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Dettaglio seduta n.240 del 29/06/93 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 6) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Cantore, Cucco e Sartoris.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Dibattito sulla situazione occupazionale in Piemonte Esame mozioni n. 570 e n. 606 e ordini del giorno n. 610, n. 613 e n. 615 (seguito)


PRESIDENTE

Questa mattina abbiamo concluso il dibattito sull'occupazione; bisogna ora passare all'esame e alla votazione dei vari documenti presentati.
I documenti in possesso della Presidenza sono i seguenti: mozione n. 570 presentata dai Consiglieri Ferraris, Foco, Cavallera Rossa e Coppo mozione n. 606 presentata dal Gruppo PCI-PDS che assorbe la mozione n. 572 sempre dello stesso Gruppo ordine del giorno n. 610 presentato dai Consiglieri Chiezzi Maggiorotti e Giuliano ordine del giorno n. 613 presentato dai Consiglieri Giuliano Tapparo, Miglio, Rivalta, Segre, Bresso, Chiezzi e Marino ordine del giorno n. 615 presentato dai Consiglieri Picchioni Marchini, Rossa e Goglio.
Da quel che mi pare di capire, non è avvenuto alcun accorpamento, n che ci sono le condizioni perché questo avvenga.
Procediamo dunque all'esame della mozione n. 570 che è stata presentata dai Consiglieri Ferraris, Foco, Cavallera, Rossa e Coppo.
Su tale documento ha chiesto di intervenire il Consigliere Marengo; ne ha facoltà.



MARENGO Luciano

Intervengo per dichiarazione di voto, anche se il documento l'ha firmato un collega del mio Gruppo. Il dibattito che abbiamo avuto in Consiglio regionale ha affrontato i problemi dell'economia, dello sviluppo e dell'occupazione della nostra Regione. Sono stati presentati degli ordini del giorno e delle mozioni che riguardano l'insieme della Regione. Credo che sia sbagliato spezzettare con votazioni di ordini del giorno che guardano situazioni prettamente locali come Alessandria o come la mozione sul Verbano Cusio Ossola (zona che ha gli stessi problemi occupazionali) che noi abbiamo ritirato proprio perché crediamo che rientri nelle mozioni di carattere generale regionale.
Per questo motivo noi non votiamo la mozione presentata rispetto alla Provincia di Alessandria, altrimenti lo facciamo per tutte le Province.



PRESIDENTE

Se non vi sono altre dichiarazioni e se non vi sono ripensamenti da parte dei presentatori, pongo in votazione tale mozione, il cui testo recita: "La Provincia di Alessandria ha conosciuto nel corso dell'ultimo decennio un gravissimo processo di declino produttivo, occupazionale e sociale che ne fa, in modo inconfutabile, l'area piemontese di più acuta crisi e di più evidente deindustrializzazione. I dati dei censimenti ISTAT le ricerche del CEDRES e la 'Relazione sulla situazione economica, sociale e territoriale del Piemonte per il 1992' dell'IRES documentano, fra i tanti, con inappellabile crudezza la gravità del problema.
Tra il 1980 e il 1990 si sono registrati: il più forte calo di popolazione (-6,48% contro il -4,21% del Piemonte) la più forte presenza di anziani ultrasessantenni (27,45% contro il 22% del Piemonte) il più forte calo di occupazione (-10,36% contro il -4,37% del Piemonte) il più forte calo di occupazione industriale (addirittura il -21,35 contro il -14,66% del Piemonte) il più forte calo dei tassi di attività (-2,05% contro il -0,16% del Piemonte) il conseguimento del più basso livello di valore aggiunto pro capite tra le province piemontesi (22.746.100 contro la media regionale di 24.208.200) il conseguimento, per il settore industriale, del più basso livello di valore aggiunto rispetto al totale dei settori produttivi (31,7% contro il 37,16% del 1980 e contro una media regionale del 40,57%).
Di fronte alla dimostrata rilevanza negativa dei fenomeni il Consiglio regionale del Piemonte, richiamando la Giunta regionale a quanto di sua competenza riconosce lo stato di grave crisi produttiva, occupazionale e sociale della Provincia di Alessandria al quale occorre provvedere con specifiche ed urgenti iniziative si impegna 1) a predisporre nel Piano regionale di sviluppo individuandone la priorità, un idoneo progetto per il rilancio del sistema economico della Provincia di Alessandria e che sia basato: su un concertato impegno di pubblico e privato sull'adeguamento infrastrutturale agli standard europei al fine di offrire alle imprese un solido insieme di economie di sistema sull'innovazione tecnologica sulla qualificazione dei servizi per il sistema produttivo sulla valorizzazione del capitale umano attraverso adeguati processi formativi.
2) A stanziare nel bilancio di previsione per il 1993, che verrà variato prossimamente per utilizzare i fondi accantonati all'atto della sua approvazione, le risorse necessarie ad avviare, a partire dall'esercizio finanziario in corso, il progetto di cui al punto precedente.
3) A riconoscere la priorità, nell'ambito del redigendo Accordo di programma con il Ministero del Bilancio, agli interventi da realizzare in Provincia di Alessandria.
4) A sostenere l'iniziativa assunta dalla Giunta regionale nei confronti della CEE e dell'EUROSTAT per l'accettazione di nuovi criteri di calcolo per la determinazione delle aree provinciali destinatarie dei benefici per le zone industriali in declino ex Regolamento CEE n. 2052/88.
Non è ammissibile che i lavoratori in mobilità e in CIG non vengano considerati disoccupati, penalizzando con ciò due volte il nostro Paese (perché sostiene i lavoratori e di conseguenza non può beneficiare delle provvidenze) e che i dati non possano tenere compiutamente in considerazione il drammatico riacutizzarsi della disoccupazione tra fine 1992 e il 1993. Dai dati ricalcolati emerge come la Provincia di Alessandria, ad esclusione della sezione circoscrizionale dell'impiego di Valenza, rientra nelle caratteristiche richieste ai fini dell'ottenimento dei benefici del Regolamento CEE n. 2052/88 (8,8% di tasso di disoccupazione contro l'8,7% richiesto dalla CEE, il 40,4% del tasso di industrializzazione contro il 33,6% della CEE e il -26,3% del tasso di declino industriale contro un qualunque valore negativo della CEE).
5) Ad utilizzare, in modo prioritario, gli strumenti legislativi in vigore e le iniziative amministrative in atto al fine di assicurare congrue risorse al processo di rilancio della Provincia di Alessandria. A tale scopo si rammentano le opportunità offerte dalla L.R. n. 9/80 (aree industriali), dalla L.R. n. 56/86 (innovazione tecnologica), dalle numerose iniziative promosse dalla Finpiemonte e dal recente accordo tra Regione istituti bancari e consorzi fidi (finanziamento per la riconversione e ristrutturazione aziendale, per l'innovazione tecnologica avanzata, per lo smobilizzo di crediti a medio termine).
6) A promuovere, tramite il competente Assessorato regionale, la costituzione di un tavolo di concerto delle iniziative della Regione, della Provincia e dell'Osservatorio provinciale del lavoro, dei Comuni capozona della Camera di Commercio, degli istituti di credito e della Cofisal, della Finpiemonte al fine di raccordare le energie ed evitare sprechi e duplicazioni.
Sollecita 1) il Governo a: a) sostenere in sede comunitaria, in occasione del rifinanziamento del Regolamento CEE n. 2052/88, un nuovo e più adeguato metodo di individuazione delle aree eleggibili come già precedentemente descritto e come concordato in sede di Ministero dell'Industria il 9/2/1993 b) varare rapidamente l'accordo di programma tra Ministero del Bilancio e Regione per velocizzare, in modo efficace, la realizzazione degli investimenti concordati c) tenere in particolare considerazione, nell'attuazione delle misure legislative, assunte o in corso di assunzione, a sostegno dell'occupazione delle province del nord, e quindi tra esse Alessandria che più sono provate dalla crisi economica d) individuare sollecitamente i distretti industriali, ai sensi della legge n. 317, in modo da riconoscere le articolate vocazioni settoriali del sistema industriale del Piemonte e di farne un efficace punto di riferimento per la riorganizzazione degli apparati produttivi locali.
2) La Provincia di Alessandria a: a) mettere a disposizione la sua struttura di studio e di elaborazione dei dati economici locali al fine di contribuire alla formulazione del progetto di rilancio della Provincia b) assicurare, attraverso l'Osservatorio del lavoro, il necessario raccordo e dialogo con le associazioni di categorie produttive e sindacali che sono soggetti insostituibili nell'attivazione delle iniziative c) garantire, con un'adeguata politica di bilancio, lo stanziamento di risorse che facciano del problema la scelta prioritaria.
3) I Comuni capozona della Provincia di Alessandria a: a) predisporre i progetti esecutivi per consentire che sia operativo l'eventuale inserimento dell'area provinciale tra i beneficiari del Regolamento CEE n. 2052/88 b) garantire le risorse, come al precedente punto c)".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La mozione è approvata con 20 voti favorevoli e 3 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 12 Consiglieri).
Pongo ora in votazione la mozione n. 606 presentata dal Gruppo PCI-PDS il cui testo recita: "Premesso che la situazione dell'apparato produttivo piemontese è grave, come dimostrano i dati che vengono forniti dai diversi osservatori ed operatori economici sull'aumento della CIG e sulle quantità delle eccedenze di forza lavoro nei settori meccanico, alimentare, tessile, cartario, grafico, gomma ed abbigliamento.
La gravità della situazione è data dagli elementi qualitativi di perdita di competitività del sistema industriale piemontese ed italiano.
La crisi dei grandi gruppi FIAT, Olivetti, GFT, che trascina a cascata le fabbriche di indotto e componenti, è strutturale. Ci sono problemi prevalenti di qualità e di invecchiamento dei prodotti industriali. Ci sono problemi di ritardo e di incapacità ad evolvere gli indirizzi produttivi verso le produzioni a basso impatto sull'ambiente e verso i prodotti ad elevata qualità ambientale, in grado di ottenere le certificazioni e i marchi di eccellenza ambientale per i quali nei prossimi anni sarà difficile competere sui mercati internazionali. Siamo di fronte alla crisi strutturale di un modello e di una concezione dell'industrializzazione della produzione e delle interdipendenze generali tra l'apparato industriale, il sistema economico e sociale, il potenziale di ricerca regionale, nonché con le condizioni ambientali, territoriali.
La ristrutturazione industriale degli anni '80, della quale la FIAT e l'Olivetti sono state riferimenti anche culturali, esempi di efficienza e di managerialità, mostra oggi tutti i limiti e le distorsioni che ha avuto.
Gli investimenti, in gran parte pubblici, hanno puntato quasi esclusivamente sul recupero della produttività, aumentata a livello giapponese, a scapito del miglioramento tecnologico del prodotto e lo sviluppo di nuovi settori. Il sistema delle imprese non ha colto le opportunità di una lunga fase espansiva, e che ha dato grandi utili, per sviluppare nuovi settori e nuovi prodotti e per ricostruire condizioni di lavoro migliori ed una maggiore compatibilità con l'ambiente fisico, che costituiscono oggi una delle precondizioni per la localizzazione delle attività ad elevato contenuto tecnologico. L'industria italiana e piemontese ha preso gran parte degli aiuti pubblici senza compiere le scelte strategiche di specializzazione dei prodotti. La nostra industria per questi motivi si trova oggi spiazzata dalla concorrenza di Paesi come la Germania ed il Giappone che esportano prodotti ad alto contenuto tecnologico e da Paesi del Terzo Mondo che sui prodotti maturi hanno costi molto più bassi.
Constatato che la peculiarità dell'industria piemontese rende ancora più grave la situazione. Infatti la prevalenza di settori che producono beni di consumo durevole e beni strumentali, la forte apertura internazionale, la prevalenza di grandi aziende più coinvolte nei processi di globalizzazione dei mercati, sono tutti fattori che aggravano le conseguenze della caduta della domanda a livello internazionale e della perdita di competitività. Da qui i forti processi di deindustrializzazione diffusi: la gravità della deindustrializzazione in atto consiste nel fatto che non è legata a cambiamenti del modo di produrre o ad un'innovazione settoriale di produzione, che permetta una riorganizzazione delle imprese per rilanciare lo sviluppo. Ma è invece legata alle difficoltà dell'industria a competere sul piano della qualità sul mercato nazionale ed internazionale con le concorrenti esterne.
Occorre quindi cambiare rotta, rilanciare l'ampliamento della base produttiva, definire una politica industriale, nazionale e comunitaria che riporti le imprese nel mercato a reggere la concorrenza internazionale.
L'aiuto all'industria non può essere solo quello dei finanziamenti alle imprese, ma deve essere un aiuto di sistemi, di infrastrutture e di funzionamento del sistema dei servizi e della distribuzione. Come ha detto giustamente Nomisma nel suo 'Rapporto industria' la colpa non è tutta delle imprese, è mancato il sistema Paese, l'Italia è l'ultima nell'applicazione delle direttive CEE.
In Piemonte siamo di fronte ad un bivio dal quale può scaturire un ulteriore e rapido declino oppure una prospettiva di nuovo sviluppo. Non c'è una prospettiva di sviluppo se non si rilancia la produzione industriale e ad un declino industriale non si può sopperire soltanto con una politica di interventi assistenziali per sostenere il mercato del lavoro. L'istituzione regionale può e deve svolgere un importante ruolo per realizzare questi obiettivi.
Il Consiglio regionale impegna la Giunta 1) a definire un Piano di sviluppo che con la partecipazione progettuale di tutti i soggetti interessati diventi quadro di riferimento per tutti gli operatori economici, sociali, culturali ed avvii processi di democrazia economica ed industriale. Questa è la condizione per rivendicare una politica industriale centrale da parte del Governo che non può che essere accertata dalla Regione, per la sua fattibilità sulle grandi aree industriali.
2) A confrontarsi con le grandi imprese per conoscere le loro strategie industriali al fine di indirizzare una politica di investimenti per innovare e specializzare l'apparato produttivo industriale e terziario.
3) A concentrare risorse per qualificare la produzione favorendo prodotti di eccellenza e ad alto valore aggiunto sia nella grande che nella piccola e media impresa. In particolare sviluppando prodotti e tecnologie produttive a basso impatto ambientale, recuperando la competitività piena in questo campo che appare uno dei più promettenti per gli anni futuri.
4) Ad individuare gli strumenti per sviluppare e qualificare il settore dei servizi ambientali e del risparmio energetico, rivolto sia alle famiglie sia alle imprese, favorendo in tal modo un aumento della capacità competitiva nei confronti delle ormai dominanti imprese estere del settore.
Tale qualificazione potrà realizzarsi anche attraverso il sostegno della domanda pubblica, che favorisca ovunque possibile la riduzione degli sprechi di materie prime ed energie e la creazione di opportunità di lavoro qualificato.
5) A dotarsi di una politica urbanistica ed ambientale che punti ad uno sviluppo e alla creazione di opportunità economiche per l'industria (aree attrezzate, trasporti, energia, telecomunicazioni) e per il terziario (distribuzione, turistico, ecc.) passando da una concezione di aiuti agli operatori ad interventi per qualificare il sistema. Realizzare una politica di interazione tra industria, terziario, p.a. Proporre soluzioni per il decongestionamento delle aree urbane con interventi che vadano dal sistema dei trasporti al sistema degli orari.
6) A ricostruire una politica attiva del lavoro incentrata su una responsabilizzazione delle imprese e sulla qualificazione del sistema formativo. In particolare va definita una sede di confronto permanente tra le parti sociali sull'uso e la finalità della formazione, questo sia per realizzare una formazione di livello qualitativo alto, sia per progetti di formazione continua per adulti partendo dalla conoscenza dei fabbisogni di nuova professionalità nei diversi settori. Va inoltre affrontata la questione dell'inserimento al lavoro dei portatori di handicap. In questo quadro la legislazione regionale esistente va rivista per ricondurla a razionalità e coordinamento. Non sono accettabili le sovrapposizioni e i contrasti tra leggi e strumenti regionali e statali.
7) A concentrare risorse e superare gli interventi assistenziali a pioggia: per evitare sprechi di denaro pubblico con interventi che non risolvono i problemi né del rilancio occupazionale né dell'immediatezza dell'ammortizzatore sociale.
8) Ad utilizzare i Regolamenti CEE (2052) secondo questi criteri.
9) A rivedere gli strumenti di intervento nel mercato del lavoro con un coordinamento ed un'assunzione di ruolo della Regione nei confronti delle parti pubbliche e private.
Affrontare questi problemi significa rilanciare il ruolo della Regione porre le basi forti per un'autonomia impositiva per reperire risorse regionali per progetti di ricerca, innovazione e sviluppo che permettano di qualificare e finalizzare il prossimo bilancio regionale a favore della produzione e del sistema Piemonte, al fine di dare risposte positive e concrete ai problemi del lavoro e dell'occupazione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La mozione è respinta con 12 voti favorevoli e 21 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 610 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Maggiorotti e Giuliano, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte ritenendo assolutamente negativo l'accordo tra governo, sindacato ed industriali del 31 luglio scorso che, attraverso l'abolizione della scala mobile, ha contribuito a tagliare i salari senza provocare alcun effetto positivo sul piano occupazionale preso atto della grave situazione occupazionale che vive il Piemonte dovuta sia alla crisi e alla mancanza di prospettive di sviluppo per settori industriali centrali nell'apparato produttivo piemontese, sia ai processi di trasferimento delle produzioni dalla nostra regione verso altre aree preso atto che la crisi occupazionale piemontese è parte di una più generale crisi del sistema capitalistico in cui la sostanziale stagnazione della produzione collocabile sul mercato, intrecciata alla mondializzazione dello stesso, ha determinato un forte aumento della concorrenza sia sul piano dei costi che sul piano della qualità preso atto che, al di là dei problemi interni al meccanismo di accumulazione e valorizzazione del capitale, la necessità di non distruggere completamente l'equilibrio ambientale del nostro pianeta rende impossibile la prosecuzione (nei paesi occidentali), o la riproposizione (negli altri paesi del globo), dello sviluppo quantitativo che abbiamo avuto in questo secondo dopoguerra preso atto che in questa situazione e con il continuo aumento della produttività del lavoro, la situazione occupazionale, in assenza di consistenti riduzioni dell'orario di lavoro, è destinata ad aggravarsi ulteriormente preso atto che la decennale assenza di politiche industriali da parte del Governo italiano fa sì che tutto il peso della concorrenza internazionale venga scaricato sul fattore lavoro, attraverso il taglio dell'occupazione e la compressione salariale preso atto che le industrie tendono ad utilizzare l'emergenza occupazionale per determinare un ricambio della forza lavoro, puntando ad espellere i lavoratori e le lavoratrici più anziani e a sostituirli - in parte - con giovani assunti in contratto di formazione lavoro, meno costosi e più flessibili impegna la Giunta regionale a: richiedere al Governo nazionale l'adozione di una seria politica industriale che punti alla riconversione delle produzioni mature verso prodotti innovativi e compatibili con l'ambiente richiedere al Governo nazionale il finanziamento di una decisa riduzione d'orario nel settore industriale, prevedendo il parziale utilizzo dalla stessa per lavori di pubblica utilità ed utilizzando a tal fine gran parte delle risorse oggi dedicate al finanziamento della CIG richiedere al Governo nazionale un deciso decentramento regionale delle competenze nel settore lavoro e della programmazione economica quest'ultima con particolare riguardo alle piccole-medie imprese ed artigianato avviare un rapporto specifico con la FIAT relativamente al progetto di recupero delle auto usate attraverso veri e propri stabilimenti di smontaggio che unirebbero beneficio ambientale a beneficio occupazionale attuare un concreto coordinamento delle iniziative degli altri livelli del governo locale e delle forze sociali indirizzando lo sviluppo del territorio con atti di programmazione e di investimenti in infrastrutture coerenti con obiettivi di riequilibrio territoriale ed in sintonia con le caratteristiche ambientali individuare le vallate alpine come soggetti di un progetto di rilancio dell'occupazione in montagna, basato sullo sviluppo del turismo ecologico legato all'uso del territorio vallivo, sulle attività di riassetto idrogeologico e di coltivazione dei boschi, sul lancio dell'agricoltura biologica di montagna e dei prodotti caseari connessi all'allevamento alpino unire ad ogni atto di erogazione di finanziamenti pubblici procedure che consentano una valutazione democratica dell'utilità sociale dei processi e dei prodotti così agevolati far pervenire a Presidente del Consiglio e alle segreterie nazionali delle organizzazioni sindacali il proprio giudizio negativo rispetto ad accordi come quelli siglati a proposito della FIAT di Melfi, che prefigurano la riedizione delle 'gabbie salariali' e quindi una situazione di concorrenza al ribasso tra i lavoratori delle diverse regioni italiane vigilare affinché le industrie piemontesi non facciano contemporaneo uso di CIG e straordinari e affinché il contenimento dei costi di produzione non vada a scapito della sicurezza delle condizioni di lavoro dotarsi di una programmazione reale per quanto riguarda l'attivazione dei corsi di formazione professionale finanziati attraverso la Regione dotarsi di un serio piano formativo relativo ai corsi di formazione professionale finanziati attraverso la Regione; tale piano dovrà prevedere l'orientamento dei corsi verso la determinazione di professionalità innovative ed un forte controllo da parte della Regione relativamente al rispetto degli impegni occupazionali assunti dalle ditte e dagli enti che organizzano i corsi".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 12 voti favorevoli, 19 contrari e 2 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
Passiamo all'ordine del giorno n. 613 firmato dai Consiglieri Giuliano Tapparo, Miglio, Rivalta, Segre, Bresso, Chiezzi e Marino.
Ha chiesto la parola il Consigliere Picchioni; ne ha facoltà.



