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Dettaglio seduta n.230 del 11/05/93 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Informo i Consiglieri che una delegazione di Capigruppo è al primo piano e, con l'Assessore Cerchio, sta ricevendo una rappresentanza di lavoratori della Pirelli.
L'intesa è quella di iniziare i nostri lavori svolgendo un paio di interrogazioni; dopodiché, non appena la delegazione di Capigruppo e l'Assessore Cerchio arriveranno in aula con un eventuale ordine del giorno si potrà votare l'iscrizione all'o.d.g. di tale documento. Quando si recheranno in aula i lavoratori della Pirelli si discuterà brevemente questo argomento (brevemente in quanto è già stato ampiamente illustrato ed è perfettamente a conoscenza della Giunta e dei Capigruppo), si potrà votare il documento e si potrà quindi dare avvio normale ai lavori.


Argomento: Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 1804 dei Consiglieri Miglio, Segre e Giuliano inerente la deliberazione della Giunta municipale di San Mauro Torinese riguardante l'approvazione di "variante" specifica n. 1 al PEE dell'area CM C1 ed interrogazione n. 1805 dei Consiglieri Miglio, Segre e Giuliano inerente la deliberazione della Giunta municipale di San Mauro Torinese riguardante l'approvazione di "P.E.C.L.I. OLGA-NEMO-BELTRAMO-TORCHIO-MOGLIA-NECCO"


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni e interpellanze" esaminiamo le interrogazioni n. 1804 e n. 1805 presentate dai Consiglieri Miglio, Segre e Giuliano.
Risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Le interrogazioni dei Consiglieri Miglio, Giuliano e Segre, n. 1804 e n. 1805 del 16/3/1993 attengono ambedue al problema della ripartizione della competenza tra Giunta e Consiglio comunale, posto dall'entrata in vigore della legge 8/6/1990, n. 142 sul nuovo ordinamento delle Autonomie locali.
Segnalano infatti le due interrogazioni che il Comune di San Mauro Torinese in due casi, per un piano esecutivo convenzionato di libera iniziativa e per una variante ad un piano particolareggiato, avrebbe adottato con delibera di Giunta comunale provvedimenti inequivocabilmente attribuiti al Consiglio comunale dalla L.R. 5/12/1977 n. 56 e successive modificazioni.
I due casi annunciati nelle interrogazioni non sono noti all'Assessorato all'urbanistica che è peraltro perfettamente a conoscenza del problema generale sollevato.
Molto spesso infatti gli uffici dell'Assessorato all'urbanistica si sono trovati in contrasto sulla interpretazione della nuova legge sull'ordinamento delle Autonomie locali, con gli organi di controllo (Comitati regionali e Commissione di Controllo sugli atti della Regione).
All'entrata in vigore della legge 8/6/1990, n. 142 infatti l'ufficio per l'attuazione della riforma delle Autonomie locali, costituito presso il Ministero dell'Interno, ha diffuso interpretazioni ed istruzioni che andavano nel senso di un'ampia individuazione di atti da ritenere "meramente esecutivi" e quindi di esclusiva competenza della Giunta comunale.
Tra questi atti sono stati individuati da subito gli strumenti urbanistici esecutivi (in quanto solo attuativi del Piano regolatore generale) e in molti casi Comuni che avevano adottato tali atti con delibera di Consiglio hanno ricevuto rilievi da parte dei Comitati regionali di controllo in ordine alla competenza della Giunta a deliberare tali atti.
Solo di recente, in data 30/11/1992 con nota 15900/1 bis legge n.
142/90, a seguito delle numerose perplessità, prospettate anche da questa Regione, su una tale interpretazione della legge il Ministero dell'Interno ha diffuso un nuovo orientamento in materia. In considerazione infatti degli ampi contenuti che possono essere assunti dagli strumenti esecutivi si suggerisce di ritenere tale competenza in capo al Consiglio comunale salvo che lo stesso, con lo Statuto, non ritenga di demandarne la competenza in tutto o in parte alla Giunta.
I casi segnalati nelle interrogazioni rientrano evidentemente in questa ampia problematica: pertanto l'Assessorato all'urbanistica, pur essendo convinto, sia per l'interpretazione della legge (art. 32, lettera b, della legge 8/6/1990, n. 142) sia per motivi di opportunità che la competenza ad assumere gli atti in questione sia del Consiglio e non della Giunta non individua i sicuri elementi di violazione di legge e l'interesse pubblico concreto ed attuale che giustificano l'adozione di provvedimenti di annullamento nei confronti degli strumenti esecutivi assunti dal Comune di San Mauro Torinese.
Porterà peraltro a conoscenza del Comune il recente indirizzo del Ministero dell'Interno per gli adempimenti che vorrà assumere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

La ringrazio, Assessore. Cercherò di controreplicare su una materia sicuramente non facile perché accavalla questioni che attengono alla legge quadro regionale di "Tutela e uso del suolo" a quelle interpretative rispetto alla redistribuzione dei compiti fra Giunta e Consiglio comunale ai sensi della legge n. 142/90.
Innanzitutto - su questo credo che si possa concordare - non è stata rispettata quella norma che prevede che gli atti di approvazione di strumenti esecutivi riferiti a Piani Particolareggiati e Piani Esecutivi Convenzionati devono essere trasmessi in ogni caso, all'Assessorato competente perché il Servizio Vigilanza Urbanistica deve essere ovviamente informato per poter verificare se la normativa vigente è stata rispettata.
Quindi, almeno in questo caso, riteniamo che l'Amministrazione comunale non ha adempiuto agli obblighi stabiliti dalla L.R. n. 56/77.
Veniamo, ora, alla seconda questione, sicuramente più importante ovvero se spettava al Consiglio comunale o alla Giunta comunale approvare simili strumenti. Si deve decidere se questi Piani rientrano fra quelli meramente esecutivi o applicativi di quanto già definito dal Piano regolatore generale comunale o se, viceversa, sono da ritenere, al pari strumenti di indirizzo e quindi non di competenza dell'organo esecutivo bensì del Consiglio comunale.
Purtroppo non ho qui il materiale per scendere nel dettaglio, ma credo che l'Assessore si renda conto che vi è una quantità innumerevole di interpretazioni, anche contraddittorie, alle quali si può fare riferimento.
Ricordo che l'interrogazione si era soffermata più che altro sul mancato rispetto dei contenuti della legge quadro regionale, un riferimento che deve essere tenuto valido nel senso che le due delibere assunte dalla Giunta comunale non rimandano, in alcun modo, al dettato della legge n.
142/90. In quei testi, quanto meno come copertura eventuale per giustificare il fatto che era la Giunta ad avere il potere di emanare un provvedimento di tale natura, si sarebbe dovuto indicare il riferimento alla legge n. 142/90, ed agli eventuali nuovi poteri acquisiti. Nessuna delle due deliberazioni approvate dalla Giunta fa riferimento esplicito a questo meccanismo, ma al contrario continuano a citare, anche in modo errato, come ho avuto modo di sottolineare, articoli della L.R. n. 56/77 che non attribuiscono questo potere all'organo comunale esecutivo.
Per questo motivo, secondo me, vi è un vizio formale in quanto una deliberazione, per poter essere legittima, giustificata agli occhi di chi ha il compito di verificarne la sostanza, oltreché la forma, dovrebbe citare i riferimenti legislativi in base ai quali un soggetto ha, o ritiene di avere, il potere di deliberare. Questa cosa non è stata fatta.
In secondo ordine vi è la questione del potere redistribuito, per quanto attiene all'approvazione di tali strumenti, fra il Consiglio comunale e la Giunta comunale. Anche in questo caso ho riferimenti diversi che attengono ad un documento interpretativo dell'Associazione Nazionale dei Comuni d'Italia e ad un altro atto (una sentenza del Consiglio di Stato, ma non vorrei sbagliarmi, poi confronteremo la reciproca documentazione) in cui si sottolinea che tali Piani non possono rientrare fra quelli meramente esecutivi del Piano regolatore generale. Per questo in quanto strumenti di indirizzo, è necessario che la delibera di approvazione sia del Consiglio comunale e non della Giunta.
Forse ci troviamo di fronte ad uno dei tanti casi di difficoltà interpretativa della legge quadro nazionale sulle autonomie locali proprio perché organismi diversi, anche dello Stato, hanno dato una valutazione difforme di quella che è la ratio di questa legge individuando, non sempre nella Giunta o nel Consiglio comunale tali competenze.
Rimango dell'avviso che su questa materia avrebbe dovuto deliberare il Consiglio comunale; a questo punto però - anche perché è difficile poter continuare il discorso in questa sede stante la complessità - ritengo di poter proporre all'Assessore una verifica reciproca sulla base dell'enorme documentazione disponibile onde verificare meglio se esistono o meno quelle condizioni per cui l'interpretazione data in prima battuta potrebbe essere corretta.
Un'ultima sottolineatura.
Nella risposta veniva fatto riferimento ad una circolare del Ministero dell'Interno del novembre 1992 con la quale si sosteneva che tali poteri erano attribuiti al Consiglio comunale a meno che lo Statuto del Comune stesso non precisasse in modo diverso e quindi affidasse i poteri alla Giunta. Vorrei capire se questo Comune rientra in tale caso, cioè se lo Statuto prevede una simile distribuzione di poteri e sulla base di quale interpretazione data, nonché se questa è avvenuta prima o dopo la circolare ministeriale e in che forma ed infine, se effettivamente c'è un appiglio giuridico, all'interno della deliberazione della Giunta comunale, non è stato fatto alcun riferimento a questa clausola. Comunque verificheremo successivamente.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione n. 1206 dei Consiglieri Dameri, Bortolin, Bresso e Monticelli inerente l'attuazione dei piani di azioni positive per la realizzazione della parità uomo-donna nel lavoro ex art. 3, comma sesto legge 10/4/1991 n. 125


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione n. 1206 presentata dai Consiglieri Dameri, Bortolin, Bresso e Monticelli.
Risponde l'Assessore Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia, Assessore regionale

Innanzitutto desidero precisare che ho tutta una serie di dati che successivamente fornirò direttamente alle colleghe: farò così per non rendere la risposta all'interrogazione troppo pesante dal punto di vista della lettura. Si tratta infatti di dati e tabelle che rischiano di diventare di difficile interpretazione se non si ha il testo di riferimento a disposizione.
Per quanto riguarda l'attività degli enti pubblici e in particolare della Regione, ma non soltanto della Regione, noi non riscontriamo - anche i dati dell'Osservatorio regionale sul pubblico impiego lo confermano notizie di discriminazioni o di attività volte a rendere più difficile sia l'assunzione che i passaggi di carriera all'interno dell'Amministrazione.
Anzi, soprattutto nelle ultime fasi di assunzione di personale che la Regione ha effettuato ed anche nei concorsi interni per passaggi di carriera alle posizioni di dirigenza, dobbiamo riscontrare una forte prevalenza di donne. Ciò non si è verificato soltanto nelle carriere tipicamente femminili (dattilografe o altri compiti di questo livello) basti pensare che la recente assunzione di uscieri ha visto soltanto tre o quattro uomini (tutte le altre erano donne) su una assunzione complessiva di parecchie unità di personale (mi pare fossero 25, mi riservo di precisare il dato con maggiore precisione).
Per quanto riguarda i quesiti specifici che sono stati posti dai colleghi interroganti, oltre a questa precisazione che si riferisce alle posizioni lavorative all'interno della Regione, occorre anche sottolineare che è di questi giorni una proposta di legge dell'Assessorato al personale la quale, applicando la normativa della legge n. 1204 inerente la tutela della lavoratrice madre, mette in atto condizioni di miglior favore per la lavoratrice della Regione, consentendo che sulla presa di permessi per assistere il figlio - ovviamente il discorso vale anche per il padre perché i permessi possono essere presi da uno dei genitori senza distinzione la decurtazione dello stipendio prevista per il periodo di aspettativa decorra non con riferimento all'intero periodo, ma al periodo annuale, il che corrisponde ad un vantaggio significativo per il lavoratore o la lavoratrice che prendono questo tipo di aspettativa.
Inoltre, per applicazione della normativa contrattuale, la Giunta regionale, con delibera del marzo 1991, ha istituito il Comitato delle pari opportunità. Tale organismo è, per norma, ma anche per intenzione, deputato a garantire l'applicazione dei vari istituti contrattuali e che in questa applicazione sia salvaguardata la parità di trattamento tra uomini e donne dipendenti della Regione.
Il Comitato opera in stretto collegamento con la Commissione per le pari opportunità. Mentre la Commissione pari opportunità ha competenze di ordine più vasto e generale, sia in campo economico che sociale e culturale, il Comitato rivolge la propria azione all'interno dell'Ente, con particolare riferimento all'attuazione delle normative di applicazione contrattuale.
Questo organismo è composto pariteticamente da funzionari in rappresentanza dell'Amministrazione e da componenti designati dalle organizzazioni sindacali. Le partecipanti sono tratte da diverse qualifiche, in modo da garantire la rappresentatività di tutto il personale. Tra i compiti di questo Comitato, c'è quello di esaminare gli atti normativi relativi alla gestione del personale o che comunque abbiano una ricaduta sulla situazione lavorativa del personale femminile operante nell'Ente; ad esempio, regolamenti, legge sul part-time, tutela della maternità e puerperio.
Desidero anche dire che la Regione Piemonte, sotto il profilo normativo e applicativo, è una delle regioni che applica la legge sul part-time con una sostanziale agevolazione, in quanto non è soltanto orientata alla donna o alla lavoratrice in quanto tale; dalle prime esperienze che abbiamo potuto esaminare, abbiamo comunque rilevato che viene usufruita anche da parecchie lavoratrici. Tutto sommato, però, non è un istituto così richiesto e diffuso. Nella prima fase dell'applicazione ci aspettavamo più richieste in questo senso; in realtà, forse perché gli orari regionali sono più flessibili o per altre ragioni, questa norma sul part-time non è particolarmente utilizzata.
Questo Assessorato ha fornito i dati di cui all'art. 9 della legge n.
125/91.
Al punto c) dell'interrogazione, si richiede se, anche utilizzando l'Assessorato regionale sul pubblico impiego, la Giunta abbia notizia di come si stiano attivando le Amministrazioni pubbliche piemontesi. Nel merito si fa presente che i rilevamenti pregressi condotti dal servizio competente dell'Osservatorio sul pubblico impiego presso gli Enti del Comparto Regione Piemonte, Province, Comuni, Camere di Commercio, Comunità montane, Consorzi, IACP e II.PP.A.B, sono datati 1991. Proprio in questi giorni abbiamo elaborato e stiamo presentando i dati 1992, quindi non si potevano prendere in considerazione delle azioni positive sulla base dei dati in nostro possesso, perché erano precedenti e la legge non era ancora entrata in vigore. Quindi, su questo punto specifico, non abbiamo dei dati precisi.
Ritengo che nell'azione 1992, qualche elemento rispetto a questo problema ci sarà; mi riservo di aggiornare la risposta non appena io stessa ne avrò potuto prendere conoscenza. I Consiglieri interroganti, in particolare la Consigliera Bortolin, sanno che non è facile, in una prima fase, vedere già i risultati di azioni positive che necessariamente hanno delle loro ricadute operative che si manifestano in un certo arco di tempo.
Nel più ampio ventaglio dei temi che si affrontano con i rilevamenti che la Regione fa, potrebbe essere proposto e previsto in futuro un esplicito punto del nostro censimento - chiamiamolo così - sulle azioni positive considerate singolarmente o ricomprese in strumenti di programmazione organica (quali i progetti e i piani), considerando l'opportunità di procedere ad una preventiva definizione delle azioni stesse, individuate in sintonia con gli scopi di cui all'art. 1 della legge n. 125/91; del resto, anche la nostra legge regionale si è posta questo problema.
Ciò premesso, allo stato degli atti, le informazioni raccolte dall'Osservatorio consentono di presentare dei dati consolidati sull'occupazione femminile, riferiti all'anno 1989. Come ho già detto prima, mi limito ad alcuni accenni di queste tabelle, che fornirò alla Consigliera interrogante, perché sarebbero piuttosto complessi da elencare. In ogni caso è interessante sottolineare che su 45.217 dipendenti complessivamente assegnati al Comparto del pubblico impiego-enti locali le donne sono 24.784, rappresentando in percentuale il 54,8 dell'occupazione complessiva. Le Province hanno una percentuale del 41%, i Comuni del 55%, le Comunità montane del 59%, la Regione del 50%. Noi siamo quindi assolutamente nella media.
Tralascio altri dati relativi a suddivisioni per fasce di età, per posizione nei ruoli, qualifiche, ecc., che dimostrano come in questi ultimi tempi nell'ambito del Comparto pubblico ci sia un significativo andamento per quanto riguarda l'occupazione femminile, anche per quanto si riferisce alle qualifiche dirigenziali e a quelle funzionariali.
Ovviamente, il grosso della concentrazione è presente nelle qualifiche terza e quarta (che sono considerate di mansioni generiche o di dattiloscrittura e impiegatizie) e nella sesta qualifica, a cui si accede con titolo di studio diploma, almeno allo stato degli atti. Queste sono le due categorie in cui sono maggiormente concentrate le lavoratrici dipendenti.
Al momento non ho altre integrazioni su questo punto. Anche relativamente all'interrogazione presentata dal Consigliere Maggiorotti, la sostanza degli argomenti è la stessa.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Ci proponiamo di esaminare con attenzione i dati che la Giunta e l'Assessore ci vorranno fornire. Mi permetto però di insistere su due questioni.
La prima è che noi riteniamo - seppure le cose si siano evidenziate così come l'Assessore ha detto, in modo positivo per quanto riguarda la Regione Piemonte - che la Regione, come ente locale, come struttura pubblica, abbia, come tutti gli altri, l'obbligo di rispettare la legge e quindi di definire un piano attuativo ed un programma per le azioni positive. In questo caso, possono riguardare una percentuale minore di dipendenti donne rispetto ad altri enti o all'occupazione privata, che probabilmente dovrebbero vedere un intervento più massiccio. Mi permetto di insistere su questo punto, anche perché ci consentirebbe e ci consentirà di avere un quadro più completo e corretto. Se iniziamo a prevedere azioni positive attraverso dei programmi specifici, potremo, di anno in anno aggiornare e portare avanti anche questa parte della nostra legge, che non è poca cosa.
Per quanto riguarda gli altri punti, mi soffermo brevemente sull'ultimo in modo particolare. Noi non intendevamo chiedere alla Giunta, attraverso la conoscenza di ciò che la Regione Piemonte e gli altri enti locali hanno potuto fare in questo lasso di tempo, quali risultati avesse già ottenuto.
Desideravamo invece conoscere cosa è stato fatto e se il risultato è che pochi enti locali o quasi nessuno si è mosso (come peraltro mi pare di poter dire).
Ci premeva che la Regione si attivasse anche come ente sollecitatore nei confronti degli altri enti locali, in quanto - tra l'altro - ha una propria legge di applicazione della legge nazionale sulle azioni positive quindi che svolgesse anche un'opera di promozione in questa direzione nei confronti di Comuni, Comunità montane e Province. Ripeto, non volevamo conoscere i risultati, ma sapere se nel Piemonte, a questi livelli, è già stato fatto qualcosa.
Credo che il Comitato misto messo in opera per quanto riguarda la Regione Piemonte - anche utilizzando gli strumenti di cui già disponiamo (e uno di questi è sicuramente l'Osservatorio regionale sul Pubblico Impiego) possa operare anche in questa direzione e che, da un punto di vista politico, tutto il Consiglio regionale possa seguire l'evoluzione applicativa di questa legge.
Sull'ultima questione, l'Assessore Bergoglio ci ricordava che le donne occupate negli enti pubblici sono il 54%. Sono una parte rilevante - e di questo ne avevamo consapevolezza ma nella conclusione ha anticipato in parte la mia domanda: quante di queste donne sono collocate a livelli dirigenziali? In questa fascia dunque - e ne abbiamo la dimostrazione nei dati testè forniti - c'è un ampio lavoro da fare, per contribuire e promuovere veramente parte di queste donne, che sono per lo più collocate ai livelli occupazionali più bassi (pochissime sono a livelli dirigenziali); bisogna dunque attivarsi per elaborare piani e programmi attuativi per promuovere davvero la carriera di queste dipendenti pubbliche. Molte di loro hanno qualità e titoli, ma sono impedite dal fatto che maternità, famiglia (quindi doppio lavoro) non consente loro di seguire la carriera lavorativa alla pari con il dipendente pubblico, a parità di titolo (non di qualifica, perché l'uomo, evidentemente, la carriera la segue in modo diverso).
Questo, appunto, consente a noi di elaborare progetti per far recuperare alle donne questi svantaggi, che sono svantaggi obiettivi oggettivi, reali. Credo che questo lavoro aiuterebbe anche la Regione Piemonte a capire meglio - e quando dico Regione penso all'intero Consiglio regionale e non solo alle Consigliere - il valore di leggi quali, ad esempio, quelle istitutive degli asili nidi; di leggi che sostengono - e quindi leggi di stanziamenti - servizi di carattere sociale (ma non assistenziale) in direzione della famiglia (penso agli anziani, penso ad altre aree di intervento). Ciò ci consente anche di valutare meglio il valore che può avere una proposta di legge quale quella giacente nelle Commissioni sulla regolazione dei tempi di lavoro e di vita nella nostra regione.
Mi permetto quindi di insistere ancora sul fatto che, partendo dai dati positivi che ci sono stati qui enunciati e che potremmo leggere, si vada seriamente in direzione dell'applicazione della legge nazionale e regionale, nello spirito che ho cercato sinteticamente di ricordare.


