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Dettaglio seduta n.24 del 27/11/90 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 30 e 31 ottobre, 6 e 13 novembre 1990 si intendono approvati.
Comunico inoltre che sono stati distribuiti al Consiglieri, prima dell'inizio della seduta.
I processi verbali delle adunanze consiliari del 20 novembre 1990 e verranno posti in votazione nella prossima seduta consiliare.


Argomento: Informazione

Interrogazione n. 107 presentata dai Consiglieri Rabellino, Farassino e Vaglio inerente le trasmissioni televisive in lingue europee


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g. : "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 107 presentata dai Consiglieri Rabellino Farassino e Vaglio.
Risponde l'Assessore Fulcheri.



FULCHERI Giuseppe, Assessore alla cultura

La L.R. 36/90 prevede all'art. 3 "Conoscenza e diffusione del patrimonio linguistico regionale", che la Regione favorisca, tra l'altro l'informazione giornalistica e radiotelevisiva finalizzata a promuovere l'uso e la conoscenza dell'originale patrimonio linguistico regionale.
L'art. 7 ''Informazione regionale", prevede che la Regione si impegni a riservare sulle proprie pubblicazioni periodiche di informazione generale appositi spazi destinati agli scopi di cui alla legge in questione.
Ora, per quanto di competenza dell'Assessorato alla cultura e istruzione, si procederà con sollecitudine per dare compiuta attuazione alle disposizioni legislative di cui sopra.
In particolare, poi, nel quadro della collaborazione tra Regione Piemonte e sede regionale RAI. Intendiamo impostare e sviluppare iniziative tese alla realizzazione di emissioni radiotelevisive per la tutela delle tradizioni linguistiche locali, ovvero per una maggior conoscenza delle lingue dei paesi dell'arco alpino occidentale.
Il mio Assessorato attiverà quindi le proprie risorse nell'ambito del Progetto "Valorizzazione del patrimonio linguistico, demo-etno antropologico, di cultura e storia del Piemonte", per realizzare quanto sopra.
Va inoltre considerato che tra le varie iniziative previste nel programma per il 1991 dell'Assessorato alla cultura e istruzione evidentemente condizionato dagli stanziamenti del prossimo bilancio, vi è il progetto di una pubblicazione periodica di informazione culturale ove ampio spazio troveranno le materie regolamentate dalla L.R. 36/90 Si conferma pertanto la piena disponibilità dell'Assessorato alla cultura e istruzione a elaborare un progetto nella direzione sollecitata dall'interrogazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Farassino.



FARASSINO Giuseppe

Possiamo dare una risposta che non vuole essere polemica, ma che semplicemente si richiama alla nostra interrogazione. Il Presidente Manca ha annunciato che verranno fatte queste trasmissioni in lingua araba e in altre lingue; dalla risposta dell'Assessore sentiamo che continua a "gir anturn al cavion" senza prendere di petto la situazione. Sarebbe ora che la Giunta si pronunciasse in merito alla disattesa circolare della CEE sostituita con il provvedimento regionale, che è un "papin an su na gamba 'd bosch" (mi riferisco alla circolare CEE). Si pronunciasse perlomeno politicamente, al fine di far sapere ai nostri elettori piemontesi se intendiamo salvaguardare e valorizzare la nostra cultura e la nostra lingua, in perfetto rispetto e solidarietà di altri popoli! Se intendiamo veramente questo, non è girando attorno al "cavion" che risolveremo la situazione, ma proponendo soluzioni, anche modeste, ma che stiano "con i piedi per terra". Sappiamo benissimo che le pubblicazioni vanno e vengono invece le trasmissioni televisive, specie se registrate, restano fatti importanti.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 2 dei Consiglieri Chiezzi, Grosso, Monticelli, Bosio Buzio. Bresso e Rivalta inerente il deposito di scorie radioattive a Piz Pian Grand nel Canton Ticino


PRESIDENTE

L'interpellanza n. 2 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Grosso Monticelli, Bosio, Buzio, Bresso e Rivalta inerente il deposito di scorie radioattive a Piz Pian Grand nel Canton Ticino viene assimilata dalla comunicazione dell'Assessore.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 142 dei Consiglieri Marengo e Calligaro inerente il licenziamento di un delegato sindacale da parte della ditta Tecnomaiera di Inverso Pinasca


PRESIDENTE

All'interrogazione n. 142 presentata dai Consiglieri Marengo e Calligaro risponde il Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

La Tecnomaiera s.r.l., di Inverso Pinasca, è controllata dalla Fomara s.p.a., del gruppo Accomero da circa un anno; opera nel taglio del marmo ed occupa attualmente 70 dipendenti e 10 dirigenti.
La materia prima oggetto della lavorazione, che consiste principalmente nel taglio in lastre sottili e nella lucidatura e preparatura per l'utilizzo nell'edilizia anche di qualità, non viene ricavata da una cava in loco, ma da cave esterne (Carrara, Veneto) e di qui trasportata nello stabilimento di Inverso Pinasca.
Ad oggi il mercato presenta ancora buone opportunità, tanto che l'azienda ha un portafoglio di commesse consistente, in grado di garantire il lavoro per circa un anno.
Per quanto riguarda la questione sollevata dall'interrogazione, circa il licenziamento di un lavoratore, da informazioni assunte risulta che il 3 ottobre 1990 sia stato reso esecutivo il licenziamento di un impiegato dipendente dell'impresa, per comportamento scorretto nei confronti dei dirigenti dell'azienda: in conseguenza di ciò i lavoratori, per solidarietà con il licenziato, hanno attuato il presidio dei cancelli dell'azienda.
E' stato convocato un incontro in Regione con le 00.SS., in cui si è effettuato un approfondimento della situazione. Per l'azienda è stato interpellato il dott. Accornero che ha escluso categoricamente la possibilità del ritiro del licenziamento, aggiungendo che un blocco prolungato dell'attività avrebbe pregiudicato gravemente i conti economici dell'azienda, con la possibile conseguenza della cessazione definitiva dell'attività d'impresa.
Si osserva che, non essendoci una cava propria in loco, ed operando l'azienda nella sola attività di lavorazione dei materiali, è possibile effettuare tale lavorazione in altro luogo, con investimenti non rilevanti e non particolarmente problematici per l'azienda, considerata anche la vetustà delle dotazioni tecnologiche della Tecnomaiera.
A fine ottobre le maestranze hanno ripreso l'attività, e le 00.SS.
hanno deciso, per quanto riguarda il licenziamento del lavoratore, di seguire la via giudiziale: peraltro la sede più idonea per il caso in questione, è di avviare con l'azienda un confronto che entri nel merito degli investimenti, dell'organizzazione del lavoro, delle garanzie per la continuazione dell'attività produttiva a Inverso Pinasca.
L'azienda si è impegnata a mantenere l'attività produttiva in loco, e ad oggi sta realizzando un ammodernamento di una linea di lavorazione con un ampliamento della capacità lavorativa, che prevedrà anche l'innalzamento dei livelli occupazionali di 4-5 unità.
Si è quindi fatto chiarezza sulla continuità aziendale, mentre i lavoratori continuano ad effettuare un'ora di sciopero settimanale a sostegno della vertenza sul licenziamento del lavoratore, in attesa della conclusione in sede giudiziale.
La Regione è intervenuta e ha fatto tutto quanto era possibile fare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Sono insoddisfatto della risposta data dal Presidente della Giunta perché ha fatto una corretta cronaca dei fatti, ma l'intervento della Regione mi pare che non ci sia stato. Non siamo di fronte ad un licenziamento che abbia delle giustificazioni: l'impiegato in causa. Guido Albinolo, ha affisso nella bacheca sindacale delle critiche alla inefficienza aziendale. Una inefficienza che è suffragata dal fatto che il bilancio aziendale ha da anni un deficit di circa 2 miliardi, tant'è che questo deficit viene ripianato ogni anno. Il lavoratore ha espresso delle proprie opinioni rispetto all'inefficienza aziendale e su questa base ha criticato il gruppo dirigente e la direzione aziendale e non ha causato altri danni all'azienda. Quindi si colpisce un lavoratore, un cittadino che per iscritto esprime le proprie opinioni. Questo è il fatto per il quale con l'interpellanza abbiamo chiesto che la Giunta regionale assumesse delle posizioni, non solo limitandosi a seguire la questione giuridica. Il sindacato ha impugnato il licenziamento con le motivazioni che dicevo prima. Per questo sono insoddisfatto della risposta e del modo di agire della Giunta.



PRESIDENTE

La parola ancora al Presidente della Giunta regionale, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Abbiamo convocato le parti, abbiamo premuto sull'azienda. Non credo che abbiamo il potere di far revocare un licenziamento. Che non ci sia stato l'intervento non si può dire, perché l'intervento c'è stato.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 174 dei Consiglieri Calligaro, Monticelli, Marengo e Chiezzi inerente il licenziamento dei dipendenti della società SALP di Rivarolo


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro che illustra l'interpellanza n. 174.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, prendo brevemente la parola per affrontare questo problema del lavoratori della SALP. Si tratta di 58 lavoratori apertamente ricattati dall'azienda, la quale ha presentato un finto piano di ristrutturazione in base al quale ha chiesto la cassa integrazione straordinaria, dopo aver fatto firmare al lavoratori stessi una dichiarazione con la quale l'azienda avrebbe in sostanza non rispettato i loro diritti. Si tratta di una dichiarazione liberatoria di tutti i doveri dell'azienda. Solo in base a questo atteggiamento ricattatorio dell'azienda è stato possibile raggiungere in sede ministeriale un accordo, in base al quale il Sottosegretario Carlotto dichiarò che avrebbe fatto il possibile per far concedere la cassa integrazione alla azienda. Sono trascorsi più di venti mesi, la cassa integrazione non è stata concessa, anche perché il CIPI ha considerato del tutto inadeguato il piano di ristrutturazione presentato dall'azienda, e i lavoratori hanno firmato una dichiarazione che libera l'azienda da ogni dovere di rinuncia dei propri diritti. Quindi si tratta di accordi inaccettabili perché ricattatori, direi truffaldini.
Signor Presidente della Giunta si tratta di accordi apertamente truffaldini che nascondono il licenziamento di fatto con la copertura delle stesse istituzioni, perché c'è la copertura del Comune di Rivarolo e in qualche modo c'è anche la copertura della Regione Piemonte. Io so che la Regione ha pochi poteri, ma perlomeno non dia la copertura a licenziamenti che sono mascherati e chiami il Governo a rispondere apertamente degli impegni che ha solennemente assunto. Abbiamo 58 lavoratori che non hanno la cassa integrazione, che non sono licenziati e che hanno liberato al tempo stesso l'azienda da ogni suo dovere. La questione è ancora aperta. L'azienda continua ad avere la stessa pretesa, signor Presidente. Cioè dice che un nuovo piano di ristrutturazione verrà presentato al CIPI solo allorquando i lavoratori libereranno per l'ennesima volta l'azienda dal suoi doveri. Mi chiedo se le istituzioni danno copertura ad accordi apertamente truffaldini e ricattatori, e sono proprio curioso di sentire la risposta del Presidente della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Intendo dare questa risposta per non lasciarla inevasa in assenza dell'Assessore Cerchio. Naturalmente è la risposta della Giunta, ma non per questo essa ha meno significato e valore.
Questa azienda opera da circa 70 anni nel campo conciario e la sua produzione di pelli destinate alle calzature è conosciuta a livello internazionale.
Nello stabilimento di Rivarolo sono occupati circa 170 addetti, di cui più del 50% sono donne.
In passato la SALP ha già usufruito di tre anni di cassa integrazione straordinaria per la crisi aziendale dal 30/11/1985 al 30/11/1988.
Nell'aprile '89 l'azienda ha avviato la procedura di riduzione del personale di 58 addetti.
In seguito ad alcuni incontri presso la nostra sede e dopo un accordo raggiunto presso la sede del Ministero del Lavoro, i licenziamenti sono stati sospesi ed è stata avviata la richiesta di cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione. L'azienda ha lamentato che le ragioni della crisi sono la concorrenza internazionale, soprattutto dei Paesi dell'Estremo Oriente invia di sviluppo, il forte incremento dei costi delle materie prime necessario e i costi generali e del lavoro.
Nell'intento di dare un positivo contributo alla soluzione della situazione, abbiamo agevolato il rapporto dell'azienda con la Finpiemonte al fine di verificare la possibilità di intervento in termini di garanzia per eventuali finanziamenti, l'accesso al fondo per l'innovazione (di cui alla L.R. 56/86) e il possibile riuso di parte degli immobili che l'azienda prevede di dismettere. Al momento non risulta che tali rapporti abbiano prodotto un risultato concreto.
Nell'ottobre scorso abbiamo appreso informalmente che il CIPI nella seduta del 26/9/1990, aveva espresso parere negativo in merito al piano di ristrutturazione, per cui abbiamo richiesto, in coordinamento con le parti sociali ed il Comune di Rivarolo, un incontro presso l'ufficio regionale del lavoro di Torino per esaminare la situazione che si è venuta a determinare, incontro che si è svolto il 18 ottobre scorso. Nel corso dell'incontro sono emerse delle discrepanze tra quanto appurato dall'Ispettorato del Lavoro e quanto l'azienda dichiarava di avere fatto in tema di riorganizzazione e di investimento per macchinari. Alla luce di ci e su espresso invito del direttore dell'Ufficio regionale del lavoro abbiamo richiesto ed ottenuto in data 5 novembre 1990 un incontro presso la Segreteria tecnica del CIPI. In questa sede, oltre alla conferma della differenza fra quanto appurato dagli organi competenti e quanto dichiarato dall'azienda, è stata fatta presente la difficoltà per un riesame della situazione ed è stato consigliato all'azienda di ripresentare la domanda sottolineando che nulla osta che il CIPI riconosca la cassa integrazione con motivazioni diverse da quella della ristrutturazione, quindi è un'operazione di chiarezza.
In merito alla ripresentazione della domanda l'azienda ha posto come condizione che i lavoratori non si rivalgano sulla stessa qualora il CIPI si esprimesse in termini negativi. Qualora fosse risolto questo punto rimarrebbe la questione dell'ottenimento dei benefici della cassa integrazione. Sulla concessione gravano non solo ostacoli di carattere generale ma anche di carattere più specifico, ad esempio il fatto che la società ha già usufruito di tre anni di cassa integrazione speciale.
D'altra parte, a supporto di questa iniziativa, abbiamo alcuni dati positivi dichiarati dall'azienda e precisamente: la società prevede per quest'anno un utile operativo di 200 milioni: vi sono riscontri concreti della riorganizzazione interna e degli investimenti in macchinari, ammontanti a circa 1,5 miliardi l'azienda prevede un investimento complessivo di circa 3 miliardi 14 dei 51 dipendenti sospesi sono stati riassorbiti in azienda e l'attuale esubero risulta essere di poco più di venti unità.
Per queste ragioni riteniamo necessario ottenere al più presto unitamente alle parti interessate, un nuovo incontro presso il Ministero del Lavoro, sede dove si raggiunse il primo accordo per definire, se possibile, positivamente la questione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Esprimo profonda insoddisfazione. Presidente della Giunta, perché lei non mi ha detto se e perché gli impegni del Sottosegretario sono o non sono stati mantenuti, perché l'azienda continua a dichiarare di essere in fase di ristrutturazione e non riesce a presentare uno straccio di documento, in base al quale lo stato di ristrutturazione venga riconosciuto e venga concessa la cassa integrazione ai lavoratori. Anzi, si ha la netta impressione che sia solo un pretesto quello della ristrutturazione aziendale. Non mi ha spiegato quale risposta dare ai 58 lavoratori e alle loro famiglie, che da venti mesi sono senza una lira e che a questo punto difficilmente potranno avere la cassa integrazione con carattere retroattivo; inoltre non mi ha spiegato perché le istituzioni danno copertura ad atteggiamenti ricattatori da parte dell'azienda, che è disponibile a presentare un altro piano (certamente finto) al CIPI, solo se i lavoratori la liberano da qualsiasi responsabilità e da qualsiasi dovere.
Se le istituzioni non possono fare molto, perlomeno non diano coperture ad aziende che si muovono in questo modo. Non è accettabile un atteggiamento apertamente ricattatorio, non sono accettabili accordi aggiuntivi, che diventano accordi capestro per i lavoratori e per le loro famiglie.
La Regione si è attivata e circa due settimane fa si è svolto un incontro presso l'Ufficio Regionale del Lavoro ed un altro si svolgerà nei prossimi giorni.
Signor Presidente del Consiglio, l'atteggiamento dell'azienda in quella sede è stato sconcertante: la Regione ha indirizzato l'azienda presso Finpiemonte, ma l'azienda non ha capito e si è rivolta alla Finanziaria dell'Unione Industriali (Unionfidi). C'è stata anche una dichiarazione sconcertante dell'Assessore al lavoro. Cerchio, all'ANSA: "Bisogna risolvere il problema anche perché sono rimasti in meno della metà". Se aspettiamo ancora un po' non resterà più nessuno.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Alcuni sono rientrati.



CALLIGARO Germano

Voglio ricordare che nessuno è rientrato alla SALP, ma hanno trovato lavoro per conto loro in altre aziende, per fortuna! Non è vero che la SALP ha riassorbito parte dei 58 dipendenti messi in aspettativa non retribuita perché i lavoratori sono ancora oggi ufficialmente in aspettativa non retribuita, senza cassa integrazione e senza disoccupazione speciale, in quanto non sono stati licenziati.
Il mio interrogativo è semplice, Presidente Brizio. Una piccola azienda ha tale e tanto potere nel nostro Paese fino al punto di prendere in giro i sindacati, il Comune, la Regione, lo stesso Governo? Siamo ridotti a questo punto? E' accettabile una situazione di questo genere? Sono le stesse aziende che poi corrono per avere i soldi per la ricerca, per l'innovazione e, quando le cose vanno male, per la cassa integrazione, per i prepensionamenti e così via. Ma davvero ci lasciamo prendere in giro persino dalle piccole e medie aziende? L'istituzione deve davvero dare copertura ad atteggiamenti apertamente ricattatori e truffaldini?



