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Dettaglio seduta n.250 del 21/09/93 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 8) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Croso, Ferrara, Giuliano, Goglio Maccari e Spagnuolo.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione n. 769: "Convalida del Consigliere regionale Guido Bonino (art. 17 legge 17/2/1968, n. 108 e art. 16 del Regolamento interno del Consiglio regionale)"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 769, di cui al punto 9) all'o.d.g.
Il giorno 21/9/1993 si è riunita la Giunta delle Elezioni, la quale nulla rileva a che il signor Guido Bonino possa essere Consigliere regionale. Si può pertanto procedere alla ratifica di detta decisione con votazione a scrutinio segreto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bodrero per dichiarazione di voto ne ha facoltà.



BODRERO Antonio

Non parteciperò alla votazione, per la medesima ragione che avevo già illustrato al momento della mia cooptazione. Mi pare che il Consiglio non possa essere competente in questa materia, in quanto l'eletto è stato eletto dal popolo ed è già stato convalidato dalla legge. I magistrati possono dire se questa elezione è autentica o meno; non vedo perché il Consiglio debba cooptare.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, possiamo procedere alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 43 votanti 41 voti favorevoli 40 voti contrari 1 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri.
Il Consiglio approva.
Comunico che copia della deliberazione di convalida sarà depositata nella Segreteria del Consiglio per l'immediata pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione, ai sensi dell'art. 16 del Regolamento interno del Consiglio regionale e sarà trascritta nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Commercio

Comunicazioni della Giunta regionale in merito all'insediamento del Centro commerciale "Le Gru" a Grugliasco - Esame ordini del giorno nn. 450, 482 e 638 - Risposta ad interrogazione n. 2041


PRESIDENTE

Relativamente al punto 25) all'o.d.g. che prevede l'esame dell'ordine del giorno n. 450 presentato dai Consiglieri Marino, Miglio, Cucco Chiezzi, Rabellino, Vaglio, Majorino e Zacchera, e dell'ordine del giorno n. 482 presentato dai Consiglieri Ferrara e Marchini, la Giunta intende presentare una comunicazione sull'insediamento del Centro commerciale "Le Gru" a Grugliasco, che costituirà unica materia di discussione, che verrà presentata dall'Assessore Cantore.
La parola pertanto all'Assessore Cantore.



CANTORE Daniele, Assessore regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri. Proporrei all'Ufficio di Presidenza e ai colleghi Consiglieri di discutere anche l'interrogazione n.
2041 a firma Chiezzi e Maggiorotti sullo stesso argomento.
Devo dire che la comunicazione che mi è stata richiesta riguarda in particolare il Centro commerciale "Le Gru" di Grugliasco e le eventuali determinazioni della Giunta regionale sulla programmazione commerciale della nostra Regione.
Questa deliberazione di nulla osta - peraltro accompagnata in Giunta regionale anche da una deliberazione proposta dall'Assessore all'urbanistica di contenzioso sul piano urbanistico nei confronti dell'Amministrazione comunale, degli operatori e dei progettisti - sul Centro commerciale "Le Gru", è una deliberazione che ha una storia molto lunga ed anche un'istruttoria molto lunga. La vicenda ha inizio nel 1985 e conclude il suo iter amministrativo, soprattutto comunale ma anche regionale, nel mese di settembre di quest'anno.
Ci siamo trovati di fronte ad una pratica molto complessa e alla necessità, tramite questa deliberazione, di mettere i paletti per la futura programmazione commerciale sul territorio piemontese. In particolar modo il sottoscritto, quando ha assunto la delega al commercio, si è trovato a terminare un iter amministrativo già iniziato dal suo predecessore ed istruito dagli uffici.
Per quanto riguarda il nulla osta commerciale, c'è poi stato un iter burocratico amministrativo dell'Assessorato all'urbanistica sulle vicende urbanistiche e nel frattempo sono intercorsi anche accordi tra il Comune di Grugliasco, la Società proprietaria e l'Amministrazione provinciale per quanto riguarda la viabilità di accesso alla zona.
La Commissione regionale commercio ha dato parere favorevole relativamente a questo ampliamento commerciale; il sottoscritto ha adempiuto ad un impegno assunto dalla collega Vetrino in una precedente consultazione con la Commissione. Ho riferito in Commissione quali erano le intenzioni dell'Amministrazione ed ho fornito alla stessa il materiale necessario per valutare queste intenzioni; infine, in data 6 settembre 1993, siamo giunti alla deliberazione di Giunta.
Questa è la cronistoria e, se i colleghi lo richiedono, posso far loro pervenire il materiale (molto corposo essendo una vicenda che va avanti dal 1985).
Rispetto alla deliberazione voglio sottolineare che ciò che compete alla Giunta regionale in sede di rilascio del nulla osta, ovvero la compatibilità dell'intervento con lo strumento di pianificazione generale del Comune, è la compatibilità con il Piano regolatore generale, mentre all'Amministrazione comunale in fase esecutiva spetta, in ottemperanza al dettato dell'art. 24 della legge n. 426/71, la verifica della compatibilità urbanistica edilizia e della compatibilità di Regolamento.
Hanno ispirato sia questa che le altre due deliberazioni la necessità di scindere i due aspetti, peraltro confortati anche dal parere non solo dell'Ufficio Legale della Regione Piemonte, ma anche da un parere pro veritate chiesto ad un avvocato da parte della stessa Regione...



CHIEZZI Giuseppe

L'avvocato chi è?



CANTORE Daniele, Assessore regionale

L'avvocato è Golinelli.
I due aspetti che hanno orientato le deliberazioni sono uno di carattere generale, ovvero di compatibilità con la strumentazione di pianificazione generale sotto il profilo delle destinazioni d'uso, da valutarsi in sede di rilascio di nulla osta eventualmente ancora prima dell'esame definitivo della pratica. L'altro, di carattere più puntuale e tecnico, riguarda le compatibilità edilizie, competenza questa che in sede esecutiva attiene al Comune al momento del rilascio delle concessioni edilizie e alla Giunta regionale al momento del rilascio delle autorizzazioni ai sensi della legge n. 70/91 che ha modificato la L.R. n.
56/77.
Devo dire che seguendo questo orientamento, che si potrebbe definire di doppio binario, uno commerciale relativo all'urbanistica generale e l'altro urbanistico relativo invece al piano particolareggiato e anche a tutta la parte edilizia e di regolamento, gli uffici dell'Assessorato hanno compiuto un'approfondita verifica sulla possibilità di ampliamento di questo insediamento, e la verifica è stata conforme, sotto il profilo commerciale all'art. 24 della legge n. 426, agli artt. 26 e 27, e al decreto ministeriale n. 375 del 1988 nonché alle indicazioni programmatiche di urbanistica commerciale, approvate dal Consiglio regionale. Come voi sapete ci sono due interventi programmatori da parte del Consiglio regionale: uno è del 1980 e l'altro del 1990.
Relativamente alle due indicazioni programmatiche, quella del 1980 è durata in vita dieci anni, quella del 1990, devo dire con felice intuizione dell'allora Assessore Marchini, ha avuto una vita di 365 giorni, visto che venne stesa a fine legislatura. L'Assessore fu corretto, quindi, a darle vita breve; tali indicazioni programmatiche dovevano poi essere completate da ulteriori indicazioni, in relazione alla legge n. 426. Nonostante che gli artt. 1 e 2 delle indicazioni programmatiche del 1990 fossero scaduti dopo i 365 giorni, gli uffici dell'Assessorato al commercio ne hanno comunque tenuto conto.
Quindi, in relazione a quanto ho detto prima, i riferimenti di legge alla legge n. 426, al decreto ministeriale del Ministro Battaglia del 1988 e alle indicazioni programmatiche del 1980 e del 1990, la domanda è stata presentata quando erano in vigore gli artt. 3 e 5 delle indicazioni programmatiche di urbanistica commerciale della Regione Piemonte, di cui alla deliberazione del Consiglio regionale 1980 e gli artt. 3 e seguenti dell'indicazione programmatica regionale di cui alla deliberazione del Consiglio regionale del 1990, e dopo l'entrata in vigore del decreto ministeriale n. 375/88 (dato importante, che ha orientato l'azione degli uffici) che stabilisce che il limite massimo di superficie di vendita per esercizio non è criterio adottabile per il rilascio o il diniego del nulla osta.
Rispetto alle indicazioni programmatiche regionali del 1980 l'ampliamento risulta assentibile perché coerente con le politiche distributive e per gli insediamenti commerciali consentiti nei centri urbani. E' stato considerato il polo di Grugliasco, che peraltro compare già nelle indicazioni e nel lavoro fatto dal Comprensorio di Torino. Questo polo è stato qualificato con una terminologia che certamente non useremmo più oggi: polo da ripolarizzare e riqualificare, al quale l'insediamento risulta addensato rispetto alla localizzazione ed al rapporto con la rete di vendita preesistente.
Questo a dire che il polo di Grugliasco era già indicato da tempo come polo che poteva essere usato per un insediamento commerciale di un certo tipo. Devo dire che i parametri poi indicati dal collega Marchini nel 1990 hanno fatto sì che si potessero evidenziare ancora meglio sul territorio regionale le zone che potevano essere appropriate per un insediamento commerciale. Insediamento che, seppure concorrenziale come tutti gli altri avrebbe dovuto almeno rispettare l'equilibrio del rapporto territorio/abitanti e anche relativamente alla localizzazione degli altri centri commerciali.
A fronte delle indicazioni cui ho accennato prima, l'intervento di nulla osta verificato dagli uffici dell'Assessorato rispetto ai criteri del 1980, ha rilevato due elementi che ritengo importanti: localizzazione e rapporto con la rete preesistente.
In considerazione del fatto che dal decreto ministeriale n. 375 non è consentita la fissazione di un limite massimo di superficie per esercizio si valuta la compatibilità economico-commerciale utilizzando i criteri economico-commerciali contenuti nelle indicazioni programmatiche del 1990 per quanto attiene alla superficie concedibile in funzione alla produttività dei punti vendita dei generi contingentati superiori a mq 1.500 e le quote del mercato assorbite, tenuto conto delle preesistenze nell'ambito di fasce isocrone predeterminate.
Per quanto riguarda la parte commerciale dell'ipermercato, nelle indicazioni programmatiche che per facilità chiamerei "Marchini" del 1990 era previsto un tetto massimo del 60%. In questo caso il tetto è addirittura dimezzato, perché la stessa quota si aggira attorno al 39%.
Tale valutazione è effettuata attribuendo produttività nei valori medi di mercato e quindi, nel caso in specie, attribuendo valori più alti rispetto a quelli prospettati dalla società richiedente l'intervento proposto, in linea di massima compatibile per le superfici richieste, e fatto salvo alcune perplessità circa la tabella IX che riguarda l'abbigliamento e le calzature. La compatibilità della tipologia distributiva con la programmazione regionale è valutata rispetto all'art. 3 delle indicazioni programmatiche del 1990, ancora in vigore; faccio rilevare che non solo le superfici riguardanti l'ipermercato ma anche altre superifici sono nettamente inferiori a quanto previsto con le indicazioni del 1990.
Una precisazione. Stiamo ragionando a nuove indicazioni programmatiche relativamente alla legge n. 426. Ci rendiamo conto, infatti, che con quelle del 1980 e del 1990 si è cercato soprattutto di regolamentare l'afflusso dei grandi centri di distribuzione in Piemonte, ma molto ancora deve essere fatto: dovremmo oggi cercare di conciliare da una parte l'esigenza di insediamento di questi centri e dall'altra la possibilità di mantenere una rete distributiva piccola, sia questa di negozi o di ambulanti, e cercare se è possibile di mediare queste diverse formule di distribuzione. Quindi: ci rendiamo conto che anche le indicazioni programmatiche del 1990 devono essere riviste e in tal senso stiamo lavorando. Peraltro, ci siamo trovati nella situazione di una struttura completamente terminata, che aveva sul mercato la possibilità di acquisire 2.000 posti di lavoro - ma ritorner sul problema - e quindi nella necessità di dare soluzione a un qualcosa che, come ho detto prima, dal 1985 procedeva ed è proceduto al di là della volontà e della programmazione regionale.
Vorrei fare una precisazione che ritengo molto importante. In realtà questi insediamenti commerciali e anche il nulla osta di ampliamento potevano seguire un'altra strada, se non fossero stati un anno e mezzo fa catturati dalla Regione Piemonte, dall'Assessorato al commercio. E' la strada delle domande singole di attivazione di esercizi all'interno della stessa struttura del centro. Certamente, tali domande avrebbero eluso la possibilità di un nulla osta regionale e la possibilità di una minima - uso questo termine perché ne sono consapevole - programmazione su questo intervento - così come sul piano urbanistico. Confortati dai pareri legali abbiamo scisso la parte urbanistica generale da quella particolare - so che anche su questa interpretazione ci sono diverse posizioni; quindi, anche sul piano del nulla osta commerciale gli operatori del Centro "Le Gru" avrebbero potuto procedere chiedendo singole autorizzazioni al Comune di Grugliasco che avrebbe potuto raddoppiare le autorizzazioni e le concessioni già date.
Si è invece riusciti a portare il problema a livello regionale e, a mio parere, con due ricadute positive: il legare il nulla osta alla costruzione dei parcheggi e alla viabilità. Infatti, pur esistendo una convenzione con la Provincia di Torino, la preoccupazione era che i tempi tra la realizzazione - ahimè - già terminata del centro commerciale e la realizzazione dei parcheggi e della viabilità sarebbero stati assai diversi.
Nella deliberazione del nulla osta ci sono due "conché" che sono importanti. Come voi sapete, in relazione alla legge n. 426, concesso il nulla osta, il Sindaco o in questo caso il Commissario prefettizio, pu dare le autorizzazioni dopo 30 giorni. Per parte nostra abbiamo vincolato la concessione delle autorizzazioni al completamento della rete viaria e alla costruzione dei parcheggi.
Da quanto mi risulta, gli operatori del centro commerciale si sono già attivati a costruire i parcheggi e a determinare la viabilità tramite la Provincia di Torino.
Per quanto riguarda i parcheggi al centro sono stati destinati diversi metri quadrati: dovrebbero essere circa 2.000 posti auto; per quanto riguarda la viabilità c'era un progetto provvisorio, ma ora stanno già lavorando agli accessi e alla viabilità definitiva a raso, in accordo con la Provincia di Torino.
Oltre a tutte queste valutazioni in relazione alla localizzazione territoriale, quindi ricordando anche le indicazioni del Comprensorio di Torino, e il fatto che noi oggi - lo saremo in futuro - non siamo in grado ancora di individuare sull'intero territorio piemontese una giusta distribuzione tra il grande e il piccolo commercio, valutati gli articoli di legge (ma anche con valutazioni di merito sull'insediamento), abbiamo proceduto a concedere il nulla osta che, come ho detto prima, è vincolato alle due importanti realizzazioni di parcheggi e viabilità.
Ricordo che sulla vicenda è nato un contenzioso con l'Amministrazione comunale di Grugliasco e, sciolto il Consiglio di Grugliasco, insieme al Presidente e all'Assessore Cavallera ci siamo fatti interpreti di alcuni passi nei confronti del Commissario Circosta per verificare se era possibile da parte del Comune di Grugliasco, sulla vicenda urbanistica venire ad un tavolo di verifica e di risoluzione. Dal Comune di Grugliasco è invece arrivata una posizione molto rigida, di continuità dell'atteggiamento che il Comune aveva tenuto negli anni passati e anzi, in alcuni casi, non solo di rimostranze, ma anche di eccezioni alla procedura regionale, soprattutto nel campo urbanistico.
L'Ufficio Legale della nostra Regione ci ha fatto anche presente, come probabilmente sapranno tutti i Consiglieri, che siamo oggi in un contenzioso di fronte al TAR a difesa degli 8.000 mq già concessi con nulla osta da parte della Regione Piemonte: il contenzioso ci vede difendere il raddoppio già definito e quindi l'ampliamento.
Devo anche aggiungere che sul piano prettamente urbanistico, ma su questo penso vorrà intervenire il collega Cavallera, l'avv. Golinelli interpellato per un parere pro-veritate sulla possibilità di un contenzioso tra Amministrazione regionale ed Amministrazione comunale nonché relativi operatori e progettisti, ha espresso alcune perplessità intanto in relazione all'interesse pubblico che potrebbe desumersi da questo contenzioso e anche in relazione alla lunga vicenda sul piano urbanistico e quindi alla possibilità o meno di svolgere ancora un ruolo di vigilanza su quanto è avvenuto sul piano urbanistico.
Nella fattispecie della deliberazione non abbiamo potuto adempiere perché non ancora vigenti le nuove indicazioni programmatiche, ma soprattutto perché la stessa è ancora legata alla vecchia legge n. 56, a quanto previsto con la modifica di cui alla legge n. 70. Nella legge n. 70 è stato previsto un meccanismo che prevede il rilascio del nulla osta non solo sul piano commerciale, quindi sulla zona relativa all'intervento commerciale, ma anche al calpestio complessivo. Questo, peraltro, è problema reale della vicenda di Grugliasco: fra i problemi di natura urbanistica c'è la questione riguardante gli indici di cubatura, ma anche le zone che devono essere considerate negli indici fondiari.
In questa occasione non abbiamo ancora potuto intervenire con il nuovo articolo della legge n. 70 (art. 26), però riteniamo possa essere utile per altre simili vicende.
Certamente la vicenda è complessa e complicata, probabilmente qualcuno potrebbe dire che si è intervenuti quando tutto era già stato fatto, ma io ritengo che un anno e mezzo fa la Giunta regionale abbia fatto bene ad intervenire sulla vicenda, che altrimenti sarebbe andata avanti per conto proprio.
Devo anche dire, pur rendendomi conto che le cifre sono sempre opinabili, che si parla di 2.000 posti di lavoro: 1.000 posti nuovi e 1.000 posti di rotazione, spostati da altre attività commerciali a questo centro.
Naturalmente, il problema occupazionale ha avuto un suo ruolo nella decisione di concedere il nulla osta. Non solo, il nulla osta aveva il parere favorevole della Commissione regionale del commercio, parere espresso a larghissima maggioranza: era difficile non concederlo.
Anche su iniziativa del Presidente, ci è parso opportuno adottare le due deliberazioni: da una parte il nulla osta vincolato a parcheggi e viabilità (quindi non potranno essere concesse le autorizzazioni, che farebbero scattare il meccanismo di riapertura, se mancheranno queste realizzazioni); dall'altra parte il contenzioso urbanistico che dà al Comune 60 giorni di tempo per presentare proprie controdeduzioni e quindi la possibilità di verificare anche sul piano urbanistico come possa essere affrontata la questione.
Per quanto ci riguarda mi pare che questo esempio, più di altri, sia significativo per mettere mano - in questi tre mesi ho già cercato di farlo alle nuove indicazioni programmatiche della legge n. 426. Penso che situazioni di questo genere debbano essere superate, e se possibile prese in tempo, prima che ci si trovi di fronte al fatto compiuto.
Tutta la documentazione prodotta in questi anni, compresa quella che ha portato alla concessione del nulla osta e all'assunzione della deliberazione per il contenzioso, è a disposizione dei colleghi Consiglieri.
Ai colleghi Chiezzi e Maggiorotti, che volevano sapere se della vicenda urbanistica era stata informata la Procura della Repubblica, rispondo che il collega Carletto, già nel 1992 (quando l'Assessorato all'urbanistica, su pressione di interpellanze, doveva dare il suo parere alla Commissione regionale per il commercio), per far luce su una situazione che doveva essere chiarita, aveva mandato una lettera di chiarimento al Comune di Grugliasco e contemporaneamente - secondo prassi consueta dell'Assessorato all'urbanistica - anche alla Procura della Repubblica.