Argomento: Istituti Pubblici di Assistenza e beneficenza - II. PP. A. B.

Interrogazione n. 1655 dei Consiglieri Dameri, Foco, Bortolin e Calligaro inerente l'attività dell'IPAB Opera Pia Barolo, dichiarato ente di diritto privato


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 1655.
Risponde l'Assessore Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia, Assessore regionale

Considerato che la L.R. n. 10/91 pone tra i requisiti necessari per acquisire la personalità giuridica di diritto privato lo svolgimento all'atto della presentazione della richiesta da parte dell'IPAB interessata, delle attività previste dallo Statuto o di altre attività assistenziali, l'Assessorato all'assistenza, per verificare la sussistenza di tale requisito, richiede all'ente una dettagliata relazione sull'attività svolta, sottoscritta dal legale rappresentante, nonché copia dell'ultimo conto consuntivo.
Tale prassi è stata seguita anche nell'istruttoria dell'istanza di riconoscimento della personalità giuridica di diritto privato presentata dall'Opera Pia Barolo di Torino.
Come si legge all'art. 2 del vigente Statuto dell'ente, "è scopo dell'Istituzione, nei termini testuali del testamento della benefattrice la carità, la beneficenza, l'istruzione, non disgiunte mai, anzi corroborate ognora, dal più puro sentimento religioso cattolico".
Con riferimento a dette finalità statutarie, la relazione trasmessa dall'ente evidenzia che il medesimo svolge, attualmente, le seguenti attività esercitate in immobili di proprietà: 1) Attività educativo religiosa, attraverso: Scuola elementare parificata Barolo - Via S. Marchese, 8 - Altessano Una sezione di cinque classi elementari - Scuola gratuita gestita direttamente dall'ente.
Istituto S. Anna - Via Galileo Galilei - Moncalieri Complesso scolastico comprendente la scuola materna, elementare, media magistrale, liceo linguistico.
2) Attività socio-assistenziali, attraverso: Pensionato S. Giuseppe - Via Cottolengo, 24 Pensionato per anziani - 24 posti letto gestito dalle Suore di S.
Giuseppe in convenzione.
Istituto delle Maddalene - Via Cottolengo, 22 Pensionato per giovani - 35 posti letto gestiti dalle Suore del Buon Pastore.
Cooperativa Aurora, Via Cottolengo n. 24 bis Comunità aperta con servizio diurno e laboratorio artigianale.
Piccola Comunità, Via Cottolengo n. 24 bis Comunità famiglia con 8 assistiti e 4 suore di San Giuseppe.
3) Attività di carità e beneficienza, attraverso: Fondazione Mazzuchelli, Via Delle Orfane n. 7 assegnazione di contributi per i casi bisognosi.
duecento alloggi in Venaria in affitto a prezzo inferiore all'equo canone per venire incontro alle esigenze della popolazione.
Altri immobili di proprietà dell'Ente sono utilizzati come case estive a Ceres e a Mondrone per gli ospiti degli Istituti di Torino; come sede di un ambulatorio in Via Cottolengo n. 24 (servizio medico infermieristico gratuito aperto a tutti); come sede della Chiesa Ortodossa Rumena nella cappella dell'ex Istituto Rifugio.
A riprova dell'attività svolta, l'ultimo consuntivo dell'ente presenta un movimento di circa 1.700 milioni.
Da quanto sopra indicato emerge chiaramente che l'Opera Pia Barolo ha continuato nel tempo e continua tuttora a svolgere la propria attività statutaria e che, conseguentemente, la deliberazione della Giunta regionale di riconoscimento della personalità giuridica di diritto privato ha pienamente rispettato le disposizioni previste dalla L.R. n. 10/91.
Desidero inoltre aggiungere che l'Assessorato regionale ha comunque attivato, nel rispetto delle norme di legge, delle iniziative a tutela e salvaguardia dei patrimoni anche delle II.PP.A.B, privatizzate, richiedendo comunque sempre che le II.PP.A.B, stesse per le operazioni di dismissione del patrimonio o di acquisizione di nuovo patrimonio dessero informazione all'Assessorato regionale. Questo per evitare dispersione dei patrimoni stessi; anche se la legge non lo richiede esplicitamente dal punto di vista applicativo noi chiediamo di venire in possesso di questi elementi.
In ogni caso per tutti quelli che sono soggetti (non è però il caso in questione, perché qui non ci sono problemi di questo genere), per quanto riguarda i beni che sono stati riadattati o sistemati con contributi regionali o di altri enti pubblici, la dismissione è subordinata alla restituzione dei contributi e comunque all'autorizzazione regionale per le ragioni che ho accennato.
Ribadisco che si tratta di un'informazione aggiuntiva che non riguarda la questione sollevata dai Consiglieri interroganti.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Signor Presidente, chiedo innanzitutto all'Assessore se è possibile avere copia scritta della risposta che ha testé dato per consentirci di verificare con maggiore tranquillità l'elenco che è stato letto.
Mi permetto di insistere su una questione che abbiamo discusso più volte anche in Commissione. Questi patrimoni - lo dico al plurale per sintetizzare - sono comunque patrimoni che si sono costruiti con beneficenza pubblica, con lasciti pubblici, con indirizzi ben precisi per il loro uso. Allora, l'informazione che deve essere data alla Regione per un eventuale uso diverso, come l'alienazione, noi insistiamo che sia preventiva e non contestuale agli atti di alienazione stessa, per consentire alla Regione di svolgere quell'opera di tutela di questi beni.
Da questo punto di vista sollecito l'impegno che l'Assessore aveva preso in Commissione e che poi per vari motivi non è stato più possibile mantenere, che è quello di fornirci l'elenco delle II.PP.A.B, che hanno chiesto e ottenuto la privatizzazione e il patrimonio di cui le stesse dispongono.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 1546 dei Consiglieri Vaglio, Rabellino e Bodrero inerente il progetto "Clinica aeronautica" di Caselle Torinese


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione n. 1546 presentata dai Consiglieri Vaglio, Rabellino e Bodrero, cui risponde l'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

In data 9/11/1992 presso la SAGAT S.p.A, si è tenuta una riunione del Comitato promotore per l'Aviation Park di Torino con la partecipazione di: SAGAT, Finpiemonte, Camera di Commercio di Torino, Istituto Bancario San Paolo di Torino e Unione Industriale di Torino.
Nel corso della riunione è stato presentato un progetto di larga massima, denominato Aviation Technology Park, che si propone di valorizzare lo scalo aeroportuale di Caselle non solo dal punto di vista del traffico commerciale e civile, ma anche promuovendo e potenziando attività in qualche misura connesse alla manutenzione e riconversione di aeromobili.
La scelta dello scalo aeroportuale di Caselle Torinese quale sede per l'insediamento di nuove attività è dettata da alcune considerazioni riguardo la sua collocazione, le condizioni di traffico, le infrastrutture esistenti e quelle realizzabili.
L'aeroporto di Caselle si trova infatti ad una distanza relativamente breve da Torino (circa 16 chilometri) ed è facilmente raggiungibile trovandosi in prossimità di svincoli del sistema tangenziale e autostradale della regione. E' inoltre possibile, data la vicinanza con la Ferrovia Torino-Valli di Lanzo, la realizzazione di un collegamento ferroviario che potrebbe agevolmente assorbire il traffico aggiuntivo generato da un eventuale potenziamento dell'aeroporto stesso.
La gestione del complesso aeroportuale è affidata alla SAGAT che ha fra i suoi azionisti la Città di Torino, la Camera di Commercio di Torino, la Regione Piemonte, la Provincia di Torino, la Sogespar S.p.A, del Gruppo FIAT, la Cassa di Risparmio di Torino, l'Alitalia e l'Istituto Bancario San Paolo di Torino.
L'aeroporto dispone di una pista di volo certificata per le operazioni di categoria III B, con dotazioni tecniche per le operazioni di volo che ne consentono l'utilizzo per 365 giorni all'anno in qualsiasi condizione atmosferica. Sono disponibili inoltre superfici sfruttabili per ulteriori sviluppi con incremento di capacità di smistamento del traffico.
In questo quadro, l'Aviation Park ipotizza diverse tipologie di attività produttive di ricerca e di servizio. In particolare il progetto prevede l'insediamento di: un centro per la manutenzione di aeromobili impiegati dall'aviazione commerciale e generale che assicurerebbe interventi di manutenzione e controllo, modifiche e riparazioni di grande entità, verifiche e controlli su cellule e componenti di aeromobili soggetti ad elevato impiego e/o di elevata anzianità un centro per le prove di volo, al servizio delle varie società di manutenzione, a completamento del ciclo manutentivo e di modifica centri per la distribuzione di parti di ricambio degli aeromobili per la installazione e manutenzione di sistemi aerospaziali, di telecomunicazione, radio e radar un centro di ingegneria aerospaziale un centro di ricerca e sviluppo di nuove tecnologie da impiegare nel sistema aeronautico ed infine un centro di formazione professionale e di addestramento piloti, così come centri di coordinamento per le logistiche i trasporti e i servizi.
La realizzazione del progetto potrebbe costituire elemento di generazione di attività economiche aggiuntive, oltreché di sinergie con l'Alenia e con la FIAT Aviazione, i due maggiori gruppi che già hanno attività integrate con lo scalo aerospaziale.
E' opportuno ancora sottolineare che l'industria aeronautica per le sue peculiarità è capace di attivare degli investimenti in ricerca e sviluppo in settori innovativi, quali quelli dei nuovi materiali, dell'elettronica delle tecnologie dei materiali compositi.
Dalla somma di queste considerazioni, che ho richiamato solo per grandi titoli e grandi indici, ancorché il problema sia di una certa ampiezza e di un certo spessore, si deduce che esistono le premesse per promuovere in sostanza un'iniziativa che coinvolga tutte le potenzialità scientifiche industriali, tecnologiche e finanziarie del comprensorio torinese in un progetto in grado di attrarre nell'area un mix di attività orientate per le attività originali per l'Italia, che si annovera tra i pochi nel mondo e che rivestirebbe un ruolo di primaria importanza in Europa e che, come credo, darebbe un contributo significativo, determinante e certamente considerevole al rilancio economico, industriale e turistico del Piemonte in particolare dell'area torinese.
Le ricadute occupazionali, secondo questo primo progetto di massima indicato e presentato in quella occasione, poi riproposto un mese fa con una maggiore attenzione e determinazione più nello specifico, sono in termini di aspirazione di grande interesse. Infatti, il progetto nel suo complesso ipotizza di generare un'occupazione diretta a regime di almeno 1.400 persone in cinque anni, in gran parte ad alto contenuto professionale oltre la fase di cantiere.
Complessivamente le superfici richieste per lo sviluppo di tutte le attività ipotizzate ammontano ad una vasta area ancora da definire, ma certamente di grande portata. Una parte di questa peraltro è già disponibile all'interno della stessa area aeroportuale.
I costi di massima ipotizzabili per lo sviluppo delle sole infrastrutture, con l'esclusione quindi dei costi di equipaggiamento per consentire l'inizio delle attività produttive, sommano a circa 200 miliardi di lire.
Dalle linee essenziali del progetto risulta evidente l'interesse della Regione per una iniziativa che comporta un incremento occupazionale di 1.400 unità, e l'insediamento nell'area torinese di attività avanzate dal punto di vista tecnologico.
Si tratta ora di verificare le compatibilità rispetto alle diverse competenze istituzionali e nodo principale è certamente il reperimento delle risorse finanziarie, rispetto alle diverse domande e richieste che comportano impegni per cifre rilevanti.
Lo stesso discorso che, in queste settimane, la Regione Piemonte ha attivato in una ipotesi di accordo di programma fra la Regione Piemonte ed il Governo, la presentazione di poche schede di studi di fattibilità di progetti vede anche la Aviation Park indicare questa ipotesi nel rapporto Regione Piemonte-Governo.
Una volta precisato meglio l'impegno degli operatori privati, che deve essere determinante in questa operazione, al di là dell'impegno che gli enti locali ed istituzionali possono mettere, anche utilizzando quote di finanziamento dei regolamenti comunitari che possono avere ricaduta su queste opere di grande portata e di grande ricaduta occupazionale occorrerà definire le forme di sostegno da parte pubblica, anche facendo ricorso all'ipotesi di fondi comunitari nazionali, la cui fattibilità richiede ulteriori verifiche ed approfondimenti nei prossimi mesi.
Posso essere, ancora più nei dettagli, disponibile ad offrire queste osservazioni che sono di larga massima e che avranno prossimi nuovi appuntamenti e nuove occasioni di confronto, dei quali mi farò carico di dare aggiornamenti ai Consiglieri interroganti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

