Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.229 del 04/05/93 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

Scarica PDF completo

Argomento:


MONTICELL ANTONIO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 7) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cantore, Cucco, Maccari e Sartoris.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 346: "Trasformazione dell'Azienda regionale dei Parchi suburbani in Ente di gestione del Parco regionale La Mandria e dei Parchi e delle Riserve naturali delle Valli di Lanzo"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori con l'esame del progetto di legge n. 346, di cui al punto 10) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Marchini che ha facoltà di intervenire.



MARCHINI Sergio, relatore

Dò per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Si esamina oggi il testo del disegno di legge presentato dalla Giunta regionale che prevede la trasformazione dell'Azienda regionale dei Parchi suburbani in Ente di gestione del Parco regionale La Mandria e dei Parchi e delle Riserve naturali delle Valli di Lanzo, a cui spetta la gestione del Parco regionale La Mandria e della Riserva naturale integrale della Madonna della Neve sul Monte Lera con le considerazioni che seguono.
La trasformazione è motivata dall'opportunità di uniformare la gestione delle aree protette regionali adeguandola al dettato della L.R. 20/4/1990 n. 12.
L'esperienza maturata negli anni seguenti all'entrata in vigore della citata legge ha, infatti, dimostrato l'efficacia dell'attività degli Enti di nuova istituzione, nonché la validità della scelta, operata a suo tempo dal legislatore regionale, di eliminare le diverse forme di gestione fino ad allora in atto, sia attraverso la delega a Comuni e Comunità montane sia attraverso l'affidamento a Consorzi o ad un'Azienda regionale come nel caso dei Parchi suburbani, a favore di Enti strumentali di diritto pubblico.
Peraltro, la stessa legge 6/12/1991, n. 394 'Legge quadro sulle aree protette', nel prevedere la possibilità di istituire Enti di diritto pubblico quali soggetti di gestione dei Parchi naturali (cfr, art. 23) ha riconosciuto, di fatto, la figura giuridica individuata già in precedenza dalla L.R. n. 12/90 e confermata con la L.R. 21/7/1992, n. 36.
Il presente disegno di legge, istituendo l'Ente di gestione del Parco regionale La Mandria e dei Parchi e delle Riserve naturali delle Valli di Lanzo, inserisce detto Ente tra quelli individuati dalla L.R. 22/3/1990, n.
12, che viene, di conseguenza, modificata ed integrata.
La scelta di procedere a modifiche ed integrazioni della L.R. n. 12/90 anziché provvedere con il presente atto a richiamare le singole disposizioni della citata legge, che il nuovo Ente deve obbligatoriamente applicare in quanto equiparato agli altri Enti di gestione in essa previsti, è motivata dall'opportunità di evitare un'inutile ripetizione di disposizioni, già vigenti, disciplinanti analoghe fattispecie e rende più agevole al nuovo Ente l'applicazione della normativa regionale, anche di carattere generale, in materia di aree protette.
Peraltro, l'Ente di gestione di nuova istituzione va a sostituire un'azienda la cui attività è disciplinata da alcune norme della legge regionale sopra citata che il presente disegno di legge provvede ad abrogare.
L'art. 2 prevede l'istituzione del Consiglio direttivo del nuovo Ente di gestione. A seguito dell'esame istruttorio svolto, la Commissione consiliare ha apportato alcune modifiche alla composizione del Consiglio stesso prevedendo la seguente composizione: cinque membri nominati dalla Comunità del Parco; un rappresentante della Provincia di Torino; due membri nominati dalla Provincia di Torino, di cui uno designato dalle Organizzazioni agricole e uno dalle Associazioni ambientaliste; sette membri nominati dal Consiglio regionale, di cui due espressi dalla minoranza.
La scelta di ridimensionare la composizione numerica del Consiglio direttivo è motivata dall'opportunità di alleggerirne la struttura, al fine di garantire una maggiore snellezza ed agilità di gestione da parte dell'Ente, e prelude ad un futuro ridimensionamento anche degli organi di amministrazione degli Enti di gestione già esistenti nelle altre aree protette.
In questa nuova forma di composizione la rappresentatività dei Comuni è, comunque, assicurata dalla nomina di cinque membri da parte della Comunità del Parco.
Infatti, in ottemperanza ai principi fissati dalla legge 6/12/1991, n.
394, la Comunità del Parco, prevista dall'art. 3 del presente disegno di legge, è costituita, oltre che dal Presidente della Provincia di Torino dai Sindaci dei Comuni e dai Presidenti delle Comunità montane nei cui territori sono ricompresi i parchi naturali gestiti dall'Ente di gestione del Parco regionale La Mandria e dei Parchi e delle Riserve naturali delle Valli di Lanzo.
I membri nominati dalla Comunità del Parco garantiscono pertanto, a livello di Consiglio direttivo, la tutela degli interessi delle singole Comunità locali.
Del resto, viene esteso anche ai Parchi regionali il concetto di rappresentatività contenuto nella stessa legge n. 394/91 in riferimento alla composizione dei Consigli direttivi degli Enti Parco nazionali, di cui fanno parte, infatti, anche componenti designati dalla Comunità del Parco.
La partecipazione di un rappresentante della Provincia di Torino in seno al Consiglio direttivo avviene in ottemperanza a quanto disposto dalla L.R. 21/7/1992, n. 36, in ordine al nuovo ruolo spettante alle Province nell'ambito della politica delle aree protette.
Vengono inoltre nominati dalla Provincia di Torino due componenti rispettivamente designati dalle Organizzazioni professionali agricole e dalle Associazioni ambientaliste per garantire una maggiore presenza delle componenti locali interessate alla tutela del territorio.
L'art. 3 del presente disegno di legge stabilisce norme che riguardano la formazione del Consiglio direttivo ed il conseguente insediamento dello stesso.
In particolare prevede la possibilità di accelerare la procedura di formazione di detto organo, in caso di ritardo nella nomina dei membri da parte degli Enti preposti alla stessa, che sono sostituiti per questo adempimento dalla Giunta regionale.
Sempre nell'ottica di eliminare ritardi nel funzionamento dell'Ente di gestione ed in analogia con quanto disposto dalla legge n. 394/91 per i parchi nazionali, l'art. 3 stabilisce, altresì, la possibilità che il Consiglio direttivo si insedi anche qualora sia nominata la sola maggioranza dei suoi componenti.
L'art. 4 riguarda la costituzione della Comunità del Parco che dovrà procedere nella sua prima riunione alla nomina di cinque membri del Consiglio direttivo.
Contrariamente a quanto avviene per gli Enti di gestione delle altre aree protette, che procedono alla costituzione della Comunità del Parco con norma statutaria ai sensi della L.R. n. 36/92, nel caso dell'Ente di gestione del Parco regionale La Mandria e dei Parchi e delle Riserve naturali delle Valli di Lanzo la Comunità del Parco è costituita con il presente disegno di legge, trattandosi di organismo a cui compete la nomina dei membri dell'organo di gestione di un Ente non ancora funzionante.
L'art. 5, comma primo, del presente disegno di legge assicura il graduale trasferimento di competenze tra i due differenti soggetti gestionali.
Detta norma, nel disporre che il Consiglio di amministrazione uscente eserciti le funzioni gestionali fino a quando gli organi del nuovo Ente non siano insediati, garantisce, nella fase di transizione da Azienda ad Ente di gestione, il funzionamento inalterato delle strutture amministrative esistenti e fa sì che il nuovo assetto organizzativo, conseguente alla trasformazione, non incida negativamente sulla continuità dell'attività gestionale in atto.
Tra le norme transitorie di cui all'art. 5 il comma secondo prevede che l'Ente di gestione del Parco regionale La Mandria e dei Parchi e delle Riserve naturali delle Valli di Lanzo gestisca temporaneamente anche l'area attrezzata della Collina di Rivoli e l'Area attrezzata Le Vallere.
Il nuovo Ente non presenta, infatti, affinità con le aree attrezzate sopra richiamate; di conseguenza l'affidamento temporaneo della gestione è preordinato alla futura assegnazione delle stesse ad altro Ente, esistente o di nuova istituzione, che presenti caratteristiche territoriali o ambientali analoghe a quelle delle predette aree e tali da giustificare il trasferimento di gestione.
Il presente disegno di legge prevede, altresì, norme finanziarie.
La trasformazione dell'Azienda regionale dei Parchi suburbani in Ente di gestione comporta, infatti, anche modifiche di carattere finanziario incidenti sul bilancio regionale.
Il nuovo rapporto che viene ad instaurarsi con la Regione, in relazione alla variazione strutturale intervenuta ai fini della gestione dell'Area protetta impone la soppressione del capitolo di spesa del bilancio regionale su cui è imputata la somma assegnata, fino ad oggi, all'Azienda per il finanziamento degli oneri relativi al personale dipendente.
Detti oneri saranno assunti direttamente dalla Regione mediante il trasferimento della citata somma dal capitolo soppresso al capitolo già esistente sul bilancio, in cui sono previste le spese necessarie per il personale dei Parchi e delle Riserve naturali regionali.
In ultimo, l'art. 8 prevede l'abrogazione di norme che non hanno più ragione d'essere, in virtù delle disposizioni introdotte dal presente disegno di legge.
Di rilievo è l'abrogazione del comma terzo dell'art. 7 della L.R.
5/4/1985, n. 28, che consente ai dipendenti, per i quali sia necessaria la residenza continuata nei parchi gestiti dall'Azienda, contrattazioni integrative in ordine all'abitazione e relativi annessi.
L'eliminazione della citata disposizione è dovuta, in particolare all'opportunità di uniformare il trattamento nei confronti del personale dipendente degli Enti di gestione delle aree protette regionali.
Infatti, con la trasformazione dell'Azienda regionale dei Parchi suburbani in Ente strumentale di diritto pubblico, ai sensi dell'art. 72 dello Statuto regionale, si determina un'equiparazione tra gli Enti di gestione delle aree protette regionali che deve, necessariamente riflettersi anche sull'organizzazione del personale dipendente dagli stessi.
D'altronde, già a livello di Azienda, la situazione in termini di gestione del personale ha subìto negli anni modifiche, soprattutto a seguito dell'assunzione di nuovi dipendenti, che hanno fatto venir meno alcune esigenze, legate alle funzioni svolte dai dipendenti stessi correlate alla norma che il presente disegno di legge provvede ad abrogare.
La Commissione ha esperito la consultazione con l'Azienda dei Parchi suburbani che ha dato un giudizio positivo sulla proposta di trasformazione in Ente di diritto pubblico e dopo aver concluso la fase istruttoria del provvedimento ha approvato a larga maggioranza il testo con le modifiche sopra specificate e pertanto ne richiede una sollecita ed unanime approvazione da parte dell'aula consiliare".



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Se non vi sono interventi di carattere generale possiamo procedere con la votazione dell'articolato.
ART. 1 Emendamento presentato dall'Assessore Nerviani: al comma terzo, dopo le parole "La Mandria" sono aggiunte le parole "che gli sono a tal fine assegnati con deliberazione della Giunta regionale".
La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

E' intenzione della Giunta proponente mantenere alla Regione e alla Giunta stessa la possibilità di gestire o di affidare in gestione parte delle proprietà della Mandria. Questo perché può essere più facile e più agevole la conduzione con un'assegnazione in gestione di parti del parco a soggetti che possono essere più facilmente individuati o più semplicemente individuati dalla Giunta stessa o dalla Regione. Pertanto si prevede la possibilità che parte della proprietà venga direttamente gestita dalla Regione, dal patrimonio regionale. E' semplicemente un'annotazione di prudenza.



BRESSO Mercedes

Vorrei solo fare una domanda all'Assessore. Questo significa, per esempio, che si potrebbe separare l'azienda agricola? Non ho capito quale sia la ragione della precauzione.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Per esempio, ci sono dei fabbricati, un "centro" che potrebbe essere destinato ad attività ovviamente coerenti con il parco, ma assegnato in gestione ad una cooperativa, ad un'ente in convenzione con la Regione.
Riteniamo che si possa prevedere la possibilità che sia l'Ufficio del patrimonio a gestire direttamente alcuni fabbricati in termini molto più agevoli; ciò in via di principio; non c'è alcuna volontà, comunque, di ridurre il suo ruolo. Se vi fossero delle difficoltà all'interno del parco la Regione, siccome è sua proprietà, può gestire direttamente la cosa.
Quindi è un'ipotesi che non affida tutto obbligatoriamente e indiscutibilmente alla gestione del parco.



