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Dettaglio seduta n.244 del 13/07/93 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 6) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bergoglio, Cantore, Coppo Lombardi, Maggiorotti e Peano.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Dibattito sulla situazione dell'agricoltura in Piemonte (seguito) Presentazione relativi ordini del giorno


PRESIDENTE

Proseguiamo il dibattito sulla situazione dell'agricoltura in Piemonte.
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Grazie, signor Presidente.
Ho qualche difficoltà ad atteggiarmi in questo dibattito, poiché si pu immaginare di non parteciparvi in tanti modi: per esempio, preparare un intervento scritto su una materia di questo genere, sostanzialmente finisce per essere un collocarsi sulle questioni poste dall'Assessore, dimenticando che la lettura in genere non è strumento sufficiente per la comprensione delle questioni politiche.
Dico subito, in via preliminare, che anche la discussione di oggi dimostra una volta di più l'inopportunità di questi dibattiti a tema, che sembrano un po' le grandi manovre: non c'è alcun nemico, non c'è alcuna emergenza, ma si decide di farle lo stesso, dopodiché si spara a salve, e quindi non muore nessuno; alla fine, vincitori e vinti tornano nelle loro caserme esattamente come quando erano partiti.
La politica ha senso se esiste una questione - non la questione "agricoltura" - sulla quale un soggetto politico, la Giunta o un qualche Consigliere, ha posto una questione precisa, comprensibile, leggibile e su questo si apre il confronto politico. Queste nostre riunioni, invece provocate soprattutto da pressioni esterne che desiderano che venga dato un "forte" segnale di "forte" attenzione ad un problema grave, a mio modo di vedere, portano alla necessità di assumere posizioni per larga parte rituali e ripetitive o, per certi aspetti, non ancora compiute: questo mi sembra quanto si può dire sulla relazione dell'Assessore.
Vorrei che ci capissimo, signor Assessore. Personalmente, ho apprezzato molto la sua relazione; ne ho apprezzato in particolare l'approccio organico con cui lei cerca di sottrarre l'agricoltura ad una collocazione marginale nella quale è stata collocata in questa Regione non per caso: la marginalizzazione dell'agricoltura interessava i soggetti protagonisti del fenomeno dell'agricoltura. Tanto più una questione è marginale in termini politici, tanto più, evidentemente, è pascolo per soggetti non politici (con tutto il rispetto dovuto agli stessi).
Devo quindi dire che mi ha un po' scandalizzato vedere dei protagonisti del mondo esterno improvvisamente irosi ed irati nei confronti dell'Amministrazione regionale, con la quale convivono da alcune legislature.
Ho apprezzato molto la sua relazione, Assessore; prendo però atto che anche lei non è ancora riuscito a farci capire cosa sia il buco nero dell'agricoltura; in sostanza, cos'è la politica regionale in agricoltura? Il buco nero - il collega Rivalta potrà spiegarcelo, poiché a suo tempo aveva fatto una battuta sul sottoscritto dicendo che ascoltandomi egli immaginava addirittura di capire cosa fossero i buchi neri, visto che io davo ad intendere di supporre di conoscere tutto - è qualcosa di positivo.
Un buco nero pare sia una realtà fisica in cui l'energia è tale per cui niente sfugge e quindi niente ci arriva; in questo senso, quello della politica agricola della Regione è un buco nero. All'opinione pubblica sfugge quale sia la politica della Regione, non arriva. Ci sono molti argomenti interessanti che attengono all'agricoltura, ma tra questi e la politica, probabilmente, "ce ne passa".
In altri termini, sono convinto che l'Assessore, sia perché è più libero sulla materia, sia perché è arrivato da poco e non ha precedenti esperienze, si possa collocare nei termini di farci capire, in sostanza quali sono i vincoli esterni - politica CEE quali sono le funzioni che attengono alla ottimizzazione della politica CEE, e quindi che attengono agli aspetti funzionariali che qui vengono richiamati, ma al fine di dirci qual è lo spazio e l'invenzione con i quali noi possiamo pensare di essere protagonisti nel mondo dell'agricoltura non soltanto in quanto dobbiamo ottimizzare la politica CEE sul nostro territorio, ma di aver un nostro progetto. Questa è la questione che personalmente - ripeto - in questo dibattito ho difficoltà a capire.
Sempre relativamente alla relazione nutro qualche perplessità su due termini: "agro-alimentare" e "agro-industriale".
Il termine agro-industriale mi sembra limitativo; l'agro-industriale, a mio modo di vedere, si pone unicamente il problema di come cercare di integrare il meccanismo produttivo con quello tecnologico, collegato al fenomeno, e il Consigliere Riba ci ha spiegato molto bene come in questa Regione, curiosamente, questo fenomeno sia squilibrato.
A me pare che il recupero del vecchio termine "agro-alimentare" nella sua complessità, compreso il momento distributivo, sia una cultura da riprendere. Se così non facciamo vorrei capire che senso ha fare il dibattito sul Centro Agro-Alimentare di Orbassano. Il Centro Agro Alimentare di Orbassano o è all'interno di un approccio agro-alimentare quindi organico e complessivo al problema, altrimenti diventa un approccio di natura urbanistica territoriale molto interessante, ma che agli agricoltori non importa assolutamente niente. Il Centro Agro-Alimentare di Orbassano può essere influente o meno sull'agricoltura piemontese nella misura in cui si colloca, sia rispetto alla filiera complessiva della produzione, dei sistemi tecnologici di supporto, la loro eventuale elaborazione in termini di prodotti secondari e nella loro commercializzazione.
Mi pare si sia persa un'occasione per affermare che sta maturando così ci ha detto l'Assessore Cantore - la consapevolezza che l'agriturismo è una questione che attiene all'agricoltura e non al tempo libero o ai dopolavoristi. Soprattutto se sarà possibile da parte dell'Assessore realizzare questo progetto complessivo con il quale l'agricoltura, con le sue specificità, faccia parte di un'immagine complessiva che si vuole realizzare nel nostro Piemonte in cui sostanzialmente si pensi di vendere un pacchetto complessivo che fa del prodotto agricolo qualificato sofisticato nel senso positivo del termine, ma collocato in un ambiente recuperato all'interno di memorie storiche e culturali: evidentemente questo diventa lo scenario dell'agriturismo nel senso moderno del termine non come attività residuale, marginale del pensionato, ma come strumento di valorizzazione del sistema complessivo e poi anche di attività di impresa in senso più stretto.
Mi auguro che l'Assessore, nell'anno solare che stiamo vivendo, aiuti i Consiglieri attenti a queste cose - io mi pongo tra questi - a sciogliere il problema di cosa sia lo spazio e l'oggetto della politica regionale perché mi sfugge. Mi sfugge proprio perché abbiamo sentito alcuni interventi fortemente contraddittori, perché io leggo la relazione dell'Assessore e sono soddisfatto nell'apprendere che la nostra Regione è la più coerente con la politica CEE. Questo per un europeista convinto è una nota positiva perché siamo allineati rispetto a linee politiche dalle quali non ci possiamo sottrarre. Nutro delle difficoltà a capire come il rispetto della normativa CEE sostanzialmente produca isole di difficoltà e di emergenza economica, esistenziale, sistemica, territoriale e voglio capire se la politica della Regione significa riempire questi vuoti che la politica CEE ha realizzato. Questo significa intervenire per razionalizzare ulteriormente l'armonizzazione delle politiche agricole piemontesi rispetto al disegno CEE o immaginare un disegno sostitutivo ed integrativo che consenta agli agricoltori un reddito integrativo rispetto a quello che viene dal pacchetto CEE. Questa per esempio è una cosa che pregherei l'Assessore di far capire ad uno poco attento come il sottoscritto. Bisogna capire che è una politica di sostegno per risarcire, in una qualche misura gli agricoltori per il danno che hanno subìto per un certo periodo in conseguenza di questo passaggio dallo scenario A allo scenario B. Non possiamo, a mio modo di vedere, mettere tutte queste questioni insieme e continuare a criminalizzare la politica CEE quando la rispettiamo; se la rispettiamo dobbiamo dire che siamo orgogliosi di avere rispettato un disegno internazionale e siamo una delle Regioni più avanti rispetto a questo processo.
A questo punto la Regione cosa deve fare? Deve essere un ente amministrativo gestore delle politiche CEE? Se è così non c'è niente di politico, significa mettere in piedi un sistema di servizi regionali estremamente efficiente - per quanto possibile anche cortesi, che non guasta nei confronti degli imprenditori agricoli per consentire loro l'ottimizzazione delle opzioni CEE e, per esempio, l'ottenimento di quanto hanno diritto in tempo reale e non in tempo irreale come avviene in questo Paese. Questa, a mio modo di vedere, non è la politica agricola, può darsi che non ci sia bisogno di una politica regionale in agricoltura, ma dobbiamo saperlo.
Quindi mi auguro che l'Assessore, quando sarà più addentro alla sua esperienza, ci aiuti a capire fin dove è necessario uno sforzo che qui viene indicato di razionalizzazione, di modernizzazione della macchina regionale rispetto a questo mondo per ottimizzare lo scenario CEE.
Accantonato lo scenario CEE vorremmo capire se la Regione può, rispetto al mondo dell'agricoltura, svolgere un proprio ruolo autonomo ed originale solo questo ha significato politico. Se un servizio regionale è efficiente e puntuale non è un problema politico, è un problema di efficienza e di puntualità di un servizio che non richiede certamente l'uso del potere discrezionale e di obiettivi di programmazione che danno il senso della politica. Personalmente sarei interessato a capire quali sono gli spazi veri, reali della politica regionale e quali sono gli scenari che intendiamo darci e quali sono le risorse che intendiamo impiegare su questa materia.
Questa mi pare una questione rispetto alla quale in questa legislatura bisognerà fare chiarezza. Anche perché ormai abbiamo superato tutta una serie di situazioni che hanno penalizzato la nostra Regione rispetto alla realizzazione di uno scenario moderno; stiamo dimenticando, accusando questo Assessore e questa maggioranza, che su questi banchi si è polemizzato intorno a delle cooperative che, avendo delle mucche, dovevano produrre del latte che nessuno comprava, e allora si facevano dei formaggi che nessuno mangiava e così si allevavano dei topi per mangiare i formaggi stessi.
Quella dei topi è un'invenzione, ma che il formaggio si facesse soltanto per non chiudere la filiera dell'azienda, che ovviamente poi è fallita, questa cosa l'abbiamo vista, così come abbiamo visto anche, sempre su questi banchi, qualche polemica sul favo, per non dire sul pregiudizio esclusivo a favore della cooperazione; per cui, per esempio, la nostra Regione faceva la pubblicità a Casorati, il pittore, che, come voi sapete fa delle bottiglie senza etichette e così la nostra Regione faceva la pubblicità a dei vini senza etichette, quindi sui giornali comparivano queste bottiglie alla Casorati e questo era il messaggio con il quale si intendeva rilanciare l'agricoltura nella nostra Regione.
Ricordo anche che su questi banchi abbiamo fatto delle battaglie per evitare la politica del recupero delle aree marginali, quindi non si tendeva alla riduzione del coltivato, ma si tendeva a recuperare le aree marginali (marginale in economia è quello spazio al di là del quale non si può andare e ci si chiede se a quello ci si può arrivare).
Temo quindi che si sia in una fase di transizione in cui dobbiamo razionalizzare quello che abbiamo, liberarci di quello che abbiamo conservato e successivamente chiarirci le idee una volta per tutte, e capire se la Regione deve puntare alla razionalizzazione del sistema CEE o avere una propria originale politica agricola che tende, ovviamente, a sostenere gli agricoltori - mi sembra di semplificare fino alla banalizzazione il concetto - per cercare di integrare i loro redditi rispetto a quello che arriva dalla politica CEE. Si tratta di capire se esiste o non esiste questo spazio.
Anche per dire queste cose, signor Assessore, bisogna avere le idee molto chiare, perché nel momento in cui il mondo della campagna chiede agli uffici regionali di organizzarsi, di attrezzarsi ed essere in grado di garantire i rimborsi per i seminativi abbandonati in tempo reale, sentiamo qualche Consigliere che dice che queste cose bisogna darle alle Province che, come voi sapete, hanno un'antichissima tradizione agricola che è quella di non avere alcuna competenza in agricoltura; quindi, invece di porsi il problema, si cerca di fare politica immaginando, ad esempio, che le funzioni di razionalizzazione del sistema debbano passare attraverso la delega. Questa è una questione che dobbiamo porci e che non può essere risolta con un colpo di teatro.
Collega Porcellana, partecipando ad un convegno ho scoperto che su queste cose siamo la maglia grigia - se non la maglia nera - dell'Europa perché in Europa le domande relative a queste procedure sono previste entro una certa data che non ricordo e gli italiani danno per scontato che non verrà rispettata perché fa parte del nostro costume immaginare che lo Stato che dovrebbe cominciare a dare i rimborsi, tramite le Regioni, il giorno 1 di agosto comincerà nel mese di gennaio.
Bene, da questa conferenza i nostri parlamentari europei dicono che è emerso che noi, in termini di efficienza, siamo la maglia grigia o nera dell'Europa, in buona compagnia con la Germania; invece hanno detto con tutta tranquillità che in Francia entro il 31 maggio vengono presentate le domande e al 2 di agosto si chiede il rimborso.
Questo è un meccanismo razionale, non un meccanismo politico in cui si deve privilegiare questo o quel soggetto. Si deve disegnare il meccanismo più efficiente.
Voglio quindi scusarmi ancora con l'assemblea e con il Presidente se questo intervento è, per certi versi, sfocato e privo di tensione, perch anche se siamo tutti consapevoli dei gravi problemi che ha il mondo agricolo, abbiamo scarsa capacità a capire dov'è lo spazio di intervento e di decisione di questa assemblea, in quanto vi è soltanto la consapevolezza dello spazio di intervento che può, in qualche misura, motivare i Consiglieri.
Ribadisco quindi la mia richiesta all'Assessore che nella sua esperienza voglia beneficiare qualche collega meno attrezzato, come il sottoscritto, per comprendere finalmente questa materia. Anche perch Assessore, queste materie, che per il loro tecnicismo tendono a sfuggire ad un confronto politico, guarda caso, poi diventano terreno di coltura di cose poco simpatiche.
Da sempre sappiamo che esistono due navi nel deserto della politica regionale: l'agricoltura e la sanità, che per la loro specialità e per la forte pressione degli interessi esterni tendono a vedere risolte le questioni politiche fuori da questa sala e proprio questi due settori, non solo a livello regionale, sono quelli su cui poi sono cresciuti quei fenomeni che quanto meno non sono politici (perché non li qualifico diversamente).
In primo luogo vorrei dire al collega Penasso che non è vero che la Giunta si sta occupando dei cinghiali: non se ne sta occupando ed io anticipo, ma non vorrei con questo che mi fosse tolta la primogenitura, che quando verrà presentato il calendario venatorio chiederò che per il cinghiale sia previsto l'abbattimento senza limiti di carniere.
Solo in questa situazione si vedrà chi sta dalla parte dei cinghiali e chi dalla parte degli agricoltori. Questo è il primo emendamento. Ci si misurerà, caro Rivalta, e allora voteremo.