PORCELLANA FRANCESCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Vorrei chiedere all'Assessore Cantore se su una parte delle superfici di cui si parla nella deliberazione si è già costruito. Se la risposta è positiva, a quanto ammonta la parte edificata? Se invece le superfici non sono state edificate, di chi sono le costruzioni pressoché ultimate che si vedono di fronte all'Ikea? Qual è la superficie complessiva, cioè quella non vendibile, prevista per quell'area?



PRESIDENTE

Consigliere Rivalta, desidera una risposta immediata o vuole completare l'intervento?



RIVALTA Luigi

Farò anche un intervento, ma sarebbe utile, almeno per me, ricevere una risposta adesso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cantore.



CANTORE Daniele, Assessore regionale

Per quanto riguarda la costruzione, è stata completata.



RIVALTA Luigi

Allora, perché nella deliberazione si parla di concessione edilizia?



CANTORE Daniele, Assessore regionale

Si parla di autorizzazioni commerciali che l'Amministrazione comunale deve concedere poiché il manufatto si potrebbe anche trovare nella condizione di essere costruito, di avere cioè le concessioni edilizie però, senza il nulla osta non possono essere dati...



RIVALTA Luigi

Se non gli si desse l'autorizzazione, si potrebbero costruire delle scuole.



CANTORE Daniele, Assessore regionale

O una palestra, ma è stato costruito tutto e il nulla osta serve per dare il via all'autorizzazione commerciale che, a sua volta, è legata alla viabilità e ai parcheggi.



PRESIDENTE

E' aperto il dibattito sulla comunicazione dell'Assessore.
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Presidente e colleghi Consiglieri, è stato chiaramente detto nelle due deliberazioni - e lo ha anche sottolineato l'Assessore - che il nulla osta è stato concesso ai soli fini "commerciali" e che restano impregiudicate altre questioni, fra le quali la principale, quella delle irregolarità (o meglio, illegittimità, come si legge nella delibera) di carattere urbanistico.
Siccome è stato detto e precisato che c'è una terza deliberazione che apre un contenzioso nei confronti delle illegittimità urbanistiche, ritengo ci sia una stretta connessione fra l'aspetto commerciale e l'aspetto urbanistico. Inoltre, è stato ottenuto un parere pro-veritate dell'avv.
Golinelli, del Foro di Mondovì, il quale ritiene che gli aspetti urbanistici si possano scindere da quelli commerciali.
Ma il nostro non è un Tribunale che deve esaminare il sottile quesito se sia possibile scindere, o meno, i due diversi aspetti; e, a mio sommesso avviso, la realtà è un'altra; nel senso che nello stesso momento in cui si dà l'assenso (o nulla osta che dir si voglia) all'aspetto commerciale di questa vicenda (che è iniziata nel 1985), ci si è resi conto delle illegittimità urbanistiche contestate al Comune di Grugliasco. In questa situazione il provvedimento avrebbe dovuto essere deliberato in altri termini: non come provvedimento di nulla osta o assenso condizionato - come si legge nel dispositivo del provvedimento ad un accertamento di regolarità dell'aspetto urbanistico e di altre realizzazioni (i parcheggi e altre condizioni minori indicate nella delibera), ma avrebbe dovuto deliberarsi un diniego "allo stato degli atti" di questo richiesto assenso, con riserva di riesaminare la questione dopo che si fosse risolta favorevolmente, per il Comune di Grugliasco, la questione della legittimità urbanistica.
Questo era, a mio avviso, doveroso ai fini di non pregiudicare l'intera operazione finale sul dare o meno il nulla osta; inoltre c'è una norma l'art. 68 della legge urbanistica (peraltro richiamata nella delibera), che conferisce un potere-dovere alla Giunta, la quale, non appena rileva delle illegittimità a contenuto urbanistico, deve insorgere e annullarle. Se ho ben capito, in questo momento la procedura tendente all'eventuale annullamento è in corso; e - per ciò solo - c'era allora una ragione fondamentale assorbente per denegare allo stato degli atti questo assenso.
Ritengo infine non corretto aver dato la concessione dicendo: "Poi si vedrà". Il nulla osta deve essere concesso all'aspetto commerciale, e non deve interessare l'aspetto urbanistico; se poi il contenzioso urbanistico in atto darà ragione alla Regione (la quale, avendo emanata una terza deliberazione che contesta illegittimità ed irregolarità urbanistica ritiene, almeno in questo momento, di avere ragione), l'intera impalcatura di questa operazione salterà. In questa situazione costituisce un errore capovolgere i termini della questione, cioè avere scritto "dò l'assenso ai soli fini commerciali, poi si vedrà". Attenzione, questa è una specie di avvertimento (nel senso buono della parola), perché si finisce con il dire: "Badate bene che tutto potrà saltare in aria se l'aspetto urbanistico dovesse dare ragione a me Regione, che in questo momento sono convinta di una serie di illegittimità".
Accenno infine ad un altro punto di un certo rilievo: c'erano alcuni pareri (ritengo motivati) di Comuni limitrofi che erano contrari al nulla osta sotto il profilo meramente commerciale. Tali pareri sono stati trattati molto sommariamente nel contesto della motivazione di questa deliberazione di Giunta che concede il nulla osta; infatti, con poche righe sono state falciate queste osservazioni, dicendo in definitiva che siffatti pareri non sono n' pregnanti n' seri.
Di fronte a quattro o cinque Consigli comunali che manifestavano dissenso al nulla osta, penso che avremmo dovuto leggere una motivazione che poteva convincermi o non convincermi, convincere o non convincere altre forze politiche. Credo che siffatti pareri meritassero qualche cosa di più come motivazione, come forza di ragionamento, che non le tre o quattro righe che si leggono nella deliberazione.
Per queste due fondamentali considerazioni (senza toccare altri aspetti, peraltro di rilievo, perché il discorso si farebbe molto più lungo) chiedo che la Giunta mediti e si avvii sulla strada che risulta proposta in un brevissimo ordine del giorno (firmato anche da me), che sostanzialmente dice: "Revocate questa deliberazione". Anzi, in un primo tempo l'ordine del giorno invitava la Giunta ad "annullare" la deliberazione, il che significava, se le parole hanno un senso anche sotto il profilo giuridico - istituzionale - politico, chiudere definitivamente la vicenda; invece "revocare" significa orientarsi verso la soluzione da me prospettata, ciò una reiezione "allo stato degli atti", che dovrebbe essere la via maestra più corretta: avrebbe salvato le esigenze e le aspettative di tutti quanti, poiché non chiudeva definitivamente la porta all'assenso ma diceva "allo stato degli atti mi fermo, non dò l'assenso, vediamo come va a finire la questione urbanistica e le altre questioni che sono menzionate, cioè quella dei parcheggi ed altre minori".



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marino; ne ha facoltà.



