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Dettaglio seduta n.216 del 09/03/93 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute" sono stati distribuiti ai Consiglieri, durante la scorsa adunanza consiliare, i processi verbali delle adunanze consiliari del 20 dicembre 1991. Non essendovi osservazioni si intendono approvati.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione n. 1389 dei Consiglieri Giuliano, Segre e Miglio relativa al restauro conservativo della Palazzina Sertorio, situata nel Parco Orsiera Rocciavrè (richiamata in aula ai sensi dell'art. 89, comma nono, del Regolamento consiliare)


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g. passiamo all'esame dell'interrogazione n. 1389.
Risponde l'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

La Comunità montana Val Sangone, con nota n. 627 del 19/6/1992 pervenuta il 25/6/1992, informa di avere deliberato un "pronto intervento" di restauro dell'immobile in oggetto, ubicato in alta Val Sangone, in area sottoposta a vincolo ambientale.
Le opere previste, per l'importo di L. 50 milioni, hanno lo scopo di sostituire la pericolante struttura del tetto e comportano - per dichiarate esigenze di cantiere - la apertura di una pista carrabile per una lunghezza di circa 300 metri e larghezza di 2,5 metri (un tratto di tale pista, 100 metri, ricadrebbe nel territorio del Parco naturale Orsiera-Rocciavrè) con nota n. 4210 del 22/7/1992, a firma del sottoscritto, si prende atto della comunicazione ricevuta e si richiede alla Comunità montana la documentazione di rito, per l'esame di competenza della questione.
Si segnala altresì il caso alla Soprintendenza Beni Ambientali e Architettonici per l'eventuale interesse sotto il profilo storico artistico.
Con nota del 22/7/1992, pervenuta il 29/7/1992, i guardiaparco Franceschini e Vuillermoz, dipendenti del Parco naturale Orsiera-Rocciavrè "diffidano" (sic!) la Comunità montana dall'eseguire i lavori previsti considerati gravemente lesivi sotto il profilo ambientale il 4/8/1992, con nota n. 1521 qui pervenuta il 13/8/1992, il Presidente del Parco naturale Orsiera-Rocciavrè, dichiara apprezzamento e disponibilità a collaborare con la Comunità montana per il recupero dell'immobile in oggetto.
Quest'ultima nota, e la precedente, sono poste agli Atti d'archivio dal Settore scrivente alla luce della già formulata richiesta rivolta alla Comunità montana, di fornire la necessaria documentazione e alla luce delle notizie assunte presso l'Ufficio Tecnico del Comune di Coazze in data 14/7/1992 circa il non ancora intervento.
In data 29/9/1992, contattato telefonicamente dal funzionario dello scrivente Settore, il Segretario della Comunità montana Val Sangone, Signor Grosso, dichiara che i lavori di cui trattasi non sono stati alla data odierna avviati né lo saranno prossimamente, essendo ormai iniziata la cattiva stagione.
Lo stesso Segretario della Comunità montana assicura quindi che saranno seguite tutte le normali procedure autorizzative previste dalle leggi, per realizzare poi le opere auspicabilmente nella prossima estate.
Quindi, quando arriveranno le opportune richieste di autorizzazione ci esprimeremo nel merito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano.



GIULIANO Valter

Mi limito a prendere atto della risposta e sono rassicurato dalla situazione dei fatti. Noi avevamo notizie che le cose fossero già state avviate; così non è e mi sembra peraltro che, nel frattempo, il piano del Parco Orsiera-Rocciavrè abbia, in qualche modo, previsto il recupero della palazzina, per cui invito soltanto l'Assessorato a vigilare affinché sia arrecato il minor danno possibile nella realizzazione delle opere infrastrutturali, le quali, ci rendiamo conto, sono necessarie per il recupero della palazzina stessa.


Argomento: Parchi e riserve - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 1402 dei Consiglieri Giuliano, Segre e Miglio relativa al ventilato ampliamento della discarica di Valle Manina e tutela della Riserva naturale speciale della Valle Andona (richiamata in aula ai sensi dell'art. 89, comma nono, del Regolamento consiliare)


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 1402.
Risponde l'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Non è ancora pervenuto, da parte del Consorzio Astigiano, alcun progetto concernente l'ampliamento della discarica di prima categoria di Valle Manina. Se questo sarà acquisito, si opereranno sullo stesso tutte le valutazioni di competenza ai sensi della legge n. 441.
Per quanto riguarda la seconda domanda riguardante l'eventuale chiusura dell'impianto attuale, tale decisione spetta unicamente alla Provincia di Asti, ente delegato e di controllo in materia di gestione dello smaltimento rifiuti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano



GIULIANO Valter

Su questo devo dire che mi aspettavo una risposta anche dell'Assessore Nerviani, in quanto sapete come la presenza delle discariche di Valle Manina interferisca, a nostro giudizio, in modo molto pesante nei confronti della vicina riserva paleontologica della Valle Andona e della Valle Botto.
Peraltro recentemente ci sono state numerose proteste da parte della popolazione locale e prese di posizione pubbliche da parte del Presidente della Riserva rispetto a questa situazione. Nel prendere atto della risposta dell'Assessore Garino vorrei comunque sottolineare la questione anche all'Assessore Nerviani, perché mi sembra che un patrimonio ambientale, come quello della riserva paleontologica, di così grande preziosità e raro nella nostra Regione, meriti un trattamento diverso rispetto a quello che è stato fino qui seguito con la presenza della discarica e, quindi, con un via vai di camion per trasportare i rifiuti solidi alla zona di smaltimento, e possa convivere con molta difficoltà rispetto alla riserva naturale speciale. Peraltro sottolineavo nella nostra interrogazione la distanza di soli 5 metri dalla discarica alla Riserva naturale.
Di conseguenza, credo che una certa pressione e un qualche intervento le autorità della Giunta regionale debbano pur assumerlo, anche nei confronti di chi poi è competente istituzionalmente nel dare l'eventuale parere positivo sul raddoppio della discarica che, a maggior ragione interferirebbe ancora di più con la riserva.
Ricordavo anche come nel 1973 questa discarica fosse nata con le caratteristiche di discarica piccola e temporanea, e in realtà oggi sia diventata ben altra cosa. Non solo; in particolare, alcune relazioni geologiche hanno sottolineato come il terreno per il sito della discarica sia tutt'altro che adatto alla sua presenza, trattandosi di terreni sabbiosi, molto filtranti e permeabili e rispetto ai quali io credo che la Regione non possa chiamarsi fuori autorizzando eventuali ulteriori allargamenti della discarica.
In particolare vorrei che l'Assessore ai parchi prendesse a cuore la situazione di questa discarica e della sua vicinanza con la riserva naturale speciale, perché mi sembra veramente che la gestione del territorio debba essere fatta in altro modo, se si vuole che i parchi abbiano un qualche significato del loro essere e non siano soltanto dei parchi musei; come sapete, con la presenza vicina di una discarica, anche la stessa fruizione ne risente in modo pesante.



PRESIDENTE

L'Assessore Nerviani ha qualcosa da specificare su questa richiesta? Prego.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Non sono, al momento, formalmente coinvolto, ma lo sono nel merito giustamente richiamato dal collega Giuliano. Sulla questione hanno dibattuto già in molti e tale problematica è stata oggetto di molta attenzione anche a livello nazionale attraverso un programma televisivo tradottosi in vero e proprio spettacolo di rilievo nazionale.
Il parco non è - e il Consigliere Giuliano è troppo preparato per non saperlo - direttamente interessato, almeno per quanto riguarda i confini finora definiti. Ciò nondimeno è evidente che, come la discarica attuale costituisce un elemento negativo per la vita del parco, ugualmente lo sarebbe e forse di più un'eventuale estensione dell'attuale discarica.
Io esprimerò il mio parere a tempo opportuno, così come ho cercato di fare fino adesso. Non posso però non ricordare che la valutazione su queste materie è collegiale, della Giunta, così come l'assunzione di responsabilità; valuterò se la posizione dell'Assessorato, che ho l'onore di presiedere, potrà essere compatibile con quella che la Giunta collegialmente esprimerà.
Debbo tuttavia rilevare la drammaticità della situazione dello smaltimento rifiuti nella Provincia di Asti, dove non si riesce a trovare uno scampolo di territorio su cui portare i rifiuti prodotti dall'attività quotidiana dell'uomo in quella Provincia. In questo caso, mi sembrerebbe troppo facile dare dei dinieghi senza tener conto della problematica più complessiva che si pone, cioè mi tornerebbe facile e comodo, ma ovviamente mi sento di assumermi tutte le responsabilità con la Giunta nel momento in cui sarà chiamata a farlo in termini definitivi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano per un supplemento di replica: facciamo un'eccezione.



GIULIANO Valter

La ringrazio, Presidente. Volevo solo ricordare all'Assessore che, pur essendo convinti del fatto che la discarica non interessi direttamente la riserva naturale, intendiamo comunque sottolineare che sia la sollecitazione della Sovrintendenza archeologica del Piemonte (che evidenziava la necessità di creare delle opportune fasce di rispetto perimetrali per quanto riguarda la riserva naturale stessa) sia il DM 559 del 28/12/1987 indicano in almeno due chilometri la distanza minima tra un impianto di smaltimento rifiuti ed una zona protetta.
Quindi su questo in particolare chiedevo l'attenzione e la vigilanza da parte dell'Assessore.


Argomento: Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 1413 presentata dal Consigliere Miglio inerente al rilascio di concessioni edilizie su terreni di proprietà della Natura Docet s.r.l, nel Comune di Varallo Pombia (richiamata in aula ai sensi dell'art. 89, comma nono, del Regolamento consiliare)


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 1413, sempre richiamata dal Consigliere Giuliano, alla quale risponde l'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Con riferimento all'interrogazione in oggetto, si comunica che, fatti i dovuti accertamenti, il Rivo Rito risulta indicato al n. 333 dell'elenco dei corsi d'acqua classificati pubblici ai sensi del RD 11/12/1933 n. 1775 della Provincia di Novara, e interessa i Comuni di Oleggio, Mezzomerico Marano Ticino, Pombia, mentre non riguarda il territorio comunale di Varallo Pombia e quindi non vi determina alcun vincolo di tutela ai sensi dell'art. 1 della legge n. 431/85.
Questo Assessorato pertanto non risulta competente a verificare, nel caso concreto, l'operato del Comune né della s.r.l. Natura Docet, in quanto non sussistono i presupposti che legittimino un motivato intervento.
Per quanto riguarda invece le verifiche di compatibilità con lo strumento urbanistico vigente, credo sia interessato a rispondere il collega preposto alla gestione urbanistica nella nostra Regione.
Comunque, al di là della forma - colleghi Miglio e Giuliano - io ho fatto una verifica piuttosto scrupolosa e puntuale: un intervento in questa materia, su questa premessa, sarebbe obiettivamente arbitrario, perché il territorio è esplicitamente escluso dal vincolo Galasso; anche la descrizione puntuale che viene fatta del Rivo Rito induce a ritenere che il Comune di Varallo Pombia sia proprio escluso dal vincolo, così come è stato ricordato.
Probabilmente, anche se noi avessimo fatto nel 1985 la distinzione tra corsi d'acqua di rilevanza paesistica e quelli di nessuna rilevanza, questo tutto, non soltanto la parte già esclusa sarebbe stato considerato di non eccessiva rilevanza. E' però evidente che attualmente la parte compresa nei Comuni menzionati è vincolata; l'altra no. E la società Natura Docet ha operato fino ad ora in quella zona, che non dovrebbe essere interessata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