PRESIDENTE

Ecco che il dibattito si anima, come sempre. E' un fatto scientifico.



MARCHINI Sergio

Non può dire che si sta dalla parte degli agricoltori, dicendo che si può abbattere un cinghiale come se fosse un muflone, no? Sono cose diverse! Ed è per questo che io proporrò che si possano abbattere senza limiti di carniere, dopodiché qualcuno riterrà opportuno schierarsi in un modo o in un altro.
Anticipo che formulerò, sempre in relazione ai cinghiali, un secondo emendamento per i cosiddetti amici ambientalisti: visto che non è vietato dalla legge nazionale chiederò che sia consentito l'abbattimento dei cuccioli dell'anno.
Mi è stato spiegato che si può intervenire nel fenomeno soltanto abbattendo le prime generazioni, perché se si interviene soltanto sulle ultime, come si tende a fare, non si riesce ad interrompere la filiera della fertilità.
Quindi, nel caso la Giunta equipari il cinghiale al camoscio, chieder che al cinghiale si possa sparare per due mesi senza limiti di carniere.
Allora ci sarà per forza chi sta dalla parte dei cinghiali e non chi sta contro i cinghiali, perché io non ho niente contro i cinghiali, poverini ho qualcosa contro quei felloni che li hanno portati nelle nostre aree e dalla parte dei contadini i quali (poveri cristi!) si sono ridotti a non poter più disporre dei loro terreni.
Successivamente sono state poste questioni di ordine più contingente rispetto alle quali l'Assessore, probabilmente, intende conoscere la valutazione dei Gruppi.
La prima questione è quella relativa all'ESAP: non siamo partigiani signor Assessore, di una soluzione piuttosto che di un'altra, riteniamo però che l'esperienza dell'ESAP commissariata possa consentirci di immaginare una sua continuità anche all'interno di una capacità politica della Giunta di caricare lo stesso ente strumentale del perseguimento di precisi obiettivi; deve essere una struttura non più istituzionale, ma un ente strumentale che realizza quelle cose che la Giunta ritiene più opportuno far realizzare da una struttura esterna che è quindi più agile e più libera di quanto non lo sia una struttura di tipo istituzionale come il suo Assessorato.
Avendo ben chiaro che non si crea un'isola separata, un vascello fantasma che se ne va per conto suo, signor Assessore, io la prego: quando dovrà decidere su questa materia, non ascolti le sirene, ma legga i verbali, e allora scoprirà che l'ESAP è andato in crisi non per le ragioni per cui doveva andare in crisi, e cioè per la sua incapacità di rendere il servizio del quale era stato caricato, ma per polemiche di potere interno.
Cerchi di valutare gli interventi che vengono fatti in questa sede, o in altre sedi, a prescindere dalle pregiudiziali che sono nate in conseguenza delle lotte di potere, perché, curiosamente, proprio le parti politiche che avevano maggiori responsabilità sono state quelle a sparare di più sull'ESAP.
Per carità, nelle grandi manovre si fa anche questo, tanto non muore mai nessuno, ma nelle battaglie vere queste cose non possiamo permettercele: sparare contro agli avversari e dare le pallottole ai nemici, o viceversa, perché tanto non muore mai nessuno.
Chiedo scusa dell'approccio umoristico, ma è un modo eufemistico di affrontare il problema in cui, ripeto, quei soggetti che nell'ESAP hanno avuto responsabilità storiche sono quelli che poi ritengono non praticabile l'ipotesi della continuità. Quindi io non sono partigiano rispetto all'una o all'altra delle soluzioni. Ritengo che con l'ESAP, ricondotta ad una dimensione governabile com'è attualmente, grazie al Commissario, incaricato di una precisa funzione, rispetto alla quale la responsabilità politica continua ad essere della Giunta e per essa dell'Assessore, si possa percorrere una strada.
Dobbiamo complessivamente immaginare che i nostri uffici abbiano rispetto all'opinione pubblica e agli utilizzatori, un'immagine e una capacità di lavoro diversa, perché non è un problema di razionalizzazione ma è un problema politico-legislativo, perché se noi facciamo delle leggi per cui le domande vengono prese in considerazione solo dopo il termine ultimativo di presentazione, è evidente che le risposte non possono arrivare prima che i due tempi siano maturati, il che vuol dire almeno due anni.
Questa non è una responsabilità del funzionario il quale potrà anche essere pigro o efficiente, ma ha in mano una legge che lo obbliga a rispettare la procedura.
Questa mattina si è detto che la legge sulle carni specifiche a marchio piemontese non ha dato un grande risultato, forse perché questa legge era troppo presuntuosa e non sufficientemente supportata in termini gestionali.
Quando si è ritenuto di scindere nettamente lo spazio di carne qualificata da quella non qualificata, evidentemente sapevamo che andavamo ad affrontare un mercato molto ridotto; allora, se abbiamo un numero di esercizi fisiologicamente ridotto, perché questa è carne qualificata (probabilmente anche dal punto di vista del prezzo), è evidente che questo sistema marginale, anche se qualificato, deve essere supportato da idonei strumenti di tipo proporzionale, come, ad esempio, la conoscenza attraverso il meccanismo dei consumatori. Probabilmente questo meccanismo va riveduto.
Devono esserci altri canali di densa disposizione delle carni qualificate che non sia quello attualmente riservato, altrimenti c'è il rischio che la questione non possa concludersi. Ho anche apprezzato il fatto che l'Assessore abbia ricollocato la questione agricola nella questione epocale per la quale l'agricoltura nel settore dell'ambiente viene vista non come un valore ambientale, ma come un valore che va al di là di questo e rischia di mettere in discussione equilibri a livello planetario, in quanto è chiarissimo ormai che la cultura dell'agricoltura non consentirà più, ad esempio, l'adozione di alcuni progetti non solo nel nostro Paese, ma anche nei Paesi in via di sviluppo.
Questo è un altro dei limiti degli scenari all'interno dei quali dobbiamo misurare la nostra materia, anche se dobbiamo dire che, oltre le operazioni di grande strategia, dobbiamo chiederci se il sistema dei supporti sanitari di conoscenza, di analisi e di controllo siano tali da impedire, almeno per il futuro, che si ripeta ciò che è avvenuto in passato: che i problemi dell'inquinamento generale, guarda caso, ricadano soltanto nel momento terminale, quello agricolo e della produzione, in modo tale che il mondo agricolo paghi i prezzi d'immagine e, quindi, economici e sociali di un fenomeno che è a monte; il sistema produttivo, probabilmente come responsabile non è secondario.
Desidero porre, invece, all'Assessore una precisa questione, che è quella della revisione delle leggi regionali, che mi pare sia una questione sulla quale l'Assessorato ritiene di doversi dedicare, recuperando il valore nuovo e riconosciuto di imprenditore agricolo anche alle persone giuridiche, e non soltanto più alle persone fisiche come in passato.
Rispetto a questo, che è una questione annosa dal punto di vista politico si è fatta chiarezza a livello CEE e a livello di TAR Piemonte in termini ormai definitivi, quindi deve essere riconosciuta la pari condizione dell'imprenditore anche in forma giuridica rispetto ad altre forme di impresa.
In ultimo, signor Assessore, visto che mi sono lasciato andare ad alcune note di colore rispetto al fenomeno della cooperazione, ritengo che sia una realtà rispetto alla quale non si debba andare indietro, ma si debba andare avanti, privilegiando i criteri dell'efficienza e della professionalità rispetto a quello dell'assistenzialismo.
Signor Assessore, la mia parte politica segue con attenzione questa sua esperienza che, a mio modo di vedere, è privilegiata e non penalizzata come è stato detto grossolanamente questa mattina, dal fatto che lei non è un agricoltore, non è un sindacalista dell'agricoltura. Einaudi era un agricoltore, e ha lasciato scritto che non riusciva ad immaginare come un tecnico potesse fare politica. Lei, che non è un agricoltore, se non nel momento terminale, sono convinto che potrà affrontare queste tematiche non meno bene del collega che l'ha preceduta, rispetto al quale la nostra forza politica esprime, in questa sede, tutto l'apprezzamento e tutto il riconoscimento per il lavoro svolto.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Goglio.



