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Dettaglio seduta n.236 del 08/06/93 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 6) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Coppo e Goglio.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Proseguimento dibattito sugli enti strumentali e documenti connessi


PRESIDENTE

Proseguiamo con il dibattito sugli enti strumentali, di cui al punto 7) all'o.d.g.
Il Presidente della Giunta svolse a suo tempo la propria relazione, cui seguì la relazione del Vicepresidente Monticelli, allora Capogruppo del PDS.
La parola al Presidente della Giunta, Brizio, per alcuni elementi integrativi.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Voglio ricordare che la relazione introduttiva prevedeva sostanzialmente, oltre ad una lunga analisi sul tema degli enti strumentali, un progetto con due holding: la Finpiemonte, che fungeva da holding per grande parte delle partecipazioni, ed una seconda holding per i trasporti, la SITO.
Sul tema avevamo sentito pareri differenziati e, dal collega Marchini alcune perplessità; mi pare comunque che la proposta mantenga una certa attualità di razionalizzazione assai valida poiché più che mai giudichiamo necessaria una razionalizzazione complessiva del sistema degli enti strumentali e delle partecipazioni regionali.
Per quello che è stato l'evolversi della situazione, abbiamo dovuto da stagione di bilancio - assumere alcune determinazioni anche nelle more del dibattito consiliare. Voglio ricordare che sull'ESAP vi era una proposta di estinzione, con assorbimento delle relative funzioni e del personale presso l'Assessorato all'agricoltura e in parte con riguardo ad altre attività di ricerca e di studio. L'Assessore Fiumara sta ancora riflettendo su tale opportunità; egli ritiene che l'ESAP potrebbe essere salvata.
Il tema dello scioglimento era stato posto sia dal disegno di legge dell'opposizione sia dalla presa di posizione assunta dalla Giunta.
Per il CSI-Piemonte si intende proporre all'assemblea del Consorzio un nuovo testo di Statuto, che prevede una nuova fisionomia del Consorzio articolata per funzioni istituzionali e secondo logiche aziendali, nonch la modifica della struttura dell'assemblea e del Consiglio di amministrazione, con nomina diretta dei rappresentanti della Regione.
La nomina diretta si rende sempre più necessaria; il passaggio assembleare ci ha creato problemi, ritardi incredibili e difficoltà enormi.
Bisogna rendersi agili, se vogliamo far funzionare i nostri enti.
La nomina diretta potrebbe avvenire da parte del governo oppure da parte del Consiglio, ma con procedura diversa da quella attuale: nomina che il Consiglio attua nell'assemblea, la quale nomina a sua volta i Consiglieri, che non devono essere membri dell'assemblea. Praticamente, il membro dell'assemblea esaurisce la sua funzione al momento della nomina del Consiglio, con un campo assembleare di limitatissima possibilità.
Sul complessivo della legge noi siamo per uno studio di rielaborazione della legge sulle nomine; c'è già in corso un'iniziativa del Consiglio con il quale abbiamo deciso di collaborare. Proposta che deve essere organizzata in modo sempre più funzionale: la critica di fondo è sempre la stessa. Deve esserci, a nostro avviso, una diretta dipendenza della direzione di questi enti dalla Regione, diversamente è inutile mantenere queste partecipazioni che non possiamo gestire e che non hanno alcuna funzione pratica, ma finiscono di perdere funzione esecutiva e anche strumentale da parte della Regione.
Consusa. L'ipotesi di alienazione alla SITAF si è fortemente indebolita e incontra difficoltà. Noi siamo per la riconversione della società sulla base di proposte tecnico-economiche che stiamo valutando rispetto alle quali, pur con qualche polemica, ribadisco la nostra richiesta di opinione della nostra finanziaria regionale.
Pare opportuno che la gestione della società sia affidata non più ad un maxiconsiglio, ma ad un amministratore unico o ad un piccolissimo Consiglio. In questa fase, quindi, si è provveduto a non dar corso al rinnovo delle nomine già pur deliberate dal Consiglio regionale, ma di andare ad un incontro con gli azionisti per proporre una soluzione diversa per questo specifico ente.
Si sta anche riesplorando la prospettiva di una gestione SITO, peraltro molto difficile per il discorso delle rotture di carico e della funzione da svolgere nell'interporto di Orbassano, per cui diventerebbe un duplicato.
Per quanto riguarda l'Agenzia per l'innovazione, la società non è stata costituita a seguito del mancato ingresso delle banche. La nostra intenzione, in questo momento, è quella di passare all'utilizzo delle risorse finanziarie già destinate a quel capitale sociale, utilizzandole attraverso la Finpiemonte nella legge n. 56 e non soltanto per uno specifico provvedimento dell'innovazione. La legge n. 56 prevede un capitolo apposito per iniziative di vario genere. Stiamo valutando questa iniziativa, perché abbiamo visto un progressivo disinteresse da parte dei privati nel momento in cui le banche non hanno accettato la loro partecipazione. Riteniamo quindi di utilizzare queste risorse in un modo diverso e più agile, però siamo qui a disposizione per sentire tutte le indicazioni che possono nascere.
Per quanto riguarda ITACA, la società viene incorporata nella RTP.
Questa proposta è stata fatta per non far proliferare ulteriormente gli enti.
Per quanto riguarda l'IPLA, noi avevamo proposto la trasformazione della società in ente strumentale e l'affidamento di compiti in materia ambientale sotto la direzione dell'Assessorato regionale. E' tuttavia presente la proposta di rimanere come S.p.A. Siamo comunque in attesa di raccogliere dal dibattito delle indicazioni in proposito.
Per la SITO-Socotras la fusione è già stata proposta. Era un complesso di partecipazioni incrociate che ritenevamo non chiare; anche questo è un processo di razionalizzazione sul quale stiamo camminando. La Socotras si sta ristrutturando in funzione di poter effettuare questa fusione con la SITO.
Per quanto riguarda la SITAF, in correlazione alla mancata alienazione della Consusa, l'ingresso della società non appare attuale. Noi avremmo potuto entrare nella SITAF, se ci fosse stata questa operazione Consusa, ma un ingresso nella SITAF a freddo ci pare in questo contesto un'operazione alquanto improponibile.
Aggiungo un'informativa per quanto riguarda la SAGAT. Come voi sapete non avevamo fatto l'ultimo aumento di capitale lasciandolo in mano alla Camera di Commercio per un concambio fra la Camera di Commercio di Torino e quella di Nizza che si sta concretizzando. All'assemblea si è provveduto al rinnovo delle cariche; Presidente della società è stato nominato l'ing.
Pennella, Ingegnere capo del Comune di Torino, che è azionista al 51%. Il secondo azionista è la Camera di Commercio, che nomina l'Amministratore delegato nella figura del signor Maccagno, che pare un tecnico estremamente preparato. Noi siamo i terzi azionisti, con una partecipazione ridotta dopo il mancato aumento di capitale con alienazione alla Camera di Commercio comunque ci è stata riservata una Vicepresidenza che abbiamo ritenuto di accettare nella figura del nostro unico rappresentante, dott. Firpo, che è Vicepresidente senza deleghe.
Tengo per correttezza a precisare che noi non abbiamo partecipato al voto sul bilancio per una linea di coerenza. Poiché il nostro amministratore Firpo non aveva votato il bilancio della società, non potevamo chiaramente votarlo e quindi non abbiamo partecipato alla votazione, proprio per questa ragione; ma poiché ci è stato chiesto di responsabilizzarci con un ingresso nella Vicepresidenza, abbiamo ritenuto di farlo. Ripeto che si tratta di una Vicepresidenza senza deleghe; ciò ci consente aspetti conoscitivi senza assumere particolari responsabilità operative che, come socio di minoranza, non vogliamo assumere. Per quello che riguarda l'aeroporto, una volta portato avanti il programma di ampliamento, se la Camera di Commercio continua ad essere interessata alle operazioni di concambio con l'aeroporto di Nizza e ad un ampliamento della partecipazione, ritengo che il problema possa essere visto con molta attenzione, in quanto una partecipazione regionale in un ente di gestione di questo genere non soltanto ha significato e valore, ma anche oggettivi limiti, come ha dimostrato la gestione in una situazione di sostanziale minoranza.
Questi sono i fatti nuovi che si sono verificati nel frattempo e che ho voluto comunicare al Consiglio, perché mi paiono importanti per ulteriore conoscenza in modo che nel dibattito i temi siano noti.
In definitiva, ritengo che gli enti strumentali debbano essere per quanto possibile rilanciati; che dobbiamo acquisire una forte flessibilità nelle partecipazioni sia per quello che attiene alla Finpiemonte sia per quello che attiene alle altre partecipazioni. Non possiamo mantenere dei capitali fissi, ma dobbiamo entrare in queste società anche come Finpiemonte nella fase attuativa, per poi modificare la nostra presenza ed uscire quando le società saranno lanciate, soprattutto per quanto riguarda il ruolo della finanziaria.
In linea generale, riteniamo necessario accentuare la connessione fra la Regione e la gestione degli enti, per quegli enti che rimangono nelle mani della Regione, per poterli veramente gestire e quindi avere un'utilità significativa ed importante.
Per la Finpiemonte è in atto - è l'ultima notizia - una modifica statutaria che dopodomani andrà all'esame della Commissione; probabilmente qualcuno di voi l'ha già vista, ma lo anticipo ai Consiglieri che non fanno parte della Commissione. Si tratta di una modifica statutaria tesa sostanzialmente ad aumentare la quota di partecipazione della Finpiemonte nella società: prima era al 5% ed ora viene aumentata al 10%, perché con il 5% non sempre si riesce a partecipare a società attuative o di partenza che abbiano una minima consistenza. D'altra parte, ritengo giusto dare questa maggiore agilità, richiedendo nel contempo altrettanta agilità nel muoversi in entrata e in uscita da queste società attuative. Finpiemonte al momento si sta occupando del progetto Aviation Park di Caselle, lo sta esaminando di concerto con le forze interessate dell'Unione Industriale attraverso una società straniera. Sta inoltre occupandosi di una serie di interventi attuativi di tutte le nostre leggi: il bilancio del funzionamento della legge n. 56 per quanto attiene la gestione del fondo rotativo è fortemente lusinghiero. Ci sono anche aspetti di particolare rilievo che vengono portati avanti.
Mi pare di aver fornito gli elementi essenziali di conoscenza; se nel corso del dibattito, con la trattazione di argomenti, dovessero emergere delle richieste, non mancherò di fornire ulteriori aggiornamenti.



PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta ha dato alcuni elementi integrativi per cui a questo punto, potremo aprire il dibattito. Prima di dare la parola al Consigliere Monticelli, se il Consiglio acconsente, propongo di iscrivere all'o.d.g. due documenti.


Argomento: Referendum abrogativo e consultivo - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Iscrizione all'o.d.g. degli ordini del giorno n. 602 e n. 605 (ai sensi dell'art. 51, comma quinto, del Regolamento consiliare)


PRESIDENTE

Il primo è l'ordine del giorno n. 605 presentato dall'Assessore Cantore sulla tematica del Ministero del Turismo, che è connesso al punto 27) all'o.d.g.
Tale documento è stato sottoscritto anche dai Consiglieri Rossa Ferrara, Cucco, Vaglio, Segre, Marchini, Chiezzi, Gallarini, Picchioni Marino, Riba e Rabellino.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritto all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
Il secondo è l'ordine del giorno n. 602, presentato dai Consiglieri Rivalta, Chiezzi ed altri, in merito all'impianto RSU di Cavatore.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritto all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Proseguimento dibattito sugli enti strumentali e documenti connessi (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo il dibattito sugli enti strumentali.
E' iscritto a parlare il Consigliere Monticelli. Ne ha facoltà.



MONTICELLI Antonio

Grazie, Presidente. Anche l'altra volta, alcuni mesi fa, il dibattito fu avviato prima dalla relazione generale del Presidente della Giunta, e poi dal mio intervento che allora illustrava la mozione che il Gruppo PDS aveva elaborato sui problemi delle nomine; in qualche modo oggi si riparte sempre con un intervento del Presidente e un intervento mio, anche se evidentemente il mio intervento non avrà più quel carattere, così come d'altra parte quello del Presidente Brizio è stato di semplice aggiornamento al Consiglio di alcune novità intervenute nel frattempo.
In particolare - altri colleghi del mio Gruppo interverranno su aspetti più di merito - vorrei aprire con i colleghi una riflessione che ha a che fare con il ritardo davvero clamoroso con cui questo dibattito si riapre.
La riflessione è questa: che credibilità ha un programma piuttosto impegnativo quale quello che era stato presentato dal Presidente Brizio, se ricordo bene, cinque o addirittura sei mesi fa? Per altro verso, che credibilità ha l'ipotesi che noi avevamo avanzato con la nostra mozione di lavorare contestualmente alla riorganizzazione degli enti e anche ad una riorganizzazione complessiva del sistema delle nomine negli enti? Questa domanda ce la dobbiamo porre ragionando sul perché sono passati sei mesi e ragionando sul fatto che, curiosamente, la discussione si riapre oggi, al pomeriggio, dopo la discussione fatta stamane come riflessione non tanto sulla vicenda specifica di un ennesimo Consigliere inquisito, ma su una vicenda più generale, di riflessione politica, sul mutamento del quadro politico complessivo che si sta verificando in Italia.
Devo dire che, stante la situazione attuale, non me la sento di dare alcuna credibilità al programma presentato dalla Giunta. Non riesco a capire, Presidente Brizio: se quel programma era davvero sentito, davvero impegnativo per la Giunta, come mai la Giunta per sei mesi ha lasciato, ha consentito, ha permesso che si trascinasse questa discussione senza mai chiuderla? Non vorrei forzare i dati della realtà, ma qualche collega pu testimoniare da questo punto di vista. Nel corso di questi sei mesi le sollecitazioni a riprendere quel dibattito più che dalla maggioranza o dalla Giunta sono state fatte, ad esempio nella Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari, da Gruppi di opposizione. Il mio Gruppo in particolare, ancora quando ero Presidente io, poi con la Presidenza Marengo, più volte ha sollecitato che si chiudesse, si stringesse quel dibattito.
E' vero che sono successi fatti seri nel frattempo; però se si voleva davvero attribuire un significato fondante di legislatura a quel programma di riordino degli enti strumentali (come qualsiasi programma di riordino degli enti strumentali in qualche modo oggettivamente ha un programma di legislatura per fare un'operazione di riforma profonda della macchina regionale), forse occorreva dare un segnale più forte. Che significato ha invece, il fatto che si è andati avanti così, per inerzia, per sei mesi? Che significato ha il fatto che riprendiamo l'argomento nel pomeriggio di una seduta che è stata aperta questa mattina da un dibattito che ha messo in luce un'incertezza reale di prospettive di questa maggioranza e di questa Giunta? Adesso non voglio forzare più di tanto il significato del dibattito di questa mattina, però mi pare si possa tranquillamente dire che è emersa un'incertezza di prospettive, fino al punto che qualche collega di maggioranza ha messo in dubbio anche la durata di questa maggioranza e di questa Giunta, accennando ad ipotesi di aperture dopo il 20 giugno di una verifica politica per vedere se non è il caso di andare a diverse situazioni.
Che credibilità ha allora questo programma? Questo è un primo interrogativo di fondo.
Un secondo interrogativo mi viene, Presidente, proprio da alcune cose che lei ha detto in questo aggiornamento. Cito un caso per tutti: l'Agenzia per l'innovazione. Scusate colleghi della Giunta e Presidente Brizio l'Agenzia per l'innovazione è stata una cosa sulla quale si sono passate ore ed ore in questo Consiglio a discutere. Ricordo personalmente, come mio contributo al dibattito, di aver fatto una relazione di minoranza quando fu votata la legge in aula, di aver passato ore in Commissione, oltre che aver contribuito insieme a colleghi anche dell'allora maggioranza ad affossare il progetto alla fine della scorsa legislatura. Non è un argomento da poco! E adesso veniamo a sapere, quasi per sbaglio, in corso di aggiornamento della situazione, che la Giunta ha sostanzialmente abbandonato il progetto perché ha deciso di lasciar perdere. Presidente Brizio, mi corregga se sbaglio, ma io ho sentito queste parole, vivaddio ho sentito questo: "Visto che le banche non entrano, non ne facciamo più nulla ed utilizziamo i soldi per incrementare i fondi di dotazione della legge n. 56 sull'innovazione".
Grosso modo, io ho capito questo. Mi si chiarisca questo punto. Se è così io sono d'accordo, Presidente Brizio, sia chiaro. Se è così, se si è deciso di abbandonare il progetto dell'Agenzia per l'innovazione, di metterci sopra una bella pietra tombale e di rafforzare l'intervento della Regione attraverso la legge n. 56, qualificando se del caso i criteri che consentano un'incidenza maggiore, va bene, però lo si dica con chiarezza altrimenti tutto questo discorso, il documento, non è credibile.
Anche su altre cose, ad esempio sulla SAGAT, lo verremo a sapere in un ulteriore aggiornamento di qui a un po' che anche su questo ad un certo punto si è deciso altro? Cito un caso piccolissimo, Presidente: la STEF, che fine ha fatto? A me risulta che gli organi societari della STEF hanno realizzato negli ultimi mesi un cambiamento della struttura societaria, che non sarebbe più una società per azioni ma una semplice s.r.l., con un abbattimento drastico del capitale societario. Mi chiedo: ha ancora senso che la Regione faccia parte di quell'oggetto lì? Quando si chiariranno queste cose?



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Ne stiamo parlando.



MONTICELLI Antonio

Che credibilità ha un discorso di una Giunta regionale su queste materie, quando le cose si vengono a sapere in questo modo, dopo che per sei mesi l'argomento è stato lasciato marcire, e non traspare una linea di indirizzo chiara? Finisco, Presidente, per dire questo: credo che a questo punto noi dobbiamo ragionare su come procedere nel discorso. Sinceramente oggi non mi pare ci siano le condizioni per una chiusura dell'argomento del tipo "Il Consiglio regionale, udite le comunicazioni della Giunta, le approva" perché non siamo in condizione di farlo. Sei mesi fa abbiamo udito una cosa; nel frattempo la realtà si è in parte modificata; anche rispetto a cose scritte sei mesi fa non siamo più nemmeno tanto sicuri che la Giunta persegua tutte quelle cose.
Ad esempio, il discorso dell'Agenzia per l'innovazione citato oggi è diverso da quello contenuto nel documento di sei mesi fa. Mi domando a questo punto se non sia il caso di attribuire un mandato aperto per un ulteriore lavoro di istruzione del problema alla Giunta e alle Commissioni in un rapporto stretto con le Commissioni consiliari, senza chiudere con la formula dell'"udite le comunicazioni, le approva", che non significherebbe nulla; quindi, in qualche modo, continuare una fase di approfondimento.
Io indicherei, Presidente, un metodo che ci consenta delle verifiche più stringenti su due punti. Il primo è: quale sistema di enti strumentali e di partecipazioni regionali vogliamo costruire per gli anni a venire? Non dobbiamo forse introdurre criteri più precisi, più netti, per capire quali enti strumentali vogliamo avere, che ruolo devono avere e quali partecipazioni regionali dobbiamo tenere in piedi? Poi vediamo come organizzarle, ma selezionando di più rispetto al passato. Questo per richiede un lavoro più preciso, più netto di definizione di criteri e di binari del ragionamento.
La seconda verifica stringente che propongo è quella sul sistema delle nomine. A me va benissimo che la Giunta qui accenni alla disponibilità a lavorare insieme con l'Ufficio di Presidenza del Consiglio per imbastire il canovaccio di una possibile legge di riforma delle nomine. Però chiedo (altrimenti non ne usciamo), al di là degli aspetti puramente tecnici ed astratti di una possibile legge sulle nomine, sui quali ci può essere benissimo una collaborazione tecnica fra Giunta e Consiglio, dal punto di vista delle scelte politiche: quale sistema delle nomine? Chi è il soggetto che nomina e dove? Quali ruoli, quali rapporti (che sono i veri nodi politici del sistema delle nomine)? Su questo, che la Giunta presenti al Consiglio un suo progetto, una sua idea! Altrimenti, se pensiamo che sia solo una questione tecnica, sulla quale è realizzabile pacificamente una collaborazione tecnica fra Giunta e Consiglio, rischiamo di fare una finta riforma della legge sulle nomine.
No, qui c'è una questione politica spessissima sui poteri rispetto agli enti in cui si nomina; mi sembra dunque indispensabile che la Giunta presenti un proprio progetto, una propria idea su cui ragionare. Altrimenti rischiamo di avere, nei prossimi tempi, altri episodi, così come li abbiamo già avuti in alcuni Consigli recenti, in cui qualche Assessore, in modo un po' surretizio, infila in proprie leggi delle nuove idee di impostazione delle nomine - è successo con qualcosa per i parchi, ad esempio - sulle quali poi si arriva a discussioni difficili e complicate se non c'è un disegno complessivo. Ma questo è la Giunta che ha il dovere di presentarlo alla discussione del Consiglio! Finisco proponendo una prosecuzione dei lavori, investendo molto le Commissioni consiliari, sia quelle di merito che la I Commissione per le competenze che ha, in modo da stringere su questi due punti: quali sono le scelte di contenuto e di priorità nel sistema delle partecipazioni e, a partire da una posizione della Giunta, come si può ipotizzare un nuovo sistema delle nomine da parte del Consiglio.