BRESSO Mercedes

Non mi è chiara la logica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente, colleghe e colleghi.
A me pare di aver capito la logica dell'emendamento e di conseguenza di non condividerla: è bene ci sia un unico soggetto a gestire il parco.
Creare una duplice responsabilità non può che ripercuotersi negativamente sulla gestione del parco. Si aprirebbe la possibilità ad un ente di poter avviare iniziative che l'altro ente non ritiene opportune: si introduce, a mio parere, un elemento di grave confusione. Nel momento in cui si costituisce un determinato ente di gestione, lo stesso, nel bene e nel male, gestisca la vicenda. Perché sdoppiare questa responsabilità? Come minimo creerà dei conflitti, o peggio, un altalenarsi di decisioni non prese.
Personalmente, deciso un Ente di gestione, conserverei in capo allo stesso l'intera responsabilità, salvo i rapporti politici che possono e devono esserci; temo fortemente l'ipotesi di doppia gestione.
Se l'Assessore non ritirerà l'emendamento, voterò contro.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso, per dichiarazione di voto.



BRESSO Mercedes

Anche a noi non è chiara la formulazione dell'emendamento.
E' vero, prima si trattava di un'azienda ora divenuta un ente; credo che la Regione possa sempre, quando si rivelasse necessario, sulla questione specifica, decidere che una parte del suo patrimonio venga destinato ad altra funzione. Attualmente non è necessario: non si capisce quindi la logica alla base dell'emendamento, logica che probabilmente avrà le migliori ragioni del mondo, ma che non ci sono note.
In sede di votazione ci asterremo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Manterrò l'emendamento, anche se mi rendo conto di non riuscire a spiegare fino in fondo le mie preoccupazioni. Forse, ciò accade perché la questione non è chiarissima neppure a me stesso.
Immagino però che per alcune grandi porzioni di territorio della Mandria per le quali sono necessari interventi autorevoli, magari in sede romana, occorre una gestione efficace. Ad esempio, l'affidamento di parte di un grande edificio ad un ente convenzionato con la Regione, che eroga servizi: in un'operazione così complessa, se la gestione è affidata all'ente, possono nascere maggiori difficoltà di quante ne nascerebbero se la gestione fosse direttamente ed autorevolmente affidata alla Regione.
Questa è l'unica preoccupazione.
Altri esempi, le numerose cascine dismesse potrebbero essere date in convenzione a soggetti diversi.
Può succedere che l'ente riesca a stabilire facilmente queste convenzioni, ma credo che incontrerà alcune difficoltà nel momento in cui la situazione si fa particolarmente complessa.
Lascerei quindi un margine di possibilità di intervento diretto della Regione, senza essere costretti a privare l'ente di una parte del patrimonio per gestirlo direttamente come Regione. E', a mio modo di vedere, un atto prudente, non c'è alcuna arrière-pensée: è semplicemente una preoccupazione, a mio parere motivata dall'esperienza.
Attualmente, vi sono 7/8/10 edifici all'interno del parco della Mandria che sono andati progressivamente decadendo, anche perché non c'è stata la capacità amministrativa - per le esistenti notevoli complessità - di immaginarne una destinazione ed un intervento con criteri moderni.
Ovviamente, ci deve essere intesa fra Regione e Parco; comunque, si tratta di una preoccupazione a difesa dei futuri amministratori, della Regione e del Parco.



BRESSO Mercedes

Abbiamo un dubbio: le Vallere sono finite con il Parco del Po?



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Le Vallere sono collegate all'approvazione di questa legge: finiranno con il Parco del Po.



BRESSO Mercedes

La collina torinese, invece, è già con quello di Castagneto, con il Bosco del Vai.
Le Vallere, altra situazione che aveva in gestione La Mandria finiscono invece con il Parco del Po.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 20 voti favorevoli, 1 contrario e 14 astensioni.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 1, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 20 astenuti 15.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 Chiede di parlare il Consigliere Picchioni. Ne ha facoltà.



PICCHIONI Rolando

Volevo chiedere un chiarimento all'Assessore. L'art. 23 bis) recita: "Il Consiglio direttivo è composto da cinque membri della Comunità del Parco, rappresentata dalla Provincia di Torino, due membri nominati dalla Provincia e sette membri nominati dal Consiglio regionale".
Neanch'io sono stato troppo convinto da quanto sentito in aula in riferimento alla Comunità del Parco: non ne ho capito la ragione e la possibilità di superamento delle difficoltà gestionali nella duplicazione di due enti o soggetti che poi devono convivere per governare.
L'Assessore non me ne vorrà se anch'io esprimo alcuni dubbi, anche se la votazione è già stata effettuata: l'art. 3 mi pare un po' in contraddizione con l'art. 23 bis, forse sarebbe opportuno che i membri del Consiglio regionale fossero in maggioranza, per evitare qualunque conflitto fra i membri della Comunità del Parco, i rappresentanti della Provincia di Torino, ecc.
E' vero, con l'art. 3 "la Regione recupera eventuali morosità che vadano al di là dei 60 giorni...". Mi pare comunque che una certa chiarezza nella titolarità della gestione stessa del parco possa essere già in questa sede formalizzata, portando i sette membri del Consiglio regionale ad otto invertendo il rapporto di forza fra i membri del Consiglio regionale e gli altri enti di cui fa menzione l'art. 26 bis.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Non ho alcuna obiezione ad aumentare la forza della rappresentanza del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Tale richiesta è per ovviare ai pericoli eventuali di una cogestione mi auguro non conflittuale, visti anche i soggetti che operano sul parco.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Ricordo al collega Picchioni che la Comunità del Parco è prevista dalla legge quadro nazionale ed è prevista dalla nostra legge di recepimento della legge quadro nazionale che è la legge n. 394 del 30/6/1992. Quindi è obbligatoria e tende a rappresentare tutti i numerosissimi Comuni che di fatto difficilmente riuscirebbero ad esprimersi in termini originali all'interno di un Consiglio ancora più numeroso di quanto non sia il loro gruppo.
Il primo livello, quello della Comunità del Parco, esprime cinque suoi rappresentanti (anche in questo caso ci affianchiamo alla norma nazionale) i quali si sommano ai tre rappresentanti della Provincia all'interno dei quali vi sono i due rappresentanti previsti dalla legge n. 12, uno dei quali - sul quale abbiamo discusso molto in Commissione - in rappresentanza delle Associazioni ambientaliste, l'altro in rappresentanza delle Associazioni agricole. Quindi i cinque più i tre membri, uno rappresentante direttamente la Provincia e due rappresentanti delle Associazioni ambientaliste, ma indicati dalla Provincia, si sommano ai rappresentanti del Consiglio regionale.
Precedentemente, essendo un'azienda, tutti i rappresentanti erano indicati dal Consiglio regionale in numero di dieci, più il Presidente sempre eletto dal Consiglio regionale.
Il Consiglio di amministrazione, secondo la nostra proposta, arriva a quindici membri, svolge compiti previsti dalla legge che non si sovrappongono né controllano i compiti svolti invece da un esecutivo.
L'esecutivo - previsto con un emendamento all'art. 4, corretto rispetto alle previsioni con un emendamento del quale ho dato il testo pochi minuti fa - nella proposta che viene formulata nell'ultimo emendamento è un esecutivo fortemente caratterizzato dal collegamento con l'esecutivo regionale.
Per stabilire un raccordo tra il livello dell'esecutivo e i rappresentanti eletti dalla Comunità del Parco, dalla Provincia e soprattutto dal Consiglio regionale, i membri dell'esecutivo, nominati dalla Giunta, insieme al Presidente vengono eletti all'interno dei quindici che sono indicati dalla Comunità del Parco, dalle Province e soprattutto dal Consiglio regionale.
Si tratta di un intreccio che mi pare porti ad un buon equilibrio nella chiarezza perché - ripeto - l'esecutivo ha compiti propri dei quali non deve rendere conto al Consiglio di amministrazione che è composto da sette membri più tre più cinque. Se poi il Consiglio decide, propone che siano portati ad otto in modo tale che ci sia un maggiore equilibrio, così come ha richiesto il collega Picchioni, io sono assolutamente d'accordo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

E' poco gradevole che Gruppi di maggioranza o di opposizione, che hanno lungamente discusso in Commissione un provvedimento, giungano in aula con emendamenti sostanziali, ma quando addirittura ciò lo fa la Giunta è grave.
Questo provvedimento viene modificato dall'emendamento successivo, ma bisogna parlarne adesso perché giustamente sono state poste alcune questioni che vanno chiarite.
Questo provvedimento viene modificato radicalmente dall'aggiunto art. 4 che introduce una norma che prevede che la Giunta esecutiva, come ha spiegato l'Assessore, sia nominata interamente dalla Giunta regionale, la quale nomina anche il Presidente.
Questa è una modifica sostanziale del provvedimento. Questo provvedimento apre la porta alla modifica della struttura della Mandria che prevede altri provvedimenti ad esso collegati, però non è accettabile che si discuta qui adesso una modifica di questa portata, perché ricordo che esiste una legge quadro in cui l'Ente di gestione dei parchi è strutturato in un certo modo. Certo che una legge può sempre cambiare, di fatto non rispettare la legge quadro, però c'è un valore ordinatorio in queste cose: se esiste una legge quadro bisogna rispettarla o cambiarla in modo che tutti quanti i parchi abbiano la stessa struttura gestionale. Questo è stato scelto con la riforma della legge n. 12, prima per ogni parco la struttura gestionale veniva scelta caso per caso, ma allora torniamo a proporre che sia il Comune, che sia la Provincia a nominare i membri a seconda dei casi. In questo caso non si tratta di cosa di poco conto proprio perché è un patrimonio che bisogna discutere se sia giusto che la Regione dica che intende appropriarsi, e allora tanto valeva tenere l'Azienda, c'era già un'Azienda, pertanto si scorpora la partita della Mandria dal resto dei parchi e la gestisce la Regione perché c'è un patrimonio rilevante. Ma non si costituisce un ente, gli attribuisco vari altri parchi, dopodiché decido io chi sono i tre membri, quindi di fatto chi è il Presidente - perché sulla base della scelta determino anche il Presidente modificando radicalmente le competenze di quel Consiglio direttivo che sono determinate dalla legge quadro e sono anche determinate da leggi. Un Consiglio direttivo che non elegge più l'esecutivo e che quindi non determina la politica di gestione del parco che compiti ha? Allora è la Comunità del Parco! Questo tipo di emendamenti non è accettabile e questo lo dico anche come Presidente della II Commissione - non lo ero quando abbiamo approvato questo provvedimento. Un Assessore, prima di giungere in aula, deve avere un'idea ordinatoria di questa partita e deve presentarla, non può scoprire le carte all'ultimo minuto, in aula. E' inaccettabile.
Se rileggendo il provvedimento ci si rende conto che era necessario un ulteriore approfondimento, si chieda il ritorno in Commissione; ma non è possibile procedere in questo modo. Per discutere questo provvedimento voglio avere sott'occhio la legge n. 12, capire come si configura una modifica della struttura gestionale dei parchi; tutto ciò non può essere fatto in aula. Francamente, non è accettabile, altrimenti tutti noi possiamo cambiare idea, arriviamo in aula e presentiamo delle proposte che modificano radicalmente la struttura di gestione e di conseguenza queste norme non vanno più avanti.
Come Consigliere voglio avere il tempo, in Commissione, di capire esattamente quali sono gli intenti dell'Assessore, perché la Mandria - che non è più la Mandria, ma una serie di parchi - deve essere gestita in modo diverso dagli altri parchi, oppure se questo configura una modifica della politica generale. Si può fare, ma allora si fa una modifica della legge quadro, la si discute per tutti i parchi, si capisce dove andiamo a parare ognuno ci ragiona, ci riflette, si confronta con la società di cui noi siamo comunque espressione e capisce che cosa ciò significa. A quel punto su una modifica di questo genere, voglio consultare i Consigli direttivi dei parchi per capire se dobbiamo andare in quella direzione.
Su questo, le cose cambiano, perché quel Consiglio direttivo, se l'esecutivo è nominato dalla Giunta, è sostanzialmente decapitato. Non dico che sia sbagliato a priori, però modifica radicalmente l'impianto di questa legge e l'impianto in generale della politica dei parchi.
Mi rendo conto che l'Assessore, da un po' di tempo, ha il problema del controllo della gestione dei parchi; infatti tutte le proposte di modifica vanno in quella direzione: non siamo tutti stupidi, ce ne siamo accorti.
In questo senso chiediamo all'Assessore che presenti una proposta, oppure una modifica su cui discuteremo con i tempi necessari.
Mi rendo conto che se tale provvediemento ritorna in Commissione blocchiamo tutti i parchi che stanno dietro questo provvedimento; però non accetto di procedere con una norma di questo tipo. Certo, potete fare un colpo di mano, ma queste cose si pagano, vuol dire rompere alcune regole.
Davvero, non capisco questa cosa.



PRESIDENTE

Assessore, mi sembra si debba decidere se andare avanti sulla sua proposta oppure se a lato del Consiglio, perché tornare in Commissione una volta votato l'articolo diventa un po' difficile...



