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Dettaglio seduta n.27 del 04/12/90 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Calligaro, Cerchio, Dameri Gallarini, Grosso, Nerviani, Rivalta, Segre e Vetrino.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Cucco. Ne ha facoltà.



CUCCO Vincenzo

Volevo conoscere i tempi di approvazione degli ordini del giorno in merito alla discussione sull'agricoltura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

I Capigruppo hanno raggiunto l'accordo su un ordine del giorno unitario che verrà redatto per la firma di competenza e distribuito, dopodiché si potrà procedere alle dichiarazioni di voto.



PRESIDENTE

Con quest'intervento è stata data risposta a quanto chiedeva il Consigliere Cucco.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazione della Giunta regionale in merito al problema Olivetti


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio, per una comunicazione sul problema Olivetti.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Avevo preso l'impegno di aggiornare il Consiglio in merito alla situazione dell'Olivetti, dopo la comunicazione data nella seduta precedente di Consiglio.
La Giunta ha incontrato le organizzazioni sindacali regionali venerdì pomeriggio. Da parte del sindacato c'è una posizione di durezza rispetto all'ipotesi portata avanti dall'azienda, la quale chiede l'uscita dalla fabbrica delle eccedenze. L'ipotesi di 2.000 unità eccedenti che avevamo riscontrato per il Canavese è confermata dai dati fomiti dall'azienda.
Sabato ho avuto un colloquio con il Ministro del Lavoro per valutare la complessità della questione a livello nazionale. E' previsto un incontro con i Ministri economici e i sindacati.
Ci troviamo in una posizione di rottura perché l'azienda mantiene una posizione dura, anzi, ha fatto un passo successivo annunciando che chiederà la cassa integrazione dal 7 gennaio per sei mesi e poi assumerà i successivi provvedimenti.
Data la gravità del problema, il Governo intende dare una valutazione complessiva della questione, tenendo però conto che il ricorso generalizzato al pre-pensionamento non è una soluzione valida, e ha riconfermato l'ipotesi di una legge di settore che riguardi l'informatica e gli altri settori particolarmente deboli.
Non ci sono elementi di novità, l'azienda procede nella sua linea e le trattative tra i sindacati e l'azienda sono ad un punto critico. Anche su questo il Governo avrà quanto prima un incontro per assumere una posizione da proporre al Parlamento, concernente un intervento variegato che tocchi tutti gli aspetti, i pensionamenti, l'utilizzo di altri strumenti nell'ottica di un intervento di settore.
L'Olivetti ha confermato ancora negli ultimi colloqui che è suo intendimento mantenere la leadership europea nel campo specifico che, per quello che riguarda il Canavese, l'impegno è di mantenere qui la guida dell'azienda, il Centro ricerche e le produzioni più sofisticate. Per quello che riguarda il problema dell'indotto, che avevo accennato nella precedente comunicazione, c'è la generica disponibilità a riversare più commesse, compatibilmente con i volumi di produzione, nella zona piemontese.
Si fa anche riferimento alla gravità della questione nel sud e alla necessità di intervenire al sud. Siamo ancora in una situazione che non è chiara, stiamo raccogliendo via via informazioni, la nostra posizione è quella emersa in Consiglio precedentemente e che ribadisco.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Le proposte dell'Olivetti non sono convincenti, e mi pare che su questo il giudizio sia comune, perché siamo in una fase di ristrutturazione industriale che riguarda l'Olivetti in termini diversi da quelli della Fiat e di altre grandi industrie, come Michelin e Pirelli. La ristrutturazione industriale dell'Olivetti, per le questioni che deve affrontare, è molto diversa da quella degli anni Ottanta, quindi non credo sia risolvibile con le stesse ricette adottate negli anni '80, nel corso dei quali abbiamo assistito alla più lunga fase di espansione produttiva e dei consumi del dopoguerra.
Siamo di fronte alla necessità di ristrutturare e riorganizzare l'industria che abbisogna di profondi mutamenti per far fronte ai quali non è sufficiente acquisire una maggiore capacità finanziaria. A me pare che l'ing. De Benedetti e l'Amministratore delegato diano molto peso alla capacità finanziaria per ritornare ad essere competitivi in Europa. Non credo che le questioni stiano così, credo invece che stiano dentro un piano profondo di ricostruzione di strategie industriali, di interventi sulla ricerca e sull'innovazione, nel settore dell'informatica, nel quale non siamo alla crisi, ma ad una flessione dell'espansione, a differenza di altri settori, con elementi che probabilmente sono più strategici. Forse la flessione dell'espansione è più grave della concorrenza sul mercato dell'informatica che è sempre più spietata. La competitività si gioca sulla qualità e sui costi; i prodotti informatici dopo sei mesi sono vecchi rispetto a quelli competitivi in campo internazionale, quindi la qualità e l'abbassamento dei costi sono punti fondamentali se vogliamo essere competitivi sui mercati, in particolare sul mercato europeo.
Non mi convince la proposta dell'Olivetti che, con la riduzione del personale, pensa di tornare ad essere competitiva e leader in Europa. La Philips parla di ridurre il personale addirittura di 45.000 unità, ma sia la Philips che altre aziende informatiche europee si pongono anche altri problemi oltre a quello relativo alla riduzione del personale.
Sono convinto che ristrutturazioni così profonde abbisognino di una forte collaborazione all'interno e all'esterno dell'azienda. E' necessario che il Governo da un lato definisca una politica industriale davvero finalizzata alle prospettive europee e al fine di avere certezze su eventuali alleanze che sono indispensabili per poter competere con i grandi colossi che agiscono in questo settore; dall'altro lato occorre che l'Olivetti vada ad un confronto alla pari.
E' fondamentale la collaborazione, quindi la democratizzazione nell'impresa, è necessario che le relazioni sindacali siano alla pari l'Olivetti ha affermato che se non ci saranno i pre-pensionamenti, comunque dai primi di gennaio ci sarà la cassa integrazione a zero ore senza un confronto sulle decisioni con le parti interessate.
La questione riguarda, oltre l'Olivetti, la Fiat, l'indotto, la Pirelli, dove si attendono i prepensionamenti, e dove il taglio interessa 700 lavoratori degli stabilimenti di Settimo; la Michelin, che deve definire gli esuberi e che, per lo stabilimento di Alessandria, ha i lavoratori in cassa integrazione e non conferma i giovani in contratto di formazione e lavoro. Quindi la gravità della situazione produttiva ed occupazionale è estremamente accentuata.
Per affrontare una situazione di questo tipo è assolutamente necessario che il Governo tiri fuori dal cassetto i disegni di legge sulla riforma della cassa integrazione, sulla cosiddetta disoccupazione: sulle politiche attive del lavoro, sulle agenzie regionali del lavoro. Questi strumenti devono andare in discussione in Parlamento, devono essere approvati tanto più che sono approvati dalle organizzazioni sindacali confederali.
Inoltre credo sia opportuno procedere ad un confronto tra Olivetti Governo, Regioni (considerando che gli stabilimenti Olivetti non si trovano solo in Piemonte) e sindacato per trovare un accordo di programma sulle strategie industriali, sulla ricerca, sulla innovazione, su una possibile legge di settore, al fine di capire, per esempio, come vengono finalizzati i finanziamenti, quali interventi vengono realizzati, ad esempio nel bacino economico e produttivo del Canavese, in sostanza per andare davvero a fondo in un processo di codeterminazione e di chiarezza nelle relazioni tra l'azienda, le istituzioni e le organizzazioni sindacali.
Chiedo quindi alla Giunta che si impegni a chiedere al Governo di partecipare in un confronto triangolare alla discussione per definire un accordo di programma. Nel frattempo sollecito un dibattito in Consiglio regionale, sul quale c'è stato un impegno all'inizio del mese di settembre sull'economia, sulla produzione e sull'occupazione in Piemonte in tempi che siano adeguati alla situazione che dobbiamo affrontare. Se oggi riuscissimo a definire la data di questa seduta faremmo un passo in avanti e daremmo un contributo per risolvere il problema Olivetti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, un evento come quello che ci si prospetta per una delle industrie fondamentali e strategiche del nostro sistema industriale merita da parte del governo regionale e del Consiglio regionale un'attenzione particolare, per solidarietà oppure per una verifica culturale ma per poter orientare i nostri comportamenti in modo coerente rispetto alle affermazioni che normalmente facciamo in quest'aula di favorire la crescita e uno sviluppo equilibrato della nostra comunità.
Alla fine degli anni '70 si era pensato che con politiche industriali settoriali forti si potesse, nel gangli vitali del nostro sistema industriale, far diventare la politica industriale un elemento propulsivo del processo di sviluppo. Si abbandonò questo tipo di tendenza nella nostra legislazione (la 675 del '77 è l'ultimo prodotto in questo senso) per aprirci alla legislazione degli anni '80 che ha sottratto alle Regioni quel poco di controllo, di raccordo che aveva la capacità di correlare le conoscenze della Regione sul proprio territorio e sul proprio sistema socio economico. Mi riferisco alla legge sull'innovazione e ad altre, che sono state sottratte alla Regione anche per una politica che si muoveva più per fattori che per settori. Il valore del sistema delle imprese era fondamentale, in quel periodo non erano necessari interventi mirati e specifici, ma erano necessari alcuni ampi interventi trasversali.
La realtà ci dimostra ora che, al primo appuntamento difficile di cambio di ciclo, ad esempio, nel settore dell'informatica, l'impresa seppure non sottocapitalizzata, come l'Olivetti, si trova di fronte a scelte pesanti. E così anche la Fiat. Non ci troviamo nel fenomeno della piccola azienda che ha difficoltà a fronteggiare i grandi cambiamenti per scarsa disponibilità di risorse finanziarie o ad accedere a risorse finanziarie aggiuntive perché estremamente costose, ma ci troviamo dinnanzi ad aziende sane che sono costrette a fronteggiare il ciclo sfavorevole con tagli di personale o ricorso alla cassa integrazione, che è un taglio riflesso estremamente pesante.
Il problema dell'informatica è ormai di livello transnazionale. Che cosa può fare la Regione? Intanto potrebbe invitare l'azienda Olivetti a fronteggiare questo passaggio di ciclo, così come aveva fatto all'inizio degli anni '80 dinnanzi ad un altro grave passaggio di ciclo concertando i processi di riqualificazione e i processi di intervento del Fondo Sociale Europeo (che hanno favorito degli alleggerimenti di personale in maniera fisiologica) e a non scaricare sulla comunità, dopo dieci anni di grandi profitti, i costi della prima difficoltà seria che l'azienda di Ivrea trova.
Compete alla Regione tenere conto degli effetti indotti che una caduta dei livelli produttivi comporta anche se socialmente possiamo trovare un regolatore che non li renda troppo gravi.
Bisogna anche dire che il mercato del lavoro piemontese in questo momento pone problemi di un certo allarme. Ebbene, nei giorni scorsi il Parlamento ha ratificato la doppia possibilità di iscrizione alle circoscrizioni nelle liste di disoccupazione, per cui, un cittadino disoccupato di Palermo o di Bari, che abbia dieci figli, può passare avanti a quello che ne abbia otto della zona di Ivrea nella fascia di testa sia della lista speciale (di cui all'art. 16 della legge 56 per l'assunzione nel pubblico impiego), sia nella lista ordinaria e può andare in testa, per esempio, sulle migliori offerte del mercato del lavoro sia dal lato pubblico che dal lato privato. La Regione, che partecipa alla Commissione regionale per l'impiego, secondo la legge 56, può chiedere che, invia eccezionale dinnanzi a momenti di emergenza, si possano far venire meno le regole generali per operare su interventi specifici.
Lo stesso decreto ha posto un tetto ai contratti di formazione e lavoro, che ha ridotto la fiscalizzazione degli oneri sociali al 25% per l'Italia settentrionale. Ebbene, non si può pensare che in aree dove monoindotti subiscono delle forti ripercussioni l'autonomia delle Commissioni regionali per l'impiego, organi quadripartiti, possa assumere la decisione di trovare forme diverse di incentivazione.
Signor Presidente della Giunta, non pensa che i nostri strumenti di intervento e le poche risorse se disperse su tutto il territorio siano di scarsissima efficacia, mentre se fossero mirati e concentrati (mi riferisco al fondo speciale per l'occupazione oppure al Regolamento comunitario n.
2052) su alcune aree di crisi e in difficoltà potrebbero avere effetti tali da allentare il fenomeno grave che si sta determinando negli indotti? Gli indotti non fanno politica, non fanno notizia, le aziende piccole non assumono più, anzi licenziano. Ieri nella Commissione regionale per l'impiego abbiamo assistito a una serie di non trasformazioni di contratti di formazione e lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato. Sono fenomeni gravi, ma che non fanno notizia perché non hanno ancora assunto l'espressione statistica.
Il nostro primo compito è quello di sollecitare presso il Governo una politica industriale che affronti i processi di trasformazione non con interventi occasionali e di emergenza, ma con interventi continui e consistenti perché il processo è continuativo e richiede un forte ritorno nel dibattito; anche nel mondo imprenditoriale si richiede un autorevole ritorno del momento pubblico sulle politiche industriali. Il secondo compito è quello di mirare a livello locale le politiche saldando le politiche d'intervento strutturale e industriale con le politiche del lavoro.
Un'ultima considerazione. L'Olivetti, impegnata com'era nei grandi computer, ha visto vendere quest'area a multinazionali straniere senza che il Governo centrale intervenisse in modo particolare, anzi lo considerava un fatto marginale.
Credo che il settore dell'informatica, che è decisivo e strategico per l'innovazione dell'intero sistema produttivo, sociale e della cosa pubblica, vada visto con particolare attenzione. Mi riferisco, ad esempio all'uso della domanda pubblica. Nel momento in cui parliamo di monitoraggio non possiamo pensare a blocchi di domanda pubblica ben organizzati che sollecitino le aziende dell'indotto e direttamente l'Olivetti a misurarsi su queste opportunità e a quote di mercato non regalate, ma precise e specifiche, che possano in qualche modo sollecitare la ricerca, la capacità progettuale e l'azienda stessa ad un interesse diversificato nei settori dell'informatica? Signor Presidente, non possiamo andare all'Olivetti con il cappello in mano a vedere che cos'è questo problema dei pre-pensionamenti e dei licenziamenti. Possiamo andare a dire che abbiamo alcuni strumenti, magari modesti, che ci facciamo anche parte attiva per sollecitare il Governo a intervenire, ma non possiamo pensare che in questo momento l'Olivetti abbia avviato nuove domande sulla legge n. 46 e che queste nuove domande di finanziamento pubblico viaggino separate rispetto alle richieste sugli ammortizzatori sociali. Occorre ragionare con l'azienda senza prevaricare senza volontà dirigistica, e valutare gli strumenti d'intervento per affrontare questo passaggio critico minimizzando i costi sociali e massimizzando le opportunità di ripresa, non solo dell'Olivetti, ma dell'ampio indotto che vive attorno all'azienda stessa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, abbiamo preso atto delle dichiarazioni per nulla rassicuranti del Presidente della Giunta. Per nulla rassicuranti sono state anche le valutazioni e le analisi dei Consiglieri che mi hanno preceduto.
Ci troviamo di fronte a posizioni estremamente rigide, di fronte ad una minaccia di cassa integrazione a zero ore e a un pre-pensionamento (che è stato cassato da tutti, tranne forse che da un partito di governo) che verrebbe a costare all'INPS 1.000 miliardi circa. L'INPS nella persona del Presidente Colombo, ha rifiutato questa ipotesi dell'ing. De Benedetti perché non si può, nel momento in cui si domanda all'INPS di essere un sistema governabile, chiedere all'INPS stesso una gomena di salvataggio per le proprie perdite. La situazione è inoltre resa più complessa dalle diverse speculazioni finanziarie dell'ing. De Benedetti: basti ricordare i 1.300 miliardi spesi per la scalata al SGB, i 407 miliardi per "Repubblica" ed "Espresso" e i circa 1.000 miliardi erogati dallo Stato per la politica del settore e che sono andati a finire all'azienda di Ivrea. Bisognerebbe capire se questi soldi siano stati effettivamente destinati al superamento della recessione dell'azienda di Ivrea.
Vorrei fare ancora delle valutazioni che sono tra il moralismo e il costume, ma non le faccio. Non posso tacere tuttavia sul fatto che, ancora una volta, colpisce questo modello di imprenditore principe che si pone come un contro canto positivo nei confronti della disastrata industria pubblica e che ricorre al solito ritornello per cui gli errori li paga il pubblico e i profitti li incamera il privato.
Per quanto concerne le ipotesi alternative su una legge informatica, il Ministro Battaglia ha dichiarato la sua netta opposizione, perché un provvedimento a favore di una legge informatica violerebbe ancora una volta le normative CEE. Il Commissario CEE ha già penalizzato o cerca di penalizzare l'Italia in merito alla siderurgia, quindi qui si ripeterebbe una situazione già nota.
La crisi dell'Olivetti non è soltanto una crisi di ricerca, di cambiamento e di rinnovamento interno, ma è una crisi del mercato internazionale; sappiamo che la svalutazione del yen ha reso più commerciabili i prezzi giapponesi che hanno conosciuto una riduzione dal 10 al 25%, infatti i prezzi giapponesi hanno messo quasi fuori mercato la produzione Olivetti. La lira forte del resto ha penalizzato fortemente il nostro prodotto nazionale se è vero come è vero che questo prodotto nazionale si vende per il 70% all'estero. Che cosa fare? Tante volte qui abbaiamo alla luna perché le nostre possibilità sono minime e i nostri correttivi sono molto precari. Si tratta di avere una coscienza politica e una coscienza critica rispetto a questi problemi.
Alcune proposte sono state puntualmente dai Consiglieri Tappare e Calligaro. Vorrei aggiungere un avvertimento per la Giunta. Non vorrei che si ripetesse quello che è avvenuto per la Fiat: messa in cassa integrazione di molti operai e poi, improvvisamente, con colpi di teatro che sovente avvengono anche nell'area torinese, assistiamo all'ampliamento della Fiat con due grandi stabilimenti per migliaia di persone nel sud, naturalmente ricorrendo a tutte le provvidenze che il Mezzogiorno da alle aziende del sud.
Non vorrei che la situazione dell'Olivetti fosse un copione ripetuto della situazione Fiat. Mi pare ci sia anche qualche tentazione al riguardo: penalizzare pertanto la situazione torinese, la situazione della Tecnocity con i 2.000 dipendenti che verrebbero messi in cassa integrazione o in pre pensionamento per poi adire le cospicue provvidenze delle leggi a favore del Mezzogiorno e là impiantare quelle fabbriche che oggi qui dovrebbero conoscere un impietoso ridimensionamento. Invito la Giunta a richiedere al Governo un'azione concertata con la Regione perché noi non dobbiamo subire tutti i danni di queste situazioni incresciose.



