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Dettaglio seduta n.214 del 25/02/93 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 7) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Bodrero, Carletto Cattaneo, Coppo, Croso, Dameri, Rabellino e Zacchera.


Argomento: Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale

Esame proposta di deliberazione n. 610: "Adesione della Regione Piemonte alla Fondazione del Salone del libro di Torino"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della deliberazione n. 610, di cui al punto 27) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

In Commissione abbiamo dibattuto a lungo su questo argomento, pertanto mi limiterò a dichiarare ai colleghi del Consiglio la convinzione che l'adesione a questa Fondazione, che dovrà presiedere all'attività del Salone del libro, è cosa opportuna e non rinviabile. In questo caso, chi sollecita e raccomanda una decisione lo fa anche perché città diverse possono, a discapito della nostra e della nostra Regione, proporre la propria candidatura.
E' noto come la Lombardia da tempo accarezzi l'idea di realizzare a Milano un Salone del libro analogo a quello che da alcuni anni si svolge in Piemonte.
Non voglio usare questo argomento per sollecitare il Consiglio ad aderire alla Fondazione del Salone del libro, ma certamente non posso sottacere tale argomentazione con il rischio di essere rimproverato in futuro.
L'adesione alla Fondazione del Salone del libro è al momento attuale una scelta obbligata, senza la quale, con ogni probabilità, l'energia propulsiva iniziale dei promotori di questo salone andrebbe scemando fino al punto di svanire definitivamente, privando il Piemonte e Torino di un importante momento culturale, commerciale e turistico che ha tratto nella nostra Regione numerose presenze e numerosi consensi.
Credo di dover, in questo momento, tra i mille errori che tutti commettono svolgendo questo tipo di iniziativa, esprimere un apprezzamento a chi l'ha pensata originariamente e poi l'ha seguita con impegno rischiando anche parecchio. A costui o a costoro, peraltro, non è mancato l'appoggio considerevole della Regione. Forse la Regione ha il dovere di essere ulteriormente presente e collegata a questa esperienza; con la Fondazione dovrebbe essere direttamente coinvolta anche nel momento direttivo, nel momento gestionale, nel momento della conduzione.
Anche per questo, ritengo che la Fondazione sia una formula positiva che per ora impegna soltanto per 200 milioni all'anno, in quanto l'adesione deve essere assicurata sulla base di questo contributo economico ovviamente l'adesione comporterà un intervento anche diretto della Regione più consistente nel momento in cui l'iniziativa riprenderà - o si porterà al momento operativo pieno - anche quest'anno.
Ritengo siano ben spese sia le risorse che destineremo all'iscrizione alla Fondazione sia quelle che destineremo per partecipare all'organizzazione delle varie edizioni del Salone del libro.
Qualcuno in Commissione mi ha ricordato la non eccessiva piemontesità di questo Salone del libro; è stato facile osservare che se non è piemontese questa iniziativa, è difficile trovarne altre; ciononostante la raccomandazione implicitamente fatta con questa osservazione, e cioè di fare in modo che anche la cultura piemontese abbia uno spazio maggiore, va presa con tutto rispetto nella massima considerazione. Ne abbiamo dibattuto a lungo in Commissione, ritengo tuttavia che in premessa non sia opportuno entrare nei particolari della convenzione della Fondazione di cui stiamo discutendo; ovviamente, nel prosieguo del dibattito, se verranno sollevate delle obiezioni, saranno fatte le osservazioni necessarie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Una breve dichiarazione di voto per motivare il mio voto favorevole a questa proposta di deliberazione, che nasce da uno degli argomenti che l'Assessore stesso ha usato, ma che per stile - credo - ha voluto non mettere al centro della necessità di procedere con urgenza a questo atto.
Al contrario, io credo che uno dei motivi principali, se non il motivo principale, per cui la Regione deve partecipare a questa iniziativa in modo così istituzionalmente pesante è proprio quello di evitare che questa iniziativa scappi da Torino, perché è lì per farlo. Le edizioni che ci sono state fino ad oggi hanno dimostrato che è un'iniziativa assolutamente interessante e produttiva anche dal punto di vista commerciale. Ci sono molte forze economiche oltre che culturali che hanno già organizzato e stanno già organizzando eventuali altre edizioni in altre realtà.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

L'hanno già fatto.



CUCCO Vincenzo

Sì, hanno già fatto alcuni tentativi. Credo invece che bisogna, ma non per campanilismo inteso in modo riduttivo, rivendicare in modo chiaro e forte una delle primogeniture in campo culturale che questa Regione e la Città di Torino possono legittimamente e autorevolmente rivendicare.
Esprimo quindi una preoccupazione, che però è tale da consentirmi di votare pienamente a favore di questa deliberazione; voglio comunque esprimerla, in sede di dichiarazione di voto, a proposito del meccanismo (diciamo così).
Ho letto con attenzione ed ho approfondito questo atto che stiamo approvando; mi pare che, rispetto al panorama delle fondazioni e dei congegni statutari in genere che abbiamo messo in piedi per la partecipazione della Regione in iniziative di altri o con altri, questo oggi garantisca al massimo possibile dall'invadenza dei partiti anche questa istituzione. Infatti, la presenza dei vertici degli enti che partecipano alla Fondazione (Presidente della Giunta, Presidente della Provincia e Sindaco di Torino), unitamente alla pochissima se non nulla facoltà di delegare - e peraltro larghissimo potere a carico del Consiglio d'amministrazione che giustamente deve vedere seduti allo stesso livello di capacità di intervento e di decisione i soggetti privati e i soggetti pubblici che parteciparono a questa iniziativa - secondo me è comunque un inizio di garanzie a che non si ripeta, anche in questa occasione, uno dei mali italiani peggiori, che è quello appunto della lottizzazione pure nel settore culturale, cosa che anche in Piemonte potrebbe essere illustrata da numerosi e numerosi esempi.
E non mi riferisco tanto agli eventuali interessi di parte che ci possono essere, ma soprattutto alla valenza culturale di questa iniziativa.
Una delle cose, per esempio, che ha dato vitalità a questa iniziativa è la possibilità di nominare anno per anno, quindi edizione per edizione, il consulente culturale che dia il "la" alla manifestazione di quell'anno.
Questo dà novità sempre rinnovata nonché capacità di sviluppo e di maggiore interesse edizione per edizione, "sprovincializzando" anche la stessa edizione e non sclerotizzandola su nomi soltanto torinesi (nel senso riduttivo del termine).
Spero che il Consiglio di amministrazione della prossima Fondazione lavorerà in questa direzione, perché questa è una delle condizioni perch il Salone del libro di Torino non sia torinista o torinesista nel senso proprio geografico del termine, ma sia invece aperto all'Italia e all'Europa, cosa che sta tentando di fare, nel modo più autentico e culturalmente interessante per l'intero nostro Paese e non soltanto per il Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Foco; ne ha facoltà.



FOCO Andrea

Anche noi esprimiamo la nostra adesione al fatto che si dia vita alla Fondazione del Salone del libro a che la Regione, insieme agli altri due enti pubblici, Comune e Provincia, partecipi come socio fondatore.
Conseguentemente, siamo favorevoli a che questa iniziativa, come diceva già l'Assessore, resti a Torino e venga data possibilità di continuità ad una iniziativa che era partita da privati cittadini. Io non vorrei qui ripetere il dibattito che fu fatto in quest'aula nel 1988 sulla presenza e il ruolo dei privati, compresi gli allora rappresentanti dell'istituzione Regione in seno al Consiglio. La Regione ha quindi seguito il Salone del libro sin dall'inizio, il contributo elargito è sempre stato anche abbastanza sostanzioso e ha permesso che questa importante manifestazione culturale si svolgesse.
In sede di Commissione abbiamo espresso le nostre forti perplessità su come viene articolata la Fondazione, dove effettivamente non si riesce a conoscere a priori quali saranno gli altri soci fondatori e quindi alla fine non si riesce a capire e a conoscere se non il fatto che il Presidente della Fondazione dovrà essere individuato a turno tra uno dei rappresentanti degli enti presenti (Regione o Provincia o Comune). Insomma non si riesce a sapere, però, che peso effettivo potranno avere all'interno di questa Fondazione le realtà pubbliche.
Non voglio riprendere il ragionamento e la discussione che a suo tempo facemmo in quest'aula su Expo 2000. Allora facemmo presenti le nostre perplessità per quanto riguarda il peso e il ruolo della Regione e della presenza pubblica. So che sono due cose diverse (una è una S.p.A., l'altra è una Fondazione) e non voglio fare un confronto a livello di struttura societaria, però abbiamo potuto recentemente verificare, come delegazione della Commissione, che tutta una serie di nostre preoccupazioni e perplessità sullo scarsissimo, se non nullo, peso della presenza pubblica in modo particolare della Regione all'interno di Expo 2000, viene confermata. Quindi ripresentiamo la nostra preoccupazione, se non tal quale, negli stessi termini per quanto riguarda questa Fondazione.
L'Assessore ci ha assicurato che più di così non si poteva fare. Sappiamo anche quale meccanismo scatti nel momento in cui, sia ad una S.p.A, che ad una Fondazione, diano la propria adesione degli enti pubblici, per cui se venisse modificato lo statuto della Fondazione, la Provincia e il Comune dovrebbero a loro volta fare delle modifiche e quindi l'iter non terminerebbe più. Queste sono preoccupazioni che noi esprimiamo e che riteniamo abbastanza consistenti.
Lo stesso discorso riguarda la vera e propria gestione del Salone del libro o delle altre manifestazioni collaterali - parlo dell'art. 5 rispetto alla quale si dà vita, all'interno della Fondazione, ad una società di gestione per poter funzionare, cioè poter svolgere questa attività. Ci pare un meccanismo che di nuovo solleva particolari perplessità. Quindi, chiediamo all'Assessore di voler ulteriormente chiarire in questa sede, riconfermando qui l'impegno di quell'attenzione di quella volontà di presenza e di governo da parte del pubblico di questa realtà: il fatto di ripeterlo in questa sede avrebbe sicuramente un peso maggiore di quello che ha avuto in Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Colleghe e colleghi, se questa deliberazione ha come obiettivo quello di cercare in ogni modo di conservare questa manifestazione per la Regione Piemonte e la Città di Torino, penso che questo intendimento debba essere senz'altro sostenuto. Dopo avere inventato tante cose, sarebbe un peccato che il Salone del libro, nato, cresciuto e voluto in forma anche non istituzionale da parte di privati con tanto successo, dopo avere aperto la strada e dimostrato che si può inventare qualcosa di nuovo, venisse o eliminato o depotenziato, perché gli interessi economici la trasferiscono da altre parti. Sarebbe una perdita per tutto il Piemonte. Quindi, sostengo questa proposta così finalizzata anche dalle parole dell'Assessore.
Chiedo solo due chiarimenti nel merito della proposta, e sono i seguenti.
Il punto 11) dello Statuto prevede, al n. 12, la possibilità di nominare uno o più direttori. Un direttore per una Fondazione di questo genere non è più che sufficiente? Perché lasciare aperta questa valvola (di cui non capisco lo scopo)? Dico questo anche alla luce di preoccupazioni sulle gestioni di queste Fondazioni e sulle infiltrazioni di interessi non prettamente legati all'attività della Fondazione stessa (quello che diceva il collega Cucco prima sui Partiti, sulle lottizzazioni e via dicendo). Un direttore mi sembra più che sufficiente, quindi proporrei un chiarimento ed eventualmente un emendamento, oppure se ci sono due direttori scrivete due.
Lo stesso tipo di ragionamento è sul Comitato dei garanti di cui all'art. 14: "è formato da almeno tre membri". Scriviamo da quanti membri è formato, perché scrivere "almeno 3", può anche essere 35. Si potrebbe scrivere "da 3 a 5" o da 3 a quanto credete, ma lasciare il numero indeterminato mi sembra un altro elemento di incertezza che nuoce alla chiarezza di intenti che la Fondazione dovrebbe avere. In ogni caso, a prescindere da queste considerazioni, esprimo parere positivo e un'adesione convinta a questo tentativo di salvare almeno questa novità che è nata in questi ultimi anni a Torino.
Aggiungo ancora, più per memoria che per altro, che mi piacerebbe anche scrivere all'art. 3 che la Fondazione ha sede in Piemonte e non che ha sede a Torino. Se guardiamo i confini del territorio comunale di Torino, ci rendiamo conto che quando diciamo che una cosa deve avere sede a Torino, la costringiamo all'interno di confini che non hanno alcun significato.
Infatti, se domani l'area torinese venisse ristrutturata da interventi di ristrutturazione delle ferrovie e si spostassero le stazioni, ci sono punti del territorio di Torino che sono fuori dai confini comunali di Torino che sono a Grugliasco, a Collegno, a Nichelino, a Moncalieri. La volontà di lasciare aperta anche la possibilità di collocare Fondazioni e quant'altro (avevo fatto lo stesso discorso anche per l'Ente fieristico) all'interno di un'area che ormai non riguarda più i confini comunali, poteva essere anche un'idea. Non so se questo confligge con normative di legge per cui si deve indicare il nome della città per dare vita a una Fondazione (può darsi) oppure se confligge con la paura che fuori di Torino qualsiasi sede è inadeguata, perché o si sta nel capoluogo, così recinto dai vecchi confini comunali, oppure si conta di meno. Ma questa è una osservazione ancora più marginale delle precedenti. Grazie.



