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Dettaglio seduta n.235 del 08/06/93 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 19, 22 e 26 maggio 1992, distribuiti nella scorsa adunanza si intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 6) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Coppo, Dameri e Goglio.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Comunicazione del Presidente della Giunta regionale in merito alla vicenda del Consigliere Croso


PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta regionale ha chiesto di intervenire. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Ho chiesto di intervenire per una breve comunicazione in ordine alla vicenda che riguarda il Consigliere regionale Croso e gli atti che concernono i provvedimenti nei suoi confronti da parte dell'autorità giudiziaria. Mi è stata richiesta questa comunicazione nel corso di due Conferenze dei Capigruppo, quella di mercoledì scorso e quella di stamane.
Ho acceduto alle richieste formulate anche se, ovviamente, come ho anticipato, la comunicazione non potrà che essere estremamente stringata trattandosi di atti che, da un lato, appaiono corretti sotto il profilo amministrativo, sotto l'aspetto formale e dovrei dire anche sostanziale, e dall'altro, atti che sono comunque soggetti all'azione dell'autorità giudiziaria. La deliberazione, che pare essere oggetto dell'indagine in Procura, è la n. 186-37588 del 30/4/1990. La stessa è stata presentata fuori sacco nel corso della seduta dall'Assessore Elettra Cernetti e reca la firma, come estensori, dei funzionari dottor Belfiore e dottor Calvari e come relatore e presentatore dell'Assessore stesso Elettra Cernetti.
Allegati alla deliberazione vi sono due documenti sostanziali: l'allegato A) e l'allegato B).
L'allegato A) contiene prescrizioni relative alla realizzazione e alla gestione dell'impianto di una discarica di II categoria, tipo B, sita in Comune di Cavaglià, in località Gerbido, della Società per Azioni CIS di Torino, in primo lotto. Questo documento A) consta di cinque pagine.
Allegato B): criteri e procedure di ammissione in discarica di rifiuti non assimilabili agli urbani e di provenienza diversa collegati all'autorizzazione. Documento di sette pagine.
Questi due allegati fanno parte integrante e sostanziale della deliberazione.
Agli atti non è risultato che, in ordine alla realizzazione e alla gestione della discarica anzidetta, siano stati presentati ricorsi o sollevati problemi di sorta da parte di alcuno. Ho anche chiesto esplicitamente al Settore e ai funzionari notizie in proposito dopo quanto avvenuto, e c'è una nota scritta del 3 giugno che concerne la discarica di II categoria B), sita in località Gerbido del Comune di Cavaglià, firmata dal dirigente vicario del Settore, dottor Carlo Calvari, che dice esplicitamente: "In esito alla richiesta odierna su analoga richiesta del Presidente della Giunta regionale, si comunica che agli atti d'ufficio non risulta siano stati proposti ricorsi al TAR Piemonte o avanzati esposti o altre rimostranze dopo la concessione dell'autorizzazione relativa all'impianto in oggetto, di cui al DGR n. 186-37588 del 30/4/1990". Questo ho voluto chiedere esplicitamente, perché nella Conferenza dei Capigruppo si era fatto cenno alla conoscenza del prosieguo, se fosse stato un prosieguo in qualche modo articolato o comunque alimentato da polemiche o da contestazioni, come si è verificato per altre analoghe concessioni avvenute in quel periodo. Cito, per esempio, quella di Alice e della Energest, che sono state ampiamente oggetto di contestazione e di vertenze ancora in atto, specialmente la seconda, con una presa di posizione anche della Giunta regionale.
Nel caso specifico, non è emerso nulla e questa notizia è un fulmine a ciel sereno che ci è cascato sulla testa. Debbo aggiungere che si tratta comunque di atti - quelli che sentiamo essere oggetto dell'indagine giudiziaria - che non concernono la concessione in sè, l'autorizzazione atti che la Regione ha compiuto e che sembrano porsi ad un livello diverso e singolare sul quale l'indagine compete all'autorità giudiziaria. In merito, vediamo che sulla stampa si ripetono queste indicazioni: io ne avevo fatto anche un passaggio in Consiglio, perché è un tema che si è ripetuto più volte ultimamente. Da quanto si legge, per esempio, in ordine al Po-Sangone, sembrerebbe addirittura che ci siano state delle transazioni sopra gli atti amministrativi già assunti, che hanno un carattere del tutto particolare sul quale indaga la Magistratura. Questa deliberazione è stata assunta alla fine della precedente legislatura dalla Giunta Beltrami dall'Assessore Cernetti e da chi ne faceva parte, con deliberazione collegiale, ma - ripeto - alla fine della precedente legislatura.
Abbiamo notato che alcune deliberazioni di quello stesso periodo - al contrario di questa, che si è poi sviluppata in modo improvvisato - hanno creato qualche polemica, vedi il caso di Alice Castello, del dottor Alberto e dell'ENEL che ho già citato. Pertanto, stiamo verificando qual è il monte delle deliberazioni assunte in quel periodo in ordine a concessioni di questo genere, tenendo conto che si tratta di una fase di fine legislatura nella quale l'Amministrazione e l'Assessore sembravano fortemente orientati a chiudere tutto il complesso aperto, anche se c'è un complesso di deliberazioni sulle quali noi faremmo un esame informativo - non possiamo certamente rimetterci, né abbiamo titolo per farlo, a rifare l'esame delle pratiche - in qualche modo utile o illuminante per il prosieguo delle decisioni da adottare.
Dall'1 gennaio 1990 al 24 luglio 1990 sono stati adottati, in materia di discariche, 28 provvedimenti di approvazione e 15 provvedimenti di diniego. Dei 28 provvedimenti, 19 sono stati adottati dopo il 21/3/1990 mentre dei 15 provvedimenti, 8 sono stati adottati dopo il 21/3/1990.
Il dato del 21/3/1990 mi è stato richiesto nella Conferenza dei Capigruppo ed io l'ho fornito benché non abbia alcuna attinenza alla questione in discussione, non trattandosi certamente di atti connessi all'approvazione o ai limiti della vigenza del Consiglio, ma di atti di competenza della Giunta regionale.
Per quanto riguarda gli atti, non ho altro da aggiungere.
Sotto il profilo morale, credo sia un problema che assilla profondamente tutti, tant'è vero che ne ho fatto cenno nel saluto al Presidente della Repubblica in questa stessa aula, dove eravate presenti tutti voi.
Si tratta di un tema che ci assilla profondamente, ne cogliamo la complessità e la pesantezza, ma non ci lasciamo cogliere da forme di assuefazione; tuttavia, abbiamo il compito di governare. Credo che l'errore più grave sia trarre, da quello che sta succedendo, la conseguenza di paralizzare lo svolgimento delle opere o cogliere la facile posizione del rifiuto di compiti e competenze. Linea che, purtroppo, sta andando avanti nel complesso della nostra pubblica amministrazione, arrecando forti danni alla vita amministrativa dei nostri enti regionali, comunali e di altri sui quali ritorna ogni giorno, non casualmente, la polemica - anche a livello di Parlamento, di Ministero della Giustizia - di conciliare l'esigenza della regolarità degli atti e di una moralità operativa che è vitale per la democrazia, con l'esigenza di gestire, di amministrare la cosa pubblica che, specialmente in un momento così difficile per l'economia, non può essere disatteso.
Concludo la comunicazione, riservandomi di intervenire ulteriomente qualora ci siano, a livello di Capigruppo, interventi di tipo diverso o comunque di approfondimento su queste dichiarazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Gissara, Maccari, Cattaneo, Carletto, il Presidente, Croso: situazioni diverse, responsabilità diverse, fatti diversi. Tre nomi fa, il Presidente aveva detto che al prossimo se ne sarebbe andato. Se vogliamo trovare delle scusanti, le troveremo sempre; si può sempre dire, come questa volta, che quella deliberazione era, per esempio, della precedente Giunta, quasi come se non ci fosse continuità politica nell'applicare poi questa deliberazione in tempi successivi.
Penso che in questo momento sia negativo, sciocco ed inutile fare dei grandi discorsi: i fatti sono di fronte a noi.
Il Presidente si difende dicendo che non possiamo paralizzare il Consiglio regionale per lungo tempo; io avanzo due proposte. La prima proposta - e mi rivolgo ai Consiglieri, almeno quelli che possono ascoltarmi, tre sono attualmente fermati dall'autorità giudiziaria e quindi non possono farlo - è se non sia un segno di correttezza che i colleghi Consiglieri regionali, raggiunti da avviso di garanzia e soprattutto quelli che sono stati oggetto di custodia cautelare, si autosospendano dal Consiglio regionale, almeno fino a quando non venga chiarita la loro posizione giudiziaria. Questa mi sembra una richiesta minimale che il Presidente della Giunta avrebbe già dovuto, con la sua autorità, muovere ai colleghi della maggioranza, per un senso di dovere e di rispetto nei confronti del Consiglio regionale e delle persone; questo perché se, per esempio, la prossima settimana verrà in aula l'Assessore Maccari, mi dovete dire voi che atteggiamento dovremo assumere verso queste persone.
Il problema non è il numero delle persone della maggioranza più o meno inquisite, ma il fatto che questa situazione ha tolto il coperchio di una pentola dalla quale è emerso, al di là di ogni ragionevole dubbio, che il metodo era la spartizione del bottino. Mi auguro che alcuni di questi Consiglieri siano innocenti, però alcuni di loro sapevano dei metodi di spartizione del bottino che avvenivano all'interno delle trattative per le discariche, per le UU.SS.SS.LL. e per le varie opere pubbliche, e questi metodi di spartizione del bottino prendevano corpo nei partiti che rappresentavano questa maggioranza, che rappresentano questa Giunta.
Dobbiamo renderci conto che il Partito Socialista Italiano oggi, a Torino, non avrebbe neppure un Consigliere comunale, mentre in questa maggioranza detiene un'enorme fetta di potere. Mi si può dire che sono stati eletti fino al 1995 e che resteranno qui fino alla scadenza; non c'è dubbio (penso che nessuno sia autolesionista), però ritengo che in democrazia si debba anche tenere conto di quello che succede al di fuori di quest'aula, al di fuori di questo Consiglio regionale. E i fatti sono di una chiarezza tale per cui penso che, correttamente, tutti noi dovremmo tenerne conto e permettere ad un certo punto di cambiare la composizione di questo Consiglio regionale, se questa è la volontà della gente.
Presidente, non è vero che si andrebbe ad una paralisi: noi oggi potremmo stabilire che il Consiglio regionale si autoscioglie il 30 giugno al mese di settembre si va a votare - quindi subito dopo la pausa estiva e ad ottobre ci sarebbe il futuro Consiglio regionale: non ci sarebbe alcuno strappo, al di là della continuità dell'ordinaria amministrazione.
Quindi non è vero che si andrebbe ad una paralisi; sicuramente la nuova Giunta, da qualunque forza sarà composta, non avrà al suo interno degli esponenti direttamente collegati con la spartizione del bottino che hanno contraddistinto anni e anni (troppi!) di amministrazione regionale nazionale, provinciale e comunale.
Quindi, secondo me, la linea da seguire è la seguente: scioglimento del Consiglio regionale al 30 giugno e nuove elezioni all'inizio di ottobre.
Voglio aggiungere che, in questi 15 giorni di sospensione dei lavori del Consiglio, non ci sono stati soltanto i fatti legati al Consigliere Croso, ma c'è anche stato un movimento abbastanza rilevante - stando alle notizie di stampa - sul discorso dei computer. A proposito di quanto mi è stato chiesto tengo, per estrema chiarezza, a dire che ho trasmesso al Magistrato la risposta che la Giunta ufficialmente ha dato alle nostre osservazioni sulla gestione dei computer e del patrimonio informatico della Regione. E' evidente che i documenti da me trasmessi per correttezza (anche se erano della Giunta), stando alle notizie di stampa non hanno convinto il Magistrato (come non avevano convinto me).
Anche su tale questione, avrei gradito che il Presidente, una volta tanto, facesse un minimo di chiarezza. E' questo, comunque, uno dei tantissimi filoni sui quali negli ultimi mesi e settimane abbiamo cercato di sollevare l'attenzione a livello di opinione pubblica: uno dei tanti filoni sui quali, reiteratamente, non siamo ancora riusciti ad ottenere la chiarezza che penso indispensabile.
Rinnoviamo la richiesta dell'autoscioglimento - in questo senso siamo disponibili per quanto ci compete - del Consiglio regionale, ad una data predeterminata in modo da evitare sospensioni di potere, al fine di arrivare all'inizio dell'autunno a nuove elezioni: saranno i cittadini visto che tutti ci riempiamo la bocca con la parola democrazia, e conseguentemente ai fatti che in questo Consiglio si vogliono dimenticare a decidere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Soltanto una battuta relativamente alle vicende legate alla deliberazione che ha visto il Consigliere Croso indagato, anzi arrestato.
Battuta che, più che un invito alla Giunta, vuol essere un invito ai gruppi industriali indagati; vorrei chiedere loro se, per cortesia, potessero inviare per conoscenza i loro memoriali alle istituzioni: ci risparmierebbero penose attese dei nomi che la Magistratura centellinerà uno per volta.
Non è una battuta: la questione è molto seria. Sicuramente molti Consiglieri si sono resi conto del significato di quanto è accaduto e dell'atteggiamento dei grandi gruppi industriali all'interno di Tangentopoli. La scelta di "parlare", e di farlo in questo modo, assume una rilevanza assolutamente straordinaria nel panorama politico della nostra Regione; sarebbe forse più corretto se "parlassero", oltreché con la Magistratura, anche con coloro con i quali hanno fatto gli "affari" di questi anni.
Mi sembra comunque che la questione più interessante sia quella politica, relativa alla continuazione della vita di questa Giunta regionale. Sono due i motivi per i quali il governo regionale può essere dimissionario: da una parte perché gli mancano i numeri, dall'altra perch gli vien meno la solidarietà delle forze politiche che lo sostengono.
Personalmente, non so se questa maggioranza di governo abbia ancora i numeri per poter governare: è un calcolo che non ho fatto, anche se sarebbe molto semplice, ma francamente non mi interessa. Infatti, di fronte all'altro corno del problema, la mancanza sostanziale delle forze politiche a questo governo regionale, mi sembra che la questione dei numeri sia del tutto secondaria. Questo anche se in democrazia sono i numeri che decidono le sorti di una proposta, di una persona, di una politica. E' però indubbio che l'attuale legislatura per molti mesi ancora dovrà affrontare una realtà del tutto straordinaria. In questo senso, Presidente, non per autocitazione, ma semplicemente per ricordare quanto detto in quest'aula riformulo la proposta che molti mesi fa, all'indomani del primo fatto che vide direttamente coinvolta la Giunta regionale nella vicenda Tangentopoli facemmo, ovvero di procedere immediatamente alla ricostituzione di una Giunta su una diversa base di solidarietà tra le forze politiche; tale proposta andava in questa direzione: evitare che, mantenendosi arroccati dentro al castello, la discussione addivenisse al punto attuale incentrato non più su quale "nuovo" governo o "tipo" di governo ma purtroppo, sul fatto se continuare la vita di questo Consiglio regionale o meno.
La posizione espressa dal collega Zacchera non è soltanto del MSI o di quei Gruppi che vedranno sicuramente, stante gli attuali risultati dell'elezioni, migliorata le propria posizione in questo Consiglio regionale. La tentazione elettorale è, secondo me, assai forte, e farà sempre più capolino all'interno della discussione politica immediatamente futura anche nei Gruppi forti, di maggioranza; un riassestamento degli equilibri, anche con la vigente legge elettorale, potrebbe comunque garantire un altro governo: con altre formule, ma sicuramente più assestato rispetto alle formule che si possono inventare in quest'aula consiliare.
Il pericolo delle elezioni non arriva soltanto dall'estrema destra o dall'estrema sinistra: è un pericolo trasversale. Pur definendolo un pericolo, stando alle proiezioni di fonti diverse da quelle della Lista Pannella cui faccio parte, personalmente dovrei essere assolutamente garantito, come si dice nei partiti di sinistra: le proiezioni danno la Lista Pannella a percentuali molto alte.
Ricordo, però, che siamo in quest'aula per motivazioni non soltanto di carattere elettoralistico, ma anche di contenuto, e che la peggiore iattura per questo Consiglio regionale è di pervenire a nuove elezioni senza riforma elettorale e senza le riforme istituzionali che anche quest'aula necessita; parlo soprattutto dell'assetto del governo regionale, dei modi delle elezioni degli Assessori e della loro responsabilità rispetto all'aula. Senza nulla di tutto ciò, noi andremo ad elezioni che saranno la pura gratificazione di alcune parti, e non soltanto dei Gruppi di minoranza, ma anche di consistenti fette dei Gruppi di maggioranza, le quali credono che, rimescolando le carte, si possa sempre aggiustare tutto.
Testardamente continuo a chiedere un atto di responsabilità, affinch si prenda atto che non esiste più la solidarietà alla base di questo governo regionale ad inizio legislatura e che le condizioni sono sostanzialmente cambiate: si proceda quindi alla luce del sole, avendo come interlocutori i 60 Consiglieri eletti in quest'aula, e non le forze politiche, in modo da raggiungere un accordo programmatico per un governo che abbia come obiettivo i venti mesi di lavoro effettivo che ci rimangono.
Tolti, infatti, i vari periodi più o meno di vacanza, secondo me l'attuale governo non potrà durare più di tanto; e visto quanto si è riusciti a fare in questi ultimi anni, non credo che in venti mesi ci si possa dare come obiettivo grandi progetti.
Un'ultima battuta. Uno dei punti in discussione in questo Consiglio regionale tra le forze politiche presenti in questo momento è relativo all'aumento - a giugno, ottobre, settembre delle tasse di competenza della Regione. E' stato questo un argomento che ha diviso le forze politiche.
