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Dettaglio seduta n.217 del 09/03/93 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 6) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Bodrero, Cattaneo Cerchio, Croso, Cucco e Maggiorotti.


Argomento: Organizzazione turistica

Esame progetto di legge n. 301: "Modifica delle piante organiche del personale delle Aziende di Promozione Turistica" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del punto 10) all'o.d.g., relativo al progetto di legge n. 301.
L'Assessore in questo momento non è presente.
La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

L'Assessore stamane mi ha richiesto di non discutere oggi questo argomento, in quanto è necessario un approfondimento con il sindacato, che a tutt'oggi non è ancora riuscito ad avere.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Intervengo sulle affermazioni del Consigliere Zacchera, ovvero che l'Assessore debba ancora consultarsi con il sindacato. Ormai questo procedimento è in sede legislativa, pertanto l'Assessore può sentire il sindacato solamente come fatto privato.



PRESIDENTE

L'Assessore può chiedere un approfondimento, comunque prendiamo atto del suo intervento.



TAPPARO Giancarlo

Tuttavia non segue il percorso abituale dell'iter legislativo.



PRESIDENTE

Ripeto: prendiamo atto del suo intervento; l'Assessore però pu chiedere un approfondimento e le comunicheremo anche la sua posizione.
Il progetto di legge n. 301 viene quindi rinviato.


Argomento: Veterinaria

Esame progetti di legge n. 90, n. 93 e n. 114: "Tutela e controllo degli animali da affezione"


PRESIDENTE

Esaminiamo pertanto i progetti di legge n. 90, n. 93 e n. 114, di cui al punto 12) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Leo, che ha pertanto la parola.



LEO Giampiero, relatore

Vorrei segnalare al Consiglio, pur rendendomi conto del momento in cui ci troviamo e delle questioni importantissime che ci sono, che questa è una legge attesa. I Consiglieri che si sono impegnati nel gruppo di lavoro, e ringrazio particolarmente la Consigliera Bortolin, il Gruppo Verde, il Consigliere Peano, l'Assessorato, i funzionari dell'Assessorato, il dott.
Valpreda e la dott.sa Moda, sanno che era una legge molto attesa. Noi dovremmo essere la prima Regione in Italia che si mette al passo con indicazioni nazionali e dà quindi un significato di guida. Mi permetto anche di ringraziare la Giunta, l'Assessore Vetrino, per aver fornito anche il Regolamento, che è estremamente importante e che sarà poi approvato in Giunta, ma sul quale abbiamo lavorato già in Commissione. L'attuale attenzione verso gli animali da affezione e da compagnia non è solo legata alla crescente sensibilità zoofila dei cittadini, ma si configura come una precisa esigenza che deriva dalla presa di coscienza, ormai affermata sotto il profilo etico, filosofico e giuridico, a livello internazionale che gli animali sono soggetti portatori di diritti. Inoltre nel nostro Paese una legislazione di tutela decisamente arretrata e il mancato recepimento nell'ordinamento nazionale della Convenzione europea di Strasburgo hanno da tempo acuito il problema di una regolamentazione delle condizioni di detenzione degli animali da compagnia, utile sia per i citati fini protezionistici, sia per le esigenze di carattere sanitario. Anche la legge quadro del 1991 prevede espressamente che le Regioni adottino una specifica normativa che, oltre a fornire regole ed indicazioni, contribuisca a formare nei cittadini una più salda coscienza. Inoltre nella nostra disciplina nazionale le violazioni che compromettono il benessere degli animali sono sanzionate solo quando configurano maltrattamenti gravi. Si tratta di un'impostazione di scarsa efficacia preventiva, poco applicabile che lascia purtroppo continuare indisturbati comportamenti di negligenza e di insensibilità. Il presente disegno di legge prevede, invece, di rafforzare il concetto di responsabilità nella persona del proprietario nella consapevolezza che la volontà di tenere un animale da compagnia debba accompagnarsi all'impegno di mantenerlo in condizioni adatte, di non lasciarlo fuggire o peggio abbandonarlo e il dovere di controllarne la riproduzione. Questa fase preventiva, che la legge intende valorizzare anche con programmi di informazione e di educazione nelle scuole rafforzata anche grazie al tatuaggio obbligatorio dei cani, che è già in vigore, dovrebbe consentire di ridurre i problemi che insorgono a valle.
Canili pubblici e rifugi sono infatti oggi, se non si riesce a porre un freno al randagismo, fortemente inadeguati per sopportare il carico che deriva dal divieto di soppressione dei cani che per varie ragioni non possono essere riaffidati a privati. La proposta di legge regionale ribadisce a questo proposito la distinzione delle competenze dei Comuni e delle UU.SS.SS.LL. secondo linee di indirizzo già accreditate e stabilite anche dalla legge nazionale. Vengono inoltre fornite indicazioni sui requisiti minimi dei canili e rifugi, anche, privati ed orientamenti applicativi per la gestione delle colonie feline. La partecipazione e il coinvolgimento delle associazioni protezionistiche sono assicurate attraverso due modalità: l'istituzione di un albo regionale delle associazioni riconosciute, che operano secondo le regole del volontariato e la creazione di un Comitato tecnico regionale che, oltre agli specialisti tecnici e degli Assessorati alla sanità e all'ambiente e di rappresentanti della professione veterinaria, comprende esperti in etologia nominati dalle stesse associazioni. Un apposito Regolamento - ad emanare il quale è stata delegata la Giunta - disciplina più dettagliatamente l'attuazione della legge. E' stato un impegno della Commissione ottenere che il ricavato delle sanzioni irrogate si vada ad aggiungere ai contributi statali già esistenti, seppure esigui; anche questo ha un significato educativo e di indirizzo morale.
In conclusione si può affermare che questo provvedimento predisposto dalla Regione Piemonte, che costituisce la sintesi integrata di tre diverse proposte presentate precedentemente al Consiglio, rappresenta una formalizzazione avanzata di principi largamente condivisibili, quali la sensibilità verso il problema con ricadute positive anche nel settore dell'igiene urbana.
Si tutelano con questa legge non soltanto gli animali, ma anche i cittadini, perché tutelando l'igiene si tutela la collettività ed è la medicina veterinaria preventiva.
Concludo sottolineando che oggi sono state licenziate dalla IV Commissione due proposte di legge. Vorrei sottolineare il fatto che quando si sostiene che il Consiglio gira a vuoto, che non si lavora o si scrivono articoli ingiustificati sui lavori delle Commissioni, vorrei che si ricordasse che nel silenzio e nel chiuso delle Commissioni si producono molti provvedimenti. La Commissione lavora intensamente, e devo dire che le intelligenze dei funzionari della Giunta e dei Consiglieri non vanno sprecate. Ovviamente il nostro voto è favorevole, in Commissione è emersa una larga convergenza. Non so se vi saranno richieste di emendamento o di intervento, io ho riportato quanto è emerso in Commissione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Grazie, Presidente. Vorrei aggiungere poche cose alla relazione del collega Leo su questo disegno di legge unificato. Disegno di legge che per la verità è la sintesi di tre disegni di legge che sono stati presentati all'inizio del 1991 e che hanno visto più volte la Commissione lavorare anche con il contributo, come ricordava il Consigliere Leo, dei funzionari dei tecnici e in particolare del responsabile dei collaboratori del Servizio veterinario della nostra Regione. Noi non ci accingiamo solo ad approvare un disegno di legge voluto dalla nostra Regione, ma anche ad adempiere ad un preciso compito che la legge quadro nazionale, in materia di animali da affezione "Prevenzione dal randagismo", ha affidato a tutte le Regioni. Legge quadro che demanda entro sei mesi a tutte le Regioni la definizione dell'applicazione di questa normativa con proprio provvedimento. Devo anche ricordare che in Commissione abbiamo discusso compiutamente questa legge, ma anche una proposta di regolamento per l'attuazione della legge, che ci auguriamo venga presto approvata dalla Giunta e resa operante, perché è parte integrante e complementare del disegno di legge in discussione.
La Regione Piemonte, per quanto riguarda anche la prevenzione del randagismo, ha provveduto da tempo con una legge, peraltro aggiornata nel corso del 1992, per il tatuaggio dei cani della nostra Regione. Per quanto riguarda questa parte di tutela degli animali va annoverato che abbiamo raggiunto un risultato molto importante: nella nostra Regione i cani tatuati sono oltre il 90%. Bisogna quindi dire che la prevenzione e la lotta al randagismo è stata iniziata e portata avanti con efficacia, un contributo molto importante lo hanno anche dato le guardie zoofile dell'ENPA che ci hanno aiutato a raggiungere questi risultati.
Altrettanto importante è stata la campagna promossa dall'Assessorato competente della nostra Regione sull'educazione sanitaria, avvenuta attraverso la produzione di un filmato e di un opuscolo sulle zoonosi distribuito e utilizzato a vari livelli nella nostra Regione.
Con questa legge provvediamo anche a normare la parte che riguarda la custodia degli animali e quindi le iniziative che i Comuni devono portare avanti per l'istituzione di appositi rifugi (non li chiamo canili volutamente, uso il termine adottato anche nella discussione di questa proposta di legge) in grado di ospitare gli animali, superando in questo modo la situazione drammatica presente in molti Comuni della nostra Regione, compreso il capoluogo.
Nei vecchi canili, quelli operanti, c'è una situazione di sovraffollamento talora veramente drammatica, che ci obbliga a tenere gli animali in condizioni pregiudizievoli non solo per l'igiene e per il benessere degli stessi, ma anche con rischi sanitari per le persone.
Non entro nel merito della legge perché ne abbiamo discusso a lungo in Commissione, tra l'altro abbiamo anche deciso di non presentare emendamenti e quindi di accontentarci dell'unità raggiunta in Commissione per arrivare velocemente all'approvazione di questo testo. Voglio però sottolineare che anche dal punto di vista del rapporto corretto, dell'educazione degli uomini nei confronti degli animali da affezione l'attuazione di questa legge diventa molto importante come altrettanto importante è individuare tra le risorse, quelle poche che vengono date dal Governo nazionale l'aggiunta di introiti dovuti alle sanzioni previste da questa legge e che possono essere utilmente utilizzati, non solo per la tutela, ma anche per la prevenzione del randagismo degli animali, soprattutto di cani e gatti.
Voglio a questo proposito ricordare i dati provenienti da una relazione molto puntuale presentata dal Servizio Veterinario della nostra Regione: al 1991 i cani presenti in Piemonte erano 462.000, il 90% dei quali tatuati, è stato quindi effettuato un lavoro enorme. La media è di un cane ogni 9,7 abitanti: abbiamo quindi una presenza consistente di questi animali da affezione, purtroppo però abbiamo anche un'elevata percentuale di abbandono che dobbiamo combattere.
I gatti stimati sono circa 800.000, quindi una popolazione felina notevolissima, ma solo in minima parte questi gatti hanno un proprietario la stragrande maggioranza sono considerati gatti liberi con grossi problemi per la salute dell'uomo se non si interviene correttamente dal punto di vista della prevenzione.
Ricordo ancora che la carenza per quanto riguarda l'intervento dei Comuni è altrettanto grande come l'entità della presenza degli animali da affezione nella nostra Regione. Abbiamo pochissimi canili municipali, poca disponibilità di posti per la custodia (erano poco più di 300 fino a poco tempo fa); necessitano quindi quote molto più elevate di disponibilità e di ricovero. Il Servizio Veterinario, discutendo con noi la proposta di legge ha stimato in circa 2.000 posti l'anno per alcuni anni la necessità di provvedere per nuovi posti di rifugio per questi animali.
Voglio solo ricordare che la legge nazionale vieta di sopprimere gli animali randagi. Quelli che hanno un proprietario è possibile sopprimerli quelli randagi bisogna invece curarli e custodirli. Da questo punto di vista va trovata una soluzione che sia di mediazione tra le necessità di una corretta custodia e salute anche di questi animali e l'impossibilità di dare un ricovero adeguato per anni a questi animali con costi elevatissimi, tra l'altro con la moltiplicazione che non può che essere consistente se si ricoverano tutti i randagi. L'Assessore alla sanità, che da poco deve occuparsi di tutte queste questioni, sicuramente avrà ottenuto dal Servizio Veterinario la stima per quanto riguarda la spesa: si tratta di miliardi di spesa a fronte di poche centinaia di milioni o comunque di un contributo molto esiguo rispetto alla spesa prevista che possiamo avere dallo Stato.
Da questo punto di vista quindi c'è anche la necessità di applicare questa legge con oculatezza e con serietà, coinvolgendo nel modo adeguato come il relatore ricordava, i Comuni della nostra Regione, in modo particolare quelli più popolati, dove il fenomeno del randagismo è molto elevato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Signor Presidente, il testo oggi all'esame del Consiglio regionale è la versione unificata di tre proposte di legge presentate ormai due anni addietro. La prima a firma dei Consiglieri Staglianò, Marino, Spagnuolo Vetrino (da pochi giorni diventata Assessore competente), dal sottoscritto e dai colleghi Bresso, Cavallera, Segre, Tapparo, Bortolin, Porcellana e Chiezzi, ad indicare la larga convergenza di posizioni, la trasversalità fra i Gruppi consiliari che hanno promosso, già due anni fa, una discussione su tali problemi. A questa proposta di legge si era poi aggiunta quella del Consigliere Cucco e, infine, il disegno di legge consegnato nel marzo 1991, della Giunta regionale. Nel frattempo, mentre era stato avviato nella IV Commissione consiliare, competente per materia l'esame dei diversi testi, veniva promulgata la legge quadro nazionale, la n. 281 dell'agosto 1991, che introduceva norme generali di riferimento in materia di animali da affezione e di prevenzione al randagismo. Questo fatto comportava, ovviamente, una revisione del lavoro svolto fino a quel momento allo scopo di verificare la congruenza dei principi e delle norme allora messe a punto dalla Commissione rispetto alle determinazioni assunte dal Parlamento e quindi alla capacità, da parte della Regione, di rispondere, con una propria legge, agli obblighi imposti dalla sopracitata legge n. 281/91.
L'art. 3 di questa legge nazionale definisce i compiti della Regione e i tempi entro i quali dovevano essere emanati i provvedimenti attuativi, in forma di legge regionale, così come specificato dallo stesso articolo.
In particolare dovevano essere precisati i criteri per l'istituzione e la gestione dell'anagrafe canina e quelli per il risanamento o/e la costruzione dei canili.
L'esperienza pregressa della nostra Regione, positiva per i dati e i risultati ottenuti, consentiva di terminare in tempi brevi il processo legislativo per arrivare all'emanazione delle norme in merito all'attuazione piena dell'anagrafe canina.
Si partiva quindi dal già emanato DPGR dell'ottobre 1985 per la lotta al randagismo e per l'istituzione dell'anagrafe canina regionale, che veniva preso come punto di riferimento per redigere e successivamente approvare, da parte del Consiglio regionale, quella che è diventata la legge regionale n. 20 dell'aprile 1992, denominata, in modo semplicistico ma non per questo meno meritorio "Istituzione dell'anagrafe canina".
Ciò comportava il rimando, a momento successivo, della risoluzione di un'altra questione, ugualmente importante, attenente alla difesa reale degli animali di affezione, e soprattutto alle logiche da seguire per la ristrutturazione e realizzazione dei canili.
Questo fatto portava a sdoppiare il processo legislativo: si approvava subito una legge riguardante l'anagrafe canina mentre si continuava il percorso di redazione del testo di legge per la tutela degli animali in forma tale da ottenere una convergenza dei tre presentati due anni prima al fine di dare piena attuazione a quanto disposto dalla legge-quadro nazionale.
Nel frattempo, un'altra variazione importante al quadro normativo definito dalla legge-quadro si generava a seguito della sentenza n. 123 della Corte Costituzionale del marzo 1992, che rimetteva in discussione le ripartizioni dei finanziamenti e l'iscrizione dei proventi nel bilancio nazionale - e non, invece, in quello regionale - nonché l'esiguità degli stessi in rapporto agli obiettivi da attuare.
La Corte Costizionale, quindi, modificava sostanzialmente il quadro della ripartizione dei finanziamenti, individuando nella Regione il soggetto che poteva e può incamerare tutte le sanzioni comminate per violazione delle legge stessa.
I chiarimenti forniti dalla Corte Costituzionale in relazione ai ricorsi di legittimità presentati dalle Province di Trento e di Bolzano nonché dalle Regioni Toscana e Lombardia, sulla questione delle entrate e delle uscite dei fondi da rendere subito disponibili, e delle voci di bilancio, ha purtroppo rallentato il licenziamento del testo unificato che competeva, a quel punto, alla I Commissione consiliare, stante il contenuto dell'art. 14, inerente la questione dei finanziamenti.
Superati finalmente anche questi ultimi ostacoli, il testo, nella sua versione definitiva, soddisfa le diverse posizioni e coglie, a nostro avviso - motivo per il quale possiamo già preannunciare il voto favorevole del nostro Gruppo consiliare la parte migliore delle tre iniziali proposte di legge.
Venendo brevemente ai contenuti, ritengo sia utile richiamare il fatto che, nella sostanza, questa legge passa dall'affermazione di principi generali a favore della tutela degli animali d'affezione alla conseguente definizione di norme vincolistiche, sanzionatorie nonché propositive sul piano sia culturale che strutturale, come appunto, per esempio, i criteri per la realizzazione dei canili e il loro adeguamento secondo criteri uniformi. La legge si rivolge, da una parte, agli animali - ovviamente quali soggetti direttamente interessati - definiti d'affezione, ovvero quelli tenuti dall'uomo per compagnia e non in funzione di lavoro commercializzazione o produzione; dall'altra all'uomo, che ci piace definire come altro animale, al quale si attribuisce una maggiore responsabilità, in quanto detiene l'animale d'affezione e deve preoccuparsi di garantirgli la salute e il benessere secondo i bisogni fisiologici ed un approccio etico non antropocentrico.
E' questo, a nostro avviso, il passaggio più significativo: la capacità della legge di attuare un'operazione anzitutto di tipo culturale, per abbandonare quella che noi definiamo la zoomania ed approdare, finalmente ad una zoofilia, fondata su nuovi e diversi rapporti fra l'animale-uomo e quello d'affezione, l'altro animale.
Riteniamo essere questa una questione non marginale: basti pensare al giro di interessi che gravita attorno alla detenzione di animali d'affezione. Giro di interessi che va dalla pubblicazione di riviste a tutti i materiali accessori e a quell'insieme di servizi particolari che riconducono a soggetti corporativi da cui ci si può aspettare un condizionamento avverso alla piena affermazione dei diritti degli animali o, viceversa, dei nostri doveri nei loro confronti.
D'altra parte, ci pare siano contenuti nella legge i presupposti per superare quella forma di antropocentrismo che mette al centro di ogni cosa l'uomo e, quindi, considera l'animale come essere inferiore. Pensiamo, ad esempio, all'atteggiamento dell'incondizionato possesso, per cui tutto è lecito, senza alcun obbligo di rispondere, anche in termini moralistici delle azioni che andiamo a condurre e/o del modo in cui trattiamo questi animali.
C'è un bellissimo articolo, pubblicato tempo fa sulla rivista "Nuova ecologia", che rilevava quanto, unicamente mediante il linguaggio, sia forte, ancora oggi, la visione antropocentrica e la violenza che si crea per tramite anche solo delle parole, nei confronti e a danno degli altri animali.
Gli esempi, bellissimi, erano molti. Ne citerò alcuni: "il tatto di un elefante", "la tigre di carta", "le perle ai porci", "l'intelligenza di una gallina", "tagliamo la testa al toro", "in bocca al lupo" (oppure sarebbe meglio dire: crepi il lupo e non il cacciatore), "porca vacca", senza parlare dei ragni che, comunque, dal buco non vengono cavati, le gatte che "da pelare" non sono, e gli asini, "cascati" miliardi di volte a causa di una battuta cretina. Questi sono alcuni esempi di come sia necessario reimpostare, a partire dal linguaggio, il nostro rapporto nei confronti degli animali, non foss'altro per la maggiore responsabilità che tutti noi abbiamo, per arrivare ad una diversa e più equa convivenza con questi altri esseri che con noi vivono e godono di questo pianeta.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Sartoris.