MARINO Massimo

Sono rimasto sinceramente colpito dalla notizia che il nuovo Assessore al commercio, e comunque la Giunta, abbia votato, seppure in una forma un po' contorta, queste due deliberazioni che di fatto superano una serie di questioni che dal 1988 ad oggi avevano creato dei problemi rispetto all'apertura del Centro commerciale "Le Gru". Sono rimasto colpito perch la questione mi sembra abbia una dimensione più ampia ed importante di quella in qualche modo emersa dalla relazione dell'Assessore Cantore.
Intanto voglio sottolineare che sull'argomento - seppure, in generale relativamente ai centri commerciali non ci siano stati momenti significativi di discussione in aula, se non all'inizio della legislatura a seguito di un'interrogazione del Consigliere Marchini - negli ultimi due anni sono stati presentati numerosi documenti: interrogazioni (personalmente ne ho presentata una un anno e mezzo fa, ma ne sono state presentate anche da altri Consiglieri) e due ordini del giorno: uno presentato praticamente un anno fa (ottobre 1992), firmato da me e numerosi altri Consiglieri (Miglio, Cucco, Chiezzi, Rabellino, Vaglio, Majorino e Zacchera) e l'altro firmato dai Consiglieri Ferrara e Marchini. In quest'ultima fase sono state presentate altre interrogazioni e lo specifico ordine del giorno presentato oggi.
Difficilmente la questione di Grugliasco può essere discussa come questione specifica, separata dalla problematica generale dei centri commerciali, e la complessità della materia, che - è vero - è reale, esiste sostanzialmente a partire da una questione che tutti conosciamo: seppure la Regione Piemonte con le due deliberazioni - chiamiamole "programmatiche" del 1980 e del 1990 ha in qualche modo cercato di intervenire sulla materia, il decreto ministeriale del 1988 dell'allora Ministro Battaglia sulla base di valutazioni a mio avviso sbagliate e di pressioni forti, ha sostanzialmente non dico cancellato, ma comunque ridotto ai minimi termini nella realtà dei fatti il ruolo della Regione e delle Regioni rispetto allo sviluppo della programmazione, soprattutto dei grandi centri commerciali che sono - lo voglio ricordare - un fenomeno tutto sommato recente perlomeno in Italia.
Infatti, il grande sviluppo di richieste di aperture di centri commerciali, peraltro con superfici e volumetrie sempre più grandi, è questione recente che, anche sulla base di situazioni e soluzioni come quella che si sta dando al caso di Grugliasco, può essere diretta in un modo o in un altro.
Attraverso le due deliberazioni di Giunta relative ai centri commerciali "Le Gru" e "Ikea", in gran parte equivalenti, si cede ad una logica ampiamente evidente, che tutti conosciamo: quella delle pressioni del fatto compiuto, del ricatto. L'intera questione de "Le Gru" si basa sostanzialmente su un ricatto: "Noi abbiamo costruito questa struttura e voi volete impedirci di aprirla, quindi ve ne assumete tutte le responsabilità". Ciò vuol dire chiudere definitivamente un ruolo significativo della Regione rispetto alla grande problematica dei centri commerciali.
Credo che solo una parte dei Consiglieri abbia idea di che cosa sia esattamente il centro "Le Gru"; l'Assessore non l'ha accennato, ma parlare di 35.000 mq di per sé poco significa nella normale valutazione che si pu fare anche qui in aula. In realtà si tratta - per capirsi - di una struttura dove si prevede l'apertura di duecento negozi, di un ipermercato di Berlusconi, di alberghi, di cinque sale cinematografiche, di piscine, di centri sportivi, di vari centri di bricolage ed altro ancora che in questo momento non ricordo. Tutto ciò avviene in una particolare zona, di fatto ai confini della città di Torino, in cui già normalmente esistono difficoltà di viabilità, dovute anche al normale funzionamento dell'attuale Ikea, un qualcosa venti volte più piccolo di quello che si prevedrebbe di aprire in tempi brevi.
Le motivazioni per valutare in modo fortemente critico la decisione della Giunta e dell'Assessore, che mi sembra avventata sul piano politico prima di tutto, oltreché sul piano tecnico, sono molte, ma sono sostanzialmente quelle che in qualche modo vengono riportate nella deliberazione stessa, seppure accennate, alle quali sommariamente ha anche accennato il collega che mi ha preceduto. Sul centro di Grugliasco pesa una ripetuta serie di iniziative, di illegalità, di violazioni urbanistiche, di pressioni, che sono state non di poco conto.
So delle difficili vicissitudini delle Giunte che si sono succedute con numerosi cambiamenti negli ultimi tre-quattro anni al Comune di Grugliasco dove sono andate in pezzi delle maggioranze, se ne sono ricostruite di nuove e si sono sfasciati Gruppi consiliari; mi risulta che persino Rifondazione Comunista abbia avuto delle difficoltà di sopravvivenza legate a pressioni che, ovviamente, come si può immaginare, sono fortissime.
Giunte sono cadute e si sono riformate ripetutamente a partire dagli atteggiamenti, dalle posizioni prese rispetto al Piano del commercio rispetto alle varianti del Piano regolatore, sostanzialmente rispetto a quello che Berlusconi voleva fare in quella zona; adesso sappiamo che a Grugliasco c'è un Commissario e che ci saranno le elezioni a novembre.
Non posso, ovviamente, riassumere i tantissimi episodi della lunga questione, ma nelle consultazioni tenutesi con i Comuni limitrofi, a partire dal Comune di Torino, i pareri in ordine a valutazioni di tipo commerciale e di tipo viario sono stati decisamente negativi. Torino Collegno, Rivoli, Orbassano e Beinasco hanno dato parere nettamente contrario. Sono pareri da non ignorare; è evidente che le conseguenze in ordine al commercio e alla viabilità in particolare conseguenti all'eventuale apertura del Centro "Le Gru", sarebbero tali da coinvolgere pesantemente tutte le aree di questi Comuni - sicuramente, oltre quello di Grugliasco, il Comune di Torino.
Stante la situazione attuale e la prospettiva di soluzioni con le quali l'Assessore ci propone di risolvere la questione, credo che perlomeno nei primi giorni in cui questo centro verrà eventualmente aperto ci sarà una parte consistente della città di Grugliasco e della zona limitrofa alla città di Torino totalmente paralizzata. L'episodio, più contenuto, del supermercato "Continente" a Torino, sicuramente di dimensioni ben più piccole, è, per chi lo conosce, un esempio significativo di come scelte avventate si ripercuotano nella vita quotidiana di centinaia o migliaia di cittadini, che vedono cambiare radicalmente e diventare invivibile la loro quotidiana convivenza con la parte di territorio in cui abitano.
Non ripropongo questioni aperte - questioni di illegittimità rispetto al Piano particolareggiato; volumetrie sbagliate (si parla addirittura di un calcolo sbagliato dei volumi autorizzati di 120 mila mc invece dei 64 mila che dovevano essere); problemi di viabilità, che sarebbero in via di soluzione. Mi risulta però che almeno ad agosto di quest'anno, cioè qualche giorno fa, in sede di competente Commissione della Provincia di Torino si stesse ancora discutendo - ammesso che sia una soluzione - se il tipo di svincolo per il flusso di auto che andrebbe in quella direzione una volta aperto il centro commerciale dovesse essere in sopraelevata o a raso. Non parlo di un anno fa, parlo di qualche settimana fa.
L'Assessore poco fa ha detto - ricordando lo sciagurato decreto Battaglia - che in base all'art. 48 (se non erro) dello stesso, al comma quarto, si prevede che entro 30 giorni dalla concessione del nulla osta il Sindaco deve autorizzare l'apertura; e poiché il centro è già stato sostanzialmente costruito, immagino che almeno in teoria qualcuno pensi non so se la deliberazione sia già stata vistata dal Commissario del Governo, ma in caso contrario lo sarà a giorni - che nel giro di 30 giorni il Sindaco del Comune di Grugliasco, al di là del fatto che in questo momento ci sia il Commissario, potrebbe autorizzare l'apertura. E se esistessero problemi di viabilità o di tipo urbanistico, riproponendo la logica posta qui oggi, il Sindaco di Grugliasco rimanderebbe tali questioni ad altri soggetti.
La critica principale che muovo alla Giunta, che ha approvato le due deliberazioni - critica prima di tutto, ovviamente, di ordine politico, ma anche di razionalità - è l'accettare la logica interna al decreto Battaglia di separare, spezzettare e rendere indipendenti, quasi che nella realtà lo fossero, le questioni urbanistiche, le questioni di viabilità, le questioni di coerenza rispetto alla programmazione commerciale dalle questioni strettamente di nulla osta.
Certo, vi sono competenze diverse, Assessorati e addirittura enti diversi ne sono responsabili, ma nella pratica sono questioni assolutamente indivisibili.
A me sembra che ad oggi nessuna, ma proprio nessuna di queste questioni sia stata risolta con chiarezza. E una Giunta che delibera in forma collegiale non può accettare questa logica di separazione, creata apposta per liberarsi dei vincoli delle Regioni ad affidare ai Comuni da una parte e al cosiddetto libero mercato dall'altra, lo sviluppo dei grandi centri commerciali.
L'Assessore ha citato il problema, che pure si presenta, di nuove indicazioni programmatiche rispetto alla legge n. 426; tali indicazioni andavano fatte prima di affrontare ed eventualmente risolvere la questione di un centro commerciale grande come quello di Grugliasco che - lo voglio ricordare sarebbe il più grande aperto in Italia e, probabilmente, il terzo in Europa.
Mi pare quindi che la Regione dovrebbe seriamente porsi il problema di quale tipo di rapporto, di contenzioso, di iniziativa aprire nei confronti del decreto ministeriale del 1988 e in generale del Governo. Se qualcosa di utile vuole fare la Regione, mi sembra che questa sia la la strada da percorrere. Peraltro non è questione nuova: già all'inizio della legislatura - lo sa bene la collega Vetrino - si coglieva esattamente il problema; inoltre, un anno fa vennero presentati due ordini del giorno, uno firmato dal sottoscritto e da altri colleghi e un altro a firma Ferrara e Marchini. Questione che, se in qualche modo non viene affrontata, rende sgradevole il rapporto di una Giunta regionale e di un Assessore rispetto a grandi complessi, a grandi società che promuovono un'iniziativa che sanno essere sul filo della legalità: sanno che la legislazione riguardante la questione permette loro di muoversi su quel filo.
Il caso del Sindaco di Avigliana condannato a tre mesi e i numerosissimi altri casi legati alla questione dei centri commerciali, che riguardano anche la Magistratura, sono nati proprio dalla questione totalmente irrisolta e di cui tutti sono consapevoli, del rapporto fra Comuni, Regioni e Governo.
Al di là di quella contingente di questi anni, cosiddetta di "Tangentopoli", pensate in quale situazione di responsabilità e quindi di vulnerabilità viene posto un Sindaco di un Comune di 5, 10 o 30.000 abitanti o un Assessore all'urbanistica o al commercio - colui che deve stilare il Piano commerciale - di fronte ad un colosso come quello, ad esempio, del Gruppo TREMA (Berlusconi e tutti gli altri associati attraverso la società Galileo); Sindaco o Assessore che di fatto ha il potere, la responsabilità, il ruolo di essere protagonista del blocco o dello sblocco di iniziative di dimensioni colossali.
Mi stupisce come una Giunta regionale, che vuole avere un qualche tipo di ruolo, non possa affrontare con emergenza una questione di questo tipo come non possa pensare di svolgere tutti gli atti possibili, quelli ovviamente di sua competenza, per liberarsi - e liberare soggetti ben più deboli di una Giunta regionale: un semplice Assessore comunale - da queste enormi responsabilità. Non mi pare che questa Giunta l'abbia fatto.
Ricordo che all'inizio della legislatura ci fu uno scambio di corrispondenza fra l'Assessore e il Ministero; mi risulta anche che tutto ciò non abbia avuto alcun esito, per motivi ovvi: la Regione non ha promosso alcuna iniziativa di aperto contenzioso da una parte e di iniziativa legislativa rispetto al Parlamento dall'altra.
Il caso "Le Gru" rappresenta soltanto un precedente gravissimo: non so oggi, ma dieci mesi fa all'Assessorato al commercio erano giacenti - credo una settantina di domande di apertura di centri commerciali: la dimensione della questione è enorme.
Il messaggio grave che si lancia con l'avallo delle due delibere è che la Regione è un soggetto che si lascia superare dalle pressioni e che non promuove significative iniziative che portino in una logica non solo di legittimità, ma anche di programmazione razionale, tutta la questione del commercio.
Una delle battute che mi è piaciuta meno - che l'Assessore ha riferito è quella fatta da Berlusconi qualche settimana fa: "Tenendo chiuse 'Le Gru' si impedisce la nascita di 2.000 nuovi posti di lavoro". C'è un limite a tutto, anche alle stupidaggini! Intanto voglio ricordare che almeno fino ad aprile di quest'anno, in tutti i momenti di discussione sulle questioni che riguardavano l'occupazione, ho sempre sentito parlare di 120/150 nuovi posti di lavoro.
Tutti sanno che l'apertura di quel centro commerciale darà lavoro ad un certo numero di persone - non c'è dubbio - ma provocherà nel giro di poco tempo, ammesso che c'è ne sia ancora bisogno, la chiusura in quell'area di tutta una serie di piccoli negozi, al dettaglio e non solo. Non posso dire se il bilancio complessivo alla fine sarà positivo o negativo, ma almeno questo, Assessore, ce lo conceda: non accettiamo di riferire in aula cose che non stanno n' in cielo n' in terra! Pensare che l'apertura di questo centro sia un grande strumento promozionale per l'occupazione è cosa da prendere perlomeno con prudenza per non ripetere numeri e questioni avventate.
Concludo dicendo che conseguentemente a queste brevi osservazioni è stato presentato da numerosi Consiglieri uno specifico ordine del giorno sulla questione di Grugliasco, con il quale si chiede la revoca delle due deliberazioni in quanto al momento non ci sono motivazioni sufficienti per dare una valutazione positiva - collegiale della Giunta.
Ripropongo le questioni generali poste nell'ordine del giorno di un anno fa rispetto ad un'iniziativa di apertura, da una parte di tipo contenzioso e dall'altra di tipo legislativo, da parte di questa Regione, e nel frattempo di una qualche pausa di sospensione di tutta l'iniziativa dell'Assessorato, in particolare rispetto ai grandi centri commerciali. So che esistono parecchie domande (Cuneo, Orbassano ed altre) che sono delle dimensioni di Grugliasco e che aspettano di vedere l'esito di Grugliasco per capire se ripercorrere fino in fondo l'azzardata strada di progressive illegalità e pressioni, con le quali si vorrebbe superare quel poco di razionale che ancora resta nel ruolo di questa Regione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, Assessore Cantore e Presidente Brizio, vengo subito al dunque. Primo punto: in risposta all'interrogazione n. 74 del Consigliere Marchini l'Assessore pro tempore Bianca Vetrino su questa vicenda scrisse: "Quando si sarà ottenuta la risposta dal Ministero il Consiglio regionale verrà informato delle eventuali decisioni che sarà necessario intraprendere". Dopodiché black out: la Giunta regionale e l'Assessore pro tempore Cantore deliberano il nulla osta senza aver portato in Consiglio regionale quanto scritto dall'Assessore pro tempore che per continuità può essere considerato oggi l'Assessore Cantore.
Secondo punto: quindi c'è un'omissione politica di informazione del Consiglio regionale e forse c'è un'omissione di atti d'ufficio: art. 68 della legge n. 56 "annullamento di concessione o di autorizzazione".
In base a questo articolo la Regione Piemonte, che è ente unico, entro dieci anni deve annullare i provvedimenti del Comune illegittimi sotto il punto di vista urbanistico.
La Regione Piemonte ha accertato violazioni urbanistiche, perché omette questo atto? Cari colleghi, il fatto è molto semplice, l'edificio costruito a Grugliasco dalla società Galileo, è in parte abusivo; questo è il termine giusto. Abusivo perché sono stati costruiti più metri cubi di quelli consentiti dalla legge; quindi, nel caso di edifici abusivi si contesta e si annulla la concessione edilizia e si abbattono, ma la Regione Piemonte di fronte ad un edificio abusivo non interviene e propone la politica delle due scimmiette: una non vede e l'altra non sente.
Ma come è possibile che un ente e una Giunta che è collegiale, e che ha nel suo Presidente la garanzia della collegialità, ci propongano una prassi amministrativa per cui un Assessorato individua un'illegittimità edilizia e non la persegue - e un altro Assessorato concede che siano svolte all'interno di quell'edificio abusivo delle attività? Assessore Cantore, non raccontiamocela con le leggi, guardiamo la sostanza del problema! La sostanza del problema è che la Regione è una, non bina né trina, e come Regione deve avere una coerenza interna dei propri atti e non può arrampicarsi sui vetri con pareri esterni per consentire una prassi che elude ed omette un dovere preciso della Regione.
Spero, Presidente Brizio, che lei non abbia letto bene la deliberazione: si può anche capire che un Presidente non può leggere tutte le deliberazioni.
Non la preoccupa il fatto che sul provvedimento di apertura di questo centro commerciale tutti i Comuni abbiano espresso parere sfavorevole? Non la preoccupa che si dica, burocraticamente, che la Giunta regionale non è chiamata a deliberare incidentalmente sulla legittimità della concessione edilizia, "dovendosi limitare a verificare la compatibilità della richiesta di nulla osta al rispetto della disciplina urbanistica esistente"? Ma qual è la disciplina urbanistica esistente? La disciplina urbanistica esistente è tutta quella vigente sul territorio, che va dal Piano regolatore allo strumento urbanistico, se c'è se questo non c'è basta il Piano regolatore. Ma esistendo una disciplina urbanistica non è che si guarda un lotto di terreno e si illustra la disciplina urbanistica sul lotto: Piano regolatore, Piano particolareggiato e concessione edilizia. Qui abbiamo un Piano particolareggiato ed una concessione edilizia in difformità e contestati dalla Regione Piemonte.
Inoltre la deliberazione recita: "dovendosi limitare a verificare il rispetto della disciplina con particolare riferimento a previsioni di carattere generali, incidenti sul regime delle aree, quali ad esempio le previsioni del Piano regolatore", ma come fate ad accettare delle carambole logiche di questo genere, che separano all'interno della disciplina urbanistica il livello del Piano regolatore dagli altri livelli, sostenendo che conta solamente il livello superiore e non più quelli inferiori? Ma come! Il Piano regolatore si specifica attraverso i Piani particolareggiati che lo sostanziano, e ove esistano i Piani particolareggiati è chiaro che la coerenza con la disciplina urbanistica è con lo strumento più dettagliato. Non è sufficiente, per la Regione Piemonte, dire che il Piano regolatore generale prevedeva una destinazione giusta; se su quella destinazione vige un Piano particolareggiato in violazione delle norme del Piano regolatore o se ci sono concessioni edilizie in violazione delle norme urbanistiche, dovete intervenire! Invece, ci raccontate che "uno non vede e l'altro non sente".
Inoltre la deliberazione recita: "fate salva la competenza di annullare tutto", e citate l'art. 68. Ma nell'art. 68, tra le vostre competenze, c'è anche la sospensione dei lavori, che significa impedire che un reato abbia ulteriori conseguenze.
Voi, in presenza di un vostro accertamento di reato, consentite che si vada ad ulteriori conseguenze e ciò che all'interno di un edificio abusivo si svolga un'attività da voi autorizzata.
Presidente, c'è molto materiale per preoccuparsi, mi preoccupano anche certi articoli di giornale con Berlusconi che strilla: "I politici non mi fanno aprire e i 2.000 posti di lavoro aspettano". Che cattivi questi politici! Gli avevano forse promesso qualcosa? Chi lo sa. Intanto, accusa i politici.
Vedere quell'edificio è un'esperienza; la nascita di un edificio di quelle dimensioni in area torinese, che non è ricca di episodi di abusivismo, e farlo crescere in modo abusivo è preoccupante: una montagna di cemento di quel genere non nasce per caso. Ha ragione il Consigliere Marino: pressioni, ricatti e chissà cos'altro hanno fatto lievitare quella costruzione oltre il dovuto.
Temo che l'annullamento della deliberazione non ci sarà; temo che il nulla osta vada avanti; temo che l'edificio abusivo verrà autorizzato nella propria gestione da tutte le autorità competenti: rammaricato di tutto ci e tentando comunque di fare chiarezza, chiedo che tutto il dibattito, dalla relazione dell'Assessore agli interventi successivi, sia mandato per conoscenza alla Procura della Repubblica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bosio.