PRESIDENTE

La parola, per una breve replica, all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Accolgo l'implicito invito o rimprovero del Vicepresidente, attualmente Presidente del Consiglio regionale: sarò brevissimo.
Ringrazio prima di tutto i colleghi per la sostanziale comprensione usata nell'esaminare questa deliberazione, frutto di un lavoro faticoso e lungo, anche se il prodotto può apparire modesto. Il lavoro è stato faticoso e lungo, perché ho sentito mie le preoccupazioni e le osservazioni del collega Foco prima che lui in questa sede le esprimesse. Il terrore di cedere le armi ai privati, in una partnership con i privati, è davvero insistentemente presente nei miei personali comportamenti che poi rifletto per quanto posso, sull'iniziativa della Giunta. Debbo dire, a tranquillità del Consigliere Foco, che il Presidente è comunque o il Sindaco di Torino o il Presidente della Regione Piemonte o il Presidente della Provincia. A questi è affidata la responsabilità di garantire una gestione pubblica di una realtà così importante, in termini politici generali. In termini operativi, senza prevaricazione da parte dei privati, che si verifica qualche volta, è bene che ci sia un Consiglio di gestione a che questo sia controllato.
Si badi, però, che nello statuto c'è scritto: "potrà essere affidato ad un Consiglio di gestione". Debbo dire che, poiché sono presenti i vertici delle nostre tre istituzioni che sono i tre principali fondatori della Fondazione del Salone del libro, dovremmo essere garantiti anche in ordine alla variazione dello statuto. Se fosse così distruttiva e stravolgente credo che il Presidente Brizio, a cui auguro lunga vita politica, o altri dopo di lui, avrebbero quello scatto di reni che spesse volte cerco di avere, nei momenti della trattativa con i privati, per denunciare l'accordo, uscire dalla Fondazione e pagare quel poco che spero ci debba essere da pagare e ritenere distinta la sua responsabilità da quelli che vogliono gestire la Fondazione in termini prevaricatori rispetto al pubblico. Ciò lasciando ovviamente al privato il diritto di muoversi, come è giusto, perché produca i risultati positivi che tutti abbiamo presunto in passato e che ora presumiamo i privati possano realizzare.
Per quanto riguarda il Consigliere Chiezzi, ritengo che siano giuste le sue osservazioni: spiego perché non chiedo la modifica. Perché questo Statuto arriva da noi dopo mesi e mesi, approvato dal Comune e dalla Provincia, per le mie preoccupazioni, le mie resistenze: ti posso assicurare che questa nostra adesione sarà accompagnata dalla raccomandazione ad indicare il numero dei direttori in fase iniziale, in modo tale che lo Statuto, con l'intervento dei due terzi dei membri fondatori, possa essere modificato in questo senso. Per quanto riguarda i garanti, il discorso è un po' diverso, nel senso che potrebbero esserci dieci sezioni del Salone del libro e un garante per ogni sezione. Lascerei ai responsabili della gestione, e soprattutto ai responsabili politici della Fondazione, la libertà e la responsabilità di non far diventare la Fondazione una fiera di garanti.
Sfondi una porta aperta per quanto riguarda la sede in Piemonte. Mi sembrerebbe una modesta forzatura, perché questo è sempre stato considerato il Salone del libro di Torino e così denominato: anche questo, tuttavia raccomanderò con una lettera ai fondatori che inizieranno la loro attività.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco per dichiarazione di voto.



FOCO Andrea

Una brevissima dichiarazione di voto. Eravamo propensi ad assumere un atteggiamento di astensione, ma non vorremmo che la nostra posizione venisse fraintesa, perché anche noi crediamo fermamente nella permanenza in Piemonte e a Torino di questa grossa manifestazione culturale ed economica.
Quindi non solo ne prendiamo atto, ma poiché riteniamo che le dichiarazioni e gli impegni assunti dall'Assessore in sede di Consiglio possano assumere un peso maggiore se trovano il conforto di un voto unanime da parte del Consiglio, dichiariamo il nostro voto favorevole a questa deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni per dichiarazione di voto.



PICCHIONI Rolando

Anch'io non posso non associarmi a quanto hanno già espresso i Consiglieri di maggioranza, per confortare il nostro Assessore, non solo sulla bontà, ma sulla necessità di questa deliberazione, che è un punto fondamentale nella cultura di Torino di questi anni Duemila. Ieri su La Stampa un dibattito a due voci, di altissimo livello, tra Bollati e Ronconi, faceva il punto sulla crisi culturale di Torino e in un percorso a ritroso ricordava a noi tutti, alla cittadinanza torinese, quanto l'avventura culturale di Torino negli anni '50/'60 espressa oggi al Castello di Rivoli in "Torino International" fosse un'avventura di grandissimo respiro, di spessore internazionale, e come la Torino di quegli anni fosse un centro di cultura importata ed esportata certamente molto più vivo, molto più vivace di quanto in quel periodo era Milano. Ciò perch allora c'era una cultura industriale che, al di là del suo stigma politico riusciva, effettivamente, dalla tecnologia all'estetica a dare un prodotto finito di ciò che si faceva, di ciò che si pensava e di ciò che si elaborava in questa città.
Oggi la situazione è un po' tutta diversa, la situazione è quella che si discute ancora su pubblico e privato, che è stato un po' il leit-motiv degli anni '70, anche se in termini molto più riflessivi, sulla lottizzazione culturale, sulle alternative possibili, ma è una situazione che soffre del grigiore di questa città, soprattutto in questi tempi, in cui c'è il riflesso più acuto nella crisi politico-amministrativa di questa città e forse anche di questa Regione. In questo contesto, che non è certamente esaltante, e in questa Torino che è sempre alla ricerca o di un sogno nel passato o di un simbolo nel futuro, l'occasione che l'Assessore ci presenta di una Fondazione culturale è utile a rendere questa manifestazione meno rapsodica e meno precaria (e quando dico meno rapsodica intendo dire che questa manifestazione non deve andare in giro per l'Italia come se fosse un carro di Tespi). Con questo voglio significare che questa occasione del Salone nazionale del libro deve avere un radicamento che non può essere solamente sociale e culturale, ma anche un radicamento economico nella nostra città.
Ecco, questa occasione forse può sembrare il punto di cambiamento di una situazione che certamente è di crisi. Non voglio essere un disfattista né voglio essere uno sfascista: voglio però dire, proprio perché mi pare che questa sia un'occasione di dibattito, già svolto in Commissione con i Consiglieri Foco, Cucco e altri, che questa città anche in questa occasione (e non voglio ricordare il Castello di Rivoli, come il Teatro Stabile, come l'ISI, come Villa Gualino), ha un'infinità di occasioni. E' una città che ha un'infinità di occasioni, alla quale peraltro, per un destino oscuro che forse dipende proprio antropomorficamente dai torinesi, manca l'occasione di riscontro. Si fa qualcosa che diventa un po' l'espressione di un'intelligenza solitaria (basta ricordare Gualino, oggi vogliamo ricordare anche il Presidente Accornero), che però non coinvolge nessuno o coinvolge solamente una piccola parte. A Milano, se qualche cosa si fa alla Scala, questo diventa un fatto comunitario collettivo; riesce a coinvolgere non solamente tutta una città, ma riesce a coinvolgere, anzi, tutta una Regione e forse anche qualcosa di più.
Per cui la Fondazione del Salone del libro è un'occasione in più per dire che le forze politiche, le forze sociali, le forze culturali esistono in questa città. Il problema è che gli aspetti positivi di questa iniziativa non riescono sufficientemente ad essere utilizzati da una città che si ripiega su sè stessa, che piange un passato forse irripetibile e che non riesce ad avere la forza e il coraggio di un futuro che vorrebbe delineare. Sono lieto che l'Assessore ci porti questa deliberazione perché al di là della sufficienza con cui viene accolta - siamo sempre alla ricerca di ordini del giorno, di mozioni di sfiducia e così via! - essa rappresenta un fatto importante, signori.
Se questo Consiglio pensasse che alcuni mutamenti antropologici passano anche attraverso queste occasioni che non sono solamente l'esposizione di una fiera del libro, ma sono anche le occasioni di capovolgimento, di ribaltamento di una realtà culturale della città, delle sue dinamiche e anche dei suoi rapporti esterni; forse se noi dessimo molto più un'accentuazione a questi fatti, probabilmente capiremmo che Torino ha in sè, proprio per la vocazione di uno, di pochi o di molti, le capacità anche di cambiare il proprio futuro. Del resto le avanguardie, dal punto di vista figurativo come di quello musicale o delle altre discipline che si sono avvicendate sullo scenario della nostra città dagli anni '50 agli anni '60, sono state anch'esse non solo un punto di riferimento, ma anche di coinvolgimento, di trasmissione culturale con cui Torino ha assunto una funzione precisa nell'ambito del panorama culturale italiano che si è registrato nel dopoguerra, come nell'anteguerra: dai sei pittori torinesi a tutta la grande esperienza di Gualino, Torino senz'altro è stata una città decapitata dal punto di vista istituzionale, ma è stata uno dei punti di riferimento della cultura italiana ed europea.
Assessore, prendo lo spunto da questa iniziativa che lei porta in sordina, senza fanfare e senza orifiamme, per dire che modestamente questa Regione, che sembra così traballante, che tutti vorrebbero raffigura come un gruviera pieno di buchi, riesce invece così, con la sua "solita" mestizia, ma direi con una convinzione culturale che è più profonda della sua mestizia apparente, a portare una deliberazione che certamente, a mio parere, sarà un fatto positivo per lo sviluppo della città e della sua cultura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Pare anche a me, signor Presidente del Consiglio e signor Assessore che questa questione non sia di ordinaria amministrazione, ma oserei dire di straordinaria amministrazione e contestualmente di necessaria amministrazione, perché o siamo consapevoli che la politica è nel tempo e nelle idee, è nella gente, oppure immaginare che la politica possa essere sostituita dall'efficienza amministrativa, evidentemente, significherebbe essere su posizioni diverse che riproporrebbero il problema dell'esistenza di un'istituzione regionale.
Noi valutiamo positivamente, e quindi votiamo a favore, l'operazione che l'Assessore propone; per parte mia, ringrazio i Gruppi perplessi che però votano proprio per dare il senso istituzionale e straordinario di questa iniziativa. Devo però dire che questa iniziativa deve trovare nella Regione la capacità di farne maturare tutte le potenzialità e di ucciderne chiedo scusa del termine - tutti i virus di decomposizione che stiamo innestando con questa operazione.
Le potenzialità. Il collega Picchioni ci richiamava a non guardare al sole del passato; ma nella storia degli uomini e delle collettività il passato è realtà e pesa ed è presente quando non viene rimosso ed ignorato per ragioni strumentali. Sarebbe il caso che finalmente prendessimo conoscenza che questa nostra terra piemontese è l'unico Stato moderno che esiste in Italia, che ha vissuto le grandi trasformazioni, le grandi vicende che hanno costruito il mondo moderno, cercando di stare nel giusto e nel mezzo tra le tensioni intolleranti di una parte e dell'altra rispetto a questi processi. Non c'è altro: c'è solo il Piemonte; per tre secoli la Serenissima ha resistito e poi ha abdicato anche lei. Nel quarto secolo quello decisivo, è rimasto solo il Piemonte. Non è stata allora solo una storia di militari: è stata storia di valori, di cultura, di mentalità.
Chiederei all'Assessore, che si occupa anche di problemi culturali e che non è interessato a queste cose, quanto meno di non disturbare i giornalisti dalla loro attenzione o dai loro ozi.
Quando qualcuno di noi avverte, anche sulla pelle, il disturbo di certi comportamenti è perché quello che gli è rimasto del bene che questo Stato ha costruito, il senso dello Stato che solo i Piemontesi hanno, nel vulnus del trasferimento della capitale ha finito per essere una specie di eredità da dimenticare, non dico per vergognarsene, ma sostanzialmente da tenere lì come un'anticaglia e non come un bene antico che è una cosa diversa. Certe cose prima si mettono in soffitta, dopodiché si ha un qualche pudore a rimetterle nella sala bella, perché si teme di essere considerati dei nostalgici, dei romantici; poi si scopre che invece sono quelle cose che nelle altre case si cerca disperatamente, magari in termini falsi, di costruire per costruirsi dei titoli che non si riusciranno mai ad avere.
Il collega Picchioni ha detto giustamente che dobbiamo chiederci perch la società civile qui a Torino si colloca rispetto alle iniziative e rispetto alla vita della città in questo modo, per cui questo ente rischia di essere caricato di aspettative e di potenzialità, ma anche di virus che tendono a distruggerlo. In una qualche misura, Assessore, Rivoli pu crearci qualche ragione di allarme su questo. Il prezzo pagato dalla società civile per sostenere l'approccio alto della Regione viene chiesto in termini di riduzione del ruolo e - consentitemi - di provincializzazione e banalizzazione: non si investe in termini mecenateschi per il risultato ma per la retribuzione di immagine propria. Quindi questa è una classe che è a mezzo tra chi ha il mobile in soffitta e chi ha il mobile nella stanza buona.
Queste nostre iniziative devono tendere, signor Assessore e colleghi, a fare in modo che la nostra società si decida a mettere il proprio passato nella camera buona e non nelle soffitte, e quindi a pensare di tornare come necessariamente deve essere, una capitale. In termini moderni la capitale non è più il centro del potere, ma il centro delle funzioni e, in una società moderna, il centro delle funzioni di eccellenza. Anche i problemi di natura occupazionale, di sviluppo tecnologico, di qualità della città passano attraverso una scelta di campo: bisogna essere una città capitale e quindi area di eccellenza sulla quale si scommette soprattutto sulla cultura, in primo luogo sulla cultura, perché da sempre è la cultura che ha spostato l'uomo dal freddo al fuoco e dall'immobilismo alla ruota nient'altro che la cultura! Quindi sarà ancora questo che ci aprirà e ci impegnerà sulle prospettive del futuro.
La chiave sta qui: cercare di fare uscire la nostra società attraverso degli impegni forti rispetto ai quali noi siamo disponibili a rinunciare, a misurarsi - questa società - con queste prospettive, con queste opzioni.
Altrimenti rischiamo veramente di continuare a vivere in una città rispetto alla quale la classe dirigente, nel cervello e nelle borse e anche nell'altra attività, snobba questa stessa città, perché non ha recuperato il "vulnus" che ha avuto quando ha cessato di essere città capitale. E' stato un vulnus non da poco: ci sono stati dei morti nella città di Torino.
Devo dire che non mi aspetto che avvenga quanto avviene a Milano: mi aspetto una cosa diversa.
Ho l'impressione che a Milano si vada a "La Scala" in una tradizione non voglio offendere qualche collega - di corte servile. A "La Scala" si andava, perché c'era il potere in prima fila; non c'era il re, nel palco ed è cosa diversa.
Questo sta ad indicare, paradossalmente, che anche in questo i piemontesi sono migliori e più liberi: non hanno bisogno di farsi vedere da Radesktzi. Sicuramente, i Savoia non facevano l'elenco dei presenti e degli assenti.
Noi ci auguriamo che al "Regio" ci siano tutti - compresi gli avvocati e che si disputino gli inviti per la voglia di stare insieme, per testimoniare la voglia di impegnarsi e di far crescere questa società.
Da questo, signor Presidente e collega Assessore, ritengo che sia stato non fuori luogo, da parte di alcuni colleghi - e mi scuso se anch'io mi sono lasciato trascinare - considerare questo un atto non di ordinaria ma di straordinaria, per non dire necessaria, amministrazione.
Colgo l'occasione, signor Presidente della Giunta, per chiedere alla sua cortesia di voler verificare che l'uso dei logo che gli Assessori si stanno dando, tutti graficamente apprezzabili e culturalmente stimolanti non emarginino lo stemma del Piemonte: fatto non folcloristico, ma un qualcosa nato nel XV secolo e pervenuto fino al XVIII. Per carità, gli schemi delle cappelle del Guarini sono cose splendide; lasciamole come elemento di specificità, ma non come elemento di immagine, Presidente.
Soprattutto quando l'elemento di immagine corre anche su piano internazionale.
Su questo volevo fare una lettera; ho colto l'occasione per porre questa questione, ma anche per provare a me stesso, che se su queste cose non puntiamo i piedi, tutti siamo portati ad immaginare che si possa benissimo barattare il mobile di famiglia con un mobile svedese inventato all'ultimo momento.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

