Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.251 del 28/09/93 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri durante la scorsa seduta i processi verbali delle adunanze consiliari del 28 e 29 luglio 1992. Se non vi sono osservazioni si intendono approvati.
Comunico inoltre che sono stati distribuiti ai Consiglieri, prima dell'inizio della seduta odierna, i processi verbali delle adunanze consiliari del 22 e 29 settembre, 6, 13 e 14 ottobre 1992 e che verranno posti in votazione nel corso della prossima seduta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 7) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cantore, Cattaneo, Coppo, Croso Cucco, Dameri, Goglio, Grosso e Maccari.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 1300 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerente Piz Pian Grand, gravitante nel bacino orografico Ticino Lago Maggiore - Sito previsto per lo stoccaggio di scorie radioattive


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 1300 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti, alla quale risponde l'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore regionale

Il problema delle indagini al Piz Pian Grand, volte all'individuazione di un sito idoneo alla realizzazione di un deposito di scorie radioattive di debole-media attività, è stato affrontato nel corso dell'ultimo incontro della Commissione Internazionale Italo-Svizzera per la protezione delle acque, tenutosi il 14 e 15 maggio 1992, a Santa Vittoria d'Alba. In tale incontro è emerso un quadro della situazione del tutto rassicurante.
Nessuna comunicazione sull'evoluzione della situazione è stata fatta dal Governo Elvetico successivamente all'ultima riunione della Commissione.
Peraltro nella notte tra il 19 e 20 novembre 1991 si è verificato un evento sismico di intensità 6 pari al sesto grado della Scala Mercalli, con epicentro sulla montagna a sud di Coira, a 42 km dal Piz Pian Grand seguito da ulteriori scosse di minore intensità nei primi mesi del 1992.
A seguito di tale evento, è stata presentata al Governo del Cantone dei Grigioni un'interrogazione scritta concernente la sicurezza sismica della Regione.
In relazione a tali accadimenti, la delegazione italiana ha ribadito con fermezza, il convincimento, più volte espresso, che la località Piz Pian Grand non offre intrinsecamente condizioni di adeguata sicurezza auspicando una volta di più che venga abbandonata l'ipotesi di realizzare il deposito di scorie.
Circa lo stato delle indagini risulta che i lavori a Piz Pian Grand sono fermi da quattro anni, dal momento che il Consiglio regionale si è impegnato a garantire che, per un confronto il più oggettivo possibile, le indagini vengano svolte in tutti i siti interessati con analogo grado di approfondimento. Il dibattito si è concluso con il rinnovato impegno della delegazione svizzera a fornire tempestivamente, in conformità all'intesa a suo tempo scambiata, ogni informazione su qualsiasi decisione che ci si accinga a prendere in ordine alla localizzazione del deposito Piz Pian Grand.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Pregherei l'Assessore, per cortesia, di indicarmi la data in cui è stata preparata questa risposta, perché l'interpellanza è stata presentata più di un anno fa e l'Assessore ha citato una riunione con i responsabili svizzeri del 14/15 maggio 1992. Mi interessava sapere se questa è una risposta preparata, grosso modo, nel 1992 o se è di questi giorni. E' dell'autunno? E' già del 1993. Nell'interpellanza di un anno fa, a seguito della riunione di maggio, avevo sollevato il problema che risultava una volontà, da parte del Governo Elvetico, di accelerare le decisioni di stoccaggio del materiale radioattivo.
Adesso, nella sua risposta, illustra la decisione del Governo Elvetico di informare tempestivamente le autorità italiane - quindi anche la Regione Piemonte - ove su Piz Pian Grand si dovessero prendere delle decisioni.
Devo perciò intendere che sino ad oggi nulla è stato fatto da parte del Governo Elvetico; se è così, la cosa tranquillizza in parte e pregherei l'Assessore di tenere comunque vigili gli uffici competenti per questi contatti, perché molto tempo è trascorso e su Piz Pian Grand occorre che l'allerta della Regione rimanga molto tesa e vigile al fine di impedire che in una zona già colpita da sismi e comunque foriera di pericoli di inquinamento di vario tipo, anche alle acque, sia preservata dall'insediamento di un deposito radioattivo.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 1376 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerente l'affidamento incarico progettazione e ricerca nuovi siti per impianti trattamento rifiuti da parte del Consorzio Astigiano di Igiene Ambientale


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza n. 1376 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti.
Risponde l'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore regionale

Dovrebbe essere noto che la nomina degli amministratori di un consorzio pubblico per lo smaltimento dei rifiuti urbani non spetta alla Regione, ma ai singoli Consigli comunali facenti parte del consorzio, secondo le modalità stabilite dallo Statuto del medesimo.
Allo stesso modo non rientra nelle competenze della Regione e dell'Assessorato all'ambiente entrare nel merito delle assegnazioni di incarichi di progettazione e ricerca affidati ai singoli consorzi. Il controllo di legittimità sugli atti dei consorzi e, quindi, anche sugli incarichi di progettazione e ricerca ad essi assegnati, spetta al Co.Re.Co., al quale i Consiglieri interpellanti potranno rivolgersi. Mi rendo conto che la risposta è burocratica, ma l'argomento è così delicato da ritenere tale risposta l'unica possibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

A mio parere, la risposta oltre che insoddisfacente è anche, a primo avviso, un po' omissiva di quelli che sono i compiti regionali. In che senso? Assessore Lombardi, sin dal 1984 la Regione Piemonte deve predisporre la Banca dati appalti. La Banca dati appalti comprende informazioni circa l'iter che un appalto pubblico deve seguire. Nell'iter è compresa anche la progettazione, pertanto sarebbe strano raccogliere tutti i dati omettendo il nome dei progettisti.
Dato che la situazione sollevata nell'interpellanza è, a mio parere grave e riguarda opere pubbliche di cui la Regione deve interessarsi, mi sembra che una risposta così omissiva sia inadeguata e sbagliata. Non abbiamo chiesto di conoscere fatti per i quali la Regione non ha titolo: la natura delle decisioni, gli importi di spese o le scelte di incarichi professionali. Nella predisposizione di un sistema informativo nel campo degli appalti, facilmente potrebbe essere compreso questo tipo di informazione. C'è poi un dato politico, che è quello della sensibilità politica. L'aggancio legislativo, a mio parere, esiste ed è robusto.
Vi è anche una situazione, in materia di appalti e di gestione amministrativa che, in questi mesi, è delicatissima per i risvolti che le inchieste della Magistratura hanno avuto. Mi sembra che, in una situazione di questo genere, è necessario rispondere alle domande di due Consiglieri che chiedono di conoscere lo stato delle cose, perché null'altro è stato richiesto; è stato chiesto di conoscere come è formato il consorzio, se negli organismi di gestione ci sono persone che hanno incarichi di rilievo nelle gerarchie di partito, chiedere se è vero che sono stati spesi 501 milioni di progettazione per opere che non sono mai state eseguite. E' interesse della Regione Piemonte, in materia di appalti, sapere se c'è una congruenza tra i soldi spesi per le progettazioni e i soldi spesi per le opere.
Lei non ha risposto a nulla di tutto questo e il mio rammarico è molto profondo, il cercare di non vedere e di non sapere non aiuta la Regione Piemonte a fare quanto può per portare alla luce del sole, attraverso informazioni banali e semplici, lo stato di fatto, chi gestisce questi enti, come vengono amministrati, a chi si danno gli incarichi, a cosa servono, se sono stati realizzati dei progetti, quanto sono costati, se dopo questi progetti si sono fatte le opere, se non si sono fatte il motivo e se ci sono commistioni di incarichi politici di partito ed incarichi amministrativi. Questi sono i temi su cui occorre fare chiarezza. Non la facciamo, la Regione è assente. Vuol dire che, come al solito, lasciamo che l'unica presenza in tema di modifica di una situazione di gravi inadempienze, irregolarità e reati in questo campo, sia la sola Magistratura, e questo è del tutto insufficiente. Bisogna che le istituzioni facciano la loro parte. Con questa risposta l'Assessore Lombardi non ha fatto, a mio parere, la sua.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 1422 del Consigliere Beltrami inerente la ricerca risorse finanziarie per recupero e crescita del Piemonte con riferimento al settore sanità


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interpellanza n. 1422 presentata dal Consigliere Beltrami.
Risponde l'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pierluigi, Assessore regionale

Mi limiterò ad esporre alcuni elementi. Dal punto di vista formale non abbiamo mai risposto, ma dal punto di vista sostanziale alcuni elementi erano già emersi in occasione dell'approvazione del bilancio e dei relativi disegni di legge nel mese di luglio. Penso valga la pena sottoporre al Consigliere Beltrami e al Consiglio alcune valutazioni.
Per quanto riguarda i fondi recati dall'art. 20 della legge n. 67/88 le Regioni, ripetutamente nelle lori sedi istituzionali, hanno lamentato il grave disagio che deriva dalla situazione di assoluta incertezza sulla possibilità di disporre dei fondi stanziati nel 1988, e in previsione dei quali le Regioni hanno fatto predisporre costose elaborazioni tecniche. La relazione parla di incertezze; esiste purtroppo la certezza che finora non è giunta alla Regione Piemonte una lira sull'art. 20 di quella finanziaria 1988, salvo i 30 miliardi del Mauriziano.
Quindi, per quanto riguarda le residenze tipo quelle cui fa riferimento il Consigliere Beltrami, non è arrivata una lira e speriamo possano essere destinati dei fondi sulla finanziaria di quest'anno, ma sarebbero i primi di quei 30 mila miliardi che furono stanziati sulla carta, ma che, dal punto di vista pratico, non sono mai esistiti.
Il disegno di legge n. 179, art. 5, ha accolto quanto richiesto dalle Regioni relativamente all'approvazione dei progetti esecutivi che, a partire dall'1 luglio u.s., sono approvati dai competenti organi regionali con un sicuro risparmio di tempo.
Infatti, è da un paio di anni che arrivano settimanalmente al CROP progetti di questo tipo; il CROP si limita ad approvarli dal punto di vista meramente tecnico, ma il tutto si ferma, perché non esistono i finanziamenti. Permangono le preoccupazioni per i finanziamenti sia per quanto riguarda i prezzi che, nel frattempo, lievitano, sia per i collegamenti con l'applicazione del decreto legislativo n. 502/92.
All'8 luglio era convocata la Conferenza Stato-Regioni, e per quello che ci ha detto il Presidente Brizio che vi ha partecipato, finora di quattrini non ne sono arrivati, ma esiste la ragionevole certezza che, nel corso di questi mesi che ci separano da fine anno, una prima tranche di finanziamento finalmente possa arrivare.
In risposta alla seconda domanda, si può precisare quanto segue. I contributi sanitari nazionalmente riscossi sono stimati per il corrente anno in L. 46.392 miliardi, di cui 4.273 riscossi in Piemonte. Il nuovo meccanismo di finanziamento stabilisce, a partire da quest'anno, in applicazione del decreto legislativo n. 502/92, una verifica a consuntivo entro il mese di marzo dell'anno successivo. In quella occasione verranno forniti al Consiglio regionale i dati definitivi. Ritengo altresì utile precisare che mediamente i contributi sanitari coprono il 55% - e anche questo ci sembra un dato interessante - della spesa sanitaria complessiva.
Nel caso del Piemonte il fondo sanitario per il 1993 è stato quantificato in L. 6.209 miliardi, di cui 4.273 provenienti da contributi sanitari e 1.936 dall'integrazione a carico del bilancio statale. Il buco che si prospetta è all'incirca di 360 miliardi, stando ai rendiconti del 30/6/1993, ma è ragionevole prevedere che con una sensibilizzazione ulteriore oltre a quelle che già sono state fatte sia possibile stare al di sotto, forse all'interno del 50% di questa cifra.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Beltrami.



BELTRAMI Vittorio

Ringrazio l'Assessore per la corretta informazione che arriva formalmente oggi, ad un anno di distanza da quando l'ho proposta; mi aveva informalmente comunicato i dati che ha reso all'assemblea oggi.
Lo spirito, qualora la lettera potesse ritenersi meno precisa della mia domanda, va visto nel quadro di un rapporto tra lo Stato-Regioni e la comunità e i cittadini. Un anno fa era calata su una realtà ed un'atmosfera fiscale decisamente pesante, ma non irrespirabile qual è stata quella di quest'anno.
Le ultime tassazioni, anche quelle sulla salute, hanno condotto a stati di esasperazione, ovvero di depressione ulteriormente accrescibili. E' nobile che il Piemonte con il suo bilancio aspiri a ripianare gli antichi passivi, e compie doverosamente il suo compito a fronte di uno Stato che si comporta diversamente, per cui nell'interpellanza, quando richiamo i balzelli odiosi, accenno a quelli applicati di recente, che io ho votato solo ed unicamente per lealtà e gioco di squadra.
Avverto anche che lo Stato ha di fatto sottratto alle comunità locali per quanto riguarda la sanità, i 1.700 miliardi (ex art. 20 della finanziaria del 1988), che erano 30.000 per tutto il Paese, assegnati in ragione di appena 30 miliardi - lo ha testè detto l'Assessore - al Mauriziano e qualora molti dei progetti che sono stati elaborati su richiesta del CIPI in chiave cantierabile dovessero essere avviati verso la realizzazione ciò comporterebbe un'esagerata rimonta dei prezzi.
Non è neppure pensabile che il proposto nuovo assetto territoriale delle UU.SS.SS.LL. e delle aziende ospedaliere, previsto dal decreto legge n. 502 e da una proposta di legge regionale (il decreto è un decreto delegato, ma è semmai meno autorevole della legge finanziaria del 1988 che ci dava i 1.700 miliardi; tra l'altro su questo decreto pende la scure di un milione di firme raccolte per un suo referendum ed altri progetti di legge di iniziativa popolare), producano risparmi salvifici. Non è accorpando le UU.SS.SS.LL. che si risolve il problema finanziario della sanità: è un'operazione sulla quale a mio avviso occorrerebbe decisamente riflettere a fondo, piuttosto bisogna tentare di governarla con la buona cura del padre di famiglia. L'hanno governata malamente nel passato taluni che oggi sono in cattività; la stanno governando, magari con buona volontà i direttori generali che comunque esautorano con la loro presenza qualsiasi apporto democratico che può essere offerto nella gestione delle UU.SS.SS.LL.
Quando leggo su "La Stampa" del 23/9/1993 che alle Molinette sono occorsi otto anni per riaprire un reparto con dei costi lievitati fino all'infinito direi che ci sarebbe da riflettere molto, senza poi pensare...



CALLIGARO Germano

Sulla politica regionale sulla sanità c'è da riflettere molto!



BELTRAMI Vittorio

Chi ricorda ad esempio le peripezie piuttosto avventurose del reparto di cardiochirurgia di qualche anno fa, chiuso ed aperto in continuità, pu evidenziare queste mie affermazioni.
E' auspicabile che sul problema della sanità, ancor prima di assumere decisioni che creano fibrillazioni e sommovimenti tra la gente sul territorio, si abbia a procedere secondo un buon costume che era stato in uso dal 1970 fino ad oggi, cioè ad un ampio dibattito su questo argomento.
Questo è accaduto regolarmente dal 1970 fino ad oggi.
Ripeto ancora che forse varrà la pena di pensare che la nostra comunità è ancora scioccata da ipotizzate, truffaldine, barbare e dispersive deviazioni rispetto alla norma del corretto amministrare, anche in questo settore della sanità, in talune UU.SS.SS.LL. del nostro Piemonte allorquando sono divenute irrispettose dell'uomo, destinatario finale delle attenzioni dell'attività politica, sul problema della salute.
Così come l'intervenuto provvedimento di recuperare la spesa farmaceutica a livello nazionale fece risparmiare 3.000 miliardi, ma se ne spesero in più altri 8.000 per eccesso di ricoveri ospedalieri: anche questo è un fatto che vale la pena ricordare.
L'interpellanza sottolinea come i diversi problemi, in particolare quelli finanziari, debbano e possano essere affrontati solo al tavolo della Conferenza Stato-Regioni (già lo ha richiamato l'Assessore nella sua risposta), oggi istituzionalizzata con legge della Repubblica. Addirittura con il DPR del 30/6/1993, quindi relativamente recente, è stato soppresso il Consiglio Sanitario Nazionale, i cui compiti sono stati attribuiti alla Conferenza Stato-Regioni; pertanto c'è la possibilità di correggere qualche svarione.
L'interpellanza è in linea e sintonia con le proposte e le iniziative che il sottoscritto ha fatto circa la doppia imposizione dell'IVA sul gas metano e il rinvio di cinque anni della chiamata elettorale per l'elezione dei governi delle aree metropolitane e delle nuove Province, leggi proposte al Parlamento per atto di semplice giustizia ovvero per ridurre la spesa pubblica.
Da qui il grazie per la risposta avuta e la sollecitazione, tramite il nostro Presidente, ai Presidenti delle Regioni affinché si attivino ulteriormente i gruppi di lavoro Regioni - Ministero del Tesoro e delle Finanze, gruppi anche finalizzati a risolvere i decreti attuativi del decreto legge n. 502/92, elaborando delle modifiche al testo, per le quali oltretutto c'è tempo fino al 31/12/1993. C'è una ricerca affrettata da parte del governo regionale di produrre subito una riforma del sistema quando la legge nazionale ci dà del tempo, una legge tra l'altro che è sub judice perché è rivendicata attraverso iniziative referendarie e da proposte popolari. Inoltre è addirittura sortita una sentenza della Corte Costituzionale che lima, cambia, modifica qualche cosa anche nel settore più ampio della sanità.
Da ultimo, e solo da ultimo, onde non emergano valutazioni localistiche e - diciamo - frazionismi del tessuto nazionale con la contrapposizione tra Regioni, prendo atto che solo per la voce Sanità i versamenti del Piemonte alle casse centrali sono alquanto elevati. Su 46.392 miliardi di contributi sanitari raccolti nel Paese - lo ha testè detto l'Assessore - in Piemonte ne sono stati riscossi 4.273, cioè quasi il 10%, e rappresentano il 55% in più della media nazionale della spesa. Infatti, delle sei Regioni principali in Italia il Piemonte è quella che risparmia di più rispetto alla residua quota da finanziare. Noi siamo sul 3,24% del Fondo Sanitario Nazionale (la quota più bassa), la Liguria è al 9,37%, l'Emilia Romagna al 18%, il Lazio al 7,58%.
Non si può non sottolineare poi che non si deve separare l'imposizione relativa alla sanità dalla complessiva tassazione del cittadino, in quanto non è comparto finanziabile separatamente, anzi l'imposizione attuale fortemente onerosa, deve ritenersi aggiuntiva in quanto la sola tassazione dei redditi, quella attraverso il Modello 740, dovrebbe essere in grado di finanziare tutte le attività dello Stato (trasporti, grande viabilità servizi in genere). Il 5% è davvero un balzello in più.
Gli empirismi - ho terminato, l'ho fatta un po' lunga, ma il tempo mi ha dato la possibilità di raccogliere degli elementi - il pressapochismo l'improvvisazione a qualsiasi livello, sono dannosi; bisognerà tentare di gestire la sanità con oculatezza, con la classica - lo ripeto - attenzione del padre di famiglia, soprattutto non si deve continuamente demonizzare il sistema. Siamo chiamati a prendere atto che per la prima volta dall'istituzione del Servizio Sanitario Nazionale l'incremento della spesa è stato inferiore al tasso di inflazione (4,9% contro la media del 5,4% nel 1992). Questo è di auspicio al futuro del sistema.
Poiché sono stato condiviso da qualche collega dell'opposizione nella richiesta di un dibattito sul problema della sanità, formulo l'auspicio che la Giunta regionale prenda atto di questa richiesta ed anche che nel passato sono stati svolti dei dibattiti con tutti gli Assessorati, di tutti i colori, decisamente seri, costruttivi e che hanno fornito al governo degli elementi per un'ulteriore crescita del sistema.


Argomento: Calamità naturali

Comunicazioni della Giunta regionale in merito ai danni provocati dal maltempo - Esame ordine del giorno n. 643


PRESIDENTE

Proporrei al Consiglio di terminare qui la trattazione delle interrogazioni ed interpellanze e di dare la parola all'Assessore Garino che dovrebbe riferire al Consiglio in materia di calamità naturali e dei danni provocati dal maltempo. La questione non era stata posta all'o.d.g.
perché nel momento in cui l'abbiamo redatto non si erano verificati questi eventi, ma già ieri la Giunta mi aveva preannunciato la disponibilità a riferire al Consiglio.



RIVALTA Luigi

E' suo dovere.