PICCHIONI Rolando

Chiedo che tale documento venga votato per parti separate.



PRESIDENTE

Non essendovi obiezioni procediamo alla votazione per parti separate dell'ordine del giorno n. 613, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto della grave crisi economica ed occupazionale che travaglia il Piemonte non meno che il resto del Paese considerato che detta crisi generalizzata è sintomo di un ben più grave scenario generale che investe il pianeta e che trova la causa principale in un modello di sviluppo che si ostina a non considerare i limiti della crescita determinati dalla limitatezza dello spazio e delle risorse naturali del pianeta sentito il dibattito sulla situazione occupazionale del Piemonte svoltosi in Consiglio regionale in data 22 giugno 1993 impegna la Giunta - a rivedere criticamente a livello regionale una visione della crisi e delle possibili soluzioni che passi solo o prevalentemente attraverso il rilancio della politica delle grandi opere distruttive per il territorio e l'ambiente e di dubbi benefici, a lungo termine, sia economicamente che funzionalmente per la collettività.
Il Consiglio regionale del Piemonte impegna la Giunta - ad adoperarsi affinché nuove opportunità economiche ed occupazionali vengano promosse a partire da campi di intervento prioritari per un riequilibrio tra l'ambiente e le risorse naturali e l'uomo e le sue attività economiche quali ad esempio: manutenzione della rete stradale finalizzata alla sicurezza costruzione delle doppie linee fognarie (acque nere di fogna, acque piovane) in maniera da rendere efficienti gli impianti di depurazione revisione della rete di acquedotti in maniera di diminuire consistentemente le perdite eliminando quindi gli sprechi opere di difesa antisismica nelle aree regionali individuate a rischio interventi edili di recupero del patrimonio abitativo obsoleto con attenzione particolare alla realizzazione di opere per il risparmio energetico interventi per incentivare il passaggio dell'agricoltura industriale ad alto consumo energetico e fortemente inquinante, all'agricoltura biologica naturale recupero e restauro, anche in chiave di rilancio turistico, dei beni culturali e dei centri storici, anche minori, della regione rinaturazione dei corsi d'acqua insipientemente cementificati, anche al fine di prevenire dissesti idrogeologici messa a punto di una rete di monitoraggio e di controllo ambientale promozione di forme di turismo naturalistico e culturale a basso impatto ambientale rilancio di un sistema di trasporti pubblici regionali e metropolitani (tranvie veloci, sistema ferroviario regionale con recupero dei cosiddetti 'rami secchi') interventi per la prevenzione delle malattie e di assistenza diffusa sul territorio, in primo luogo con passaggio, ove possibile, a forme di assistenza domiciliare sostegno alle innovazioni dei cicli produttivi finalizzate al risparmio energetico, alla riduzione delle emissioni dei gas serra, alla difesa della salute e dell'ambiente, privilegiando il tessuto di attività artigiane e di piccole imprese".
Pongo in votazione la prima parte del documento, fino alle parole "per la collettività".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La prima parte del documento è respinta con 13 voti favorevoli e 21 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
Pongo ora in votazione la seconda parte del documento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La seconda parte è approvata con 34 voti favorevoli (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
Passiamo infine all'ordine del giorno n. 615 presentato dai Consiglieri Picchioni, Marchini, Rossa e Goglio.
Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Ferrara ne ha facoltà.



FERRARA Franco

Questo ordine del giorno riafferma puntualmente le cose che si sono dette nel corso del dibattito da parte della Giunta nei suoi vari interventi. Essendo così puntuale e precisa la riaffermazione delle cose dette, che non mi avevano trovato d'accordo nel corso del dibattito considerando le scelte fatte non giuste ai fini dell'occupazione, ma soltanto scelte di facciata che non vanno certamente ad affrontare il problema vero dell'occupazione e della crisi della nostra Regione, che è un problema fondamentale e centrale, per coerenza rispetto a quello che ho detto la volta scorsa mi asterrò nella votazione di questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Noi non abbiamo partecipato al dibattito sull'occupazione, ritenendo che sarebbe stato più utile, più che un dibattito in Consiglio regionale un approfondimento in altre sedi sull'attuale quadro legislativo che non ci trova d'accordo dal punto di vista dello sviluppo occupazionale.
Ne ho avuto conferma anche pochi minuti fa, ricevendo una delegazione di artigiani, che sono stati ricevuti con estrema cortesia, ma sono arrivati a piedi e sono ripartiti con tante pacche sulle spalle ed un "arrangiatevi".
Non entro nella polemica, ma non ritengo che sia costruttivo, in definitiva, procedere come Consiglio regionale in un dibattito svolto in codesta maniera, né la scorsa settimana né oggi, perché le relazioni dell'Assessore potevamo averle al Gruppo, leggerle, approfondirle e magari portare qualche contributo maggiore.
Detto questo, per coerenza, non abbiamo partecipato alla votazione sui precedenti ordini del giorno, non perché non si condividesse la stragrande parte delle cose che erano scritte, ma perché erano talmente ovvie e reiteratamente ripetute in questo Consiglio regionale che ci sembra un segnale di impotenza da parte del Consiglio stesso riproporle continuamente senza che concretamente nulla venga fatto.
Cambia invece il nostro atteggiamento di non partecipazione al voto su questo ordine del giorno della maggioranza, per diventare un voto di assoluta contrarietà perché all'interno dell'ordine del giorno ci sono delle frasi che, prese una ad una, dimostrano e confermano come continuerà a non funzionare l'iniziativa regionale sull'occupazione. Invitare la Giunta a continuare su questa strada, quando ci siamo sentiti dire una quantità di volte che le cose non possono funzionare, è veramente una contraddizione in termini. Ci sembra che questa sia una fiera della demagogia e della non volontà, invece, di investire ed intervenire su problemi più limitati, più settoriali, più ridotti, ma che possono più concretamente risolvere determinate situazioni.
Rimando alle frasi che sono state dette non più tardi di dieci minuti fa, al primo piano, ai rappresentanti degli artigiani, cioè che bisogna portare il discorso su problemi concreti di consorzi, fidi e via dicendo: quelli sono i problemi e forse potremmo risolverli con maggiore volontà non quelli portati avanti con gli ordini del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signora Presidente, colleghi Consiglieri, ho lasciato la voce sopra. Mi è stato richiesto di presentarmi a qualcuno, che non so con che titolo venga qui durante il Consiglio regionale. Signora Presidente, la prego veramente di garantire altre condizioni di lavoro al Consiglio regionale.
Al Presidente della Giunta dichiaro che in primo luogo considero un onore fare delle dichiarazioni a titolo personale, almeno mi assumo le responsabilità.
Prego il Presidente della Giunta di prendere atto che questo documento non viene votato da una forza politica che ha mandato a picco la politica industriale, perché avendo questa maggioranza individuato la politica industriale come un settore prioritario che doveva essere l'elemento di lettura della politica dell'artigianato e del commercio, non ha fatto in due anni letteralmente niente. L'unico che si è lamentato della cancellazione dell'Assessorato all'industria qui sono stato io.
La forza politica che aveva la responsabilità di quell'Assessorato non ha sollevato alcuna obiezione e adesso si lamenta che l'Assessore al lavoro non è in grado di produrre un documento sulla politica industriale quando, caro Ferrara, non hai sollevato alcuna obiezione sul fatto che la competenza dell'Assessorato all'industria sia stata cancellata. Prego il Presidente di prendere atto dell'incoerenza di comportamento.



