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Dettaglio seduta n.25 del 27/11/90 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 3) all'o.d.g.; "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cantore, Cerchio, Coppo, Dameri Majorino e Vetrino.


Argomento: Problemi energetici - Valutazione impatto ambientale - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Esame mozione n. 11 dei Consiglieri Vaglio, Bresso, Farassino, Rivalta e Rabellino e ordine del giorno n. 32 dei Consiglieri Miglio, Segre Staglianò, Marino, Maggiorotti, Cucco, Vaglio, Bresso, Rivalta, Chiezzi Rabellino e Farassino sul tracciato elettrodotto Moncenisio-Piossasco elaborato dall'ENEL (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del punto 5) all'o.d.g. relativo all'elettrodotto Moncenisio-Piossasco.
Ha la parola il Consigliere Marino.
MARINO Mi dispiace che dopo due mesi che questo argomento è iscritto all'o.d.g. manchi l'Assessore Vetrino perché sicuramente avrebbe dato un contributo in più a questa discussione. Una delle questioni che intendo porre riguarda un problema che, malgrado l'intervento iniziale dell'Assessore Nerviani, io personalmente non ho chiaro. Cioè se esiste, se è esistito, se è pubblico o privato, un qualche tipo di parere della Regione sulla valutazione che l'impianto di cui si parla sia di pubblica utilità. Non ho capito se esiste o è esistito qualcosa del genere.
Ripresento quindi la domanda, dal momento che l'ENEL in qualche modo ha fatto capire a Roma che a Torino esiste un parere di questo tipo: ha addirittura indicato di recente delle date, ad esempio che all'inizio di aprile si cominceranno i lavori, che nella seconda parte del 1992 l'elettrodotto entrerà in funzione. Questo è il primo problema.
Formalmente sappiamo che non esiste un'autorizzazione della Regione che deve comunque precedere il decreto del Ministero del Lavori Pubblici e sappiamo che esistono pareri contrari di alcuni (o forse di tutti) Comuni coinvolti nella questione. Si ripete dunque una situazione già trovata in altre occasioni, cioè una forma di strano silenzio-assenso da parte della Regione su questioni che hanno una certa rilevanza sul piano sociale. La domanda che sta all'origine di questa discussione è: questo elettrodotto ha una pubblica utilità o no? Nell'incontro tenutosi tra l'ENEL e i Capigruppo, l'ENEL ha fatto varie osservazioni tendenti a giustificare l'utilità di questo elettrodotto. Si è parlato di punte di potenza sfasate tra i due Paesi interessati. Italia e Francia, per cui ci sarebbero dei momenti in cui si invia in Italia energia elettrica, perché dall'altra parte c'è una richiesta minore. Ritengo ridicola questa affermazione in quanto mi risulta che la Francia non sia un Paese del Terzo Mondo, quindi le punte di potenza del sistema economico francese saranno sostanzialmente identiche a quelle italiane.
L'ENEL ha inoltre portato ai Capigruppo, che naturalmente non sono esperti di questioni energetiche, una tabella in cui si parla di deficit della Regione Piemonte. L'Assessore Nerviani questa mattina nella sua relazione ha parlato di un compartimento regionale dell'ENEL che nella realtà non esiste: esiste un compartimento torinese dell'ENEL. ma il compartimento di riferimento è, come sappiamo, quello che riguarda il Piemonte, la Valle d'Aosta e la Liguria. E se dati si vogliono dare sulla produzione, sulle risorse di energia elettrica, a mio parere andrebbero dati, perlomeno, tenendo conto del compartimento che, non noi, ma l'ENEL ha inventato per valutare la situazione dei fabbisogni energetici. Quindi invito a precisare di quale compartimento si parla.
Voglio ricordare che la proposta di questo elettrodotto da parte dell'ENEL risale a diversi anni fa. La convenzione tra ENEL ed EDF è stata discussa e stesa fra il 1985 e il 1986, in un periodo molto particolare: ricordo che non c'era ancora stato il referendum, erano gli anni in cui si continuava a fare delle stime del fabbisogno energetico (e non parlo di quello elettrico) palesemente sbagliate. Ricordo che il primo Piano Energetico Nazionale, che risale a quindici anni fa, prevedeva ad oggi cioè al 1990, un fabbisogno energetico che era quasi il doppio di quello che oggi realmente abbiamo e prevedeva alcune decine di centrali nucleari.
Nel corso degli anni '70, soprattutto fra il 1979 e il 1989, l'ENEL ha condotto una politica sulla questione dei fabbisogni estremamente discutibile. Ricordo una questione particolare, ma non irrilevante, quella della cogenerazione industriale. L'ENEL ha sostanzialmente scoraggiato, e in gran parte demolito, la cogenerazione industriale: tra il 1979 e il 1988 la cogenerazione industriale come potenza è passata da 5.674 megawatt a 4.376 (cioè il 20% in meno) e la produzione, attraverso cogenerazione, è passata da 22 terawattora a 13,3 (cioè il 40% in meno).
In altre parole, l'ENEL. attraverso quella che è stata la politica del sovrapprezzo termico ridotto del 90% per le aziende che avevano certi consumi, ha praticamente fatto chiudere una parte significativa degli impianti di autoproduzione che, come tutti sanno, è una delle forme di produzione di energia elettrica più razionale se si tiene in considerazione ovviamente non solo l'interesse del privato, che comunque si deve pagare l'energia elettrica, ma anche l'interesse collettivo.
Questo perché è avvenuto? Perché quello che svolge l'ENEL è un ruolo molto particolare e delicato: da una parte l'ENEL deve produrre un servizio che va garantito e nel contempo dovrebbe fare in modo che questo servizio sia il più possibile ridotto in quantità. In altre parole: l'energia elettrica è un bene che va garantito, che va prodotto e nello stesso tempo l'esigenza di questo bene va il più possibile limitata. In molte occasioni l'ENEL invece ha assunto un ruolo diverso, che è quello del commerciante che ha una mercé da vendere e che cerca tutte le strade per venderne il più possibile e a più soggetti possibili.
Credo che da queste valutazioni, che hanno un carattere molto generale e su cui non posso dilungarmi, ne derivino alcune conclusioni molto specifiche. Ho sentito parlare di un Comitato interassessorile che approfondirebbe la questione, ritengo che sia una cosa positiva; credo per che la questione da approfondire seriamente sia la seguente: quali sono oggi i termini reali di pubblica utilità di un impianto di questo genere? Non ripeto la domanda che facevo all'inizio su qual è esattamente in questo momento e quale è stata nell'ultimo anno la posizione della Regione e dei suoi Assessorati. In questo momento, in attesa di capire con più chiarezza qual è l'utilità di questo impianto, ritengo che sia corretto che i presentatori dell'ordine del giorno mantengano la richiesta che è contenuta nello stesso e cioè che non si proceda alla costruzione di questo elettrodotto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO



PRESIDENTE

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, negli ultimi anni sta emergendo nelle società industriali occidentali un salutare vincolo. Nei decenni passati invece si era in presenza di una variabile indipendente che, per essere di moda rispetto al dibattito tra sindacato e imprese, era rappresentata dalle esigenze delle attività produttive. Ahimè, a queste esigenze siamo stati anche abituati nei Paesi dell'Est. Infatti oggi l'apparato industriale della Germania orientale e anche quello dell'Unione Sovietica sono tra i più inquinanti e meno sensibili a quelli che possono essere i vincoli dell'ambiente e della salute.
Negli ultimi anni invece sta crescendo una sensibilità nuova, la capacità di rendere variabili indipendenti la salute e l'ambiente rispetto ai processi economici e ai processi dello sviluppo civile. E' un aspetto che non possiamo considerare come un "badò" che sia arrivato in modo inaccettabile perché fa parte della capacità di una società sapere riconvertirsi e misurarsi con questi valori: la salute e l'ambiente. E' proprio nella politica energetica che potremmo trovare un coerente comportamento rispetto a questa esigenza di riconversione.
Non ho ben capito la reazione del collega Marchini sul problema del risparmio energetico. Il risparmio non è tanto quello di far risparmiare energia nell'attività domestica, seppure è opportuno, quant'anche nell'attività industriale. Il Giappone, seconda potenza mondiale, ha una quantità di energia per unità di prodotto più bassa dell'Italia.
Evidentemente questo rappresenta un obiettivo che sa correlare la politica di sviluppo economico-industriale con quella energetica.
Come è stato detto, occorre pensare alle fonti alternative, anche se non è decisivo. Occorre pensare che recentemente si è ipotizzato un accordo con l'Unione Sovietica per l'importazione di energia. L'energia è un bene che può muoversi da bacino a bacino, credo che l'autarchia in questo campo non sia auspicabile: anche se ovviamente è un obiettivo da minimizzare, lo scostamento tra uso di energia e produzione interna può essere importante.
Dico questo perché sul problema che stiamo affrontando non bisogna avere una visione micro e specifica alla singola opera. Intanto il concentrarsi di grandi infrastrutture su un dato territorio non può non essere un aspetto secondarlo. Occorre una visione d'insieme per questi passaggi in Valle di Susa. Un collega questa mattina accennava che anche l'alta velocità potrebbe diventare un altro passaggio della Valle di Susa francamente mi sembrerebbe il completamento con le grandi infrastrutture di larghi tratti della bassa valle. Occorre quindi avere una visione d'insieme nel dare un giudizio su queste esigenze e una valutazione di impatto che dallo specifico delle singole opere sappia poi collegarsi a questo quadro d'insieme; probabilmente facendo la valutazione di impatto dell'autostrada, dell'elettrodotto e dell'alta velocità avremo del pezzi che a sé stanti possono dare dei segnali di criticità nella valle di queste specifiche grandi infrastrutture, ma non reali se li si vedesse invece nell'ambito dell'intero sistema.
Questa valle è ormai arrivata ad un punto critico con questi tipi di infrastrutturazione. Occorrerebbe allora poter fare, in una visione più ampia e sistemica, delle valutazioni di costo che non possono essere affidate semplicemente a una valutazione aziendale come quella che fa l'ENEL. Una valutazione microeconomica non è in grado, non ha una autentica capacità di rapportarsi ad un mercato che non è solo un mercato di riferimento del prezzo (che tra l'altro manca in questo settore), ma è un mercato di riferimento sociale ed ambientale. E non basta nemmeno una scelta concertata Comune per Comune, anche se è importante il coinvolgimento delle singole comunità per questo tipo di aspetto, ma occorre una visione d'insieme e di sintesi che dia alla Regione una capacità di governo in questi aspetti dove un ente come l'ENEL non è in grado di avere un mercato di riferimento per valutare e ottimizzare la scelta. E' una scelta puramente aziendale che non tiene conto di altri aspetti; evidentemente non paga i prezzi che, mettendo un'altra grande infrastrutturazione nella Valle di Susa, dovrebbe pagare un'azienda.
Perché? Perché le valutazioni di mercato non riescono a far interiorizzare nelle aziende questi tipi di prezzi. Pertanto occorre riconoscere il peso di questo tipo di scelta. Storicamente si risolveva con i pedaggi, nel Medioevo se la Valle di Susa aveva sette grandi infrastrutturazioni faceva pagare dei pedaggi. Non credo nemmeno che con altri benefici, qualche posto di lavoro, qualche infrastrutturazione, qualche effetto indotto, si possa accettare la monetizzazione delle condizioni ambientali e di salute. C'è poi un aspetto che riguarda la salute. Quando e in che anni l'inquinamento acustico o, solo oggi, l'inquinamento da vibrazione che si verifica in uno stabilimento, hanno acceso la sensibilità nelle coscienze e nella cultura della nostra società? I campi magnetici sono una delle ultime acquisizioni di sensibilità. Probabilmente è una cultura che deve ancora affermarsi. E' ancora sottostimata l'esperienza in questo campo. Dinnanzi a questa nuova sensibilità ai problemi che, per esempio, possono causare i campi magnetici (analogo problema era già stato posto quando avevamo esaminato l'elettrodotto di Leinì-Piossasco) giustamente la Giunta e l'Assessore hanno affermato che, allo stato attuale della situazione, occorre ancora una verifica e quindi la Regione non esprime un parere positivo e un consenso all'avvio dell'attività prevista per la realizzazione di questo elettrodotto Moncenisio-Piossasco. Non è questa una posizione antindustrialista, non sensibile. E' semplicemente la volontà di poter operare con una capacità d'insieme su questi problemi che tenga conto di una serie di fattori, di cui l'ENEL non è in grado, non ha la possibilità non per cattiva volontà, di tenerne conto e che spetta alla Regione, con un compito di governo complessivo dei vari fattori che interagiscono in questa vicenda in uno scacchiere complesso, poter dare un giudizio definitivo e mi pare che la posizione espressa dall'Assessore, seppure con molta prudenza e con sintesi in alcuni passaggi, sia accettabile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.
CAVALLERA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la questione relativa alla costruzione dell'elettrodotto a 380.000 volt Moncenisio-Piossasco solleva numerosi interrogativi a cui nei mesi intercorsi dall'inizio della legislatura sia la Giunta regionale sia il Consiglio hanno cercato di dare qualche risposta dopo aver ascoltato le ragioni delle varie parti in causa.
La mozione e l'ordine del giorno che stiamo discutendo sollevano dei problemi sui quali è giusto confrontarsi in questo Consiglio, ma al quali secondo me sembra prematuro dare risposte definitive, come potrebbe essere l'invito semplicistico alla Giunta regionale di autorizzare o di respingere la costruzione della nuova linea elettrica.
Come dicevo, in questo periodo abbiamo avuto modo di aggiornare la documentazione sulla dinamica dei consumi e sul deficit di produzione sia a livello nazionale (nel 1989 ben 34.000 GWH circa, pari al 14,7% del fabbisogno complessivo di energia elettrica che è stato coperto dalle importazioni), sia certamente per il valore che può avere a livello piemontese, con il già ricordato deficit di 13.600 GWH, da considerarsi all'interno del sistema elettrico così come è organizzato nel nostro paese coperto da apporti esterni alla Regione stessa e quindi in parte anche da importazioni. Probabilmente sarebbe opportuno, sotto questo profilo compiere delle valutazioni che tenessero conto di quella che è la realtà complessiva del triangolo industriale.
Il dato che più impressiona è che in valore assoluto a livello nazionale, le importazioni di energia elettrica dall'estero nel 1989 assommano a una volta e mezza il fabbisogno annuale della Regione Piemonte 33.700 GWH contro 20.800 circa. E la Regione Piemonte non è l'ultima Regione del nostro Paese.
Durante la consultazione in sede di Commissione la direzione dell'ENEL ha messo in risalto le ragioni che, a suo dire, impongono la realizzazione di una nuova interconnessione tra la rete elettrica piemontese e quella della vicina Francia. Ragioni che vanno dalla necessità di garantire le importazioni, che sono previste in futuro, ad altre motivazioni di natura tecnica, dalla riserva nei momenti critici o di punta alla stabilità dell'esercizio dal punto di vista della tensione e della frequenza.
Sotto un certo profilo, si tratta di un progressivo sviluppo dell'integrazione dei sistemi elettrici delle varie nazioni europee, che sono tra loro interconnessi da tempo, ma che lo saranno sempre più in un'Europa in cui le frontiere avranno sempre meno significato.
Noi ci auguriamo che il dibattito, che è in corso in questo Consiglio e più in generale in tutta la Regione, faccia emergere delle soluzioni alternative realmente praticabili; diversamente la costruzione della linea appare inevitabile. Se la costruzione di un simile elettrodotto che si inserisce nella rete nazionale a 380.000 volt è una scelta strategica che riguarda tutto il Paese, tocca invece alla Regione un ruolo attivo nei confronti dell'Ente Elettrico per contenere il più possibile l'impatto che le sue installazioni determinano sul nostro territorio.
Credo che in questa direzione stia operando la Giunta regionale, ben al di là dell'assolvimento di un dovere d'ufficio, ma costruendo un rapporto dialettico con i soggetti che sono coinvolti in queste vicende.
In questo senso interpretiamo la funzione di raccordo tra gli enti locali e l'ENEL che non va intesa come imposizione di scelte fatte dall'alto, ma come momento di dialogo e di ascolto dei punti di vista delle comunità locali.
La Regione Piemonte non potrà non tener conto dell'impatto complessivo sull'ambiente delle reti di collegamento dei vari servizi e dell'insieme di infrastrutture che sono previste lungo le più agevoli vie di collegamento della Francia, come avviene nelle valli di Susa.
Quindi una Regione che non si limita a compiere atti burocratici previsti da procedure di legge, ma che governa il proprio territorio attraverso un'attività di pianificazione a cui sono chiamate, dopo la recente legge di riforma, anche le Province. Una Regione che ha la forza di attuare gli obiettivi della propria programmazione.
Molte osservazioni critiche sono state avanzate in sede locale dal punto di vista dell'impatto ambientale, degli effetti sulla salute umana dei campi elettrici e del campi magnetici collegati al conduttori di linea dei temuti danni all'economia montana e delle difficoltà che l'elettrodotto crea per l'accesso nella zona in caso di incendio. Credo che su questi temi debbano venire delle precise risposte da parte degli organismi nazionali e regionali che sono preposti ad autorizzare simili opere di interesse pubblico.
Per quanto riguarda gli aspetti sanitari abbiamo avuto anche la possibilità di esaminare due pronunciamenti, rispettivamente dell'USSL di Ivrea e dell'Università di Torino, dai quali si deduce che le scelte progettuali dell'ENEL non dovrebbero - e qui il condizionale è d'obbligo creare situazioni pericolose per la salute delle persone. Si tratta comunque di proseguire l'istruttoria che è in corso allargando le valutazioni a tutte quelle questioni che, magari in modo improprio, sono state poste dagli amministratori locali, anche al di là di quelli che sono i limiti stretti delle competenze dirette della Regione. Inoltre andrà esaminato il parere, che dovrà essere rilasciato dal Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali, data l'ubicazione dell'opera progettata all'interno di una zona a potenziale rischio ambientale e monumentale.
Per queste considerazioni riteniamo prematuro qualsiasi atto di indirizzo del Consiglio nei confronti della Giunta regionale che vada oltre la raccomandazione di svolgere un ruolo attivo di governo, peraltro già riconoscibile nell'attività e nelle iniziative degli Assessorati competenti.
Non dobbiamo dimenticare che qualsiasi pronunciamento del Consiglio, in materia attinente all'approvvigionamento energetico, dovrà certamente tenere conto della volontà popolare, ma non potrà prescindere dalla valutazione sulle fonti di produzione e sui fabbisogni di energia elettrica del nostro sistema economico e produttivo che dovranno comunque essere soddisfatti, nel qual caso il nostro territorio dovrà sopportare questa od altra infrastruttura elettrica di trasporto o di produzione dell'energia.
Dalle prese di posizione degli amministratori locali, emergono infine ripetute critiche verso l'operato dell'ENEL nei confronti dei Comuni. Si tratta probabilmente di un rapporto intrinsecamente difficile, ma che deve migliorare soprattutto quando l'interlocutore è un organismo dell'ENEL come il Centro interregionale di progettazione che ha sede a Torino.
Fermo restando la distinzione dei ruoli tra Comuni e Regione, gli amministratori locali rivendicano un'informazione più tempestiva e più ampia, quindi non successiva alle decisioni regionali. Infatti sono i Sindaci ad essere collocati in prima linea nei confronti del cittadini a cui devono rispondere del proprio operato anche su materie quale è quella in esame.
E' proprio sull'analisi del tracciato che potrebbe registrarsi una fase di utile confronto, anche bilaterale, tra l'ENEL e i Comuni, con l'impegno della Giunta regionale a non rilasciare alcun assenso nei confronti del Ministero dei Lavori Pubblici, competente per tale linea, se non dopo che l'ENEL avrà fornito le proprie puntuali controdeduzioni alle numerose osservazioni di cui i Comuni hanno chiesto alla Regione di farsi carico.
Per tutte le considerazioni che ho cercato brevemente di svolgere secondo me non è condivisibile la parte dispositiva delle risoluzioni che sono proposte oggi alla nostra attenzione poiché escludono a priori la compatibilità dell'elettrodotto con l'ambiente nel quale andrebbe collocato.
Una compatibilità che è ancora da verificare - come ci ha detto l'Assessore - un impatto dell'elettrodotto da valutare, sia dal punto di vista ambientale, sia dal punto di vista sociale, quindi in questo senso noi ci attendiamo precise risposte ed iniziative puntuali da parte della Giunta regionale, il cui operato in materia trova il nostro consenso. A questo punto non resta che comunicare la nostra intenzione di presentare un ordine del giorno, ovviamente da discutere con gli altri Capigruppo ad iniziare da quelli di maggioranza, che in qualche modo riassuma i contenuti della comunicazione della Giunta e dia indicazioni per le fasi successive confermando la nostra opposizione agli altri ordini del giorno che noi non condividiamo non tanto nelle premesse quanto nella loro parte dispositiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.
VAGLIO Nell'intervento che ho svolto questa mattina, purtroppo per motivi di tempo, non ho potuto esprimere appieno la nostra opinione, quindi il ragionamento poteva risultare zoppo. I Consiglieri di maggioranza, che notoriamente sono molto più assennati di quanto lo siano quelli di minoranza, hanno posto giustamente l'accento sul fabbisogni energetici del Paese e hanno richiamato la carenza, ormai endemica, di energia elettrica dell'Italia che non è stata in grado, non ha potuto o non ha voluto dotarsi di quegli strumenti che le avrebbero consentito una maggiore autosufficienza.
Proprio perché non abbiamo intenzione e non riteniamo giusto fare del discorsi che esaltino gli egoismi di campanile, vorremmo prendere in esame il problema della carenza energetica del Paese. Se facciamo mente locale ci accorgiamo che la Valle di Susa da sempre contribuisce al fabbisogno energetico del Piemonte. Ha già ricordato il collega Marchini la grande diga sul Moncenisio, le centrali elettriche che da Valle Stretta fino a Chiomonte costellano la vallata. Gli impianti minori sono moltissimi lungo la media e la bassa valle. Voglio anche ricordare che è prevista nei piani ENEL e AEM la costruzione di altri impianti. Altri impianti a Oulx, a Pontventoux, altre dighe in Valle Clarea. Quindi, la Valle di Susa non pu essere tacciata di non voler collaborare a sopperire al buco energetico del Paese; ha sempre collaborato e, a quanto pare, collaborerà ancora. Sebbene a questo punto obtorto collo. Su questo argomento abbiamo sentito l'intervento, molto interessante, del Consigliere Zacchera. E' vero, il discorso non deve essere limitato al fatto che la linea non deve passare in Valle di Susa. E non siamo d'accordo con quanto ha detto poco fa il collega Cavallera, perché secondo noi la costruzione di questa linea non è inevitabile. A questo punto penso che si tratti di mettere bene in chiaro i rapporti tra Regione e ENEL. rapporti che sono molto nebulosi, ma soprattutto il discorso è ancora a monte: un discorso di confronto tra Roma e Torino, tra Ministero e Regione. Adesso vi spiego anche il perché. Mi chiedo con quale coraggio abbiano la faccia di chiederci la costruzione di una linea che ci manda per aria una vallata, una qualsiasi delle nostre vallate alpine, quando sulla Gazzetta Ufficiale del 10 ottobre il Ministero delle Finanze, con decreto del 20 luglio 1990, e con la complicità del Ministero del Tesoro, decretava che a decorrere dall'1/1/1990 sono stati sestuplicati i canoni annui delle utenze di acqua pubblica che vengono utilizzati per piccole derivazioni d'uso idroelettrico. Allora giochiamo a prenderci in giro! Avendo un buco energetico, avendo un fabbisogno esuberante rispetto alla produzione di energia elettrica nel Paese dovremmo costruire nuove linee che attraverserebbero le nostre vallate in modo vergognoso? Sfregi alle nostre valli! Dovremmo accettare questa soluzione quando il Ministero delle Finanze, di concerto con il Ministero del Tesoro, ha decretato che chi vuole produrre energia pulita verrà tassato sei volte di più di quanto non pagasse in precedenza? E vi assicuro che si pagava già parecchio, perché nel 1981 analogo provvedimento del Ministero delle Finanze moltiplicava per sei il canone che veniva pagato da chi produceva energia elettrica su centrali di piccola potenza.
Alla luce di questa politica energetica demenziale, credo che quanto proposto dal collega Zacchera sia di una logica stringente. Non possiamo più concedere alcun passaggio di linee per l'importazione di energia dall'estero fino a quando non sia stato chiarito l'intendimento del Governo centrale circa la politica energetica. Non si può tassare l'autoproduzione di energia pulita e poi pretendere di andare ad importare corrente elettrica da chi la produce con sistemi decisamente molto più inquinanti.
Non è discorso di campanile, è un discorso di metodo; si tratta di un discorso di carenza e di non volontà di programmazione che viene a scontrarsi con le necessità dell'ultimo momento e con le importazioni che tutto sommato, non pagano ne la bilancia dei pagamenti di questo Paese ne il bisogno di energia che lo stesso sembra avere di questi tempi.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno da noi presentato con i colleghi della Lista Verde e del Gruppo comunista, anche se non mi trovava d'accordo totalmente per le condizioni pregiudiziali che poneva, ritengo che non si possa non approvarlo per le sue conclusioni. Anzi, questo dovrebbe essere effettivamente un momento unificante di tutto il Consiglio e non solo dei Consiglieri provenienti dalla Valle Susa, dalla provincia di Torino o di noi Consiglieri di minoranza, perché non solo questa imposizione non trova una risposta logica nella politica energetica del Governo centrale, ma proprio perché è un'imposizione che non tiene conto delle realtà e dei bisogni locali. Pertanto preannuncio il voto a favore del nostro Gruppo sia che si voti punto per punto sia che si voti l'intero testo. Invito quindi i colleghi di maggioranza a riflettere e ad appoggiare il nostro ordine del giorno che è doveroso non solo nel confronti della popolazione delle Valli Susa e Sangone, ma nei confronti di tutte le popolazioni delle nostre vallate alpine che rischiano di subire i danni conseguenti alla costruzione di nuove linee per l'importazione di energia elettrica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.
MONTABONE Signor Presidente, colleghi, credo che chi nutriva aspettative particolari da questo mio intervento rimarrà profondamente deluso, perch sarebbe stata un'introduzione sensazionale se io avessi detto esattamente il contrario di tutto quello che è stato detto stamani. Invece ho molto apprezzato gli interventi che si sono svolti da parte di tutti i Gruppi e non ho molto da aggiungere a quanto è già stato detto. Non solo ho apprezzato gli interventi dei rappresentanti di tutti i Gruppi, ma ho anche apprezzato la risposta dell'Assessore.
Pertanto le osservazioni che voglio ancora fare saranno probabilmente ripetitive, ma vogliono essere ancora più forti rispetto al problema.
Innanzitutto devo osservare che c'è un metodo da rispettare. Questo metodo non è mal stato rispettato dall'ENEL. Ho già avuto modo di dire in Commissione ai rappresentanti dell'ENEL come, qualche tempo fa, quando gli amministratori degli enti locali hanno ricevuto i progetti da parte dell'ENEL stesso, senza alcun sospetto e senza troppo tecnicismo li approvarono tenendo in considerazione l'ENEL quale ente pubblico e in stretta misura affine agli Enti per i quali loro svolgevano mansioni di amministratori. E proprio sull'elettrodotto Leinì-Piossasco questi amministratori si sono trovati a dare dei pareri positivi senza troppo sapere che cosa sarebbe accaduto con la costruzione dello stesso. Questo ha fatto si che gli amministratori delle Valli Susa e Sangone oggi si trovino con maggiori remore ad analizzare i progetti prospettati dall'ENEL.
Inoltre, anche in questa fase mi sembra che l'ENEL non dica esattamente quali sono le motivazioni che lo spingono alla costruzione di un elettrodotto come quello del Moncenisio, perché una delle motivazioni che ci da, soprattutto per la Valle Susa, è estremamente debole. Non si pu arrivare al ricatto sul problema occupazionale; non si può dire che devono costruire l'elettrodotto altrimenti le Acciaierie Ferrerò saranno costrette al licenziamento di alcuni lavoratori. Sono sistemi ormai superati. Qualche amministratore è stato avvicinato dall'ENEL. è stato tacciato di "terrorismo dei piloni", ma certi comportamenti sono da bocciare.
Detto questo, sono convinto che chi conosce la Valle Susa, al di là degli studi di impatto ambientale, non possa che valutare negativamente il passaggio di un elettrodotto come quello che dovrebbe partire dal Moncenisio. Si tratta di una valle stretta e lunga, ci sono i passaggi di autostrade, di ferrovie, di due statali, di un elettrodotto già esistente (quello che va da Venaus a Villastellone), vi sono discariche di rifiuti probabilmente in futuro sarà attraversata da linee ad alta velocità, è in progetto una nuova centrale dell'Azienda Elettrica Municipale. Pertanto, al di là del progetti di impatto ambientale che si vogliono e si devono doverosamente fare, non vincolati soltanto all'elettrodotto, ma a tutto il contesto della valle, credo che chi conosce la valle non possa che opporsi in questo momento, con i dati che sono in nostro possesso, al passaggio dell'elettrodotto.
Credo però che uno sforzo lo si debba ancora fare perché nessuno deve sentirsi il primo della classe su un argomento come questo e nessuno deve pensare di saperne più di altri. Pertanto quando si parla di danni per la salute o di ipotesi di rischio per la salute credo che vada approfondito questo argomento. Se ci sono delle ipotesi di rischio per la salute noi tutti abbiamo il dovere di conoscerle. C'era uno studio riguardante l'elettrodotto Leinì-Piossasco fatto dall'USSL di Ivrea, sarebbe bene che tutti lo conoscessero; l'Ufficio di Presidenza ha agevolato l'organizzazione di un convegno che si dovrebbe tenere proprio in Valle di Susa sul problema della salute riferita agli elettrodotti, perché ognuno di noi deve poter giudicare sulla base di dati scientifici.
Un'altra cosa che si deve conoscere oggi rispetto alla costruzione dell'elettrodotto è se questa struttura serva solo per corridoio di passaggio verso altri Paesi. Questo è determinante per poter giudicare.
Concludo il mio intervento dicendo che sono davvero soddisfatto della risposta che ha dato oggi l'Assessore: so che alcuni Capigruppo stanno elaborando un ordine del giorno per arrivare ad una definizione che non veda l'assemblea spaccata su tematiche che sono pregiudiziali per alcune forze politiche. Io spero che la posizione che è emersa da tutti gli interventi oggi, compresa la risposta della Giunta, possa vederci in modo unitario pronti a delle soluzioni che vadano incontro alle giuste richieste degli amministratori degli enti locali della Valle di Susa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA Chi da tanto tempo, come è capitato a me, percorre la Valle di Susa persino in bicicletta, ha percepito in modo particolare in questo dopoguerra un aggravarsi della situazione ambientale della valle, già fortemente compromessa nella parte bassa per il modo con cui si era insediata la prima rivoluzione industriale in quelle aree.
Credo di poter dire che la Valle di Susa, soprattutto nel miei ricordi lontani, mi appare come una delle valli più belle dell'arco alpino torinese e piemontese; una valle che ha ricevuto molte attenzioni dalla natura, che le ha dato tratti paesistici e risorse naturali di elevata qualità: quello che mi sembra si possa trarre dall'esperienza di questi decenni in particolare è che non altrettanta attenzione hanno portato gli uomini nell'utilizzare questa valle.
Per dirla in termini molto sintetici, questa valle ha perso la sua amenità che è una parola con la quale usiamo delineare qualcosa di attraente, di ridente, di dilettevole e davvero io sfido chiunque a percorrere oggi la Valle di Susa e a trame, se non in piccoli singoli tratti, ancora sensazioni di attrazione, di bellezza ridente ed attraente.
Questa parola che viene dal latino "omoenus" ci riporta al significato della parola "amore" e forse gli stessi torinesi, che da anni percorrono la Valle di Susa, oggi amano un po' meno di prima questa valle per il modo con cui è stata alterata e devastata.
Visto che la valle è così ambientalmente degradata, sempre più è diventata e sta diventando un corridoio di transito, qualche volta affiora il pensiero e viene voglia di dire che diventi la sede di ogni infrastruttura che connette la valle con la pianura, di ogni collegamento interalpino. Sia quello il luogo, vista ormai la compromissione, dove orientiamo ogni esigenza di relazione interalpina che abbiamo. Diventi cioè un nastro trasportatore e i centri abitati e le popolazioni si abituino pure a vivere su un intreccio di infrastrutture che trasportano in qualche caso delle entità immateriali come l'energia, in altri casi entità ben materiali come le merci, alcune innocue, altre molto pericolose e rischiose, come sta già avvenendo in questa valle.
Sotto questo profilo si dice si raddoppi lì la ferrovia: se c'è bisogno di altre connessioni viarie tra l'Italia e la Francia, il Piemonte e la zona interalpina le si faccia lì; viene voglia di pensare così: si sacrifichi questa valle per salvare le altre valli, per lasciare che da qualche parte ci sia ancora una possibilità di percepire gli ambienti vallivi in modo non così deteriorato, trasformato. Se questo è un sentimento che a molti affiora, e l'ho anche sentito dire, credo che noi abbiamo invece l'obbligo di fare di tutto perché si salvino le altre valli e perché nella Valle di Susa, di qui in avanti, si operi per evitare che le situazioni peggiorino.
Mi preme richiamare subito che quello che stiamo avvertendo per la Valle di Susa ci da tutto intero il peso del fallimento delle politiche territoriali che non siamo stati capaci a sviluppare e che non siamo stati capaci ad attuare. Non mi dilungo su questa questione, dico solo che stiamo discutendo di una questione che attiene davvero al fallimento di una disciplina e di una cultura e che attiene anche al fallimento di una capacità di governare. Ci sottolinea la crisi delle istituzioni, i vari momenti decisori che si sovrappongono uno all'altro, lo strapotere di alcuni su altri: la Valle di Susa ci presenta, attraverso i problemi che qui oggi sono presentati, lo spaccato di una situazione di crisi che il nostro Paese sta attraversando sotto il profilo istituzionale, sotto il profilo dell'organizzazione delle competenze, del poteri, della democraticità e sotto il profilo delle capacità di intervenire nel rapporto con l'ambiente, con la natura, rispettando al massimo queste caratteristiche ambientali e naturali.
Il secondo Piano di sviluppo, che fu approvato dalla Regione nel 1984 riportava un capitolo specifico di attenzione, un progetto per la Valle di Susa, cogliendo gli avvertimenti che già allora erano insistenti sul problema non solo di sollecitare uno sviluppo socio-economico più qualificato di questa valle, non puramente predatorio, ma anche di controllare, sotto il profilo dell'organizzazione dell'efficienza, della qualità ambientale, le cose che stavano avvenendo. Ebbene, da quel 1984 in cui ci si poneva l'obiettivo di intervenire con uno strumento di pianificazione territoriale sono passati sei anni. Proprio in quel periodo venne modificata la L.R. n. 56/77 introducendo lo strumento del Piano Territoriale Operativo per poter, con responsabilità regionale, intervenire a governare i processi territoriali in chiave sovracomunale, ma soprattutto con responsabilità regionale, questo lo sottolineo. Sono passati sei anni e purtroppo, nonostante che il terzo Piano di sviluppo riprenda la stessa questione (e qui c'è un altro male della vita delle nostre istituzioni quello delle questioni che vengono ripetute sempre come nuove, ma che in realtà sono semplicemente il richiamo di inadempienze), strumenti di controllo e di pianificazione non ne esistono. L'Assessore Nerviani ci diceva questa mattina che dall'estate scorsa è stato avviato uno studio prendo atto volentieri che la sua presenza nell'Assessorato, forse anche in questo caso, sottolinea un incentivo a riprendere un discorso per poter avere strumenti di conoscenza, di analisi, di elaborazione e soprattutto di governo.
In questa valle certamente affiora una serie di problemi che secondo me non andrebbero mescolati, ma valutati per quello che sono nella loro entità, pur tenendone conto globalmente. Il primo è quello dell'energia che qui ci viene posto con l'impianto dell'ENEL.
Non voglio dilungarmi assolutamente, ma sono convinto che nemmeno questo tema dell'energia - e qui lo dico al collega Marchini vada utilizzato in termini terroristici per spaventare la gente e farle accettare le soluzioni che i problemi dell'ENEL ci pongono.
Questa questione dell'energia va vista in quanto tale: lo sottolineo a questo punto l'esigenza, non solo per questo problema, ma più in generale che la Regione riprenda il discorso della produzione energetica. Questo discorso lo abbiamo abbandonato quando abbiamo deciso, in questo Consiglio di dire no alle centrali nucleari. Ebbene, da allora non è più andato avanti nessun altro discorso alternativo; credo che invece debba essere ripreso con forza e sollecito questa Giunta a considerare questo tema come un tema portante ed importante della politica di governo e di programmazione di questa Regione. Non possiamo subire soltanto decisioni che altri ci introducono, ma dobbiamo operare per costruire delle soluzioni.
Sono perfettamente d'accordo con chi ha detto, per prima la collega Bresso, che il bilancio energetico del Piemonte non può essere visto nell'ambito della pura nostra regione, ma va visto nell'ambito di quel compartimento ENEL che ha sede a Torino e che riguarda la Liguria e la Valle d'Aosta.
Sotto questo profilo l'organizzazione dell'ENEL rispecchia un'entità territoriale, non la nostra divisione amministrativa. Intanto bisogna sgombrare il campo dal fatto che il Piemonte è deficitario. La testata nord ovest dell'Italia non è deficitaria nella produzione di energia elettrica e la testata va vista nella sua unicità. Tutti gli altri discorsi diventano discorsi che assumono un carattere pretestuoso. Ma non solo. Voglio dire che deve andare avanti una politica energetica - che purtroppo non è andata avanti perché il PEN è fallito sotto quasi tutte le voci che si era posto che certo ci dia più energia, ma nel contempo ci consenta anche di rallentare questa visione di crescita della domanda di energia: una domanda di energia crescente, con i trend che continuamente mettiamo in previsione rischia di portarci alla distruzione ambientale. Bisogna che impariamo a ragionare in termini di energia certo ancora in termini di crescita, ma in termini di trend di crescita assolutamente diversa.
E' stato richiamato qui come una diversa politica energetica potrebbe dare molti risultati. Richiamo anch'io come la cogenerazione, proprio in una regione industriale come la nostra, dovrebbe costituire la nuova fonte di tipo energetico. Non a caso per il 2000 c'è una convenzione dell'ENEL con la FIAT e con altre industrie che dovrebbe consentire, attraverso la cogenerazione, un incremento di potenza disponibile sulla rete nazionale pari a 3.000 megawatt, cioè una centrale e mezza del tipo di quella che si voleva costruire a Trino.
Aggiungo inoltre che guardando dal dati ENEL si valuta come in soli due anni l'applicazione di una politica tariffaria multioraria, che è una delle politiche energetiche che va fatta, limitamente agli utenti ad alta tensione, abbia prodotto un guadagno di potenza di 1.000 megawatt.
Ho richiamato soltanto elementi esemplari, ma sono questi i termini su cui una politica energetica deve fondarsi, con altri orientamenti e in altre forme che non la sola crescita della produzione. Avremo un problema di crescita. Ma c'è anche un problema di risparmio, che è un risparmio che ci fa guadagnare capacità di potenza di punta, che ci fa guadagnare capacità di potenza prodotta nel corso dell'anno. La cogenerazione ha questo significato, non è un puro risparmio, è un risparmio che si traduce in capacità potenziali maggiori.
Mi fermo alla questione dell'energia, ma sollecito la Giunta a riprendere il discorso della programmazione energetica della nostra regione, a riprenderlo in connessione a questo problema importante che è la difesa ambientale, che è la salute dei cittadini e a non accettare il problema dell'energia senza che questo problema sia stato da noi in termini attuali sviscerato e riproposto. Sul merito di questo elettrodotto. I Comuni si sono dichiarati tutti contrari. Lo sa bene l'Assessore Nerviani che io sono rispettoso delle decisioni del Comuni come base dell'espressione democratica, ma, come ebbi modo di dire in occasione della discussione che riguardava la Provincia di Verbania, non sono neppure per identificare la Regione come puro recettore delle decisioni dei Comuni e come sommatoria delle decisioni dei Comuni. La Regione in quanto tale, in quanto organismo istituzionale, come un organismo vivente ha per sua natura occhi e orecchie e meccanismi mentali diversi da quello dei singoli Comuni ed è bene che la Regione li eserciti appieno.
Ho detto questo per dire che la Regione ha un ruolo diverso, per sottolineo che tutti i Comuni si sono dichiarati contrari, che questa mattina è stata presentata una petizione, raccolta secondo le norme di legge, con 4.600 firme. Allora non dico che noi dobbiamo immediatamente sulla base del ragionamento che ho fatto, accettare queste decisioni comunali e queste petizioni, ma è certo che, rispetto ad un atteggiamento di questa Regione che in qualche misura ha avallato soluzioni già come accettate, c'è bisogno di ripartire a riconsiderare il problema e di tenere conto in questo senso: attraverso la riconsiderazione della volontà dei Comuni e delle 4.600 firme date.
Esistono problemi di paesaggio. Se in una valle come quella di Susa si vuole ancora salvare qualcosa di qualità, quel qualcosa è proprio la qualità ambientale paesistica.
Esiste un problema idrogeologico. Quando (credo sia stato il primo intervento di tutela ambientale del Servizio geologico appena approntato in Regione) siamo intervenuti a guardare cosa stavano facendo l'ANAS e la SITAF con la costruzione dell'autostrada e ci siamo resi conto che quella è una valle estremamente fragile, che avrebbe dato problemi consistenti a partire dalla zona di Sen-e-la-Voute, le gallerie e così via, il lavoro è stato di correzione di quanto era possibile ancora correggere. Credo che ci sia un'esigenza anche sotto questo profilo. Non ho sentito dire dall'Assessore Nerviani di un'analisi geologica fatta sul percorso di questa condotta elettrica. Mi interesserebbe sapere se è stata fatta e approfondita, se l'approfondimento ha valutato una situazione diversa da quella che avevamo rilevato al momento di questa analisi per l'autostrada fatta più di dieci anni fa. Se non ci fossero orientamenti diversi comunque è una seria preoccupazione anche quella idrogeologica.
C'è il problema della salute, quando le cose sono incerte dovremmo imparare a muoverci con molta cautela a non usare l'incertezza come una rimozione del problema. Su questa questione degli effetti elettromagnetici la discussione è aperta. Si era aperta anni fa a Pecetto per via delle antenne della televisione, mi sembra che a maggior ragione si debba aprire per un elettrodotto di così potente alta tensione. Sotto questo profilo si rivedano queste questioni e si parta da un atteggiamento che non è quello di adesione all'ENEL. ai problemi dell'ENEL. per risolvere i problemi dell'ENEL. Si tratta di risolvere i problemi dell'intera collettività tra cui ci sono quelli dell'energia, ma tenendo conto in modo specifico dei problemi che la collettività della Valle di Susa ci sta ponendo. Sotto questo profilo chiedo quindi all'Assessore e alla Giunta di considerare questo problema che ha più aspetti negativi di quelli probanti in questo momento e quindi sotto questo profilo la responsabilità della Regione diventi solo una verifica per avere piena coscienza e responsabilità che se questi aspetti negativi ci sono vengano fatti valere dicendo no all'ENEL. E come ulteriore verifica, nel caso in cui non ci fossero, per allora dialogare con l'ENEL. ma da un punto di partenza che non può essere l'appiattimento e l'accettazione all'indicazione dell'ENEL.