SARTORIS Anna

Non voglio assolutamente, perché era questione discussa al mese di luglio, entrare più di tanto nella discussione; quanto mi preme sottolineare all'Assessore è cosa minima. Nel Regolamento, non di nostra competenza, ma della Giunta, all'art. 7 si fa espresso riferimento a nuove associazioni, dicendo che devono essere in vigore da almeno tre anni.
Se si vuole effettivamente trovare e sponsorizzare persone che si occupino di questi problemi, il porre un limite tassativo di tre anni mi pare restrittivo. Personalmente, sono d'accordo sul secondo capoverso dell'articolo, quando si parla di 400 iscritti sul territorio, e via dicendo - penso che questo sia giusto - però credo che bisognerebbe avere un minimo di elasticità sul termine di tre anni.
Sono a conoscenza, perché mi è stato segnalato personalmente, di associazioni che hanno questo problema, pur svolgendo egregio lavoro di tutela. Per andare nella direzione indicata dalla collega Bortolin, ovvero di fare in modo che sempre più persone - oltrettutto a titolo volontario si occupino di queste cose, non bisognerebbe essere così drastici sui termini.
Su questo punto la competenza, ormai, non è nostra; quando abbiamo lavorato sulla legge avevamo la possibilità di confrontare il Regolamento ma la cosa ci era sfuggita: ora, però, si potrebbe dare una mano ad associazioni con questo problema. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Il mio sarà un intervento brevissimo per esprimere il voto favorevole alla legge. Intendo sottolineare che, come è noto, questa legge senza regolamento non è di particolare utilità e quindi sollecito ad attuare l'articolo finale della legge che stabilisce che il regolamento di attuazione deve essere approvato entro 60 giorni da parte della Giunta.
In Commissione abbiamo discusso la legge in confronto con il testo del regolamento e, sostanzialmente, il regolamento è già scritto integralmente pertanto chiedo all'Assessore di provvedere all'approvazione.
Ho sottoscritto l'emendamento presentato dal Consigliere Miglio, in quanto si tratta di una questione di una certa importanza. L'emendamento riguarda una parte della composizione del Comitato tecnico regionale, in particolare si chiede di rendere meno rigida la qualifica dei tre rappresentanti delle associazioni scritte all'albo, sostituendo la dicitura "laureati in discipline biologiche" con "esperti qualificati".
Si tratta di una questione avanzata da numerose associazioni animaliste, quindi chiederei all'Assessore di accogliere questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Il mio sarà un breve intervento che serve anche come dichiarazione di voto a favore del progetto di legge.
Pur non facendo parte della Commissione che si è occupata del progetto ero fra i firmatari del primitivo progetto di legge molto più ampio che per esigenze burocratico-amministrative e dei proponenti è stato ridotto e modificato, ma rimane pur sempre un buon testo sostanzialmente accettabile.
Questo testo, oltre a riportare alcune rilevanti norme sulla tutela e sulla dignità della vita degli animali amici degli uomini - che poi in molte occasioni finiscono per non essere da tali trattati - predispone anche strutture assolutamente necessarie che sono spesso carenti in questo campo.
Al di là di questi aspetti strutturali è importante che si approvino leggi di questo tipo, soprattutto per avviare, favorire un cambiamento della cultura che la specie umana ha nei confronti delle altre specie animali, cultura che è stata per troppo tempo di superiorità e di sopraffazione invece che di attenzione ad un'esistenza decente, felice delle altre specie animale. Questo progetto dovrebbe essere collocato in una revisione più generale di tutte le norme che nel nostro ordinamento riguardano il rapporto con gli animali. Rilevo, in particolare, che questi sono gli animali sui quali da sempre c'è stata più attenzione da parte degli uomini perché considerati suoi amici e in qualche modo suoi protetti ma nei confronti di questi animali molto spesso il comportamento reale differisce molto da quelle che sono le intenzioni dichiarate. C'è inoltre e mi rivolgo al neo Assessore alla sanità, perché sono problemi che hanno una rilevanza drammatica del rapporto uomo-animale - la condizione degli animali da allevamento che purtroppo hanno una finalità in genere di tipo alimentare, ma hanno ugualmente diritto ad un'esistenza non ignobile ed inaccettabile com'è attualmente. Oggi ci stiamo occupando degli animali a noi più vicini, ma dovremmo anche affrontare il problema della condizione degli animali da allevamento - pur nella inevitabile logica dell'utilizzo alimentare - anche in tema di normativa. Normativa non solo di tipo sanitario, che assicuri la salute di questi animali in modo che l'utilizzo alimentare per l'uomo sia garantito, ma che concerna anche il diritto ad un'esistenza accettabile per gli stessi.
In contemporanea all'approvazione di una legge che introduce un comportamento più umano nei confronti degli animali sinantropi, noi abbiamo in pendente una proposta di legge che modifica radicalmente il comportamento nei confronti della fauna selvatica, altro gruppo di animali che hanno un'estrema importanza per il funzionamento corretto degli ecosistemi nei quali noi viviamo e che invece affrontiamo con una legge che nega questo diritto di questi animali alla sopravvivenza come specie, non solo come singoli individui. Si tratta di una legge che ulteriormente procede allo sterminio della maggior parte della fauna selvatica piemontese.
La questione non riguarda solo gli animali, ma il mondo vegetale e generale della tutela delle specie arboree più importanti, anche in questo caso c'è un progetto in corso di discussione molto rilevante. Credo sia giusto - con questa legge che introduce un'attenzione a quella parte del mondo animale che ci è più vicina - riflettere anche su un generale atteggiamento della Regione in grado di, come organismo con poteri essenzialmente legislativi e quindi di indirizzo e di controllo, avviare un atteggiamento culturale nel rapporto tra l'uomo e le altre specie viventi.
L'ultima questione, anche di competenza dell'Assessore, è quella relativa all'utilizzo di animali per la ricerca scientifica, anche in questo caso norme ne esistono, ma non si tratta solo di normare, ma di orientare i comportamenti reali dei ricercatori e di controllare affinch questi comportamenti vengano effettivamente adottati. Su tutta questa partita spero che l'approvazione di questa legge introduca nel comportamento, anche nella pratica dell'Assessorato, una tendenza culturale diversa, una maggiore attenzione alle altre specie viventi e all'insieme delle questioni che ho voluto richiamare come contesto più generale.
Su questa questione in particolare alcuni obiettivi non sono stati raggiunti, può darsi che fossero più di buoni intenti che di possibilità legislative. Mi auguro che anche alcune delle cose che si sono perse per strada, fra il progetto originario e quello definitivo, restino almeno come dichiarazione di intenti da parte di molti di noi, e vengano raccolte nella gestione ordinaria della legge che spero non resti lettera morta, come a volte restano leggi di questo tipo, ma si trasformi davvero in uno strumento utile a cambiare la condizione in cui vivono questi animali amici dell'uomo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Ho prestato attenzione a questa legge, pur non avendola proposta, anche perché ci sono arrivate centinaia di lettere, in genere di medici, che ci hanno sollecitato di approvare una legge sugli animali che vivono familiarmente con l'uomo.
Ho prestato attenzione perché ho considerato giusto da parte mia, come persona che si preoccupa dei problemi dell'ambiente, che ci fosse una regolamentazione a difesa degli animali domestici. In questo senso considero positivo che questa legge sia arrivata in Consiglio regionale e che venga votata.
Detto questo, devo anche sottolineare, affinché in questo Consiglio sia chiara una delimitazione di comportamento e di atteggiamento culturale verso gli animali, che io approverò questa legge perché il lavoro svolto dalla Commissione (Leo non ne ha dato informazione al Consiglio) ha apportato alcune modifiche alla legge, modifiche che io ritenevo necessarie ed essenziali e per le quali sono intervenuto criticamente sulla primitiva stesura.
Nella primitiva stesura avevo colto un atteggiamento altrettanto negativo come quello di maltrattare gli animali. Atteggiamento che tendeva ad umanizzare l'animale fino all'esasperazione di individuare negli animali proiezioni o assimilazioni ai problemi dell'uomo. In questo senso, rilevo la serie di posizioni inerenti la questione sulla difesa degli animali dando agli stessi una dimensione antropocentrica, come diceva prima il collega Miglio.
Per queste ragioni oggi voto la legge: non l'avrei votata se non ci fosse stata una delimitazione di alcune esasperazioni che caratterizzano il rapporto fra l'uomo e gli animali.
Faccio qualche esempio e spero poi che l'applicazione della legge quell'applicazione intelligente che chiedeva Silvana Bortolin, venga attuata tenendo conto di certe questioni. Credo che insieme ai maltrattamenti ci siano dall'altro lato anche delle esasperazioni nel modo di tenere gli animali e richiamo, perché sia chiaro a tutti quell'industria consumistica che è nata attorno agli animali domestici.
Un'industria consumistica che sta ripetendo per gli animali quello che negli anni abbiamo visto fare sulla vita, sul modo di comportamento, sul modo di consumare e di sprecare per gli uomini.
La mia voce in questo senso è critica, cerca di porre dei limiti o perlomeno degli indirizzi nella definizione e nella giusta applicazione di questo rapporto a difesa degli animali, cerca di porre delle ragioni critiche, degli elementi critici.
Ho portato solo questo esempio perché mi sembra il più emblematico in un momento in cui un'industria commerciale e consumistica si è costruita in parallelo a quella degli uomini con qualche operazione che credo dovrebbe davvero rattristarci quando sappiamo che non lontano da noi, molto spesso fra di noi, ci sono problemi di questa natura, del vivere, che riguardano gli uomini, che non vengono risolti.
Un richiamo sotto questo profilo: a tutti gli incroci noi incontriamo degli extracomunitari che sono qui per cercare lavoro, per cercare una condizione di vita un po' più civile di quella che non posseggono. Quindi considero questa legge positiva nella misura in cui è una legge che ci deve costringere a fare il conto con tutti questi problemi di contesto. Non vorrei, ad esempio, che una esasperata attenzione per gli animali, in una parte delle stesse persone che sostengono l'esigenza di questa legge, si accompagni con un atteggiamento che spesso vedo di fastidio, in qualche caso di scherno, agli incroci delle nostre strade quando gli extracomunitari chiedono di avere 500 lire lavando il vetro.



(Interruzione della Consigliera Sartoris)



RIVALTA Luigi

Tu pensa ad imparare a parlare un po' di più e a farci capire che cosa intendi dire quando prendi la parola.



PRESIDENTE

Non credo che si debba procedere in questo modo fra persone.
Prego, Consigliere Rivalta.



(Interruzione della Consigliera Sartoris)



RIVALTA Luigi

Perché hai sentito parlare di extracomunitari ti sei svegliata! Reattivamente ti sei svegliata!



PRESIDENTE

Rivalta, proceda.



RIVALTA Luigi

Questo è un esempio delle cose che non devono essere fatte.



(Interruzione della Consigliera Sartoris)



PRESIDENTE

Consigliera Sartoris, per favore! Ogni Consigliere esprime le sue posizioni nel suo intervento.



RIVALTA Luigi

Secondo le proprie sensibilità.



PRESIDENTE

Questo è evidente.
Consigliere Rivalta, può procedere.



