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Dettaglio seduta n.218 del 17/03/93 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri, prima dell'inizio della seduta odierna, i processi verbali delle adunanze consiliari del 21, 22 e 28 gennaio 1992; verranno posti in votazione nella prossima adunanza consiliare.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Risposta scritta all'interrogazione n. 711 inerente il licenziamento del signor Renzo Maraudo della RAI.


PRESIDENTE

Passiamo al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze".
Poiché sono assenti i Consiglieri interroganti Miglio e Segre l'Assessore Cerchio darà risposta scritta all'interrogazione n. 711 inerente il licenziamento del signor Renzo Maraudo della RAI.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici - Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interrogazione n. 1141 del Consigliere Marino ed interrogazione n. 1163 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerenti l'attività di disattivazione di missili svolta dalla Ditta ARIS in area adiacente al torrente Fisca Impatto negativo sull'ambiente


PRESIDENTE

Passiamo quindi all'esame delle interrogazioni n. 1141 e n. 1163 presentate rispettivamente dal Consigliere Marino e dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti, alle quali sono previste le risposte di due Assessori.
Ha per primo la parola l'Assessore Garino per quanto di competenza dell'Assessorato all'ambiente.



GARINO Marcello, Assessore regionale

La Ditta ARIS, a quanto risulta, svolge nel territorio del Comune di Lombardore, in zona soggetta a vincolo militare, attività di neutralizzazione del propellente solido missilistico.
Il DPCM 1/3/1991 "Limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abitativi e nell'ambiente esterno", attualmente unico atto normativo statale in materia di inquinamento acustico ambientale, non esclude espressamente la sua applicabilità alle attività di tipo militare.
Dall'esame dell'archivio delle imprese che hanno presentato documentazione ai sensi dell'art. 3, comma primo, del decreto sopracitato, nulla risulta pervenuto da parte della Ditta ARIS S.p.A. Comunque nulla risulta segnalato da parte dell'USSL competente in merito a presunti inquinamenti acustici atmosferici o dell'acqua del torrente Fisca.
In data 23/4/1992 si è svolto su incarico dell'Amministrazione comunale di Lombardore un apposito sopralluogo in località Poligono da parte del Consulente tecnico comunale e del Vigile. Cito testualmente dalla relazione di sopralluogo, sufficientemente esplicita: "Punto 2. Sul luogo è stata interrata una vecchia vasca cilindrica in ferro, di quelle che generalmente vengono usate come serbatoi per gasolio ad uso riscaldamento. Detto serbatoio contiene circa 10.000 litri di acqua e, su dichiarazione dei dipendenti ARIS presenti in loco, serve come riserva d'acqua per motivi di sicurezza antincendio ed è stato interrato al solo scopo di proteggerlo da atti vandalici (omissis).
L'operazione, alla quale ho assistito personalmente in occasione della visita, consiste nella posa sul fondo della fossa di detto materiale (combustibile solido) che successivamente viene incendiato. Il tutto brucia in un lasso di tempo di circa un minuto e trenta secondi e si consuma senza lasciare residui.
Durante l'operazione dalla fossa si alzano delle fiamme che variano in altezza da mt 1 a mt 4-5; come rumore si sente un 'fischio' non continuo e variabile d'intensità, del quale ho avuto percezione solamente nella zona immediatamente circostante. Non si vedono assolutamente né colonne di vapori né si percepiscono vibrazioni neanche a breve distanza né tanto meno si sentono deflagrazioni o rumori assordanti, come invece dichiarato nel succitato esposto (omissis).
Punto 4. Nella zona interessata e circostante non sono state trovate tracce di nessun tipo di inquinamento; la pochissima acqua eccezionalmente presente nel torrente (completamente secco per gran parte dell'anno) era pulita e limpida".



PRESIDENTE

Ha ora la parola l'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

In risposta alle interrogazioni citate si comunica che sia il torrente Fisca (fino a 150 metri dalle sponde) sia le aree boscate circostanti, sono soggette ad un vincolo di tutela paesaggistica, ai sensi della legge n.
1497/39, del DPR n. 617/77, della legge n. 431/85 nonché della L.R. n.
20/89.
Pertanto sia le costruzioni segnalate sia gli interventi in alveo avrebbero dovuto essere autorizzati ai sensi dell'art. 82 del DPR. in quanto le attività militari non risultano essere escluse dalle procedure previste dall'art. 7 della legge n. 1497/39. Questa è la nostra interpretazione che crediamo fondata.
Non essendo pervenuta alcuna istanza non è stata di conseguenza rilasciata alcuna autorizzazione.
Poiché l'art. 16 della L.R. n. 20/89 assegna ai Comuni il compito di vigilare sul rispetto dei vincoli di tutela ambientale, si informa che in data 20/7/1992 questo Assessorato ha interpellato il Comune di Lombardore per accertare eventuali violazioni delle leggi summenzionate. Detto Comune ha dato riscontro trasmettendo una relazione (che è ovviamente agli atti) di sopralluogo sui siti interessati dalle opere di disattivazione missili eseguita dalla Ditta ARIS.
Dall'esame della documentazione trasmessa, preso atto che erano stati eseguiti interventi di ripristino, l'Amministrazione regionale ha ritenuto di poter assumere un atteggiamento liberatorio in relazione a temuti danni ambientali. Infatti, rilevato anche sulla base di riprese fotografiche trasmesse che erano state eseguite opere di rimozione ripristino, si è ritenuto di dover comunicare che i suddetti interventi potevano essere qualificati come equivalenti di provvedimenti sanzionatori sanciti dall'art. 15 della legge n. 1497/39 e dall'art. 16 della L.R. n. 20/89.
Con la stessa corrispondenza è stata anche revocata la richiesta di sanzione pecuniaria avanzata da questo Assessorato con nota n. 4676/92 del 20/7/1992 in quanto si considera il ripristino dei luoghi come provvedimento sanzionatorio sostitutivo del pagamento di indennità disposto dall'art. 15 della legge n. 1497/39.
E' disponibile copia della nota n. 7699 del 14/12/1992 indirizzata al Comune di Lombardore.
Per completezza debbo dire che l'Ufficio responsabile scriveva, ed io sottoscrivevo, quanto segue: "Con riferimento alla nota n. 3616, pervenuta in data 20 ottobre, con la quale, per i casi in oggetto, si provvede a trasmettere la relazione di sopralluogo dell'Ufficio Tecnico comunale. Si afferma che l'attività svolta non può essere considerata come soggetta all'osservanza delle normative di tutela paesistico-ambientale, poiché effettuata in terreno di proprietà del demanio pubblico dello Stato (ramo Difesa Esercito) e si esprime quanto segue.
Visto che, nella relazione di sopralluogo si certifica che le vasche che erano state posizionate sono già state asportate e che la porzione di terreno sulla quale sono avvenuti i movimenti di terra è stata ripristinata come ad origine; considerato quindi che il terreno sul quale hanno insistito le opere è stato riportato allo status quo ante, si può ritenere che le rimozioni di ripristino possano essere qualificate come equivalenti ai provvedimenti sanzionatori sanciti dall'art. 15 della legge n. 1497/39 e dall'art. 16 della L.R. n. 20/89.
Si ritiene pertanto che nel caso specifico - si ripete il concetto già illustrato - la richiesta di sanzione pecuniaria, che peraltro avevamo già avanzato con nota n. 676 del 1992 e con nota n. 4672 del 20/7/1992, debba essere revocata, in quanto il ripristino dello stato dei luoghi viene considerato come posto in essere invece del pagamento.
Quanto all'affermazione, secondo la quale il Demanio Militare non è soggetto alle previsioni di cui alle leggi n. 1497/39 e n. 431/85, si ritiene che le uniche deroghe stabilite dalle leggi di tutela ambientale per le aree demaniali sono sancite dall'art. 13 della legge n. 1497/39 e non ricomprendono opere appartenenti al demanio dello Stato. Pertanto gli interventi in oggetto debbono essere considerati a tutti gli effetti come realizzati abusivamente".
Devo ancora leggere la nota del Servizio Opere pubbliche Difesa del suolo, che vedo tra gli incartamenti, che dice: "Questo Servizio non ha mai rilasciato alla Ditta ARIS né ad altri in tempi recenti autorizzazioni al disalveo", e dice ancora: "Eseguita una ricognizione del torrente Fisca, non si è riscontrato alcun segno visibile di escavazione. Il tecnico comunale, in sede di sopralluogo, ha fatto rilevare che l'unico punto oggetto di escavazione poteva essere il ripristino di un guado esistente lungo una strada interpoderale utilizzata dai mezzi militari per le manovre e, nello specifico, per l'accesso all'area interessata dai lavori della Ditta ARIS.
In conclusione, il Servizio ha ritenuto di non rilevare alcuna circostanza per elevare contravvenzione ai sensi del RD n. 523/1904".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Poiché questa interrogazione è stata presentata nel maggio del 1992 sinceramente, in questo momento, ho qualche difficoltà a ricordare la situazione. Devo però esprimere la mia perplessità su alcune affermazioni dell'Assessore Garino.
L'Assessore Garino sa bene che le visite programmate non sono mai particolarmente significative. L'Assessore ha riferito di aver visto con i suoi occhi una di queste azioni di neutralizzazione di propellente; le sue parole sembrano ridimensionare fortemente i possibili fenomeni di inquinamento acustico. So che una delle motivazioni per cui questo Comitato...



GARINO Marcello, Assessore regionale

Scusa l'interruzione, ma io non ho riferito parole mie. Ho letto testualmente la relazione del sopralluogo effettuato dai tecnici del Comune, non da me.



MARINO Massimo

Allora si spiega benissimo. Io posso solo testimoniare questo: gli abitanti della zona, che vivono a meno di qualche centinaio di metri dal punto in cui avvengono queste esplosioni, si sono attivati nel momento in cui uno dei camini delle loro abitazioni, in seguito ad una di queste neutralizzazioni, è caduto. Quindi, ho l'impressione che, a seconda dei momenti, gli interventi di neutralizzazione dei propellenti siano stati di impatto, quantità e dimensioni diverse. Questo è il primo problema.
L'altro problema, al di là delle cose dette dall'Assessore Nerviani, è che non è affatto chiaro se l'attività di neutralizzazione di propellente da parte di questa azienda sia stata autorizzata da qualcuno. Da quanto risulta, questa azienda ha iniziato a lavorare e a collaborare con i militari essenzialmente per gli interventi di manutenzione dei carri armati e dei mezzi militari, in particolare dei mezzi pesanti. Questa vicenda va avanti dalla fine degli anni '70 e l'azienda in questione ha già subìto una sentenza negativa da parte del Pretore (mi pare nel 1982).
Progressivamente, nel corso degli anni, si sono periodicamente manifestati questi episodi, anche di neutralizzazione di propellente di missili.
Questa azienda, per le poche notizie che si è potuto accertare, avrebbe dovuto svolgere queste neutralizzazioni in Sardegna e non in questa località piemontese. Ritenendo - se mi si permette un po' superficiali alcuni aspetti della risposta che è stata data, in particolare dall'Assessore Garino, visto anche il tempo passato, mi riprometto di aggiornare la situazione ad oggi, anche alla luce di alcuni elementi estremamente utili forniti dall'Assessore Nerviani, e di ripresentare eventualmente un'interrogazione sull'argomento.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Dalle risposte degli Assessori, soprattutto dell'Assessore Nerviani, si evidenzia che sono state effettuate da parte dell'Autorità militare delle opere abusive in luoghi protetti da leggi nazionali. Per il passato, la Regione ha deciso di attuare una sanatoria, perché di questo si tratta.
L'atteggiamento liberatorio è una sorta di sanatoria, vista l'esecuzione di opere di ripristino.
Questo è il passato. E il futuro? La sollecitazione verso la Giunta e l'Assessore è la seguente: se non sbaglio, noi abbiamo con le Autorità militari un rapporto ufficiale e programmato attraverso il Comitato Paritetico tra Regione Piemonte e Regione Militare Nord-Ovest. Forse quella è la sede nella quale sollevare il problema di questa violazione per il passato e nella quale affermare la volontà della Regione Piemonte tesa ad evitare che fatti di questo genere si ripetano in futuro.
L'Assessore ha chiarito che affermare il vincolo di tutela ambientale anche per terreni del Demanio dello Stato soggetti a vincolo militare è un'interpretazione della Regione; penso che quella potrebbe essere la sede in cui esporre con chiarezza questo punto di vista - se tale è - per trasformarlo in un'interpretazione univoca delle due parti istituzionali con compito di vigilare sulla tutela del territorio.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazioni nn. 1133 e 1343 del Consigliere Marino, interrogazioni nn. 1201 e 1491 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti ed interrogazione n. 1397 del Consigliere Tapparo inerenti le RSA per disabili


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame contestuale delle interrogazioni nn. 1133 e 1343 del Consigliere Marino, nn. 1201 e 1491 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti e n. 1397 del Consigliere Tapparo.
Risponde l'Assessore Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia, Assessore regionale

L'apertura della prima Residenza Sanitaria Assistenziale in Via Valgioie a Torino è stata attivata dal Comune di Torino, in particolare dall'Assessorato all'assistenza e sanità, dopo l'espletamento di tutte le previste autorizzazioni legate al funzionamento sia sotto il profilo edilizio sia sotto il profilo delle autorizzazioni socio-assistenziali e sanitarie previste dalle leggi regionali.
In riferimento a precedente nota n. 5178 del 6/7/1992 ed al fine di fornire elementi di risposta alle interrogazioni indicate - per i quesiti di competenza di questo Assessorato - si comunica quanto segue.
L'autorizzazione all'apertura ed al funzionamento della RSA per anziani non autosufficienti di Via Valgioie 39 a Torino è stata concessa con DGR n. 143-13727 del 23/3/1992, esecutiva ai sensi di legge.
La relativa richiesta era stata presentata dal Comune di Torino all'USSL TO IV il 26/11/1991, sulla base dei criteri individuati dalle indicazioni nazionali e regionali in materia di apertura e funzionamento delle RSA.
Successivamente a tale richiesta il Comune ha provveduto a completare le procedure per l'apertura di detta struttura e ad inviare all'USSL la documentazione necessaria per l'espressione del parere previsto dalla legge regionale di piano n. 37/90.
Con successiva deliberazione della Giunta comunale del 14/1/1992 lo stesso Comune ha approvato l'istituzione di una Residenza per anziani non autosufficienti e di un Presidio socio-assistenziale per anziani autosufficienti all'indirizzo indicato.
L'Amministratore straordinario dell'USSL TO IV (deliberazione 20/2/1992) a seguito di istruttoria tecnica effettuata dai servizi dell'USSL ha espresso parere favorevole all'autorizzazione ed al funzionamento della RSA. Successivamente la Giunta regionale, esaminata la documentazione inoltrata dall'USSL TO IV e verificata la presenza dei requisiti strutturali e funzionali, ha ritenuto di poter procedere all'autorizzazione stessa, subordinandola alla stipula di apposita convenzione tra il Comune di Torino, titolare della struttura, e l'USSL TO IV per la messa a disposizione del personale sanitario, secondo i parametri indicati nella deliberazione della Giunta regionale n. 333-8499 del 2/8/1991.
Il Comune di Torino, con nota pervenuta a questo Assessorato il 26/6/1992, ha trasmesso per conoscenza copia della deliberazione con la quale la Giunta comunale ha provveduto ad approvare la convenzione con l'USSL TO IV per la gestione della RSA per anziani non autosufficienti di Via Valgioie 39, a Torino.
Nella convenzione sono stati definiti: a) il modello organizzativo sulla base del coordinamento degli interventi fra area sociale e area sanitaria b) gli oneri a carico del Comune e quelli a carico dell'USSL per la gestione della RSA ed i criteri per la copertura delle spese c) le procedure di ammissione d) indirizzi per l'adozione del Regolamento di gestione della RSA.
In relazione al quesito sulla Commissione medica si fa presente che è stata approvata dalla Giunta regionale la deliberazione n. 313-16221 del 22/6/1992, avente per oggetto "Modifiche ed integrazioni della DGR n. 333 8499 del 2/8/1991 sull'autorizzazione al funzionamento delle RSA per anziani non autosufficienti".
Detta deliberazione prevede l'attivazione di una Commissione tecnica per la valutazione sulla base di una relazione dettagliata del medico di base degli interventi da attuare caso per caso nei confronti delle persone anziane non autosufficienti, tenendo conto della tipologia e del grado di non autosufficienza.
Tale Commissione è di norma costituita da un geriatra oppure, ove non sia possibile, da un medico di medicina generale con consolidata esperienza nell'assistenza agli anziani; il responsabile del Servizio assistenza sanitaria di base o il coordinatore sanitario del Distretto; un infermiere professionale; il coordinatore del Servizio socio-assistenziale o un suo delegato.
Questo è quanto a mia conoscenza; ritengo opportuno aggiungere che relativamente alle RSA stiamo definendo, d'intesa con l'Assessorato alla sanità, delle procedure congiunte e gestite di comune accordo a livello di Assessorati regionali, per evitare passaggi tra le varie strutture sanitarie e socio-assistenziali che potrebbero verificarsi (non nel caso della residenza in oggetto: l'Assessorato del Comune di Torino a suo tempo interessato alla materia ricomprendeva in un unico Assessorato tutte le funzioni).
Esiste però un problema complessivo di definizione di parametri di riferimento rispetto alla gestione di queste RSA che, ricordo, non sono del tipo di quelle gestite ai sensi dell'art. 20 della legge finanziaria del 1988, ma di altro tipo. Nel caso specifico si tratta di RSA finanziata ovviamente per la parte strutturale, non per quella gestionale totalmente dal Comune di Torino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

L'interrogazione è assai datata (risale al maggio 1992), quindi ne riprenderò solo alcuni punti essenziali anche perché noto che con il passare dei mesi e degli anni il dibattito sulle RSA rimane esattamente al punto di partenza. Ieri con il Consigliere Calligaro analizzavamo il Convegno promosso anche dall'Assessore Bergoglio e notavamo che c'era un proliferare di sigle e nello stesso tempo, purtroppo, la documentazione metteva in evidenza che forse la prima RSA verrà finanziata a breve.
Non so cosa siano esattamente le RSA di cui parla l'Assessore Bergoglio, ma credo si ripresenti la questione di fondo: esiste uno Stato esiste un Ministero della Sanità, esistono delle leggi e degli obiettivi sanitari nazionali che definiscono un qualcosa chiamato RSA come una struttura sanitaria per anziani non autosufficienti. Quindi anziani sostanzialmente ammalati che richiedono una particolare assistenza sanitaria, cosa diversa da altre forme di assistenza che sono quelle che normalmente si svolgono per gli anziani nel loro insieme.
Premetto che su tale argomento mi aspettavo una risposta da parte dell'Assessore alla sanità, ma evidentemente, siccome l'equivoco va avanti giustamente ci risponde l'Assessore all'assistenza, Bergoglio. Mi aspettavo una risposta nella quale, dopo mesi e anni di discussione su tali questioni, emergesse un qualche tentativo di modificare la concezione sul modo di affrontare i problemi. Invece l'Assessore Bergoglio si è limitata a presentarci un quadro vecchio, ormai superato e per certi versi neanche più accettabile: non è questo il momento per approfondire questa discussione perché avremo presto altri momenti più adeguati per farlo.
Pertanto sono totalmente insoddisfatto dell'approccio con cui l'Assessore ha risposto. Le RSA sono delle residenze sanitarie nelle quali va garantita una funzionalità di tipo sanitario; va costruita l'unità di valutazione geriatrica nelle forme in cui è prevista, forse non da leggi ma sicuramente da indicazioni di tipo nazionale.
Alcune cose vedo che si stanno muovendo, ma le RSA non possono essere di venti tipi diversi con altrettanti referenti diversi. Si tratta di strutture che devono fare riferimento alle UU.SS.SS.LL. e quindi in questo caso anche il rapporto con il Comune di Torino deve essere profondamente modificato, e in parte ciò si sta verificando. Non si può continuare in questo equivoco dove prolificano le sigle, potrei fare l'elenco: ADI, RA RAF, AF, RAB, CASA, poi le RSA di diversi tipi.
E' questa una situazione sulla quale qualche chiarificazione definitiva dovrebbe essere effettuata, anche se la maggior parte dei disastri sulla sanità ormai sono stati fatti. Verificheremo con il nuovo Assessore alla sanità se è possibile ricominciare da capo e più seriamente questa discussione che per il momento è ancora ferma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Credo stenti a dispiegarsi un disegno chiaro sul ruolo, sulle funzioni e sulla rappresentazione concreta delle Residenze Sanitarie Assistenziali.
Non ho dubbi che l'Assessore stia lavorando su questo terreno, però sarebbe opportuno che il Consiglio e la Commissione potessero vivere più da vicino questo processo, anche se c'è nell'aria l'idea di convocare il Consiglio una volta al mese, anche se in Commissione la presenza di Assessori è piuttosto scarsa, quindi per le funzioni dovremmo fare come la scuola Radio Elettra per corrispondenza.
Credo che l'Assessore abbia messo in moto un processo che sarebbe opportuno vedere nella sua determinazione concreta per poter attribuire quelli che sono i compiti e i ruoli istituzionali del Consiglio in questa materia.
Per quanto riguarda la Residenza di Via Valgioie, nella risposta data dall'Assessore si deduce che si sono avviate alcune attività, ma a me è parso di individuare una situazione che presenta qualche incertezza. Quindi la mia raccomandazione all'Assessore è di seguire attentamente questa vicenda che per certi versi assume un po' il carattere di "simbolo" attorno a quello che si determinerà sulle Residenze Sanitarie Assistenziali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Volevo aggiungere alcuni elementi di riflessione su questa vicenda che è emblematica del come la Regione, in maniera frammentaria, non organica affronta i problemi della risposta sanitaria per anziani non autosufficienti. Risposta sanitaria ai problemi di salute globale degli anziani della nostra Regione, emblematica perché è a tutti noto che finora non è stata avviata una sola Residenza Sanitaria Assistenziale con i fondi dell'art. 20 della legge finanziaria del 1988. E' a questa dotazione potenziale di risorse economiche che bisognerebbe prestare attenzione affinché da una parte queste risorse non vadano smarrite chissà dove dall'altra perché vengano utilizzate in maniera coerente con gli strumenti della programmazione nazionale. In proposito ricordo il progetto "Obiettivo anziani" del Piano sanitario nazionale 1992/1994 (libro dei sogni anche questo progetto) e ciò che è stato approvato dal Parlamento all'inizio del 1992.
La programmazione nazionale è lo strumento di riferimento per la programmazione regionale, così come sono riferimento per la programmazione regionale i contenuti del Piano socio-sanitario, peraltro ormai scaduto occorrerebbe fare chiarezza sul riferimento programmatorio cui l'Assessorato si è attenuto nell'individuare quella molteplice serie di residenze che, con deliberazione dell'agosto 1992, sono state ipotizzate più che avviate, e a quali criteri generali rispondono nel contesto di un intervento diretto della Regione e delle UU.SS.SS.LL. nel fornire risposta ai problemi di salute degli anziani.
Nello specifico sembra chiaro che, a fronte di una carenza di risorse non possa non ipotizzarsi un'individuazione della Residenza Sanitaria Assistenziale specificamente per un certo tipo di utenza, che è quella dell'anziano non autosufficiente, cioè dell'anziano malato cronico al quale necessitano prioritariamente risposte di tipo curativo a livello di struttura a gestione sanitaria. Cosa che non avviene nella città di Torino, ove queste residenze, che dovrebbero essere di tipo sanitario, sono invece gestite dall'Assessorato all'assistenza, con l'avvio di faticose convenzioni con le UU.SS.SS.LL. competenti.
In realtà, questa è l'unica struttura che ha seguito questa strada cioè di essere attivata, come nella fattispecie della RSA senza essere gestita dalla sanità.
Altra struttura da tempo chiusa è quella di Via Braccini, rispetto alla quale si attende l'attivazione di una convenzione. E' noto quanto l'attivazione delle convenzioni con le UU.SS.SS.LL. sia problematica e questo ci è stato chiarito dallo stesso Commissario straordinario dell'USSL TO IV, in occasione di un'audizione della fine di dicembre quando essendogli stato chiesto qual era lo stato della vicenda, disse che, a suo parere, quella struttura era sottoutilizzata. Aveva citato venticinque posti letto occupati; probabilmente adesso sono aumentati, ma mi risulta che quella struttura fosse stata pensata per due moduli di quaranta. A suo parere, la convenzione con il Comune andava rivista, perché il personale era "ipertrofico", così aveva affermato testualmente. Vorrei capire anch'io cosa significa. Probabilmente si riferiva a personale di tipo socio assistenziale in convenzione con il Comune, perché mi risulta che è gestito non da personale alle dirette dipendenze del Comune, ma in convenzione con una cooperativa che fornisce personale di tipo socio-assistenziale, mentre era l'USSL che avrebbe dovuto fornire personale sanitario.
Mi risulta che questo personale sanitario sia assolutamente inadeguato ai problemi rilevanti che presentano persone anziane malate croniche e non autosufficienti, a meno che siano state ammesse in questa RSA persone parzialmente autosufficienti o autosufficienti, come mi pare sia già avvenuto.
Quindi, nel contesto generale, voglio capire quanto questo è legittimo rispetto al tipo di spesa che le persone che vi sono ospitate affrontano perché una cosa è pagare una retta per prestazioni in un ambito di non assoluta autosufficienza, altra cosa è la retta riferita ad autosufficienze.
In ogni caso l'ex Commissario affermava essere 120.000 lire il costo giornaliero di degenza, del quale il 45% era a carico della quota sanitaria. Già la questione della quota sanitaria è controversa, dovendosi trattare, data la struttura, di anziani non autosufficienti e malati cronici.
Credo che questa sia una delle questioni che andrebbero affrontate perché in strutture di questo tipo la risposta deve essere prevalentemente di tipo sanitario.
Da quello che è stato detto dall'Assessore, questi elementi di chiarezza non ci sono. Vorrei che ulteriori elementi ci venissero forniti per capire se, effettivamente, quella è una struttura sanitaria, e a questo mi pare non sia stata data risposta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia, Assessore regionale

Non vorrei, anche stante l'ultima parte del discorso del Consigliere Maggiorotti, che fosse più un problema di sapere su chi devono gravare i costi di queste strutture, cioè se sono tutte a carico del sistema sanitario, scaricando la responsabilità delle famiglie, oppure se devono essere, come secondo me dovrebbe essere, in parte garantiti dalla quota sanitaria, che è l'esigenza di cura e di assistenza sanitaria garantita a carico dell'USSL nell'ambito dei suoi compiti generali e non specifici.
Quindi, sarà l'USSL che dovrà garantire il numero di operatori sanitari adeguati al bisogno, come dice anche il gruppo di valutazione che deve esaminare caso per caso quali sono le esigenze del singolo utente, e non genericamente un organico fisso di personale sanitario che può essere o troppo o troppo poco, a seconda dei problemi di questi utenti. Invece, ci deve essere un coinvolgimento del socio-assistenziale per gli aspetti di competenza.
Ha ragione il Consigliere Maggiorotti a dire che questo deve essere oggetto di approfondimento, però mi pare anche opportuno non fare confusioni di questo tipo.
Inoltre devo dire che la risposta che ho dato si riferisce agli elementi che sono di competenza della Regione. Per quanto riguarda l'operatività interna fra atti del Comune e UU.SS.SS.LL., le interrogazioni devono essere rivolte in quella sede, perché non possiamo rispondere né in positivo né in negativo sui rapporti esistenti tra altri enti. Sono loro che hanno gli elementi di conoscenza approfondita e sono loro che devono rispondere; altrimenti ci sostituiremmo ai compiti del Comune e non abbiamo questa intenzione.