PRESIDENTE

So che sono stati presentati da alcuni Gruppi o Consiglieri dei documenti in proposito.
Nell'arco dello svolgimento della comunicazione valuteremo se quanto riferirà l'Assessore Garino può essere considerata risposta ai documenti presentati.
La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Avevo chiesto al Presidente Brizio di farsi interprete presso la Presidenza del Consiglio, perché questa mattina potesse esserci una prima nota di comunicazione su quanto è avvenuto e sui primi provvedimenti adottati. Solo stamane, arrivando qui in Consiglio, ho ricevuto l'interrogazione urgente a firma del collega Giancarlo Tapparo e l'interpellanza urgentissima a firma dei Consiglieri Maggiorotti e Chiezzi.
Credo che la relazione, in parte scritta (e verrà distribuita a tutti i Consiglieri), che abbiamo predisposto insieme al Servizio Prevenzione del Rischio Geologico, Meteorologico e Sismico, in collaborazione con i Servizi Decentrati di Opere Pubbliche nelle Province, insieme ad altre comunicazioni che forzatamente dovrò fare a braccio (perché si tratta degli avvenimenti dell'altro ieri e di ieri sera), potrebbero essere, a mio modo di vedere, considerate come una risposta, credo in buona parte esaustiva alle interpellanze che ho sotto gli occhi. Ahimè, non ho ancora l'interpellanza del Consigliere Zacchera; sono comunque disposto ad integrare se tutte le cose che sono state richieste non avranno una risposta.
Per quanto riguarda l'inquadramento meteorologico dell'evento, nei giorni 22-25/9/1993 la nostra Regione è stata interessata da un evento alluvionale di notevole intensità.
Forti fenomeni temporaleschi, aventi caratteristiche di nubifragi inseriti in un flusso di correnti perturbate meridionali associati ad una ciclogenesi sul Golfo Ligure, si sono abbattuti su tutto il territorio regionale: le precipitazioni più abbondanti si sono registrate sul territorio dell'Ossola, sull'Appennino alessandrino, nella Langa astigiana e nell'Alto Canavese, ove isolati fenomeni temporaleschi hanno raggiunto intensità orarie di carattere eccezionale. L'intera evoluzione del fenomeno è stata seguita in tempo reale presso la Sala Situazioni Rischi Naturali del Settore Geologico, utilizzando i dati provenienti dalle oltre 90 centraline della rete meteopluviometrica collegate via radio al concentratore di detta Sala Situazioni. Sulla base delle indicazioni via via acquisite e con il supporto, per la previsione a breve termine, del radar meteorologico di proprietà regionale sito sulla collina di Torino sono state assunte le decisioni conseguenti disponendo messaggi di allertamento, nonché immediati sopralluoghi tecnici da parte di geologi ed ingegneri del Settore Geologico regionale e dei Servizi Decentrati di Opere Pubbliche delle varie Province, al fine di valutare le condizioni di pericolosità presso le località maggiormente colpite.
Va evidenziata la differente distribuzione temporale delle precipitazioni e dell'intensità nelle diverse aree piemontesi. Nella zona settentrionale (Valle Ossola, Sesia e Canavese) esse hanno avuto carattere più costante, pressoché uniformemente distribuite in tutto il periodo dell'evento, mentre invece nei restanti settori (Alessandrino, Astigiano per la maggior parte, ma anche Cuneo), la pioggia è stata concentrata nella giornata del 23 settembre, in cui ha assunto un tipico carattere temporalesco; tale caratteristica verrà analizzata meglio negli specifici capitoli per settori, sulla base del riferimento alle piogge orarie.
In entrambi i casi, sono stati comunque eguagliati e superati i valori massimi registrati in periodi storici di confronto, sia per quanto riguarda le massime intensità orarie giornaliere (eventi dell'Alessandrino e della Langa) sia per quanto riguarda i totali di massime precipitazioni per periodi di due o tre giorni consecutivi.
Durante tutto l'evento le temperature si sono mantenute su valori elevati, superiori alle medie stagionali; il livello dello zero termico è rimasto costante intorno ai 3.000 metri, determinando l'estensione delle piogge fino ad alte quote, con conseguente innesco di fenomeni di dissesto in tali zone ed incremento delle portate di piena sui fondovalle.
E' il caso, se non vado errato, del ghiacciaio del Moulinet e della morena che è caduta insieme al liquido.
Vengo all'evento negli alti bacini del Bormida e del Belbo (Province di Asti, Alessandria e Cuneo).
Nella notte del 22 settembre e nelle prime ore del giorno 23, la zona compresa tra la Bormida di Spigno, la Bormida di Millesimo e l'alto bacino del Belbo, sita in gran parte in Provincia di Asti e marginalmente nelle Province di Alessandria e Cuneo, è stata interessata da fenomeni temporaleschi di notevole entità che hanno provocato ingenti danni.
Tali danni, consistenti in interruzioni della viabilità ed allagamenti sono in gran parte dipesi dalle portate liquide eccezionali uniti al notevolissimo trasporto solido dei tributari minori, in particolare del torrente Tatorba che, in presenza di vegetazione di alto fusto negli alvei ha aumentato in modo abnorme la capacità erosiva sulle sponde, determinando esondazioni, erosioni spondali con conseguente asportazione delle sedi stradali ivi presenti.
Altra causa non trascurabile dei danni prodotti è rappresentata da una miriade di piccole frane dovute alla fluidificazione dei terreni superficiali di copertura.
Per quanto concerne invece i danni prodotti dal Belbo, essi in gran parte derivano dalle esondazioni delle acque in piena che hanno allagato vaste porzioni di terreni agricoli e alcuni centri abitati quali Canelli Nizza Monferrato, Castelnuovo Belbo ed altri paesi minori.
L'analisi della rete regionale dei dati pluviometrici è stata effettuata sulla stazione automatica di Serole-Bric Puschera, in Provincia di Asti, per quanto riguarda i dati dell'evento considerati e sulla stazione di Spigno Monferrato dell'ufficio idrografico per il confronto storico (periodo di osservazione 1931/1980).
La fase intensa delle precipitazioni ha avuto inizio alle ore 22 del GMT del 22/9/1993 (praticamente due ore in meno rispetto alla nostra ora legale) e si è conclusa intorno alle ore 7 del 23/9/1993; le piogge sono continuate anche nella mattina del 24/9/1993.
Complessivamente nel corso dell'evento si sono registrati 268,4 mm di pioggia.
Si possono distinguere nettamente due episodi temporaleschi intensi ben evidenziati dall'analisi delle mappe radar e dal confronto con le stazioni pluviometriche automatiche limitrofe (Mombarcaro, Ponzone ed Acqui).
Entrambi superano il massimo storico registrato per le precipitazioni di un'ora dalla stazione di Spigno (47,2 mm il 31/8/1974). Il primo ha fatto registrare 50 mm tra le ore 0 e le ore 1,00; il secondo, più intenso verificatosi tra le ore 3,45 e le ore 5,00, ha apportato 59 mm di pioggia nel periodo orario tra le 3,50 e le 4,50.
Dal medesimo confronto risultano superati anche i valori massimi per le 3 ore (93,4 mm a Serole dall'1,50 alle 4,50 a fronte di 93,0 mm del 7/10/1977 a Spigno) e per le 6 ore (159 mm tra le 0,00 e le 6,00 a Serole a fronte di 119 mm del 7/10/1977 a Spigno) a conferma dell'eccezionalità dell'evento in particolare per l'intensità oraria.
L'intero episodio, al confronto con le precipitazioni per periodi di più giorni consecutivi, si caratterizza ancora come il più intenso per il medesimo periodo di osservazione (valori rispettivamente di mm 208,0, 249,4 e 268,4 mm a fronte di 176,0, 220,0 e 247,4 per 1, 2 e 3 giorni).
Nella prima mattinata del 23 settembre le zone dell'Alta Valle Borbera e dell'Alta Val Curone sono state interessate da fenomeni temporaleschi di notevole intensità che hanno provocato anche qui ingenti danni. Tali danni consistenti in interruzione delle viabilità, distruzione di difese spondali e di ponti ed allagamenti sono in gran parte dipesi dalle portate liquide eccezionali unite al notevole trasporto solido dei tributari minori in particolare dei torrenti Agnellasca, Casorella, Gordanella, Sisole, Liassa Albirola e Besante per la Val Borbera e Museglia per la Val Curone. Lungo tali tributari ed anche lungo i corsi d'acqua principali la presenza di vegetali di alto fusto sugli alvei ha aumentato in modo abnorme la capacità erosiva sulle sponde, determinando esondazioni, erosioni spondali con asportazione delle sedi stradali, provocando l'abbattimento di alcuni ponti e l'ostruzione di numerosissimi altri. Tali fenomeni si sono registrati lungo tutto il corso del torrente Borbera e lungo il torrente Curone sino al territorio del Comune di Brignano Frascata compreso.
Altra causa non trascurabile dei danni prodotti è rappresentata da numerose piccole frane dovute alla fluidificazione dei terreni superficiali di copertura ed al crollo di pareti e scarpate in roccia; tali frane hanno interessato numerosissime sedi stradali provocando l'isolamento di un gran numero di frazioni sulle alte valli. In particolare alcuni sedi comunali della Val Borbera quali Cabella Ligure e Rocchetta Ligure sono state invase dalle acque del torrente Borbera e del torrente Sisole a causa del cedimento delle difese spondali. Altre sedi comunali quali Carrega Ligure e Mongiardino sono rimaste isolate a causa delle frane e dei detriti grossolani trasportati dai rii sulle sedi stradali.
Numerose frazioni nelle alte valli risultano tuttora isolate.
L'evento del 23 settembre ha inoltre colpito, con minore intensità buona parte dei bacini settentrionali dell'Appennino ligure piemontese. Si sono infatti registrate notevoli piene lungo il corso dei torrenti Pilota Gozzente, Stura di Ovada, Lemme, Erro e Spiriti; le acque di tali torrenti hanno contribuito in modo sostanziale alle conseguenti piene del fiume Bormida e del torrente Scrivia.
Si sono registrati danni diffusi dovuti principalmente ad esondazioni erosioni spondali ed al trasporto solido dei tributari minori (in particolare dovuto alla vegetazione in alveo).
Nella parte bassa dei torrenti Orba e Scrivia si sono avuti allagamenti di abitazioni nei Comuni di Capriata d'Orba e Castelnuovo Scrivia. Modesti risultano i danni provocati da frane che interessano particolarmente i terreni superficiali di copertura.
L'analisi dei dati pluviometrici è stata effettuata utilizzando le rilevazioni della stazione automatica della Rete Meteoidrografica Regionale di Capanne di Cosola (Cabella Ligure).
I raffronti con il pregresso si sono basati su dati storici della stazione di Cabella Ligure periodo 1917/1980 (anni utili di osservazione 60) per le precipitazioni nel periodo 1-2-3 giorni consecutivi e di Cantalupo Ligure, periodo 1969/1980 (anni utili di osservazione 10) per le piogge 1-2-3-6-12-24 ore, dell'Ufficio Idrografico e Mareografico di Parma della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
La precipitazione ha avuto inizio il 23 settembre alle ore 5,00 ed è terminata alle ore 16,00 del 24 settembre, per un totale di 340,2 mm.
Successivamente la pioggia è ripresa con minore intensità apportando 21,4 mm sul 25 per un totale complessivo di 361,6 mm.
Ciò è confermato anche per i totali dei periodi di 1-2-3 giorni con valori rispettivameante di 245,2 mm, 340,2 mm e 361,6 mm per la stagione di Capanne di Cosola a fronte rispettivamente di 248,0 mm, 374,0 mm e 374,0 mm per le stazioni di Cabella Ligure.
Nelle zone delle Valli Sesia e Ossola le precipitazioni hanno avuto inizio nella nottata del 22 e sono proseguite praticamente senza interruzione fino alle prime ore del giorno 25.
L'alluvione ha interessato l'Alto Novarese con particolare intensità e ha provocato gravi danni nell'ambito del territorio delle Comunità montane Valli Antigorio e Formazza, Valle Ossola, Valle Anzasca, Valle Antrona.
Nelle altre Comunità montane dell'Ossola non sono pervenute al momento segnalazioni di danni di particolari entità.
Nel settore pesantemente colpito dall'alluvione si segnalano fenomeni di natura prevalentemente idraulica quali erosioni di sponda alluvionamenti, riattivazione di conoidi dovuti all'intensa attività torrentizia e caratterizzata da elevati trasporti solidi grossolani.
Al momento non si hanno segnalazioni di movimenti franosi di grave entità, ma si hanno segnalazioni di numerose piccole frane che hanno interessato sia il substrato roccioso, sia i terreni di copertura dei versanti: si sono avute prevalentemente frane di crollo in roccia e frane di scivolamento in terreni morenici, ed eluvio-colluviali.
Le tipologie dei danni, che si sono manifestati ad iniziare dalla tarda mattinata di venerdì 24 settembre, sono numerose erosioni di sponda su tutti i principali torrenti (Devero, Diveria, Bogna, Ovesca, Anza) e del fiume Toce.
Le erosioni di sponda e le elevatissime portate liquide e solide dei corsi d'acqua hanno provocato ovunque l'asportazione dei tratti di viabilità limitrofi (strade statali, provinciali e comunali) ed il crollo di numerosi ponti; inoltre numerosi acquedotti, fognature e relativi impianti di depurazione sono stati distrutti o gravemente danneggiati.
Anche diversi impianti sportivi risultano completamente asportati o danneggiati.
Si segnala una particolare situazione di gravità per l'entità dei danni nell'ambito del Comune di Macugnaga.
Per tutti gli altri Comuni appartenenti alle Comunità montane precedentemente citate si segnalano elevati danni nell'ambito dei concentrici sia ai privati sia alle infrastrutture pubbliche.
Per quanto riguarda la Val Sesia si segnalano ovunque intense attività di erosione spondale (asportazione di un edificio a Val Maggia) e vasti alluvionamenti nel fondovalle.
Anche nel Biellese sono segnalati danni, in particolare risulta crollato il viadotto sul torrente Cervo alla tangenziale di Biella.
Inoltre risulta crollato il ponte, a Saluggia (VC), della linea ferroviaria Torino-Milano.
Per quanto riguarda la Valle Ossola, come detto in premessa, la precipitazione ha avuto inizio nelle prime ore del giorno 22 e si è protratta senza particolari interruzioni fino alle prime ore del 25. Le intensità orarie non sono mai state particolarmente elevate, tutte inferiori ai 20 mm/ora, al contrario della durata che, su tale periodo assume caratteristiche di eccezionalità.
Complessivamente, nel corso dell'evento, nelle stazioni dell'Ossola, si registrano valori superiori a 400 mm con un massimo registrato a Pizzanco (Bognanco) di 464,6 mm.
L'analisi dei dati pluviometrici è stata effettuata utilizzando le rilevazioni delle stazioni di Domodossola e Pizzanco (Comune di Bognanco) della rete regionale; i raffronti con il pregresso sono stati realizzati su dati storici delle stazioni di Domodossola (periodo di osservazione 1914/1986) e Bognanco (periodo di osservazione 1916/1962) dell'Ufficio Idrografico.
Dal confronto emerge chiaramente come il fattore saliente sia la durata.
Se i valori registrati per periodi di 1 e 2 giorni rientrano nella norma, al contrario quelli per periodi di 3 e 4 giorni assumono carattere di eccezionalità collocandosi al primo posto nella serie dei periodi.
A Domodossola 362,4 mm per 3 giorni e 389,4 mm per 4 giorni, a fronte rispettivamente di 362,6 mm e 384,8 mm registrati nel novembre 1968.
Un analogo andamento è osservabile nella storia della Val Sesia, dove però il fenomeno risulta complessivamente di minore rilevanza.
Veniamo agli eventi più gravi. L'evento dei bacini dei torrenti Cenischia, Stura di Lanzo, Orco e Soana in provincia di Torino.
Le precipitazioni sulla provincia di Torino, pur iniziando nella giornata del 22, hanno avuto la loro massima intensità nelle giornate del 23 e in particolare del 24. I bacini più colpiti sono quelli dell'Alto Canavese, in particolare la Valle Soana, la Valle del Rio Bordone, la Valle dell'Orco e la Valle Grande di Lanzo. I primi danni si sono verificati nel pomeriggio del 23; i più gravi nella notte/mattina del 24. Valle per valle sono sintetizzabili come segue.
Bacino del torrente Cenischia.
Nella mattinata del 24 settembre si è verificata un'intensa attività idraulica del rio Merdarello, associata a notevole trasporto solido che ha provocato erosione nel settore medio della conoide di fondovalle con danneggiamento del ponte sulla strada comunale per la frazione S. Anna e l'accumulo di materiale detritico in corrispondenza del ponte della strada provinciale che è stato completamente ostruito.
Bacino del torrente Stura di Lanzo.
La Val Grande è stata interessata da pioggia di notevole entità nella giornata del 24 settembre. Verso le ore 12,00 una frana estesa per circa 70/80 metri, dovuta allo scivolamento della copertura, ha interessato l'abitato di Pessinetto subito a monte del Municipio, provocando il crollo totale di due case - fortunatamente senza alcuna vittima - e l'accumulo di materiale a ridosso di numerose altre, tra cui un albergo, che sono state invase dai detriti al piano terreno e hanno dovuto essere evacuate.
Esiste pericolo anche per la strada provinciale.
Tra le ore 12,00 e le ore 17,00 la piena del torrente Stura di Val Grande, accompagnata da notevole trasporto solido di materiale asportato dalla morena frontale del ghiacciaio del Mulinet (il volume stimato è di almeno 100,00 mc) ha stravolto la fisionomia del fondovalle, provocando notevoli danni e l'interruzione della strada provinciale a monte di Chialamberto. L'abitato di Forno Alpi Graie - che abbiamo avuto la possibilità di visitare: Comune di Groscavallo è stato invaso da sabbia ciotoli e blocchi per un'altezza che in certi punti ha raggiunto i 4/5 metri, invadendo i piani terra di numerose abitazioni, negozi ed un albergo.
Il vecchio alveo è completamente occluso ed attualmente il torrente si è ricavato un nuovo alveo pensile rispetto all'abitato (l'alveo oggi è ad un'altitudine superiore all'abitato di Forno, e quindi con gravi pericoli).
A Groscavallo sono state allagate alcune abitazioni e sono stati completamente distrutti i campi sportivi e le aree attrezzate.
Presso l'abitato di Breno (Chialamberto) il torrente ha eroso il versante, asportando la strada provinciale per un tratto di circa 50 metri si prevedono alcuni giorni di lavoro per riaprire il collegamento viario.
La Provincia di Torino ci ha assicurato ieri sera che entro sabato, e fors'anche prima, il transito sarà ripristinato.
Tutti i ponticelli e le passerelle di attraversamento del torrente Stura sono crollati. Il ponte a monte di Forno è sommerso dai detriti.
Numerosi sono i tratti dove il torrente ha cambiato corso e quelli dove ha prodotto estesi fenomeni di erosione spondale.
Presso Pessinetto è crollato il ponte della ferrovia Torino-Ceres che risulta anche danneggiato in alcuni punti per erosione della massicciata.
Si segnalano inoltre gravissimi danni ed interruzioni all'acquedotto delle Valli di Lanzo. L'acquedotto che, detto per inciso, serve anche il sud Canavese.
Valle Orco.
La Valle dell'Orco è da ritenersi tra le più colpite dall'evento meteorologico. I danni maggiori si sono avuti tra il 23 e il 24. L'impeto della piena del torrente e dei suoi tributari ha causato notevoli danni a strutture abitative e ad infrastrutture. I danni provocati vengono riassunti come segue.
In località Pont Canavese l'impeto della piena dell'Orco ha demolito il ponte di collegamento con la centrale ENEL. che si trova in sponda destra invadendo anche la centrale stessa e scalzando un traliccio dell'alta tensione.
I disagi maggiori derivano per la popolazione dalla rottura degli acquedotti che alimentano l'abitato.
Allagamenti vari si hanno sulla statale 460, fino ad arrivare in località Boschietto in Comune di Locana, dove una piccola conoide fittamente abitata, ha subìto una riattivazione forse dovuta all'apertura di una finestra del canale della AEM.
A Locana, centro abitato, si rilevano vasti allagamenti ed erosioni spondali sulla sinistra orografica.
I ponti sono tutti intatti, mentre alcune passerelle sono distrutte.
Tra le località Fe e Noasca vi è la riattivazione di una conoide attiva che ha riempito la sede stradale di detriti. In Noasca capoluogo vi è qualche lieve danno alle difese spondali, sottoscalzate le fondazioni.
Il danno maggiore deriva dalla riattivazione del Riale noto come Noaschetta, che ha provocato la semidistruzione di un'abitazione posta sulla conoide, nonché l'invasione del capoluogo da parte di detriti sabbiosi provenienti dalla conoide stessa.
Infine, il torrente Ribordone, che confluisce nell'Orco a Sparone, ha provocato l'asportazione di tratti di strada provinciale che collega Sparone con Ribordone, causando così l'isolamento del centro abitato di Ribordone.
Valle Soana.
La Valle Soana rappresenta uno dei punti più colpiti. Un primo rilievo dei dissesti ha comportato un rilievo nel tratto compreso tra Villanuova e Piamprato.
Il tratto di valle colpita è quella a monte di Villanuova. Nel tratto a valle il torrente scorre profondamente inciso e le uniche segnalazioni riguardano i ponti che collegano le frazioni Mombianco e Vireto nel Comune di Ingria, che risultano interrotti (comunicazione orale dell'Ufficio tecnico del Comune di Ingria).
Lungo tutta l'asta torrentizia l'alveo si è allargato di parecchi metri, creando scarpate di erosione che hanno raggiunto parecchi manufatti.
L'attività erosiva si è concentrata essenzialmente sulla sponda orografica destra, dove maggiore era lo sviluppo dei depositi alluvionali e dove si concentrano gli insediamenti.
Presso Villanuova la sede stradale della provinciale è completamente asportata lungo due tratti per complessivi 400 metri circa. Sono state asportate anche due abitazioni che si trovavano a valle della strada. Una frana innescata per scalzamento al piede sul versante destro presenta uno sviluppo al coronamento di circa 300 metri e ha raggiunto un gruppo di baite disabitate.
Il ponte che collega le frazioni di Boggera e Montelavecchia è crollato. In corrispondenza della spalla destra del ponte la sede stradale della provinciale è asportata per circa 50 metri. Presso la confluenza con il torrente Forzo si presentano danneggiate alcune abitazioni di un villaggio turistico, realizzato in vicinanza dell'alveo.
La strada per Forzo risulta interrotta.
Nella frazione del capoluogo del Comune di Ronco, oltre a gravi danni all'acquedotto e alle fognature, l'erosione di sponda ha asportato un distributore di benzina e ha devastato un'area con campi gioco, da tennis e posteggi. Poco più a monte, presso la caserma dei Carabinieri, la riattivazione di un ramo destro del torrente ha semidistrutto due abitazioni realizzate nell'alveo di piena, una delle quali a tre piani.
Il ponte che collega le frazioni di Scandosio e Cernisio è distrutto.
Uno stabile posto pochi metri a valle del ponte, sulla destra orografica, è danneggiato. Circa 200 metri a monte del ponte la strada provinciale è asportata per circa 50 metri.
A Valprato Soana, presso il capoluogo, un'espansione verso destra dell'alveo ha semidistrutto una piccola abitazione e ne ha alluvionate alcune altre.
Il ramo di valle verso Campiglia non è stato esaminato. Le autorità comunali segnalano che tale ramo non ha subìto danni rilevanti.
I peggiori danni alla viabilità sono quelli lungo la strada provinciale nel tratto compreso fra Valprato e Piamprato. Presso la frazione Picatti la sede stradale è asportata per 70/100 metri. Presso il ponte a monte della frazione Cugnone la sede stradale è danneggiata ma praticabile.
Il ponte che collega la frazione Ronchietto è lesionato in spalla sinistra, ma praticabile. In corrispondenza del ponte il ciglio stradale è lesionato in più punti.
Presso la frazione Fontanetta il ponte è distrutto e la sede stradale è stata totalmente asportata per circa 500 metri.
A monte della frazione Pianetto la riattivazione di un ramo sinistro del torrente ha provocato la totale asportazione di circa 300 metri di strada provinciale e di due ponti. Sulla sponda sinistra l'erosione ha provocato un franamento di sponda lungo un coronamento di circa 300 metri.
Il ponte posto circa 100 metri a valle della Cappella di Madonna della Neve è crollato, unitamente al tornante più basso della strada.
Tra Madonna della Neve e Piamprato la strada provinciale è praticabile benché danneggiata in alcuni punti. Nella Piana di Piamprato coesistono fenomeni di alluvionamento ed erosione. Alcuni ponticelli sui tributari minori sono distrutti.
Anche per la Val Chiusella l'evento meteorologico del 24 settembre 1993 ha provocato la piena del torrente Chiusella causando alcuni danni soprattutto alle difese spondali del torrente.
I danni principali sono rilevabili in Comune di Trausella dove in sponda destra, in località Veisa, si è avuta l'asportazione di circa 100 metri di scogliera, recentemente realizzata, nonché erosioni spondali accentuate nei tratti ove non vi è presenza di difesa spondale.
Anche il rilevato stradale di collegamento tra la provinciale della Val Chiusella e l'abitato di Trausella ha subìto danni per franamento del rilevato stesso per una lunghezza di circa 60/80 metri; ciò ha comportato ovviamente, per ragioni di sicurezza, la chiusura della sede stradale.
L'analisi dei dati pluviometrici permette di individuare nel bacino del Soana e della media Valle dell'Orco le zone più interessate dalla maggiore precipitazione. Intensità via via decrescenti si incontrano procedendo verso i settori meridionali. Per le Valli dell'Orco l'analisi è stata effettuata utilizzando i dati della stazione automatica di Piamprato (Comune di Valprato Soana) e della stazione dell'Azienda Energetica Municipale di Torino di Rosone (Comune di Locana) e Ceresole.
I raffronti sono basati su dati storici delle stazioni di Piamprato Rosone e Ceresole dell'Idrografico (anni di osservazione rispettivamente 1914/1986, 1938/1986, 1922/1986).
Certamente la zona di Piamprato è stata l'epicentro del fenomeno come dimostrano i danni accertati.
I totali di precipitazione per periodi di 1-2-3 giorni sono tutti superiori ai massimi storici registrati (313,4 per 1 giorno; 420,6 per 2 giorni e 575 per 3 giorni a fronte rispettivamente di 312,2 355,8 e 499,2).
Si deve sapere che la media annua rilevata in queste stazioni è all'incirca 1.100, in altri termini in tre giorni è venuta la pioggia che normalmente avviene in sei mesi.
Valori superiori ai massimi si riscontrano anche nella stazione di Rosone per il periodo di 2 e 3 giorni, mentre la stazione di Ceresole, pur presentando valori consistenti, non si colloca in posizione elevata nella serie storica.
Sul resto della provincia di Torino il fenomeno è risultato di minore entità, pur presentando quantità di pioggia rilevante; in particolare nella zona piemontese del bacino della Dora Baltea, i danni rilevati risultano conseguenti alle forti precipitazioni in territorio valdostano.
Infine il Bacino dell'Alto Po (Comuni di Envie e Sanfront - Provincia di Cuneo).
Nella notte di sabato 25 settembre u.s., a seguito di un evento meteorologico di carattere eccezionale si sono verificati gravi danni nel territorio comunale di Envie.
I fenomeni di tipo alluvionale hanno esplicato la loro azione sulla superficie morfologica corrispondente al "glacis" che raccorda la falesia del Monte Bracco con la piana del Rio Ghidone, ove si localizzano alcuni corsi d'acqua brevi e ad alveo poco inciso.
Trattasi, sinteticamente, di fenomeni di "trasporto di massa", lungo alveo, di miscele liquido-solide; tali fenomeni hanno interessato in particolare l'asta dei corsi d'acqua Comba Granda e Comba Pisour e le aree abitative circostanti.
L'evento si è manifestato, inizialmente, attraverso lo svuotamento degli alvei alla testata dei bacini ed il sovralluvionamento dell'asta torrentizia nelle parti mediana e finale. Alla fase di sovralluvionamento è seguita un'intensa attività erosiva di fondo, con divagazione della corrente ed impostazione di nuovo tronco d'alveo.
Ad evento esaurito si sono riscontrati gravi danni sulle aree adiacenti i due corsi d'acqua dove risultano asportati tratti di carreggiata stradale per complessivi 2 km ed il conseguente isolamento di alcune borgate e di quindici famiglie.
Nel corso della piena sono stati, inoltre, distrutti alcuni ponticelli ed inondate aree agricole e strutture abitative.
Fenomeni analoghi, con danni minori, hanno interessato il territorio del Comune di Sanfront.
Dai dati pluviometrici rilevati dalle stazioni meteorologiche della zona, tutti rientranti nella norma, si desume che si è trattato di un fenomeno a carattere locale limitato ad un'area ristretta.
A Paesana, infatti tra il 23 e il 24 è stato registrato un evento di forte intensità che ha apportato complessivamente 170 mm di pioggia.
Questa è una parte della relazione che comunque è a disposizione dei Consiglieri.
I Comuni danneggiati sono 142: 44 in provincia di Novara, 11 in provincia di Vercelli, 21 nella provincia di Cuneo, 25 nella provincia di Asti, 9 nella provincia di Alessandria e 32 nella provincia di Torino.
E' certo che è un evento del tutto eccezionale e lo dimostrano i dati storici, ma è certo che ci sono anche delle concause.
Una delle concause per quanto riguarda l'Alto Canavese è certamente la zona morenica che è crollata perché in quella zona raramente piove in questa stagione, lì invece non vi esisteva zerotermico. La parte morenica quindi è scivolata e il materiale solido in questo caso ha invaso, come sapete, l'intero abitato di Forno dove non esiste più acquedotto, non esiste più la fognatura, non esiste più la strada. Non si tratta di un problema di alveo o di disalveo, ma di un fenomeno naturale.
Altrove, ho già detto e ripeto, la mancata manutenzione degli alvei dei torrenti di tutti questi anni ha certamente provocato danni che potevano in qualche modo essere meno gravi. C'è anche in qualche caso un fenomeno di urbanizzazione, oppure di sottrazione di aree di pertinenza fluviale che ha inciso in modo serio per esaltare ed amplificare i risultati di una simile cosa. Questa è una prima considerazione che abbiamo fatto in questi tre giorni di sopralluoghi in tutte le zone possibili, a partire dalla Val Grue, poi nel Cuneese, nella Valle Belbo astigiana e poi ancora nella zona del Torinese.
Intendo ringraziare i funzionari sia del Servizio geologico sia dei Servizi decentrati di opere pubbliche e gli organi centrali perché già nella prima mattinata di venerdì, come da disposizione, la reperibilità è stata garantita notte e giorno anche nei giorni festivi. Questa reperibilità ha fatto sì che i funzionari regionali potessero essere presenti quasi ovunque e c'è stata riconosciuta sia dai Sindaci, durante i sopralluoghi che io stesso ho effettuato, sia nella riunione che ieri sera abbiamo tenuto con sessanta Sindaci della provincia di Torino.
E' stato un lavoro utile, necessario che ha permesso intanto di avere dei dati che abbiamo trasmesso anche alla Prefettura, alla Provincia e alle altre istituzioni, ma è stato soprattutto importante perché si è riusciti in questo modo ad attivare immediatamente alcuni interventi regionali (ex art. 4 della legge n. 38). Inoltre era stata data disposizione agli Ingegneri Capi degli ex Geni Civili di fare quanto era dovuto per garantire l'incolumità pubblica e per garantire le opere igienico-sanitarie; i Geni Civili si sono strettamente attenuti a questa disposizione in tutte le province. Infatti ad Alessandria, Asti, Cuneo, Novara, Torino e Vercelli immediatamente gli ingegneri del Genio Civile hanno proceduto all'attivazione di opere segnalandole all'Assessorato competente e al Presidente sulla base della legge n. 38.
Dicevo dei Comuni colpiti. I sopralluoghi sono già stati effettuati in tutti questi giorni in quasi tutti i Comuni, privilegiando quelli colpiti in modo più grave e quelli che hanno subìto danni di media dimensione. Ci ci ha permesso di avere una situazione più aggiornata possibile sui danni che potevano essere immediatamente affrontati insieme a quelli invece di un pronto intervento, che comunque si impone. La collaborazione con i Sindaci e anche con le Prefetture, particolarmente quella di Torino laddove i problemi erano più gravi, è stata proficua. Per quanto riguarda la viabilità provinciale - estremamente importante anche per gli interventi regionali perché altrimenti non riusciamo a raggiungere alcune zone - il Ministero degli Interni ha messo immediatamente a disposizione della Prefettura la cifra di 2 miliardi, cifra che la Prefettura ha garantito all'Amministrazione provinciale di Torino per avviare i primi collegamenti in modo da togliere dall'isolamento interi paesi.
Per quanto ci riguarda abbiamo immediatamente proceduto alla creazione di un gruppo di coordinamento che non dovrà soltanto occuparsi di questa prima fase di pronto intervento, ma anche di un piano di ricostruzione chiedendo al dottor Coccolo di esserne il coordinatore. Un gruppo di coordinamento che deve comprendere tutti i servizi regionali sia per il pronto intervento sia successivamente per la stima dei danni, per esempio all'agricoltura, sia ancora per la fase di ricostruzione che certamente dovremo affrontare. Questo gruppo di coordinamento è già al lavoro, entro oggi si potranno attuare alcuni primi pronti interventi assolutamente necessari per garantire l'incolumità.
Ieri il Presidente Brizio e il sottoscritto hanno convocato una riunione con tutti i Prefetti delle Province piemontesi, questa riunione si è tenuta alle ore 14,30, per verificare insieme la situazione e per avere un'analisi non tanto provincia per provincia in modo separato, dove ripeto, il raccordo è stato sufficientemente buono, ma per avere un'analisi completa in modo tale che anche i Prefetti in modo coordinato possano presentare al Governo una situazione che non è soltanto relativa alla provincia di competenza, ma che tutti abbiano l'idea di ciò che è successo in un'intera Regione.
Ho già detto della riunione avvenuta ieri con i circa sessanta Sindaci della provincia di Torino nella sede dell'Amministrazione provinciale riunione che è stata promossa da Provincia e Regione; in quella sede erano presenti alcuni parlamentari: Botta, Morgando e Matteja. Due ore prima la Giunta regionale aveva immediatamente stanziato la somma di 5 miliardi per garantire i pronti interventi sempre per la pubblica incolumità e l'igiene pubblica, ex art. 38, perché, al di là dell'art. 4 e degli interventi che sono stati fatti, esistono problemi gravi di incolumità. Faccio ancora l'esempio di Forno: l'alveo del fiume Stura è al di sopra dell'abitato sarebbe sufficiente una nuova esondazione forse per - ahimè! non oso neanche dire la parola - cancellare l'abitato che invece ha retto nonostante sia completamente disastrato. Mercoledì 11 a Parma si terrà una riunione tecnica con l'Autorità di bacino del Po che, come tale, intende coordinare - abbiamo dato il nostro parere più che favorevole - sia le tipologie di intervento che devono essere attuate, sia anche appoggiare una richiesta al Governo e al Parlamento per quanto riguarda le Regioni colpite, vale a dire Valle d'Aosta, Lombardia, Piemonte e per una piccola parte l'autorità di bacino Val Trebbia Liguria. Abbiamo anche chiesto un Comitato istituzionale straordinario del bacino del Po presenti i Ministri Merloni e Spini per affrontare, dopo queste riunioni tecniche, i problemi.
Già ieri nel primo pomeriggio, o forse nella tarda mattinata, il Presidente Brizio ha inviato sia all'on. Riggio (Protezione Civile) sia all'on.
Cerutti un fax in cui sostanzialmente si chiede: 1) una richiesta di dichiarazione di situazione di emergenza particolarmente per la provincia di Torino che ha fenomeni più gravi, ma dalla relazione penso che si possa evincere che le altre zone non sono certamente in situazioni migliori 2) immediatamente una legge speciale per la ricostruzione che abbia snellezza di procedure, pur nel rispetto dei controlli 3) l'assegnazione immediata alla Regione, quale coordinatrice per gli interventi urgenti (come avete sentito dalla relazione, i 50 miliardi che abbiamo sono una goccia nel mare delle necessità), di fondi per interventi urgenti.
In questo momento si sta svolgendo un sopralluogo della direttrice generale nazionale dell'ANAS accompagnata da alcuni tecnici per la parte riguardante le strutture di competenza ANAS e quindi in particolare la zona di Novara e la zona di Vercelli che sono quelle più colpite.
Queste iniziative sono già state attuate. Ripeto: il gruppo di coordinamento è al lavoro, si faranno gli interventi urgenti che gli stessi Comuni vorranno con noi adottare. Ieri un problema che è stato affrontato insieme anche ai parlamentari presenti era di avere un decreto legge con particolari caratteristiche che vanno anche incontro ad alcune richieste sollevate da alcuni Consiglieri: innanzitutto che non venga nominato un vice Re in Piemonte o in Lombardia o in Liguria per cose di questo genere ma che siano le istituzioni, particolarmente la Regione, a coordinare questi interventi. Si era analizzato (l'on. Botta lo suggeriva e io personalmente concordo) il testo del decreto legge 4/12/1992, convertito nella legge n. 25 dell'1/2/1993: "Interventi urgenti nelle zone della Regione Liguria e Toscana colpite da eccezionale avversità atmosferiche" ovviamente è molto lungo, ma c'è un fatto interessante e nuovo che potrebbe veramente snellire e fare in modo che siano le stesse comunità locali a gestire poi gli interventi sul proprio territorio. All'art. 1, comma secondo, il decreto legge recita: "Le disponibilità di cui al comma primo sono destinate con decreto del Presidente della Regione, previa deliberazione della Giunta, all'integrazione dei bilanci delle Amministrazioni provinciali e comunali per interventi di somma urgenza di rispettiva competenza, diretti alla salvaguardia della pubblica e privata incolumità e indispensabili ad evitare il ripetersi di analoghe situazioni di emergenza relativa". Credo che una formulazione di questo genere dia snellezza alle procedure e garanzia in quanto sono gli stessi enti locali ad attuare i primi interventi di ristrutturazione di ciò che è stato colpito.
Resto ovviamente a disposizione, mi scuso di avere parlato a braccio per una parte dell'intervento, ma non mi è stato dato il tempo per produrre una relazione scritta completa anche della parte che è stata ieri seguita dal Presidente Brizio e dal sottoscritto fino a tarda sera. Credo sia stata distribuita questa prima nota che abbiamo.
Un ultimo problema. Mi ha abbastanza colpito un servizio radiotelevisivo di ieri sera in cui si parlava dei danni in alcune Regioni quantificati in 1.000 miliardi, in altre in 600 o 700, non lo so, e non so chi e non so perché in Piemonte veniva dato un dato di 40 miliardi o qualcosa di molto simile. Onestà vuole che in questo momento si dica, in modo molto franco, che non è possibile una quantificazione esatta dei danni, perché occorreranno giorni per vedere opera per opera che cosa si dovrà fare per avere una quantificazione esatta. I tecnici, però, che hanno svolto i sopralluoghi, in parte con me e in parte da soli, sostanzialmente mi dicono che dopo aver visto queste zone, loro che hanno vissuto la tragedia dell'Ossola del 1978, possono affermare, sia pure con molta approssimazione, che i danni sono almeno quattro volte superiori a quelli dell'Ossola del 1978. E se pensiamo che i danni dell'Ossola 1978 si avvicinavano, mi pare, a 100 e più miliardi, possiamo dire senza calcoli e macchinetta che non si può pensare a danni minori ai 600 miliardi almeno in Piemonte. Non è certo questa una cifra che possiamo ipotizzare, perché è un'impressione e tale voglio che sia considerata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Presidente e Assessore, voglio innanzitutto ringraziare per le comunicazioni di oggi, molto tempestive e che hanno avuto sicuramente il pregio di darci una visione generale del problema senza poter entrare ovviamente in situazioni particolari. Insieme all'Assessore ringrazio il Servizio tecnico regionale e tutti i funzionari che si sono dati da fare.
Oggi ciascuno guarderà un attimo i problemi a casa propria ed io noto dalla cartina di pag. 37 della relazione che la provincia del Verbano Cusio Ossola è interamente coperta con il tratteggio orizzontale a significare che proprio quella zona, dal punto di vista della superficie, è stata una delle più colpite.
Le tre domande che vorrei porre non sono tanto sui fatti avvenuti, che avremo la possibilità di approfondire in un secondo tempo, quanto su alcuni motivi che li hanno causati.
Le tre domande che erano richiamate nella mia interrogazione erano le seguenti: 1) appena possibile, per favore, può l'Assessorato controllare le operazioni che sono state fatte a livello di canalizzazioni dei rii e dei torrenti che scoscendono dal Monte Mottarone in località Gravellona Toce dove sono stati fatti dei gravissimi danni alla zona industriale? Già ebbi modo di segnalare con un'interrogazione, con interventi sulle autorità locali, che alcune deviazioni di flussi sembravano giocate più dalla logica di recuperare dei terreni privati che non invece dalla logica delle forze di gravità, soprattutto in caso di piena. Puntualmente abbiamo avuto i disastri, che - ahimè - erano in buona parte preannunciati e che sono ricorrenti. Quindi è un invito.
2) La seconda domanda è molto più grave. Qui non è stata citata assolutamente nella relazione dell'Assessore la situazione del Lago Maggiore. Per nostra fortuna, ma veramente fortuna, il Lago Maggiore era in magra eccezionale 15 giorni fa. Ad occhio, da abitante sulle rive, calcolo di almeno un metro e mezzo al di sotto del livello normale e ora siamo passati a circa 2 metri sopra la quota zero con un aumento spaventoso di circa 4 metri di livello. Se il livello fosse stato normale, sarebbe veramente stato un disastro maggiore di quello di adesso. Si pone, per ancora una volta, il problema della regolamentazione delle acque del lago.
In altre parole, vorrei sapere, se non oggi almeno per iscritto, come sono gestite le dighe sul fiume Ticino, perché al momento in cui in tempo reale la rete delle segnalazioni pluviometriche segnalava che in Ossola c'erano delle perturbazioni eccezionali - e non dimentichiamo che in Svizzera ci sono stati dei guai ancora maggiori che non nella nostra Regione - si doveva intervenire immediatamente, giocando d'anticipo, a mio avviso sull'apertura delle dighe. Cosa che, almeno per quanto ne sappiamo noi, non è stata fatta oppure è stata fatta in modo estremamente limitato. E' vero c'era un problema di possibile alluvione del Po, e quindi un problema più vasto, però se si fosse giocato d'anticipo si sarebbero evitati dei guasti che non vengono quantificati da nessuno, ma sono veramente terribili perché non abbiamo soltanto i problemi degli allagamenti, a cui ormai siamo abbastanza abituati. Ad un certo punto si dà per scontato che questi danni ci siano, per cui ci si sposta e prima o poi il lago se ne va. C'è stata anche la piena del lago, che per me è stata di circa 5 cm inferiore a quella del 1983, collocandosi quindi ad occhio nel secondo posto nell'ultimo trentennio: ha portato a fenomeni di esondazione, cioè di lago che risale anche in posti molto lontani dal normale alveo del lago stesso e quindi ha portato dei danni incredibili. Se passate nella zona di Gravellona Toce è sconvolgente vedere il fango non che viene dall'alto, ma che risale dal basso, cioè dal lago che è salito appunto di 4 metri. Non sarebbero venuti questi danni se ci fosse stata un'apertura delle dighe più tempestiva. Segnalo anche che da circa tre giorni non piove più, ma il lago si è ritratto non più di 30 cm a questa mattina e questo sta creando dei grossi danni, perché un conto è l'invasione dell'acqua per alcune ore o alcuni giorni e un conto è averla per una settimana. Il mantenimento di questi livelli è importante. Su questo chiedo all'Assessore di informarsi per poterci dare maggiori dati.
3) Terza domanda. Ho notato un'estrema precisione per quanto riguarda la provincia di Torino. Per l'Ossola sono state lette cinque righe, capisco che è inutile fare l'elenco dei disastri, però mi sembra che la situazione sia un pochino più grave di quello che è detto nella relazione dell'Assessore. Comunque ringrazio, perché penso che venirci a fare una relazione già a tre giorni dai fatti sia sinonimo di estrema attenzione e anche di preparazione. Grazie per quelle puntualizzazioni.