PRESIDENTE

Abbiamo concluso la discussione di carattere generale e chiedo alla Giunta se intende intervenire. Fino a questo momento sono stati presentati una mozione ed un ordine del giorno. Mi dicono che è in arrivo un altro ordine del giorno a firma Rossa, Cavallera, Fiumara, Marchini, Gissara Ferrara e Montabone. Sentiamo la Giunta e valutiamo come procedere.
La parola all'Assessore Panella.
PANELLA, Assessore all'assetto idrogeologico Signor Presidente, colleghi, intervengo brevemente per rispondere ad un'osservazione del collega Vaglio riguardo al decreto che penalizza il settore degli autoproduttori di energia elettrica con una tassazione iniqua che rende poco competitivo ormai lo sfruttamento di questa forma di energia pulita e rinnovabile, anche se in piccole quantità. Questo avviene - come giustamente ha osservato Vaglio - mentre lo Stato da un lato e la CEE dall'altro, mediante la legge n. 308 e i contributi CEE, tendono ad incentivare la creazione di nuove piccole centrali o il recupero di quelle dismesse per recuperare questo patrimonio energetico della nostra Regione.
Volevo, oltre che condividere le osservazioni, mettere al corrente il Consiglio che anche la Regione Piemonte interviene in questo settore in due modi: l'uno attraverso il suo ente strumentale Finpiemonte che ha creato con la Finidreg del Gruppo IRI una società ad hoc per il recupero di tutti i salti d'acqua convenienti dal punto di vista economico del Piemonte, che si chiama Idreg Piemonte. In secondo luogo la Regione Piemonte, assieme a Finpiemonte, ha creato lo sportello informativo e promozionale per tutti coloro che sono titolari di una concessione e intendono sfruttare questi salti d'acqua ai fini della produzione di energia pulita. Infine vorrei comunicare che la Giunta nella giornata di ieri, condividendo queste osservazioni, ha inviato al Governo una nota di protesta con l'invito a rivedere il proprio atteggiamento al riguardo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore alla pianificazione territoriale Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi pare che il dibattito che si è svolto in questa giornata abbia segnato una volontà di riflessione e abbia anche affermato un positivo metodo di confronto che esclude posizioni prepotenti che non risolvono mai i problemi. Soprattutto quando sono tanti i Comuni vi è tanta gente indisponibile ad accettare le soluzioni che sono state proposte e forse per qualche tempo anche accarezzate. Credo che - e non vorrei essere accusato di piaggeria - qui ci siano alcuni maestri di esperienza amministrativa e legislativa regionale che ben identifico nel collega Marchini e nel collega Rivalta, e davvero mi trovo in difficoltà ad allontanarmi dalle loro indicazioni che mi sembrano per ora non distanti.
Di loro colgo l'accentuazione, forse un po' romantica, ma credo ugualmente solida, posta sulle note riguardanti la bellezza di questo territorio che io conosco in modo impreciso e in maniera molto superficiale. Come in tutte le scelte tuttavia è presente anche l'altro elemento che a mio avviso deve essere affrontato con molto coraggio, ed è in questo caso quello della produzione di energia elettrica fortemente collegata allo sviluppo del Paese. Le scelte che facciamo sono molto incidenti sulla nostra storia futura; quindi, certamente anche per quanto attiene alle decisioni in negativo apparentemente per la valle in questo momento, bisogna procedere con il dovuto rispetto per i problemi che potrebbero sorgere per lo sviluppo in conseguenza della mancanza di produzione elettrica sufficiente alla crescita del Paese. Di povertà ne stiamo conoscendo anche troppa in questi giorni, uno sguardo in avanti è forse il caso di assicurarlo sempre In ogni momento e lo raccomando a me stesso. Si è però fatta quest'ultima considerazione, a mio avviso preminente nel Consiglio regionale: la preoccupazione per la sostanziale progressiva aggressione, e in parte distruzione, di un'importante fetta del territorio piemontese. Non è una porzione che viene intaccata, è un'area vasta alla quale bisogna decisamente impedire di degradare ulteriormente. Questo è il primo elemento che bisogna mettere nella riflessione seconda.
Vi è una richiesta forte delle comunità locali che io ritengo vada considerata davvero seriamente. E' una richiesta forse ancora prima emotiva che razionale, nel senso che troppo spesso si è passati un po' vandalicamente, con scorrerie non gradite nel territorio della gente di là.
Quindi vi è prima di tutto una indisponibilità psicologica. E questo è il secondo elemento che dobbiamo considerare. Il ritorno poi che un'opera di questo peso determina sulla valle è al momento attuale molto modesto. E' quindi comprensibile, anche al di là della indisponibilità psicologica, una resistenza avendo la gente della valle "già dato". Forse vi è stato da parte dell'Ente Elettrico di Stato un atteggiamento non propriamente rispettoso dei diritti dei residenti. Forse qualche confronto in più qualche riflessione preliminare e un maggior rispetto avrebbero determinato un taglio diverso nell'accostamento al problema da parte della gente della Valle di Susa. Cosa fare in questo momento credo che sia facile dire dopo la comunicazione e dopo gli interventi. Occorre procedere a passi lenti con cautela, guardando con attenzione agli aspetti negativi, ancor prima che a quelli positivi, per una giusta tutela nell'interesse generale e nell'interesse della valle.
Per procedere in questo modo chi, poco competente come me, è tuttavia gravato dalle responsabilità della pianificazione territoriale, andrà a riesaminare, come ho cercato in partenza già ora di fare, il secondo e il terzo Piano di sviluppo e a far continuare quel lavoro, che è cominciato alla fine dell'estate, per avere elementi da offrire per la costruzione di un documento più specifico, più di dettaglio, più di guida allo sviluppo positivo e compensativo degli errori passati nella Valle di Susa. Chi si trova nella posizione in cui si trova il sottoscritto credo che abbia il dovere - e io lo sento - di avviare degli studi, così come è stato raccomandato, anche senza definirli in termini precisi ora, studi e plani per il recupero ambientale del territorio, per quanto è possibile. Un territorio che è stato già abbondantemente compromesso dalla costruzione delle infrastrutture di cui si è a lungo parlato oggi. Non sono in grado di dare una risposta precisa perché nessuna rappresentazione problematica in questo senso mi è stata fatta, ma se l'analisi geologica non è stata compiuta come si dovrebbe è chiaro che da parte mia ci sarà l'assolvimento del dovere di richiederla o all'ENEL o direttamente alla Regione o comunque ai competenti e agli specializzati perché anche questa rientri nella valutazione finale. Credo che quest'oggi siano state dette molte cose positive, anche se non sortiranno immediatamente azioni positive, hanno sortito e sortiranno azioni ispirate alla verifica e al controllo, alla cautela e alla prudenza. Il Consigliere Cucco mi chiede una dichiarazione esplicita circa l'inesistenza di un parere favorevole da parte dei Beni Ambientali per la realizzazione dell'opera. Credo di avere molti difetti ma cerco proprio con tutto lo sforzo possibile di onorare le parole che dico. In comunicazione ho già detto qual è la posizione della Regione in ordine alla lettera che è stata inviata. Nell'ordine del giorno mi pare che questa dichiarazione venga ripresa. Posso assicurare che, per quanto mi concerne - e finora "pro tempore" dipende da me -, quella lettera non è autorizzazione e che autorizzazione non è stata data. Questa mia dichiarazione è espressa nell'ordine del giorno che, se verrà approvato sarà risposta esplicita al collega Cucco. Al Consigliere Zacchera dico come peraltro ha ricordato il collega Vaglio nel suo intervento, che di questo nostro coordinamento sugli interventi che l'ENEL sta facendo sentiamo vivamente la necessità e la raccomandazione spingerà me, la collega Vetrino e quant'altri operano in collegamento con l'ENEL a realizzarlo su tutto il territorio regionale. Il Consigliere Tapparo, con un intervento come al solito molto preciso, ricordava la valutazione sistemica della situazione che abbiamo di fronte a noi; con gli studi cui ho accennato e con l'impegno che sto assumendo credo che la stessa possa essere assicurata. Ha ragione di parlare dell'impossibilità di monetizzare la salute; è una considerazione abbastanza scontata, credo che occorra dire no in presenza di pericoli, per intanto remoti. La prudenza è d'obbligo. In buona sostanza, con le considerazioni che sono state fatte, in larga parte accettate, credo di potermi impegnare affinché la Giunta non rilasci all'ENEL autorizzazione alcuna in ora e perché autorizzazioni, se mai dovessero essere rilasciate, vengano preventivamente comunicate al Consiglio regionale. Questo per rispetto della fatica che oggi è stata fatta, per rispetto della rappresentanza delle popolazioni locali che sono state interpretate nella giornata odierna, questo anche per la volontà di assumere con serietà le responsabilità davanti a tutti e guardando in faccia la gente nel momento in cui si decidesse di operare in maniera diversa da come oggi è parso che il Consiglio vorrebbe. Il lavoro è ancora in corso, certamente l'esame attento, dal punto di vista ambientale, dei progetti e dei profili verrà fatto nei prossimi giorni, non escludo un contatto diretto con il Consiglio, anche in termini non propriamente formali, nel caso in cui si verificassero situazioni significativamente nuove.
Credo di aver risposto a quanti avevano avanzato delle domande, forse non sono in grado di rispondere alla domanda del Consigliere Marino che chiede se è stato rilasciato parere di pubblica utilità. Specifico che la Regione non ha competenza di espressione di parere di pubblica utilità per opere realizzate dall'ENEL e non ha autorità per imporre questo parere come condizionante i lavori dell'ENEL. Per quanto mi concerne - lo dico per la terza volta - l'unica autorizzazione che ho il diritto e il dovere di rilasciare, quando gli atti sono perfezionati, è quella di compatibilità con le norme previste dalla legge n. 431/85. Chiedo scusa agli altri colleghi se per caso ho dimenticato qualche risposta, ma l'ho fatto involontariamente.



PRESIDENTE

La discussione è conclusa.
Possiamo passare alla votazione dei tre documenti: mozione n. 11 presentata dai Consiglieri Vaglio, Farassino, Rabellino Bresso e Rivalta ordine del giorno n. 32 presentato dai Consiglieri Miglio, Segre Staglianò, Marino, Bresso, Rivalta, Chiezzi, Rabellino, Farassino, Cucco Vaglio e Maggiorotti ordine del giorno n. 66 presentato dal Consiglieri Montabone, Rossa Marchini, Monticelli, Gissara, Cavallera, Fiumara e Ferrara.
La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Più che chiedere la parola la vorrei pregare di chiedere agli estensori dei diversi documenti se ritengono opportuna una riflessione sull'opportunità di ritirarli al fine di concordarne uno solo.



PRESIDENTE

Mi ero già permessa di fare questa proposta non direttamente, ma attraverso gli uffici. Fino a questo momento non avevo avuto proposte o prese di posizione in merito. Pertanto ripropongo in modo formale quanto è appena stato richiesto dal Consigliere Marchini. Se gli estensori del tre documenti intendono soprassedere sulla votazione per formulare dei documenti che tendano ad una unificazione di posizioni, potremmo passare all'esame del punto successivo all'o.d.g.
Il Consiglio concorda.


Argomento: Orientamento professionale

Esame proposta di deliberazione n. 26: "Variazione al Piano dei corsi per Operatori Sanitari-Anno scolastico 1990/1991 - Successive integrazioni e modificazioni D.C.R. n. 1297 - 4560 del 21/3/1990"


PRESIDENTE

Esaminiamo pertanto la proposta di deliberazione n. 26, di cui al punto 8) all'o.d.g., licenziata a maggioranza dalla IV Commissione.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Bortolin. Ne ha facoltà.
BORTOLIN Signor Presidente, vogliamo argomentare anche in aula, come abbiamo argomentato in Commissione, il nostro voto di astensione. Non è un voto contrario perché qualcosa si sta facendo per aumentare il numero di infermieri professionali e di altre categorie di operatori sanitari.
Riteniamo però che l'aumento non sia soddisfacente, siamo ancora molto lontani dal fabbisogno minimo reale e non si riesce a coprire il normale turn over.
Le soluzioni - lo voglio ribadire - non possono essere ricercate con scelte o trovate estemporanee come quella di richiamare infermieri professionali dalle regioni del sud; tra l'altro laddove questi infermieri sono giunti si sono evidenziate serie difficoltà, ad esempio, per il problema delle abitazioni. C'è carenza in tutta la regione e quindi sono persone che si trasferiscono e alle quali poi certamente possiamo dare lavoro, ma non possiamo dare altre risposte di tipo sociale molto importante.
Noi riteniamo che la Regione, l'Assessorato, e quindi richiamiamo il Consiglio, possano fare qualcosa in più in questa direzione, ad esempio per quanto riguarda le incentivazioni che possono ancora essere date alla professione di infermiere professionale. E' una scuola speciale, anomala rispetto alle altre scuole superiori che conosciamo, unisce la teoria ad un periodo di tirocinio nell'ambito delle strutture ospedaliere, per cui questi studenti, per lo più donne, svolgono un lavoro molto utile nei reparti ospedalieri e per questa ragione noi abbiamo già richiesto, ma riformuliamo la proposta , il raddoppio dell'assegno di studio, come hanno fatto altre Regioni, anche molto vicine a noi.
Altri interventi potrebbero essere ad esempio in direzione di sottrarre al lavoro degli infermieri professionali già di ruolo presso i nostri ospedali tutto quanto riguarda le competenze che sono loro attribuite in modo improprio: sopperiscono ad una parte di lavoro medico, sopperiscono anche ad una parte di attività burocratica e sappiamo quante ore nell'ambito del lavoro che svolgono, in questo modo vengono sottratte alla cura del malato. Quindi, osservando scrupolosamente quelle che sono le mansioni e riformulando in alcuni casi, se è necessario, le mansioni che devono essere attribuite all'infermiere professionale, richiamando le altre categorie di operatori sanitari a svolgere il proprio ruolo, recupereremmo anche una parte di questa presenza.
Un altro aspetto che secondo noi andrebbe favorito è anche quello del tempo parziale. In questa categoria di lavoratori, per lo più lavoratrici sia per la gravosità dell'impegno, gli orari, ma anche le responsabilità molte persone scelgono, non appena raggiunto il minimo di anni per poter andare in pensione, questa soluzione e si allontanano dal lavoro. Noi riteniamo che con l'introduzione del tempo parziale potremmo recuperare parte di questi operatori da adibire soprattutto al lavoro sul territorio i distretti, ma non solo questi.
L'ultimo problema che vogliamo richiamare (lo abbiamo già fatto in Commissione) è che forse sarebbe necessario - ed è tempo - di prestare attenzione al problema della carriera di questi lavoratori che sono forse tra i pochi che non hanno possibilità di progressione della carriera questo nonostante le responsabilità che a loro vengono attribuite. Pensiamo quindi di richiamare l'Assessore, ma anche il Consiglio attorno a questo problema e magari di dedicarvi attenzione per fare delle proposte anche in questa direzione, da discutere ovviamente con le organizzazioni dei lavoratori. Per tutte queste ragioni noi abbiamo espresso voto di astensione in sede di Commissione, voto che ribadiamo in aula sollecitando però che si ponga seriamente in discussione, si prendano seriamente in considerazione le osservazioni che abbiamo fatto.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 27 voti favorevoli e 14 astensioni.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati - Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione n. 39: "Piano dei corsi per Operatori Sanitari. Anno scolastico 1990/1991. Successive integrazioni e modificazioni D.C.R. n. 1297 - 4560 del 21/3/1990"


PRESIDENTE

Passiamo quindi ad esaminare la proposta di deliberazione n. 39, di cui al punto 9) all'o.d.g. Non essendovi richieste di parola pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 28 voti favorevoli e 14 astensioni.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario

Esame proposta di deliberazione n. 29: "Deroga ai termini di cui all'art. 13, comma primo, del Regolamento di accesso al FSE ed al Fondo di Rotazione, approvato con D.C.R. n. 149-6437 dell'8/5/1986"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 29, di cui al punto 10) all'o.d.g.
Non essendovi richieste di parola pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 39 voti favorevoli e 3 astensioni.


