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Dettaglio seduta n.255 del 26/10/93 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Come convenuto nell'ultima riunione dei Capigruppo non verrà svolto il punto relativo a "Interrogazioni ed interpellanze".


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 7) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Coppo e Croso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Correzioni formali e di coordinamento al testo della deliberazione n. 689 - CR 15149


PRESIDENTE

Comunico al Consiglio che l'Ufficio di Presidenza, in data 25/10/1993 ha approvato, ai sensi dell'art. 83, comma quarto, del Regolamento consiliare, le correzioni formali e di coordinamento da apportare alla deliberazione n. 689 - CR 15149 approvata dal Consiglio il 12/10/1993 e relativa al "Programma pluriennale 1992/1995 di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata. Legge 17/2/1992, n. 179 e L.R. 19/2/1982, n. 6", in relazione alla reiterazione del DL 7/6/1993, n. 180 con il DL 6/8/1993, n.
280 ed infine con il DL 5/10/1993, n. 398. Si trattava di semplice errore di citazione di un decreto, che è stato corretto.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Dimissioni dell'Assessore Emilio Lombardi


PRESIDENTE

Passiamo ora alla presa d'atto delle dimissioni del Consigliere Lombardi dalla carica di Assessore, ai sensi dell'art. 35 dello Statuto.
In data 21 ottobre u.s., il Presidente della Giunta mi ha trasmesso una lettera che recita: "Illustre Presidente, con riferimento alla procedura indicata dall'art.
35, comma terzo, dello Statuto regionale, le trasmetto per il seguito di competenza la lettera di dimissioni da Assessore presentatami in data 20 ottobre dal Consigliere Emilio Lombardi".
Come convenuto alla Conferenza dei Capigruppo chiedo di porre in votazione, per alzata di mano, la presa d'atto delle dimissioni da Assessore del Consigliere Emilio Lombardi. La discussione di ordine generale, che potrebbe in qualche misura fare riferimento anche a questo atto, comincerà alle ore 13 della giornata odierna. Se non vi sono osservazioni pongo in votazione la presa d'atto di tali dimissioni.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Le dimissioni sono accolte con 35 voti favorevoli (non ha partecipato alla votazione il Consigliere Lombardi).


Argomento: Calamità naturali

Esame proposta di deliberazione n. 772: "L.R. 29/6/1978, n. 38 e successive modifiche ed integrazioni. Dichiarazione di evento calamitoso grave sul territorio piemontese per le precipitazioni verificatesi dal 23 settembre al 14 ottobre 1993" Presentazione ordine del giorno n. 652


PRESIDENTE

Passiamo al punto 18) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 772, approvata all'unanimità dalla II Commissione.
La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Chiedo ai Consiglieri se ritengono che la Giunta informi sulle azioni intraprese, molto brevemente, dal momento in cui l'evento si è verificato sino ad oggi.
Abbiamo assunto la dichiarazione di evento calamitoso grave, se non vado errato il 4 ottobre, a seguito di quanto successo in Piemonte il 23/24/25 settembre; gravi danni avevano colpito tutte le sei province piemontesi, anche se in modo assai differenziato. I gravi danni erano soprattutto avvenuti in provincia di Torino. Successivamente al 4 ottobre però, altri eventi calamitosi si sono verificati particolarmente nell'area del Lago Maggiore, la più colpita, ma anche nella zona della provincia di Alessandria. L'intera Commissione e i rappresentanti della Giunta hanno quindi convenuto di modificare l'atto preparato dalla Giunta il 4 ottobre per inserire all'interno della dichiarazione di evento calamitoso grave quanto avvenuto sul Lago Maggiore e nella provincia di Alessandria.
Già in Commissione, è stata mossa una prima osservazione, relativa alla dichiarazione di evento calamitoso grave, che non corrispondeva all'esatta delimitazione dei Comuni colpiti. Ciò si spiega, ovviamente, sia perché gli accertamenti erano ancora in corso sia perché gli stessi, particolarmente sul Lago Maggiore, erano e sono possibili soltanto al momento del ritiro dell'acqua e quindi della verifica dei danni (che in questi giorni andremo a valutare).
Ricordo che la dichiarazione di evento calamitoso grave riguarda la L.R. n. 38 e non il decreto ministeriale, che ha una diversa procedura; la delimitazione è stata fatta: ovviamente, ne informerò il Consiglio.
Quindi, estensione temporale per quanto riguarda gli eventi, non soltanto i primi, ma tutti quelli verificatisi a partire dal 23 settembre fino al 14 ottobre e conseguenze derivanti. La delimitazione in corso di accertamento verrà quanto prima presentata; nel frattempo, con fondi regionali per 4 miliardi e 700 milioni, abbiamo avviato i primi immediati interventi. Si tratta soprattutto di quattro articoli della L.R. n. 38 vale a dire le somme che gli Ingegneri Capi dei Genii Civili possono spendere, semplicemente comunicando al Presidente o all'Assessore l'urgenza del lavoro; possono quindi provvedere immediatamente, ad evento ancora in corso. I risultati sono stati buoni, se non ottimi, come riconosciuto dai Sindaci consultati in varie zone durante i sopralluoghi, e non soltanto dall'Assessore o dai membri della Giunta o della II Commissione che si sono recati in parecchi di quei posti (e ancora non hanno terminato: mercoledì cioè domani, saranno - saremo ancora sul Lago Maggiore, e mi pare che la stessa Commissione abbia in programma un ulteriore sopralluogo).
E' stato assai opportuno verificare di persona quanto accaduto, al di là delle apprezzabili relazioni tecniche svolte, sia per solidarietà tangibile con le popolazioni e con gli amministratori delle città colpite sia perché la visione dei danni porta ad una maggiore conoscenza di fatti che, a volte, possono non essere completamente percepiti da una semplice relazione.
Altro provvedimento immediato assunto dalla Giunta regionale - oltre i 4 miliardi e 687 milioni - è stato di garantire alle Amministrazioni provinciali che hanno denunciato, sulla base dei loro accertamenti tecnici 94 miliardi di danni, non solo un pronto intervento, ma anche minimi interventi di ripristino, per far sì che anche le Province potessero in qualche modo agire con lavori di somma urgenza (e quindi non di ripristino generale). La Giunta regionale, chiedendo anche il parere - peraltro condiviso - della II Commissione, ha subito adottato un provvedimento che conferisce alle Province il 6% delle somme accertate dagli Uffici tecnici per i prontissimi interventi provinciali.
Per quanto riguarda i Comuni, i primi 4 miliardi e 687 milioni sono stati ripartiti nel seguente modo (interventi articoli quattro): Provincia di Asti: 415 milioni Provincia di Alessandria: 816 milioni Provincia di Cuneo: 97 milioni Provincia di Novara: 480 milioni Provincia di Torino: 2 miliardi e 478 milioni Provincia di Vercelli: 400 milioni.
Per quanto riguarda il 6% destinato alle Province per il ripristino dei danni attraverso il prontissimo intervento, le somme distribuite sono state: Provincia di Alessandria: 948 milioni Provincia di Asti: 318 milioni Provincia di Cuneo: 214 milioni Provincia di Novara: 440 milioni Provincia di Torino: 3 miliardi 500 milioni Provincia di Vercelli: 935 milioni.
Ciò corrisponde esattamente al 6% dei danni accertati dagli Uffici tecnici provinciali con l'eccezione della Provincia di Torino che, avendo avuto una tipologia di danni diversa, non ha ricevuto il 6%, ma il 7,5 invece di 2 miliardi e 800 milioni, 3 miliardi e 500 milioni, per necessità di pronto intervento più marcato. Questo quanto è stato fatto finora sul piano finanziario, al fine di mettere in condizione Comuni e Comunità montane di provvedere alle urgenze.
Entro la settimana una Commissione tecnica composta dai dirigenti del Servizio tutela del suolo, del Servizio geologico e dei Servizi risorse idriche, provvederà a stendere un provvedimento più consistente per i pronti interventi, sulla base di alcuni criteri che mi sono permesso di far conoscere in anteprima alla Commissione, che ha dato parere positivo.
Dal momento che non esistono finanziamenti per quanto da ripristinare occorreva individuare delle priorità; le priorità individuate sono le seguenti: salvaguardia dell'igiene pubblica attraverso interventi destinati al ripristino degli acquedotti, del sistema fognario e depurazione salvaguardia dell'incolumità pubblica, per la quale i criteri prioritari da seguire saranno la stabilità dei versanti, interventi a salvaguardia di abitati a rischio di inondazioni e ripristino della viabilità comunale interrotta a servizio dei nuclei abitati o imprescindibile per garantire le attività economiche.
Questi i criteri sui quali ci si baserà per il primo programma di interventi.
Nel frattempo, il Presidente ha inviato ai Sindaci dei Comuni dichiarati colpiti, ai sensi del decreto n. 401, una circolare esplicativa con le istruzioni e le modalità operative da seguire per gli accertamenti dei vari tipi di danni e quindi degli uffici che debbono recepire le domande, l'accertamento ed anche una prima certificazione e validazione.
Una seconda riunione avverrà domani, con l'Autorità di bacino, per quanto attiene ad un problema molto discusso, cioè quello delle estrazioni in alveo, che erano state completamente proibite e che, a giudizio dei tecnici, in qualche caso specifico dovrebbero essere fatte in quanto possono rappresentare una concausa di dilatazione dei danni alle strutture pubbliche o all'agricoltura.
Nel frattempo si è tenuta un'importante riunione a Parma - alla quale ho partecipato - dell'Autorità di bacino che, dopo aver analizzato molto attentamente le cause e gli eventi alluvionali, soprattutto in Valle d'Aosta, Piemonte e Liguria, ha sostanzialmente dimostrato che, mentre per le regioni Valle d'Aosta e Liguria sono esistiti seri problemi e seri danni anche per attività antropiche errate, per il Piemonte non che è tutto abbia funzionato a meraviglia, ma, certo, l'attività antropica e la programmazione degli anni scorsi hanno fatto sì che situazioni come quelle che si sono viste nel filmato presentato non abbiano avuto luogo; anche se vale anche per il Piemonte - la mancanza di manutenzione idraulica che in qualche caso ha ovviamente dilatato i danni, dovrebbe essere fatta in modo ordinario e non straordinario, di tanto in tanto.
La stessa Autorità di bacino ha deliberato di intraprendere alcune azioni, prendendo spunto da quanto avvenuto e quindi, a fronte degli scarsi finanziamenti di cui parlerò successivamente, si avrà una prima revisione delle priorità individuate con precedenti delibere del Comitato istituzionale: riassegnazione della risultante disponibilità a valere sui fondi delle leggi n. 183, n. 102 e n. 236; completamento del catasto del rischio idrogeologico (per la verità, materiale in buona parte disponibile particolarmente in Regione Piemonte); definizione dei livelli di accettabilità; messa a punto di una direttiva per la revisione e il completamento dei vincoli idrogeologici e urbanistici (la nostra Regione è dotata della legge n. 56, art. 9 bis, che ce lo permette; altre Regioni mancano totalmente di una normativa di questo genere); definizione di un programma di recupero delle aree alluvionabili, sfruttando le opportunità offerte dalla posizione di vincoli e dalla gestione finalizzata delle aree demaniali e da modifiche di carattere strutturale; messa a punto di una direttiva per l'integrazione e il potenziamento degli esistenti sistemi di misurazione idrometeorologica; messa a punto di una direttiva per l'integrazione, l'ampliamento e il potenziamento dei servizi di piena con estensione alle categorie attualmente non incluse e il coinvolgimento sul territorio di più istituzioni; revisione delle procedure di finanziamento e di spesa che, intervenendo sulle diverse fasi del processo complessivo (progettazione, approvazione degli interventi, erogazione dei finanziamenti, ottenimento delle necessarie autorizzazioni amministrative controllo della spesa, diffide, poteri sostitutivi e revoche), acceleri i flussi di spesa a vantaggio della tempestività degli interventi.
A questo proposito debbo dire che l'Autorità di bacino ha già proceduto ad un monitoraggio sui flussi di spesa - a disposizione dei Consiglieri che lo desiderano - dal quale risulta che, ancora una volta, il Piemonte è la Regione che riesce a spendere di più, anche se non tutto; la Lombardia è a quota zero, rispetto ai 762 miliardi disponibili; tutte le altre Regioni hanno flussi di spesa inferiori al Piemonte, tranne la Regione Trentino che necessitando di interventi minimi li ha già terminati.
Una raccomandazione. Sembra infine utile e doveroso segnalare a chi di dovere l'opportunità di sfruttare tutte le possibilità offerte dalle istituzioni del Servizio Civile e dalla mobilità del pubblico impiego per l'indispensabile potenziamento degli organi tecnici preposti al presidio del territorio. Sono queste le azioni che l'Autorità di bacino, con il nostro contributo e di altre Regioni, ha immediatamente intrapreso.
Nel frattempo, ho presentato, per una prima visione alla Giunta, la modifica di una parte della legge n. 38, dopo averne discusso in II Commissione. Si tratta di una modifica dei massimali per quanto attiene ai contributi a coloro che hanno perso la casa. Eravamo fermi al 1987 con 40 milioni per una casa distrutta ed a 15 milioni per opere di consolidamento.
L'idea della Presidente della II Commissione, che io ho accolto, era che quanto meno si ragionasse in termini di aumento di indice ISTAT, in modo da rapportare queste cifre al costo di livello attuale; il che non significa affatto che le cifre risultanti potranno coprire totalmente il valore di una casa distrutta, anzi saranno ancora molto lontane. Mi pare però che questa sia una strada sulla quale si potrà ragionare in II Commissione appena la Giunta, se lo vorrà, potrà approvare tale modifica di legge. Questo per quanto attiene alla legge n. 38.
Per quanto riguarda il decreto n. 401, quello che il Governo ha emanato a seguito delle alluvioni del 23/24/25 settembre - e vorrei chiarire che riguarda solo quel periodo, per ora - abbiamo immediatamente provveduto a delimitare le zone alluvionate. Ci siamo trovati di fronte un problema: il decreto comprende sia i danni alle strutture pubbliche sia i danni alle attività produttive, all'agricoltura e ai beni mobili; per la prima volta in Piemonte ci troviamo di fronte ad un problema del genere. Abbiamo quindi dovuto recepire le segnalazioni degli Uffici decentrati delle opere pubbliche del nostro Servizio geologico decentrati sul territorio, delle Prefetture, alle quali spesso i privati si sono rivolti, e anche delle Province.
Di qui i 512 Comuni inseriti, anche se, per la verità, sono soltanto 308 i Comuni che hanno strutture pubbliche danneggiate. Priorità segnalata anche con lettera del Presidente Brizio ai Sindaci, per quei Comuni che hanno strutture pubbliche e collettive danneggiate; non potevamo, per fare a meno di segnalare anche i Comuni in cui anche solo un privato avesse subìto un danno.
Rimane il discorso dei danni a beni mobili privati. In minima parte il problema è stato affrontato in II Commissione, che mi pare abbia bisogno di riflettere, sulla base delle necessità, delle poche risorse a disposizione sul come e in qual modo, magari anche attraverso selezione di questi beni mobili, si possa intervenire.
La realtà grave è che il decreto, così com'è stato concepito, seppure molto in fretta, non soddisfa le esigenze della Regione Piemonte. A questo proposito il Presidente Brizio e il sottoscritto hanno convocato una riunione di tutti i parlamentari piemontesi, al fine di discutere insieme i problemi legati al decreto n. 401. In tale sede ci siamo permessi di procedere immediatamente ad alcune proposte di emendamenti, formulate e consegnate ai parlamentari piemontesi.
Cito soltanto quelli più significativi e non quelli di tipo formale.
Per intanto abbiamo chiesto che il decreto non consideri soltanto gli eventi del 23/24/25 settembre, ma comprenda anche gli eventi conseguenti fino al 14 ottobre - "conseguenti", poiché smottamenti e frane si verificano non solo durante la pioggia, ma spesso ancora successivamente.
In secondo luogo, il decreto parlava soltanto di integrazioni ai bilanci di Comuni e Province, dimenticando che esistono da una parte le Comunità montane - basti citare la Comunità montana Val di Lanzo proprietaria del grande acquedotto che serve la bassa valle - e dall'altra parte i Consorzi dei Comuni - vedi, per esempio, i Consorzi di depurazione completamente sommersi e che hanno subìto danni rilevanti.
La nostra proposta è stata quindi di includere, oltre i Comuni e le Province, anche le Comunità montane e i Consorzi.
Un secondo importante emendamento che abbiamo chiesto ai parlamentari di valutare con estrema attenzione riguarda il fatto che nel decreto si è stabilito che la Regione possa istituire una Conferenza dei Servizi non solo regionale, ma anche per autorizzazioni previste dalla vigente normativa statale. A questo proposito, nella stessa riunione, il Capogruppo Chiezzi, ma anche l'on. Novelli, sulla base di evidenziate cattive esperienze del passato, si dichiaravano d'accordo per snellire le procedure, a patto che ci fosse un attento controllo. La disponibilità della Giunta a che la II Commissione formi un piccolo gruppo di controllo è completa, non ci sono problemi. Valuti la II Commissione come agire al meglio, affinché tutto proceda in modo celere, ma con gli opportuni controlli.
Altro problema. Si tratta di una proposta innovativa, che farebbe, da sola, aumentare del 18% i contributi messi a disposizione. Abbiamo chiesto ai parlamentari piemontesi di valutare la possibilità che le opere che verranno poste in essere per il ripristino dei danni non siano soggette all'IVA del 19%, ma in caso del tutto eccezionale, e solo per questo periodo, all'IVA dell'1%. Questa modifica, da sola, farebbe sì che i 75 miliardi a disposizione dei Comuni e degli Enti locali aumentino immediatamente del 18%.
C'è poi il problema gravissimo dei fondi a disposizione. Per intanto ci sono soltanto i 75 miliardi previsti dal decreto, per i quali si dice: "devono essere messi a disposizione di Comuni e Province"; noi chiediamo l'estensione alle Comunità montane. Il Pronto intervento è stato quantificato dagli uffici regionali alle opere pubbliche in 79 miliardi.
Ci siamo fatti punto di coordinamento; le Province, che hanno ottimamente collaborato, ci hanno inviato una richiesta di 94 miliardi, per Pronti interventi e ripristino delle strade (nel nostro caso si tratta invece, solo di Pronto intervento). La somma totale è 163 miliardi, a cui bisognerebbe aggiungere la parte di finanziamento per danni ai beni mobili che non abbiamo ancora quantificato - lo decideremo in futuro: dallo 0 fino al 15%. Il che sta a significare che i 75 miliardi non saranno sufficienti neanche per il Pronto intervento.
A fronte di tutto questo, nel corso della riunione con i parlamentari piemontesi, l'on. Cerutti, Presidente della Commissione Ambiente della Camera, ci ha comunicato - e ci ha anche fornito la bozza di un testo di decreto legge che egli diceva avere in parte concordato con l'on. Maccanico la possibilità di avere a disposizione 2.000 miliardi della Cassa Depositi e Prestiti (non solo per il Piemonte, ma per tutte le aree alluvionate d'Italia), per interventi di ripristino, facendo rilevare il forte accento sul potere della Regione. Dovrebbe infatti essere la Regione stessa ad indicare alla Cassa Depositi e Prestiti le opere da finanziare di Comuni e Province. L'onere di ammortamento, nella bozza, sarebbe del 50% a carico dello Stato e del 50% a carico dell'Ente.
La prima considerazione, conoscendo le realtà economiche dei nostri piccoli Comuni di montagna, è che nessuno di essi è in grado di pagare l'ammortamento di un mutuo, sia pure al 50% (parlo di Groscavallo e Alagna Valsesia, dove sono stato).
Immediatamente, insieme al Presidente Brizio, abbiamo fatto presente questa situazione, dicendo che così non può essere. Occorre che la percentuale 50% a carico dello Stato sia rivista e si arrivi ad una quota di molto superiore, non escludendo, in questo, la possibilità di un intervento della Regione (a puro titolo di informazione e da conti molto sommari - quindi mi scuso di non essere preciso se la Regione intendesse intervenire per un ammortamento del 5%, dovrebbe spendere 2 miliardi e mezzo per vent'anni: questo l'ordine delle cifre per quanto riguarda la Regione).
Una soluzione del genere potrebbe essere attuata, ma in modo subordinato; prima occorre chiedere allo Stato il massimo sforzo affinch la quota a suo carico sia la più alta possibile; in secondo luogo, valutata la situazione, il Consiglio potrà esaminare la possibilità di un intervento regionale aggiuntivo per venire incontro ai piccoli Comuni. Qualora ciò non fosse possibile - faccio il pessimista occorrerà una drastica scelta, che mi sono anche permesso di indicare alla II Commissione. I mutui potrebbero essere concessi soprattutto alle Amministrazioni provinciali, che bene o male, pur nelle difficoltà attuali, possono pagare una certa quota di ammortamento, mentre i fondi freschi - chiamiamoli così (43 miliardi più 32) potrebbero essere concessi per opere di competenza regionale (che sono poi quelle per cui concediamo contributi ai Comuni). In questo caso, forse riusciremmo quanto meno a fare in modo che le cose procedano meglio.
C'è però un "ma" molto grave: tutto ciò di cui ho parlato finora riguarda i danni verificatisi il 23/24/25 settembre; nulla sappiamo invece per quanto riguarda i gravissimi danni nella zona del Lago Maggiore, non ancora quantificati. Tutto questo non è stato preso in considerazione neanche nella discussione della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati sul decreto n. 401; è vero che si ipotizzano i 2.000 miliardi di cui parlavo, più altri 50 miliardi della direttiva n. 1052 per le attività produttive (ed è un fatto positivo), però è altrettanto vero che nella relazione del Presidente si parla, per gli eventi successivi alle date del 23 e 24 settembre, di una ventina di miliardi alla Lombardia, 5 al Friuli 5 al Lazio, ma non si parla del Piemonte, colpito dai danni che tutti conosciamo - particolarmente i colleghi della zona di Novara.
Abbiamo quindi richiesto che il Piemonte venga considerato anche per quei danni, assolutamente evidenti, e che possa disporre di cifre che gli permettano non solo di attivare i Pronti interventi che citavo prima, ma anche un Piano di ricostruzione il più vicino possibile alle esigenze della gente e che gli stessi amministratori ci hanno segnalato.
Resto a disposizione dei Consiglieri che desiderassero altre informazioni.
Avevamo assunto l'impegno di portare a conoscenza della Commissione ogni passo della Giunta. Il metodo instaurato è servito all'Assessore e ai tecnici per avere delle buone idee; insieme abbiamo svolto un lavoro che seppure non esaustivo perché come sappiamo la situazione è grave, ci ha permesso di risolvere i primi problemi e di impostare con serietà un lavoro per quanto attiene ai pochi fondi disponibili e alle attività legislative di cui vi ho parlato.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori (seguito)


