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Dettaglio seduta n.249 del 21/09/93 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 23 e 30 giugno, 7, 14 e 21 luglio 1992, che sono stati distribuiti ai Consiglieri durante la scorsa seduta, si intendono approvati.
All'inizio della seduta odierna sono stati distribuiti ai Consiglieri i processi verbali delle adunanze consiliari del 28 e 29 luglio 1992 che verranno posti in votazione nel corso della prossima seduta.


Argomento:

Risposta scritta ad interrogazioni


PRESIDENTE

Non essendo presente il Consigliere interrogante prego l'Assessore Garino di inviare risposta scritta all'interrogazione n. 942 presentata dalla Consigliera Sartoris inerente l'esclusione del Comune di Porte dall'elenco dei Comuni danneggiati dagli eventi calamitosi del febbraio 1990.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 1016 dei Consiglieri Bortolin e Calligaro inerente l'episodio verificatosi all'Ospedale Sant'Andrea di Vercelli (richiamata in aula ai sensi dell'art. 89, comma nono, del Regolamento consiliare)


PRESIDENTE

In merito al punto 5) all'o.d.g. esaminiamo l'interpellanza n. 1016 presentata dai Consiglieri Bortolin e Calligaro (richiamata in aula ai sensi dell'art. 89, comma nono, del Regolamento consiliare).
Risponde l'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

In relazione all'episodio denunciato, verificatosi all'Ospedale Sant'Andrea di Vercelli riguardante un Primario in pensione che senza la necessaria autorizzazione avrebbe operato un ragazzo, figlio di un Primario dell'ospedale stesso, sono state assunte puntuali informazioni presso la relativa Direzione sanitaria.
A seguito dei chiarimenti forniti si precisa quanto segue.
Il 31 gennaio 1992 il Primario di Ostetricia-Ginecologia, prof.
Francesco D'Addato, ha eseguito un intervento chirurgico urologico di modesta entità sul proprio figlio alla presenza del prof. Michele Ventura già primario di Urologia, ora in pensione, in qualità di specialista consulente. L'intervento, della durata di cinque minuti, si è svolto nella sala operatoria della Divisione di Ostetricia-Ginecologia ed è avvenuto in regime di day-hospital.
In merito al fatto descritto, la Direzione sanitaria con proprie relazioni del 2 e del 19 marzo ha precisato che: l'intervento con la presenza del medico specialista in qualità di consulente è stato verbalmente autorizzato dalla stessa Direzione sanitaria l'intervento chirurgico è stato regolarmente programmato ed annotato sul registro della sala operatoria ginecologica non è inusuale eseguire interventi chirurgici in ginecologia per pazienti di sesso maschile in considerazione del fatto che le équipe di Ginecologia ed Urologia sono accorpate.
I chiarimenti della Direzione sanitaria dimostrano nel complesso la regolarità delle procedure eseguite per l'effettuazione dell'intervento.
La mancata registrazione al DEA ed all'Ufficio Accettazione del ricovero del paziente è da attribuire ad una dimenticanza del personale a cui il prof. D'Addato aveva dato l'incarico di seguire burocraticamente la pratica. Il pagamento del ticket per gli esami a cui il paziente è stato sottoposto è avvenuto in data successiva, ciò a posteriori.
Alla luce di quanto sopra, rilevato che non è derivato danno patrimoniale all'Ente, dall'Amministratore straordinario non è stato ritenuto necessario procedere muovendo ulteriori contestazioni o addebiti al personale in questione.
Ad ogni buon fine, i soggetti responsabili sono stati richiamati ad una più corretta osservanza degli adempimenti di ordine procedurale e burocratico.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Oltre alla semplice illustrazione della risposta dell'USSL interessata sarebbe anche opportuno - e per me anche interessante conoscere l'opinione dell'Assessore. Il fatto è certamente minimale, l'intervento molto modesto si dice che è usuale, che non è fatto straordinario che un medico decida tranquillamente senza autorizzazioni scritte, ma verbalmente autorizzato di portare il proprio figlio in sala operatoria, di intervenire e di far intervenire come consulente un Primario in pensione. Mi chiedo a quanti medici è data tale facoltà e quanti cittadini possono usufruire di questa usuale prassi che l'Assessore ci ha detto essere pressoché consolidata all'Ospedale Sant'Andrea di Vercelli, e probabilmente non solo in questo ospedale. Proprio perché trattasi di fatto minimale, si potrebbe iniziare a dire che l'uso di adoperare strutture pubbliche in modo pressoché privato non può più essere consentito. Non si tratta tanto di sanzioni di carattere pecuniario o di altro tipo da infliggere a questo medico, ma di instaurare nuove modalità e rapporti molto più trasparenti che consentano a tutti di avere pari diritti oltre che pari doveri e pari dignità.
L'episodio è stato riferito poiché, oltre a capitare spesso fatti del genere, non lo consideriamo legittimo per come si è svolto e perch semplicemente frutto di un accordo tra persone che ricoprono ruoli di rilievo all'interno dell'Ospedale. Lo stesso fatto sarebbe potuto avvenire con un minimo di rispetto della formalità e di rispetto, in questo caso dei diritti di tutti i cittadini.



PRESIDENTE

La parola va nuovamente all'Assessore Vetrino per una breve precisazione.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Devo fare una precisazione rispetto al termine "usuale". Leggo testualmente il passaggio della risposta: "non è inusuale eseguire interventi chirurgici in Ginecologia per pazienti di sesso maschile, in considerazione del fatto che le équipes di Ginecologia ed Urologia sono accorpate". Non vorrei che quanto ho detto fosse stato interpretato diversamente.


Argomento: Contratti ed appalti

Interrogazioni ed interpellanze nn. 908, 1108, 1138, 1139, 1334 e 1593 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti ed interpellanza n. 1471 del Consigliere Cucco inerenti la Banca Dati Appalti


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame delle interrogazioni ed interpellanze presentate dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti e dal Consigliere Cucco inerenti la Banca Dati sugli appalti pubblici.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, l'illustrazione viene svolta in modo sintetico perché gran parte delle interpellanze sollecitavano la Giunta regionale ad istituire uno strumento di controllo sugli esiti degli appalti pubblici che potrebbe consentire alla Pubblica amministrazione di realizzare un sistema di controlli atto a prevenire, e se possibile ad impedire, gestioni degli appalti marcate da sistemi di corruzione e concussione.
Più volte ho sollecitato il Consiglio sul fatto che la Regione Piemonte non fosse adempiente nei confronti di una legge da essa stessa promulgata.
Dopo insistenze durate lunghi anni (è dal 1987 che richiedo periodicamente la cosa) e dopo le numerose interpellanze succedutesi nel tempo senza che la Giunta regionale avesse ottemperato né alla legge né alle reiterate richieste di formazione della Banca Dati Appalti, questo Consiglio ha deciso, a seguito di una proposta del Gruppo di Rifondazione Comunista, di istituire una Commissione speciale di indagine sulla materia.
A margine di questo dibattito, ricordo con quanta lentezza procedano i lavori di questa Commissione, e me ne rammarico.
Per quanto riguarda il merito delle interpellanze, gradirei sapere cosa ha realizzato sinora la Giunta ed in particolare se la Giunta nella risposta fornirà i dati che il 10 novembre 1992 richiesi insieme al collega compagno Maggiorotti relativi alle società, ditte, studi professionali e consulenti che sono stati coinvolti direttamente o indirettamente nella progettazione o realizzazione delle seguenti opere: Centro commerciale di Grugliasco (ne discuteremo oggi pomeriggio); Corso Marche; Campo Volo metropolitana; Palazzo di giustizia; passante ferroviario; Stadio delle Alpi; Centro SITO; Centro CAAT; autostrada Torino-Pinerolo. Spero che l'Assessore dia un contributo di informazione e conoscenza al Consiglio in modo specifico sull'interpellanza n. 1593.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Come già annunciato dal Presidente, sono molte le interpellanze e diversi i quesiti ai quali tenterò di rispondere.
L'art. 31 della L.R. n. 18/84 prevede che tutti i soggetti attuatori di cui all'art. 3 della citata legge, entro il 31 dicembre di ogni anno, e per ogni contratto d'appalto per il quale sia stato approvato il certificato di collaudo o il certificato di regolare ultimazione dei lavori, provvedano a completare e trasmettere alla Presidenza della Regione Piemonte una scheda precedentemente predisposta dagli uffici regionali, contenente i dati richiesti (l'elenco esteso è riportato nell'art. 31 della citata legge). I risultati della raccolta vengono pubblicati sul Bollettino Ufficiale Regionale entro il 30 giugno dell'anno successivo.
Mi permetterà il Consigliere Chiezzi di evidenziare immediatamente un'anomalia: la legge prevede che la Regione possa raccogliere questi dati a collaudo avvenuto, quindi a volte cinque-sei-sette anni dopo che l'appalto è stato indetto.
L'art. 15 del Regolamento di attuazione della L.R. n. 18/84, promulgato con DPGR 29/4/1985 n. 3791, oltre ad indicare le modalità di avvio della procedura di raccolta dei dati, prevede la predisposizione di uno specifico progetto con la collaborazione degli enti strumentali, finalizzato al trattamento sistematico delle informazioni pervenute.
Nel corso del 1985 è stata predisposta ed inviata a tutti i soggetti di cui all'art. 3 una scheda di rilevamento dei dati, così come previsto dall'art. 15 del Regolamento della L.R. n. 18/84 (a cura dell'Assessorato alla viabilità e trasporti, Servizio Tecnico Generale Opere Pubbliche.).
Nel corso del 1986, molti dei soggetti ai quali era stata inviata la scheda di rilevamento hanno trasmesso le stesse compilate. Alla fine dell'anno 1986, è stato possibile constatare che soltanto una parte dei soggetti tenuti alla trasmissione dei dati aveva adempiuto, e che in molti casi le informazioni riportate risultavano incomplete o errate. E' stata comunque presa la decisione in allora di procedere alla pubblicazione di una sintesi dei dati più significativi. Detti dati sono stati pubblicati sul supplemento del BUR del 31/12/1986 e sono stati messi a disposizione in copia, presso la Segreteria del Consiglio, della Giunta dell'Assessorato alla viabilità e trasporti e dei Servizi regionali Opere Pubbliche, e Difesa del suolo.
In quella pubblicazione furono raccolte circa 2.150 schede di rilevamento, di cui 1.900 trasmesse dai Comuni, 123 dalle Amministrazioni provinciali, 70 dalla Comunità montane, 44 dalle Unità socio-sanitarie locali. e 3 da Consorzi. Nei primi mesi del 1986 venne attivato lo studio ed in un secondo momento un progetto, di procedure per il trattamento informatico dei dati, redatto a cura del CSI-Piemonte. Nel febbraio 1987 definita la procedura di cui sopra operante su PC presso l'Assessorato alla viabilità e trasporti, fu inviata a tutti gli enti una circolare con la quale si richiedeva la compilazione di una nuova scheda atta al trattamento informatico dei dati, provvista delle relative istruzioni di compilazione.
La gestione del programma si è rivelata difficoltosa, e per molti aspetti eccessivamente macchinosa e complessa, a causa della natura stessa delle informazioni previste, della loro catalogazione e conseguente codificazione. L'esperienza maturata con l'applicazione delle procedure per il trattamento dei dati secondo quanto stabilito dal disposto legislativo ha evidenziato le seguenti disfunzioni, facendo emergere le problematiche che, di fatto, hanno vanificato il lavoro svolto ed il significato della Banca Dati stessa.
Per quanto riguarda le problematicità emerse: A) dati richiesti - Alcuni dati previsti dal dettato dell'art. 31 della L.R. n. 18/84 possono essere considerati superflui, mentre la raccolta di altri potrebbe rivestire maggiore importanza.
B) Soggetti - La maggioranza dei soggetti tenuti a provvedere alla fornitura dei dati non ha trasmesso le schede debitamente compilate, che in molti casi presentavano errori, inesattezze o dati incompleti (come si sa non sono previste sanzioni nei confronti delle Amministrazioni che non rispondono - parlo della L.R. n. 18/84 alle richieste).
C) Strumenti coercitivi - E' stata rilevata la mancanza di strumenti di pressione (coercitivi) nei confronti dei soggetti inadempienti.
D) Tempi - I tempi previsti dalla legge regionale per la trasmissione raccolta, trattazione, pubblicazione dei dati, sono risultati impraticabili.
E) Caricamento dati - La procedura di caricamento dati del CSI, così come trasmessi dagli enti, date le carenze succitate, necessitano di un forte intervento manuale dei funzionari e degli operatori, al fine di accertare gli errori, contattare gli enti per le rettifiche e procedere alle correzioni, effettuate in modo manuale.
F) Continuità - La mancanza di continuità del rapporto di collaborazione con il CSI è conseguente a problematiche di progetto e di bilancio.
Nonostante le difficoltà, i dati, seppur scarsi, vengono trasmessi all'Assessorato dai soggetti attuatori. In detta sede, Settore Opere pubbliche a Difesa Assetto Idrogeologico, vengono raccolti con il coinvolgimento e la collaborazione dei Servizi Opere pubbliche e Difesa del suolo competenti per il territorio (sono stati opportunamente istituiti appositi Progetti Banca Dati).
Allo scopo di consentire all'Amministrazione la valutazione il più possibile completa di quanto sopraesposto, è stata predisposta la stampa di sintesi dei dati contenuti nelle schede pervenute; ciò, in analogia a quanto già deciso dall'Amministrazione, è stato oggetto di pubblicazione sul supplemento del BUR n. 52 del 31/12/1986.
Si fa infine presente che, secondo le intese ufficiosamente intercorse non venne, a partire dall'anno 1987, provveduto a ripetere la pubblicazione del supplemento del Bollettino Ufficiale Regionale, in quanto la scarsità dei dati, la non tempestiva trasmissione e l'incompletezza delle informazioni fornite avrebbero vanificato le intenzioni del legislatore soprattutto in relazione alla tempestività dell'informazione e completezza della medesima, comportando inoltre un eccessivo onere finanziario per l'Amministrazione.
Comunque, al fine di dare attuazione per quanto previsto dalla L.R. n.
18/84, gli Uffici del Servizio Opere pubbliche dell'Assessorato Difesa del suolo hanno provveduto alla stampa e alla pubblicazione dei dati pervenuti dall'anno 1987 al 1991, ed al successivo inoltro agli Assessori e ai Consiglieri regionali. Con la nota n. 1010 del 24/2/1993, è stata inoltre trasmessa una relazione sullo stato di attuazione delle modifiche di legge di cui all'art. 31 della L.R. n. 18/84 "Banca Dati", e formulate n. 4 proposte di disegno di legge, sostitutive dell'art. 31 della L.R. n. 18/84 ispirate a criteri diversi e comunque tali da superare le difficoltà operative precedentemente riscontrate.
Poiché con deliberazione del Consiglio regionale del 25/2/1993 è stata istituita una Commissione speciale d'inchiesta avente per oggetto "Procedure e gestione di contributi d'appalto di Opere pubbliche", si ritiene che nell'ambito dei lavori di tale Commissione, anche sulla base di proposte presentate dagli uffici regionali, possano emergere indicazioni per la formulazione di una nuova legge sostitutiva e migliorativa dell'art.
31 della L.R. n. 18/84, tale da consentire l'istituzione di un efficace progetto di Banca Dati regionale.
Si segnala da ultimo che la Giunta regionale in data 12/7/1993 ha esaminato e proposto al Consiglio regionale lo schema di disegno di legge recante "Norme in materia di programmazione degli investimenti regionali".
Tale disegno di legge provvede a dare nuove procedure alla programmazione degli interventi regionali in materia di Opere pubbliche e ad istituire il Fondo Investimenti Piemonte (FIP), quale strumento finanziario consistente nell'erogazione dei contributi in conto capitale da restituirsi entro un periodo massimo di dieci anni.
Tale disegno di legge prevede inoltre il costituirsi del Consiglio Regionale dell'Economia e del Lavoro (CREL) che si configura come organo di programmazione consultivo della Giunta regionale, per rendere gli interventi regionali in campo economico e sociale corrispondenti alle esigenze ed alle aspettative delle comunità piemontesi.
In merito alle informazioni richieste circa l'attività degli studi professionali elencati dagli interpellanti, è opportuno rammentare che questo Settore non ha competenze in materia. Dunque, i seguenti elementi di risposta, frutto di attenta indagine, pur essendo attendibili non rivestono carattere di ufficialità.
Corso Marche.
Per quanto riguarda la progettazione e realizzazione di Corso Marche risulta che la progettazione è stata effettuata direttamente dall'Ufficio Tecnico Lavori Pubblici del Comune di Torino.
Metropolitana.
Per quanto riguarda la linea Metropolitana Porta Nuova-Campo Volo si allega se i Consiglieri lo vorranno fornirò l'allegato in fotocopia - l'estratto della pubblicazione relativa al progetto definitivo di sintesi riportante le informazioni richieste.
SITO.
Per quanto riguarda il Centro SITO risulta che i progettisti sono AI Studio, ing. Manfredi Gabriele, ing. Cappato Vittorio e i nominativi delle imprese appaltatrici sono ripetute in un elenco che allego.
CAAT.
Per quanto riguarda in Centro CAAT allego il frontespizio degli elaborati progettuali.
Autostrada Torino-Pinerolo.
Per quanto riguarda l'Autostrada Torino-Pinerolo la progettazione è stata curata direttamente dalla Società concessionaria ATIVA spa., la quale ha anche predisposto lo studio VIA che ha ricevuto il parere favorevole del competente Ministero oltre che della Giunta regionale secondo le procedure di legge.
Passante ferroviario.
L'Ente Regione nei confronti delle Ferrovie dello Stato, attualmente Società per azioni., svolge esclusivamente una funzione di controllo (localizzazione delle opere) per quanto disposto dall'art. 81 del DPR n.
616/77.
In merito al passante ferroviario, per stabilire i reciproci rapporti derivanti dall'esecuzione degli interventi per il nodo ferroviario di Torino, il 10/12/1984 venne stipulata la convenzione n. 113/84 tra Regione Piemonte, Ferrovie dello Stato, Comune di Torino e Società SATTI, seguita da un'apposita appendice di modifica della medesima, n. 12/86.
Detto questo, le Ferrovie dello Stato, come peraltro previsto dalla legislazione vigente, hanno la facoltà e il diritto di indire gare di appalto e di provvedere ai finanziamenti in modo strettamente autonomo - su questi argomenti non si prevede il coinvolgimento degli enti locali. In virtù di questo, le Ferrovie dello Stato, per quanto riguarda il passante ferroviario, hanno provveduto ad indire una gara d'appalto della quale risultò vincitrice l'Associazione Temporanea d'Impresa RCCF composta dalla Recchi spa (capogruppo mandatario), CIS (Compagnia Italiana Strade spa.) CCPL (Consorzio Cooperative Produzione e Lavoro) e FIAT Engineering S.p.A.
Il tutto venne notificato con la convenzione per prestazioni integranti tra le parti, n. 55/84. L'importo dei lavori per la realizzazione di un primo tratto di opera, previsto dalla convenzione medesima, fu di L.
41.090 milioni. Esaurita tale spesa, con una nuova rinegoziazione con il concessionario (come già previsto dalla precedentemente citata convenzione n. 55/84), le Ferrovie dello Stato hanno previsto un nuovo importo di spesa pari a L. 479.000 milioni, per la realizzazione del passante ferroviario da Torino Lingotto e Corso Vittorio Emanuele II.
C'è però tutta una serie - come dicevo prima - di allegati che danno completa risposta alle domande pervenute dai Consiglieri e in particolare dal Consigliere Chiezzi - risposta di stretta competenza dell'Assessore Gallarini.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pierluigi, Assessore regionale