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Non si da alcuna copertura. La prego di usare un linguaggio diverso.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, questo è il linguaggio adatto, perché corrisponde alla verità. C'è una dichiarazione aggiuntiva al verbale di accordo presso il Ministero, di cui sono a conoscenza il Comune di Rivarolo e la Regione Piemonte, dove l'azienda viene liberata da ogni sua responsabilità e da ogni suo dovere. Questo è stato firmato dall'Assessore al lavoro del Comune di Rivarolo in presenza, persino, di un funzionario della Regione Piemonte.
Pertanto, evitiamo di fare danni e di dare copertura a chi assume atteggiamenti chiaramente truffaldini.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Interrogazione n. 130 dei Consiglieri Rabellino, Farassino e Vaglio inerente il recupero del patrimonio storico e culturale del sen. Giolitti sito nel Comune di Cavour (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 130 presentata dal Consiglieri Rabellino, Farassino e Vaglio.
Risponde l'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore al patrimonio

Ho ricevuto l'interrogazione n. 130 e ho mandato una risposta scritta in cui si afferma che la competenza non è dell'Assessorato al patrimonio.
Sono però disponibile per eventuali chiarimenti nel caso in cui gli interroganti volessero sapere qualcosa strettamente dipendente dall'Assessorato al patrimonio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Ci ha stupiti parecchio che abbia risposto l'Assessore al patrimonio in quanto anche secondo noi il merito dell'interrogazione non è di sua competenza.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore al patrimonio

Siccome l'hanno consegnata al mio Assessorato, ho immaginato che ci fosse una competenza più ampia. Invece deve passare ad un altro Assessorato.



RABELLINO Renzo

Invito la Presidenza a passare l'interrogazione all'Assessorato di competenza. Giustamente l'Assessore ha risposto che non è di sua competenza. Infatti immaginavamo che fosse l'Assessorato alla cultura a risponderei. L'interrogazione chiede se la Giunta intende patrocinare iniziative atte al recupero del ricchissimo patrimonio storico e culturale giolittiano.
Chiediamo inoltre se si intendono esercitare sull'amministrazione statale delle pressioni affinché venga recuperato tale patrimonio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Consideriamo di non aver risposto all'interrogazione.



PRESIDENTE

L'esame dell'interrogazione n. 130 è pertanto rinviato.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 237 del Consigliere Tappare inerente il licenziamento di 68 operai allo stabilimento SICAM di Grugliasco


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 237 presentata dal Consigliere Tappare.
Risponde il Presidente della Giunta regionale, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

La SICAM S.p.A, opera nel settore delle sellerie per auto, fa parte del gruppo Bertrand Four Automobiles e conta circa 300 dipendenti.
Altre aziende del gruppo in Italia sono: Nosag di Novara con circa 250 dipendenti Suardi, stabilimenti di Brescia e Como con complessivi 230 dipendenti Unica di Caivano con 65 dipendenti Unisud di Isernia con 250 dipendenti per un totale di 1.100 dipendenti circa.
Nell'ambito della differenziazione produttiva del gruppo, la SICAM di Grugliasco lavora prevalentemente per il gruppo FIAT, curando le forniture riguardanti la Y 10, la Uno e la Tipo.
Si tratta quindi di un'azienda vitale, che non è attualmente in crisi finanziaria, che deve fare i conti con la crisi del mercato e la contrazione delle forniture e che quindi ha la necessità di realizzare con urgenza un recupero consistente sul costi.
Per questa ragione l'azienda ha avviato una ristrutturazione interna che prevede, oltre ovviamente ad una razionalizzazione dei flussi produttivi, un uso più oculato della forza lavoro con l'alleggerimento degli organici di circa 70 unità.
Occorre dire che sulle decisioni aziendali ha influito il costo del personale che, anche secondo le stesse organizzazioni sindacali, è più elevato della media delle aziende del settore. L'azienda ha quindi avviato una procedura di licenziamento collettivo per 70 unità, procedura che è stata discussa, come di norma, nelle idonee sedi sindacali.
In sede AMMA si è sviluppata una lunghissima e articolata trattativa che mirava da un lato al ritiro dei licenziamenti, dall'altro al ripristino di condizioni di equilibrio gestionale dell'azienda.
Il confronto fra le parti si è concluso dopo un incontro proseguito in notturna fino alle sei del mattino, con una sostanziale rottura.
La Regione, che non avendo competenze specifiche in materia pu intervenire nelle situazioni di crisi o ristrutturazione aziendale solo su richiesta delle parti, è stata coinvolta dalle 00.SS., a procedura praticamente scaduta e con le lettere di licenziamento in fase di avvio.
Ciò nondimeno, di fronte al rifiuto dell'azienda alla sospensione dei licenziamenti ed all'incontro congiunto in sede regionale, l'Assessorato ha provveduto egualmente a incontrare la direzione aziendale. L'esito del colloquio è stato interlocutorio in quanto la SICAM si è dichiarata disponibile a riprendere i rapporti con le 00.SS., purché mutino sostanzialmente le posizioni su cui è avvenuta la rottura in sede sindacale.
Attualmente la situazione aziendale è molto tesa ed è in atto il presidio dei cancelli dell'azienda. La Regione sta tentando, con contatti informali, di creare le condizioni di un incontro utile tra le parti pur operando in una situazione difficile, con relazioni sindacali così deteriorate che anche un tentativo di composizione della vertenza tentata dall'Ufficio regionale del Lavoro, su suggerimento della Prefettura, non ha sortito finora apprezzabili risultati. Il tentativo comunque proseguirà con tenacia, perché motivato da due ragioni: a) la situazione dell'area che non permette di lesinare sforzi per la tutela dei livelli occupazionali b) essendo l'azienda fornitrice Fiat, secondo il metodo del "Just in time", un prolungato blocco delle forniture a cui essa può far fronte solo parzialmente con gli altri stabilimenti del Gruppo, può innescare una crisi aziendale irreversibile.
A prescindere dalle specificazioni della situazione aziendale riteniamo di dover segnalare al Consiglio come la situazione SICAM sia un'ulteriore testimonianza delle difficoltà crescenti nel settore della componentistica auto, e che quindi meriti particolare attenzione anche al di là della dimensione quantitativa dei problemi aperti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ringrazio il Presidente della Giunta per la tempestiva risposta. Credo che i tempi di questa vicenda richiedano interventi rapidissimi.
Sottolineo ai colleghi e al Presidente della Giunta che la vicenda SICAM si inquadra in un più vasto processo che sta coinvolgendo gli indotti, sia Fiat che Olivetti, di ristrutturazione e di riacquisizione di competitività. Le modalità con cui questi processi vengono a svilupparsi già in alcune aziende possono prefigurare quella che è la linea di condotta per il futuro. Non mi pare che la direzione dello stabilimento SICAM stia procedendo utilizzando con attenzione tutti quelli che sono gli strumenti che la legislazione nazionale in materia di politica del lavoro ha predisposto proprio per favorire i processi di trasformazione, di ristrutturazione, di riacquisizione di competitività.
L'obiettivo - noi temiamo che possa essere un'esperienza quasi pilota è quello di parlare di licenziamenti. L'abbiamo visto all'Olivetti in prima battuta, ma si capiva perfettamente che era un segnale solo di partenza: dietro c'era la ricerca di una manovra tesa a definire le modalità con cui si possono trattare eventuali eccedenze.
In questo caso si potrebbe prefigurare la strada dei licenziamenti nelle piccole e medie aziende a fronte del processi di ristrutturazione oppure dell'utilizzo degli ammortizzatori sociali, ma anche a fronte di accordi aziendali che vengono a menomare profondamente quelli che sono i diritti e le acquisizioni dei lavoratori.
In questo caso le OO.SS., il Consiglio di fabbrica sono ben disponibili a trattare con l'azienda le esigenze di competitività che le nuove sfide sul mercati pongono, ma questo non vuoi dire azzerare le condizioni dei lavoratori. Io apprezzo il fatto che la Regione voglia rapidamente intervenire, ma bisogna fare arrivare anche un forte segnale alle associazioni di categoria, che intervengano sul loro associati affinch questo processo, che potrebbe diventare drammatico come lo sta diventando all'Olivetti, non veda l'indotto auto utilizzare in modo selvaggio procedure che possono colpire pesantemente le famiglie. Non ci troviamo in questo caso, come nel Canavese, con famiglie che a volte hanno un reddito agricolo oltre a quello industriale; qui ci troviamo nella periferia di Torino, nella prima cintura con soggetti che da quindici giorni non hanno reddito, sono famiglie che hanno un unico reddito e che quindi sono fortemente vulnerabili. Dobbiamo fare in modo che questo caso SICAM non diventi sostanzialmente un'esperienza sulla quale si innesti una ristrutturazione selvaggia dell'indotto auto.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interpellanza n. 93 dei Consiglieri Stagliano, Miglio e Segre inerente la richiesta di concessione edilizia del signor Gian Carlo Travaglini di Gattinara per opere di sistemazione dell'area agricola


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interpellanza n. 93 presentata dal Consiglieri Stagliano, Miglio e Segre, cui risponde l'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'urbanistica

L'interpellanza in esame attiene alla sistemazione nel Comune di Gattinara di aree agricole vitivinicole con realizzazione di muri di contenimento.
In relazione a dette opere sono pervenuti al Servizio Vigilanza Urbanistica del mio Assessorato due solleciti di vigilanza aventi analogo contenuto dell'interpellanza. Sulla scorta della documentazione acquisita devo informare i colleghi di quanto segue.
Il Comune di Gattinara è dotato di Piano Regolatore Generale approvato con D.P.G.R. 21/12/1979 n. 10802 e con deliberazione del Consiglio comunale n. 222 in data 21 /6/1989 il Comune ha adottato il progetto definitivo di Piano Regolatore Generale.
In data 23 luglio 1990 l'Assessore delegato ha rilasciato all'Azienda Agricola Travaglini Gian Carlo la concessione edilizia n. 221 per "sistemazione aree agricole vitivinicole tipiche DOC - con costruzione muro di contenimento".
La concessione è stata rilasciata a titolo gratuito ai sensi dell'art.
9 lettera a) della legge n. 10/77.
L'intervento interessa gli immobili di cui al foglio 8 (mappali 40, 41 42 e 43) e foglio 17 (mappali 298, 299 e 300) in zona classificata dal PRGC vigente "area agricola" e dal PRGC adottato "area E4 - aree agricole collinari".
Le aree interessate dagli interventi sono soggette a vincolo idrogeologico.
Dagli elaborati progettuali si rileva che i lavori consistono nella realizzazione di muri in cemento armato di altezza variabile non superiore a metri lineari 2 e in scogliera di pietra di altezza variabile non superiore a metri 4 comportanti, perle opere esistenti sul foglio 17, un movimento di terra di metri cubi 1200,475 (tav. 1E) e per quelle di cui al foglio 8, un movimento di terra di me 1853,42 (tav. 2E).
La superficie di cui ai mapp. 298-299300 del Foglio 17 è di mq 3560 mentre quelle di cui ai mapp. 40-41-42-43 del Foglio 8 è di mq 4410.
Trattandosi di interventi da eseguire in territori sottoposti a vincolo per scopi idrogeologici nel rilascio della concessione edilizia devono essere osservate le prescrizioni di cui alla L.R. 9/8/1989 n. 45.
Gli interventi, come sopra esposto, comportano modificazione del suolo su aree non superiori a 5000 mq e per i volumi non eccedenti i 2500 me rientrando, pertanto, nella fattispecie di cui all'art. 2 - primo comma lett, a) della L.R. n. 45/89 per i quali, ai sensi del terzo comma del citato art. 2, è prevista la delega al Comune della funzione autorizzativa con le procedure dell'art. 3 della citata legge.
Sulla scorta della relazione tecnico-amministrativa del 18/7/1990 e del parere della Commissione igienico edilizia espresso in seduta 19/7/1990 è stata rilasciata la concessione edilizia n. 221/90 determinante altresì in lire 1.000.000 l'ammontare del deposito cauzionale da prestarsi ai sensi dell'art. 8 della L.R. n. 45/89.
La citata concessione edilizia è stata affissa all'Albo Pretorio per 30 giorni consecutivi.
L'art. 10 delle norme tecniche di attuazione (NTA) del PRGC disciplina l'attività urbanistico-edilizia della zona agricola, ma non detta norme per quanto concerne i muri di contenimento. Mentre l'art. 36, sempre delle NTA del piano regolatore adottato, individua gli interventi non ammessi nelle aree agricole e collinari e precisamente: alla lett, d) è fatto divieto di costruire muri di sostegno senza drenaggio efficiente e comunque superiori a m. 2, alla lett, e) di eseguire intagli artificiali a fronti subverticali di altezza superiore a m. 4.
Legittimamente la Commissione Igienico edilizia, sulla scorta del combinato disposto dalle sopraccitate norme, ha ritenuto ammissibili (come da nota 23/6/1990 trasmessa al richiedente la concessione) la realizzazione di muri in cemento armato aventi altezza massima di m. 2 e di scogliera con altezza massima di m. 4.
Si precisa inoltre che, con nota 9/IO/ 1990 n. 6009 di prot.
l'Assessorato regionale pianificazione territoriale ha evidenziato che le opere in esame non interessano aree soggette a tutela al sensi delle leggi nn. 1497/39 e 431/ 85.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Ringrazio l'Assessore per la risposta che ci è stata data. Volevo solo far notare che trattandosi di una interpellanza sarebbe stato nostro dovere illustrare la stessa prima di avere la risposta dall'Assessore. Forse non vi è stato fatto caso.
Rispetto alle cose dette c'è una discordanza sui volumi interessati. A noi risultava che questi erano diversi da quelli che ha richiamato l'Assessore e che quindi il tipo di intervento non rientrava fra quelli previsti dall'art. 2 della legge n. 45/89, laddove si prevede il rilascio della concessione unicamente da parte del Comune interessato. Viceversa l'iter era ben diverso e avrebbe dovuto interessare direttamente l'Assessorato competente. Per quanto ci riguarda rimangono questi dubbi cioè se effettivamente i volumi interessati e il tipo di intervento (nello specifico gli sbancamenti e la costruzione di quel muro di sostegno) rientrano o meno nei limiti volumetrici e di superficie indicati dalla stessa legge, e quindi, se è stato correttamente seguito l'iter previsto dalle norme in questa vicenda.
L'altra questione che sollevavamo è la seguente. Pur coscienti che l'area è sottoposta unicamente a vincolo idrogeologico e non a quello applicato ai sensi della legge n. 1497 per le bellezze naturali o ai sensi della legge n. 431, i lavori insistono comunque su aree pregiate. Sono infatti aree destinate a vigneto, che produce, tra l'altro, un vino DOC.
Quindi, a causa di questo tipo di intervento verrebbe meno una risorsa pregiata per il luogo, che tra l'altro connota, da un punto di vista paesistico, il territorio stesso. Da qui la nostra preoccupazione; non era il caso di intervenire per limitare i danni che, di fatto, il territorio stava subendo e ha subito ed evitare quindi che una risorsa quale quella del vigneto venisse cancellata in questa misura.
Altro problema. A noi risultava che il tipo di intervento non rientrasse fra quelli previsti dal PRGC, indipendentemente dal fatto che il Piano è stato adottato ed approvato e, quindi, legittimamente in vigore.
Mi pare che il richiamo fatto dall'Assessore tendesse a precisare che per le zone agricole non sono ammessi interventi con muri di sostegno superiori a metri due. Questo rientra nel dubbio precedente: queste misure sono state effettivamente rispettate? Se così non fosse riporteremmo la situazione alla condizione precedentemente richiamata, cioè ad un altro Iter per la richiesta dell'autorizzazione (al sensi della legge riguardante il vincolo Idrogeologico) e, quindi, saremmo al di fuori, anche in tal caso, da quanto previsto dal Piano regolatore generale, laddove introduce precise eccezioni per interventi in aree destinate a zona agricola.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interpellanza n. 194 dei Consiglieri Chiezzi, Calligaro e Rivalta inerente l'aumento da parte del CIT dei canoni alloggi costruiti ex legge n. 94/82


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interpellanza n. 194 presentata dal Consiglieri Chiezzi Calligaro e Rivalta. Poiché nessun Consigliere intende illustrare l'interpellanza, ha facoltà di intervenire l'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'edilizia residenziale

