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Dettaglio seduta n.246 del 27/07/93 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 7) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Croso, Grosso, Maccari e Marino.


Argomento: Psichiatria

Comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione dell'ex Ospedale psichiatrico di Collegno (e connesse interpellanza n. 1975 del Consigliere Cucco ed interrogazione n. 1976 del Consigliere Vaglio)


PRESIDENTE

Esaminiamo il punto 10) all'o.d.g. che reca: "Comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione dell'ex Ospedale psichiatrico di Collegno (e connesse interpellanza n. 1975 del Consigliere Cucco ed interrogazione n. 1976 del Consigliere Vaglio".
La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Anche se le interpellanze e le interrogazioni che ispirano la presente comunicazione riconducono alla questione del sovrannumero dei primari a Collegno, credo che l'importanza dell'argomento della psichiaria, la sua permanente drammaticità ed attualità, obblighi l'Assessore alla sanità a circoscrivere un po' più compiutamente questo problema e ad inquadrarlo in una dimensione di carattere generale proprio per prefigurare non un dibattito sulla psichiatria - che io auspico evidentemente - ma un preambolo rispetto ad un dibattito sulla psichiatria. Come ebbi modo di dire in Commissione quando incominciai a parlare per la prima volta di questo argomento, torno a dire che se avessi dovuto giudicare i problemi della sanità e la priorità dei problemi della sanità dai documenti, dagli esposti, dall'attenzione (a volte anche un po' hard) della stampa, dalle lettere dei colleghi, dalle lettere delle associazioni di volontariato dall'informazione (alcune volte molto incompleta rispetto a questi fatti) dovrei dire che il problema più importante che la sanità ha in questo momento in Piemonte è proprio la psichiatria.
Rispondo subito al Consigliere Cucco. L'ultimo fatto che viene ricondotto ancora a disagio di Collegno, per esempio, è riconducibile ad una situazione di carattere generale: il paziente in questione è da quindici anni fuori dalla struttura ed è un paziente ormai normale; non proprio normale dal momento che poi succedono cose di questo genere! Quindi, come dicevo, se avessi dovuto giudicare dalla massa di queste informazioni, dalla massa di queste sollecitazioni avrei dovuto dire che il problema più importante che ha la sanità in questo momento in Piemonte è proprio la psichiatria. Non c'è stata occasione in cui non abbia avuto la possibilità di parlare, di intervenire anche nelle realtà locali, e di venire costantemente sollecitata rispetto a questo problema. Lo stesso Ministro della Sanità, nel momento in cui individuò alcune priorità rispetto ai problemi della sanità, ebbe ad individuare nella psichiatria uno degli argomenti prioritari sui quali intervenire anche con il prossimo Piano sanitario nazionale. Per la verità, non ho più individuato questa priorità nelle ultime note che ha dato il Ministro della Sanità. Ritengo però che, almeno per quanto riguarda il Piemonte, questa sia sicuramente una priorità. Per sviluppare e per analizzare questa priorità, credo che la cosa più importante sia innanzitutto verificare lo stato di attuazione della legge n. 61 perché questa Regione dal 1988 ha una modernissima legge sulla psichiatria. Peccato che, piuttosto che di attuazione, si debba parlare di una non attuazione della legge n. 61. Il modello organizzativo proposto dalla L.R. n. 61 del 1988 è quello del dipartimento. Tra l'altro chi ha potuto leggere il documento che accompagna la nuova zonizzazione delle UU.SS.SS.LL. e l'individuazione delle aziende ospedaliere, avrà avuto modo di vedere che, proprio nelle ultime pagine, si è cercato di portare l'attenzione sulla psichiatria e si sono rese, in una mezza paginetta alcune norme fondamentali che, secondo noi, dovranno essere messe comunque a riferimento anche in un'eventuale revisione della legge n. 61 in vista dell'alleggerimento dei cosiddetti parametri.
Il Servizio dipartimentale psichiatrico viene istituito per coordinare i servizi complementari intra ed extra-ospedalieri, essenzialmente allo scopo di assicurare la continuità dell'intervento terapeutico.
Per assicurare le attività di prevenzione, cura, riabilitazione e reinserimento sociale del paziente malato di mente sono previste per ogni dipartimento alcune strutture: 1) un Centro di salute mentale in ogni USSL. con attività ambulatoriali e domiciliari 2) strutture ospedaliere costituite dal Servizio psichiatrico di diagnosi e cura 3) strutture per attività in regime semi-residenziale e residenzialità integrate, sulle quali poi mi vorrò diffondere dal momento che sulle residenzialità la stampa ha avuto occasione di parlare soprattutto negli ultimi tempi.
Uno dei fondamenti di tali provvedimenti di legge è la possibilità prevista dall'art. 21, di attingere a finanziamenti per la realizzazione della rete di strutture e presidi, nell'ambito del programma pluriennale di investimenti nell'edilizia sanitaria di cui all'art. 20 della legge n.
67/88. Anche a questo riguardo occorre dire che stiamo facendo soltanto delle parole: occorre dirlo, perché l'art. 20 è pochissimo finanziato per il 1993, lo sarà un po' meno (anche se sarà ancora finanziato) per il 1994/1995/1996, quindi le speranze di recuperare molte strutture o di costruire nuove strutture o di riattare nuove strutture sono tenui. Ricordo che nell'ambito della sanità erano cinque i tipi di intervento: le residenze di tipo psichiatrico, quelle per i disabili, quelle per gli anziani, le strutture ospedaliere e i laboratori di sanità. Quindi erano cinque le tipologie su cui noi avevamo sviluppato la progettualità e quindi la progettazione per l'art. 20. Anche a questo riguardo bisognerà andare con i piedi di piombo nel senso che se noi riconduciamo il recupero di certe strutture psichiatriche o la costruzione di nuove strutture psichiatriche all'art. 20 noi facciamo un atto di fede profondo perché in questo momento non abbiamo nessuna sicurezza di poter destinare su questo art. 20 delle risorse per le residenze psichiatriche. Il superamento e la riconversione degli ospedali psichiatrici avviene con una certa lentezza questo è un altro dato che va considerato nel momento in cui noi facciamo un'analisi dell'attuazione della legge; purtroppo a tutt'oggi tali risorse finanziarie, già a suo tempo individuate, non sono state assegnate alle Regioni, conseguentemente uno degli obiettivi principali della legge non ha avuto modo di decollare e di realizzarsi. Il numero dei ricoverati decresce credo che questo lo si debba dire anche con molta disinvoltura, bisogna avere coraggio a dire questo - più per decesso dei ricoverati stessi che per la loro attiva dismissione e il loro reinserimento nel contesto sociale. A molti anni dall'approvazione della legge n. 180 credo che queste considerazioni vadano fatte, in un momento pur settoriale del dibattito perché non intendiamo oggi sviscerare e dare le ricette per la soluzione del problema della psichiatria in Piemonte.
Vorrei comunque precisare che alcuni ospedali psichiatrici stanno portando avanti una politica di riconversione elaborando progetti di superamento attraverso l'istituzione, al loro interno, di strutture tipo comunità ospiti, opportunamente diversificate dal punto di vista organizzativo e funzionale, in rapporto alla tipologia dell'utenza ospitata. In questo lavoro appare importante la collaborazione che sta avvenendo tra i Servizi di assistenza sanitaria specialistica e socio assistenziale, ciascuno per le funzioni di propria competenza.
In questi anni i posti letto pubblici in Servizi psichiatrici di diagnosi e cure e in case di cura convenzionate sono stati pressoch invariati e il tasso di ricovero è sostanzialmente stabile, anche se voglio annunciare che, proprio con la deliberazione che la Giunta ha preso nella riunione di ieri pomeriggio, avviando il Piano di convenzionamento delle case private, noi abbiamo destinato (saranno certamente pochi rispetto alle esigenze, ma tuttavia abbiamo fatto questo sforzo) 40 posti a questo tipo di assistenza anche nell'ambito delle case di cura convenzionate.
Per sopperire alla carenza dei fondi statali ex art. 20, la Giunta regionale aveva assunto una deliberazione che nelle intenzioni era certamente importante, perché destinava 8 miliardi e 280 milioni per finanziare la realizzazione dei centri di terapia psichiatrica e strutture di assistenza psichiatrica in alcune UU.SS.SS.LL. Peccato che anche questa deliberazione si sia rivelata un provvedimento inconsistente e dunque per quanto io mi sia riproposta di mandare avanti tutte le delibere che erano giacenti ho potuto mandare avanti soltanto quelle che avevano la copertura finanziaria; quelle che non avevano la copertura finanziaria, come in questo caso, non è stato possibile mandarle avanti.
In assenza di progetti di residenzialità né a brevissimo - occorre dirlo per non ingannare nessuno - né a medio termine, siamo stati costretti questo segnatamente a Torino - a praticare un rimedio che personalmente considero umiliante per chi deve gestirlo, cioè quello della residenzialità in locande. A tal proposito vorrei dire alcune cose perché la stampa ha parlato di questa pratica in modo abbastanza lucido, ma qualche volta forse esasperando alcune situazioni. Si tratta tra l'altro di una pratica che avviene soltanto in Piemonte, non mi risulta che in altre Regioni italiane si sia attuata questa pratica, cioè di dare ospitalità, residenza, a queste persone che hanno bisogno di aiuto, indirizzandole appunto ad alberghi quelle che vengono chiamate in qualche caso "locande folli", con un termine molto brutto che vorrei denunciare e spero che non venga più usato dopo averlo detto io come denuncia in questo momento.
La vicenda ha il suo inizio subito dopo gli anni '70 allorquando sull'onda del giudizio di non terapeuticità e di condanna dei reparti manicomiali e sulla conseguente opportunità di dimettere i pazienti dagli ospedali psichiatrici, si impose la necessità di individuare spazi abitativi adeguati per i pazienti psichiatrici, alternativi alla soluzione manicomiale. E' una fase storica in cui accanto ad onesti, genuini sacrosanti entusiasmi per la chiusura dei manicomi e delle giuste dimissioni, si mescolano dei velleitarismi, delle utopie, in qualche caso degli opportunismi venati anche da una falsa coscienza. Credo che ognuno di noi ha molto sofferto per non veder attuata la legge n. 180 nei suoi principi fondamentali di deistituzionalizzazione, ma una deistituzionalizzazione che consentisse poi al malato di avere in ogni caso il conforto di cui aveva bisogno.
Non mi sono occupata molto di sanità in questi anni, ma rispetto alla psichiatria sono sempre stata molto sensibile e tante volte mi sono chiesta dove sarebbe stato inserito il malato di mente proveniente dal manicomio dal momento che non ha una famiglia né una casa propria né una comunità terapeutica né un istituto che sia in grado di accoglierlo.
A Torino si sono scoperte queste pensioni cittadine. Questo nuovo tipo di domanda di mercato alberghiero, assistito e pseudoassistenziale selezionò poco alla volta alcune locande specializzate in malati di mente andando a configurare de facto, se non de jure, dei veri e propri presidi di residenzialità psichiatrica formalmente mai né programmati n autorizzati, ma operanti invece esclusivamente con una licenza comunale alberghiera e quindi sottoposte alla vigilanza dell'USSL e del Comune solo per i parametri e gli standard di tipo igienico e per le norme di sicurezza, comunque sempre con parametri da locanda di non eccessivo ordine.
Bisogna dire che ci sono state anche delle esperienze non drammatiche alcune anche positive: ci sono delle UU.SS.SS.LL. che hanno ben interpretato questa nuova residenzialità e hanno disposto una serie di compiti in riferimento a queste persone creando delle équipe. Proprio questi esempi sono quelli che noi abbiamo cercato di portare a riferimento nel corso di una riunione con le UU.SS.SS.LL., gli amministratori locali e la Commissione psichiatrica, nella quale dicemmo agli amministratori locali delle UU.SS.SS.LL. di considerare questi esempi.
Recentemente ho predisposto una circolare nella quale ho messo in luce questi parametri affinché questa residenza psichiatrica particolare ripeto peculiare della città di Torino - venga almeno gestita con la necessaria sensibilità e la consapevolezza che comunque le persone che transitano in questi alberghi sono persone che hanno bisogno sì della residenza, di un tetto, ma anche di un'attenzione, quindi di cure adeguate di avere dei medicinali a determinate ore, di essere seguiti.
Penso che questo esempio possa addirittura essere, se ben gestito, se ben considerato, se ben seguito, una delle occasioni attraverso le quali si fanno esperienze, in questo momento dolorose per qualcuno, per trovare un'alternativa alla segregazione manicomiale.
Quanto detto, rappresenta i problemi che esistono in questa Regione che non sono soltanto quelli di Torino ma anche quelli delle realtà decentrate. Vorrei quindi ricordare che noi abbiamo ancora aperti quattro ex OO.PP., uno a Collegno, uno a Racconigi, uno ad Alessandria e uno a Novara, nei quali si trovano circa 1.500 persone che sono ovviamente seguite con un rapporto medici/pazienti assolutamente accettabile. Questo rapporto è assolutamente accettabile soprattutto per quanto riguarda Collegno dove non comprendendo i sei primari che sono posti in sovrannumero qui arrivo all'oggetto della comunicazione - abbiamo ancora oggi un rapporto medico/pazienti di 1 a 24, mentre a Racconigi abbiamo un rapporto di 1 a 57, ad Alessandria di 1 a 59, a Novara di 1 a 47, cioè contro i 20 medici su 496 ospiti ricoverati di Collegno, abbiamo 4 medici a Racconigi Alessandria e Novara. Vorrei far osservare che gli ex OO.PP, di Racconigi e di Alessandria sono ognuno diretto da un singolo primario, quindi siamo in una situazione dal lato dell'assistenza relativamente tranquilla, anche se evidentemente si potrebbe sempre far meglio, ma soprattutto si dovrebbe andare al superamento di questo ospedale psichiatrico in una situazione che è quella alla quale ci richiama la nostra legge.
Per ricondurmi invece all'oggetto dell'interrogazione specifica dei Consiglieri che hanno rivolto alcune specifiche domande alla Giunta, credo sia necessario anche in questo caso fare una breve cronistoria per capire effettivamente da dove siamo partiti e quindi, comprendendo da dove siamo partiti, capire anche perché l'amministratore straordinario dell'USSL è arrivato a determinare la messa in sovrannumero di questi primari. Bisogna risalire al 1985 quando si bandì un concorso pubblico per tre posti di primario psichiatra. Nel 1987 ci fu l'autorizzazione della Giunta regionale alle UU.SS.SS.LL. ad assumere personale; sempre nello stesso anno ci fu l'ammissione al concorso pubblico per 5 posti di primario psichiatra di n.
14 concorrenti. Nel 1988 ci fu l'approvazione della graduatoria e nomina in ruolo di 5 vincitori su 8 concorrenti ammessi; successivamente tutti gli ammessi in graduatoria hanno preso servizio essendosi resi vacanti altri posti e sono i primari che voi conoscete i cui nomi sono anche conosciuti perché alcuni di questi rilasciano dichiarazioni alla stampa in merito a questa vicenda.
Nel 1990 sulla base della L.R. n. 37, che era la legge di piano, e della L.R. n. 47, che individuava un'unica unità operativa ex OP per l'ospedale psichiatrico in via di superamento, nel 1991 ci fu la deliberazione del Comitato di gestione dell'USSL n. 24 di adozione del regolamento dei servizi, che sulla base della legge n. 47/90 individuava una sola unità operativa - come dicevo prima - con riferimento al provvedimento regionale.
Bisogna arrivare al 1993 in cui c'è una nota dell'amministratore straordinario dell'USSL n. 24 nella quale viene evidenziato il problema dei sette primari per una sola unità operativa, indirizzata all'Assessore alla sanità ed ai funzionari dell'Assessorato. Questa decisione dell'amministratore, però, è stata presa a seguito della proposta del responsabile dell'unità operativa che il 30/4/1993 aveva proposto che gli ultimi 118 ricoverati venissero dismessi. Di conseguenza, di fronte a questo provvedimento, l'amministratore straordinario ha dovuto procedere giocoforza attraverso quel provvedimento che vedeva ancora sei primari occuparsi nell'ambito dell'ex OP di questi 118 pazienti.
La deliberazione dell'amministratore straordinario ha avuto dei ricorsi da parte dei primari e da parte del CIMO. Questa deliberazione ha già avuto un pronunciamento da parte del TAR. mi pare proprio in data 14 luglio. Il TAR ha respinto la sospensiva richiesta dai primari; invece, per quanto riguarda il ricorso presentato dal CIMO, ha decretato l'annullamento della deliberazione per l'aspetto formale riguardante la presunta necessità di trattativa sindacale non condotta in modo corretto dall'USSL che tuttavia così almeno aveva assicurato l'amministratore, aveva preventivamente sentito i sindacati medici.
In questo momento, oggi 27 luglio, ci troviamo di fronte da un lato ad una deliberazione per la quale non è stata data la sospensiva, ma inoperante dall'altro in quanto la deliberazione è stata dichiarata non applicabile. Quindi adesso spetta all'amministratore decidere quello che riterrà di fare; ritengo che l'amministratore reitererà la deliberazione corredandola della parte carente. Mi risulta, tra l'altro - non conosco l'esito del colloquio che l'amministratore straordinario ha già convocato i sindacati; in questa nuova sede avrà senz'altro recuperato quella carenza di informazione che è stata alla base dell'annullamento della deliberazione.
Questo problema potrebbe risolversi qualora la Regione (la Giunta, ma anche il Consiglio regionale nella sua interezza) avesse effettivamente la possibilità - e parlo non tanto del problema dei primari che si potrebbe risolvere contestualmente di rispettare le leggi che si è data. La legge n.
61, all'art. 15, dice molto chiaramente che il superamento di questa situazione lo si fa nel momento in cui si ha il coraggio di individuare un progetto specifico e preciso con l'indicazione delle diverse vie di superamento per i dati pazienti che ancora sono in cura in queste strutture. Quindi, a mio parere, è su questo che il Consiglio regionale e la Giunta regionale devono impegnarsi.
Per la verità, l'amministratore straordinario di Collegno in particolare aveva predisposto un progetto, credo anche da qualche tempo uno o due anni. Non so dirvi i motivi per cui non sia andato avanti; le motivazioni che mi sono state date sono quelle che finora non ci sono state le possibilità, perché qualcuno parlava di una cifra molto impegnativa. Ho sentito parlare di cifre anche di 14-15 miliardi per poter attuare questo provvedimento; credo però che noi dobbiamo guardare a queste situazioni personali e anche alle strutture che in questo momento ancora raccolgono queste situazioni personali con un occhio anche nuovo.
Teniamo conto che nell'ambito di quei 400-500 pazienti che vivono ancora in quelle strutture, parecchie persone sono molto anziane; sono quindi persone che non si può pensare di sradicare da quell'ambiente.
Bisogna trovare dei progetti di convivenza e di vivibilità per quelle persone all'interno di quelle strutture, perché toglierle da lì probabilmente significherebbe accelerarne il decesso. Mi è comunque stato detto che è stato riscontrato un tasso di mortalità molto basso, quindi evidentemente questi pazienti, così ben curati, pur in situazioni il più delle volte drammatiche, riescono ad avere una buona vivibilità e ad assicurarsi maggior tempo di vita.
Le domande dei Consiglieri regionali, soprattutto di quelli della Lega Nord, erano più impegnative e più importanti, nel senso che si riconducevano ai fatti economici. Credo che questo sia se non il fatto più importante, sicuramente uno dei principali. I Consiglieri della Lega Nord volevano ad esempio sapere quanto, in particolare, costava la gestione dell'ospedale psichiatrico nell'ambito più generale del bilancio dell'USSL.
Non esistendo separazione tecnica fra il bilancio dell'USSL n. 24 e quello dell'ospedale psichiatrico, risulta difficile una qualsiasi valutazione in merito al costo reale di gestione della struttura basilare. Mi è quindi molto difficile rispondere a questa domanda.
Devo dire che è una domanda interessante ed importante che richiama un problema ben più grave, sottolineato molte volte dal collega Calligaro nei suoi interventi. Mi riferisco all'esigenza che noi abbiamo di pervenire ad un tipo di contabilità che sia completamente diversa da quella attuale.
Dalle esperienze che si stanno facendo anche in alcune UU.SS.SS.LL. emerge che la contabilità per centri di costo diventa la contabilità necessaria per poter avere la possibilità di razionalizzare la spesa sanitaria; fin quando non avremo questa possibilità, non saremo in condizione di fare nessun discorso serio di razionalizzazione della sanità.
Spero dunque che le aziende ospedaliere, le UU.SS.SS.LL. riformate, che avranno al loro interno i presidi ospedalieri (i quali però dovranno avere un conto di gestione autonomo), siano effettivamente e finalmente in grado come nel caso specifico, di poter rispondere alla domanda più che legittima di conoscere quanto, nell'ambito del plafond generale del bilancio dell'USSL n. 24, sia riconducibile a questo specifico servizio. Posso dire in linea generale, che dal 1988 al 1993 il bilancio dell'USSL è passato da 76 a 108 miliardi e che ci sono stati degli incrementi molto forti soprattutto negli anni tra il 1989, il 1990 e il 1991, dove si è determinato un incremento dell'8%, del 17% e dell'11%. Queste percentuali di incremento sono riscontrabili in tutte le UU.SS.SS.LL.; se analizzate il bilancio regionale di questi anni potrete verificare un balzo sostanziale in questi anni e poi un assestamento in questi ultimi dove, come voi sapete, per le restrizioni finanziarie non abbiamo più potuto fare molti voli pindarici rispetto ai problemi della sanità.
Il Consigliere Vaglio chiede ancora quanto siano costate e quanto costino attualmente questi sei primari. Posso dire che sei primari in un anno costano complessivamente intorno a 650 milioni, perché questo è il costo base, calcolando 110 milioni di stipendio pro capite; naturalmente ci possono essere dei conti in più o in meno sulla base delle incentivazioni o cose del genere, comunque il costo è all'incirca questo.
Spero di avere risposto sufficientemente alle numerose interrogazioni che sono state rivolte. Mi rendo conto che, avendo dovuto riassumere problemi così specifici in riferimento alla programmazione di tipo finanziario e, più in generale, a quello del soprannumero dei primari forse, la mia relazione non è stata così chiara come avrebbe dovuto essere.
Tra l'altro, ho dovuto anche improvvisarla perché, da quando mi è stato detto l'altra settimana, mi è mancato effettivamente il tempo per scriverla. Tuttavia, mi farà piacere poter rispondere alle domande che verranno fatte e poter integrare successivamente, nella replica, eventuali carenze ed osservazioni che non ho avuto la possibilità di fare in questo primo momento introduttivo.