Per quanto riguarda l'interrogazione n. 908 del 10/12/1991, circa la ristrutturazione del ex Convento delle Suore Sacramentine spicchio minimo dell'intera questione sulla quale ha risposto l'Assessore Garino - la risposta l'abbiamo preparata come Settore patrimonio.
Il contratto relativo era stato risolto con deliberazione della Giunta regionale n. 59/3682 del 28/1/1991, ai sensi dell'art. 340 della legge 20/3/1965 n. 2448, allegato F), a causa delle gravissime inadempienze dell'appaltatore, il quale, sebbene ripetutamente invitato a rendere efficiente il cantiere, aveva eseguito, operando con poche maestranze e inadeguata organizzazione, lavori per un importo irrilevante (circa 30 milioni di lire) e aveva successivamente abbandonato completamente il cantiere.
Con la stessa deliberazione si stabiliva di addebitare all'impresa i danni conseguenti all'inadempimento degli obblighi contrattuali e in particolare gli eventuali maggiori oneri che l'Amministrazione avrebbe sostenuto per l'esecuzione dei lavori già oggetto del contratto risolto e rimasti incompiuti.
All'uopo, e ciò al fine di poter correttamente quantificare i predetti maggiori oneri, veniva richiesto ai progettisti, secondo quando già espresso nella stessa deliberazione di risoluzione del contratto n. 59-3682 del 28/1/1991, di predisporre il progetto per l'esecuzione dei lavori incompiuti sulla base dei prezzi previsti nel progetto originario - e quindi, sostanzialmente, questo spezzone di appalto si innesta su un appalto precedente, a metà del quale, come esecuzione dei lavori, l'impresa aveva abbandonato, ecc.
Ciò dà ragione della presentazione dell'offerta in aumento, in ordine alla congruità della quale era stato comunque richiesto parere ai progettisti, architetti Mandracci e Stanchi, i quali come attestato nella deliberazione n. 135-10421 del 18/11/1991, si erano espressi in senso favorevole.
Essi infatti nel porre in evidenza che l'incremento dei prezzi dalla data di redazione del progetto originario (luglio 1988) alla data di presentazione dell'offerta (ottobre 1991), valutato secondo i dati rilevati dalla Commissione regionale prezzi costituita presso il Provveditorato alle opere pubbliche per il Piemonte, è pari al 33,26% e che pertanto l'aumento del 24,10% offerto dall'impresa corrisponde ad un ribasso effettivo del 9,16% sui prezzi così aggiornati, avevano ritenuto l'offerta corretta rispetto all'andamento dei prezzi e congruente con la consistenza ed i caratteri del lavoro da svolgere (ristrutturazione e restauro).
Al fine di fornire una risposta esauriente al quesito posto con l'interrogazione in oggetto è stato poi chiesto agli stessi progettisti di verificare la congruenza dei prezzi dell'appalto di cui trattasi, con quelli degli altri lavori relativi ad immobili ubicati nella provincia di Torino ed aggiudicati dall'Amministrazione nel recente periodo mediante pubblica gara, e precisamente dei lavori di ristrutturazione e di adeguamento alle norme di sicurezza dell'ingresso del Palazzo Lascaris, di quelli di completamento delle opere di finitura e di ristrutturazione della Manica Lunga del Castello di Rivoli e di quelli di ristrutturazione del compendio denominato "Colonia Broglia" in Ceres, aggiudicati il primo nell'agosto 1991 con il ribasso del 6,8%, il secondo nel settembre 1990 con il ribasso del 6,25% e il terzo nel novembre 1991 con il ribasso del 19,6%.
Gli architetti hanno rassegnato la propria relazione, dalla quale emerge che il richiesto riscontro si è rivelato possibile solo per i lavori riguardanti la "Colonia Broglia" ed il Castello di Rivoli, mentre i prezzi dell'appalto relativo a Palazzo Lascaris, proprio per il carattere di specificità dell'opera, consistente nella rimozione, smontaggio o spostamento di elementi particolari valutati anche a corpo nell'esecuzione di parti nuove e speciali, in modifica agli impianti esistenti e in integrazioni tecnologiche, non risultano suscettibili di un adeguato confronto con quelli dei lavori cui si riferisce l'interrogazione.
L'appalto dei lavori per la ristrutturazione del Castello di Rivoli è a corpo e l'elenco prezzi è stato redatto dall'impresa ai sensi del capitolato speciale all'atto della presentazione dell'offerta. Il numero delle voci d'elenco similari e perciò confrontabili con quelli dell'appalto riguardante il Convento delle Suore Sacramentine risulta esiguo.
Poiché l'offerta risale al settembre 1990, per effettuare un esatto confronto dei prezzi sarebbe occorso procedere preliminarmente al loro aggiornamento secondo i dati rilevati dalla Commissione regionale prezzi presso il Provveditorato Opere pubbliche, che riportano un incremento del 10,6% nel periodo settembre 1990 - ottobre 1991 (data di presentazione dell'offerta per il Convento delle Suore Sacramentine).
E' stato tuttavia rilevato che, anche senza tale aggiornamento, i prezzi dell'appalto del Castello di Rivoli risultano comunque più alti di quelli analoghi dell'appalto del Convento delle Suore Sacramentine.
Più affini a questi ultimi lavori appaiono invece quelli per la ristrutturazione della "Colonia Broglia" di Ceres e le offerte relative sono contemporanee; dal confronto dei rispettivi elenchi-prezzi sono emerse 25 voci tra loro paragonabili: per 14 di esse i prezzi dell'appalto della Colonia risultano più alti e per 11 più bassi di quelli dell'appalto "Sacramentine".
Analizzando più in dettaglio i valori ottenuti dal confronto, è stato riscontrato che le differenze in positivo (prezzi più alti di quelli dell'offerta "Sacramentine") sono anche mediamente più consistenti, in valore assoluto, di quelli in negativo. I risultati del confronto analitico tra i prezzi contrattuali dell'appalto oggetto dell'interrogazione e quelli degli appalti relativi al Castello di Rivoli e alla Colonia Broglia sono riportati nella tabella redatta dagli architetti Mandracci e Stanchi, che si allega in copia alla presente.
I citati professionisti, a conclusione della relazione nella quale hanno dato conto dei raffronti eseguiti, hanno quindi ritenuto di poter affermare che i prezzi offerti dall'impresa aggiudicataria dei lavori per la ristrutturazione del Convento delle Suore Sacramentine rientrano sostanzialmente nei valori medi di mercato e in particolare risultano complessivamente più contenuti rispetto agli esiti di gara relativi alle altre opere paragonabili, recentemente appaltati dalla Regione Piemonte.
A disposizione per eventuali chiarimenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
I due Assessori hanno risposto in modo molto diverso ai temi proposti dalle interpellanze.
L'Assessore Gallarini ha illustrato una relazione svolta dai tecnici che hanno sviluppato tutti i punti richiesti (e chiederei all'Assessore di fornirmi copia della relazione). Relazione dalla quale si vede con chiarezza l'utilità di una Banca Dati Appalti. Personalmente, ho chiesto di effettuare dei raffronti su di una sola opera con opere similari, su cui i raffronti fossero possibili. Avete potuto sentire che dai raffronti emergono differenze di prezzo per opere similari sulle quali si possono imbastire dei ragionamenti (ad esempio, il Castello di Rivoli pare sia un appalto più oneroso di quello citato nell'interpellanza).
Ora, voi capite che una mappa continua e ragionata dell'esito degli appalti su tutta la Regione Piemonte potrebbe essere un fattore conoscitivo di aiuto per far pulizia all'interno del settore. Chiederei all'Assessore Gallarini di avere una copia della relazione per poterla leggere con attenzione.
Diversa la risposta dell'Assessore Garino. Si capisce una cosa sola: il soggetto politico di governo, la Giunta regionale, non ha predisposto atti legislativi e provvedimenti amministrativi capaci di rispondere positivamente alla necessità di mettere in piedi una Banca Data Appalti.
Può anche darsi che la legge non abbia funzionato, ma la stessa è del 1984: avevate tutto il tempo - è già tre anni e mezzo che siete seduti su quelle poltrone - vista l'eventuale inadeguatezza, di rispondere con un adeguamento legislativo. Ma non lo avete fatto, nonostante indicazioni che vi sono pervenute in sede tecnica sia da parte degli uffici sia da parte dell'incaricato del CSI.
Invece, la Regione Piemonte ed i suoi governi hanno tirato in lungo la questione e l'hanno lasciata vivacchiare e marcire in mezzo alle sue difficoltà - probabilmente reali.
Quello che preoccupa è che adesso, in situazione di stallo, la Giunta regionale mi sembra cerchi di consegnare questa sua responsabilità di governo a qualcun altro. Non è accettabile, Assessore Garino, che dopo così tanti ritardi, la Giunta regionale dica: "Beh, adesso c'è una Commissione d'inchiesta.., abbiamo presentato una relazione con alcune ipotesi e l'abbiamo mandata in Commissione".
Torniamo all'inizio: chi governa siete voi, in prima istanza; le Commissioni consiliari e le Commissioni d'inchiesta possono anche dare una mano, ma non potete scaricare su di loro il compito di predisporre organizzazione degli uffici ed eventuali modifiche di leggi capaci di far decollare la Banca Dati Appalti. Vedo con grande timore, invece l'intenzione di continuare in questa omissione nella realizzazione di quanto previsto dalla legge del 1984.
Voi avete responsabilità di governo; voi dovete organizzare gli uffici.
Se c'è bisogno di una modifica legislativa siete voi che dovete proporla: ne proponete tante di leggi... L'inadempienza è oltremodo preoccupante.
Inoltre, comincia a suscitare in me qualche preoccupazione anche la gestione della Commissione speciale d'inchiesta, che ha tenuto poche riunioni e che non mi risulta sia stata convocata dopo le ferie.
La lentezza dei lavori è preoccupante sia per la Giunta sia per la Commissione d'inchiesta; tutto sommato, l'unica cosa che accade è che il sistema degli appalti continua ad essere privo di quei controlli che a mio parere sono il fattore più importante per riportare trasparenza e correttezza amministrativa nel settore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Enzo