SEGRE ANNA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho chiesto la parola anche perché mi è sembrato che da parte del mio Gruppo fosse il caso di atteggiarsi immediatamente su questioni che appaiono di carattere marginale come quelle sviluppate dal collega Monticelli, e che invece mi pare debbano essere centrali e rispetto alle quali qualcuno della maggioranza deve pur pronunciarsi. Sono convinto anch'io che il dibattito di oggi sia del tutto fuori tempo; è vecchio rispetto alle questioni che ci eravamo posti e prematuro rispetto alle questioni che ci dobbiamo porre in merito a situazioni che non sono del tutto incoerenti con le questioni che ci siamo posti stamane.
Ne pongo una. Se immaginiamo di dover dedicare un nostro tempo alla nuova Regione, è certo che la nuova Regione si dovrà interrogare in primo luogo sulla trappola - così io l'ho chiamata - che è stata collocata alla vita della Regione in fasce, anzi, nella culla, presso la Commissione dell'Assemblea costituente, su quale dovesse essere il ruolo della Regione.
Dobbiamo dirci con tutta franchezza che gli enti strumentali sono stati la foglia di fico con cui le Regioni hanno ritenuto di poter gestire, cioè fare attività di gestione, nella realtà, non avendo il coraggio di porre la questione con lo Stato sull'opportunità o meno che le Regioni avessero ruolo gestionale alto. Questa è la vera questione e bisogna che la affrontiamo.
Il regionalismo lo si realizza dotando le Regioni di "imperium"; i manuali di diritto costituzionale spiegano che lo Stato è l'organizzazione di un popolo sul territorio dotato di sovranità. In ogni tempo, la sovranità si concretizza in qualche cosa; la Regione allora non vuole essere lo Stato, ma vuole essere qualcosa di più di un ectoplasma, quindi deve avere un qualche livello di imperium. L'imperium è rappresentato, da una parte, nel far pagare dei prezzi, quindi la capacità impositiva dall'altra dalla possibilità di rendere direttamente ai cittadini un servizio. Se non chiediamo di poter gestire direttamente delle partite quindi di dare direttamente ai cittadini o ai terminali ultimi, i Comuni un servizio, noi dell'imperium abbiamo soltanto l'aspetto negativo, cioè l'imposizione fiscale, e non abbiamo la possibilità di sviluppare la sovranità.
Questa è la vera questione regionale. Quando noi diciamo "Vogliamo una competenza", ciò significa che gestiamo quella partita oppure che quella partita la facciamo di nuovo gestire a qualcun altro e ne siamo solo i programmatori, quelli cioè che vengono rimproverati di non aver fatto mentre quelli che alla fine gestiscono il potere (gli enti locali, le Province e i Comuni) hanno il merito di aver fatto quello che la Regione gli ha consentito di fare? Mi rendo conto che è una questione in cui noi siamo gli uomini di partito, abituati agli slogans, per cui i nostri majores, cioè i deputati, ci hanno sempre detto: "Voi non dovete gestire".
E anche la questione morale ci illumina molto a questo proposito, perché da quello che si capisce dai giornali era così organizzata: il potere gestionale competeva a livello nazionale anche per quanto riguardava le nostre cose. Mi rendo dunque conto che tra figli non di Dio comune, ma di un partito comune, tutti quanti abbiamo imparato a memoria la lezioncina che dice: "La Regione non deve gestire, deve soltanto programmare".
Dobbiamo prendere atto che, nella fase costituente, è una lezione che, per un momento, va abbandonata; se poi sarà il caso, la riprenderemo.
Ritengo che la questione degli enti strumentali si collochi come una questione costituente, perché si tratta di capire che la Regione, che noi vogliamo e che proporremo al Governo nazionale, è un piccolo Stato. Ritengo che debba essere un piccolo Stato, oppure la si deve cancellare.
Se la Regione ha funzioni gestionali proprie sulle grandi opere pubbliche, sui grandi servizi, sulle ferrovie di secondo livello, sulla viabilità di secondo livello, mi è difficile capire perché ci devono essere le strade provinciali, visto che con i mezzi moderni in un'ora in una Regione come la nostra si passa su tre province diverse, nelle quali ci si trova su tre sistemi diversi, tre livelli di gestione diversa.
Se ci poniamo seriamente la questione della gestione è evidente che gli enti strumentali non hanno più ragione di essere, perché o noi abbiamo chiaramente, alla luce del sole, senza foglie di fico, funzioni gestionali che quindi ricompetono agli Assessori, oppure ribadiamo una scelta meramente culturale e programmatoria e usciamo da ogni funzione gestionale.
Una terza strada non c'è, in prospettiva lunga; c'è nell'immediato.
Quindi, mi sembra giusto quello che diceva il collega Monticelli: oggi con questo dibattito apriamo la questione degli enti strumentali e la concluderemo quando i nodi che stanno emergendo si scioglieranno uno dopo l'altro.
A mio modo di vedere, gli enti strumentali sono prima di tutto una questione istituzionale, nel senso che debbono essere riconsiderati un'ipotesi che veda la Regione del 2000 portatrice di forti funzioni gestionali dirette. Questa è un'ipotesi nella quale io credo e rispetto alla quale chiedo ai colleghi Consiglieri di confrontarsi. Questa ipotesi porta all'azzeramento degli enti strumentali.
Se poi così non fosse, potremmo ritenere di rimanere una specie di ectoplasma che non si capisce bene a cosa serva, perché le leggi le fa il Parlamento e le gestioni le fanno gli enti locali e i nostri terminali cioè le APT, che sono in definitiva le sedi dove si parla male dell'Assessore. A cosa servono i Commissari delle APT attualmente? Servono a spiegare agli utenti che non possono fare delle belle cose, che avrebbero potuto fare, se la Regione non glielo avesse impedito. I Commissari delle UU.SS.SS.LL. a cosa servono? A spiegare alla gente che non sono riusciti a fare le cose che avrebbero potuto fare per colpa della Regione. I nostri terminali servono a parlare dei nostri Assessori, a spiegare alla gente che si potevano fare bellissime cose, ma, guarda caso, la Regione cattiva avida e rapace non ha dato le risorse. Insensibile! Nell'immediato, se lo scenario è quello della gestione diretta dobbiamo immaginare che la cultura del nostro Paese ha portato al superamento del Ministero delle Partecipazioni Statali. Questo mi fa pensare, Presidente, ad un'ipotesi di holding, difficilmente praticabile anche perché nel momento in cui il Partito liberale è sceso sotto la soglia di rappresentatività al Comune di Torino, e il Partito socialista ha preso 90 voti meno del Partito liberale, l'holding non ha più alcuna ragione di essere, in quanto si immaginava che una facesse capo alla DC, l'altra al PSI. Per lo stesso motivo dico anche che dobbiamo accantonare l'Agenzia per l'innovazione; chi è presente da due legislature sa bene a cosa mi riferisco.
L'Agenzia per l'innovazione stava all'interno di un percorso storico culturale che ha fatto il suo tempo e che non ha più ragione di essere secondo me.
Gli enti strumentali non hanno più ragione di essere, perché o la nuova Regione del 2000 avrà funzioni gestionali, oppure deciderà definitivamente di non avere funzione gestionale; allora è inutile che l'abbia attraverso questi paraninfi che sono gli enti strumentali.
Prima di allora sono contro qualunque costruzione di alti schermi, come diceva Dante, che ci impediscono di vedere cosa c'è di là. Ritengo che ogni ente strumentale debba avere il proprio referente in Consiglio regionale nell'Assessore competente per materia, senza nessun altro tipo di filtro di coordinatore o supervisore che servirebbe semplicemente a deresponsabilizzare.
Fin quando non aboliamo gli enti strumentali - questa è la mia filosofia l'Assessore risponde del settore rispetto al quale l'ente strumentale opera, e risponde in termini non di preventivi, ma di consuntivi e anche questa finisce per essere una proposta politica.
Dobbiamo immaginare che quanto abbiamo fatto maturare per il bilancio, cioè l'ipotesi di consuntivo zero, debba valere anche per gli enti strumentali.
Così come la Giunta ci ha chiesto il consuntivo zero sul bilancio, per parte nostra liberale chiediamo che ci sia anche il consuntivo zero sugli enti strumentali. Se non arriviamo alla crudità - come dicono i francesi delle questioni, non ne usciamo. Lo scenario politico, culturale di questo Paese è per il superamento di questi strumenti; la Regione probabilmente deve e può rivendicare funzioni precise della società sul territorio funzioni che sono di carattere gestionale e non dobbiamo scandalizzarci di questo. Sarà lo Stato che dovrà diventare un ente programmatore di coordinamento delle Regioni, non la Regione coordinatore delle Province.
Saremo anche coordinatori delle Province, ma anche destinatari di una gestione coordinata dallo Stato.
Mi pare quindi, per parte mia, che si debba rispondere in termini positivi alla sollecitazione del collega Monticelli, nel senso che oggi si apre un dibattito rispetto al quale le conclusioni alle quali la maggioranza, per la sua parte in termini politici, e la Giunta, in termini di responsabilità di governo, giungeranno, dovranno essere più puntuali.
Auguriamoci di arrivare agli appuntamenti in una situazione politica meno travagliata della presente.
Piccolo riferimento a Consusa: Consusa è veramente la dimostrazione di come si può non gestire e subire. Io sono stato critico nei confronti di Consusa, ma non ho mai messo piede nell'autoporto di Susa, pur essendo uno degli ideatori, perché fin dall'inizio - qui c'è il dott. Massaccesi che alcune cose le ricorda sono stato critico rispetto all'incapacità della Regione di sottrarsi agli interessi che, in quella società, hanno sempre fatto opinione. Quegli stessi interessi li abbiamo anche presi in Socotras.
Adesso, Presidente, ha ragione lei: non solo Consusa deve essere ridotta all'osso, ma se è il caso va messa in liquidazione, perché non bisogna confondere la società con l'azienda. Consusa è un'area attrezzata che deve essere messa sul mercato internazionale come area attrezzata, collocata sull'autostrada: questa è l'area. Una cosa è la società, che ha un bilancio che, da quanto mi risulta, è positivo, quindi non ci sono problemi, ma sicuramente non dobbiamo farci prendere in giro, Presidente, da studi e da progetti: c'è un'area terziaria avanzata da mettere sul commercio internazionale. Qui c'è la delibera sull'Interreg che è un provvedimento della CEE finalizzato a rimediare agli inconvenienti che derivavano ad aree precise in conseguenza della caduta del ruolo degli autoporti. Sugli autoporti ci sono le risorse e le funzioni residuali; qui si immagina di mettere delle cose bellissime, tipo degli osservatori sulla frutticoltura montana, che poi sono le bacche rosse, sulle roselline di campo che si chiamano anche in un altro modo, e cose di questo genere.
Ricordo, non al Presidente ma ai colleghi di Giunta, che Consusa è una questione che si è aperta nel 1988; a cinque anni dalla chiusura del sistema CEE, e quindi dall'apertura delle frontiere, ci si pose il problema di cosa dovesse succedere di Consusa. Le resistenze di Consusa hanno impedito che le Giunte deliberassero, perché andava benissimo mantenere la società così com'era con i gettoni di presenza. Non c'entra lei Presidente, lei non era Presidente di Giunta, non era Assessore, era Capogruppo se non ricordo male, ma la Giunta nel 1988 si è posta il problema di come inserire la continuità di Consusa all'interno delle due società operanti sul territorio: SITO da una parte e Consusa dall'altra; la continuità all'interno di due filoni ne aveva privilegiato uno senza escludere l'altro. Per cinque anni non si è fatto niente, perché a qualcuno andava benissimo che Consusa continuasse fino all'ultimo momento il suo ruolo per poi scoprire all'1/1/1993 che l'autoporto non aveva più ragione d'essere, perché era cessata la funzione doganale. Sono d'accordo con lei Presidente: riduciamo Consusa all'osso, ma non confondiamo Consusa con l'area attrezzata di Susa, che sono due cose nettamente diverse; quindi la Giunta, a mio modo di vedere, deve farsi carico direttamente dei destini dell'area attrezzata di Susa e forse riusciremo a fare qualcosa di serio non condizionato dagli interessi legittimi che in quella società c'erano e che hanno sviato il decisore politico.
Devo però dire, Presidente, che mi stupisce un po' di vedere in questa Summa Teologica, che sono gli interventi Interreg, che anziché immaginare di riconvertire le aree dove c'erano i tre autoporti interessati si siano pubblicate - d'accordo con i francesi - tante cose dove sono previsti convegni, studi, incontri che produrranno di nuovo grandi seminari, grandi pranzi, grandi convegni, grande carta stampata; ciò nonostante, tutte queste cose non produrranno un solo posto di lavoro. Io denuncio, registro ancora una volta, una totale disattenzione della Giunta rispetto a questo problema, non al problema di Susa in sè, ma alla capacità di essere protagonista delle decisioni degli enti strumentali. Per questo sono contrario ad ipotesi di holding, perché io vorrei che adesso sulle vicende di Consusa, dalla A alla Z, sapesse tutto e potesse spiegarmi tutto l'Assessore ai trasporti, non il Presidente della Giunta, il quale non pu avere la conoscenza puntuale delle questioni. E le ipotesi di holding e altre forme di organizzazione sono una fuga da questo obiettivo, che mi sembra abbia già fatto guasti oltre ogni luogo. Vorrei che qualcuno venisse a spiegarci la produttività di alcune iniziative. Finpiemonte, che pure è l'azienda che probabilmente funziona meglio, è una specie di terra d'oltremare rispetto alla Regione. Sì, sì, per carità! E' come i cittadini francesi d'oltremare che votano per De Gaulle una volta ogni cinque anni poi nessuno si ricorda dove sono i territori d'oltremare: "La Guyane francese che cos'è"? Ecco, Finpiemonte rispetto alla Regione, rispetto ad un Consigliere come il sottoscritto, che pure non trascura quasi niente: è qualcosa di questo genere, una specie di terra d'oltremare, però per il fatto che lo fa Finpiemonte è tutto perfetto? Io vorrei capire! Quelle aree hanno prodotto posti di lavoro? Risultati? Niente! Non una comunicazione niente di niente.
Mi rendo conto che la questione è locale. L'avere visto di persona sull'autoporto di Susa l'incapacità di governo, non di questa Giunta, ma della Regione, sugli interessi in campo mi fa essere molto scettico su tutti gli enti strumentali. La storia è contro queste invenzioni che ci eravamo dati per poter svolgere qualche funzione. Dovremmo decidere se aprire una questione sullo stare con lo Stato per capire se la Regione deve avere almeno funzioni gestionali. Tutto questo mi sembra giustificare pienamente l'esigenza, sia pure da punti di vista non totalmente collimanti del collega Monticelli, che questo dibattito aperto oggi non si chiuda, ma impegni comunque la Giunta, la maggioranza, il Consiglio ad approfondimenti più puntuali e più precisi.
Signor Presidente della Giunta, se lei avesse immaginato di mettere in discussione il mio documento sul CSI per tempo, forse avremmo dato meno spazio a colleghi che hanno scelto un'altra strada per fare la politica.
C'è un ordine del giorno e prego la Giunta di dirmi quando riterrà di porlo in votazione. Il nostro documento chiede semplicemente che la Giunta accerti che fondamento abbiano le ipotesi di accusa di concorrenza sleale proposta dai privati in sede europea rispetto al CSI. Voglio dire che se tale questione, che ho sollevato quasi un anno fa con un documento depositato, fosse stata portata in questa sede, probabilmente avrebbe posto sul piano politico una questione che invece naturalmente arriva sui nostri giornali soltanto come prodotto dell'opposizione; è giusto che sia così, e per essere un'opposizione che ha scelto un certo tipo di percorso, si è concretizzata anche con altre iniziative. Chiederei quindi - e insisto su questo - al Presidente della Giunta di volermi dire per tempo se ritiene che l'ordine del giorno sul CSI debba e possa essere messo in discussione nella giornata odierna; diversamente, se si ritiene di non essere disponibili ad un confronto, non ho alcuna difficoltà ad accantonarlo conché però ci si renda conto che prima della fine della pausa estiva tale questione dovrà pure essere affrontata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco per una questione pregiudiziale.



CUCCO Vincenzo

Mi sembra che questo dibattito debba essere istruito in modo diverso perché le questioni sollevate dal collega Monticelli e, di rinforzo all'opposto, quelle del Consigliere Marchini pongono in dubbio il lavoro che stiamo facendo. E' vero che questo dibattito doveva essere fatto tanti mesi fa, ma se adesso lo facciamo inutilmente è ancora peggio. E' in grado la Presidenza della Giunta di rispondere perlomeno alle questioni sollevate all'inizio, prima che ci si esprima sulle questioni di merito o laddove vorremmo esprimerci nei nostri interventi? Altrimenti non avrebbe proprio senso istruire un dibattito che poi deve comunque essere ripreso in Giunta e in Commissione all'indomani dei nuovi equilibri o delle nuove decisioni o delle nuove ipotesi che si realizzeranno.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

La Giunta è in grado di rispondere su tutto, perché ha la sua politica.
Sul problema informativo replico duramente perché forse qui non ci intendiamo: la nostra Giunta ha, per prima, applicato la legge e inviato relazioni e proposte alla Commissione competente sul bilancio, prima di tutte le assemblee. Cosa che non si è mai fatta in passato!



(Interruzione del Consigliere Monticelli)



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Ma io dal 1987 l'ho fatto, dal 1990 l'ho fatto. Nel 1984 c'eravate voi io dal 1990 l'ho fatto. Consigliere Monticelli, di leggi qui se ne rispettano ben poche, però io questa legge l'ho rispettata. Non soltanto c'è un'informativa di sostanza, perché non si tratta soltanto di rispettare la legge, è soprattutto questione di dare l'informativa. Quindi non si può dire che non si sa niente, perché in tutte le assemblee diamo la relazione, accompagniamo con una lettera e tutti i documenti vanno in Commissione. Lo stesso vale per la Finpiemonte: viene inviata una relazione complessiva nella quale ci sono tutte le partecipazioni e tutto il lavoro della Finpiemonte. Certamente mi rendo conto che seguire solo gli enti strumentali è un lavoro enorme, non è che sia una cosa banale. E' un lavoro che richiede del tempo, ma non diciamo che non c'è stata un'informativa costante, perché a partire dalla relazione di oggi non c'è mai stata un'informativa sull'andamento degli enti strumentali come c'è stata in questo periodo, data nella sede della Commissione competente. Tutta la documentazione è ben chiara. A quelle che sono le osservazioni di massima che riguardano l'informativa, che riguardano il nostro pensiero, io non ho nessuna difficoltà a rispondere, a tutte, dalla STEF in avanti, all'Agenzia per l'innovazione, se si vuole proseguire. Sia ben chiaro: questo dibattito è sul tappeto da sei mesi, io non ho mai chiesto di rinviarlo di un giorno se il Consiglio ha voluto o ha dovuto fare altre cose - perché non sempre si fa quello che si vuole - non è certo mia responsabilità. Non ho mai chiesto di rinviarlo, quando è stato deciso di farlo si è concordato cinque volte è venuto il dott. Massaccesi in aula e inopinatamente si è rinviato, perché si è preferito chiedere le dimissioni della Giunta. Queste sono scelte politiche che non riguardano la Giunta stessa, che continua a lavorare perché noi lavoriamo come dovessimo durare due anni e non con lo spirito di chi dovesse lasciare domani mattina. Non ci fermiamo, stiamo lavorando. Mi pare sia l'unico modo serio di lavorare.



PRESIDENTE

Dopo questa risposta del Presidente Brizio, avendo numerosi iscritti a parlare, il dibattito continua.
La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Presidente, credo sia molto complicato lavorare contemporaneamente con lo spirito con cui si lavorerebbe per restare due anni e con il sentimento con il quale si lavorerebbe lasciando domani mattina, ma questo fa parte dei problemi del famoso ottimismo della volontà e il pessimismo della ragione, o viceversa. Tant'è che potremmo ricominciare questo dibattito con la facezia dei due inglesi che, avendo smesso una discussione a Londra, si ritrovarono in Sud Africa e ricominciarono qualche anno dopo dicendo "Dicevamo, signor Smith". In questo caso, mi pare che non possiamo riprenderla in termini così semplici, considerato che il supporto necessario a questa discussione, Presidente Brizio, sarebbe soprattutto un supporto di specificazione delle politiche della Giunta, della maggioranza alle quali si dovrebbero collegare le funzioni degli enti strumentali.
Questo va considerato partendo da un principio che mi pare sia stato non valutato attentamente: quando diciamo enti strumentali intendiamo cose fra loro dissimili, con destinazioni di funzione fra di loro diverse. Quando si parla di S.p.A., riconducibili anch'esse alla categoria di enti strumentali, ragioniamo su strutture rispetto alle quali la funzione strumentale della Regione consiste nella partecipazione azionaria. Poi l'ente è del tutto autonomo e, da questo punto di vista, la questione che riguarda i trasporti e le aree attrezzate e tutto ciò che è assoggettato alle S.p.A, dovrebbe essere chiaramente specificato a livello di politica dell'Ente Regione perché questo, quanto meno, sia il supporto rispetto al quale si destina un investimento a quella funzione strumentale che poi la Regione, soprattutto dove partecipa in minoranza, (e sono quasi tutte funzioni), non eserciterà più. Altra cosa, per esempio, è la funzione strumentale dell'ANAS, quando scegli di fare un'autostrada: una S.p.A., per fare l'autostrada del Frejus, ha la quota di maggioranza e all'interno di quello decide. Quindi le S.p.A, rappresentano una situazione a parte rispetto alla quale una verifica si potrebbe fare a cominciare dal mantenimento.
Presidente Brizio, lei qualche cosa ha detto rispetto al mantenimento e alla persistenza delle funzioni per le quali si partecipa ad una S.p.A.
Faccio un esempio: può darsi che esistano ancora le ragioni di partecipazione alla S.p.A., per quanto riguarda i trasporti, dell'Aeroporto di Levaldigi o di Cerrione, considerate come una promozione; può darsi che invece, sempre in questo senso, non esistano più ragioni per partecipare alla SAGAT, fermo restando l'elemento funzionale, a prescindere da tutte le altre cose, che in questo momento riguardano la SAGAT. E' una funzione dinamica: la partecipazione alle S.p.A, non è un fatto definito instabile perché esse sono una funzione di momento e non una funzione di...