Personalmente spero che la decisione sull'argomento non venga assunta sulla base di opportunità politiche, ma sulla base di effettive necessità.
Ho l'impressione, purtroppo, che decidendo di non muovere nulla, di cementificare la maggioranza di governo e la Giunta sulla zattera di un governo abborracciato su pochi numeri, che qualche volta si riescono ad avere ed altre no, si rischia di avere venti mesi ben peggiori di quanto potrebbero essere per una nuova Giunta e per un nuovo governo costruito su una formula ed una solidarietà diverse.
La scelta di non aumentare le tasse di competenza regionale - e non mi esprimo nel merito della scelta, facendone soltanto una questione metodologica - derivante soltanto dalla paura dell'impopolarità, sarebbe già il segnale che questo governo deve assolutamente rimettere il proprio mandato all'aula e alle forze politiche.
In questa direzione, molto modestamente, ho presentato un documento che oggi farò avere agli altri Consiglieri, per iniziare a discutere su un'ipotesi alternativa, di tipo programmatico e non di persone o di raggruppamenti, per lavorare concretamente nella direzione indicata nel mio intervento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Credo che le questioni da discutere a seguito della comunicazione troppo stringata del Presidente Brizio siano parecchie, ma siano da mettere in fila, senza confonderle le une con le altre, perché io devo sinceramente dire che almeno una parte degli interventi che mi hanno preceduto non li condivido o perlomeno non condivido i criteri attraverso i quali si va da un dibattito che è di carattere specifico a delle conclusioni di carattere generale. Qui la questione specifica è che il Presidente della Giunta ha reso una comunicazione che segue ad uno dei tanti episodi per cui sembrerebbe accertato (mi pare che ci sia una qualche confessione esplicita sull'argomento) che un Consigliere regionale della precedente ed attuale legislatura ha ricevuto 400 milioni, se non ricordo male, dalla FIAT per favorire, per mantenere dei buoni rapporti fra un'azienda e dei politici evidentemente in questo caso legandosi a procedure che riguardavano l'autorizzazione di una discarica.
Il Presidente Brizio ha detto che, in base a quello che è avvenuto, ha fatto fare una verifica sul piano amministrativo di una serie di deliberazioni adottate negli ultimi mesi della scorsa legislatura. In proposito, voglio ricordare - perché so che qualcuno potrebbe avere la memoria corta - che esattamente nei primi sei mesi di questa legislatura io e alcuni altri Consiglieri regionali abbiamo a lungo discusso e posto delle questioni in quest'aula. Non esiste solo questa questione, ne esistono parecchie: sono tutte dello stesso tipo e riguardano decisioni prese formalmente dall'Assessore Cernetti, che era l'Assessore competente della vecchia Giunta, prese però, a mio parere, al di fuori dell'ordinaria amministrazione di un Consiglio regionale, soprattutto su questioni delicate come queste. Queste deliberazioni, come era inevitabile, sono poi ricadute, nelle loro conseguenze politiche nei rapporti con le comunità locali, sulla nuova Giunta.
Ebbene, tutte queste cose le abbiamo poste all'attenzione, denunciate facendo anche delle proposte specifiche su quelle questioni, esattamente nei mesi di ottobre e novembre del 1990. Personalmente, insieme ad altri organizzai addirittura un Convegno intitolato "Governare i rifiuti", nel quale vennero avanzate delle proposte e che imponeva l'attenzione precisa sui meccanismi attraverso i quali si andava ad episodi come questi.
Io sono rimasto perplesso e stupito che il Presidente della Giunta abbia detto che ha fatto controllare le deliberazioni di quell'epoca per capire se c'era qualche problema. Signor Presidente, credo che in quelle deliberazioni non ci sia alcun problema; il problema sta tutto a monte di quelle deliberazioni, e provo a dire qual è. Il problema è che il settore dei rifiuti - non è un caso solo piemontese, purtroppo - ha avuto un'evoluzione molto semplice: chi vuole gestire questo affare, inventa una società, dà nomi nuovi, usa nomi vecchi, usa le vecchie sigle più conosciute, ne inventa di nuove, non importa, mette 15/20 milioni di capitale, costruisce dei rapporti che possono andare da funzionari di un Ministero fino a Segretari comunali o Assessori di piccoli Comuni e, in base a disponibilità che stanno in un Ministero o in un Segretario comunale, identifica un sito nel quale fare un buco e quindi una discarica.
Poi, con la benevolenza, nella maggior parte dei casi, di tecnici (in genere del Politecnico), dà una giustificazione minima di ordine tecnico scientifico e trova una disponibilità da parte di funzionari di strutture di politici, in qualche modo di persone che possono stare a diversi livelli, ma che hanno un requisito fondamentale: quello di essere degli sponsor politici di una questione che, invece, andrebbe affrontata e risolta in base, prima di tutto, a valutazioni di ordine tecnico; secondo a valutazioni di ordine di governo del territorio; terzo, eventualmente in seguito a valutazioni politiche per le quali si possa ritenere ad un certo punto che una comunità locale più di tanto non possa essere pressata da interventi che hanno un certo impatto ambientale.
Da qui, si possono trarre delle conclusioni sulla necessità che questa Giunta si dimetta o che questo Consiglio, in generale, vada a casa; quello che però mi stupisce è che, trattandosi di questioni tutte assolutamente vecchie, il Presidente della Giunta non ci abbia proposto una virgola di cambiamento.
Non ho avuto il tempo di raccogliere tutti gli articoli di quel periodo, ma ho qui sotto gli occhi quello pubblicato da "Repubblica" il 4 ottobre 1990: "Il Capogruppo PSI si difende dall'attacco ambientalistico sulle discariche. Garesio: 'E' tutto regolare, i Verdi dovrebbero dimettersi'". Riguarda esattamente questa questione, riguarda esattamente questi problemi! Quando denunciai in modo preciso i particolari di alcune questioni di questo tipo, oltre ovviamente a qualche pressione non gradevole, ricevetti sostanzialmente l'indifferenza della struttura regionale rispetto a tali questioni. Ebbene, oggi le questioni sono esattamente le stesse, e sono due. La prima è che la legislazione regionale non è in grado di impedire che la questione dei rifiuti venga utilizzata per svolgere delle operazioni di malaffare, cioè l'attuale legislazione regionale non è in grado di costruire un percorso decisionale attraverso il quale si impedisce a chi eventualmente volesse di svolgere un'azione corruttiva nella scelta dei siti e nella gestione delle discariche.
La seconda è che, particolarmente in settori come questi, io ritengo che la struttura di funzionamento dell'Assessorato, la sua composizione sia determinante e che dovrebbe essere ordinaria amministrazione una rotazione delle persone più esposte ad eventuali azioni corruttive, cioè dovrebbe essere ordinaria amministrazione di una Giunta regionale far ruotare le persone ogni tre o quattro anni. Esiste ovviamente un problema di competenze, perché sappiamo che le persone hanno accumulato competenze notevoli; la competenza non si inventa, deve far parte di un lavoro programmatorio anche nella formazione della struttura di funzionamento degli Assessorati. Io sono convinto che, al di là di chi governa una Città una Provincia, una Regione, politiche nuove si fanno cambiando le strutture! E' un'illusione pensare che il Novelli o il Castellani di turno possano andare a governare Torino mantenendo inalterata la struttura di funzionamento del Comune di Torino! Chi sottovaluta questioni essenziali come queste, o prende in giro se stesso o prende in giro gli altri.
Nelle ultime settimane abbiamo incontrato vari Comitati contro le discariche: Valle Manina, Vinovo, Cavatore ed altre che non sto a citare.
Se da questo episodio, come da altri, si volessero trarre conclusioni più generali di incapacità o non volontà di governo dei problemi che scoppiano lo si farebbe a partire dai fatti. Allora, io firmerò un ordine del giorno come ad esempio quello presentato dal Consigliere Chiezzi, che chiede sostanzialmente le dimissioni di questa Giunta qualora il Presidente Brizio ci dicesse che, in realtà, tutto va bene. La questione di fondo è questa: il Presidente Brizio ci dice che in realtà tutto va bene, perché si fa una verifica amministrativa delle deliberazioni, ma che cosa devono avere di irregolare? Forse la Giunta, attraverso le sue deliberazioni, dà una valutazione di ordine tecnico e politico sulle proposte di siti? Ma quando mai! Sappiamo benissimo che queste valutazioni vengono fatte dentro la Conferenza regionale dei rifiuti, anzi vengono fatte prima della Conferenza o dopo la Conferenza regionale dei rifiuti da parte di un ristretto numero di tecnici, e dico ristretto per usare un eufemismo, perché è ristrettissimo.
Credo che non si possa lasciare nessuno in una situazione così esposta nessuno! - e che, dati i tempi, la prima cosa da fare è modificare immediatamente la struttura e porsi questioni di modifica della legislazione regionale in quanto su quella nazionale possiamo agire solo indirettamente. Peraltro, queste cose sono vecchie, non le stiamo scoprendo oggi perché va di moda scrivere articoli di giornale su Tangentopoli; sono cose che risalgono al 1990, e anche prima! Chi precedeva me e noi Verdi dentro questo Consiglio regionale, per quel che mi risulta, già le denunciava nella legislatura precedente.
Ebbene, se il Presidente Brizio dice che tutto va bene, ritengo corretto chiedere a questa Giunta di andare a casa; inoltre, se questa maggioranza non ha nulla da eccepire su questioni come queste, ritengo corretto sostenere che i risultati elettorali di questi giorni - qui ci si riaggancia a quello che avviene nel Paese sono un prodotto di queste cose: il 23% della Lega Nord a Torino, di cui a mio parere nessuno conosce seriamente i programmi che ha sul governo di questa città, è un prodotto di queste cose.
Se questa è l'ordinaria amministrazione che deve andare avanti, credo che le richieste del Consigliere Chiezzi o di altri di mandare a casa questa Giunta non siano operazioni o atteggiamenti estremistici, bensì atteggiamenti di buon senso. Vuol dire che non siete più in grado neanche di autorinnovare dal vostro interno tutte quelle cose che vi hanno portato alla situazione politica elettorale attuale, che è sicuramente preoccupante, tutto sommato potrebbe anche essere indifferente, ma che hanno portato questo Paese, il Comune di Torino, questa Regione, per non andare più in là, alla situazione di oggi, ai risultati elettorali di Milano. Se non siete in grado di fare più alcun movimento per far vedere che siete vivi, credo che sarebbero doverose le vostre dimissioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, il Presidente Brizio non se ne va, nonostante gli allargamenti temuti e poi avvenuti nell'inchiesta della Magistratura su Consiglieri regionali. Il Presidente Brizio rimane fermo e, a mio parere, sta consumando la propria credibilità e logorando la propria funzione.
Il Presidente Brizio sta diventando un ostacolo per un vero rinnovamento della Regione e, forse per tanti, un ostacolo magari da rimuovere. Allora, Presidente Brizio, con l'arresto del Consigliere Croso si è allargata l'attenzione della Magistratura su attività di Consiglieri regionali. Non uso la specificazione "di maggioranza", dico sull'attività di Consiglieri regionali. Altri Consiglieri regionali sono già stati raggiunti da avvisi di garanzia o sono stati interessati da attività della Magistratura.
Vi sono poi gli Assessorati: l'Assessorato all'agricoltura è stato visitato dalla Guardia di Finanza che, per ordine della Magistratura, ha prelevato documentazione varia in merito alla spesa pubblica; l'Assessorato al lavoro e formazione professionale è interessato da accertamenti della Magistratura per la formazione professionale; l'Assessorato al bilancio è interessato da accertamenti della Magistratura per le spese nel settore informatico. C'è anche altro? Non lo so, ma non basta questa situazione? Presidente, è una situazione non proprio limpida e che, con il senno di questi tempi, non è per nulla promettente. Cosa si aspetta? Che sia la Magistratura a mettere fuori uso la maggioranza sottraendole altri numeri? Deleghiamo, rinunciamo al nostro ruolo e attendiamo semplicemente che il peggio arrivi? Meglio sarebbe, Presidente, che le forze politiche rappresentate in Consiglio regionale si assumessero ora le proprie responsabilità con un'analisi obiettiva dei fatti e con un'azione di bonifica e di rilancio del Consiglio regionale.
Le cose come stanno, cari colleghi? Uno dei fatti di cui dobbiamo parlare, a mio avviso, è il seguente: questo Consiglio - tutti noi è stato eletto vigente il sistema corruttivo e concussivo oggi ampiamente accertato per plurime, incrociate e concordanti ammissioni di molti partecipanti.
Risulta ora che, all'epoca, alcune carriere politiche non erano estranee per successi ed insuccessi alla partecipazione o meno alla gestione di un sistema dominante che connetteva, attraverso le tangenti, la politica con gli affari, e la connetteva con deliberazioni fatte bene o benissimo, o con deliberazioni fatte "così così". Tra le deliberazioni "così così" metterei anche quella sulla quale è incappato il Consigliere Croso. "Così così", perché le deliberazioni assunte nella vacatio tra lo scioglimento del Consiglio regionale e il nuovo Consiglio regionale da parte di una Giunta sono deliberazioni "così così".
Ma non è lì il punto. Si può rubare su deliberazioni fatte benissimo anzi, forse su quelle fatte bene lo si può fare con maggiore tranquillità.
Questo sistema, vigente il quale noi siamo stati delegati, venne generato da due campi di forza: il campo di forza politico e quello imprenditoriale. Erano due campi di forza in parte deviati dal proprio compito. Il campo politico era deviato dalla ricerca dell'interesse generale e il campo imprenditoriale era deviato dal rispetto delle regole economiche, delle regole di mercato, della stessa logica di impresa, dello stesso Codice Civile! Tant'è che i guai che attraversano gli imprenditori che pagavano tangenti sono guai da Codice Civile, di falsi in bilancio, di false comunicazioni sociali! Sono venuti meno ai loro interessi, agli interessi di impresa.
Da queste deviazioni è derivato un disastro, Presidente; disastro che vediamo tutti e che è bene portare qui al livello in cui se ne parla fuori da quest'aula. Un disastro morale, un disastro economico e anche un disastro progettuale, perché nessun serio progetto politico di governo pu nascere se chi governa lo fa progettando la raccolta delle tangenti progettando gli affari secondo convenienze di partiti politici al Governo e di gruppi imprenditoriali che li sorreggevano.
Questa era la situazione, vigente la quale è stato eletto il Consiglio regionale. Gli attuali Consiglieri regionali sono dunque nati in una situazione dalla quale, a mio parere, è bene si separino, recidendo il cordone ombelicale con il quale sono stati collegati all'elettorato. Lo scioglimento del Consiglio regionale è un atto politico dovuto, se si vuole concorrere alla necessaria bonifica del sistema politico. Bonifica che iniziata dalla Magistratura, non deve essere lasciata ad essa e deve ora vedere sviluppare una forza autonoma, partendo proprio dalle assemblee elettive.
Nuove elezioni al più presto: questo, a mio parere, è un imperativo politico e morale. La nostra rappresentanza, cari colleghi, a me appare un po' come una moneta fuori corso; l'attuale rappresentanza cristallizzata in questo Consiglio non è in alcun modo confrontabile con quanto pensa e vota la nostra società. Traiamone le conseguenze: spiantiamoci tutti da quest'aula. C'è un motivo politico, che è quello di tante monete fuori corso. C'è inoltre un motivo politico-amministrativo. Cosa ha fatto questo governo regionale? Cosa ha prodotto in termini di alta qualità di governo quando tutti i temi fondamentali che abbiamo di fronte sono inattuati? Non un solo atto di programmazione e di pianificazione ha prodotto questa Regione Piemonte! La sanità è nello stato di degrado e di inefficienza che vediamo; sullo sviluppo economico e sull'occupazione tante parole e qualche piccolo balbettio; sullo smaltimento dei rifiuti oltre la crisi funzionale del sistema, vediamo anche il degrado morale. Vi è dunque una necessità politica ed una ragione morale per giungere al più presto allo scioglimento di questo Consiglio regionale.
La richiesta di dimissioni della Giunta non è strumentale; è finalizzata ad individuare il percorso che ci può portare al più presto allo scioglimento del Consiglio. Altre alternative non ne vedo.
Ho ricevuto, con grande cortesia anche per come è stata fatta, la proposta del collega Cucco che, viceversa, vede lo scioglimento del Consiglio come un pericolo. Non condivido questa opinione. Il pericolo maggiore, secondo me, è che si faccia finta di niente; che non si prenda atto che la questione morale continuerà ad interferire con i lavori di questo Consiglio; che non si prenda atto che siamo nati in una situazione dalla quale è bene scollegarci; che non si prenda atto che non siamo più in sintonia con quanto avviene nel Paese.
Penso allora che le altre ipotesi continuino a lavorare con delle monete fuori corso, con delle carte non più valide. Che senso ha riformare maggioranze all'interno dei rapporti politici esistenti in aula, ma inesistenti fuori da quest'aula e con l'incombenza di una questione morale? Sarebbe un modo sbagliato di agire, incomprensibile ed infruttuoso.
Con chi ci mettiamo a governare? Con rappresentanti di forze politiche che quasi non esistono più? Cosa facciamo? Ridistribuiamo le poltrone di governo? E come le ridistribuiamo? Che ragionamenti facciamo? La Democrazia Cristiana, che oggi ha il Presidente della Giunta, cinque Assessori, due Presidenti di Commissioni permanenti, un Presidente della Commissione consultiva delle nomine, quattro Vicepresidenti, un Vicepresidente della Commissione per gli adempimenti della legge n. 142, un Segretario del Consiglio, un Vicepresidente alla Commissione d'inchiesta.



