Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.256 del 26/10/93 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 7) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Coppo e Croso.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Dibattito sulle comunicazioni del Presidente della Giunta regionale in merito allo stato di difficoltà in cui versa la Giunta regionale e alla ricognizione politica affidatagli dalla maggioranza esistente in Consiglio (seguito) Esame ordine del giorno n. 653


PRESIDENTE

In merito alle comunicazioni svolte in mattinata dal Presidente della Giunta regionale, chiede di intervenire il Consigliere Zacchera; ne ha facoltà.



ZACCHERA Marco

Mi spiace perché alcune persone con cui avrei voluto parlare (e forse anche polemizzare) non sono presenti tra i banchi della Giunta, mi sento così un poco a disagio.
Direi che la crisi di Giunta che si va ad aprire oggi può comunque essere letta, giustificata e presentata a diversi livelli. Il problema pu essere affrontato, come lei ha fatto nella sua lunga apertura, sia dando un giudizio sulle cose fatte sia portando il discorso su un piano più generale, mondiale, europeo, a commento di quella che è la situazione e di quelli che sono stati i fattori principali mossisi durante questi anni di legislatura. Lei, Presidente, ha parlato di Europa, di crisi del Golfo, di cambi europei, di cambi fissi, di crisi delle istituzioni, di crisi dei partiti; ha anche detto che questa crisi può essere addebitata ad un sistema in via di disfacimento. Tutto sommato, Presidente, sono quasi contento che siano presenti pochi ascoltatori: la cosa è estremamente più umana e più vicina. Anche perché in questo periodo si è sviluppata, almeno penso, una cosa in positivo: una stima vicendevole. Tutti abbiamo capito che nelle diverse forme di opposizione e di maggioranza esiste un rapporto dialettico importante. Una sola colpa le faccio, Presidente: lei ha dovuto con una sola frase, ricordare quello che credo essere stato il motivo determinante di questa crisi, quello che lei ha detto pesarle come un macigno e quella che io, senza tirar fuori parole ridondanti, chiamo mancanza di lealtà verso le istituzioni da parte di qualcuno della Giunta regionale. In questa frase possiamo metterci tutto. Perché se lei, a quanto ci consta, è stato leale verso le istituzioni, non tutte le persone cui lei aveva dato fiducia si sono dimostrate altrettanto leali.
La crisi della Giunta regionale nasce infatti per un crollo interno; la Giunta regionale non va in crisi per i massimi sistemi, ma perché è caduto il livello di credibilità all'interno della stessa, e non soltanto per indagini penali.
Presidente Brizio, quando lei per otto mesi ha difeso la Giunta al di là di ogni ragionevole logica, era perché lei riteneva che determinate critiche in buona parte fossero ingiustificate; perché riteneva di avere persone con le quali poter discutere.
Quando l'anno scorso le dimostravo che in Giunta si era arrivati al record di giornate in cui veniva passata una deliberazione ogni 17 secondi mi diceva: "Beh, in fondo, io ho fiducia: se un Assessore mi porta un pacco di deliberazioni, lì dentro non possono non esserci che cose positive per la nostra amministrazione regionale". Questo è il fatto, è crollata la fiducia reciproca e d'altronde ciò è dimostrato dal fatto che lei, in questi mesi, ha dovuto predisporre una quantità enorme di maggiori controlli, una quantità enorme di Commissari, ha dovuto promuovere una quantità enorme di indagini per verificare la veridicità - di solito appurata - di quanto dalle opposizioni veniva detto.
Partiamo allora da questa caduta verticale che ha colpito parte delle persone che hanno appoggiato la Giunta regionale. Giunta regionale che lei di fatto, forse per "forma mentis" e per motivi istituzionali, ha dovuto e voluto sempre difendere.
La Giunta non cade, oggi, perché si è dimesso l'Assessore Lombardi; la crisi viene da lontano. Il nocciolo duro di questa crisi viene dalla gestione della sanità, che fino a prova contraria assorbe più della metà delle risorse del nostro bilancio regionale.
E dietro alla sanità c'è quanto adesso appare chiaro e cioè quello che le indagini penali stanno man mano scoprendo: il patto di spartizione in atto in questa Regione - come temo in altre parti d'Italia sostanzialmente e soprattutto tra DC e PSI, negli appalti, nelle nomine e nei servizi.
Presidente Brizio, ero proprio un novellino in questo Consiglio, ma lei ricorderà che la prima polemica personale che abbiamo avuto è stata quella sulle nomine degli amministratori straordinari delle UU.SS.SS.LL. del Piemonte. Le nostre erano contestazioni - appunto di primo pelo, ma alle persone che intervenivano per la prima volta in quest'aula appariva chiaro che dietro a quelle nomine c'era una volontà spartitoria. Lei ci rispose che il criterio di quelle nomine era la competenza. I fatti hanno dimostrato che molte volte non era stata la competenza, ma la spartizione la chiave di lettura di quelle nomine. E lei ha assistito impotente, ma ha anche difeso, la sua Giunta in altre situazioni, che non sono per ora neppure emerse in quelle che sono ancora indagini giudiziarie.
Ricorda, Presidente Brizio, la faccenda dei lettori ottici, di cui si è parlato relativamente poco, che ancora deve esplodere a livello di Magistratura, come i tanti altri scheletri che stanno negli armadi di quella che fu la sua maggioranza? Noi chiedevamo controlli: lei ci disse che tutto era a posto, salvo poi dover fare i controlli e tre mesi dopo dirci che avevamo ragione.., e intanto il suo Assessore era finito in manette.
Altro caso: la partita dell'Elisoccorso. Non potrà mai dire, Presidente Brizio, che da parte nostra non ci sia stata profonda lealtà nei confronti suoi, prima di tutto, nell'informarla che c'erano situazioni che non funzionavano. Ricorderà anche il telegramma inviatole per segnalargliele.
Non può dire che non siamo stati puntuali, precisi, attenti, e che prima di muovere determinati passi alla Magistratura non abbiamo segnalato determinate incongruenze.
Abbiamo parlato della sanità, Presidente e colleghi; ma come non parlare dei tanti altri settori in cui le cose vanno precipitando? L'Assessore Gallarini non è in questo momento in aula: ricordo che non abbiamo potuto discutere l'interrogazione che con il Capogruppo Majorino abbiamo presentato ormai due mesi fa, in cui diamo alcune gravi chiavi di lettura di quella che è la gestione del patrimonio informatico.
Ricevendoci la settimana scorsa - e la ringrazio - per la discussione in merito all'andamento della crisi, lei ci disse che ha nominato degli ispettori per verificare se le nostre denunce - che sono diventate denunce penali - hanno fondamento.
Accidenti, Presidente Brizio, se hanno fondamento! Quando le porto determinate offerte della stessa ditta che ha vinto l'appalto alla Regione e cioè l'Olivetti, che sono un terzo di quanto sta pagando la Regione, è abbastanza difficile sostenere l'inesistenza di gravi irregolarità.
Attenderò, temo invano, le risposte a quell'interrogazione.
Partita del CSI: Assessore Bergoglio (è un po' antipatica, Presidente Brizio, l'assenza degli Assessori nel momento in cui stiamo discutendo del loro operato, dopo tre anni di loro direzione...). L'Assessore Bergoglio dicevo - molte volte mi ha detto: "Rispetto al CSI non posso fare più niente: siamo legati mani e piedi!". Allora bisognava avere il coraggio di denunciare che determinati lacci e lacciuoli si sono di fatto mantenuti, se non addirittura potenziati in questi anni.
L'Assessore Bergoglio interviene sulla scena.., non so se ha sentito tutto quello che ho detto...



BERGOGLIO Emilia, Assessore regionale

Sì, ho sentito: hai detto che per il CSI non posso fare niente perch sono legata mani e piedi... Io non ho mai detto questo: ho detto che ci sono condizioni precedenti che rendono difficile l'avviare le procedure in altro modo.



ZACCHERA Marco

Beh, Assessore Bergoglio, io, come penso i colleghi, non ho colto la sostanziale differenza in quello che ha detto. Personalmente, stavo quasi apprezzando il fatto che l'Assessore Bergoglio stesse cercando di togliersi i lacci e lacciuoli del CSI, ma ella mi dice che faccio male: a questo punto non ho capito l'intervento dell'Assessore Bergoglio...



BERGOGLIO Emilia, Assessore regionale

Sono intervenuta solo perché tu hai detto che non ero presente...



ZACCHERA Marco

Allora: l'Assessore Bergoglio c'era, ma non l'avevamo vista: meno male che adesso è apparsa... Stavo dicendo che quella dell'informatica è una partita grave, sulla quale la Giunta non è stata, secondo me, all'altezza della situazione. E non si può dire che queste cose le diciamo soltanto adesso, perché le abbiamo ripetute e dette da mesi, da anni.



BERGOGLIO Emilia, Assessore regionale

Ma non ha rubato...



ZACCHERA Marco

Che il CSI non abbia rubato... Ma a chi si riferisce? E' il CSI che non ha rubato o l'Assessore Bergoglio? Io non mi sono mai permesso di dire che l'Assessore Bergoglio abbia rubato!



BERGOGLIO Emilia, Assessore regionale

La Giunta - ho detto - non ha rubato.



PRESIDENTE

Credo sia meglio permettere al Consigliere Zacchera di svolgere il proprio intervento senza interruzioni, così non ci sono equivoci.



ZACCHERA Marco

Personalmente non so se qualcuno abbia rubato sulla partita informatica che non è il CSI ma sicuramente i prezzi che stiamo pagando a livello regionale lo fanno supporre. Ed io mi sono assunto la personale responsabilità di denunciarlo alla Magistratura. Non so chi, ma temo che qualcuno abbia avuto delle interessenze in determinati appalti: tra qualche mese vedremo chi ha ragione e chi ha torto. Mi assumo fino in fondo le mie responsabilità personali per quanto ho detto - finora senza smentite.
Il Presidente Brizio ha presentato l'elenco delle cose positive: per esempio, il commissariamento dello IACP! Accidenti, si pensava di non commissariare lo IACP di Torino dopo quanto è successo? Anche queste sono cose che, secondo me, vanno messe nel calderone. Non parliamo poi dello stillicidio di spese che noi puntualmente abbiamo cercato di dimostrare essere inutili, quando non clientelari e spesso assurde.
Dunque, se n'è andato l'Assessore Carletto e ci sono Assessori di maggioranza inquisiti; eppure in questo Consiglio i voti di colleghi che hanno conti in sospeso con la Magistratura sono stati determinanti, per esempio, nell'approvare il bilancio.
L'Assessore Gallarini ci aveva formalmente promesso - come anche lei Presidente Brizio un bilancio a base zero. Era il mese di febbraio: siamo arrivati a luglio e il bilancio a base zero non lo ha visto nessuno. Il 27 luglio, però, avete approvato un bilancio che tutto era salvo il bilancio promesso ad inizio anno. Il mio non vuole essere un giudizio, Presidente Brizio, sul bicchiere metà pieno o metà vuoto: lei vede le parti positive ed io quelle negative; saranno gli elettori, semmai, a giudicare l'operato della Giunta.
L'impressione personale è che lei, Presidente, si sia trovato nella posizione del naufrago su una zattera in un mare in tempesta; ha cercato disperatamente, di continuarne la navigazione, ma adesso anche lei deve prendere atto che non è più possibile andare avanti: il mare in tempesta era quello dei partiti della sua coalizione, ai quali lei, gioco-forza doveva essere collegato per questioni di maggioranza numerica. Ma questi partiti l'hanno sbattuta e trasportata di qui e di là, spesso obbligandola in situazioni sulle quali non era del tutto d'accordo (almeno mi auguro).
Non posso che provare personale simpatia nei suoi confronti Presidente; lo dico molto francamente: mi rendo conto delle difficoltà in cui si è trovato sia nell'amministrazione regionale sia sui problemi generali della collettività e della Regione. Mi chiedo soltanto se la scelta di dimettersi non poteva essere decisa in precedenza, magari qualche mese fa, quando, per esempio, una Giunta "Brizio 2" era ancora possibile: oggi quell'ipotesi mi sembra assai compromessa.
Mi limito comunque ad un breve e conclusivo commento. Tre anni fa eravamo la parte di opposizione numericamente più limitata, meno ascoltata e, sicuramente, la più discriminata. Oggi - anche se la nostra parte politica continuerà ad essere di minoranza posso sicuramente sostenere che è molto più ascoltata poiché ha dimostrato, nello svolgere una seria politica di opposizione alla Giunta regionale - degli eventuali errori chiedo scusa - che molte parti nella gestione del potere politico ed amministrativo di questa Regione non funzionano. Abbiamo dimostrato che molte cose si potevano fare meglio ed anche che questo sistema, al di là delle persone e delle volontà dei singoli, non ha voluto provvedervi.
Sosteniamo ora che da parte di alcuni Assessori è caduta la lealtà verso le istituzioni; che non c'è più o che non c'è mai stata. Dico da parte di "alcuni Assessori": altri si sono mossi positivamente, e per correttezza dobbiamo rilevarlo. Per esempio, abbiamo apprezzato il fatto che sia stato ultimato il Piano dei parchi e non possiamo non apprezzare certe scelte dell'Assessore Gallarini, seguite alle nostre denunce di determinati sprechi.
Oggi comunque si può dimostrare come all'interno di questa maggioranza ci sia crisi anche perché è caduta la tensione ideale. Ideale che dovrebbe spingere le forze politiche di qualsivoglia opinione: nel momento in cui cade l'ideale e ci si trasferisce sul piano del mercanteggio o della corrente politica o ci si basa soltanto su discorsi prettamente di voto crollano anche le maggioranze.
Temo che la Giunta sia entrata in crisi e sia affondata troppe volte ciò anche per la caduta di tensione ideale che ha coinvolto non tanto il Presidente quanto alcuni componenti della sua Giunta.
Penso occorra il coraggio di determinate scelte, di determinate decisioni; decisioni che avrebbero dovuto essere assunte alcuni mesi fa quando potevamo ricorrere alle elezioni anticipate del Consiglio soluzione che tuttora ritengo essere la migliore. La gente ha il diritto di esprimersi; non credo che il nuovo sistema elettorale porterà dei miglioramenti da questo punto di vista.
Pensate, la prossima volta sarà eletto colui che avrà ottenuto maggiori voti - si presume con il sistema maggioritario - nel proprio collegio.
Quindi, sostanzialmente, il Consigliere di Canelli, di Verbania, di Torino centro, di Susa, di Novara o di Alessandria. Avremo forse un Gruppo misto composto da trentacinque persone, visto che è di moda passare al Gruppo misto da parte di coloro che sperano, in futuro, di mercanteggiare il proprio voto? Eravamo partiti dalla crisi della Giunta, siamo arrivati a quello che potrà essere il futuro. Io non so quale sarà; so soltanto che questa Giunta, pur se fra cose positive, ha sicuramente prodotto un risultato negativo: non ha certo migliorato l'immagine dell'amministrazione piemontese nei confronti dei cittadini, delle istituzioni e della collettività.
Lei, Presidente Brizio, forse inconsapevolmente, questa battaglia l'ha persa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente Brizio e colleghi, premetto che le conclusioni che esporrò costituiscono il pensiero e l'atteggiamento del nostro Gruppo a fronte delle preannunciate dimissioni della Giunta.
Lei, Presidente Brizio, ha dichiarato - situazione peraltro di tutta evidenza - che le istituzioni sono cadute di credibilità e che tale fatto ha costituito la goccia che ha fatto traboccare la sua riluttanza ad esprimere le dimissioni.
Devo a questo punto contestarle, però, che nel rilevare la caduta di credibilità verso le istituzioni, è in ritardo di ben otto mesi; ritardo che risale esattamente al 16/2/1993. In tale data è infatti scoppiato il primo, clamoroso scandalo giudiziario nel quale è stato coinvolto l'Assessore alla sanità. In quel momento, l'immagine delle istituzioni, che lei oggi riscontra essere prive di credibilità, si è pesantemente deteriorata nei confronti dell'opinione pubblica e dei piemontesi in particolare. Il coinvolgimento dell'Assessore nel procedimento giudiziario era per gravi reati contro la pubblica amministrazione: si trattava della spartizione - fatto ormai pacifico e notorio degli appalti della sanità fra Democrazia Cristiana e Partito socialista. L'immagine delle istituzioni subì un pesante deterioramento anche perché non ci si accorse - come sarebbe stato dovuto - di quanto andava tramando l'Assessore alla sanità fin dall'inizio della legislatura facente parte della compagine di Giunta.
Assessore che muoveva grossissime risorse, che si rese colpevole di gravissimi reati nei confronti della pubblica amministrazione e della sanità piemontese: questo avrebbe dovuto già essere motivo - e noi all'epoca lo mettemmo in evidenza - delle dimissioni della Giunta, non foss'altro che per l'immagine delle istituzioni verso la gente e verso i piemontesi.
Successivamente, c'è stata una specie di crescendo rossiniano sotto questo profilo; ciascun pezzo di tale crescendo, di per se stesso, avrebbe dovuto indurre alle dimissioni: fioritura di avvisi di garanzia, ulteriore pesante procedimento penale nei confronti di un Consigliere di maggioranza finito anche lui nelle patrie galere. Sullo sfondo, le elezioni politiche dell'aprile 1992 e, più recentemente, le elezioni amministrative. Quadro politico che non poteva essere dimenticato; le amministrazioni comunali di tre province piemontesi hanno visto la sostanziale ed effettiva scomparsa di un partner di maggioranza - leggi Partito socialista e la riduzione ai minimi termini del Gruppo di maggioranza relativa di Palazzo Lascaris.
Su tale sfondo e sullo sfondo dei successivi scandali arrivano oggi con un ritardo cronologico di otto mesi, le dimissioni della Giunta.
A questo punto, Presidente Brizio, la ringraziamo in senso politico di aver scelto la via delle consultazioni di tutti i Gruppi, per verificare la possibilità di un'uscita dalla crisi di fatto in cui versa la Regione Piemonte, non da poche settimane, ma da mesi.
In occasione della consultazione del nostro Gruppo, come ricorderà abbiamo fatto presente che a nostro avviso, di fronte all'ormai non più contestabile - sotto alcun profilo, nemmeno formale - inesistenza di una maggioranza che sorreggesse la Giunta, la prima cosa da fare consisteva nelle dimissioni. Lei ci ha risposto con una citazione latina alla quale abbiamo ribattuto con un'altra il cui senso è che lei, costretto, ha voluto dimettersi. Un primo risultato, peraltro scontatissimo, è stato raggiunto seguendo l'indicazione di tutti Gruppi d'opposizione nonché, penso, di tutti o quasi i Gruppi di maggioranza. Il percorso da noi proposto era di tentare la formazione di una Giunta istituzionale, senza preclusioni verso alcuno. "Giunta istituzionale" è solo apparentemente una mera formula: in realtà si tratta di una specie di scoloritura politica complessiva che si prefigge un programma di coalizione se non di tutte di gran parte delle forze politiche, per gli ultimi 500 giorni di legislatura.
Premetto immediatamente che qualora su iniziativa presumibilmente sua si venisse ad elaborare un programma, noi non avremmo alcuna preclusione qualora su tutti i punti o sulla stragrande maggioranza di essi dovessimo convergere.
Vorrei a questo punto far presente che guardando ai fatti con un certo realismo credo debba essere lei, Presidente, a dover elaborare un programma sul quale sia possibile trovare delle convergenze - vedi la "famosa" Giunta istituzionale. Non voglio certo anticipare l'ipotetico programma che come Gruppo abbiamo in mente, se non per grandi filoni, ma nutro il fondato timore (caratterialmente sono un po' pessimista) che non sia possibile raggiungere la soluzione di una Giunta istituzionale - o di una Giunta a grandi convergenze, come mi pare l'abbia denominata lei, Presidente - per il grosso nodo che divide addirittura al proprio interno i Gruppi della residuata maggioranza: i disegni di legge che riguardano il riordino delle UU.SS.SS.LL. Esprimo un'opinione personalissima: ho l'impressione che questo sarà uno scoglio che di per s' impedirà la possibilità concreta di formare una compagine o istituzionale o di larga convergenza. Sono note a tutti le divergenze interne all'attuale Giunta - chiamiamola minoritaria per darle un titolo - ma ipotizzando che con un programma degli ultimi 500 giorni si possa superare questo punto dolente, il nostro Gruppo non ha alcuna preclusione di massima. Riteniamo peraltro che all'interno di tale programma, nel rimescolamento degli Assessorati ben abbia diritto di cittadinanza - visto quanto accaduto in questi tre anni - un Assessorato alla trasparenza, affidato ad un Assessore il quale sia, all'interno della Giunta, controllore delle spese e delle risorse. Su questi presupposti esamineremo con molta serenità il programma e se lo riterremo utile e necessario per il Piemonte non avremo nulla in contrario a collocarci positivamente. Penso però che dovrebbe trattarsi di qualcosa di più incisivo delle sue conclusioni di massima, Presidente, dove si dice che la proposta è diretta a ricostruire le condizioni strutturali per il rilancio del Piemonte, a vincere le emergenze più acute, a rendere efficiente la pubblica amministrazione, a recuperare il rapporto di fiducia fra cittadini e politica...: non si può che essere d'accordo. E' come chiedere la convergenza sui principi solenni della nostra Carta costituzionale. Ma i principi solenni hanno bisogno di assumere corpo effettivo, non ci si potrà impuntare su una Giunta istituzionale o di larga convergenza, ad ogni costo. Ma se non fosse possibile trovare un accordo, la vigente Carta costituzionale ci suggerisce la soluzione: non occorrono tanti marchingegni per arrivare allo scioglimento del Consiglio: l'art. 126, secondo comma recita: "un Consiglio regionale va sciolto allorquando si riscontri l'impossibilità di formare una maggioranza". Non occorrono cose strane o poco concepibili; se non è possibile formare una maggioranza attorno ad una Giunta istituzionale o di larga convergenza, non ci sarà che la strada dello scioglimento del Consiglio, delle elezioni anticipate, secondo la legge vigente. Non si capisce perché occorra formare una Giunta "ad ogni costo", visto che presumibilmente il Parlamento - l'attuale o quello che si formerà in seguito alle prossime elezioni fisserà anche per le Regioni la regola uninominale. Ebbene, se la Giunta non è in grado di comporre attorno a s' una maggioranza, non si capisce il motivo per cui dovrebbe essere scandaloso e inaudito andare alle elezioni anticipate, allo scioglimento del Consiglio. Mi è sempre stato insegnato, fin dalle origini delle mie scelte politiche, che l'elezione è lo strumento democratico per eccellenza tramite il quale la gente sceglie i propri governanti. Quindi, non può che essere strumentale pensare che sia scandaloso, inaudito e penalizzante per la Regione Piemonte andare alle elezioni anticipate con il sistema elettorale vigente.
Queste le nostre conclusioni, la nostra opinione sulla situazione che si verrà a creare a partire dalla prossima settimana; posizione sulla quale rimaniamo seriamente e responsabilmente arroccati.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Vetrino in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