L'interrogazione dell'ottobre 1992 era mirata a sollevare un problema.
Già a quell'epoca era prevedibile la crisi in cui sarebbe, nei mesi successivi, piombato il Gruppo Alenia. Noi sollecitavamo una risposta e una presa di posizione molto molto chiara in senso positivo su questa iniziativa, in quanto la Regione è azionaria della SAGAT e responsabile in un certo qual modo del recupero di professionalità che rischiano di andare perdute.
Già con la chiusura per mancanza di commesse della passata TTG, buona parte dei tecnici che potrebbero essere utilizzati in questa fase sono emigrati per altri lidi. E' molto importante che la specificità nel campo della ricerca e dei controlli non distruttivi rimanga a Torino. Noi abbiamo un istituto tecnico estremamente specializzato in questo campo di controlli. Abbiamo buonissime professionalità all'interno delle strutture Alenia e della struttura FIAT Avio. Queste purtroppo sono in crisi profonda: sappiamo tutti davanti a quali drammi occupazionali sia stata messa l'Alenia e altrettanto bene conosciamo i problemi della FIAT Avio che pare prossima a migrare verso lo stabilimento di Brindisi.
Penso che questa iniziativa sia lodevole, ma di urgentissima applicazione, proprio per evitare di perdere professionalità che andrebbero ad impoverire ulteriormente il patrimonio tecnologico della nostra Regione e quindi le capacità di rilancio.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 1536 del Consigliere Porcellana inerente la situazione occupazionale dell'area astigiana - Ricorso alla CIGS da parte della ditta AVIR


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 1536 presentata dal Consigliere Porcellana.
Risponde l'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Rispondo, come nel caso precedente, ad una lunga serie di interpellanze ed interrogazioni, rendendomi conto che se nel caso precedente eravamo in pieno corso d'opera di uno studio di fattibilità di un progetto di grande portata con grande ricaduta occupazionale, in questo caso siamo di fronte ad una grossa azienda in un'area territoriale che vive, come tante altre in momenti di difficoltà e di emergenza. Non dico che l'emergenza sia stata "risolta", ma ci troviamo di fronte ad una risposta che era pronta dall'inizio di febbraio, e sicuramente la situazione ha visto superare alcune fasi. Mi permetto anche di dire, mentre ho la parola, alla cortesia della Presidenza di questo Consiglio, che questo Assessore alle tante emergenze della terra piemontese, in realtà ha una serie di interrogazioni che sono messe al fondo dell'elenco: ho il buon gusto, o l'opportunità, di rispondere sempre a tutti i Consigli regionali. Tutto sommato un vero Consiglio regionale, per affrontare questi lunghi elenchi di interpellanze ed interrogazioni, dovrebbe dare la possibilità ai Consiglieri di avere risposte tempestive e anche la possibilità all'Assessore regionale, tutte le settimane, di non aggiornare in corso d'opera le vertenze alle quali la settimana dopo non è in grado di rispondere, perché i tempi sono ormai trascorsi e magari le situazioni modificate.



PRESIDENTE

Il Presidente è disponibile a fare Consigli anche tutti i giorni.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

La AVIR è una holding di partecipazioni alla testa di un gruppo di società operanti principalmente nella produzione di contenitori di vetro per molteplici usi (vino, birra, acqua minerale, distilleria, ecc.), vasi per l'industria alimentare e isolanti per linee elettriche.
L'attività industriale delle imprese controllate avviene in diciannove stabilimenti sparsi in tutta Italia, dei quali uno è adibito alla produzione di attrezzature di supporto all'industria vetraria, e un altro alla lavorazione del rottame di vetro.
Il fatturato 1991 del Gruppo AVIR-FIN, pari a 691 miliardi, è migliorato del 5,8% rispetto al 1990.
Gli investimenti effettuati negli anni passati per l'automatizzazione della produzione hanno consentito di migliorare i margini di redditività (valore aggiunto: +9,6%) rispetto all'aumento del fatturato.
Il Gruppo occupa ad oggi 2.770 dipendenti, di questi circa 400 sono coinvolti nella CIG straordinaria conseguente ad un piano di ristrutturazione che riguarda il Gruppo nel suo complesso e che era stato oggetto di un accordo tra le parti siglato il 19/12/1991 presso il Ministero del Lavoro, dopo una trattativa cui aveva partecipato anche la Regione Piemonte.
Lo stabilimento di Asti è stato interessato da un piano di ristrutturazione, che ha comportato la rilocalizzazione della stessa fuori dal centro cittadino e la realizzazione di impianti ad alta tecnologia, per un investimento di circa 70 miliardi.
Ad oggi occupa 192 dipendenti, di questi circa 20 sono interessati da ricorsi saltuari alla CIG ordinaria ed ha 94 dipendenti ancora in CIG straordinaria scaduta il 27/12/1992, considerati eccedenti in conseguenza dei processi di ristrutturazione. Nelle settimane antecedenti la scadenza prevista dalla CIGS, l'azienda ha avviato la procedura per la messa in mobilità dei 94 lavoratori interessati alla CIGS, anche perché a quella data il CIPI non aveva ancora deliberato l'approvazione della tranche 1992 della CIGS. La questione è stata portata al tavolo del Ministero del Lavoro, dove in incontri svoltisi fra novembre e dicembre 1992, cui abbiamo partecipato come Regione, non si è potuto concludere un accordo, ma si è ottenuto che l'azienda non inviasse le lettere di mobilità, in attesa del responso definitivo del CIPI in merito alla approvazione della CIGS pregressa.
In data 23/12/1992 il CIPI ha deliberato l'approvazione della CIGS 1992.
Sgombrato quindi il campo dagli elementi di incertezza riguardo alla copertura della CIGS per l'anno passato, si è così potuto riprendere la trattativa. Il 26 gennaio presso il Ministero del Lavoro, presente la Regione Piemonte, si è così potuto raggiungere un accordo che prevede il compimento del processo di ristrutturazione nel corso del 1993, per il quale l'azienda ha avanzato istanza di riconoscimento di CIGS.
Per lo stabilimento di Asti, ove si sta ultimando il processo di riorganizzazione e di ristrutturazione, la proroga della CIGS consentirebbe ad una aliquota consistente di lavoratori di maturare i requisiti utili al pensionamento. In conseguenza dell'accordo le procedure per la mobilità dei lavoratori vengono considerate esaurite, e le eventuali eccedenze che dovessero ancora risultare al termine del periodo di CIGS saranno oggetto di verifiche tra le parti sociali e istituzionali in prossimità della scadenza del periodo di CIGS, al fine di individuarne tempestivamente i percorsi utili per la loro soluzione. Questo risultato ci soddisfa perch consente di evitare la perdita del posto di lavoro per una novantina di lavoratori in un'area, quella astigiana, investita, non meno di altre, da processi di ristrutturazione industriale.
La Regione Piemonte, in questa fase di forte difficoltà per la tenuta stessa del tessuto industriale piemontese, mette in campo tutte le proprie risorse: nel contempo richiede il coinvolgimento del Governo, con cui si sta confrontando per giungere ad un accordo di programma finalizzato ad attivare celermente opere pubbliche previste e, mi auguro nelle prossime settimane, per attivare una risposta positiva che non va nel singolo dell'azienda, ma va nell'area territoriale astigiana. La Regione Piemonte ha avanzato richiesta formale nei confronti del Governo e del rapporto comparato con la comunità europea per avere il riconoscimento anche dell'area di Asti nelle aree a declino industriale e quindi per essere possibilitati a beneficiare degli interventi comunitari attraverso le forme di cofinanziamento. Se questo risultato si ottenesse - e noi pervicacemente, come lo abbiamo ottenute per altre aree, lo stiamo richiedendo da alcune settimane anche per l'area astigiana sarebbe un risultato che in qualche modo avrebbe una ricaduta positiva anche per situazioni come la AVIR ed altri all'interno della situazione astigiana dalla Way-Assauto, alla Weber e a quanti altri hanno creato problemi non indifferenti di tensione sociale in questi ultimi mesi.



SEGRE ANNA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Porcellana.



PRESIDENTE

PORCELLANA



PRESIDENTE

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio molto l'Assessore Cerchio per il tipo di risposta. Una risposta molto dettagliata, molto precisa e devo dire, non per lodare, ma per onestà, che la risposta è documentata al meglio in quanto l'Assessore Cerchio dimostra di conoscere molto bene la realtà piemontese e in modo preminente la realtà della piazza astigiana.
Piazza astigiana che ha visto nei mesi scorsi molte aziende in difficoltà e tra queste l'azienda AVIR - per la quale mi ero mosso per questo tipo di interrogazione - che vedeva ben 94 persone dipendenti insediate nella nuova azienda alle porte di Asti, nella regione di Quarto che non vedevano soluzione per il loro domani. Quindi una forte preoccupazione che si andava ad aggiungere agli altri 1.000 cassintegrati delle diverse aziende astigiane, più altri 8.000 in cerca di occupazione.
Quindi su una popolazione, Assessore Cerchio, di 220.000 abitanti nella provincia di Asti, circa 9.000 persone tra cassintegrati, licenziati e persone in cerca di prima occupazione. Effettivamente mi sono posto il problema di chiedere chiarimenti ed ecco il perché di questa interrogazione per l'AVIR. come avevo fatto a suo tempo per la Riccadonna, per la Weber per la Way-Assauto. La risposta di oggi per l'AVIR è soddisfacente in quanto la cassa integrazione ha trovato una sua soluzione per l'anno 1993.
Credo che la stessa cosa si stia muovendo per le altre aziende interessate dell'Astigiano. Il forte impegno della Giunta e dell'Assessore su questo argomento mi conforta e per questo li ringrazio molto.
In questo senso credo che sia stato evitato il licenziamento. Il licenziamento non c'è stato, queste persone troveranno una soluzione all'interno dell'azienda grazie alla rotazione di personale, ecc., quindi questo va in senso positivo.
Ringrazio ancora l'Assessore per la risposta e per la copia che mi sarà data.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 1041 dei Consiglieri Vaglio e Rabellino inerente il dissesto idrogeologico nella Valle del Chisone


PRESIDENTE

Prima di esaminare l'interrogazione n. 1041, desidero informare il Consiglio che è in corso di preparazione e di ultimazione un ordine del giorno sui problemi della Pirelli. E' presente in aula la delegazione dei lavoratori che hanno incontrato l'Assessore e alcuni Capigruppo, on appena sarà disponibile l'ordine del giorno, se l'aula acconsente, esamineremo questo punto che ritengo possa essere trattato brevemente in quanto è già stato ampiamente discusso.
L'Assessore Garino risponde all'interrogazione n. 1041.