STAGLIANO' IGOR



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta per la replica.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Sabato scorso ho incontrato il Ministro del Lavoro col quale ho discusso di questi problemi.
Per quanto riguarda l'Agenzia del lavoro dovrebbe ormai giungere il visto della Corte dei Conti, dopo di che l'Agenzia dovrebbe svolgere quel compito di job-creation che da tanto tempo aspettiamo.
Per quanto riguarda l'attenzione nei confronti del Governo, sollecitata ancora dal Capogruppo DC Picchioni, assicuro che staremo molto attenti abbiamo assunto delle iniziative in proposito e chiederemo di partecipare in qualche modo alle determinazioni.
Nei confronti dell'Olivetti non abbiamo assunto alcuna posizione di debolezza, anzi, abbiamo posto con forza le esigenze del Piemonte oltrech le esigenze generali dell'occupazione. Manterremo un contatto stretto anche con le organizzazioni sindacali e se saranno necessarie altre iniziative da parte della Giunta o del Consiglio, non mancheremo di suggerirle esplicitamente.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Comunicazione della Giunta regionale su depositi scorie radioattive nel Canton Ticino e in Piemonte - Risposta alle interpellanze nn. 2 e 4 Presentazione mozione e ordine del giorno


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 5) all'o.d.g.: ''Comunicazione della Giunta regionale su depositi scorie radioattive nel Cantori Ticino e in Piemonte".
Con questa comunicazione l'Assessore risponde anche alle interpellanze nn. 2 e 4, presentate rispettivamente dai Consiglieri Chiezzi, Grosso Monticelli, Bosio, Buzio, Bresso e Rivalta e dal Consiglieri Segre e Staglianò.
La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in riferimento alle interpellanze nn. 2 e 4 presentate rispettivamente dal Gruppo consiliare comunista e dal Gruppo consiliare Verdi per quanto riguarda le scorie radioattive presenti in Piemonte, e quindi anche con riferimento alle interpellanze in oggetto citate e concernenti la presenza di quelle che più generalmente vengono definite "scorie radioattive", si desidera evidenziare, in premessa, quanto sia complesso il reperimento degli elementi e del dati richiesti dai Consiglieri interpellanti, anche in considerazione del fatto che tale problematica attraversa un ventaglio di competenze esercitate, in parte, da enti pubblici nazionali e da autorità prefettizie, titolari delle conoscenze relative al deposito, trattamento stoccaggio e trasporto di sostanze radioattive neutrali o artificiali.
Ciò a significare che la Regione, pur essendosi attivata da tempo in ordine all'identificazione delle potenziali cause di rischio radiologico interessanti il territorio regionale e all'individuazione delle relative ubicazioni sul territorio medesimo, ha richiesto recentemente alle autorità competenti l'acquisizione di quegli elementi di conoscenza in gran parte sottoposti a vincoli di riservatezza, evidenziati formalmente dalle autorità prefettizie.
Per tali motivi è possibile oggi dare una risposta parziale alle interpellanze in argomento, sulla base degli elementi raccolti e disponibili, con l'impegno di completare la relazione, subordinatamente agli elementi che perverranno alla Giunta dagli enti competenti e nel rispetto delle raccomandazioni prima citate ed orientale da una divulgazione degli elementi raccolti in forma aggregata.
Come prima precisato, la Giunta ha avviato una prima analisi della conoscenza delle sorgenti di radiazioni ionizzanti, nell'ambito dello specifico Comitato tecnico scientifico n. 4, in linea con quanto previsto dalla L.R. n. 41/86, sulla Protezione Civile, costituito per la previsione e prevenzione del rischi potenziali derivanti dall'impiego delle "radiazioni nucleari" (art. 2, L.R. n. 41/86).
Il Comitato ha reperito e sistemizzato le informazioni disponibili presso le Prefetture, le UU.SS.SS.LL. e l'ENEA-DISP, realizzando una indagine conoscitiva sui detentori delle sorgenti radioattive per uso medico, industriale e di ricerca.
A tale proposito, si sottolinea che tutte le informazioni concernenti le sorgenti radioattive ionizzanti sono di competenza dell'ENEA DISP (Direzione Centrale Sicurezza Nucleare e Protezione Sanitaria) e che tale ente, secondo la normativa nazionale, è preposto alla vigilanza per la protezione delle persone e dell'ambiente contro le radiazioni ionizzanti.
In particolare, deve essere poi segnalato che per effetto della legge n. 833/78, la struttura amministrativa che sovraintende allo smaltimento dei rifiuti radioattivi è quella decentrata territorialmente essendo l'autorizzazione emanata dalle autorità locali che hanno assunto le attribuzioni del medico provinciale, ed essendo il controllo della radioattività ambientale di competenza regionale.
Rimangono, tuttavia, di pertinenza degli organi centrali dello Stato in particolare del Ministero della Sanità, le funzioni di indirizzo e coordinamento, nonché dell'ENEA-DISP, le funzioni di coordinamento tecnico sul controllo della radioattività ambientale (art. 109).
In tale contesto, il Comitato tecnico scientifico n. 4 della Protezione Civile, costituito in Regione nel 1989, ha lavorato acquisendo direttamente gli elementi di informazione dalle UU.SS.SS.LL. territoriali, incontrando grandi difficoltà in ragione della quantità dei dati raccolti, che dovevano essere sistematizzati, e a fronte del principio di riservatezza da osservare sulla base delle indicazioni pervenute dalle autorità prefettizie.
Anche per quanto riguarda le tecniche di trasporto e i percorsi interessati, vige il principio della riservatezza in considerazione della delicatezza dell'argomento che può diventare oggetto di attenzioni illegittime.
Gli elementi raccolti, in possesso della Giunta, vengono comunque rappresentati, più avanti, sempre con l'intesa di illustrare successivamente quelle integrazioni che perverranno dai soggetti competenti interpellati al proposito.
Relativamente agli impianti facenti parte del ciclo nucleare di produzione elettrica e di ricerca sul combustibile sono note le caratteristiche dei materiali radioattivi utilizzati, mentre per quanto riguarda i "rifiuti" cosiddetti a media ed alta attività, presenti presso tali impianti e localizzati principalmente a Trino e a Saluggia, attendiamo risposta dalle autorità competenti a cui, come già detto, la Giunta ha inoltrato urgente e formale richiesta di informazioni.
Gli elementi di conoscenza legati allo smaltimento dei radionuclidi con particolare riferimento alle attività mediche ed industriali, vengono di seguito illustrati, informa sintetica ed aggregata, partendo dalla localizzazione e classificazione dei soggetti detentori ed utilizzatori divisi per Provincia.
In Provincia di Alessandria esistono: 17 società che utilizzano radionuclidi nei loro cicli produttivi come traccianti, oppure come rilevatori, oppure ancora come parafulmini 2 ospedali che utilizzano radionuclidi per attività mediche 3 strutture e laboratori pubblici che utilizzano le sorgenti ionizzanti radioattive per cura e ricerca 1 laboratorio privato.
Lo stato fisico di tali sorgenti, per quanto viene evidenziato dalle notizie raccolte, è prevalentemente di tipo solido e sigillato ad eccezione di uno stato liquido non sigillato.
In Provincia di Torino sono presenti: 7 strutture ospedaliere e 7 società, che hanno fornito elementi di risposta direttamente e/o per il tramite delle UU.SS.SS.LL. competenti.
Lo stato fisico di tali sorgenti è solido, sia sigillato sia non sigillato, ad eccezione di uno stato liquido non sigillato.
Sempre secondo i dati raccolti dal Comitato, citato in premessa esistono nella Provincia di Cuneo 19 società, 2 strutture ospedaliere, 2 istituti di credito e 2 enti o aziende di Stato che detengono sorgenti radioattive ionizzanti, utilizzate per attività mediche e di ricerca, come traccianti, misuratori, parafulmini la cui forma fisica risulta essere prevalentemente solida e sigillata, ad esclusione di alcune sorgenti non sigillate, il cui stato fisico in parte è liquido.
Nel territorio provinciale di Vercelli, ad eccezione degli impianti presenti a Trino e a Saluggia, di cui si parlerà successivamente ed in modo separato, si trovano 4 strutture ospedaliere e di cura, 1 laboratorio privato, 10 società varie, 3 enti statali e 1 istituto di credito che detengono sorgenti prevalentemente solide sia sigillate sia non sigillate con l'eccezione di una sorgente dichiarata allo stato liquido.
In ultimo, in Provincia di Novara sono presenti 5 strutture ospedaliere e di cura, 12 società varie, 1 istituto di credito e 2 enti statali che hanno dichiarato di detenere sorgenti radioattive prevalentemente sigillate e allo stato solido, con l'eccezione di 2 sorgenti liquido non sigillate e di 3 sorgenti gassose sigillate.
Allo stato, non sono stati ancora sistematizzati i dati relativi alle sorgenti presenti in Provincia di Asti, nonché altri dati che completano lo stato delle conoscenze riferite soprattutto alle strutture sanitarie pubbliche dell'intero territorio.
I principali radionuclidi, detenuti presso i soggetti e gli enti prima citati, sono circa 34 (oro, carbonio, calcio, cobalto, cromo, cesio, ferro gadolinio, tritio, mercurio, iodio, indio, potassio, sodio, fosforo, zolfo selenio, stagno, stronzio, tecnezio, xenon, ittrio, iridio, polonio americio, kripton, nichel, molibdeno, erbio) alcuni dei quali presenti in forma gassosa, con numeri di massa diversi.
Circa lo smaltimento dei radionuclidi deve essere precisato che le Divisioni di Radioterapia sono, in pratica, gli unici utilizzatori di sorgenti sigillate e quindi gli unici produttori di rifiuti in campo medico, mentre le sorgenti non sigillate hanno un impiego più diffuso sia in campo clinico che di ricerca, ma le attività in gioco sono molto più piccole.
In particolare, poi, moltissimi radionuclidi, ridotti in forma di rifiuto, sono esentati dalle procedure di smaltimento fissate dal DPR 185/64 e vengono normalmente restituiti all'ambiente oppure confinati nella struttura dove opera il soggetto detentore.
I limiti di esenzione dipendono, naturalmente, oltre che dalla circostanza di scaricare o no in un sistema dinamico di fognature, dal tipo di radionuclide da smaltire; inoltre le quantità massime smaltibili per anno solare dipendono dalla sua radiotossicità e dal suo tempo di dimezzamento.
I radionuclidi presenti presso le sorgenti prima individuate, sono tutti classificati in gruppi di radiotossicità moderata e debole.
Quindi, la mancanza di elementi di conoscenza in ordine allo smaltimento di tali rifiuti e alle relative autorizzazioni, trova origine nella tendenza da parte delle autorità locali di molte regioni a non rilasciare le autorizzazioni allo smaltimento, imponendo così che lo smaltimento stesso avvenga entro i limiti di esenzione.
In conclusione, una categoria di rifiuti viene normalmente restituita all'ambiente tramite I corsi d'acqua o i sistemi fognari, mentre un'altra categoria è raccolta in opportuni contenitori (normalmente fusti metallici) che sono spesso conservati dagli stessi soggetti detentori.
Naturalmente, tutto ciò avviene per le scorie a bassa radiotossicità ed in quantità modeste.
Per ogni altra considerazione di carattere ambientale e sanitario valgono naturalmente le norme specifiche in materia e le relative valutazioni delle autorità locali competenti e dell'ENEA-DISP.
A titolo di maggiore chiarezza, va aggiunto che lo svolgimento di attività che comportano impieghi di sorgenti di radiazioni ionizzanti esige poi l'esercizio della cosiddetta sorveglianza fisica e medica, di cui la nostra legislazione, in conformità alle direttive Euratom, fa carico al datore di lavoro, che deve avvalersi a tale scopo, rispettivamente dell'"esperto qualificato" e del "medico autorizzato" (artt. 71 e 76 del citato DPR 185).
A questo riguardo il Comitato tecnico scientifico ha provveduto ad acquisire l'elenco nominativo degli esperti qualificati e dei medici autorizzati operanti nell'ambito regionale.
L'esercizio della sorveglianza è infine integrato da quello della vigilanza (visite, sopralluoghi, ispezioni) che la legge affida alle Amministrazioni dello Stato (principalmente Ministeri del lavoro e della sanità) e agli ispettorati dell'ENEA-DISP espressamente istituiti dal DPR 185/64, perii controllo sul sicuro svolgimento di tutte le attività in questione.
In particolare, per quanto riguarda i controlli radiochimici e chimici allo scarico, si evidenzia che ogni struttura ospedaliera deve avere una propria formula di scarico in base alla sorgente radioattiva detenuta, che autorizza a rilasciare all'esterno una certa dose di radioattività, entro certi limiti, con autorizzazioni e controlli che spettano alle Prefetture e alle UU.SS.SS.LL.
Per quanto concerne invece gli impianti del ciclo nucleare presenti a Trino e Saluggia, il Ministero dell'Industria ha demandato tutti i controlli all'ENEA-DISP, che agisce con specifiche prescrizioni tecniche le quali fissano anche i limiti di radioattività allo scarico (sempre nell'ambito di specifiche formule di scarico).
L'indagine del Comitato è stata svolta presso le Prefetture piemontesi le Unità Socio Sanitarie Locali e presso il Ministero dell'Industria Commercio e Artigianato in relazione alle rispettive competenze in materia.
Non sono invece pervenute le informazioni richieste (comunicazioni concernenti la detenzione di sorgenti radioattive al sensi dell'art. 92 del DPR 185/64) agli Ispettorati Provinciali del Lavoro.
Da tutto ciò, si evince naturalmente come la materia sia articolata e complessa e come, prescindendo dall'autorità di sicurezza centrale, non vi sia alcun soggetto che detiene le informazioni complete e aggregate interessanti l'intero territorio piemontese.
Non avendo una completa e corretta visione delle sorgenti e dei detentori, non è possibile trarre elementi concreti in ordine al problema dei rifiuti e delle loro caratteristiche.
In merito alla questione del trasporti e dei vettori autorizzati al trasporto di elementi classificati come radioattivi, si può anticipare quanto segue. Innanzitutto è doveroso specificare che l'attività di trasporto di materiale radioattivo e fissile è regolata dalla legge 1860/62 e dal DPR 1704/65 che fissano le norme fondamentali per la protezione sanitaria delle popolazioni, imponendo un regime di denuncia e autorizzazione preventiva.
Tale attività è rigidamente controllata ed è soggetta a precise prescrizioni tecniche che vengono periodicamente aggiornate.
Esistono specifiche autorizzazioni in ordine all'abilitazione dei vettori e all'idoneità dei mezzi di trasporto e vengono altresì rilasciate licenze di trasporto e certificazioni di sicurezza nucleare rispettivamente dal Ministero dell'Industria, dal Ministero dei Trasporti e dall'ENEA DISP.
Per quanto riguarda gli interventi di vigilanza è competente ancora l'ENEA-DISP oltre alle amministrazioni dello Stato.
Il problema dei percorsi, soggetto a norme di riservatezza e sicurezza viene affrontato tramite una attenta valutazione degli aspetti concernenti l'idoneità e la sicurezza dei percorsi prescelti, individuando le linee di minor traffico, percorsi più celeri e sicuri, limitando al massimo gli attraversamenti di zone ad alta densità demografica.
Su tale argomento il Comitato tecnico scientifico n. 4 ha acquisito tramite la Divisione trasporti dell'ENEA-DISP, l'elenco nazionale dei vettori autorizzati al trasporto di sostanze radioattive, nonché di materie fissili, e l'elenco dei vettori che svolgono la loro attività prevalentemente nell'ambito del territorio regionale; non sono stati invece fomiti elementi di conoscenza in ordine ai percorsi seguiti da tali vettori.
In merito ai soggetti in possesso di autorizzazione permanente al trasporto di materie pericolose e radioattive, la Divisione Trasporti dell'ENEA-DISP ha fornito una serie di tabelle contenenti i dati relativi al vettori e alle materie autorizzate, unitamente agli estremi del decreti autorizzativi.
Complessivamente, risultano esistere 8 vettori residenti in Piemonte di cui 2 autorizzati rispettivamente al trasporto aereo e marittimo: a livello nazionale, con sede legale prevalentemente a Roma, esistono 12 vettori autorizzati al trasporto aereo di materie radioattive, mentre vi sono ben 30 trasportatori per conto terzi a livello nazionale di cui due con sede a Torino, autorizzati quasi totalmente al trasporti via terra.
Gli elementi fin qui forniti, sono stati resi in forma sintetica e aggregata, in quanto la dimensione e la complessità dei dati, riportati nel primo rapporto del Comitato prima citato, non consente oggettivamente una veloce e chiara esposizione in questa sede e, in alcuni casi, i dati non sono divulgabili nella loro più completa articolazione.
Lo stesso rapporto poi fa spesso riferimento a dati e documentazione presenti presso gli uffici regionali della Protezione Civile.
Relativamente agli impianti del ciclo nucleare localizzati in Piemonte e alle materie fìssili presenti (Uranio 235 e Plutonio) il rapporto del Comitato tecnico si sofferma, in modo puntuale e rigoroso, sulle caratteristiche dei cicli produttivi, sulle lavorazioni, sugli incidenti di riferimento, sulle reti di sorveglianza e controllo ambientale nonché sulle caratteristiche generali dei rifiuti prodotti, senza trattare però gli elementi di combustibile irraggiato, la loro quantità e qualità, e i relativi programmi di trattamento e confinamento definitivo.
Su tutto quanto rappresentato fino ad ora e in particolare sul problema dei materiali fissili presenti negli impianti di Trino, Saluggia e Boscomarengo è stata inviata, come già detto, formale e urgente richiesta di informazione all'ENEA-DISP e alla Direzione generale ENEA le quali recentemente sollecitate, stanno predisponendo gli elementi richiesti.
Quando tali elementi saranno disponibili sarà cura della Giunta integrare la presente relazione, nel modo più ampio possibile, ricordando che le informazioni presenti presso gli uffici regionali competenti sono a disposizione per esigenze di consultazione, anche in considerazione del fatto che il rapporto più volte citato dev'essere completato ed esiste in edizione provvisoria.