VETRINO Bianca

Signora Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo repubblicano intende innanzitutto ringraziare il Presidente Brizio per la relazione assai equilibrata ed estremamente dignitosa, con la quale ha voluto questa mattina rendere informazioni al Consiglio. Relazione dagli elementi caratteristici di conclusione di un certo periodo, ma con le basi per il rilancio del periodo successivo.
Il Gruppo repubblicano è grato al Presidente Brizio per la puntuale ricognizione che, con pazienza e con saggezza, ha inteso rendere, onde verificare le volontà delle forze politiche presenti in Consiglio al fine di determinare una maggioranza capace di consentire alla legislatura di concludersi secondo programma, sui punti fondamentali relativi ai problemi del Piemonte.
Ad avviso del Presidente, tra le forze politiche presenti in Consiglio vi è la volontà - egli ha parlato di "disponibilità" per un accordo. Se tale accordo sia - o sarà - più o meno politico o più o meno programmatico lo verificheremo nel divenire e nei passaggi successivi cui questo Consiglio dovrà necessariamente andare incontro. C'è insomma la volontà forse non generale ma sicuramente molto diffusa (lo si avverte parlando con i colleghi Consiglieri), di non voler porre l'assemblea in condizione di precarietà tale da essere costretta alle elezioni anticipate. Il che sarebbe una eventualità che quasi nessuno vuole e, come ci ha detto il Presidente questa mattina, tutta da esplorare anche nella sua procedura: la Regione Piemonte sarebbe la prima ad affrontare una situazione di questo genere.
Credo che il rifiuto sostanziale delle elezioni anticipate e la volontà di trovare un accordo, una via d'uscita, sia un dato molto importante e fondamentale per costruire il futuro di questa assemblea. Atteggiamento che va a tutto merito delle forze politiche presenti in Consiglio, che hanno dimostrato di preoccuparsi realmente dei problemi del Piemonte, che in ultima analisi significa volergli assicurare un governo.
Negli ultimi giorni, un certo giornalista, in un proprio articolo di fondo, lamentava che in Italia spesso non ci si preoccupa dei problemi del Paese, e che ognuno tende invece al proprio tornaconto individuale o a quello della propria parrocchia. L'articolista ricordava inoltre che nell'estate del 1939, mentre alla Camera dei Comuni inglese si svolgeva il dibattito parlamentare sulla crisi che sarebbe poi sfociata nella guerra contro Hitler, W. Churchill, dopo l'esposizione del "Brizio del tempo" cioè del Chamberlain del tempo, gridò dal suo seggio: "Ma chi pensa all'Inghilterra?". Molte volte, anche in questo Consiglio, in conclusione di determinati dibattiti, ci si è chiesti: "Ma chi pensa al Piemonte?". In tal senso, le forze politiche presenti in Consiglio, nel ricercare al proprio interno una possibilità di governo, dimostrano gran senso di responsabilità, in primo luogo nei confronti del Piemonte e dei suoi problemi. Problemi infiniti, ma che a mio avviso possono oggi essere ricondotti a cinque assolute emergenze.
Emergenza morale. Come ha detto questa mattina il Presidente, la questione morale ha toccato anche il Consiglio regionale del Piemonte lambendolo con episodi anche secondari - non voglio ricordare la comunicazione giudiziaria pervenuta al Presidente Brizio perché è cosa ridicola.
Relativamente a quanto ha riguardato l'Assessore Lombardi - a mio parere altrettanto marginale - ho trovato decisamente sconveniente e scandalosa l'aggressione della stampa determinatasi nei confronti del collega Lombardi. Naturalmente, non si può negare che per altri aspetti siamo stati fortemente colpiti, vedi il caso sanità. Grande o piccola che sia, dobbiamo affrontare la questione morale e valutarla per quanto ha significato, per i disagi apportati e per le responsabilità richiamate.
Emergenza occupazionale. Emergenza esaminata più volte, in tutta la sua cruenza, dal Consiglio regionale. Questione produttivo-occupazionale latente da tempo nonché temuta, che è esplosa e che probabilmente farà ancora sentire i suoi brutti colpi, anche se qualcuno comincia a parlare di ripresa, di fine della china e di rilancio. Ma nel frattempo l'emergenza è reale e il Piemonte deve affrontarla con le armi in suo possesso: contrattazione autorevole con il Governo attraverso un accordo di programma da perfezionarsi ed attuando - prevedendole in bilancio - quelle iniziative di politica industriale avviate da tempo con pazienza e che trovano nei parchi tecnologici scientifici, nei progetti per l'innovazione, nella riconversione delle aree e nella predisposizione di parchi industriali, nel progetto "Energia e innovazione" (ricordato questa mattina dal Presidente) le condizioni di base e di struttura per creare quell'humus indispensabile alle aziende per ricollocarsi o riconvertirsi, determinando, quindi condizioni di nuova occupazione.
Esiste poi una terza emergenza, che le avversità atmosferiche del mese di settembre e dei primi giorni di ottobre hanno prepotentemente messo in evidenza: l'emergenza territoriale-ambientale, derivante da un territorio fragile, non ancora sufficientemente protetto, nonostante leggi regionali di tutela fra le più moderne d'Europa, dagli abbondanti lacci e lacciuoli che i nostri amministratori locali malamente sopportano. Nonostante tali leggi, che pure sono state introdotte - pensiamo ai vincoli posti dai nostri Piani regolatori, costruiti su una legge considerata rigorosa come la legge n. 56 - non abbiamo potuto sopportare ed avversare le calamità che ci hanno colpito. Certo, vi sono avversità n' prevedibili n' gestibili; ci nondimeno, occorre fare qualcosa. Il dibattito di questa mattina - ricordo l'intervento del Consigliere Rivalta ha evidenziato che occorre ancora provvedere ad alcune deficienze nonché ad interventi di progetto e di pronto intervento.
Occorre poi evidenziare un'ulteriore emergenza - approfitto della conoscenza diretta di questi mesi come Assessore alla sanità. La sanità del Piemonte, pur non essendo tra le peggiori in Italia, non è certamente tra le "primissime": in una Regione che ha fatto del terziario e dei servizi una delle punte di diamante per un suo diversificato sviluppo, una tale constatazione non può certo essere motivo di soddisfazione. Il nostro patrimonio edilizio sanitario necessita un ammodernamento immediato e sostanzioso così come la strumentistica sanitaria - in tal senso, invito i Consiglieri regionali a fare qualche visita negli ospedali piemontesi. La sanità ha bisogno di nuovi criteri di gestione manageriale; gestire un ospedale o un'azienda sanitaria in una dimensione manageriale sarà compito e sfida non facile.
Il disegno di legge di riforma del settore, da settembre all'attenzione del Consiglio, deve essere prontamente approvato per porre la Giunta nelle condizioni di determinare ammodernamenti e cambiamenti di gestione.
Permettetemi, a questo punto, una critica alla competente Commissione consiliare, che muovo non certo nella mia funzione di Assessore - non mi competerebbe - ma come forza politica. Non è concepibile aver predisposto un calendario di consultazioni tale da mettere il Consiglio nell'impossibilità di esprimersi e la Giunta nell'impossibilità di avviare le Aziende sanitarie e di nominarne i Direttori generali entro il termine di legge fissato al 31/12/1993. Due mesi e mezzo mi paiono un lasso di tempo assai lungo per delle consultazioni che probabilmente avrebbero potuto essere accelerate ed organizzate in modo diverso. So bene che da parte di tutti e del Presidente è stato fatto il possibile per concentrare tali consultazioni, che però avrebbero dovuto essere considerate straordinarie, visto il termine del 31/12/1993. Questo significherà ritardare di un anno il rinnovo della sanità: quanto non si comincia l'1/1/1994 dovrà ovviamente essere rinviato al 1995, poiché i bilanci sono annuali, così come le nomine.
C'è poi una quinta emergenza, quella finanziaria, riguardante in realtà tutti i settori, da quello del Pronto intervento, i cui finanziamenti hanno messo alla corda la Giunta, essendo assolutamente insufficienti, a quello della sanità, la cui unica speranza di rimpinguamento per poter chiudere il bilancio delle UU.SS.SS.LL. è demandata unicamente ai risparmi che le stesse dovranno operare. Per non parlare dell'insufficienza, sempre presente, in tema di investimenti e l'impossibilità di comprimere una spesa corrente costantemente in ascesa. A tutto ciò si aggiunga quella non compiuta capacità impositiva della Regione, che continua ad essere interpretata come possibilità aggiuntiva alle imposte e tasse dello Stato.
Ciò è avvenuto anche per la tassa sul medico, notoriamente destinata alle casse regionali; eppure questa tassa non perverrà direttamente alle casse delle Regioni, ma andrà a Roma e poi alla Banca d'Italia, la quale chissà quando - terminato il ripiano, ci consentirà di poter disporre di questa tassa.
Tutte queste emergenze esigono un governo, ed un governo che poggi su una maggioranza. Manca la maggioranza, e la ricognizione compiuta dal Presidente Brizio non ha portato ad alcuna ipotesi di maggioranza alternativa. L'unica aggregazione ad oggi possibile - almeno per quanto si sa continua ad essere quella che conta i 29 Consiglieri che aderivano all'attuale maggioranza, ormai minoritaria - 29 non fanno 31.
E' quindi giusto che l'attuale governo, espresso da una maggioranza che non c'è più e che non ha più i numeri per essere considerata tale, si metta da parte e consenta velocemente ad un'altra maggioranza di esprimersi con un nuovo governo. Tutto questo, però, deve avvenire in tempi rapidi, poich le emergenze delle quali ho parlato sono reali e non possono in alcun modo essere rimandate; ed anche l'ordinaria amministrazione ha bisogno di un governo nel pieno della sua legittimità. Si impone quindi un azzeramento per consentire alle disponibilità che il Presidente Brizio ha detto di aver riscontrato nei suoi colloqui di poter venire alla luce concretamente.
In ogni caso, occorrerà garantire una continuità gestionale amministrativa che, ad un anno dalla scadenza del nostro mandato, appare praticamente indispensabile se vogliamo un governo in condizioni di operare. Tre anni di impegno e lavoro non sono trascorsi invano e i progetti in cantiere sono parecchi - e su molti di essi, soprattutto sui grandi progetti di sviluppo, il consenso non è soltanto di 29 Consiglieri ma molto più allargato. Personalmente ritengo che la continuità vada assicurata attraverso la persona del Presidente Brizio, il quale, per il prestigio locale, nazionale ed internazionale che egli è venuto acquisendo in questi anni, è certamente la persona più idonea a governare la transizione ed anche a guidare il cambiamento.
Proprio perché il tempo che abbiamo di fronte è così breve e così precario, credo che il sacrificio richiesto al Presidente Brizio sia sopportabile; ad avvantaggiarsene - io credo - sarà il Piemonte con i suoi problemi, le sue contraddizioni, ma anche con le sue speranze. E' a queste speranze che noi intendiamo guardare: appoggeremo con rigore e comprensione il programma dell'emergenza che il Presidente Brizio vorrà proporci. In questo senso, apprezziamo il documento di programma per i 500 giorni, che il Presidente Brizio ha già fatto arrivare sul nostro tavolo e che io ho velocemente scorso, nel quale abbiamo immediatamente riscontrato molti punti sui quali i repubblicani, con convinzione, si confronteranno nei giorni a venire.
Per quanto ci riguarda, ripeto, sosterremo chi - per ridirla con Churchill - più che agli interessi particolari, anche personali e in qualche caso di partito o di corrente, saprà guardare al Piemonte e alla soluzione dei suoi problemi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

In attesa che i grossi si decidano, i grandi incominciano a parlare giusto per iniziare con una battuta. Per formazione oltreché per temperamento, quando in un dibattito o nelle iniziative politiche si raggiunge un obiettivo - permettetemi questo termine - ho la reazione fisiologica di guardare alle possibilità future; questo significa che non mi interessa e non farò alcun intervento retrospettivo sul perché, sul "per come", sul "per quando" o sul come mai siamo pervenuti ad una fase e situazione politica ingarbugliata, ma non impossibile da districare, anche se, effettivamente, sia personalmente che attraverso il lavoro svolto con altri Consiglieri autoconvocati (così chiamati da altri), avevamo indicato questo problema. Un'unica battuta sulla questione sanitaria richiamata dall'Assessore Vetrino nel suo ultimo intervento - mi riferisco alla vicenda delle audizioni e ai tempi per l'approvazione dei provvedimenti sulla sanità che è illuminante non tanto per il fatto che l'attività istituzionale fosse bloccata senza motivo, ma piuttosto perché non esisteva un governo e non c'erano n' forze n' la volontà politica da parte della maggioranza - prima che dell'opposizione di impostare le audizioni in modo diverso, e, in secondo luogo, di chiedere il rispetto dei tempi indicati dal governo.
Con questo non intendo sostenere n' che la scelta fosse giusta n' che fosse sbagliata - non è questa la sede - ma, effettivamente, la mancanza di una maggioranza è stato il motivo principale per cui siamo costretti a non poter dichiarare al governo di essere contrari al provvedimento, ma soltanto di far slittare i termini, cercando aggiustamenti delle posizioni politiche in contrasto esistenti all'interno della maggioranza oltreché con le opposizioni.
Chiusa questa parentesi, una proposta di metodo di lavoro e due brevissime annotazioni, rivolte innanzitutto a tutti noi, ma anche a coloro che ascolteranno il dibattito speso in quest'aula. Per la prima volta nella crisi di un ente, di un'istituzione come la nostra (soprattutto la Regione Piemonte), il peso dei Gruppi, delle lobby, delle stesse segreterie dei partiti è assai inferiore a qualsiasi ipotesi balenata a giornalisti semplici cittadini o agli stessi politici. Nonostante la mia poca esperienza politica, credo che tutto il Consiglio possa convenire con me su quanto sto dicendo: è un momento straordinario, nella sua piccolezza (è straordinarietà anche questa), di applicazione della nostra Costituzione e dei principi ai quali ci richiamiamo sempre e che, quasi sempre, non applichiamo nella pratica quotidiana della politica. Sui giornali non è apparsa alcuna dichiarazione da parte del Segretario regionale del partito che ha accompagnato questa crisi latente o esplicita; non c'è stata, ad esempio, alcuna dichiarazione in una direzione piuttosto che in un'altra neanche negativa - da parte delle forze economiche e sociali piemontesi come se la crisi della Regione Piemonte, del governo Brizio, fosse affare solo di coloro che siedono in quest'aula e non, invece, questione principale e fondamentale anche per quelle forze economiche e sociali che si sono date molto da fare per dare una soluzione alla crisi del Comune di Torino. Questo è un dato che non può non essere sottolineato, è un dato di novità.
L'altra questione sulla quale, secondo me, bisogna - come si diceva a sinistra - fare chiarezza, è quella dell'eventuale ricorso alle elezioni anticipate. Non credo che lo scettro di paladino delle elezioni anticipate possa essere concesso soltanto ad una parte dei Verdi, a Rifondazione Comunista, ai colleghi del MSI o a quelli della Lega Nord; ho sempre pensato che la tentazione delle elezioni anticipate, al di là delle difficoltà oggettive - quasi insuperabili - di carattere costituzionale sia sempre stata presente in quest'aula - soprattutto in coloro che non parlano - e molto concreta. Un'ipotesi di governo di emergenza o istituzionale che ci conduca alla fine della legislatura non deve essere intesa - come qualcuno sostiene in funzione "dell'orda fascista che abbiamo alle porte: dobbiamo fare muro contro il barbaro", ma come un governo pieno di contenuti politici. Qualsiasi governo per il quale si lavori in quest'aula è un governo politico, con scelte programmatiche ben definite alla base. Coloro che hanno in mente di giocare sulla doppia carta, sul doppio binario del "noi ci stiamo a governi di unità nazionale un po' più allargati", al fine di mettere alla prova le restanti forze politiche ed eventualmente espellerci dal governo regionale, è bene che siano chiari: se nuovo governo deve esserci, deve avere dignità di posizione, peso e scelte di campo specifiche nei vari settori di intervento.
So bene che all'interno di quest'aula stanno fiorendo incontri al limite della trasgressione (transpartiti, transgruppi, ecc.); in effetti si sta muovendo di tutto - ed è giusto che ciò accada: la democrazia è fatta anche, grazie a Dio, del diritto di ognuno di parlare con chiunque delle proprie idee e dei propri progetti.
Trasparenza e novità ci impongono, come Gruppo di autoconvocati, - così come abbiamo sempre cercato di fare - di muoverci alla luce del sole, in modo tale che l'intero processo per arrivare alla formazione di un nuovo governo (o, comunque, per discuterne la composizione) sia comprensibile non soltanto ai politici, ma ai più, cioè ai cittadini, agli elettori, a coloro che in seguito giudicheranno sulle nostre scelte alla fine del quinquennio.
Sottolineando la necessità della presa di distanza da posizioni personali e dell'altrettanto necessaria chiarezza di posizione tra le forze politiche favorevoli alle elezioni anticipate e quelle che si sono assunte responsabilmente il compito di chiudere la legislatura con all'attivo non un governo purché sia, ma un governo che governi, credo occorra procedere celermente: le carte sono ormai tutte scoperte, non serve più verificare quali forze politiche e quali Consiglieri siano disponibili ad appoggiare un nuovo governo.
Allo stato dei fatti mi risultano presentati tre documenti. Uno è quello sottoscritto dal cosiddetto Gruppo degli autoconvocati; il secondo sottoscritto dal Gruppo PDS insieme a Rifondazione Comunista e Verdi individua un percorso di governo istituzionale. Il terzo documento presentato questa mattina dal Presidente Brizio, mi sembra essere quello che meglio rispecchia le posizioni della maggioranza dei 29. Se non vi saranno significativi discostamenti tra la posizione espressa dal collega Brizio e dai colleghi che a questa maggioranza si richiamano sostanzialmente le posizioni sono tre. Ritengo che nel corso della settimana, se non nelle prossime ore, addirittura cominciando domani mattina, i rappresentanti di ciascuna di queste tre aree - o dei tre documenti - si possano incontrare per verificare celermente le condizioni programmatiche e di struttura del nuovo governo, facendo in modo che il confronto sia finalmente su programmi e struttura del nuovo governo e non su formule e tattiche. Continuando a discutere su formule e tattiche, di governo o di elezioni si rischia di non parlare mai. Non so se la proposta avanzata sarà formalizzata con un ordine del giorno dai quattro Consiglieri definiti autoconvocati. Rimetto la stessa all'attenzione di tutti: a mio avviso si tratta di una proposta di lavoro metodologica, esplicita e chiara.
Un'unica annotazione per gli organi di informazione. Il TG3 delle 14 diceva: "Ci sono due ipotesi: governo istituzionale del PDS oppure governo dell'emergenza e della solidarietà dell'ex maggioranza". Definire l'ipotesi del Presidente Brizio "di emergenza e solidarietà" mi sembra azzardato.
Qualcun altro ha mosso tali proposte, e siamo noi; quindi, ad onore di verità, c'è anche questa ipotesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Avendo vissuto più a lungo di altri qui presenti, suppongo di poter anche dire qualcosa circa il passato non remoto, quello del dopoguerra. La mia impressione nettissima allora e adesso è che allora ci fosse una fortissima tensione morale. Perché? E' chiaro che quando si esce da un disastro di quelle dimensioni si ragiona meglio, cioè si capisce di aver sbagliato tutto prima; almeno questo l'hanno capito la maggior parte dei cittadini.
La gente di allora ha lavorato e quindi ha creato il benessere; e si sa già - lo dicono centinaia di proverbi - che dal benessere si può passare alla corruzione. E' una specie di altalena storica, dalla miseria viene la ricchezza, e poi si torna alla miseria e sempre così. Questo lo dicono parecchi proverbi di parecchi popoli.
Che cosa è successo? Purtroppo questa tendenza ci è venuta forse anche da altre Regioni più lassiste, assistenzialiste per tradizione. Poi c'è stato l'errore gravissimo di credere che una certa sinistra, chiamata eufemisticamente centro-sinistra, ma sostanzialmente statalista, potesse portare chissà quali vantaggi. Ricordo lo scontro che c'era stato con il vecchio Segni, Presidente della Repubblica, nell'incontro con Saragat e Moro. Sono fatti ormai acquisiti alla storia; e purtroppo lo statalismo ha vinto. La prima condizione e tappa è stata l'ENEL. Lo statalismo praticamente coincide con la corruzione, anche contro la volontà e la buona fede di quelli che lo instaurano; e le conseguenze le vediamo. Si è sempre più statalizzato, e quindi assegnati posti di lavoro e direttivi magari per simpatie politiche e partitiche, meglio ancora che politiche, e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Per questo, raccomando a tutti una concezione storica dei singoli momenti, altrimenti ogni momento diventa incomprensibile.
Questa decadenza storica, morale ed economica può avere un rimedio che è proprio il contrario di ciò che si è fatto, quindi antistatalismo e antipermissivismo. Non voglio fare pronostici o oroscopi, però penso che siccome si è sempre detto da ogni parte per farsi belli, e forse anche in buona fede, che non contano gli schieramenti, ma i programmi, io penso che in base a programmi molto flessibili si possa benissimo governare. Venga chiunque in Giunta, possibilmente non inquisito, questo è il minimo che si può richiedere. Che poi gli inquisiti siano persone onestissime ce lo auguriamo, ma è chiaro che un minimo di correttezza democratica esige che l'inquisito si faccia da parte. Non mancano persone serie nel Consiglio anche nella maggioranza, che potrebbero permettere la governabilità regionale, anche attraverso emendamenti. Se ci sono progetti di legge che non convincono, ecco che una maggioranza che può cambiare di volta in volta propone emendamenti e corregge il progetto di legge. Mi pare che la cosa sia ovvia. Scioglimento del Consiglio? Non essendo profeta come si fa a sapere se si migliora. E' chiaro che se i risultati fossero quelli che si sono avuti al Comune di Torino, penso che non ci sarebbe un miglioramento cioè si insisterebbe sempre nello statalismo, pubblicismo, cioè con gli enti, la proliferazione degli enti, degli uffici, del terziario come si dice per non dire la parola vera che è quella di burocrazia, tutti rimedi peggiori del male. Ecco perché penso che, volendo, si può risolvere il problema con la continuazione di legislatura, anche perché l'anno prossimo ci saranno altre più importanti elezioni. Poiché abbiamo già a che fare con un popolo che, purtroppo non essendo informato, si stanca del sistema democratico e non va più a votare, o vota addirittura scheda bianca, c'è perfino il pericolo di aggravare questa sfiducia nella democrazia e trovarci con una maggioranza che continua nei vecchi vizi del centro sinistra, dello statalismo e del permissivismo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Il Capogruppo Goglio interverrà sicuramente nel corso del dibattito, ma sentite alcune affermazioni del Consigliere Zacchera, penso sia doveroso svolgere alcune considerazioni, che, apparentemente, potrebbero sembrare fuori tema - così come quelle del collega Zacchera - ma che tali non sono.
In un dibattito nel quale si citano formule, sigle e numeri, si corre il rischio - a mio parere da evitare - di eludere il tema di fondo, quello della situazione economico-finanziaria e sociale della nostra Regione, in cui l'odierno dibattito si colloca.
A mio parere, dunque, non è possibile ignorare affermazioni quali quelle sollevate in più occasioni dal collega Zacchera, relativamente alla questione Olivetti, che gettano insinuanti ombre su alcuni comportamenti della Giunta e dei funzionari della Regione, anche perché, nel frattempo tali insinuazioni sono state riprese a livello giornalistico. "La Repubblica", ultimamente, ha infatti parlato di verifica della situazione e "La Stampa", invece, di indagini sui "computer d'oro". La Giunta è dimissionaria e probabilmente andremo incontro ad un periodo di avvicendamenti all'interno della Giunta: penso non si debba dar corpo ad ombre e insinuazioni del tipo di quelle mosse dal Consigliere Zacchera.
D'altronde, non penso esistano fondati elementi per parlare di computer n' d'oro, n' d'argento, n' di ferraccio. Ci risulta invece che le offerte Olivetti di forniture agli enti pubblici - quindi Regione Piemonte, Comune di Torino, Ministero di Grazia e Giustizia, da cui fra l'altro dipende la Procura di Torino - siano di pari condizioni. Riteniamo che gli elementi forniti alla Procura della Repubblica dal Consigliere Zacchera non siano aggiuntivi, ma - semmai - paralleli alle documentazioni di offerte e condizioni di mercato di cui la Procura, per quanto riguarda le proprie acquisizioni, è già al corrente.
Ognuno di noi, politicamente, deve svolgere il proprio ruolo; pu insinuare, gettare ombre e quanto ritiene opportuno, ma non può pretendere da un lato, di avere la libertà di lanciare accuse non supportate da elementi di concretezza e, dall'altro, di invocare soluzioni alla crisi economico-sociale del Piemonte. Crisi della quale è parte integrante la struttura Olivetti, con cui, due anni fa, abbiamo stipulato una convenzione meramente politica, con la quale l'Olivetti si è impegnata a fornire proprie attrezzature alla Regione Piemonte, al 35% di sconto. Relativamente a tale fornitura siamo già in possesso del parere ufficioso del funzionario incaricato dalla Giunta regionale, il quale ha ritenuto congrui i prezzi preventivati alla Regione. Abbiamo affidato la settimana scorsa analogo incarico a due