Pongo in votazione per alzata di mano la deliberazione n. 610, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento Consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n. 9) non vengono computati per fissare il numero legale entro il limite di un quinto.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Contratti ed appalti

Esame proposta di deliberazione n. 634: "Istituzione della Commissione Speciale di Inchiesta ex art. 19, lett, b), dello Statuto su 'Procedure e gestione dei contratti di appalto di Opere Pubbliche'"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 29 all'o.d.g.: "Esame proposta di deliberazione n.
634".
Trattandosi di deliberazione d'iniziativa consiliare non ci sarà, com'è consuetudine per le deliberazioni proposte dalla Giunta, l'illustrazione da parte dell'Assessore.
Ricordo ai Consiglieri che questa deliberazione, all'esame del Consiglio di oggi, nasce da un ordine del giorno votato alcune sedute fa dal Consiglio, che impegnava l'Ufficio di Presidenza, previo esame della II Commissione, a presentare al voto del Consiglio una deliberazione istitutiva di Commissione speciale d'inchiesta sugli appalti.
L'Ufficio di Presidenza ha predisposto uno schema di deliberazione esaminato della II Commissione, integrato con alcune modificazioni e votato se ricordo bene - con voto unanime, tranne un'astensione. Su questa base l'Ufficio di Presidenza, a sua volta, ha formalmente presentato la proposta oggi all'esame del Consiglio.
E' argomento già ampiamente discusso in sede di dibattito dell'ordine del giorno da cui nasce la proposta di deliberazione; credo che potremmo metterlo in votazione, limitando al massimo le dichiarazioni di voto: non credo sia il caso di riaprire la discussione sull'argomento.
La parola al Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto.



CHIEZZI Giuseppe

Va bene che la deliberazione arriva dall'intangibile Ufficio di Presidenza, però, visto che si tratta di una deliberazione del Consiglio regionale, qualche osservazione forse va ripresa.
Chiederei dei chiarimenti sulle diversità contenute nelle deliberazioni istitutive di varie Commissione di inchiesta o di indagine.
Ho esaminato la deliberazione istitutiva della Commissione per l'indagine sulla compatibilità ecologica dell'industria; ho visto la deliberazione sull'istituzione della Commissione di indagine - poi diventata inchiesta, mi sembra sulla sanità, e la presente deliberazione.
Sono tre deliberazioni dal testo differente. La mia preoccupazione è che questa Commissione d'inchiesta sia formata in modo tale da renderla il più sicura possibile dal punto di vista della sua operatività e della sua importanza. Non ho partecipato alla Commissione d'inchiesta sulla sanità ma ho partecipato all'altra.
Chiederei un trattamento pari a quello garantito alle altre Commissione; mi riferisco in particolare alla frase che dice: "I Gruppi possono o non possono farne parte". Non so quale significato abbia questa frase, se sia pleonastico o se sia stato scritto, perché qualche Gruppo non intende impegnarsi. Dato che questa Commissione d'inchiesta ha valore solo se è Commissione di tutto il Consiglio, e non di "chi ci tiene", gradirei capire se questa dizione corrisponde a umori da parte di qualche Gruppo tradotti in questa formula o se è una formula di rito. La cosa sarebbe ben diversa.
Quanto all'estensione del campo d'indagine della Commissione personalmente ero più favorevole ad indicare in modo molto ampio e quindi a ripetere quello che era scritto nell'ordine del giorno approvato. Per quanto riguarda il campo di indagine, qualche Commissario si era limitato ad interpretarlo in modo restrittivo; a mio parere era più che sufficiente fare riferimento alla legge n. 18, che pure ne prevede alcuni. Mi sembra un po' stonato, di fronte a quanto sta accadendo, tentare di limitare con interpretazioni restrittive il campo della Commissione di indagine; sarà compito dei Commissari, ivi nominati, a decidere in merito.
La dizione scritta in deliberazione corrisponde ad un lungo dibattito in Commissione ed è per certi versi pletorica e per altri versi può essere diversamente interpretata; comunque non insisto oltre, soprattutto se non trovo riscontri in altri colleghi, mentre manterrei il chiarimento per quanto riguarda la composizione della Commissione e la possibilità di non farne parte. Il chiarimento potrebbe anche scaturire dai Gruppi che illustrano la loro posizione su questa Commissione.



PRESIDENTE

La formula presente nel testo della deliberazione al punto d), dove si parla della composizione della Commissione, recita: ".., di stabilire che la Commissione è composta da Consiglieri designati dai rispettivi Gruppi che intendono essere rappresentati secondo il criterio..."; questa formula è esattamente quella presente nella deliberazione istitutiva della Commissione speciale di inchiesta sulle UU.SS.SS.LL.
Quindi non è stata introdotta ad hoc per questa deliberazione, ma è ripresa dalla deliberazione già adottata nel caso della Commissione speciale di inchiesta sulle UU.SS.SS.LL.
La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Anche noi come Gruppo della Democrazia Cristiana siamo concordi nell'approvare celermente questa proposta in Consiglio, così come abbiamo contribuito in Commissione, nei limiti delle competenze assegnate, a varare un testo il più possibile unitario.
Vi sono alcune questioni che si possono chiarire durante questa se pur breve discussione. Per esempio diamo atto al Presidente che la formulazione proposta coincide con quella della Commissione d'indagine per la sanità però probabilmente anche se venisse eliminato l'inciso del punto d): "...che intendono essere rappresentati..." e quindi si dovesse andare ad una formulazione che rimanda alla composizione secondo le norme di cui all'art. 14, comma secondo, del Regolamento, probabilmente le possibilità di presenza per i Gruppi non cambierebbero; però forse quell'inciso potrebbe anche fornire una giustificazione ulteriore per non designare rappresentanti da parte di qualche Gruppo.
Questo per quanto ci riguarda, e poiché la proposta viene dall'Ufficio di Presidenza quindi ci rimettiamo al giudizio dello stesso, e voteremo il testo che verrà definitivamente proposto. Se eliminassimo tale inciso probabilmente andremmo ad una formulazione più consona alle necessità.
Inoltre era sorta una discussione in Commissione circa la possibilità di avvalersi di apporti esterni. Credo che le precisazioni formulate in quella sede possano essere valide, cioè in sostanza vi è una formula generica che non esclude nulla. Lo diciamo per dovere di chiarezza, anche a futura memoria per eventuali discussioni in Commissione, che non si esclude nessun apporto, perché nel momento in cui vi è una Commissione di inchiesta ovviamente questa deve essere libera di indagare nelle direzioni che ritiene opportune, avvalendosi ovviamente di tutti gli apporti che ritiene necessari.
Per quanto riguarda l'oggetto di indagine, la formula che si è trovata è soddisfacente, perché non pone nessun limite, oltre quelli indicati dalla legge regionale n. 18. Ovviamente bisognerà elencare le materie, ma tale operazione viene rinviata al lavoro della Commissione come è giusto che sia.
Ribadiamo, pertanto, il nostro voto favorevole con l'auspicio che sia unanime, in modo da poter costituire al più presto questa importante Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Presidente, la questione posta e illustrata nell'intervento del Consigliere Cavallera, riprendendo l'intervento del Consigliere Chiezzi, è di importanza capitale e richiamerei l'ufficio di Presidenza a non lasciarla cadere e sottovalutarla.
Innanzitutto siamo in materia di Commissione di inchiesta. La Commissione di inchiesta si differenzia dalla Commissione di indagine perché scioglie i funzionari dal segreto d'ufficio; a questo punto mi domando che uso si possa fare del materiale raccolto dalla stessa Commissione, se lo stesso materiale non sia per esempio, un volta pervenuto in Commissione, materia di segreto d'ufficio.
Questione non di secondaria importanza, ma - se mi consentono il Presidente e i colleghi Consiglieri - di "decenza politica". Le Commissioni pletoriche vuote quando c'è da lavorare, piene quando c'è da informare significano strumentalizzare, chiedere copie di atti che evidentemente non si vogliono ai fini della relazione; la conoscenza puntuale e immediata di un fatto per uso personale e partitico sono esperienze che facciamo tutti i giorni.
A me pare, quindi, che alla Commissione di inchiesta debbano chiedere e quindi partecipare, le persone o quei Gruppi che ritengono di essere interessati e si assumano pertanto la responsabilità politica di partecipare o meno.
Solo in questo modo si consente, a chi ha le responsabilità di queste Commissioni, di chiedere ai partecipanti un certo comportamento. Se tali comportamenti vengono assicurati dalle tre persone che normalmente lavorano nella Commissione (tra i 21 componenti) quando poi il ventunesimo, che è sempre il più zelante, viene a chiedere copie di atti - atti che si devono consegnare fino ad una diversa disciplina di questa materia, sulla quale però l'ufficio di Presidenza dovrebbe riflettere - io avrei qualche difficoltà a capire come si possa essere certi che tale Consigliere usi tale materiale all'interno di un patto tra gentiluomini.
Voglio quindi suggerire che le Commissioni di indagini siano composte dai Commissari che vengono designati dai Gruppi e non necessariamente d'ufficio partecipanti su indicazione dei Gruppi; quindi la dizione che "verranno designati" mi sembra la più puntuale e non "di tutti i Gruppi".
Tutti i Gruppi possono partecipare, ma non tutti sono obbligati.
Se poi si ritenesse, e se questo non fa perdere più di 48 ore, si pu anche chiedere ad un esperto, ad un consulente esterno come si concilia la sollevazione ai fini della Commissione del segreto d'ufficio nei confronti dei funzionari, rispetto alla stessa materia che comunque resta oggetto di segreto d'ufficio, e come si devono comportare non solo i commissari, ma gli altri funzionari regionali che ricevono il materiale, rispetto al quale i soggetti precedenti fossero sollevati dal segreto d'ufficio, nei confronti della Commissione, e quale problema si pone. Ognuno di noi pu avere le proprie opinioni, caro Consigliere Chiezzi, ma si dà il caso che la legge non sia opinione, sia legge; quindi mi pongo con umiltà questo problema e anche con preoccupazione.
Lascio questa riflessione all'Ufficio di Presidenza affinché la gestisca nella misura possibile, ma soprattutto nei tempi che non possono che essere le 48 ore, per sciogliere in termini esterni un nodo di questa materia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Intervengo solo in questa sede di dichiarazione di voto per esprimere il pieno assenso a questa deliberazione, così come d'altro canto mi ero comportato in sede di espressione di votazione dell'ordine del giorno che chiedeva l'istituzione di questa deliberazione. Su questo inciso indubbiamente di un certo peso e rilievo com'è evidente e come è emerso dalla discussione innescata dai Consiglieri Chiezzi e Marchini, ritengo peraltro - ben lungi dal voler ridurre il problema o essere riduttivo perché quanto è stato detto ha un certo spessore - che sul piano squisitamente formale sia del tutto indifferente che ci sia o meno l'inciso. Quando in sede di designazione dei commissari un Gruppo intenda sì, ha ragione il collega Chiezzi, ma se è un Gruppo serio dovrebbe spiegarlo - non partecipare a questo tipo di Commissione di indagine, penso che non debba essere obbligatorio per i Gruppi designare ad ogni costo. Di fronte a questo tipo particolare di Commissione d'indagine, dovrebbe comunque esserci il buon gusto politico di spiegare perché non si intende partecipare.
Per quanto riguarda il contenuto dell'indagine, penso che l'ora della verità verrà allorquando la Commissione, riunita con i suoi componenti designati, dovrà delimitare e additare l'oggetto della propria indagine; e qui al tenore leggermente riduttivo contenuto in questa proposta di deliberazione, mi pare che l'interpretazione del contenuto (di quello che dovrà essere il lavoro, dell'estensione) potrà essere d'aiuto con il preambolo della deliberazione, laddove si dice: "richiamati i contenuti dell'ordine del giorno votato nella seduta del 26 gennaio". Quindi, i contenuti fanno parte integrante di questa deliberazione e quei contenuti additati nell'ordine del giorno fatalmente non potranno non gettare - anzi dovranno gettare - una luce interpretativa, allorquando in sede di Commissione verranno limitati o delimitati gli oggetti di indagine.



PRESIDENTE

Se i colleghi lo consentono, riassumerei i termini della questione che ha sollevato più problemi nella discussione, cioè quella relativa al punto d) dell'attuale deliberazione che si riferisce alla composizione della Commissione stessa.
Faccio anche presente, oltre a quanto già detto in precedenza, cioè che si tratta dell'identica formulazione presente nella deliberazione istitutiva della Commissione speciale di inchiesta sulle UU.SS.SS.LL., che quando si discusse, si formulò e si approvò quella deliberazione per l'inchiesta sulle UU.SS.SS.LL., si adottò questa formulazione, tenuto conto della realtà del Consiglio, cioè l'esistenza di molti Gruppi con pochi Consiglieri, i quali avevano esplicitamente posto, per questioni politiche ma anche per semplici questioni operative, il problema di non essere costretti a far parte di una qualche Commissione. Ciò tenuto conto che questa non è una Commissione permanente del Consiglio che ha un ruolo determinato nell'iter legislativo, nella procedura di approvazione delle leggi o delle deliberazioni del Consiglio, ma è una Commissione che, pur avendo una funzione molto delicata e importante, ha comunque la semplice funzione di riferire al Consiglio sui suoi lavori e sulle sue indicazioni di lavoro.
Era quindi sembrato opportuno mantenere questa cautela, consentendo ai Gruppi di scegliere se essere presenti o meno nelle Commissioni. Questa è l'origine di questa formulazione che, credo anche a nome dei colleghi dell'Ufficio di Presidenza qui presenti, noi caldeggieremmo; ci rimettiamo comunque al voto del Consiglio.
Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: al punto d) sono soppresse le parole "che intendono essere rappresentati".
La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

E' soltanto una richiesta di chiarimento. Approvando l'emendamento del Consigliere Chiezzi, la formulazione di quella parte della deliberazione se non sbaglio, richiede un intervento della Presidenza che stabilisca il numero dei partecipanti alla Commissione?