PRESIDENTE

Sull'argomento sono stati presentati due documenti: la mozione n. 65 a firma dei Consiglieri Buzio, Bosio e Chiezzi e l'ordine del giorno a firma Miglio, Stagliano e Buzio.
La discussione si apre sui documenti presentati dando l'opportunità agli interpellanti di replicare in merito alle risposte fornite dall'Assessore nella sua comunicazione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cavallera. Ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Prendiamo atto della lunga e articolata comunicazione dell'Assessore



PRESIDENTE

La proposta è da rivolgere innanzitutto ai presentatori dell'ordine del giorno e della mozione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Buzio. Ne ha facoltà.



BUZIO Alberto

Anche noi non riteniamo, sentita la comunicazione dell'Assessore, di entrare nel merito perché la risposta richiede un'analisi molto approfondita anche a livello tecnico. La mozione presentata dal sottoscritto insieme ai colleghi Bosio e Chiezzi e l'ordine del giorno presentato sempre dal sottoscritto insieme al colleghi Miglio e Stagliano riflettono un'esigenza di carattere metodologico e una presa di posizione sulla questione di Piz Pian Grand che era l'argomento principale originariamente. L'interpellanza è stata presentata prima che il Governo svizzero si pronunciasse sull'argomento, a seguito del referendum che ha stabilito un moratoria, quindi i problemi di Saluggia e di Trino emergono con maggiore urgenza e richiedono un approfondimento critico serio. La mozione era anche legata al tempi di discussione della interpellanza sappiamo che l'ordine dei lavori del Consiglio non sempre permette risposte immediate alle interpellanze tant'è vero che alcune risposte perdono l'efficacia immediata anche se la problematica generale rimane di estrema urgenza e di attualità. Pertanto illustro il testo della mozione lasciando ai colleghi di illustrare l'ordine del giorno separatamente.
La comunicazione dell'Assessore GARINO Marcello, si riferisce alla questione di Piz Pian Grand e ad altre questioni che avevamo sollevato con la interpellanza che il nostro Gruppo ha presentato non solo alla Regione Piemonte, ma anche ad altri livelli istituzionali, la CEE, il Parlamento e la Regione Lombardia. Avevamo anche presentato alla Presidenza del Consiglio una petizione di 4.000 firme sul problema di Piz Pian Grand frutto di un'ampia sensibilizzazione, mobilitazione di amministratori comunali, di associazioni ambientaliste e di enti locali che sul tema avevano promosso una serie di iniziative in Italia e in Svizzera. Quindi chiedevamo un impegno della Giunta a ribadire l'assoluta contrarietà al deposito di scorie a Piz Pian Grand, al di là del fatto che il governo elvetico abbia assicurato il Ministro Ruffolo e, attraverso lui, la Regione Piemonte che questa questione viene congelata per un biennio. A noi interessa però che sia mantenuta viva la massima vigilanza perché questo deposito non venga attivato e sia abbandonata definitivamente ogni attività al riguardo pur tenendo conto delle assicurazioni date dal governo elvetico sulla sospensione dei lavori di indagine e sondaggio; chiediamo di mantenere vivo il coordinamento con il Ministero dell'Ambiente e la Regione Lombardia, nei confronti del governo svizzero e di riferire periodicamente alla II Commissione e al Consiglio regionale; chiediamo inoltre di fornire alla II Commissione la documentazione utile al riguardo, compresa la relazione di oggi dell'Assessore GARINO Marcello. Nella mozione impegniamo la Giunta a far sì che la Regione Lombardia assuma allo stesso modo iniziative atte ad eliminare i depositi radioattivi presenti presso la centrale di Ispra sulle rive del Lago Maggiore e pertanto nello stesso bacino imbrifero idrografico di Piz Pian Grand. Abbiamo ribadito più volte che le questioni vanno viste sul piano generale, quindi nel contesto del bacino imbrifero idrografico del Lago Maggiore, anche perché questi elementi vanno visti alla luce di un'ipotesi di aree ecologiche.
Quindi è opportuno valutare nel merito la relazione dell'Assessore che è anche la risposta all'interpellanza presentata nel giugno scorso su altri problemi sollevati, il deposito di Saluggia, le centrali di Trino e Garigliano, i depositi dei rifiuti radioattivi legati al presidi ospedalieri. Crediamo sia opportuno approfondire tutti questi problemi in Commissione eventualmente con la presenza di esperti o di associazioni magari indicati dai Gruppi acquisendo altro materiale, in modo che si possa portare in Consiglio regionale una discussione di merito molto più ampia in tempi e modi da concordare.
Alla fine, a seguito delle varie informazioni date, si dovranno assumere delle decisioni in ordine a una serie di proposte per eliminare i rischi che abbiamo evidenziato nell'interpellanza e nella mozione. Chiedo se è possibile sospendere la seduta per qualche minuto per concordare una linea sul piano metodologico e per assumere, attraverso un ordine del giorno, un impegno a ridiscutere nel merito di questi problemi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Miglio. Ne ha facoltà.



MIGLIO Mario

Ringrazio l'Assessore GARINO Marcello soprattutto per la chiarezza dell'esposizione.
E' indubbiamente difficile avviare in questo momento un dibattito, data la complessità del tema in discussione, però, da quello che si può evincere dalla relazione presentata dall'Assessore, emergono due dati preoccupanti.
Il primo è che non esiste un unico soggetto a cui riferirsi, al quale rivolgersi per avere la completa documentazione in merito a questo problema che non è di peso indifferente e quindi di essere di fronte ad una dispersione delle informazioni che sono suddivise fra l'ENEA, la Regione l'USSL e via dicendo. E' indubbiamente preoccupante il fatto di non avere sotto controllo la situazione attuale, il problema delle scorie radioattive con quello che è correlato alle stesse e, quindi, di non avere chiaro quanto esiste e si evolve a livello regionale L'altra questione che voglio rilevare è che non c'è stata una sufficiente precisazione della situazione attuale di Saluggia e di Trino e allo stesso modo, non è stata esplicitata la posizione della Giunta in merito al complesso problema della gestione attuale delle scorie radioattive e alla questione di Saluggia, di Trino e di Piz Pian Grand.
Ritengo che, a questo punto, dovremmo rinviare la discussione in merito alla questione delle scorie radioattive e a quello che è correlato alle stesse a una successiva seduta del Consiglio regionale, piuttosto che alla Commissione, perché i temi sono di una gravità tale che è opportuna una posizione del Consiglio e della Giunta da esprimersi in una seduta pubblica.
L'ordine del giorno da noi presentato e la mozione presentata da Buzio e altri Consiglieri rimarcano alcune questioni che sono di attualità rispetto a quanto è accaduto e a quanto sta accadendo. Nel preciso si chiedeva l'impegno della Giunta a ribadire il proprio dissenso in merito alla scelta di localizzare il deposito delle scorie radioattive nella località di Piz Pian Grand per gli evidenti problemi idrogeologici ed i possibili danni ambientali che potrebbero derivare da una fuoriuscita dai depositi stessi dei materiali radioattivi nel bacino del Lago Maggiore.
Invitiamo la Giunta a esprimere una chiara posizione in merito alla moratoria assunta dal governo federale elvetico ribadendo la necessità che la decisione assunta si traduca in una posizione definitiva e irreversibile, quindi la rinuncia ad aprire quel deposito di scorie.
Chiediamo inoltre che la Giunta intervenga presso il governo italiano e in particolare presso il Ministero dell'Ambiente perché esprima la propria contrarietà al progetto di Piz Pian Grand e perché venga rispettato l'impegno di una reciproca informazione da parte dei Governi e allo stesso modo il rispetto di quanto sancito dalla dichiarazione di Stoccolma relativa alle incidenze ambientali nelle aree di confine. L'altra richiesta da noi avanzata è quella di individuare delle soluzioni al fine di smantellare il sito di stoccaggio provvisorio delle scorie radioattive di Saluggia per rilocalizzare le stesse in un luogo più idoneo e di intercedere presso la Regione Lombardia affinché la stessa tenga costantemente informata la Regione Piemonte della situazione del deposito di Ispra, Chiediamo inoltre di invitare la Regione Lombardia a trovare una località più idonea a quella attuale che è limitrofa al Lago Maggiore. Mi sembra che un impegno della Giunta debba necessariamente venire espresso perché dalla risposta dell'Assessore GARINO Marcello assolutamente queste cose non si potevano capire. Proponiamo di reinserire all'o.d.g. della prossima seduta di Consiglio la discussione in merito alle scorie radioattive per poter riprendere il dibattito con un'attenzione diversa dell'argomento e per poterci esprimere sia sulla mozione che sull'ordine del giorno presentato in questa seduta.