CUCCO Vincenzo

E gli enti strumentali.



CHIEZZI Giuseppe

Sì, poi ci sono gli enti strumentali e la Commissione Nomine. Con chi discutiamo? Con il Partito socialista, qui rappresentato con il Partito socialdemocratico, i quali hanno raccattato meno del 3% dei voti e che in Consiglio hanno la Presidenza del Consiglio regionale, quattro Assessori un Presidente di Commissione permanente, un Vicepresidente di Commissione permanente, la Presidenza della Commissione sulla legge n. 142, un Segretario generale, un Segretario del Consiglio? Cosa facciamo di tutto ciò? Lo riequilibriamo? Ma a vantaggio di chi? Di Vaglio, che rappresenta il primo partito a Torino? A favore di chi? Ci mettiamo a giocare con questi numeri? Sono numeri fasulli! Per queste ragioni politiche e morali, ritengo che altre strade, che pure avevo ventilato - ti ricordi, collega Cucco? - parecchi mesi fa, di fronte ad una maggioranza che ostinatamente è orba, vuole essere orba, non siano percorribili. A questo punto, la cosa migliore è quella di chiedere le dimissioni. Il Presidente Brizio, con un atto di responsabilità, rimetta un mandato che non è in grado di gestire. Individuiamo un modo di colloquiare con l'elettorato che sancisca la nostra determinazione di non concludere la legislatura.
Per questo, collega Cucco, mi allontano dal tuo punto di vista sin dall'inizio, perché ritengo che la prima cosa nuova che potrebbe fare questo Consiglio è di dichiarare che non intendiamo, in questa situazione giungere alla fine della legislatura. Dopo questa dichiarazione, possiamo dividerci sui percorsi.
Ritengo una priorità assoluta aver fiducia nell'elettorato e rinnovare il Consiglio anche con le attuali regole, collega Cucco. Ho fiducia che con tutto quello che oggi i cittadini elettori sanno, anche all'interno delle regole vigenti, siano in grado di determinare una qualità della rappresentanza politica diversa dall'attuale. Devo avere questa fiducia altrimenti smetto l'impegno politico.
Ho questa fiducia e quindi dico: meglio le elezioni subito che continuare in questo modo. Se c'è qualcuno, o se c'è una maggioranza che dice: "No, forse meglio le elezioni, ma prima le regole elettorali", allora si individui un percorso nel quale la Regione Piemonte dice, attraverso la Presidenza del Consiglio regionale, alle altre Regioni: "Si prema perché il Parlamento, entro il mese di luglio, approvi una riforma elettorale che comprenda le leggi elettorali delle Regioni". Fatto questo, si chieda lo scioglimento del Consiglio regionale e andiamo alle elezioni a settembre ottobre. Questo è un altro percorso. Mi sembra però che rimanere all'interno del nostro quadro non abbia alcun senso e probabilmente sia anche impraticabile.
Insieme ai colleghi che vorranno firmarlo, consegno l'ordine del giorno che illustra questa posizione e che finalizza la richiesta di dimissioni della Giunta ad un percorso che giunga al più presto possibile allo scioglimento del Consiglio regionale. Questo percorso l'avevo già individuato in tempi non sospetti: penso che tra noi dovremmo evitare, ove se ne riconoscano le ragioni, di addebitare motivi di strumentalità elettorale a questa richiesta.
Rifondazione Comunista ha avuto successo, ma io non enfatizzo assolutamente questo fatto, non è per questo che ho chiesto le elezioni, le ho chieste ben prima delle elezioni. Le fortune politiche poi sono alterne e mai fisse per tutti.
Chiedo lo scioglimento del Consiglio, perché penso sia l'unico modo per ridare credibilità ad una rappresentanza regionale che non l'ha più.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nelle prime ore del mattino ero con altri a prendere atto che qui a Torino stavano per sparire due pezzi della storia di questa città, e non della storia attuale, ma della storia antica: la tradizione socialista e la tradizione liberale, e quando dico tradizione liberale non mi riferisco a quella del mio partito, ma ad un mondo.
Vorrei dire che non s'illuda qualcuno, abilissimo nel gioco del cuculo e nell'indossare le penne del pavone, che riuscire non nel segno, ma nei Segni a vincere sia una pura opera di trasformismo e non della difesa del proprio essere.
Avendo registrato questo fatto, sono andato in giro per Torino e sono uscito dai nostri uffici in Piazza San Carlo, che misura la capacità di un mondo, il nostro, di rendere nobile anche quello che nobile non era - il barocco - e di renderlo austero, cosa che non era. In mezzo alla piazza c'è la statua di un Savoia che ha deciso che qui sarebbe nato uno Stato e non una colonia, e che la capitale era Torino e non più Chambery. A pochi passi di distanza, se voi ci passate di sera tardi - mi riferisco a Piazza Carignano - per quel poco che vi è rimasto nelle vostre suggestioni di ragazzi, avete davanti agli occhi un principe illuminato che detta uno Statuto, che ha retto uno Stato in una trasformazione epica, e potete avere l'impressione che quella piazza sia ancora piena di bandiere, non di piemontesi, ma di italiani che ascoltavano lo Statuto.
Poi vi voltate ed immediatamente immaginate quel Churchill ante litteram che era Cavour, che intorno e davanti ad una tavola riusciva a modernizzare la Regione e a farne una protagonista d'Europa.
Se vi girate, c'è Palazzo Campana con le aule dove insegnava Einaudi andate un po' più in su, e potete vedere dove viveva Gobetti; se poi vi allontanate verso la periferia, come ho fatto io lunedì mattina, vi ritrovate davanti al cuore pulsante di Torino, quello delle grandi lotte operaie (Mirafiori, Lingotto), gli scioperi del '43-'44, i "rondò dla forca", con Martorelli e Perotti, cioè un liberale e un socialista. Allora mi sono chiesto se questa è una città dove ci si può candidare con un atto di forza e vincere.
E' il problema che pongo rispetto alle questioni che ci siamo trovati: possiamo immaginare che, per larga parte, sia finita la politica o larga parte della politica? Ci siamo illusi, se qualcuno gradisce questo termine o abbiamo temuto, se qualcuno gradisce l'altro, che dopo l'apertura della porta di Brandeburgo, altro fatto simbolico, fosse finita la storia. Queste fesserie le abbiamo sentite e adesso si immagina, per una volta tanto, anzi ancora una volta ha ragione Wojtyla, che il moloc dell'audience possa uccidere la politica? No, sicuramente non è così. Questo Paese giudica tutto attraverso la lente deformante del televisore, per cui una piccola minoranza diventa maggioranza anche nelle urne e alcuni elementi, sulla cui qualità non esprimo giudizi, diventano protagonisti (perché è l'audience il soggetto), mentre non lo sono i valori. La Bosnia diventa audience, non diventa valore, e io mi chiedo, per esempio, se dietro a qualche comportamento delle popolazioni jugoslave non vi sia l'esatto contrario chiedo scusa della divagazione, ma serve a farmi capire - di quanto è avvenuto per la vicina Albania. Gli albanesi erano affascinati dall'Italia perché vedevano alla televisione vincere milioni rispondendo a delle splendide ragazze su domande infantili. Però, se io fossi uno jugoslavo e guardassi alla televisione che si specula sulle mie miserie, e che le vicende delle donne stuprate o dei cadaveri triturati diventano occasione per aumentare l'audience, forse qualche riserva nei confronti della presenza di costoro che passano il tempo davanti alla poltrona rispetto alle mie miserie, di venire sul mio territorio e magari sorvolarlo, me la porrei.
Mi rendo conto che l'attacco non è adatto al concerto, ma come viviamo queste vicende? Io sono convinto che sia così: la politica non è finita.
Nella storia ci sono dei momenti in cui gli errori, i nostri sicuramente, e anche quella della mia parte politica, fanno immaginare, come quando ci sono i temporali, che il sole sia sparito. Il sole non è sparito, ma è dietro alle nuvole: non confondiamo le nuvole con la notte. Sono due cose nettamente diverse. Soltanto gli incivili hanno paura delle eclissi; le persone razionali sanno che dopo l'eclissi torna il sole e il sole significa il ritorno, nella società, agli elementi di valore della società.
Dobbiamo immaginare che l'eclissi finirà, ma nella politica le cose non avvengono per forza di leggi fisiche, ma per capacità e fede degli uomini quindi l'eclissi della politica, che è una nota di questi giorni, a qualcuno porta vantaggi e a qualcuno svantaggi, ma che ciò sia la notte della politica, non c'è alcun dubbio.
Chi crede che la politica sia l'arte della conciliazione degli interessi, delle ambizioni e delle speranze degli uomini e non delle loro contrapposizioni e delle loro esasperazioni, ritiene che questo Consiglio regionale non debba sciogliersi. Non si deve sciogliere, proprio perché lo scioglimento del Consiglio regionale significherebbe concorrere al perdurare dell'eclissi. Un nuovo Consiglio regionale eletto con queste norme, caro Chiezzi, sarebbe semplicemente una continuazione dell'eclissi perché i meccanismi, i metodi, i rapporti, il modo d'essere nei confronti della società civile, il rapporto tra maggioranza e Consiglio, i rapporti in Commissione continuerebbero ad essere quelli che sono, fatti che in passato hanno magari prodotto tangenti, ma che comunque in futuro non potrebbero produrre un più alto grado e una più alta qualità della politica, cosa che manca a prescindere dalla questione morale. Quindi, il Consiglio regionale non si scioglie senza riforme: deve chiedere e fare le riforme. Ma per chiedere e fare le riforme bisogna che prima si realizzi e si verifichi una condizione: che questo Consiglio regionale abbia la consapevolezza di traghettare in una qualche misura il sistema piemontese attraverso le conclusioni delle elezioni torinesi, attraverso le elezioni politiche anticipate e attraverso le elezioni regionali fino alla propria scadenza.
Per poter rimanere per tutto questo arco di tempo caratterizzati da questi appuntamenti che, per larga parte, a mio modo di vedere saranno ancora alla notte della politica, bisogna in primo luogo che ci sia un forte recupero nella tensione morale e politica che qui non avverto. Dopo un po' che si frequenta un qualche ambiente, si acquisisce un sesto senso se si va a concerto di frequente, dopo un po' si capisce se la musica è ben eseguita non con l'orecchio, ma con la sensibilità, nei termini del rapporto che si è costituito tra il direttore e gli ascoltatori: lo si avverte. E in un Consiglio regionale si avverte con gli occhi, vedendo i vuoti della Giunta in primo luogo, signor Presidente, sempre che ritenga insieme al suo Assessore di essere attento. Ma visto che il Presidente non ascolta e l'Assessore non è attento, allora conto: sono presenti dodici Consiglieri e un Presidente, quattro Consiglieri seduti e uno in piedi.
Questo non è dimostrazione di tensione, questo sembra un Consiglio in vacanze permanenti effettive. Allora, la precondizione è questa: un recupero di tensione della voglia di fare. Di fare che cosa? Qui non è un problema di forze politiche, non è un problema di maggioranza, né di minoranza: in primo luogo dobbiamo capire se ognuno di noi ha ancora all'interno la tensione politica che l'ha portato a candidarsi alle elezioni e a scegliere questa strada e questo impegno. Quindi, questo riguarda ognuno di noi e consegue anche ai comportamenti che si tengono in aula, che si tengono in Commissione, al livello dei nostri dibattiti. E consentitemi di dire: qualcuno che ha esperienza gioca sulla memoria qualcuno che è bravo gioca sull'improvvisazione, ma che i nostri dibattiti siano in effetti il filtro della capacità di interpretare le vicende da parte della collettività regionale ho qualche dubbio.
Allora, in primo luogo non si scioglie il Consiglio regionale, conch all'interno di ognuno di noi, all'interno quindi dei Gruppi, all'interno della maggioranza e, quindi, della Giunta esistono ancora le giustificazioni morali, etiche, le tensioni morali che devono sottendere a chi ha la supponenza, la presunzione o l'orgoglio di rappresentare i destini di cinque milioni di persone. Ognuno di noi rappresenta cinque milioni di persone e deve guardarsi di fronte allo specchio per vedere se ritiene di avere, nella propria coscienza e nel proprio vissuto e nel proprio futuro, nelle proprie energie, questa capacità di interpretazione continua a fare il Consigliere regionale; se ritiene che così non sia, in primo luogo per se stesso e poi come Gruppo e poi come maggioranza e poi come Consiglio, decida di lasciare. Ma se non ci sono le tensioni, e io ritengo che non possano non esserci, o se qualcuno non le ha, faccia quello che ho fatto io, prenda questa città e la percorra di sera, la percorra di sera in silenzio e poi capirà che la classe dirigente di Torino e del Piemonte non può abdicare, come non hanno abdicato i nostri nonni. Se avessero abdicato loro, adesso saremmo qualcosa di molto simile alla Jugoslavia, non saremmo un Paese, saremmo un agglomerato di soggetti.