ZACCHERA Marco

Perché non vieni anche da me?



GALLARINI Pierluigi

Collega Zacchera, hai fatto la tua parte e io non ti ho interrotto.
Penso che ognuno abbia il diritto di esprimere le proprie convinzioni senza partire dal presupposto che siano Vangelo; per quanto mi riguarda voglio solo sottoporre al Consiglio alcune considerazioni. I due universitari incaricati ci diranno se le cifre richieste a fronte della manutenzione sono state congrue. Diversamente, se risulterà che le cifre sono state gonfiate - e così sarebbe potuto accadere anche per la fornitura: ma ufficiosamente sappiamo che così non è stato - ovviamente ognuno avrà il diritto di pretendere che si vada fino in fondo. Se c'è stato qualcosa di poco chiaro e di poco pulito emergano nomi, cognomi, cifre e date. Non possiamo negare n' sottacere che l'Olivetti sta soffrendo della questione a livello d'immagine, in un momento in cui i prezzi di mercato sono tali per cui la concorrenza è spietata. Non oso pensare che il collega Zacchera sia sponsorizzato da una ditta concorrente dell'Olivetti, anche se qualche sussurro in tal senso potrebbe anche essere alimentato; indubbiamente, la Regione Piemonte poggia su pilastri quali FIAT e Olivetti - peso di gran lunga minore quello dell'Olivetti - e il relativo indotto, con diecimila dipendenti, rappresenta il 13,8% di quanto in Piemonte viene prodotto a livello d'informatica: non possiamo, da un lato, giocare con superficialità su ambizioni personali e spazi propagandistici dai fini non esattamente nobili rispetto agli scopi che dovremmo rappresentare o perseguire, e dall'altro, pretendere che questo non si traduca sostanzialmente in un appesantimento, in un offuscamento d'immagine di una situazione che avrebbe bisogno di ben altre condizioni per reggere sui mercati nazionali ed internazionali.
Ho inteso con questo sottoporre al Consiglio considerazioni di natura squisitamente politica; affermazioni gratuite non devono più essere consentite ad alcuno, n' al Consigliere Zacchera n' ai Consiglieri presenti n', tanto meno, a chi sta parlando, in questo momento, in aula. Non possiamo però sottacere che il dibattito di oggi si colloca - e la relazione del Presidente Brizio lo ha evidenziato - in un momento particolare della situazione socio-economica della nostra Regione.
L'agire senza rete in modo eccessivamente superficiale, perseguendo fini che nulla hanno a che vedere con le lettere maiuscole degli scopi che ognuno di noi dovrebbe perseguire politicamente in quest'aula, molte volte si rivela contraddittorio nei confronti di quegli interessi e di quella autorevolezza che la Regione dovrebbe infondere e rappresentare.
Consigliere Zacchera, io non traggo conclusioni, ognuno è libero di fare quanto crede. Mezz'ora fa lei ha fatto osservazioni che rappresentano scorciatoie, conclusioni che oggi non possono assolutamente essere mosse: contrariamente a quanto lei ritiene, collega Zacchera, credo di poter dire che, per quanto ci riguarda, la Giunta regionale ha fatto quanto doveva a tutela non solo della propria immagine, ma anche di quella dei funzionari regionali e della stessa Olivetti.
Entro 30 giorni conosceremo i risultati degli incarichi affidati; nel frattempo, non possiamo sottacere che determinate reazioni trascinano con s' effetti indotti più o meno pesanti, che dal punto di vista politico ritengo vadano considerati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Finalmente abbiamo preso atto della decisione del Presidente Brizio di lasciare il governo di questa Regione. Penso che l'atto compiutosi oggi - o che si compirà in settimana - apra definitivamente la strada delle elezioni anticipate. Tra l'altro, ho presentato un documento che chiedo all'Ufficio di Presidenza di far distribuire ai Gruppi.



PRESIDENTE

Il documento non può essere distribuito, poiché ha una sola firma, cioè la sua.



RABELLINO Renzo

Allora distribuiremo ai Gruppi il documento con il quale si chiede lo scioglimento del Consiglio regionale. Il motivo è semplice: in sei mesi di dibattiti sulla crisi che si è andata via via incancrenendo a livello non solo di Giunta, ma anche di Consiglio regionale, non abbiamo visto emergere alcuna proposta alternativa. Con le dimissioni della Giunta e della maggioranza, in totale assenza di altre maggioranze, non vedo spazi per un'immediata ricomposizione di un governo regionale.
Lo stesso Presidente Brizio, nella sua relazione di questa mattina, ha citato due elementi fondamentali: il primo è quello dell'impossibilità di dare un governo immediato alla Regione. E' vero: successivamente alle dimissioni è certo che non ci sarà un governo alternativo.
La seconda questione - che il Presidente Brizio considera marginale, ma che a mio avviso è fondamentale - è che il Consiglio regionale non rappresenta più quanto accade al di fuori. La gente, i cittadini e gli elettori sono orientati in modo diverso e di questo il Consiglio deve prendere atto. Non considero opportuno protrarre per due anni l'agonia del gestire unicamente l'ordinaria amministrazione. Infatti, se si dovesse arrivare al comporsi di una Giunta, questa, sicuramente, non farà nulla di eclatante e di veramente propositivo: gestirà l'ordinaria amministrazione.
Vi è tutta una serie di necessità: quanto sta all'esterno di questo Consiglio regionale chiede interventi e presenza delle istituzioni.
E' per questi motivi che chiedo di riflettere sull'opportunità delle elezioni anticipate (alle quali si potrebbe anche arrivare gradualmente: potrebbe essere una strada verificare se in 30 giorni si riesce ad arrivare ad un governo della Regione). Potrebbe essere l'alternativa al vuoto di governo dei prossimi due anni: sarebbe l'elettorato a decidere e sul responso dell'elettorato alcune forze politiche dovranno riflettere.
Queste le due strade sulle quali vorrei far riflettere. Invito i Gruppi eventualmente interessati ad un discorso di questo tipo, a valutare l'opportunità di firmare il documento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente e colleghi, il mio sarà un intervento abbastanza breve, anche se le vicende in discussione sono molto importanti.
Ho ascoltato con molto interesse il discorso di questa mattina del Presidente Brizio, che ha illustrato l'inventario delle cose fatte rivendicandone la validità, come è giusto, legittimo e comprensibile; ci ha inoltre consegnato un programma (che, onestamente, non ho ancora visto perché sono arrivato solo adesso).
Il Gruppo repubblicano ed il sottoscritto, Franco Ferrara, hanno presentato un progetto per il Piemonte; nel corso dell'intervento sulla nota di variazione del bilancio, ritengo di aver espresso personali valutazioni non in modo astratto e senza coscienza dell'emergenza forte che affligge il Piemonte, ma per dare risposta concreta ai problemi della nostra Regione.
Il Presidente Brizio ha annunciato le proprie dimissioni. Credo sia giusto esprimere un ringraziamento al Presidente per l'impegno di questi tre anni, da noi molto apprezzato, pur avendo espresso, a volte valutazioni diverse sia ufficiali sia non ufficiali. Relativamente al suo progetto-Piemonte, ho espresso ed esprimo ancora oggi forti perplessità.
Il Presidente Brizio nella sua analisi della situazione economica ha rilevato che "qualcosa è in movimento". Credo sia un fatto positivo: la Giunta, in passato, non ha prestato attenzione allo scenario complessivo che si andava determinando.
Da alcuni indici pervenuti dagli Stati Uniti, si desumerebbe che in quel Paese si è superato il punto più basso della crisi. Il Cancelliere Kohl, pochi giorni fa, nel corso della dichiarazione governativa sulla competitività del sistema economico tedesco, ha sostenuto che l'economia tedesca si è lasciata alle spalle, nel corso dell'estate, il punto più basso della recessione. Tale valutazione è condivisa da tutti gli istituti economici tedeschi. Al seguito di questi segnali di ripresa, è probabile che qualcosa si metta in movimento anche nel nostro Paese. Il Governatore della Banca d'Italia, dottor Fazio, solo pochi giorni fa, ci ha dato notizie in qualche misura confortanti rispetto alle prospettive future.
Sulla base di tutte queste considerazioni, e tenendo conto del nuovo scenario che si va aprendo, bisogna muoversi e fare qualche cosa. In un momento così difficile, è tempo di farsi venire nuove idee, che molte volte sono più importanti dello stesso denaro.
Sul piano programmatico, il Consigliere Cucco ha fatto una proposta che a mio parere questo Consiglio dovrebbe accettare. Sono stati presentati tre documenti, sui quali è necessario un confronto aperto, al fine anche di individuare delle persone che ricerchino effettive e possibili convergenze.
Se si vuole uscire dalla crisi il Consiglio deve assumere una posizione, né preconcetta né pregiudiziale. Sul piano politico è ora di dare gambe a quelle idee nuove che in qualche situazione si sono già realizzate. Occorre coerenza tra le proposte e i progetti politici che paiono determinarsi e i comportamenti concreti, là dove vi siano situazioni contingenti. Se un tale segnale si manifestasse in una Regione importante come il Piemonte, la valenza politica di queste scelte diverrebbe nazionale e, a mio giudizio, faciliterebbe il realizzarsi concreto di quel "nuovo" che, a parole, si dice di andare cercando.
Personalmente mi impegnerò per impedire che queste scelte, per paura interessi personali o per calcoli di corto respiro, non vengano assunte.
Lei ha detto, signor Presidente, che nell'attuale grave situazione occorre una forte assunzione di responsabilità. Per quanto mi riguarda, sapr assumermi le mie. Mi auguro che tutti i Gruppi, in particolare quelli più significativi, importanti e numerosi, sappiano assumersi le proprie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