GOGLIO Giuseppe

Grazie, Presidente, colleghi. Sono alcuni anni ormai che l'agricoltura piemontese segna il passo, nell'ultimo scorcio di tempo addirittura in controtendenza negativa rispetto all'andamento nazionale. Si è soliti dire che i contadini piangono spesso immotivatamente, ma questa volta il settore ha ragione di lamentarsi.
Diminuisce il prodotto lordo vendibile, diminuisce l'occupazione sia stabile che temporanea e diminuisce la capacità concorrenziale dei prodotti coltivati. Tutto ciò avviene, nonostante l'agricoltura rappresenti il settore produttivo nel quale più massicciamente sia applicato l'intervento pubblico, sia in materia d'indirizzo che di erogazioni finanziarie.
E' anche vero che il settore è fortemente esposto in tutti i sensi ai capricci della temperatura delle stagioni, al caotico sistema di commercializzazione, alla farraginosa e penalizzante legislazione europea alla scarsa conoscenza delle dinamiche dei consumi dei prodotti destinati sia all'estero sia al mercato interno.
Ammetto che la Regione Piemonte ha svolto un ruolo non secondario nella promozione dell'agricoltura piemontese, anche in virtù di deleghe ampie di cui dispone l'Assessorato, ma se il Piemonte rispetto al resto dell'Italia procede con una marcia indietro, forse qualche ragione ci deve essere.
Forse, come scrivono gli osservatori dell'IRES, non si è fatto abbastanza per trasformare un'agricoltura fortemente orientata al prodotto e con un grado ridotto di autonomia commerciale, in elemento attivo di un sistema agro-alimentare, in grado di valorizzare al meglio le risorse di un territorio articolato e dotato di concrete possibilità di sviluppo nel campo delle produzioni di qualità, quale quello piemontese.
Il settore agro-alimentare segue il trend di qualsiasi altro prodotto di consumo primario. L'offerta si indirizza su due fronti ormai netti: il consumo di massa e il consumo di qualità. In questo senso, assistiamo alla conversione dei sistemi commerciali e della distribuzione. Chi non si adegua è destinato a cadere ed un comparto fragile quale l'agricoltura, al quale saranno sottratte le risorse assistenziali di cui ha goduto fino ad ora, che sono state spesso oggetto di pessima gestione ed illeciti, rischia davvero grosso.
Non è più tempo d'improvvisazione, di assistenzialismo e di furbizie.
Chi ha capacità riuscirà a sopravvivere, altrimenti sarà la fine per molte imprese, specialmente per quelle più piccole. A mio avviso, le opportunità non mancano; forse manca il tempo per attivare un sistema diverso dall'attuale, ma quale opportunità? Ne elenco alcune, tra l'altro già individuate dall'IRES: un profondo e dettagliato studio dei gusti dei consumatori con particolare attenzione ai consumi di nicchia e delle esigenze tecnico-organizzative dei settori a valle dell'agricoltura; una maggiore tipicizzazione dei prodotti in coerenza, dove è possibile, con le tradizioni locali; il trasferimento alle imprese di cui sopra di adeguate conoscenze tecniche; la fornitura al sistema distributivo e al consumatore di prodotti di qualità certificata.
Inutile farci illusioni; la concorrenza dei Paesi dell'Est e di altri Paesi a forte valenza agricola non è sostenibile per quanto riguarda i prodotti destinati al consumo di massa. Gioca un ruolo determinante il basso costo del lavoro agricolo, la normativa carente sull'uso dei fertilizzanti e di altre sostanze chimiche e, in certi casi, come per il latte e i suoi derivati, il più elevato standard tecnologico e conoscitivo.
Le nostre produzioni potranno avere spazi di consumo settorializzato a patto che gli sforzi vengano concentrati sia nella produzione che nella trasformazione, sulla qualità e la certificazione trasparente della medesima. Prodotti, quindi, marchiati, garantiti, coltivati e lavorati secondo tecniche che escludono sostanze inquinanti e nocive.
La nicchia di consumo di questi prodotti in una società che, seppure in crisi momentanea, tende a selezionare gli acquisti, è più ampia di quanto non si creda, sia nell'ambito nazionale e ancor più nell'ambito internazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Il mio intervento nasce dalla presentazione della relazione e dalla discussione. Non era mia intenzione intervenire sul problema dell'agricoltura, non seguendolo con specializzazione, professionalità e costanza. Dalla relazione dell'Assessore, però, emergono alcune questioni che, da un lato, pongono dei problemi sotto il profilo dell'uso del territorio e del suolo; dall'altro, viene fatto marginale richiamo alla politica forestale. Quest'ultimo profilo mi sollecita l'intervento.
Sulla prima questione, inerente al suolo, leggo nella relazione presentata dall'Assessore che la superficie totale delle aziende agricole è passata da 1.921.000 ettari del 1982 a 1.776.000 ettari (immagino al 1991): 144.000 ettari in meno. In trent'anni - lo richiamava già Riba nel suo intervento - gli ettari in meno censiti ad uso agricolo sono 403.000: quello che nel 1961 rappresentava l'85,8% della destinazione del suolo regionale è oggi solo più il 70%. La superficie agricola utilizzata è scesa dice la relazione - a 1.120.000 ettari rispetto ai 2.400.000 ettari del territorio regionale, il che rappresenta solo il 44% del territorio regionale, mentre nel 1961 era il 62%.
Questi dati - che poi hanno anche una rilevanza sulla dimensione nazionale, nel senso che c'è un ulteriore calo della superficie agricola regionale rispetto alla superficie agricola totale nazionale - pongono il problema di capire meglio perché e come tutto ciò avviene. Certamente c'è come è accennato descrittivamente e rapidamente l'abbandono di terre dall'attività agricola, ma vi è certamente anche l'occupazione di terra che non è documentata, per insediamenti, per infrastrutture e così via.
Tutto ciò è complicato dal fatto che il territorio regionale ha caratteristiche molto disomogenee, in gran parte è territorio montano, la parte piana è minoritaria e in questa parte le aree di migliore capacità produttiva agricola sono in quantità assai limitata. Sempre a memoria rammento che, nella classificazione operata a cura degli studi fatti fare all'IPLA, il terreno di prima qualità, dal punto di vista produttivo, era ed è solo il 10%: è territorio di pianura, se è diminuito non credo sia diminuito per abbandono dell'attività agricola pura e semplice, ma per occupazione da parte di insediamenti e di infrastrutture. Gli stessi terreni di seconda categoria in quella classificazione, se ricordo bene rappresentano il 15%; ragione per cui la nostra Regione, pur avendo un territorio molto esteso (è secondo solo a quello della Sicilia), un territorio fertile, con buone capacità produttive per l'agricoltura, è in definitiva assai limitato.
Credo che sarebbe interessante seguire queste dinamiche di occupazione: non solo quelle di abbandono dei territori ad uso agricolo (questo rientra nelle problematiche della politica agraria), ma anche l'occupazione dei terreni fertili. E' chiaro che una politica agraria si può fare soltanto se si salvaguardano i terreni più atti a produzione agricola.
Nella relazione non c'è nessuna attenzione a questo problema, si richiamano i dati, ma non si esprime l'esigenza di un'attenzione costante.
Questo discorso non nasce oggi ma risale al passato. Tuttavia non è stata portata avanti nessuna politica di contabilità sull'uso del suolo nel nostro territorio, che pure era stata preventivata e in qualche modo impostata nel momento in cui era incominciata con la legge n. 56 una nuova gestione della politica urbanistica regionale. Sollecito l'Assessore a farsi carico di questo problema, in specifico quello dell'occupazione dei terreni di pianura, dei terreni fertili, per seguire questo problema che riguarda le problematiche di sviluppo urbanistico e territoriale, ma è una problematica verso cui l'agricoltura dovrebbe avere grande attenzione perché attiene allo sviluppo urbanistico e territoriale che elimina la base strutturale di una politica agraria qualificata e di una politica produttiva nella nostra Regione. Lo invito pertanto a completare la sua osservazione, espressa in sintesi nella relazione, e a portare attenzione a questo problema, a costruire i termini di un bilancio dell'uso del suolo agrario e in particolare di quello più fertile nella nostra Regione.
L'Assessore potrà esprimere intenzioni e idee di politica agraria; ma se si "mangiano" questi terreni fertili, che in genere dispongono di una struttura di irrigazione, spesso non per pompaggio ma direttamente per trasporto in superficie dell'acqua, si riduce ogni possibilità di uno sviluppo dell'agricoltura piemontese. Considero quindi la relazione, che per altri aspetti offre un panorama della situazione, pesantemente carente della valutazione di un fenomeno che invece credo abbia assunto in questo dopoguerra e, con qualche accentuazione, in questi ultimi periodi, un peso rilevante nel togliere suoli all'agricoltura.
La seconda questione è il richiamo alle politiche di imboschimento delle superfici agricole, la manutenzione e il miglioramento delle superfici boschive, intenzione proclamata da sempre, ma che in realtà non è mai stata attuata. Nella relazione dell'Assessore non si fa un richiamo ai provvedimenti CEE dell'anno scorso per portare avanti questo intendimento così come non si richiama nessun altro strumento, né indirizzo operativo.
Ricordo all'Assessore che circa dieci anni fa è stata conclusa, sempre da parte dell'IPLA, una prima elaborazione inerente il problema forestale in Piemonte; dal 1984, anno in cui tale elaborato ci è stato consegnato, è rimasto nei cassetti, senza più ricevere alcuna attenzione. Quel lavoro rappresenta un'indagine, certo fatta su grande scala, ma con un'osservazione, non superficiale, di tutto il manto agricolo piemontese quel lavoro indicava anche alcune linee di intervento sotto i tre profili della forestazione produttiva che può comportare anche alcune aliquote non irrilevanti di ulteriore occupazione nel settore. Non dimentichiamo che il nostro Paese continua ad avere pesanti ripercussioni per l'importazione del legname dall'estero.
Il nostro Paese è per gran parte montano e collinare, per cui è sottoposto a rischi idrogeologici, la forestazione è la cura preventiva migliore, più strutturale contro il rischio di danni idrogeologici, anche sotto il profilo della forestazione ambientale paesaggistica del territorio extraurbano, ma anche del territorio urbano. Quel lavoro costituisce un metodo, un approccio da tenere presente, lo sollecito al nuovo Assessore forse anche per la curiosità con cui chi per la prima volta si avvicina con questo incarico alla problematica operativa agricola forestale, un lavoro di questo genere può rappresentare un elemento di interesse, più ancora che per chi ha sempre operato in quel settore e magari è rimasto frustrato dall'insufficienza, dall'incapacità di promuovere politiche di forestazione nuove. Forse più ancora che per queste persone questo lavoro può costituire un interesse per l'Assessore. Certo, sono passati dieci anni e nei problemi di forestazione dieci anni cominciano a contare, anche se i processi di evoluzione positiva o negativa nella forestazione non si muovono con grande celerità.
Quel lavoro dava delle indicazioni anche di carattere economico per gli interventi. Ricordo che prevedeva per un primo decennio un intervento oneroso (non sarebbero rientrate le spese dell'intervento): vi erano due valutazioni sugli interventi, una ottimale e l'altra minima; le esigenze di intervento annuo erano previste intorno ai 40 miliardi, con un recupero che si riportava circa ai 3/4 della spesa sostenuta nel primo decennio, per entrare poi in una seconda fase, un secondo decennio dove i bilanci potevano diventare di carattere economico. Sostenni questo intervento anche nei confronti del Ministero. Ricordo che portai il paragone fra i 10 miliardi di deficit annuo che si sarebbe avuto nel primo decennio e il costo della cassa integrazione di 1.000 miliardi annui che noi avevamo in Piemonte in quel periodo. Quindi, di fronte ai 1.000 miliardi di costo annuo per la cassa integrazione, un impegno di spesa a fondo perduto per dieci anni di 10 miliardi per le politiche di riconversione e per la costruzione di posti di lavoro era una cifra del tutto sostenibile, che in qualche modo poteva rientrare, se ci fosse stata la volontà di passare da quella fase di crisi occupazionale ad una fase di sviluppo attraverso una ristrutturazione qualitativa della produzione che riguardava in gran parte l'industria, le produzioni e le tecnologie avanzate, ma che avrebbe dovuto riguardare anche altri settori, in questo caso il settore forestale. Si trattava di alcune migliaia di posti di lavoro in gioco, perché il piano forestale oltre alla manutenzione prevedeva la gestione del bosco, la prima lavorazione del legname prodotto, con sette aziende dislocate nell'arco alpino, montano e collinare.
Credo che quella problematica sia ancora attuale, non nelle stesse dimensioni di costi complessivi, che probabilmente sono cambiati e si sono aggravati per l'inflazione che nel frattempo è intervenuta. Siamo di nuovo in un periodo di grave crisi occupazionale - allora non risolta perché si è fatta solo una politica di riordino finanziario delle aziende - per la quale è necessario operare, come fanno le formiche, nei settori importanti dello sviluppo tecnologico avanzato, cercando anche tutte le possibili anche limitate e relativamente piccole, occasioni di occupazione.
Sollecito l'Assessore a riprendere il discorso sulla forestazione che è stato abbandonato e messo nei cassetti dal 1984 in avanti e cercare di rivedere, reimpostandolo se necessario - ma credo che la metodologia di approccio fosse una metodologia corretta perché credo che i tempi, e più in generale le esigenze di tutela e conservazione del nostro ambiente (la forestazione in questo ha un grande ruolo) richiedano davvero di non lasciare nel nulla un ragionamento che era fondato, oltre che necessario.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Prima di dare la parola alla Consigliera Bresso volevo comunicare che mercoledì 14 luglio, alle ore 10,30, si riunirà la Commissione 142 e giovedì 15 luglio, alle ore 11,30, la Commissione speciale sugli appalti nel corso della quale si procederà anche alla nomina del relativo Vicepresidente.
Prego, Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Anche il mio intervento è probabilmente un po' anomalo rispetto al fatto che di solito in quest'aula intervengono sempre i componenti delle Commissioni di merito. Forse ho una giustificazione, non solo perché sono stata nella Commissione di merito nella scorsa legislatura e anche in questa peraltro, ma anche perché ho un passato di economista agraria e quindi qualche conoscenza della materia credo di averla.
Naturalmente non intendo dilungarmi; il mio Gruppo, con due interventi qualificati, è già intervenuto a lungo. Intendo intervenire su alcuni punti che, a mio avviso, sono importanti, che alcuni colleghi hanno già toccato e su cui mi interessa esprimere un'opinione.
Comincio da una questione, che dal punto di vista economico è importante e rilevante e, per certi versi, anche intellettualmente stimolante, ma certamente non semplice per il mondo agricolo, cioè il fatto che l'agricoltura, che già ha dovuto sperimentare molte cose nuove dal punto di vista della gestione economica del settore, si trova per prima, ma non certo sola nei prossimi anni, almeno in Europa, tra le attività economiche a sperimentare in sostanza la crescita zero.
A causa dell'impostazione della politica comunitaria, che è dettata dal rapporto fra domanda ed offerta di mercato, l'agricoltura si trova a dovere programmare la sostanziale stabilità quando non la decrescita della maggior parte delle proprie produzioni. Naturalmente questo è uno schema globale dentro il quale, come in qualunque settore a crescita zero, ci possono essere degli avanzamenti e delle riduzioni. Nel complesso però le produzioni agricole in Europa non solo non dovranno più aumentare, ma in molti casi dovranno prevedere alcune contrazioni. Questo sta sollecitando in questi ultimi anni dibattiti e reazioni anche dure e violente del mondo agricolo (fatti che si stanno intensificando in questi giorni) e sta sollecitando anche delle domande sul come gestire questa novità storica in un intero settore economico. Molti comparti hanno dovuto diminuire la produzione, essendo sostituiti da altri, ma non un intero settore, finora non era avvenuto. Probabilmente, nell'arco di qualche decennio, almeno nei nostri Paesi, questo fenomeno si verificherà anche per il settore industriale.
Cosa significa questo? Significa che le prospettive di sviluppo del settore devono diventare proprio delle prospettive di sviluppo e non delle prospettive di crescita. Per troppo tempo abbiamo confuso il concetto di sviluppo con il concetto di crescita. Non sarà più così nei prossimi anni: dovremo imparare a definire, in maniera precisa, sviluppo e crescita intendendosi con crescita, la crescita quantitativa delle produzioni e con sviluppo, le loro modifiche qualitative in senso ampio, cioè nel senso della qualità e del tipo dei prodotti.
Questa è la sfida che i nuovi Assessori, "Ministri" regionali all'agricoltura, dovranno affrontare nei prossimi anni. Non si pu immaginare che stazionarietà e decrescita in termini quantitativi significhino anche perdita di importanza, di peso e di reddito per il settore agricolo. Il rischio del non capire e lavorare su questa differenza è quello della sostanziale stabilità e peggioramento continuo della produzione e del reddito (non solo della produzione quantitativa, ma anche del valore della produzione) e la crisi grave, come è attualmente del settore agricolo stesso.
Da questo punto di vista, non c'è dubbio che ci sono degli importanti programmi CEE, che tendono ad orientare l'agricoltura europea in questa direzione. E' ovvio che questa questione è ben presente a livello comunitario ed è ben presente anche a livello italiano. Mi pare però che questa questione, pur essendo in qualche modo delineata in alcuni punti della relazione dell'Assessore, non sia così fortemente presente e non impronti così fortemente di sè un momento della vita regionale dell'impostazione della politica regionale per l'agricoltura, che ha alcune caratteristiche interessanti. Il fatto che contemporaneamente sia cambiato Assessore e che ci sia stato un referendum in Italia che consente alle Regioni di impostare con maggiore autonomia e capacità di intervento (che si tradurrà anche in termini finanziari) significa che ci sono le condizioni per fare una politica nuova. Non sono solo condizioni che derivano dalla necessità della politica nuova, dalle condizioni del mercato così come è orientato anche dalle politiche comunitarie, ma che derivano anche da situazioni in cui oggettivamente persone nuove con poteri nuovi si trovano ad affrontare problemi nuovi; sarebbe quindi una situazione ideale.
Non mi pare però che la relazione dell'Assessore colga tutti gli elementi di potenzialità che stanno dentro questa situazione.
Sono convinta che quando dico che dobbiamo capire appieno il senso della parola "sviluppo", così diversa da quella di "crescita", ci dobbiamo proporre di affrontare un doppio problema per l'Italia. Da una parte il problema dell'Italia dentro la CEE e cioè della necessità di frenare le produzioni a livello comunitario; dall'altra parte il problema dell'Italia in quanto tale, in rapporto con gli altri Paesi CEE, cioè di un Paese che in una situazione di decrescita generale necessaria o almeno di stazionarietà a livello comunitario, ha però un forte deficit della propria bilancia agricolo-alimentare. E' una situazione che non dovrebbe ancora portare questo Paese sul traguardo della crescita zero della produzione quantitativa, ma che lo obbliga perché sta dentro la logica comunitaria.
Come lo sviluppo qualitativo potrebbe anche consentire al nostro Paese margini, sia pure modesti, di crescita quantitativa? Credo che la qualità in campo agricolo, in particolare agricolo alimentare, sia davvero di straordinaria importanza, soprattutto se arricchiamo il termine "qualità" di tutte le potenzialità che in questo campo può avere. Un Paese che ha questa situazione di deficit della produzione interna, ritengo non abbia sufficientemente esplorato le possibilità che sono legate alla promozione della qualità, a cui oggi i consumatori sono molto sensibili, ma su cui non è stata fatta, se non su pochissimi prodotti, un'adeguata campagna. La promozione della qualità intesa come prodotto locale, intanto, che quindi può essere fresco, pu essere maturo, può essere di varietà tradizionali alle quali sempre di più si tende ad aggiungere valore in termini di giudizio da parte dello stesso consumatore.
Questa è una cosa importante perché, secondo me, questo è l'unico modo non solo in campo agricolo ma anche in campo industriale, che i Paesi, in cui il costo del lavoro e quello di produzione sono elevati, hanno di competere con Paesi in cui i costi di produzione e in particolare quelli del lavoro sono infinitamente più bassi, il che è importantissimo in campo agricolo perché il costo del lavoro è determinante. L'unico modo che hanno per competere è quello di farlo sulla scelta volontaria, da parte del consumatore, di pagare di più un prodotto sostanzialmente e qualitativamente diverso.
In campo agricolo le famiglie hanno l'attitudine non sufficientemente potenziata e sfruttata a cogliere questi elementi di diversità qualitativa nel prodotto, attitudine maggiore che su altri prodotti di tipo industriale.
In questo senso, entrano in gioco le politiche di lotta integrata, di agricoltura biologica, ma anche le politiche di tutela, di segmentazione del mercato relativamente ai prodotti locali che possono avere quelle determinate caratteristiche qualitative. Solo i prodotti locali possono avere tali caratteristiche: nessun prodotto proveniente dal Cile, da Taiwan o dal Nord della Svezia può avere le stesse caratteristiche, per esempio relativamente alle varietà, alla freschezza, alla maturazione, ecc.
E noi non riusciamo a tradurre queste possibilità in realtà di mercato secondo me non c'è una sufficiente attenzione: i nostri Assessorati all'agricoltura sono sempre stati essenzialmente Assessorati alla distribuzione di fondi per la produzione, mai Assessorati tesi a lavorare alla creazione di diverse condizioni di mercato per i prodotti italiani - e nel caso nostro per i prodotti piemontesi.
Ciò vale in maniera rilevantissima per il Piemonte, una delle Regioni in cui la trasformazione agro-alimentare è particolarmente bassa rispetto alla media italiana.