La risposta ovviamente è incompleta; se è possibile, gradirei avere la risposta dell'Assessore Carletto per la parte riguardante la competenza urbanistica.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, mentre l'Assessore sta cercando la pratica, ne approfitto per salutare gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto professionale di Stato per il Commercio "Luigi Lagrange", che avevano fatto richiesta di assistere ad una parte dei lavori del nostro Consiglio e sono qui in aula, come i colleghi possono vedere. La loro richiesta era rivolta in particolare a poter seguire da vicino il lavoro d'ufficio del Servizio di stenotipia che viene svolto presso il nostro Consiglio durante le sedute d'aula. Ora credo che gli studenti ci lasceranno proprio per visitare gli uffici e capire come funziona il sistema di stenotipia utilizzato nel nostro Consiglio. Li ringrazio a nome vostro e faccio agli studenti, in particolare ai giovani, gli auguri di buon lavoro.
La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore regionale

Grazie, Presidente. In riferimento all'interrogazione del collega Miglio finalizzata all'accertamento della legittimità delle concessioni edilizie n. 258/90 e n. 102/90, rilasciate dal Comune di Varallo Pombia a favore della società Natura Docet S.r.l., si riferisce quanto emerso nell'azione di vigilanza urbanistica disposta dal mio Assessorato.
Il Comune di Varallo Pombia è dotato di PRGC approvato con DGR n. 050 21026 in data 15/5/1979 e di PRG Intercomunale in corso di approvazione adottato il 15/9/1988 con deliberazione consiliare n. 12.
In data 2/3/1990 il Sindaco rilasciava alla società Natura Docet S.r.l la concessione edilizia n. 258 per "costruzione capannoni ad uso agricolo ristrutturazione, ricovero attrezzi e magazzino, chiusura tettoia esistente per formazione serra e deposito mezzi agricoli".
Successivamente, con la concessione edilizia n. 204 del 6/11/1991 venivano autorizzate "varianti in corso d'opera alla concessione n. 258 del 2/3/1990 in particolare riferite all'edificio contraddistinto con la sigla B/C3". La contestazione oggetto della suddetta interrogazione riguarda specificamente la costruzione di un capannone ad uso agricolo indicato sulla tavola n. 1 con la lettera C.
La zona oggetto dell'intervento è disciplinata dall'art. 19 delle norme tecniche di attuazione dello strumento urbanistico vigente, relativo alle cosiddette "zone agricole E".
Tali sono le parti di territorio destinate ad usi agricoli per coltivazioni od a bosco sulle quali sono consentiti interventi atti al recupero, riuso, conservazione del patrimonio edilizio rurale esistente interventi di nuova edificazione, limitatamente alle costruzioni destinate alla residenza rurale e alle attrezzatture e infrastrutture necessarie alla conduzione dei fondi come stalle, silos, magazzini, locali per la lavorazione dei prodotti agricoli.
L'art. 19 precisa altresì che gli interventi di edificazione di nuove costruzioni, destinate ad abitazioni dei conduttori del fondo, devono essere riferiti all'intera azienda agricola singola od associata e la relativa licenza di costruzione può essere ottenuta esclusivamente da proprietari coltivatori diretti, proprietari conduttori in economia proprietari concedenti, affittuari e mezzadri che abbiano acquisito il diritto di sostituirsi al proprietario nell'esecuzione delle opere. Il rilascio della concessione edilizia in questi casi è subordinato all'impegno dell'avente diritto al mantenimento della destinazione dell'immobile al servizio dell'attività agricola per una durata non inferiore a vent'anni.
L'area dunque è tipizzata dall'uso agricolo: la norma consente esclusivamente l'edificazione di opere destinate alla residenza rurale nonché di attrezzature e di infrastrutture funzionali alla conduzione del fondo alla condizione che venga garantita la destinazione degli immobili al servizio delle attività agricole.
L'immobile in esame, considerate anche le soluzioni tipologiche e le caratteristiche costruttive assentite, non pare possa obiettivamente dirsi destinato ad uso agricolo.
Motivi di perplessità discendono innanzitutto dalla definizione di "pertinenza a servizio attività agricola", con la quale è stato precisato l'oggetto della prima concessione, la n. 258/90. Costituiscono pertinenze le cose mobili ed immobili, le quali, pur conservando la propria individualità e la propria autonomia, vengono poste in durevole rapporto di subordinazione con altre, per consentirne un migliore utilizzo ed aumentarne il decoro. Nella fattispecie, non è ravvisabile alcun rapporto di accessorietà rispetto ad un bene principale, né pare potersi riscontrare l'esercizio di un'attività agricola, rispetto alla quale il bene possa definirsi accessorio.
L'esame delle planimetrie allegate alle concessioni ha inoltre evidenziato una difformità tra calcoli planivolumetrici e edifici in progetto.
Se i progetti e le planimetrie pervenuti all'Ufficio di vigilanza urbanistica del mio Assessorato costituiscono davvero la documentazione in base alla quale l'Ufficio tecnico comunale ha svolto l'istruttoria, desta perplessità il fatto che la Commissione igienico edilizia abbia potuto esprimere parere favorevole.
In relazione all'attività di trasformazione urbanistica ed edilizia rappresentata dall'intervento, insufficiente pare altresì la partecipazione del richiedente la concessione al contributo per le opere di urbanizzazione.
Tale ultimo rilievo introduce una delle questioni davvero fondamentali per stabilire la conformità dell'intervento rispetto alle prescrizioni dello strumento urbanistico.
La documentazione acquisita da questo Assessorato non dimostra in alcun modo che la società richiedente, sia al momento del rilascio della concessione che in epoca successiva, abbia realmente esercitato attività agricola. Non è allo stesso modo dimostrata l'esistenza di un'azienda agricola al servizio della quale si sia inteso destinare l'edificio in questione.
Il Piano regolatore non esige che il proprietario richiedente sia a tutti gli effetti un imprenditore agricolo. Vero è tuttavia che l'esercizio dell'agricoltura non rientra affatto nell'oggetto di Natura Docet S.r.l.
Dall'atto costitutivo si evince che la società ha per oggetto la compravendita, la costruzione, la conduzione e l'amministrazione di beni immobili, l'utilizzazione dei beni sociali, la cessione degli stessi in affitto, in comodato, in uso o ad altro titolo ad "associazioni che abbiano fini sociali da concretizzarsi con l'esercizio di attività agricola, silvo pastorali, orticole o floricole specializzate".
Fra gli obiettivi della società non vi è dunque l'esercizio dell'agricoltura. Quanto al fatto che Natura Docet S.r.l., a norma dell'atto costitutivo, "possa cedere i propri beni ad associazioni che abbiano fini sociali da concretizzarsi con l'esercizio di attività agricole", si tratta, al di là dell'estrema genericità della previsione, di circostanza comunque inidonea a giustificare la destinazione d'uso dell'immobile.
Nella documentazione agli atti non vi è alcuna indicazione di associazioni aventi fini sociali comunque collegabili all'agricoltura, ai quali Natura Docet S.r.l, abbia ceduto, ovvero abbia inteso cedere, in uso l'immobile.
A tale conclusione non potrebbe certo obiettare il fatto che l'art. 19 delle NTA consenta anche ai proprietari concedenti di eseguire interventi di edificazione di nuove costruzioni. La previsione è dettata infatti per le sole costruzioni che siano destinate ad abitazione di conduttori del fondo. Non è ovviamente tale l'immobile costruito da Natura Docet S.r.l.
E' importante infine notare che, in occasione del sopralluogo effettuato in data 23/9/1992, il personale dell'Ufficio vigilanza urbanistica di questo Assessorato non ha riscontrato alcuna attività agricola in atto nelle zone interessate dall'intervento. Si è potuta invece constatare, a fianco del cantiere, la presenza di un cartello recante la dicitura "costruzione impianto polivalente", espressione che non pare immediatamente indicativa della destinazione dell'immobile ad uso agricolo.
Alla luce dei rilievi sopraesposti, le concessioni in esame paiono dunque in contrasto con la vigente normativa di piano.
La legittimità delle concessioni deve essere tuttavia valutata anche in relazione allo strumento urbanistico in corso di approvazione.
Il secondo comma dell'art. 58 della L.R. n. 56/77 dispone infatti che a decorrere dalla data della deliberazione di adozione degli strumenti urbanistici generali ed esecutivi, e fino all'emanazione del relativo atto di approvazione, il Sindaco sospenda ogni determinazione sulle istanze di concessione relative ad interventi in contrasto con detti progetti e piani.
Il PRGI in corso di approvazione, adottato il 15/9/1988, classifica la zona su cui ricade l'intervento come area "agricola speciale" (cfr, art. 40 NTA) destinata all'insediamento di un "centro socio-culturale educativo di indirizzo naturalistico". In tale area sono consentiti e previsti edifici ed impianti funzionali al centro: in particolare edifici polifunzionali per incontri didattici, conferenze, proiezioni ed alloggiamento protetto e temporaneo, per la durata di ritrovi e convegni, con i relativi parcheggi servizi igienici e tecnologici, piccoli laboratori per sperimentazioni botaniche, stamperie ed attività di supporto varie, con indirizzo prevalente di utilizzazione a favore di portatori di handicap ed anziani, con possibile gestione diretta da parte delle associazioni del volontariato.
Fra gli interventi specificatamente previsti in questa zona (costruzione di edifici polifunzionali per incontri didattici, conferenze ecc.) non può ritenersi certamente compresa la realizzazione di un capannone ad uso agricolo assentita con le concessioni edilizie citate.
In quanto contrastante con la normativa di salvaguardia, la concessione n. 258/90 pare quindi, anche sotto questo profilo, illegittima.
In merito alla concessione edilizia n. 102/90 rilasciata per opere di "tombinatura cavo interpoderale", che si presumono finalizzate alla copertura del Rio Rito, con realizzazione di un passaggio e posa di tubi per consentire il deflusso delle acque, si evidenzia quanto segue.
La legge 8/8/1985 n. 431 in materia di tutela delle zone di particolare interesse ambientale all'art. 1, lettera c), sottopone a vincolo paesaggistico (ai sensi della legge 29/6/1939 n. 1497) "i fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi di cui al testo unico delle disposizioni di legge sulle acque in impianti elettrici, approvato con Regio Decreto n. 1775/33 e le relative sponde o piede degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna".
In sede di sopralluogo e dall'esame della cartografia di piano è peraltro emerso che il Rio Rito dovrebbe scorrere a distanza maggiore dall'area interessata dall'intervento rispetto a quanto sostenuto invece nell'interrogazione consiliare.
Questo Assessorato regionale ha provveduto ad avviare le procedure di contestazione all'Amministrazione comunale con invito ad assumere e comunicare eventuali provvedimenti di competenza, cioè di autotutela.
Circa la questione del Rio Rito si è demandato al Comune i necessari accertamenti e gli opportuni approfondimenti eventualmente mediante confronto con il competente Assessorato regionale ai beni ambientali.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Ringrazio anche l'Assessore Carletto per la lunga e precisa esposizione dei fatti dal punto di vista dell'Assessorato all'Urbanistica alla luce dei sopralluoghi che sono stati effettuati.
Questo ci porta con piacere a constatare che la nostra segnalazione per tramite dell'interrogazione urgente, era fondata, nel senso che c'erano seri motivi quanto meno per quanto riguarda la realizzazione di opere in difformità rispetto all'utilizzo fatto e a quello possibile stante anche la natura della società Natura Docet rispetto agli obiettivi che la stessa si propone.
La relazione è stata lunga, mi pare comunque che questa illegittimità sussista, non solo rispetto alle indicazioni di destinazione d'uso e alle norme tecniche attuative del Piano regolatore generale comunale tuttora vigente, ma anche rispetto alle varianti proposte. Rimangono quindi ferme le condizioni per cui in ogni caso l'intervento che è stato realizzato è in contrasto con quanto previsto dalle norme vigenti o dalle norme che diventeranno vigenti qualora approvata la variante in atto.
Questo ci porta a guardare con preoccupazione ancora maggiore quanto è accaduto perché le dichiarazioni rilasciate dal Sindaco di Varallo Pombia tendevano nella sostanza a legittimare l'ipotesi che le cose si sarebbero potute aggiustare con una specie di sanatoria a posteriori, nel senso che se c'erano delle contraddizioni egli avrebbe lavorato su una variante che modificando la sostanza delle norme attuative del piano regolatore generale avrebbe potuto sanare quanto era stato realizzato. Mi sembra questo un comportamento estremamente scorretto da parte della massima autorità competente, non solo perché ha rilasciato lui stesso le concessioni in difformità rispetto agli strumenti già vigenti, ma anche in quanto autorità competente a verificare quanto viene a realizzarsi man mano sul territorio.
Prendiamo quindi atto della risposta dell'Assessore Carletto. Peraltro su questa questione, al di là dell'interpellanza, avevamo presentato anche un esposto ai Magistrati di Novara chiedendo che si attivassero autonomamente per verificare, come peraltro la risposta data lo conferma se sussistevano delle violazioni della legge regionale che definisce la materia rispetto alla gestione del territorio.
Venendo invece alla risposta dell'Assessore Nerviani, devo dire che secondo me questo è un caso che ci permette di confrontarci più sul piano concettuale che non dell'incidenza dell'opera realizzata sul Rio Rito. Dico questo perché lei ha richiamato giustamente il riferimento in base al quale il Rio Rito non viene incluso fra i corpi d'acqua di interesse pubblico e quindi automaticamente vincolato ai sensi della Legge Galasso del 1985. Se è vero da una parte che vengono citati i quattro Comuni di Oleggio, Mezzomerico, Marano Ticino e Pombia e non quello di Varallo Pombia, paradossalmente, nella casella a fianco, dove si definiscono i limiti entro i quali si ritiene pubblico il corso d'acqua, si dice che lo stesso deve essere tale dallo sbocco alle origini nei due rami in cui si divide. E' una situazione secondo me un po' strana perché l'affermazione fatta nell'individuare i quattro Comuni interessati si contraddice con l'altra che vorrebbe ricomprendere di fatto tutto il corso d'acqua.
Dall'altra parte, il ragionamento che abbiamo fatto noi è che sarebbe inutile vincolare la parte terminale di un corso d'acqua e non quella iniziale perché opere realizzate nel primo tratto potrebbero modificare sostanzialmente il corso d'acqua stesso e quindi far venir meno anche la ragione di un vincolo imposto sulla parte terminale del corso d'acqua.
L'altra questione sollevata dall'Assessore è che comunque il Rio Rito non ha particolare rilevanza paesistica. Probabilmente è così probabilmente l'intervento realizzato non ha alterato in modo significativo il paesaggio, anche se poi la questione è di un rispetto o meno della legge indipendentemente dal risultato ottenuto a posteriori. Esiste però anche un altro approccio che è quello del provvedimento emanato per firma dell'on.
Galasso che non punta più tanto solo e unicamente sul valore paesistico in termini visivi, ma riconosce "ope legis" nei corsi d'acqua parti strutturanti e fondamentali del territorio. Forse con un approccio di questo tipo, cioè vedendo nel corso d'acqua non solo un luogo paesisticamente interessante, ma anche una risorsa che deve essere tutelata, ecco che le valutazioni successive possono essere di altra natura.
Prendiamo comunque atto di questa diversa valutazione fatta dall'Assessorato competente rispetto alla nostra sulla possibilità di individuare un vincolo esteso anche al territorio di Varallo Pombia sul Rio Rito. Potremmo eventualmente continuare a confrontarci sul significato da dare a un corso d'acqua rispetto ad una visione, come dire, estetica e rispetto ad una visione invece ecologista, che vede nel corso d'acqua anche una risorsa.