Argomento: Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati - Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazioni ed interpellanze nn. 1216, 1475, 1477, 1499, 1523, 1528 1553, 1571, 1607 e 1626 sulla questione FIAT


PRESIDENTE

Passiamo ora alle interrogazioni ed interpellanze riguardanti la questione FIAT.
Risponde l'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Si tratta di una decina tra interrogazioni ed interpellanze, tutte riguardanti la FIAT, che ripetono con uniformità i diversi quesiti. Pare quindi giusta una risposta globale, ritagliando evidentemente le domande poste dai singoli documenti, in gran parte presentati dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti (nn. 1477, 1523, 1553, 1475 e 1626).
Alcune di queste interrogazioni pongono soprattutto il problema delle strategie che la FIAT intende seguire per uscire dall'attuale crisi. Vado per grandi aggregati di interrogazioni: riferendomi al problema della cessione di quote a soggetti e a realtà tipo Toyota e quant'altro di giapponese, sembra non sussistere, per ora, la cessione di quote azionarie né alla Toyota né ad altro produttore giapponese.
Come noto agli interroganti, la smentita di queste voci - nate probabilmente all'interno della stessa FIAT e che sarebbero trapelate da studi di possibili ipotesi strategiche scartate prima di passare alla fase operativa - in termini unilaterali è stata netta e ripetuta da parte dell'azienda FIAT in diverse occasioni ed anche direttamente alla Regione.
Al momento quindi non sono in corso e non sono previste trattative di alcun genere con partner giapponesi.
Ciò che invece non è da escludere, anche secondo dichiarazioni nemmeno tanto lontane nel tempo espresse da Umberto Agnelli, sono intese specifiche tra produttori di componenti appartenenti o fornitori del Gruppo FIAT e corrispondenti produttori di componenti giapponesi che, in verità potrebbero anche preludere ad intese più ampie; infatti, l'integrazione fra sistemi produttivi complessi come quelli automobilistici avviene per gradi.
La FIAT comunque esclude qualunque intesa nel settore che non comporti anche la collaborazione tecnica e lo scambio del know-how. Solo un indovino potrebbe dire oggi se al termine di un eventuale ciclo di rapporti e di collaborazioni fra pluralità di partner di questo tipo si creeranno le volontà, le condizioni tecniche e - perché no? le condizioni finanziarie per un'integrazione più alta che coinvolga anche l'assemblatore finale cioè la FIAT Auto stessa. Se tutto ciò si avverasse, credo che i tempi di un eventuale accordo dovrebbero coincidere, in ogni caso, con quelli dell'andata a regime del cosiddetto "accordo sull'auto gialla", cioè non prima del 1999.
Questi processi, probabilmente, sono rallentati dalla stessa flessione che ha investito anche il mercato automobilistico giapponese in questi ultimi mesi. La FIAT, per ora, affronta la crisi, che la vede ancora in calo come quote di mercato occupate, con forti investimenti, con il rinnovamento accelerato della propria gamma di vetture e la ristrutturazione del processo produttivo dal componente sino al prodotto finale.
Nell'ambito di questa ristrutturazione - e rispondo quindi ad un altro pacchetto di interrogazioni - si colloca la chiusura della Lancia di Chivasso. E' evidente che ogni approfondimento riguardante la FIAT non pu non comportare la dovuta attenzione al polo industriale di Chivasso avviatosi come alternativa alla chiusura dello stabilimento Lancia. A tale proposito, il pieno utilizzo dell'edificato esistente e dell'edificabile nell'ambito delle norme urbanistiche vigenti è stato ampiamente raggiunto con le prime trenta aziende che hanno richiesto di localizzarsi in quel sito.
Le condizioni favorevoli dell'operazione proposta dalla FIAT tramite il Consorzio promosso dall'Unione Industriale di Torino offrono effettivamente, in linea di principio, l'opportunità di sviluppo di un polo industriale di consistente rilevanza ed entità. L'ovvia necessità di identificare un'altra area urbanistica e di sostenere l'operazione (andata oltre le dimensioni inizialmente immaginabili) con le risorse necessarie pone problemi anche di natura urbanistica e finanziaria che la Regione Piemonte sta affrontando.
Raccogliamo certamente l'invito dell'Unione Industriale e delle Organizzazioni sindacali a predisporre, su un progetto di polo di reindustrializzazione che ha grande concretezza in quanto esistono i soggetti imprenditoriali, l'applicazione delle agevolazioni previste dal noto Regolamento comunitario n. 2052 sulle aree a declino industriale, di cui si è ottenuta nelle scorse settimane la conferma del secondo biennio.
Confermiamo quindi l'approvazione, nota ai Consiglieri e avvenuta un paio di mesi fa, del Piano plurifondo del Regolamento CEE n. 2052, che apre la delicata fase della selezione dei progetti che sarà seguita dall'erogazione dei contributi.
A questo proposito, comunico che entro la metà di aprile verranno formalmente aperti i bandi con l'indicazione dei termini e delle scadenze entro le quali presentare le domande; avendo già avuto un incontro anche con l'Unione Industriale capofila dei soggetti che fanno la localizzazione sapremo certamente indicare il percorso per una concreta applicazione del Regolamento comunitario sull'area di Chivasso.
Ciò premesso, siamo convinti che il Regolamento comunitario n. 2052 possa essere uno strumento significativo per il polo chivassese. Non pu però essere solo quello lo strumento da utilizzare; da parte nostra dovrà quindi esserci una particolare attenzione al problema e certamente potranno essere attivati i coinvolgimenti pubblici e privati. Abbiamo però il dovere di ribadire - mi pare giusto dirlo che il significato strategico rivestito dal polo chivassese conferisce ad esso qualche priorità, soprattutto se comparato ad altre realtà di meno spessore. Come voi sapete, la CEE ha riconosciuto l'intera Provincia di Torino e il VCO, almeno fino al 1993 come aree a declino industriale; occorre quindi provvedere ad un corretto ed equilibrato uso delle risorse.
Specifici sottoprogrammi e misure del Piano operativo plurifondo potranno comunque essere proficuamente attivati. A tale proposito pensiamo ad esempio, agli aiuti per l'avvio dei servizi comuni alle aziende nell'ambito di aree industriali attrezzate e agli investimenti operati dalle piccole e medie imprese, anche se la gestione è, in questo caso, a cura del Ministero dell'Industria.
Naturalmente l'allocazione di minori o maggiori risorse nazionali o comunitarie dipenderà anche dalla scelta che il Comune di Chivasso farà per attivare una nuova area industriale a ridosso dell'attuale comprensorio ex Lancia. Un'ulteriore disponibilità di risorse, la cui entità sarà definita nell'ambito del prossimo accordo di programma fra la Regione Piemonte, la Provincia di Torino ed il Governo, potrà dare ulteriori elementi di concretezza e di decollo sulla realtà territoriale della ex-Lancia di Chivasso.
Gli interroganti chiedono valutazioni sui progetti. Queste valutazioni saranno fornite sul piano tecnico dopo attente verifiche a livello regionale e comunitario rese necessarie dalle procedure. Come ho detto prima, dal mese di aprile decolleranno i termini e quindi insieme a tutti gli altri soggetti realizzeremo un'istruttoria adeguata.
Sul piano generale possiamo dire che si profila all'interno e all'esterno del complesso ex-Lancia, se tutte le richieste di insediamento venissero accolte, un polo industriale che, pur caratterizzato da una consistente presenza di aziende della componentistica auto, apparirebbe sufficientemente diversificato.
La Regione ha condiviso inizialmente alcuni timori circa la possibilità che alcune ricollocazioni fossero motivate da volontà o interessi di assecondare la proposta FIAT più che da reali convenienze aziendali, per cui si rischiava, immotivatamente, di perdere altrove posti di lavoro.
Un'altra preoccupazione non indifferente che è stata anche fortemente evidenziata nei rapporti con l'Unione Industriale, prima con la FIAT e poi con le Organizzazioni sindacali, è di porre un'attenta verifica non sul trasferimento di occupazione che avrebbe indebolito altre aree territoriali, ma di porre attenzione sull'occupazione aggiuntiva.
Una prima verifica ha permesso di sciogliere buona parte di questi dubbi in quanto si è verificato che la rilocalizzazione è connessa spesso ad ampliamenti dei volumi produttivi anche verso la FIAT stessa, senza pregiudizi quindi per altri stabilimenti; in altri casi alla necessità di abbandonare comunque perché divenuti inidonei gli attuali siti. In ogni caso non volendo favorire pure e semplici trasmigrazioni di aziende, ma reali processi di sviluppo, porremo massima attenzione in sede di verifica dei progetti anche a questi aspetti che qualora non considerati motiverebbero aggiuntive tensioni sociali in altre aree piemontesi.
Vogliamo cogliere l'occasione presentata dalle interrogazioni a cui oggi rispondiamo per compiere alcuni ragionamenti di prospettiva sulla FIAT. Riconoscendo i grandi sforzi che essa sta compiendo per rinnovarsi ed anche per reggere i mercati, pur in mezzo a tante difficoltà, sia mediante massicci investimenti sul processo produttivo, sia attraverso l'accelerato rinnovo della sua gamma produttiva, non possiamo non sottolineare come la Regione guardi al futuro con estrema preoccupazione. Melfi e gli investimenti all'estero sono nati come scelta quando si riteneva, o perlomeno la FIAT riteneva, che la crisi sostanzialmente non fosse strutturale e di lunga durata.
L'evidente realtà, coniugata con le specifiche statistiche automobilistiche che vedono sostanzialmente calare le quote di mercato occupate dalla FIAT stessa, fa sì che tutti guardiamo al futuro con maggiori timori anche perché questa situazione sta già producendo effetti pesantissimi sul sistema delle piccole e piccolissime aziende della componentistica, che fra l'altro sono anche in difficoltà di liquidità dopo il prolungamento dei tempi di pagamento delle commesse fino ad almeno 220 giorni.
E' proprio di questi giorni l'attivazione di uno sforzo che la Regione ha fatto d'intesa con il sistema creditizio, Unionfidi e Fidipiemonte, per creare qualche condizione di maggiore elasticità di liquidità nei confronti delle aziende.
Un'altra interrogazione riguarda un altro problema, la realtà di Verrone. Proprio a partire da Verrone su cui interrogano i Consiglieri Rabellino e Vaglio (prima maniera, oggi interrogherebbero da banchi diversi di Gruppi), noi crediamo che la strategia FIAT possa essere, almeno nei tempi medio-brevi, di smantellamento di stabilimenti. Crediamo che il metodo di lavoro "just in time", con più alti livelli di automazione e più complessi sistemi produttivi, abbia la necessità di mutare la struttura delle stesse linee produttive e comporti come conseguenza un diradamento impiantistico negli stabilimenti. Ne deriverà un calo occupazionale forse equivalente, come quantità di mano d'opera, alla chiusura di uno stabilimento, ma gestito con modalità certamente diverse, di più ridotto impatto d'immagine anche se con conseguenze sociali forse analoghe.
D'altra parte, occorre avere ben presente che il solo blocco del turn over della mano d'opera significa la perdita annua, seppure apparentemente indolore, di circa 5.000 posti di lavoro.
E' questo contesto che ci fa guardare con attenzione al confronto in corso sul terzo turno della FIAT perché sarà soprattutto la capacità di ottenere successi ed alte qualità produttive sui nuovi modelli ad essere decisiva circa la determinazione futura o meno di eccedenze che in caso negativo si renderebbero necessarie come adeguamento degli organici ai volumi produttivi.
Noi auspichiamo che questo confronto, a cui ho fatto riferimento costituisca anche l'occasione in cui la FIAT Auto e l'intero Gruppo FIAT pur tenendo conto delle incertezze della fase economica e dei mercati declinino almeno a grandi linee le loro ipotesi strategiche per l'Italia e per il Piemonte.
Altre interrogazioni pongono questioni anche importanti, ma più specifiche, che credo vadano affrontate singolarmente.
Circa i finanziamenti erogati al Gruppo FIAT nel suo complesso, non abbiamo mai avuto dubbi che le dichiarazioni, un po' futuribili e legate ad ipotesi più che a realtà, che in questa sala qualche mese addietro il Ministro Costa aveva espresso, fossero propedeutiche - con qualche dose di velleitarismo e non certo di grande possibilità per lo stesso Ministro di esprimerla in termini quantificati certi - sia per la complessità del Gruppo che per l'incertezza delle dimensioni stesse in termini reali del Gruppo per la pluralità degli enti e delle istituzioni che erogano tali finanziamenti. Riteniamo però che delle sue promesse sia il Ministro citato a dover eventualmente rendere conto e non certo l'Assessore che parla. La Regione da sempre ha richiesto di conoscere i finanziamenti pubblici alle imprese che, per la verità, al di là della proposta di legge inerente agli artt. 2424 e 2428 del Codice Civile, nessuna legge vieta di rendere noto alle Regioni nei dovuti modi e con le dovute tutele per l'azienda.
Per quanto riguarda infine la sfera dei diritti civili dei lavoratori registriamo ancora una serie di interrogazioni di cui possiamo condividere lo spirito. Credo di essermi già soffermato anche in altri casi e fattispecie non solo legati alla realtà FIAT, ma anche ad altre unità produttive, e rispetto ai quali la tutela non passa certamente attraverso le competenze regionali, ma attraverso altri canali. Naturalmente sul piano informale abbiamo sempre esortato l'imprenditoria, fosse essa FIAT come nella fattispecie attuale o altra imprenditoria, a porgere la massima attenzione, ma ovviamente non ci è possibile agire più efficacemente perch è un'indicazione di intenti, di sollecitazione, ma va fuori dalla competenza istituzionale della Regione, inerendo altre responsabilità anche di carattere giudiziario.
Qualche attinenza in più può avere il caso proposto dall'ultima interrogazione che richiamo, la n. 1523 dei colleghi Chiezzi e Maggiorotti che riguarda presunte rappresaglie verso una dipendente, il cui marito avrebbe proceduto (mi consentirete di aver parlato di alta politica, alta strategia e poi, giustamente, anche di problemi di carattere soggettivo) a vie di fatto verso il caposquadra della moglie che l'avrebbe pesantemente importunata. Rispetto a tale caso abbiamo provveduto ad informare urgentemente la Commissione regionale delle pari opportunità per i provvedimenti del caso.
Mi consentirete, in una sintesi operativa di problemi di questo spessore che rispondono ad una decina di interrogazioni, di aver cercato di sintetizzare al massimo l'informazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Per comprendere il modo in cui affrontiamo l'argomento gigantesco delle prospettive della FIAT, è utile ricordare che l'insieme delle interpellanze cui si dà risposta sono state presentate l'anno scorso, tutte prima del mese di novembre 1992. Quindi parecchio tempo è passato e molte cose da allora possono essere mutate.
Le risposte che ha dato l'Assessore, che hanno ripreso i temi sollevati nelle interpellanze, hanno quasi tutte un difetto: quello di non consentire di capire, cifre alla mano, in quale situazione ci si trovi. Tratter anch'io le questioni una per una, nel poco tempo che posso impiegare, ma interrogazioni ce ne sono molte.
Per quanto riguarda i rapporti, che in un'interpellanza avevamo sollevato, tra la FIAT e l'industria giapponese, l'Assessore nel suo "detto non detto" ha però fatto capire che su questo tema qualcosa c'è e, quindi che le voci su un interessamento e una collaborazione - voci giornalistiche che probabilmente non possono che essere a quel livello dei giapponesi per l'industria FIAT, sono voci che corrispondono a qualcosa che sta già accadendo.
Per le notizie che posso avere, per rapporti, per il "si dice" in fabbrica e fuori della fabbrica, segnalo all'Assessore, ad esempio, una notizia - che non so se ho solo io o se è diffusa maggiormente - che è quella che queste collaborazioni tra la FIAT e l'industria giapponese non sono collaborazioni di piccolo peso, o legate a prospettive molto lontane ma sono collaborazioni in atto. Ho la notizia che, entro l'estate, nella FIAT inizieranno collaborazioni di lavoro con tecnici giapponesi in numero di 600. E' vera questa notizia? E' giunta anche all'Assessore che la collaborazione è già prevista nei settori della componentistica che sono settori teoricamente minuti, ma strategicamente importantissimi, perch legati all'innovazione del prodotto. E' il settore sul quale la FIAT è più in ritardo rispetto al mercato.
Allora mi sembra che sminuire o tentare di anestetizzare il problema dell'inserimento degli interessi giapponesi, all'interno degli interessi FIAT, non sia utile. L'Assessore non l'ha fatto in modo drastico, erigendo una cortina di sbarramento "non bisogna parlarne"; un po' ne ha parlato, ma pregherei l'Assessore di verificare innanzitutto questo fatto, perché è importante che in Consiglio regionale si discutano le prospettive della FIAT.
L'Assessore ha parlato confermando una sua posizione che aveva già espresso in occasione della discussione sulla Lancia di Chivasso, di estrema preoccupazione per il futuro della FIAT. E' una preoccupazione che meriterebbe un approfondimento in aula da parte di tutti i Gruppi. E' una preoccupazione che era stata espressa nominando anche quello che nessuno vorrebbe nominare, lo stabilimento di Mirafiori, nome già evocato - non so se nella disattenzione di troppi - dall'Assessore Cerchio in occasione della conclusione del dibattito sulla Lancia. Tra i lavoratori c'è questa preoccupazione, quindi è bene che la sorte degli stabilimenti nell'area torinese, che si chiamano Mirafiori e Rivalta, venga discussa adeguatamente in quest'aula.
La FIAT oggi produce 1.800.000 auto ed è difficile pensare che ne produca di più, perché la crisi del mercato dell'auto non colpisce solo la FIAT, ma l'insieme dei produttori di automobili. L'automobile, a livello europeo e mondiale, non è più quella leva economica, quel prodotto che consente di accumulare ricchezze, di dare posti di lavoro sempre crescenti.
Per molti anni il mercato dell'auto stagnerà, perché nei Paesi dell'Occidente ricco l'automobile è venduta ad una soglia percentuale della popolazione difficilmente incrementabile. Perché l'auto al sud del mondo profondo o meno, non è vendibile: i costi che comporta l'acquisizione di un'automobile non sono compatibili con i redditi dei 4/5 della popolazione mondiale. Questo ci fa dire che se la produzione FIAT rimane quella che è e se la produzione FIAT avverrà in gran parte, per volumi produttivi, a Melfi e all'estero, il problema di porre oggi in discussione la sorte di Mirafiori e di Rivalta mi sembra non eludibile. E su questo l'Assessore dovrebbe rispondere.
Per quanto riguarda l'area di Chivasso, l'Assessore ha illustrato qualche fatto che potrebbe far ben sperare, ma qui la carenza di dati non ci fa capire perché questo ottimismo dovrebbe essere accettato e condiviso.
Qui servono i numeri, Assessore, noi vogliamo capire a Chivasso quanti posti di lavoro nuovi avranno vita. Ci sono queste trenta aziende che hanno richiesto di essere localizzate, ma l'Assessore deve dire in questo Consiglio quanti occupati avranno queste nuove aziende, quanti ne avevano prima, e fare il saldo, possibilmente positivo. Non mi tranquillizza Assessore, quanto lei ha detto che sulla base delle ipotesi fatte da queste aziende i volumi produttivi sono ipotizzati e progettati in ampliamento.
Sappiamo che oggi l'ampliamento dei volumi produttivi non corrisponde meccanicamente all'ampliamento dei posti di lavoro, degli occupati. Anzi sappiamo che mentre cessa il turn-over e ci sono le fuoriuscite incentivate, la produzione sta aumentando, i ritmi di lavoro aumentano, si chiede addirittura il turno di notte. Allora, questo elemento non pu rimanere opaco come è stato fatto.
Per quanto riguarda Chivasso vorrei sapere - l'Assessore non l'ha detto se i 700 lavoratori che dovevano rientrare in quest'area stanno rientrando, in che numero e se c'è la sicurezza che questo accordo venga rispettato. Questa è una grave mancanza che chiedo venga superata dall'Assessore prossimamente. Se non vorrà rendere una comunicazione in aula sul tema della FIAT, cosa che riterrei politicamente doverosa, sarà sollecitato con nuove interpellanze.
Lo stesso per quanto riguarda i servizi di mensa e pulizia per i quali era citata nell'interpellanza da un lato la richiesta di estendere la cassa integrazione, ma dall'altro soprattutto di capire che fine fanno questi servizi e questi lavoratori.
L'altro tema è quello del comportamento in fabbrica della FIAT con i propri dipendenti. O questo rimane un tabù e l'istituzione regionale, come ha detto sostanzialmente l'Assessore, afferma semplicemente che c'è una generica solidarietà con quanto può accadere in fabbrica, ma poi la dirigenza faccia quello che crede, oppure rientra nei nostri compiti istituzionali. Di fronte a questa FIAT si deve assumere un altro atteggiamento: il tavolo di lavoro con la FIAT non è solo quello richiesto dalla FIAT per qualsiasi argomento interessi all'azienda, la FIAT lo fa e probabilmente lo ottiene sempre, che sia o no di competenza istituzionale.
Deve essere un tavolo di lavoro nel quale la Regione, che governa un complesso di problemi, se ritiene può sempre trattare con questa grande azienda. Nel momento in cui la FIAT è in crisi, la FIAT ha bisogno di una politica istituzionale che avvii delle ristrutturazioni urbanistiche nell'area di Chivasso, che faccia qualcosa sul Lingotto, che inventi altre aree industriali, ebbene in questo modo penso che ci siano le condizioni perché il tema dei rapporti tra la FIAT e i propri dipendenti in certi casi venga sollevato dalla Regione Piemonte. In che modo? L'ho citato in due delle sei interpellanze che ho presentato: il modo è quello di richiedere che l'Assessore, o il Presidente della Giunta regionale, provi a convocare la dirigenza FIAT per chiedere notizie sui fatti di cui hanno dato notizia gli organi di informazione e rispetto ai quali sono state presentate delle interpellanze consiliari. Non mi pare fuori tema, Assessore. Non siamo n fuori luogo né fuori tema.
Allora, i licenziamenti che ci sono stati, sono rientrati o no? Perch l'Assessore non convoca - e non dice qualcosa in quest'aula - la direzione della FIAT per spiegare e per chiedere conto? Le rappresaglie, così sono state chiamate, sono già avvenute nel passato. Facciamo finta di niente? Concediamo mano libera? Non chiediamo neppure un'informazione in forma ufficiale? Lo riteniamo fuori dai nostri compiti? Direi di no.
Per quanto riguarda poi le promesse del Ministro Costa devo dire che il Ministro Costa si è fatto bello per un giorno. Era il 7 luglio 1992: credetti al Ministro Costa, guardate un po' che ingenuità! L'Assessore invece, più acuto e con maggiore intelligenza politica, evidentemente già allora pensava "sono parole, questo è velleitarismo". Io non l'ho creduto e non so nemmeno se sia così. Forse il Ministro Costa voleva proprio fare quanto ha detto; penso che il Ministro Costa abbia tentato di farlo. Non riesco a comprendere un gioco politico così spudorato. Sono convinto che il Ministro Costa, tornato a Roma, avrà cominciato a chiedere conto, perch l'aveva promesso, perché è il Ministro che moralizza anche le piccole cose di questo fatto. Quello che va imputato al Ministro Costa, prima ancora di non averci detto quali siano i finanziamenti che lo Stato, nelle sue varie articolazioni, ha dato alla FIAT, è che non è venuto neppure a dire perch non ci ha dato questi numeri. Questo è inaccettabile: il far finta di niente! L'Assessore Cerchio ha detto che la FIAT è una ragnatela di società, che è difficile conoscerla. No! Conosciamo tutto, Assessore Cerchio, ma anche fosse così, anche fosse difficile determinare quali sono gli enti, le leggi e i canali di finanziamento, se sono tantissimi difficili da scoprire tutti uno per uno (qualche grosso canale però è già noto), anche fosse così, io direi che dal luglio 1992 il Ministro Costa poteva avere la decenza, politica e morale, di dire "ho cercato di fare questa indagine, non ci sono riuscito per i seguenti motivi". Sicuramente il Ministro Costa è riuscito ad avere qualche dato, perché allora non ha fornito almeno quelli? Noi non siamo qui per venirci a far prendere in giro, da nessuno, nemmeno da un Ministro! E allora non mi basta che l'Assessore qui dica "questi dati non devo raccoglierli io" - a parte che questo non è vero, perché se l'Assessore o il Presidente della Giunta volessero fare questa ricerca potrebbero farlo e sarebbe anche doveroso farlo visto il Ministro inadempiente - ma quello che non è accettabile è che semplicemente si dica "doveva farlo il Ministro, ahimè che velleitario questo Ministro". Ahimè - dico - questo Ministro è passato al Dicastero della Sanità e allora se abbiamo un Ministro velleitario alla Sanità ne vedremo delle belle! Quello che non è accettabile è di fermarsi qui! Eravamo tutti qui a sentire in buona fede queste promesse e per noi sono promesse importanti perché il rapporto tra lo Stato - e noi siamo un pezzo dello Stato - e la FIAT si gioca anche in termini di potere e di decisione nel conoscere quanto si è dato alla FIAT, cosa ne ha fatto di questi finanziamenti. Volendo governare una realtà economica complessa di cui la FIAT è parte importante, come facciamo a governare una realtà di questo genere se non abbiamo nemmeno la capacità di sapere cosa abbiamo dato alla FIAT? Allora chiedo, Assessore - se vuole possiamo lavorare insieme che questa interpellanza, che sollecita una risposta dal Ministro Costa diventi un pronunciamento del Consiglio regionale verso il Ministro Costa per richiedere - come Consiglio regionale! - che si risponda a quest'aula nei termini in cui il Ministro ha potuto farlo.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, la prego di volgere alla conclusione.