A completamento del pensiero espresso dal collega Bodrero, esprimo le considerazioni che traggo dal contributo al programma presentato dal Presidente Brizio. Effettivamente, viene voglia di collaborare a questa Giunta "dei 500 giorni": ha un titolo epico, ha scopi altissimi, si ripropone grossi obiettivi.
Io credo che, se Giunta ci sarà per questi 500 giorni indipendentemente dalla composizione, quanto si conseguirà non sarà sicuramente ordinaria amministrazione, ma l'inizio di progetti determinanti per la nostra Regione, che avranno gran peso sugli anni a venire. Leggo di Alta Velocità; leggo di Parco avionico; leggo, tra le righe, di Piani regolatori metropolitani in dirittura d'arrivo. Sono dunque ambiziosi i progetti e gli scopi di questa Giunta dei 500 giorni; scopi e progetti che dovrebbero però trovare una rispondenza in Consiglio, che francamente stento ad intravedere.
L'analisi del Presidente Brizio era precisa e puntuale: la condivido.
C'è una maggioranza senza i numeri per governare e una minoranza polverizzata, non in grado di esprimere un governo alternativo; inoltre sussistono veti incrociati che bloccano un eventuale prosieguo delle trattative fra partiti.
Ritengo però che anche se tali veti incrociati dovessero decadere, ben difficilmente si potrebbe aprire un quadro diverso, poiché sugli importanti programmi che influenzeranno e indirizzeranno la vita economica del Piemonte del Duemila, non c'è omogeneità di idee, di intenti. Quindi, anche se dovessero venire a cadere i famosi veti incrociati, ritengo che il governo dei 500 giorni non potrà essere propositivo, ma inchiodato ingessato da difficoltà di comprensione programmatica: sarà destinato ad un parlarsi tra sordi.
Ebbene, vi sono poche alternative ad una tale situazione; capisco che questo fine secolo è caratterizzato dal gusto macabro di volere vivere in cronaca diretta l'agonia di grandi personaggi: è il caso del povero Fellini, di questi giorni. Ma noi, in questa sede, non abbiamo come riferimento Fellini, ma Francisco Franco. In quest'aula si sta cercando di imbalsamare una situazione che non ha più riscontri nel Paese; in quest'aula stiamo cercando di mettere in piedi un governo che non sarà in grado di governare per i "famosi" 500 giorni, determinanti per ridare avvio all'economia del sistema-Piemonte.
A questo punto ritengo doveroso richiamare i colleghi ad un indice preoccupante; venerdì scorso, in sede di Conferenza di Capigruppo, è accaduto un fatto che lascia esterrefatti: la foga di arrivare alle dimissioni del Presidente Brizio ed all'odierna discussione, ci faceva completamente dimenticare che c'era prioritariamente da discutere e da approvare la deliberazione sullo stato di crisi dei paesi alluvionati.
Questo l'allarmante dato di fatto; non riusciamo più a comprendere che ci sono situazioni importanti da affrontare e che le nostre beghe politiche, alla fine della partita, non interessano più alcuno.
E' chiaro: non ci sono alternative ad una rapida consultazione del corpo elettorale. Personalmente, posso ancora pensare, dai confronti di questi giorni, che si possa cercare, con ampissime garanzie morali che escludano personaggi e forze politiche, di dar vita ad un nuovo governo: posso ancora pensarlo. Un nuovo governo che abbia, però, il termine prestabilito di andare alle elezioni anticipate non appena possibile o non appena l'impossibilità di comprendersi all'interno di questo governo determini le condizioni dello scioglimento.
Non sono per le elezioni subito: se cambiassero i termini del gioco non sappiamo che fine si farà; come ha detto molto bene il collega Bodrero, si può ancora fare un tentativo. Noi saremmo anche disposti a cercare di capire la serietà di tale tentativo, ma quest'ultimo deve essere limitato a portarci nelle condizioni di andare alle elezioni anticipate, per risolvere l'incapacità di sopravvivere di questa legislatura, ormai finita.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente, colleghe e colleghi, finalmente possiamo guardare al futuro, Presidente Brizio; finalmente ha preso la decisione richiesta dal nostro Gruppo in particolare in modo reiterato e a volte per lei irritante. Ma, almeno su questo, ad un accordo siamo giunti; così non si poteva più andare avanti: anche lei ne ha preso atto e ha annunciato le proprie dimissioni.
Davanti a lei buio pesto non ne vede - è quanto mi ero permesso di suggerire già due sedute fa - ed ipotizza tre possibili soluzioni: un governo istituzionale, proposto dalle sinistre, un governo ristretto alla figura del Presidente, quello proposto dagli autoconvocati o addirittura un governo di minoranza. Non sono tre ipotesi che ci lasciano sensibili allo stesso modo; di queste tre ipotesi, Presidente, spero proprio che l'ultima non si avveri: uscendo dalla crisi con un governo di minoranza, segnato da condizioni di continuità del governo che ora conclude la propria esperienza, produrremmo la classica pezza peggiore del buco. Su questo scenario, che riguarda il nostro futuro, la mia opinione è che occorra lavorare per raggiungere un altro tipo di governo; vi sono due ipotesi: quella degli autoconvocati e quella delle sinistre, ma la caratteristica del governo, a mio avviso, dovrebbe essere di segnare con nettezza una soluzione di continuità rispetto all'esperienza attuale.
Vi è poi un ulteriore problema, richiamato da altri colleghi, sul quale voglio aggiungere, se riesco, qualcosa di più di quanto detto le scorse volte: il problema delle elezioni anticipate.
Non so se sia vero che molti di quelli che tacciono sono in realtà coloro che sperano in questo evento: non sono in grado di capire questa proposizione, fatta dal collega Cucco: non so. Posso però proporvi il seguente ragionamento. Il problema delle elezioni anticipate è relativo all'inadeguatezza della nostra rappresentanza rispetto a quanto c'è nel Paese. Questo è incontrovertibile. Si può rispondere, però, con una certa sufficienza a questo dato di fatto; è questo che sento da parte di molti una certa sottovalutazione: "Beh, sarà anche vero - talvolta il collega Ferrara mi ripeteva - ma non possiamo andare a votare tutti gli anni! Si sa: i movimenti, nella società, possono essere più o meno rapidi".
Proviamo allora a ragionare semplicemente, al di fuori degli aspetti formali di rappresentanza - per me personalmente importantissimi, tanto che li porrei al primo punto. Rimangono problemi sostanziali nel fatto di legare la prospettiva di un governo anche forte, che nasce adesso, ad una prospettiva di rinnovo di Consiglio. Questi elementi sono i seguenti: al di là dei pesi diversi che rappresentiamo ormai nella società, agli stessi corrispondono delle idee. Proporre in quest'aula un'idea da parte di un Gruppo, oggi, ha il peso che deriva dalla forza che oggi questo Gruppo ha.
Ma, siamo sicuri che questa idea, proposta da quel Gruppo, abbia effettivamente questo peso? Che un'idea proposta da un Gruppo, da una persona in effetti non possa avere un più largo seguito, nella gente, nelle volontà, nella coscienza della gente.
E' di questa disparità che noi dobbiamo prendere atto e dire qualcosa in merito. Ci sono i temi sui quali siamo divisi: l'Alta Velocità, il Piano regolatore di Torino, il metrò, l'occupazione; siamo sicuri che discutendo con i rapporti di forza che noi siamo obbligati a rispettare altrimenti come si fa a parlare di democrazia rappresentativa - che stiamo facendo gli interessi del Piemonte? Ho dei dubbi.
Le mie idee potranno essere minoritarie. Mi piacerebbe, quando per esempio dico che lo sviluppo del Piemonte non mi pare assegnabile semplicemente al progetto dell'Alta Velocità proposta dal Governo, non contrattare con altri Gruppi il futuro del Piemonte sulla base delle nostre idee personali e degli attuali pesi politici. Mi piacerebbe invece entrare in un agone politico, programmatico con la gente del Piemonte e verificare se sono sciocchezze quelle che dico o se viceversa, esaminando il problema non si possano anche determinare maggioranze che trattano diversamente questo tema (ho scelto il tema più spinoso anche per la sinistra, per non eludere nessun problema).
E' necessario fare riferimento al fatto che siamo all'interno di maggioranze comunque artificiali e che si è in presenza di una legge elettorale che consente il rinnovo del Consiglio secondo nuove regole.
Credo che un governo serio - e mi rivolgo a chi esattamente con la stessa convinzione con cui io sostengo questa tesi, sostiene la tesi opposta - non possa prescindere da questa osservazione che delimita un campo di azione delle forze politiche che formeranno la maggioranza, nell'interesse del Piemonte. Non penso che possiamo determinare un campo d'azione vastissimo che non tenga conto che dobbiamo misurare le nostre proposte con quanto pensa la gente oggi. Quanto pensa la gente oggi è conseguenza di mutamenti che sono fortissimi, nominiamo solo la parola "Maastricht". Se solo pochi mesi fa avessimo fatto un dibattito sui temi dello sviluppo economico quando Maastricht era ancora la parola magica che nessuno doveva contestare, se non le opposizioni crudeli, quante cose diverse avremmo detto. Penso che di fronte alla crisi economica mondiale di oggi si debba ridiscutere tutto. Mi rivolgo al Consigliere Ferrara. Sono pronto a confrontarmi su cosa si basa una prospettiva di sviluppo economico, ma vedo l'inadeguatezza nel nostro confronto. Non perché penso che dopo le elezioni il Gruppo di Rifondazione Comunista decuplichi la propria forza. E' un problema di correttezza verso gli interessi del Piemonte, di correttezza nel proporre con forza e idee delle quali sento il bisogno di avere una verifica esterna, perché in questi mesi tutto è cambiato.
Penso che la definizione del campo di azione del Governo debba essere nei nostri programmi. Il problema del rinnovo del Consiglio regionale a mio avviso diventa una necessità nel momento in cui ci sarà una nuova legge elettorale, anche se noi adesso neghiamo questa necessità. Penso che a quel punto diventi una necessità oggettiva, forse non della Regione Piemonte, ma di tutte le Regioni.
Per quanto riguarda il problema del metodo, è vero che ci siamo incamminati su strade nuove, forse non per merito nostro, il fatto che i partiti siano intervenuti poco è perché ci sono anche alcuni partiti che non si sa più bene dove andare a trovare, si sono sublimati, chi sono rappresentati da chi? Questo è un elemento positivo.
Penso che la proposta del Consigliere Cucco abbia un fondamento, per quanto mi riguarda sono disponibile ad avere questo incontro tra i rappresentanti dei documenti che oggi sono sul tappeto.
Devo dire che - propongo ovviamente il punto visuale che mi è proprio tra le due proposte in campo, quella degli autoconvocati e quelle delle sinistre, non le ho mai considerate fin dall'inizio, né tanto meno le considero oggi, delle proposte in contrapposizione. Sono due strade che vengono percorse con punti di vista diversi: la proposta delle forze di sinistra ha più un carattere di campo politico, la proposta degli autoconvocati meno, ma io - su cardini fondamentali, come il rinnovamento della Giunta, un campo d'azione delimitato e chiaro per tutti i piemontesi e alcuni noccioli duri di programma - non ho alcuna difficoltà a dire che nel documento proposto dagli autoconvocati vedo un punto di rapporto non semplicemente formale, si tratta di temi e proposte sulle quali si pu lavorare.
Insieme ad altri colleghi abbiamo proposto la Giunta istituzionale, non la vedo molto diversa dalla Giunta ristretta del Presidente. Si tratta di discutere la forza di questa Giunta e come è collocata nell'avvenire della Regione Piemonte oltre che sul programma. Non commettiamo però l'errore di onnipotenza, non mettiamo come elemento di pregiudizio ai rapporti per risolvere questa crisi condizioni tipo: "fino al 1995 non ci schiodiamo da queste sedie", perché secondo me non ci sono solo gli aspetti formali, ma anche gli aspetti di correttezza verso l'elettorato. Con questi due scenari, sempre discutibili, aderisco a questa iniziativa nella convinzione che nei confronti di Rifondazione Comunista non ci siano dei pregiudizi di carattere ideologico.
La prima domanda che ci si pone tra forze politiche è se ci sono dei pregiudizi, ho chiesto al Presidente Brizio e lui mi ha risposto di no.
Mi sembra che nessuno abbia sollevato finora dei problemi in questo senso, quindi Rifondazione Comunista, su base programmatica e con questi grandi riferimenti di carattere strategico, fa fronte a tutte le responsabilità che eventualmente si dovrà assumere. Con questo atteggiamento venendo meno ad una comoda posizione, perché in certe situazioni, per il sottoscritto in particolare, è abbastanza comoda la posizione di un'opposizione naturale fino alla scadenza del mandato, sono tranquillamente in grado di svolgere questo ruolo, ma pensando agli interessi del Piemonte e alla crisi in atto, metto a disposizione quel poco di idee che abbiamo per vedere di contribuire a risolvere questa crisi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Goglio.



GOGLIO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sarò abbastanza breve. Ritengo però di dover fare alcune riflessioni sulla relazione del Presidente Brizio di stamane e che ho ascoltato con la massima attenzione. Il Presidente ci ha presentato un quadro che rispecchia l'operato della Giunta in questi anni... Collega Marchini...



MOLLO Francesco

Marchini, permetti che qualcuno parli?



(Interruzione del Consigliere Marchini)



PRESIDENTE

Colleghi, cerchiamo di essere tranquilli. La storia ci passerà sopra la storia ci sta passando sopra, ormai.



GOGLIO Giuseppe

Dicevo che il Presidente nella sua relazione ci ha fornito la fotografia di come questa Giunta ha operato in questi anni. Ci parla della possibilità di nuove future, possibili maggioranze, del panorama di dati che ha raccolto in questi giorni. Ci ha consegnato un documento di programma che non ho ancora letto e ci ha fornito la ragione per la quale è venuto in quest'aula ad annunciare le prossime future dimissioni della Giunta. Personalmente ritengo che la Giunta, più che per i numeri, si sia logorata per i fatti, noti a tutti, verificatisi nella sanità e in altri settori. Ringrazio comunque il Presidente per quanto fatto sino ad oggi con i suoi colleghi. Condivido il percorso intrapreso dal Presidente, che, per parte mia, avevo già sollecitato quattro o cinque mesi fa. Forse avevo anticipato i tempi o forse non ero ben compreso allora, ma il mio concetto era lo stesso espresso oggi in aula dal Presidente.
Sovente sono stato critico con questa Giunta, soprattutto sulle modalità e sull'operatività. Ritengo comunque che alcuni Assessori siano stati attenti ed attivi nel loro lavoro e che meritino il nostro ringraziamento. Noi, come Gruppo, l'abbiamo già detto e lo ripetiamo: non vogliamo le elezioni anticipate anche perché riteniamo che non possano risolvere il problema (perlomeno con il vigente sistema elettorale: se entrerà in vigore il nuovo sistema elettorale ben vengano le elezioni anticipate; noi certo non ci opporremo).
Mi rivolgo al Presidente Brizio: auspico che la futura Giunta sia giovane, snella, che possa muoversi con agilità e possa portare a termine la legislatura con un programma semplice, di pochi punti. D'altra parte sui programmi convergono quasi tutte le forze politiche. Io ho letto i documenti circolati nei giorni scorsi e ho anch'io rilevato che possono essere condivisi da tutti: il fatto è già un buon auspicio.
Volevo riprendere il discorso anticipato dal Consigliere Majorino relativamente alla caduta di credibilità nelle istituzioni. Certo purtroppo, c'è stata una caduta di credibilità nelle istituzioni, non solo in Piemonte, ma su scala nazionale. Magari fosse stata solamente una questione piemontese: avremmo risolto molti altri problemi a livello nazionale! Termino con una riflessione sulle calamità naturali: non ho fatto in tempo, questa mattina, ad iscrivermi per parlare perché ero impegnato con un collega. Dicevo che ancora una volta lo Stato centralista, in questo tragico momento che il Piemonte sta affrontando a causa delle calamità naturali recentemente verificatesi, vuole porre la Regione Piemonte in seconda fila per quanto riguarda gli interventi straordinari. Non vorrei che si verificasse quanto successo a Biella venticinque anni fa: dopo due mesi le aziende rifunzionavano, ma solamente grazie al volontariato dei piemontesi; nelle strade e sulle piazze c'era ancora il fango mentre gli operai lavoravano nelle aziende. Il disagio sarà superabile se tutti insieme compattamente riusciremo a dare un forte segnale allo Stato centrale romano perché venga in soccorso anche del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano.



GIULIANO Valter

Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, abbiamo ascoltato con molta attenzione la relazione del Presidente Brizio. Già in altre occasioni abbiamo espresso solidarietà, stima e simpatia, all'uomo Brizio e oggi non facciamo altro che confermare questo nostro atteggiamento personale. Ma dobbiamo - ahimè - continuare a muovere più di un appunto, invece, al Brizio capo del governo regionale. Anche sullo specifico tema che oggi affrontiamo non possiamo non essere critici. Queste dimissioni sono tardive e obbligate, non sono la scelta politica che avrebbero potuto essere qualche settimana fa, dopo lo stillicidio che ha decimato la Giunta.
Avremmo voluto accadesse prima e tutto abbiamo fatto perché accadesse compreso il boicottaggio, che questa mattina ha criticato, del lavoro delle Commissioni. Il Presidente ci ha rimproverato - noi eravamo uno dei soggetti impegnati in questo scontro nelle Commissioni - per la scelta di non partecipare al momento del voto, sottolineo al momento del voto, ai lavori delle Commissioni. Mi sarei aspettato un rimprovero a chi non è mai intervenuto alle Commissioni piuttosto che a colui che solo al momento del voto si è sottratto e che per scelta politica ha preferito recitare un ruolo diverso, che mettesse in difficoltà la Giunta.
Le nostre osservazioni e il nostro dissenso non possono non essere riaffermati dopo la relazione di questa mattina, in cui sono stati riproposti punti programmatici che ci vedono - e il Presidente Brizio lo sa in profondo disaccordo. Ma anche l'elenco dei presunti meriti della Giunta ha riproposto scelte che riteniamo criticabili: l'ottenimento, ad esempio, dell'organizzazione dei Campionati mondiali di sci a Sestriere su cui stiamo vigilando (mentre aspettiamo ancora risposta ad un'interrogazione da parte dell'Assessore), che temiamo siano portatori di nuovi interventi irrazionali sul territorio dell'alta Valle di Susa. Il Presidente ha citato anche le modifiche alla legge n. 56, quella legge che da tutela e uso del suolo, a nostro giudizio si è di fatto trasformata essenzialmente in una legge sull'uso del suolo.
Tutto questo - lo sappiamo - è stato fatto in ossequio alle richieste e su misura di un Comune, quello di Torino, che certamente è il più importante del Piemonte, ma che non può né doveva essere preso come modello per ritagliare, sulle sue esigenze, la legge urbanistica della Regione Piemonte.
Sui progetti all'orizzonte, quest'aula ci ha tante volte sentiti intervenire sul tema dell'Alta Velocità ferroviaria. Ora, se le previsioni e i programmi annunciati sono quelli indicati nel documento, quest'aula dovrà prepararsi a sentire riecheggiare più volte la nostra opposizione per il traforo del Mercantour, che, come si legge nel documento Brizio, "è fortemente voluto dalle Camere di Commercio e dalle Associazioni industriali italo-francesi". Questo ci sembra un ulteriore esempio emblematico della subalternità alle esigenze e ai progetti di quella parte della società che fa della massimizzazione dei profitti l'unica o la principale molla di intervento, che continua a comportarsi ignorando il valore sociale del lavoro da una parte, e dall'altra i limiti delle risorse territoriali (a tal punto che, ad esempio, sul valore sociale del lavoro è persino costretta ad essere richiamata dalle autorità ecclesiastiche).
Se anche la politica accetta di soggiacere a queste regole temiamo non ci sia futuro davanti a noi. Crediamo che chi si candida a governare la nostra Regione dalla prossima settimana in poi debba avere la forza e il coraggio di superare questa visione dello sviluppo. Su questi temi certamente avremo modo di tornare a discutere per riaffermare una volta di più, come andiamo facendo ormai da tempo in quest'aula, che tra difesa dell'ambiente e progresso è possibile una convivenza, che non è vero che il lavoro e l'economia o il progresso debbano per forza scontrarsi con una corretta gestione del territorio e delle risorse naturali. Ma per incamminarci su questa strada nuova occorre abbandonare quelle vecchie, che tanti guasti hanno causato in questi decenni e che i recenti eventi atmosferici hanno soltanto evidenziato in maniera eclatante, ma che erano e sono innescate come altre centinaia di bombe ambientali su tutto il territorio della nostra penisola.
Lo sforzo che come ambientalisti abbiamo fatto nelle scorse settimane per elaborare un piano occupazionale Verde alternativo alle scelte delle grandi infrastrutture che voi continuate a proporre, merita grande attenzione secondo noi, perché ci sono indicazioni precise su come questi interventi di bonifica naturalistica, di rinaturalizzazione del territorio possano costituire un volano che consente di vivere senza traumi la fase di passaggio verso un'economia ecosostenibile, quella che dovremo perseguire come peraltro ormai riconoscono e riaffermano a livello internazionale anche le forze imprenditoriali più avanzate. Certo è, caro Presidente Brizio, che per fare questo bisogna saper rinnovare i propri ruoli rinunciando a svolgere unicamente quello di notai delle richieste che provengono da chi detiene il potere economico; altrimenti, tanto varrebbe far accomodare sui banchi della Giunta regionale lo staff di Via Fanti. Non è questo che noi vogliamo, anche se riteniamo irrinunciabile il confronto politico anche con quelle forze sociali.
Ci vuole coraggio ed una scelta precisa: una scelta improntata innanzitutto da scelte di valori e di principi, a cominciare da quelli dell'onestà e della trasparenza di tutti coloro che si candideranno a governare la nostra Regione. Noi non abbiamo alcuna preclusione nei confronti degli sviluppi e degli esiti del confronto che con la crisi si apre. Anche per quanto riguarda le alleanze possibili riteniamo non possano e non debbano esserci pregiudiziali se non rispetto all'onestà e alla trasparenza nei comportamenti. Ma anche l'alleanza che da oggi dobbiamo impegnarci a ricercare, affinché la Regione possa lavorare fino all'emanazione della nuova legge elettorale, non può prescindere dai valori e da un impegno programmatico preciso. Un'alleanza che nascesse solo con il bilancino dei voti presenti in aula o, peggio ancora, su schieramenti precostituiti, non avrebbe gambe sufficienti e autonome per poter camminare e non riceverebbe alcun consenso da parte nostra.
C'è un ipotetico programma futuro che abbiamo più volte annunciato anche in occasione delle consultazioni dal Presidente Brizio, a cui non siamo disposti a rinunciare. Fanno tutti parte delle omissioni della Giunta nascente che ne ha evidentemente sancita la non priorità. Qualcuno, se realizzato, avrebbe se non evitato almeno certamente attutito gli effetti dei recenti eventi calamitosi. Mi riferisco ad esempio all'osservazione delle norme della legge Galasso, alla realizzazione di Piani paesistici. Ma altri aspetti, come la messa in funzione della Banca dati appalti più volte promessa e mai attuata, oppure il Piano di smaltimento rifiuti che interrompa quel drammatico stillicidio di manifestanti che puntualmente, e con ragione, ci troviamo all'ingresso di questo Palazzo. E che dire dei controlli ambientali, del Piano energetico, di una legge per la gestione della fauna che impedisca atti irresponsabili di arroganza politica come il calendario venatorio per il secondo anno consecutivo bocciato dal Consiglio di Stato? Del riordino completo di tutto il comparto sanità, che prenda le mosse dall'abrogazione del DL n. 502 e riaffermi con forza la prevenzione come punto essenziale delle politiche sanitarie, che valorizzi e diffonda l'esperienza di ospedalizzazione a domicilio, che riconosca l'importanza dei rapporti tra la salute collettiva, l'ambiente e i luoghi di lavoro? All'occupazione ho già sommariamente accennato in precedenza sottolineando l'errore ripetuto di affidare alle grandi opere del cemento e dell'asfalto, e oggi dei grandi trafori sotto la catena alpina, le sorti della ripresa economica ed occupazionale della Regione. Su queste basi di contenuto - e scusatemi se non riesco ad entrare nelle logiche della contrattazione politica slegata da contenuti e valori è già stato avviato un confronto da parte nostra con il PDS e con Rifondazione Comunista che ha consentito di raggiungere un minimo comune denominatore. Su queste basi crediamo sia possibile aprire un dialogo con tutti i colleghi presenti in aula. Non credo si tratti, oggi, di aderire alle proposte degli uni o degli altri, caro Chiezzi. Credo che ognuno abbia il diritto-dovere di operare affinché i tentativi che in questi giorni e in queste settimane molti di noi, in quest'aula, hanno cercato di mettere in atto per uscire dalla crisi, abbiano la possibilità di essere ulteriormente approfonditi e, se vincenti, portati a termine. Al termine delle verifiche incrociate sui diversi programmi fin qui presentati e su altri che eventualmente si presentassero, si potranno trarre valutazioni conclusive. Questa ci sembra essere ancora oggi l'unica strada percorribile con onestà e serietà politica, senza esorcizzare, peraltro, la possibilità delle elezioni anticipate non appena si sia in presenza di una nuova legge elettorale. I Verdi, lo ribadiamo, sono disponibili a dialogare con tutti su queste basi.
Non lo siamo invece sulla base delle poltrone, delle seggiole o degli strapuntini. Le nostre ambizioni sono di dare gambe ad un progetto politico e non di dare appoggi ai nostri fondoschiena.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signora Presidente, colleghi Consiglieri, l'emergenza che viviamo in questi giorni che ci separano dalla fine - qualunque sarà il giorno - della legislatura, ci impone un'operatività diversa, un'operatività fortemente caratterizzata dall'individuazione degli obiettivi che permettano di raggiungere dei risultati concreti e le necessarie sinergie con i settori economici, tendendo, più che all'invenzione di cose nuove, all'esaltazione degli strumenti oggi a disposizione. Abbiamo strumenti, leggi, operatività che con un impegno puntuale preciso, forte e deciso, probabilmente permetterebbero risultati importanti rispetto alle emergenze che abbiamo.
La situazione che viviamo, quindi, va al di là del limite di un governo retto da una minoranza di 29 Consiglieri ed anche del fatto che questa maggioranza dei 29 Consiglieri - Presidente Brizio - sia stata costruita su equilibri che ormai paiono preistoria, che sostanzialmente hanno accettato aree di riservato dominio, creando problemi gravi, anche di immagine, alla nostra Regione. C'è un cambio di marcia, un segno che certamente caratterizza; non una continuità tranquilla con il passato, ma un cambio visibile e tangibile.
Non è un governo qualunque quello che dobbiamo formare, mettendo insieme chi "ci sta" oppure facendo richiami alla patria, magari piemontese; non possono esserci appelli o atti di coraggio astratti, né pu essere fatta leva sulla responsabilità; occorre costruire un governo adeguato a fronteggiare l'emergenza, con obiettivi precisi e specifici atti a governare il processo.
Elementi decisivi per far sì che questo governo abbia qualche chance in più per poter essere efficace rispetto ai caratteri dell'emergenza che evidentemente, hanno natura macroeconomica. E non possiamo nemmeno pensare che il migliore dei programmi, la migliore delle nostre capacità messe in campo possano aggredire in modo decisivo alcuni degli aspetti dell'emergenza.
Vi è pluralità di contributi. Credo che il contributo di Brizio, frutto anche dei confronti di questi giorni, si collochi in forma più chiara nel quadro che ci si presenta davanti. E poiché il fattore-tempo è importante sono questi gli elementi che abbiamo per risolvere la crisi nell'unità di tempo a disposizione.
In questi programmi - per quanto posso averli letti e con il grado di approfondimento che posso aver loro dedicato vi sono certamente aree di omogeneità e complementarietà importanti, che non possono essere demonizzate, ma che con intelligenza e pazienza devono essere rese non antagoniste; inoltre, vi sono aree alternative che richiedono una messa a punto, una definizione. Ovviamente non è solo un problema di programmi, ma di legittimi posizionamenti strategici da parte dei Gruppi, che riflettono la situazione politica esterna, i processi in corso nel Paese e che pesano certamente anche sulle scelte che si vanno a fare.
Qui, forse, il richiamo all'interesse generale del Piemonte come aspetto primario dovrebbe porre in secondo piano i giochi, gli equilibri e le determinazioni presenti sullo scacchiere politico nazionale. Occorre lo sforzo serio di tutti, affinché non ci sia un risucchiamento sul tatticismo sia relativamente alle prossime elezioni che alle scadenze delle prossime tre o quattro settimane o a quelle di primavera e così via.
Credo occorra affidare a qualcuno - il collega Cucco aveva proposto tre saggi, tre esploratori - il compito di costruire una base, degli elementi comuni da inserire nei programmi, al fine di valutare quelli complementari ed evidenziare aree potenzialmente antagonistiche, ma affrontabili. Una volta definiti i caratteri di una base comune, il pronunciamento relativo selezionerà l'alleanza di governo. Non esistono più, per fortuna, i giochi delle segreterie nazionali o provinciali o regionali a cui abbiamo assistito in tempi sfortunati, non ci sono più i giochetti di potentati economici, me lo auguro: l'autonomia di questa assemblea è in grado, sulla base di carattere sufficientemente comuni, di selezionare la futura possibile alleanza di governo.
Credo che questo sia uno degli elementi salienti; qualcun altro potrebbe dire: "Ma perché tre saggi? Lasciamo questa cosa al gioco dei Gruppi"; ma il gioco dei Gruppi rischierebbe di allargare la situazione e di non permetterne la chiusura.
Ma altrettanto importante, Presidente Brizio, è sottolineare che questo è il governo non "della"emergenza, ma "per" l'emergenza del Piemonte; non targhiamolo "dei 500 giorni", non alimentiamo conflitti nominalistici: diciamo che quello per il quale stiamo lavorando è un governo per l'emergenza del Piemonte.
Sarebbe inoltre grave, dinnanzi alle prime difficoltà, scegliere un'apparente scorciatoia, mettendo dei rattoppi ai "29"; sarebbe una forma di accanimento terapeutico, che credo profondamente sbagliata e che non sia utile agli interessi generali della nostra comunità.
C'è un passaggio più delicato che tocca un aspetto umano rispetto ad una persona a cui mi lega un rapporto di stima e di battaglie condotte, in modi diversi, negli anni '80 in quest'aula: il Presidente del nuovo governo. Io credo - gliel'ho detto anche nelle consultazioni, lo ripeto qui con ufficialità - che alla guida di questo governo difficilmente potrà esserci il Presidente Brizio, non per le sue indubbie capacità, reali, non per preclusioni aprioristiche, ma perché ritengo il Presidente Brizio in parte vittima di un ciclo politico passato, che ha prodotto aspetti positivi, ma che ha anche generato, sotto l'influenza pesante delle segreterie politiche, le famose aree di riservato dominio, gli equilibri che hanno portato ad uno sbocco traumatico per la nostra Regione.
Questo l'atto di responsabilità richiesto al Presidente Brizio: non farsi da parte brutalmente, ma capire che una costruzione delicata, votata ad affrontare i problemi del Piemonte deve avvenire con una maggioranza che non sia dei rattoppi; chi ha in mente il giochino dei rattoppi vuol portare questa assemblea allo sfascio.
La figura del Presidente è un passaggio delicato per rappresentare la reale volontà di non fare guerre nominalistiche, ma di chiamare questo governo "per" l'emergenza. Personalmente credo che il Presidente Brizio per capacità e responsabilità, sappia capire perfettamente il senso di queste mie affermazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