Argomento: Beni librari (biblioteche, tutela ecc.

Esame proposta di deliberazione n. 42: "Piano per la determinazione dei contributi regionali a favore delle Biblioteche civiche per acquisto libri. Spesa di L. 100.000.000 (Cap. 11795/90)"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 42, di cui al punto 11) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Foco. Ne ha facoltà.
FOCO Riteniamo corretto e doveroso riportare In aula le osservazioni che abbiamo fatto in sede di Commissione su questa proposta di deliberazione.
Non tanto per la metodologia seguita nell'assegnare i contributi, che ci pare complessivamente piuttosto corretta. Il rilievo che abbiamo fatto, e in base al quale abbiamo espresso voto contrario alla deliberazione, era l'esiguità del contributo. Ci sembra corretto far rilevare come, nel momento in cui sono stati stanziati solo 100 milioni per le Biblioteche civiche di tutto il Piemonte, la Giunta abbia fatto contemporaneamente altre scelte (che il nostro Gruppo non ritiene corrette o comunque non prioritarie) come quella di divulgare alcune pubblicazioni impegnando cifre ben superiori ai 100 milioni. Il nostro voto contrario vuole richiamare l'attenzione su questo aspetto: è possibile effettuare forti risparmi evitando alcune spese che vengono fatte nel comparto dell'editoria o delle pubblicazioni della Regione, e si tratta il più delle volte di spese puramente pubblicitarie.
Voglio aggiungere che, in sede di Commissione, anche altri Gruppi hanno rimarcato il fatto che da un lato viene dato un sostegno irrisorio al sistema bibliotecario e dall'altro si trovano centinaia di milioni per spese che noi definiamo inutili.
Per queste motivazioni il nostro voto è contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.
CUCCO Molto brevemente, signor Presidente, per rilevare ancora in aula un'annotazione che ho già fatto in Commissione e alla quale non è stata data risposta.
Mi rendo conto che il meccanismo di calcolo per l'attribuzione dei contributi alle Biblioteche comunali è complicatissimo, è un'alchimia, per continuo a non capire come mai alla Biblioteca civica di Cuneo, che dichiara di avere 15 dipendenti e 36 ore di apertura settimanale, si dia un contributo più alto di quello destinato alla Biblioteca di Pinerolo che ha 10 dipendenti e 68 ore di apertura alla settimana. I casi sono due: o c'è un errore nella redazione di questo documento, nel qual caso prego l'amministrazione di correggerlo, perché non si può votare una deliberazione errata, oppure c'è qualcosa che non funziona nei finanziamenti. Probabilmente questa volta il criterio che chi spende di più come amministrazione comunale nella propria biblioteca deve essere favorito ha colpito durissimamente: a Cuneo arrivano a spendere anche 105 milioni probabilmente è per questo che la quota parte dei soldi, che deriverebbe dalla suddivisione del finanziamento regionale, fa sì che la sua quota sia più alta di quella di Pinerolo.
Credo però che bisognerebbe premiare ammesso che questo dato sia vero ed attendibile - le Biblioteche che invece aumentano i servizi alla popolazione e che con minor numero di personale hanno un maggior numero di ore di apertura.
Comunque mi asterrò sulla deliberazione intanto perché condivido le argomentazioni sulle estreme eseguita di questo contributo e poi per questa cosa che veramente non capisco.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Signor Presidente, nella deliberazione che noi approveremo è previsto il contributo solo per i Comuni con popolazione superiore a 15 mila abitanti.
Pongo pertanto questa domanda: tutti gli altri Comuni saranno compresi nel servizio di rete delle biblioteche oppure alcuni resteranno esclusi? E' vero che i Comuni con più di 15 mila abitanti rappresentano una dimensione nella quale può svolgersi un'attività culturale di biblioteca molto importante. Però non trascurerei nemmeno gli altri Comuni, ai quali dovremmo anzi prestare particolare attenzione cercando di inserire in quel sistema di rete delle biblioteche quei Comuni che, indipendentemente dal numero degli abitanti, svolgono un'attività culturale molto ricca.
Nell'esprimere voto favorevole a questa deliberazione, che pur assegna un contributo insufficiente, avanziamo la richiesta che sia data l'attenzione necessaria all'attività delle biblioteche anche nei Comuni al di sotto dei 15 mila abitanti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani per la replica.
NERVIANI, Assessore ai beni culturali Al Consigliere Foco dico che questo non è il finanziamento per le Biblioteche, è il finanziamento per l'acquisto libri da parte delle Biblioteche stesse. Questa precisazione è per evitare che ci sia questa impressione che noi eroghiamo solo 100 milioni al nostro sistema bibliotecario. In effetti, l'intervento della Regione, che pur si è contenuto per le note difficoltà di bilancio, viaggia sul miliardi per quanto riguarda il finanziamento dell'organizzazione delle Biblioteche pubbliche.
Questi 100 milioni sono ripetuti rispetto all'anno scorso, ma, ad onor del vero, non avremmo neanche potuto metterli in bilancio se non avessimo previsto l'assestamento di bilancio, perché le spese fondamentali per le Biblioteche erano già state notevolmente ridotte e questi 100 milioni si sarebbero dovuti spostare piuttosto sul capitolo di funzionamento delle Biblioteche.
Accolgo il voto contrario del collega Foco, in rappresentanza del Gruppo comunista, come una sollecitazione a reperire più fondi per quanto riguarda il servizio bibliotecario pubblico, ma nella circostanza specifica debbo dire che davvero diversamente non si poteva fare. Questo capitolo è la sopravvivenza di un tempo più felice, quando le disponibilità finanziarie regionali erano più consistenti. Per quanto riguarda la domanda del Consigliere Cucco, debbo dire con molta franchezza che si è operato secondo un algoritmo ben definito che porta matematicamente a questi importi. Raccolgo la raccomandazione di Cucco perché gli uffici esaminino la possibilità di considerare in termini più consistenti le Biblioteche.
Infine, al Consigliere Rossa dico che è uno dei criteri che è stato dato per favorire l'organizzazione bibliotecaria pubblica, guidata dalla Regione, soprattutto attraverso i centri rete o le Biblioteche importanti che sono di servizio comune.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 25 voti favorevoli, 10 contrari e 8 astensioni.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame testo unificato dei progetti di legge n. 1, 14 e 33: "Rendiconto generale per l'esercizio finanziario 1989"


PRESIDENTE

Ho ricevuto dal Presidente della Commissione, Zanoletti, una lettera con la quale mi comunica il rendiconto generale per l'esercizio 1989 n. 14: "Approvazione del rendiconto ESAP per l'anno 1988 - Rendiconti parchi regionali anni 1988-1989".
Il testo unificato reca la denominazione: "Rendiconto generale per l'esercizio 1989".
Relatore è il Consigliere Rossa che ha facoltà di intervenire.
ROSSA, relatore Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la I Commissione ha esaminato i provvedimenti relativi al "Rendiconto generale della Regione per l'anno 1989" costituiti da tre disegni di legge presentati dalla Giunta regionale in date diverse: il primo - disegno di legge n. 1 presentato in data 2 maggio 1990 - comprensivo anche del rendiconto di alcune aziende, enti ed organismi dipendenti dalla Regione, e dei bilanci e rendiconti delle società e consorzi a partecipazione regionale; il secondo - disegno di legge n. 14 presentato in data 22 agosto 1990 - relativo ai rendiconti di aziende, enti ed organismi dipendenti dalla Regione, pervenuti in data successiva al 31 marzo 1990 e, per questo, non compresi nel disegno di legge n. 1: il terzo - disegno di legge n. 33 presentato in data 24 ottobre 1990 - contenente alcune variazioni da apportare al primo disegno di legge derivanti dall'acquisizione di dati definitivi riferiti all'accertamento delle entrate.
I tre disegni di legge sono quindi stati esaminati contestualmente illustrati esaurientemente dall'Assessore competente, e supportati da una ampia e dettagliata relazione tecnica delle Giunta che fornisce ogni utile elemento di valutazione.
Per questo non mi soffermerò ad illustrarne i contenuti tecnici relativi alla gestione finanziaria, ma limiterò le mie considerazioni agli aspetti più significativi.
Per quanto riguarda il versante delle entrate, si rileva la riduzione della percentuale dei residui attivi rispetto all'ammontare delle entrate accertate che, mentre nell'anno precedente risultava pari al 17,88%, per Fanno 1989 ammonta al 6,94%, che risulta essere il valore più basso degli ultimi dieci anni.
Analogo risultato si rileva sul versante della spesa ove, a fronte di una percentuale dell'8,75% dei residui passivi rispetto all'ammontare delle somme impegnate nell'anno 1988, per l'anno 1989 tale percentuale scende al 7,35%, confermando quindi la tendenza ad avvicinare sempre più la fase del pagamento a quella dell'assunzione dell'impegno di spesa. Certo è che la formazione dei residui non è sempre legata a problemi connessi all'organizzazione dell'amministrazione regionale, ma sono frequenti le cause esterne, soprattutto per quanto riguarda la formazione dei residui attivi.
Tale problema, peraltro, è già stato più volte sollevato in occasione dell'approvazione di altri provvedimenti finanziari in questa stessa sede quando si evidenziò la necessità di intervenire in sede legislativa al fine di sollecitare la modificazione dei meccanismi che oggi regolano le modalità di erogazione e di introito dei fondi assegnati alla Regione.
Per altro verso la formazione dei residui passivi è determinata dalle concomitanti motivazioni che portano alla formazione del residui attivi e delle conseguenze derivanti dalla ritardata approvazione dei documenti di bilancio, quali l'assestamento, che non consente una tempestiva gestione della spesa. Fatti questi brevi cenni sulla situazione dei residui attivi e passivi, che da sempre hanno rappresentato motivo di particolare attenzione e sulla cui consistenza l'Amministrazione ha cercato di porre in essere tutti gli strumenti per consentirne il maggior contenimento, vediamo ora brevemente i dati più significativi contenuti nei documenti in esame.
Le entrate di competenza dell'esercizio finanziario 1989 ammontano complessivamente a circa 6.194 miliardi con un decremento di circa 91 miliardi rispetto all'anno precedente, corrispondente ad una percentuale dell'1,44%, e rimaste da riscuotere per circa 431 miliardi, a fronte dei 1.124 miliardi dell'anno precedente, corrispondente ad una riduzione del 61,74%.
Gli impegni sulle spese di competenza dell'esercizio finanziario 1989 ammontano complessivamente a circa 6.708 miliardi, con un incremento di circa 822 miliardi rispetto all'anno precedente e con un aumento quindi del 13,96%. Rimangono a residuo passivo circa 493 miliardi, rispetto al residui passivi dell'anno 1988 che ammontavano a circa 515 miliardi, con una riduzione quindi del 4,27%.
L'avanzo finanziario dell'esercizio 1989 ammonta a circa 783 miliardi risultando quindi inferiore a quello determinato per l'esercizio 1988 in circa 1.213 miliardi, con una riduzione percentuale pari al 35,45%.
La I Commissione ha preso visione della complessa documentazione che costituisce l'insieme dei provvedimenti che la Giunta regionale ha presentato al Consiglio regionale e che, in sede di Commissione, si è ritenuto opportuno far confluire nel provvedimento sottoposto all'approvazione di questo Consiglio, quale testo unificato e coordinato dei disegni di legge n. 1, 14 e 33 e, valutando positivamente lo sforzo registrato nell'attuare adeguate misure tendenti al raggiungimento di apprezzai ili risultati soprattutto per quanto riguarda la riduzione dei residui, ha licenziato a maggioranza il provvedimento che propone all'approvazione di questo Consiglio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Riba. Ne ha facoltà.
RIBA Dato che parliamo dell'ESAP e leggiamo delle cifre di un consuntivo sarei per sottolineare, assieme alle cifre, anche il pesante deficit e la difficilissima situazione di ordine politico, programmatico e funzionale che c'è in quell'ente.
Se noi dovessimo fermarci alle cifre in quanto tali, avremmo una situazione che è già preoccupante, ma non ci fornirebbe ancora il quadro dell'ente di sviluppo che Invece è ulteriormente preoccupante dal punto di vista della destinazione di quell'ente.
Senza criticare né chi lo dirige in questo momento, il commissario dott. Clemente, ne tanto meno chi ci lavora con intelligenza e dedizione e molta professionalità, è del tutto evidente che rientriamo a dei residui perché l'ente di sviluppo, al momento, si limita a gestire le partite sospese e non ha in corso alcun tipo di attività.
Colgo l'occasione per dire che immagino che la Giunta abbia pronto un disegno di legge sul riordino dell'ente di sviluppo, comunque noi abbiamo un progetto di legge per il riordino dell'ente di sviluppo che presenteremo nei prossimi giorni. Anche perché questo ente ha radunato nei confronti del Consiglio regionale del Piemonte una serie di lavori che sono stati di grandissima opportunità, e qui qualcuno li conosce. Per esempio, tutta la lettura del territorio per la programmazione agricola zonale, che in realtà era poi una programmazione territoriale intersettoriale, poi si è occupato di tutto il problema delle acque. A quanto mi risulta oggi è l'unico ente della Regione che ha a patrimonio un minimo di conoscenza del sistema idrico esistente in Piemonte. Naturalmente molti enti minori hanno una serie di dati anche più sofisticati. Credo che tutte queste conoscenze dovrebbero essere inserite nel calcolatore per poter fare del raffronti per le utilizzazioni comparate. Questo ente aveva iniziato lo studio del riordino fondiario in Piemonte, che è una grandissima partita concernente rinnovazione della struttura produttiva. Probabilmente questa cosa ce la chiederanno ancora nella manifestazione di domani le organizzazioni professionali. Aveva gestito alcune aziende, delle quali bisognerebbe pervenire a un rendiconto anche qui in Regione, parlo per questa legislatura, so che in passato si è parlato del Caseificio di Crescentino e di una serie di altre cose. Si era occupato persino della Beccare l'industria alessandrina allora in fase di chiusura.
Da un po' di tempo questo ente di sviluppo è ridotto al mantenimento del suo organico, ma nella assoluta inattività dal punto di vista dell'assegnazione di compiti e di funzioni da parte della Regione. Io penso che l'ente di sviluppo così com'è vada sciolto, non possiamo mantenere quel tipo di professionalità e quell'elevato patrimonio di conoscenze in una condizione di così inadeguata utilizzazione. Sciolto al fine di poter dire con quale ente o con quali strumenti la Regione nel suo insieme, partendo dal confronto delle proposte che ci saranno, intende intervenire a livello programmatico, scientifico, di ricerca, di immissione di conoscenze sul settore dell'agricoltura. Da questo punto di vista se andassimo ad analizzare in questo momento il rendiconto finanziario che è stato presentato, collega Rossa, credo che il rapporto tra stipendi e altre spese, tra costi fissi e spese di investimento sarebbe molto pesante da considerare opportuno e adeguato. Ciò tuttavia - lo dico per non essere frainteso - questo non va attribuito all'ente di sviluppo. Non dico nemmeno che vada attribuito alla Regione in senso stretto, dico che quell'ente di sviluppo ha funzionato in sintonia con delle politiche di programmazione e di sviluppo di metodologie in agricoltura che stavano all'interno della razionalità e dello sviluppo produttivo. Certo che se adesso dobbiamo gestire una fase recessiva che ha come obiettivi la riduzione della produzione e dell'occupazione dei territori coltivati, lo strumento stesso va riconvertito. Però, per quella che è anche una esperienza diretta di chi ha lavorato nel mondo agricolo, posso garantire che tuttora quei materiali sono particolarmente preziosi ai fini di studiare la riconversione. Per esempio nel campo della risicoltura, l'ente di sviluppo ha a disposizione tutto quel materiale sulla base del quale si può oggi discutere se ci vuole il modello di risicoltura chiamato Indica, se destinare o superare monocultura, se fare altre cose.
Dal momento che ci troviamo nella necessità di mettere in piedi rapidamente un disegno strutturale di utilizzazione dell'IPLA, dell'ESAP e di tutti gli istituti per le ricerche zooprofilattiche (che sono diversi) sarebbe bene che destinassimo molto presto un ragionamento all'operazione complessiva, perché l'uso di un ente strumentale è evidentemente in funzione del progetto che è della Regione.
Non sono mai stato d'accordo sul fatto che questo o altri enti, ma adesso parliamo di questo, assumessero una autonomia politico-gestionale nel confronti della Regione tanto da diventare enti indipendenti e al limite in contrapposizione. Come, per qualche tendenza, la presenza delle organizzazioni professionali al massimo livello finiva per trasformare questo tipo di ente. Siamo organizzazioni grandi, abbiamo una autonomia abbiamo addirittura un patrimonio culturale che la legittima, utilizziamo questo ente che ci è dato in una funzione che risponda al nostro tipo di input.
Posso non condividere la politica della Regione in riferimento a un ente strumentale, questa politica la possiamo discutere in Regione, ma un ente strumentale deve rispondere alla Regione, deve essere un ente utilizzabile per la Regione. Potrà sembrarvi strano e non vorrei accumulare elementi di dissenso in aree con le quali possiamo sentirci più vicini, ma oggi bisogna azzerare questo tipo di struttura senza mettere il personale a disposizione, ma recuperarlo in una funzione rifinalizzata rispetto al progetto che nelle prossime settimane, sulla base di ciò che sta succedendo, dovremo mettere in campo e poi in questo senso, valutato il tutto, ridefinire con una legge che cosa fare di questo ed eventualmente di altri enti. Naturalmente noi non possiamo approvare il conto consuntivo perché, anche dal punto di vista del merito e delle cifre, si tratta dell'esito di una gestione che non ha assolutamente espresso, se non nella buona volontà e nella più che perfetta correttezza di ordine tecnico, la funzione per la quale era finalizzato.
Il nostro sarà quindi un voto di astensione sotto il profilo del bilancio per sottolineare che dal punto di vista della correttezza non ci sono obiezioni, ma dal punto di vista della destinazione di quell'ente ci vuole una ridiscussione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buzio.
BUZIO Signor Presidente, molto brevemente sul rendiconto '89. Anche se cronologicamente è avvenuto in un momento successivo, il rendiconto '89 è stata la premessa - come abbiamo sentito dagli interventi dei funzionari sulla relazione tecnica - all'assestamento del bilancio '89 almeno per certe grandi linee su cui il nostro Gruppo si è espresso con voto contrario.
In I Commissione si è svolta una illustrazione. Noi abbiamo accolto l'invito a inserire tale argomento nel Consiglio regionale di oggi non solo per le esigenze dell'Assessore, ma anche per esigenze di approvazione rapida entro la fine dell'anno. Anche per motivi fiscali, si era detto. Per la verità, sul contenuto mi sarei riservato di fare un approfondimento più dettagliato relativamente alle risultanze contabili anche per dare un contributo al dibattito. Tuttavia rimane la nostra valutazione generale di impostazione che è negativa, quindi è negativa anche nel merito delle scelte operate. Per confermare l'atteggiamento assunto in Commissione dichiaro quindi l'espressione del voto negativo sul rendiconto '89.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA In riferimento al progetto di legge sull'assestamento al bilancio di previsione dell'ESAP, ribadisco che è necessario, entro un certo periodo di tempo, un dibattito in merito al ruolo degli enti strumentali. Si è fatto questo discorso per quanto riguarda la Finpiemonte la settimana scorsa.
Credo sia opportuno che si assuma un impegno relativo a un dibattito che interesserà gli enti strumentali, in modo particolare l'ESAP, anche perch in merito allo stesso ci sono state delle vicende che hanno portato nella scorsa legislatura al commissariamento.
Commissariamento che si è imposto alla Regione come unica alternativa percorribile e ragionevole, indipendentemente dalle posizioni che in allora si espressero nel dibattito svoltosi in Consiglio. Prendendo spunto da quella breve discussione, il Gruppo socialista sente tuttora l'esigenza di porre il problema all'attenzione del Consiglio. Ritengo che l'ESAP abbia svolto e possa svolgere un ruolo molto importante e non ho capito bene se il collega Riba ne proponeva lo scioglimento solo per un atteggiamento di "provocazione" per lo stato di inattività dal punto di vista del funzionamento democratico. Il Gruppo socialista rivolge un vivo ringraziamento al dott. Clemente per l'opera svolta in sede ESAP e si augura di andare al più presto possibile all'elezione dei suoi rappresentanti. E' un momento importante. Non ho bisogno di ricordare che domani si terranno in tutta Italia grandi manifestazioni che richiamano l'attenzione della nostra società attorno ai problemi dell'agricoltura.
Credo quindi che alla Regione spetti il compito di dare una risposta che sta anche nel definire tra i nuovi organismi di governo strumenti importanti come l'ESAP per poter sviluppare e far crescere anche in Piemonte una politica agricola che risponda, attraverso l'opera che l'ESAP andrà a svolgere, alle attese che oggi preoccupano i lavoratori dell'agricoltura. Quindi, una sottolineatura per riprendere il più presto possibile il lavoro che è stato svolto molto bene e che ancora potrà continuare ad essere svolto nell'interesse del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.
LOMBARDI, Assessore all'agricoltura Signor Presidente, al termine della scorsa legislatura abbiamo svolto un dibattito in questo Consiglio con all'o.d.g. la situazione dell'ESAP. In quel momento la maggioranza dei suoi Consiglieri aveva dato le dimissioni e la Regione doveva trovare una soluzione al problema che da quelle dimissioni era scaturito.
L'unica soluzione possibile fu quella di commissariare l'ESAP, con l'indicazione, quale Commissario, del Segretario generale della Giunta persona che riteniamo abbia le conoscenze e l'esperienza per approfondire la situazione di un ente strumentale qual è l'ESAP. Il Commissario ha preso possesso delle sue funzioni e ha continuato a rendere operativo l'ESAP per le competenze possibili.
Vorrei precisare che - stante questa legislazione - le competenze all'ESAP non le deve affidare ne l'Assessore ne la Giunta ne il Consiglio ma è la legge che assegna le funzioni all'ESAP all'interno del proprio bilancio e delle proprie risorse finanziarie, quindi l'ESAP può svolgere all'interno delle funzioni delegate un programma che ne tenga conto.
I giudizi possono essere ben diversi; qualcuno dice che l'ESAP ha sempre fatto tutto bene, altri dicono che l'ESAP ha sempre fatto tutto male; lo non sono né per una tesi né per l'altra, ma le prime analisi del Commissario (che eventualmente vorrà poi rendicontare al Consiglio) sembra dicano che non sempre è stato fatto tutto bene, che non sempre l'azione dell'ESAP è stata coerente alle esigenze del mondo agricolo e che non sempre le iniziative che l'ESAP ha assunto, nel tempo in cui ha funzionato hanno determinato dei risultati positivi per gli obiettivi che il mondo agricolo deve raggiungere.
Non vorrei che nelle manifestazioni di domani ci sia anche la richiesta del mondo agricolo, oltre che divedere una politica agricola comunitaria diversa, con una politica nazionale più attenta, su quale ruolo un eventuale ente di sviluppo deve avere. La Giunta si è posta correttamente nella posizione di chi attende dal mondo agricolo, che era il diretto interessato sia nella fase amministrativa sia nella fase di chi doveva usufruire dei servizi e del lavoro dell'ESAP, una proposta che parzialmente è anche inserita nel programma della Giunta, dove si dice che per quanto concerne l'ESAP è necessaria una riflessione per una sua possibile ristrutturazione. Per cui non do per scontato che l'ESAP rimanga com'è anzi, così com'è ha dimostrato nel tempo alcune difficoltà nel dare le risposte che è chiamato a dare. Non possiamo dimenticare che il Consiglio di amministrazione dell'ESAP è composto da trenta amministratori, i quali devono operare su un ente che ha trenta dipendenti.
Probabilmente l'esigenza di ridurre la presenza amministrativa si pone così come forse si pone l'esigenza di precisare o selezionare meglio i compiti da affidare all'ESAP. Comunque ritengo sia un argomento che certamente verrà portato all'attenzione delle Commissioni consiliari perch la Giunta nel suo programma si è impegnata a trovare una diversa collocazione o comunque una presenza ESAP diversa dal passato e più aderente alle esigenze dell'agricoltura di oggi. E' vero quello che diceva il collega Riba che l'Ente di sviluppo è nato in un momento in cui si doveva dare un servizio ad un'agricoltura che si doveva sviluppare aumentando la produzione e che adesso invece dobbiamo gestire, quindi l'ESAP deve occuparsi di un'agricoltura che deve ridurre le proprie produzioni qualificandole, è quindi una politica completamente diversa. Non concordo con quanto asserito dai colleghi che all'interno dell'ESAP ci sia una conoscenza perfetta di quelle che sono le esigenze idriche del Piemonte. Purtroppo non è così.
Infatti come Assessorato abbiamo messo a disposizione delle risorse all'ESAP per fare degli studi e dei progetti e gli studi e i progetti non sempre arrivano a tempo e hanno le caratteristiche adeguate. Così come non è del tutto convincente l'asserita conoscenza della realtà in molti settori, ivi compreso quello del riordino fondiario. Questo studio poteva essere fatto in maniera più approfondita, con delle proposte più operative che ad oggi io non conosco perché non sono state trasferite in documenti scritti che offrano quindi la possibilità di andare ad un confronto con il mondo agricolo e creare le condizioni per una loro realizzazione.
Non è nemmeno vero che in questi anni l'ESAP abbia visto ridurre le proprie competenze o le assegnazioni di bilancio, perché da quel quadro che avevamo offerto al Consiglio al termine della passata legislatura si evidenziava che lo stanziamento a favore dell'ESAP era rimasto almeno costante nel tempo. Ricordo che ad oggi l'ESAP ha la grossa responsabilità di realizzare per il Piemonte il plano di lotta fìtopatologica. Ritengo quindi che l'ESAP oggi abbia ancora alcune competenze qualificanti. Concludo il mio intervento dicendo che è necessaria una valutazione approfondita che deve scaturire anche da quello che il Commissario vorrà dire al Consiglio regionale, che lo ha proposto come Commissario, dopo che avrà avuto, come ha avuto, il tempo per fare anche lui delle proposte che io penso debbano essere tenute nella debita considerazione in quanto in questi mesi a me sembra che l'ESAP sia stato ben governato. E' vero che è stato ben governato da un Commissario, ma è comunque stato ben governato. E questi mesi di buon governo all'ESAP possono anche dare al Consiglio delle indicazioni per continuare in questo buon governo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Buzio. Ne ha facoltà.
BUZIO Desidero chiarire il senso del nostro voto che rimane negativo.
Pensavamo si potesse differenziare il voto su provvedimenti distinti, ma essendo stati unificati in un unico provvedimento non è possibile procedere ad una votazione per parti separate. Quindi il nostro voto è contrario: permangono le valutazioni fatte dal collega Riba rispetto all'ESAP comunque il voto complessivo rimane contrario.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 40 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 40 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 40 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 40 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 40 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 40 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 40 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 40 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 40 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 40 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 40 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge L'esito della votazione è il seguente: presenti 45 votanti 40 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE


