Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.260 del 22/12/93 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri, durante la scorsa adunanza consiliare, i processi verbali delle adunanze consiliari del 25 febbraio, 4, 9, 17 e 24 marzo, 6, 7, 20 e 27 aprile 1993. Non essendovi osservazioni si intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Ha chiesto congedo il Consigliere Croso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni - Presidente della Giunta Regionale

Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto per l'elezione del Presidente della Giunta e della Giunta regionale (seguito)


PRESIDENTE

Il punto 3) all'o.d.g. è relativo agli adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto per l'elezione del Presidente della Giunta e della Giunta regionale.
Vi richiamo alla lettura dello Statuto e precisamente degli artt. 33 34, 35 e 36 che riguardano la Giunta e le sue competenze.
A questo momento la Presidenza non ha ricevuto alcun documento recante il nome del Presidente e la lista degli Assessori. Chi ritiene di dover prendere la parola sull'argomento può farlo. Ritengo che una volta esaminato il punto inerente l'elezione del Presidente della Giunta e gli adempimenti statutari connessi potremo passare, visto l'espletamento dei lavori della I Commissione, al punto 4) all'o.d.g., che prevede l'esame del progetto di legge n. 439: "Autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno finanziario 1994".
Ha chiesto la parola il Consigliere Majorino; ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Intervenendo sugli adempimenti statutari devo innanzitutto ricordare che martedì 7 dicembre avevamo messo in evidenza, dai nostri banchi, le contraddizioni delle trattative della Giunta in pectore, DC-PDS, in primo luogo richiamandoci allo scenario nazionale dei due poli di cartello delle sinistre, di centro, centro-destra o destra-centro che si era andato a delineare. Avevamo messo in evidenza che era una contraddizione con questo scenario il solo fatto di trattare per una Giunta DC-PDS o DC-cartello delle sinistre, ma non solo per questo motivo importante, rilevante ed assorbente di carattere generale, bensì anche per un motivo concreto, cioè cercando di antivedere quello che avrebbe potuto essere il programma immediatamente dopo questa, secondo noi, innaturale alleanza, non riuscivamo a comprendere come avrebbero potuto coniugarsi, o anche solo convivere, sul piano della concretezza le due opposte impostazioni, per esempio nella materia sanitaria perché è il problema più scottante in questo momento, dell'Assessore Vetrino e del collega Calligaro che in materia sanitaria è il leader delle forze di sinistra. Così come non riuscivamo a comprendere come avrebbero potuto convivere nell'ipotetica Giunta che si andava delineando l'Alta Velocità patrocinata dall'ex pentapartito e, in prima persona, dal Presidente Brizio e le opinioni sul punto estremamente divergenti e negative dei Verdi.
Secondo punto: le trattative si sono arenate, sono fallite secondo quello che ci ha riferito "radio fante" in seguito alla diatriba insorta sulla Presidenza della Giunta. Se sono vere le notizie trapelate sulla Presidenza della Giunta è sorta la diatriba che l'ex pentapartito voleva proseguire con il Presidente Brizio, mentre il cartello delle sinistre avrebbe voluto prospettare una diversa soluzione indicando un loro esponente. A questo punto va rilevato che ci si è trovati in una situazione politica a dir poco confusionale. Abbiamo saputo, questa volta oltreché da "radio fante" anche dagli organi di informazione, che si andavano delineando - questa è una notizia ancora di 48 ore fa tramite televisione due documenti contrapposti: caso unico, dalla nascita della Regione Piemonte, che dopo una crisi vi fossero due documenti decisamente contrapposti. Si diceva che sarebbe accaduto, nella realtà poi non se n'è fatto niente. E' da ritenersi che la non presentazione di due documenti contrapposti sia in definitiva derivata dall'atteggiamento del Gruppo PSI Laburisti e segnatamente dal fatto che il Presidente del Gruppo Laburista pur essendosi recato a Roma all'Assemblea nazionale ai fini di sentire la voce del padrone, è tornato con un niente di fatto e si è trovato, come penso si trovi tuttora, come l'asino di Buridano che non sa da quale parte schierarsi.



(Interruzione del Consigliere Rossa)



MAJORINO Gaetano

Eh no! Chi è che sta a metà del guado che non sa se andare da una parte o dall'altra? E' sotto gli occhi di tutti!



PRESIDENTE

Sia più esplicito Consigliere Majorino, così nessuno ha dubbi. Meno dubbi e meno polemiche.



MAJORINO Gaetano

A nostro avviso, e mi pare di dire una verità incontestabile, in questo momento in Piemonte con riferimento alla Giunta il Gruppo Laburista si trova a metà del guado e non sa quali scelte fare. Dopodiché la situazione confusionale è di tutta evidenza e siamo ancora senza una Giunta.
Concludendo, mi pare di poter obiettivamente definire questa situazione, ma è soprattutto la gente piemontese che la definisce così quanto meno confusionale. Tutto questo rafforza il nostro atteggiamento attraverso il quale abbiamo sollecitato il Presidente della Repubblica a prendere il provvedimento di scioglimento del Consiglio regionale e di indire nuove elezioni. Non voglio illustrare la nostra proposta, ma solo ricordare che gli eventi verificatisi dal 10 dicembre ai giorni nostri rafforzano questa tesi perché il famoso art. 126 della Costituzione recita che allorquando non si è in grado di formare una Giunta per qualsiasi motivo si deve procedere allo scioglimento. Oggi il motivo c'è anche per la situazione in cui ci si è venuti a trovare, con riferimento alla questione del bilancio e dell'esercizio provvisorio che denota che una Giunta in crisi che non riesce a trovare una maggioranza si trova anche di fronte ad ostacoli che solo con arzigogoli tecnico-giuridici si possono superare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Riprendo un aspetto delle conclusioni del mio Capogruppo.
Alla fine di novembre noi abbiamo chiesto al Presidente della Repubblica, con istanza motivata, di sciogliere il Consiglio regionale ai sensi dell'art. 130 della Costituzione. Non ritengo che il Presidente della Repubblica riceva tali istanze tutti i giorni e quindi ci illudevamo potesse prestarvi un minimo di attenzione. Tale istanza gli è stata dapprima trasmessa via fax, poi con corriere diretto ed infine reiterata a mezzo telegramma. Sono passate settimane e non solo non abbiamo avuto una risposta, ma neanche un cenno di ricevimento. Noi non pretendiamo certo che il Presidente della Repubblica condivida la nostra richiesta, pretendiamo però il rispetto politico dovuto non tanto alle nostre persone quanto alla forza politica che qui rappresentiamo e a quegli oltre centomila piemontesi che ci hanno eletto qui e di cui il Presidente Scalfaro, che oltretutto è piemontese, è pure rappresentante se, come dice, lui è il Presidente di tutti gli Italiani! Invece nulla! Non abbiamo avuto nessuna risposta! Avevamo chiesto di conferire con lui, ma si è ben guardato dal darci risposta. Non solo, i giornali hanno riferito che in almeno due occasioni il Presidente della Repubblica ha parlato con il Presidente Brizio e non penso che abbiano parlato soltanto del tempo meteorologico. Non solo, il Presidente Scalfaro domenica scorsa era a Vercelli, ha incontrato decine di persone, ma non ha ritenuto opportuno sentirci; perché questo silenzio? Il Presidente della Repubblica è di parte, intendo parte politica, o si comporta come rappresentante di tutta la nazione? Questo suo atteggiamento è un controsenso. Siamo abituati ai controsensi del Presidente della Repubblica: non ha forse detto che la politica non va intesa come una professione e che bisogna considerarsi prestati alla politica? Detto da una persona che fa parte del Parlamento dal 1946 è perlomeno abbastanza incoerente, così come è incoerente che ciò non gli abbia impedito, come peraltro era espressamente previsto dalla legge, di godere dello stipendio e della pensione di Magistrato anche se a cinquant'anni il Magistrato non l'ha mai fatto! Così come è incoerente che in piena campagna elettorale romana abbia pontificato sull'apporto doveroso alla Resistenza delle donne partigiane senza però ricordare che a quel tempo lui faceva il Magistrato per la Repubblica Sociale Italiana! Allora perché il Presidente della Repubblica si dimentica quando gli vengono presentate determinate istanze come quella che noi avevamo presentato secondo la Costituzione? Forse il suo staff non l'ha messo al corrente? Povero staff! Allora speriamo che non gli dia altri guai tipo quello di certe frequentazioni familiari che sono state agli onori della cronaca.
Cattiverie, può darsi, ma questa insensibilità verso lo scempio di una Regione che è anche la sua, visto che il Presidente Scalfaro è piemontese che è attualmente ingovernabile, e lo è da mesi, ci rende veramente avvelenati, perché alla fine una considerazione ci resta ed è inoppugnabile: il Presidente della Repubblica è un Presidente di parte eletto da uomini di partito, quegli stessi uomini che sono nel frattempo sprofondati in una marea di fango, di veleni e nello sconcerto degli italiani! Quegli stessi partiti che anche qui alla Regione Piemonte avevano organizzato veri e propri gruppi di potere nella spartizione degli appalti degli ospedali, delle nomine degli amministratori straordinari! Questo sistema che noi combattiamo perché è estraneo alla pulizia, alla trasparenza; quel sistema che gli italiani hanno bocciato apertamente e che si apprestano a seppellire in una valanga elettorale! Allora, onorevole Presidente Scalfaro continui a chiudere gli occhi, a non rispondere, a far finta di niente. Vedremo poi quanto tempo resterà dopo le elezioni al colle del Quirinale e desidero fare un piccolo ma significativo gesto, per sottolineare la mia presenza civile e democratica perché so di interpretare molto di più dei miei elettori sostenendo un'ipotesi - cioè quella dello scioglimento del Consiglio regionale - che molti anche in quest'aula ritengono essere la migliore. Io alla fine di questa seduta resterò un'ora in silenzio seduto a questo banco, procedendo ad un'occupazione simbolica del Consiglio regionale per protesta contro l'atteggiamento del Presidente della Repubblica italiana. Un consigliere regionale come sono, l'ultimo della fila, che protesta contro il grande Presidente della Repubblica: non ho altri mezzi né possibilità. Non so neppure se glielo riferiranno, ma se glielo riferiranno, che qualcuno gli spieghi bene perché l'ho fatto.



PRESIDENTE

Consigliere Zacchera, rileggerò con attenzione il suo intervento.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signora Presidente, colleghe e colleghi, è passato molto più di un mese dall'apertura della crisi e nella seduta odierna non siamo ancora in grado di sciogliere i nodi di essa. Continuo a considerare questa nostra aula come una sede importante e decisiva per affrontare i nodi e possibilmente scioglierli e quindi ho chiesto subito di parlare nella speranza che non si verifichi oggi quello che è successo 15 giorni fa: un'aula quasi silenziosa di fronte a questi temi.
Ritengo che in quest'aula occorra fare il punto della situazione e quindi dire pubblicamente ed esplicitamente verso quali ipotesi ciascun gruppo sta lavorando. Il punto della situazione a mio modo di vedere è il seguente. Il 20 febbraio di quest'anno insieme ai colleghi verdi, Giuliano Segre e Miglio, presentammo una proposta di risoluzione di una crisi, che era ufficialmente aperta, attraverso la proposta di una Giunta istituzionale. Nel corso dei mesi altri Gruppi si sono incontrati lungo un percorso che presupponeva di dare una risoluzione alla crisi dopo le dimissioni del Presidente Brizio attraverso una Giunta istituzionale di emergenza. Questo percorso è stato frequentato da tutti i Gruppi politici, esclusa la Lega e il MSI, che si sono esclusi da subito; percorso che ad oggi, per quanto riguarda il punto di vista di Rifondazione Comunista, si è interrotto.
Il modo in cui si è interrotto non è irrilevante; quel percorso colleghe e colleghi, avrebbe potuto, nell'interesse del Piemonte, dare un governo diverso dal passato, che segnasse elementi di discontinuità per quanto riguardava il rapporto tra politica e morale, tra elettori ed eletti.
Era un governo che presupponeva una prevalenza dell'interesse pubblico e non del partito: questa ipotesi è fallita per un motivo ben preciso. E' fallita la scorsa settimana quando, al tavolo in cui si confrontava e verificava la possibilità di portare a termine un progetto di questo genere, la DC ha posto come condizione, per la formazione della Giunta istituzionale, l'accettazione di un programma fondamentale della DC stravolgendo in questo modo la possibilità che il Consiglio, guardando ai reali problemi e alle emergenze, costituisse una Giunta non di basso profilo, ma capace di affrontare con forza le emergenze economiche e sociali. Una Giunta, quindi, unita su quanto da fare più che tesa a distinguere quanto divideva i vari Gruppi. Questo non è stato possibile; la DC, con successivi importanti interventi, ha detto chiaramente che o il programma era il loro, con grandi idee - le loro - oppure non si poteva andare avanti.
A questo punto, colleghi, fallita quell'ipotesi, occorre che ciascun Gruppo chiarisca la propria collocazione.
Comincio dal Gruppo di Rifondazione Comunista, che pare soggetto a discriminazioni pregiudiziali che spero vengano espresse, da chi ne è portatore, in quest'aula.
Cercherò comunque di fare chiarezza sulla collocazione di questo Gruppo. Sia chiaro: Rifondazione Comunista non è né un Partito né un Gruppo votato all'opposizione, toglietevelo dalla testa! Rifondazione Comunista non intende la collocazione all'opposizione quale comoda posizione di chi protesta e basta; abbiamo progetti per trasformare la nostra società e, ove si verifichino le condizioni, intendiamo partecipare al governo di questa società in modo chiaro, pulito, onesto, possibilmente capace.
Quindi, caso mai qualche collega l'avesse, si tolga pure dalla testa l'idea di trovarsi di fronte ad una forza politica votata all'opposizione.
Parimenti, non siamo forza politica in attesa di qualche messianica catarsi o qualche risolutore conflitto sociale; siamo una forza che lavora in questa società per trasformarla, per fare alleanze, per lavorare all'interno di coalizioni.
Non siamo quindi forza politica né marginale, soprattutto a Torino, n che intenda emarginarsi; siamo una forza, a mio parere, che sta tranquillamente all'interno dello schieramento progressista, parola che non ci fa in alcun modo velo (se volete, posso anche ricordare quanto diceva il compagno Ho Chi Min, ovvero che compito di un rivoluzionario era cercare di trasformare un reazionario in un conservatore, un conservatore in un moderato, un moderato in un democratico, un democratico in un progressista ed un progressista in rivoluzionario).
Pensate un po' se fa velo il progetto di un fronte progressista; è un fronte nel quale ci ritroviamo ampiamente, sul quale non abbiamo alcun tipo di difficoltà.
Parimenti, un fronte che si dichiara progressista e che intende discriminare Rifondazione Comunista, penso che progressista non sia. Tra i temi, e se volete, anche tra i problemi da affrontare da parte di alcuni dei partecipanti o presunti partecipanti al fronte progressista, c'è anche quello di Rifondazione Comunista. Il fronte progressista deve fare i conti con una formazione politica che intende partecipare al progetto di uno schieramento alternativo a quello che sin qui, in modo dominante, ha governato il Paese, e deve fare i conti con una forza politica che fa della difesa dei lavoratori occupati e inoccupati, della difesa dell'eguaglianza dei lavoratori di fronte a servizi fondamentali quali la scuola, la sanità e via dicendo, il suo punto fondamentale. Il fronte progressista deve fare i conti con questa forza radicata socialmente; chi non lo vuole probabilmente non vuole lavorare all'interno di uno schieramento progressista, che di certo non è uno schieramento in cui tutti la pensano allo stesso modo, ma uno schieramento in cui si deve prendere atto, senza alcuna discriminazione, che c'è la forza di Rifondazione Comunista.
A questo punto della crisi cosa deve succedere, a mio avviso? Devono succedere due cose. Una è già accaduta: il secondo Gruppo di maggioranza relativa all'interno di questo Consiglio regionale, il PDS, preso atto anch'esso, con valutazione comune, dell'impossibilità di continuare a perseguire una soluzione di Giunta istituzionale, senza pregiudizi e con programmi forti e limitati, ha assunto, a mio parere, una responsabilità in modo esplicito e chiaro. Fallita l'ipotesi della grande Giunta istituzionale, ha dichiarato di essere disponibile a lavorare ad una Giunta di emergenza e di farsi carico, come Gruppo di maggioranza relativa, degli oneri e degli onori che un'ipotesi del genere presuppone, peraltro in forma posta senza pregiudiziali e preclusioni: di essere quindi disponibili a lavorare per un governo di emergenza.
Il Gruppo di Rifondazione Comunista è disponibile a questo tentativo sulla base di un programma che rimane di emergenza sia per i temi urgenti che occorre affrontare sia per i tempi che ci aspettano, che non sono quelli di un'intera legislatura; siamo quindi interessati a costruire una Giunta di emergenza di matrice progressista.
Questa è strada avviata, assolutamente non conclusa né delineata, una strada su cui alcuni Gruppi stanno lavorando; spero che altri Gruppi inizieranno anch'essi a lavorare.
La seconda cosa che deve accadere, a mio avviso, è che altrettanto faccia la DC. Colleghi, la DC in quest'aula ha diciotto Consiglieri regionali, è il Gruppo di maggioranza relativa; la DC ha il Presidente della Giunta regionale uscente, gran parte degli Assessori di questa Giunta regionale, ha "grandi" idee programmatiche nonché pregiudiziali di carattere programmatico senza le quali non intende possibile una partecipazione ad un suo governo.
La DC quindi, per favore, nell'interesse del Piemonte, smetta di tenere un comportamento che da un lato ha recato pregiudizio alla risoluzione della crisi in un certo modo, e dall'altro consente a questa situazione uno stallo inammissibile.
La risoluzione della crisi può avvenire in due modi. Uno è quello che vede il mio Gruppo parteciparvi, ma vi è anche un altro modo.
Cara DC, anche chi è portatore di pregiudiziali deve farsi carico di proposte precise e nei tempi urgenti che si richiede di risoluzione della stessa. Uscite dal vostro impasse! Mi rendo conto che forse i Consiglieri della DC possono anche attendere per scegliere lo specchio in cui riflettersi; mi rendo conto che in quest'aula, per molte forze politiche, anche per la mia, c'è una ricerca di sintonia o di accordo di fase con quanto succede fuori dall'aula. Mi rendo conto che per tanti democratici cristiani oggi gli specchi in cui decidere di riflettersi sono tanti, sono tre o quattro: ci si può riflettere nella Lega, in Berlusconi, nel Partito Popolare, in Segni. Mi rendo conto di questi fatti, ma mi rendo anche conto che non si può attendere oltre: non possiamo attendere che il Gruppo o i Consiglieri della DC aspettino che si chiariscano le cose fuori di qui, anche perché penso che una responsabilità dei Gruppi e personale di ciascuno di noi sia oggi più forte che in altri tempi.
Noi non siamo qui uomini o donne-velina di pensieri nazionali, quasi i portaborse di pensieri altrui, noi dobbiamo concorrere ai pensieri altrui.
O siamo solo dei portaborse? E allora, riteniamo, sulla base pure delle ricerche che stiamo facendo, di dover interpretare quanto accade fuori di qui, tenuto conto della situazione specifica e delle caratteristiche specifiche dei Gruppi che compongono quest'aula? O siamo semplicemente delle persone emissarie di altre e che recitano delle formule più platoniche dal punto di vista della sintesi che capaci di reagire con le forze concretamente in campo in questo Consiglio? Spero dunque che la Democrazia Cristiana si svegli anch'essa. Ritengo che la strada di costruire un programma di matrice progressista e un'ipotesi di Giunta sia una strada forte e possibile da praticare. Certo bisogna scegliere. Spero che in questo Consiglio avvenga una polarizzazione; il tentativo a cui noi partecipiamo è fatto sul serio, per vincere, se possibile, assumendoci tutte le grandi responsabilità che questo comporta.
E' un tentativo che ritengo debba essere fatto nell'interesse superiore dei piemontesi, per dare un governo con urgenza a questa Regione. Oltre il prossimo Consiglio, a mio parere, non si può andare. E' un tentativo che non si ferma qui, che non deve essere sprecato in nessun caso, perché è il tentativo di mettere attorno ad un tavolo quelle forze che - ripeto denominate progressiste, tra cui ci siamo anche noi, cercano di individuare un programma alternativo per il nostro Paese, un programma che sia capace di governare sia la difficile emergenza del Piemonte, ma anche di dare un'indicazione di carattere generale su una possibile - finalmente strada delle forze di sinistra e progressiste per candidarsi al governo del proprio Paese.
Noi vogliamo evitare errori che ci portino alla sconfitta in questo frangente e ad un depotenziamento della possibilità di costruzione di questo polo progressista a cui Rifondazione Comunista intende partecipare.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Colleghi Consiglieri, sono convinto che i tempi stretti che abbiamo di fronte per dare una soluzione di governo alla Regione Piemonte esigano la massima chiarezza delle posizioni politiche, ed è quanto io cercherò di fare con questo intervento.
Non abbiamo bisogno, Consigliere Zacchera, né di propaganda né di pubblicità; non abbiamo bisogno che venga gettato fango gratuitamente sulle istituzioni democratiche, semmai abbiamo bisogno di ridare ruolo alle istituzioni democratiche, certo attraverso un profondo rinnovamento.
La scelta, ormai consolidata da parte delle massime istituzioni di questo Stato, del Parlamento e delle forze politiche, di andare presto come diceva il Presidente della Repubblica Scalfaro al rinnovamento del Paese con le nuove elezioni politiche, mi pare una grande prova di maturità democratica. Noi non ci staremo mai - Consigliere Zacchera - alla strategia di affossamento della Costituzione nei termini in cui voi cercate di portare avanti dentro e fuori dalle istituzioni.