GARINO Marcello, Assessore regionale

In risposta all'interrogazione n. 1041 del 1/3/1992 con la quale si chiedevano chiarimenti sulla pericolosità idraulica di un tratto d'alveo del torrente Chisone in Comune di Usseaux, il Settore Geologico ha effettuato un sopralluogo con personale tecnico del Comune del Servizio Opere Pubbliche Difesa del Suolo di Torino.
Dal sopralluogo è stata constatata la presenza di un ampio dissesto che coinvolge la sponda destra del torrente Chisone immediatamente a monte del ponte di Laux.
Il dissesto consiste essenzialmente nell'evoluzione di una pronunciata scarpata in erosione costituita da materiale di tipo granulare in parte cementato, con presenza di voluminosi blocchi lapidei che compongono la matrice eterogenea del deposito. L'instabilità della scarpata, di altezza variabile da 20 a 40 metri ed avente un'estensione di circa 300 metri dipende essenzialmente dall'effetto di scalzamento al piede prodotto dall'azione erosiva di fondo del torrente Chisone. L'erosione è accentuata anche dal fatto che quel tratto di alveo scorre piuttosto incassato e con una sezione ristretta.
Quest'ultimo fatto comporta, in caso di piene eccezionali, l'aumento del livello delle acque tali da consentire una forte azione erosiva spondale.
E' evidente che questo tipo di fenomeno ha una sua evoluzione naturale e dipende essenzialmente dall'azione erosiva prodotta dalle acque di scorrimento di base del Torrente con il contributo in parte anche delle acque di ruscellamento superficiale.
Il Settore Geologico sta effettuando una serie di rilievi atti a verificare l'esistenza di fenomeni deformativi o di rottura del pendio che potrebbero coinvolgere masse volumetriche tali da creare sbarramenti al corso del Torrente.
In occasione del sopralluogo è stato esaminato il progetto di sistemazione menzionato nelle rilevazioni dell'interrogazione.
Questo progetto a parere del Settore Geologico viene ritenuto idraulicamente inidoneo in quanto l'intervento costituisce di per sé uno sbarramento artificiale alle acque di piena, specie in presenza di trasporto solido, che necessitano invece di un regolare deflusso.
L'obiettivo dell'intervento deve essere rivolto alla stabilizzazione e conservazione della scarpata senza modificare il regime idraulico naturale.
Le opere da prevedersi dovranno essere di tipo semplice quali scogliere traverse, briglie come del resto richiede l'usuale stato dell'arte in materia idraulica dei corsi d'alveo che sottendono bacini di notevoli dimensioni, quali quello del Chisone e dei suoi tributari laterali.
Indubbiamente il dissesto è in evoluzione e possibili distacchi ed arretramenti della scarpata potrebbero, in occasione di portate eccezionali, creare problemi ad attraversamenti ed infrastrutture posti a valle dell'attuale strettoia; necessita quindi di interventi urgenti e risolutori.
Per quanto concerne i fatti specifici relativi all'interrogazione si fa presente che al momento il Settore Geologico non ha previsto alcuno studio idraulico né idrogeologico dell'area in quanto non vi sono state specifiche richieste su tale argomento, ma su questo interverremo in futuro.
L'evoluzione dinamica della plastica orografica, fenomeno difficilmente valutabile nei suoi parametri in proiezione futura, in quanto subordinata ad eventi meteorologici difficilmente prevedibili in termini di ritorno non consente di adottare soluzioni tecniche a rischio zero.
In ogni caso, l'onere per affrontare qualunque ipotesi di soluzione con predeterminazione del rischio residuo trascende, per la sua dimensione economica, dalle risorse dei bilanci regionali.
Infatti da queste considerazioni trae origine la necessità di interessare il Ministero della Protezione Civile, al problema esposto in oggetto, ritenendolo soggetto competente ad intervenire, per i motivi di carattere finanziario precedentemente esposti.
Ogni e qualunque tipo d'intervento, di diversa natura e dimensione soddisferebbe l'esigenza di eliminare esclusivamente situazioni di pericolo di modestissima portata, non incidendo significativamente sulla macroscopica dimensione del fenomeno.
Una soluzione parziale o frazionata dunque non è auspicabile, anche in considerazione della difficoltà oggettiva di stabilire la priorità di codesti interventi.
Per quanto concerne il pericolo per la pubblica incolumità trattasi di situazione da mantenere sotto continuo controllo, in particolare in presenza di eventi meteorologici di portata eccezionale, al fine di adottare i provvedimenti necessari, compatibilmente con le disponibilità economiche.
In relazione con quanto disposto dalla legge 18/5/1989 n. 183, recante "Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo" la Giunta regionale, nel corso della seduta del 21/10/1991, ha inserito il Comune di Usseaux, al punto n. 1 dell'elenco delle proposte di interventi prioritari da finanziare. Il costo dell'opera è stato quantificato nella cifra di L. 10.000 milioni, priorità di L. 3.000 milioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Mi fa specie che su un problema così grave ed urgente, più volte segnalato dalle Associazioni e dagli enti locali, ad un anno di distanza dalla nostra interrogazione datata marzo 1992, l'Assessore non sia ancora in grado di fornirci date certe di intervento.
Mi riservo di leggere con più attenzione la nota che l'Assessore ha testè letto, comunque ascoltando la risposta dell'Assessore ho rilevato che egli ha parlato di interventi minimali che si renderebbero necessari secondo il Settore Geologico: non by-pass, ma briglie, scogliere, quindi interventi abbastanza leggeri per i quali, però, sono previsti da 3 miliardi subito a 10 miliardi poi per consolidare il fronte. Mi sembra un'incongruenza, mi riservo di verificare meglio.
Questa frana continua ad avanzare, le piogge di questi giorni e quelle dello scorso autunno hanno aggravato la situazione. Se la soluzione proposta dal Settore Geologico regionale è quella di mettere una sentinella a controllare, cosicché quando vede che viene giù tutto dà una telefonata al paese di sotto e dice: "Preparate le barche perché tra un po' arriva l'onda di piena", mi sembra proprio un po' poco! I tempi sono stati molto ampi per poter intervenire, c'è stata tutta l'estate scorsa, ci sono stati i momenti di magra del torrente; in quei periodi, con qualche accantonamento, si poteva almeno intervenire. Non si è fatto assolutamente niente e oggi siamo in una situazione di estremo rischio. Se effettivamente il Ministero della Protezione Civile è stato debitamente informato ed ha verificato la portata di questo fronte franoso e non si è premurato di intervenire, credo si configurino gli estremi di reato.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Volevo ricordare al Consigliere Vaglio che in data 21/10/1991 la Giunta ha chiesto l'inserimento prioritario del finanziamento. I 3 miliardi quindi dovrebbero esserci, ma il problema è che fin quando lo Stato non sbloccherà questi fondi sarà impossibile intervenire.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI


Argomento: Cave e torbiere

Interpellanza n. 1245 del Consigliere Marino ed interpellanza n. 1440 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerenti la coltivazione di cava in Strada vecchia Orbassano - Comune di Volvera ad opera della ditta CO.GE.VA. - iniziative per ottemperare alla L.R. n. 69/78


PRESIDENTE

L'Assessore Garino risponde congiuntamente alle interpellanze n. 1245 e n. 1440.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Per quanto attiene alle interpellanza n. 1245 e n. 1440 a seguito della copiosa corrispondenza intercorsa tra l'Assessorato all'Ambiente e il Sindaco di Volvera e in relazione ad un ultimo sopralluogo eseguito in data 10/7/1992 e sulla scorta della documentazione fotografica allegata all'interrogazione del Consigliere provinciale Giarrusso, si può affermare che l'intervento in località Strada Vecchia Orbassano deve essere considerato attività estrattiva a tutti gli effetti.
Infatti anche se l'uso finale del materiale scavato resta di difficile individuazione, è altrettanto indubbio che il tout-venant scavato è stato alienato dal sito ed utilizzato per scopi che non sono certamente finalizzati a bonifica agraria.
Accertato quanto sopra e verificato che l'intervento non è mai stato autorizzato ai sensi della L.R. n. 69/78, si è data comunicazione al Sindaco di Volvera di procedere ad attivare tutte le procedure sanzionatorie previste dalla suddetta legge regionale.
Durante il sopralluogo è stato inoltre accertato che l'attuale piano campagna corrisponde a quello precedente l'intervento, segno evidente che a seguito dello scavo si è proceduto ad un riempimento.
Pertanto nell'ambito delle competenze in materia di vigilanza sulle discariche l'Amministrazione provinciale è stata invitata a verificare la natura del materiale utilizzato per il riempimento del sito. Analoga richiesta è stata fatta all'USSL competente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Il mio sarà un intervento brevissimo, perché non ho dietro copia di questa interpellanza anche se la ricordo bene.
In realtà è un episodio, fra i tantissimi, che seguono tutti la stessa procedura di illegalità. Procedure di illegalità che sono note a noi ambientalisti, agli Assessori, ai funzionari, ai Sindaci e riguardano il fatto che la legge n. 69/78 sulla questione delle cave è una legge normalmente aggirata e violata attraverso i più diversi strumenti, tra i quali quello più comune, come conosce molto bene l'Assessore, è di chiamare "bonifiche" delle attività illegali di estrazione di materiali.
Usando questo termine non devono di fatto seguire le norme della legge regionale sulle cave.
Quell'episodio credo abbia avuto anche delle conseguenze di ordine non solo istituzionale; mi pare di aver compreso che in quella zona una parte di questo materiale sia stato utilizzato per lavori di tipo autostradale.
Pertanto credo che questo episodio, come altri, debba essere un invito per l'Assessore e per la Giunta a rivedere la legge regionale sulle cave che tutto sommato ritengo sia una legge discreta per quello che è scritto sulla carta, ma una legge poco rispettata per la sua applicazione. Noi abbiamo avviato in Commissione una procedura che immagino sarà lunghissima di revisione della legge regionale sulle cave, che ha avuto numerosi e opposti critici. Penso che questa legge debba essere rivista, ripresa e riportata in Commissione con una qualche rapidità, tenendo presente che già l'attuale legge - in questo senso auspico delle modifiche chiarificatorie permette con frequente normalità una sua violazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Colleghe e colleghi, la breve relazione dell'Assessore ha messo in luce che gli scavi inerenti il fondo oggetto dell'interpellanza sono stati compiuti in modo palesemente illegale. L'Assessore ha poi illustrato quali provvedimenti abbia assunto nei confronti sia del Sindaco di Volvera sia della Provincia di Torino. Nell'interpellanza che ho firmato avevo anche segnalato che la coltivazione di una cava veniva effettuata da parte della ditta CO.GE.FA., impegnata nel primo lotto dell'autostrada Torino-Pinerolo chiedevo inoltre, ove l'Assessore avesse rilevato delle illegittimità delle violazioni di legge, di predisporre un'indagine che ricostruisse l'intero iter della vicenda per evidenziare manchevolezze, complicità e omissioni in tutta questa vicenda. Su questo l'Assessore non è stato molto esplicito, ma quanto ha detto è sufficiente per confermare l'ipotesi che ci siano stati dei comportamenti illegali.
Nell'interpellanza si chiedeva anche se in base a queste ipotesi non si rendesse necessario interessare la Magistratura di quanto è successo. Dalla risposta dell'Assessore mi sembra che questo interessamento sia dovuto, nel senso che più violazioni di legge sono state compiute. Inoltre non è stato accertato l'utilizzo della ghiaia che è stata scavata in questo terreno. Se questa ghiaia, ad esempio, è stata utilizzata per la costruzione di un lotto dell'autostrada Torino-Pinerolo, sarebbe bene sapere chi ha lucrato su questa ghiaia e come l'appalto sia stato effettuato.
Pertanto chiedo all'Assessore se ha intenzione di inviare quanto a sua disposizione alla Magistratura. Chiedo che il Consiglio regionale e l'Ufficio di Presidenza inviino alla Procura della Repubblica il dibattito che si è svolto su queste due interpellanze e la risposta dell'Assessore.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Normalmente, di regola, accade che la Procura della Repubblica sia interessata dall'Assessorato allorché si verificano questi fatti. Credo che anche in questo caso sia stato fatto. Nel caso non sia stato fatto mi impegno io stesso ad inviare le due interrogazioni e la mia risposta.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore. Assicuro comunque al Consigliere Chiezzi che l'Ufficio di Presidenza si terrà in contatto con l'Assessore per garantire anche questo aspetto.
E' così esaurito il punto relativo alle interrogazioni ed interpellanze.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 7) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Calligaro, Fulcheri, Maccari Rossa, Sartoris e Vetrino.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge non vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Richiesta da parte del Consigliere Cucco di espressione del Consiglio regionale sui risultati referendari


PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Cucco, annuncio che la Presidenza chiederà l'iscrizione in aula di un ordine del giorno relativo alla vertenza Pirelli.
Prego, Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Grazie, Presidente. Prendo la parola brevissimamente per richiamare in aula una questione che ho già richiamato altre volte in merito all'applicazione dei risultati referendari nel nostro Paese e segnatamente con riferimento alle questioni che attengono alle competenze regionali.
L'iniziativa referendaria è stata dei Consigli regionali, non dei governi delle Regioni. Se ci sono accordi, come immagino ci siano, o comunque discussioni in merito alle questioni referendarie in sede di Conferenza Stato-Regioni, credo che si debbano creare momenti di confronto, anche con il Consiglio, su tutte le questioni referendarie che hanno in qualche modo attinenza con la vita di questa Regione, il che significa praticamente tutti i referendum.
In questa cornice io ho preparato una proposta di mozione che è stata sottoscritta da numerosi Consiglieri in merito a uno di questi referendum che è quello sulla legge sulle tossicodipendenze. Sottoporrò poi all'attenzione dei Consiglieri una proposta di mozione in merito al referendum che ha abolito il Ministero del Turismo e dello Spettacolo anche perché quanto si sta approntando in sede di Governo mi lascia molto perplesso sulla garanzia dell'applicazione del dettato referendario in sede di competenze.
Risollecito quindi il governo regionale ad informarci dettagliatamente su quello che sta accadendo in sede di Conferenza Stato-Regioni e di richiedere un pronunciamento di quest'aula prima della scadenza del termine dei 60 giorni che la Costituzione dà al Presidente della Repubblica per l'adozione dei provvedimenti che seguono alla vittoria dei sì.



PRESIDENTE

Mi limito solo a ricordare che di questo argomento si è incominciato a parlare nell'ultima riunione dei Capigruppo, proprio a seguito della sollecitazione che il Consigliere Cucco aveva fatto in un precedente Consiglio. Questo punto andrà ulteriormente esaminato nella prossima riunione dei Capigruppo in modo da cominciare a fissare un calendario per affrontare questi problemi che si stanno in parte chiarendo, anche a livello nazionale, e richiedono comunque un pronunciamento - credo sia condivisibile questa richiesta del Consigliere Cucco anche autonomo del nostro Consiglio regionale.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 589 relativo alla vertenza Pirelli


PRESIDENTE

I Consiglieri Marengo, Marino, Picchioni, Zacchera, Chiezzi, Tapparo Marchini, Ferrara, Cucco, Vaglio e Giuliano, firmatari dell'ordine del giorno relativo alla vertenza Pirelli, che è stato distribuito a tutti i Consiglieri, hanno avanzato la richiesta di iscrizione di tale documento e della sua immediata messa in votazione.
Pongo in votazione tale richiesta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è accolta all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno n. 589, testè iscritto il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte in merito alla informazione data dal Gruppo Pirelli alla Regione Piemonte in data 19/4/1993 circa la probabile cessione ad un industriale italiano (CF Gomma di Brescia) degli stabilimenti Pirelli Sistemi antivibranti di Settimo ed Amsea di Caselette sentiti i lavoratori della Pirelli Sistemi Antivibranti di Settimo, di Milano e dell'Amsea di Caselette che ritengono il Piano di acquisizione e ristrutturazione abbozzato: fortemente penalizzante nei tempi brevi, chiusura dei due stabilimenti di Settimo e di Milano; trasferimento delle produzioni da Settimo Torinese nel Bresciano e da Milano nell'area torinese; trasferimento dei lavoratori in aree distanti e su lavorazioni a loro estranee; pesante riduzione degli organici; condizioni normative, di lavoro, di salario incerte preoccupante nei tempi medio lunghi, costituzione di due diverse società in area torinese e bresciana; salvaguardia dubbia della capacità di ricerca e sviluppo, di internazionalizzazione sui prodotti che non rientrano nelle attuali lavorazioni (antivibranti) del potenziale acquirente, quali tubi freno, giunti, molle ad aria: ovvero le lavorazioni destinate all'area torinese ambiguo e contraddittorio in tema di assetti sia industriali che societari tale da prefigurare un futuro di progressivo impoverimento delle capacità e potenzialità produttive, perlomeno per le linee di prodotto destinate all'area torinese fino a farne temere un graduale annullamento o una successiva cessione ad altri gruppi esteri. Il patrimonio di ricerca e di innovazione del prodotto che riguarda sia l'area milanese che torinese, è d'altra parte garanzia del mantenimento e dello sviluppo del complesso sistema produttivo dell'auto e del suo indotto; e quindi di interesse prioritario per il cliente principale, impegnato sul terreno dell'innovazione e della qualità preoccupato dal possibile smantellamento dell'azienda e dalle conseguenze negative che in termini occupazionali e di presenza, di un polo produttivo industriale si realizzerebbe in Piemonte esprime la propria contrarietà al piano di ristrutturazione degli stabilimenti così come è stato presentato esprime la propria solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici della Pirelli S.p.A, e dell'Amsea impegna la Giunta regionale a: chiedere immediatamente un incontro con la direzione della Pirelli per conoscere in modo preciso ed inequivoco le decisioni della proprietà affinché si possa riaprire un confronto nel merito delle prospettive industriali ed occupazionali mettere in atto ogni sforzo per evitare che questa vicenda si chiuda con un'ulteriore impoverimento tecnologico delle produzioni, con riduzione dell'occupazione e col peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori interessati".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Problemi del lavoro e della occupazione - Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame progetti di legge n. 272 e n. 236: "Misure straordinarie per incentivare l'occupazione mediante la promozione e il sostegno di nuove iniziative imprenditoriali e per l'inserimento in nuovi posti di lavoro rivolti a soggetti svantaggiati" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo ora l'esame congiunto dei progetti di legge n. 272 e n.
236, di cui al punto 8) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola per la discussione di ordine generale il Consigliere Goglio; ne ha facoltà.