RIVALTA Luigi

Vorrei, inoltre, capire in questo Consiglio come si rapporta questa legge - che io considero giusta, che è magnificata e in modo edificante presentata da Leo, come risultato di un'azione positiva con il problema della caccia. Io non faccio distinzione fra il gatto, il cane e gli animali che vengono uccisi dai cacciatori. Quando vedo nelle nostre campagne, per un puro divertimento, persone non cresciute, non maturate, abbattere qualche volatile, provo una sensazione non solo di fastidio, ma di mortificazione alla stregua del maltrattare un cane o un gatto. Pertanto vi chiedo, nell'apprestarci a votare questa legge, che è positiva, l'impegno di considerare il vostro atteggiamento a favore della caccia, proprio nel momento in cui addirittura è presente un testo di legge della Giunta che vuole ampliare le specie cacciabili e vuole ampliare, nella sua dimensione complessiva, i tempi, le giornate, la possibilità di uccidere animali.
Questo discorso si riporta all'altro discorso che faceva la collega Bresso cioè quello degli animali di allevamento ad esempio per la caccia.
Alla Mandria ci sono allevamenti di fagiani che vengono tenuti ciechi per tenerli in gabbia per lunghi periodi della loro permanenza; occorre pertanto affrontare tali questioni, anche perché la Mandria rientra nella gestione regionale.
Infine sotto il profilo della tutela degli esseri viventi vi chiederei più in generale, di prestare attenzione anche alle piante. Si stanno distruggendo tutte le alberate e i giardini nei tessuti urbani; li si sta soffocando. Non so se i vegetali abbiano la stessa sensibilità nostra e degli animali, ma questo atteggiamento che vede distruggere la forestazione in generale nelle città, e a Torino vede distruggere sistematicamente le alberate - anch'essi esseri viventi - secondo me pone dei problemi di equilibrio nelle nostre attenzioni.
Peraltro la questione delle alberate è una questione anche di vita degli animali e degli uomini; gli alberi sono quelli che creano le condizioni ambientali per la vita e senza di loro non ci sarebbe la vita sulla nostra terra.
Da questa legge positiva vi pongo anche il problema di modificare le politiche nei riguardi della forestazione, quella di produzione, quella in generale nella nostra Regione, ma anche quella urbana che proprio per la rarità con cui è presente è una questione di grande significato e va difesa alla stessa stregua con cui cerchiamo di difendere gli animali domestici.
C'è poi la questione delle attribuzioni dei compiti, della burocratizzazione da seguire con questa legge. I Comuni sono gravati da una serie di incombenze. Credo che andando avanti con una legislazione che dà sempre più compiti burocratici di controllo ai Comuni non riusciremo a rendere questi enti efficienti. Credo che creeremo ulteriori difficoltà ad essere presenti ed efficienti ad applicare le leggi. Quindi, sotto questo profilo, mi chiedo se nell'applicazione di questa legge non dobbiamo, e forse l'avremmo già dovuto fare dal punto di vista normativo, dare più spazio e responsabilità alle associazioni. Anche in questo campo il volontariato dovrebbe poter funzionare, togliendo alle istituzioni come i Comuni dei compiti che diventano davvero onerosi se aggiunti a tanti altri e quindi rischiano di non essere applicati. Almeno nell'applicazione di questa legge facciamo in modo che siano le associazioni ad assumersi dei compiti nell'attuazione delle norme che la legge prevede.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anch'io avverto, quando si trattano materie di questa natura, come implicitamente registriamo un'evoluzione del costume che non sempre è positivo, perché sicuramente queste norme ci stanno tutte, però a mio modo di vedere poco hanno a che fare con la questione posta dal Consigliere Rivalta, cioè di come si colloca l'uomo nei confronti dell'animale rispetto agli altri uomini.
Questo problema, collega Bortolin, esiste. Se io fossi nell'Alto Volta probabilmente mi augurerei di essere il destinatario del Kit &Kat o dei Friskies e li considererei il mio cenone di Capodanno, perché così stanno le cose. Prendiamole sul ridere, ma diciamole così.
Oserei dire, paradossalmente, che questa legge, nella sua normativa puntigliosa, fa sì che il rapporto d'affezione con l'animale sia riservato a chi se lo può permettere e viene tolto a chi ne ha bisogno. Vorrei sapere, per esempio, come questa legge è applicabile in un comunello delle Langhe o di montagna, se per esempio si immagina che la soppressione di alcuni gattini viene sanzionata con tre milioni di multa e si manda a chiamare il veterinario.
Quindi, mi pare che, in effetti, bisognerebbe cercare di ricondurre l'amore per gli animali, che ritengo di sentire almeno come la media dei consociati, a quello che deve essere l'amore per un animale, quindi considero uno spreco di risorse e di energie la realizzazione del Kit Kat, anche se mi risulta che in alcuni paesi nobilissimi ed avanzatissimi vengono utilizzati e venduti come spezzatino vulgo fricandeau.
Per quanto riguarda le sanzioni, mi auguro che il regolamento faccia giustizia di queste norme da anni di piombo. Sulle associazioni sarei molto rigoroso nel mantenere quanto meno l'indicazione di questo disegno di legge per evitare che ne siano beneficiarie le associazioni degli ultimi venuti perché le associazioni che hanno una cultura sapranno gestire questa legge in termini equilibrati; quelle che dovessero nascere in conseguenza di questa legge sono nuovamente associazioni da anni di piombo. Ritengo, per esempio, che alcune associazioni ambientalistiche abbiano fatto più danni degli stessi inquinatori. Maturi uomini di affari o degni funzionari che passano la domenica vestiti in modo strano a fermare le auto in montagna sperando disperatamente di trovare una irregolarità relativa alla caccia sono persone più pericolose degli stessi cacciatori e dalle quali bisogna guardarsi. Io, infatti, a suo tempo, avevo disegnato e avevo apposto in alcune strade dell'area di mia competenza dei cartelli dove c'era scritto: "Attenzione! Guardia Ecologica vagante!", che sicuramente è un tipo di soggetto utile per la tutela ambientale, ma meno utile per la tutela del consorzio umano.
Al collega Rivalta chiedevo se queste norme erano estensibili per esempio ai pensionati monoreddito. Non voglio fare dell'umorismo di cattivo gusto, ma bisogna avere la capacità di governare il sistema complessivo in senso equilibrato. Forse il Consigliere Rivalta risponderebbe che sono estensibili agli extracomunitari, ma ci siamo intesi sulle cose sulle quali ragioniamo! La verità è che forse bisognerebbe riuscire ad avviare un'educazione dell'animale non consumistica, non "di moda".
Bisognerebbe regalare qualche libro, come ho fatto con alcuni colleghi e amici della stampa, che spiega cos'è un cane. Non sempre un animale che sembra un cane è un cane; per esempio un cane da slitta non è un cane nel senso tradizionale del termine: è un animale completamente diverso. E sarebbe bene che i bambini sapessero che comprare un husky non è comprare un cane lupo: è comprare un animale completamente diverso, dal quale non deriveranno sicuramente né quegli elementi di affezione né di compagnia che ci si aspetta da un cane.
Forse questa legge produrrebbe meno disastri, cioè consentirebbe un avanzamento nella tutela dell'animale più nella conoscenza dell'animale che nell'imporre delle norme. Mi pare che la conoscenza della psicologia - se così la possiamo chiamare - di un cane da slitta possa essere molto utile sia al padrone che al cane da slitta. Mi rendo comunque conto che parliamo di cose che si conoscono poco.
Allora, per evitare che un husky venga soppresso, probabilmente si pu più che sanzionare la sua soppressione, spiegare che non è il caso di regalare degli husky a dei bambini, anche se sono dei felicissimi padri dei felici proprietari di fuoristrada, dove, per carità, questo tipo di cane ci sta bene e fa tanto "pendant". Una volta si comprava il buffet e il controbuffet; adesso si compra il fuoristrada e l'husky.
Si dà il caso, ripeto, che l'husky non è un cane: è un animale che è iscritto in quella categoria, ma con un cane non ha niente a che vedere. E quindi bisognerebbe spiegare ad un bambino che un volpino è il vero cane quello che stava sotto i carretti dei nostri nonni, vicino alla lanterna: quello probabilmente è il cane, e non l'husky, anche se fa così chic, è così bello, ecc.
Mi auguro solo che, con questa legge - e quindi invito la Giunta ad essere molto attenta nel regolamento - non nascano, di nuovo, frotte di guardie armate, con divise, berretti e distintivi, che sono indispensabili per fare qualunque cosa.
Questa è una materia che bisogna cercare di far andare avanti in positivo, nel rispetto degli animali, ma anche nel rispetto degli uomini avendo anche la misura di governare questi fenomeni. Potrebbe succedere che in qualche paese della Val Cenischia, non dico della Valle di Susa perch la Valle di Susa è civilissima, non succedono queste cose), ma magari nella Val Cenischia, che è un ramo cadetto della Valle di Susa, qualche vecchietta immagini che sia normale applicare l'aborto terapeutico, il che non vuol dire far abortire le gattine, ma sopprimere i micetti; non vorrei che queste vecchiette si vedessero applicare 10 milioni di multa con confisca della casa e trattenimento del quinto sullo stipendio o sulla pensione. Questa legge dice questo, cari colleghi: dice questo.
Allora, se queste cose vengono affidate all'ENPA, io mi auguro, anzi sono sicuro che queste cose non avverranno; se invece immaginiamo che nascano 32 associazioni sul territorio preoccupate di perseguire le vecchiette, questo è quanto succederà, così come si perseguivano nei parchi quelli che facevano i falò o facevano la polenta una volta all'anno: queste cose sono avvenute, non stiamo facendo dell'umorismo. L'Associazione Alpini di un paesino, non della Val Cenischia ma del ramo nobile della Valle di Susa, cioè dell'Alta Valle di Susa, è stata multata perché ha continuato a fare presso una certa sorgente la polenta come fa da trecento anni improvvisamente, da quando è arrivato il Parco, fare la polenta vicino a quella sorgente è diventato un fatto inquinante e quindi è stata multata.
Voi potete capire che tipo di pubblicità ne è derivata alla Regione e soprattutto all'istituzione di questo Parco.
Legge bellissima. Auguriamoci solo che, al di là della sanzione, ci sia la capacità di formare una cultura di rispetto vero verso gli animali, che è in primo luogo lasciare gli animali dove sono, e non è una cosa facile: lasciarli dove sono. Gli animali normalmente stanno bene a casa loro, cioè non nelle nostre case; se poi il volontariato se ne occuperà, auguriamoci che se ne occupi con misura e rispetto certamente degli animali ma anche degli uomini.
Qualche riserva dovremmo farla sul fatto che sia il Consigliere Leo a fare il relatore di questa legge; ci fosse Fedro o Esopo, probabilmente avrebbero già fatto una favoletta, perché che sia Leo a fare il relatore sulla legge sugli animali, mi fa pensare che ci sia qualcosa sotto.
Suggerisco poi che all'art. 4 si faccia chiarezza su che cosa voglia dire che "chiunque detiene un animale da affezione o accetta di occuparsene... è responsabile della sua riproduzione". Anche questa non vorrei che venisse considerata una norma contro la legge "buoncostume".
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Marchini, anche per queste note finali.
La parola all'Assessore Vetrino per la replica.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Forse non è molto popolare e nemmeno - qualcuno potrebbe ritenere - di gran gusto che il neo Assessore alla sanità esordisca in tema di sanità in quest'aula dando norme e comportamenti relativamente agli animali da affezione, visto che tutti si aspettano che l'Assessore alla sanità venga presto in aula a portare un programma di norme e di comportamenti rispetto ai disagi che noi avvertiamo nell'ambito della sanità per la tutela dei 4 milioni e mezzo di cittadini.
Devo anche dire che è probabile che qualcuno, forse anche in quest'aula e vedremo la stampa come recepirà eventualmente questo dibattito - trovi inopportuno che in questo Consiglio regionale si dibatta di argomenti apparentemente futili, mentre i problemi che ha questa Regione in questo momento sono ben di altra portata.
Visto che il dibattito è stato molto sereno e anche molto interessante e stimolante per certi aspetti, voglio ricordare una cosa. Nel 1980, quando ero Consigliera appena eletta in questa Regione, in quest'aula si discuteva di cultura, del programma culturale della Giunta del tempo, mentre fuori c'erano cassintegrati, licenziati in massa della Fiat che premevano, perch quelli erano i problemi reali di quella società. Io mi permisi, come giovane Consigliera, di dire all'Assessore alla cultura, Ferrero, che forse non era il caso di dilungarci troppo su quegli argomenti, visto che altri erano i problemi che premevano sul Piemonte.
E l'Assessore Ferrero mi dette una lezione, che peraltro poi io ho reso mia in tante altre occasioni, e mi disse: "Cara Vetrino, ti voglio soltanto ricordare che durante la II guerra mondiale, quando Londra veniva bombardata, il Parlamento inglese discuteva della riforma scolastica".
Noi qui non stiamo discutendo della riforma scolastica, per ascoltando gli interventi dei Consiglieri, devo dire che abbiamo toccato attraverso questa legge, una serie di problemi e di aspetti che coinvolgono tutta la nostra identità di Regione, perché siamo passati dai temi etico culturali a quelli scientifici, a quelli economici e a quelli più generali ambientali toccati da ultimo anche dal Consigliere Rivalta.
E allora dico che questa legge, al di là dell'aspetto che in qualche caso potrebbe addirittura apparire folcloristico, porta invece in s un'esigenza fondamentale, che è quella appunto di dettare norme comportamenti nei confronti di questi numerosissimi animali da affezione.
Qui sono stati ricordati cani e gatti, ma si potrebbero ricordare anche tanti altri animali, dai criceti ai canarini, a tutta la serie di piccoli animali che abbiamo nelle nostre case.
Il principio della detenzione responsabile, sancito nella Convenzione di Strasburgo del 1987, non è ancora stato recepito dal Governo italiano con un proprio provvedimento legislativo, cosa che invece la Regione Piemonte ha già fatto proprio attraverso questa legge. Io vorrei, siccome questo non è un merito mio, ma è un merito della Commissione che ha lavorato su questo problema, dire che questa è la prima legge che ha un'impronta che discende direttamente dalle norme europee in tema di detenzione degli animali. Esprimo, pur non avendo partecipato ai lavori preparatori di questa legge, grande apprezzamento per questa normativa che è il frutto di un lavoro costante e rispetto al quale noi ci presentiamo cioè la Giunta si presenta, con il Regolamento. Vorrei osservare che è rarissimo (lasciatelo dire da chi è da tredici anni in un Consiglio regionale) il caso in cui si presenti una legge che rimanda la sua attuazione ad un Regolamento. Qui abbiamo un Regolamento che è già stato discusso nell'ambito della Commissione consiliare competente, che ha formato anzi il substrato, da quello che ho potuto capire, per rendere possibile anche la comprensione di questa legge. Questo Regolamento deve essere approvato dalla Giunta entro 60 giorni, cosa che naturalmente mi impegno a fare, cercando di recepire, per quanto possibile, tesi peraltro contrapposte, quelle della collega Sartoris o del collega Marchini, che per quanto riguarda le associazioni indicano delle diverse norme.
Le associazioni sono protagoniste in questa legge, in quanto non è pensabile che tutti i problemi che insorgono dalla detenzione di animali da affezione possano essere risolti dall'ente pubblico attraverso una legge o attraverso il concorso dei Comuni. Consigliere Rivalta, è vero che i Comuni hanno dei compiti, ma questi sono compiti che già avevano in passato.
Attraverso questa legge, e attraverso soprattutto il Regolamento, noi individuiamo una razionalizzazione della quale c'è molto bisogno, perché i Comuni hanno molte difficoltà ad individuare la strada regolamentare giuridica giusta per poter intervenire. Sottolineo ciò perché, essendo stata Sindaco di Pino, ho avuto a che fare con un grandissimo numero di animali e i problemi più grandi li ho riscontrati nel momento in cui dovevo affrontare cani che si mordevano tra loro, che assalivano i vigili, che mordevano i bambini e cose di questo genere. Quindi c'è, evidentemente l'esigenza di una regolamentazione, che attribuirà ai Comuni la possibilità di svolgere o non svolgere attraverso, anche, quelle risorse, che certamente non saranno così importanti come qualcuno rilevava, che provengono dallo Stato. C'è infatti anche una derivazione statale, che cercheremo di indirizzare attraverso quelle priorità che si individueranno e che saranno ritenute più importanti. Per quanto riguarda le leggi qui invocate, soprattutto dalla Consigliera Bresso, sottolineo che siamo di fronte ad una materia che determina leggi regionali, leggi nazionali e leggi comunitarie. Ho ricordato la Convenzione di Strasburgo, esistono anche delle direttive internazionali e comunitarie sull'allevamento e sulla macellazione degli animali, forse è necessario dire che non sempre queste norme sono rispettate. Per quanto riguarda la Regione Piemonte noi, oltre a questa legge, dobbiamo registrarne, non soltanto l'anagrafe canina, ma anche una legge n. 43 sugli animali esotici che è un'altra legge che abbiamo già dibattuto in questo Consiglio. Per quanto riguarda l'emendamento presentato dal Consigliere Miglio penso possa essere accettato. Inizialmente pensavo che potesse essere pleonastica questa cosa invece poi ho visto che si toglie effettivamente la specializzazione e di conseguenza diventa necessario aggiungere "qualificati" e quindi ritengo che possa essere accettato. Questa è una legge che certamente va nella direzione di individuare i diritti dell'animale e i doveri dell'uomo: mi sembra però che tutto sommato questa legge, che appare come una legge di protezione degli animali - concordo con il Consigliere Rivalta che forse l'impostazione originaria era eccessiva, si ricorreva anche all'angoscia per individuare una certa situazione - probabilmente è più giusto averla ricondotta in questo binario. Tuttavia penso che sia ancora una legge che se salvaguarda i diritti degli animali individua nell'uomo e nei suoi doveri uno dei suoi obiettivi e tutto sommato è ancora una legge che pu aiutare l'uomo più che l'animale, perché in fondo aiuta il suo comportamento. Credo che questa legge possa seguire il suo iter. Ripeto sarà mio compito seguirne gli sviluppi nell'ambito regolamentare per quanto attiene la responsabilità della Giunta. Ringrazio comunque i primitivi Consiglieri regionali che richiesero una regolamentazione attraverso tre disegni di legge; oggi questa è una sintesi che mi pare accolga il consenso di tutta l'aula e probabilmente anche per questo motivo deve essere approvata.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La discussione di carattere generale è conclusa.
Non essendoci altri interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 31.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 31.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 31.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 31.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 31.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 31.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: al comma secondo le parole "le Province d'intesa con la Regione" sono sostituite con le parole "le Comunità montane".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente, colleghe e colleghi. Ho presentato questo emendamento perché sono un po' preoccupato della ridondanza dei soggetti competenti in materia di istituzione o risanamento dei canili pubblici.
Coinvolgiamo i Comuni e le Province e suggeriamo la necessità di un'intesa con la Regione: mi sembra che sia un po' troppo. Intanto non capisco il coinvolgimento delle Province, mi pare che la legge nazionale preveda semmai, il coinvolgimento delle Comunità montane. In ogni caso, a parte la sostituzione delle Comunità montane alle Province, mi sembra che questo "d'intesa con la Regione" possa creare le possibilità di uno scaricabarile nelle responsabilità dei soggetti che devono attuare quanto previsto dalla norma. Mi sembra un fatto superfluo: se i Comuni devono istituire i canili pubblici lo facciano senza l'inciampo "d'intesa con la Regione" che potrebbe assolvere una insufficiente azione dei Comuni in attesa della presenza regionale o viceversa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Consigliatami anche con l'Assessore agli enti locali la nostra posizione è la seguente: possiamo consentire che si escludano le Province per i motivi enunciati dal collega Chiezzi, però nello stesso tempo riteniamo di non poter accogliere l'inserimento delle Comunità montane perché i Comuni, ove lo vogliano, possono avere nella Comunità montana (tutti i Comuni insieme o una parte di Comuni) il riferimento che pu gestire eventualmente questo aspetto. Non so se Chiezzi è contento di questa proposta.