CHIEZZI Giuseppe

Certo, volgo alla conclusione, ma devo dire che sono stato comunque nei tempi perché le interpellanze presentate erano sei e quindi avevo diritto a cinque minuti di tempo per ciascuna.
Ho comunque finito. Chiedo all'Assessore Cerchio - la prego di darmi un cenno se ritiene - di prendere questa interpellanza e trasformarla in un breve ordine del giorno in cui si impegna la Giunta regionale a chiedere notizia al Ministro Costa. Dica quello che crede, al limite, ma deve rispondere sui dati che ha trovato, su quelli che non ha trovato e su cosa si intende fare. Gradirei un cenno di assenso su questo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Ringrazio l'Assessore Cerchio per la sua risposta, complessa e problematica, riguardante la questione FIAT nel nostro territorio, ma anche nel nostro Paese.
Con gli amici della DC ho presentato un'interrogazione limitata al problema di Chivasso; non vorrei pertanto amplificare eccessivamente l'oggetto della mia interrogazione su altri problemi che pur ritengo importantissimi e per i quali comunque al di là dell'interrogazione di stamani, conviene esercitare un'operazione di monitoraggio continua.
L'Assessore ha parlato dell'area di Chivasso, di circa trenta aziende che hanno chiesto di localizzarsi in quel sito, di un'ulteriore area urbanistica per sostenere l'operazione che - come egli ha sostenuto è andata oltre le immaginabili dimensioni iniziali, nonché dell'applicazione delle agevolazioni previste dal Regolamento CEE n. 2052. Inoltre, ha parlato di altre questioni, sulle quali ritornerò.
Mi pare - per quanto ne so - che quella di Chivasso da operazione difensiva stia diventando operazione offensiva; offensiva nel senso positivo del termine, perlomeno per i dati a mia disposizione e che anche il Consigliere Chiezzi conoscerà, avendo alle spalle un cospicuo gruppo che fa capo all'on. Libertini, che credo sia a conoscenza del problema nei suoi minimi particolari. L'operazione di Chivasso da operazione di crisi sta diventando operazione positiva.
Se le mie informazioni sono esatte, pare che quindici aziende abbiano firmato il contratto per insediarsi nel sito dello stabilimento occupato dalla Lancia fino a pochi mesi fa. Di queste quindici aziende - per quanto so io, da un giornale locale nove appartengono al gruppo metalmeccanico e le altre si dividono fra i settori della logistica, delle materie plastiche e dell'industria del vetro. C'è quindi una differenziazione abbastanza accentuata rispetto alla monocultura metalmeccanica.
Alcune delle motivazioni alla base dei nuovi insediamenti sono riferite al re-lay out aziendale, per esigenze di espansione della produzione altre, addirittura, rappresentano rientri di lavorazioni dalla Germania ad esempio l'Emark del settore metalmeccanico: nuovo insediamento - altre di trasferimenti di lavorazioni addirittura dal Belgio - e sono nuovi insediamenti - altre ancora trasferimenti di sede produttiva per riorganizzazione della fabbrica, e alcune sono vere e proprie nuove attività, per incrementare la capacità produttiva. Non c'è soltanto un problema di trasferimento - come ha detto l'Assessore - logistico di queste aziende: c'è qualcosa di più. Questo sta a significare che l'esperimento Lancia ripetuto in altre zone di crisi della provincia di Torino e del Piemonte può effettivamente costituire un precedente positivo.
Per quanto riguarda gli occupati, queste quindici aziende dovrebbero permettere l'occupazione di 2.500 unità, delle quali 1.250 sono vecchi cassintegrati; anche dal punto di vista occupazionale - me l'ha riferito il Sindaco di Chivasso la scorsa settimana - l'operazione dovrebbe essere positiva.
Le quindici aziende hanno firmato con l'Unione Industriale un contratto poco tempo fa; in tale contratto si prevede anche la possibilità di far rientrare gli addetti alle pulizie e alle mense. Non poteva essere fatto prima, viene fatto adesso: il contratto è stato firmato.
Per quanto concerne la parte aggiuntiva non costruita dall'area Lancia che ricopre una superficie di 150.000 mq, pare si siano interessate trenta aziende, anche se tale ipotesi è ancora tutta da verificare: i contratti non sono stati formalizzati e si è ancora a livello di intenzioni.
Per quanto concerne ancora gli strumenti urbanistici di cui parlava l'Assessore Cerchio, il Piano regolatore del Comune di Chivasso è stato approvato la scorsa settimana e prevede un'area aggiuntiva di ben 1.800.000 mq; per cui, fatto salvo quanto attualmente occupato dall'ex area dello stabilimento Lancia più i 150.000 mq dell'area di pertinenza Lancia, più 1.800.000 mq sempre prospicienti la sede Lancia, credo che l'area di Chivasso possa effettivamente, per tutte le condizioni che noi conosciamo di privilegio, costituire un'area di sviluppo estremamente interessante.
Volevo sapere dall'Assessore qualche notizia più circostanziata in merito al Regolamento CEE n. 2052. E' pur vero che l'Assessore ha detto che questo Piano dovrà riguardare l'area di declino industriale, ma qual è l'ammontare delle somme a disposizione? Quali i progetti che possono essere esaminati ed approvati, quali, insomma, gli strumenti significativi perch il polo chivassese diventi effettivamente polo-pilota non solamente per la provincia di Torino, ma per la regione Piemonte? Desidererei ancora sapere come possa essere applicata, nella fattispecie, la nuova legge n. 64 e cosa significa la frase "potranno essere proficuamente attivati specifici sottoprogrammi a misura del Piano operativo 'plurifondo'"; a tale proposito mi pare abbia detto che la Regione dovrebbe pensare agli aiuti per l'avvio di servizi comuni. Cosa sono questi servizi comuni? Quale il significato di questo avvio? Sono affermazioni interessanti, che però meritano una specificazione.
Non ho altro da dire se non ringraziare l'Assessore per quanto ha detto e per le ulteriori specificazioni che vorrà dare sugli interrogativi che ho posto.



PRESIDENTE

Chiederei all'Assessore Cerchio, visto che siamo in sede di discussione di interrogazioni ed interpellanze - seppur importanti ed inerenti una questione centrale se in sede di replica vorrà cortesemente essere sintetico. Ricordo al Consiglio che, così come il Consigliere Chiezzi ha risollecitato la questione con una sua lettera, a suo tempo io stessa riportai alla Conferenza dei Capigruppo che da tempo giace la richiesta reiterata negli ultimi giorni da parte delle Organizzazioni sindacali, di fare ulteriormente il punto della situazione in Consiglio regionale sulle tematiche del settore. Se i Capigruppo lo riterranno opportuno, dovremo calendarizzare un incontro sul tema "industria-lavoro". Ritengo che molti degli interrogativi posti saranno fra le questioni centrali di un futuro eventuale dibattito in Consiglio.
La parola all'Assessore Cerchio per alcuni chiarimenti.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, istituzionalmente e correttamente le risposte a queste interrogazioni - che io stesso ho sollecitato con una lettera al Presidente, in quanto erano da alcuni mesi iscritte all'o.d.g. - sarebbe stato giusto porle globalmente ed urgentemente, in quanto, con ogni probabilità, nei prossimi mesi avrebbero subìto degli aggiornamenti come i colleghi stessi hanno indicato.
Tenuto conto che si sono susseguiti vari dibattiti di altra natura, ma sempre inerenti il Regolamento CEE n. 2052, l'approvazione del POP ed altri confronti anche in sede di Commissione, poteva essere questa risposta globale un passaggio di aggiornamento per poi riaggiornare, fra qualche settimana, qualche mese, gli ulteriori sviluppi. Pertanto ringrazio il Presidente di avermi concesso questa opportunità, non tanto per esserci tolti delle risposte ad interrogazioni, ma per aver fatto un ulteriore passaggio di confronto.
Essendo in fase "illegittima", perché non è concesso all'Assessore replicare alle interrogazioni, voglio solo confermare al collega Chiezzi che nel rapporto interlocutorio con quel Ministro che aveva annunciato alcune comunicazioni in ordine ai finanziamenti della FIAT e ad altri quesiti, vi è stata un'ulteriore sollecitazione che non si esaurisce con le risposte alle interpellanze.
Mentre al collega Picchioni, che pone un problema di un certo spessore se cioè anche la legge n. 64 potrà essere utilizzata nel nord, rispondo che certamente questa è la strada sulla quale ci stiamo muovendo. Lo stesso accordo di programma, che in qualche misura realizza problemi di possibilità aggiuntiva al Regolamento CEE n. 2052, è la strada sulla quale percorrere alcune esperienze. Lo stesso discorso vale per il sottoprogramma, richiamato, di servizi alle imprese che è una specifica indicata in applicazione del Regolamento CEE n. 2052, perché non si tratta di concedere finanziamenti per nuove localizzazioni di aree industriali attrezzate, ma di tutto un necessario contorno che è di supporto affinch le pluralità di unità produttive possano anche, rioccupando una parte di personale in esubero o in cassa integrazione, utilizzarlo nei servizi. Si tratta quindi di concedere ulteriori opportunità non solo ai problemi specifici di coloro che si occupano di mensa o di pulizia, ma anche di servizi collettivi ad un'area attrezzata ed intelligente.
Sulle quantità esistono fondi non indifferenti sui vari assi e forse verrà la pena, quando nelle prossime settimane verranno pubblicati i bandi riaggiornarci in una riunione operativa, per permettere un'informazione articolata su un problema che non è semplicemente una vertenza, ma di importante rilocalizzazione di unità produttive. Come diceva il Consigliere Picchioni, si tratta di un'operazione in positivo, pur nascendo da una grande negatività, cioè la chiusura di un presidio produttivo e con tutti quegli interrogativi sulla futura stabilità produttiva di alcuni grandi centri quali Mirafiori e Rivalta.
Non è sufficiente la reiterata garanzia verbale fatta anche pubblicamente da parte della dirigenza della grande azienda torinese e mondiale circa il mantenimento della testa pensante della FIAT a Torino vorremmo anche averne il corpo operante e questa mi sembra una preoccupazione che in qualche misura come Regione ci fa muovere nel rapporto con la grande azienda.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 7) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Cattaneo, Croso e Rossa.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Assegnazione agli Assessori delle deleghe di competenza regionale Presentazione relativi ordini del giorno


PRESIDENTE

Comunico inoltre che il Presidente della Giunta regionale, Brizio, ai sensi di quanto previsto dall'art. 36 dello Statuto, mi ha trasmesso in data 11/3/1993 le copie del decreto n. 956 con il quale ha assegnato le deleghe agli Assessori ordinate per gruppi di materia (il testo di tale decreto verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso) e del decreto n. 957 nel quale è stato designato all'ufficio di Vicepresidente della Giunta regionale l'Assessore Giuseppe Fulcheri.
Questo materiale è stato da me trasmesso immediatamente, sempre in data 11/3/1993, ai Capigruppo consiliari.
Lo Statuto prevede che il Consiglio sia informato; non ho ritrovato nei precedenti dibattiti riferimenti a queste questioni, ma il Presidente della Giunta ha disponibilità a richiamare direttamente in aula l'elenco delle competenze assegnate secondo una competenza che è specificamente sua in quanto lo prevede l'art. 36 dello Statuto.
La parola al Presidente della Giunta regionale, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Come ha detto la Presidente del Consiglio molto correttamente non ci sono precedenti di sorta di un'illustrazione o di un dibattito sulle deleghe date dal Presidente della Giunta in attuazione dell'art. 36 dello Statuto. Anche rivedendo le varie nomine, all'inizio del 1971 fino ad oggi ho notato che tra la nomina dell'Assessore del 4 marzo e l'assegnazione delle deleghe del 10 marzo, c'è un termine che è assai più breve della media delle decisioni della Giunta e del Presidente in proposito.
Proprio perché si è molto discusso ho detto al Presidente del Consiglio che non avrei avuto difficoltà a spiegare al Consiglio le motivazioni di una scelta che ha suscitato qualche ingiusta polemica anche per quello che attiene un presunto - che respingo in modo assoluto - mio spregio per il Consiglio regionale che mi si è voluto attribuire. Respingo tale accusa in modo assoluto perché io non ho fornito ad alcuno le comunicazioni delle mie decisioni; inoltre non erano neanche interamente maturate nel pomeriggio del 9 marzo, tanto è vero che io mi sono attenuto a quello che ho detto in questa sala, ovvero che la sera stessa avrei ancora lavorato ed ho infatti apportato ancora alcune correzioni. I decreti di delega sarebbero stati da me firmati al rientro da Parigi, come è avvenuto alle 19,30 del 10 marzo, e avrei emesso il comunicato l'11 marzo. Così è puntualmente avvenuto; se poi si sono verificate fughe di notizie, me ne dispiace profondamente. Non partono certamente dal Presidente che non ha fatto alcuna comunicazione specifica sull'argomento, e anche leggendo i giornali si nota che sono state riportate esplicitamente alcune scelte significative, ma ne mancano altre. Quindi, mancava quella completezza che poteva derivare dalla conoscenza dei decreti, che non c'è stata comunque nella sua interezza.
Lo ribadisco, perché ci tengo molto a dirlo: ho molto rispetto per il Consiglio, ce l'ha la Giunta e non abbiamo alcuna intenzione di mancare di rispetto al Consiglio. Credo che siano altre le cose che possano indebolire l'immagine del Consiglio, come quella di presentare degli ordini del giorno che by-passano il regolamento per quello che attiene le mozioni di sfiducia, o non dedicarsi tutti con molto impegno - e qui la critica vale anche per noi - con una presenza forte, continua ed attiva nel Consiglio regionale che può essere un elemento molto importante per dare all'istituzione forza e vitalità.
Fatta questa premessa, per quanto riguarda il mio atteggiamento, dico che desidero informare che mi sono sostanzialmente attenuto nelle mie decisioni - delle quali assumo ogni responsabilità politica - agli indirizzi che ho cercato di cogliere negli incontri avuti con la maggioranza prima di dare le deleghe, agli indirizzi derivati anche dal dibattito consiliare e, in terzo luogo, alle mie personali valutazioni e alla mia responsabilità, essendo queste deleghe orientate a dare risposta ad un'esigenza molto forte di cambiamento che mi è parso di cogliere nei grandi Assessorati di spesa, da troppo tempo in mano alle stesse forze politiche.
Mi sono ispirato alla vitalità della Giunta nella continuità della sua azione, perché non c'è crisi, crisi non c'è stata. La Giunta continua a lavorare, non è una Giunta a termine, anche se sa benissimo che il suo consenso viene dal Consiglio e dalle condizioni politiche che consentono di vivere, ed avendo anche ben presente che, in questo momento, ci sono due esigenze fondamentali: garantire la continuità di un governo non commissariale, ma un governo comunque espressione della volontà popolare e del sistema democratico. In secondo luogo, la possibilità di operare a pieno titolo sulle emergenze del Paese e della nostra Regione.
A queste linee mi sono attenuto e - ripeto - ho avuto in questi giorni più di un consenso al proseguimento di una linea di continuità e di stabilità che pare, in questo momento, essenziale.
A questi obiettivi sono state ispirate le deleghe, e quindi si è proceduto innanzitutto all'assegnazione dell'Assessorato alla sanità riconfermando l'Assessore Vetrino, che rappresenta anche un'esperienza importante, in quanto è stata per otto anni Vicepresidente della Giunta, e ne conosce a fondo i meccanismi. Inoltre ha forte esperienza, rappresenta una forza politica che non è né quella socialista né quella democratico cristiana, e credo che sia l'unico caso, in tutta Italia, in cui abbiamo un Assessorato alla sanità che non appartiene alla troica dei grandi partiti.
Questo già da solo esprime, comunque, un gesto e un fatto politico che significa che non c'è una volontà di tenere ad ogni costo delle posizioni di potere e delle posizioni di responsabilità.



(Commenti dai banchi dell'opposizione)



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Nelle Regioni la sanità rappresenta oltre il 70% della spesa, è l'Assessorato più importante; al Governo è diverso. Sto parlando di Regioni e questa scelta ha valenza particolare ed ha il suo peso.
Abbiamo portato avanti contemporaneamente un cambio dei due grandi Assessorati di spesa che, da più tempo, erano nelle mani dei medesimi partiti, cioè l'ambiente e l'agricoltura, con la disponibilità degli Assessori che ancora ringrazio. Con ciò si va all'85% di cambiamento delle voci di spesa, come competenza di partiti, a metà della legislatura. Non credo sia cosa di poco conto.
Si è puntato alla continuità negli Assessorati dove non c'era questa esigenza di cambiamento, dove c'era una volontà di lavoro e di operatività ed anche un'esigenza che ho valutato. L'ho già detto in quest'aula: ho valutato l'esigenza che ci fosse una continuità nel bilancio, e l'ho valutata positivamente in questo momento difficile.
C'è un quarto punto: razionalizzazione dov'è possibile. Voi vedrete che c'è molta razionalizzazione se leggerete le deleghe con attenzione, e se prenderete visione della deliberazione attuativa, che trasmetteremo al Consiglio, potrete rilevare che stabilisce la dipendenza dei settori dagli Assessorati. Questa segue sempre di 15 giorni la deliberazione precedente per la naturale puntualizzazione, ma ho già in mente, e già si conseguono degli elementi di razionalizzazione forti.
Per esempio, vi sono quattro settori che non verranno più spezzati in due: il settore Energia che era diviso dal settore Ambiente, e che dipendeva da un Assessorato, e l'Ambiente con un solo responsabile di settore. Il settore Enti locali e Polizia urbana è anchéesso accorpato togliendo la polizia dal Commercio e legandola agli Enti locali, in una concatenazione che mi pare logica.
Inoltre vi è stato l'accorpamento dell'Industria che non aveva presentato delle difficoltà alla divisione fra le Politiche industriali e i Servizi delle industrie; l'accorpamento delle Cave e delle Acque minerali che erano divise tra di loro, pur appartenendo ad uno stesso settore, e con ciò ho passato le acque all'Assessorato Difesa del suolo. Ci sono anche altre razionalizzazioni minori che comportano razionalizzazioni dei settori.
C'era poi un quinto aspetto, che ha portato una rottura che poi spiegherò, cioè l'alleggerimento delle materie del Presidente. Avevo preannunciato al Consiglio che avrei cercato di alleggerire le materie di diretta dipendenza del Presidente. Ci tengo a dire che l'ho fatto solo in parte, e mi riservo, se ci saranno le condizioni, esaminato anche il funzionamento di questo primo passaggio di deleghe, di procedere anche ad un secondo, avvalendomi dei poteri dell'art. 36 dello Statuto il quale recita: "Il Presidente provvede all'assegnazione delle deleghe o alla loro modifica, con provvedimento, ogni qualvolta il Presidente per motivi di coordinamento e funzionalità ne ravvisi l'opportunità". Intendo rispettare tale articolo, l'ho rispettato e cercherò di rispettarlo, anche dicendo che non escludo ulteriori passaggi se le condizioni lo consentiranno.
Qui ho fatto tre rinunce, tre passaggi. Uno riguarda il settore Geologico, che ho portato in questo nuovo Assessorato; questa esigenza nasce con l'Assessorato Difesa del suolo e dalla necessità di dividere un grande Assessorato come quello Opere pubbliche - Viabilità. Ciò anche secondo proposte organiche emerse dai banchi dell'opposizione, quando si era proposto di fare, per legge, i dipartimenti; nella difesa del suolo si riconosce tutta la legge n. 183 (che è la legge dei Lavori pubblici nazionale e non del Ministero dell'Ambiente), con la parte relativa al Pronto intervento.
Ho ritenuto di passare gli Affari amministrativi generali all'Assessore Gallarini; anche qui, per razionalità: avendo l'Assessore Gallarini già la delega agli appalti, è logico che questa sia completata con la delega ai contratti. E' una posizione razionale, è una rinuncia ad un mio potere diretto che ho fatto molto volentieri.
Ne ho fatta una terza, quella di passare gli Interventi penitenziari all'Assessorato all'assistenza, e la riconfermo, perché se è vero che gli Interventi penitenziari hanno una valenza interassessorile, la stessa cosa vale per molti altri interventi. Il delegato del Presidente rappresenta il Presidente; non si può pensare che poi nascano delle questioni per cui un servizio, se dipende dal Presidente, ha una nobilitazione particolare, se invece dipende da un Assessore non ce l'ha.
Credo che queste cose debbano essere superate; quello che conta è la funzionalità, l'operatività e il lavoro che ne deriva. Questi sono stati nella sostanza, gli elementi che mi hanno spinto a questo raccordo delle deleghe, che ritengo puntuale e preciso.
C'è un altro problema, anche di razionalizzazione. Unendo il commercio turismo e sport in un unico Assessorato abbiamo accorpato tutto il terziario.
Il discorso dell'artigianato è sempre stato aperto; forse la soluzione non è la migliore, ma è un passo avanti in quella direzione. L'artigianato esce dall'Assessorato del terziario e fa un passo verso il produttivo, che è il settore primario.



(Commenti e battute in aula)



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Possiamo fare tutti dello spirito, vedo che anche il Consigliere Ferrara è bravo a farlo, però gli dirò con molta simpatia che fare dello spirito è facile - lo diceva già Giovenale "difficile est non satiram scribere". E' facile fare dell'ironia, ma affrontare i problemi è più complesso e difficile.
Devo dire che l'artigianato, che viene affiancato all'agricoltura, ha tutta la sua autonomia; sono due voci di un medesimo Assessore, ma viene comunque riaccorpata la parte del terziario in un unico Assessorato andando verso una sistemazione. Avrei potuto anche unirlo, come è stato chiesto, all'industria e lavoro, ma ho ritenuto di non farlo e me ne assumo la responsabilità. Non pensavo di sottrarre all'Assessore Cerchio, in questo momento, la formazione professionale, e non volevo caricarlo in modo eccessivo dandogli anche l'artigianato, che avrebbe appesantito eccessivamente un Assessorato che è al centro di un grande confronto con i sindacati e con le forze sociali.
Proprio da parte delle forze sociali, c'è la richiesta di avere un interlocutore unico. Quindi anche questa scelta, che appare non logica, ha invece una sua logica. La spiegherò con molta franchezza ai rappresentanti degli artigiani e dirò che, a mio avviso, ha la sua validità.
Anche il passaggio di altre voci all'Assessorato dell'ambiente corrisponde a dichiarazioni sentite in quest'aula; quante volte abbiamo sentito dire: "La caccia con lo sport non ha senso, la caccia deve essere più collegata all'ambiente". Questo ho sentito dire e io ho tenuto conto di tante cose emerse da quest'aula (se avete memoria storica e se non si vuole invece fare una polemica sui nominalismi o andare alla ricerca del segno di matita del professore di liceo che vuol segnare l'errore sul compito). Non c'è errore sul compito, perché ho lavorato di persona, con molta attenzione e molto impegno.
Me ne assumo le responsabilità, tenuto conto anche della situazione nella quale ci troviamo. Infatti io non mi sono trovato, all'inizio di una legislatura, in una situazione libera e limpida: avevo dei vincoli dovuti al fatto che avevo a disposizione risorse umane di un certo tipo, che apprezzo moltissimo, ma che hanno le loro esperienze, le loro storie e le loro possibilità. Su questo terreno nasce questo rimpasto, che non vuole essere un tentativo di alzare le vele, Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Completo poi la metafora.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Non vuole essere un tentativo di alzare le vele, non vuole essere questo. Vuole essere però una presa di coscienza che tra le due possibilità, quella di un elemento di mera continuità e quella di un radicale cambiamento, c'è la via di mezzo di un aggiustamento attento puntuale e valido. E su questa strada mi sono mosso.
Su questa strada va anche il ricambio della Vicepresidenza. Mi spiace devo dirlo, dover rinunciare alla collaborazione di Bianca Vetrino, alla quale peraltro non potevo, dopo averle affidato un Assessorato di questa mole, lasciare anche un compito come quello delle funzioni vicarie. E in quest'ottica le funzioni vicarie vengono assegnate a Fulcheri, che è un Assessore non sovraccarico di impegni, che può quindi dedicare un po' di tempo anche a questa funzione istituzionale importante.
Nello stesso tempo - io penso - si attua anche un riequilibrio non inutile all'interno della rappresentanza di quelle forze che, ho già detto non appartengono alle grandi forze di guida della Regione Piemonte e del Paese.
Questa è la filosofia: una filosofia che ha il suo significato, il suo valore in un aggiustamento della presenza dell'esecutivo che, secondo me da questa vicenda esce nelle condizioni di poter continuare a lavorare positivamente in questo momento difficile, dando il meglio delle proprie possibilità - credetelo pure - con deciso spirito di servizio e con deciso spirito di assolvere un impegno. Tutto ciò, certamente - per quello che mi riguarda, ma credo anche per i colleghi senza particolari gratificazioni che non ci sono in una tempesta come quella che oggi viviamo e che - sotto questo profilo il Consigliere Marchini ha ragione - tira con vento forte ma poiché ci sono buone speranze che il vento possa cambiare, noi siamo pronti a cogliere la fase di bonaccia e la fase di ripresa migliore con spirito costruttivo.