D'altronde, anche gli sforzi rispetto alle caratteristiche di qualità per i prodotti conservabili - per esempio, il vino pur con l'impegno che la Regione Piemonte ha profuso, sono stati spesi soprattutto per la costruzione del patrimonio qualitativo - in questo caso, delle denominazioni di origine controllata e molto meno nel campo della promozione della conoscenza delle qualità dei vini piemontesi all'estero oltreché nel nostro Paese (anche se questo forse è il campo in cui di più si è fatto).
C'è un aspetto, sollevato dal collega Giuliano, che secondo me si connette molto bene a questi discorsi sulla qualità, ed è quello relativo alla difesa delle varietà tradizionali.
Il mondo agricolo, spinto dalle multinazionali americane, è andato tutto nella direzione dell'utilizzo di varietà superefficienti, in termini di quantità prodotta, facendo correre gravissimi rischi alla produttività a lungo termine dell'agricoltura, e spingendo l'uscita dal mercato di tutte le varietà tradizionali, tant'è vero che abbiamo oggi programmi di difesa della diversità biologica che, oltre alla difesa di tutte le specie selvatiche, animali e vegetali, comprendono anche la difesa delle varietà tradizionali, buttate fuori dal mercato dell'omogeneo, del più efficiente del più produttivo.
In un momento in cui la qualità torna a far premio sulla quantità credo che la difesa forte e convinta del patrimonio genetico tradizionale delle varietà tradizionali sia vegetali sia animali, possa essere uno dei pilastri del discorso sulla qualità e che, tra l'altro, possa percorrere vie di adeguamento anche alle Convenzioni firmate a Rio sulla diversità biologica che l'Italia firma, ma che regolarmente considera carta straccia il giorno dopo. Noi firmiamo le Convenzioni, ma cascasse il mondo se qualche volta ci preoccupiamo anche di applicarle. Questa potrebbe essere una grande occasione per cominciare ad applicarle.
Della questione foreste ha già detto il collega Rivalta. E' inimmaginabile che in un Paese dal così forte deficit di produzione legnosa, e in una regione dal così grande patrimonio di foreste, si sia riusciti a produrre un piano dalle grandi qualità che continuiamo a considerare meno che carta straccia. Probabilmente l'Assessore non sa neanche che era stato prodotto, visto che non era stato redatto dall'Assessore all'agricoltura; non c'è memoria storica neanche all'interno degli Assessorati, figuriamoci se c'è a carattere interassessorile.
Consiglio quindi all'Assessore di andarselo a rivedere; i lavori già fatti con piccoli aggiornamenti consentono di partire subito invece che iniziare sempre da zero, scoprendo la solita acqua calda - spreco enorme: riscaldare l'acqua, con i tempi che corrono in materia di risparmio energetico, è assai costoso.
Lo stesso discorso vale relativamente all'acqua. Non so se vi siete accorti che i giornali di oggi annunciano un drastico aumento dei costi dell'acqua per usi agricoli e industriali.
Non so bene cosa si intenda significare, visto che non ho letto i giornali attentamente, ma di certo significa un ulteriore aumento dei costi dell'acqua. Ai livelli di consumi idrici della nostra agricoltura, questo fatto, da solo, costituirà un aggravio di costi terribile e probabilmente porterà fuori mercato una consistente fascia di agricoltori.
Cogliamo l'occasione per ragionare in termini di politica dell'acqua anche come politica di risparmio e non solo come nuovi approvvigionamenti sempre più costosi: approvvigionarsi di acqua con nuovi sbarramenti costa alla collettività 2.000 lire al mc; collettività che poi, ovviamente, ha difficoltà a cedere ad agricoltori o industriali ai prezzi tradizionali quasi nulli, pagati da questi settori.
Il nuovo Assessore, "Ministro" all'agricoltura, dovrà porsi la questione di come risparmiare acqua in agricoltura: non so quante produzioni agricole resteranno sul campo in Piemonte ai nuovi costi dell'acqua.
Sollevo un'ultima questione, con tono un pochino di minaccia. Abbiamo approvato, alla fine della scorsa legislatura, la legge n. 12, sui parchi che prevede che ogni anno gli Assessorati, sui propri fondi se compatibili con le politiche dei parchi, evidenzino quanto viene destinato ai Comuni sede di parco - non necessariamente dentro i parchi, ma nelle aree sede di parco - per incentivare le politiche specifiche compatibili con la tutela ambientale. Ciò allo scopo di ridurre il livello del conflitto fra popolazioni locali che subiscono un vincolo senza vederne correlativi vantaggi.
Rilevo - e farò rilevare in termini formali presentando una mozione da allegare al bilancio e presentando degli emendamenti in questo senso - che mai da allora ciò è avvenuto, violando come al solito le leggi che noi stessi approviamo.
Sollecito l'Assessore all'agricoltura, che è stato anche Presidente della Commissione ambiente, a ricordarsi della questione e a tenerla rigorosamente presente nelle proprie scelte e a comunicarci in merito magari in sede di discussione sul bilancio che avverrà fra poco. Ritengo la cosa molto importante; ho visto che sulla relazione vi è qualcosa di scritto: gradirei che si quantificasse, che si precisasse che non esistono solo i fondi CEE, ma anche i fondi regionali. Fondi dei quali va precisata e, in qualche modo, vincolata la destinazione con chiarezza e precisione.
Rilevo poi con soddisfazione che anche la maggioranza ha scoperto che per una vera politica in campo agricolo, serve un Ente di sviluppo agricolo e che quindi invece di smantellare le nostre intelligenze, i nostri enti strumentali, dobbiamo imparare ad affidare loro un ruolo. Un ruolo che è fondamentale se le politiche regionali sono vere politiche di programmazione, invece diventa inutile se le politiche regionali sono pure politiche di distribuzione dei fondi. Spero che con le nuove competenze la programmazione diventi di nuovo importante e questo significa anche una riscoperta, come viene qui detto, delle grandi potenzialità che avrebbe un Ente di sviluppo agricolo correttamente inteso e spinto ad operare in quel senso, invece che ucciso e tenuto in uno stato catalettico in attesa di farlo ufficialmente poi morire. Spero veramente che torni a diventare un'intelligenza per la Regione, invece di essere una specie di morto vivente, come è stato finora.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Naturalmente condivido in pieno l'analisi della Consigliera Bresso vorrei solo aggiungere qualche modesta osservazione particolare esattamente cinque.
Innanzitutto, visto che non sono molti quelli che ne parlano, che come una delle cause della decadenza dell'economia del Piemonte e del Nord in generale è la famigerata rapina fiscale, il discorso vale anche per l'economia agricola. Se i soldi vanno da una parte non vanno più dall'altra.
La seconda osservazione riguarda l'applicazione delle leggi, noi possiamo fare delle belle leggi, delle belle deliberazioni, ma se poi non controlliamo, attraverso gli organi appositi quindi Polizia, Magistratura gli uffici regionali, ecc., l'esecuzione o l'applicazione delle stesse non serve a nulla; non soltanto nell'ambito regionale è così, ma anche nel provinciale e comunale. Nel limite del possibile e soprattutto sulle questioni più importanti. Quindi anche sulla funzionalità degli enti, noi facciamo in fretta a dire enti, però sappiamo che la burocrazia italiana è una delle meno funzionali dell'Europa. Meglio prevenirla la corruzione che reprimerla, poco e male.
Alle volte si manifesta un falso sindacalismo che invece di proteggere il lavoro protegge il suo contrario. Questo è un discorso che non vale per tutti, perché c'è sempre l'impiegato modello che poi fa il lavoro dell'altro che magari ne fa un po' meno.
La terza osservazione riguarda il controllo sulla qualità dei prodotti agricoli; ne avevo già parlato con l'Assessore all'agricoltura precedente che mi diceva essere diminuiti i controlli dopo la liberalizzazione doganale dal punto di vista igienico sanitario sui prodotti esteri. Sui nostri si spera che un controllo ci sia, infatti ogni tanto si legge di multe, di indiziati, di processi e cose del genere, però questa enorme concorrenza che non è solo europea, ma viene da tutto il mondo, deve essere controllata, perché a volte i prodotti costano meno, perché valgono meno sul piano igienico alimentare. Si tratterebbe insomma di una concorrenza sleale gravemente dannosa al popolo piemontese e non soltanto.
Inoltre occorre accrescere la possibilità del passaggio - lo fanno già a livello privato - diretto dal produttore agricolo al consumatore; è chiaro che se il produttore agricolo riuscisse a raggiungere più o meno direttamente il consumatore avrebbe un guadagno maggiore e l'economia agricola ne trarrebbe vantaggio.
La Thatcher ai suoi tempi disse: "Noi non possiamo permetterci che la concorrenza, il libero mercato (che noi difendiamo, naturalmente) faccia sparire la nostra agricoltura".
L'agricoltura è un settore particolare; un popolo non può perdere l'agricoltura, una cosa così incerta, legata a tanti fattori; se c'è una carestia nei paesi fornitori, se siamo senza agricoltori come facciamo? Ecco perché l'agricoltura non è un settore qualunque, ma un settore particolare che richiede sostegni anche qualche volta contro la concorrenza più o meno leale.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghe e colleghi, non so se quanto sto per dire sarà considerato un complimento per l'Assessore: la relazione, che ha svolto l'Assessore Fiumara, per larga parte mi sembra che potrebbe averla scritta l'Assessore Lombardi. Si tratta di una relazione che sul piano della lettura documentaria della situazione dell'agricoltura è ricca, ma Assessore Fiumara, non ha segnato alcun salto di qualità da parte dell'Assessore regionale all'agricoltura. Speravo che il cambio di mano in un Assessorato così incartapecorito, dal punto di vista dell'ossificazione del partito che lo ha retto per tanti anni, potesse produrre qualcosa di diverso da questo.
Mi aspettavo che ci fosse un tono nuovo, che si dessero alcune notizie che non sono state fornite, che su alcuni nodi e punti dolenti si sentisse che qualcosa era cambiato, per esempio sulla Federconsorzi. Ha ragione il Consigliere Zacchera, occorreva dire qualcosa di più che quelle sette righe che l'Assessore ha scritto.
Anche dopo il dibattito, sui punti interrogativi che ci sono stati e così pure su alcuni problemi, avrei gradito che ci fosse una presa politica diversa, invece a me pare che via l'Assessore Lombardi, arriva l'Assessore Fiumara, ma le relazioni non cambiano tant'è che il competente collega Penasso ha promosso sul campo il neo Assessore all'agricoltura, lo ha promosso dicendo: "ha detto le cose che avrei detto io".
La prima considerazione è la seguente: l'Assessore Fiumara dice: "osare di più", ma osi un po' di più anche lei! Forse, dal mio punto di vista sarebbe possibile osare di più, aprire dei cassetti, versarne qualcuno in quest'aula, non omettere tutte le cose che da tempo si chiedono a questo Assessorato.
Seconda considerazione: così stando le cose nell'ambito della Comunità Europea e per quanto riguarda le finanze dello Stato, penso che il destino dell'agricoltura e di tutto questo mondo imprenditoriale sia segnato. In una situazione in cui i mercati mondiali governano l'economia e in cui la Comunità Economica Europea ha fatto le scelte che sappiamo; scelte contro le quali, l'anno scorso, 400.000 contadini sono scesi a Roma, in presenza di un taglio delle risorse pubbliche destinate a questo settore che discorsi si possono fare? L'agricoltura, in Piemonte in modo particolare, è destinata a quella ristrutturazione finora descritta dall'Assessore, portata però alle estreme conseguenze. L'agricoltura è destinata ad assumere un ruolo sempre più marginale. Perché? Il perché lo diceva Porcellana: non stiamo sul mercato per tante ragioni.
Se la crisi che investe l'agricoltura è a questo livello, una crisi strutturale profonda in presenza di una situazione di mercato ostile, che sarà sempre più ostile, ebbene, se si sta all'interno di questa logica secondo me, è possibile produrre dei documenti, si può stiracchiare qualcosa, ma sarebbe meglio dire agli agricoltori, o ai loro figli, di cercarsi un altro mestiere. L'altra soluzione potrebbe essere quella di non dare questa situazione per scontato, come l'unica situazione possibile attaccandola pertanto da tutti i punti di vista.
Allora, dato che mi ostino a ricercare nelle questioni un punto di vista che corrisponda in sintesi a quello che si chiama "punto di vista di sinistra" - e sottolineo di sinistra - per la dignità del lavoro, per la salvaguardia dell'ambiente e per la dignità dell'uomo, penso che si possa lavorare in questa prospettiva e che lo si possa fare anche nei confronti degli agricoltori, verso i quali la sinistra in tutti questi anni non ha avuto né peso né credito, almeno in Italia. Mi rivolgo pertanto anche al mondo produttivo, e provo ad avanzare qualche considerazione e proposta.
Per la sinistra è interessante e fa parte di un progetto di trasformazione della società italiana quello di difendere l'agricoltura o no? La risposta potrebbe anche essere no.
Penso che il settore primario, insieme al secondario (che sono gli unici due settori che producono ricchezza e dico questo perché senza il primario non è che si campa male, non si campa), non per un interesse di settore, ma per un interesse di carattere generale della collettività debba essere un settore che va aiutato a ristrutturarsi in modo progressivo e non riduttivo e che sia un interesse non solo di settore, ma della società in generale.
E' anche interesse dell'ambiente quello di mantenere un'attività agricola sul proprio territorio capace di produrre e di fare profitti quindi sgombro il campo dalla prima risposta e ritengo, nell'ambito della sinistra, che, in questo momento, sia necessario uno sforzo notevole a difesa dell'agricoltura e per un suo qualificato sviluppo.
La prima questione pratica forse è questa: si fanno molti gargarismi sull'Europa (il nuovo Sindaco Castellani poi ogni dieci parole ci porta in Europa, speriamo che ci riesca), però è vero o no che di Europa non c'è n'è una sola? E' vero o no che si può lottare per avere un Europa diversa da quella che c'è? O l'Europa che c'è adesso è l'unica possibile? Questo è il primo punto che, come sinistra, pongo. Stare in questa Europa, anche per l'agricoltura, non consegue degli interessi generali, perché fino a quando accetteremo supinamente quelle regole che portano l'Assessore a scrivere nella relazione "produciamo di meno", con le carenze finanziare che ha lo Stato italiano, il destino è segnato! Vogliamo combattere in sede della Comunità Economica Europea per contestare quelle scelte? Per fare questo cosa serve? E' sufficiente una battaglia di ciascuna regione contro l'Europa o non è necessario che l'Italia, nelle sue organizzazioni regionali e centrali, abbia una politica e un peso diverso quando in Europa si discute di agricoltura? Non è proprio questo che ha portato, in questi anni, a tante tristi conseguenze, ultima tanto per citarla - quella delle quote per il latte? Ritengo che una Regione debba contestare queste scelte europee sia a livello regionale che nazionale; contestarle a livello europeo, dicendo chiaramente che su certe scelte noi con quell'Europa non ci ragioniamo, non ci stiamo. Atteggiamento che manca.
Un altro aspetto è il seguente: il settore dell'agricoltura ha buone ragioni, ma ha anche qualche torto. Penasso, da queste organizzazioni agricole quando riusciremo a sentire un po' di autocritica? O hanno sempre ragione? Sollecito questo tasto un po' dolente, perché in agricoltura non è che tutto sia andato per il meglio, non è che tutti i soldi che sono stati spesi abbiano conseguito sempre risultati eccellenti, non è che le organizzazioni agricole non abbiano alcuna responsabilità! Se non altro hanno la responsabilità di essere vissute e cresciute in un sistema di spandimento di denaro pubblico nel settore agricolo che molte volte è stato dissipato; si è verificata una dissipazione di energia da strutture che si sovrapponevano, da strutture che non funzionavano al meglio.
Le organizzazioni agricole, ad esempio, per quanto riguarda la difesa del territorio usato in agricoltura, quand'è che hanno fatto sentire la loro voce? Perché si dice che il territorio agricolo diminuisce? Quali sono le cause di questa diminuzione, a parte gli abbandoni? Vi sottopongo una delle cause. In ciascun Comune del Piemonte, quando si discute un Piano regolatore, che sorte hanno le zone agricole? Cosa rappresentano le aree agricole quando un Comune discute il proprio Piano regolatore? Sono le aree su cui, ad esempio, le organizzazioni agricole fanno muro e dicono che sono aree fertili di prima classe e nulla vi può essere costruito? Sentiamo forse che i Sindaci sono messi in difficoltà da questa forza delle organizzazioni agricole che dice "basta con le espansioni a tutti i costi" ma espansione solo se ce n'è bisogno e nella misura in cui c'è bisogno e sui terreni che non vengono dedicati all'agricoltura. Mai sentito.
Le zone agricole nei Piani regolatori, invece, sono sempre quelle che vengono attaccate da proposte per trasformare queste aree agricole in aree variamente costruibili, perché così ridono tutti, ride anche il proprietario, ride anche il coltivatore che magari da un appezzamento pu ricavare non il sostentamento di un anno, ma il sostentamento di una vita se un Piano regolatore decide il cambiamento di destinazione d'uso.
L'altro elemento di critica ed autocritica - ed è un problema serio - è quello della cultura che regola le trasformazioni del territorio. Perch dico che la sinistra è interessata a sostenere il settore agricolo? Perch sostenere il settore agricolo vuol dire sostenere uno sviluppo più compatibile con l'ambiente, oltre che sostenere un impiego produttivo di manodopera nel settore primario. Su questo tema - agricoltura e territorio penso che molti passi debbano essere ancora fatti.
Per quanto riguarda dove dirigere le risorse e gli investimenti di questa nostra agricoltura, penso che gli elementi di qualità dei prodotti collegati anche ad un'industria agro-alimentare, che non c'è, ed alla commercializzazione, sia il settore dove investire. Insieme a questo la compatibilità con l'equilibrio ambientale. Qualità ed ambiente, a mio parere, possono far parte di un progetto politico di sostegno e di ristrutturazione dell'agricoltura, settore in cui l'Italia e anche il Piemonte è debolissima.
In questo, Assessore, come facciamo a fare dei passi avanti se non portiamo alla luce un esame critico ed impietoso, se è necessario, del fallimento dell'unico tentativo regionale fatto in tema di qualità, quello relativo alla legge n. 35 relativo alla carne DOC? Ogni tanto compaiono notizie stampa sull'esito che ha avuto questo sforzo della Regione Piemonte. Oggi abbiamo sentito delle critiche da alcuni colleghi sulle difficoltà burocratiche a cui gli imprenditori sarebbero soggetti, senza risultato. Qui un tentativo la Regione Piemonte l'ha fatto. Non si può dire che, nel settore della qualità della carne, la Regione sia rimasta immobile. Di fronte a questa volontà, il fallimento c'è stato.
Penso che sul problema della qualità non bastino le parole ridondanti "qualità, qualità", perché abbiamo visto che non basta nemmeno una legge.
Il tema della qualità, probabilmente, va trattato entrando più nel merito delle contraddizioni che i produttori hanno e che il mercato ha, e non agitarlo un po' come Castellani agita l'Europa. Agitiamo la qualità; ma cosa agitiamo? Parliamo di cose concrete e per riuscire ad essere maggiormente una forza che governa, e non solo che parla, penso che un esame critico, magari fatto in Commissione, del motivo per cui questa legge è fallita, perché nelle macellerie non si trova la carne DOC, vada fatto.
Tutto questo per evitare altri errori.
Ultimo punto. Tutte queste, anche le mie, sono chiacchiere, a meno che alle parole, ai progetti e a quel che si vuole fare, non si mettano sopra i soldini. L'agricoltura ha bisogno di soldi, perché senza soldi l'agricoltura non si ristruttura. Ma l'agricoltura ha bisogno di soldi così come sono stati spesi in questi quarant'anni, nello stesso modo, con le stesse forme, con le stesse strutture e con gli stessi obiettivi? Dico di no, ma attenzione. Questo è un pericolo che non si è evitato di per sé.
Perché si sa che, anche in agricoltura, ammortizzare qualche impatto forse fa comodo a tutti, e allungare i tempi di una crisi, diluirla e renderla meno drammatica è una tentazione che può essere di molti, anche delle organizzazioni agricole, che però su questo tema, in questi ultimi mesi parlano in modo diverso e i legami univoci che hanno avuto con il Partito della DC, a questo punto, si sono molto allentati. Anche le organizzazioni agricole si pongono in termini nuovi, perché conoscendo il problema, a mio avviso, sanno benissimo che il loro destino, se si continua così, è segnato.
Il problema è di destinare fondi e contemporaneamente individuare modalità, criteri e obiettivi diversi dal passato; credo sia l'unica cosa che non fa chiacchiera.
Allora questo dibattito si concluderà, non so se questa è una giornata importante, come ha detto il Consigliere Porcellana, forse sì, forse no, ma sicuramente una tappa importante l'abbiamo già di fronte a noi, perché nel bilancio della Regione la scelta dell'agricoltura emerge con tutta la fatica necessaria, e la fatica vuol dire che si sceglie questo settore invece di un altro, che le risorse si mettono qui in base ad un progetto e non là in base ad un altro. Allora qualche passo in avanti sarà fatto. Un passo che però non può vivere solo nella Regione Piemonte, perché questi problemi, questi temi vanno detti al Governo centrale. Il problema dell'agricoltura è anche un problema di risorse nazionali. Vedete che torno da dove ho incominciato: il tema dell'agricoltura per una forza di sinistra non è un tema settoriale, non è che si riesce ad investire nell'agricoltura guardando solo questo settore, perché facendo così si rischia di fare dell'assistenzialismo, se si riesce. L'agricoltura potrebbe trovare un posto in un progetto di sviluppo economico dell'Italia e del Piemonte diverso da quello che ci propongono i gruppi dominanti, diverso da quell'Europa-Europa che si richiama alle grandi infrastrutture, allo sviluppo basato su questi elementi infrastrutturali, sulla cementificazione del territorio.
Ritengo, invece, e qui mi rivolgo agli addetti ai lavori, che una cultura e una politica di sinistra sia quella capace di dire i sì all'agricoltura, agli investimenti ambientali, alla forestazione, ma dica dei sì possibili, perché ci devono essere scelte alternative in termini di risorse economiche.
Accanto a questo c'è un progetto politico generale da portare avanti ma la prima tappa, caro Assessore Fiumara, sarà il bilancio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fiumara.