CHIEZZI Giuseppe

Su questo sono d'accordo, è "d'intesa con la Regione" che non va.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Praticamente accogliamo il concetto, soltanto che per la sua gestione vediamo meglio...



VETRINO Bianca, Assessore regionale

NERVIANI, Assessore regionale



VETRINO Bianca, Assessore regionale

L'esercizio delle funzioni possono farlo in termini associati se lo vogliono.



BORTOLIN Silvana

E' la legge nazionale che all'art. 4 si riferisce alle Comunità montane.



PRESIDENTE

Rispetto all'emendamento come ci comportiamo?



CHIEZZI Giuseppe

Rimane "d'intesa con la Regione" da sopprimere.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Bisogna sopprimere "e le Province".



RIVALTA Luigi

Io sostengo la questione posta da Chiezzi. Non vedo perché quando c'è un regolamento nazionale un Comune debba raggiungere l'intesa con la Regione; si tratta di un altro di quei momenti burocratici che appesantiscono soltanto i rapporti. Se poi penso che noi variamo una legge dove gli alberghi si costruiscono in ogni dove, ma per rifare un canile un Comune deve raggiungere l'intesa con la Regione, mi sembra davvero un po' eccessivo.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Certo, su questo io sono perfettamente d'accordo.
Pertanto l'emendamento viene modificato nel seguente modo: sopprimere al comma secondo le parole "e le Province, d'intesa con la Regione".



PRESIDENTE

L'emendamento originario presentato dal Consigliere Chiezzi è pertanto modificato nel seguente modo: sopprimere al comma secondo le parole "e le Province, d'intesa con la Regione".
Non essendovi osservazioni pongo in votazione questo emendamento accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 36 voti favorevoli e 3 astensioni.
La parola al Consigliere Marchini per dichiarazione di voto.



MARCHINI Sergio

Mi astengo su questo articolo anche perché non ho potuto prendere la parola sull'emendamento presentato. Non capisco proprio perché i Comuni di montagna, che sono i veri Comuni (la storia insegna!), debbano essere sempre sostituiti dalle Comunità montane, mentre i Comuni di pianura, che nella storia non sono veri Comuni, mantengono la loro specificità e la loro legittimità. Sarebbe bene che i cittadini che propongono questi emendamenti andassero a leggersi gli Statuti del XIII secolo, ovvero gli Statuti del 1200, dai quali risulta che i Comuni montani hanno diritto alla loro soggettività e che tale diritto deve rimanere nel tempo. Guarda caso però i Comuni di montagna sono regolarmente sostituiti da questi paraninfi che sono le Comunità montane.
Questo problema esiste: i Comuni montani sono dei soggetti che hanno una loro ragion d'essere sul territorio, per certi versi istituzionalmente più giustificata di quella dei Comuni di pianura perché quando nelle nostre vallate non ci sarà più neanche l'interesse istituzionale al territorio è probabile che non ci sarà più nessun tipo di interesse! Mi rendo conto che questi concetti sono difficili da ascoltare e forse a qualche cittadino di pianura danno anche fastidio, però si dà il caso che ripeto - nel tredicesimo secolo i nostri Comuni montani si fossero dati degli statuti con cui disciplinavano il loro modo di vivere e nei bandi campestri del diciassettesimo secolo magari si trovano, proprio in materia di animali, delle normative che sono certamente non meno mature delle nostre. Quindi a questo andazzo di sostituire i Comuni montani con le comunità montane bisognerà porre qualche riflessione, perché è diventata una di quelle espressioni piacevoli da ascoltare.
Mi rendo conto che come dichiarazione di voto di astensione sull'art. 7 è troppo lunga, perciò scusatemi.



PRESIDENTE

E' necessaria una precisazione dell'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Bisogna però a questo punto che il Consigliere Marchini voti a favore perché noi abbiamo già accolto la sua sollecitazione in anticipo. Abbiamo infatti sostituito l'emendamento.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione dell'art. 7 per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 voti favorevoli 39.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 voti favorevoli 39.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: al comma secondo sono soppresse le parole "in quanto applicabili".
La Giunta accoglie tale emendamento, lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione dell'art. 9 per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 voti favorevoli 39.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 voti favorevoli 39.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 voti favorevoli 39.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 voti favorevoli 39.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio e Marino: al punto 1), lettera f), le parole "di etologia, laureati in discipline biologiche," sono soppresse ed è aggiunta la parola "qualificati" dopo "esperti".
Tale emendamento è stato accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 38 voti favorevoli e 1 astensione.
Si proceda alla votazione dell'art. 13 per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 voti favorevoli 39 astensioni 1.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 Chiede di parlare il Consigliere Rivalta; ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

All'art. 14 c'è da apportare una correzione formale alla quarta riga laddove si dice "anche con variazione disposta ai sensi in applicazione dell'art. 15". O è in applicazione o è ai sensi.



PRESIDENTE

Se è ai sensi è chiaro che è in applicazione, quindi propongo di sopprimere le parole "in applicazione" che sono evidentemente pleonastiche.
La Giunta è d'accordo.
Si proceda alla votazione dell'art. 14 per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 voti favorevoli 39.
L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 voti favorevoli 39.
L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 voti favorevoli 39.
L'art. 16 è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto.
La parola alla Consigliera Sartoris.



SARTORIS Anna

Riconfermo quanto detto precedentemente: voterò a favore della legge anche se per la relativa discussione, che si poteva svolgere in una mezz'oretta, si sono perse due ore: è vero che molti sono un po' - come dire - addormentati, ma è altrettanto vero che qualcun altro soffre di un'altra brutta malattia, la verbosità.
Preciso all'Assessore Vetrino che non ho detto che bisogna abolire il "discorso dei tre anni"; ritengo semplicemente che bisognerebbe essere meno drastici e valutare i casi di associazioni che, pur svolgendo il loro lavoro in modo egregio, per motivi che non sto ad elencare sarebbero fortemente penalizzate da un limite temporale così rigido. A mio parere sarebbe opportuna una maggiore elasticità.
Discorso "angoscia". Se, come si sostiene, il termine è stato recepito da leggi europee, credo che veterinari e coloro che si occupano specificamente di questo lavoro lo usino regolarmente.
Angoscia: sfido chiunque a spiegarmi come definire la situazione di un animale tenuto chiuso in un ambiente, pur senza alcuna grossa costrizione.
Ma come spiegare la sofferenza psicologica, in una parola, se non con il termine angoscia? In ogni caso, essendo termine usato generalmente in riferimento alle persone, abbiamo convenuto di passarci un po' sopra.
Molte persone che si occupano della questione, però, usano regolarmente questa parola; non vedo il motivo del polverone sollevato.
Quando ci si deve occupare di un argomento non si dovrebbe divagare su altro: oltretutto stiamo dibattendo il recepimento di una legge e di un qualcosa imposto dallo Stato: credo sia il caso di occuparci di questo.
Come più volte ho espresso, ho un'idea particolare sulla questione degli extracomunitari, così come su molte altre questioni. Nel momento in cui si sta discutendo di una legge - secondo noi necessaria ed egregia nonché attesa dalle associazioni e dalle molte persone interessate al problema non vedo la necessità di buttarci dentro qualsiasi cosa, come per esempio gli extracomunitari: ritengo di pessimo gusto, quando si parla di animali, parlare di extracomunitari, ed è un abbinamento psicologico che io non ho fatto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Penso di avere il diritto di essere iscritto nell'elenco dei cattivi che sta predisponendo la collega. Quanto ha detto, però, mi convince.
Questa legge, è diretta ai cittadini, non alle associazioni che l'attendono; ritengo sia sbagliata questa concezione corporativa della società, per cui ci sono associazioni che sanno più di altre, che capiscono più di altre, che sono le vere destinatarie. Non è così: si tratta di leggi per i cittadini, dovute al recepimento di una maturità e sensibilità emersa nel nostro Paese rispetto a questi problemi.
Personalmente, sono preoccupatissimo di questo aspetto. Una legge di questa natura, sicuramente squilibrata perlomeno dal punto di vista delle sanzioni, rispetto al comune sentire dei consociati su questo problema deve essere una legge della Regione e non una legge delle associazioni.
Diversamente, ripeteremmo l'esperienza fatta in passato con alcune associazioni terroristiche: termine usato da un illustre ambientalista Folco Quilici, che in una trasmissione definiva terroristico l'approccio e l'atteggiamento di alcune associazioni ambientaliste.
Questa non è una legge voluta dagli ambientalisti o da alcune associazioni; so bene cosa significherebbe, in questo caso: berretti e distintivi.
Personalmente, ritengo che questa legge sia voluta dalla sensibilità di una società matura come la nostra rispetto a questo problematiche. Per quanto mi sarà consentito farò il possibile perché diventi appannaggio di qualche associazione che - guarda caso - è più sensibile di altre perch non ha niente da fare al pomeriggio.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Sul tema in discussione il mio Gruppo ha già svolto parecchi interventi ed anche la dichiarazione di voto. Ma ascoltando - e mettendo in questo molta buona volontà i vari interventi del collega Marchini, ad un certo punto uno non ce la fa più: varrebbe la pena che i colleghi, prima di permettersi - ed uso questo termine volutamente di intervenire in aula per criticare il lavoro di una Commissione su una proposta di legge definita e portata in Consiglio, conoscessero anche solo approssimativamente la normativa nazionale in proposito.
Invito il collega Marchini ad aggiornarsi su tale normativa, per la serietà che deve a questo Consiglio, prima di giudicare in modo positivo o negativo il lavoro della Commissione.
C'è voluta della pazienza sia per ascoltare la dissertazione del collega Marchini circa il ruolo dei Comuni montani e dei Comuni di pianura il collega, però, non ha assolutamente avuto la pazienza di leggersi l'art. 4 della legge nazionale - sia per quanto riguarda il suo ultimo intervento, relativo alle sanzioni.
Credo che questo Consiglio regionale, in questa come in altre occasioni, non possa dimenticare o non tener conto...



PRESIDENTE

Collega Marchini, non so se la cosa la interessa, ma l'intervento della Consigliera Bortolin è tutto rivolto a lei...



BORTOLIN Silvana

Non ripeterò di certo l'intervento, ma intendo ulteriormente sottolineare quanto ho detto, per la serietà che dobbiamo nei confronti dei colleghi e di noi tutti.



(Interruzioni del Consigliere Marchini)



BORTOLIN Silvana

Ma smettila, Marchini, almeno stai zitto!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Mi pare opportuno spendere ancora due parole, per sostenere la necessità che, all'esterno, esca un messaggio in positivo: speriamo che quanto domani potrà apparire sui mezzi d'informazione non sia una denigrazione del lavoro svolto, durato parecchi mesi, prima in sede di Commissione e poi, ancora, in quest'aula, e che si colga l'aspetto positivo, in termini propositivi, sia sul piano culturale che su quello pregettuale, in primo luogo l'adeguamento e la ristrutturazione dei rifugi.
In questo si potranno superare i toni polemici di alcuni Consiglieri che, pur non conoscendo a fondo la materia e pur non avendo partecipato attivamente al lavoro in Commissione, dove il confronto è migliore e dove le varie posizioni possono trovare accoglimento, per tramite della modifica del testo iniziale, oggi criticano la perdita di tempo su questioni marginali.
Avrei preferito che le questioni poste in aula dal Consigliere Marchini, in primo luogo, ma anche da altri, fossero state riportate nella sede più appropriata, in Commissione.
Un ultimo messaggio. Spero che con questa legge si passi alla necessaria attuazione della normativa che garantisce, in miglior modo l'applicazione di un principio: il nostro dovere di rapportarci verso l'animale in diverso modo, non più con una visione antropocentrica, ma con una fondata su di un rapporto più equilibrato, zoofilo e non zoomane, non di pieno possesso di un animale-oggetto, ma di convivenza con un essere vivente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Leo.



LEO Giampiero

Sarò rapidissimo in quanto ho già svolto la relazione precedentemente.
Non ho fatto il resoconto dettagliato di tutti i lavori svolti dalla Commissione, perché sarebbe stato un po' noioso, ma voglio ribadire che il lavoro della Commissione è stato reso proficuo dal rapporto con le associazioni, dal rapporto dei vari Consiglieri che si sono tutti molto impegnati ed il risultato è equilibrato; anche il rapporto con l'Assessorato e con i funzionari è stato estremamente soddisfacente.
L'aver dedicato ad una legge importante un'ora e tre quarti, rispetto ad altri argomenti che sono tornati in quest'aula quattro, cinque volte senza giungere ad avere un vero sbocco, non è cosa di poco conto.



PRESIDENTE

Come firmataria del testo di questa legge, ringrazio il lavoro svolto che ci ha consentito di arrivare ad un provvedimento. Rimane comunque aperta la questione inerente il regolamento, il quale entro sessanta giorni dovrà essere approvato, ma potremmo anche farlo prima tenendo conto che è un testo atteso dalle associazioni e dai cittadini. Ci auguriamo che le associazioni siano un tramite per far conoscere ancora meglio ai cittadini quelle che sono delle normative per i possessori di animali da affezione.
Si proceda infine alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 Hanno risposto SI 40 Consiglieri.
La legge è approvata.


Argomento: Strutture ricettive (albergh., extra-albergh., campeggi e villaggi, classif., vincolo) e strutture e impianti turist.