BOSIO Marco

Signor Presidente, mi scuso perché, tra le altre cose, di questa materia non sono granché esperto, ma avendo avuto modo di discuterla, come è stato ricordato dall'Assessore, almeno in un paio di occasioni in sede di III Commissione e avendo già lì manifestato in modo molto esplicito il mio dilettantesco stupore di fronte agli eventi del territorio piemontese voglio qui brevemente richiamare alcune cose. Mi scuso dell'imprecisione in merito alla fantasmagoria - per colpa ovviamente di nessuno - delle leggi, degli articoli, delle priorità, dei ruoli, degli interscambi tra il momento commerciale e il momento territoriale-urbanistico e così via.
Questioni di cui, ripeto, non sono granché esperto.
Una constatazione. Ancora oggi devo dire che non so bene a quanti metri quadrati ammonti il complesso. Leggo che si passa da 8.000 mq a 34.000 mq ma so che si tratta solo di una parte riguardante un solo aspetto; il complesso credo si aggiri attorno ai 98.000 mq coperti, di fatto già costruiti interamente; manca qualche svincolo, cio' questioni che secondo Berlusconi riguardano politici ed amministratori: "Insomma, lasciateci lavorare". Un primo dato di stupore è la constatazione del paradigma del decennio passato che arriva fino a oggi: 8.000, 60 / 70 / 80 / 90 / 98.000 non so bene a quanti metri quadrati si è arrivati. La moltiplicazione dei pani e dei pesci non è un miracolo di duemila anni fa, avviene ancora oggi in modo del tutto tranquillo e con la sostanziale estraneità, per ragioni credo formalmente corrette, dell'istituto Regione, che ha come compito primo e sovrano quello di discriminare sul piano della programmazione e della pianificazione del territorio. E' inaccettabile porre la questione della separazione del settore commercio dall'urbanistica, e così via, e dire: "Su questo concedo, sul resto vedrò". Siccome la Regione non è un Comune, ma è - o dovrebbe essere - un formidabile punto di snodo tra Stato centrale e Autonomie locali, ritengo che questo compito di ordine generale debba emergere costantemente, non solo e non tanto sul piano dei controlli e della verifica, ma proprio sul piano della capacità concreta attuativa di un ruolo di programmazione, di gestione del territorio oltreché di controllo.
Questo non è avvenuto; confesso la mia ignoranza: l'Assessore pu leggermi ogni motivazione, rifarsi ad articoli e commi: personalmente non ci capisco niente, ma mi sento preso in giro. Torno alla questione iniziale: da 8.000 a 98.000 mq, una specie di fungo che cresce e si allarga: magari è tutto a posto, forse no; nessuno sa bene se tutto è a posto o meno.
Personalmente ritengo che nella vicenda di "a posto" non ci sia stato alcunché, soprattutto da quando dagli 8.000 mq iniziali ci si è iniziati ad allargare. Se qualcosa è andato a posto - uso un termine che, ripeto può essere sbagliato - è stato con sanatorie che non capisco e sulle quali non voglio indagare.
Quello che stupisce formidabilmente, che fa arrabbiare, che rende nervosi - l'attuale è un periodo pieno di nervosismo è che nell'ultima riunione della III Commissione, nella quale ci siamo confrontati sulla vicenda, ci è stato consegnata una memoria della vicenda - complessa indiscutibilmente - del Centro "Le Gru". Ecco una breve, dilettantesca cronistoria, che parte dal 13/6/1985 - la memoria consegnataci dall'Assessore è documentatissima: i funzionari degli uffici hanno lavorato molto bene. Si arriva al 16/10/1992 - questione già sollevata in Commissione, che ripropongo perché magari ho un'idea arretrata dei tempi di costruzione: può anche darsi che oggi si costruisca in modo rapidissimo; la memoria, alla data 16/10/1992, dice: "Pervenuto parere Assessorato urbanistica che evidenzia per l'area oggetto della richiesta l'applicazione di indici di edificabilità notevolmente superiori a quelli consentiti dal Piano regolatore generale, violazione delle norme attinenti alla destinazione d'uso, inosservanza delle prescrizioni riguardanti i parcheggi, ecc.". Ma nelle note successive, - ad esempio dell'1/12/1992 dettagliatissima - non compare più quel parere dell'Assessorato all'urbanistica, non compare più niente se non tutta una serie di dati sugli incontri con Euromercato: ci si incontra di qui e di là, si disquisisce sul numero dei parcheggi. Vi sono inoltre delle osservazioni di merito dal punto di vista commerciale: "Euromercato ci sta imbrogliando dice e parla di un'ipotesi di afflusso di clienti inferiore a quello che sarà per non far rilevare che la questione degli svincoli è fatto importante; cerca di giocare al ribasso...". Guardate a che punto si arriva: si gioca al ribasso sul numero di possibili utenti, teoria contraria a qualsiasi apertura di megastrutture quali "Le Gru" semplicemente per dire che c'è solo bisogno di un qualche allacciamento con Corso Allamano, così.., una stradetta! Un segnalino con scritto: "Mercati" e basta. Gli indici teorici di affollamento, di afflusso e così via son ben diversi, ma.., tutto è stato correttamente segnalato.
Trovo stranissimo che dal 16/10/1992 non compaia più niente delle formidabili violazioni che mi sembra facciano capo anche a questioni di ordine penale; insomma, tali violazioni chi le ha assunte? Sono state trasmesse a qualcuno? E' stato aperto un contenzioso? E' già stato tutto risolto? Si è provveduto ad un'altra sanatoria: tutto è costruito già da qualche settimana, forse da qualche mese. E' già tutto costruito! Questo al 16/10/1992! Le osservazioni che faccio qui sono state fatte due o tre mesi fa! Tutti parlano di federalismo: è questa la forza, non dico morale ma legislativa, della Regione? La forza di attuazione del ruolo, dell'impegno della Regione sta nel venire a dirci per l'ennesima volta quanto già scritto in un documento che ci avevate già consegnato sulla programmazione regionale in materia di distribuzione commerciale e che, a giudizio di qualche esperto, è meglio separare i vari livelli urbanistici, commerciali ecc.? Da un lato si dà l'autorizzazione commerciale, il nulla osta dall'altro, vediamo, "vale se vi mettete a posto". Tanto poi nessuno verifica se "si mettono a posto", niente verrà avviato in tale direzione.
L'elemento di salvaguardia - se non ho capito male è che "abbiamo mandato le cose in Procura"; ma questa non è una funzione di governo, e ciò va detto e ribadito. Il mandare tutto in Procura sancisce l'impossibilità o l'incapacità di governare la Regione! L'incapacità di esercitare la propria funzione di governo, il proprio ruolo di programmazione e di pianificazione del territorio, delle strutture commerciali, il proprio ruolo di coordinamento degli enti locali, che possono combinarne di tutti i colori.
E non mi interessa il colore di chi ne combina di tutti i colori: non mi interessa! La considerazione è questa: cosa si fa adesso che lì è tutto fatto? Non verrà chiarito niente in merito a quanto pervenuto dall'Assessorato all'urbanistica il 16/10/1992? Se le cose stanno ancora così, dobbiamo arrivare ad una sanatoria perché ci sono in ballo 2.000 posti di lavoro? Non facciamo ridere! Le organizzazioni sindacali fanno bene a fare la loro parte; è giusto: nel nostro Paese bisogna tornare ognuno ad esercitare il proprio mestiere e la propria parte. Diciamo però a Berlusconi "Non faccia ridere: quella dei 2.000 posti di lavoro è un'invenzione pura e semplice"!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Mi associo agli interventi precedenti. Vorrei in particolare sapere se questa concessione ed altre simili per l'insediamento di centri commerciali sono subordinate a condizioni di vigilanza ed ispezione regionale condizioni di qualità igienica delle merci, di calmiere, di assunzione di personale con la precedenza per quei commercianti che fossero stati resi disoccupati dalla concorrenza sproporzionata nei mezzi - questo capita quasi sempre - anche tenendo conto della difesa degli ambulanti danneggiati dalla concorrenza spesso illegale dei clandestini extracomunitari, attività da reprimere decisamente.
C'è in tutto questo la pericolosa ed inquietante tendenza al mostruoso al faraonico, credendo che questo - penso che qualcuno ci creda - sia l'avvenire, sia saggezza economica, mentre la vera saggezza economica pare che sia, secondo gli economisti, piuttosto fondata sulla piccola e media impresa anche commerciale, vero tessuto sociale indispensabile. Vediamo già oggi e vedremo sempre di più che le grandi imprese faraoniche stanno fallendo, addirittura suscitano disoccupazioni massicce, quindi non è affatto detto che queste cose siano positive, tanto più se ottenute attraverso compromessi di vario genere. Comunque, se c'è qualcosa di illegale, chi ne è sicuro fa bene, ha il dovere anzi, di informare la Magistratura. Penso che la discussione non servirà a nulla finché non si arriva al dunque: il dunque è la Magistratura, come in tutti gli altri campi; è quello che sto dicendo da parecchio tempo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa vicenda è sicuramente emblematica. Intendo trattenermi in una qualche misura sugli elementi politici più che sulla procedura che ci viene sottoposta, perché dobbiamo essere coerenti quando poniamo le questioni dei rapporti con gli enti locali e con lo Stato, ma globalmente. Inoltre, sono grato alla sorte che pone questa questione, perché mi consente di spiegare meglio ai colleghi e al Presidente le mie intemperanze di questa mattina in ordine ad un'ipotesi di approccio della Regione Piemonte durante il convegno di venerdì rispetto alla legge elettorale.
Vedete colleghi, questa vicenda è tipica dell'approccio levantino della nostra cultura politica alle grandi questioni del nostro tempo.
La grande distribuzione, o meglio, la distribuzione è una novità del sistema Europa. Viene collocata nella nostra Regione come un'occasione per realizzare la filosofia degli anni della cooperazione. Stiamo parlando dell'inizio anni '80, in cui c'è stata una forzata realizzazione sul territorio di questo tipo di filosofia, ma vista non come la filosofia della distribuzione europea, ma come la filosofia della distribuzione del sistema delle cooperative. E per la cui realizzazione, lo ricordiamo tutti i nostri Comuni furono invitati ad adeguare i Piani regolatori ad una deliberazione regionale. Quello è stato, in quel momento, un disegno politico di una cultura politica che ha in una qualche misura ritenuto di interpretare un fenomeno che era del tutto nuovo.
E questo non l'ha fatto solo una cultura politica, ma, per esempio anche i commercianti, almeno su due versanti. La deliberazione che regge il nostro sistema regionale, criticabile da molti punti di vista, è sicuramente criticabile nel momento in cui localizza i centri di grande distribuzione all'interno delle conurbazioni urbane.
Se però andate ad approfondire queste questioni, scoprite che la prima bozza di deliberazione non prevedeva la localizzazione di centri di distribuzione all'interno delle conurbazioni urbane, modifica richiesta dalle organizzazioni dei commercianti i quali sicuramente erano ben consci dell'effetto, della ricaduta che un'iniziativa del genere avrebbe apportato in un'area della città. Quindi, rispetto a questa ipotesi assai miope, i commercianti hanno chiesto che venissero localizzati centri di distribuzione anche all'interno delle grandi città e delle conurbazioni. Il risultato è stato che si sono poi messi a strillare quando è andato avanti per esempio, il fenomeno "Continente".
Bisogna riflettere molto su questo, su come, ciò, siamo sempre disponibili ad approcciarci alle questioni ognuno per il proprio tornaconto: ognuno di noi cerca di fare la frittata con il proprio uovo poi, quando scopriamo che mettendo insieme le frittate facciamo una cosa immangiabile, ci dimentichiamo che ognuno di noi ha portato il proprio uovo alla frittata. Non ultimo quello della cultura dei nostri architetti, che vanno in giro convincendo i nostri amministratori locali che per rilanciare le città la cosa migliore è costruire un centro commerciale (che non è un supermercato) in periferia - vedi Avigliana e, guarnendo (come si legge sui libri di cucina) il supermercato con un po' di negozi asettici, si scopre che il centro commerciale è un modo per rilanciare i centri storici che distano un paio di chilometri; questa è diventata la cultura dominante in tutti i nostri Comuni.
La questione politica, Presidente Brizio, è che non possiamo più accettare la subordinazione ad uno Stato che ci dà una delega - perch questa non è materia trasferita, ma delegata - ingestibile, che non serve a niente, in quanto lo Stato decide comunque con proprio decreto (e qui la nostra programmazione è inutile, almeno dal punto di vista quantitativo) che il Comune può moltiplicare le superfici.
Presidente Brizio, è ora di finirla! O abbiamo un ruolo, una funzione e ne rispondiamo dalle fondamenta al tetto o la rifiutiamo. Le mezze misure non sono più accettabili.
Cosa c'entra questo con la legge elettorale? Presidente, il sistema delle Regioni, senza modifica della Costituzione, non deve accettare alcuna riforma elettorale; altrimenti, per quanto riguarda i centri commerciali la situazione rimane sempre la stessa: rispondere sempre, ma non decidere mai. Dobbiamo infatti rispondere delle cose su cui decidiamo e non decidere sulle cose di cui non rispondiamo e viceversa.
E' inutile rivolgersi alla Procura della Repubblica mettendo in discussione la correttezza di questo o quel funzionario, di questo o quell'Assessore, quando la possibilità di incidere su queste cose è uguale a zero.
A questo proposito, la vicenda del "Continente" è illuminante: la Giunta aveva impugnato l'ampliamento del "Continente" a Torino e il TAR che fa parte della Magistratura - ha impiegato quattro anni ad emettere il provvedimento con il quale si è stabilito che la Regione non pu assolutamente incidere sulla possibilità del Comune di "moltiplicare i pesci". Quindi: la Regione deve costruire il "pesce", dopodiché i Comuni possono moltiplicarlo ad libitum. La Regione non deve cercare di avere più competenze, più spazi, ma avere spazi definiti e puntuali sui quali rispondere e decidere.
Non dobbiamo accettare, Presidente, situazioni grigie in cui si sostiene che si deve pensare ad una riforma elettorale all'interno di un meccanismo nel quale è la Costituzione a stabilire quale deve essere la struttura di governo di una Regione - attenzione, sto parlando delle Regioni a Statuto ordinario, perché quelle a Statuto speciale fanno quello che vogliono! Presidente Brizio, è incredibile che nella Regione Piemonte - che è uno Stato da cinquecento anni non si abbia il coraggio di dire: "Vogliamo che venga modificata la Costituzione e che la forma di governo della nostra Regione, la si decida noi!". Solo se ricostruiamo, all'interno della nostra intelligenza e della nostra posizione politica, questo tipo di impostazione possiamo affrontare, sul piano politico, una pressione del genere e chiedere che sulla materia della grande distribuzione venga data esclusiva competenza alla Regione; diversamente, sia il Prefetto a dare il parere sui nulla osta! Perché dobbiamo mettere nei guai una Giunta regionale o un Assessore che, di fatto, su tali questioni non ha alcuna competenza? Questa è la verità! Quantità, dimensioni, parametri sono stabiliti a livello nazionale con decreti; ci troviamo a dover prendere atto che un metro è fatto di 100 cm - questa è la funzione della Regione in materia - se, poi il metro è più lungo o più corto non importa ad alcuno. E' un problema di corrispondenza.
Presidente e colleghi, non si può essere forti ed autorevoli rispetto al passato ed essere assolutamente deboli e disponibili rispetto al presente.
La riforma della legge elettorale all'interno di una non modifica della Costituzione va rifiutata non per la cosa in sè, ma per una riaffermazione di autorevolezza della Regione che vuole uno Stato delle Regioni, le quali non possono essere condizionate nel loro sviluppo, addirittura, non dalla legge ordinaria, ma dalla Costituzione. Se i padri costituenti hanno scritto come deve essere votato il Presidente della Regione in una posizione molto debole e molto condizionabile dal sistema dei partiti, è evidente che non volevano che la Regione crescesse: non si tratta di questione formale.
L'aver voluto giocare un ruolo e l'aver voluto fare una bellissima programmazione cosa ha rivelato? Semplicemente l'individuazione dei gangli del sistema socio-economico dove si ritiene sia, teoricamente localizzabile un centro di grande distribuzione. Questa è la programmazione regionale! A questo si aggiunge l'assoluta non comprensione da parte del sistema nella sua generalità e non è un caso che i soggetti siano ancora per larga parte soggetti finanziari; nel sistema Europa la grande distribuzione è il terminale del sistema agroalimentare. Non sono commercianti! E' il sistema dei produttori che si organizza per tagliare alcuni costi ed arriva direttamente ai consumatori saltando alcuni pezzi del sistema della distribuzione. Il supermercato non è un grosso negozio! E' la fine del sistema produttivo e non l'inizio del sistema della distribuzione.
Tutti hanno le loro responsabilità, compreso il sistema dei commercianti che, guarda caso (se ricordo bene), ha tra gli iscritti alla propria associazione sia il soggetto di questa iniziativa sia quello che vende prugne secche a Porta Palazzo. Non solo, il sistema dei commercianti ha ritenuto di poter fagocitare all'italiana questo sistema, dicendo che la distribuzione va bene, ma l'importante è che sia medio-piccola e non grande. No! Il fenomeno della distribuzione ha una dimensione: quella che decide il sistema, il mercato, sia pure con percorsi magari non trasparenti, non leggibili, non comprensibili, che noi rifiutiamo nella nostra sensibilità (il sistema delle esigenze dimensionali): quella che si realizza come si realizza qui. Tanto vale che i percorsi siano trasparenti definiti, leggibili e comprensibili.
Dobbiamo cercare, in sostanza, di uscire da questa situazione. Se la grande distribuzione è competenza della Regione lo si dica chiaramente: si trasferisca alla Regione e non la si deleghi. La Regione a questo punto pu fare una sua legge che regoli geograficamente - cioè in termini orizzontali e in termini verticali di quantità - il fenomeno. Diversamente, noi siamo semplicemente messi lì, come il "turco" nei palii dei nostri paesi, che continua a prendersi un sacco di legnate: gli applausi li prende sempre guarda caso - chi dà le legnate.
Rispetto alla procedura in sè (senza voler assumere la difesa di qualcuno, che non ne ha bisogno), non è possibile parlare in termini di collegialità, nel senso che diversi aspetti dello stesso problema possono essere recuperati ai fini della deliberazione, che è un atto tecnico specifico, che deve rispondere al presupposto del provvedimento stesso senza farsi carico di questioni ad esso estranee. Vorrei che fosse chiaro questo, poiché essendo una situazione critica - sotto certi punti di vista non è possibile dire che il criticismo possa supportare un diniego del provvedimento.
La collegialità non è questo! Collegialità vuol dire che tutti se ne assumono la responsabilità e non che si devono prendere in esame cinquecento aspetti dello stesso problema.
D'altra parte questo mio ragionamento, se me lo consentono i colleghi Assessori, mi fa dire che non mi sembra sia stata avanzata l'ipotesi di far uscire due provvedimenti, uno che attiene al nulla osta e l'altro (che non ho capito bene se è autonomo o meno) alle condizioni da rispettare. Questo fa parte della solita logica di dire: "Noi abbiamo detto sì, però...". No! Noi abbiamo detto sì! I "però" sono altra cosa. Se i "però" incidono sulla pratica devono essere fatti propri dall'Assessorato all'urbanistica nel parere che deve dare sulla stessa. Se questi "però" sono influenti rispetto al nulla osta, devono stare nella relativa deliberazione, non possono essere a lato, in modo da non assumerci, anche qui, alcuna responsabilità poiché sotto sotto si spera che il Comune, non essendo nelle condizioni di far rispettare i "però", non possa procedere all'atto finale - ciò non dia la concessione - perché nel frattempo non si sono realizzate le condizioni.
Mi sembra un modo di procedere che rende poco comprensibile, anche solo ad un Consigliere di fila com'è il sottoscritto, come stanno esattamente le cose.
Mi pare quindi non accettabile l'ipotesi di una revoca della deliberazione, anche perché si tratta di atto proprio della Giunta, che dalla stessa può essere assunto quando ritenga esistano condizioni e motivazioni; non può essere, sicuramente, un qualcosa che nasce da una valutazione politica del Consiglio: non lasciamoci prendere da esperienze fatte in altra sede rispetto al quale il TAR ha poi fatto giustizia. Non è una volontà politica a far diventare legittimo o illegittimo un atto; un atto è legittimo o illegittimo; in secondo luogo, è politicamente apprezzabile o non apprezzabile: sono categorie completamente diverse.
Ritorno alla questione dalla quale ero partito. La vicenda "Le Gru" Presidente Brizio - può farci capire che non è più tempo di soluzioni "a capocchia": "Sì.., però.., per adesso.., nel frattempo". La questione dei nostri rapporti con lo Stato, in un momento in cui l'opinione pubblica è dalla nostra parte soprattutto qui nel nord, è un nodo che va tagliato fino in fondo; il nodo del nostro rapporto con lo Stato deve essere definitivo.
Se abbiamo delle competenze, come dicevamo prima, piglieremo le botte, ma anche gli applausi.
Rispetto alla legge elettorale, signor Presidente della Giunta continuo a ribadire che dobbiamo chiedere la riforma della Costituzione.
Deve cadere il pregiudizio negativo nei confronti dello sviluppo delle Regioni; solo a valle della caduta di questo pregiudizio si potrà sviluppare una classe politica regionale nuova, autonoma, che sceglie essa stessa il proprio modo di essere nelle istituzioni.
Non conosco abbastanza l'Italia, non so se il modello che suggerisco per il Piemonte possa andar bene anche per la Liguria, e sicuramente non penso che possano essere i nostri parlamentari a decidere un modello valido per tutti - attenzione! - all'interno della pregiudiziale costituzionale che definisce che il Presidente della Giunta deve essere espressione del Consiglio.
Signor Presidente, il regionalismo lo si realizza nel concreto con delle battaglie; se non si usano testa, fegato e cervello, ma braccia benedicenti, le accetto a malapena da un cattolico come lei; le accetto meno da un Presidente del Consiglio socialista e quindi laico.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cucco; ne ha facoltà.