Allora se non lasciamo e se riscopriamo all'interno nostro la tensione morale, non dobbiamo chiudere gli occhi, e che cosa dobbiamo fare? Abbiamo già detto che in qualche caso dobbiamo fare l'ordinario, ma l'ordinario è straordinario: chiedendo per esempio che la materia dei siti sia rigorosamente di competenza regionale e che un sito sia dichiarato idoneo all'interno di un piano; quindi, quanto meno, che si sia certi che la competizione degli interessi, che c'è sempre in un Paese a struttura capitalista come il nostro, si collochi almeno all'interno di una previsione corretta regionale. Questo è fare regionalismo reale e questo è anche fare ambientalismo serio, altrimenti, dal punto di vista tecnico, di siti in questa Regione in grado di accettare discariche ce ne sono migliaia.



(Interruzione del Consigliere Rivalta)



MARCHINI Sergio

Rivalta, non vedo perché ti adombri di nuovo nei miei confronti.
Ricordo al collega Rivalta che Presidente di Commissione era il sottoscritto e che, con l'Assessore Salerno, siamo stati i primi in Italia ad approvare un piano dei siti, il quale poi è servito nella memoria delle cose che non servono. Allora il regionalismo lo si fa su queste cose andando a conquistare spazi reali di competenze regionali.
Ho introdotto questo argomento per dire che noi possiamo su questo polemizzare o fraternizzare o solidarizzare con le vicende del collega Croso che ci colpiscono sul piano personale e sul piano politico, ma che da un punto di vista istituzionale sono una questione in una qualche misura indifferente rispetto alla capacità di capire se in termini politici la materia delle discariche è di competenza regionale o no. In questo momento la materia delle discariche non è di competenza regionale se non dal punto di vista di una valutazione di ordine tecnico affidata alla Conferenza.
Allora, quando la Conferenza ritiene di considerare un sito idoneo, voglio capire con quale tipo di criterio si può immaginare di non rilasciare la relativa autorizzazione.
Quindi, se ci sono ancora le tensioni politiche, se abbiamo all'interno di ognuno di noi, all'interno dei singoli Gruppi, all'interno della maggioranza e nel contesto del Consiglio, la voglia di fare, due anni per cambiare il modo d'essere delle Regioni, non ho detto della Regione - ha detto bene il Consigliere Chiezzi - nei confronti dello Stato, ci sono tutti e pieni per porre una seria questione regionale. Però - mi consenta Presidente - bisogna che si sappia che non può più essere - come è stato fatto in passato - immaginata come una questione del Consiglio, cioè una questione che poi finisce per non essere di nessuno. Il governo regionale questo o un altro, deve fare del nuovo ruolo regionale una delle ragioni del suo esistere, una delle ragioni del suo essere e non solo un incidente di percorso. Quindi no alle elezioni anticipate senza regole nuove.
L'impegno a continuare, ma continuare come e per cosa. Per il rilancio della politica io non riesco ad immaginare che questi due anni debbano servire a rilanciare l'uno o l'altro; devono servire a rilanciare la Regione nei confronti dello Stato, ma anche a rilanciare la politica.
Dobbiamo ricordare insieme cosa è successo a Torino. A Torino si è aperta una crisi che, a posteriori, è ancora più brutta di quando l'abbiamo vissuta, perché se si è ritenuto di abbandonare una maggioranza e di ipotizzarne un'altra, che poi non si è riusciti a concretizzare, è una questione che la storia ci spiegherà. Ci spiegherà perché la Democrazia Cristiana e il Partito socialista dopo aver deciso di aprire al PDS, non sono riusciti a chiudere, e sarà una questione curiosa da capire. I nostri colleghi a Torino non sono stati capaci di preparare le condizioni del nuovo modo di fare politica, ma anzi le hanno compromesse, perché non si può da un giorno all'altro immaginare che le forze politiche, la società civile, il sistema della comunicazione siano in grado di essere funzionali ad un moderno e avanzato confronto relativo ad un nuovo modello elettorale.
Un nuovo modello elettorale deve avere il tempo fisiologico di maturare, di consolidarsi, di essere preparato, perché rispetto a questo si devono preparare anche le risorse culturali e, perché no, anche finanziarie perché non è tanto bello quello che si vede, di Consiglieri regionali che diventeranno Consiglieri comunali con cento preferenze. Questo vuol dire che non c'è stata una campagna elettorale, c'è stata campagna elettorale di quattro o cinque persone che facevano il carro di Tespi di fronte alla televisione; il resto della classe politica torinese è stato azzerato da questa vicenda, sia quelli che verranno eletti, sia quelli che verranno sconfitti. Una riforma di questo tipo richiede tempi di maturazione e di consolidamento.
Per dirla in breve, noi abbiamo l'esigenza di costruire un patto di solidarietà in Consiglio che porti a maggioranze in grado di costruire una nuova Regione e costruire le condizioni politiche tali che il confronto del 1995 non sia quella cosa grossolana, improvvisata, rozza che è stata la competizione per il Comune di Torino. In effetti, quando noi sentivamo questi candidati a Sindaci illustrare le loro proposte, i loro documenti, i loro messaggi, non avevamo l'impressione di vedere dietro a queste persone gli eredi di Einaudi, di Emanuele Filiberto, di Cavour, di Gobetti, di Gramsci; la responsabilità per questa caduta della classe dirigente compete a tutti, a noi che siamo qui seduti e a quelli che ci hanno mandati! Ma non possiamo fare come ha fatto la città di Torino, lasciare la Regione allo sbando. E quando una classe politica se ne va via, lascia il vuoto e nel vuoto, come sempre avviene - rimanendo in materia di acque - prima che arrivino le acque limpidissime e purissime di Messner, arrivano altre cose quelle che sono più vicine. Quindi ritengo che questo Consiglio regionale debba trovare in sè le proprie risorse e la propria capacità di inventare un ruolo straordinario alla Regione, quello - almeno in questa Regione e in questa città - di ricostruire le condizioni della politica i cui protagonisti saranno quelli che si contenderanno il governo, le maggioranze, il ruolo dal 1995 in poi.
Qualcuno si chiederà perché questo mio intervento non concluda, come sarebbe coerente, con una richiesta della maggioranza e della Giunta di prendere atto che va aperto un confronto anche in termini formali. Ritengo che questo non possa essere fatto per una ragione elementare, perch dobbiamo avere rispetto per l'autonomia della città di Torino come l'abbiamo avuta fino adesso. Un'apertura di crisi, che evidentemente sarebbe di tipo costruttivo, proiettata verso alcune soluzioni evidentemente sarebbe un fatto assolutamente influente - non ininfluente rispetto alla vicenda elettorale torinese, e a me pare che ognuno di noi cercherà di influire sull'esito del risultato elettorale su Torino per quanto gli sarà possibile, ma tutti insieme come istituzione non possiamo farlo. Non è ancora maturato il tempo per le decisioni che comunque vanno assunte. Certo è che la cosa più difficile non è disegnare scenari: basta immaginare di aggiungere Gruppi, togliere Gruppi, cambiare Presidente togliere Presidenti. Un lavoro di tavolino è abbastanza semplice.
La mia vera preoccupazione, cari colleghi, è capire se le illusioni, i sogni, le ambizioni che ci hanno portati qui fossero scritti sulla sabbia o no. E' per questo che io non lascio, perché desidero capire alla fine se ho speso parte della mia esistenza e utilizzato la fiducia e l'amicizia di molti per delle cose scritte sulla sabbia o per cose scritte nel sole. Io credo che fossero scritte nel sole e dopo l'eclisse torneremo a leggerle in particolare, la grande tradizione liberale, la grande tradizione socialista non possono ridursi a non essere più presenti nella Sala Rossa del Consiglio comunale di Torino.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Marchini per il suo intervento e dò la parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Intervengo prima di tutto per esprimere un certo disagio sulle considerazioni dei due colleghi che mi hanno preceduto, Marino e Marchini.
Io non credo che una tangente possa essere considerata l'oggetto di queste nostre considerazioni. Vorrei anche cambiare tono, perché sono altrettanto convinto che continuare, persistere in giochi di simulazione alla Ravensburger non assecondi le intenzioni che arrivano dal Paese. Mi limiterò - se riesco, perché non è semplice - a poche considerazioni banali sui ragionamenti che ci possono portare, a fronte delle dichiarazioni del Presidente, a prendere una strada piuttosto che un'altra.
Credo che la questione specifica da affrontare in questa sede stia nel fatto che questa maggioranza si sta estinguendo per consunzione. In particolare, ma non solo, per il motivo che è stata colpita ripetutamente da disavventure giudiziarie. Penso sia importante soffermarsi un attimo sulle elezioni amministrative di domenica: è vero che non sono determinanti per il Consiglio, ma possono essere un indice piuttosto interessante anche per il Consiglio regionale. Non è sfuggito alla valutazione di nessuno questa mattina se ne parlava nei corridoi - il fatto che a Torino il PSI il PSDI e il PLI non sono più rappresentati in Consiglio comunale, salvo alchimie dell'ultimo momento dovute a collegamenti in vista del ballottaggio.
Risulta altresì ridimensionata, direi in modo drastico, anche la presenza della Democrazia Cristiana, che pare essere destinata all'opposizione. Situazioni del tutto diverse da quelle attuali.
Di fronte ad un quadro così modificato, ritengo che all'interno della maggioranza qualche cosa stia succedendo; le forze politiche che si erano impegnate a portare avanti un programma oggi non sono più nelle condizioni di rispettare tempi e modi, in quanto mancano di sufficiente convinzione ma anche della necessaria forza alle proprie spalle.
E' indubitabile che oltre a questioni elettorali ci siano delle questioni di base: la maggioranza attuale - sia in Regione che in Provincia e in Comune - è stata travolta dalla questione morale. In base a queste considerazioni, affianco le richieste dei Consiglieri Chiezzi e Zacchera ovvero della necessità di una riforma elettorale. Una riforma elettorale sicuramente necessaria o in senso maggioritario o perlomeno con una riserva di sbarramento al sistema proporzionale, non tanto per evitare uno spezzettamento o l'ingovernabilità, ma piuttosto per evitare quello che sta succedendo o che potrebbe, nello scenario più credibile, succedere nel Comune di Torino, e cioè consegnare il governo nelle mani dei rappresentanti del passato più remoto. Questo è il rischio che si potrebbe correre, ma se lo scrupolo esiste, di fronte alla gravità di questa situazione sono spinto a rimuoverlo, perché vivendo tra la gente e non con la testa in mezzo alle nuvole, ci rendiamo conto che ad ogni arresto, ad ogni avviso di garanzia la credibilità dell'ente nella gente crolla, scende a livelli incredibilmente bassi.
Il compito principale dei governi prossimi venturi sarà quello di recuperare questa credibilità, di ridare fiducia alla gente che oggi considera l'Ente Regione vessatorio, incapace di programmarsi, incapace di gestire e di intervenire.
Di fronte a questa considerazione, che diventa principale, non possiamo fare a meno di accogliere quanto emerge dalle istanze dei Consiglieri Chiezzi e Zacchera. Anche se abbiamo delle forti perplessità che con questo sistema elettorale si possa al meglio affrontare la situazione prossima ventura, riteniamo che di fronte al rischio di vedere la popolarità, la credibilità della Regione buttata in mezzo ad una strada, noi abbiamo il dovere morale di andare rapidamente - indipendentemente da riforme che arriveranno chissà quando, perché la volontà di riformare il sistema elettorale delle Regioni sembra che non esista - alle elezioni per riformare l'assemblea regionale e dare alla gente le risposte di cui ha bisogno.
Noi siamo stati latitanti sulle discariche, siamo stati incapaci di affrontare la riforma della gestione dei servizi di smaltimento dei rifiuti. Davanti a questa nostra incapacità, non possiamo che aderire a quanto - con tutte le riserve del caso - richiesto dai colleghi Consiglieri Chiezzi e Zacchera.
Preannuncio che aderirò al documento presentato dal Consigliere Chiezzi, che non ho avuto ancora modo di leggere attentamente, ma che condivido.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