PRESIDENTE

Prima di dare la parola alla Consigliera Bresso, comunico che è depositato presso la Presidenza un ordine del giorno presentato dall'Assessore Cerchio riguardante lo stabilimento Vickers Systems di Valperga, al quale si possono eventualmente aggiungere le firme dei Consiglieri che desiderassero sottoscriverlo; vi è inoltre un ordine del giorno che riguarda la SIPRA, sottoscritto da diversi Consiglieri e al quale possono eventualmente aggiungersene altri.
Infine, avete visto il presidio del CSA davanti al Consiglio regionale.
Io ho già comunicato loro che la seduta odierna del Consiglio è stata programmata in modo tale per cui non sarà possibile ricevere, come Capigruppo, questa delegazione; la riunione dei Capigruppo verrà convocata per iscritto, nella data già concordata con i manifestanti. Se intanto l'Assessore Bergoglio volesse fare un passaggio in Commissione ed affrontare le discussioni rappresentate, i Capigruppo potranno eventualmente andare a quella riunione con più conoscenza di causa.
Questo è il percorso possibile, peraltro già concordato con i rappresentanti del CSA e l'Assessore Vetrino.


Argomento: Calamità naturali

Esame proposta di deliberazione n. 772: "L.R. 29/6/1978, n. 38 e successive modifiche ed integrazioni. Dichiarazione di evento calamitoso grave sul territorio piemontese per le precipitazioni verificatesi dal 23 settembre al 14 ottobre 1993" (seguito) Presentazione ordine del giorno n. 652