Intervengo per avanzare una breve precisazione e una richiesta all'Assessore.
La Commissione d'inchiesta sugli appalti non si è ancora riunita poich siamo in attesa di ricevere la documentazione dell'Assessore - che penso stia pervenendo, in quanto annunciata.
Chiedo che a tale documentazione vengano allegate le odierne risposte alle interrogazioni e alle interpellanze, in modo tale che la documentazione sia completa in ogni sua parte per quanto possibile.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Interpellanza n. 1121 del Consigliere Chiezzi inerente il degrado dell'Abbadia di Stura


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interpellanza n. 1121 presentata dal Consigliere Chiezzi.
Risponde l'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Con riferimento all'interpellanza in oggetto si comunica che, essendo il complesso in questione già vincolato ai sensi della legge n. 1089/39, la sua tutela è di competenza della Sovrintendenza ai Beni Architettonici ed Ambientali del Piemonte (la Regione è dunque esclusa dalla diretta responsabilità, non ha neppure competenza indiretta).
Da parte di questo Assessorato non si ritiene di proporre l'imposizione sull'Abbadia di un vincolo aggiuntivo ai sensi della legge n. 1497/39; gli uffici hanno esaminato l'ipotesi, ma hanno ritenuto che siano già sufficienti le garanzie di tutela offerte ai sensi della legge n. 1089.
Dal punto di vista paesistico non pare esistano elementi di particolare interesse che motivino una nuova iniziativa nel senso raccomandato. Per quanto riguarda L'Associazione ACIADIS, raccomandata all'attenzione della Giunta da parte dell'interrogante, collega Chiezzi, debbo manifestare la disponibilità dell'Assessorato a valutare ogni richiesta - tuttavia non pervenuta - intesa ad avere il sostegno che l'Associazione per la sua attività merita, soprattutto se questo contributo è richiesto con una precisa finalizzazione, ovvero un'ulteriore tutela per la Regione.
In Piemonte situazioni simili a quelle citate nell'interpellanza sono numerosissime e intendo ripetere qui in Consiglio regionale quanto ho già detto diverse volte in Commissione, e cioè che a mio avviso con legge dello Stato deve essere totalmente modificato l'impianto di controllo sui beni e che le Regioni devono avere responsabilità dirette più forti e più decise.
Al riguardo, nei prossimi giorni presenterò un documento sottoscritto da tutte le Regioni d'Italia con il quale si chiede una sostanziale modifica dell'interpretazione degli artt. 117 e 118 della Costituzione modifica che consente alle Regioni di avere maggiore possibilità di intervento, maggiore responsabilità ed anche maggiori risorse, reperite in modi nuovi, cosa finora non avvenuta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Colleghe e colleghi, Assessore Nerviani: continuiamo nell'inerzia. Va bene così! L'Abbadia di Stura - invito i colleghi a visitarla è in stato pietoso non solo di abbandono, ma di degrado per la commistione di attività che nulla hanno a che vedere con questa emergenza architettonica ambientale.
L'inerzia è dovuta al fatto - come lei ci dice, Assessore - che l'Abbadia di Stura è vincolata - e la responsabile di questo vincolo è la Sovrintendenza. Ma andate un po' a vedere cosa è successo in questi anni all'Abbadia di Stura.
La Regione non ha ritenuto di apporre un nuovo vincolo perché non sussistono ragioni sufficienti; vorrei capire come si può affermare che non vi sono ragioni! L'emergenza architettonica in oggetto faceva parte del paesaggio della pianura, ma la Regione Piemonte non riconosce il fatto che nel paesaggio della pianura torinese vi sia questa emergenza. Dunque, non vengono assunti provvedimenti che, oggi, potrebbero essere presi a tutela, per evitare un'ulteriore compromissione del paesaggio.
Inoltre, come può l'Assessore concludere sostenendo che le Regioni devono avere più potere e che lo Stato fa troppo poco? Dobbiamo utilizzare i poteri che abbiamo, ovvero apporre un vincolo regionale anche in presenza di vincolo statale; per esempio, intervenire presso la Sovrintendenza: siete intervenuti? Avete chiesto una riunione sul caso specifico? Cosa vi hanno detto, cosa vi hanno risposto? Tale approfondimento non è avvenuto.
Sull'Associazione ACIADIS l'Assessore si rende disponibile a valutare ogni richiesta: è questo un modo passivo di agire: come Regione Piemonte si può sollecitare, richiedere contenuti di un'azione, promuovere un rapporto con questa Associazione.
Molto spesso parliamo di volontariato e di quanto si muova autonomamente nella società; non possiamo dire semplicemente, di fronte ad un così meritorio atteggiamento di valorizzazione delle risorse "la Regione è qui: chi vuole si faccia avanti e presenti programmi". Sono anche possibili posizioni attive di governo.
Tutto questo nella risposta dell'Assessore è mancato.
Inoltre, la perorazione finale secondo la quale lo Stato deve concedere alle Regioni maggiori leggi, strumenti e modi di intervento. Perorazione condivisibile, ma che stride con la prassi di governo della Giunta, che in questo caso specifico appare del tutto improntata ad un'inerzia di ruolo regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 8) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Croso, Ferrara, Giuliano, Goglio Maccari e Spagnuolo.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge non vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

e) Questione di legittimità costituzionale degli artt. 13, commi secondo e terzo, e 15, comma secondo, della L.R. 26/3/1990, n. 13


PRESIDENTE

Comunico che in data 9 agosto 1993 ho ricevuto dalla Pretura circondariale di Asti il testo dell'ordinanza emessa dal Giudice per le indagini preliminari in data 10 maggio 1993, con cui si solleva la "Questione di legittimità costituzionale degli artt. 13, commi secondo e terzo, e 15, comma secondo, della L.R. 26/3/1990, n. 13 (Disciplina degli scarichi delle pubbliche fognature e degli scarichi civili) in relazione agli artt. 25 e 117 della Costituzione".
Copia di tale ordinanza è disponibile presso la Segreteria del Consiglio regionale.


Argomento:

f) Correzioni formali e di coordinamento a legge regionale


PRESIDENTE

Comunico al Consiglio che l'Ufficio di Presidenza, in data 2 agosto 1993, ha approvato, ai sensi dell'art. 3, comma quarto, del Regolamento consiliare, le correzioni formali e di coordinamento da apportare all'art.
3 della legge regionale "Determinazione della misura dell'addizionale all'imposta di consumo sul gas metano ed istituzione dell'imposta regionale sulla benzina", approvata dal Consiglio regionale in data 29 luglio 1993.


Argomento:

g) Correzioni formali e di coordinamento a proposte di legge al Parlamento


PRESIDENTE

Comunico inoltre al Consiglio che l'Ufficio di Presidenza in data 13 settembre ha approvato, ai sensi dell'art. 3, comma quarto, del Regolamento consiliare, le correzioni formali e di coordinamento da apportare alle proposte di legge al Parlamento n. 387: "Integrazione dell'art. 10 del testo unico delle imposte sui redditi e detrazione di quota dell'IVA sul gas metano" e n. 388: "Integrazioni alla legge 14/6/1990 n. 158: 'Riserva di parte della quota variabile per il finanziamento dei programmi regionali di sviluppo e di riduzione della quota fiscale del prezzo della benzina'" approvate dal Consiglio regionale in data 30 luglio 1993.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori in merito alla riforma delle elezioni e al Congresso dell'Associazione degli ex Consiglieri


PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Cucco. Ne ha facoltà.