(Commenti della Consigliera Bresso)



PRESIDENTE

Proporrei, senza tornare in Commissione, perché avendo già votato l'art. 1 tecnicamente non saprei come fare, di fare comunque gli approfondimenti necessari.
La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Collega Bresso, non ho alcun problema di "controllare meglio i parchi".
Avendoci dedicato, come tanti altri colleghi, molto tempo e tutta la passione di cui sono capace, mi piacerebbe avere un sistema dei parchi che evitasse il pericolo di sbrindellarsi in termini incoerenti, in esperienze non coordinate.
Per quanto riguarda il Parco della Mandria, che ritengo grande conquista di cui non ho merito alcuno, mi piacerebbe venisse utilizzato nel modo più esemplare immaginabile. Malgrado gli sforzi fatti, ho constatato che la vita dei Consigli di Amministrazione si è infranta su conflittualità assurde, che hanno fortemente condizionato l'operatività dell'Ente.
Malgrado la buona volontà degli amministratori, la decisionalità (che è importante, non il decisionismo) è stata fortemente condizionata dai fatti.
La Giunta regionale ha avuto assai poca incidenza, quindi molte responsabilità e poca effettiva possibilità di controllo. Ne abbiamo discusso; non voglio dire di aver parlato con l'uno o con l'altro per scaricare la responsabilità di essere venuto qui improvvisamente a dire queste cose. Però, ho espresso dei dubbi, che coltivo abitualmente, ma che si sono specificamente diretti in questo momento all'impianto che avevamo immaginato, il quale rischia di riproporre storie antiche ed impotenze radicate e consolidate.
Poiché - l'ho già detto - la storia politica di domani non la conosciamo e quindi i dubbi e i sospetti sono infondati, mi sembrava opportuno mantenere la stessa struttura. La legge è pienamente rispettata c'è soltanto un meccanismo che dovrebbe favorire la nomina dell'esecutivo in termini più semplici e anche più omogenei, qualunque sia la Giunta del domani.
La "pattuglia" che si forma è di cinque persone, fortemente collegate alla responsabilità della Giunta. E' il meccanismo di nomina di questo esecutivo che, in quanto esecutivo, dovrebbe essere davvero - essendo questo un patrimonio squisitamente regionale - collegato ed espressione della Giunta regionale.
Se poi si sposta la questione sul rapporto di correttezza, e sulla coerenza dell'atteggiamento fra Commissione e Giunta, io mi sento obiettivamente fragile e vulnerabile. Mi sento arrendevole di fronte alle obiezioni che mi vengono mosse anche se non mi paiono essere, nel merito vero delle cose, giuste. Il discorso è di una semplicità e di una chiarezza tale che può tranquillamente seguire il suo percorso. Non voglio soprattutto in questo discorso - anche se qualcuno mi accusa di essere troppo arrendevole sulle questioni - aprire contenziosi e scontri su una partita che invece dovrebbe trovare solidarietà.
Prego dunque la Presidente di voler concedere a me e al Consiglio cinque minuti di tempo per riflettere in termini informali e per vedere che percorso seguire da questo momento in avanti.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Non voglio essere l'unica responsabile di queste decisioni.
Francamente è come se qui si dicesse che, per avere l'omogeneità di comportamento delle Regioni, d'ora in poi gli esecutivi dei Consigli regionali li nomina il Governo. Sarebbero certamente più omogenei alla politica del Governo. Però, se abbiamo un Ente di gestione, è ovvio che l'esecutivo venga nominato da questo Ente di gestione. Io capisco le ragioni, ma non mi sembra una soluzione. Se dobbiamo trovarci, facciamo pure dieci minuti di interruzione: personalmente, non so se bastano.



PRESIDENTE

Propongo di soprassedere sul punto 10) all'o.d.g., in modo da permettere gli approfondimenti necessari.


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Problemi del lavoro e della occupazione - Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame progetti di legge nn. 272 e 236: "Misure straordinarie per incentivare l'occupazione mediante la promozione e il sostegno di nuove iniziative imprenditoriali e per l'inserimento in nuovi posti di lavoro rivolti a soggetti svantaggiati"


PRESIDENTE

Se siete d'accordo, potremmo passare al punto 8) all'o.d.g., iniziando con la relazione dei progetti di legge nn. 272 e 236 inerenti le problematiche del lavoro ed eventualmente consentendo qualche intervento.
Finito il dibattito di carattere generale, riprenderemo l'esame delle leggi dell'Assessore Nerviani (comprese quelle relative ai Parchi di Vauda e Mercurago), che deve essere fatto entro oggi.
Ha pertanto la parola il Consigliere Tapparo, relatore sui progetti di legge nn. 272 e 236.



TAPPARO Giancarlo, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la realtà produttiva ed occupazionale del Piemonte mette in evidenza ogni giorno di più che le difficoltà del nostro sistema economico derivano anche da un non lievitare adeguato di nuove imprese e dalla difficoltà che i soggetti deboli del mercato del lavoro trovano a ricollocarsi nelle imprese stesse; soggetti la cui condizione deriva dalla loro messa in liste di mobilità o di disoccupazione, dove parcheggiano per lunghi periodi.
La proposta di legge sottoposta al Consiglio è frutto di due iniziative legislative, una della Giunta e una di un Consigliere, che sono state portate a sintesi nei lavori della Commissione. Sostanzialmente, questa proposta è imperniata su due nuclei. Il primo è legato al modo in cui favorire il "fare impresa" nella nostra Regione, soprattutto in quelle realtà che hanno delle potenzialità professionali, di esperienza, di conoscenze che potrebbero essere disperse (non è giusto il termine job creation, ma parlerei di azienda-creation). Il secondo, invece, è quello del recupero all'attività lavorativa di soggetti deboli che da soli, con i meccanismi del mercato del lavoro in questa situazione particolare difficilmente potrebbero collocarsi adeguatamente o comunque sarebbero un onere sul versante assistenziale o para-assistenziale.
La legge ha un carattere straordinario, perché considera e si augura che i fenomeni della realtà economica del Piemonte siano relativamente transitori e che questa situazione possa mutare in questo decennio positivamente. C'è quindi un carattere di straordinarietà dell'intervento.
Il fare impresa - dicevo in precedenza - considera una ricca potenzialità quel fenomeno che un caso molto particolare del Piemonte ha visto crescere enormemente: migliaia e migliaia di prepensionati relativamente giovani, con forti professionalità. Tra i prepensionati e i lavoratori posti in mobilità, così come la legge ha evidenziato, ci sono quadri, tecnici, impiegati, quindi soggetti che molto spesso sono portatori di esperienze nel campo commerciale, degli approvvigionamenti, delle manutenzioni, dell'assistenza, della produzione. Questi, se opportunamente sollecitati, potrebbero far emergere le loro competenze e, se trovassero stimoli, supporti di risorse finanziarie, potrebbero avviare nuove esperienze.
Voglio anche segnalare che il fenomeno dei lavoratori qualificati posti in mobilità e dei prepensionati qualificati, se non trova degli sbocchi ufficiali, rischia di generare una spirale perversa di lavoro nero che danneggerebbe sicuramente l'apparato industriale piemontese. Quindi c'è anche una ragione di più per intervenire: non solo quella di utilizzare una potenzialità che rischia di andare dispersa, ma anche di evitare che questa potenzialità possa dispiegarsi in forme di lavoro nero non auspicabili per l'apparato industriale piemontese.
Quali attività offriamo come terreno di azione a queste potenzialità? Non certamente il terziario marginale - non interessa al sistema economico piemontese - ma il lavoro autonomo o di società (società di capitali o in forma cooperativistica), le attività industriali, le attività produttive che possano concorrere all'accrescersi reale del prodotto interno lordo e non a quello fittizio che un'imperfezione del calcolo del PIL fa derivare.
Infatti, se ad esempio questa mattina invece di farmi la barba a casa faccio un esempio classico - mi fossi recato dal parrucchiere, il conteggio del PIL del Piemonte accresceva, ma in effetti, in termini di ricchezza prodotta, non c'era nulla o ben poco: c'era tutt'al più un processo di redistribuzione.
Quindi favorire la nuova impresa è una scelta strategica, soprattutto in quei settori portanti per l'apparato industriale piemontese. Quale sostegno dare al fare impresa? Non sostegno assistenziale, a scatola chiusa, ma aiutare l'impresa a svilupparsi per quanto riguarda la fase di progettazione e quella iniziale di avviamento. Non entro nei dettagli degli interventi perché prevedono anche il finanziamento, in questo caso a tasso agevolato, per impianti, macchinari ed attrezzature del progetto.
E' anche previsto un sostegno alla formazione. Molto spesso questi soggetti arrivano dal settore della produzione, quindi, per quanto riguarda gli aspetti gestionali, finanziari ed organizzativi o anche di marketing potrebbero avere un valido supporto in un modulo formativo che possa poi entrare a regime nel sistema formativo più globale della Regione.
Esiste infine un fondo di garanzia per l'accesso al credito, che è il tradizionale Fondo di garanzia in cui la Finpiemonte verrebbe a svolgere la sua funzione.
E' previsto un Comitato tecnico per l'accesso e la verifica delle domande; tra i soggetti che dovranno operare in questo Comitato tecnico abbiamo individuato non solo elementi interni alla Regione, ma anche rappresentanti esperti, rappresentanti del BIC (Business Innovation Center) e della Finpiemonte, che è un organismo a mio parere un po' troppo sottostimato nelle sue potenzialità, che svolge la funzione di sostegno a fare impresa.
Rispetto alla legge della cooperazione si sono velocizzati i momenti di verifica di queste domande in tre quadrimestri (gennaio, maggio e settembre) e la Giunta può usare questo provvedimento come leva di politica del lavoro ed economica fornendo degli orientamenti di anno in anno, di momento in momento, sulle tipologie delle nuove imprese da premiare. Per esempio, potrebbe esserci una fase in cui si potrebbero premiare imprese più orientate all'esportazione oppure premiare principalmente dei settori (elettronica, biomedico, terziario avanzato) o degli ambiti territoriali.
Ci sono delle fasi in cui certe zone a declino industriale necessitano un intervento prioritario. Ripeto, la legge non è statica, ma potrebbe essere dinamica ed essere utilizzata come una leva di politica economica e di politica del lavoro da parte della Regione, ovviamente per quel poco che può fare perché non si tratta di interventi che abbiano una possibilità dirompente sul mercato del lavoro.
Il secondo nucleo della proposta che viene presentata riguarda il reinserimento dei soggetti marginali nel mercato del lavoro. Segue un po' la strada del fondo per l'occupazione che ha sviluppato la sua funzione sul finire del decennio scorso. Sono però cambiati i soggetti, sono entrate in campo nuove figure come gli anziani posti in mobilità e quindi ci sono dei contributi alle imprese affinché utilizzino questi lavoratori che molto spesso sono dei soggetti validi che vengono discriminati ingiustamente per l'età (penso, ad esempio, ad un lavoratore posto in mobilità oltre i quarant'anni che subisce delle forti discriminazioni).
C'è un aspetto, io credo, rilevante, di alto significato sociale e civile, che è quello di rivolgere una particolare attenzione a coloro che hanno meno di diciott'anni, emarginati, a bassa scolarità, che rischiano di non entrare mai nel mercato del lavoro ufficiale, di vivere una vita costante di lavoro nero, di lavori marginali. Anche per questi soggetti ci sono degli interventi importanti.
La legge si qualifica anche per gli interventi ulteriori a favore dei soggetti portatori di handicap, dei disabili. In questo caso si tratta di un intervento mirato, molto selettivo, che può aiutare a fare uscire dei soggetti che altrimenti vivrebbero in una condizione di assistenza che è ugualmente onerosa per il nostro sistema economico. Anche qui si può fare da parte del governo regionale un uso finalizzato del fondo perché in questa tastiera si può giocare accentuando gli interventi in alcune aree oppure riducendoli.
Dimenticavo - me ne scuso con le colleghe che questa legge rivolge anche una particolare attenzione agli interventi in favore del lavoro femminile, con forme di premio soprattutto nel fare impresa, che possono tener conto di quello che è un processo che sta vivendo anche la nostra Regione in cui c'è una decelerazione delle assunzioni di manodopera femminile nell'apparato industriale.
La legge si conclude con un aspetto che potrebbe sembrare marginale, ma che invece è importante: come informare, se questa legge verrà approvata e sarà operante, chi è interessato.
Molto spesso le iniziative legislative, magari valide, non riescono a pervenire adeguatamente al soggetto interessato. Quindi in questo caso io credo che occorrerà fare un'azione molto capillare, trovandone le forme adeguate, affinché tutti i soggetti interessati, sia per quanto riguarda il secondo nucleo della legge (i soggetti deboli) sia i soggetti che potrebbero fare impresa, siano perfettamente informati delle chances, delle opportunità che vengono messe a disposizione. Non solo, ma che ovviamente anche la comunità sappia dell'esistenza di un piccolo strumento, certamente non dirompente, non decisivo, che si pone nella direzione, io credo giusta di massimizzare le possibilità di fare impresa nella nostra Regione perch le imprese non nascono solo per gemmazione da imprese esistenti, ma nascono anche da idee, spesso latenti, che non si manifestano, che spesso non hanno le condizioni, che esistono nella nostra società. Questa proposta quindi vuol far leva su questo aspetto. Non è un elemento decisivo, straordinario ma certamente potrà innescare un processo di nuova imprenditorialità significativa.
Dall'altro lato noi abbiamo una risorsa umana che va non solo considerata come risorsa di lavoro, ma anche rispettata per la condizione difficile che vive, che sono i lavoratori marginali del mercato del lavoro.
Anche questi, invece di entrare nel circuito perverso dell'assistenzialismo e dell'assistenza, possono entrare nel circuito del lavoro che dà loro dignità e che comunque concorre alla formazione della ricchezza della nostra comunità.



