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Dettaglio seduta n.221 del 06/04/93 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 7) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Coppo, Croso, Dameri Maccari, Maggiorotti e Miglio.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Presa d'atto delle dimissioni dell'Assessore Carletto (ai sensi dell'art. 35, comma quarto, dello Statuto) e richiesta del Consigliere Zacchera circa la posizione del Consigliere Cattaneo


PRESIDENTE

Come convenuto, passiamo all'esame del punto 8) all'o.d.g., che prevede la presa d'atto delle dimissioni dell'Assessore Carletto.
Riepilogo che in data 26 marzo 1993 il Presidente della Giunta ha trasmesso al Presidente del Consiglio la seguente lettera: "Illustre Presidente, con riferimento alla procedura indicata dall'art.
35, comma terzo, dello Statuto, le trasmetto per il seguito di competenza la lettera di dimissioni da Assessore presentatami in data 24 marzo dal Consigliere Mario Carletto".
Già nella scorsa seduta avevo dato lettura della lettera dell'Assessore Carletto, che comunque è allegata agli atti del presente punto all'o.d.g.
La Giunta non ha nulla da aggiungere al riguardo. Vi è una conferma da parte dell'Assessore stesso, per cui, non essendoci altro documento relativo a questa sua posizione, dovremmo passare, secondo quanto prevede l'art. 35 dello Statuto, alla presa d'atto.



ZACCHERA Marco

Chiedo la parola, ai sensi dell'art. 62 del Regolamento interno del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Ne ha facoltà.



ZACCHERA Marco

Ai sensi dell'art. 62 del Regolamento interno relativo all'ordine dei lavori, anche a nome del Capogruppo, avv. Majorino, chiedo alla Presidente del Consiglio se ha ricevuto una comunicazione scritta da parte del Consigliere Cattaneo (al quale dò il benvenuto), che è rientrato in Consiglio regionale. Il Consigliere Cattaneo, infatti, le aveva trasmesso una comunicazione scritta, informandola che non avrebbe partecipato ai lavori del Consiglio regionale fino a quando la sua situazione non fosse stata chiarita. Poiché le notizie di stampa danno saliti a quattro gli avvisi di garanzia a suo carico, presumo che le abbia trasmesso una nota di chiarimento circa la sua presenza. Se esiste una nota, la prego di leggerla. In ogni caso, diamo un cordiale benvenuto al Consigliere Cattaneo, certi che avrà chiarito la sua posizione; quindi bentornato, tra l'altro in un giorno in cui la sua presenza rafforza il numero legale della maggioranza.



PRESIDENTE

Non ho ricevuto alcuna lettera di questo tipo.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Gian Paolo

Presidente, io desidero intervenire sul punto 8) all'o.d.g.



PRESIDENTE

Sì, anche perché rispetto alla questione posta dal Consigliere Zacchera ho già detto che, a memoria, non ricordo di aver ricevuto alcuna comunicazione. Ho consultato gli uffici chiedendo se fosse pervenuto un documento, ma mi hanno detto che non è pervenuto; quindi il Consigliere Zacchera ha avuto la risposta.
Ha pertanto la parola il Consigliere Chiezzi sul punto 8) all'o.d.g.