Con riferimento all'interpellanza di cui all'oggetto, si riferisce quanto segue.
Gli interpellanti chiedono se corrisponde al vero che la Regione Piemonte ha richiesto al CIT l'aumento dei canoni: è da precisare che questo Assessorato si è limitato a rappresentare al CIT che la misura dei canoni di locazione degli alloggi costruiti con i finanziamenti straordinari assegnati dal Ministero dei LL.PP., con legge 25/3/1982 n. 94 è disposta dalla legge medesima che ai commi secondo e terzo dell'art. 2 così recita: "Gli alloggi di cui al comma precedente sono assegnati in locazione da parte dei Comuni o Consorzi interessati".
"Nell'ambito dei beneficiari una quota non superiore al trenta per cento può essere riservata ai soggetti per i quali ricorrono le condizioni previste dall'art. 2 del Decreto del Presidente della Repubblica 30 dicembre 1972 n. 1035, e successive modificazioni ed integrazioni, nei cui confronti si applica il canone di locazione ai sensi dell'art. 22 della legge n. 513 del '77".
Pertanto non essendovi discrezionalità nella determinazione dei canoni il CIT non può non attenersi alle disposizioni sopracitate. Ciò è stato rappresentato al Consorzio con nota 2/10/1990, n. 2587. Quindi mi sono limitato a ricordare al CIT che si deve fare riferimento a queste norme.
Quanto al secondo punto, e cioè se l'Assessore competente intende precisare esplicitamente con congruente atto amministrativo che per tutta l'edilizia residenziale pubblica si applica la L.R. n. 33 dell'84, va rilevato che per l'assegnazione degli alloggi in oggetto la legge n. 94 dell'82 non richiama il DPR 1035, ma unicamente la legge 392 del '78. E ci per la considerazione che trattandosi di una legge eccezionale tendente a raffreddare le tensioni sociali conseguenti a sfratti da abitazioni private non poteva tenere conto delle limitazioni soggettive, in particolare del reddito del nucleo familiare, per far conseguire al cittadino sfrattato una sistemazione abitativa.
Ne discende quindi anche l'inapplicabilità alle locazioni degli alloggi in parola delle leggi regionali n. 33 e n. 64, successive al citato DPR 1035 per quanto riguarda sia la gestione del rapporto locatizio, sia la determinazione del canone di locazione che, per disposizioni di legge, non può essere inferiore a quello stabilito dalla legge n. 392 (legge sull'equo canone) almeno per il 70% degli alloggi costruiti o acquistati dal Consorzio.
Debbo quindi ribadire che il mio Assessorato, contrariamente a quanto viene asserito dai colleghi interpellanti, ha rappresentato al CIT la vincolatività delle norme contenute nei commi secondo e terzo dell'alt. 2 della citata legge n. 94/82 in materia di determinazione dei canoni di locazione.
A giustificazione di questo si fa presente che il CER con note dell'86 dell'87 e del '90 ha chiesto tra l'altro ai soggetti beneficiari di finanziamenti ERP per programmi straordinari i dati concernenti i programmi realizzati e precisamente: "la data di ultimazione dei lavori per le nuove costruzioni per i programmi di recupero, la data di consegna per gli alloggi acquistati secondo le modalità di legge e, quindi, la data di assegnazione degli stessi per poter procedere contabilmente alle verifiche dei montifitti teorici e delle corrispondenti quote di rientro per lo Stato". Dati questi che dovranno pervenire al CER per il tramite delle Regioni e sollecitati recentemente, oltre che ai Sindaci dei Comuni di Torino e Novara, anche al CIT con nota di questo Assessorato del 5/11/1990.
Questo è lo Stato di diritto, colleghi. Che poi all'interno di questo Stato di diritto ci siano degli spazi per interpretare, per esempio, il discorso del monte fitti che dobbiamo ancora definire, e del quale dobbiamo rendere conto al CER attraverso l'individuazione di qualche correttivo che stia all'interno della legge, ma che ci consenta di avere un'equiparazione maggiore in modo da tentare di contenere le disparità che oggi attraverso l'applicazione delle leggi si realizzano (d'altro canto credo che nessuno immagini che le leggi non debbano essere applicate), questo fa parte di un ragionamento che stiamo facendo all'interno dell'Assessorato e sul quale tornerò nel momento in cui in II Commissione riferirò in ordine ad una serie di Ipotesi di programmi e di progetti che saranno da analizzare sia dal punto di vista urbanistico sia dal punto di vista dell'edilizia residenziale pubblica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, signor Presidente. Non sono assolutamente soddisfatto della risposta che ha reso l'Assessore su questa interpellanza urgente. Per questi motivi: l'Assessore si rifà allo stato di diritto e alla osservanza delle leggi. Siamo tutti d'accordo, le leggi devono essere osservate, tutte le leggi e non solo alcune. Purtroppo vediamo che spesse volte la stessa Regione Piemonte non applica e disattende leggi da essa stessa emanate o leggi emanate dallo Stato. Quindi siamo in una situazione in cui non sempre ciò accade. Il fatto che per quanto riguarda gli affitti del Consorzio Intercomunale Torinese si sia mandata una lettera, una circolare, nella quale si precisa in modo burocratico la normativa di legge, lo ritengo inopportuno. Per questi motivi: è vero o no che tutta l'edilizia che è stata realizzata dal CIT di fatto si è configurata come un'edilizia pubblica, analoga al rimanente patrimonio di edilizia pubblica? E che gli inquilini che abitano questo patrimonio del CIT sono inquilini che hanno diritto all'assegnazione di casa popolare? Questa è la prima risposta a seguito della quale si dovrebbero ottenere comportamenti congruenti. E' vero, tutti gli inquilini del CIT sono inquilini di case popolari e il CIT è edilizia pubblica. Non solo, ci sono due leggi regionali che dicono con chiarezza che tutti gli edifici costruiti dalla mano pubblica devono essere assoggettati allo stesso regime di affitti. L'Assessore quindi ha a disposizione uno stato di fatto da cui penso che chi amministra non possa prescindere, omogeneità sociale e del patrimonio del CIT rispetto al resto dell'edilizia pubblica. La Giunta ha poi a disposizione due leggi regionali che con chiarezza dicono che non ci possono essere trattamenti diversi tra patrimonio pubblico e patrimonio pubblico. In questo quadro ritengo che ben altre avrebbero potuto e potrebbero essere le iniziative da parte della Giunta regionale, non di richiamo arido a normative che tutti conoscono, ma di attivo tentativo di risoluzione del problema. Innanzitutto non creando allarmismi, chiedendo al CIT di rendere ad esempio una precisa anagrafe degli inquilini che oggi abitano queste case, per potersi rendere conto effettivamente dell'omogeneità delle situazioni sociali di questi inquilini rispetto alle altre, di verificare e richiedere al Governo, se questo si rendesse necessario per fare giustizia, una correzione di una normativa che è anacronistica e non ha nessun senso, perché è vero che nel 1982 la legge n. 94 aveva caratteri di eccezionalità ed è vero che su quella legge c'era scritto che la ripartizione degli affetti doveva essere fatta secondo quei criteri, ma la storia poi è andata avanti. Allora, questi limiti, questi parametri fissati dalla legge non sono accettabili perché creano delle ingiustizie. Noi dobbiamo preoccuparci quando in ragione di una farraginosità e contraddittorietà delle leggi, i cittadini pagano dei prezzi, in termini di situazioni economiche, ingiusti. Nel senso che a parità di reddito, a parità di condizioni sociali, a parità di situazione di vivibilità all'interno dell'edilizia pubblica si paga in modo diverso.
Penso che l'Assessore debba soprattutto partire di qua: c'è un'oggettiva ingiustizia che la gente non può capire. Ci sono le leggi. Ma le leggi si cambiano, e se sono leggi nazionali la Regione deve attivarsi insieme al CIT, insieme agli inquilini per fare in modo che cambino quelle normative di legge che non hanno nessun significato. Mentre invece ritengo fortemente sbagliato che in termini burocratici, un presidente del CIT tenda a sistemare tutti gli aspetti burocratici in modo da non aver grane, e anche che la Regione Piemonte - che disattende tantissime leggi proprie e dello Stato - su questo punto metta i puntini sulle "i", creando disagi ingiustizie, allarme in una situazione, quella delle case popolari, in cui di ingiustizia e di allarmi ce ne sono già fin troppi.
Per questi motivi non sono soddisfatto della risposta dell'Assessore.
Comunque invito l'Assessore, in quanto mi pare che nell'ultima parte della sua risposta abbia lasciato uno spiraglio, a sdrammatizzare immediatamente la situazione nei confronti del CIT, nel senso che non si tratta di omettere degli atti d'ufficio, bensì di prendere atto di una situazione innanzitutto conoscendola. Quindi il CIT non deve aumentare nessun affitto ma deve rendere conto della situazione dell'inquilinato. La Regione deve avviare, di concerto con il CIT, una richiesta al Parlamento perch legiferi Immediatamente in modo tale da sanare una obiettiva ingiustizia e sperequazione di trattamento fra inquilini e inquilini delle case pubbliche.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione n. 78 dei Consiglieri Miglio, Segre e Stagliano inerente il Parco Naturale Alpe Veglia


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 78 presentata dai Consiglieri Miglio Segre e Stagliano.
Risponde l'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore ai parchi

Con l'interrogazione in oggetto i Consiglieri Miglio, Segre e Stagliano chiedono alla Giunta regionale di sapere se sia a conoscenza dell'attuale stato di gestione del Parco Naturale Alpe Veglia, quali provvedimenti si intendano attuare per superare lo stato di inefficienza che caratterizza il Parco, quale posizione si intenda assumere in merito al progettato metr alpino di accesso, e quali interventi si intendano realizzare per favorire il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla legge istitutiva.
Le difficoltà gestionali dell'ente Parco Naturale dell'Alpe Veglia sono da tempo note alla Giunta regionale che, proprio al fine di superare la situazione di stallo che caratterizza la gestione del Parco, intende porre in essere una serie di azioni precise. Innanzitutto l'assenza di un direttore, e non già di un Presidente - come è affermato nel testo dell'interrogazione - in quanto gli organi del Parco sono tutti in carica a dodici anni dall'istituzione dell'area protetta ha provocato, e continua a provocare, una effettiva riduzione dell'iniziativa dell'ente di gestione a fronte delle finalità previste dalla legge istitutiva. Più volte la Giunta regionale ha sollecitato il Consiglio direttivo a procedere all'assunzione di quel personale che potrebbe garantire il corretto funzionamento dell'ente. Sempre nell'ambito dell'autonomia decisionale dell'ente stesso (stabilito dalla legge istitutiva) si è ricevuta risposta negativa a questa sollecitazione.
La situazione odierna è peraltro radicalmente modificata in quanto la L.R. 22/3/1990 n. 12, all'art. 20 prevede la possibilità di commissariamento degli enti di gestione nel caso di persistente inattività o di impossibilità di funzionamento. Si è pertanto già provveduto ad Invitare l'ente Parco ad assumere i provvedimenti necessari per il completamento della pianta organica, al fine di rendere attiva la gestione.
Se, a seguito di tale invito dovuto a norma della citata legge regionale, dovesse persistere un atteggiamento negativo si dovrà procedere al commissariamento in attesa dell'insediamento dei nuovi organi previsti per la prossima primavera.
Deve peraltro ancora essere sottolineato come la sola assunzione di personale, seppure necessaria per consentire il regolare funzionamento di un ente, non possa essere considerata esaustiva rispetto alla volontà politica di gestire secondo precise direttive un'area protetta. Però, deve anche essere ricordato che la menzionata legge 12/90, e la successiva legge regionale 24/4/1990 n. 49 istitutiva del Parco Naturale dell'Alpe Devero introducono profonde modificazioni al quadro istituzionale e gestionale di riferimento, in quanto viene attribuito ad un unico ente di gestione diverso da quello attuale, il compito di gestire un più ampio comprensorio protetto.
E' dunque questo un nuovo ente che il Consiglio regionale e la Giunta regionale debbono guardare come soggetto che può e deve superare le inerzie obiettive constatate fino ad oggi e manifestatesi nella gestione del Parco dell'Alpe Veglia. Ritiene, infatti, che questa nuova realtà gestionale debba costituire un riferimento diverso e che nell'applicare i principi e le direttive, puntualmente contenute nella legge 12/90, vi è un differente impulso alla complessiva gestione dei territori protetti del Devero e del Veglia.
In merito al ventilato e non progettato (non è a nostra conoscenza la progettazione di questo metrò alpino) metrò alpino, la Giunta regionale, al fine di valutare con serenità e con obiettività il problema dell'accesso che presenta effettive difficoltà, ha affidato un apposito incarico a Finpiemonte. Incarico che doveva valutare anche il complesso delle attività turistiche, sia sotto il profilo economico che quello ambientale nel comprensorio Veglia Devero, valutando anche la possibilità di attivare un rapporto di interscambio turistico fra le due aree.
Il lavoro svolto dalla Finpiemonte ha consentito di chiarire, almeno su basi consolidate e in modo apparentemente inequivocabile, che il Parco deve essere considerato come elemento di richiamo turistico grazie alle attuali caratteristiche naturali. In altri termini, il Parco, così come è oggi con il suo intrinseco interesse ambientale, deve essere considerato il più interessante dal punto di vista economico per l'area circostante di quanto non possa esserlo attraverso uno sfruttamento turistico intensivo.
Per quanto concerne l'accesso all'area del Veglia che, come è detto costituisce un problema reale, è Invece necessario pensare ad un intervento di miglioramento e di regolamentazione dell'attuale strada. La realizzazione di un'opera quale quella definita metrò alpino, sia per i costi sia per gli effetti che potrebbe indurre sul territorio del Parco non può essere considerata come un'ipotesi attuale.
La Giunta regionale ha particolarmente a cuore questo Parco naturale e intende utilizzare anche fonti della legge cosiddetta "Valtellina ter" per interventi eccezionali, se possibili, di recupero di immobili e della potenzialità agricola della stupenda conca del Veglia.
Posso assicurare gli interroganti che la situazione non è certamente semplice in quanto vi sono difficoltà considerevoli. Tuttavia è mia intenzione seguire Veglia e Devero con particolare riguardo per la bellezza intrinseca che offrono a turisti e ad appassionati, e per la possibilità di fruizione turistica di un certo tipo che dovrebbe consentire, se opportunamente utilizzata, un vantaggio reale senza snaturamenti a favore degli abitanti delle zone circostanti. Credo che si possa lavorare bene insieme per questi obiettivi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Panella.



PANELLA Luciano, Assessore ai trasporti

I problemi del Parco del Veglia sono anche legati ai problemi dei trasporti, quindi non posso esimermi come Assessore (e come Nerviani che proviene dalla provincia di Novara) dall'intervenire al riguardo.
Come è stato detto dal collega Nerviani, e la Giunta è totalmente d'accordo, questo ventilato progetto di metrò non ci vede favorevoli per le ragioni che consentirebbe uno sfruttamento intensivo turistico dell'Alpe Veglia.
Per quanto riguarda la strada, che è una strada di servizio attualmente è di difficile manutenzione ed è aperta unicamente nel periodo estivo; rimane in effetti il problema, nel periodo invernale, di collegamento con la poca gente che vive nella valle, e in generale il problema di collegamento turistico limitato. Al riguardo stiamo studiando la possibilità di un collegamento minimale tramite un impianto a fune del tipo "va e vieni" che non consenta un accesso massiccio alla valle stessa e nel contempo garantisca il minimo di collegamento sia nel periodo estivo dove vi sono diversi turisti residenti, sia nel periodo invernale.
Desideravo fare questa dichiarazione in merito all'argomento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Ringrazio entrambi gli Assessori per la loro risposta. Indubbiamente il problema è politico, nel senso che ci si deve riferire alla gestione di questi dodici anni da parte dell'amministrazione delegata nell'area parco il che non è un valido esempio da richiamare sia per inefficienza che per scarsa volontà e capacità progettuale. L'insieme delle note da noi riportate nell'interrogazione sollevavano una serie di inadempienze sostanzialmente di punti rimasti inattuali, seppure indicati nel primo piano d'area steso poco dopo l'istituzione del Parco stesso. Mi pare di aver colto nella risposta dell'Assessore Nerviani l'intenzione di attuare il commissariamento dell'ente stesso qualora, sollecitato in questo periodo, non rispondesse accogliendo le esigenze e le indicazioni date dalla stessa legge istitutiva.
Colgo l'occasione per rivolgere un altro invito. Da quanto ho avuto modo di apprendere presso l'Assessorato al parchi è prevista la ristesura di un nuovo piano d'area dell'Alpe Veglia. Sarebbe una buona occasione secondo me, per superare un limite che era presente nel piano d'area precedente, che dava precise indicazioni per le opere di riforestazione, ma era estremamente debole per quanto atteneva alle indicazioni sulle destinazioni d'uso dell'area stessa e sulle modalità della modificazione degli edifici ed i vincoli di mantenimento delle caratteristiche tipologiche. Quest'ultimo punto, peraltro da noi richiamato nell'interrogazione, là dove si avanzavano forti dubbi sul mantenimento delle caratteristiche strutturali e tipologiche dei fabbricati esistenti, è stato eluso nella risposta dell'Assessore. A quanto ci risulta, anche a seguito di un mio sopralluogo, alcuni fabbricati hanno subito delle modificazioni che non rispettano le indicazioni date, allora, seppure in forma minimale, dal Piano d'area.
Altro problema è quello della strada. Non è esatto dire che l'Alpin Metro sia qualcosa di vago, di non espresso in forma progettuale, perché ci sono delle relazioni e delle dichiarazioni fatte dagli Assessori che vanno in questo senso e confermano la volontà politica di realizzare tale infrastruttura. Dichiarazioni che sono peraltro presenti in una richiesta presentata, a suo tempo, dal Comune di Trasquera, per ottenere la autorizzazione ad aprire una nuova strada. Esistono infatti due progetti: il primo di questi prevedeva l'apertura di una nuova strada di collegamento fra San Domenico e Ponte Campo alla sinistra del torrente Cairasca progetto che per iniziativa dell'Ufficio idrogeologico è stato bocciato.
Dai documenti presentati in allegato a questo progetto si capiva (perch era scritto) che la stessa strada era direttamente legata all'ipotesi di realizzare un Alpin Metro: per cui la questione non è così vaga, tanto più che le ultime dichiarazioni fatte dagli Assessori e dai politici locali tendono a confermare che sono anche disponibili risorse economiche tali da poter pensare seriamente di attuare questo tipo di intervento.
Quanto all'altro problema, la necessità di realizzare comunque un collegamento fra l'Alpe Veglia e l'area di San Domenico anche per la stagione invernale, a mio modo di vedere contrasta con quello che poi è il reale utilizzo dell'Alpeggio. Le condizioni climatiche sono tali per cui la conca dell'Alpe Veglia può essere utilizzata unicamente nei periodi estivi.
Il voler creare delle infrastrutture che permettano l'ascesa e quindi l'ingresso anche nel periodo invernale all'area del Parco naturale contrasterebbe, di fatto, con le destinazioni d'uso e tenderebbe invece a privilegiare l'interesse turistico e le possibili modificazioni dello stesso alpeggio che noi mettevamo appunto in discussione. Ricordo che fra gli obiettivi istitutivi del Parco c'era quello di mantenere e favorire la presenza dei bovini nell'alpeggio stesso, cosa che invece non è stata realizzata perché la quantità dei bovini in alpeggio è drasticamente diminuita nel corso di questi anni. E' chiaro che se non ci sarà un intervento concreto dell'ente che amministra il Parco, tendente a realizzare gli obiettivi a suo tempo indicati, non vi sarà un recupero del patrimonio bovino. Non si possono neanche fare interventi di promozione inclusi quelli di smercio del prodotti naturali del luogo. In tale contesto unica ipotesi, che è poi quella avanzata dalle Amministrazioni locali, è quella di propendere per interventi di trasformazione a destinazioni d'uso e mi riferisco non solo agli edifici, ma alle aree stesse, a favore di insediamenti turistici. Ora è estremamente rischioso accettare l'idea che l'alpeggio debba essere accessibile anche d'inverno. Sollecito risposta ad interrogazione



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cucco. Ne ha facoltà.