CUCCO Vincenzo

L'intervento dei Consiglieri che mi hanno preceduto, tutti, compreso quello del collega Marchini che sembra il più distante dalle questioni che stiamo discutendo (anche se in realtà ha più a che fare di quanto non sembri), mi consente un intervento molto breve, solo per sottolineare alcune questioni.
Innanzitutto una questione di carattere trasversale. E' stato già ricordato che questa è una vicenda dai connotati veramente particolari rispetto all'andamento degli equilibri politici nella Regione.
Il collega Chiezzi prima diceva e giustamente denunciava che, in realtà, la prima pietra dello scandalo è l'evidente abusivismo edilizio che c'è stato nel Comune di Grugliasco; ma a me risulta che la prima iniziativa possibile contro l'abusivismo edilizio è proprio dei Comuni, è proprio delle Amministrazioni comunali. La trasversalità degli interessi non pu essere considerata semplice chiamata di corresponsabilità nei confronti di tutti, ma come segnale della complessità dei rapporti politici, oltrech commerciali e di interesse economico, che hanno pervaso la Regione e che hanno coinvolto tutti o la maggior parte dei partiti.
La vicenda di Grugliasco è questo. La vicenda di Grugliasco, dal punto di vista partitico più che politico, dà la misura di quanto effettivamente gli interessi locali siano totalmente scissi rispetto a politiche di regionalismo, a politiche di autonomismo o a politiche di carattere urbanistico o di programmazione commerciale e a tutte le cose che noi auspichiamo.
L'altra questione che volevo sollevare è questa: posso anche capire, ma non accettare (mi spiego dopo), che in questa situazione noi si abbia margini di intervento molto limitato. Vorrei capire questa volta dall'Assessore, come si atteggerà nei confronti delle domande di nulla osta già arrivate all'Amministrazione regionale, in particolare per quanto riguarda l'Area metropolitana torinese. Che cosa risponderà alla Città di Borgaro o al Centro commerciale di Borgaro che ha chiesto un ampliamento o comunque una nuova localizzazione (non so bene) di 5.000 mq? E a Beinasco che sta lì vicino, che ne ha chiesti 18.000? Bisogna tener presente che la situazione dell'Area metropolitana è a dir poco preoccupante da questo punto di vista! Beinasco ha già 8.000 mq di centro commerciale; Caluso ne ha 5.000 (autorizzati); Moncalieri 6.000 Nichelino 5.000 - sono dati regionali -; Rivoli 20.000; Rivalta 9.000 Venaria 17.000; San Mauro altri 8.000, per non parlare di Torino che, ad un conto approssimativo, ne ha già almeno 25.000. Siamo all'incirca a 60/70.000 mq.
Ho anche qualche sospetto, Presidente e Assessore, sulla famosa cifra di 200.000 mq, ventilata nel 1990, data in cui il Consigliere Marchini presento l'interrogazione dalla quale scaturì la discussione, con l'allora Assessore Vetrino, che tutti citiamo - ed effettivamente bisogna citare perché fu veramente l'elenco delle cose che si potevano o si dovevano fare e che non sono mai state fatte. Quei famosi 200.000 mq: è possibile che ci si avvicini, Presidente; noi eravamo fermi ad un'autorizzazione di molto inferiore a quella presente, ma siamo certi che le cifre date non sono certamente quelle finali rispetto ai progetti in testa a qualcuno.
Così come - e chiudo qui - non può non destare preoccupazione Assessore Cantore, il fatto che alcuni funzionari della Regione abbiano giocato e svolto un ruolo importante - peraltro istituzionale, con tanto di mandato - per la realizzazione di questo centro e che poi siano piombati fra capo e collo sul suo Assessorato per le note vicende che sappiamo.
Certo è diritto costituzionale oltre che diritto di tutti, partecipare alle elezioni, essere amministratori in qualche Comune, ma non si può negare un'oggettiva situazione, perlomeno di imbarazzo.
Non mi risulta che l'Assessore abbia espresso qualche imbarazzo in una qualche forma, in un qualche modo, così come non mi risulta che l'Assessore o la Giunta abbiano avviato attività specifiche nella direzione di ottenere le modifiche che tutti quanti indichiamo come necessarie, urgenti ed assolutamente improcrastinabili per quanto riguarda la legislazione in materia. Probabilmente, ci sarà stata qualche lettera un po' arrabbiata del Presidente Brizio alla Conferenza Stato-Regioni, in cui si sarà detto: "Bisogna riprendere in mano la questione delle leggi sui centri commerciali"; dopodiché non si è modificato nulla.
Il ragionamento del collega Marchini è assolutamente fondato, tranne che per un punto, e cioè - ma probabilmente anche il collega Marchini sarà d'accordo su questo che l'unica, vera colpa di questa maggioranza e di questa Giunta è di non aver fatto non quello che le leggi gli consentivano ma quello che la vostra stessa valutazione politica oltre che amministrativa vi diceva di fare. Non si tratta di fare le barricate contro lo Stato, Presidente Brizio, si tratta di assumere definitivamente una posizione decisa nei confronti di una materia che - questa come tante altre ci è completamente sfuggita di mano, se mai ci è stata. E si tratta anche, Presidente Brizio, di assumere una posizione precisa su quel trasversalismo che ha attraversato la vicenda, i partiti presenti in quest'aula e i i partiti presenti nelle Amministrazioni locali. Anche su questo, siete stati silenti, e invece bisognava intervenire.
Probabilmente della violazione urbanistica, peraltro sotto gli occhi di tutti, l'Amministrazione comunale di Grugliasco non s'è accorta, ma la Regione non poteva avviare azioni decise nei confronti di quella stessa Amministrazione?



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Non hai capito bene. L'Amministrazione di Grugliasco è convinta della sua...



CUCCO Vincenzo

No, no, ho capito benissimo; so perfettamente che l'Amministrazione di Grugliasco è convinta della sua posizione, tant'è vero che si sono susseguite molte crisi proprio su questo argomento. E non è escluso che l'attuale commissariamento e le elezioni amministrative anticipate siano proprio dovute a motivi legati a questo tema.
Allora, Presidente, ripeto e finisco: la vostra responsabilità sta nel non aver fatto non quello che le leggi vi consentono di fare, ma quello che la vostra stessa responsabilità vi dice di fare. L'aveva detto l'Assessore Vetrino nel 1990, l'ha ridetto l'Assessore Cantore oggi, l'hanno detto tutti i Consiglieri qui presenti, eppure si continua a non avviare iniziative, anche eclatanti laddove ce ne fosse bisogno. E' per questo che voterò a favore dell'ordine del giorno presentato insieme al collega Marino e ad altri, sperando che larghi strati della maggioranza responsabile definiamola così - vogliano aggiungersi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rivalta; ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Ci troviamo di fronte ad una situazione paradossale, così come si è delineata e come l'ho sentita oggi.
Personalmente non avevo seguito la vicenda de "Le Gru" di Grugliasco però nel leggere le deliberazioni che la Giunta ha assunto pochi giorni fa e nel sentire la relazione, sono rimasto davvero sorpreso.
Ci troviamo nella situazione in cui un edificio ha ottenuto una concessione edilizia per realizzare - in quei volumi! - un esercizio commerciale; oggi siamo in presenza della discussione su una deliberazione che deve autorizzare l'attività commerciale, che finora non c'è stata.
Teoricamente - so bene che non vi assumete un atteggiamento di tutela di quanto è stato fatto - l'autorizzazione all'esercizio commerciale potrebbe però non essere concessa. Vi prego di prendere questa situazione come elemento di ragionamento, pur paradossale; so che non farete questo, ma ci troviamo in presenza di volumi ingenti, costruiti con una finalità per la quale non c'è ancora l'autorizzazione, che potrebbe essere denegata.
Considero questo l'esempio di una situazione di non governo di cui molti dovrebbero assumersi la responsabilità, una situazione palese di incapacità di governo delle istituzioni.
Prima ho voluto sapere se quei volumi erano già proprio quelli de "Le Gru". Avevo letto di questa questione de "Le Gru" negli ultimi giorni, ma non immaginavo che tutto fosse costruito, anzi speravo che non fosse costruito affatto: recandomi all'Ikea mi sono chiesto cosa fossero quei volumi piazzati là davanti. Questa la situazione paradossale in cui ci troviamo, che dice tutto! Potrei smettere il mio intervento adesso e dire "Con questo vi consegno un giudizio su come avvengono le cose". Prima ho fatto una battuta all'Assessore Cantore: "Se non gli si dà l'autorizzazione, cosa ne facciamo? Una scuola o qualcos'altro"? L'incapacità di governare permea e attraversa le strutture istituzionali; un'altra volta mi si porta a dire che essendo le istituzioni delle strutture formali, quello che conta, nel dargli contenuto e carattere, è chi ci opera: dovremmo quindi, tutti, lasciare questo Consiglio e sperare in una rigenerazione sulla base di una nuova elezione la popolazione è cosciente dell'esigenza di cambiamento di contenuti, di procedure ed anche di persone - sperando che possa risolvere questo problema.
Detto questo, concordo con il Consigliere Marchini (me lo avete sentito dire più volte): operando in questo modo le Regioni non saranno mai in grado di essere degli Stati-Regioni dentro uno Stato nazionale. La caratterizzazione di incapacità di operare e incapacità di promuovere cambiamenti di competenza da parte di strutture istituzionali del Paese che diano loro il ruolo che invece dovrebbero avere, si ripete ad oltranza.
Collega Marchini, la Regione mostra di non avere alcuna capacità di essere Regione-Stato, forse perché non ha cultura della storia del Piemonte. Io, forse, sono il più sabaudo delle persone qui dentro, ma non me ne vergogno sotto il profilo, invece, di recuperare capacità e dignità di essere uno Stato dentro lo Stato nazionale.
Se relativamente al commercio la nostra Regione, come altre, non è capace di rivendicare strumenti legislativi di governo che gli conferiscano un'autonomia, che deve essere propria della Regione, di decisione in materia di commercio, figuriamoci cosa succede su altre questioni.
La Regione deve saper reagire ad un Stato che cerca di impedire l'affermazione di un'articolazione federalista dello Stato italiano - non dico di disunione come qualcun'altro va dicendo, ma di articolazione federalista - che credo sia la situazione del futuro.
Sull'urbanistica, ad esempio, la Regione ha ottenuto competenze piene con l'applicazione dell'art. 117 della Costituzione ed attraverso i decreti delegati.
Perché sono sconcertato? Perché nella deliberazione assunta dalla Giunta leggo che "sussistono rilievi per la parte inerente la legittimità del Piano particolareggiato rispetto al Piano regolatore generale". Il Consigliere Chiezzi ha perfettamente ragione quando ha sostenuto l'unicità dell'azione e della gestione urbanistica, "in merito alle destinazioni d'uso che sono consentite, ma non per altre attività quali il commercio all'ingrosso ed altre, ai criteri di determinazione di volumi edificabili alle modalità di calcolo dei volumi". Si dice ancora - e smetto perché ha già detto tutto Chiezzi - che sussistono rilievi attinenti alla legittimità della concessione edilizia rispetto al Piano particolareggiato. Siamo quindi in presenza palese di violazione urbanistica, lo dice la Giunta stessa! Viene fuori un altro aspetto dell'incapacità di governare.., o è voluta questa incapacità di governare? Si separano i livelli inferiori di gestione urbanistica e i Piani particolareggiati dal Piano regolatore, ma la Regione ha comunque compiti di indirizzo prima ancora che di vigilanza, quindi non si possono separare queste responsabilità e competenze in livelli di pianificazione diversa.
Non solo: si rileva anche che la Regione gestisce per sua scelta in modo separato le competenze che le sono delegate in materia urbanistica e quelle, pur frammentarie e sotto tutela di legislazioni nazionali vessatorie nei confronti delle Regioni, che ha sul commercio. Questo è l'altro aspetto grave. Non c'è alcuna giustificazione: basterebbe che la Regione gestisse le proprie competenze in materia urbanistica e quelle che comunque ha in materia di commercio, in maniera unitaria.
Questo però non viene fatto. Ma il non unificare attorno a categorie di carattere generale discipline in qualche modo costrette a farvi riferimento competenze basilari per un istituto come la Regione, quali, ad esempio l'urbanistica o i processi economici e sociali significa esprimere volutamente la volontà di non governare. Settori separati possono lasciarsi sfuggire elementi che ad un settore a carattere generale non potrebbero sfuggire. Questo è già avvenuto quando, per esempio, nella legislazione sugli alberghi o nella legislazione sulle cave sono state introdotte norme riguardanti l'urbanistica; nella stessa legislazione sulle acque sono state introdotte norme urbanistiche, così come in altri provvedimenti nel settore dell'edilizia.
Attraverso la parcellizzazione di una competenza dal carattere generale va avanti la costruzione di un sistema e di un atteggiamento di governo che rende oggettiva l'impossibilità di governare - e che quindi sottintende una volontà di non governare e di non intervenire nei processi economici.
Leggo ancora nella deliberazione che le verifiche delle superfici del Centro commerciale "Le Gru" è assentibile in quanto la richiesta non eccede il limite massimo della superficie di vendita stabilito per le nuove aperture. Il che segue un discorso di valutazione più generale ovvero la coerenza con le indicazioni programmatiche del 1980 e del 1990.
L'intervento del Consigliere Cucco mi alleggerisce questa parte di discussione: non si sa quali siano i termini di compatibilità programmatica, questi vengono largamente "saltati", non se ne tiene alcuna considerazione.
Il collega Cucco nel suo intervento ha specificato le dimensioni delle superfici commerciali richieste e quelle che già esistono. Un discorso di espansione delle superfici commerciali senza commisurazione alle effettive esigenze vale soltanto per una società che punti il suo sviluppo solo sul consumo.
Credo che molte delle valutazioni sulle dimensioni delle strutture commerciali siano fatte nell'idea di una crescita indefinita, ma continua del consumo.
Noi viviamo in una regione, in un Paese che sta attraversando una crisi dovuta anche alla dilatazione dei consumi; non c'è solo il fatto che si consuma e si lavora meno: quando si consuma più di quanto sia possibile per un equilibrio economico conveniente, si entra in crisi. Ma c'è di più: mentre il nostro Paese sta attraversando un periodo di grande crisi miliardi di persone chiedono di poter consumare.
Parliamo spesso della pace, ma quasi sempre le vicende belliche - a noi vicine o lontane - sono dovute agli squilibri esistenti nel nostro mondo e alle centinaia di persone che muoiono di fame.
Non faccio appello a questi fatti per asserire che non bisogna concedere un'autorizzazione commerciale; intendo dire che le valutazioni complessive dei fabbisogni devono tener conto di un quadro di sviluppo che abbia anche dei valori. Uno sviluppo basato soltanto sul consumismo non ha contenuti di valore, poggia sull'argilla.
La decisione sull'autorizzazione commerciale si deve assumere tenendo conto non solo delle superfici commerciali, ma anche delle operazioni in atto in quella zona della cintura di Torino.
Discorso simile a quello su "Le Gru" è quello relativo al CAAT - del quale discuteremo in altro momento: è chiaro che l'aumento delle superfici dei centri commerciali riducono l'esigenza del Centro agro-alimentare.
Il Consigliere Marchini ha affermato che i centri di vendita sono il punto finale della catena agro-alimentare; in tale catena noi abbiamo incluso il CAAT: anche in questo caso siamo di fronte a disordine urbanistico.
Il Consigliere Penasso, intervenuto ad una riunione con l'Associazione Coltivatori Diretti sui problemi della catena agro-alimentare, mi confermava che da questi megacentri commerciali attualmente passa il 40 dei consumi agro-alimentari del nostro Paese - dati riportati nelle relazioni della riunione e le stime sostengono che nel 2000 i passaggi agro alimentari attraverso questi grossi centri saranno del 70% (è da notare che la percentuale "70%" è un dato medio nazionale: nell'area torinese sarà superiore).
In questo scenario, addirittura, la Regione diventa sostenitrice di operazioni in concorrenza fra loro; una concorrenza massiccia, non commisurata alle effettive esigenze.
Manca il governo dell'Area metropolitana: è palese sia sul piano urbanistico sia in una visione settoriale complessiva.
La maggioranza ha grandi responsabilità; non è stata capace di assumere da tre anni a questa parte - la decisione di istituire l'Area metropolitana. Prima di governare aree vaste occorre governare l'Area metropolitana, con tutti i problemi che comporta.
Un'ultima osservazione. I problemi urbanistici vengono visti da questa Regione unicamente come contabilità di superfici e volumi. Tuttavia, in questo caso pare che le analisi non siano state fatte correttamente successivamente si denuncia persino una non corrispondenza fra Piano regolatore e Piano particolareggiato.
Nel fortunato caso in cui i problemi urbanistici vengono analizzati correttamente, ciò avviene anche come contabilità delle superfici, dei volumi, delle grandezze: l'urbanistica ha come fine e come contenuto di fondo la qualità della costruzione della città, del paesaggio urbano, la qualità della funzionalità urbana. In qualche modo è una disciplina, e non una scienza, che si muove con l'intenzione di dare senso alla "polis" qualità dei fatti fisici, dei paesaggi, dell'espressione culturale nell'edificazione diventa un fatto determinante per la vita complessiva della "polis".
Questa volontà manca del tutto. E' angoscioso il paesaggio sorto tra l'Ikea e quello che oggi sappiamo essere "Le Gru": è un paesaggio da film del malaffare che vediamo tutti i giorni alla televisione. Stiamo costruendo una città senza qualità, e la responsabilità è anche della Regione. La Regione non può fare solo contabilità, la Regione deve saper impostare un discorso culturalmente valido sull'espansione della città. Lo spettacolo offerto in quello spazio fra Ikea e "Le Gru" è molto più brutto di quello offerto dalle periferie industriali ed operaie di inizio secolo alcune delle quali hanno ancora una caratterizzazione di valore.
Accompagno questo disastro urbanistico al discorso su Corso Marche dove si è persa un'occasione per fare politica di decentramento qualificato.
Nel 1976 presentai uno schema di Piano territoriale che non si chiudeva su Corso Marche, ma che da questo si apriva per dare vita, nello sviluppo dell'Area metropolitana, ad un intervento di qualità, di moltiplicazione dei "centro-città", non isolandoli solo in Piazza Castello e Via Roma: non una città del monarca, del Palazzo Reale, ma una città dell'Area metropolitana, in qualche modo delle periferie.
Per quello studio venni molto deriso da alcune forze politiche. A mio parere, comunque, state perdendo una grande occasione, utile anche in futuro: quello di Corso Marche è l'ultimo asse di attraversamento nord-sud dell'Area metropolitana, non sarà più possibile realizzarne altri. Sopra scusate il richiamo, evidentemente improprio - il problema era tessere un tessuto urbano che equivalesse a Via Po, a Piazza Castello, a Via Pietro Micca, non certo nelle forme, ma con attività e richiami del rilievo del centro città torinese (dico persino cose della "Roma fascista", ma di fronte allo sfacelo che si sta facendo, rivaluto Piacentini e alcune delle cose fatte all'EUR...). Si sta perdendo un'occasione che in futuro potrebbe diventare utile; l'asse di Corso Marche sta diventando l'asse dei magazzini, degli ingrossi: si sta realizzando una cosa davvero oscena perdendo l'occasione di un grande rilancio delle periferie, sulla base di stimoli e richiami che attraverso quell'asse si potevano creare.
La stessa cosa sta avvenendo in Corso Vittorio. Ho l'impressione che man mano che va avanti il Palazzo di Giustizia non solo si dimostra sbagliato dal punto di vista urbanistico, ma anche come una brutta realizzazione architettonica, che non costruisce un pezzo di città. E' un volume architettonicamente senza alcun significato e senza alcun valore.
Anche in questo caso, un qualcosa che procede malamente: sbagliato nella scelta e nel modo di condurla.
Altra questione. Ricavare 300 alloggi di edilizia abitativa alla Framtek, sotto il cavalcavia di Corso Bramante, in una situazione che dovrebbe essere utilizzata per ristrutturazione di altro tipo, è cosa assurda. Ci sono enormi problemi di traffico: quello è uno dei punti più congestionati della città! E noi, in quel pezzettino sotto il cavalcavia ricaviamo 300 alloggi! Terzo punto sul quale volevo incentrare il mio intervento è quello sulla qualità; problema importante, da discutere non meno di altri.
Ribadisco che stiamo costruendo un'Area metropolitana, una città di cui dovremmo certamente vergognarci; forse qualcuno comincia già adesso: io sono fra quelli.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Senza raccogliere il riferimento alle battute sulle tre scimmiette proprio perché sentiamo e siamo anche in grado di parlare, ritengo opportuno che tutti coloro che hanno parte in vicende come queste puntualizzino per quanto di loro competenza.
E' stato fatto riferimento, nel corso degli interventi, alla questione della vigilanza urbanistica. Devo dire che per quanto mi risulta - sono Assessore da poco tempo - ho la sensazione che la vigilanza urbanistica nella nostra Regione - ed è una costante nel tempo, ben al di là degli Assessori che pro tempore reggono l'Assessorato sia improntata al rigore operativo e faccia tutto il possibile nei limiti delle dotazioni organiche e delle possibilità operative consentite alla Giunta regionale dalle leggi regionali e nazionali vigenti e, comunque, che agisca n' per sottostare a direttive politiche n' per cedere a ricatti di tipo occupazionale e senza graduare l'acceleratore a seconda dei casi.
Il caso in discussione dimostra - come andrò a dire successivamente che si svolgono interventi di vigilanza indipendentemente dall'importanza dei soggetti interessati alle vicende urbanistiche.
E per quanto mi riguarda, proprio l'analisi dei risultati emersi dalla verifica di pratiche interessanti l'Assessorato all'urbanistica - pratiche commerciali nonché segnalazioni ecc, ha fatto convenire il sottoscritto, su proposta dei responsabili dei settori interessati, che era necessario dare quegli indirizzi cui qualcuno faceva riferimento, sotto forma di richiamo che ribadisce le normative, i compiti e i limiti entro i quali operare.
Com'è noto, è stata pubblicata sul Bollettino Ufficiale una circolare che richiama i Comuni alle loro precise responsabilità nel momento in cui, in attuazione della legge n. 56, approvano strumenti urbanistici esecutivi.
Sotto questo profilo non mi pare vi sia stata inerzia, ma un'iniziativa nel limite del possibile.
Successivamente, come ho avuto modo di riferire in Commissione, abbiamo intrapreso altre iniziative - sempre da un punto di vista generale - di richiamo del ruolo dei Comuni, dei Sindaci in particolare, in materia di vigilanza urbanistica, per affermare la volontà dell'Assessorato e soprattutto del Settore interessato, di concentrare la propria attenzione sui casi che richiedono tempo maggiore, interventi approfonditi, quanta più possibile tempestività di intervento. In questo, addivenendo ad una procedura che prevede, per le varie segnalazioni, l'invio delle stesse oltreché per notizia all'autorità giudiziaria anche all'attenzione del Sindaco, sollecitandolo affinché assuma i provvedimenti del caso e li segnali sia alla Regione sia all'autorità giudiziaria che, comunque, viene immediatamente e tempestivamente informata.
L'atteggiamento sereno, rigoroso, puntuale e preciso della vigilanza urbanistica della Regione Piemonte, ovviamente, non è merito delle iniziative avviate dal sottoscritto; è un qualcosa che continua nel tempo e risale, come impostazione, anche ad altre epoche.
Nello specifico, per quanto riguarda la pratica di cui discutiamo relativamente agli aspetti urbanistici della questione - sicuramente già trattati in Consiglio in risposta ad interrogazioni o dei quali comunque si è parlato in III Commissione - la Giunta regionale e per essa l'Assessore all'urbanistica nell'ottobre del 1992 ha segnalato alla Procura della Repubblica le difformità e le irregolarità urbanistiche accertate. In questo, non facendo una segnalazione generica, ma trasmettendo la relazione integrale di vigilanza riportante tutte le particolarità e le questioni aperte, in modo tale che si potesse già addivenire a valutazioni - visto il lavoro istruttorio svolto a monte sotto i profili che competevano ai soggetti destinatari della comunicazione.
Ritengo inoltre che non vi sia stata inerzia; nel frattempo, infatti si è provveduto a trasmettere lo stesso rapporto di vigilanza all'Amministrazione comunale; esaminati i pareri ponderosi formulati con ottiche totalmente diverse provenienti dall'Amministrazione comunale, la Giunta regionale ha provveduto a chiedere un parere pro-veritate all'avv.
Golinelli di Mondovì, noto consulente sia del Consiglio sia della Giunta regionale.
Sulla base di tale parere, e comunque riesaminata tutta la materia l'Assessorato all'urbanistica ha proposto alla Giunta regionale una deliberazione di avvio formale della contestazione ai sensi dell'articolo citato da diversi colleghi intervenuti della legge urbanistica regionale per dare avvio all'annullamento sia delle deliberazioni comunali di approvazione del Piano particolareggiato sia delle concessioni edilizie che ne sono conseguite. Siamo quindi in fase avanzata, direi finale, della procedura di contestazione urbanistica.
Penso che questa deliberazione di Giunta verrà notificata nei prossimi giorni ai soggetti interessati, compreso il Comune, che ben conosce la vicenda sul piano storico.
Il Comune ha assunto le decisioni attraverso le deliberazioni e ci ha anche rimesso dei pareri legali che in sostanza sorreggono queste sue determinazioni riguardanti coloro che hanno promosso l'intervento, sia dal punto di vista pregresso sia dal punto di vista attuale. I 60 giorni di tempo per rispondere e controdedurre non li ha inventati la Giunta regionale, sono previsti per legge; al termine di tale periodo la Giunta regionale, ovviamente, provvederà a decidere in via definitiva sulla vicenda per quanto le compete.
E' noto a tutti che per i provvedimenti di annullamento che vengono ipotizzati - e, bisogna sottolineare, per parere sul piano della consulenza pro-veritate dell'avv. Golinelli, ma anche per quanto bisognerà valutare facendo una comparazione con tutta la casistica a disposizione - occorrerà ricercare l'interesse pubblico attuale, rilevante e preminente nella vicenda, al fine di adottare gli atti di annullamento definitivi.
Posso dare assicurazione ai colleghi, ovviamente per quanto compete l'Assessorato all'urbanistica, che sotto questo profilo si provvederà con estremo rigore; le proposte che verranno avanzate alla Giunta saranno soprattutto tese a difendere la normativa urbanistica vigente nella Regione Piemonte e a cercare di ripristinare, nel caso, l'ordine giuridico violato.
Concordo con il Consigliere Rivalta laddove fa riferimento alla necessità di superare un certo tipo di urbanistica ragionieristica e tutte le sue conseguenze operative, per perseguire, anche sotto questo profilo elementi di qualità e non solo dati quantitativi - in questo caso, per indicativi del modo di operare dell'Amministrazione comunale di Grugliasco.
Penso occorra dire anche che Giunta regionale e Consiglio hanno cercato, con le modifiche alla legge n. 56, di unificare il più possibile il momento commerciale e quello urbanistico. Bisogna però aggiungere - e su questo potrei riferire ampiamente anche in Commissione, se richiesto - che è molto difficile, proprio per le ragioni cui faceva riferimento il collega Marchini, cercare di raccordare le due sfere nel momento in cui una è prettamente di interesse e di competenza regionale e l'altra invece vede la Regione solamente operare nell'ambito di una marginale e comunque limitata competenza delegata.
Ritengo di aver fornito ai colleghi le necessarie informazioni e comunque, le assicurazioni che ritenevo doverose. Ovviamente, mi riservo una nuova comunicazione al Consiglio - se il Presidente sarà d'accordo quando la Giunta regionale avrà valutato definitivamente l'intera materia per far sì che da questo avvio di contestazioni urbanistiche si possa passare alla definitiva conclusione della vicenda per quanto di competenza della Giunta regionale, perlomeno sotto il profilo urbanistico.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cantore.