CHIEZZI Gian Paolo

Il Presidente Brizio ha proposto, sulla base di una lettera dell'Assessore Carletto, di prendere atto delle dimissioni e ha già annunciato l'intenzione di sostituirlo.
Questa mattina il Presidente Brizio ha svolto una breve comunicazione con la quale ci ha informati di avere ricevuto un avviso di garanzia. Il Presidente Brizio ha fatto bene a dare immediatamente, in tempi rapidissimi, questa informazione al Consiglio: si è comportato correttamente verso l'istituzione regionale. Ha fatto bene. Vorrei che il Presidente Brizio non si pentisse di questo suo gesto. Non deve pentirsene ma non perché la strada che ha scelto sia una strada comoda. La strada che lei ha scelto - e lo sapeva bene, Presidente è una strada scomoda, ma a mio avviso era l'unica strada giusta e necessaria che lei doveva percorrere.
Però, non ci chieda, Presidente, di togliere le asperità che questa strada comporta, che lei conosce bene e penso sappia affrontare benissimo.
Il Presidente Brizio, invece di proporre la sostituzione dell'Assessore Carletto, a mio avviso dovrebbe dimettersi, ma non per l'avviso di garanzia che ha ricevuto (che in tutto questo mio intervento d'ora in poi tralascio, perché al fine del ragionamento che vi propongo e che sosterrà le dimissioni del Presidente Brizio non mi interessa). Il Presidente Brizio si è detto turbato, ma tranquillo, e io gli auguro che la sua tranquillità vada a buon fine completamente e mi disinteresso di questo. Il Presidente Brizio deve dimettersi per altri pesanti ed importanti motivi.
Innanzitutto deve dimettersi perché ha governato male in questi anni.
Presidente, facciamo i conti: questa Regione, nata per compiti di programmazione e di pianificazione, per fare progetti, non ha prodotto alcunché dei fatti fondanti del proprio essere. Il Piano regionale di sviluppo non è stato aggiornato, e senza un Piano regionale di sviluppo come possiamo indicare all'economia piemontese, nello stato di crisi in cui è, verso quali linee deve incamminarsi? Senza piani e senza progetti, cari colleghi, in una situazione di contingenza economica di questo tipo, non si va avanti: si galleggia, si va alla deriva! La Regione Piemonte non ha nemmeno gli inquadramenti territoriali necessari per indirizzare le risorse economiche e gli investimenti; i Piani territoriali di coordinamento non esistono; i Piani territoriali con valenza paesistica esistono, ma sono stati dichiarati dall'Assessore improponibili, mentre, secondo me, non lo sono. Manca il Piano regionale dei trasporti e quindi le decisioni che vengono prese sono staccate da un progetto generale che le possa sorreggere. Per non parlare poi del piano di smaltimento rifiuti, che è un piano esistente, ma vecchio e inefficiente: lo dimostra la fatica con cui l'Assessore pro-tempore all'ambiente deve gestirlo ogni volta che nasce un problema di smaltimento dei rifiuti. Per non parlare, infine, del Piano socio-sanitario! Allora vede, Presidente Brizio, se cominciamo a fare i conti di metà legislatura, atti fondamentali della Regione Piemonte non ne esistono e quelli che ci sono, come voi stessi dichiarate, sono inattuali.
Ha governato male anche la spesa, Presidente Brizio; una spesa legata innanzitutto a logiche di distribuzione a pioggia, caso per caso, senza un criterio generale. In questo è mancata una funzione di coordinamento da parte del Presidente nei confronti delle varie voci di spesa. Quante volte e, bisogna dire, non solo in questa legislatura, non è una caratteristica negativa solo di questo Presidente, a onor del vero - ma quante volte - mi ricordo anche a verbale delle nostre sedute - si è discusso della discrezionalità e della poca razionalità della distribuzione di risorse? Mi ricordo un dibattito - non so più se in questa o nell'altra legislatura in cui erano state presentate dal sottoscritto anche delle tabelline di raffronto, dalle quali si vedevano gli andamenti della spesa nelle varie Province piemontesi, a seconda dell'appartenenza alle Province dell'Assessore pro tempore competente.
Il Presidente Brizio deve andarsene perché, a mio parere, ha compiuto anche scelte politiche e svolto ruoli istituzionali che sono stati dominati da interessi economici e da opzioni culturali di sviluppo propagandate dai gruppi economici industriali dominanti. Ripropongo, in termini estremamente sintetici - ma è motivo per richiedere di lasciare il governo - il ruolo improprio che, a mio parere, ha svolto il Presidente Brizio sul tema dell'Alta Velocità.
L'Alta Velocità è un discrimine, è un'ipotesi di sviluppo, ma non "l'ipotesi" di sviluppo per il Piemonte; è contestata da diverse parti. Il Presidente Brizio, invece, ha pervicacemente, nonostante le critiche rivoltegli, svolto, a mio parere, un ruolo politicamente incompatibile cogestendo la vita e le finalità di un'associazione privata (il Comitato Alta Velocità) e contemporaneamente essendo il Presidente di una Giunta regionale piemontese, quest'ultimo incarico rivolto alla determinazione di un interesse pubblico. Come il Presidente Brizio sia riuscito o pensi di essere riuscito a separare il ruolo di Presidente della Giunta, e quindi tutela dell'interesse generale, dal ruolo di copresidente di una società privata che, con l'altro Presidente, ex Presidente della Confindustria Sergio Pininfarina, aveva l'interesse a realizzare comunque il grande investimento dell'alta velocità, come sia riuscito a tenere separate queste due cose non lo so. Fatto sta che è rimasto copresidente di tutto questo sino a che è andata a buon fine questa scelta, che dal mio punto di vista è una scelta di parte, legata a interessi dominanti che la mia forza politica e il sottoscritto, per quanto può, cerca di contrastare con altri progetti di sviluppo, che non inseriscono l'Alta Velocità nelle priorità di investimento.
Cosa dire, Presidente Brizio, degli interventi da voi messi in atto contro la crisi economica? C'è stato un grande agitarsi - io l'ho sempre riconosciuto del vostro Assessore più direttamente legato agli aspetti della crisi, Cerchio, nel correre dietro alle varie emergenze, ma di progetti innovativi non si è vista la luce, e non si è vista la luce per carenze, a mio avviso, di governo regionale. Qualche idea - mi ricordo anche di documentazione ricevuta da parte della maggioranza era venuta. La Democrazia Cristiana, per quanto discutibile, aveva prodotto un progetto di sviluppo. La Giunta però è rimasta immobile e non è riuscita a far decollare nemmeno quell'Agenzia per l'Innovazione, criticata dalle opposizioni perché era uno scatolone vuoto in cui c'erano solo tre miliardi e qualche poltrona da riempire; scatolone vuoto che mi risulta sia ancora a prima dei primi passi.
E sulla politica finanziaria generale, sulle scelte di bilancio? Voi vi siete spenti! In questi due anni e mezzo le scelte di bilancio sono sempre state a decrescere. Nei primi bilanci si discuteva sempre del bilancio successivo; quando c'era l'assestamento, si diceva: "Aspettiamo il bilancio"; al momento del bilancio: "Ci sarà l'assestamento". Avete rimpallato i problemi per un po', turbando anche qualche componente della maggioranza e, alla fine, vi siete spenti come una candela, perché l'ultimo bilancio l'avete presentato a base zero, vendendolo alla pubblica opinione come una grande novità. A mio avviso, la grande novità era solo che eravate giunti al capolinea, che non sapevate neppure più cosa dire.
Ora, novità dell'ultimo momento, in questa contingenza anche giudiziaria che vi ha investito, avete già detto agli organi di stampa non so se sia vero, smentitemi - che in questo bilancio a base zero, che sarà riformato - sulla base di quali scelte? comunque non ci saranno gli aumenti delle tasse per i cittadini. Il tema degli aumenti delle tasse per i cittadini, ammesso che sia vero, non è un di piccolo conto e può essere visto da destra e da sinistra, ed attaccato da destra e da sinistra. La rinuncia sic et simpliciter, senza contropartite di nessun tipo, quindi senza, ad esempio, scelte in direzione dello stato sociale esplicite, non fa comunque parte di una forte azione di governo. Ci possono essere progetti forti che chiedono sacrifici, che hanno del consenso sociale, e ci possono essere progetti deboli e politiche deboli che non hanno consenso sociale, né sulle nuove né sulle vecchie tasse, per come vengono spese.
Questi sono i motivi per cui chiedo le dimissioni del Presidente della Giunta. L'avevo scritto in un ordine del giorno presentato in occasione della richiesta di dimissioni susseguenti all'arresto dell'Assessore Maccari, perché penso che le vicende giudiziarie abbiano anche un rilievo politico. Colleghi, diciamocelo chiaro: ci saranno avvisi di garanzia, ci saranno iniziative della Magistratura che possono avere un rilievo politico prima del terzo grado di giudizio, o no? O le iniziative della Magistratura sono irrilevanti fino al terzo grado di giudizio? Sappiamo che c'è avviso di garanzia e avviso di garanzia! L'avviso di garanzia ricevuto dal Presidente Brizio per omissione di atti d'ufficio, assolutamente generico, ha un certo valore. Ma se si riceve un avviso di garanzia, di cui si dà notizia, non smentita, e che deriva da una confessione di qualche imprenditore di aver pagato una tangente, mi sembra ben diverso. Non si può fare di ogni erba un fascio, con un fuoco di sbarramento contro l'ipotesi che gli avvisi di garanzia abbiano rilevanza politica. Ce ne sono che hanno rilevanza politica. Da questo punto di vista, dopo le citate inefficienze di governo, avete subìto il grave colpo - perché ritengo che sia così delle dimissioni dell'Assessore Maccari, a seguito del suo arresto, e della notizia - anche questo mi sembra politicamente rilevante, fino a smentita - che abbia ammesso la partecipazione ad un ruolo di spartizione delle tangenti.
A questo punto, vi dico: sono successe altre cose, altre erano successe prima, altre sono successe dopo. Il Consigliere Cattaneo è stato destinatario di alcuni avvisi di garanzia; a suo giudizio ha sospeso la propria partecipazione per qualche Consiglio e ha informato il Consiglio oggi lo rivediamo seduto ai banchi. L'Assessore Carletto è stato sentito dalla Magistratura; dopo questa audizione ha ritenuto bene di dimettersi.
Rispetto tutte queste scelte, perché ritengo che di fronte a provvedimenti dell'autorità giudiziaria, la prima cosa sia la propria coscienza, e se la propria coscienza dice ad una persona di comportarsi in un certo modo rispetto la scelta di questa persona e non elevo nessun tipo di illazione e di critica. Un Consigliere si può astenere per un certo periodo; ad esempio l'Assessore Carletto ha detto: "Mi astengo dallo svolgere il ruolo di Assessore, ma frequenterò il Consiglio e rimango nell'attività istituzionale". Se l'ha detto, lo faccia, e su questo non elevo alcuna eccezione.
Ma, cari colleghi - e qui concludo - chiedo le dimissioni della Giunta, chiedo le dimissioni del Presidente. Chiedo e propongo anche qualcos'altro. A parte questa nostra situazione, avviso più avviso meno un governo inefficiente, vi è un panorama nazionale, dal quale oi non siamo estranei, nel quale è emerso, grazie all'azione della Magistratura, che la struttura portante del sistema dei partiti alimentava la propria vita e traeva le risorse per funzionare, prendendole dai contribuenti senza che loro lo sapessero. In sostanza, al di là delle polemiche, è emerso con chiarezza, e penso sia nella certezza di tutti noi, che il sistema dei partiti per vivere sottraeva denaro ai contribuenti, senza dirglielo.
Questo fatto è emerso con fragore devastante.
L'elenco non è completo, ma lo farò per meglio spiegare il senso della proposta che presenterò al termine di questo intervento: in Italia sono indagati quattro - forse sono addirittura di più - ex Presidenti del Consiglio, due ex Ministri degli interni, un ex Ministro degli esteri cinque segretari nazionali di partito, un ex Ministro del bilancio, un ex Ministro dell'istruzione, un ex Ministro delle finanze.
E' stato scoperchiato un modo d'essere dei partiti e della rappresentanza politica che ha fatto il suo tempo. La situazione del Piemonte rispetto ad altre è senz'altro migliore; ma realisticamente e statisticamente - penso di non vivere fuori del mondo - può darsi che quanto accaduto in tutta Italia sia successo anche in Piemonte, e che questo venga scoperto in tempi più o meno rapidi.
A questo punto, cari colleghi, ritengo che la strada maestra da percorrere per tutti noi sarebbe di rimettere la nostra delega a chi ce l'ha data. Come forze politiche dovremmo dire agli elettori che è giunto il momento di riconsegnare loro il potere di scegliersi la rappresentanza politica, attraverso nuove elezioni: si dia agli elettori questo potere.
Paura delle elezioni? Non abbiamo paura dell'elettorato. Sento voci del tipo: "Chissà cosa può succedere in seguito a nuove elezioni". Si abbia un po' di fiducia nella nostra gente! Sciogliamo il Consiglio regionale! E, a mio parere, si sciolga anche il Parlamento! I partiti rigenerati, per quanto possono, scendano in mezzo alla gente, ai lavoratori, e raccontino loro quanto intendono fare. Si ridia fiducia all'elettorato che, a questo punto, avrà il potere di scegliere sulla base di quanto sa oggi, ma non sapeva sei mesi o un anno fa: il nostro sistema di partiti era marcio e si alimentava con contributi non richiesti e non esplicitati prelevati ai cittadini, i quali venivano "tosati" di questa ricchezza. Perlomeno, gli elettori avranno il potere di decidere chi li deve rappresentare nei prossimi anni; a mio parere non è cosa da poco.
La richiesta di dimissioni, Presidente Brizio, non è finalizzata ad operare qualche rammendo; conseguentemente alla richiesta delle sue dimissioni, chiedo ai colleghi di riflettere se non sia opportuno, visto il panorama nazionale e quanto sta succedendo in questa Regione, e se volete questo può valere per i colleghi dell'opposizione il malgoverno di cui si è stati portatori, di fare la scelta drastica, ma di grande linearità coraggio politico e rispetto dell'elettorato, di chiedere al Presidente della Repubblica di sciogliere il nostro Consiglio regionale e di discutere, insieme alla gente, dei programmi futuri e delle persone che dovranno rappresentarci.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signora Presidente del Consiglio e Presidente della Giunta, sono note le ragioni ed i motivi in forza dei quali da questi banchi di destra, dopo l'apertura del procedimento penale nei confronti dell'Assessore Maccari e segnatamente dopo che lo stesso ebbe a confessare - notizia ormai di dominio pubblico da un mese e mezzo - l'esistenza di un patto nazionale fra DC e PSI al fine di spartirsi un'ingente somma di miliardi relativa agli appalti in Piemonte, abbiamo chiesto le dimissioni della Giunta.
Dimissioni richieste non solo perché l'Assessore alla sanità gestiva il 70 delle risorse regionali - cosa nota più che altro a noi, addetti ai lavori ma soprattutto perché, nei confronti dell'opinione pubblica, era questione di immagine per le istituzioni venire a conoscenza che l'Assessore alla sanità, ramo di competenza regionale con il quale più o meno tutti, e soprattutto le fasce deboli, hanno avuto e hanno a che fare era sospettato, indiziato di aver commesso gravi reati.
Successivamente, Presidente Brizio, c'è stato il secondo, meno grave ma pur sempre rilevante, incidente di percorso, che ha riguardato la persona del Consigliere di maggioranza Cattaneo; egli ha ricevuto avvisi di garanzia in dipendenza dei quali aveva dichiarato che si sarebbe astenuto fino a quando la sua posizione non fosse stata chiarita, dal partecipare ai lavori del Consiglio e dal votare per questa maggioranza. A quanto pare però, si è trattato di un comportamento del dormiente a termine, poich oggi, come già rilevato dal collega Zacchera, è qui, ai banchi del Consiglio.
In occasione del minore incidente di percorso, lei peraltro, Presidente Brizio, aveva dichiarato, in maniera solenne e convinta, che qualora ci fossero stati altri fatti consimili che avessero investito o la maggioranza o la Giunta - questo, salvo errore, era il concetto da lei espresso sarebbero state prese le conseguenti determinazioni: fuor di metafora questo venne interpretato come dimissioni.
Successivamente, c'è stato il più recente fatto dell'Assessore Carletto, di cui avevamo apprezzato - lo ribadisco oggi - lo stile dimostrato nel presentare le dimissioni immediatamente dopo, come emerso da notizie stampa, aver fornito chiarimenti ai Magistrati per ipotesi di reati contro la Pubblica Amministrazione.
A questo punto, immediatamente dopo il terzo incidente di percorso politico, riteniamo che avrebbero dovuto essere rassegnate le dimissioni sempre per una questione di immagine delle istituzioni. Sono convinto di quanto ci ha detto l'Assessore Carletto, il quale, pur immediatamente dimessosi per essere più libero di, eventualmente, difendersi e fornire chiarimenti al Magistrato, peraltro rimaneva ai banchi del Consiglio; sono convinto anche di quanto ci ha detto in ordine alla sua non partecipazione ai fatti contestati.
Ma torniamo un attimo all'opinione pubblica, all'uomo della strada: anche oggi sta scritto sulla stampa che "il potente Assessore Carletto è finito sotto inchiesta per concussione". Questa è la realtà che recepisce la gente. Per solo questo motivo, ben lungi dal limitarsi ad eleggere seppure con risicata maggioranza - presumibilmente, anzi certamente - il nuovo Assessore, avrebbero dovuto essere rassegnate le dimissioni.
Veniamo ora, Presidente Brizio, alla sofferta notizia che lei ci ha dovuto dare questa mattina: l'avviso di garanzia per non meglio precisate contestazioni che riguardano abuso ed omissione di atti d'ufficio.
Presidente Brizio, esprimo una realtà oggettiva: si tratta di reati "nani", pur contro la Pubblica Amministrazione, di gran lunga di peso inferiore alle indubbiamente più infamanti ipotesi contro la Pubblica Amministrazione, ma di gran lunga inferiore all'infamante ipotesi di avviso di garanzia che riguardi la concussione, la corruzione, la malversazione o, peggio ancora, reati di stampo mafioso.
Tuttavia, Presidente Brizio, la gente, l'opinione pubblica che ha ascoltato il TG3 di oggi o che domani leggerà il titolo vistoso espresso dagli esponenti del quarto potere, dirà: "Dopo l'Assessore Maccari, che è finito in galera, dopo l'Assessore Carletto, che anche lui ha 'trafficato' anche il Presidente della Giunta è sotto inchiesta".
In questo modo, l'immagine delle istituzioni viene scalfita; potete anche dire che sono i Magistrati che esagerano, che si spingono oltre quanto in loro potere, che inviano avvisi di garanzia a ogni pie' sospinto.
Però c'è anche un contesto nazionale in ordine al quale gli avvisi di garanzia hanno già raggiunto un certo fondamento. E, come diceva il collega Chiezzi, è anche vero che la Costituzione - in base all'art. 27 dichiara il solenne principio che tutti sono innocenti fino a quando non c'è stato il terzo grado, ma questo è un discorso garantista, non politico! Per questo motivo noi le chiediamo, Presidente Brizio - senza proporre ordini del giorno, perché con numeri, sia pure risicati, verrebbero respinti - responsabilmente di rassegnare le dimissioni. Tale atteggiamento dimostra all'opinione pubblica, all'uomo della strada che allorquando si addensi anche solo un mero sospetto sugli esponenti principali delle istituzioni, per potersi liberamente difendere dall'infame sospetto, questi si dimettono.
Lei, a questo punto, potrebbe domandarmi cosa succederà dopo, se ci vorrà una maggioranza di ricambio e quale potrebbe essere. Innanzitutto si potrebbe seguire la strada tracciata sia dal Consigliere Chiezzi sia dal nostro Gruppo, ovvero che se i Gruppi consiliari, dopo le dimissioni non saranno in grado di esprimere una maggioranza per gli ultimi 24 mesi si ricorrerà a nuove elezioni, e questo anche per lo scenario che si è aperto esattamente il 6 aprile 1992.
Le chiediamo ancora con convinzione le dimissioni; se tutto ciò non avrà a verificarsi, le chiediamo almeno di presentarci, nella seduta del 20 aprile, un programma per gli ultimi 24 mesi di lavoro.
A tale richiesta non mi può rispondere, come mi rispose quando sollevai questo problema, che il vostro programma è quello del giugno/luglio 1990.
Ricordo che nella legislatura 1980/1985 il vostro Gruppo consiliare, in persona del Capogruppo e di tutti i componenti il Gruppo, depose sui nostri banchi (seguì anche una discussione in Consiglio) una relazione che, nel dettaglio, diceva che il programma era degli ultimi 24 mesi. Anche questo atteggiamento ci impone e ci suggerisce di richiedere le dimissioni.
Pertanto le chiediamo, per il 20 aprile, di portarci una proposta di programma degli ultimi 24 mesi: questo sarà un modo serio e responsabile per una verifica di tenuta della Giunta. Tale atteggiamento è rilevante sotto il profilo politico e statutario, non certo sotto il profilo formale regolamentare, che assume rilevanza in quanto già oggi i 31 voti difficilmente verrebbero raggiunti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Noi siamo chiamati oggi ad esprimere la posizione dei singoli Gruppi consiliari sulla questione dell'avvicendamento in Giunta a seguito delle dimissioni volontarie, e per questo apprezzate, dell'Assessore Carletto.
E' chiaro che la situazione è tale per cui non si può non fare riferimento alla situazione generale nazionale, ma anche a quella locale e a quanto accade negli equilibri politici di questa Regione.
L'altra sera, alla televisione, ho ascoltato un personaggio della politica italiana che stimo molto, anche se non fa parte della mia formazione, Vittorio Foa, il quale diceva una cosa molto intelligente e lungimirante. Foa sosteneva che se noi vogliamo interpretare quanto sta accadendo oggi non soltanto come la rivolta giacobina di una parte del Paese contro i potenti, dobbiamo cercare il seme dal quale può nascere qualche cosa; quanto a cui stiamo assistendo è in realtà il tentativo di ricostituire un principio di legalità che in questo Paese è stato totalmente calpestato.
Principio di legalità che si materializza nelle cose che noi vediamo nel come è stata calpestata la legalità attraverso gli accordi esterni alle istituzioni per fini in qualche caso assolutamente personali, in altro caso di partito (e questo è un aggravante), ma che comunque hanno prodotto la situazione nella quale viviamo.
Ebbene, se di legalità e di battaglia per la ricostituzione della legalità nel nostro Paese dobbiamo parlare, non dobbiamo dimenticare come in questi anni, in questi mesi si sono gestiti - tanto per citare una sola cosa di quelle che "urlano vendetta" al cospetto non soltanto di Dio, ma anche degli uomini - per esempio i concorsi universitari; i concorsi nel settore della sanità; tutte le vicende che hanno coinvolto alti Magistrati che a Napoli stanno "uscendo fuori"; tutta la partita dei compensi e degli incarichi ai Magistrati per le opere di collaudo delle opere pubbliche. Se il sistema dei partiti è tale ed ha raggiunto un tale grado di degradazione è perché il sistema complessivo della nostra società ha vissuto su questo sistema, si è nutrito di queste tangenti, si è nutrito della cultura portata dal sistema delle tangenti.
Questa premessa non è il tentativo di generalizzare, una notte che diventa tutta grigia, dove non si riconosce più nessuno, non si riconoscono più i colori; no, i colori si riconoscono, le responsabilità individuali sono sempre lì e devono sempre essere comunque riconosciute e difese nel caso in cui vengono attaccate, così come le responsabilità politiche dei partiti che hanno sostenuto questo sistema. Ma se non si vuole fare - spero di non farne nella mia attività politica - facile attività quotidiana del conto di chi cade, di chi sta cadendo o di chi cadrà, ci si deve porre invece il problema del governo, nel nostro caso della Regione. Non possiamo non tener presente che di questo sistema tutti, o quasi tutti, ne hanno fatto parte. E noi che facciamo politica, non possiamo vivere solo di voci ciò vale non soltanto nel caso di coinvolgimenti di politici della maggioranza, ma anche di esponenti di partiti dell'opposizione, del PDS.
Da molto tempo sui giornali a Torino si sta parlando della questione del Campo Volo. Escludo che esponenti del vecchio PCI, oggi PDS, non siano in qualche modo coinvolti in questa vicenda. Lo escludo, semplicemente perch le Amministrazioni che lì governano, e hanno governato, sono di quei partiti. Questo cosa significa? Significa che adesso anche i comunisti e il PDS sono cattivi e quindi verranno messi alla gogna? Significa semplicemente che questi affari e questo sistema sono e sono stati trasversali, hanno toccato la maggior parte dei nostri partiti e dei nostri uomini politici; diversamente non si spiegherebbero certe strane alleanze certe campagne elettorali dorate e certi interessi da difendere.
Se questo è vero, ho l'impressione che poche persone si possano chiamare fuori da questa vicenda e poche persone si possano ergere a giudici; parlo anche per me e della mia parte politica, che certamente di queste vicende non ha fatto parte.
Se l'obiettivo è quello del cercare di governare la Regione, tenendo presente la situazione nazionale e locale nella quale viviamo, ripeto che le scelte non possono essere di così basso profilo come quelle assunte dalla sua Giunta, Presidente; di basso profilo semplicemente perché non c'è la consapevolezza di quanto sta accadendo. La consapevolezza di quanto sta accadendo avrebbe dovuto imporle non ieri, non al momento delle dimissioni dell'Assessore Carletto, ma molto prima, un discorso esplicito in quest'aula per rimettere il suo mandato alle decisioni delle forze politiche che qui siedono, affinché questa Regione si dia un governo capace di affrontare l'emergenza, e capace di affrontarla fino al prossimo sistema elettorale. Spero che il sistema elettorale verrà votato anche per le Regioni più in fretta possibile, e spero che il Parlamento voterà la legge delega alle Regioni perché si scelgano il proprio sistema elettorale: con l'attuale sistema elettorale le Regioni sono ingovernabili.
Secondo noi, non è l'unica riforma da fare, ma certamente andare oggi alle elezioni significa semplicemente rifotografare lo spezzettamento che esiste nella società e che non contribuirà al miglior governo della Regione, ma semplicemente fotograferà l'esistente.
Per quanto possa sembrare strano, la democrazia non è la fotografia dell'esistente; la democrazia è l'assunzione di responsabilità per il governo delle istituzioni della società, che è una cosa un po' diversa.
In questo senso le annuncio, Presidente, che invece di chiedere le sue dimissioni, farò un gesto che spero venga accolto da più forze politiche di quest'aula: in questa settimana, in queste feste pasquali, cercherò di lavorare ad un documento per una maggioranza alternativa alla sua. Questo non perché vogliamo essere contro di lei - personalmente le ho sempre dichiarato pubblicamente e privatamente tutta la mia stima, e la rinnovo anche adesso - ma è giunto il momento di assumersi delle responsabilità che vanno oltre il proprio ruolo, il proprio desiderio autentico o non autentico di rimanere seduti ad una poltrona più di quanto le ragioni della politica non ci consentano di rimanere seduti (e parlo soprattutto della Giunta). Personalmente non sono interessato a nessuna delle sedie che stanno lì, ma sono veramente interessato a costituire un governo fuori dagli schemi dell'attuale maggioranza. L'attuale maggioranza, così come il governo che avete difeso, non è più accettabile: non si può più continuare con una maggioranza che si difende in questo modo.
Io ci provo; non ho idea di quanta audience avrò fra gli altri Gruppi: non l'ho concordata con nessuno. Ma questa, secondo me, è l'unica cosa concreta che si può cominciare a fare.
Basta con il chiedere delle dimissioni che ci verranno certamente negate! Purtroppo in questo atteggiamento non c'è solo assunzione di responsabilità, Presidente Brizio e Capigruppo della maggioranza, ma c'è anche molta difesa del vecchio sistema; si sente e la si percepisce. Quello al quale voi siete chiamati non è tanto difendere la vostra sedia, perch se la difendete oggi, domani la perderete di sicuro, ma è mettere in gioco oggi quello che avete e che vi consentirà di andare ad un'altra stagione politica; ciò non domani, non alle prossime elezioni, ma da oggi, da subito.
Non faccio dunque richieste di dimissioni, non parteciperò al voto per l'elezione, che credo avverrà domani secondo gli accordi di maggioranza.
Lavorerò, per quanto mi compete e per quanto sta nelle mie capacità, ad un programma per la costituzione di una maggioranza alternativa, che spero sarà un contributo per andare in una direzione creativa e costruttiva del parlamento regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano.