PORCELLANA FRANCESCO



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Segre.



SEGRE Anna

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la relazione dell'Assessore Garino anch'io la trovo estremamente precisa a tre giorni di distanza dagli eventi e ci dà un quadro di idea abbastanza chiaro della situazione nel suo complesso. Vorrei però ricordare alcune cose, che servano a futura memoria anche perché quando le ho richiamate in un contesto diverso sono passate sempre sotto silenzio.
La relazione dell'Assessore Garino inizia dicendo che la nostra regione nei giorni trascorsi è stata interessata da un evento alluvionale di notevole intensità e ovviamente collega subito l'evento con le piogge eccezionali e anche con le situazioni climatiche in cui le piogge eccezionali si sono verificate. Una cosa che io contesto sempre, non all'Assessore Garino in particolare, è che bisognerebbe analizzare più a fondo se i cosiddetti fenomeni naturali che provocano le cosiddette catastrofi naturali siano naturali e non invece determinati dalla presenza e dall'attività umana. Ovviamente di questo ha fatto cenno nelle sue conclusioni l'Assessore Garino, ma io credo che i provvedimenti tempestivi sono da prendere, però bisognerebbe trovare uno spazio per riflettere anche su questo.
Riflettere su questo vuol dire cambiare completamente la logica della gestione dell'uso del territorio e, in questo caso, anche delle acque perché non si può arrivare all'emergenza e accreditarla sempre a motivi climatici o cosiddetti naturali, perché credo che siano molto poche le catastrofi naturali non prevedibili o non preventivabili, forse i terremoti non si è ancora arrivati a prevenirli sufficientemente bene, ma certo quelli che derivano dalla gestione del territorio sono quasi tutti prevedibili a distanza anche di molto tempo. Bisognerebbe - oltre a tutte le cose che l'emergenza, ovviamente, ci obbliga a fare - tenere presente che, quando parliamo di dissesto idrogeologico e di una non corretta gestione del territorio o meglio di una non gestione del territorio, ci prepariamo di fatto a questi eventi. Quando noi, come Gruppo Verdi, diciamo (come abbiamo fatto, tra l'altro, in occasione di altri dibattiti, ad esempio in quello sull'occupazione) che a fronte di grandiose opere pubbliche - che anche adesso, nonostante i tempi che corrono, vengono progettate in Italia - quella più grande che gli enti pubblici potrebbero finanziare per avere successivamente un grosso risparmio, potrebbe proprio essere il risanamento, a livello nazionale, del dissesto idrogeologico che esiste, in diverse forme e diverse misure, in tutte le Regioni italiane.
Infatti, come abbiamo più volte ricordato, le spese per l'ambiente - e, in questo caso, per il territorio - non sono a fondo perduto, ma sono spese che consentono un risparmio maggiore in tempi successivi.
Dico questo non per divagare dalla discussione contingente di oggi, ma perché mi rifiuto di fare un discorso solo ed esclusivamente di emergenza pertanto, anche se mi rendo conto che, in questi giorni, l'Assessore dovrà operare in un contesto di questo genere, è necessario che ci si ricordi anche di questo: quando e se arriveranno i finanziamenti non bisognerà solo riparare i danni verificatisi, ma predisporre piani di uso e tutela del territorio che, in qualche modo, impediscano o rendano minori gli effetti delle cosiddette catastrofi naturali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Voglio esprimere, a titolo personale e da parte del mio Gruppo, il cordoglio per le vittime che si sono avute in questi giorni e solidarietà alle popolazioni colpite da questi disastri. Il mio non vuole essere un rituale, ma un'esigenza sentita che deriva anche dal fatto di aver più volte dovuto, nel corso della mia attività amministrativa, affrontare o assistere a drammi personali per lutti o per disagi. Queste sono situazioni che si verificano non solo nella nostra Regione e che, in buona misura potrebbero essere evitate; quindi, l'esigenza di assumere un atteggiamento nei confronti delle popolazioni colpite, di solidarietà, mi pare necessario o perlomeno doveroso; non si tratta di operare, in rapporto alle popolazioni, sul piano di un'attività puramente amministrativa. Bisogna innanzitutto intervenire con urgenza; infatti, abbiamo presentato un ordine del giorno in cui chiediamo che il Consiglio regionale sia presente sul territorio non attraverso i singoli Consiglieri regionali, ma affidando un compito alla Commissione consiliare competente: stabilire un rapporto del Consiglio con questi territori, non per sostituire la Giunta, ma perch politicamente, il Consiglio non sia soltanto una cassa di risonanza ed esprima invece, in questo rapporto diretto, il significato di rappresentanza e il dovere di una risposta verso le popolazioni colpite così che il Consiglio continui ad essere un momento importante e centrale dell'istituzione regionale - ed io me lo auguro anche se, come ripeto da tempo, molti segni della vita di questo Consiglio tendono invece in un altro verso.
Credo che sia giusto che il Consiglio incarichi la Commissione competente o una Commissione speciale a seguire queste drammatiche e tragiche situazioni determinate dagli ultimi eventi e che, purtroppo saranno di lunga portata per la ricostruzione. Infatti, nell'ordine del giorno chiediamo alla Giunta regionale di intervenire immediatamente con provvedimenti urgenti anche di tipo finanziario. Se i danni arrecati sono dell'ordine delle centinaia di miliardi (forse migliaia di miliardi), vuol dire che le questioni urgenti sono molte e ammontano ad un impegno finanziario molto grande, pertanto occorre che la Giunta regionale presenti un progetto di intervento che non aspetti soltanto le provvidenze dal Governo, ma colga la necessità di operare per alleviare le situazioni più difficili e per cominciare nel contempo un programma di recupero. Quindi chiediamo alla Giunta, al di là di quello che già ha fatto, di assumere un impegno diretto - che possa poi essere, in qualche modo, rifondato dagli interventi dello Stato - di intervento immediato anche finanziario come il segno di una presenza della Regione attiva, sentita, non soltanto burocratica ed amministrativa.
In questo stesso ordine del giorno chiediamo alla Giunta regionale di sviluppare un'energica azione nei confronti del Governo nazionale per la rapida predisposizione di provvidenze necessarie agli interventi, le leggi necessarie con carattere di urgenza e di specificità, per il completo ripristino dei danni, con anticipi che colgano la gravità dei fatti. La nostra richiesta, inserita nell'ordine del giorno, verso il Governo nazionale, di rapporto diretto della Giunta con il Governo nazionale, mi sembra più che mai puntuale dopo la relazione dell'Assessore Garino.
Mi chiedo se il rapporto con il Governo nazionale si instaura attraverso l'on. Morgando e l'on. Botta, perché qui abbiamo soprattutto sentito parlare del ruolo di questi due deputati; è il livello istituzionale che deve muoversi, si sono dati da fare in molte cose e fanno bene a darsi da fare come parlamentari.
Se una Giunta regionale ha come argomento forte l'ambasciata dell'on.
Botta e dell'on. Morgando verso il Governo nazionale, ritengo che partiamo con il piede sbagliato. I deputati svolgano il loro impegno di parlamentari, e lo sollecitiamo, ma credo che il modo di caratterizzare l'azione di questa Giunta sia un rapporto diretto ed energico verso il Governo nazionale. Non può più intervenire Gavio, ma in altre situazioni interveniva Gavio verso la Cassa Depositi e Prestiti.
Non voglio ridurre a tinte fosche la questione, ma dico che è l'istituzione che deve stabilire un rapporto diretto, e deve stabilirlo tenendo conto di tutta l'esperienza passata, anche mobilitando la Regione nelle varie forme politiche possibili, perché l'intervento del Governo sia urgente e congruente. In passato gli interventi, a livello nazionale, sono arrivati sempre con molto ritardo e in maniera incongrua; l'ultima esperienza è quella verificatasi in Liguria in questo ultimo anno. Abbiamo letto in occasione di questa alluvione che in Liguria, nonostante i tanti deputati che si sono mobilitati, perché il Governo non ha preso i provvedimenti necessari e non li ha attivati con la giusta forza anche verso il Parlamento, sono ancora in attesa delle provvidenze promesse al momento dell'alluvione dell'anno scorso. Quindi, questo punto del nostro ordine del giorno mi sembra estremamente puntuale.
L'altra questione che poniamo alla Giunta, a partire dal problema di rapporto con le popolazione e di sostegno delle stesse, è quella di costituire nuclei permanenti di intervento e di gestione sulle singole località colpite o aree colpite.
L'apparato regionale si è attivato e sono convinto che l'abbia fatto bene; conosco il dottor Coccolo dal momento in cui abbiamo istituito il Servizio Geologico, e conosco la sua capacità ed efficienza. Però sulla base delle esperienze del passato, a partire da quella della Valle Ossola ritengo importante che subito si organizzi la presenza regionale del Servizio Geologico e degli altri servizi necessari, insieme ai servizi decentrati con nuclei sul posto. Non solo sono il modo più efficiente di operare, di sentire, di valutare, ma sono anche strutture che possono dare e che hanno dato nel passato, quando le abbiamo attivate, fiducia alle popolazioni che hanno più bisogno di vedere gruppi operosi ai vari livelli di direzione e di intervento, che parole e voci dei politici.
Voglio ancora spendere qualche parola sul significato che dobbiamo trarre da quanto è avvenuto. La relazione letta dall'Assessore Garino è pregevole, soprattutto se la si misura in rapporto alla tempestività con cui è stata fatta, ed è l'indicazione di primi elementi oggettivi di causa di questi fenomeni. E' fatta bene e rinnovo qui le mie congratulazioni al Servizio che l'ha predisposta.
Richiamo qui l'importanza delle strumentazioni; questo Servizio ha potuto fare questo, perché per costruire le strumentazioni a cui ha fatto riferimento l'Assessore si è lavorato almeno da quindici o sedici anni.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Siamo l'unica Regione ad averle.