PRESIDENTE

GOGLIO



PRESIDENTE

Il mestiere dell'imprenditore è sempre stato difficile e rischioso, ma penso che al giorno d'oggi lo sia maggiormente. Quindi ben vengano leggi che incentivano la formazione e il sorgere di nuove imprese.
Gli incentivi che proponiamo però mi lasciano un po' perplesso. Sulla prima parte, riguardante i contributi a tasso agevolato che verranno elargiti per la costituzione della nuova impresa, ed in particolare per quanto concerne il tasso agevolato finale, interverrò in seguito.
Ciò che desidero sottolineare adesso, e che mi lascia un po' perplesso è il Capo II dell'art. 12, dove si parla di contributi per l'assegnazione di personale di età superiore ai 40 anni (da 40 a 50 anni). Questo è giusto per inserire nel mondo del lavoro gente con esperienza e che ha ancora la forza di dare qualcosa alla società, gente che, invece, attualmente, viene emarginata.
Credo però che non siano i 12 o i 15 milioni elargiti che possono invogliare un imprenditore ad aprire un'azienda. Voi tutti sapete cosa costa un dipendente al giorno d'oggi e 12 o 15 milioni possono coprire al massimo due o tre mesi di stipendio e relativi contributi. Quindi - ripeto non credo che questo possa invogliarli. Credo invece che sarebbe meglio differenziare gli interessi; cioè, tutti coloro che assumono del personale di età compresa tra i 40 e i 50 anni, invece di pagare un interesse dell'8 9%, pagheranno un interesse del 5-6%.
Per quanto concerne gli interessi - cosa di cui ho già avuto modo di parlare con l'Assessore Cerchio - quando approviamo qualche legge in cui si parla di tasso agevolato, non si specifica mai qual è il tasso che viene realmente pagato dall'utilizzatore finale. Noi diciamo: "Il tasso è del 9 è del 10%"; poi, in effetti, l'utilizzatore si trova a pagare un tasso del 14 o 15%. Questo avviene perché noi operiamo attraverso la Finpiemonte, la quale, non potendo elargire questi fondi, si appoggia alle banche; poi interviene l'Union Fidi per le garanzie. I tassi vengono quindi aumentati al punto da non essere più così interessanti dal punto di vista finanziario; forse agevolano qualche piccola impresa che non trova credito altrove, ma credo che a quei tassi anche alcune finanziarie possano elargire dei finanziamenti.
Dovremmo inoltre avere una migliore informazione sui finanziamenti. Non si sa mai a chi rivolgersi. Le banche sono disinformate; la Finpiemonte non dà sufficienti informazioni e dovrebbe istituire un ufficio ad hoc.
Infine, come dicevo all'inizio del mio intervento, sarebbe necessario inserire nella legge - eventualmente con un emendamento dell'Assessore - a quale tasso l'utilizzatore finale ottiene il finanziamento, in modo che chi utilizza la legge sia informato adeguatamente. In effetti, noi abbiamo la buona volontà di elargire questi fondi ad un tasso di favore, ma alla fine dopo aver seguito tutto l'iter necessario, chi usufruirà di questi fondi li avrà ad un tasso diverso da quello da noi stabilito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Colleghi Consiglieri, che la situazione occupazionale in Piemonte sia sempre più pesante, sia nella fase attuale sia rispetto alla prospettiva credo sia un fatto evidente a tutti. L'ultimo esempio, se mai ce ne fosse stato bisogno, è stato quello di pochi istanti fa, con la presenza delle lavoratrici e dei lavoratori della Pirelli Sistemi antivibranti; ma si possono citare altre decine, per non dire centinaia, di situazioni di aziende con delle grandi difficoltà, di aziende in crisi.
Siamo di fronte ad un processo di deindustrializzazione diffusa, e credo che questo sia un fatto oramai inconfutabile anche da parte dei più ottimisti fino a qualche mese fa. Le difficoltà riguardano i grandi gruppi industriali, così come riguardano - forse per la prima volta in queste dimensioni da almeno 15 anni a questa parte - anche le piccole imprese comprese quelle artigiane.
Nel 1992, 1.500 imprese artigiane hanno chiuso in Piemonte. Questo è dovuto, da un lato, allo spostamento di produzioni in altri territori del nostro Paese, oppure a spostamenti di produzioni in altri Paesi europei ed asiatici in modo particolare; dall'altro, alle difficoltà che incontrano i nostri prodotti sui mercati sia rispetto a problemi di costo che a problemi di qualità dei prodotti, sapendo che oggi l'esportazione tiene perch abbiamo una lira fortemente svalutata, ma nel momento in cui si dovesse andare ad una rivalutazione della lira saremmo ancora più in difficoltà rispetto alla competizione sui mercati internazionali.
Le stesse notizie di questi ultimi giorni che riguardano il più grande gruppo industriale del nostro Paese, la FIAT, non possono non allarmare rispetto alle prospettive dell'industria e dell'occupazione in questa Regione. La FIAT Auto, che ha oggi circa 120.000 dipendenti, stante le sue prospettive, che non è detto che tengano, se teniamo conto anche degli ultimi dati di aprile, pensa di arrivare, rispetto alle sue prospettive di produzione di auto, a circa 70.000 lavoratori, cioè ad una riduzione di 50.000 lavoratori all'interno del gruppo FIAT. Siamo quindi di fronte ad ipotesi più che mai allarmanti. La stessa situazione degli altri settori trainanti della nostra produzione industriale e dell'economia (Gruppo Finanziario Tessile e Olivetti) mi pare non facciano sperare, anzi semmai siamo di fronte - soprattutto per ciò che riguarda il GFT - a forti spostamenti di produzione in altri Paesi europei ed asiatici con conseguente calo di produzione in Piemonte e quindi di occupazione.
Ora è evidente che di fronte a una situazione come questa si pone la necessità di una scelta forte, di una politica industriale di livello nazionale che abbia i suoi necessari rapporti con una politica industriale settoriale a livello europeo.
Noi siamo di fronte all'assenza completa di una politica industriale da parte del Governo nazionale; non mi pare che questo Governo, anche per come è nato e per quelle che sono le prospettive politiche più generali del Paese, sarà in grado di fare una politica industriale a tempi brevi tale da poter dare delle risposte su un piano più preciso e concreto ai problemi di una Regione come la nostra.
Io ho premesso queste questioni perché è ovvio che non c'è una politica attiva del lavoro senza uno sviluppo produttivo. Non c'è nessun tipo di governo del mercato del lavoro e di scelte, anche le migliori, che riguardino il mercato del lavoro per fare una politica attiva del lavoro senza uno sviluppo produttivo, e in particolare, per ciò che riguarda il Piemonte, senza uno sviluppo produttivo industriale.
Insieme a questo, allo sviluppo, credo sia evidente a tutti che c'è bisogno di rivedere gli strumenti che oggi governano il mercato del lavoro nel senso che c'è bisogno di armonizzare e coordinare: troppi doppioni di strumenti tra di loro in conflitto, a volte per livelli istituzionali e competenze diverse, si scontrano. Penso che vadano ridefiniti i ruoli di ciascuno in un coordinamento e in un'armonizzazione che preveda anche una razionalizzazione della spesa per gli strumenti stessi. Penso ad esempio al ruolo dei CILO e dell'Agenzia regionale per l'impiego che rischiano di diventare oramai inconciliabili.
Siamo quindi di fronte alla necessità di rivedere l'insieme degli strumenti e della legislazione riguardo al mercato del lavoro.
Pur in questo quadro però noi siamo favorevoli - e abbiamo dato il nostro contributo in Commissione e nel gruppo di lavoro che nella Commissione si era definito alla legge di cui è stato relatore il Consigliere Tapparo, nel senso che - e di questo vorrei che anche i Consiglieri che sono stati critici nei confronti di questa legge tenessero conto - i limiti non sono nella legge in sè, i limiti sono nelle scelte che non sono state fatte in termini più generali, dal problema della politica industriale ai problemi che ricordavo poc'anzi della revisione degli strumenti del governo del mercato del lavoro per armonizzarli e coordinarli.
Credo quindi che sia sbagliato giudicare negativamente la legge, ma che ci sia invece bisogno poiché io sono convinto che questa legge abbia una sua validità, pur con i limiti di finanziamento. Semmai vanno riverificate le scelte di carattere generale per definire un quadro nel quale la legge sia portatrice più positiva ancora di quelli che sono i suoi obiettivi.
Dicevo che questa legge è positiva pur con i limiti di finanziamento che ha, da un lato per ciò che riguarda la parte nuova, sostanzialmente quella dello sviluppo dell'imprenditoria, che credo sia più che mai opportuna in una Regione come la nostra, dove abbiamo avuto proprio per effetto di quel processo di deindustrializzazione che ricordavo prima un calo occupazionale che in alcuni settori è stata una vera e propria perdita di esperienza, di capacità professionale, di cultura industriale, di tecnici che sono stati avviati al prepensionamento, quindi con una perdita grande di patrimonio umano. Poiché io sono convinto che la prima ricchezza di un Paese industriale per essere competitivo con altre situazioni non consista tanto in un confronto tra enti e gruppi industriali, quanto nella capacità della sua forza lavoro, credo che il recupero di professionalità così come si propone con questa legge, pur con tutte le selezioni che giustamente sono state fatte rispetto a scelte di imprenditoria, risponda ad alcune delle esigenze che abbiamo nella nostra Regione.
Dall'altro lato credo che l'aiuto ai soggetti più deboli presenti sul mercato del lavoro, al fini di avviarli a un lavoro, sia una scelta che è il contrario dell'assistenzialismo puro e semplice. Noi dobbiamo garantire non il reddito minimo, ma il lavoro garantito e quindi in questo senso dobbiamo fare tutte le scelte e gli sforzi che sono necessari affinché ai soggetti deboli si risponda con il lavoro e non unicamente con l'assistenzialismo.
Credo quindi che questa legge risponda, ripeto pur con i limiti di finanziamento che ha e pur parzialmente rispetto a un problema più generale di scelte, ad alcune delle questioni che abbiamo presenti nella nostra Regione.
Certamente la legge in sé non è sufficiente e io qui voglio richiamare la Giunta, la maggioranza, ad affrontare le questioni dell'economia del Piemonte, del piano di sviluppo, delle scelte politiche per rilanciare l'apparato produttivo. Da mesi oramai attendiamo un dibattito in Consiglio regionale sui problemi dell'economia e dell'occupazione in Piemonte che è stato sollecitato da parte delle OO.SS, e delle forze sociali e che nella penultima conferenza dei Capigruppo si è definito si sarebbe fatto il giorno 18 di questo mese. Io credo che sarebbe assolutamente sbagliato da parte della Giunta e della maggioranza se venisse rimessa in discussione questa scelta.
Noi abbiamo bisogno di fare questa discussione, di capire a fondo quali sono i problemi dell'economia e dell'apparato produttivo; abbiamo cioè bisogno di verificare se è possibile fare delle scelte politiche di indirizzo da parte di questa Regione, da parte di questo Consiglio regionale per far sì che la situazione attuale sia straordinaria e non si stabilizzi. Se non si prendono provvedimenti questa situazione spontaneamente non si risolve, anzi rischiamo davvero di renderla stabile e allora certo che leggi come quella proposta o qualsiasi altra legge sul piano della politica attiva del lavoro non risponderebbe assolutamente ai problemi che abbiamo di fronte.
Quindi, annunciando già fin d'ora il voto favorevole del nostro Gruppo alla legge e agli emendamenti che sono stati proposti, verificati anche con le Organizzazioni sindacali CGIL-CISL-UIL e con la Commissione Pari Opportunità, nel senso che sono stati fatti dei solleciti successivi che hanno portato ad alcuni emendamenti alla legge, insisto sul fatto che la discussione che richiamavo prima in Consiglio regionale vada fatta, perch questa è la condizione per riuscire a fare delle scelte che ci permettano davvero di rilanciare lo sviluppo e la produzione in Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente, colleghe e colleghi. Questa legge di misure straordinarie per incentivare l'occupazione viene discussa e votata in un momento in cui il problema è sotto gli occhi di tutti. In Piemonte non nascono nuove imprese. I soggetti, soprattutto più deboli, perdono, senza più ritrovarlo, il lavoro in un Piemonte che sta diventando sempre più debole nelle strutture che lo hanno sinora sorretto. E' un Piemonte in cui la ristrutturazione delle imprese esistenti, quando avviene, si fa senza chiarezza di obiettivi, di conseguenze per l'occupazione, senza avere una strategia di mantenimento delle attività manifatturiere oltre che quelle di ricerca e di sviluppo sul nostro territorio.
Bene, in questo quadro che ho riassunto, e sul quale non mi pare ci siano dissensi tra noi, questa legge serve? E a cosa serve? A mio parere questa legge intanto sconta la debolezza di una politica regionale, nella quale non si inserisce. Una politica regionale che avrebbe potuto sostenerla, e a quel punto avrebbe avuto un altro significato, con programmi, progetti, cose fatte nel concreto a sostegno della crisi economica, oltre che congiunturale di struttura, una crisi che sta soffocando il lavoro.
Quindi, questo è un primo elemento da cui non si può prescindere nel valutare questa proposta. La proposta nasce all'interno di una generale debolezza della politica economica della Regione a sostegno dell'impresa e del lavoro.
Questa legge prevede, ad esempio, che il sostegno della Regione Piemonte a nuove iniziative imprenditoriali avvenga attraverso lo strumento dei contributi in denaro dati con la logica del contributo a fondo perduto.
Questa logica, abbiamo visto nel passato, ha una dubbia efficacia, ed è una logica che giustifica del scetticismo. Dare contributi, anziché sviluppare strutture e costruire un ambiente organizzato dal punto di vista dell'erogazione dei servizi alle imprese, dei servizi alle merci, dei servizi alle persone, dei servizi alla ricerca è una logica vecchia. In una Regione in cui alcuni componenti della maggioranza sostengono che piani e programmi non servono, la logica del sostenere le attività economiche attraverso i contributi a fondo perduto rimane l'unica strada.
Questa critica, che è stata sollevata in quest'aula anche da membri di maggioranza, non può essere negata, come pure quella, che è stata richiamata, che questa legge si sovrappone ad altre leggi. Dal punto di vista del gruppo che rappresento, questo nuovo legiferare laddove leggi già esistono può essere anche un modo per ridare una illusoria fragranza politica a quelle forze che invece, in questi anni, si sono un po' appassite e logorate nell'incapacità di agire in questo settore.
La Regione Piemonte non ha in alcun modo contribuito a creare un nuovo ambiente sul territorio fertile per nuove imprese. Questo ambiente non c'è e non è questa legge che lo realizzerà. Quindi, la critica di avere una logica da un lato di contributi un po' datati nel modo di erogazione per l'intervento a sostegno delle imprese, e dall'altro di avere una logica molto simile all'assistenzialismo, può essere svolta e non essere campata in aria.
Però, a questo punto, di fronte alla situazione economica che è da tutti analizzata nel medesimo modo, cosa si vuole fare? Chi nella maggioranza, come il collega Ferrara, ha criticato questa legge, perch troppo assistenzialista, perché troppo generica nell'erogazione del denaro cosa vuole a questo punto? Eliminare anche questo aspetto? In una Regione in cui nulla o pochissimo si è fatto per creare un ambiente organizzato capace di suscitare nuove imprese e in assenza di questo, giunge una legge che fa dell'assistenzialismo. Bene, si vuole eliminare questo dopo essere stati incapaci di costruire un'alternativa politica ed amministrativa per fronteggiare la crisi? E si vuole fare questo, condannando alla disperazione, alla indigenza i lavoratori senza lavoro? Eh no, cari colleghi e caro collega Ferrara, a questo punto l'assistenzialismo se c'è e per quanto c'è, fa parte proprio di questo sistema.
L'assistenzialismo diventa la faccia povera del mercato; è il retrobottega della competitività e fa parte di quella logica del mercato.
Certo che se si accetta quella logica, spero anche che si accettino le conseguenze del retrobottega. A questo punto la dose di "assistenzialismo" usiamo pure il termine dispregiativo - che può essere viceversa illustrato, come ha fatto il compagno Marengo poco fa, in termini meno scettici, occorre che venga accettato come conseguenza di questo mercato di questa logica della competizione ed anche come conseguenza di un'assenza della politica regionale capace di fare meno assistenzialismo e di erogare meno contributi a fondo perduto e, viceversa, costruire più strutture di servizio alle imprese. A questo punto anche l'assistenzialismo - se vogliamo chiamarlo così - diventa una necessità civile.
Quindi, su questa legge toglierei ogni enfasi e la inserirei purtroppo nel quadro di una carenza di politica regionale. Il giudizio definitivo che daremo a questa legge dipenderà dall'esito che i nostri emendamenti avranno nel dibattito e nella votazione. Con i nostri emendamenti chiediamo maggiore sostegno alle cooperative, ai problemi dei soggetti più deboli (invalidi, extracomunitari) e anche del soggetto donna all'interno del mondo del lavoro. Quindi, a seconda dell'accoglimento o meno di questi emendamenti, ci collocheremo nella votazione. Gli emendamenti saranno poi illustrati dal compagno Maggiorotti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Gentile Presidente e colleghi, io non pretendo di essere ascoltato in questa sala, vista l'ora e il totale disinteresse, tranne poche eccezioni del Consiglio su questo argomento, ma sottolineo che andando ad approvare questa normativa oggi non è che andiamo ad approvare una legge sbagliata ma andiamo - dal punto di vista delle imprese e soprattutto delle associazioni di categoria - a farci prendere in giro, perché sarà abbastanza demagogico andare a sostenere domani, sui giornali, che la Regione Piemonte sia andata ad occuparsi a fondo di questi problemi.