FIUMARA Francesco, Assessore regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, innanzitutto mi preme ringraziare tutti i colleghi per l'attenzione portata a questo dibattito.
Voglio ancora ribadire che il documento presentato - e l'ho scritto pure - non era esaustivo di tutta la problematica dell'agricoltura, ma una base di discussione, uno stimolo politico. Ritengo tuttavia di dare alcune brevissime risposte ai colleghi intervenuti.
Il collega Riba lamenta che la relazione è una descrizione. Eppure io ho indicato alcune precise volontà della Giunta e ho dato delle risposte ai problemi annosi. Se andiamo a vedere quelli che ho indicato come punti qualificanti ci sono e ci sono tutti. Nella relazione è scritto: "Non a caso abbiamo individuato la strada da percorrere per il rilancio della nostra agricoltura: 1) nella scelta della qualità e dell'ambiente 2) nella creazione del 'Made in Piemonte' 3) nella modernizzazione della struttura burocratica della macchina regionale 4) nella riforma dei servizi di sviluppo agricolo 5) in un approccio integrato dell'azione della Giunta 6) nella riforma dell'Ente di Sviluppo Agricolo 7) nel rivedere il futuro assetto istituzionale regionale".
Mi pare di avere fornito indicazioni precise. Del resto è stata una scelta voluta quella di non arrivare in Consiglio regionale con soluzioni definitive. Ma questo l'abbiamo fatto per rispetto ai colleghi e al Consiglio regionale, anche perché tutti i provvedimenti che ho indicato passeranno tutti all'esame del Consiglio regionale, quindi di volta in volta il Consiglio regionale entrerà nel merito concreto delle proposte che la Giunta farà.
Al collega Zacchera posso tranquillamente replicare che al momento non è conclusa l'indagine conoscitiva sulle Associazioni dei produttori agricoli. Come ho detto nella relazione verrà rivisto il tema dei Servizi di sviluppo agricolo, compresi i Centri di assistenza tecnica, ricerca e sperimentazione. L'avevo detto, collega Zacchera, lo riconfermo anche adesso.
Per quanto riguarda sia l'Istituto Zooprofilattico sia i Servizi Veterinari la competenza è del collega Assessore alla sanità e non all'agricoltura. Ecco perché, anche per questo settore, ho accennato all'approccio integrato della Giunta.
Il collega Rossa poneva il problema del decentramento agli enti locali.
Posso informare non solamente il collega, ma anche il Consiglio, che ho già avuto un incontro con i rappresentanti dell'URPP, colleghi dei Consigli provinciali. Ci siamo lasciati con l'intesa che avremmo atteso le decisioni del Parlamento del 5 agosto per capire come sarebbe stato ridisegnato il sistema italiano in ordine al Ministero dell'Agricoltura.
Al collega Giuliano, che ringrazio per le dichiarazioni che ha fatto voglio ricordare che molte delle esigenze che lui ha segnalato, trovano risposta nel programma regionale di applicazione del Regolamento CEE n.
2078 che domani andrà all'esame della III Commissione e verrà discusso.
Al collega Penasso va tutta la mia gratitudine perché le sue parole di incoraggiamento gli provengono dal vivere l'agricoltura con passione interesse e capacità.
Al collega Porcellana devo dire che purtroppo hanno fondamento le preoccupazioni che ha espresso circa gli effetti della PAC sull'agricoltura italiana e piemontese: non a caso si parla già di riformare la riforma! Accostare poi le Regioni italiane a quelle tedesche ci sembra una forzatura, almeno per come sono ora le Regioni italiane e per i poteri che le stesse hanno finora. Forse con la riforma qualcosa cambierà.
Il collega Marchini ha posto in modo brutale una domanda: qual è lo spazio della politica regionale? In modo crudo è andato al nocciolo della questione.
Intanto devo dire che condivido l'affermazione del collega sulla marginalità dell'agricoltura. Però, Consigliere Marchini, questo silenzio che permane da tanto tempo, è stato voluto da tutte le parti, non solo da una parte! Forse faceva comodo così.
Il collega Chiezzi forse non ha colto questa piccola novità che non avrebbe dovuto sfuggire ad un collega attento come lui. E le risposte che do a Marchini indirettamente valgono come risposta anche per il collega Chiezzi.
Qual è lo spazio di questa politica? Fino adesso lo spazio non ci poteva essere perché la Regione Piemonte faceva per lo più da passacarte alle decisioni assunte sia dalla CEE sia dal Governo nazionale. Da domani forse la Regione Piemonte, come tutte le altre Regioni italiane, potrà ricavare una propria politica, centro di governo regionale. Anche questo l'avevo accennato nella relazione.
Come si arriverà a questo centro di governo regionale? Quali sono i filoni? Ho preso degli appunti mentre il collega Marchini parlava. Nella salvaguardia dei prodotti tradizionali piemontesi (lo accennava anche la collega Bresso); nella tutela del territorio, che oggi non esiste; nella promozione; nei marchi; infine - come è scritto a pag. 11 della relazione occorre "farsi parte attiva e propositiva nei confronti della CEE". Già adesso il Ministro ha un altro sistema rispetto a prima. In questa fase interlocutoria, in cui non c'è più il Ministero, non c'è il dopo, il Ministro ha preso la buona abitudine di consultare gli Assessori regionali su alcune questioni. Ci sembra già un grosso passo avanti rispetto a prima.
Questa mattina ho parlato anche di "partenariato" diretto tra la Regione Piemonte e la CEE. Ecco dov'è che noi dobbiamo lavorare. Su questo argomento noi certamente ricaveremo una politica dell'agricoltura regionale.
Sull'ESAP ho sentito ancora una volta opinioni contrastanti. Ho detto che non ero prevenuto né su una posizione né sull'altra. Ho presentato questa proposta dopo aver ascoltato tante opinioni e dopo avere sentito anche la struttura; anch'io ritengo che questa professionalità non debba andare dispersa.
Il Consigliere Rivalta ha posto due domande: una mi compete, l'altra no; tuttavia, anche sui problemi della forestazione, desidero fare qualche proposta e dal momento che Rivalta ha citato un piano di lavoro che giace in Regione, voglio vedere questo piano insieme al collega Lombardi che ha mantenuto la competenza della forestazione.
Sulla politica di contabilità dell'uso del suolo - così ha detto Rivalta - a pag. 26 accennavo: "Le scelte urbanistiche, nonché le grandi infrastrutture come strade, insediamenti urbani e industriali, interessano il territorio agricolo per l'impatto che hanno sulla superficie delle aziende agricole con sottrazione di terreni, modificazioni e limitazioni all'attività agricola". Per quanto di riferimento all'ESAP ritenevo e ritengo che questo Ente si dovrebbe occupare anche della valutazione di impatto ambientale delle infrastrutture per gli aspetti agricoli del territorio. E' ovvio che questo aspetto non si può ridurre a cinque righe di relazione, ma il problema va riferito più alla legge urbanistica n. 56 che all'agricoltura e allora bisogna capire perché i Comuni quando predispongono i Piani regolatori inglobano grandi aree agricole e forse Chiezzi ha ragione, non c'è una decisa opposizione delle categorie agricole a che un terreno venga trasformato da agricolo in edificabile.
Evidentemente in mancanza di un'opposizione dei diretti interessati qualche problema ci dovrà pur essere.
La collega Bresso ha difeso l'ESAP e io sono perfettamente d'accordo sulle cose che ha detto. Pertanto cercherò di farle pervenire le relazioni che sta attendendo.
Mi pare di avere terminato i miei appunti, non erano intervenuti altri colleghi. Ringrazio ancora tutti per l'attenzione al dibattito. Grazie Presidente.