CUCCO Vincenzo

Signor Presidente, ho presentato l'interrogazione n. 156 l'11 ottobre 1990, che riguarda la stessa materia dell'interpellanza n. 138, che da qui a poco passerà all'esame del Consiglio. Non ho però visto la mia interrogazione nell'elenco delle risposte che l'Assessore darà. Non voglio assolutamente precludere la risposta che l'Assessore darà al collega Marino, anche perché è da molto tempo che si deve rispondere. Voglio per ricordare la mia interrogazione, la cui risposta in parte riguarda anche l'Assessore al personale. Siccome sulla delicata vicenda della gestione dei rifiuti nella passata legislatura non esiste solo la questione Garesio, ma esistono anche la questione Sibille e altre, questioni delle quali bisogna parlare, invito la Giunta a presentare, spero per la prossima seduta di Consiglio, la risposta alla interrogazione n. 156.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 138 del Consigliere Marino inerente la sentenza del TAR Piemonte relativa al Piano regionale dei servizi di smaltimento rifiuti


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza n. 138 che viene illustrata dal Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Se fosse possibile, inviterei il Presidente del Consiglio a distrarsi un po' per concedermi qualche minuto in più.
Questa interpellanza è stata presentata nel periodo in cui veniva emessa la sentenza del TAR che bloccava il vecchio Piano di smaltimento dei rifiuti e negli stessi giorni in cui alcune polemiche, se così vogliamo chiamarle, si sono sviluppate sui giornali.
L'argomento è complesso ed è estremamente particolare. Particolare perché è probabilmente una delle questioni su cui oggi in Piemonte esiste una forte conflittualità sociale. E' una conflittualità che si esprime attraverso vari poli. In genere sono le popolazioni locali e/ o gli ambientalisti da una parte, le Amministrazioni regionali e provinciali dall'altra, i Comuni, le UU.SS.SS.LL. Credo che non si possa ignorare questa particolare specificità della questione, quando si va a discutere delle soluzioni che la Giunta intende attuare rispetto alla sentenza del TAR Io conosco quali sono i limiti della sentenza e conosco quali sono i limiti di interpretazione della Giunta rispetto a questa sentenza.
Il dato di fondo è però che al di là della situazione di urgenza, nella quale il vecchio Plano di smaltimento dei rifiuti era stato scritto e presentato, esistono delle questioni sulle quali c'è un forte distacco tra quello che si scrive sul piani, sulle leggi, sugli statuti dei consorzi per quanto riguarda l'emergenza rifiuti, e quello che si fa nella pratica.
Abbiamo ripetuto più volte che l'emergenza rifiuti deve essere affrontata a diversi livelli: con la riduzione all'origine della quantità di rifiuti che viene prodotta, sia che si tratti di rifiuti urbani sia che si tratti di rifiuti industriali; con la raccolta differenziata, o comunque il riciclo di una parte quantitativamente significativa dei rifiuti che vengono prodotti; con lo smaltimento corretto in discarica per la parte residua.
Questa non è una dichiarazione di intenti degli ambientalisti. E' quello che chiunque di noi trova, a partire dal 1982 in poi, nella gran parte delle leggi nazionali, delle leggi fatte dalla Regione Piemonte e da altre Regioni: si può leggere in qualunque statuto, in qualunque consorzio di Comuni che affronti la questione dei rifiuti. Da questo punto di vista siamo tutti assolutamente d'accordo che il modo di risolvere la questione sia questo. Nella pratica le cose vanno in un altro modo. Sostanzialmente ritengo che non ci sia una iniziativa significativa a nessun livello per ridurre la quantità dei rifiuti, e nemmeno che ci sia oggi in Piemonte alcuna iniziativa significativa che ricicli una parte del rifiuti.
Presenterò un'interrogazione per chiedere qual è la quantità del rifiuti urbani che si producono in Piemonte, che viene raccolta in modo differenziato e riutilizzata. Credo sia una quantità irrilevante sostanzialmente vicino a zero. Esiste soltanto un notevole impegno per identificare, scontrandosi con le popolazioni locali, alcuni siti dove collocare delle mega discariche che non risolvono comunque i problemi di quel bacino di Comuni, ma che tendono ad aprire un varco per risolvere l'emergenza e programmare un certo numero di inceneritori. Quindi c'è un grande scollamento fra la teoria rispetto alla quale tutti siamo d'accordo e la prassi degli ultimi anni.
Non ho il tempo per citare le situazioni particolari che riguardano la discarica di Beinasco, quella di Chivasso, quella di Alice Castello (di cui si parla sui giornali, ma non in questo Consiglio regionale). Da venti giorni il Comitato antidiscarica ha chiesto un incontro al Capigruppo, ma al momento non mi risulta che ci sia stata una risposta.
Vorrei porre un nodo che a mio parere va affrontato se si vogliono superare i problemi posti dalla sentenza del TAR: da una parte le procedure autorizzative e tutto quello che comporta l'iter autorizzativo della costruzione, della gestione e del controllo delle discariche e dall'altra quello che viene genericamente chiamato rapporto fra il pubblico e il privato.
Sul primo aspetto tutte le contestazioni delle popolazioni locali si basano su osservazioni più o meno fondate, più o meno legittime, più o meno approfondite, che sostengono che in molti casi i siti identificati non sono idonei per costruire discariche.
Da questo punto di vista le conferenze aperte nel 1988 per verificare l'iter autorizzativo, probabilmente oggi si rivelano uno strumento non adeguato; mettono da parte il Comitato tecnico regionale e ho l'impressione che rappresentino dei momenti di incontro fra rappresentanti dei Comuni e della Regione esclusivamente per spogliare pratiche, decidere o meno l'autorizzazione senza che nessuno dei membri abbia visto il luogo dove si vuole costruire la discarica. Non so quanti di coloro che hanno autorizzato in conferenza la discarica di Alice Castello abbiano visto il sito dove si sta costruendo. Io e qualche altro Consigliere regionale lo abbiamo visto e pur non essendo esperti qualche perplessità ci è venuta. Quindi la questione delle conferenze va profondamente modificata. Ritengo che le discariche siano da concepire come un impianto industriale e non mi risulta che ci siano impianti industriali con un custode a 100 metri di distanza.
Quindi nell'impianto entra tutto quello che deve entrare senza alcun controllo.
Vado al punto di fondo e concludo: il rapporto fra pubblico e privato.
Non demonizzo la necessità di coinvolgere i privati nella risoluzione di problemi di questo tipo, però si tratta di intendersi. Non è pensabile che l'utilizzo di risorse di competenze di privati implichi la concorrenza di persone con ruoli decisionali all'interno delle forze politiche, in grado quindi di influenzare le scelte che dette forze fanno nelle amministrazioni. E non è pensabile che contemporaneamente siano all'interno di enti che garantiscono l'esborso di risorse pubbliche per la soluzione di problemi di un certo tipo. Questo tipo di compresenza personalmente la ritengo non accettabile. Mi riferisco alla presenza di rappresentanti di questi organi all'interno di società private, al di là del fatto che abbiano al loro interno una componente "pubblica", rispetto ad una questione come quella dell'emergenza rifiuti, su cui esiste oggi una grande conflittualità sociale, una grande differenziazione di opinioni. Non è una valutazione sulle persone, è la valutazione su un modo di affrontare la questione.
Un altro caso - già accennato dal collega Cucco - su cui entreremo con più precisione nel merito nei prossimi giorni è quello della società SOTRIN, di cui fino a qualche settimana fa non era ben chiaro quale fosse la motivazione della sua esistenza. Oggi forse capiamo meglio a cosa serve.
Non vorrei che anche nel caso della SOTRIN si compissero degli "errori" come è stato fatto in altre occasioni. Non è pensabile che nell'ufficio nel quale passano tutti i ricorsi che vedono coinvolta la Regione, in particolare i ricorsi che riguardano le questioni ambientali, eserciti dei ruoli decisionali chi è il Presidente di una società come la SOTRIN, che tra l'altro dovrebbe costruire degli inceneritori. Ne cito uno fra i tanti: il ricorso fatto dai Comuni attorno ad Alessandria rispetto alla costruzione di un inceneritore nella provincia stessa. E' possibile che il Presidente di una società che deve costruire inceneritori sia anche il responsabile dell'Ufficio Legale della Regione Piemonte che deve gestire ricorsi su quelle questioni? Non si tratta di fare valutazioni sulle persone, non conosco la persona in oggetto, chiunque essa sia, fosse anche la più affidabile e competente, ma non è accettabile questo modo di affrontare e risolvere la questione rifiuti. E' la banale e vecchia considerazione per la quale non si può pensare che i controllori e i controllati coincidano, tanto più in una questione dove esiste da una parte un'altissima conflittualità sociale e dall'altra un grandissimo interesse di tipo economico. Come tutti sanno infatti ci sono almeno due (se non più) grandi multinazionali americane che si stanno impossessando di tutto il settore dello smaltimento dei rifiuti, per lo meno nelle Regioni Piemonte e Lombardia. Non credo di essere andato fuori tema rispetto all'interpellanza. Presenteremo altre interrogazioni e interpellanze su questo argomento, perché riteniamo sia di grande utilità per risolvere la questione dei rifiuti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore GARINO Marcello.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Mi pare che l'intervento del collega Marino sia andato al di là della interpellanza presentata, ma io mi atterrò per ora a quest'ultima, salvo qualche questione che riguarda problemi di carattere generale sulle discariche.
Il Consigliere Marino interpellava la Giunta: 1) per conoscere quali iniziative intenda assumere alla luce della sentenza del TAR per modificare i programmi e i servizi inerenti lo smaltimento dei rifiuti 2) per sapere se non si ritiene che la mancanza di seri progetti operativi riguardanti la riduzione e la raccolta differenziata contribuiscano a mantenere, in una situazione di ingovernabilità e di insufficiente trasparenza, la gestione dei processi di smaltimento dei rifiuti e conseguentemente l'attuale diffidenza e ostilità delle popolazioni locali coinvolte dai singoli progetti di smaltimento in discarica.
A queste domande darò risposta. Il collega Marino ha posto alcuni problemi che non sono affrontabili oggi, sui quali sarò disposto a discutere nel momento più opportuno.
Per quanto attiene le domande che mi erano state rivolte devo dire che dai progetti relativi le discariche dei Comuni di Chivasso e Beinasco citati nell'interpellanza, non risultano sovradimensionate rispetto alle esigenze di smaltimento dei Comuni della zona in quanto occorre anche tener conto della necessità di smaltire gli assimilabili agli urbani. Infatti purtroppo, si sta verificando che nelle discariche per rifiuti solidi urbani vengono a confluire quantità rilevano di assimilabili. Per esempio: su 100 tonnellate raccolte dall'AMIAT 40 sono di assimilabili. La conseguenza di questa situazione è che le discariche per rifiuti solidi urbani finanziate con denaro pubblico si stanno riempiendo di rifiuti prodotti da imprese private. Perché le aziende municipalizzate e i consorzi si comportano in questo modo? Sostanzialmente perché le imprese private pagano una media di 50.000 lire per tonnellata di rifiuto smaltito. In questo modo le aziende municipalizzate tentano di ripianare i disavanzi venutisi a creare dalla gestione della raccolta pubblica, invece della più corretta, almeno secondo me, alternativa di far pagare ai cittadini il reale costo del servizio offerto. Ecco perché il fabbisogno di discariche di prima categoria cresce.
Dalla recente verifica fatta dall'IPLA sul fabbisogni di smaltimento della nostra Regione, secondo quanto previsto dal DPCM 3 agosto relativo al programma di emergenza per lo smaltimento dei rifiuti industriali, emerge che nel solo comprensorio di Torino si ha un fabbisogno globale complessivo di 952.000 me/ anno per rifiuti assimilabili, per soddisfare il quale è stata ipotizzata la realizzazione di nuove discariche di prima categoria per soli assimilabili nel comprensorio torinese per complessivi 838.000 metri cubi. In questo tenendo conto per la determinazione dei quantitativi già soddisfatti di una parziale utilizzazione delle esistenti discariche per rifiuti solidi urbani, compresa quindi Chivasso.
Da notare che questi dati sono stati ottenuti, pur prevedendo una riduzione del 30% di quantitativi di assimilabili da smaltire in discarica grazie ad interventi volti al recupero di materiale ed energia. In quest'ottica tutti gli impianti dovranno prevedere delle incentivazioni di ordine tariffario per le utenze in grado di fornire rifiuti parzialmente selezionati e i produttori sono comunque tenuti a fornire i rifiuti secondo modalità tali da favorirne il recupero.
Nei prossimi anni dovremo cercare di dare una chiara svolta all'uso delle tecnologie a disposizione per il trattamento, il recupero e l'eliminazione, riducendo il ricorso alla discarica solo quando il rifiuto non è diversamente smaltibile.
Concordo con il Consigliere interpellante sul fatto che una seria azione di "governo" dell'intera materia non possa esimersi da una ricerca mirata a risolvere problemi specifici per produrre meno rifiuti, per individuare tecnologie di recupero, oltre a chiare azioni di sensibilizzazione e di promozione volte a ridurre quanto più possibile la quantità dei rifiuti prodotti.
Nel frattempo però si rivela necessario affrontare la soluzione dei problemi connessi all'attuale produzione dei rifiuti con azioni che rispettino l'ambiente e che nello stesso tempo diano reali e concrete possibilità di smaltimento.
Prendo atto che la situazione ambientale piemontese necessiti di interventi urgenti programmati, tali da consigliare di agire sulla traccia di un piano organico che permetta di coordinare gli interventi sul territorio in conformità alle esigenze legate alla produzione di rifiuti urbani ed industriali delle singole zone. Ciò in quanto un'azione coordinata si presenta oggettivamente più funzionale e garante della tutela del territorio che non una serie di interventi discontinui e spezzettati che pure sarebbero possibili a termini di legge.
Considerando inoltre che l'emergenza legata alla produzione del rifiuti urbani ed industriali può essere affrontata nel breve periodo, utilizzando le linee già stabilite nel piano regionale per l'organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti, la Giunta regionale, su mia proposta, ha proposto una modifica del piano che permetta di superare i rilievi fatti dal TAR sulla base dei quali il piano era stato invalidato e questo al solo fine di avere a disposizione uno strumento adatto ad affrontare l'attuale situazione di emergenza, che purtroppo ancora continuerà.
D'altra parte, le situazioni si modificano: da più parti si è evidenziata la necessità di un aggiornamento del dati legato alla produzione quantitativa e qualitativa dei vari rifiuti. Si ritiene altresì necessario tenere in conto i risultati delle esperienze passate nonch delle innovazioni tecnologiche sui sistemi di trattamento dei rifiuti.
Anche la forma mentis collettiva cambia e si può riscontrare un'aumentata sensibilità di molti, non dico tutti, cittadini e rappresentanti politici verso un atteggiamento maggiormente responsabile sul corretto modo di gestire i rifiuti.
Su questo punto concordo con quanti ritengono che un'efficace azione di governo dei rifiuti non possa che passare attraverso una seria opera di riduzione della produzione dei rifiuti a tutti i livelli, industriali e civili. Dovranno altresì essere potenziate al massimo tutte quelle iniziative volte al riciclo e al riutilizzo dei materiali di scarto.
In considerazione di questo, la Giunta regionale si è impegnata - e si impegna ancor oggi - ad avviare le attività di studio e di ricerca per giungere alla stesura di un nuovo documento che verrà quindi sottoposto all'analisi del Consiglio e che indicherà in quali modi concretamente si ritiene possibile giungere ad un corretto sistema di governo dei rifiuti.
Faccio ancora due precisazioni che non attengono tanto all'interpellanza presentata quanto all'illustrazione che questa mattina è stata fatta. Debbo dire che la Regione Piemonte è la Regione che in Italia ha certamente fatto di più sul problema della raccolta differenziata e i dati lo dimostrano. I progetti che erano stati presentati dalla Regione Piemonte e che facevano capo al consorzi sono stati accettati dal Ministero e si è in attesa del finanziamento. Siamo ad un quarto del finanziamento nazionale venuto in Piemonte, questo come riconoscimento di ciò che la nostra Regione ha fatto.
Il decreto sul recupero di materie seconde. Su 65 miliardi disponibili in tutto il territorio nazionale, ben 32 sono stati assegnati alla Regione Piemonte che era la sola - o una delle poche - ad avere dei progetti.
Si è finalmente incominciato a fare qualcosa. Certo, questo non risolve il problema dell'emergenza. Concordo comunque che la linea di tendenza debba essere questa.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bergoglio. Cantore, Coppo, Dameri Majorino e Vetrino.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

e) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 12 e 19 novembre 1990 - in attuazione dell'ari 9 della L.R. n.
6/88 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Referendum abrogativo e consultivo

d) Ordinanza della Corte Suprema di Cassazione nei confronti richiesta di referendum


PRESIDENTE

Desidero informare il Consiglio che l'Ufficio centrale per il referendum della Corte Suprema di Cassazione in data 5 novembre 1990 ha pronunciato ordinanza nei confronti della richiesta di referendum abrogativo dell'alt. 3 della legge 26 luglio 1988, n. 291 e dell'art. 6 bis della legge 25 gennaio 1990, n. 8, richiesta avanzata dai cinque Consigli regionali del Friuli Venezia-Giulia, Valle d'Aosta, Sardegna Piemonte e Lombardia.
Pur rilevando che la richiesta era stata regolarmente presentata con le modalità ed entro i termini previsti dall'art. 29 della legge n. 352/70 l'Ufficio centrale per il referendum ha dichiarato che "non hanno più corso le operazioni relative al referendum, di cui sopra" in quanto successivamente alla data di presentazione da parte delle Regioni, è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 246/90 la legge 15 ottobre 1990 n.
295 che Investe nella sua totalità la disciplina per cui era stato richiesto il referendum abrogativo e pertanto "presenta le caratteristiche di modifica sostanziale dei principi ispiratori della disciplina preesistente e dei contenuti essenziali dei singoli precetti".