FERRARA Franco

Chiedo la parola per fatto personale.



PRESIDENTE

Consigliere Ferrara, lei ha già detto tutto quello che doveva dire. A lei non piace quello che dice Marchini, ma questo non è un fatto personale è un'opinione e sono due anni che non vi piacete.
Se lei vuole intervenire, poiché la cosa fa sorridere Marchini, la lascio parlare.



FERRARA Franco

Signora Presidente, non è che non ci vogliamo bene. E' una sorta di amore e odio. C'è solo una valutazione oggettivamente sbagliata: quando c'è stato il rimpasto, se c'è stato un Consigliere che ha espresso alcune riserve rispetto al rimpasto, quel Consigliere, forse Marchini se ne dimentica, ero io.



MARCHINI Sergio

No, ero io; sei tu che dimentichi!



FERRARA Franco

No, ero io, tanto che è uscita sul giornale - questo forse lo ricorderete - una battuta che avevo fatto, cioè che i criteri di omogeneità dipendevano dalla lettera con la quale cominciavano gli Assessorati: hanno unito Agricoltura ed Artigianato perché entrambi cominciavano con la lettera A.
Quindi non è una cosa nuova, l'avevo criticato molto tempo prima.
Credo, invece, che ci sia nelle affermazioni di Marchini una dichiarazione molto più grave rispetto a quella che ho fatto io, che dovrebbe essere oggetto - questa sì, signor Presidente della Giunta di alcune considerazioni, perché l'apprezzamento che Marchini ha fatto nei confronti di un Assessore di questa Giunta, con affermazioni che io ritengo sostanzialmente non vere, se si guardano complessivamente le scelte fatte dovrebbe coinvolgere e fare intervenire a mio giudizio il Presidente della Giunta, se lo ritiene opportuno.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Questa maggioranza è sostenuta da cinque partiti, pertanto invito il Consigliere Ferrara a votare a favore di questo ordine del giorno; non ho nessuna difficoltà a ribadire, preso atto del suo voto favorevole, che la Giunta è compatta.
Per quanto riguarda la valutazione sulla Vicepresidente Vetrino io non posso considerare che abbia mandato a picco niente altrimenti non l'avrei proposta come Assessore alla sanità.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola pongo in votazione l'ordine del giorno n. 615, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte esaminata la situazione produttiva ed occupazionale nella regione constatato che la crisi produttiva ed occupazionale del Piemonte continua a manifestarsi con gravi ripercussioni economiche e sociali, senza che al momento si intravedano sufficienti segnali di ripresa rilevato che il perdurare della crisi accentua i rischi di un processo di deindustrializzazione della regione che ne comprometterebbe le stesse possibilità di sviluppo non solo in termini economici ma anche sociali preoccupato in particolare per l'accentuarsi della caduta del mercato dell'auto che, unitamente agli effetti delle nuove localizzazioni, crea delicati problemi in questo settore e in quelli ad esso connessi rilevato che, stante la complessa serie di cause che sono alla base della crisi attuale, è necessario, oltre ad un forte impegno degli operatori privati per accrescere la competitività dell'azienda, anche un accresciuto ruolo delle istituzioni pubbliche nazionali e locali nel determinare condizioni idonee alla ripresa del processo di sviluppo constatato che l'assenza di organiche competenze e di risorse finanziarie adeguate è di ostacolo al perseguimento da parte delle Regioni di una politica industriale e di una politica del lavoro corrispondente alla complessità della situazione attuale preso atto che pur in questo contesto la Giunta regionale ha attivato una serie articolata di strumenti di politiche industriali e di politica attiva del lavoro e di formazione professionale, richiamati nella comunicazione della Giunta al Consiglio regionale in data odierna rilevato che detti interventi ulteriormente potenziati ed articolati devono essere integrati in un contesto di politica economica, territoriale e dei servizi a livello regionale che assuma l'occupazione e lo sviluppo come obiettivi centrali dell'attività dell'Ente rilevato comunque che la crisi attuale ha una caratterizzazione nazionale ed internazionale e che per il superamento è determinante una diversa congiuntura economica internazionale e la soluzione dei problemi economici, finanziari ed istituzionali che hanno bloccato lo sviluppo del sistema Italia tutto ciò premesso e considerato il Consiglio regionale del Piemonte esprime una forte preoccupazione per il perdurare della grave crisi produttiva ed occupazionale nella regione e per le conseguenze che questa determina sia sotto il profilo economico che sotto il profilo sociale prende atto dell'azione della Giunta per fronteggiare questa situazione ed in particolare delle linee di attività seguite quali risultano dalla relazione svolta dall'Assessore al lavoro, industria e formazione professionale invita la Giunta regionale a proseguire nell'azione intrapresa per utilizzare al meglio gli strumenti di politica industriali e di politica attiva del lavoro disponibili a livello regionale nonché le altre politiche di settore che direttamente o indirettamente intervengono sui fattori dello sviluppo, nel contesto di un'azione politica complessiva che assuma come obiettivo principale quello dell'occupazione e dello sviluppo invita gli operatori privati ad un forte impegno per cogliere tutte le opportunità che la diminuzione del costo del lavoro e del costo del denaro nonché il più favorevole rapporto di cambio della lira offrono in questo momento al sistema produttivo sollecita al Governo e al Parlamento una rapida e definitiva formulazione degli interventi per affrontare la condizione delle aree di crisi e una loro gestione coordinata la pronta operatività dei provvedimenti per accelerare la spesa pubblica il sostegno in sede CEE alle proposte avanzate per il riconoscimento delle nuove aree a declino industriale l'avvio di una revisione delle linee di politica industriale prevedendo anche un adeguato spazio di interventi per le Regioni la definizione dei processi di privatizzazione con procedure rapide che evitino lunghe fasi di incertezza sugli assetti istituzionali, operando in una logica in cui a fianco delle esigenze finanziarie siano valorizzate le strategie di politica industriale invita gli enti locali, per quanto di loro competenza e per quanto nelle loro possibilità, a porre in essere iniziative di politica territoriale idonee a favorire la localizzazione e la crescita delle imprese, nel rispetto dell'ambiente e della qualità della vita delle comunità locali raccomanda agli enti a partecipazione regionale operanti in campo economico di ricercare uno stretto collegamento operativo con l'attività della Giunta regionale auspica che in sede di revisione delle competenze regionali siano previste organiche attribuzioni in materia di industria e lavoro per le Regioni che consentano alle stesse di operare in modo corrispondente alle esigenze che emergano dalle comunità che esse governano".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 23 voti favorevoli, 19 contrari e 1 astensione.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame proposta di deliberazione n. 701: "Conto consuntivo del Consiglio regionale per l'anno 1992"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 701, di cui al punto 21) all'o.d.g.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 30 voti favorevoli, 3 contrari e 4 astensioni.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame proposta di deliberazione n. 643: "L.R. n. 16/92 'Diritto allo studio universitario' - Determinazione, per l'A.A. 1993/1994, dei criteri relativi all'erogazione di determinati servizi e provvidenze avendo riguardo al reddito e al merito" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 643, di cui al punto 22) dell'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Foco; ne ha facoltà.



FOCO Andrea

Eravamo rimasti d'accordo che in occasione della votazione di questa deliberazione ci sarebbe stata la discussione riguardo ad un'interrogazione da noi presentata. Pertanto chiederei di rinviarla.



PRESIDENTE

D'accordo. L'esame di questa proposta di deliberazione è pertanto rinviato alla prossima adunanza consiliare.


Argomento: Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 690: "Apposizione termine perentorio per la definizione delle pratiche relative ai bandi di concorso 'Buono Casa 1983' e 'Buono Casa 1985' approvati rispettivamente con DCR n. 418-6374 del 27/7/1983 e DCR n. 39-10896 del 14/11/1985"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 690, di cui al punto 23 all'o.d.g.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 26 voti favorevoli e 13 astensioni.


Argomento: Enti strumentali

Esame proposta di deliberazione n. 684: "Approvazione delle modifiche degli artt. 5 e 14 dello Statuto della Finpiemonte S.p.A."


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 684, di cui al punto 25) all'o.d.g.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 24 voti favorevoli e 15 astensioni.


Argomento: Rapporti Regione - Parlamento - Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame progetto di legge n. 307: "Proposta di legge del Consiglio regionale del Piemonte al Parlamento 'Avocazione allo Stato dei profitti illeciti della classe politica'" (richiesta di iscrizione ai sensi dell'art. 34 comma quarto, del Regolamento interno) - (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del progetto di legge n. 307, di cui al punto 26) all'o.d.g., che è stato iscritto ai sensi dell'art. 34, comma quarto del Regolamento interno.
La parola al proponente, Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, chiedo che questo argomento venga iscritto al primo punto dell'o.d.g. della prossima seduta consiliare.



PRESIDENTE

D'accordo.


Argomento: Navigazione (lacuale e fluviale)

Esame progetto di legge n. 369: "Determinazione sanzioni amministrative inerenti violazioni in materia di navigazione interna"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 14) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 369.
Relatore è il Consigliere Penasso, che ha facoltà di intervenire.



PENASSO Alfredo, relatore

Dò per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Illustre Presidente, egregi Consiglieri, come è noto le funzioni delle Regioni nel settore della navigazione interna, trasferite dallo Stato con i DPR n. 5/72 e DPR n. 616/77, concernono in pratica la totalità delle funzioni amministrative in materia. Ne deriva da ciò la facoltà di governare su tutto quanto attiene alla disciplina sulla navigazione interna, alla circolazione sulle acque interne, alla portualità lacuale ed interna.
Il presente disegno di legge si rende necessario al fine di rendere efficaci, attraverso la previsione di apposite sanzioni, le normative disciplinanti la navigazione sulle acque interne piemontesi.
L'articolato proposto ha lo scopo di adeguare le procedure sanzionatorie previste dalle normative nazionali vigenti in materia di navigazione interna, di cui al Codice della navigazione RD 30/3/1942, n.
327 e al Regolamento per la navigazione interna DPR 28/6/1949, n. 631, alle norme contenute nella legge statale 24/11/1981, n. 689, adeguando, al contempo, anche l'entità delle sanzioni alla gravità dei fatti commessi.
L'applicazione delle norme della legge n. 689/81, richiamate nel presente disegno di legge, garantisce il pieno perseguimento degli obiettivi in gioco, consentendo una efficace opera di vigilanza che si svolge più facilmente grazie a procedure più snelle che consentono il pieno rispetto delle norme di tutela previste dalle normative di settore.
Il presente dispositivo, infine, assumerebbe, secondo l'art. 9 della legge n. 689/81, valore di disposizione primaria locale rispetto all'ordinamento penale generale dello Stato.
La II Commissione ha esaminato, in sede referente, il disegno di legge nella seduta del 20/5/1993 licenziandolo a maggioranza e ne raccomanda ora l'approvazione da parte di questo Consiglio regionale".



PRESIDENTE

Non essendovi interventi di carattere generale, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 24 astensioni 11.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 24 astensioni 11.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 24 astensioni 11.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 24 astensioni 11.
L'art. 4 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri.
La legge è approvata.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame progetti di legge n. 298: "Abrogazione del quinto comma, art. 1 della L.R. 26/3/1990, n. 13" (richiesta di iscrizione ai sensi dell'art. 34, comma quarto, del Regolamento interno) e n. 216: "Abrogazione della XIII disposizione transitoria della Costituzione" (richiesta di iscrizione ai sensi dell'art. 34, comma quarto, del Regolamento interno) (rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Circa i punti 27) e 28) all'o.d.g. che prevedono rispettivamente l'esame dei progetti di legge n. 298 e n. 216 (iscritti ai sensi dell'art.
34, comma quarto, del Regolamento interno) ha la parola il proponente Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Chiedo al Consiglio regionale di rinviare alla Commissione competente queste due proposte di legge per l'esame che meritano, nella sede propria.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il rinvio in Commissione del progetto di legge n.
289.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il rinvio è approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Pongo ora in votazione il rinvio in Commissione del progetto di legge n. 216.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il rinvio è approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Innovazione tecnologica

Esame progetto di legge n. 374: "Modificazione tecnica all'art. 6 della L.R. 1/12/1986, n. 56 'Interventi regionali per la promozione e la diffusione delle innovazioni tecnologiche nel sistema delle imprese minori'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 374, di cui al punto 15) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Zacchera, che ha facoltà di intervenire.