MAJORINO Gaetano

Vi stiamo solo chiedendo nuove elezioni!



MARENGO Luciano

Noi crediamo che la Costituzione debba essere rinnovata, certamente modificata per adeguarla alle volontà che il popolo italiano, le forze politiche hanno espresso e stanno esprimendo, ad esempio rispetto alla modifica in senso federalista di questo Stato e di questa Repubblica.
Sicuramente non può essere affossata per meri obiettivi di propaganda e di pubblicità elettorali, così come sono stati posti anche in quest'aula da parte del Consigliere Zacchera. Contro questa strategia noi ci batteremo sempre; ci troverete sempre contro, dentro e fuori dalle istituzioni. E questa è la prima chiarezza che io credo sia necessario e giusto fare in quest'aula, a fronte degli interventi che abbiamo sentito prima.
La seconda questione riguarda più specificatamente la soluzione da dare al governo di questa Regione. Con convinzione e molta determinazione abbiamo presentato, insieme ad altre forze di sinistra - lo ricordava anche il Consigliere Chiezzi prima una proposta di Giunta istituzionale per superare la crisi nella quale si trovava il pentapartito, che ha poi portato alle sue dimissioni.
Eravamo convinti e determinati; abbiamo fatto una proposta che ha messo a confronto molti dei Gruppi consiliari e delle forze politiche presenti in questo Consiglio. Tuttavia era evidente - e l'abbiamo sempre detto con grande chiarezza che la Giunta istituzionale era tale se tutte le forze che intendevano parteciparvi vi partecipassero, a meno che non si autoescludessero composizioni politiche, come è avvenuto per esempio per alcune, sicuramente chi era per lo scioglimento anticipato del Consiglio non poteva partecipare ad una proposta che tendeva invece a dare un governo a questa Regione.
Non ci possono quindi essere delimitazioni di maggioranza, anche se si cerca magari di nobilitare questa pregiudiziale politica facendola diventare una pregiudiziale programmatica. Abbiamo, ed avevamo bisogno invece per dar vita a questa Giunta istituzionale che il criterio fosse quello che ricordavo prima.
Ci siamo trovati di fronte, due settimane fa, ad una certa posizione della Democrazia Cristiana, dopo i fatti politici avvenuti nel Paese con le elezioni del 21 novembre e del 5 dicembre. Come ho detto anche in quella sede, io non ritengo che ci siano dei collegamenti diretti, ma come si sa i fatti che avvengono nel Paese, soprattutto quando sono la volontà popolare, in politica, fortunatamente hanno un peso e credo che di questo peso dobbiamo tenerne conto, se vogliamo rispondere anche a quella strategia che il Consigliere Zacchera ha illustrato nel suo intervento dobbiamo tenere conto del peso degli avvenimenti e dei fatti politici sulla strada del rinnovamento. Dicevo che ci siamo trovati di fronte alla Democrazia Cristiana che tendendo a ristabilire il suo ruolo centrale nel sistema politico italiano e quindi anche in questo Consiglio regionale, ha posto delle pregiudiziali passando da una sorta di scambio sulle pregiudiziali, dalla massima responsabilità della Giunta alla delimitazione della maggioranza, che è per noi inaccettabile proprio perché non risponde ai criteri di cui dicevo prima che devono essere invece la caratteristica fondamentale di una Giunta istituzionale.
Dicevo prima che i fatti avvenuti in politica fortunatamente hanno un peso e non possono stare solo fuori da questo Consiglio, al di là delle volontà soggettive. Io non credo che da parte dei diversi Gruppi, neanche della Democrazia Cristiana, ci sia malafede quando pone queste pregiudiziali. Ci sono però dei fatti oggettivi dei quali però è bene tenere conto. Voglio dire alla Democrazia Cristiana, e non mi riferisco in questo caso tanto al Gruppo consiliare regionale della DC, ma faccio qui, a voce alta, una riflessione di carattere più generale che riguarda la Democrazia Cristiana in termini generali. Lo dico anche sulla base dei resoconti giornalistici di oggi, delle cose che sappiamo sono scoppiate all'interno di questo partito. Paolo Emilio Taviani ha detto che la DC in quanto soggetto centrale del sistema politico italiano è finita, non esiste più quella possibilità e quel ruolo per la DC. La Democrazia Cristiana dovrebbe essere consapevole di questo e io spero che si renda consapevole perché credo che questa sia la condizione per la DC per poter dare un contributo importante all'ulteriore sviluppo della democrazia nel nuovo sistema politico che si va delineando in questo Paese. Credo cioè che se la DC assumesse la consapevolezza che quel ruolo centrale non può più svolgerlo, non è più possibile e non solo per effetto del sistema elettorale, ma per quanto il sistema elettorale ha fatto emergere, ha fatto scoppiare, e che si determinerà - credo - in modo ancora più profondo con le elezioni di marzo, la Democrazia Cristiana potrebbe dare un contributo reale collocando le forze che sono al suo interno dentro la loro collocazione naturale che non è più quella di stare tutti insieme per garantire quel ruolo centrale alla Democrazia Cristiana! Il pensare di stare tutti insieme perché così si garantisce un ruolo che non c'è più credo che alla fine non faccia altro che portare tutte le forze e purtroppo l'insieme di queste forze, che - ripeto - ritengo che possono invece dare un contributo importante, ad andare in direzione della diaspora che già è avvenuta dentro il suo elettorato.
A fronte di ciò che è avvenuto con le elezioni a Roma e a Napoli, ci che dicono i sondaggi e cioè che l'elettorato della DC si divide, è tutto in libera uscita (una parte va con la sinistra, un'altra con il polo moderato), io credo che sia uno sbaglio grande - mi permetto di dare questo consiglio - che gli unici a non rendersene conto siano proprio il gruppo dirigente e gli eletti della Democrazia Cristiana. Se il gruppo dirigente della DC e gli eletti si rendessero conto di questo, collocandosi laddove le sue forze già si sono collocate, nell'area moderata e nell'area progressista, io credo che in quel senso potrebbero svolgere un ruolo ed essere protagonisti di un'ulteriore fase di sviluppo della democrazia di questo nostro Stato e di questa nostra Repubblica. Possono essere degli interlocutori, ciascuno dentro il suo polo, dentro la sua collocazione naturale, da pari a pari con le altre forze e dare un contributo di rinnovamento democratico, all'interno del polo moderato e del polo progressista, ad un confronto che alla fine può portare anche ad un ruolo protagonista nei termini in cui si può determinare con il nuovo sistema politico.
Ho fatto questa riflessione a voce alta, rivolta in termini generali alla DC, perché credo che le stesse questioni si pongano qui in Regione per la DC, ed è questo l'invito che io faccio a questo partito: di rendersi conto che non ha più quel ruolo, che non potrà più averlo e che quindi non può averlo neanche dentro questo Consiglio regionale, ma che può avere invece quell'altro ruolo di cui parlavo prima.
Di fronte all'esaurimento del tentativo di dar vita ad una Giunta istituzionale, per i motivi politici che ho ricordato prima, la nostra proposta - lo dico con la massima chiarezza - è quella di dar vita entro i prossimi giorni, quindi in tempi brevissimi, ad una Giunta di emergenza. Di qui deriva anche il nostro atteggiamento comunicato nella I Commissione rispetto all'esercizio provvisorio di bilancio per garantire il funzionamento della Regione, cioè una posizione di astensione in quanto riteniamo questo un fatto tecnico necessario per il funzionamento della Regione, anche se - l'abbiamo posto in I Commissione ed è stato ricordato anche prima - la Giunta dimissionaria non ha fatto soltanto ordinaria amministrazione: le delibere che ha assunto il 30 novembre u.s., non sono solo di ordinaria amministrazione, ci sono altre questioni sulle quali io credo sia opportuno fare la verifica che lo stesso Presidente Brizio ieri ha annunciato alla riunione dei Capigruppo per verificare più concretamente che cosa è stato ordinaria amministrazione e che cosa non lo è stato. Anche per questo motivo noi assumiamo questa posizione rispetto all'esercizio provvisorio come fatto tecnico.
Avanzeremo quindi nei prossimi giorni e vogliamo costruirla in tempi brevissimi, la proposta di una Giunta di emergenza. Una Giunta di emergenza che sia in grado di affrontare le priorità programmatiche sulle tre grandi aree che sono state delineate, che sono state oggetto anche di discussione approfondita e quindi base di partenza nei gruppi di lavoro sul programma che si erano costituiti e sui quali hanno lavorato diversi Consiglieri.
Parlo dei problemi del lavoro e dell'occupazione, dei problemi dell'ambiente e del territorio, dei problemi della sanità. Quindi una Giunta di emergenza che sia in grado di intervenire su queste tre aree e su questa base noi invitiamo le forze politiche laiche, ambientaliste socialiste, progressiste, di sinistra, a confrontarsi nei prossimi giorni per riuscire a costruire questa soluzione di governo; un confronto sulle priorità programmatiche, sui criteri per la formazione di un governo per la Regione Piemonte. Un confronto che è da parte nostra senza alcuna volontà egemonica, ma che corrisponda unicamente alle scelte programmatiche e politiche della nuova Giunta sia nel suo percorso che nelle sue conclusioni.
Nei prossimi giorni, da qui alla convocazione del prossimo Consiglio vorremmo confrontarci con tutte le forze che richiamavo prima per riuscire a dar vita e trovare una soluzione di Giunta per questa Regione. Credo che anche in questo modo si risponda a quel rinnovamento in atto che il Paese e il popolo richiedono.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Ringrazio la Presidenza per questo breve intervento che mi consente di esprimere un paio di considerazioni, poiché, per nostra scelta, non abbiamo voluto partecipare alla costituzione del nuovo governo regionale.
Penso che lo svolgimento dei lavori odierni stia ad indicare due cose: la prima è che la necessità di ricorrere all'esercizio provvisorio dimostra una difficoltà nel costituire la nuova Giunta, ma la seconda, ancora più importante, è che proprio la necessità di ricorrere all'esercizio provvisorio dimostra che la crisi della Giunta è andata al di là delle intenzioni di chi l'ha aperta.
La decisione di aprire una crisi prima della consultazione elettorale di novembre è stata improvvida; tanto improvvida da dimostrarsi, oggi, di difficilissima risoluzione così come d'altra parte era facile pensare.
Ritengo che sia ormai evidente che il Paese va verso una profonda polarizzazione e ritengo altresì che quello che sta capitando in questi giorni tra i Consiglieri che si consultano per dare vita ad una nuova Giunta, sia una situazione estremamente strana. Non sono d'accordo con il collega Chiezzi, perché non si può ripartire con la stessa base, infatti sembra - e credo sia un'opinione comune - che stiamo cercando di mettere in campo un gioco nuovo con dei vecchi giocatori professionisti che non hanno ancora deciso che casacca indossare e, quindi, da che parte stare.
Non sono d'accordo nemmeno con il collega Majorino: chi sta in mezzo al guado non è il Partito socialista, perché se così fosse, la crisi probabilmente, sarebbe già risolta; chi sta in mezzo al guado - ed è una mia impressione - è il partito di maggioranza relativa che ancora non ha scelto in che campo stare. A questo punto, valutato che il Parlamento e le Camere elette nel 1992 prendono atto di aver assolto al loro mandato (non essendo più rappresentative della volontà di polarizzazione espressa con il voto di novembre), ebbene, queste Camere si sciolgono e vanno alle elezioni nella primavera del 1994, cioè dopo neanche due anni dalla loro elezione.
Pertanto, questo Consiglio regionale, eletto nel giugno 1990 (sembra di parlare di un periodo preistorico), ha la presunzione di dar vita ad una Giunta che interpreti il nuovo.
Non sono mai stato un fautore della crisi per la crisi o delle elezioni per le elezioni, ma penso che a tre mesi dall'apertura della gravissima crisi economica e strutturale del Piemonte, non abbiamo il diritto di mantenere in piedi questo teatro di burattini, perché quand'anche ci fosse la possibilità - nella più fortunata delle ipotesi - di dar vita ad una Giunta spericolata verso sinistra, così come propongono il Consigliere Chiezzi e gli amici del PDS, vorrei capire che cosa possa concludere questa Giunta in un anno, al di là delle distanze e delle trincee ideologiche e programmatiche che dividono le forze che dovrebbero mettersi assieme.
Ebbene, questa non è sicuramente un'analisi che ci porta a vedere un futuro estremamente positivo per il 1994, se queste sono le premesse sulle quali il prossimo governo regionale vuole muoversi e cioè l'approvazione dell'esercizio provvisorio su cui le forze di maggioranza e di minoranza relative vogliono muoversi. Pertanto, penso che l'ipotesi del Consigliere Majorino sia l'unica proposta logica da portare alla fine, da realizzare.
Lo scioglimento di questo Consiglio è una necessità impellente, perché se fino ad oggi non si sono trovate le condizioni per far partire governi che a seconda di come ci si sveglia la mattina cambiano il nome (di emergenza di sanità nazionale, di SOS), se il tira a molla ha proseguito fino alle porte del 1994 tanto da costringerci all'esercizio provvisorio, ebbene, io reputo che sarebbe una sana presa di coscienza della realtà, da parte di tutti i colleghi, quella di richiedere lo scioglimento del Consiglio e la convocazione per la consultazione delle elezioni politiche del 1994 eventualmente congiunta a quella per il rinnovo di questo Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Cari colleghi, ho l'impressione che ciò che in questo Consiglio stenta ad evidenziarsi è che il processo in corso nella società tende a creare una linea di demarcazione non ancora approfondita e delineata tra quello che può essere uno schieramento progressista e quello che potrà essere uno schieramento conservatore. E' questa la linea di demarcazione che si cerca di bypassare nelle discussioni per la formazione del nuovo governo, da un lato strumentalmente, alzando vecchi steccati del frontismo (si rispolverano parole come marxismo), dall'altro ci sono atteggiamenti che fanno sì parte del gioco di squadra, ma che non sono comprensibili nel dover fare chiarezza nella fase che stiamo vivendo.
Credo che i tre grandi capisaldi che abbiamo individuato - tutto il Consiglio si è reso conto che sono i capisaldi sui quali l'assemblea dovrà confrontarsi - siano le sedi nelle quali cominciare a fare una selezione di questi schieramenti e costringere le persone, i Consiglieri, a dire chiaramente da che parte stanno. Pertanto, questa assemblea, rispetto alla comoda posizione di richiudersi ancora nei vecchi schieramenti, nelle vecchie logiche, nei vecchi identificativi dei partiti esistenti o non più esistenti, stenta a misurarsi su quelle che sono le linee di demarcazione che io ritengo taglino a metà molti partiti.
Voglio capire, colleghi, come si vuole affrontare la tragedia che il nostro Paese vive, di una crescita dei livelli di disoccupazione che nemmeno la ripresina abbozzata per la fine del 1994 potrà intaccare liberando ulteriormente i meccanismi di mercato con una grossa dose di assistenzialismo per non far morire di fame gli ampi settori della società che restano fuori da questi meccanismi spontanei di sviluppo. Alcuni grandi gruppi industriali incominciano lentamente a capire, quando iniziano ad aprirsi sui contratti di solidarietà, che ci sono dei processi dello sviluppo che non possono più pensare di far dislocare le risorse umane e le risorse materiali attraverso un confronto selvaggio dei meccanismi di mercato. Quando l'Unione Industriale fa un'inserzione sulla stampa invitando gli italiani a spendere 100.000 lire per comprare qualcosa d'italiano non si rende conto sino in fondo che c'è qualcuno che queste 100.000 lire non le ha proprio. E sono larghi settori della nostra società crescenti! Mentre ci sono altri invece che le spese le hanno fatte e non hanno bisogno di nessun appello e probabilmente oggi hanno spazio per i BOT, per il credito o per altre cose.
Questo è uno dei passaggi che può costituire una linea di demarcazione che è consequenziale a scelte che facciamo, a priorità di spesa del bilancio che noi individuiamo per affrontare questo tipo di problema.
Quando si pongono i temi dell'ambiente come elementi discriminanti, non si tiene conto che il problema dell'ambiente oggi va considerato e questa è una linea di demarcazione tra chi considera un lusso, oggi, una legislazione forte in materia di tutela ambientale e un'attenzione forte ai problemi dell'ambiente, e chi ritiene che l'attenzione all'ambiente in qualche misura sia un'economia esterna anche a tutto il sistema produttivo e al conto consolidato del Paese che ne dà un giovamento, anziché un danno.
Chi oggi considera che la sanità, per fare buona amministrazione, debba avere un approccio aziendalistico, non tiene conto che le aziende sono evolute nelle loro valutazioni e probabilmente c'è un approccio aziendalistico vecchio di venti, trent'anni.
Quando si vogliono distruggere dei patrimoni con delle logiche di accorpamenti discutibili (frutto della legge n. 502) nati in una "ciucca" di deregolamentazione che oggi io ritengo debba essere considerata con attenzione, non tiene conto che anche le stesse imprese hanno capito che le economie di scala non si sono mai ottenute e probabilmente non si otterranno nel futuro attraverso accorpamenti strutturali, ma attraverso strumenti più flessibili che in parte esistono e in parte no.
Attorno a questi elementi ci si può dividere tra noi Consiglieri e sarebbe salutare per costruire la democrazia dell'alternanza per evitare di avere ancora un ciclo confuso proprio dalla vecchia zavorra che ci portiamo dietro, dalle vecchie appartenenze che ci pesano ancora. Oggi se vogliamo stare nei processi di cambiamento che la società spontaneamente, forse disordinatamente, ha messo in moto è chiaro che in questi tempi, non quelli del dopo-elezioni, occorre assumere delle responsabilità, stare da una parte o dall'altra, non certamente in mezzo al guado. Io non dò la patente a nessuno di stare in mezzo al guado, però dico che per chi ha in mente delle furberie è chiaro che ci sarà una nemesi storica che farà pagare alle furbizie, allo stare occulto, a sperare che i tempi smussino i problemi, dei prezzi nel momento in cui sarà la forza dei meccanismi elettorali a richiedere gli schieramenti. E io dico che sarà troppo da furbi se qui si gioca una partita in un certo modo e poi tra alcuni mesi o tra un anno, un anno e mezzo, si farà un'operazione di altro tipo. Una memoria in questo senso la dobbiamo portare con estrema chiarezza.
Per quello che riguarda i tempi, è chiaro, colleghi Assessori, che si dovrebbe formare un nuovo governo che non sia uno scherzo, ma che abbia la volontà di fare qualcosa e non di gestire delle predeterminazioni. Se ci sono delle predeterminazioni le può gestire chi le ha create, se hanno le possibilità e i numeri, altrimenti se il Consiglio non riuscirà a funzionare prenderà atto che probabilmente dovrà sciogliersi e confrontarsi con la società, ma se qui si continua, come io ho notato, in una predeterminazione di politiche, anche con una Giunta non solo dimissionaria, ma senza i voti perché per alcuni mesi le sono mancati i voti di maggioranza, io credo che questo ponga dei problemi nei tempi e nelle scelte che ci sono.
Quindi, credo che in questi giorni (non è questione di ore, ma certamente di pochi giorni) si giochino questi elementi; non c'è più tempo per le furberie, non c'è più tempo per lasciare che le cose si consumino.
Per parte mia, contando come uno dei sessanta Consiglieri presenti in quest'aula, evidentemente non sono interessato a continuare a discutere tra alcune settimane su un qualcosa che non ha più alcuna possibilità di subire un modellamento, una proiezione di governo che non abbia un minimo di personalizzazione del governo che intende prendere in mano quella situazione. Invito pertanto i colleghi di tutti i partiti o ex partiti o partiti che non lo saranno più tra un po' ad assumere con coraggio una capacità di dislocarsi da una parte o dall'altra: non è disdicevole, non ci sono i bravi da una parte e i cattivi dall'altra, ma evidentemente...