CUCCO Enzo

Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per due questioni.
Una è relativa ad un'interpellanza che ho presentato il 14 settembre in merito ad un lancio stampa di un'agenzia che dichiarava che nella giornata del 9 settembre la Conferenza dei Presidenti delle Giunte regionali aveva avviato un'iniziativa nei confronti del Governo e del Parlamento di formalizzazione di una proposta di legge di riforma del sistema elettorale delle Regioni. Trattasi di questione alquanto delicata perché, come il Presidente della Giunta e il Presidente del Consiglio sanno, non c'è alcuna iniziativa di carattere legislativo in competenza o in mano ai Presidenti delle Giunte regionali: le uniche competenze possibili sono quelle dei Consigli regionali.
Inoltre, è stata disdetta la Conferenza dei Presidenti convocata per oggi o per domani, che pare avesse all'o.d.g. la questione delle riforme istituzionali, per un incontro del Presidente del Consiglio a Roma proprio sulla materia.
Voglio sollecitare ufficialmente il Presidente della Giunta a mantenere informata l'aula, in forma tempestiva, sulle decisioni della Conferenza dei Presidenti delle Giunte regionali; credo sia da prestare molta attenzione alle procedure adottate in materia.
Ricordo che successivamente al 9 settembre c'è stata una riunione dei Presidenti, alla quale, da parte del Presidente stesso, non è stata comunicata l'iniziativa della Conferenza dei Presidenti.
La seconda questione è legata allo svolgimento del Convegno nazionale del coordinamento delle Associazioni degli ex Consiglieri regionali convocato per venerdì e sabato prossimi. Pare che l'iniziativa sia stata addirittura ammantata di valore istituzionale, in quanto il Consiglio ritiene possa essere occasione importante ed utile di approfondimento di materie - non so quali che avrebbero a che fare con le riforme elettorali ed istituzionali.
Ritengo che nel momento in cui si spende denaro per determinate iniziative, pur avendo l'Ufficio di Presidenza avviato ed approvato un progetto di risparmio e di taglio alle spese del Consiglio drastico e severo, si dovrebbe avere perlomeno l'accortezza di coinvolgere la Conferenza dei Capigruppo. Spero che alla prossima Conferenza si discuta non tanto dell'iniziativa intrapresa - che mi pare ormai impossibile fermare - quanto del piano di risparmio che l'Ufficio di Presidenza ha attuato in questi mesi, e relativamente alle spese che l'Ufficio di Presidenza ha invece ritenuto di dover comunque avviare, compresa quella del finanziamento dell'iniziativa indicata.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione del Senatore Lucio Libertini


PRESIDENTE

Alla ripresa dei lavori dell'assemblea regionale, desideriamo commemorare la figura di un suo componente, recentemente scomparso, il 7 agosto scorso, che, nella sua lunga militanza politica durata mezzo secolo ha lasciato un ricordo anche nell'Amministrazione regionale: Lucio Libertini.
Nel suo lungo impegno politico, Lucio Libertini approdò infatti anche al Consiglio regionale piemontese, eletto nelle liste del PCI nelle elezioni amministrative del 15 giugno 1975.
Nella seconda legislatura regionale, quella appunto degli anni 1975/1980, restò poco, meno di un anno, poiché si dimise il 6 maggio 1976 per presentarsi alle elezioni politiche anticipate, in seguito alle quali fu eletto alla Camera dei Deputati.
Fu però un anno intenso. Iniziava in quell'anno l'esperienza delle Giunte di sinistra alla Regione Piemonte e l'Assessore Libertini fu eletto Vicepresidente della Giunta presieduta da Aldo Viglione con funzioni di coordinamento dei tre dipartimenti che accorpavano le deleghe assessorili e con l'incarico di Assessore al lavoro, industria, artigianato e partecipazioni regionali.
Il calo crescente dei consumi e degli investimenti e la crisi industriale, che vide in quel 1975 240.000 addetti all'industria in cassa integrazione, spinse la Giunta Viglione a promuovere la sua prima iniziativa pubblica nel settore dell'economia con la prima Conferenza regionale sull'occupazione e lo sviluppo il 10/12 ottobre 1975, decisa in Consiglio regionale con l'accordo di tutti i Gruppi politici.
Alla Conferenza parteciparono amministratori pubblici, rappresentanti delle categorie produttive e sociali, dagli imprenditori ai sindacati esperti economici. Il Consiglio regionale riprese e discusse i contenuti emersi dalla Conferenza e l'Assessore Libertini annunciò la presentazione da parte della Giunta di un primo Piano economico regionale come contributo alla costruzione di quello nazionale e come anticipo del Piano regionale di sviluppo, che fu approvato nel 1977.
Ma Lucio Libertini era già entrato in un'altra esperienza, quella della Camera dei Deputati, in cui fu eletto, appunto, nel 1976, spinto da quella passione politica e da quella ricerca instancabile che gli fecero attraversare la sinistra italiana dal PSI al PSDI allo PSIUP fino all'approdo al PCI e infine a Rifondazione Comunista, di cui fu uno dei fondatori e in Senato Presidente di Gruppo.
Laureato in scienze politiche e specializzato in studi economici, in Parlamento fu promotore sia alla Camera sia al Senato di proposte di legge sui problemi industriali, sulla casa, sull'urbanistica e sui trasporti di cui era valido conoscitore. Giornalista e pubblicista fu anche organizzatore culturale; negli anni '80 diresse a Torino l'Unione culturale.
Pur essendo nato a Catania e aver trascorso tanti anni a Roma per i suoi incarichi parlamentari fu profondamente legato a Torino, sua città di elezione, in cui svolse molta parte del suo lavoro politico.
Pochi mesi fa ebbe a dire in un'intervista, in cui ricordava tra l'altro l'attività svolta in Regione: "Sono fiero di aver partecipato a quella gestione". Poi fu eletto in Parlamento: "Non senza qualche mia resistenza, perché ero troppo legato a quell'esperienza torinese".
Oggi, commemorando Lucio Libertini noi vogliamo ricordare un uomo appassionato e combattivo, che ha speso la sua intelligenza e la sua energia al servizio dell'Italia e del Piemonte.



(I presenti, in piedi, osservano un minuto di silenzio)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, innanzitutto la ringrazio per quanto ha detto illustrando il profilo di Lucio Libertini.
Come personalmente ricordo Lucio Libertini. Si sa che di una persona rimane, per la società, soprattutto il frutto, il senso, i risultati del lavoro svolto: in questo senso Lucio Libertini ha lasciato molto. Al vuoto grande, e per noi comunisti pesante e doloroso, lasciato dalla sua morte fa da contrappunto la ricchezza del lavoro svolto, che penso sia non solo per noi della sinistra fonte di riflessione e aiuto critico per il nostro impegno, ma riferimento anche per chi non acconsentiva e anche per chi contrastava la sua azione. Di Lucio Libertini ricordo, in particolare, la passione per il suo lavoro, l'impegno costante profuso con entusiasmo nella lotta politica. Un impegno a tempo pieno, svolto in un campo politico quello dell'opposizione, nel quale si milita così a lungo per passione e convinzione e non per interesse. Il suo entusiasmo, la sua dedizione ad una scelta, solo da lui decisa e voluta, per una causa che presupponeva sacrifici quotidiani, rimane per me indimenticabile.
Un compagno, Lucio Libertini, che non ho mai visto affrontare con spirito di routine neppure la più semplice riunione di Sezione. Si sentiva questo, e suscitava simpatia e rispetto; un compagno che, era evidente, non svolgeva attività politica come burocratico mestiere, ma come libera scelta di vita, convinta ed appassionata. Ricordo, subito dopo lo studio, la conoscenza dei problemi. Lucio Libertini conosceva i problemi di cui parlava e non è poco nel ceto politico. Per noi di sinistra, poi, in modo speciale, questo fatto è di grande valore: indicare a tutti, a partire dalla classe operaia, la necessità di studiare, di approfondire i problemi di cimentarsi con essi per poterli adeguatamente affrontare. Per noi, che non abbiamo nel nostro campo schiere di banchieri esperti in finanza o di industriali esperti in prodotti e mercato che potessero aiutarci, era un elemento fondamentale per un'emancipazione culturale e programmatica del mondo del lavoro. Da questo punto di vista Lucio Libertini, il militante competente, era per noi prezioso nella costruzione di un progetto politico sia quando si concordava con lui sia quando si dissentiva, perché obbligava ad un'elaborazione delle proposte ad un livello che non consentiva n superficialità né facili schematizzazioni.
Vi è poi un altro elemento che forse viene prima di tutti gli altri e che Lucio Libertini ci lascia come struttura del suo essere: l'indipendenza di giudizio, l'onestà con la propria coscienza a dispetto di tutti i conformismi, di tutte le convenienze private e di partito, pagando di persona se necessario. Lucio Libertini, rimanendo con noi a sinistra all'opposizione, non è mai diventato Ministro della Repubblica, ma è stato maestro di impegno politico per molti militanti e ha avuto affetto e riconoscenza da parte di tutta quella che lui considerava la sua gente, la gente con cui lui aveva deciso di stare e di lottare. Ecco i tratti di Lucio Libertini. Come compagno di strada mi viene a mancare un interlocutore capace e serio con il quale i momenti di dialettica - e ne ho avuti: come sarebbe stato possibile non averne? - sono sempre stati per me momenti di crescita. Di Lucio Libertini credo si rimpiangerà l'assenza sia per le volte nelle quali si era d'accordo con lui, sia, forse anche di più per le volte nelle quali si era in disaccordo. Penso che gli avversari politici concordino di aver perso molto anche loro. La democrazia, quella sostanziale, vive, cresce e si rafforza nella dialettica, e Lucio Libertini, con la sua intelligenza acuta ed ironica, e a volte anche con le sue suggestive iperboli logiche, era un catalizzatore del confronto dialettico, un fattore di democrazia, una presenza preziosa per tutti. Così ricordo il compagno Lucio Libertini.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Sull'ordine dei lavori in merito alla riforma delle elezioni regionali (seguito)


PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Marino. Ne ha facoltà.



MARINO Massimo

A parte il fatto che sono pienamente d'accordo con il collega Cucco, mi risulta che l'interesse a conoscere l'evoluzione del dibattito sulla questione elettorale non sia soltanto di qualche Consigliere di opposizione, ma di molti Consiglieri anche di maggioranza.
In particolare, credo sia interesse nostro conoscere le posizioni portate dal Presidente della Giunta e dal Presidente del Consiglio a questi incontri nazionali. Visto che esiste una Commissione sulla legge n. 142, o comunque sulle Autonomie locali, potrebbe essere quella la sede nella quale fornire informazioni ed eventualmente aprire una discussione su tematiche che riguardano esplicitamente il Consiglio regionale nel suo insieme.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Rispondo in particolare al Consigliere Cucco.
Il problema delle elezioni regionali e della legge elettorale regionale è stato posto con forza in sede di Commissione bicamerale alla Camera dei Deputati.
La Presidente della Commissione bicamerale - devo pensare con il concerto delle forze politiche che vi fanno parte ha ritenuto di dire che la stessa predisporrà un disegno di legge per le elezioni regionali al più presto possibile e a Costituzione vigente, poiché le modifiche costituzionali richiedono un iter di particolare complessità. Di fronte a questo atteggiamento e a questa accelerazione, la Conferenza dei Presidenti delle Giunte si è attivata, così come la Conferenza dei Presidenti dei Consigli, per essere ufficialmente sentita dalla Commissione bicamerale.
In questo senso, la Conferenza dei Presidenti delle Giunte ha indicato la composizione di un proprio gruppo di lavoro del quale il Piemonte farà parte - gruppo che comincerà a lavorare da domani - per verificare la situazione con la Commissione bicamerale.
Personalmente, ho portato avanti la tesi secondo la quale il problema non è tanto di Giunta quanto di Consiglio; oggi pomeriggio si terrà un incontro fra una delegazione dei Presidenti delle Giunte regionali ed una delegazione dei Presidenti dei Consigli regionali - al quale partecipa la Presidente Spagnuolo. Io parteciperò, domani, all'incontro successivo, nel quale si parlerà delle possibilità di collaborazione sulle proposte da avanzare in sede di consultazione. Infatti, secondo l'impostazione della Commissione bicamerale, ci sarà una consultazione delle Regioni a livello di Presidenti del Consiglio e di Presidenti delle Giunte; si tratta di concertare posizioni e valutazioni.
Al momento, le tesi portate nella Bicamerale sono di un sistema misto come quello della Camera: una parte eletta con il sistema uninominale e l'altra con quello proporzionale.
Non si pone assolutamente, in questa fase, l'eventuale problema dell'elezione diretta del Capo del governo regionale; per ora siamo infatti in un momento di Costituzione vigente che prevede la nomina del Presidente da parte del Consiglio regionale. Questo il quadro dell'attuale situazione.
Non ho niente in contrario ad un aggiornamento in sede di Commissione francamente, però, non so se questo debba avvenire in Commissione 142 o in I Commissione. Non tocca a me assumere tale decisione; sentiremo pertanto al loro rientro, le opinioni della Presidente del Consiglio e dei Presidenti delle Giunte regionali in relazione all'argomento. Dopodiché ci sarà piena disponibilità - almeno da parte mia - a riferire e verificare tutte le forme di consultazione dei Gruppi consiliari dell'assemblea e della Commissione che si possono realizzare in questo settore.
Un'iniziativa specifica della Regione Piemonte, nel quadro che vi ho illustrato e nei tempi che vi ho detto, mi pare difficile da realizzare.
Soprattutto, mi pare abbia assai più peso, in sede di Commissione bicamerale, la voce di una posizione collegiale e non quella di posizioni singole, per quanto qualificate ed importanti esse siano.
Credo che successivamente agli incontri che si terranno a Roma saremo in grado di dare ulteriori informazioni.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Comunicazione del Presidente della Giunta regionale in merito alla questione ACNA - Presentazione ordine del giorno n. 639