ZACCHERA Marco, relatore

Dò per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "La modificazione proposta è meramente tecnica ed è volta a citare, più correttamente, la Commissione consiliare competente per materia, dato invariabile rispetto al riferimento numerico che è soggetto a costanti mutamenti in quanto connesso al numero ed alle competenze affidate alle Commissioni consiliari permanenti.
Si propone pertanto di modificare l'art. 6 della L.R. 1/12/1986 n. 56 relativo al coordinamento dell'informazione sull'innovazione chiarendo che la Commissione interessata è quella competente per le attività economiche e produttive".



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 34 astensioni 1.
L'art. 1 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 34 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere.
La legge è approvata.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti

Esame progetto di legge n. 299: "Norme relative alla coltivazione ed alla commercializzazione delle piante officinali peculiari della Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 299, di cui al punto 16) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Tapparo, che ha facoltà di intervenire.



TAPPARO Giancarlo, relatore

Dò per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Il provvedimento proposto si colloca in uno scenario legislativo nazionale antecedente al 1933, sono infatti del 1931 la legge che disciplina la coltivazione, raccolta, commercio delle piante officinali ed il relativo regolamento di applicazione, mentre con un Regio Decreto del 1932 venne approvato l'elenco delle piante officinali.
Il trasferimento alle Regioni a Statuto ordinario delle funzioni amministrative statali in materia di agricoltura e foreste avvenuto nel 1972 ad opera del decreto del Presidente della Repubblica pare pienamente legittimare un disegno di riordino, pur nell'assoluto rispetto dei dispositivi vigenti, in materia di coltivazione e commercializzazione delle piante officinali con particolare riguardo alla peculiarità del territorio della nostra regione.
Pare utile fare cenno al dibattito in atto su tale tema a livello parlamentare ove nel corso della precedente legislatura si è posto mano ad un tentativo di riordino delle norme sull'erboristeria e ha preso corpo in un testo unificato tra più proposte di legge ove è leggibile, come novità di sostanza, l'esigenza di qualificare ulteriormente il settore con la previsione di un corso per la qualifica di erborista da svolgersi in tre anni presso le facoltà universitarie di farmacia. Fatto che modificherebbe pesantemente una qualificazione oggi conseguita, secondo quanto previsto dalla legge del 1931, a seguito della frequenza di un corso di 30 giorni.
D'altra parte in un clima ove va maturando una nuova sensibilità ambientale che, di riflesso, pone grande attenzione per tutti quelli che possono essere genericamente definiti come prodotti naturali nel campo alimentare in quello della cosmesi ma anche di utilizzo terapeutico, è evidente il bisogno di introdurre elementi di chiarezza in un ambito estremamente importante per la salute del cittadino.
Chiarezza non disgiunta dall'interesse, per noi doveroso, di porre in luce la peculiarità della nostra Regione e di ricercare attività 'nuove' che valorizzino le potenzialità degli ambiti territoriali ove in modo più pesante si è registrato uno spopolamento negli scorsi anni.
L'art. 1 del progetto di legge precisa gli obiettivi posti individuandoli nell'incentivazione della coltivazione delle piante officinali peculiari della Regione Piemonte, nella promozione di aggiornamento costante in tema di coltivazione, raccolta, conservazione commercializzazione delle piante officinali, nella tutela del consumatore.
L'art. 2 chiarisce le finalità della legge: definire provvedimenti volti ad incentivare la coltivazione delle piante officinali, approvare corsi di formazione finalizzati all'attività di erborista e alla specializzazione degli imprenditori agricoli; definire ed organizzare programmi volti a tutelare e valorizzare prodotti di tipo erboristico promuovere una corretta commercializzazione di tali prodotti.
L'art. 3 specifica le modalità per attivare corsi di formazione professionale, ma anche di riqualificazione, concernenti la coltivazione raccolta, conservazione, commercializzazione delle piante officinali. In particolare, stabilito che i corsi dovranno essere programmati entro un anno dall'entrata in vigore della legge, si demanda alla Giunta regionale la facoltà di individuare, nell'ambito del dettato della legge, i soggetti interessati, i programmi didattici e, conseguentemente, la durata degli stessi corsi.
L'art. 4 istituisce un Comitato tecnico ristretto con il compito di svolgere attività di consulenza per la Giunta regionale.
L'art. 5 prevede il coinvolgimento dei Comuni e delle Comunità montane nella predisposizione di un programma per la tutela e la valorizzazione dei prodotti di tipo erboristico. Si tratta di un'attività, di contenuto tecnico specialistico, affidata alla Giunta e volta: ad individuare le essenze arboree che, in base alla peculiarità regionale, si intendono incentivare; a definire, anche territorialmente, le aree maggiormente interessate; ad utilizzare gli Enti parco regionali per svolgere attività di divulgazione attraverso la costituzione di orti botanici di piante officinali locali; ad indicare periodicamente i soggetti, stante la cadenza biennale del programma, cui indirizzare gli incentivi per la coltivazione la raccolta e la conservazione delle piante officinali.
L'art. 6 definisce gli strumenti utili per perseguire gli obiettivi posti: un'adeguata assistenza tecnica iniziale agli operatori che intendano dedicarsi alla coltivazione delle piante officinali e contributi in conto capitale a favore di imprenditori agricoli a titolo principale residenti in Comuni montani che dichiarino di intraprendere la coltivazione di piante officinali.
L'art. 7 contiene norme relative alla commercializzazione del prodotto è in particolare previsto che ciascun prodotto di origine piemontese venga adeguatamente certificato con apposita etichettatura che specifichi: la località di coltivazione dei prodotti originali, l'eventuale lavorazione la scadenza e la modalità di conservazione. Sono ovviamente previste forme di controllo affidate al Servizio repressione frodi ed agli agenti delle Amministrazioni provinciali competenti per territorio.
L'art. 8 infine stabilisce gli stanziamenti, le istituzioni e le modificazioni dei rispettivi capitoli del bilancio della Regione".



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 34 astensioni 1.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 34 astensioni 1.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 34 astensioni 1.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 34 astensioni 1.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 34 astensioni 1.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 34 astensioni 1.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 34 astensioni 1.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 34 astensioni 1.
L'art. 8 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
La legge è approvata.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame testo unificato progetti di legge n. 371 e n. 372: "Rendiconto generale per l'esercizio finanziario 1992" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 17) all'o.d.g. che prevede l'esame del testo unificato dei progetti di legge n. 371 e n. 372.
Ha chiesto la parola il Consigliere Buzio; ne ha facoltà.



PRESIDENTE

BUZIO



PRESIDENTE

L'intesa era che questo punto venisse rinviato perché preliminarmente deve essere approvato il rendiconto dell'ESAP.



PRESIDENTE

D'accordo; pertanto questo punto è rinviato ad altra seduta consiliare.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame progetto di legge n. 117: "Cessione degli alloggi siti in Tortona Via Matteotti n. 13, già di proprietà del disciolto Ente Nazionale Lavoratori Rimpatriati e Profughi"


PRESIDENTE

Passiamo quindi all'esame del progetto di legge n. 117, di cui al punto 18) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Penasso, che ha facoltà di intervenire.



PENASSO Alfredo, relatore

Dò per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Gentile Presidente, egregi Consiglieri, a seguito della soppressione dell'Ente Nazionale Lavoratori Rimpatriati e Profughi - disposta dall'art.
1 bis del DL 18/8/1978, n. 481, convertito con modificazioni nella legge 21/10/1978, n. 641 - è stato trasferito in proprietà alla Regione Piemonte con DPR 18/4/1979, l'immobile sito in Tortona (AL), Via Matteotti n. 13 costituito da ventotto alloggi assegnati con contratto di locazione semplice, affinché fosse amministrato secondo i principi dettati per la gestione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica e i proventi netti fossero versati al fondo comune di cui all'art. 8 della legge 16/5/1970, n.
281 e successive modificazioni.
Alcuni inquilini, avvalendosi del disposto dell'art. 35, primo comma della legge 26/12/1981, n. 763 (Normativa organica per i profughi), hanno chiesto, nei modi e nei tempi fissati dalla legge stessa, il riscatto dell'alloggio oppure la trasformazione del contratto di locazione semplice a locazione con patto di futura vendita.
Al fine di consentire a tutti gli inquilini dell'immobile in Tortona di addivenire all'acquisto dell'alloggio locato, si intende riconoscere loro la facoltà di presentare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, apposite istanze, stabilendo che quelle eventualmente inoltrate in precedenza devono essere confermate, pena la decadenza da ogni diritto.
Si ritiene opportuno autorizzare l'Agenzia territoriale per la Casa di Alessandria, che già gestisce il fabbricato dell'ex Ente Nazionale Lavoratori Rimpatriati e Profughi in forza della convenzione rep, n. 83 dell'1/8/1990, a provvedere in nome e per conto della Regione a tutte le formalità prescritte per portare a termine la cessione in proprietà di tali alloggi sia con la trasformazione del contratto da locazione semplice a locazione con patto di futura vendita, sia con il riscatto.
All'uopo è stato predisposto il disegno di legge oggi in discussione composto di sei articoli.
L'art. 1 consente ai profughi che, alla data di entrata in vigore della presente legge, siano titolari di contratti di locazione di alloggi dell'immobile in Tortona, di chiedere, entro sei mesi, il riscatto in proprietà dell'alloggio o la trasformazione della locazione semplice in contratto con patto di futura vendita; prevede altresì l'obbligo di conferma, entro il medesimo termine, delle domande eventualmente inoltrate in precedenza pena la decadenza da ogni diritto all'acquisizione dell'alloggio.
L'art. 2 attribuisce all'Agenzia Territoriale per la Casa di Alessandria l'incarico di compiere tutti gli atti necessari alla cessione degli alloggi e alla trasformazione della locazione semplice in contratto con patto di futura vendita previa verifica della sussistenza delle condizioni di cui all'art. 35 della legge 26/12/1981, n. 763, in capo agli inquilini che intendono esercitare la facoltà loro riconosciuta.
E' prevista l'equiparazione dei familiari subentrati nel contratto all'originario titolare ai soggetti che hanno diritto di avvalersi della facoltà della presente legge. Il nucleo familiare è inteso a norma della L.R. 1/12/1984, n. 64.
L'art. 3 disciplina la determinazione del prezzo di cessione degli alloggi, dato dal valore venale riferito al momento di entrata in vigore della presente legge, da calcolarsi dall'Ufficio tecnico erariale tenuto conto dello stato di conservazione dell'ubicazione dell'immobile.
In tale articolo è prevista la possibilità di concordare il pagamento rateale del prezzo di cessione; in tale caso, poiché il trasferimento della proprietà ha luogo all'atto della stipulazione del contratto, l'ATC iscriverà ipoteca sull'alloggio ceduto a garanzia del pagamento delle rate del corrispettivo di vendita e, al termine del pagamento, rilascerà finale quietanza, assentendo alla cancellazione di tale ipoteca.
L'art. 4 dispone che per le locazioni con patto di futura vendita vanno osservate le norme contenute nell'art. 35 del Testo Unico delle leggi sull'edilizia popolare ed economica approvato con RD 28/4/1938, n. 1165 che stabiliscono per tali alloggi un prezzo corrente, da pagarsi, per una quarta parte all'atto del compromesso e, per il rimanente, in venticinque rate annuali comprensive della quota di ammortamento e dell'interesse legale e rimandano la stipula del contratto di compravendita all'avvenuto pagamento dell'ultima rata del prezzo.
L'art. 5 individua le limitazioni dell'assegnatario - proprietario sulla disponibilità dell'alloggio consistenti nel divieto di alienare l'alloggio e di costituire su di esso diritti reali di godimento per un periodo di tempo di anni dieci dalla data di stipulazione del contratto e comunque fino a quando non ne sia stato pagato l'intero prezzo. Qualora ricorrano tali condizioni, l'assegnatario che intende alienare l'alloggio deve darne comunicazione all'ATC, la quale può esercitare, entro 60 giorni dalla data della comunicazione, il diritto di prelazione all'acquisto per un prezzo pari a quello di cessione rivalutato sulla base della variazione accertata dall'ISTAT dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati.
Le pattuizioni stipulate in violazione delle suddette disposizioni sono nulle e chiunque vi abbia interesse può far valere tale nullità.
L'art. 6 prevede che le somme ricavate dal compimento degli atti previsti dalla presente legge sono riscosse dall'ATC di Alessandria per essere destinate all'esecuzione di opere di manutenzione straordinaria e di risanamento del patrimonio di abitazioni delle ATC o dello Stato e al finanziamento dei programmi di edilizia residenziale pubblica, per l'incremento del patrimonio di proprietà delle ATC destinato alla sola locazione. L'utilizzazione di tali fondi per le finalità di cui sopra è autorizzata, su proposta della Regione, con decreto del Ministero per i Lavori Pubblici, sentito il Comitato per l'edilizia residenziale.
La II Commissione ha esaminato in sede referente il disegno di legge e lo ha licenziato a maggioranza nella seduta del 27/5/1993. Ne raccomanda ora l'approvazione da parte di quest'aula".



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 20 astensioni 9.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 20 astensioni 9.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 20 astensioni 9.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 20 astensioni 9.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 20 astensioni 9.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 20 astensioni 9.
L'art. 6 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 31 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri.
La legge è approvata.