PRESIDENTE

Ringrazio il Presidente della Giunta che ha integrato, per sua volontà le comunicazioni del Presidente del Consiglio. A questo punto non si apre un dibattito vero e proprio, perché nei precedenti non ho trovato dibattiti su tali questioni. Se intendete fare delle brevi osservazioni, avete facoltà di intervenire, però stiamo all'interno di questo tipo di impostazione, che peraltro è quella che ci eravamo dati.
Sulla questione ha chiesto la parola il Consigliere Zacchera, il quale mi ha anticipato che l'intervento del suo Gruppo verrà diviso tra lui e il Consigliere Majorino. Raccomando la brevità, perché - ripeto - siamo nella fattispecie prevista dall'art. 36 dello Statuto, in base al quale "il Presidente della Giunta dà comunicazione al Consiglio". Si tratta quindi di una competenza che lo Statuto conferisce alla persona del Presidente della Giunta in quanto organo, il quale, una volta assegnate le deleghe, le comunica al Consiglio. Se si vogliono fare delle puntualizzazioni, stiamo all'interno di questo contesto.
La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Grazie, Presidente, e ringrazio anche il Presidente Brizio per quello che ci ha detto stamane. Direi che questo dibattito è iniziato con le manette a Maccari, è proseguito con diversi interventi e finisce oggi nel modo più scontato. Ma oggi ne parlerò non in modo polemico o perlomeno cercherò di non farlo, anche se non mi faccio illusioni di essere ascoltato. Eppure, Presidente, mi rifaccio semplicemente alle sue stesse parole per sottolineare alcune conclusioni che, mi duole, sono diverse dalle sue. Mi rifaccio a due frasi che lei ha detto nel dibattito della scorsa volta: lei ha detto che avrebbe fatto le scelte con criteri di competenza provocando dei movimenti in quegli Assessorati dove alcune "incrostazioni", per situazioni portate avanti nel tempo, consigliavano un avvicendamento. Innanzitutto constato che in definitiva uno solo è stato il vero avvicendamento: quello dell'Assessorato all'agricoltura. Mi tengo i commenti perché ho detto che non voglio essere polemico, però prendo atto che determinate posizioni politiche da noi portate avanti in quest'aula hanno avuto determinati effetti. Sorvolo sulla questione della sua mancanza di stile, cosa che mi ero appuntato, però le ricordo che lei ci aveva detto che mercoledì sera avrebbe rinunciato alla partita per sistemare le competenze assessorili, poi abbiamo sentito in televisione come erano già stati divisi gli Assessorati, e le pongo subito delle questioni prettamente pratiche.
Le pongo una domanda alla quale lei ha già implicitamente risposto, e cioè se questi cambiamenti siano dovuti a motivi di competenza o a motivi politici. Lei sostiene che sono dovuti a motivi di competenza. Vorrei farle osservare alcuni risultati che escono da questo nuovo "collage". Lei ha detto: "Ho accorpato determinati Assessorati perché così funzionano meglio". Bene, adesso abbiamo da una parte un Assessore all'agricoltura che si occupa dell'agricoltura e un altro che si occupa di foreste. Ora: agricoltura e foreste non sono due materie complementari. Ancora: abbiamo ora da una parte un Assessorato che si occupa di scarichi industriali ed un altro che si occupa di acque, quindi nella materia "scarichi industriali" e nella materia "acque" si interferisce con due Assessorati. Abbiamo poi il discorso dell'agricoltura e dell'artigianato che non c'entrano niente tra loro, e può essere solo una scelta di spartizione di incarico, ma mi chiedo a chi andrà l'uso delle acque in agricoltura, perché diventano ora due Assessorati diversi, ma soprattutto c'è la questione della divisione dell'Assessorato all'ambiente che io trovo estremamente grave.
L'Assessorato all'ambiente, che ha tutta una serie di problematiche specifiche, è a questo punto condotto su due binari ideologicamente diversi. Allora, nel rispetto dell'opinione di tutti, gestire la partita ambientale con due carature diverse porterà a problemi pratici gravissimi.
E si pensi poi agli effetti anche pratici con i lavori delle Commissioni consiliari: come ci si trova con questi nuovi Assessorati? Sono delle scelte, le rispetto, però c'è una cosa che io chiedo al Presidente Brizio. Lei lo può pensare benissimo, ma non trovo coerente che lei venga a dire in Consiglio regionale che ha in mente dei nuovi accorpamenti che saranno probabilmente più validi. Bene, poniamo che non ci siano adeguamenti politici in quello che lei ha voluto, o vorrà, fare, ma non si può venire a dire a capo di una struttura di 3.000 persone che si hanno in mente degli accorpamenti. In economia aziendale mi hanno insegnato all'Università che quando dirigo una struttura con un concetto di staff o di line (in questo caso è una interdipendenza tra staff e line in una Giunta esecutiva regionale) qualsiasi cambiamento deve essere talmente calibrato che prima va provato a tavolino per mesi per vedere se funziona.
Lei, da solo, in una sera, rinunciando alla partita, ha deciso che cosa era meglio e cosa era peggio? Ma che cosa chiedono i cittadini a questa Regione? Presidente, abbia pazienza, ho detto che non volevo fare polemica però io le chiedo: i cittadini alla Regione chiedono che cosa? Di produrre.
Che cosa? Servizi. I servizi attraverso che cosa passano? Attraverso la burocrazia. Ma lei ritiene che sia semplice scambiare così profondamente la struttura regionale muovendo competenze che toccano l'85% del bilancio senza creare nella struttura burocratica dei contraccolpi enormi? Magari alla fine saranno anche delle soluzioni meravigliose, ma non può avere la presunzione, perché questa è presunzione, di avere risolto i problemi.
Secondo me, non è vero che non abbiano pesato in questa situazione delle questioni politiche estremamente gravi perché o lei vive in un castello o vive nella verità di tutti i giorni, e la verità di tutti i giorni dice che queste contrapposizioni hanno portato il peso anche di realtà politiche.
Qui abbiamo una scelta politica, il che non è un male, ma si tratta di avere il coraggio di dirlo. Però, attenzione, ecco dove io le contesto la scelta politica: non nelle sue scelte di cui lei è legittimamente il responsabile, ma nella collegialità. Presidente, lei era collegialmente responsabile dell'attività e delle cose fatte dal collega Maccari. A questo punto io mi chiedo se una collegialità politica abbia la credibilità di portare avanti queste cose, soprattutto un atteggiamento che contraddice le cose che si dicono qui da quelle che succedono fuori. Presidente, guardi che prima di criticare lei, critico me stesso, critico il mio partito quando dico che non interpreta sufficientemente le cose che cambiano. Ma qui continuiamo a perdere le settimane senza capire che cosa fuori succeda.
Lei aveva alcune scelte obbligate e per la sostituzione di Maccari con la Vetrino noi stessi abbiamo detto: "Ci va benissimo", ci sembrava una scelta felice all'interno della Giunta, ma quando compie dei rimpasti lei fa un'operazione di carattere politico, di corresponsabilità, di collegialità all'interno della Giunta. Allora, Presidente, mi scusi, ma a quel punto sarebbe stato diritto-dovere suo, ma soprattutto dovere, di venire qui in Consiglio regionale con le sue dimissioni. Perché? Perché a questo punto la situazione non è più quella dei 60 Consiglieri regionali così come sono stati eletti. La situazione ben diversa che c'è fuori avrebbe portato oggi in caso di elezione, a determinate situazioni secondo me diverse. Quando lei fa la scelta partitica di non allargare la maggioranza, di non voler cambiare i suoi partner in Giunta fa una scelta che, secondo me, è contro la storia, ma di cui lei si tiene le responsabilità con l'ammissione che parte della colpa non è sua, ma nostra, dei partiti di opposizione che in questa situazione non sono in grado di portare delle alternative alla sua Giunta. La sua Giunta, però, usufruendo dei regolamenti ed operando quel cambiamento, si è anche rifiutata di ascoltare qualsiasi altro suggerimento che per esempio, anche soltanto nella divisione degli Assessorati, poteva arrivare dalle forze di minoranza. Quindi, lei si assume questa responsabilità.
Andando alle conclusioni, penso che lei avrebbe dovuto verificare una realtà. L'Assessore Fiumara è stato eletto con 26 voti, più il suo, che non si è votato, fa 27 voti su 60: questa è la realtà! La realtà ci dice che il collega Cattaneo oggi pare abbia ricevuto altri due avvisi di garanzia.
Presidente Brizio, cosa succede se viene inquisito un altro Consigliere di maggioranza o un altro Assessore di questa Giunta regionale? Troverà che c'è un altro sistema di dividere le deleghe per superare i problemi che esistono fuori da quest'aula e che sono una realtà effettiva all'interno della nostra Regione? Questo è il punto! Che cosa ha fatto la Giunta in definitiva come bilancio di quasi tre anni di attività? E cosa vuol fare nei prossimi due anni? Di questo ne parlerà più diffusamente il mio Capogruppo, ma questi sono i fatti. Era il momento in cui si poteva tirare una riga, era il momento in cui si potevano operare delle scelte diverse in cui si poteva anche ascoltare il parere di qualcuno che, in perfetta buona fede, come dice e come credo sia anche lei, cerca di portare un proprio contributo al dibattito.
Siamo alla fine. Il discorso della Giunta è così concluso, almeno per oggi. Però la Giunta è nel guado esattamente come prima, anzi più litigata di prima, perché ci sono tre partiti all'interno della sua Giunta che sono molto più spaccati di come erano all'inizio del rimpasto della Giunta, così questa Giunta regionale è più legata di prima alle strutture partitiche, e la situazione è più aggrovigliata di prima.
A proposito di queste competenze incrociate, che non mi permetto di criticare, le dico che è superficiale e veramente approssimato l'averle decise a tavolino senza rendersi conto prima di determinate strutture esistenti. Le faccio gli auguri, Presidente, perché ne ha proprio bisogno.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Desidero fare una comunicazione al Consiglio prima di dare la parola al Consigliere Majorino.
Come i colleghi ricorderanno, nella convocazione per la seduta odierna del Consiglio era specificato che attorno alle ore 12,30 si sarebbero dovute svolgere le votazioni relative al completamento della composizione di alcuni Comitati di controllo per i quali la scorsa seduta del Consiglio non si era raggiunto il quorum sufficiente nella votazione di nomina. Credo sia corretto rispettare questo orario che era già indicato nella convocazione del Consiglio, quindi io proporrei di sentire adesso l'intervento del Consigliere Majorino, che promette un intervento breve e lo ringrazio anche per questo, dopodiché interromperemo momentaneamente gli interventi su questo punto per procedere alla votazione; la discussione proseguirà subito dopo. La proposta, tenuto conto dei tempi, è quella di non sospendere i lavori del Consiglio per la consueta pausa di pranzo.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Assegnazione agli Assessori delle deleghe di competenza regionale Presentazione relativi ordini del giorno (seguito)


PRESIDENTE

Ha ora facoltà di intervenire il Consigliere Majorino in merito alle deleghe assegnate agli Assessori.



MAJORINO Gaetano

Presidente Brizio, lei ci ha ricordato che la Giunta è rimasta al suo posto, senza ritenere di doversi dimettere, ai fini di garantire la continuità del governo e di operare sulle emergenze. Poi ha motivato le ragioni del suo macchinoso metodo per ridistribuire le deleghe, sulle quali il nostro Gruppo si è già collocato con la dettagliata analisi critica del collega Zacchera. Noi ci saremmo aspettati, Presidente, che ai fini di irrobustire, dal suo punto di vista, l'operazione di ridistribuzione delle deleghe, allo scopo - come lei ci ha detto di poter operare efficacemente sull'emergente, ci avesse detto quali sono le intenzioni programmatiche della Giunta per questa fine legislatura, perché abbiamo di fronte a noi solo più 24 mesi operativi: è infatti noto che, con marzo 1995, il lavoro di azione della Giunta e del Consiglio sarà sostanzialmente terminato.
Allora, nel contestarle di non averci detto quale sia il programma a breve termine di questi ultimi 24 mesi, devo ricordare che nel settembre 1991 è stato elaborato da lei, Presidente, e dalla sua Giunta un documento dal titolo: "Linee programmatiche di medio termine della Giunta regionale e orientamenti per l'aggiornamento del Piano regionale di sviluppo". Si ricordava, nell'introduzione di questo documento, che si manteneva fede all'impegno di cui al documento programmatico del 25/7/1990 e si precisava quale sarebbe stata l'azione di governo sul piano operativo dal settembre 1991 in avanti. Questo documento è stato consegnato a tutti noi Consiglieri, ma non è mai stato discusso, non è mai stato oggetto di dibattito in aula. Il documento aveva un certo titolo di forma e di sostanza solenne, "Linee programmatiche di medio termine della Giunta regionale e orientamenti per l'aggiornamento del Piano regionale di sviluppo", ma - ripeto - non è stato fatto il dibattito. Presidente, io adesso non intendo soffermarmi più di tanto per censurare questo mancato dibattito; colgo solamente il dato, che si commenta da sè, che non si è proceduto al dibattito e quindi si è verificata un'inadempienza politica di notevole spessore.
Al punto in cui siamo, Presidente, di fronte al fatto che la Giunta ha scelto di rimanere arroccata al governo della Regione Piemonte nonostante i noti scandali politico-giudiziari e nonostante la diatriba verificatasi nell'interno della maggioranza e culminata con la dissociazione del Capogruppo del PSDI, era doveroso, nel momento in cui lei, Presidente, fa un rimpasto e ridistribuisce le deleghe, dirci in due pagine quello che ritenete di fare nei prossimi 24 mesi! Ritengo che questa omissione sia politicamente grave, perché dopo le vicende di questo ultimo mese e dopo il rimpasto era il meno che si potesse fare, e dopo quell'inadempienza risalente al settembre 1991 (mancato dibattito sul documento programmatico) era doveroso spiegarci i dieci provvedimenti amministrativi, le dieci iniziative legislative che volete prendere in questi 24 mesi! Per ovviare a questa manchevolezza, a questa inadempienza politica, la nostra opposizione si avvale di un ordine del giorno che è lo strumento a disposizione delle minoranze, delle opposizioni, per richiedere alla Giunta di redigere e di presentare al Consiglio, entro 20 giorni da oggi, poco importa se il termine verrà superato, un documento contenente queste indicazioni. Non mi pare di chiedere delle cose straordinarie. Presidente dopo il rimpasto, dopo la ridistribuzione delle deleghe, dopo i fatti e fattacci di questo ultimo mese, in sostanza lei dice "proseguiamo per garantire la governabilità del Piemonte". Benissimo: per questi 24 mesi le chiediamo la presentazione in Consiglio di un documento contenente le linee programmatico-operative dotate di fattibilità, di quanto ritiene la Giunta stessa di poter svolgere sino alla fine della legislatura, per consentire alle forze politiche di valutarlo e di potersi collocare.
E' una richiesta il cui fondamento politico appare di tutta evidenza e confido che questo brevissimo ordine del giorno, che chiede solo di sapere che cosa pensate che debba accadere nei prossimi 24 mesi, sia ampiamente ammissibile.



PRESIDENTE

Consigliere Majorino, valuteremo successivamente la questione posta da questo ordine del giorno.


Argomento:

NOMINE


PRESIDENTE

Come preannunciato, sospendiamo momentaneamente la discussione sul punto aperto dalle comunicazioni del Presidente del Consiglio e passiamo al punto 41) all'o.d.g.: "Nomine".
Invito i Consiglieri che intendono partecipare alla votazione per le nomine dei Co.Re.Co, ad entrare in aula.
Si proceda alla distribuzione delle schede.
Ha chiesto la parola il Consigliere Zacchera. Ne ha facoltà



ZACCHERA Marco

Mi rivolgo a lei, come Presidente in questo momento dell'assemblea, per dirle che io ritengo - è la sesta volta che lo dico in quest'aula - e lo pongo come quesito, a cui lei cortesemente vorrà rispondere, se non si stia compiendo un atto illegittimo. Queste persone sono già state bocciate dal Consiglio regionale molte volte: siamo arrivati, credo, alla sesta votazione. Mi chiedo come sia possibile non capire che, evidentemente questo Consiglio regionale non vuole eleggere queste persone. Perché, se una persona voleva partecipare alle terne delle candidature proposte oggi da un anno e mezzo non può partecipare alla presentazione della propria candidatura? Avremmo potuto avere degli altri nomi evidentemente più graditi al Consiglio regionale!



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Li hanno mandati gli Ordini.



ZACCHERA Marco

E' questo che io contesto! All'interno delle scelte negli Ordini professionali viene operata una discriminazione politica e questo è andare contro la ratio e la volontà della legge n. 142/90. Ma io ho posto alla Presidenza una questione formale, cioè come sia possibile reiterare gli stessi nomi che sono già stati bocciati, alcuni per la sesta volta! Secondo me, lo pongo come domanda, è un atteggiamento scorretto ed illegittimo.
Vorrei avere rassicurazioni, perché non voglio partecipare ad atti illegittimi. Mi riservo la dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

Consigliere Zacchera, le rispondo subito: non c'è stata nessuna bocciatura di queste candidature, semplicemente non hanno ricevuto il quorum di voti necessario secondo la legge regionale. Quindi non si tratta di bocciatura, questo è molto chiaro e su questa base l'Ufficio di Presidenza e i Capigruppo hanno riproposto la questione all'ordine del giorno del Consiglio, pertanto si può procedere.



ZACCHERA Marco

Faccio a questo punto una domanda, se mi è concesso: come posso esprimere la mia opposizione al nome - è il primo che mi viene in mente del dott. Scacchi Pierangelo? Come posso esprimere la mia opposizione in altra maniera?



PRESIDENTE

Come opposizione nel voto?



ZACCHERA Marco

Sì.



PRESIDENTE

Semplicemente non votandolo.



ZACCHERA Marco

Allora vede che lei ha dimostrato che la mia opposizione da sei volte l'ha portata alla conseguenza che non era valida questa votazione, quindi io ho espresso la mia opposizione.



PRESIDENTE

No, no!



ZACCHERA Marco

Mi scusi, Presidente, è stato lei a dirmelo!



PRESIDENTE

No, è semplicemente che alcuni Consiglieri per scelta politica peraltro legittima, hanno ripetutamente non partecipato alle votazioni.
Questo ha determinato una difficoltà nel conseguire il quorum e questo spiega il perché si sia dovuti ricorrere ripetutamente...



ZACCHERA Marco

Non condivido.



PRESIDENTE

Consigliere Zacchera, la questione io la considero chiusa.
Prego quindi di procedere, se le schede sono state distribuite all'appello nominale per la votazione.



ZACCHERA Marco

Vorrei fare la dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

Ne ha facoltà.



ZACCHERA Marco

Dichiaro che non parteciperò a questa votazione. Chiedo però che sia verbalizzato quanto ho detto precedentemente e formalizzato nel senso che se oggi venisse raggiunto l'accordo e questa normativa passasse poi al Commissario del Governo, la Presidenza del Consiglio regionale voglia cortesemente allegare alla decisione, cioè alla deliberazione, il fatto che i Consiglieri Zacchera e Majorino ritengono che sia stata violata reiteratamente la legge.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto, devo ribadire che non si ritiene assolutamente che ci sia alcuna violazione di legge perché dato che di quorum si tratta noi non possiamo leggere nella volontà di chi non vota. Noi possiamo semplicemente registrare che il quorum è stato raggiunto o che non è stato raggiunto perché nelle schede, nel momento in cui un nome si vota o non si vota, noi non possiamo leggere alcuna volontà di tipo politico. Ci assumiamo tutta la responsabilità di dire che dobbiamo dare la possibilità, riproponendo questa votazione, che questi organismi diventino operanti ed è ciò che ci chiede oltretutto anche una normativa di carattere nazionale. Non si tratta quindi di illegittimità, ma proprio di far operare questi organismi nella pienezza della loro costituzione. Finora non abbiamo fatto altro che prendere atto della mancanza di un quorum, quindi procediamo fintantoché il quorum verrà raggiunto, perché noi non dobbiamo né dovremmo dare letture di volontà politiche su un candidato o su un altro. Noi stiamo in un discorso che riguarda il quorum previsto dalla legge.
Prego, Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, dichiaro che non parteciperò a questa votazione.
Ritengo che le osservazioni fatte dal collega Zacchera meriterebbero maggiore attenzione da parte della Presidenza, ma la Presidenza ha valutato in altro senso.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Sartoris.



SARTORIS Anna

Non mi voglio impegolare su questioni tecniche, perché sono convinta che il collega Zacchera non abbia tutti i torti. Dichiaro che come al solito io non parteciperò alla votazione sulle nomine perché, come ho detto più volte, credo che queste rappresentino uno dei punti più negativi ed oscuri della Regione e degli altri enti locali (Province e Comuni). Spero però che questa volta ce la facciate, perché facciamo veramente ridere tutte le altre Regioni, siamo diventati una barzelletta! Questi Co.Re.Co sono diventati una barzelletta oltre che il mercato delle vacche!



PRESIDENTE

La prego di non usare più queste espressioni, altrimenti davvero il livello del nostro Consiglio, anche per questo tipo di espressioni, decade troppo. Ci sono tanti problemi, ma c'è anche la forma che ha lo stesso valore.
Visto che le osservazioni che stiamo facendo sono tutt'altro che lievi desidero precisare ulteriormente a quest'aula che abbiamo valutato, come Presidenza, che stiamo proprio chiedendo al Consiglio di adempiere ad un obbligo di legge perché i Co.Re.Co, devono diventare operanti. Se poi abbiamo una normativa che prevede un quorum e c'è difficoltà a raggiungerlo noi abbiamo l'obbligo di sottolineare al Consiglio di venire a votare augurandoci che il quorum venga raggiunto. E' per questo motivo che mi sono anche permessa di indicare nella convocazione del Consiglio l'ora della votazione, proprio perché è un obbligo al quale il Consiglio deve adempiere. Quindi, nulla questio rispetto alla richiesta di alcuni Consiglieri che le loro dichiarazioni vengano allegate nella trasmissione delle votazioni, perché questo lo abbiamo sempre fatto, attiene alla cosiddetta trasparenza, ma è altra questione. Una cosa sono le questioni di carattere politico, altra cosa sono le questioni di legittimità. Noi riteniamo che se non riportassimo in votazione queste questioni faremmo addirittura un'omissione. Sono opinioni di carattere evidentemente diverso.
La parola al Consigliere Zacchera per un'ulteriore precisazione.



ZACCHERA Marco

Mi scuso con lei e con tutto il Consiglio se sto facendo perdere del tempo, ma la questione è importante.
Intendo porre due questioni. La prima è che queste nomine sono datate a quel certo giorno in cui scadeva il termine in cui si potevano presentare le candidature. Questo è successo diversi anni fa ormai, quindi io dico che se avessimo nel frattempo riaperto i termini avremmo avuto degli altri candidati che potevano essere più o meno simpatici al Consiglio regionale ma per esempio oggi - questa è una questione che pongo specificatamente alla Presidenza - abbiamo delle schede elettorali con addirittura nomi dei candidati di allora con a fianco scritto "non disponibile", perché nel frattempo, passato un anno o più, alcuni candidati si sono ritirati. La legge però dice che ci devono essere le terne indicate dai Collegi professionali per le nomine ed allora bisogna dire che non è più osservata perché se arriviamo addirittura al fatto che tutti i candidati di una terna abbiano scritto a fianco "non disponibile" (si veda, ad esempio, la scheda relativa alla nomina del Co.Re.Co, di Saluzzo), mi potete spiegare come viene applicata la normativa che prevede che ci sia una scelta tra persone indicate dagli organismi professionali? Che cosa si doveva fare allora? Mantenere in vita i Co.Re.Co, pro tempore, procedere ad un'apertura delle domande, raccogliere le nuove adesioni e venire in votazione.



CAVALLERA Ugo

Siamo senza Co.Re.Co.



ZACCHERA Marco

Lo so anch'io che siamo senza Co.Re.Co, e che bisogna farli, per facendoli in questo modo la prima persona che ricorre blocca per l'attività del Co.Re.Co, per mesi, ecco perché io ho fatto perdere - me ne scuso ancora cinque minuti al Consiglio regionale! Non è possibile votare su liste nelle quali a fianco di alcuni nominativi c'è addirittura stampato "non disponibile"! Toglie la possibilità di obiettiva votazione.



PRESIDENTE

Devo ulteriormente dirle che la Commissione Nomine, che è intervenuta per competenza su questa materia, moltissime volte ha esaminato tutte le questioni che lei ha portato qui e anche tante altre questioni che non sono state portate. Riteniamo che la predisposizione delle schede distribuite ai Consiglieri sia legittima. Oltretutto esiste un decreto legge, che è stato anche convertito, che ci impone di procedere, per cui sulla base di tutte le considerazioni che ho fatto ritengo che noi dobbiamo rispondere ad un adempimento di legge. Pertanto mi auguro e vi invito a far sì che si possa procedere alla votazione per ottenere tale quorum, tant'è che abbiamo interrotto una discussione molto importante sotto il profilo politico per l'esigenza di rendere operanti questi organismi.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Le chiedo proprio solo un minuto. Ho ascoltato con attenzione le sue parole: l'Ufficio di Presidenza, preoccupato che un adempimento obbligatorio per legge venisse omesso, ha dato un'interpretazione della vicenda che l'ha portato non sull'opportunità, ma sulla necessità di riporre in votazione questa lista di candidati.
Volevo chiederle, signora Presidente, questa ipotetica omissione di atti d'ufficio in cui lei e i colleghi, giustamente, non volete incappare...



PRESIDENTE

Non incappare, compiere.



CHIEZZI Giuseppe

...si limita alla necessità di porre in votazione questo atto o voi ritenete si estenda alla necessità di votarlo? Vorrei capire su quale strada mi incammino. Se lei dice che è "obbligo", pena l'omissione di atti d'ufficio, votare questi candidati personalmente non voglio compiere alcuna omissione.



PRESIDENTE

Non confonderei la materia amministrativa con quella di carattere penale. Vi dico semplicemente che è adempimento al quale dobbiamo procedere. E' chiaro che, se non si procedesse, potrebbero esserci delle conseguenze, alcune delle quali ho richiamato poc'anzi.
In ogni caso, ritengo che dobbiamo adempiere alla costituzione dei Comitati di controllo.



CHIEZZI Giuseppe

Ho capito quanto sta dicendo, ma dato che la posizione che ho assunto nella stragrande maggioranza di queste nomine è di non partecipare al voto perché non condivido i metodi di spartizione di queste cariche - metodo che non condivido neppure questa volta - vorrei che fosse chiaro che la mia posizione non è di omettere un atto: io compio un atto di votazione attraverso la forma di non partecipazione, per contrastare questo modo di ripartizione delle nomine.



PRESIDENTE

Consigliere, credo di aver detto a quest'aula tutto ciò che le consentirà di prendere o meno delle decisioni in ordine al voto.



CHIEZZI Giuseppe

Non mi è chiaro, grazie.



PRESIDENTE

Personalmente, penso di aver chiarito.
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

In primo luogo, signora Presidente, non si può non registrare la gravità di quanto sta avvenendo, e cioè che questo Consiglio non riesca a produrre le nomine in materia giurisdizionale di controllo.
Quando diciamo che bisogna recuperare il senso dello Stato, delle istituzioni, significa che tutti, maggioranza e minoranza - soprattutto la minoranza, in questi casi - devono sapere che l'interesse delle istituzioni, ovvero che le istituzioni funzionino, deve prevalere sull'interesse di qualcuno di noi, ovvero che funzionino in un certo modo che siano affidate a certe persone rispetto ad altre.
Questo, sicuramente, è episodio di gravità assoluta, rispetto al quale signora Presidente, penso di suggerirle di valutare l'opportunità, qualora anche oggi non si riesca a fare le nomine, di inviare una memoria al Commissario del Governo ed al Ministro competente per sottolineare se non ci siano le condizioni per il commissariamento del Consiglio.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere, può ripetere? Mi stavano parlando, ma sono interessata a quanto stava dicendo lei e che non sono riuscita a sentire.



MARCHINI Sergio

La prego, signora Presidente, anche a scanso di responsabilità premesso che l'Ufficio di Presidenza ha sempre posto all'o.d.g. la questione, se il risultato che si deve perseguire è un risultato complessivo, non regionale poiché il Governo concorre a queste nomine, le propongo, per personale atto di responsabilizzazione per tutti, a cominciare dal sottoscritto, ma anche di scarico di responsabilità per lei e i suoi collaboratori, di segnalare la materia al Commissario del Governo e al Ministro, ai fini di un eventuale commissariamento ad acta del Consiglio rispetto a questa specifica fattispecie.



PRESIDENTE

Come ha già ricordato il Vicepresidente Monticelli, oggi non è prevista la consueta sospensione dei lavori, tant'è che mi ero permessa di richiamerei l'esigenza di essere presenti in aula ad una certa ora per procedere alla composizione di questo organismo indispensabile.
Diversamente, vi sono Co.Re.Co. (ad esempio, quello di Ivrea) in cui gli atti passano per decorrenza di termini e quindi non vengono sottoposti ad alcun controllo.
Si proceda alla distribuzione delle schede per le seguenti nomine.


Argomento: Nomine

Co.Re.Co. (art. 42, legge 8/6/1990 n. 142 e L.R. n. 30/91). Sezione decentrata di Ivrea. Nomina di 1 esperto effettivo.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giuseppe Battegazzore.


Argomento: Nomine

Co.Re.Co. (art. 42, legge 8/6/1990 n. 142 e L.R. n. 30/91). Sezione decentrata di Novara. Nomina di 4 esperti effettivi e di 2 esperti supplenti.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Poiché nessuno dei candidati ha riportato la maggioranza richiesta dall'art. 3, comma quarto, della L.R.
n. 30/91, dichiaro non valida la votazione.


Argomento: Nomine

Co.Re.Co. (art. 42, legge 8/6/1990 n. 142 e L.R. n. 30/91). Sezione decentrata di Saluzzo. Nomina di 1 esperto supplente.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Domenico Papalia.


Argomento: Nomine

Co.Re.Co. (art. 42, legge 8/6/1990 n. 142 e L.R. n. 30/91). Sezione decentrata di Alessandria. Nomina di 1 esperto effettivo e di 1 esperto supplente.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti la signora Maria Affatato (esperto effettivo) e il signor Vincenzo Gallina (esperto supplente).


Argomento: Nomine

Co.Re.Co. (art. 42, legge 8/6/1990 n. 142 e L.R. n. 30/91). Sezione decentrata di Vercelli. Nomina di 1 esperto supplente.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giuseppe Castelli.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Assegnazione agli Assessori delle deleghe di competenza regionale Presentazione relativi ordini del giorno (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo il dibattito sulle comunicazioni del Presidente in merito all'attribuzione delle deleghe agli Assessori.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Colleghe e colleghi, i fatti si possono solo discutere e commentare. La scorsa seduta di Consiglio, terminata alle ore 19,15, tornando a casa si è udito dal telegiornale regionale che il rimpasto di Giunta era stato deciso dal Presidente Brizio e si è udito l'elenco della ridistribuzione delle deleghe. Durante tutta la giornata di Consiglio il Presidente non ha detto una sola parola - seppur richiesto - sul tema. Ora, il fatto che il mattino dopo i quotidiani riportavano l'organigramma della Giunta, quello presentato successivamente in modo ufficiale dal Presidente, seppure con qualche scelta mancante, è un atteggiamento che non può essere commentato diversamente che da spregio della centralità!



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Ripeto che non ho detto niente, non puoi dire una cosa del genere! Io non so chi fornisce le notizie ai giornali, ti sfido a dire questa cosa alla Procura della Repubblica!



CHIEZZI Giuseppe

C'è chi cerca di difendere la centralità del proprio ruolo o chi si mette a gridare dopo aver omesso in Consiglio una dichiarazione sul rimpasto della Giunta e di fronte ai Consiglieri regionali di opposizione pochi minuti dopo aver avuto conto di questo rimpasto, come minimo Presidente...



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Quell'elenco non era completo.



CHIEZZI Giuseppe

D'accordo non era completo, mancava qualcosa, ma qui è mancato tutto sui giornali mancava qualcosa, benissimo, ma qui è mancato tutto, eravamo allo zero! Lei, Presidente, sostiene di non essere stato: Presidente, se abbandona la seduta...



PRESIDENTE

Il Presidente Brizio può essere libero di uscire un momento.



CHIEZZI Giuseppe

Possiamo anche essere liberi di tirarci le bottiglie, possiamo essere liberi di fare tutto, ma questa è una nuova prova di spregio di quest'aula!