La novità della discussione di oggi è rappresentata - oltre all'annuncio del Presidente Brizio circa le dimissioni della Giunta entro la settimana - dal contenuto di un documento stimolante, non ridondante sintetico, e sul quale, pertanto, occorre dire qualcosa di più di quanto fino a questo momento ho sentito dagli interventi precedenti. Prima di spendere qualche minuto sul presente e sul futuro, devo entrare nel merito di quanto in parte scritto e in parte detto dal Presidente Brizio nel suo intervento. Per quanto riguarda il passato c'è grande ambiguità; si mettono insieme posizioni, programmi, obiettivi e risultati personali, della Giunta e del Consiglio, che invece sono cose diverse. Inoltre, fattore che più mi ha colpito, manca qualsiasi collegamento fra tutta la prima parte propositiva, con la quale il Presidente Brizio giustifica la positività del ruolo che ha svolto, con le motivazioni per le quali siamo arrivati alla situazione attuale: 34 Consiglieri sono diventati 29 - e potrebbero anche diventare di meno. Non è politicamente affrontabile un'analisi del passato manifestando grande amarezza e dispiacere per quanto è avvenuto. Far qualche esempio di questioni sulle quali, a mio parere, il Presidente Brizio avrebbe dovuto avanzare delle proposte, i cui contenuti sono noti a tutti i presenti.
Questione riguardante l'Assessore alla sanità. Il Presidente Brizio (che sicuramente, come molti di noi, ha letto molte cose - oltre alle tante cose che ha appreso dagli avvenimenti di questi anni - nei materiali della Commissione di inchiesta sulla Sanità), nel fare proposte per il futuro dovrebbe spiegarci come è possibile che sia avvenuto quanto a conoscenza di tutti, e quali interventi strutturali la nuova Giunta e questo Consiglio regionale dovrebbero promuovere per evitare analoghe situazioni future.
Ricordo che non si è trattato solo di un incidente, riguardante l'Ospedale di Asti e l'Elisoccorso; dalla lettura dell'enorme mole di materiale accumulato dalla Commissione di inchiesta sulla Sanità emerge una sistematica, metodica e quotidiana distruzione di tutte le forme attraverso le quali la sanità in Piemonte poteva esercitare il proprio ruolo in termini di correttezza amministrativa, trasparenza ed efficacia, USSL per USSL. ospedale per ospedale, funzione assessorile per funzione assessorile a partire, ad esempio, dal fatto di non aver fatto decollare alcuna sufficiente struttura di controllo sull'attività delle UU.SS.SS.LL. che come tutti sanno, fino a qualche tempo fa era gestita da non più di due/tre persone per 67/68 UU.SS.SS..LL. Questo è avvenuto mentre lei, Presidente, e la Giunta, governavate questa Regione.
Al di là delle buone volontà, resta il problema di capire, proporre ed inserire proposte evidentemente a carattere strutturale e normativo attraverso le quali, a prescindere della capacità e dall'onestà specifica di questo o quell'Assessore, questo percorso non possa più ripetersi.
Potrei fare altri esempi dello stesso tipo su questioni apparentemente meno rilevanti politicamente; ad esempio, l'enorme questione economica dei rifiuti, sulla quale ritengo ci sia stata in questi anni una questione privata da una parte, e anarchica dall'altra. Anche in questo caso non si possono aspettare iniziative esterne per comprenderne fino in fondo la dimensione, e poi, magari, dichiararsi dispiaciuti; occorrono iniziative radicali che non ho visto praticare da questa Giunta e che non vedo proporre dal Presidente uscente Brizio né nel suo intervento né nel suo documento.
Altro esempio è costituito dalla questione degli enti controllati dalla Regione e, in generale, la questione delle nomine dei dirigenti degli stessi; cito un caso fra gli altri, il fiore all'occhiello della Regione: la Finpiemonte. Chiedo: il Presidente uscente Brizio e questa Giunta sono sicuri che questo ente sia in grado di attuare le forme di indirizzo e di controllo per svolgere e per portare a termine gli obiettivi, per i quali almeno a parole, la Regione, lo ha fondato? Siete sicuri che le persone nominate, a prescindere da valutazioni di altro ordine, in termini politici e di funzionalità, stiano svolgendo il ruolo che è stato loro affidato? Ho fatto questi tre esempi (sanità, rifiuti ed enti strumentali) per far rilevare la potenzialità del contributo del Presidente Brizio, che ha elencato cose fatte e che forse si volevano fare. Senza fornire alcuna spiegazione, alcuna interpretazione dell'insieme dei fattori strutturali che hanno portato all'attuale situazione, fattori che vanno al di là dei comportamenti personali, della correttezza e onestà delle singole persone non ci si può affidare all'onestà delle persone per avere la garanzia che una struttura istituzionale svolga i compiti per i quali i cittadini l'hanno fatta nascere e ne hanno eletto i rappresentanti. Sinceramente non vedo alcuna interpretazione dei fatti avvenuti e nessuna proposta nuova per, in qualche modo, cambiare pagina.
Detto questo, passo all'aspetto programmatico dell'intervento e del documento presentato dal Presidente Brizio. E' vero: qualunque maggioranza si deve basare, prima di tutto, sulla comunanza di elementi programmatici.
Ho però l'impressione dal modo con il quale tale questione viene affrontata nel documento del Presidente uscente - soprattutto nelle ultime venti righe del documento che traspaiano cose non dette, ma che si vogliono predeterminare senza nominarle. In altre parole, il problema delle convergenze programmatiche sulle quali può nascere la nuova maggioranza.
Potrei dire che l'attuale maggioranza è nata su un documento programmatico estremamente ponderoso, all'inizio della legislatura chiedendo quali di quegli elementi programmatici sono stati attuati. Potrei dire che anche elementi programmatici che addirittura vanno al di là dei ristretti numeri di questa maggioranza, nella pratica non sono stati attuati.
Faccio qualche esempio, per titoli: questione Area metropolitana.
Esisteva una convergenza, in Consiglio, che andava molto più in là dei 29 voti; ma per le più diverse ragioni e non tutte omogenee fra di loro l'Area metropolitana non è stata delimitata. Potrei citare l'Alta Velocità: più o meno è la stessa cosa; esiste, probabilmente, una convergenza molto più ampia "dei 29", eppure la questione stenta ad aprirsi un varco nella società e, conseguentemente, in questo Consiglio regionale.
Cito un ultimo caso, minimo, di questa mattina: la votazione dell'ordine del giorno presentato dal Consigliere Majorino, che io ho trovato stupefacente. Una maggioranza ben più ampia "dei 29" ha votato un ordine del giorno - forse un po' distrattamente - nel quale si invita la Giunta regionale ad impegnare parte delle risorse provenienti dalla tassa regionale su metano e benzina per interventi relativi alle alluvioni. Io e il Consigliere Miglio abbiamo votato contro il documento e credo che avrebbero fatto lo stesso gli altri Verdi non presenti; non so se il Consigliere Vaglio abbia votato contro, forse non era in aula, ma mi pare di capire che avrebbe votato contro; alcuni si sono astenuti, credo anche una parte delle opposizioni, anche se sicuramente coloro che lo hanno presentato hanno votato a favore.
Dopo due anni di dibattito sul nuovo regionalismo, sul federalismo sull'autonomia impositiva sostitutiva e non aggiuntiva, sull'allocazione diretta alle Regioni delle risorse fiscali, ecc., questo Consiglio regionale non prende atto che fra due-tre mesi saremo in una situazione drammatica - al di là della buona volontà del Consigliere Garino che ci porta nella II Commissione tutte le deliberazioni, per un totale di qualche decina o centinaia di milioni - che fra due-tre mesi la Regione dovrà probabilmente aprire una vertenza per ottenere, forse, 500 miliardi. In una situazione del genere, in una complessiva indifferenza ed incoerenza votiamo invece un ordine del giorno dove impegniamo una parte significativa delle poche risorse che la Regione assume direttamente per affrontare interventi, per i quali sappiamo che l'unica questione che si porrà sarà quella di essere in grado o meno di aprire una pesante vertenza con il Governo, rispetto alla Finanziaria, ecc. Questo per dire quali sono i limiti dell'approccio di convergenza sul programma; questioni pesanti sulle quali bisognerebbe essere realisti e fare chiarezza.
Al di là delle diverse opinioni in Consiglio su alcuni nodi programmatici consistenti - accennati prima di me da altri, mi pare dai Consiglieri Chiezzi, Giuliano ed altri - credo vada verificata la volontà reale di assunzione di responsabilità, seppure a termine - durerà al massimo poco più di un anno.
Ritengo che tali questioni di metodo, di assunzione della questione della trasparenza, ecc., di assunzione di responsabilità di governo in una fase in cui la cosa più probabile è il non governo per un altro anno e mezzo, siano - se vogliamo essere sinceri e realisti altrettanto pesanti e significative di quelle più strettamente programmatiche.
L'esperienza, che ritengo molto interessante, del Comune di Torino, è l'unico vero e probabilmente irrepetibile caso di compromesso storico che ci sia stato in questi anni nella nostra città. Tolti alcuni orpelli alcune sigle - peraltro mi sembra non in grande salute, almeno sicuramente dopo il 21 novembre l'esperienza del Comune di Torino rappresenta ciò che in anni passati, in una fase storica diversa, si chiamava l'ipotesi del compromesso storico, ipotesi molto interessante (lo sottolineo).



PRESIDENTE

Mi scusi, quale ipotesi?



MARINO Massimo

Ritengo che l'esperienza della Giunta che governa la Città di Torino tolti alcuni orpelli, sigle, ecc., sia il primo caso significativo di esperienza di compromesso storico tra forze sociali e politiche diverse ovviamente con finalità e principi diversi, che nel modo più interessante possibile sperimentano un'ipotesi di soluzione e di gestione di una grossa area di crisi. Ciò non tenendo però conto del fatto che, se da una parte questa ipotesi è stata permessa da una legge elettorale folle, dall'altra questa stessa ipotesi, come quelle che saremo costretti ad affrontare per un'eventuale soluzione della crisi regionale, non fa i conti con il fatto che la società va da tutt'altra parte.
La legge elettorale comunale permette elementi apparenti (almeno per il momento) di governabilità forte; piaccia o non piaccia, la società si sta esprimendo in altro modo, da altra parte. Sappiamo tutti che se non ci fossero, con qualche riserva, la FIAT e alcuni grossi centri di potere forti, ed i due quotidiani torinesi a sostenere la Giunta di Torino, la stessa cadrebbe nel giro di tre giorni. Tolta - come dire? - la possibilità di sperimentazione che da queste forze nasce, se venisse a mancare l'appoggio dei due giornali torinesi e di tali forze, la Giunta di Torino in tre giorni cadrebbe. Non lo dico in termini polemici, ma di constatazione: il modo di affrontare, oggi, gli elementi di crisi istituzionale, non possono essere quelli tradizionali, del passato. I pranzi o le segreterie di partito, purtroppo o per fortuna - si potrebbe da un certo punto di vista dire "purtroppo" - non sono più gli elementi attraverso i quali possono emergere eventuali soluzioni della crisi.
Credo di poter far mia la precedente considerazione del collega Cucco consistente, più che altro, nella presa d'atto di una situazione: esistono grosso modo, senza presunzione per alcuno, tre potenziali ipotesi dalle quali costruire degli sbocchi a questa situazione, contenenti elementi programmatici, di metodo e di assunzione di responsabilità, di volontà reale di cambiamento. Inviterei il Presidente uscente, Brizio, e le forze che - condivido le battute del collega Marchini - si riservano di intervenire per ultime, di tenere maggiormente in considerazione la complessità di questioni, le quali, lo si voglia o no, devono essere affrontate seriamente se si intende fare in modo che sia il Consiglio a gestire la crisi e non la crisi dell'istituzione a gestire i Consiglieri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mollo.



MOLLO Francesco

Signor Presidente, per le mie brevi riflessioni non ho bisogno di ascoltare altri autorevoli interventi.
Ritengo che il documento del Presidente dimissionario Brizio contenga in sè una contraddizione: l'affermato buon governo del passato della Giunta uscente contrasta, ovviamente con le dovute eccezioni per gli Assessori che hanno bene operato, con la tanta carne messa a cuocere nel documento stesso. Sembra l'immagine di un fornello sempre spento che solo adesso si accende per cuocere la carne, ovvero le varie proposte o i vari progetti.
Tuttavia, se c'è da dare un giudizio, questo va formulato proprio sul documento, sia nella sua parte propositiva sia nella prospettiva di nuove possibili alleanze.
Il documento ha un suo respiro e sembra raccogliere molte indicazioni provenienti sia dai documenti presentati sia dalle note posizioni dei vari Gruppi politici presenti, che pur si sono espressi in questa sede, e di quelli raccolti nella fase esplorativa. Vi trovo inserite, per esempio alcune osservazioni formulate da me stesso allorché sono stato interpellato dal Presidente.
Il documento ha respiro ampio perché staturisce probabilmente dalla presa d'atto del clima politico nuovo, effervescente, tendente al rinnovamento; forse, più realisticamente, il respiro del documento staturisce anche dal fatto che finalmente le vecchie segreterie politiche alcune delle quali sono state già metabolizzate dal nuovo, non hanno potuto avocare a se stesse la soluzione della crisi.
Il Consiglio dovrà saper cogliere e gestire questa novità; in tal senso mi sembrano opportune brevissime osservazioni e riflessioni sullo sviluppo della crisi. Capisco lo scollamento tra un Consiglio eletto tre anni fa e la situazione emergente oggi, ma capirei meglio le richieste di scioglimento avanzate da alcuni colleghi se avessimo già a disposizione la nuova legge elettorale. A mio parere non possiamo favorire le riserve mentali di chi propone lo scioglimento e vuole favorire un ulteriore sfascio all'unico scopo di utilizzare qualche rendita elettorale che proverrebbe da questa difficoltà. Si può quindi dire che, "rebus sic stantibus", dobbiamo contribuire al nuovo ed operare per risolvere le emergenze importanti della collettività piemontese.
Lo sforzo va compiuto, ed io stesso vi vorrei contribuire, con una soluzione finalizzata, dai precisi contenuti e per l'allargamento massimo possibile della base di sostegno ad un Presidente e ad una squadra rinnovata.
E' certo, sentiti alcuni interventi, che non esiste la possibilità di governo istituzionale; tali interventi, infatti, hanno solo riproposto lo scioglimento del Consiglio. Dovremmo quindi ridimensionare questa proposta rispetto alla quale, evidentemente, alcuni Gruppi già si sentono fuori, per una proposta più articolata.
Credo possa esistere invece la possibilità di una larga maggioranza che si ritrovi sulle emergenze. Occorre lavorare su questa prospettiva.
Un'ultima osservazione. Riporto la nota di un giornale della Camera di Commercio francese in Italia, con titolo: "Investire in Francia": "La zona centrale - la zona proposta da questa rivista - è una vasta area di 80 mila kmq, al centro della Francia, nella quale diverse metropoli offrono agli industriali le carte vincenti per uno sviluppo armonioso e un insediamento riuscito. Un'area industriale per densità e il know how delle sue aziende e per la qualità e la fama dei suoi leader - in questa zona vi è la Michelin la Perrier. Un'area ben servita da autostrade e da collegamenti aerei che in un'ora, al massimo tre, si fa raggiungere da tutte le città europee.
Un'area protetta che vanta uno dei più grandi massicci boschivi d'Europa ed innumerevoli laghi e fiumi, dove sono possibili tutte le attività sportive e ricreative. Il patrimonio culturale è particolarmente ricco e diversificato". A me sembra di leggere la scheda delle potenzialità del Piemonte, indica tutti gli elementi di uno sviluppo equilibrato e tutte le risorse disponibili.
Vorrei che il Piemonte, nel più breve tempo possibile, possedendo tutta queste potenzialità, fosse in grado di offrire la stessa immagine e con essa le risposte allo sviluppo, all'occupazione, all'ambiente e ai problemi della solidarietà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, avrei preferito intervenire successivamente, anche perché, facendo parte della maggioranza per la quale il Presidente ha rassegnato le dimissioni, vorrei sapere che cosa ne pensa, per esempio, il partito più importante dell'opposizione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

La parola alla Presidente Spagnuolo, che interviene in qualità di Consigliere.