(Interruzione del Consigliere Marchini)



TAPPARO Giancarlo

Marchini, hai già parlato tanto in questi Consigli! C'è tantissima carta tua qui dentro! Parla dopo, altrimenti confondi anche la stenotipista! C'è una grande attenzione anche a Barba Toni (con grande rispetto ovviamente, non lo dico scherzando).
Quindi, restando nei dieci minuti canonici, per rispetto anche degli altri colleghi, io ritengo che questa sia un'importante occasione per assumere delle posizioni con chiarezza, per contribuire a creare la democrazia dell'alternanza, la democrazia compiuta nel nostro Paese altrimenti continuiamo veramente in una confusione che rischia poi di spazzarci via, se non siamo anche noi parte interprete di questo processo.



SEGRE ANNA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Ieri sera, ripassando i vari momenti di quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo in questa fase di crisi, mi è venuto in mente che in realtà ci sono molte somiglianze con alcune cose che sono praticate nella lotta tradizionale turca il cui nome è "gurache". Non so chi di voi conosce queste cose. E' una lotta molto interessante, che trae le sue origini dalla lotta greco-romana e taluni passaggi di questa lotta richiamano alcune figure proprio retoriche. La presa fondamentale nella lotta "gurache" è in un termine turco indicibile, ma la cui traduzione in italiano è "la presa per il fondello", fondello nel senso fisiologico del termine corporale del pantalone, perché soltanto prendendo in questo modo l'avversario lo si riesce a sbattere con la schiena per terra e vincere. Ho l'impressione che quello che stanno praticando i partiti, qualche volta me compreso, in quest'aula, sia in realtà qualche tecnica "gurache", qualche tentativo di prendere per i fondelli, nel senso etimologico del termine, le forze politiche e i Consiglieri qui dentro facendogli credere qualcosa che in realtà non è vero ed abbattere l'avversario per poi dire di avere vinto. E quali sono le principali prese per i fondelli, nel senso etimologico del termine, che in quest'aula sono state dette? Forse è bene che i giornalisti le riportino, perché di questa crisi regionale è molto difficile capire qualcosa, anche per gli stessi Consiglieri, ma forse per il pubblico che legge i giornali lo è ancora di più se non si traducono certe posizioni in quello che, in realtà, le stesse vogliono dire.
Innanzitutto la più grossa mossa di lotta greco-romana che viene attuata in questo Consiglio è quella che dice che bisogna andare allo scioglimento del Consiglio e ci vogliono le elezioni. Questa è la più grossa presa per i fondelli nel senso etimologico del termine della lotta turca che si tenta di fare in questo Consiglio, facendo credere una cosa che è falsa. Non soltanto è falsa, ma è ipocrita nel risultato che pu provocare, perché in assenza della riforma elettorale con il sistema vigente noi avremmo un Consiglio regionale pieno di tutti quei residui partitocratici - e mi ci metto anch'io dentro così eliminiamo ogni possibilità di polemica personale - che abbiamo tutti individuato come quello che impedisce il rinnovamento del nostro Paese. Questa è una cosa che si dimentica di dire quando si chiede questa panacea di tutti i mali.
In più, in una situazione istituzionale della massima confusione, riavremmo una Regione senza riforme strutturali, una Regione dove non si capisce il confine fra attività amministrativa ed attività legislativa del governo regionale. Questo è bene che si sappia, che si espliciti questo tipo di mossa di lotta turca.
L'altra mossa di lotta greco-romana che qualcuno sta facendo qui dentro è quella di credere che il governo possibile che questa Regione si può dare sia legato veramente agli equilibri esterni che si stanno costituendo.
Parlo in modo esplicito della posizione che il PDS ha assunto nell'ultimo mese e mezzo, e di quella che ha assunto recentemente la DC dopo il 5 dicembre, nell'ambito degli incontri che ci sono stati per tentare di trovare una soluzione. Cosa è successo? E' successo che il PDS, in particolare, e molti altri Consiglieri, anche della DC, hanno ritenuto di dover ritardare la soluzione di questa crisi di governo fino a dopo le elezioni anticipate amministrative, immaginando e sperando - cosa che poi è avvenuta - in un risultato politico complessivo che avrebbe facilitato in una direzione invece che in un'altra. La direzione nella quale stanno spingendo il PDS e la DC è l'individuazione di poli politici, affatto culturali, che hanno al loro interno un'unica giustificazione, che è quella del cercare di trovare una soluzione al problema posto dalla legge elettorale nuova per avere il maggior numero di voti possibili per poter avere, ovviamente come è nelle regole democratiche della lotta politica, il maggior numero di deputati possibili nel nostro Parlamento.
Prima di ogni pregiudiziale nei confronti di Rifondazione Comunista o nei confronti degli esponenti di tale Gruppo, il PDS dovrebbe dire esplicitamente che una preoccupazione per quanto riguarda l'area torinese è anche quella di sapere di non riuscire ad ottenere o a concorrere per nessun deputato in quest'aula senza il conforto dei voti di Rifondazione Comunista e che questo non pesa poco nell'ambito delle scelte politiche anche di questo governo regionale. Ed è una prospettiva politica che non nella soluzione, ma nella prospettiva nella quale si colloca, è distantissima, al limite dell'opposizione, con l'ipotesi politica alla quale ho concorso per una virgola per l'elezione del Sindaco Castellani tant'è vero che la posizione di Alleanza Democratica a livello nazionale è molto esplicita in questo senso. Non divisioni ideologiche, ma divisioni sui programmi, perché non posso vedere in questo momento - non sarebbe nell'ordine naturale delle cose - Rifondazione Comunista che appoggia un Governo Ciampi, così come autorevolmente è stato proposto anche dal PDS.
L'altro colpo basso che si sta cercando di fare è quello di allungare i tempi da parte della DC fino a una data che non riesco più a cogliere soprattutto nell'ultima fase. Nella prima fase va dato atto che la DC ha cercato di chiudere, ma dal 5 dicembre in poi c'è in atto questo tentativo di allungamento dei tempi in attesa di congressi, di definizione di accordi, avendo al proprio attivo due punti fondamentali: innanzitutto un governo che continua a governare non più soltanto l'ordinaria amministrazione, ma anche la straordinaria. Le fotografie, gli articoli che escono sui giornali del grande attivismo di questi nostri Assessori, che mai tanto attivi sono stati quanto in questo periodo pre-elettorale, mi lascia molto imbarazzato, anche nell'atteggiamento da assumere nei confronti della DC, non più del governo.
In secondo luogo, perché c'è questa ipotesi maldestramente esplicitata in alcuni interventi di esponenti della DC che poi, in realtà, bisogna arrivare ad un governo di parte, o moderato o di sinistra, ma del governo moderato è la DC il centro attorno al quale bisogna sviluppare qualsiasi ipotesi.
Ora non è, come diceva il collega Tapparo, per amore di stare in mezzo che io rifiuto entrambe queste posizioni, o per mantenere a me personalmente il diritto di veto o di scelta rispetto ad un'ipotesi piuttosto che un'altra. In tempi non sospetti, ben prima degli accadimenti che hanno fatto cadere un pezzo di questa Giunta, ho proposto, insieme ad altri Consiglieri, il rinnovamento profondo di questa Giunta, ricandidando il collega Brizio a quella carica, perché allora il rinnovo profondo del governo regionale avrebbe potuto contenere anche il mantenimento in carica del collega Brizio, che comunque considero un buon Presidente. Ma le condizioni politiche di oggi non ci consentono di ricandidare per esempio il collega Brizio, perché sono quelle che sono e non è più consentito, non sarebbe più credibile una candidatura di questo tipo, anche al di là dei meriti personali della persona e dell'uomo politico.
Ripeto che non è per mantenere ipotesi di veto o poteri qualsiasi. Non siamo sordi a quello che accade fuori da quest'aula, anzi fuori da quest'aula la mia parte politica si sta dando molto da fare, non nella direzione dell'unità delle sinistre, che è una direzione che non mi interessa, perché è basata su una confusione ideologica molto profonda, ma in una direzione liberaldemocratica, tant'è vero che la nostra parte politica, insieme ad altre forze politiche, compresa la Lega, sta lavorando per un pacchetto di referendum secondo me molto interessanti.
Non è per paura di quello che accade fuori e non è per paura di schierarmi politicamente da una parte o dall'altra, collega Tapparo. A me non fa nessuna paura schierarmi a favore o contro uno schieramento progressista che avrebbe i connotati di una persona invece che di un'altra perché questo è il tentativo di forzare la mano in questo Consiglio per evitare situazioni di governi stabili in questa Regione, che abbiano la possibilità di governare effettivamente fuori dai ricatti elettorali che comunque ci saranno in questo ultimo anno di governo. E' vero quanto dice il collega Tapparo che i tempi sono elemento fondamentale perché più si va avanti più i governi possibili saranno asfittici, senza possibilità di interventi in alcun settore se non quello di tagliare nastri e di fare belle dichiarazioni programmatiche. Ma è anche vero che questa responsabilità è innanzitutto del PDS e della DC e questo, collega Tapparo bisogna avere la responsabilità di dirlo ad alta voce e la responsabilità di assumersi iniziative che vadano contro la contrapposizione non di interessi di governo, ma di interessi politici estranei a quest'aula, che c'è stata fino ad oggi. Non è per tatticismo, ma io a queste due alternative non ci sto; se qualcuno mi chiede in quest'aula di dividermi su queste questioni io lo faccio con le dichiarazioni, ma il mio voto non concorrerà a predeterminare situazioni politiche che sono estranee a quest'aula.
Allora qual è l'ipotesi possibile, la soluzione? L'ipotesi possibile sta nella terza o quarta mossa di "gurache" che in questo Consiglio stiamo vedendo tutti quanti, che è poi un'automossa di presa per i fondelli nel senso etimologico del termine che capovolge l'avversario. I partiti laici, coloro che rappresentano idealità, speranze progetti politici, iniziative fatte in quest'aula, si stanno facendo da soli una mossa di lotta greco-romana, lo ripeto: non per tatticismo politico, ma semplicemente per incapacità di guardare più avanti, anche per le prospettive politiche future fuori da quest'aula. Ed è a queste forze che in questo momento è data la possibilità di risolvere la crisi in una direzione invece che in un'altra, possibilmente non in ordine sparso perché sarebbe la distruzione di quello che rimane di quest'area, ma in modo organico, in modo concordato, non come soggetto politico, perché non esiste nessun soggetto politico intermedio. Ognuno di noi deve essere libero di fare le proprie scelte, rispetto ai governi che ci saranno rispetto alle alleanze che ci saranno fuori, perché così è, oggi non è possibile determinarle, ma come soggetto proponente che facilita la soluzione per rintracciare un governo effettivamente stabile in quest'aula.
Quindi, si ritorna dall'inizio, colleghi Consiglieri. Si ritorna alla prima proposta concreta che è stata fatta in quest'aula: il governo delle emergenze. Individuato un Presidente, bisogna affidare a lui l'individuazione puntuale dei progetti possibili, stante il tempo che hanno a disposizione le risorse per quest'anno che rimane e fatta salva la possibilità di ciascuno di collocarsi politicamente come ritiene più utile sui problemi che in corso d'opera si verificheranno e si realizzeranno dentro e fuori da quest'aula.
E' l'unica possibilità, le altre possibilità sono effettivamente molto a rischio per tutti. Ripeto, se c'è una richiesta che deve essere fatta in questo momento è una richiesta di assunzione massima di responsabilità a quei Consiglieri che oggi siedono in banchi che si richiamano alla tradizione laica socialista, libertaria, liberale del nostro Paese, perch si tengano distanti dalle sirene che in questo momento ci sono e convergano invece verso una soluzione responsabile di questa crisi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferraris.