PRESIDENTE

L'Assessore ha concluso il suo intervento.
A questo punto potremmo procedere alla votazione dei tre ordini del giorno che sono pervenuti alla Presidenza: 1) ordine del giorno n. 624 a firma dei Consiglieri Majorino e Zacchera 2) ordine del giorno n. 625 a firma dei Consiglieri Goglio, Rossa Marchini, Picchioni, Ferrara, Penasso e Porcellana 3) ordine del giorno n. 626 a firma dei Consiglieri Rivalta, Foco Bresso e Riba.
Ritengo che le motivazioni contenute in questi documenti siano già state espresse negli interventi che si sono susseguiti nel corso della giornata; se vi sono elementi nuovi, in particolar modo nei due documenti presentati dall'opposizione, possono, in maniera brevissima, essere introdotti. Dopodiché passeremo alle votazioni.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo al Consiglio l'iscrizione all'o.d.g. dei seguenti provvedimenti: progetto di legge n. 386: "Iscrizione all'INPDAP - Gestioni autonome CPDEL e INADEL - del personale dell'Ente per il diritto allo studio universitario ai fini del trattamento di quiescenza e di previdenza" progetto di legge n. 383: "Proroga della classifica alberghiera sino al 31/12/1994" proposta di deliberazione n. 717: "Terzo prelievo dal fondo di riserva di cassa, di cui al capitolo n. 15970 dello stato di previsione della spesa del bilancio 1993, della somma di L. 1.306.849.816 per consentire pagamenti relativi alla gestione dei residui" proposta di deliberazione n. 444: "Consultazione popolare, ex, art.
64 dello Statuto della Regione Piemonte, sulla realizzazione di una nuova linea ferroviaria ad Alta Velocità nella Valle di Susa".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono iscritti all'o.d.g. all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame ordini del giorno n. 624, n. 625 e n. 626 relativi alla situazione dell'agricoltura in Piemonte (seguito)


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera che interviene per illustrare l'ordine del giorno n. 624.



ZACCHERA Marco

Il nostro ordine del giorno è anomalo, nel senso che indichiamo una serie di dati che richiediamo all'Assessore di fornirci entro 90 giorni perché riteniamo siano necessari per poter affrontare meglio i problemi dell'agricoltura. Ne approfitto per sottolineare che quasi tutte queste cose non sono state oggetto di risposta da parte dell'Assessore.
Abbiamo chiesto il numero e il funzionamento degli iscritti alle Associazioni dei produttori e ci ha detto che non è ancora in grado di darceli; della determinazione delle quote latte non ha detto nulla; dei contributi FEOGA chiedevamo il chiarimento sul discorso studi professionali di cui non ha trattato in sede di replica; per quanto riguarda le fideiussioni non ha detto neppure una parola; per quanto riguarda i corsi di formazione professionale, discorso che va ai margini del suo Assessorato, crediamo che sia opportuno avere un'idea di quadro di quest'anno; per quanto attiene alla Guardia di Finanza, il problema non è stato toccato e invece penso che sarebbe stato corretto informare il Consiglio di quello che è successo o che sta succedendo in Assessorato.
Per questi motivi chiediamo ai colleghi del Consiglio di approvare questo ordine del giorno che impegna semplicemente la Giunta a fornirci i dati di cui agli elenchi alle vostre mani.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 626.



RIBA Lido

Avrei considerato più utile prendere atto di questa discussione ed utilizzarla adeguatamente. Invece, con la presentazione da parte della maggioranza di un ordine del giorno di approvazione piena (tra l'altro in termini che, secondo me, non rispecchiano il senso del dibattito e nemmeno gli apporti pervenuti criticamente come positivi da parte degli stessi partiti della maggioranza), mi sembra che si intenda soprattutto spaccare l'atteggiamento che voleva essere costruttivo attorno a questo dibattito.
Per cui presentiamo un altro ordine del giorno che richiede l'approvazione di quelle proposte che abbiamo fatto come necessarie sulla base degli elementi di analisi rispetto ai quali la discussione non ha portato nessun elemento né di smentita, né di sottovalutazione, né di contraddizione.
Chiedo scusa ai colleghi, ma esiste la necessità di cancellare una mezza riga che, nella rapidità con cui abbiamo dovuto procedere, è rimasta scritta sul documento. Il punto d) risulta così formulato: "lo sviluppo e il rilancio del settore vitivinicolo, attraverso la politica 'di distretto'". Fermare il punto d) a questo punto perché il resto è un'annotazione interna.
Stando così le cose noi voteremo con un'astensione il documento presentato dal Gruppo MSI-DN, perché non riflette tutta la discussione e gli elementi ai quali abbiamo dato più specifica importanza; voteremo contro il documento della Giunta, perché ci sembra che ribadisca un'impostazione che poteva essere quanto meno integrata tenendo conto della discussione; mentre invece chiediamo di approvare il nostro documento perché ci pare in sintonia con il dibattito e del tutto completo. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

L'esigenza degli ordini del giorno è nata dalla presentazione di un ordine del giorno. Se nessuno avesse presentato ordini del giorno probabilmente non si sarebbe arrivati a questo punto. Non chiamate in causa il Presidente della Giunta su questo tema, non ho fatto io l'ordine del giorno, sono i Gruppi che li hanno fatti, io ho presentato l'opposizione della Giunta. Siamo pronti ad accettare il ritiro di tutti gli ordini del giorno. La Giunta non ha sollecitato ordini del giorno, è chiaro che volendo presentare un ordine del giorno che metta in mora anche solo sul piano dei documenti, nascono le reazioni necessarie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Non riesco a vedere le ragioni che nel collega Riba hanno suscitato una reazione così eccessiva. Vi è una serie di punti che sono entrati prima a far parte della relazione e che in buona misura hanno colto anche le cose che sono state scritte da voi. Non vedo questa profonda distanza; ciò che è scritto in questo ordine del giorno molto sintetico mi sembra sia la conclusione coerente di un dibattito che ci ha visti anche su posizioni diverse, ma che non poteva comunque prescindere dalle questioni che sono state messe in evidenza.
Se c'è, come ha detto il Presidente, una disponibilità a verificare tutti insieme una possibile occasione di documento comune che impegna le varie forze, questo discorso può anche essere preso in considerazione. Si tratta comunque di vedere se c'è questa disponibilità e volontà da parte di tutti. Da parte nostra, se c'è questa volontà, senz'altro non saremo quelli che andranno ad arroccarsi sul documento che abbiamo sottoscritto. Se invece ci fosse qualche motivo per non trovare delle convergenze, si vada pure alla votazione. Credo che si possa raccomandare all'aula il sostegno ad un documento che precisi, in termini molto netti, l'impegno dell'Assessorato e della Giunta regionale.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione dei vari documenti presentati.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 624 presentato dai Consiglieri Majorino e Zacchera, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte udita la relazione dell'Assessore all'agricoltura sull'andamento del settore in Piemonte ed il successivo dibattito consiliare impegna la Giunta e per essa l'Assessorato competente a fornire al più presto e per iscritto al Consiglio i dati seguenti: 1) per quanto attiene alle Associazioni di produttori esistenti sul territorio regionale: un elenco numerico riassuntivo degli aderenti la valorizzazione dei prodotti da essi conferiti.
2) Per quanto attiene alla determinazione delle 'quote latte': i dati precisi del numero dei produttori alla data dell'1/1/1993 il numero dei produttori che negli ultimi anni hanno cessato la produzione conferma dei dati predetti mediante 'incrocio' dei dati tra le Associazioni dei produttori, l'Assessorato alla sanità, l'Assessorato all'agricoltura.
3) Per quanto attiene ai contributi FEOGA per cui siano state presentate domande alla Regione nell'ultimo quinquennio: un elenco degli studi professionali che hanno preparato tali pratiche una sommatoria per ciascun studio professionale delle pratiche presentate.
4) Per quanto attiene alle fideiussioni concesse dalla Regione e/o da enti collegati all'Assessorato: un elenco delle fideiussioni significative prestate in questi anni con una breve spiegazione per ciascuna di esse dei criteri sottostanti all'avvenuta concessione di fideiussione un elenco dei versamenti e/o degli impegni che la Regione è stata chiamata a coprire per fideiussioni pregresse e se siano in corso tentativi per il recupero di tali somme.
5) Per quanto riguarda i corsi di formazione professionale in agricoltura, di concerto con l'Assessorato competente: quali siano i criteri per il Piano dei corsi 1993/1994 se (e quali) siano stati i tentativi di razionalizzare i predetti corsi sul territorio ad evitare duplicazioni degli stessi a breve distanza di tempo o di luogo uno dall'altro.
6) Per quanto attiene alle indagini in corso da parte della Guardia di Finanza presso l'Assessorato all'agricoltura, una breve relazione sulle stesse, con specifica di quali documenti siano stati asportati, consegnati o sequestrati.
Tali documenti e dati, essendo in gran parte già a disposizione dell'Assessorato, potrebbero essere messi a disposizione dei Consiglieri entro 90 giorni dalla data odierna, prevedendo il Consiglio di aggiornare il dibattito in argomento a presentazione degli stessi e comunque entro il 1993".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 6 voti favorevoli e 27 astensioni.
Chiede di parlare il Consigliere Zacchera; ne ha facoltà.



ZACCHERA Marco

Il Gruppo MSI abbandona l'aula per protesta. Noi non abbiamo espresso alcun giudizio di censura sull'operato dell'Assessorato; abbiamo chiesto dei documenti, la Giunta regionale non ritiene doveroso fornire dei documenti! Ne prendiamo atto e abbandoniamo l'aula per protesta!



PRESIDENTE

Prendiamo atto anche noi di questa decisione del Gruppo MSI-DN.