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Io l'ho detto molto chiaramente.



RIBA Lido

Io non disconosco che nei ragionamenti ci siano delle affermazioni condivisibili e delle impostazioni che abbiamo richiesto anche noi, tipo quella di raggruppare le partecipazioni azionarie in due strutture che possano essere quella della holding per i trasporti e quella della parte finanziaria che riguarda gli altri interventi nel settore dell'economia. Ma se non ci sono le condizioni politiche per realizzare un accorpamento, una riorganizzazione della struttura in questi termini, viene meno anche la funzione di partecipazione.
Infatti, come abbiamo osservato qualche volta, stiamo nominando circa mille rappresentanti della Regione nelle posizioni più disparate impiegando, prima dicevamo metà legislatura, oggi possiamo tranquillamente dire tre quarti di legislatura, per il relativo rinnovamento; non serve la funzione di controllo sulle relazioni o sui bilanci, ma serve la preliminare funzione di indirizzo che si attua con il programma di inizio legislatura, salvo poi le verifiche. Inoltre ci sono gli enti strettamente strumentali organizzati, costituiti per gestire delle politiche di stretta competenza regionale, per esempio le APT; questa è un'organizzazione rispetto alla quale esiste una situazione di delega di compiti e di funzione. Dovrebbero avere carattere tendenzialmente stabile, in ogni caso assistiamo ad una enorme difficoltà di far gestire la funzione per la quale sono state costituite. Cito per tutti il fatto che sono organizzazioni commissariate da moltissimo tempo alle quali faticosamente si attribuiscono funzioni di gestione non ordinaria, ma meramente quotidiana con, in genere una spesa complessiva ingente rispetto al patrimonio disponibile per quella funzione, che serve essenzialmente per mantenere in piedi costosamente un apparato in attesa di ridefinire che cosa se ne fa. Per esempio, la Regione Emilia ha ridefinito il suo intervento strumentale nell'ambito del settore turistico creando un'agenzia regionale per lo sviluppo turistico e abbandonando tutti gli altri sistemi di intervento. Poi però ci sono gli enti che potremmo definire enti strumentali in senso stretto: l'ESAP l'IRES, il CSI, l'IPLA. Queste sono strutture dotate di personalità giuridica, realizzate per cogestire l'insieme dei compiti di elaborazione di ricerca, di dotazione di informazioni, la creazione di una cultura, il funzionamento delle intelligenze della Regione. Sotto questo profilo, mi pare che la situazione sia estremamente incerta. Ritengo che i primi discrimini... Lascio che il Presidente conversi...



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Sentite, per favore: è dalle 9 di questa mattina che sono in aula e non ho perso neppure un minuto! Tenete presente che ho 30 giorni di prognosi e dovrei stare a casa!



RIBA Lido

Io sono pienamente solidale con lei, tant'è che presupponevo che il dibattito sugli enti strumentali subisse un ulteriore rinvio; comunque è bene svolgerne una parte oggi, dal momento che lo abbiamo iniziato.
Gli enti strettamente strumentali, come l'ESAP, l'IRES, l'IPLA quest'ultimo ha ora un'organizzazione in S.p.A., comunque rappresentava nella sua ragione di genesi un ente strettamente strumentale - sono delle strutture create dalla Regione per realizzare momenti di conoscenza, di informazione necessari per governare in una determinata prospettiva; la legge stabilisce che gli enti strumentali abbiano la funzione di realizzare la programmazione regionale.
Questo, naturalmente, vale per quella parte di enti che sono inseriti nel sistema della programmazione e vale in funzione dell'esistenza di un progetto che si basa su una programmazione, che può essere di ricerca, di sviluppo, di intervento, programmazione ai vari livelli. Qualcuno sostiene che questi enti non servono più (questo è quanto è emerso dall'intervento del collega Marchini); nulla di inaccettabile sotto il profilo metodologico di ripensare alla funzione di tutti gli enti strumentali, però ce ne deriva che se noi annullassimo questi enti strumentali e ci privassimo del loro compito, restringeremmo la funzione della Regione ad una pura situazione gestionale, amministrativa, burocratizzata.
Per esempio, per quanto riguarda l'Ente di sviluppo, rispetto al quale l'indeterminazione mi sembra che continui a permanere, prima c'era un progetto di soppressione, poi si parlava della permanenza dell'Ente di sviluppo, ma non ci viene detto con quale obiettivo sia di politica, sia di gestione ciò possa avvenire.
Noi avremmo bisogno, nel campo dell'agricoltura, di una funzione particolarmente indirizzata in relazione ad una scelta di ordine generale che la Regione è chiamata a svolgere dopo la soppressione del Ministero dell'Agricoltura.
Oggi abbiamo un sistema agricolo piemontese che produce a costi più elevati degli altri sistemi europei, questo vale anche per l'Italia, ma in particolare interessa la nostra regione. Non si risolve questo tipo di problema né a livello di singola azienda né di intervento comunitario perché questi agiscono sui prezzi e sui redditi: bisogna agire sui costi di produzione. Ma sappiamo, Presidente, quanto siano numerosi, delicati e sofisticati gli elementi per ridurre i costi di produzione in agricoltura.
Per esempio, per diventare competitivi nella produzione del latte bisogna aumentare del 3% il rendimento per ogni soggetto allevato. Questa non è un'operazione che può svolgere l'Assessorato, dirigendo burocraticamente (a questo termine non attribuisco alcun termine riduttivo) gli interventi, il finanziamento dei mutui richiesti dalle aziende; questi si attuano con una delicatissima ricerca, con un riordino fondiario che metta il sistema agricolo piemontese in condizione di essere competitivo con gli altri, con il riordino del sistema irriguo, con la ricerca di mercato necessaria per sviluppare il sistema agro-industriale.
Sono d'accordo con voi e con chi sostiene che l'ente di prima pletorico con trentasei amministratori, un Presidente, due Vicepresidenti il Direttore generale, le attrezzature, le strutture di servizio e tutto quello che costituisce una comoda struttura destinata a fare da contraltare alla politica della Regione, era un ente dispersivo che non aveva una politica da attuare, era destinato soprattutto ad esercitare una funzione di creazione di spazi politici in contraddizione con le politiche regionali.
Due anni fa presentammo una proposta di riordino che seguiva un principio importante, quello di assegnare la funzione di governo di un ente strumentale direttamente all'esecutivo, ma non attraverso l'esecutivo che nomina altri dei quali poi perde il contatto e quindi non controlla la funzione, ma un esecutivo che facesse presiedere l'Ente di sviluppo direttamente dall'Assessore all'agricoltura o settore competente all'agricoltura e all'alimentazione e, nel caso di soluzione di dissoluzione del Consiglio, sarebbe stato l'Assessore a diventare direttamente il Commissario per quella struttura. Di queste strutture abbiamo assolutamente bisogno, nel momento in cui la Regione diventa l'ente che deve governare tutto il sistema agricolo del suo territorio di competenza e ha bisogno quindi di intelligenti ricerche. Per esempio l'IPLA sta conducendo tutte le ricerche sul terreno della produzione dei tartufi ed è all'avanguardia nazionale: è un punto di riferimento in Europa, non credo che un ufficio dell'Assessorato sarebbe stato in grado di fare ciò. Che ci siano problemi nel campo dell'agro-metodologia, della lotta fitopatologica, di tutto il sistema innovativo che interviene nel guidare l'attività in agricoltura in funzioni rispettose delle esigenze ambientali, sono altri compiti che l'Assessorato, con le strutture amministrative può applicare, ma non può impostare, non può decidere.
Quindi abbiamo bisogno di un'organizzazione, per quanto riguarda la gestione dell'agricoltura, non piramidale, ma che sia sistemica, con gli Istituti di ricerca, con l'Istituto per le piante da legno, con l'Ente per lo sviluppo agricolo che deve essere definito; l'Assessore nell'ambito della funzione che esercita nel governo potrà portare l'esperienza ed avvalersi di una rete di sistemi di informazione, di ricerca e di elaborazione. Questo vale anche per quanto riguarda l'IRES: le ricerche sono importantissime, ma raramente le vediamo applicate, poste a supporto di un indirizzo, di un progetto, di una proposta. Queste sono operazioni costose ed importanti che devono essere applicate, mi riferisco a quelli definiti in senso stretto, cioè persone giuridiche pubbliche create appositamente per svolgere il lavoro che si richiede per una deliberazione di tipo politico e per l'attuazione di indirizzo di tipo politico, con le necessarie conoscenze e professionalità. Naturalmente, Presidente, su tutti questi enti bisogna eliminare l'elemento di appesantimento burocratico tipo l'applicazione dello stesso tipo di trattamento di rapporti giudici che utilizziamo normalmente. I direttori generali, per esempio, devono essere assunti a contratto, in modo da poter rilevare, come si fa con gli amministratori delegati delle società, ogni cinque anni l'acquisizione di ciò che meglio offre il mercato sia del lavoro pubblico sia del lavoro privato. Dobbiamo rendere snelle queste strutture, in modo da evitare che continuino a rappresentare un allargamento della macchina che continuo a definire burocratica; devono essere dei vari poli, dei momenti che funzionano per costruire il sistema di riferimento con il quale si gestiscono delle politiche. In questo modo gli enti costeranno meno utilizzeranno personale ai massimi livelli di preparazione professionale rappresenteranno un interscambio continuo con il sistema della formazione delle intelligenze e della ricerca - l'Università, le professioni private e la Regione si potrà avvalere per impostare, gestire, prevedere e realizzare progetti, di una struttura che non dico non possa essere sostituita da un sistema delle consulenze, ma a prove fatte il sistema delle consulenze molto spesso non serve alla funzione di cui abbiamo bisogno. Mi torna comodo fare l'esempio dell'agricoltura: noi possiamo utilizzare l'Idrodata - bene o male che sia per ricerche nel campo dell'acqua, del piano direttore delle acque, ma vorrei sapere cosa possiamo utilizzare per un'analoga ricerca nel campo dello sviluppo agroalimentare o di altro tipo.
Concludo sottolineando la necessità che gli enti non solo non si moltiplichino, ma si restringano e permangano unicamente quelli strettamente studiati in funzione di un piano, di un progetto. Occorre comunque una loro presenza, perché rappresentano un sistema di intervento nel settore adiacente all'ente regionale che consente di sviluppare intelligenze e professionalità e di poterle accogliere attorno alla funzione di governo del nostro Parlamento piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferraris.



FERRARIS Paolo

Il Gruppo DC ha esaminato con attenzione i documenti presentati a questo dibattito consiliare sugli enti strumentali e sulle società partecipate, dalla relazione-progetto del Presidente della Giunta, oggi ulteriormente aggiornata, ai molti ordini del giorno dei vari Gruppi.
Nonostante la diluizione dei tempi del dibattito imposta da urgenze politiche da tutti accettate se non promosse - per cui non credo si possano accettare i rilievi ingiusti del Consigliere Monticelli il Gruppo DC ritiene questo dibattito una valida ed attualissima base di confronto, che auspichiamo possa fornire indicazioni utili affinché la Giunta ne tragga le conclusioni operative che possano ridare ordine ed efficacia di azione al settore.
Auspichiamo che ciò avvenga senza indugi e ritardi, ed ancor meno senza rinvii, se non intendiamo, sottraendoci alle responsabilità cui siamo chiamati, nascondere dietro questa questione, assunta a pretesto, altre esigenze politiche.
Sarebbe meglio, per non smentire le novità che si evocano in continuazione ma che si stenta a concretizzare, che cominciassimo a chiamare le cose con il loro nome: sarebbe già, questa, una bella novità.
Entrando nel merito, non intendo inoltrarmi in un approfondimento pignolo di questioni particolari; mi sembra necessario e più funzionale al dibattito, ed anche più rispettoso dei ruoli istituzionali, ribadire l'orientamento generale, toccando alla Giunta, come già detto, la concretizzazione formale delle conclusioni. E' necessario concretizzare urgentemente, altrimenti fra sei mesi, sulla linea del Consigliere Monticelli, saremmo ancora qui ad approfondire una realtà che muta costantemente e che, soprattutto, dimostreremmo di non saper circoscrivere e guidare.
A nostro avviso, esiste innanzitutto il problema istituzionale legato ai rapporti tra i compiti della Regione e quelli assegnati agli strumenti operativi.
L'esperienza degli ultimi anni e il dibattito sui futuri compiti della Regione e sui rapporti fra pubblico e privato, che ha recentemente evidenziato anche aree di pericolosità a causa della non distinzione dei ruoli, suggeriscono come sia sempre più necessario affidare alla Regione compiti di indirizzo programmatorio, attuato attraverso l'attività legislativa, e di pochi atti di alta amministrazione. La Regione deve sottrarsi alla gestione minuta, che può essere più efficacemente delegata e non disperdersi in una molteplicità di atti ed iniziative che corrono il rischio di perdere di vista la prevalenza dei grandi obiettivi e che la invischiano in attività pulviscolari che frantumano in modo irrisorio le ridotte disponibilità finanziarie.
In questo contesto è evidente che occorre ridurre l'attività gestionale in generale, sia essa espressa direttamente o indirettamente attraverso società esterne. La stessa esperienza conferma questa esigenza. La Regione ha promosso molte iniziative societarie: esperienze che sono rimaste assai minute e che alla fine si sono rivelate incapaci di incidere con efficacia nella realtà come si sarebbe voluto. Sono iniziative condizionate da un prevalente livello localistico, fortemente limitate da una scarsa capitalizzazione, soprattutto per le esiguità finanziarie regionali ed una conseguente scarsa redditività che ne ha resa precaria l'esistenza.
Alla luce dei rilievi istituzionali e delle esperienze operative è possibile quindi una prima conclusione: occorre ridurre la presenza gestionale e di conseguenza il numero di iniziative. Ciò significa che non occorre avviare la costituzione di nuovi enti e di nuove società, ma è più opportuno procedere a concentrarle, recuperando i costi generali, e qualificarne le funzioni con una più articolata distribuzione tra le società esistenti oppure fuse.
E' altresì necessaria un'adeguata dotazione di capitali, indispensabile a poter garantire un'attività aziendale vitale. La Regione deve conservare l'iniziativa tramite tali strumenti solo in funzione strategica per il livello istituzionale e territoriale di competenza e in coerenza rispetto al Piano di sviluppo regionale. Ogni altra iniziativa di chiaro significato promozionale deve essere limitata nel tempo, per favorire un avvio positivo. E se questo non c'è, deve interrompersi rapidamente per evitare dolorose e protratte emorragie finanziarie.
Le proposte di riduzione che oggi il Presidente, aggiornando la sua relazione, ci ha proposto, costituiscono una seria risposta a queste esigenze e quindi le approviamo senza riserve.
La riduzione delle iniziative deve anche essere la conclusione di un altro aspetto che attiene alla vita della struttura regionale. Il decentramento in società partecipate di aspetti gestionali non modesti, ma anzi di ampio livello, ha sottratto alla responsabilità dei funzionari regionali la possibilità di elaborare ed accrescere la competenza professionale e maturare esperienze che solo la diretta partecipazione rende utili.
Assistiamo quindi ad un impoverimento delle risorse interne della Regione e ad un serio processo di demotivazione dei dirigenti. Se poi si considera che, in genere, le società e gli enti soprattutto se di modeste dimensioni ricorrono a consulenze esterne perché non dotati di strutture adeguate, si comprende come il processo in atto sia perverso e corra il rischio di cancellare le autonome capacità regionali di elaborazione e di vanificare totalmente le sbandierate esigenze di indirizzo e di controllo privandole del necessario supporto.
Seconda osservazione. L'esperienza, come è stato ottimamente evidenziato dalla relazione del Presidente, ci dice anche che l'attuale strumentazione societaria è di difficile gestione per le procedure defatiganti, per le tardive capitalizzazioni, per la consistenza sovradimensionata dei Consigli di amministrazione, per la loro tendenza ad imitare gli organi elettivi e non a conservare il ruolo tecnico che dovrebbe essere proprio, e così via.
Occorre che la snellezza operativa garantita dalla normativa societaria e privata sia recuperata appieno con adeguati aggiustamenti strutturali. Le proposte di far confluire in alcune holding tutte le partecipazioni regionali pare abbia le caratteristiche per risolvere questo aspetto. Si avrebbe con ciò, tra l'altro, l'evidenziazione di sinergie e di sovrapposizione di attività societarie che potrebbe incoraggiare, come evidenziato precedentemente, la fusione di società oppure una più stretta integrazione operativa.
Da questa seconda osservazione ne scaturisce una terza, relativa ad un'annosa questione, quella inerente alle nomine, che è affrontata anche da interessanti ordini del giorno e mozioni presentate da molti Consiglieri.
Meno società vogliono dire meno Consiglieri ed in ogni Consiglio occorre ridurre ulteriormente la consistenza degli stessi, ricordando che il Consiglio di amministrazione non è un Consiglio elettivo, ma un organo che deve assicurare l'esecuzione delle attività affidate in gestione.
E' quindi urgente che nel processo di razionalizzazione che si dovrà attuare si proceda ad nuova normativa per la designazione degli amministratori: meno esperienza politica e più di direzione aziendale.
Occorre inoltre ridurre drasticamente la molteplicità di comitati, di consulte, di organi pletorici che danno l'idea che il Consiglio regionale sia diventato l'ufficio di collocamento di portaborse di ogni colore.
Questa esigenza di riduzione del professionismo politico e di controllo trasparente dell'operare degli amministratori deve accompagnarsi ad un'altrettanto forte esigenza di controllo dei comportamenti dei funzionari, delle società e degli enti, ad evitare che all'invadenza dei politici si sostituisca un potere incontrollato, perché non sottoposto a sanzione elettorale, di un'inamovibile casta di mandarini.
La quarta ed ultima osservazione riguarda il coordinamento delle attività. Si è spesso lamentato che le società a partecipazione regionale una volta costituite siano lasciate al loro destino oppure che esse stesse difendano il loro splendido isolamento. L'osservazione può avere fondamento anche per l'insignificante rilievo che a volte assumono nel complesso delle attività regionali diventando con ciò di scarso interesse all'attività politica ed amministrativa. Occorre quindi che queste attività, raggruppate per materie omogenee, anche attraverso lo strumento delle holding, non indispensabile ma, come ricordato, con alcuni utili vantaggi gestionali siano affidate agli Assessori competenti anche con diretta responsabilità perché siano fortemente collegate ai settori di appartenenza e possano consentire una visione unitaria e consolidata delle politiche regionali.
Il filtro delle holding non impegnerebbe gli Assessori in attività gestionali, che rimarrebbero alle società operative, ma il raccordo diventerebbe istituzionalizzato in modo certo e con responsabili definiti delle politiche settoriali.
I momenti di collegamento potrebbero essere rafforzati con periodiche relazioni sull'attività e sulle questioni aperte, impegnando la Giunta, ed eventualmente il Consiglio, a prendere atto della coerenza operativa dell'attività agli indirizzi e a formulare, se necessario, nuovi orientamenti.
La proposta delle holding con tale forma di collegamento diventerebbe un nuovo strumento, anche a mio avviso, efficace nel risolvere le carenze prima sottolineate. In assenza di gruppi di società, il raccordo con l'Assessore competente dell'unica società sarebbe altrettanto indispensabile. Basti pensare al caso IPLA che, arricchita di ulteriori competenze in materia ambientale e di gestione del patrimonio regionale ambientale, potrebbe, senza cambiare forma societaria, completare la dotazione programmatica e funzionale dell'Assessorato dando una completa unità di indirizzi.
Sono queste alcune osservazioni che, con i limiti ricordati in apertura, offrono il contributo generale della DC a ridefinire la politica degli enti strumentali e delle società regionali. L'invito alla Giunta è che, cogliendo i numerosi contributi positivi venuti dal Consiglio, possa in tempi rapidi passare all'attuazione di una nuova fase operativa e più efficace. Per questa ragione voteremo l'ordine del giorno presentato dai Capigruppo di maggioranza che contiene le indicazioni che, a nostro avviso la Giunta dovrà concretizzare con certo beneficio per l'attività regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Signor Presidente, data l'ora cercherò di svegliare quest'aula sorda e grigia, altrimenti la "pennichella" diventa davvero incipiente.
Mi è piaciuta, Presidente Brizio, la sua battuta sul fatto che bisogna pensare come se dovesse continuare sempre, ma nello stesso tempo bisognerebbe operare come se si potesse smettere di lavorare domani. Mi ha ricordato molto la frase di quell'eroe del Risorgimento (Damiano Sciesa) che andando verso il patibolo degli Austriaci cattivi disse: "Tirem inanz".
La stessa battuta la potrebbe fare per la sua Giunta, Presidente Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

E' un po' diversa.