La disponibilità di mezzi finanziari, infatti per una legge che potrà essere giusta o sbagliata, rivedibile, migliorabile e così via, è di soli 6 miliardi.
Sei miliardi rappresentano, grosso modo, lo 0,5 per mille delle disponibilità di questa Regione: scusate, andiamo a prenderci il testo di legge, andiamo a vedere le belle cose che si vogliono fare dall'art. 4 in poi. Vogliamo dare contributi per predisporre i progetti di impresa, dando al massimo 25 milioni per azienda? Mi sembra giusto. Abbiamo una disponibilità di 550 milioni: si vede come solo venti aziende del Piemonte potranno essere incentivate nello studiare come "fare impresa". Sono proposti fino a 10 milioni di contributi per i primi servizi di assistenza tecnica: abbiamo messo a disposizione 350 milioni, al massimo 35 imprese del Piemonte potranno beneficiarne. Vogliamo fare dei finanziamenti a tasso agevolato? Sono a disposizione 2 miliardi: divisi per 200 milioni farebbero 10 possibilità, divisi per 100 milioni le possibilità sarebbero 20. Se consideriamo che alla fine un'impresa si prenda la briga di seguire tutto l'iter burocratico e poi gli si assegnino 50 milioni, disponendo di 50 milioni per azienda in totale potremmo mettere in movimento 120 imprese in tutto il Piemonte. Ora, non ho i dati esatti perché bisognerebbe sommare tutti i dati delle Camere di Commercio, comunque sono decine di migliaia di imprese operanti, molte delle quali, o quasi tutte, potrebbero rientrare in questa situazione. L'intervento in peso specifico che la Giunta andrà a fare, riguarderà così lo 0,0001 delle imprese. Questa è la realtà dei fatti! Ma non è possibile che ciascuno di noi sia ancora oggi avvicinato da persone, per esempio, che ci vengono a chiedere quando vengono approvati i buoni casa, perché migliaia di persone sono state illuse di prendere il buono casa e pochissimi ci riusciranno. Non è possibile che domani centinaia o migliaia di imprenditori penseranno che finalmente la Regione si sia svegliata e tiene presente le loro necessità con un contributo. Ma quale contributo? Al di là delle buone intenzioni, ribadisco (e entreremo poi nel dibattito articolo per articolo) che questa legge non farà assolutamente nulla. Non andrà a scalfire neanche minimamente quella che è la realtà critica, la realtà sociale, la realtà occupazionale. Ma noi, come Regione Piemonte, nel momento in cui stiamo ancora discutendo di bilancio zero, dovremmo porci delle priorità e allora se andiamo a dire che questa è una legge importante, nel momento in cui c'è il bilancio zero non possiamo mettere a disposizione sei miliardi, quando neanche sessanta sarebbero sufficienti. Oso dire che questa legge, ben applicata, potrebbe essere l'unica legge di carattere finanziario fatta alla Regione, ma dandoci dei fondi appropriati. Se abbiamo a disposizione sei miliardi non facciamola neanche questa legge, perché è demagogia spicciola volerla fare, perch alla fine ci saranno centinaia di imprese che presenteranno domanda centinaia di persone che chiederanno contributi, centinaia di professionisti che allestiranno le domande e intaseranno gli uffici, ma alla fine tanti saranno i chiamati, ma gli eletti - in questo senso coloro che alla fine prenderanno i soldi - saranno veramente le briciole delle briciole. Allora penso che veramente, se vogliamo essere seri e credibili o moltiplichiamo perlomeno per dieci la dotazione di questa legge (ma dovremmo moltiplicare teoricamente per cento) e facciamo solo questo per tutto l'anno, o altrimenti non andiamo a presentare una legge che in sè ripeto,potrà anche essere perfetta, ma alla fine non servirà a nulla e temo soltanto che servirà per dare una patina di utilità ad enti che hanno pochissime cose da fare e hanno bisogno di leggi di questo tipo per giustificare la loro presenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il Gruppo liberale esprime un giudizio molto critico su questo disegno di legge e si riserva una determinazione, in sede di dichiarazione di voto che sicuramente non sarà favorevole.
Sostanzialmente, per non ripetere l'intervento assolutamente condivisibile sul piano dell'analisi del collega Ferrara, a nostro modo di vedere questa legge, oltre che criticabile dal punto di vista della produttività, è indice di poca capacità della Regione sul piano storico di svolgere la sua funzione di programmazione. Caratteristica della Regione Piemonte in materia di politica industriale nel senso ampio del termine dalla formazione al sostegno, non è quella di programmazione e di anticipazione, ma di rimedio a valle, a posteriori, sostanzialmente in termini di assistenza, anche se tecnicamente e metodologicamente la si pu considerare in genere una politica meno sprecona di quello che fa normalmente pensare questo tipo di aggettivazione. Noi immaginiamo, quindi che il problema che ci si deve porre non è quello di registrare semplicemente i fenomeni a carattere mondiale delle allocazioni dei sistemi industriali e di rimediare in qualche modo, cercando di rimanere nel processo, a quelli che sono ancora ambiti residuali utilizzabili per un qualche arco di tempo con l'intervento di risorse e professionalità in via di superamento. Lo scenario, a mio giudizio, deve essere sostanzialmente e completamente rivisto. Quello che manca è la politica industriale. Una Regione che ha tanto saputo non ha avuto l'orgoglio di darsi una politica industriale, e sostanzialmente fa una caricatura di politica industriale a favore dei settori deboli, rispondendo evidentemente a delle comprensibili sollecitazioni di carattere sociale, e se vogliamo anche umano, ma che sostanzialmente rivela l'incapacità di misurarsi con i fenomeni epocali non quelli in negativo, ma quelli in positivo. Quindi questa legge è la dimostrazione di come la nostra Regione non riesca a porsi prioritariamente il problema della politica industriale e poi logicamente e temporalmente quello della politica occupazionale o della politica di sostegno. Sono cose diverse e non è un caso, signora Presidente del Consiglio, che le deleghe ridistribuite poche settimane fa abbiano di fatto registrato una sconfitta.
La sconfitta rispetto all'ipotesi che la Giunta si era posta, che la politica industriale insieme al commercio e all'artigianato fosse una sede di proposta, di investimento, su idee, su prospettive, invece la si è ricondotta al purgatorio del collega, peraltro molto apprezzato responsabile di questa materia. E quindi si dice "la politica industriale non riusciamo bene a capire cos'è, la mettiamo insieme alle altre cose di cui si occupa Cerchio". Forse è un altro modo di chiamare la politica assistenziale la politica del lavoro. No! E' una cosa completamente diversa. Occorre essere attenti ad alcuni indicatori che rivelano attraverso fenomeni che coinvolgono tempi non medi ma lunghi, ad esempio il numero dei laureati, la qualità dei laureati, la qualità dei diplomati come la nostra Regione stia perdendo il bene che è la garanzia della sua continuità di area industriale avanzata e cioè quello di una formazione professionale ad altissimo livello. A me ha fatto un po' ridere la dichiarazione di un candidato a Sindaco che ha detto che noi siamo la Technocity europea, quando le statistiche dicono che noi siamo l'area europea che ha il più forte processo di degrado in termini di formazione universitaria e professionale.
Il nostro Gruppo non darà voto favorevole a questa legge. Devo dire che non ho la capacità di Ferrara e faccio mie le sue considerazioni in termini di analisi del rapporto costi-benefici dei nostri interventi in questa materia. Non ho gli strumenti né le conoscenze, denuncio però il fatto che storicamente il pentapartito - non questo Assessore e questa maggioranza non abbia saputo invertire alcune linee sbagliate delle Giunte di sinistra sulla formazione professionale e sulla cosiddetta politica industriale, che poi è la politica del lavoro. Tutti e due questi settori sono stati sostanzialmente pensati, in termini molto intelligenti e lucidi, dalle Giunte di sinistra per occupare, attraverso queste due attività di carattere assistenziale, un ambito di rapporti e di funzioni soprattutto con il mondo operaio che istituzionalmente alla Regione non competono.
Questo potevo capirlo da parte del Partito comunista di allora e del PDS di adesso, che, totalmente allora e con qualche difficoltà adesso, capiva di essere fuori dai settori decisionali di questa materia e quindi utilizzava le Regioni come cavallo di Troia per contare in settori di competenza rigorosamente nazionale rispetto ai quali non aveva titolo. Il pentapartito non ha saputo sottrarsi a questa logica. Quindi la politica della formazione professionale è la politica non della politica industriale, ma del lavoro inteso non come prospettiva ma come rimedio alle situazioni di emergenza. Tutto ciò è una eredità delle Giunte di sinistra che il pentapartito non ha potuto e saputo superare. Quindi questa legge, che tecnicamente è stata analizzata e io mi riconosco nel lavoro fatto in termini molto puntuali dal collega Ferrara, rivela - insieme al trasferimento di delega al collega Cerchio che peraltro ha tutta la mia stima - la incapacità da parte della Giunta di misurarsi con i grandi problemi se non in termini di contingenza. E questo - se mi consentite colleghi - è drammatico per la Regione, perché se noi diciamo che la funzione della Regione è la programmazione, la programmazione non è soltanto mettere in ordine le tessere, ma è mettere in ordine le tessere rispetto a una prospettiva, rispetto a un obiettivo che non è mai né in termini immediati, né in termini medi - è probabilmente in termini lunghi anche se, nel tempo nostro, utilizzando i quarzi e non più la sabbia, i tempi medi sono già tempi lunghi. I tempi lunghi non interessano più a nessuno. Non si ragiona più per generazioni, si ragiona per cicli economici di investimento che sono di pochi anni. Quindi questa legge rivela un approccio vecchio della Regione alle tematiche dell'occupazione. Noi dobbiamo uscire da questa diabolica logica per cui veniamo giudicati per come rimediamo nell'immediato. Quello che si rimedia nell'immediato, non si rimedia, perché se è rimediabile nell'immediato con 15 milioni per posto di lavoro, io sono convinto che esistano risorse disponibili nelle banche, se il percorso è produttivo ad investire 15 milioni. Mi pare che lo schema di questa legge dica una cosa di questo genere. Le cose sono drammaticamente e diametralmente diverse. Quindi questa legge, a nostro modo di vedere, è tecnicamente criticabile e improduttiva utilizzando l'argomentazione svolta puntualmente dal collega Ferrara; politicamente, in termini di scenario generale, rivela la nostra incapacità di investire nei fenomeni storico strategici, che evidentemente non danno consenso, per incorrere in interventi immediati che danno pochi risultati, ma in rapporto ai pochi risultati il massimo di consenso. Sono uscite sui giornali di questi giorni delle tabelle che indicano lo stato d'essere dei laureati e dei diplomati qualificati nella nostra Regione: stiamo scendendo agli ultimi livelli nel nostro Paese e in Europa, quindi ci stiamo mangiando, ricorrendo all'assistenzialismo e al populismo, le prospettive dei nostri figli.
Questo è non solo politicamente criticabile, ma è anche moralmente condannabile, perché noi viviamo il raccolto, per qualche parte avvelenato di chi ha seminato prima di noi e non abbiamo il coraggio di investire nel futuro. A me sembra quindi che un voto non favorevole su questa legge - di astensione o negativo, valuteremo con il collega Ferrara un atteggiamento comune - voglia essere più che una critica allo specifico, uno stimolo alla Giunta perché trovi la capacità per misurarsi con i fenomeni epocali, non con i fenomeni contingenti, perché le poche risorse che abbiamo dobbiamo utilizzarle in progetti segnale, non che producono risultati, ma che indichino obiettivo e volontà.
Un sistema, quello industriale, che qualcuno dice superato, io dico maturo e consolidato, per produrre la ricchezza e la qualità della vita deve essere fortemente innovato e messo nelle condizioni di essere aperto all'innovazione tecnologica e rispetto a questo non c'è che una strada quella che ha detto il prof. Prodi in una sua conferenza: "investire nella scuola, nella scuola, nella scuola, nella scuola, nella scuola". Noi non dobbiamo investire nei rimedi, come Regione, altri devono pensare ai rimedi. E' lo Stato che ha una funzione sociale, è lo Stato che ha il Ministero, che ha le risorse con cui deve sostanzialmente farsi carico delle crisi che sono un elemento fisiologico dei grandi processi di trasformazione che caratterizzano soprattutto il mondo occidentale. Le poche risorse strategiche che ha la Regione, cioè quelle non legate alle spese fisse, deve investirle sulla prospettiva. Ritengo che molto meglio faremmo ad investire, anziché intervenire in settori - nei quali comunque qualcuno interverrà e interviene in cui purtroppo si interviene sempre meno e sempre peggio. E' la tabella che vi indicavo prima. La nostra Regione è la Regione che sta perdendo numero e qualità di laureati, numero e qualità di diplomati di livello tecnico-scientifico. Mi auguro che la Giunta voglia apprezzare questo nostro contributo critico e voglia elaborare, fin dal prossimo bilancio, una qualche intuizione che dia il segnale che il termine Technocity d'Europa - usato da un candidato Sindaco di Torino si caratterizzi pure per qualcosa, non tanto per quello che fa, ma per come lo fa.
La Technocity è caratterizzata come area dove si collocano aziende che misurano il loro tempo sull'utilizzazione del brevetto e cioè cercando il massimo di utilità che deriva dall'intuizione culturale.
Mi auguro che la Giunta consideri il voto non favorevole del Gruppo liberale a questa legge, come uno stimolo a investire nei fenomeni strategici di una società avanzata, non nei fenomeni di conservazione.
Questa legge sicuramente potrà servire a conservare questo posto di lavoro ma noi riteniamo che nei momenti di crisi si debba avere la capacità di investire per il futuro più che per il presente. Questo perché il sistema delle autonomie nel nostro Paese, sistema complementare, almeno così ci auguriamo, attribuisce la funzione d'emergenza allo Stato con le sue leggi, mentre attribuisce alla Regione la funzione di programmazione.
Funzione di programmazione non significa solamente mettere in termini ordinati elementi del proprio comportamento in modo che siano raccordati e finalizzati, ma significa anche pensare che alla Regione compete investire in risultati che non si colgono immediatamente e che sono, per ripetere le parole del prof. Prodi, "la scuola, la scuola, la scuola".
La scuola, però, non astratta, Presidente, perché quando noi ci vantiamo di avere per esempio la prima facoltà, quantitativamente parlando, di comunicazioni, possiamo anche essere lieti di questo primato ma se poi non riusciamo ad avviare dei fenomeni di allocazione di servizi e di tecnologie che utilizzano questi laureandi, vorrei capire che senso ha tutto questo. Pertanto un giorno chiederò al Presidente della Giunta regionale, con un'interrogazione, di spiegarci perché, oltre che difendere il Regio a Torino, e il palazzo della RAI, non ci siamo battuti per avere a Torino e non a Lione (nuovamente a Lione guarda caso) la sede della televisione europea.
Questi sono fenomeni strategici sui quali ha senso investire, perché è il fenomeno che crea l'occupazione, non è l'occupazione che crea il fenomeno.
Ci rendiamo conto che si tratta di una legge che comunque in qualche misura riduce e risolve dei problemi anche personali che sono sempre drammatici e penosi, però la responsabilità di governo, signor Presidente della Giunta, la misureremo alla fine della legislatura, non in termini di rimedio, che siamo riusciti a trovare rispetto ai fenomeni, ma come saremo riusciti a costruire prospettive ed occasioni per il futuro.
Noi abbiamo stanziato o ipotizzato 500 milioni per il mantenimento a Torino del coro della RAI; vi chiedo, per esempio, come mai non abbiamo neanche saputo che era in corso una competizione a livello europeo per insediare l'equivalente della CNN europea, cioè della televisione europea.
Se i nuovi protagonisti del mondo che vedranno i nostri figli - e noi guarderemo filtrati dall'arteriosclerosi - saranno determinati da questi avvenimenti e saranno laureati di altissimo livello, non solo tecnico, ma anche umanistico, mi chiedo dove immaginiamo che si attestino le condizioni dello sviluppo e quindi della speranza, se non vedo nessuna novità collocarsi nella nostra Regione addirittura perdere le funzioni alte che aveva dal punto di vista delle tecnologie e vediamo la scuola impoverirsi rispetto alle altre capitali della formazione culturale scientifica.
Pertanto mi chiedo da dove possa nascere il nostro consenso politico non soltanto ad una legge.
A giugno questa questione la porremo con forza, per sapere come questo governo, questa maggioranza e insieme la Regione sapranno collocarsi di fronte ai progetti epocali. Noi riteniamo che non si possa lasciare passare il 1993, che è un anno sabbatico, perché l'anno prossimo sarà nuovamente un anno preelettorale, senza porci questo problema. Il nostro Piemonte è investito da una crisi o comunque da un fenomeno di carattere epocale e rispetto a questo mancano delle risposte.
In questo senso il nostro sarà un voto non favorevole non per disconoscere l'attenzione e la puntualità con la quale l'Assessore e altri colleghi seguono queste questioni, attività sicuramente apprezzabile, ma perché sostanzialmente abbiamo la consapevolezza che fenomeni epocali che hanno investito l'Europa e la nostra Regione, vedono globalmente la classe dirigente piemontese caratterizzata da un approccio episodico e troppo fermo al presente, incapace di guardare al futuro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Sono in buona parte d'accordo con quello che ha detto il collega Marchini.