PRESIDENTE

Ringrazio l'Assessore Vetrino per questa comunicazione molto ampia.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cucco; ne ha facoltà.



CUCCO Vincenzo

Grazie, Presidente, e grazie all'Assessore per la risposta che ha dato che non si è limitata soltanto alle questioni sollevate nelle interrogazioni relative alle vicende di Collegno, sulle quali, ovviamente torneremo.
Vorrei provare a rispondere, alla prima questione che l'Assessore ha posto, in questo tono: "Come mai la psichiatria in Piemonte - ma dovrei dire in Italia - ha tutta questa grande attenzione di operatori, di familiari e anche di politici"? Alla sua domanda aggiungerei: "Come mai una così grande attenzione per avere un risultato così scarso"? E' vero che nel settore degli interventi sanitari c'è un'ipertrofia di interventi da parte degli interessati (sicuramente dei politici e degli operatori responsabili di questo settore), ma è anche vero che, comunque, proprio sotto questo punto di vista continua ad essere il settore più penalizzato.
Il mio intervento potrebbe essere inteso come una breve risposta a questa domanda, così almeno credo e spero.
Innanzitutto il mondo della psichiatria ha subìto una politicizzazione che, in questi anni, nessun altro settore sanitario ha mai subìto. Questa può anche essere stata positiva (infatti non parlo necessariamente di infiltrazioni negative), non solo per quanto riguarda le caratteristiche delle discipline psichiatriche ma anche, in modo specifico, per la caratteristica che gli interventi hanno avuto in questo settore dall'approvazione della legge n. 180 e, prima ancora, dall'iniziativa referendaria che, peraltro, vide in noi radicali i sostenitori della proposta che prevedeva la chiusura delle strutture manicomiali e l'abrogazione della vecchia legge.
Sicuramente c'è un tasso di politicizzazione molto più alto rispetto agli altri settori, ma c'è anche una giusta attenzione da parte di coloro che sono personalmente o politicamente interessati alla vicenda, proprio perché queste persone sanno - mi riferisco in particolare alle associazioni dei familiari o dei malati - di essere sempre, e comunque, il fanalino di coda.
Lei ha fatto una cronistoria della vicenda dei primari in forma assai parziale, nel senso che ha ricordato soltanto alcune tappe istituzionali di questa vicenda sulla quale voglio essere chiaro: sono assolutamente convinto e sono d'accordo sul fatto che ci fossero sei primari in più rispetto al numero necessario; devo dire però che la parzialità della sua ricostruzione si riferisce proprio a questo.
I primi interventi che segnalavano un'abnorme struttura di pianta organica dell'ex Ospedale psichiatrico di Collegno risalgono al periodo 1988/1989; in particolare, nel dibattito consiliare svoltosi in quest'aula per l'approvazione della legge n. 61, fu sottolineato (non solo da parte dell'allora Consigliere Pezzana, ma anche da parte di altri Gruppi politici, compresi quelli che allora costituivano la maggioranza) che effettivamente, la struttura di Collegno era assolutamente abnorme dal punto di vista del personale a disposizione dei malati da assistere e, in particolare, alla qualità delle loro patologie; infatti questa è una questione da non sottovalutare, perché non so quanti di essi possono essere considerati a pieno titolo soltanto come malati psichiatrici e non, in realtà, come persone anziane con tutte le patologie che l'essere anziano comporta.
Quindi questa questione è stata sollevata almeno nel 1988/1989. Lo stesso Assessore Maccari (se ricordo bene nel 1991), rispondendo ad una mia interpellanza sull'oggetto specifico, disse: "Sì, è vero, avete ragione c'è un sovrannumero, ma non riusciamo a chiudere nulla, perché il piano di superamento dell'ospedale non viene presentato - allora non era ancora stato presentato - rimandiamo tutto a quella data". Eppure, senza fare nomi, l'ultima nomina di questi primari risale al 1991; infatti l'ultimo primario nominato in quella struttura risale esattamente al 1991 ed è stato un primario che ha preso il posto di un altro che era andato in pensione sulla base di questo la vicenda potrebbe essere ricostruita, ma la cosa non ci interessa. Invece nel piano di superamento dell'ospedale psichiatrico presentato in Regione sono previsti quattro primari e non uno come è stato poi in definitiva individuato in seguito all'intervento dell'amministratore straordinario; inoltre, nell'ottobre 1992, l'USSL ha riorganizzato l'attività psichiatrica nell'ospedale organizzando quattro équipe, a capo di ciascuna delle quali è stato inserito un primario. Per cui questi primari non sono stati tolti dal loro posto e neppure è stato tutto ricondotto ad un'unica unità operativa così come era stato individuato.
Questa differenza di interventi, questo ondeggiare da un'ipotesi piuttosto che un'altra, ha a che fare non solo con i primari, ma anche con i medici dei quali - anche se nessuno ne parla ce n'è un numero abnorme presso quella struttura: vi è un numero di psicologi che, rispetto alle effettive necessità della struttura, è inspiegabile.
Bisognerebbe, per esempio, fare qualche calcolo (probabilmente l'amministratore straordinario di quella USSL ce lo potrebbe fornire) sul personale tecnico di quella USSL in quanto le esigenze che ovviamente aveva l'ospedale psichiatrico quando era in funzione sono via via andate diminuendo, per cui è vero che c'è stato il turn-over, ma bisognerebbe capire quante persone hanno ancora l'incarico e che cosa fanno.
Ecco allora che la ricostruzione completa di questa vicenda è parziale perché non comprende tutti gli interventi che già da molto tempo chiedono la messa a disposizione, o comunque l'assegnazione ad altro servizio, degli psichiatri in sovrannumero.
Allora perché le proteste sorgono in questo momento? Ci è apparso molto strano un intervento così repentino, così fulminante, tale da non lasciare il tempo ai medici psichiatri, che lasciavano il loro posto, di raccogliere le loro cose e di organizzare la "dipartita" in modo meno abborracciato di come è accaduto in realtà. Nel giro di una settimana sono state firmate le dimissioni - non le dismissioni di tutti i pazienti in carico all'ex struttura. Anche su questo, Assessore bisognerebbe fare qualche indagine maggiore. A me non risulta che queste dimissioni siano state fatte in seguito ad una visita individuale personalizzata da parte dell'ultimo primario rimasto e pare che alcune di queste dimissioni siano state fatte tenendo all'oscuro alcuni dei tutori di quei malati che sono ancora dentro a quella struttura.
Le dimissioni per andare dove? Dimissioni per rimanere lì ovviamente.
Dove vuole che vadano? In questo momento non c'è nessun'altra struttura. E allora: dimissioni perché? Ho il sospetto che una volta dimissionati questi malati non siano più a carico del Servizio Sanitario, almeno per la parte - diciamo così psichiatrica che ha a che fare con l'ex struttura.
Pertanto, sarebbe necessaria una Commissione d'indagine per capire che fine faranno, dal punto di vista economico, queste persone e se dovranno, con il tempo, contribuire con le proprie risorse all'assistenza che verrà loro fornita da quella struttura o da altre che sono ancora da individuare.
Questo sarebbe un argomento da approfondire; così come, per esempio sarebbe da approfondire quello dell'istituenda Associazione Estate '92.
Sappiamo che esiste un'esperienza (da alcuni criticata, da me in prima fila) che presenta aspetti certamente positivi; si richiama all'esperienza Primavera '85 che opera nell'area ex manicomiale di Grugliasco. Ha una struttura del tutto particolare assolutamente innovativa: è di tipo associativo fra le persone malate e si basa su alcuni principi che non condivido. Mi risulta che questa esperienza vuole essere in qualche modo esportata anche su Collegno, infatti risulta che c'è già stata un'ipotesi di finanziamento, per un'associazione di questo tipo, che ammonterebbe a L.
400 milioni.
Quando si fanno dei calcoli sul risparmio è necessario non solo mettere in conto che questi primari, probabilmente, saranno pagati ancora per un anno e mezzo (quindi non c'è nessun risparmio immediato reale e definitivo di soldi che non escono dall'USSL), ma bisogna anche capire tutto ciò che riguarda l'avvio a convenzionamenti per la costituzione di esperienze di questo tipo, in seguito ad un'eventuale verifica delle esperienze dalle quali nascono queste idee.
Un'altra domanda: "Che cosa sa l'Assessore di questa cosa? Ci può dare qualche indicazione maggiore, ad esempio, sulla qualità di questi malati"? La maggior parte di essi, o comunque un numero molto alto, sono anziani non autosufficienti con una serie di patologie assolutamente indipendenti o comunque, anche se dipendenti, devono essere curate da altri specialisti e non da psichiatri.
Che tipo di intervento si fa da questo punto di vista? A quali strutture stiamo pensando per ricoverare delle persone malate di mente o semplicemente, in alcuni casi, persone anziane con forme di demenza che ne impediscono il ritorno in famiglia o, comunque, l'indipendenza e l'autonomia? Un'ultima cosa per quanto riguarda Collegno: il piano è stato depositato circa un anno e mezzo fa ed è chiaro che non se ne può fare colpa l'USSL di Collegno se questo piano non è proceduto; bisognerebbe capire, in Assessorato, che cosa è accaduto nel settore della psichiatria in generale e non soltanto in questa vicenda.
Vorrei porre un'altra questione sotto forma di domanda: Assessore, lei sa che intorno alla questione della definitiva chiusura delle strutture manicomiali c'è innanzitutto (lo ricordo a me oltre che agli altri Consiglieri) il destino dei malati? Questo spero che sia l'interesse e l'obiettivo: la salvaguardia di tutti coloro che si occupano di psichiatria; in secondo luogo, c'è un grosso patrimonio, quello immobiliare, legato a queste ex strutture. Non vorrei che dietro questo scarso interesse da parte della struttura regionale - ho detto struttura regionale e non Assessore, soprattutto non l'Assessore presente - ci fosse qualche idea sul destino di questo patrimonio. Questo è un patrimonio delle UU.SS.SS.LL., le quali sono liberamente chiamate a deciderne secondo gli usi e le necessità della popolazione, e forse, con una Regione più attenta e più interventista potrebbe trovare una soluzione di diverso tipo.
La struttura ex manicomiale di Collegno è molto grossa ed è molto importante; pertanto potrebbe essere la sede di iniziative nel settore del recupero delle persone malate di mente, ma non solo, anche di quei settori che, diversamente, in altri luoghi non riuscirebbero a decollare proprio per la mancanza di strutture.
Allora la domanda potrebbe essere questa: "Non sarebbe meglio avviare immediatamente, questa parte di verifiche e di solleciti da parte della Giunta regionale nei confronti delle UU.SS.SS.LL. che non hanno ancora presentato progetti per il superamento delle strutture manicomiali, per cercare di organizzare un programma completo che veda tutti i problemi esistenti e non soltanto quelli, peraltro giusti, delle singole UU.SS.SS.LL."? Due brevi questioni di carattere generale. Credo che la scelta peggiore che questa Giunta potesse fare sia stata quella di affidare la sorte delle strutture alternative - le poche strutture che erano state individuate con alcune deliberazioni di questa Giunta - al destino dell'art. 20 e ai finanziamenti che sono legati. E' la scelta peggiore, perché queste strutture non saranno mai finanziate, oppure se lo saranno ciò avverrà con tempi che non terranno minimamente conto delle necessità dei malati, dei loro familiari e degli operatori, in quanto anch'essi lavorano male.
Assessore, oltre al Peana, per le cose che non vanno nella legge che non è stata applicata, forse qualche impegno maggiore - in questi due-tre giorni in cui discutiamo il bilancio non bisognerebbe assumerlo? Non è più sufficiente dire che qualcuno non ha applicato la legge perché non ci sono più soldi. I soldi, per procedere in questa direzione, si possono trovare e vedrà che insieme riusciremo a trovarli in questi due giorni (se il bilancio passerà, se riusciremo a farlo passare e se ci sarà disponibilità da parte della maggioranza) e non soltanto 10 miliardi, così come sono stati promessi e mai messi a disposizione dall'Assessore Maccari, ma anche di più, perché ormai ci vogliono più soldi per realizzare quelle stesse strutture che costavano quanto è stato preventivato il giorno in cui sono state progettate.
Il 16 novembre 1992, quasi un anno fa, ho presentato un ordine del giorno dove facevo una serie di considerazioni sull'attuazione della L.R.
n. 61 ed esponevo una serie di proposte. Era ancora vivo dal punto di vista politico l'Assessore Maccari e chiedevo al Presidente della Giunta di togliergli le competenze in materia psichiatrica perché, effettivamente non le aveva mai gestite (forse perché non gli interessavano a sufficienza) e tra l'altro facevo un elenco che, purtroppo, è ancora valido. Anche l'Assessore ha detto che questa legge è stata totalmente svuotata del suo significato. Qualcuno in Italia sta sbraitando sul fatto che la legge n.
180 è stata disattesa e non applicata; sbraita perché, secondo me, nella sostanza ha ragione nel sostenere che i principi della legge n. 180 non sono stati mai applicati, però ha torto perché, effettivamente, quella legge non individuava il percorso per uscire dalla situazione manicomiale nella quale ci trovavamo.
Il destino della legge n. 61 è identico! La si sta svuotando un pezzo per volta perché non c'è alcun interesse affinché questa materia venga presa e governata, così come gli altri settori della sanità non governati.
Devo dire che la grossa responsabilità non sta in coloro che, di una scuola o dell'altra, di un indirizzo o dell'altro tirano la psichiatria al proprio mulino, perché sostengono che la cooperativa è meglio di tutto o che l'ospedalizzazione è meglio di tutto. Non sono loro i veri responsabili. I veri responsabili sono gli amministratori regionali che, in questo periodo dal 1989 in avanti, hanno totalmente svuotato questa legge.
Ultimissima domanda: se a settembre con questa Giunta, o con un'altra si potesse calendarizzare un dibattito approfondito sull'applicazione della legge n. 61, con l'obiettivo di individuare le vie d'uscita concrete sarebbe una buona cosa, Assessore, così come sarebbe una buona cosa che nei suoi interventi in aula, non si arrendesse alla troppo semplice affermazione: "Non è stata applicata la legge", "Non abbiamo i soldi". Non è vero e lei lo sa, perché di più si può fare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Ritengo che buona parte di quanto intendevo dire l'abbia già detto il collega Cucco, a cui mi associo completamente.