Argomento: Informazione

Problematiche attinenti la sede RAI di Torino e documenti connessi


PRESIDENTE

Passiamo al punto 11) all'o.d.g. riguardante le problematiche attinenti la sede RAI di Torino e documenti connessi.
La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho presentato questo ordine del giorno prima che il Parlamento si pronunciasse con un voto, in ordine alla politica di decentramento della struttura della RAI per la quale qualche forza politica e qualche componente del Parlamento, che poi ha trovato un consenso in una maggioranza del Senato per un'ipotesi di decentramento di una rete della RAI, individuava nella sede di Milano la sede idonea per attuare tale decentramento.
Rispetto a questa situazione ho ritenuto di chiedere alla Regione Piemonte un pronunciamento molto forte, perché non possiamo non rilevare come la politica del Governo e della RAI, in particolare rispetto alla nostra città e alla nostra Regione, sia una politica penalizzante vergognosamente penalizzante, negata nelle parole - sia in quest'aula che negli incontri che abbiamo avuto con la dirigenza della RAI e con la Presidenza dell'IRI con affermazioni sempre di grande disponibilità rispetto alla sede di Torino e con comportamenti continuamente lesivi del ruolo della RAI e delle sue aziende partecipate. Infatti mi riferisco non solo alla RAI in quanto tale, ma alle sue aziende partecipate, quali sono la SIPRA e l'ERI. E' una politica che tende a svuotare la città di Torino delle sue funzioni rispetto alla RAI.
Una volta avevo denunciato che il palazzo di via Cernaia era ormai vuoto, sollevando l'ira di alcuni dipendenti che dicevano "noi ci siamo".
Confermo che si tratta di un palazzo vuoto, al di là delle persone che ci stanno dentro, perché è vuoto di funzioni. Alla sede di Torino viene tolta ogni funzione dirigenziale rispetto alle prospettive della RAI e credo che questo non possa essere accettato supinamente e passivamente.
La Regione non ha mai risposto in modo adeguato a questa problematica.
Io sono stato polemico rispetto alle scelte che si erano fatte sul Coro della RAI, perché fare tutta la grande battaglia sul Coro della RAI, che era un aspetto molto marginale del problema RAI, facendo intervenire o facendo finta di fare intervenire Sottosegretari, Presidenti di Commissione o che...



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Come, facendo finta di niente?



FERRARA Franco

Sollecitando interventi puramente formali da parte di qualcuno, che però non hanno avuto nessun contenuto preciso.
Non si può considerare il Coro della RAI un fatto a sé stante; il Coro della RAI in sé non è elemento qualificante della sede RAI di Torino. Il Coro della RAI doveva e deve essere difeso in quanto deve essere difesa la sede RAI di Torino; è uno dei punti che caratterizzano la sede di Torino ma non può essere questo l'unico argomento su cui fare la battaglia.
Per tutta una serie di motivi, non soltanto nostalgici e non soltanto riferiti a quella che è stata in passato la storia della RAI a Torino, che pur c'è, e per le difficoltà che la nostra città e la nostra Regione stanno attraversando (in parte per una situazione oggettiva economica che non riguarda solo la nostra Regione, è una crisi complessiva che riguarda il sistema delle imprese che erano forti nella nostra Regione, ma anche per scelte governative che vedevano la nostra Regione penalizzata rispetto a scelte produttive a favore del Mezzogiorno d'Italia) credo che queste battaglie possano avere anche un senso e un significato in un quadro complessivo. Ma nel momento in cui esistono delle opportunità per creare una diversificazione vera e reale nella nostra Regione, nel momento in cui è possibile creare una situazione capace di creare un indotto forte e qualificato, credo che la Regione Piemonte non possa limitarsi soltanto a fare una dichiarazione di dissenso, rivendicando un qualcosa che poi non ha un seguito e non dà risultati oggettivi.
Mi rendo conto che Milano ha una forza politica più forte di quella che ha Torino; mi rendo conto che la forza politica emergente, che è la Lega ha una valenza ed una caratterizzazione essenzialmente lombarda e quindi tende a privilegiare la Lombardia rispetto al Piemonte, però in questa situazione ritengo necessario che la nostra Regione assuma tutte quelle iniziative di carattere forte, anche clamoroso se è necessario, perché se la scelta di decentramento verso la quale sta andando la RAI è vera, questa scelta non penalizzi ancora una volta la nostra Regione, ma le dia - e non è un fatto di campanilismo di comodo e basta - quel ruolo che le spetta non soltanto per tradizione, ma per la sua attuale situazione economica, e venga premiata dalle scelte del Governo.
Credo che su questa proposta e su questa iniziativa, sulla quale mi riservo poi di entrare più nel merito se il dibattito si amplierà, il Consiglio regionale debba porsi alla testa di un movimento forte autorevole, capace di costringere o comunque di mettere il Parlamento di fronte ad un'oggettiva, vera necessità della nostra Regione di vedersi compresa in questo processo di risistemazione. Solo un'azione forte ed autorevole e senza più paure e timori rispetto alle iniziative che si stanno prendendo può ridare alla sede RAI di Torino e - se permettete complessivamente alla nostra Regione l'opportunità grande che questa scelta dovrebbe comportare.
Il dibattito di oggi deve essere ampio e deve vedere lo stesso impegno che ha visto questo Consiglio regionale su altri argomenti, con presenze massicce e fisicamente evidenti rispetto al Governo e al Parlamento affinché la scelta che si sta prendendo, se la si sta prendendo, non sia ancora una volta penalizzante per la nostra Regione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

Informo i Consiglieri che volessero prendere visione degli ordini del giorno che i documenti sono presso il tavolo della Presidenza.
Ha chiesto la parola per un chiarimento il Presidente della Giunta; ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Chiederei alla Presidenza di distribuire il comunicato stampa del Presidente della Giunta, perché forse non tutti i Consiglieri ne hanno preso visione. Chiezzi e Maggiorotti probabilmente sì, perché l'hanno citato nel loro ordine del giorno; Ferrara forse no, perché non l'ha citato.