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della proposta di deliberazione n. 772.
La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Prima di svolgere l'intervento a nome del Gruppo, desidero dare alcune brevissime informative su come la Commissione ha operato, sulla base del mandato ricevuto dal Consiglio regionale.
Molte cose le ha già dette l'Assessore, quindi non le ripeto. Noi abbiamo operato secondo la prassi, informalmente decisa con l'Assessore stesso, di ricevere e distribuire a tutti i membri della Commissione le deliberazioni successivamente prese dalla Giunta, discutendole man mano che si presentavano le occasioni specifiche in Commissione e fornendo non dei pareri formali, ma dei consigli di tipo operativo.
Credo sia questa una prassi rivelatasi interessante, da tenere presente per situazioni di carattere eccezionale, che richiedono al tempo stesso rapidità di intervento ed ampio conforto di tutto il Consiglio.
La Commissione ha effettuato due sopralluoghi, nelle Valli di Lanzo e nelle Valli Orco e Soana, e ne ha programmati due sul Lago Maggiore scegliendo le zone maggiormente toccate dall'alluvione ed anche quelle dove non erano stati effettuati sopralluoghi da parte di gruppi di Consiglieri anche facenti parte della Commissione stessa. Sembrava, al momento, non utile recarvisi come Commissione, riservandoci successivamente ulteriori possibilità di sopralluogo.
Questa, attualmente, la situazione. Personalmente credo sarebbe opportuno ragionare sull'eventuale assunzione di una deliberazione successiva a quella che voteremo oggi. Questo perché la riunione di Commissione, che l'ha approvata e trasmessa al Consiglio, si è tenuta in data 14 ottobre e quindi, ovviamente, non poteva essere inserito quanto accaduto nei giorni successivi. In realtà, i fenomeni alluvionali, in particolare sul Lago Maggiore e nell'Ossola, erano ancora in corso probabilmente con conseguenti danni in data successiva a quella dell'odierna deliberazione.
In questo senso, sono possibili due opzioni - pongo la questione all'Assessore: una possibilità sarebbe quella di spostare la data del 14 ottobre, con un emendamento che potremmo concordare se siamo in grado di indicare una data che comprenda gli eventi sopravvenuti sul Lago Maggiore.
Non potevamo - ripeto - farlo in Commissione perché la relativa riunione si è tenuta il 14 ottobre. Se siamo in grado di indicare una data potremmo forse semplificare il successivo iter; diversamente dovremmo ritornare in Commissione con una nuova deliberazione e ripetere l'intero iter. Queste le considerazioni che intendevo porre quale Presidente della Commissione.
Più in generale, anche se ritengo dovremmo calendarizzare più avanti nel tempo una riunione di Consiglio, vi è l'urgenza di assumere la deliberazione che sancisce l'avvenuto evento alluvionale. Si tratta di una deliberazione un poco anomala, poiché bisognerebbe allegarvi l'elenco dei Comuni danneggiati; elenco possibile successivamente, non appena completato. Sarebbe però opportuno prevedere, fra due/tre settimane, quando tutti gli elementi della situazione saranno disponibili, una discussione in Consiglio che consenta di esprimerci come Gruppi e come Consiglio sul programma complessivo di intervento di ricostruzione ed anche sulle iniziative prese e da prendere.
Facciamo oggi una prima discussione, anche se non siamo ancora in grado di valutare lo stato complessivo dei danni - per esempio per il Lago Maggiore e quindi in grado di ragionare sull'uso delle risorse, peraltro anch'esse non totalmente definite.
Intendevo comunque fare alcune considerazioni. Intanto, reputo opportuna l'impostazione, che mi pare stia emergendo, di finalizzare le poche risorse a disposizione con priorità assoluta agli interventi di carattere indispensabile: tutti quegli interventi fondamentali per rimettere le popolazioni delle località colpite dall'alluvione in condizioni di vivere e lavorare. Quindi, il ripristino prioritario di tutte le opere riguardanti infrastrutture pubbliche essenziali e le possibilità di funzionamento delle attività produttive. Da questo punto di vista, dato che parallelamente a questi interventi, in un decreto un po' anomalo e probabilmente non molto ben concepito, sono compresi anche i beni mobili per il famoso 15% massimo, almeno in questa fase, su questi fondi, ridurre ai limiti minimi, nell'ordine dell'1,5-2%, le entità degli stanziamenti da riservare almeno in questa prima fase ai beni mobili, sarebbe utile.
Questo, naturalmente, con la possibilità di verificare l'esistenza di situazioni di estrema gravità; in tal caso bisognerà o individuare modeste aggiuntive risorse regionali o intervenire attraverso qualche meccanismo di mutuo su cui si potrà ragionare. Questo sapendo però che, per il futuro Consiglio e Giunta dovranno ragionare sull'opportunità di definire alcune regole relative ai rimborsi ai privati per danni di questo genere. Credo si dovrebbe arrivare ad una verifica, in tutte le zone di cui è nota, per esempio, la franosità e l'alluvionabilità. In tutte le valli comprese nelle zone di esondazione, facilmente individuabili dai nostri servizi geologici e idraulici, gli amministratori dovranno a loro volta essere sollecitati a promuovere meccanismi di tipo assicurativo. Come suggeriva il collega Rivalta in Commissione, amministratori e cittadini devono rendersi conto che, in particolare per quanto riguarda i danni ai privati, non sarà immaginabile, da adesso e per un lontano futuro, vista la situazione di grave difficoltà finanziaria, che a fronte di eventi di questo tipo vi sia possibilità di indennizzo - come troppo spesso si crede. Amministratori e cittadini devono quindi essere sollecitati a predisporre meccanismi assicurativi per evitare di ritrovarsi in situazioni di gravissima difficoltà, senza l'ipotizzato rimborso di cui tutti credono di poter usufruire.
A partire da questo, dobbiamo anche predisporre un quadro delle situazioni di rischio. E' vero, il Piemonte - come si è verificato è in condizioni meno gravi, forse, di altre Regioni; nei nostri sopralluoghi però, abbiamo avuto modo di verificare, anche in Piemonte, notevoli oggettive situazioni a rischio elevato, le quali, in situazioni alluvionali gravi, sono quasi certamente a forte rischio di esondazione del fiume e di conseguente danneggiamento.
Quindi una carta - noi abbiamo già una carta che mette in evidenza le zone soggette a frane - dei rischi di esondazione che metta bene in evidenza l'esistenza del rischio e quindi la necessità di eventuali interventi con misure di assicurazione rispetto al rischio stesso.
La seconda questione di carattere generale, prendendo spunto dalla comunicazione dell'Assessore Garino che riguarda l'Autorità di bacino del Po, è che noi siamo l'unica Regione che dispone ormai (mi risulta che sul piano tecnico lo studio sia compiuto) del Piano Territoriale Operativo del Po, il quale pone il problema - sempre sulla base del documento generale di inquadramento già approvato da questo Consiglio - del recupero delle aree di esondazione, di una maggiore libertà di divagazione del fiume - ai fini della sicurezza idraulica del fiume stesso - come uno dei perni dello strumento di pianificazione. Il Piano va nella direzione di quanto l'Autorità di bacino chiede alle Regioni padane; pertanto varrebbe la pena tirarlo fuori dai cassetti - dove risulta giacere da un po' - e trasmetterlo al Consiglio. Sarebbe la dimostrazione - dato che non manca molto allo scadere della legislatura e che documenti del genere hanno iter lunghi - che il Piemonte non si preoccupa solo di intervenire sull'emergenza, ma anche di completare un proprio iter pianificatorio volto alla prevenzione.
Unitamente a questo credo vada approfondita - non so se il PTO del Po affronti la questione dei bacini montani; temo di no: mi pare riguardi solo la pianura - la questione della sicurezza dei bacini montani; in questi casi è più difficile individuare aree di esondazione, ma è assolutamente indispensabile farlo.
Solleciterei inoltre l'Assessore Garino ad affrontare con urgenza destinando dei finanziamenti ad hoc, la questione di Forno Alpi Graie. Se non si provvede immediatamente alla protezione del nucleo abitato immediatamente intendo prima della stagione invernale in quanto nella stagione primaverile il pericolo di frane è superiore - c'è il rischio che quella morena nuovamente provochi un'altra frana. Frana che investirebbe il paese in maniera ancora più rovinosa e drammatica, con rischi per la vita stessa delle persone.
Credo che questo intervento sia di priorità assoluta; in quella zona il rischio è gravissimo e l'intervento non può essere attuato in due giorni.
Una barriera di protezione richiede una progettazione tecnicamente ineccepibile e tempi piuttosto rapidi: forse qualcosa può ancora essere attuato prima dell'inverno.
Sulla questione degli immobili, sollevata dall'Assessore Garino, credo che il contributo previsto dalla legge n. 38, per eventi dannosi in cui siano coinvolti beni immobili, non possa essere considerato risolutivo, di ripristino totale. Si tratta di un contributo in conto capitale parziale rispetto all'entità del danno. Mi sembrerebbe doveroso un aggiornamento ai sensi dell'indice ISTAT, al fine di garantire che il principio del reintegro parziale non venga svilito a cifre assolutamente inconsistenti.
Quindi, se la cifra prevista nel 1987 era di 40 milioni, oggi dovrebbe ammontare a circa 55/60 milioni (la cifra continua, chiaramente, a non essere pari al costo di ripristino). Non ci illudiamo certo, viste le difficoltà finanziarie, di andare oltre quanto stabilito allora, in maniera anche opportuna.
Dovremmo calendarizzare un dibattito ampio, ma in queste contingenze politiche risulta difficile: pochi colleghi sono disposti, in questo momento, a chinarsi su problemi pur molto gravi ed importanti per il Piemonte - almeno a giudicare dalla distrazione generale che regna in aula.
Proponiamoci dunque un dibattito serio; quanto abbiamo visto dimostra che le responsabilità possono essere spartite al cinquanta per cento: c'è stata la fatalità, è vero, ma questa è stata aggravata da comportamenti umani che mettono a rischio persone e cose. Alcuni sono sedimentati da tempo - la ferrovia delle Valli di Lanzo è a rischio inevitabile: passa addirittura dentro il fiume altri, assai più recenti, si sarebbero potuti evitare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, colleghe e colleghi, il contributo che cerco di dare è relativo al raggiungimento dell'obiettivo di evitare il malgoverno di una drammatica situazione di emergenza. Mi piacerebbe che la Regione Piemonte evitasse di dare una nuova prova, che si aggiungerebbe alle tante storicamente accertate, di pessimo utilizzo dei finanziamenti dedicati alla risoluzione di situazioni di emergenza. Purtroppo la storia recente ha dimostrato come in presenza di eventi calamitosi si mettano in atto decisioni e finanziamenti, procedure che hanno dato luogo a disastri ambientali successivi e disastri morali. Uno degli strumenti che in certe situazioni ha permesso tutto ciò è la cosiddetta Conferenza dei servizi che in termini astratti dovrebbe essere il luogo dove si permette di non perdere del tempo, ma in termini concreti diventa a volte tutt'altro. In particolare, Assessore Garino, sono preoccupato, se si parla di Conferenza dei servizi, che abbia poteri speciali. Nulla ho in contrario a che le procedure che normalmente si fanno in serie vengano fatte in parallelo.
Questa è appena una misura di razionalizzazione condivisibile da tutti.
Diverso è quando queste Conferenze di servizi o accordi di programma si fanno ad esempio con i poteri di violare, visto che c'è l'emergenza, le norme in tema di governo del territorio.
La cosa a quel punto diventa oltremodo preoccupante. Per questo motivo ho chiesto, al di là della gestione che sarà in grado di fare la Regione Piemonte, che per queste questioni, in particolare delle decisioni che contrastano con le normative urbanistiche vigenti nei vari Comuni, si formi un gruppo di lavoro all'interno della II Commissione che esamini puntualmente queste cose.
Per quanto riguarda le decisioni già prese, sollevo un problema riguardo alla delibera di Giunta che assegna i finanziamenti direttamente al Servizio opere pubbliche e difesa del suolo. C'è stata fretta. Ho un elemento di preoccupazione riguardo al fatto che nella delibera c'è scritto che i lavori sommamente urgenti sono stati affidati sotto forma di cottimo fiduciario. E poi viene scritto: "sulla base, di norma, delle indicazioni contenute nel prezziario regionale". Vedete, queste dizioni: "di norma" "di massima", se il prezzario regionale è il riferimento, questo è un riferimento non di norma, è un riferimento. Perché di norma? Se si vuole alludere al fatto che ci possono essere categorie di lavoro non descritte e stimate all'interno del prezzario regionale, allora si specifichi questo: si specifichi che qualora categorie di lavoro non siano descritte nel prezzario, allora bisognerà concordare nuovi prezzi. Ma scritto così l'applicazione di una norma di questo genere consente di dire che anche quella categoria di lavoro prevista nel prezzario a un dato prezzo viene elusa e contrattata ad un altro prezzo. Questi sono i miei dubbi.
L'altro elemento di chiarimento è il seguente. Sono stati affidati dei lavori a ditte; come sono state scelte queste ditte nella delibera non si capisce; come sono stati accettati i ribassi che sul prezzario regionale queste ditte hanno fatto? Rilevo in particolare che ci sono ditte che per lo stesso tipo di lavoro e grosso modo nella stessa zona, hanno proposto ribassi differenti. E come può la Giunta accettare che una stessa ditta incaricata non si sa bene in che modo, comunque, in somma urgenza, di eseguire un lavoro, presenti un ribasso di un tipo per il ripristino della Strada comunale dei Lombardi e poi a Saluzzo presenti un ribasso di un altro tipo per la riparazione delle strade asportate sempre nel Comune di Saluzzo? Non capisco come siete giunti a definire un ribasso, e perché per lavori analoghi avete accettato due ribassi di tipo diverso.
Per quanto riguarda l'altra delibera, quella relativa alle Province noto che avete scelto un criterio molto grossolano di assegnazione dei fondi. Nel primo dibattito che si era svolto avevo sollevato la questione dell'accertamento preciso e comparato delle varie situazioni. Vedo che invece in questa delibera andate giù a spanne e semplicemente determinate una percentuale del richiesto come il livello di attribuzione dei finanziamenti. Livello che quindi non entra nel merito delle varie situazioni, semplicemente spalma sul territorio in modo indifferente il finanziamento sulla base di una percentuale. A mio avviso, invece, sarebbe meglio entrare nel merito dei danni e su tale base attribuire la dovuta percentuale.
Per quanto riguarda i criteri con i quali l'Assessore ha illustrato le prossime decisioni, se ho sentito bene, sono i seguenti: stabilità dei versanti, difesa dell'abitato, viabilità.
Sollevo la questione che all'interno di queste categorie di priorità sempre che abbia sentito bene, non rientrerebbero ad esempio gli interventi di ripristino della ferrovia Torino-Ceres.
L'Assessore mi dice: "è un provvedimento separato". Allora c'è già uno stanziamento dedicato e preciso per la ricostruzione del ponte sulla ferrovia Torino-Ceres? Di quale importo è questo finanziamento? A chi è stato assegnato? Perché ritengo importante che questa ferrovia venga ripristinata.
Concludo rinnovando la richiesta che in sede di II Commissione, di concerto con la Giunta regionale, si formi un gruppo di lavoro presso il quale la Giunta consegni tutti gli atti di rilievo che concernono la gestione di questi programmi di emergenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Nel dichiarare il voto favorevole alla deliberazione desidero innanzitutto fare mie le osservazioni della collega Bresso e del collega Chiezzi, ispirate ad un concetto razionale circa l'atteggiamento da tenere in occasione di alluvioni. Mi limito ad una breve osservazione: in riferimento ai finanziamenti, previsti dal decreto - assai magri e che speriamo più consistenti in sede di conversione in legge - auspichiamo si verifichi quanto già accaduto, deplorevolmente a mio avviso, in occasione degli stanziamenti di cui all'alluvione del settembre 1992. Infatti, da documento ufficiale proveniente dal Ministero competente è giunta notizia secondo la quale la Regione Piemonte non avrebbe ancora utilizzato i 7 miliardi stanziati in allora.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Abbiamo già dimostrato che non è vero.