(Il Gruppo MSI-DN abbandona l'aula)



PRESIDENTE

Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 625 presentato dai Consiglieri Goglio, Rossa, Marchini, Picchioni, Ferrara, Penasso e Porcellana, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista - la relazione dell'Assessore regionale all'agricoltura sullo stato dell'agricoltura piemontese e sugli obiettivi e strumenti di intervento per il rilancio di tale settore, quali: la modifica delle LL.RR. n. 63/78 e n. 44/86 la revisione della legge n. 40/87 sulla cooperazione e associazionismo la riforma dell'Ente di Sviluppo Agricolo la creazione del 'Made in Piemonte' la revisione degli strumenti e strutture regionali, anche in relazione ai nuovi compiti derivanti dalla riforma del MAF tenuto conto - del dibattito consiliare svoltosi a sostegno ed integrazione dei suddetti argomenti approva le linee di indirizzo su enunciate e impegna la Giunta regionale a predisporre tutte le iniziative e gli strumenti per raggiungere gli obiettivi fissati".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 22 voti favorevoli e 12 contrari.
Pongo infine in votazione l'ordine del giorno n. 626 presentato dai Consiglieri Rivalta, Foco, Bresso e Riba, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista la relazione dell'Assessore all'agricoltura sullo stato dell'agricoltura piemontese, la considera incompleta sotto il profilo delle analisi, delle indicazioni politiche e delle proposte di merito considera poi particolarmente allarmanti l'arretratezza del Piemonte nel campo agro-industriale, ed i dati sulla caduta occupazionale, di reddito di compromissione degli spazi agricoli impegna la Giunta ad impostare e sottoporre al Consiglio un programma di rilancio e sviluppo dell'agricoltura regionale che si fondi sui seguenti indirizzi: a) una legge per lo sviluppo agro-industriale del Piemonte b) un progetto per la riduzione strutturale dei costi delle aziende, per raggiungere situazioni di parità con i Paesi e le Regioni concorrenti c) il trasferimento alle Province delle competenze gestionali riservando alla Regione la parte programmatico-progettuale. In questo quadro si pongono la ristrutturazione dell'ESAP e dell'Assessorato d) lo sviluppo e il rilancio del settore vitivinicolo, attraverso la politica 'di distretto' e) lo sviluppo della contrattazione collettiva, oggi operante solo per il settore del latte e del moscato f) la soluzione del problema irriguo, anche con l'applicazione di tariffe elettriche agevolate per l'emungimento dai 3.500 pozzi circa in esercizio g) programmi ed interventi per la manutenzione, il miglioramento e l'estensione della forestazione produttiva, di protezione ambientale e paesaggistica (extraurbana ed urbana), ricercando possibilità operative anche sul patrimonio forestale privato h) la difesa del suolo agricolo (in particolare di quello a maggiore capacità produttiva) dall'occupazione per insediamenti ed infrastrutture".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 10 voti favorevoli e 24 astensioni.
Il dibattito sull'agricoltura è così concluso.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 397: "Modifica all'art. 8 della L.R. 27/5/1993 n. 15 - Istituzione delle Riserve naturali speciali del Monte Mesma e del Colle della Torre di Buccione"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 397, di cui al punto 11) all'o.d.g.
La parola alla relatrice, Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes, relatrice

Si esamina oggi il testo del disegno di legge che prevede una modifica al comma quarto dell'art. 8 della L.R. 27/5/1993, n. 15 "Istituzione delle Riserve naturali speciali del Monte Mesma e del Colle della Torre di Buccione" poiché è stata omessa, per mero errore di trascrizione l'indicazione del massimo della sanzione amministrativa applicabile nel caso di interventi di abbattimento di alberi, aventi particolare valore ambientale o scientifico, vietato dall'art. 7, comma primo, lettera e) della stessa legge.
Per detta omissione, nel testo di legge in vigore la sanzione risulta limitata al solo minimo previsto in L. 250.000.
Il presente disegno di legge prevede l'inserimento nel citato comma delle parole "ad un massimo di L. 2.500.000" omesse nel testo vigente.
E, pertanto, viene operata la sostituzione integrale del comma, al fine di evitare che la sola integrazione dello stesso possa ingenerare incertezze interpretative ed applicative.
La Commissione ha preso atto della necessità di correggere il testo vigente e lo approva all'unanimità richiedendone altresì una sollecita ed unanime approvazione da parte dell'aula consiliare.
Si tratta della correzione di un puro errore materiale.



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'art. 1 e pertanto l'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Commercio

Esame proposta di deliberazione n. 638: "L.R. 14/1/1977 n. 6 e L.R. 25/3/1985 n. 21 - Adesione all'Associazione Europea Consumatori italiani e francesi"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 638, di cui al punto 13) all'o.d.g.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
La deliberazione è approvata con 28 voti favorevoli e 5 astensioni.


Argomento: Strutture ricettive (albergh., extra-albergh., campeggi e villaggi, classif., vincolo) e strutture e impianti turist.

Esame progetto di legge n. 383: "Proroga della classifica alberghiera sino al 31/12/1994"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 383, precedentemente iscritto all'o.d.g. Si tratta di un provvedimento licenziato all'unanimità dalla Commissione competente.
La parola al relatore, Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco, relatore

Le classificazioni alberghiere scadono il 31 dicembre di quest'anno. A livello CEE sta per essere approvata una nuova normativa, per cui si porrà il problema di adeguare la nostra normativa al Regolamento comunitario non appena questo verrà approvato.
La proposta è quindi di prorogare per il solo anno 1994 le categorie alberghiere della nostra Regione.



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 28 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 1 e pertanto l'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Esame progetto di legge n. 386: "Iscrizione all'INPDAP - Gestioni Autonome CPDEL e INADEL - del personale dell'Ente per il diritto allo studio universitario ai fini del trattamento di quiescenza e di previdenza"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 386, precedentemente iscritto all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Montabone, che ha facoltà di intervenire.



MONTABONE Renato, relatore

Do per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Illustre Presidente, signori Consiglieri, la L.R. 18/3/1993 n. 16 istitutiva dell'Ente per il diritto allo studio universitario, all'art. 36 stabilisce che il personale dell'Ente è equiparato, per quanto concerne lo stato giuridico ed il trattamento economico, al personale della Regione.
Il Ministero del Tesoro, in sede di iscrizione alla CPDEL dei dipendenti provenienti dalla disciplina opera dell'ISEF, ha osservato che l'equiparazione al personale regionale, sancita all'art. 36 della L.R. n.
16/92, 'concerne solo i rapporti intercorrenti in attività di servizio e nulla, invece, statuisce espressamente in ordine al regime previdenziale ed al trattamento di quiescenza che costituiscono un ambito autonomo, distinto e separato rispetto ai predetti rapporti'.
Nella stessa nota il Ministero osserva che un'apposita norma di legge regionale dovrà disporre esplicitamente l'iscrizione obbligatoria alla CPDEL con indicazione anche della decorrenza.
L'attività dell'Ente per il diritto allo studio universitario ha preso avvio dall'1/1/1993, mentre l'opera dell'ISEF ha avuto scioglimento alla data del 31/12/1992.
In relazione a ciò e alla conseguente necessità di procedere sollecitamente all'iscrizione all'INPDAP - Gestioni autonome CPDEL e INADEL in adempimento di quanto suggerito dal Ministero del Tesoro, la Giunta regionale ha predisposto il disegno di legge n. 386, del quale si tratta.
La I Commissione consiliare ha preso in esame nella seduta dell'8 luglio scorso il progetto di legge presentato dalla Giunta e, dopo un'attenta valutazione, lo ha licenziato all'unanimità, apportando al testo alcune modificazioni volte, da un lato, ad indicare correttamente la denominazione del nuovo Ente - INPDAP - in cui sono confluite, come gestioni autonome, sia la CPDEL che l'INADEL e, dall'altro, ad adeguare sotto l'aspetto eminentemente formale il disegno di legge alle disposizioni ministeriali in materia di formulazione tecnica degli atti legislativi.
Per quanto sopra esposto se ne raccomanda l'approvazione unanime anche da parte di questa assemblea".



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri.
L'art. 1 e pertanto l'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 717: "Terzo prelievo dal fondo di riserva di cassa, di cui al capitolo n. 15970 dello stato di previsione della spesa del bilancio 1993, della somma di L. 1.306.849.816 per consentire pagamenti relativi alla gestione dei residui"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 717 precedentemente iscritta all'o.d.g.
Chiedo che su tale deliberazione si proceda alla votazione per appello nominale ai sensi dell'art. 52, comma secondo, del Regolamento interno del Consiglio regionale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 26 hanno risposto SI 17 Consiglieri hanno risposto NO 4 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri.
La deliberazione è approvata.
La votazione è valida ai sensi del comma terzo dell'art. 52 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n. 6) non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame proposta di deliberazione n. 643: "L.R. 18/3/1992, n. 16 - Diritto allo studio universitario. Determinazione, per l'A.A. 1993/1994, dei criteri relativi all'erogazione di determinati servizi e provvidenze avendo riguardo al reddito e al merito" - Risposta all'interpellanza n. 1873 presentata dai Consiglieri Foco, Bosio, Bortolin, Calligaro, Grosso Rivalta e Marengo


PRESIDENTE

Passiamo al punto 12) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 643.
La parola all'Assessore Fulcheri.



FULCHERI Giuseppe, Assessore regionale

Accogliendo le osservazioni che sono state avanzate dai Consiglieri Chiezzi e Bortolin, presento i seguenti emendamenti: al punto A) dopo il primo rigo sostituire: 1 fascia: L. 29.850.000, di cui L. 14.350.000 salario + L. 15.500.000 contingenza 2 fascia: L. 34.300.000, di cui L. 18.800.000 salario + L. 15.500.000 contingenza 3 fascia: L. 38.950.000, di cui L. 23.450.000 salario + L. 15.500.000 contingenza 4 fascia: L. 57.600.000, di cui L. 42.100.000 salario + L. 15.500.000 contingenza.
Qualora alla formazione del reddito concorrano due o più redditi da lavoro dipendente o pensioni, anche se intestati alla stessa persona fisica, si conteggeranno al 100% due contingenze.
Al punto B) il primo capoverso è così sostituito: B) il reddito annuo della prima fascia di L. 14.350.000 è elevabile di L. 3.155.000 per nuclei familiari con due figli, di L. 5.570.000 per nuclei familiari con tre figli, di L. 7.890.000 per nuclei familiari con quattro figli e di L. 10.040.000 per nuclei familiari con cinque figli. Per i nuclei familiari con più di cinque figli sarà calcolata l'elevazione con riferimento allo studio tabellare prodotto dalla Regione Piemonte nell'anno accademico 1986/1987 ed annualmente aggiornato.
Al punto C) il primo rigo è così sostituito: Requisito di reddito nei limiti di L. 38.950.000.
Il punto D) è così sostiuito: D) posto letto Requisiti di reddito e retta annuale per posti letto: 1 fascia: limite di reddito: L. 29.850.000 retta L. 880.000 2 fascia: limite di reddito: L. 34.300.000 retta L. 1.190.000 3 fascia: limite di reddito: L. 38.950.000 retta L. 1.490.000.
I posti letto a concorso sono 400.
Nel corso dell'anno accademico 1993/1994 saranno messi a disposizione altri 30 posti letto risultanti dalla ristrutturazione di un ulteriore lotto nella residenza di Piazza Cavour n. 5.
Il primo e secondo capoverso del punto F) sono così sostituiti: F) Mensa Requisiti di reddito e costo unitario del pasto: 1 fascia: limite di reddito L. 29.850.000 costo L. 2.200 2 fascia: limite di reddito L. 34.300.000 costo L. 3.000 3 fascia: limite di reddito L. 38.950.000 costo L. 3.900 4 fascia: limite di reddito L. 57.600.000 costo L. 5.500 5 fascia: (oltre il limite della quarta fascia) L. 8.200.
I borsisti anche laureati per l'attribuzione della tessera mensa saranno inseriti nella seconda, terza, quarta fascia o in quella successiva in base all'importo delle borse di studio di cui sono titolari.
Il terzo capoverso del punto H) è così sostituito: Requisiti di reddito e retta annuale per il posto letto: 1 fascia: limite di reddito L. 34.300.000 retta L. 880.000 2 fascia: limite di reddito L. 38.950.000 retta L. 1.190.000 3 fascia: limite di reddito L. 57.600.000 retta L. 1.490.000 4 fascia: limite di reddito L. 68.000.000 retta L. 2.050.000.
Il punto I) è così modificato: I) Cause di incompatibilità L'accettazione del beneficio erogato comporta automaticamente la rinuncia ad ogni altro beneficio erogato da altre Regioni o da altri Enti.



PRESIDENTE

Abbiamo sentito l'intervento dell'Assessore e visto che nessuno chiede di intervenire, volete votare? Ha chiesto la parola il Consigliere Foco; ne ha facoltà.



FOCO Andrea

Chiedo di intervenire per ricordare, ancora una volta, che il problema riguarda due aspetti: uno è relativo alla deliberazione, l'altro all'impegno che abbiamo assunto, sia in sede di Commissione sia ancora stamane nel momento in cui approvavamo gli emendamenti, di discutere rispondendo ad una nostra interpellanza urgentissima datata 20 aprile - su come l'Ente del diritto allo studio (Ente gestore ..., della delibera da noi assunta oggi) ha nominato il suo Direttore.
Noi, come Gruppo, abbiamo forti riserve - per non usare parole più pesanti - sul metodo usato per scegliere il Presidente dell'Ente del diritto allo studio; comunque va bene perché chi ha fatto questa scelta se ne assume la responsabilità. Però questo Presidente non sta operando e là dove opera lo fa in modo estremamente negativo.
Non vogliamo tediare oltre e non vogliamo che sembri che ci aspettiamo chissà che cosa, quindi concludo dicendo che per quanto riguarda gli emendamenti presentati dall'Assessore siamo d'accordo, mentre per quanto riguarda la deliberazione nella sua complessità (deliberazione alla quale sono state apportate alcune modificazioni, a nostro parere, migliorative e l'Assessore ce ne darà atto in sede di Commissione) manteniamo il nostro atteggiamento di astensione, perché il nostro, per quanto riguarda le risorse stanziate per il diritto allo studio, continua ad essere un atteggiamento critico.
Per cui, anche se il bilancio resta inalterato per il meccanismo di inflazione, i fondi stanziati vengono di anno in anno ridotti. Quindi Presidente, io termino così il mio intervento, nel senso che il nostro compito era quello di richiamare l'attenzione del Consiglio regionale sulla cattiva gestione di questo Ente che sta solo facendo dei rotti; per esempio, da quando è stato nominato il Presidente non ci risulta (e noi ritenevamo che dovesse essere il primo atto da fare) che abbia ancora avviato rapporti ufficiali o ufficiosi né con l'Università di Torino né con il Politecnico di Torino, per non parlare dei rapporti con gli studenti che sono stati soprattutto a carattere conflittuale perché è stata chiusa l'unica stanza che era a loro disposizione per poter fare una Sala Studio o una Sala Lettura. Grazie.