Argomento:

Richiesta di iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Riba. Ne ha facoltà.



RIBA Lido

Signor Presidente, vorrei fare una proposta. Dato che diversi Consiglieri del mio Gruppo hanno proposto un ordine del giorno sulla crisi agricola-zootecnica, che è oggetto dell'iniziativa di cui siamo a conoscenza e domani sarà il filo conduttore della battaglia che i coltivatori svolgeranno in tutto il Piemonte, chiederei che questo ordine del giorno venisse discusso nella giornata di oggi. Non dico subito lasciamo magari il tempo all'Assessore, che è assente, di arrivare e di valutare nel merito. Così avremmo svolto un argomento utile in un momento opportuno. Se ciò fosse possibile, sarei grato ai Consiglieri e alla Giunta.



PRESIDENTE

Il Consigliere Riba propone che venga iscritto all'o.d.g. il documento sull'agricoltura.
In proposito devo informare il Consiglio che domani nella riunione dei Capigruppo anticipata alle ore 11,00 perché dopo verrà ricevuto il Ministro della Pubblica Istruzione darò notizia di alcune richieste che sono state fatte unitariamente da parie delle organizzazioni dell'agricoltura.
Pertanto in quella sede si affronterà già il problema.
Per parte mia non ho difficoltà ad iscrivere all'o.d.g. questo documento, però dobbiamo aspettare l'Assessore Lombardi per valutare le modalità di discussione.
Chiedo intanto al Presidente della Giunta se ritiene possibile l'iscrizione.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Per correttezza aspetterei l'Assessore Lombardi.



PRESIDENTE

D'accordo.
Nel frattempo proporrei di iscrivere all'o.d.g. i progetti di legge nn.
1, 14 e 33: "Rendiconto generale per l'esercizio finanziario 1989", che è stato esaminato e licenziato dalla Commissione competente.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Valutazione impatto ambientale - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Esame mozione n. 11 dei Consiglieri Vaglio, Bresso, Farassino, Rivalta e Rabellino e ordine del giorno n. 32 dei Consiglieri Miglio, Segre Stagliano, Marino, Maggiorotti. Cucco, Vaglio, Bresso, Rivalta, Chiezzi. Rabellino e Farassino sul tracciato elettrodotto Moncenisio-Piossasco elaborato dall'ENEL


PRESIDENTE

Intendo informare il Consiglio che il Presidente della Giunta regionale farà la sua comunicazione riguardo all'Olivetti nel pomeriggio.
Procediamo con l'esame della mozione n. 11 dell'ordine del giorno n.
32, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa mozione era stata presentata il 16 luglio e finalmente oggi riusciamo a discutere in quest'aula di un problema che sta molto a cuore alla gente della Valle di Susa e della Valle Sangone. Nel mese di luglio presso i Comuni interessati 13 Comuni delle Valli di Susa e Sangone, è arrivata una richiesta di parere di conformità al Piano regolatore, perché era prevista la costruzione di un elettrodotto che attraverso il Moncenisio sarebbe arrivato a Piossasco attraversando appunto la Valle di Susa e tutta la Valle Sangone scendendo su Cumiana. A quanto mi consta tutti i Consigli comunali interessati sono stati convocati subito e in brevissimo tempo è arrivata una risposta all'Assessorato competente (se ricordo bene l'Assessore allora competente era Vetrino). E' arrivata questa dichiarazione di completa contrarietà alla costruzione dell'elettrodotto da parte di tutti i Comuni e di tutte le forze sociali e sindacali attive sul territorio delle Valli interessate. Il 16 luglio noi presentavamo questa mozione a cui avevano aderito i colleghi del PCI e chiedevamo all'Assessore competente che agisse in modo tale da far pressioni sul Ministero per il ritiro del progetto. Le vicende successive sono abbastanza note: rinvii, iscrizioni all'ordine del giorno non rispettate. La risposta della Giunta era stata promessa per ottobre e siamo arrivati alla fine di novembre. Noi popolazioni delle Valli di Susa e Sangone in questo periodo ci siamo mossi in modo tale da verificare la possibilità o l'impossibilità (meglio l'impossibilità) di costruzione di questo elettrodotto. Siamo andati addirittura a sentire cosa ne pensavano in merito i nostri amici dall'altro versante dell'Alpe, i nostri amici savoiardi, che avevano tutto sommato il nostro stesso atteggiamento di contrarietà per la costruzione di questo tipo di opera. Ma quello che era importante e che è tuttora importante è che pur essendoci una differenza piuttosto variegata sulle motivazioni di contrarietà alla costruzione dell'elettrodotto, tutti i corpi sociali e politici interpellati si sono dichiarati contrari alla costruzione. Noi, come Lega Nord, siamo contrari su alcuni punti. Uno è di carattere etico, perché non riteniamo eticamente giusto imporre questo nuovo intervento a popolazioni, come quelle della Valle di Susa in particolare, che già hanno visto il proprio territorio gravato e deturpato dalla costruzione di un'autostrada, che passa in una Valle relativamente stretta, parallelamente a due strade statali, a due tronconi ferroviari, ad un elettrodotto, già esistente, che collega la Valle con Villastellone. Non lo riteniamo giusto, tanto meno in considerazione di ciò che sarà questo elettrodotto. Se qualcuno di voi avesse occasione di andare verso Susa passando da Bussoleno potrebbe notare sulla sua destra, in posizione neanche troppo simpatica perché si notano moltissimo, i piloni dell'elettrodotto che va a Villastellone. Sono piloni molto evidenti, alti 23/25 metri. Sono alti un terzo rispetto a quelli che dovrebbero essere costruiti per l'elettrodotto Moncenisio-Piossasco. Esiste una motivazione di carattere di impatto ambientale, non solo per quanto riguarda la costruzione, ma anche per quanto riguarda la posa di questi basamenti. Si dice che l'elettrodotto verrà costruito con l'uso di elicotteri, non si faranno enormi piste, non si danneggerà l'ambiente più di tanto. Noi abbiamo verificato qual è l'entità di un basamento per un traliccio di 23 metri e supponiamo che un traliccio di 70 metri debba avere, se non altro, un basamento più grande; quindi si tratterà di costruire basamenti in cemento armato per i quali non è assolutamente pensabile l'ausilio di elicotteri. Supponiamo che la costruzione di questo elettrodotto (oltre al danno che costituirà vedere questi enormi tralicci) avrà come conseguenza la costruzione di strade d'accesso, per la costruzione dei piloni stessi, che deturperanno ulteriormente le Valli.
Verificando meglio il passaggio di questo elettrodotto vediamo che oltre ad attraversare una serie di Comuni che vanno da Moncenisio fino a San Didero attraversa la vallata nel territorio di Villarfocchiardo, si inerpica su per lo spartiacque tra la Valle Sangone e la Valle di Susa nel territorio di Sant'Antonino e attraversa proprio al Colle Bione lo spartiacque scendendo poi attraverso i boschi della Valle Sangone sul territori di Coazze, sul territorio di Giaveno tagliando in Villarfocchiardo boschi di matricina di castagno di un valore incommensurabile, una ricchezza di cui la vallata non può e non ha nessuna intenzione di fare a meno. Attraversa poi i più bei boschi della Valle Sangone con conseguenze tragiche in caso di incendio, ostacolando l'intervento di mezzi elicotteri e aeroplani per lo spegnimento degli incendi stessi.
Da calcoli fatti, per difetto e non per eccesso, nel territorio di Villarfocchiardo si considera l'abbattimento di 200 matricine di castagno da frutto.
Abbiamo parlato del collettamento tra la Val Sangone e la Valle del Chisola, collettamento con la costruzione di 62 tralicci che dovranno passare in zone in cui non esistono strade. Le uniche vie di accesso sono dei sentieri che attraversano i boschi. Siamo certi che in questo caso l'ENEL non potrà fare a meno di costruire piste di attraversamento in questi boschi, distruggendone quindi buona parte.
A parte il discorso dei danni alla salute di chi vive nei pressi dell'elettrodotto di 380.000 volt, per quale motivo devono essere penalizzate nuovamente la nostra Valle e la Valle Sangone con la costruzione di queste opere pubbliche? Mi chiedo se sono stati fatti degli studi per verificare dove potrebbero passare in alternativa questi tralicci, e se sia stata verificata la possibilità di non costruzione di impianti atti all'importazione di energia elettrica dall'estero. Se è vero che l'ENEL ha affermato che il fabbisogno di energia elettrica del Piemonte è deficitario, è altrettanto vero che l'ENEL - e nella replica che far porterò dei dati allarmanti non fa assolutamente nulla ne per agevolare il risparmio energetico ne per favorire, con energie recuperabili, la produzione di energia elettrica sul territorio del Piemonte.
Quindi verificato questo, io, i sindaci e le popolazioni delle vallate vorremmo avere una risposta da parte della Giunta che ci assicuri sul fatto che questo impianto non verrà costruito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Intervengo sulla mozione e sull'ordine del giorno di cui sono firmataria.
Il merito della questione è noto ai colleghi Consiglieri e all'Assessore, ed è stato illustrato dal collega Vaglio. Non ritorno quindi su questi aspetti; Invece affronterò alcune questioni di merito e far qualche proposta.
Non c'è dubbio che opere di queste dimensioni abbiano un forte impatto sul territorio e sull'ambiente. Esiste anche una minaccia per la salute; è ben vero che il dibattito scientifico sul rischi per la salute delle popolazioni che si trovano sotto il percorso dell'elettrodotto è ancora in corso, quindi non ci sono definizioni scientifiche dei rischi, ma è altrettanto vero che non è attualmente accertata l'assenza di rischio. La situazione è oggetto di forte dibattito e c'è un ragionevole dubbio che ci possano essere dei rischi, magari anche rilevanti per le popolazioni che sono sottoposte alla presenza continua dell'elettrodotto. Trattandosi inoltre di continua crescita della potenza di questi elettrodotti, siamo di fronte (anche per le ipotesi di impatto sulla salute e sull'ambiente) a ipotesi che richiedono verifiche scientifiche sul campo e non solo di laboratorio, perché le dimensioni continuano a crescere e non è affatto detto che i danni crescano solo in progressione aritmetica e non secondo altri tipi di progressione. Quindi siamo di fronte a situazioni che, per quanto riguarda l'impatto potenziale sulla salute, non sono del tutto note e sono oggetto di forte dibattito scientifico. D'altra parte siamo invece di fronte ad una certezza per quanto riguarda l'impatto sul territorio. Si tratta di tralicci di dimensioni enormi che comportano, negli attraversamenti in particolare delle montagne e delle valli, lacerazioni permanenti sul territorio, perché, come sapete, ciò che viene attraversato dagli elettrodotti deve essere tenuto sgombro dalla vegetazione. Quindi sono impatti molto rilevanti sia visivamente sia sul plano del consumo del suolo, nel senso che non si può più mantenere la copertura forestale.
Siamo perciò di fronte a due tipi di impatto molto importanti, che possono anche - come spesso il Consigliere Marchini ci ha fatto rilevare in parte essere in contraddizione. Cioè, se da una parte ci si allontana dagli abitati si aumenta l'impatto sul territorio, perché si va a passare spesso in zone di maggior pregio; se ci si avvicina agli abitati si aumenta il rischio potenziale (per ora ancora poco noto) per la salute. Quindi siamo di fronte ad una situazione difficile in termini di scelta di tracciati.
A fronte di ciò mi sembra incredibile che si faccia la scelta di non pretendere e si imponga con la forza dell'istituzione una verifica completa dell'impatto ambientale di ipotesi alternative. Noi sappiamo che la localizzazione di questo elettrodotto oscilla da un posto all'altro, spesso viene spostata sulla base di trattative dirette fra l'ENEL e le amministrazioni o fra l'ENEL e altri soggetti a noi non ben chiari. Vi sono state varie modifiche e potrebbero essercene altre, ma tutto ciò viene fatto non in base ad una verifica di impatto ambientale complessivo di tracciati alternativi, ma sulla base di trattative private. Con il rischio che i risultati finali possano essere persino peggiori di ciò che era stato ipotizzato in origine.
Per cui non c'è dubbio che se di VIA si deve parlare (e a nostro avviso se ne deve parlare) non può trattarsi del solito strumento a disposizione dell'ENEL. in cui l'ENEL dopo aver esaminato un tracciato (che si è autodecisa) autodecide anche che l'impatto è marginale o che non può essere ulteriormente ridotto. Vanno verificate ipotesi alternative e vanno poste con chiarezza di fronte ai decisori, alla popolazione e alla Regione. Vanno anche poste con chiarezza le alternative possibili. L'alternativa "zero" non fare nulla, che cosa significa? Non fare quell'elettrodotto significa fare una diversa politica energetica, cioè puntare di più sulla produzione interna e sul risparmio energetico interno.
E' ben vero che l'ENEL. quando abbiamo avuto un incontro proprio per parlare di questo elettrodotto, ci ha fatto rilevare che il Piemonte ha un forte deficit energetico. E' un'affermazione vera e nello stesso tempo falsa. E' vera se si considera il Piemonte come regione isolata e allo stato attuale della produzione energetica, cioè con molti impianti fermi che dovrebbero essere risanati dal punto di vista ambientale e riattivati.
Invece se si considera il Piemonte come facente parte del compartimento di Torino non esiste deficit energetico in termini di produzione. Inoltre il Piemonte stesso si sta attivando con difficoltà per provvedere in proprio al fabbisogno di energia, o al fabbisogno di altre regioni, di altri compartimenti, attraverso la decisione (che è in corso) dell'impianto di Trino, attraverso l'impianto di cogenerazione dell'AEM che dovrebbe rilanciare la produzione dell'impianto stesso e anche attraverso il possibile retrofitting ambientale di Chivasso che potrebbe rendere un migliore utilizzo della centrale. Quindi il Piemonte ha una politica energetica.
Bisogna anche tenere conto dell'insieme della progettazione. C'è una politica energetica italiana - e qui dobbiamo avere una risposta dal Ministero dell'industria - che prevede che per sempre noi continueremo ad aumentare l'importazione di energia dalla Francia? Perché se non è così non è sensato progettare il ritorno a una relativa autosufficienza energetica e contemporaneamente l'aumento dell'importazione dall'estero. Dobbiamo sapere quale politica energetica si intende attuare per avere le idee chiare.
Allora o non si fanno certe cose o non se ne fanno certe altre. Non è detto che si debba sempre mettere tutto in cantiere, perché si possono creare anche degli sprechi. Un eccesso di produzione nel compartimento di Torino di produzione più importazione, significa trasportare l'energia molto lontano; se noi dobbiamo importare energia dalla Francia è meglio che la utilizziamo noi e che le centrali elettriche vengano fatte altrove e non in Piemonte. Non c'è nessun bisogno che il Piemonte come regione sia autosufficiente. Il problema è che non è sensato che l'energia venga trasportata a molte e molte centinaia di chilometri di distanza, perché si spreca lo "stato attuale" della conduzione elettrica. Potremo farlo quando avremo i superconduttori che la trasporteranno senza perdite, ma non siamo ancora a questo punto. Perciò non è sensato che transitino fiumi di energia dal Piemonte. Se l'energia serve al Piemonte, si facciano le centrali altrove e il Piemonte paghi i prezzi del trasporto dell'energia dalla Francia (parlo in termini ambientali): se il Piemonte deve prodursi l'energia allo stesso modo non è sensato che tanta energia transiti attraverso il Piemonte, perché è uno spreco assurdo. L'energia si consumi e si produca dove deve essere consumata. Se il Piemonte deve avere l'autosufficienza questa deve stare nei termini di ciò che viene prodotto nel compartimento di Torino e di ciò che viene importato dalla vicina Francia (che logicamente, per non evitare gli sprechi, deve essere utilizzato in Piemonte).
Sono questioni che non si possono separare. Siamo stufi di avere stupidissimi stu-di di impatto ambientale che ci dicono che tanto non capita niente. Di questa roba non sappiamo cosa farcene! Noi vogliamo una valutazione complessiva dei fabbisogni e delle modalità di soddisfacimento di questi fabbisogni, senza che ciò significhi che dal Piemonte deve passare l'energia per la Lombardia. La Lombardia si faccia le sue centrali o importi l'energia dall'Austria o dalla Svizzera, non c'è ragione che la Lombardia importi l'energia dalla Francia.
Altra questione specifica della Valle di Susa. La valutazione, per quanto riguarda gli impatti locali, ambientali, territoriali e sulla salute, deve essere fatta attraverso opzioni alternative. Se si decide che la Francia deve passare l'energia al Piemonte, bisogna anche sapere che non la si produce in altro modo.
Sulla Valle di Susa sono già stati realizzati o incombe un numero elevatissimo di progetti a forte impatto ambientale che probabilmente porteranno la Valle alla distruzione totale. E' in corso di costruzione l'autostrada che per colpa e ignavia di questa Regione (che non ha saputo governarne il processo) è finita attaccata al fiume distruggendo completamente ogni valore ambientale del fiume. E' stata una scelta non governata, una scelta che è stata fatta dalle Amministrazioni locali insieme alla Società costruttrice dell'autostrada e che è stata a mio avviso fondamentalmente sbagliata. Chiunque salga alla Sagra di San Michele e dia una occhiata alla valle vedrà che cosa è successo di quella valle.
Alcuni impatti possono essere sistemati, ma non certo quelli della regimazione completa del fiume che sono ormai definitivi, permanenti e irreversibili. L'autostrada, anche per una cattiva gestione, ha prodotto danni irreversibili nella valle, per non parlare di cosa produrrà in termini di inquinamento non appena i fiumi di TIR che si dirotteranno verso la Valle di Susa cominceranno a transitare effettivamente. Comunque lasciamo perdere. Volete l'inquinamento? Fatti vostri! Io mi preoccupo di coloro che dell'inquinamento sono preoccupati, ma di coloro che lo vogliono respirare non mi preoccupo neanche un po'. Se il Consigliere Marchini è contento di respirare gas di scarico di fiumi di TIR. respiri pure.
Purtroppo è che tanti altri suoi concittadini...