PRESIDENTE

Mi permetto di interpretare: il Presidente ha ritenuto di dare delle spiegazioni e pertanto si sente in dissenso con quello che lei sta dicendo.



CHIEZZI Giuseppe

Se io dovessi abbandonare quest'aula tutte le volte che sono in dissenso con quello che sento, non sarei quasi mai presente, visto che al 98% delle proposte voto contro.
L'esercizio della democrazia evidentemente è un esercizio continuo e non si smette mai di imparare; caro Presidente, lei non è presente in aula ma spero mi stia sentendo appena fuori dall'aula. Come minimo l'organizzazione delle sue funzioni riservate è inaffidabile, mettiamola così. Ognuno di noi, lei soprattutto, ha funzioni che devono rimanere riservate, se questo non accade verifichi un po' l'affidabilità di chi pu sapere quello che lei pensa, perché lei stava pensando, però qualcuno conosceva i suoi pensieri e li ha propalati alla stampa e alla televisione.
Quindi non so se ci sia un responsabile della fuga di notizie, ma ciò è avvenuto e io ritengo che getti del discredito su queste istituzioni.
Per quanto riguarda il merito della proposta, trovo ci sia aria di vecchio copione. Lei, Presidente, poteva essere destinatario di qualche speranza, la speranza che il rimpasto del Presidente fosse diverso dal rimpasto delle lottizzazioni solite messe in atto dai gruppi dirigenti dei partiti. Questa speranza è stata delusa, perché a mio avviso lei ha interpretato nel solito modo quello che comunque sarebbe avvenuto in seguito ad una ripartizione spartitoria sulla base di vecchie logiche di potere.
C'è aria di vecchio, per tanti motivi. Il primo che voglio citare è quello della disinvoltura con cui si assegnano le competenze. Per noi impegnati pro tempore in politica (qualcuno non pro tempore, ma per mestiere) non le pare, Presidente, che sia giunta l'ora di porre dei confini alle nostre capacità e alle nostre conoscenze? Non ci pare giunto il momento in cui limitarsi ad osservare il precetto che essere alfabetizzati sia l'unica condizione e l'unico limite alla nostra capacità e alla nostra scienza politica sia un po' troppo? Possibile che si continui nel vezzo che ciascuno di noi può fare qualsiasi cosa, perché in politica basta saper leggere e scrivere? Penso che questo sia un modo vecchio e poco capito, sempre meno capito e sempre meno produttivo, perché risolvere i problemi di questa società è sempre più difficile. Occorrono o no competenze anche in politica? Eppure anche dal rimpasto che lei ha fatto, e sulla base della storia di ciascuno degli attori, questo vecchio modo, in base al quale chiunque può fare qualunque cosa, viene ripetuto attraverso la distribuzione delle deleghe.
Poi lei dice - e qui le parole se non son pietre son pietruzze di avere fatto una ripartizione seguendo dei criteri di turnazione di partito. Ma che partiti e partiti! Qui non ci sono i partiti, Presidente, o sì? Non dovrebbero esserci; qui ci sono degli eletti, ci sono dei Gruppi consiliari autonomi, ma qui i partiti non dovrebbero governare, dovrebbero governare i Gruppi. Questo è un lapsus, senz'altro, che però la dice lunga sulla logica che lei ha seguito, quasi a volersi riparare da critiche che potevano provenire dai partiti stessi.
Lei ha detto, nei suoi comunicati stampa, che gli Assessorati di spesa hanno turnato. Bene, perché non ha turnato l'Assessorato di spesa che si riferisce alla forestazione? E' un Assessorato di spesa; eppure la forestazione è rimasta appiccicata, come con "l'attak", alla persona fisica dell'Assessore Lombardi e non è stato possibile schiodarla da lì, in barba ad ogni buon senso. Come mai questa spesa rimane incollata all'Assessore Lombardi? Avete cambiato l'85% delle voci di spesa. Peccato che non facciate questo ragionamento in questo modo: il 70% della spesa è stato arrestato ed è reo confesso; il 15% della spesa è inquisito. Voi avete l'85% della spesa o arrestato o inquisito e questo non vi basta per andarvene! Inquisito perché c'è un'indagine della Magistratura!



LOMBARDI Emilio, Assessore regionale

Dì le cose giuste!



CHIEZZI Giuseppe

C'è stato un sequestro...



(Proteste dai banchi della Giunta)



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, la prego.



CHIEZZI Giuseppe

C'è stato un provvedimento di sequestro!



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, la prego di ascoltare il Presidente!



CHIEZZI Giuseppe

Io ascolto chi voglio!



PRESIDENTE

Dire che qualcuno è inquisito significa che è stata aperta un'inchiesta, cosa che non risulta.



CHIEZZI Giuseppe

No, è stata aperta un'indagine.



PRESIDENTE

Per la delicatezza della questione, la prego di essere più cortese.



CHIEZZI Giuseppe

La cortesia va bene, ma si può forse discutere in quest'aula? Va bene se ne vada Presidente Brizio, se non vuol discutere se ne vada! Per quanto riguarda poi il merito, la tutela ambientale separata dall'uso del risanamento delle acque che senso ha?



(Il Gruppo della DC abbandona l'aula)



CHIEZZI Giuseppe

La minoranza se ne va; la maggioranza se ne va. Presidente, non ci sono le condizioni per proseguire, non ci sono le condizioni per un confronto democratico in quest'aula.
Tutti hanno abbandonato l'aula. Io protesto contro questa difficoltà.
Solo la ex Vicepresidente Vetrino, che ringrazio, è rimasta. Non posso concludere il mio intervento perché non c'è più il numero legale: ci sono dieci persone in aula!



PRESIDENTE

E' vero che in questo momento non c'è il numero legale in aula, per prima di interrompere per mezz'ora i lavori per il pranzo, visto che non abbiamo le presenze in aula, desidererei sottolineare al Consigliere Chiezzi, così come a tutti i Consiglieri, che se un momento di presa di attenzione c'è stata da parte della Giunta, e anche di irritazione, è legata al fatto che usare in maniera impropria la parola "inquisito" ritengo che possa essere...



(Interruzioni da parte del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Mi lasci finire, Consigliere Chiezzi, io non l'ho interrotta.
Credo sia mio dovere dire ad un Consigliere, chiunque esso sia, di maggioranza o di minoranza, di non usare la parola "inquisito" in relazione a fatti che potrebbero non esistere e non corrispondere al vero. Ho ritenuto doveroso richiamarlo; oltretutto credo di aver anche avuto un riguardo nel richiamare questa questione. Dobbiamo, in un momento così difficile, cercare noi stessi di non esasperare ulteriormente le situazioni.
Visto che siamo in questa situazione, interrompiamo la seduta. I Capigruppo sono immediatamente convocati dalla Presidente del Consiglio.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,35, riprende alle ore 14,20)



PRESIDENTE

La Conferenza dei Capigruppo ha concordato di continuare il dibattito interrotto, approvare la deliberazione di cui al punto 23) all'o.d.g. ed iniziare il dibattito inerente la parte generale sulla legge dello IACP.
La seduta, per richiesta dell'aula, terminerà alle ore 17. Pregherei quindi i Consiglieri che intervengono di voler essere essenziali nei loro interventi.
La parola al Consigliere Chiezzi per una precisazione e una continuazione che chiarifichi il senso del suo intervento.



CHIEZZI Giuseppe

Riprendo il mio intervento dal punto in cui l'avevo lasciato, anche grazie alla riunione dei Capigruppo che ha deciso di riprendere i lavori del Consiglio con presenze adeguate. I lavori si sono interrotti in seguito ad una reazione sdegnata di numerosi componenti della maggioranza, forse tutta, a seguito di mie dichiarazioni. Ricomincio proprio di lì.
Il Presidente Brizio, al quale bisogna dare atto di essersi accorto della fuga di notizie e di essersene dispiaciuto, ma al quale bisogna chiederne conto (questo è un tema su cui non ritornerei) nella sua relazione di oggi e la scorsa volta in Consiglio ha detto cose di grande pesantezza. E' stato proprio il Presidente Brizio che mi ha fatto venire in mente il ragionamento che ha turbato tanti di voi.
Il Presidente Brizio ha detto: "Una delle ragioni per le quali ho effettuato il rimpasto di Giunta è quella di togliere la responsabilità di centri di spesa nei casi in cui questi sono stati appannaggio per troppo tempo di", ditemi voi cosa: Gruppi consiliari, persone, soggetti fissi.
Lavoro contro lo sfascio delle istituzioni, e vorrei che le mie parole (che non sono pietre) fossero piccolissimi sassolini.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Non di persone.



CHIEZZI Giuseppe

Non di persone; allora appannaggio di Gruppi consiliari? Mi dica lei Presidente, appannaggio di cosa, perché voglio che sia lei a dirlo, non voglio strumentalizzare.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Sono dei Gruppi consiliari che rappresentano i partiti.



CHIEZZI Giuseppe

Sono dei Gruppi consiliari che rappresentano dei partiti. Ma questa affermazione vi pare poco pesante? A me pare di eccezionale pesantezza, e non la voglio commentare, perché si commenta da sola.
Proprio a seguito di questa osservazione ed anche a seguito della posizione politica che esprimo, questa Giunta avrebbe fatto bene ad andarsene, perché aveva un Assessore che era stato incarcerato.
Avevo anche chiesto al Presidente Brizio: "Sino a che numeri resisterete, dovessero aumentare i provvedimenti della Magistratura?". In questa logica, ho fatto il seguente ragionamento. Se guardiamo questi centri di spesa (dai quali Brizio vuole togliere i riferimenti politici fissi da troppi anni) dal punto di vista dei provvedimenti di indagini, di iniziative della Magistratura, in che situazione siamo? Mi ha impressionato il fatto che il centro di spesa dell'agricoltura rappresenti il 15% del bilancio e il centro di spesa della sanità il 70%.
Allora ho detto...



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

No, solo per una precisazione: il 15% comprende anche l'ambiente, che è stato cambiato.



CHIEZZI Giuseppe

Comunque, già partendo dal 70% della sanità, i numeri erano alti. Ho quindi fatto un ragionamento, che ripeto e ripropongo. Questi centri di spesa sono giganteschi: su uno di questi c'è il provvedimento che ha portato alla custodia cautelare del responsabile dell'Assessorato; l'altro centro di spesa è..., lo ripeto meglio; anzi, su questo gradirei che lei Presidente Brizio, ed anche lei, Assessore Lombardi, mi faceste giungere due righe scritte in cui mi dite cosa si può dire di quel che è successo all'Assessorato all'agricoltura: continuerò a ripetere quelle due righe perché non voglio eccedere, anzi mi dà fastidio. Ditemi voi cosa posso dire.
Ma cosa ho detto che ha suscitato la reazione? Devo aver detto: "C'è un centro di spesa in cui è stato arrestato un responsabile; c'è un centro di spesa inquisito". Quella parola, inquisito, che secondo me era una scintillina - e che adesso ripeto, state attenti - ha fatto scoppiare un pandemonio: evidentemente la miscela esplosiva c'era ed è bastata una piccolissima scintilla a farla esplodere.
Però il senso, che voglio ripetere, è questo: c'è un centro di spesa l'Assessorato all'agricoltura, che è... Non volete che dica inquisito? Non lo dico. Indagato? Non volete che dica indagato? Non lo dico. Soggetto a provvedimento di esibizione? Non lo dico. Soggetto a sequestro? Non lo dico. Al centro di indagine della Magistratura? Non lo dico. Ma ditemi cosa posso dire del fatto che la Magistratura ha inviato a prendere dei documenti all'Assessorato all'agricoltura.
Questo era semplicemente il senso del mio intervento: rendere conto che la Magistratura ha inviato a prendere dei documenti all'interno dell'Assessorato all'agricoltura. E' questo che è successo, ed è questo che volevo dire (se è questo ciò che è successo).



LOMBARDI Emilio, Assessore regionale

Caro collega, questo è già stato detto in Consiglio, proprio in risposta ad una sua richiesta.



CHIEZZI Giuseppe

Certo, ma io posso riprenderlo in tutti Consigli questo fatto.



LOMBARDI Emilio, Assessore regionale

Ma lei lo ripete in un momento sbagliato.



CHIEZZI Giuseppe

Posso citarlo in un ragionamento politico, ma ripeto: tutte le volte che mi riferisco all'Assessorato all'agricoltura, se tanto vi turbano le parole sintetiche, userò le parole che voi mi indicherete, perché non voglio strumentalizzare nulla.
Se la parola giusta è: "Visto che in quel centro di spesa vi è stata una richiesta di esibizione", la ripeterò; mi sembra però che questa scintilla abbia innescato un grande malumore che forse si era addensato per tanti altri motivi.
Ringrazio la Presidente - non illustro ulteriormente le critiche che penso anche altri riprenderanno sulle contraddizioni riguardo all'omogeneità degli incarichi - e rinnovo il mio impegno a condurre in quest'aula le battaglie dure quanto necessario, rispettose di questo Consiglio e rispettose della realtà dei fatti alla quale cerco sempre di attenermi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Il Presidente della Giunta ci ha messo a conoscenza ufficialmente della ridistribuzione di deleghe che ha deciso e di cui, in qualche modo, in gran parte eravamo a conoscenza già da una settimana, attraverso gli organi di informazione.
Non voglio contribuire a discussioni che da tre o quattro volte si riprongono sulle questioni generali, nel senso che è noto che, come molti altri, ritengo questa ridistribuzione di deleghe uno strumento insufficiente per affrontare la crisi di fondo che ha questa maggioranza.
Tuttavia, non entro più di tanto nel merito della questione.
Sto quindi dentro i termini della discussione che il Presidente Brizio di fatto, ci impone, ricordando alcune cose. La prima. Quando il Presidente annunciò questa ridistribuzione di deleghe - che immagino fosse fatta partendo dalla valutazione che la situazione precedente non era la più adeguata, la più razionale, visti anche alcuni avvenimenti recenti - parl in qualche modo accettando le osservazioni e le proposte fatte da alcuni di noi, anche di modifiche, di turnazioni - non so esattamente quale parola utilizzare - all'interno delle strutture degli Assessorati. Oggi non ce ne ha parlato.
Io ho letto su qualche giornale - ma non so quanto sia attendibile questa notizia - che tale questione sarebbe rinviata a quest'estate. In proposito ritengo - nella logica del Presidente, non nella mia che un rimescolamento di Assessori, al di là della razionalità di tutte le parti di questo rimescolamento, non sia sufficiente se non porta con sé anche interventi rispetto alle strutture degli Assessorati e rispetto alle dimensioni delle forze e del personale all'interno degli stessi.
Dico questo a memoria di questo dibattito e mi sia permesso ricordare un piccolo fra i tanti episodi che si potrebbero citare e di cui ancora ieri abbiamo avuto conoscenza anche se erano cose a molti di noi stranote.
Ieri in una riunione laterale a quest'aula, che non voglio neanche chiamare per nome, è emersa la notizia, peraltro molto nota a parecchi di noi, che l'Assessorato alla sanità aveva un Servizio ispettivo in questi ultimi anni costituito da due persone. Credo che la cosa non abbia bisogno di particolari commenti. Non posso accettare l'idea che il Presidente della Giunta non fosse a conoscenza che un'azienda - se così vogliamo chiamarla che aveva a che fare con 6/7.000 miliardi, avesse un Servizio ispettivo negli ultimi anni composto da due persone.
Nella riflessione che il Presidente della Giunta sta facendo, vorrei che riflettesse anche sulle scelte - che sono politiche che riguardano le strutture degli Assessorati, le forze, le risorse di personale che si impegnano perché anche queste, come il nome di un Assessore vecchio o nuovo, sono scelte politiche che non possono essere ignorate.
Non credo che in quel caso - ma ne potrei fare tanti altri ad esempio si potesse pensare che un risparmio di energie in un settore delicato come quello fosse un risparmio economico. Mi permetto di dire che se il Servizio ispettivo dell'Assessorato alla sanità fosse stato composto da venti persone anziché da due, forse in questi anni avremmo risparmiato molto dal punto di vista economico. Quindi invito il Presidente della Giunta a prendere in considerazione anche questo tipo di problematiche che forse sono meno spettacolari di altre, ma per quanto mi riguarda ritengo siano le più importanti.
In merito alle decisioni del Presidente della Giunta sulle deleghe insieme al collega Giuliano ho presentato un ordine del giorno che affronta quella che mi sembra la più discutibile delle scelte, cioè l'accorpamento dell'agricoltura con l'artigianato, o meglio: il mantenimento della separazione dell'artigianato da altre deleghe che mi sembrano coerenti con esso, in modo particolare quelle del lavoro e dell'industria. Credo che la Presidente del Consiglio non ritenga che questo ordine del giorno sia votabile: decida lei in quale forma (se attraverso la non accettazione o attraverso il formale rifiuto, o attraverso i 40 voti richiesti) non entrare nel merito formale di questa richiesta.
Devo dire che nell'insieme alcune delle scelte che ha fatto il Presidente Brizio hanno una loro razionalità: ad esempio, ritengo che la delega dell'energia sia stata posta in una condizione di maggiore razionalità rispetto all'Assessorato in cui era prima; da certi punti di vista anche la delega della caccia è sicuramente in una logica di razionalità, seppure a mio parere sia politicamente limitata.
Vi sono alcune deleghe che hanno una loro razionalità, altre che sono discutibili; è stato detto che questa suddivisione ulteriore delle problematiche ambientali è sicuramente discutibile. Prima ho fatto l'esempio dell'agricoltura e dell'artigianato. Presidente Brizio, mi permetta di dire che alcune deleghe ci ripropongono una logica che non è quella della razionalità né tanto meno delle competenze, ma è una logica che sa un po' di vecchio. Quindi io chiederei che almeno sulle cose che meno sono difendibili - questa è la parola che mi viene il Presidente della Giunta, nella sua autonomia funzionale, riprendesse in considerazione alcune proposte.
Ho finito questo intervento che è già stato troppo lungo. Ripropongo al Presidente della Giunta di avere, se è possibile, un chiarimento rispetto alle intenzioni che ha riguardo alle strutture degli Assessorati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Goglio.



GOGLIO Giuseppe

Prima di fare due o tre riflessioni sull'argomento "distribuzioni deleghe", faccio due puntualizzazioni su quanto è stato detto in quest'aula la settimana scorsa.
Prima puntualizzazione. Il Presidente Brizio, a una domanda precisa che io gli avevo posto, cioè se riteneva che fossero necessari i provvedimenti che lui aveva preso e stava per prendere, ha risposto nella sua replica: "Goglio è scontento perché voleva fare l'Assessore, forse alla sanità".
Gradirei che il Presidente mi dicesse dove ha attinto questa notizia perch io direttamente non l'ho chiesto a lui, nella riunione di maggioranza dei Capigruppo tanto meno, anzi: ricordo che in quella riunione nessuno ha avanzato pretese di questo genere, le uniche proposte che sono state fatte sono state fatte dal Capogruppo della DC Picchioni, che ha proposto prima il Consigliere Cucco, e poi in seconda battuta il Consigliere Marchini. Di altri argomenti di questo genere non se ne è parlato. Quindi, mi farebbe piacere sapere dove ha attinto queste notizie.
Seconda battuta. Dovrei fare alcune precisazioni su quanto aveva detto il mio collega Gallarini, ma si è fatto carico lui personalmente di dare le spiegazioni del caso in quest'aula, quindi tralascio il problema.
Infine, il Consigliere Capogruppo Picchioni nel suo intervento ha fatto trasparire - non so se siano sue illazioni personali - dei dubbi sull'effettiva veridicità del documento che io ho portato in aula o sulla firma che portava questo documento. Non è nelle mie abitudini di usare documenti falsi, firme false e di fare pasticci d'ogni genere, anzi, le dirò, Consigliere Picchioni, che io sono tranquillissimo: tutte le volte che suona il campanello alla mia porta penso sempre che sia il postino quidi vorrei sapere con quale criterio ha insinuato che potesse essere qualcheduno che ha firmato il documento che non ne aveva la facoltà.



(Interruzione del Consigliere Picchioni)



GOGLIO Giuseppe

Mi lasci parlare, perché io lascio parlare tutti gli altri.
Non abbiamo ancora chiarito i fatti interni al nostro partito, quindi oggi interverrò a titolo di Consigliere e di portavoce del Partito socialdemocratico torinese, quindi in proprio.
Viviamo giorni nei quali anche sulle nostre spalle di semplici Consiglieri regionali, di esponenti politici, di uomini di partito, anche se nel mio caso si tratta di piccolo partito, gravano pesanti responsabilità: la pubblica opinione è scossa e frastornata dalle inchieste giudiziarie che in tutta Italia, in Piemonte ed anche a Torino, hanno portato alla luce gravi irregolarità commesse da pubblici amministratori da uomini politici e da imprenditori. Anche la Giunta regionale del Piemonte, nella persona di un suo autorevole esponente, è stata colpita dalle inchieste dei giudici, ai quali riconfermiamo l'apprezzamento per l'opera svolta e nella cui azione abbiamo piena fiducia.
Mi sono chiesto più volte in questi giorni come sia possibile tenere alto il valore dell'impegno politico, come riaffermare il ruolo che nella nostra democrazia hanno i partiti, come sottolineare la bontà di chi dedica le sue energie al compito di amministrare la cosa pubblica in un momento così difficile. In altre parole, mi sono chiesto come sia possibile spiegare all'opinione pubblica, giustamente indignata dalle scoperte legate a Tangentopoli, l'importanza di valori ai quali ho sempre creduto, evitando che la sfiducia ed il sospetto travolgessero tutto e tutti senza più distinzione. Non è una ricetta facile da trovare, ma sono sicuro che qualcosa si può fare: ribadire ancora una volta la necessità di una più efficace trasparenza del funzionamento dell'Ente Regione e riaffermare il dovere di limitare l'uso delle logiche partitocratiche nell'esercitare le funzioni di governo, non credo sia inutile. E' ora, alla luce di queste necessità, che occorre valutare il rimpasto di Giunta, che lei, signor Presidente, ha concluso in questi giorni. Ebbene, dirò subito che le modalità che hanno portato al rimpasto mi hanno lasciato e mi lasciano molto perplesso, anzi dirò di più, mi hanno amareggiato.
Credo che una buona occasione per ridare forza al governo del Piemonte sia stata persa; credo che la medicina usata per guarire la Giunta regionale della ferita subìta con la comunicazione di un Assessore sia del tutto insufficiente. Lei, signor Presidente, ha seguito la solita vecchia logica, che l'ha costretta ad eseguire, nonostante l'ampia delega a sua disposizione, un rimpasto di piccolo cabotaggio reso ancora meno efficace da un accorpamento di deleghe che definire inspiegabile e confuso suona come un complimento.
Il nostro partito si attendeva di più, tutta la comunità piemontese così profondamente colpita dai gravissimi problemi che affliggono il sistema produttivo con i suoi drammatici risvolti occupazionali, pretende di più; invece è prevalsa ancora una logica nella quale ogni partito ha usato il rimpasto per risistemare il giardinetto di casa, con grande attenzione a non perdere neppure un briciolo di potere, come se nulla o quasi nulla fosse successo.
In tutto questo, signor Presidente, lei ha accettato di svolgere un compito quasi notarile, lasciando fuori dalla porta la possibilità di un rimpasto che non si trasformasse in un valzer di poltrone e fornisse invece la prova della voglia di cambiare e di ridare le forze alla Regione Piemonte. In questa situazione il Partito socialdemocratico torinese ha espresso, tramite i suoi organismi, la convinzione che fosse venuto meno il vincolo di maggioranza che ha sorretto in questi anni la Giunta: di volta in volta noi saremo gli osservatori attenti degli atti di governo della Regione e li valuteremo positivamente o negativamente a seconda del fatto che essi lascino emergere quella voglia di trasparenza e di rinnovamento che l'opinione pubblica reclama a gran voce.
Sono fermamente convinto che in una situazione nella quale tutte le forze politiche necessitano di una profonda azione di rinnovamento, che faccia loro ritrovare la sintonia con i problemi del Paese e riguadagnare la stima e la fiducia dell'opinione pubblica, i vecchi steccati eretti dal vecchio sistema partitocratico intorno alla Giunta dovrebbero essere cancellati.
E' per questo motivo che io in quest'aula, non ritenendomi parte integrante della maggioranza, non porrò opposizioni preconcette, ma ritengo di dovere e di potere agire di volta in volta con coscienza e libertà di giudizio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, come liberali ci siamo già pronunciati su questa vicenda più volte e quindi non riteniamo di ritornare più di tanto. Prendiamo atto delle determinazioni che ha assunto il Presidente, prendiamo atto che un percorso che la maggioranza ha avviato si è concluso; di questo percorso alcuni passaggi sono totalmente metodologicamente, oggettivamente e soggettivamente condivisibili in assoluto, come la delega immediata alla collega Vetrino dell'Assessorato alla sanità; altri passaggi sono stati meno immediati e forse in qualche misura hanno determinato l'insorgenza delle lagnanze che sono state qui riportate.
Se il nostro Presidente, al quale già una volta ho augurato di essere ricordato come Cavour, verrà ricordato come Napoleone, voglio dire che rispetto al baleno che è stata la signora Vetrino, il fulmine delle deleghe è arrivato un po' in ritardo. I liberali si compiacciono del fatto che all'Assessore Fulcheri sia stata riconosciuta la Vicepresidenza, questo è sicuramente un fatto che attiene alla persona, ma attiene anche evidentemente, al ruolo che questo Gruppo svolge nel Consiglio e con questo il Gruppo considera superata, se caso mai è stata considerata aperta, la questione di riequilibrio dei ruoli all'interno del sistema di questo Consiglio.
Devo anche dire, però, che sono state introdotte da alcuni colleghi delle questioni reali rispetto alle quali non è possibile rimuovere la nostra attenzione. Esiste un documento del Gruppo MSI che noi riteniamo non proponibile, ma che pone comunque l'esigenza che queste decisioni stiano all'interno di fatti politici che non siano solo l'efficienza.
Questo mi sembra vero e giusto: devo però dire che questo non attiene alla Giunta, ma attiene al Consiglio, quindi dal dibattito che la maggioranza saprà avviare e dal contributo critico distruttivo o costruttivo che l'opposizione saprà dare allo stesso problema che la maggioranza deve porsi.
Ricordo che la Giunta si forma sulla scorta di un documento programmatico firmato non dagli Assessori, ma da almeno 31 Consiglieri, il che sta a indicare che l'indirizzo è funzione del Consiglio e va formalizzato. In altri termini ritengo che ridurre i problemi della nostra legislatura a problemi di razionalità delle deleghe è importante ma non sufficiente. Il Presidente ha fatto quanto la maggioranza aveva auspicato i costi di un'operazione ci sono stati, in termini anche di immagine e di non comprensioni; adesso si pone, a mio modo di vedere, per il Consiglio e per la maggioranza, in particolare per i Gruppi consiliari della maggioranza, l'esigenza di esprimere la capacità di andare un po' in là dalle questioni di efficienza che la Giunta ha risolto attraverso il provvedimento del Presidente, attraverso problemi di approccio ragionieristico, come il bilancio zero, e farsi carico del fatto che governare non è continuare, ma inventare, nella consapevolezza che la nostra città, la nostra Regione, la nostra classe dirigente è in ginocchio.
Se questo essere in ginocchio, in questo momento, può essere per l'opinione pubblica un fatto che distoglie la stessa opinione pubblica dalle grandi vicende economiche, politiche, culturali che questo comporta, noi abbiamo il dovere, come classe politica dirigente (un pezzo della classe dirigente non tutta), di far sì che le questioni di emergenza vengano superate nei tempi più stretti possibili dalle questioni di programma, di progetto, di programmazione, di prospezione politica.
Ritengo quindi che la maggioranza debba, certamente attraverso lo strumento del bilancio, certamente attraverso un rilancio dell'efficienza della Giunta, ma anche attraverso un documento politico quanto meno di riduzione a termini gerarchici delle questioni che ci eravamo posti in ordine alla loro praticabilità o meno in termini istituzionali, legislativi e di risorse, immaginare che quello che è stato avviato con il provvedimento del Presidente della Giunta, d'intesa e su sollecitazione della maggioranza, sia il primo passo per il rilancio di questa Giunta e complessivamente di questa maggioranza, ma soprattutto del Consiglio.
Devo dire che le asprezze del nostro dibattito nascono anche dal fatto che il nostro dibattito, giocoforza, si è incentrato su questioni che non possono che essere oggetto di asprezze. Quando si parla di avvisi di garanzia o qualcosa di peggio, quando si parla di deleghe e altre questioni, evidentemente si riduce il dibattito a questioni di ordine marginale che poi comportano delle asprezze sicuramente non accettabili e da condannare.
Il nostro Gruppo darà il suo contributo alla maggioranza e al Consiglio perché questa seconda parte della legislatura trovi nuovo slancio e nuova capacità di proporsi rispetto alla società.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signora Presidente, colleghi Consiglieri, questo dibattito ha avuto momenti di particolare tensione e momenti di particolare significato politico, in particolare mi riferisco all'ultimo intervento del collega Goglio. Credo che pur in questa situazione sia diritto e dovere di un Consigliere esprimere le sue valutazioni, anche se possono essere valutazioni non in sintonia con l'operato del Presidente, proprio a testimonianza della lealtà che si ha rispetto a questa Giunta e a questa maggioranza, che comunque permane anche in conseguenza delle vicende di cui parlerò adesso, poiché riteniamo che un accordo di maggioranza non possa essere messo in discussione da scelte seppur non condivisibili, ma limitate ad un rimpasto.
Per esprimere la delusione del Gruppo repubblicano rispetto a questa scelta di rimpasto, credo sia necessario ed opportuno ripercorrere rapidamente la vicenda: dopo la spiacevole situazione dell'Assessorato alla sanità, la maggioranza si era riunita e aveva ritenuto di dover dare a questa vicenda una risposta forte e la risposta più forte sarebbe stata una crisi e la riproposizione, con la stessa maggioranza, di una nuova Giunta.
Tutti quanti ritenemmo, con assoluto senso di responsabilità, che questa non fosse la via percorribile oggi a Torino. Pensammo che in una situazione di instabilità oggettiva bisognava lasciare fermo un punto di riferimento nella Regione, che era il Consiglio regionale, la Regione Piemonte. Mi pare però che tutti quanti fossimo stati d'accordo nel dare qualche elemento di discontinuità e in un incontro di maggioranza, l'unico che c'è stato per quanto ne so io, si decise di dare alcuni segnali forti: la turnazione del personale, la turnazione degli Assessorati in modo da impedire che certe situazioni si cristalizzassero oppure, come aveva detto il Presidente della Giunta, si potessero creare delle incrostazioni.
Devo dire che a queste esigenze non abbiamo avuto grandi risposte. Per quanto riguarda la turnazione del personale il Presidente della Giunta la scorsa settimana ha detto che la turnazione si farà là dove sarà necessario. Questo è evidente, non c'era bisogno di un'affermazione: dove è necessario è necessario che si faccia e quindi si fa. Diverso era lo spirito di dire che comunque ci si doveva muovere, che non si dovevano creare delle situazioni che creavano quelle incrostazioni cui faceva riferimento il Presidente.
Per quanto riguarda la questione degli Assessorati si era parlato di omogeneizzazione delle deleghe e appunto di turnazione. Su questo indirizzo, che fu l'unico dato in quella riunione di maggioranza al Presidente della Giunta, si è riconosciuta totale autonomia al Presidente della Giunta. Il Presidente deve darmi atto - spero che me ne dia che il Gruppo repubblicano non ha scritto lettere, non ha fatto telefonate, non ha dato consigli, non ha sollecitato incontri. Nulla di tutto questo ha fatto il Gruppo repubblicano, però se le cose che abbiamo detto noi in quest'aula e solo in quest'aula le abbiamo dette e le cose che hanno detto gli altri Consiglieri in quest'aula e solo queste abbiamo sentito, sono vere, a me pare di capire che forse lei, Presidente, fa un po' torto alla nostra intelligenza se dice che si è attenuto rigorosamente alle indicazioni ricevute.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Non ho detto rigorosamente, ho detto in parte.