MAJORINO Gaetano

Non è così: può darsi si siano sbagliati a scrivere... Ad ogni modo, a me risulta che i 7 miliardi stanziati per l'alluvione 1992 non sono stati utilizzati; si trattava, anche in quel caso, di somma destinata ad opere di manutenzione degli argini ed altre simili opere pubbliche, al fine di evitare ulteriori danni in caso di future alluvioni.
Con riferimento, invece, alla comunicazione dell'Assessore Garino avevo già formulato insieme al collega Zacchera, fin dal 19 ottobre scorso una proposta di ordine del giorno, che formalizzo in questa sede, con la quale si chiede alla Giunta - la quale peraltro ha preannunciato eventuali provvedimenti aggiuntivi a quelli che perverranno dalle Camere - di prelevare dalle somme introitate dall'1/1/1994 e seguenti, in seguito all'addizionale sulla benzina, una certa somma da destinare agli interventi più urgenti e prioritari. D'altro canto, ricordo che durante le contestate e calde sedute nel corso delle quali venne approvata la legge regionale che prevedeva tasse addizionali sulla benzina e sul gas metano, da parte dei Gruppi di opposizione, e segnatamente da parte del nostro Gruppo, si era tentato di inserire nel corpo della legge anche eventuali finalizzazioni.
All'epoca ci era stato risposto dall'Assessore al bilancio che la finalizzazione e la destinazione di quelle somme sarebbe stata proposta nell'interno della cosiddetta "finanziaria" che sarebbe stata predisposta e approvata - prima di fine anno. Se non vado errato, nel disegno di legge della Giunta si prevede che la massima parte dei proventi delle addizionali venga destinata ai trasporti. Non dubito sulle serie ragioni per una tale destinazione, ma di fronte ad eventi straordinari ed eccezionali mi pare opportuna la nostra proposta di ordine del giorno, con la quale si chiede di destinare una quota-parte (che proponiamo di almeno 20 miliardi) dei proventi della tassa sulla benzina alle occorrenze più urgenti dovute ai danni occorsi a cose e a piccole aziende. Mi pare questo un modo corretto di finalizzare, in stato di emergenza, i proventi derivanti dal rincaro della benzina.
Chiediamo all'Assessore di esprimersi sulla questione; in ogni caso abbiamo chiesto e chiediamo la votazione della nostra proposta di ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

L'alluvione che quest'autunno ha colpito varie parti della nostra Regione, purtroppo si caratterizza per l'estensione dell'evento calamitoso che, viste le scarse risorse, pone non pochi problemi di finalizzazione.
L'Assessore, peraltro, ci ha fatto rilevare come il rischio di non avere un sufficiente sostegno da parte del governo per il ripristino dei danni sia molto concreto e reale. Insisto sull'esigenza di un rapporto con i parlamentari piemontesi; la Giunta deve svolgere un'incisiva azione direttamente sul governo per fare in modo che i fondi siano più adeguati o meno inadeguati - pur sapendo che rispetto al passato bisognerà forse incominciare a diffondere una cultura che non aspetti sempre, di fronte ad eventi calamitosi, il ripianamento totale dei danni. Situazione non più sostenibile, ma neppure socialmente e culturalmente accettabile. E' inoltre necessario che il principio di solidarietà che lega una comunità, in questo caso regionale e nazionale, venga rispettato su limiti giusti e corretti.
Di qui la ragione di un'azione incisiva verso il governo per i finanziamenti più adeguati. Ma detto questo, poiché i finanziamenti non corrisponderanno all'esigenza di copertura dell'intera gamma e totalità dei danni, credo debba essere introdotto nell'utilizzo dei finanziamenti disponibili - da qualunque canale di erogazione essi siano attingibili - un criterio che tenga conto delle esigenze delle varie situazioni territoriali ad avere aiuti. Mi spiego: non tutti i territori colpiti sono nella stessa situazione come potenzialità di ripresa e di attività economica. Le Valli di Lanzo o quelle di Cuorgné - dell'Orco - sono certamente più deboli, ad esempio, di quelle limitrofe al Lago Maggiore. Sotto questo profilo ritengo giusto introdurre parametri correttivi a favore delle realtà più deboli. Se le comunità, per esempio, della Valle dell'Orco e della Valle di Lanzo - o altre analoghe che non richiamo analiticamente, ma che ho tutte alla memoria - non ricevessero il necessario contributo per risollevarsi avremmo ulteriori esodi di attività economiche e di popolazione conseguenti all'accentuarsi di quel processo che ha reso certe parti del nostro territorio sempre più fragili e indifese di fronte ad eventi naturali calamitosi, proprio per la mancanza della presenza dell'uomo e delle sue attività.
Queste comunità, in genere, vivono di un equilibrio precario e di livello non certo elevato, anche se sicuramente dignitoso per la loro capacità di convivere con situazioni montane difficili; se non aiutate però, in frangenti come quello attuale è possibile che decadano ulteriormente e che la Regione Piemonte si trovi in futuro territori non presidiati, con possibilità di rischio ulteriore.
Pongo la questione all'Assessore e alla Giunta affinché valutino con attenzione i criteri da adottare nella ripartizione dei fondi, ed a tutti i Consiglieri regionali affinché venga abbandonato l'atteggiamento localistico e spesso clientelare di far valere le prerogative dei propri territori senza avere una visione generale delle necessità e delle opportunità di intervento finanziario nei vari territori; infatti, alcuni territori sono in situazioni assai più difficili per affrontare la ripresa che altri. L'economia del Lago Maggiore va sicuramente aiutata, ma si tratta di un'economia dalle capacità e potenzialità proprie, in quanto è una delle zone turistiche di maggior valore. Certo, sotto questo profilo va aiutata a continuare ad esserlo, ma ha comunque delle capacità che altri territori non hanno.
Seconda questione: l'Assessore, in questo frangente, ha più volte fatto corretto riferimento alla situazione strumentale di cui gode la nostra Regione nell'affrontare questi problemi: dal Servizio geologico alle documentate conoscenze sul suolo e sul territorio prodotte da banche dati cartografie e tematiche specialistiche in direzione dei rischi; quello che è mancato è stato un sufficiente intervento preventivo. Certo, la strumentazione va portata avanti - raccomando di non dimenticarsene - ma anche l'effetto psicologico dei danni dell'alluvione va portato avanti: è necessaria, soprattutto, un'azione preventiva. L'attuale potrebbe essere l'occasione per chiedere ai Comuni colpiti dall'evento calamitoso di verificare i propri Piani regolatori: una parte dei danni - l'evento è stato clamoroso per la sua entità è stata dovuta ad una serie di scelte di localizzazioni sbagliate. E' necessario che la Giunta chieda ai suddetti Comuni di verificare la validità dei propri Piani regolatori alla luce delle situazioni di rischio idrogeologico che queste valli presentano.
Pertanto, sarebbe bene - essendo ormai passati, per gran parte dei Comuni un decennio e più dalla formulazione ed elaborazione dei Piani regolatori sollecitare tutti i Comuni situati in territori a rischio di eventi naturali calamitosi (anche se non colpiti dall'alluvione dei giorni scorsi) a verificare preventivamente, per il futuro, i loro Piani regolatori.
Si stanno nel frattempo definendo i Piani di intervento finanziario per i Campionati mondiali di sci a Sestrière. So benissimo che gli eventi calamitosi pongono questioni di finanziamento che, in qualche modo, si riflettono anche su altre spese - ad esempio sui mondiali di sci, ma è assai grave che nostri Deputati, magari quelli che nel recente passato come l'on. Cerutti o l'on. Botta, hanno sempre fatto grande e vasta elargizione di promesse per finanziamenti anche per situazioni calamitose oggi professino esigenze di grande austerità: "Il Piemonte faccia da s'".
Forse è l'effetto "Tangentopoli" a creare questa nuova cultura, per sarebbe grave ed assolutamente non accettabile dalle comunità colpite dalle alluvioni - e se alcune persone lo denunciassero non passerebbe inosservato se noi tentassimo di convincerle che non ci sono i soldi per riparare i danni che le hanno colpite e contemporaneamente, da qui al 1997, venissero finanziate le fantasmagoriche - a livello di Parco di Disneyland ipotesi di intervento e sistemazione relativamente ai Mondiali di sci del Sestrière.
Occorrerà prestare molta attenzione alla destinazione delle risorse disponibili. I Mondiali di sci vanno svolti, ma senza sprechi e con investimenti che ne assicurino un dignitoso e funzionale esercizio: lo stretto necessario. Se così non fosse, sarebbero sicuramente denunciabili e non solo politicamente, quelle istituzioni che operano disconoscendo il diritto delle valli colpite da calamità ad essere aiutate a ricostruire condizioni di vita, di attività e di produzione, a vantaggio di operazioni che non hanno alcun significato di solidarietà sociale, ma che sono squisitamente a carattere economico e che devono finanziarsi da sole ed essere sostenute in grande misura dai privati che le promuovono.
Sotto questo profilo, non sarà possibile trasferire i pochi soldi disponibili a favore dei Campionati mondiali di sci e di una valle dal grande potenziale turistico - che deve essere sfruttato con imprenditorialità propria a svantaggio di valli vicine assai meno ricche anzi, povere che necessitano dell'intervento istituzionale per potersi riprendere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Mi associo a ciò che hanno detto i colleghi, però vorrei insistere su un punto che richiamo quasi sempre: dato che non chiediamo l'elemosina, ma un diritto, finalmente ci si ricordi che i contributi fiscali del Piemonte sono tra i più alti e, tuttavia, al Piemonte torna troppo poco. A questo punto, per questa rapina fiscale di Stato, lo sciopero fiscale diventa non solo un diritto, ma un dovere. Penso che mettendo la questione in questi termini i "sordi" di Roma cominceranno a sentire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Presidente, vorrei fare una breve considerazione per non lasciar passare come l'acqua - visto che l'elemento è di attualità alcune preziosità dell'ineffabile collega Chiezzi di Rifondazione Comunista.
Ineffabile considerazione, ad esempio, sulla Conferenza dei servizi, che secondo il collega, non può assumere provvedimenti in contrasto con la normativa urbanistica. Tutto vero. Lo stesso collega Chiezzi, però, in un prossimo intervento - o comunque altra persona molto vicina a lui da questo punto di vista sostiene giustamente che proprio le norme urbanistiche in essere sono la ragione dei disastri cui stiamo assistendo. Infatti, se fosse vero che i "Piani regolatori sono la cosa migliore del mondo" nessuno sosterrebbe che proprio in conseguenza di Piani regolatori sbagliati e non attenti ai problemi del territorio è occorsa una quantità di danni superiore a quella, eventuale, in situazione di "normalità". A me pare, quindi, che la Conferenza dei servizi debba poter operare in disarmonia rispetto agli strumenti urbanistici, ma in termini di maggior cautela, non in termini di minor cautela. Se diamo per scontato che bisogna rispettare i Piani regolatori, dobbiamo anche sostenere che gli stessi sono perfetti.., e continuiamo a costruire sulle sponde dei fiumi.
Questo per dire che non sempre concetti ben espressi sono poi così razionali come sembra; altrettanto succede con questo ulteriore elemento di lettura tardo-brezneviana dei fenomeni di mercato: bisogna che i brezneviani capiscano che il mercato non è una parola, ma una realtà, dei meccanismi.
Ultima considerazione. Il collega Rivalta, che ha conservato una buona dose di ottimismo, sostiene che c'è il rischio che non arrivino risorse.
No: non c'è alcun rischio, le risorse non arriveranno sicuramente; non usiamo eufemismi per crearci spazi di gestione strumentale della vicenda: le risorse non ci sono e non ci verranno assegnate.
Lo stesso discorso vale anche nei confronti del collega Bodrero. Per carità, possiamo anche latrare alla luna: i soldi non arriveranno.
A questo punto chiedo al collega Majorino se non ritenga di essere d'accordo con un emendamento al suo ragionamento che parte dal presupposto realistico che le addizionali sulla benzina, che abbiamo applicate, non sono elementi straordinari della gestione finanziaria della Regione, ma strumenti ordinari. Le tasse che abbiamo imposto sono strumenti per l'ordinarietà e non per la straordinarietà della Regione. Quindi immaginare di utilizzare parte di quelle risorse per fatti straordinari significa mettere in crisi l'ordinario, che non è sicuramente un mero esercizio di buona ragioneria, ma non sembra possibile gestire lo straordinario se contestualmente negli stessi settori non si provvede all'ordinario.
Mi sembra, invece, che i cittadini piemontesi capirebbero benissimo l'applicazione "una tantum" dei margini di fiscalità regionale ancora consentiti, su un progetto compiuto. Sono sicuro che i piemontesi, pazienti e comprensivi, potrebbero capire un'ulteriore imposizione fiscale, ma non il trasferimento dell'ordinario allo straordinario, che si traduce poi in uno svuotamento dell'ordinario.
Suggerisco alla Giunta di verificare se esistono margini di ulteriore autonomia impositiva nella manovra finanziaria di competenza regionale per un intervento straordinario e speciale. I cittadini piemontesi sono in grado di comprendere che una situazione di questo genere va misurata in termini straordinari e probabilmente accetterebbero anche un aumento di tasse se avessero la certezza della destinazione di questo loro ulteriore contributo. La gente, quando capisce a cosa viene chiamata, è molto disponibile, lo è meno quando capisce bene a cosa non viene chiamata.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Mi pare che l'emendamento presentato in precedenza possa essere accettato da tutti: si tratta semplicemente dello spostamento del termine dal 14 al 16 ottobre, come giustamente ha fatto osservare la Consigliera Bresso nel segnalare la necessità di intervenire a Groscavallo. Vorrei far rilevare che a Groscavallo siamo intervenuti immediatamente: è stato il primo intervento di 500 milioni. Per fortuna, la gara ha reso possibile una diminuzione del 23%, con conseguente risparmio.
Al Consigliere Chiezzi devo alcune risposte: la deliberazione riporta le lettere d), e f) dell'art. 2, semplicemente perché così richiede la stessa legge all'art. 9; relativamente alla Conferenza dei servizi, come diceva il Consigliere Marchini, la stessa non è affatto sostitutiva di alcunché: è semplicemente un gruppo di lavoro parallelo, per evitare di far passare determinate pratiche da un ufficio all'altro, di avere pareri diversi in tempi diversi.
Altra questione, quella relativa al "prezziario regionale". Per intanto devo far rilevare, Consigliere Chiezzi, che i Geni Civili possono attuare interventi per cifre non superiori ai 20 milioni; diversamente occorre l'approvazione della Giunta regionale. Si tratta dunque di cifre minime - tant'è vero che occorrerà aumentarle. Cito un esempio vissuto personalmente. Il Sindaco di Envie, lo scorso sabato pomeriggio, mi ha telefonato: "Qui è successo il disastro: se puoi, vieni a vedere". Mi sono dunque recato nella zona, dove le ruspe erano già al lavoro; ma l'Ingegnere Capo, Ferrari, che aveva dato l'autorizzazione a questi primi lavori (una persona anziana, operata di cuore, era completamente isolata), ha dovuto chiedere ad una ditta del luogo di attivarsi; essendo sabato, si è anche dovuto adoperare per rintracciare l'operatore, che, come moltissimi lavoratori, il sabato non lavora. In casi simili, dovendo reperire una ditta magari a 50 chilometri di distanza, è probabile che il prezziario regionale salti, seppure per una cifra minima, che secondo me non è altro che la giusta remunerazione di una ditta che da lontano si reca sul posto.
Ovviamente, una ditta del posto applica un certo prezzo; una ditta situata a 20 chilometri di distanza, che debba spostare macchinari ed impiantare un piccolo cantiere, ha costi diversi. Ma - ripeto - si tratta pur sempre di opere sui 20 milioni.
Si sostiene che a livello provinciale l'intervento sia stato attuato un po' a casaccio. E' vero che non siamo entrati nel merito, ma faccio rilevare che quella del 6% è una percentuale minima, per i prontissimi interventi. Occorre un censimento sui veri danni.
Per quanto riguarda la Torino-Ceres, c'è uno stanziamento specifico, al di fuori dei 75 miliardi, previsto all'art. 4: 10 miliardi alle Ferrovie per la Torino-Ceres, la Canavesana e la linea Domodossola - confine svizzero.