ZACCHERA Marco

Un po' diversa, però mi sembra, anche per quanto ho visto stamane abbastanza difficile il futuro politico della sua Giunta; ma questo va al di fuori di quello che volevo dire.
Mi limito ora a parlare su alcuni punti specifici estremamente a flash per cercare di dare un contributo concreto al dibattito.
Presidente, in una sua relazione pubblicata su "Quaderni della Giunta regionale del Piemonte n. 8/92", la cui stampa ci è costata qualche decina di milioni, lei dice, a proposito delle valutazioni relative a come cambiare gli enti strumentali: "Si ritiene siano mature le condizioni per la riconduzione della gestione societaria a forme di raggruppamento delle singole società nell'ambito di un progetto organico che consenta un'economistica complessiva maggiore. Tale progetto in corso di elaborazione verrà proposto alla Giunta e successivamente all'assemblea regionale".
Queste righe sono scritte in politichese talmente stretto che bisogna tradurle in italiano corrente. E' chiaro, comunque, che un anno fa c'era un progetto in corso di elaborazione che sarebbe stato proposto alla Giunta e successivamente all'assemblea regionale. Presidente Brizio, un anno dopo questo progetto dov'è? Secondo me, alle partecipazioni regionali e agli enti strumentali manca sostanzialmente una strategia. Se a livello nazionale si sta andando verso le privatizzazioni e a uno snellimento delle strutture pubbliche o degli investimenti pubblici in aree non strategiche, io penso che sia strategicamente utile che anche questa Regione dismetta, riduca, tagli o comunque contingenti tutti i suoi investimenti, tutte le sue presenze, che sono presenze costose ovviamente, all'interno della massima parte degli enti strumentali di questa Regione; altrimenti non solo non c'è, a mio avviso, strategia, ma soprattutto non c'è coordinamento e quindi emergono delle cose abbastanza strane.
Presidente, le cito un documento estremamente preciso relativo ad un atto che non so se lei ha letto; si tratta del documento del Consiglio di amministrazione del BIC-Piemonte agli azionisti in relazione all'assemblea del 7/5/1993. Io penso che l'abbia letto e quindi le chiederei una volta tanto di rispondermi chiaramente su cosa si vuole dire con queste frasi gravissime che un ente della Regione controllato da altri enti della Regione scrive. Leggo tre paragrafi per poter capire: "Il Consiglio, nel confermare come un'azione del Presidente e dei Vicepresidenti si sia sviluppata in attuazione di unanimi delibere del Consiglio di amministrazione stesso, a sua volta espressione di orientamenti dell'assemblea, ritiene che la posizione assunta dal Presidente di Finpiemonte nei confronti del Presidente della società coinvolga il Consiglio nella sua interezza. Il Consiglio esprime la propria solidarietà al Presidente di BIC-Piemonte per la critica ingiustificata e immotivata espressa al suo operato dal Presidente di Finpiemonte". Stiamo parlando lo ricordo - di due enti regionali!



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Di due società per azioni.



ZACCHERA Marco

Sì, ma in cui la Regione Piemonte ha delle presenze di riferimento e allora, nella logica strategica e nella logica del coordinamento, qui proprio non ci siamo! Vado avanti: "Da un lato l'Amministrazione regionale ha sottolineato il sostegno dell'attività di BIC-Piemonte, osservando però come vi sia la necessità di concentrare maggiormente gli sforzi intorno agli obiettivi sociali. L'Amministrazione regionale, inoltre, ha evidenziato come i rapporti Regione-BIC abbiano avuto un andamento intermittente - poi mi spiega cosa vuol dire - e come BIC si sia mosso su molti campi, di qui la critica ad un eccessivo attivismo". Cioè la Giunta regionale avrebbe criticato BIC-Piemonte perché si muove con eccessivo attivismo? Questo è un documento pubblico, è la relazione del Consiglio di amministrazione di BIC Piemonte. Prosegue: "Ha inoltre evidenziato come l'intermittenza dei rapporti e l'attivismo fossero in parte legati ad un'incertezza nelle deleghe assessorili di riferimento per l'attività BIC".
Vengo alla conclusione di questo documento: "Il Consiglio di amministrazione, infine, ribadisce quanto già espresso in sede di relazione al bilancio 1992. La mancanza di decisioni nello spirito sopra ricordato può determinare l'insorgere di una rilevante perdita già nell'esercizio in corso".
Io vorrei capire, Presidente Brizio, che cosa significano questi messaggi trasversali a livello di documenti pubblici e formali del Consiglio di amministrazione di BIC. Questo è solo un esempio, perché ci sono determinate cose che continuiamo a non capire. Sul mio famoso "libretto" me la prendevo con il CSI-Piemonte. Ebbene, le risposte sul perché la Giunta non abbia il coraggio di prendere determinate posizioni sul CSI-Piemonte ancora non le ho avute. Mi sono sentito dire semplicemente che talvolta il CSI-Piemonte è molto più caro, ma la Regione Piemonte non può uscire da una situazione in cui si ritrova costretta. Benissimo, ma se andiamo avanti così, continueremo ad investire ogni anno una somma enorme di miliardi senza porci la soluzione se conviene restare oppure no all'interno del CSI-Piemonte. Vedo però che la cosa interessa pochissimo.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

No, interessa moltissimo.



ZACCHERA Marco

Allora se interessa moltissimo, le ricordo, Presidente, che la legge dice, e non l'ultimo Consigliere regionale che è Marco Zacchera, che regolarmente, ogni anno, noi dobbiamo leggere la relazione della Giunta regionale sull'andamento di questi enti partecipati! Io chiedo dove sia applicata la legge e dove siano le relazioni dei Consigli di amministrazione e della Regione su questi enti strumentali, quanto ci siano costati, perché abbiamo nominato determinate persone, qual è il risultato che queste persone hanno portato all'Amministrazione regionale!



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Sono tutte in I Commissione.



ZACCHERA Marco

Sono tutte in I Commissione, ma ci sono anche altri documenti! Noi abbiamo altre domande da porre: Presidente, che fine ha fatto la liquidazione di Promark? Sotto il pungolo dell'opposizione in questo Consiglio, ormai quasi due anni fa (il tempo vola), Promark è stata posta in liquidazione e poi che fine ha fatto dopo averne sistemato i dipendenti? Il liquidatore che fa? Quanto ci costa? Come va la gestione di Promark? Promark può anche rimanere in liquidazione per cinquant'anni! Il Codice Civile non ci dice quando deve essere ultimata una liquidazione; la Giunta ritiene di chiudere questa liquidazione oppure no? Questa è una domanda precisa alla quale la Giunta è cortesemente invitata a rispondere.
L'ESAP. Colleghi, vi siete accorti che da ormai 17 mesi, secondo i miei conti, c'è un punto all'o.d.g. a firma di alcuni Consiglieri di questo Consiglio che chiedono un dibattito sull'ESAP? Il "Piccolo concorso" potrebbe andare a vedere dov'è al punto odierno dell'o.d.g.: dal punto 9) è salito al punto 3) e poi sceso al punto 47).
Sull'ESAP abbiamo letto in quest'aula una relazione - mi permetto di dire angosciata ed angosciante - del Commissario due anni fa; dopo di allora non abbiamo più sentito nulla. Presidente, che fa l'ESAP? Si liquida, non si liquida? Continua il commissariamento? E' decaduto il Commissario? Ci sono altre relazioni che non ci avete fatto vedere? Non sono state fatte delle relazioni? E allora, perché non sono state fatte le relazioni? Queste sono le domande che ci si pone sugli enti strumentali! Abbiamo parlato dell'ESAP, abbiamo parlato di Promark, abbiamo parlato del CSI: andiamo avanti a discutere di queste cose? Presidente, in I Commissione - questo non è colpa sua, tutt'al più è colpa della I Commissione - c'è in giacenza la nostra proposta di legge n. 223 "Istituzione dello schedario regionale dei diritti finanziati dalla Regione e norme relative ai loro organi". Perché la I Commissione, il Consiglio in questo caso, tutti noi, non portiamo avanti anche queste proposte di legge? Certe cose le avremmo risolte; avremmo cominciato a capire com'è il reticolo dei finanziamenti incrociati all'interno degli enti strumentali di questa Regione; avremmo capito chi li amministra e, in prospettiva, avremmo anche capito la mappa dell'evidente lottizzazione che poi sottostà alle nomine che vengono fatte in questi enti.
Quante altre cose ci sono da dire sugli enti strumentali della Regione? La realtà è questa! La domanda fondamentale è: questi enti strumentali presi nel loro complesso - e questa non è una critica che faccio a lei Presidente, perché è un'eredità che ormai si è accumulata negli anni e di cui obiettivamente questa Giunta probabilmente non ha alcuna responsabilità quanto ci costano? Questi enti strumentali, da una parte, quanto ci costano? E dall'altra, quanto ci rendono in termini di occupazione, di investimenti, di concretezza, di positivo per l'economia della nostra Regione? Questi sono i fatti.
Temo che disperatamente questi enti strumentali, alla fine, abbiano sistemato alcune decine di dirigenti; abbiano sistemato alcune centinaia o più di dipendenti, ma non producano, oggi come oggi, alcuna reazione seria o perlomeno attiva nel senso di rapporto tra attivo e passivo, agli enti alle imprese, ai soggetti economici di questa Regione.
Per una serie di eredità che arrivano da prima, questi enti strumentali, se hanno un bilancio passivo (nel senso di produttività) vanno o tagliati o sciolti. Vanno sicuramente razionalizzati, ma per fare questo - e ritorno all'indicazione iniziale a distanza di un anno siamo ancora in attesa di vedere il progetto di razionalizzazione predisposto da questa Giunta regionale.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Grazie, Presidente, sono anche lieta che sia lei a darmi la parola e a presiedere questa seduta. Intervengo su una questione specifica, ma di grande rilevanza su cui richiamo l'attenzione del Presidente della Giunta perché temo che non ci sia l'attenzione da parte dell'Assessore competente che in questo caso è parzialmente l'Assessore Lombardi; in realtà questo argomento coinvolge una serie di Assessori, ma non c'è nessuno degli Assessori formalmente competenti. La questione che voglio affrontare infatti, fa riferimento all'istituzione di un'Agenzia per l'ambiente utilizzando alcuni dei nostri enti strumentali; coinvolge anche l'Assessore alla sanità e l'Assessore alle risorse idriche (o come si chiama), che ha una parte delle competenze in materia di ambiente.
Prima di affrontare la questione, premetto che il nostro Gruppo ha da tempo presentato una proposta parziale che mirava ad arrivare per parti all'obiettivo che riguardava l'istituzione di un'Agenzia in materia di gestione della politica dei rifiuti; successivamente, tale proposta è stata trasformata nell'indicazione di un'Agenzia regionale per l'ambiente.
La proposta nasceva da un'esigenza e da una preoccupazione. L'esigenza era quella di dotare la Regione, in una materia così delicata su cui continuamente vediamo la carenza di capacità propositiva e pianificatoria della Regione, di una struttura specifica dotata di tutte e non solo di alcune delle competenze necessarie per intervenire in materia; d'altra parte, un ente strumentale della Regione - peraltro sotto forma di società per azioni, probabilmente un po' impropria come è l'IPLA - che ha alcune preziose competenze, se non le ha tutte non riesce a svolgere totalmente quel lavoro di supporto necessario all'attività di pianificazione in materia ambientale. Lo riesce a svolgere su alcuni pezzi della materia e non su tutti.
Dopo il referendum in materia di controlli ambientali, c'è l'esigenza nuova di determinare l'azione di competenza della Regione, in quanto è stata chiaramente indicata la volontà di separare la parte delle UU.SS.SS.LL che si occupa di controlli ambientali dalla sanità, ma che necessita a questo punto di un intervento.
A livello nazionale, tutte le proposte giacenti sul campo prevedono un'Agenzia nazionale per l'ambiente; allo stesso modo si prevedono delle articolazioni regionali di agenzie regionali per l'ambiente, che dovrebbero diventare il perno dell'azione regionale in quella materia e dovrebbero avere anche, in una maniera non ancora del tutto chiara, un rapporto con delle sezioni territoriali, che probabilmente si chiameranno dipartimenti territoriali. La materia è in fieri, ma ciò che conta è che la Regione abbia una sua idea, un suo progetto e lo raccordi all'esistente, cioè a ci di cui già dispone e a ciò che vuole fare in questa materia.
Aggiungo che attualmente, a livello nazionale, esistono due opzioni sul campo che la Regione deve valutare. Avrei davvero l'esigenza che ci fosse un interlocutore, e l'interlocutore non può che essere il Presidente della Giunta, perché questa tematica coinvolge appunto la competenza di almeno tre Assessori, quindi non si sa con chi parlare, anche perch apparentemente, sono tutti in tutt'altre faccende affaccendati.
La situazione è la seguente: ci sono due opzioni. Un'opzione è separare radicalmente l'ambiente dalla sanità. Ciò significa che la prevenzione primaria, quella relativa ai luoghi di lavoro e al controllo delle emissioni inquinanti degli stabilimenti, verrebbe separata, cosa che è concettualmente molto difficile da immaginare per come si configureranno i dipartimenti territoriali.



(Il Presidente della Giunta consulta i suoi collaboratori)



BRESSO Mercedes

Il Presidente si agita, perché non ha nessuno che lo informi su questa materia. Presidente, si faccia informare da me che, apparentemente, sono l'unica che si è preoccupata di questa cosa. Se lei mi ascolta, saprà che cosa succede a livello nazionale. Ho l'impressione che i suoi Assessori non lo sappiano e, se lo sanno, non le hanno detto niente e male fanno a non dirglielo.



(Commenti in aula)



BRESSO Mercedes

Cerchiamo di dargli un supporto dall'opposizione, dato che la maggioranza è un po' in sfaldamento, probabilmente.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Non diamo giudizi tendenziosi.



BRESSO Mercedes

Non sono tendenziosi; io do un giudizio tecnico. Mi sembra che stia andando così.
C'è un'opzione, che si sostanzia anche in un progetto di legge presentato a prima firma dal deputato Mattioli; c'è un'altra opzione che viene dall'Associazione ambiente-lavoro, di cui sono anche Presidente, che tende a tenere insieme le due competenze. Non la sanità in quanto tale, ma la prevenzione per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, nonché la prevenzione ambientale e sanitaria primaria per quanto riguarda i cittadini e l'ambiente in cui vivono, cioè con la parte controlli ambientali tradizionali; questi ultimi, in alcuni luoghi, erano affidati ai Presidi multizonali, in altri alle Sezioni ambiente delle UU.SS.SS.LL.
Questo tipo di proposta fa riferimento, al livello regionale di cui parliamo in questo momento, ad un'ipotesi di Agenzia regionale per l'ambiente e la prevenzione primaria multireferente. Che cosa vuol dire? Vuol dire che si accorperebbero in un'Agenzia per l'ambiente i pezzi di competenze che esistono in questa materia, facendolo diventare un organismo unico referente agli Assessori all'ambiente per la parte strettamente ambientale e ai diversi Assessori per le altre competenze, ad esempio la sanità. Nel caso nostro, per esempio, alla Presidenza per quanto riguarda il controllo relativo al rischio, che diventerebbe una delle competenze di questa Agenzia. Quindi, rischio nei luoghi di lavoro, cosa su cui come è noto non abbiamo alcuna struttura che ci faccia da referente; prevenzione salute e sicurezza dei lavoratori; prevenzione primaria della salute relativamente ai controlli ambientali rispetto alla vita dei cittadini.
E' chiaro che non possiamo separare l'ambiente inteso come controllo degli inquinamenti dal controllo degli effetti che poi questi inquinamenti hanno sulla salute della popolazione; sarebbe molto anomalo effettuare questa separazione. D'altronde il referendum ha detto che va separata dalla sanità, e quindi il problema è se vogliamo accorpare le competenze in un'unica Agenzia per l'ambiente e la prevenzione oppure se andiamo ad avere due strutture separate.
L'altra opzione infatti è una struttura separata che configura un'Agenzia per l'ambiente che si occupa solo dei controlli ambientali e che quindi obbligherebbe ad avere una struttura ancora diversa per quanto riguarda la parte di prevenzione oppure a lasciare la prevenzione insieme alla sanità.
Io propendo piuttosto per la soluzione Agenzia multireferente e quindi adesso vengo alla nostra proposta. Prima che il referendum desse questo risultato, prima ancora che si sapesse se si andava o no al referendum avevamo fatto una proposta che affrontava la questione, come dicevo prima di una struttura che rispondesse ai bisogni della Regione in materia di ambiente. Oggi, di fronte a questa novità che ci obbliga a tenerne conto, a questa nostra proposta, che penso andrà tra non molto in consultazione, nel senso che dovrebbe entrare in discussione, presenteremo degli autoemendamenti; presenteremo cioè delle proposte di modifica che tendano a trasformare questa struttura in una struttura multireferente che comprenda anche la parte dei controlli ambientali e soprattutto la parte della prevenzione.
Mi fermo però al fatto che, parlando di enti strumentali, noi abbiamo appunto alcune competenze, che secondo me sono in parte consistente nell'IPLA; in parte meno consistente, ma non irrilevante, sono dentro tutto un lavoro che in materia ambientale, di gestione dei dati ambientali fa il CSI, e quindi parlando di Agenzia per l'ambiente occorre affrontare il problema del ruolo del CSI in o con questa struttura; ci sono poi alcune competenze dell'ESAP che, a seconda della decisione che verrà presa relativamente a questo ente, hanno un'importante valenza ambientale soprattutto se si vuole cominciare a considerare nella prevenzione della salute della popolazione il problema dei controlli ambientali, dei controlli dei prodotti dal punto di vista della potenziale tossicità. Se tutto questo deve far parte di una struttura unica, allora alcune competenze che ha l'ESAP diventano rilevanti. In realtà, c'è una sezione dell'IRES che probabilmente sarebbe più opportunamente collocata dentro un'Agenzia per l'ambiente e che dovrebbe avere anche alcune competenze di indagine sugli aspetti economici delle questioni ambientali.
Noi crediamo, tra l'altro, che la nostra Regione abbia mal gestito - e lo dico con polemica profonda - tutta la questione informativa in materia ambientale, che ha un prezioso strumento nel CSI. Il CSI, però, non è la struttura che può costruire l'informazione ambientale; può efficientemente gestire, trasformare, elaborare e restituire l'informazione, ma se riceve un'informazione impossibile da trattare, il risultato è che non tratta niente, cioè non è in grado di restituire nulla o comunque di non restituire dati validi, validati, utilizzabili per comprendere lo stato del nostro territorio, del nostro ambiente.
Ricordo l'esperienza che abbiamo fatto direttamente sul campo esperienza importante, quasi unici in Italia, con la Commissione per la riconversione ecologica della struttura produttiva piemontese. Tale esperienza, in cui abbiamo tentato di costruire un bilancio ambientale della Regione, ci ha dimostrato che noi non conosciamo nulla sulla situazione reale del nostro territorio dal punto di vista ambientale, anche quando crediamo di sapere, anche quando possediamo formalmente, stoccati presso il CSI, dei censimenti, che sono però censimenti di dati che non dicono nulla, perché sono stoccati a fini di pura autorizzazione. Noi conosciamo dal punto di vista autorizzativo, ma non conosciamo dal punto di vista degli effetti sull'ambiente e sul territorio tutte le emissioni e i carichi ambientali prodotti. Non sappiamo niente.
Dobbiamo quindi disporre di un sistema informativo che renda noti i dati, non di un sistema informativo che li incameri come una scatola nera un buco nero da cui non esce mai nulla. E su questa partita, Presidente credo che lei debba giocare l'autorità di un Presidente, se ce l'ha, se ritiene di averla, di un Presidente di Giunta. Non è possibile che questa partita, che è stata "sgovernata" totalmente dagli Assessori competenti non esista in Regione.
Leggerò bene la legge che è arrivata, mi pare comunque che si voglia finalmente costruire un ufficio statistico. Sarà anche il momento, ma noi abbiamo il problema della produzione dell'informazione in campo ambientale sulla quale occorre che lavori una struttura specializzata e ci ragioni sul serio. E' inutile che gli uffici si illudano di trattenere presso di sè cose che non sono in grado di fare, che non saranno mai in grado di fare.
Gli uffici regionali non quelle cose devono fare, ma devono fare bene e rapidamente le cose che invece fanno male e lentamente. La conoscenza, la produzione dell'informazione, la sua gestione, la sua elaborazione devono invece andare presso una struttura specialistica che sia l'intelligenza della Regione in questo campo.
Checché ne dicano i suoi Assessori, in campo ambientale non stiamo facendo niente; come Regione saremmo tenuti, così come è tenuto il Governo nazionale (che si è addormentato anche lui) ad applicare, ad esempio, le risultanze della Conferenza di Rio. Io le chiedo: cosa fa la Regione Piemonte per applicare queste risultanze? E' stato preso l'impegno formale del contenimento delle emissioni di anidride carbonica, ed in genere di tutte quelle rispetto all'effetto serra, al 2000 sui livelli del 1990. Cosa sta facendo la Regione Piemonte? Non abbiamo ridotto di un grammo le emissioni di anidride carbonica in Piemonte, e comunque non siamo in grado di sapere cosa stiamo facendo, perché non abbiamo uno straccio di dato che ci dica cosa sta succedendo.
Poiché è una materia che non riguarda un solo Assessore e perché la competenza degli enti strumentali è sua, su questa partita lei ha una responsabilità primaria, è a lei che rivolgiamo la domanda di occuparsene ed è lei che riterremo responsabile del non essersene occupato.
Questa partita verrà giocata e viene giocata a livello nazionale. A me tra l'altro, risulta che vi è un documento, che ho avuto da un funzionario della Regione Toscana - perché le informazioni si devono prendere da chi è in grado di produrle - apparentemente firmato dalle Regioni, in cui si sostenevano proprio le posizioni dell'Agenzia multireferente. Quando e come in questa Regione sapremo che posizione abbiamo prima che la prenda il Governo nazionale? Altrimenti la nostra posizione sarà determinata dalla decisione del Governo nazionale. Vogliamo sapere che posizione abbiamo, ma dobbiamo anche essere in grado di portarla avanti con le altre Regioni.
Su tutta questa partita nessuno, in nessuna sede, ha dato finora informazione. Io sono contentissima di sapere che lei ha prodotto moltissime cose in questa materia, ma le suggerisco di fare mente locale per fare in modo che non succeda come per la questione Seveso. Anche per la cessione della Seveso sarebbe fondamentale avere un'agenzia per gestirla.
Sappia che la Regione Toscana ha già fatto tutte le istruttorie delle dichiarazioni e tutte le istruttorie delle notifiche che ha trasmesso al Governo nazionale, così le può eventualmente adottare dato che non le ha fatte. E noi cosa abbiamo fatto? Neanche una. Ci sono altre cose sulle quali la Regione Toscana è indietro, su questa è avanti. In ogni caso si poteva fare, perché nessuno ci ha impedito di farlo.
Credo che questa sia forse la più importante partita relativa agli enti strumentali e non solo perché coinvolge parecchie delle nostre intelligenze. Credo ci sia una priorità assoluta per quanto riguarda gli enti strumentali: è quella di mantenere, potenziare e ricostruire le intelligenze che ci permettano di capire meglio la realtà, di governarla e non sgovernarla come è stato fatto finora su molte materie ambientali, o semplicemente lasciarle andare per conto proprio. Avere una posizione e andare avanti rapidamente su questa materia, costruendo queste intelligenze, secondo me, è uno degli aspetti fondamentali, altrimenti la questione degli enti strumentali diventa un po' ridicola. Che cosa facciamo? Degli enti strumentali per guadagnare dei soldi, e poi invece li perdiamo? E' questo lo scopo dei nostri enti strumentali. Mi sembrerebbe più ragionevole avere degli enti strumentali che ci producano sapere conoscenza e capacità di governo. Questa è la materia su cui, al momento siamo meno in grado di sapere e di avere capacità di governo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano.