SPAGNUOLO Carla

Colleghi, comprendiamo benissimo che questo è un momento difficile delicato, che è stato faticoso per molti ed è tuttora faticosissimo per alcuni. E' evidente che in questo Consiglio regionale vi sono forze politiche dal peso, anche numerico, molto importante; il gioco politico ha sempre visto le cose che ancora oggi registra; secondo me le dovrebbe registrare un po' meno.
Sono poche le volte che intervengo come Consigliera; comunque, facendo politica, ho sempre avuto una regola di vita: fare ricorso, nei momenti difficili, ad una maggiore responsabilizzazione anche personale, dire sempre la propria opinione e cercare di offrire il proprio contributo.
Pertanto mi colloco fra gli interventi di carattere personale, meno attesi e meno importanti, ovviamente, degli interventi che invece riassumono posizioni politiche forti.
Credo che in questi ultimi otto mesi, richiamati dal Presidente della Giunta, abbiamo tutti sofferto, a titolo diverso.
Prendo atto che il Presidente della Giunta, dopo il lavoro scrupoloso di questi ultimi giorni e la gestione di Presidenza della Giunta, ha presentato le proprie conclusioni.
Presidente, mi deve dare atto che in tutte le sedi ho sempre riconosciuto la sua qualificata posizione di responsabilizzazione personale e politica. Le era stato dato un mandato, cui lei ha adempiuto con senso di responsabilità: dopo consultazioni assai approfondite ci ha oggi illustrato una conclusione non scontata: infatti, di fronte alla sua analisi della situazione si sarebbero potuti seguire percorsi diversi, si sarebbe anche potuto continuare ad andare avanti, in qualche modo: una cosa che personalmente non avrei condiviso, ma che si poteva fare.
Prendiamo atto di una situazione che lei ha descritto con onestà; i problemi del Piemonte sono tanti, abbiamo cercato di affrontarli come sapevamo, ma lungo la strada ci sono stati non incidenti di percorso, ma fatti politici sui quali è opportuno che a livello personale e a livello politico si rifletta. Siamo in una fase della vita politica, ed anche economica, nella quale tutto ci sta ruotando intorno. La bufera ci ha travolti; alcuni se ne sono resi conto, altri meno; probabilmente bisognerebbe cercare di capire meglio cosa sia successo e fare maggiore autocritica.
Un sistema è caduto: le responsabilità sono le più diverse; credo sia il momento di assumerci le nostre, anche di tipo individuale.
Ebbene, di fronte a tutti questi eventi il Presidente della Giunta ci dice, dopo essersi confrontato con la maggioranza (confronto non facile, al quale si è arrivati con grande fatica), che sono stati pagati prezzi politici ed umani importanti e gravi e che altri probabilmente verranno pagati; credo che su questo si debba riflettere.
La seduta di Consiglio di oggi è importante perché con ruoli e responsabilità molto diverse maggioranza ed opposizione potranno ricominciare, al di là di vecchi schemi, vizi e mentalità molto vecchi. Non credo che il rinnovamento avvenga attraverso le parole e ancor meno ho creduto che il rinnovamento avvenga attraverso i trasformismi. Ho sempre creduto, nella vita politica, ai comportamenti concreti; di fronte all'annuncio di dimissioni che il Presidente della Giunta ha rassegnato per le difficoltà oggettive di un'agonia durata otto mesi, per ragioni di credibilità e di legittimazione che altri nel loro intervento - per esempio l'Assessore Vetrino - hanno chiamato "questione morale", potremo ricominciare in maniera nuova o continuare in maniera vecchia.
Evidentemente vi sono risposte politiche diverse; ma sappiamo di avere davanti a noi mesi nei quali ci sarà comunque bisogno di un governo. Vi sono documenti con matrici diverse; ci saranno difficoltà superabili ed altre, politiche-programmatiche, che non troveranno delle convergenze.
Farò tre riflessioni. Il Presidente della Giunta, non spinto da forze esterne, ma sulla base di una sua riflessione che so essere stata meditata sofferta, frutto di esperienza, ha portato in aula un annuncio importante: per la prima volta una crisi, frutto di riflessioni che potevano anche portare a percorsi diversi, viene annunciata in un'aula. E' una riflessione che proviene da Consiglieri regionali con incarico dell'esecutivo regionale; quindi, non da pressioni politiche esterne "di partito": voglio usare solo questa espressione, conferendole pienezza e nobiltà. Altri hanno usato l'espressione "potentati", io voglio fermarmi alla prima. In quest'aula, correttamente, ci si chiede come andare avanti; credo che questo vada sottolineato, anche se vi è un'altra faccia della medaglia: lo snodo politico portato in aula è tuttavia molto importante. Sia come Consiglieri regionali facenti parte di Gruppi politici, sia per la grande difficoltà della politica, come semplici Consiglieri che si sono posti in discussione, allontanandosi magari da un alveo preciso, è molto importante trovare delle soluzioni. Diversamente, anche la questione, molto positiva del rivendicare il proprio ruolo, il proprio rapporto con gli elettori potrebbe avere un risvolto del tutto negativo.
Mi auguro che insieme riusciremo a trovare un modo per superare la crisi, che passi attraverso un confronto reale. Se è vero che la situazione politica italiana è in grandissima evoluzione, se è vero che colpe e ragioni non stanno soltanto da una parte, penso che il metodo del confronto su temi e programmi debba conferire prioritario ruolo e importanza, senza sconfessare quanto di positivo si è costruito nell'esperienza di questi tre anni.
Credo quindi che il positivo lavoro svolto e i programmi in corso debbano essere, per quanto possibile, portati a termine. Penso si debba passare attraverso una fase di confronto e di dialogo vero, per eliminare il più possibile quella caratteristica della vita politica italiana di questi mesi, di questi ultimi anni, fatta di veleni troppo gravi e troppo diffusi. Mi auguro che quest'aula e i Consiglieri sappiano trovare soluzioni che passino attraverso la lealtà, attraverso il confronto. Vi sono documenti espressione di aggregazioni storicamente considerate, ed altri che sono frutto di contributi più personali: tutto è valido. Il Presidente della Giunta, seguendo un suo percorso ci ha offerto il proprio contributo. Una certa parte ha comportato degli interrogativi a livello personale, che porrò nella discussione, ma riconosco la lealtà di chi ha lavorato per superare un momento estremamente difficile.
L'altro aspetto è quello dei tempi, che credo attengano alla questione politica. Non potremo consentirci il lusso di trascinare la crisi e le discussioni: faremmo emergere i nostri aspetti peggiori che i quotidiani ed i mass-media tenderanno sempre a mettere più in risalto.
Non voglio dire di più. Stiamo affrontando una fase difficile, che ci vede impegnati tutti, nella quale privilegerei gli aspetti positivi del confronto e del contributo; mi auguro che il Consiglio regionale del Piemonte sappia essere, come si dice sempre, laboratorio di nuove proposte.
Vi sono le capacità e la voglia di sperimentare dei percorsi anche nuovi senza negare quanto c'è alle spalle di positivo.
Personalmente, sono riconosciuta in questa maggioranza, della quale ho portato avanti il programma insieme agli altri colleghi.
Siamo in un momento di difficoltà e di crisi: cerchiamo di superarlo con il più largo contributo possibile, privilegiando le opinioni provenienti dalle realtà politiche che possano consentirci traguardi più lontani, cercando tuttavia di cogliere anche le proposte individuali come contenuto e buona volontà.
Non penso, per essere franca e sincera, che sia più importante sentire prima quanto dice il collega Ferraris di quanto dirà il collega Marengo, o viceversa. L'essenziale è che si vada al confronto con la voglia di capirsi e con il rispetto di posizioni diverse. Il fatto che esse siano espresse prima o dopo credo faccia parte di un gioco vecchio, che dobbiamo superare.



PRESIDENTE

Ringrazio la Consigliera Spagnuolo. Attendiamo un istante che la Consigliera riguadagni il ruolo di Presidente del Consiglio.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferraris.



FERRARIS Paolo

Signor Presidente, non ho rivendicato alcuna posizione di privilegio politico o istituzionale nel portare il contributo del mio Gruppo a questo dibattito secondo un ordine d'intervento diverso, che peraltro mi pare consolidato da una consuetudine ricorrente. Mi sembrava soltanto corretto politicamente che, manifestata con l'intervento del Presidente l'opinione della Giunta, fosse opportuno, per completezza di dibattito, acquisire l'opinione del principale partito di minoranza. Se questo non è possibile noi non ne facciamo una tragedia. Ad altri, ovviamente, la responsabilità di scelte diverse.
Il Gruppo della DC esprime forte apprezzamento e totale condivisione delle analisi che il Presidente della Giunta ci ha stamane illustrato, sia per gli scenari delineati, sia per la proposta offerta con il documento oggi distribuito, che costituisce un contributo interessante. La strada indicata è coraggiosa: percorre un itinerario di novità politica, fondato su contenuti programmatici adeguati e su una visione dei rapporti tra cittadini ed istituzioni che intende ricreare un solido cemento di fiducia senza il quale il tessuto democratico diventa precario. A tale strada coraggiosa non poteva che seguire un atto di altrettanto coraggio e responsabilità: le annunciate dimissioni testimoniano l'assoluta serietà con la quale si persegue il raggiungimento delle proposte avanzate. E' altrettanto apprezzabile che il Presidente, completato il compito che la maggioranza gli aveva affidato, riconsegni alle forze politiche del Consiglio, con il proprio contributo programmatico, il primato politico e la responsabilità delle scelte conseguenti. A questo dovere e a questo diritto il Gruppo della DC non si sottrarrà.
Vorremmo perciò, innanzitutto, che al Consiglio regionale e all'opinione pubblica fosse chiaro che la DC non rinnega il lavoro positivo svolto in questi anni dalla Giunta e dalla maggioranza. Non sembri, questo una sfida a qualcuno: è solo la consapevolezza di avere contribuito ad adempiere agli impegni assunti, di averlo fatto in un clima di complessiva correttezza e di non aver fatto perdere al Piemonte alcuna delle occasioni presentatesi per mantenerlo competitivo. Precisa e puntuale è stata, nel ricordare tutto ciò, la relazione del Presidente. La maggioranza mai è stata battuta in un dibattito consiliare, anche se a conclusione di contrasti a volte aspri, avendo spesso di fronte l'adozione di assillanti tecniche ostruzionistiche; mai in quest'aula si sono create le condizioni politiche e numeriche per una maggioranza alternativa. Senza rinfacciarlo ci pare giusto ricordarlo: non c'è trionfalismo nel rammentare ciò, ma la semplice constatazione che il potere esercitato era legittimo e democraticamente fondato. Ma pur avendo, tutto ciò, una sua inconfutabile fondatezza, ora non è più sufficiente. La maggioranza, più esposta della minoranza che nasconde nel facile rifiuto spesso pregiudiziale, nel non esercizio delle scelte di governo le sue contraddizioni, ha però subìto un indubbio indebolimento.
I forti cambiamenti politici ed ideologici che hanno scosso il mondo e la ancora più accentuata mutazione delle istituzioni della società e della politica del nostro Paese, hanno avuto ripercussioni visibili anche nel nostro Consiglio. Sotto l'incalzare della questione morale e delle locali conseguenze e di fronte al progressivo sbriciolamento di alcune tradizionali forze politiche, alcuni Consiglieri di maggioranza hanno recuperato una loro libertà di azione e di collocazione. L'indebolimento numerico e politico pone quindi l'esigenza di una riconsiderazione di tutto il quadro, giacché la maggioranza, per quanto mai battuta, non può ignorare che si è attenuata la fondatezza della sua legittimazione originaria. Ma della situazione creatasi non è questa la sola ragione e nemmeno quella nettamente prevalente. Ce n'è un'altra di pari rilievo.
Come ha ricordato il Presidente, avanzano questioni nuove e significative, che non si possono ignorare se si intende formare una prospettiva politica solida ed utile. L'opinione pubblica reclama giustamente, una diversa azione da parte dei pubblici amministratori: trasparenza negli atti, imparzialità e rigore, efficienza per cancellare il peso di assurde procedure burocratiche e per alleggerire una ormai insostenibile pressione fiscale; la certezza, per quel che riguarda le responsabilità di governo, di comportamenti eticamente non censurabili.
Cresce nei cittadini l'indisponibilità a corrispondere per la propria parte al rispetto del patto sociale e politico che è alla base di ogni convivenza civile se gli amministratori non garantiscono quella rivoluzione di comportamenti prima enunciati.
E' soprattutto su questo, quindi, che dobbiamo misurarci se guardiamo al futuro: è questa l'inesorabile domanda politica che ci viene posta ed ogni partito che voglia avere qualche ragione per essere utile ai cittadini e da essi essere rispettato - deve essere convinto della ineludibilità di convincenti risposte. Se a tutto questo si aggiunge la definitivamente acquisita consapevolezza, sotto l'incalzare di una congiuntura negativa dei limiti strutturali, dell'organizzazione sociale e produttiva della Regione, la certezza di costanti riduzioni di trasferimenti finanziari e quindi la brusca contrazione delle politiche di spesa ed infine la crescente consistenza di un nuovo modello costituzionale delle Regioni, di auspicabile prossima approvazione da parte del Parlamento, è chiaro che non si può rifiutare la scelta di preparare uno scenario politico adeguato.
L'annunciata disponibilità della Giunta è a ciò finalizzata; non a far correre un'avventura al Piemonte, ma a ricercare soluzioni moderne nel progetto programmatico e rispettose della sensibilità dei cittadini nell'articolazione dei comportamenti. Sarebbe una calamità per il Piemonte se di fronte alla novità di questa sensibilità ci si attardasse in superati riti partitocratici, non si uscisse dalla polemica, non si affrontasse l'oggi con sufficiente spirito costruttivo. L'annunciato atto di discontinuità non è quindi un momento di resa o un abbandono personale o collettivo, ma il contributo a ricercare una soluzione senza che qualcuno abbia pretesti circa una supposta subordinazione o circa la presunta aggiuntività del suo ruolo.
La partita, quindi, è aperta, e ciascuno è chiamato a rispondere a pieno titolo. Chi si sottrarrà dovrà avere argomenti di merito molto forti oppure confermerà il tatticismo dei comportamenti. Non si potrà quindi accusare le forze politiche di maggioranza di non aver offerto una credibile possibilità di confronto, non avendo sgombrato il terreno da ogni possibile ostacolo preliminare.
Il Presidente ha indicato in modo concreto il terreno dell'incontro in un patto di solidarietà, in un nuovo programma disegnato con poche e nette priorità: la preparazione, con un'incisiva fase costituente, della nuova Regione, il rafforzamento del sistema Piemonte, la tempestiva risposta alle due emergenze più acute, la disoccupazione e i devastanti danni del maltempo. Nel contributo che il Presidente ha proposto ci sono molti spunti e molte proposte innovative, che cambiano in modo interessante il contenuto dell'azione politica e l'orientamento strategico delle scelte: la netta separazione tra l'attività di indirizzo politico e quella di gestione; la trasparenza del procedimento amministrativo; la delega agli enti locali dei compiti amministrativi di competente livello; la delegificazione e la semplificazione delle procedure; la compressione della discrezionalità e l'avvio della programmazione; il blocco della pressione fiscale e la ricerca di equilibri finanziari attraverso l'efficienza.
Sono i titoli di capitoli scritti in modo aperto e che intendono essere la significativa svolta di metodo politico. L'allestimento di infrastrutture per rendere competitivo il Piemonte, la promozione del capitale umano, il consolidamento dei servizi alla persona, la tutela dell'ambiente, il governo del territorio, l'allargamento della base produttiva sono linee strategiche per riforme in grado di dare futuro alla Regione. Da precisare, certo; da aggiornare, da integrare, ma comunque nodi ineludibili.
Anche sulla forma di governo vengono avanzate proposte innovative. E' quindi chiaro che ci troviamo di fronte ad una maturazione di novità rilevanti, espresse con definita precisione, che potranno essere arricchite di ulteriori contributi, chiarite, discusse e superate con nuove scelte per le parti non condivise o non comprese. E' però doveroso ricordare che quando il programma, e non più la pregiudiziale scelta politica, forse oggi un po' desueta, è il cuore dell'iniziativa, occorre che lo stesso programma richieda una forte omogeneità ed una totale condivisione da parte di chi concorre ad elaborarlo e a realizzarlo. L'accettazione delle novità di questa impostazione, che mette un po' in discussione tutte le forze politiche, non ammette nebulosità, furbizie, parziali dissociazioni; non possono esserci diversi livelli di comodità sul piano istituzionale per dar vita ad un'esperienza così innovativa.
Non è rilevante come si possa chiamare questa prospettiva: governo istituzionale o programmatico o di emergenza o dei 500 giorni o come altro si voglia dire, è indifferente. Ciò che non può essere indifferente è l'ambiguità; con essa non si va lontano e si finisce solo per sconcertare l'opinione pubblica, con l'immagine di confusione nell'esecutivo, e di minare l'efficacia operativa della Giunta. Non poniamo quindi alcuna preclusione, ma non accettiamo, a maggior ragione, alcuna confusione.
Per il dovere che sentiamo di essere chiari sino in fondo, ci pare necessario che si definisca, oltre al programma, anche l'arco temporale per una sua realizzazione. I quasi diciotto mesi che mancano alla conclusione della legislatura non sono pochi; sono sufficienti, se c'è una forte omogeneità programmatica, per conseguire risultati di grande rilievo. Ed è di questi che rispondiamo ai cittadini. Siamo convinti che i 500 giorni che mancano possono essere utilizzati bene, perché possono offrire la prova che la pubblica amministrazione può essere efficiente ed efficace; che è possibile recuperare occasioni urgenti, numerosissime e rilevanti, come il Presidente ha ricordato (il Regolamento n. 2052, il secondo Piano triennale per l'ambiente, l'accordo di programma, gli adeguamenti istituzionali, le emergenze e così via) e che è possibile recuperare una politica innovativa per allestire adeguate istituzioni per la prossima legislatura e sciogliere i nodi strutturali, che credo possano essere sgretolati con iniziative chiare.
Con ciò non c'è quindi il tentativo furbesco di evitare le elezioni che comunque, alla fine, giungono sempre. E nemmeno il tentativo di guadagnare tempo, per che cosa poi non si sa. Se non si ha la capacità di realizzare in modo soddisfacente gli impegni, le sanzioni elettorali saranno inevitabili. E ci sembra anche difficile rimandare la conclusione della legislatura all'approvazione della nuova legge elettorale; non è certo se avverrà, intanto; non si sa quando avverrà e non si può quindi decidere con sufficiente prudenza la qualità dell'impegno che può essere dato. Un programma per sei mesi o uno per diciotto non sono la stessa cosa.
Sei mesi sono una prolungata campagna elettorale; diciotto mesi possono essere un periodo proficuo ed operativo.
Non accettiamo infine la logica di alcuni che, indifferenti sostanzialmente alla soluzione dei problemi, cercano solo risultati di parte. Continuiamo ad essere fortemente interessati a capire, per esempio quali sono i concreti programmi di quelle forze politiche (o forse meglio di protesta) che si autoproclamano costantemente come il nuovo, ma che continuano a rimanere in parte misteriose e, nella parte nota, pericolose.
La svolta è quindi, a nostro avviso, possibile, sulla base del programma da concordare, avendo chiarito le due potenziali ambiguità di disomogeneità del programma, di adesione allo stesso e dei tempi di attuazione, che mi sono permesso prima di affrontare. Le carte sono state dunque calate, le questioni sono definite; raramente in passato si è giocato in modo così aperto e non pregiudiziale, ma questo richiede una risposta positiva in termini limpidi e in tempi rapidi.
Il Gruppo DC non è disponibile a lasciare incancrenire la situazione non accetta la prospettiva di un costante logoramento e di un inarrestabile scivolamento verso una crisi al buio e infine alle elezioni, come finale constatazione dell'incapacità delle forze politiche di trovare una soluzione. L'auspicio è quindi che da un diffuso spirito di responsabilità vengano le più opportune, ampie risposte; se ciò non sarà possibile vengano comunque risposte necessarie a non percorrere strade di avventura.
Circa il metodo su come procedere, il Gruppo DC prende atto dei suggerimenti interessanti, ma da approfondire, offerti dal dibattito e valuterà la loro percorribilità.
Non accettiamo che vengano elevate pregiudiziali nei confronti del Presidente attuale della Giunta, il cui operato dentro e fuori questo Consiglio ha acquisito consensi e valutazioni positive; consensi e valutazioni che il Gruppo DC pienamente condivide. Né accettiamo che, nel momento in cui il Presidente uscente presenta un lucido ed articolato documento programmatico, frutto anche delle consultazioni politiche qualcuno si accorga che bisogna cambiare il tessitore per avere buona tela.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Presidente, colleghi, la comunicazione con la quale stamane il Presidente Brizio ha annunciato, entro la settimana, le dimissioni della Giunta, mi pare sia stata troppo segnata dall'inventario delle cose del passato, in tutta la sua prima parte; mi è sembrato ci fosse un continuismo eccessivo, contraddittorio rispetto alle stesse conclusioni alle quali è arrivato il Presidente (appunto, l'annuncio delle dimissioni entro la settimana). La stessa premessa politica - io ho letto attentamente solo questa, non il documento programmatico - del contributo personale che il Presidente Brizio ha portato al Consiglio regionale, mi pare politicamente più giusta ed adeguata, più propositiva rispetto al presente, ma soprattutto, rispetto al futuro. Il continuismo è sbagliato ed è sbagliato per ragioni di merito e di prospettiva politica.
Le ragioni di merito: la Giunta non è stata costretta alle dimissioni solo per motivi morali e giudiziari; questi ci sono stati ed alcuni sono ancora presenti e pesano come macigni nella vita istituzionale e nel sistema politico. Motivi giudiziari che, peraltro, sono frutto di scelte politiche; l'esempio della sanità, da questo punto di vista, è emblematico: non possiamo non rilevare come la filosofia di fondo del piano di riorganizzazione delle Unità Sanitarie Locali, proposto dall'attuale Assessore alla Commissione, ricalchi sostanzialmente quella del vecchio Assessore, della vecchia politica sanitaria che tanti disastri, compresa la malasanità, ha provocato in Piemonte.
La maggioranza quindi si è sfaldata non solo per motivi morali e giudiziari, ma anche per l'inadeguatezza ad affrontare le questioni emergenti della crisi economica e sociale del Piemonte. La dissociazione di alcuni componenti di maggioranza si è verificata sulle scelte di bilancio nel dibattito fatto a luglio; si tratta di uno sfaldamento e dissociazione da parte di alcuni componenti di partiti che sostenevano la maggioranza sulle scelte di politica economica della Giunta e quindi sulle scelte politiche, sugli indirizzi economici e sull'utilizzo delle risorse da impiegare per affrontare l'emergenza del Piemonte.
Questa mattina il Presidente Brizio, facendo l'inventario delle cose del passato, ha rivendicato uno dei punti che personalmente considero tra le questioni prioritarie da affrontare: il lavoro e l'occupazione. Io credo che il ruolo della Regione per affrontare davvero i problemi del lavoro e dell'occupazione non sia solo quello delle mediazioni delle vertenze sindacali. La Regione, o meglio l'Assessore al lavoro, non può svolgere solo il ruolo di colui che fa il mediatore tra le parti sociali quando ci sono le vertenze; si arriva anche a questi momenti, ma credo che questo sia di competenza delle parti sociali, delle organizzazioni sindacali e delle organizzazioni imprenditoriali. Il ruolo della Regione credo debba essere soprattutto, quello di un soggetto progettuale dello sviluppo e, quindi che il compito prioritario della Regione per affrontare queste questioni sia di costruire un quadro di scelte politiche (politica economica politica industriale e politica di sviluppo) all'interno delle quali le stesse vertenze abbiano reali possibilità di svilupparsi in termini positivi; occorrono quindi scelte radicalmente diverse per un programma di sviluppo.
La questione principale che dobbiamo affrontare in questa nostra regione - se davvero vogliamo riavviare lo sviluppo - è quella della reindustrializzazione della medesima e quindi, per far questo, occorre assumere le decisioni più corrette rispetto all'utilizzo delle risorse; la scelta di una nuova reindustrializzazione comporta conseguenze molto precise nell'utilizzo delle risorse a disposizione - le scarse risorse a disposizione della Regione, ma che poi tanto scarse non sono utilizzando tutti gli strumenti, a partire dal Regolamento n. 2052; le stesse risorse sulle quali non eravamo d'accordo e che deriveranno dall'aumento delle tasse su benzina e metano. Credo che, prioritariamente, si debba andare in questa direzione se vogliamo davvero che questa Regione sia un soggetto progettuale dello sviluppo, così come credo che gli interventi per l'artigianato e la piccola impresa non possano solo essere enunciazioni che, poi, concretamente non si realizzano mai.
Abbiamo bisogno di scelte precise in questa direzione, così come credo che, in una situazione grave per l'occupazione di processi di mobilità quali quelli che stanno avvenendo in questa fase - il problema della riforma della formazione professionale sia uno dei punti centrali sui quali la Regione, che peraltro ha piena competenza, debba incentrare la sua attenzione e la sua iniziativa politica; così come credo - questo non l'ho sentito negli spunti programmatici che qui sono stati riportati - che una Regione che voglia essere soggetto progettuale dello sviluppo non può non andare ad un confronto serio con le grandi imprese, a partire dalla FIAT per vedere le scelte strategiche che questo grande gruppo vorrà fare a Torino e in Piemonte; tutto ciò è necessario se vogliamo davvero affrontare le questioni della ripresa economica e della ripresa industriale. Abbiamo sentito con grande allarme, nelle settimane scorse, che autorevoli dirigenti della FIAT dichiaravano che per tutto l'anno 1994 - e 1995 ci sarà una saturazione degli impianti che producono auto in Europa, pari al 75% delle capacità produttive. Questo mi pare sia sotto gli occhi di tutti se poi teniamo conto che nella competitività europea la FIAT è una delle aziende più in difficoltà per non aver fatto scelte strategiche di alleanza e di politica industriale anche in passato, credo che non porsi questo obiettivo, da parte di una Regione come il Piemonte, sia un errore politico ed economico molto grande.
Personalmente credo che debbano essere queste le scelte da fare se vogliamo davvero riuscire a cambiare radicalmente il segno della politica economica del governo politico di questa Regione. Ma le ragioni di merito dette in termini molto schematici e sintetici e le ragioni della prospettiva politica necessitano e hanno portato a scelte molto coraggiose e coerenti, conseguenti alla situazione politica ed istituzionale generale.
I Consigli regionali - credo sia un dato inconfutabile per tutti non rispondono più a ciò che è avvenuto nella società. Sono Consigli regionali nei quali i Gruppi presenti - perlomeno il mio sono vecchi di un secolo rispetto a ciò che è avvenuto politicamente. Ma questo riguarda l'insieme dell'effettiva rappresentanza di questo Consiglio regionale rispetto a ci che è avvenuto nella società, e dicendo questo non mi riferisco solo alle elezioni, ma anche ai fermenti, alle aggregazioni sociali e a ciò che sta avvenendo - di negativo anche - all'interno della società. E' evidente che a fronte di questa realtà, cioè di Consigli regionali che non rispondono più a questi problemi, c'è la difficoltà concreta a realizzare e costruire il nuovo all'interno del Consiglio.
Difficoltà che, ce ne rendiamo conto tutti, ritengo non possa essere e non può essere di impedimento a proporre soluzioni che tentano di costruire le condizioni per un futuro e una prospettiva politica reale. Mi pare che sulla base di ciò che il Presidente Brizio dice nella premessa (il cammino verso il nuovo) e del suo contributo personale, che voglio citare, "senza rinnegare quanto di positivo è stato costruito, ho maturato la profonda convinzione che occorra cogliere le vere novità emergenti e introdurle nell'azione che si è chiamati a promuovere sia per contribuire al miglioramento della politica che a mantenere competitivo il Piemonte", sia opportuno rilevare che si tratta di affermazioni che vanno bene per tutte le scelte. Tali affermazioni, che condivido, si realizzano se vengono assunte scelte coerenti.
In questo quadro, insieme alle forze della sinistra, Rifondazione Comunista ed il Gruppo Verde, abbiamo avanzato una proposta molto precisa che crediamo vada nella direzione della Giunta istituzionale - una delle tre che lo stesso Presidente Brizio ha citato nella sua comunicazione: voglio sottolineare con orgoglio questo fatto.
Siamo un partito di opposizione, che ha fatto opposizione fino ad oggi e che continuerà a farla se è necessario per affermare queste scelte e per costruire determinate condizioni politiche. Abbiamo svolto iniziativa e condotto battaglia politica anche dura in questo Consiglio per riuscire a cambiare le cose, e lo faremo ancora; ma abbiamo anche avuto, in un momento nel quale ciascuno è chiamato alle proprie responsabilità, la capacità di fare delle proposte. Non ci siamo limitati a fischiare i falli, come hanno fatto altre forze ancora oggi: credo che in una situazione come questa non ci sia altro esercizio più facile che quello di fischiare i falli degli altri, senza misurarsi con le proposte, con la capacità di proposta politica che sia in grado davvero di innovare e di andare in direzione del nuovo.
Abbiamo accettato questa sfida, abbiamo avanzato insieme alle altre forze della sinistra la proposta di una Giunta di garanzia istituzionale.
Il Presidente Brizio ne cita un'altra: una Giunta minoritaria ristretta al Presidente: la proposta avanzata dagli autoconvocati.
Condivido quanto affermava il Consigliere Chiezzi quando diceva che tale proposta non è alternativa; pur partendo da punti di vista e di aggregazioni politiche diverse, non mi sembra affatto alternativa alle proposte di Giunta ristretta del Presidente.
La Giunta di garanzia istituzionale - voglio cercare di utilizzare il tempo concessomi per illustrare concretamente che cosa deve significare riuscire a costruire il nuovo, perlomeno nel nostro giudizio e nelle nostre intenzioni - deve avere un segno concreto di eccezionalità e di transizione sia nella composizione che nel programma. Il rinnovamento complessivo della Giunta è un elemento di discontinuità che pone basi e condizioni reali per costruire il nuovo. Mancando tale elemento non andremo nella direzione della costruzione delle condizioni politiche che dicevo prima.
Questo il secondo obiettivo politico, partendo dalla constatazione dell'inadeguatezza e della non rappresentatività reale dei fermenti sociali e politici presenti nella società piemontese. Ciò che deve essere chiaro è il carattere di transizione e cioè che Giunta e Consiglio reggeranno fino al momento dell'approvazione della nuova legge elettorale. Dopodiché si andrà alle elezioni, alla rilegittimazione di questo Consiglio così come degli altri Consigli regionali: il problema, infatti, non riguarda solo il Piemonte, ma tutte le Regioni.
Terza questione: qualcuno per Giunta di garanzia istituzionale intende un governo di transizione, che garantisca l'ordinaria amministrazione. A mio parere, invece, una Giunta di garanzia istituzionale, proprio per il carattere di eccezionalità, deve avere un programma di alto profilo, capace di intervenire sulle emergenze gravi del Piemonte, le quali devono essere circoscritte e distinte per priorità.
Occupazione, stato sociale, sanità: le risorse a disposizione della Regione vanno finalizzate ad obiettivi prioritari. Al contrario, ordinaria amministrazione significa gestione delle risorse senza individuare priorità precise.
Quindi, pensiamo a scelte programmatiche che siano il contrario di una sorta di rattoppo per sopravvivere sino alla scadenza naturale della legislatura. Credo non ci sarebbe nulla di più grave: non si farebbe altro che delegittimare ulteriormente non solo le forze politiche, ma l'istituzione regionale, la cui credibilità è invece il vero elemento su cui costruire le condizioni per un rapporto nuovo e rinnovato con la società piemontese.
E' evidente - e concludo che per realizzare questi obiettivi occorre centralità di ruolo del Consiglio e dei Gruppi consiliari, che io credo vada affermata. Abbiamo bisogno di individuare strade e metodi nuovi.
Da parte dei Consiglieri Cucco, Chiezzi, Tapparo e Ferrara sono state avanzate delle precise proposte di metodo che credo siano una buona base per muoversi nella direzione che dicevo prima; credo che in una prossima riunione dei Presidenti dei Gruppi - che non deve essere a tempi lunghi, ma subito dopo la formalizzazione delle dimissioni della Giunta - si potrà arrivare a decisioni che tendano all'obiettivo di dare centralità al Consiglio e ai Gruppi per trovare le soluzioni della crisi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente...