GOGLIO GIUSEPPE



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Tapparo è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ferrara. Ne ha facoltà.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo innanzitutto dire che stiamo discutendo questa legge in un Consiglio regionale un po' distratto.
Il relatore ha illustrato le caratteristiche della legge sottoposta oggi all'approvazione del Consiglio; legge che desta in me qualche perplessità. Effettivamente le caratteristiche di questa legge sono due: quella prevista dal Titolo II della legge stessa, che si riferisce alla nascita di nuova imprenditorialità, e quella normata dal Titolo III: "Incentivazione alla creazione di nuovi posti di lavoro".
Circa la nascita della nuova imprenditorialità, che è un argomento ricorrente, che molte volte ci siamo posti (il problema delle job-creation da sempre viene affrontato in Consiglio regionale e fuori da quest'aula) io credo che troppe volte lo si sia valutato con una certa demagogia e senza affrontarlo in concreto nei suoi contenuti. Si dice che non si devono perdere certe professionalità, il che è vero; che si devono facilitare le capacità imprenditoriali quando ci sono e se ci sono, il che è vero; per io non credo che si debbano fare leggi su leggi anche quando non è necessario, anche quando le cose sono già normate. Qui si prevedono dei finanziamenti quando esiste già una legge regionale (la n. 56) che prevede dei finanziamenti con un meccanismo che pare abbia avuto un certo successo verso i destinatari, che di fatto va a consentire dei tassi di interesse molto più bassi rispetto a quelli di mercato, laddove ci sono delle capacità innovative manifestabili in un'iniziativa imprenditoriale. A me pare che questo obiettivo, che certamente è da perseguire, possa essere perseguito, seguendo delle indicazioni e delle direttive che tutti gli anni si devono dare rispetto alla legge.
Ma ci sono due elementi che destano la mia perplessità. Un primo elemento, che riguarda l'Assessore Gallarini, è che noi avevamo affermato lei lo sa, Presidente - come principio forte della Regione, di non concedere più contributi a fondo perduto. Questa era stata una delle grosse affermazioni.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Per quanto possibile.



FERRARA Franco

Sì, per quanto è possibile, ma sono quelle piccole virgole che fanno venire meno tutti i principi. Questa legge, che è la prima legge importante che si presenta dopo quella decisione, prevede finanziamenti a fondo perduto. Il discorso della rotazione, che dovrà diventare norma, valevole non soltanto nei confronti dei privati, ma anche dei Comuni e degli enti pubblici, alla prima legge viene tolto, non c'è più.



TAPPARO Giancarlo

Ma è a tasso agevolato.



FERRARA Franco

In parte è a tasso agevolato e in parte sono contributi a fondo perduto.
Prima il relatore ha detto che nel Comitato Tecnico Scientifico che deve valutare i progetti c'è anche un rappresentante del BIC. Il relatore stesso ha detto del BIC: "Mi pare una società troppo sottostimata". Niente è stimato. Qualcuno sa quali sono le iniziative e gli obiettivi del BIC? Ho qui una brochure che specifica che la funzione del BIC è quella di promuovere nuove iniziative imprenditoriali, la diversificazione innovativa delle imprese esistenti. Tali obiettivi vengono perseguiti attraverso la predisposizione di un servizio di consulenze integrato nel campo del marketing, finanza ed organizzazione. E' esattamente quello che propone questa legge.
Vorrei capire per quale motivo, essendoci una società specializzata specifica per questo obiettivo - che non grava sulle finanze regionali perché è una società partecipata della Finpiemonte noi oggi veniamo a proporre qualcosa - mi chiedo la Regione con quali competenze professionalità e capacità darà queste consulenze - creando una legge che in qualche misura, si sovrappone al BIC, quella società che il Consigliere Tapparo ci ha spiegato essere troppo sottostimata.
A me pare che sia per nulla stimata con il progetto di legge che viene in approvazione oggi. Ma non è tanto questo l'aspetto che più mi preoccupa.
C'è il secondo aspetto, quello che si chiama incentivazione alla creazione di nuovi posti di lavoro.
Si dice all'art. 10 che gli interventi per la creazione di nuovi posti di lavoro si attuano mediante la concessione di incentivi finanziari alle imprese. Ciò significa che la creazione di nuovi posti di lavoro si attua mediante incentivazione finanziaria alle imprese per l'assunzione di dipendenti. Mi pare una scelta folle.
Ho letto sul giornale di questa mattina, Presidente Brizio, che un candidato Sindaco di Torino, il prof. Zanetti, a lei caro, alla domanda: "Come reagire al calo degli occupati?", non ha risposto: "Dando dieci milioni per ogni dipendente che si assume", ma: "Con il miglioramento dei servizi alle imprese", cioè creando l'habitat, nel quale le imprese crescano e si trascinino dietro la crescita dell'occupazione.
E' un disegno perverso pensare di accrescere l'occupazione con questi incentivi e pensare che questo possa trainare la crescita del sistema. Non è così, è una crescita drogata, finta, che non esiste. L'unica vera crescita dell'occupazione è conseguenza, non motore, di una crescita del sistema. Siamo in presenza di un'emergenza occupazionale. Una delle altre cose che ci siamo sempre detti, signor Presidente, quando facevamo i discorsi sul bilancio era: "Limitiamoci agli interventi di nostra competenza". Abbiamo sempre detto quello, era uno dei punti fondamentali.
C'è il Governo, il quale ha fatto addirittura una task force, non so a che punto sia, che aveva proprio questa finalità: interventi a sostegno dell'occupazione. Aveva dotato questo di notevoli risorse, così pareva leggendo i giornali.
Credo che un contributo all'occupazione così indiscriminato, com'è previsto in questa legge - perché il ventaglio è così ampio ed articolato che comprende una quantità immensa di soggetti - una scelta di questo genere vada a mettere nuovi privilegi o non privilegi in quel mercato oggi così difficile.
Il Consigliere Tapparo diceva che è una legge straordinaria, perché nei prossimi anni ci sarà una ripresa dell'occupazione, e non sarà più un fatto straordinario, ma un fatto fisiologico rispetto al sistema. E' vero, per la mia opinione è che per fare crescere il sistema tutti quanti, ciascuno con le proprie competenze, devono muoversi in un'ottica di crescita del sistema. Non è pensabile in questo contesto una politica di mero adattamento e di corto respiro, che ha lo scopo di lenire situazioni di emergenza. Orientarsi esclusivamente a soluzioni temporanee ha come unica conseguenza, a mio giudizio, quella di sottrarre risorse - oggi precarie e domani ancora di più - ad un tentativo e ad un contributo per la riattivazione delle dinamiche dello sviluppo.
Credo che la Regione Piemonte si trovi di fronte ad un bivio: accettare il progressivo declino della nostra Regione, attuando e dando corpo soltanto ad una serie di provvedimenti, di ammortizzatori sociali, oppure cercare di reagire a questo - come dice Zanetti - creando le condizioni perché il sistema complessivamente cresca.
Negli accordi di maggioranza mi pare che questa fosse la filosofia. Si era detto, ed era la filosofia del bilancio a base zero - io credo che quando parleremo del bilancio a base zero vedremo se tutti quanti avevamo lo stesso concetto - di togliere tutti i rivoli, di individuare alcune scelte importanti e di finanziarle congruamente, nei limiti delle risorse regionali.
A me pare che questa prima scelta sia sbagliata. Viene dipinta, ancora una volta, come politica attiva del lavoro e credo che non si tratti di una politica attiva del lavoro.
Parlando di questo con il Presidente, egli mi aveva invitato - pensando che il mio fosse un fatto pregiudiziale, ma non era e non è così - a leggere uno studio fatto dalla Camera di Commercio, dal prof. Ciravegna che lui stesso mi ha indicato essere persona altamente qualificata ed attendibile, sulle politiche attive del lavoro della Regione Piemonte. Ho preso questo libro, signor Presidente, e l'ho letto. Ho la sensazione che voi non l'abbiate fatto, ma adesso ve ne leggo alcuni brani, perché forse commettiamo degli errori. Tale studio è stato fatto dal prof. Ciravegna con un gruppo, che intendo specificare, composto da funzionari regionali funzionari del mondo della cooperazione, funzionari del CILO, tutte persone insomma che hanno interesse, a mio giudizio, a sostenere l'azione legislativa della Regione perché in qualche modo sono coinvolte o beneficiarie rispetto a questo.
Vi è un capitolo che esamina, una per una, tutte queste leggi che si qualificano di politica attiva del lavoro.
La prima riguarda la cooperazione e recita: "Abbiamo svolto una cinquantina di interviste ad altrettanti amministratori di imprese cooperative. Non riteniamo che possa essere messo in dubbio il giudizio dato sulle carenze non solo legislative, ma strutturali, evidenziate dagli interlocutori. Anche se spesso è un luogo comune criticare l'operato della pubblica amministrazione riteniamo che la maggioranza delle risposte valide non sia affetta da un preconcetto in questo senso, ma offra un giudizio sufficientemente obiettivo". Ebbene, tale giudizio è questo: "Gli effetti concreti degli interventi regionali sono generalmente ritenuti modesti.
Tale marginalità cresce con il crescere della dimensione dell'impresa e solo in pochi casi è emerso che l'impresa si sarebbe sviluppata diversamente se non avesse beneficiato dei contributi di legge".
Signor Presidente, si dice che il contributo dato da questa legge sia stato praticamente ininfluente rispetto alla crescita e allo sviluppo che quelle imprese avrebbero avuto. Tale studio prosegue: "Il senso di debolezza che pervade le società cooperative è accentuato da queste leggi che mantengono distinte le cooperative dalle altre imprese, quasi fossero strumento produttivo di secondo ordine".
Il CILO, di cui mi parlavano prima il Presidente e l'Assessore Cerchio non dà molti giudizi su questa legge: "Non possiamo ancora giudicare l'efficacia della legge e dei suoi effetti sul piano economico e sociale a causa della sua recente emanazione e delle poche sperimentazioni finora effettuate". L'unico giudizio positivo su questa legge è quando si dice: "All'attivo dell'operoso CILO di Rivoli...". Devo dire, però, che nel gruppo di lavoro c'è il rappresentante del CILO di Rivoli, forse la sua presenza sarà casuale, ma... Assessore Cerchio, una volta mi ha accusato di non conoscere le differenze che intercorrono tra il CILO e l'Agenzia del lavoro e mi sottolineò che è grave che un Consigliere critichi qualcosa di cui ignora la sostanza. Dopodiché ho letto la legge istitutiva dell'Agenzia del lavoro e il CILO e ho trovato che si sovrappongano straordinariamente ma siccome pensavo di non capire ho provato a sentire il direttore dell'Agenzia del lavoro, Bruno Baldi, il quale ha fatto questa valutazione: "Sulle politiche del lavoro c'è tutta una serie di soggetti diversi che si sovrappongono: a livello del Ministero, c'è l'Ufficio regionale del lavoro poi c'è l'Agenzia per l'impiego, a cui fanno riferimento ormai tutte le leggi in tema di lavoro; c'è l'Ufficio provinciale articolato in circoscrizioni sul territorio; poi ci sono iniziative più diversificate sul territorio, Informa Giovani, GIOC, le ACLI, il CILO, l'Osservatorio regionale che ha un'altra funzione, ma che pure esiste. In sostanza, vi sono molti soggetti scoordinati tra di loro, che non sono integrati, che danno dei frutti scarsamente rilevanti". La sua opinione, che è anche la mia, è che sia un doppione dell'Agenzia e certamente un doppione delle circoscrizioni dell'Ufficio provinciale. L'unica differenza fra il suo giudizio e il mio è che io ho la sensazione che anche l'Agenzia per l'impiego sia una struttura grossa, complessa, articolata, ricca, con tanti funzionari, ma che dia scarsi risultati rispetto alle scelte che ci sono: esamina la legge n. 56 e parla poco della legge n. 56, perché ne parla bene. Dopodiché parla dei cantieri di lavoro. Sono interventi aventi in prevalenza carattere assistenziale o quasi, infatti attraverso i cantieri di lavoro non si producono sostanziali aumenti di capacità professionale dei lavoratori coinvolti. In molti casi i cantieri non hanno realizzato il cosiddetto lavoro utile e ciò contrasta con le finalità originarie dell'attività di un cantiere. Il suo giudizio, in pratica, dice che si trasforma esclusivamente in un'erogazione di reddito solo formalmente distinta dalla pura assistenza. Ho quasi finito, non voglio leggere evidentemente tutto il libro, ma sono giudizi che il Presidente mi ha suggerito di leggere.
A proposito della legge sui movimenti migratori dice: "La concessione dei contributi viene effettuata in conto capitale per finanziare investimenti finanziati all'avvio della produzione. In un panorama regionale in cui gli interventi assumono un peso marginale anche questa realtà istituzionale può essere degna di un certo interesse, ma è indubbio che nonostante ciò tenda ad essere negato che gran parte degli interventi previsti costituiscono un ammortizzatore sociale e in numerosi casi un esempio di mero assistenzialismo. Ne consegue l'erogazione di somme irrisorie ad una molteplicità di persone che costituisce un intervento di dubbia utilità sociale ed educativa privo di qualunque grado di incisività sul tessuto economico e sociale regionale".
Ha esaminato in questo modo tutti questi strumenti di politica attiva del lavoro e chiude il suo giudizio complessivo dicendo che l'unica politica attiva del lavoro seria è la politica che vede gli sforzi per creare un tessuto, per creare un habitat, come io ho sempre sostenuto capace di creare nuove, effettive realtà e condizioni di sviluppo del sistema e quindi dell'occupazione. Credevo che questi fossero i criteri su cui dovessimo muoverci. La mia opinione è che questa fosse l'intesa raggiunta quando avevamo parlato di concentrare le risorse su alcuni obiettivi importanti. Lavorare per il sistema Piemonte, qualcun altro l'ha già detto, ma il sistema Piemonte lo si aiuta certamente non con questi strumenti che sono, anzi, contraddittori e negativi rispetto a questa situazione. L'unico modo per cercare di creare il sistema Piemonte è quello di utilizzare tutte le risorse finalizzandole a questo habitat da fare, o al limite se si vuole usare qualche cosa finalizzato sulle singole imprese e quindi sull'occupazione più diretta e immediata, finalizzare questi interventi sugli investimenti produttivi che il mondo della piccola impresa deve a nostro giudizio fare.
Mi auguro, spero, confido che questa legge, alla luce di queste considerazioni, venga riesaminata dalla Giunta che mi pare abbia in programma, se non cambiano le idee, di erogare uno stanziamento significativo ed importante in tale direzione. Ma se così fosse, certamente quel bilancio finalizzato, mirato, su certi obiettivi, a mio giudizio sarebbe un bilancio non coerente rispetto alle scelte, che io ritengo coerenti, che insieme avevamo valutato.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferraris.