PRESIDENTE

Vorrei capire come procediamo.



FULCHERI Giuseppe, Assessore regionale

Io procederei alla votazione della deliberazione e poi alla risposta.



PRESIDENTE

Consigliere Foco, lei conosce i problemi che ci sono e non a caso ho posto questo quesito. Se per voi va bene, possiamo votare la deliberazione e poi l'Assessore risponderà.



(Commenti del Consigliere Foco)



PRESIDENTE

D'accordo. Ma con l'avvertenza che, forse, anticipando la discussione potrebbero non esserci i numeri per votare, così che la votazione si farà nella prossima seduta.
Vedo che alcuni Consiglieri escono, d'altro canto ci sono dibattiti importantissimi che avvengono in aula con la presenza di un numero minore.
Faccio una proposta: se volete che la deliberazione passi oggi dobbiamo votare adesso.



FOCO Andrea

Va bene, votiamo.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione degli emendamenti presentati dall'Assessore Fulcheri.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono approvati con 24 voti favorevoli e 4 astensioni.
Pongo ora in votazione la deliberazione, il cui testo così modificato verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 20 voti favorevoli e 8 astensioni.
Ha ora la parola l'Assessore Fulcheri per rispondere all'interpellanza n. 1873.



FULCHERI Giuseppe, Assessore regionale

Con riferimento all'interpellanza n. 1873 del 20/4/1993, che ho mandato già in giugno al Consiglio, giova preliminarmente richiamare l'art.
4 della L.R. n. 16/92, istitutiva dell'Ente per il diritto allo studio universitario.
Inserito nei "Principi generali" della legge, il citato articolo attribuisce, fra l'altro, all'Ente autonomia organizzativa, la quale trova fondamento nello stesso Statuto regionale, segnatamente all'art. 72: "La Regione può costituire enti o aziende dotati di autonomia funzionale ed organizzativa".
E' nel successivo art. 26 della L.R. n. 16/92 che la discrezionale valutazione dell'Ente circa la scelta del criterio di conferimento dell'incarico del Direttore si sostanzia appieno: le norme in esso contenute, riguardanti la figura del Direttore, sottolineano il tipo di rapporto nascente tra quest'ultimo e l'Ente. Esso è definito "incarico" ed è a tempo determinato.
Nel reclutare il Direttore, l'Ente si è avvalso della facoltà che la legge stessa gli attribuisce. Infatti, tra le modalità di conferimento dell'incarico - commi terzo e quarto dell'art. 26 - il Consiglio di amministrazione ha privilegiato l'ipotesi che l'incarico "sia conferito a persona non dipendente dell'Ente (o della Regione)". Conseguentemente, i rapporti che ne discendono "sono regolati da apposito contratto o convenzione". Il rapporto è revocabile per gravi violazioni o inadempimenti.
Nell'ordinamento positivo statuale si rinviene una disposizione che disciplina un'analoga fattispecie: il DL 3/2/1993 n. 29 sulla "razionalizzazione delle Amministrazioni pubbliche e revisione della disciplina in materia di pubblico impiego a norma dell'art. 2 della legge 23/10/1992 n. 421" prevede infatti all'art. 21 che possono essere conferiti a persone estranee, dotate di professionalità adeguata alle funzioni da svolgere, incarichi di Direttore generale "con contratti di diritto privato di durata non superiore a cinque anni rinnovabili una sola volta".
E' dunque previsto un rapporto di lavoro di natura privatistica, a tempo determinato e revocabile, senza alcuna connotazione della disciplina di accesso propria del pubblico impiego. Ciò determina, evidentemente e pacificamente, che il Consiglio di amministrazione sia tenuto a procedere alla scelta del candidato-Direttore attraverso un procedimento concorsuale di evidenza pubblica (bando di concorso per titoli ed esami), ma possa provvedere in merito con le forme più libere (pur nel rispetto dei meccanismi decisionali e nel superiore interesse dell'Ente) e, di volta in volta, ritenute più opportune e aderenti alla situazione contingente sempre tese, peraltro, alla ricerca di un soggetto dotato di comprovati requisiti tecnico-professionali.
La stessa legge regionale esclude, nel caso di specie, l'obbligatorietà di un procedimento circa la scelta e l'assunzione del Dirigente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Esprimo la più profonda insoddisfazione per questa risposta, in modo particolare per l'incompletezza nei confronti dei quesiti che erano stati posti all'Assessore. Non è stata data risposta ad una sola delle domande che avevamo posto.
La nostra attenzione sulla stranezza di questa assunzione era ricavata dal fatto di aver visto apparire un microscopico annuncio sul giornale "La Stampa" con cui l'Ente diritto allo studio universitario richiedeva: "Ricerca laureato/a, buona conoscenza diritto amministrativo e pluriennale esperienza direttiva per incarico di Direttore dell'Ente. Inviare curriculum".
Invece, mi pare che la nostra capacità di individuazione sia stata espressa al massimo, perché l'Assessore non ha saputo dirci se una pubblicizzazione della ricerca del Direttore sia avvenuta su altri organi di stampa, con altri mezzi, in altri modi, come e perché. Quindi, a noi pare di poter concludere che la ricerca di questo Direttore (al di là di altri mezzi, si sarà fatto l'uso di mezzi moderni come il telefono; non penso si sia ricorsi ai segnali degli Indiani perché non si vedono nelle grosse metropoli, ma sicuramente si è fatto il passaparola) sia avvenuta in modo estremamente strano.
Non voglio dilungarmi oltre. La vicenda pare avere veramente dell'assurdo. E' pur vero che l'art. 26 della legge sul diritto allo studio universitario - queste cose le sanno bene alcuni di noi che hanno partecipato con convinzione alla stesura della legge - recita le stesse parole che abbiamo trovato pressoché nell'annuncio, ma il termine che troviamo nella legge "sulla base di comprovati requisiti tecnico professionali" era un termine che, a nostro parere, avrebbe dovuto creare o dare, da parte dell'Ente al diritto allo studio universitario, le modalità con le quali venivano stabiliti e comprovati i requisiti tecnico professionali.
Ci siamo resi conto che era una dizione vaga, ma che dava spazio all'aspetto dell'autonomia; aspetto che riteniamo importante per quanto riguarda la gestione degli Enti strumentali, ma con regole serie.
Quindi, nella nostra interpellanza non ci si è mai riferiti al fatto che si dovesse ricorrere al bando di concorso pubblico. Volevamo solo capire in che termini e in che modi questa ricerca è avvenuta, e in che termini e in che modi l'Ente aveva stabilito questi comprovati requisiti tecnico-professionali.
Nella nostra interpellanza avevamo chiesto di sapere se i requisiti tecnico-professionali sulla base dei quali era stata operata la scelta erano stati analiticamente definiti, e inoltre se l'Assessore era in grado di fornire i verbali del Consiglio di amministrazione.
La vicenda è emblematica non solo per come qualcuno intende gestire gli Enti della Regione, ma - mi si permetta anche di dire - che c'è stata scarsa attenzione, per non dire estrema attenzione solo sugli aspetti burocratici, i quali si evincono dalla risposta dell'Assessore. Non riteniamo sia questo il modo di avviare un corretto rapporto politico che deve esistere tra la Giunta, il Consiglio regionale e i suoi Enti strumentali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Il collega Foco ha già espresso con una lettura analitica della nostra interpellanza il giudizio duramente critico e negativo verso la risposta dell'Assessore Fulcheri. Per certi versi ci spiace essere costretti ad utilizzare giudizi così pesanti nei confronti dell'Assessore Fulcheri.
Desidero comunque ribadire qui che il nostro giudizio sul comportamento del Consiglio di amministrazione dell'Ente, e conseguentemente anche nei confronti dell'Assessore Fulcheri per come si è comportato, prima e dopo la nomina del Direttore, su questa vicenda assolutamente inammissibile della comunicazione di questa ricerca di professionalità per nominare il Direttore, è davvero molto grave.
In una situazione meno deteriorata di quella italiana, dove ormai non ci si stupisce più di nulla, avrebbe un peso - non un senso (che ce l'ha ugualmente) la richiesta delle dimissioni dell'Assessore Fulcheri. Il senso continua ad averlo perché è davvero ignobile il modo in cui si è comportato questo Ente.
Noi avevamo presentato un'interpellanza urgentissima perché si intervenisse. L'Assessore non ha fatto nulla e ha lasciato trascorrere il tempo perché le cose si concludessero, l'Assessore dovrebbe davvero dimettersi, non ritenersi più responsabile di questo Assessorato, visto come si è comportato irresponsabilmente verso chi male gestisce l'Ente sul diritto allo studio universitario.
Abbiamo inserito nella nostra interpellanza - credo sia il primo caso il trafiletto in fotocopia dell'annuncio dato su "La Stampa". Un trafiletto che era messo in mezzo ad annunci commerciali, di dimensione piccola, normale per qualsiasi annuncio su "La Stampa": "Vendesi auto" o "Cercasi domestica" o "Cercasi alloggio". Non siamo riusciti a trovare altra forma di comunicazione per la ricerca del Direttore di un Ente come il diritto allo studio? Ed è stato fatto su "La Stampa" un unico annuncio in una sola giornata! Una comunicazione fatta una settimana prima della scadenza dei termini per la presentazione della domanda: appare evidente l'intento di non far sapere! Chi si è mosso è stato un dipendente dell'amministrativo dell'Università di Torino, il quale è andato dal Difensore Civico.
Chiedetelo al Difensore Civico: è andato dal Difensore Civico per questa questione.
Questa questione tocca questioni di diritto dei cittadini, non solo di questo dipendente ma anche di tanti altri, compresi quelli regionali, per cui bisognava garantire la comunicazione della ricerca di questo diritto.
Credo persino che questa questione tocchi questioni di comportamento sottoponibili a giudizio penale. Tant'è che si sapeva già prima chi il Presidente di questo Consiglio di amministrazione voleva scegliere e, solo di fronte al fatto che alcuni Consiglieri hanno chiesto di dare una pubblicizzazione alla ricerca, di fare un qualche bando, è venuta fuori questa pubblicazione di annuncio su "La Stampa". Quindi c'è un comportamento di una scorrettezza di fondo su questa questione. Una scorrettezza di fondo che non può essere assolutamente accettata e la risposta dell'Assessore Fulcheri mostra che lui di questa questione, pur conoscendola, non ha voluto occuparsene. Non voglio aggiungere elementi strani, ma voglio dire che qui, nel momento della nomina di questo Presidente dell'Ente, il mio compagno Marengo aveva sollevato la questione della sovrapposizione della figura politica di questo Presidente, che era segretario del Partito liberale, con il ruolo di un Ente strumentale. La questione è dibattuta da tempo, ma in questi ultimi tempi è diventata una questione anche di chiarezza e di trasparenza. Marengo si era espresso duramente su questo modo di comportarsi e io dico che le conseguenze si sono subito viste: un modo di comportarsi irresponsabile verso la Regione che l'ha eletto e verso l'Ente pubblico che presiede.
Di fronte a questo comportamento, Assessore Fulcheri, il nostro giudizio nei suoi confronti viene radicalmente cambiato. Noi avevamo assunto un atteggiamento di attesa verso il suo lavoro, abbiamo anche accolto positivamente alcune cose da lei fatte, ma il comportamento in questo caso non è assolutamente ammissibile, noi denunciamo una carenza sua e del suo Assessorato nei confronti del modo con cui si è mosso questo Ente in questa occasione. Un Assessorato che ha avuto la possibilità di essere presente nella fase precedente in quanto l'Assessore ha nominato un suo commissario, preso appunto nell'ambito dell'Assessorato. Un Assessore che nonostante sia stato avvertito di un comportamento a dir poco strano, ma con molte ragioni di pensare che fosse intenzionale, non si è adoperato per rimettere sul giusto binario di correttezza il comportamento di quel Presidente e di quel Consiglio, se ne è fatto corresponsabile. Quindi, il nostro giudizio è davvero pesante. So bene che non serve più in questo nostro Paese fare certe richieste perché ormai si è usi a fare orecchie da mercante.
In relazione a questa questione, voglio dire un'altra cosa.
Non abbiamo ancora capito perché, per esempio, è stata commissariata "La Mandria". Speriamo che l'Assessore Nerviani ce lo spieghi in questo Consiglio visto che il commissariamento deve essere fatto informando il Consiglio regionale che ha nominato i Consiglieri dei vari Enti.
Chiederemo, in un altro momento, all'Assessore Nerviani spiegazione del commissariamento, in quanto è giusto che si venga formalmente informati.
Nei suoi confronti, Assessore Fulcheri, proprio in relazione al fatto che l'Assessore Nerviani ha commissariato "La Mandria" (pubblicamente nessuno sa per quale ragione e non appare che ci sia una ragione così di fondo) noi pensiamo che lei aveva ben altre ragioni per intervenire immediatamente e commissariare questo Ente appena nominato, perché è un atto davvero squalificante quello che è stato compiuto da quel Presidente e da quel Consiglio di amministrazione. So che non vale più avanzare certe richieste perché ormai ci siamo abituati a sopportare qualsiasi cosa nel nostro Paese. Ma io la richiesta gliela faccio ugualmente, Assessore Fulcheri, perché ha senso su una questione come questa. Lei dovrebbe dare le dimissioni da Assessore perché non ha voluto o, perlomeno, non ha proprio saputo gestire una fase importante come quella dell'avvio del nuovo Ente di diritto allo studio universitario. Nonostante che sia stato avvertito da un'interpellanza urgentissima, si è limitato a raccogliere poche informazioni. Alla maggior parte delle informazioni che le abbiamo chiesto, lei non ha risposto. Se ne è stato tranquillo dal mese di aprile fino ad oggi. Non ci si può comportare così rispetto all'istituzione Regione, all'Ente di diritto allo studio universitario, rispetto al Consiglio e ai Consiglieri che le hanno posto alcune questioni.



PRESIDENTE

Non avendo altri iscritti a parlare per questa interpellanza e considerato che l'Assessore non intende avvalersi del diritto di replica comunico che la Conferenza dei Capigruppo è convocata per venerdì 16 luglio alle ore 12,30. Ho già ricordato che la Commissione 142 è convocata per domani mattina.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,40)



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