BRESSO Mercedes

MARCHlNI Sergio



BRESSO Mercedes

I TIR ci sono già.



BRESSO Mercedes

Certo che ci sono già. Ma forse il Consigliere non sa che cosa significhi lo spostamento del flussi di traffico. Ne riparleremo fra quattro anni. Secondo me saranno, probabilmente, triplicati.



MARCHINI Sergio

Quali flussi di traffico vengono dirottati?



BRESSO Mercedes

Per esempio una parte di quelli che non riescono più a passare dal Monte Bianco, perché il Monte Bianco è largamente al di là della sua capacità di sopportazione.
Ne riparleremo sicuramente e confronteremo i flussi di traffico prima e dopo la costruzione dell'autostrada. Così potremo dire come sono andate le cose.
Comunque il tipo di danno che porta l'elettrodotto non si cumula con l'inquinamento. Certamente si cumula con l'impatto ambientale.
Altro problema che incombe sulla Valle di Susa, che ormai rappresenta quasi una certezza, è la linea ferroviaria ad alta velocità, anch'essa sicuramente produttrice di un rilevante impatto ambientale. Da questo punto di vista credo che la Regione debba alla Valle di Susa uno studio complessivo delle condizioni ambientali della Valle a seguito di ciò che già è stato fatto (a mio avviso fatto male): di ciò che è in progetto, ma che ormai è in progettazione irreversibile 3) di ciò che è in progetto sul plano ferroviario 4) di ciò che è in progetto sul piano del trasporto delle linee elettriche, nonché delle altre varie questioni relative alla diga rispetto all'idroelettrico previsto in Valle di Susa. La somma di tutte queste cose evidentemente produrrà sulla Valle un impatto globale molto rilevante sia sul piano paesaggistico, ambientale, visivo, sia sul piano degli impatti complessivi per la qualità della vita della popolazione. Altra cosa che è dovuta da parte della Regione è uno studio che valuti globalmente la sopportabilità per la valle di tutti questi progetti e decida eventualmente che cosa, non potendo essere sopportato dalla Valle di Susa, possa magari essere spostato in altro corridoio. Non è l'unico corridoio possibile alcuni di questi progetti potrebbero eventualmente essere dirottati altrove.
Tutto questo è poi indipendente dalla definizione di pericolosità degli elettrodotti per le popolazioni. Tema che è effettivamente oggetto di forte dibattito. Credo che la proposta che viene dagli abitanti della Valle, di fare in Valle di Susa un convegno di carattere rigorosamente scientifico per fare il punto su queste questioni, possa essere utilmente accolta tenendola però ben separata dal problema della valutazione dell'impatto ambientale complessivo di tutte le opere previste nella Valle. Vorrei quindi capire, al di là delle discussioni generiche sul documenti presentati, se la Giunta è disponibile ad affrontare verifiche di questo tipo che diano delle risposte chiare non solo puntualmente sulle singole questioni, ma sul destino complessivo che attende la Valle di Susa.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segre per illustrare l'ordine del giorno. Ne ha facoltà.



SEGRE Anna

Ruberò pochissimo tempo perché i colleghi che mi hanno preceduto hanno già ampiamente illustrato le motivazioni della mozione presentata da alcuni Consiglieri e dell'ordine del giorno da noi presentato. Abbiamo presentato questo ordine del giorno il 25 settembre. Pur rendendomi conto della complessità del problema, devo anche io rilevare, come ha già fatto il Consigliere Vaglio (che tra l'altro ha presentato la mozione nel mese di luglio), un certo slittamento di questa risposta. In taluni casi le risposte dovrebbero essere più tempestive, anche per dare la possibilità al Consiglieri di poter replicare con atti concreti alle eventuali risposte o proposte della Giunta.
Per quanto riguarda le questioni di merito, esse sono già state ampiamente illustrate, quindi sottopongo all'attenzione dei colleghi i punti principali che interessano anche al Gruppo Verde. Ci interessa avere una risposta chiara dalla Giunta oggi, in quanto siamo impegnati da tempo con le popolazioni locali della valle a capire quale sarà - come ha sottolineato la collega Bresso - il destino complessivo della valle. Un destino complessivo che ci sembra ampiamente compromesso dal carico ambientale delle strutture che già esistono oltre a quello cui sarà sottoposta la Valle con le strutture programmate. Quindi mi associo alla richiesta della collega Bresso sulla necessità di una valutazione di impatto complessiva per quanto riguarda la Valle di Susa: la valutazione di impatto per l'elettrodotto deve essere sommata agli impatti di tutte quelle altre infrastrutture che insistono sulla valle come le due strade statali ricordate, l'eventuale autostrada e la ferrovia ad alta velocità.
L'altro motivo di preoccupazione è senz'altro quello della salute degli abitanti della valle, soprattutto nei luoghi più vicini al tracciato dell'elettrodotto. Ricordo che questo problema è sollevato dalle popolazioni di più regioni perché non riguarda soltanto la nostra regione.
Apprendo dai giornali che proprio oggi è nato un coordinamento nazionale dei cittadini esposti ai rischi dei campi elettromagnetici. Il fatto che si costituisca il coordinamento non ci deve far pensare che si sia trovata la verifica che i danni provocati dai campi elettromagnetici lungo il passaggio degli elettrodotti sia una cosa certa. Sappiamo come queste cose siano ancora da verificare dagli istituti sanitari. Comunque, solo per il fatto che un così grave pericolo esista per gli abitanti della valle e che questi fenomeni, che sono fatti reali, si ripetano in altre regioni, è necessario cercare un legame tra la politica dell'ENEL che viene svolta a livello regionale e quella che viene svolta a livello nazionale, in quanto bisogna capire definitivamente quali danni alla salute degli abitanti reca la costruzione di elettrodotti di questa portata.
Ho partecipato alle audizioni dell'ENEL e non ho avuto una risposta su un punto importante, che è stato sollevato anche dalla collega Bresso.
Avevo chiesto ai rappresentanti dell'ENEL di capire la destinazione della corrente che passa attraverso l'elettrodotto in questione. Capisco che sia difficile rispondere a questa domanda, però mi sembra che sia un problema importante e pertanto vada collegato alla politica energetica, non solo nazionale, ma soprattutto regionale.
Chiedo che la Giunta si esprima sulla possibilità che si mettano in moto dei meccanismi tali da riuscire a produrre in termini relativamente brevi, ma soprattutto sostanziali, un piano energetico regionale che dica esattamente se il Piemonte ha bisogno di questo nuovo carico di energia, se non esistono delle politiche energetiche alternative e soprattutto se non esistono delle potenzialità di risparmio energetico, che mi sembra la politica da incrementare di più, per far sì che il Piemonte non sia attraversato da linee così potenti di trasporto di elettricità che non servono alla regione stessa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Brevemente per dire che se è vero che non esistono degli studi sperimentali sull'uomo - e non possono esistere per motivi etici - che possano far asserire un nesso di causa accertata tra l'esposizione a correnti deboli e patologie, quali quelle tumorali, in particolare di organi linfatici, è pur tuttavia vero che esistono degli studi osservazionali come quelli che attuano gli esperti in epidemiologia che possono far asserire che associazioni di estrema probabilità in effetti esistono tra l'esposizione alle correnti deboli derivanti da campi magnetici e patologie di tipo diversificato, che sono individuabili in tre settori; quelle cioè che sono conseguenza della degenerazione dei tessuti e che danno origine a tumori specie a livello del tessuto linfatico e cerebrale.
E' stata riscontrata un'influenza sensibile sulla capacità di riproduzione dei globuli bianchi, alterazioni del sistema immunologico e una conseguente bassa reazione alla formazione di cellule tumorali.
Pertanto, se si può affermare che esistono degli studi internazionali che asseriscono questo tipo di associazione, mi parrebbe estremamente opportuno che degli stessi venisse a conoscenza la popolazione, attraverso un sistema di attività informative e divulgative che consentano alle stesse popolazioni di esprimere delle opinioni motivate e agli amministratori di poter scegliere tra il rischio di restare senza energia, o comunque cercare energia attraverso altri sistemi, e il beneficio derivante dalla mancata esposizione, quindi dalla riduzione di rischi di malattie per le popolazioni.
Gli studi che si possono citare sono stati raccolti in una pubblicazione edita nel febbraio 1990; è una monografia pubblicata su un'autorevole rivista americana del settore ed è intitolata significativamente "Campi assassini". In questa monografia si citano ricerche di tipo epidemiologico fatte nel 1988 in Polonia su casi di leucemia, cancro ai tessuti linfatici, per lavoratori di impianti elettrici. La frequenza dei casi è sei volte superiore rispetto ai lavoratori non esposti. Inoltre, uno studio compiuto nello Stato di New York nel 1987 asserisce che la percentuale del 10-15% di tumori dell'età infantile può essere attribuita a campi elettromagnetici domestici; nel caso di bambini che vivono in abitazioni vicine a linee di alta tensione il rischio di tumori aumenta di cinque volte rispetto alla media dei coetanei.
Questo è uno studio del 1988.
I campi elettromagnetici prodotti da linee a bassa frequenza producono una notevole diminuzione nella riproduzione dei linfociti abbassando le difese immunitarie (è uno studio del 1983).
Diversi studi Ipotizzano una alterazione nella regolazione del metabolismo del DNA.
Questa è una brevissima elencazione di studi compiuti in una materia che certamente è degna di ulteriore approfondimento, ma a mio parere questi studi vanno conosciuti e fatti conoscere affinché le decisioni che comunque gli amministratori dovranno assumere siano decisioni coerenti e condivise.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore alla pianificazione territoriale

Prendo la parola anche perché sono stato coinvolto come ultimo anello della catena delle autorizzazioni sulla base delle quali potrà essere realizzato l'elettrodotto Moncenisio-Piossasco, ma certamente il problema di questo elettrodotto coinvolge, come è noto, momenti decisionali che non attengono esclusivamente al settore di mia competenza, dei beni ambientali specificamente; energia, sanità, forestazione ed urbanistica, sono stati e sono a mio avviso tuttora coinvolti. Le indicazioni dei relativi Assessorati non possono alla fine non contribuire alla sintesi delle determinazioni di merito che devono essere assunte. Queste ultime non paiono, allo stato degli atti e dei fatti, complessivamente, in via pregiudiziale, contrastanti con l'ipotesi di realizzazione dell'opera. A suo tempo fu costituito per l'esame della questione un gruppo di lavoro in rappresentanza degli Assessorati interessati. Questo ha operato sulla questione e ha valutato l'opera da realizzare in via di massima non in contrasto con le pure obbliganti norme di sicurezza previste dalle leggi.
In particolare, per quanto riguarda il settore dell'energia, non può non essere valutato con attenzione e positivamente il considerevole contributo energetico che, in un momento di reiterata denuncia di insufficienza di energia avanzata dalle categorie produttive, viene assicurato al nostro Paese e direttamente o indirettamente alla nostra Regione. E' assente la collega Vetrino che più approfonditamente e competentemente potrebbe parlare su questo aspetto. Credo che la discussione potrà continuare in futuro e quindi si avrà la sua diretta presa di posizione. Per correttezza di informazione, per gli elementi che sono a mia disposizione, debbo soltanto dire - se non ho capito male - anche in parziale opposizione a quanto è stato affermato pochi minuti fa in quest'aula, che la energia elettrica richiesta per le attività produttive in Piemonte per il 1989 è stata di 20.812 gigawattora e la nostra produzione netta destinata al consumo è stata di 7.156 e che il deficit di produzione è del 65,6%.



BRESSO Mercedes

Basta mettersi d'accordo se intendiamo la Regione o il Dipartimento.
Anch'io ho detto che, se si considera la Regione, i dati sono questi.