Argomento: Assestamento di bilancio

Esame progetto di legge n. 13: "Assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1989 dell'Ente di Sviluppo Agricolo del Piemonte"


PRESIDENTE

Il punto 13) all'o.d.g. prevede l'esame del progetto di legge n. 13.
Il Presidente della Commissione Zanoletti ha comunicato che il documento è stato licenziato dalla Commissione.
Il relatore, Consigliere Rossa, dà per letta la relazione.
Se non vi sono richieste di intervento si proceda alla votazione dell'articolo unico.
ARTICOLO UNICO - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 43 votanti 40 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri L'articolo unico è approvato.


Argomento: Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione n. 61: "Formazione professionale in agricoltura. Programma annuale A.F. 1990"


PRESIDENTE

Il punto 12) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 61.
La parola al Consigliere Foco.
FOCO Devo dare atto che il lavoro svolto in Commissione ha permesso di correggere il disposto della deliberazione, in quanto l'ultimo capoverso (che per noi conteneva una impostazione non accettabile) è stato tolto.
Quindi riteniamo che una pecca notevole sia stata eliminata dalla deliberazione. Ma più che sul disposto della deliberazione vorrei richiamare l'attenzione dell'assemblea sull'impostazione complessiva di questi corsi e quindi sulla necessità di operare una revisione profonda di tutta la formazione professionale in agricoltura. Il Gruppo comunista non condivide una impostazione basata sul corso breve.
Riteniamo che per avere una agricoltura sempre più moderna, all'altezza del confronto che sta avvenendo a livello europeo, e quindi di uno scontro a livello qualitativo e non solo quantitativo, sia necessario un aggiornamento teorico-pratico più lungo di quello previsto. Pertanto non siamo d'accordo con l'impostazione della Giunta regionale, che continua a privilegiare i corsi brevi.
Un altro aspetto da evidenziare è il seguente: la circolare con la quale venivano date indicazioni per questi corsi, al punto b) recita testualmente "prevedere, in attesa dell'applicazione della legge n. 44/86 ecc, ecc.". Non è assurdo continuare ad attendere l'applicazione di una legge del 1986, siamo nel 1990! Francamente c'è qualcosa che non va: cosa facciamo per applicarla? Perché non viene applicata? Forse è già ora di modificarla o di cambiarla. Vorrei richiamare l'attenzione anche sul contenuto di questi corsi. Mi pare anche che ci siano alcune cose in contraddizione tra di loro o comunque non ben chiare. Da un lato esiste il discorso per un corretto utilizzo dei composti chimici e del fitofarmaci in agricoltura e dall'altro lato il discorso della tutela della salute dell'operatore agricolo. Mi pare che l'impostazione di questi corsi faccia un po' confusione tra questi due aspetti: sono due filoni che andrebbero trattati in modo distinto mentre dalla circolare sembrerebbero un unico argomento. Lo stesso direi per il punto d): mi pare un elemento che menzionato all'interno di una circolare della Regione non può non suscitare una certa preoccupazione. Leggo testualmente "ricondurre gli enti gestori nel campo delle rispettive competenze richiamandoli alle proprie finalità statutarie, sia per i contenuti dei corsi sia per gli utenti del servizio".
O io con ogni probabilità capisco male, oppure questo "ricondurre" farebbe pensare che gli enti gestori vanno al di fuori delle rispettive competenze per quanto riguarda il comparto di questi corsi. Ecco quindi un discorso che a mio parere avrebbe bisogno. Assessore, di essere più approfondito avrebbe bisogno di una riflessione e di un'attenzione maggiore da parte del Consiglio. Il nostro Gruppo è disponibile a cominciare a lavorare fin da questa sera per una migliore predisposizione del corsi di formazione professionale in agricoltura per il prossimo anno.
Non so se sia stata una coincidenza fortunata, ma questo Consiglio regionale discusse della formazione professionale il giorno dopo lo sciopero dei metalmeccanici ed avemmo così modo di verificare la distanza esistente tra i discorsi fatti in questa stessa aula sui problemi dell'occupazione e dello sviluppo e la successiva proposta di corsi che ci veniva dalla Giunta. Mi sia consentito affermare che, alla vigilia della grande manifestazione che si terrà domani da parte delle organizzazioni agricole, alla quale parteciperemo tutti cercando di portare il nostro contributo per migliorare le condizioni di questo comparto così importante per l'economia del nostro Paese e della nostra Regione, questo progetto e questo programma di corsi non siano adeguati alle esigenze del mondo agricolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.
RABELLINO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei fare un intervento su questi corsi di formazione professionale. Condivido in gran parte quello che ha detto il collega Foco, però la nostra perplessità è anche sui metodi digestione di questi corsi di formazione professionale per l'agricoltura.
Mi fa quasi ridere il collega Foco quando dice che bisogna valutare come questi corsi vengono portati avanti anche in merito all'utilizzo di prodotti chimici e fitofarmaci. Chi è che tiene direttamente questi corsi? In moltissimi casi sono i venditori (chiamiamoli rappresentanti di aziende chimiche) che alla fine fanno la loro vendita, o utilizzano comunque questi corsi per propagandare i loro prodotti. Questa è la realtà a cui dovremmo assistere. A tale proposito sarebbe opportuno avere di anno in anno una relazione su come e su chi ha tenuto questi corsi, perché non basta citare genericamente "l'ente". Benissimo, l'ente avrà incaricato qualcuno, qualche persona fisica. Sarebbe interessante anche sotto il profilo della valutazione dei finanziamenti, perché giustamente degli enti possono proporre dei docenti universitari e altri enti proporre l'ultimo tecnico appena diplomato, per cui indubbiamente i costi sono diversi. Noi chiediamo, in particolare per i prossimi anni, che ci venga fornita una relazione sulla gestione dettagliata dei corsi. Vediamo da questa tabella che il numero delle ore è decisamente basso; a parte fare una vendita (come dicevamo prima) non so che formazione professionale si possa dare in così poco tempo. Non vorremmo, e questa è una nostra impressione, che questa forma digestione dei corsi non fosse altro che un finanziamento ad associazioni e a gruppi, che deve essere dato in forma clientelare. Ci pare che alla fine si possano tranquillamente abbinare le due cose.
Indubbiamente noi voteremo contro per questi motivi. Se vogliamo affrontare un discorso serio sulla formazione professionale in agricoltura saremo i primi ad aderire ad un'iniziativa del genere. E' indubbio che debbano essere altri i metodi ed altre le proposte gestionali dei corsi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nel momento in cui l'agricoltura italiana, diciamo comunitaria, vive una fase di profonda trasformazione, la formazione professionale può rappresentare uno degli elementi strategici per intervenire in questo settore. Tuttavia, sia per quantità di risorse che per limiti di esperienza in questo settore probabilmente c'è ancora molto da fare.
Dal lato dei contenuti dei corsi e delle modalità io non sono d'accordo nel considerare negativi i corsi brevi. L'esperienza fatta in un decennio con i corsi lunghi, per il tipo di attività che svolgono gli agricoltori ha dimostrato la difficoltà nell'agibilità. Qui non siamo in una formazione di base nella quale evidentemente occorra dare un grande spessore. Qui occorre dare del sostegni con degli elementi mirati, molto snelli, efficaci e circoscritti. Occorre dare del supporti alle modalità con cui opera l'imprenditore agricolo. Il passaggio graduale che la Regione sta facendo da una formazione esclusivamente tecnica, così come era all'inizio del decennio passato, ad una formazione legata al carattere dell'essere impresa, dell'attività dell'agricoltore, credo che sia un segno che si riscontra nel programma presentato (a mio parere con troppa prudenza e con troppi limiti). Occorre lasciare ad altri organismi dell'agricoltura l'intervento sulle tecniche agricole, sull'uso dei fitofarmaci.
Occorrerebbe concentrare la formazione agricola nel dare all'agricoltore la capacità di essere impresa di collocarsi attraverso la dimensione finanziaria, la capacità di valutazione dei costi, di opportunità delle diverse culture e di affacciarsi al mondo commerciale con una certa autonomia. Sono questi gli elementi sui quali con dei corsi brevi presupponendo già di lavorare su una materia prima con grande esperienza si può andare avanti. Certamente non possiamo borbottare per la quantità di risorse che va alla formazione professionale, altrimenti rischiamo di fare il matrimonio con i fichi secchi in questo campo. Ed è proprio sulla modalità dell'essere impresa dell'agricoltore che si giocano le sfide future dell'agricoltura. Oggi gli accessi all'innovazione tecnologica nel campo agricolo non sono limiti per l'agricoltura. I limiti sono nella capacità dei nostri agricoltori di sapersi rapportare con una serie di variabili molto dinamiche e molto complesse, nelle quali lui non riesce più a capire qual è la realtà del presente e quali sono i segnali che possono delineare le future tendenze dello scenario dell'agricoltura. Quindi ritengo che la linea di tendenza nella quale si muove la formazione professionale agricola della Regione sia giusta e prudente nel riconvertire quel processo di trasformazione a cui si è dato avvio all'inizio del decennio passato. Però occorre lavorare in questo settore con grande disponibilità. Poi potremo decidere per i corsi brevi o per i corsi lunghi ma ci deve essere la convinzione che una parte importante della sfida dell'agricoltura italiana e piemontese la si vince nella capacità di essere impresa di ogni agricoltore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.
MIGLIO Cercherò di contribuire alle riflessioni che sono state fatte finora non ripetendo quanto già detto dagli altri Consiglieri.
Molto brevemente. La prima questione che ci trova dubbiosi è la scelta di attivare dei corsi brevi, che non così sistematicamente si traducono in una crescita culturale e tecnica degli interessati, nello specifico i lavoratori del settore agricolo. Tali corsi non trasmettono quelle informazioni necessarie a trasformare la loro capacità di intervento e di accrescere la loro professionalità. Questa è la prima notazione.
La seconda notazione è che, come si deduce dal passaggio al punto b) questi corsi vengono attivati in attesa dell'applicazione della legge n.
44/86. Varrebbe la pena capire quando, entro quale data, verrà data effettiva applicazione al dettato di questa legge. Ma la cosa che più mi preme mettere in evidenza è che al punto e) si dice che l'orientamento di tutta l'attività degli indirizzi tecnici, ben definiti e mirati, sarà fatto in ordine alla tutela della salute dell'operatore agricolo, del consumatore e alla salvaguardia dell'ambiente. Se si tiene buona questa presa di posizione del documento, che incentra la sua attenzione in particolare su questi temi, e la si va a confrontare con il pacchetto dei corsi, di cui al documento allegato alla deliberazione, questo rapporto non lo si ritrova.
La gran parte dei corsi non ha attinenza con il problema della tutela della salute dell'operatore agricolo, della salvaguardia dell'ambiente e quindi di una riconversione del sistema produttivo dell'agricoltura con l'introduzione di tecniche diverse, compresa la fuoriuscita dall'uso di prodotti chimici e via dicendo. Tutto questo mi pare che non venga recepito.
Queste questioni le avevo già sollevate in sede di Commissione, per non è stato apportato alcun correttivo al fine di recepire quelle indicazioni generali che lo stesso documento esprimeva. Indicazioni che non trovano una rispondenza diretta con quanto, di fatto, si va ad attuare.
Altra questione preoccupante è che in un passaggio, sempre della parte di presentazione, si dice che si è ritenuto necessario dare continuità all'attività di formazione professionale agricola consentendo agli enti gestori di soddisfare la domanda formativa espressa dagli agricoltori per il 1990. Ritengo che compito della Regione non sia solo quello di calarsi all'interno di una continuità del percorso sinora svolto e quindi di accogliere, senza una riflessione propria, le domande che provengono dagli enti gestori e qualsivoglia altra persona, ma, viceversa, di avere un ruolo attivo, di definire essa stessa quali sono gli indirizzi principali che l'agricoltura piemontese si deve dare e, nello specifico, di attuare, anche tramite i corsi, quella necessaria acquisizione di cognizioni tecniche culturali e di vario tipo che ci consentono di fuoriuscire da questo tipo di agricoltura basata sulla monocoltura e sull'uso massiccio delle sostanze chimiche per recepire invece un diverso modo di concepire la stessa attività di produzione nel rispetto dell'ambiente e della salute di tutti.
Tutto questo mi pare che non venga colto e quindi non possiamo dare una valutazione positiva a questa deliberazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.
LOMBARDI, Assessore all'agricoltura Signor Presidente, colleghi Consiglieri, le risorse destinate alla formazione professionale in agricoltura, come ben diceva il collega Tapparo, sono assai limitate e si sono continuamente ridotte nel tempo.
Certamente il collega Tapparo ricorderà gli anni in cui alla formazione professionale in agricoltura venivano destinati oltre 3 miliardi e nonostante l'inflazione siamo arrivati oggi a destinare alla formazione professionale in agricoltura, per le situazioni generali della finanza regionale, meno di 1 miliardo. Questo è il quadro nel quale si va a collocare l'attività di formazione agricola in Piemonte. Formazione agricola che sostanzialmente non ha modificato di molto l'impostazione di quella vigente da quando è in vita la Regione Piemonte. Non è che ci siano state importanti innovazioni. Se un'innovazione c'è stata è quella della riduzione ad oltre un terzo delle risorse destinate alla formazione in agricoltura. In merito ai corsi brevi o corsi lunghi il Consigliere Tapparo ha già detto bene che chi frequenta i corsi di formazione professionale non è un giovane alla ricerca della prima occupazione o un giovane che ha bisogno di essere formato professionalmente. E' un imprenditore e voi sapete - ma vale la pena evidenziarlo - che nell'azienda agricola il tempo libero è molto limitato. Pertanto è impensabile che un imprenditore, che ha già difficoltà a far fronte al lavoro aziendale, possa destinare 300-400 ore all'anno alla formazione professionale. Ritengo infatti che i nostri produttori agricoli abbiano già una buona formazione professionale in quanto i risultati che essi raggiungono nelle loro aziende agricole, a livello di quantità e di qualità prodotte (non a livello di prezzi), sono largamente competitivi con le aziende più avanzate non solo dell'Europa, ma anche di altri Paesi più sviluppati del mondo occidentale. Di che cosa hanno bisogno e che cosa chiedono gli imprenditori agricoli? Di essere aggiornati, anno per anno, sulle novità del settore nel quale loro operano perché ogni anno, nella zootecnia, nella viticoltura, nella frutticoltura la scienza, la tecnica e la sperimentazione mettono a disposizione strumenti nuovi che devono essere conosciuti. Quando un imprenditore ha una formazione di decenni ha solo bisogno di essere aggiornato, ma non con dei tempi troppo lunghi, perché si scontrerebbero sia con le capacità di spesa della Regione sia con la possibilità di partecipazione dell'imprenditore agricolo. Quindi, senza escludere i corsi lunghi da destinare ai giovani che si vogliono avvicinare all'agricoltura, ammesso che si abbiano le risorse per attuare entrambi i programmi, è necessario proseguire nella formazione a breve tempo perché offre a migliaia di imprenditori agricoli la possibilità di colloquiare, Consigliere Rabellino, non solo con i venditori. Se così fosse la invito ad indicare nome e cognome di venditori di concimi o antiparassitari che vanno a fare lezione ai corsi. Come Consiglieri dobbiamo anche stare attenti alle cose che diciamo, perché se così fosse evidentemente qualcosa andrebbe denunciato.