RIVALTA Luigi

Voglio sottolineare l'importanza delle strumentazioni, perché mi sembra che è un'importanza venuta meno in questa Regione. Forse non si sono attuati tutti i percorsi necessari per far evolvere le strumentazioni che si sono realizzate. Qualcuna è anche disconosciuta e mi riferisco, per esempio, alle difficoltà in cui si muovono enti strumentali, il cui valore di lettura della situazione e di elaborazione delle conoscenze emerge nei momenti difficili, non nella quotidianità; emerge nei momenti delle decisioni importanti, e se non c'è la quotidianità del lavoro questi momenti non si riescono ad affrontare. Siccome fortunatamente i momenti importanti di decisione o i momenti difficili di decisione non si presentano tutti i giorni, si finisce - e questa Regione ha finito - per dimenticare l'importanza di sostenere la continua evoluzione delle strutture strumentali di intervento nel campo ambientale.
Il bollettino che ci ha letto l'Assessore è un bollettino già visto nei fatti e qualche volta persino nelle località. Dico questo per ricordare che certamente il dottor Coccolo e il Servizio Geologico avevano chiaro che certe aree erano sottoposte a rischio. Non ho più parlato con il dottor Coccolo da molto tempo, l'ho incontrato stamane, credo però di poter dire che il Servizio Geologico ha fatto persino delle previsioni temporali dei ritorni ciclici degli eventi. Ovviamente con le incertezze e le approssimazioni che queste cose possono essere dedotte dagli andamenti storici passati, ma voglio dire che persino i cicli degli andamenti temporali sono stati fatti.
Qualche collega ricorderà che quando abbiamo discusso in quest'aula la mozione che avevo presentato con altri colleghi sulla Valle di Susa assunta come valle su cui è necessaria un'attenzione permanente, quotidiana di fronte alla grande densità di interventi infrastrutturali, di azioni insediative che si stanno compiendo, parlando proprio dell'assetto idrogeologico e richiamando il fatto che la Valle di Susa è una valle molto fragile, avevo citato fra i rii - qualcuno aveva sorriso, credeva che fosse un modo di dire - il rio Merdarello che si chiama così proprio perché ad ogni situazione non di massima emergenza, ma di lieve emergenza, scarica un colatoio di pietre e di sostanze solide. Questo per dire che le cose si sanno, il problema è di svolgere un'azione di prevenzione: in questo senso la responsabilità che un'istituzione ha di fronte alle popolazioni responsabilità che pone quella questione di reverenza e quindi di massima attenzione verso queste popolazioni, verso tutti coloro che vivono in una regione, quando l'azione di prevenzione non è stata svolta, è quella di intervenire adesso, visto che non si è intervenuti prima.
Non sto a leggere, ma ci sono davvero punti ripetuti nella storia, con cicli di dieci, quindici anni, delle alluvioni che richiedevano particolare attenzione. E ci sono nelle cause già individuate, quelle per così dire oggettive, certi fenomeni che sono noti da sempre, ma che non ho visto affrontare con la sufficiente decisione, anzi in qualche caso addirittura non presi in considerazione. Certi fenomeni di trasporti solidi, sia in Valle Belbo che in altre valli, derivano molto dal modo con cui si coltiva il terreno. Un terreno abbandonato è un terreno più soggetto all'asportazione del manto superficiale; le colline coltivate a ritocchino sono predisposte per scivolare a valle quando piove. Si è abbandonato il girocollo, vedo che i vigneti oramai si impiantano tutti in colline ripide tra l'altro su terreni marnosi che diventano saponette e scivolano a valle a seguito di piogge anche non molto intense. Si lavora a ritocchino e io credevo che questa questione fosse stata affrontata, invece ho visto che si continua a disporre le vigne in questo modo e si ara dal basso verso l'alto e viceversa, invece che a girocollo.
I pioppeti: sono dislocati dappertutto e quando si verifica l'evento catastrofico, ogni dieci, quindici anni, il pioppeto salta, basta una pressione dell'acqua un po' intensa. Il pioppo ha radici di superficie quindi cade, va a finire contro i ponti cosicché si forma una diga di tronchi che determina un bacino d'acqua la cui pressione fa saltare i ponti. E pensate che sono saltati ponti per i quali avremmo potuto avere dei disastri paurosi! Pensate al ponte sulla Torino-Milano, se avesse resistito e fosse saltato sulla base della pressione e delle sollecitazioni di un treno non ancora avvisato della situazione! Ci sono cose che potevano essere disastrose. Qualsiasi ponte saltando come è capitato spesso, può trascinare con sè un passante o un automezzo ma qui c'è addirittura il caso delle ferrovie dove l'evento poteva avere dimensioni davvero enormi.
I ponti vanno sottoposti a controllo! C'è certamente la formazione di una diga lignea dovuta a questi tronchi trasportati, ma c'è anche evidentemente una cattiva manutenzione e attenzione alla sicurezza di questi manufatti! In molti casi le escavazioni, vicine e lontane, provocano uno scalzamento che riduce la staticità di queste infrastrutture. C'è quindi tutta un'area molto ampia di intervento di prevenzione che vuol dire davvero manutenzioni continue, test di sicurezza di questi impianti: è un'azione che va fatta, altrimenti siamo responsabili di queste cose e ci troveremo in futuro ancora di fronte ad eventi di questo tipo.
Rispetto a questi problemi l'abbandono agro-silvo-pastorale, che continua a verificarsi nella nostra regione, è una questione di cui si parla da quarant'anni: la presenza delle popolazioni e del lavoro nelle zone collinose e montane non può essere valutato sotto il solo profilo economico, produttivo, aziendale, ma va valutato sulla base di una sicurezza generale del territorio e della comunità.
Non sto qui ad infierire, ma voglio ragionare con questa Giunta: ho visto questa Amministrazione abbandonare tutte le politiche di programmazione e di pianificazione per la sistemazione dell'assetto idrogeologico, per il controllo delle infrastrutture e così via. E' dal 1985, cari colleghi, che non si fa una politica di programmazione, che non si tenta di aggiungere elementi a quelli, pur pochi, che già si erano messi nel campo della programmazione e della pianificazione. Continuano a esserci conoidi che investono abitazioni, io non so adesso se quella abitazione è recente o meno, ma certo ho dei dubbi che la politica urbanistica che si sta svolgendo, nonostante una normativa, quella della legge Astengo impostata con vastità di attenzioni verso il problema del rapporto con l'ambiente e con il suolo, sia nei fatti attuata nella maniera giusta.
Genova è il caso tipico, esemplare, di queste questioni, ma il problema non si pone solo a Genova, in termini più limitati si pone anche da noi: una cattiva localizzazione insediativa, fatta per piccoli giochi di interessi locali, provoca poi nei momenti di emergenza l'abbattimento delle case.
Questa volta, per fortuna, la gente ha potuto scappare, ma in altre situazioni non ha potuto farlo ed è rimasta sotto. Ecco l'importanza dei Piani regolatori e dei Piani territoriali, che dovevano contenere gli aspetti settoriali fondamentali! Coccolo se lo ricorda: il fondamento dei Piani territoriali impostati in questa Regione a livello di elaborazione era proprio quello di tenere conto delle caratteristiche fisiche del suolo sia per gli aspetti positivi che per quelli negativi, e su questo di introdurre delle norme rigide, quanto necessario, per svolgere un'azione di prevenzione. Queste cose non sono andate avanti; i Piani regolatori probabilmente non ne tengono conto.
Quando due anni fa abbiamo discusso l'ultima variante alla legge n. 56 abbiamo, per esempio, tolto dalla Commissione urbanistica, adesso nella CTU, il diritto di voto a certe presenze che sono fondamentali nel valutare i Piani regolatori: quelle paesistiche, quelle idrogeologiche, quelle relative alla fertilità del suolo. Non potete quindi venirmi a dire: "Abbiamo fatto nell'azione quotidiana di funzione regionale tutto quello che era necessario". No, ci sono un insieme di segni che vanno nell'altra direzione: disarmare la Regione nei confronti di una politica di prevenzione. E questo è un fatto gravissimo, del quale è necessario prendere coscienza.
Io non sto qui a giocare a ping pong nel gettare le responsabilità; lo dico perché si prenda coscienza che su queste questioni, che appunto affiorano solo in situazioni di emergenza, bisogna avere capacità di attenzione quotidiana e di impostare le politiche, i controlli, il regime di autorizzazioni ove siano necessari, tenendo conto di questi problemi.
I piani di bacino (parlo per titoli, ormai) non sono andati avanti e abbiamo un'autorità di bacino padana, quella della legge nazionale, che mi dà la sensazione di avere mire accentratrici, quando invece i problemi nascono nei piccoli torrenti e quindi richiedono una grande attivazione.
L'autorità di bacino, se vuol svolgere un ruolo, dovrebbe essere promotrice verso le Regioni di una grande attivazione delle regioni per interventi sui tratti minori del bacino del Po: di lì deve partire l'azione di sicurezza e di assetto idrogeologico.
C'è un'insufficiente attenzione per l'ambiente; molte volte ho colto l'insofferenza quando si parla dei problemi ambientali. Credo che questa situazione richieda davvero a tutti di ripensare all'esigenza di capitalizzazione in senso culturale, in senso strumentale, in senso economico-finanziario di un'azione preventiva che può essere impostata soltanto ricucendo il rapporto fra le nostre capacità tecniche, il nostro livello culturale di decisione politica con i problemi della natura dell'ambiente, del territorio, cosa che si è tentato di costruire, ma che si sta di nuovo lacerando.
Quindi è proprio questo l'appello che faccio alla Giunta, oltre alle questioni di intervento urgente e di atteggiamento dell'esecutivo che ho richiesto all'inizio. Lo faccio con serenità, senza animosità, ma è necessario partire da queste cose e sapere che l'ambiente non è un campo d'azione di minor livello di quello dell'economia: è un campo d'azione fondamentale, anche per lo stesso sviluppo economico.
Il dottor Coccolo è sensibile ai problemi ambientali; so benissimo che Coccolo, per vecchia esperienza di lavoro in Comune - spero di aver dato qualcosa agli amici geologi, io ho avuto molto da loro - come pure gli altri tecnici, ha una grande sensibilità ambientale, non è di quei tecnici che riducono le questioni in termini puramente quantitativi. Questi della Regione sono tecnici di grande qualità, che portano nella loro preparazione tecnica elementi di valore del contesto generale, della società dell'ambiente e così via.
Io credo che bisogna dar loro più retta e più spazio, non chiamarli soltanto a fare un egregio lavoro in poco tempo - ed egregiamente credo lo faranno in queste settimane e mesi futuri non dar loro soltanto lo spazio nei momenti dell'emergenza. Quando si hanno dei tecnici che legano il carattere quantitativo della loro disciplina - le discipline scientifiche sono quantitative - con i valori della presenza dell'uomo in questo mondo credo che bisogna tenerli come preziosi consiglieri, come preziosi ordinatori delle cose che devono essere fatte. E vi chiedo davvero di dare grande spazio a queste strutture strumentali per una politica preventiva che non dico possa eliminare le catastrofi naturali, ma almeno prevenirle.
Inoltre, molte di quelle che chiamiamo catastrofi naturali non lo sono e una politica preventiva può davvero eliminarle.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Anch'io mi associo alle lodi rivolte all'Assessore Garino per la relazione data tempestivamente e che dà lo stato dell'arte sull'evento calamitoso che si è verificato nella nostra regione. Non sono per completamente d'accordo nell'enfatizzare l'eccezionalità dell'evento; con quest'ottica, si rischia che l'evento non sia sufficientemente utile per costruire qualcosa per il futuro che ci permetta di minimizzare questi effetti. Sarebbe un po' come un approccio all'economia che negasse i cicli economici. Del resto, il nostro Parlamento ci ha insegnato bene quel tipo di ottica; due anni e mezzo fa è stata prodotta una legge per le politiche del lavoro, pensando ad un periodo di vacche grasse, e invece siamo in un periodo di vacche magre e quegli strumenti sono inadeguati.
Ci sono responsabilità passate che non possono non essere considerate (sono state anche accennate dall'Assessore); responsabilità urbanistiche ma, in questo caso, anche nell'approccio, nella sensibilità, nella politica che la Regione svolge sulla pianificazione del territorio, la possibilità degli interventi. Chi ha potuto visitare alcune delle valli colpite avrà notato costruzioni relativamente recenti, o in conoidi non assestate oppure in condizioni estremamente a rischio di fronte ad eventi di cui si sottolinea l'eccezionalità.
La forestazione, che viene valutata sempre di più da un'ottica economicistica, non viene invece sempre vista in una visione globale anche dalle politiche di assetto idrogeologico; per cui, per esempio, i boschi oggi non assorbono come dovrebbero fare in situazioni di siccità quali quelle verificatesi. Quindi la caduta delle acque, la pulizia dei boschi un esbosco: tutto ciò dovrebbe essere fatto con un approccio non solo di utilizzo del legno, ma anche di difesa idrogeologica.
Le vegetazioni in alveo hanno dimostrato che gran parte dei ponti sono ceduti sotto la pressione di tronchi, ma con una politica attenta si sarebbero perlomeno potute minimizzare, come anche le escavazioni, le canalizzazioni, che molto spesso vediamo anche in torrenti di montagna. Ho voluto sottolineare questo fatto, Assessore e Presidente Brizio, perch venerdì mattina, a 24 ore dall'evento, sono stato a Forno, che ho raggiunto a piedi da Chialamberto, dove mi sono trovato di fronte al problema relativo all'allertamento delle popolazioni.
Le siccità perduranti, tra l'altro in presenza di una situazione di instabilità geologica come le morene, soprattutto di alcuni ghiacciai incombenti su centri abitati come il ghiacciaio del Moulinet su Forno Alpi Graie, avrebbero dovuto in qualche modo permettere di allertare maggiormente queste popolazioni. Era comunque necessaria una maggiore prontezza dell'intervento: a 24 ore dall'evento, a Forno Alpi Graie, non c'erano ancora, al di là di alcuni aspetti di intervento per salvare le popolazioni, segni tangibili di un intervento che poteva dare ad una popolazione sconfortata il segno che le istituzioni, le strutture pubbliche erano presenti. Questo evidentemente indebolisce la forza delle istituzioni, della Regione, che vengono viste lontane. Io ero visto, anche se non avevo un potere esecutivo, come un soggetto lontano, che casualmente si trovava lì a verificare la situazione.
Ritengo che occorra utilizzare questo evento per uscire fuori dalla logica dell'emergenza, per avere una cultura diversa, per innescare una politica della difesa idrogeologica, per avere un monitoraggio che, oltre a fornire dati, deve tradursi in una capacità di allertamento che sia molto rapida ed efficace e che ci siano degli interventi da parte di nuclei, di strutture di intervento locale che invece sono mancati! Sul gigantismo sta trionfando tutto: l'accorpamento delle UU.SS.SS.LL., l'eliminazione dei piccoli Comuni, la logica di intervento per gli incendi nei boschi. Tutto viene visto nella logica economicista che il "grande" fa economia. Per non parlare poi dei servizi sull'energia elettrica: l'energia elettrica autoprodotta avrebbe potuto salvare tante comunità che si sono trovate per 24, 36, 48 ore senza energia elettrica, perché veniva erogata da una fonte centrale! E' la cultura del gigantismo, del centralismo, di questo Stato che va avanti allegramente con l'Autorità di bacino e poi si evoca il pericolo della Lega! Fa comodo riciclare un po' di vecchiume, sia di personaggi che di politiche; enfatizzare il pericolo della Lega serve, ma poi ci facciamo autogol: l'Autorità di bacino è molto lontana nella bella Parma rispetto a quello che succede in piccole realtà locali.
Dobbiamo trarre giovamento da queste situazioni e saldare queste politiche alla montagna. In questi giorni quanta popolazione della montagna l'ho sentita direttamente - ha detto: "Me ne vado da qui, perché non solo vivo con la scarsità di servizi, ma anche in una condizione di grave rischio".
Dinnanzi a questi fatti, è importante anche ciò che diceva il collega Rivalta riguardo ad un rapporto non solo dell'esecutivo, ma anche del Consiglio, non per farci un po' di propaganda, ma per far sentire l'assemblea regionale, per avere un rapporto più diretto con le popolazioni.
Non è un problema solo di ricostruzione di infrastrutture pubbliche in questa fase, Assessore e Presidente Brizio, occorre capire i danni che hanno subìto queste popolazioni proprio perché non vorremmo che da un lato si faccia la politica per il mantenimento delle popolazioni della montagna e dall'altro lato poi, nella scala gerarchica, il problema degli interventi su coloro che hanno subìto danni drammatici. Ho potuto vedere la situazione a Forno con i primi piani delle case occupati da terriccio, da pietrame e da altre cose. Quindi è un'occasione - lo dico al governo della Regione Piemonte - per enfatizzare il ruolo centrale della Regione, per stroncare i canali che si stanno costruendo diretti in questi interventi tra governo e comunità locali, magari con la mediazione di qualche Ministro o qualche deputato. E' un'occasione per ridefinire il ruolo di "Autorità di bacino" che non funziona in questo modo, non può funzionare, ha spezzato quella che era una valenza dell'intervento diretto nei nostri fiumi, specie in quelli minori.
Dobbiamo batterci perché anche in questa occasione la Regione non sia il terminale "stupido" di un processo di intervento ed è anche un'occasione per dimostrare alla comunità piemontese la trasparenza, la linearità con cui si faranno questi interventi, respingendo le pressioni degli interessi particolari. Prima è stato evocato quello di un grosso costruttore del Piemonte, ben noto, che quando c'erano annualmente le indicazioni delle priorità sul Fondo Investimento Occupazione, parcheggiava nelle sale dove si prendevano queste decisioni. Noi eravamo meno numerosi in quei momenti delle imprese costruttrici.
E' un'occasione per dimostrare che questo Paese ha voltato pagina. In questa ricostruzione, Assessore Garino, le cifre che sono state riferite forse anche aggiornate in termini di potere di acquisto, mi sembrano francamente inadeguate agli eventi che ci sono stati. Questa occasione è un'importante tappa per dire che il nostro Paese ha anche in questi aspetti voltato realmente pagina.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, eviterò, dopo aver meditato su questo fatto, di assumere in questa occasione tragica per il Piemonte il comportamento di fronte ai disastri del "Vogliamoci tutti bene". Ci vogliamo tutti bene, se va tutto bene, ma così non è.
Prima questione: non si è capito dalla relazione dell'Assessore cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato di fronte a questi eventi calamitosi.
Si è capito cosa ha funzionato: i rilievi idrologici, i controlli degli eventi del territorio. Hanno funzionato perché - lo ha prima ricordato Rivalta - da anni abbiamo costruito, in senso lato, uno Stato che funziona che osserva, che controlla, che immagazzina dati, un pezzo di Stato funzionante grazie ad un intervento della Regione Piemonte. Hanno funzionato, quindi, le cose attraverso le quali siamo stati in grado di costruire uno Stato capace ed efficiente (altro che le proposte che il Ministro Costa continua ad inoculare, parlando in giro per il Piemonte sulla necessità di avere meno Stato in Italia, contribuendo in questo modo al degrado di una cultura politica da parte dei cittadini). C'è bisogno di più Stato, più efficiente, che si occupi di cose serie. Ben altra cosa della parola d'ordine demagogico-qualunquistica che questo Ministro errante per il Piemonte da una manifestazione per i Savoia ad altre continua a dire.
Quello che non si è detto, Assessore, è cosa non ha funzionato. Ieri sono stato alla conferenza stampa indetta dalla Comunità montana delle Valli di Lanzo: non hanno funzionato molte cose, Assessore Garino: non hanno funzionato i soccorsi, non ha funzionato la reazione dello Stato di fronte ad un'emergenza, portando uomini, mezzi e idee chiare, ad esempio nelle Valli di Lanzo, dove ho sentito da parte della Comunità montana e di molti Sindaci delle critiche. E questo, se non viene detto in quest'aula mi sembra si ometta una cosa fondamentale che dobbiamo fare: controllare dove non sono andate bene le cose, i motivi, i difetti. E questo non per fare un processo a quanto è stato fatto male, ma per permettere allo Stato, al servizio di allerta della Protezione civile in corrispondenza di un'eventuale prossima evenienza calamitosa, di reagire meglio di quanto ha fatto.
Invece, su questo si stende "un velo pietoso"; meno male che ci sono i giornali e si può leggere che in quel di Ronco le cose non sono andate bene. Ieri i giornalisti erano presenti - mi sembra - a Ceres, alla conferenza stampa della Comunità montana: questo non l'hanno scritto, forse lo scriveranno domani.
Sono preoccupato che di fronte a questa emergenza la prima riflessione che viene fatta qui non sia quella di dire "attenzione: siamo stati in grado di reagire a questo livello, lì è andato tutto bene, in quell'altra situazione le cose non sono andate bene, siamo arrivati tardi e male, in modo farraginoso e poco coordinato; abbiamo individuato che gli elementi da correggere sono questi e ci stiamo attrezzando affinché in relazione alla prossima emergenza le cose vadano meglio". Non dobbiamo omettere questi fatti; se no, "non ci vogliamo tutti bene".
Possiamo contribuire tutti a rispondere a queste emergenze, se però i nodi, qui, vengono posti e non omessi. Voglio capire cosa non ha funzionato per quanto riguarda l'intervento nella Valle di Lanzo: in Prefettura o dove altro.
Che analisi critica fate? Voglio capire se ci sono mezzi, risorse da impiegare, esercitazioni da fare in questo settore. Andate a sentire cosa vi raccontano in Valle di Lanzo, con quale ritardo, carenza di mezzi e farraginosità di interventi, per cui non si sapeva nemmeno chi poteva passare per la strada e chi non poteva passare.
E questa è stata la prima questione.
Seconda questione. La Giunta opererà secondo - spero - dei progetti di spesa seri ed efficienti. Chiedo che questi progetti - che farà la Giunta avvengano con un accertamento obiettivo, severo e comparato dei danni predisponendo una graduatoria di priorità degli interventi. Si sa: c'è gente che corre in tutte le direzioni, se poi riflettiamo su quanti episodi di emergenza abbiano prodotto buon governo, c'è da impallidire: Agrigento Valle dei templi, Irpinia, Liguria, Valtellina... Non è che le emergenze e i soldi spesi per le stesse abbiano portato a questo Paese chissà quali rinascite di queste economie o anche quali ricostruzioni dei danni. Mi piacerebbe essere sicuro che in questa occasione si perda la sequenza malgoverno - emergenza - malgoverno dell'emergenza.
La prima cosa su cui chiedo garanzie - e forse il Consiglio regionale e la Commissione che ha compiti di controllo potrebbe essere attivata in questo senso - è di avere con sicurezza un accertamento obiettivo e comparato dei danni; e, sulla base di questo, un obiettivo progetto di spesa secondo precise priorità, non decise da alcun parlamentare, ma da una struttura di governo, quella della Regione Piemonte, insieme alla Provincia e alla Comunità montana e con la possibilità, da parte della Commissione consiliare, di avere i dati, di confrontarli e di svolgere la propria azione di controllo.