In ordine alle comunicazioni che il Presidente Brizio ha svolto rispetto alle deliberazioni assunte nei mesi di aprile e maggio del 1990 intendo svolgere alcune considerazioni di ordine politico.
Innanzitutto queste deliberazioni sono state assunte tutte con il Consiglio sciolto, a fine legislatura. Credo che questo fatto sia stato grave, sia rispetto al metodo scelto sia per le questioni che quelle deliberazioni contenevano. Non ne faccio una questione formale di competenza della Giunta o del Consiglio, non è questo il problema. Si tratta di atti che hanno avuto un impatto negativo sulla popolazione piemontese. Credo che per questo motivo una maggioranza, una Giunta che avesse dimostrato un minimo di sensibilità politica ne avrebbe discusso in Consiglio. Avrebbe dovuto assumere queste deliberazioni solo dopo un confronto con i Consiglieri, in quest'aula. Questo è un primo dato politico del quale dobbiamo prendere atto.
La seconda considerazione riguarda la questione morale. Con l'arresto del Consigliere Croso si è riaperta la questione morale, o perlomeno siamo ad una continuità della questione morale scoppiata alcuni mesi fa. E' ovvio quanto hanno detto il Presidente Brizio e altri colleghi: le indagini attengono alla Magistratura. Ma in questo Consiglio, rispetto alla questione morale, non possiamo cavarcela dicendo semplicemente che le indagini attengono alla Magistratura: le scelte politiche per affrontare la questione morale sono invece di competenza delle forze politiche, delle istituzioni; minimizzare la questione non tenendo conto del significato degli atti politici che hanno fatto scoppiare la questione morale significa delegare ad altri, e cioè alla Magistratura, questioni che non sono di sua competenza, bensì dell'istituzione e delle forze politiche.
Nello specifico della questione, il collega Croso ha ammesso, stando a quanto dicono i giornali, di aver ricevuto delle tangenti per la costruzione di quelle discariche e di averne poi elargito parte ad altri tirando in causa colleghi del suo stesso partito, a partire dall'on.
Garesio.
Non credo che tale ammissione sia unicamente un problema di competenza delle indagini della Magistratura. Il fatto che un Assessore senza competenze in merito alle discariche - era Assessore al bilancio - sia stato il referente di tangenti per l'azienda FIAT e le sue consociate, è fatto gravissimo, che apre questioni molto inquietanti, sulle quali non credo che il Presidente della Giunta possa cavarsela dicendo che le indagini attengono alla Magistratura.
Sono parecchie le questioni da comprendere; non si tratta tanto della correttezza formale delle deliberazioni, sulla quale credo che nessuno di noi nutrisse dubbi - dubbi, comunque, ormai dissipati dalla comunicazione del Presidente della Giunta - quanto l'iter seguito da tali deliberazioni: quando e perché sono nate tali decisioni, e perché sono state decise in quei tempi? Perché a Consiglio regionale sciolto? C'erano dei termini delle scadenze obbligate, per assumerle in quei tempi, oppure no? Credo che questa sia una questione sulla quale la Giunta deve dare delle risposte.
In seguito alle ammissioni del Consigliere Croso e alle sue non competenze rispetto alla questione delle discariche, ma anche al fatto che fosse lui il referente di questo sistema nel rapporto con grandi gruppi finanziari privati, viene spontanea un'altra domanda: si tratta della conferma di un altro patto tra forze politiche di governo ed imprese dell'intreccio fra spesa pubblica e malaffare, su un altro filone - quello delle discariche - dopo quello della sanità? Credo che anche a questa domanda si debba rispondere politicamente, e non semplicemente sulla base delle indagini della Magistratura. Ci sono questioni che vanno capite ascoltate ed affrontate da parte della Giunta e riportate al Consiglio regionale.
E' contro un tale sistema che vanno assunte le scelte politiche; scelte che nessun altro può fare se non le forze politiche, i governi, le assemblee consiliari competenti.
E' proprio di fronte a questi fatti che la crisi della maggioranza è evidente; una crisi innanzitutto di ordine politico e non solo morale, la quale è diventata anche numerica, di mancanza di maggioranza - come ricordavano altri colleghi prima di me - visto il numero di Consiglieri inquisiti.
Ad aggiungersi ad una questione morale di queste dimensioni, vi sono gli avvenimenti politici di questi giorni, dei quali pensiamo non si possa non tenere conto.
Dieci milioni di elettori, con il voto di domenica scorsa, hanno determinato quello che tutti, ed anch'io, definiscono un vero e proprio terremoto politico. Siamo di fronte ad avvenimenti che hanno cambiato completamente la storia politica e il sistema dei partiti, sistema sul quale si sono formati, costruiti e consolidati i Governi degli ultimi quarant'anni della nostra storia repubblicana. Siamo di fronte ad un fatto politico di eccezionale rilevanza: è scomparso il centro del sistema politico; è scomparso un partito storico come il PSI, la cui disfatta ha proporzioni che, credo, nemmeno i più pessimisti potevano immaginare.
Cambia completamente la geografia politica del Paese; con il voto di domenica scorsa si è di fatto realizzato un sistema politico con una tendenza maggioritaria; si sono formati due schieramenti (questo è il risultato evidente): la destra da una parte, la sinistra e il progresso da un'altra parte. Parlo in termini generali; nelle singole città, come ad esempio Torino, le questioni stanno in termini ancora diversi, ma in termini generali è evidente il grande balzo in avanti della sinistra nel suo complesso, di cui il mio partito, il PDS, è sicuramente l'asse più rilevante, tant'è che le proiezioni sul piano nazionale, stante il risultato di domenica, danno il PDS come primo partito in Italia.
Dall'altra parte, soprattutto con il grande successo in grandi città del nord, da Milano a Torino, abbiamo la Lega, come aggregazione di polo moderato; il centro si è spappolato. Presidente Brizio, ho riportato i dati emersi domenica dalle elezioni.
Credo che di questo non si possa non tenere conto; e questo non perch personalmente ritenga ci debbano essere degli automatismi tra il voto di Torino - che pure è un voto importante - e le decisioni che devono essere assunte in questo Consiglio regionale. Credo però che, di fronte ad un cambiamento epocale come quello avvenuto, che ha visto impegnati dieci milioni di elettori - test quindi piuttosto importante rispetto alle prospettive del sistema politico - non tenerne conto, non discuterne, non affrontare le questioni conseguenti sarebbe molto sbagliato, sia per ragioni politiche generali sia per ragioni politiche specifiche, inerenti al ruolo dell'istituzione regionale.
Sulla base di questi risultati, ritengo che qui si debba aprire una nuova fase. Siamo convinti, e per questo siamo impegnati e ci batteremo che questi ultimi due anni di legislatura debbano servire per una fase costituente della nuova Regione; una fase cioè di rilancio politico ed istituzionale della Regione sia come capacità di iniziativa di governo che la Regione deve essere in grado di esprimere se vuole ridare slancio e credibilità a questa istituzione, sia come iniziativa politico istituzionale in raccordo con le altre Regioni e, in termini più generali nei confronti delle riforme che debbono essere approvate dal Parlamento nazionale.
Insisto nel parlare di fase costituente della nuova Regione, perch questa è l'unica scelta che può giustificare, nei confronti dei cittadini piemontesi, l'esistenza di questo Consiglio e di questa istituzione. La Giunta deve, quindi, prendere atto della sua crisi per aprire questa fase nuova.
Noi ci sentiamo impegnati per questo obiettivo. Ci sentiamo impegnati se l'obiettivo diventa questo, per ridare legittimità a questa istituzione e a questo Consiglio. Ci sentiamo impegnati a costruire le basi di un reale rinnovamento della Regione e di una struttura di un nuovo Stato delle Regioni. Ci sentiamo impegnati a definire nuove regole elettorali per la Regione. Si sta discutendo della riforma elettorale che riguarda la Camera dei Deputati. Si è votato domenica scorsa con la nuova legge elettorale per i Comuni e per i Sindaci; l'unico ente, quasi come se fosse un'isola avulsa dal resto del mondo, del quale non si parla, è la Regione. Avviare una nuova fase costituente significa anche affrontare le questioni delle nuove regole per la Regione e per questo - ripeto noi ci sentiamo impegnati.
Nuove regole elettorali, perché se non si ha la capacità di aprire questa fase nuova non si può nemmeno aspettare immobili la scadenza del 1995: credo che ne saremmo tutti travolti. Se dovessimo rimanere in questa situazione che è di stallo, di immobilismo, di nessuna capacità ed incisività dell'azione di governo, non avremmo neanche la giustificazione dell'esistenza di questo Consiglio.
Se non si cambia, se non c'è la fase costituente alla quale facevo riferimento prima, allora anch'io credo che sia preferibile rilegittimarsi con un pronunciamento dell'elettorato; ovviamente la condizione è che si vada con nuove regole elettorali. Anch'io, come altri hanno sottolineato ritengo che sarebbe un grave errore andare ad un pronunciamento dell'elettorato con le vecchie regole elettorali. Non cambierebbe niente soprattutto non risponderemmo alla volontà espressa da milioni e milioni di cittadini italiani con il referendum del 18 aprile. Credo che di questo debbano tenere conto anche coloro che rispetto a quel referendum si sono pronunciati in modo contrario. Non possiamo non tenere conto del fatto che l'80% degli italiani si è pronunciato in questo modo; non possiamo non rispondere positivamente anche a questo. E' un fatto di responsabilità democratica del quale dobbiamo farci carico.
Non ci sono alternative a queste due scelte, se vogliamo davvero ridare credibilità a questa istituzione. Per questo chiedo - l'ho già fatto alla Conferenza dei Presidenti dei Gruppi, lo ribadisco qui in aula - di affrontare a fondo nella prossima Conferenza dei Capigruppo questa questione politica, che si è aperta per i motivi che dicevo prima, per prendere atto della crisi della Giunta e definire l'impegno costituente per la riforma e il rinnovamento della Regione e dello Stato da parte di questo Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signora Presidente e colleghi, nella precedente riunione dei Capigruppo avevamo valutato come organizzare questo Consiglio, sapendo che si sarebbero posti due problemi: il primo, la risposta alle elezioni (solo ieri abbiamo saputo i risultati); il secondo, l'ultimo provvedimento della Magistratura che riguarda molto da vicino la Giunta e il Consiglio.
Sul primo problema, quello che riguarda la valutazione del risultato elettorale, correttamente ritengo ci sia la volontà da parte di tutti di rinviare ad un approfondimento più serio. Quanto è avvenuto domenica scorsa è molto importante e deve far riflettere più di un giorno. Conviene meditare meglio quanto è avvenuto, il perché di quanto è avvenuto e che cosa questo comporterà in futuro per la nostra Regione e complessivamente per il nostro Paese.
C'è poi il problema collegato alla comunicazione fatta oggi dal Presidente della Giunta su una vicenda che ha colpito un Consigliere regionale. E' certamente un fatto grave, anche perché è la seconda volta nel giro di poche settimane che siamo costretti - ahimè - a dibattiti di questo genere. Ma forse è un fatto che coinvolge anche qualcosa di più perché la vicenda che ha coinvolto il Consigliere Croso va a toccare, sia pure indirettamente, qualche altra persona che è stata oggetto di voto di questo Consiglio regionale.
E' certamente un fatto molto grave, che però non può assolutamente, a mio giudizio, portarci alle conclusioni troppo facili e strumentali che da qualche parte si fanno. Non credo che ciò debba determinare l'interruzione di nessuna legislatura. Ci sono i periodi fissati dalla legge, ci sono le maggioranze, ci sono i governi, e i governi devono governare finché ne hanno la capacità. Credo quindi veramente che il rimescolio che c'è stato nella società e che ha avuto manifestazione politica nelle passate elezioni non debba minimamente toccare o, comunque, non sia un elemento che debba necessariamente comportare scelte drastiche rispetto a questo Consiglio.
C'è un'altra cosa che vorrei dire personalmente al collega Chiezzi, il quale ha detto che i Consiglieri regionali sono tutti attaccati al vecchio sistema delle tangenti.