GIULIANO Valter

Presidente, colleghi e colleghe, l'occasione formale di questo dibattito è legata alle dimissioni volontarie dell'Assessore Carletto, ma certo - lo abbiamo detto anche questa mattina nella riunione dei Capigruppo - non possiamo prescindere da uno scenario politico generale che non può fermarsi a quell'episodio. E' un episodio rispetto al quale abbiamo già espresso, nell'ultima seduta di Consiglio, il nostro apprezzamento personale per la scelta che l'ex Assessore Carletto ha voluto fare, non strettamente dovuta e quindi, proprio per questo, più forte e di maggior valore.
Detto questo, non possiamo non allargare il nostro sguardo alla tragica situazione del governo regionale. Troppe parole abbiamo speso in queste settimane, in questi mesi, su un governo regionale che è ormai delegittimato, prima ancora che dall'inchiesta della Magistratura, dalla sua incapacità di governare.
Già nelle precedenti occasioni abbiamo ricordato le inadempienze gravi di questo governo rispetto ad atti che consideriamo fondamentali di programmazione e che, per quanto ci riguarda, non possono essere posti in secondo piano, accontentandosi dell'ordinaria amministrazione.
E' questa una situazione che ci preoccupa fortemente e ci preoccupa ancor più nel momento in cui la crisi delle istituzioni sta trascinando con sè, o perlomeno va sicuramente aggravando, una violenta crisi economica del nostro Paese.
Cala il valore della lira sui mercati internazionali, ma scende anche ed è notizia di oggi - del 3% il valore reale del salario dei lavoratori.
Di fronte a questa situazione, le forze del pentapartito non sanno proporre altro, a Torino come a Roma, che una specie di accanimento terapeutico esercitato su una Giunta regionale che, a nostro giudizio, sta esalando l'ultimo respiro.
Non sono bastati né bastano, a nostro avviso, alcuni trapianti di organo attuati nelle scorse settimane, né quelli che ci vengono proposti per la seduta di domani. Non crediamo che bastino, perché il processo degenerativo, che oggi ha colpito anche il centro nevralgico del governo regionale, è probabilmente il segnale di una metastasi inarrestabile che non a caso i partiti di governo tentano di tamponare con le mistificazioni del sì ai referendum Segni. Quest'ultimo è l'unico modo per buttare sabbia negli occhi dei cittadini e continuare a sgovernare come sempre e con sempre minor consenso, e soprattutto per non dover cedere il bastone del comando proprio ora che il giudizio dell'elettorato, espresso attraverso il voto, saprebbe forse porre davvero il Paese nelle condizioni di praticare l'alternanza.
Il dubbio è che la Giunta non sia più in grado di combattere la malattia degenerativa che la divora, essendo essa stessa la malattia. La conseguenza è una sola ed è quella che, da tempo, abbiamo indicato in quest'aula: le elezioni anticipate.
Lo sforzo per indicare programmi diversi, con uomini diversi, lo abbiamo già fatto di recente come Consiglieri regionali insieme al collega Chiezzi, e abbiamo visto quale risultato di non ascolto abbia ottenuto dal resto delle forze presenti in quest'aula. Siamo dunque scettici su altre possibilità, ma sicuramente siamo aperti a discutere le proposte del collega Cucco e gli auguriamo sin d'ora, non per lui, non per noi, ma per la Regione Piemonte e per la collettività regionale, che vi sia qualche possibilità di vedere all'orizzonte un qualche successo e una qualche alternativa a questo governo.
Consentitemi di aggiungere qualche annotazione conclusiva sulla comunicazione che questa mattina ci ha reso, e ancora una volta lo ringraziamo per la correttezza personale, il Presidente Brizio.
Non voglio ipocritamente far finta che nulla sia accaduto questa mattina e che non ci siano già state - bastava seguire il TG3 delle ore 14 le consuete indiscrezioni di stampa. Se, come da quelle indiscrezioni sembrerebbe, l'avviso di garanzia per le omissioni di atti d'ufficio fosse collegato all'affare "Alta Velocità Lione-Torino", allora non potremmo dimenticare l'aggravante della copresidenza del Comitato promotore dell'Alta Velocità rispetto alla quale abbiamo più volte, insistentemente al limite della noia, sollecitato le dimissioni del Presidente Brizio.
Mentre, come ricordavamo in altra seduta, in Francia si è aperto un dibattito ampio e trasparente su quella scelta con consultazioni e referendum popolari, in Piemonte - e lo diciamo con una sicurezza che va al di là dell'ipotesi di omissione di atti d'ufficio - non si mettono le popolazioni interessate nelle condizioni di decidere conoscendo. Se questo non fosse e le indiscrezioni della stampa fossero errate, rimarrebbe comunque il fatto che le richieste degli ambientalisti valsusini, di cui si parla oggi, non sono state evase, come sarebbe stato nel loro diritto e come sarebbe stato nel dovere di questa Giunta regionale. E anche se quello non fosse l'oggetto dell'avviso di garanzia, credo sia nostro dovere da questi banchi, come abbiamo fatto più volte, sollecitare la Giunta ad onorare prontamente quelle richieste, per evitare che possano essere, come ci sembra dovrebbero essere, oggetto del prossimo avviso di garanzia perché le domande poste dagli ambientalisti valsusini erano tante e precise e sono sin qui rimaste senza risposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Signora Presidente, colleghi Consiglieri, il clima stesso di oggi pomeriggio ci induce ad essere estremamente tranquilli; la seduta post prandiale si sta addormentando, è il "dejà vu", e mi sto chiedendo che cosa stiamo qui a dire. Stabilito che la Giunta ha deciso di non dimettersi direi che non bisogna far perdere ulteriore tempo al Consiglio: tanto ormai, a ciò siamo abituati! Mi stavo segnando le puntate di questi ultimi tre mesi. Avevamo cominciato con la Consigliera Gissara - non dimentichiamo che sosteneva questa maggioranza - arrestata per spaccio di droga; poi abbiamo avuto la crisi nel Partito socialdemocratico e nel Partito liberale; il Consigliere Tapparo è uscito anche dalla maggioranza.



(Commenti in aula)



ZACCHERA Marco

E' uscito dalla maggioranza. Scusate, sulla votazione degli Assessori il Consigliere Tapparo... Evidentemente il suo Capogruppo Rossa non è informato.



ROSSA Angelo

Non stava bene.



ZACCHERA Marco

Non stava bene? Io inviterei il collega Tapparo a rientrare in aula, e il collega può chiedergli se stava proprio male.



(Il collega Tapparo rientra in aula)



ZACCHERA Marco

Collega Tapparo, il tuo Capogruppo sta dicendo che quel giorno stavi male e per quello non hai votato per la maggioranza.
Stava proprio male la maggioranza! Non il Consigliere Tapparo! Proseguo nella lista.
Poi abbiamo avuto le vicende degli IACP, di cui ci siamo dimenticati poi abbiamo avuto l'episodio estremamente spiacevole del Consigliere Cattaneo; poi abbiamo avuto l'episodio dell'Assessore Carletto, altro episodio spiacevole; oggi abbiamo avuto un ulteriore episodio con il Presidente Brizio.
Mi chiedo soltanto quali saranno i prossimi episodi, ma non mi stupisco, perché a questo punto è perfettamente inutile convocare il Consiglio regionale: possiamo rimanere a casa, votare per posta sull'o.d.g., perché tanto, qualsiasi contributo venga dato in quest'aula non viene praticamente mai recepito. Quindi, è perfettamente inutile per noi Consiglieri di minoranza chiedere le dimissioni, che tanto non si riescono ad ottenere, a meno che non si vada, una volta tanto, a votare su qualche argomento in cui ci vogliono i 31 voti. Perché adesso i 31 voti non ci sono, ma basta rimettere in linea persone che - mi scusi il Consigliere Cattaneo - erano un pochettino discusse e forse i 31 voti si riescono anche a recuperare.
L'impressione è semplicemente che qui dentro si vuole assolutamente non capire le cose che capitano fuori da quest'aula, mentre qui tutto deve continuare alla stessa maniera. Allora, preso atto di questo, ritengo che la cosa più valida l'abbia detta il collega Cucco prima di me: o i Partiti di minoranza hanno il coraggio di uscire da certi schemi, e mi rivolgo anche agli altri colleghi di minoranza, per scegliere all'interno dell'attuale maggioranza dei compagni di strada e tentare di mettere insieme una nuova maggioranza di governo che porti avanti il Consiglio regionale fino a fine legislatura, oppure questa Giunta ha il diritto dovere di rimanere in carica. Per cui io chiedo formalmente le dimissioni pur sapendo benissimo che non le otterrò.
Ma c'è un altro fatto che è grave. Non accetto che si dica: "Noi non ci dimettiamo, perché facciamo un salto nel buio". Noi nel buio ci siamo fino alla somma dei capelli! Per cui ritengo che il coraggio di sciogliere il Consiglio sarebbe la cosa migliore; perlomeno approfittiamo dei momenti come oggi, in cui si deve arrivare a un rimpasto di Giunta, per approfittare di questi rimpasti. Poiché ne stiamo facendo uno alla settimana, nel giro di un mese, se andiamo avanti con questo ritmo, la Giunta potrebbe essere completamente cambiata. Per cui dico: approfittiamo di questi fatti, non per usare il Manuale Cencelli, ma per vedere di dare degli altri segnali, al di fuori di questa Giunta regionale. Questa secondo me, sarebbe una cosa utile, però con un invito prima di tutto ai Partiti di minoranza di ricompattarsi tutti insieme e, proprio all'interno dell'attuale maggioranza, trovare, se è possibile, su un programma delimitato, chiaro, operativo per 24 mesi, un potere che sia lontano dalle insinuazioni degli avvisi di garanzia e capace di dare delle risposte. La realtà, colleghi, è che da quattro mesi questo Consiglio regionale non sta facendo praticamente più nulla, perché i 55 punti all'o.d.g. di oggi, non affrontati in gran parte, anzi totalmente, ci dimostrano come questo Consiglio non funziona. Non voglio far perdere ulteriore tempo alla gente però non mi si dica che questa è una maggioranza inossidabile. Non voglio essere irriguardoso: ma questa è una maggioranza di marmellata! Provate a mettere le mani nella marmellata, se riuscite a tenere in mano la marmellata. Questa è la realtà dei fatti! Non è un'opposizione fatta con dei fatti concreti, bensì semplicemente mettendo insieme delle scatole vuote che alla fine, bene o male, arrivano a tenere in piedi una maggioranza. Penso invece che sia il momento di avere coraggio e di non far perdere tempo a nessuno, compresi noi. Dopodiché, a livello umano - ma oserei dire sportivo, così ci intendiamo - ho apprezzato il Presidente Brizio (e lo dico anche a nome del collega Majorino) che oggi ha avuto il coraggio di dire: "Ho ricevuto questo avviso di garanzia". Evviva! E' bene saperle queste cose! Altri in quest'aula l'hanno fatto, altri non hanno avuto il coraggio di farlo, però al Presidente Brizio dico che deve avere altrettanto coraggio nell'affrontare alcuni temi che si stanno avvicinando perché i nuvoloni si accumulano e quando arrivano i nuvoloni prima o poi arriva il temporale.
Sulla sanità ci sono ancora delle partite che non si sono volute affrontare. Ricordate la vicenda dei lettori ottici? Cosa aspettiamo? Che ci arrivi l'ennesimo avviso di garanzia anche su questo scandalo di alcuni miliardi? Si deve avere il coraggio di intervenire, perché dopo non ci si può soltanto lamentare e dire: "Sta piovendo". Io dico: "Apriamo prima l'ombrello". E' un esempio, ma ve ne sarebbero altri.
Comunque, voi avete deciso di continuare così. Io ritengo che stiate obiettivamente sbagliando. Siamo in democrazia, voi avete la maggioranza almeno finora. Andiamo avanti così! Certo, però, che se aveste il coraggio di interpretare la gente, oggi questa maggioranza non l'avreste più.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