Relativamente alla nostra interrogazione, Assessore Vetrino, credo che risposte non ne siano state date.
Rilevo che la spesa storica è quella che è e non siamo in grado di estrapolare la parte relativa all'ex ospedale psichiatrico dalle spese correnti dell'USSL. Strano è che questa USSL ci viene a costare, a parità di residenti, circa tre volte quello che costa una normale USSL.
Mi si dice che il personale amministrativo dipendente di questa USSL è decisamente più abbondante, ma nell'ordine del 200-300% rispetto a quello delle altre UU.SS.SS.LL. Ha ragione il Consigliere Cucco a dire che i soldi ci sarebbero, perché buona parte dei soldi potrebbero uscire da un ridimensionamento del personale di questa USSL. non solo di quello medico e dei primari.
E' vero che i primari erano in numero sovrabbondante, ma è altrettanto vero che solamente i primari di psichiatria sono stati messi fuori struttura, mentre invece mi risulta che continuano a rimanere in servizio ben tre primari psicologi.
L'Assessore ha fatto una fine distinzione. Si chiedeva l'incidenza del licenziamento di sette primari. Quanto viene ad incidere sul risparmio della spesa sanitaria dell'USSL n. 24? L'Assessore ha parlato di costo: 650 milioni annui. Ha fatto bene a dire costo, perché di risparmio non c'è neanche una lira, perché questa gente, non facendola lavorare, continuiamo a pagarla.
Mi permetta di sottolineare un fatto che mi incuriosisce. Questi primari, dall'oggi al domani, sono stati messi fuori ed è stato inibito l'accesso ai locali che, fino al giorno prima, erano il luogo in cui esercitavano la loro attività. Non riesco a comprendere, non voglio comprendere fino in fondo le motivazioni che hanno portato a questa deliberazione dell'USSL. ma di fronte a queste cose invito veramente il Presidente della Giunta, il 2 agosto, a non firmare la deliberazione e a procedere, così come giustamente è stato fatto nei confronti dell'USSL di Chivasso, ad un'indagine amministrativa preliminare.
Volevo ancora concludere con una piccola segnalazione: non ritengo sia motivo di vanto per questa Amministrazione e per la nostra Regione il fatto che si siano trovati alcuni spiccioli per incrementare di quaranta unità i posti letto presso strutture convenzionate, perché non riesco a comprendere il motivo di chiusura, di alienazione, di messa in stato di non operatività delle strutture pubbliche quando ci si continua a rivolgere in modo decisamente pesante alle strutture private che vengono convenzionate. Non credo che la soluzione dei problemi della psichiatria stia nel chiudere l'Ospedale di Collegno per aprire una succursale in quel di San Maurizio.
Non è andando a nascondere i malati che si risolvono i problemi, e non è con iniziative di dubbio risultato, come quelle delle associazioni, che si può affrontare in modo serio e sereno il problema veramente grave della psichiatria in Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signora Presidente, è da alcuni mesi che la IV Commissione le chiede di prendere in considerazione la possibilità di svolgere un dibattito generale in Consiglio sul drammatico problema della psichiatria piemontese. La IV Commissione, all'unanimità, ripetutamente, si è pronunciata in questo senso. A nome del mio Gruppo e di altri annuncio che presenteremo una deliberazione di misure urgenti per la psichiatria a settembre, in occasione del dibattito generale sulla situazione della psichiatria.
Innanzitutto bisogna fare piena chiarezza sui fatti preoccupanti di violenza, e persino di morte, che sono accaduti all'Ospedale psichiatrico di Collegno. Se si fa piena chiarezza ci si comprende, si evitano speculazioni e polemiche, ma va fatta piena chiarezza.
Sul problema del sopranumero dei primari, mi pare che non ci si debba dividere su chi è favorevole e chi è contrario. Se c'è un sopranumero bisogna prenderne atto ed utilizzare queste risorse umane di grande importanza in modo alternativo, attraverso misure di mobilità. Quindi, non tanto una disputa su chi è favorevole e chi è contrario, ma sul come.
Quello che, di certo, è inaccettabile è che alcuni operatori stiano per mesi e mesi in mobilità, siano pagati dal Servizio Sanitario Regionale senza poter svolgere la loro attività.
Sul come. Parto anch'io da un punto prioritario: il destino dei malati delle loro famiglie e le condizioni di lavoro degli operatori.
Possibilmente questi due aspetti vanno combinati in modo ottimale. Non accetterei rovesciamenti di impostazione: servizi comodi per gli operatori ma del tutto di scarsa efficacia ed efficienza per i malati e le loro famiglie. Prioritario il destino dei malati e delle loro famiglie. Penso che, in quasi tutti i casi, sia possibile combinare i comuni interessi di pazienti ed operatori. Quello che non accetto è un rovesciamento di questa impostazione.
Non di rado nella sanità accade che i servizi sono fatti su misura per gli operatori, ma non sono su misura dei pazienti. Sul come ce lo dice la legge: bisogna presentare un programma di superamento dell'ospedale psichiatrico il quale, proprio per la sua delicatezza, deve essere discusso ed approvato dal Consiglio regionale. Proviamo a seguire la legge. E' una legge che io non ho votato, contro la quale ho combattuto strenuamente, ma in questo punto mi pare accettabile. Si tratta di valutare le varie patologie presenti, si tratta di dimettere persone ricoverate impropriamente, non si può solo mutare semplicemente, cambiare lo status: oggi sei paziente, domani sei ospite. Le cose non si improvvisano.
Per cui sarebbe di grande importanza capire, dal punto in cui partiamo il percorso che vogliamo fare, il punto cui tendiamo ad arrivare, o perlomeno a raggiungere un livello di mantenimento delle prestazioni sanitarie e socio-assistenziali. Si tratta di muoversi in modo flessibile e modulare, di riconvertire la spesa storica, di trovare strutture residenziali e semi-residenziali per assistere le varie patologie presenti.
Deve essere in sostanza chiarissimo il punto di partenza, l'itinerario, le risorse umane e finanziarie disponibili, il punto di arrivo o perlomeno di mantenimento.
Torniamo alla legge. A sei mesi dall'approvazione bisognava predisporre i programmi di superamento degli ospedali psichiatrici: sono trascorsi quattro anni, io non ho visto delibere di Giunta, tanto meno programmi in Consiglio, questa è materia delicatissima perché c'è il rischio di utilizzare in modo sbagliato il contenitore ospedale psichiatrico, di concentrare malati, di realizzare un semplice cambiamento di status da ricoverato ad ospite. Perché procedere surrettiziamente? Perché non procedere in modo chiaro e trasparente? Tra l'altro c'è l'estrema necessità di estendere il processo di superamento degli ospedali psichiatrici negli altri ospedali psichiatrici di altre città del Piemonte. Badate, io capisco che vi sono incrostazioni che possono essere rimosse solo con scrolloni e anche gli scrolloni sono accettabili in certi casi, ma questi devono essere comunque ricondotti a precisi programmi. Se noi avessimo avuto un programma approvato dal Consiglio regionale difficilmente vi sarebbe stato l'annullamento della deliberazione dell'USSL di Collegno.
Allora, vogliamo sanare questa situazione? Portiamo il programma in Consiglio, discutiamolo, cerchiamo di stimolare le altre comunità sanitarie che operano negli altri ospedali psichiatrici o ex ospedali psichiatrici come è giusto dire, perché si proceda. Qui abbiamo accumulato ben quattro anni di ritardo. Mi permetto poi di fare alcune considerazioni di carattere generale in attesa del dibattito che svolgeremo a settembre. Badate che questa situazione, la situazione in cui ci troviamo, era largamente e precedentemente annunciata. Noi continuiamo a considerare la legge sbagliata e demagogica, una legge che punta esclusivamente alle strutture che non ha in dotazione neanche una lira, è una legge destinata a fallire clamorosamente. Poi c'è una questione di principio: noi non pensiamo che l'assistenza psichiatrica debba necessariamente incentrarsi tutta sulle strutture, vi sono i servizi territoriali, le strutture residenziali e semi residenziali che sono importantissime, ma non sono tutto l'intervento psichiatrico.
Allora, facciamo un bilancio sia pure sommario. La legge regionale che puntava esclusivamente sulle strutture, che è tutt'altro che modernissima a mio parere non è stata attuata. Non dico: è stata attuata in parte, ma dico che non è stato attuato un solo posto letto residenziale, non una lira alle strutture residenziali! Così il capitolo del Piano socio-sanitario regionale è stato completamente disatteso, così il piano dei finanziamenti ex art. 20 legge finanziaria del 1988. La legge prevedeva un piano finanziario. Furbescamente ci si è agganciati alle risorse previste dall'ex art. 20 legge finanziaria 1988, e quella è stata una scelta sciagurata! Così per i progetti di superamento degli ospedali psichiatrici. Altro che a sei mesi dall'approvazione della legge! Sono trascorsi quattro anni! Così gli standard strutturali e funzionali (un membro della Commissione tecnico consultiva li ha definiti demenziali ed inapplicabili) vanno cambiati. Se restiamo agganciati all'ex art. 20 e alle risorse previste dall'ex art. 20 non realizzeremo neanche un posto letto. Tra l'altro gli studi di fattibilità sono tutti fermi in Assessorato e tutti da rivedere perch datati.
Il bilancio è dunque presto fatto. La legge Maccari, Bergoglio e Pezzana è un bidone vuoto e non potrà mai essere riempito. Ciò nonostante noi ci siamo mossi, abbiamo chiesto 10 miliardi di lire per realizzare prime strutture residenziali e si sono predisposte deliberazioni per 8 miliardi e 220 milioni per centri di terapia psichiatrica e comunità protette. Quelle deliberazioni non hanno copertura, non hanno una lira di copertura, per cui è una legge inganno, è una legge truffa questa. Siamo l'unica Regione italiana priva di un servizio per la psichiatria, alcune UU.SS.SS.LL. applicano il ticket nelle attività psichiatriche. Generalmente le UU.SS.SS.LL. scaricano i malati nelle pensioni lager o nelle strutture private e a quel punto non c'è più continuità terapeutica e per di più l'USSL che ricovera si scarica il malato anche dal punto di vista della spesa perché la spesa diventa competenza dell'USSL territoriale. Sono necessarie misure urgenti ed eccezionali immediate.
Mi dispiace doverlo ripetere in quest'aula, ma quando ci viene detto che i soldi non ci sono devo dire che abbiamo ancora 30 miliardi della spesa in conto capitale 1991 da ripartire, 134 miliardi del 1992 da ripartire, abbiamo la spesa vincolata, residui del 1986, spesa vincolata 1987, 1988, 1989, accantonamenti per 20 miliardi di lire, abbiamo la spesa vincolata 1990 per 40 miliardi di lire. Abbiamo 225 miliardi di lire di spesa in conto capitale, non del tutto perché la spesa vincolata è un po' spesa in conto capitale e un po' spesa corrente. Ma direi che abbiamo 190/195 miliardi di lire di spesa in conto capitale che continuiamo a non ripartire e a non spendere. Come si fa a dire che non abbiamo soldi e che non abbiamo 30 miliardi per potenziare i servizi territoriali della psichiatria e per realizzare le prime strutture residenziali e semi residenziali? Come si fa a sostenere che non vi sono risorse? La verità è che si lasciano andare le cose! La legge era fatta appositamente per essere un grande affare per i privati, per privatizzare in modo selvaggio l'assistenza psichiatrica senza requisiti e senza controlli, per cui un paziente psichiatrico ci costa 10 milioni di lire al mese presso la struttura privata! L'ultima considerazione riguarda la Commissione tecnico-consultiva costituita appositamente dall'Assessore Maccari, con uomini fidatissimi ampiamente strumentalizzata, è servita a fare la legge e poi scaricata costretta a limitare la sua attività a livello meramente consultivo. Ebbene sì, meramente consultivo è giusto perché se la Commissione è tecnico consultiva non può di certo sostituirsi ai servizi assessorili. Quindi non accetto questa protesta della Commissione tecnico-consultiva che si è fatta adoperare e che ora rivendica potere di contrattazione. Qui bisogna fare chiarezza: le proteste degli operatori psichiatrici sono sempre più diffuse, abbiamo ricevuto gli operatori del Cuneese e dell'Alessandrino.
Il discorso è molto semplice: io non ho dubbi che l'Assessore pu scegliersi la Commissione tecnico-consultiva che vuole, ma è materia delicatissima questa, comunque tale Commissione non può mai sostituirsi ai servizi assessorili che devono essere robusti, in questo caso devono esistere perché al momento non esistono. Siamo l'unica Regione italiana che non ha il Servizio di psichiatria! Si possono scegliere i tecnici da consultare che si vuole, ma bisogna avere il buon senso di averli rappresentativi dell'universo degli operatori psichiatrici, oppure se ne faccia a meno, non è obbligatorio avere una Commissione tecnico-consultiva.
Invece è obbligatorio avere un forte, robusto, capace Servizio di psichiatria all'interno della macchina assessorile! E mai comunque una Commissione tecnico-consultiva può sostituirsi ad un servizio assessorile quindi è ora di fare chiarezza anche a proposito di questa Commissione tecnico-consultiva, ma avremo occasione di discutere spero in una prossima seduta del Consiglio regionale e spero di discutere non solo una proposta di deliberazione per misure urgenti per la psichiatria da parte delle opposizioni, ma anche una deliberazione da parte della maggioranza.