PRESIDENTE

Passerei ora alla comunicazione del Presidente della Giunta regionale così come d'intesa nella riunione dei Capigruppo, relativa alla questione ACNA.
La parola pertanto al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Ricapitolo la questione ACNA anche se non sono intervenuti, dopo l'incontro dell'8 settembre, fatti nuovi e rilevanti rispetto a quanto ho detto in sede di riunione dei Capigruppo.
Vorrei che venisse distribuita ai Consiglieri - se ancora non è stato fatto - la comunicazione ricevuta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per la costituzione della Commissione e la bozza del comunicato stampa dell'8 settembre, indicativa della discussione svoltasi in tale giorno. Dopo la sentenza del Consiglio di Stato, la situazione dell'ACNA è rimasta in una posizione di stallo fino a che l'ENI non ha assunto la decisione di liquidare la società e chiudere lo stabilimento; fatto questo, che ha suscitato forti ed energiche reazioni, soprattutto per quanto riguarda il profilo occupazionale. La riunione indetta presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri è stata presieduta dal Sottosegretario Maccanico, a nome di Ciampi, e il comunicato stampa allegato rappresenta il punto della situazione.
Nel pomeriggio dell'8 settembre, nella sala di Palazzo Chigi, si sono riuniti, sotto la presidenza del Sottosegretario Maccanico, i Ministri Savona e Spini, il Sottosegretario al bilancio Grillo e i Presidenti regionali Brizio e Ferrero, per discutere sui problemi inerenti lo stabilimento ACNA di Cengio.
Dopo un'ampia discussione sull'argomento, la Presidenza dei Consiglio sentiti i pareri dei due Presidenti regionali, ha deciso di istituire una Commissione tecnica che ricerchi in trenta giorni una soluzione equilibrata ai problemi produttivi occupazionali ed ambientali. La suddetta Commissione sarà coordinata dal dottor Ricciuto, della Presidenza del Consiglio, e sarà composta dai membri designati dai Ministeri dell'Industria e dell'Ambiente dai due Presidenti delle Regioni, dall'ENI nonché da un esperto designato dal sindacato dei chimici.
Nella bozza del comunicato stampa che vi ho fatto pervenire - scritta a mano dal dottor Ricciuto - è stato depennato l'ultimo capoverso che diceva: "I Presidenti delle due Regioni hanno chiesto che l'ENI sospendesse ogni decisione sulla chiusura dell'ACNA ed ogni abbandono dell'area inquinata.
La Presidenza del Consiglio si è impegnata ad adottare ogni iniziativa in proposito".
Mentre concordavo pienamente sulla questione del non abbandono dello stabilimento, ho chiesto che venisse depennata questa parte, perché, sulla base di questo (il non abbandono dello stabilimento), non potevo accettare che il Piemonte avvallasse una continuità produttiva che smentiva una posizione da noi assunta da parecchio tempo. Questo il motivo per cui ho chiesto che venisse depennata quella parte del comunicato stampa; cosa che come avete visto, nel documento ufficiale è regolarmente avvenuto.
La discussione verteva, nella sostanza, sulla necessità di garantire da un lato la produzione, dall'altro l'occupazione e l'ambiente ed infine soprattutto da parte della Liguria e delle Organizzazioni sindacali, di garantire la continuità dello stabilimento e della vita dell'ACNA.
La questione ha nuovamente evidenziato il problema di un'eventuale riproposizione, da parte dell'azienda, del progetto Re-Sol con la richiesta ufficiale di VIA; dall'altra parte abbiamo eccepito la nota posizione del Piemonte in proposito e pertanto non possiamo opporci al VIA, perch proprio sulla base della mancanza della VIA abbiamo vinto in Consiglio di Stato.
Il Piemonte ha sollevato con forza il problema - che il libro rosso dell'ENI evidenzia delle perdite che oscillano tra i 100 e i 200 miliardi l'anno, quindi, le ragioni per cui l'ENI vuol chiudere lo stabilimento ci appaiono più a carattere economico che non di altro tipo, mentre quelle per cui si insiste sull'installazione del Re-Sol sono perché questo diventerebbe un inceneritore di rifiuti e non un impianto di produzione.
Abbiamo portato avanti e sostenuto queste tesi, che riteniamo valide ed importanti anche attualmente.
Ci troviamo in un momento di estrema delicatezza, perché la questione occupazionale ha un tale rilievo che prevale su altre questioni e, allo stesso tempo, va avanti sempre di più - da parte dei nostri contraddittori la tesi che il risanamento della zona non è possibile senza il Re-Sol o comunque, senza un inceneritore; a quanto pare non ci sono altre tecniche per risanare i lagoni della Valle Bormida. Su questo non siamo assolutamente d'accordo; a Cortemilia i Comuni della Valle Bormida stanno predisponendo un documento per il quale siamo in costante contatto, anche per l'aspetto tecnico. Pertanto, se la tesi si sposta sull'aspetto tecnico dobbiamo valutare il nostro tipo di partecipazione. Non possiamo dire: "La Regione Piemonte non partecipa". Non mi sono sentito di fare una simile affermazione: credo sarebbe stato un grave errore; ho ritenuto quindi opportuno assicurare la nostra partecipazione.
Avrete sicuramente la lettera del 10 settembre, nella quale il Sottosegretario Maccanico chiede alla Regione Piemonte l'indicazione dell'esperto, che fino ad oggi non ho fornito. Come ho detto al dottor Ricciuto, indicherò l'esperto quando lo faranno gli altri. Se l'indicazione degli altri soggetti istituzionali sarà di tipo tecnico dovremo pensare ad un esperto; se l'indicazione sarà di tipo amministrativo (si dovrebbe parlare di aspetti produttivi, occupazionali ed ambientali), dovremo pensare ad una persona legata direttamente alla Presidenza. Il Presidente Ferrero aveva chiesto di partecipare personalmente, ma gli ho risposto di aspettare, visto il carattere tecnico della Commissione.
Al momento, cioè a tutt'oggi (ho parlato ancora stamane con il dottor Ricciuto), sono stati indicati tre nominativi: il Ministero dell'Industria ha indicato l'ing. Narbone, direttore di uno dei settori dell'industria l'Enichem ha indicato l'ing. Pietro Rafaelli, ingegnere dell'ACNA e la Liguria ha indicato l'arch. Licio Tirelli, Caposettore dell'ambiente.
Mancano le indicazioni del Ministero dell'Ambiente, delle Organizzazioni sindacali e quella del Presidente del Piemonte, che farò quando saprò chi avrà mandato il Ministero dell'Ambiente. Se il Ministero dell'Ambiente manderà Clini, dovremo anche noi orientarci su chi ha seguito la questione tecnicamente, mentre personalmente ero più orientato verso un amministrativo che avesse più diretta nostra rappresentatività. Mi regoler a seconda delle decisioni che saranno assunte.
Su piano più generale prosegue la polemica secondo la quale starebbe procedendo l'iniziativa di un gruppo di dipendenti e dirigenti che sarebbero disposti a gestire in parte le produzioni meno inquinanti. Tutto questo, però, ripropone il problema relativo al risanamento. Si parla di un nuovo Piano di risanamento, più contenuto e limitato come zona, ma al contempo più puntuale, connesso a soluzioni, che, per conto nostro, non potranno certamente essere di cedimento delle nostre posizioni. La situazione è complessa.
In aggiunta, la posizione del Sottosegretario all'ambiente. Dopo l'intervento del Ministro dell'Ambiente che aveva dato la disponibilità ad una rapida VIA, che era sembrata un'apertura verso l'ACNA, c'è stato l'intervento del Sottosegretario dell'ambiente.
Ho già espresso la posizione della Regione Piemonte al Ministro Spini domani, a Roma, incontrerò il Sottosegretario Formigoni cui esporrò di persona la stessa posizione, che non mi pare sia stata da lui sufficientemente valutata, almeno a sentire le dichiarazioni che ha formulato.
Seguiamo la questione con grande attenzione e anche - debbo dirlo - con viva preoccupazione, perché il clima che si sta creando non è dei più favorevoli.
La nostra posizione rimane quella del "no" al Re-Sol, se non nel rispetto della direttiva della Camera dei Deputati, ma anche, naturalmente del "no" all'abbandono; ci mancherebbe: anche se la fabbrica chiude nessuno la può abbandonare. "No" all'abbandono della fabbrica, "sì" alla ricerca di soluzioni produttive possibilmente alternative: questa, da sempre, la nostra posizione. Non credo che potremo discostarci da questa strada.
In Giunta, dove abbiamo parlato della scelta del nostro rappresentante mi sono riservato una decisione a seconda dell'andamento delle scelte degli altri. Domani sentirò il Sottosegretario Formigoni, cui illustrerò la nostra situazione. Il fatto che stia trascorrendo parecchio tempo e che la Commissione stenti ad avviarsi è una dimostrazione della complessità del problema; personalmente, porterò avanti la posizione emersa in Consiglio che sarà puntualmente aggiornato sulla vicenda; circa l'andamento della Commissione, quando si insedierà e se interverranno fatti nuovi, sarà mia premura discuterne con la Giunta ed informare immediatamente il Consiglio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Riba; ne ha facoltà.