NERVIANI Enrico, Assessore alla pianificazione territoriale

Io non ho posizioni pregiudiziali, credo proprio che dobbiamo accostarci a questo dibattito in forma molto aperta; quindi anche ogni contributo a correzione positiva delle linee che si vanno definendo deve essere ritenuto assolutamente importante.
In ordine alla valutazione di specifica competenza della Sanità, di cui si è parlato ora, non pare che la condizione che si creerà con l'elettrodotto Moncenisio-Piossasco possa considerarsi diversa da quella della linea Leinì-Piossasco, su cui già a lungo si discusse negli anni scorsi. Allora le determinazioni dell'USSL di Ivrea, incaricata dall'Assessorato alla sanità, furono tali da dare le necessarie garanzie alle popolazioni il cui territorio era attraversato dalla citata linea elettrica. E' presente l'Assessore Maccari e credo che possa riferire opportunamente su questo.
Per quanto riguarda il settore Beni ambientali è agli atti la lettera già nota al Consiglio perla comunicazione fatta dalla collega Bianca Vetrino con la quale si riferiva all'Ente quanto segue: "Il tracciato ora proposto, pur nella considerazione del delicato contesto ambientale nel quale viene a collocarsi, non altera in modo irreversibile i lineamenti paesistici dei luoghi.
Si invia copia degli atti trasmessi dall'Ente alla Sovraintendenza per i Beni ambientali per opportuna conoscenza ed eventuali osservazioni di sua competenza e si rimane in attesa degli elaborati definitivi di progetto per dar corso alle autorizzazioni dei tratti, di linea interessanti le zone o località soggette ai supposti della legge 431/85".
Questa lettera fu interpretata con preoccupazione dai Sindaci della Valle di Susa e, con obiettiva forzatura, come autorizzazione da parte dell'Ente tanto più rilevante in quanto conclusiva dell'iter della procedura.
Di qui la necessità di confronto, di chiarimento, che è iniziato con l'incontro promosso dal Consiglio regionale tra Capigruppo, Sindaci ed ENEL. concluso con la raccomandazione alla Giunta regionale di completare l'approfondimento avviato. La Giunta regionale ha svolto il compito assegnatele rilevando in una riunione con gli amministratori della Valle di Susa il disagio e la perdurante opposizione al progettato elettrodotto Moncenisio-Piossasco.
La Giunta si è altresì incontrata, come dovere, con la Direzione regionale dell'ENEL e durante l'incontro l'ENEL ha sottolineato la indispensabilità dell'opera in questione e ha indicato come prioritario l'impegno ad alimentare, secondo le attese della valle, industrie locali da tempo in attesa di adeguata fornitura di energia, per esempio l'Acciaieria Ferrerò. Inoltre ha manifestato l'intenzione di eliminare tratti degli elettrodotti già esistenti e di assumere altre iniziative in parte compensative degli svantaggi che ricadono sul territorio per la realizzazione della linea Moncenisio-Piossasco. Intanto, ed è questo il punto rilevante della comunicazione a mio avviso, al settore Beni ambientali è pervenuta l'integrazione della documentazione già presentata dall'ENEL che aveva determinato la lettera dell'Assessore di cui si è detto all'inizio della presente comunicazione.
Gli uffici hanno attualmente in corso l'esame dettagliato dei disegni e dei profili, mentre hanno avuto riconfermata dall'ENEL la disponibilità a correggere ulteriormente il tracciato dell'elettrodotto nella massima coerenza possibile con le eventuali richieste dei Sindaci.
Lo stato della questione e l'esame delle proposte di tracciato non sono dunque ancora definiti e impongono un'ulteriore fase di riflessione.
Gli interventi fatti, avviati o programmati in Valle di Susa inducono peraltro a procedere con molta prudenza e con la dovuta attenzione alle preoccupazioni espresse dal Sindaci della Valle a nome delle popolazioni amministrate.
E' dunque ora fondamentale la verifica della possibilità di coniugare se sarà possibile, l'esigenza di fornitura di energia al Piemonte e al Paese con le richieste della gente della Valle di Susa, le cui preoccupazioni per i continui e grandi interventi infrastrutturali sul territorio sono, a mio avviso, largamente fondate.
La Giunta regionale, pur determinata ad assicurare al Piemonte le risorse energetiche necessario al suo sviluppo, non può dunque in ora esprimere parere positivo e consenso all'avvio delle attività previste per la realizzazione dell'elettrodotto Moncenisio-Piossasco da parte dell'ENEL.
E' fondamentale e preliminare in ogni caso che venga completato l'ulteriore esame della documentazione presentata e che siano conclusi i nuovi confronti tra Amministrazioni locali e lo stesso Ente.
In ordine alla proposta di studio ambientale avanzata dalla collega Bresso quest'oggi, ritengo che essa possa essere esaminata nella prospettiva del massimo recupero possibile dell'area della Valle di Susa e del massimo recupero del dissesto ambientale che si è verificato con la realizzazione delle citate infrastrutture, in maniera preponderante non a servizio della valle.
Debbo anche comunicare che da tempo l'Assessorato ha proposto un gruppo di lavoro interassessorile (che poi si è costituito) che ha lo scopo di predisporre un quadro conoscitivo di riferimento delle principali tematiche socioeconomiche e territoriali interessanti il contesto vallivo in relazione al completamento e all'entrata in esercizio dell'autostrada, che ha il compito di raccogliere il materiale a vario titolo elaborato sulle tematiche sopraccitate, di definire un'ipotesi di articolazione progettuale normativa e le prime linee di indirizzo della proposta di Progetto territoriale operativo Autostrada Valle di Susa, nonché di definire l'ambito di influenza diretto ed indiretto della stessa.
Infine, il gruppo di lavoro interassessorile ha il compito di attivare i raccordi operativi con le comunità locali interessate.
Il gruppo di lavoro ha iniziato la sua attività a fine estate e presenterà una prima relazione nel dicembre 1990. L'attività è finalizzata come si evince dal testo della deliberazione in base al quale il gruppo è stato costituito - alla predisposizione degli elementi conoscitivi e prepositivi necessari per definire una proposta di strumento di governo territoriale per l'area della Valle di Susa, coerentemente con la volontà espressa nei documenti prima citati, nonché con le indicazioni espresse dalla Comunità montana Bassa Valle di Susa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questo è un argomento estremamente stimolante che, secondo me, non va soltanto limitato al problema specifico dell'elettrodotto, ma va trattato più in generale riferendolo a quelli che dovrebbero essere i rapporti nei confronti dell'ENEL. Mi riallaccio anche a una serie di prese di posizione, di interrogazioni e di interpellanze varie, presentate in questi mesi, per dire che l'approccio che la Regione ha nei confronti dell'Ente di Stato Energia Elettrica non è vincente.
In altre parole, a me non piacciono le estremizzazioni del discorso e quindi considero l'ENEL una controparte. Una controparte estremamente importante perché dovrebbe assicurare l'energia alla nazione; una controparte estremamente Importante perché ha come corollario un grosso discorso che è di sottogoverno, che è di centro di potere, che è legato alle assunzioni, che è legato alle aziende dell'indotto, che è legato ad appaltare una quantità di lavori a ditte esterne.
I rapporti con l'ENEL non possono essere tenuti in ordine sparso dalle Amministrazioni comunali o provinciali. In questo caso, c'è lo spazio perché la Regione Piemonte affronti direttamente un dibattito serrato con l'ENEL. Perché? Perché non c'è più soltanto questa questione, ma ci sono altre questioni collegate al Piano energetico regionale, anche se non esiste. Tantissime volte l'ENEL. proprio quando le Amministrazioni locali procedono in ordine sparso, riesce a fare la voce del padrone, cioè vince sotto "il ricatto" della necessità energetica ad imporre, qui e là, delle manomissioni anche gravi al territorio sapendo che "divide et impera" pu appunto fare quello che vuole. La mia proposta invece è che il rapporto con l'ENEL venga gestito più fortemente da parte della Giunta regionale per una serie di richieste. Se noi gestiamo insieme questo rapporto con l'ENEL possiamo ottenere, magari di controcampo a determinate cessioni o a determinati accondiscendimenti, dei recuperi anche ambientali su altri fronti. Questo è importante.
Qualcuno ricorderà che tre settimane fa Iniziava un simpatico dibattito tra l'ENEL e l'Assessore all'ecologia Carino sul rilascio delle acque. L'ENEL, facendosi forza di concessioni molto antiche, di fatto dissesta una quantità di rii, di fiumi della regione. Allora - a questo punto - è ora di riprendere quel discorso e dire "Vuoi fare - per esempio - l'elettrodotto? In cambio riguardiamo subito quelle concessioni. Non vuoi riguardare quelle concessioni? Non ti diamo l'autorizzazione a fare l'elettrodotto". Insomma, in altre parole, un cambio di mentalità secondo me è importante, perché dobbiamo avere con l'ENEL maggior forza contrattuale. Perché invece, secondo me, non c'è forza contrattuale? Perché l'ENEL gioca su diversi piani, appunto con la propria potenza, e soprattutto gioca sulla carenza generale di energia che c'è in Italia, tant'è vero che l'energia elettrica, come voi sapete bene, deve essere importata dall'estero. Questo introduce un discorso anche relativo al nucleare, che però faremo più avanti quando si parlerà del Piz Pian Grand e delle altre questioni relative alle scorie radioattive che ci sono nella regione. Il punto che volevo sottolineare è il seguente: vediamo di organizzarci meglio nel confronti dell'ENEL. Si può ottenere moltissimo perché l'ENEL ha dei margini di profitto, ha dei margini di movimento, ha dei margini decisionali sui quali anche la Regione può e deve intervenire.
Allora noi non possiamo rimanere zitti e non possiamo non sottolineare che dei rischi ambientali, nel caso specifico dell'elettrodotto, ce ne sono.
Quello che diceva il collega di Democrazia Proletaria è verissimo. Sulle riviste specializzate si leggono sempre più informazioni serie sul pericoli indiretti (e anche diretti) per le popolazioni più vicine a questi grandi elettrodotti.
Si apra il discorso, per esempio, per sapere da dove arriva questa energia elettrica questa energia elettrica viene da un impianto nucleare.
Allora dovevamo pensarci un attimo quando non abbiamo voluto il nucleare in Italia, per poi essere costretti ad importarne di più dall'estero. E io che sono sempre stato un fautore del nucleare, anche nel mio Partito, ahimè tartassato, sostengo che i nodi vengono al pettine, ma di questo avremo modo di parlarne.
Un Piano energetico che non è soltanto di quantità, ma è di organizzazione. Noi dobbiamo pretendere e discutere con l'ENEL un plano regionale che comporti anche l'attraversamento della Regione da parte di linee elettriche ad alta e bassa tensione, non soltanto della quantità consumata. Non dobbiamo prestarci (mi spiace che sia andato via l'Assessore) ad accettare per buone le scuse dell'ENEL che, secondo me sono buone solo fino a un certo punto. Dire che è necessario l'elettrodotto perché c'è bisogno dell'energia per l'Acciaieria Ferrerò, non mi risulta che corrisponda a verità. Vorrei essere maggiormente documentato su questo fatto. Quindi, una logica di rapporti che non ci veda perdenti in partenza ma che ci veda un po' più convinti dei nostri mezzi e con correttezza, con serietà, con Impegno, senza sbracamenti, avere con l'ENEL una politica di dibattito, di discussione, di approfondimento. Secondo me ci sono molti spazi, però bisogna subito partire dicendo di no. Non possiamo partire dicendo di sì, perché se abbiamo perso terreno in partenza è chiaro che non recupereremo assolutamente nulla. Per i motivi che sono già stati espressi dal colleghi precedentemente, consigliere! la Giunta per ora di dire di no a questa pur comprensibilmente utile (per l'ENEL) linea elettrica. Dire di no in modo da poter contrattare pesantemente qualcosa In cambio di un ipotetico sì futuro, in campo ambientale, in campo di recupero del territorio, in campo di spese per il recupero, in cambio di rimboschimenti laddove necessario, in cambio di un controllo attento delle strade di servizio. Tra l'altro si sono innescate delle logiche perverse, lo sapete meglio di me, perché in alcune zone si utilizzano le strade ENEL per fare tutt'altro che non invece andare soltanto a controllare le prese d'acque o le centraline. Quindi una politica nuova, con maggior vigore nel confronti dell'ENEL che faccia riacquisire alla Regione una propria funzione utile a tutta la collettività. Secondo me è di qui che bisogna partire e quindi portarla breve, invito la Giunta a non dare le risposte che ci ha dato l'Assessore pochi minuti fa, ma a ribadire per ora un no di massima a questa iniziativa. Successivamente potremo discutere; intanto cominciamo a dire di no e cominciamo a rialzare il prezzo. Tutto sommato non ritengo che, a livello di politica energetica regionale, sarebbe un disastro se non fosse fatto a breve termine questo elettrodotto, quindi penso che bisogna discuterne approfonditamente, ma non avendo la sensazione di aver già perso in anticipo, altrimenti veramente si va a un tavolo di trattative senza nessuna possibilità di essere vincenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, un problema del genere è suscettibile di approccio diverso. Nel mio caso sarei tentato di dire che potrebbe essere! un approccio di tipo personale, perché io nasco dove nasce questo elettrodotto a Moncenisio e non muoio dove muore questo elettrodotto a Giaveno, almeno per la parte montana, ma lì mi hanno già fatto il monumento perché il palazzo comunale di Giaveno è intestato a Marchini e nella mia presunzione immagino che i posteri penseranno sia io quel Marchini. Quindi la mia tomba e il mio sacello sono già ben determinati.
Questo potrebbe essere un approccio personale, ma cercherò di non cadervi.
Ci può essere un approccio del pregiudizio e un approccio tecnico. Tutti e due insufficienti. Riconosco al collega Nerviani (non alla Giunta, perch la Giunta è qualcosa che dura nel tempo) di avere tentato un approccio che io invito ad approfondire, cioè un approccio di governo che non è ne tecnico ne di pregiudizio. Veniamo alle questioni di pregiudizio: non me ne vogliano gli amministratori della Valle di Susa presenti in sala, ma non si può scrivere in un documento che porta l'intestazione della Valle di Susa che non si deve fare l'elettrodotto, perché l'elettrodotto trasporta l'energia cattiva che viene prodotta dalle centrali del male, che sono quelle francesi nucleari e magari quell'elemento sperimentale del futuro che è Superphoenix. Questo è un approccio pregiudiziale al problema. Il pregiudizio non ci aiuta a risolvere: quell'elettrodotto anche se portasse dell'energia fatta pedalando su biciclette mosse da tanti omuncoli, sarebbe comunque un elettrodotto che determinerebbe gli stessi inconvenienti.
Allora basta con il pregiudizio. Basta con il pregiudizio che paghiamo, e che anche in questa sala abbiamo collaborato a costruire, quello del no al nucleare. Anticipo ai colleghi della Giunta presenti che mi farò portatore di un documento in cui chiedo che venga riesaminata la posizione Trino 1 che parte degli studi sulle ricerche decise dal Ministro vengano utilizzati per verificare l'attualità in prospettiva dell'ipotesi Trino 2. I soldi che vengono spesi nella ricerca del nucleare, devono anche essere spesi sugli aspetti territoriali ed ambientali. Non ci interessa sapere solo come sarà la filiera, di cui chi siederà su questi banchi dovrà discutere, ma come questa filiera si colloca, e visto che Trino 2 continua ad essere prenotata a destinazione energetica, è bene che parte dei soldi della ricerca siano destinati a questo obiettivo. Così come non si deve accedere al pregiudizio. Pregiudizio è per esempio pensare che la Moriana sia un magazzino di TIR accatastati uno sull'altro e che aspettino che si apra l'autostrada per infilarsi in questo buco. Non è così, collega Bresso, non è così. Il Traforo del Frejus ha risposto ampiamente alle ragioni socio economiche di livello internazionale per il quale è stato previsto e sta lavorando a pieno regime all'interno di un sistema di comunicazioni europee. Quindi non ci sono questi TIR accatastati che fanno ruggine in attesa che venga fatta l'autostrada nella Valle di Susa. Il flusso dei TIR.
purtroppo, è già il flusso a regime, che però passa attraverso un sistema di comunicazione inadeguato. Così come è del tutto imprudente l'approccio tecnico. Per carità, collega Nerviani, mi riferisco alla lettera che imprudentemente è stata inviata in cui si faceva una valutazione di ordine tecnico. E' evidente che tecnicamente oggi come oggi tutto è accettabile all'interno di certi limiti, soprattutto se i parametri di riferimento sono indeterminati come lo è la valutazione di impatto ambientale che è ancora una scienza tutta da costruire.
Da una parte invece c'è il "colombo" (mi pare che si chiami così il sommario delle questioni tecniche) che ci dice come devono essere fatti i pali della luce: dall'altra parte c'è la cultura dell'ambiente, della valutazione di impatto ambientale, che è un qualcosa tutto da costruire. E' chiaro che alla fine il parere tecnico non può che essere favorevole perché evidentemente i punti di riferimento sono del tutto incerti ed inadeguati. Assessore, mi consenta, la costituzione di questi gruppi di lavoro, di questi pensato!, mi preoccupa molto. I pensatoi in una democrazia moderna si mettono a lavorare sulle scelte della politica perché la politica deve avere la capacità di anticipare e guidare i processi di valutazione analitica e non viceversa. Assessore, no ad un approccio pregiudiziale, al terrorismo con cui si continua a dare per possibile un fatto che possibile probabilmente non è ed è ancora estremamente indefinito come quello del problema sanitario. No all'approccio meramente tecnico che ci mette evidentemente in una gara impari e soprattutto ci sottrae al nostro ruolo che è quello di capire i processi. I processi che questa Regione deve governare sono molto semplici: prendere atto che è una Regione di frontiera, che è la Regione in cui è insediato il massimo del sistema produttivo italiano, che ha necessariamente sul proprio territorio i crocevia di potenze più importanti del nostro Paese. Si ricordi che il progetto Coppi sulla fusione, di cui non si è ancora parlato in questa legislatura, ma sarà bene reillustrarlo poteva essere collocato in Piemonte solo e semplicemente perché noi abbiamo sul nostro territorio una presenza di potenza energetica attivabile e tale da accendere il processo rispetto al quale il prof. Coppi si era impegnato.
Anche questa è questione sulla quale abbiamo scommesso e della quale sappiamo poco. Siamo una Regione che storicamente avrà bisogno di energia.
A proposito del risparmio. Mi spiace che non ci sia nessun repubblicano.
Collega Presidente, tutti risparmiamo, però quando veniamo a sapere di essere i più bassi consumatori di energia elettrica d'Europa e gli ultimi nel sistema industriale avanzato, c'è da temere che utilizzeremo il nostro risparmio per rimanere gli ultimi, ma è augurabile che cercheremo di raggiungere gli altri Paesi nel consumo dell'energia elettrica che è soprattutto un indicatore di qualità della vita e di sistema industriale.
Quindi è un elemento negativo la poca energia utilizzata nel nostro Paese rispetto agli altri Paesi.
Per cui risparmiamo, per carità! Ma Immaginare che noi supereremo le nostre arretratezze con il risparmio energetico, mi sembra una prospettiva difficilmente perseguibile. Il risparmio è uno strumento per aumentare la disponibilità di energia, non per ridurre l'uso di energia. Vuoi dire che l'energia dev'essere usata per quelle aree rispetto alle quali l'energia non è ancora sufficientemente utilizzata, che sono la qualità della vita e che sono il sistema industriale che ha bisogno di energia. Quindi questi problemi non si possono superare con dei pregiudizi e non si possono chiudere all'interno di questioni di ordine tecnico.
Però la questione di governo si pone. L'Assessore Nerviani ci ha dato delle assicurazioni: "la Giunta non può". Allora io mi chiedo: la programmazione territoriale, i grandi disegni, le fotografie aeree, il sistema informatico? Abbiamo la carta delle fertilità e se andiamo a vedere negli scaffali siamo in grado di sapere dove andare a raccogliere i funghi insomma c'è tutto in questa Regione, ma possibile che questa Regione non sia in grado di dirci se può esistere quello che la Bresso chiamava "un corridoio alternativo"? Perché se esiste un corridoio alternativo va perseguito, va utilizzato proprio per una ragione di ordine politico e di giustizia nei confronti dei cittadini.
La Valle di Susa, cari amici, è veramente una valle che nella sua storia è stata calpestata, svillaneggiata e depredata, e magari anche arricchita, dai processi della storia, ma ci sono dei limiti; qui si è parlato di tutto, ma si richiamano soltanto le questioni più evidenti.
Ma le vicende ben più gravi della Valle di Susa, dal punto di vista ambientale e della sicurezza, ci sono e vengono dimenticate, certo poi ci si abitua a tutto. Per esempio, ci si abitua anche al fatto che il più bei colle delle Alpi, il Moncenisio (dove io sono nato, ed è il più bello perché è l'unico che ha una così vasta estensione in altura, in effetti è un altopiano, non è un colle), sia disastrato da una diga in terra battuta che mantiene 300 milioni di me d'acqua che hanno distrutto uno dei paesaggi unici al mondo per memoria storica.
Tenete presente che l'anno scorso c'è stata una gara di cani da slitta e tra gli intervistati c'era una signora che veniva dall'Alaska la quale ha detto che passare attraverso il Moncenisio l'ha molto commossa perché le ha fatto ricordare tutta la nostra storia. Questo lo dice una persona che vive in Alaska, non lo diciamo noi. Bene, cari amici, sulla testa dei cittadini della Val Cenischia non ci sono solo questi fili, ci sono 300 milioni di me d'acqua rispetto ai quali per esempio nessuno si è mai chiesto se esiste un piano d'intervento. Infatti c'è, vecchio come il mondo; in tutte le scuole della Valle di Susa, il piano di intervento d'emergenza per la diga del Moncenisio viene insegnato in I elementare a tutti i bambini e si chiama "Padre nostro che sei nei cieli" con quel che segue.
Abbiamo poi polemizzato a lungo sul canale di transfluenza della Valle del Gesso, che è un canale che portava dell'acqua dal punto A al punto B nessuno si ricorda che Invece ci sono i canali di gronda della Val Cenischia, delle valli intorno a Giaglione che drenano tutte le testate delle valli e delle loro ricchezze d'acqua in funzione energetica. Ripeto queste sono questioni che sono poco visibili e sono ormai all'interno di un paesaggio talmente bello, che continua ad essere affascinante nonostante sia stato deturpato e violentato.
Assessore, a me pare che governo vuoi dire in questa questione in primo luogo fare una verifica attenta non del fatto che debba essere! energia (su questo non ci piove a mio modo di vedere), ma che non esistano altri canali. Perché se esistono altri canali il costo economico ed ambientale va messo sul piatto della bilancia in modo equo nei confronti di tutti i cittadini. Ci hanno insegnato che la Regione è nata soprattutto per riequilibrare e far capire, fare ricadere in modo adeguato le esigenze del sistema nazionale rispetto alle collettività. Io ritengo di poter chiedere con serenità. Assessore, che questa verifica venga fatta non solo per minimizzare, ma per verificare se in altre aree del Piemonte - con questo non vorrei attirarmi antipatie di altra natura - non esistono altri canali meno pregiudiziali e meno percorsi. E per esempio all'ENEL si potrebbe dire una cosa molto semplice: chiediamo perché si è attivato da non molti anni l'elettrodotto del Moncenisio che poi si è rivelato del tutto inadeguato rispetto alle esigenze dell'ENEL stesso. Questa è una questione sulla quale l'ENEL non può sfuggire. MI fermo qui e tralascio altri aspetti.
Devo dire che ho apprezzato molto il fatto che la Giunta intenda su questo recuperare un approccio di governo, di autorevolezza rispetto a un approccio di pregiudizio, a un approccio meramente tecnico.
Una brevissima conclusione, signor Presidente. E' evidente che bisognerà per qualche collega, in particolare per il sottoscritto, uscire dall'imbarazzo che pone un documento che non è del tutto in linea con la posizione, peraltro molto prudente, della Giunta. Mi pare che soprassedere alla votazione di documenti in questa giornata, a fronte dell'assicurazione della Giunta, potrebbe essere un modo che consente ad alcuni colleghi, in particolare al sottoscritto, di non pronunciarsi in attesa che la Giunta persegua le conclusioni finali. In caso di votazione mi riservo di chiederla per parti.