PRESIDENTE

No, il numero sarebbe definito in modo automatico, perché si fa riferimento ad un articolo del regolamento - l'art. 14, comma secondo che identifica per alcune Commissioni particolari una composizione matematica proporzionale alla consistenza dei Gruppi. Quindi, sarebbe già definito automaticamente.
La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Mi pare opportuno, nel senso che può essere un elemento aggiuntivo, ma è chiaro che se i Gruppi non intendono partecipare, si porrà un problema di coerenza con l'approvazione di questa impostazione di questa Commissione.
Scriverlo già nel testo mi sembra indicatore di un'ipotesi che sarebbe meglio non si concretizzasse. Quindi, siamo d'accordo su questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il nostro Gruppo vota contro l'emendamento e si stupisce che non se ne colga il senso strumentale, al punto da essere ai limiti della corretezza.
Con questo emendamento si vuole immediatamente criminalizzare come non interessato al problema o come sabotatore dell'oggetto della Commissione quel Gruppo consiliare che non potesse proficuamente lavorare all'interno della Commissione, perché così stanno le cose. Ciò sapendo benissimo che non è possibile ai piccoli Gruppi essere presenti in tutte le Commissioni in modo serio: ci si prenota già la lavagna dei buoni e dei cattivi. Un lavoro non si può fare costruendoci le condizioni per poter fare la lista dei buoni e dei cattivi.
Mi sembra più giusto che un Gruppo consiliare debba in qualche sede motivare in termini politici, non di persona, l'adesione o meno alla Commissione; quindi un Gruppo consiliare potrà paradossalmente sostenere che non ha mandato un proprio rappresentante per una ragione politica che non coinvolge la persona, ma che è una scelta politica, oppure per ragioni di ordine funzionale che non riguardano la persona perché riguardano il Gruppo, quando decide cioè di partecipare o meno alla Commissione. Ma l'obbligatorietà di indicazione da parte dei Gruppi, perché di questo si tratta, significa prenotare nella lista dei cattivi, comportamenti di persone. Perché così è.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Marchini. Se non ci sono altri interventi, pongo in votazione l'emendamento presentato dal collega Chiezzi, che mi pare sufficientemente chiaro.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 11 voti favorevoli, 2 contrari e 21 astensioni.
Pongo ora in votazione l'intera deliberazione, il cui testo originario è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Patrimonio culturale regionale (linguistico, etnologico, folcloristico, storia locale)

Esame progetti di legge n. 12 e n. 116: "Interventi a favore della popolazione nomade" (seguito)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 15) all'o.d.g. che prevede l'esame dei progetti di legge n. 12 e n. 116.
Ricordo che la relazione a questo provvedimento era stata già illustrata in Consiglio dal Consigliere Peano nell'ormai lontana seduta del 19/1/1993, per cui l'esame del punto riprende dalla discussione generale avendo già ascoltato la relazione del Consigliere Peano.
La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

La ringrazio, Presidente. Purtroppo ci tocca proseguire un dibattito che abbiamo interrotto molte settimane addietro, quando il Consigliere Peano in qualità di relatore aveva presentato il testo unificato dei tre disegni di legge riguardanti la tutela e promozione della cultura zingara.
Sono diversi anni che in Regione Piemonte si discute sull'opportunità di promulgare una legge specifica di tutela della minoranza zingara e di seguire così l'esempio di altre Regioni italiane.
Già nel 1984 gli enti impegnati in attività a difesa di questa cultura e dell'identità zingara sollecitavano le forze politiche, ed in particolare il Consiglio regionale, a prendere provvedimenti in tal senso ed, in primo luogo, ad approvare una legge regolamentante la materia. A seguito di tali primi contatti, venivano presentati nella scorsa legislatura, era l'anno 1987, il progetto di legge n. 127 il cui primo firmatario era Igor Staglianò e il disegno di legge n. 267 dei colleghi Cerchio e Nerviani, ma nonostante fossero stati avviati i lavori nella competente Commissione l'iter non veniva concluso ed entrambe le proposte decadevano per la fine della legislatura.
Nel 1991 vengono nuovamente presentati due testi di legge, uno della Giunta regionale e uno dei Consiglieri Staglianò, Miglio, Segre, Marengo e Maggiorotti che, a seguito dei lavori di Commissione, giungono in aula come testo unificato. Il testo unificato recupera parti essenziali delle due versioni per sottoporre il tutto alla valutazione dell'assemblea e ottenere l'approvazione definitiva. Come Verdi, auspichiamo una convergenza di intenti e di superamento di alcuni nodi non risolti. Questi sono tuttora oggetto di emendamenti presentati sia dal nostro Gruppo, sia da Rifondazione, sia dal Gruppo del PDS, affinché con l'accoglimento di questi emendamenti si possa licenziare un testo organico di legge con il maggior consenso delle forze politiche di questo Consiglio, anche per dare dimostrazione di ulteriore forza su un'iniziativa che quasi sicuramente darà adito a una serie di polemiche in quest'aula e penso anche all'esterno.
Per questo noi riteniamo, comunque, che sia giusto da subito fare presente che ben altre otto Regioni hanno già legiferato su tale materia: ricordo la Sardegna, la Toscana, il Friuli Venezia Giulia a cui si è aggiunta l'Emilia Romagna, il Veneto, il Lazio, la provincia di Trento e ultima la Regione Liguria, che appunto in diverso modo hanno posto le condizioni per tutelare la minoranza Rom e Sinti e, più in generale, per salvaguardare la loro cultura ed etnia, predisponendo opportune aree di sosta dotate dei principali servizi e facilitando nel contempo l'istruzione e l'inserimento nel mondo del lavoro attraverso corsi di formazione e provvedendo al pari all'assistenza sociale e sanitaria. Alla base di tali provvedimenti di legge e anche per rispondere a eventuali osservazioni che possono essere fatte, anche a posteriori, bisogna mettere in evidenza la volontà di riconoscere i diritti delle minoranze e l'esigenza di avviare nuovi rapporti con gli zingari.
Vi è anche una traduzione, in forma più concreta, dei principi garantiti e previsti dalla nostra Costituzione, che è recepita all'interno di questo disegno di legge: principi della nostra Costituzione che attengono all'uguaglianza di fronte alla legge senza distinzione di razza e lingua, alla tutela delle minoranze linguistiche, alla tutela dello straniero, alla libera circolazione e soggiorno, alle garanzie di tipo politico, come è quella del diritto all'esistenza o di rapporto con le altre minoranze. Se la legge piemontese si pone in questa direzione, pu trasformare singole affermazioni di principio, come sono appunto quelle che ho citato e che attengono alla nostra Costituzione, in norme di tutela sociale e culturale, di promozione dei diritti civili e politici dei gruppi zingari, di diffusione delle conoscenze acquisite su tale minoranza tra la collettività della nostra Regione, per superare antichi e nuovi pregiudizi di coordinamento e di compartecipazione tra le forze associative e i diretti interessati, di finanziamento o contributo agli enti locali per la realizzazione delle necessarie strutture, ma anche per l'applicazione dei programmi di intervento genericamente individuati.
Quindi questo testo è una sfida che può essere lanciata come contributo concreto finalizzato a rimuovere la marginalità culturale e materiale in cui sono stati relegati per troppo tempo gli zingari ed è anche una necessità di rispettare queste persone, questi popoli, seppur non dotati di un territorio, di una nazione ben definita; e in questo modo si può inoltre incrementare una coesione sociale recuperando i valori della solidarietà e della convivenza, che poi devono essere considerati come un metro su cui si misura il grado di civiltà di una comunità. Una convivenza possibile quando si mettono da parte i pregiudizi e quella cultura eurocentrica antropocentrica, fondata sull'idea del progresso, della gerarchia tra le società, da cui nasce per l'appunto l'idea della superiorità e dell'intolleranza; il razzismo, che finisce con negare il riconoscimento dei diritti e della dignità umana a chi non si uniforma alla civiltà occidentale, vede la diversità come inferiorità o fattore di turbamento e in base a tali posizioni si giustificano poi il dominio e la discriminazione.
Al contrario, per noi il pluralismo culturale e l'esistenza di multiformi società sono una ricchezza da salvaguardare e soprattutto da comprendere. La prima azione è dunque quella di informare gli altri, di far conoscere i valori di questa società minoritaria, quella appunto degli zingari, che possiede ed esprime una cultura pari alla nostra, non certamente inferiore.
Non sto qui a ripercorrere la storia di dieci secoli che appartiene agli zingari e alle difficoltà che da sempre hanno avuto proprio perch minoranza, perseguitati prima per la loro diversità sul piano religioso poi per la loro diversità sul piano sociale ed economico, poi per questioni meramente razziali nel periodo della seconda guerra mondiale (1939/1945).
Lasciamo da parte questa storia per ribadire ancora una volta la necessità attraverso questa legge, di affermare dei principi che cambino davvero il nostro atteggiamento nei confronti degli zingari e abbandonare un certo ricrescere del nazionalismo e di forme di xenofobia, della disgregazione di un sistema oppressivo che ancora cerca di riproporre una suddivisione fra le persone basata su valori che non sono certamente i nostri.
E' necessario quindi rispondere a tutti questi fattori, riaffermando precisi valori ispirati al reciproco riconoscimento delle individualità e della diversità dei popoli, all'esistenza dei diritti umani, alla convivenza e alla solidarietà, assumendo opportuni provvedimenti anche sul piano legislativo, come è in questo caso, visto che la Regione ha tali poteri, da cui poter far scaturire azioni in positivo.
E' necessario oltremodo uscire dalla doppia opzione della negazione degli zingari e conseguente emarginazione o repressione o del loro riconoscimento finalizzato, però, solo ad una acculturazione e assimilazione forzata. Questo per noi vuol dire non cadere nella trappola per cui la soluzione del problema corrisponde solo alla loro integrazione piena nella società, però la società che è la nostra, ovvero facendo diventare uno zingaro un non-zingaro. Deve esserci appunto un'altra strada che consenta allo zingaro di scegliere liberamente ciò che vuole essere e noi possiamo e dobbiamo solo facilitare tale scelta, sia essa il mantenimento della sua individualità diversa e dunque la tutela della sua società, della sua cultura, della sua religione, dei suoi costumi o quella di favorire l'integrazione nella società occidentale, ma solo nel momento in cui questa persona intende essere integrata.
La positività di questa legge e la sua coerenza per noi potrà essere misurata solo sulla base di tale fondamentale principio.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Signora Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo PDS ha partecipato attivamente alla definizione di questo progetto di legge che discutiamo finalmente oggi in Consiglio regionale, prima firmando un testo che è stato presentato e poi lavorando in Commissione per definire il più unitariamente possibile una proposta da presentare in aula.
Noi riteniamo che questa legge, più che una sfida, possa rappresentare per la nostra Regione uno strumento per poter incidere nel costume e nell'atteggiamento della popolazione piemontese nei confronti di una piccola minoranza di cittadini. Cittadini che a tutti i livelli sono considerati cittadini italiani, abitanti a tutti gli effetti delle nostre Regioni e delle nostre città, da lungo tempo presenti in Italia (si parla di 60/80.000 persone presenti nel Paese); tuttavia gli zingari sono sempre stati e sono tuttora oggetto di rifiuto e molte volte di misure repressive.
La secolare discriminazione e il risorgente razzismo, provocato anche dalla forte immigrazione di extra-comunitari cui l'Italia si è dimostrata peraltro del tutto impreparata a offrire condizioni sufficienti di vita rischiano di allargare la spaccatura, malgrado l'impegno negli ultimi vent'anni di forze sociali e politiche per favorire la partecipazione attiva degli zingari alla vita del Paese.
Tutto ciò ha un notevole peso soprattutto sulle nuove generazioni zingare, che si vedono precluse le possibilità di inserimento nella nostra società, il che è ancora e tanto più grave stante la crisi delle attività tradizionali di questa piccola minoranza. Un tempo gli zingari svolgevano lavori funzionali ad una società di tipo rurale, offrendo i prodotti che erano in grado di offrire, i servizi che potevano offrire: l'attività dei fabbri, l'allevamento dei cavalli, attività tipica degli zingari Rom, e in alcune Regioni italiane in modo particolare attività che stanno scomparendo e che con fatica vengono sostituite con altre forme di piccolo commercio ma che anche queste trovano estrema difficoltà ad esistere e convivere nella società odierna.
Così per l'altra categoria di zingari, i Sinti, dediti agli spettacoli viaggianti e all'attività di giostrai che trovano oggi gravi difficoltà sia per la concorrenza delle grandi imprese sia per le restrizioni in materia di licenze di lavoro.
La legge regionale, oltre che operare per consentire l'organizzazione e il miglioramento delle aree attrezzate di sosta nella nostra Regione (per molti degli zingari presenti in Piemonte si tratta di soste peraltro piuttosto lunghe nel tempo), è una legge che a nostro parere potrà e dovrà operare anche sul fronte delle opportunità lavorative.
In questo senso noi abbiamo voluto dare il nostro contributo a questo progetto di legge e per queste ragioni abbiamo anche ritenuto di presentare alcuni emendamenti su questioni che sono rimaste aperte nella Commissione che ha discusso i due disegni di legge presentati e sui quali vorremmo ancora insistere, perché l'assemblea li accolga.
Il primo emendamento è da discutere subito perché è quello sul quale potremo affrontare con più o meno serenità tutte le altre questioni che sono legate a questo progetto di legge. Così esprimo anche il parere del mio Gruppo su tale questione, che è di fondo rispetto all'espressione del voto e riguarda il titolo della legge stessa: "Interventi a favore della popolazione nomade". A nostro parere, una formulazione del genere è estremamente limitativa, se si tiene conto che per nomade si intende quella popolazione che esercita in modo particolare la caccia e la pastorizia e non ha dimora stabile. Questa definizione non ha nulla a che fare con quella che è l'appartenenza di una popolazione che si definisce zingara e che ha una storia che non voglio qui richiamare, perché ritengo che da parte di tutti i Consiglieri vi sia l'adeguata conoscenza. Da questo punto di vista credo vada affrontato, Presidente, il nodo che è in relazione al titolo della legge per poi entrare nel merito dell'articolato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo con alcune brevissime considerazioni in fase di dibattito generale su questo progetto di legge per esprimere il mio parere assolutamente favorevole ai principi e al contenuto, anche sulla base del lavoro svolto in Commissione che mi ha visto in qualche modo non dico in primissima fila, ma sicuramente tra coloro che hanno tentato di contribuire alla redazione di un testo che fosse accettabile. Vorrei contribuire a questo dibattito senza ripetere le cose già dette, del tutto condivisibili, dai colleghi che mi hanno preceduto, ma affrontando di petto una questione che purtroppo non viene di solito affrontata, che aleggia in genere su questa materia e che in realtà rischia di diventare un boomerang per coloro che, fuori da quest'aula domani dovranno leggere ed interpretare questo intervento della Regione.
La seduta di oggi, è stato già detto, ha compiuto un passo molto importante, che rischia anch'esso di passare in sordina: l'approvazione della Fondazione per il Salone del libro. Questo secondo atto è importante allo stesso modo; per aspetti diversi e per un settore diverso, mi sembra però che riprendere ad intervenire nell'ambito di una legislazione a valenza sociale da parte della Regione Piemonte, in un momento come questo in cui sono gravissime le tensioni proprio in questo settore, sia segno di particolare attenzione e di grande responsabilità, che secondo me deve essere sottolineato.
E' indicativa l'intera polemica sulla parola da utilizzare per definire le popolazioni "zingare", che tali sono, e che invece è stato chiesto in modo sostenuto di cambiare con la parola "nomade": è un modo per nascondersi dietro un dito, è un modo per negare la realtà dei fatti.
Realtà fatta non soltanto di idilliache popolazioni o gruppi etnici o gruppi di persone che stanno bene, che fanno attività meravigliose, ma anche di gruppi di persone che hanno avuto conflitti forti con le comunità nelle quali e con le quali cercano di convivere.
Sono realtà che non si possono negare. Se questo è vero, è tanto più importante che arrivi questo progetto di legge per contribuire e dare regole alla convivenza con gruppi che hanno cultura e tradizioni diverse dalle nostre, cercando una soluzione a quei conflitti o a quell'esistenza al limite della legalità che spesso alcuni nomadi hanno sviluppato per la propria sopravvivenza. Proprio per questi motivi, questo progetto di legge deve essere salutato come un elemento importante e necessario, perché va nella direzione dell'integrazione in ambito comunitario, senza per questo cancellare la specificità, la cultura ed i modi di vita tipici di questo gruppo di persone che, anche nella nostra Regione, abita o passa.
E' per questo, secondo me, che noi dobbiamo sostenere - ed io voterò a favore chiedendo la stessa cosa a tutti i Gruppi - questo progetto di legge, non dimenticando quest'aspetto più polemico, che sicuramente sarà richiamato fuori da quest'aula, aspetto anche di conflitto con le amministrazioni comunali e con le comunità locali che non sempre sono ben disposte ad integrarsi o ad aprirsi nei confronti di esperienze così lontane dalla nostre. Questo disegno di legge e gli interventi che in esso sono previsti vanno in questa direzione.
Ho una perplessità sull'articolo relativo al finanziamento.
Ho già detto - e il primo caso fu la proposta di deliberazione di istituzione della Commissione pari opportunità, se non sbaglio - che legiferare o deliberare, da parte di quest'aula, senza indicare il finanziamento è un atto ai limiti dell'impugnabilità. Quest'aula non pu delegare la Giunta regionale addirittura a fare in modo che questa legge possa o non possa camminare con proprie gambe. Finanziare o non finanziare una legge come questa significa farla vivere o farla morire; l'iniziativa legislativa è piena se quest'aula decide l'ammontare del finanziamento di questa legge. Su questo non transigo: credo sia una gravissima limitazione dell'indipendenza e della sovranità legislativa di quest'aula.
Chiedo all'aula di riflettere su questo argomento e di non procedere così, in modo leggero, alla votazione di una legge così importante privandola di fatto di significato. Se così non fosse, se la maggioranza di questo Consiglio deciderà diversamente, annuncio che mi asterrò dal votare questa legge: secondo me, se non vi è subito un finanziamento, non rinviato a decisioni successive del governo, questa sarà l'ennesima presa in giro ai danni delle popolazioni zingare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, colleghe e colleghi, se discutessimo questa legge non in quest'aula, ma in una qualunque assemblea di uno qualunque dei Comuni del Piemonte, ci renderemmo conto molto più immediatamente dell'importanza di questa legge.
Personalmente assegno un'eccezionale importanza ad una legge di grande civiltà, che difende un principio facile da pronunciare, quello del rispetto della cultura e della dignità di ogni popolo, quanto - mi risulta difficile e poco presente nella prassi quotidiana della comunità che gli zingari chiamano gagi: la nostra.
La situazione, a mio avviso, è ben più pesante - e va detto - di quella illustrata dal collega Cucco: la situazione è ben peggiore. Se voi provaste a discutere questa legge in una qualunque di quelle assemblee, vedreste che la situazione della cosiddetta società civile, nei confronti del cosiddetto ceto politico che sta deliberando, sarebbe di un contrasto eccezionale. Un contrasto sugli zingari, non sui nomadi; è degli zingari che dobbiamo parlare, e di legge per gli zingari, della quale spero gli organi di informazione daranno notizia.
Ho avuto l'occasione, qualche anno fa, di fare delle assemblee con la gente, proponendo la realizzazione di campi per gli zingari. Ho fatto diverse assemblee nella città di Torino e ho realizzato un campo per zingari (sono andato anche ad inaugurarlo); qualche anno dopo l'Amministrazione comunale l'ha demolito per costruire il nuovo stadio di Torino e gli zingari li hanno sistemati tra il canile e la discarica.
Occupandomi di questo problema, qualche anno fa ho verificato come sia difficile, per un amministratore pubblico, discutere con i gagi degli zingari, del modo di soddisfare un loro grosso problema: quello di avere delle attrezzature civili minime, e di discutere pacificamente con la nostra popolazione.
Ho tenuto delle assemblee nelle quali non si è riusciti a parlare per mezz'ora di seguito; a chi fosse interessato, potrei far vedere dei verbali in cui intere pagine sono costruite con due o tre frasi dette dal sottocritto seguite da urla, lanci di oggetti e via dicendo.
La situazione è difficilissima ed è - ha ragione il Consigliere Cucco di eccezionale importanza, e non sarebbe una legge facile da approvare in una piazza di una nostra città.
Vorrei sottolineare un elemento di questa legge. Da qualche tempo sono un po' scettico sulle leggi regionali rivolte alla risoluzione di certi problemi, seguite dalla costituzione di Consulte: sono sempre un po' dubbioso. In questo caso vorrei spezzare una lancia di speranza a favore dell'attività della Consulta, specialmente per quanto si prevede al primo punto: un lavoro di conoscenza, di rapporto e di rispetto con una civiltà diversa dalla nostra, un modo di pensare e di agire, perché attraverso questo lavoro si può costruire un rapporto con la nostra comunità capace di rendere dialettico, ma fecondo il rapporto con le comunità zingare esistenti sul nostro territorio.
Ho presentato anch'io degli emendamenti sugli zingari, che ritengo importanti per non velare la realtà, per poter uscire da quest'aula e dire alla nostra gente che abbiamo varato una legge per gli zingari; pertanto annuncio il voto favorevole di Rifondazione Comunista a tale legge.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Sartoris.