A nome della Lega Nord, chiedo le dimissioni della Giunta anche se ritengo che le responsabilità più gravi della crisi siano più fuori di quest'aula che dentro di essa. La crisi è dovuta soprattutto al centralismo, a tante assurde leggi romane, allo statalismo e al permissivismo. Da questa situazione la Giunta è stata indotta a non esercitare abbastanza il suo dovere e potere esecutivo di controllo attraverso la Polizia e la Magistratura. Magistratura che ha visto la mafia comune e forse anche la politica assassinare un eroico giudice piemontese: Bruno Caccia. All'incirca al tempo dello scandalo Zampini.
Ci vuole perciò una maggioranza nuova che, attraverso i suoi uomini migliori e soprattutto mediante dei tecnici anche estranei al Consiglio assuma la responsabilità di governare la Regione Piemonte che, purtroppo dolorosamente non è mai stata in così grave situazione, proprio a causa di questi gravissimi errori politici direi soprattutto degli ultimi trent'anni (perché non mi piace fare di ogni erba un fascio): parlo degli anni 1963/1993.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signora Presidente, colleghi Consiglieri, al Gruppo liberale pare che anche in frangenti delicati, difficili, pieni di interrogativi, il Piemonte cominci a distinguersi e a recuperare la sua peculiarità di una tradizione del senso dello Stato e delle istituzioni che altri non hanno. Questi segni li abbiamo visti evidenti, ed apprezzati da tutti, nel comportamento del collega Carletto, il quale ha ritenuto di rassegnare le dimissioni non appena la sua persona è stata collegata a questioni di rilevanza penale. Un ulteriore segno di questa natura, altrettanto apprezzato, è stato il comportamento del nostro Presidente, a fronte di una comunicazione giudiziaria in ordine ad un reato rispetto al quale altri Presidenti, in passato, sono stati perseguiti più volte, nell'assoluta ignoranza che ci sia avvenuto. Questo fatto è stato apprezzato; a me pare, come componente di un Gruppo di maggioranza, di dover dire che deve essere da noi sicuramente dai liberali, ma ritengo da tutta l'assemblea apprezzato il comportamento dei Gruppi di opposizione che hanno ripagato il Presidente di pari moneta, non strumentalizzando e dando il giusto spazio e i giusti tempi affinché la vicenda del nostro Presidente si potesse chiarire. Non sono grandissimi segnali, ma sono significativi. Se ciò avvenisse anche in altre istituzioni, dove potenti sottosegretari continuano a rimanere al loro posto nonostante abbiano ricevuto richieste di autorizzazione a procedere per fatti di ben altra gravità, probabilmente il Paese incomincerebbe a vedere un percorso un po' diverso da quello che invece legge nella sua generalità.
Sono state riproposte delle questioni di merito, di politica ordinaria a lato di quelle della questione morale e altre di natura istituzionale sulle quali brevissimamente mi intrattengo. Il Consigliere Chiezzi ha riproposto una consueta richiesta di dimissioni, provando a motivarle dimenticando che un appuntamento che la Giunta si è data è di storica importanza: il bilancio a base zero. Il bilancio a base zero non è un fatto ragionieristico, noi non sappiamo in che misura la Giunta saprà rispondere a questa sfida, ma è la rottura con due pezzi della nostra storia, che non dobbiamo dimenticare. Noi ci auguriamo che la Giunta lo sappia fare.
Quali sono i pezzi della storia che pesano su di noi? Sono due: il panregionalismo e il consociativismo. Cosa intendo dire con panregionalismo: che per due legislature, sicuramente almeno per una e mezzo, alcune forze politiche, che vedevano la Regione come il centro istituzionale nel quale sembrava essere loro garantita una permanenza al potere più lunga che in altre sedi, hanno ritenuto di fondare sulla Regione lo strumento della loro presenza nella società civile, e quindi hanno caricato la Regione di una serie di ruoli e di funzioni che forse non competeva loro. Quando diciamo che bisogna capire quali capitoli vanno ancora finanziati e quali leggi vanno abbandonate, vogliamo dire sostanzialmente questo: recuperare la funzione originale specifica della Regione. Se nel nostro bilancio troviamo anche soltanto il dubbio di non aver rispettato la ragion d'essere specifica della Regione, probabilmente dobbiamo guardare una fase storica in cui qualcuno ha pensato di dover far svolgere alla Regione una funzione surrettizia e succedanea rispetto ad altre istituzioni: riuscire a fare questa operazione di analisi tra i fenomeni non è poca cosa.
Il consociativismo, a mio modo di vedere, non è soltanto la separazione tra il ruolo della maggioranza e il ruolo dell'opposizione, in particolare dei due partiti che hanno incentrato questi ruoli nel nostro Paese, la DC e il Partito comunista. E' una cosa difficile, più sottile e, per certi versi, ancora più mortifera per la democrazia e cioè che il governo qualunque esso sia, la maggioranza, qualunque essa sia, tende a soddisfare tutti i consociati; con questo, sostanzialmente, riducendo la possibilità di presenza dell'opposizione e di fatto riducendo le possibilità della dialettica alternativa. Prima di arrivare ai governi di alternativa, ci vogliono delle dialettiche alternative nella società civile. Ma se un sistema di governo e una maggioranza riescono, in qualche misura, a farsi interpreti e a soddisfare le esigenze di tutti i consociati, vengono meno le ragioni culturali della dialettica politica che poi possono produrre nelle proposte prima ancora che nei numeri le alternative di governo. Delle alternative di governo che avessero come sottofondo e come presupposto l'omogeneità dei programmi, delle attese e delle proposte non rappresenterebbero l'alternativa, bensì la continuità lasciata a persone diverse, il che non cambierebbe assolutamente niente.
Quindi mi pare che l'ipotesi di affrontare il bilancio a base zero significhi, per parte nostra, immaginare che la Giunta si sia fatta carico di rimediare a due vizi che probabilmente condizionano il nostro essere: da una parte immaginare che la Regione debba occuparsi di tutto per sostituirsi a tutto e, dall'altra parte, che debba occuparsi di tutti. La Regione, invece, drammaticamente presenta una certa maggioranza e non pu che privilegiare alcuni interessi rispetto ad altri. Questa è la logica della politica e, fin quando non si capirà che la politica è uno scontro forte fra interessi presenti nella società (intendo dire interessi di prospettiva, di cultura e di proposta) e che la politica ne è sostanzialmente la sublimazione e la sintesi, evidentemente il nostro percorso non andrà lontano.
Detto ciò, devo peraltro dire che dall'opposizione sono emerse quanto meno tre sollecitazioni che la maggioranza deve registrare. Quando il collega Majorino ci dice che a "24 mesi da..." la Giunta deve fare il punto, sostanzialmente ci richiama al rispetto di un appuntamento che noi abbiamo preso nelle sedute precedenti, cioè quello di cambiare politica dopo le elezioni comunali di Torino. Ciò non perché ci sia una data, ma semplicemente perché ci aspettiamo che il nuovo modello istituzionale che su Torino e sulle grandi città piemontesi, mi pare Vercelli e Novara quanto meno, si realizzerà, cambi la politica. Se si cambia la politica a Torino se si cambia la politica a Vercelli, se si cambia la politica a Novara, è evidente che la Regione deve prepararsi, pure con gli stessi soggetti e con gli stessi strumenti, a cambiare per quanto possibile la sua politica.
Quindi il nostro appuntamento tra le elezioni del mese di giugno e le ferie di agosto - se così le possiamo chiamare - è ineludibile. Dobbiamo misurarci con le novità, qualunque esse siano, non sta a noi dirlo: dovrà essere la società civile a riuscire a gestire questa novità che il sistema istituzionale le offre. Quindi questa sollecitazione del Consigliere Majorino ci trova assolutamente concordi; evidentemente l'appuntamento che la maggioranza deve dare al Consiglio non si misurerà su questioni di bilanci e di programmi, ma su questioni di metodo. Si tratta di capire come la società reagirà alla novità dell'elezione diretta del Sindaco e del superamento del sistema classico dei partiti. Sarà una novità che il Consiglio nel suo complesso, ma soprattutto la maggioranza in particolare e la Giunta dovranno sapere interpretare e, su questo, misurare i propri atteggiamenti e le proprie proposte per i restanti 24 mesi.
Sono emerse altre due indicazioni. Il collega Cucco ci ha anticipato che si farà carico di ragionare su quali dovrebbero essere le condizioni di una nuova maggioranza e io sono convinto che questa maggioranza - visto che le maggioranze si fanno sulle solidarietà e sui programmi - probabilmente non ha alternative in questo Consiglio; sicuramente, però uno sforzo per dare base ad un'altra maggioranza è rappresentato dall'l'esplorazione di temi e di problemi rispetto ai quali tutti siamo interessati a capire quali soluzioni e quali prospettive qualunque collega intenda proporre.
Sicuramente sarà un lavoro interessante al quale daremo tutta la nostra attenzione.
Tra le righe, poi, è emersa un'ipotesi che riterrei di non dover lasciar cadere: quella di immaginare che anche le Regioni si debbano misurare con una nuova legge elettorale. A questo punto, non mi sembrerebbe del tutto fuori luogo, posto che abbiamo una Commissione per l'attuazione delle riforme, che questa Commissione, che sembra aver maturato la sua ragion d'essere per le difficoltà dell'attuazione della legge, si ponesse il problema di predisporre un'ipotesi di proposta di legge elettorale da mandare al Parlamento, proprio da parte della nostra Regione che io continuo ad immaginare un po' diversa dalle altre, senza offesa per nessuno. Se emergesse dalla Regione Piemonte, nel giro di un mese o due appena finita cioè la fase di assestamento delle prime elezioni con il nuovo modello, una proposta di legge che chiede al Parlamento di adottare per le Regioni una riforma elettorale che evidentemente dovrebbe far proprie le acquisizioni ormai di comune sentire (e cioè Governo distinto dal Parlamento, elezione dei Consiglieri legati al territorio e alle persone e non legati ai sistemi), probabilmente potremmo dare un contributo alla crescita del nostro Paese, ma soprattutto a far sì che anche il percorso delle Regioni si modernizzi e si avvii con tempi diversi da quelli che possiamo aspettarci dallo Stato. Io dubito fortemente che il Parlamento che sarà eletto - un Parlamento diverso e che uscirà da una campagna elettorale diversa - possa porsi e risolvere questo problema in termini di ordinarietà prima del 1995. A me sembrerebbe invece molto bello uso questo termine - che ci fosse una legge elettorale quel tanto prima del 1995 per consentire ai singoli Consigli regionali di maturare autonomamente una riforma, per cui lascino il seggio a cui sono stati chiamati dagli elettori con la nuova norma e vadano al confronto elettorale. In questo senso, potremmo in una qualche misura segnare la nostra sensibilità nei confronti degli elettori e, visto che non c'è uno Stato, non saremo in un Parlamento, ma saremo una ventina di Consigli regionali, ognuno dei quali potrebbe dimostrare in modo diverso la sua attenzione rispetto ai problemi di sensibilità, di governo e di politica.
Quindi mi farò carico di formalizzare in qualche modo questa proposta.
Poiché la sede in cui si formalizzano tali proposte è il Consiglio, prego la Presidente del Consiglio, nonché Presidente della Commissione per le riforme istituzionali, di valutare l'opportunità di porre la questione di una proposta di legge al Parlamento come una delle questioni sulle quali avremo modo di far crescere quei segnali positivi e significativi che pure in una situazione così difficile e drammatica la nostra Regione ha comunque saputo dare ai cittadini.