A me pare che dopo quattro anni nel corso dei quali non si è realizzato assolutamente niente - assolutamente niente e sfido chiunque a sostenere che è stato realizzato qualcosa non si possa più aspettare, non si possa più continuare a dire che non vi sono le risorse quando disponiamo di quasi 200 miliardi di lire di spesa in conto capitale. Se questo è il problema più urgente della sanità in Piemonte, e probabilmente lo è, bisogna rompere con ogni indugio e bisogna prendere provvedimenti consistenti per i servizi territoriali definendo bene le funzioni ed ampliando gli orari di funzionamento, perché non basta potenziarli, io voglio sapere che cosa fanno e voglio sapere fino a che punto sono disposti ad ampliare gli orari di servizio. Gli alessandrini, ad esempio, fanno funzionare i servizi territoriali anche il sabato, mentre in alcune zone di Torino io so che nel primo pomeriggio del venerdì i servizi chiudono; c'è bisogno quindi di risorse, di sforzi adeguati, ma anche di sapere con precisione quali funzioni svolgono e quale ampliamento dell'orario di servizio realizzano concretamente nei fatti. Se è vero, come è vero, che questo è uno dei principali problemi della sanità, se non il principale, bisogna porre rapidamente mano alla spesa in conto capitale per realizzare strutture residenziali e semi-residenziali, e per potenziare i servizi territoriali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Alcuni mesi fa, nel corso di una riunione con operatori, lanciavo una proposta un po' provocatoria, quella che si ripartisse dall'allegato n. 18 che chi ricorda il primo Piano socio-sanitario regionale sa che è quello concernente la tutela della salute mentale. Motivavo questo fatto in relazione all'esigenza di non intestardirsi di partire da una legge (la n.
61) che poneva obiettivi irraggiungibili, e si era dimostrata la sua inapplicabilità in relazione a standard che penalizzano lo sviluppo di servizi alternativi all'istituzionalizzazione. Proponevo che si modificassero quegli standard, proponevo che si operasse secondo uno stile di tipo programmatorio. Questo perché in un periodo di vacche magre, in un periodo di risorse insufficienti, è chiaro che chi programma deve porsi il primo obiettivo di darsi delle priorità, quindi non partire dal tetto, ma dalle fondamenta. Credevo e credo che sono diverse le possibili strade che si possono percorrere, che si possono attivare già ora scegliendo gli interventi di minor costo, ma egualmente efficaci.
E' chiaro che bisogna garantire il massimo livello possibile di efficacia ed efficienza; efficacia nel senso di raggiungibilità degli obiettivi, in questo caso obiettivi di salute. Il problema è tutto lì: in realtà non ci si intende sugli obiettivi e sui metodi. Dal mio punto di vista non si può non partire individuando dei metodi che rendano possibile la comprensione reciproca e la reciproca accettazione di diversità, se si vuole promuovere la salute anche mentale, e questo potenziando le risorse di ciascuno. Quindi, nel campo della cura delle situazioni di disagio mentale occorre, a maggior ragione, promuovere la comprensione se si vuole fare salute, perché altrimenti non si riuscirà a far altro che compressione, però questo io credo che non possa essere negli scopi di un professionista serio. Ora, mettersi dal punto di vista programmatorio vuol dire innanzitutto conoscere il bisogno in questo campo, conoscere la domanda di salute, conoscere i livelli di efficienza dei servizi, conoscere le risposte e la qualità delle risposte che questi servizi danno e dovrebbero dare in relazione agli obiettivi che occorre porsi.
Il problema è che il sistema informativo previsto dalla stessa legge n.
61 non è mai stato attivato e non poteva essere attivato perché era ed è un progetto di sistema informativo che non teneva e non tiene conto dei modelli operativi che vengono di fatto applicati nei servizi e i diversi modi di intendere e di interpretare i problemi. Questo fallimento si ripercuote nel presente e si ripercuoterà pesantemente nel futuro sulla possibilità di verificare l'efficacia e l'efficienza degli attuali servizi e di darsi degli obiettivi.
Io credo che non costi fare prevenzione primaria, il che significa operare per eliminare i fattori di rischio e di nocività anche nel campo della tutela della salute mentale. In questo caso, occorre che gli operatori impieghino parte della loro attività lavorando con altri operatori territoriali nel costruire le mappe di rischio, nel definire obiettivi raggiungibili per eliminare i fattori di nocività.
Intervenire sulle cause di nocività è quindi un compito di tutti nella specifica competenza professionale che non può essere delegabile ad una sola figura professionale; non esiste l'operatore di salute mentale che possa fare prevenzione primaria non integrando la sua attività con quella di altri operatori. Questo è importante perché libera le risorse, rende possibile anche risparmiare. Intervenire sui fattori di crisi impedisce ricoveri; intervenire attraverso l'attivazione di servizi, che sono anche servizi sociali, servizi domiciliari, ad esempio, previene la necessità di intervenire quando il guaio si è già determinato.
In terzo luogo, credo occorra smetterla di condizionare ogni intervento, ogni immagine di sviluppo dei servizi alla realizzazione di strutture edilizie che, si è visto, non si è saputo, non si è voluto e non si è potuto - io dico per fortuna - costruire; non si sa quando mai potranno essere attivate, soprattutto in relazione agli standard irraggiungibili particolarmente in realtà non cittadine. Ripeto: occorre partire dai servizi territoriali, che vanno potenziati. Per far questo occorre aggiungere un corretto equilibrio all'esigenza di decentrarli.
Questo per portarli nel contesto di vita delle gente, renderli effettivamente accessibili, rendere possibile lo svolgersi anche su territori con popolazione diffusa di iniziative di assistenza domiciliare razionalizzando l'impiego di risorse professionali già esistenti, ma che vanno potenziate, utilizzando quindi al meglio le risorse attivabili.
Il Servizio di salute mentale territoriale deve ridiventare il centro del servizio e, nello stesso tempo, lo snodo di interventi diversi, a differente contenuto e complessità. Il Servizio di salute mentale è la sede in cui si svolgono attività definibili di base (la presa in carico, il colloquio, l'inquadramento diagnostico e prognostico, la visita, le prestazioni farmacologiche) nonché il punto di riferimento per tutte le persone con problemi che cercano soluzioni; tale struttura si colloca quindi nell'ambito della prevenzione del disagio psichico.
Possibili soluzioni sono certo non necessariamente le pensioni, anche se rispetto a questa questione occorre non fare criminalizzazione come è stata fatta, soprattutto attraverso gli organi di stampa. In realtà l'esperienza torinese non è così da buttar via: l'attivazione dei servizi territoriali, il consentire la presenza di una persona con problemi in una locanda, se i servizi garantiscono il necessario supporto, può essere una possibile risposta. Una risposta che non è detto che non sia ben accetta dalle stesse persone, come si è potuto verificare; in realtà, le persone preferiscono questa ipotesi di soluzione che non è di per s istituzionalizzazione come, ad esempio, si sta dimostrando per la comunità in attivazione di Via Ormea. Le persone che erano in locanda e che dovranno essere portate in Via Ormea hanno infatti difficoltà ad accettare questo tipo di soluzione, perché la vivono come una nuova istituzionalizzazione in cui comunque ci saranno orari, magari più rigidi, in cui avranno meno possibilità di gestirsi la loro vita.
Questo per dire che non necessariamente tutte le soluzioni proposte nella legge n. 61 (le comunità protette, le comunità alloggio potenziate) sono da ritenersi come unico passaggio per realizzare attività di deistituzionalizzazione e di riabilitazione. Quindi, come ha già detto l'Assessore, diffonderei esperienze quali quelle di Torino come ipotesi anche in situazioni in cui nel transitorio non è pensabile - e sembra che sia così - sviluppare sedi di comunità protette. Questa si pone come possibile soluzione - ripeto, nel transitorio ma presuppone in maniera assolutamente necessaria lo sviluppo di servizi territoriali. Questi servizi sono anche e possono diventare sede di attività di riabilitazione di socializzazione, eventualmente gestite con il coinvolgimento del volontariato sociale, di cooperazione, di solidarietà; sono e debbono essere il punto di partenza, ma non la sede in cui si chiudono gli operatori, punto di partenza per la sperimentazione di ipotesi quali quella che prima ho individuato.
Il Centro di salute mentale può offrire spazi e supporto professionale per le iniziative di auto-aiuto. Può essere sede di riferimento per situazioni di crisi che, come ho detto, richiedono interventi domiciliari gli operatori, in questo caso, devono garantire una presenza di almeno 12 ore al giorno, sabato compreso, con turni anche domenicali e debbono poter garantire - nella situazione di Torino almeno un centro deve essere in grado di farlo - turni di guardia notturna prefestiva e festiva, che debbono essere di supporto e consulenza o sostitutiva all'attività della guardia medica. In questa maniera si consentirebbe un risparmio notevole almeno per quanto riguarda Torino, risparmio di 700 milioni all'anno per una guardia psichiatrica che, di per sé, è poco produttiva, se è vero come è vero che gli interventi sono di circa quattro nelle 24 ore, come già è stato ammesso dagli stessi psichiatri della Commissione regionale con la loro relazione.
Ritengo che il Servizio di salute mentale possa anche gestire un numero limitato di posti letto, per consentire il ricovero di persone per brevi periodi in relazione all'esigenza di superare situazioni difficili disturbi relazionali o crisi psicotiche. Può essere la sede di riferimento degli operatori che intervengono anche nel servizio psichiatrico di diagnosi e cura ospedaliero, struttura dipartimentale che va vista come profondamente integrata con le attività del territorio. Il rischio grosso adesso è che gli psichiatri, in seguito alla previsione di uno scorporo degli ospedali, chiedano il ritorno negli ospedali, e mi sembra che a Torino lo chiedano a gran voce. Questo non farà altro che drenare risorse dal territorio all'ospedale e le attività territoriale andranno ad esaurimento. Questo timore dovrebbe essere un timore ben forte anche per chi amministra la sanità nella nostra Regione, perché comporterà sicuramente ed inevitabilmente un maggior numero di ricoveri e un livello di spesa superiore.
Ho tentato di dare alcuni suggerimenti (posto che le critiche erano già state fatte da altri), ma diventa inevitabile, dopo gli interventi sentiti e dopo l'intervento dell'Assessore, non domandare ragione di alcune cifre in quanto si è parlato di un aumento di 40 posti di convenzionamento in case di cura psichiatriche. Se non vado errato, si tratta di strutture sanitarie a valenza psichiatrica che possono svolgere funzioni diversificate di lunga degenza psichiatrica e/o di riabilitazione o di ricovero post-crisi. Così le definiva il precedente piano di convenzionamento.
Ciò che non mi convince è l'aumento dei 40 posti, infatti nella Provincia di Torino mi risulta che, per quanto riguarda i convenzionamenti per case di cura che svolgono questo tipo di attività, si arrivi ad un livello ben superiore. Il solo Centro Neuropsichiatrico Fatebenefratelli ha 310 posti letto convenzionati, mentre la Casa di Cura Villa Cristina ne ha circa 220; poi ci sono Villa Turina, Villa Augusta e la Casa di Cura di Trofarello. Vorrei capire se i 40 posti sono in più o se sono sostitutivi ma non sembra sia così e allora la cosa mi preoccupa, perché conferma la tendenza a privatizzare le soluzioni di crisi che potrebbero essere prevenute con un risparmio nel settore sanitario. In realtà prevenzione non si fa; il servizio territoriale viene sempre più depotenziato e le risorse drenate servono per pagare le rette consistenti delle case di cura private.
Mi risulta che la stessa Villa Iris di Pianezza abbia cominciato a ricoverare (benché non abbia il convenzionamento per letti psichiatrici) malati con questa patologia al costo di L. 6-7 milioni al mese. Bisogna quindi capire che cosa significhi, in questo caso, fare una programmazione a me sembra che ci si metta in un circolo chiuso che, di per sè, è fonte sempre maggiore di spesa.
Gli psichiatri della Provincia di Alessandria, che sono venuti la scorsa settimana, hanno denunciato il ricovero di pazienti dimessi o comunque di nuovi pazienti psichiatrici - non ex OP - ormai sulla via della cognicizzazione, presso presidi non meglio definiti che dovrebbero essere di natura socio-assistenziale, ma che spesso tali non sono. Sono strutture che si autodefiniscono presidi assistenziali senza la specifica autorizzazione e che ricoverano pazienti inviati dai servizi psichiatrici delle UU.SS.SS.LL. a costi che arrivano anche a L. 9 milioni al mese.
Sembra che nella nostra Regione questi presidi siano più di 200.
Chiudo citando alcune risposte scritte che l'Assessore Maccari diede l'1/6/1992 ad una mia interpellanza presentata alla fine del 1990, che si riferiva ad un episodio di violenza, avvenuto a Collegno, nei confronti di un ricoverato. Al di là delle risposte su quella specifica questione l'Assessore Maccari rispondeva anche su altri interrogativi da me posti. In particolare, chiedevo quali e quanti fossero i progetti presentati per essere finanziati, ex art. 20 della legge finanziaria 1988: erano quattro centri di terapia psichiatrica, due comunità protette e una comunità alloggio. Peccato che questi progetti, in realtà, siano rimasti nel cassetto e che, quindi, le UU.SS.SS.LL. presentatrici se li debbano scordare, così come devono scordare i finanziamenti previsti, gli 8 miliardi a cui l'Assessore ha fatto riferimento.
Domandavo inoltre se rispondeva a verità il fatto che presso i servizi psichiatrici diagnosi sicura si verificassero episodi di contenzione coatta. L'Assessore rispose: "Non risponde a verità che, negli SPDC, si verificano episodi di contenzione coatta senza che questi, come previsto dalla legge, vengano regolarmente autorizzati e registrati". Gli psichiatri, ai quali è stato posto questo problema, da loro stessi denunciato, affermano che non viene più normalmente utilizzato il registro delle contenzioni che, per legge, era da tenersi per casi come questi.
Questo è un fatto che ho verificato di persona.
Inoltre chiedevo se fosse stata costituita un'unità di ricerca sulla depressione, che praticava sperimentalmente l'elettroshock. L'Assessore Maccari mi rispose che l'unità di ricerca non era stata costituita; in realtà un gruppo di lavoro e di studio c'era, ma non era un'unità di ricerca sulla depressione; l'Assessore mi fornì un risposta per iscritto: "La pratica dell'elettroshock è una pratica terapeutica tuttora in vigore in tutto il mondo".
Se non altro, in questo caso, dimostrava una profonda ignoranza sia sul dibattito che c'è stato, sia circa la reale efficacia di questa pratica di per sé riconosciuta non più efficace di altri interventi non così profondamente traumatizzanti. Ho finito e mi auguro che l'Assessore possa darmi delle risposte.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Peano; ne ha facoltà.