PRESIDENTE

Chiedo ai colleghi di pronunciarsi nel merito della proposta che è stata avanzata dal collega Cavallera, su cui c'è stata una prima parziale risposta da parte dei Consiglieri Buzio e Miglio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Zacchera. Ne ha facoltà.



ZACCHERA Marco

A differenza di quanto ha detto il collega Miglio, debbo dire che ho ascoltato con piacere quello che ha detto l'Assessore che ha reso una relazione che non poteva essere esaustiva (sull'argomento nessuno potrebbe esserlo) ma che contiene delle informazioni che mi hanno dato una certa tranquillità.
Il problema è estremamente complesso, la soluzione che propongo è di lasciarlo aperto: ci vuole un controllo continuo, un interessamento continuativo da parte dell'Assessorato, un nostro interessamento periodico.
Essendo questa una comunicazione, può essere da parte nostra presa in positivo anche la proposta Cavallera di aggiornarci sul problema.
Vorrei fare una ulteriore sollecitazione per dire che innanzitutto attendiamo dall'Assessore maggiori notizie su Trino e Saluggia, mentre per quanto riguarda il Piz Pian Grand la posizione sembrerebbe del tutto rientrata per cui, se non intervengono fatti nuovi, non è il caso di insistere.
Personalmente non posso che ripetere che l'insistenza con cui ci si è battuti su questo plano l'ho gradita, ma l'avrei vista anche in altre occasioni quando Invece è mancata, per argomenti di carattere ambientale e di pericolo per l'ambiente. Penso che più di un Piz Pian Grand, che solo ipoteticamente potrebbe essere pericoloso, abbiamo la realtà del costante inquinamento della falda acquifera delle zone centrali della regione, sulla quale ci dovrebbe essere una maggiore attenzione da parte nostra. A volte si corre il rischio di innamorarsi di alcuni temi e si fanno grandi polveroni e, come in questo caso, si ottiene che gli svizzeri decidano di non fare più il deposito di scorie al Piz Pian Grand, mentre si dimentica l'inquinamento giornaliero, costante, continuo e i guasti a livello ambientale. Ribadisco il rischio ambientale spaventoso e gravissimo di centrali nucleari obsolete nel centro dell'Europa che sono molto più rischiose di qualsiasi episodio di contaminazione proveniente da depositi come quello al Piz Pian Grand. Se dobbiamo guardare a largo spettro dovremmo stare attenti a quanto succede al di là della frontiera, per esempio, in Jugoslavia dove pare che esistano delle centrali, tipo Chernobyl, senza garanzie di sicurezza perché mancano i soldi per mantenerle. Oltre alle scelte nucleari che sono state fatte in Svizzera e in Francia penso che tutto il pacchetto energetico e nucleare debba essere guardato con estrema attenzione, ma non per considerarlo semplicemente e tout court come polvere del demonio (che in parte lo è), ma per riconsiderarlo perché tra qualche anno - in Italia ritorneremo ad avere bisogno di questa forma di energia che è stata troppo velocemente accantonata, mentre doveva essere meglio medi tata.
Il discorso ci porta al di fuori del tema di oggi, e quindi, per concludere, ringrazio l'Assessore per l'informazione e lo invito per il futuro a tenerci informati.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Rispondo anche a nome del Vicepresidente Vetrino, per il settore energia, e del Presidente della Giunta Brizio, che è Presidente del Comitato tecnico-scientifico n. 4 nucleare, da me più volte citato. Per la verità l'Assessorato alla tutela ambientale, per competenza interviene soltanto di striscio.
Dirò subito alcune cose, dopodiché arriverò alla proposta formulata dal Consigliere Cavallera che mi pare concordi con quanto è stato detto, sia pure in altri termini e seppure attraverso un impegno della Giunta su altre questioni.
Concordo con la mozione che è stata presentata, però mi chiedo se è utile che tutta la problematica venga portata in Consiglio regionale oppure se, trattandosi di indagine conoscitiva, il tutto non possa essere risolto in sede di II Commissione consiliare con l'intervento di esperti, visto che la Regione ha ben poco potere in materia.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno credo che giustamente si dia spazio al ruolo svolto dai Sindaci del Lago Maggiore, dalle forze politiche e sindacali, dal Consiglieri comunali, provinciali e regionali, dai comitati antinucleari ticinesi, dalle associazioni ambientaliste e in particolare all'azione condotta dalla Lega per l'ambiente. Si dimentica però che il Governo elvetico ha aderito alla richiesta di moratoria formulata dal Ministro Ruffolo il quale ha assunto una precisa posizione in materia e l'ha portata a termine, quindi si potrebbe citare quanto meno il governo italiano o il Ministro dell'Ambiente. Anche perché, nel momento in cui il Governo elvetico ha aderito alla richiesta di moratoria del Governo italiano, ha posto quasi in contropartita problemi che attengono al disinquinamento del Lago Maggiore e ha richiesto al Ministro Ruffolo un impegno altrettanto importante in ordine alla depurazione delle acque che affluiscono nel Lago Maggiore. Questa, in sostanza, anche se non ci sono documenti scritti, è la verità storica sui due problemi che riguardano l'ambiente. Quindi accolgo l'ordine del giorno, ma mi pare sia giusto dare a Cesare quello che è di Cesare.
Nell'ordine del giorno si dice: "si impegna la Giunta ad individuare altre soluzioni alfine di smantellare il sito di stoccaggio provvisorio delle scorie radioattive di Saluggia". Devo far osservare che la Giunta non può individuare un sito, può invece premere affinché un altro sito venga scelto. E così si può chiedere alla Regione Lombardia simili azioni, ma certo la Regione Lombardia non può fare in modo che il sito venga cambiato.
Dichiaro la disponibilità totale della Giunta ad aderire alle richieste che sono pervenute. Se i Capigruppo lo ritengono si può porre in votazione la mozione, salvo l'ultimo punto che pregherei di valutare se è il caso di portarlo in Consiglio oppure in II Commissione.
Con le aggiunte e con le precisazioni che ho fatto non ho alcun problema ad accettare l'ordine del giorno che è stato proposto, nel caso si voglia votare. Nel caso non si voglia votare il tutto, si può votare quello sul quale gli impegni ci sono oppure si può rimandare In Commissione per la formulazione di un documento che unisca mozione e ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buzio.



BUZIO Alberto

Potremmo soprassedere sulla votazione dei documenti. Il collega Cavallera proponeva di rinviare la discussione all'inizio della prossima seduta di Consiglio in modo che si possa acquisire la relazione dell'Assessore, intervenire nel merito e, eventualmente, integrare il testo dei documenti alla luce delle osservazioni fatte.



PRESIDENTE

L'Assessore concorda.


Argomento: Trasporti su ferro

Comunicazione della Giunta regionale sui trasporti ferroviari ad Alta Velocità (rinvio)


PRESIDENTE

In merito al punto 6) all'o.d.g. è stata richiesta una comunicazione scritta da parte dell'Assessore Panella in modo da poter affrontare l'argomento nel corso della prossima seduta del Consiglio.
La parola all'Assessore Panella.



PANELLA Luciano, Assessore ai trasporti

Chiedo che questo punto all'o.d.g. si discuta dopo che il Comitato Alta Velocità, che si riunirà il 13 dicembre, presenti il proprio studio, in modo da poter affrontare complessiva mente la discussione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Sottolineo il fatto che la seduta del Consiglio regionale, che cade nella settimana precedente il Natale, contiene già molti punti all'o.d.g.
Mi chiedo se questo non sia semplice mente un tentativo per non affrontare l'argomento.


Argomento: Cultura: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 78: "L.R. 30/11/1989, n. 63, art. 2 terzo comma. Espressione di parere in ordine al progetto per la realizzazione del Centro di Eccellenza per il calcolo scientifico e tecnologico"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 78, di cui al punto 8) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta regionale, Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Voglio dare un'ulteriore notizia che è successiva alla riunione della Commissione.
Il Ministero ha già versato la prima quota di 1 miliardo e 180 milioni sui 2 miliardi. Il progetto sta diventando operativo nel senso più completo del termine.
Il Ministero alla Ricerca ha già versato la quota; di questo non abbiamo dato comunicazione in Commissione perché è avvenuto successivamente a quella riunione. C'è l'adesione del Comune e della Provincia di Torino quindi si sta andando sul terreno operativo, secondo quanto contiene la relativa deliberazione.
Consideriamo quest'aspetto di grande rilievo ed importanza per il Piemonte.



PRESIDENTE

Se non vi sono altre richieste di parola pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 27 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Orientamento professionale

Esame proposta di deliberazione n. 31 : "Convenzione tra la Regione Piemonte, la Provincia di Torino, il Comune di Orbassano e la Società consortile per lo sviluppo dell'elettronica e dell'informazione - CSEA per la gestione del Centro per la formazione professionale 'E. Ceppi''"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 31, di cui al punto 9) all'o.d.g.
I Consiglieri Foco, Chiezzi e Bosio hanno presentato il seguente emendamento: a pagina 6, terzultima riga, dell'art. 3 sono soppresse le parole: "formativo" e "/92".
Il Presidente della Giunta regionale comunica che l'emendamento è accolto.
Pongo pertanto in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 28 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione la deliberazione così modificata, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 28 Consiglieri presenti.


Argomento: Iniziativa legislativa popolare e degli enti locali - Referendum abrogativo e consultivo

Esame testo unificato dei progetti di legge n. 546 e n. 558 concernenti la modificazione della L.R. 16/1/1973, n. 4, in materia di iniziativa legislativa popolare e degli enti locali e di referendum (modificato tenendo conto dei rilievi formulati dal Governo in data 13 aprile 1990)


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del testo unificato delle proposte di legge n.
546 e n. 558, di cui al punto 10) all'o.d.g.
Tale provvedimento è stato licenziato all'unanimità dalla Commissione competente.
Relatore è il Consigliere Majorino che ha pertanto la parola.



MAJORINO Gaetano, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, desidero ugualmente svolgere la relazione, che porta la firma del Consigliere Monticelli oltre alla mia a questa proposta di legge anche se l'articolo di cui chiediamo l'approvazione riguarda una legge che venne unanimemente approvata nel corso della scorsa legislatura. Ritengo infatti utile, soprattutto per i colleghi che non hanno fatto parte della scorsa legislatura, un brevissimo riassunto del modo in cui sono sorte le proposte di legge e della legge di cui si tratta.
In sintesi, colleghi Consiglieri, la modifica alla legge procedurale del referendum è sorta da due proposte, una del Gruppo comunista e una del Movimento Sociale Italiano, poi accorpate in un'unica proposta di legge che è stata approvata all'unanimità dei Gruppi consiliari.
Le due proposte avevano lo scopo di rendere il meccanismo del referendum più garantista. In particolare, è stata istituita una Commissione consultiva, che potrebbe essere definita di garanti, sulla procedura del referendum, la quale, nel corso di tutte le tappe della procedura referendaria, esprime pareri agli organi che devono procedere ai provvedimenti di ricevibilità ed ammissibilità del referendum e alla sua indizione.
Un secondo gruppo di innovazioni riguarda la procedura iniziale di ammissibilità e ricevibilità del referendum in forza della quale anzich pretendersi immediatamente le 50.000 firme, quindi dispendio di energie e anche di denaro, si prevede una specie di preselezione delle proposte referendarie che vanno sotto scritte solamente da un minimo di 300 elettori.
C'è poi la fase finale dell'indizione del referendum, per la quale sempre previo controllo della Commissione consultiva dei garanti, si prevede che ogni qualvolta la legge colpita dalla proposta referendaria venga mutata solo nella forma e non nella sostanza si debba procedere ugualmente al referendum.
Sono quindi proposte garantiste, proposte innovative che vennero approvate unanimemente nel marzo scorso dal Consiglio regionale. Il Governo ha respinto, per un vizio di forma, l'art. 5, dove non veniva fissato il termine perentorio alla Commissione dei garanti, che è Commissione composta di cinque docenti universitari e di quattro avvocati iscritti all'Albo delle giurisdizioni superiori, entro il quale la Commissione, nelle varie fasi di propria competenza, avrebbe dovuto provvedere.
In sede di Commissione è stata rivista la normativa e sono state usate parole tali secondo le quali il termine è perentorio per la Commissione consultiva dei garanti e, qualora non si provveda nel termine perentorio l'Ufficio di Presidenza o altro organo competente, a seconda del momento della procedura, provvede e procede senza aver omesso il parere.
In questo senso raccomandiamo l'approvazione unanime di questa modifica, così come fu unanime l'approvazione dell'intero testo di legge nel marzo 1990.



PRESIDENTE

Trattandosi di legge rinviata dal Governo, l'approvazione deve avvenire a maggioranza assoluta del Consiglio regionale.
Non essendovi richieste di parola si pro ceda alla votazione dell'art.
5 modificato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 62: "Adeguamento organico Servizi di radiologia delle UU.SS.SS.LL. TO IV, TO VI, n. 27 di Ciriè, n. 56 di Domodossola, n. 61 di Savigliano, n. 68 di Asti e n. 73 di Novi Ligure per attivazione TAC - Autorizzazione parziale"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 13) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 62, approvata in Commissione all'unanimità.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 63: "UU.SS.SS.LL. TO VIII, n. 57 di Omegna, n. 62 di Fossano e n. 66 di Mondovì - Adeguamento organico scuole per operatori sanitari non laureati - Autorizzazione parziale"


PRESIDENTE

Il punto 14) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 63, approvata in Commissione all'unanimità.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.