(Interruzione del Consigliere Rabellino)



PRESIDENTE

LOMBARDI, Assessore all'agricoltura



PRESIDENTE

Vada all'Assessorato alla formazione professionale - sto rispondendo per conto del collega Cerchio, assente per fondati motivi - e troverà per ogni corso l'elenco degli insegnanti e dei docenti. Non c'è niente di nascosto e se in quell'elenco lei troverà del venditori di antiparassitari lo denunci in Consiglio: insieme andremo a verificare come è possibile che certe cose succedano. A me non risulta, altrimenti avrei chiesto al collega competente di provvedere. Non si tratta nemmeno di un'azione clientelare perché i corsi vengono proposti dalle Associazioni che sono presenti nel mondo agricolo. D'altra parte non credo che possano essere proposti da altri soggetti, aggiungendo alle presenze associative del mondo agricolo anche gli enti locali. Vengono proposti con tanto di modulo di partecipazione, probabilmente non siamo bene informati delle regole che nel tempo ci siamo dati per rendere trasparente ed efficiente il sistema di formazione professionale in agricoltura. Collega Rabellino, si pu chiedere che venga fatta una relazione di quanti hanno partecipato, quali materie sono state trattate, tenendo conto - e rispondo al Consigliere Miglio - che questa è solo una parte dei corsi di formazione. Questi sono i corsi di formazione tradizionali, i corsi per l'uso delle sostanze chimiche sono corsi specifici che hanno una loro organizzazione specifica e che noi abbiamo organizzato in Piemonte perché c'è un decreto del Ministero della Sanità che obbliga ogni imprenditore agricolo, per l'acquisto di sostanze chimiche, ad essere fornito di un patentino. Patentino che si ottiene attraverso la partecipazione a corsi specifici che la Regione Piemonte ha organizzato. Dopo la partecipazione devono affrontare...



PRESIDENTE

MIGLIO



PRESIDENTE

Io parlavo di corsi relativi alla lotta fìtopatologica.



PRESIDENTE

LOMBARDI, Assessore all'agricoltura



PRESIDENTE

Sono i corsi che vengono fatti per dare all'imprenditore agricolo le informazioni necessarie per ottenere il patentino obbligatorio sia per l'acquisizione sia per l'uso degli antiparassitari...



PRESIDENTE

BRESSO



PRESIDENTE

Allora sono corsi per usarli, non per Insegnare ad usarli. Sono chiamati in questo modo. Ha ragione il collega Miglio.



PRESIDENTE

LOMBARDI, Assessore all'agricoltura



PRESIDENTE

Sono corsi per ottenere un patentino che da diritto ad acquistare ed usare le sostanze chimiche in agricoltura. Senza questo patentino non è possibile ne acquistare ne usare. A me sembra che questo aspetto vada chiarito, nel senso che sono decine di migliaia gli imprenditori agricoli che hanno partecipato al corsi per essere messi in condizione di ottenere il patentino che è strumento fondamentale per acquistare ed usare prodotti antiparassitari. Mi sembra però che fatte queste precisazioni sia giusto un approfondimento a livello di Consiglio e di Commissione per verificare la possibilità di migliorare il sistema di formazione professionale in agricoltura, soprattutto legato ad un riordino e ad un'integrazione dei vari servizi di sviluppo nel settore agricolo. Per esempio, la lotta fitopatologica non ha niente a che fare con i corsi di formazione professionale, perché si tratta di assistenza tecnica e pertanto entriamo in un altro provvedimento. Nel mio intervento precedente ho detto che l'ESAP è titolare della realizzazione in Piemonte del piano di lotta fitopatologica. Noi daremo al Consiglio le relazioni di quanto si è ottenuto attraverso questo intervento, ma non ha niente a che fare con i corsi di formazione professionale. I corsi di formazione professionale non hanno requisiti di assistenza tecnica, invece il piano di lotta fitopatologica ha larghissimi aspetti di assistenza tecnica e come tale viene quindi finanziato dall'Assessorato regionale all'agricoltura attraverso il piano di lotta fitopatologica. Comunque la Giunta è aperta ad ogni proposta di miglioramento, anzi ritiene di sollecitare i Gruppi perch si creino le condizioni per un dibattito più approfondito sulla materia della formazione professionale e perché le poche risorse vengano spese al meglio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Foco. Ne ha facoltà.
FOCO Io non ritengo di dover riprendere le motivazioni illustrate in precedenza con le quali sostenevo il voto contrario del mio Gruppo, ma vorrei controbattere ad alcune osservazioni dell'Assessore Lombardi.
Premesso che sono d'accordo con l'Assessore quando afferma che sul terreno della formazione professionale in questa Regione si sia fatto poco e in questi anni poche cose siano andate avanti e tutto questo l'ho potuto constatare per esperienza personale. Ho iniziato ad interessarmi di questo settore nel 1970 e poi, avendo seguito dal 1983 al 1990 altri settori, è con una certa apprensione che ho ripreso ad interessarmene da quando sono stato eletto in questo Consiglio regionale. Con sorpresa ho scoperto che i problemi lasciati prima del 1983 sono ancora oggi tutti sul tappeto. Quindi questo non va a merito della Regione ne di chi l'ha governata. Dobbiamo cercare di fare tutti insieme uno sforzo per dare il ruolo dovuto a questo comparto, ma le maggiori responsabilità ricadono su coloro che hanno governato la Regione nel corso di questi anni.
Lo stesso dicasi, Assessore, per quanto riguarda le risorse che vengono destinate alla formazione professionale. Sono convinto che con quelle a disposizione, al di là di poterne ottenere di più, sia possibile lavorare meglio e fare svolgere alla formazione professionale il ruolo e la funzione che le spetta.
Non ho la possibilità di poterlo documentare e quindi non seguirò il collega Rabellino nella sua denuncia, però chi vuole intendere le mie parole, intenda.
Vengo al discorso fra corsi brevi e corsi lunghi: non stiamo mettendo in discussione se i moduli devono essere di 600 o di 200 ore, ma stiamo parlando. Assessore, di 16 ore, 20 ore! E poi bisogna leggere la materie che dovrebbero essere studiate ed imparate: non si tratta di argomenti di poco conto o marginali, sono tutti importanti e vitali per un agricoltore.
Può essere utile il corso breve, ma qui mi pare che si tratti di microcorsi, corsi brevissimi, corsi ''inesistenti". Pro tempore sono stato eletto in questo Consiglio, ma la mia professione è quella dell'insegnante.
So quindi cosa vuoi dire didattica e conosco il rapporto diverso tra il primo livello di formazione ed il secondo, il terzo o il quarto; ma con 16 o 20 ore di corso non venitemi a dire che si tratta di un aggiornamento serio. Non ho detto che siano indispensabili 400 o 500 ore, ma, a seconda della problematica affrontata, occorre concedere il tempo necessario per poter svolgere in modo completo un argomento, anche per delle persone che ne sono convinto, conoscono già abbastanza delle tematiche e problematiche affrontate.
Ultima osservazione. A me pare che manchi - questo è il rilievo maggiore - l'indirizzo di scelta da parte della Regione, e in particolare dell'Assessorato. Ci si limita a raccogliere quello che viene proposto dalle associazioni e dagli enti e lo si mette insieme.
Inoltre, Assessore, non dimentichiamo come è stata impostata all'origine questa deliberazione. L'ultimo capoverso, che abbiamo tolto in Commissione, era effettivamente - non voglio usare parole grosse - il coronamento del taglio complessivo che si voleva dare a questi corsi. Il nostro voto quindi è contrario.
Siamo però disponibili e prendiamo atto della disponibilità dell'Assessore e della Giunta a lavorare, senza pregiudiziali, per cercare di cambiare questa situazione che si è un po' troppo sclerotizzata con gli anni.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola pongo in votazione la deliberazione testé discussa, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. La deliberazione è approvata con 25 voti favorevoli e 13 contrari.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Chiedo la disponibilità dei Gruppi a votare la immediata eseguibilità della deliberazione testé approvata, che non ha nulla a che vedere con il merito, ma consente l'avvio della stessa. Mi rivolgo ovviamente ai Gruppi di opposizione. Se non c'è disponibilità ritiro la mia richiesta.



PRESIDENTE

Poiché non c'è questa disponibilità passiamo al prossimo adempimento.


Argomento: Problemi energetici - Valutazione impatto ambientale - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Esame ordini dei giorno relativi al tracciato dell'elettrodotto Moncenisio Piossasco elaborato dall'ENEL (seguito)


PRESIDENTE

Passiamo ora alla votazione dei documenti relativi all'elettrodotto Moncenisio-Piossasco.
La parola al Consigliere Vaglio.
VAGLIO Intervengo per ritirare la mozione n. 11 a firma Lega Nord e Gruppo comunista del 16 luglio 1990 in quanto riteniamo sufficientemente rappresentate le nostre istanze dall'ordine del giorno n. 32 presentato nel mese di settembre e sottoscritto da tutte le opposizioni.



PRESIDENTE

Risultano pertanto due documenti da porre in votazione: l'ordine del giorno n. 32 e l'ordine del giorno n. 66.
Ha chiesto la parola l'Assessore Nerviani. Ne ha facoltà.



PRESIDENTE

NERVIANI, Assessore alla pianificazione territoriale



PRESIDENTE

Mentre ci orientiamo a votare l'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Montabone, Marchini ed altri, propongo a nome della Giunta un emendamento sostitutivo al quart'ultimo comma dell'ordine del giorno stesso che sostituisce l'espressione: "A continuare il rapporto con gli amministratori delle zone interessate e con l'ente, alfine di verificare la possibilità di correzioni e mutamenti al tracciato più corrispondente alla tutela degli interessi locali del territorio", con la seguente formulazione: "A continuare il rapporto con gli amministratori delle zone interessate e con l'ENEL. Al fine di tutelare al massimo possibile gli interessi locali e il territorio della Valle di Susa, ricercando anche mutamenti di tracciato e corridoi alternativi".



PRESIDENTE

I proponenti del secondo documento accolgono l'emendamento proposto dall'Assessore Nerviani.
Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Marino.
Ne ha facoltà.
MARINO Sono dispiaciuto di non poter cambiare posizione rispetto all'ordine del giorno che avevo sottoscritto perché il secondo documento presentato non tiene molto in considerazione le ragioni di fondo che erano presenti nell'ordine del giorno precedente, ma soprattutto nel dibattito di oggi nel senso che guardando il dispositivo dell'ordine del giorno della maggioranza mi pare di capire che con l'emendamento che è stato test accolto, sostanzialmente si lascia aperta la possibilità a delle modifiche di tracciato e forse di cambiare valle.
Nel secondo comma del dispositivo si dice: "ad avviare comunque adeguati studi e piani per il recupero ambientale del territorio già abbondantemente compromesso dalla costruzione di importanti e pesanti infrastrutture d'interesse generale ma solo in parte di interesse diretto per la popolazione residente in Valle di Susa". Vorrei che qualcuno mi spiegasse il significato, perché alla lontana sembra quello di promettere un qualche risarcimento per ulteriori interventi da realizzare.
Per il resto è positivo che immediatamente la Regione non dia l'autorizzazione, però sostanzialmente non viene preso in considerazione quello che è stato forse uno degli elementi di fondo della discussione di oggi, e cioè che la Giunta e il Consiglio regionale dovrebbero prima di tutto fare una riflessione di carattere generale per chiedersi a che cosa serve quell'elettrodotto. L'ENEL ha deciso di costruire fare un elettrodotto, e questo va bene, dopodiché cerchiamo di rimandare le cose per trovare una soluzione nel tracciato in modo da avere i minori costi politici possibili. E' evidente comunque che una Giunta che ritiene fondamentali scelte di questo di genere le possa prima o poi avallare, per andrebbe fatta una considerazione in questa riunione di comitato interassessorile per valutare le ragioni di fondo in base alle quali l'ENEL vuole costruire un elettrodotto in questa parte della regione Piemonte. Da questo punto di vista quindi sono spiacente che oggi non si siano trovate soluzioni diverse e che si vada a votare due ordini del giorno nei fatti contrapposti. Per quanto mi riguarda voterò contro l'ordine del giorno della maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre.
SEGRE Svolgo anch'io una brevissima dichiarazione di voto sul secondo ordine del giorno.
Tra le righe dell'emendamento sostitutivo presentato dall'Assessore Nerviani leggo il tentativo di rimandare ancora il problema, perché si dice "a continuare il rapporto con gli amministratori delle zone interessate e con l'ENEL. alfine di tutelare al massimo possibile gli interessi locali e il territorio della Valle di Susa, ricercando anche i mutamenti di tracciato e di corridoi alternativi". Malgrado la lunga discussione di oggi, i principali punti che noi avevamo messo in evidenza nel nostro ordine del giorno, che senz'altro andrà votato in contrapposizione a questo, non sono stati recepiti dall'ordine del giorno, pur con questa correzione, proposto dalla maggioranza, anche perché non mi sembra in ogni caso avallabile una politica territoriale volta a cercare mutamenti di tracciato e corridoi alternativi, cioè di spostare in un'altra valle i problemi che sono attualmente presenti in Valle di Susa. Così come ci sono dei problemi per quanto riguarda continuare il rapporto con gli amministratori delle zone interessate, che sono oggi qui presenti a seguire il nostro dibattito. Vorrei sapere se il Presidente del Consiglio intenda fare una comunicazione in merito al fatto che tali amministratori hanno trasmesso una petizione popolare che ha raccolto più di 4.600 firme contro la costruzione di questo elettrodotto. La loro posizione è stata espressa compiutamente nel corso delle varie audizioni che abbiamo avuto e ulteriormente ribadita attraverso questo atto. Non si è avuta da parte della Giunta una risposta più sostanziale riguardo al progetto. Mi associo a quello che ha detto il Consigliere Marino in precedenza: non è stata verificata l'utilità di questo elettrodotto e non abbiamo avuto delle risposte sufficientemente chiare su questo argomento. Si cercano delle vie alternative, cioè di cambiare il tracciato e altro, ma malgrado la disponibilità che la Giunta ha mostrato, l'Assessore Nerviani in particolare, a cercare delle modifiche, non è stato affrontato il cuore del problema, quindi annuncio il voto negativo del Gruppo Verde.