SARTORIS Anna

Abbiamo discusso di questa legge in IV Commissione. Si tratta di una legge molto controversa; infatti, la prima proposta era già avvenuta addirittura nella precedente amministrazione, proprio perché l'opinione pubblica aveva fatto presente quanto questa cosa sarebbe stata ingiusta e fuori da ogni comprensibilità.
Quando ne discutemmo - il nostro voto era stato contrario - avevamo licenziato questa legge a tamburo battente, come se la Regione Piemonte rischiasse un danno immane se non avesse varato tale legge.
Ricordo queste discussioni e ricordo che era la fine di luglio, perch si disse che alla ripresa dei lavori, nel mese di settembre, questa legge sarebbe stata uno dei primi argomenti, un argomento imperante per il quale bisognava muoversi urgentemente.
Sono ormai quattro mesi che questa legge è iscritta all'o.d.g.; mi pare significativo che proprio in questa situazione, questa Regione decida, con tutti i problemi urgenti ed importanti che ci sono, di perdere un pomeriggio per discutere di questo che, credo, sia l'ultimo, se non un falso problema di questa Regione.
Per carità, ognuno è grandicello, è vaccinato, può assumere le decisioni che crede; intanto la gente, che deve subire certe cose, subirà anche questa e speriamo se ne renda conto quando dovrà andare a votare.
Perché quando alcuni Sindaci si muoveranno in una certa direzione, si accorgeranno di quali saranno le conseguenze di questa legge, cioè di che cosa meravigliosa gli si va a proporre: una cosa che non ha nessun senso.
Io non ho espresso un giudizio, ho detto semplicemente che secondo me è inammissibile che tale discussione avvenga proprio oggi, cioè a completamento della giornata; mi chiedo quale sarà l'immagine che l'esterno, gli elettori, la gente comune avrà di quello che oggi è successo in quest'aula. E' una scelta meravigliosa, certo: ognuno si assuma le proprie responsabilità. Va benissimo così. Per carità, volete aggiungere alle cose che vengono fatte un'ulteriore ingiustizia: fatela pure, ma tenete presente che su questa legge non c'è nessun imperativo, non c'è nessuno che ci impedisce o ci obbliga a votare tale legge. Non potete neppure dire che è lo Stato che ci impone questa legge: si tratta di una scelta che questa Giunta fa e - ripeto ognuno se ne assumerà le responsabilità, come è giusto che sia.
Sono d'accordo con il Consigliere Cucco che bisogna parlare di zingari e non di nomadi, perché le cose è bene chiamarle con il proprio nome quindi si devono chiamare con il proprio anche le persone. Infatti, non tutti i nomadi sono zingari, perché, per esempio, ci sono anche i giostrai dei Luna park, che non sono zingari, ma nomadi. Poiché sulla parola zingari e nomadi abbiamo discusso due volte in Commissione, ribadisco che le cose si devono chiamare con il proprio nome, quindi zingari: stiamo discutendo una legge sugli zingari e non sui nomadi.
Mi riservo di intervenire ulteriormente sui vari emendamenti, perch credo che gli emendamenti siano ulteriormente peggiorativi della legge ammesso che ciò sia possibile.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Credo, colleghi Consiglieri, che non affrontare in termini razionali e con intelligenza e attenzione il problema del nomadismo - linguisticamente zingarismo non sta bene - respingendolo, rappresenti una risposta sbagliata da parte delle istituzioni.
Quando nel 1981 presentai in questo Consiglio regionale una delle prime proposte di legge sulla difesa della cultura nomade con una funzione di attenzione ad uno spaccato di fascia certamente a rischio e difficile questa aveva il significato di rompere un certo modo di collocarsi, cioè quello di continuare a creare, in una società che deve sempre più togliere barriere, ulteriori muri e ulteriori steccati per relegare questa presenza. Tale presenza, in effetti, è difficile da capire, perché noi viviamo nella nostra cultura e nella nostra storia con alcuni principi (la stanzialità, la proprietà), mentre la cultura nomade ha una logica del tutto diversa. Ciononostante dobbiamo comprendere con equilibrio tutte le diverse occasioni in un clima di autentico pluralismo.
Quando nel 1981, come Consigliere di opposizione, presentai quel disegno di legge ebbi, per le cose che giustamente sono state qui richiamate, difficoltà a trovare un secondo collega Consigliere d'accordo con me, anche se con sensibilità alcuni Consiglieri si erano dichiarati attenti a questo problema. Mi rendo conto e ci rendiamo conto, per le cose stesse che diceva prima il Consigliere Chiezzi, che questo problema non è di facile approccio, soprattutto se lo si affronta con sospetto e pregiudizio. Credo che il nomadismo sia sostanzialmente un fenomeno sociale di rilevante importanza, ma anche un problema politico e amministrativo.
Secondo le cifre indicate, in Piemonte sono presenti 5.000 sinti sedentarizzati, 1.000 slavi, 3.000 di nazionalità diversa; questo al di là delle cifre non eccessivamente precise e della conflittualità tra le stesse realtà degli zingari presenti in Piemonte (ma il problema si allarga).
Credo che la presenza in Piemonte di questi gruppi abbia determinato soprattutto negli anni passati - e come si sta verificando anche adesso fenomeni conflittuali fra la cultura nomade e la cultura stanziale (se così vogliamo chiamarla). Lo stesso fenomeno si registra non solo nella nostra realtà regionale piemontese, ma in tutta Italia e in tutte le latitudini del mondo.
Non riprendo alcuni concetti qui introdotti, ma io credo che il particolare tipo di vita, sostanzialmente in contrasto con la tradizionale stabilità nel territorio, abbia provocato e rischi di provocare, se non siamo così intelligenti da affrontare il problema, manifestazioni di rifiuto di tono diverso, soprattutto in questo periodo nel quale c'è bisogno di grande attenzione e di grande umiltà rispetto a questi problemi.
Da secoli i molteplici orientamenti culturali hanno spesso motivato il rifiuto al nomadismo, portando anche a forme degenerate di comportamento e a forme di persecuzione. Vale per tutti il caso emblematico, che fa storia non solo su questo aspetto, dell'azione persecutoria che il regime nazista ha operato, fra le altre titolarità di presenze di comunità e di persone nei confronti delle comunità zingara, anch'essa considerata, come sappiamo "razza inferiore".
Credo che se ci approcciassimo a questo problema con questa analisi (che ho citato semplicemente per titoli) e magari leggendo bene la legge saremmo in grado di approvarla con più entusiasmo, dando certezza e stabilità ad una realtà ed una minoranza che comunque ha titolo ad esistere. Allo stesso modo, si darebbe certezza e stabilità anche a coloro che rifiutano questa realtà, e questa è una risposta che cerco di dare con intelligenza alle osservazioni che la collega poneva. Credo che la razionalità dei campi sosta, la razionalità nel dare ai Comuni delle certezze sui servizi, sulla possibilità di guidare un percorso civile in una società così articolata, complessa e soprattutto conflittuale rappresenti la soluzione sia al problema del nomadismo sia al problema di coloro che lo rifiutano. Però bisogna leggere la legge, e non solo emotivamente dire "mi i sun dla Lega Alpina, mi i sun contra i singher".
Spero solo che i nomadi abbiano la certezza di avere una norma che sia non dico garantista per loro, ma garantista di un processo sociale della nostra realtà regionale. Bisogna non parlare, non reagire con emotività, ma leggere che cosa dice la legge.
Oggi il rifiuto non registra attività di un certo tipo, come magari succedeva qualche decennio fa in realtà nemmeno tanto lontane, ma c'è un rischio di questo genere. C'è l'abitudine di considerare lo zingaro non affidabile, soggetto non capace, diverso, soggetto che vive, in qualche misura, al di fuori della legalità. Se lo è, ciò succede soprattutto perch le proprie professioni, quelle che la Consigliera Bortolin indicava, oggi non sono più realizzate, per cui è costretto a fare l'accattone e anche il ladro, perché quelle professioni, che erano caratteristica della sua cultura e della sua storia (fare il calderaio, l'artigiano, il giostraio) oggi, in una società sempre più consumistica, tendono a sparire.