CANTORE Daniele, Assessore regionale

Innanzitutto, penso che il collega Rivalta abbia ragione e che dovremmo andarcene tutti a casa. Quella attuale è una situazione politica particolare; sono successe tante cose in questi anni. Naturalmente, sarebbe auspicabile che ogni rapporto politico fosse pubblico e, soprattutto, che una volta definito che una struttura come questo centro commerciale possa essere più o meno importante sul piano economico ed occupazionale, che lo stesso atteggiamento venga mantenuto anche successivamente, quando le delibere vengono poi assunte; forse, però, è pretendere troppo.
Il clima è di una tale confusione che è comprensibile che si possa cambiare posizione, però, a difesa del movimento dei lavoratori o a difesa delle pressioni del sindacato, tali posizioni debbono valere almeno da un mese all'altro.
Non so cosa sia cambiato in questi mesi da far sì che un mese fa ci si sia fatti portavoce del movimento sindacale dei lavoratori, della possibilità di occupazione ed oggi - un mese dopo - si ritiene invece da parte di alcuni di chiedere la revoca della deliberazione.
In un momento di grande confusione tutto può essere giustificabile. Mi sono permesso anch'io...



BOSIO Marco

In Calabria anche la mafia è andata avanti procurando lavoro ed occupazione...



CANTORE Daniele, Assessore regionale

Concordo sulle tue valutazioni. Mi sono solo permesso, come ha fatto prima il Consigliere Rivalta, di fare una battuta generale.
Ritengo che il problema della qualità della vita, nelle nostre città sia molto importante e sono anch'io contrario ad una sfrenata corsa ai consumi. Voglio ricordare in questo senso che non ci siamo solo occupati in questi due mesi, della vicenda del Centro "Le Gru", ma, per esempio, che è uscito il regolamento della 112 sull'ambulantato, importantissimo settore, determinante per lo sviluppo commerciale nonché urbanistico delle nostre città, in cui si parla anche della risistemazione di molte aree mercatali.
Ebbene, ci stiamo impegnando affinché questo regolamento (cosa che - e lo denuncio pubblicamente non sta facendo il Comune di Torino) venga inteso nell'autentica interpretazione ministeriale e non si tenti - come qualcuno cerca di fare - di passare dalle autorizzazioni alle concessioni di nuovi posteggi: ciò provocherebbe un'ulteriore confusione all'interno della città. Questo per dire che, secondo me, in una Regione come la nostra possono convivere sia la piccola che la grande distribuzione, senza un approccio manicheo n' da una parte n' dall'altra.
Sono d'accordo con i Consiglieri Marino e Cucco sul fatto che anche nella nostra Regione c'è bisogno di una programmazione ed è per questo motivo che abbiamo parlato di indicazioni programmatiche che devono superare quelle del 1990. Pertanto, se questo intervento non fosse stato un ampliamento di nulla osta (cosa che voglio sottolineare in quanto l'iter è iniziato con la concessione del primo nulla osta nel giugno 1985), avremmo potuto applicare, anche alle pratiche successive, l'art. 26 della legge n.
70/91.
Purtroppo questa vicenda non rientra nella fattispecie, per cui nell'affrontarla, ci ritroviamo in una condizione anomala; peraltro nell'art. 26 della legge n. 70/91 (ma anche nelle nuove indicazioni programmatiche alle quali stiamo lavorando) abbiamo distinto la superficie di vendita dalla superficie di calpestio, in quanto fino ad oggi è stata considerata complessivamente, mentre noi riteniamo che questa procedura non sia corretta, infatti siamo del parere che si debba concedere il nulla osta solo per la superficie di vendita e non per quella complessiva che potrebbe portare, a livello urbanistico, ad abusi o ad interpretazioni sbagliate.
Ci siamo pertanto trovati in una situazione che ritengo ormai superata e credo che con l'art. 26 della legge n. 70/91 e le nuove indicazioni programmatiche si possa - nei confronti delle pratiche che saranno sottoposte all'attenzione dell'Amministrazione regionale e che purtroppo sono rimaste ferme, in quanto la vicenda "Le Gru" ha fatto come da "tappo" porre fine ad un certo tipo di programmazione e modo di gestire la vicenda commerciale nella nostra Regione.
Tuttavia, anche se non sarà possibile avere una delega a livello governativo (poiché il decreto ministeriale Battaglia, del 1988, ha inciso negativamente), si potrà comunque dire che è finita una parte di gestione commerciale e che inizia un iter nuovo.
In realtà la vicenda di Grugliasco, colleghi Consiglieri, poteva concludersi anche senza alcun intervento da parte della Regione. Può anche essere che la programmazione regionale sia stata minima, ma un risultato seppur minimo, è stato conseguito, quando era possibile che il Comune stesso concedesse gli ampliamenti alle singole licenze. Il Consigliere Marino ha detto "poveri amministratori", ma io credo sia più opportuno dire "poveri amministratori regionali": infatti - però non mi riferisco solo al Comune di Grugliasco e i colleghi Carletto, Cavallera e Vetrino ne sono testimoni abbiamo sempre trovato un muro da parte del Comune di Grugliasco.
Il Comune è convinto di aver operato nella piena legittimità e addirittura si può dire, perché ciò è contenuto in una lettera pubblica e se volete ve ne dò una copia - il suo Commissario prefettizio ha detto: "Guarda Regione, che non sono io inadempiente, ma lo sei tu nei miei confronti" (tra altro l'argomento sulle funzioni di vigilanza era già stato ripreso dal Consigliere Chiezzi). Con questo non voglio ritornare su un argomento già affrontato dal collega Cavallera, ma voglio sottolineare qual è stato l'atteggiamento delle Amministrazioni comunali: questi Sindaci e questi "poveri" Assessori subiscono soltanto l'arrivo dei grandi capitali o sono anche d'accordo su alcuni insediamenti sul territorio che, magari, loro ritengono legittimi ed opportuni? Il Consigliere Cucco parlava di un imbarazzo ed io voglio renderlo palese: c'è un funzionario all'Assessorato al turismo - che ho trovato quando sono diventato Assessore - che era stato comandato, dal Comune di Grugliasco alla Regione Piemonte. Nel frattempo ci sono state le elezioni ed è stato eletto Consigliere comunale a Grugliasco. Ha fatto l'Assessore a Grugliasco; successivamente il Consiglio comunale di Grugliasco è stato sciolto ed è pertanto rientrato nella Regione Piemonte. Non mi trovo in imbarazzo, perché se così fosse, lo dovremmo essere tutti per analoghe vicende che, forse, dovremmo affrontare.
Voglio sottolineare - a proposito del richiamo del Consigliere Bosio alla Magistratura - che, come è stato riferito, sono andato d'ufficio alla Magistratura, non appena l'Assessorato all'urbanistica ha iniziato a verificare la situazione di Grugliasco.
Anch'io sono convinto che la Magistratura non possa sostituirsi alla nostra capacità di governo, ma dico anche - e su questo sono d'accordo con Chiezzi - che è necessario che tutto vada alla Magistratura. Personalmente non mi crea alcun problema il fatto che tutti gli atti, anche quelli pregressi, vadano alla Magistratura, purché si faccia chiarezza su questa vicenda che dura da tanto tempo.
Penso di essere stato fedele interprete degli impegni del mio predecessore. A me è stato riferito che si era impegnato a ritornare in Commissione per portare lo stato dell'arte, ma non che questo impegno era stato preso in Consiglio regionale.
Non posso avere la documentazione relativa a tutti gli ordini del giorno, però spero, in riferimento al suddetto impegno preso, di essermi comportato in modo corretto. Infine voglio dire che, in questa vicenda abbiamo vissuto la possibile estraneità della Regione di fronte a processi importanti e alla possibilità che la Regione riacquisisca un ruolo programmatorio che oggi si esplica in due "conché" che possono anche essere considerati minori, ma potrebbero diventare essenziali in futuro.
Noi condizioniamo l'autorizzazione, che discende dal nulla osta, alla costruzione dei parcheggi e alla viabilità. Per quanto riguarda i parcheggi, le notizie in mio possesso...



RIVALTA Luigi

In buona parte sono impegni degli enti pubblici.