GIULIANO Valter

Abbiamo letto con molta attenzione la relazione che il Presidente Brizio ci ha consegnato qualche settimana fa, e ci sembra condivisibile a livello generale il tentativo di intervenire in questo settore, quello della partecipazione della Regione in enti e società, soprattutto per gli intenti che si propone a livello generale, e cioè l'inderogabile necessità di porre ordine in un settore che sembra, in qualche caso, avere governato la politica regionale piuttosto che esserne governato. Ben venga quindi questo dibattito, che ci auguriamo possa, in qualche modo, fare chiarezza.
Al momento ci pare però che ci siano ancora parecchie incertezze ed indeterminatezze in quello che abbiamo sentito; soprattutto riteniamo che ben vengano le pulizie in quelle partecipazioni della Regione, in società che riteniamo di dubbio interesse collettivo, rispetto alle quali ci pare del tutto condivisibile il progressivo disimpegno della Regione, così come preannunciato nella relazione.
Per le altre, pur mantenendo alcune riserve di fondo, l'ipotesi di una riorganizzazione che accorpi le varie società a partecipazione regionale appare un'ipotesi di un certo interesse. E qui si innesca comunque anche l'esigenza di uno snellimento degli organismi di gestione, sulla base della filosofia bene evidenziata dal documento dei colleghi del PDS, laddove si sottolinea la necessità di mettere a punto delle regole che non appiattiscano la partecipazione dell'ente pubblico ad un ruolo di privato fra gli altri privati, e favorendo il possibile insorgere di comportamenti atteggiamenti e ruoli che di fatto agevolino l'interesse privato o di partito, a scapito dell'interesse collettivo.
E' altresì urgente, a nostro parere, individuare meccanismi di controllo partecipativo che siano capaci di mantenere un rapporto di stretto legame tra la Regione e coloro che dalla Regione vengono nominati in modo tale che gli indirizzi programmatici dell'ente pubblico - se mai ce ne sono, e su questo noi siamo stati sempre piuttosto critici - possano incontrare serie garanzie attuative.
Per quanto riguarda gli enti strumentali più propriamente detti riteniamo di dover sottolineare l'esigenza di assicurare alla Regione la presenza di strumenti conoscitivi specializzati nei campi di intervento programmatorio legati al territorio e, più in generale, alla gestione delle risorse.
La Regione ha bisogno di enti strumentali seri, cui affidare, ad esempio, progetti, studi, valutazioni di impatto ambientale, perché non vorremmo che ci si rassegnasse ad affidare questi compiti a quelle stesse società che si sono, in questi mesi, riciclate velocemente, a seconda delle richieste di mercato, offrendo a prezzi concorrenziali le loro consulenze nello stesso momento in cui si candidano a realizzare le stesse opere per cui oggi, tanto generosamente, predispongono le valutazioni di impatto ambientale. Il Presidente avrà capito a cosa mi riferisco. E' accaduto questo nel caso della progettazione infrastrutturale nella Valle di Susa non c'è la persona interessata, ma parliamo al funzionario, parliamo agli Assessori, mi rivolgo alla Giunta, non solo a lui.



PRESIDENTE

Il Presidente ha chiesto il permesso di uscire un minuto.



GIULIANO Valter

Sì, infatti, ma poiché io mi rivolgevo al Presidente, mi hanno fatto notare che non c'era; questo comunque non mi impedisce di andare avanti.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Non si può pretendere che io non possa neanche uscire!



GIULIANO Valter

Infatti, io non ho preteso nulla! Però, poiché mi stavo rivolgendo a lei e mi hanno fatto notare che lei non c'era, ho detto che parlavo comunque alla Giunta; quindi, l'incidente, per quanto mi riguarda, è chiuso, non pretendo niente.



(Commenti del Presidente della Giunta regionale, Brizio)



PRESIDENTE

Sì, credo comunque che non fosse negli intenti del Consigliere Giuliano rivolgere una critica al Presidente, perché è uscito un minuto. Prego, pu proseguire.



GIULIANO Valter

Grazie della precisazione; non vorrei sembrare più cattivo di quello che volontariamente a volte sono, anche se casualmente mi stavo riferendo alla Valle di Susa e alla progettazione delle opere infrastrutturali, in cui appunto è emersa quella figura di proponente progettista, valutatore di impatto ambientale e forse probabilmente futuro realizzatore. Non mi sembra che questa sia una strada seria; noi vorremmo invece che organismi seri come quelli che in questi anni hanno saputo valorizzare professionalità tutt'altro che disprezzabili e che non attendono altro che di poterle mettere al servizio delle istituzioni e della collettività regionale, siano messi nelle condizioni di svolgere questo lavoro e non siano costretti come invece per certi versi è accaduto ed accade, ad inseguire delle semplici regole di mercato per poter sopravvivere.
Costringere un'azienda come l'IPLA a rincorrere dei clienti per poter sopravvivere credo sia umiliante per l'istituto, ma credo sia altrettanto umiliante per la Regione. Credo che la strada alternativa sia quella di dare il giusto riconoscimento a chi in questa azienda ha operato ed opera per fare questo è sicuramente importante intraprendere da subito una revisione dell'istituto stesso che riconosca a chi opera al suo interno la qualifica, ad esempio, di ricercatore. Si potrà così ridare a quell'istituto la sua naturale qualificazione per utilizzarlo in un reale controllo e nell'efficace programmazione degli interventi sul territorio per cui l'istituto è nato. La nostra Regione - lo sottolineava anche la collega Bresso ha estremamente bisogno di mettere a disposizione del sapere dell'istituzione, ma anche della gente, elementi conoscitivi sul suo territorio sia, ad esempio, per completare la banca dati naturalistici e territoriali, sia per porre mano alla redazione dei piani paesistici, sia ancora per occuparsi, io credo in prima persona, della valutazione di impatto ambientale per quelle opere pubbliche che interessano il suo territorio.
Analogo discorso possiamo farlo sull'ESAP, rispetto alle cui ipotesi di scioglimento siamo particolarmente critici e abbiamo forti perplessità al proposito, perché ci sembra che può essere che l'ESAP così com'è non funzioni e vada quindi profondamente rivisto, ma è altrettanto certo che la Regione, a nostro giudizio, non può rinunciare ad un ente di programmazione agricola. L'agricoltura piemontese, a nostro giudizio, ha bisogno di un ente di sviluppo, le sue competenze non possono essere gestite o salvaguardate soltanto a livello di uffici regionali.
La relazione del Commissario dell'ESAP, che è stata distribuita tempo fa, ha dato un'informazione abbastanza chiara delle funzioni affidate all'ente. Ci sono dei settori e degli ambiti come la difesa fitosanitaria delle colture oppure un programma di uso razionale delle acque per l'irrigazione. Voi sapete quanto la politica di corretto utilizzo delle risorse naturali sia importante, per non andare poi a coprire, rincorrendo i fabbisogni nella nostra Regione, di invasi le nostre valli, per cui è necessario un programma di uso razionale delle acque. In tale relazione sono inoltre indicati anche altri campi di intervento come la tutela del suolo agrario oppure una sperimentazione fitosanitaria che sappia applicare le tecniche moderne di lotta integrata, di lotta biologica o di resistenza genetica; sono inoltre indicati quei piani zonali agricoli che sono stati un po' frettolosamente dimenticati, nonché l'attuazione di un servizio agro meteorologico moderno, il controllo sui residui dei fitofarmaci nei prodotti agricoli e una sperimentazione vitivinicola che sappia rilanciare un settore vitale per l'economia piemontese, settore di qualità che lo metta in competizione all'interno dell'Europa. Su questo settore, nei programmi dell'ESAP, è previsto un intervento parziale sia in ordine alle tecniche che alle scelte cultivarietali. Esiste inoltre tutta la problematica legata alle tecniche di agricoltura naturale e biologica; a tale proposito da tempo giace in Commissione una legge che speriamo prima o poi venga rispolverata e si possa andare avanti su questo discorso per evitare, anche in questo campo, di rimanere i fanalini di coda nell'Europa visto che ci riempiamo spesso la bocca di parole quali "Piemonte, Regione europea".
Credo che questi siano settori che non possono essere sottovalutati e rispetto ai quali la funzione di un ente di sviluppo agricolo sia predominante e di sicuro ne giustifichi l'esistenza. Oggi, con gli enti strumentali, la Regione ha a disposizione un patrimonio di conoscenze crediamo non indifferente - pensiamo ad esempio anche al lavoro dell'IRES per citare un altro ente - e di personale qualificato che può essere di grande utilità per il futuro della nostra Regione. Sono ricchezze che non ci possiamo permettere vadano disperse. Occorre intervenire sicuramente nella riorganizzazione delle funzioni e degli enti amministratori, perch anche questi enti non si sono sottratti alla spartizione partitocratica che li accomuna e che incide per alcuni anche sui costi di gestione in maniera non indifferente. E' stato qui ricordato come ci siano degli enti con Consigli di amministrazione veramente faraonici sui quali sarà bene ed opportuno intervenire. Sicuramente occorrerà rivedere anche la composizione delle rappresentanze.
Per rimanere all'ESAP, ad esempio, non si può non rilevare come le associazioni professionali non abbiano neppure saputo salvaguardare l'agricoltura dal collasso economico, svolgendo praticamente l'unica funzione di trasferire risorse dal settore pubblico a quello privato. Non sono state in grado di dare indirizzi programmatici; l'assistenza alla cooperazione, ad esempio, si è ridotta ad assistenzialismo che non ha certo saputo incentivare la cooperazione. Allora, diventa ragionevole, per quanto ci riguarda, pensare di rivedere, di ridurre la loro presenza all'interno del Consiglio di amministrazione per aprirlo invece alla rappresentanza di tutti i cittadini, non soltanto degli ambientalisti, ma anche dei sindacati o dei consumatori; ci sembra che questa sia una strada per una democrazia compiuta. Anche perché l'agricoltura è un settore troppo importante e vitale per essere lasciato unicamente nelle mani degli specialisti.
Un ultimo suggerimento ci sentiamo di sottoporre all'attenzione della Giunta ed è quello che, in assenza di misure atte a salvaguardare e indirizzare in maniera puntuale e precisa l'attività degli enti strumentali, fa concorrere le competenze, le conoscenze e le professionalità in un'Agenzia per l'ambiente che sia in grado di supportare tecnicamente e scientificamente le scelte che in questa materia la Regione dovrà fare nei prossimi mesi e nei prossimi anni dal Piano regionale di sviluppo al Piano dei trasporti, ai Piani territoriali, alle valutazioni d'impatto ambientale delle grandi opere che state per far calare sul territorio piemontese.
In questo ci trova d'accordo in linea di massima la proposta del Gruppo PDS che ha illustrato prima la collega Bresso. Se saprete e vorrete fare questo, credo che vi accorgerete, anche a vostro scapito, dell'importanza degli enti del cui futuro stiamo qui discutendo; probabilmente vi accorgereste che quella della Giunta sarebbe una scelta rischiosa, perché i risultati di un'analisi seria sui costi economici, sociali ed ambientali di quelle operazioni che state presentando come scelte strategiche per il futuro del Piemonte potrebbero rivelarsi di tutt'altro segno fino a indurvi a riconsiderare completamente quell'idea ormai superata di sviluppo che avete e che continua ad essere segnata dall'abuso delle risorse per ottenere qualche risultato nel breve periodo, dimenticando invece le pesanti ipoteche che vengono così poste sul futuro.
Credo che l'interpretazione keynesiana dell'economia, secondo la quale nel lungo periodo saremo tutti morti, ha avuto negli ultimi anni già profonde revisioni. Noi riteniamo che sarebbe ora che tutti se ne accorgessero e si verificasse quella netta inversione di tendenza, unica speranza per cominciare a praticare veramente uno sviluppo ecosostenibile che pensiamo non possa continuare ad essere e rimanere soltanto un impegno degli ambientalisti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Questa mattina si è svolta una discussione che ha avuto come punto di riferimento il ruolo, la capacità, la legittimità di questa Giunta a governare. Poiché alcuni colleghi hanno fatto richiesta di autoscioglimento del Consiglio regionale, questo discorso ha investito, in qualche misura la ragione stessa dell'istituto regionale. Altri, più moderatamente, forse più realisticamente, hanno posto il problema di una fase costituente nell'ambito di una trasformazione della nostra società che avviene con grande rapidità e con grande intensità. L'argomento di questa mattina, al di là degli aspetti di contrapposizione, di denuncia e anche di polemica politica, non è proprio disgiungibile da quello che oggi si è affrontato in materia di enti strumentali. Non lo è, perché gli enti strumentali, sia per la dimensione che hanno raggiunto nella nostra Regione, sia per il carattere di allargamento della capacità di intervento e di operatività dell'istituto regionale, non sono un fatto marginale. Alcuni enti strumentali hanno nella nostra Regione il peso di un Assessorato, se non di più, e comunque hanno potenzialità che sul piano delle capacità di elaborazione, di analisi, di definizione di prospettive supera anche quello degli apparati regionali, che generalmente e normalmente hanno altri compiti di carattere gestionale, amministrativo.
Quindi quello degli enti strumentali è un argomento su cui si gioca la credibilità dell'istituto regionale non meno di quanto lo metta in gioco l'operatività di una Giunta e dei suoi singoli Assessorati. Mi pare quindi che questo discorso di fase costituente, in questo momento, abbia un senso una sua fondatezza. Siamo nel pieno di una trasformazione della società che ha già prodotto nella struttura materiale di vita di questa società, nella struttura organizzativa, una fase avanzata e non conclusa, certamente ancora lontana dalla conclusione, di ricostituzione dei caratteri sia sul piano economico sia sul piano sociale: si pensi, per esempio, alla difficoltà di riferimento che i partiti tradizionali hanno ad assumere i referenti nella società. I vecchi rapporti di referenza sono in crisi, c'è difficoltà ad assumere riferimenti. Sul piano del rapporto tra società ed istituzione, ricorderete che negli anni '70 la domanda che proveniva dalla società era di partecipazione alle decisioni istituzionali; sotto questo profilo, nella domanda di partecipazione c'era certo anche una rinuncia che portava con sè latente una sensazione di sfiducia verso le istituzioni però c'era anche un rapporto positivo che nella partecipazione considerava le nostre istituzioni uno strumento valido per delle politiche valide.
Oggi, invece, siamo giunti alla richiesta alle forze politiche di lasciare il campo, una richiesta di sostituzione del ceto politico; tale richiesta è dovuta al fatto che queste istituzioni, le forze politiche che hanno presidiato questa istituzione, il ceto politico che le forze politiche hanno messo nelle istituzioni - non dico in generale, ma certo come una caratterizzazione molto larga - hanno sollecitato la protesta che è in corso. E' una protesta che non fornisce ancora una proposta di merito complessivo, comunicato, accertabile, visibile, ma certo siamo nel pieno di una crisi politica in cui le forme tradizionali della vita politica appaiono suicide. Sia per quanto riguarda gli aspetti inerenti la questione morale, sia per un'incapacità a capire le trasformazioni, e a trasformare il modo d'essere delle istituzioni, le sue forme istituzionali di intervento alle nuove esigenze, c'è bisogno di portare avanti il discorso sugli enti strumentali, che non è affatto marginale neanche sul piano politico. Se gli enti strumentali, come io credo, non sono un fatto marginale in questa istituzione, se dall'altro lato c'è questa sfiducia che è determinata dal modo con cui si è governato, in cui ci si è cristallizzati su una tradizione politica che è andata degenerando e diventando suicida, credo che se vogliamo riacquistare una credibilità, se l'istituzione vuole riacquistare una credibilità verso la società, il discorso sugli enti strumentali, che tarda da tempo ad essere fatto per varie ragioni - non sto qui a polemizzare di chi è la responsabilità - non sia affatto marginale neanche sul piano politico. Anche dal modo con cui hanno operato e sono aderenti ai problemi reali gli enti strumentali dipende la reazione complessiva che c'è verso l'istituzione; dal modo con cui la Regione ha utilizzato i suoi enti strumentali o non li ha utilizzati dipende questo atteggiamento di sfiducia; ragionare su questo tema è una cosa importante per riacquisire la credibilità.
A questo proposito, a me pare vero quello che viene detto nella relazione, una pregevole relazione fornita come analisi, come valutazione della situazione, delle tendenze, fornita dalla Regione; se è vero (come io credo sia vero) che il ruolo, almeno sul piano quantitativo, se non qualitativo, che hanno assunto gli enti strumentali nella nostra Regione dipende dal fatto che c'è stato un allargamento della partecipazione, una diffusione del modo d'essere della Regione sul territorio, che c'è stato un tentativo di legare l'iniziativa regionale con la società ai suoi vari livelli, se è vero tutto questo, è chiaro che bisogna che ne ragioniamo a fondo. Sono dunque d'accordo con quelli che - non ricordo se è stato il collega Marchini - hanno sollevato il problema di una vera e propria fase costituente anche nei confronti del problema degli enti strumentali, nel quadro di una revisione generale complessiva del modo d'essere delle nostre istituzioni, per noi della Regione. C'è una crisi presente di obiettivi dell'attività delle istituzioni. Credo non sia possibile nasconderlo: la gente non si identifica, non ha fiducia nelle istituzioni, anche perché c'è una crisi di obiettivi, mancano obiettivi.
Il Consigliere Marchini stamane richiamava il fatto che Torino si presenta nelle sue forme, nelle memorie che esprime, se uno la guarda, come una capitale, quindi come una struttura fisica dove ha risieduto un governo e che in qualche modo riflette l'esigenza di un governo qualificato che oggi non c'è. Siamo in presenza di crisi di obiettivi, di crisi di politiche. Il succedersi spontaneo, casuale, degli interventi regionali, o dei suoi enti strumentali, quelli più strettamente operativi, non fa che rimarcare questa crisi di obiettivi e io credo che si debba dire che gli enti strumentali, quelli più propriamente operativi nel senso delle società per azioni, non stanno dentro una logica prefigurata e verificata nel suo attuarsi. Cos'è che manca allora in questo senso? Manca quella politica che dovrebbe caratterizzare in modo fondamentale un istituto regionale, cioè la programmazione e la pianificazione. Le Regioni sono nate nel 1970 e non solo perché questo principio della programmazione e della pianificazione si è tradotto in norme statutarie, ma sono nate a valle di un tentativo nazionale, poi non sbocciato, che aveva radicato nella discussione politica degli anni '70 il principio e il metodo della programmazione. E' in quegli anni che è nato, a livello nazionale, il Ministero della Programmazione; è in quegli anni che si sono impostati elaborazione e strumenti di intervento nazionale sulla programmazione. Le Regioni, possiamo dire a distanza di vent'anni e più, nonostante i tentativi anche importanti ed interessanti che si sono fatti da molte parti - e io fra quelle ci metto certamente la Regione Piemonte hanno fallito proprio su questa linea, che era l'elemento caratterizzante, costituente, il carattere originario dell'istituto regionale; quindi è proprio qui che, anche sugli enti strumentali misuriamo gli elementi di maggiore difficoltà, di crisi e di confusione.
L'assenza della programmazione: potrete dirmi che faccio una perorazione di parte, ma certo dal 1985 quel minimo di tentativo di avviare un processo di programmazione e di avviarlo in un rapporto partecipato con la società è venuto a mancare. Non c'è più stato discorso, in sede di territori subregionali, di progetti di indirizzi di intervento, è caduta tutta la programmazione subregionale; non è andata avanti, rispetto a quello che si era fatto fino al 1985, la pianificazione e la programmazione regionale. Sulla pianificazione territoriale richiamo soltanto il fatto che non è stato compiuto più alcun atto; sulla programmazione socio-economica e complessiva, quella che noi riportiamo nel Piano di sviluppo, sono stati presentati alcuni documenti che però sono rimasti letteralmente - anche sul piano della discussione - nel cassetto: ve n'è uno, adesso, che non viene neppure sollecitato alla discussione.
Ricordo che dieci anni fa ebbi in questi mesi "l'avventura" di accollarmi, anche a livello di Assessorato in cui operavo, i problemi della programmazione della Regione. Quando l'Assessorato assunse queste competenze mandammo in discussione in Commissione e in giro per la Regione un volume che fu scritto e costruito all'interno della Regione, il quale venne poi approvato nell'autunno successivo del 1984. Ricordo che ci furono degli interventi, politicamente pesanti, rivolti al lavoro di questo Assessorato, di questa Giunta, da parte dell'allora opposizione, che sosteneva che si era arrivati a questo volume nel quarto anno di legislatura.
Queste cose si sono ripetute dal 1985 al 1990 e si stanno ripetendo dal 1990 al 1995 senza neppure più quel lavoro comune fatto all'interno dell'apparato regionale e senza quel lavoro di confronto aperto nel passato a livello della Regione. La mancanza di questa politica di programmazione è anche alla base delle difficoltà che si riscontrano nella vita degli enti strumentali. Mi riferisco a questo episodio, in quanto la discussione sugli enti strumentali, a mio avviso, pur interessante per tentare di conoscere la situazione operativa degli enti strumentali, è nata deficitaria fin dalla presentazione delle posizioni della Giunta, proprio perché non è partita da un discorso di programmazione e di pianificazione.
Gli enti strumentali della Regione devono vivere sulla base del principio che essi attuano, fare riferimento alle politiche regionali di programmazione e di pianificazione, altrimenti non possono che essere delle operatività casuali che vanno ciascuna per conto proprio, senza interconnessione e, come spesso avviene, con delle contraddizioni di merito e di obiettivo.
L'elemento da denunciare con maggiore forza, Presidente, è recuperare credibilità all'istituto regionale e agli enti strumentali. La realtà ci mostra che, su questo piano, ci possono essere delle situazioni che non sono neanche più lecite; non possiamo lasciare che le cose continuino ad andare in questo modo: dobbiamo riprendere a fare una politica di programmazione, fissare degli obiettivi realistici - certamente non "libro dei sogni" anche limitati, perché limitata è la capacità operativa della Regione, che trovino dei punti strategici e, rispetto a questi, far operare la Regione nel suo complesso e gli enti strumentali.
Nel merito degli enti strumentali ci sono nelle posizioni della Giunta alcune questioni assolutamente non accettabili, ma credo che la non accettazione non sia soltanto un fatto soggettivo. Nel documento della Giunta si dice, ad esempio, che per l'ESAP è prevista l'estinzione; mi chiedo quale sia la ragione o la responsabilità o irresponsabilità di una formulazione di questo tipo "estinzione dell'ESAP", senza una valutazione approfondita delle ragioni per cui l'ESAP è stata istituita e delle funzioni che ancora oggi l'ESAP può svolgere. Pertanto, se a questo ente non si fanno svolgere azioni, perché non esiste una politica agricola della Regione, viene naturale decidere di estinguere questo ente.
Firmando la richiesta del referendum per l'abolizione del Ministero dell'Agricoltura - io ho votato "no" a questo referendum avete sollecitato la stragrande maggioranza della popolazione a negare la validità dell'esistenza di un Ministero dell'Agricoltura e quindi a cancellarlo.
L'eliminazione del Ministero dell'Agricoltura non diminuisce le responsabilità strumentali di intervento della Regione, anzi le aumenta enormemente: c'è bisogno di strumenti per fare della politica agricola, non di eliminare quelli che abbiamo. Certamente occorre rivedere, rinnovare rifissare indirizzi ed obiettivi da raggiungere: qui sta il discorso della programmazione complessiva e di settore; se questo fosse stato fatto, sono convinto che nessun Assessore, nessun esponente della maggioranza avrebbe richiesto l'estinzione dell'ESAP.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Ma c'è un disegno di legge sottoscritto dal suo Gruppo!