RIBA Lido

L'informazione del Presidente della Giunta regionale conferma l'importante passo compiuto nella direzione da noi sempre auspicata come Consiglio regionale e come Gruppo PDS in modo particolare. Sembra che la tragedia ACNA stia pian piano volgendo al termine; termine che considereremo tale soltanto con l'atto positivo della chiusura dello stabilimento, della bonifica del sito e della ricostituzione di attività produttive sostitutive in Valle Bormida.
Il mio intervento sarà breve, vista la convergenza di posizioni; vorrei però far rilevare alcuni elementi, finora rimasti ai margini della discussione. Per esempio, il fatto che tutta la struttura della chimica come del resto quella della siderurgia e delle miniere, una volta levato l'ombrello protettivo statale (una parte ancora di provenienza della politica autarchica...) non reggono più; e se devono fare i conti con il sistema di mercato interviene una collocazione delle managerialità aziendali di tipo completamente diverso. Questo dimostra che in realtà quel tipo di occupazione aveva tre ordini di costi particolarmente gravosi ed incompatibili con una corretta traiettoria di una risistemazione per il futuro delle attività produttive, trattandosi invece di sopravvivenze del passato.
La premessa era: assistenza statale finanziaria all'azienda utilizzazione di quote ambientali pian piano venute assumendo un valore storicamente mai conferito prima; organizzazione e sistemazione dei propri comparti e della propria funzione nell'ambito di un mercato internazionale in evoluzione. Così è stato per ferro e siderurgia: tali materiali si usano sempre meno. Lo stesso discorso vale per l'amianto: il materiale non si usa più poiché la tecnologia ha consentito la produzione di sistemi frenanti senza l'utilizzo dell'amianto, e sarà così anche per i coloranti e per quelle produzioni che rendono soltanto se installate in India.
Richiamo un altro percorso, a nostro avviso positivo: non tutto, sul fronte della Regione Liguria, si è evoluto nel senso del radicamento alla vecchia proposta e alla vecchia contrapposizione con il Piemonte. Vorrei molto brevemente richiamare due paragrafi del documento del Gruppo PDS alla Regione Liguria: "La scelta dell'Enichem - quella di chiudere - è maturata a seguito di una serie di decisioni sbagliate, quali l'orientamento, a suo tempo assunto dal Ministero dell'Ambiente, dalla Regione Liguria e dalla direzione dell'ACNA, di procedere alla costruzione dell'impianto Re-sol senza sottoporre lo stesso a preventiva Valutazione di Impatto Ambientale e la scelta da parte della Regione Liguria di appiattirsi sulle decisioni dell'azienda senza operare alcuna iniziativa politica di confronto con la Regione Piemonte e il Governo affinché il Piano di risanamento della Valle Bormida decollasse in concreto".
Significative le voci che in area ligure si contrappongono al Re-Sol considerato - così come lo consideriamo noi - un'incombente minaccia per le produzioni piemontesi di qualità e per l'attività turistica a distanza di pochissimi chilometri.
Ho citato questa posizione perché mi pare che ragionando su pezzi di evoluzione che intervengono gradualmente, si stia componendo un ragionamento che non vede più così divise le due Regioni. Penso che ciò sia fondamentale per gestire la fase attuale, naturalmente assumendosi l'impegno di chiudere la tradizionale produzione dell'ACNA, come mi pare venga richiamato anche nel comunicato del PDS ligure che ho letto unitamente all'ipotesi di gestire un'attività sostitutiva.
Sui giornali di stamane leggo di 25-30.000 persone complessivamente messe in mobilità dal declino del vecchio sistema della chimica, della siderurgia: persone da ricollocare in un progetto produttivo diverso. In questo senso, non si possono non sottolineare come negative le perdite di tempo che la Regione Liguria ha imposto all'intero processo, attardandosi sul discorso di mantenere l'occupazione così com'era. E' questo il terreno su cui è crollata la possibilità di rapporto: mantenere l'occupazione così com'era, con indifferenza (anche se posso comprendere le mille ragioni riguardanti lo stato dell'industria, dell'economia e della trasformazione industriale in area ligure).
A questo punto, sarà cura del Presidente invitare il Ministro e il Sottosegretario Formigoni - l'eclettico, mi sia consentito, personaggio Formigoni - a documentarsi; in caso contrario ci penseranno gli abitanti di Cengio. A quanto mi è stato detto all'assemblea da lui svolta in Liguria c'erano poche decine di persone; questo a dimostrazione del fatto che l'incitazione a procedere su barricate senza prospettiva, probabilmente non convince più nemmeno i settori - a parte quelli oltranzisti operanti sull'altro versante regionale.
Mi sembra dunque oltremodo importante porre concretamente mano all'operazione, nelle tre direzioni da noi sempre indicate. E' emerso in questi giorni che l'ACNA gestisce alcune produzioni di farmaceutica dalle effettive prospettive, ma non credo si possa costruire un grande stabilimento farmaceutico su quel sito, così, dall'oggi al domani.
Certamente, dopo il risanamento e la bonifica del sito, nell'ambito del Piano di ricostruzione, credo che l'attività della chimica e dell'Enichem sarà la prima ad essere convocata affinché partecipi alla ricostruzione produttiva della vallata. Si parla di acquisto di stabilimenti da parte di tedeschi e di altri: è già un risultato (così come le ipotesi di cui ci informava il Presidente sulle maestranze, ecc.). Sono tutte ipotesi con una loro validità, sempre che si inseriscano nel progetto di chiusura delle attività inquinanti, di bonifica del sito e del rilancio produttivo, ma non credo che i tedeschi, potendo comprare questi materiali prima in Italia adesso in India e da altre parti, pensino di impegnarsi direttamente nella produzione degli stessi, tendenzialmente fuori mercato.
Vorrei infine richiamare l'ordine del giorno presentato come Gruppo del PDS, per indicarlo a tutti i Gruppi del Consiglio, alla maggioranza, alla Presidenza e alla Giunta, come base possibile di un documento con cui concludere questa giornata di aggiornamento e di lavoro sulla questione ACNA.
Riterremmo importante che a conclusione di questi lavori si stilasse un documento: diversamente, non si segnalerebbe la nostra posizione - tanto più che non credo sia difficile in questo momento comporre un ordine del giorno unitario.
Mi pare fondamentale annotare ancora due riflessioni. La prima. Se a suo tempo si fosse imboccata la strada del Piano di bonifica e del Piano di sviluppo della valle, in qualche maniera si sarebbe riusciti per tempo ad avere in campo tutte le proposte. La situazione si è aggravata e l'azione da intraprendere diventa oggettivamente più difficile e meno sostenibile dal punto di vista finanziario. Il decreto De Lorenzo, che a suo tempo dichiarava la Valle Bormida zona ad alto rischio ambientale, era stato - si è capito in seguito - costruito essenzialmente per i lucrosi investimenti che sarebbero stati trainati dall'esistenza della situazione di rischio ambientale: attività di bonifica e ristrutturazione.
Non dovremo limitarci ad essere propositori astratti di elementi per il Piano di bonifica e il Piano di sviluppo. Noto che non abbiamo ancora proposto l'inclusione della Valle Bormida nelle aree considerate dal Regolamento n. 2052, art. 2 - e sarebbe un pasticcio se tali informazioni fossero esatte: la Valle Bormida sarebbe inclusa tra i provvedimenti dell'art. 5 b), che pur riguardando il turismo ed alcune altre attività, è essenzialmente incentrato sull'agricoltura. Bisognerebbe appellarsi all'art. 2, che riguarda le ristrutturazioni, il recupero industriale e le grosse attività: non ce la facciamo con qualche strada interpoderale e un po' di sistemazione dei boschi, come è previsto per la montagna.
Dovremo poi attivare - abbiamo votato contro e siamo tuttora convinti di aver fatto bene - la proposta di legge sulla montagna: la cosiddetta "legge Nerviani", che prevede un fondo straordinario per interventi in zone montane; zone che interessano una significativa porzione d'area della Valle Bormida piemontese; infine, tutti i problemi riguardanti il Piano di sviluppo, da finanziare con la legge apposita. Personalmente, lavorerei su questo terreno; naturalmente, spero nella collaborazione con l'altro versante, quello della Liguria.
Certo, il problema occupazionale sta rivelando dimensioni significative: anche se 50-60 persone lavoreranno nell'ambito del Piano di recupero, altrettante potranno essere trasferite e un altro centinaio potrà godere del prepensionamento - secondo dati giornalistici che non so quale fondamento abbiano; ne restano comunque circa 300 che devono essere collocate. Questo il problema complessivo: come riattrezzare dal punto di vista produttivo la serie di aree che hanno subìto degrado.
Voglio ricordare che in passato la chiusura di aziende di 200-300 persone nella nostra Provincia - i colleghi della Provincia di Cuneo ricorderanno bene la Vetreria di Vernante ed altre - non ha trovato sollecita risposta e sollecita azione per governare il processo di trasformazione economico-produttiva. E' stato un grande errore: oggi quelle zone pesano nel loro degrado, nella loro abulia sociale, nella loro tendenza a diventare sempre più zone degradate ed irrecuperabili, zone marginali dell'area piemontese.
In conclusione, sollecito attenzione su questo punto, ferma restando l'azione di presidio sul fatto che la decisione della chiusura non sia in qualche maniera ritirata; è chiaro che a questo punto non sarebbe più una decisione dell'Enichem, ma del Governo: se è così, sia Formigoni - o altri a dircelo. Si tratterebbe di posizione assai arretrata; significherebbe mantenere in piedi una situazione che non regge più, che nell'ultimo anno ha fatto perdere all'azienda - e quindi allo Stato, che paga a pie' di lista - 200 miliardi, a fronte di 100 miliardi di ricavi; significherebbe rinviare nel tempo il problema e lasciare decomporre una situazione che necessita di recupero, di trasformazione, di riassetto produttivo.
Non so se l'Assessore Cerchio, che vedo parlare con il Presidente, si sia occupato del problema.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Stiamo appunto parlando di questo.



RIBA Lido

.ma il problema esiste da alcuni anni... Non è questione che si risolve con un sopralluogo, con una promessa e con la cassa integrazione. Tra l'altro, avremmo potuto usufruire di una posizione di legge favorevole se la nostra battaglia per la cassa integrazione verde avesse avuto seguito ma adesso, Assessore Cerchio, la situazione sta diventando un importante problema del comparto del lavoro e delle attività produttive industriali. I comparti ci sono tutti. Sulla parte riguardante il settore ambientale, la Regione non è stata prodiga di interventi, se non frenanti. Tuttavia, la nostra posizione è progredita per l'oggettiva forza intrinseca degli elementi che la costituivano. Adesso dobbiamo attivare un'elaborazione anche a livello di politica del lavoro, coerentemente con progetto riguardante sia i livelli occupazionali sia la questione della rimozione del dato di pregiudizio ambientale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signora Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, a nome del Gruppo devo dichiarare che apprezzo nelle sue linee essenziali l'atteggiamento da lei tenuto in sede ministeriale, né poteva essere diversamente di fronte alla proposta di legge, pressoché unanime del Consiglio, diretta alla chiusura dell'ACNA.
Verso la conclusione della sua comunicazione, Presidente, ha anche accennato al netto "no" al Re-Sol, che c'era, c'è stato e ci sarà. Ha per aggiunto un inciso, che forse non ho captato bene: "no" al Re-sol, ma nei limiti della risoluzione della Camera. A mio avviso, non è necessario aggiungere "nei limiti della risoluzione della Camera del 30/1/1990" perché la stessa non lasciava spazio ad interpretazioni diverse o ad altro poiché diceva, chiaramente: "La Camera impegna il Governo a non consentire la realizzazione dell'impianto Re-Sol". Questa affermazione, questo "decisum" della Camera è inequivocabile. Tant'è vero che, sempre in sede ministeriale, tale decisione è stata recepita il giorno successivo - il 31/1/1990 laddove è stato redatto un protocollo d'intesa, realizzando e sviluppando la decisione della Camera, nel quale si diceva: "Per quanto attiene all'impianto di recupero solfati, che doveva essere realizzato all'interno dell'insediamento di Cengio, il Ministro dell'Ambiente non ne consente la realizzazione".
A me pare che questi debbano essere i limiti non superabili e non valicabili anche nell'ambito della formula della Commissione tecnica, alla quale certo è opportuno, anzi necessario, che partecipi un nostro rappresentante. Relativamente a laddove si dice che la Commissione tecnica "deve ricercare entro trenta giorni una soluzione equilibrata dei problemi produttivi, occupazionali ed ambientali", ritengo che il nostro rappresentante debba avere da lei, Presidente della Giunta, una chiara direttiva: quale che sia la discussione che sortirà all'interno della Commissione e quali che siano le decisioni necessariamente di massima che ne usciranno, resta ferma la pregiudiziale politica che il nostro tecnico (lei ha parlato delle sfumature che dovrà avere questo nostro mandatario nostro ambasciatore all'interno della Commissione) deve rappresentare: il limite non superabile della decisione della Camera del 30/1/1990, che ha detto "no" al Re-Sol. Sia la Commissione sia l'équipe dei Ministri che hanno tenuto gli incontri con i Presidenti delle Giunte nonché congegnato l'istituzione della Commissione tecnica, devono tenere ben presente che quel mandato della Camera dei Deputati (30/1/1990) e il successivo protocollo d'intesa (31/1/1990) non sono superabili. Quindi, di Re-Sol non se ne deve più parlare.
Con questo non sottovaluto i problemi occupazionali; anzi, dicendo cose ovvie in tutti i numerosi dibattiti svolti in aula sia nella passata legislatura sia in quella attuale, ho sempre messo in evidenza una cosa ovvia - ripeto - ed ampiamente condivisibile: tra le due esigenze di primaria importanza che si contendono il campo, salute della gente che vive in Valle Bormida ed occupazione, purtroppo bisogna dare la precedenza e la preminenza al problema della salute, senza però trascurare un modo serio e responsabile di affrontare quello dell'occupazione.
Queste le linee, sintetizzate, sulle quali ritengo si debba andare avanti: "no" - lo ribadisco - al Re-Sol o al neo Re-sol, posizione ampiamente sostenibile non solo per la sentenza del TAR e del Consiglio di Stato - che è già argomento forte ma anche sotto il profilo più propriamente politico della risoluzione della Camera che fino a questo momento non è stata revocata o annullata dallo stesso organo che l'ha emanata, cioè dalla Camera dei Deputati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zanoletti.