Esame progetto di legge n. 267: "Norme per la realizzazione e il mantenimento della destinazione d'uso delle strutture alberghiere e delle altre strutture ricettive"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 14) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 267.
La parola al relatore, Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, abbiamo già affrontato il prima battuta il disegno di legge n. 267, successivamente rinviato in III Commissione per un esame congiunto con la II Commissione per verificare le compatibilità urbanistiche. Il testo che torna oggi in Consiglio - valga la mia relazione già presentata in accompagnamento alla prima stesura del disegno di legge n. 267 - riporta alcune difformità abbastanza rilevanti rispetto al primo disegno di legge. Quindi, mi limiterei a sottolineare queste variazioni. Vi è poi un successivo emendamento presentato oggi dall'Assessore al turismo che in un punto va ulteriormente a variare il testo approvato dalla II e dalla III Commissione.
I principali punti di cambiamento sono innanzitutto di carattere prettamente grammaticale, ma ve ne è anche uno di carattere sostanziale e cioè la variazione al comma secondo dell'art. 2 della localizzazione là ove il precedente testo recitava: "Nelle altre aree la realizzazione di strutture ricettive alberghiere ed extra-alberghiere può altresì essere ammessa rispettando le eventuali limitazioni dei Piani regolatori". La differenza sostanziale è che la dizione ora è la seguente: "Nelle altre aree - cioè quelle che non sono già previste ad uso turistico - la realizzazione di strutture ricettive alberghiere ed extra-alberghiere pu essere ammessa dal Piano regolatore generale comunale". Significa quindi che queste zone devono essere ricondotte all'interno del Piano regolatore generale. Questa è una dicitura che dovrebbe accogliere in buona parte le osservazioni che alcuni colleghi del Gruppo di Rifondazione Comunista e del Gruppo PDS avevano fatto sia in sede di Commissione che di Consiglio.
Altra variazione semplicemente lessicale è all'ultima riga del comma a) dell'art. 3. Prima si diceva: "non eccedenti l'ampliamento del 10%" ora si specifica: "non eccedenti il 10% della superficie coperta". Questa è una precisazione, mentre vengono tolte due frasi alla fine del punto b) e del punto d) dello stesso art. 3 perché si parla di indici di edificabilità.
Indici in ogni caso non superiori a quelli massimi previsti nelle aree residenziali che vengono eliminati perché una volta che è già compreso all'interno del Piano regolatore il programma è ovvio che deve essere all'interno di questi indici.
Si salta poi - salvo forse qualche variazione di punteggiatura all'art.
4, punto 8), ultima riga. Prima si diceva: "Il pagamento dei contributi sulla urbanizzazione e sulla costruzione", ora si dice soltanto: "il pagamento del contributo di concessione" poiché è una concessione quella che dà il Comune e quindi riassume i due termini.
Art. 5, punto 2): c'è un'altra variazione abbastanza sostanziale. Alla terza riga del precedente testo era scritto: "a procedere alla formazione di singoli piani comprendenti l'individuazione di dette aree e consentire l'immediata costruzione", ora si dice: "a tal fine i Comuni sono autorizzati a procedere alla formazione di singoli piani per lo sviluppo alberghiero", che si chiamano PSA. Non ha niente a che vedere con PSI collega Rossa! PSA è una nuova dicitura.
Vi sono ancora due punti marginali, ma importanti. All'art. 5, comma terzo, dove nel testo a vostre mani c'è scritto: "commi primo e secondo della L.R. n. 56/77", ma in un emendamento già presentato si dice soltanto "comma primo dell'art. 40 della L.R. n. 56/77". Mentre viene cambiato il punto 4) dell'art. 5 là dove si dice: "I piani per lo sviluppo alberghiero sono trasmessi dal Comune alla Giunta regionale che li approva entro 180 giorni dalla data di ricevimento". Già questo era un testo diverso da quello di due mesi fa, ma verrebbe presentato il comma quarto di questo articolo, con un emendamento steso materialmente dai funzionari che lo ricollegano meglio alle norme urbanistiche, che dice: "Art. 4 - Decorsi i termini previsti dall'art. 40, primo comma, della L.R. n. 56/77 e successive modificazioni e integrazioni, il Consiglio comunale controdeduce con deliberazione alle eventuali osservazioni. I piani vengono trasmessi alla Giunta regionale che li approva entro 120 giorni dalla data di ricevimento". Con ciò si dovrebbe avere sollevato anche le ulteriori e restanti osservazioni dal punto di vista urbanistico.
Colleghi, ho terminato. Queste variazioni hanno interessato soltanto l'aspetto urbanistico del problema. Non sono entrato invece nell'aspetto turistico, che era quello forse fondamentale del disegno di legge, per cui vale la mia relazione della volta scorsa nel sottolinearvi, a mio avviso l'opportunità di procedere all'approvazione di questa normativa che potrebbe permettere, in un periodo di tempo abbastanza contenuto, lo sviluppo delle strutture ricettive.
Faccio anche presente che se sono vere le notizie televisive di questi giorni e cioè che proprio ieri il Consiglio dei Ministri avrebbe predisposto dei piani di finanziamento per il potenziamento delle strutture turistiche, questa normativa verrebbe ad hoc permettendo il decollo anche dell'aspetto turistico oltre a quello alberghiero, ma più in generale delle infrastrutture turistiche come descritte nel disegno di legge che viene proposto e quindi un potenziamento anche all'interno della Regione Piemonte.
Spero di essere stato sufficientemente chiaro e ringrazio.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

Passiamo alla discussione generale.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, questa legge potrebbe essere illustrata sotto questo titolo: "Urbanistica contrattata - Settore degli alberghi - Atto secondo".
Siamo in una situazione in cui l'urbanistica viene gestita sulla base di pressioni settoriali che provengono, oggi, dal settore degli alberghi.
L'atto primo è già stato recitato e ha avuto la fine che si meritava: il Commissario di Governo in Piemonte ha bocciato la legge che permetteva agli albergatori di violare le leggi urbanistiche a loro piacimento; in Lombardia, oltre al Commissario di Governo, ci ha pensato il Giudice condannando ed inquisendo i responsabili dei tentativi di illegittimità urbanistiche. Ma in Piemonte è andata bene perché, grazie a un ricorso fatto dall'allora Gruppo del PCI, la legge e chi l'aveva votata sono stati messi in un cassetto, ma anche salvati da altri guai.
Adesso veniamo all'"Atto secondo": il nuovo tentativo di dare uno sviluppo al settore alberghiero attraverso la modifica della legislazione urbanistica. Mi rivolgo anche direttamente al collega Zacchera che - non lo sapevo, l'ho saputo in occasione di questa legge - oltre che Consigliere regionale è anche un operatore del settore. Quindi mi rivolgo a tutti i colleghi e in particolare a lui come avessi anche di fronte un albergatore perché in realtà qui Zacchera è un Consigliere regionale. Su questo non ci sono dubbi, ma dato che ha un mestiere e delle competenze io posso aggiungere delle considerazioni specifiche.
Non è in questo modo che si risolvono i problemi economici della nostra società. Non è cercando all'interno di una legge urbanistica che aveva una sua logica sempre più spezzettata, riquadrare un settore, di cambiare qualche norma per rimetterlo in moto a danno di tutti gli altri. Non è questo il sistema! In questo modo tutto quello che si ottiene è di fare alla povera legge urbanistica un'ulteriore indiretta modifica che provocherà un disastro interpretativo anche a livello degli operatori.
Questa nostra legge urbanistica, se passa questa modifica, viene a essere indirettamente modificata da un'altra legge, non recepita nella stessa e quindi la difficoltà di lettura, di comprensione della legge urbanistica diventerà ancora più complicata. Inoltre cosa dice questa sugli alberghi? E' migliore di quella presentata in aula un mese fa, ma del peggio c'è ancora. Questa legge dice all'art. 2 che gli alberghi possono essere localizzati dove lo dice il Piano regolatore; fino qui è chiaro. Poi questa legge dice che gli alberghi - per alberghi intendiamo gli alberghi, gli ostelli, le strutture ricettive - possono essere anche localizzati nelle altre aree, cioè suppongo dove non lo prevede il Piano regolatore. L'art. 2 dice che è ammessa nelle aree in cui è previsto dai Piani, poi è ammesso anche nelle altre aree, perché previsto dal Piano regolatore. Quindi, è ammesso dove non lo prevede il Piano regolatore, questo è indubitabile, ma in queste aree deve essere ammesso dal Piano regolatore! Allora diciamo che gli alberghi si fanno solo dove lo prevede il Piano regolatore, ma se abbiamo fatto una legge per dire questo, potremmo fare a meno di farla. Gli alberghi si fanno dove lo dice il Piano regolatore, cioè nelle strutture terziarie che i Piani regolatori devono prevedere. Allora perché scrivere tutto questo? Non si capisce.
Inoltre cosa si dice? Che queste altre aree, dove il Piano regolatore non prevedeva la possibilità, ma dove può prevederla, sono elencate come aree agricole, aree industriali, aree residenziali, aree a servizi. Quindi anche sulle aree, che la legge urbanistica prevede, in base agli artt. 21 e 22, destinate ai servizi, si potranno fare alberghi. Allora come si fa a ottenere che un Piano regolatore, che non prevede sull'area A la possibilità di fare un albergo perché è un servizio sportivo, affermi che quell'area diventi edificabile per costruirvi sopra un bell'albergo, visto che il Piano regolatore non lo dice? Questa legge dice: se il Piano regolatore non lo prevede, che lo preveda! Questo cambio di destinazione d'uso di un terreno da verde, perché è sportivo, ad edificabile per un albergo come avviene? Questa legge ispira una trasformazione delle aree edificabili molto pericolosa ed ambigua, perché suggerisce in quale modo si possono fare male i Piani regolatori. Questa legge dice: "Cari Comuni avete un Piano regolatore che prevede le aree a servizi terziari? Avete un'area nella quale il servizio terziario non è previsto, ma che qualcuno vi chiede di prevedere"? Allora la legge dice: "Svegliatevi un po'; gli alberghi si fanno dove si può e dove si vuole se cambiate il Piano regolatore". Ma mentre questa norma è implicita nell'autonomia di ogni Comune, fare quello che crede e cambiare i Piani regolatori se c'è un interesse generale, fare una legge per indicare ai Comuni in quale modo si può usare una violenza generalizzata ai Piani regolatori solo per quel che riguarda gli alberghi è pericoloso. Mi chiedo: per gli artigiani non si pu dire la stessa cosa, per l'economia in crisi e queste piccole aziende artigiane che hanno bisogno di spostarsi e non trovano i terreni e magari un terreno lo potrebbero trovare a buon prezzo? Non potremmo per tanti settori economici fare leggi di questo tipo? Scrivere che i Piani regolatori possono risolvere tutti i problemi purché ci sia qualcuno che lo chieda? La logica del Piano regolatore non è questa. La logica è di una visione generale, non di un settore alla volta. Questa legge dà la licenza solo per un settore di fare quello che crede. Questo lo trovo veramente pericoloso perché rientra in quell'urbanistica del caso per caso, del contratto per contratto, di lobby per lobby che sappiamo purtroppo dove pu portare.
Quindi, una critica che riguarda l'art. 2 è quella di indurre pubblico e privato, amministratori e interessi specifici ad agire trasformando qualsiasi tipo di destinazione dei terreni nella destinazione alberghiera perché c'è una legge che lo prevede in modo specifico e solo per gli alberghi. Questo provoca a mio avviso anche una disparità di trattamento che non so quanto sia costituzionale. Non capisco perché la stessa cosa non debba essere detta per qualunque tipo di attività; può andare in qualunque luogo anche non previsto dal piano purché lo preveda il piano. Ma questo è banale e lapalissiano o è scritto perché s'intenda "il senso". Il senso che si deve intendere è che per gli alberghi possano cambiare le destinazioni d'uso dei terreni.
Nell'art. 3 si dice che gli alberghi possono essere modificati all'interno o ampliati all'esterno per certe esigenze. Voglio farmi carico del problema della qualità delle strutture alberghiere; non mi sottraggo a questo problema. Però prima di affermare, come fa questo articolo, che la violazione al Piano regolatore è estesa a qualsiasi tipo d'intervento ci penserei sopra. Se negli alberghi bisogna mettere gli ascensori, se bisogna aumentare i servizi igienici, se bisogna eliminare le barriere architettoniche, se i campi di intervento sono mirati a questa elevazione della qualità, una difformità dal Piano regolatore, mi sentirei, ove pro tempore dovessi reggere questa materia, di proporla e di sostenerla in un pubblico dibattito. Ma diverso è se la violazione del Piano regolatore la estendo in modo troppo generico, se la estendo agli impianti sportivi (anche un campo da golf è un impianto), ad un complesso di tennis, piscina una sala riunioni, ad una modifica funzionale. Queste cose vanno benissimo ma non in contrasto con il Piano regolatore. Questo, colleghi, è quanto prevede l'art. 3, comma primo, dove si dice che il miglioramento funzionale comprende sale riunioni, riorganizzazione degli spazi interni, attrezzature sportive e ricreative. E' troppo ampio per consentire a tutto ciò di violare il Piano regolatore. Se si consente la violazione la si consenta in modo oculato e restrittivo; l'ascensore lo posso capire, ma giungere in modo indiscriminato lo trovo molto pericoloso, anche perché a questo tipo di intervento si applicano agevolazioni di carattere finanziario, non si fanno pagare i contributi di cui all'art. 3 della legge n. 10.
L'ultima critica è sull'art. 5, nel quale preso atto che per cambiare le destinazioni d'uso bisogna cambiare i Piani regolatori e preso atto che questo non può avvenire d'incanto, perché per quanto una variante urbanistica possa essere fatta alla svelta si suppone che questa abbia tempi comunque troppo lunghi, allora s'inventa un altro marchingegno. Si inventa il centounesimo piano urbanistico, perché cento non bastavano molti dei quali mai fatti. La realtà non si governa inventando sempre un piano nuovo, ma facendo il piano che esiste dal 1942 e che non viene mai fatto. Allora si inventa il centounesimo piano, il "piano per lo sviluppo alberghiero" che non è un piano programmatico; o meglio è un piano programmatico, ma è anche un piano urbanistico, perché ha valore di piano particolareggiato e quindi segue le indicazioni di un piano particolareggiato urbanistico. Anche con l'introduzione del silenzio assenso? Facciamo norme speciali, che derogano e applicano anche il silenzio-assenso dei piani particolereggiati? E' un piano in variante al Piano regolatore, perché costituisce variante allo strumento urbanistico. E' un piano assimilato al piano particolareggiato ma che ha qualcosa di più: contiene un progetto di massima, può essere fatto su iniziativa privata e può esser fatto al di fuori della previsione nel Piano regolatore di questa destinazione.
Colleghi, mi sembra che sia anche difficile districarsi.
Si possono fare gli alberghi dove lo dice il Piano regolatore, dove non lo dice ma lo dirà, comunque posso farli fare attraverso un programma di sviluppo alberghiero - magari promosso dai privati, che indicano un'area che, approvato dal Comune e dalla Regione, diventa una variante allo strumento urbanistico. Ma allora che bisogno c'era dell'art. 2, dove si diceva che occorre fare gli alberghi dove lo prevede il Piano regolatore? In parte queste contraddizioni sono anche dovute alla modifica parziale che è intervenuta; la prima stesura era una stesura diabolica e delittuosa ma aveva una sua coerenza. Gli alberghi: licenza di costruire, fateli dove e come li volete, purché li facciate e anche alla svelta. Poi, giustamente ci si è accorti che una violazione di quel genere ripeteva quella dell'atto primo della storia dell'urbanistica contrattata nel settore alberghiero e siete tornati sui vostri passi anche con l'aiuto, penso, della struttura che rappresenta la continuità amministrativa della Regione Piemonte. Questo può quindi essere un elemento di contraddizione dovuto a questo fatto.
Rimane una brutta e pericolosa legge, sulla quale non mi cimento con correzioni ed emendamenti di vario tipo. Se approverete questa legge l'unico cimento che metterò in atto è un ricorso al Commissario di governo ma in quest'aula non impiegherò altre forze per spiegare quanto sia nociva e forse anche inutile una legge di questo tipo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rivalta; ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Intervengo su questa legge non avendo potuto seguire la discussione avvenuta in Commissione e intervengo quindi con alle spalle una lettura non approfondita e non arricchita dalla dialettica che si apre in una discussione. Pur tuttavia mi pare, anche da una semplice lettura - lettura meditata, evidentemente - che questa legge presenti delle forti anomalie e in qualche modo si introduca con qualche finzione (consentitemi la parola che uso nei termini più sereni).
La prima finzione che questa legge compie è quella di presentarsi con un titolo che non ha poi corrispondenza nell'articolato normativo. Il titolo è: "Norme per la realizzazione e il mantenimento della destinazione d'uso delle strutture alberghiere e delle altre strutture ricettive". Da una lettura del titolo, che cosa si può dedurre (ciò non vale solo per chi opera nel settore urbanistico-edilizio, ma in generale)? Si può dedurre che in questa legge siano contenute delle norme prescrittive per la costruzione, norme di tipo igienico-sanitario, di tipo funzionale, di razionalità della struttura alberghiera, di garanzie per l'edificazione della struttura alberghiera rispetto, ad esempio, all'ambiente nel quale la struttura alberghiera si colloca (per esempio, lontano dalle strade). Chi si ferma per dormire in un albergo, in genere deve fare un po' il conto con il gestore dell'albergo per avere la stanza che non dà sulla strada, che in genere è una strada di traffico, quindi ci si aspetterebbe norme di questo tipo, edilizie ed urbanistiche, a garanzia della qualità della funzione alberghiera.
Invece, quando si leggono gli articoli contenuti in questa legge, si scopre (in questo senso parlavo di finzione) che la legge è un pezzo di legge urbanistica, che riguarda, ad esempio, procedure di approvazione o meno di decisioni urbanistiche che il Comune assume. Non mi è chiaro allora perché questa legge sia dell'Assessore Cantore e non dell'Assessore Carletto.
Dal titolo, francamente, mi aspettavo un qualcosa che garantisse la qualità edilizia e urbanistica dell'edificio ricettivo, ma di questo non c'è nulla. Poteva essere un'azione di qualificazione della funzione alberghiera garantire, a chi va in una struttura ricettiva, di trovarsi in un ambiente il più qualificato possibile sia come tipologia alberghiera sia come relazione con il territorio circostante. Ad esempio, un albergo situato in una posizione paesaggistica favorevole è certamente un'attrazione, uno stimolo ad utilizzarlo, così come un albergo che garantisca al suo interno riservatezza, difesa dai rumori e così via. Non riscontro in questa legge nulla di tutto ciò.
Non sono qui introdotte normative che riguardino la sicurezza; si dice "ci sono altrove", ma forse era necessario introdurre questioni del genere anche in una legge come questa.
C'è un intervento sulle procedure urbanistiche, quelle regolate dalla legge n. 56. Quando Carletto, l'Assessore all'urbanistica, ha presentato in II Commissione una proposta di variante parziale (lui stesso l'aveva detto ma era palese che era variante parziale), abbiamo discusso a lungo, anche aggiornando, in qualche misura, le nostre posizioni urbanistiche di fronte ad una realtà in via di mutamento, mantenendo poi per molti aspetti ciascuno le proprie posizioni contrapposte e per altri invece addivenendo anche a dei convincimenti comuni o ad una presa di realtà comune. Dicevo quando si è fatta quella discussione e l'Assessore all'urbanistica ha portato quella legge in Commissione, si era impegnato a non procedere ulteriormente, dopo quella legge, a modifiche della legge n. 56, se non in un quadro organico di modifica.
Questa è una modifica alla legge n. 56, che invece avviene di soppiatto e come proposta settoriale. Ciò che cosa significa? Significa che allora la Giunta si è messa nell'atteggiamento di modificare, di smantellare la legge n. 56 senza ricostruire una nuova concezione di politica urbanistica attraverso le leggi settoriali. Allora è possibile che ci presentino, prima o poi, sulla base di questo precedente, una legge sulle cave che assume carattere di decisione urbanistica territoriale.