FERRARA Franco

Si è attenuto in parte, molto in parte credo si sia attenuto.
Deleghe nuove, omogeneità e conseguente eliminazione delle sovrapposizioni che c'erano che era un'esigenza sentita dalla Giunta e dalla maggioranza da molto tempo, ma c'è stato veramente questo? Io so che le sovrapposizioni erano, quelle che si dichiaravano, sanità ed assistenza mi pare però che non ci sia stato alcuno spostamento; c'erano delle sovrapposizioni tra cultura e cultura di nuovo perché l'Assessore Nerviani occupava una parte della cultura e mi pare che anche in questo campo non ci sia stato alcun chiarimento.
C'erano sovrapposizioni tra industria ed artigianato. Ebbene, al di là delle battute facili che l'omogeneità è per lettere di alfabeto o lo scorporo dal terziario, ma a quest'ultima si può facilmente replicare, come si è fatto questa mattina, dicendo che lo si è collegato con il primario che non è una omogeneizzazione molto forte, io penso che si sia peggiorata la situazione. Queste cose le dicevo prima di leggere un comunicato - che ho letto solo questa mattina perché questa mattina me l'hanno portato - del Comitato di coordinamento degli artigiani che dice delle cose che sono fortemente condivisibili. Io credo che si creerà una nuova situazione di difficoltà all'interno della Giunta. Non dobbiamo dimenticare che le competenze in materia di industria sono molto limitate: in realtà la Regione Piemonte ha competenze in materia di artigianato e ampliando, come è naturale, le competenze si cerca di apportarle a qualcosa che va un pochino oltre all'artigianato, cioè alla piccola impresa. Ma la piccola impresa e l'artigianato sono omogenei: è questo l'elemento che pu determinare nuovi conflitti! Quei conflitti che c'erano prima e che ci saranno ancora, tutti quanti presenti oggi! Io credo che giustamente, come dicono le associazioni di categoria, si è creata una situazione tendente a dare poco spazio, poco risalto, poca importanza al settore dell'artigianato che troppe volte qui incensiamo tutti come l'elemento della piccola impresa capace di creare nuove condizioni di crescita, di sviluppo, versatile capace di creare occupazione e poi di fatto lo si emargina, con tutto il rispetto che noi abbiamo per l'Assessore Fiumara che tra l'altro non è presente, in un Assessorato che si occupa di tutt'altro.
C'era anche un'altra cosa che avremmo dovuto risolvere, signor Presidente. Quando si parlò in quest'aula del famoso bilancio a base zero si disse che ci sarebbero stati degli Assessori disoccupati perch bisognava fare delle scelte forti, quindi orientate, finalizzate soltanto su alcuni argomenti e non su tutto. Ebbene, signor Presidente, che nel momento in cui si procede ad un rimpasto e si vanno quindi a ricreare delle deleghe sarebbe stato opportuno cercare di equilibrare lo sforzo e l'onere degli Assessorati e se ci sono degli Assessorati disoccupati forse era bene occuparli, anche per sfruttare completamente le energie, le potenzialità le risorse che sono a disposizione. Non è che si equilibrino mettendo dei lustrini, delle livree o dei cappelli! Si equilibrano in altro modo: omogeneizzando ed equilibrando le deleghe.
La turnazione. Non voglio tornare sulle cose che ha detto il Consigliere Chiezzi a proposito dell'85%, però è abbastanza spontaneo questo ragionamento: è vero, non possiamo non rilevare che il 70% - io dico solo il 70% - in realtà è una turnazione imposta, non è che si è turnato l'85%.
Signor Presidente, non ci tengo a fare polemica, però quando lei dice che il Piemonte è l'unico caso in tutta Italia in cui alla sanità c'è un Assessore non socialista o democristiano, mi pare giusto.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Non ho detto solo democristiano o socialista, ho detto anche pidiessino.



FERRARA Franco

Mi pare giusto lo stesso: le vicende che capitano oggi a Torino credo che naturalmente suggerissero questo e forse una replica a questo discorso può essere superata. Ma il principio di non lasciare a uno stesso partito che da anni occupava taluni Assessorati è stato ampiamente tradito: si è spostato quello che alcuni ci hanno imposto di spostare e qualche cosa d'altro, ma alcune grosse, importanti deleghe sono rimaste. Le incrostazioni cui facevo riferimento, che io spero non ci siano, sono per rimaste.
Quindi, la risposta alla bufera che ha investito la Regione Piemonte io credo con tutta onestà, signor Presidente, che non ci sia stata. La volta scorsa avevo detto che non sono un esperto marinaio, quindi non so che cosa si deve fare quando c'è una bufera, se alzare o abbassare le vele, però in politica quando ci sono delle grosse crisi si deve cercare di dare delle risposte altrettanto forti. Questo mi pare non ci sia stato.
Signor Presidente, lei ha illustrato le cose che ha fatto e ha cercato di spiegarne le ragioni. Io invece penso alle cose che non sono state fatte e mi chiedo veramente per quale motivo non sono state fatte. Riflettendoci un poco qualche risposta me la sono già data, ma non solo io; credo che anche la società civile, visto il comunicato del coordinamento degli artigiani, abbia dato una risposta abbastanza omogenea a quella che mi ero dato io.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in occasione della riconfigurazione di una Giunta credo sia dovere e compito cercare di migliorare quello che è uno dei limiti, dei vizi della modalità con cui operano le Regioni: eccessiva settorializzazione e non omogenea capacità di racchiudere le varie funzioni.
In questa occasione non si è cambiato molto, non è entrata in squadra un'unica persona, si è cambiata la dislocazione della squadra, più di difesa, più di attacco, più di centrocampo: un qualsiasi allenatore avrebbe indetto una conferenza stampa per spiegare tali cambiamenti.
Occorreva forse che il Presidente vestisse politicamente, nella proiezione che ci separa dalla fine della legislatura, questo tipo di riconfigurazione che ha delineato con le proprie volontà; se non sbaglio a questo era stato delegato.
Terzo aspetto. Una Giunta, riconfigurandosi, ha problemi di equilibri nella partecipazione dei diversi partiti al proprio interno; non penso li si possa sistemare come si vuole. Nella storia, per esempio, del centro sinistra, non è mai successo che un liberale ricoprisse il Ministero del Lavoro: non certo perché i liberali non siano capaci o idonei, ma perché si riteneva che la caratterizzazione di un governo di quel tipo, rispetto ad esperienze centriste, avesse bisogno di presenze - ho accennato ad un unico Ministero, ma potrei fare altri esempi - di un determinato tipo politico in certi dicasteri, proprio per marcarne la caratterizzazione politica.
Vediamo invece cosa è successo. Per quanto riguarda le deleghe partiamo da una funzione - diciamo - fattoriale trasversale che era in mano al Presidente della Giunta regionale e che, generosamente, ha delegato ad Assessori, a mio parere sbagliando.
Nella politica penitenziaria, competenza pienamente in mano al Presidente, si toccano perlomeno quattro funzioni di competenza di quattro specifici Assessorati. L'aver delegato, generosamente, ad un Assessore questa funzione, mi pare abbia indebolito una capacità di intervento caratterizzato dalla trasversalità. Non cito altri casi in cui probabilmente, in una situazione complessa come quella attuale, il Presidente non dovrebbe delegare, ma gestire.
La distribuzione delle deleghe è sempre molto difficile. Si diceva tanto bene dell'energia accoppiata all'ambiente, ma sarebbe anche potuta stare nel settore delle attività produttive, legittimamente; è prevalsa l'attenzione ai problemi di impatto ambientale, poteva prevalere l'attenzione agli effetti economici del settore energetico.
Capisco, Presidente, che tutto è discutibile; tuttavia, mi sembra che in certi casi si è toccata veramente una situazione di composizione per cercare di creare equilibri di pesi con modalità che non riesco a capire (sono già state illustrate da alcuni colleghi). Oggi come oggi probabilmente, bisognava costituire un polo molto forte delle attività economiche che potesse, in qualche modo, avere una riduzione degli attuali limiti di eccessiva settorializzazione.
Bisogna dare un voto a questo compito pieno: è insufficiente, ma con alcune speranze; speranze che sarebbero rimaste in piedi se lei Presidente, avesse vestito politicamente l'idea alla base di questa configurazione della Giunta, la sua progettualità politica. L'aver oggi parlato di questo problema è sembrata invece quasi una graziosa elargizione al Consiglio: non si è sostituito solo un Assessore.
Sono inoltre profondamente insoddisfatto, come militante socialista, di quel meccanismo perverso sviluppatosi nelle giornate della crisi: prima veniva data l'indicazione dell'Assessore che doveva sostituire il collega Maccari e poi si scodellava la soluzione. Questo ha una rilevanza politica decisiva; ha una caratterizzazione politica forte, a seconda di come la si disegna: non può essere ininfluente.
Nella storia del nostro Parlamento nazionale, con l'ingresso dei socialisti al Governo si era fortemente marcata una volontà di sinistra (adesso non so più se sia di moda parlare di ala sinistra e se i socialisti siano ancora di sinistra, non lo so, ma penso sia ancora così). I socialisti sono ancora di sinistra, si può usare sia il termine socialista sia il termine sinistra. Se è così, nella nostra storia si è sempre voluto far sì che i Governi in cui i socialisti erano presenti avessero una certa caratura per poter tenere il baricentro politico in una certa posizione. La perdita dell'Assessorato alla sanità, non compensata da altre aperture in aree sociali di deleghe e competenze di questa Giunta, certamente ha spostato più a destra - non lo dico in termini dispregiativi, ma come considerazione logica - l'assetto di questo governo regionale.
Personalmente, come militante socialista critico profondamente questo tipo di assetto più a destra della configurazione assunta da questa Giunta.
E' chiaro: rapidissimo l'ingresso di un socialista al governo, poi si scodellava qualcosa. Credo che un partito avrebbe dovuto capire qual era lo scodellamento, discuterne e poter esprimere lecitamente che su alcune proposte non ci si trovava d'accordo. Si poteva perdere un giorno, una settimana a discuterne, ma non sarebbe stato così grave. Così com'è stato fatto, invece, è grave. Ed a me, militante socialista, pone un problema di coscienza che mi porta a dovere giudicare il governo regionale atto per atto, battendomi per la centralità del Consiglio - chi ha in mente di riunirlo una volta al mese ha in mente di trasformarlo nella Scuola Radio Elettra per corrispondenza: io non ci starò - e pretendendo che nei lavori di Commissione la responsabilità del governo regionale sia presente e puntuale giorno per giorno, non delegando i funzionari a venire a rappresentarli.
Queste sono le piccole cose che, modestamente, come Consigliere farò.
Voglio qui sottolineare che il disegno portato avanti dalla Giunta, nei settori in cui ha operato, è mediamente positivo, con le luci ed ombre che ci possono essere state. D'ora in avanti verificherò quanto mi auguro perché sono convinto nella capacità di propulsione, a mio parere tenuta in sordina per carattere dal Presidente Brizio, di questa Giunta e nei comportamenti dei singoli componenti della compagine.
Certo, mi rammarica, come socialista, che il PSI sia entrato nuovamente in questo governo regionale dopo i due arresti nell'arco di cinque anni dei due Assessori alla sanità: fatto grosso, che avrebbe dovuto portarci a riflettere fortemente, come socialisti, se non era il caso di fare un passo indietro, sostenere responsabilmente questa maggioranza e lavorare anche per la costruzione di una più vasta alleanza che potesse affrontare adeguatamente, da qui alla fine della legislatura, i problemi esistenti.
Questa ipotesi è stata abbattuta, pazienza, ma io non posso ignorare che il Presidente ha configurato, con le deleghe, una Giunta in cui la rappresentanza socialista non occupa adeguatamente posizioni in modo tale da permettere una caratterizzazione di un certo tipo, ovvero per tenere il baricentro politico posizionato in un punto che oggi, invece, vedo spostato più a destra.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa mattina la compagna Dameri giungendo in aula mi ha detto: "Ci troviamo di fronte ad un rimpasticcio". In effetti questo rimpasto è davvero un gran pasticcio, del quale però non mi stupisco affatto. Non mi stupisco perché questo rimpasto è esattamente il frutto dello stato di disgregazione della maggioranza, una maggioranza che non c'è più, non solo politicamente, ma anche numericamente. Le dichiarazioni dei giorni scorsi alla stampa, ma soprattutto il dibattito di oggi, ha sancito che questa maggioranza non c'è più, che è a pezzi, che si è disgregata. Già nella scorsa seduta avevo sottolineato questo elemento ed alcuni interventi della maggioranza, penso a quelli dei Consiglieri Tapparo, Ferrara e Goglio, lo stesso intervento del Consigliere Marchini, lo hanno confermato.
Nel passato Consiglio ho parlato di una egemonia democristiana riconfermo questo giudizio e cerco di spiegare come si realizza nella Giunta. La Democrazia Cristiana - non ho ancora sentito l'intervento del Capogruppo, magari poi mi smentirà, ma non credo - è l'unico Gruppo minimamente compatto a sostegno di questa Giunta. Ribadisco: minimamente in quanto non credo all'assenza di problemi in tale Gruppo. Però questo Gruppo, minimamente compatto, sostiene la Giunta e con la sua compattezza coopta al suo interno alcuni Assessori degli altri partiti: questo è il dato reale che emerge e che esiste.



PICCHIONI Rolando

Noi siamo colonialisti.



MARENGO Luciano

Ma voi non avete bisogno di essere colonialisti, sono gli altri che corrono da voi, questo è il problema! Non è questione di giudizio, le abbiamo ascoltate tutti le dichiarazioni dei Gruppi che compongono la maggioranza che, ribadisco, non c'è più.
Le singole persone, caro Penasso, fanno politica e numeri. Ho sentito delle dichiarazioni di carattere politico, non solo di singole persone, e il dato che emerge è quello che dicevo prima: è solo per questo motivo che la Giunta sta in piedi.
Il Presidente Brizio si inalbera quando ribadisco che la condizione per stare insieme è quella di una politica di basso profilo, ma più di basso profilo di questo rimpasto, del dibattito e della disgregazione della maggioranza credo non ci sia niente.
Questo rimpasto è la logica del basso profilo nell'iniziativa politica: è la più bassa logica spartitoria.
Il criterio adottato non è neanche quello della razionalità, non dico della omogeneità nell'attribuzione delle deleghe, ma è semplicemente il contentino dato in ordine prioritario agli uomini, proprio per quel motivo della cooptazione alle correnti, ai partiti.
Ci troviamo di fronte ad attribuzioni inconciliabili: l'agricoltura con l'artigianato; l'economia montana e l'agricoltura separate dalla forestazione, come se si trattasse di altre questioni.
Le attività produttive, in una situazione come quella del Piemonte sono suddivise in modo inaccettabile.
Tutto questo creando, peraltro, un forte disagio anche nello stesso personale della Regione. Il fatto che si agisca in una logica che è esattamente opposta a quella dei dipartimenti, crea degli scompensi nella stessa struttura organizzativa e quindi del personale della Regione.
Ha prevalso pienamente la logica del contentino agli uomini, alle correnti e ai partiti. In questo rimpasto c'è una logica politica dell'incapacità di questa Giunta ad affrontare i gravi problemi con un'azione di governo che sia adeguata.
Non c'è una scelta programmatica per affrontare le grandi questioni economiche e sociali che la nostra Regione ha di fronte.
Le questioni dello sviluppo, del lavoro, dell'occupazione, dello Stato sociale, dell'ambiente, come si pensa di affrontarle senza governo, senza una capacità e una compattezza nell'iniziativa politica? La stessa questione morale che è emersa, frutto delle iniziative giudiziarie che hanno portato alla custodia cautelare dell'Assessore Maccari e ad altri arresti, che ha investito soprattutto il comparto della sanità e in particolare l'USSL di Asti, dimostra ciò che in altre occasioni abbiamo sottolineato, cioè il patto tra Democrazia Cristiana e Partito socialista. Non lo abbiamo sottolineato soltanto noi, ma sono state anche le ammissioni di quelli che sono stati coinvolti dall'iniziativa giudiziaria.
Credo sarebbe importante se ci fosse un segnale di discontinuità. Noi abbiamo presentato un mese fa (questo esempio dimostra che non c'è segnale di una possibile discontinuità, anzi siamo nella piena continuità anche rispetto al settore della sanità) un ordine del giorno sulla società Protecne. Fino ad oggi non siamo ancora riusciti a discuterlo in Consiglio chiediamo che si discuta proprio perché ci deve essere un segnale che si vuole andare verso il nuovo. In questo delicato settore della sanità abbiamo bisogno di averlo anche attraverso gli atti concreti sui quali il Consiglio si confronta. Così come chiediamo con forza, attraverso tutte le iniziative che si renderanno necessarie, un confronto in quest'aula sulla situazione economica piemontese. Il modo di affrontarla non è quello delle interrogazioni e delle relative risposte, come è avvenuto qui questa mattina, su un'area specifica.
Il modo di affrontare le questioni dell'occupazione e dell'economia piemontese è quello di avere un quadro organico e di capire su quali linee ed indirizzi di sviluppo e di scelte politiche, legislative ed economiche la Giunta intende muoversi, e in che modo il Consiglio può dare davvero un contributo per affrontare i gravi problemi che abbiamo di fronte.
Non è più possibile rinviare la discussione; per questo dicevo che noi nei prossimi giorni, attueremo tutte le iniziative che si renderanno necessarie per portare la discussione in Consiglio regionale, soprattutto sulle scelte che devono essere fatte per affrontare la gravità della situazione. Scelte che, sicuramente, la Giunta, per tutte le ragioni che ho detto prima, non è assolutamente in grado di fare, ed è per questo che ribadiamo che occorre, a partire da alcune discriminanti programmatiche, in primo luogo, affrontare la questione economico-sociale, le questioni del lavoro e dell'occupazione.
Occorre un nuovo governo in questa Regione che sia in grado di attuare una politica adeguata alla realtà, con forze e uomini nuovi; è l'altra delle condizioni prioritarie affinché questo governo e questo Consiglio regionale siano in grado di misurarsi con la realtà, di riuscire a ridare credibilità alle istituzioni, in questa fase così delicata della nostra vita politica ed istituzionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Io volevo dire, per quanto riguarda le comunicazioni del signor Presidente della Giunta, a titolo personale, che esse sono, come tante altre opinioni, opinabili, ma che non sono tanto le deleghe o gli accorpamenti da discutere, secondo me, ma semmai in avvenire sarà da discutere il modo in cui saranno amministrati questi cambiamenti.
Come del resto ho già detto in passato, si possono fare leggi ottime se poi l'applicazione non è controllata diventano pessime, con le conseguenze che abbiamo visto. Perciò, visto che non c'è più una vera maggioranza di governo regionale, ma non c'è ancora una nuova maggioranza della ex minoranza precedente, penso che queste comunicazioni siano perlomeno inutili, o servono solo a riaccendere polemiche mille volte ripetute; mentre invece da una parte c'è un gran lavoro regionale da fare e dall'altra ci sono cose molto più gravi.
Io avevo fatto una proposta che è stata scartata senza spiegazione come stramba. Perché ci sia un passaggio indolore dalla maggioranza precedente ad un'altra avevo addirittura proposto l'appoggio esterno da parte dell'ex-maggioranza alla nuova Giunta; sarebbe un trapasso estremamente democratico che varrebbe anche a livello statale, perché i trapassi troppo ritardati rischiano di essere violenti, e invece un appoggio esterno dell'ex-maggioranza con tutti i controlli e la trasparenza e i dibattiti possibili poteva essere una soluzione.
Comunque quello che tengo a dire è che oltre al lavoro da fare, che è ovvio, cioè la cosiddetta ordinaria amministrazione, abbiamo dei problemi enormi; assistiamo addirittura ad una minaccia guerrafondaia del fanatismo islamico.
In questi giorni è stato assassinato un eroe della resistenza e della libertà contro il fanatismo islamico. Nessuno ne parla; se fosse stato assassinato un palestinese, magari bombarolo, ci sarebbero tutte le pagine piene e un rompimento di scatole per un mese. Essendosi trattato di un vero eroe, che combatte contro lo Stato oggi più fanatico e pericoloso, che addirittura vanta di usare prossimamente le bombe atomiche su Tel Aviv nessuno ne parla, perché è molto comodo nascondersi dietro il dito e mettere la testa dentro la sabbia. L'Italia è diventata il campo di questi assassinii terroristici islamici; quindi, penso e voglio anche fare il nome di questo eroe - mi scuso se non pronuncio bene l'arabo, il che non è grave Mohamed Hussein Nagdi, perché merita di essere ricordato come uno dei grandi eroi. Egli girava senza scorta non come i nostri Ministri che ne hanno un codazzo. Naturalmente la polizia lo lasciava fare, così è stato facilmente assassinato. Tutto questo come mai avviene in Italia in modo particolare, ma non solo in Italia? Nasce da quell'aberrazione mentale che considera il fanatismo islamico come una cosa di nessuna importanza e di nessuna gravità, e da questa humus infame ed avvelenata è nata una legge altrettale, la legge Martelli. Anche Bobbio, il socialista Norberto Bobbio si è accorto, in ritardo, molto in ritardo, della gravità del pericolo islamico. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano.