Argomento: Opere di bonifica e consorzi

Esame proposta di deliberazione n. 25: "Contratto integrativo regionale per gli operai avventizi addetti ai lavori di sistemazione idraulico-forestale ed idraulico-agraria di cui alla deliberazione del Consiglio regionale n. 1203-892 in data 23 gennaio 1990. Chiarificazione del termine 'Comprensorio' ed identificazione del bacino montano del Torrente Sessera quale area di comprensorio a sé stante"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 15) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 25, approvata in Commissione all'unanimità.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.


Argomento: Zootecnia

Esame ordini del giorno sui problemi agricoli (seguito)


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, vi sono i quattro ordini del giorno sull'agricoltura.
In merito è stato presentato un ordine del giorno unitario, quindi penso che i quattro ordini del giorno precedenti vengano ritirati.
Chiede la parola il Consigliere Riba. Ne ha facoltà.



RIBA Lido

Il nostro Gruppo mantiene il proprio ordine del giorno. Le proposte in esso contenute sono valide sia per le considerazioni generali di politica agraria sia per le carenze del Governo nazionale, della CEE e della Regione Piemonte. In questo ordine del giorno ribadiamo il sostegno alla lotta dei coltivatori per un riordino della politica agraria. Nel documento respingiamo ogni ipotesi di pagamento di penalità per gli incrementi di produzione di latte nell'annata 1989/1990; respingiamo lo stato di riparto quote perché riteniamo che la produzione zootecnica e cerealicola faccia parte delle esigenze strategiche di una nazione che riesce a produrre per proprio conto; poniamo la questione dell'agro-industria come punto di sviluppo dell'economia e dell'agricoltura; ai fini della salvaguardia del territorio agricolo in materia di urbanistica ed uso del territorio impegniamo la Giunta a bloccare gli interventi contraddittori con queste finalità (interventi autostradali previsti sulla direttrice Torino-Pinerolo e sulla direttrice Novara-Malpensa).
Aderiamo all'ordine del giorno, presentato unitariamente dalle organizzazioni professionali, con il sostegno del Consiglio regionale, che non è in contrasto con il nostro, ma pone temi minori e con minore accentuazione. E' un documento che porta avanti una lotta di grandissimo valore, che non ha precedenti negli ultimi anni di battaglia agricola in Piemonte né per qualità né per dimensione. Lo approviamo, ma questo fatto non esclude la necessità di tenere fermi altri punti che sono affermati nel nostro ordine del giorno, che spero i colleghi vorranno votare perché tende a sottolineare maggiormente una politica agraria in coerenza con la manifestazione degli agricoltori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Esprimo il voto favorevole all'ordine del giorno unitario e rilevo come fatto positivo l'adesione del Partito comunista. L'ordine del giorno rappresenta una piattaforma, un punto di coagulo delle tre organizzazioni professionali e sindacali, quindi è giusto che il Consiglio regionale dia a questa piattaforma il proprio sostegno facendo propri i punti in esso indicati e rappresentandoli al Governo.
Sulle posizioni del Partito comunista il Gruppo socialista si asterrà perché riteniamo ci siano questioni che attengono ai problemi del mondo agricolo da approfondire in una successiva discussione, al fine di elaborare una piattaforma di politica agricola della nostra regione.
Quindi votiamo a favore dell'ordine del giorno unitario, mentre ci asteniamo sull'ordine del giorno presentato dal Gruppo comunista in attesa di un dibattito nel quale il Partito socialista avrà modo di portare il proprio contributo specifico per poter definire la politica agricola piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Esprimo l'apprezzamento della DC per come si è concluso questo dibattito, che è stato vivace ed estremamente interessante e, per coloro che non sono vicini all'agricoltura, è stato apportatore di elementi non indifferenti per quanto concerne il panorama dell'economia piemontese. E' stato ricordato il discorso della trasversalità, che non è competenza solo di un settore, ma che, per l'aggancio con l'industria agro-alimentare diventa un fattore importante, non residuale dell'economia piemontese.
Questa mattina qualcuno ha detto che all'agricoltore, tra lacci lacciuoli e competenze diverse, riesce difficile trovare la propria identità. La stessa cosa sembra anche accadere alla Regione perché i livelli di responsabilità sono diversi, da quelli mondiali a quelli europei della CEE, a quelli nazionali, a quelli piemontesi. Siccome mi piace sempre ripiegarmi sul picco lo, perché sul piccolo forse abbiamo qualche possibilità di intervenire, riferendomi a quanti hanno richiamato la capacità di mettere in moto non solamente meccanismi legislativi, ma anche meccanismi operativi, non posso che sottolineare un discorso che è nostro che è prossimo, quello degli enti strumentali. Non so se l'ESAP vive o non vive, se è in uno stato preagonico o in uno stato letargico. Certamente signor Assessore, sull'ESAP bisogna fare un discorso molto chiaro assumendocene tutte le responsabilità e decidendo se vogliamo rivitalizzare questo ente o se vogliamo dargli il ben servito. Analogo discorso si pu fare sulla Finpiemonte.
Il collega Riba questa mattina ha richiamato il discorso delle lobby.
L'agricoltura non ha lobby, però alcuni enti strumentali della Regione hanno le loro lobby. Bisogna quindi fare chiarezza. Il Gruppo della Democrazia Cristiana, proprio perché quello degli enti strumentali non sia un riservato dominio, una riserva indiana, come qualcuno ha detto, del Gruppi che sono più potenti economicamente, se non politicamente o istituzionalmente, ritiene che anche in sede di Finpiemonte occorra vedere quali possibilità esistono per intervenire nel campo dell'agricoltura, in una visione non corporativa, non settoriale, ma trasversale. Non vorrei che ci appellassimo sempre al Papa quando abbiamo dei canonici vicino a casa nostra che potrebbero risolvere i problemi; fuor di metafora, non vorrei che ci rivolgessimo sempre a Roma oppure alla CEE quando alcune questioni piccole e di dimensioni domestiche potrebbero essere risolte dalla nostra Regione. Gli interventi di Tappare e di Marchini sono nell'ottica di recuperare la nostra coscienza e la nostra cultura, la specificità e la capacità dell'impresa. Il discorso che ha coinvolto il marketing, il know how, il problema creditizio, fa sì che questa crisi possa effettivamente offrire l'opportunità per cambiare rotta. Ma non voglio insegnare ai gatti ad arrampicarsi.
Il discorso che è stato fatto con molto vigore dall'amico Angiolino Rossa va in direzione di interventi della Regione davvero incisivi. Certo la nostra è una coscienza critica molto piccola, molto periferica, angusta quando ci mettiamo nei confronti del GATT, dell'Uruguay Round, delle misure comunitarie, dell'aggressività dell'Ovest e dell'invadenza dell'Est certamente ci confrontiamo con dei problemi che sono estremamente complessi e gravi ai quali opponiamo la nostra povertà e la nostra pochezza. Però, al di là di tutto questo, qualcosa può essere fatto: per esempio, come ha detto molto bene l'Assessore Lombardi questa mattina, la revisione della macchina pubblica a tutti i livelli. Questo permetterebbe di alleviare le aziende agricole dalla complessità e dalla lungaggine delle procedure della loro arbitrarietà, assicurando di conseguire quella trasparenza e quei controlli indispensabili a sconfiggere, non voglio dire una malavita incipiente, ma certa mente una malavita possibile anche nel campo dell'agricoltura.
Sono piccole cose, ma se da un dibattito vengono fuori piccole cose come fatti operativi e se questi piccoli fatti operativi crescono nella coscienza, nella consapevolezza, e nell'operatività della Giunta attraverso i suoi organi istituzionali e attraverso la sensibilità della Presidenza che è sempre molto attenta alle parole che si dicono, probabilmente questo dibattito, con cui abbiamo voluto fare un'analisi approfondita, potrà avere una rispondenza molto più concreta di quella che forse auspicavamo.
Ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato all'incontro di stamane.
Il mondo del l'agricoltura non può ripetere il ritornello dell'orfanella perché oggi abbiamo istituito un precedente con un'assemblea aperta per significare che una volta tanto l'agricoltura ha battuto in pista gli altri soggetti economici, meritando giustamente, anche per la concretezza delle proposte e delle denunce, l'attenzione di questo Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, anche il Gruppo dei Verdi da un giudizio positivo dell'incontro e del dibattito di oggi, nel quale si sono registrate opinioni diverse e punti di vista divergenti che possono aiutarci a mettere a fuoco le questioni e la soluzione delle questioni.
Mi pare che si sia riconosciuto un fonda mento ad una serie di argomenti che negli anni passati e ancor più in questa legislatura abbiamo proposto all'attenzione del Consiglio e in tendiamo riproporre. La sterzata verso prodotti di qualità, verso un alleggerimento della pressione della chimica nelle nostre campagne, sono argomenti riconosciuti come questioni serie su cui peraltro noi non possiamo che registrare a nostra volta i passi avanti che sono stati fatti dall'agricoltura piemontese negli ultimissimi anni. L'Assessore Lombardi ricorderà quando in questa sede dicevamo che attraverso la lotta guidata si poteva risparmiare carico inquinante al nostro ambiente e far risparmiare soldi agli agricoltori nel trattamenti fitosanitari; non dicevamo cose campate in aria, ma cose fondate, che poi applicate hanno portato a risultati positivi, se è vero come è vero che c'è stata una riduzione del 30% nei tratta menti. Ci pare che sia stato riconosciuto, al di là delle polemiche e dei momenti assembleari che possono essere più o meno convincenti, il fatto che, se si vuole dare una prospettiva all'agricoltura piemontese ed italiana, bisogna puntare sulla qualità, sulla protezione delle specificità colturali della nostra Regione, quindi recuperare quella professionalità, quella intelligenza che nelle campagne si è andata perdendo in buona misura per l'eccessiva specializzazione delle colture e per una serie di dinamiche che hanno a che fare più con l'economia di scala con tutti i suoi vincoli che non con la saggezza contadina e l'attaccamento alla terra e al proprio lavoro.
Noi insistiamo nel riproporre piccoli passi avanti verso queste direzioni e un piccolo passo avanti può essere anche l'esame e l'approvazione della legge per l'agricoltura biologi ca. Mi risulta che la Giunta stia elaborando un proprio testo; ci auguriamo che l'esame con giunto del testo presentato dal Verdi e di quello della Giunta possa essere avviato quanto prima per poter fare in Piemonte quello che è stato nella Regione Lazio, ossia fornire qualche sostegno concreto alle attività di quel pochi agricoltori, ma significativi, che "propria spente" stanno già operando, però lasciati a se stessi, senza sostegno di attrezzature tecnico logistiche e senza l'aiuto finanziario che soprattutto in una primissima fase è indispensabile.
Le istituzioni pubbliche possono soprattutto aiutare a costruire la domanda di prodotti di qualità e fornire all'offerta la possibilità di adeguarsi alla domanda. Non voglio aggiunge re altro.
Ci siamo sforzati di fornire qualche spunto critico, e magari anche autocritico, su come Siamo arrivati alla crisi che abbiamo dovuto commentare oggi. Nell'ordine del giorno, dove primo firmatario è Marchini c'è anche la firma del sottoscritto a nome del Gruppo dei Verdi perché ci riconosciamo in questi impegni concreti che riconoscono la necessità di svoltare nella direzione richiamata in precedenza. Ci siamo permessi di esplicitare nella prima bozza del testo l'opportunità che ci sia un sostegno della Regione a favore delle tecniche agricolo biologiche innanzitutto come segnale cultura le nei confronti dei consumatori e degli agricoltori. La nostra proposta non ha trovato ostacoli, anzi, ha trovato l'immediato consenso da parte degli altri firmatari dell'ordine del giorno.
Interpretiamo questo fatto come una premessa positiva perché si vada avanti nel modo auspicato non soltanto da noi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