FERRARIS Paolo

Il disegno di legge n. 272 e il progetto di legge n. 236 costituiscono nella ricerca di una risposta convincente al problema occupazionale, un passaggio di particolare interesse per il Consiglio regionale ed il Gruppo DC esprime apprezzamento per quanto è stato fatto. E' apprezzamento per il positivo lavoro compiuto dall'Assessore Cerchio e dal Consigliere Tapparo che ha presentato il progetto di legge, e per la Commissione consiliare che ha lavorato con grande impegno a coordinare i testi dei progetti di legge a calibrarli rispetto alla normativa nazionale e a trovare una forte solidarietà tra le forze politiche che, pur nella differenza delle politiche economiche di ciascun Gruppo, ha portato ad un testo finale che credo sia largamente condiviso.
L'apprezzamento è dovuto anche al fatto che questo disegno di legge è un'utile risposta, consapevole ovviamente dei propri limiti, alla crisi occupazionale che abbiamo di fronte. Che sia necessario intervenire in questo settore è sempre più evidente, perché la crisi è oggi tutt'altro che risolta. Il calo degli investimenti pubblici non ha ancora espresso tutti gli effetti negativi che soltanto alla fine dell'anno si sentiranno con grande evidenza; la ripresa della domanda estera non ha prodotto significative inversioni sul tasso di decremento dell'attività industriale la ripresa della domanda interna è ancora troppo labile, anche se c'è un segnale di ripresa dei consumi e qualche modesta ripresa di assunzioni nel settore terziario, ma tale da non annullare le perdite di occupazione nel settore industriale in particolare.
Il provvedimento che viene presentato non ha la presunzione, quindi, di essere una risposta definitiva e non potrebbe tra l'altro esserlo. Concordo con chi ritiene che le specifiche politiche attive del lavoro hanno spettri di azione molto limitata. L'occupazione reale cresce soprattutto se c'è sviluppo economico ed essendo inoltre noto che le politiche keinesiane di spesa, che sono il tradizionale moltiplicatore di occupazione, hanno oggi effetti perversi nel nostro Paese, vista la fortissima esposizione del debito pubblico, è altresì logico che di conseguenza occorra puntare prioritariamente su politiche non congiunturali, ma strutturali; concordo quindi con chi ritiene che la Regione debba innanzitutto cercare di far funzionare i servizi di propria competenza, predisporre le infrastrutture materiali ed immateriali sulle quali dar fondamento e solidità allo sviluppo economico. Queste politiche sono le più efficaci, ma con ritorni di lunghissimo periodo, e sarebbe quindi errato ritenere che la Regione non debba assumere contestualmente un proprio ruolo attivo nelle politiche del lavoro, anche se deve essere forte la consapevolezza dei limiti di tali politiche. Molto bene quindi hanno fatto la Giunta ed il Consiglio a presentare questo disegno di legge.
Ad esso credo si debbano riconoscere alcune significative valenze positive e mi permetto di sottolinearne cinque: la prima è che questo progetto di legge si affianca consapevolmente ad un largo ventaglio di iniziative regionali di sostegno all'economia ed all'occupazione e tra queste anche il BIC, che ha la competenza molto più specifica di favorire l'imprenditorialità ad altissimo livello tecnologico e di innovazione.
Credo che si debba auspicare che nelle prossime settimane la Giunta regionale rafforzi ulteriormente, con coerenti e conseguenti rifinanziamenti degli investimenti strutturali per l'economia, attraverso le opportune variazioni di bilancio, interventi specifici, ad esempio il sostegno dei servizi all'impresa, la legge n. 56 e la legge n. 9 e che si proceda nel tentativo di definire l'accordo di programma con il Governo per consentire l'utilizzo di tutte le occasioni che in quella sede è possibile attivare.
Il secondo punto che mi pare debba essere sottolineato è che questo disegno di legge affianca le politiche nazionali che si stanno delineando anche in questi mesi, potenziandone l'efficacia. Penso al decreto legge n.
57, che è direttamente mirato alle politiche occupazionali e che stanzia 1.006 miliardi, al decreto legge n. 58, che tenta di rimettere in moto l'economia, al decreto successivo, il 101, che intende accelerare gli investimenti e sostenere l'occupazione attraverso l'incoraggiamento della mobilitazione di risorse finanziarie private. Penso infine al decreto legislativo n. 96 che istituisce l'intervento ordinario nelle aree depresse. Tutti insieme costituiscono un pacchetto consistente di iniziative con le quali il Governo uscente - e credo che il Governo nuovo non possa che riprendere, forse anche potenziare, queste politiche - tenta di sostenere la ripresa economica del nostro Paese e la ripresa dell'occupazione.
Il terzo punto che mi sembra utile evidenziare come tipico di questa iniziativa legislativa è che il disegno di legge contribuisce a rendere più flessibile ed articolato il ruolo pubblico sul mercato del lavoro, coprendo le nicchie di più acuta crisi che sono purtroppo crescenti; basti pensare ai lavoratori in mobilità, ai disabili, ai lavoratori di età matura, che stanno aumentando in modo preoccupante. Tra i lavoratori in mobilità è significativo ricordare che sono oltre il 78% quelli che hanno oltre quarant'anni e quindi in crescenti difficoltà di reinserimento nel mondo del lavoro. Il disegno di legge attraverso una serie di politiche precise tenta di recuperare in modo privilegiato questo tipo di lavoratori.
Un quarto punto che mi sembra utile sottolineare è che si avvia, con questo disegno di legge, una fase di sperimentazione, come è già stato ricordato, non solo e non tanto nel rifinanziare, anche se in modo aggiornato e quindi più efficace, il fondo straordinario per l'occupazione che già aveva offerto positivi risultati, ma anche nel prevedere il sostegno alla creazione di nuove attività imprenditoriali, in particolare di soggetti svantaggiati. E' questa la direttrice sulla quale oggi operano le più moderne elaborazioni e politiche di sostegno allo sviluppo economico; basti seguire il dibattito che c'è da molte settimane su "Il Sole 24 Ore", proprio su questi temi. Oggi l'indirizzo è quello non di aumentare gli incentivi alle imprese, ma di incoraggiare lo sviluppo dell'imprenditorialità, perché questo è l'investimento in intelligenza, in iniziativa che soprattutto mantiene vivo il tessuto di un'economia.
Contribuire quindi a mantenere viva la cultura e le iniziative imprenditoriali è il mezzo strutturale più efficace che l'esperienza economica e la teoria economica ci offrono. Se poi si considera questo in modo coordinato con le attività di formazione professionale, con il sostegno all'innovazione, si scopre che magari mille rivoli, sia di origine regionale che nazionale, concorrono infine a formare un consistente flusso di risorse che sarebbe interessante poter quantificare in termini consolidati e che contribuiscono comunque a rendere significativo il sostegno alla promozione imprenditoriale ed aziendale.
L'esperienza che si sostiene con questo disegno di legge si pone quindi in questa direzione, con nessuna presunzione, lo ripeto ancora, sia rispetto al volume di risorse mobilitabili, che pur sono importanti (6 miliardi non sono una bazzecola per il bilancio della Regione in questo momento), sia rispetto ai casi che potrà sostenere: 400 posti di lavoro che si pensa di attivare con questa legge, di cui 100 per iniziative aziendali sono sicuramente poco rispetto alle centinaia di migliaia di imprese produttive operanti in Piemonte, sono però il segno evidente di ricerche e di sperimentazione di nuovi metodi di intervento. L'incoraggiamento di tali metodi può recare quindi effetti molto benefici. Nell'ambito di questa fase di sperimentazione, estremamente utile, devo anche esprimere l'apprezzamento per l'eccellente ricerca della dott.ssa Bertini e del dott.
De Luigi sulle politiche regionali piemontesi del lavoro e sul loro articolarsi finanziario. Auspico che si possa ora completare il cammino di questa ricerca con la comparazione dei risultati effettivi conseguiti che ci permetterà di valutare ulteriormente, fuori da pregiudizi o da giudizi non documentati, l'efficacia degli strumenti legislativi eliminando quelli inefficaci. In questo senso, basti ricordare - e con questo credo di dare un contributo a chiarire quanto detto prima dal Consigliere Ferrara e a rendere più attento il giudizio su questo disegno di legge il confronto con la legge sulla cooperazione, evocata precedentemente: nei cinque anni di efficacia della legge stessa sono stati creati la bellezza di 1.029 posti di lavoro. Posti di lavoro creati in modo permanente, poiché si tratta di iniziative economiche che continuano a sussistere e a sviluppare capacità di produzione di reddito con spesa pro capite per posto di lavoro creato di poco più di 15 milioni; e, con una mobilitazione adeguata, di risorse finanziarie private per gli investimenti necessari.
Non si tratta quindi di iniziative senza risultati importanti. Ciò è un esempio dell'utilità di questo tipo di intervento, che mi auguro serva anche a dissipare le perplessità sorte su questa proposta di legge.
Quinta ed ultima sottolineatura, correggendo in parte quanto detto dal Consigliere Ferrara. Il disegno di legge introduce, per una parte significativa dell'intervento - 2 miliardi rispetto a 6, quindi 1/3 - il principio del fondo di rotazione, prevedendo la concessione di finanziamenti a tasso agevolato; vengono quindi concessi non degli abbattimenti contributivi, ma dei finanziamenti. E' un principio che mi auguro diventi cardine dell'attività regionale perché afferma una maggiore razionalità nella gestione delle risorse, sia da parte di chi concede sia da parte di chi usufruisce dei benefici.
Mi auguro inoltre che il livello di agevolazione del tasso sia definito con deliberazione della Giunta regionale.
Per tutte queste ragioni il giudizio complessivo del Gruppo DC su questo disegno di legge è positivo: il nostro Gruppo esprimerà voto favorevole.



PRESIDENTE

Sospendiamo la discussione sui progetti di legge nn. 272 e 236.