PRESIDENTE

Prego il Presidente della Giunta e i Capigruppo di voler accomodarsi in sala A per una breve riunione.
La seduta è pertanto sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11,15, riprende alle ore 11,50)


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta riprende.
In merito al punto 6) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Bodrero, Cattaneo Cerchio, Croso, Dameri e Maggiorotti.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

b) Sospensione dalla carica di Consigliere della Regione Piemonte della signora Margherita Gissara


PRESIDENTE

Con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri è sospesa dalla carica di Consigliere della Regione Piemonte la signora Margherita Gissara ai sensi dell'art. 15 della legge 19/3/1990, n. 55, così come modificata ed integrata dalla legge 18/1/1992, n. 16.
Questa comunicazione è presa d'atto da parte del Consiglio regionale sarà nostra cura provvedere immediatamente alla notifica alla Consigliera stessa di quanto sopra richiamato.


Argomento:

Iscrizione all'o.d.g. dei seguenti ordini del giorno:


PRESIDENTE

n. 558 dei Consiglieri Majorino e Zacchera n. 560 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti n. 563 dei Consiglieri Giuliano, Segre e Marino n. 564 dei Consiglieri Rivalta, Marengo, Bresso e Grosso relativi all'approvazione del Piano Regolatore Generale Comunale di Torino 561 dei Consiglieri Maggiorotti, Chiezzi, Miglio e Giuliano relativo all'occupazione del Buon Pastore n. 562 (Interpellanza connessa n. 1642) dei Consiglieri Majorino e Zacchera sulla partecipazione azionaria della Regione Piemonte nella SAGAT



PRESIDENTE

Comunico che si ritengono iscritti, con il consenso della Conferenza dei Presidenti dei Gruppi, i seguenti ordini del giorno: n. 558, n. 560, n.
563, n. 564, n. 561, n. 562 (interpellanza n. 1642).
Questi documenti non verranno trattati in questa seduta, secondo quanto convenuto dalla Conferenza dei Capigruppo.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 562 ha la parola il Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Come si è detto in occasione della riunione dei Capigruppo, il Presidente della Giunta convocherà il nostro rappresentante per un'audizione, raccoglierà ogni elemento possibile e, naturalmente, qualora se ne presentasse la necessità, ne darà informazione nei modi dovuti al Consiglio regionale.
Aderisco quindi alla richiesta di un'audizione, che mi pare la forma più chiara, e se del caso con documentazione successiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Dobbiamo ringraziare il Presidente della Giunta per la sua comunicazione. Avendo nei fatti accettato la proposta del nostro ordine del giorno, dichiariamo formalmente di ritirarlo, soddisfatti per l'atto che il Presidente della Giunta si appresta a fare. Attendiamo di avere sue relazioni su quanto è stato fatto.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Richiesta di chiarimenti sui tempi del rimpasto della Giunta regionale e della ridistribuzione delle deleghe


PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere chiarimenti al Presidente Brizio sui tempi del rimpasto di Giunta al quale sta lavorando.
La Giunta è in una crisi grave, anche numerica, ormai da molti giorni mi stupisce che il Presidente Brizio si presenti oggi in Consiglio regionale privo della squadra di lavoro sui problemi urgenti che la Regione deve affrontare. Si è aperta una crisi per nulla terminata, se non per l'occupazione delle poltrone; come maggioranza avete nominato la scorsa seduta un Assessore che mi risulta a tutt'oggi disoccupato, privo di deleghe, e che non capisco bene cosa stia facendo.
Mi pare che la dichiarazione del Presidente Brizio di lavorare per il rimpasto, ma di non essere ancora pronto e di annunciare che lo sarà terminati i lavori del Consiglio nella giornata di domani, sia un atto irriguardoso del Consiglio regionale.
Il Consiglio regionale non è il luogo, signor Presidente, nel quale lei si può presentare in questa situazione: privo di un governo efficiente, con deleghe assegnate; un Consiglio regionale nel quale, a mio parere, non è possibile oggi lavorare serenamente. Lei è in crisi, ha un Assessore al quale non è stata attribuita alcuna delega, e non ha, forse, neppure i numeri per governare: decenza vorrebbe che l'assemblea di questo Consiglio regionale, che vive un momento così difficile, iniziasse perlomeno, a giudizio della maggioranza, con una dichiarazione del Presidente della Giunta regionale con la quale pone tutto il Consiglio regionale nelle condizioni di avere di fronte una maggioranza e un governo che la rappresenta. Non abbiamo un governo che rappresenta questa maggioranza: se dovessimo parlare di alcuni temi non sapremmo bene con chi interloquire.
Rimane il fatto, Presidente, che l'idea di sostenere un Assessore privo di deleghe per parecchi giorni, in una situazione di mancanza di credibilità di questa Giunta regionale, è fatto gravissimo, oltrech irrispettoso di questo Consiglio regionale.
Chiedo spiegazioni; vorrei capire come lavorare oggi.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

La risposta è stata data in sede di Conferenza dei Capigruppo.



CHIEZZI Giuseppe

La Conferenza dei Capigruppo non è una sede pubblica: bisogna parlare pubblicamente di queste cose!



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Ma io non ho nessun problema a parlare, Chiezzi! C'è una Giunta nella sua piena validità, cui la minoranza per ben quattro volte ha cercato di togliere la fiducia senza successo: cosa senza precedenti per ripetitività.
La Giunta è nella sua pienezza, non c'è materia che non sia fino ad oggi coperta.



CHIEZZI Giuseppe

Dov'è la pienezza?



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Ribadisco che la Giunta è nella pienezza dei suoi poteri e pregherei il Consigliere Chiezzi di non interrompermi e di comportarsi da persona civile.
Non c'è una materia che non sia delegata; la Giunta si è riunita ieri ed ha predisposto le delibere di competenza con la totale copertura l'Assessore è stato nominato con delibera assunta nella seduta di giovedì scorso, diventata esecutiva soltanto ieri perché non se ne è potuta dichiarare l'immediata esecutività. Di conseguenza l'Assessore rimane nudo per due giorni.
Avvalendomi dei miei poteri questa sera, non andando alla partita - è una battuta - completerò i doveri di mia competenza e domani mattina presenterò, per la regolare battitura, i Decreti, farò la comunicazione al Consiglio, mi atterrò pertanto alla prassi prevista dall'art. 36 dello Statuto.
Non c'è nulla che osti affinché ci sia un Assessore che resti tre giorni senza deleghe; io ho provveduto con grande puntualità alla copertura dell'Assessore alla sanità quando era urgente, perché quella era una difficoltà operativa. Oggi non ci sono difficoltà operative, noi passiamo ad un rimpasto perché questo rimpasto è una questione politica ed è una questione organizzativa e tecnica in perfetta regolarità e tempi.
Questa mia necessità, dovendo io assumere delle decisioni, non l'ho inventata questa mattina, tanto è vero che incontrando, del tutto informalmente, il Capogruppo del PDS a Ciriè, nel dibattito di sabato, gli dissi che io avrei agito in questo modo, lo comunicai con tutta tranquillità. Quindi non si tratta di un'operazione inventata per sopraggiunte difficoltà, è un'operazione di tempi necessari per dare una sistemazione funzionale e organica alle deleghe. Entro giovedì il Consiglio avrà la comunicazione dei Decreti effettuati e delle deleghe attribuite perfettamente in termini di massima operatività possibile. La Giunta è qui al completo numericamente, con tutte le deleghe coperte e quindi non c'è nessun vuoto e nessuna possibilità di non rispondere; possiamo esaminare tutti i disegni di legge che sono in fieri, con tutta tranquillità.


Argomento:

Rinvio argomenti prossima seduta


PRESIDENTE

Su richiesta dell'Assessore Cantore viene rinviato ad altra seduta il punto 10) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 301: "Modifica delle piante organiche del personale delle Aziende di Promozione Turistica".
Alla seduta pomeridiana vengono rinviati i seguenti argomenti: punto 11) che prevede l'esame del progetto di legge n. 95: "Nuovo ordinamento degli enti operanti nel settore dell'edilizia residenziale pubblica sovvenzionata. Abrogazione L.R. 16/12/1987, n. 65". - punto 12) che prevede l'esame dei progetti di legge n. 90, n. 93 e n. 114: "Tutela e controllo degli animali da affezione" punto 14) che prevede l'esame del progetto di legge n. 267: "Norme per la realizzazione e il mantenimento della destinazione d'uso delle strutture alberghiere e delle altre strutture ricettive".
A causa del congedo dell'Assessore Cerchio viene rinviato ad altra seduta il punto 13) all'o.d.g. che prevede l'esame dei progetti di legge n.
272 e n. 236: "Misure straordinarie per incentivare l'occupazione mediante la promozione e il sostegno di nuove iniziative imprenditoriali e per l'inserimento in nuovi posti di lavoro rivolti a soggetti svantaggiati".