A nome della Lega Nord sottolineo il fatto che abbiamo ritirato molto volentieri il nostro ordine del giorno e altrettanto volentieri abbiamo aderito all'ordine del giorno che abbiamo presentato comunemente, su suggerimento - se così posso esprimermi - delle organizzazioni professionali dell'agricoltura. Lo abbiamo fatto perché riteniamo che questo documento sia da interpretare come una base di partenza sulla quale dovremo lavorare particolarmente nel prossimi giorni. La Giunta sta stendendo il bilancio e vedremo se, in ragione degli impegni assunti intenderà mirare di più sull'agricoltura oppure se queste erano solamente buone intenzioni; vedremo sulla base di questo documento se finalmente riusciremo a chiudere i carrozzoni che, a detta soprattutto degli opera tori del settore, non hanno dato il risultato che era lecito aspettarsi. Mi auguro che tutti i colleghi e tutti i Gruppi che hanno sottoscritto questo documento lo abbiano fatto con la stessa buona fede con cui l'abbiamo fatto noi; comunque, i termini su cui andremo a valutare questa buona fede saranno a brevissima scadenza: voglio proprio ricordare la fase del bilancio di previsione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il nostro Gruppo vota con grande convinzione questo documento anche perché nello stesso sono affrontate e risolte due questioni, oltre alle altre richiamate in particolare dal Consigliere Picchioni.
Si è fatto un tentativo - e ringrazio i colleghi che hanno apprezzato lo sforzo fatto dal sottoscritto - di trovare un modo elegante per dare attraverso le istituzioni, voce alla società civile senza rinuncia ai propri ruoli.
E' vero quanto dice l'on. Picchioni che dobbiamo guardare alle cose che possiamo fare nello specifico e nel precipuo, però temo che la vicenda CEE rischi di essere vissuta dal nostro Paese con il consueto pressapochismo con il risultato che ci innamoriamo di un bello scenario, lo cantiamo sotto le finestre, ma intanto le intelligenze più avanzate e i Paesi più organizzati lavorano seriamente. Il richiamo ad una più puntuale attenzione rispetto alla problematica internazionale da parte del Governo è probabile che sia una questione che non investa soltanto l'agricoltura, ma investa tutto il nostro sistema. Quando abbiamo modo di imbatterci sui dati che parametrizzano le risorse che vengono utilizzate dal nostro Paese rispetto a quelle che vengono utilizzate dagli altri Paesi rileviamo un'assoluta incapacità, oppure una capacità minore, delle nostre istituzioni di utilizzare gli scenari CEE. Drammaticamente, noi ospitiamo una grande area marginale, che è il Sud, quindi, se le Regioni non hanno la capacità di intervenire nello specifico nelle politiche comunitarie, vengono meno ad un loro dovere primario, soprattutto quando si parla di materia trasferita come è appunto quella dell'agricoltura. Si dimentica che ormai il Sud italiano sta diventando, dal punto di vista socio-economico, un problema che attiene all'Europa. Quindi, aveva ragione Picchioni quando si chiedeva come si possa equilibrare da una parte la riduzione in Piemonte dell'occupazione nel settore metalmeccanico e dall'altra l'apertura di posti di lavoro nel Sud per beneficiare nello specifico delle normative nazionali. Capirei l'operazione dell'apertura di posti di lavoro nel Sud se fosse la conseguenza di una manovra d'intervento CEE e non un intervento interno del nostro Paese. Tra i grandi mali della nostra società c'è sicuramente l'agricoltura, per ragioni morfologiche; anche il colore della carta geografica dice che sono sicuramente zone a rischio, zone di debolezza del nostro sistema che devono trovare una classe politica capace di rivendicare le opportunità che la CEE mette a disposizione e non solo pronte a considerare la CEE come uno scenario quarantottesco rispetto al quale si va a bandiere spiegate cantando qualche inno nazionale. La CEE non è un paradiso o un paese delle meraviglie, ma è un luogo di conflitto dove ci sono cavalieri teutonici armati di forte armatura, contro i quali dobbiamo attrezzarci.
Mentre sono d'accordo con i colleghi nel chiedere all'Assessore regionale l'individuazione di tutti i possibili interventi specifici, nel contingente, chiedo di assistere le organizzazioni in questo meccanismo e di rivendicare nei confronti dello Stato una più complessiva presenza del nostro Paese sul versante CEE, fino a denunciare situazioni marginali per quello che riguarda l'agricoltura in Italia e aree marginali come il Mezzogiorno. In questo scenario si possono superare le vicende che hanno portato in questo Paese la nascita di fenomeni che sono prossimi alla patologia politica.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi possiamo passare alla votazione dei due ordini del giorno, mentre gli altri si intendono ritirati.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 68 presentato dal Gruppo comunista, il cui testo recita: " La situazione dei produttori zootecnici ed in particolare dei produttori di latte - già pesante per [e continue esigenze di innovazione tecnico-produttiva che ha portato all'emarginazione ed alla chiusura di migliaia di stalle - sta diventando assolutamente insostenibile per i seguenti motivi: a) tutte le aziende che abbiano superato nell'annata 1989/1990 la produzione di riferimento dell'anno 1988/1989 dovranno pagare una penale di L. 540 per ogni litro prodotto in più quest'anno rispetto all'anno precedente b) le offerte avanzate dalle aziende casearie ai produttori piemontesi per il ritiro del latte per l'annata agraria 1990/1991 è di L. 480/500 al litro, contro il prezzo attuale di L. 640 c) la crisi nel settore del latte si aggiunge a quella, gravissima, del settore carni (in piedi o macellate) che negli ultimi cinque anni ha già subito perdite medie del 20 d) in questa situazione l'Italia sarebbe costretta, per rientrare nella 'normalità CEE', ad abbatte re circa 100.000 capi da latte per togliere dal mercato 4 milioni di quintali di prodotto. La situazione è tanto più irrazionale se si pensa che il nostro Paese importa dall'estero circa il 40% del proprio fabbisogno di latte e derivati.
2. Questa allarmante situazione del settore lattiero-caseario aggrava pesantemente la prospettiva di tutto il comparto agricolo per il quale si prevede la riduzione del 30% dei sussidi comunitari di cui si sta discutendo in sede CEE, e che gli USA in sede GATT chiedono sia portata addirittura al 90% nel decennio.
3. Oltre alle riduzioni del sostegno derivanti dalla nostra debole e subalterna posizione in sede GATT, c'è la contemporanea riduzione di risorse per il settore agricolo di ben 1.500 miliardi 'tagliati' dal progetto di finanziaria 1991. Ciò mentre nessun atto risulta compiuto per l'indennizzo dei danni subiti dalla siccità degli scorsi mesi e mentre la legge approvata nel giugno del 1989 per la valorizzazione del latte fresco alimentare, che impedirebbe di vendere come fresco il prodotto proveniente dall'estero (pastorizzato più volte), non può essere utilizzata perché ad un anno e mezzo dal voto del Parlamento manca ancora dei regolamenti attuativi.
4. Se si tiene conto che della popolazione attiva della CEE il 60% è impiegata nei servizi, il 25% nell'industria e non più del 7 nell'agricoltura, ci si rende agevolmente conto del danno che una ulteriore riduzione occupazionale in questo settore - ora che abbiamo superato il limite di guardia - recherebbe oltre che all'agricoltura in senso stretto al più generale equilibrio socio ambientale per i seguenti motivi: la riduzione di lavoro comporta un ricorso sempre più esasperato all'uso di mezzi tecnici e fitofarmaci, che già oggi compromette la qualità ecologica dei prodotti e lo stato dell'ambiente la riduzione di presenza umana comporta l'ulteriore riduzione delle cure paesaggistiche ed ambientali.
Occorre riconoscere esplicitamente e per tanto tutelare il lavoro di cura e coltivazione del terreno agricolo come prima e preliminare misura per il recupero e la difesa del bene pubblico espresso dall'ambiente.
5. Quanto sopra rilevato il Consiglio regionale del Piemonte denuncia come fatto inaccettabile ed addirittura criminoso - conseguente alla aberrante politica comunitaria tuttora in atto - il fatto che mentre milioni di individui soffrono la fame e tanti muoiono ogni giorno per denutrizione, la CEE decide di ridurre la produzione, stabilisca premi per l'abbandono della coltivazione dei terreni, fondi la sua politica su presupposti edonistici ed incivili, che se da un lato umiliano il senso della solidarietà fra gli uomini e i Paesi, dall'altro certo non difende gli interessi sostanziali dei produttori il cui vero interesse non pu discostarsi dagli obiettivi di aumento delle possibilità di alimentarsi per gli individui di tutto il mondo.
Il Consiglio regionale del Piemonte decide pertanto di richiedere preliminarmente una profonda revisione delle politiche agro-alimentari dell'Italia e della CEE, fondata sul principio dell'allargamento dei consumi primari con popoli che ne sono esclusi, abbandonando l'edonistica e moralmente inaccettabile politica delle eccedenze.
Per l'emergenza immediata il Consiglio decide: a) di respingere ogni ipotesi di pagamento di penalità a carico di coltivatori diretti per gli incrementi di produzione di latte realizzati nell'annata 1989/1990 rispetto alla precedente b) di respingere l'attuale stato di 'riparto quote' in sede CEE chiedendo che la produzione italiana sia ammessa fino alla concorrenza dell'autosufficienza nazionale c) l'adozione di un piano di tutela e sviluppo della nostra produzione zootecnica per renderla competitiva a livello CEE d) di respingere - come principio - la tecnica degli incentivi alla dismissione produttiva che porta al crollo irreversibile, occupazionale e di reddito di tutto il settore primario e) di sostenere in tutti i modi possibili la battaglia dei coltivatori volta a, tutelare le loro non rinunciabili esigenze di spazio per lavorare produrre e collocare i prodotti f) di impegnare la Giunta all'affermazione delle posizioni sopra espresse nei confronti del Governo nazionale g) di impegnarsi fin d'ora per gli atti, legislativi e gli impegni finanziari che si renderanno necessari per fronteggiare la situazione particolarmente esplosiva che si va determinando a livello del Piemonte h) di impegnare la Giunta a predisporre un 'progetto di sviluppo dell'agroindustria in Piemonte', teso ad aumentare la trasformazione industriale dei nostri prodotti agricoli secondo criteri di elevata qualità e rigidità e od incrementare la quota del VA, agricolo che resta nel settore i)la politica agraria del Governo italiano incentrata su una politica assistenziale voluta dai partiti di maggioranza relativa che è stata dannosa a livello nazionale e sbagliata conseguentemente nel confronto comunitario per determinare le norme e le regole della politica agricola europea l) di impegnare la Giunta ai fini della salvaguardia del territorio agricolo in materia urbanistica e di uso del territorio a bloccare interventi contraddittori con questa finalità quali gli interventi autostradali previsti sulla direttrice Torino-Pinerolo e sulla direttrice Novara-Malpensa".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 7 voti favorevoli e 30 astensioni.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno unitario n. 69, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte sostiene le ragioni della mobilitazione del mondo agricolo piemontese e facendo riferimento alle diverse posizioni politiche emerse nel corso del dibattito odierno preso atto della gravissima crisi dell'agricoltura a causa dei vincoli allo sviluppo del settore imposti da anni per iniziativa della Comunità Economica Europea; della caduta dei prezzi e delle vendite nei principali comparti agro-alimentari, ed in particolare nelle produzioni zootecniche e cerealicole a cui fa riscontro un incremento diffuso dei costi di produzione in ragione di fattori esterni alle aziende; dei continui aumenti fiscali e parafìscali che gravano sui produttori agricoli rilevate le incerte prospettive dell'agricoltura e del mondo rurale per l'adozione prossima degli accordi commerciali e tariffari GATT fortemente penalizzanti il settore; la mancanza di adeguate iniziative pubbliche di sostegno e la confusione e la contraddittorietà nelle decisioni da parte delle diverse sedi istituzionali competenti consapevole che il declino dell'agricoltura e dei produttori agricoli significa gravissimi danni per i consumatori e i cittadini del nostro Paese a causa delle importazioni indiscriminate di derrate alimentari a prezzi fluttuanti in una prospettiva di incertezza circa la continuità degli approvvigionamenti; delle speculazioni sul territorio e sull'ambiente dell'abbandono della determinante presenza dell'uomo nelle montagne e colline invita il Governo ad un impegno straordinario per: proporre ed attuare in sede CEE una diversa politica agricola comune capace di offrire al mondo agricolo italiano un'ipotesi minima di sviluppo proporre con urgenza al Parlamento una legislazione di garanzia in grado di aumentare la capacità di autogoverno dei fatti economici da parte dei produttori agricoli, consentendo loro di diventare al pari degli altri operatori all'interno del sistema agro-industriale delineare una politica economica che faccia dell'agricoltura il settore strategico per il riequilibrio tra le diverse aree del Paese con particolare riguardo a quelle svantaggiate, nonché il cardine di ogni azione per la valorizzazione dell'ambiente e del territorio impegna la Giunta regionale ad uno sforzo consistente per il sostegno in modo prioritario dell'agricoltura e del mondo rurale piemontese con misure adeguate tese: all'aumento qualitativo delle produzioni agri cole regionali mediante adeguati interventi per lo sviluppo e l'assistenza delle aziende agricole: al consolidamento delle iniziative di economia contrattuale attraverso gli accordi interprofessionali con l'industria di trasformazione e la distribuzione commerciale alla razionalizzazione e al potenziamento della cooperazione di valorizzazione di primo e di grado superiore all'adozione di programmi di promozione e valorizzazione delle produzioni agricole piemontesi, e di sostegno alla sperimentazione e valorizzazione di tecniche agricole biologiche. Sforzo che dovrà prevedere anche l'adozione di programmi regionali per i singoli comparti e settori della produzione, con particolare riguardo alla zootecnia, alle colture pregiate (vino e ortoflorofrutticoltura, cerealicoltura, irrigazione e valorizzazione dei territori collinari e montani): all'aggiornamento della legislazione agraria regionale vigente sia per gli interventi a favore delle imprese agricole singole ed associate che per il consolidamento e lo sviluppo della cooperazione agricola di valorizzazione, ricercando procedure semplificate nell'erogazione degli aiuti pubblici: alla realizzazione di un sistema organico dei servizi di sviluppo e la identificazione degli obiettivi e del ruolo propri dell'Ente di Sviluppo Agricolo del Piemonte impegna altresì la Giunta regionale ad attribuire un contenuto prioritario alla questione della salvaguardia del territorio agricolo in materia urbanistica e di uso del territorio, nonché a tenere conto nei provvedimenti di competenza del ruolo vitale dell'agricoltura, intesa come settore produttivo e sociale, nonché quale attività connessa al l'ambiente".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità del 38 Consiglieri presenti.


Argomento: Istituti Pubblici di Assistenza e beneficenza - II. PP. A. B.

Esame progetto di legge n. 512: "Norme in materia di riconoscimento in via amministrativa della personalità giuridica di diritto privato delle II.PP.A.B."


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 512, di cui al punto 11) all'o.d.g.
La parola al relatore. Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio, relatore