PRESIDENTE

Assicuro il Consigliere Marchini di avere seguito con grande attenzione il suo intervento ed in particolare la parte finale che potrebbe, in una conferenza dei Capigruppo, essere oggetto di una discussione per vedere se e come intraprendere questo tipo di lavoro. L'esigenza e la maturità ormai del problema, nonché la preoccupazione che l'assenza prevedibile di uno strumento elettorale per le Regioni comporta nel lavoro dei singoli Consiglieri, suggerirebbe di lavorare attorno a questa questione al più presto.
Propongo, a questo punto, un quarto d'ora di sospensione dei lavori del Consiglio, perché il Presidente della Giunta ha dovuto temporaneamente assentarsi; poiché desidera seguire il dibattito nel suo insieme (mi ha anzi pregato di scusarlo con lo stesso Consigliere Marchini per la parte dell'intervento che non ha potuto seguire), gli diamo modo di poterlo fare.
I lavori riprenderanno pertanto intorno alle ore 17, non appena rientrerà il Presidente Brizio.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16,40, riprende alle ore 17,10)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marengo; ne ha facoltà.



MARENGO Luciano

Colleghi, la settimana scorsa si è svolta una riunione dei Consiglieri che compongono i diversi Gruppi che formano l'attuale maggioranza, nella quale sostanzialmente si è deciso di proseguire con questa maggioranza e di andare al rimpasto di Giunta con la sostituzione dell'Assessore dimissionario Carletto; tutto ciò per garantire la governabilità di questa Regione. Voglio partire proprio da questo punto, perché non riesco a capire quale governabilità possa garantire una maggioranza che non c'è più e che non ha più la coesione politica. Abbiamo sentito, nell'ultimo dibattito in questo Consiglio regionale, come non esista più nessuna coesione politica, non esista più neanche un sostegno numerico che garantisca questa maggioranza. C'è una Giunta che sta insieme per mantenere un sistema di potere e che non ha più un sostegno per governare.
Questa è la realtà. Infatti, da due mesi a questa parte, in questo Consiglio non si discute più di alcun problema.
Basta guardare l'o.d.g. del Consiglio di oggi e di domani per capire come non siamo più in grado di affrontare nessuno dei problemi che interessano questa Regione. Queste assemblee consiliari si riducono a discussioni politiche come questa, molto importanti, ma che non hanno mai una conclusione reale logica, oppure alla discussione di deliberazioni e provvedimenti di scarso rilievo. Non vi è nessuna legislazione importante salvo quelle che il PDS è in grado di garantire con la sua presenza, così come abbiamo fatto per senso di responsabilità la settimana scorsa rispetto alla legge sugli IACP.
C'è un'astrazione assoluta da parte di questa Giunta rispetto ai problemi del Piemonte. Siamo di fronte ad una crisi sociale di dimensioni preoccupanti: i problemi del lavoro e dell'occupazione in questa Regione probabilmente diventeranno drammatici nei prossimi sei-sette mesi, quando in Piemonte ci saranno, come previsto - l'Assessore Cerchio lo sa bene 30.000 persone in lista di mobilità, cioè all'anticamera del licenziamento interi pezzi di apparato produttivo industriale rischiano di essere chiusi senza neanche il trasferimento da altre parti come in casi di produzioni eccellenti tipo l'Alenia (per citare solo l'ultimo caso, ma potremmo citare la Pirelli, la Ceat ed altri pezzi importanti dell'apparato produttivo piemontese nazionale). Lo sciopero generale di venerdì scorso, la grande manifestazione di piazza ha dimostrato come ci sia una grande preoccupazione sociale da parte delle lavoratrici e lavoratori ai quali non si risponde minimamente con interventi per indirizzare lo sviluppo di questa Regione.
Del Piano di sviluppo presentato, credo a luglio dell'anno scorso dalla Presidenza della Giunta non abbiamo mai potuto discutere in questo Consiglio, perché la Giunta e la maggioranza non sono mai state in grado di misurarsi su tale questione. Da quattro mesi è iscritta all'o.d.g. la discussione sugli Enti strumentali, ma questa Giunta non è in grado di affrontare questa discussione in Consiglio. Sono tutti elementi importanti per garantire la governabilità, per riuscire ad avere un'azione di governo.
Siamo di fronte ad una situazione drammatica, perché è di oggi la notizia sui giornali che i salari dei lavoratori dipendenti calano del 3 rispetto al loro potere di acquisto. Quindi è una situazione insostenibile e che rischia di peggiorare ulteriormente, se leghiamo la crisi dell'apparato produttivo alla crisi finanziaria e alla crisi occupazionale.
Abbiamo, insieme a questo, una crisi politico-istituzionale che ha portato il sistema al collasso: il governo nazionale; il ruolo del parlamento; le grandi questioni di modifica istituzionale che si stanno affrontando; l'esplodere della questione morale nelle dimensioni che tutti conosciamo.
Io concordo con coloro che, rispetto alla questione morale - in particolare ancora ieri il Presidente della Camera Giorgio Napolitano, in una lezione all'Università di Urbino - ricordano come questa non possa essere affrontata solo attraverso la via giudiziaria, ma vada affrontata politicamente. Concordo con chi afferma questo - Giorgio Napolitano ed altri ma credo che, poiché la questione morale va affrontata innanzitutto politicamente, bisogna che la politica (i partiti, il sistema politico) sia in grado di rispondere a questo. E' la prima condizione al rinnovamento: dare l'indicazione che c'è la volontà e la capacità di cambiare e di rinnovare, se vogliamo dare delle risposte politiche a tale questione.
Qui, invece, proprio in questa occasione, che è legata alla questione morale, che nasce dalla questione morale scoppiata anche nella nostra Regione, si continua sulla vecchia strada, e per alcuni aspetti anche con disprezzo del Consiglio. Si è chiesta una settimana di sospensione del Consiglio da parte della Giunta proprio per affrontare questo problema, e ci siamo trovati di fronte al fatto che, ieri sera alle 19-19,30, dopo una riunione, il Gruppo consiliare democristiano, da solo - senza neanche confrontarsi con gli altri della maggioranza, perlomeno da quanto risulta dalle cose ufficialmente dette nella riunione dei Capigruppo - ha deciso secondo le vecchie logiche per cui il Gruppo, la corrente sono quelli che decidono la sostituzione degli Assessori, non in base alle competenze e alla professionalità. C'è stata una polemica - apparsa anche sui giornali all'interno dello stesso Gruppo consiliare democristiano. Il collega Zanoletti ha fatto delle dichiarazioni sull'uso del Manuale Cencelli; il Capogruppo democristiano Picchioni ha risposto che una selezione deve pur esserci. Io credo che la selezione della classe politica, proprio per la situazione nella quale siamo, debba seguire altri criteri, altri canali altri tipi di confronto.
La Democrazia Cristiana impone quindi, in modo arrogante, le sue scelte ai suoi alleati subalterni; da questo punto di vista ha anche ragione perché siamo di fronte a degli alleati assolutamente subalterni.
D'altronde, questa arroganza è in linea anche con le scelte nazionali della Democrazia Cristiana, con le scelte fatte dai Gruppi parlamentari della Democrazia Cristiana.
Io apprezzo molto - lo voglio dire qui pubblicamente - l'opera e lo sforzo che il Segretario politico nazionale Martinazzoli sta facendo nel suo partito, con delle intenzioni, delle indicazioni e delle affermazioni che giudico molto importanti, non solo per la Democrazia Cristiana ma anche per l'insieme del sistema politico. E' certo, però, che di fronte a quest'opera di rinnovamento del segretario politico della Democrazia Cristiana l'esposto contro i giudici va in direzione esattamente opposta.
Galloni lo giudica un grave errore politico; io credo sia un po' di più di un grave errore politico. In questa scelta, in questo esposto riemerge la concezione distorta del rapporto tra partito e Stato propria della Democrazia Cristiana e che ha contraddistinto la politica della Democrazia Cristiana in questi quarantacinque anni, cioè quella del partito-Stato, che quindi per questo pratica un uso distorto dello Stato e dei suoi apparati.
E' proprio questa scelta, che deriva da questa concezione, che ha generato le distorsioni che hanno portato alla situazione attuale di collasso del sistema politico, all'occupazione impropria dello Stato da parte dei partiti di governo; ed è questo sistema che ha favorito la degenerazione morale. Lo denunciava, molto deriso, il compagno Enrico Berlinguer già nel 1978; allora lo si derideva, ma purtroppo aveva ragione lui: i fatti hanno dato pienamente ragione all'analisi e alla denuncia che egli fece in quell'occasione. Il patto tra Democrazia Cristiana e Partito Socialista Italiano, di cui ha parlato l'Assessore Maccari per lo specifico della sanità e della spesa pubblica, nasce anche da questa spartizione dello Stato, da questa logica e da questa concezione dell'intendere il rapporto tra partiti e Stato.
In questo contesto politico e morale, riferito anche alla situazione qui in Regione (l'arresto dell'Assessore Maccari, i quattro avvisi di garanzia al Consigliere Cattaneo, le dimissioni dell'Assessore Carletto per questo motivo), la comunicazione al Presidente Brizio è preoccupante, non perché - e attendiamo di saperne qualcosa di più i reati contestati siano di per sé preoccupanti; è preoccupante in questo contesto politico e morale, che rischia di dare ulteriore delegittimazione politica tra la gente.
Io voglio qui fare una valutazione politica, non affrontare il problema giudiziario, per questo ci pensa la Magistratura; peraltro il Presidente Brizio si è impegnato ad informare ulteriormente il Consiglio non appena ne saprà qualcosa di più, anche in queste ore o domani se ulteriori informazioni avrà. Ma, come dicevo prima, non è il problema giudiziario che voglio affrontare; desidero fare invece alcune valutazioni politiche. La prima è l'ulteriore delegittimazione politica tra la gente, quando appunto la questione viene affrontata così; quando la questione diventa pubblica nei termini in cui lo è gia diventata; quando i reati, che di per s (omissioni di atti d'ufficio e abuso di atti d'ufficio) forse non sono significativi, e sicuramente non sono significativi quanto altri; quando poi gli argomenti per i quali c'è l'omissione di atti d'ufficio certamente gettano una luce preoccupante rispetto ad altre indagini, ad altre iniziative che sono in corso da parte della Magistratura.
La seconda valutazione politica è che, di fronte a questi fatti - e per questo è preoccupante il contesto politico e morale c'è l'assoluta immobilità da due mesi della Giunta e dei lavori del Consiglio. Bisogna liberare il Consiglio regionale da questo impedimento. Questa è la responsabilità politica che ha questa Giunta, che ha questa maggioranza: liberare il Consiglio regionale da questo impedimento, poter lavorare serenamente, poter affrontare le questioni che interessano i cittadini piemontesi. La maggioranza si è chiusa, appunto, nella riunione della settimana scorsa, per non aprire formalmente una crisi che è in atto, una crisi che è profonda e della quale si continua a non voler prendere atto.
Per questo motivo ribadiamo la richiesta di dimissioni. Non fate come a Roma! A Roma si è messa in piedi una maggioranza e si è eletto un Sindaco e il giorno dopo il Sindaco è andato a giurare dal Prefetto, ma dietro di lui non c'era più nessuno: un Assessore e i due Vicesindaco hanno dato le dimissioni. E' vero che anche qui c'è un Pannella che aiuta questa maggioranza (mi riferisco al Consigliere Cucco)...



CUCCO Vincenzo

Guarda: io in maggioranza ci entro, se voglio entrarci.



MARENGO Luciano

Lo sappiamo, l'hai già dichiarato prima. C'è il Consigliere Cucco, che aiuta e che giustamente sostiene sempre - e su questo concordo molto - che gli avvisi di garanzia non sono l'incriminazione, e che bisogna garantire il diritto. Solo che poi il Consigliere Cucco, dimenticando questo, anche quando non ci sono né avvisi di garanzia né altro, fa delle insinuazioni e delle diffamazioni per attaccare politicamente il PCI e il PDS!



CUCCO Vincenzo

Rispondi ai giornali, non a me.



MARENGO Luciano

Rispondo a te, che l'hai detto qui, e mi riservo anche di verificare in altre sedi le cose che hai detto.



(Commenti del Consigliere Cucco)



PRESIDENTE

Per cortesia, Consigliere Cucco, lasciamo che ognuno dica la sua.