(Commenti della Consigliera Sartoris)



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Si ascoltino le cose che dico, non si parli semplicemente in termini di slogan!



(Commenti della Consigliera Sartoris)



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Poiché hai già interrotto altri che parlavano, consentimi almeno di dire queste cose. Quando - e voglio andare su questa strada - parliamo in termini di realtà regionale e parliamo del "singer" o della "singria" nella concezione del dialetto piemontese, per dirlo concretamente, si ha...



(Commenti della Consigliera Sartoris)



PRESIDENTE

Consigliera Sartoris, lei ha già detto tutto quello che pensa: si è già fatta capire bene!



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Ma siamo un po' seri in queste cose! Queste affermazioni hanno, nel nostro dialetto, dei significati chiaramente negativi. Allora, il non affrontare questo problema, il respingerlo rappresenta, secondo me e non solo da quanto ho sentito in quest'aula, una risposta sbagliata. Ma credo che una risposta, comunque, civilmente, la dobbiamo dare.
Ritengo allora che occorra un approccio diverso al problema e che siano necessarie leggi specifiche, partendo soprattutto dalla considerazione che gli zingari sono una minoranza, portatori di una propria cultura, legata certamente al nomadismo, con usi, costumi, necessità e bisogni diversi da quelli che per noi sono fatto naturale; di qui la necessità di dare una risposta anche in termini normativi. Occorre dunque avvicinarsi a questo problema per favorire questo reciproco incontro e per dare una risposta di profonda civiltà fra comunità e culture diverse.
Queste sono le ragioni - e non vado oltre perché mi pare che ci troviamo in sintonia - della proposta di legge che in termini di storia non è stata bloccata nel percorso degli anni perché qualcuno l'ha bloccata, ma perché la naturale situazione di diffidenza e una certa logica hanno sempre premesso altre situazioni come più emergenti, fermando in qualche modo questa. Credo comunque che le cose dette dai colleghi in questo Consiglio stabiliscano, viceversa, lo spessore e la positività di questa norma.
Si tratta, in sostanza - e termino, anche per parlare a chi magari cerca di non sentire - di mettere gli enti locali e le associazioni stesse che si interessano di questo problema in condizione di essere dei soggetti attivi negli interventi; da questa premessa nasce una proposta che mi auguro possa avere un'ampia convergenza, ancorché con tutte le difficoltà alle quali i colleghi hanno fatto riferimento. Certo è un passo non facile, forse anche difficile, come qualcuno richiamava, dal punto di vista della comprensione; credo però che sia un passo coraggioso che dobbiamo fare se vogliamo in qualche modo - riprendo un concetto emerso nel dibattito - rimanere e recuperare il senso di una Regione veramente civile.
I colleghi, nel loro intervento, hanno anche proposto un ragionamento su un emendamento base, che è quello nomade-zingaro. Entreremo nel merito degli emendamenti, ma essendo questo il minimo comune denominatore di tutto il percorso della legge, devo dire che in Commissione ne abbiamo dibattuto cambiando anche qualche idea, perché il confronto a volte serve, se lo si realizza con l'intenzione di confrontarsi e non di respingere, comunque posizioni contrapposte.
Come Giunta regionale, nel momento di presentazione di questo disegno di legge, ho ritenuto di proporre il termine nomade senza un atteggiamento pregiudiziale. Ritenevo e ritengo che il termine nomade ricopra in modo ampio tutte le accezioni possibili rispetto al termine zingaro, ma capisco anche il significato di non utilizzare il termine nomade per far rientrare delle specificità non tipicamente zingare, quindi con il dubbio di un'interpretazione che credo avesse il significato al quale ho fatto riferimento; ma credo non ci siano problemi di contrapposizione da parte della Giunta.
In sostanza, mi affido all'aula, secondo l'interpretazione che l'aula vorrà dare a questo bisticcio di interpretazione fra nomade e zingaro accogliendo sotto questa logica l'emendamento, che diventa poi emendamento costante e non più riproponibile nei singoli passaggi della legge. Con questa accezione, rispondo anche agli emendamenti di fondo sul piano strutturale non solo del titolo, ma del corpo della legge.



PRESIDENTE

La discussione di ordine generale è conclusa.
Passiamo all'esame degli emendamenti.
1) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Chiezzi e Bortolin: la parola "nomade", di cui al titolo del testo unificato del disegno di legge n. 12 e del progetto di legge n. 116, è sostituita dalla parola "zingara".
La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

In verità, il primo emendamento riguarda il titolo stesso della legge poi, ovviamente, è ripetuto, perché purtroppo non sono riuscito ad inventarmi una formula per fare un emendamento unico che sostituisse sistemicamente all'interno del testo la parola "nomade" con "zingari".
Abbiamo apprezzato l'intervento dell'Assessore, proprio per la forza con la quale ha risposto all'intervento di un Consigliere di quest'aula, che affrontava il problema non in termini razionali, ma in termini demagogici sventolando cose che invece devono essere cancellate anche con questa legge, la quale a mio parere può essere un veicolo, non solo sul piano strutturale, ma anche e soprattutto sul piano culturale, per invertire appunto una storia di cinque secoli, negativa.
Quello che ritengo opportuno in questo brevissimo intervento è chiarire quali sono state le motivazioni che ci hanno portato a proporre la modifica del termine adottato. Lo ricordo con due ordini di considerazioni: una attiene alla definizione stessa del termine nomade e del termine zingaro.
Con il termine nomade si intende una popolazione che esercita specialmente la caccia e la pastorizia, non ha una dimora stabile o un domicilio fisso nomadismo è la caratteristica di alcuni popoli o individui di spostarsi continuamente senza prendere dimora stabile in un luogo. Viceversa, con il termine zingaro si intende una persona appartenente ad una popolazione originaria dell'India, che si è diffusa in Europa a partire dal XII secolo e che si caratterizza in parte dal nomadismo, ma anche da attività lavorativa saltuaria, da ricche tradizioni etniche. Ed ancora, il termine zingaro, che coscientemente noi accettiamo, anche se parola greco medievale, atziganos, indicante una setta eretica intoccabile, quindi un termine tutto sommato dispregiativo, è stato utilizzato secoli e secoli fa per identificare questa popolazione, che però ormai fa parte sostanzialmente della cultura, viene accettato come termine all'interno del quale possono essere ricomprese tutte le diverse componenti che costituiscono l'entità del popolo zingaro.
Non a caso altre Regioni hanno cercato di trovare articolazioni diverse per definire il soggetto della legge, arrivando anche ad utilizzare direttamente i nomi dei sottogruppi, chiamiamoli così, anche se è un brutto termine, e definendoli direttamente come Rom, Sinti, Calò o Cae. Per evitare di fare un lungo elenco di nomi, noi riteniamo appunto che l'uso del termine "zingari" possa riuscire, da una parte, a chiarificare meglio qual è il soggetto di questa legge, che è appunto una minoranza etnica linguistica, religiosa che ha la necessità di essere meglio riconosciuta e tutelata, ma anche valorizzata da parte della società entro la quale si è inserita in diverso modo, anche con difficoltà. Dall'altra parte, perch utilizzando la parola "nomade" ci pare di intravedere anche delle contraddizioni terminologiche. Il nomadismo è una condizione di vita, non è tanto una condizione di appartenenza sociale, e può finire nel momento in cui uno zingaro decide di diventare sedentario. Risulterebbe dunque difficile, in un testo di legge, poter giustificare una frase in cui si dice che il nomade ha la possibilità di rimanere nomade o di diventare sedentario, perché se diventasse sedentario non potrebbe più qualificarsi nomade. Con la definizione "zingari", invece, si elimina questo bisticcio di parole, perché uno zingaro rimane tale di fatto, indipendentemente dalla sua scelta di vita di continuare ad essere nomade oppure di diventare stabile, di prendere domicilio e residenza, quindi vivere stabilmente in un luogo.
Un'ultima considerazione: varrebbe la pena, forse, di cercare di ragionare meglio su qual è il comune denominatore che dà sostanza alla cultura zingara e che consente di affermare che esiste un tale popolo.
Secondo noi, forse, non è più né il nomadismo né la lingua, ma piuttosto la volontà di restare fedeli alla cultura originaria, adattandosi alle società entro le quali gli zingari man mano si sono inseriti, quindi la loro capacità di essere flessibili con il pensiero e la loro tolleranza rispetto alla diversità delle culture nelle quali si inserivano. Dalla parte opposta, invece, questa risposta non è stata mai dovutamente all'altezza. Quindi, anche il punto di vista dal quale noi possiamo andare ad identificare il soggetto zingaro forse non si basa più sul nomadismo.
Queste ed altre ragioni ci hanno portato a proporre questa modifica terminologica, che riteniamo e speriamo sia più vicina e più aderente al significato di questa legge.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Sartoris.



SARTORIS Anna

E' strano come, partendo da punti diversi, si arrivi alla stessa considerazione e alla stessa richiesta. Credo che questo sia l'unico emendamento effettivamente utile a questa legge. Noi non siamo intelligenti, Assessore Cerchio: noi siamo ignoranti, siamo povera gente siamo abituati a chiamare le cose con il loro nome! Noi sappiamo che da domani, quando questa legge verrà approvata, la gente dirà: "Hanno fatto la legge per gli zingari". Tutto qui! Tutto il resto è un castello di carta di parole e di demagogie! Addirittura, quando proprio non si sa cosa tirare fuori, si arriva a parlare di persecuzioni naziste: è il massimo dell'estensione! Queste cose noi le abbiamo già sentite e non ci fanno più né caldo n freddo: non stiamo parlando di persecuzioni naziste, stiamo parlando di problemi reali che si creano! Stiamo parlando di problemi che alcune amministrazioni hanno avuto non come diceva lei, Assessore, tra società stanziale e società nomade, ma tra nomadi, perché ci sono dei campi nomadi ingestibili. Le risse incontrollate avvengono nei campi nomadi! In questa legge voi dite di andare a controllare, di fare regolamentazioni e non ci dite, non ci sapete dire chi andrà poi effettivamente a controllare! O si fa come ha fatto il Comune di Milano, che ha mandato alle 5 del mattino squadre di 40, 50 o 60 carabinieri per controllare, oppure sfido chiunque a trovare il vigile urbano o chi sarà preposto ad andare a controllare come si svolge la vita nel campo nomadi! E non riesco a dargli torto, perch sarà difficile gestirli, sarà difficile risolvere certi problemi, ma soprattutto quello che propone questa legge farà in modo che tutto il nomadismo che le altre Regioni rifiutano verrà qui.
Il Comune di Milano in questi mesi ha fatto diversi controlli e diversi campi nomadi sono stati smantellati. Quindi, queste persone con il foglio di via da qualche parte dovranno pur andare, e noi siamo a 150 km! In questi campi hanno trovato non gente che lavorava, non gente che rubava perché non poteva andare a lavorare, hanno trovato bambini - ripeto bambini! - che hanno dovuto mandare agli orfanotrofi! Hanno trovato dei bambini che erano stati fasciati in un certo modo a cui erano state rotte le ossa, perché facessero compassione e potessero chiedere l'elemosina! Noi stiamo parlando di questo! Non stiamo parlando di altre cose! Dovremo andare a controllare anche questo.
Sono d'accordo con chi dice che i nomadi non sono solo questo: i nomadi sono anche questo! E questa legge sicuramente non contribuisce a risolvere questo problema. Secondo noi, lo aggrava!



CUCCO Vincenzo

Ma noi facciamo la legge per evitare queste cose.



SARTORIS Anna

Secondo me, invece, questa legge le aggrava!



PRESIDENTE

Penso che la Consigliera Sartoris non sia convinta che questa legge serve ad evitare queste cose; però io credo che per evitare di appesantire troppo i lavori del Consiglio, una volta che le posizioni si sono chiarite sugli emendamenti, sia possibile muoversi speditamente, perché le posizioni sono così divergenti che non mi sembra possibile trovare una convergenza ripetendo i nostri orientamenti.



SARTORIS Anna

Io parlerò finché la legge me lo permette.



PRESIDENTE

Certamente, Consigliera.
Pongo quindi in votazione l'emendamento n. 1) al titolo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 31 voti favorevoli e 1 contrario.
Passiamo ora all'esame dell'articolato.
ART. 1 2) Emendamento presentato dai Consiglieri, Bortolin e Marengo: la parola "nomade", di cui al titolo dell'art. 1 del testo unificato del disegno di legge n. 12 e del progetto di legge n. 116, è sostituita dalla parola "zingara".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 31 voti favorevoli e 1 contrario.
3) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Chiezzi e Bortolin: al comma primo dell'art. 1 sopprimere le parole "di tutela della popolazione nomade" e sostituirle con le parole "a favore delle popolazioni zingare".
La filosofia di questo emendamento è identica ai precedenti.
La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Propongo che tutti gli emendamenti che chiedono la sostituzioni della parola "nomade" con "zingaro" siano affidati al coordinamento tecnico e che, pertanto, possano essere sì richiamati di volta in volta, ma senza più dover procedere alla votazione.