PEANO Piergiorgio

Soltanto pochi minuti per condividere quanto già molti hanno detto e per dire all'Assessore, con tutta chiarezza e molta serenità, che la psichiatria è uno degli atti gravissimi, è un problema molto grave per la nostra Regione e che, con tutte le sue carenze e tante contraddizioni, ci pone - ed è un dato molto grave - ad essere una delle ultime Regioni, forse l'ultima Regione in Italia, nel dare risposte alla psichiatria.
Non entro nel merito del discorso che si riferisce a Collegno o ai sospetti di Cucco rispetto al provvedimento per la collocazione e la disponibilità dei sei primari da parte del responsabile di quella USSL.
Tuttavia condivido gran parte delle preoccupazioni che oggi sono state espresse e che sono emerse. La IV Commissione ha avuto modo, in questi mesi, di prendere atto e di occuparsi del problema della psichiatria attraverso audizioni ed incontri, in particolare con gli esperti della Commissione tecnica. Questo fu un incontro veramente drammatico, perch scaricarono gravi responsabilità sull'Assessorato e addirittura denunciavano come voluta la mancata programmazione dei servizi inerenti ai malati di mente.
I responsabili delle UU.SS.SS.LL. provinciali di Cuneo e di Alessandria chiedevano, alcuni giorni fa, di integrare la Commissione tecnica assessorile attraverso componenti che potessero integrare le istanze delle province stesse. E' un dato importante e lo si vedrà.
I fondi sono mancati, ma, forse, nessuno di noi, in questi mesi, si è chiesto perché i fondi sono mancati per quei cinque aspetti che l'art. 20 della legge n. 67/88 aveva posto come finanziamenti possibili. Mi è parso di riuscire ad intravedere alcune risposte: ad esempio, i fondi sono mancati perché nel 1990, nel nuovo contratto per la sanità, furono presi, a livello nazionale, per poter chiudere il buco che il contratto stesso poneva, con l'impegno da parte dello Stato di integrarli in una seconda fase; cosa che non fu mai fatta.
L'altro giorno in Commissione lei ha posto alcune priorità molto importanti; priorità che voleva estrapolare dal Piano socio-sanitario regionale e che lei, Assessore, intravedeva come importanti dicendo: "Il piano non ha avuto una sua attuazione". Noi dicevamo che è stato attuato soltanto nella percentuale di un 6-7% e non di più. Lei riteneva opportuno esternare alcune priorità e le ha elencate, non dimentichiamo però in queste priorità la psichiatria, che è un dato importante ed essenziale.
Le chiedo anche di porre attenzione ad un particolare passaggio: c'è una filosofia che tenderebbe a sanitarizzare il malato psichiatrico; su questo punto bisogna stare molto attenti, perché è un malato che va integrato sul territorio, occorre quindi integrare i servizi sanitari e i servizi socio-assistenziali per poter dare una risposta al malato di mente e, soprattutto, per dare una risposta importante ad una richiesta che oggi emerge, ma che, soprattutto, non vuole sanitarizzare. Le pongo in evidenza la sofferenza dei malati che in quei momenti di lucidità, in quei momenti in cui hanno la capacità intellettiva, si sentono fortemente emarginati tutti noi viviamo sul territorio queste grossissime difficoltà, come viviamo la grande sofferenza delle famiglie di questi malati. Questo è un elemento importante.
La Commissione si è detta disponibile ad approfondire la questione durante il mese di ottobre e, se lo crederà opportuno, non solo attraverso un ampio dibattito, ma anche attraverso un lavoro della Commissione stessa.
Riteniamo che occorra approfondire queste tematiche su tutto il territorio ed aprire un dibattito veramente serio per porre in atto quelle carenze che la legge n. 61 non ha attuato, come i CTP - lo accennava oggi Calligaro - deliberati lo scorso anno (quella famosa delibera dello scorso anno) e non realizzati perché non si avevano i fondi a disposizione, quei 10 miliardi mai trovati per costruire otto CTP nella regione Piemonte.
E' emerso un dato allarmante, un dato che ho ricavato da un'indagine che i responsabili di Alessandria hanno portato in Commissione: esistono nella nostra Regione, 29 strutture pubbliche che ricoverano 215 malati, ma esistono 264 strutture private dove sono ospitati 1.574 malati. E' un dato allarmante, impressionante, con una spesa che va dai 7/8 milioni al mese per ogni malato; noi abbiamo quasi tutti i malati, la maggioranza assoluta cioè 1.574, in 264 strutture pubbliche.
Un altro dato emerso e che ritengo sia allarmante è il fatto che non esiste alcun elenco ufficiale in Assessorato delle strutture private. Non esiste; i dati sono stati ricavati estrapolandoli dalle comunicazioni che le UU.SS.SS.LL hanno fornito in questi ultimi mesi. Inoltre, un ulteriore dato allarmante è che per tutte queste strutture private non sono mai state fatte verifiche, non esiste una vigilanza su quelle strutture per le quali noi paghiamo delle cifre enormi, immense per i servizi che vengono da esse erogati.
Queste sono situazioni che fanno meditare sulla carenza che abbiamo su questo servizio e che ci pone, come ho dettto all'inizio, all'ultimo posto come Regione in Italia. Assessore, la ringrazio e le offriamo tutta la nostra disponibilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Vorrei solo ricordare un punto al quale avevo già accennato in Commissione Sanità: a mio modesto avviso, una delle cause delle disfunzioni della sanità in genere e della psichiatria in particolare (e non soltanto di queste) è che il settore pubblico non è abbastanza controllato - e questo lo abbiamo già sentito - e il privato, se facciamo attenzione alle cose che si dicono da parecchio tempo, non è più privato, per il semplice motivo che riceve sovvenzioni e qualche volta, o sovente, non dà servizi corrispondenti.
Quindi: il pubblico sia veramente pubblico e il privato veramente privato, cioè autosufficiente; se no, no. Non sono privati se chiedono l'elemosina al pubblico, allo Stato. Questo mi fa pensare (naturalmente la cosa è un po' diversa, ma non tanto), ad una FIAT che va a fare l'operazione Melfi e pertanto si presenta come una struttura privata e invece, per conto mio, è pseudo privata, è statale o parastatale, come tutti gli altri enti, perché chiede finanziamenti allo Stato, cioè ai contribuenti per fare un'azienda - chiamiamola così - in quel di Melfi, che figurerebbe privata. I soldi però, li mettiamo noi, cioè quei poveri contribuenti già taglieggiati da una enorme rapina fiscale. Quindi il pubblico sia pubblico e il privato sia privato.
Farei una rara, oculata, guardinga eccezione per le istituzioni di volontariato; comunque, il controllo vale per tutti: pubblici, privati e le eccezioni di cui parlo.
Il fatto che il Piemonte sia una delle regioni più arretrate anche sul piano psichiatrico e sanitario in genere è dovuto, almeno in gran parte alla rapina fiscale che, probabilmente, avvantaggia altre regioni.
E' chiaro che se il Piemonte paga molto di più di quello che riceve questi soldi non andranno solo a finire in bocca alla mafia, ma andranno magari ad aiutare altre regioni sul piano sanitario e sarebbe molto interessante sapere se è così.
Si fa presto a dire che il Piemonte è l'ultima Regione, ma perché è l'ultima? Se una volta era una delle prime ed ora è diventata l'ultima ci sarà una causa e io penso che la causa sia la suddetta rapina. Vorrei far notare una cosa che è stata anche detta in Commissione: la Commissione Sanità desidererebbe una maggiore presenza della maggioranza in seduta e suggerirei, per arrivare a questo scopo, una riforma del regolamento retributivo. Se ci fosse questa riforma, le presenze sarebbero assicurate.
Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Desidero innanzitutto ringraziare i colleghi che, attraverso i loro interventi, hanno prefigurato una sorte di preambolo al dibattito che anch'io, auspico possa avvenire in autunno, sperando che esso abbia anche un carattere propositivo e possa andare oltre una deliberazione, così come proposta dal Consigliere Calligaro, perché penso che questo dibattito possa essere veramente importante e possa rispondere alle ansie che noi tutti qui, oggi, abbiamo espresso, se solo potessimo portare all'approvazione del Consiglio regionale qualche progetto di superamento di uno degli ospedali psichiatrici che ancora abbiamo in Piemonte.
Questo sarebbe effettivamente un modo per dare concretezza alle parole che oggi abbiamo svolto; quindi, vedrò quelli che sono i tempi, i termini le modalità e le procedure per poter arrivare a questo momento, lavorando congiuntamente con la Commissione in questa direzione.
Vorrei ricondurre a quattro punti le numerose sollecitazioni che sono venute da parte dei colleghi Consiglieri. Il collega Cucco, in particolare ha fatto un'osservazione sulla mia parzialità dell'informazione, in riferimento all'excursus storico, per quanto riguarda l'avvio dei primari.
Vorrei dire che non c'era, da parte mia, nessuna intenzione di tacere delle cose; vorrei dire, tra l'altro, che l'ultima assunzione non è del 1991 come lei ha detto ma mi è stato fatto presente che è avvenuta nel 1989.



CUCCO Vincenzo

La nomina è del 1991.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Può darsi che la nomina sia avvenuta nel 1991. Comunque, purtroppo, i nostri tempi sono sempre molto lunghi e può anche accadere che provvedimenti assunti in via definitiva nel 1989 vedano poi effettivamente la loro concretizzazione anche un anno o due dopo.
E' vero che, con una nota del dicembre del 1990 l'Assessorato alla sanità, acquisendo il parere della Commissione tecnico-consultiva (sulla quale dirò qualcosa in ordine alle osservazioni di Calligaro), formulò un articolato parere che si concludeva con delle considerazioni di questo tipo, in relazione a quello che diceva Cucco, e cioè che le ultime assunzioni risalgono al 1991, quando già si sarebbe dovuto parlare di superamento anche ai sensi della nostra recente legge. Noi non abbiamo più autorizzato nulla, anzi ogni volta che da parte delle UU.SS.SS.LL. ci venivano sollecitazioni in questo senso, tenuto conto degli organici nel profilo professionale e nella posizione funzionale in esame assegnata a codesta USSL. si invitava l'Amministrazione a voler riconsiderare complessivamente la situazione, nell'ambito di una riorganizzazione dei servizi in questione, con un eventuale e diverso utilizzo per le risorse umane che attualmente sono disponibili.
Il fatto che ad un certo punto la Regione, in data molto recente avesse fatto una deliberazione con la quale individuava ancora questi otto primariati, è stato l'appiglio, anche per i sei primari, per dimostrare che loro, a buon titolo, avevano continuato a permanere in questa struttura, e ancora oggi avrebbero titolo a permanere in questa struttura.
Vorrei però dire che quella deliberazione aveva soltanto una natura prevalentemente ricognitiva di situazioni esistenti che, in qualche caso avrebbero potuto discostarsi dai parametri vigenti, evidenziando degli organici sovradimensionati rispetto alla norma o comprendenti figure professionali non strettamente coerenti con le strutture esaminate. Quindi anche le deliberazioni della Giunta vanno interpretate e usate per quello che intendono dire, non per quello che si vorrebbe dire.
Un altro aspetto su cui vorrei dare una breve risposta è quello che riguarda gli investimenti, perché su questi molti interventi si sono soffermati, e anche con un certo calore. Partiamo dal presupposto che l'art. 20, per il momento, non ha certezza di finanziamento. Dunque cerchiamo di utilizzare i finanziamenti che, come diceva il Consigliere Calligaro, sono abbastanza consistenti, non fosse altro che per poter sfruttare i finanziamenti che negli anni 1989/1990/1991 non abbiamo totalmente utilizzato. Questo vale per la spesa in conto investimenti.
Come ho già detto in Commissione, ripeto in questa sede che vorrei prendere un impegno (che è un impegno della Giunta e può diventare un impegno del Consiglio) affinché nell'ambito delle priorità (che in parte abbiamo già individuato e che si stanno perfezionando, e che venerdì presenterò alla Giunta in occasione dell'ultima sua riunione prima delle vacanze e che manderò immediatamente in Commissione) possa essere oggetto di discussione, nella Commissione già convocata per l'8 settembre, la psichiatria.
La cifra la potremo anche stabilire insieme, razionalmente e vedendo quello che si può onestamente prevedere di sfruttamento in questi quattro mesi e nell'anno che abbiamo di fronte. E' inutile prevedere stime sovradimensionate che non abbiamo poi la possibilità di utilizzare nell'anno di gestione.
Vorrei che, dall'incontro di oggi tra la Giunta e il Consiglio, ci potesse essere questo impegno, che per quanto mi riguarda porter attraverso i tempi e i termini che vi ho appena indicato.
Sull'assistenza medico-psichiatrica in queste unità operative - ex ospedali psichiatrici - c'è un promemoria dell'USSL di Collegno che trovo molto interessante e che non sto a leggere, perché è lungo, ma è un promemoria che, attraverso le diverse individuazioni dei vari status in cui si trovano queste persone, dà una stima ed una considerazione molto precisa di quelle che sono le assistenze per numero di persone impiegate - rispondo con questo anche alle sollecitazioni che venivano dal Consigliere Vaglio non soltanto il numero degli ospiti, ma anche il numero di medici, di coordinatori amministrativi.
Vorrei dire - e l'ho già detto in Commissione e lo ripeto - che sono organizzate, nell'ambito dell'Assessorato, moltissime Commissioni. Alcune di queste sono Commissioni che discendono da precise norme di legge e quelle, per fortuna, ci sono e sono un supporto molto importante per l'Assessore in una materia che ogni giorno ha bisogno di consultazioni tecniche rispetto alle decisioni che deve prendere. Ci sono poi moltissime altre Commissioni improvvisate di volta in volta, oppure anche Commissioni permanenti su specifici settori ed attività. Una di queste è la Commissione tecnico-consultiva.
Devo osservare, rispetto a questa Commissione che, intanto, per quanto mi riguarda la considero una Commissione tecnico-consultiva, nel senso che la Commissione non se la deve prendere se, in qualche caso, non viene interessata rispetto a qualche problema. La consultazione la decide la Giunta e l'Assessore sulla base delle esigenze di consultazione che si possono sentire. Questa Commissione tecnico-consultivo per la psichiatria a mio avviso, è una Commissione poco rappresentativa sotto il profilo territoriale, per cui per quanto mi riguarda cercherò di integrarla nei prossimi tempi, perché possa meglio corrispondere alle esigenze anche di territorialità, oltreché di cultura, che, in una Commissione di questo genere, è giusto ovviamente che sia rappresentata. In questo senso mi impegno, mi sono già premurata di fare questo aggiornamento.
Per quanto riguarda, in particolare, l'Ospedale di Collegno, io non ricordo se la Commissione speciale d'inchiesta...