(Voci in aula)



BODRERO Antonio

A me le parole difficili non piacciono, a me piacciono le parole dialettali, traduco, malamente perché la colpa è dell'italiano, non del "dialetto", che è chiaro, traduco dal "dialetto" nella lingua ufficiale.
Sono abbastanza d'accordo con il collega. Io però insisterei ancora su un argomento non nuovo, sul quale ho insistito parecchie volte: se noi continuiamo ad andare sempre più indietro sul piano tecnologico e quindi occupazionale, una delle ragioni principali, direi la principale, è che continuiamo a lasciarci - a differenza di altre regioni del nord, il Veneto per esempio, dove proprio su questo argomento c'è stata una durissima presa di posizione da parte della maggioranza consiliare - rapinare fiscalmente ciò che produce un potenziamento della mafia tradizionale, classica. Le parole infatti devono avere un significato preciso: la parola mafia oggi è usata in troppi casi, io parlo di quella classica. Fin tanto che noi non punteremo i piedi contro questo andazzo fiscale, andremo sempre più in coda sul piano economico, culturale e in tutti i sensi. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Credo che i colleghi che la scorsa settimana e questa hanno dibattuto con più o meno attenzione - quelli che hanno parlato, certo con attenzione su un tema così importante abbiano caricato di una certa titolarità e di un certo spessore questa legge che credo sia importante e fondamentale per riavviare alcune attenzioni sulle politiche attive del lavoro. Questa legge non è la soluzione del decollo della programmazione o della negazione della programmazione o della rivoluzione di una Regione fortemente industriale e industrializzata che vive tutto il dramma di un momento difficile che la colpisce certamente di più rispetto ad una Regione che non ha n sull'agricoltura né sul basso terziario la forza della sua occupazione o il panorama della sua struttura produttiva.
Forse alcune forzature sono state fatte su questa legge per parlare ad altri soggetti, ad altri colleghi, alla maggioranza e all'opposizione, ma certo non si può chiedere a questa pur importante normativa e tanto meno all'Assessore all'Industria da un mese e dodici giorni, all'Assessore all'emergenza occupazionale da molti anni, di fare il crocerossino, il paramedico, il medico, il programmatore dell'animazione del tessuto industriale piemontese! Tutto questo non mi compete, perché sono competenze dell'art. 117 della Costituzione e non certo dell'Assessore, che comunque non è alle politiche industriali, perché è un eufemismo parlare di politiche industriali della Regione, pur con tutti gli spazi acquisiti da una Regione come la nostra e da poche altre. Non avendo attivato forme di referendum per abrogare il Ministero dell'Industria, il sottoscritto non potrà svolgere, come accadrà nei prossimi giorni ai colleghi Fiumara e Cantore, il ruolo di "Ministro" - si fa per dire, come leggo sui giornali almeno nazionali e locali - dell'agricoltura o del turismo. Io non farò il Ministro all'Industria, ma certo il problema delle riforme istituzionali di un ruolo diverso, di una competenza diversa delle Regioni in tema di politiche industriali, credo sia il caso di porlo. Se è vero che quarantacinque anni fa le politiche industriali dovevano necessariamente essere, in una fase di ricostruzione prima materiale e poi sociale del Paese, competenza nazionale, perché - ripeto - in una fase di ricostruzione era giusto e necessario che le politiche industriali fossero accentrate a livello romano, ora questo discorso è aperto. Non è però gestibile oggi nel pro-tempore del giorno 11 maggio 1993, da questo Assessore che da un mese e qualche giorno è anche stato richiamato ad interessarsi minimamente di politiche industriali. Politiche che stiamo attivando: nelle prossime settimane determineremo, con uno sforzo non indifferente, anche le aree a declino industriale, con un ruolo che indichi lo spessore necessario a rappresentare questa Giunta e questo Assessorato.
In questo quadro, chiedere più poteri alle Regioni e all'Assessorato chiedere di essere il soggetto che deve dare risposte all'emergenza attraverso gli ammortizzatori o in senso inverso di essere anche colui che deve spingere e magari essere elemento determinante della programmazione regionale per rianimare gli aspetti industriali, vuol dire caricare di troppo significato questa legge e soprattutto la capacità di questo modesto Assessore alle tante emergenze della terra piemontese.
Ora, il disegno di legge che il Consiglio regionale sta per votare nonostante i rilievi critici emersi in qualche intervento, credo mantenga tutta salda la sua validità. Si è prospettata, in sostanza, da parte di alcuni, la tesi che gli interventi a favore dei cosiddetti soggetti deboli del mercato del lavoro (nel nostro caso si tratta di cassaintegrati e di disoccupati di lungo periodo, di soggetti in mobilità, di lavoratori espulsi da aziende con meno di 15 dipendenti, di soggetti disabili) siano veramente aggiuntivi ai ben più massicci interventi qualcuno l'ha detto ancora questa mattina - del Governo con la decretazione urgente in tema di occupazione.
Premesso che il decreto n. 57 il giorno 10 maggio, cioè ieri, è decaduto e quindi proporremmo nuova attenzione a questo aspetto, la verità è che dal luglio 1992, quando fu firmato l'accordo sul costo del lavoro, si sono succeduti tanti, forse troppi decreti (l'ultimo dei quali è appunto decaduto ieri) e in concreto fino ad oggi al di là di questi decreti, di queste modificazioni in corso d'opera - non è stata data nessuna misura straordinaria per l'occupazione. Quindi non c'è, ad oggi, nessun aspetto sostanzialmente aggiuntivo.
A questo punto, tenuto conto della instabilità o della difficoltà istituzional-politica e del decollo di un nuovo Governo, al di là delle giuste osservazioni che il nuovo Ministro del Lavoro, Giugni, sta proponendo da oggi in poi, cioè dal momento in cui il decreto e altre iniziative sono decadute, credo che tutto faccia pensare che eventuali misure di sostegno difficilmente potranno essere concretizzate ed applicabili nei prossimi mesi, certo entro il 1993.
Poiché i dati previsionali per il sistema produttivo piemontese non sembrano dare grandi segnali positivi, si è reso più che mai doveroso un intervento della Regione a fronte di una situazione che non lascia intravvedere nei prossimi mesi delle soluzioni e dei percorsi alternativi.
E' pur vero che la legge odierna assume le caratteristiche proprie di un intervento di ammortizzatore sociale, soprattutto in riferimento alla ricostituzione del Fondo straordinario per l'occupazione, ma non è pensabile che le risposte siano lasciate tutte alle politiche strutturali di rilancio economico. Fino ad oggi queste politiche non si sono affermate non certo per responsabilità dell'Assessore al lavoro, e per questa parte non si possono certo aspettare risposte che rilancino l'occupazione se non nel medio periodo.
Gli interventi strutturali sono una scelta prioritaria e pienamente condivisa, però la qualità della crisi ci interpella oggi, nemmeno domani certamente non dopodomani, e richiede risposte mirate che non possono essere date in via puramente teorica o generale.
Vorrei che fosse chiaro che ogni lavoratore espulso dal sistema produttivo, o perché in mobilità, o perché disoccupato, o perché non più giovane e quindi difficilmente ricollocabile sul mercato del lavoro, o perché giovane a rischio (nei confronti dei quali tutti noi ci riempiamo giustamente la bocca per dare nuovi percorsi di accesso verso un mercato del lavoro sempre più difficile nei confronti di questi soggetti o nei confronti dei capifamiglia unici percettori del reddito familiare che sono indicati come espulsione dal ciclo produttivo) ci interpella perché venga almeno offerta loro una possibilità di reinserimento. Questo è chiaro a me Assessore, che ancora questa mattina ho ricevuto una delegazione di lavoratori Alenia che, pur avendo sottoscritto, attraverso le Organizzazioni sindacali, alcuni accordi, hanno il loro problema personale per cui non solo sul piano del confronto istituzionale, ma anche sul piano dei problemi umani dei singoli lavoratori, io sono in qualche misura chiamato, se non altro come terminale, a dover rispondere.
All'urgenza di reinserimento io credo risponda intanto una quota parte di questa legge. Certo, se avesse a disposizione 16 miliardi anziché 6 creerebbe non solo potenzialmente 400-450 posti, ma questi verrebbero moltiplicati per quanto abbiamo indicato. Peraltro, collega Zacchera questa legge, con ogni probabilità, sarà applicata negli ultimi 4-5 mesi dell'anno, per cui sei miliardi per 4 o 5 mesi credo rappresentino una risposta, per quanto sia possibile darne in termini obiettivi di fronte ad una situazione finanziariamente difficile. Naturalmente non è il riferimento dei 12 mesi, ma è, nel ritaglio di un bilancio che è quello che è, quanto obiettivamente potremo spendere in 4-5 mesi. Credo che la legge risponda a questa urgenza, che mi auguro possa essere utile solo per un periodo limitato, in quanto ciò significherebbe che saremmo usciti dal tunnel della crisi. Peraltro, lo stesso progetto di legge non si limita a favorire solo ed esclusivamente il rientro in fabbrica, ma vuole, con un po' di coraggio, avere anche l'intuizione e la capacità di utilizzare le capacità professionali dei lavoratori per proporre opportunità di lavoro autonomo e produttivo.
E a proposito di alcune osservazioni che la scorsa settimana il collega Ferrara faceva sulle politiche di job creation, io invito - per inciso - ad una rilettura della legge sulla cooperazione. Ha fatto molto bene, il collega Ferraris, a richiamarla nel suo intervento la scorsa settimana.
Sarebbe utile non solo leggere quell'ottimo volume, un po' datato, che il prof. Ciravegna ha elargito a destra e a manca in questi ultimi semestri ma anche verificare quante piccole nuove imprese hanno potuto avviarsi con la legge sulla cooperazione alla quale il Consigliere Ferraris faceva riferimento nel suo intervento.
E' vero: per le grandi imprese, che forse hanno ormai poco dello spirito cooperativistico, l'intervento è stato meno significativo; ciò fa dire ad alcune imprese cooperativistiche che quella legge non serve. Quella legge però non serve a fare le grandi cooperative di supporto alla grande azienda, bensì a fare animazione per poche decine di lavoratori che, in proprio, mettono in pista le loro capacità attraverso l'aiuto strutturale della Regione.
Non a caso, proprio in questi giorni, stiamo presentando e proponendo modifiche alla legge sulla cooperazione per privilegiare le imprese di nuova cooperazione e per superare la contribuzione a fondo perduto. Questo disegno di legge che andiamo ad esaminare e approvare è dunque uno dei tanti strumenti, e non il solo, delle politiche attive del lavoro. Tale strumento deve certamente essere coordinato con un'azione sempre più flessibile e dinamica della formazione professionale e di altri strumenti già operanti o che dovremo mettere in pista, per rispondere con celerità ad una fase di emergenza in un momento di grande emergenza.
Si fa in fretta, in due o tre mesi, a creare condizioni di impoverimento e di caduta di processo di deindustrializzazione; occorrono invece molti anni, a volte dei decenni, per creare condizioni di rilancio.
Quindi si possono certamente affinare gli strumenti legislativi, ma non è possibile rimettere in discussione in modo surrettizio le politiche del lavoro, rinviando ad una mitica capacità del sistema produttivo piemontese ricco certo di potenzialità e di intelligenze - il compito di riassorbire oggi e non domani la crisi occupazionale; naturalmente quando si saranno verificate - perché no? - le condizioni per la ripresa, che la Regione deve senz'altro favorire come avrebbe dovuto già fare, magari negli anni scorsi attraverso attente politiche, pur senza grande titolarità in tema di politiche industriali.
Per rispondere ad alcuni colleghi, dico che non è pensabile, a fronte di una crisi così dimensionata e così forte, non tener conto delle politiche di ammortizzatore sociale, mentre si dovrebbero fare semplicemente politiche di interventi strutturali. Il Consigliere Ferrara al quale mi lega una simpatica dialettica da alcuni anni su questi temi, in realtà vuole - lo interpreto così - rimettere in discussione tutti gli interventi, non comprendendo - volutamente - quali debbono essere, dal mio punto di vista, le politiche di sostegno alla marginalità e quali quelle per il rilancio dello sviluppo.
A mio sommesso avviso, credo che il collega Ferrara non conosca e non abbia mai capito o conosciuto cosa voglia dire la qualità della crisi occupazionale. Dalle cose che dice, credo non ne conosca il significato non conosce la necessità di proporsi di fronte ad una crisi di questo spessore e di questa dimensione con un rapporto che risponda a domande individuali delle fasce più deboli della società o del mercato del lavoro.
Significa rispondere in concreto alle persone e alla loro storia quella che vedo tutti i giorni, in quanto ne ho la titolarità, anche e soprattutto in qualità di Assessore al lavoro. Significa tentare di rispondere in modo attento, magari non perfetto, ma in modo concreto alle persone e alla loro storia, che è la storia dei lavoratori che hanno dato dignità al lavoro e che soprattutto oggi non possono essere più considerati dei numeri.
Il collega Goglio poneva alcune osservazioni. Credo che i contributi per le assunzioni dei lavoratori in mobilità - posso rispondergli, comunque glielo notificheremo - siano aggiuntivi a quelli già previsti dalla legislazione statale. In sostanza, si consente alle aziende che assumono questi lavoratori di fruire di contributi pari ad un'annualità di salario.
Per quanto riguarda i tassi da lui richiamati, la procedura prevista è quella consolidata e direi apprezzata della legge regionale n. 56; quindi si realizzerà un significativo abbattimento dei tassi.
Il Consigliere Marengo - lo dico con una battuta - ha espresso un indirizzo positivo su questa legge, giustamente senza caricarla di significati che non sono suoi. Ha anche detto che i limiti che qualche collega ha indicato - e io ho apprezzato alcune osservazioni, anche se critiche - non sono limiti della legge, ma - come giustamente lui ha detto sono limiti della legislazione nazionale in continua modifica (la quale non consente alla Regione di agganciarsi per tempo a tali modifiche), o sono anche limiti delle politiche industriali. Però non rivolgete e non caricate questa legge di significati particolari, di soluzione alle grandi politiche industriali di questa Regione.
Su questo piano, al collega Zacchera - che ha indicato positivamente la filosofia e l'impianto della legge, ancorché (dice lui) se avesse avuto a disposizione qualche decina di miliardi, avrebbe avuto un significato diverso di ricaduta dico che, se in un anno, per riprendere il suo concetto, si attivassero anche solo 20-25 aziende nuove, costituite da soggetti di cui si occupa la legge, sarebbe già un buon risultato. E io vorrei, fra sei mesi, un anno, verificare se queste 20-25 aziende sono decollate.
Questa legge vale per specifici e ben individuati soggetti; è comunque lo abbiamo già detto e vogliamo ripeterlo una legge per molti versi "nuova"; come tale una legge sperimentale e come tutte le leggi sperimentali soggetta a verifica a sei mesi/un anno dalla sua applicazione.
I contributi sono una logica vecchia, passando ad un'interpretazione legata agli ammortizzatori e alla necessità di fare qualche sforzo in più sull'animazione territoriale e industriale? E' il quesito che si pone il Consigliere Chiezzi. Oggi, obiettivamente - domani vedremo - non vi è alternativa; non vi sono politiche di sviluppo da poter attivare in questo momento, in questa stagione, domani o il prossimo mese.
Non tocca certo a questa legge - come ho già detto - muoversi per favorire un substrato di sviluppo per l'impresa; questa legge serve e conta per dare attenzione alle fasce più deboli del mercato del lavoro e utilizzare tutte quelle professionalità che in qualche misura un altro capitolo della legge pone nei confronti di quei soggetti che, posti in lista di mobilità e che pur hanno una loro professionalità in termini singoli o aggregati, ritengano di poter utilizzare la promozione autonoma del lavoro.
Un'ultima considerazione, credo doverosa, la devo fare nei confronti dell'intervento svolto dal collega Marchini. E' un intervento che ho apprezzato soprattutto per gli aspetti critici che ho colto nel concreto anche qui dicendo però che a Cerchio ci si rivolge, ma forse ad altri si indirizza.