FERRARIS Paolo

Quanto è successo in questo ultimo mese in merito alla crisi della Giunta credo sia noto. Così credo sia altrettanto diffusa la consapevolezza che il punto a cui si è giunti è sostanzialmente un vicolo cieco al fondo del quale prende corpo la possibilità di elezioni. Il nostro Gruppo è convinto di avere mostrato disponibilità e senso della misura ed ha saputo offrire una forte quantità di sacrifici al fine di trovare una soluzione.
Ritenevamo che una Giunta di ampia maggioranza potesse essere la più solida. Una sola condizione ci sembrava inamovibile: la chiarezza programmatica. Senza di essa si vive nel regno dell'ambiguità, si perde l'efficacia amministrativa, si moltiplicano le incomprensioni, nella sostanza si fa poca strada.
Ci è stato chiesto di dar vita ad un programma d'emergenza, limitato a poche cose, per cercare di essere più efficaci nell'allocazione delle risorse, ma anche per ridurre le possibili ragioni di frizione. Abbiamo accettato di percorrere questa strada, anche se ci sembrava più corretta una diversa impostazione e cioè porre un rigoroso ordine di priorità alle molte possibili iniziative per evitare di mettere un freno pregiudiziale ad un'auspicabile massima fecondità di azione amministrativa. Speravamo che partita la Giunta in un clima di maggior fiducia e di reciproca stima si potesse dare un diverso respiro alla possibile collaborazione.
L'esame nel merito dei punti programmatici svolto in queste settimane non ha fatto registrare posizioni inconciliabili all'interno di uno schieramento che poteva comprendere DC, PDS, laici e socialisti. Una forte distinzione emergeva invece rispetto alla politica delle infrastrutture su alcuni punti attinenti alla politica del territorio con il Gruppo di Rifondazione Comunista e con il Gruppo Verde. Alla DC sembravano e sembrano punti essenziali per confermare quella omogeneità programmatica alla quale non intendiamo rinunciare.
Abbiamo altresì preso atto che il PDS sulla base dei risultati elettorali del 21 novembre e del 5 dicembre riteneva che la DC non potesse rivendicare la Presidenza della Giunta. Ci sembrava e ci sembra tuttora una forzatura non di poco conto anche perché costruita su due assunti fortemente discutibili: la non considerazione del peso consiliare dalla quale non si può evidentemente prescindere per costruire una maggioranza e una opinabile valutazione del risultato elettorale non della Regione Piemonte, ma di altri enti e con altri sistemi di votazione. Se peraltro si fosse seguito rigorosamente tale criterio diventava incomprensibile l'esclusione della Lega.
Il PDS, nella sostanza, chiedeva il riconoscimento di una leadership non ancora consacrata dal voto popolare, abbinata ad una certa indeterminatezza programmatica che gli consentisse di stemperare le differenze fra i Gruppi e di conservare la collaborazione con Rifondazione Comunista e il Gruppo Verde. Affiorava con ciò una prevalenza di valutazione politica del tutto comprensibile vista l'imminenza delle elezioni di primavera, ma che a nostro avviso non consentiva una realistica soluzione del problema Giunta e che portava soprattutto lontano dalle questioni politiche ed amministrative di partenza attinenti alla Regione Piemonte. Consapevole del rischio incombente di smarrire la strada di una soluzione, il Gruppo della DC ha rinunciato a porre pregiudiziali ad altre soluzioni, compresa una Presidenza PDS. Ad un simbolo molto forte che ritenevamo anche non abusivamente di poter rivendicare abbiamo preferito anteporre la scelta più utile per il Piemonte di un programma solido efficace, non contraddittorio. La nostra disponibilità non è stata giudicata accettabile: lo ha confermato Marengo poco fa. Il PDS non si è spostato di un passo dalle posizioni di partenza: Presidenza del PDS e tutti in Giunta, indipendentemente dalle opinioni sul programma.
Alla DC si può chiedere di concorrere ad una soluzione, non di arrendersi; a ciò non siamo disponibili. Ci diranno gli elettori quando arriverà il momento di farci da parte, a chi riterranno di affidare la nuova responsabilità di governo.
Un secondo elemento nelle ultime settimane ha complicato il quadro: il prevalere di valutazioni politiche e di strategie elettorali sulle scelte amministrative e programmatiche non può non introdurre, se non si ha il coraggio di farle arretrare, ulteriori elementi di distinzione. Che tale modalità di dibattito sia in forte espansione ne è riprova la discussione di stamane ed è obiettivo e lucido in questo senso il giudizio espresso poco fa dal collega Cucco. Si può chiedere alla DC di tenere nei confronti di Rifondazione Comunista una posizione più avanzata di Alleanza Democratica, di forze progressiste e dei cristiano-sociali? Si può chiedere sempre alla DC di rinunciare tout court, se si adottano questi criteri alla possibilità di dare vita ad un polo che consenta la collaborazione di laici, cattolici, riformisti, liberaldemocratici? Come si vede, imboccare questa strada apre tante altre questioni, non tutte proprie in questa sede, e porta a distinzioni non facilmente componibili.
Ritengo doveroso esprimere un pubblico ringraziamento al Gruppo dei quindici Consiglieri, laici, laburisti e pattisti, che in questi giorni preoccupati dal precipitare degli eventi, hanno assunto l'iniziativa di proporre una soluzione, che oggi ha avuto un rilancio da parte del Consigliere Cucco.
Abbiamo partecipato ad un incontro nel quale ci è stato sottoposto un documento, rivolto, oltre a noi, anche al PDS, per cercare una soluzione delimitata a quelle forze politiche.
Durante l'incontro abbiamo chiarito i dubbi e riteniamo condivisibile quella proposta, da approfondire anche, tra le altre cose, sul punto del metodo della ricerca del Presidente della Giunta. Abbiamo anche registrato che l'evoluzione del dibattito politico generale non consente oggi di fissare tradizionali alleanze politiche o coagulare poli sufficientemente ampi.
E' quindi accettabile che la prospettiva tracciata sia una soluzione d'emergenza, tenuta insieme da programmi e nuovi metodi di composizione della Giunta. Abbiamo peraltro appreso successivamente che il PDS non riteneva accettabile questa soluzione.
Noi confermiamo la nostra disponibilità ad ulteriori approfondimenti e riteniamo che al Gruppo dei "15" possa essere data una risposta di continuità alla loro proposta, fino alle conseguenze estreme di una soluzione d'emergenza anche limitata a chi "ci sta". Se anche questo non fosse possibile, sarebbe molto grave.
Vengono in queste ore anche altre indicazioni e forse altre verranno.
C'è chi sollecita a riprendere dall'inizio, con la soluzione di due mesi fa e, in questo ambito, chi ritiene che si debba o si possa giungere ad una soluzione vastissima. Diciamo con chiarezza che se le ipotesi si possono ascoltare, le soluzioni devono essere accompagnate, da parte di chi le promuove, da elementi concreti di fattibilità; altrimenti ci troveremmo solo di fronte a giochetti al rinvio.
Il Gruppo DC non ha ancora capito a cosa serve guadagnare tempo l'unica cosa che vediamo è un danno: ritardare la soluzione delle questioni piemontesi di cui qui ci siamo troppo spesso, e a quanto pare inutilmente riempiti le bocche. Non è comunque questa la nostra intenzione.
Ci sono altri che di fronte a difficili ed obbligate assunzioni di responsabilità paiono ritrarsi sull'Aventino; altri, come il collega Zacchera, che danno un giudizio irreparabile sulle forze politiche; c'è la proposta del Consigliere Chiezzi, avanzata stamane e ripresa dal Consigliere Marengo, di dare corpo comunque e da subito ad un polo di sinistra. E' nuovamente, anche in questo caso, il prevalere di una logica tutta politica e tendente ad una frattura bipolare dello schieramento consiliare.
C'è l'analisi dei colleghi Marengo e Vaglio sul futuro della DC. Mi sembra più proprio parlarne in altra sede. Non ci sottrarremo, né peraltro potremmo farlo, a questo dibattito, anche perché siamo fortemente interessati sia al presente sia al futuro di un nuovo soggetto politico che stiamo concorrendo a costruire con un travaglio che non può essere celato.
Credo però di dover immediatamente tranquillizzare chi ha rivolto inviti a frazionamenti: il Gruppo regionale della DC è unito e non si dividerà; rimane un presidio solido ed un riferimento non facilmente eludibile per un Governo del Piemonte.
Cosa possiamo fare, allora? A chi compie tentativi responsabili di trovare soluzioni, il Gruppo DC non farà mancare il proprio sostegno; non escludiamo, oltre a concorrere alla definizione di iniziative che venissero avanzate nei prossimi giorni, di formulare una nostra specifica proposta.
Auspichiamo ancora una volta che prevalga il senso di responsabilità un primo atto lo compiremo tra poco con l'approvazione dell'esercizio provvisorio: il nostro voto - ed anticipo in questa sede le nostre decisioni - sarà positivo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Riferisco un'opinione personale, ma naturalmente sono ben d'accordo con il Capogruppo e con la posizione della Lega.
Anzi, dirò che non so se si arriverà ad una maggioranza e ad una Giunta, e forse non ritengo nemmeno che questa sia la cosa più importante ritengo importante invece saper leggere bene la realtà attuale e quindi il prepararsi per un avvenire diverso e non così catastrofico come l'attuale.
Se noi guardiamo con occhi veramente aperti, le cause sono di un'evidenza assoluta: lo statalismo, lo pseudo-assistenzialismo, il centralismo, il permissivismo. L'ho già detto parecchie volte, ma è sempre bene ripetere, perché così si impara meglio.
E purtroppo sappiamo che queste posizioni sono assunte da un polo che si ritiene progressista, ma i risultati dicono il contrario. Quindi, la scelta che personalmente propongo, il consiglio che dò con tutto il cuore ai democratici della maggioranza (anche non della maggioranza), quindi alla DC, è il seguente. Vi siete già rovinati con questa politica del centro sinistra, pensiamo ai risultati del Governo liberaldemocratico precedente il miracolo economico, pensiamo allo statalismo galoppante che è seguito con il centro-sinistra; quindi aveva ragione, paradossalmente, l'on.
Andreotti quando diceva: "Il potere logora chi non ce l'ha". Questo in fondo è vero, ma soprattutto per la DC, che aveva un potere di facciata che ha finito per fare delle leggi, per fare del potere legislativo esecutivo la cassa di risonanza di tutte le istanze più cervellotiche di una che io chiamo pseudo-sinistra. Quindi leggi assurde, tipo quella dei manicomi, ma non se ne parla mai. Ci sono i dossier su queste cose purtroppo non si può riferire tutto, perché ci vorrebbe troppo tempo.
Anche i Verdi facciano attenzione, ricordino la catastrofe ecologica sovietica: l'abbraccio con la sinistra per la DC è stato mortale; infatti essa si sta dissolvendo proprio per questo, per la politica che la DC ha fatto, ingannando più o meno volutamente gli elettori, probabilmente per ordine centrale, io penso, perché ho l'impressione che i nostri uomini politici della Regione Piemonte, i nostri piemontesi siano ben consapevoli delle cause del disastro. Purtroppo una malintesa disciplina di partito finisce per passare sopra alle istanze giustissime dei vari Sturzo all'intelligenza di De Gasperi, che non essendo un economista, non sapendone nulla di economia aveva il buonsenso e l'umiltà di consigliarsi con un economista di fama mondiale, come Einaudi, e quindi ha potuto realizzare una politica un po' migliore di quella di questi ultimi trent'anni. Io dico: "Non ricadete, perché perseverare è diabolicum".
Quindi, se volete sparire del tutto potete continuare. Ormai sapete benissimo che la libertà economica è indivisibile da quella politica e porta alla prosperità.
Pensate a quali paradossi arriva oggi un potere democristiano di questi giorni; vediamo il caso di Milano: abbiamo un'amministrazione della Lega Nord che vuole imporre un minimo di giustizia verso lo scandalo dei vari "Leoncavalli"; abbiamo addirittura un Ministro degli Interni e un Prefetto che si alleano con questi personaggi che a me fanno un po' pena - per usare una parola cristiana e addirittura impediscono alla Lega di far valere la giustizia. Pensiamo alla RAI: abbiamo dei referendum importantissimi, la RAI è in mano a forze che si dicono progressiste - e io non ci credo - le quali, praticamente, non lasciano che il popolo conosca questi referendum e eventualmente vada a firmare. Se c'è una cosa educativa è il referendum perché educa i cittadini ad informarsi sui problemi politici. Purtroppo è un referendum vergognoso il nostro perché è solo abrogativo e dopo di esso si può fare una legge magari peggiore di quella di prima...



PRESIDENTE

Scusate, Consiglieri, poiché rivendichiamo la centralità del Consiglio come elemento e momento nel quale si discutono e si risolvono i problemi cerchiamo di ascoltare chi parla, si fa fatica a sentire qualunque intervento. Per cortesia, visto che abbiamo questo momento, gestiamolo al meglio.
Prego, Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Io non mi meraviglio perché effettivamente la verità non piace molto, è nella stessa natura della verità non piacere: chi disturba, pazienza, vuol dire che ha fatto peccato, farà la penitenza.
Abbiamo dei fatti, oggi, talmente scandalosi e gravi, contrari ad ogni logica democratica e di libertà, e questo è tutto un prodotto del regime catastrofico che chiamiamo di centro-sinistra, ma nella realtà fa le stesse cose che sono state fatte nell'Unione Sovietica, un Paese ricchissimo ridotto alla fame da uno statalismo che era ed è contrario ad ogni logica umana e quindi anche economica.
Quindi io mi raccomando a questi movimenti, a certe forze politiche che avevano una serietà intrinseca all'origine, avevano anche il federalismo nei programmi che poi hanno tradito, affinché non ripetano certi errori perché certi abbracci con certe ideologie sbagliate sono mortali. Se anche riuscissero a vincere, adesso sarebbe una vittoria di Pirro, perché la catastrofe economica sarebbe ancora maggiore dell'attuale. Non può essere altro, non può avvenire altro, quindi se vogliamo veramente uscire da questa catastrofe, sappiamo che c'è solo il polo antistatalista federalista, liberista. Su questa base, penso che qualche decisione la si possa prendere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ci troviamo ancora qui ad affrontare una crisi che sembrava di breve durata e che invece pare non lo sia.
Vorrei partire dall'iniziativa assunta da quelli che sono stati chiamati "gli autoconvocati".
Gli autoconvocati originari, quando ancora non era formalizzata la crisi, erano sei membri di questo Consiglio regionale che si erano posti il problema di superare quella crisi che nei fatti, anche se non formalmente esisteva, per affrontare l'anno e mezzo che ci rimaneva da qui alle elezioni. Anche da altri Gruppi politici, poi accolta da tutti, a parole venne la proposta di una maggioranza ampia, definita in vari modi a seconda di chi parlava; comunque una maggioranza molto ampia, capace di portarci alla scadenza del mandato con un programma ed un progetto in grado di affrontare i problemi di questa Regione.
In buona sostanza, si trattava di portare all'interno di questa Regione i problemi che sono esterni al palazzo, quelli della società, che sono i problemi della crisi. A mio giudizio, non si doveva portare all'interno di questa crisi il problema degli schieramenti elettorali delle prossime elezioni. E' un rischio grosso. Mi rendo conto che parlare di superamento di una crisi, a due mesi da un'elezione politica così importante come quella che ci sarà, è certamente difficile; proprio per questo doveva esserci uno sforzo da parte di tutti per cercare di superare e non portare all'interno di questa istituzione i problemi degli schieramenti elettorali.
Io non sono d'accordo con il collega Tapparo; con lui abbiamo fatto lunghi percorsi insieme, abbiamo avuto diverse convergenze, e io spero che sia stato un lapsus, il suo, quando ha detto che "la memoria non sarà breve, ci si ricorderà, quando si faranno le liste, dei comportamenti che sono stati tenuti". Non è con i ricatti che si fanno le maggioranze; per quanto mi riguarda, non è con questo che si fanno le maggioranze e le adesioni a formule politiche. Secondo me, occorre affrontare, senza supponenze, senza presunzioni, scortesie e a volte arroganze, quelli che sono i problemi di una Giunta e di una maggioranza che, accantonando quelle che sono state fino ad oggi le polemiche, affronti i problemi veri. E gli incontri programmatici ci dicono che ci sono le condizioni perché un'ampia maggioranza affronti questa emergenza programmatica e non solo programmatica della nostra Regione. Ci sono le condizioni perché questo avvenga.
Se fino a poche settimane fa questa era considerata, da parte di tutti la prospettiva auspicata, non vedo perché non la si possa percorrere. Si dice: "Non c'è più la possibilità", ma io non vedo cosa sia cambiato perché oggi si possa dire che non c'è più quella possibilità che ieri c'era. Non c'è più la volontà, questo è vero, da parte di qualcuno. I risultati elettorali pesano, e sarebbe sciocco pensare che non pesino, per io credo che ciascuno di noi, nel momento in cui cerchiamo di formare una maggioranza così difficile, una maggioranza molto ampia, debba porsi anche nell'ottica dei problemi degli avversari. Non ci si può soltanto porre i propri problemi e considerarli inamovibili, bisogna cercare di muoversi e cogliere le posizioni degli avversari.
Dopo il risultato elettorale mi pare ci sia stato un cambiamento vero di posizioni; principalmente i due maggiori partiti presenti in questo Consiglio regionale hanno, a mio giudizio, preso una strada da loro ritenuta migliore in una prospettiva elettorale. E ha ragione il Consigliere Marengo quando dice che la Democrazia Cristiana ha cercato di rivendicare la sua centralità. E' vero, ha cercato di rivendicare la sua centralità nella prospettiva elettorale, che è la stessa cosa che sta cercando di fare il PDS: riaffermare la sua centralità in una prospettiva elettorale.
Io credo, però, che se queste due forze si pongono il problema di riaffermare la propria centralità, qualsiasi ipotesi di maggioranza più ampia sarebbe impercorribile oggi, lo sarebbe stata ieri, e quindi le proposte di ieri non erano concrete e corrette. E tutto questo sarebbe fatto sulla testa del Piemonte, che continua ad andare avanti con quel bilancino che approveremo oggi, senza poter fare le sue scelte, senza poter affrontare i problemi gravi che deve affrontare! Ebbene, io credo che per uscire da questo vicolo cieco nel quale ci hanno condotto, per i motivi che ho cercato di dire e che sono comprensibili, i due maggiori partiti, il "Gruppo dei quindici"...