GIULIANO Valter

Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi Consiglieri, abbiamo sentito con attenzione l'intervento del Presidente della Giunta di questa mattina e le conclusioni sono, peraltro forse prevedibilmente, che non siamo d'accordo con il suo intervento. Non lo siamo soprattutto laddove egli ha tenuto a rassicurare l'aula e il Consiglio di avere tenuto conto del dibattito, o meglio dei dibattiti che si sono svolti ultimamente in quest'aula. Di sicuro non ha tenuto conto degli ultimi dibattiti, che chiedevano ben altro rispetto all'operazione che si è compiuta in queste settimane. Se il collega Goglio è rimasto con l'amaro in bocca e ha svolto poc'anzi un intervento, secondo noi, di opposizione, figuratevi cosa possiamo dire noi.
No, Presidente, non siamo d'accordo con questo rimpasto che, in realtà ci sembra un'operazione di corto respiro, incapace di dare delle risposte alla crisi morale, politica, economica ed occupazionale del Piemonte.
Abbiamo, nelle scorse occasioni, reiteratamente espresso la nostra opposizione nei riguardi della linea che il governo regionale ha inteso seguire, attraverso una strada che non ha, a nostro avviso, alcun futuro e si rassegna un po' all'ordinaria amministrazione in attesa di qualche evento esterno che, in meglio o in peggio, ne corregga ulteriormente la rotta.
Ci siamo anche sforzati di fare qualche proposta alternativa che ci sembrava essere in grado di alzare il livello della risposta della Regione Piemonte alla crisi in atto. Abbiamo avuto una risposta, come sempre negativa; anzi, forse una non-risposta. Le nostre proposte di confronto hanno incontrato il solito muro di gomma.
Allora dobbiamo dire che un po' scoraggiati di fronte a questi atteggiamenti abbiamo lungamente meditato, negli scorsi giorni, sul fatto che il comportamento forse più coerente, da parte nostra, dovrebbe essere l'obiezione di coscienza della parola. Poiché però, nonostante tutto crediamo ancora nel confronto democratico delle posizioni politiche che si esprimono in quest'aula, anche in questa occasione non possiamo fare mancare il nostro contributo di critica costruttiva, che non può non sottolineare come il rimpasto sia l'ennesima occasione perduta, l'ennesimo pasticcio che ci propone una minestra riscaldata con ingredienti ormai sciapi.
La redistribuzione dei poteri all'interno della Giunta - e sottolineo dei poteri che è cosa diversa dalle deleghe e ancor più dalle competenze ha prodotto, secondo noi, alcuni Assessorati mostriciattolo, in cui si lega l'agricoltura all'artigianato, ma curiosamente le si sottrae la forestazione. Francamente non comprendiamo il motivo di questa redistribuzione, a meno che si voglia considerare ancora l'agricoltura come settore produttivo e la forestazione, invece, unicamente per le sue funzioni di protezione ambientale, di tutela del paesaggio, rinunciando invece a considerarlo settore altrettanto produttivo di risorse naturali rinnovabili.
Sull'aggregazione dell'artigianato all'agricoltura abbiamo sentito le ragioni del Presidente, ma francamente anche su questo non ci ha convinti.
Sullo specifico merito di questa operazione abbiamo firmato un ordine del giorno, soprattutto per sottolineare un'incongruenza che ci sembra necessiti di riflessione ulteriore e magari di una revisione, proprio perché dettata, a nostro giudizio, da considerazioni che vanno al di là della razionalità e della comprensibilità.
Di fronte alla crisi economica ed occupazionale, un settore come quello dell'artigianato richiederebbe invece risposte ben più forti, ben altrimenti omogenee per rilanciare un settore di qualità che noi riteniamo vitale per l'economia regionale. Per questo peraltro manteniamo - e credo che il collega Marino, che in questo momento non c'è, sia d'accordo - il nostro ordine del giorno sull'argomento.
Altri dubbi, poi, sono usciti confermati da questo rimpasto; mi riferisco, ad esempio, al mantenimento della separatezza - che riteniamo artificiosa ed artificiale - tra assistenza e sanità o a quella nuova che ci è stata proposta in materia ambientale. Ciò dimostra, ancora una volta la mancanza di una visione globale dei problemi di gestione delle questioni ambientali e territoriali che invece, nella lettura che noi diamo a questo settore, ci appare fondamentale.
E' vero, Presidente Brizio, è certamente un merito, un buon risultato di questo rimpasto, ma ci sembra poca cosa l'aver diviso l'attività venatoria dallo sport. Ma allora perché non andare fino in fondo e chiamare questa competenza non più caccia e pesca, bensì più propriamente e di certo più opportunamente gestione della fauna oppure qualcosa di simile? Vede, Presidente - e concludo - in tutta franchezza avremmo voluto e crediamo che lei avrebbe dovuto fare qualcosa di più; forse non lo ha potuto fare, anche in conseguenza del fatto che questa Giunta - come abbiamo già sottolineato altre volte, ma la riconferma l'abbiamo avuta nei lavori di oggi ci sembra sempre più debole nel suo complesso. A dimostrazione di questo c'è il fatto che i partiti che la compongono hanno sempre affermato in quest'aula di averle dato piena delega per il rimpasto oggi, invece, più di uno ha ritenuto di affermare dei distinguo di non poco rilievo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Innanzitutto ringrazio il collega Bodrero, perché ha richiamato in quest'aula una cosa che secondo me è stata ed è di una gravissima importanza, questione sulla quale io ho presentato oggi un ordine del giorno e che spero molti altri Consiglieri vorranno sottoscrivere.
Mi riferisco all'uccisione del rappresentante della resistenza iraniana che, per chi sa leggere la politica estera oggi sui giornali italiani, è un fatto di estrema gravità. Fra l'altro, questo nuovo compagno era anche un iscritto al Partito radicale. Comunque io ho presentato un ordine del giorno - che spero molti altri colleghi vorranno sottoscrivere - anche per evitare quello che poi invece dovremmo rincorrere con le nuove "guerre del golfo" che potrebbero nascere e che nasceranno in quelle zone. Chiudo comunque questo capitolo.
Presidente - Presidente Brizio, prima che Presidente del Consiglio io mi sono reso conto che in quest'aula si stanno calcificando due fazioni molto divertenti ma, secondo me, abbastanza opposte. La prima è quella delle "tricoteuses".
Come lei sa, Presidente, le tricoteuses erano quelle signore che durante il periodo della Rivoluzione francese, stavano in Place de la Concorde o nelle altre piazze dove si tagliava la testa alla gente.
Aspettando che arrivassero i nuovi condannati, facevano la maglia (da cui tricoteuses) e si raccontavano: "Adesso uccidono quello", "Ora portano l'altro", "Perché non arriva quello lì", "Lo vogliamo, lo vogliamo", "Gi la testa", e così via.
Credo che in quest'aula questa sindrome da tricoteuses sia ormai molto ma molto diffusa; ho l'impressione che i Consiglieri che incarnano questa caratteristica non sappiano lavorare a maglia, attività che forse sarebbe molto concreta e pratica per passare il tempo in queste, francamente esaurienti (nel senso che esauriscono la pazienza dei Consiglieri) discussioni sul nulla.
L'altra fazione, secondo me altrettanto pericolosa, e della cui esistenza bisogna prendere atto, è quella che definirei delle tre scimmiette, le famose tre scimmiette che tutti conosciamo: una che non vede, l'altra che non parla e l'altra ancora che non sente.
Presidente della Giunta, mi sembra che lei stia diventando sempre di più il massimo esponente di questa fazione, e le spiego perché. Io non entro nel merito delle scelte che lei ha fatto e che la Giunta ha ritenuto di fare sulla spartizione delle deleghe. Ci sono delle cose che gridano vendetta al cospetto di Dio oltre che degli uomini, ci sono altre cose che sono invece molto positive. E' chiaro che tutto è opinabile, ma secondo me mettere la forestazione vicino alla tutela ambientale è un passo avanti verso una chiarificazione di che cosa erano prima le deleghe in materia ambientale.
Come giustamente il collega Giuliano ha detto, avvicinare la caccia e pesca (purtroppo c'è questo nome perché esiste una legge sulla caccia) alla tutela ambientale è un passo avanti; allo stesso modo ritengo sia un passo avanti importante delegare le competenze carcerarie all'Assessore all'assistenza, che non significa una diminuzione del ruolo di questo servizio come qualcuno ha voluto sostenere fuori da quest'aula, ma può dare forza ad interventi in questo settore.
Certo, politicamente sono un po' spaventato dal fatto che l'Assessore Bergoglio abbia anche la competenza del settore materno-infantile, perch so che la parte politica dalla quale arriva è la parte politica più impegnata, io lo definisco nello stroncare, altri lo definiscono nel riformare la legge n. 194; ma è ovvio che, in attesa di azioni o di iniziative che l'Assessore vorrà prendere, io non detto giudizi preconcetti. Aspetteremo. Io ho sollecitato molti interventi della Giunta anche in questa materia, e vedremo come l'Assessore Bergoglio si collocherà, se sarà rispettosa delle leggi e delle esigenze popolari o invece riterrà di farne una questione di parte.
Ma qual è la questione che secondo me la caratterizza, Presidente, come il massimo esponente della fazione che non vede, non parla e non sente? Non è tanto quella del non vedere, non sentire, non parlare di quello che i giudici stanno facendo. L'ho detto migliaia di volte e non mi stanco a ripeterlo: quello che la Magistratura sta facendo è opera meritoria che deve rimanere, per i suoi effetti specifici e concreti, fuori da quest'aula.
Il Presidente della Giunta e il Consiglio non possono non vedere che l'urgenza di questo momento è di tipo istituzionale. La classe politica che è legata in diecimila modi diversi al sistema che si è basato sulle tangenti fino ad oggi, non è legittimata a far finta di nulla. La sua maggioranza, fino ad oggi, ha fatto finta di nulla, non dal punto di vista della gogna per coloro che sono inquisiti o per coloro che potrebbero diventarlo (che è ancora peggio, è ancora più aberrante come meccanismo mentale), ma dal punto di vista - lo ripeto - politico.
Ritorno dunque di nuovo all'ipotesi avanzata insieme ad altre forze: Presidente della Giunta, non rimanga su quella sedia a farsi sparare contro.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

No, certo.



CUCCO Vincenzo

Ma non da noi: dal collega Ferrara e dal collega Goglio, perché mi sembra che i colpi di cannone arrivino di là. Cosa sta a fare in quel ruolo, quando la sua stessa maggioranza la critica (e con critiche magari anche fondate, magari anche serie, perché oggettivamente le cose dette soprattutto quelle qui dette dal collega Ferrara, in parte sono assolutamente condivisibili)? Si assuma dunque la responsabilità, non di rimettere all'aula il suo mandato, ma di scegliere e di dire: "Il momento è di emergenza politica (perché noi siamo in un'emergenza politica); abbiamo bisogno di creare una maggioranza che ci conduca da qui alle prossime elezioni, su un progetto specifico di dieci punti che consenta alcune cose importanti. Chiedo e scelgo all'interno di quest'aula consiliare, fuori dagli steccati dei partiti, chi vuole - e lo chiederò a loro - accompagnarmi in questa vicenda da qui fino alle prossime elezioni, che saranno presto".
Questo è un metodo che le consente di dimostrare concretamente che sta operando fuori da quella logica partitocratica che ha affossato il nostro sistema, che è quella che consente ai vari Assessori di essere inquisiti o che è quella che consente alle varie signore della maglieria di svolgere questo ruolo di allerta "Stanno arrivando i carabinieri", che stanno svolgendo in quest'aula, così come nelle piazze, così come in Parlamento.
Presidente, io non le chiedo solo di dimettersi, lo faccio in modo interlocutorio, non presentando dei documenti che, secondo me, sarebbero perdenti in partenza in quest'aula; le chiedo di dimettersi e di ricandidarsi alla testa di una Giunta che sia espressione dell'emergenza e delle necessità che la situazione politica complessiva, quella nella quale noi viviamo, richiede.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Signor Presidente, mi pare che al termine della discussione di questa giornata occorra raccogliere alcune riflessioni che secondo me non sono di poco conto e che meritano ancora una meditazione successiva.
Innanzitutto l'incidente che ha caratterizzato la seduta del primo pomeriggio mi fa portare ad una riflessione che forse sarà anche banale che forse sarà anche superflua, ma che desidero ribadire qui, cioè che l'opposizione è il più nobile dei valori e delle funzioni di una democrazia parlamentare (su questo mi pare che tutti siano d'accordo), però è all'opposizione che ci si deve comportare come partito di governo. E quando dico che è all'opposizione che ci si deve comportare come partito di governo mi richiamo a quella tavola di valori, di comportamenti, non dico di disciplina, ma di dignità alla quale tutti i partiti devono essere tenuti indipendentemente dal ruolo che essi svolgono.
Abbiamo raccolto qui più volte una specie di sintassi sovversiva e devo dire che, contrariamente al mio temperamento, il Presidente ha saputo resistere tante volte all'eccitazione direi giacobina, per non dire anche alla concitazione squadristica con cui alcuni argomenti venivano affrontati e venivano portati alla nostra discussione. Oggi si è fatto un grande fal moralistico sulla base di anticipazioni giornalistiche. Queste anticipazioni sappiamo come avvengono, in che modo si svolgono, con le sollecitazioni alle quali tutti noi siamo soggetti. Dice qualcheduno che l'ipocrisia è l'omaggio che il vizio fa alla virtù. Vorremmo tenere conto che questa ipocrisia anche nella fattispecie è un fatto assolutamente rilevante. Credo che la correttezza di Brizio sia stata al di fuori di ogni discussione, semmai personalmente se dovessi rimproverare qualcosa al Presidente Brizio direi che sono stati i tempi diversi, è stata la sua reticenza nell'enunciare cose che erano già a tutti note. Però mi pare che ciò sia solamente un fatto di dettaglio e non meriti assolutamente la censura che alcuni Consiglieri o alcuni Gruppi politici hanno voluto elevargli. Credo che se i nostri torti sono molti, per le cose che sono state dette con varietà di accenti diversi, le nostre ragioni sono forse molto di più. Le ragioni sono tali che quando la maggioranza decide di assumere le proprie responsabilità, mi pare che non violi un bel niente, ma fa semplicemente il proprio dovere.
Oggi la gestione politica non è assolutamente un luogo del privilegio alla gestione politica si accompagna il risvolto amaro di un potere che non viene compreso, di un potere che viene vituperato, di un potere che viene accusato e di un potere che viene inquisito, per cui non c'è nulla che ci leghi assolutamente a questo nostro mandato. Il nostro Segretario politico nazionale nel discorso al Senato ha detto che non occorre espugnare la Bastiglia, non occorre fare l'assalto al Palazzo d'Inverno: basta domandare la chiave e la chiave si può dare. Pertanto non c'è nessun nobilissimo attacco contro nessuna ignobile Resistenza.
Noi siamo qui per il mandato che ci è stato dato, noi siamo qui per la convinzione che questo mandato suffraga, noi siamo qui per questo mandato che fino alla prova dei conti può ancora essere rispettato.
Certo, noi registriamo, e il nostro Gruppo lo registra, non solamente dalla minoranza, ma anche dalla maggioranza, dobbiamo dirlo, una escalation di fatti, di detti e di comportamenti. Non c'è nessun "understatement" diplomatico che ci impedisca di denunciare ciò che non va, non c'è nessun eufemismo che non ci faccia prendere atto di una situazione che forse ottimisticamente credevamo fosse relegata a qualche malumore personale.
Goglio ha detto che qualcheduno ha parlato di un giardinetto. Io voglio dire semplicemente a Goglio, proprio per la chiarezza che mi contraddistingue e credo anche per la corretta amicizia che mi anima nei suoi confronti, che innanzitutto io non ho voluto assolutamente delegittimare quella lettera che non a nome della Federazione, non a nome di un Segretario provinciale, ma a nome di una persona che non conosco, era pervenuta ai partiti della maggioranza. Questo comunque non vuol dire nulla, per carità, non è un incidente di percorso insormontabile. Per vorrei dire con estrema chiarezza e con estrema sincerità che quando qualcheduno è rimasto fuori dal giardinetto di casa è pronto a criticare l'ortolano per la semina malfatta e la potatura degli alberi incompiuta.
Ecco, dobbiamo stare molto attenti a queste cose, lo dobbiamo dire anche a tutti coloro che sentono la difficoltà di un passaggio come questo che portano su un piano pubblico, su un piano politico, le loro vicende personali, le loro vicende private, le loro illusioni e delusioni private.
Vorrei anche dire che è un fatto di costume quello di dire in pubblico ci che si dice anche in privato, perché qualcheduno - non è solamente Amato che ce lo ricorda - dice in privato ciò che nega in pubblico.
Ho sentito le critiche di Ferrara, ho sentito le critiche di Tapparo le critiche alle deleghe. Mi dispiace che tante volte ci si parla, ci si confronta, ci si spiega, ma tutto rimane nel limbo di una vaghezza di comportamenti per cui ognuno abbraccia sempre le posizioni di partenza. C'è un tasso di colesterolo politico che impedisce la fluidità normale del sangue, come ci sono delle didascaliche astrattezze nelle quali noi ci rifugiamo proprio per amore di partito, per amore di tesi, per la capacità di comprendere la difficoltà degli altri, delle cose e dei fatti.
Il discorso che fa Tapparo è un discorso che sposta politicamente il nostro Consiglio, o almeno cerca di spostarlo a sinistra. Egli vede uno spostamento a destra della Giunta, quando forse spostamenti a sinistra o a destra non ci sono stati, vede nel discorso delle deleghe un deficit non tanto di correttezza, quanto di efficienza e di efficacia nella gestione politica.
Il problema delle deleghe l'ha riassunto molto bene Enzo Cucco: piacciono ad alcuni, non piacciono ad altri, è la teoria del bicchiere o mezzo pieno o mezzo vuoto, della coperta lunga o della coperta corta, è la teoria per cui quando si fa un inchino riverente a qualcuno si mostra la schiena a qualchedun altro.
Sono problemi che devono essere rispettati e che sono certamente rispettabili, per i quali però, alla fine di questo discorso, vogliamo dire che ci deve essere chiarezza.
La Giunta non è democratico-cristiana, caro Marengo: noi non abbiamo nessuna forza, nessuna volontà e nessuna velleità di colonizzare alcuno.
Non esercitiamo il diritto di cooptazione nei confronti di altri, non scegliamo o facciamo scelte in campo altrui, non peschiamo nel campo di Agramante. Ho già detto l'altra volta che noi abbiamo rifiutato il ruolo di Paride che deve scegliere la Dea migliore proprio perché vogliamo evitare che altri si possano rivalere contro di noi. Però i partiti laici devono chiarire.
Il gioco è finito, il gioco delle ipocrisie non può avere un minuto di più. Noi credevamo che il percorso della delega, il percorso della composizione all'interno degli Assessorati, il percorso del contemperamento delle diverse istanze, delle diverse opzioni, avesse raggiunto un punto di equilibrio accettabile, soddisfacente, dignitoso, da parte della Giunta.
Oggi mi pare che da tre partiti della maggioranza questo discorso venga messo in discussione e messo in crisi. In tal caso il discorso diventa semplicissimo: l'affidabilità di questa maggioranza è in discussione! Noi siamo un Gruppo formato da diciotto membri, massimamente leale e fedele alla Giunta, in tutte le circostanze, però non possiamo assolutamente in questo momento, con queste circostanze, fare come le tre scimmie che ha ricordato Enzo Cucco e non prendere atto della situazione.
Non possiamo permettere a nessuno, come Partito della Democrazia Cristiana di fare degli esercizi di stile! Non possiamo permettere a nessuno di fare delle scapigliature post-goliardiche solamente per ritagliare un pezzo o uno spazio di eccentricità rispetto ad un organo collegiale che presuppone per la sua esistenza e la sua sopravvivenza una correttezza e una conseguenza di comportamenti che non può essere assolutamente elusa.
Mi pare di essere stato chiaro su questo punto.
Mi pare anche di raccogliere che le istanze portate dalle opposizioni dalle opposizioni serie e fra queste metto anche quella di Chiezzi, abbiano fatto luce su alcune opzioni possibili. Qualcheduno ha domandato lo scioglimento del Consiglio e le elezioni; qualchedun altro, come Chiezzi ha domandato un governo istituzionale; qualchedun altro ancora ha domandato un governo diverso.
Le ipotesi sono tutte aperte. Come ho detto prima, la chiave della Bastiglia c'è, il Palazzo d'Inverno non bisogna assolutamente assaltarlo: le possibilità di fare maggioranze alternative ci sono. Il Gruppo della Democrazia Cristiana, se tale è il pronunciamento dei partiti minori del quadripartito oggi, è disponibilissimo a verificare tutte le situazioni anche l'ipotesi di un governo istituzionale non ci è ostica, perch evidentemente in tale occasione potremo raccogliere, al di là dei legami e dei vincoli di ogni partito, le istanze, le risorse umane, intellettuali le capacità, le volontà che questo Consiglio sa esprimere. Però questo è un discorso di chiarezza e se questi cinque giorni (anche noi abbiamo avuto le cinque giornate tra mozioni di fiducia e mozioni di sfiducia) servono o hanno servito o possono servire a focalizzare un iter politico probabile un percorso processuale possibile da qui alle elezioni, con tutti i suggerimenti che questo Consiglio con le sue istanze programmatiche pu dare a questa Giunta, noi non attendiamo le elezioni di maggio o di giugno noi attendiamo che questo coagulo di intenti, di programmi, di volontà politiche, si formi. E poi la Democrazia Cristiana sarà lieta di verificare l'attendibilità, la caratura e la possibilità di questo nuovo percorso e sarà certamente disposta a dare il suo consenso indipendentemente dal ruolo che potrà assumere.



PRESIDENTE

Non essendoci altri iscritti a parlare ha facoltà di replicare il Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Questa mattina ho fatto un'illustrazione delle deleghe per corrispondere alle esigenze del Consiglio e sono lieto di averlo fatto sebbene si sia avuta l'adozione di una procedura che non ha precedenti perché non si è mai discusso sulle deleghe in questo Consiglio. Sono contento che si sia fatta questa discussione perché almeno sono venuti fuori degli elementi di chiarezza estremamente utili.
Non sto a difendere delle scelte delle quali sono convinto, nelle circostanze possibili. D'altra parte, se usciamo fuori dagli individualismi, che ci sono, io a Goglio potrei dire che ha parlato con me di quello perché io ho solo una parola e non nego quello che è avvenuto: nel tête-à-tête nella sede della Giunta regionale questa avance è stata fatta! Sono state anche fatte citazioni di professori che avrebbero sostenuto ed è stata fatta questa avance che concerne, caro Goglio, la tua grande esperienza come amministratore. Qui bisogna essere uomini e dobbiamo dirci le cose con molta chiarezza! Io non accetto che si vada a scaricare sul Presidente della Giunta, che ha messo a disposizione tutta la sua disponibilità, una tensione politica che è emersa - cari amici, le cose vanno dette! - pesantemente nell'aula. Non ho alcun problema particolare: ho messo a disposizione questo lavoro, ho avuto grande fiducia da parte del Consiglio e della maggioranza, l'ho completato.
La situazione contingente che viviamo è densa di pesanti difficoltà operative; si tratta di un rimpasto e non di un azzeramento. Caro Cucco questa Giunta è espressione del Parlamento e anche il Presidente è espressione parlamentare e non presidenziale: non posso di colpo candidarmi a diventare il Presidente eletto dal popolo che fa le scelte nell'ambito dell'assemblea. Io quindi sono eletto da una maggioranza, con una Giunta, e delle valutazioni di questa maggioranza devo tenere conto. Ma al di là di quelle che sono le prese di posizione personali, che certamente mi dispiace che ci siano in quest'aula, debbo dire con molta fermezza che le scelte che ho fatto le ho fatte cercando di corrispondere alle indicazioni che mi sono venute.
Il dibattito è entrato molto nei particolari, ma devo dire che ci sono state delle contraddizioni: le stesse scelte che sono state per taluno oggetto di pesanti critiche, per esempio quelle della caccia e della forestazione, per altri sono state invece oggetto di valutazione positiva.
Questo dimostra quanto sia difficoltoso dare un giudizio politico su un problema come quello delle deleghe che è di organizzazione interna dell'esecutivo e di scelte di razionalizzazione.
Devo dire che ho molto apprezzato il fatto che il collega Tapparo, che la volta scorsa non ha votato a favore, si è assentato, sul tema del rimpasto abbia espresso oggi una posizione di disponibilità che non ho capito se è individuale o se è del Gruppo socialista, non mi è parsa molto chiara; ma quello che non ho capito - collega Tapparo - è il riferimento alla delega in materia penitenziaria, non l'ho capito proprio perché questa mattina avevo già dato una risposta. Non è che si possa correre dietro ad ambizioni personali o a posizioni che hanno valore se dipendono dalla Presidenza della Giunta e non ne hanno alcuno se dipendono da un Assessore delegato che, in quella funzione, rappresenta integralmente il Presidente della Giunta, e che può quindi svolgervi anche attività di coordinamento.
Quanti sono i livelli assessorili che hanno funzioni di coordinamento? Infiniti. Vi sono parecchi settori che riguardano tre-quattro Assessorati: non dipendono tutti, come coordinamento, dalla Presidenza. Anzi, bisognerà arrivare - e stiamo arrivandoci - anche tramite conferenze interne dei Servizi, a decisioni collegiali che non devono certo tutte far capo alla Presidenza.
Mi pare si sia corso dietro a grandi, ma anche piccole cose e che sia sfuggito un nodo essenziale - ripeto quanto detto in mattinata - ovvero che il rimpasto ha consentito di modificare le deleghe della spesa in modo rilevante, in modo forte, in modo significativo. E questo senza accettare il discorso della penalizzazione individuale: non lo accetto nel modo più assoluto. Quando ho parlato del 15% aggiuntivo sul 70% c'entrano tutti: l'agricoltura, l'ambiente, le opere pubbliche che sono passate in altro Assessorato: il discorso era di ampio spettro e centrato sulla necessità di rendere efficiente la Giunta e di ottenere il massimo possibile di riorganizzazione, come mi era stato richiesto.
Di questo rimpasto, della scelta delle deleghe, mi assumo piena responsabilità; è inutile chiedere al Presidente di fare rapidamente delle scelte, accordandogli precedentemente della fiducia per poi ritirarla surrettiziamente perché la scelta fatta non è stata conforme ad una valutazione personale.
Non mi attendevo questo. Io ho usato la mia indipendenza, ne sono convinto: l'ho usata in più di un caso.
C'è un'ulteriore grande contraddizione da parte di chi ha sostenuto che questo rimpasto è stato succube della partitocrazia; sostengo che non è stato succube della partitocrazia, di tutti gli accordi. Se fosse stato succube di tutti gli accordi, oggi sarebbe stato approvato da tutti, come è avvenuto in passato, ci sarebbe stato del silenzio.
Poiché mi sono assunto le mie responsabilità, posso dire con tranquillità - posso anche aver sbagliato - che ho sentito i partiti, ma che molte scelte sono state mie, e le considero giuste e valide.
Il Consigliere Ferrara sostiene che, alla fine, avrebbe dato fiducia alla Giunta; ma il suo intervento è stato critico. Lo so che altri si sono espressi tutti favorevolmente, però non possono sfuggirci gli aspetti critici - in particolare, non possono sfuggire al Presidente - colti dal Capogruppo della DC.
Ribadisco con molta franchezza che mi assumo piena responsabilità dell'operazione compiuta; se l'operazione merita fiducia la condurr avanti, se la maggioranza ritiene di fare diversamente, se qualcuno ritiene che sia giunto il momento di aprire una crisi, lo può dire con tutta sincerità. L'ho già detto l'altro giorno: io sto a questo incarico perché ritengo di compiere un servizio. E non lo faccio neanche nella prospettiva - Consigliere Cucco - di acquisire meriti per ripropormi ad una Presidenza, assolutamente. Sto svolgendo questo incarico con molto impegno e con molta determinazione, con i colleghi di Giunta che mi hanno sostenuto e con una maggioranza che fino ad oggi mi ha altrettanto sostenuto respingendo per quattro volte mozioni surrettizie di sfiducia camuffate da ordini del giorno presentati quali invito a dare le dimissioni.
Con riferimento a questa maggioranza sono pienamente disponibile ad ogni valutazione da farsi. O questa maggioranza si schiera a sostegno preciso e puntuale del lavoro che noi compiamo o non credo che potremo fare la copertura a chicchessia: non sarò certamente io, personalmente, a fare qualsivoglia copertura. Mentre ribadisco le scelte fatte, voglio assicurare che continueremo nel nostro lavoro se ci sono le condizioni per farlo.
Ritengo che la governabilità sia un bene molto forte; credo sia utile, in questo momento, lavorare positivamente, ma - l'ho già detto - non a tutte le condizioni.



PRESIDENTE

La discussione è terminata.
Per quanto riguarda il documento presentato dai Consiglieri Marino e Giuliano credo che il Presidente della Giunta, nel suo intervento, vi abbia già dato risposta ed è pertanto da considerarsi superato. Per la verità era questa la linea che avevo anticipato al Consigliere Marino ed annunciato in sede di Conferenza dei Capigruppo al Consigliere Giuliano.
E' anche stato presentato un altro documento che, tuttavia, come ho anticipato in Conferenza dei Capigruppo, pur in dissenso con i proponenti non ritengo di interpretare come conseguenza di questo tipo di dibattito.
A questo punto, se non ci sono altri interventi sulla questione procederei con il seguito del nostro o.d.g. Ha chiesto la parola il Consigliere Marino. Ne ha facoltà.



MARINO Massimo

Ritengo non sia accettabile il fatto che venga liquidato un documento parlo del nostro ordine del giorno, ma credo che anche quello presentato successivamente sia simile forse perché i proponenti non hanno in genere l'abitudine di urlare dentro questo Consiglio regionale, facendolo uscire dalla finestra. Credo esistano forme attraverso le quali una maggioranza può esprimere il proprio dissenso rispetto all'iscrizione all'o.d.g. di un qualsiasi documento.
Pertanto, chiedo formalmente che l'ordine del giorno da noi presentato venga iscritto all'o.d.g.; se la maggioranza e la Presidente del Consiglio ritengono che non sia accettabile, verrà respinto in sede di votazione.