PRESIDENTE

D'accordo; si proceda alla distribuzione del comunicato stampa del Presidente della Giunta regionale.
Ha ora la parola il Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Devo dare atto al Presidente Brizio di essere intervenuto con grande tempestività quando, 10-15 giorni fa, erano state fatte delle dichiarazioni dalle quali emergeva un irrobustimento della presenza RAI a Milano ed altre scelte analoghe. E' tempestivamente intervenuto, al di là del contenuto della sua protesta-proposta sulla quale si può aprire una riflessione.
Do anche atto al Presidente Brizio di non aver mai dato al problema RAI un approccio particolaristico, municipalistico, ma di averlo visto sempre in una dimensione molto generale ed ampia, anche rispettosa - se vogliamo delle esigenze di decentramento del servizio pubblico che si possono determinare in molte realtà del nostro Paese. La cosa preoccupante che emerge anche da affermazioni venute nel dibattito che c'è stato in occasione delle elezioni per il Sindaco di Torino e per il rinnovo del Consiglio comunale è che si è enfatizzato molto, rispetto alla presenza RAI a Torino, la realtà del Centro Ricerche e di alcune trasmissioni scientifiche ed ambientali, lasciando in secondo piano altri aspetti.
Un aspetto centrale, con forti effetti indotti anche sul sistema economico piemontese, è quello degli uffici direzionali della RAI ancora presenti a Torino, che hanno rappresentato e rappresentano ancora oggi seppure in modo sempre più ridotto, un aspetto molto importante, non solo occupazionale, ma per tutti gli elementi legati alla centralizzazione della gestione degli abbonamenti, Centro elaborazione dati, Centro approvvigionamento e via dicendo. Tutto ciò ha forti riflessi indotti sul sistema economico e sul sistema del terziario a Torino.
E' chiaro che la difesa per il Coro della RAI non è una difesa isolata che considera questo aspetto come un fatto un po' particolare; lo considera come un indicatore di un processo, al di là del valore culturale. Per questo motivo io credo che la resistenza sullo smantellamento di quel punto sia stata giusta, importante e meritoria da parte del Consiglio regionale.
Voglio anche sottolineare che essere in qualche modo soddisfatti, come hanno manifestato recentemente alcuni settori culturali e politici della comunità piemontese e torinese, di quello che è il pacchetto trasmissioni che viene gestito dal Centro di produzione RAI di Torino mi sembra - voglio essere rispettoso delle posizioni di tutti - una visione di corto respiro non una posizione strategica sul futuro del Centro di produzione di Via Verdi. Il telegiornale scientifico e la trasmissione sui problemi ambientali sono programmi che mobilitano relativamente pochi elementi risorse e competenze nel Centro di produzione. Occorre che la RAI riconosca aspetti diversi e che si arrivi anche ad una produzione decentrata massiccia, dei telegiornali. Qui voglio sottolineare che i cittadini di larga parte del Novarese e dell'Alessandrino, malgrado le proteste, da anni non vedono le trasmissioni e il telegiornale del Piemonte. Questo è un segno di non rispetto. Mi rivolgo a Vaglio per dirgli che non so se adesso c'è una prevalenza leghista lombarda che tende a dire che l'Alessandrino e il Novarese sono già aree di influenza lombarda. Spero francamente che anche su questo aspetto, che apparentemente non ha un rilievo pesantissimo sulla dislocazione RAI in Piemonte, il governo regionale faccia sentire la sua voce. Non ci sono limitazioni tecniche in assoluto o costi enormi per risolvere questo problema, ma è un assurdo che quasi un milione di cittadini del Piemonte non possa questa sera all'ora dei telegiornali del servizio pubblico poter conoscere le notizie della sua Regione.
Questo è uno degli elementi che dà il segno della mentalità, del modo con cui si sono considerate le province marginali dell'impero e noi dobbiamo riuscire a recuperare questi aspetti, quindi la presenza RAI non può essere quella illustrata da qualcuno in campagna elettorale che ha detto: "Abbiamo il Centro ricerche e qualche bella trasmissione". Dobbiamo pensare che il Centro direzionale è ancora un elemento strategico; bisogna aumentare lo spessore delle trasmissioni mettendo in moto le redazioni e i Centri di produzione in modo stabile; infine, bisogna risolvere anche l'aspetto apparentemente più marginale di riuscire a parlare a tutti gli abitanti del Piemonte con le trasmissioni che il servizio pubblico fa per quanto riguarda soprattutto l'aspetto dei notiziari.
Concludo dicendo che la battaglia che stiamo facendo sul Coro RAI non è una cosa di retroguardia minimale, ma è una componente essenziale del modo in cui il Consiglio regionale si è atteggiato nei confronti della RAI affinché non venga via via espropriato.
Voglio chiudere raccontando un piccolo aneddoto. A Torino c'era un indirizzo che era conosciuto da tutti gli italiani: Via Arsenale 21, un palazzo stupendo dove la RAI ha avuto il suo centro direzionale, il suo sistema nervoso per molti decenni. Ebbene, io credo che un palazzo del genere poteva rappresentare quella presenza storica, museale di che cos'è la RAI, ma è stato venduto alcuni anni fa al Credito Italiano che lo sta ristrutturando per fare un palazzo di servizi finanziari. Questo è proprio il segno di una pochezza culturale, di una dimenticanza alla quale è stata sottoposta la nostra città. Batterci per il Coro della RAI vuol dire anche dare un segnale di controtendenza a quei miopi dirigenti, a quei miopi funzionari, a quei miopi preposti dal Parlamento alla guida della RAI nei decenni passati. Quindi, mi sembra una scelta anch'essa importante.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Do volentieri atto al Consigliere Ferrara che è stato il primo a presentare una proposta di ordine del giorno su questo argomento per il Consiglio, dopo le dichiarazioni che avevano rilasciato il Presidente Brizio e la Presidente Spagnuolo più o meno nelle stesse ore su questo tema. Dò volentieri atto a Ferrara di avere stimolato il Consiglio a discutere questo argomento.
Devo dire però che fra i due ordini del giorno che sono alla nostra attenzione, quello di Ferrara da una parte e quello presentato da Chiezzi e Maggiorotti dall'altra, è preferibile, a mio giudizio, quello di Chiezzi e Maggiorotti perché mi sembra la posizione più meditata (forse perché è arrivata seconda), è una posizione anche più equilibrata e più sensata nel merito. Non è un giudizio, non vuole essere in alcun modo una stroncatura.
Cosa non mi sembra molto valido nell'ordine del giorno che ha presentato il collega Ferrara? A me pare che non regga molto, anche se ha una sua rilevanza, un raccordo così stretto come è presente qui con la drammaticità della situazione economica piemontese, perché comunque parliamo di interventi fattibili per la RAI di Torino che non sono raffrontabili come dimensioni quantitative, perlomeno, ai problemi di occupazione e di crisi che abbiamo nella nostra Regione. In secondo luogo - se mi permetti Ferrara - dovendo polemizzare indirettamente con la Lega lombarda tu hai usato ad un certo punto una frase che sembra tratta di sana pianta da volantini della Lega lombarda, dove lamenti "i prezzi pagati in passato al fine di concorrere allo sviluppo delle zone depresse del Mezzogiorno".
Sinceramente non ho capito cosa c'entri questa frase in un discorso di questo tipo.
Detto questo, per annunciare in qualche modo il voto che sarà favorevole al documento Chiezzi e Maggiorotti e di astensione sul documento proposto da Ferrara, vorrei sollecitare soprattutto al Presidente della Giunta un orientamento, una linea da seguire in questi giorni. Noi abbiamo a che fare, di qui a pochi giorni, con la nuova direzione della RAI. Se ho colto bene, è stato nominato oggi il nuovo Consiglio di amministrazione, di qui a pochi giorni avremo il nuovo assetto complessivo di direzione della RAI. Esiste da anni una vertenza Torino, una vertenza Piemonte per quel che concerne la RAI, già citata da alcuni colleghi, che non riguarda soltanto un singolo aspetto, ma l'insieme della presenza RAI a Torino; non ripeto le cose che ha detto or ora Tapparo. Quindi mi sembra senz'altro importante ed utile, come sollecita appunto il documento presentato da Chiezzi, che nei prossimi giorni ci sia una richiesta di incontro da parte della Regione Piemonte con la nuova direzione e il nuovo Consiglio di amministrazione della RAI.
In secondo luogo, credo che vada ripreso un discorso che era già stato accennato negli anni scorsi, ma che non aveva poi trovato uno sbocco perlomeno non aveva ancora trovato uno sbocco completo, significativamente completo, cioè quello di un decentramento per comparti funzionali della RAI a livello locale. Cosa intendo con decentramento per comparti funzionali? Non il vecchio decentramento fatto dalla RAI all'inizio degli anni '70 quando tutto veniva in qualche modo duplicato realtà per realtà, con aumenti di costi anche molto grossi; ma un decentramento, in alcune realtà predisposte con una certa vocazione, di parti di attività nazionali della RAI.
Da questo punto di vista, la questione che è stata posta per Milano è una questione che ha un suo fondamento, è indubbio, perché non l'ha nemmeno inventata la Lega, ma è nata nella realtà milanese anni fa, prima della Lega, cioè che il sistema delle reti televisive nazionali sia articolato a livello di singole realtà. E' da anni che si parla di un'ipotesi di presenza di una rete televisiva nazionale della RAI con base a Milano e negli stessi anni è nata un'idea, in qualche modo analoga per la radiofonia, con l'ipotesi che Torino fosse sede di un decentramento organico di una delle reti radiofoniche della RAI. Così come noi abbiamo rivendicato e in parte abbiamo ottenuto qualche passo avanti con lo stabilire a Torino il nucleo fondamentale del TG scientifico, che è una forma di decentramento funzionale di un comparto della programmazione RAI così come è stato decentrato a Torino, anche se in modo del tutto insufficiente, il Dipartimento Scuola Educazione, che ancora è troppo poco presente nella realtà produttiva del Centro di produzione RAI di Torino.
Credo che riprendere la vecchia questione del decentramento complessivo, organico, a Torino di una rete radio della RAI sia una questione che ha una sua validità. Non è un inseguire la Lega, perché sono questioni sorte prima che venisse portata avanti quella di Milano con una certa efficacia propagandistica ed anche un certo voto parlamentare, anche se in condizioni un po' particolari, su quel punto. Anche da questo punto di vista mi pare che, quando nel documento Chiezzi si parla di richiedere la collocazione a Torino di una consistente area ideativa e produttiva certa e permanente, si rientra un po' in questo filone.
Non pretendo che nel nostro ordine del giorno si indichi già in dettaglio quello che ho cercato di richiamare, cioè l'idea di una rete della radiofonia RAI decentrata a Torino, l'idea del completamento della presenza a Torino del Dipartimento Scuola Educazione ed altre questione di questo tipo, però credo che dobbiamo muoverci in questo senso. Credo che da questo punto di vista, possa uscire dal Consiglio un mandato alla Giunta regionale, alla Presidenza del Consiglio regionale, se occorrerà un contatto anche di questa natura con i nuovi organismi della RAI, non per inseguire in modo emotivo e quasi geloso e preoccupato quello che ha fatto la Lega per Milano, ma per portare avanti con maggiore determinazione, se possibile, quello che è un nostro vecchio discorso, in particolare del Consiglio regionale del Piemonte. Sono anni che facciamo questi discorsi in Consiglio regionale e io credo che non siano affatto in contraddizione anzi al contrario - con un'ipotesi di ristrutturazione della RAI che voglia anche dire un dimagramento della RAI dal punto di vista delle spese superflue e delle strutture elefantiache. Un decentramento per comparti funzionali, cercando di allocare momenti fondamentali della programmazione RAI là dove esistono vocazioni storicamente fondate, come il caso di Torino in alcuni campi, è un decentramento che può essere fatto anche risparmiando rispetto all'impianto complessivo della RAI.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Per quanto riguarda gli ordini del giorno presentati tralascio, perch non ho materiale per poter discutere, l'ordine del giorno di Ferrara.
Soffermandomi maggiormente su quello presentato da Chiezzi e Maggiorotti lo sottoscrivo in pieno anche perché al di là di notizie che possono essere state amplificate dalla stampa in modo non sempre corretto, ho sottomano l'ordine del giorno approvato dal Senato, da cui rilevo ben altre cose da quelle sottolineate negli interventi che mi hanno preceduto. Rilevo una forte intenzione di ristrutturare la RAI su base territoriale, sulle sedi di Milano e Napoli; rilevo l'intenzione di trasformare i due terminali di Napoli e di Milano in strutture di programmazione specializzate in generi rilevo ancora la promozione dello sviluppo del Centro di ricerche di Torino e su questo sono molto d'accordo.
Credo che la RAI abbia bisogno, e dobbiamo avere il coraggio di dirlo di essere profondamente ristrutturata e rivista. Il vecchio carrozzone lottizzato deve essere modernizzato e per fare questo bisognerà mandare purtroppo, a casa tutta una serie di infrastrutture operative che sono state aggregate al corpo produttivo sano dell'azienda solo per accontentare questa piuttosto che quella corrente, questo piuttosto che quel partito.
E' necessario, se si vuole che la struttura radiotelevisiva nazionale possa sopravvivere alla concorrenza, renderla più moderna. E' necessario non nascondere la testa sotto la sabbia ed ammettere che le potenzialità professionali proprie della RAI sono state spesso e volentieri annullate dimenticate, sottoutilizzate a favore di "consulenze" estremamente onerose date a professionisti di dubbia capacità.
In questa necessità, in questa nuova mentalità di riordino e di ristrutturazione noi ci ritroviamo perfettamente. In questa nuova riorganizzazione territoriale dell'ente pubblico noi ci riconosciamo. Non credo che esista la necessità di concentrare il concentrabile a Milano anche perché le potenzialità di Torino sono del tutto specifiche e del tutto tipiche. Il Centro di ricerche di Torino, checché ne possa dire Tapparo, aveva potenzialità estremamente interessanti: il fatto è che queste potenzialità, non essendo finanziate, non essendo state spinte e stimolate per anni hanno dato luogo ad una progressiva fuga di cervelli dall'ente che sarà estremamente difficile tamponare, se non cambiando registro. Non dimentichiamo che il Centro di produzione RAI di Torino è il più grosso d'Italia: ha la potenzialità di ospitare degli spettacoli di grande rilievo, ma sono anni ormai che in questo centro non si fanno che piccole cose, riducendo il tutto in un angolino per evitare rimbombi.
Non si deve cadere nel qualunquismo della richiesta sterile di riconsiderare che Torino è una grande capitale, che quindi ha una sua storia: queste sono tutte cose che ci possiamo dire fino alla nausea, ma non creano nessun posto di lavoro! Dobbiamo puntare con meno facondia e con più praticità sul rilancio di quelle strutture che rendono l'ente radiotelevisivo in Torino estremamente propositivo e capace di concorrenzialità nei confronti delle reti private che, non dimentichiamo, sono il grande avversario in questo momento della RAI.
Per questo motivo mi sento di sottoscrivere l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Chiezzi. Ben vengano le sollecitazioni da parte di qualunque forza politica, le battute sono consentite a tutti. Il richiamo del Consigliere Tapparo sul fatto che più della metà del Piemonte (lui si riferiva all'Alessandrino, io mi riferisco alla Valle Pellice) non riceve il TG3 del Piemonte, ma il TG3 della Lombardia, credo avvenga non per causa nostra perché queste sono cose antecedenti alla presenza della Lega in questo Consiglio e in Parlamento.
Sono inadempienze che fino a quando la Lombardia non è diventata un faro per una certa forza politica non davano fastidio a nessuno, adesso probabilmente ci sono dei ripensamenti. Noi riteniamo che i piemontesi abbiano tutto il diritto di ricevere le trasmissioni della loro rete regionale. Pertanto invito il Presidente della Giunta a farsi portavoce di quanto espresso nell'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti che i colleghi del PDS e noi della Lega sottoscriviamo appieno.
Proprio puntando sulle strutture più concorrenziali e non cercando di rivitalizzare il corpo morto di un pachiderma che ormai non ha più ragione di essere da un punto di vista commerciale, riusciremo a rivitalizzare la RAI di Torino e a dare quell'impulso alla produttività ed all'occupazione che la nostra Regione sente come bisogno primario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Gentile Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, ricordiamo tutti che il governo regionale e il Consiglio tutto in questi ultimi anni ha sviluppato un'azione rivendicativa nei confronti della RAI. Si è richiesto di cambiare la politica verso la nostra Regione, cessando il depotenziamento delle attività RAI in Torino e procedendo in direzione di una qualificazione delle forze professionali esistenti e delle strutture.
Ci ricordiamo tutti che il divario tra l'impegno profuso da questo Consiglio e dalla Giunta, che non è esente da critiche, e i risultati che si sono ottenuti è stato grande. E' stato grande perché le promesse che in questa sede i vertici della RAI e addirittura l'ing. Nobili, come rappresentante dell'IRI, avevano assunto in Torino non sono state rispettate. Ora la situazione è cambiata. Intanto perché in Italia siamo di fronte ad un rivolgimento di tutte le sovrastrutture politiche e anche delle strutture dell'informazione. Siamo quindi in condizione, a mio avviso, di cercare di ricominciare tutto, non forti di una delusione avuta per le mancate promesse, ma forti della consapevolezza che la situazione in cui lavoriamo è del tutto diversa rispetto al passato. E' del tutto diversa perché la RAI è stata investita anch'essa da un'azione di profondo rinnovamento. E' stato nominato un nuovo Consiglio di amministrazione.
Penso che tutti si attendano che nella RAI, tra le cose che desideriamo succedano, ci sia quella di considerare esaurite quelle "regole topografiche" che hanno pervaso la struttura della RAI, le loro funzioni e le stesse carriere all'interno di questa struttura. Regole topografiche che determinavano e vincolavano comportamenti, carriere e programmi alla collocazione topografica di troppi. Penso che questa sia una speranza che tutti abbiamo.
In ogni caso rimane il fatto che oggi la RAI ha un nuovo Consiglio di amministrazione, nominato direttamente dai due vertici del Parlamento.
Iniziamo immediatamente verso questo Consiglio di amministrazione un nuovo lavoro in prosecuzione di quanto abbiamo fatto con i passati vertici che si sono dimostrati per certi versi largamente inaffidabili. Dobbiamo evidenziare che il rafforzamento della struttura dell'informazione RAI a Torino e in Piemonte non è una richiesta avulsa dalla necessità di caratterizzare il nuovo sviluppo di questa Regione. Sostengo, forse più di altri, che il nostro sviluppo può avvenire in settori legati ai servizi e l'informazione è uno di questi. Teniamo presente che per la RAI le strutture ci sono già tutte, anzi dicono che ce ne sono fin troppe, perch il grattacielo di Via Cernaia è mezzo vuoto ed il Centro di produzione è già grande rispetto all'utilizzo attuale.
Pertanto la RAI è uno di quegli elementi sui quali tutti insieme, al di là di altre differenziazioni, dobbiamo individuare un momento di unità e speranza per la nostra Regione per lo sviluppo economico, l'occupazione, lo sviluppo delle idee e delle attività culturali, fattori che sappiamo quanto siano importanti per attrarre investimenti.
Ringrazio i colleghi che hanno detto di condividere questo ordine del giorno e su questo - sempre che non si sciolga il Consiglio, la cosa migliore da fare - dedichiamoci in modo attivo.
Inoltre, Presidente Brizio e Presidente Spagnuolo, tornerei sulla vicenda del Coro RAI. Innanzitutto non bisogna abbandonare l'idea e la volontà di sostenere la formazione di un Coro nazionale RAI a Torino di alto rango. Quindi, nell'incontro che l'ordine del giorno richiede con il Parlamento e i vertici RAI, uniamo alla forza della nostra richiesta il fatto che permetteremo al Coro di vivere con i 2 miliardi e mezzo stanziati dalla Regione e dalla RAI.
Riproponiamo la questione al Consiglio di amministrazione; teniamo conto che per un anno almeno riusciremo sicuramente a mantenere il Coro e che quindi non mettiamo fretta alla RAI, alla quale diamo un anno di tempo per ragionare e per decidere se lo sforzo fatto a Torino, che dispone di un Auditorium, non possa produrre qualcosa di più.
Termino ringraziando ancora i colleghi dell'accordo che hanno espresso al mio ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Signor Presidente, ho letto il telegramma inviato: temo che non abbia risposto alcuno se non, forse, il direttore della sede RAI per il Piemonte.



PRESIDENTE

Sì, ma si era ancora in una fase di transizione.