PRESIDENTE

Pongo dunque in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 31 voti favorevoli e 1 contrario.
4) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Chiezzi e Bortolin: al comma secondo dell'art. 1 le parole da "alla popolazione" a "stanzialità" sono soppresse e così sostituite: "ai gruppi zingari il pari diritto al nomadismo e alla stanzialità ed a tal fine si propone di rispettare e garantire le loro libere scelte in ordine a tali possibili opzioni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 31 voti favorevoli e 1 contrario.
5) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Chiezzi e Bortolin: al comma quarto dell'art. 1 la parola "nomade" è soppressa e sostituita con la parola "zingaro" e la parola "zingari" è soppressa.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 31 voti favorevoli e 1 contrario.
Prima di porre in votazione l'art. 1 così modificato, ha chiesto la parola per dichiarazione di voto la Consigliera Sartoris; ne ha facoltà.



SARTORIS Anna

Sono rimasta da sola, quindi non vi tedierò più di tanto, perch logicamente quelli che vengono riconosciuti come i grandi fustigatori, i grandi antipartito, poi quando si tratta di fare delle scelte preferiscono occuparsi delle liste elettorali.
Credo che proprio in questo articolo, nei confronti del quale voter contro, ci siano dei principi in contrasto con quello che è il discorso nomadi. Laddove, al comma terzo, si dice: "promuovono azioni presso le altre Amministrazioni pubbliche competenti e presso le rappresentanze diplomatiche degli Stati interessati al fine di favorire il dirimersi di eventuali questioni concernenti l'ingresso e il soggiorno in Italia di nomadi, stranieri e apolidi", credo significhi volersi dare degli intendimenti, delle grandi aspettative, dei grandi principi e poi, in realtà, non essere in grado di farvi fronte.
Questa legge, proprio perché - come si diceva inizialmente - non è stata finanziata e quindi non ha la possibilità di "camminare", è come aver costruito una macchina senza darle la benzina per andare avanti.
Credo che, al di là di tutte queste parole e del tempo che stiamo perdendo, tale legge non trovi uno sbocco reale e, soprattutto, non sia gestibile.
Per questo motivo il mio voto sarà contrario a questo articolo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

Si proceda dunque alla votazione per alzata di mano dell'art. 1, così emendato, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 29 voti contrari 1.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 6) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Chiezzi e Bortolin: al comma primo dell'art. 2 la parola "nomadi" è sostituita con la parola "zingari".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 31 voti favorevoli e 1 contrario.
7) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Chiezzi e Bortolin: al comma secondo dell'art. 2 la parola "nomadi" è sostituita con la parola "zingari".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 31 voti favorevoli e 1 contrario.
La parola alla Consigliera Sartoris per dichiarazione di voto.



SARTORIS Anna

Se leggiamo questo articolo, c'è scritto: "Per assicurare il diritto al nomadismo e alla stanzialità, si parla di finanziamenti finalizzati all'attuazione della presente legge", e poi non la finanziamo.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Aspetta che abbiamo il bilancio...



SARTORIS Anna

Allora non è vero! Allora volete finanziare la legge?



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Chi ha detto che non la si vuole finanziare?



MIGLIO Mario

Ci sono i fondi della CEE...



SARTORIS Anna

Ah, ho capito! Ci sono i fondi della CEE; quelli che non riusciamo a spendere per quello che serve agli italiani, lo spendiamo per gli zingari.
Va bene. Voterò contro.



PRESIDENTE

Si proceda dunque alla votazione per alzata di mano dell'art. 2, così emendato, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 29 voti contrari 1.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 8) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Chiezzi e Bortolin: le parole "i nomadi", di cui al titolo dell'art. 3, sono soppresse e sostituite con le parole "gli zingari".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 31 voti favorevoli e 1 contrario.
9) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Chiezzi e Bortolin: al comma primo dell'art. 3 ed al comma secondo dell'art. 3, le parole "i nomadi" e "del nomade" sono soppresse e rispettivamente sostituite con le parole "gli zingari" e "dello zingaro".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 31 voti favorevoli e 1 contrario.
10) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Miglio: all'art. 3 è aggiunto il seguente terzo comma: "Gli abitanti previsti nelle suddette aree vengono conteggiati nella determinazione della capacità insediativa residenziale nel Piano Regolatore Generale Comunale ex art. 20 L.R. n. 56/77 e successive modificazioni ed integrazioni".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Questa legge determina un fatto nuovo nella redazione dei piani regolatori; è un fatto importante perché inserisce nelle previsioni urbanistiche le aree in cui vivranno gli zingari. Le inserisce a tutti i titoli, compreso quello che porta al certificato di residenza.
Uno degli articoli della legge prevede che lo zingaro, se lo ritiene possa richiedere la residenza nel campo in cui vive. Quindi, si tratta di zona residenziale a tutti gli effetti. Il problema è quello di dare a queste aree residenziali la quota dei servizi che gli spettano. Nei piani regolatori si dimensiona la capacità insediativa contando il numero di abitanti che si prevede di insediare; rispetto a quel numero di abitanti vengono conteggiati le aree e i servizi necessari per farli vivere correttamente.
Dato che si tratta di una novità che nelle città ci siano aree ufficialmente destinate alle residenze degli zingari, ivi domiciliati occorre che queste aree contribuiscano alla formazione dei servizi per gli zingari che in queste aree vivono. E' cosa di carattere tecnico. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

La Giunta accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo dunque in votazione l'emendamento n. 10), accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è accolto con 26 voti favorevoli e 1 contrario.
La parola alla Consigliera Sartoris per dichiarazione di voto.



SARTORIS Anna

Anche se il collega Chiezzi diceva che era una cosa prettamente tecnica, credo che proprio sotto le questioni tecniche, in realtà, si nascondano poi le questioni più insidiose per la soluzione di certi problemi.
Questo è un modo per cominciare a pensare al diritto di voto: si inizia parlando di residenza per poi finire al diritto di voto.
Inoltre, mi piacerebbe sapere come si fa a stabilire quante persone vivranno in un campo; potenzialmente si dice che in tale campo potranno vivere tot persone, sapendo fin dall'inizio che come minimo sarà un numero di 5-6-7-10 volte superiore alla capienza.
E' come gli alloggi dello IACP: si pensa un certo numero, e poi (...) o come i posti per gli extracomunitari: si pensa che dormano in dieci e poi dormono in 50.
Il mio voto sarà pertanto contrario a tale articolo.



PRESIDENTE

Si proceda dunque alla votazione per alzata di mano dell'art. 3 così emendato, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 27 voti favorevoli 26 voti contrari 1.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 11) Emendamento presentato dai Consiglieri Bortolin, Marengo e Foco: all'art. 4, comma secondo, punto d), dopo la parola "lavorativa" aggiungere le parole "e di animazione".
Tale emendamento è accolto dalla Giunta. Lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 27 voti favorevoli e 1 contrario.
12) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Chiezzi e Bortolin: al comma terzo dell'art. 4 le parole "I nomadi" sono soppresse e sostituite con le parole "Gli zingari".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 31 voti favorevoli e 1 contrario.
13) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Chiezzi e Bortolin: al comma sesto dell'art. 4 la parola "nomade" è soppressa e sostituita con la parola "zingara".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 31 voti favorevoli e 1 contrario.
La parola alla Consigliera Sartoris per dichiarazione di voto.



SARTORIS Anna

Questo è un altro articolo che, logicamente, sottopongo all'attenzione dei colleghi, perché pone dei limiti e dei vincoli ben precisi alle Amministrazioni, cioè definisce quali devono essere le metrature e sottolinea che il luogo deve essere di facile accesso ai servizi pubblici.
A quanto pare ci si è preoccupati molto meno di quelle persone che abitano nell'ultimo quartiere costruito a Torino, sprovvisti anche di servizi, che nell'individuare il campo nomadi. Anzi, vogliamo collocarli vicino alle scuole, che comunque non frequentano, vicino alle banche, che loro comunque non frequentano, cioè facciamo in modo che abbiano tutto comodo.
Io non ho dati sotto mano, ma vorrei sapere quanto costano al Comune di Torino questi campi, come bollette di acqua, come bollette di luce, come bollette di servizi. E quando in alcune zone, in alcuni Comuni, ai cittadini viene detto che manca l'acqua (tipo il Comune di Biella dove ci sono delle zone in estate che per 12, 14 ore al giorno non vengono fornite di acqua), vorrei dir loro di passare dai campi nomadi, dove c'è l'acqua che sgorga tranquillamente senza che nessuno si preoccupi di andare a contingentare il consumo.
Il primo emendamento votato prevedeva anche un centro di animazione perché è necessario che socializzino; sono tutte cose giustissime, e quando si vara una legge si deve prevedere il meglio: ma non pensate che molte persone vedranno queste cose come un'ingiustizia sociale fortissima che viene fatta nei loro confronti? Perché per esempio un artigiano deve pagare la minimum tax? Chi andrà a controllare la loro attività e come viene svolta? Ad esempio, nel campo nomadi di Vercelli ci si è accorti che gli zingari molavano i bisturi per l'ospedale, credo senza rilasciare nessuna bolletta, facendo in questo modo un'ingiustizia nei confronti degli artigiani che pagano le tasse, che devono pagare l'ICIAP e l'ISI.
Quando queste cose saranno fissate sulla carta, si raggiungerà il massimo delle ingiustizie, perché coloro che hanno comunque sempre dovuto essere regolamentati, che hanno un numero di codice fiscale, che posseggono un televisore, una macchina, sono soggetti a delle tasse.
Per gli zingari, invece, bisogna avere un occhio di riguardo altrimenti, come ci ha detto precedentemente l'Assessore, corriamo il rischio di essere considerati dei persecutori di razze.
Pertanto il mio voto sarà contrario a questo articolo.



PRESIDENTE

Si proceda dunque alla votazione per alzata di mano dell'art. 4 così emendato, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 27 voti favorevoli 26 voti contrari 1.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 14) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Marengo e Bortolin: al comma secondo ed al comma quinto dell'art. 5 le parole "dei nomadi" e "Ai nomadi" sono rispettivamente sostituite con le parole "degli zingari" e "Agli zingari".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 31 voti favorevoli e 1 contrario.
15) Emendamento presentato dai Consiglieri Bortolin, Marengo e Foco: il comma secondo dell'art. 5 è così riformulato: "2. I Comuni, i loro Consorzi e le Comunità montane dovranno inoltre prevedere forme di autogestione delle aree attrezzate e modalità per la registrazione delle generalità degli zingari che intendono fissare la propria dimora nelle aree attrezzate".
La parola alla Consigliera Bortolin per l'illustrazione.



BORTOLIN Silvana

A questo articolo c'è un emendamento precedente, dopo il punto 1) c'è la proposta di inserire un emendamento.



PRESIDENTE

Questo emendamento non risulta alla Presidenza.



BORTOLIN Silvana

Non è assolutamente colpa del mio Gruppo che ha presentato tutti gli emendamenti in Commissione, molti dei quali sono stati in quella sede accolti e non vengono riproposti in aula; questo invece aveva lasciato dubbi, soprattutto da parte della Giunta, quindi lo abbiamo riproposto in aula e mantenuto come altri.
Ho consegnato tale emendamento all'Assessore, pertanto credo vada discusso. Tale emendamento recita: dopo il punto 1) "senza fini di lucro" inserire "dovranno prevedere forme di autogestione delle aree attrezzate modalità per la registrazione delle generalità dei nomadi (in questo caso degli zingari) che intendono fissare la propria dimora nelle aree attrezzate".
Il significato di questo emendamento è che le aree attrezzate abbiano un minimo di organizzazione; molti Comuni, ad esempio, fissano delle quote giornaliere di presenza degli zingari. Quindi l'iscrizione, la registrazione al momento della presenza in campo significa poter avere un minimo di organizzazione e di registrazione delle presenze nei vari campi.
Questo consente anche ai Comuni di far pagare la tassa stabilita per la presenza e il significato di avviare una forma di autogestione, di responsabilizzazione di chi, per molti mesi, si ferma nel campo, deve vivere e quindi deve prestare attenzione ad usare le attrezzature in modo corretto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

La Giunta accoglie questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Sartoris per dichiarazione di voto.



SARTORIS Anna

Avevo già avuto modo di leggere questo emendamento e ricordo la discussione avvenuta a suo tempo in Commissione e le molte perplessità sorte in proposito. Le forme di autogestione di campi nomadi di ogni tipo sono state fallimentari e hanno creato problemi nel 100% - vorrei dire il 110% - dei casi.
Io credo che se c'è una cosa che le Amministrazioni non devono fare è proprio quella di affidarsi a queste popolazioni, permettendo loro di crearsi addirittura delle possibilità di sopravvivenza autonoma. Non è possibile immaginare di consentire a qualcuno, al di sopra della propria appartenenza, di autogestire un campo, pensando che queste persone riescano a dirimere i vari problemi che si presenteranno tra i diversi insediamenti problemi che ci sono sempre stati e che continueranno ad esistere; non si può pensare che ci siano alcuni elementi privilegiati rispetto ad altri permettendo loro di decidere chi potrà fermarsi e chi non potrà sostare senza nessun controllo da parte nostra.
Come ho già detto, è dimostrato - e non è detto solo da me, ma anche dai maggiori organi di informazione - che è materialmente impossibile controllare quello che avviene in questi campi. L'unico sistema di controllo è quello di andare nei campi con 50-60 carabinieri alla mattina quando dormono, svegliarli, buttarli fuori e controllare ciò che avviene.
Questo è l'unico sistema: non si può fare altro! Io non amo queste soluzioni, anzi le detesto, però proprio perché le detesto, non vorrei che queste cose diventassero addirittura legalizzate e con nessuna possibilità di difesa; credo che qualche diritto le persone che abitano vicino ai campi nomadi ce l'abbiano, se non altro perché sono o erano potenzialmente vostri elettori. Quindi un minimo di rispetto per queste persone ci vorrebbe. Nel momento in cui si diffonde la voce che in un certo posto viene localizzato un campo nomadi, la prima preoccupazione per la popolazione circostante è quella di blindare la porta dell'appartamento. E credo che questo sia l'esempio migliore per dimostrare come la gente apprezza queste cose.
Quindi, poiché c'erano delle perplessità da parte della Giunta su queste cose, vorrei sollecitare - almeno su questo - un ripensamento.