TAPPARO Giancarlo

Forse ne hai contato uno di più.



FERRARA Franco

Nei quindici tu non ci sei, Tapparo. Comunque non ha molta importanza diciamo tredici, che porta fortuna. E' molto importante che ci fosse una tendenza inversa: eravamo partiti dai sei, poi quattro, poi due, poi tredici. Il Gruppo dei tredici...



CHIEZZI Giuseppe

Tredici più diciotto della DC fanno trentuno!



FERRARA Franco

Allora non hai capito nulla, Chiezzi. Io credo che questo Gruppo dei tredici - non più dei quindici, se volete - che ha una consistenza, come forza, abbastanza prossima a quelli che sono gli altri due raggruppamenti della Democrazia Cristiana e di questa forza unitaria di sinistra che si è creata, si adopererà - l'ha già annunciato il Consigliere Cucco, lo confermo nei prossimi giorni per cercare di andare a ricercare quelle che erano le condizioni, da tutti ritenute esistenti ed auspicabili, per dare a questa Regione una soluzione alla crisi che abbiamo di fronte, cercando di dare una risposta concreta che non diventi, sulla testa della Regione, la premessa per una campagna elettorale che già di per sé sarà difficile e complessa per tutti quanti.
E' fuori di dubbio che, se non si troveranno delle soluzioni - una qualche soluzione la si dovrà pur trovare, qualcuno si darà da fare per trovarla - bisognerà illustrare all'opinione pubblica le ragioni che non hanno consentito che questa prospettiva, da tutti all'inizio auspicata abbia potuto raggiungere un risultato positivo. Credo che in qualche modo debba essere illustrato alla gente, all'opinione pubblica quanto è avvenuto, e forse, a quel punto, all'opinione pubblica e alla gente dovrebbe essere riconsegnato anche qualcosa di più.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano.