RIVALTA Luigi

Il problema dell'ESAP è diventato un problema centrale, avere uno strumento della politica agraria, uno strumento di analisi, di elaborazione, di formulazione di linee di intervento e anche di attuazione diventa essenziale. Se ne occuperà l'Assessorato all'agricoltura? Ma gli Assessorati hanno altri compiti che sono quelli di gestire la politica, non gestire l'economia. C'è bisogno, invece, di uno strumento che lavori nel merito tecnico, scientifico di una politica agraria e nel merito di un rapporto partecipato con le popolazioni agricole.
Un altro esempio è quello dell'IPLA. Sul documento c'è scritto "trasformazione dell'IPLA in ente strumentale o, in alternativa liquidazione da assorbimento in Regione o in altro ente strumentale".
Sulla trasformazione in ente strumentale sono perfettamente d'accordo avendo formulato la proposta di legge di assunzione dell'IPLA come ente regionale; tale proposta di legge è venuta in quest'aula dopo la discussione in Commissione e in aula è stata mutata in maniera troppo superficiale ed improvvisata da quella ventata di neoliberismo che già esisteva in quella seconda parte degli anni '70, per cui si è detto che deve essere una società per azioni. Sotto questo profilo, considero del tutto avventuristica l'alternativa che si dà, che è quella di assorbimento in Regione. L'IPLA ha dei compiti che stanno tutti in quella "A" finale che la Regione ha aggiunto alle lettere "PL", per dare in quella sigla sia un segno del passato dell'istituto Istituto di studio delle risorse primarie sia un'indicazione per il futuro: l'ambiente.
La questione ambientale è divenuta sempre più dominante nella vita della nostra società, in cui non c'è più rapporto in cui l'ambiente possa essere lasciato in un canto. L'ambiente non può più essere considerato unicamente come aggiuntivo ad altre valutazioni, ma deve divenire questione integrata ai processi decisionali di carattere economico-produttivo riguardanti la città, la struttura urbana, e così via.
E noi, sotto questo profilo, ci permettiamo di discutere se una società come l'IPLA debba diventare ente strumentale o se, addirittura, debba scomparire nell'ambito dell'apparato regionale? Mi sembra, questa un'ulteriore debolezza concettuale e politica di questa Giunta; oggi, dopo tanti anni dall'assunzione da parte della Regione dell'IPLA - che mi pare risalga al 1978 - è cresciuta la necessità di un ente strumentale capace di lavorare sui temi dell'ambiente. E non mi dilungo su considerazioni specifiche, sulle quali è intervenuta la Consigliera Bresso.
Attualmente, la questione ambientale ci viene posta anche a livello CEE, con la costituzione dell'Agenzia europea. Ma neanche di fronte a questo fatto - e non solo al merito dell'accresciuto problema ambientale e della necessità di intervenire intrinsecamente all'interno di altre decisioni con una visione ambientale positiva - alla costituzione da parte della CEE di un'Agenzia europea, al fatto che i Paesi membri della CEE sono impegnati a costituirne una nazionale e al fatto che a livello nazionale vi sono indirizzi di richiesta di un'agenzia nazionale centralizzata, con una sorta di prefetti ambientali distaccati nelle varie Regioni, noi ci poniamo il problema del futuro dell'IPLA? L'IPLA è il punto di partenza per una grossa trasformazione, per farla divenire la nostra agenzia ambientale affinché utilizzi il cumulo di informazioni e conoscenze sedimentate nel passato alle Cartiere Burgo nei confronti delle risorse primarie conoscenze arricchitesi enormemente nel periodo di vita come ente strumentale regionale.
Voglio qui denunciare una sorta di improvvisazione e di superficialità politica (non voglio dire tecnico-analitica della situazione degli enti strumentali); certo, gli enti strumentali ed anche l'IPLA, presentano elementi di difficoltà e di crisi delle forme istituzionali, ma una tale analisi non deve tradursi politicamente in una sorta di incertezza, quando invece dovrebbe esserci la certezza della necessità che l'IPLA esca dalla crisi con un potenziamento del suo ruolo ed un rilancio delle sue funzioni di conoscenza.
Di fronte a queste incertezze, che rilevo soggettivamente ma che mi pare presentino un indiscutibile carattere oggettivo - appositamente non ho voluto entrare nel merito di Consusa per la quale concordo con l'impostazione del Consigliere Marchini, o nel merito della STEF e così via ritengo che la ragione primaria per cui la Regione ha costituito degli enti strumentali e deve continuare a mantenerli è quella di avere enti capaci di conoscere la realtà, di seguirne l'evoluzione, di prevedere linee future di sviluppo, e di indicare sulla base di queste elaborazioni alla Giunta regionale e alla Regione delle linee anche alternative fra loro per poter definire una politica di piano.
E' questa la ragione di fondo. Se noi assumiamo la politica di piano ma è questo che non avviene! - come metodo, tecnica e atteggiamento politico fondamentali della politica di un istituto come la Regione vedrete che gran parte delle concezioni poste sul piano politico a valle del documento tecnico che avete elaborato sono da modificare.
Personalmente, considero si debba dare priorità di sostegno e fondamentalità di ruolo agli organismi strumentali che operano al fine della conoscenza delle realtà e che, attraverso tutti i passaggi già richiamati, portano alla definizione di una politica di piano.
Questi organismi sono molteplici; la Regione ne ha già alcuni, l'IRES l'IPLA, il CSI e, per una parte delle sue funzioni, anche l'ESAP ha queste caratteristiche. Bisogna ampliare le capacità di lavoro e di competenza di queste istituzioni, e forse anche costituirne qualche altra o comunque accorpare nelle stesse esigenze nuove di conoscenza e di elaborazione tecnica e scientifica necessarie per affrontare la politica di programmazione.
Questi enti devono costituire - come diceva la collega Bresso l'intelligenza tecnico-scientifica; il che non significa che la Giunta, la Regione non abbia intelligenza, ma quella della Giunta è un'intelligenza politica: deve invece esserci anche un'intelligenza tecnico-scientifica che non sta nella Giunta e che non può stare nemmeno negli apparati della Giunta, che hanno il compito di gestire l'azione politico-amministrativa della Regione.
Se questa intelligenza è necessaria, occorre che questi enti siano alla diretta dipendenza della Regione e abbiano il carattere vero e proprio dell'ente strumentale, e non della società per azioni. Condivido quindi quelle ipotesi che, con incertezza, sono messe quali alternative alte che dicono che l'IPLA deve diventare un ente strumentale.
Ci sono poi le società per azioni, gli enti che consentono di attuare la politica di programmazione; ma posto che vi sia una politica di programmazione, gli enti che devono attuarne la parte per le competenze più direttamente pubbliche vengono definiti dagli obiettivi che si sono scelti e dai percorsi prioritari che sono stati definiti.
Sotto questo profilo, ritengo che siamo in carenza di aziende, di agenzie, di consorzi per attuare le politiche propriamente pubbliche dell'Ente Regione; nello stesso tempo, forse, ne abbiamo qualcuna di troppo. Bisognerà vagliare queste situazioni: abbiamo molte società per azioni, è un elenco che non richiamo, assai lungo. Personalmente, non sono convinto che sia giusto che la Regione continui ad essere dentro a tutte queste società; forse bisognerà istituirne di nuove, ma, certo, da molte di queste società sarà bene uscire.
Qual è il criterio per le società miste, per quelle in cui l'interesse diretto della Regione come ente pubblico di attuare una certa politica è minore se non addirittura inesistente, se non in termini generali? E' quello di promuovere certe attività economiche produttive che, da sole, non prenderebbero avvio nel nostro sistema di mercato, nel nostro sistema di profitto, attività che quindi richiedono un intervento regionale. Su questa base, è giusto costituire società miste di promozione di determinate attività: penso all'innovazione, a tanti interventi di area; penso, ad esempio, che non abbiamo fatto nulla per intervenire sul territorio della Valle di Susa - per rifarmi a quanto detto dal Consigliere Marchini. Da quant'è che diciamo che occorre un progetto per la Valle di Susa? E poi, sulla base di un progetto, ecco delle società di intervento che possono essere anche miste. In quel caso, la Regione può fare il suo intervento nella SITAF o in SITO per le ragioni che diceva il collega Marchini; ciò non a caso, ma sulla base di un progetto di area. Pensate allo sviluppo delle Langhe: non richiederebbe un progetto? Tali società miste devono però essere misurate sulla base degli obiettivi prioritari di una politica di piano; fatte ad hoc sulla base di elementi strategici di azione (o territoriale o di settore) ed uscirne qui bisognerà anche fare le verifiche nel momento in cui la politica si è avviata o nel momento in cui si è visto che la politica è fallimentare per cui non si avvia. Ma questo richiede davvero un altro atteggiamento, un lavoro grosso - ha ragione il Presidente Brizio quando dice che è un lavoro grosso quello degli enti strumentali - da parte degli apparati regionali: qui sta la gestione della politica amministrativa da parte degli apparati regionali, il compito della Giunta non sta nella sostituzione con gli enti strumentali.
Per tutte queste ragioni, noi abbiamo presentato un documento che sinteticamente richiama come problematica quella che io, almeno nell'ultima parte, ho indicato; inoltre chiediamo anche che per fare quell'approfondimento, che credo almeno nella logica mia sia venuto fuori da questo intervento, anche se fatto con molta restrizione di argomenti per stare nel tempo...



PRESIDENTE

"Restrizione di argomenti per stare nel tempo": non posso accoglierla come affermazione, anzi dovrebbe essere cassata dal verbale.



RIVALTA Luigi

E' la prima volta che parliamo di questo tema, peraltro è una questione che è stata richiesta da gran parte dei Consiglieri, che non sto ora a richiamare, per cui io credo sia necessario - noi lo poniamo nell'ordine del giorno - portare avanti questa discussione e non concludere questa sera. Sarebbe una conclusione, Presidente Brizio, riduttiva rispetto all'importanza del problema. Per mettere in moto con autorevolezza, se autorevolezza riusciamo ancora a conquistare all'istituto regionale, una nuova politica da parte di questa Regione, una ricostituente anche della politica degli enti strumentali, bisogna continuare questa discussione Consiglio e Giunta, nelle Commissioni, in ciascuna Commissione competente per quello che si rileva d'importanza. La si discuta lì e si torni ad una cadenza prefissata (noi diciamo tra 120 giorni), con la Giunta che fa una proposta che tenga conto in maniera più matura di quanto embrionalmente da questa discussione è venuto fuori. Io dico in particolare tenendo conto di quanto ho detto; poi, se la Giunta vuole ascoltare anche altri, bene, ma almeno ascoltate me su tale questione, poiché ho una lunga tradizione di attenzione ai problemi degli enti strumentali e politici della Regione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Questa maggioranza non c'è più, però non si è ancora espressa ufficialmente in termini negativi sull'attuale assetto della Giunta. Si procede quindi in una sorta di realtà virtuale, perché pare che la maggioranza sia in crisi, non espressa, ma pare che sia in crisi, per cui senza una maggioranza operativa, i dibattiti corrispondono ad una sorta di virtualità: dopo il dibattito che cosa succede? C'è una maggioranza che vota la fiducia alla Giunta e al suo programma? No, oggi siamo in una situazione di stallo nella quale si aspetta. Si sa che aspettando Godot non è che si stia zitti. Si aspetta Godot, ma intanto si parla di tutto. Noi abbiamo parlato aspettando questo magnete attorno al quale dovrebbe coagularsi un nuovo assetto della maggioranza e della Giunta e si è parlato in più direzioni.



RIVALTA Luigi

Qual è il coefficiente di induzione?



CHIEZZI Giuseppe

Adesso il coefficiente non esiste, perché c'è una sorta di rosa dei venti che prende tutte le direzioni e ogni discorso ha preso un po' la direzione che credeva, in assoluta libertà. Penso di aver assistito ad una sorta di inizio di colloqui e confronti che dovrebbero portare, secondo cosa ho sentito ancora ultimamente, non so più se dal collega Rivalta o qualcun altro, alla costruzione di una "fase costituente" che permetta alla Regione Piemonte di assumere il ruolo che finora non ha mai assunto.
Di "fasi costituenti" ne ho vissuta già una e non penso sia stata una grande vicenda. Proporre queste invenzioni verbali come la sanatoria di un'insufficienza di governo mi sembra un obiettivo sbagliato, ma comunque chi è convinto di farlo, lo faccia. Assistiamo ad una fase costituente di una nuova maggioranza, ritengo sia una strada che non porterà in alcun luogo. Preso atto che c'è una maggioranza di questo Consiglio che in ogni caso intende procedere fino alla fine, seduta su queste seggiole, perch pensa che senza di lei la Regione e la comunità piemontese chissà che diluvi dovrebbero subire, allora continuiamo a lavorare. Le mie osservazioni su questo tema sono le seguenti.
La prima: condivido quel che ha detto il Consigliere Rivalta, ma con diversa valutazione finale. Continuiamo a discutere di enti strumentali e di società partecipate che vengono rese inattive per buona parte delle loro ragioni dal fatto di avere una Giunta regionale che manca ai fondamentali compiti della Regione Piemonte, mancando i quali le partecipazioni vengono depotenziate, gli enti strumentali vengono avviliti.
La seconda considerazione è di carattere più generale e riguarda la partecipazione pubblica alle società per azioni. Ho molti dubbi su questa cosa; leggendo la relazione del Presidente, a pag. 9 si dice che gli obiettivi della partecipazione nelle società per azioni sono strumentali ad esempio consentono procedure più rapide di quelle proprie del comparto pubblico. Foste capaci, chi ve lo impedisce? Nella stessa relazione, poco dopo, si elencano invece tutti i motivi per i quali questo fine strumentale non è mai stato raggiunto. Sono motivi tutti di qualità di governo, tutti politici, che cominciano dal ritardo delle nomine, dovuto ai ritardi che comportano la spartizione lottizzatoria fra tutti i partiti e sottocorrenti di partito di quei posti di governo.
Quindi denunciate un fine strumentale che la società per azioni poi non è in grado di dare.
Poi dite, sempre a pag. 9, che queste società per azioni dovrebbero servire per "costruire sedi per rapporti con categorie imprenditoriali e per individuare occasioni sostanzialmente paritarie per lo sviluppo di tali rapporti". E' successo tutt'altro in queste società per azioni che non rapporti paritari nell'interesse pubblico con categorie imprenditoriali.
Nella stessa relazione, a fronte di questo obiettivo, denunciate che in realtà questi rapporti non sono lievitati al livello aspettato e denunciate che i privati sono finora apparsi poco coinvolti all'interno di queste società.
C'è un cattivo modo di lavorare: ritardi nelle nomine, poca progettualità che porta i privati a scappare o a non impegnarsi. Questo cattivo modo di governare applicato alla logica del Codice Civile che riguarda le società per azioni evidentemente riesce a sfracellare e disintegrare anche l'operatività e le possibilità astratte che la partecipazione pubblica o privata può avere all'interno delle società per azioni; per cui questo strumento, le S.p.A., richiesto ed utilizzato perch agile, diventa invece farraginoso.
Ma il difetto dove sta: nello strumento o nel come lo si usa? Penso che il difetto stia nel manico, che è la qualità del governo più che la struttura delle regole; è il ruolo che i partiti hanno avuto nelle partecipazioni azionarie degli enti pubblici dentro queste società. Se il pubblico lavorasse e gestisse in modo efficiente le proprie partecipazioni forse si potrebbe utilizzare questo strumento.
Da questo, però, alimento un altro dubbio: che sia possibile, per un ente pubblico, infilarsi con la logica dell'ente pubblico all'interno delle norme previste dal Codice Civile per le società per azioni, che sono sempre società con finalità di lucro. Possiamo, come enti pubblici, violentare una logica della società per azioni, che è la logica di investire dei capitali a rischio, investendo solo questi, per raggiungere la finalità di far rendere questi capitali, che comprende quindi il rischio di impresa? E' questo il modo di rendere efficiente un intervento pubblico? Penso che non sia così e che forse la strada di piegare la logica delle società per azioni ad una finalità di interesse pubblico sia sbagliata, al di là degli elementi di malgoverno che ho citato precedentemente.
Qualche caso puntuale. Parliamo dell'Agenzia per l'innovazione. Questa è una vicenda vergognosa! Lo diceva anche il Consigliere Marchini: vi ricordate che cosa è successo per l'Agenzia per l'innovazione? Me ne ricordo, mi si corregga se sbaglio. Tutto quello che ha detto il Consigliere Marchini era giusto. Sull'Agenzia per l'innovazione rischiava di cadere la Giunta, perché era una richiesta esplicita del Partito socialista (non solo dei Gruppi consiliari), il quale aveva posto l'aut aut presente il segretario regionale - perché bisognava assolutamente fare l'Agenzia per l'innovazione. La minoranza allora, e anche durante questa legislatura, vi ha chiesto conto del motivo per cui si impiegavano 3 miliardi per una società sulla quale non si indicava nulla di preciso.
Voi tutti - lo stesso Consigliere Marchini che oggi parla in questo modo che sedete ancora oggi sui banchi della maggioranza, allora avete pervicacemente imposto a questo Consiglio una spesa ed un ente; rispetto a questo, oggi, tranquillamente, inossidabili come non foste stati responsabili di questo errore, dite: "Ci siamo sbagliati, non sono entrate le banche". Ancora un anno fa avete temporeggiato e negato questa cosa in modo esplicito; adesso tranquilli e beati - perché dopo di voi viene il diluvio e quindi dovete rimanere lì per l'interesse pubblico - dite che avete "menato" per il naso la Regione Piemonte e tanti altri con questa Agenzia per l'innovazione.
Questo è uno degli esempi da non ripetere. Per quanto riguarda la SAGAT (nota alle cronache giudiziarie), avete mantenuto il rappresentante che ha vissuto tutte le vicende fin qui intervenute. Le ha vissute almeno per un aspetto non...