PRESIDENTE

Informo il Consiglio che un gruppo di cittadini ha presentato informalmente alla Presidenza del Consiglio una petizione che reca 4.618 firme. La documentazione verrà esaminata dall'Ufficio di Presidenza nella riunione di lunedì dal punto di vista formale secondo l'iter previsto dal Regolamento, dopodiché la petizione verrà Inviata alla Commissione competente.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cucco. Ne ha facoltà.
CUCCO Signor Assessore, avevo parlato di due cose molto semplici nel mio intervento. Ad una ho avuto risposta, all'altra no. Proprio per seguire lo spirito del Consigliere Marchini che parlava di assenza del pregiudizio nell'affrontare questo tema, continuo a ripetere che dire sì o no a questo elettrodotto scorporandolo da tutto quello che è la valle di Susa oggi e da quello che potrebbe diventare con ulteriori interventi è perlomeno miope.
L'ordine del giorno presentato dalla maggioranza su questo non dice nulla e io non posso che votare contro un ordine del giorno che non si pone nemmeno il problema a livello di studio di che cosa succederà nella valle con l'alta velocità o con tutte le infrastrutture che già sono presenti o che in parte cambieranno Ovviamente voterò a favore dell'ordine del giorno che ho firmato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.
MAGGIOROTTI Il Consigliere Marchini aveva fatto la proposta di ritirare attraverso un'unificazione gli ordini del giorno e le mozioni presentate. Si tratta di capire chi li deve ritirare: mi sembra che quello della maggioranza non sia stato ritirato, non è stato proposto di ritirarlo, perlomeno è rimasto con un emendamento, quindi è chiaro che si vota per contrapposizione. Diventa difficile mettere assieme delle ragioni diverse e ben venga quindi in questo senso la contrapposizione tanto più che è nelle mani del Consiglieri presenti il comunicato che è stato sottoscritto da rappresentanti di Amministrazioni comunali delle Valli di Susa e Sangone e dal rappresentanti del comitati del no all'elettrodotto e da associazioni ambientaliste, le quali ritengono che l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza sia un significativo passo indietro rispetto al dibattito che si sta orientando per il rifiuto dell'elettrodotto, in quanto penalizzante per l'impatto ambientale e lo stato di salute delle popolazioni coinvolte. Il comunicato dei rappresentanti delle amministrazioni afferma inoltre che l'ordine del giorno della maggioranza ignora le ragioni di negatività espresse dalle amministrazioni delle valli durante i numerosi incontri che sono stati avviati con gli organi regionali e ribadiscono la validità dell'ordine del giorno presentato il 25/9/1990 che contiene le ragioni per il no, quelle stesse che sono state espresse nelle delibero di 13 Consigli comunali e riprese dal documenti di Comunità montane. Comuni, comitati e gruppi ambientalistici, hanno presentati ai Capigruppo consiliari regionali in data 24/9/1990. A maggior ragione quindi, in relazione a questo comunicato del rappresentanti delle Amministrazioni comunali, il mio Gruppo ritiene di esprimere un parere nettamente contrario all'ordine del giorno della maggioranza che tra l'altro non dice nulla sulle questioni connesse con i problemi di difesa dai rischi per la salute delle popolazioni che abitano nei pressi degli elettrodotti. Non parla assolutamente di impegni della Giunta in questa direzione e questo va sottolineato come grave elemento di disinteresse, se viene tenuto così, per i rischi che comunque corrono le popolazioni che abitano nei pressi dell'elettrodotto come gli studi che ho citato questa mattina in ipotesi sottolineano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



PRESIDENTE

MARCHINI



PRESIDENTE

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio la Giunta per l'emendamento che ha proposto, in quanto lo considero un elemento utile di chiarezza e di rafforzamento del compito non lieve che avrà la Giunta regionale di confrontarsi con l'ausilio delle popolazioni locali e con l'ENEL. Non sarà una battaglia facile, quindi va giocato a tutto campo.
Immaginavo che fosse possibile addivenire ad un documento unitario che consentisse per esempio di recepire (ha ragione il collega che mi ha preceduto) alcuni elementi che non sono presenti nell'ordine del giorno della maggioranza perché ritenevo che qui fosse superata la questione ideologica che invece è stata riproposta con forza. Sostanzialmente la questione che divide la maggioranza da altri amici consiste nel ritenere da parte di qualcuno che sia pensabile che l'Italia, attraverso il Piemonte non si debba collegare con il sistema francese per il trasporto di energia elettrica. Questa è la sostanza. Questo è nel libro dei sogni, lo vorremmo tutti, ma è assolutamente velleitario e fuori dalla realtà dei fatti. Siamo il Paese europeo più esposto sul piano energetico, ma soprattutto siamo il più esposto dal punto di vista del debito nei confronti del petrolio.
Allora, anche gli sceicchi sanno che è un delitto usare un bene prezioso come il petrolio che nel futuro sarà destinato a funzioni non di combustibile, ma di materia prima per prodotti sofisticati per esempio nel settore farmaceutico, quindi è evidente che la nostra generazione vedrà l'Italia nella necessità di acquistare energia da Paesi europei, in particolare dalla Svizzera attraverso la Lombardia, dalla Francia attraverso il Piemonte e la Valle d'Aosta e dai Paesi dell'est attraverso il Veneto. Il nostro Paese importerà energia elettrica dal Paesi europei mediante elettrodotti.
Questa è la questione nuda e cruda che ci divide, signor Presidente e colleghi Consiglieri. E' una questione di natura ideologica, non è una questione che attiene al governo del territorio. Mi pare quindi che l'emendamento proposto dalla Giunta consentirà alla stessa Giunta regionale di governare questa materia con maggiore autorevolezza e a campo più completo e fa chiarezza soprattutto - questo sarà bene che anche le popolazioni lo capiscano - che a fronte di una battaglia per la tutela delle popolazioni che ci vede tutti solidali c'è un distinguo chiaro sulla politica energetica e sulla concezione di problemi di strategia nazionale che nulla hanno a che fare con i problemi del territorio, dell'ambiente e della sanità.
Naturalmente voteremo il documento che abbiamo sottoscritto. Suggerisco inoltre al collega Fulcheri di astenersi sui documenti presentati dai colleghi degli altri Gruppi perché in ogni caso vuoi essere un segno di apprezzamento per una battaglia generosa che in assoluta buona fede questi amici svolgono su posizioni che non ci vedono coincidenti, ma che meritano comunque considerazione e rispetto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.
BRESSO Signor Presidente, faccio la dichiarazione di voto a nome del Gruppo comunista. Noi voteremo contro l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza a firma dei colleghi Montabone, Rossa e altri. Molti colleghi di Gruppi di opposizione hanno già sollevato delle ragioni, ma io vorrei aggiungere una considerazione. Se è vero che in apparenza la modifica al primo punto del dispositivo dell'ordine del giorno può sembrare un modesto accoglimento del dibattito e delle posizioni delle comunità interessate nonché dell'opposizione, in realtà si potrebbe dire "ricercando" potrebbe anche essere un modo per giustificare il fatto di non aver trovato nulla.
Quando un soggetto cerca una serie di cose, può poi legittimamente ritenere di avere trovato qualcosa pur non avendo trovato quella che invece si vuoi far credere essere la novità e cioè il corridoio alternativo. Nel dispositivo precedente le correzioni o mutamenti di tracciato significano la stessa cosa, cioè un mutamento di tracciato può essere anche un corridoio alternativo, ma il fine del continuare il rapporto era almeno il verificare la possibilità di correzioni o mutamenti. Mentre adesso il rapporto è per la generica tutela dell'ambiente, ricercando anche i mutamenti di tracciato. Complessivamente quindi si indebolisce la posizione, pur rafforzandola un po' attraverso la precisazione della possibilità di esplorare anche i corridoi alternativi, che era già a mio avviso contenuta nella versione precedente. La questione però è che non c'è un impegno della Giunta a trattare con forza nei confronti dell'ENEL.
l'esperienza ha dimostrato che il rapporto sulla Valle di Susa finora intrecciato con l'ENEL (ma anche sulla vicenda dell'autostrada e del precedente elettrodotto), è stato gestito con notevole debolezza e ancora con maggiore debolezza rispetto al caso precedente (l'elettrodotto Leinì Piossasco) su cui peraltro le possibilità di resistenza della Regione erano molto inferiori perché non ricadeva in un'area vincolata e quindi c'erano difficoltà tecniche a opporsi alle decisioni dell'ENEL.
Inoltre nel dispositivo del documento della Giunta c'è una corretta interpretazione di cosa significhi preoccuparsi della situazione ambientale della Valle di Susa. Non si tratta solo di effettuare il recupero ambientale del danni già prodotti, ma a nostro avviso oltre a valutare la situazione attuale e quindi il recupero ambientale dei danni prodotti anche di preoccuparsi del futuro e quindi fare una valutazione complessiva delle opere che si vanno a progettare tra i versanti della Valle di Susa e della loro reciproca sostenibilità perché è evidente che è la sommatoria di tutte queste opere che produrrà i disastri maggiori. Se ci si preoccupa di risanare i danni passati per poi ricominciare a infliggerne di nuovi, non so quanto questo dispositivo sia sensato ed intelligente: è soprattutto sul futuro che occorre muoversi piuttosto che sul risanamento puro del passato anche se questo è purtroppo rilevante. La questione è che finalmente il progetto territoriale operativo consideri tutti questi problemi e all'interno di una definizione territoriale della situazione verifichi l'impatto ambientale delle diverse opere proposte.
Voteremo invece a favore del documento di cui siamo firmatari perch siamo convinti che, anche nell'ipotesi di una successiva possibilità di trattativa su un corridoio alternativo, la prima cosa da fare sia opporsi al progetto che in questa sede tutti hanno criticato, perché è debolissima la posizione contrattuale di dire sì, a meno che non si abbia possibilità di valutare un corridoio alternativo. L'ENEL potrebbe rispondere: "No, non si può" e la Regione di conseguenza direbbe: "Va bene, fatelo". No, bisogna dire che noi siamo d'accordo sull'elettrodotto, ma riteniamo che non sia un buon tracciato e che quindi vada studiato un corridoio alternativo. Questa è una posizione forte dalla quale si può trattare con l'ENEL. altrimenti la posizione non può che produrre il risultato di un no dell'ENEL. magari con qualche marginale correzione per tenere conto di un problema specifico di un Comune o di un punto ben definito. Quindi è importante che come prima cosa questo Consiglio esprima il parere negativo sul progetto dell'elettrodotto così com'è e su cui tutti hanno avanzato delle obiezioni.
Occorre prendere atto che in questo Consiglio tutti affermano che così com'è il progetto non va bene, pertanto come prima cosa si dice no dopodiché si vedrà, l'ENEL faccia delle ulteriori proposte e la discussione si potrà aprire. Seconda questione. E' evidente che occorre adoperarsi dopo avere detto no, affinché il progetto venga ritirato e sostituito.
Inoltre, ribadisco che non si può procedere in questo modo nella politica energetica piemontese: occorre che la Regione si faccia carico di una conferenza e di un conseguente piano energetico, naturalmente sentendo l'ENEL e gli enti energetici piemontesi, per chiarire una volta per tutte qual è la strategia, perché ci siamo sentiti dire tutto e il contrario di tutto, che il Piemonte abbia un deficit energetico lo sappiamo tutti, ma occorre intanto che si definisca l'ambito di riferimento in base al quale riferire i deficit o le eccedenze. Stabilito quanto debba essere fornito al compartimento di Torino come incremento di produzione o di acquisto di energia nei prossimi anni, occorre capire da dove questa energia deve arrivare: da impianti sul territorio piemontese o deve essere importata dall'estero? Le due cose possono essere anche concorrenti, ma allora va capito per quale quota e dove va a finire l'energia che a quel punto diventa largamente esuberante per il compartimento di Torino, perché il compartimento di Torino - lo ribadisco - non ha deficit! Per chi non lo sapesse il compartimento di Torino comprende il Piemonte, la Valle d'Aosta e la Liguria e questo è il bacino di riferimento su cui l'ENEL presenta tutti i dati e i propri programmi. Non si capisce perché dice che il Piemonte è deficitario e poi si va in Valle d'Aosta a dire. "Voi siete eccedenti"? Che ragionamento è? La Valle d'Aosta produrrà forse energia elettrica per buttarla via? Produce energia elettrica per il Paese e quindi l'energia prodotta in Valle d'Aosta va utilizzata in Piemonte, la regione italiana confinante e più vicina in assoluto, e quindi la regione in cui più logicamente l'energia deve essere inviata, perché il trasporto dell'energia ha un costo elevato: trasportando l'energia non si sa bene dove, è evidente che non si fa che ridurre l'efficienza energetica del Paese. L'ENEL. trasferendo energia in continuazione da un luogo all'altro non fa che diminuire l'energia netta in rapporto all'energia lorda prodotta o importata. Questi sono i ragionamenti che vanno fatti con l'ENEL. Se non decidiamo di fare, dopo molti anni e dopo averlo già deciso in questo Consiglio, una conferenza energetica per chiarire una strategia, ci troveremo nella situazione che apparentemente la Giunta, nelle persone dei suoi diversi Assessori, dirà sì a tutto.
A qualcosa probabilmente bisognerà dire sì, mettiamoci d'accordo su che cosa, non abbiamo bisogno di programmare visto che tutti i progetti compreso quello del Ministro Battaglia e il Piano Energetico Nazionale prevedono di puntare soprattutto sul risparmio energetico e non sui grandi incrementi di produzione. Non abbiamo bisogno di grandi incrementi di importazione e di produzione, abbiamo bisogno di una certa percentuale di incremento di disponibilità, limitata. Da dove deve venire questo incremento? Chiariamolo in una conferenza energetica, altrimenti qualunque richiesta che l'ENEL o altri enti energetici faranno sarà sempre accolta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.
ZACCHERA Come giustamente diceva la collega Bresso è opportuno trasportare il tema ad un discorso più specifico.
In sede di ordine del giorno della maggioranza ho apprezzato le correzioni apportate dall'Assessore Nerviani, come ho apprezzato questa mattina il suo impegno a riprendere con più forza un discorso con l'ENEL a livello di contrattazione di intenti.
Nello stesso tempo, però, mi sembra che obiettivamente l'ordine del giorno proposto dai Consiglieri Miglio ed altri sia decisamente più completo e soprattutto contenga la frase che esprime un parere più esplicitamente negativo. Effettivamente se diciamo tante belle cose, ma alla fine non esprimiamo un parere negativo a mio avviso non facciamo concretamente nulla. Oggi come oggi alla Regione si chiede di dire sì o no poi tutto il resto è simpatico, utile, ma è "companatico". Il succo del discorso, secondo me, è rispondere di no all'ENEL.
Pertanto esprimo un voto favorevole sull'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Miglio ed altri e un voto di astensione su quello della maggioranza.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 32, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte esaminato il progetto della nuova linea elettrica ad altissima tensione Moncenisio-Piossasco redatto dall'ENEL verificato che il tracciato di tale elettrodotto attraverserebbe la Valle di Susa e la Val Sangone incidendo su zone: di interesse paesistico-ambientale destinate a colture pregiate e a pascoli di notevole importanza economica soprattutto per le comunità locali: sottoposte a vincolo idrogeologico fittamente boscate e soggette ad incendi: abitate per le quali i PRGC non prevedono tale destinazione d'uso: già interessate da un altro elettrodotto dell'ENEL. di analoga potenza la cui costruzione risale al 1968; considerato che: come attestato dalla comunità scientifica internazionale, i campi elettromagnetici sono da annoverare tra le cause che ingenerano disturbi di tipo nervoso, di depressione anche grave, stress psicologico nonché gravi malattie quali leucemie, tumori al sistema linfatico, alla tiroide ed al cervello ed una notevole diminuzione delle difese immunologiche la collocazione dei tralicci e relativi cavi ad una altezza dal suolo stimabile tra i 70 e i 20 metri costituirebbe per la Valle di Susa una barriera invalicabile per gli elicotteri del soccorso alpino e per quelli della Protezione civile o comunque impiegati per interventi, antincendio boschivo, il che costituisce un fatto particolarmente grave in quanto la zona ha un'alta incidenza di rischio l'opera comporterebbe disboscamenti per una fascia di servizio di almeno 60 metri lungo tutta la linea, nonché la costruzione di strade di accesso con conseguenti scassi di terreno in aree soggette a vincolo idrogeologico con conseguente dissesto del paesaggio e aggravio dei rischi di frane per alterazione complessiva dell'assetto idrogeologico attuale l'inserimento del progettato elettrodotto comporterebbe l'abbattimento di circa 200 matricine del castagneto di Villarfocchiardo arrecando non solo una grave alterazione al paesaggio bensì anche un danno economico per le popolazioni locali che vedrebbero ridarsi una loro parte di reddito: la linea elettrica si assommerebbe, in località in Comune di Cumiana all'elettrodotto già esistente circondando il nucleo residenziale producendo così danni all'ambiente, degrado della qualità urbana e possibili ulteriori incidenze negative sulla salute umana l'opera aggraverebbe il peso negativo dell'impatto sul paesaggio e sull'ambiente già seriamente compromessi dai lavori di costruzione dell'autostrada, dell'elettrodotto Leini-Piossasco, dell'acquedotto e del collettore di Valle: l'opera produrrebbe un, danno irreparabile per la collocazione del tracciato a ridosso dei nuclei urbani, delle zone boschive, agricole e pastorali nonché di altre di particolare interesse botanico si pregiudicherebbe in modo grave l'area contigua al Parco regionale Orsiera-Rocciaurè l'energia elettrica che il nuovo elettrodotto dovrebbe importare proviene dalla centrale nucleare Superphoenix, oggetto di contestazioni, per il suo basso valore di sicurezza e di produttività, tanto che sia in Francia che in Italia se ne chiede ripetutamente la definitiva ed irrevocabile chiusura e che molte città territorialmente interessate, tra cui Ginevra e Confìgnion, hanno promosso procedure legali allo scopo di ottenere la chiusura della centrale nucleare sopra citata: viceversa sarebbe possibile recuperare le centrali idroelettriche di media e piccola capacità, con impianti soggetti a deterioramento perch sottoutilizzati o addirittura fermi per mancanza di manutenzione richiamato il fatto che tutti i Comuni interessati si sono già espressi, anche con delibere dei Consigli comunali, contro il progettato elettrodotto di Moncenisio Piossasco: nella riunione del 12/7/1990 le Amministrazioni comunali di Moncenisio Novalesa, Mompantero. Bussatene, Chianocco, Bruzolo, San Didero Villarfocchiardo, S. Antonino, Coazze, Giaveno, Cumiana e Piossasco ribadendo il loro dissenso respingono con fermezza e senza possibilità alcuna di transizione il progetto generale della linea, promuovendo, al contempo, una petizione popolare contro tale elettrodotto con la quale, tra gli altri, si rivolgono al Ministero dei Lavori Pubblici e dell'Ambiente perché questi non autorizzino la costruzione della linea impegna la Giunta regionale 1) ad esprimere il proprio parere negativo sul progetto dell'elettrodotto Moncenisio-Piossasco alla luce delle considerazioni precedentemente esposte 2) ad operare con, tutti i mezzi a sua disposizione e l'autorità che le compete nei confronti dell'ENEL e del Ministero, affinché il progetto venga ritirato nel rispetto della volontà dei cittadini della Valle di Susa e della Val Sangone, peraltro espressa dagli stessi Consigli comunali come sopra richiamato".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 14 voti favorevoli, 16 contrari e 2 astensioni.
Pongo infine in votazione l'ordine del giorno n. 66, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte udita la comunicazione della Giunta regionale sul progetto di realizzazione dell'elettrodotto Moncenisio-Piossasco riconfermata la preoccupazione per il possibile inserimento nella Valle di Susa di una nuova infrastruttura, inevitabilmente destinata ad accentuare la criticità della situazione territoriale ed ambientale della valle: tenuto conto delle ripetute sollecitazioni delle Amministrazioni locali a considerare con attenzione eccezionale i problemi conseguenti alla ipotizzata costruzione dell'opera: valutato positivamente l'atteggiamento della Giunta regionale, comunque orientato a non considerare concluso l'iter procedurale per la concessione di autorizzazioni ai sensi della legge n. 431/85 e a voler fondare il suo giudizio definitivo anche sulla base dell'esame dei documenti integrativi dei disegni e dei profili recentemente presentati in Regione dall'ENEL impegna la Giunta regionale a continuare il rapporto con gli amministratori delle zone interessate e con l'ENEL. alfine di tutelare al massimo possibile gli interessi locali ed il territorio della Valle di Susa, ricercando anche mutamenti di tracciato e corridoi alternativi: ad avviare comunque adeguati studi e piani per il recupero ambientale del territorio già abbondantemente compromesso dalla costruzione di importanti e pesanti infrastrutture d'interesse generale ma solo in parte di interesse diretto per la popolazione residente in Valle di Susa a stabilire con l'ENEL un rapporto diretto e costante tale da coordinare e governare l'azione che l'Ente elettrico sviluppa sul territorio con gli interventi destinati alla realizzazione di elettrodotti nella nostra regione a non rilasciare autorizzazione alcuna all'ENEL senza preventiva comunicazione al Consiglio regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 19 voti favorevoli, 12 contrari e 1 astensione.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazione della Giunta regionale sul problema dei licenziamenti alla Olivetti