CUCCO Vincenzo

E' molto più semplice toglierla.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Si può anche rinnovare...



CUCCO Vincenzo

No, toglierla.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Ah, non farla proprio per nulla! Penso che invece sia importante uno strumento di consultazione per l'Assessore su alcuni problemi.
Per quanto riguarda l'Ospedale di Collegno, e siccome in qualcuna di queste interrogazioni o addirittura in qualche comunicato stampa è stato detto che l'amministratore straordinario avrebbe impedito alla Commissione psichiatrica di poter visitare le strutture, io intendo invece dire che è in programma - e non l'abbiamo ancora fatta per ragioni di tempo - una visita alle strutture di Collegno da parte della Commissione psichiatrica con l'Assessore, ed estenderò l'invito alla Commissione consiliare competente, per esaminare in loco quel progetto di superamento che avevamo individuato e che, a mio avviso, potrebbe essere il primo atto concreto di una gestione nuova della psichiatria.



PRESIDENTE

Ritengo che la comunicazione dell'Assessore sia stata esauriente così come il dibattito.


Argomento: Trattamento economico dei Consiglieri

Esame progetto di legge n. 394: "Applicazione dell'art. 71 del DL 3/2/1993 n. 29. Aspettativa per mandato parlamentare o consiliare"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 394, di cui al punto 17) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Monticelli, che ha facoltà di intervenire.



MONTICELLI Antonio, relatore

Do per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Illustre Presidente, signori Consiglieri, l'art. 71 del DL 3/2/1993 n. 29 (recante norme in materia di razionalizzazione dell'organizzazione delle amministrazioni pubbliche e revisione della disciplina del pubblico impiego) disciplina l'aspettativa dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni eletti al Parlamento nazionale, a quello europeo e nei Consigli regionali, fissando nelle disposizioni contenute nei primi tre commi alcuni principi, ai quali, secondo il disposto del comma quinto del medesimo articolo, gli ordinamenti regionali debbono adeguarsi entro 60 giorni (termine ordinatorio) dalla data di entrata in vigore del citato decreto n. 29/93 (e cioè entro il 22/4/1993).
In particolare, il primo comma dell'art. 71 prevede il collocamento in aspettativa senza assegni dei suddetti dipendenti, per la durata del mandato, facendo salva la facoltà di optare per la conservazione, in luogo dell'indennità spettante per ciascuna delle citate categorie di eletti, del trattamento economico goduto presso l'amministrazione di appartenenza; il comma secondo stabilisce che il periodo di aspettativa in discorso è utile ai fini dell'anzianità di servizio e del trattamento di quiescenza e di previdenza; il comma terzo dello stesso articolo dispone che il collocamento in aspettativa ha luogo all'atto della proclamazione degli eletti, decorrenza che, in sede di prima applicazione del DL n. 29/93, il comma quarto dell'art. 71 fissa a partire dal 31/3/1993.
Dall'analisi della disposizione in discorso si può desumere - come evidenziato anche nel documento di approfondimento elaborato nell'ambito del Coordinamento della Conferenza dei Presidenti dell'Assemblea e dei Consigli delle Regioni e Province autonome, in data 25/3/1993 - che l'adeguamento tempestivo degli ordinamenti regionali ai principi suesposti (fermo restando che l'inosservanza del termine di cui al quinto comma dell'art. 71 comporta che le disposizioni ivi contenute dispieghino la loro efficacia abrogativa delle norme regionali eventualmente incompatibili, con il conseguente rischio di vuoti o di incertezze normative all'interno dei singoli ordinamenti regionali) comporta a carico delle Regioni adempimenti legislativi che riguardano, in caso di opzione, da parte dei Consiglieri interessati, per il trattamento economico dell'Amministrazione di appartenenza, essenzialmente la disciplina dei seguenti oggetti (rientranti nella competenza statutaria e legislativa regionale - organizzazione ed ordinamento interni ai sensi degli artt. 117 e 123 della Costituzione): a) la prosecuzione, o meno, dell'erogazione delle indennità aggiuntive relative alla funzione svolta (cioè gli assegni integrativi mensili corrisposti ai Consiglieri regionali in relazione alle funzioni e alle attività espletate, ed agli stessi spettanti, nell'ordinamento piemontese, ai sensi del secondo comma dell'art. 1 della L.R. 13/10/1972 n. 10 e successive modificazioni ed integrazioni 'Determinazione delle indennità spettanti ai membri del Consiglio e della Giunta regionali') b) la corresponsione, o meno, dei rimborsi forfettizzati concernenti le spese sostenute per la partecipazione alle attività istituzionali e delle altre forme indennitarie accessorie (previste, in Piemonte, dagli artt. 2 e 3 della citata L.R. n. 10/72) c) il regime previdenziale e l'indennità di fine mandato (istituti regolamentati dalla L.R. 23/1/1984, n. 9 e successive modificazioni ed integrazioni 'Norme sulla previdenza e l'indennità di fine mandato dei Consiglieri regionali del Piemonte').
Gli orientamenti emersi in sede di confronto fra i vari Consigli regionali (riassunti nel già citato documento di approfondimento del 25/3/1993) propendono, rispettivamente, per: a) il mantenimento delle indennità aggiuntive collegate a funzioni particolari, poiché la 'ratio' di tali ulteriori erogazioni appare diversa da quella dell'indennità di carica b) il mantenimento della corresponsione dei rimborsi spese - anche in forma forfettizzata - e delle altre indennità accessorie (ad esempio trattamento di missione), destinate a coprire gli oneri affrontati dai Consiglieri per l'esercizio del mandato.
Per quanto concerne il regime previdenziale e l'indennità di fine mandato, di cui al punto c), si ritengono prospettabili soluzioni diverse in rapporto alle singole legislazioni regionali; con riferimento specifico all'ordinamento della Regione Piemonte (L.R. n. 9/84), si sono individuate le seguenti ipotesi: 1) prosecuzione del versamento mensile dei contributi obbligatori (di cui agli artt. 4, comma primo, lett, a), 5 e 21 della L.R. n. 9/84) a carico del Consigliere 2) possibilità per il Consigliere di rinunciare, per il periodo in cui non percepisce l'indennità, al trattamento di fine mandato ed alle prestazioni del fondo di previdenza, con conseguente cessazione delle trattenute obbligatorie medesime.
Sulla scorta delle considerazioni suesposte, la presente proposta di legge è volta a disciplinare, in tre articoli, gli istituti in oggetto adeguando la normativa della Regione Piemonte afferente ai medesimi (L.R.
n. 10/72 e L.R. n. 9/84) ai principi contenuti nell'art. 71 del DL n.
29/93.
L'art. 1 prevede: la perdita dell'indennità di carica (di cui all'art. 1, primo comma della L.R. n. 10/72) da parte dei Consiglieri che optino per il trattamento economico goduto presso l'Amministrazione di appartenenza, a decorrere dalla proclamazione degli eletti, se l'opzione è effettuata in tale momento, o dal primo giorno del mese successivo a quello in cui la relativa comunicazione del Presidente del Consiglio regionale risulta pervenuta all'Amministrazione di appartenenza, se l'opzione avviene in altro momento la possibilità di esercitare (o di modificare, se già esercitata) l'opzione in parola in qualsiasi momento, con obbligo di comunicazione al Presidente del Consiglio regionale che, a sua volta, ne dà immediata notizia all'Amministrazione di appartenenza del Consigliere.
L'art. 2 stabilisce che ai Consiglieri, i quali abbiano esercitato la suddetta opzione, spettano comunque sia l'assegno integrativo mensile, di cui al comma secondo dell'art. 1 della citata L.R. n. 10/72, nel caso in cui siano loro conferiti incarichi ulteriori previsti dallo Statuto, sia il rimborso forfettario delle spese connesse all'espletamento del mandato, di cui all'art. 2 della L.R. n. 10/72, nonché di ogni altra forma indennitaria accessoria spettante ai Consiglieri in carica (art. 3 della L.R. n. 10/72) con applicazione delle trattenute (assenza dalle riunioni) di cui alla L.R.
23/1/1986, n. 5 'Ulteriori modificazioni ed integrazioni alla L.R. n.
10/72, modificata con le LL.RR. n. 33/77, n. 74/78, n. 14/79, nn. 77 e 78/80 e n. 5/84'.
In correlazione con le soluzioni prospettate rispetto alle problematiche, di cui al precedente punto c), in materia di regime previdenziale e di indennità di fine mandato dei Consiglieri optanti per il trattamento dell'Amministrazione di appartenenza, l'art. 3 della proposta di legge prevede che i suddetti Consiglieri continuino a versare mensilmente i contributi, di cui agli artt. 4, 5 e 21 della L.R. n. 9/84 salvo che rinuncino all'assegno vitalizio e all'indennità di fine mandato con dichiarazione scritta da rilasciare al momento dell'opzione (con conseguente restituzione, senza interessi, dei contributi già versati).
Con apposita e distinta normativa regionale dovranno essere disciplinati, ai sensi del comma quinto dell'art. 71 del DL n. 29/93, i vari profili (modalità di opzione per la conservazione del trattamento economico presso l'Amministrazione, valutazione del periodo di aspettativa ai fini dell'anzianità di servizio e del trattamento di previdenza e quiescenza, ecc.) concernenti i dipendenti regionali eletti al Parlamento nazionale ed europeo.
Ricevutane l'assegnazione in data 18/6/1993 la I Commissione consiliare ha preso in esame la proposta di legge, di cui si tratta, nella seduta del 15 luglio scorso e, dopo un'attenta valutazione, l'ha approvata a maggioranza.
Per i motivi sopra esposti se ne raccomanda l'approvazione anche da parte di questa assemblea".



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano (ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto).
L'esito della votazione è il seguente: presenti 46 votanti 45 voti favorevoli 37 voti contrari 2 astensioni 6 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano (ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto).
L'esito della votazione è il seguente: presenti 46 votanti 45 voti favorevoli 37 voti contrari 2 astensioni 6 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 Ha chiesto la parola la Consigliera Bresso. Ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

Presidente, prima della votazione dell'art. 3 mi consente di fare una dichiarazione di voto? Perché prima, un po' scioccamente, avevo deciso di fare in dichiarazione di voto la mia motivazione ai no, ma mi sono resa conto che è assurdo perché in realtà avrei dovuto farlo nell'intervento generale sul testo.



PRESIDENTE

Va bene anche così.



BRESSO Mercedes

Lo farei prima della votazione dell'art. 3 che è quello per cui ritengo di votare no in modo che almeno il Consiglio sappia perché ho votato no, in difformità dalla posizione del mio Gruppo che, anche se non è stata dichiarata, mi pare unanime.
Questo testo, che sta passando nella più generale disattenzione, è il testo che riguarda l'applicazione dell'art. 71 del DL 3/2/1993 n. 29 che in realtà è il testo che riguarda la disciplina del pubblico impiego in cui è stata inserita una norma che riguarda l'aspettativa per mandato parlamentare estesa anche ai Consiglieri regionali.
A mio avviso, quella norma nazionale è una norma tesa a favorire, in maniera che io giudico molto negativamente, il professionismo politico anche nei casi in cui la cosa non appare giustificata come è il caso, a mio avviso, del Consigliere regionale. Non nego che ci fosse un problema di cumulo retributivo che andava regolamentato, ma mi pare che la regolamentazione che risolve la questione eliminando la possibilità di continuare a svolgere il proprio lavoro sia una regolamentazione sbagliata cioè un'opzione sbagliata di un problema reale che sussisteva; mentre considero giusto che i parlamentari almeno nell'attuale situazione debbano avere l'aspettativa obbligatoria, riterrei invece che con una diversa organizzazione dei lavori parlamentari si potrebbe evitare anche per i parlamentari il fatto del professionismo politico che è sempre un fatto negativo e che non è affatto caratteristico della maggior parte dei paesi democratici.
Come conseguenza di questa questione il Parlamento in una strana norma ha deciso che i parlamentari e i Consiglieri regionali possono optare fra la propria retribuzione e la retribuzione che deriva loro dalle loro attività di pubblici dipendenti di vario tipo. Questa norma sembra presupporre un'opzione reale e non un'opzione fasulla. Ora l'interpretazione che è stata data dal nostro Consiglio regionale, ma anche da altri Consigli regionali (non so se dal Parlamento perché non sono al corrente), tende a rendere questa opzione del tutto improponibile. Perché? Perché mentre il Consigliere regionale - dico come ho fatto io, quindi non si tratta di una questione che mi riguarda - che ha optato per il mantenimento dell'indennità da Consigliere regionale fruisce anche di tutti i benefici pensionistici e previdenziali e dell'indennità di fine rapporto di lavoro nel proprio ente e quindi non perde nessuno dei benefici optando per l'indennità regionale, il Consigliere regionale che opta per il mantenimento della propria retribuzione nel proprio luogo di lavoro perde i benefici parapensionistici e paraindennità di liquidazione nell'Ente Regione.
Le ragioni le conosco benissimo perché mi sono state spiegate in I Commissione e cioè che questo rischierebbe di creare un pericoloso precedente che assimila queste indennità parapensionistiche e para-fine rapporto di lavoro alle indennità pensionistiche e di fine rapporto di lavoro, quindi potrebbe portare a pericolosi divieti di cumuli pensionistici o retributivi. Il moralismo in questi posti vale in un senso solo, cioè il pubblico dipendente che è anche Consigliere regionale non solo non può cumulare il doppio stipendio, ma non gli viene consentito neanche, con stipendio unico, di cumulare il doppio lavoro, cosa che, per esempio, il collega Grosso ha chiesto di fare e che alcuni altri di noi avrebbero fatto anche con un solo stipendio. Addirittura si sostiene che quella norma, che lo Stato in qualche modo aveva posto per consentire l'opzione, viene vanificata dal fatto che l'opzione non viene resa possibile perché di fatto chi optasse per la propria retribuzione dovrebbe andare a pagare i contributi che la Regione non gli pagherebbe più. In questo caso però si continua a sostenere che la ragione per cui ciò non si può fare è che altrimenti si rischierebbe di non consentire a tutti gli altri Consiglieri regionali il cumulo in fase di pensione e di indennità di fine lavoro. Quindi, questo cumulo che non viene consentito a doppio lavoro, verrebbe consentito invece nella fase del non-lavoro, del periodo pensionistico. Io capisco benissimo che è un grave rischio l'assimilare queste indennità a quelle di tipo pensionistico; sono rischi che comunque non si evitano con questo tipo di normativa, perché se ad un certo punto qualcuno si sveglierà e scoprirà che ci sono dei cumuli fra pensioni e parapensioni non crediate che l'avere fatto una norma di questo genere permetta di tutelare chicchessia. E' uno dei tanti privilegi che prima o poi qualcuno presumibilmente contribuirà a toglierci perché se è vero che noi paghiamo contributi, anche importanti, per questo nostro fondo pensionistico volontario, è anche vero che questo fondo viene integrato da fondi della Regione.
Io non sono d'accordo - perciò voto contro questo provvedimento che ogni volta vengano adottati due pesi e due misure secondo la legge del più forte, in altre parole siccome questo Consiglio è composto in larga parte da persone che non sono pubblici dipendenti, quindi non hanno questo problema, si preferisce tutelare la maggioranza sulla base di un ragionamento che è del tutto analogo a quello sulla cui base è stato vietato il cumulo di attività e di indennità.
Io non sono d'accordo: se divieti di cumulo ci sono e ci devono essere ritengo ci debbano essere fra attività di qualunque tipo e non solo fra attività di pubblico dipendente e cioè che chiunque svolga anche un'attività al di fuori del Consiglio regionale debba avere una riduzione delle indennità di cui fruisce in quanto Consigliere regionale. Credo ci sia una questione di moralità nel cumulo di retribuzioni o di guadagni.
Credo che ciò valga anche per l'indennità di fine lavoro e per le pensioni nonché in tutti i casi in cui il problema dei cumuli nelle sue varie articolazioni è stato posto e va posto. Non sono quindi d'accordo a fare finta di niente e ad approvare una norma che è tipicamente ipocrita perché sostanzialmente si dice: "Noi neghiamo che questa questione sia stata regolamentata dalla legge statale n. 29 del 3/2/1993, questa opzione era uno scherzo nel senso che rende di fatto impossibile avere una parità di trattamento qualunque sia l'opzione che il Consigliere fa e la ragione per cui lo facciamo non è che non vediamo che questa ingiustizia sussiste ma lo facciamo per non mettere a rischio nostri privilegi". Questa non mi pare una motivazione sufficiente né una motivazione nobile, quindi io non ci sto. Se deve essere consentita seriamente l'opzione, questa deve comportare parità di trattamento per il Consigliere qualunque sia la scelta che compie e che quindi se sceglie di mantenere l'indennità da Consigliere mantenga i diritti di tipo pensionistico e di indennità di fine lavoro nell'Amministrazione da cui proviene ed analogamente avvenga in Regione se opta invece per l'altra scelta, cioè per il mantenimento del proprio stipendio.
Non mi pare che questa legge risponda all'intento del legislatore che altrimenti non si capisce proprio quale fosse.