Terza questione. La Comunità montana chiede - mi faccio portatore con l'Assessore Cerchio di un'ipotesi che mi sembra sostenibile di verificare la possibilità di utilizzare con tempestività, "immediatamente", la manodopera o in cassa integrazione o in mobilità - manodopera che anche in valle è in questa situazione nel rapporto con il proprio lavoro - per fare le cento cose che bisogna fare con urgenza - parlo della Valle di Lanzo solo perché l'ho vista, ma il discorso vale per l'intero Piemonte. Cito per tutte la situazione di Forno Alpi Graie che è spaventosa; non si possono aspettare settimane, mesi.
C'è la possibilità - rivolgo la domanda alla Giunta, con un invito di utilizzare i tanti che sono a casa dal lavoro per impiegarli in questi primi, urgentissimi, lavori? Queste valli - vedete - sono valli che spesso hanno un'economia in ginocchio; e le economie sono in ginocchio per tante ragioni - di mercato di storia - e risollevarle da parte di ente pubblico vuol dire fare alcune cose. Vuol dire avere progetti di governo di queste aree, progetti territoriali, progetti di sviluppo: quanto voi non avete fatto in questi anni - e accantoniamo la questione. Inoltre, bisogna spendere in queste valli, occorre avere delle risorse, destinandole alle attività economiche di valle. Vuol dire scegliere le economie montane come destinatarie di risorse - l'ha detto anche il Consigliere Tapparo un momento fa: legare alla montagna, saldare alla montagna la politica regionale. Con che soldi saldiamo questa politica? Con quali risorse? Mi sembra che si renda sempre più chiara la necessità di una politica di spesa che abbia un progetto unitario al proprio interno, e che occorra rifiutare la settorializzazione della politica di spesa, sia a livello dello Stato sia a livello della Regione: la spesa è una, soprattutto nelle difficoltà finanziarie che abbiamo.
Saldare la politica verso la montagna, la politica di bilancio, delle risorse regionali, vuol dire fare un solo discorso: fare i conti con le risorse esistenti e verificare se ci interessa, in questo nostro Piemonte spendere denaro a sostegno di chi, in montagna, è ancora con un'attività economica o di chi in montagna vuole andare o rimanere - invece di scappare con un'attività economica e, fatti i conti, destinare delle risorse.
Viceversa, mi sembra si faccia tutt'altro.
L'ultima uscita del Presidente della Giunta fu di utilizzare le tasse dei cittadini per comperare il "giocattolo" che deve vendere la FIAT, il trenino con le ruote di gomma, per portare in modo rapido - forse il 10 degli spostamenti a Torino da Porta Nuova al Campo Volo, area in gran parte proprietà della FIAT. Quando si decide che i pochi soldi che ha la Regione Piemonte li si dà per comprare il "giocattolo" acquistato dal Comune di Torino sulla carta, senza alcuna gara e con procedure sulle quali mi piacerebbe si facesse prima o poi luce, non contiamocela, non ci vogliamo tutti bene! Non contiamocela che ci saranno i soldi per la montagna, perché le scelte di sviluppo sono dure e la situazione di bilancio della Regione non consente di dire di sì a tutti.
Invece il Presidente Brizio si sveglia, chiamato da Castellani, che ahimè, peccato - ha giocato tutte le proprie carte sulla sciocchezza del metrò, dice: detto fatto abbiamo messo le tasse ai piemontesi e li spenderemo a Torino da Porta Nuova al Campo Volo. Ma questo metrò se proprio lo si vuol fare - dato che gli unici a guadagnarci, in termini di reddito e di valore patrimoniale, sono i privati proprietari dei terreni lungo la linea che vedranno valorizzato il loro terreno - perché deve essere la Regione Piemonte ad esporsi nel modo che ha fatto, su richiesta del Sindaco di Torino decidendo semplicemente che trasferisce 100 miliardi di risorse sul metrò? Ma cosa diciamo delle Torino-Ceres e dei ponti crollati e delle massicciate, li vogliamo riparare? Penso però che non ci saranno più i soldi; andiamo quindi a dire nella Valle di Lanzo e nelle altre valli che le scelte delle Regioni sono altre.
Quindi unicità della spesa e di una politica.
Sono d'accordo sulla richiesta al Governo nazionale di una legge di finanziamento, ma stiamo attenti che la rapidità delle procedure di spesa sia compatibile con l'accertamento delle opere utili e che la gestione del denaro sia trasparente, efficiente e non dovuta ad interessi di tipo particolare. Chiedo quindi che ci sia un progetto di spesa presentato alla Commissione consiliare secondo un ordine di accertamento dei danni e di priorità.
Rivolgendomi ai colleghi del PDS che hanno presentato un ordine del giorno, chiedo se è possibile discutere ed aggiungere a questo ordine del giorno alcune delle cose che ho detto e in particolare quella relativa all'utilizzo dei lavoratori in cassa integrazione o in mobilità per un intervento immediato di rimozione dei rischi che le alluvioni hanno accumulato nelle varie parti del territorio.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Credo che di fronte a situazioni così gravi la prima cosa che un Consiglio regionale deve fare è esprimere la propria solidarietà alle popolazioni colpite e il cordoglio per i morti. Inoltre deve esprimere un impegno a far subito quello che deve essere fatto subito, poi discuteremo se è stato fatto bene, ma a volte, sull'onda dell'emozione qualcosa si fa e a volte neanche male nell'immediato. Il problema è poi se si continua a perseguire ciò che ci si è impegnati a fare e se si realizza ciò che si è iniziato. Perché lo abbiamo visto anche in Piemonte, nel caso dell'Ossola quanto tempo occorre per ripristinare ciò che era stato danneggiato. La prima cosa da fare è individuare delle responsabilità precise, permanenti a cui chiunque, soprattutto le popolazioni interessate, i Sindaci e gli amministratori possano fare riferimento e sapere a che punto è la situazione e di chi è la responsabilità.
La cosa che emerge chiara in queste specifiche situazioni è che nel nostro ordinamento noi siamo di fronte ad "ingorghi" istituzionali che esistono e rendono difficile operare, e in queste situazioni di emergenza emergono in tutta la loro crudezza e si scopre in sostanza che nemmeno la protezione civile è chiarissimo a chi competa. Per cui ognuno fa un pezzo infatti dalla relazione dell'Assessore è emerso abbastanza chiaramente che la Provincia ha fatto questo, ci siamo coordinati, noi abbiamo fatto quest'altro, ecc. Già i romani ci hanno insegnato che almeno nelle situazioni di emergenza sarebbe bene che ci fosse un dittatore, non un dittatore in senso politico, ma che ci fosse una responsabilità unica a cui fare riferimento. E' ben vero che molto spesso tale responsabilità cade o sul Presidente della Regione o sull'Assessore delegato alla protezione civile, questo proprio perché non si sa a chi spetti tale competenza.
Credo che su questa materia, non per essere d'accordo con la scissione del nostro Stato in più parti, ma per le caratteristiche delle competenze che alle Regioni sono state attribuite, sarebbe opportuna tale scissione.
Il che non significa naturalmente che non debba essere utilizzato tutto anche l'apparato dello Stato, l'Esercito per esempio, ma che il coordinamento di tutte le operazioni dovrebbe logicamente essere individuato in capo all'autorità regionale. E' stato forse un miracolo che l'immane, grande tragedia che ha colpito il Piemonte abbia limitato il bilancio di vite umane; per fortuna, infatti, gli ingenti danni occorsi sono stati comunque a cose, manufatti e all'ambiente.
Cogliamo l'occasione per pretendere che questo Stato faccia chiarezza almeno sui momenti più drammatici e gravi come quelli che comportano un intervento di protezione civile.
La mia impressione (può darsi che abbia capito male) è che tutti con grande buona volontà hanno fatto dei pezzi, ma non è chiaro in situazioni di questo genere a chi si rapportano le decisioni che sono spesso immediate da prendere. Questa è una prima questione, ma credo che dobbiamo davvero cogliere l'occasione per averlo chiaro.
La seconda considerazione che voglio fare è la seguente. Ci sono dei momenti in cui si vuole a tutti i costi cercare di definire la responsabilità di qualcuno perché quando ci capita qualcosa vogliamo tutti trovare il colpevole. I nostri avi avevano imparato una cosa che noi - mi pare - stiamo dimenticando e cioè che di fronte alla violenza dei fenomeni naturali molto spesso l'unico comportamento giusto è quello dell'estrema prudenza, cioè che non si può mai definire a priori, statisticamente, che cosa può succedere e che quindi la prudenza e l'attenzione sono l'unico criterio per limitare i danni quando si verificano gli eventi. Che le montagne siano una cosa che nell'arco di lunghe ere geologiche, speriamo lunghe, finiranno al mare, è cosa che qualunque geologo sa. E che quindi questa nostra sia una lotta contro una tendenza, per certi versi inevitabile, per rallentare dei processi, lo dobbiamo anche sapere. Non c'è scritto da nessuna parte che le montagne devono stare su, siamo noi che facciamo di tutto per impedire che vadano al mare. Tanto è vero che oggi sul litorale adriatico dove arriva il Po sono in atto fenomeni di erosione delle spiagge perché l'apporto di materiale è ridotto sia a causa delle politiche, in parte fallite (per fortuna non tutte!), di stabilizzazione dei versanti e in parte anche per le politiche di prelievo in alveo che invece creano dei problemi. Allora bisogna sapere che i comportamenti devono essere prudenti, non si può sfidare l'evento e poi piangere perch siamo stati più deboli e la Natura è stata più forte. Lovelock a proposito di Gaia ce lo ricorda: la Natura non è debole, è forte, noi che cosa possiamo cambiare? Le condizioni che consentono la vita dell'uomo sulla terra, non certo la permanenza della terra. Allora, siamo noi che dobbiamo essere prudenti perché siamo noi che siamo deboli, troppo spesso noi crediamo che sia il contrario, è tipico anche del mondo ambientalista quello di fare tornare a credere che la Natura è debole. La Natura non è debole affatto. Quando piove l'acqua va inevitabilmente giù, supera qualunque ostacolo, raggiunge i fiumi e arriva al mare e trascina con s tutto ciò che è stato imprudentemente lasciato in condizioni di essere trascinato. E allora ricordo il numero di volte in cui in Commissione e in quest'aula, io e tanti altri abbiamo per esempio detto che la legge Galasso non è solo una legge di tutela generica dell'ambiente e del paesaggio, è una legge che serve anche a ricordare che è opportuno tenersi lontano dai fiumi perché tenendosi a 150 metri dalle due parti aumentano le possibilità di espansione del fiume in caso di piena senza che ciò provochi gravi danni ai manufatti. Ma che cosa abbiamo fatto noi? Togliendo il vincolo Galasso abbiamo autorizzato, per esempio, l'autostrada della Valle d'Aosta (ma quella in parte era prima) e per l'autostrada della Valle di Susa abbiamo ripetuto lo stesso fenomeno. Ad attaccarsi ai fiumi, arginando i fiumi rettificandoli, facendoli correre più veloce, dopodiché è chiaro che quando l'acqua corre più veloce, i rischi di danni sono maggiori. Questo vale anche in alta montagna, molto spesso per proteggere un abitato si rettifica e si incanala l'acqua e si fa sì che quando l'acqua arriva più a valle ci arrivi con maggiore forza e con maggiore violenza. Violenza e forza che quando piove sono poi incontrollabili, quando questi fenomeni sono stati resi possibili nessuno può più controllarli. Queste sono cose che non dobbiamo dimenticare.
Sarebbe interessante fare una statistica, poi vi chiedo di farlo, sto prendendo nota di tutti i casi, quelli importanti di cui ho notizia, in cui si toglie il vincolo Galasso. Mi sembra che adesso tutte le opere pubbliche vengano localizzate nell'ambito della tutela della Galasso, questo perch il terreno vale ormai meno, è stato diminuito il suo valore, e allora ci si va a collocare lì. Dopodiché, per esempio, depuratore e tutte queste cose.
E' chiaro che costruiamo delle opere pubbliche che costano denaro e le mettiamo a rischio, attrezzature sportive e tutte queste cose. Chi chiede l'esenzione dal vincolo Galasso, a mio avviso, dovrebbe firmare un'impegnativa di eliminazione di responsabilità all'ente pubblico che gli concede l'autorizzazione e questo vale anche per il vincolo idrogeologico.
Il vincolo idrogeologico è un'altra cosa che pesa molto a chi è sottoposto al vincolo, perché se io voglio costruire su un versante dove ci sono degli alberi o fare qualunque altra opera, è chiaro che ho l'impressione di essere vessato se chiedo che venga tolto il vincolo e mi viene detto di no ma la somma delle cancellazioni di vincoli produce poi, come risultato finale, dei rischi per tutti, per me come per tutti quelli che magari hanno rispettato il vincolo. Allora, anche da questo punto di vista bisogna dire che occorre imparare a rispettare le leggi che si fanno, a scopo certamente non di dire: se si taglia quell'albero succederà un disastro, ma se si tagliano tanti alberi, alla fine i disastri succedono. Peraltro la situazione delle nostre montagne non è così grave da questo punto di vista non c'è dubbio che questa volta ci sono anche delle concause atmosferiche incontrollabili e i problemi sorgono dall'avere consentito di costruire nei punti in cui era difficile poi riuscire a controllare la forza degli eventi.
Ci sono naturalmente tutte le cose inevitabili, è chiaro che se c'è un fiume in una valle bisogna fare dei ponti per superarlo, è chiaro che questi ponti possono essere soggetti a rischio, è anche vero che sia i prelievi in alveo che i modi con cui questi manufatti vengono progettati e costruiti o le rettifiche del fiume a monte aumentano il rischio, però è anche vero che il rischio inevitabilmente lo dobbiamo correre.
Da questo fenomeno, che ha interessato l'intero Piemonte, potremmo trarre almeno una piccola lezione: dato che disponiamo di strumenti informatici e dei dati relativi a diverse autorizzazioni, nonché dati sulle piogge ed eventuali alluvioni, dovremmo iniziare a mettere in relazione queste informazioni per cercare non delle relazioni di causa-effetto, ma possibili concause. Capire se, e dove, certi fatti abbiano poi, magari venti o trent'anni dopo, prodotto dei risultati, non per incolpare qualcuno, ma per capire come ci dobbiamo comportare nell'applicare il principio di prudenza di cui dicevo prima.
Penso, per esempio, alle grandi polemiche quando abbiamo istituito il Parco del Belbo, polemiche che derivavano dal fatto che nell'Alta Valle il Belbo è stato rettificato per strappare un po' di terra agricola al fiume si è tolta in questo modo una cassa di espansione che certamente non è la causa, ma può essere una delle piccole concause che poi producono a valle l'uscita del fiume. Tutte le volte che consentiamo queste operazioni noi aumentiamo il rischio per le popolazioni che si trovano a valle rispetto al punto in cui abbiamo consentito l'operazione.
Noi abbiamo chiesto di istituire dei nuclei permanenti per la gestione delle operazioni, innanzitutto di intervento immediato e poi man mano di ripristino e di ricostruzione delle opere e dei manufatti che sono stati abbattuti.
Credo che questa sarebbe anche l'occasione per ricostruire e ripristinare tenendo conto di queste cautele e credo anche che questi nuclei, che rischiano di essere un po' disseminati in tutto il Piemonte data l'ampiezza dell'evento, possano diventare dei terminali per meglio capire l'insieme delle ragioni che hanno determinato il fenomeno, fatto salvo naturalmente che la prima delle cause è la quantità d'acqua venuta.
Però cos'è che amplifica, ripercuote, in maniera così importante, il fenomeno alluvionale? In ogni zona dove potremmo avere questi nuclei, si possono individuare le ragioni, che possono essere storiche, di popolamento, ragioni di configurazione geologica; in alcuni casi si potrà fare qualcosa, in altri casi sarà più difficile e si tratterà allora di prevedere - come lo prevediamo per gli eventi dell'uomo, piano di emergenza per il petrolchimico ad Alessandria, o per Volpiano o per le centrali termiche o nucleari - in tutte le zone che sono già note al nostro Servizio geologico (che comunque con questo evento potranno essere necessariamente rese più chiare) dei piani di emergenza, che ognuno sappia che cosa deve fare se si ripetono, speriamo non nell'arco della nostra vita, ma probabilmente nell'arco della nostra vita come istituzione, eventi di questo tipo. Questa è una cosa che possiamo fare.
L'altro grande problema - e su questo dobbiamo rivedere il rapporto con il governo - è quello delle manutenzioni, che certamente sono all'origine del degrado dei territori montani e quindi di amplificazione dei fenomeni di pioggia. Manutenzione ormai in buona parte molto carente, con rare eccezioni, di tutti i boschi e manutenzione anche degli alvei, in particolare dei torrenti montani. Certo c'è una responsabilità della Regione, perché nella spartizione dei bacini le parti alte dei torrenti spettano alla Regione. Le responsabilità che ci sono vengono sempre rimosse giustificandole con l'assenza di fondi. L'assenza di fondi è strutturale negli interventi in campo ambientale, perché non si può vendere nulla a valle e quindi nessuno in realtà vuole investire soldi e risorse in questi interventi, malgrado ciò che si dice. E' strutturale se però non si considera che quelle relazioni generali causa-effetto esistono e che quindi qualunque prelievo di risorse o intervento su risorse naturali è un prelievo e un intervento che produce un danno e un costo per la collettività. Pertanto si presenta il problema di arrivare ad una tassazione dell'uso delle risorse naturali che consenta di liberare le risorse per la manutenzione. Noi non possiamo più contare sul fatto che in montagna ci sia tanta popolazione, ci siano tanti contadini, ci siano tanti boscaioli che manutengono i boschi e i fiumi. Dobbiamo trovare le risorse per pagare delle persone che svolgano questi lavori. Non possiamo contare sul lavoro gratuito che in realtà è sempre stato fatto dalle popolazioni montane. Queste popolazioni montane si sono molto ridotte e non hanno più la forza numerica e fisica per svolgere queste attività. Bisogna, quindi utilizzare dei meccanismi di prelievo e io vedo questi meccanismi di prelievo proprio sul consumo di risorse. Ogni messa a disposizione di una tonnellata di materiale di cava, per esempio, significa che questo materiale di cava trasportato da qualche parte è una sottrazione di risorsa alla collettività e allora un pagamento sul materiale di cava consente poi di fare degli interventi di ripristino. Lo stesso vale per l'utilizzo del legno o dell'acqua. Noi paghiamo, probabilmente, l'acqua troppo poco e questo non consente la regolazione dei bacini montani che sono quelli che poi ci forniscono l'acqua. Sono solo degli esempi, perché è un problema che riguarda il Parlamento nazionale, ma credo che sia urgente e questo è proprio l'esempio di tassazione ecologica che potrebbe consentire alle Regioni, se consentita dallo Stato, di reperire le risorse necessarie per gli interventi. Ancora questa volta invece la conclusione amara è che dovremo andare con il cappello in mano a chiederli al Governo nazionale.
Questo per la dignità di un'istituzione che ha competenza in materia di ambiente e di territorio (forse le massime competenze in questo pasticcio delle competenze nel nostro Paese) è una cosa molto grave, avvilente e che rischia di creare quei ritardi ben noti. Il problema dell'alluvione in Piemonte è molto sentito, da Roma meno, quindi è facile che i soldi stanziati quest'anno vengano tagliati con la finanziaria dell'anno prossimo, che è in genere quello che succede sempre in questi casi. Passato il momento dell'emozione a Roma ci si dimentica che il problema è ancora aperto e che gli interventi devono essere attuati. Magari con leggi molto complicate si impedisce di fare gli interventi rapidamente, dopodiché si dice: "Non avendo speso i soldi ve li togliamo e li dedichiamo alla successiva alluvione che nel frattempo si è prodotta da qualche altra parte". Dato che questa volta dobbiamo ancora andare a pietire, cerchiamo almeno di fare qualcosa affinché questi soldi, che ci verranno messi nel cappello, non vengano tolti destramente, magari alcuni mesi dopo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Mi associo in buona parte a ciò che è stato detto dai colleghi e, vista la tempestività dimostrata dall'Assessore, direi che le cause principali del grande disagio della nostra popolazione prodotto dalle alluvioni siano almeno tre. Innanzitutto il troppo poco restituito dallo Stato statalista centralista e permissivista di ciò che sottrae al Piemonte con la rapina fiscale; la modesta funzionalità della burocrazia statale (purtroppo è quella che comanda, la nostra autonomia più che altro è finzione), anche per le ragioni riferite da quel meraviglioso Ministro della Funzione Pubblica, che è il prof. Sabino Cassese, gran galantuomo e giurista meridionale di Avellino, il quale ha detto in una lunga intervista all'"Indipendente" che: "La causa principale della disfunzione burocratica sarebbe l'eccessiva presenza di una burocrazia meridionale arretrata nelle regioni avanzate del nord". Burocrazia che si considera, purtroppo, date le leggi, dipendente dallo Stato e non dalla Regione; quindi, essa è autonoma noi no. La nostra è una Regione priva di vera autonomia, anche perch impoverita dal fisco e non indennizzata da una logica restituzione di ci che paga. Per quanto riguarda i boschi abbiamo appreso - se ne è parlato troppo poco, ma hanno un'influenza anche per le alluvioni - dai giornali che i piromani sarebbero, addirittura, persone che bruciano i boschi per fare i pompieri e, in un secondo momento, diventare forestali statali. Qui lo statalismo dimostra la sua assurdità in queste sue estreme e logiche anche se si tratta di una logica distorta - conseguenze.
Terza causa: con questa miseria crescente la Regione dovrebbe soprattutto, fare le spese indispensabili ed abolire quelle superflue qualcuno ha già parlato di tendenza al faraonico, ecc. Abbiamo un debito pubblico che cresce in proporzione alla crescita delle imposte, cioè invece di diminuire, cresce in proporzione non dico geometrica, ma cresce comunque molto. Indispensabili dovrebbero essere considerate, a lume di buon senso, la sanità (ben amministrata), l'ambiente a rischio e quindi dragaggio di certi torrenti dove è indispensabile, affinché il letto non si allarghi troppo, muri di sostegno o argini. E' naturale che se si realizzano le opere indispensabili, bisogna assolutamente abbandonare il superfluo: sport, divertimentifici vari per i quali, purtroppo, per debolezza, credendo di far della cultura, si sprecano soldi; anzi, un giornale diceva: "La Regione degli sprechi", come se fosse solo il Piemonte; io ho l'impressione che ci siano regioni che sprecano anche di più. Comunque, qualcosa è stato scritto anche sui nostri sprechi e non soltanto quest'anno. Unica inderogabile necessità culturale, in omaggio all'art. V della Costituzione sulle minoranze linguistiche e alla Carta delle Nazioni Unite, un non so se chiamarlo assessorato, non burocratizzato comunque, per la difesa della lingua, dei dialetti e della cultura popolare del Piemonte, lingua che è stata riconosciuta ufficialmente (il Piemontese come lingua) perché rappresenta l'unica reliquia del Francese arcaico infatti noi parliamo come è scritto in francese, cioè come parlavano i francesi o franchi, quando hanno cominciato a scrivere.