CANTORE Daniele, Assessore regionale

No, è un impegno di privati in concerto con la Provincia. Si parla di accordo trilaterale, però la gran parte dell'impegno riguarda il privato.
I parcheggi, per l'esattezza, dovrebbero essere 1.798; mi dicono che 1.500 sono già pronti. Se poi i colleghi lo desiderano, posso essere più preciso.
Per quanto riguarda la viabilità, ha ragione il Consigliere Marino quando dice che c'era un'ipotesi di viabilità con sovrapassi ed altre cose è stato poi deciso con la Provincia di procedere con la viabilità a raso e in questa direzione stanno procedendo i lavori. Non ho nient'altro da aggiungere se non di prendere al più presto l'impegno di discutere, in Consiglio regionale, le indicazioni programmatiche della legge n. 426 e quindi la possibilità di razionalizzare il nostro intervento in questo settore.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Interverrò brevemente poiché mi pare necessario dopo l'ampio dibattito che ha caratterizzato l'adozione delle deliberazioni da parte della Giunta regionale. Gli Assessori hanno puntualmente risposto agli aspetti specifici e non voglio aggiungere altro, sennonché ci siamo trovati di fronte ad una situazione divenuta estremamente difficile e per la quale bisognava, anche di fronte alle esigenze occupazionali ampiamente espresse dai sindacati e dalle forze politiche, assumere una decisione.
La vicenda parte nel giugno 1985; prestate attenzione anche a questa data: tutto viene scaricato come se fosse una decisione di oggi, ma la questione parte da una concessione del giugno 1985, data dell'avvenuto nulla osta, verificatosi in un periodo in cui eravamo a cavallo tra due Amministrazioni (non era ancora insediata la Giunta Beltrami). In quella data viene concesso il primo nulla osta, quello che condiziona tutto.
C'è poi un atteggiamento dell'Amministrazione di Grugliasco di grande favore all'iniziativa, che si concreta in una costante posizione di sostegno portata avanti ripetutamente, anche nel non ascoltare i suggerimenti anche procedurali dell'Assessore e dei tecnici dell'Assessorato all'urbanistica per l'adozione dei relativi provvedimenti.
C'è, da parte di Grugliasco, un sostegno della propria posizione pervicace, tenace, forte. Posso capire che vi siano dissensi fra i Comuni e la nostra sezione urbanistica. Ne vediamo emergere molti, spesso dovuti ad interpretazioni diverse; i Comuni tendono ad interpretazioni più larghe come Regione tendiamo ad interpretazioni più restrittive. Nel caso specifico c'è stata una vera indisponibilità ad affrontare il problema sia da parte delle Giunte susseguitesi sia da parte dei Sindaci; anche oggi il Commissario sostiene la linea dell'Amministrazione e quindi sostiene in sostanza la legittimità dell'azione dell'Amministrazione.
Questo è un dato di fatto. Di fronte ad esso ci siamo mossi sul piano commerciale dando esecuzione ai deliberati della Commissione, nella sostanza un atto dovuto, ponendo nell'atto deliberativo - non certo per porre dei "però", ma per l'unitarietà richiesta dal Consiglio - quei vincoli cui faceva riferimento l'Assessore Cantore. Inoltre, al di là del parere della perizia pro-veritate dell'avv. Golinelli di trentanove pagine abbiamo voluto non abbandonare l'ipotesi avanzata dall'Assessorato all'urbanistica dell'illegittimità delle opere urbanistiche ed abbiamo quindi contestato al Comune, tramite deliberazione, con tutti i termini che abbiamo di fronte e sui quali l'Assessore Cavallera ha già parlato.
Mi pare sia stata un'azione equilibrata, attenta, e che teneva conto dei vincoli e delle realtà che sono maturate. Tutto è possibile, anche che siano stati commessi degli errori, ma una cosa è certa: per quello che riguarda il Presidente e per quello che riguarda la Giunta abbiamo cercato di muoverci nell'assoluta volontà di trovare una soluzione ad un problema che andava risolto.
Secondo aspetto. Il Consigliere Marchini, nei suoi interventi sempre brillanti, ha voluto evidenziare la posizione di difficoltà della Regione sullo specifico argomento del commercio - difficoltà che esiste e che è enorme - mettendola in relazione alla complessa situazione dei rapporti Stato-Regione in primis, e al nostro atteggiamento come Regione Piemonte in secondo luogo. Le difficoltà, in primo luogo, esistono fortemente. Viviamo una fase in cui si esalta il regionalismo, ma non si vogliono conferire poteri, o meglio, competenze, funzioni istituzionali: il reale ruolo di governo e di programmazione che alle Regioni compete. Ci troviamo quindi in una situazione che è, sotto alcuni aspetti, paradossale. Credo che la Regione Piemonte, soprattutto in questa legislatura, sia stata uno dei punti fermi della costante richiesta al Governo e al Parlamento di avere autonomia, poteri, ruolo. Su questo terreno non c'è dubbio alcuno. Se questo non è apparso sufficientemente, me ne dispiace, ma certamente appare con forza nelle sedi competenti. Pensiamo solo al recente avvenimento che riguarda i controlli ambientali: abbiamo ricorso contro il DL n. 274, come Regione capofila dell'ambiente, assumendoci tutte le responsabilità, non accettando le pressioni, anche dei Ministri, a non ricorrere. Abbiamo ricorso perché era doveroso farlo, come Regione capofila del settore, anche di fronte alle fughe di altre Regioni.
Avevamo concordato come spesso avviene in Conferenza Stato-Regioni un testo con il Governo. Il Governo ha approvato un testo sostanzialmente diverso; adesso ci si chiede di presentare degli emendamenti. Probabilmente lo faremo, ma il discorso vero è che mentre le Regioni vanno a queste riunioni assumendosi le proprie responsabilità decisionali, il Governo e il Parlamento non sono in grado di assumerle, perché il Ministro delle Regioni approva e poi dice che gli altri Ministri competenti, in sede di Consiglio dei Ministri, non hanno accettato la soluzione. Il Parlamento riceve le nostre indicazioni, talvolta le modifica. Se raggiungiamo un accordo con il Governo, viene cambiato dal Parlamento.
Questa è la situazione schizofrenica nella quale ci troviamo! Di fronte a questa situazione possiamo anche urlare, tenere un atteggiamento più forte, collega Marchini, ma mi pare che il nostro atteggiamento non possa essere definito n' debole n' disponibile n' benedicente! E' invece un atteggiamento di effettiva dialettica, molto forte, che stiamo portando avanti con grande determinazione; ciò avverrà anche in sede di discussione della legge finanziaria, sulla quale le posizioni non sono certamente convergenti.
Voglio ancora riprendere nello specifico l'argomento di questa mattina perché forse non sono stato chiaro. Non è che noi siamo favorevoli ad una legge elettorale a Costituzione invariata, è la Commissione bicamerale ad andare in tale direzione. Noi possiamo anche non accettare, ma non possiamo dire, come Tecoppa, "non accetto" di fronte al Parlamento: le leggi esistono.
A proposito della vicenda ho avuto tutto il giorno contatti telefonici con Roma; noi insisteremo sul problema della non modifica legislativa scissa dalla modifica costituzionale, anche perché c'è il sospetto che si voglia scaricare sugli enti locali e sulle Regioni la prima fase elettorale del 1994. Cercheremo di muoverci su questa strada, però, di fronte al Parlamento, abbiamo anche il dovere di essere pronti ad esprimere le nostre valutazioni, i nostri punti di vista.
Anche sul tema specifico cui faceva riferimento il Consigliere Marchini, ci attiveremo per essere coerenti con una posizione di autonomia regionale, pur avendo ben presente la realtà nella quale ci muoviamo.
Lo stesso avverrà sull'accordo di programma che stiamo cercando di definire. Abbiamo ritardato proprio perché sotto certi aspetti siamo concordi a non accettare delle "diminutio" che non possono essere accettate non soltanto dalle Regioni nel loro complesso, ma soprattutto da una Regione come il Piemonte che ha in ogni sede posto la questione del contributo dato all'economia nazionale, e quindi del riconoscimento nei fatti di questo contributo. Ci muoviamo quindi con impegno.
Vorrei assicurare il Consigliere Rivalta: per quello che riguarda la cultura di governo siamo perfettamente consci che il Piemonte è l'unica Regione italiana dalla vera tradizione di statualità; ma è difficile gestire, in un momento complesso, in cui il quadro legislativo non consente di operare con tranquillità ed operatività, una situazione per la quale mancano gli strumenti, mancano le certezze, mancano i mezzi per poter svolgere una reale azione di governo che tuttavia noi cerchiamo di svolgere con impegno e determinazione, anche in questa fase difficile.



SARTORIS Anna

Siete in ritardo di vent'anni, purtroppo!



PRESIDENTE

Consigliera Sartoris, la prego.



(Commenti della Consigliera Sartoris)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame ordine del giorno n. 639 in merito alla questione ACNA (seguito)


PRESIDENTE

Sull'ordine del giorno n. 639 relativo all'ACNA presentato dai Consiglieri Riba, Zanoletti, Marchini, Chiezzi, Miglio, Garino, Gallarini ed altri, ha chiesto la parola il Consigliere Marchini; ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Chiedo scusa, Presidente, ma siccome è fatto riferimento alla Commissione che ho l'onore di presiedere, mi sembrerebbe corretto dire che questo mandato è da intendersi gestibile, conché la Commissione poi al proprio interno verifichi metodologicamente e proceduralmente. Quindi è un incarico a tempo determinato; ritorneremo ovviamente in Consiglio con una proposta della Commissione che oggettivizzi questa indicazione di principio.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Marchini per il chiarimento.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 639, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preoccupato per le recenti dichiarazioni del Sottosegretario all'ambiente Formigoni in merito alla prosecuzione dell'attività dell'ACNA e addirittura alla costruzione del Re-Sol ribadite le posizioni unanimemente e ripetutamente espresse circa la chiusura dello stabilimento e la necessità di una totale bonifica del sito e rilevato che la Commissione ministeriale di recentissima costituzione deve considerarsi legittimata solamente a compiti di istruttoria e non di decisione politica impegna la Giunta regionale - a proseguire il lavoro teso a definire tempi e modalità per l'effettiva cessazione dell'attività e per la bonifica del sito a prendere tutte le opportune iniziative per tutelare i livelli di occupazione nella Valle attraverso: l'attività di risanamento del sito; la definizione di strumenti di cassa integrazione straordinaria; la promozione di attività sostitutive atte ad individuare per la Valle un modello di sviluppo sostenibile, secondo le indicazioni espresse dalle Amministrazioni locali, dalle Associazioni ambientaliste e di categoria del territorio infine valutando la possibilità che lo stesso Gruppo ENI possa farsi promotore della localizzazione in Valle di altre attività compatibili a dare attuazione rapida per la Valle Bormida al Regolamento CEE n.
2052, obiettivo 5b), relativo al recupero delle aree a declino agricolo ed industriale dà infine mandato alla Commissione speciale per la riconversione ecologica dell'industria piemontese di approfondire le ipotesi programmatiche e gli strumenti per la realizzazione concreta degli obiettivi di riconversione indicati".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 42 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Questioni internazionali

Iscrizione all'o.d.g. della mozione n. 636 sulla ex Jugoslavia


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cucco; ne ha facoltà.



CUCCO Vincenzo

Chiederei l'iscrizione all'o.d.g. della mozione n. 636, sottoscritta da tutti i Capigruppo, inerente al sollecito nei confronti del Consiglio di sicurezza dell'ONU per l'immediata istituzione del Tribunale contro i crimini di guerra nella ex Jugoslavia.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'iscrizione all'o.d.g. della mozione n. 636 relativa all'adesione del Consiglio regionale del Piemonte all'appello per l'immediata costituzione del Tribunale internazionale per i crimini commessi nella ex Jugoslavia a firma dei Consiglieri Cucco, Rossa, Segre Marengo, Rabellino, Chiezzi, Marino, Bodrero, Tapparo, Majorino, Picchioni e Marchini.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è accolta all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 637 relativo al mantenimento delle scuole situate in zone montane


PRESIDENTE

Come da richiesta di alcuni Consiglieri, pongo inoltre in votazione l'iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 637 relativo al mantenimento nelle zone montane delle scuole elementari e medie senza istituzione di pluriclassi a firma dei Consiglieri Cavallera, Marchini Calligaro, Chiezzi, Rossa, Segre, Vetrino, Majorino, Peano, Sartoris Vaglio e Montabone.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è accolta all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.


Argomento: Commercio

Esame ordini del giorno nn. 450, 482 e 638 in merito all'insediamento dei centri commerciali (seguito)


PRESIDENTE

Sulla questione dei centri commerciali sono stati presentati tre ordini del giorno: n. 450 a firma dei Consiglieri Marino, Miglio, Cucco, Chiezzi Rabellino, Vaglio, Majorino e Zacchera n. 482 a firma dei Consiglieri Ferrara e Marchini n. 638 a firma dei Consiglieri Marino, Chiezzi, Segre, Cucco Rivalta, Tapparo, Vaglio, Rabellino, Majorino e Sartoris.
La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Intervengo sull'ordine del giorno n. 450, datato ottobre 1992, per proporre agli altri firmatari del documento di modificarne alcune parti. Il dispositivo dell'ordine del giorno è diviso in tre punti: nel primo, che richiede il quadro delle istruttorie presenti in Regione, quelle avviate e quelle concluse entro 30 giorni, chiederei di modificare il termine in "60 giorni".
Il secondo punto, che impegna la Regione Piemonte a promuovere un'iniziativa di tipo legislativo rispetto al Parlamento, rimarrebbe invariato.
Al terzo punto, inerente la sospensione per un anno del rilascio di nuovi nulla osta affrontando i casi più urgenti, previa espressione del parere della Commissione competente del Consiglio regionale, l'ipotesi di modifica potrebbe essere la seguente: "3) ad affrontare i casi più rilevanti previa informazione preventiva alla Commissione competente del Consiglio regionale".
In altre parole si chiede - non sono definiti i casi più rilevanti per sappiamo grosso modo che fra un centro commerciale di 2.000 mq e uno di 15.000 o 20.000 mq c'è differenza un'informativa alla Commissione regionale competente, preventiva ovviamente a qualunque deliberazione regionale sull'argomento.
Questa la proposta che rivolgo agli altri firmatari.
Sull'ordine del giorno inerente al centro commerciale di Grugliasco il n. 638 - chiedo la votazione per appello nominale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, volevo pregarla di registrare la mia non partecipazione al voto su tutti gli ordini del giorno inerenti la questione di Grugliasco. Posizione del tutto personale, com'è evidente a tutti, che discende dalle responsabilità che ho avuto, in quanto Assessore pro tempore, sulla vicenda. Vicenda che conosco bene, essendo stato l'Assessore che ha sollevato la contestazione urbanistica e avendo, dall'ottobre 1992 fino al marzo quando diedi le dimissioni, compiuto una serie di atti in ordine ai quali non posso che riconfermare la totale condivisione delle posizioni assunte dalla struttura regionale e in particolare dalla struttura del mio Assessorato, Settore vigilanza urbanistica, e quindi avendo in pieno sposato le tesi sulle quali, com'è emerso dal dibattito, vi sono perplessità e contestazioni forti da parte del Comune. Pertanto avendo in quel momento e in quella sede sposato le tesi urbanistiche della mia struttura, avendo avuto in quel periodo responsabilità precise ed avendo assunto degli atti precisi conseguenti - l'ultimo dei quali fu di affidare ad un consulente della Regione la richiesta di parere pro-veritate in ordine alle questioni poste allora ed emerse nel dibattito - non intendo pronunciarmi con un voto.
Ovviamente, non conosco il parere pro-veritate e non conosco le ragioni susseguenti allo stesso, che hanno indotto la Giunta ad assumere le deliberazioni sulle quali sono emersi i ragionamenti e le interrogazioni oggetto del dibattito di oggi; non mi sento quindi di sposare n' l'una n' l'altra delle due tesi - posto che ci siano due tesi. Secondo me, infatti non ci sono due tesi, ma un'unica complessa problematica attinente al commercio e all'urbanistica; problematica che in parte, come ricorderà la collega Vetrino, abbiamo cercato di affrontare con la legge n. 70. Non siamo certi dei risultati conseguiti: sarà la gestione pratica dei fascicoli che attengono all'urbanistica e al commercio a dire se il Consiglio regionale ha fatto un buon lavoro.
Ripeto: per le responsabilità che ho avuto in quei mesi su questa specifica vicenda non mi sento di esprimere con un voto - sia esso positivo o negativo - una posizione alquanto delicata. Per queste ragioni comunico al Presidente del Consiglio che non parteciperò al voto sugli ordini del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Intendo chiedere la votazione per appello nominale sul documento n.
638, che riguarda il Centro commerciale "Le Gru".



PRESIDENTE

Informo il Consiglio che il Consigliere Marino, che aveva chiesto l'appello nominale sullo stesso documento, rinuncia ora a tale richiesta.
La parola al Consigliere Marchini per dichiarazione di voto.



MARCHINI Sergio

Faccio una dichiarazione di voto ovviamente negativa. Quella in votazione è materia regolata, anche proceduralmente, da legge dello Stato.
Immaginando che un Assessore debba discutere di una pratica in sede di Commissione, vorrei sapere a quale momento procedurale facciamo riferimento e chiedo ai proponenti di spiegarmelo: quando arriva la pratica che l'Assessore non dovrebbe vedere? Quando il Caposervizio e gli istruttori hanno relazionato? Quando la Commissione regionale ha espresso il suo parere? Qual è il momento, in cui si porta che cosa? Cari colleghi, cerchiamo di capire che nell'espressione di un parere in materia non c'è alcunché di politico, c'è semplicemente la verifica...
Consigliere Marino, tu sei un fortunato, sei uno di quelli che siccome pu fare politica senza assumersi responsabilità, può immaginare della politica quello che crede e anche che si possa ridere di queste cose. Vi sono degli atti rispetto ai quali non c'è alcuna discrezionalità politica: colui che prende "6" in tutte le materie viene promosso.
Nel caso in discussione si tratta di pratica che non dipende da legge regionale, ma da legge dello Stato, la verifica dei cui elementi è un atto istruttorio, di carattere burocratico formale, che di politico, per quello che intende la Regione, ha semplicemente la corrispondenza con la programmazione di tipo territoriale orizzontale. Vorrei capire in quale momento procedurale, su una pratica così delicata, viene coinvolta la Commissione. Gli Assessori sono già in difficoltà nel capire quando essi stessi diventano soggetti della pratica: l'Assessore, oltreché essere Assessore, è anche Presidente della Commissione regionale il quale prende in carico la pratica n' come soggetto n' come relatore n' come presentatore, ma come Presidente di una riunione di persone le quali votano e formulano un parere sulla scorta di due relazioni di funzionari: tutti atti rispetto ai quali l'Assessore è del tutto estraneo ed esterno. Non c'è alcunché di politico; se in qualche ordine del giorno è indicato il problema politico è per poter individuare quali atti si deve dare la Regione per determinare, in termini politici, un cambiamento dei processi in corso. Quello, eventualmente, è il momento politico, non l'esame della pratica, questione di estrema delicatezza, perché affidata ad una serie di soggetti che non sono espressione di responsabilità regionale.
Personalmente, avevo adottato una certa prassi; probabilmente i miei successori ne hanno adottato un'altra, ma i relatori non sono l'Assessore.
Il parere che porta il relatore funzionario è espressione dell'Assessorato all'urbanistica. Non ne risponde l'Assessore, così come l'Assessore al commercio non risponde di quanto dice il relatore funzionario dell'Assessorato al commercio.
Qualcuno mi deve spiegare qual è il momento in cui arriviamo in Commissione con una pratica in una materia così delicata, sulla quale continuo a dire che non c'è alcunché di politico, ma unicamente la verifica o meno delle condizioni di legge.
Peraltro, proprio relativamente a questa pratica, così delicata, ognuno di noi ha potuto avvertire una qualche perplessità; infatti, non si capisce bene in che misura le non corrispondenze urbanistiche e l'eventuale mancanza di rispetto di legge influiscano sulla stessa pratica. Non riusciamo a capire questo, immaginate un po' voi se si può andare in Commissione su cose del genere!



MARINO Massimo

Presidente, chiedo la parola.



PRESIDENTE

Ma è già intervenuto...