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

E' il Consiglio che ha nominato il rappresentante!



(Commenti del Presidente della Giunta regionale)



CHIEZZI Giuseppe

Sì, ma questo nostro rappresentante della Regione Piemonte, in occasione dell'approvazione del bilancio, ha avuto un atteggiamento di presa di distanza. Voi avete riconfermato questo rappresentante.
Adesso chiedo di fare questa valutazione: alla SAGAT sono state rinnovate le cariche da parte del Commissario dott. Malpica e il Presidente non vorrei sbagliarmi - è stato nominato nella persona dell'Ingegnere capo del Comune di Torino. E' così, Presidente?



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Ne abbiamo parlato stamane; ti ho detto chi era il Presidente, chi era il Vicepresidente, ecc.



CHIEZZI Giuseppe

Esatto. Sto ripetendo che il Presidente è stato nominato nella persona dell'ing. Pennella, Ingegnere capo del Comune di Torino. La mia opinione caro Brizio, è la seguente: una scelta di questo tipo è del tutto discutibile. Per quale motivo? Non per la persona, che tra l'altro conosco benissimo e stimo come persona capace e onesta. Ritengo però sbagliato che il Comune di Torino privi il vertice massimo dell'Ufficio Tecnico del tempo pieno per svolgere quella funzione e lo distacchi presso una società per svolgere la funzione di Presidente, società tra l'altro in condizioni delicatissime.
In questa situazione, sarei molto più cauto nel partecipare a queste società. Chiederei anche al futuro Sindaco di Torino degli incontri su questo tema, perché se la logica è quella di prendere i funzionari pubblici, che dovrebbero aver già fin troppo da fare nell'ambito delle proprie competenze, e fargli assumere incarichi presso altre società, penso che continuiamo a lavorare molto male.
Termino sottoponendo la proposta di mozione che chiedo venga messa in votazione a seguito di questo nostro dibattito e - ahimè - temendo che la qualità del governo regionale non muti. Chiedo che si voti un ordine del giorno che impegna la Giunta regionale ad emanare delle norme che non consentano più la nomina regionale in enti da parte di Consiglieri provinciali o comunali di Comuni con più di ventimila abitanti o di persone che hanno cariche esecutive all'interno di partiti politici; che impegna la Giunta ad individuare norme e regolamenti per creare, presso ciascuno degli enti strumentali e delle società partecipate, uno sportello di informazione a cui possano accedere tutti i cittadini e i Consiglieri regionali, per acquisire ogni elemento ufficiale della società stessa.
Questo è l'ordine del giorno firmato dai Consiglieri Cucco, Giuliano Rabellino e Marino oltre al sottoscritto, che ho brevemente illustrato e che chiedo venga messo in votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Per la verità, non avevo intenzione di intervenire; ho però avvertito la necessità di chiedere la parola, almeno per qualche precisazione dopo gli interventi di altri colleghi. E' passato molto tempo da quando è stata preparata la relazione, che data ottobre 1992, nella quale si faceva il quadro della ristrutturazione degli enti strumentali. Probabilmente ci sono alcune cose che gli avvenimenti hanno superato; altre invece restano valide e soprattutto restano valide le proposte di fondo, quelle relative all'accorpamento per grandi settori, in modo da creare un rapporto più stretto tra la Regione e la sua rappresentanza negli enti strumentali.
Condivido la tesi seconda la quale, in questa fase di ripensamento del ruolo della Regione, la Regione non può essere soltanto un ente - ed è una tesi che ho sostenuto anche in altro momento - di programmazione e di legislazione, ma deve avere anche capacità di governo. E' chiaro che come ente che abbia ruolo e capacità di governo deve poter anche coordinare le sue rappresentanze nei vari settori. Condivido quindi questa tesi, così come ritengo che, attorno alle due ipotesi da cui discendono tutte le varie rappresentanze, quella della Finpiemonte e quella della Fintrasporti si debba trovare una sede per una loro ulteriore messa a punto.
Rispetto alle ipotesi che vengono fatte e che sono nell'organigramma che ci è stato presentato, per esempio lo scioglimento o meno dell'ESAP che è stato oggetto di discussione, credo si debba ritenere che esso ha una funzione specifica, che dovrà essere messa a punto una struttura più leggera, che dovrà sicuramente avere un rapporto diretto con l'Assessorato all'agricoltura. Riterrei quindi utile un ripensamento rispetto all'ipotesi di partenza, che vedeva l'ESAP accorpata nel ruolo dell'IPLA trasformata e che doveva assumere anche altre funzioni ed altre caratteristiche.
Credo che oggi, alla luce anche della soppressione del Ministero all'Agricoltura e Foreste, sia senz'altro necessaria una proposta di recupero del ruolo e della funzione dell'ESAP. Ritengo che pure l'IPLA opportunamente definita anche nei termini della sua ragione sociale, possa svolgere bene la propria funzione.
Ci sono altri enti strumentali che sicuramente possono trovare una loro più armonica collocazione. Mi pare che questo sia l'elemento di fondo; se questo è l'indirizzo, noi possiamo anche operare in questa direzione nonché vedere il tipo di procedure da seguire per mettere a punto una proposta. Credo che questo risponda alle esigenze di una ristrutturazione che è in atto anche in campo generale e nazionale, che quindi possa consentire anche alla Regione di poter usufruire meglio dei suoi enti delle sue istanze operative per attuare una politica più rispondente alle necessità.
Spendo una parola sulla questione dell'Agenzia per l'innovazione, sulla cui funzione ci siamo trovati a discutere in diverse occasioni. Non credo che di colpo sia venuta meno questa funzione; mi sembra invece che abbia tutta la sua importanza. E' chiaro che rispetto all'ipotesi di partenza sono venute meno le due banche, che per una serie di ragioni di input centrale non hanno avuto il "via libera"; questo però non ci impedisce di valutare, con una visione sgombra di tutta la dietrologia alla quale si fa riferimento, se l'Agenzia per l'innovazione possa svolgere o meno una funzione che, fino adesso, non è stata messa in discussione, almeno dalla maggioranza di questo Consiglio regionale. Poi c'è anche chi il problema lo ha posto e io gliene do atto, ma ciò fa parte della dialettica tra posizioni che rappresentano da un lato la maggioranza e dall'altro l'opposizione.
Da parte della maggioranza questo discorso non è comunque mai stato messo in discussione; credo si tratti di valutare bene - senza ripararsi o nascondersi dietro qualsiasi alibi come quello delle banche che non possono partecipare - l'opportunità di rifare lo Statuto, in modo da poter stemperare la questione. Credo non sia serio mettere in discussione questo discorso; è invece serio, ad un certo punto, assumersi sempre, fino in fondo, le proprie responsabilità, sia quando ci si trova nella maggioranza (e quindi si confrontano le posizioni tra le varie forze politiche) sia quando ci si trova tra maggioranza ed opposizione. Se si è d'accordo come lo si è stati, allora si tratta di vedere quali sono le questioni, i nodi che debbono essere sciolti e di scioglierli, nel senso che occorrerà trovare il modo affinché le banche non rinuncino definitivamente; abbiamo bisogno del loro intervento, però cerchiamo di mettere la questione dell'Agenzia per l'Innovazione nei termini giusti.
Per quanto riguarda il Consiglio di amministrazione, sono pienamente d'accordo: facciamo le cose davvero al di fuori di ogni aspetto che, in qualche misura, può avere fatto premio da una parte o dall'altra sulle finalità; facciamo le cose in un modo che veramente siano il corso corretto di rappresentanze che lavorano nella direzione di far svolgere agli organismi il loro ruolo e la loro funzione. Però, se c'è questo ruolo e questa funzione, per la quale si è anche discusso molto ma si è sempre riconosciuto che ci fosse, riconosciamo la necessità che appunto si vedano le strozzature da riaprire, gli ostacoli da rimuovere per raggiungere degli obiettivi.
Sentivo e sento il dovere di esprimere questa posizione, perché non l'ho mai ritenuta una questione di parte, ma ho sempre ritenuto che le cose che stiamo facendo siano fatte in funzione di qualcosa che la gente soprattutto le categorie produttive, chiedono a questa Regione. Se siamo in grado di dare delle risposte come - lo sottolineo ancora - l'Agenzia per l'innovazione, diamole; se invece si ritiene che non sia così, perché si dimostrerà che è stata un'iniziativa "appiccicata" per qualche altra ragione di carattere strumentale, benissimo: si propongano delle forme sostitutive per rispondere alla bisogna, alle necessità e alle domande.
Poiché fino adesso questo non è ancora stato dimostrato, ritengo che bisogna continuare ad andare avanti collocando queste cose all'interno di un discorso che, anche lì, razionalizzi il ruolo e gli strumenti, faccia veramente diventare la Regione quell'Ente che, con il sostegno e l'ausilio degli enti strumentali, sappia davvero governare nel migliore dei modi questo Piemonte.


Argomento: Referendum abrogativo e consultivo

Esame ordine del giorno n. 605 sul turismo


PRESIDENTE

Se il Presidente della Giunta acconsente, prima di dargli la parola per la replica, porrei in votazione il documento presentato da tutti i Gruppi relativo al Ministero del Turismo e Spettacolo. L'Assessore Cantore ne ha bisogno per l'incontro con le Regioni.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 605, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che: la situazione venutasi a creare a seguito del referendum abrogativo del Ministero del Turismo e Spettacolo svoltosi il 18 aprile 1993, ha comportato una verifica approfondita delle diverse situazioni tematiche e l'elaborazione di proposte connesse allo svolgimento, in capo alle Regioni delle funzioni già di competenza del soppresso Ministero i coordinamenti interregionali in materia di sport e turismo hanno rimesso alla Conferenza dei Presidenti delle Regioni le diverse argomentazioni, che hanno dato luogo ad un documento interregionale sulle questioni istituzionali del turismo e dello sport il riconoscimento del ruolo primario delle Regioni comporta il pieno ed integrale trasferimento alle Regioni stesse delle funzioni amministrative svolte dalla soppressa amministrazione centrale nonché dei fondi ad essa assegnati per il turismo le Regioni sono pertanto contrarie ad ogni iniziativa legislativa che in termini artificiosi o surrettizi riproponga una struttura centralistica similare a quella del Ministero soppresso esprimono un giudizio totalmente negativo nei confronti del disegno di legge che prevede l'istituzione di un Ministero delle attività artistiche e delle attività del tempo libero, poiché contrastante con quanto premesso per l'esercizio delle funzioni di indirizzo e di coordinamento delle attività turistiche, ritenendosi opportuno che le stesse siano attribuite ad un soggetto che possa svolgere con la necessaria autorevolezza tali funzioni, garantendo soprattutto quegli obiettivi di intersettorialità che sono di primaria importanza per un impegno globale dello Stato nei confronti del settore ritiene che la delega conferita dal Presidente del Consiglio dei Ministri al Sottosegretario alla Presidenza per quanto attiene alle funzioni attualmente esercitate dal Ministero del Turismo e dello Spettacolo sia in linea con le esigenze sopra evidenziate e possa costituire la giusta premessa per una soluzione che veda la Presidenza del Consiglio come sede referente preposta all'indirizzo e al coordinamento riafferma la funzione centrale della Conferenza Stato-Regioni quale sede di coordinamento e di programmazione per quanto attiene al turismo propone di affiancare tale organismo e l'autorità centrale preposta al settore con un Comitato nazionale del turismo di natura mista, pubblico privata, con la partecipazione delle Regioni e dei rappresentanti delle categorie economiche e sociali di settore, al fine di costituire una sede di confronto e di proposizione sulle questioni che riguardano i rapporti tra le Regioni e le Province autonome con l'organizzazione produttiva e sociale del turismo. Il Comitato dovrà favorire iniziative di sostegno e lo sviluppo programmato dell'economia turistica nazionale anche attraverso iniziative comuni delle Regioni e del mondo privatistico sul piano legislativo e finanziario esprime la convinzione che debba essere rivisto e rideterminato il ruolo dell'ENIT, quale organismo tecnico-operativo di promozione e di coordinamento dell'immagine Italia e di supporto alla commercializzazione dei prodotti turistici all'estero ravvisa la necessità di un'ulteriore revisione della legge n. 292/90 per qualificare in senso regionalista l'organizzazione dell'Ente e per garantire una maggiore snellezza ed efficienza operativa nonché un raccordo più stretto con il mondo imprenditoriale da conseguire soprattutto attraverso formule associative, consortili e societarie richiede infine una revisione della legge quadro n. 217/83 che sancisca la soppressione del Ministero del Turismo e determini i nuovi assetti istituzionali propone infine per quanto attiene allo sport, che le attribuzioni degli organi centrali e periferici dello Stato debbano essere trasferiti alle Regioni, fatte salve le competenze del CONI per l'attività olimpica e delle Federazioni sportive nazionali per quanto attiene all'attività di interesse nazionale ed internazionale ed ai relativi controlli, parimenti a quanto proposto per il turismo, che potrebbero essere assegnati alla Presidenza del Consiglio dei Ministri nell'ambito succitato gli atti di programmazione nazionale potranno essere definiti in sede di Coordinamento nazionale delle Regioni, previsto dal DLGS 19/12/1988, n. 418 le risorse costituite dal gettito del concorso pronostici del totocalcio e degli altri concorsi pronostici e lotterie connesse a manifestazioni sportive, al netto delle quote per il montepremi e per le spese di gestione dei concorsi e le imposte sugli spettacoli sportivi, concorreranno a formare il Fondo nazionale per lo sport, che verrà ripartito fra Regioni CONI ed Istituto per il credito sportivo per gli interventi dedicati alla Promozione sportiva e per quelli finalizzati all'impiantistica sportiva viene richiesta l'istituzione di appositi capitoli di spesa e l'assunzione di adeguati stanziamenti nelle relative leggi finanziarie dello Stato tutti gli interventi saranno volti al riequilibrio della distribuzione tipologica dell'impiantistica sportiva tra le Regioni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame ordine del giorno n. 602 relativo all'impianto RSU di Cavatore (rinvio)


PRESIDENTE

Torniamo dunque al dibattito sugli enti strumentali.



RIVALTA Luigi

E l'altro documento?



PRESIDENTE

Quale?



RIVALTA Luigi

Quello relativo alla questione Cavatore.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Non vorrete che voti un documento che censura il Presidente della Giunta - abbiate pazienza! - il quale verrebbe incolpato per aver dato corso ad una procedura di esproprio che aveva tutte le ragioni di essere!



(Commenti del Consigliere Rivalta)



PRESIDENTE

Ho capito, Consigliere Rivalta.



ROSSA Angelo

Il documento va discusso!



PRESIDENTE

Chiedo scusa, ma dato che c'era un altro documento del Consigliere Cucco sul turismo, ho fatto confusione.
La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Nel merito del problema di Cavatore, ci stiamo interessando approfonditamente. Abbiamo inviato un telegramma all'azienda dicendole che non provvedesse ad atti successivi all'occupazione, contestando l'occupazione medesima. La ditta ci ha assicurato di aver ricevuto il telegramma lunedì; stanno studiando che posizione assumere e giovedì si ritroveranno. Noi li abbiamo diffidati, dicendo che potevamo riesaminare l'intera nostra posizione e li abbiamo diffidati anche in merito al modo con cui è stata realizzata l'occupazione. Non abbiamo ancora il documento sull'occupazione: non ci è stato presentato. L'azienda ha un diritto in mano, perché è stata comunque fatta un'occupazione e vi è stata la sospensiva del TAR; attualmente l'azienda ha un decreto di esproprio firmato da me, in ottemperanza ai documenti siglati che mi sono pervenuti.
Quindi si è mossa in modo del tutto legittimo, salvo sulle modalità dell'occupazione, il che è tutto da verificare.
Noi gli abbiamo posto due problemi: che avremmo verificato la legittimità dell'occupazione e, in ogni caso, gli abbiamo chiesto di non procedere ad atti aggiuntivi. Stiamo seguendo la situazione con grande attenzione, perché non escludiamo altri provvedimenti; però, un ordine del giorno del Consiglio, nelle modalità con cui è stato predisposto, esige un minimo di discussione. Così come è stato predisposto, è un ordine del giorno di censura al Presidente per aver compiuto un atto dovuto.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Allo stato attuale, mi sembra che la discussione richiederebbe un approfondimento e, quindi, un dibattito. L'essenziale è che, prima del 22 giugno, non vengano posti in essere degli atti che pregiudichino ulteriormente la situazione, cioè prima che il Consiglio discuta.
Mi sembra che il Presidente abbia già detto qualcosa in questa direzione.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Se l'azienda compisse degli atti non tenendo conto del nostro telegramma, sarà mia premura chiedere al Presidente del Consiglio una convocazione dei Capigruppo per parlare del problema.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Presidente delle informazioni e dell'impegno, ma su questo argomento non ci sono le condizioni per discutere, e forse nemmeno per votare, perché mancano sia l'Assessore che altri Consiglieri.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Proseguimento dibattito sugli enti strumentali e documenti connessi (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo pertanto il dibattito sugli enti strumentali.
La parola al Presidente della Giunta, Brizio, per la replica.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Cercherò di contenere il mio intervento. Avrei infinite cose da dire ma considerato che al momento in cui compete la replica i banchi sono più vuoti che mai, non è incoraggiante, ma lo farò ugualmente scegliendo alcuni punti.
D'altro canto, devo riconoscere che il dibattito è stato estremamente interessante - e questo mi fa piacere - e che, per quello che riguarda le conclusioni, c'è comunque una volontà di arrivare a siglare un documento comune fra i Gruppi per una delle prossime sedute del Consiglio. Questo mi trova senz'altro consenziente, perché quella di ricercare documenti comuni che non considerino operazioni consociative, è stata un'ipotesi largamente usata in questa assemblea nei momenti di più felice lavoro; non escludo che possa anche essere un'ipotesi utile per il lavoro futuro che si va delineando.
Alcune cose però le voglio dire, perché mi pare giusto. Innanzitutto voglio chiarire - e lo ribadisco - che se il dibattito non si è fatto non è colpa della Giunta. Respingo assolutamente questa responsabilità, perch noi abbiamo sempre chiesto che si facesse il dibattito sugli enti strumentali al più presto possibile. Certamente non potevamo fermare la nostra azione, quindi alcuni atti sono stati compiuti nella logica del documento stesso o, qualche volta, in una logica leggermente diversa.
Qui un punto deve essere chiaro: nel momento in cui viviamo, con l'economia in grande movimento, con il movimento nelle istituzioni, con i fatti che si modificano rapidamente, dare degli indirizzi è una cosa logica e possibile; pensare di prevedere tutto, anche le entrate in partecipazione di tutte le società, le uscite, anche degli enti che partecipano ad una finanziaria - come è nel caso della Finpiemonte - vuol dire legarsi a quell'inoperatività che è, in questo momento, la debolezza dell'ente pubblico. Questo è il nodo di fondo.
Se l'ente pubblico e la Regione primariamente vuole essere attiva sul terreno dell'intervento economico, dell'intervento anche di sostegno all'occupazione e di attuazione delle sue leggi...