(Commenti del Consigliere Chiezzi)



GARINO Marcello, Assessore regionale

L'articolo non lo dice; si dice solo "10 miliardi", per gli interventi che ho citato.
Per quanto riguarda le questioni poste dal collega Majorino, al quale risultava che la Regione Piemonte non avesse richiesto i 6,7 miliardi di finanziamento per i danni dovuti alle piogge del periodo settembre/ottobre devo alcuni chiarimenti. Il collega Majorino non è in malafede, tutt'altro: la notizia era già nell'aria quando incontrammo l'on. Merloni, tutti i Sindaci e i parlamentari. L'on. Cerutti insieme all'on. Martinat, esibendo una nota del Prefetto Gravina, Prefetto della Protezione civile, ci disse: "La Regione Piemonte, che chiede soldi per le attuali alluvioni, non ha richiesto, come invece era dovuto, i 6,7 miliardi relativi ai danni di settembre/ottobre". C'è un piccolo problema: il Prefetto Gravina, che non ho l'onore di conoscere, dimentica che il suo Dipartimento di Protezione civile, con decreto n. 466 del 21/7/1993, aveva già assegnato i fondi - che quindi avevamo richiesto mesi prima. Situazione che ho fatto presente sia all'on. Martinat - che aveva già presentato un'interrogazione in Parlamento in merito sia al Presidente della Commissione ambiente, on. Cerutti, il quale ha dovuto prendere atto che erano passati ben sei mesi da quando avevamo richiesto ed ottenuto i finanziamenti per i quali il Prefetto Gravina sosteneva il contrario. E' evidente che il Prefetto Gravina dovrà rispondere della nota da lui sottoscritta.
Per quanto riguarda la destinazione degli introiti, la Regione Piemonte non potrà fare altro che compiere il proprio dovere; lo Stato non interverrà come nel passato.
Ricordo al Consiglio alcuni dati sui quali ragionare: quando nel 1978 l'alluvione dell'Ossola colpì ben 32 Comuni, il Piemonte ricevette 100 miliardi ("valuta" 1978!). Oggi sono almeno 308 i Comuni in grave difficoltà dal punto di vista delle strutture pubbliche e abbiamo 75 miliardi in valuta 1993: il conto relativo all'intervento statale nei confronti del Piemonte è presto fatto.
Ho apprezzato molto l'intervento del Consigliere Rivalta, che ha ribadito considerazioni già affrontate in II Commissione: occorrerà pensare alle realtà più deboli, particolarmente a quelle di montagna - così come ad altre situazioni che sono venute emergendo.
Relativamente alla proposta del Consigliere Marchini, di una sovratassa speciale pro-alluvionati, una decisione in tal senso, ovviamente, non spetta a me, ma alla Presidenza della Giunta.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato nonché illustrato dall'Assessore Garino, e concordato con i Consiglieri Bresso e Penasso Presidente e Vicepresidente della II Commissione: sostituire nel titolo e alla terzultima riga del testo della deliberazione alla data "14 ottobre 1993" la data "16 ottobre 1993".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti in aula.
Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la deliberazione, il cui testo così emendato verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
In merito alla deliberazione testè approvata è stato presentato l'ordine del giorno n. 652 a firma dei Consiglieri Majorino e Zacchera. La Giunta chiede di riservarsi un momento di riflessione: credo lo si debba consentire, pur considerandolo argomento collegato alla deliberazione.
Soprassediamo quindi sulla questione, riservandoci di tornare su questo punto.


Argomento: Ricerca scientifica (Istituti regionali di studi e ricerche)

Esame proposta di deliberazione n. 705: "Programma di attività dell'IRES per l'anno 1993. Approvazione, ai sensi dell'art. 27, comma primo, della L.R. n. 43/91, della proposta della Giunta regionale"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto al punto 16) dell'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 705.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
In merito alla deliberazione ricordo ai colleghi del Consiglio, e al Presidente della Giunta regionale in particolare, che il Consiglio regionale aveva dato, tre anni or sono - forse anche quattro - incarico all'IRES di svolgere un'indagine conoscitiva sull'industria degli armamenti in Italia. Indagine avviata e condotta anche con una certa fatica dall'IRES, che presupponeva la pubblicazione dei primi dati entro il dicembre 1992. Questa, perlomeno, era stata la promessa del dott. Prele direttore dell'IRES, alla II Commissione nel 1992.
Chiedo al Presidente della Giunta regionale che verifichi lo stato della ricerca e, nei limiti del possibile, chieda che si venga ad una prima conclusione: che si pubblichi quanto finora accertato e si proceda in modo da concludere la ricerca.
Si tratta di una sollecitazione che ho già fatto almeno un'altra volta in questo Consiglio; mi rendo conto che la ricerca non è semplice, ma mi rendo anche conto - e spero lei concordi che si tratta di un aspetto conoscitivo della realtà industriale del Piemonte che è bene che il Consiglio regionale conosca in modo approfondito: termini, estensione e quantità di economia piemontese che si regge attorno all'industria degli armamenti.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Non mancherò di chiedere al Presidente dell'IRES e al dott. Prele di mantenere l'impegno assunto e di procedere alla pubblicazione della ricerca, anche se, come sapete, gli atti erano parziali, in quanto non si è potuti arrivare oltre un certo limite di conoscenza.
Assumo comunque l'impegno richiestomi: mi attiverò senz'altro nei prossimi giorni, in modo da corrispondere all'esigenza fatta presente dal Consigliere Chiezzi.
Mi sembra comunque necessario approvare la deliberazione; per il programma dell'anno prossimo, si vedrà.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la deliberazione n. 705, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 37 voti favorevoli e 2 astensioni.


Argomento: Opere idrauliche ed acquedotti

Esame proposta di deliberazione n. 748: "Programma di recupero in edilizia residenziale agevolata. Localizzazione degli interventi di recupero e individuazione dei soggetti beneficiari" Richiesta chiarimenti da parte del Consigliere Chiezzi in merito a correzioni formali e di coordinamento da apportare alla deliberazione n. 689 - CR 15149


PRESIDENTE

Passiamo al punto 14) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 748.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente, colleghe e colleghi.
Colgo l'occasione di questa deliberazione - come già annunciato a voce alla Presidente - per sollevare una questione relativa alla comunicazione di poche ore fa in aula della Presidente, inerente all'approvazione della deliberazione sul programma di edilizia approvato nello scorso Consiglio regionale. Mi scuso con i colleghi se faccio ora queste osservazioni; ho letto la deliberazione, avevo anche presentato degli emendamenti, ma la scorsa settimana ero in missione per il Consiglio regionale e non ho potuto discutere n' la deliberazione n' gli emendamenti.
La questione che sollevo è la seguente. La deliberazione approvata dal Consiglio regionale fa riferimento, nella parte deliberativa, alla possibilità di delegare la Giunta regionale a prorogare e rilocalizzare gli interventi sulla base di quanto stabilito dall'art. 8 del decreto legge 7/6/1993, n. 180.
Il problema è il seguente. Mi risulta ci sia l'intenzione di sostituire il riferimento a questo decreto, in quanto decaduto al momento di approvazione della deliberazione, con il riferimento al nuovo decreto emanato dal Governo. L'interpretazione che si intenderebbe dare è che "trattasi di errore materiale". Personalmente penso, Presidente, che il riferimento all'errore materiale non possa essere assunto legittimamente per un solo motivo: il decreto reiterato non è uguale al decreto citato, e non è uguale su parte di sostanza. Ad esempio, varia i tempi entro i quali la Regione Piemonte perde i finanziamenti, che torneranno allo Stato quindi, su un aspetto importante, di sostanza, il decreto non è il medesimo. Ritengo che i Consiglieri regionali dovrebbero avere cognizione della mutazione di contenuti importanti del decreto, e che per questo motivo non si possa, dal punto di vista di un coordinamento d'ufficio cambiare un decreto cui si è riferiti con un decreto diverso dal precedente. Si fosse trattato di semplice reiterazione avrei comunque nutrito dei dubbi, ma il contenuto dell'art. 8 bis è diverso.
Chiedo quindi che la deliberazione ritorni nella procedura corretta: o di deliberazione di Giunta o che torni in Consiglio.