Argomento: Artigianato

Esame progetto di legge n. 330: "Modificazione della L.R. 6/7/1987, n. 38 'Norme per la tutela degli albi provinciali delle imprese artigiane e disciplina degli organi di rappresentanza e di tutela dell'artigianato'" (rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 15) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 330.
La parola al Consigliere Dardanello.



DARDANELLO Ferruccio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, questa è un'iniziativa che deve definire in modo chiaro il ruolo delle Commissioni, delle CPA all'interno dell'artigianato in Piemonte. Solitamente le CPA prevedevano unicamente la prima convocazione nella riunione delle Commissioni provinciali e questo creava necessariamente - dato che c'è il volontariato da parte degli stessi componenti il non raggiungimento del numero legale dei singoli componenti, con il pregiudizio quindi del lavoro che andavano a svolgere le stesse Commissioni. Quindi la possibilità di istituire una riunione dove si prevedeva anche la seconda convocazione a prescindere dal numero dei partecipanti. A questo punto si propone al Consiglio l'istituzione di questa seconda Commissione e che inoltre, qualora gli stessi componenti non partecipassero per quattro volte, senza giustificato motivo, alla Commissione possono essere sostituiti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bosio.



BOSIO Marco

L'osservazione che vorrei avanzare è che siamo di fronte ad un'ennesima proposta di legge che invece di affrontare o mettere in campo la necessità di valutare la questione inerente le Commissioni provinciali per l'artigianato, così come richiesto da ben dieci anni, la Giunta con questa legge compie un'operazione contraria, al rovescio.
Le Commissioni provinciali per l'artigianato avrebbero dovuto essere rinominate su una nuova base in termini di elezione diretta degli artigiani.
Tutto questo è stato costantemente rinviato e rimandato nel tempo. Non più di qualche mese fa questo Consiglio ha votato una delibera che rinviava al 1994 l'elezione delle Commissioni. Adesso constatiamo che queste Commissioni non sono più in grado di funzionare perché logorate nei meccanismi, oserei perfino dire nelle persone non essendo mai state rinnovate. Affrontiamo il problema con il meccanismo che non solo introduce un correttivo nella composizione delle Commissioni, ma fa restringere ancora di più la sede di un potere minimamente eletto con le forme democratiche, dove si stabilisce che il numero legale non c'è quasi mai quindi le Commissioni non sono in grado di assumere decisioni e di assolvere il proprio compito, e si propone di prendere in considerazione che, dopo quattro assenze non giustificate, di fatto il numero delle Commissioni diminuisce (venendo depennati questi il numero diminuisce). A questo punto diminuisce ancora di più il numero esatto di coloro che nelle materie di competenza decideranno le cose che devono decidere come Commissioni. E non sono questioncelle perché ultimamente con una legge regionale abbiamo affidato loro compiti nuovi, importanti ed estremamente delicati.
Capisco le ragioni, ma tale comportamento lo trovo non più corretto non più accettabile. Noi, come Consiglio, abbiamo un'operazione da compiere, quella di non guardare più agli interessi un po' ristretti delle associazioni di categoria e di proporre la chiamata alle elezioni delle Commissioni per l'artigianato, di modo che venga risolto alla radice il problema della rappresentanza reale e del funzionamento degli istituti di rappresentanza.
Questo meccanismo non solo non convince, ma riduce ancora di più i poteri, riduce a sempre meno persone i poteri che sono attribuiti alle Commissioni. Personalmente non accetto tale impostazione e chiedo che anche il mio Gruppo voti contro a questa ipotesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

La politica della Regione Piemonte in materia di artigianato non pu che portare ad un piccolo cabotaggio sempre più contraddittorio.
Signora Presidente, da vent'anni non si eleggono direttamente le Commissioni provinciali per l'artigianato; vent'anni. La loro effettiva rappresentatività è pressoché ridotta a zero. La crisi incombe, sfascia decine di migliaia di aziende artigiane, che non sono nelle condizioni di realizzare le trasformazioni tecnologiche e produttive indispensabili in tempi stretti. La Regione Piemonte invece si trastulla con questioni del tutto marginali che, in questo caso, ledono profondamente il principio della democrazia. Da vent'anni non si rinnovano con elezioni dirette le CPA, rappresentatività ridotta a zero, e ora abbiamo il Consigliere Dardanello, non nuovo a queste trovate, che ci dice: "Se manca il numero legale facciamone a meno. Stabiliamo che è possibile convocare la Commissione provinciale per l'artigianato in seconda convocazione e prescindiamo dal numero legale".
Sono talmente rappresentative queste CPA che forse non rappresentano nemmeno qualche bottega artigiana! Voi capite che qui non siamo a livello della corporazione, magari si trattasse della corporazione!, uno potrebbe dire: "Non è molto democratico, ma lasciamo che la corporazione si faccia rappresentare da chi vuole". Siamo a livello di pochissimi intimi che dirigono la Commissione provinciale per l'artigianato! Pochi intimi ai quali tra l'altro è affidato il compito di condurre una strenua lotta al fenomeno dell'abusivismo e all'evasione fiscale. Pensate che razza di strumento abbiamo per questa lotta! Pensate quanto sarà efficace questa lotta: pochi intimi che stabiliscono quali sono gli indirizzi delle politiche per l'artigianato e svolgono le funzioni che sono state loro assegnate! Quindi una CPA per nulla rappresentativa, rappresentatività pari a zero, una Regione che non sta facendo assolutamente niente per gli artigiani e si trastulla con le proposte di Dardanello: lotta all'abusivismo con un surrogato di Commissione provinciale per l'artigianato. Che squallore, signori Consiglieri e signora Presidente! Abbiamo discusso molto seriamente e ripetutamente in quest'aula dei problemi seri delle aziende artigiane e noi vediamo che la politica regionale si muove con questi surrogati incredibili, non degni di una Regione che vuole intervenire nel campo dell'artigianato, si fa carico dei problemi delle aziende e cerca, con provvedimenti di carattere generale, di sostenere le aziende artigiane in una fase delicatissima di trapasso; per alcune di queste può trattarsi di un trapasso verso la chiusura delle attività, verso la morte imprenditoriale.
Sono allibito da proposte di questo genere che fanno a pugni con i più elementari principi di democrazia e persino con gli interessi della corporazione degli artigiani. Qui la corporazione non c'entra proprio! Qui siamo in presenza di pochi intimi che dovrebbero far funzionare e svolgere vari compiti come Commissione provinciale per l'artigianato! Il nostro voto non può che essere fermamente contrario, non possiamo non cogliere l'occasione per chiedere che in quest'aula si discuta della situazione dell'artigianato e delle politiche regionali nei confronti di 160.000 aziende artigiane. Sono queste le aziende artigiane che svolgono la loro attività nella nostra Regione e non trastullarci con sciocchezze come queste che non hanno nessun significato se non quello di deviare l'attenzione dell'opinione pubblica dai seri e profondi problemi delle strutture produttive dell'artigianato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Ad avviso del nostro Gruppo, con riferimento alla legge vigente n. 38 del 1987, non si doveva e non si deve procedere a piccoli ritocchi e rappezzi, ma si doveva incidere col bisturi, abrogarla e sostituirla con una nuova normativa. Questo ritocco effettivamente lascia molte perplessità, per usare un eufemismo, specialmente dove si dice nel punto dove si dice che in seconda convocazione non è necessario quello che è necessario per la deliberazione di tutti gli organi amministrativi, cioè la metà più uno dei componenti dell'organo stesso. Quindi, portando alle estreme conseguenze che poi saranno le conseguenze normali, in seconda convocazione potranno essere effettivamente pochi intimi a decidere, due o tre. Qui si dice: "per la validità è necessaria in prima convocazione la metà più uno dei componenti; tale limite non è necessario in seconda convocazione". Allora se la metà più uno è necessaria per la validità della convocazione, in seconda convocazione non è più necessaria la metà più uno...



(Interruzioni)



MAJORINO Gaetano

Con questa modifica, a mio avviso, si viola il principio generale relativo agli organi amministrativi, perché si dice che mentre la regola è la metà più uno, può esserci una seconda convocazione nella quale non è necessario. Allora si può scendere, se le parole hanno un senso, fino a un numero irrisorio; se non è di pochi intimi è comunque di poche persone.
La nostra posizione, il nostro voto contrario a questa modifica sta soprattutto nella considerazione che, in questa materia, non si poteva procedere per ritocchi all'esistente, perché l'esistente è effettivamente tutto da rivedere ab ovo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Tocca ancora a me rispondere, perché come i Consiglieri sanno, sono tuttora titolare di questa delega, speriamo per 48 ore come ha detto il Presidente poco fa.
Intanto vorrei osservare che siamo di fronte ad un provvedimento d'iniziativa consiliare che la Giunta rispetta. Siamo di fronte ad un provvedimento che ha avuto, nell'ambito della Commissione consiliare competente, il necessario approfondimento e una maggioranza - perché se è arrivato in aula il provvedimento ha avuto una maggioranza. Quindi, la Giunta rispetta la maggioranza che si è determinata nella Commissione consiliare e darà il suo voto favorevole al provvedimento.
Francamente anch'io sono abbastanza preoccupata dei momenti settoriali che si stanno verificando su questa legge. Diverso è il discorso dell'artigianato, delle iniziative per l'artigianato, del bilancio per l'artigianato che ripetutamente abbiamo fatto in quest'aula negli anni passati e che attengono ad una maggiore attenzione che non la Regione Piemonte, ma le Regioni e probabilmente il Governo dovrebbe attribuire a questo settore.
Quindi, ritengo di passare al provvedimento e di rimandare a un altro momento gli approfondimenti di carattere più intrinseco all'attività dell'Assessorato all'artigianato.
La legge rinviata al 1994 è stata anche quella un provvedimento voluto dal Consiglio regionale rispetto al quale c'è stato un pronunciamento.
Nella Commissione è parso il provvedimento più logico e razionale rispetto all'impossibilità reale di rispettare dei termini individuati, perché non ripeto che cosa significano le elezioni di queste Commissioni, cioè andare ad allestire i seggi elettorali nei 1.209 Comuni italiani. Siccome questo è un provvedimento non soltanto di grande sforzo organizzativo, ma anche di grande impegno finanziario, perché qui parliamo di miliardi, ritengo opportuno guardare a queste elezione con necessaria prudenza.
Vi devo anche dire che, nell'ambito del Comitato interregionale, si sta studiando un'occasione di partecipazione che non rimandi effettivamente all'organizzazione di questi seggi in tutti i Comuni italiani di queste elezioni. Io sono favorevole e devo dire che anche le associazioni di categoria sono favorevoli ad una revisione della legge nazionale che non obblighi le Regioni, che non l'hanno ancora fatto, a divenire a questa procedura che francamente mi sembra eccessiva. Probabilmente ci sono delle occasioni di determinare la partecipazione e il protagonismo delle singole aziende in un momento diverso che non sia l'appesantimento che deriva da una elezione diretta.
In particolare, per quello che riguarda la legge n. 38, richiamata dal Consigliere Majorino, che dice che questa legge meriterebbe una revisione sostanziale, devo dire che tutto il settore dell'artigianato meriterebbe una revisione e che sull'esigenza di un testo unico c'è un gruppo nell'ambito dell'Assessorato che vi sta lavorando congiuntamente con le associazioni di categoria. Questo era un progetto in corso e che potrà essere portato avanti dall'Assessore che mi seguirà.
Per scendere più nel dettaglio per momenti anche contingenti di attenzione all'Assessorato rispetto ai problemi che ci sono, e che sono quelli che per esempio hanno visto nell'anno scorso chiudere in Piemonte su 126 mila aziende circa 10 mila aziende, devo dire che questo è stato un calo molto superiore, ma è un calo che non ha riguardato soltanto la nostra Regione, ma tutti i settori e tutte le Regioni. Questa è una conseguenza della recessione della quale sentiamo tutti, profondamente e con grande responsabilità, il peso.
Credo che il nuovo Assessore condividerà l'impostazione che ho dato al bilancio 1993 per l'artigianato, e che verrà presto discusso nell'ambito della Commissione consiliare e anche del Consiglio regionale. Verrà emanato un provvedimento straordinario per gli artigiani per un finanziamento atto a coprire un momento di emergenza. Sono contraria, in linea di principio, a questi provvedimenti di emergenza, però mi è parso giusto che per qualificare un'attenzione della Regione in un momento difficile per gli artigiani, fosse necessario introdurre un provvedimento straordinario, per il quale cercherò la via prioritaria, la via speciale di una legge di accompagnamento al bilancio che innovi alcune norme, soprattutto per rendere più spedita l'attribuzione del finanziamento, del contributo, del conto interesse o del conto capitale - vedremo quelle che saranno le soluzioni.
La procedura che ho introdotto prende spunto dalla legge n. 56 per l'innovazione tecnologica, andando a cogliere degli aspetti di innovazione tecnologica e non, perche molti artigiani hanno bisogno anche di interventi rispetto alla loro ristrutturazione non immediatamente riconducibili all'innovazione tecnologica. Rispetto a questo provvedimento la procedura è quella della legge n. 56, che introduce in un tempo molto veloce (60 giorni), affidando ad un Comitato molto snello la valutazione degli interventi, la possibilità, nel giro di qualche mese, di andare a verificare delle situazioni di autentica difficoltà che possono forse impedire che altre aziende chiudano, visto che questo è un po' il trend che stiamo segnalando e che le associazioni degli artigiani segnalano giornalmente.
Mi rendo conto che questi sono provvedimenti eccezionali perché hanno il senso dell'emergenza; tuttavia un discorso serio di recupero del settore dell'artigianato, che tanta parte ha avuto nell'economia piemontese e nell'economia italiana, lo si fa solo se si avverte la sensibilità e l'esigenza di guardare questo settore con maggiore attenzione non solo a livello regionale, ma anche a livello nazionale. Ma a livello nazionale con la legge finanziaria, non solo vengono sensibilmente ridotti gli stanziamenti per l'Artigiancassa, ma anche i tanti provvedimenti che si riferiscono agli artigiani non vengono presi in considerazione. Questo rivela anche la mancanza di sensibilità che sarebbe necessaria rispetto a questo settore.
Cercheremo di rimediare con questo provvedimento regionale, che spero incontri - avendo esso incontrato il consenso delle associazioni di categoria - anche il consenso e l'approvazione del Consiglio regionale, che prossimamente sarà chiamato ad esprimersi sul bilancio.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 Emendamento presentato dal Consigliere Marchini: all'art. 1, lettera b), sopprimere le parole "perdono i requisiti di eleggibilità e" nonché le ultime righe allo stesso comma.
La parola al Consigliere Marchini per l'illustrazione.