Il progetto di legge di disciplina delle modalità di riconoscimento in via amministrativa della personalità giuridica di diritto privato delle II.PP.A.B, si è posto come atto necessario di adeguamento alla declaratoria di incostituzionalità dell'art. 1 della legge 17/7/1890, n. 6772, che ha fatto venir meno la qualificazione giuridica pubblica nei confronti delle istituzioni di beneficenza ed assistenza.
La previsione legislativa della Regione Piemonte ha voluto costituire intervento di giudizio equitativo, tendente al massimo garantismo nell'accertamento, divenuto obbliga torio, dell'effettiva natura giuridica (pubblica o privata) degli enti (criteri obiettivi di valutazione e rispetto, nella trasformazione giuridica, delle formali e sostanziali finalità espresse all'atto della fondazione - artt. 1 e 2 della legge).
Tali indirizzi non vengono modificati nel l'attuale testo legislativo che si limita, rispetto a quello già approvato nella precedente legislatura, ad adeguarsi alle osservazioni del Commissario del Governo in linea con gli indirizzi statali in materia.
La modifica del testo approvato da questo consesso in data 15/11/1990 va intesa, dunque, quale semplice recepimento delle osservazioni governative.
Ricordo che il testo di legge fu approvato il 15/3/1990, venne trasmesso al Commissario del Governo il quale il 13/4/1990, lo rinviò con alcune osservazioni che vennero recepite nel presente nuovo testo di legge.
Non dimentichiamo che le II.PP.A.B, rispondono ad una legge del 1890.
Il Piemonte è ricco di istituzioni che hanno risposto in modo egregio in questi anni al bisogno degli anziani in case di riposo e dei bambini in scuole materne. Addirittura nel secolo scorso le scelte politiche dello Stato centrale, e in questi ultimi anni della Regione Piemonte, hanno cercato di stabilire del rapporti, a livello normativo con tali Istituzioni, con spirito e animo diverso. Tutte le II.PP.A.B, hanno organi amministrativi eletti da pubbliche amministrazioni e la Regione, attraverso le UU.SS.SS.LL., ha espresso gli organi di vigilanza.
Il Commissario del Governo, il 6 novembre u.s., ha trasmesso al Presidente della Giunta regionale una comunicazione nella quale pone in discussione il fondamento normativo della L.R. n. 20 nei confronti delle II.PP.A.B, per le quali deve essere accertato se sono di natura pubblica o privata. Se pubblica, deve pur sempre essere applicata la legge del 1890 se privata la Regione eserciterebbe soltanto un potere legittimo di vigilanza.
Da tempo si attende una legge quadro statale sull'assistenza invece si è arrivati ad una privatizzazione.
Lascio alla discussione del Consiglio quanto ho espresso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Da tanti anni attendevamo dal Governo nazionale una legge di riforma dell'assistenza, dobbiamo invece discutere una sentenza della Corte Costituzionale che privatizza quanto di pubblico e con il pubblico viene gestito nell'ambito dell'assistenza.
Le domande di privatizzazione sinora per venute alla Regione Piemonte riguardano soprattutto case di riposo per l'assistenza agli anziani.
Abbiamo già detto in Commissione che, contrariamente a quanto alcuni organi di stampa hanno riportato, non ci interessa ostacolare l'iter di questa proposta di legge, ma ci interessa ribadire la nostra netta contrarietà ad una scelta a cui la Regione Piemonte deve adeguarsi.
Ben diverso dovrebbe essere il discorso sull'assistenza e non soltanto nella nostra Regione. Siamo in attesa di una legge nazionale di riforma e di finanziamenti adeguati, quindi ben altri dovrebbero essere i provvedimenti per l'assistenza. Non possiamo dimenticare ciò che sta avvenendo nella sanità con il commissaria mento dei comitati di gestione delle UU.SS.SS.LL. (peraltro nessuno di noi rimpiange i comitati di gestione delle UU.SS.SS.LL. perché il loro superamento l'abbiamo voluto e chiesto con forza) e ci interessa ragionare e discutere sul futuro dei servizi socio assistenziali.
Per tornare allo specifico della proposta che ci è stata sottoposta per il voto, ricordo che abbiamo espresso in Commissione perplessità e contrarietà al provvedimento, che deriva dalla contrarietà alla politica portata avanti a livello nazionale. Forti perplessità vengono sollevate dal nostro Gruppo rispetto alla vigilanza che la Regione dovrebbe effettuare in ordine all'erogazione dei servizi da parte delle II.PP.A.B, divenute enti privati.
Sappiamo quanto sia precaria la vigilanza che esercita la Regione rispetto alle convenzioni e pensiamo che alcune situazioni peggioreranno soprattutto nelle istituzioni di assistenza agli anziani, che potranno licenziare e assumere il personale senza nessun vincolo, con grave rischio per la sicurezza del posto di lavoro, sapendo fra l'altro che la formazione e l'aggiornamento del personale non saranno più obbligatori in futuro negli enti privati. Non sono poche le II.PP.A.B, che dispongono di un patrimonio consistente e che non erogano più assistenza, quindi la nostra preoccupazione deriva anche dal fatto che quei patrimoni, che sono stati costituiti con il sacrificio di cittadini o con la volontà di dare un contributo alla collettività, si disperda e venga utilizzato non per l'assistenza alle nostre comunità, ma per altri fini e per altri scopi.
Segnali di questo genere ne abbiamo avuti già parecchi. Non sono più casi isolati i casi di richiesta di alienazione di patrimoni, non per migliorare l'assistenza, ma per scopi e finalità diversi, come la copertura di un normale disavanzo digestione, o l'arredo di uffici, e la Regione non potrà più esercitare la tutela e il controllo sull'uso di tali patrimoni dal momento in cui saranno privatizzati.
Riteniamo che le II.PPA.B, che non funzionano più dovrebbero scegliere la strada del lo scioglimento e del passaggio dei propri beni, e per qualcuna anche delle funzioni, agli enti locali e al Comuni in modo particolare.
Dall'approvazione di questa legge, che può essere considerata un atto obbligatorio, può derivare, appunto, un peggioramento complessivo dell'assistenza nella nostra regione, nella quale sono collocate numerose II.PP.A.B., a differenza di altre regioni italiane. Proprio per questo fatto la Regione Piemonte dovrebbe esercitare un ruolo diverso nei confronti delle scelte del governo nazionale. Non riteniamo che su ogni questione, e in modo particolare su una materia come quella dell'assistenza, sia lecito non adeguarsi sempre alle scelte nazionali che non sono condivisibili e che lasciano forti dubbi.
Per queste ragioni, perché abbiamo una concezione diversa del ruolo dell'assistenza e degli istituti di assistenza, come lo abbiamo dimostrato con la presentazione di proposte di legge che però non hanno potuto essere approvate per ragioni che non sto ora a richiamare, il nostro comportamento sarebbe stato completamente opposto a quello che ci viene proposto quindi il nostro voto è sicuramente un voto contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, farò una dichiarazione di voto assolutamente contraria a questa legge.
E' una legge che recepisce una sentenza della Corte costituzionale che apre di fatto la strada alla privatizzazione delle II.PPA.B., strutture che finora erano sottoposte a precisi vincoli e che rientravano nella programmazione dell'ente pubblico. Questa è la conclusione scontata di una strada avviata nella scorsa legislatura, osteggiata - è il caso di dirlo non solo da certi partiti di sinistra, ma dalle stesse associazioni che da anni si occupano dei problemi degli anziani e dei disabili non autosufficienti. Ricordo che in sede di discussione in Commissione i funzionari hanno pesantemente sottolineato il fatto che se la legge regionale non fosse stata approvata comunque le disposizioni amministrative andavano applicate, comunque si sarebbero mossi sulla strada dell'applicazione della sentenza della Corte costituzionale. L'impressione che ne ho avuta è stata di una recita e mi domandavo se su questa questione, come su altre, fosse possibile che il Consiglio regionale venisse esautorato; comunque sembrava che la possibilità di intervento e di giudizio del Consiglio fosse pleonastica rispetto alla cogenza di una norma amministrativa, sembrava che fosse esautorato anche rispetto alla possibilità di governare, di programmare le risorse residenziali e di assistenza alle persone non autosufficienti, in una situazione che è riconosciuta assolutamente carente nel campo delle risorse abitative, domi ciliari e collettive, soprattutto perle fasce deboli meno protette della popolazione. Vivremo in una carenza di risorse domiciliari, soprattutto per le fasce di popolazioni più deboli, economicamente meno protette, posto che le disponibilità di posti nelle II.PP.A.B, privatizzate sicura mente saranno diversificate in ragione della messa sul mercato privato di posti che prima erano soggetti al governo da parie del pubblico; soprattutto in una situazione di assoluta carenza di alternative nell'assistenza a persone non autosufficienti, anziani e disabili, quali l'ospedalizzazione a domicilio, l'assistenza domiciliare integrata, le comunità alloggio assistite, le residenze sanitarie. Questa è dunque una ratifica dovuta, ma è una grave penalizzazione per coloro che in questi anni si sono battuti per le fasce più deboli della popolazione e certamente questa disposizione cadrà negativamente sulla qualità della vita dei disabili e degli anziani non autosufficienti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo socialista voterà a favore del disegno di legge n. 512 con il quale la Regione si mette in sintonia con quanto ha stabilito la Corte costituzionale per sottolineare anche come, nel momento in cui diamo il giusto riconoscimento al ruolo che sarà chiamato a svolgere l'iniziativa privata accanto a quella pubblica debba derivare all'istituzione pubblica una maggiore disponibilità. Senza farci prendere dalla frenesia del cambiar pagina e del rinnegare la nostra storia, credo sia giusto offrire stesse opportunità al privato, il quale svolge già un ruolo importante nelle attività di carattere sociale e assistenziale. Conosco case di riposo che sono gestite con grandi sacrifici da parte di religiosi per le quali forse è opportuna un'attenzione particolare e che rispondono a necessità che in genere le istituzioni pubbliche non riescono a soddisfare. Allora, è giusto che ci sia questo ventaglio aperto che dia la possibilità a chi vuole assumere iniziative di questo tipo, di realizzarle per rispondere alle necessità della società che ha realizzato tante cose, ma ne ha trascurate delle altre.
Ne deriva una maggiore responsabilità all'istituzione pubblica, perch il rapporto nel la gestione della vita quotidiana tra il personale e gli assistiti sia nel settore pubblico che in quello privato richiede una vigilanza particola re. Credo che nel momento in cui andiamo a liberare nuove energie mettendole in campo e finalizzandole ad uno sforzo in questa direzione, vi sia la necessità di esercitare un controllo più da vicino per evitare che il privato possa essere tentato di trarre profitto. Anche nel pubblico c'è bisogno di un rapporto particolare tra chi lavora, in questo caso, nella casa di riposo e chi è assistito. Dobbiamo penetrare nella profondità di questi rapporti, occorre sentir parlare tutti, sia nelle case pubbliche che in quelle private, per capire che cosa manca e che cosa va completato. Si tratta di far sì che chi viene destinato in una casa di riposo, non si senta un isolato, un abbandonato, un reietto della società.
La seconda considerazione è che dobbiamo mettere le scelte delle II.PPA.B, al riparo dalle speculazioni politiche. Questa legge non pu essere assunta come via libera per cambia menti che rispondono a obiettivi di carattere sociale e umanitario.
E' importante realizzare questo ventaglio nel quale operino pubblico e privato, è importante penetrare nel mondo dell'assistenza, è importante entrarvi con un'azione di sorveglianza tale da garantire tutti e da non lasciare spazio a chi voglia esorbitare dalle proprie funzioni, e mi riferisco a coloro che guardano al profitto privato. E' importante una maggiore sorveglianza e un maggior rigore per impedire che ci siano manovre di carattere politico e speculativo che si scatenino proprio sulla base di una nuova legge, le cui finalità sono invece di rivitalizzare un mondo al quale dobbiamo legarci sempre di più perché è il mondo che pulsa con il nostro cuore.
Queste sono le ragioni per cui esprimo a nome del Gruppo socialista voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Ringrazio gli intervenuti, in particolare i Consiglieri Bortolin e Maggiorotti i quali hanno espresso le loro difficoltà, le stesse che anche noi avevamo nell'approvare questo testo di legge, soprattutto gli emendamenti, e pongono degli obiettivi molto importanti: quelli della vigilanza. La vigilanza è legata alla normativa e sarà compito dell'Assessore di far sì che questa normativa venga rispettata ovunque; le UU.SS.SS.LL. dovranno sentirsi più disponibili al confronto, alla verifica e sull'adeguamento alle norme di sicurezza, di vigilanza, di assistenza.
Anche alla questione del personale, l'Assessorato dovrà porre attenzione, perché il rapporto privato modificherà comunque la situazione esistente nell'amministrazione delle II.PPA.B. Esistono norme che regolano i rapporti del privato, e, ovviamente, dovremo fare attenzione affinché non si verifichino abusi e tensioni. La vigilanza dovrà continuare anche sul patrimonio. Dovremo fare attenzione per ché non nasca un business del privato e sarà ancora compito dell'Assessorato far sì che questo non avvenga ponendo, con una circolare, l'attenzione su questo.
Non dimentichiamo però che anche quando saranno istituzioni private le II.PP.A.B, sa ranno sempre attestate alla vigilanza delle UU.SS.SS.LL. e sono convinto che questa vigilanza sarà particolarmente attenta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bergoglio per la replica.



BERGOGLIO Emilia, Assessore all'assistenza

Ritengo corretto e doveroso dare delle risposte ai colleghi che sono Intervenuti nel dibattito in aula, ancorché l'argomento sia stato a lungo dibattuto; soprattutto coloro che seguono più direttamente questi problemi sono ampiamente informati dell'iter procedurale e delle ragioni che hanno indotto a questo provvedimento.
Vi è stato un lungo dibattito nell'opportunità di attivare un provvedimento legislativo o di recepire la direttiva del Governo con un atto amministrativo formale. La Giunta precedente e quella attuale hanno ritenuto corretto e dove roso dotare la Regione Piemonte di un provvedimento legislativo che desse certezze di riferimento agli enti interessati e voglio rassicurare la collega Bortolin che non saremo richiamati - e lo dico senza presunzione - per atti in contrasto con la normativa della legge che stiamo proponendo, perché, nei limiti degli errori umani e materiali che possono essere compiuti, sarà nostra cura applicarla correttamente.
Ho già avuto occasione di dire in Commissione che la Giunta non ritiene questo provvedimento esaustivo in materia di assistenza e di servizi sociali della Regione Piemonte, anzi, consideriamo questo un primo atto di documenti e linee per dare attuazione al piano socio-sanitario regionale e per indicare, alla Commissione prima e al Consiglio poi, gli intendimenti dell'amministrazione in ordine alla gestione dell'intera partita dei servizi socio assistenziali. Non è questa un'ora opportuna per entrare nel merito delle indicazioni che si potrebbero dare, colgo però l'occasione per dire che non c'è l'intenzione di trasformare gli enti pubblici di assistenza e beneficenza, attraverso la privatizzazione, che li adeguerà alla normativa nazionale degli enti del privato sociale, in momenti speculativi o per dare una diversa impostazione alle II.PP.A.B.
Rifiuto un'impostazione che voglia attribuire alle iniziative del privato sociale un significato diverso. Non dimentichiamo che molti servizi sono stati anticipati e sono stati modello di riferimento nella società piemontese. Non vorrei fare delle citazioni perché citarne solo qualcuno offenderebbe altre realtà: basti pensare a quante iniziative sono presenti nella nostra città e nella regione e credo che nessuno possa, con correttezza di coscienza e di intenti, riconoscere In queste iniziative momenti speculativi o di devianza. Posso Invece ritrovarvi momenti di alta solidarietà umana e sociale. E' su questa strada che vogliamo proseguire non vogliamo essere da paravento a fenomeni speculativi.
Sottolineiamo la grande forza e il grande impegno che queste iniziative hanno profuso nel corso degli anni. A queste ci appelliamo per una continuità di intervento e di impegno.
Il Consigliere Maggiorotti ha sollevato una serie di altri problemi. La volontà dell'Amministrazione è di risolverli. Credo che attraverso forme di gestione più snelle e meno burocratiche potrà venire un segnale positivo per la soluzione di tanti problemi.
Il testo che viene presentato, come è già stato indicato in Commissione, è in gran parte lo stesso testo approvato nella seduta di Consiglio del 15 marzo 1990. Abbiamo accolto le osservazioni che il Commissario di Governo ha indicato e abbiamo introdotto alcune correzioni che ci sono state suggerite dalla legge della Regione Lombardia, che sono norme di salva guardia, quindi restrittive rispetto alla direttiva nazionale. L'Amministrazione intende attribuire la possibilità di privatizzazione soltanto a quelle II.PP.A.B, che hanno le caratteristiche e l'impostazione che la legge stabilisce. Mi di spiace che alcuni Gruppi consiliari non siano favorevoli; devo riconoscere che nella loro linea c'è coerenza di comportamento e devo dare atto del loro contributo costruttivo comunque, al di là del voto non favorevole, nei comportamenti di alcuni Gruppi di opposizione, non ho registrato atteggiamenti dilatori. E' giusto anche se mi dispiace che ognuno esprima le proprie valutazioni e le proprie posizioni politiche.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Bortolin. Ne ha facoltà.



BORTOLIN Silvana

Per approvare una legge rinviata dal Commissario di Governo è necessaria la maggioranza assoluta del Consiglio regionale. Vista la nostra dichiarata contrarietà a questa proposta di legge, chiedo in via pregiudiziale come la maggioranza intende procedere.