PRESIDENTE

A questo punto, trattandosi di dichiarazione di voto, non si può che prendere atto della dichiarazione di voto della Consigliera Bresso. Si tratta peraltro di un dibattito che a livello nazionale ha visto posizioni anche molto contrastanti. Quella che qui è stata assunta è la posizione che è stata presa nazionalmente; non sta comunque a me ribattere perché la Consigliera è assolutamente legittimata ad assumere una posizione di voto diversa. Peraltro, il Consigliere Grosso ha fatto un ricorso al TAR per cui sarà il TAR a questo punto a dirimere una questione che per essere precisata al meglio avrebbe dovuto partire anche dalle motivazioni del legislatore nazionale che ha ritenuto di dare una determinata disciplina all'attività, professionale da un lato ed elettiva dall'altro, dei professori universitari. E' di qui che nasce tutta una serie di conseguenze che possono essere comprese e accettate o non comprese e non accettate, ma ripeto, anche la normativa nazionale - io faccio riferimento al caso specifico del prof. Grosso e alle analogie che ci possono essere in quest'aula ha lasciato adito ad incertezze applicative gravi, per cui queste cose non sono casuali poiché derivano anche da quel tipo di impostazione. Vedremo che cosa risponderà il TAR e qualora sarà necessario faremo ulteriori adempimenti.
Non essendovi altre dichiarazioni di voto, si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 3 (ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto).
L'esito della votazione è il seguente: presenti 48 votanti 47 voti favorevoli 37 voti contrari 4 astensioni 6 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'art. 3 è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rivalta; ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Voterò contro questa legge, così come ho votato contro tutti gli articoli, sottolineando un aspetto che secondo me è assolutamente non accettabile e che non è soltanto la questione del cumulo degli stipendi.
Questa può essere regolamentata e credo che molti docenti universitari accetterebbero tranquillamente di non disporre di uno dei due stipendi. La cosa che è assolutamente abnorme è che in questo modo si mettono i docenti universitari, credo anche i docenti di scuola media, ma i docenti universitari in particolare, nella condizione di dover scegliere tra il fare il Consigliere regionale o il docente. Ma qui dentro, a tutti coloro che fanno altre attività (operatori economici, industriali, professionisti commercianti e così via), nessuno chiede di scegliere di fare il Consigliere regionale o la propria attività professionale! Sta alla responsabilità di ciascuno di scegliere di fare due attività oppure no; mi pare allora che l'atteggiamento di impedire di fare due attività a chi insegna sia discriminatorio rispetto a tutte le altre categorie di persone che lavorano, fanno qualche attività e fanno i Consiglieri regionali.
Ma la questione sta poi in altri termini. Io ho un buon ricordo dei pochi docenti universitari che sono passati in questo Consiglio regionale anche quando questa loro attività non sia stata assidua - ma non ricordo docenti universitari che non venissero in Consiglio o non venissero nelle Commissioni - ho il ricordo di apporti culturali dovuti alla loro professione, alla loro qualificazione. Penso, per esempio, a Marco Rosci che ci ha portato un contributo di conoscenza su alcuni aspetti della cultura contemporanea e quei suoi interventi sono stati, per chi ha voluto ascoltarli nei momenti in cui si è dovuto decidere in Consiglio o in Commissione per le attività culturali, contributi significativi. Non sto qui a richiamarli, so che qualcuno è anche stato cancellato da questo Consiglio regionale, e me ne dispiace, perché Torino e il Piemonte hanno perso una grande occasione nei confronti di possibilità che c'erano nella costruzione di una posizione culturale di avanguardia per Torino e la nostra Regione.
Non so se dimentico altri docenti universitari, ma ho a mente che grandi contributi in questo Consiglio li hanno dati docenti di scuola media, alcuni dei quali avevano continuato a fare la loro attività. E sono tranquillo nel dire che dei contributi significativi nel dibattito istituzionale, ma anche nei rapporti personali, nei lavori dell'aula e nelle Commissioni, sono venuti sia dalla collega Bresso - credo che nessuno possa mettere in discussione questo che dal collega Grosso, e anche qui credo nessuno possa metterlo in discussione. Facciamo proclamazione di onori a colleghi che ci lasciano e che non abbiamo mai sentito parlare nel Consiglio e neppure in Commissione; io invece riconosco a questi colleghi ho detto Bresso e ho detto Grosso, ma dico anche la collega Segre contributi che hanno qualificato la vita e il dibattito di questo Consiglio.
Una legge nazionale che non abbia il cervello, l'intelligenza di capire che la cultura, gli apporti culturali sono un alimento importante per la vita istituzionale a qualsiasi livello del nostro Paese, mi sembra una legge da respingere. E sono stato stupito che i Consigli regionali si siano adagiati ed adeguati sul solco di un indirizzo sbagliato che il nostro Parlamento, fra tante cose sbagliate che ha fatto in questi anni (e in questi ultimi anni in particolare), ha promulgato. Proprio per questo significato, che ha un carattere personale rispetto alle persone che ho citato, forse ne ho dimenticata qualcuna e mi dispiace...



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Astengo.



RIVALTA Luigi

Astengo, mi dimenticavo di Astengo. Ha continuato a fare il docente a Venezia e faceva l'Assessore e il Consigliere regionale.
Di fronte a queste cose, mi sembra davvero un segno di grande impoverimento di personalità degli istituti regionali, del nostro Consiglio regionale e di noi Consiglieri regionali andare avanti burocraticamente su una linea di questo genere. Io ho grande stima di chi rinuncerà al Consiglio regionale per andare ad insegnare; ho grande stima per chi farà questo, come ho grande stima per chi, avendo la sua caratterizzazione nel lavoro di docente universitario, assumerà l'aspettativa nel lavoro universitario per poter concludere il Consiglio. Li stimo entrambi, ma so che operiamo su di loro con un'azione di pressione ingiustificata inspiegabile e comunque discriminatoria, perché non riguarda tutto il resto delle attività.
Per questa ragione, come momento di protesta verso il Parlamento che ha promulgato una legge così assurda, contro le Regioni che si sono unificate nell'adeguarsi a questa normativa - certo, in questo modo si tolgono dei concorrenti nelle elezioni, a tutti i livelli - contro i Consigli regionali, che in maniera davvero assurda si sono adeguati a questa situazione e contro questo Consiglio regionale che vota questa legge, che vuole attuare quell'indirizzo nazionale invece di protestare, voto no voto contro, e in questo esprimo la mia solidarietà a qualsiasi sia la loro decisione per i colleghi Bresso, Grosso e Segre. Credo che facciamo un'ingiustizia su di loro.



PRESIDENTE

E' una legge nazionale che è stata attuata da tutti i Consigli regionali, oltre che dai parlamentari; certo contestata, questo è evidente per la sua natura.



BRESSO Mercedes

Posso intervenire brevemente?



PRESIDENTE

Lei ha già fatto la sua dichiarazione di voto; non è possibile.



BRESSO Mercedes

Volevo solo precisare che la cosa non riguarda solo i professori universitari.



PRESIDENTE

Lo sappiamo. Ma le assicuro che i colleghi conoscono la legge.
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Gli argomenti svolti dai colleghi che sono intervenuti, Bresso e Rivalta, mi convincono. Questo approccio populistico a questi problemi sarà la fine della politica. La politica è la capacità di svolgere nelle istituzioni e portare nelle istituzioni le proprie esperienze, la propria capacità di essere nella società civile. Anche se questo, in un certo periodo storico, è stato difficilmente conciliabile per la frammentazione dei partiti, per il modo d'essere della politica, per la caduta della burocrazia; non dimentichiamocelo, non c'è nessun Assessore che possa immaginare la totale autonomia dei funzionari perché così non è: qualunque funzionario pretende di essere tutelato, tanto per chiamare le cose con il loro nome.
Mi pare veramente che questa norma, che sostanzialmente impedisce in particolare a chi insegna - e che quindi ha già imparato prima di venire ad insegnare anche a noi - perché di questo si tratta sia un percorso sbagliato e stia fra quelle norme populistiche che tendono a distruggere la politica. Per cui da una parte si dice: "la politica non deve essere una professione, deve essere qualcosa che qualcuno di noi offre alla collettività", senza vantaggi, ma anche senza danni! Scherzando, dicevo che se va avanti la legge sull'arricchimento di regime, farò un emendamento che dice che questa Commissione deve anche occuparsi degli impoverimenti di regime. Per buon gusto non faccio dei nomi, ma sicuramente in quest'aula siede qualcuno che a suo tempo - mi riferisco a vent'anni fa ha fatto delle scelte che sicuramente hanno comportato per lui l'impoverimento di regime.
Perché se avesse continuato vent'anni fa a fare la sua professione, ad occuparsi, per esempio, della Cooperativa Di Vittorio - questo è un messaggio cifrato probabilmente la sua situazione patrimoniale sarebbe diversa.
Il Parlamento nazionale è chiarissimamente - abbiamo visto le norme sulle incompatibilità uscite la settimana scorsa - in una fibrillazione demenziale, in una logica da ultima spiaggia, per cui ritiene di recuperare la legittimità e la rappresentanza, e soprattutto la riconoscenza presso l'opinione pubblica, andando dietro ad alcuni luoghi comuni. Mi resta difficile capire come si possa pensare che il docente universitario, che fa anche il professionista, non possa trovare lo stesso tempo da dedicare ad un'istituzione pubblica, soprattutto se a questa l'hanno chiamato gli elettori e se a questa gli elettori lo confermano.
Anch'io esprimerò voto contrario pur rendendomi conto che l'Ufficio di Presidenza ha ritenuto di doversi muovere all'interno di una certa logica logica che ad un certo punto, ha ragione la collega Bresso, non reggerà. A me sembra più giusto tutelare, anche dal punto di vista economico, delle situazioni che gridano vendetta nei nostri regolamenti, nelle nostre leggi e non immaginare che per il resto della storia dei nostri giorni alcuni privilegi possano resistere.
Sono privilegi odiosi che, sicuramente, verranno cancellati, ma ci sono anche penalizzazioni a nostro carico che, a mio avviso, avremmo tutti i titoli per cercare di recuperarle; per esempio, il realistico rapporto tra noi e i parlamentari che non c'è. Si dovrebbe aprire la questione con il Governo rispetto all'indennità di fine rapporto e l'assegno di reinserimento. Non capisco perché alcuni colleghi da nove anni facciano beneficenza. Anticipo, qualora una certa legge non venga modificata e per dovere verso mia figlia (poiché è una mia erede), che citerò la Regione chiedendo che venga restituito un indebito arricchimento.
Ritengo che si possa tutelare la nostra dignità, in termini economici anche senza costruire del parlamentare e del politico un'immagine del tutto ipocrita. Se questo l'avessimo fatto a suo tempo - e non solo noi Consiglieri regionali - forse alcune vicende drammatiche verificatesi in questi giorni sarebbero state evitate. Faccio un piccolo calcolo: si dice che in Italia Tangentopoli vale 10.000 miliardi, cifra questa che evidentemente, scandalizza e terrorizza, però nella Repubblica Federale di Germania il contributo ai partiti è di L. 800 miliardi all'anno, mentre in Italia è di 80. Quindi 800-80 fa 720; 720x12 fa 10.000 miliardi. In dieci anni Tangentopoli ha, probabilmente, consumato quello che in un paese democratico avanzato viene dato dal contribuente.
Con questo non voglio dire che Tangentopoli è solo un ragionamento da ragionieri, ma, guarda caso, i conti tornano. La Repubblica Tedesca ha riconosciuto, attraverso il finanziamento pubblico, quello che forse nel nostro Paese si è ottenuto, in qualche misura, attraverso percorsi illegali. Allora è sbagliata la legge ed è sbagliato il comportamento; mi sembra opportuno far cessare un approccio a questi problemi che fa del perbenismo e dell'ipocrisia il veicolo o dell'impoverimento della classe politica (come avviene con questo tipo di legge) oppure di strade non rettilinee rispetto a percorsi che invece si potrebbero perseguire in termini rettilinei e trasparenti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bodrero; ne ha facoltà.



BODRERO Antonio

Mi associo a ciò che è stato detto in questi interventi ed insisto sul fatto, richiamandomi al principio più assoluto della democrazia: "Tutti eleggibili e tutti elettori". Se cominciamo a dire questo non può essere eletto, quello non può essere eletto.., un bel giorno non so chi potrà essere eletto, forse quelli che erano già stati eletti prima. Probabilmente si arriverà anche a questo punto.



PRESIDENTE

Non è questo il problema.



BODRERO Antonio

Si può arrivare. Si tratta di fare le cose per gradi, sempre più veloci e quindi non ci sarebbe da meravigliarsi. "Motus in fine velocior". Mi rincresce per Di Pietro che purtroppo non potrà più essere candidabile.
Grazie.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 votanti 40 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 6 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale - Statistica

Esame progetto di legge n. 375: "Norme sull'attività statistica e disciplina del Servizio regionale di statistica"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 375, di cui al punto 18) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Ferraris, che ha facoltà di intervenire.