MARCHINI Sergio

Capisco che siamo in tempi di giustizia sommaria e di ghigliottine levate in tutti i cortili, ma le condizioni di eleggibilità non si possono perdere: o si hanno o non si hanno, quindi non si perdono mai. Questa prima parte dell'emendamento è dunque insuperabile.
La seconda parte, "l'ineleggibilità estende i suoi effetti alla fase di rinnovo della stessa Commissione", mi pare una sanzione curiosa. In ogni caso, se la si volesse mantenere, va formalizzata diversamente; bisogna introdurre un elemento di merito nel quale si dica: "Coloro che sono stati dichiarati decaduti non sono più rieleggibili".
L'ineleggibilità è la somma delle condizioni prevista da una norma quindi o introduciamo che è una causa di ineleggibilità oppure non possiamo far diventare ineleggibile uno perché è decaduto: sono istituti completamente diversi.
Mi paiono comunque principi che posso capire in termini di intento, non praticabili in termini formali, e, direi anche, a rischio di vizio della deliberazione dal punto di vista della legittimità.
Quindi, riassumo. La prima parte mi sembra insuperabile: non perdono i requisiti dell'eleggibilità, ma decadono. Per quanto riguarda la seconda parte, questa formulazione non mi sembra praticabile; se la Giunta ritiene può introdurre, come elemento di eleggibilità, un elemento di merito dicendo: "I soggetti che siano stati dichiarati decaduti non saranno rieleggibili nell'occasione del rinnovo delle Commissioni".



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Siamo d'accordo.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione tale emendamento accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 25 voti favorevoli e 15 astensioni.
La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

L'emendamento poteva essere accettato anche da parte nostra, ma è un po' una presa in giro: un emendamento giusto nel corpo di un articolo che è tutto sbagliato. Questo è il vero problema! E' un provvedimento che nel quadro delle politiche attive per l'artigianato è tutto sbagliato, perché manca un quadro di politiche attive per l'artigianato. Si fa del piccolo cabotaggio, si danno dei contentini a pochi intimi e non si affronta l'interesse generale, che è quello della trasformazione delle aziende artigiane con politiche attive da parte della Regione e dello Stato.
Lo stesso Assessore ha dichiarato che ultimamente - nel giro di un anno circa diecimila aziende artigiane in Piemonte hanno cessato la loro attività. E' un dato allarmante: il 7-8% del numero complessivo delle aziende artigiane.
Voglio ricordare che in larga parte, negli ultimi anni, è stata la piccola azienda artigiana, la piccola e media impresa a realizzare aumenti occupazionali in un quadro di riduzione drastica dell'occupazione in tutte le imprese medie e grandi, a cominciare da quelle maggiori, che hanno avuto una caduta occupazionale rilevantissima. Stiamo quindi parlando delle uniche aziende che, anche in momenti difficili e di crisi profonda qual è quella che attraversiamo, possono, se sostenute da politiche attive, dare una qualche parziale risposta al problema dell'occupazione. Non vi sono altre aziende che possono oggi affrontare il problema dell'occupazione, o meglio, della disoccupazione, dell'inoccupazione crescente.
Se il problema è di questa portata, noi non possiamo davvero trastullarci con provvedimenti del tipo: "Artigiani, state tranquilli mancano le politiche attive da parte della Regione Piemonte, mancano le politiche da parte dello Stato italiano, ma in compenso vi garantiamo una qualche lotta all'abusivismo e affidiamo questa lotta alla Commissione provinciale per l'artigianato" (che quando si riunisce non riesce nemmeno a raggiungere il numero legale). Non possiamo neppure dire: "Cari artigiani manca una qualsiasi proposta politica nei confronti della vostra attività così preziosa, però state tranquilli, perché quando riunite la Commissione provinciale per l'artigianato, se non riuscite a raggiungere il numero legale, provvederemo noi, stabiliamo una norma per cui, anche senza numero legale, in seconda convocazione la riunione è valida a tutti gli effetti".
Vorrei che ci si rendesse conto del distacco che c'è tra i contentini che voi date a pochi intimi e il fatto che la Regione abbia tutte le competenze in materia di artigianato: proprio tutte. La legge quadro nazionale del 1985 assegna tutti i compiti alle Regioni, si va dall'attività di ricerca a quella di esportazione. Ma la legge quadro del 1985 non ha ricevuto una sola lire in otto anni: questa è l'importanza che dà lo Stato italiano alla Regione Piemonte, alle preziosissime attività del mondo artigiano.
Direi che c'è un limite a tutte le cose, e mi pare che qui siamo andati di gran lunga oltre, e ciò per accontentare pochi intimi, quattro notabili.
Questa è l'amara verità: pochi intimi e quatto notabili, e 126 mila aziende, escluse quelle che hanno già cessato l'attività, leggono la legge quadro, leggono di tutte le competenze regionali in materia di artigianato si vedono propinare qualche decina di lire per ogni aziende all'anno dalla Regione Piemonte e dovrebbero, naturalmente, continuare a svolgere una grande funzione, una funzione produttiva, una funzione di crescita dell'occupazione, e così via.
E' un'autentica presa in giro! Se non riuscite ad attuare le politiche necessarie, almeno non trastullatevi con provvedimenti profondamente contraddittori che fanno a pugni con qualsiasi principio elementare di democrazia e sono semplicemente un contentino a pochi intimi e a quattro notabili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signora Presidente, colleghi Consiglieri, l'opposizione ha gioco facile nell'evidenziare come questa sia una norma, direi, di natura regolamentare sui lavori di una Commissione a fronte, sostanzialmente, della crisi di un settore centrale nell'economia della nostra Regione. Questo mi fa pensare anziché fare fughe in avanti e presentare documenti con cui si chiede allo Stato di abolire il Ministero dell'industria, di aprire la questione sull'artigianato affinché una materia trasferita alla Regione non venga mantenuta in riserva dallo Stato attraverso gli strumenti finanziari: perché di questo si tratta! Attraverso lo strumento dell'Artigiancassa e attraverso gli strumenti delle leggi speciali, come quelle sull'imprenditoria, lo Stato di fatto si è riappropriato del governo delle risorse che attengono all'artigianato. Suggerisco quindi che la Giunta si ponga il problema di aprire una questione artigianato con il Governo perché quando ci saremo riappropriati di risorse adeguate potremo, magari con tutta tranquillità, disputare anche sulla congruità e sull'adeguatezza della politica regionale. Fin quando il quadro delle risorse è sostanzialmente governato dal centro, fondate o non fondate, le polemiche che si fanno sulle politiche dell'artigianato sono comunque destinate a non produrre risultato concreto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dardanello.



DARDANELLO Ferruccio

Condivido in parte certi apprezzamenti sfavorevoli fatti a questo tipo di comparto, l'artigianato, da parte dei colleghi. Mi pare che sia esagerato, però, l'atteggiamento che il Consigliere Calligaro ha nei confronti di questi provvedimenti, i quali ritengo abbiano una loro finalità; perlomeno di concedere l'opportunità, in questo momento, a gente che dà la sua disponibilità a partecipare ad un processo all'interno del comparto dell'artigianato. Ritengo giusto dare la possibilità di poter lavorare con "possibilità di fare". Mi pare il suo un contributo senza nessun valore, quindi è solamente sempre preconcetto nei confronti di ogni iniziativa che si prende. L'Assessore ha fatto una fotografia di quella che è la situazione attuale, di quelle che sono le difficoltà in questo momento: programmare un ricambio totale a quelle che sono oggi le Commissioni provinciali della Regione Piemonte.
I 1.209 Comuni devono instaurare un processo di votazione: si tratta di alcuni miliardi che forse in questo momento non siamo in grado di poter programmare. Però dare oggi l'opportunità ai membri delle Commissioni credo sia lo spirito verso il quale va questa legge; Commissioni che non sono costituite da pochi intimi, ma da 40 persone, 40 imprenditori, che offrono la loro disponibilità, a fronte di nessun contributo finanziario, a partecipare, a perdere una giornata del proprio lavoro, che per un imprenditore, per un lavoratore autonomo, costa parecchio. Non sono pagati da nessuno e hanno un rimborso spese che è non solo modesto, ma modestissimo. Credo che, almeno, si dia l'opportunità a questa gente, che dà la propria disponibilità a dare un contributo fattivo a quelle che sono le esigenze del caso: dare l'opportunità e la possibilità, comunque, di non perdere, tutte le volte che si convocano, una giornata di lavoro. Credo che quello della seconda convocazione sia uno strumento adottato in tutti gli organismi: viene data l'opportunità di essere realizzato. Non voglio fare nessuna valutazione sulla legge che abbiamo fatto sull'abusivismo, che non accontenta quattro notabili, non accontenta nessuno.