BRESSO Mercedes

C'è già.



RIVALTA Luigi

Se c'è già lo stesso discorso può valere per l'agricoltura e per i vari settori di competenza regionale e settoriale, può darsi che introducano delle proprie logiche e delle proprie modifiche e alla fine può succedere che la legge urbanistica venga completamente stravolta, non costruita con una visione organica della politica urbanistica e territoriale. Per questa prima ragione io non sono assolutamente d'accordo a una legge di questo tipo; non mi rifaccio all'impegno assunto dall'Assessore Carletto, ho l'impressione che egli in qualche modo subisca questi impegni, poi magari li condividerà nel merito, non lo so, ma si era preso l'impegno di promuovere entro il 1992...



RIVALTA Luigi

CARLETTO, Assessore regionale



RIVALTA Luigi

Entro il 1993.



RIVALTA Luigi

Entro il 1993, di promuovere una revisione generale della legge n. 56 revisione anche da noi, magari con intenti diversi, con finalità diverse ritenuta necessaria; per questa ragione non accetto questa legge.
Qualche collega denuncia il nostro atteggiamento di strumentale opposizione nelle cose; non è il nostro atteggiamento di strumentale opposizione all'operato della Giunta, ma è un'opposizione sostanziale. Il modo di comportarsi di questa Giunta è quello di chi vive alla giornata: ad esempio, per quanto riguarda l'andamento temporale delle decisioni, non si affronta mai un programma, ma di volta in volta si introducono dei provvedimenti con carattere di estemporaneità. Per altri aspetti, visioni settoriali disperdono l'operato della Giunta in una serie di rivoli senza tener conto delle conseguenze in termini di politiche generali e di "precedenti" introdotti, che in qualche modo verranno richiamati da altri settori. Il risultato di questa operazione è la negazione di una politica urbanistica intesa in quanto tale, in quanto politica che coordina le attività e gli interventi che si fanno sulla città e sul territorio tenendo conto dei vari problemi. Sollecito l'Assessore all'urbanistica a prendere in considerazione, al di là di quello che pensa di fare, al di là degli obiettivi che si pone, il fatto che andando avanti così la sua funzione di Assessore all'urbanistica si limita ad una pura funzione burocratica, di approvazione di documenti e di autorizzazioni. La seconda finzione che riscontro in questo documento, e lo sarebbe anche se la legge fosse stata presentata come legge urbanistica, è che come punto 1) dell'art. 2, si fa una formulazione di principio, che rispetto all'atteggiamento della Giunta è finta.
"La realizzazione delle strutture ricettive" - di cui all'art. 1 "è ammessa nelle aree a tale scopo destinate dai PRG, secondo la disciplina d'uso e per esse specificatamente prevista". Su questo siamo tutti d'accordo. Sono tre righe lapalissiane, come potrebbe essere diverso! La normativa nazionale da cinquant'anni sancisce questa posizione, ma dalla successiva quarta riga si smentisce questo assunto, perché in sostanza si dice che le strutture ricettive si possono realizzare ovunque, perché è così, ribadendo un'altra questione ovvia, cioè che è sufficiente che il PRG lo consenta. Si tratta pertanto di un invito alle varianti non fatto su una base programmatica, nel senso di revisione periodica del piano, di un aggiornamento, ma fatto così, quando capita. Abbiamo facilitato tutte le operazioni di varianti al PRG, le varianti infatti non richiedono più autorizzazione, possono essere realizzate con molta facilità sotto tutti i profili, non richiedono neanche di essere sottoposte al Comitato tecnico urbanistico, deciderà l'Assessore se possono essere di scarso rilievo ed essere di fatto approvabili; addirittura, se sono contenute in un piano consensuale - non un piano particolareggiato possono costituire variante di Piano regolatore.
Il punto 2) è un invito a considerare il Piano regolatore qualcosa che è lì, ma che tutti i giorni possiamo variare, così estemporaneamente. Che fosse necessaria una maggiore flessibilità è vero, ma qui non si tratta più di flessibilità, si tratta di una "messa in un canto" di ogni ragionamento di pianificazione e di volta in volta, quando capita, si opera distruggendo l'impostazione di un piano e variandolo. Questo nega di nuovo l'esistenza di una politica urbanistica, rendendo questo tipo di operazione pericolosa.
Chi mi conosce sa che qui non faccio del moralismo, dico solo che diventa un'urbanistica contrattata questa, perché le varianti ai Piani regolatori vengono fatte in qualsiasi momento, in qualsiasi situazione, sulla base della sollecitazione di un operatore. L'ottica della variazione non è più un'ottica generale, quasi sicuramente rischia di diventare un'ottica molto singolare, che riguarda la singola ragione della proposta; quella che in questi anni è stata definita l'urbanistica contrattata. Qui io vedo un rischio, ma non faccio il moralista, bandendo le questioni di corruzione o di concussione, che non voglio prendere in considerazione, una pratica di rapporto tra ente pubblico ed ente privato, che non attribuisce più all'ente pubblico una capacità autonoma di giudizio. Si rischia davvero facilmente, di cedere ad una situazione di domanda e di risposta contingente facile. In questo senso, non concordo con una politica di questo genere.
Per venire ad altre questioni, sempre all'art. 2 si dice che si possono ampliare le attività ricettive nelle zone agricole ponendo un limite: il 10% della superficie coperta, escluse le pertinenze. Si tratterebbe anche di chiarire cosa sono le pertinenze: in questo caso sono escluse, quindi si potrebbe dire che non giocano nell'espansione del 10%, ma al successivo art. 3 si parla invece di "modesti ampliamenti - modesti non significa niente, è un giudizio relativo - non eccedenti il 10% delle superfici utili", cioè vuol dire le superfici di solaio. Ma le superfici di solaio in un edificio che sia di 20 metri di lunghezza per 10/12 metri di larghezza che abbia 5 piani significa una certa dimensione; se l'albergo è ancora più grande le dimensioni diventano anziché di 1.000 di 4 o 5.000 metri quadrati! Allora gli ampliamenti del 10% sulla superficie di solaio sono degli ampliamenti non più di carattere modesto. E quand'è che uno interviene a dire: "no, non è più di carattere modesto"? Anche in questo caso quindi cominciamo ad introdurre davvero dei principi non di flessibilità, ma di troppa elasticità.
L'art. 4 è di nuovo in parte un incitamento alle varianti, poi parla della restituzione dei contributi. Prima si dice che dal punto di vista urbanistico in generale devono stare alla destinazione di uso alberghiero per quindici anni, poi si dice che si può arrivare "alla cancellazione anticipata dell'impegno sulla base di un'accertata non convenienza economica produttiva della destinazione ricettiva". Ma pensate, si pu anticipare il cambiamento di destinazione d'uso prima dei quindici anni possono essere cinque, sei o sette, ma perché si fa allora a posteriori la valutazione della non convenienza economica? In questo modo si pu costruire un albergo, occasionale! Se uno elabora o varia un piano urbanistico deve pur fare qualche valutazione di approfondimento, cioè quella valutazione che a posteriori può giustificare la modifica della destinazione d'uso anche prima dei quindici anni, ma la valutazione deve essere fatta prima, non dopo quattro, cinque o sei anni! Le indagini di mercato si fanno dappertutto, quindi questa valutazione deve essere fatta prima, all'interno di un piano, dove si decide che sussistono decide che lì ci sono le condizioni per avviare un'attività economicamente urbanisticamente, ambientalmente sostenibile, dopodiché gliela si concede.
Se non ci sono queste condizioni non gli si lascia fare neppure il tentativo! La ragione della pianificazione urbanistica è anche di una valutazione ponderata sotto questo profilo; ma in questo caso si salta tutto e si cancella tutto! I contributi si concedono per incentivare l'avvio di un'attività alberghiera. Se l'attività alberghiera cessa, anche se sono passati quindici anni, non solo se è in anticipo, devono essere restituiti quei contributi. L'attività alberghiera non può essere considerata un'attività assistita: in questo Paese tutto è assistito! Una delle nostre risorse è il turismo, ma anche questo diventa generalmente assistito. In qualche caso "assistito" ha un senso, ma se diventa generalmente assistito e chiunque può costruire un albergo in qualsiasi luogo del territorio - purché il Comune acconsenta a concedergli una facile variante di Piano regolatore ed inoltre si può modificare, dopo quindici anni la destinazione d'uso senza spiegare nulla, almeno si richieda la restituzione dei fondi ricevuti dalla Regione. In merito noi abbiamo presentato un emendamento dove si richiede sempre e comunque la restituzione dei fondi. Sono favorevole che l'attività alberghiera possa cessare, ma l'edificio che è stato costruito ed adibito ad albergo può avere un'altra destinazione, per esempio pu essere trasformato in residence. E allora perché deve mantenersi il contributo che la Regione ha concesso? Ci sono delle questioni anche di questo tipo che vanno analizzate.
Con l'art. 5 si fa diventare un piano settoriale un piano urbanistico ma il piano urbanistico ha la caratteristica di non essere un piano settoriale, bensì un piano che tiene conto delle varie componenti, mentre qui un piano alberghiero, che è evidentemente un piano settoriale, lo si fa diventare un piano urbanistico! Su questa questione anche il Consigliere Chiezzi si è già espresso criticamente e negativamente.
Ho parlato prima di estemporaneità. Questa legge non sembra essere fatta per adeguare la struttura alberghiera della nostra Regione, perché se il problema fosse questo in generale dovremmo emanare una legge assai più attenta ai problemi dell'industria alberghiera. A me pare un provvedimento tipo quello per i Mondiali di calcio o quello per le Colombiadi. In Piemonte nel 1997 ci saranno i mondiali di sci da sostenere sotto questo profilo: se è così, Assessore Cantore, si faccia un provvedimento per l'area dove si devono svolgere e ciascuno si assuma la propria responsabilità. Ma questo provvedimento, che ha carattere di estemporaneità, come erano i provvedimenti che liberalizzavano gli interventi nel caso dei Mondiali e delle Colombiadi, lo si fa addirittura diventare una norma permanente e la cosa allora è ancora più negativa degli stessi provvedimenti estemporanei fatti per i Mondiali e per le Colombiadi! In questo caso con il carattere dell'estemporaneità, di una presunta urgenza (secondo me è una estemporaneità legata probabilmente ai Mondiali di sci) si fa diventare questa norma una norma di carattere generale.
Io quindi esprimo in aula, non ho potuto esprimerlo in Commissione perché c'è stata una serie di disguidi, il mio completo dissenso nei confronti di questo provvedimento di legge. Invito pertanto la Giunta a pensare a cosa sta avvenendo attraverso una politica legislativa del tipo di quella che si sta portando avanti, che si colloca settorialmente all'interno di una legislazione modificabile quanto è necessario, ma di una legislazione di pianificazione e di programmazione che dovrebbe invece costituire le basi della politica regionale: piani territoriali, piani urbanistici, programmi e piani di sviluppo della Regione. E' una questione delicata questa che probabilmente smantella davvero la Regione nella sua funzione principale che deve essere quella di programmazione e di pianificazione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, il progetto di legge che stiamo discutendo richiama alla nostra attenzione tutte le questioni che sono state poste in quest'aula già quando abbiamo esaminato le modifiche alla legge urbanistica regionale n. 56/77. Riteniamo quindi tutte le osservazioni che sono state poste alla nostra attenzione quanto mai pertinenti tali da essere analizzate così come lo sono state in Commissione facendo sì che la maggioranza, in questo caso allargata perché la maggior parte dei Consiglieri è confluita poi nelle posizioni che sono state qui riportate dal Consigliere Zacchera, ravvisi la straordinarietà della situazione che fa sì che ci si trovi di fronte alla classica eccezione che conferma la regola. E' chiaro però che è utile porre delle questioni, ricevere delle assicurazioni, comunque esprimere delle volontà.
Noi innanzitutto rileviamo la particolare situazione precaria del settore turistico dal punto di vista della ricettività, quindi una vera e propria condizione di emergenza, e la necessità di dotare al più presto la nostra Regione di quelle strutture ricettive necessarie per poter attrarre nuove correnti turistiche ed essere in grado, nel momento in cui vi fosse una nuova attenzione verso le località piemontesi, di offrire dal punto di vista quantitativo, ma soprattutto anche da quello qualitativo, ciò che il mercato o i potenziali clienti richiedono. E, soprattutto, è stato evidenziato in Commissione lo scarto tra il sorgere eventuale di una certa domanda e la possibilità e capacità da parte dell'ente pubblico di darvi una risposta. Ciò, ovviamente, attraverso gli strumenti che sono in mano ai Comuni e quindi le deliberazioni di tipo urbanistico, che si inseriscono all'interno di procedure non dico farraginose, ma abbastanza pesante. Ed è necessario sia così, sul piano generale, per quanto riguarda la tutela e il governo del territorio.
Un paragone magari non troppo pertinente, ma a mio avviso significativo, dobbiamo ricordare i problemi che pongono passaggi troppo lunghi soprattutto in un momento in cui si richiede capacità di cogliere le occasioni proposte. Nel fare tali affermazioni auspico una controparte pubblica trasparente, che agisca e gestisca nell'interesse pubblico; non mi voglio lasciar minimamente condizionare o sfiorare da affermazioni che ritengo non debbano essere da noi considerate. Ho la più alta considerazione della funzione cui sono preposti gli amministratori, in qualunque parte del Piemonte essi operino, soprattutto gli amministratori comunali dei 1.200 Comuni piemontesi.



CHIEZZI Giuseppe

Prendila più bassa...



CAVALLERA Ugo

No, non voglio prenderla bassa: visto che andiamo a cercare le grandi questioni, sia concesso anche a noi fare qualche considerazione.
Mi sia concesso, a questo punto, leggere, per quanto riguarda gli insediamenti di tipo produttivo, quanto riportava "Italia oggi" in un articolo del 26 febbraio, relativamente ad un insediamento oltralpe di un'azienda piemontese così come raccontato dall'articolista circa quanto accaduto all'azienda dopo che si è affacciata al di là delle Alpi con l'intenzione di insediarvisi. Racconta: "Nell'ottobre 1991 ci sono stati i primi contatti fra l'azienda e il pool francese di enti per valutare il possibile insediamento produttivo. Due mesi dopo si è deciso di realizzare lo stabilimento e dopo la costituzione di una società di diritto francese nel febbraio 1992 è stato presentato il progetto per la realizzazione di un fabbricato di 1.400 mq, in grado di ospitare a regime 50 dipendenti e di produrre 15.000 pezzi al giorno. La costruzione dell'immobile è iniziata in aprile e nel settembre successivo c'è stata l'inaugurazione dello stabilimento".
Dobbiamo tenere conto di quanto sta avvenendo intorno a noi, e questo non per procedere ad una deregulation che nessuno vuole: siamo stati i primi, in sede di II Commissione ed anche in aula, a ribadire l'importanza della legge n. 56 e il significato avuto in questa Regione, anche se nell'affermare questo siamo andati in contrasto con quanto sostenuto dai nostri predecessori in questa stessa aula.
Dobbiamo essere laici nell'affrontare queste questioni: nel momento in cui occorre intervenire in un certo settore dobbiamo essere pronti a far sì che questo intervento abbia a verificarsi effettivamente.
Ritengo che le questioni vadano viste anche sotto questo profilo: nel momento in cui vi sono proposte in sede locale relativamente alla possibilità di realizzare o costruire strutture alberghiere, sarebbe bene offrirne subito al Comune l'opportunità di realizzazione, anche in regime transitorio - e non m'imbarco, non avendone la competenza professionale, in considerazioni che riguardano la coerenza tra l'art. 2 e l'art. 3 e la legge urbanistica sul piano più generale.
Colgo, da uomo della strada, l'importanza per un periodo limitato ed in un momento di crisi - di prevedere un piano per la realizzazione di strutture alberghiere. E' chiaro che una decisione politica del genere pu porre questioni relative ad eventuali incongruenze o timori che si aprano fasi speculative o casi di speculazione.
Ritengo però vi sia la possibilità in quest'aula di ulteriori proposte di miglior precisazione dei singoli articoli, in modo da garantire la massima tranquillità e trasparenza.
Proprio perché non intendiamo criminalizzare eventuali iniziative nel settore, ma le auspichiamo e vogliamo fornire all'insieme degli enti locali possibilità operative nuove - ma pur sempre nell'ambito dell'attività di controllo e di approvazione di competenza della Regione Piemonte riteniamo che, nel suo complesso, la proposta possa essere approvata.
Non ci sorprende che da parte delle opposizioni e soprattutto di coloro che hanno avuto larga parte nella predisposizione complessiva della legge urbanistica regionale n. 56, ci sia la difesa ad oltranza del testo di quella legge; sia però consentito soprattutto a coloro che hanno vissuto quella stagione dall'esterno, la possibilità di portare in quest'aula determinate esigenze e di cimentarsi per trovare soluzioni innovative, non per volere sempre cercare di salvare "capra e cavoli" ma perché è giusto adeguare la legislazione alle emergenze del momento, senza snaturarle e cercando sempre di salvaguardare l'interesse generale complessivo della nostra Regione, al quale vogliamo essere subordinati ed al quale soprattutto e solamente, guardiamo.
Ferma restando la disponibilità ad entrare nel merito dei singoli articoli, ribadiamo il nostro voto favorevole al progetto proposto dalla Giunta regionale; Giunta regionale nella qual sede riteniamo siano state salvaguardate le esigenze di collegialità richiamate da qualche Consigliere in questa sede - nella Giunta siedono tutti gli Assessori compreso quello all'urbanistica.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