FERRARIS Paolo, relatore

Dò per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Illustre Presidente, signori Consiglieri, in data 13/5/1993 la Giunta regionale ha presentato all'esame del Consiglio il disegno di legge n. 375 concernente 'Norme sull'attività statistica e disciplina del Servizio regionale di statistica'.
La presentazione di un disegno di legge riguardante la materia statistica è motivata essenzialmente da due ordini di fattori: uno, interno all'Amministrazione regionale, l'altro, attuativo di direttive nazionali.
In primo luogo, esiste l'esigenza dell'Amministrazione di valorizzare coordinandole ed integrandole, le risorse, a volte ingenti, sin qui impiegate per reperire informazioni oggettive, valide e certificate da utilizzare a supporto di politiche di intervento, che si stanno evolvendo verso una moderna prassi amministrativa fondata su basi scientifiche attrezzata a conoscere e valutare i crescenti e complessi bisogni della società, e ad individuare le priorità necessarie per restituire efficacia alla sempre più scarsa spesa pubblica.
In secondo luogo, occorre trovare un punto di equilibrio tra i criteri statali di riforma del Servizio statistico regionale ed il nuovo ruolo che le Regioni stanno delineando per gli uffici di statistica previsti dal DL n. 322/89.
Gli elementi fondamentali, e più innovativi, della nuova normativa sono tre: per quanto riguarda gli aspetti tecnico-organizzativi, di particolare rilievo risulta l'avere concepito il Servizio statistico secondo una logica sistemica, cioè come una rete interconnessa di uffici di statistica, che posti a tutti i livelli istituzionali della pubblica amministrazione producono e scambiano dati ed informazioni rilevanti per l'azione amministrativa il secondo elemento di rilievo consiste nell'avere collocato la funzione statistica all'interno di enti che prima ne erano esclusi o toccati solo marginalmente e di avere dato a questi il compito di attuare l'interconnessione e il collegamento dei sistemi informativi dell'amministrazione di appartenenza con il sistema statistico nazionale l'ultimo elemento innovativo riguarda la previsione di criteri per assicurare l'imparzialità e l'uso democratico dell'informazione statistica attraverso il concorso dei soggetti pubblici alla formazione del programma statistico nazionale.
Unitamente agli uffici di statistica, che rimangono il cardine della riforma, la normativa statale individua altri due elementi costitutivi del nuovo modello organizzativo del Servizio statistico: il programma statistico nazionale e l'Istituto nazionale di statistica; quest'ultimo è stato posto quale organo di governo tecnico-organizzativo del Servizio. A questo complesso di organi e alle sue relazioni è stato dato il nome di Sistema statistico nazionale, chiamato per brevità Sista.
Per dare il senso della portata dell'impatto della riforma organizzativa sulla pubblica amministrazione, è il caso di riprendere alcune prime valutazioni effettuate sul bisogno complessivo di uffici di statistica che dovrebbe ammontare, a regime, a circa 1.200 unità, di cui 77 localizzate nelle amministrazioni centrali dello Stato e 1.100 nelle amministrazioni locali.
Per le Regioni, con la costituzione dell'Ufficio di statistica, si apre la possibilità di inserirsi in un sistema che prevede la libera circolazione dei dati elementari fra tutti i soggetti aderenti, che sono: l'ISTAT, altre amministrazioni centrali e periferiche, enti riconosciuti soggetti statistici, quali INPS, ISCO, ecc., con indubbi vantaggi di correttezza, affidabilità e alto grado di dettaglio delle informazioni.
Esiste indubbiamente un problema di equilibrio fra direttive statali ed autonomia regionale, e a tal fine le Regioni italiane si sono consorziate nel CISIS (Centro interregionale sistemi informativi e statistici) costituendo così un organo consultivo per la Conferenza dei Presidenti ed una sorta di 'controparte' per l'ISTAT.
Il Piemonte, sino ad oggi privo di una struttura statistica, si inserisce con il disegno di legge, di cui si tratta, a pieno titolo nel sistema nazionale ed è posto in condizione di sviluppare al meglio le proprie risorse, utilizzando quanto già è stato fatto a livello settoriale o negli enti strumentali.
Le iniziative regionali attuative del decreto n. 322 sono in evoluzione: a gennaio di quest'anno la Toscana e le Marche avevano approvato la legge costitutiva dell'Ufficio statistico.
Tuttavia non è da dimenticare che esistono realtà con uffici statistici operanti da anni, ancorché non adeguati formalmente al decreto statale: ad esempio, Lombardia, Friuli, Trentino, Emilia, Liguria, Basilicata Campania, ecc. Per buona parte sono in corso provvedimenti di adeguamento.
Il Piemonte si caratterizza per non avere una struttura statistica di fatto, in quanto nella nostra organizzazione non era sinora prevista a livello centrale, mentre sono esistenti ed operano da anni alcune strutture settoriali ben caratterizzate, quali, ad esempio, quelle dell'Assessorato all'agricoltura, dell'Osservatorio sul mercato del lavoro, dell'Assessorato al turismo.
Da alcuni anni, prima con attività non formalizzata, poi con uno specifico progetto, sono state avviate, nell'ambito del Settore programmazione, le attività necessarie alla costituzione dell'Ufficio statistico, ed il disegno di legge in discussione è uno dei risultati.
Si è tenuto conto della situazione di partenza e delle caratteristiche piemontesi; pertanto, il Servizio regionale di statistica, pur essendo unico interlocutore dell'ISTAT, non sostituisce le strutture settoriali esistenti, ma fornisce loro unicità di indirizzo tecnico e metodologico.
Con il disegno di legge n. 375 la Giunta regionale ha inteso porre la Regione Piemonte tra i soggetti statistici riconosciuti a livello nazionale e creare altresì le condizioni per raccogliere, nel sistema informativo statistico piemontese, le informazioni provenienti da enti locali e da altri soggetti statistici.
La legge organizza l'attività statistica nella Regione attraverso un programma statistico regionale con durata triennale, che contiene le rilevazioni e le elaborazioni finalizzate alla programmazione della Regione e degli enti aderenti al Sistema informativo statistico del Piemonte (SISP).
Il SISP è costituito da: Servizio regionale di statistica ed uffici statistici esistenti presso gli Assessorati regionali uffici statistici di Comuni, Province, Comunità montane UU.SS.SS.LL., Camere di Commercio, Università, ecc., aderenti al SISP.
Il Servizio regionale di statistica provvede alla realizzazione del SISP, avvalendosi anche di organismi collegiali individuati a fini di indirizzo (Comitato per SISP), di coordinamento (Commissione dei referenti statistici) e di supporto scientifico (Commissione tecnico-scientifica per il SISP).
La soluzione organizzativa adottata dalla Regione Piemonte per costituire una struttura statistica stabile è quella di attribuire ad un Servizio esistente (Sistema informativo-statistico) le caratteristiche di ufficio statistico previste dal DL n. 322.
Con successivo provvedimento si dovrà affidare la direzione del Servizio ad un laureato in materie statistiche, eventualmente operando un concorso pubblico.
Con il progetto di legge in esame il Piemonte aderisce altresì al Centro interregionale per il sistema informativo e statistico (CISIS), che si configura come organismo a supporto della Conferenza dei Presidenti e come momento di elaborazione di strategie comuni da parte delle Regioni nei confronti dello Stato e dell'ISTAT.
L'entrata in vigore della legge comporterà l'istituzione di specifici capitoli di spesa finalizzati rispettivamente: all'acquisto di dati o collegamento con banche dati esistenti e rese disponibili per tutte le strutture regionali, evitando doppioni o carenze (previsione di L. 10.000.000) all'adesione al CISIS (già approvata con deliberazione del Consiglio regionale) secondo quote proporzionali al numero degli abitanti ed al territorio di ciascuna regione (previsione di L. 30.000.000) all'effettuazione di rilevazioni dirette (nel 1993 'per memoria').
Ricevutane l'assegnazione in data 18/5/1993, la I Commissione ha preso in esame il disegno di legge, di cui si tratta, nella seduta del 10 giugno scorso, deliberando di acquisire il parere dell'ISTAT prima di procedere al licenziamento del provvedimento.
Preso atto che le osservazioni inviate dall'ISTAT in data 24 giugno si riferiscono sostanzialmente a puntualizzazioni formali, peraltro in buona parte già contenute nel testo dell'articolato, la Commissione, recependo tali osservazioni, ha approvato il disegno di legge all'unanimità nella seduta dell'8 luglio scorso apportando al testo presentato dalla Giunta alcune modificazioni di carattere eminentemente formale, volte ad adeguarlo alle disposizioni ministeriali in materia di formulazione tecnica degli atti legislativi.
Per i motivi sopra esposti se ne raccomanda l'approvazione unanime anche da parte di questa assemblea".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cucco; ne ha facoltà.



CUCCO Vincenzo

Il mio non è un intervento a carattere generale, ma un'annotazione tecnico-legislativa. Questo progetto di legge contiene numerosi richiami a disposizioni di legge di altro tipo (nazionali, ecc.), che sono richiamati soltanto per segnalazione. Siccome la normativa è molto tecnica, chiederei se è possibile, soprattutto per il futuro, che quando si richiamano altre leggi nel corpo di testi leggi in votazione, vengano richiamate non per citazione ma per esteso. Non per garantire la lettura da parte dei Consiglieri, proprio per la lettura della norma stessa quando viene pubblicata.
Sono andato a leggermi la tutela dei cittadini e del segreto: "Per quanto riguarda la tutela dei cittadini e del segreto statistico, valgono le disposizioni di cui...", questo va bene come promemoria, ma non pu essere il testo di una legge. Pertanto, spero che per il futuro si riportino per esteso le norme citate, anche se fino ad oggi la procedura è stata questa. Potrebbe essere un ottimo cambiamento.



PRESIDENTE

Ne prendiamo nota e trasferiamo la richiesta agli uffici che redigono testi legislativi.
Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano (ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto).
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 31 astensioni 1.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 Chiede di parlare la Consigliera Bresso; ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

Desidero un'informazione.
Sull'art. 2 non capisco come si raccorda il comma quarto, che dice: "Servizio regionale di statistica e parte integrante del sistema statistico nazionale ed unico interlocutore dell'Istituto nazionale di statistica ISTAT", per la Regione Piemonte. Chi è l'Assessore competente? E' il Presidente? Può darsi che sia una mia carenza, ma le Camere di Commercio spariscono da questo sistema? Le sedi periferiche dell'ISTAT sono sempre state le Camere di Commercio, per cui questa è una modifica, un recepimento - forse sono io che non ne sono al corrente - di una legge nazionale? Altrimenti come si configura questa cosa e che cosa succede agli uffici di statistica delle Camere di Commercio?



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Penso che gli uffici di statistica delle Camere di Commercio rimangano e che l'unico interlocutore sia a livello regionale.



BRESSO Mercedes

Confluiscono?



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

L'unico interlocutore regionale è il servizio regionale. Non è che questo assorba gli altri, però è l'interlocutore a livello regionale. I dati delle Camere di Commercio penso che confluiranno in qualche modo...



BRESSO Mercedes

Ma questa è una legge concordata...



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

E' una legge attuativa di norme nazionali.



BRESSO Mercedes

Attuativa di norme nazionali? Quindi gli uffici delle Camere di Commercio diventano gerarchicamente dipendenti dalla Regione?



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Non penso.



BRESSO Mercedes

Lei ricorderà, Presidente, che, per esempio, le Regioni stesse non hanno mai avuto diritto di accedere neanche ai dati, se non attraverso accordi sottobanco, dei censimenti proprio perché il rapporto, anche rispetto al segreto statistico fra ISTAT e gli uffici statistici delle Camere di Commercio, è sempre stato estremamente gerarchico e vincolato.
Non capisco però: se è attuativa di una legge nazionale, noi che cosa regolamentiamo? Comunque, se mi dice che è attuativa di una legge nazionale...



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Il relatore vuole intervenire; ne ha facoltà.



FERRARIS Paolo

E' una legge nazionale che organizza tutto il sistema...



PRESIDENTE

Che lo prevede così! E' l'applicazione di una legge nazionale.



FERRARIS Paolo

Una legge nazionale che affida alle Regioni di questo sistema il compito di coordinare tutto il sistema statistico, all'interno di quei compiti di guida fissati dall'ISTAT, per quel che riguarda le procedure, i tipi di ricerca e così via.



BRESSO Mercedes

Se è così faccio una dichiarazione di voto. Deve essere una di quelle cose passate a gran velocità, perché sono arrivata con un attimo di ritardo ed era già passata. Ho l'impressione che...



PRESIDENTE

Fa riferimento in Commissione?



BRESSO Mercedes

Certo. Ho l'impressione che questa struttura non sia definita, che sia una legge che di fatto non organizza niente, nel senso che mettere insieme cose così diverse (come quelle elencate nei punti dal numero 1 al 6 dell'art. 2: le Unità Socio-Sanitarie Locali, le Comunità montane, le Camere di Commercio, le amministrazioni ed aziende autonome, cioè tutti quei soggetti che, a vario titolo, raccolgono - si fa per dire un po' di dati oltre le Camere di Commercio, che sono gli uffici periferici dell'ISTAT), in questo modo, non significhi riorganizzare il sistema dei servizi statici a livello regionale.
Allora se è così, se c'è un potere (perché è chiaro che il potere non possiamo che dedurlo da una legge nazionale, altrimenti non potremmo), mi pare che questa riorganizzazione sia un po' rappattumata, cioè mettiamo tutto lì e poi vediamo; che sia una legge per certi versi pleonastica perché se è già previsto che si faccia non mi pare che questa norma dica niente di più se non che si fa una Commissione per riorganizzare. Cioè, noi di fatto deleghiamo alla Giunta una riorganizzazione generale di una partita molto delicata su cui non abbiamo dettato norme inesistenti inconsistenti.
Mi asterrò perché ritengo colpa mia il non aver avuto tempo di occuparmene. Devo comunque dire che sono ben stupita che sia passata in Commissione una legge di tutti questi articoli in un'ora.



PRESIDENTE

Mi dicono che è stata tre volte in Commissione. Io non posso che riferire quello che mi hanno detto, e poi qui c'è il relatore.



FERRARIS Paolo

E' stata illustrata ed abbiamo chiesto, su suggerimento di alcuni Consiglieri in consultazione, l'intervento dell'ISTAT stesso. L'ISTAT non è intervenuto, ma ci ha mandato una lettera con alcune precisazioni...



PRESIDENTE

Mi dicono che ha dato un parere di conformità.



BRESSO Mercedes

Gli uffici periferici dell'ISTAT rientrano in questo sistema?



FERRARIS Paolo

Certo! Diventa un sistema integrato nel quale tutti conferiscono il loro contributo.



BRESSO Mercedes

Anche quello periferico dell'ISTAT? Niente, ribadisco che mi asterr perché non mi convince e, francamente, non vorrei ritardare.



PRESIDENTE

Gli uffici ci dicevano quello che ha riferito in parte il relatore: c'è stato un parere di conformità dell'ISTAT per cui, evidentemente, il recepimento, almeno sotto questo profilo, parrebbe essere corretto.
Possiamo quindi procedere con la votazione per alzata di mano dell'art.
2 (ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto).
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 30 astensioni 2.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano (ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto).
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 30 astensioni 2.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano (ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto).
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 30 astensioni 2.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano (ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto).
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 30 astensioni 2.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano (ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto).
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 30 astensioni 2.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano (ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto).
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 30 astensioni 2.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano (ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto).
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 30 astensioni 2.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano (ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto).
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 30 astensioni 2.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per alzata di mano (ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto).
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 30 astensioni 2.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per alzata di mano (ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto).
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 30 astensioni 2.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: al comma sesto, la parola "tempestivamente" è sostituita con le parole "entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 12 (ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto).
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 30 astensioni 2.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per alzata di mano (ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto).
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 30 astensioni 2.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per alzata di mano (ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto).
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 30 astensioni 2.
L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per alzata di mano (ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto).
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 30 astensioni 2.
L'art. 15 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 34 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Parchi e riserve

Esame proposta di deliberazione n. 592: "Piano d'area del Parco naturale dei Lagoni di Mercurago"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 592, di cui al punto 23) all'o.d.g., il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 702: "Approvazione del regolamento delle scuole per tecnici sanitari di radiologia medica" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 702, di cui al punto 25) all'o.d.g.
Chiede di parlare il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo il rinvio dell'esame di tale deliberazione.



PRESIDENTE

La sua richiesta è accolta.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,35)



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