CALLIGARO Germano

Decide un solo artigiano, renditi conto!



PRESIDENTE

Calligaro, la sua opinione è stata espressa molto bene nel suo intervento e anche nella dichiarazione di voto.



DARDANELLO Ferruccio

Ho presentato questa proposta di legge con alcuni colleghi valutando quella che era la realtà: solitamente si sono trovati in 18/19 artigiani che perdevano una giornata del proprio lavoro per poter decidere e la Commissione non poteva essere convocata. Alcune volte si raggiunge il numero legale, altre volte no, quindi credo che fosse questo un contributo fattivo per far sì che tali Commissioni possano lavorare nel modo compiuto e dare il loro contributo a quello che è il compito istituzionale al quale sono demandate; tra l'altro oggi abbiamo demandato alle Commissioni provinciali ulteriori compiti, quindi diamo loro l'opportunità di poter lavorare. In attesa di quella che potrà essere la riforma, di quelle che potranno essere le nuove elezioni, credo che in questo modo la Regione Piemonte possa dare un contributo fattivo al sostegno di questo mondo sostenuto fino ad oggi solo e sempre a parole dai banchi della minoranza per poi sistematicamente non approfondire o non dare un contributo fattivo alla risoluzione di quelle che sono le proposte. Credo che questo sia un contributo piccolo, ma importante per dare una nuova linea, un nuovo corso una nuova attenzione a questo mondo; mi pare che in questi vent'anni, da quando la Regione Piemonte ha gestito anche il comparto artigiano, sia con questa maggioranza che con le maggioranze precedenti, questi contributi non siano mai venuti.



CALLIGARO Germano

Tutti gli strumenti che avete sono delle passate Giunte!



DARDANELLO Ferruccio

Non fasciamoci la testa in questo momento, ma guardiamo a questo comparto che è così importante per l'economia. Ci accorgiamo solo in certi momenti che la piccola impresa dà occupazione, ce ne accorgiamo quando si tratta di assumere dei provvedimenti. La piccola impresa del mondo del terziario, dell'artigianato, del commercio e del turismo è sempre sinonimo non di abusivismo, ma di operatori che non sono onesti, di coloro che non pagano le tasse, di coloro che non danno un contributo fattivo alla crescita di questa nostra Regione. Nel momento in cui prendiamo qualche provvedimento allora si tira fuori che questo è veramente il comparto importante, il comparto che guarda al futuro, che bisogna sostenere con politiche attive per potergli dare vita e corpo. Quindi siamo onesti sempre e comunque, nella valutazione di questo comparto.



CALLIGARO Germano

E' la vostra politica che è disonesta nei confronti degli artigiani!



DARDANELLO Ferruccio

Ma lasciami parlare. E' una politica che sta cercando di andare incontro alle esigenze di questi operatori, di quelli seri, di quelli onesti, di quelli che pagano le tasse. Abbiamo considerato nei mesi scorsi l'opportunità di creare la professionalità giusta a questi imprenditori quindi la legge sull'abusivismo di questo settore credo che fosse una legge opportuna, una legge che guarda al futuro, che guarda alla professionalità di questa categoria, che guarda al consumatore, che deve avere dall'altra parte un imprenditore attento, capace e professionale. Quindi vi è stata, e vi è oggi, una scelta da parte di questa maggioranza, di questa Giunta, per guardare a questo comparto con un'attenzione diversa. E' un segnale che è stato dato, un segnale che ha bisogno però di altri segnali, ben più importanti, di un sostegno diretto con certe decisioni che potranno in qualche modo qualificare ulteriormente questo mondo, che ha bisogno, come altri mondi del terziario, di un sostegno, perché saranno probabilmente i comparti che guarderanno al futuro del nostro Piemonte anche in termini occupazionali. Quindi credo che le valutazioni sollevate dal collega Calligaro, che queste iniziative servono solo ad accontentare quattro notabili, certamente erano fuori luogo e non testimoniavano quella che invece è la realtà di questo provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Io non parteciperò alla votazione di questo disegno di legge perché fa quasi sorridere il dibattito che si è aperto su una questione estremamente marginale. Non so se è stata valutata da parte di chi è intervenuto prima l'estrema irrisorietà di questa modifica. Collega Dardanello, io ho ascoltato il suo intervento e dico che sono estremamente preoccupato perch se dai banchi della maggioranza si pensa di affrontare seriamente il problema dell'artigianato con degli articoletti di questo tipo...



(Interruzione del Consigliere Dardanello)



RABELLINO Renzo

Nel suo intervento ha detto che finalmente si affronta il problema, che si pone un'attenzione diversa al settore dell'artigianato; invece non è così, c'è un'assenza totale da parte della Regione sul tema! Ti sei anche domandato che cosa hanno fatto le opposizioni, io ti rispondo che ad ottobre dello scorso anno le opposizioni hanno presentato un ordine del giorno con il quale si sollecitava il Governo a rivedere tutta l'operazione "minimum tax", ma la maggioranza ha fatto ben attenzione a non appoggiare un documento di questo tipo! Il problema dell'artigianato, se lo si vuole affrontare, bisogna affrontarlo a livello fiscale, perché se oggi le aziende chiudono è perch tra la burocrazia che è stata imposta dal Governo centrale, non tanto dalla Regione, e la totale assenza di apporti e supporti...



PRESIDENTE

Mi scusi un attimo, Consigliere Rabellino. Prego i Consiglieri che si sono riuniti per affrontare la questione che verrà esaminata più tardi di prendere posto in aula e di ascoltare la dichiarazione del collega che sta intervenendo in questo momento.
Prosegua, Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

La questione è che da un lato noi abbiamo uno Stato centrale che non solo non affronta il problema artigianato, ma sta facendo di tutto per far chiudere le piccolissime aziende a carattere familiare.
Vediamo ora il risultato ottenuto sotto il profilo fiscale: sono centinaia e centinaia in Provincia di Torino le disdette che quotidianamente arrivano alla Camera di Commercio! Questa è la realtà di una pseudo-manovra fiscale che è andata contro la tutela dell'artigianato e della piccola impresa.
Dall'altro lato c'è l'assenza totale della Regione perché a questo punto io mi chiedo che cosa ha fatto in due anni e mezzo, quasi tre, la Regione in campo artigianale. Non mi pare che sia stata affrontata seriamente la questione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, in questa sede di dichiarazione di voto richiamo integralmente quanto ho già dichiarato nell'intervento di carattere generale. Ho preso atto con soddisfazione di quanto dichiarato dall'Assessore Vetrino laddove in sostanza condivide quella che era stata la mia opinione, cioè che è necessario, sul vecchio testo di legge, usare il bisturi e non certo procedere per ritocchi, per di più estremamente discutibili. Ha detto l'Assessore Vetrino che c'è un gruppo di lavoro dell'Assessorato che sta elaborando un nuovo testo; confidiamo in questo gruppo di lavoro affinché provveda e proceda al più presto possibile in modo tale che l'intera materia dell'artigianato possa essere discussa in questa sede.
Per quanto riguarda il provvedimento particolare ribadisco le mie perplessità sulla normativa secondo la quale in seconda convocazione non è necessaria la metà più uno dei componenti la Commissione. Ciò significa che sarà sufficiente anche la presenza di un solo componente la Commissione perché quando si dice che in seconda convocazione non è necessaria la metà più uno si può arrivare al caso limite di un solo soggetto componente la Commissione presente il quale evidentemente sarà l'organo decisore. Per cui quando si parlava di pochi intimi era sbagliato, si può anche prevedere il "poco intimo".



(Commenti del Consigliere Dardanello)



MAJORINO Gaetano

Io sto verificando la legge. Se si dice che in seconda convocazione basta qualsiasi presenza, allora evidentemente basta anche una sola persona, per cui ritengo che questa norma regionale, se votata, incorrerà in un infortunio legislativo da parte del Governo che, come è noto, esamina la legittimità delle norme regionali secondo l'attuale ordinamento. Penso proprio che non potrà non rilevare l'abnormità, prima ancora che l'illegittimità, di una normativa che consente ad una Commissione che ha 40 membri previsti di considerare valida la votazione, nel caso limite, per un solo componente.
Restando nel merito del provvedimento evidenzio una situazione abnorme e paradossale che rafforza il nostro voto contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Signor Presidente, mi auguro non si debba arrivare al voto su questa legge oggi, in quanto mi trovo in estremo imbarazzo a dover annunciare il voto.
Ho apprezzato l'intenzione dell'Assessore, attualmente ancora competente per argomento, che annunciava il lavoro degli organismi assessorili per mettere mano alla legge n. 38/87. Proprio nell'ottica di questa nuova versione della legge che metta ordine nel campo dell'artigianato, io ritengo che la proposta dei Consiglieri Cavallera e Dardanello non sia assolutamente accettabile perché, pur con buona pace dei proponenti, non è con questo sistema che si risolvono i problemi degli organismi...



(Interruzione del Consigliere Dardanello)



VAGLIO Roberto

Lo so che tu non vuoi avere la panacea universale, però sostengo che non si risolvono nemmeno i problemi generati da organismi pletorici come sono le attuali Commissioni. Bisogna mettere mano alle Commissioni! E non ridurle ad un simulacro in cui chiunque abbia voglia di perdere una serata possa decidere.
E' per questo che mi auguro che i colleghi proponenti abbiano il buon senso di ritirare o di rimandare, se si vuole, la legge in Commissione proprio in attesa di quei provvedimenti che pongano finalmente chiarezza in tutto il campo dell'artigianato che l'Assessore ci ha testé annunciato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, farò una brevissima dichiarazione di voto su questa legge che non mi pare meriti un grande dibattito perché è una legge puramente di correzione di un articolo di altra legge tendente essenzialmente a creare le condizioni per permettere a queste Commissioni di deliberare. Non si tratta quindi a mio giudizio di dare un contentino a pochi intimi o a quattro notabili; è questa una legittima polemica che pu fare l'opposizione e che è giusto che faccia, ma con questa legge non c'entra nulla.
Devo dire che invece si è posto il problema complessivo sull'artigianato. Spero che l'interesse forte che c'è da parte di tutti per il sistema produttivo della piccola impresa sia confermato allorquando si tratterà di fare scelte di bilancio, sapendo comunque che il totale delle spese comporta l'individuazione di settori che dovranno essere meno gratificati.
In quel momento si potrà fare una discussione seria sul sistema dell'artigianato; fatta oggi su una legge che non ha questa finalità: mi pare fatto strumentale e di facile polemica, abbastanza inutile. Così come mi pare facile polemica quella sulla legge sull'abusivismo. Tutti siamo assolutamente coscienti di non aver fatto - Consigliere Calligaro - una legge risolutiva dei problemi dell'abusivismo. E' stata una legge che in qualche misura si metteva in una certa ottica, o quanto meno dava un segnale di riconoscimento del problema all'interno del settore; è volontà della Regione fare qualcosa, ma soprattutto promuovere anche da altre parti iniziative per evitare che l'abusivismo così dilagante, e molte volte protetto da coloro che dicono che lo vogliono combattere, venga combattuto davvero.
La vera legge per combattere l'evasione fiscale nel mondo dell'artigianato non proverrà da facili affermazioni; c'è una legge di natura fiscale nazionale che non compete a noi e che deve essere giusta e mirata a questo fine. Ma una seria politica di lotta all'abusivismo nel settore dell'artigianato è una seria politica tendente a ridurre o contenere l'evasione fiscale.
Le polemiche sono comode e giuste; è giusto che l'opposizione faccia le sue polemiche. Mi pare però che le polemiche vere sul ruolo e sul peso che si intende dare al mondo della piccola impresa artigiana dobbiamo avanzarle tutti insieme, maggioranza ed opposizione, nel momento in cui leggeremo i numeri del bilancio: quello sarà il momento giusto per discuterne.
Le osservazioni poste dall'opposizione inerenti la richiesta del numero legale minimo necessario per deliberare in seconda convocazione, mi pare abbiano un qualche fondamento; ritengo che l'Assessore dovrebbe dare risposta a questi problemi.