MARENGO Luciano

Io non ti ho interrotto quando tu hai attaccato in quei termini, perch sono corretto. Per questo dicevo che avete anche qui un Pannella. Ma non fate come a Roma, perché poi anche con Pannella si va a finir male, quella Giunta andrà a finir male comunque.
E mi voglio rivolgere con particolare attenzione, ma anche con grande preoccupazione, ai compagni socialisti. Non vedo Assessori socialisti seduti in questo momento, ma ci sono seduti sulle poltrone, e come se ci sono! Sono magari fuori durante i lavori del Consiglio, perché è cosa che interessa meno, ma a quelle poltrone sono attaccati, e come! Compagni socialisti, cosa volete fare? Con chi volete schierarvi? Ci sono delle importanti scadenze elettorali, anche qui in Piemonte. Il 6 giugno 71 Comuni del Piemonte, tra cui Torino, Novara e Vercelli, saranno chiamati al voto con le nuove regole; un milione e mezzo di cittadini piemontesi dovrà esprimere il suo voto. Compagni socialisti, da che parte volete stare? Con chi volete fare maggioranza? Con chi volete fare questa competizione elettorale? Vi interessa ancora un confronto a sinistra? Vi interessa ancora la ricostruzione unitaria di una sinistra riformatrice in questo Paese? E' questa la scelta strategica sulla quale possiamo confrontarci oppure la vostra scelta strategica è quella dei quattro Assessori, delle quattro poltrone da Assessori, mentre la sinistra si divide e il PSI è allo sbando (in quanto non credo che le prospettive elettorali di questo partito siano così rosee)? Questa domanda la voglio quindi porre con forza ai compagni socialisti perché penso che questa sia la questione politica che riguarda la sinistra, tutta la sinistra, e io spero anche i compagni socialisti. E' per questo che tre settimane fa noi abbiamo scritto una lettera aperta a tutti i Consiglieri regionali; abbiamo avviato un confronto con le opposizioni di sinistra, partendo dai punti programmatici. Noi vogliamo fare questo confronto anche con voi, colleghi Consiglieri dei Gruppi di maggioranza vogliamo avere un confronto programmatico reale sulle questioni dello sviluppo, sulle questioni dello Stato sociale e della sanità, sulle questioni dell'ambiente, del territorio e dei trasporti. Noi chiediamo questo confronto; vogliamo verificare le convergenze e le discriminanti programmatiche per verificare se ci sono le condizioni per fare un nuovo Governo in Piemonte. Noi crediamo che queste condizioni ci siano e ci possano essere, sia sui punti programmatici che per le forze con le quali ci si può confrontare e trovare delle convergenze.
Io sono contrario alle nuove elezioni in questa situazione, allo scioglimento di questo Consiglio regionale; sono contrario perché il 18 aprile 48 milioni di italiani sono chiamati a pronunciarsi sugli indirizzi delle nuove regole elettorali in di questo Paese, e credo che non possiamo non tener conto della volontà popolare che si esprimerà con il referendum del 18 aprile sia essa un sì - come io auspico e quindi un cambiamento delle regole, oppure un no, ed anche in questo caso, naturalmente la volontà popolare sarà sovrana. Ma se dovesse vincere, come io auspico, il sì, penso che si debbano definire nuove regole per tutti, compreso il Consiglio regionale: a quel punto si potrà valutare se andare a nuove elezioni. Credo sarebbe un errore politico non accettare il confronto democratico del referendum del 18 aprile ed andare oggi allo scioglimento del Consiglio regionale.
Chiediamo perciò ancora una volta le dimissioni di questa Giunta, per rispondere alla necessità politica di governare il Piemonte, offrendo ai cittadini un nuovo programma, nuovi uomini e un nuovo Governo in grado di cercare di risolvere i loro problemi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Goglio.



GOGLIO Giuseppe

Presidente e colleghi, non mi soffermerò nemmeno un momento su quanto comunicatoci stamane dal Presidente Brizio; ritengo che quanto accaduto sia un incidente di percorso di chi fa l'amministratore pubblico al giorno d'oggi, cosa che può capitare a chiunque sia amministratore.
Troppe cose frastornanti succedono di settimana in settimana, non solo a livello politico ed economico nazionale, ed altri importanti appuntamenti ci attendono fra pochi mesi.
E' impensabile immaginare che tutto resti cristallizzato e far finta che nulla sia accaduto. Non siamo certo io e il mio partito a correre dietro ad ogni ombra che la Magistratura sta addensando su uomini e vicende della politica e della Pubblica Amministrazione regionale e locale. Sono convinto che non tutto rientri nella rispettosa applicazione delle leggi delle procedure, del diritto. Ci sono forzature che non possono lasciare indifferenti; l'esperienza del passato ci insegna che dietro alle incriminazioni a raffica c'era molta emotività e, nel rileggere le sentenze definitive, poca sostanza. Ciò non toglie che non debba venir meno il rispetto dovuto ai Magistrati; con altrettanto vigore, per occorre manifestare rispetto alle persone chiamate in qualche modo a rendere conto di fatti di cui sappiamo poco o nulla, se non quanto pubblicato dai giornali. Fino a prova contraria, però, i giornali non sono depositari di sentenze di condanna.
Solidarietà e fiducia non devono essere parole di contorno e di circostanza. Da parte mia, almeno, non lo sono; ed il rispetto e la fiducia non verranno meno sino a quando non conosceremo la consistenza delle violazioni contestate e sino a quando non ci sarà il sigillo di un verdetto definitivo.
C'è soltanto da augurarsi che la giustizia acceleri i tempi; il giudizio, se assoluzione, fra cinque-dieci anni produrrebbe danni incalcolabili alla persona inquisita, al suo Gruppo di appartenenza, alla credibilità delle funzioni giudiziarie.
Ciò non toglie che quanto avvenuto da un anno a questa parte, al di là delle indagini che riguardano alcuni esponenti del governo regionale, delle Amministrazioni comunali e di enti pubblici vari, ha messo con le spalle al muro un modo di fare politica. Non serve dire che le responsabilità sono personali; il fatto vero è che le nostre esperienze, i faticosi aggiustamenti, le strategie e i programmi sono strumenti vecchi, superati e non più proponibili. E' crollato il sistema (per usare un termine ormai consumato); il sistema, per intenderci, non tanto degli affari, ma delle rappresentanze politiche, delle alchimie distillate nelle segreterie dei partiti e nei partiti medesimi.
Contano ancora le formule, gli schieramenti tradizionali (pentapartito o alleanze a sinistra con qualche apporto esterno di questo o di quello)? Fare politica richiede adesso nuova fantasia e l'applicazione di strategie completamente diverse da quelle che conosciamo.
Alcuni fondamentali mutamenti ci verranno indicati con le prossime elezioni di alcuni Consigli piemontesi, tra cui quello del capoluogo.
Possiamo ancora, dopo quell'appuntamento, conservare un nodo di alleanze che sicuramente non rifletterà le attese della società civile, della volontà dell'elettorato? Non c'è bisogno di essere indovini per immaginare le future percentuali di consensi che riusciranno a racimolare le forze dell'attuale pentapartito.
Potremo, a questo punto, ignorare pur salvando la buona volontà di tutti e le capacità della Giunta, che a Torino, a Novara, a Vercelli, a Milano ci sarà una realtà totalmente diversa da quella che rappresentiamo oggi? Insistere, facendo finta di nulla e viaggiare ad occhi bendati verso la scadenza naturale del mandato che ci ha eletti in quest'aula, sarebbe suicida e insensato, e dai cittadini verrebbe accolto come un atto di presunzione da punire. Sono convinto che nessuno pensa seriamente di bendarsi gli occhi e tirare avanti a dispetto delle risposte degli elettori; nessuno, immagino, resterà insensibile alle indicazioni referendarie, dopo l'eventuale prevalere del sì: significherebbe richiesta anticipata di cambiamento delle regole del gioco.
In qualche modo, ci dovremmo attrezzare e a breve scadenza, con gli occhi bene aperti e rivolti non più sulla somma dei numeri di una vecchia maggioranza, ma allo scenario che troveremo ridisegnato all'indomani del 6 giugno: il traguardo che ci fornirà qualche utile suggerimento chiarimento non può essere, infatti, che il voto a Torino e agli altri Comuni capoluoghi di provincia; fino ad allora, noi socialdemocratici siamo convinti che questa Giunta deve restare, non fosse altro che per gestire le iniziative già avviate, sempreché - facciamo pure gli scongiuri di rito null'altro venga a turbare ulteriormente il già precario equilibrio che si è venuto a determinare dopo la restituzione delle deleghe di ben due Assessori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signora Presidente, cercherò di inserirmi anch'io in un dibattito che considero molto importante e di alto valore politico.
E' un peccato che si parli di politica a livello molto elevato partendo ancora una volta da vicende personali, quali le dimissioni dell'Assessore Carletto, per il quale anch'io condivido e ribadisco per il mio Gruppo il giudizio già dato da altri colleghi. Egli ha ritenuto di rimettere il proprio mandato con estrema compostezza, per avere più libertà nell'esprimere le sue ragioni e, nello stesso tempo, per non creare com'egli ha detto a suo tempo - problemi alla stessa Giunta. Voglio quindi esprimergli l'apprezzamento del Gruppo socialista e personale per il comportamento tenuto.
A tali dimissioni è legata a tali dimissioni la sua sostituzione con il collega Ugo Cavallera, cui va tutto il nostro appoggio leale, come abbiamo già dichiarato in altra sede, memori del rapporto corretto espresso dalla DC nei confronti del Gruppo socialista. Mi sembra che non vi siano motivi per rilevare, come diceva il Consigliere Marengo, delle arroganze o delle subalternità: siamo di fronte ad un rapporto molto corretto che non dimostra né arroganze né subalternità da parte di chicchessia. Sono contento che l'Assessorato sia stato assegnato ad Ugo Cavallera e spero che domani ottenga i voti...



(Voci in aula)



ROSSA Angelo

Voi avete un grande difetto; finora voi siete una forza - attenzione ricordarsi sempre degli apprendisti stregoni ma avete il difetto di avere una visione fideistica delle cose, mentre noi abbiamo una visione laica...



(Voci in aula)



ROSSA Angelo

Voi avete ancora in testa di assumere in modo fideistico la politica quando la politica è dubbio, è incertezza, è difficoltà, a differenza della fede che è dogma.
Questo è il vostro difetto. La politica è un processo, non è fede: sono due cose diverse; dovete depurare la politica dalla visione del mondo che non sta solo nel cambio delle etichette.



ROSSA Angelo

CALLIGARO



ROSSA Angelo

Di quali processi stai parlando?



ROSSA Angelo

Abbiamo cambiato le etichette, ma avete sempre la visione comunista del mondo e non vi siete accorti che il comunismo non c'è più, che è scomparso.
Sono cose che vi dico con grande serenità e fermezza.
Così come ritengo doveroso dare atto al Presidente Brizio di altrettanta correttezza nell'averci comunicato questa mattina l'avviso di garanzia da lui ricevuto, per una questione della quale non conosce il contenuto, ritenuta dagli esperti e anche da me scarsamente rilevante dal punto di vista penale.
Siamo in un momento di grande difficoltà di carattere generale, e non solo per i partiti. Per questo motivo non è permesso a nessuno di dire: "Ma noi...". Ci sono quelli che hanno più responsabilità, ci sono quelli, come noi socialisti, che sono stati più di tanti coinvolti. Ma attenzione, non è permesso a nessuno di tirarsi fuori, anche perché siamo di fronte ad una situazione dove non si sa cosa ci sia dietro l'angolo e chi vive queste cose, momento per momento, ne ha piena consapevolezza; io, almeno, ne ho piena consapevolezza. Si tratta di cose che hanno origini lontane, che partono da una crisi politica interna e internazionale che naturalmente investe anche aspetti di carattere morale.
Tuttavia non è una crisi solo morale pur dando atto ad Enrico Berlinguer di avere sollevato a suo tempo il problema della questione morale; è una crisi generale di carattere politico rimasta "voce acclamante nel deserto" sino a quando non si è prodotta una serie di coincidenze, di effetti. Esisteva infatti il muro di Berlino, rigide contrapposizioni opportunismo politico e...



(Voci in aula)



ROSSA Angelo

Sei tu che fai ridere, se non hai capito cosa ha significato la caduta del muro di Berlino.
Chi avrebbe pensato tre anni fa ad un incontro a Vancouver fra Eltsin e Clinton nei termini attuali?! Le cause sono diverse, sono di carattere politico generale e rivolgendomi agli amici della sinistra, di origini diverse, dico che ho persino il dubbio che l'alternativa socialista democratica fosse andata in crisi molto prima della caduta del muro di Berlino, comunque già la situazione stava mettendo in crisi questa alternativa socialista e democratica.
Noi, come Gruppo socialista, ci siamo anche interrogati se le cose accadute in Regione fossero state tali da mettere in crisi la coalizione oppure no. Abbiamo ritenuto che, nonostante le situazioni preoccupanti verificatesi anche qui, queste non erano tali da mettere in crisi questa maggioranza. Maggioranza che non è di granito, ma neppure di marmellata: è una maggioranza che sta facendo il suo dovere e gli Assessori socialisti stanno svolgendo la loro parte. Lungi dall'essere attaccati alle poltrone! Il mondo si può configurare anche come ritiene il mio amico Cesare Bruno attraverso le sedie che abbiamo anche qui: sono cose che succedono tutti i giorni. Sono poltrone che non hanno colore, sulle quali ci si può sedere quando chiedete alla Giunta di dimettersi per farne un'altra, penso che vogliate sedervi anche voi su queste poltrone, non credo che vogliate stare in piedi. Riteniamo che la Giunta sia politicamente in grado di assolvere ai suoi compiti. Inoltre riteniamo che ci si qualifichi molto di più per la capacità di governare che non per la coloritura delle forze che compongono questa o un'altra maggioranza. Si è parlato del bilancio a base zero e di un qualcosa di diverso che andremo a fare. Abbiamo escluso gli aumenti; voi ci aspettavate al varco, invece noi arriviamo dicendo che la maggioranza non ha nessuna intenzione di aumentare le addizionali sulla benzina e sul metano. Non avremo molta legna da fare fuoco, ma riteniamo che con quella poca legna si debba far fuoco in una direzione che, da una parte, non appesantisca la situazione della comunità piemontese e soprattutto dei lavoratori e, dall'altra, concentri gli sforzi in una situazione difficile sul piano occupazionale.
Condivido le cose che diceva il Consigliere Marengo prima, così come siamo consapevoli che la maggioranza non può soltanto difendersi nel fortino, nel bunker relativamente assediato. Riteniamo che bisogna almeno sviluppare delle proposte e dei programmi e, quindi, anche in 24 mesi preparare questa prospettiva, perché noi vogliamo arrivare alla conclusione del mandato, cioè al 1995.
Riteniamo che si debba fare un grosso sforzo in campo sociale, nella sanità, nei trasporti, nell'agricoltura, tra la gente anziana e soprattutto che si debba fare un grosso sforzo per rilanciare un settore produttivo come la piccola e media impresa, l'innovazione, le cose che sono parte della prospettiva di sviluppo del Piemonte e quindi dell'occupazione e dei lavoratori.
Ecco perché riteniamo che le dimissioni siano un errore. Voi le potete chiedere, ma noi abbiamo il dovere di farci carico di una situazione rispetto alla quale non si sa quali saranno le prospettive, perché non lo sapete neanche voi. Non abbiamo mai avuto nessuna voglia di stare qui per paura di perdere il posto. Probabilmente lo perderemo tutti, lo perderai anche tu, collega Calligaro. Nel 1995 manderanno a casa anche te, insieme a me e ad altri amici. Se il quadro della situazione è questo, se una nuova classe dirigente è all'orizzonte (nel 1945 la vecchia classe venne travolta nel sangue e dalla Resistenza che la fermò)...