CHIEZZI Giuseppe

Io non ho detto quello.



FERRARA Franco

No, tu hai detto quello e io devo dire che non mi sento, come molti altri credo in quest'aula, minimamente attaccato al sistema delle tangenti.



CHIEZZI Giuseppe

Ma sono stati eletti vigente quel sistema!



FERRARA Franco

Tu hai detto che siamo attaccati e io ti dico che non mi sento minimamente attaccato!



CHIEZZI Giuseppe

Bravo, complimenti!



FERRARA Franco

Io non mi sento minimamente attaccato davvero! Te lo posso garantire: se tu ti senti attaccato a quel sistema delle tangenti, traine le conclusioni.



CHIEZZI Giuseppe

Io ho detto che siamo stati eletti vigente quel sistema.



FERRARA Franco

Non è vero, ma prendo atto di questa tua precisazione che mi pare opportuna.



(Commenti del Consigliere Chiezzi)



FERRARA Franco

Collega Chiezzi, non ho inventato nulla, prendo atto di questa tua precisazione e va bene così. E' stato un errore ostativo - così si dice in diritto del quale prendo atto e quindi non c'è alcun problema.
Ma, al di là di queste considerazioni, cioè interruzione o meno della legislatura o anche soltanto cambio di maggioranza, crisi della Giunta, che pure la vicenda di questi giorni non va a toccare perché si tratta di una persona che non era parte della Giunta e di una vicenda che risale ad un momento precedente alla formazione di questa Giunta, non mi pare ci siano problemi per innescare in maniera strumentale polemiche di questo genere.
Detto questo, però, e quindi dando atto alla volontà della Giunta di rimanere, credo che questi fatti non possano non portaci ad alcune riflessioni molto serie, perché non sono questioni che nascono adesso, ma sono questioni che vengono discusse da molto tempo e che il sistema politico ha sempre affrontato con una certa leggerezza ed un certo distacco.
Ricordo una mia intervista di un anno fa, che fece scalpore e polemica in cui dicevo che il sistema politico era permeato complessivamente di corruzione; dicevo che il sistema dei partiti è invischiato fino al collo negli affari. Queste mie affermazioni fecero dire al Presidente del PDS e al Presidente della Democrazia Cristiana che chi diceva questo doveva trarre le logiche conseguenze, dimettersi.
Io non mi sono dimesso, non ritenevo proprio di dovermi dimettere per aver fatto quelle affermazioni; credo che la responsabilità di quello che sta capitando oggi, non soltanto qui ma complessivamente nel nostro Paese stia nel fatto che è vissuto e sopravvissuto e si è rafforzato un sistema sostanzialmente consociativo da parte di tutti, per cui ognuno controllava il proprio orticello, chiedendo agli altri di non disturbare e non disturbando gli altri. E ognuno continuava a fare quello che doveva fare.
Tutti quanti si adeguavano a questo, e in qualche misura anche la stessa opposizione. Non è che qui si salvi qualcuno! Anche l'opposizione in fondo, rientrava in questo disegno, e ogni tentativo, ogni proposta per cercare di incidere e di modificare questa situazione è sempre stata considerata con estrema sufficienza.
Vorrei ricordare alcune cose rispetto a quello che è avvenuto in quest'aula; ricordi che non sono lontani dai discorsi che stiamo facendo e che mi paiono assolutamente coerenti ai problemi che abbiamo oggi di fronte. Il collega Carletto ricorderà che, quando nell'altra legislatura si discusse la legge sul personale, da parte del Gruppo repubblicano si pose la questione di trovare dei meccanismi tali per cui il problema delle carriere all'interno del sistema politico non fosse tutto affidato ai politici, ma ci fosse qualche elemento esterno che andasse a determinare dei giudizi vincolanti o comunque significativi rispetto alle scelte che si facevano.
Devo riconoscere che ebbi una piccola comprensione, non forte, da parte di alcuni partiti di opposizione, ma la maggioranza disse che, pur essendo proposte importanti, significative, non era ancora opportuno attuarle, e non se ne fece niente. Già allora, nella passata legislatura qualcuno si poneva il problema che il male di cui gode il sistema non è soltanto nei politici puri, ma nella struttura stessa. E' la struttura stessa che molte volte determina quelle situazioni verso le quali siamo andati incontro oggi.
La struttura - l'ha detto anche il Consigliere Marino prima è responsabile di questo. Ebbene, quel concorso che mi ero permesso di criticare, per il quale mi ero permesso di suggerire vie alternative, pass con la promozione di tutti: tutti erano uguali, nessuna discriminazione fu fatta, e andava avanti questo sistema.
Noi riproponemmo il problema pochi mesi fa, quando ci fu il rimpasto della Giunta. Chiedemmo che venisse sancito il sistema della turnazione all'interno delle strutture burocratiche della Regione; turnazione obbligatoria, non facoltativa, perché le cose facoltative - ce l'ha detto Brizio e lo ricordo molto bene - "quando è necessario, gli spostamenti si fanno". Ma questo è evidente.
No, ci deve essere un meccanismo per cui, comunque, ci sono dei movimenti e vengono tolte certe incrostazioni. Questa proposta non venne accolta, come non venne accolto il principio della turnazione degli Assessori.
Signor Presidente, non so se è del tutto casuale che le due vicende che abbiamo avuto di fronte in queste ultime settimane e mesi si riferiscano a due Assessorati che, non so per quanti lustri, sono rimasti appannaggio di una stessa forza politica; dico questo senza voler accusare niente e nessuno. Mi chiedo però se questo fatto sia del tutto casuale; forse non lo è o forse sì, ma certamente il sospetto e il dubbio possono venire.
Un pochino più di coraggio nel momento in cui si facevano i rimpasti avrebbe suggerito un qualcosa di diverso. Questa è la responsabilità di questa Giunta, di questa maggioranza, di questo Consiglio, ma anche lasciatemi dire - del sistema politico. In realtà, si è sempre andati avanti tutti quanti, qualunque fossero le maggioranze, con questo andazzo che oggi troviamo marcito.
Dobbiamo cercare di mettere di nuovo qualche sistema di controllo; so che qualcuno dice che noi non dobbiamo controllare nulla, ma io credo invece che si debba controllare. Non possiamo soltanto dire: "E' la Magistratura che farà qualche cosa"; anche noi dobbiamo crearci dei sistemi, degli strumenti di controllo vero, non formale e non fittizio e non finto, come qualche volta forse ci siamo dati.
Credo che questo problema dovrà essere oggetto di una riflessione signor Presidente. Abbiamo di fronte due anni; qualcuno ha posto il problema ed allargato il discorso. Il collega Marchini ha ampliato il discorso e lo stesso ha fatto il Consigliere Marengo: da parte di questo Consiglio occorre avere la capacità di affrontare il momento istituzionale importante e la Giunta deve avere la capacità di dare risposte concrete ai problemi di governo.
Su questo argomento abbiamo una scadenza molto prossima che è il bilancio. Ebbene, io credo che in quella sede il problema della capacità di governo, di legittimazione di questa Giunta, di questa maggioranza e di questo Consiglio sarà messo alla prova ed avrà una verifica. Quello sarà il vero momento di verifica complessiva della nostra legittimazione a governare.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Segre.