PRESIDENTE

Con il consenso dell'Assessore le rispondo subito.
Consigliere Chiezzi, dopo l'approvazione della deliberazione ho ricevuto una lettera da parte dell'Assessore, controfirmata dai tecnici che parlavano, rispetto alla questione che lei pone, non di "mero errore formale", ma di "mero coordinamento di testi legislativi". Pertanto, come sempre in circostanze analoghe, abbiamo provveduto, ritenendolo tale, alla correzione "in quanto esigenza di coordinamento di testi legislativi".
Lei ha testé fatto delle valutazioni che, comunque, richiedono un approfondimento che farò insieme all'Assessore Cavallera, con il quale ho già anche parlato, ed anche insieme a lei, naturalmente. Vedremo di fare il punto della situazione, informandola.
Non abbiamo urgenze. La deliberazione è negli uffici, non è stata inviata al controllo perché recentissima: ieri, in sede di Ufficio di Presidenza, ho personalmente relazionato sulla questione, l'Ufficio stesso ha provveduto a quello che si riteneva essere un coordinamento di testi legislativi, ed io ne ho dato comunicazione all'aula. Considerate le sue osservazioni, le valuteremo e faremo gli approfondimenti necessari. Se venisse riconfermata l'interpretazione del "coordinamento di testi legislativi", lo sarà anche alla luce delle sue considerazioni.
In precedenza, quando ho letto la comunicazione all'aula ho chiesto su questo un momento di attenzione perché sapevo dell'esistenza della questione, che sposta un termine. L'avevamo verificato anche in sede di Ufficio di Presidenza, ma all'interno della valutazione di "coordinamento di testi legislativi". Se così non fosse ci ritorneremo.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, sulla deliberazione n. 748, oggi all'esame del Consiglio, svolgo le seguenti osservazioni. Per quanto riguarda l'attribuzione della somma di 3.836 milioni, nell'allegato 1) vi è una spiegazione di questi finanziamenti che non sono riuscito a comprendere nel senso che per le varie Province si indicano dei finanziamenti in milioni e sono finanziamenti che corrispondono ad una quota di 75 milioni per alloggio. La somma di tutti questi finanziamenti è di 34.725 milioni poi nella stessa tabellina si citano contributi occorrenti per il programma, 3.836 milioni, poi si cita il contributo rimanente per nuove costruzioni, 3.521 milioni; la somma è 7.357, che nulla a che vedere con i 34.000 milioni di finanziamento complessivo.
Quindi a mio parere questo allegato non consente di capire - per un qualsiasi operatore, per un qualsiasi cittadino in che termine sta l'attribuzione di 3 miliardi e 800 milioni con il finanziamento di 34 miliardi. In sovrappiù si cita il fatto che i soldi non attribuiti, e quindi 3 miliardi e 521 milioni, saranno utilizzati per la realizzazione di interventi di nuove costruzioni.
Mi pare di capire che in questa deliberazione ci sono 3 miliardi e 521 milioni che noi non assegniamo, che non diventano operativi e lo si dice di passaggio.
Mi sembra questo un fatto sul quale fare piena luce, nel senso che i finanziamenti sono già ridotti, già discutibilissimi e in più senza alcuna motivazione che renda comprensibile questa scelta: si accantonano per nuove costruzioni 3 miliardi e 521 milioni.
Quindi chiedo chiarimenti e se non sia il caso di rendere chiara ed esplicita la decisione che questa deliberazione preme, a me non pare sia così.
Facendo un rapido esame della deliberazione risulta che i finanziamenti che vengono concessi ai Comuni per il recupero sono distribuiti nel seguente modo: ci sono ventitre interventi che servono per risanare un alloggio! quindici interventi finanziano due alloggi e quindici interventi finanziano tre alloggi. Cinquantatre interventi finanziano da uno a tre alloggi! Sappiamo che ci sono aree ad alta tensione abitativa che hanno bisogno di case da risanare, di interventi, di programmi, ma quando abbiamo i soldi per agire, evidentemente - essendo in presenza di un assoluto deserto programmatico per quanto riguarda le azioni di recupero da parte dei Comuni maggiori - ci limitiamo a dare piccoli contributi per risanare un alloggio qui e un alloggio là.
Ho voluto segnalare questo perché indica in quale stato di carenza versi la politica della casa, i colleghi guardino l'allegato 2) e osservino quanti interventi sono poi di quattro alloggi, di cinque alloggi sparsi qua e là in tutto il Piemonte, questo deriva anche ad un'assenza netta e precisa della Regione Piemonte su questo tema, soprattutto per quanto riguarda le aree ad alta emergenza abitativa.
Chiedo all'Assessore chiarimenti su queste questioni, successivamente mi riservo una dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Mi associo al Consigliere Chiezzi nella richiesta di informazioni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Richiesta di chiarimenti sulla quale concordo, anche perché la ritengo mio preciso dovere.
Credo che per esaminare il provvedimento occorra tener conto della deliberazione esaminata, discussa ed approvata nel Consiglio precedente con la quale abbiamo dato inizio alla programmazione complessiva dei fondi per il quadriennio contabile 1992/1995. Con quella deliberazione la Giunta e il Consiglio hanno compiuto delle scelte che privilegiano l'area metropolitana e le aree a maggior tensione abitativa, fissando addirittura un minimale, come numero di abitanti per Comune al di sotto del quale non sono previsti, di norma, interventi. La deliberazione stabilisce che per i Comuni minori, allo scopo di recuperare patrimonio edilizio pubblico esistente, si può ricorrere al canale dell'edilizia agevolata. La deliberazione che, letta isolatamente, potrebbe avere senso relativo, letta in aggiunta e in conseguenza della precedente assume un qualche significato.
La Regione non ha deciso di non intervenire totalmente, di ignorare completamente la realtà numerica e anche sociale, istituzionale dei tantissimi Comuni minori del Piemonte. Tutti i Comuni sono stati analizzati dalla Giunta regionale tramite un'indagine, mediante la compilazione di schede, e sulla base di questa indagine affidata ai Comuni è stato formulato questo programma.
L'orientamento dell'Assessorato e della Giunta regionale - una volta che saranno definite a livello nazionale le questioni legate alle giacenze dell'edilizia agevolata e quindi della disponibilità complessiva di fondi per questo tipo di interventi - è di provvedere alla tempestiva emanazione di un bando per le assegnazioni nella direzione auspicata dal Consigliere Chiezzi. E' vero che abbiamo una realtà frantumata in Piemonte, non lo scopriamo adesso, però noi sappiamo anche che vi è un patrimonio pubblico comunale, a volte ex scuole o altri edifici, che contribuiscono a risolvere il grave e complessivo problema abitativo nella nostra regione.
Naturalmente sotto altra forma. Sappiamo bene che quando si intraprende il canale dell'edilizia sovvenzionata, successivamente si procede ai bandi estesi all'ambito dell'USSL; per quanto riguarda invece il canale dell'edilizia agevolata, cioè quando interviene il Comune, quest'ultimo ha la possibilità di procedere a collocare in questi alloggi, realizzati attraverso questa modalità, con procedure di tipo comunale, dando in tal modo soluzione per risolvere i problemi che sono acuti anche nel Comune più piccolo. Naturalmente questa è una forma di intervento integrativo che ha diverse finalità sociali e anche di recupero, a mio avviso, di tutela del patrimonio pubblico.
Naturalmente l'indagine, anche come prevedeva la legge finanziaria n.
67 a cui si riferisce questo finanziamento, è stata estesa alle possibilità di intervento di recupero da parte di cooperative e da parte di imprese.
Per quanto riguarda gli allegati, si tratta certamente di documenti difficili da intendersi; la materia è complicata.
Raccolgo la segnalazione dei colleghi che sostengono occorra tentare di compilare dei prospetti che siano più chiari possibile: sotto questo profilo si può sempre migliorare. Mi sembra che questi prospetti ricalchino un modo di rapportarsi all'esterno un po' tradizionale: si può migliorare ed essere più chiari.
Non sfugge ai colleghi, in particolare al Consigliere Chiezzi, che da un lato si tratta di importo mutuabile e dall'altro del concorso e contributo dello Stato nel pagamento degli interessi, ma nell'ambito dei limiti d'impegno pluriennale che il bilancio statale mette a disposizione delle Regioni. Confermo l'interpretazione del collega Chiezzi relativamente ai "75 milioni per alloggio". Egli sa benissimo che si tratta del limite massimo di mutuo assistito dal contributo dello Stato; diversamente, vi è il contributo erogato annualmente per concorrere al pagamento delle rate mutuo.
Ovviamente vi sono delle tabelle, dei coefficienti; il provvedimento viene formalizzato al tasso vigente al momento del perfezionamento finale dell'operazione finanziaria, tramite Istituto di credito. Vi è quindi necessità di dare corso alla deliberazione, al fine di attivare la procedura e il coinvolgimento del sistema bancario creditizio nel suo complesso, per il completamento dell'operazione finanziaria. Operazione che vede la messa a disposizione della restante parte di finanziamento non agevolato, per la realizzazione di quei progetti che, come dice la deliberazione, "verranno approvati dalla Commissione e dai competenti organi sulla base delle leggi vigenti".
Metto in risalto l'ultimo comma del deliberato, laddove si dice che "le cooperative, le imprese, i loro consorzi, sono tenuti a presentare - parlo della parte attuata tramite questi soggetti - entro 60 giorni dalla comunicazione regionale dell'avvenuto finanziamento, la documentazione di cui agli artt. 3 e 4". Precisazione e ulteriore condizione operativa, che nasce sulla base dell'esperienza degli ultimi anni, al fine di avere la certezza che procedano nel loro iter solo gli interventi rigorosamente documentati e sulla base di requisiti accertati in modo inoppugnabile.
Colgo l'occasione per una comunicazione e una riflessione sulla problematica delle cosiddette giacenze dell'edilizia agevolata, cioè di quei fondi sui quali Stato e Regioni si stanno un po' accapigliando.
Il 4 novembre è prevista la riunione del Comitato di edilizia residenziale - CER - a livello di Ministero dei Lavori Pubblici. Se da un lato è pacifico il trasferimento alle Regioni del controvalore della riscossione dei fondi Gescal - nominalmente previsto, in un primo tempo sui 14.000 miliardi, ma sulla base degli accertamenti del 1992 la stima è stata prudenzialmente ridotta a circa 12.500 miliardi - relativamente all'edilizia agevolata, per ragioni fisiologiche, per definizione, per istituzione e per ragioni congenite, i finanziamenti vengono assegnati sulla base di valori indicativi: l'effettiva portata del contributo verrà definita al momento del perfezionamento della pratica.
Essendo state calcolate stime leggermente abbondanti - in partenza - al fine di tutelare la parte erogante pubblica, vi sono rimanenze di fondi da non confondere con i "residui" calcolati comunemente nella contabilità pubblica. Si tratta di alcune migliaia di miliardi già oggetto della legge n. 179 - la nota legge Ferrarini-Botta - nonché dell'attenzione da parte del Ministero dei Lavori Pubblici, relativamente ai quali trova fondamento il famoso decreto legge n. 180, reiterato con il n. 280 ed infine con il n.
398.
Abbiamo notizia del fatto che il Parlamento sta cercando una definitiva soluzione interpretativa a quell'ultimo decreto legge. Se, come si pensa si avranno a disposizione risorse di una certa consistenza, tali da consentire l'emanazione di un bando che non apra una "fiera dei sogni", ma un'effettiva disponibilità di un congruo numero di alloggi da poter suddividere sul territorio, sarà possibile prevedere un intervento per nuove costruzioni.
Le osservazioni mosse sono dunque pertinenti; si tratta di problemi aperti che si tenta di risolvere gradualmente: la deliberazione è orientata in quest'ottica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Lasciamo da parte le differenze di valutazione politica, che rimangono. La deliberazione, per essere compresa da un cittadino, esige che lo stesso si trovi degli amici da qualche parte, nelle cooperative, nelle imprese, nell'apparato regionale o nell'apparato dell'Assessore: non si capisce niente.
Al di là delle differenziazioni politiche, chiedo se non sia possibile convenire tutti sul fatto che non si capisce quanto scritto nella deliberazione. L'allegato 1) è incomprensibile. Non si cita il finanziamento dello Stato e non si fa presente che l'importo indicato è mutuabile. La trasparenza della Pubblica Amministrazione è solo uno scioglilingua? Colleghi, diamo dignità al nostro lavoro: le deliberazioni che approviamo siano almeno comprensibili.
Altro elemento. L'Assessore sostiene che è risaputo che l'importo è mutuabile: dov'è scritto? Al punto b) è scritto: "Finanziamento ad importo mutuabile", ma al punto a) non è scritto nulla di tutto questo: per quello che leggo non si tratta di importo mutuabile, se lo è, lo si scriva.
Chiedo, Presidente, che la deliberazione venga scritta in modo leggibile e comprensibile, oggi. Il problema non è saltare una settimana. L'Assessore si metta al lavoro, scriva e renda comprensibile la deliberazione: fra un'ora o due la potremo approvare. Così com'è, a mio avviso, non consente un'approvazione dignitosa, vista, tra l'altro, l'importanza della deliberazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Ovviamente, è possibile affinare la metodologia di presentazione dei provvedimenti. Quello in discussione, tra l'altro, è in linea con altri precedentemente presentati. Faccio però presente che nelle premesse si cita una deliberazione del Consiglio regionale del 22/1/1992 che suddivideva gli interventi tra vari filoni. Il Consigliere Chiezzi, giustamente, richiede di non fare rimandi: è problema generale - ne convengo del quale occorre farsi carico. Tuttavia ritengo che il provvedimento sia coerente alla normale prassi di presentazione; sicuramente si può essere più espliciti ma nel momento in cui ci si richiama alla precedente deliberazione Consigliere Chiezzi, occorre convenire che la stessa conteneva tutte le spiegazioni che vengono oggi richieste.