PRESIDENTE

Ha ora la parola il Presidente della Giunta per la comunicazione relativa alla questione Olivetti.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Nel merito del piano di ristrutturazione Olivetti, che, come è noto genera profonde conseguenze sul piano occupazionale soprattutto nel Canavese, la Regione Piemonte si è immediatamente attivata, assumendo contatti sia con l'azienda sia con le organizzazioni sindacali sia con il Governo. Abbiamo avuto due contatti con l'ing. De Benedetti, abbiamo ricevuto la visita di Panattoni e Arona che ci hanno illustrato il piano abbiamo parlato infine con le organizzazioni sindacali. In prima persona non abbiamo potuto essere presenti come Giunta ieri ad Ivrea perché avevamo contestualmente la seduta di Giunta regionale, l'assemblea della Finpiemonte e l'assenza degli Assessori Cerchio e Vetrino che erano fuori sede. E' stato comunque presente il funzionario Corvetto che segue a fondo questi problemi.
Nel corso dei contatti avvenuti con l'azienda da parte di una delegazione della Giunta, comprendente la Presidenza e gli Assessorati competenti in materia occupazionale, l'Olivetti ha illustrato il suo piano strategico, precisando come esso si collochi in un contesto internazionale assai difficile, caratterizzato: 1) da una contrazione della domanda particolarmente accentuata sui segmenti di mercato su cui l'Olivetti è maggiormente presente e cioè sul personal e minicomputer: 2) da una congiuntura internazionale fortemente recessiva 3) da una serie di fattori differenziali di costo che accrescono la competitività dei costruttori collocati nell'area dell'Atlantico e del Pacifico.
Dall'illustrazione compiuta dall'azienda si evincono alcuni obiettivi della fase di ristrutturazione che si sta aprendo e che consistono nel: a) recupero di competitività su quei mercati dove la presenza Olivetti è più consolidata e potenzialmente profittevole e abbandono delle aree ove i rapporti monetari e finanziari e la forte presenza della concorrenza precludono possibilità di sviluppo commerciale conveniente, ad esempio il mercato americano, al fine di rafforzare la propria rete commerciale sul mercati forti, particolarmente in Europa b) sviluppare le capacità tecnologiche del Gruppo, accompagnando la ristrutturazione con una forte capacità di investimento diretto ed avviando una rinnovata strategia di joint-venture in grado di superare i gap tecnologici negativi esistenti nei segmenti produttivi del Gruppo ove è possibile realizzare maggiore valore aggiunto e margini operativi, ad esempio sistemi e software.
Il piano strategico Olivetti prevede un investimento di 1.000 miliardi di lire all'anno per: mantenere aggiornata e competitiva l'offerta ridisegnare il perimetro di attività delle diverse aziende e per ottimizzare il rapporto investimento-risultato ricercare partnership in linea con l'esigenza di accesso a tecnologie innovative e a standard de facto realizzare un sistema industriale competitivo in linea con il nuovo livello di domanda, risolvendo anche il problema delle eccedenze strutturali di capacità produttiva ridisegnare e specializzare il sistema distributivo diretto e indiretto rivedendone anche la geografia: affrontare rapidamente i mutamenti necessari nel settore dell'assistenza tecnica adeguare strutture e servizi alle nuove basi operative, ottimizzandone i livelli di performance e di costi investire nell'ottimizzazione dei processi portanti attraverso l'approccio della qualità totale proseguire ed ampliare i programmi al Sud per dare risposta positiva ai problemi di un'area debole del Paese.
La forza occupazionale attuale del Gruppo Olivetti ammonta a 54.000 unità di cui 27.000 in Italia e 27.000 all'estero.
Il piano di ristrutturazione prevede la riduzione di 7.000 unità, di cui 4.000 in Italia e 3.000 all'estero. Le 7.000 unità riguardano: 3.000 unità nel settore industriale, di cui 800 in Spagna e 2.200 in Italia 3.200 unità nel settore commerciale, di cui 2.200 all'estero e 1.000 in Italia 800 persone nelle strutture e nei servizi, tutte in Italia.
Secondo la Direzione aziendale, l'Olivetti si trova in uno stato di necessità per realizzare il piano di ristrutturazione ed intende attuarlo puntando sul consenso delle parti sociali e cercando di evitare il conflitto. L'Olivetti propone un modello per attuare il piano sotto il profilo occupazionale attraverso: l'abbassamento straordinario del limite di età pensionabile da 55 a 50 anni per gli uomini e da 50 a 47 anni per le donne il ricorso al pensionamento anticipato.
Con questi strumenti i livelli occupazionali del Gruppo Olivetti in Italia diminuirebbero nel 1991 di 5.000 unità. Entro la fine del 1992 il Gruppo sarebbe in grado di riassumere 1.000 persone da indirizzare soprattutto al settore della ricerca e dello sviluppo.
I tempi e le modalità per attuare un simile processo sarebbero i seguenti: dall'1 gennaio 1991 si avvierebbe la richiesta di Cassa Integrazione Straordinaria per gli eccedenti, che dovrebbe avere durata fino al 30 giugno 1991 nel giugno 1991 scatterebbero i provvedimenti proposti di prepensionamento anticipato e tra giugno 1991 e dicembre 1991 sarebbero attivati i prepensionamenti.
Il termine del 30 giugno viene considerato il termine massimo per svolgere l'operazione. Un'attendibile valutazione fa ammontare a circa 2.000-2.500 il calo occupazionale dell'Olivetti nel Canavese, a cui bisogna aggiungere una perdita certamente molto forte, anche se difficilmente quantificabile, riguardante l'indotto che complessivamente ammonta nel Canavese a circa 10-12.000 unità. Indotto cresciuto notevolmente negli ultimi anni a causa del forte decentramento delle tipologie di prodotto finale più povere, sia di software sia di componentistica. Ovviamente l'occupazione di un indotto così composto risentirà dei cali produttivi proporzionalmente in misura più elevata del Gruppo stesso, anche se l'azienda, dietro nostra specifica richiesta, ha dichiarato la sua disponibilità ad esaminare un ulteriore rafforzamento delle forniture nei confronti delle aziende del Canavese a svantaggio di possibili altri fornitori.
E' naturale quindi che un calo occupazionale di questa rilevanza abbia un forte impatto sulla situazione del mercato del Canavese. Sono state sentite le organizzazioni sindacali che hanno esposto le loro preoccupazioni, ma non hanno però fornito un'analisi della natura della crisi Olivetti sostanzialmente diversa da quella fornita dall'azienda almeno negli elementi portanti. Hanno accentuato alcuni aspetti, quali: il sostanziale fallimento della joint-venture con l'ATT che anzich permettere all'Olivetti di acquisire in modo sostanziale il know-how tecnologico su fasce di prodotto più remunerativo ha in realtà accentuato una ripartizione di fasce di mercato che vedeva l'Olivetti ancor più relegata nei segmenti poveri della produzione perplessità sulla ristrutturazione delle aree del mercati in particolare sul ritiro di alcuni di essi che viene letto in una logica di taglio di rami secchi forte preoccupazione degli effetti del piano sulla struttura stessa e della componentistica e del decentramento produttivo.
Ci sono differenze tra le organizzazioni sindacali nel merito delle strategie con cui affrontare il problema delle eccedenze: chi le lega più strettamente all'uso eventuale degli ammortizzatori sociali tradizionali ad una programmazione vincolante del settore, e chi ritiene si debba agire con duttilità attraverso l'uso della cassa integrazione speciale, dei prepensionamenti, dei contratti di solidarietà, in un quadro di concertazione delle politiche industriali.
Tutte le organizzazioni sindacali hanno perplessità sulla proposta Olivetti di prepensionamento anticipato, scissa da un ragionamento più complessivo sul comparto.
La Regione Piemonte non esclude alcuno strumento per affrontare la situazione occupazionale e anzi ritiene, per l'entità del problema, che occorra affrontarlo con una pluralità di strumenti.
Prima di riproporre misure che in qualche modo si rifacciano ai tradizionali plani di settore della legge n. 675, ritiene che comunque vada fatto un ragionamento sul motivi per cui i piani di settore non hanno funzionato per i settori che sono stati definiti. Ritiene comunque che gli aspetti occupazionali e le politiche industriali non possano essere disgiunti e che quindi occorra, sotto questo profilo, un intervento di tipo normativo, che faccia riferimento a tutto il comparto dell'informatica che comprende anche le altre aziende del settore, Bull e Philips, e che non escluda la componentistica.
In conclusione, da un lato l'azienda assicura di volere comunque perseguire una leadership europea e di avere la possibilità di farlo; di non abbandonare il Canavese per quello che riguarda il cervello della società, particolarmente il Centro ricerche e i computer e assicura il massimo impegno negli investimenti; dall'altro lato però ritiene assolutamente necessaria la riduzione dei posti di lavoro e quindi l'espulsione dall'azienda di queste unità entro il mese di giugno 1991.
Il provvedimento è pesante è non è assolutamente condivisibile. Abbiamo avuto dei contatti con il Governo, che sta studiando il problema, per il quale la soluzione oscilla in una serie articolata di interventi. Una legge di settore è l'ipotesi più probabile e non certamente l'accettazione dei prepensionamenti massicci a 50 anni per gli uomini e a 47 per le donne, che vanno in netto contrasto con la politica di allungamento del periodo di lavoro e conseguente innalzamento dell'età pensionabile, che è in atto.
Noi seguiremo la questione con la massima attenzione. Venerdì avremo un ulteriore incontro con le organizzazioni sindacali e successivamente con il Governo. Riteniamo che il problema debba essere affrontato in modo complessivo per quanto riguarda tutto il settore, ma si deve anche avere attenzione alla specificità dell'area tecnologica canavesana, che non pu essere penalizzata, proprio nel momento in cui rappresenta un elemento forte dello sviluppo della nostra regione.



PRESIDENTE

Sulla comunicazione del Presidente della Giunta è aperto il dibattito.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marengo. Ne ha facoltà.
MARENGO Non mi pare ci siano le condizioni per aprire un dibattito; la questione è molto importante e drammatica non solo per la Olivetti, ma anche per l'insieme della situazione economica e produttiva che abbiamo di fronte. Chiedo pertanto di rinviare questa discussione alla prossima seduta sulla base di una nuova informazione della Presidenza della Giunta. Tra l'altro sono previsti nuovi incontri, quindi credo che sia utile avere una ulteriore informazione prima di avviare una discussione che auspichiamo non avvenga ad un'ora nella quale di nuovo ci diciamo che non ci sono le condizioni per aprila. Chiedo quindi che all'inizio della prossima seduta venga data l'informazione da parte del Presidente Brizio in modo da poter avviare una discussione seria su questo problema.
Colgo comunque l'occasione per dire che a certe importanti riunioni deve partecipare un rappresentante politico della Giunta e non un funzionario della Regione. Ieri al Consiglio comunale aperto di Ivrea erano presenti rappresentanti politici nazionali nonché del Consiglio regionale ma mancava totalmente la Giunta che ha mandato un suo funzionario, che per quanto bravo e tecnicamente capace, ovviamente non è in grado, di fronte ad una questione di questo tipo, di assumersi alcuna responsabilità politica.
Non vorrei che questo significasse una sottovalutazione del problema da parte della Giunta.
Per questa ragione chiedo che sulla base di una nuova informazione al prossimo Consiglio sia possibile svolgere una discussione di merito che vada a fondo del problema.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Non ho alcuna difficoltà a rinviare la discussione.
Per la verità devo dire che eravamo rimasti d'accordo, anche con i colleghi dell'opposizione, che oggi sarebbe stata svolta solo la comunicazione e che non ci sarebbe stato dibattito.
Per quanto riguarda il Consiglio comunale aperto di Ivrea ho già detto con molta chiarezza che nessuno ha concordato con noi la data. Non possiamo essere a disposizione di tutti dalla sera alla mattina, ricevendo una convocazione telegrafica.
Ho detto che due Assessori erano assenti e che dovevamo garantire il numero legale in sede di riunione di Giunta (eravamo esattamente in sette: l'Assessore Vetrino era a Roma per impegni istituzionali e l'Assessore Cerchio assente per motivi di salute). Immediatamente però abbiamo predisposto la presenza di un funzionario regionale. Non siamo stati sollecitati da alcuna richiesta diretta, ne del Sindaco ne di altri che abbia parlato con noi per telefono al fine di chiedere la nostra presenza ma soltanto con un fax arrivato lunedì mattina, al quale abbiamo dato Immediata risposta inviando un funzionario. Questo deve essere detto perch non c'è stata alcuna sottovalutazione del problema.
Come ho già detto, abbiamo parlato due volte personalmente con De Benedetti nonché con Panattoni e Arona, che sono i massimi livelli dell'azienda, i quali ci hanno illustrato il Piano. Abbiamo parlato poi con le organizzazioni sindacali, con il Ministro del Lavoro e ancora con i sindacati, che rivedremo venerdì per avere un aggiornamento delle loro posizioni.
Abbiamo valutato le possibilità di intervento e abbiamo preso anche una posizione politica, quando diciamo che riteniamo occorra un intervento di settore o una pluralità di interventi e che non si può risolvere il problema con un intervento di un solo tipo, di fronte a questa articolazione varia, che vede anche - va detto con chiarezza - le organizzazioni sindacali in posizioni differenziate (a parte la contrarietà al provvedimento, che vede anche noi schierati, nella sostanza ci sono delle articolazioni di posizioni). Nessuno ha in mano ancora la soluzione del problema e la via da perseguire.
Ci siamo mossi con molta attenzione. Siamo disponibili a riparlarne quando si vuole. Non credo che da qui a lunedì sia possibile avere altri elementi da riferire, se non l'incontro che avremo venerdì con le organizzazioni sindacali e ulteriori notizie che possiamo avere a livello di Governo, perché la situazione è piuttosto tesa. L'azienda insiste nell'affermare che c'è l'assoluta necessità che entro il 30 giugno questi lavoratori lascino il posto di lavoro nella fabbrica. La nostra posizione invece è di tipo sostanzialmente diverso.
C'è inoltre il problema degli strumenti: abbiamo rilevato come la legge n. 675 a suo tempo non abbia dato tutti i risultati che ci si attendeva quindi anche i provvedimenti di settore devono tener conto di questa esperienza e devono essere adeguati alla realtà attuale, che è complessa articolata e difficile.
L'unica assicurazione concreta dell'azienda è stata nel dichiarare di mantenere la leadership e di difendere la sua presenza nel Canavese. Detto questo, sono a disposizione per sentire il dibattito e se è necessario per replicare e dare ulteriori informazioni, ma non credo che ci sia nell'arco di tre giorni molto di più da dire rispetto a quello che abbiamo potuto dire oggi. D'altra parte vedendo anche la sintesi del documento che è giunto oggi da Ivrea, non vedo sostanzialmente nulla di diverso, anzi, è semmai qualcosa di meno di quanto è stato appena detto.



PRESIDENTE

Ritengo doveroso informare il Consiglio. I Consiglieri presenti ieri ad Ivrea hanno potuto constatare che l'Ufficio di Presidenza del Consiglio ha partecipato all'incontro attraverso la mia presenza e quella del Vicepresidente Montabone (gli altri componenti dell'Ufficio di Presidenza hanno sostanzialmente delegato noi).
Nel corso di quell'assemblea ho colto negli interventi delle organizzazioni sindacali, che pur avendo delle differenziazioni al loro interno, si trovano in straordinaria difficoltà, in mancanza di una linea di condotta precisa ed alternativa.
Sull'incontro che ci sarà venerdì con le organizzazioni sindacali e sui contatti ulteriori che certamente il governo della Regione Piemonte avrà con la Direzione dell'azienda, ritengo che, nella prossima seduta del Consiglio regionale, un aggiornamento della situazione potrebbe essere utile per consentire a tutto il Consiglio regionale, che questa sera ha potuto seguire il problema solo parzialmente, di essere informato sull'argomento. Il Presidente ha espresso la sua disponibilità.
La prossima seduta potrebbe pertanto cominciare con le interrogazioni alle quali seguirà un aggiornamento di informazione o addirittura una ripetizione della comunicazione svolta questa sera dal Presidente Brizio perché l'argomento è sicuramente ampio.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.35)



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