ZANOLETTI Tomaso

La comunicazione del Presidente ci permette di aggiornare il nostro dibattito dopo gli ultimi avvenimenti, che ci hanno molto stupiti e preoccupati, e soprattutto le dichiarazioni dell'on. Formigoni, che dimostra totale ignoranza dei dati essenziali della situazione e delle posizioni della Regione Piemonte e poi quelle conseguenti, stimolate rafforzate del Presidente della Regione Liguria.
La nostra linea è quella di sempre e credo che su questa non ci debba essere alcun tentennamento o dubbio. Devo anche dire, però, che le posizioni dell'on. Formigoni e del Presidente della Regione Liguria non ci devono stupire. Sono inaccettabili, ma non ci devono stupire. Qualcuno di noi - io ero fra questi - da più mesi, direi da anni, aveva richiamato l'importanza del problema occupazionale sia per il valore che ha in sé, per l'attenzione che di per sé richiede, sia perché era naturale ricordare che sarebbe stato, se non superato, un ostacolo difficilissimo alla chiusura dell'ACNA. Credo che su questo problema si sia quanto meno mancato da entrambe le parti; ha omesso nel modo più grave la Regione Liguria che ha tenuto una posizione arretrata e miope, ma anche noi non abbiamo fatto tutto il possibile: non siamo riusciti a convincere gli altri a scendere su un terreno di discussione vera e a fare delle proposte un po' più concrete per dare alternative agli sbocchi occupazionali.
Credo che lo sforzo della Regione Piemonte in questo momento debba essere volto in due direzioni: ribadire l'assoluta contrarietà all'ACNA, il "no" al Re-Sol, il "sì" alla chiusura dello stabilimento, ma anche cercare con la Regione Liguria, concretamente, delle alternative al problema occupazionale. Altrimenti, della vicenda dovremo parlare ancora per troppo tempo, con danni, disagi e tensioni di tipo sociale e politico sia per la Liguria sia per il Piemonte, che invece devono essere, se c'è intelligenza e lungimiranza, assolutamente evitate.
Qualcosa si è mosso. Consigliere Riba, io non ho il tuo ottimismo, ma se qualcosa si è mosso, agganciamoci a questa novità e cerchiamo di affrontare il problema occupazionale, che - ripeto - ha valenze assolute di per sé oltre ad essere comunque un ostacolo per arrivare alla chiusura dello stabilimento.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Certamente la situazione è complessa e difficile, però la conclusione a cui si è giunti - se i colleghi ricordano è quella da noi ipotizzata anni fa.
Quando venne in Piemonte l'allora Ministro Ruffolo proprio per parlare della questione dell'ACNA e della Valle Bormida, intervenendo feci rilevare che, pur con le necessarie opere di risanamento ambientale del tutto inevitabili, l'azienda sarebbe comunque stata inefficiente, che avrebbe registrato delle perdite e che sarebbe stato bene prenderne atto subito per evitare di sprecare denaro pubblico (l'azienda in quel momento era già a partecipazione statale). Quindi, per la testardaggine dello stesso Ministro Ruffolo e di tutti coloro che lo hanno seguito nel perseguire una politica di risanamento impossibile, si sono persi degli anni per intervenire in Valle e molti, molti miliardi pubblici. Oggi si fa rilevare che la chiusura dell'ACNA e la politica di risanamento finirà per costare molto; ma una parte di tale costo si sarebbe potuta recuperare decidendo tempestivamente quanto era evidente a qualunque persona con un minimo di competenza in economia.
Le condizioni erano tali per cui i costi della bonifica o venivano sostenuti dalla mano pubblica, per lasciare aperta la fabbrica, oppure sarebbero stati insostenibili dalla stessa.
Credo che a questo punto la Regione Piemonte debba porsi l'obiettivo di ottenere un punto fermo per evitare che si perda ulteriormente denaro pubblico. Tenere aperta l'ipotesi che l'ACNA non chiuda, anche se alla fine sarà così, significa buttare altri soldi non in un'operazione di risanamento e di rilancio della Valle, ma in questa sorta di buchi neri che apparentemente servono a mantenere l'occupazione, ma di fatto distruggono risorse inutilmente.
Quando si tengono aperte fabbriche in perdita, si perdono soldi e non si garantiscono posti di lavoro. I posti di lavoro si devono creare in attività che funzionano, che rendono dal punto di vista complessivo, non che accumulano costi ambientali e sociali che poi qualcuno alla fine dovrà pagare.
Ciò che costerà l'ACNA ai pubblici bilanci sarà superiore ai profitti che quella fabbrica ha avuto nel corso dei tempi.
Questo il risultato che questo tipo di attività ottiene per non aver affrontato fin dall'origine le questioni ambientali. Non dobbiamo continuare a seguire quella strada: questo quanto la Regione Piemonte deve andare a sostenere.
La questione dell'occupazione va affrontata con un progetto che non abbia come corrispettivo il buttare via denaro pubblico e quindi non certo tenendo aperta la fabbrica soltanto per tentare di costruire un Re-Sol che poi, data la mobilitazione delle popolazioni, finirebbe per diventare un'altra cattedrale nel deserto. Da parte nostra, riterremo responsabili politicamente coloro che seguendo tale posizione causeranno altri buchi all'erario pubblico.
Ciò che il Governo avrebbe dovuto fare nella scorsa legislatura - e si vergognino Governo e Parlamento per non averlo fatto - era arrivare ad una versione decente della legge - e non all'obbrobrio che stavano elaborando con la famosa legge sulla riconversione ecologica dell'apparato produttivo in grado di mettere a disposizione degli strumenti ordinari per questo tipo di operazioni - un po' il modello Balangero. Non c'è bisogno di una legge ogni volta che si presentano casi simili: occorre una legge generale che destini quote di risorse e individui percorsi senza forti tensioni sociali per giungere ad operazioni di risanamento ambientale e riconversione ecologica; in Italia sono solo sette od otto i casi aperti per i quali occorrono risorse: sono molto più numerosi i casi di aziende in crisi per altre ragioni che non per ragioni ambientali.
La Valle Bormida deve diventare un esempio di come si può avviare una riconversione ecologica e produttiva senza per questo dover sempre pensare ad iniziative assistenziali. Personalmente sono convinta che la prima cosa da fare sia la possibilità di scorporare delle produzioni - se esistono che non necessitino, ovviamente, del Re-Sol come coda alle attività produttive. Questo permetterebbe anche di mantenere il famoso presidio per gestire il depuratore e tutte le attività di bonifica necessarie.
Questa è una piccola cosa, credo anche che andrebbe esplorato con i dirigenti e con le maestranze ACNA la possibilità di individuare attività diverse e non inquinanti, adeguate alle competenze del personale.
Diversamente, vi è l'ipotesi di finanziamenti straordinari, anche a tasso agevolato, per effettuare tale riconversione nel settore della chimica sapendo però che attività chimiche "pulite" ve ne sono poche - si tratta di chimica "fine" che occupa una quantità relativamente contenuta di persone.
Scusi, Consigliere Marchini: dà un po' fastidio che davanti alla Presidenza ci sia una specie di comizio delle forze di maggioranza.
Nelle valli piemontesi le attività produttive sono in crisi per ragioni non sempre ambientali: pensate alla siderurgia nelle Valli dell'Ossola alle grandi fabbriche tessili nelle Valli del Biellese: ovunque si vada, la grande industria all'imboccatura delle valli è andata in crisi. Un'ipotesi interessante da esplorare è proprio quella di aiutare la Valle Bormida ad indirizzarsi verso i processi di riconversione avvenuti in molte delle valli che citavo. Penso, per esempio, al fatto che contemporaneamente alla progressiva crisi delle grandi attività nelle zone dell'Ossola e del Cusio si sono sviluppate piccole attività di imprenditoria locale, non soggette alla volubilità delle decisioni per le grandi imprese che certamente non hanno sede nelle valli - e non potranno mai averla e che, a poco a poco tendono a portare altrove le attività più redditizie. Ipotesi da esplorare e che può essere favorita dai soliti strumenti di fertilizzazione imprenditoriale di una valle, individuando una o due piccole aree attrezzate (magari una in Piemonte e l'altra in Liguria) in modo da attrarre le piccole imprese, mettendo a disposizione dei terreni e poi attraverso una legge speciale, creando condizioni di capitale a tassi agevolati che attiri piccole attività adatte ad andarsi a insediare nella valle. E' chiaro che questa ipotesi va pensata e ragionata non tanto in sede di Commissione ministeriale - che non farà nulla in materia - ma soprattutto a livello di Regione Piemonte.
Abbiamo grosse responsabilità per non avere mai riflettuto sull'ipotesi di un progetto specifico; noi avevamo indicato l'ipotesi di uno "stralcio del Piano socio-economico" - il Piano socio-economico è sparito, non si fa più - che riguardasse la Valle Bormida e che mettesse sulla carta le proposte relative ad una legge speciale - dato che non c'è una legge generale - per creare quella situazione di fertilizzazione imprenditoriale che è stata l'unica, nelle valli, che ha dimostrato di funzionare; in tutte le valli dove le cose sono andate bene è avvenuto questo fenomeno, non la sostituzione di una grossa fabbrica con un'altra grossa fabbrica.
In questo senso, Presidente, farei due proposte. Ricordo che abbiamo una Commissione speciale sulla riconversione ecologica dell'apparato produttivo piemontese, di cui è Presidente il famoso disturbatore Marchini che in questo momento non è presente - e di cui siamo Vicepresidenti la collega Segre ed io. Questa Commissione potrebbe essere incaricata di esplorare e di ragionare sulle modalità di un progetto di reindustrializzazione pulita e riconversione ecologica della valle, magari usando come supporto tecnico l'IRES e l'IPLA che in materia, sia per quanto riguarda gli aspetti produttivi sia per quelli ambientali, hanno competenze certamente adeguate. La Commissione, anche attraverso il confronto con il lavoro che si sta facendo in Valle Bormida (ricordo che abbiamo ricevuto i soggetti che in Valle si muovono nella stessa direzione), potrebbe essere incaricata di formulare una proposta seria e concreta che ci consenta di dimostrare che il Piemonte sa ragionare su queste cose.
La Commissione sulla riconversione ecologica potrebbe essere punto di confronto per tutte quelle forze che si muovono in Piemonte in questa direzione nonché produrre un documento istruito insieme all'IRES per elaborare concretamente una proposta. Individueremmo così, per la Commissione, un ruolo non solo di istruzione teorica dei problemi, ma anche operativo.
In conclusione, credo che il Piemonte non possa limitarsi ad accettare che la Commissione nazionale diventi la sede in cui si concordano - se tutto va bene: potrebbe anche non essere così misure relative alla cassa integrazione e qualche tamponamento della situazione sociale della Valle.
Il problema è un altro: le valli alpine - anche quelle appenniniche, ma io conosco meglio quelle alpine - non sono più in alcun modo, comunque vadano le cose, luoghi adatti alle grandi attività produttive (che stanno tutte chiudendo: chi per ragioni ambientali, chi per ragioni produttive e, in genere, per entrambe. Occorre una legge che consenta di avviare il processo di rifertilizzazione imprenditoriale: rifertilizzazione di una Valle che nel nostro caso, ha competenze e mano d'opera adatta, e che quindi pu avviarsi autonomamente su un percorso di riconversione ecologica, se aiutata con strumenti adatti - non assistenziali.
Abbiamo richiamato in aula il nostro ordine del giorno, che era stato formulato sulle voci di chiusura e non più sulla concreta decisione dell'ENI. Penso che potrebbe essere formulato un ordine del giorno comune dandone magari incarico ad alcuni soggetti del Consiglio che dica chiaramente che il Piemonte non vuole assistenzialismo, ma riconversione ecologica basata sulle potenzialità effettive presenti in Valle Bormida che riteniamo che il lavoro istruttorio possa essere svolto dalla nostra Commissione in collaborazione con quanto in Valle si sta muovendo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Segre.



SEGRE Anna

Devo dire che dopo l'intervento molto compiuto e preciso della Consigliera Bresso mi restano poche cose da aggiungere, anche perché sono completamente d'accordo sull'analisi delle ex-aree a rischio ambientale e sulle possibili soluzioni che dobbiamo inventarci di nuovo, oggi.
Circa la comunicazione del Presidente Brizio non si può che essere d'accordo, sia su come ha operato fino adesso nelle riunioni a Roma sia probabilmente, sul pessimismo con cui ha finito l'intervento: la notizia dell'istituzione della Commissione sotto la Presidenza del Consiglio dei Ministri mi ha un po' inquietata. La composizione della Commissione non potrà che avere un solo membro favorevole alla posizione del Piemonte quello piemontese, che dovrà essere anche "istruito politicamente", come già qualcuno ha detto, a dovere. Se la Commissione finisce con l'essere una Commissione tecnica in cui alla fine si vota, tra l'altro, con maggioranze e minoranze, le posizioni del Piemonte, che nel contesto politico di cui stiamo parlando sono minoritarie, andranno così disperse.
Occorre - il mio è un suggerimento al Presidente della Giunta scegliere molto bene il membro piemontese della Commissione, ed anche, se fosse ancora possibile ma è certamente difficile, cercare di svuotare un po' il ruolo della Commissione stessa. Non è ammissibile che dopo dieci anni o più di interventi delle Regioni e degli enti locali che da anni affrontano il problema della Valle Bormida, arrivi un'ultima Commissione, quella che decide: mi sembra inaccettabile.
Il Presidente ha ricordato il gruppo di lavoro che si è costituito a Cortemilia; il documento pervenuto oggi ai Capigruppo è di esemplare chiarezza nel riportare i punti per i quali la Regione Piemonte deve essere contro qualsiasi ipotesi di non chiusura dell'ACNA - dico "non chiusura".
Non dimentichiamo che il Presidente può anche richiamare la proposta di legge giacente in Parlamento, la quale evidenziava, nella stesura di questa seconda legislatura in cui la legge viene presentata, alcune misure per l'occupazione. Misure che probabilmente andrebbero modificate; potremmo però pensare ad una modifica da apportare alla proposta di legge, che potrebbe essere discussa e, comunque, arrivare sul tavolo della Commissione. Come lo stesso Consigliere Zanoletti ha ammesso, c'è molta ignoranza nei confronti del problema.
Sulle possibili soluzioni credo che, come ha spiegato diffusamente la Consigliera Bresso, il Piemonte dovrebbe farsi parte proponente di qualcosa di più significativo rispetto agli altri enti che discutono della questione. Due anni fa, come Gruppo, abbiamo detto "no" al Piano di risanamento: era chiaramente un "no" a "quel" Piano di risanamento, che comportava miliardi di spese per opere non utili per un reale risanamento della Valle Bormida.
Chiederei al Presidente se la composizione della Commissione è già definita o se è un qualcosa che può ancora essere oggetto di discussione.
Infatti, tra le varie parti in causa oltre alle Regioni e all'ENI e chi altro, mi pare potrebbe parteciparvi anche una parte ambientalista, ad esempio l'Associazione Rinascita della Valle Bormida o comunque chi da tanti anni affronta il problema in modo consapevole.
Credo quindi che la Commissione sia da sorvegliare molto strettamente e da vicino, che sia da considerare scelta politica quella del membro del Piemonte da inviare a far parte della stessa e che sia da considerare molto seriamente il ruolo che il Piemonte può avere con propri strumenti: sia attraverso la Commissione ricordata dalla Consigliera Bresso sia attraverso una nuova Commissione, secondo me ci tocca un ruolo di studio che è anche un ruolo di governo del problema.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