(Interruzione di un Consigliere)



ROSSA Angelo

No, non ho l'ambizione di concludere: non ho mai preoccupazioni del genere, ma ci sono momenti in cui è giusto rispettare l'ordine determinato.
Inoltre, mi sembrava giusto conoscere la posizione di un partito che è - se me lo consenti - uno dei più importanti dell'opposizione in questi tre anni.



(Interruzioni del Consigliere Marchini)



ROSSA Angelo

Qui ciascuno rappresenta delle ragioni storiche, culturali ed ideali una volta erano anche elettorali, forse oggi lo sono di meno. Ma non siamo al capolinea: può anche darsi che certe cose si riprendano.
Il Presidente Brizio, consegnando al Consiglio le risultanze della ricognizione programmatica che egli stesso ha compiuto negli incontri con i Gruppi consiliari, ha fornito importanti indicazioni al dibattito accompagnate da un documento che dovrebbe costituire la base sulla quale confrontarci, in ambito programmatico e progettuale, per determinare il nuovo governo regionale rispetto al quale il Presidente ha annunciato le dimissioni della Giunta nel corso della settimana.
A nome del Gruppo socialista desidero ringraziare il Presidente Brizio per il lavoro svolto. Gli abbiamo affidato un mandato che ha portato a termine, consegnandoci le risultanze emerse nei vari incontri. Non credo di compiere peccato di continuità, se ricordo il lavoro svolto in questi tre anni. Credo sia giusto farlo, anche se si parla di discontinuità, ma sarei più per dire "novità nella continuità".
Nel corso delle consultazioni il Presidente ha riscontrato elementi di novità accanto ad elementi di contraddizione su questioni importanti, di progetto e di programma. Ha annunciato le dimissioni, consegnando ai Gruppi e alla loro autonomia le iniziative politiche che dovranno essere messe in movimento. La fase che si è aperta è sicuramente molto delicata e ha implicazioni politiche a cui si devono accompagnare ulteriori e necessari approfondimenti per capire le reali possibilità di sviluppo. La Giunta frutto degli accordi del 1990, definì organigrammi nei quali, anche recentemente, ci sono stati scambi e sostituzioni. Il Partito socialista rivendica nella Giunta una presenza significativa ed importante ed evidenzia il contributo dato allo sviluppo delle prospettive del Piemonte.
Considero dunque un errore parlare di necessaria discontinuità rispetto al rapporto che ci ha uniti in passato. Questo non significa proseguire senza soluzione di continuità, ci possono essere momenti di cambiamenti e svolte.
Aggiungo che le difficoltà politiche non nascono dallo sfaldamento della maggioranza, la quale si è dimostrata - come è stato detto ben salda nonostante le difficoltà. Non è entrata in crisi per la dissociazione di un Gruppo o un Partito venuto meno all'impegno politico programmatico.
Semmai, sulla crisi della maggioranza hanno pesato le cose che tutti hanno detto. I fatti extra-politici di carattere giudiziario che si sono verificati hanno naturalmente provocato un indebolimento della maggioranza e non hanno consentito di poter sostituire le persone arrestate.
Diversamente, al di là del logoramento e delle difficoltà che in ogni caso avremmo riscontrato, questa maggioranza non sarebbe rimasta con 28 voti; ne avrebbe avuti 31 o 32, e il discorso sarebbe stato diverso.
Realismo per realismo, è bene che alle ore 18,15 di sera si parli con estrema concretezza. Come è stato sottolineato, le crisi di questo Consiglio non sono state decise dall'esterno: la responsabilità - lo sappiamo tutti quanti - è soltanto nostra.
Per risolvere i problemi del Piemonte si deve dunque parlare con estrema chiarezza: in seguito ai noti fatti giudiziari abbiamo perso due elementi che o non sono più presenti e/o non appartengono più al Gruppo che ha sostenuto la Giunta; altrimenti, avremmo 31 voti. Sarebbe stato un altro discorso, sì o no? Si sarebbe potuto dire che questa maggioranza era logorata, ecc.? La maggioranza si è in parte appannata, anche perché si è appannata la generale situazione politica. Il collega Ferrara e il collega Tapparo si sono tirati fuori rispetto all'impegno iniziale, con motivazioni non soltanto di carattere regionale, ma anche di carattere politico. Sulla situazione ha dunque pesato la crisi dei partiti e delle istituzioni e un profondo cambiamento del quale nessuno può né ritenersi portabandiera n ignorare gli effetti che questi cambiamenti possono determinare.
Queste le ragioni che hanno spinto il Presidente Brizio a rassegnare le dimissioni. Con questa dichiarazione il Presidente ha aperto un confronto rispetto al quale sono state date delle risposte. La risposta che assolutamente non condivido è quella di mettere insieme una Giunta - che non so fino a che punto potrà essere unita - per poi condurre il Piemonte alle elezioni anticipate.
In genere, sono contrario alle Giunte istituzionali, perché non le ritengo delle soluzioni politiche, ma delle soluzioni a scadenza. Credo che le forze politiche debbano compiere delle scelte atte a governare, o andando al governo o stando all'opposizione. Se dovessimo costituire una Giunta solo per far fronte ai problemi dell'emergenza richiamati (e che mi trovano pienamente d'accordo) faremmo un cattivo servizio al Piemonte. Non so in quale misura saremmo in grado di far fronte a questi problemi, se dovesse pesare il condizionamento di una scelta a termine.
Questa la ragione per cui mi rivolgo agli amici, ai colleghi, ai compagni del PDS, di Rifondazione e dei Verdi, per dire loro: "Cari amici cari compagni, io mi trovo pienamente d'accordo sulle posizioni programmatiche. Mi sembra però che sulle posizioni politiche siate ancora lontani". Mi sembra che siate in una posizione che è quella di dire "o si accetta questa linea oppure noi non riteniamo di dare la nostra disponibilità". Non credo che questa sia la strada che la gente del Piemonte attende.
Ritengo si possa trovare una soluzione che unisca le forze della sinistra nella volontà, senza pregiudiziali, di realizzare realmente un governo che per i prossimi 500 giorni assuma in larga misura, o interamente, o arricchendolo, il documento del Presidente: benissimo facciamolo, ma nella chiarezza. Questo Consiglio regionale deve compiere un grande sforzo teso a realizzare gli obiettivi che la gente, che la parte più avanzata e produttiva della società piemontese richiede. Obiettivo che non può tradursi nelle elezioni anticipate; una Giunta che avesse come scadenza a termine la promozione dello scioglimento anticipato sarebbe davvero un cattivo segno sul piano economico e sul piano sociale. Per parte nostra, invece, lavoreremo per realizzare - mi auguro una Giunta che abbia un segno di carattere politico ben definito.
In questi giorni, si parla molto, Presidente; è in corso un ampio dibattito sul centro, sulla sinistra, sulle forze di destra: personalmente credo che tale dibattito non debba essere ignorato nella nostra odierna discussione. Il PSI ritiene di rispondere alla sua tradizione dicendo di essere una forza di sinistra; il PSI ritiene di lavorare per realizzare un governo con un forte supporto, partendo da una sinistra riformista disponibile. Da questo punto di vista, mi rivolgo alle forze laiche, alle forze ambientaliste, alle forze progressiste; mi rivolgo alla sinistra alle forze politiche e ai singoli Consiglieri di sinistra, laici cattolici, per vedere se c'è questa volontà.
Vista la libertà di movimento, visto che siamo riusciti a tenere fuori dalle nostre decisioni gli interventi pesanti che hanno governato la vita politica in questi cinquant'anni, ciascuno si assuma le proprie responsabilità dentro un quadro politico che per noi socialisti è un quadro politico di sviluppo a sinistra, un'aggregazione che abbia la capacità di mettere insieme un polo progressista. Lo andiamo dicendo dappertutto, lo ribadisco anche in quest'aula.
Intravvedo però anche una contraddizione, amici del PDS. Ritengo che l'accordo fatto tra Verdi, Rifondazione Comunista e PDS sia l'esatto contrario della proposta politica, della posizione trasversale - criticata dal Consigliere Marino - insediata al Comune di Torino. Non riesco a capire. E' vero: la situazione cambia di ora in ora, di momento in momento ma vorrei, cari amici, che non questa sera - non saremmo in grado - ma magari più avanti, potessimo spiegarci questo vostro doppio atteggiamento.
Un atteggiamento che fa blocco con Rifondazione Comunista e con i Verdi che al Comune di Torino sono all'opposizione dell'aggregazione di sinistra che sostiene la Giunta Castellani; voglio capire quali sono le ragioni per cui invece, qui, ci troviamo di fronte ad un blocco granitico rispetto ad un obiettivo simile.
Personalmente, continuo ad essere un sostenitore del fatto - e lo dico anche qui dentro, cari amici Consiglieri - che noi lavoreremo per realizzare un punto positivo di riferimento nella sinistra. Certo, con la sinistra che "ci sta"; ci riteniamo impegnati in questa direzione.
Mi amareggia davvero che nella città di Gobetti, di Gramsci, di Norberto Bobbio, quell'esperimento, fatto in modo meraviglioso, sia stato rinchiuso dentro la cintura daziaria di Torino; personalmente l'avrei visto allargarsi in modo positivo, per dare una risposta alle domande moltissime - che la gente si pone in questi giorni e per realizzare una proposta politica non soltanto di carattere regionale, ma anche nazionale.
Sono queste le domande, cari amici, alle quali vorrei deste una risposta; questo perché il quadro politico che ho sotto gli occhi va in direzione diversa da quella nella quale sarebbe opportuno lavorare. Se non ci sarà una risposta positiva in tal senso, noi continueremo ugualmente a lavorare, cari amici della DC, e cercheremo di concorrere con le forze che riterranno di poter stare in un'aggregazione che aiuti il processo di formazione di un governo regionale adeguato - visto che è stato detto che quanto fatto finora era insufficiente e inadeguato.
Faccio appello dunque anche alle posizioni espresse dai colleghi Cucco Tapparo, Ferrara, Mollo, dagli amici che si definiscono genericamente autoconvocati, affinché, con i socialisti, che si ritengono una componente della sinistra storica e politica di questo Paese e di questa Regione, si possa realizzare un discorso nuovo, da aprire con le forze politiche appunto, alle quali è rivolta la nostra offerta e la nostra proposta.
Auspicherei che tale proposta trovasse il consenso più ampio possibile diversamente, ciascuno - per carità - è libero di rimanere sulle proprie posizioni: il nostro impegno va in questa direzione, il resto, ovvero gli uomini, la struttura, gli organigrammi, li affidiamo all'intesa dei vari Gruppi, alla discussione, alle cose che dovranno essere messe a punto.
Ultima questione: il "comitato dei saggi". Ho qualche perplessità.
Capisco lo sforzo compiuto, ma non lo vedrei in questa prima fase, che vede l'autonomia dei Gruppi e delle loro posizioni; prima di tutto, i Gruppi devono svolgere, al termine di questo dibattito, magari anche in incontri separati, congiunti o bilaterali, un confronto, una discussione sulle varie ipotesi. Solo allora, se non saremo in grado di risolvere il problema che abbiamo di fronte, un comitato dei saggi potrà essere di aiuto alla soluzione della crisi in Regione. Ma solo dopo, visto che non siamo al Quirinale, dove il Presidente della Repubblica riceve i vari Gruppi - c'è la Presidente del Consiglio, per carità, che potrebbe sempre essere un punto di riferimento, una sede nella quale poter esprimere le nostre posizioni. Credo comunque che sarebbe opportuno rendere le cose più semplici, facendo in modo che dopo il dibattito, dopo l'espressione delle posizioni onestamente sostenute da tutti quanti noi, si possa aprire un incontro, che noi vorremmo a tutto campo, per raccogliere gli elementi che consentano nel giro di un mese - e anche prima, se possibile - di ridare alla Regione Piemonte un nuovo governo.
E' stato presentato un ordine del giorno da inviare al Presidente della Repubblica affinché intervenga nel caso in cui nel giro di trenta giorni non si trovasse una soluzione. Concordo anch'io sul fatto che i tempi non debbano consentire troppi vuoti: questi potrebbero essere oggetto di varie aggressioni, oggi impreviste, ma che domani potrebbero verificarsi.
Dobbiamo evitare vuoti di potere, dando velocemente un nuovo governo alla Regione, riprendendo il lavoro fatto che mi auguro con le nuove proposte possa migliorare.