SEGRE Anna

Il dibattito di stamane, che ha preso avvio dalla comunicazione del Presidente Brizio, pur nelle differenze profonde di idee e quindi di conclusioni che si possono trarre, si svolge in un'atmosfera, almeno apparente ma forse reale, più serena di altri dibattiti che si sono avuti in questa stessa aula negli ultimi mesi a proposito di vicende simili a quella che stiamo affrontando oggi.
Credo che tutto questo non avvenga per caso; penso che, pur appunto nella differenza di idee, ci stiamo tutti rendendo conto - chi in una posizione, chi in un'altra - che la situazione di questo Consiglio e della Giunta regionale è un problema ormai arrivato a maturazione, problema non della legittimità che certamente entrambi hanno dal punto di vista giuridico, ma dal punto di vista dell'efficacia. Il problema è certamente arrivato a maturazione e non è più solo questione di alcuni scatenati che vedono ed affrontano la situazione sempre in modo più estremista di altri.
Il dibattito di stamane, che è partito dalla comunicazione inerente al Consigliere Croso, proprio per il motivo che ha portato all'arresto del Consigliere stesso è arrivato immediatamente a un nodo che in questa legislatura perlomeno non è stato affrontato. La ricostruzione di come questo nodo sia andato man mano avviluppandosi sempre più - mi riferisco in modo generico a varie questioni ambientali e in modo specifico alla questione dei rifiuti - il collega Marino l'ha fatta molto bene nel suo intervento. Egli ha, infatti, evidenziato quali dovrebbero essere i reali problemi politici e non solo tecnici da affrontare, se si volesse davvero risolvere il problema e non rinviarlo di settimana in settimana ogni qualvolta dobbiamo ricevere le delegazioni contrarie alle discariche.
Il problema è politico, e il collega Marino lo ha dimostrato chiaramente quindi ci vuole una volontà politica per risolvere questi problemi. La volontà politica, però, continua ad essere debole, debolissima, non si vede, tant'è vero che mentre il Consigliere Marino parlava sia l'Assessore di passata competenza, l'Assessore Garino, sia l'Assessore di attuale competenza, l'Assessore Lombardi, erano assenti. Non è per polemica che dico questo, però il problema è da affrontare politicamente per non andare incontro a tanti altri casi che potrebbero insorgere dopo quelli che già abbiamo sul tappeto. Questo problema deve essere affrontato di petto dall'Assessore e, dato che di problema politico grave si tratta, anche dal Presidente della Giunta regionale. Come è avvenuto in altre Regioni, ad esempio la vicina Lombardia, di fatto Tangentopoli è emersa sulla questione rifiuti, che non è solo una questione di siti, come qualcuno ha ricordato ma di revisione della nostra legislazione regionale che non permette di fare le cose in modo chiaro e trasparente.
Vi sono però altre cose - e qui il discorso si allarga - che questa Giunta, in questi tre anni ormai, non ha compiuto, mostrando la sua insufficienza di governo. E soprattutto nei campi che più ci interessano e ci stanno a cuore, oltre a quello già ricordato, come ad esempio quello della pianificazione territoriale, dove praticamente nulla è stato fatto solo i parchi hanno avuto una politica. Chissà perché proprio su questi argomenti (ma non solo) che sono fondamentali per la gestione di un ente regionale non si sono compiuti fondamentali atti di governo. Non posso non ricordare come dal livello nazionale in giù tutto il sistema di tangenti venuto fuori in questo ultimo anno sia emerso proprio su grandi opere di carattere ambientale. In quest'aula abbiamo fatto molti dibattiti su grandi opere in cui la Regione Piemonte dovrebbe essere coinvolta (ricordo, ad esempio, l'Alta Velocità), per produrre occupazione. Io penso che la più grande opera che anche a livello nazionale potrebbe essere fatta in campo ambientale per creare occupazione sia l'aggiustamento del dissesto idrogeologico del suolo.
C'è un altro caso che la presente Giunta non è riuscita a gestire anche se bisogna dire che il Piemonte, da questo punto di vista, ha fatto tutto quello che poteva fare per arrivare ad una soluzione della questione.
Due settimane fa, trovandomi un sabato a Milano, sono stata colpita dal fatto che nostri abituali ospiti di quest'aula, cioè l'Associazione di Rinascita della Valle Bormida, che da molto tempo non vengono più a trovarci in Consiglio regionale, si trovavano davanti al Palazzo di Giustizia di Milano per trasmettere alla Magistratura tutte le carte relative a questi anni. Qui il problema è più grosso, però la Regione Piemonte non è particolarmente colpevole, anzi; è però un fatto significativo per dirvi come i problemi che le Regioni o che comunque le volontà politiche ai vari livelli non hanno saputo e voluto risolvere forse li risolverà la Magistratura.
In termini più generali, noi pensiamo (i Consiglieri Verdi hanno sottoscritto l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Chiezzi) che quest'aula non possa più rappresentare un gruppo di persone, una specie di clan che continua a vivere sordo ai rumori che invece emergono prepotentemente dal Paese. Ho detto "rumori" per non dire qualche cosa certamente di più frastornante, probabilmente un terremoto. Quindi bisognerebbe, questa è anche la nostra idea, fare un atto di coraggio prima di essere costretti a farlo. E questo atto di coraggio bisogna pensarlo con un itinerario simile a quello scritto nell'ordine del giorno, a cui noi abbiamo aderito per arrivare ad elezioni anticipate subito anche per questa assemblea regionale, dopo uno scioglimento del Consiglio.
Ricordo che in un dibattito simile a questo il Presidente Brizio aveva detto che in momenti come questi è molto più difficile governare che non governare. In questi mesi le cose sono cambiate ad una velocità e ad un ritmo della storia a cui non siamo abituati, per cui stentiamo a far coincidere il nostro modo di pensare con la velocità che gli avvenimenti hanno impresso alla storia.
Per questo motivo ritengo che le elezioni anticipate non siano un pericolo, come altri Consiglieri hanno detto. E' un pericolo, invece, non corrispondere alla realtà del Paese che si è andata configurando in questo ultimo anno. Il problema non è nemmeno di rispetto, come è stato detto, nei confronti della città di Torino, come per dire che quello che è avvenuto e sta avvenendo, rispetto alle elezioni della città di Torino, non ha influenze sulla Regione Piemonte.
Porre il problema di elezioni anticipate non è mancare di rispetto alla città di Torino, ma è avere molto rispetto nei confronti del Paese, che in questo anno è totalmente cambiato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Molti sono quelli che stamane hanno gridato "tutti a casa" con la stessa disinvoltura con cui, alcuni anni fa, qualcuno invitava ad andare tutti al mare. Io non amo esprimere giudizi sul senso di responsabilità altrui; certo credo che questo atteggiamento evidenzi una carenza preoccupante di senso comune.
L'apertura di una crisi in questo momento determinerebbe, a mio avviso ripercussioni drammatiche su una situazione già fortemente compromessa; non quella dei partiti, ma quella della città di Torino e della comunità piemontese. Una crisi di governo, a qualsiasi livello si collochi, non è certamente un fatto ludico o dopolavoristico, e se in passato abbiamo ceduto al vizio assurdo - e mi riferisco anche al nostro partito - di far cadere gli esecutivi per questioni indipendentemente dalla buona o cattiva amministrazione, oggi dobbiamo adeguarci consapevolmente alla virt costruttiva che ci impone di continuare per non creare dei vuoti di potere dei cedimenti di autorità e delle latitanze istituzionali.
Che le solidità partitiche del 1990 si siano trasformate, attraverso una drammatica alchimia, nella precaria sostanza elettorale di oggi è un dato obiettivamente acquisito, ma non è sull'acquisizione del negativo che possiamo fondare il ripensamento e la ricostruzione del positivo. Non è dalla visione desolante del paesaggio, sia pure pieno di rovine dopo la sconfitta, che si traggono le energie morali per ricompattare le truppe e l'ispirazione necessaria per guidarle in una nuova campagna.
Occorre guardare innanzi, e guardare innanzi non significa dimenticare il passato; significa piuttosto credere nel futuro e nell'attuabilità dei progetti validi. Giunti a questo punto, ci si chiede se ci troviamo di fronte, viste anche le urgenze espresse questa mattina, ad un conflitto di principi o ad una vera e propria guerra d'interessi. Mi pare di poter dire che la destabilizzazione del quadro governativo regionale corrisponde alla condizione sentimentale ed ambigua, perché fatta di desiderio e di paura di chi teme di non arrivare in tempo o di non arrivare mai, come il kafkiano messaggero dell'imperatore. Allora ci domandiamo quale ragione reale spinga a tanta fretta. I partiti che non sanno attendere - ricordava Depretis - non meritano di andare al governo. Ci viene il sospetto che la ragione si debba ricercare piuttosto in vicende che stanno iniziando a dilagare, caro Chiezzi, in episodi oscuri e paradossali che si stanno aprendo agli occhi dell'opinione pubblica. Per esempio, a quale mistero buffo si consacrarono coloro che ebbero la trovata di chiamare "Idea" un conto in banca, sul quale andavano ideologicamente a gravare gli sporchi denari dei nemici di classe, i nemici di sempre, la razza padrona, i capitalisti? Se tanti sapevano dell'andazzo, pochi avrebbero seriamente pensato che la corruzione si potesse tradurre in idealismo (visto che il conto si chiama "Idea"), cioè che Croce e Gentile, per ironia della sorte diventassero anch'essi cittadini onorari di Tangentopoli. Ma voglio lasciare alle spalle queste polemiche, vorrei veramente far emergere dalla questione giudiziaria - e lo dico una volta per sempre la netta distinzione fra politica e morale, termini sinonimi, ma non surrogabili a vicenda tutt'al più adeguabili in senso reciproco. Per questi motivi pensare di risolvere i problemi della politica facendo ricorso ad una precettistica rigorosa dei comportamenti collettivi o delle consapevolezze individuali rappresenta un gravissimo fraintendimento. La morale si esprime attraverso giudizi di valore, ma la politica, amici Consiglieri, si esprime attraverso giudizi di fatto.
E' strano che, partendo proprio da presupposti così eterogenei, essi si ritrovino poi sullo stesso piano. Tuttavia questo succede proprio quando i fatti, le azioni si allontanano troppo dai valori, tanto che questi ultimi per rivalersi del danno subìto, pretendono di sostituirsi ai primi.
Facciamo molta attenzione su questo. Se la questione morale venisse intesa in termini meramente strumentali o tecnici, con una buona dose di realismo potremmo anche accettarla, ma se venisse concepita in modo sostanziale allora nulla è più pericoloso del connubio che la sostiene.
Esso è nato con la contraffazione e con la caricatura drammatica e spesso tragica dello Stato moderno che è lo Stato etico, caratterizzato come raccomandava sul finire del '500 il piemontese Giovanni Botero, quando consigliava che lo Stato doveva essere governato da un consiglio di coscienza costituito da teologi morali.
Dunque, etica e politica non possono e non devono vicendevolmente escludersi, ma devono piuttosto mantenersi alla giusta distanza. La loro è una relazione paradossale, come quella dell'apologo famoso di Schopenhauer che riguardava i porcospini che se stanno troppo vicini si pungono, se stanno troppo lontani hanno freddo. Pertanto il loro rapporto è un rapporto problematico, intrinseco, inestricabile; Andrè Marreau ha espresso magistralmente questa situazione quando ha affermato che: "Non si fa politica con la morale, ma non si fa meglio senza?".
Sulla scorta di queste riflessioni, caro Presidente, perché continuare a governare? Se la corruzione, come abbiamo detto, non è più soltanto nel sistema, ma è del sistema, per quali motivazioni continuare a vivere questa storia della colonna infame? Oggi sono state fatte dal Consigliere Zacchera ed altri un'infinità di dissertazioni su questi argomenti. Ci sarebbero molte risposte a questo nostro interrogativo. Personalmente ne azzardo qualcuna: noi siamo consapevoli, signor Presidente, della sua alta moralità, del suo esemplare senso del servizio nei confronti delle istituzioni della comunità piemontese, ma siamo altrettanto consci che la dialettica della politica impone di non arrendersi dinnanzi a chi ha riscoperto in maniera spesso violenta e settaria il ruolo del nemico che desidera assistere al rogo della nostra istituzione come inevitabile conseguenza di una condanna per stregoneria politica.
Vi è poi una ragione progettuale che indica, nell'esercizio dell'alta governabilità, l'unica possibilità per questa Regione di rimanere nel concerto delle dinamiche europee per mezzo di una forte tendenza all'integrazione comunitaria e alla comunicazione internazionale. Vi sono infine le ragioni esposte dall'amico Cucco, ad esempio per quanto concerne l'Ente Regione, le sue possibilità di riforma, ecc. Dobbiamo assolutamente giocare le carte a disposizione, signor Presidente, se vogliamo scacciare lo spettro ormai ricorrente della Regione assistita. In questo Piemonte dove il fattore imprenditoriale si è posto storicamente come elemento del paesaggio stesso e dove il lavoro è sempre stato considerato come l'unica vera ideologia, un governo regionale deve dar luogo ad un'azione non più settoriale, ma integrata, per la tutela e la ripresa dell'occupazione ad una specie - vorrei dire ricorrendo alla storia - di alleanza laburista per curare radicalmente la depressione del sistema produttivo sulla base di uno stretto collegamento tra politica del lavoro, politica sociale e politica industriale.
Dobbiamo rifiutare, come ha detto stamane la Presidente del Consiglio la logica dell'assuefazione. Certamente rispetto alle vicende morali, ma con il distinguo che ho fatto prima, rispetto alle morosità istituzionali rispetto ad una sensibilità politica ritenuta insufficiente, rispetto ad alcune vicende che abbiamo incontrato lungo il nostro cammino, dobbiamo rifiutare senz'altro la logica della routine a cui uno Statuto - mi permetto di dire imperial-assessorile concede franchigie e salvacondotti esorbitanti.
Colleghi Consiglieri, si racconta che i naufraghi, in un attimo quasi fuggente dalla loro deriva, siano colti da una sorta di euforia, una specie di allegria. Ebbene, noi che non ci troviamo in acque tranquille, non dobbiamo concederci neppure questo estremo e disperato sentimento di allegria. Ma non mortifichiamo neppure quanto di positivo abbiamo prodotto in questi anni. Le apocalittiche dichiarazioni del Consigliere Chiezzi sono frutto del suo umore nero, del suo umore atrabiliare, reso forse ancora più nero dalle pagine di cronaca che oggi non riguardano solamente i fatti elettorali.
"Occorre reagire, ma a ragion veduta" - ha scritto recentemente Giovanni Sartori - "il dispetto, che è autodispetto, non ci pu interessare; dire basta non basta". Se i messaggi d'altra parte sono ambigui, sono polivalenti, sono eccessivamente trasversali per trovare un sufficiente punto d'approdo ad una soluzione politica diversa, che cosa si deve fare, che cosa deve fare la Giunta se non rafforzarsi nelle sue poche, ma ferme certezze? Non ci sono le muse inquietanti di Novelli e di Castellani e le loro confuse, eteroclite formazioni a determinare nuovi corsi, a determinare radicali inversioni di rotta, a determinare avventurosi richiami al voto legati alle vecchie logiche partitocratiche di sistemi elettorali rinnegati recentemente dall'opinione pubblica. C'è invece un processo in corso, quello indicato dal collega Marchini ed anche dal collega Marengo, un difficile confronto che come ogni serio processo conosce pause e accelerazioni improvvise e conosce fermate anche non motivate dovute alle logiche in campo, alle opzioni diverse, alle problematiche non irrilevanti di cui ognuno è portatore.
Il Consigliere Marchini ha indicato una lunga marcia, o una media-lunga marcia, la prospettiva di una nuova maggioranza l'ha indicata anche il Consigliere Marengo; tutte cose di cui prendiamo atto. Vogliamo però dire a queste indicazioni che vengono dall'interno e dall'esterno della maggioranza, perché tutto non si risolva in una commedia degli errori o in una cena delle beffe: è bene che si indichino, caro Marengo, finalmente le priorità programmatiche, i supporti politici, la struttura di governo.
Altrimenti tutto questo finirà in un filo di fumo, altrimenti ci saranno solo le velleità di fronte alle quali si legittimano lo scetticismo l'impermeabilità, la chiusura di chi, prima di rinnegare il vecchio o il passato, vuole sincerarsi che il nuovo sia realmente nato o sia sul punto di nascere.



PRESIDENTE

Ha ora la parola il Consigliere Rossa, dopo interverrà il Consigliere Bodrero.