A mio parere non bisognava accettare questa Commissione ed è su questo argomento che svolgerò il mio intervento. Trovo ridicolo e considero una stupidaggine la decisione presa dalla Presidenza del Consiglio, dopo dieci anni di discussioni, di far finta - questo è un trucco politico - che occorra demandare ad una Commissione tecnica (composta da tecnici amministrativi, chimici ecc.) la sorte dell'ACNA.
Presidente Brizio, è una stupidaggine! Secondo me bisognava dirlo e non accettare questo tavolo di lavoro, perché è un tavolo truccato! Non è la tecnica che impedisce la risoluzione del problema dell'ACNA, è un problema politico che consiste nello stabilire una priorità: viene prima il lavoro a tutti i costi, anche se inquinato, o viene prima il problema ambientale? Questa è una scelta politica e, se si accetta questo, si accetta, secondo me, un tavolo sbagliato. Che senso ha che cinque o sei persone dipanino una materia di questo genere, non dipanabile senza una scelta politica? Non è dipanabile, perché i tecnici avranno argomenti su argomenti, tecnologie da proporre, mentre gli ambientalisti continueranno a dire "che l'inquinamento in Valle Bormida c'è stato e a sufficienza, e non ce ne deve essere più" quindi tutto il lavoro che va fatto in Valle Bormida deve essere finalizzato a togliere l'inquinamento esistente, non ad aggiungerne un altro po' "a norma di legge".
Sollecito dunque tutti i colleghi che ho sentito intervenire proponendo loro questo punto di vista. Questa Commissione è il vecchio modo dei Ministri che si sono succeduti (modo romano, di Ministero) per tirarla in lungo, per confondere tecnica con politica, per scaricare sui tecnici problemi politici.
Secondo me, noi dobbiamo denunciare il fatto che i Ministri che continuano a rimpallarsi le responsabilità, a dire una cosa e a dirne un'altra il giorno dopo, adesso hanno trovato l'escamotage di prendere trenta giorni di tempo per dare ai tecnici il compito di trovare una soluzione equilibrata dei problemi produttivi, occupazionali ed ambientali.
Ma chi vogliono prendere in giro con questa procedura? Il problema dell'equilibrio tra lavoro ed ambiente è un problema innanzitutto, e soprattutto all'ACNA, di scelta politica. In quale direzione vogliamo impegnare i tecnici? Nella direzione di salvare comunque il lavoro, anche se inquinante, cercando di ridurlo nell'ambito degli inquinamenti consentiti dalla legge? Oppure, come ha detto il Piemonte, vogliamo dire "no" ad un ulteriore inquinamento anche consentito dalla legge, visto il pregresso e chiediamo che l'impegno dei tecnici sia nella direzione di cessazione delle attività inquinanti, bonifica del sito e introduzione di altre attività? Presidente Brizio, avrei contestato questa decisione; forse, per siamo ancora in tempo per dire qualcosa a questo proposito. Se le cose che ho detto sono condivisibili, valutiamo se non sia il caso di contestare apertamente questa Commissione come un trucchetto politico per portare in una sede impropria un tema che spetta ai Ministri e alle Regioni. Ciò non nominando un bel niente, perché è una Commissione che non porterà a nulla è una Commissione nella quale - ben che vada - avremo dei tecnici di vario orientamento. Cosa succederà? Il tecnico che ha più argomenti in tasca sarà quello che riesce a spostare la Commissione sulla soluzione del problema? Ma che senso ha? Sono problemi tecnicamente complessi. Cosa faremo? Manderemo un tecnico esperto in problemi della chimica dal punto di vista della compatibilità ambientale, il quale lotterà ad armi pari o impari con un tecnico dell'industria chimica che sosterrà con quali nuove tecnologie l'inquinamento è ridotto a zero? Che senso ha parlare di tutto questo quando la decisione è politica? Il fatto è che i politici, evidentemente, non vogliono assumersi le loro responsabilità, per cui si istituisce la Commissione tecnica.
Propongo di non mandare nessuno in questa Commissione, di contestarla apertamente e di chiedere che il Governo nazionale, il Presidente del Consiglio decida in termini politici il futuro dell'ACNA, così come la Regione ha finora chiesto. Mi sembra che accedere a questa proposta sia stare ad un gioco sporco, il vecchio gioco di confondere tecnica con politica e di non assumersi, come governi, le proprie responsabilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Mi asterrò, perché ritengo che le posizioni della Giunta siano troppo blande.



PRESIDENTE

Non c'è ancora niente da votare!



BODRERO Antonio

D'accordo, comunque se ci sarà, la mia posizione sarà questa, perch bisognerebbe esigere che la competenza della materia sia tutta regionale.
Quindi sono d'accordo con il Consigliere Chiezzi, tanto più che da un Governo screditato dal cedimento ai ricatti dei provocatori che bruciano i beni dello Stato non c'è da aspettarsi nulla di buono.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Ho sentito tutti gli interventi con grande attenzione e mi pare che nella sostanza ci sia una convergenza di valutazioni molto forte, cioè quella di portare avanti la posizione del Piemonte che è per soluzioni alternative: la cessazione delle produzioni inquinanti e il risanamento della Valle non attraverso l'impianto del Re-Sol. Mi pare la linea di sempre, alla quale si sono aggiunte due osservazioni.
Una è quella portata avanti dal Consigliere Chiezzi riguardante la partecipazione o meno alla Commissione tecnica; l'altra suggerisce - per andare al nocciolo del problema - più iniziativa sulla ricerca delle soluzioni occupazionali. Una terza osservazione è relativa alla stesura di un ordine del giorno che possa rafforzare la posizione della Regione stessa. Personalmente risponderò soprattutto a queste osservazioni. Sulla partecipazione o meno alla Commissione, credete pure che non è stata una cosa così semplice. Se ho fatto depennare quella parte finale del comunicato stampa - cosa che considero rilevante - è perché ho preso una posizione molto chiara, dicendo che per noi la continuità aziendale pu avere un solo senso, mirato al non abbandono dello stabilimento, cioè agli impianti ecologici; non può essere mirato alla continuazione dell'ACNA e al ritiro della proposta di liquidazione della società, ma a scelte alternative. E' lì che è nato il discorso di fondo. Dire che il Piemonte non partecipava ad una Commissione mi è parso un problema di rottura e bisogna vedere bene a quale risultato ci porta, perché l'abbandono del campo non credo sia la strada giusta. E' chiaro che l'incontro che c'è stato a Roma era da un lato la risposta all'emergenza della decisione dell'ACNA, dall'altro la risposta - ricordiamolo bene - ad una richiesta che abbiamo fatto da tempo, affinché la soluzione venisse presa in sede politica.
Caro Chiezzi, lo abbiamo detto: "Decidete pure a livello di Governo, ma prima di decidere sentite le nostre ragioni". E' chiaro che se il Governo assumerà delle decisioni (che poi è quella che ci contrasta), non è affatto escluso che in questo momento si tengano conto più dei valori occupazionali, dei valori di tranquillità sociale, che non di altri valori e altre entità; quindi una decisione del Governo presa senza sentirci credo sia non idonea: che senso avrebbe che io domani vada a parlare con l'on.
Formigoni? Vado da Formigoni per dire: "Guarda che, secondo me, non hai capito bene qual è la situazione del Piemonte, quali sono i rischi della situazione oggettiva". Questa credo sia la posizione da assumere. Questo Comitato, a nostro avviso, non era lo strumento idoneo (non ripeto tutta la discussione durata due ore; ho anche ricordato che non avevamo partecipato per una certa fase, durante la Presidenza Beltrami), ai lavori per il Piano di risanamento, ma essere assenti in partenza da quel tavolo - possiamo sempre ritirarci mi sembra una posizione più di debolezza che di forza.
Dobbiamo essere convinti delle nostre posizioni; certamente chi andrà sarà supportato dagli indirizzi politici che il Presidente gli fornirà a nome della Giunta intera; ritengo che dire che "non andiamo" sarebbe un errore perché dobbiamo riservarci la libertà che ci compete in quella sede, cosa che possiamo anche sottolineare, se lo credete, nel documento che oggi si costituisce che pur partecipando alla cosa si riserva di ulteriori decisioni a seconda del taglio che emergerà dalla Commissione stessa.
Seconda osservazione emersa: dobbiamo fare di più sotto il profilo occupazionale. Intanto, voglio chiarire bene la questione del Regolamento n. 2052: l'obiettivo 5 è per le aree a declino rurale ed agricolo, ma non consente solo il potenziamento dell'agricoltura, bensì gli stessi obiettivi previsti per l'artigianato e l'industria, quindi un progetto che abbia basi industriali può essere collegato all'obiettivo 5, ma non si può - collega Riba - non tanto per il tasso di disoccupazione, quanto soprattutto per la limitatezza dell'area e l'indice di industrializzazione che non c'è, far diventare industriale un'area che non ha caratteristiche industriali.
Abbiamo già difficoltà con la CEE di ben altro tipo a far passare certe zone come aree industriali; chiedere l'obiettivo 2 non credo sia una soluzione. Bisogna insistere affinché si possa ottenere, invece, un progetto alternativo industriale che possa avere anche i benefici di una ristrutturazione, ma in un'altra ottica.
Fra le ulteriori osservazioni formulate, ce n'è stata una relativa all'atteggiamento nostro da assumere nei confronti del Governo: a mio avviso, deve essere un atteggiamento fermo, chiaro e non di fuga: fuggire contrasterebbe anche con quanto espresso dal collega Riba, di confronto con la parte ligure per cercare di portarla verso soluzioni di tipo diverso e di accettazione, nella sostanza, di un clima che è apparso sotto questo profilo più attento e disteso. Il vero grande rischio della questione è che le pressioni sull'Enichem facciano modificare queste decisioni, soprattutto per quanto attiene al "benedetto" impianto Re-Sol. Nel portare avanti un discorso del tipo: "il Re-Sol o comunque un altro impianto di incenerimento magari peggiore - stiamo attenti a questo aspetto è comunque necessario per ripulire i lagoni, per fare la bonifica", si profilano due problemi: l'alternativa occupazionale e l'attuazione della bonifica senza cadere nella trappola di un impianto che faccia passare attraverso la bonifica la sostanziale continuità dell'impianto ACNA attraverso il Re-sol. Sfuggire ad un confronto tecnico, in questa fase, credo sia sbagliato.
Potremmo chiedere - lo abbiamo già fatto - che la Commissione completi i suoi lavori, ma non decida nulla: la decisione compete al Governo, ma prima di qualunque decisione noi dobbiamo essere in qualche modo sentiti ed anche successivamente.
Vorrei che fosse chiaro che in questa fase - è già stato detto noi siamo vincenti sotto il profilo giuridico: abbiamo vinto tutta una serie di battaglie, ma il successo di queste battaglie viene a trovarsi in un momento di straordinaria difficoltà economica; vi sono quindi delle controindicazioni che rendono difficile l'esercizio completo di questo risultato.
Terzo punto: documento da approvare. Il documento predisposto inizialmente è datato, nel senso che non tiene conto di quanto è avvenuto successivamente, ossia la decisione dell'Enichem, peraltro contestata nell'incontro a Roma, della costituzione della Commissione, che è comunque un dato di fatto. Inoltre, non tiene conto delle posizioni che noi abbiamo assunto e potrebbe essere un elemento utile tener conto di alcuni aspetti del documento che viene da Cortemilia per la parte della tutela ed essere quindi più espliciti sotto il profilo della cassa integrazione, per quanto necessario: sono provvedimenti comunque utili a rispondere alle esigenze sociali.
Un documento che tenga conto di tutti questi aspetti potrebbe essere presentato dai Gruppi nel pomeriggio, ultimate le altre discussioni, ed essere approvato in giornata se c'è convergenza. Questo documento deve tener conto dell'evolversi della situazione, dell'azione della Regione Piemonte e deve soprattutto essere ribadito che la Regione Piemonte anche di fronte ai fatti nuovi mantiene la linea che ha portato avanti fino ad oggi, pur con la grande attenzione che peraltro ha sempre avuto e dichiarato, sia sugli aspetti economico-sociali sia sugli aspetti occupazionali alternativi.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

E' stata avanzata la proposta di consentire ai Gruppi consiliari di confrontarsi sulla base del documento già presentato, e mi sembra di capire che il PDS concordi su questa revisione del testo, in modo da giungere ad un testo unitario, se possibile, sufficientemente meditato, e quindi da esaminarsi nel pomeriggio.
In sede di Capigruppo si era convenuto di esaurire in mattinata la discussione sulla vicenda ACNA e di rinviare al pomeriggio successivi argomenti, a partire dalla comunicazione della Giunta sul Centro commerciale di Grugliasco. Potremmo quindi chiudere la seduta del mattino a questo punto e riprendere i lavori nel pomeriggio.
Siccome è convocata alle ore 15 la II Commissione per la nomina di un Vicepresidente, i lavori del Consiglio potrebbero riprendere alle ore 15,15.
Alle ore 14,45 è convocato l'Ufficio di Presidenza.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,05)



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