ZACCHERA Marco

Sì, però in definitiva, al di là delle buone volontà di ciascuno - e personalmente condivido sia l'iniziativa del Presidente sia l'ordine del giorno dei colleghi - rischiamo di non avere controparte. Questa è la nostra grande debolezza: possiamo urlare quanto crediamo ma, alla fine pochi ci stanno ad ascoltare.
Inoltre, al momento, la gestione della RAI è assai difficile: la gestione scellerata di questo ente da parte dei partiti, che ne hanno fatto una riservata serie di riserve di caccia, è arrivata ad un tale punto di insostenibilità da dover andare ad una specie di riforma: vedremo in cosa consisterà e, dal punto di vista finanziario, a che razza di razionalità si andrà. La situazione assurda della RAI è data dai suoi conti: pesanti debiti e pesanti costi di produzione e di gestione, a mio modo di vedere divisi in due livelli. Un settore di gente che lavora (a livello dell'informazione, per esempio, a Torino con poca gente che deve correre un po' dappertutto) ed una pletora immensa di cosiddetti funzionari che non si capisce bene cosa facciano e che, come gli strati geologici, sono messi lì e tali rimangono a seconda delle dirigenze che si sono succedute.
Ma questa è polemica, ritorno al concreto.
Secondo me è giusto che a questo punto il Consiglio regionale si impegni fortemente - gli ordini del giorno sono entrambi condivisibili - a portare a Torino qualcosa di qualificante. Le strutture ci sono; dobbiamo però stare attenti perché in questo momento, se fossi il Direttore generale della RAI o uno dei dirigenti, per prima cosa procederei alla chiusura di gran parte dei rami secchi. Stiamo attenti a che Torino non diventi uno dei rami secchi della RAI.
Non dobbiamo soltanto giocare frasi non del tutto felici tipo quella del Presidente, a metà del suo telegramma, laddove dice che la nostra è una Regione che ha una motivazione storica, una Regione forse periferica rispetto al Paese, ma pienamente centrale nei confronti dell'Europa.
Presidente, queste sono belle frasi, ma non significano nulla. Cominciamo a contestare alla RAI una serie di fatti: 1) esistenza in termini di miliardi di strutture 2) esistenza in termini di immobili 3) centinaia di dipendenti (1.200, pare a Torino e tra l'altro avrei avuto piacere di avere delle risposte da questo punto di vista).
Abbiamo però delle capacità potenziali, Coro ed Orchestra: giochiamo queste carte. Nonostante il necessario dimagrimento proponiamo alcune cose da tenere bene in vista: una è che a Torino, e non soltanto per ragioni storiche, c'è già tutto quel che si potrebbe utilizzare. Certo, non abbiamo sponsor; pare che su Milano la Lega abbia pesato molto per portare a casa una rete RAI; a Torino non l'abbiamo - noto che i nostri leghisti ad una certa ora abbandonano il campo: si vede che è finito l'orario, per oggi - l'unico sponsor è il nostro Consiglio regionale, e ciascuno di noi per quanto può fare di competenza. E' un'occasione in cui il Consiglio regionale deve essere unito e forte, e fare anche un po' di rumore.
Cominciamo a prendere posizioni più drastiche, forse è ora di farlo. Non saranno gli ordini del giorno, che pure vanno approvati, quelli che peseranno sulle scelte RAI.
Al collega Ferrara chiedo, visto che uno dei due garanti della RAI diventa anche il Presidente del Senato, appartenente al suo partito, di intervenire direttamente sul Presidente del Senato affinché queste cose, in qualche maniera, vadano avanti. E' un esempio: ciascuno di noi può farsene portatore.
Ciò detto, diamo la nostra piena adesione ad entrambi gli ordini del giorno; ci auguriamo che a breve termine ci sia anche qualcosa di più concreto. Se bisogna assumere posizioni anche di forte rottura, noi ci stiamo: sembra di essere nella giungla, chi urla più forte si fa sentire: è ora che cominciamo ad urlare anche più degli altri!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, ringrazio i colleghi Chiezzi Maggiorotti e Ferrara per i documenti presentati, che ci consentono questa riflessione. Inoltre, esprimo apprezzamento per il comunicato assunto dalla Giunta regionale.
La richiesta posta si legittima per i titoli che abbiamo alle spalle e per le risorse anche di contenitore che possiamo mettere in pista, ma si pone come una vera e propria esigenza, che forse avrebbe dovuto essere collocata all'interno del dibattito sull'occupazione, che chiamerei - spero che i colleghi Vetrino e Ferrara non me ne vogliano troppo - della politica industriale.
Ricordo a me stesso, e a qualche collega che magari non segue queste cose, che l'area industriale più avanzata e più appetita in Italia non è Milano, non è Genova, ma Roma. Anche se abbiamo tutti l'impressione che a Roma esistano solo dipendenti statali che passano il loro tempo a fare pennichelle e ad assaporare il ponentino, l'effetto-capitale ha fatto sì che Roma sia la prima zona industriale, in termini di sviluppo, del nostro Paese. E' decisivo l'effetto-capitale nell'allocazione delle nuove strutture industriali. In questo sono d'accordo con Chiezzi: una città non si qualifica più per le quantità industriali che si insediano, ma per le qualità delle funzioni che si riescono ad insediare, prendendo atto che le città del futuro aumentano in termini di funzioni e perdono in termini di residenti (torniamo quindi alla nostra logica di area metropolitana allargata).
Questo fenomeno del congestionamento delle aree-capitale e del contemporaneo impoverimento dei poli periferici è una realtà che a livello europeo si è cercato di affrontare con la politica del decentramento delle funzioni capitali. In questo senso a me sembra che ottenere a Torino una funzione capitale - il decentramento della RAI dovrebbe essere concepito come tale deve essere considerato uno di quegli elementi dal quale non possiamo prescindere per costruire intorno a Torino un complesso di condizioni di appetibilità. Questa è politica industriale: condizioni che rendano appetibile un insediamento. Non credo che la politica industriale si attui riducendo i costi di insediamento; la riduzione dei costi di insediamento è l'elemento ultimo delle ragioni di interesse che inducono l'imprenditore a collocarsi. Chiaramente, se a parità di interesse trova delle condizioni economiche più vantaggiose l'imprenditore sceglierà in seconda battuta l'allocazione meno costosa tra quelle che sono parimenti interessanti.
A mio modo di vedere dobbiamo puntare molto sull'aumento delle ragioni per cui un'azienda ha interesse a collocarsi. La moderna imprenditoria quella che sarà la vita o la morte della nostra Regione, è un'imprenditoria a grandissimo valore aggiunto; non sono imprese marginali quelle che si collocheranno da adesso in poi in Piemonte. Il che significa che queste imprese sono nelle condizioni di accettare allocazioni più costose naturalmente devono esistere ragioni d'interesse che le portino ad insediarsi in Piemonte. E affinché esistano tali ragioni di interesse occorre che si realizzino le condizioni di città-capitale, le quali, in termini di budget, in termini di rapporti, in termini di condizioni di relazione con il mondo esterno internazionale, in particolare europeo mettono gli imprenditori - ripeto - nelle condizioni di appetibilità che fanno loro accettare condizioni di allocazioni meno vantaggiose. Quindi questo deve stare sì come la rivendicazione di una tradizione e di una storia torinese, ma soprattutto come l'avvio di una serie di questioni, che io ritengo si debbano porre, che facciano della nostra città una capitale.
Torino deve avere funzioni capitali, il che non vuol dire funzioni burocratiche, ma funzioni al nostro modello che è quello imprenditoriale e sicuramente la politica dell'immagine, dei mass-media, è uno degli elementi portanti di un'area che intenda, per le funzioni che ospita, essere punto di riferimento di nuovi insediamenti produttivi. Questo sta all'interno non di una rivendicazione localistica, come ci diceva il Presidente questa mattina, bensì all'interno di un disegno che tutti quanti perseguiamo in termini più o meno abborracciati, ma che sicuramente ci trova solidali.
Mi auguro quindi che queste considerazioni possano essere utilizzate dal Presidente della Regione, se lo riterrà, qualora sia consentito in ordine alle incombenze che auspica l'ordine del giorno n. 609 a firma Chiezzi e cioè che ci possa essere un confronto con il Parlamento e con il Governo ai quali si possa illustrare questa ragione: non tanto la rivendicazione di titoli che si portano per chiedere qualcosa, ma la ragione per cui si considera questo intervento sostitutivo, per esempio, di leggi speciali sull'occupazione. Se io dovessi scegliere tra una serie di funzioni che vengono assicurate a Torino e degli interventi in termini risarcitori, in termini di scala mobile, di mobilità o anche di interventi per aree industriali attrezzate, dico subito che sceglierei delle funzioni nuove e fortemente significative su Torino.
Mi auguro che questi elementi possano essere utili al Presidente del Consiglio e a chi ci rappresenterà in questi incontri.
Devo dire, visto che qui vengono richiamate anche le vicende recenti della RAI, che sono veramente scandalizzato dalle facce di bronzo che ci entrano in casa tutti i giorni alle diverse ore, che improvvisamente scoprono di essere lottizzate e chiedono che finisca la lottizzazione! Ho l'impressione che questi temano che il continuare la lottizzazione avrebbe messo in crisi i loro destini. E' curioso che proprio il mondo RAI si scandalizzi della lottizzazione. Ci sono episodi da barzelletta in relazione alle assunzioni alla RAI dove venivano fatti bandi di concorso per professioni incredibili tipo l'avvisatore ciclista (ovviamente l'ho inventata sul momento per non dire la professione). Venivano inventate professioni specifiche e il destinatario del posto andava ad iscriversi all'Ufficio di collocamento in una delle sede regionali indicando come sua questa qualifica, che naturalmente il collocatore non aveva mai sentito tipo l'avvisatore ciclista, ma è una cosa molto simile che in privato vi posso anche dire. Dopo alcune settimane usciva il bando con cui la RAI aveva bisogno di un avvisatore ciclista e si scopriva che in una lontana sede periferica, come potrebbe essere Biella o Susa, c'era uno che si era iscritto al collocamento, guarda caso, con la qualifica di avvisatore ciclista.
Anche qui tutto è nuovo quello che è nuovo, ma è anche tutto vecchio quello che è vecchio e non basta che uno dica che sia nuovo per diventare vecchio o che sia vecchio per diventare nuovo.
Un'ultima considerazione, Presidente, che mi consente di dare un contributo rispetto ad una questione che lei ha fatto cadere, a mio modo di vedere, troppo presto, quella del TGV. Io posso capire, signor Presidente che la Regione esca dal Comitato del TGV per delle ragioni istituzionali ma immediatamente dopo, a parer mio, la Giunta dovrebbe avviare la realizzazione di un altro tipo di soggetto che individua, analizza, studia quali sono le ragioni per cui si fa il TGV e quali sono le conseguenze che ne possono venire sull'area torinese, perché, ad esempio, per quello che attiene a questa materia, Lione ha ottenuto molto di più di quello che chiediamo noi, essendo la sede della CNN europea; il che vuol dire che Lione si prenota a diventare una città fortemente moderna. Ciò significa che quando si bucherà il Moncenisio, Torino deve essere raccordata con Lione in un progetto complessivo, se è questa la ragione per cui facciamo il buco sotto il Moncenisio. Quindi pregherei il Presidente di voler riflettere su questo mio suggerimento: che l'intuizione che c'era a monte del Comitato per il TGV, che era la verifica delle condizioni e delle metodologie per realizzare l'opera, possa ripartire con una forma non impegnativa dal punto di vista istituzionale, quindi meno legata alla Regione e meno che tanto alla Giunta, ma che sia un modo con cui la realtà piemontese si prepara a costruire le condizioni che rendano non penalizzante la realizzazione del TGV.
Questa questione si era posta anni fa con MITO, quando qualcuno aveva immaginato, a mio modo di vedere non sbagliando, che ad un'ora di treno veloce si potesse immaginare un sistema socio-economico organico ed integrato, così come bucare sotto il Moncenisio significa che a cavallo delle Alpi ci saranno due poli dell'Europa: l'Europa vera e propria che finisce in una certa misura al Moncenisio, e l'Europa del Mediterraneo che è l'Italia. Su questo è evidente che una funzione RAI a Torino ci garantirebbe in primo luogo la continuità della tradizione che stiamo avviando sul versante universitario della laurea breve nelle professioni relative ai mass-media e alle telecomunicazioni, ma soprattutto di immaginare con una nostra cultura, una nostra professionalità, una nostra tecnologia e una nostra tradizione che a quel punto si sarà consolidata, di riuscire sostanzialmente a non perdere il confronto con Lione. Noi con Lione non dobbiamo vincere il confronto, ma dobbiamo realizzare delle sinergie che facciano di questo ponte una moderna area attrezzata al di qua delle Alpi.
L'ho tirata un po' lunga, signor Presidente della Giunta, ma spero di aver fatto cogliere la ragione di questa mia perplessità e proposta insieme. Noi non possiamo uscire dal governo socio-economico del TGV soprattutto perché passando totalmente al Comune di Torino, il quale ha il proprio rappresentante (magari è il Presidente dell'organismo tecnico) significherebbe fare del TGV e del traforo del Moncenisio un fatto meramente ingegneristico e troppo legato alle ragioni direi neanche metropolitane, ma urbane di Torino, quindi il quadruplicamento delle linee e cose di questo genere.
In merito ai due ordini del giorno che sono entrambi degni di considerazione, devo dire che va apprezzata in particolare la capacità che hanno avuto i colleghi Chiezzi e Maggiorotti di essere più puntuali, forse anche per la data con la quale è stato presentato, e più incisivi. Confido che sia possibile pervenire a un documento congiunto che possa essere votato da parte di tutti.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, ha facoltà di replicare il Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Anch'io ho trovato giusta l'iniziativa dei Consiglieri Ferrara, Chiezzi e Maggiorotti di dibattere oggi questo argomento e di prendere una posizione come Consiglio che si aggiunga a quella che abbiamo assunto come Giunta e anche come Presidenza del Consiglio immediatamente dopo la notizia del dibattito parlamentare e dell'orientamento espresso per un possibile trasferimento di una rete RAI a Milano.
E' vero che non abbiamo ricevuto risposte, se non qualche telefonata di parlamentari di encomio e di messa a disposizione, ma debbo dire che abbiamo avuto, forse per la tempestività ed anche per la durezza e la puntualità della nostra presa di posizione, l'attenzione di tutta la stampa nazionale. Tutti i giornali, dal "Corriere della Sera" a "La Repubblica", e non soltanto "La Stampa" di Torino, hanno ripreso la nostra posizione taluni bene, taluni male. Come ho detto questa mattina, è spiaciuto che sia stata la stampa locale che non ha considerato nella sua sostanza la nostra richiesta, ma l'ha quasi sminuita a livello localistico. Questo lo dico in quest'aula, l'ho detto all'Unione Industriale ieri, perché ritengo sia giusto dirlo. Ritengo sia stato, quanto meno, un errore di valutazione, se non - e sarebbe peggio - un atteggiamento di poca attenzione alle prese di posizione della Regione e agli interessi del Piemonte, che mi paiono ampiamente rappresentati dalla presa di posizione che abbiamo assunto. E' una presa di posizione che è stata, per un giorno o due, al centro della stampa nazionale.
E' tempo di darvi seguito e quindi l'ordine del giorno che viene oggi predisposto mi pare sia senz'altro valido. Il testo che si va a delineare come testo di convergenza, è quello del Consigliere Chiezzi, con l'inserimento del riferimento al Governo e con una citazione al problema del Coro RAI. Mi pare sia un testo pienamente soddisfacente ed accettabile.
Credo che potremmo, già la settimana prossima, cercare in qualche modo di avere un contatto. Facciamo pure la polemica sulla RAI, e c'è anche un certo ragionamento a farla sulla RAI per le delusioni che abbiamo avuto, ma non possiamo dimenticare che abbiamo avuto anche qualche risultato.
Sappiamo bene che il Centro produzione RAI di Torino è il più grande d'Italia; sappiamo bene del peso che rappresenta. Tutto questo è alla base della nostra stessa richiesta, oltre che di un discorso tradizionale, ed è anche una di quelle dotazioni tecnologiche molto importanti che abbiamo seguito con attenzione anche negli studi che abbiamo portato avanti per gli interventi in campo innovativo, che non hanno trovato nell'Agenzia per l'innovazione la loro soluzione, ma che la troveranno in un'analoga iniziativa, della quale sa bene, perché l'ha seguita con attenzione, la collega Vetrino.
L'ordine del giorno per noi è accettabile; l'impegno a continuare decisamente su questo terreno va bene, non soltanto nei confronti della RAI, perché quello che fa specie è anche l'atteggiamento del Parlamento che ha accettato semplicisticamente una proposta di trasferimento a Milano proposta che è sembrata soprattutto una risposta alle esigenze e alle richieste di un gruppo politico di nuova formazione, che raccoglie molto consenso, ma che è poco attento agli equilibri regionali che devono essere rispettati, alle tradizioni e al peso di ciascuno.
Se chiediamo attenzione a Torino è per ragioni storiche, oggettive e per ragioni tecniche. Quindi, batterci con impegno su questo terreno credo sia molto giusto. Cercheremo di prendere tutte le iniziative possibili in proposito, corrispondendo alle indicazioni che vengono dal Consiglio regionale.
Il Consigliere Marchini ha voluto fare un cenno anche al problema dell'uscita dal Comitato dell'Alta Velocità. Ci tengo a dire che è una presa di posizione meramente istituzionale, che avevo anticipato nel mese di luglio dell'anno scorso, in quest'aula con due interventi successivi.
C'è un'uscita fatta per chiarezza e perché entriamo, in un momento operativo, con la partecipazione diretta della Regione Piemonte, nel Comitato di pilotaggio italo-francese. Abbiamo quindi una posizione che esige, per correttezza e chiarezza, di uscire dal Comitato.
La Regione Lombardia è sulla nostra stessa posizione e si è comportata come noi. Il Comune di Torino ha ritenuto di rimanere fuori, in questa fase, per due ragioni chiaramente espresse. Innanzitutto perché non ha immediatamente degli impegni di carattere e di scelta territoriale, essendo questi connessi alla successiva definizione del tratto dell'attraversamento di Torino o del bypassamento di Torino verso nord, com'è probabile.
Inoltre, perché il Commissario non ha ritenuto di uscire perché deciso dal Sindaco, anticipando che nel momento in cui si entrerà nelle scelte territoriali terrà lo stesso nostro atteggiamento, perché è corretto che ci sia questa separazione.
Questo non significa che noi non partecipiamo ad altri comitati informali, pubblici o privati, che hanno un'importanza in materia di promozione. Questa mattina ho accennato al problema di Piemonte International e di iniziative di sostegno all'immagine del Piemonte sul piano internazionale. Non significa che non rispondiamo a queste esigenze perché ci rendiamo perfettamente conto che dobbiamo muoverci su un terreno di competitività dei sistemi europei e nazionali, che esigono una collaborazione pubblico-privato molto forte, ma esigono anche che quando si passa dal terreno promozionale a quello operativo, e si determinano dei compiti di controllo e di decisione differenziate, ci siano anche delle posizioni chiare. Quindi, voglio rassicurare, perché il Consigliere Bodrero ha interpretato in modo del tutto originale, che si tratta di una posizione estremamente netta e chiara, che non toglie nulla al sostegno che abbiamo dato ad un'iniziativa che riteniamo fondamentale per il Piemonte.
Abbiamo anche avviato dei rapporti con la Comunità montana e con i Comuni della Valle di Susa per un'informativa dei lavori del Comitato di pilotaggio. La daremo anche in Commissione, perché ci sia un'informazione continua sui lavori in proposito.
Ritornando al discorso dell'ordine del giorno, come Giunta siamo ben lieti che questo venga votato. Il supporto del Consiglio ad un'iniziativa più forte e più vigorosa non può che trovarci pienamente consenzienti.
Rimane l'amarezza di non riuscire sempre a far uscire all'esterno, con forza, le nostre posizioni. Questo dipende da tanti fattori, ma anche dal superamento di un'immagine di Torino in declino che noi cerchiamo, in tutti i modi, di superare.
Vorrei ancora dire - soprattutto perché Marchini l'ha citato nell'ultimo intervento - che i rapporti Torino-Regione saranno molto stretti. Ho già avuto due contatti con il nuovo Sindaco e abbiamo impostato una volontà di collaborazione molto stretta ed attenta, perché riteniamo che questa collaborazione ci debba essere nel rispetto dei ruoli differenziati e diversi. Torino è importante, il Piemonte è una Regione Torino è la sua capitale; non può essere assorbente degli interessi del Piemonte, ma dovrà essere tenuta nell'attenta considerazione. La guida del disegno programmatorio però la rivendichiamo come istituzione regionale che ha competenze di altro respiro e di altra valenza.