GIULIANO Valter

Presidente, colleghe e colleghi, non dobbiamo dimenticare l'origine di questa crisi per evitare che nell'oscurità dell'informazione o della dimenticanza tutti i gatti diventino neri.
La crisi della nostra Regione è dipesa da una Giunta di pentapartito il cui operato ha fatto sì che il senso dello Stato di diritto, in Piemonte come in gran parte d'Italia, sia stato completamente smarrito. La legalità è stata sistematicamente violata proprio dal potere politico che avrebbe viceversa, dovuto tutelarla. Abbiamo avuto Assessori e Consiglieri rei confessi di reati contro la Pubblica Amministrazione, che hanno legittimato nella gente l'opinione che il rapporto tra il potere politico e il mondo economico fosse sempre omertoso e cementasse una serie di comportamenti basati sull'utile individuale o di gruppo. La responsabilità di tutto ci ricade sul sistema politico del pentapartito che ha retto sin qui, in questa legislatura, il governo regionale. Alcune vicende di malgoverno erano state segnalate da tempo e sollevate dalle opposizioni. L'azione della Magistratura ha completato il quadro, supplendo peraltro alle disfunzioni dei meccanismi politici di controllo rispetto ai quali certamente hanno influito anche le nostre contraddizioni e le nostre inadeguatezze. Quando dico nostre intendo anche del mio Gruppo.
Dinnanzi a questa situazione, abbiamo all'inizio chiesto le elezioni anticipate, a volte in modo anche un po' vistoso, consapevoli del fatto che fosse necessario comunque trovare al più presto il modo di dare la parola al popolo sovrano. Aggravatasi la situazione e fattasi urgente la necessità di avere al più presto un governo capace di affrontare alcune delle emergenze che mai adeguatamente risolte si ripropongono puntualmente abbiamo allora percorso la strada di una Giunta di emergenza. Una Giunta di emergenza istituzionale che fosse capace di rispondere innanzitutto alle esigenze di moralità politica e di rinnovamento del governo regionale, a partire da problemi concreti.
Abbiamo chiesto che la Giunta istituzionale nascesse all'interno del Consiglio regionale, senza pregiudiziali alcune, senza preclusione nei confronti di tutte quelle persone che non fossero iscritte nelle liste degli indagati della Magistratura.
Abbiamo trattato senza pregiudiziale alcuna con Gruppi e parti politiche che, sotto il profilo dell'etica politica, avremmo avuto ben modo di discriminare, avendo assunto tutti noi l'unica discriminante, quella morale appunto, come via obbligata per un nuovo governo regionale.
Abbiamo scelto peraltro di non pregiudicare, nel senso di giudicare prima, quei colleghi che attendono le conclusioni delle indagini che su di loro la Magistratura ha avviato a seguito delle informazioni di garanzia.
Siamo e restiamo garantisti, vogliamo una giustizia giusta.
Per qualche tempo è sembrato che la strada della Giunta istituzionale fosse una strada percorribile. Abbiamo creduto che fosse realmente possibile arrivare ad una Giunta a larga base in cui fosse possibile cercare le affinità piuttosto che le divergenze. In questa direzione ci siamo mossi, offrendo la nostra disponibilità a cercare una composizione anche sugli oggetti rispetto ai quali ben sappiamo in quest'aula di avere altri progetti e immaginare scenari diversi per il nostro Piemonte rispetto alle altre forze politiche.
Alcuni problemi - è stato più volte richiamato - ad esempio quello infrastrutturale, sono tutt'altro che definiti e dunque ci è sembrato che un tavolo di discussione, senza soluzioni precostituite, fosse possibile tenerlo aperto anche a livello regionale per non essere o non voler essere più realisti del Re.
Sapete benissimo che il secondo comma dell'art. 4 della Finanziaria ha segnato un'inversione di tendenza piuttosto netta, ad esempio nelle politiche ferroviarie in ordine ai tagli delle linee locali e alla soppressione dei servizi che le Ferrovie dello Stato avevano previsto e che interessavano un terzo della rete. Non possiamo far finta di non sapere che questo mette in discussione l'utilizzo delle risorse che, ricavate da quei tagli, sarebbero state investite nell'Alta Velocità, sulla quale peraltro pende anche la recente istruttoria dell'anti-trust che, ipotizzando intese verticali tra le Ferrovie dello Stato e i General contractor, sembrano poter smontare tutto quel sistema degli appalti seguito sin qui e ricondurlo a quella trasparenza che da sempre invochiamo come Verdi e che sin qui non ci sembra essere stata la strada maestra seguita.
Ma torniamo a noi. Pensavamo che su questi argomenti, ad esempio proprio su quello delle infrastrutture, ma anche su altri che sono stati sollevati, fosse possibile aprire una discussione molto leale tra forze che sappiamo non la pensano in modo univoco. Anche perché abbiamo più volte affermato che i caratteri di emergenza e quindi di straordinarietà di questa ipotetica Giunta di fine legislatura non sarebbero mai venuti meno e di certo non si sarebbero potuti tramutare in impegni organici di programma con caratteri di compiutezza, condivisi da soggetti che si sono proposti unicamente di dare vita ad una Giunta di emergenza, capace di governare questo momento di straordinarietà.
Questo carattere di eccezionalità ci sembra - lo abbiamo sentito anche dagli interventi di questa mattina - che sia stato volutamente, io credo dimenticato. Per quanto ci riguarda, a cominciare appunto dalle alleanze e dagli schieramenti per le prossime elezioni politiche, riteniamo vadano rinviati ad altro momento gli approfondimenti per strategie comuni che sappiano guardare ai tempi lunghi. Sarà quella l'occasione per confrontarci anche all'interno dello stesso fronte progressista che si va delineando sulla visione dello sviluppo e dei modelli che lo possono realizzare.
Riteniamo che oggi la crisi sia quella di un modello di sviluppo caratterizzato dalla polarizzazione delle ricchezze e del potere, dal consumo illimitato dell'energia e del territorio, dalla creazione di un gran numero di emarginati e disoccupati.
Come Verdi affermiamo l'insostenibilità di un tale modello di sviluppo e crediamo sia giunto il momento di proporre delle decisioni concrete, che contribuiscano alla necessaria correzione del nostro modello di sviluppo.
Anche nella nostra Regione è possibile realizzare significative esperienze di questo tipo, a partire dalla riconversione ecologica della produzione industriale ed agricola, per considerare poi in maniera unitaria la questione ecologica con quella sociale, adottando misure che ripensino radicalmente la qualità sociale dei prodotti, dei consumi e dei servizi sappiano fare in modo che si possano incontrare il lavoro disponibile e i bisogni insoddisfatti, sperimentando tutte le decisioni capaci di investire nella creazione di posti di lavoro "verdi" e socialmente utili, finalizzati non solo più alla massimizzazione dei profitti e alla valorizzazione del capitale quanto alla crescita qualitativa e culturale della popolazione.
Abbiamo più volte segnalato la necessità di modificare e rilanciare le leggi di pianificazione territoriale e di programmazione economica, nonch l'ormai indifferibile esigenza di dare alla nostra Regione un piano dei trasporti che abbia tra i suoi obiettivi la riduzione dell'inquinamento del rumore, del consumo del territorio e che favorisca il risparmio energetico senza distruggere in modo irreparabile il fragile ecosistema alpino. Tutto ciò, senza dimenticare la ridefinizione di un Piano socio sanitario integrato per tutti i servizi che garantisca efficacia dell'intervento ed economicità della gestione, che metta al primo posto la prevenzione, a cominciare da quella rispetto ai rischi ambientali e ai luoghi di lavoro.
Pensavamo e pensiamo che queste cose siano destinate a non rimanere nel libro dei sogni; crediamo siano ancora attuabili.
In queste settimane registriamo con soddisfazione una progressiva sensibilizzazione sulle tematiche che da sempre sosteniamo nelle sedi più qualificate, anche le più diverse da quelle che appartengono alla nostra cultura: la Comunità Europea, ad esempio, o le stanze decisionali di alcune grandi imprese. Parole come "compatibilità con le risorse e il territorio" oppure "bilancio ambientale" non rimangono solo più confinate nelle assemblee o nei seminari degli ambientalisti. Sono uscite: questa cultura sta permeando il comune sentire. Ci spiace che su queste tematiche siano invece state erette delle barricate proprio da quelle forze politiche presenti in quest'aula che hanno ritenuto di avanzare pregiudiziali programmatiche su questi temi, peraltro incontrando sostenitori impensabili anche tra coloro che pure nella loro cultura politica hanno delle matrici verdi. Ne abbiamo preso atto con molto rammarico e ci siamo trovati nella condizione di essere di fatto in modo naturale assegnati da questi atteggiamenti pregiudiziali nello schieramento progressista, che sembra invece disponibile ad ascoltare le nostre ragioni.
I valori di cui siamo portatori non sono oggi più eludibili da nessuno nemmeno da quelle forze che si polarizzano nell'area conservatrice. Non sono più eludibili perché appartengono al divenire delle cose. Ma soprattutto non possono essere dimenticate da quelle forze che ritengono di continuare ad appartenere ad un fronte laico e di progresso.
A queste forze primariamente ci sembra oggi indispensabile fare appello, perché una Giunta con queste connotazioni possa governare la nostra Regione. A tutti invece va la sollecitazione a chiudere in fretta questa crisi che il Piemonte non è piu in grado di sopportare. Noi consentiremo che il bilancio provvisorio della Regione - che verrà sottoposto all'attenzione di quest'aula fra poco possa essere approvato, ma pensiamo anche: guai a noi, se un provvedimento che si configura come unicamente tecnico potrà diventare un elemento in grado di consentire un'ulteriore dilazione dei tempi di questa crisi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, se qualche funzionario disturbasse meno e se qualche trombone del tempo passato dipinto a nuovo passasse il suo tempo in un luogo diverso da questa sala, forse potremmo lavorare meglio. Questo dibattito, colleghi Consiglieri, a mio modo di vedere (parlo per chi magari è stanco da due, tre sere molto faticose ed è pertanto rimasto seduto non ho capito bene se per attenzione o per pigrizia) ha fatto emergere con assoluta chiarezza lo stato della situazione e anche le linee necessarie per giungere ad una soluzione.
In primo luogo, ho l'impressione che sia emersa la necessità di fare chiarezza sul lessico: quando andavamo a scuola e facevamo le traduzioni nei nostri libricini, prima dei temi da tradurre c'era - non ricordo più il termine, perché purtroppo non seguo più queste cose, da qualche primavera una serie di termini dei quali ci veniva spiegato e tradotto il significato. Ho richiamato questo episodio per chiedere: cosa vuol dire Giunta istituzionale? Giunta istituzionale sarà quella Giunta - qualunque essa sia - che uscirà da questo Consiglio, perché non c'è più coincidenza tra i percorsi delle persone e le forze politiche e il loro essere in questa istituzione.
Non essendoci questa coincidenza, non c'è - da larga parte di questo Consiglio - un perseguimento di risultato politico nel termine di rispetto generale che qualifichi l'atteggiamento politico rispetto a quello istituzionale. Quindi chiariamo subito che qualunque tipo di maggioranza sarà istituzionale e, a mio modo di vedere, detto questo, sia gli amici del PDS che gli amici della DC dovrebbero cominciare a rendersi conto che non sono configurabili in questo Consiglio maggioranze politiche, cioè maggioranze che riconducano una maggioranza numerica o anche una minoranza ad un disegno comune che riguardi queste forze, il loro programma, ma che riguarda anche un atto di servizio e di umiltà di queste forze rispetto ad un'esigenza delle istituzioni; per cui andiamo sicuramente verso una Giunta istituzionale.
Altro termine sul quale bisogna fare un po' giustizia è quello di progressista. Vedi, collega Tapparo, quello che tu hai detto mi ha inquietato molto, facendomi riflettere e consentendomi di trovare per me e suggerire ai colleghi - se avranno la compiacenza di ascoltarmi una chiave di soluzione al nostro problema, che è diventato uno psicodramma! Non c'entrano niente i programmi! C'è la voglia disperata di trovare nelle cose, nel programma o nel distinguo un qualcosa che risolva il nostro dramma esistenziale di identità. Questo è un falso ideologico! Se mi si dice che progressista e conservatore sono i nomi di una squadra, ad esempio il Milan e la Juventus, allora, collega Tapparo prendiamo atto che tutte e due giocano al calcio, per cui rispettano le stesse regole ed hanno lo stesso obiettivo; magari una gioca a zona e l'altra a uomo - e mi va bene - ma se invece si ritiene che qualcuno abbia titolo per qualificare qualcuno di essere progressista o no, questo significa una cosa molto semplice sulla quale dobbiamo interrogarci: ci stiamo avviando ad una liberaldemocrazia, in cui magari i liberali saranno di nuovo il 2%, o siamo ancora in una democrazia leninista? Che cos'è la democrazia leninista? Questi non sono ragionamenti teorici, ma attengono alla nostra crisi.
Il leninismo partiva dal presupposto di non riconoscere quello che dobbiamo riconoscere come liberaldemocrazia, e cioè che in politica tutti hanno ragione e tutti lavorano per far crescere la società. Tutti! Evidentemente ognuno di noi ritiene che lo strumento ipotizzato da altri sia meno adatto e che il leader di questo sia un leninista. Questa è una liberaldemocrazia: riconoscere la buona fede dell'avversario e combatterlo perché si ritiene che la nostra soluzione sia più utile per far crescere la società. Non c'è nessuno che si mette in politica per bloccare la società! Certo per bloccare qualche interesse rispetto ad altri, ma a questo punto siamo tutti conservatori e tutti progressisti, perché in tutte le battaglie politiche ogni soggetto tende a comprimere qualche interesse e quindi è conservatore o addirittura reazionario e progressista nella misura in cui fa andare avanti altri valori, soggetti e segmenti della società.
Allora, prima di tutto bisogna che diventiamo una liberaldemocrazia (quindi una democrazia compiuta), si abbia l'un l'altro rispetto e, anche se non si condivide l'ideologia, si dia atto che tutti coloro che si trovano in questa stanza sono venuti convinti di lavorare per far crescere la società; magari su un percorso che non si condivide, ma con questa convinzione. Questa convinzione - che tutti lavorano per far crescere il Paese - deve farci essere un po' umili ed immaginare quindi che il progresso della società, anche storicamente, è ormai chiarissimo. Di rivoluzioni vere, caro collega Tapparo, nella storia non ce ne sono tante: una è stata fatta in un piccolo Paese dell'Estremo Oriente tanti anni fa dove si è riconosciuta la dignità dell'individuo, ma che poi ha dovuto aspettare altri sedici secoli o undici - secondo le letture per vederne la concretizzazione in un sistema di valori, diritti e di garanzie; infine c'è voluta la rivoluzione dell'intelligenza per liberare l'uomo dal bisogno dalla paura, dalla fame e dalla malattia.
Queste rivoluzioni non sono patrimonio di nessuna forza politica e sicuramente, non lo sono di quelle di un credo politico che adesso dice di essere progressista. Io rifiuto che qualcuno dica: "Noi siamo progressisti", se non dice anche: "Riconosco che anche gli altri lavorano per far crescere la società, ma per una ragione di comodo li chiamiamo progressisti o conservatori". A me va bene! Cominciamo a dire che noi abbiamo tirato una riga sulla lavagna e sopra al nostro nome abbiamo scritto "bravi"; non abbiamo scritto bravi e poi messo i nomi: prima abbiamo scritto noi con l'identificazione.
Perché questa questione apparentemente teorica diventa fondamentale rispetto alla nostra crisi? Questo è il problema. Vedi, collega Tapparo, ci si deve chiarire le idee - me la prendo con il collega Tapparo, perché è uno di quelli che stimo di più non si può ingrigirsi (anche se lo fanno i capelli) sulle nostre letture di gioventù! Non possiamo chiedere alle imprese una funzione sociale come abbiamo sentito questa mattina: dobbiamo chiedere alle imprese di produrre ricchezza e pagare tasse; sta poi alla politica distribuire queste risorse ed organizzare il sistema per cui la ricchezza prodotta non sia una provocazione, ma sia una distribuzione sul tessuto della società, però non possiamo immaginare di insegnare alle imprese che cosa devono fare.
L'altro giorno abbiamo sentito che bisogna dire alla FIAT che deve produrre meno macchine e fare più treni: perché? La FIAT non cerca disperatamente di fare più treni? E' possibile che dobbiamo essere noi a doverglielo dire? Cerca di farlo disperatamente! Se parlo di tutti questi limiti che ho trovato nei nostri ragionamenti, rispetto ai quali cerco di fare un salto in avanti - se mi è possibile - insieme ad altri amici già intervenuti, è perché sarà ancora una volta la politica a risolvere questa crisi! Non i temi e non gli argomenti, ma la politica! Si tratta di capire quale sarà il valore politico che farà uscire questa Regione dalla crisi.
Il collega Marengo mi ha chiesto di dire che cosa penso di una loro proposta. Come in un campionato si augura a tutti di giocare bene - lo si augura agli avversari, perché lo spettacolo è più bello, poi naturalmente ognuno di noi spera di vincerlo - così per ripetere la metafora io mi auguro che la sinistra faccia una bella squadra e giochi un bel campionato.
Ma cosa vuol dire, secondo me, fare una bella squadra e giocare un bel campionato? Devo dire che la stessa cosa la dirò all'altra squadra: evitare di incominciare a far tornare quello che sembra voler tornare e, insieme agli altri, costruire quel bene sul quale abbiamo ragionato prima, quello della liberaldemocrazia che non è un sistema, è un metodo, una cultura direi anche una sensibilità rispetto ai problemi della politica.
Io sono uno di quelli che ancora ieri sera si chiedeva perché la primavera torinese sia sfiorita. E' così: la primavera torinese è sfiorita.
Io non ho niente contro Rifondazione Comunista; l'amico Chiezzi mi è testimone che, in una sede non sospetta, ho sostenuto che qui lui aveva più legittimità di altri di rappresentare istanze, pezzi della società problemi, cose che fa benissimo. Però se qualcuno immagina che bisogna rifondare il comunismo, vuol dire che ha una cultura che non è quella liberaldemocratica, perché la differenza tra un comunista e un altro è questa: che l'altro ha una cultura liberaldemocratica, un comunista non ce l'ha, ha un'altra cultura, e questa differenza di culture si traduce nell'approccio ai problemi.
Tu, collega Marengo, sai che questo non mi disturba più di tanto. Non credo che noi qui dovremmo decidere l'altezza della Tour Eiffel. So per che c'è un approccio ai problemi da parte di chi è rimasto e che vuole rifondare la cultura comunista che, bene o male, è quella che è convinta che la crescita della società, il progresso di alcuni segmenti della società non siano produttivi per il bene della società: è sostanzialmente una cultura industriale antimodernista. E' così, caro Chiezzi. Questa mattina ragionavamo, con qualcuno al di sopra di ogni sospetto, su come la politica non riesca ad agire sulle grandi infrastrutture in termini politici, perché si affronta la grande infrastruttura prima con la criminalizzazione tipicamente leninista; poi, dopo che si è criminalizzato una qualunque opera pubblica in termini demagogici, non si ha la capacità di governarla, perché evidentemente un problema criminalizzato non è più politico.
Conclusione di tutto questo: non possiamo immaginare che siano mature le condizioni per cui in questo Consiglio si formi una maggioranza, si fa per dire progressista; si fa per dire, ma non nego che lo sia, perch ritengo che tutti siano progressisti su questo: lo dico per gli altri e lo rivendico per me. Anche se accetterò un termine di altra natura, voglio che si sappia che io qui cerco lavoro per far crescere la società per me e per mia figlia e per tutti voi; non sono qui per frenare nessuno, né il suo sviluppo intellettuale, economico, sociale e di qualità della vita, e non c'è nessuno che lo pensa. Questa è la prima condizione per tornare a fare politica in modo serio.
A mio modo di vedere, non ci sono le condizioni perché ci sia una maggioranza dei "parvenus" o una maggioranza dei decaduti. Al PDS dico che deve anche essere molto attento a capire come beneficia di una rendita congiunturale che gli ha consentito, perdendo voti, di acquistare potere così come la DC deve registrare che non può riproporre qui in termini di fotocopia una situazione di rapporti di forza non in termini di numeri, in termini culturali, che non c'è più. Uno o l'altro degli schieramenti cresceranno e saranno i vincenti nella misura in cui riusciranno ad essere forze liberaldemocratiche, così aperte e così disponibili, così permeabili alle idee di tutti, per cui ne cresca la capacità di proposta, ma soprattutto i percorsi di consenso. Come si farà il bipartitismo in questo Paese? Si farà nella misura in cui da una parte e dall'altra si abbia la capacità di essere aperti nei confronti degli altri, per cui anche gli elementi non organici si riconoscono nel sistema progressista e nel sistema moderato. Ma questo avviene tanto più facilmente e tanto prima quanto più quei due sistemi sposano la cultura e il metodo liberaldemocratico e sfuggono dal concetto leninista, e se mi è consentito, per la DC, dal concetto integralista. Quindi, la DC e il PDS in questo momento, l'uno più dell'altro (non dico quale), sono ancora portatori di culture che tendono a farli diventare punto di riferimento rispetto al quale gli altri devono dare, in una qualche misura, gli esami o fare la prova del sangue.
Io sono convinto che questa Regione non abbia bisogno solo dell'emergenza: non è vero, non fasciamoci la testa. Non possiamo immaginare solo tre cose, e dimenticarci di tutto il resto; anche in termini culturali di interesse e di attenzione non possiamo dimenticare gli scenari nazionali, gli scenari europei, gli scenari mondiali, ma non immaginiamo di poterci intristire per tre anni intorno a tre progetti pilota che tre Assessorati dovranno elaborare su specifica indicazione.
Questo non è vero, significa mettere la testa sotto la sabbia per rinunciare alla voglia che abbiamo tutti noi di spendere ancora qualche energia sulla battaglia politica, che è la battaglia delle idee, la battaglia da costruire.
Allora, se può essere non del tutto sbagliato il dire che l'elemento della crescita del valore liberaldemocratico sarà l'elemento con cui questo Paese e questa Regione usciranno dalla crisi, io ne traggo una conclusione molto semplice, e mi rivolgo soprattutto agli amici del Partito socialista.
Il numero di 15, caro Rossa, è sicuramente la somma di quelli che in questo pezzo di storia hanno cercato di realizzare la liberaldemocrazia in questo Paese; il Partito socialista questo non deve dimenticarlo e deve esserne orgoglioso.
Non dimentichiamoci, e mi riferisco a qualcuno di estrazione socialdemocratica, che la liberaldemocrazia - non la libertà, ma la liberaldemocrazia ha cominciato ad essere costruita: per esempio, la scissione di Palazzo Barberini e l'on. Craxi storicamente verrà ricordata con un aggettivo che qui non intendo usare, perché potrebbe essere non di buon gusto, ma l'on. Craxi verrà anche ricordato come l'uomo di Stato che ha rotto la tenaglia del compromesso storico. Quindi il Partito socialista ha sì fatto una battaglia per l'affermazione di un modello liberaldemocratico rispetto al quale si poneva evidentemente come il punto di riferimento del polo progressista, ma prima ha fatto una battaglia liberaldemocratica. Non si è battuto contro la DC o contro il PDS prendendo posizione, ma si è reso conto che non erano quelli i riferimenti sui quali bisognava costruire una società moderna, rompendo questo accerchiamento ed immaginando di realizzare una liberaldemocrazia.
Quindi i 15 che si sono trovati l'altro giorno sono le forze politiche che qui hanno dimostrato senza ombra di dubbio sul piano politico (salvo doversi rimproverare tutti a cominciare da noi e vergognarsi tutti qualcuno sicuramente - di qualcosa) di aver fatto, nella loro esperienza e nel loro vivere quotidiano, un tentativo, per parte riuscito e per parte fallito, di realizzare la liberaldemocrazia, che è un metodo, non è un insieme di programmi, non è un insieme di Assessori, non è l'indicazione di un Presidente. Sono convinto che i 15 non devono scrivere documenti, non devono scrivere programmi, perché questi li scrive la realtà, non li scrive qualche testa pensante; li scrive la realtà, cioè la struttura deve dare la risposta. Devono dunque avere la capacità di porsi al centro della vicenda regionale rivendicando il ruolo attivo di regia o di protagonista. Ognuno scelga quello che crede, ma non immaginando in termini aristocratici di essere i migliori, no: semplicemente sono diversi. Per questo motivo devono essere più disponibili ed aperti rispetto ad altre forze politiche che, da questo punto di vista, hanno un percorso più difficile: il PDS nei rapporti con la sua sinistra; la DC, in una qualche misura, con il suo passato e con il suo presente. Allora, se i 15 proveranno a fare un ragionamento che non sia sul tema, ma sul ruolo che ha la cultura liberaldemocratica, non quella laica, perché quella laica è contrapposta a quella integralista della DC (parlo di quella liberaldemocratica rispetto ad altri approcci alla politica che si sono superati), avranno sicuramente la capacità di costruire le condizioni dei dialoghi con gli altri due. Questo è il ruolo che hanno i 15: la capacità di costruire il dialogo per gli altri due e di dimostrare che quello dei due che non sta al dialogo, lo fa in malafede perché il modello liberaldemocratico, che è un metodo, opportunamente e correttamente utilizzato non ha infingimenti. Qualcuno mi ha rimproverato che in un documento sia stato scritto che non si accettavano le questioni di merito come modo per far passare le preclusioni politiche. Questo è il modello liberaldemocratico. Se i 15 interpreteranno questa loro necessità storica - almeno in questo contingente usiamo questo termine - di essere non dico il collante, ma il passaggio attraverso il quale gli altri due schieramenti in formazione (perché la DC è sicuramente al centro di uno schieramento in formazione) devono passare, sarà il riconoscimento che gli altri sono identici, ma diversi. Quindi, con questo rimediamo, caro Rossa all'esigenza del PDS di portare a casa una primogenitura, una centralità che non c'è e che non gli verrà riconosciuta. La centralità non è quella del PDS, è del metodo che il PDS riuscirà o meno ad adottare, perché con il 9% di preferenze avere i Sindaci in maggioranza assoluta vuol dire non avere tanti voti, ma essere padroni di un modello, che è quello socialdemocratico. Se noi moderati vogliamo respingere la percentuale del 33% di Fini dobbiamo, all'interno del nostro elettorato, seminare e far crescere questa capacità di comprendere i problemi che è rappresentata dal modello liberaldemocratico e non dall'essere anticomunisti (perché quelli lì ammazzano i bambini) o anticonservatori (perché questi affamano gli operai). Questa mattina abbiamo ancora sentito dire queste cose e lo stesso si dice ancora nelle piazze.
Sono convinto che sarà la politica a sciogliere il nodo regionale, non gli argomenti, perché gli argomenti sono la realtà e sostanzialmente le soluzioni per alcuni problemi sono nella forza delle cose e nella chiarezza della nostra intelligenza. Quindi, mi associo totalmente al ragionamento fatto dal collega Cucco, invitandolo a continuare ad immaginare che il gruppo dei 15, anche se vi partecipano solo 4, perché 15 sono quelli che hanno un'esperienza, pur avendo pagato per certe esperienze, sono comunque i testimoni di un tentativo, fatto in questo Paese, di realizzare un certo modello politico rispetto ad altri che questo non volevano e lo hanno impedito ed accettato troppo tardi. Sono convinto che se si farà chiarezza su questo elemento politico, che è la componente liberaldemocratica in questo Consiglio regionale, che non sono i liberali e non sono solo i 15 prevarrà e si riuscirà a trovare una soluzione di governo. Ma se la soluzione di governo è quella progressista, chiamata tale da uno che continua ad immaginare che l'impresa deve essere sociale, oppure l'altro polo moderato - ma la DC non è un partito moderato, perché democrazia è un partito popolare - non possiamo starci, perché nella DC non trovo un liberale, nel senso economico del termine. Trovo un popolare attento come gli altri ai problemi di milioni di umili e di gente che ha bisogno. Questa è la ragione per cui ognuno di voi si è iscritto alla DC, la stessa ragione per cui certa gente si è iscritta al PCI. C'è questo problema, perché la ragione per cui fate politica è quella della solidarietà, quella che ha mosso quelli che fanno politica nel PDS. Non ho fatto politica in questi partiti non perché non senta questi problemi, ma perché ho scelto di impegnarmi su un altro tasto della tastiera della politica, riconoscendo tutta la legittimità delle vostre posizioni. In questo momento di travaglio, in cui il polo progressista deve cessare di essere leninista e quello democristiano deve cessare di essere integralista, il ruolo della liberaldemocrazia come metodo, come cultura e, consentitemi, anche per le persone che vi si appellano in questo Consiglio, è centrale ed irrinunciabile.
Caro Rossa, ognuno di noi ha i suoi percorsi personali diversi, per qui dobbiamo convenire su questo terreno, dai socialisti, ai verdi, ai liberali, ai radicali di estrazioni diverse, a prescindere dalle estrazioni culturali, dalle esperienze e dai prezzi liberaldemocratici che voi avete pagato e noi abbiamo pagato insieme ad altre cose. Se non avessimo fatto questo non sono poi così sicuro che certe cose sarebbero avvenute, perch se avessimo consentito il grigiore di quindici anni fa forse certe cose non sarebbero avvenute.
Caro Rossa, questo è il nodo del problema: una solidarietà dei 15 intesi in termini intellettuali, culturali, di approccio ai problemi - che poi questi 15 nei numeri siano 12 non cambia la sostanza del problema. Che poi questi 15 siano una Giunta minoritaria, che potrà avere consenso dalle altre forze politiche perché avrà dimostrato la fondatezza dei suoi ragionamenti; che questi 15 siano un pezzo di una maggioranza con il PDS o che siano un pezzo di maggioranza con la DC non mi scandalizzerebbe più di tanto. Il problema è del modello con cui arriviamo a questo, che è quello della chiarezza, della trasparenza, del rispetto reciproco e dell'umiltà l'umiltà che non mi consente di dire a qualcuno che non è un progressista mentre qualcuno qui ritiene di dire a qualcuno che non è un progressista.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, cari colleghi, ringrazio il Consigliere Marchini perché mi facilita l'entrata nel dibattito con il dirgli che, senza dubbio in quello che lui ha detto ci sono molte verità che personalmente, ma anche come Gruppo laburista, come storia socialista, condivido, così come condividiamo e conveniamo sulla visione di una democrazia fondata sul concetto culturale liberaldemocratico. Credo che si stia andando in questa direzione. Nonostante tutte le questioni che esistono in giro per il mondo anche gravi, ritengo che ci sia una spinta in questa direzione per rendere più stabile la vita democratica di ogni Paese e anche del nostro; tuttavia è un processo che passa attraverso delle accelerazioni che rendono più difficile, più faticoso raggiungere quel confronto, quella democrazia compiuta che ammiriamo, per esempio, in Inghilterra, dalla quale abbiamo mutuato la denominazione che ci siamo dati. E' una delle più antiche democrazie a cui ci siamo riferiti. Abbiamo fatto bene? Il Parlamento ha fatto bene? Non ha fatto bene? Non so, probabilmente ci saranno anche dei ripensamenti su questa nuova legge elettorale. Il fatto è che il popolo italiano, dopo quarantacinque anni di sistema proporzionale, ha ritenuto anche per le ombre che purtroppo si sono addensate su tale sistema, di cambiare.
Noi, rispettosi di questo cambiamento, abbiamo assunto un altro indirizzo. Il Parlamento ha assunto il sistema uninominale secco all'inglese. E' chiaro che nelle intenzioni questa è l'aspirazione; nei fatti il processo è più faticoso. Quel concetto liberaldemocratico al quale ti riferivi come il contenitore di un confronto che sicuramente porta ad una più forte democrazia, è quello rispetto al quale la gente - senza andare alla ricerca di tre-quattro poli si misurerà tra un polo che si definisce progressista e un polo che si definisce moderato.
Inoltre, vorrei far rilevare che non è detto che chi si definisce progressista sia sempre dalla parte della tendenza giusta della società. A volte succede - fortunatamente - in questo nostro processo democratico, che i moderati riescano ad interpretare meglio dei progressisti le aspirazioni della società. Diversamente, non si capirebbero i motivi per cui in molti sistemi democratici si alternano progressisti e moderati. E in questa alternanza la società cresce.
Non voglio divagare ulteriormente rispetto all'attuale dibattito.
Ritengo utile il lavoro svolto questa mattina da ciascuno di noi. Non abbiamo, come da qualche parte si cercava di adombrare, perso tempo.
Abbiamo discusso, abbiamo cercato di capirci a vicenda; lo abbiamo fatto anche nelle riunioni passate, dove abbiamo cercato di accertare posizioni che non erano, fortunatamente, definite per sempre; abbiamo cercato di verificare le proposte; abbiamo cercato, in poche parole, di capire dove c'erano veti e pregiudiziali, per verificare come poterli rimuoverli spianando così la strada ad un discorso costruttivo.
Abbiamo avuto incontri a livelli ampi, plenari e a livelli ristretti.
Abbiamo ora di fronte un quadro dal quale partire per lavorare nei prossimi 15 giorni; positivamente, accompagnati dal clima natalizio, spero si possa arrivare alla Giunta che vogliamo costruire.
Personalmente, non sono convinto di alcune posizioni configuratesi stamani, rispetto all'impossibilità di un discorso che porti alla realizzazione di una Giunta di larghe intese; e mi preoccupa il fatto che un'alternativa a questa Giunta di larghe intese rischi di essere una Giunta di piccole intese, che non risponde agli obiettivi, sia che fossero nell'intento del Presidente Brizio, che nel rassegnare le proprie dimissioni ha dichiarato: "Dò le dimissioni e mi auguro che la Giunta che si andrà a costruire nasca su basi più ampie", sia per quanto riguarda la proposta di formare una Giunta istituzionale che, dal mio punto di vista sia pure con qualche perplessità, ritenevo raccogliesse larga adesione.
La Giunta istituzionale ha incontrato degli ostacoli e non sembra più essere possibile; viene già meno una possibile soluzione con l'apporto di largo schieramento di forze. Si parla di Giunta di emergenza.
Nel frattempo, il quadro politico generale ha avvertito una forte accelerazione; si sta andando velocemente verso le elezioni politiche anticipate: lavorare in questa situazione significa lavorare avendo presente che fuori da quest'aula influiscono preoccupazioni il cui peso non può non sentirsi anche qui, relativamente agli schieramenti che si stanno costruendo.
Da un certo punto di vista vedo con preoccupazione il formarsi di un vasto schieramento di centro e di centro-destra; mi preoccupa, per esempio rispetto alla costruzione di un alternativo schieramento di sinistra, di un'aggregazione progressista che mi sembra ancora piuttosto faticosa.
E' in questo senso che il PSI, la settimana scorsa, in un'assemblea che considero importantissima, ha preso una decisione estremamente importante: ha compiuto una scelta lineare, coerente, limpida e nitida a sinistra, per concorrere, con le forze della sinistra, a costruire nella nostra autonomia, con la nostra netta, precisa, peculiare identità politica storica e morale, uno schieramento, un aggregato progressista. Abbiamo compiuto una scelta netta in campo progressista.
Tutto il Gruppo laburista è unito su questa linea; il Partito socialista ha una sua storia che lo ha visto da sempre impegnato a sinistra, per concorrere a far crescere la società, apportando un contributo diretto a superare concezioni integraliste, leniniste o giacobine, al fine di realizzare un discorso di cultura liberaldemocratica nella quale realizzare il confronto.
Non temo di trovarmi a sinistra, in tale confronto. Allo stesso modo mi auguro che altre forze non debbano temere di dire di trovarsi su posizioni diverse da quelle progressiste.
Sono questi gli insegnamenti che ci vengono dall'Inghilterra, dai più grandi Stati democratici, dall'America ad altri Paesi; credo che anche noi seppure faticosamente, ci stiamo avviando in questa direzione.
Non so se dobbiamo prendere atto, dunque, della fine della possibilità della Giunta istituzionale (così mi dice il collega Chiezzi). Si parla di Giunta d'emergenza, ma personalmente non vedo molta distinzione fra Giunta istituzionale e Giunta d'emergenza.
Stamani, ad alcuni amici che mi chiedevano qual era la posizione socialista, facevo una similitudine. Rispondevo dicendo che una situazione d'emergenza si adotta quando c'è uno stato di emergenza: se la casa brucia tutti, anche il vicino di casa con cui si è in lite, accorrono a versare un secchio d'acqua. E' ancora possibile un discorso di Giunta d'emergenza? Nel 1946 ero un bambino, ma già mi occupavo di politica e ricordo che in Italia si fece un Governo che potremmo definire di emergenza; nel Governo, formato dall'on. De Gasperi, c'erano - mi pare l'on. Palmiro Togliatti, Ministro di Grazia e Giustizia e - se non sbaglio - l'on. Pietro Nenni, Ministro degli Esteri. Credo che fu corretto capire il significato di quel Governo: eravamo altro che in emergenza! C'era un Paese che usciva dal disastro della seconda guerra mondiale: che cosa dovevano fare le forze vive, vere, le forze sindacali, se non concentrare questi sforzi? Ecco perché, al di là dell'esempio della casa, porto il paragone più nobile di questa storia che ci riporta lontani nel tempo, ma che potrebbe avere ancora una sua grande ragione di essere. Ecco perché stento a prendere atto della situazione. Se poi dovrò prendere atto del fatto che non c'è più niente da fare, che le posizioni sono impenetrabili, lo far però con questo intervento vorrei lanciare ancora un appello alle varie forze, perché si può fare un governo sorretto dalle grandi aree (cattoliche, laiche e di sinistra).
E poiché siamo in un momento di grandi movimenti, di grandi cambiamenti, voglio guardare con l'occhio più in là di quella che è la nomenclatura a cui si riferiscono le varie posizioni politiche. Lo faccio con grande serenità, perché con la nostra attuale nomenclatura abbiamo già messo in campo qualche cosa che ha dimostrato che esistono dei cambiamenti.
Con questo voglio dire che i progressisti e i moderati non sono riconoscibili sulla base delle posizioni con cui si presentano. Se fossimo in grado di mettere in campo una Giunta fatta di forze laiche, cattoliche di sinistra, questa potrebbe essere definita non solo una Giunta di emergenza o istituzionale, ma persino progressista, perché non è detto che in uno scenario di grandi cambiamenti, che influiranno anche in quest'aula non si possa perseguire una proposta di questo genere.
Ciò per evitare di ritrovarsi di nuovo qui fra quindici giorni - al di là delle scelte che ciascuno di noi potrebbe fare sul versante progressista o su quello centrista o moderato - senza che nessuno abbia avuto la possibilità o la capacità di fare una Giunta con una maggioranza su cui reggersi. In effetti, dopo tutte le cose che abbiamo fatto, il rischio che corriamo è di non essere in grado di fare una Giunta capace di lanciare un messaggio di fiducia e di ripresa al Piemonte, alle forze produttive, alle forze che guardano a noi con fiducia.
Inoltre, sostengo che dovremmo compiere un grande sforzo, perché così facendo saremmo in grado di separare il momento del governo della Regione Piemonte da quello delle scelte di condizionamento degli schieramenti.
Consigliere Chiezzi, se è vero che De Gasperi collaborò quarantacinque anni fa con Palmiro Togliatti e Pietro Nenni, credo che non sia così tanto difficile realizzare una Giunta senza alcun veto, senza alcuna pregiudiziale, superando anche le questioni pregiudiziali sulle questioni di programma.
Se facciamo questo, facciamo un grande servizio alla collettività; mi rivolgo in particolare al PDS, al Consigliere Chiezzi con cui discuto fraternamente e anche in polemica su alcune questioni. Tuttavia, se il dato a cui ci predisponiamo per confrontarci sul piano politico, in Italia, sarà quello di trovarci da una parte coloro che si sentono attratti da una scelta di carattere progressista e gli altri dall'altra parte, potevamo anche sognare, come ho sognato io che un certo discorso di carattere progressista dovesse sfuggire al rischio di essere definito anche di tipo frontista, però quando si è in campo si è in campo e ciascuno è chiamato a fare la sua parte. Dobbiamo quindi fare la nostra parte nei confronti di un Piemonte che è impegnato a guardare con fiducia in avanti.
Colgo l'occasione per ringraziare l'Assessore Cerchio, perch attraverso un'azione concentrata di tutte le forze, degli enti locali, dei lavoratori, dei sindacati e della Regione, che in questi giorni si sono riuniti su più tavoli, siamo riusciti a far sì che la CEE capisse che bisognava allargare la visuale del Regolamento n. 2052. E questo è un elemento molto importante.
Ho voluto fare queste considerazioni per rilevare che c'è un discorso politico e un dato concreto, proprio per dimostrare che non siamo degli acchiappanuvole, ma siamo persone che vogliono lavorare concretamente per trovare delle soluzioni. Voglio infine svolgere un'ultima considerazione nei confronti dell'amico Marchini che richiamava l'attenzione al discorso dei 15.
Su questo punto, dopo aver concordato con lui tutta una serie di momenti del percorso, non ho la pretesa di esprimere una verità, perché in politica le verità sono sempre molte. Ho però l'impressione che nel quadro della dialettica sociale in cui si muovono le società, il ruolo delle forze laiche non sia immaginabile come ruolo asettico. Le scelte risulteranno vincenti a seconda di come queste forze riterranno di poter svolgere il loro ruolo: o sul versante progressista o su quello moderato.
Credo di poter dire che, da sole, le forze laiche non riusciranno anche se potrebbe essere un bel sogno - a determinare e realizzare delle scelte; però le forze laiche potrebbero essere, come risultano sempre determinanti. Infatti, cosa c'è dietro il discorso della sinistra che conquista il centro o della destra o delle forze moderate che tendono al centro, se non il progetto di realizzare, tra le forze di un certo peso che sono a sinistra oppure sono a destra per comodità (senza criminalizzare la destra), una proposta che conquisti il centro? E il centro di che cosa è fatto, se non di posizioni che sul piano politico sono definibili come forze laiche? La mia preoccupazione è che, ad un certo punto, si compia uno sforzo per un percorso, per una direttrice, per una direzione di marcia che risponda al processo in atto che, a mio parere, tende verso una società più elevata, e su questo sono d'accordo. Per me una società più elevata è una società progressista, è una società che cerca di capire e raccogliere le molte ansie che la vecchia società non ha saputo raccogliere. E' in questo senso che io la vedo come una società alla quale possono dare il loro contributo una serie di forze, che sono le forze vere, ricche, di una grande cultura, che sono appunto quelle cattoliche, quelle laiche, quelle di sinistra, voglio dire di sinistra, socialiste, laburiste, ambientaliste! Quelle forze sono il domani di una società che vuole cambiare in modo netto e chiaro! Queste forze potrebbero fare la stessa cosa anche in Piemonte.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