PRESIDENTE

E' stato distribuito un documento, sotto forma di ordine del giorno presentato dai Consiglieri Rabellino, Zacchera e Majorino. Sottolineo che né nel nostro Regolamento né nel nostro Statuto è delegato al Presidente del Consiglio o all'Ufficio di Presidenza dichiarare ricevibili o ammissibili i vari documenti in relazione alle norme di riferimento che possono essere la Costituzione o altri tipi di leggi, qualora questi documenti siano in contrasto.
Procediamo quindi alla discussione e alla votazione di questo documento, certamente connesso al dibattito in corso.
La parola al Consigliere Rabellino per l'illustrazione di tale documento.



RABELLINO Renzo

Innanzitutto ringrazio i colleghi del MSI che con le loro firme hanno permesso la presentazione del documento, che penso estremamente utile per abbreviare i tempi della crisi. Abbiamo indicato termini ben precisi: trenta giorni per dare un nuovo governo alla Regione Piemonte, scaduti i quali invitiamo il Presidente della Repubblica ad intervenire, seguendo i dettami della Costituzione, e sciogliere questo Consiglio. Dal dibattito è emerso chiaramente che non c'è generale volontà, da parte di tutte le forze politiche, di protrarre la crisi per molto tempo: mi pare che trenta giorni per mettere insieme una nuova maggioranza, una nuova Giunta, siano più che sufficienti. Abbiamo trascorso sei mesi a discutere eventuali nuove maggioranze; qualora, dopo trenta giorni, non si giungesse ad una conclusione, mi pare giusto andare alle elezioni anticipate, poiché sarebbe inutile protrarre per mesi e mesi una gestione dell'ordinario, senza affrontare seriamente i grossi temi che toccano la Regione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Ringrazio i colleghi che hanno presentato il documento perché pongono tutti la necessità di pronunciarsi su una questione cruciale, che mi ha provocato poco fa un attacco da "passione per le istituzioni", termine usato dall'avvocato Bianchi, già Capogruppo della DC. Nei confronti delle istituzioni si può nutrire passione o preferire starsene a casa; passione significa soffrire quando si ha l'impressione che l'istituzione - non la maggioranza, la minoranza o le singole persone - non sia all'altezza della situazione. Accelerare o meno lo scioglimento del Consiglio non è questione che attiene alle maggioranze e alle Giunte: attiene all'istituzione.
Quindi, il giudizio che esprimo a titolo personale è molto problematico.
Il dibattito ha fatto emergere l'assoluta inadeguatezza di approccio all'emergenza-Paese. Emergenza-Paese vuol dire che, per la prima volta nella storia d'Italia, un Capo di Stato Maggiore dell'Esercito si dimette.
Non è avvenuto dopo Capomatapan - per chi ricorda cosa fosse - non è avvenuto dopo Caporetto, non è avvenuto dopo Adua - fatto che qualcuno ricorda solo su "La Domenica del Corriere", ma che è bene ricordare per i 7.000 morti: più di tutte le guerre di indipendenza messe insieme, ma per questioni di lenzuola più o meno frequentate.
L'apprendista stregone, on. Segni, avendo messo in moto il processo delle forme istituzionali, ha praticamente buttato l'acqua giù dalle scale senza avere ben chiaro dove fossero sia i chiusini dei rubinetti sia le condotte di uscita, causando il naufragio di tutti.
Il nostro Paese è l'unico che nel dopoguerra ha conservato un sistema complesso e articolato gestito dalla legge proporzionale. La gestione proporzionale ci ha restituito un Paese segmentato, frantumato e sfibrato questa la fotografia del nostro Paese! Il bipartitismo ha come presupposto un Paese assai solidale e maturo per citare le parole dell'on. Pannella: "Un Paese maturo e solidale, che ha il senso della storia e del percorso che compie perviene al bipartitismo".
Quello verso il quale stiamo andando noi è invece il bipolarismo. Non sto a spiegarvi la differenza secondo Pannella, ma è una considerazione significativa e importante.
L'istituzione va difesa se si è convinti che ha un proprio ruolo da svolgere; l'istituzione regionale deve rifiutare, fino all'ultimo giorno della legislatura, una legge elettorale che non le consenta di decollare e di modernizzarsi.
Quindi, l'adesione critica del PDS ad una legge elettorale di comodo giustificata dal fatto che come Regioni dobbiamo essere organizzati con un sistema più simile a quello dello Stato che non ai Comuni (lo ha sostenuto il Vicesegretario DC), è una rinuncia alla tutela, alla dignità e alla centralità dell'istituzione regionale.
Si terranno le elezioni quando la politica lo riterrà opportuno e quando la legge elettorale sarà rispettosa dell'istituzione regionale. Se la legge è quella che ci prospettano, la dobbiamo rifiutare ed entrare in competizione con lo Stato; questo è regionalismo, non il dire "Stato, fai in fretta, fai una legge". Oggi abbiamo constatato, in Consiglio, come la caduta del sistema dei partiti, senza regole nuove, porti a conseguenze drammatiche. Abbiamo assistito a fatti che io considero - in termini di sostantivo e non di aggettivo - scandalosi: dovrebbero mostrare meraviglia ma non è così. Un Presidente della Giunta dimissionario che presenta un documento per la seconda parte della legislatura è cosa che deve destare meraviglia.
Rispetto a ciò, qualcuno esprime giudizi positivi, altri negativi: sicuramente è un fatto straordinario che rivela enormi difficoltà di gestione; le istituzioni devono garantire sede e regole del contrasto implicito nella costruzione del bipartitismo (e non del bipolarismo). Per una volta tanto, capisco totalmente: se andiamo al bipolarismo rimaniamo alla proporzionale, più o meno mascherata, e dunque i liberali dovranno difendere le loro diversità rispetto ai cattolici negli schieramenti moderati; in Francia nessuno si chiede la differenza tra le diverse componenti dell'arco giscardiano, così come nessuno si chiede la validità delle diverse componenti rispetto al problema conservatore e così vale per la sinistra: sono pezzi di società che si sono uniti per lavorare insieme non si presentano insieme alle elezioni per poi dividersi. L'istituzione ha ragion d'essere se consente alla società di risolvere i suoi problemi.
La legge elettorale è funzionale, anche quella regionale, ad una società che abbia risolto questo suo problema, che abbia superato le proprie segmentazioni, per evitare sfibrature che possono portare alle dimissioni di un Presidente, del Capo di Stato Maggiore, all'occupazione delle Chiese all'occupazione delle fabbriche e allo sciopero per la minimun tax. In un Paese sfibrato, sull'orlo del collasso, l'istituzione non si misura sugli interessi di partito o di parte, ma sulla consapevolezza che le istituzioni devono starne il più lontano possibile, augurandosi che tali processi avvengono nel modo più ponderato, misurato e razionale del termine.
L'apprendista stregone, adesso che ha scoperto di aver soltanto buttato dell'acqua per le scale, acqua che comincia a gelare, rischiando di farlo scivolare, scopre di non riuscire a manovrare i rubinetti; non c'è alcuna disponibilità, da parte dell'arco progressista, a diventare partito e non polo progressista, con PDS al proprio centro e DC dall'altra parte. Questi i fenomeni stupefacenti avvenuti oggi: il Capogruppo del maggior partito di opposizione interviene per penultimo sulle dimissioni della Giunta.
Il principio dialettico delle democrazie anglosassoni al quale un po' per volta ci stiamo avvicinando è del tutto stravolto. Si può anche votare contro il documento proposto dagli amici del Movimento Sociale e dal collega Rabellino, se si ha la consapevolezza che questo vuol dire credere nella capacità delle istituzioni di essere sede delle regole atte a superare i fatti di drammaticità senza precedenti nella nostra storia, dei quali siamo spettatori e con i quali ci siamo abituati a convivere.
Noi voteremo contro il documento, sapendo che questo significa difendere l'istituzione regionale (e non questa o quella maggioranza) fin quando avrà la possibilità di combattere la propria battaglia contro lo Stato, per dotarsi di una legge elettorale che consenta l'evoluzione del Paese in termini bipartitici. E' evidente che non possiamo continuare il nostro lavoro se non con la convinzione precisa di essere portatori di interessi generali e non più, in via esclusiva e prioritaria, come era in passato, dei soli nostri elettori. Mi scuso per avere ancora sofferto, alla mia non verde età, di un raptus da insana passione: quella delle istituzioni.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Sarò estremamente breve e succinto, anche perché continuo a non capire il collega che mi ha preceduto: che come i razzi quando vanno in cielo parte bene, facendo un gran rumore; poi, ad un certo punto, si perde nell'atmosfera. Credo che per difendere le istituzioni occorre stabilire delle regole, ma, dopo tonnellate di parole, occorre fissarsi anche degli obiettivi. Se una maggioranza s'ha da fare, si faccia in termini ragionevoli e credibili. Diversamente mi sembra coerente autoimporci un termine per uscire dalla crisi. Se entro 30 giorni non saremo in grado di comporre una maggioranza ammettiamolo ed autosciogliamoci. La legge - art.
136 della Costituzione - ne stabilisce le modalità. In pochissime righe, in pochissime parole, è quanto chiede l'ordine del giorno. Se siamo coerenti con le nostre coscienze approviamolo tutti; altrimenti prendo atto che questa maggioranza in pectore ha le idee così poco chiare che non ritiene neppure in un mese, di riuscire a mettere insieme uno straccio di neomaggioranza. Chiedo tra l'altro, anche a nome dei colleghi, il voto per appello nominale sull'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Dichiarazione di voto per aggiungere poche cose a quanto già detto chiarissimamente dal collega Zacchera. Desidero solo far rilevare che l'ordine del giorno che porta la nostra firma è coerente con la presa di posizione del nostro Gruppo e, segnatamente, con le conclusioni cui siamo pervenuti. In seguito alle dimissioni della Giunta è necessario fare il possibile affinché si arrivi in un primo livello di tentativo ad una Giunta istituzionale (o qualsiasi sia il nome le si voglia dare). Da parte di tutti i Gruppi si è chiesto di giungere presto ad una soluzione della crisi; noi riteniamo che questo "presto" vada formalizzato in un termine che abbiamo additato in giorni 30. La nostra presa di posizione non è velleitaria, ma coerente con la Carta costituzionale, laddove si dice che allorquando sussiste e si accerta l'impossibilità di formare una maggioranza lo scioglimento di un determinato Consiglio regionale si impone. Abbiamo quindi il supporto della Carta costituzionale, che prevede espressamente lo scioglimento qualora non si riesca a formare una maggioranza. E siccome questa non è ipotesi di fantasia, abbiamo chiesto che qualora riesca inutile il tentativo di formare una nuova Giunta entro 30 giorni, si segua la via additata non dalla nostra fantasia, ma dalla Carta costituzionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Quanto contenuto nell'ordine del giorno segue un suo percorso sul quale non entrerei nel merito. Il che sembra però contraddittorio con quanto stabilito in apertura di discussione e relativamente all'avvio di una procedura per addivenire ad un esecutivo della Regione Piemonte, sulla base degli elementi costituitisi con la discussione di oggi. Pertanto il nostro Gruppo non parteciperà alla votazione dell'ordine del giorno, senza dare a questa scelta altro significato che non quello di ritenere che nella fase attuale non sia opportuno porre questo tipo di questione e di condizione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Sartoris.



SARTORIS Anna

Se mi permetto di parlare è semplicemente per sottolineare che all'ultimo dei Comuni della Repubblica italiana in un caso come il nostro si concedono 60 giorni. Non vedo perché la Regione Piemonte debba autodimezzare il tempo a disposizione. Sollecitare l'intervento del Presidente della Repubblica mi sembra accettabile dal punto di vista del MSI, ma credo sia gravissimo per la componente di questo Consiglio che si definisce autonomista. Se non si è neanche in grado di sciogliere se stessi o di dire a se stessi che è ora di andare a casa, significa che si è oltrepassato ogni limite. Credo sia cosa gravissima l'aver sollecitato il Presidente della Repubblica su una questione di nostra spettanza; ritengo si tratti della negazione completa di ogni principio autonomista.
Credo che, a questo punto, la Regione Piemonte non abbia più alcun senso di esistere: se dobbiamo aspettare che ci sciolgano, che ci diano i tempi, che ci dicano come dobbiamo spendere i soldi e che ci impongano certe cose, sarebbe meglio se i Consigli regionali non esistessero, almeno risparmieremmo qualche soldo. Credo dunque che l'ordine del giorno sia da respingere in modo fermo: diversamente, si creerebbe un grosso precedente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Intervengo per brevissima dichiarazione di voto. Mi riconosco pienamente nella posizione espressa dalla Consigliera Sartoris. Ritengo l'ordine del giorno intempestivo e probabilmente talmente mal formulato che un partito notoriamente poco autonomista e per nulla federalista come il MSI si è sentito di sottoscriverlo. Sono fortemente convinto che l'unica alternativa e via d'uscita sia andare alle elezioni anticipate. Sicuramente la strada non può passare attraverso il Presidente della Repubblica ed è per questo che con grande rincrescimento mi trovo a dovermi astenere su questo documento.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 653, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto delle dichiarazioni del Presidente della Giunta regionale Brizio rilevato le difficoltà di dare un governo stabile alla Regione Piemonte e l'ormai scarsa rappresentatività di questo Consiglio rispetto alla volontà dell'elettorato, espresso già in occasione delle elezioni amministrative della primavera scorsa invita il Presidente della Repubblica, qualora entro 30 giorni da oggi non si sia proceduto ad eleggere un nuovo esecutivo, a sciogliere il Consiglio regionale del Piemonte per attivare le procedure elettorali per il rinnovo del Consiglio stesso, verificandosi l'ipotesi prevista dall'art.
126 della Costituzione e cioè l'impossibilità di formare una maggioranza".
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 47 votanti 35 hanno risposto SI 3 Consiglieri hanno risposto NO 30 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 12 Consiglieri.
L'ordine del giorno è respinto.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 654 in merito alla ventilata chiusura dello stabilimento Vickers Systems di Valperga


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. l'ordine del giorno n. 654 presentato dai Consiglieri Tapparo, Cerchio, Vaglio e Giuliano in merito alla ventilata chiusura dello stabilimento Vickers Systems di Valperga.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 47 Consiglieri presenti.
Pongo pertanto in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte appresa la notizia della decisione della Trinova S.p.A, di procedere alla cessazione dell'attività dello stabilimento di Valperga della sua divisione Vickers Systems e di porre in mobilità i 90 dipendenti considerato che l'area del Canavese occidentale ha già subìto notevoli tagli occupazionali a causa della difficoltà del comparto dello stampaggio a caldo e della crisi generale che tocca tutti i settori e che quindi la perdita di ulteriori posti di lavoro assume connotazioni preoccupanti visto che lo stabilimento Vickers di Valperga appartiene alla Trinova S.P.A., azienda multinazionale con casa madre in America, che possiede altri stabilimenti produttivi in Italia e più precisamente due in Lombardia, uno in Liguria e uno in Toscana considerato che il Comune di Valperga ha indetto nel mese di settembre un Consiglio comunale aperto per affrontare i problemi posti dall'annuncio dell'azienda di chiudere lo stabilimento Vickers, dal cui dibattito è emersa l'esigenza di un coinvolgimento della Regione e del Governo nazionale sulla questione considerato che l'Assessorato al lavoro e industria della Giunta ha già incontrato le parti sociali e le Amministrazioni locali e promosso un coordinamento delle Regioni interessate dalla presenza Trinova e che tale coordinamento ha espresso l'esigenza di considerare la questione Trinova Vickers sul piano del riassetto nazionale del gruppo e che la sede più opportuna per affrontarla sia quella ministeriale ritenuto che le motivazioni addotte dall'azienda a sostegno della decisione di chiudere lo stabilimento di Valperga circa l'esigenza di fronteggiare le passività di bilancio registrate negli ultimi esercizi, in realtà riguardano un bilancio consolidato del gruppo in Italia, al cui passivo concorrono in misura pressoché proporzionale tutti gli stabilimenti visto che l'attività produttiva del gruppo (sistemi di automazione nel comparto civile ed aerospace) costituisce una produzione ad alto contenuto tecnologico capace di concorrere efficacemente sui mercati e che quindi occorra mantenerla nelle unità produttive site in Italia considerata inaccettabile la decisione dell'azienda di porre in mobilità i dipendenti senza considerare l'utilizzo degli ammortizzatori sociali previsti dalle attuali normative, a partire dalla Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria ritenuto inoltre che, data l'articolazione produttiva della società in vari stabilimenti siti in più Regioni italiane, sia opportuna l'adozione di un Piano di riassetto globale dell'azienda e che la vertenza debba essere affrontata a livello di gruppo sul territorio nazionale invita il Governo a convocare un incontro, presso le competenti sedi e autorità ministeriali, delle parti sociali (azienda e OO.SS.LL.) delle Regioni Piemonte, Lombardia, Liguria e Toscana e delle Amministrazioni locali interessate dalla presenza degli stabilimenti Trinova sul loro territorio, per ricercare tutte le possibili vie di soluzione per mantenere l'attività produttiva dell'azienda negli attuali stabilimenti ed utilizzare gli ammortizzatori sociali, a partire dalla CIGS, per fronteggiare le eventuali eccedenze di personale qualora si evidenziassero da un piano di riassetto dell'azienda riguardante l'intera sua presenza in Italia delega l'Assessorato al lavoro e all'industria a richiedere la convocazione presso i competenti Ministeri e ad intraprendere le iniziative più opportune per tentare di evitare la chiusura traumatica dello stabilimento Vickers di Valperga".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 47 Consiglieri presenti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 655 in merito alla situazione occupazionale alla SIPRA


PRESIDENTE

Propongo inoltre di iscrivere all'o.d.g. l'ordine del giorno n. 655 presentato dai Consiglieri Tapparo, Chiezzi, Foco, Marino, Penasso, Vaglio Giuliano, Rossa e Cerchio in merito alla situazione occupazionale alla SIPRA.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ferrara. Ne ha facoltà.



FERRARA Franco

Brevissimamente, credo che l'ordine del giorno sia molto importante ed investa problemi molto grossi. Approviamolo pure, se serve, però ho la sensazione che questo Consiglio regionale sui problemi della SIPRA, della RAI, della ERI, del Gruppo RAI debba fare una riflessione più seria. Anche perché, in realtà, in barba a tutte le cose che ci dicono e alle cose che scriviamo come impegno centrale, le mie informazioni mi dicono che il Consiglio di amministrazione dei professori - così si chiama - ha assunto scelte superpenalizzanti per il Centro di produzione di Torino.



PRESIDENTE

E' esattamente la ragione per la quale oggi approviamo questo documento; siamo consapevoli di doverci ritornare sopra, su questo e sulla tematica della RAI, e lo stiamo facendo.



CHIEZZI Giuseppe

Mi associo a quanto detto dal collega Ferrara.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione l'iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 655.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 47 Consiglieri presenti.
Pongo pertanto in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerata la situazione SIPRA, così come è stata descritta dai rappresentanti sindacali dei lavoratori nel corso della riunione convocata per martedì 19/10/1993 alla presenza del Presidente del Consiglio, dei Presidenti dei Gruppi consiliari e alla III Commissione rilevato che la presenza della SIPRA appare come un punto rilevante di terziario della comunicazione nella nostra Regione e che l'eventuale ventilato spostamento della sede sociale da Torino a Roma si configurerebbe come un ulteriore ed inaccettabile passo nel depauperamento della propria presenza che la RAI e le sue consociate operano da anni in Piemonte considerato che le ampie assicurazioni, ottenute in passato dai vertici RAI e IRI, non hanno sortito alcun positivo effetto, relativamente alla realtà produttiva ed informativa, come dimostrano il trasferimento ERI e la decisione di smantellare l'orchestra e il coro, iniziative che, con quella SIPRA, vanno in direzione di un processo di centralizzazione che la RAI ha da sempre perseguito sottolinea con forza il proprio dissenso su ogni eventuale ulteriore impoverimento della presenza RAI e delle proprie consociate (com'è nel caso SIPRA) nella nostra Regione afferma la necessità di evitare ogni ulteriore sottrazione di attività ed occupazione stante il prezzo pesantissimo che il Piemonte paga, causa la ristrutturazione industriale in atto nel settore da sempre considerato trainante per l'economia piemontese: quello automobilistico rivendica un ruolo culturale e storico tale da legittimare un rafforzamento della presenza RAI e consociate in Piemonte dà mandato al Presidente dell'assemblea consiliare affinché prenda ogni utile iniziativa, in accordo con la Giunta regionale, per garantire un monitoraggio costante e preventivo dell'attività di ristrutturazione aziendale della RAI e consociale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 47 Consiglieri presenti.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19)



< torna indietro