(Commenti del Consigliere Rivalta)



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Il discorso sulla grande programmazione possiamo farlo - Consigliere Rivalta è un discorso affascinante ed interessante, ma quello che è importante, nel concreto, è dare attuazione - parte seconda, quella che riguarda le partecipazioni - alle leggi, dare dei cammini e delle vie attuative alle nostre leggi.
Badate bene che le nostre partecipazioni, quella della Finpiemonte primariamente, alcune nella Finpiemonte stessa, quella del Centro di supercalcolo, la RTP medesima sulla quale abbiamo parlato poco ma che se non cammina sono dell'idea di chiuderla, sono state assunte per andare al limite delle nostre competenze, e qualche volta anche al di fuori del limite, per incidere nella realtà economica.
Guardiamo quello che è avvenuto per la legge sull'innovazione, che è andata e tornata a Roma più volte, perché siamo andati a toccare e a far beneficiare la piccola e media industria, settore che non è, al momento, di competenza regionale; alcuni interventi sono stati portati avanti da altre leggi, che sono state poi attuate (quella del Centro di supercalcolo): siamo al di fuori della nostra competenza, perché nella sostanza andiamo a creare una struttura a vantaggio del sistema scolastico universitario e a vantaggio della formazione, della tecnologia per lo sviluppo economico, che è al limite delle nostre competenze.
Domani, alle ore 12, ho un appuntamento con il Ministro e ci vado anche in queste condizioni prima di andare alla Conferenza Stato-Regioni, perch è un appuntamento che ho preso da tempo per affrontare il problema del progetto Piemonte informatica e dei finanziamenti alla ricerca in Piemonte che sono carenti e riguardano anche il canale dei nostri consorzi.
Quindi, la connessione è poi alla programmazione concepita nelle forme più diverse. Oggi siamo favorevoli ad una programmazione di tipo più operativo, meno ampia, anche perché si è visto che, alla fine, i grandi disegni programmatori hanno molti sostegni culturali, ma non sempre hanno la possibilità di camminare e di diventare libri della realtà, anzich libri dei sogni. Una programmazione in questo senso cerchiamo di attuarla proprio attraverso gli enti strumentali e attraverso le partecipazioni, ed anche l'attuazione dei nostri programmi. Noi abbiamo predisposto un piano di sistemazione delle partecipazioni e degli enti strumentali (mi rivolgo in particolare al Consigliere Zacchera).
Il documento che abbiamo predisposto è "la proposta"; abbiamo una serie di disegni di legge pronti, in via attuativa delle proposte che abbiamo fatto, ma che non abbiamo portato avanti, se non quelli urgenti come la Socotras: sono dei fatti come la fusione Socotras-SITAF che è maturata, o altri provvedimenti di questo genere, se non nell'urgenza e in mancanza di una discussione generale.
Fatta la discussione generale, partiremo con i disegni di legge e con le nostre proposte, nella misura in cui hanno trovato buon senso e qualche volta anche al di là di un consenso preliminare, perché un governo deve assumersi anche le proprie responsabilità di fronte ad atti decisionali.
Tipologicamente ce ne sono alcuni sotto questo aspetto che vanno ripresi.
Il problema dell'ESAP. A questo proposito ci si è mossi alternativamente su soluzioni diverse. Ad un certo momento, sulla chiusura dell'ESAP c'era un generale consenso di tutti i Gruppi, collega Rivalta.
Non c'era il tuo - importantissimo - ma si riteneva, e si ritiene ancora da taluno, che riportare alcune funzioni nell'ambito della Regione fosse elemento di maggior efficacia ed efficienza, con degli Assessorati adeguatamente staffati, come sono taluni Assessorati, mentre ce ne sono altri che non lo sono per niente per quello che riguarda il personale.
All'inizio della mia relazione di stamane ho detto che nel documento c'è sì la proposta di estinzione (chiamiamola di chiusura o di assorbimento o di scioglimento), ma c'è anche una proposta, che forse verrà avanti, di revisione, di riesame, di utilizzazione di questa struttura, perché non ci sono mai delle scelte che hanno in sè tutta una verità oggettiva. Ci sono delle scelte che vanno connesse alla fase in cui noi viviamo. Sull'ESAP ci riserviamo di dare delle indicazioni definitive a conclusione del dibattito.
Sul CSI credo di avere parlato ripetutamente. Abbiamo uno Statuto che non consente a questo ente di muoversi con agilità, l'abbiamo spinto ad andare sul mercato, sono state fatte delle critiche anche dal Consigliere Marchini che attengono al problema dell'ordine del giorno. Di questo problema ci siamo molto interessati e ritengo che sia in parte risolto.
Abbiamo dei pareri che, in un certo senso, sostengono la possibilità di attività strumentale dell'ente; abbiamo un confronto con la stessa Federpiemonte e con l'Unione Industriale su questo terreno. Abbiamo anche la necessità che questo ente si misuri con il mercato, perché è una cosa estremamente importante; però non nascondiamoci che il CSI non sta andando bene economicamente. Abbiamo visto con grande attenzione i conti interni (abbiamo anche fatto delle revisioni sui costi) e abbiamo cercato di limitare le spese in questo settore, non sviluppando il sistema informatico regionale oltre un certo modo. Ciò perché il mercato è quello che è e non avendo avuto il finanziamento (come quello di 50 miliardi ottenuto per la Lombardia Informatica) per il sistema informatico sul quale noi stiamo battendo, che potrebbe andare a vantaggio non soltanto del CSI, ma del sistema delle imprese informatiche. Ci sono tuttavia delle difficoltà reali: in questi giorni ho parlato con il Presidente del CSI ed egli è seriamente preoccupato dell'andamento economico del CSI. Questo è il punto della situazione.
Per quello che riguarda Consusa, il Consigliere Marchini ha concluso dicendo che la semplificazione giusta è quella che distingue la società dall'area. La cosa ci sta benissimo, però se non possiamo condurre la società, dobbiamo avere il coraggio di uscirne fuori. Devo però anche dire che la grande discussione SITO-SITAF, la scelta finale ci ha preso molto tempo, perché anche nelle discussioni fatte in passato nel Consiglio non c'è mai stato un indirizzo preciso e preminente. E' per quello che dico che bisogna sentire, ma che poi, chi ha il compito di governo, deve poter governare. Se le sue decisioni non hanno il consenso dell'assemblea, si va a casa con grande tranquillità, ma l'unica cosa che non si può fare è essere inoperanti.
Sull'Agenzia per l'innovazione: non è che il problema innovazione non esista o che quello che si voleva fare con l'Agenzia per l'innovazione non fosse importante. Se non ci sono le banche che partecipano, occorre ridiscutere tutto: le banche non hanno partecipato, non perché non volessero, ma perché è cambiato l'indirizzo nazionale. E' evidente e non sfugge a nessuno che gli indirizzi nazionali della Banca d'Italia in proposito sono di tale e diversa modifica, per cui non si è potuto portare avanti l'Agenzia per l'innovazione secondo quel progetto. Abbiamo chiesto anche un parere sulla possibilità di costituire egualmente la società sotto il profilo formale, senza la partecipazione delle banche: occorrerebbe un nuovo disegno di legge. Il problema non è tanto questo, ma il fatto che non possiamo continuare a tenere ferme queste risorse finanziarie in attesa di una soluzione giuridica che sia preliminare ad una soluzione operativa. Quindi, noi siamo dell'opinione che questi fondi debbano essere usati nell'innovazione attraverso un progetto similare a quello dell'agenzia che può essere avviato con la legge n. 56 già esistente, non soltanto finanziando la legge n. 56, ma con ulteriori finanziamenti relativi alla ricerca. Nella legge n. 56 ci sono quattro capitoli di intervento che prevedono anche il sostegno a società e a forme innovative che potrebbero quindi partire; stiamo studiando la questione per cui l'iniziativa rimane, seguendo delle linee diverse ma attuabili perché se non sono attuabili è inutile che stiamo a girare intorno ad ipotesi che vorremmo fossero diverse.
Sulla polemica BIC-Finpiemonte - non vedo il Consigliere Zacchera non so che stupore ci sia; sono due società per azioni in cui noi abbiamo una partecipazione rilevante; ciò non significa che il giorno dopo queste società per azioni debbano continuare ad avere una tutela o nessuna vitalità al punto da non avere un confronto fra loro. Noi certamente cercheremo di riunire queste forze con il nostro intervento, ma non mi scandalizzo proprio, perché su un problema ci sono due visuali diverse. Se non c'è flessibilità nell'affrontare i problemi o una capacità individuale di affrontarli, significa che siamo ben poco competitivi in una tematica come quella economica di oggi, che esige non soltanto denari, risorse idee, ma anche fantasie e confronto per portare avanti delle soluzioni.
Sull'RTP non ho parlato, e non voglio dilungarmi in sede di replica perché nessuno ne ha parlato. L'RTP è stata una proposta buona, di compartecipazione con la Olivetti e la SEAT, quindi privato-pubblico, con le banche, però non decolla, non ci sono i ricavi. Nell'ultima riunione che abbiamo avuto con gli azionisti, dove è stato fatto un budget di pareggio ho detto con molta chiarezza: "O si raggiunge questo pareggio e la società può camminare, o la chiudiamo". Credo che non dobbiamo avere questo timore perché se l'iniziativa non riesce a decollare vuol dire che malgrado tutti i nostri sforzi c'è qualcosa che non cammina; quindi bisogna avere il coraggio di rivedere le posizioni assunte in precedenza. Anche perch questo momento della telematica da un lato è affascinante, ma incontra delle difficoltà molto rilevanti nell'attuazione di queste iniziative.
Sulla SITAF credo sia già stato detto tutto. Sulla SAGAT forse non ci siamo capiti. Noi abbiamo ridotto la nostra partecipazione. Sono dell'opinione che la Regione non abbia neanche un interesse diretto a rimanere nella gestione della SAGAT; se la Camera di Commercio, per farne un concambio con la Camera di Commercio di Nizza, vuole comperare la residua parte, ne parliamo: la Giunta non è certamente contraria, né è stimolata ad assumere delle funzioni di guida di questo ente attraverso i suoi rappresentanti. Però, collega Chiezzi, di fronte ad un nostro rappresentante che comunque non ha votato il bilancio, non potevamo non seguire una linea di quel tipo; di fronte all'indicazione di coinvolgerci sia pure a livello di Vicepresidenza senza deleghe, non potevamo essere noi a dire: "Non votatelo" (non dico: "Votarlo", dico: "Non votate il nostro rappresentante"). Sarebbe stato veramente il colmo, anche perché questo rappresentante non viene da una designazione della Giunta, ma del Consiglio, verso il quale noi dobbiamo essere molto rispettosi e siamo profondamente rispettosi.
Questa è stata l'indicazione. C'è stato un incontro degli azionisti pubblici (cosa mai verificatasi) prima della seduta dell'assemblea della SAGAT con il Commissario Malpica, il quale è venuto nel mio ufficio con la presenza della Camera di Commercio. La proposta che è stata formulata è la seguente: Presidente alla Città di Torino; Amministratore delegato manager, alla Camera di Commercio; Vicepresidenza non operativa, ma di presenza, alla Regione. Mi pare che questa proposta sia stata portata avanti. Il Presidente è stato scelto dal Commissario di Torino. Ritengo che l'ing. Pennella sia persona di grande serietà e competenza; d'altra parte farà il Presidente. Mi pare che non sia una scelta del tutto sbagliata.
Badate bene che il Commissario Malpica ha ritenuto di fare questa scelta: comunque era una scelta sua e non potevamo fare più di quello che abbiamo fatto. Per gli altri aeroporti, il discorso è lo stesso: quando decollano noi dobbiamo andarcene, ma se decollano. Se non decollano, dobbiamo dare quella fase di sostegno.
Per quanto riguarda la serie di partecipazioni della Finpiemonte, che sono uno stillicidio, molte di queste credo siano da abbandonare e altre da potenziare; per questo abbiamo voluto accettare la proposta della Finpiemonte di modificare lo Statuto, che gli consente di aumentare leggermente le partecipazioni. Alcuni interventi possono essere discutibili, gran parte degli interventi della Finpiemonte però sono allineati all'attuazione delle nostre leggi. E sul terreno economico molti di questi interventi stanno dando dei risultati estremamente positivi altri vanno meno bene, altri certamente non funzionano, altri potevano anche essere evitati. Su questo non c'è dubbio. Non faccio nomi e non faccio indicazioni: chi vuole intendere, intenda. Peraltro, è in corso un certo rapporto con una finanziaria che opera positivamente, seppure a mio avviso con eccessiva autonomia rispetto alla Regione Piemonte.
Ritengo che questo sia il vero problema di fondo. Poiché la legge n.
142 dice che il Sindaco nomina il Presidente della società - poi parleremo delle nomine, noi faremo la nostra proposta e voi ce la boccerete bisogna che ci sia una connessione stretta fra l'esecutivo e la società medesima.
Se non c'è questa connessione stretta è molto difficile condurre questi enti all'obiettivo.
Poi c'è tutta un'altra serie di nomine che possono essere utilmente portate avanti dall'assemblea, perché hanno una valenza diversa, ma questa è la nostra opinione. Noi eravamo pronti a fare una proposta di legge mista, cioè concordata con il Consiglio. Ci viene perentoriamente chiesto di presentare la nostra proposta di legge, dalla maggioranza dall'opposizione, da tutti. Noi la presentiamo, ma ne svieremmo comunque un elemento che si limiterà ad intervenire soprattutto negli atti che riteniamo di competenza della Giunta; per gli altri, sarà comunque un supporto utile per il confronto con il Consiglio che noi non riteniamo sia sbagliato a questo livello: lo riteniamo utile ed importante, che non lede l'autonomia né della Giunta né del Consiglio, avendo presente che gli enti devono camminare ed essere gestiti. Se vogliamo che il sistema degli enti strumentali e delle partecipazioni cammini bisogna che ci sia la possibilità che sia flessibile (la possibilità di entrare e di uscire, di cui parlavamo con il Consigliere Riba questa mattina); che ci sia una dipendenza diretta e un collegamento stretto con la Regione, sia pure nell'autonomia delle forme giuridiche che si scelgono. Non un'autonomia eccessiva, non una possibilità di movimento che li porta poi ad andare fuori dal seminato o a dibattiti tra di loro che sono fuori luogo. Inoltre bisogna che ci sia la capitalizzazione necessaria e, poiché soldi non ne abbiamo e giustamente bisogna contenere questo livello di partecipazioni se non ci sono veramente degli obiettivi chiari e delle esigenze che richiedono il rafforzamento delle medesime, su questi quattro punti di azione possiamo fare un buon lavoro.
Mi pare che dal dibattito emerga una sostanziale convergenza sulla volontà di uscire con degli indirizzi chiari. Gli indirizzi ci interessano moltissimo, ma finché siamo qui come esecutivo a fare la nostra parte vogliamo anche rivendicare la nostra posizione e il nostro diritto di proposta al Consiglio medesimo per le decisioni che si andranno a prendere in campo legislativo; fin d'ora, vi diciamo che bisogna rendere questo sistema più agile, più corrispondente alle esigenze, più flessibile: meno amministratori, più amministratori capaci di decidere, dipendenza più stretta con l'ente regionale.
Razionalizzazione: noi avevamo scelto la strada delle due holding perché ci pareva una strada moderna e quella che facilita di più la flessibilità, la cessione delle società. Sentiamo se ci sono altre proposte. Si vuole accentuare la dipendenza o il collegamento per materia fra Assessore e ente? In certi casi può essere utile, Consigliere Marchini.
La generalizzazione non è possibile: in quei settori dove c'è una specificità materiale può essere molto utile (mi riferisco a certi settori dei trasporti; certi settori dell'agricoltura, se rimanesse l'ESAP; certi settori dell'ambiente, se si delineerà una proposta IPLA di tipo diverso e anche noi avevamo un disegno di legge di un'Agenzia per l'ambiente). Va bene andare per materia, ma non è possibile su tutto. Per esempio, pensate alla Finpiemonte: una finanziaria che per natura è plurimateriale, deve essere collegata all'Assessorato alla programmazione o alla Presidenza e non può essere diverso, altrimenti dobbiamo mandare per materia le sottopartecipazioni e diventa molto difficile. Credo che la connessione per materia sia utile, ma che il coordinamento per una politica sia necessario.
Su questa linea credo che un punto di incontro sia certamente possibile. La razionalizzazione, però, non può essere snobbata come una cosa impossibile o come una cosa non utile, perché la razionalizzazione del complesso è una garanzia di funzionalità molto importante.
Mi riservo di intervenire ancora quando si chiuderà con il documento nella sede di Commissione o di aula, secondo come concorderanno i Capigruppo di chiudere questa discussione. Auspico una definizione della questione entro dei termini molto ragionevoli, perché noi andremo avanti a proporre le nostre proposte di legge, le quali potranno certamente essere anche ampiamente modificate dal dibattito di oggi che considero molto importante, sempre che il nostro lavoro continui, come ho già detto all'inizio di questo dibattito; ciò non perché voglio dire "tirem inanz" ma perché mi pare molto giusto e logico. Questa frase non l'ha pronunciata Sciesa, ma l'ho sentita dire da mia nonna, la quale mi diceva "Lavora sempre come se tu non avessi mai un punto di arrivo e sii pronto a mollare dalla sera alla mattina". Questo è un insegnamento che può piacere o non piacere, ma è l'unico insegnamento concreto che dà un senso all'impegno di tutti i giorni, perché se così non fosse certe giornate, non dico quella di oggi, se non per qualche momento, ma anche in parte quella di oggi consiglierebbero di fare qualche cosa di diverso che non impegnarsi così a fondo per la Regione e per la nostra società, come cerchiamo di fare in questo momento.



PRESIDENTE

Il Presidente ha svolto il suo intervento. Mi sembra che la proposta sia quella di far continuare questa discussione, quindi anche l'esame dei documenti connessi, in Commissione; poi ci sarà una fase intermedia eventualmente dei Capigruppo, per puntualizzare la questione. Mi sembra che questo sia l'orientamento; d'altro canto, Consigliere Chiezzi, in questo momento non potremmo votare assolutamente nulla, perché non abbiamo neanche il numero legale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo che venga comunque messa in votazione la mozione, così come abbiamo votato l'ordine del giorno sul turismo in situazione analoga.



PRESIDENTE

C'erano i numeri in quel momento.



CHIEZZI Giuseppe

La prossima volta, in una situazione analoga, mi costringe, Presidente a fare quello che non ho fatto durante l'ordine del giorno sul turismo.



PRESIDENTE

Certo, lei può chiedere la verifica del numero legale: è un suo diritto e una sua facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Mi costringerà a chiedere la verifica dei numeri che, a mio avviso, non c'erano (mi posso anche sbagliare).
Pertanto, chiederei di mettere in votazione la mozione legata al dibattito, firmata dal sottoscritto e dai Consiglieri Cucco, Giuliano Rabellino e Marino. Qualora non ritenesse di metterla in votazione, chiedo sia messa al primo punto dell'o.d.g. del prossimo Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Al momento ho la certezza che non ci sia il numero legale; nel momento in cui abbiamo votato il documento sul turismo erano presenti molti più Consiglieri di adesso.



CHIEZZI Giuseppe

Vorrei sapere se siamo ancora in seduta valida o no. Se è seduta valida, la discussione si è conclusa con la replica del Presidente e dopo la discussione si votano i documenti che si chiede vengano votati in modo collegato. Se questo documento non viene messo in votazione, perché lei verifica l'assenza del numero legale, questo documento che fine farà? Va automaticamente al prossimo Consiglio o no?



PRESIDENTE

A me sembra, pur non avendo seguito tutto il dibattito, che sia emersa una sostanziale intesa di portare all'esame della I Commissione l'insieme di questi documenti per vedere se si possono trovare degli avvicinamenti.
Se questi non ci saranno, i documenti torneranno in aula e verranno votati anche in maniera differenziata. Il Presidente della Giunta ha parlato anche di una sorta di Conferenza dei Capigruppo intermedia per puntualizzare appunto questa procedura. Nessuno dei documenti sparisce, questo è evidente, e questo punto non è concluso; ripeto, ci sarà una Conferenza dei Presidenti che definirà la trasmissione in Commissione. Qualora in Commissione si raggiungesse una posizione di convergenza su un qualche documento, bene, altrimenti ciò che rimane vivo di questi sei documenti resta attualmente nel dibattito: niente di questi sei documenti viene cancellato. Non è la prima volta che questa procedura si attua, nel senso che tutti e sei i documenti vivono e potranno essere approfonditi ulteriormente; qualche documento potrà essere accorpato o modificato quelli che rimangono dovranno e potranno essere votati. Non c'è dubbio su questa procedura.



CHIEZZI Giuseppe

Formalmente però, dato che i documenti sono collegati alla comunicazione...



PRESIDENTE

Non è una comunicazione, è un dibattito con un suo punto.



CHIEZZI Giuseppe

Dato che sono collegati, se di uno di questi documenti si chiede la votazione, non essendoci più il numero legale in pratica questo punto all'o.d.g. non è concluso, perché non si è potuto concludere con la votazione su un documento.



PRESIDENTE

Visto che questi documenti non muoiono, diciamo che questo punto non è concluso, perché non vi è la parte finale di espressione o meno di voti favorevoli o contrari - su tutti e sei i documenti o su un'ipotesi di convergenza.



CHIEZZI Giuseppe

Questi documenti sono di carattere generale ed esigono in gran parte un esame in Commissione, mentre il documento del quale propongo la votazione è molto più semplice: chiede semplicemente che la Giunta regionale predisponga un regolamento che permetta l'accesso all'informazione.
La mia proposta è che questo documento venga iscritto all'o.d.g. del prossimo Consiglio regionale, perché può essere votato senza discutere gli altri. Gli altri documenti esigono 120 giorni, questo ne esige 12.



PRESIDENTE

Questo documento rimane con gli altri e verrà esaminato.



CHIEZZI Giuseppe

Nella Conferenza dei Capigruppo chiederò che venga iscritto all'o.d.g.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Mi pare che la proposta del Presidente accolga lo spirito presente anche nella nostra mozione. Chiediamo perciò che ci sia un seguito del dibattito ed una conclusione. Siamo interessati affinché il dibattito abbia tutto lo spazio necessario e si sviluppi nelle sedi in grado di fornire contributi per la decisione. Siamo altresì d'accordo nel discutere l'ordine successivo dei lavori in sede di Conferenza dei Capigruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Ho l'impressione che vada fatta chiarezza su un punto e cioè che lo sviluppo del confronto avviato non si trasferisca in Commissione, perché la Commissione ha una propria autonomia. Sostanzialmente qui c'è un confronto Giunta-Consiglio che non può essere trasferito in Commissione, perché a mio modo di vedere si sono sostanzialmente focalizzate, sia pure nell'interesse quasi generale, delle questioni. Innanzitutto la responsabilità politica e il coordinamento, come ha detto il Consigliere Ferraris, e, come ha detto il Consigliere Rivalta, la Regione deve dotarsi di propri strumenti di lettura e di conoscenza. Quindi, in qualche misura, non sono più enti strumentali, ma sono enti di supporto. L'altra questione radicale posta dal Consigliere Rivalta - di modernissimo liberalismo - è di muoversi, avviare un'iniziativa e quando questa avrà compiuto il suo ciclo, si esaurisce.
Questa è la filosofia di Tecnocity, ma se così è, e se la Giunta ritenesse di riflettere su questo, come io spero, i casi sono due: o noi ci muoviamo in presenza di una programmazione regionale, oppure teniamo delle risorse disponibili rispetto alla sollecitazione del mondo esterno. Questi sono i due scenari rispetto ai quali si può ipotizzare tutto questo.
Mi pare siano queste le quattro questioni di fondo emerse, che rappresentano un confronto forte tra la Giunta e il Consiglio, e le forze politiche nel loro complesso.
Ritengo quindi che, prima di andare in Commissione, occorra maturare il livello del nostro confronto politico.



PRESIDENTE

La Conferenza dei Capigruppo sarà la sede per questa puntualizzazione del percorso.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,10)



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