L'ultimo iscritto a parlare è il Consigliere Marino. Subito dopo passeremo all'esame dell'esercizio provvisorio.
La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Cercherò di essere breve. Credo che si debba prendere atto che l'ipotesi di Giunta istituzionale si è esaurita, ma credo che non siano chiari a tutti i motivi per cui questa ipotesi si è chiusa. In realtà l'interpretazione più banale del fallimento di questa ipotesi sembrerebbe quella che abbia prevalso la paura che il Consigliere Chiezzi, vestito da cosacco e a cavallo, potesse eventualmente abbeverare il proprio cavallo alla fontanella di questo Consiglio regionale.
Ebbene, io non credo che sia così banale l'interpretazione del fallimento di questa ipotesi; credo che ci siano ragioni più serie. Le dico per titoli: la prima, una difficoltà generale all'interno di questo Consiglio di accettare una logica di reale rinnovamento e poi il rifiuto di andare a fondo sulle questioni programmatiche, quelle vere, e di trovare uno sforzo di reale mediazione politica sulle questioni programmatiche.
Le motivazioni che il collega Picchioni, peraltro con un atteggiamento di chiarezza, se vogliamo, nella propria esposizione, ha portato qualche giorno fa a chiudere sostanzialmente l'ipotesi di Giunta istituzionale facevano in realtà riferimento a queste questioni programmatiche. Egli sostanzialmente diceva: "Saremmo anche disponibili a ragionare sulle persone che compongono una Giunta, sul Presidente di una Giunta, nel momento in cui le questioni programmatiche venissero messe al centro e sostanzialmente il programma della nuova Giunta fosse il programma della Democrazia Cristiana". Questi sono i motivi per cui, a mio parere, quella ipotesi è fallita.
Negli ultimi giorni si è sviluppata questa nuova iniziativa, che io chiamo di terzo polo, senza peraltro nessuna particolare allusione a correnti democristiane. Credo che anche in questo polo di quattordici Consiglieri, che in questo momento si manifestano, al di là di un interesse grande che io ho per le riflessioni e le contraddizioni presenti all'interno di questo polo, si ripresentino le stesse questioni: da una parte la difficoltà ad entrare nel merito di una mediazione programmatica cercando di eluderla e dall'altra parte una difficoltà a proporre una figura di Presidente di reale capacità di mediazione politica rispetto ad una soluzione diciamo intermedia tra lo scenario della vecchia politica e lo scenario che fra qualche mese sarà quello della nuova politica.
E' chiaro che l'ipotesi di questo terzo polo è quella di cercare di gestire una fase di transizione fra la vecchia politica, i vecchi schieramenti che si stanno definitivamente disgregando, e la nuova politica, i nuovi schieramenti che a tappe forzate si stanno costruendo, ma che oggi non sono presenti nel Paese né tanto meno in questo Consiglio regionale. Vedo quindi con una qualche difficoltà la possibilità che questo terzo polo marci, nel senso che non siamo più a febbraio 1993, non siamo più a settembre 1993, ma siamo alle porte del 1994 e, se non si inventano dei cavilli, ci troveremo presto alle porte del rinnovo del Parlamento nel mese di marzo.
Man mano che passano i giorni siamo sempre più costretti a ragionare sui possibili scenari futuri. Sarebbe un'ipocrisia a questo punto non ragionare; ebbene, io dico che su queste questioni, quindi sulla questione del polo progressista, mi sento molto tranquillo. Ho anche apprezzato alcune parti dell'intervento del collega Giuliano, perché oggettivamente come Verdi e come ambientalisti credo sia corretto vivere un po' dall'esterno i limiti del dibattito politico degli ultimi mesi, nel senso che è evidente che il polo cosiddetto progressista non è ancora nato, ma è in formazione. La stessa qualificazione di polo progressista per gli ambientalisti è un po' stretta, nel senso che mancano molti aggettivi, non solo quello ambientalista, ma sicuramente in questo momento è il riferimento.
Da questo punto di vista, il polo progressista non può essere lo schieramento di sinistra. Tutto dobbiamo fare, meno che alimentare quello che i giornali stanno cercando di fare e cioè inventarsi nel Paese uno scontro fra la destra e la sinistra. Credo che lo scontro fra la destra e la sinistra sia un reperto storico. Sappiamo bene che le questioni reali sulle quali lo scontro esiste riguardano il destino delle risorse e del territorio. Rispetto a questo, se la battaglia per le elezioni politiche che ha ormai ovvie influenze in questa nostra discussione, diventasse la battaglia fra la destra e la sinistra, sarebbe una battaglia che io ritengo la sinistra perderà. Non si può dunque non dare ragione a coloro che cercano di accumulare forze, non solo perché è ovvio che per vincere bisogna accumulare le forze, ma anche perché un nuovo scontro politico nel Paese richiede nuovi paradigmi per questo scontro: lo scontro fra i Cosacchi e i difensori dell'unità nazionale mi sembra uno scontro poco credibile e pericolosissimo.
La questione della mediazione politica e programmatica diventa a questo punto fondamentale. Vedo come una grande difficoltà il nascere di una Giunta di minoranza anche progressista in questo Consiglio regionale.
Certo, se non esistono alternative, ognuno di noi dovrà schierarsi, vedo questa ipotesi con grande difficoltà. Credo si debba allargare la riflessione. Credo che la proposta, come mi sembra correttamente sia stata fatta in qualche modo dallo stesso PDS, riguardi perlomeno 34 Consiglieri in questo Consiglio regionale; tale proposta deve quindi cercare di costruire quelle condizioni che, senza snaturare la chiarezza di alcuni elementi programmatici, faccia le dovute mediazioni su tutti i piani che riguardano la Giunta, il Presidente, il metodo e tutto quanto necessario per costruire una possibile maggioranza progressista in questo Consiglio regionale.
Vedo con difficoltà Consiglieri come Cucco, la Vetrino, Fulcheri e Marchini affrontare i prossimi mesi, appuntandosi prima o poi la bandierina di "Forza Italia" sulla giacca.
Sinceramente, se le forze di sinistra facessero un errore di questo tipo e queste persone sottovalutassero il clima che si sta creando rispetto alla scadenza delle elezioni politiche, ebbene, saremmo alla preistoria cioè il messaggio che verrebbe dal Consiglio regionale sarebbe un messaggio di preistoria, non un punto di sperimentazione di aggregazioni o di mediazioni politiche che sono quelle che, comunque, nei prossimi mesi si faranno. Mi chiedo: dove starà il collega Cucco? Dove staranno i colleghi Vetrino, Fulcheri, Marchini e Ferrara? Senza fare errori, credo che si debba andare al centro dei problemi, quindi cerco di accelerare.
Non c'è dubbio che le questioni che io chiamo ambientali, perché non so come altro chiamarle, siano quelle sulle quali alla fine questa crisi si misurerà. Sappiamo bene che questo Consiglio regionale e la Giunta che nascerà dovranno affrontare tre-quattro questioni che, piaccia o no, nulla hanno a che fare con le ideologie, nulla hanno a che fare con gli schieramenti ottocenteschi, ma hanno a che fare con i destini delle risorse (poche o tante che siano) e i destini del territorio piemontese. Queste sono le cose sulle quali una qualche chiarificazione, in ogni caso, andrà fatta nelle prossime settimane. E sono le cose sulle quali personalmente ma credo non solo io - ci schiereremo. Non è obbligatorio far parte di una Giunta: si può, anche in questa fase di fine legislatura, mantenere un atteggiamento di opposizione critica e costruttiva, però alcuni nodi andranno sciolti.
Caro collega Marchini, se può interessarti l'esempio, il Ministro Costa, non più tardi di tre o quattro giorni fa, ha compreso che sulla questione Alta Velocità era necessaria una qualche forma di mediazione tant'è che è stata modificata la legge finanziaria e la parola "Alta Velocità" non esiste più, ma esistono 8.000 miliardi di risorse indirizzate a migliorare e velocizzare il sistema di trasporto ferroviario.
Ho ben presente il livello di ambiguità della mediazione, ma intanto di mediazione si tratta; è chiaro che il Piemonte ha bisogno di un potenziamento delle forme di trasporto e di mobilità sia nella linea orizzontale con le Regioni dell'est italiano ed europeo, sia nei confronti della Francia. Ebbene, sulla questione della tecnologia, del valico, del sistema, sono possibili delle mediazioni. Chi ha detto che la migliore possibilità è quella di un traforo di 54 chilometri in Valle di Susa? Io non so quanti di coloro che sostengono tali questioni abbiano per un momento riflettuto su quale sia lo scenario e l'impatto sul territorio della Valle di Susa di un'opera di questo genere.
Non so se avete provato a staccarvi un attimo dalle questioni e a pensare cosa vuol dire un traforo di 54 chilometri in Valle di Susa! Un'opera che, fino ad oggi, non ha alcun esempio perlomeno in Europa, forse in Giappone c'è un traforo equivalente a questo, così come io non so in base a quali riflessioni si sia deciso che nel sud del Piemonte non sia necessario un sistema di collegamento ferroviario con la Francia.
Ci sono alcune riflessioni che, secondo me, andrebbero fatte, che pian piano stanno comunque procedendo anche se gli sponsor degli appalti a tutti i costi sono un po' in disgrazia. Devo sottolineare che i Verdi negli ultimi due anni, quando molto si parlava delle tangenti del 5% o del 10 al di là della ovvia condanna di questo modo di fare politica e di prendere decisioni che riguardano il Paese, cercavano di sottolineare l'importanza delle scelte che riguardavano l'altro 95%.
Il sistema delle tangenti sulle grandi opere pubbliche non è scandaloso perché c'era la tangente del 5%: a mio parere era scandaloso in alcuni casi soprattutto, perché la tangente del 5% giustificava opere pubbliche sbagliate, fatte in modi, in forme, in tecnologie e in momenti sbagliati e quindi credo che come Verdi, in questi ultimi anni, abbiamo soprattutto sottolineato l'importanza delle riflessioni sull'altro 95%.
Credo pertanto sia necessario esprimersi su alcune nodali questioni programmatiche e credo che sia possibile costruire una mediazione politica su questo: in una Giunta, oltre alle etichette, contano anche le competenze.
Un altro dei motivi per cui non è credibile questo ostracismo nei confronti del collega Chiezzi è che non si fanno i conti con le persone! Su questo voglio essere molto chiaro: se al posto del collega Chiezzi ci fossero altre persone che conosco e di cui ho meno stima del collega Chiezzi, qualche problema ce l'avrei anch'io. Credo che il Consigliere Chiezzi sia una persona di grande competenza, capacità ed esperienza, in grado - come altri - di capire il senso della necessità della mediazione politica (non credo che tutti quelli di Rifondazione Comunista abbiano queste capacità). Credo però che nella costruzione di una maggioranza e di una Giunta, oltre a mettere insieme le etichette che a me sempre meno importano, c'è una valutazione da fare sulle competenze delle persone perché, al di là del colore, è necessaria una Giunta che complessivamente abbia le capacità e le competenze per gestire una fase difficilissima di fine legislatura come questa. C'è quindi l'esigenza di misurare le persone i programmi reali e la capacità di garantire un rinnovamento, perch questa, non c'è dubbio, è la chiave con la quale i cittadini leggono le scelte che comunque questo Consiglio regionale farà.
Non si possono più inventare scenari non credibili, si deve andare a fondo; ho l'impressione che siamo ormai fortemente condizionati dagli schieramenti che si creeranno nel Paese. Se nei limiti della nostra rappresentanza, che è vecchia per tutti, riusciremo a costruire uno schieramento largo, sostanzialmente progressista, che garantisca chiarezza di programma, competenze e capacità operative, io sosterrò questo schieramento; se così non fosse, continueremo a svolgere un tranquillo ruolo di opposizione sulle questioni che io ritengo comunque centrali per il futuro della Regione.