MARCHINI Sergio

Ho richiamato il Presidente.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Il Presidente parlerà!



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Io credo che la mancanza di una politica industriale richiamata dal collega è questione sostanzialmente diversa da un intervento di ammortizzatore sociale. Se si vogliono - mi pongo questo problema ad alta voce - con la intelligente analisi ed anche cortese provocazione che Marchini ha posto, peraltro apprezzata nei suoi passaggi, porre problemi politici diversi, credo che esistano sedi istituzionali o personali diverse rispetto al dibattito che oggi si fa su una legge importante quale quella che io mi sono permesso, insieme al collega Tapparo, in termini di sintesi di proporre attraverso due capitoli che si sono fusi insieme. Se si tratta di discutere queste cose sul piano di sviluppo, sui programmi di lancio o di rilancio della Giunta regionale nelle più generali politiche di bilancio, come qui è stato richiamato, credo che la verifica di Giunta o le verifiche su questi problemi non vadano fatte utilizzando questa legge bensì quegli scenari che il collega ha richiamato.
Credo quindi che questa legge, ridimensionata non in termini riduttivi ma per il valore che ha nel momento in cui deve essere collegata e resa collegabile con altri strumenti operanti di politica attiva del lavoro, che sono come ho detto quello della formazione professionale o di altre opportunità, sia sostanzialmente una risposta faticosissimamente raggiunta attraverso un lavoro che è durato più di nove mesi, quindi più di un parto naturale, sempre in corso d'opera di modifica alla luce di una normativa o di una decretazione nazionale che cambiava sempre in corso d'opera.
Si tratta, non come diceva il collega Chiezzi di un aggancio vecchio alle tematiche della occupazione, ma di un aggancio possibile con qualche fantasia, con un po' di coraggio, con quello che io uso chiamare sovente il coraggio d'aver coraggio, senza dire che è un bisticcio di parole, di fronte alle capacità e alle titolarità su questi argomenti che sono obiettivamente al momento attuale, per un Assessore che non è ancora Ministro né al lavoro né all'industria, quanto potevamo offrire, magari con altri miglioramenti, in un momento di grande emergenza.



PORCELLANA FRANCESCO



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Qualche precisazione mi pare assolutamente necessaria, non tanto sulla legge in sé che non dubito avrà il consenso di questo Consiglio, perché è comunque una risposta positiva non soltanto come ammortizzatore sociale, ma anche propositiva di un elemento di job-creation sul quale si può molto discutere, ma che è una delle poche risposte che si possono dare ai problemi occupazionali. Ed è una risposta che tocca settori del lavoro deboli, problema che dobbiamo porci, come la legge nazionale se lo porrà e come se lo è posto anche la legislazione dell'accesso ai giovani con delle facilitazioni che nessuno ha osato dire che erano assistenziali, perch promuovere delle condizioni per riciclare nel posto di lavoro persone che sono in cassa integrazione, che hanno difficile qualificazione, non è un elemento meramente assistenziale, non può essere colto come un elemento assistenziale. E' un elemento di recupero di forze lavoro che ha un valore che va oltre l'aspetto assistenziale.
Ma quello che mi spinge a parlare è che il dibattito ha portato ad allargare il tema alle questioni di politica industriale ed allora devo dire qualche cosa.
Primo, la politica industriale non è una competenza regionale.
L'abbiamo rivendicata con forza; per anni l'Unione Industriale è stata contraria a qualunque compito di politica industriale, adesso c'è un ripensamento - uno dei tanti del mondo industriale in proposito, sulla necessità di dare alcune leve di politica industriale anche alle Regioni in un sistema europeo che si sta muovendo e modificando, ma non abbiamo delle competenze di politica industriale. L'avere riportato quindi l'industria nella sua interezza insieme al lavoro ritengo che sia una delle poche o delle tante cose giuste che abbiamo fatto con il rimpasto. Si è trattato di un elemento di chiarezza, apprezzato devo dire da tutti gli interlocutori sociali, dai lavoratori come dagli industriali, perché hanno trovato un punto di riferimento unico che, a livello regionale, non può non essere così, industria e lavoro, proprio per la mancanza di competenze specifiche di politica industriale.
Detto questo, la politica industriale ha due strade. Ci sono le politiche settoriali che ovviamente non potranno mai essere politiche regionali; ci sono le politiche sui fattori che possono per alcuni fattori interessare le Regioni. E noi sui fattori che promuovono un movimento della politica industriale siamo intervenuti con forza. Io respingo il discorso della incapacità della Giunta di operare in questo settore, perché questo è uno dei settori che hanno qualificato il nostro impegno in questi anni, per chi ha voluto seguirlo, per chi ha voluto percepirlo, per chi ha prestato attenzione.
Siamo intervenuti in tutti i fattori. Ci sono i fattori generali, ad esempio il campo infrastrutturale e in questo settore noi abbiamo fatto una battaglia ampia per quello che riguarda tutti i tipi di infrastrutture anche quelle di carattere epocale, caro Marchini. La questione del collegamento ad Alta Velocità è una scelta epocale e su questa scelta epocale il Piemonte è stato in prima linea, è in prima linea, sarà in prima linea e sta raggiungendo dei risultati che vengono da tutti considerati come risultati di una battaglia condotta bene.
Ci siamo impegnati su tutti i fattori. Sull'energia, ottenendo l'accordo di Trino. Speriamo che sulla nostra testa non siano passate cose balorde; probabilmente saranno anche passate, ma queste ci lasciano la coscienza completamente tranquilla.



ZACCHERA Marco

Per piacere, Presidente, faccia chiarezza su questo punto.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Si leggono sui giornali delle voci. Cerchiamo di capirci: leggo sui giornali che possono essere passate delle cose, mi dispiacerebbe che così fosse. La nostra battaglia per la centrale di Trino è stata una battaglia pulita, condotta al livello nostro di competenza regionale con grande impegno, non ci pentiamo di averla condotta.
Aree attrezzate. Abbiamo fatto parecchio non solo con la legge sulle aree attrezzate, ma stiamo lavorando in tema di accordo di programma.
Ricordo l'impegno che abbiamo su Chivasso ed Ivrea; stiamo lavorando attentamente in questo settore con grande impegno.
L'innovazione. Caro Marchini, sull'innovazione abbiamo una legge che è la più avanzata che ci sia nel Paese, a livello regionale, che dà dei risultati notevolissimi e che è stata una scelta che stiamo portando avanti. Ma non basta: abbiamo creato un centro di supercalcolo che puntava tutto nel far crescere la nostra industria dell'indotto a farla crescere.
Siccome ho tra i miei pochi consulenti il prof. Gros Pietro, che è un esperto di questi problemi, ho seguito con attenzione e continuo a seguire questi temi. Ci siamo buttati nel campo del supercalcolo, cercando soprattutto di portare questo strumento nelle mani della piccola e media impresa per farla crescere. Però abbiamo delle difficoltà enormi che anche il mondo industriale percepisce, perché questo supercalcolo lo usano alla FIAT, lo usano le grandi aziende, ma a livello piccolo-medio non riusciamo a fare crescere queste aziende. Stiamo lavorando, e non è un compito soltanto nostro, anche nel campo dell'istruzione. Adesso faremo un corso speciale, perché ci si avvede, anche a livello di Confindustria, che mancano la capacità, i tecnici che possano, nel livello di queste piccole e medie industrie, farle crescere con questi progetti di utilizzo e di programmazione di supercalcolo.
Quindi, dovremo tentare di tenere in vita il supercalcolo contemporaneamente con forme di formazione professionale, che però vanno al di fuori dei nostri limiti legislativi, perché non abbiamo come compito istituzionale la formazione professionale ad alto livello, ma stiamo lavorando su questo terreno proprio perché siamo impegnati al massimo e ci rendiamo conto che il fatto dell'istruzione, della scuola è fondamentale.
Però sono tutti interventi che sono al limite della nostra competenza istituzionale, perché anche l'Università non è competenza delle Regioni come voi sapete bene, ma sulla quale stiamo lavorando con grande impegno.
Un altro fattore è il denaro e la finanza e noi ci siamo mossi anche in questo campo. La Finpiemonte ha fatto degli interventi sollecitati dalla Regione, per ridurre il costo del denaro alla piccola e media azienda, ed è un intervento che è avvenuto.
Abbiamo portato avanti il salone della banca come elemento significativo che rilanceremo, e lo è, caro Zacchera, cosa che ha il suo peso. Abbiamo ripreso i contatti con le piazze finanziarie, e anche la liberalizzazione delle piazze finanziarie per quello che riguarda la Borsa rilancia in qualche modo Torino, e la sta rilanciando anche sotto questo profilo. Anche in questo campo abbiamo cercato di agire come in tutti i settori che toccano i fattori operativi dell'economia e della politica industriale. Certamente non possiamo sostituirci al Governo negli strumenti, ma abbiamo chiesto al Governo degli interventi specifici e non soltanto l'accordo di programma, ma anche interventi legislativi, il rifinanziamento della 317 e della legge sulla ricerca.
Ci siamo mossi a tutto campo sul problema della politica industriale che può fare la Regione, e non è certamente una politica di carattere nazionale, e c'è difficoltà da parte dello stesso Governo di portarla avanti.
Quindi, abbiamo portato avanti una serie di interventi articolati importanti e significativi, che riteniamo vengano in sostanza da tutti apprezzati, perché si può dire di tutto fuorché ci sia stato un disinteresse e un disimpegno della Regione in un campo così complesso come quello della politica industriale, che peraltro è un campo difficile. Si sente dire da tutti che manca una politica industriale, ma non si sente mai dire da nessuno: "Bisogna fare questa politica industriale".
Questo lo dico anche a livello nazionale, perché è molto difficile indicare il quadro complessivo sul quale la politica industriale può essere condotta. Credo, per la mia passione dell'economia che ho sempre mantenuto nei miei studi e che ho sempre continuato a seguire, che si debba puntare fortemente sulle infrastrutture e sui fattori. Questa è la politica nazionale che deve essere portata avanti, oltreché una chiara politica dei redditi.
La politica dei redditi è chiaramente una questione nazionale, sulla politica dei fattori e sulla politica infrastrutturale la concertazione fra la Regione e lo Stato è la strada per lo sviluppo industriale della Regione.
Siamo preoccupati della situazione piemontese, ma devo anche dire che non ritengo che possiamo continuare ad essere soltanto negativi, e soltanto in posizione di attesa e di disfattismo.
Ci sono delle prospettive, siamo talmente impegnati che adesso stiamo vedendo anche con la FIAT il lancio della nuova vettura, che avverrà a Torino in autunno. Avverrà a Torino, nella nostra città, non sarà lanciata né a Cape Canaveral come la Uno, né altrove come si ipotizzava. Anche questo lancio a Torino della nuova vettura credo possa essere un elemento...



(Interruzioni del Consigliere Rivalta)



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Può anche darsi che si sia ristretto il mercato, ma mi pare che le cose si possano leggere in due modi. Io non te lo magnifico, io ti dico che secondo me, è un elemento che deve essere colto come positivo. Non possiamo cogliere tutto quello che avviene in negativo. A forza di cogliere tutto quello che avviene in negativo, a Torino non si fa niente.
Consigliere Rivalta, poniamoci questa critica.



RIVALTA Luigi

Sono tre anni che fai professione di un ottimismo che non ha nessun fondamento.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Può darsi che non abbia nessun fondamento, ma io non faccio professione di un ottimismo superficiale. Mi convinco strada facendo che, invece questo mio ottimismo comincia ad avere qualche ragione di più, ed è seguito da altri con maggiore interesse.
Non puoi fare una lettura di questo episodio solo in senso negativo perché si può fare in due modi. L'ho dato come elemento di uno sforzo che stiamo compiendo nel settore industriale, e per il sostegno di quella produzione che riteniamo importante e determinante per la nostra Regione.
In conclusione, la legge risponde a più di un'esigenza, che rientra in un quadro di interventi articolati che toccano tutto il quadro delle innovazioni e dello sviluppo industriale. Riteniamo che, in questo settore lo sforzo della reindustrializzazione che stiamo portando avanti, cercando di crearne le condizioni, è l'unica via possibile. Possiamo solo concorrere con un forte impegno articolato a creare le condizioni per una ripresa della nostra Regione, affinché si possano cogliere quegli elementi di ripresa che, in qualche modo, si stanno delineando e che credo in qualche modo caratterizzeranno il prossimo futuro.
La situazione è difficile. A nessuno questo sfugge, ma d'altra parte non credo che di fronte alle situazioni difficili sia consentita la fuga.
L'ho già detto altre volte, non è questo il nostro atteggiamento, non è n un atteggiamento di rassegnazione né di rinuncia. Non accettiamo, perch non corrispondente al vero, l'affermazione che non ci sia stata la capacità e la forza di vedere le difficoltà e di concorrere ad affrontarle.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,45)



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