PRESIDENTE

Consigliere Marino, comprendo il suo intervento, ma le ho già anticipato che non ritengo che questo documento sia accettabile, in quanto è presentato come un ordine del giorno, firmato da due Capigruppo, Marino e Giuliano, che interviene sulla questione di decreti già emananti e che chiederebbe al Consiglio di impegnare il Presidente della Giunta a riconsiderare la scelta, accorpando tre settori in un unico Assessorato.
Ripeto che questi decreti sono già stati presentati; il documento pu essere, eventualmente, trasmesso dalla Presidenza del Consiglio al Presidente della Giunta con una lettera, il quale, se lo riterrà all'interno della sua autonomia - anche se mi pare abbia già dato risposte in questo senso - potrà eventualmente rivedere una questione di sua competenza, ovvero quella dell'attribuzione delle deleghe e dell'organizzazione delle stesse per omogeneità.
Credo di poter fare questo, ma non ritengo - come ho già detto essendomi consultata con l'Ufficio di Presidenza - che questo documento possa essere oggetto, così com'è formulato, di voto da parte del Consiglio.
Esiste in merito un'attribuzione di carattere statutario richiamata personalmente alle competenze del Presidente della Giunta; siamo oltretutto, in una fase successiva all'espletamento di questo compito da parte del Presidente della Giunta, che ha già fatto il decreto. Posso eventualmente inviare al Presidente della Giunta il documento presentato da lei e dal Consigliere Giuliano, come contributo ad una sua valutazione.
La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Siamo in questo Consiglio da tre anni: mi sembra di non ricordare alcun caso del genere in situazioni ben diverse da questa. Sui contenuti di questo ordine del giorno, sostanzialmente, si sono espressi addirittura del tutto autonomamente, anche rappresentanti della maggioranza. Non ricordo, in tre anni, un solo caso in cui, al di là dei formalismi di uno Statuto che va rispettato nelle cose essenziali, sia stato liquidato un ordine del giorno, se non di fatto attraverso la mancanza dei 40 voti.
Non voglio insistere, Presidente: se lei vuole usare il suo ruolo da questo punto di vista, evidentemente sul piano formale può anche farlo, ma personalmente esprimo il mio dissenso. Cercherò di abituarmi anch'io ad usare altri metodi per puntare l'attenzione.



PRESIDENTE

Consigliere Marino, non si tratta assolutamente né di metodi né di ruoli; nel momento in cui si tratta di una questione precisa di attribuzione statutaria al Presidente della Giunta, non possiamo inventarci procedure diverse da quelle che lo Statuto prevede. Questo è il punto.
Ricordo un altro caso, in materia di nomina dei rappresentanti della Regione per l'elezione del Presidente della Repubblica, in cui non ponemmo in votazione un documento perché la Costituzione conferisce un preciso iter ed un'altrettanto precisa procedura. In quel caso, si mise in evidenza la questione, e se ne parlò ai Consiglieri proponenti che l'accettarono.
Si tratta, semplicemente, di una precisa disposizione statutaria. Mi sembra che lo spirito di quanto i Consiglieri hanno proposto - che hanno già enunciato al Consiglio e su cui il Presidente della Giunta si è già espresso non venga assolutamente tradito, se trasmetto l'ordine del giorno al Presidente della Giunta, affinché all'interno della sua autonomia prevista dallo Statuto, ne voglia - se ritiene - tener conto.
Il Presidente della Giunta, per Statuto, in ogni momento può modificare le deleghe con nuova attribuzione. Questo così come in altre circostanze ne ho voluta ricordare una abbiamo fatto presente a proponenti di documenti che l'iter proposto non poteva avere seguito, suggerendone un altro, o rispondendo allo stesso tipo di esigenza con altra procedura.
In questo senso, voglio assicurare sia il Consigliere Marino sia il Consigliere Giuliano. Colgo l'occasione per ringraziarli per il modo assolutamente civile con il quale pongono sempre i problemi: modo civile che viene sempre preso in considerazione, almeno dal Presidente del Consiglio.
Farò una mia lettera e manderò all'attenzione del Presidente della Giunta il documento presentato.
Ha chiesto la parola il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con l'ordine del giorno da noi presentato si chiede al Consiglio di votare sull'impegno richiesto della Giunta di formare il programma per i prossimi 24 mesi. Il contenuto e la conclusione dell'ordine del giorno sono di per sé ammissibili alla votazione in quanto da sempre, per prassi costantissima e anzi per precisa norma regolamentare, in occasione di comunicazioni della Giunta, si possono presentare, e vengono votati, senza necessità di essere iscritti, ordini del giorno. Questo ordine del giorno è strettamente connesso con la comunicazione, se poi possa essere condiviso o meno è un altro tipo di discorso, pertanto va votato perché strettamente connesso con la comunicazione del Presidente della Giunta.
E' vero che il Presidente, in sede di riunione di Capigruppo e anche in quest'aula, aveva detto che a rigore sarebbe stata sufficiente la comunicazione della Presidenza del Consiglio, ma poiché in concreto c'è stata una comunicazione del Presidente della Giunta sulla quale si è aperto un dibattito, alcune ore fa ho presentato un ordine del giorno che è strettamente connesso con le comunicazioni della Giunta. In tale comunicazione è stata illustrata la ridistribuzione delle deleghe all'interno della Giunta, ma era monca perché ad essa non era legato un documento che dicesse quello che di fattibile, di prevedibile si può fare nei prossimi 24 mesi. Perciò l'ordine del giorno è ammissibile e va votato: chi lo ritiene si esprimerà a favore, contro o si asterrà, more solito di tutto quanto avviene in questo Consiglio.



PRESIDENTE

Il Consigliere Majorino è al corrente - abbiamo approfondito la questione anche in sede di Conferenza dei Capigruppo che abbiamo già dato una lettura del documento presentato dai Consiglieri Majorino e Zacchera e non ritengo che questo documento sia conseguente al dibattito scaturito a seguito delle comunicazioni sulla ripartizione delle deleghe, perché dalle comunicazioni del Presidente della Giunta non ho ravvisato l'orientamento a cambiare le linee programmatiche. Le deleghe sono state ripartite a suo tempo all'interno del documento programmatico presentato per la formazione della Giunta. Questo è quanto io ho colto, confermato anche dal Presidente della Giunta.
Comunque se vi è questa richiesta, Consigliere Majorino, ritengo che tale documento debba essere iscritto all'o.d.g. con i 40 voti, in quanto non è conseguente. La comunicazione è pervenuta ai sensi dello Statuto dove si dice che il Presidente della Giunta può modificare in qualsiasi momento le deleghe accorpandole per materie omogenee. Quindi, se il Consigliere Majorino insiste affinché tale documento venga iscritto sono necessari 40 voti.
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, a mio avviso questo documento è strettamente connesso alle comunicazioni della Giunta, comunque è inutile che polemizzo e contraddico con le mie buone ragioni quello che è il suo pensiero perch è lei che ha il potere di dichiarare ammissibile un ordine del giorno.
In questo ordine del giorno - del quale richiedo l'iscrizione si chiede semplicemente che, essendoci solo più due anni prima della fine della legislatura, la Giunta che oggi si è ricompattata o rimpastata o che ha distribuito le deleghe avrebbe dovuto fornirci, nell'arco di un congruo breve termine, il programma di fine legislatura. Lei, Presidente Brizio aveva detto che il programma è quello del 1990: innanzitutto le osservo che non è esatto questo perché nel settembre 1991 era stato presentato un documento di perfezionamento del programma, un documento mai discusso, come non è mai stato discusso il documento relativo all'aggiornamento del Piano di sviluppo. Quindi non è vero che il programma del 1990 è cristallizzato poi non lo può essere per la contraddizione che non lo consentirebbe. Ma a parte queste considerazioni, è più che legittimo e anche più che opportuno chiedere, segnatamente in questo momento, un programma di fine legislatura anche in base ad un precedente politico che appartiene a questa stessa Giunta.
Infatti, Presidente Brizio, nel 1989, a un anno dalla fine di quella legislatura, il Gruppo della Democrazia Cristiana presentò un documento con il quale si diceva: "Linee essenziali del programma di questo ultimo anno".
Venne discusso in aula e venne approvato dalla maggioranza la quale, su questo documento indicante provvedimenti legislativi e amministrativi ritenuti necessari...



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Si era dimessa tutta la Giunta, era una cosa diversa.



MAJORINO Gaetano

Non ricordo che ci sia stata una crisi di Giunta nel 1989: evidentemente sto perdendo la memoria.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Si è dimessa tutta la Giunta e nella stessa giornata è stata rieletta quindi ha dovuto presentare il documento per gli adempimenti previsti.



MAJORINO Gaetano

Non è esattamente così. Io non ricordo le dimissioni della Giunta rientrate e la nuova Giunta venuta nello stesso giorno, ma a parte questo quel documento proveniva dal Gruppo della Democrazia Cristiana, e precisamente aveva come sponsor e paternità l'allora Capogruppo, attuale Assessore Carletto.
Comunque mi pare una cosa lecita, possibile e soprattutto opportuna che ci venga presentato un programma che definisca le priorità di questi ultimi 24 mesi.
Ecco perché chiedo l'iscrizione all'o.d.g. del documento. Se venisse iscritto, o comunque quando verrà discusso - perché se non viene iscritto oggi, ne chiederemo l'iscrizione nella prossima seduta, anche in sede di Capigruppo se non basta lei, Presidente, mi opporrà queste, a suo avviso buone ragioni.
Comunque, prendiamo atto del fatto che, nell'arco di un congruo breve termine, la Giunta - oggi ricompattata, con la sua maggioranza relativa o con la sua non maggioranza, poco importa non è tenuta a darci un programma per i prossimi 24 mesi. Ce lo spiegherà e, con la forza dei numeri, forse ci darà torto.



PRESIDENTE

Il Consigliere Majorino ha illustrato il suo documento e chiaramente ha fatto il suo intervento a favore. E' facoltà del Consiglio esprimere un'eventuale posizione contraria, dopodiché passeremo al voto.
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi e consiglieri, l'ordine del giorno, a nostro modo di vedere, non è iscrivibile, posto che siamo in una situazione marginale, non ordinaria. Lo Statuto prevede che venga comunicato al Consiglio l'esercizio del potere del Presidente dell'attribuzione delle deleghe. Il fatto che comunichi, non identifica la stessa attività come una comunicazione in senso stretto; quindi non c'è alcuna consequenzialità tra l'attribuzione delle deleghe e l'apertura di una questione in Consiglio che giustifichi la pronuncia su un documento politico di conseguenza.
Posto questo, ritengo che poiché questa materia è stata posta da altri Gruppi e non soltanto dal collega Majorino, potrà essere affrontata e svolta nella sede propria e ordinaria della Conferenza dei Presidenti, come materia ordinaria non connessa al dibattito, come correttamente riconosciuto anche dallo stesso collega Majorino.



PRESIDENTE

Svolti i due interventi, pongo in votazione l'iscrizione all'o.d.g.
dell'ordine del giorno n. 568 presentato dai Consiglieri Majorino e Zacchera.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è respinta con 16 voti favorevoli e 17 contrari.
Il documento verrà riportato in sede di Conferenza dei Capigruppo.


Argomento: Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 622: "Modifica della deliberazione n. 383 - CR 7284 del 2/6/1992 a seguito dell'emanazione della circolare Ministero Industria n. 3294/C del 30/9/1992. Criteri quadro concernenti l'organizzazione dei corsi per aspiranti agenti di affari in mediazione"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 622, di cui al punto 23) all'o.d.g.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 27 voti favorevoli e 2 astensioni.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento Consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n. 4) non vengono computati per fissare il numero legale entro il limite di un quinto.
Poiché sono rientrati in aula i Consiglieri Vetrino, Tapparo e Dardanello, pongo in votazione l'immediata esecutività di tale deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.


Argomento: Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 593: "Legge 5/8/1978, n. 457. Individuazione degli interventi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata del III, IV e V progetto biennale non pervenuti alla consegna dei lavori e apertura del cantiere entro il 6/12/1992. Conferma della localizzazione degli interventi elencati negli allegati n. 1 e n. 2"


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare la proposta di deliberazione n. 593, di cui al punto 22) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, è utile che su una delibera di questo genere si spenda comunque qualche parola; sarebbe stato anche utile che l'Assessore ne avesse spese, ma visti i tempi accontentiamoci di parlare senza la relazione dell'Assessore.
E' una delibera che tratta l'argomento antipatico di prendere atto che nel settore dell'edilizia residenziale pubblica i governi che si succedono dico così per ampliare il campo delle responsabilità, non sono in grado di spendere i pochi soldi che lo Stato destina a questo problema.
Non si deve mai stare zitti di fronte ad atti di questo genere perch deve essere preoccupazione di tutti noi e lo è, penso, anche quella dell'Assessore. Qui dobbiamo prendere atto che in questi anni, che iniziano dal 1984 ed anche prima, i governi, cominciando dai Comuni e salendo verso l'alto, non sono stati capaci a spendere 13 miliardi più 11,5 miliardi più 5 miliardi. Sono circa 30 miliardi di case non fatte. Cosa dire di fronte a questa situazione? Cosa fare? Per questo una riflessione, anche in coda al Consiglio, la propongo.
Senz'altro le motivazioni sono parecchie, ma prima fra tutte quella annosa, che forse ci stanchiamo anche di ripetere, dell'inadeguatezza degli strumenti a disposizione delle Amministrazioni comunali per acquisire le aree su cui costruire le abitazioni. Anche qui, è una inadeguatezza che colpisce in modo diverso Comune da Comune e la cui responsabilità pu essere fatta risalire poco o tanto alle responsabilità di Amministrazioni comunali. Penso ai piccoli Comuni che forse sono veramente impediti nella loro azione dall'assenza della legge sull'uso dei suoli e viceversa non altrettanto direi per il Comune di Torino che, con politiche urbanistiche differenti da quelle che ha praticato, avrebbe potuto disporre di aree per l'edilizia residenziale pubblica: le aree di trasformazione industriale che il Comune di Torino ha concesso per investimenti nel terziario potevano essere destinate a questo.
Ma rimane il fatto grave delle case non costruite. Questa delibera non sana un bel niente perché in questa delibera per la cifra di circa 25 miliardi si dice che si riconferma la localizzazione e si danno nuovi termini di scadenza che probabilmente saranno di nuovo in parte non rispettati, questo è un altro elemento di grave preoccupazione. Per 5 miliardi poi di finanziamento si decide di destinare questa cifra agli incrementi di costi di interventi già attuati. E' una rotta su tutti i fronti: 5 miliardi li spendiamo perché avendo ritardato l'esecuzione dei lavori sono incrementati i prezzi, altri 25 speriamo in bene, ma così mi sembra che sia difficile proseguire.
Assessore, ho parlato perché in occasione di queste deliberazioni - ne avremo dello stesso tipo prossimamente - si riesca ad individuare qualcosa di più dell'approvazione o non approvazione delle stesse: si individui un percorso della Regione Piemonte che aggiunga iniziativa politica a questo tema e che non si limiti a registrare queste inadempienze e queste sconfitte, ma metta sul tappeto qualcosa sotto forma di iniziativa politica programmatica per evitare queste recriminazioni e queste lamentazioni ormai penso di poterle solo più chiamare così, visto il modo ripetuto con cui le recitiamo in quest'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

La Lega Nord si astiene perché non ha avuto modo di accertare i criteri con i quali sono stati individuati questi interventi e perché temiamo effettivamente che vi sia la possibilità che essi siano stati più partitocratici che obiettivi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Intervengo per richiamare l'attenzione dell'Assessore sul fatto che non assume tanto rilevanza che questa delibera rilocalizzi 13 miliardi.
Immagino che lo faccia avendo valutato la situazione e considerato i lunghi ritardi: si tratta addirittura di finanziamenti che risalgono al terzo biennio, facendo un rapido conteggio deve trattarsi del programma del 1984 quindi siamo quasi a dieci anni e quei finanziamenti non hanno ancora trovato attuazione. Il problema è grave, ma non lo è tanto sui 13 miliardi perché, nella massa dei programmi fatti, una percentuale di inadempienze esiste quasi fisiologicamente. Credo che l'Assessorato abbia valutato che anziché trasferire questi finanziamenti altrove sia più conveniente a questo punto mantenerli nella stessa località in quanto probabilmente spero che sia così, voglio credere che sia così si sono rimosse le cause che hanno provocato un così lungo ritardo.
Quello che invece mi sembra assuma rilevanza è il prendere coscienza delle ragioni per cui avvengono questi ritardi. Ho sollecitato, giovedì scorso, l'Assessorato a darci una valutazione statistica dell'attuazione dei programmi, ma la questione non è soltanto di avere un'informazione bensì di avere gli elementi di giudizio sulle ragioni per cui i programmi non si attuano con la celerità che sarebbe necessaria.
Presumo che questi ritardi dipendano da due ragioni fondamentali: la prima, la mancanza di progettualità da parte degli Istituti Autonomi Case Popolari, la mancanza quindi di progetti per realizzare le opere; l'altra che è ancora più rilevante, la mancanza delle aree ove realizzare questi interventi. La mancanza delle aree determina il ritardo sulla progettazione: non si progetta se non si sa dove si deve realizzare l'opera.
Se le questioni sono di questo tipo, la questione rilevante diventa l'iniziativa della Regione non solo verso gli Istituti Autonomi Case Popolari perché siano più solleciti, ma verso le disposizioni anche di carattere nazionale che rendono difficile l'acquisizione delle aree.
Richiamo qui il fatto che nel 1982 la Corte Costituzionale emise una sentenza che fece decadere la legge Bucalossi sul regime dei suoli, sulla possibilità di esproprio dei terreni da parte dei Comuni. Sono passati dieci anni; presumo quindi che questo lungo ritardo sia dovuto al fatto che non abbiamo una legge sul regime dei suoli. Il Consiglio regionale deve prendere un'iniziativa politica, da solo o insieme agli altri Consigli regionali, perché un'inadempienza come quella della non approvazione di una nuova legge sul regime dei suoli sta determinando dei ritardi nell'uso dei finanziamenti, degli sprechi che vanno nel grande cesto del debito nazionale.
Colgo quindi l'occasione di questa delibera, ma ne dovremo riparlare successivamente nel caso delle delibere viste la settimana scorsa, per chiedere che la Regione, fra le tante discussioni che fa, faccia quella sulla politica del suolo, del regime dei suoli e prenda un'iniziativa politica! Si faccia, la Regione Piemonte, soggetto trascinante le altre Regioni, se queste non si muovono, perché questo Parlamento mostri, non con le chiacchiere che si fanno in questi giorni e che io ritengo faccia anche il Presidente Amato, bensì con atti concreti, una politica efficace verso i problemi che abbiamo! Noi ci asterremo su questa delibera nel senso che io prendo evidentemente con fiducia il lavoro che gli uffici avranno fatto nell'esaminare l'opportunità di riconsegnare alla stessa località finanziamenti che da dieci anni non vengono attuati, però sollecito l'Assessore perché la Regione, la sede può essere non solo la Giunta, ma anche la Commissione per definire il modo, prenda un'iniziativa su questa questione dei suoli.
L'altra delle progettazioni è una questione nostra regionale: vediamo come gli IACP si adeguano all'esigenza di rispondere con celerità alla formulazione dei progetti.
La questione di prima comporta però un'iniziativa politica di grande respiro, secondo me di grande significato: confrontiamoci, proponiamo delle soluzioni e cerchiamo di imporle a livello del Parlamento. E' anche una maniera per riqualificare, se da parte nostra è ritenuto non presuntuoso l'attività del Parlamento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto per la replica.



CARLETTO Mario, Assessore regionale

Ringrazio i Consiglieri Chiezzi e Rivalta per i loro interventi che contribuiscono ad affrontare un tema così complesso e delicato, ma che giustamente preoccupa il Consiglio regionale perché quello della casa è un problema che è quasi sempre emergenza.
Ringrazio un po' meno il collega Bodrero, perché questo voler richiamare tutto alla partitocrazia non può contribuire a dare una risposta ai problemi. Questa deliberazione si riferisce a bienni antichi che non mi riguardano neanche direttamente. Io però ritengo - e ho gli elementi per dirlo - che le cose, a suo tempo, furono fatte con assoluta trasparenza e con assoluta chiarezza. Forse questo può servire a far cambiare l'atteggiamento del suo Gruppo.
I problemi posti sono importanti. Giovedì scorso in Commissione ho detto che sono d'accordo di offrire alla Commissione un quadro dei programmi di intervento regionale sia per quanto riguarda l'edilizia sovvenzionata che quella agevolata degli ultimi bienni e quindi di offrire uno scenario su come in questi anni si è sviluppato l'intervento della Regione su tutto il territorio. Appena sarà pronto questo lavoro verrà consegnato alla Commissione e appena la Commissione lo riterrà io andr volentieri a relazionare e a confrontarmi con i colleghi perché i problemi posti sono veri.
Cerco ora di dare qualche risposta: innanzitutto al problema più generale di una legge nazionale sull'uso dei suoli che è un'esigenza indilazionabile, registrata da tutte le Regioni, sulla quale ci stiamo confrontando da tempo con il Governo e con il Parlamento. Informo i Consiglieri che la prossima settimana (giovedì) ci sarà una consultazione alla Commissione XIII del Senato con le Regioni, in particolare con gli Assessori all'urbanistica, alla quale parteciperò in qualità di coordinatore degli Assessori all'urbanistica delle Regioni italiane proprio su alcuni provvedimenti legislativi che le Regioni considerano urgentissimi, fra i quali prioritario è quello sull'uso dei suoli.
C'è quindi una forte azione da parte delle Regioni nei confronti del Parlamento perché legiferi in questa materia dal momento che è assolutamente inaccettabile ed insopportabile una situazione quale quella che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni che sostanzialmente concorre ad impedire la realizzazione dei programmi che le Regioni mettono in campo sia nel settore dell'edilizia sovvenzionata che in quello dell'edilizia agevolata. Debbo dire che questi interventi - ai colleghi non sarà sfuggito sono in gran parte di recupero edilizio. Essendo interventi di recupero edilizio il problema non è quello delle aree, se non solo per alcuni, bensì di disponibilità dell'immobile sul quale poter intervenire con il recupero.
Cosa è successo allora? Che nel corso degli anni gli IACP o i Comuni (perché qui ci sono anche molti interventi comunali), immaginando di poter disporre di un edificio, hanno fatto richiesta alla Regione di contributo per intervenire con un'azione di recupero. E' stato così determinato il finanziamento e si sono messi gli IACP o i Comuni nella condizione di poter intervenire, tuttavia gli stessi hanno avuto difficoltà ad intervenire su quell'edificio: o perché la disponibilità dell'edificio si è determinata con notevole ritardo rispetto a quello che i Comuni o gli IACP pensavano o perché, pur disponendo dell'edificio, probabilmente la mobilità da realizzare in quell'edificio è stata molto più lenta rispetto a quanto questi Comuni pensavano, per cui dopo anni e anni in questi edifici ci sono ancora delle famiglie alle quali non è stata offerta una soluzione abitativa alternativa.
Siamo quindi arrivati al punto di dover registrare che entro il 6/12/1992 tutta una serie di interventi, quelli contenuti nell'elenco, non sono arrivati a cantiere. Poiché questo è un lavoro tecnico, i miei uffici hanno fatto una valutazione intervento per intervento e mi hanno proposto e io lo propongo al Consiglio regionale, di revocare tutti quegli interventi che neppure al 6 dicembre avevano delle condizioni credibili di avvio. Questi interventi sono elencati nell'allegato A); sono stati revocati perché i miei uffici dicono che neanche tra sei mesi o addirittura un anno, ci saranno le condizioni per poterli fare decollare con il finanziamento.
Nell'allegato B) sono invece elencati gli interventi di recupero sui quali si ritiene che ci siano le condizioni per poter partire entro un numero di mesi ragionevole; per ognuno di questi interventi c'è la scheda lo stanziamento, l'intervento programmato, le ragioni per le quali finora non è stato avviato e le ragioni per le quali i miei uffici ritengono che si possa partire nei prossimi mesi.
Voi capite che revocare un finanziamento regionale su un intervento di recupero è ben diverso che revocare un finanziamento per nuova costruzione perché vuol dire che magari c'è un edificio acquisito dal Comune o dallo IACP sul quale in questi anni si è intervenuti per poter far decollare l'intervento, ma oggi, solo per un fatto di qualche mese, non ha potuto essere cantierabile e noi, revocando il finanziamento, rendiamo praticamente vana l'acquisizione di quell'immobile. Quindi i miei uffici giustamente, secondo me, hanno incitato i Comuni e gli IACP a fare interventi di recupero, attraverso un'azione continua di sollecitazione.
Hanno cercato, laddove era possibile, di creare le condizioni perch l'intervento fosse confermato in quanto si trattava di un intervento di recupero su un immobile che era stato acquisito.
Il terzo elenco (allegato C) - per la verità molto modesto, comprende infatti solo quattro interventi, tutti nell'area metropolitana torinese riguarda i finanziamenti per nuove costruzioni nei Comuni di Gassino Pianezza, Piossasco e Villastellone, dove c'erano problemi sulle aree.
Queste aree sono state finalmente messe a disposizione da parte dei Comuni agli IACP (qui sono tutti interventi IACP) e trattandosi di un'area a forte tensione abitativa, intravedendo le condizioni per poter avviare gli interventi, i miei uffici propongono di riconfermare il finanziamento e quindi di poter far decollare questi interventi.
Il problema esiste, è un grosso problema del quale abbiamo parlato in più occasioni. Fornirò alla Commissione un quadro della realizzazione dei vari programmi. Su questo faremo qualche ragionamento, ma nei confronti del Governo e anche per quanto riguarda l'azione forte che noi stiamo attuando nei confronti degli IACP e dei Comuni, di sollecitazione perché tutti ci si dia da fare per far decollare questi interventi, l'Assessorato è assolutamente e continuamente presente.
Debbo anche dire che questa legislatura è la prima nella quale - ho già avuto modo di dirlo in passato e voglio ribadirlo - abbiamo fatto delle revoche proprio per dare un segnale forte anche con atti concreti che le nostre non sono solo parole, ma volontà assoluta di vedere attuati i programmi che finanziamo.
Ultima considerazione. Abbiamo anche cercato di ribaltare il nostro lavoro: in passato quando ottenevamo i finanziamenti dal Governo programmavamo dove spendere le risorse. Oggi cerchiamo di fare il ragionamento inverso: stiamo programmando e sostanzialmente siamo già quasi pronti per le risorse dell'ottavo biennio che arriveranno prossimamente.
Praticamente per il 100% di queste risorse sappiamo dove collocarle sul territorio. Si tratta quindi di una programmazione anticipata rispetto all'erogazione delle risorse che ci mette nella condizione di ridurre anche i tempi della programmazione regionale, perché non basta che noi chiediamo agli altri di accelerare i tempi se poi non siamo noi stessi capaci di farlo.
Questo lavoro di programmazione anticipata è ormai avviato da due anni.
Mi pare che stia dando dei buoni risultati e soprattutto non ci accontentiamo più della promessa di messa a disposizione di un'area; non ci accontentiamo più della promessa di avere a disposizione un immobile, ma vogliamo delle carte che dimostrino che la disponibilità dell'area o dell'immobile è certa e non futuribile. Questo è il lavoro che stiamo facendo.
Avremo modo in Commissione di confrontarci sui programmi e su come sono stati realizzati in questi anni.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 19 voti favorevoli e 12 astensioni.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17)



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