L'esame di questa legge, a mio modo di vedere, signor Presidente e colleghi Consiglieri, esige l'attenzione a due versanti del problema.
L'oggetto: il turismo, le procedure e le coerenze che attengono all'urbanistica.
Dal punto di vista del bene oggetto della normativa, il turismo, mi pare che la Giunta colga un fenomeno ed un processo. Il fenomeno: in questa nostra Regione, le aree turistiche vedono la propensione dei Comuni a privilegiare le seconde case a danno delle iniziative produttive date dagli alberghi, a forte ricaduta occupazionale. Questo è il fenomeno al quale assistiamo. In sostanza, nella nostra Regione abbiamo un turismo che non produce, in termini occupazionali e di ricchezza prodotta, quella che è la conseguenza di un fenomeno di questa dimensione.
C'è quindi qualche contraddizione - se mi è consentito - da parte di alcuni colleghi che continuano a condannare la tendenza alla seconda casa senza però essere disponibili a riconoscere l'esigenza di indirizzare in termini - ovviamente - di programmazione e di indirizzo legislativi i Comuni a porre maggiore attenzione alla necessità di realizzare strutture alberghiere e para-alberghiere produttive di ricchezza e di occupazione anche per trasformare la politica del tempo libero, quella della seconda casa, nella politica turistica, quella degli alberghi. Abbiamo quindi una regione a forte vocazione turistica, almeno in qualche sua area, del tutto infrastrutturata dal punto di vista dei letti alberghieri; questo è il fenomeno che abbiamo di fronte.
I Comuni si devono porre il problema delle aree da destinare ad insediamenti alberghieri come problema prioritario di un Piano regolatore di un'area a vocazione turistica e non come problema marginale. Se un Comune ha per sua tradizione l'individuazione di aree alberghiere, coerenti alle esigenze del mercato turistico, il problema non si pone. E' evidente che se una località turistica, con forte vocazione turistica, non indica aree idonee per la realizzazione di strutture alberghiere, vuol dire che la pressione della vendita è superiore alla pressione di insediamenti produttivi alberghieri. Questo è un problema politico, rispetto al quale la Regione deve esprimere la propria opinione; comunque la rendita non deve soffocare l'insediamento alberghiero, quest'ultimo non deve essere privilegiato, ma sicuramente non deve essere penalizzato. Questo a regime.
Cosa significa questo in termini politici? Significa che con questa legge la Regione, in sede di approvazione dei Piani regolatori, potrà contestare al Comune di non avere individuato adeguatamente, in termini quantitativi e non localizzativi, aree destinate all'insediamento alberghiero e turistico produttivo.
Noi, come Regione, non ci sostituiremo mai al Comune nel fare Piani regolatori, ma un Piano regolatore nel comune di Sestriere o nel Comune di Limone Piemonte che non individui aree destinate al recupero del deficit alberghiero che caratterizza sia il Sestriere che Limone Piemonte, potrà essere oggetto di una censura da parte della Regione che potrà fare un'osservazione al Comune chiedendo di spiegare perché non ha individuato adeguate e sufficienti risorse alberghiere.
Per quello che invece attiene allo strumento - come ha detto il collega Chiezzi - il percorso per piani, nel transitorio, è l'evidente risposta all'esigenza di avviare il processo in termini e in tempi più accelerati di quanto non siano i tempi storici dei Piani regolatori.
E' evidente che se fossimo nella normalità, e quindi avessimo una situazione alberghiera coerente, rispetto alle seconde case, potremmo affidare alla dinamica normale dei fatti e quindi aspettarci che lo sviluppo alberghiero vada di pari passo con lo sviluppo del resto delle presenze sul territorio, ma così non è. Noi abbiamo un deficit alberghiero nelle aree a forte vocazione turistica e su questo non c'è alcun dubbio; se lo vogliamo recuperare, è evidente che dobbiamo avere delle procedure che consentano, anche sul piano temporale, il recupero di questo deficit.
Questo è l'aspetto politico che mi trova assolutamente convinto, devo dire che gli aspetti di correttezza e di coerenza urbanistica, di trasparenza e di assoluta governabilità di questo processo evidentemente mi lasciano aperto ad accettare qualunque tipo di suggerimento venga sollevato, così come è successo in Commissione da parte dell'Assessorato all'urbanistica che ha presentato una serie di rilievi che hanno portato ad una forte modificazione del testo. Quindi qualunque riserva venga sollevata dal punto di vista della coerenza e della congruità del processo decisionale, nella sua trasparenza, mi trova assolutamente disponibile. Dobbiamo soltanto verificare se sia possibile recuperare il deficit alberghiero nelle aree a forte vocazione turistica, altrimenti bruciamo la risorsa turismo a favore della speculazione e della rendita pura. Mi stupisco un po' che il collega Chiezzi, che è sempre molto attento a queste cose, non colga, al di là dell'atto formale, che questo significa che nelle aree a vocazione turistica si faranno meno seconde case e più alberghi. Che io sappia nei condomini c'è al massimo una persona che pulisce le scale, negli alberghi trovano posti di lavoro decine di persone. Questo è l'obiettivo che la Giunta si è posta e che sul versante turistico mi pare assolutamente condivisibile.
Quindi nessuno ostacolo a ricevere ogni contributo che tenda a migliorare le procedure, a renderle al massimo compatibili con la L.R. n.
56, ma che contemporaneamente non eluda il problema di recuperare, in tempi accettabili, il deficit che registriamo nelle aree a forte vocazione turistica. Si è detto che le occasioni non vanno perse, mi rivolgo nuovamente ai colleghi attenti a questi problemi, se dobbiamo immaginare che alcuni fatti sportivi che avverranno fra non molti anni, devono essere un'occasione per costruire nuovi impianti, questi non dovranno servire una settimana e poi rivelarsi sovradimensionati, dovremmo razionalizzare tali impianti e dotarli della struttura che ne garantisce la fruizione nell'arco di tutta la stagione, che è sostanzialmente il sistema alberghiero.
Il mio è un ragionamento più che un intervento, quindi è gioco-forza ripetitivo. Mi pare che questa legge colga bene l'esigenza del settore turismo, ritengo abbia fatto quanto è stato suggerito dall'Assessorato all'Urbanistica per garantirne il processo in termini di compatibilità, di correttezza e di trasparenza. Resto fermo nel giudizio favorevole sull'aspetto politico di questa legge e suggerisco al Consiglio e alla maggioranza di essere disponibili rispetto ad ogni altro tipo di contributo che si basasse su elementi di coerenza, correttezza, trasparenza del processo programmatorio decisionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cantore.



CANTORE Daniele, Assessore regionale

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, vorrei sottolineare al collega Chiezzi che non si tratta di un secondo atto di un film! Questo è un nuovo film. Quella relativa ai mondiali di calcio del 1990 è una vicenda che si è chiusa con tale data; è vero, ha portato la Regione Piemonte ad avere una risposta negativa da parte del Commissario di Governo, ha portato la Regione Lombardia non solo ad incappare in incidenti giudiziari, ma anche in un giudizio della Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale la legge per palese violazione delle attribuzioni delle singole amministrazioni comunali; e quella, forse, poteva apparire una legge che voleva contrarre l'urbanistica in campo turistico. Intanto da quella vicenda sono passati anni ed è per questo motivo che non accetto il termine "secondo atto", poiché stiamo girando un film diverso. A questa legge non sono legati contributi, come a suo tempo fu previsto dalla legge sui Mondiali di calcio 1990.
Questa è una legge che, come è stato detto da qualche collega, vuole intervenire nel settore turistico, che in passato è stato considerato marginale mentre oggi tutti ritengono sia importante per lo sviluppo di questa Regione e soprattutto, contribuisca alla soluzione di un problema mai risolto nella nostra Regione, o meglio: risolto nel passato con soluzioni di seconda casa, come ha detto il Consigliere Marchini.
In questa Regione lo sviluppo anche delle più apprezzate e riconosciute stazioni turistiche a livello internazionale, siano queste montane o lacuali o di altre località, ha visto incrementato il comparto della seconda casa, anziché quello ricettivo-alberghiero.
Credo che questo non sia più possibile, perché mi pare che le seconde case abbiano ormai saturato i Comuni a rilevanza turistica; eppure devo dire che questa politica sta continuando, colleghi che vi stupite per questo disegno di legge a favore di uno sviluppo dell'industria alberghiera! Basta girare per le località turistiche e vedere che le nostre Amministrazioni comunali, i nostri Consigli comunali e le Giunte, sono sempre portate a riconoscere nuovi insediamenti di seconda casa nonostante, anche sul piano economico il settore abbia subito in questi anni una profonda crisi. Devo anche dirvi che, girando la Regione Piemonte ho assistito in alcune località alla costruzione di case in relazione ad impianti che venivano costruiti, perché erano gli anni di grande innevamento; poi purtroppo le condizioni meteorologiche sono cambiate e ci siamo trovati di fronte a cattedrali nel deserto: manca la neve, gli impianti non funzionano e le case sono rimaste vuote.
Certamente questa politica di seconde case nella nostra Regione non sempre ha comportato una ricaduta economica ed occupazionale.
Questo è il motivo principale per portare un disegno di legge a valenza turistica. Ritengo non sia una proposta di legge che stravolga la legge urbanistica, anche perché, se così fosse, dovrebbero esserci nella nostra Regione, e purtroppo non ci sono, molti che vogliono costruire alberghi.
Vorrei solo ricordare, per chi non avesse questi dati, che la redditività media sul valore immobiliare di un albergo è del 2-3%. Questo mi pare sia significativo di quale interesse ci sia nei confronti di un'attività che invece dobbiamo incentivare all'interno della nostra Regione. Questa legge non vuole essere un momento di valutazione sulle esigenze turistiche della Regione, poiché mancano molti posti letto alberghieri e extra-alberghieri, ma uno stimolo (e mi pare che anche la norma transitoria che prevede questi piani di sviluppo alberghiero sia significativa) per dare alle Amministrazioni comunali la possibilità anche qui mi stupisco che non sia stata ricordata - di sanare una situazione che è ben diversa sul nostro territorio. Se voi andata a vedere i Piani regolatori dei nostri Comuni, compresi quelli a vocazioni turistica, la stragrande maggioranza di essi non ha previsto nel Piano regolatore aree per l'insediamento alberghiero ed extra-alberghiero, e in questa direzione si inseriscono le lobby corporative che vorrebbero che tutto rimanesse fermo all'interno della nostra Regione, e non ci fossero altre strutture alberghiere o extra-alberghiere. In aggiunta a quanto detto dal Consigliere Marchini, in riferimento alla quantità, va detto che in alcuni casi troviamo Comuni a grande valenza turistica nazionale ed internazionale che nei loro piani regolatori, o in variante al Piano regolatore, hanno destinato aree a ricezione alberghiera ed extra alberghiera tutt'altro che consone allo sviluppo turistico di quel Comune o di quella zona. Questo a dire come una cultura e una mentalità turistico alberghiera, che dovrebbe essere centrale in alcuni Comuni, purtroppo oggi è ancora marginale.
Da queste valutazioni scaturisce l'idea di una legge che sensibilizzi le Amministrazioni comunali ad una situazione di grande difficoltà e possa stimolare non tanto i privati, perché io ritengo che questa ricaduta ci sarà in misura minima, ma i Comuni a rivedere la politica turistica, non più in relazione alla seconda casa, ma in relazione all'ampliamento della ricezione alberghiera ed extra-alberghiera.
Devo dire anche che questa nostra legge non mi pare sia un pezzo di legge urbanistica, che peraltro è stata preparata fin dall'inizio in collaborazione con gli uffici dell'Assessorato all'urbanistica (inoltre abbiamo apportato in Commissione tutte quelle modifiche, che se non ci fossero state avrebbero anche potuto essere in contrasto con le norme urbanistiche della nostra Regione), poiché tutto ciò non completato in questa norma è riferito alla legge urbanistica n. 56/77 e successive modificazioni ed integrazioni.
Mi pare che in questa legge ci sia un punto forte: il primo è quello di dare la possibilità di ristrutturare e di ampliare le strutture esistenti.
Questo è molto importante perché in alcuni casi l'economia di una famiglia o di una azienda viene bloccata, allo stato attuale delle cose, dalle difficoltà di rapporti procedurali con le Amministrazioni comunali, per ampliare o migliorare le strutture alberghiere.
Posso essere d'accordo con il collega Chiezzi quando propone, nell'art.
3, primo comma, di togliere la frase "impianti e attrezzature sportive e ricreative" che probabilmente sono un allargamento eccessivo e non rientrano nell'esigenza primaria da noi individuata e che è quella della prevenzione antiinfortunistica e antincendi, dell'abbattimento delle barriere architettoniche, degli ascensori, delle sale riunioni, della riorganizzazione degli spazi interni e accessi, garage e parcheggi.
Voglio qui sottolineare un'altra situazione che esiste sul territorio piemontese: ci sono strutture alberghiere senza garage o senza parcheggi idonei e questo in un Comune turistico non porta solo ad una difficoltà di viabilità, ma anche certamente ad un impatto di arredo urbano che vanifica la promozione turistica dell'area.
Vorrei dire al collega Rivalta che ho condiviso le sue eccezioni relative alla destinazione d'uso delle strutture alberghiere ed extra alberghiere, ma vorrei anche qui rileggere il comma settimo dell'art. 4 che dice: "la cancellazione anticipata dell'impiego a mantenere la destinazione ricettiva e la modifica della destinazione d'uso, possono essere consentite dal Comune o dalla Regione nel caso di concessione di contributi regionali qualora venga accertata la non convenienza economico-produttiva della destinazione ricettiva".
A quanto previsto dalla legge quadro nazionale, noi abbiamo aggiunto: "rispetto agli interessi generali socio-economici della zona".
Il collega Rivalta ha preannunciato un emendamento che in realtà è presente al punto 8) dell'art. 4: "la cancellazione anticipata dell'impiego e la modifica di destinazione comporta inoltre la restituzione dei contributi pubblici eventualmente percepiti, rivalutati ai sensi di legge il pagamento del contributo di concessioni non corrisposto per esenzione".
Ma, in relazione alla destinazione d'uso voglio aggiungere: "la nuova destinazione d'uso di cui al comma precedente è comunque subordinata al rilascio di una nuova concessione, previa verifica della compatibilità rispetto alla destinazione dell'area in cui sussiste la struttura e al pagamento per intero degli oneri di urbanizzazione e del costo di costruzione". Inoltre il decimo comma mi pare più rafforzativo: "nel caso di violazione dell'impegno a mantenere la destinazione d'uso ricettivo delle strutture, è applicata la sanzione amministrativa da un minimo di 20 milioni di lire ad un massimo di un miliardo di lire commisurata al 20% del valore catastale della struttura trasformata". Mi pare che in questa legge ci siano tutte le griglie per evitare, da una parte, un'urbanistica contrattata con la possibilità per chi volesse speculare sulla costruzione di nuovi alberghi - cosa che in realtà non esiste nella nostra Regione dall'altra parte, invece, vi è l'incentivazione ad Amministrazioni comunali e a soggetti sensibili, per indirizzare le forze a favore di una migliore struttura alberghiera ed extra-alberghiera nella nostra Regione, con la garanzia di una norma transitoria che prevede piani in linea con quanto disposto dalla legge n. 56.
Sono solo questi i motivi che hanno spinto a questo nuovo film sulla ricettività alberghiera, nell'intento di poter offrire un prodotto turistico piemontese che abbia non solo in termini di quantità, ma anche di qualità, la possibilità di essere concorrenziale.
Diceva qualche collega che si aspettava dal titolo di questo disegno di legge "Norme per la realizzazione e il mantenimento", che ci fossero norme di miglioramento o di qualità di queste strutture. Devo rassicurare il collega: scade quest'anno la legge di classifica delle strutture alberghiere. E' una legge che verifica l'esistenza della qualità e dell'accessibilità di queste strutture, e quindi sarà compito nostro rivedere tale legge di classifica alberghiera rispetto anche alla legge nazionale. In quella occasione entreremo nel merito non solo della classificazione e del miglioramento della qualità alberghiera, ma in generale di un termine molto abusato ma molto efficace: l'accoglienza, cioè riuscire, tramite queste nostre iniziative, a rendere i Comuni a valenza turistica centri accoglienti, dove il turista italiano ed internazionale possa ritornare.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 voti favorevoli 29 voti contrari 10.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 Emendamento presentato dall'Assessore Cantore: alla lettera d) aggiungere le seguenti parole: "fermo restando il rispetto della destinazione primaria di tali aree e degli standard urbanistici per i servizi sociale e le attrezzature a livello comunale".
La parola all'Assessore Cantore per l'illustrazione.