Argomento: Esercizi provvisori

Esame progetto di legge n. 439: "Autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno finanziario 1994" - Esame ordine del giorno di non passaggio alla votazione dell'articolato ed esame ordine del giorno n. 664


PRESIDENTE

Passiamo al punto 4) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 439.
Relatore è il Consigliere Zanoletti, che ha facoltà di intervenire.



ZANOLETTI Tomaso, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la I Commissione ha preso in esame questa mattina il progetto di legge n. 439: "Autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno finanziario 1994" affrontando un'importante questione pregiudiziale, se cioè fosse legittimo in presenza della crisi di Giunta e a norma dell'art. 35 dello Statuto procedere ad assumere deliberazioni.
Il problema è stato risolto in base al parere del prof. Onida e soprattutto alla lettera pervenuta in mattinata dal Ministro per il Coordinamento delle politiche comunitarie e per gli affari regionali, il quale non solo condivide il parere favorevole all'esame delle deliberazioni rilasciato dal prof. Onida, ma fa un preciso richiamo all'obbligo che la legge ci impone di procedere all'approvazione dell'esercizio provvisorio.
Il testo del provvedimento è molto semplice ed è stato approvato a larga maggioranza in Commissione; nella stessa sede si è anche convenuto che, a lato del progetto di legge, venga presentato, ed è stato fatto, un ordine del giorno che impegna la Giunta a limitare l'utilizzazione degli stanziamenti solo a quelli necessari per garantire il funzionamento dell'ente.
Pertanto, in base a quanto è stato detto e a quanto è stato votato invito il Consiglio ad approvare il progetto di legge.



PRESIDENTE

Comunico che i Consiglieri Majorino e Zacchera hanno presentato un ordine del giorno di non passaggio all'esame degli articoli del progetto di legge 439, ai sensi degli artt. 79 e 63 del Regolamento: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che l'art. 35 dello Statuto, quinto comma, stabilisce che 'Qualora il Presidente della Giunta e la Giunta abbiano rassegnato le dimissioni, il Consiglio non può deliberare su alcun altro oggetto prima dell'elezione del nuovo Presidente e della nuova Giunta' rilevato conseguentemente che non può procedersi né si può deliberare su qualsivoglia provvedimento di legge: sotto pena di grave e manifesta violazione dello Statuto piemontese considerato quindi che è precluso al Consiglio l'esame del progetto di legge n. 439 concernente: 'Autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno finanziario 1994': in quanto la lettera e lo spirito del citato quinto comma dello Statuto è insuperabile e non consente eccezione alcuna decide di non passare all'esame e alla discussione dell'articolato di cui al progetto di legge n. 439".
Per completezza di informazione - se il Consigliere Majorino consente devo comunicare che questa mattina abbiamo ricevuto un documento del Ministro Paladin (che ho provveduto a consegnare al Presidente della I Commissione) che, a seguito del parere acquisito da parte della Giunta, si esprime in maniera estremamente chiara rispetto alla possibilità di procedere all'approvazione dell'esercizio provvisorio in termini di legittimità da parte del Consiglio regionale.
Per questo motivo abbiamo proceduto ad iscrivere all'o.d.g. questo punto. Ieri e ancora questa mattina il Presidente della Giunta ed io abbiamo chiesto al Ministro Paladin, che peraltro è anche un esperto di diritto regionale, che ci comunicasse la sua posizione in tempo utile e questa mattina il documento è stato consegnato non solo al Presidente della Giunta e all'Assessore Gallarini, ma anche al Presidente della I Commissione proprio perché potesse portarlo a conoscenza di quanti nella I Commissione avrebbero dovuto rendere il parere obbligatorio previsto da Regolamento e Statuto.
Ho detto questo per completezza di informazione prima dell'illustrazione da parte del Consigliere Majorino dell'ordine del giorno di non passaggio all'esame dell'articolato di cui ho dato lettura.
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

La ringrazio, Presidente, per avere illustrato in sintesi le posizioni che si sono formate e anche di avere letto l'ordine del giorno di non passaggio all'articolato perché il documento si commenta da sé e necessita quindi di un'illustrazione brevissima.
Desidero sottolineare che il nostro Gruppo mantiene la pregiudiziale del non passaggio all'esame dell'articolato pur rendendosi perfettamente conto della delicatezza dei problemi che si pongono. Ma riteniamo che votare l'esercizio provvisorio significhi violare lo Statuto perch l'articolo 35, penultimo comma, è estremamente chiaro e secco nel fissare la regola che "pendente la crisi di Giunta non possono essere assunti provvedimenti né amministrativi né legislativi".
Probabilmente si è trattato, allorquando venne formalizzato questo testo dell'art. 35 e allorquando venne posta questa secca e non superabile preclusione, di una distrazione del legislatore costituente regionale il quale non ha previsto neppure una sola eccezione al divieto di legiferare mentre, per esempio, avrebbe potuto prevedere che provvedimenti gestionali urgenti e non dilazionabili potessero essere egualmente esaminati ed eventualmente approvati dal Consiglio regionale. Tutto ciò non è stato fatto. Non voglio rileggere il testo di questo divieto perché lo conoscete tutti, quindi lo richiamo soltanto.
Ma c'è di più: che la situazione fosse incerta e di estremo dubbio emerge dal solo fatto che il Presidente della Giunta si era premurato nell'imminenza della trattazione dell'argomento di chiedere un parere ad un cattedratico, che è stato poi confortato da un brevissimo parere del Ministro Paladin. Questi pareri affermano la possibilità di trattare l'esercizio provvisorio in quanto sarebbe un atto dovuto, ma a nostro avviso si viola la lettera e lo spirito dello Statuto.
Va sottolineato che questi pareri tecnico-giuridici, costituzionali o comunque li si voglia chiamare, attraverso ragionamenti degni del dottor Sottile, che anzi lo farebbero invidiare, di arrivare a consentire l'esame dell'esercizio provvisorio (emerge a chiare note sia nel breve parere del Ministro Paladin sia soprattutto nell'altro parere del cattedratico Onida) sono preoccupati di dire che se non si approva l'esercizio provvisorio si incappa nell'art. 126 della Costituzione che prevede lo scioglimento del Consiglio. Quindi, è chiaro che le tesi sostenute dal Ministro e dal cattedratico erano guidate ad evitare lo scioglimento del Consiglio evidentemente perché erano state commissionate dal Presidente della Giunta ad hoc.
In questo senso noi manteniamo la pregiudiziale che riteniamo estremamente fondata. Se si passerà all'esercizio provvisorio si potrà scrivere e dire, negli annali di questo Consiglio, che è stato stracciato lo Statuto vigente.



PRESIDENTE

Sentito l'intervento del Consigliere Majorino, così come ho letto la pregiudiziale dallo stesso presentata, desidero leggere il documento che abbiamo ricevuto questa mattina da Livio Paladin, Ministro per il Coordinamento delle politiche comunitarie e per gli affari regionali. Il Ministro Paladin scrive al Prefetto, perché insieme al Presidente della Giunta avevamo ritenuto nei giorni scorsi di sentire su questo punto anche il Prefetto nelle sue funzioni di Commissario del Governo.
Il Prefetto stesso, che si era anche espresso in termini favorevoli rispetto alla procedura che oggi viene proposta al Consiglio, aveva scritto e richiesto il parere del Ministro, che recita in questi termini: "Caro Prefetto, mi riferisco alla nota con data 20 dicembre u.s, con la quale richiede l'avviso del Dipartimento Affari Regionali in ordine alla possibilità per il Consiglio regionale di approvare entro la fine dell'anno l'esercizio provvisorio del bilancio, nonostante l'art. 35 dello Statuto faccia divieto di adottare deliberazioni prima della sostituzione del Presidente e della Giunta dimissionari.
Ritengo che le ampie argomentazioni svolte nel parere del prof. Onida a favore della risposta affermativa siano pienamente condivisibili.
Del tutto assorbente al riguardo mi sembra la considerazione che l'autorizzazione all'esercizio provvisorio corrisponde ad un preciso obbligo di legge, la cui inosservanza sarebbe fonte di gravi responsabilità ai sensi dell'art. 126 della Costituzione".
Tanto dovevo, perché tutti i Consiglieri avessero la più completa informazione.
La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



PRESIDENTE

BRIZIO, Presidente della Giunta regionale



PRESIDENTE

Semplicemente per dire che il parere non è stato affatto commissionato ad hoc, anzi è stato chiesto un parere preciso sulla questione. Quindi respingo questa affermazione che non è assolutamente fondata; è stato chiesto un parere, certamente, sulla superabilità della norma statutaria per quanto riguarda atti obbligatori e dovuti. Questa rimane ed è stata attuata per alcuni provvedimenti in altre occasioni.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione la pregiudiziale presentata dai Consiglieri Majorino e Zacchera.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 3 voti favorevoli, 32 voti contrari e 12 astensioni.
Passiamo quindi all'esame del progetto di legge n. 439.
Ha chiesto la parola il Consigliere Zacchera; ne ha facoltà.



ZACCHERA Marco

Sarò brevissimo, anche perché siamo all'incongruenza. Leggo l'art. 35 dello Statuto: "Qualora il Presidente della Giunta e la Giunta abbiano rassegnato le dimissioni, il Consiglio non può deliberare su alcun altro oggetto prima dell'elezione del nuovo Presidente e della nuova Giunta".
Questo è italiano! Il dotto cattedratico Onida dà un parere estremamente fumoso, ma poi dice che si può forzare lo Statuto che, a mio avviso, era di una chiarezza totale. Onida dice: "D'altronde, sapete chi ci dice che possiamo fare questo? Il Paladin in 'Diritto regionale - IV edizione 1985'". Il Paladin è Ministro, quindi pensate se il Paladin Ministro contraddice il Paladin indicato come prima persona dallo stesso Onida per poter esprimere un parere in merito! Il prof. Onida dice: "Se il Consiglio non approvasse i termini di bilancio nemmeno nell'esercizio provvisorio, si verificherebbe una delle ipotesi di grave violazione della legge, che ai sensi dell'art. 126 della Costituzione potrebbe dar luogo allo scioglimento del Consiglio".
Siccome non si vuole arrivare allo scioglimento del Consiglio e poich lo Statuto dice che non si poteva approvare l'esercizio provvisorio bisogna dire che l'esercizio provvisorio può essere approvato, così si pu sostenere di non arrivare allo scioglimento del Consiglio. Tant'è vero che l'ineffabile Ministro delle Regioni che è molto più dotto di me...



PRESIDENTE

Consigliere Zacchera, io non voglio assolutamente toglierle la parola non l'ho mai fatto e non mi permetto nemmeno, però le devo ricordare che la pregiudiziale è già stata discussa e votata.



ZACCHERA Marco

Ma io sto parlando per dichiarazione di voto e non farò perdere tempo come il Capogruppo socialista, che lei ha tollerato parlasse per 22 minuti dopo che aveva detto che doveva parlarne 10. Sono a 2 minuti e 22 secondi e ho concluso...



PRESIDENTE

Si trattava di un altro argomento.



ZACCHERA Marco

La legge è uguale o dovrebbe essere uguale per tutti.
Dichiaro che non parteciperò alla votazione, perché vi faccio presente che il Ministro Paladin non oppone dei contenuti giuridici a questo, ma ripete la stessa frase che era stata scritta dal prof. Onida: "D'altronde l'autorizzazione all'esercizio provvisorio corrisponde ad un preciso obbligo di legge, la cui inosservanza sarebbe fonte di grave irresponsabilità". Allora è molto più semplice dire che si deve applicare lo Statuto e, quindi, non si può approvare l'esercizio provvisorio; non applicare l'esercizio provvisorio significa sciogliere il Consiglio regionale. Permettete il diritto anche di interpretare in lingua italiana corrente quello che è scritto nello Statuto. Che poi, per motivi politici non si debba applicare è un conto e si possono trovare cento motivi. Io chiedo alla correttezza del Presidente del Consiglio e della Giunta se hanno chiesto anche il parere ad altri legali che magari avrebbero potuto esprimere giudizi diversi, perché fino a prova contraria ogni legge pu essere interpretata come si vuole, ma la lingua italiana è di una chiarezza totale! Poi se non si vuole applicarla, per carità! Ricordo quello che stava volando a 100 chilometri all'ora in auto fuori strada, allora ha chiuso gli occhi dicendo: "Così non vado fuori strada", però ci è andato ugualmente.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



PRESIDENTE

BRIZIO, Presidente della Giunta regionale



PRESIDENTE

Intervengo per dire che, oltretutto, il prof. Paladin è stato anche Presidente della Corte Costituzionale ed è autorevolissimo in materia.
Per quanto riguarda il prof. Onida, ho risposto, in sede di Capigruppo ad analoga osservazione, chiarendo che il prof. Onida è consulente della Conferenza delle Regioni, autorevole anchéegli; tra l'altro è relatore ed istruttore di tutti i ricorsi al Consiglio di Stato e alla Corte Costituzionale effettuati dalle Regioni, ed è quindi su una linea di chiara interpretazione regionalista.
Non voglio entrare nel merito né fare polemica, ma voglio porre questa domanda: lo Statuto può negare la possibilità di svolgere degli atti dovuti? La risposta è che non è possibile.
Essendo quello in discussione un atto dovuto, possiamo deliberare.



PRESIDENTE

Poiché è Natale, mi auguro che nessuno di noi vada fuori strada con gli occhi chiusi o aperti.
Relativamente al punto che abbiamo posto all'o.d.g., il Presidente della Giunta ed io per la mia parte abbiamo cercato insieme agli uffici di assumere tutte le tranquillità di tipo giuridico-costituzionale, non di tipo politico, per portare al voto del Consiglio questo provvedimento. Non è scelta di tipo politico: abbiamo esaminato esclusivamente la percorribilità di questa strada sotto il profilo giuridico di non contrasto statutario e costituzionale.
La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Voglio solo dire che non partecipo alla votazione su questo argomento perché la ritengo illegale.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 49 votanti 46 voti favorevoli 31 astensioni 15 non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 49 votanti 46 voti favorevoli 31 astensioni 15 non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 53 votanti 50 hanno risposto SI 31 Consiglieri si sono astenuti 19 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 664 connesso al provvedimento testè approvato, sottoscritto dai Consiglieri Gallarini Rossa, Marengo, Chiezzi, Ferrara, Giuliano e Ferraris, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto dell'approvazione dell'autorizzazione all'esercizio provvisorio per il bilancio della Regione di cui al progetto di legge n.
439 considerata altresì la necessità di precisare i limiti di utilizzazione degli stanziamenti per le spese obbligatorie impegna la Giunta regionale a limitare l'utilizzazione degli stanziamenti a quelli necessari per garantire il funzionamento dell'Ente".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 50 voti favorevoli e 1 astensione (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,20)



< torna indietro