Argomento: Nomine

Esame proposta di deliberazione n. 752: "Ratifica ai sensi dell'art. 40 dello Statuto della DGR n. 3-27357 'Nomina della rappresentanza regionale nel Consiglio di amministrazione della Consusa SCPA'"


PRESIDENTE

Occorre ora procedere alla ratifica della proposta di deliberazione n.
752, iscritta al punto 16) dell'o.d.g.
La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Il collega e Capogruppo Majorino e il sottoscritto non parteciperanno alla votazione. Faccio presente che, nell'ottica di quanto ci ha detto il Presidente della Giunta regionale e cioè della razionalizzazione degli enti regionali, non si capisce perché debba essere ancora necessario disporre di un ente - e quindi procedere alle nomine - che appare in buona parte superato dai fatti.
Secondo la logica seguita dal Presidente della Giunta regionale, si doveva andare allo scioglimento di Consusa o, comunque, ad un suo ridimensionamento; pertanto, riteniamo che il voler continuare a nominare i rappresentanti della Regione e quindi a perpetuarla, sia un ingente costo finanziario per la struttura di un ente che non ha più ragione di essere.
In questo senso due parole da parte del Presidente della Giunta regionale sarebbero state opportune. Da parte nostra, se la Giunta ritiene di dover continuare nelle nomine, non parteciperemo appunto alla votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Parteciperò alla votazione per non concorrere, con un voto in meno, a problemi di puntigliosità da parte del Commissario del Governo. Per quanto riguarda la mia persona provo un forte imbarazzo a nominare gli amministratori di Consusa, società questa che ha fatto il suo tempo e quando si è concluso il progetto autostradale legato alla funzione doganale, non ha saputo giustificare la sua prosecuzione al di là di questo; qualcuno deve darci una risposta! Una società come Consusa, che ha gestito per dieci anni l'unica attività economicamente efficiente sul territorio e soprattutto redditizia non può chiudere un progetto e dire: "Adesso non sappiamo cosa fare". Se non sanno cosa fare, che vadano a casa.
Però, Presidente, per sapere cosa fare (cosa che non ci sa dire la società), non ci rivolgiamo agli stessi cervelli che hanno utilizzato Consusa, ma ci rivolgiamo ad altri cervelli, soprattutto sapendo che ci sono due questioni aperte: quella della società e quella della struttura sul territorio che la Giunta deve esaminare in modo separato e disgiunto.
Esiste sul territorio una struttura da utilizzare negli interessi della valle e della collocazione torinese ed esiste una società che deve essere sciolta, perché ha cessato la sua ragione di esistere, perché non ha avuto la capacità imprenditoriale di costruire la sua sopravvivenza. Questo è secondo me, il modo con cui si deve giudicare una società e non se guadagna o se perde; ciò che è importante è come sa giocare nel tempo le questioni strategiche. Presidente, è una questione che fa accapponare la pelle.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Trasformare una società non è cosa semplice, perché trasformarne l'oggetto al fine di renderla una società produttivamente capace richiede come giustamente dice il Consigliere Marchini imprenditorialità, idee e capacità di costruire una classe di nuove forze. Quello di Consusa è un rinnovo "interlocutorio", perché, come sapete, non si è ritenuto di chiudere la società, ma di avviare una forma di trasformazione, per cui ci sono già alcune ipotesi che stanno maturando e che tengono conto delle preoccupazioni del Consigliere Marchini.
Mi riservo di portare questo problema in Commissione al più presto per idonee valutazioni sulla possibilità di tener conto che è cambiata l'impostazione che obbliga Consusa a modificare la sua attività e a cercare delle strade di uscita che ci consentano di rilanciare, in qualche modo l'utilizzo della struttura. Le nomine sono nomine ridotte di un Consiglio di amministrazione già fortemente ristretto. Vorrei che questo fosse tenuto presente con l'intendimento di arrivare al più presto a proposte conclusive per questa partecipazione difficile.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 39 votanti 34 hanno risposto SI 34 non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri.
Dichiaro ratificata la DGR n. 3-27357 del 5/8/1993.


Argomento: Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 642 relativo alla realizzazione di una politica regionale per la tutela dell'anziano


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. l'ordine del giorno n. 642 presentato dai Consiglieri Marengo, Miglio, Chiezzi, Penasso, Tapparo e Spagnuolo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte constatato che l'aggravamento della situazione economica incide in modo particolare sulle categorie sociali a basso reddito come i pensionati considerato che l'accordo tra le parti sociali ed il Governo del 3 luglio u.s, delinea una politica dei redditi che dovrebbe tutelare i redditi più bassi e quindi difendere il valore delle pensioni nell'arco della vita impegna la Giunta regionale 1) ad un'iniziativa nei confronti del Governo affinché mantenga gli impegni assunti nell'accordo del 3 luglio con una politica economica e sociale coerente ed adeguata alla realizzazione di questi obiettivi 2) alla realizzazione di una politica della Regione per la tutela dell'anziano con: a) la realizzazione dei distretti socio-sanitari come una delle condizioni irrinunciabili per l'effettiva realizzazione del progetto obiettivo anziani b) la formazione delle unità valutative geriatriche c) l'organizzazione di una valida assistenza domiciliare integrata d) la realizzazione di una rete di 'Day-hospital' e di centri diurni dell'educazione degli utenti finalizzata alla prevenzione e alla formazione degli operatori sanitari e) la messa in attività delle residenze sanitarie assistenziali f) una capillare riorganizzazione dei servizi sanitari nel territorio che consenta lo snellimento delle mega strutture per cronici e il divieto di dimissioni di questi ultimi dai reparti ospedalieri in assenza di strutture di ricovero alternative".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 644 relativo alla crisi occupazionale dell'area casalese, con particolare riferimento alla ditta VIBAC


PRESIDENTE

Propongo inoltre di iscrivere all'o.d.g. l'ordine del giorno n. 644 presentato dai Consiglieri Ferraris, Gallarini, Segre, Cavallera, Foco Rossa, Chiezzi e Coppo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista la grave situazione occupazionale che si è venuta a creare con la comunicazione in data 17/9/1993 da parte della ditta VIBAC con la messa in mobilità di 105 lavoratori su 120 visto che questa decisione drammatizza ed aggrava la situazione occupazionale e sociale della zona che si assomma alla gravissima situazione di crisi di tutta l'area casalese visto che l'azienda dopo gli impegni imprenditoriali assunti all'Aquila, Termoli e Potenza aveva garantito, attraverso accordi sindacali, il mantenimento dell'unità produttiva di Ticineto con conseguente garanzia dell'occupazione ritenuto di dover contestare, per mancanza di chiarezza, le motivazioni addotte dall'impresa che hanno avuto come conseguenza la messa in mobilità di 105 lavoratori ritenuto necessario ed urgente: 1) verificare tutti i percorsi disponibili per il mantenimento, nel Comune di Ticineto, di una unità produttiva della ditta VIBAC con produzioni oggi anche presenti in altri stabilimenti del gruppo o con nuove produzioni di cui si era iniziata la sperimentazione 2) utilizzare in uno spazio temporale più ampio gli ammortizzatori sociali diversi dalla pura e semplice messa in mobilità per rendere possibile una 'ricollocazione certa' del personale eventualmente esuberante in altre aziende del casalese, in accordo con le Organizzazioni sindacali di categoria, anche per evitare la dispersione delle capacità professionali acquisite richiede che la Giunta regionale si attivi per l'urgente convocazione delle parti presso l'Unità di Crisi istituita dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Ministero del Lavoro per ricercare tutte le soluzioni possibili a garanzia dell'occupazione e dell'economia della zona nei tempi previsti dalla procedura di mobilità aperta dall'azienda".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Calamità naturali

Comunicazioni della Giunta regionale in merito ai danni provocati dal maltempo - Esame ordine del giorno n. 643 (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo il dibattito in merito ai danni provocati dal maltempo.
La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