Argomento: Nomine

Iscrizione all'o.d.g. della proposta di deliberazione n. 685 (ai sensi dell'art. 51, quinto comma, del Regolamento)


PRESIDENTE

Inviterei i Consiglieri ad un attimo di attenzione. La Presidenza propone l'iscrizione all'o.d.g. di una deliberazione approvata in una seduta apposita - tenutasi nell'intervallo fra adunanza del mattino e quella pomeridiana - della II Commissione. E' una deliberazione estremamente semplice; si tratta soltanto di una modifica di termini, ma estremamente urgente: si corre il rischio - se ho ben capito di non poter intervenire in tempi utili.
La parola al Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente, colleghe e colleghi.
Il Presidente mi consentirà di esprimere un giudizio diverso da quello ora espresso sulla deliberazione in questione, la quale non è né semplice né da approvare con urgenza dal Consiglio regionale.
La deliberazione non è per nulla semplice in quanto tratta il tema, più volte affrontato in quest'aula, dell'inadempienza di soggetti attuatori dell'edilizia economica popolare rispetto ai termini fissati nelle leggi nazionali e in deliberazioni della Regione Piemonte. E' tema tutt'altro che semplice, che va affrontato con ponderazione; è tempo che questo Consiglio regionale non debba più assistere supinamente a questo rimando dei tempi nell'attuazione dei programmi. Tempi che vengono rimpallati di dieci mesi in dieci mesi.
Secondo elemento. Non è vero che questo Consiglio regionale debba approvare con urgenza la deliberazione, pena la perdita dei finanziamenti che, probabilmente, verranno persi comunque.
La Giunta regionale, che ha responsabilità di Governo può benissimo autonomamente come le compete, approvare la deliberazione ai sensi delle leggi vigenti, che le consentono di portarne poi la ratifica in Consiglio.
Terzo elemento. Chiedo la non iscrizione all'o.d.g. perché al sottoscritto - e penso anche ad altri - non è stato possibile discutere la deliberazione in una Commissione convocata a tempo debito, con la possibilità di leggere la documentazione - che mi è stata fornita, ma che ho potuto solo scorrere con grande velocità.
Ci sono contenuti e meriti che vanno approfonditi. Ci sono tempi di lavoro che costringono i Consiglieri regionali in una situazione di incompatibilità con lo svolgimento serio del proprio lavoro. Inoltre, nel caso in oggetto, non c'è alcuna urgenza: l'Assessore e la Giunta deliberino: potremo discuterne in Consiglio con calma.
Voterò quindi contro l'iscrizione all'o.d.g. della deliberazione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso, che interverrà a favore dell'iscrizione della deliberazione.



BRESSO Mercedes

Credo necessiti una precisazione.
Nel primo pomeriggio, alle 14,30, prima di convocare la Commissione come mi era stato richiesto, ho sentito tutti i colleghi portavoce dei diversi Gruppi presenti in Commissione, chiarendo loro che i termini della questione erano i seguenti: o la Giunta adottava la deliberazione con i poteri del Consiglio - come suggeriva il collega Chiezzi - oppure si convocava la Commissione dato che si trattava di un provvedimento relativamente semplice, del quale peraltro avevamo richiesto che venisse fornita tutta la documentazione, in modo che fosse chiaro il quadro dei soggetti assegnatari dei fondi che erano in ritardo e che quindi avrebbero potuto utilizzare questo rinvio.
Situazione, credo, comprensibile - mi pare infatti che tutti l'abbiano capita. Ho chiesto a tutti i colleghi portavoce dei Gruppi se preferivano la soluzione della convocazione d'urgenza della Commissione, con possibilità della stessa di esprimersi, oppure se preferivano l'adozione da parte della Giunta con i poteri del Consiglio; soluzione che evidentemente, non consentiva ai Consiglieri di esprimersi se non nella successiva fase di ratifica, a provvedimento assunto.
Tutti i colleghi, salvo il collega Chiezzi, hanno preferito la prima soluzione. Ho quindi convocato la Commissione, non d'imperio mio né su imposizione della Giunta, valutando che la maggioranza dei portavoce dei Gruppi preferiva questa soluzione; naturalmente, sulla possibilità della Giunta di adottare la deliberazione con i poteri del Consiglio non avevamo possibilità di intervento.
Per questi motivi, ripeto, ho convocato la Commissione, che si è espressa favorevolmente all'iscrizione: sono quindi a favore dell'iscrizione della deliberazione all'o.d.g.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la proposta di iscrizione all'o.d.g. della deliberazione n. 685.
Chiedo al Consigliere Segretario, Porcellana, di procedere all'appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 41 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri.
L'iscrizione è approvata.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 346: "Trasformazione dell'Azienda regionale dei Parchi suburbani in Ente di gestione del Parco regionale La Mandria e dei Parchi e delle Riserve naturali delle Valli di Lanzo" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del progetto di legge n. 346, di cui al punto 10) all'o.d.g.
In merito all'art. 2 la Giunta ha presentato un nuovo emendamento che verrà illustrato dall'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Il punto di cui alla lettera d) è sostituito come segue: invece di sette membri nominati dal Consiglio regionale, ne vengono previsti dieci di cui tre espressi dalla minoranza.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Bresso. Ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

A me sembrerebbe opportuno che l'Assessore illustrasse entrambi gli emendamenti - perché non tutti i colleghi hanno sentito in modo che tutti possano capire di che cosa stiamo parlando.



MARCHINI Sergio

Perché non lo illustra lei, collega?



BRESSO Mercedes

Perché l'emendamento non è mio! L'emendamento è dell'Assessore.



(Commenti del Consigliere Marchini)



PRESIDENTE

Pregherei di volerci riordinare un momento.



BRESSO Mercedes

Eh no, Presidente, mi scusi, dato che avevo la parola continuo. Non è così, tant'è vero che noi stiamo decidendo se lo votiamo, se ci asteniamo o se votiamo contro!



(Commenti del Consigliere Marchini)



BRESSO Mercedes

E allora?



PRESIDENTE

Va bene, collega, lei ha chiarito.



BRESSO Mercedes

Marchini, io ho sostenuto una posizione, che è chiara. Ci siamo riuniti, con tutti invitati a riunirsi. Non tratto mai a latere, ma sempre in Commissione o in aula (per essere chiari). Non ho alcun interesse da difendere. Ritengo solo che un Consiglio direttivo non possa essere decapitato.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Scusate, volete parlare anche al Presidente?



BRESSO Mercedes

Francamente non sono io che ho fatto l'invito. La Presidente ci ha detto: andate di là e parlatene. Tutti quelli che erano in aula sono stati avvertiti.



PRESIDENTE

La Consigliera Bresso ha detto quello che riteneva.



BRESSO Mercedes

Chiederei però che venisse illustrato il tutto.



PRESIDENTE

L'Assessore Nerviani ha presentato un suo emendamento all'art. 2; la Consigliera Bresso ritiene che la lettura dell'emendamento all'art. 2 debba essere fatta in maniera integrata con la lettura dell'emendamento del nuovo art. 4. Mi pare una cosa legittima; probabilmente si tratta di due articoli diversi, ma con una fisionomia unica.
La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

E' chiaro che è modificata la filosofia di fondo che presiedeva alla proposta originaria. In questo senso, il collega Marchini ha tutte le ragioni di osservare criticamente il mutamento di posizione che si è verificato dall'inizio della presentazione dell'emendamento ad ora.
Negli incontri tenuti, dei quali ho informato tutti i colleghi, anche se nei modi che sono stati possibili in questo momento, ho ribadito la mia convinzione che la posizione originaria avesse delle forti ragioni per essere assunta. Come è successo l'altra volta, anche oggi sono invitato dal Consiglio in maniera pressante (almeno da una parte significativa) a riflettere sulla questione ed anche sul fatto che l'assunzione di un atteggiamento intransigente non sarebbe sufficientemente motivato, perch non vi sarebbe il tempo di un dibattito e di un confronto, come invece richiederebbe un caso del genere e di fronte ad una questione così importante e modificativa dello spirito e della lettera delle leggi esistenti.
Ribadisco, sono convinto che questo sistema debba essere modificato.
Poteva essere un primo segnale forte, soprattutto relativamente ad una proprietà principalmente regionale, almeno per il cuore della realtà territoriale della Mandria (riferendomi con questo al parco vero e proprio della Mandria). Mi sembra non vi siano le condizioni. Mi preme completare il Piano dei parchi e ritengo che di questa questione valga la spesa parlarne approfonditamente, come è stato richiesto, in Commissione.
Tuttavia, mi pare necessaria qualche modifica al testo precedente diversa da quella che era stata proposta. La prima va nel senso di aumentare la presenza del Consiglio regionale, che passerebbe da sette a dieci membri; la seconda va nel senso che il Presidente dell'Ente di gestione del Parco regionale La Mandria e dei Parchi e delle Riserve verrà eletto dal Consiglio direttivo, quindi secondo le procedure, i metodi e lo spirito finora in vigore, ma verrà eletto fra i membri di nomina del Consiglio regionale.
Mi pare che questo sia del tutto motivabile e motivato; pertanto lo propongo al Consiglio perché possa essere approvato. Vi sono dunque due emendamenti. Il primo è al punto d) dell'art. 2; il secondo è un articolo aggiuntivo, che dice: "Il Presidente dell'Ente di gestione del Parco regionale La Mandria e dei Parchi e delle Riserve delle Valli di Lanzo è nominato dal Consiglio direttivo tra i membri di nomina del Consiglio regionale".
Ritengo che al meglio, difficilmente raggiungibile, si possa contrapporre almeno il bene, e questo mi sembra che sia, nel momento presente, il bene che si può perseguire.