PRESIDENTE

Mi sembra che la proposta di legge presentata abbia - se mi è permesso il merito di sollevare un problema realmente esistente; tuttavia d'intesa con l'Assessore competente, Bianca Vetrino, e sentita tutta una serie di perplessità che richiedono approfondimenti, così come richiamato dall'ultimo intervento e visto anche l'emendamento presentato ed approvato dallo stesso Consigliere Marchini che metteva in evidenza la necessità di un ulteriore approfondimento, d'intesa con la Giunta, propongo al Consiglio di rimandare il documento in Commissione, la quale si riunirà ed opererà i necessari aggiustamenti.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Esame progetto di legge n. 289: "Norme sul prestito e l'esportazione di beni culturali conservati in Piemonte"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 16) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 289.
La parola al relatore, Consigliere Leo.



LEO Giampiero, relatore

Il presente disegno di legge vuole disciplinare, anche alla luce delle affermazioni della sentenza della Corte Costituzionale n. 278 del 23 maggio 12 giugno 1991, alcune delle facoltà di disposizione del proprietario di un bene culturale e precisamente quella di trasferire, mediante il prestito, il bene in Italia e quella di trasferire il bene fuori dal territorio nazionale.
La materia "musei e biblioteche di enti locali" è stata assegnata dagli artt. 117 e 118 della Costituzione alla potestà legislativa ed amministrativa delle regioni a statuto ordinario.
Nel dare attuazione alle norme costituzionali ora menzionate il DPR 14/1/1972, n. 3 (artt. 7 e 8), ha trasferito alle competenze delle singole Regioni, oltre alle funzioni concernenti "l'istituzione, l'ordinamento ed il funzionamento dei musei e delle biblioteche di enti locali o di interesse locale (...), la manutenzione, l'integrità, la sicurezza e il godimento pubblico delle cose raccolte nei musei e nelle biblioteche di enti locali o di interesse locale", le funzioni concernenti "le soprintendenze ai beni librari aventi sede nei rispettivi territori". Nello stesso tempo, il medesimo decreto, all'art. 9, lettera f), ha delegato alle regioni "le funzioni di ufficio per l'esportazione" ai termini della legge 1/6/1939, n. 1089.
Tale delega, come evidenziato dalla summenzionata sentenza della Corte Costituzionale, ha affidato alle regioni funzioni strettamente strumentali a quelle concernenti "l'esistenza, la conservazione, il funzionamento, il pubblico godimento e lo sviluppo dei musei, delle raccolte di interesse artistico, storico e bibliografico, delle biblioteche (...) appartenenti alla regione o ad altri enti anche non territoriali sottoposti alla sua vigilanza, o comunque di interesse locale", le quali costituiscono, a norma dell'art. 47 del DPR n. 616 del 1977, il nucleo delle competenze "proprie" delle regioni in materia di "musei e biblioteche di enti locali".
Le funzioni delegate relative all'esportazione temporanea è definitiva e le funzioni inerenti al prestito in Italia (si tratta del prestito in Italia, essendo il prestito all'estero nulla più che una ipotesi di esportazione temporanea) sono strumenti essenziali al fine di un organico esercizio delle competenze "proprie" concernenti l'integrità e la conservazione del patrimonio storico, artistico e bibliografico di enti locali o di interesse locale, nel senso che la conservazione e l'integrità non potrebbero essere pienamente assicurate ove le regioni non esercitassero i poteri sull'esportazione e sul prestito delle cose appartenenti al menzionato patrimonio.
La sentenza della Corte Costituzionale n. 278/91, accogliendo i ricorsi di alcune Regioni contro il Decreto del Ministro del commercio con l'estero (elenco delle merci sottoposte ad autorizzazione per esportazione e transito) ritenuto invasivo delle competenze regionali, ha dichiarato che "non spetta agli uffici di esportazione degli oggetti di antichità ed arte dipendenti dal Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali, aventi sede presso alcune Soprintendenze, rilasciare licenze o nulla osta per l'esportazione, definitiva o temporanea, degli oggetti che abbiano interesse storico, archeologico, paleontologico od artistico, ivi compresi i codici, i manoscritti, gli incunaboli, le stampe, i libri, le incisioni e le cose di rilievo numismatico che appartengono alla Regione o ad altri enti, anche non territoriali, sottoposti alla sua vigilanza o comunque di interesse locale".
La sentenza stessa ha sottolineato che l'ampio trasferimento disposto dai decreti del 1972 e del 1977 ha tracciato una linea di divisione tra le competenze conservate allo Stato e quelle assegnate alle Regioni: nonostante questo si rileva necessaria la definizione di adeguati raccordi e di condotte cooperative tra gli uffici statali e quelli regionali e locali.
Proprio in quest'ottica di cooperazione e di concorso si colloca il presente disegno di legge.
In passato, per ragioni prevalentemente organizzative, la Regione non ha esercitato pienamente le sue competenze in materia; oggi, anche in considerazione dell'apertura delle frontiere dall'1/1/1993 e con la libera circolazione dei beni all'interno della CEE, la Regione intende perseguire una politica di ampia collaborazione con gli organismi statali e locali preposti alla tutela del patrimonio culturale fondata su un reciproco scambio di esperienze, dati ed informazioni.
La prevista attuazione del "mercato interno", tenuto conto che il bene culturale è da considerarsi un bene sui generis, ove primaria è l'istanza di tutela e conservazione, pone il problema di conciliare la libera circolazione dei beni culturali con la protezione dei patrimoni artistici dei diversi Paesi menbri.
In questa prospettiva la Regione, conformemente anche al dettato dell'art. 5 dello Statuto, che nel definire le linee programmatiche dell'azione regionale in materia di patrimonio culturale, prevede espressamente che "la Regione difende il patrimonio culturale, anche nelle sue espressioni regionali" coordinando ed indirizzando le iniziative esistenti, intende assumersi le proprie responsabilità in materia di esportazione e prestito dei beni culturali contribuire così alla tutela e salvaguardia del detto patrimonio.
Il disegno di legge persegue inoltre l'intento, coerentemente alle disposizioni della legge n. 241/90 che ha introdotto una disciplina generale in materia di procedimento amministrativo e novità decisive in termini di maggiore efficienza amministrativa e di trasparenza dei rapporti fra amministrazione e cittadini, di non appesantire le procedure per il rilascio delle autorizzazioni, delle licenze e dei nulla osta per il prestito e l'esportazione e di agevolare gli utenti.
Il presente disegno di legge, dopo aver individuato (art. 1) le finalità e gli obiettivi perseguiti dall'Amministrazione regionale, tratta all'art. 2 del prestito in italia e dell'esportazione definitiva o temporanea dei beni librari, dei codici, dei manoscritti, delle stampe e delle incisioni rare e di pregio conservati in Piemonte.
Nel caso del prestito la preventiva autorizzazione è richiesta sia per il prestito dei beni di proprietà di enti pubblici non statali e di enti privati legalmente riconosciuti, sia per il prestito di beni di proprietà di soggetti privati qualora i beni siano stati vincolati ai sensi della legge n. 1089/39.
Nel caso dell'esportazione definitiva o temporanea la licenza o il nulla osta rilasciati dall'Amministrazione regionale sono necessari per i beni di proprietà di enti pubblici e per i beni, vincolati o non vincolati ai sensi della legge 1/6/1939, n. 1089, di proprietà di soggetti privati.
Per quanto riguarda il prestito in Italia e l'esportazione definitiva o temporanea degli altri beni culturali conservati in Piemonte, l'art. 3 prevede la necessità di una preventiva autorizzazione, di una licenza o di un nulla osta da rilasciarsi a cura dell'Amministrazione regionale per i beni di proprietà della Regione, delle Province, dei Comuni, degli altri enti pubblici non statali e per i beni di proprietà di soggetti privati qualora i beni stessi appartengano a musei, collezioni e raccolte esistenti in Piemonte e sottoposti alla vigilanza regionale.
Ugualmente la preventiva autorizzazione, la licenza o il nulla osta sono necessari (art. 3, ultimo comma) per il prestito e l'esportazione dei beni archivistici affidati alle biblioteche ed ai musei di enti locali e di interesse locale.
L'art. 4, dopo aver specificato gli elementi che differenziano gli atti amministrativi (autorizzazione, licenza, nulla osta) necessari per il prestito e l'esportazione dei beni di cui agli artt. 2 e 3, tratta della procedura per il rilascio di tali atti prevedendo innanzitutto che la richiesta deve essere presentata dai soggetti interessati alla Giunta regionale - Assessorato ai Beni Culturali e Ambientali - Settore Beni e Sistemi culturali i cui uffici svolgeranno l'istruttoria. Viste le molteplici competenze tecnico-scientifiche necessarie per il riconoscimento e la valutazione dei beni, si prevede che si presenti la necessità anche di pareri da parte di esperti esterni all'Amministrazione regionale.
Il termine per il rilascio, da parte del direttore del settore Beni e Sistemi Culturali, della autorizzazione, della licenza e del nulla osta è di 15 giorni decorrente dalla data di presentazione della richiesta, salvo i casi di proroga previsti.
Il direttore del Settore beni e Sistemi Culturali provvede al rilascio dei suddetti atti amministrativi entro i limiti e con i criteri stabiliti con deliberazione della Giunta regionale.
E' anche previsto che durante lo svolgimento dell'istruttoria si presentino problemi eccezionali e di particolare complessità per la soluzione dei quali può essere richiesto al Ministro per i Beni Culturali e Ambientali, ai sensi dell'art. 3, lettera e) del DPR 13/12/1975, n. 805, il parere del Consiglio Nazionale per i Beni Culturali e Ambientali.
L'art. 5 prevede la richiesta della concessione della franchigia nei casi contemplati dall'art. 41 della legge 1/6/1939, n. 1089.
L'art. 6 prevede per i trasgressori l'applicazione delle sanzioni di cui agli artt. 65 e 66 del Capo VIII della legge 1/6/1939, n. 1089 e successive modificazioni ed integrazioni.
Per non appesantire la procedura per il rilascio dei vari atti amministrativi e soprattutto per agevolare gli utenti, l'art. 7 prevede un costante raccordo tra gli uffici regionali competenti e l'ufficio esportazione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali.
Ringrazio l'Assessore e i suoi funzionari per la puntualità e la precisione con cui hanno seguito tutte le riunioni della Commissione tenendo conto delle varie indicazioni nonché valutando e perfezionando continuamente il predisposto. Grazie.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di intervento di carattere generale passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 37 astensioni 1.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 37 astensioni 1.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 37 astensioni 1.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 37 astensioni 1.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 37 astensioni 1.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 37 astensioni 1.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 37 astensioni 1.
L'art. 7 è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Sono, ovviamente, favorevole al progetto di legge. Suggerisco comunque all'Assessore, in sede di redazione formale, di trovare un termine diverso da "prestito"; "prestito" non significa nulla e troppo. Si tratta di capire che tipo di rapporto viene subordinato alle norme di questa legge.
La mia è una preoccupazione di tipo - direi - sensitivo: il termine "prestito" mi sembra né bello né sufficiente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Comprendo la finezza lessicale del Consigliere Marchini, ma "prestito" è un termine consolidato e di raccordo con il Sovrintendente.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Grazie, Presidente.
Una dichiarazione di voto brevissima. Il nostro Gruppo ha partecipato ai lavori della Commissione e discusso questo disegno di legge l'Assessore e la Giunta hanno accolto una serie di modifiche da noi proposte: non aggiungiamo nulla in aula, se non la dichiarazione di voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