MARINO Massimo

Il collega Marchini ha posto una questione alla quale rispondo in trenta secondi. E' evidente che in una logica di difficoltà della materia come quella che bene o male è emersa oggi, l'informativa in Commissione è intesa, ovviamente, prima che la cosa venga deliberata in Giunta esattamente come è avvenuta qui dieci o quindici giorni fa per l'Ikea. La proposta contenuta nell'ordine del giorno n. 450 è in questo senso: si tratta di un'informativa, non di un parere; so bene che la Commissione non esprime pareri.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 450, il cui testo modificato recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte visto il numero crescente di progetti per la costruzione di supermercati, ipermercati, centri commerciali presentati in vari Comuni del Piemonte considerata la necessità di pianificare lo sviluppo di tali sistemi commerciali in modo equilibrato sul territorio regionale considerate le conseguenze che uno sviluppo irrazionale di tali sistemi ha per la sopravvivenza di negozi di piccole e medie dimensioni, per la viabilità delle zone coinvolte, per un equilibrato sviluppo urbanistico dei Comuni visti i limiti di competenza attribuiti alle Regioni dalla legge n.
426/71 e dal DM n. 375/88 che rendono difficile lo svolgimento di un ruolo significativo nella pianificazione dello sviluppo del commercio da parte delle Regioni viste anche le richieste di Associazioni del settore commercio di sospendere temporaneamente il rilascio di nuovi nulla osta regionali impegna la Giunta regionale 1) a presentare in Consiglio regionale entro 60 giorni il quadro dei progetti presentati in Regione, delle istruttorie avviate e di quelle concluse riguardanti i centri commerciali 2) a promuovere adeguate iniziative che permettano alle Regioni di svolgere un più significativo ruolo nella pianificazione dello sviluppo nel settore commerciale, verificando anche l'opportunità di una proposta di legge regionale al Parlamento 3) ad affrontare i casi più rilevanti previa informazione preventiva alla Commissione competente del Consiglio regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 42 voti favorevoli (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 482, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista la necessità di procedere ad una sempre più profonda razionalizzazione degli insediamenti della grande distribuzione, in funzione dell'apertura del Mercato Comune Europeo, al fine di elevare la competitività delle aziende piemontesi ed italiane considerata la necessità di incrementare il processo di modernizzazione della rete commerciale venutosi a creare alla luce degli indirizzi programmatici approvati con deliberazione del Consiglio regionale del 27/3/1980, e parzialmente rivisti nel 1990 (deliberazione C.R. del 21/3/1990), e ottemperando da un lato alle esigenze del moderno consumatore e garantendo nel contempo l'integrazione tra grandi e piccole imprese della distribuzione considerata la necessità di riappropriarsi dei ruoli di programmazione e coordinamento propri dell'Ente Regione, a seguito dell'entrata in vigore del DM n. 375/88, teso alla totale liberalizzazione del sistema commerciale nello spirito della sola iniziativa imprenditoriale, al di fuori di ogni schema programmatorio considerata l'esigenza di correlare maggiormente la programmazione economica del settore distributivo con la pianificazione del territorio impegna la Giunta regionale 1) a promuovere adeguate iniziative che permettano alle Regioni di svolgere un più significativo ruolo nella pianificazione dello sviluppo nel settore commerciale, verificando anche l'opportunità di una proposta di legge regionale al Parlamento 2) ad accelerare l'avvio della revisione del modello di rete commerciale, nell'ottica di assegnare maggiore importanza all'aspetto dell'equilibrio territoriale, sollecitando la Commissione regionale Commercio ad esprimersi sulla 'Proposta di nuove indicazioni programmatiche e di urbanistica commerciale' elaborata dall'Assessorato al commercio e consegnata alla medesima il 9 settembre u.s.
3) a stimolare i Comuni ad operare una programmazione locale in armonia con la programmazione regionale definita dalle indicazioni programmatiche, volta cioè ad una trasformazione della rete distributiva in una logica di modernizzazione e non di difesa corporativa di ambiti economici consolidati 4) a stimolare i Comuni ad operare una programmazione urbanistica conforme al dettato della L.R. n. 56/77, tenendo conto delle modifiche ad essa apportate in materia di commercio dalla L.R. n. 70/91 5) ad operare in sede di approvazione degli strumenti urbanistici un maggiore controllo e coordinamento delle politiche commerciali e di quelle territoriali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 32 voti favorevoli e 10 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
Pongo infine in votazione per appello nominale l'ordine del giorno n.
638, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte viste le DGR n. 22-27724 e n. 23-27725 del 6/9/1993 con le quali viene concesso il nulla osta per l'ampliamento dell'esercizio commerciale Ikea a 8.000 mq e per l'apertura del Centro commerciale 'Le Gru' per 35.000 mq (entrambi a Grugliasco) considerato che sui casi in oggetto restano ad oggi irrisolti gravi problemi riguardanti fra l'altro: legittimità della concessione edilizia parcheggi e viabilità insufficienti grave turbativa della rete commerciale dell'intera zona parere negativo dei Comuni limitrofi impegna la Giunta regionale a revocare le due deliberazioni in oggetto non essendo al momento presenti le condizioni sufficienti per l'espressione di un parere collegiale di Giunta positivo".
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 43 hanno risposto SI 20 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'ordine del giorno è respinto.


Argomento: Questioni internazionali

Esame mozione n. 636 relativo all'adesione del Consiglio regionale del Piemonte all'appello per l'immediata costituzione del Tribunale internazionale per i crimini commessi nella ex Jugoslavia


PRESIDENTE

Pongo in votazione la mozione n. 636, precedentemente iscritta all'o.d.g., il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che la sistematica e brutale violazione di ogni forma di legalità interna ed internazionale, di ogni regola di convivenza fra gruppi etnici diversi, di ogni accordo negoziale, ha trasformato alcuni territori della ex Jugoslavia in un teatro di guerra in cui si verificano forme umilianti e crudeli di vessazione delle popolazioni civili premesso che è necessario riaffermare, attraverso l'intervento dell'ONU, la responsabilità della comunità internazionale nell'opera di pacificazione e di ristabilimento della legalità nei territori della ex Jugoslavia considerato che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite deliberando secondo il cap. VII della Carta, ha deciso, con la risoluzione n. 827 del 25/5/1993, l'istituzione del Tribunale internazionale chiamato a giudicare e a punire i responsabili delle gravi violazioni al diritto umanitario internazionale commesse nel territorio della ex Jugoslavia decide - di aderire all'appello per l'immediata costituzione del Tribunale internazionale per i crimini commessi nella ex Jugoslavia (allegato 1), affinché siano realizzate le condizioni e i necessari adempimenti tecnici per l'entrata in funzione del Tribunale internazionale al più tardi nel dicembre 1993 di inviare il presente atto al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro degli Esteri e alla Segreteria generale delle Nazioni Unite".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La mozione è approvata con 43 voti favorevoli (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame ordine del giorno n. 637 relativo al mantenimento nelle zone montane delle scuole elementari e medie senza istituzione di pluriclassi


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'ordine del giorno n. 637 precedentemente iscritto all'o.d.g.
La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Credo che i Provveditorati, nelle indicazioni ricevute, abbiano già tenuto conto delle problematiche scolastiche emergenti nelle zone di montagna, peraltro non potendo risolvere interamente tutti i problemi.
Propongo ai presentatori del documento una modifica del terzo comma laddove "si impegna la Giunta.., affinché vengano approntate modifiche che consentano il mantenimento nelle zone montane", aggiungere "e se lo ritengono anche nelle zone collinari, così come nelle zone di pianura" "ove le comunicazioni sono scomodissime, della scuola elementare...". In sostanza, la proposta è togliere la dizione "nelle zone montane", ancorch ci siano difficoltà di comunicazione nelle zone di pianura e di collina.



PRESIDENTE

Informo che i proponenti non accettano l'emendamento.
La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Faccio una proposta ulteriore, condividendo le osservazioni dell'Assessore Cerchio, poiché in effetti esiste questo problema anche nelle zone collinari e di pianura. Penso, per esempio, al Basso Vercellese. Anziché sopprimere "montane", aggiungere "collinari" o "di pianura": il che risolverebbe i problemi e comprenderebbe anche l'osservazione fatta dall'Assessore Cerchio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

No, per piacere. In caso di questa ulteriore aggiunta io ritiro la mia firma dall'ordine del giorno; non intendo adesso dibatterne il motivo anche se certamente se ne cambierebbe completamente il concetto: significherebbe mantenere tutte le scuole. Quindi, qualsiasi azione di risanamento... No non voglio porre problemi: tolgo la mia firma dall'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Posso aggiungere una considerazione? Occorre un minimo di coerenza. La mia provincia comprende zone montane e collinari - di pianura ne ha pochissime interessate al fenomeno della soppressione delle scuole. Nella Regione Piemonte un Comune come Zumaglia è considerato non montano e quindi non facente parte della Comunità montana Bassa Valle del Cervo. Votando un ordine del giorno che comprende unicamente le zone montane escludo una parte di territorio interessata al provvedimento. Il Comune di Zumaglia si è rivolto al Presidente della Repubblica Scalfaro e ha ottenuto il mantenimento della scuola. E' una considerazione che mi porta a condividere l'osservazione dell'Assessore Cerchio. Non è una valutazione semplicemente formale o di adesione alla richiesta di un Consigliere.



PRESIDENTE

L'emendamento verrebbe scritto in questi termini: "Consentono il mantenimento nelle zone montane, collinari o di pianura ove le comunicazioni sono scomodissime e la scuola costituisce un riferimento sociale insostituibile". Il primo firmatario ha accettato l'emendamento. Lo pongo in votazione, senza la firma dell'Assessore Vetrino.



MARCHINI Sergio

Neanch'io intendo accettare l'emendamento.



PRESIDENTE

Anche il Consigliere Marchini non accetta l'emendamento. A questo punto pongo in votazione l'ordine del giorno nella stesura originale.



BORTOLIN Silvana

Presidente, ritiro la mia firma: ritengo che le argomentazioni apportate siano serie.



PRESIDENTE

A rigore di Regolamento non posso accettare l'emendamento. Quindi pongo in votazione l'ordine del giorno originale, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto che il DL 9/8/1993, n. 288, con cui vengono emanate norme per la riorganizzazione del servizio scolastico, sia per l'inaccettabile ritardo con cui è stato proposto sia, specialmente, per le prescrizioni che contiene, penalizza in modo grave le realtà scolastiche delle zone montane impegna la Giunta ad intervenire presso il Ministero competente e il Parlamento nazionale affinché vengano approntate modifiche che: 1) consentano il mantenimento nelle zone montane, ove le comunicazioni sono scomodissime e la scuola costituisce un riferimento sociale insostituibile, delle scuole elementari e medie 2) consentano che tali scuole siano strutturate secondo tutte le esigenze pedagogico-didattiche e che, in particolare, le scuole elementari non diventino pluriclassi, ma abbiano tutti i moduli previsti dall'ordinamento".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 20 voti favorevoli, 3 contrari e 7 astensioni.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

Passiamo al punto 28) all'o.d.g.: "Nomine".
Si proceda alla distribuzione delle schede per le seguenti nomine.


Argomento: Nomine

Riserva naturale speciale del Monte Mesma e del Colle della Torre di Buccione (art. 5 L.R. 27/5/1993 n. 15) - Consiglio direttivo. Nomina di 3 membri.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Fabrizio Morea, Alberto Lanza e Bruno Fornara (quest'ultimo designato ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 8 della L.R. n. 10/85 e dell'art. 72 del Regolamento).


Argomento: Nomine

CESMEO - Centro piemontese di studi sul Medio ed Estremo Oriente (art. 6 dello Statuto) - Consiglio di amministrazione. Sostituzione del signor Osvaldo Luchetta (deceduto).


PRESIDENTE

In merito alla suddetta nomina ha chiesto la parola il Consigliere Marchini; ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, faccio rilevare che nelle schede continua ad essere riproposto come presentatore un Assessore anziché la Giunta. Pregherei di invitare chi di dovere ad essere attento a questi particolari, non di poco conto.
Con l'occasione pregherei qualcuno di rendere, un giorno o l'altro, una comunicazione sull'attività del CESMEO e delle conseguenze che hanno portato al sistema economico, socio-politico, didascal-culturale del Piemonte, i nostri rapporti conseguenti agli studi su Medio ed Estremo Oriente. Sarebbe interessante saperne qualcosa.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Antonino Villa.


Argomento: Nomine

Cooperativa artigiana di garanzia di Vercelli e Provincia Unione (art. 12 L.R. n. 17/85) - Consiglio di amministrazione. Sostituzione del signor Giuseppe Vercellone (dimissionario).


MARCHINI Sergio

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Mauro Baragioli.


Argomento: Nomine

Sezione regionale del Piemonte dell'Albo nazionale delle imprese di smaltimento rifiuti (art. 4 D.I, n. 324 del 21/6/1991). Sostituzione della signora Agata Milone (incompatibile).


MARCHINI Sergio

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletta la signora Maria Maddalena Castelli.


Argomento: Nomine

Agenzia Territoriale per la Casa - ATC (L.R. 26/4/1993 n. 11) Collegio sindacale. Nomina di 2 Sindaci di cui uno con funzioni di Presidente per ogni Provincia.


PRESIDENTE

In merito alla suddetta nomina, ha chiesto la parola il Consigliere Bosio; ne ha facoltà.



BOSIO Marco

Per quanto riguarda l'ATC, Provincia di Novara, vengono proposti Giovanni Negri (Presidente) e Luigi Penna (Sindaco). Se sono le persone che penso io, una è stata arrestata questa mattina, l'altra 15 giorni fa ed è adesso agli arresti domiciliari. Guardate che stiamo eleggendo queste persone! State un po' attenti! Chiedo se si tratta effettivamente di queste persone.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Personalmente non conosco i candidati. Il criterio seguito è stato il seguente. Di norma provvediamo alle nomine per l'intera durata della legislatura; avendo cambiato denominazione degli IACP, diventati ATC, visto che siamo quasi al termine della legislatura si è provveduto a riproporre le persone che questo Consiglio aveva già nominato nel 1990/1991.
Ripeto che personalmente non conosco i candidati; devo però dire che gli uffici non mi hanno formulato alcun rilievo sull'operato di questi signori, peraltro iscritti all'Albo dei Revisori dei conti.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Sono sempre molto in imbarazzo quando devo partecipare alle nomine: normalmente, anzi generalmente, si votano persone che non si conoscono. In Consiglio regionale si discute da molto tempo sulla questione e si è cercato di dare un qualche senso a queste votazioni riponendo nella responsabilità di chi propone la serietà della scelta, unica condizione per cui si verifichi una votazione di questo tipo nel Consiglio regionale.
Al di là dell'incertezza posta dal collega Bosio su alcuni nominativi mi auguro non siano fra quelli sottoposti a procedimenti penali da parte della Magistratura: preferisco sempre più pensare ad una società pulita e non corrotta che va chiarita, proponiamo come sempre persone che neppure l'Assessore proponente sa dirci chi siano. Rilevo in tutto questo un meccanismo di designazione delle nomine che non regge più; da tanti anni ormai, segna l'insufficienza di tali procedure. Affido all'Ufficio di Presidenza il pensare a come si possa uscire dalla situazione: ci muoviamo nell'assoluta incertezza di chi votiamo. Procedura assolutamente inammissibile, che non può più continuare, soprattutto in periodi in cui tutto sta diventando molto difficile.
Annuncio pertanto che non parteciperò alla votazione, proprio per sottolineare l'inagibilità di una procedura del genere.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Le osservazioni del Consigliere Rivalta sono state molto puntuali.
Stiamo lavorando per predisporre un nuovo disegno di legge sulle nomine che spero di essere in grado di portare al più presto all'esame del Consiglio.



PRESIDENTE

Si ritiene sospesa la votazione relativa alle nomine inerenti l'ATC della Provincia di Novara.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti per la Provincia di Alessandria i signori Severino Raiteri (Presidente) e il signor Ernesto Fedriani (Sindaco); per la Provincia di Asti il signor Adriano Marello (Presidente) e la signora Paola Gatto (Sindaco); per la Provincia di Biella il signor Ugo Mosca (Presidente) e il signor Pier Fortunato Calvelli (Sindaco); per la Provincia di Cuneo il signor Marco Fagnola (Presidente) e il signor Paolo Civalleri (Sindaco); per la Provincia di Torino il signor Giuseppe Pace (Presidente) e il signor Vincenzo Rocca (Sindaco); per la Provincia di Vercelli il signor Pier Giovanni Baucè (Presidente) e il signor Ermanno Bodo (Sindaco).


Argomento: Nomine

Collegio universitario Renato Einaudi (art. 9 dello Statuto) Consiglio di amministrazione. Nomina di un rappresentante.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Alberto Feletig.


Argomento: Nomine

EXPO 2000 S.p.A. (art. 3 L.R. n. 7/91) - Consiglio di amministrazione. Sostituzione del signor Luigi Mazza (dimissionario).


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Marcello Vindigni.


Argomento: Nomine

Riserva naturale speciale della Bessa (art. 2 L.R. n. 35/91) Consiglio direttivo. Sostituzione del signor Giorgio Novaretti (dimissionario).


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletta la signora Rosanna Piervittori.


Argomento: Nomine

Consorzio per la gestione dell'attività di formazione professionale di Cuneo (artt. 15 e 16 dello Statuto consortile) - Collegio dei Revisori. Sostituzione del signor Mario Grisotto (dimissionario).


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Tommaso Ellena.


Argomento: Nomine

Commissione per la tutela del patrimonio speleologico (art. 8 L.R. n. 69/80) - Nomina di un rappresentante (integrazione).


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Aldo Molino.


Argomento: Nomine

Parchi e riserve naturali astigiane (art. 4 L.R. n. 21/93) Consiglio direttivo. Nomina di un membro (integrazione).


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giancesare De Giovanni.


Argomento: Nomine

Interporto di Torino SITO S.p.A. (art. 3 L.R. n. 8/82) - Collegio sindacale. Nomina di un Sindaco supplente (integrazione).


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Enzo Martino.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,35)



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