ROSSA Angelo

Mi fa piacere che dopo di me intervenga il Consigliere Bodrero altrimenti mi sarei trovato a fare l'ultimo intervento senza avere alcun merito particolare per farlo. Mi trovo a fare l'ultimo intervento, perch ho riflettuto parecchio sulla scelta di iscrivermi o meno a parlare. Ciò in quanto ci troviamo in una giornata che si potrebbe considerare il nostro martedì nero (nostro nel senso di Gruppo socialista della Regione Piemonte ma anche personalmente), perché pone due questioni: una di carattere personale, una vicenda nella quale è stato coinvolto un collega al quale va la mia solidarietà umana, senza con ciò confondere responsabilità che debbono essere nettamente separate, rispetto alle questioni aperte; l'altra questione avviene all'indomani di un voto che ha messo in luce un nuovo panorama, un nuovo scenario politico nel quale il Partito socialista si trova a scontare una situazione di grande difficoltà.
Il dibattito che si è svolto (qualcuno ha rilevato anche con grande serenità, in effetti è avvenuto così e cercherò anch'io di inserirmi con quella stessa serenità che ha accompagnato gli interventi) è andato al cuore delle questioni politiche. Ritengo che ci siano cose importanti da fare, quindi è necessario che questo dibattito vada sviluppato. Esso prende spunto da una questione ben definita, però ritengo vada sviluppato nelle prossime settimane per capire meglio qual è la situazione che si determina nel nostro Paese e nella Regione Piemonte, affinché le forze politiche presenti nel Consiglio regionale si attrezzino per dare a questa nuova situazione le risposte che debbono essere date. Mi auguro quindi che si sviluppi un dibattito e per queste ragioni ritengo che non possiamo dichiarare un atto di autoscioglimento, ma abbiamo il dovere politico di concorrere a dare i contributi che sono stati messi in evidenza: dall'individuazione di una legge elettorale che corrisponda alla domanda di partecipazione del Consiglio regionale, in questo caso del Piemonte, agli altri problemi già sollevati dai colleghi nei loro interventi. Se saremo in grado di individuare un percorso che riempia di contenuti veri e concreti il lavoro di questi due anni che abbiamo di fronte, credo che avremo dato una risposta adeguata e all'altezza di quella che è l'attesa della gente.
La gente naturalmente ci chiede che tipo di iniziativa, di proposta politica siamo in grado di fare come Regione. E' chiaro che se dovessimo consumare i prossimi mesi in dibattiti sterili, senza alcuna conclusione positiva, forse l'alternativa dell'autoscioglimento sarebbe, in ogni caso la via più liberatoria per consentire a noi da una parte, ma alla gente dall'altra, di esprimere nuovi protagonisti nel Consiglio. Però da parte nostra, da parte mia, da parte del Gruppo socialista e mi pare anche da parte di altre forze, è stata dimostrata questa disponibilità e credo che la proposta che il collega Marengo faceva, quella di dire: "Siamo d'accordo, a patto che in questi due anni si faccia un piano, quasi come una fase costituente", possa essere la strada che deve rifondare la Regione, che deve dare alla Regione quel ruolo che, in qualche misura, a seconda delle alterne vicende, ha avuto e poi ha perso. Questi due anni dovremo davvero impiegarli avendo una visione molto aperta.
Mi pare che anche da questo punto di vista la maggioranza, il governo regionale, abbia già segnalato stamane, con l'intervento del Presidente una disponibilità a quel dialogo costruttivo che naturalmente deve accompagnare questo dibattito. Non voglio soltanto limitarmi al discorso del dialogo, perché in fondo c'è una maggioranza e c'è un'opposizione, ma bisogna che si veda realmente in quale situazione ci stiamo muovendo. Qual è la situazione reale nella quale ci stiamo muovendo? E' una situazione che, pur con l'amarezza che mi addolora e mi colpisce per le note vicende politiche, tende ad un quadro completamente nuovo. A dire la verità, non so bene se è un quadro di tipo clintoniano che porta al superamento definitivo delle forze politiche, come sembra essere successo per il Partito socialista, oppure se di tipo scalfariano, per riferirmi a due grandi capi di Stato. Noi siamo certi che senza i partiti - in fondo il Presidente Scalfaro dice queste cose, che mi convincono - non c'è democrazia; tuttavia non mi sento nemmeno di escludere, dato il quadro molto vivace che abbiamo di fronte, che un'altra situazione non abbia garantito invece la sicurezza democratica come quella che è stata garantita...



(Interruzione del Consigliere Zacchera)



ROSSA Angelo

Parlo dell'America, non parlo del fascismo. Parlo dell'America, che pur non avendo i partiti è tuttavia un grande Paese democratico. La nostra storia è diversa. Anche queste sono cose che dovremmo assumere come momenti di riflessione, per capire dove si sta andando: mi pare faccia parte del dibattito che è in corso anche in Parlamento e che avrà ricevuto e riceverà una forte accelerazione anche da questi dati. Sono queste le considerazioni a cui ci sentiamo di dare un contributo, per poter fare in modo che la Regione diventi un punto di riferimento importante, di programmazione, di scelte, senza che queste passino sulla testa della gente, senza che queste vadano in rotta di collisione con la gente. Quindi, parlando dell'ambiente o parlando dei rifiuti, sono anch'io dell'avviso che occorre definire un nuovo rapporto, un piano nel quale la gente, nel rispetto dell'iniziativa pubblica e privata, abbia la sicurezza di sapere dove può andare e non ci si trovi, come ci si trova sovente, di fronte a fatti che fanno lottare la gente, perché una ditta A o una ditta B, ultima delle quali potrei segnalare quella di Borgomanero, che ha ritenuto di dover fare un impianto di compostaggio in quel di Cavatore, ha naturalmente prodotto una serie di reazioni e di problemi che avremmo naturalmente potuto evitare. Questa è una delle questioni su cui bisognerà mettere mano velocemente.



RIVALTA Luigi

Questa maggioranza se lo sente dire dalla nostra opposizione da tre anni e non ha fatto nulla.



ROSSA Angelo

Collega Rivalta, dobbiamo uscire fuori da questa situazione verbosa e verbale di discussioni, che non conduce a niente, con degli obiettivi concreti. Diversamente, stento a capire come sia possibile che la Regione che dovrebbe rappresentare, non so più bene se la parte alta dell'autonomismo o se il ramo alto dell'istituzione verso le autonomie quindi un momento armonioso di politica nell'ambito della propria giurisdizione, poi diventi l'elemento che, per una serie di carenze, induce il Comune o la Provincia o le comunità a doversi organizzare per difendersi dalle scelte che ha fatto e che vengono ritenute sbagliate. Queste sono le contraddizioni. Addirittura certi Comuni sono costretti a doversi tassare oppure avviene come è avvenuto in quel di Borgoratto, che per dimostrare delle cose si è dovuto ricorrere, facendo appello ai migliori avvocati del foro, che costano, per far valere le proprie ragioni... Sono queste le contraddizioni. In questo modo daremmo il massimo di certezza nel lavoro di tutti. Ciò non ci esenta dai problemi inerenti ad aspetti di malaffare ossia le tangenti a latere di un sistema che ha il dovere di produrre effetti positivi. Mi permetto soltanto di confinare nella morale il comportamento di chi è chiamato a rispettare - vorrei dire tutti, ma in modo particolare la gente che è stata eletta - un certo codice di comportamento morale, che deve essere coerente con quello politico.
Credo non ci possano essere una sfera morale e una sfera politica purtroppo questa separatezza c'è stata in molte parti ed è stata consacrata con "il fine giustifica i mezzi": questa è la cosa più aberrante delle incoerenze che esistono tra politica e morale. Noi dobbiamo riaffermare il valore corretto della morale coerente con la politica, perché se dovessimo separare - io considero la morale un valore umano, prima ancora che politico - la morale dalla politica, apriremmo un varco tenebroso nella vita dell'umanità, come in alcuni momenti c'è stato, nella vita di ciascuno di noi.
Quindi faccio un richiamo a quelle che sono delle ragioni che debbono unire il comportamento degli uomini e soprattutto il comportamento degli uomini che fanno politica.
Ci sono anche coloro che hanno commesso degli errori, che hanno sbagliato, ma c'è la Magistratura che accerterà le responsabilità e, in nome del popolo, assegnerà delle punizioni adeguate. Purtroppo le cose sono fatte così, ma un richiamo in questa direzione deve essere fatto naturalmente con l'auspicio che coloro che si sono trovati in questa situazione possano dimostrare di non esserne coinvolti potendo liberamente esprimere la propria innocenza. Forse c'è bisogno di quel recupero di tensione di cui si parlava, e il recupero di tensione è dato dalle cose politiche. La tensione nasce dal dibattito politico; forse abbiamo bisogno di fare più forte il dibattito politico anche intorno alle formule intorno alle cose da fare, visto che sono cadute le barriere ideologiche visto che la gente non vince o perde per l'eternità, visto che fortunatamente ci sono anche questi momenti che sono più vicini all'aspetto del vivere vero, che è soggetto alle alterne vicende e ai cambiamenti di umore e di circostanze.
Credo che anche il parlare di politica secondo le formule e secondo i progetti e i programmi può accendere quella scintilla per dare luogo alle tensioni necessarie per far sì che questa Regione concluda il suo mandato positivamente, rimettendo alla volontà dell'elettorato il proprio impegno e accettando responsabilmente il giudizio che da esso verrà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Approvo la tesi illustrata dal mio Capogruppo, però vorrei aggiungere alcune considerazioni. Purtroppo è da temere che uno scioglimento - non solo di questo Consiglio, ma questo discorso vale per tutte le elezioni anticipate - porti un elettorato non molto informato - anzi direi alquanto disinformato dai mass media, purtroppo al servizio del potere alla stanchezza, al non voto, all'assenteismo. Questa è la più grande tragedia che possa capitare ad una democrazia, non l'alternativa democratica.
L'alternativa democratica purtroppo è sentita da molti come tragedia invece è la logica elementare della democrazia, anzi una logica ottimistica direi quasi serena, perfino allegra. Quindi nessuna tragedia. Purtroppo la tragedia è venuta perché i nostri elettori sono disinformati, immaturi eredi del fascismo e di un liberalismo estremamente limitato, come quello del secolo scorso. Pensate che lo Statuto era definito in piemontese lo "Sta ciuto" (sta zitto). Le donne non votavano, soltanto una minoranza di uomini votava. D'Azeglio diceva: "Io rappresento i miei elettori come il Gran Turco, il sultano dei turchi, li potrebbe rappresentare". Si capisce che dopo le batoste dell'ultima guerra è venuta la democrazia, però la maturità è una cosa che richiede tempi molto più lunghi.
Una cosa che mi ha lasciato molto meravigliato e ammirato è che il Presidente Brizio, che era innamoratissimo dell'Alta Velocità, ha cambiato opinione. Queste sono alternative sagge, naturalmente ci sono stati motivi più che seri a portarlo a queste decisioni...



(Voci in aula)



BODRERO Antonio

Ci sono dei pericoli tali a fare delle opere faraoniche di questo tipo che conviene non farle, perché dietro al faraone ci sono i piccoli faraonini o anche le faraone o qualcosa di simile. A parte questo, penso che l'opposizione potrebbe fare un'opera molto saggia: presentare un programma veramente valido e riparatore e la maggioranza, che non è più maggioranza, accettare questa sfida dicendo: "Noi abbiamo sbagliato" e applicarlo. Qualcuno questa mattina lo ha detto: meno male che qualcuno ammette i propri sbagli! La maggioranza dovrebbe dire: "Noi abbiamo sbagliato e riconosciamo che queste vostre osservazioni, certe parti del vostro programma, ecc.", ma certamente non deve essere un programma statalistico. Questa soluzione la conosciamo, con lo Stato padrone di tutto c'è stato il fallimento completo. Purtroppo se siamo in crisi, se c'è stata Tangentopoli, è proprio per l'eccessivo pubblicismo e statalismo; il proverbio piemontese "ròba dl'estat ròba da mat" (roba dello Stato, roba da matti) è molto saggio. Purtroppo i liberali sono diventati concessivi verso un sistema che è profondamente illiberale. Questi discorsi li faccio da parecchi anni. Inoltre, dobbiamo rifiutare la disinformazione politica il colonialismo imposto al Nord; ormai è chiaro che il Nord è una colonia.



PRESIDENTE

Bisogna chiedersi di chi, Consigliere Bodrero, di questi tempi è una colonia: dia una lettura affrettata dei giornali.



BODRERO Antonio

Qui si paga, in altre Regioni non si paga, poi ci sarebbe una lunga casistica da fare, ma voglio essere breve, posso poi farla a titolo privato, presentare un foglietto. Il fiscalismo è tirannico, pensiamo che si costruiscono le case abusive e per abbattere quelle poche che vengono abbattute bisogna che intervenga il genio militare, perché le aziende private non possono farlo altrimenti i responsabili rischiano di essere uccisi. Addirittura abbiamo lo statalismo pseudoprivatista del tipo Operazione Melfi: figura FIAT, ma sono soldi nostri, siamo alla follia pura. Io sono l'unico che ha proposto a questo Consiglio di votare all'unanimità un'indignata disapprovazione dell'Operazione Melfi, perch quello che si fa a Melfi si potrebbe fare qui dove la FIAT c'è già. Ci sono delle stranezze: Avellino che diventa la città più industriale d'Italia.
Purtroppo queste cose sono lontane conseguenze del centralismo e dell'avventurismo cavouriano, Cavour ha spedito Garibaldi in Sicilia sperando che se le prendesse e purtroppo le cose sono andate diversamente perché ci sono stati 3 milioni di franchi-oro della massoneria europea che lo hanno fatto vincere con le tangenti e adesso noi siamo...



(Voci in aula)



BODRERO Antonio

D'accordo, però, massoneria europea a parte, Garibaldi è vissuto modestissimamente, ma i generali li ha comprati. Se fossero tutti come Garibaldi a Caprera, per il resto anche lui è stato un pover'uomo, ma perlomeno non era tangentista. E poi ricordiamoci: se abbiamo questa corruzione, che non è poi così vasta come si crede - non bisogna mai confondere i galantuomini con gli altri - è perché purtroppo per troppo tempo si è affermata, come dottrina filosofica sublime, il materialismo deterministico: di tutto ciò che fa l'uomo, secondo essa non sarebbe mica responsabile... è il DNA, sono i cromosomi, è la società... La colpa è sempre della società, così in galera non va più nessuno: questo è il punto.
Penso di aver toccato, brevemente, i sommi capi che possono far riflettere.
Noi siamo disposti ad aiutare anche questa Giunta minoritaria, alle condizioni che mi paiono ovvie, che tutti hanno riferito.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bodrero.
Si concludono a questo punto i lavori della sessione antimeridiana.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14)



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