PRESIDENTE

E' in corso un arricchimento del documento presentato dal Consigliere Chiezzi, su cui si stanno aggiungendo altre firme.
Propongo pertanto una breve sospensione dell'esame di questo punto per consentire ai Consiglieri firmatari dei vari ordini del giorno di stilare un testo unitario.


Argomento: Informazione

Esame proposta di deliberazione n. 656: "Linee di sviluppo del sistema informativo della Regione Piemonte. L.R. 15/3/1978, n. 13"


PRESIDENTE

Esaminiamo pertanto la proposta di deliberazione n. 656, di cui al punto 24) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Zacchera; ne ha facoltà.



ZACCHERA Marco

L'Assessore mi ha spiegato quello che peraltro già sapevo della problematica sottostante al Consorzio per il sistema informativo e all'obbligo di legge di approvare questo programma. Nonostante le cortesi spiegazioni che mi sono state date, rimango molto perplesso su questo modo di procedere e quindi non sposterò il mio voto.
Comprendo il problema ed anche la logica assessorile che dice "siamo legati con il CSI; quest'anno, per norma di legge, dobbiamo fare l'elenco delle procedure che vogliamo fare, e dobbiamo andare avanti così". Per insisto: secondo me, stiamo sbagliando. E' vero che il CSI rappresenta per noi la "memoria informatica" e quindi determinate procedure iniziate con il CSI devono continuare con questa struttura, ma andando avanti così non ci porremo mai il problema di cominciare a vedere che cosa è cambiabile all'interno di quelle strutture con altri eventuali organismi che non siano il CSI, in modo da svilupparlo ed affrontarlo.
Allora il discorso è molto lungo e non va esaurito in questa occasione.
Ritengo che finché non si comincia seriamente a porre il problema dell'alternanza o perlomeno della possibilità di avere più opzioni nella gestione del sistema informativo, non si vada al meglio. Dò atto alla Giunta di aver cominciato con nuove strutture e nuove gare per settori nuovi dell'informatica, ma io dico che è ora di farlo anche per gli altri.
E' chiaro che bisogna offrire qualcosa alla controparte, per esempio non un programma soltanto annuale, non dei settori troppo ristretti, ma delle grosse possibilità, perché se un'impresa deve intervenire ad un prezzo concorrenziale per rifare tutta la memoria informatica della Regione Piemonte deve anche avere dei ritorni dal punto di vista di molti miliardi per poter operare. Però, se non cominciamo mai, saremo sempre più legati alla struttura precedente.
Dico quindi che bisogna tentare di fare qualcosa in modo diverso; di qui la mia perplessità nell'approvare - atto peraltro dovuto perché così dice la legge - il programma sic et simpliciter come è fatto. Verificare le possibilità di cominciare ad invertire rotta sarebbe veramente un tema qualificante per il Consiglio regionale e per la Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Non intervengo nello specifico della deliberazione, ma colgo l'occasione per ricordare alla Giunta e al Consiglio che a suo tempo ho depositato un ordine del giorno che avrebbe dovuto trovare la sua collocazione nel dibattito sugli enti strumentali che, come tutti i dibattiti, si sa quando cominciano, ma non si sa quando finiscono. In questo documento ponevo la questione che in una qualche misura ha posto il collega Zacchera, cioè la verifica, non soltanto in termini di opportunità ma in termini di legalità, relativamente alla normativa europea del nostro rapporto con il CSI.
Come loro sanno, esistono dei ricorsi alla Corte dell'Aja in ordine a condizioni di non corretta concorrenza che noi realizzeremmo con questo tipo di iniziativa. Colgo l'occasione per chiedere alla Giunta di volersi esprimere su questo documento nel dibattito sugli enti strumentali.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia, Assessore regionale

Desidero fare una precisazione sia al Consigliere Zacchera sia in parte al Consigliere Marchini per gli aspetti di competenza (poi ce ne sono altri più generali sui quali però non rispondo io). Si tratta di un adempimento formale che chiede a sensi di legge di portare al Consiglio l'approvazione dell'attività routinaria di gestione delle procedure informatiche già presenti nella Regione. Non si tratta quindi di sviluppo di procedure o di nuove procedure, ma semplicemente del programma di attività del corso dell'anno, che è basato su una quantificazione della spesa per progetti individuati. Tali progetti sono calcolati sulla base delle tariffe che il Consiglio di amministrazione del CSI precisa all'inizio dell'anno e nelle quali è previsto anche uno sconto (chiamiamolo così) per gli enti che sono cointeressati facendo parte della proprietà del CSI.
Sono a conoscenza del fatto che esiste un'ipotesi di contenzioso legata soprattutto alla congruità delle tariffe, sulle quali l'Assessorato ha lavorato e sta realizzando delle verifiche puntuali, soprattutto sullo sviluppo delle nuove procedure. Queste infatti sono le uniche confrontabili con il mercato mentre ciò diventa difficile per quelle già attivate e delle quali dobbiamo soltanto continuare la gestione. Per far questo bisognerebbe preventivare le spese di impianto delle nuove procedure e di progettazione che, ovviamente, dovrebbero essere nuovamente attivate, quindi i costi sarebbero sicuramente maggiori.
Con il nuovo Presidente del CSI, prof. Zanetti, che è stato nominato poco tempo fa, abbiamo già avuto due incontri, proprio finalizzati ad una revisione precisa dei costi di gestione del CSI per verificarne l'adeguatezza o meno al mercato.



MARCHINI Sergio

Tra l'altro, dà le dimissioni?



BERGOGLIO Emilia, Assessore regionale

Non sappiamo.



MARCHINI Sergio

Lasceremo mica un Consigliere comunale di Torino Presidente del CSI?



PRESIDENTE

E' una questione che vedremo.



BERGOGLIO Emilia, Assessore regionale

Chiedo al collega Marchini di non investirmi di un problema che non mi riguarda personalmente. Semmai mi riguarda in quanto componente della Giunta e del Consiglio.
Io sto soltanto dicendo quello che abbiamo fatto nel rapporto con il CSI, che è un ragionamento di razionalizzazione degli interventi.



MARCHINI Sergio

Non vorrei che fosse stato fatto ad arte.



PRESIDENTE

Non credo.



MARCHINI Sergio

I colleghi hanno colto. Un Consigliere può rinunciare o dimettersi: se rinuncia, è un liberale; se si dimette, è un DC.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 28 voti favorevoli, 2 contrari e 5 astensioni.


Argomento: Informazione

Esame ordine del giorno n. 617 in merito alle problematiche attinenti la sede RAI di Torino (seguito)


PRESIDENTE

Do infine lettura dell'ordine del giorno inerente la RAI così riformulato e firmato dai Consiglieri Chiezzi, Maggiorotti, Majorino Zacchera, Ferraris, Giuliano, Monticelli, Segre, Marchini, Ferrara Montabone, Spagnuolo e Vaglio: "Il Consiglio regionale del Piemonte visto il progressivo impoverimento dell'impegno RAI a Torino, sia relativamente alla realtà produttiva ed informativa che attraverso la decisione di smantellare l'Orchestra ed il Coro tenuto conto della grave situazione economica e industriale del Piemonte, non dovuta ad una flessione congiunturale, ma conseguenza di una più grave crisi strutturale tenuto altresì conto dei prezzi pagati in passato, e ancora recentemente, dalla nostra Regione al fine di concorrere allo sviluppo del Paese preso atto del dibattito aperto dalla richiesta della Lega Nord di collocare a Milano la produzione di un canale televisivo preso atto del telegramma inviato dal Presidente Brizio in data 18 giugno u.s, in cui, a nome della Regione Piemonte, rivendicava un maggiore ruolo per la sede RAI di Torino ribadendo che solo un effettivo decentramento possa migliorare la qualità del servizio radiotelevisivo e che lottizzazioni di tipo geografico non siano che la prosecuzione di vecchie logiche impegna la Presidente del Consiglio regionale e il Presidente della Giunta regionale a: richiedere un incontro urgente con il Governo, il Parlamento e i nuovi vertici della RAI, per esporre l'orientamento espresso dal Consiglio regionale, a partire dal problema del Coro RAI di Torino richiedere la collocazione a Torino di una consistente area ideativa e produttiva, certa e permanente, che valorizzi le professionalità e le strutture già oggi disponibili a Torino e fortemente sottoutilizzate".
Questo è il documento unitario, pertanto vengono ritirati gli ordini del giorno n. 608 presentato dal Consigliere Ferrara e n. 609 presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 617.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,45)



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