PRESIDENTE

Il Consigliere Chiezzi ritiene che la deliberazione non sia leggibile l'Assessore Cavallera sostiene il contrario. C'è qualche possibilità d'incontro? Visto che il collega Chiezzi non richiede rinvii, ma semplicemente, la rilettura di uno/due punti, penso si possa fare.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Personalmente, ritengo la deliberazione sufficientemente comprensibile così com'è. Mi posso impegnare per il futuro di essere il più chiaro possibile, rispondendo così ad un'esigenza di carattere generale che penso riguardi tutti i provvedimenti deliberativi.



PRESIDENTE

Assessore Cavallera, i funzionari suggeriscono una circolare interpretativa: potrebbe essere una mediazione.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Accetto senz'altro.



PRESIDENTE

Con questo impegno dell'Assessore, pongo in votazione la deliberazione n. 748, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 21 voti favorevoli, 7 contrari e 11 astensioni.


Argomento: Calamità naturali

Esame ordine del giorno n. 652 relativo ai danni provocati dal maltempo nei mesi di settembre ed ottobre 1993 in Piemonte


PRESIDENTE

I Consiglieri Majorino e Zacchera hanno presentato una nuova versione dell'ordine del giorno collegato alla deliberazione n. 772, approvata precedentemente, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che il contributo di 75 miliardi assegnato alla Regione con recente decreto legge governativo ai fini di far fronte agli interventi urgenti conseguenti ai recenti eventi alluvionali è manifestamente inadeguato, n' può ragionevolmente prevedersi che eventuali emendamenti delle Camere in sede di conversione del menzionato decreto legge permettano di affrontare compiutamente la situazione considerato che con l'1/1/1994 verrà applicato nel territorio piemontese l'aumento del prezzo della benzina con apposita addizionale varata a fine luglio dal Consiglio regionale impegna la Giunta a destinare una congrua quota delle somme che verranno introitate in conseguenza della summenzionata addizionale finalizzandola prioritariamente alla riparazione delle strutture pubbliche e al risarcimento dei danni subìti dalle aziende e dai privati nei Comuni alluvionati".
Mi risulta che la Giunta sia favorevole a tale stesura del documento.
L'ordine del giorno è già stato illustrato; se non vi sono interventi di carattere generale né dichiarazioni di voto, essendo connesso al provvedimento testé approvato lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 26 voti favorevoli, 2 contrari e 14 astensioni.


Argomento:

Sull'ordine di lavori (seguito)


PRESIDENTE

Chiede di intervenire il Consigliere Cucco; ne ha facoltà.



CUCCO Vincenzo

Vorrei fare una proposta per quanto riguarda l'ordine dei lavori.
Chiederei se è possibile passare immediatamente alla relazione del Presidente Brizio: la pausa che ci divide dalla seduta pomeridiana ci consentirebbe una riflessione maggiore.



PRESIDENTE

Prendo atto della sua richiesta, anche se avevamo convenuto, in sede di Conferenza dei Capigruppo, di passare alla relazione del Presidente nel pomeriggio.



CUCCO Vincenzo

Ero presente, Presidente, e concordavo anch'io con quella impostazione ma adesso ho pensato ad una proposta diversa.



PRESIDENTE

Dipende dal Presidente della Giunta; devo però dire, per correttezza che ai molti Consiglieri che mi hanno chiesto delucidazioni ho sempre indicato il primo percorso. Adesso mi sembra di vedervi abbastanza in aula se il Presidente è d'accordo e non rischiamo di essere scortesi con qualche collega...



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Personalmente, sono d'accordo.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale in merito allo stato di difficoltà in cui versa la Giunta regionale e alla ricognizione politica affidatagli dalla maggioranza esistente in Consiglio