PRESIDENTE

Gli emendamenti sono stati illustrati.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Chiedo la parola, anche se come al solito avrò le reprimende del Gruppo PDS. Siamo di fronte a due questioni, tutte e due apprezzabili, che l'Assessore ha posto e che quindi ci indurranno a votare a favore; non possiamo però non tenere conto di ciò che è successo.
Le due questioni che vanno apprezzate è che l'Assessore ha provato coerentemente - con uno sforzo che non vede solidale la maggioranza e non consapevole il Consiglio - ad interpretare la politica (non solo quella dei parchi) secondo i canoni di quella che è la trasformazione nella cultura di questo Paese che cerca di arrivare alla cultura del governo della responsabilità e non della deresponsabilizzazione e della frantumazione a tutti i livelli nelle diverse sedi delle responsabilità. Ha quindi proposto con un emendamento che l'esecutivo di questo Ente fosse la Giunta facendosi carico direttamente della responsabilità di questo Ente.
Questa era la sostanza dell'emendamento dell'Assessore, assolutamente condivisibile, così come è anche condivisibile la ragione per cui l'emendamento viene ritirato, che è quella di cercare di portare a casa il Piano dei parchi. La conclusione di questa operazione, che evidentemente gli deve essere riconosciuta come un'opera meritoria e apprezzabile avviene attraverso un passaggio politico - mi consenta, signor Presidente Consiglieri e Assessore sicuramente e fortemente criticabile, sul quale non si può non dire qualcosa. Altrimenti sembra che i conservatori siano alcuni e i progressisti siano altri, mentre è esattamente il contrario.
So bene che parlare dei parchi non è neanche più come parlare male di Garibaldi, perché da quando Garibaldi è vicino ai socialisti, si può anche parlare male di Garibaldi. Allora dico che non si può sparare sulla Croce Rossa, perché i parchi sono una specie di zona franca, in cui tutto va bene, le risorse non vengono mai considerate, la produttività in termini di risultati viene data come scontata: è una zona franca, va tutto bene esistono - l'ha detto prima qualcuno - i Consiglieri dei parchi.
Va tutto bene; se si prova a dire qualcosa di diverso, immediatamente si viene considerato un appestato, di questi tempi uno con l'AIDS o qualcosa del genere. Quindi io sto tra quelli che dicono che nei parchi va tutto bene, sono zona franca, sono la Croce Rossa: non spariamo sulla Croce Rossa.
Ritengo però che confrontare due opzioni sia un atto di politica - se mi consentite - molto moderno, direi del futuro. E una delle opzioni è quella dell'Assessore, che tiene a ribadire l'esigenza che il governo della Regione sia riconoscibile e responsabile, riconoscibile in tutti gli atti che si riferiscono alla Regione e alle risorse che spendiamo, e responsabile essendo chiamato alla diretta emanazione degli enti decisionali.
La riforma in atto nel Paese è la seguente: elezione diretta del Sindaco, elezione diretta del Presidente della Provincia, elezione diretta del Governatore della Regione (quando lo faremo), elezione diretta del Capo del Governo, Presidente della Repubblica (quando le faremo). Quindi che si rida su questo da parte di un Gruppo consiliare... Vorrei soltanto che si capisse che questa è un'anticipazione del nuovo, non è un retaggio del passato.
Hai detto bene, collega Bresso: questo è ovvio. Ma la politica non è ovvietà, perché le cose ovvie vanno avanti per forza propria. La politica è cercare di modificare e costruire rispetto a degli scenari, a delle ipotesi che si coltivano.
Quindi, ringrazio l'Assessore per l'atto di intuizione politica che ha avuto presentando l'emendamento e per l'atto di realismo politico nel ritirarlo e modificarlo. L'ottimo sarebbe stato che fosse ritirato l'emendamento, perché un emendamento che è il risultato della mediazione tra l'intuizione sul nuovo e le resistenze del vecchio, probabilmente, non produce il risultato che si voleva ottenere da lei, signor Assessore, cioè una forte innovazione del nostro modo di essere in questi enti; per cui lei, Assessore, è finalmente responsabile di cosa succede alla Mandria, e non che nessuno è mai responsabile.
Questa mattina, quando un contadinotto si è avvicinato al finestrino della mia macchina - perché io ho anche la fortuna di avere fortuna e mi ha detto "Come va, avvocato?" (in piemontese, ma qui forse non tutti lo capiscono), io gli ho detto: "Non la vedo più vendere al mercato le piante". Questo contadino è un vivaista di Gravere, piccolo paese a 800 metri sul livello del mare, il che vuol dire che è un operatore fortemente professionalizzato.
Cosa c'entra questo? Ridi, collega Bresso, ti va bene, perché la politica fatta all'università e fatta qui è interessante; fatta dai contadini di Gravere un po' meno.
Come dicevo, gli ho detto: "Non la vedo più vendere al mercato le piante che lei produceva" (vivaista in proprio); mi ha risposto: "Sa, ho smesso, non faccio più niente". "Come non fa più niente?", ho ribattuto.
"Non faccio più niente, perché i cinghiali mi hanno distrutto...", e ha cominciato ad elencarmi i campi danneggiati dalle quote dei 1.000 metri fino al cortile davanti a casa sua. Per cui questo contadino, che faceva il vivaista, adesso compra patate.
Per carità, evidentemente questo non c'entra niente con la politica dei parchi, perché tutto va bene, tutto funziona bene, soprattutto nelle tesi di laurea. Devo però dire che la giornata di oggi, con questo nodo e con quello posto dal collega Ferrara, dovrebbe vedere la maggioranza un po' preoccupata di capire intorno a quali valori e quali prospettive e quali scelte è ancora raccordata, se non è soltanto un Gruppo consiliare che sostiene degli Assessori!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Credo che la collega Bresso abbia fatto bene a sollevare questioni circa quell'emendamento non discusso in Commissione, emendamento rilevante per le trasformazioni che avrebbe introdotto sulla difficile politica dei parchi. Il fatto stesso che l'Assessore abbia modificato il suo atteggiamento, avendo una maggioranza a disposizione, almeno credo dimostra che le questioni sollevate avevano un peso. Credo che questo peso lo abbiano soprattutto rispetto al problema della rappresentanza responsabile dei Consigli dei parchi.
La politica dei parchi finora portata avanti si è basata, pur con modifiche introdotte anche attraverso le nuove norme di legge, sul principio della responsabilità dei Consigli eletti e di un'autonomia relativa, perché quando per i finanziamenti si dipende da altri, in questo caso dalla Regione, si hanno delle autonomie limitate. Chi deve rispettare le leggi regionali, i piani che qui vengono approvati di area dei parchi, i piani naturalistici, ha ovviamente delle autonomie limitate. La possibilità di intervento della Regione è molto forte e l'introduzione di questi elementi fa sì che i parchi non siano delle situazioni a sé stanti, ma espressione di una politica regionale forte.
Questo principio di responsabilità dei Consigli e di autonomia aveva una molteplicità di significati, ne voglio richiamare due. Uno è quello che la politica dei parchi è una politica non conservatrice, ma progressista che introduce in particolari aree del territorio regionale un'attenzione specifica a difesa dell'ambiente, della natura, del paesaggio. Questa politica, proprio perché deve essere più forte che sulle altre parti del territorio, altrimenti non avrebbe ragione una politica dei parchi, deve ricercare permanentemente, costantemente - essendo continuamente in bilico il rapporto con gli abitanti, con i proprietari delle aree, quasi tutte le aree sottoposte a tutela sono di proprietà privata. C'è quindi bisogno di un Consiglio che sia capace di rappresentare - per quanto un rapporto di rappresentanza può avere in modo forte le situazioni locali, i problemi della comunità, il rapporto stesso con i proprietari, e deve in forte misura essere capace di esprimere questo suo rapporto.
Il secondo significato sta nel fatto che se non si fosse decentrata la gestione della politica dei parchi, non solo non si sarebbe raggiunto un minimo di consenso, ma se la Regione avesse tenuto a sé la responsabilità diretta, fino ad essere esecutiva, si sarebbe trovata rapidissimamente paralizzata. Non solo sarebbe stato necessario un Assessorato apposito per sostenere questo rapporto spinto fino all'esecutività della gestione dei parchi, ma sarebbe stato addirittura necessario un grande Assessorato ai parchi con rischi di burocratizzazione e di distanza. L'emendamento che l'Assessore proponeva per la Mandria ci faceva correre il rischio di questo distacco e avremmo creato un precedente. Ma a parte il precedente, che richiama poi sempre una rivendicazione di estensione, sostenuto dall'Assessore Nerviani, cioè l'esigenza che la Regione abbia la possibilità diretta dei controlli degli esecutivi (dico controllo in senso lato, cioè di poterli nominare, quindi in questo senso un'ulteriore capacità di direzione e di controllo), ci saremmo trovati con una posizione molto centralizzata della direzione dei parchi, estesa probabilmente a cinquanta parchi, e quindi alla paralisi dell'Assessorato, non solo alla perdita di un consenso. Con un nuovo centralismo di direzione regionale che probabilmente innescherebbe sopiti e magari superati problemi di rapporto con le comunità e con i proprietari, ci troveremmo alla paralisi di questo Assessorato e di questa Regione.
Pertanto, essendo questo il merito della questione - e l'Assessore Nerviani certamente lo percepisce - ritengo che il ritiro di quell'emendamento sia un fatto positivo. Fatto positivo perché ci permette di pensare; qui non si tratta di conservazione o di progresso, si tratta di ragionare tutti insieme. Inoltre la discussione deve essere riaperta sulla modifica degli indirizzi di gestione dei parchi previsti dalle nostre leggi (ma non caso per caso, oggi la Mandria domani un altro parco): se il moderno, il governo moderno che è un governo degli esecutivi con una scarsa, limitata partecipazione in funzione di controllo lontano delle opposizioni, sia davvero la cosa migliore che in generale io dico, ma in particolare in questa politica dei parchi, vada introdotta per rilanciare la politica dei parchi. I parchi vivono un momento di crisi, che io definisco di crescita, crescita anche di coscienza, di intelligenza nel vedere i problemi ed affrontarli, ma questa politica di crescita va sostenuta affinché non diventi crisi e crollo di una grande attenzione nei rapporti con i Consigli e attraverso questi con le comunità locali e con i proprietari delle aree.
Sotto questo profilo quindi considero un atteggiamento non di piccola polemica all'interno di una maggioranza come si vuol ridurre questa questione, ma l'assunzione di responsabilità di un maggiore e necessario esame per l'evoluzione della politica dei parchi regionali, quella che l'Assessore Nerviani ha fatto nel ritirare il suo emendamento.
Pertanto, noi daremo voto positivo a questo emendamento, anche se ci rimane sempre qualche dubbio sul fatto che la riduzione delle partecipazioni delle minoranze nei Consigli e non negli esecutivi, da cui io ritengo sia giusto che le minoranze non ci siano, sia il modo migliore per fare affermare un atteggiamento positivo, di largo consenso perché i parchi si possano sostenere senza troppe polemiche nei confronti della comunità.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola per dichiarazione di voto pongo in votazione l'emendamento presentato dall'Assessore Nerviani nel testo seguente: al comma primo, le parole "d) sette membri nominati dal Consiglio regionale, di cui due espressi dalla minoranza" sono sostituite dalle parole "d) dieci membri nominati dal Consiglio regionale, di cui tre espressi dalla minoranza".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 26 voti favorevoli e 4 astensioni.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 2, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 26 astenuti 4.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 26 astenuti 4.
L'art. 3 è approvato.
La Giunta regionale ha presentato un emendamento che prevede il seguente nuovo articolo: dopo l'art. 3 è aggiunto il seguente art. 4: "Art. 4 - Presidente.
Il Presidente dell'Ente di gestione del Parco regionale La Mandria e dei Parchi e delle Riserve delle Valli di Lanzo è nominato dal Consiglio direttivo tra i membri di nomina del Consiglio regionale".
Tale emendamento è stato già illustrato dall'Assessore Nerviani, per cui lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento, pertanto il nuovo art. 4, è approvato con 26 voti favorevoli e 4 astensioni.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 26 astenuti 4.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 Emendamento presentato dall'Assessore Nerviani al comma primo, dopo le parole "art. 1" sono aggiunte le parole "e comunque non oltre 90 giorni dall'entrata in vigore della presente legge" dopo il comma primo è aggiunto il seguente comma: "2. Oltre il termine di cui al comma primo le funzioni gestionali dell'Ente sono affidate ad un Commissario".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 26 voti favorevoli e 4 astensioni.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 5, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 26 astenuti 4.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 26 astenuti 4.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 26 astenuti 4.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 26 astenuti 4.
L'art. 8 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 33 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
La legge è approvata.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

In merito al punto 36) all'o.d.g. si distribuiscano le schede per le seguenti nomine.


Argomento: Nomine

- Consiglio Nazionale per l'Ambiente (art. 12, legge n. 349/86). Sostituzione del rappresentante regionale Consigliere Marcello Garino.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto quale rappresentante regionale il Consigliere Emilio Lombardi.


Argomento: Nomine

- Comitato per l'Edilizia residenziale (art. 5, legge n. 457/78). Sostituzione del rappresentante regionale Consigliere Mario Carletto.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto quale rappresentante regionale l'Assessore Ugo Cavallera.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetti di legge nn. 42 e 313: "Istituzione della Riserva naturale orientata della Vauda"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 11) all'o.d.g. che prevede l'esame dei progetti di legge nn. 42 e 313.
Se il relatore Consigliere Penasso e il correlatore Consigliere Tapparo sono d'accordo, possiamo dare per letta la relazione.



TAPPARO Giancarlo

Solo una nota: è da sette anni che seguo questo parco, uno pensava alle folle, è andata male!



PRESIDENTE

C'era anche una poesia bellissima di un innamorato che aveva aspettato a lungo la sua fidanzata, così a lungo che quando bussò alla porta non se la sentì più di aprire! Quindi, Consigliere Tapparo, è successo anche in occasioni migliori, ma la sua relazione avrà vasta eco nelle popolazioni che attendono questo provvedimento così importante.