PRESIDENTE

Dalla replica dell'Assessore Bergoglio mi è sembrato di cogliere che non si tratti soltanto di un adeguamento alle osservazioni del Commissario di Governo, ma di correzioni che dovrebbero configurare un nuovo testo di legge. E' pur vero - e questa è una valutazione che la Presidenza ha fatto nel corso di questa discussione - che non siamo di fronte a un nuovo disegno di legge. Questo è il quadro della situazione che abbiamo davanti.
Chiede la parola il Consigliere Monticelli. Ne ha facoltà.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, non per avventurarmi in osservazioni di tipo giuridico, però faccio presente che il punto 11) dell'ordine del giorno parla di ''riesame testo approvato dal Consiglio regionale in data 15/3/1990 - adeguamento osservazioni del Commissario del Governo del 13/4/1990". Quindi: o la Giunta ritira questa proposta e presenta un altro disegno di legge, oppure ci troviamo di fronte alla norma per la quale occorre la maggioranza assoluta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Penso di dover rilevare che la necessità dei 31 voti nasce dalla retta e corretta interpretazione di una sentenza della Corte Costituzionale, la quale ha stabilito che quando il Consiglio regionale, in seconda lettura si adegua alle osservazioni del Governo, ovviamente con riferimento alla normativa annullata, occorrono i 31 voti. Qui mi si dice: ci siamo adeguati alle osservazioni per quanto riguarda la norma o le norme annullate e poi c'è qualche cosa di più. Per il qualche cosa di più potrebbe andare bene in teoria la regola del nostro Regolamento, ma per quella parte che viene oggi votata in cui c'è il puro e semplice adeguamento, deve scattare la regola dei 31 voti stando alla Corte Costituzionale. Penso che, nell'interesse dell'istituzione, sarebbe opportuno non procedere alla votazione, perché se si procedesse rimarrebbe questa mina vagante.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossa. Ne ha facoltà.



ROSSA Angelo

Il Presidente valuterà se la norma andrà interpretata in un modo o nell'altro. A me sembra però che vada interpretata come; "Esame progetto di legge n. 512". Ritengo che la parte contenuta nella parentesi è una subordinata e ha il significato di una spiegazione. Il punto sul quale dobbiamo fermare la nostra attenzione mi sembra quello in cui si dice: "Esame progetto di legge".



MONTICELLI Antonio

Il numero 512 del progetto di legge è relativo al vecchio progetto di legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta regionale, Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

I formalismi hanno il loro valore, però il portare agli estremi questa discussione interpretativa credo non sia utile a nessuno. La discussione è stata fatta. Valuteremo la presentazione del nuovo disegno di legge a condizione che sia iscritto al primo punto dell'o.d.g. della prossima seduta di Consiglio. Questa sera la Giunta lo approverà come nuovo disegno di legge e lo mandiamo al Consiglio come nuovo disegno di legge con la richiesta di iscriverlo al primo punto dell'o.d.g. della prossima seduta del Consiglio. Chiedo se c'è questa disponibilità da parte del Consiglio.



MONTICELLI Antonio

Un progetto di legge deve seguire un iter.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Se non si vuole seguire tutto l'iter si può rinviare la votazione.



PRESIDENTE

La Presidenza si è posta questo problema e ha atteso la replica dell'Assessore per capire quale era la ratio con la quale la Giunta aveva apportato gli adeguamenti e le eventuali modificazioni. Riteniamo di soprassedere sulla votazione, naturalmente la discussione si intende già fatta. Riporteremo il punto all'o.d.g. del prossimo Consiglio e la Presidenza farà in modo che nella prossima seduta il disegno di legge venga votato e approvato possibilmente con 31 voti.
E' quindi sospeso l'esame del punto 11) all'o.d.g.


Argomento: Opere pubbliche

Esame progetto di legge n. 36: "Proroga dell'entrata in vigore di alcune norme del la L.R. 21/3/1984, n. 18, in materia di opere e lavori pubblici" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 12) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 36.
Questo progetto di legge è stato licenziato dalla Commissione, è relatore il Consigliere Cavallera che ha facoltà di intervenire.



CAVALLERA Ugo, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nel licenziare a maggioranza questo disegno di legge la Commissione ne raccomanda al Consiglio la sua approvazione. E' un disegno di legge contenuto nel testo e semplice nelle sue enunciazioni.
In sede di Commissione è sorta una discussione abbastanza accesa tra coloro che lo approvavano, ed erano i rappresentanti della maggioranza, e coloro che mettevano in risalto la assurdità di questa ulteriore proposta.
Siamo infatti al terzo rinvio dell'entrata In vigore del Titolo III della LR 18. La maggioranza In sostanza fondava il parere positivo sulla considerazione che è giacente alla Commissione competente un disegno di legge di revisione generale della legge n. 18, per cui è necessario, nelle more di approvazione di questo disegno di legge di revisione generale della legge in mate ria di opere e lavori pubblici, approvare una "leggina" per saldare il periodo di precedente proroga ad un ulteriore congruo periodo che consenta alla Giunta regionale di operare e al Consiglio di procedere all'approvazione della revisione complessiva, che interesserà anche il titolo II della legge n. 18, vale a dire gli articoli che riguardano le procedure della programmazione, dalle attività di competenza dei Comuni all'operatività degli organi regionali. Rimando quindi i colleghi Consiglieri alla lettura della relazione.



PRESIDENTE

Anche l'esame del progetto di legge n. 36 è rinviato alla prossima seduta del Consiglio regionale.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Esame proposta di deliberazione n. 45: "Determinazione delle diarie per le missioni all'estero del personale regionale in vigore dall'1 luglio 1990 come proposto dalla Giunta regionale con deliberazione n. 20-390 dell'11/9/1990"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di de liberazione n. 45, di cui al punto 17) all'o.d.g.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Buzio. Ne ha facoltà.



BUZIO Alberto

Vorrei fare una breve dichiarazione di voto. In Commissione avevamo chiesto il quadro generale con la determinazione delle diarie. La proposta di deliberazione è arrivata in Commissione in modo approssimativo tant'è vero che non ci ha consentito una valutazione generale delle ragioni delle missioni e del quadro finanziario complessivo finanziario. In assenza di questa documentazione, il nostro Gruppo ritiene di astenersi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Intervengo per dichiarazione di voto. In sede di Commissione, ad una precisa richiesta sullo stato delle missioni del 1989, non abbiamo avuto alcuna risposta: e pare non sia disponibile neanche quello del 1990. In assenza di un quadro preciso delle missioni dei funzionari regionali in Italia e all'estero, il nostro Gruppo ritiene utile astenersi.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi possiamo passare alla votazione della deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 21 voti favorevoli e 13 astensioni.


Argomento: Protezione civile

Esame proposta di deliberazione n. 71: "Legge 2/5/1990 n. 102, art. 16. Criteri di riparto percentuale delle somme stanziate per interventi di ricostruzione in Comuni della provincia di Novara colpiti da avversità atmosferiche nei mesi di luglio e agosto 1987"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 71, di cui al punto 16) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Panella.



PANELLA Luciano, Assessore al pronto intervento

Il provvedimento è urgente. La legge prevede che per il 1989-1990 ci sia uno stanziamento di 20 miliardi a favore delle zone dell'Ossola colpite dall'alluvione nei mesi di luglio e agosto 1987; la legge prevede il completamento dell'intervento negli 1991 - 1992- 1993-1994.
Proponiamo di approvare il piano di riparto percentuale, per la somma di 100 miliardi, nel modo seguente: 50% relativamente alle opere di completamento del settore idrogeologico 25% relativamente al settore acquedotti e fognature 10% relativamente al settore trasporti 15% relativamente ai settori collegati al rilancio delle attività produttive.
In sede di II Commissione sono stati spiegati i criteri e le scelte relative alla proposta.
Credo che il Consiglio non possa esimersi dall'approvare questo piano data l'urgenza. Nella proposta di deliberazione è anche detto di dare mandato alla Giunta regionale di provvedere ai successivi adempimenti di programmazione attuativa, il che vuoi dire entrare nel merito specifico della destinazione delle somme, che vanno comunque alle comunità montane ed ai Comuni. La lista delle richieste supera di gran lunga le possibilità di intervento.
Sono a disposizione per qualunque tipo di chiarimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buzio.



BUZIO Alberto

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho chiesto al mio Gruppo di discutere questa deliberazione non tanto per intervenire nel merito, ma per evitare che ci possano essere intoppi al fini della spesa. Voglio sottolineare che non è superato un dissenso che si era apertamente manifestato da parte del nostro Gruppo in II Commissione sul fatto che la deliberazione dovesse essere assunta dal Consiglio, ma non solo per quanto riguarda i criteri generali a cui ha fatto riferimento l'Assessore Panella ma anche per quanto riguarda la specificazione degli interventi sul territorio. Dopo un esame attento della legge, e in ottemperanza alle norme statutarie, è pacifico che il provvedimento deve essere deliberato dal Consiglio regionale.
La deliberazione è molto scarna ci propone dei criteri di riparto molto generici e rivela un ampio potere discrezionale della Giunta regionale alla quale (punto 4) si vuole dare mandato di provvedere ai successivi adempimenti di programmazione attuativa.
Crediamo che anche la programmazione attuativa debba passare all'esame del Consiglio. E' una materia che riguarda in generale i rapporti tra Giunta e Consiglio, quindi non ne faccio un appunto all'Assessore Panella.
In questo modo il Consiglio viene svuotato di ogni possibilità di intervento nel merito, perché quando i criteri sono generali e si da mandato alla Giunta di intervenire sui pro grammi di attuazione, mi chiedo che cosa possa decidere il Consiglio, considerato che la verifica della coerenza tra i criteri generali e l'attuazione della programmazione sul territorio si verifica solo a fronte dell'allegato degli interventi.
D'altra parte nelle deliberazioni precedenti che erano state revocate questo fatto era presente, mi riferisco alle deliberazioni assunte dalla Giunta nel mese di luglio di quest'anno quando, in sede di vacatio, il Consiglio non poteva deliberare.
Credo che occorra una valutazione generale da parte del Consiglio e noi l'abbiamo già fatto presente in Commissione.
D'altra parte la legge prevede una valutazione di impatto ambientale.
E' stato fatto? Esiste agli atti la valutazione di impatto ambientale o non c'è? La legge prevede inoltre che i Comuni debbano essere sentiti. Esistono agli atti i loro pareri? Ricordo che le deliberazioni della Giunta erano state revocate proprio per ché i Comuni non erano stati sentiti.
Che cosa hanno detto i Comuni alle Comunità montane? Nella premessa della deliberazione, se non nel dispositivo, doveva essere! almeno queste valutazioni. Questo rapporto con i Comuni e con gli enti territoriali o è un elemento vivificante della programmazione altri menti non è che un passaggio fastidioso che si deve fare. Mi rendo conto quale credibilità possono avere le istituzioni se i Comuni si sentono solo perché per legge è obbligatorio sentire il loro parere per essere scritto in deliberazione.
A noi interessa conoscere le osservazioni fatte dai Comuni e dalle comunità montane così come a noi viene richiesto di conoscere la nostra attività a livello regionale in merito.
Per tutte queste considerazioni il nostro parere era decisamente contrario. Ci rendiamo conto che non si può far slittare continuamente le cose, perché c'è un problema di carattere generale nei rapporti Giunta e Consiglio, per cui bisognerà organizzare bene i lavori, ci rendiamo conto che c'è l'urgenza, però l'urgenza non necessariamente deve coniugarsi con l'approssimazione delle cose e soprattutto con il fatto che il Consiglio non venga messo oggettivamente nelle condizioni di esprimere un pare re articolato in proposito.
Pertanto il nostro parere sul punti 1), 2) e 3) e sul mandato dato alla Giunta è contrario. Queste osservazioni erano state sollevate anche in ordine ai problemi della depurazione. Anche in quel caso il Consiglio era stato scavalcato e messo nelle condizioni di non poter deliberare su materie che riguardano la programmazione generale e su decisioni che comportano una spesa di 20 miliardi all'anno per cinque anni. Che questi 20 miliardi entrino o non entrino nel bilancio è una cosa relativa, comunque sono fatti che vengono determinati dalla Regione, che ha i poteri reali di determinare la spesa su territorio. Doveva essere fatta una istruttoria puntuale da consentirci di entrare nel merito delle questioni e di fare un esame Istruttorie per verificare appunto la congruità e la coerenza dell'intervento con i criteri generali, che sono molto generici e che permettono ampio margine di discrezionalità. Quindi esprimiamo un voto contrario come il nostro Gruppo in sede di Commissione aveva anticipato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Panella.



PANELLA Luciano, Assessore al pronto intervento

Il collega Buzio mette in discussione il rapporto fra Giunta e Consiglio. Non mi soffermo ora su questo argomento per rispondere invece alle sue domande. Si sono tenute quattro riunioni che hanno interessato tutti i Comuni e le Comunità montane nelle quali si sono analizzate tutte le richieste e tutti i problemi avanzati.
Infine c'è stata una riunione conclusiva alla presenza degli Assessori della Provincia e dei rappresentanti delle Comunità montane e del Comuni e si è ottenuto l'assenso dei Comuni sul riparto che oggi proponiamo. I Comuni, per la verità, chiedevano di conoscere quello che chiede il Consigliere Buzio. Se la Regione non programmasse qualche torto ce l'avrebbe e qualche ammissione di colpa bisognerebbe far la, ma quando si presenta con una programmazione spiegando in commissione i motivi degli interventi e si sente chiedere di voler entrare nel merito specifico della ripartizione, si vuole confondere il ruolo del Consiglio con il ruolo della Giunta. Dopo aver esperito tutto quanto stabilisce la legge, ho proposto in II Commissione e in Consiglio una precisa pianificazione della spesa con precise motivazioni e ho chiesto che venisse discussa. Se qualcuno riterrà di non farlo e di andarsene, dovrà motivarlo non in modo semplicistico perché se si perderanno 20 miliardi qualcuno se ne dovrà assumere la responsabilità. Qui è tutto trasparente. E' necessario adempiere a questi obblighi entro la fine dell'anno: se non siamo in grado di approvare il riparto perché vengono a mancare i numeri, non potremmo andare a spiegare alla gente interessata che potrebbe essere vittima di assenza di intervento immediato perché qui si sta discutendo se è di competenza della Giunta o del Consiglio. Io ho fatto in due mesi un duro lavoro assumendomi la responsabilità ognuno si assume la propria. Però chi si assume la responsabilità di far fallire un simile intervento non creda di essere poi capito dalla gente.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani del Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 22 voti favorevoli e 2 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 10 Consiglieri).


Argomento:

Esame proposta di deliberazione n. 71: "Legge 2/5/1990 n. 102, art. 16. Criteri di riparto percentuale delle somme stanziate per interventi di ricostruzione in Comuni della provincia di Novara colpiti da avversità atmosferiche nei mesi di luglio e agosto 1987"

Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,50)



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