L'evento alluvionale che ha interessato la nostra regione, e di cui ha relazionato ampiamente l'Assessore, segue ad altri eventi, seppure molto meno importanti, che hanno creato disagio e danni materiali e morali ad alcune popolazioni della nostra regione, disagi che si sono verificati a fine primavera, inizio estate di quest'anno.
Mi riferisco in particolare ai danni provocati nel Basso Vercellese nel Comune di Villarboit ed in altri Comuni, e a popolazioni che purtroppo, non vedono la possibilità di essere risarciti di danni corposi subìti per mancanza di fondi da parte della nostra Regione.
Diceva l'Assessore nella sua relazione che abbiamo subìto piogge straordinarie; si tratta quindi di un fenomeno naturale, ma comunque straordinario, e io aggiungo che diventa tragico anche a causa dell'incuria dell'uomo. Abbiamo discusso e verificato di persona i crolli, le interruzioni viarie, stradali e ferroviarie, di nodi importanti di collegamento della nostra regione, e abbiamo dedotto che le cause vanno oltre gli eventi straordinari naturali.
La zona della mia provincia, in particolare la Valsesia, ha subìto danni materiali ingentissimi. Voglio però soffermarmi su un danno particolare, e direi del tutto spettacolare, che ha subito il Biellese, che ha rischiato una tragedia davvero grande con il crollo del viadotto che collega la parte est alla parte ovest del Biellese, con il crollo del viadotto della tangenziale Biella-Cossato.
Voglio riferire questo episodio, perché alle tante argomentazioni teoriche portate rispetto all'incuria degli amministratori e degli uomini nei confronti del nostro territorio, direi che abbiamo tangibili prove dei danni materiali ingenti che questa incuria provoca, e anche del rischio di perdita di vite umane.
Il viadotto della tangenziale Biella-Cossato è stato inaugurato nella primavera 1968 dal Ministro Pastore e dall'allora parlamentare biellese Pella, in pompa magna nella primavera del 1968, venticinque anni fa, quindi non si tratta nemmeno di un manufatto vecchissimo. Fu quello un anno molto tragico per il Biellese perché nell'autunno vivemmo la tragedia dell'alluvione della Valle di Mosso con quasi un centinaio di morti e con l'evidenziarsi di responsabilità gravi per l'abbandono della montagna e per l'invasione di costruzioni, anche industriali, ai margini dei torrenti, del torrente Strona in questo caso, che causarono - ripeto - danni morali e materiali che sono ancora vivissimi nella popolazione biellese.
Con questa alluvione è ceduto, è letteralmente crollato, il viadotto che collega Biella a Cossato, la tangenziale, come viene definita un'arteria estremamente importante non solo per gli uomini, ma anche per le industrie, quindi per l'economia del Biellese; un'arteria di collegamento con le grandi direttrici verso Milano e verso Torino, di collegamento con la Val Sesia e, attraverso Romagnano, con tutta la parte est della nostra regione. E' un tratto nevralgico anche per il traffico della provincia di Biella. Questo crollo, quindi il danno che queste popolazioni hanno subìto è stato, parafrasando il titolo di un libro molto letto, un crollo annunciato, da tanti anni annunciato.
Perché è caduto il ponte della tangenziale? Il Servizio geologico della Regione, già da altri colleghi elogiato, devo dire anche in questo caso da apprezzare, ha svolto in uno studio realizzato per conto della Provincia di Vercelli un'indagine molto seria, accompagnata da una relazione finale consegnata a tutti gli amministratori e quindi anche alla Regione Piemonte.
Lo studio fu richiesto sette anni fa dall'Amministrazione provinciale in seguito ad un altro evento calamitoso, il crollo di un ponte sul torrente Elvo. Lo studio dei geologi Ramasco e Rossanigo, dipendenti della Regione Piemonte, spiega come già nel 1971, tre anni dopo l'inaugurazione da parte di Pastore e Pella di questo viadotto, l'assetto del torrente Cervo fosse drammaticamente, profondamente cambiato. Se infatti prima si trattava di un torrente che scorreva su di un alveo piatto con in mezzo isole rocciose che convogliavano l'acqua verso valle con ai lati prati pronti ad accogliere lo sfogo delle piene, il corso era diventato già nel 1971, ed immaginiamo ci che è oggi, un corso canaliforme, che forma un'ansa verso la sponda ovest della zona dove sorge il viadotto. Nel frattempo, dal greto del torrente Cervo erano stati prelevati milioni di metri cubi di materiale per costruire la superstrada verso Cossato. Il prelievo di questi detriti ha fatto sì che l'irruenza del torrente nelle giornate di piena, anche non drammatiche ed importanti come quelle di questi giorni, comunque si trasformasse in una formidabile capacità di erosione. Questo è durato dal 1971 fino ad oggi; nel tempo si erano resi necessari lavori di consolidamento sui piloni verso la sponda est e la costruzione di una briglia nel centro del torrente, opera che peraltro è tuttora in corso. Il viadotto è crollato prima che fosse terminata questa opera. Nonostante i lavori cui ho accennato, il torrente ha deviato il suo percorso, ha scavato sotto i piloni che venerdì sera hanno ceduto in modo tra l'altro spettacolare, basta vedere le fotografie, dico questo a coloro che non abbiano voglia di recarsi sul luogo: le foto riportate dai giornali sono molto significative, non si tratta del crollo di un ponticello, ma di un viadotto consistente. Il torrente Cervo ha scavato sotto questo viadotto un nuovo canale largo dai 6 ai 7 metri che dal 1971 ad oggi ha abbassato il livello dell'alveo del torrente di 13 metri, creando un imbuto stretto e profondo in cui l'acqua da monte si è infilata con violenza, capace di trasportare massi - qui è la relazione del Servizio geologico che fa testo da 3 metri cubi pesanti 5.000 chilogrammi.
Il geologo Ramasco del Servizio regionale dichiara oggi su un bisettimanale locale che "i danni potranno essere approfonditi solo dopo accurati sopralluoghi", ma vorrei dire ai colleghi Consiglieri e alla Giunta che 40 miliardi forse non saranno sufficienti nemmeno per ricostruire questo viadotto. Ma questo geologo dice di più, ed è grave: "è indubbio - afferma - che già dalle fotografie aeree riprese lungo il torrente nel 1985 si potevano notare i guasti provocati dall'erosione conseguente all'estrazione di enormi masse di detriti dall'alveo del torrente Cervo". Si tratta quindi di un crollo da tempo annunciato e che per fortuna non si è tramutato in tragedia.
Si studia adesso la possibilità di costruire un ponte provvisorio con l'aiuto dei Genieri e questo ponte (in settimana ci sarà il sopralluogo del Ministro Merloni) si dice che costerà come minimo un miliardo, costo che è a carico della collettività, oltre a tutto il disagio che chi conosce quella zona può immaginare ricada non solo sui cittadini, ma anche sull'economia.
Sono costi che si potevano evitare: questa è una conclusione mi pare persino banale e credo non soddisfi assolutamente le nostre popolazioni, se la Procura aprirà un'inchiesta per il crollo del viadotto e se verranno accusate, incriminate persone per incuria o per abbandono di opere pubbliche o per non aver compiuto gli atti necessari per tutelare questo viadotto e quindi la sicurezza dei cittadini.
Il Biellese - vado rapidamente alla conclusione - è una zona geologicamente fragile, è un territorio fortemente accidentato, con vie di comunicazione che si snodano fra i nostri monti e le valli, ma credo sia una caratteristica del Piemonte, di tutte le zone di montagna, con un attraversamento altissimo di corsi d'acqua, con muri di sostegno e manufatti di protezione che se non continuamente controllati, attraverso una corretta opera di vigilanza per poter intervenire in caso di cedimenti possono diventare essi stessi pericolo per le popolazioni.
Si tratta quindi di prendere atto che ciò che è avvenuto per molta parte non è solo causato da questi fenomeni eccezionali, ma anche dall'abbandono da parte dell'uomo e degli amministratori di zone importanti e fragili della nostra regione. Occorre quindi provvedere di conseguenza.
Da questo punto di vista io credo che la proposta e la conclusione dell'ordine del giorno che abbiamo presentato risponda anche alle necessità che ho evidenziato.



SEGRE ANNA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Mi atterrò, signor Presidente, ai tempi strettissimi previsti, anche perché il dibattito si sta allungando e abbiamo un impegno con l'Assessore per fare un sopralluogo in alcune zone colpite. Quindi il mio intervento è più che altro per esprimere l'apprezzamento ed anche la gratitudine all'opera svolta non soltanto dall'Assessore, dagli Assessorati ma dall'apparato della Regione nel suo insieme, soprattutto quello dislocato nelle Province che non ha risparmiato nulla, ha dato prova di grande disponibilità, dedizione, attenzione, insomma le cose che urgevano hanno trovato immediata rispondenza in questa disponibilità. E io ho potuto notare questo, così come altri colleghi, nella Provincia di Alessandria e dagli interventi che mi hanno preceduto è stato così anche nelle altre Province.
Si è messa in moto, forse al di là di una situazione complessivamente ancora pesante, un movimento che potremmo definire di protezione civile che ha visto dal basso un immediato raccordo, un coordinamento tra Province e Comuni; insomma si è portato quel conforto, quella solidarietà che le popolazioni invocavano nonché l'approntamento dei primi mezzi per gli interventi urgenti ed immediati. Dove i collegamenti sono saltati, dove la gente era isolata, si è creata, al di là delle stesse speranze di realizzare una protezione civile ad alto livello (cosa che poi nelle leggi non avviene), una forma nuova di solidarietà, di protezione civile, con grandi sacrifici da parte dei Vigili del Fuoco e delle Forze dell'Ordine.
Ci hanno riferito che c'erano delle persone che, infilati nei gommoni, si addentravano nelle distese di acqua, anche di notte, senza sapere dove ci si trovava; per fare questo ci vuole anche coraggio, abnegazione. Credo si debba dare merito di quanto fatto e trarne anche un insegnamento per camminare insieme con questa nuova volontà, con questa nuova attesa.
Traiamone insegnamento come Regione, e lavoriamo in questa direzione.
Al pronto intervento deve naturalmente seguire uno sforzo anche dal punto di vista finanziario. Ho apprezzato moltissimo la relazione dell'Assessore Garino in quanto ci ha fornito un quadro preciso della situazione e degli stanziamenti erogati, che però sono del tutto insufficienti. Vi è quindi la necessità non solo di richiedere, come credo verrà senz'altro fatto, lo stato di calamità, ma di far seguire concretamente gli stanziamenti necessari. Non so attraverso quale legge si possa realizzare questo; non so se la legge sulla Valtellina, alla quale ci siamo agganciati qualche anno fa per le zone di Novara e del Verbano Cusio Ossola, sia ancora rifinanziata, sia ancora in funzione oppure no.
Se non fosse così, in ogni caso occorrerà varare un'altra legge che almeno recuperi il disastro che all'inizio sembrava più contenuto, ma purtroppo è andato allargandosi. Occorrerà quindi una legge che interessi e richiami direttamente tutta una serie di zone colpite nel Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria e in parte in Lombardia, e che venga adeguatamente finanziata per sostenere immediatamente tutte le spese per le opere pubbliche, ma anche per andare incontro alle esigenze dei privati. Abbiamo infatti visto che la fuoriuscita dei torrenti dagli argini ha provocato enormi danni anche alle famiglie; occorrerà pure vedere che cosa si pu fare, perché d'accordo sul fatto che bisogna intervenire per le opere pubbliche, ecc., ma bisogna pur vedere che cosa si può fare nei confronti degli ingenti danni che hanno avuto tante famiglie, che sono state improvvisamente private dell'ambiente nel quale vivevano. Sono saltate tutte le cose che formano il conforto della vita di una famiglia, quindi bisognerà adoperarsi per evitare che succedano episodi come quelli successi a Genova, ma anche nel quartiere di Villa del Foro ad Alessandria, dove la gente giustamente comincia a protestare, comincia a dire che si fanno sempre parecchie chiacchiere alle quali non seguono mai fatti concreti.
Questo sarà ancora l'ennesimo dramma, ma io spero proprio che sia l'ultimo e si cominci a cambiare linea.
Presidente, se le cose avranno lo sbocco naturale di una situazione tragica come quella che c'è stata, bene, altrimenti io la invito a formare una delegazione, se necessario, per chiedere una serie di incontri con il Presidente del Consiglio dei Ministri e ad interessare i Ministri competenti, il Parlamento, affinché si sappia che la situazione è grave che non si pensi di cavarsela con poco e si cominci veramente a dare una prima risposta concreta. Questa è la cosa che dovremmo fare come Regione per evitare, come diceva il collega Tapparo, che la Regione diventi il terminale stupido (questa definizione mi ha colpito molto, passiamo dalla definizione di passacarte a quella di terminali). In sostanza, dobbiamo riconquistare sul campo questo ruolo di protagonista per la parte che ci riguarda. Questa era la prima osservazione che volevo fare.
Della seconda ne parliamo sempre, ma credo sia venuto il momento di mettere un punto fermo e di cominciare a scrivere qualcosa di nuovo nella politica ambientale. Bisogna cioè che si faccia una politica diversa, che incominci a sistemare le acque che dalla montagna - ci sono le forme per farlo e i tecnici ci propongono tante soluzioni - arrivano fino a valle occorrre spendere. Credo che questa possa essere l'occasione non solo per ripararsi dai rischi che purtroppo corriamo quando arrivano nubifragi di questa portata (anche semplicemente quelli che creano solo qualche difficoltà), ma per investire in termini di economia, di lavoro, di occupazione.
Si tratta di fare le cose che la gente ci suggerisce; se c'è da prelevare la ghiaia, bisogna prelevarla. Io credo ci sia niente di meglio di quello che ci possono dire i tecnici; non siamo noi che dobbiamo stabilire cosa fare, dobbiamo lasciare ai tecnici la possibilità di lavorare. Se c'è da togliere la ghiaia, perché il letto di un torrente è diventato più alto del paese, occorre proteggersi. In Olanda si sono protetti con delle grandi dighe; insomma, a questo punto, o ci proteggiamo con delle grandi dighe oppure togliamo la ghiaia dove la gente ci dice che è divenuta talmente alta che non può che esondare, quando arriva un corso d'acqua più potente, quando arriva un nubifragio, ecc. Così come bisogna tagliare le piante, quando è necessario.
C'è poco da fare: bisogna che coloro che difendono l'ambiente - ai quali noi ci associamo, perché l'ambiente è l'universo in cui viviamo - ci spieghino come intendono difenderlo, perché se difendere l'ambiente significa lasciare tutto com'è e provocare in casi del genere delle conseguenze drammatiche e tragiche, su questo noi non siamo d'accordo. Non è la prima volta che ci capita di dover andare da una parte e dall'altra, e sentire la gente che dice: "Ma cosa vuoi? Lì in mezzo è cresciuto un bosco".



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Guarda che la piena c'è stata dove non c'erano i boschi.



(Commenti in aula)