TAPPARO Giancarlo, relatore

Speriamo sia così! Me lo auguro proprio.
Dò per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "La Vauda, o meglio, le Vaude, sono un complesso collinare a nord-ovest di Torino. Un consistente numero di Comuni vede il suo territorio compreso in misura più o meno rilevante: Balangero, Barbania, Ciriè, Corio, Front Grosso, Leinì, Lombardore, Mathi, Nole, Rivarossa, San Benigno, San Carlo San Francesco al Campo, Vauda e Volpiano.
Il territorio di competenza del Demanio militare (Poligono esperienza per l'armamento) si inserisce ed occupa gran parte dell'altipiano denominato 'le Vaude', zona che i piani territoriali della Regione Piemonte hanno definito di 'rilevante interesse ambientale'.
Nel Piano regionale delle aree protette, approvato dalla Giunta regionale con la deliberazione n. 21-37617 del 15/5/1990, è inclusa la Vauda (area di circa 2.190 ettari).
Le Vaude corrispondono al versante orografico sinistro della conoide di deiezione della Stura pleistocenica. Interposto tra la zona della Vauda di Venaria (La Mandria) e la Vauda propriamente detta (parte sinistra della conoide rispetto al corso fluviale) è l'attuale corso della Stura con circostante un'ampia zona pianeggiante punteggiata di stagni e di laghetti in parte anche artificiali, con numerose bassure e ristagni dei rii di drenaggio. L'insieme ricorda molto da vicino la Baraggia vercellese (conoide della Sesia), che è stata istituita a Riserva naturale orientata con la legge della Regione Piemonte n. 3 del 14/1/1992.
Le caratteristiche del suolo determinano in queste zone una povertà di specie, che non è povertà ambientale, anzi è una caratteristica che va difesa. Per questo, essendo un bacino naturalistico assolutamente unico, la Vauda ha, in particolare, dal punto di vista botanico, una grande importanza ambientale.
Nella Vauda si possono distinguere zone boschive, coltivi, zone umide e a brughiera. I coltivi, che dal Poligono occupano solo zone marginali e poco estese, sono principalmente costituiti da mais, grano e foraggere accanto a numerosi prati stabili. Di recente sono stati introdotti soia e ravizzone che paiono avere buona fortuna. Tradizionale è una diffusa attenzione per i fruttiferi. Nella Vauda si è sviluppato l'allevamento bovino brado, l'ovino e vi è una significativa presenza di attività connesse con l'apicoltura.
Le zone boschive seguono principalmente il corso dei rii di drenaggio svolgendo una insostituibile funzione di consolidamento dei terreni dei valloni. Le associazioni di alto fusto comprendono carpini, querce betulle, frassini ed ontani, oltre l'onnipresente robinia, con un sottobosco vario e particolarmente fitto e poco degradato. Diffuso è anche il castagno.
Corpo unico, invece, e di particolare interesse, costituiscono le zone umide e a brughiera, in gran parte, ma non del tutto coincidenti con l'area militare. Tali zone sono caratterizzate da una vegetazione di tipo steppico a base di erica e graminacee con l'associazione di numerose specie botaniche non rare, ma non diffuse. Esse sono in parte anche tipiche di quote ben più elevate. La brughiera appare un vero e proprio 'polmone verde' a soli 20 km dal centro di un grande territorio metropolitano come quello di Torino e Comuni limitrofi.
Sotto l'aspetto faunistico è rilevante la varietà. Non è tuttavia la presenza di numerose specie, che, seppure non particolarmente rare, non sono tuttavia di comune presenza, a rivestire particolare interesse, bensì l'equilibrio ecologico conservatosi quasi miracolosamente alle porte di una grande città. Ne sono spia i numerosi predatori presenti sia mammiferi che uccelli, stanziali e migratori: gheppi, poiane, lodolai, sparvieri allocchi, barbagianni, gufi comuni e reali, civette, faine, donnole, tassi e forse martore. La fauna minore è quindi ben rappresentata, con abbondanza di migratori e nidificanti (62 specie sulle 112 presenti). Come già detto ci sono 9 specie di rapaci, 4 dei quali diurni. Si trovano quaglie, ormai rarissime altrove, la cicogna bianca, il beccaccino e tante specie che vanno estinguendosi altrove e che qui, zona incontaminata, hanno trovato un loro spazio a cui si sono adattate. Tra i mammiferi: scoiattoli, ghiri e moscardini, topi quercini. E' presente tutta la fauna erpetologica compreso (e comune) l'orbettino e varie specie di salamandra. Rara la vipera, sono di notevole densità volpe, corvidi e conigli selvatici.
Interessante è la zona delle Vaude sotto l'aspetto archeologico (purtroppo ancora quasi completamente non escavata). Finora non è mai stata effettuata una ricerca sistematica, ma gli scavi, eseguiti amatorialmente hanno fornito ricchi ed interessanti reperti. Nella parte basse l'area è interessata da tracce di centuriazioni romane, mentre nella parte alta sono stati rinvenuti edifici di epoca romana e forse longobarda. Si sono escavate tombe di cremazione, mura di villaggi, vasellame, oggetti di uso comune. In definitiva: tutto da scoprire ed approfondire.
Le caratteristiche sopra descritte inducono ad un intervento di protezione dell'area, teso alla conservazione ed alla valorizzazione di una situazione che si è mantenuta pressoché inalterata nel tempo.
Con il presente testo di legge la Vauda è istituita a Riserva naturale orientata. La scelta della configurazione della tutela della Vauda a Riserva naturale orientata è conseguente alla necessità di unire la tutela dell'ambiente naturale all'opportunità di consentire interventi colturali agricoli, pastorali, forestali e di recupero ambientale, secondo quanto previsto all'art. 5 della L.R. 22/3/1990, n. 12 (Nuove norme in materia di aree protette).
Le finalità individuate all'art. 3 prevedono, infatti, sia la tutela e la conservazione delle caratteristiche naturali e paesaggistiche, anche attraverso interventi di recupero ambientale, sia la valorizzazione e la qualificazione delle attività agro-zootecniche già presenti nella zona.
Per ragioni essenzialmente di carattere geografico, essendo entrambe le aree ubicate nella zona del Canavese, le funzioni di direzione e di amministrazione della Riserva naturale orientata della Vauda sono affidate all'Ente di gestione della Riserva naturale speciale del Sacro Monte di Belmonte, che assumerà la nuova denominazione di 'Ente di gestione dei Parchi e delle Riserve naturali del Canavese' e che vedrà la rappresentanza dei Comuni attualmente toccati dalla presente configurazione della Riserva naturale orientata della Vauda (tenendo conto che il territorio della Vauda è più esteso dell'attuale delimitazione della Riserva).
Il presente testo di legge prevede, inoltre, norme atte a consentire una corretta gestione dell'area, mediante l'individuazione degli interventi da vietare e di quelli consentiti, nonché le sanzioni da applicare in presenza di violazioni ai divieti stessi.
Individua, altresì, gli agenti a cui spetta la sorveglianza introducendo, tra le altre, la figura delle guardie ecologiche volontarie di cui alla L.R. 2/11/1982, n. 32, secondo quanto disposto dalla L.R.
21/7/1992, n. 36, e prevede l'obbligo di Piano naturalistico al fine di garantire il mantenimento e la valorizzazione delle caratteristiche ambientali, naturalistiche e paesaggistiche dell'area.
Gli oneri conseguenti all'istituzione della nuova area saranno finanziati con le somme iscritte al capitolo del bilancio regionale relativo all'assegnazione dei fondi finalizzati al funzionamento dell'Ente di gestione della Riserva naturale speciale del Sacro Monte di Belmonte, a cui spetterà la gestione della Vauda".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Bresso. Ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

In questo intervento farò anche la dichiarazione di voto.
Anche noi come il collega Tapparo attendiamo da tempo questo provvedimento; credo lo attenda anche il Presidente Brizio perché, come egli ricorderà, con il collega Adduci, che adesso non è più Consigliere, e il collega Tapparo avevano presentato il primo provvedimento già nella scorsa legislatura. Provvedimento che peraltro portò all'inserimento di quest'area nel Piano dei parchi.
Quindi, anche da parte nostra c'è grande soddisfazione per l'approdo di questo provvedimento ed anche perché l'Assessore ha accolto - a seguito di una serie di lavori della Commissione e di sollecitazioni da parte dei Comuni interessati i quali hanno chiesto di allargare l'area di riferimento del parco delle modifiche integrative che riportano sostanzialmente il parco stesso alla sua configurazione originale e da questo punto di vista ci rendono anche più soddisfatti della sua approvazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Anche il nostro Gruppo voterà a favore di questo provvedimento.
Desidero sottolineare la positività dell'accordo raggiunto alcune settimane fa dopo l'incontro, avvenuto sul luogo, con gli amministratori locali e gli altri soggetti interessati. Tale accordo conclude un lavoro molto lungo portato avanti, negli anni scorsi, dai Consiglieri regionali e dai tre firmatari del provvedimento presentato nella legislatura precedente poi proseguito ancora dal Consigliere Tapparo, dall'Assessore Nerviani e dagli altri Consiglieri della Commissione competente.
Oltremodo positiva, e credo sia un fattore che ci fa sperare per un futuro migliore per quanto attiene alla gestione di quest'area protetta, è la convinzione da parte degli stessi Comuni, che si sono fatti interpreti in modo deciso della volontà di istituire questo parco.
E' un bene che si sia giunti per tempo alla chiusura dell'iter istitutivo dell'area protetta ed anche alla definizione ultima dell'estensione territoriale, ricomprendente porzioni significative in un primo momento escluse, di comune accordo e grazie alla disponibilità e convinzione degli enti a cui in parte sarà demandata la gestione di questo nuovo parco.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Prendo la parola soltanto per non apparire reticente. Manifesto sobriamente la soddisfazione di questa vasta intesa che è stata raggiunta.
Se mi consentite, il provvedimento, che è stato varato dalla Commissione e che, con le mie modeste forze, ho sostenuto, è anche un segno di omaggio alla fatica e all'impegno di molti colleghi, del Consigliere Tapparo in particolare. Quindi, un ringraziamento al Presidente della Commissione, Tapparo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 voti favorevoli 29.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 Emendamento presentato dal Consigliere Tapparo: al primo comma, terza riga, dopo la parola "Vauda Canavese", viene inserita la parola "Rivarossa".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 30 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 2, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 10 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
La legge è approvata.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 288: "Norme per l'utilizzo e la fruizione del Parco naturale dei Lagoni di Mercurago"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 12) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 288.
Relatrice è la Consigliera Bresso che ha facoltà di intervenire.



BRESSO Mercedes, relatrice

Dò per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Il presente disegno di legge stabilisce le norme per l'utilizzo e la fruizione del Parco naturale dei Lagoni di Mercurago istituito con L.R.
16/5/1980, n. 47.
Tra le finalità della legge istitutiva è prevista l'organizzazione del territorio in funzione di un utilizzo e di una fruizione dello stesso a fini ricreativi, didattici, scientifici e culturali. Da ciò deriva la necessità di individuare con norme specifiche le attività ammesse e vietate all'interno del parco, al fine di garantire un uso corretto dell'area protetta nel rispetto delle caratteristiche naturali, ambientali archeologiche e paesistiche che le sono proprie.
L'imposizione di regole comportamentali è strettamente legata alla necessità di prevedere, per i casi di violazione alle stesse, specifiche sanzioni amministrative, così come stabilito dall'art. 28 della L.R.
22/3/1990, n. 12.
Dette sanzioni risultano applicabili, ai sensi dell'art. 1 della legge 24/11/1981, n. 689, solo in forza di una legge. Da ciò consegue l'obbligo di ricorrere allo strumento legislativo, pur in presenza di norme di comportamento assimilabili a norme regolamentari.
Nel presente disegno di legge sono previste norme finalizzate alla salvaguardia del patrimonio naturalistico ed ambientale nonché atte a consentire una fruizione attenta alle specifiche esigenze dei visitatori sia a fini ricreativi sia a fini scientifici e culturali.
Sono disciplinati l'accesso al parco e la circolazione al suo interno l'uso delle aree di ristoro, la raccolta dei prodotti del sottobosco, della flora e della fauna minore, l'introduzione di animali e l'abbandono dei rifiuti.
Sono previste, inoltre, norme a tutela della quiete e degli habitat naturali, deroghe per scopi scientifici e didattici nonché specifiche sanzioni per i danni arrecati al patrimonio dell'Ente".
Mi scuserete, ma farò brevissime annotazioni sulla relazione. Osservo solo che per poter applicare le sanzioni, i regolamenti dei parchi, di fatto (perché le norme per l'utilizzo e la fruizione sono regolamenti) devono essere approvati per legge e quindi hanno questa rigidità che per tutti è sgradevole - e che spesso solleva le ire funeste del collega Marchini. Questo regolamento, che non interesserà al collega Marchini perché è riferito ad una zona non in Valle di Susa, cerca di contemperare le esigenze della fruizione con le esigenze della tutela e quindi permette per esempio, la raccolta delle castagne nella stagione tradizionale, in modo che chi è abituato a raccogliere le castagne nel parco venga autorizzato ed analogamente che chi si reca nel parco per fare il pic-nic possa, nelle aree apposite, fare il tradizionale fuoco con i fornellini da campo per farsi la grigliata e quindi "poter usare" e non solo essere impedito dal fare qualunque cosa. C'è stato un tentativo di contemperare le esigenze sia dei turisti che delle popolazioni locali d'uso tradizionale con le esigenze di normare l'utilizzo delle risorse del parco stesso. Nulla è perfetto, ma sembra essere abbastanza equanime e non troppo vincolistico e restrittivo, come spesso il collega Marchini lamenta ed altri colleghi lamentano, io stessa, rispetto alle normative d'uso dei parchi.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi possiamo passare alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 Emendamento presentato dal Consigliere Miglio: dopo il comma primo aggiungere il seguente altro comma: "2. Il sorvolo a bassa quota del territorio del parco con deltaplani a motore è vietato" modificare, di conseguenza, il titolo dell'articolo aggiungendo dopo la parola "motorizzato" le parole "e sorvolo con mezzi a motore".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 30 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 14, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30.
L'art. 18 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
La legge è approvata.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 685: "Legge 11/3/1988, n. 67. DCR n. 318 831 del 22/1/1992 (Programma ERP per il biennio 1990/1991. Riparto dei fondi per l'edilizia sovvenzionata ed agevolata-convenzionata e modalità per la localizzazione degli interventi). Modifiche della decorrenza dei termini per l'inizio dei lavori (DL 8/4/1993, n. 101)"


PRESIDENTE

Esaminiamo infine la proposta di deliberazione n. 685, precedentemente iscritta all'o.d.g.
La parola al Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente, colleghe e colleghi. Per i motivi che ho illustrato nella dichiarazione di voto contro l'inserimento di questo punto all'o.d.g., che richiamo sinteticamente, nell'impossibilità di esaminare in modo approfondito il testo della deliberazione e permanendo in me i dubbi sulla legittimità della stessa, non partecipo alla votazione.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 32 voti favorevoli (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Pongo in votazione l'immediata esecutività della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'immediata esecutività è approvata con 32 voti favorevoli (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,30)



< torna indietro