CANTORE Daniele, Assessore regionale

Ho preparato, rispetto all'art. 2, un emendamento che reputo importante. Ritengo che le eccezioni dei colleghi Consiglieri siano precise e dalla lettura della lettera d) dell'art. 2, si potrebbe pensare che si possano costruire alberghi all'interno delle aree sportive, o che comunque ci potrebbe essere il cambio di destinazione d'uso rispetto ad aree sportive e di servizi. In realtà, il nostro intendimento è diverso: che queste aree adibite a servizi sportivi e di strutture, possano arricchirsi anche di strutture alberghiere ed extra-alberghiere. Quindi, proporrei che alla lettera d) si aggiungesse dopo "alle attività di tali servizi", la frase "fermo restando il rispetto della destinazione primaria di tali aree e degli standard urbanistici per i servizi sociali e le attrezzature a livello comunale".



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento proposto dall'Assessore Cantore.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 30 voti favorevoli e 9 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Si proceda alla votazione dell'art. 2 per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 30 voti contrari 10.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 Chiede di parlare il Consigliere Zacchera; ne ha facoltà.



ZACCHERA Marco

Vi è un emendamento, ma forse non è stato ancora formalizzato. Togliere nella penultima riga del comma primo le parole "impianti ed attrezzature sportive e ricreative". Questo per fugare ogni dubbio.



PRESIDENTE

L'Assessore lo formalizza?



CANTORE Daniele, Assessore regionale

Sì.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione l'emendamento all'art. 3 nel testo seguente: al comma primo, penultima riga, abrogare le parole "impianti ed attrezzature sportive".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 30 voti favorevoli e astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 3 per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 30 voti contrari 10.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 Emendamento presentato dai Consiglieri Rivalta, Bosio, Buzio e Bresso: al punto 8), prima riga, dopo le parole "La cancellazione anticipata dell'impegno e..." sono aggiunte le parole ", comunque, anche oltre i quindici anni previsti dal precedente punto 5),".
La parola all'Assessore Cantore.



CANTORE Daniele, Assessore regionale

Volevo chiedere al collega Rivalta se riteneva superato l'emendamento dal punto 8).



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Il punto 8) si può leggere in tanti modi; è una delle solite dizioni equivoche delle leggi. La cancellazione anticipata e la modifica di destinazione è la modifica di destinazione conseguente? Perché prima si dice che quando non è economico s'interrompe e si modifica la destinazione.
Quindi, può essere interpretata come la conseguente modifica della destinazione; il che escluderebbe la norma valga dopo quindici anni. Non è assolutamente chiaro. Oppure può essere "e in ogni caso la modifica di destinazione"; da questa dizione, sono possibili entrambe le interpretazioni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cantore.



CANTORE Daniele, Assessore regionale

Potremo mettere "la cancellazione anticipata dell'impegno e la modifica di destinazione d'uso, di cui al comma precedente, e in ogni caso comporta inoltre la...".



RIVALTA Luigi

No, io dicevo "la cancellazione anticipata dell'impegno e in ogni caso la modifica di destinazione".



CANTORE Daniele, Assessore regionale

Sono d'accordo con lei, risulta più chiaro.



PRESIDENTE

Procediamo quindi alla votazione dell'emendamento così riformulato accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione dell'art. 4 per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 31 astensioni 9.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 Emendamento presentato dall'Assessore Cantore: al comma terzo, la prima parte del comma viene così sostituita: "I piani vengono adottati dai Comuni ai sensi del comma primo dell'art. 40 della L.R. n. 56/77 e successive modificazioni ed integrazioni e devono contenere:" il comma quarto viene soppresso e sostituito dal seguente: "4. Decorsi i termini previsti dall'art. 40, primo comma, della L.R. n.
56/77 e successive modificazioni ed integrazioni, il Consiglio Comunale controdeduce con deliberazione alle eventuali osservazioni. I piani vengono trasmessi alla Giunta regionale, che li approva entro 120 giorni dalla data di ricevimento".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 31 voti favorevoli, 2 contrari e 6 astensioni.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione dell'art. 5 per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 31 voti contrari 9.
L'art. 5 è approvato.



PRESIDENTE

Passiamo alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Intervengo per dichiarazione di voto e anche per alcuni chiarimenti come relatore. Ho una profonda stima per i colleghi che hanno espresso alcune critiche dal punto di vista urbanistico e non ho motivo di ritenere che non siano preparati o documentati sull'argomento; però voglio far presente che l'aspetto urbanistico è comunque uno e io non lo ritengo fondamentale in questa normativa.
Secondo me, il punto fondamentale della normativa che oggi viene proposta è l'art. 4. In questo articolo vengono risolti dei problemi rispetto ai quali l'impresa alberghiera sta dibattendo da tantissimi anni nella nostra Regione; e nel lungo iter di questa normativa la soluzione di tali problemi è stata centellinata, anche contro l'opinione di una parte delle stesse categorie di albergatori, che avevano preferito una logica di status quo.
Io ritengo invece che noi dobbiamo estraniarci da queste logiche e anche nell'ottica di quello che diceva prima l'Assessore, e che non vado a riprendere, di continuare in questa direzione con l'obiettivo di rimettere in piedi il discorso turistico della nostra Regione.
Tenete presente che oggi un investimento alberghiero di circa 200 milioni comporta un aumento di unità lavorativa; questo è il rapporto più basso in assoluto che si possa avere in tutti i tipi di attività e mi sembra una cosa estremamente positiva. In secondo luogo, ritengo qualificante la scelta della Regione Piemonte di puntare ad una rivalutazione, non tanto degli alberghi, quanto delle strutture ricettive nel loro complesso, rispetto al discorso delle seconde case, che mi vede invece estremamente negativo.
Pensate alla costruzione di una seconda casa, pensate alla sua fruizione e dall'altra parte pensate non soltanto alla costruzione dell'albergo da 1.000 o 200 stanze, ma alla sistemazione di un albergo esistente o con poche e limitate migliorie o aumento delle superfici.
Pensate a quanto di utile alla collettività, non soltanto per l'albergatore, ma anche però per chi ne fruisce, esso possa portare. Da questo punto di vista, ovunque sia stato possibile, nella stesura di questa norma sono state limate, io credo completamente tagliate, le unghie ad ogni qualsiasi possibilità di speculazione.
Ricordo personalmente di aver richiesto che si mettesse al punto decimo dell'art. 4 un miliardo di ammenda nel caso qualcuno faccia il furbo.
Ditemi voi se ci sono delle norme di questa Regione - io perlomeno non ne ricordo - in cui si arrivi ad ammende di questo tipo. Se penso che una discarica abusiva in Piemonte comporti, per chi abusa, 5 milioni di ammenda, mi sembra che noi ci siamo già adeguati, anche come cifre di mercato, nei confronti di chiunque voglia utilizzare questa legge come possibile - io non vedo come, ma forse ci si può riuscire - cavallo di Troia per delle iniziative men che limpide.
Quindi direi che se si porta a casa questa normativa, il bilancio è obiettivamente positivo per tutti, non certo soltanto per la categoria degli albergatori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Intervengo per dire che noi non siamo contrari allo sviluppo delle attività turistico-alberghiere, e in generale ricettive, compresa quella dell'agro-turismo. Sottolineiamo però che le attività alberghiere sono quelle più soggette a tentativi nel senso che, se si opera nel settore alberghiero, appena si avverte qualche difficoltà, si esce dal settore alberghiero e si fa l'operazione, che il collega Zacchera dice di non condividere, di trasformare l'albergo in un residence, in seconde case.
Che cosa occorre, allora, per una politica seria di sviluppo alberghiero e turistico in genere? Una politica di programmazione e di pianificazione. Dico queste cose senza attribuire a queste due lettere la P maiuscola; parlo di una programmazione e pianificazione che faccia delle valutazioni urbanistiche e ambientale e che faccia delle valutazioni dal punto di vista economico, come qualsiasi operatore economico fa.
Siamo invece in una situazione completamente diversa. La programmazione e la pianificazione dovrebbero essere il cardine della politica regionale cioè di una politica che faccia acquisire alla Regione qualche significato qualche valore nella struttura istituzionale italiana. Siamo, nella sostanza, di fronte ad una legge che consente di localizzare ovunque le strutture ricettive. Si concedono agli operatori contributi regionali compatibilmente con le risorse, poi si dice loro "anche se le attività alberghiere non risulteranno economiche"; allora si consenta di abbandonarle e di dare agli edifici altre destinazioni, proprio quelle seconde case che Zacchera non vuole. Cioè la filosofia di questa legge cosa è? "Provate, operatori, nel settore alberghiero potete provare localizzarvi dove vi pare, vi si danno i contributi con la garanzia che se poi la redditività non c'è (magari dopo pochi anni si verifica che non c'è), vi lasciamo fare un cambiamento di destinazione d'uso". L'impegno nel settore turistico ricettivo va a farsi benedire. Questo è proprio il contrario della programmazione e della pianificazione. Al di là, quindi, di ragioni specifiche all'interno della legge, per questa ragione di carattere generale di comportamento, di orientamento di questa Giunta regionale, noi votiamo contro questa legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signora Presidente e colleghi Consiglieri, intervengo solo per una precisazione lessicale. In ogni caso questa legge, Consigliere Rivalta consente ai Comuni e non ai soggetti di operare, dico questo anche per la lettura degli atti. Si tratta di capire di cosa parliamo: di programmazione di alberghi o di programmazione turistica? La programmazione turistica la fanno in primo luogo i soggetti, gli operatori del settore quindi sicuramente in Piemonte, per quanto ne ho contezza, sarà tanto o sarà poco, manca in effetti una capacità di porsi nei confronti del mercato internazionale in termini immediati e a lungo termine, perché manca una politica turistica dovuta al fatto che mancano gli imprenditori turistici.
Gli imprenditori turistici, soprattutto nel settore lacuale ed invernale sono i proprietari di alberghi e i gestori di strutture turistico sportive.
Se questi soggetti sono quantitativamente e qualitativamente insufficienti rispetto all'esigenza della concorrenza internazionale, è chiaro che non esiste la possibilità di fare programmazione turistica. Se poi ci soffermiamo nuovamente sul problema fondiario, territoriale vorrei sapere quale Comune a vocazione turistica non ha aree disponibili per le realizzazioni delle seconde case. Desidererei che l'Assessore rispondesse ad un'interrogazione di questa natura, se esistono o no in Piemonte aree disponibili per le seconde case. Ne esistono in tutti i Comuni a valenza turistica. Questo vuol dire che non c'è nessun problema, non c'è una mancanza di aree per le realizzazioni di seconde case, ce ne sono troppe! Allora mi sembra un po' curioso immaginare un percorso, veramente kafkiano di qualcuno che, avendo la possibilità di andare ad acquistare aree a destinazione residenziale, acquista aree con natura diversa; fa quindi una struttura che, non avendo natura residenziale dovrà essere riconvertita e comporterà dei costi, pagando delle sanzioni, attraverso questo percorso.
Per carità, è vero tutto a questo mondo, anche Colombo andava a destra per arrivare a sinistra, ma bisogna avere ben presente qual è il nostro interlocutore in questa legge: sono i Comuni. E quale cultura: la cultura della residenza della seconda casa. Questi sono i veri problemi, perché se ci fosse sul territorio una politica dei Comuni tendente a privilegiare l'albergo rispetto ad una seconda casa, tanto per dircela tutta, se nei corsi principali delle nostre stazioni invernali venissero localizzati insediamenti alberghieri... Non vengono localizzati lì, vengono localizzati in aree con vocazione di tutt'altra natura! Ricordo quando si polemizzava in ordine a talune pressioni per le quali si riteneva che, in alcuni Comuni, alcuni centri di pressione operavano nei confronti dei Comuni.
Quando in questi Comuni si andava all'escavazione della prima palata di terra, il Sindaco andava con la fascia tricolore, perché veniva considerato un bene per la comunità il fatto che lì si costruisse un condominio. Se quello era il clima, non è credibile che ci fossero delle pressioni più o meno trasparenti: ci riferiamo a fatti di venti-venticinque anni fa, che avvenivano nell'Alta Valle di Susa. Quindi, Rivalta, bisogna avere, secondo me, conoscenza dei fatti: a me risulta, per quanto ne posso sapere, che sono reperibili dappertutto aree per fare condomini, non ci sono aree per fare alberghi. Questo è il dato politico di rapporto con i Comuni che abbiamo e questa legge è destinata ai Comuni, non è destinata agli utilizzatori. Chiedo scusa di essere ritornato su argomenti che avevo già affrontato in dibattito generale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, colleghe e colleghi. Per il turismo è senz'altro meglio attivare l'industria alberghiera che l'industria delle seconde case l'elemento del contendere non è questo. Il turismo ha anche bisogno, per a parte il rispetto per l'ambiente naturale, di un ambiente costruito gradevole a frequentarsi e a guardarsi. Vediamo, purtroppo, cominciando dai Comuni "veri", quelli di montagna, secondo Marchini, che così non è. Lo sviluppo edilizio avvenuto dal dopoguerra ad oggi è quello che siamo stati capaci di produrre, di scadente qualità, quando non di pessima qualità edilizia ed urbanistica. Il turismo e il settore alberghiero avrebbero bisogno di tutto questo, di una politica che cominciasse a tessere nuovi fili con l'ambiente, anche quello costruito. Quel che siamo capaci di costruire senz'altro non migliorerà con una legge di questo genere, perch questa legge vìola quegli elementi preliminari al buon governo del territorio, che sono "avere un progetto". I Comuni devono progettare dove si possono costruire gli edifici e dove non si possono costruire.
L'elemento di preoccupazione non ce l'ho nei confronti delle aree su cui già i piani regolatori prevedono di costruire. Non penso che ci sia alcun Comune che abbia difficoltà, in area residenziale, a consentire l'edificazione di un edificio per albergo invece che di un edificio per residenza. Il problema che mi preoccupa non è questo. Quello che mi preoccupa è che una certa area agricola, così posizionata, e di quel proprietario, venga trasformata in area edificabile; questo è il punto che mi preoccupa, in contrasto con il Piano regolatore vigente, senza una variante di piano, ma attraverso un'iniziativa - Marchini, leggi - "anche dei privati", non solo dei Comuni. Guardiamoci negli occhi, Marchini.
Abbiamo fatto gli Assessori tutti quanti; sappiamo cosa vuol dire governare. Quando giunge un privato, proprietario dei terreni, con il sacchettino dei soldi che vuole investire, e va in Comune a dire al Sindaco "quell'area è agricola, però c'è il progetto, siamo pronti ad attuarlo, qui c'è il finanziamento, per favore metta la fascia tricolore e pianti la vanga nel terreno, perché il bene della comunità, è fatto", voglio vedere qual è il Sindaco che non fa il programma di sviluppo alberghiero che prevede quel dato investimento. E dato che questa proposta può avvenire sollecitata da questa legge, non sulle aree residenziali e industriali, che preoccupa di meno, perché sono aree già valorizzate potenzialmente, ma su aree agricole e su aree a servizi, temo brutti affari. Lo temo in generale e lo temo nel contingente. Penso che sia una legge che non aiuta il settore alberghiero, che sono convintissimo che vada aiutato. In Italia è indietro rispetto ad altri pesi. Non mi sembra che una legge, che consente deroghe speciali di questo tipo sia la legge che consente l'avvio di uno sviluppo di qualità, senza il quale il turismo rimane, nel nostro paese, purtroppo quello che è. Per questi motivi confermo il voto contrario, anche se segnalo, così come durante i lavori di Commissione e ancora in ultimo in aula, che qualcosa è stato recepito da questa maggioranza.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri.
La legge è approvata.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,15)



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