(Interruzioni del Consigliere Marchini)



ROSSA Angelo

Può anche darsi che siano diventati tutti antifascisti. Oggi questa cosa fortunatamente non avviene in quei termini, però è possibile che ci sia un cambio. Io dò questa valutazione.
Quindi, attenzione, perché nel 1995 le cose non è che cambieranno, se saremo in grado di fare alcune cose, e io credo che potremmo anche fare qualcosa di buono. Quindi, usciamo fuori dal leit motiv delle dimissioni e rifiuto delle dimissioni. Credo che il dibattito di oggi sia stato molto importante. Noi non abbiamo i paraocchi, io ho capito quello che voleva fare - e non so se l'avete già fatto - il Consigliere Marengo, cioè l'accertamento, e quello che voleva fare il Consigliere Cucco, cioè verificare quali sono le situazioni, che poi è la stessa cosa.



(Interruzioni dai banchi del PCI-PDS)



ROSSA Angelo

Voi vi siete proposti di accertare se esistono le condizioni per una maggioranza alternativa. Mi pare di aver capito che anche il Consigliere Cucco pensava a questo, perché se pensa ad un'altra cosa non ha che da dichiararlo.
Anche noi quindi non siamo assolutamente disattenti, però vogliamo parlarne con estrema serenità ed estrema chiarezza. C'è una Giunta che non intendiamo smantellare ed abbattere. Ci sono delle scadenze che sono il 18 aprile, il dopo 18 aprile, il 6 giugno, rispetto alle quali siamo anche molto attenti e disponibili. Siamo per la caduta di una serie di tabù di fronte ad un ventaglio tutto aperto, in cui tutti possono trattare con tutti. Quindi, abbiamo estrema attenzione e le antenne alzate continuamente, pronti a svolgere la nostra parte e pronti a capire qual è la parte che svolgono gli altri, sia nella maggioranza che nell'opposizione.
Riteniamo interessante la proposta del Consigliere Marchini in merito alla legge elettorale. Credo sia una cosa molto importante. Così come abbiamo presentato la proposta di legge al Parlamento, credo sia opportuno che anche il Piemonte faccia la sua parte. Quindi, niente dimissioni della Giunta e niente elezioni anticipate: sarebbe una grave iattura se, ad un certo punto, dovessimo abbandonare il campo; sì, invece, al dibattito politico per vedere come governare meglio la Regione - su questo siamo perfettamente d'accordo - per uscire dalla crisi, senza accedere o senza indulgere a situazioni che non ci appartengono.
Questo Piemonte ha fatto delle grandi cose nella storia, non sarebbe capito, la gente non lo capirebbe se, ad un certo punto, dovessimo abbandonare il campo, rinunciando a svolgere quel ruolo che abbiamo svolto nel passato e che possiamo continuare a svolgere.
Le prospettive: è possibile che siano nel confronto tra forze progressiste e forze moderate e conservatrici. Si va in questa direzione quindi è possibile che si debba andare verso un'aggregazione. E' prevedibile e possibile - così mi sembra di capire - che si debba andare verso un modo diverso di realizzare delle coalizioni, che non sono più successive alle elezioni, ma diventano preventive. Quindi, è possibile immaginare che il partito socialista non si trovi più schierato in una coalizione come quella in cui si trova oggi, di pentapartito, ma possa in qualche modo interessato alla ricerca, sempre che ne esistano le condizioni, di una prospettiva di sinistra, che noi chiamiamo progressista. La D.C, difficilmente si lascerà scippare di questo concetto perché è chiaro che ciascuno svolgerà la sua parte. E' prevedibile, se ci saranno le condizioni; se non ci fossero le condizioni, in questo quadro collega Andrea Foco, io ho proposto, nella crisi di Alessandria, che venga riconosciuto il sindaco al PDS. Non so se voi siete pronti ad accoglierlo o meno, vista la crisi difficile. No, non è un regalo. Dopo cinquant'anni che voi chiedete il Sindaco...



(Interruzioni)



ROSSA Angelo

Dopo cinquant'anni che chiedete il Sindaco, dopo una storia luminosa di Sindaci socialisti e di Vicesindaci comunisti di cui il collega Foco è stato autorevole esponente, oggi io sono del parere, e mi sto battendo nella federazione di Alessandria e con gli amici della delegazione, di riconoscere il Sindaco al PDS e che si riconosca attraverso...



(Interruzioni)



ROSSA Angelo

Non è vero, noi abbiamo ancora qualcosa da proporre, perché siamo numericamente il gruppo più forte nel Comune di Alessandria: numericamente siamo il primo partito. Quindi, potremmo anche lasciarci prendere, in qualche modo, dalla tentazione. Ma ritengo che la situazione si debba sbloccare. In nome di che cosa? In nome della ricostruzione di una coalizione che è quella che dovrebbe presentarsi alle prossime elezioni probabilmente con questa proposta andremo a sbloccare una situazione difficile per tutti: difficile a sinistra e difficile sul versante del centro, dove sta la DC.
Queste sono le cose rispetto alle quali volevo esprimere delle posizioni che non rappresentano un momento di contraddizione tra le posizioni che assumo qui e quelle che invece porto avanti in altre sedi.
Collega Foco, sono pronto a parlare di queste cose con estrema tranquillità e serenità anche in Alessandria, perché non è mia abitudine dire una cosa in questa sede e dirne poi un'altra in un'altra sede. Mi piace dire le cose come stanno e non ho bisogno di ricordarmi quello che ho detto ieri, come può succedere a qualcuno che non è avvezzo a questo.



(Interruzioni)



ROSSA Angelo

Mi auguro che anche per Torino si trovi una soluzione concreta, che misuri le cose, che si faccia il passo proporzionato alla lunghezza delle proprie gambe, senza velleità e senza sognare delle cose che poi nella sostanza non ci sono, pesando tutti i difetti che ciascuno ha, mettendoli sul piatto della bilancia, perché di difetti ce ne sono molti dappertutto.
Con ciò voglio dire che di difetti noi ne abbiamo molti, ma ne avete molti anche voi, e così pure tanti altri; cerchiamo di vedere cosa riuscirà a fare questa sinistra in Italia, superando quelle difficoltà generali che purtroppo abbiamo ben sotto gli occhi anche in Europa.
Queste sono le ragioni per cui riteniamo di mantenere una posizione chiara e netta oggi in questa maggioranza nei confronti della Giunta.
Naturalmente siamo attenti anche ai processi che, mi auguro, ci portino a superare le difficoltà politiche ed istituzionali dell'attuale momento e a una prospettiva di democrazia compiuta rispetto alla quale da molto tempo auspichiamo di lavorare, ma che finora non siamo ancora riusciti a realizzare.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ogni giorno dobbiamo registrare una drammatica complicazione del presente. Ma questo presente non si salva aumentando, ad arte, inquietudini, processi e timori.
Sappiamo benissimo che non ci sono uscite per magia da questo stato di cose e sappiamo che le uniche qualità che ci possono accompagnare in questo travaglio sono il realismo, l'intelligenza politica e il senso di responsabilità per vedere quanto c'è di vero, quanto c'è ancora di utile nelle istituzioni ed anche in questa istituzione.
In un tempo come questo, governare non è un privilegio, non è un vantaggio: è anzitutto, come abbiamo appurato questa mattina, un rischio.
Ma questo rischio noi l'abbiamo assunto come dovere e come stile.
Di questa squassante vicenda giudiziaria che interessa tutto il Paese vorrei dire, mi augurerei di dire, che non tutto è vero, che non tutto è uguale e che abbiamo ragione di reagire quando si pretende la sommarietà e la pregiudizialità del verdetto e che abbiamo ragione di ricordare che uno dei fondamenti della nostra civiltà giuridica consiste nel dare nomi diversi a cose diverse.
C'è certamente un desiderio di grande giustizia nel Paese e non possiamo negare la nostra responsabilità. Come ha detto il Segretario del nostro Partito: "Lamentarci della tempesta e dimenticare che anche noi siamo i figli del vento". Ma c'è anche la voglia - lo registriamo - della gogna, la voglia di trovare colpevolezze esclusive, la voglia di infrangere le nostre garanzie costituzionali; basta ricordare l'on. Miglio quando disse in televisione, sui giornali, ecc., che "il linciaggio era la più grande forma di giustizia", o basta ricordare l'on. Orlando quando disse, o scrisse, che "per vedere un colpevole in galera era disposto anche a vedere un innocente in galera".
Non dico questo come un espediente per trovare una sopravvivenza artificiale. Mi pare che lo abbia ricordato il Gruppo dei Verdi. Ciò che ci muove è la volontà di ricercare le solidarietà necessarie che intendono suscitare - l'ha detto molto bene e concordo con quanto ha detto il collega Rossa poco fa - e promuovere tutte le energie possibili per la situazione gravissima che oggi noi conosciamo, dall'occupazione all'economia, allo sviluppo, che è stata ricordata con accenti calorosi e sinceri dal Capogruppo del PDS.
Ma io credo che l'evoluzione del quadro politico sia assai più garantita dalla pazienza dei nostri gesti piuttosto che dal pirotecnico fuoco delle novità che muoiono nello stesso momento in cui vengono annunciate. La volontà di assicurare comunque, in una congiuntura straordinariamente difficile, una guida, un riferimento indispensabile non vuol certo in alcun modo significare una presa di distanza, una mancanza di coscienza, una mancanza di attenzione rispetto a quello che c'è al di fuori di noi, al di fuori di questa maggioranza, rispetto a quello che c'è nel Paese e nelle forze politiche, ma nella misura in cui il nuovo si riveli autenticamente nuovo, convincente, forte e coeso.
In questa sede abbiamo sentito parlare di maggioranza alternativa anche se non tanto da parte del PDS. In questo passaggio della storia repubblicana Massimo Tronti su "l'Unità" diceva che "L'enfasi sull'alternanza può perdere di peso". "Se l'operazione Martinazzoli andasse in porto - dice sempre Massimo Tronti su 'l'Unità' - siamo sicuri che il nostro destino prossimo è essere alternativi a questo soggetto politico?" (rivolgendosi alla DC). "Siamo sicuri che davvero Segni sia il progressista e Martinazzoli il conservatore?". Le diagnosi che sono state fatte anche in questo Consiglio sono segnate, senza offendere nessuno, più che dall'impotenza della forza, dalla debolezza del pensiero. Perché se il nuovo è l'evocazione del vecchio, amico Chiezzi, se il nuovo è l'evocazione di mitici piani che evocano i gosplan del socialismo reale, ebbene allora dobbiamo dire che il ventesimo secolo si chiuderebbe ancora con reperti ideologici o con delle archeologie ideologiche che sono state smentite in maniera totale dalla storia.
Molti rilievi sono stati sollevati dal Consigliere Chiezzi e compagni.
Molti rilievi che, signor Presidente, dobbiamo riconoscere hanno un loro fondamento. Non vorrei con Kundera accusare la Giunta dell'"insostenibile leggerezza dell'essere", cioè di quella vaporosità, di quella vacuità, di quell'incapacità di mordere i problemi secondo i tempi stabiliti e secondo le energie profuse. Di questo dobbiamo prendere atto, perché rimangono 24 mesi: 24 mesi per i quali, al di là dell'emergenza che batte alle porte (non solamente l'emergenza politica o l'emergenza morale o giudiziaria) noi dobbiamo far sì che da quel bilancio a base zero che non è un feticcio per carità, ma la logica di superare un'inveterata spesa storica praticamente impediente qualunque operatività della Giunta, si trovi la forza propulsiva per attuare alcune opzioni possibili. La DC ha presentato un programma: creare il nuovo sistema di sviluppo. Ha indicato alcuni traguardi, ma anche alcuni strumenti operativi e allora si deve trovare il coraggio, l'energia, la convinzione, la tenacia per prendere sul serio, in mancanza di proposte alternative, quel tanto di buono, di utile, di possibile che in quelle indicazioni è stato fatto ed è stato detto.
Caro Brizio e caro Carletto, voglio ancora ricordare il vostro esemplare comportamento. Ho già detto prima che fondamento della civiltà giuridica è dare nomi diversi a cose diverse, che non possono essere tutte omogeneizzate nella stessa maniera. Ma noi dobbiamo ricordarci, proprio come fatto di filosofia della storia, che le benemerenze appartengono alla storia, caro Presidente, non appartengono alla politica, perché "la guerra non è che una continuazione della politica con altri mezzi", come diceva Clausewitz. Voglio solamente ricordare che per tagliare la testa a Luigi Capeto furono sufficienti solo quattro anni di errori, salvarlo non bastarono quattro secoli di trionfi monarchici. Questa è la considerazione che dobbiamo fare tutti noi, la maggioranza oggi, la minoranza domani, ecc.
Per cui non facciamoci eccessive illusioni sulla comprensione, sulla tolleranza, sulla benevolenza degli altri. Ognuno intinge la propria penna nell'inchiostro persiano che gli è proprio. Ognuno può scrivere le proprie lettere scarlatte ai Magistrati, all'opinione pubblica, "alla gente", come direbbe Piero Ingrao. I linciaggi non devono far paura e nemmeno le criminalizzazioni. Addolorano, ma appartengono al gioco perverso della politica e dei suoi addetti. Occorre invece, avendo coscienza del tempo che viviamo, pur nelle prove dolorose che possono toccare ognuno di noi vigilare perché in questo Paese sopravviva lo stato di diritto, perché non ci sia l'evoluzione prepotente di un potere contro altri poteri, perché il nesso moralità, legalità, legittimità - che qui è stato ricordato ed evocato più volte possa - essere ricomposto in un reciproco atteggiamento di collaborazione e di tolleranza fra le istituzioni, i corpi politici e la società.
Ci domandiamo anche in questa sede dove finiremo, a chi giova questa progressione inarrestabile di rovine e di caduti. La dietrologia ha risposto con fantasia, una fantasia però sempre smentita dall'ultimo annuncio e dall'ultimo avviso di garanzia. Il futuro prossimo venturo lo si potrà conoscere già l'8 giugno, ha detto molto bene l'amico Rossa, quando la prima risposta ci sarà data non da questa o da quella forza politica ma dal fatto che tutti i canoni di riferimento politico saranno saltati quando lo scenario sarà forse sconvolto nel bene o nel male, secondo i propri punti di vista, da ciò che avrà voluto il corpo elettorale. Non darei troppo peso al referendum del 18 aprile, perché mettendosi tutti dentro, è come quel proverbio che dice: "Stando tutti in piedi, sembrava che tutti fossero seduti". Ma dal 6 giugno, ovviamente, noi avremo un indicatore plausibile, oggettivo di quali sono le tendenze del Paese, che possono essere simulate con le varie indagini campione che oggi si stanno facendo. Però noi dovremo cercare un cammino possibile; il cammino possibile può essere la ripetizione sic et simpliciter di questa maggioranza o di un'altra come mi pare che sia stato detto prima. Ma una mera maggioranza non è un fatto fideistico, è un fatto processuale. E il processo si realizza non dicendo alcune verità in privato e denunciando alcune verità di segno opposto in pubblico, ma cercando di costruire passo dopo passo, momento dopo momento, quelle che sono le compatibilità, prima ancora che politiche, morali, psicologiche di un cammino che ci pu riguardare. Noi non siamo assolutamente chiusi e mi pare che anche l'istanza portata dal Partito socialdemocratico sia per un'apertura o perlomeno per un'attenzione a questo prevedibile traguardo. Per questo rivolgendomi a persone intelligenti e sensibili di questa assemblea, con nessuna iattanza, proprio per quell'obbligo di chiarezza che devo dare anche nelle mie affermazioni, mi pare - scusate la metafora - romantico fuggire dal palazzo per cercare riparo in un capanno, credendo che il terremoto risparmi una specie di classe politica per il fatto di essere riparata sotto un rifugio più dimesso e meno vistoso.
Personalmente credo, con tutta umiltà e con il rispetto per le idee opposte, che le indagini giudiziarie non risparmino le combinazioni politiche dell'ultimo o del penultimo momento. Noi non vogliamo assolutamente fare esercizio né muscolare né gladiatorio. La candidatura che abbiamo indicato è nata da un processo di individuazione democratica al nostro interno ed anche all'interno della maggioranza. Ma se la maggioranza non ha nemmeno la possibilità di indicare una candidatura quale possibilità di governo avrebbe questa maggioranza? Nessuna, sarebbe condannata ad una paralisi, allo svolgimento di nessun ruolo. Pertanto quando abbiamo individuato la candidatura del Consigliere Cavallera, non per fare un atto di arroganza, Marengo, perché nella mia visione o nel mio atteggiamento ho sempre cercato (e forse voi lo fareste anche domani, se foste al mio posto) di tamponare tutte quelle posizioni che erano a rischio. Parlo di logica della maggioranza: di non lasciare che la situazione si deperisse o deperisse in un'irreversibilità che poi non poteva essere più controllata. Nel momento in cui noi abbiamo posto il problema del governo istituzionale di questa assemblea, l'abbiamo voluto fare subito e ciò succedeva immediatamente dopo la crisi del Comune di Torino. Nel momento in cui c'è stato il caso Maccari, abbiamo riproposto subito l'esigenza di ricomporre quella frattura con l'Assessore Vetrino oggi lo facciamo con l'Assessore Carletto. Poi può darsi che tutte queste cose siano certamente dei cataplasmi che non servono assolutamente a quello che voi individuate come un male oscuro, un male irreversibile. Mi pare però che questa sia la linea di correttezza che noi dobbiamo proporre almeno come classe di governo, se non vogliamo essere poi noi stessi vulnerati nel nostro esercizio di governo.
Si è parlato del Manuale Cencelli e di Cavallera come figlio di tale manuale. Anche su questo dobbiamo dirci delle cose chiare, perché noi oggi chiamiamo il manuale della selezione politica con il nome di Cencelli, ma voi dovete dirmi quale altro manuale, con un nome diverso, possa oggi sostituire il Manuale Cencelli. Quando vediamo che nello stesso nuovo PDS i "miglioristi" hanno combattuto per avere più posti rispetto agli "ingraiani" e rispetto agli "occhettiani", sono tutte cose di famiglia! Nessuno di noi vede in sogno l'Angelo di Giacobbe che dice: "Tu devi scegliere questo come tuo figlio, come tuo diretto discepolo"! Nessuno di noi trova delle possibilità e degli espedienti così esoterici per poter dire: "Questo è il figlio diletto sul quale mi sono compiaciuto". Pertanto sul Manuale Cencelli, al di là di quelle degenerazioni di cui si è parlato e si parla tanto sui giornali, noi dobbiamo invece prendere atto che è un metodo di selezione di una classe dirigente, che è un metodo perverso laddove le qualità della competenza, della professionalità dell'intelligenza, del servizio, vengono mortificate rispetto alla fedeltà al gruppo di appartenenza, alla fedeltà al clan! Ma al di là di questo non esiste uno strumento diverso, non esiste una possibilità un'invenzione, una creatività diversa per poter dire: "Il Manuale Cencelli è l'elemento vituperato del basso impero della Prima Repubblica"! A meno che non ci sia naturalmente quel partito così leninista, così implacabile per cui la classe dirigente sceglie il suo popolo e lo scioglie quando vuole. Queste cose dobbiamo dircele con molta chiarezza, a meno che ognuno di noi non voglia imbastire su questo argomento ogni sera una specie di commedia dell'arte.
Non voglio raccogliere altri argomenti oltre a quelli che sono stati posti qui. Voglio però ancora dire una volta, proprio per il rispetto delle forze che accompagnano la Democrazia Cristiana in questo tragitto, che non c'è né arroganza, né complessi di inferiorità, né colonizzazione alcuna.
Certo, ci sono delle individualità, ci sono delle opzioni diverse, per tutto ciò è subalterno ad un disegno complessivo che oggi è quello di mantenere, proprio come un fatto di dovere il governo di questa Regione che non vuole assolutamente precludere maggioranze alternative che si possono prospettare domani. Abbiamo già detto che noi non vogliamo difendere il Palazzo d'Inverno o la Bastiglia: la chiave c'è, prendetela aprite le porte, venite a governare, se credete che noi dobbiamo essere messi nell'angolino della storia o nell'angolino della dimenticanza politica. Se crediamo invece che questa maggioranza debba ancora esistere e possa avere ancora una sua plausibilità, una sua percorribilità, una sua legittimità, ebbene allora dobbiamo valutare "il diverso" da essa come un "optional" politico più o meno razionale, più o meno accettabile.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