I concetti generali e fondativi di questo disegno di legge regionale sono condivisibili; mi pare giusta la preoccupazione di introdurre norme che garantiscano la conservazione del patrimonio storico-culturale e artistico del Piemonte, evitando che soggetti sia pubblici che privati possano liberamente portare, al di fuori dei confini del Piemonte, tali beni, con rischi che possono comportare l'alterazione o addirittura la distruzione e la perdita di tale patrimonio. Se si condividono, in termini generali, gli obiettivi che ci si propone di raggiungere, tramite l'approvazione di tale disegno di legge regionale, rimangono forti dubbi peraltro già sottolineati in sede di esame nella IV Commissione, sulla scelta adottata per cui il rilascio dell'autorizzazione necessaria a far uscire, dai confini della nostra regione, tali beni, spetta sostanzialmente al funzionario competente dell'Assessorato ai beni culturali.
Noi avevamo sollevato la questione per una presunta, ma anche sostanziale, difformità rispetto a quanto invece viene previsto e attuato in situazioni simili. Ci pare scorretto che una decisione così importante venga assunta da parte di uno solo funzionario, al quale va rivolta la domanda da parte del soggetto interessato, che deve autonomamente svolgere l'istruttoria preliminare per poi decidere se rilasciare o meno l'autorizzazione sulla base di una delega rilasciata dal Presidente della Giunta in attuazione dalla legge stessa.
Noi sosteniamo che questa è un'apertura che può condurre ad una modifica anche di altri processi che prevedono il rilascio dell'autorizzazione con un rovesciamento, in qualche modo, delle competenze, attribuendo maggior ruolo ai funzionari, riducendone, al contempo, il controllo da parte degli Assessori competenti e della Giunta nel suo insieme.
Per queste ragioni noi ci asterremo all'atto della votazione complessiva del testo. Vorrei cogliere l'occasione, richiamando l'attenzione sia dell'Assessore Nerviani sia del Presidente della IV Commissione, sul fatto che se è giusto preoccuparsi della tutela dei beni del Piemonte altrettanto giusto è preoccuparsi della tutela dei beni che in Piemonte sono stati importati in modo non del tutto corretto. Il riferimento va alla nostra proposta di legge di soppressione della legge regionale vigente che riconosce l'Ente Museo delle culture extraeuropee di Biella, che si fonda sostanzialmente sulla prevista realizzazione di un Museo, in quella città, da creare utilizzando beni archeologici che la prima sentenza del Tribunale di Biella ha dichiarato essere stati importati illegalmente dal soggetto fondatore di questo ente.
Quindi, se da una parte il Piemonte, con questa legge, giustamente, si dota di norme che gli permettono di controllare meglio la fuoriuscita, dal proprio territorio, di beni che appartengono alla storia e alla cultura della nostra Regione, dall'altra parte sarebbe opportuno pensare anche correttamente a quanto è accaduto in precedenza, al ruolo che anche la Regione ha svolto legittimando, con propria legge, l'istituzione e anche il finanziamento, fortunatamente mai portato a termine, di questo Ente Museo nel momento in cui, dall'altra parte, le sentenze del Tribunale di Biella dimostrano, allo stato attuale, che questi reperti sono stati importati in modo illegale.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 36 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE


Argomento:

NOMINE


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il punto 39) all'o.d.g.: "Nomine".
Si distribuiscano le schede per le seguenti nomine.


Argomento: Nomine

- Co.Re.Co. (art. 42, legge 8/6/1990, n. 142 e L.R. n. 30/91) Sezione decentrata di Ivrea. Nomina di un esperto effettivo.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Poiché nessuno dei candidati ha riportato la maggioranza richiesta dall'art. 3, comma quarto, della L.R.
n. 30/91, dichiaro non valida la votazione.


Argomento: Nomine

- Co.Re.Co. (art. 42, legge 8/6/1990, n. 142 e L.R. n. 30/91) Sezione decentrata di Novara. Nomina di 4 esperti effettivi e di 2 esperti supplenti.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Poiché nessuno dei candidati ha riportato la maggioranza richiesta dall'art. 3, comma quarto,, della L.R. n. 30/91, dichiaro non valida la votazione.


Argomento: Nomine

- Co.Re.Co. (art. 42, legge 8/6/1990, n. 142 e L.R. n. 30/91) Sezione decentrata di Saluzzo. Nomina di un esperto supplente.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Poiché nessuno dei candidati ha riportato la maggioranza richiesta dall'art. 3, comma quarto, della L.R.
n. 30/91, dichiaro non valida la votazione.


Argomento: Nomine

- Co.Re.Co. (art. 42, legge 8/6/1990, n. 142 e L.R. n. 30/91) Sezione decentrata di Alessandria. Nomina di 1 esperto effettivo e 1 esperto supplente.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Poiché nessuno dei candidati ha riportato la maggioranza richiesta dall'art. 3, comma quarto, della L.R.
n. 30/91, dichiaro non valida la votazione.


Argomento: Nomine

- Co.Re.Co. (art. 42, legge 8/6/1990, n. 142 e L.R. n. 30/91) Sezione decentrata di Vercelli. Nomina di 1 esperto supplente.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Poiché nessuno dei candidati ha riportato la maggioranza richiesta dall'art. 3, comma quarto, della L.R.
n. 30/91, dichiaro non valida la votazione.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Zacchera; ne ha facoltà.



ZACCHERA Marco

Mi ricollego direttamente alla votazione testè fatta e sottolineo che secondo me, i colleghi dovrebbero meditare come si stia andando a fare delle cose pesantemente illegittime. Mi rendo conto della necessità che i Co.Re.Co, funzionino. Però quando la legge stabilisce che bisogna fare delle scelte fra terne oppure fra quaterne, oppure tra coppie, ecc., ed io leggo che alcuni candidati non sono disponibili, ciò significa che la possibilità di scelta non c'è più, e se non c'è più bisogna riaprire i termini e provvedere a rifare queste terne. Che cosa è successo? E' successo che quei pochi non politici che erano candidati si sono tolti quando hanno visto di che cosa si trattava.
Così siamo assolutamente andati contro la ratio e contro la volontà della legge nella nomina dei Co.Re.Co. Per favorire, e che questo resti a verbale, i partiti politici. Secondo me, anche oggi siamo andati contro la legge.
Faccio inoltre presente che se siamo arrivati alla terza, alla quarta o alla quinta votazione sempre con gli stessi nomi che non sono stati nominati con le dovute maggioranze. Evidentemente anche questa è una dimostrazione di sfiducia da parte dei Consiglieri del Consiglio regionale nei confronti di queste persone. Quindi: si riaprano i termini e si permetta ad altre persone di presentare la propria candidatura! Grazie.


Argomento: Nomine

Esame proposte di deliberazione per ratifica nomine, ai sensi dell'art. 40 dello Statuto


PRESIDENTE

A questo punto occorre procedere alla ratifica delle deliberazioni relative alle nomine, ai sensi dell'art. 40 dello Statuto, di cui al punto 23) all'o.d.g.


Argomento: Nomine

- Ratifica DGR n. 1-22473 del 27/1/1993: "Ricostituzione Consiglio Regionale di Sanità ed Assistenza (Co.Re.S.A.). Provvedimenti di competenza regionale. Attuazione DL n. 7 del 18/1/1993".


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione a scrutinio segreto.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 votanti 33 hanno votato SI 6 Consiglieri hanno votato NO 19 Consiglieri schede nulle 8 non hanno partecipato alla votazione 7 Consiglieri.
Dichiaro non ratificata la deliberazione n. 1-22473, non avendo il provvedimento proposto riportato voti sufficienti.


Argomento: Nomine

Ratifica DGR n. 2-22667 del 2/2/1993: "DGR n. 1-22473 del 27/1/1993 relativa alla ricostituzione del Consiglio Regionale di Sanità ed Assistenza. Parziale modificazione".


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione a scrutinio segreto.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 votanti 33 hanno votato SI 7 Consiglieri hanno votato NO 17 Consiglieri schede nulle 9 non hanno partecipato alla votazione 7 Consiglieri.
Dichiaro non ratificata la deliberazione n. 2-22667, non avendo il provvedimento proposto riportato voti sufficienti.


Argomento: Nomine

Ratifica DGR n. 67-22027 del 8/1/1993: "Designazione, ai sensi del DL n. 439/92 e dell'art. 40 dello Statuto, del rappresentante della Regione Piemonte nel Consiglio di amministrazione della So.Co.Tras. S.p.A.".


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione a scrutinio segreto.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 votanti 33 hanno votato SI 21 Consiglieri hanno votato NO 8 Consiglieri schede bianche 3 schede nulle 1 non hanno partecipato alla votazione 7 Consiglieri.
Dichiaro ratificata la deliberazione n. 67-22027.


Argomento: Nomine

Ratifica DGR n. 9-22174 del 18/1/1993: "Consusa S.C.p.A. Consiglio di amministrazione. Nomina ai sensi del DL n. 439/92 e dell'art. 40 dello Statuto dei rappresentanti della Regione Piemonte nel Consiglio di amministrazione della Consusa S.C.p.A.".


PRESIDENTE

Ricordo che dalla ratifica di cui sopra è escluso il nominativo del signor Albino Bellino, come da comunicazione del Presidente della Giunta Brizio, in data 8/3/1993.
Si distribuiscano le schede per la votazione a scrutinio segreto.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 votanti 33 hanno votato SI 21 Consiglieri hanno votato NO 10 Consiglieri schede bianche 2 non hanno partecipato alla votazione 7 Consiglieri.
Dichiaro ratificata la deliberazione n. 9-22174, con l'esclusione del nominativo del signor Albino Bellino.


Argomento: Nomine

Ratifica DGR n. 135-22439 del 25/1/1993: "DGR n. 9-22174 del 18/1/1993 di nomina dei rappresentanti della Regione Piemonte nel Consiglio di amministrazione di Consusa S.C.p.A.".


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione a scrutinio segreto.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 votanti 33 hanno votato SI 20 Consiglieri hanno votato NO 10 Consiglieri schede bianche 2 scheda nulla 1 non hanno partecipato alla votazione 7 Consiglieri.
Dichiaro ratificata la deliberazione n. 135-22439.


Argomento: Nomine

Ratifica DGR n. 166-22470 del 25/1/1993: "Legge 28/1/1977 n. 10, art. 14 Nomina membri esperti in seno alle Commissioni provinciali espropri".


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione a scrutinio segreto.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 votanti 33 hanno votato SI 24 Consiglieri hanno votato NO 7 Consiglieri schede bianche 2 non hanno partecipato alla votazione 7 Consiglieri.
Dichiaro ratificata la deliberazione n. 166-22470.


Argomento: Nomine

Ratifica DGR n. 148-22995 del 15/2/1993: "DGR n. 166-22470 del 25/1/1993 Nomina membri esperti in seno alle Commissioni provinciali espropri. Parziale modificazione".


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione a scrutinio segreto.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 votanti 33 hanno votato SI 23 Consiglieri hanno votato NO 7 Consiglieri schede bianche 3 non hanno partecipato alla votazione 7 Consiglieri.
Dichiaro ratificata la deliberazione n. 148-22995.


Argomento:

NOMINE (seguito)


PRESIDENTE

In merito alla ripresa del punto 39) all'o.d.g. si distribuiscano le schede per le seguenti nomine.


Argomento: Nomine

Consorzio per la Gestione dell'attività di formazione professionale di Cuneo (artt. 15 e 16 dello Statuto). Collegio dei Revisori. Nomina di 1 Revisore.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Poiché nessuno dei candidati ha riportato la maggioranza richiesta dall'art. 3, comma quarto, della L.R.
n. 30/91, dichiaro non valida la votazione.


Argomento: Nomine

Fondazione L. Einaudi (art. 5 Statuto relativo) Consiglio di amministrazione. Nomina di 1 rappresentante.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Mario Deaglio.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,40)



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