PRESIDENTE

Passiamo dunque alla relazione del Presidente della Giunta immediatamente dopo interromperemo i nostri lavori. Prego, Presidente Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, siamo ad oltre i due/terzi della quinta legislatura. Sono trascorsi quaranta mesi ed oltre, e meno di venti restano da percorrere prima della sua regolare chiusura. Il giudizio sull'attività regionale in questi primi tre anni della quinta legislatura è certamente difforme. Sento peraltro il dovere, più che il diritto, di dare una lettura corretta e forte di questo periodo, proprio per poter guardare oltre. Una maggioranza di pentapartito, sorretta dal voto del giugno 1990 dava allora origine ad una Giunta maggioritaria che aveva ampio consenso.
Mi insediavo il 25/7/1990, già in presenza di sintomi di crisi economica dopo un decennio di forte sviluppo. Il 3 agosto scoppiava la guerra del Golfo e con essa prendeva corpo quella grande recessione mondiale che è ancora in corso tra molte oscillazioni.
Non mi è mai mancata una carica di ottimismo, ma certo siamo entrati in quell'età dell'incertezza che Galbraith aveva ipotizzato e previsto.
Maastricht vale più come principio che come regole. Sostenni in quest'aula presente il Ministro Colombo allora Ministro degli Esteri, e con qualche perplessità che forse oggi rientra, questa grande verità. Quanto è lontana la disputa sull'Europa di serie A e di serie B! Oggi la velleitaria parità dei cambi è saltata, stiamo tutti - se valgono gli indici, Germania compresa - marciando verso la serie B. Non a caso si ripropone la banda di oscillazione del 6% sulle monete, nuove modalità fiscali, e si richiede flessibilità, addirittura la rinegoziazione degli accordi.
Ci sono problemi per tutti, e certo la previsione di Turow di un'Europa vincente la sfida del Duemila con Stati Uniti e Giappone appare lontana.
Senza un patto europeo di sviluppo e di espansione è difficile uscire dalla crisi e verso l'alto. Ci sono certo elementi positivi oggi: il PIL è tornato a crescere; l'indice di competitività del nostro Paese è aumentato del 18% dopo l'allineamento monetario.
In questi giorni ho avuto un colloquio molto lungo al Salone della banca con il Ministro del Commercio Estero Baratta, il quale sostiene - e questo può essere un elemento anche positivo nel futuro per il Piemonte così colpito in questo momento dalla crisi - che i Paesi Terzi si stanno fortemente sviluppando, che la domanda va oggi sui beni di produzione centrale (quindi macchine utensili), non sui beni della prima industrializzazione che i Paesi poveri si autoproducono (come il tessile) ma in beni che necessitano forte importazione, per cui ci può essere presto un forte spazio di sviluppo, proprio per la tipologia della produzione italiana ed anche piemontese.
Anche senza alimentare mai la cultura della crisi, il disfattismo e la rassegnazione, abbiamo posto con forza la questione Piemonte come risorsa nazionale da valorizzare, come porta del Paese verso l'Europa, come virtualità da esaltare. Ed abbiamo colto nel sistema Piemonte nell'esigenza continua di un suo rafforzamento, il vero problema della nostra regione, che oggi paghiamo caramente sui livelli occupazionali.
Abbiamo anche posto più in generale l'esigenza, mai valutata, di una politica per le aree forti del Paese; c'è stata sempre una politica per le aree deboli, ma forse è il momento di avere una politica per le aree forti.
L'abbiamo riproposta anche al Governo dei professori, con il quale abbiamo contatti costanti, che mi paiono in difficoltà nel confrontarsi con la realtà sociale.
La cooperazione-sfida dei sistemi regionali è la prova del futuro abbiamo allargato lo sguardo ed intensificato i rapporti con l'Europa d'Oltralpe, principalmente ad ovest ma anche ad est. Possiamo ancora essere competitivi, come anche la singolare vicenda degli insediamenti in Rhone Alpes - esaltata in ogni modo in questo periodo in cui si accentuano le nostre debolezze e assai contenuta come avevamo anche qui modestamente previsto - dimostra ampiamente.
Abbiamo così puntato sulle infrastrutture che sono vitali, talune rivolte ad affrontare le sfide del prossimo secolo: Alta Velocità connessione Torino-Milano e Torino-Lione, giocando anche un ruolo importante, lo voglio ricordare, nel Comitato di Pilotage italo-francese la ripresa del dialogo sul Mercantour; le connessioni interne con la Torino Savona; il collegamento di Cuneo e il protocollo generale sulle Ferrovie.
Abbiamo puntato sulla ricerca e sull'innovazione; penso al Supercalcolatore, che dovremmo chiudere, senza una maggiore attenzione del Governo; dovremmo fare una minaccia provocatoria su questo terreno perché, come avvenuto sul documento del Politecnico, c'è una disattenzione che non può più essere tollerata.
Abbiamo condotto una forte politica sul lavoro in un momento difficile accollandoci un mare di vertenze, un lavoro costante, un lavoro di sostegno anche nella Commissione regionale del lavoro, nella quale speriamo di avere finalmente il Ministro Giugni, martedì 2 novembre, come promesso.
Abbiamo lavorato per i riconoscimenti e i finanziamenti CEE e lanciato l'immagine del Piemonte come Regione internazionale, mentre si tende a farla tornare marca di frontiera.
Iniziative, tutte queste, che abbiamo avuto il piacere di vedere recepire con forza dal Comune di Torino in questa fase iniziale della sua vita, condivise e portate avanti dal Sindaco Castellani, sulla linea che la Regione aveva individuato. Anche questo è un dato di fatto che dovrebbe spingere a qualche riflessione.
Nel campo della finanza e del bilancio, coprendo il buco ereditato abbiamo concorso a quella serietà di impostazione che era necessaria e che ci era richiesta per il contenimento del deficit pubblico. Ciò ci ha fatto e mi auguro ci farà, più forti nel confronto aperto con lo Stato, che ci ha visto come Regione votare contro la Finanziaria e che ci ha visto sempre attivi in sede di Conferenza Stato-Regioni. Se è vero che non abbiamo ottenuto particolari risultati è certo che abbiamo conseguito considerazione e rispetto per la continuità della nostra presenza, per la credibilità delle nostre proposte e per la determinazione del nostro lavoro. Chiunque frequenti Palazzo Chigi o gli ambienti della Conferenza Stato-Regioni, amministratori o dirigenti, può confermare quanto sia vera tale valutazione. Abbiamo proposto alla Lombardia una valutazione comune un accordo di programma interregionale per evitare una competizione esarcerbata ed assurda sulla localizzazione di talune infrastrutture.
Abbiamo lavorato a tutto campo e questo apparirà chiaro, quando daremo una sintesi del nostro lavoro.
Voglio ricordare l'incidenza della legge sull'innovazione industriale ed anche gli interventi per le aree attrezzate, comprese quelle artigianali e Artigianfidi. Abbiamo definito un accordo di programma per il CAAT recepito anche dal Comune di Torino che, tuttavia, ha posto una questione giusta, in termini temporalmente, temo, non realistici, sui quali si discuterà con attenzione.
In tema di agricoltura siamo stati presenti e puntuali su tutti i problemi di politica agricola dello Stato e della CEE, come del resto è stato ampiamente riconosciuto. Il settore è stato protagonista di iniziative originali che, in qualche misura, ne hanno fatto una sorta di laboratorio di novità; pensiamo all'attuazione delle rinnovate leggi sulla cooperazione, alla revisione della normativa delle frodi vitivinicole mentre sono in atto nuove iniziative, come il disegno di legge teso a rendere possibile per le aziende agricole il ricorso al Credito ordinario.
Non sono state dimenticate l'economia montana e la forestazione, mentre è proseguita, con puntualità, la programmazione dei parchi con il Piano Territoriale del Po e la politica dei beni culturali.
Con l'ultima iniziativa per il trasferimento della Sindone del Duomo di Torino connessa al restauro della Cappella del Guarini, vanno ricordate l'istituzione della Fondazione del Museo del Cinema e la prossima costituzione di quella del Salone del libro.
Circa gli interventi sul patrimonio scolastico, il piano approvato, in base alla legge n. 430/91, prevede 390 interventi per 59 miliardi.
In tema di ambiente e difesa del suolo, voglio ricordare il primo piano triennale e l'utilizzo dei fondi della legge n. 183 sui bacini idrografici.
Dalle tabelle ufficiali, che solo su "Sole 24 Ore" si possono leggere appare chiaro che il Piemonte ha impegnato più di ogni altra Regione le risorse attribuite. Siamo davanti all'Emilia Romagna con il 57%, alla Liguria e non parliamo della Lombardia che ha impegnato il 3% pur disponendo di stanziamenti per 1.620 miliardi. N' va dimenticato l'impegno ad oggi vincente, nella questione ACNA - Valle Bormida, che ha visto il Presidente impegnato in prima persona come in altri difficili vicende.
In tema di energia si sono predisposte linee di piano, sono stati attribuiti contributi statali per il risparmio energetico e lanciato il progetto energia-innovazione. Abbiamo esercitato le nostre competenze regionali limpidamente, per quello che ci riguarda, per la realizzazione della centrale a ciclo combinato di Trino.
In tema di urbanistica, la modifica della legge n. 56 ha semplificato ed ammodernato le norme, consentendo una più rapida approvazione dei Piani regolatori generali; ne mancano solo 151 all'approvazione e 107 sono in itinere; mentre per quel che concerne l'edilizia, va ricordata la definizione del VI Programma di edilizia abitativa, i programmi integrati il programma di recupero, il buono casa, la riforma degli Istituti Autonomi Case Popolari, il commissariamento di quello di Torino, il programma di risanamento dello stesso - che sarà compito serio da affrontare e da condurre in porto - la liquidazione del Consorzio, che si chiuderà con un attivo di 1 miliardo e 700 milioni.
Nel campo del turismo e dello sport va segnalato il recente Protocollo d'intesa con l'Istituto di Credito Sportivo, che attiverà mutui per 5 miliardi, la L.R. n. 61/91 nonché l'azione condotta per l'assegnazione all'Alta Valle di Susa dei Campionati mondiali di sci del 1997, l'idea del Piano regolatorio dello sport; il turismo è cresciuto in Piemonte, nel 1992, del 2%, mentre è in calo in tutte le regioni turistiche del nostro Paese. Infine, le attività culturali da "Experimenta", in continua crescita, alle mostre itineranti ed alle iniziative di spettacolo e di servizi alla persona.
L'assistenza scolastica ha visto erogare ai Comuni 80 miliardi in tre anni, mentre nel campo socio-assistenziale si sono intensificati in modo rilevante gli interventi per i presidi socio-assistenziali, saliti nel 1993 a 20 miliardi (erano 5 nel 1990). Nel periodo 1991/1992 sono stati ristrutturati e realizzati ex-novo 3.000 posti letto. Il fondo assistenziale regionale ha raggiunto, nel 1993, i 60 miliardi; in tema di attuazione delle norme nazionali è all'esame dell'aula il provvedimento relativo alla legge n. 381/91 sulla cooperazione; analogo disegno riguarda la legge sul volontariato, mentre si sta lavorando alla legge n. 104/92 sull'handicap.
Anche nella sanità, al di là delle drammatiche vicende, è stato compiuto un buon lavoro, teso a contenere la spesa e a garantire i servizi.
Negli ultimi mesi, si è lavorato per rompere le originarie separatezze del settore, sia nel campo operativo sia di bilancio, per l'azione di riforma delle UU.SS.SS.LL e per riprendere gli investimenti.
Il patrimonio della Regione è stato oggetto di attenzione manutentiva e di trasformazione. Tra le acquisizioni: 35.000 mq di terreno per l'interporto di Orbassano, 17.000 mq per ampliare i vivai forestali; fra le vendite, terreni a SITO e Texilia ed alcuni immobili trasferiti ai Comuni.
Si è lavorato infine alla macchina regionale e, in primo luogo, alle risorse umane, portando a termine i concorsi in atto. Speciali rilevazioni hanno riguardato la determinazione dei carichi di lavoro e l'aspetto interno ed esterno di corretto rapporto fra i concittadini previsto dalla legge n. 241/90 nonché la lista dei procedimenti amministrativi e responsabili dei tempi e dei singoli atti.
Si è perseguito un programma di miglioramento generale delle acquisizioni dati e abbiamo constatato, durante la recente alluvione, la capacità e l'efficienza acquisita dalla "Sala situazioni rischi naturali". Anche la Banca dati idrografica è ora, in collaborazione con il CNR e il CSI, una realtà.
Potrei andare oltre, ma non voglio abusare della vostra pazienza.
Consentitemi di dire, come appare da questa breve sintesi, che abbiamo lavorato molto e stiamo tuttora lavorando senza avere avuto cadute o incertezze. Siamo convinti di aver compiuto il nostro dovere con impegno e di non aver perso nessuna delle occasioni e delle opportunità possibili per consentire al Piemonte di reggere le sfide aperte e di vincere il futuro.
Ora stiamo attraversando una fase di difficoltà del governo regionale e della Regione nel suo complesso. Dalla coscienza di questa fase di difficoltà è nata l'iniziativa eccezionale che come Presidente della Giunta, statutariamente definito come uno degli organi della Regione, su proposta della maggioranza in quest'aula, ho ritenuto di assumere con una ricognizione dello stato della Regione ed una consultazione di tutti i Gruppi. Iniziativa senza precedenti in merito alla quale mi accingo a riferire al Consiglio. La fase di difficoltà è evidente e ha più di una causa.
Vi è primariamente la questione politica della reale rappresentanza della società civile, misurata dalla perdita di consenso dei partiti tradizionali, dalla forte richiesta di nuove regole e di nuovo governo contenuta nella consultazione referendaria e anche nei risultati elettorali intermedi.
Tutto ciò non delegittima questa assemblea e il governo che essa esprime, ma la complessità della situazione fa sì che ogni atto, ogni decisione venga letta con questi limiti, attraverso questa lente d'ingrandimento, anche perché - e questa è altra causa di difficoltà - vi è la caduta di credibilità connessa al degrado delle istituzioni ed alla questione morale e giudiziaria che ha colpito anche la nostra Regione e la nostra Giunta e che pesa come un macigno su tutti noi.
Personalmente, avendo fatto del rigore morale e della correttezza un costume di vita, mi sento, per certi aspetti, amareggiato e deluso.
E' poi da considerare la crescente polverizzazione dei Gruppi e della rappresentanza in aula. Già nel risultato elettorale vi era un'articolazione che originava un numero di Gruppi senza precedenti.
Immediatamente dopo si metteva in moto un processo di ulteriore differenziazione che toccava inizialmente i Gruppi di opposizione e che ora ha determinato distinzioni e differenziazioni anche tra talune forze di maggioranza. Si è venuto formando un Gruppo misto di molte unità che hanno titolo ciascuna di intervenire alla Conferenza dei Capigruppo, cui possono partecipare ora i due/terzi dei Consiglieri regionali e si è formato un Gruppo di autoconvocati che tocca diversi Gruppi. Quando vado alla Conferenza dei Capigruppo mi trovo sulla destra cinque Gruppi di maggioranza e sulla sinistra una fila di Gruppi di opposizione che danno il peso di questa difficoltà.
Questa articolazione di posizioni sarà pure una ricchezza sul piano delle idee e della democrazia, ma mi pare l'esatto contrario di quel nuovo e di quella semplificazione che può consentire una solida governabilità e che i cittadini hanno richiesto con il referendum. "Stillicidi casus lapidant cavat" diceva Lucrezio. Così, a poco a poco, questo stillicidio ha messo Giunta e maggioranza, nate con il consenso di più della metà dei Consiglieri assegnati, in una condizione sostanzialmente minoritaria.
Maggioritaria in aula, dove non è mai stata battuta, ed anche in Commissione, essa non ha tuttavia più i numeri per fronteggiare atteggiamenti di opposizione pregiudiziale se questi atteggiamenti si concretano nella non partecipazione ai lavori.
Molto ci sarebbe da dire su questa forma di opposizione, ma non desidero in alcun modo polemizzare. Sottolineo soltanto che la polverizzazione frena anche l'attività del Consiglio, perché in Commissione non si ritrova su provvedimenti essenziali, anche relativi ad adempimenti legislativi, la sintesi necessaria. Ed aggiungo che poiché lo Statuto prevede espressamente la possibilità di una Giunta minoritaria o di maggioranza relativa, non può non presupporre che essa possa operare in Consiglio o in Commissione.
D'altro canto, ritengo che una Giunta minoritaria, che è un'estrema ratio come emerge anche dalle modalità statutarie di elezione, deve nascere come tale, e che una Giunta maggioritaria che diventa minoritaria pu vivere solo attraverso una nuova legittimazione.
E veniamo alla ricognizione. Ho sentito tutte le forze, tutti i Gruppi ho visto tutti i componenti del Gruppo misto in un clima di piena disponibilità, di apertura e di correttezza.
Ringrazio tutti sinceramente al di là dei contenuti che sono emersi in questi colloqui. Intanto è emersa una convergenza di valutazione sullo stato di difficoltà che oggi viviamo e che prima ho cercato di delineare anche nelle sue cause.
Si è parlato e si è ipotizzato lo scioglimento anticipato del Consiglio, subito per pochi, dopo la legge elettorale per altri, normale fine della legislatura per la maggioranza dei consensi se così ho capito.
Resto dell'opinione che lo scioglimento sarebbe un grave errore, non è che sia un errore rivolgersi agli elettori, è sempre positivo rivolgersi agli elettori, ma nel caso specifico lo scioglimento immediato è difatti uno scioglimento trascinato. Mancano procedure, non ci sono precedenti neanche la procedura delle dimissioni è perseguibile. Quindi, si avrebbero tutti i danni di non avere un governo in un momento grave per il Piemonte nel quale ci sono grandi scadenze: l'accordo di programma da definire, la situazione occupazionale gravissima che abbiamo davanti, la crisi economica, i collegi elettorali nazionali su cui esprimersi, il Piano sull'ambiente: una serie di scadenze che possono essere affrontate solo con la vitalità del Consiglio regionale. E anche lo scioglimento con la nuova legge è più utopistico che reale, prima di tutto perché la nuova legge non è in arrivo. Si arriverebbe ad un trascinamento che sarebbe pagato a caro prezzo, anche se si dovesse farlo con un anticipo generale. E l'anticipo generale potrebbe essere l'unica soluzione corretta, perché non è pensabile che solo il Piemonte si autoescluda da una presenza in una fase di così notevole trasformazione.
La mia opinione è che occorre puntare con ogni energia e responsabilità a governare la fine della legislatura. Sul programma c'è stata generale convergenza sull'emergenza. Ci sono due emergenze: l'emergenza occupazione e l'emergenza alluvione. Vi sono divergenze su alcuni punti rilevanti anche per forze che propongono la stessa soluzione strutturale. Si è parlato di due livelli, un livello di Giunta e uno di Consiglio, di due maggioranze che dovrebbero poter convivere. E' un'ipotesi le cui difficoltà sono di fronte a tutti. Si è parlato di forma di governo e sono state fatte tre ipotesi: un governo istituzionale, un governo a base più ristretta e più omogenea, un governo minoritario di emergenza.
Si è parlato della struttura di governo: maggiore omogeneità e riduzione degli Assessorati come richieste di fondo.
Ho riscontrato un grande senso di responsabilità e di disponibilità, ma anche valutazioni diverse, pur essendoci, se cadono le pregiudiziali, la possibilità di un ampio consenso. Ho maturato la convinzione che in questo momento occorra un segnale di apertura per affrontare con più forza il futuro. Sturzo diceva: "Ci sono cose che dipendono da noi e cose che dipendono dagli eventi". Non possiamo esorcizzare i fatti, ma dobbiamo affrontarli per dominarli. Sono convinto che sia stato utile garantire un governo in questi mesi. Sono altrettanto convinto che occorra ora guardare oltre, rimettendo al Consiglio, alle forze politiche e ai Gruppi, il mandato per un'assunzione di responsabilità.
Avevo affermato che ci vuol più coraggio a restare che ad andarsene, ma pure avevo detto: "Non desidero restare ad ogni costo, ma a condizioni di operatività e dignità". Non mi sfugge che in questo momento l'operatività diventa difficile senza un più forte consenso, anche se il tentativo di porci in minoranza è fallito, anche se in quest'aula non sono emerse occorre pur dirlo - proposte alternative sostanziali.
Avevo espresso un "no" alla crisi al buio. Mi pare che il lavoro compiuto e l'iniziativa assunta apra condizioni per cui si può andare ad un'ampia verifica senza andare necessariamente al buio. Se dicessi che vedo chiara la soluzione, direi qualcosa di non vero. Ma se dicessi che siamo su una strada senza via d'uscita, direi una cosa in cui non credo altrettanto.
Annuncio quindi l'intenzione di presentare le dimissioni della Giunta che saranno formalizzate entro la corrente settimana e saranno trasmesse al Presidente del Consiglio, mentre la Giunta ovviamente resterà in carica per l'ordinaria amministrazione. Lascio un contributo programmatico ampio. In parte e con evidenza esso nasce dal lavoro in corso, dal contributo di un'attività che è in atto e della quale ho fatto cenno, parlando del consuntivo del nostro lavoro. Ho colto proposte di integrazione e di precisazioni dalla ricognizione; ho espresso valutazioni personali, specie nelle conclusioni; quindi questo documento va letto come un contributo base, e, se le forze politiche lo riterranno, per un confronto costruttivo che penso necessario.
Ringrazio tutti i colleghi con i quali ho lavorato con grande impegno in questo periodo e ringrazio per la fiducia che hanno avuto sempre nel Presidente della Giunta.
Personalmente ho la coscienza tranquilla e serena. Non esiste una mia questione personale. La mia decisione di oggi non è n' una resa n' una fuga. Mi sono comportato con la passione civile che mi ha spinto ad occuparmi della cosa pubblica ed è con la stessa passione civile e con lo stesso senso di responsabilità che vi parlo in questo momento.
Quella che assumiamo è un'iniziativa in positivo per guardare oltre e come tale, va colta senza rinnegare ma, anzi, rivendicando quanto di positivo è stato costruito. Sono profondamente convinto che occorra cogliere le novità emergenti ed introdurle nell'azione che si è chiamati a promuovere, sia per contribuire al miglioramento della politica, sia per mantenere vivo e forte il competitivo e socialmente valido Piemonte regione nella quale viviamo, rappresentiamo e che - consentitemi di dire tanto amiamo.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,35)



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