PRESIDENTE

TAPPARO



PRESIDENTE

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, desidero apportare un'integrazione all'intervento del mio Capogruppo, anche per rappresentare completamente il malessere e le preoccupazioni presenti all'interno di un Gruppo consiliare che sta vivendo, ha vissuto e probabilmente vivrà gravi travagli interni. Lo stesso collega Rossa del resto, accennando alla possibilità di un sindaco per Alessandria del PDS, ha voluto porsi in una posizione propositiva all'interno del gruppo dirigente di Alessandria, che non è ancora arrivata a questa determinazione. Io vorrei, utilizzando questa sua rappresentazione, potermi porre nella stessa logica per quanto riguarda l'assemblea regionale. Non è un problema di smantellare questa Giunta e non è nemmeno un problema delle scadenze; il nodo è che, con una logica che faccia prevalere lo spirito del bunker che aspetta di giorno in giorno la caduta di una bomba e poi di un'altra, non si possono affrontare i nodi che non sono dati dai risultati del 6 giugno, ma che derivano da fenomeni sociali, economici, di crisi delle istituzioni, di delegittimazione dei partiti che montano, che vanno a sintesi, creando dei processi drammatici per le prospettive della nostra Regione e del nostro Paese.
Io credo che la logica del bunker porti ad una paralisi: vediamo l'o.d.g. del Consiglio regionale che si arricchisce sempre più di punti che non vengono discussi. Vediamo, nella sostanza, che le grandi decisioni forti non vengono alla discussione proprio perché potrebbero rappresentare un momento di fibrillazione degli equilibri all'interno dell'assemblea e si rischia di far prevalere l'ordinaria amministrazione, mentre siamo in un momento in cui bisogna prendere delle decisioni forti.
Sarebbe necessario oggi una forte proiezione in avanti, una proiezione che sappia dialogare con i processi che si stanno sviluppando sul piano sociale: la crescita notevole della disoccupazione, i giovani in cerca di primo lavoro anche se altamente qualificati con grandi sacrifici economici e di studio che non trovano una collocazione; gli ultimi che vengono ancora più schiacciati da questa società drammaticamente competitiva in questa fase di crisi; i problemi della piccola industria e dell'artigianato sempre più sottocapitalizzata, non in grado di stare al passo con le necessità di adeguamento e nemmeno in grado di cogliere i vantaggi della svalutazione della lira.
Io credo che non si possa chiudere il tutto dicendo che non ci sono alternative, punto e basta: bunker e nessun'altra alternativa. Credo che occorra lavorare per iniziare a delineare un futuro che non si potrà costruire uscendo improvvisamente dal bunker e facendo un accordo sotto una tenda, firmando tra i plenipotenziari di qualche Gruppo una nuova maggioranza! Io non la vedo positiva e non sarebbe accettabile. Come socialista, ritengo negativa una logica di questo genere: un bel giorno improvvisamente, quelli che sono dentro al bunker escono fuori e fanno l'accordo con una parte di quelli che erano fuori. Questi sono processi che dobbiamo scordare, perché ce lo impone lo sviluppo della società! Non è accettabile, in sostanza.
E' chiaro che con rammarico, glielo riconfermo, Presidente Brizio l'ho detto e lo ripeto serenamente - dò un giudizio della dislocazione dei socialisti nella Giunta così come nel metodo è stata sviluppata. Sì, forse ho somatizzato in termini fisici il malessere con il quale ho interpretato questa situazione due sedute fa, e il collega Zacchera questa mattina evocava quel fatto. Ritengo ancora che per preparare un nuovo processo sarebbe stato più giusto, più costruttivo, più favorevole al nuovo, il sostegno dall'esterno del Gruppo socialista.
Così non è, però oggi che cosa possiamo fare? Credo sia necessario, su grandi elementi qualificanti, favorire una transizione che non può essere più misurata dinnanzi alle tappe del referendum o delle elezioni. Sono le tappe di un corso che la società cadenza al di là di queste date, che sono evocate come elementi decisivi del processo futuro.
Per costruire questa nuova solidarietà occorre, per esempio approfittare della buona intuizione di questo governo regionale. Dò questo giudizio rispetto a quanto detto dal Consigliere Chiezzi sul bilancio a base zero, che è solo un pezzo, è un preliminare, è propedeutico al saper poi assumere due o tre decisioni forti, capaci di polarizzare delle risorse, essendo queste scarse, per scardinare alcuni elementi della crisi del Piemonte.
E' su questi fatti che si possono incominciare a delineare le nuove possibili alleanze e le future solidarietà, introducendo, in una situazione di confusione che investe anche il sistema dell'economia delle grandi imprese, elementi di programmazione e dando ordine a quelli che sono i processi nel rapporto tra territorio, economia, società e problemi delle categorie più deboli. In questa fase, bisogna avere la capacità di essere interlocutori adeguati rispetto alla Fiat, alla Olivetti, a quei grandi gruppi che non possono essere mai evocati, visti come entità astratte perché sono quelli che determinano i processi con le loro strategie; se i processi vanno nella direzione indicata da queste macroimprese, i nostri strumenti di intervento-post ci permettono di fare molto poco: è come se svuotassimo il mare con un cucchiaino.
Questo è quanto ho detto nella riunione della maggioranza - non voglio nascondermi dietro un dito - e ho voluto riconfermarlo qui, arricchendo spero, modestamente, l'intervento del Capogruppo, cercando di dare maggiore ottimismo a questa problematicità. Il Consigliere Rossa diceva: "Non c'è lo smantellamento, aspettiamo le scadenze e poi vediamo". Io credo che dobbiamo, da subito, concorrere a questo processo di cambiamento; credo che "bucare" altri Consigli sia deleterio, proprio per far rispettare un certo grado di delegittimazione a questa assemblea.
Abbiamo - io credo - questa opportunità: è un problema di volontà politiche. Abbandoniamo la logica del bunker e usciamo fuori, ad un lavoro sul campo che trovi, su significative, strategiche iniziative, delle convergenze che possano costruire le alleanze future.



PRESIDENTE

Non avendo altri iscritti a parlare, come convenuto nella Conferenza dei Capigruppo, i lavori del Consiglio si fermano con il dibattito di carattere generale.
Vi prego domani mattina di essere puntuali alle ore 10.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Integrazione o.d.g. della seduta del 7 aprile 1993 ai sensi dell'art. 35 secondo comma, dello Statuto


PRESIDENTE

Nella seduta di domani, affronteremo la questione della presa d'atto delle dimissioni dell'Assessore, con l'integrazione all'o.d.g. - da me inviata in data odierna - ai sensi dello Statuto dell'elezione del nuovo Assessore.
Vi prego domani mattina di essere puntuali alle ore 10.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,30)



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