PRESIDENTE

Grazie Consigliere Marchini, abbiamo preso nota delle sue richieste in ordine al documenti e prioritariamente verso la Giunta.
Ho ancora iscritti a parlare otto Consiglieri. Proporrei di dare la parola ai Consiglieri Miglio e Cucco per alternare le posizioni.



CUCCO Vincenzo

Sono identiche.



PRESIDENTE

Se mi permette è nella discrezione della Presidenza alternare le posizioni, tanto per avere un dibattito articolato e vario.



CUCCO Vincenzo

La informavo che sono praticamente identiche.



PRESIDENTE

Grazie della anticipazione.



CUCCO Vincenzo

Se invece il Consigliere Montabone volesse intervenire adesso...



PRESIDENTE

Adesso io darei la parola al Consigliere Miglio, quindi al Consigliere Cucco e nel corso del pomeriggio ascolteremo l'attesissimo intervento del Consigliere Montabone.
Interromperemo quindi i nostri lavori intorno alle ore 13,20 e li riprenderemo nel pomeriggio alle ore 14,30.
La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Prima di iniziare il mio intervento volevo un chiarimento da parte dell'Assessore Nerviani o da chi, della Giunta, è in grado di rispondermi in questo momento. Nella relazione precedente, l'Assessore aveva detto una frase che suonava in questi termini: il gruppo di lavoro interassessorile aveva valutato l'elettrodotto, ritenendo che l'opera non era in contrasto con le norme di legge.
Il problema che pongo, visto che la Commissione era composta da membri di diversi Assessorati, e ritengo che le valutazioni fatte non fossero in ordine alla sola questione del rilascio delle autorizzazioni (in quanto l'elettrodotto insiste su zone con vincolo ambientale o zone idrogeologiche), è questo: vorrei capire se tale valutazione ha a che fare con un parere rilasciato dagli Assessorati competenti in merito al progetto complessivo di costruzione dell'elettrodotto, perché, in tal caso esisterebbe un problema. Da quello che ho potuto appurare con le dichiarazioni rilasciate mercoledì scorso a Roma nell'incontro avvenuto in IX Commissione con il Coordinamento dei cittadini contro gli elettrodotti veniva fatta poca chiarezza, nel senso che, in sede ministeriale, pare che sia stato travisato l'atteggiamento assunto dalla Regione. Loro intendono questo parere - che io chiedo di verificare per capire di che cosa si tratta - come un parere definitivo; quindi non ritengono che ci siano ostacoli effettivi che impediscano all'ENEL di proseguire i lavori di costruzione dello stesso.
Se è possibile vorrei quindi avere un chiarimento su questo fatto, cioè in che cosa consiste questa valutazione, se è un parere di merito inoltrato al Ministero. L'altra questione è la seguente: per quale motivo mancano degli Assessori? Per i temi inerenti la salute, visto il rapporto fra campi elettromagnetici e l'insorgere di malattie, dovrebbero invece essere presenti. Perché gli Assessori competenti non sono qui, in questo momento per ascoltare ed intervenire al dibattito? Inizierei quindi il mio intervento dopo aver ascoltato la risposta a questi chiarimenti preliminari.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore alla pianificazione territoriale

Pensavo di essere stato chiaro, nel senso che l'unica autorizzazione di cui l'ENEL. salvo opposizioni esplicite che non si sono verificate, ha fatto richiesta e di cui credo abbia bisogno, a meno che non ci sia poi un superamento a livello nazionale attraverso il parere del Ministero dei Beni culturali e ambientali, è l'autorizzazione ai sensi della legge 431/85 che è di competenza dell'Assessorato ai Beni ambientali, e poi della Giunta regionale.
Questa autorizzazione non è stata rilasciata, ma è stata inviata una lettera con la quale si dava una indicazione di non Irreversibilità delle opere che si sarebbero dovute costruire per la realizzazione dell'elettrodotto Moncenisio-Piossasco; ci si riserva tuttavia al tempo stesso di approfondire la questione sulla base del documenti integrativi che, comunque, dall'ENEL dovevano essere inviati all'Assessorato competente.
Questi documenti integrativi sono giunti soltanto ai primi di novembre se non ricordo male, e su questi documenti l'Assessorato sta lavorando per esprimere una proposta di parere di autorizzazione alla Giunta regionale che perfezionerà poi l'atto con l'autorizzazione formale. Quindi attualmente non c'è nessuna autorizzazione definitiva all'opera, né è intenzione del sottoscritto, al momento attuale, di proporla e tanto meno di approvarla.



PRESIDENTE

Consigliere Miglio può procedere.



MIGLIO Mario

Manca la risposta sulla presenza degli Assessori.



PRESIDENTE

Proceda, Consigliere.



MIGLIO Mario

Va bene, procedo.



BRESSO Mercedes

Presidente, protestiamo perché c'è un collega Consigliere che si porta dietro il telefono e per di più se ne va, così dobbiamo sentire squillare il suo telefono. Presidente, vieti l'uso dei telefoni personali in aula.



PRESIDENTE

Sono assolutamente d'accordo sul fatto che non si portino i telefoni in aula.
Il Consigliere Miglio può procedere con il suo intervento.



MIGLIO Mario

A nostro modo di vedere la questione relativa all'elettrodotto non deve essere trattata come fatto singolo, ma, viceversa, deve essere posta in relazione all'insieme delle opere e delle infrastrutture che vengono attualmente costruite all'interno della valle.
In riferimento a quanto diceva precedentemente la collega Bresso ritengo che ci si possa avvicinare a queste questioni in due diversi modi: uno è sicuramente la valutazione di impatto ambientale, l'altro, che secondo me è precedente ed è estremamente più importante, è una corretta pianificazione del territorio.
Alla luce di quanto si può vedere, mi pare che questa pianificazione territoriale non abbia avuto luogo e nella concezione della gestione del territorio ci si basi ancora su una sommatoria di interventi scoordinati e non legati ad un atto specifico. Le scelte, viceversa, dovrebbero essere precedute da una valutazione complessiva delle possibilità di sopportazione dell'ecosistema. Questo cenno vuole richiamare il compito, inevaso da parte di questa Regione, di stendere, ai sensi della legge Galasso, i piani territoriali paesistici. Uno strumento indispensabile, a mio modo di vedere, e lo si può capire anche da quanto è stato fatto in Emilia Romagna e in Liguria, per poter fare un censimento effettivo dei valori dal punto di vista ambientale e dal punto di vista culturale, per verificare la fragilità dell'ecosistema e le risorse disponibili, che necessitano attenzioni particolari.
Questo insieme di ricerche si sarebbe dovuto tradurre in un piano delle invariabili, e quindi in una definizione della capacità di sopportazione dell'ecosistema, del territorio e dell'ambiente per fare scelte di merito anche relative alla localizzazione di infrastrutture. MI pare che questo percorso non sia stato seguito e la stessa Giunta, nel presentare il programma, dichiara di rinunciare a stendere un piano territoriale paesistico con tutto quello che ne consegue, cioè il ritorno a quello che la legge Galasso di fatto voleva evitare, il rilascio di autorizzazioni su singole richieste al di fuori di una logica globale di gestione del territorio. Il primo problema è questo: la Valle di Susa viene sottoposta anche con questo progettato elettrodotto, ad un nuovo intervento di infrastrutturazione, che non rientra in una programmazione coordinata che considera le capacità di sopportazione dell'ecosistema e nello specifico di queste tre vallate, di cui una è già interessata in modo massiccio da interventi infrastrutturali. Nello specifico l'autostrada, ha depauperato i valori e ha ridotto anche le potenzialità e le risorse della vallata stessa. A me pare che questo sia un primo dato da tenere in conto.
L'altro dato da tenere in considerazione è l'atteggiamento dell'ENEL che propone parziali modifiche del tracciato, quasi a voler venire incontro a problemi che potrebbero essere posti dall'Assessorato competente, sia quello che deve rilasciare le autorizzazioni al sensi della Galasso per i beni paesistici, sia, eventualmente, l'Assessorato che deve rilasciare le autorizzazioni ai sensi dei vincoli idrogeologici. Mi pare che anche in questo caso si rientri nella stessa logica, quella di modificare parti di un tracciato secondo una visione parziale, per venire incontro alle esigenze dell'Assessorato, che potrebbe avere dei problemi a rilasciare le autorizzazioni. Questa logica comunque ricalca quella visione per parti che, non considerando il progetto nella sua interezza, sicuramente porta a del risultati negativi.
Altre valutazioni che voglio fare attengono al problema del dissesto idrogeologico e alla correlazione fra i campi elettromagnetici e l'insorgere delle malattie. Per quanto riguarda il rischio del dissesto idrogeologico, l'ENEL. come abbiamo avuto modo di constatare nell'unica riunione che si era tenuta un mese fa, sosteneva che non era significativo fare una valutazione di impatto ambientale per un elettrodotto che interessava una ristretta fascia di territorio e che quindi si poteva soprassedere o avviare, al limite, degli studi parziali.
La prima considerazione è sulla valutazione di impatto ambientale: se è vero che l'elettrodotto insiste su una linea di territorio, è altrettanto vero che lo stesso incide comunque sulla complessità del territorio. Si andrà infatti a disboscare una fascia di 60 metri e dovranno essere realizzate delle infrastrutture di appoggio; mi riferisco alle strade anche se l'ENEL dice che potrà utilizzare gli elicotteri per localizzare i vari tralicci. Però non sarà certo economico, da parte dell'ENEL.
continuare ad usufruire degli elicotteri per fare normale manutenzione.
Allora il problema che si pone è come raggiungere facilmente ed in ogni momento determinati tralicci se non aprendo delle nuove strade, con gli evidenti dissesti anche sul piano idrogeologico, che queste comportano.
Il secondo problema è il taglio del bosco. L'ENEL lo giustifica dicendo che potrebbe essere visto positivamente in quanto strumento di contenimento degli incendi. Per quel poco che ne so io, le logiche che portano a definire la localizzazione e la formazione dei canaloni spartifuoco sono ben diverse e non sono applicabili a una fascia di 60 metri che segue la localizzazione dell'elettrodotto; viceversa tengono in conto le caratteristiche naturali per creare dei comparti stagni in cui la propagazione dell'incendio non possa avere luogo. Quindi, anche questa giustificazione addotta dall'ENEL. secondo me, non ha valore.



PRESIDENTE

Consigliere Miglio, cerchiamo di rispettare i tempi.



MIGLIO Mario

Passo allora alla questione della salute che forse è la più interessante.
L'ENEL sosteneva che non ci sono dati certi per dimostrare la correlazione esistente fra campi elettromagnetici e malattie. Gli esperimenti non sono validi perché sono stati fatti solo in sporadici casi e, quindi, non è dimostrabile l'esistenza di una incidenza diretta fra le due cose. Non è esattamente così: alcuni studi sono stati condotti da Università, nonché da laboratori di ricerca, sia negli Stati Uniti che nell'Unione Sovietica, così come nei Paesi Scandinavi e, semmai, la carenza è propriamente italiana.
Vorrei richiamare solo alcuni dati. Le ricerche svolte dall'Università della California di Riverside consentono di sostenere questa Ipotesi: l'esposizione a sorgenti di radiazioni emesse a bassa energia, quindi derivanti da linee ad alta tensione sospese, provoca l'insorgere di neoplasie.
Per bambini residenti nella località di Denver la probabilità di sottostare a rischio di leucemia è doppia rispetto ai bambini che risiedono in altri luoghi non vicini a elettrodotti di questo tipo e la responsabilità dell'insorgenza del cancro è pari al 15% per tutti i casi infantili.
Altre ricerche di laboratorio inducono a sostenere una correlazione diretta fra campi elettromagnetici e il cancro derivante da stimolo degli enzimi e delle cellule tumorali. Si ipotizzano relazioni tali da modificare la membrana cellulare rendendo le stesse cellule resistenti all'azione del sistema immunitario.
Effetti oncogeni derivanti da esposizione a campi elettromagnetici sono mediati dall'epifisi e via dicendo. Non vorrei fare l'elenco di tutti questi casi anche perché sono termini medici di difficile comprensione. Il senso è questo: esiste un'ampia documentazione derivante da studi fatti in laboratorio, ricerche svolte da Università dimostranti con fatti che esiste una correlazione fra il campo elettromagnetico e l'insorgere di malattie particolari, di cui, alcune, estremamente gravi.
Diversamente dalla mozione presentata dal Consiglieri Bresso ed altri che richiedono una valutazione di impatto ambientale, proposta che mi pare abbia accolto parzialmente il consenso dell'Assessorato, il nostro ordine del giorno impegna Invece la Giunta ad esprimere il proprio parere negativo sul progetto dell'elettrodotto Moncenisio-Piossasco e ad operare con tutti i mezzi a sua disposizione e l'autorità che le compete nei confronti dell'ENEL e del Ministero affinché il progetto venga ritirato nel rispetto della volontà dei cittadini della Valle di Susa e della Val Sangone peraltro espressa dagli stessi Consigli comunali e più volte ribadita in questi due mesi in cui non si è pervenuti a un dibattito in quest'aula in merito all'elettrodotto stesso.
Le posizioni sono molto differenziate, si tratta di decidere se limitarsi ad accogliere la proposta di stendere una valutazione di impatto ambientale o viceversa di accogliere - come noi proponiamo nell'ordine del giorno - le istanze che provengono dalle comunità locali e quindi di esprimere un parere negativo nei confronti del progetto dell'elettrodotto proposto dall'ENEL.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Sarò breve perché non intendo ripetere le argomentazioni già ampiamente illustrate da altri Consiglieri che come me sono contrari - e non pregiudizialmente - alla costruzione dell'elettrodotto.
Vorrei sottolineare due problemi. Anche da parte di altri Consiglieri è stata sottolineata la straordinarietà della situazione in Valle Susa, che deriva dalla compresenza di un elettrodotto, di un altro che si vuole costruire, di un'autostrada, delle strade statali, di una linea ferroviaria e probabilmente della linea ad alta velocità (argomento su cui attendiamo la comunicazione della Giunta).
Tutto questo complesso di opere pone un problema non soltanto di valutazione dell'impatto che le singole opere e i cantieri avranno sulla valle, ma in generale come cambierà la valle in seguito.
Il 6 ottobre scorso ho scritto al Presidente della Giunta chiedendo di assumere delle iniziative specifiche in questa direzione per fermare quanto è in atto oggi, chiedere a tutte le Amministrazioni interessate di sedersi attorno ad un tavolo, analizzare e verificare la situazione in parallelo cioè tutte le opere che verranno progettate devono essere valutate per l'impatto che una sull'altra complessivamente daranno alla valle stessa.
In seguito, studiando con calma la legge n. 241, che peraltro continua a non essere applicata nella Regione Piemonte - lo dico sottovoce, ma è una realtà abbastanza grave all'art. 14 si dice che "qualora sia opportuno effettuare un, esame contestuale di vari interessi pubblici coinvolti in un procedimento amministrativo" - certamente il parere che la Regione deve esprimere è un procedimento amministrativo - "l'Amministrazione procedente indice di regola una conferenza di servizi". Non so se questo sia lo strumento esatto o più utile, rimane il fatto che secondo me deve essere avviata un'iniziativa di verifica e di analisi di tutti i progetti esistenti o futuri che hanno a che fare con la Valle Susa, perché bisogna affrontare la vicenda in generale e non soltanto nello specifico delle singole opere. Ho presentato una richiesta in questa direzione e gradirei una risposta dall'Assessore in sede di replica.
L'altro argomento che vorrei sottolineare è il seguente. L'Assessore ha detto che la lettera della Regione inviata all'ENEL non è di fatto il rilascio del parere ai sensi della legge n. 431. Proprio per evitare confusione sarebbe bene verificare a bocce ferme quello che accadrà in Valle di Susa; sarebbe utile, da parte della Giunta regionale, presentare in questa sede un documento per evitare qualsiasi tipo di strumentalizzazione da parte dell'ENEL o di qualsiasi altro ente, dove si specifichi esattamente che quello che è stato rilasciato non è un'autorizzazione, o comunque un parere ai sensi della legge n. 431 affinché si bloccano le cose in atto.
Sarebbe altresì utile procedere alla verifica contestuale di tutti i progetti esistenti e di quelli futuri sulla valle stessa. Secondo me questo è un atto pregiudiziale per valutare effettivamente la volontà della Giunta di procedere senza pregiudizi, alla verifica concreta della situazione.



PRESIDENTE

I lavori del Consiglio riprenderanno oggi pomeriggio alle ore 14,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,20)



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