ROSSA Angelo

Non è proprio così, signori; io vi prego allora di informarvi più ampiamente. Così come bisogna evitare che si costruisca dove non si può.
Bisogna rispettare le leggi. E' vero che si sono costruite delle case dove non si poteva, però le cose giuste devono essere giuste per tutti. Non dobbiamo far crescere le piante, perché ad un certo punto le piante ostruiscono il passaggio, perché quando dai 1.500 metri scende a valle di tutto (terriccio, piante e così via) e trovano degli ostacoli, è chiaro che poi non potendo trovare sfogo da una parte, si sfoga dall'altra dove magari c'è il paese. Bisogna fare una politica che in questo Paese finora non si è ancora attuata. Se non la fa il Governo la faccia la Regione e la faccia come si deve. Chiediamo noi i finanziamenti necessari perché in quei finanziamenti c'è la salvaguardia dell'ambiente e c'è l'occupazione, c'è il lavoro, c'è qualcosa da dare. Qui abbiamo tutto da rifare! Non capisco perché continuiamo a trascurare un settore importante.
Si analizzi tutto: se bisogna tagliare le piante si taglino, se si deve costruire si costruisca dove si può, se si deve prelevare della ghiaia la si prelevi dove si può. Bisogna realizzare queste cose per garantirci dai danni che non hanno colpito questa regione, come è avvenuto invece da altri parti, dove l'evento è stato ancora più doloroso, più tragico. Nulla toglie però al fatto che occorre fare il punto sulle questioni che stiamo discutendo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Anche noi esprimiamo, come già hanno fatto altri Gruppi, tutta la solidarietà per la gente colpita, per i territori montani disagiati in queste ore e anche il cordoglio alle famiglie delle vittime.
Penso sia doveroso e giusto esprimere anche tutto il nostro compiacimento all'Assessore, alla Giunta, al Presidente della Giunta per quanta tempestività in questo frangente si è riscontrata. Qualcuno che ha memoria storica diversa dalla mia perché da più anni siede in questo Consiglio regionale ha affermato che questa è forse la prima volta che la Regione Piemonte è stata così attenta, precisa, puntuale sulla calamità naturale che è caduta sulla nostra regione.
E' stato attivato tutto ciò che era possibile organizzare: primi interventi, incontri con le Province, con le Prefetture, con i Comuni, ma soprattutto è emerso coralmente il fatto che si è stati vicini alla gente vicini sul territorio a coloro che oggi sono disagiati. Penso che questo sia un dato essenziale perché tutti noi sappiamo quanto è importante essere presenti nelle zone colpite, essere vicini alla gente che ha bisogno essere là dove la gente richiede la nostra presenza. Quindi ringrazio veramente per aver fatto questo ed anche perché - così mi pare di aver capito dalla relazione dell'Assessore si possa cominciare a parlare attraverso una legge speciale, di ricostruzione nelle zone colpite, una legge speciale che, visto l'impegno finanziario elevato, si possa attivare attraverso le forme statali.
E' indubbio che siamo stati interessati da un evento eccezionale e gli eventi eccezionali sono sempre imprevedibili, quasi sempre incontrollabili quando raggiungono simili intensità. Oltre alle cause naturali però ci sono anche le cause dovute all'uomo, alla sua presenza, al suo comportamento. Troppo sovente il comportamento dell'uomo modifica l'ecologia dell'ambiente e può creare dei problemi. La natura va rispettata, non dimentichiamolo mai: è madre natura, ma è anche matrigna.
L'abbandono dei territori montani non è soltanto una problematica sociale, ma anche non più di controllo e di pulizia del territorio. La stessa politica dei parchi in questi anni attivata non so se potrà essere rispondente alle difficoltà che potrebbero emergere. Ad esempio, in un parco abbastanza grande della nostra Regione - sentivo qualche tempo fa questa preoccupazione - fino ad alcuni anni fa, prima che fosse parco, la proprietà veniva controllata ogni anno e ripulita grazie all'intervento di alcuni boscaioli che provenivano dal Bergamasco. Veniva quindi attivato un lavoro di pulitura sull'intera area del parco. Oggi questo non avviene più da quando cioè la convenzione tra l'Ente parco e la Regione Piemonte è stata attivata ed è nato il parco; il parco, al di là delle piccole aree controllate all'interno, è un parco abbandonato, così è e così sembra che debba essere anche da parte degli esperti. Il rischio però è che fra qualche anno avremo una foresta non più controllata, non più ripulita, con tutti i guai che potrebbero derivarne in caso di grosse calamità.
Manca la pulizia degli alvei, molti colleghi lo hanno evidenziato; una pulizia che non sempre è mancata a causa delle persone, ma è anche difficile a causa della burocrazia. Tutti sappiamo cosa vuol dire richiedere autorizzazioni all'Autorità di bacino e alla Regione Piemonte.
Prima il Consigliere Rossa diceva che sovente nei nostri torrenti ormai il livello dell'alveo è più alto del territorio che lo circonda. Questo sta succedendo comunque e può essere un grave pericolo. Quindi oggi dobbiamo fare degli sforzi perché sia possibile ripulire gli alvei e il territorio montano.
L'Assessore ha detto che a seguito dei contributi sarà possibile attraverso una proposta, consentire ai Comuni una gestione diretta degli interventi. Sarà importante investire sul territorio soprattutto per quanto riguarda le loro problematiche, però con il diretto controllo della Regione.
Sono emerse due cose importanti in quest'aula: un rapporto più diretto con la popolazione da parte del governo regionale, e il fatto che l'economia montana è un'economia in ginocchio. In proposito qualcuno ha detto giustamente che dobbiamo pensare a progetti ed investimenti, per questi richiedono risorse umane e non sarà facile, anzi sarà difficile far ritornare o far rimanere i giovani in montagna. Bisogna dare loro delle garanzie affinché questo possa avvenire.
Il Consigliere Chiezzi ha proposto l'utilizzo dei cassaintegrati, io propongo di utilizzare anche l'Esercito. Qualche comunità è riuscita a convincere l'Esercito ad effettuare sul proprio territorio montano lavori di pulizia e di riordino del territorio stesso e di recupero del patrimonio. Esiste un patrimonio viario notevole, di strade militari costruite nei primi anni di questo secolo. Bisognerebbe davvero riuscire ad intervenire, nei momenti naturali di pace, perché questo patrimonio possa essere mantenuto. Chi non ricorda quando nel dopoguerra nei valloni alpini furono fatte opere di imbrigliamento e di difesa degli alvei? Queste opere sono ormai dimenticate, abbandonate, e sono diventate esse stesse oggetto dei rischi che stanno avvenendo perché gli imbrigliamenti, se non controllati, se non seguiti da manutenzione, rischiano di crollare e provocare esondazioni dannose.
Quindi è veramente importante un nostro controllo del territorio e un nostro sostegno alle attività. Anch'io come il collega Tapparo dico no ad una Regione che sia solo terminale. La Regione in questo momento deve essere attiva e vicina alla gente, ma non ad un popolo tecnologico, cioè ad una società tecnologica soltanto e così ritenuta tale, bensì una società e un popolo che abbia davvero la possibilità di contribuire allo sviluppo delle nostre zone montane, ma anche e soprattutto al controllo ecologico dell'ambiente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Noto che anche nell'odierno dibattito si ripetono molti concetti, senza fare, a mio modo di vedere, qualche sforzo di comprensione e - mi consenta Consigliere Peano senza voler essere come la befana che porta a tutti qualcosa, anche ai cattivi. No: qualche volta bisognerebbe dire che noi non siamo in grado di portare tutto a tutti e che decidiamo di portare laddove c'è necessità. Questo, però, non tanto in termini di risorse - collega Peano - ma in termini di approccio al problema.
Personalmente condivido molte delle cose che sono state dette soprattutto perché da parte di qualcuno - finalmente - si è riconosciuta la centralità della natura rispetto a questi problemi. Non si può dire, com'è stato detto dal rappresentante Verde, che queste cose non sarebbero mai successe se non ne fossero avvenute altre; a me risulta che in tutte le nostre città si scava per trovare tracce del nostro passato sommerse da alluvioni: fatti molto antecedenti alla cementificazione selvaggia e alla speculazione edilizia. Questo significa che ci sono fatti che stanno all'interno - come ha detto la collega Bresso - della natura e della terra che hanno una loro vita, rispetto alla quale è l'uomo che si deve adattare e non viceversa. Questo, però, riconoscendo la primordialità di alcune forze: è questa la questione centrale, signor Assessore, rispetto alla quale non condivido la sua relazione. Non possiamo continuare a ripetere luoghi comuni, senza il coraggio - direi addirittura l'orgoglio di prendere atto che la nostra generazione ha affrancato molti di noi dalla fame, dalla tristezza e dalla paura che caratterizzava la nostra vita in montagna: e di questo dobbiamo essere orgogliosi. Non possiamo immaginare di perpetrare l'equilibrio artificiale creato dalla fame dell'uomo sulla natura con i terrazzamenti. I terrazzamenti, tanto belli da vedere, sono la testimonianza della fame, del bisogno dell'uomo, in montagna.
Questa fase della storia è finita e i terrazzamenti franeranno! I boschi venivano tenuti puliti dal contadino che poteva vivere con una mucca; sono tempi finiti - a Dio piacendo - e non torneranno. Bisogna avere, storicamente, la coscienza che la montagna, generatrice in primis di questi fatti, tornerà ad essere quella che era la montagna primigenia salvo la sopravvivenza di qualche presepio: le stazioni turistiche. Poi ci sono quelli che in montagna sono nati e vivono e che continueranno a stare in montagna, ma prendendo atto che siamo all'interno di una fase di transizione tra un equilibrio artificiale voluto dall'uomo ed un equilibrio naturale definitivo voluto dalla natura. Noi viviamo questa fase, e rispetto ad essa ci si deve attrezzare - condivido totalmente l'approccio dei colleghi Rivalta e Bresso, e mi spiace non ci sia l'Assessore. Noi dobbiamo investire in risorse intellettuali per fare in modo che la Regione, in termini di cultura politica, in termini di professionalità, in termini di risorse sia capace di governare questo grande momento di trasformazione, all'interno, comunque, di una logica, sempre da tutelare di politica territoriale.
Questo dettaglio è di radicale importanza, a mio modo di vedere; perch se non si ha la consapevolezza che la politica del contenimento non regge più faremo delle opere idrauliche di contenimento - che non reggono più perché non è più funzionante il sistema di contenimento a monte. Non ci sono più i pastori a 2.000 metri; pastori che comunque non vi portavano le pecore che rovinano i pascoli: le pecore disastrano i pascoli. In Italia nessuno si preoccupa di sapere qual è il carico delle pecore nel terreno più delicato, quello sopra il bosco: nessuno si preoccupa. L'importante è che non siano turisti, l'importante è che non siano mountain byke; che poi i greggi disastrino la montagna va bene, perché fanno tanto cartolina mentre la mountain byke dà fastidio. Le pecore disastrano il pezzo più delicato della montagna, quello in cui nascono le grandi quantità di detriti che scendono a valle: la fine del bosco, quello prima della zona attestata delle rocce.
L'opera di contenimento alla quale si è sempre pensato - trinceroni lungo i ruscelli - sostanzialmente era la continuazione in termini ingegneristici di quanto faceva l'uomo-monte in termini artigianali, di tradizione familiare. Tutto questo è saltato. Questo significa che ci vuole un approccio totalmente diverso - prego i funzionari dell'Assessorato, se sono presenti, di riferire questo passaggio all'Assessore. Personalmente non sono assolutamente d'accordo a privilegiare il ruolo degli enti locali su questo; se la decisione viene presa dall'ente locale - Presidente - si pagherà con prezzi sempre troppo alti l'esigenza di non danneggiare oltre misura gli interessi presenti sul territorio. Esempio: rio Merdarello: è dimostrato che non può essere contenuto all'interno dei 50 metri del canale che si scava tutti gli anni: bisognerà prendere atto che il rio Merdarello è una forza della natura non contenibile a monte - su questo non c'è discussione tecnica - e che, evidentemente, deve avere un suo spazio vitale all'interno del quale svilupparsi, all'interno del quale fare le opere.
Occorre prendere atto che ha una sua area di naturale gestione, che non pu essere contrattata con il proprietario del terreno vicino, che sicuramente mi fa pena. Ma il Sindaco del paese non sarà mai disponibile a prendere atto che bisogna pagare un prezzo altissimo, in termini anche di risorse economiche rispetto ad una soluzione che sicuramente qualche ingegnere qualche ricercatore universitario dirà che va meglio: fare una bella trincea di cemento armato. Di queste cose ne abbiamo viste tante; dobbiamo cercare di uscire da questa logica.
La progettazione di questi interventi deve essere strategica, ovvero immaginare un futuro in cui il sistema-monte non ci sarà più o sarà fortemente degradato. Non ragioniamo sulle ipotesi; i boschi non verranno più puliti, anche perché sono boschi poveri, che non danno essenze redditizie dal punto di vista economico: non si riesce neanche a trovare la gente che vada a tagliare gli alberi, figuratevi se troviamo gente che vada a tagliare i cespugli. Questa è la verità delle nostre montagne; se avessimo essenze preziose questo problema non si porrebbe; è questa la realtà con la quale dobbiamo misurarci.
A mio modo di vedere dobbiamo fare uno sforzo di approccio al problema immaginando che la Regione abbia la capacità, con una corretta politica del territorio, di larghissimo respiro, investendo molto sulle risorse e sulle intelligenze, di poter gestire questi problemi prescindendo dai limiti localistici ed opportunistici che necessariamente, in termini oggettivi non di giudizio, gli enti locali sono portati a porre. Cercheranno sempre di ridurre l'intervento sul territorio il più possibile per danneggiare meno i loro elettori, i loro cittadini, i loro contribuenti - si tratta di capire di chi stiamo parlando.
Questa mi pare la questione centrale rispetto alla quale la Regione deve essere attenta a non ripetere - mi spiace non ci sia il Consigliere Peano - le solite cose, del tipo: "Ci pensi il Comune". No! Non ci pensi il Comune. La Regione si decida, una buona volta, a sapere che la progettazione di grandi opere come queste, che anche se marginali sono centrali rispetto ad un sistema che finisce al mare - come diceva la collega Bresso - e parte dalle vette del Monte Rosa, non può essere lasciata al geometra di paese e all'opportunismo di qualche ingegneruncolo deve essere all'interno delle strategie territoriali della Regione. Si doti delle strumentazioni necessarie, ma le opere di rigenerazione idraulica non vengano più affidate ai Comunelli o alle Province: i Comunelli e le Province facciano quanto compete loro; per esempio, far arrivare gli escavatori in tempo utile, tenendo lontano i volontari... Visto che qualcuno, qui, è andato a Forno Alpi Graie, avrà visto le differenze fra il volontariato serio, quello che arriva dalle montagne, dal volontariato che noi finanziamo: quello che non c'era, e che è invece sempre presente alle sfilate e a votare nelle nostre convenzioni.
Signor Presidente, a me pare che si debba tenere presente la centralità di tale questione, ovvero la capacità di immaginare queste questioni non più con la continuazione del passato, ma nella consapevolezza che il passato è finito e non recuperabile, dico io "viva Dio non recuperabile" perché nessuno vuole tornare in montagna, se qualcuno vuole tornarci io gli metto a disposizione il terreno della mia famiglia, le strutture, le apparecchiature e anche i semi delle patate, ma ci vada, non si limiti solo a parlarne! Detta questa questione che mi appassiona e mi accalora molto, chiederei ai proponenti di riflettere sul fatto che la Commissione vada sul territorio, perché andiamo a parlare con gente semplice, che vuole sentirsi dire, quando si fa un'opera, chi se ne occupa e quando paga.
Collega Bresso, a me dà un po' fastidio continuare a sentire ripetere "e tu sei bravo, ma la gente non ti capisce"; è molto più apprezzato colui che dice che le risorse ci sono, è solo un fatto di volontà politica. Non vorrei che la nostra Commissione, andando sul territorio, si limitasse a dire che è solo un problema di volontà politica e siccome queste cose ci vengono rimproverate tutti i giorni, mi pare che il coinvolgere le istituzioni in queste processioni, in cui il più bravo è il più idiota perché così è, non sia una cosa da fare.
Sicuramente ci sarà l'ultimo della fila che dice: "Ma no, tutte storie è un problema di volontà politica, non rubassero tanto ci sarebbero i soldi".
Non mi pare che sia questo il modo per affrontare il problema, ma purtroppo si dà il caso che i politici queste cose - compresi molti colleghi - le facciano quotidianamente. Quindi lascio ai proponenti una riflessione sull'opportunità di questa presenza sul territorio, lascio poi alla Presidente Bresso, nel caso in cui la cosa vada in porto, la capacità di evitare che queste cose avvengano.
Soprattutto un atto di umiltà, non vestiamoci con le penne del pavone sapendo che siamo all'interno di una filiera decisionale, non ci decidiamo a voler essere Stato, continuiamo a dire che vogliamo solo la programmazione e sulle tasse meno veniamo coinvolti e meglio è. Alla fine siamo un pezzo di una filiera, non siamo né la testa né la coda, quindi non serviamo né per fare quello che fa venire il tricoma in Russia, né per prendere la grappa dopo cena, siamo una cosa che non conta niente e ci portiamo solo e sempre le responsabilità dello Stato, sapendo che è lo Stato che tira fuori le risorse e fin quando non c'è il decreto e non ci sono i soldi, non si deve dire alla gente che le cose verranno fatte.
Perché se poi non vengono fatte, la colpa alla fine finisce per essere nostra.
Una vicenda sulla quale le Regioni dovrebbero fare un fortissimo ripensamento è quello sulla protezione civile. Con tutto il rispetto che ho per il Presidente e con tutta l'ambizione che ho di succedergli, sostengo che la protezione civile non è una realtà, ma un metodo. In Italia di gente che fa protezione civile ve ne è troppa, risorse per la protezione civile ve ne sono troppe, mezzi per la protezione civile ve ne sono troppi, basta prendere le caserme dell'Esercito e dei Vigili del fuoco, un po' di volontariato di qualità, mezzi, materiale ve ne è anche troppo, manca il coordinamento che è un fatto politico.
Se il coordinamento non c'è a livello nazionale, perché nessun Ministro accetta che in caso di calamità sia un altro Ministro a decidere delle proprie competenze, non illudiamoci, Presidente, che invece a livello regionale si possa riconoscere un coordinamento in capo al Presidente della Regione, questo è prendersi in giro! Questo è solo creare le occasioni per degli alibi: "Noi non siamo venuti perché non ci hanno avvisato, non sapevamo.., non siamo stati preallarmati, pensavamo che ci fosse tizio".
La protezione civile non è il giochetto dei bambini con le divise, di quei volontari che perché ci voleva il piccone e la pala non c'erano, ma c'erano quelli che il piccone e la pala sanno cosa sono; non c'erano quelli che sfilano in Piazza San Carlo, tanto per intenderci.
Presidente, quando ci sono questioni di questa natura non può che essere il rappresentante dello Stato, perché ho difficoltà ad immaginare il comandante della regione dei Carabinieri, comandante della regione nord ovest, colloquiare con il Presidente della Giunta, che non ha il linguaggio: sono gli strumenti di comunicazione che ci vogliono in situazioni di questo genere. Quindi cerchiamo di ottenere tutto quello che siamo in grado di ottenere e lasciamo ad altri quello che riteniamo che altri sappiano fare meglio di noi. Per esempio, lasciamo al direttore della protezione civile e al comandante della regione militare che hanno gli strumenti, le risorse, gli uomini, il linguaggio, la professionalità il compito di occuparsi di certe situazioni, cosa che né il Presidente della Giunta, con tutto il rispetto dovuto, né i due o tre funzionari possono far fronte. Queste cose non si possono affrontare con supponenza.
Le vicende quindi che hanno coinvolto questi nostri concittadini, a mio modo di vedere, devono obbligarci, in termini di onestà, a mettere da parte i luoghi comuni che qui abbiamo sentito ripetere: torniamo in montagna puliamo i canali, puliamo i boschi, puliamo i torrenti, questo non avverrà mai più, la centralità della Regione, il Presidente deve dirigere l'operazione di protezione civile, non è vero niente. Non sarà mai possibile, le risorse non sono nostre, quindi non promettiamo cose che non possiamo dare. Una cosa possiamo fare e abbiamo fatto - lo diceva prima il collega Rivalta - il Servizio geologico affidato al funzionario che era qui presente, lavoriamo sulle intelligenze, noi siamo nelle condizioni di cambiare la nostra Regione nella misura in cui sapremo investire sulle intelligenze, sul futuro, sulle nuove tecnologie, sulla visione di cos'è il futuro, non nella continua lamentazione del passato come questa mattina in quest'aula abbiamo sentito.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Scuso l'Assessore Garino e i funzionari che si sono assentati perché è stato programmato un sopralluogo in Val Borbera.
Concludo questo dibattito con alcune osservazioni finali da parte della Giunta regionale.
Ci siamo trovati di fronte ad un evento naturale straordinario che non poteva essere controllato; si può oggettivamente con la prevenzione fare di più, per evitare certi danni, ma anch'io concordo con quanto diceva il Consigliere Marchini e con quanto ha detto la Consigliera Bresso, che ci sono degli eventi di tale pesantezza che non possono essere controllati.
Quando sulle montagne cade una quantità di acqua, come quella caduta tutto può succedere, come è successo nel 1914 che ha cambiato il volto della valle. Con le tecniche odierne si possono prevedere e migliorare gli interventi, ma dobbiamo prendere atto, come prendono atto gli Stati Uniti di fronte ai tornado, che ci sono dei fenomeni che non si possono controllare. Questo purtroppo è avvenuto nel nostro Piemonte in modo forte e pesante. Abbiamo dimostrato, con un Servizio geologico efficiente di poter disporre di dati rapidi e anche di una presenza sul territorio; credo che, al di là delle scontentezze iniziali che ci sono state, di fronte alla difficoltà di partenza che molto spesso avviene alla richiesta di soccorsi complessivamente vi sia stata una valutazione positiva. Noi abbiamo la protezione civile come elemento di prevenzione, non come elemento di intervento. Sostengo che i servizi delle Province, i servizi della Regione il Genio Civile in particolare, abbiano comunque dato una risposta positiva. Ieri sono andato con l'Assessore Garino e con il dottor Coccolo in Provincia ad un'assemblea delle Amministrazioni, indetta dell'Amministrazione provinciale di Torino. Avendo spiegato le cose con calma e con attenzione, abbiamo avuto anche dai Presidenti della Comunità montana di Lanzo che sono tra i più colpiti, ed altri, attestati che la Regione, oltre gli altri enti, è intervenuta con una certa tempestività e con una certa puntualità. Certamente i danni sono stati enormi, mancava l'energia, mancava il telefono, mancava la strada, in talune valli c'è stato un totale crollo di tutti i servizi che creavano anche il panico oltre le mancanze di risorse materiali, di gasolio per il riscaldamento, di difficoltà molto gravi. Credo che si sia fatto uno sforzo complessivo per rispondere al momento drammatico dell'emergenza. Certo non è stato esaustivo di quelle che sarebbero le necessità e di quelle che sarebbero le aspettative che ci sono in momenti come questo. Come Assessorato e come Presidenza abbiamo seguito, momento per momento, i fatti. Io stesso come Presidente ho contattato tutte le Prefetture, ho seguito direttamente il lavoro della Prefettura di Torino. Ho parlato con la sala operativa della Protezione Civile a Roma per contattare il Sottosegretario Riggio al quale ho direttamente, già nei giorni stessi in cui si svolgevano gli eventi esposto la situazione. Abbiamo richiesto anche mezzi speciali. E' successo un fatto particolare in Valprato che è stato lamentato ieri, giustamente dalla popolazione: la difficoltà di avere l'energia a Ronco; lì c'è stata una caduta della strada di chilometri, gli stessi elicotteri per un certo periodo non hanno potuto salire a causa delle condizioni meteorologiche.
Pensate che abbiamo chiesto un elicottero pesante alla Protezione Civile di Roma per portare un generatore nella Val Soana, quando ci è stato affidato è partito da Roma, si è fermato sull'Appennino, ha dovuto tornare indietro perché le condizioni atmosferiche non consentivano di risalire. E' risalito poi nella giornata di ieri mattina e ha portato il generatore a Ronco. Cito un fatto del quale si è discusso ieri e che è emblematico di difficoltà reali a poter operare. La Provincia si è mossa, la Regione si è mossa abbiamo chiesto immediatamente lo stato di emergenza e abbiamo contattato i canali istituzionali - voglio che sia ben chiaro - non abbiamo partecipato a riunioni indette da deputati singoli o altro, abbiamo partecipato a riunioni istituzionali, quella della Provincia era istituzionale, abbiamo ritenuto di andare e ha fatto grande impressione ieri che l'Assessore Garino, il dottor Coccolo, l'Assessore Panella e il Presidente della Giunta fossero presenti all'incontro della Provincia con i Sindaci per valutare la situazione là dove è più drammatica. Abbiamo chiesto lo stato di emergenza e abbiamo contattato, quindi, la Presidenza del Consiglio e la Presidenza della Commissione Ambiente della Camera che era convocata per stamane. E stamane la Commissione all'unanimità ha chiesto, a sua volta, lo stato di emergenza al Governo. Ma non possiamo limitarci allo stato di emergenza chiediamo uno strumento legislativo speciale, come è avvenuto nelle altre occasioni di grave danno naturale. Ritengo che questa richiesta sia fondata e possa essere portata avanti con grande determinazione. Ne ho parlato con il Sottosegretario Riggio, ne ho parlato questa mattina con il Sottosegretario Maccanico che mi ha confermato la disponibilità; abbiamo avuto, verso l'una, la richiesta di indicare in linea di larga massima l'importo complessivo dei danni che il Piemonte ritiene si possano quantificare. Ho parlato telefonicamente anche con la Prefettura di Torino e con le altre, abbiamo indicato una cifra di 950 miliardi che, come diceva Garino, potrà essere congruamente aumentata con riserva di riverificarla attentamente, però, a livello nazionale, ci è stata chiesta questa quantizzazione.
Prevenzione e attività regionale.
Per quello che riguarda la Regione, la nostra Protezione Civile svolge una funzione in gran parte di prevenzione. Guardate che io l'ho detto ieri ai Sindaci nell'incontro che c'è stato, ho avuto il coraggio di dire ai Sindaci: "Noi siamo qui che lavoriamo, abbiamo chiesto di fare dei piani di emergenza". Dai Sindaci e dalle Comunità montane non sempre abbiamo avuto collaborazione, abbiamo indicato le modalità di predisporre dei piani di emergenza, di muovere quel volontariato che forse non è sempre efficace, ma che peraltro svolge un compito attivo, bisogna che affrontiamo anche, oltre che una politica di attenzione all'ambiente, concreta sul suolo, di programmazione, bisogna che affrontiamo anche questo discorso con più disponibilità, con meno sufficienza da parte di tutti, perché poi proprio lo scatto iniziale è quello che arriva dalla predisposizione di questi piani e dalla responsabilità delle singole persone. Come ho già detto credo che ci sia stato un impegno complessivo adeguato, continueremo a muoverci su questa strada, prendendo coscienza di quello che è emerso dal dibattito, dalle indicazioni che escono dall'ordine del giorno il cui testo mi pare sia stato opportunamente concordato e riverificato; continueremo con grande attenzione in questi giorni a premere perché si passi immediatamente al decreto legge e ci siano risorse disponibili. Circa l'autorizzazione ai Comuni e a certe spese immediate devo anche dare atto alla Prefettura di Torino di avere autorizzato la Provincia e i Comuni fuori bilancio, di fare spese per 2 miliardi complessivi di urgenza avvalendosi di un'autorizzazione della Protezione Civile di Roma. Noi abbiamo integrato con 5 miliardi le nostre risorse del pronto intervento utilizzando le disponibilità del fondo di riserva che avevamo a disposizione per fare questi interventi immediati.
Chiuderei qui la nostra presa di posizione e la nostra comunicazione dicendo che è molto importante muoversi con intelligenza e con determinazione e credo che bisogna soprattutto comprendere che quello che conta è la collaborazione dei vari livelli e qui faccio l'ultimo accenno al discorso del coordinamento. Noi non abbiamo chiesto un coordinamento - per essere chiari - della Protezione Civile della gestione dell'emergenza sappiamo benissimo che non abbiamo la struttura per farlo. Quando diciamo "coordinamento" vogliamo riferirci ad un coordinamento degli interventi di ricostruzione, non di gestione. Che senso ha la funzione programmatoria della Regione se non ha questo coordinamento, se non ha questa possibilità di vedere il complesso degli interventi che si vanno a delineare? Strade acquedotti e altre infrastrutture. Questa è stata l'impostazione ed è un'impostazione che è anche coerente con l'ultimo decreto legge sulle calamità.



PRESIDENTE

Il dibattito è concluso.
Comunico che è stato presentato l'ordine del giorno n. 643 firmato dai Consiglieri Marengo, Rivalta, Bortolin, Monticelli, Dameri, Foco Porcellana, Chiezzi, Ferraris, Rossa, Majorino, Spagnuolo, Marino, Vaglio Bresso, Riba, Calligaro, Bosio, Vetrino, Gallarini, Ferrara, Giuliano e Fulcheri.
Pongo pertanto in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte di fronte alle morti e alle distruzioni provocate dalle alluvioni del 23/24 settembre u.s.
esprime il proprio cordoglio per le vittime e la propria solidarietà alle popolazioni colpite dal disastro preso atto sia degli interventi già attivati dalla Giunta regionale per l'incolumità dei cittadini e per l'igiene pubblica sia dell'ulteriore finanziamento di 5 miliardi già deliberato dà mandato alla competente Commissione consiliare a svolgere i sopralluoghi e i contatti con le popolazioni e le Amministrazioni locali che si renderanno necessari, ove possibile, in opportuno coordinamento con la Giunta regionale.
Impegna la Giunta regionale - ad intervenire immediatamente con provvedimenti urgenti anche finanziari per alleviare il disagio delle popolazioni e per il ripristino delle necessarie condizioni di vita e di funzionamento degli abitati e dei territori colpiti a sviluppare un'energica azione sul Governo nazionale per la rapida predisposizione delle provvidenze necessarie agli interventi urgenti e al completo ripristino dei danni, mettendo immediatamente a disposizione le risorse finanziarie evitando i ritardi tante volte verificatisi nel nostro Paese in analoghe situazioni, ultima delle quali la denunciata mancata erogazione dei finanziamenti promessi per l'alluvione avvenuta in Liguria un anno fa a costituire, nelle Comunità montane più colpite, nuclei permanenti di funzionari regionali per realizzare con tempestività gli interventi diretti e per collaborare al coordinamento degli interventi degli altri livelli di governo locale a relazionare in Commissione sull'entità e sulla tipologia dei danni e sugli interventi programmati e in opera ad invitare gli enti locali ad utilizzare al meglio e con celerità nei cantieri da allestire, gli strumenti di politica attiva del lavoro per consentire l'utilizzo di lavoratori in cassa integrazione ed in mobilità a verificare con il Dipartimento nazionale le difficoltà nell'intervento della Protezione civile per favorire le opportune iniziative di potenziamento infine, denunciando che gli effetti devastanti di queste calamità naturali sono accentuati dalla mancata azione di manutenzione e sistemazione del suolo (pascoli e foreste), dalla mancata regimazione dei corsi d'acqua, dalle inadempienze rispetto alle stesse norme legislative sugli interventi di bacini idrici di cui alla legge n. 183, e che i danni sulle infrastrutture (ponti, strade, acquedotti, ecc.) sono resi tanto più frequenti e gravi dal momento che manca una permanente attenzione al mantenimento dei necessari gradi di sicurezza e una necessaria azione di manutenzione di queste infrastrutture impegna la Giunta regionale - a riprendere una politica programmata e pianificata di corretto uso del suolo e del territorio, di corretta ed equilibrata localizzazione degli insediamenti, di sistemazione idrogeologica, di limitazione e controllo di attività di cava e di movimento terra, di gestione silvo-pastorale, di manutenzione e miglioramento delle infrastrutture civili, e di osservazione permanente della loro sicurezza funzionale e statica".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,45)



< torna indietro