Argomento:

Verifica del numero legale


PRESIDENTE

Constatato che ho qualche perplessità sulla presenza del numero legale prego il Consigliere Segretario Porcellana di procedere all'appello nominale per la verifica del numero legale.
I Consiglieri presenti sono 29, pertanto si può procedere, in quanto il numero legale nella seduta odierna è assicurato da 27 Consiglieri.


Argomento: Patrimonio culturale regionale (linguistico, etnologico, folcloristico, storia locale)

Esame progetti di legge nn. 12 e 116: "Interventi a favore della popolazione nomade" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame dell'articolato dei progetti di legge n. 12 e n.
116, di cui al punto 15) all'o.d.g.
Si proceda quindi alla votazione dell'emendamento n. 15) sopra illustrato e sul quale la Giunta aveva dichiarato la propria posizione favorevole.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 28 voti favorevoli e 1 contrario.
16) Emendamento presentato dai Consiglieri Bortolin, Marengo, Foco e Miglio: all'art. 5, comma quarto, dopo le parole "igienico-sanitaria" sopprimere le parole "e alimentare".
La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Dico di no, oppure gradirei una spiegazione. Secondo me è un emendamento riduttivo, perché è meglio che le UU.SS.SS.LL spieghino (almeno, lo interpreto così) non solo educazione igienico-sanitaria, ma anche alimentare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Bortolin; ne ha facoltà.



BORTOLIN Silvana

Lo illustro brevemente. Con gli zingari, ma soprattutto con gli operatori molti dei quali volontari, abbiamo ragionato su questa parte di articolato. Certamente può essere importante andare ad insegnare un minimo di igiene alimentare, ma questo principio si scontra con due dati di fatto.
Il primo è che questa popolazione ha delle proprie tradizioni ed anche dei propri modi di alimentarsi. La seconda questione è che si tratta di una popolazione che non sempre ha di che abbondantemente o sufficientemente sfamarsi.
Si è ritenuto di evitare di inserire questa parte in una legge ritenendola peraltro doverosa da parte delle UU.SS.SS.LL., comprendendo nell'igienico-sanitario anche la parte alimentare ed evitando di impegnare degli operatori che dovrebbero spiegare loro che sarebbe necessario fare tre o quattro pasti al giorno con determinati alimenti per poi scontrarsi con una realtà che, sia per quanto riguarda la cultura sia per quanto riguarda modalità e disponibilità di vita, non è in grado di soddisfare.
Da questo punto di vista la proposta è di eliminare questa parte, non per abolirla nella prassi, ma per non comprenderla nella legge.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Consentirà la Consigliera Bortolin sul fatto che la specificità e peculiarità del loro modo di alimentarsi non toglie che sia utile educarli ad un modo più attento e ad un uso difforme della loro alimentazione.
Quindi mi consenta di dire che non accetto l'emendamento.



BORTOLIN Silvana

Noi manteniamo l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 7 voti favorevoli, 1 contrario e 19 astensioni.
17) Emendamento presentato dal Consigliere Maggiorotti: all'art. 5, punto 3), dopo le parole ".., educazione igienica sanitaria e alimentare", inserire la seguente frase: "in particolare, su iniziativa della USSL competente, verrà garantito l'accesso ai Servizi Sanitari agli aventi diritto alle prestazione del SSN nonché l'assistenza sanitaria di base, diagnostica e specialistica ai non aventi diritto all'iscrizione al SSN tramite specifici interventi sostitutivi, gestiti direttamente dalle UU.SS.SS.LL. o in convenzione".
La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

La Giunta comprende le ragioni, però, purtroppo, giuridicamente non pu accogliere tale emendamento, in quanto non è accettabile in riferimento alle condizioni generali di tutti i cittadini. Se dovessimo accoglierlo, si creerebbe una sperequazione nei rispetti di altri soggetti deboli, quali ad esempio gli extracomunitari o gli immigrati che non hanno questa fattispecie. Quindi, pur comprendendo le ragioni, giuridicamente l'emendamento non può essere accolto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 1 contrario e 24 astensioni.
Ha chiesto la parola, per dichiarazione di voto, la Consigliera Sartoris. Ne ha facoltà.



SARTORIS Anna

Ho apprezzato la motivazione tecnica dell'Assessore nel respingere l'emendamento precedente. Comunque sia, la gravità della cosa rimane.
Vorrei ricordare ai colleghi di come in questa sede si parli delle UU.SS.SS.LL. Mi piacerebbe sapere e vedere come gli addetti delle UU.SS.SS.LL. andranno a spiegare, a controllare, a vedere, a fare. Noi siamo in Svizzera - no? - dove tutto funziona e dove si possono anche prevedere queste cose! Abbiamo le UU.SS.SS.LL. commissariate! Abbiamo un caos che non finisce più! C'è il discorso dei bollini. Chiederò poi al collega Maggiorotti come si potevano attribuire i 16-18 bollini, su quale base, come e chi glieli andava a portare.
Queste enunciazioni di principi vanno ad incidere effettivamente su cose reali: si danno degli incarichi, delle competenze e delle incombenze ad enti ed istituzioni che non sono minimamente in grado di sopperire alle lore incombenze per poter andare avanti! Il volerli caricare addirittura di queste mansioni solo ed esclusivamente, perché si deve fare dei discorsi demagogici, credo che sia il massimo del non avere capito nulla di questo Paese. Proprio sulla questione delle UU.SS.SS.LL., si sta dimostrando che non si pensa minimamente quello che si sta proponendo loro di fare. La gran parte dei campi nomadi finisce nelle UU.SS.SS.LL. commissariate.
Vorrei vedere come una USSL commissariata riuscirà ad organizzarsi! E come potrà, come priorità fra tutte gli altri problemi e le altre incombenze ospedali che non funzionano e cose di questo tipo, preoccuparsi di insegnare ai nomadi come si devono comportare, come si devono muovere e cosa devono fare. Questo è stato detto in quest'aula in questo momento.
Faccio un appello ai colleghi: pensate almeno su che cosa andiamo a incidere e come andiamo a incidere! Pensiamo alla situazione delle UU.SS.SS.LL.! Come si possono pretendere cose di questo genere? Mi piacerebbe proprio saperlo. Prima di scrivere certe cose, dare delle competenze e dare degli obblighi a certi enti che ne hanno già cinquantamila da fare e non riescono a farle, credo che ci si dovrebbe pensare sopra un attimino, perché quando una legge diventa legge si ha poi l'obbligo di farla rispettare. Il vero problema è che si fanno delle leggi solo in maniera demagogica, sapendo già dall'inizio che non verranno rispettate. Quindi anche le leggi più giuste e migliori non potranno mai essere rispettate, se non si comincia con il principio di fare solo le leggi che è possibile rispettare. Diversamente, si finisce nella baraonda si finisce nel caos e quindi alcuni galoppano, perché sicuramente poi ci sono quelli di cui si diceva prima, i razzisti, i fascisti, gli sfascisti o tutto quanto, che riescono poi a ottenere voti.
Noi non vorremmo questo, non siamo sicuramente né contenti né felici di queste cose; vorremmo che si facessero delle leggi e soprattutto che si pensasse sempre a quello che si va a fare. Credo che questa sia una delle cose tra le più incompetenti che si potessero fare: attribuire alle UU.SS.SS.LL. anche queste mansioni, tenendo presente cosa sono le UU.SS.SS.LL. del Piemonte e d'Italia.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bergoglio, che interviene in qualità di Consigliera.



BERGOGLIO Emilia

Volevo fare una dichiarazione di voto ed una brevissima riflessione.
E' vero che ci sono dei problemi ed è anche vero che ci sono delle disfunzioni, ma noi in questo Paese vogliamo creare delle opportunità e delle occasioni di speranza e vogliamo lavorare affinché i cittadini di questo Paese e quelli che vengono a vivere nel nostro Paese non siano considerati alcuni con dei diritti e altri cittadini a cui non si debba garantire nulla. Se si vuole far crescere le opportunità delle persone che sono in stato di disagio, occorre anche creare le condizioni per chi è disponibile e si rende conto che una certa cultura zingara può essere vissuta in modo diverso in un Paese come l'Italia, dove ci sono tradizioni e cultura di altro tipo e si deve convivere su dei valori che devono diventare anche valori comuni. Si deve quindi avere il coraggio di fare delle scelte che non sia né emarginanti né discriminanti nei confronti di queste persone.
Vorrei invitare la Consigliera Sartoris una mattina presto, come abbiamo avuto occasione di fare con il pullmino di Carlo Osella, a fare il giro per questi campi, a raccogliere questi bambini e a portarli a scuola.
Queste sono delle speranze sulle quali noi vogliamo investire, quindi occorre che le UU.SS.SS.LL., i servizi (quello che c'è) siano attivati per consentire, anche a queste persone, il diritto ad una vita dignitosa. Tutti gli altri discorsi sono egoistici e, se mi consente, molto strumentali.



PRESIDENTE

Se non vi sono altre dichiarazioni di voto, procediamo alla votazione per alzata di mano dell'art. 5 così emendato, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 27 voti favorevoli 26 voti contrari 1.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 18) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Chiezzi e Bortolin: al comma primo dell'art. 6 la parola "nomadi", e al comma secondo dell'art. 6 le parole "dei nomadi", sono soppresse e sostituite rispettivamente con le parole "zingare" e "degli zingari".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 31 voti favorevoli e 1 contrario.
Ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto sull'art. 6, la Consigliera Sartoris. Ne ha facoltà.



SARTORIS Anna

Rispetto all'emendamento precedente sulle UU.SS.SS.LL., a questo non manca nulla.
Nel secondo comma, si dice: "La Giunta regionale, entro 90 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, definisce con propria deliberazione le modalità con cui rendere effettivo l'accesso alla casa dei nomadi", che poi sarebbero zingari.
A parte che ho tutti i miei seri dubbi che fra 90 giorni questa Giunta riesca a fare questa cosa, collega Chiezzi, tenendo presente tutti i discorsi di casa, di IACP che ci hai fatto, ti sta bene un discorso del genere? Per esempio, a Rimini, quando hanno instaurato questo procedimento si sono accorti che nel giro di un anno le case che erano state assegnate agli zingari non avevano più le porte, non avevano più i termosifoni perché erano stati addirittura venduti, e il riscaldamento veniva fatto attraverso stufette elettriche.
Quando si tocca il discorso dei bambini, Assessore Bergoglio, sapesse come è logora e stantia questa corda ormai! Perché quando alla mattina, non con l'auto blu ma con la mia automobile, trovo i bambini che chiedono l'elemosina e sono mezzi svestiti - con il freddo che fa! - io mi chiedo: ma i genitori dove sono? E i bambini sono in condizioni di intenerire il cuore proprio per spingere all'elemosina più alta. Vi rendete conto che a questo punto bisognerebbe segnalare la cosa al Tribunale dei minori e farlo intervenire? Perché questo è sfruttamento dei bambini! Ci sono diversi articoli di legge che vengono regolarmente, pedestremente e continuamente violati, e con sfida nei confronti della società civile, perché, al di là delle belle parole, la realtà è questa. Quelli che hanno seguito questa strada, e non erano né leghisti, né piemontesisti, erano Giunte rosse perché a Rimini, nella civilissima Emilia Romagna c'erano Giunte rosse, si sono accorti di questo. Oltre a trovarsi la gente fuori dei numeri previsti, si sono trovati con problemi di altro tipo, perché logicamente in una zona turistica una situazione di questo tipo è risultata ingestibile.
A questo punto, dico che vanno bene le UU.SS.SS.LL. Diamogli le case: tenete presente che non siete in Svizzera, siete in Piemonte, cioè in Italia, con le condizioni di cui stiamo continuando a dire, e in cui sono cioè di disoccupazione.
Vorrei che i colleghi che perorano certe cause si ricordassero minimamente di quello che dicono in certe circostanze e facessero un equilibrio con i principi che stanno portando avanti oggi. E' vero, bisogna avere cittadini allo stesso livello: allora tutti pagano le tasse, tutti fanno in un certo modo, tutti ci si muove in un modo simile; altrimenti, se cominciamo a dire che con gli zingari bisogna comportarsi in un certo modo con gli extracomunitari in un altro, con gli altri in un altro, ancora rimangono soltanto le popolazioni stanziali che pagano le tasse e che continuano a lavorare (quelli che sono fortunati e continuano ad avere il posto di lavoro). Questo per voi è essere giusti: incidere sempre sui soliti. Questo è il vostro principio di giustizia: non preoccuparsi di tutto questo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 6 così emendato, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 27 voti favorevoli 26 voti contrari 1.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 19) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Marengo e Bortolin: all'art. 7, comma primo, le parole "la scolarizzazione dei nomadi con particolare riferimento ai bambini in età scolare, nonché iniziative di alfabetizzazione ed educazione permanente per gli adulti in forme compatibili con la cultura nomade", sono sostituite con le parole "l'inserimento dei minori appartenenti ai gruppi zingari nella scuola e per agevolare l'istruzione permanente degli adulti, in forme compatibili e nel rispetto della cultura zingara".
Tale emendamento è accolto dalla Giunta regionale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 26 voti favorevoli e 1 contrario.
20) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Marengo e Bortolin: all'art. 7, comma secondo, le parole "dei nomadi" sono sostituite con le parole "degli zingari".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 31 voti favorevoli e 1 contrario.
Si proceda ora alla votazione per alzata di mano dell'art. 7 così emendato, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 27 voti favorevoli 26 voti contrari 1.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 21) Emendamento presentato dai Consiglieri Bortolin, Marengo e Foco: all'art. 8, il titolo è così modificato: "Attività commerciali artigiane e di attrazione".
La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Alla Giunta non pare opportuno accogliere questo tipo di aggiunta soprattutto per evitare di dare contributi a chi certamente potrebbe non averne bisogno, anche se magari di origine Rom o Sinti. In sostanza abbiamo grandi giostrai che sono industriali, anche se le loro origini potevano essere Sinti o Rom. Un nome per tutti non lo faccio, per ovvi motivi, ma sappiamo che in tutte le nostre grandi fiere un nome famoso potrebbe in realtà utilizzare questa forma. Per la marginalità dell'attività in alcuni casi e per evitare di dare contributi a persone che in realtà hanno una professione che di fatto diventa un'industria, la filosofia della legge è quella di favorire coloro che sono veramente deboli, quindi non accogliamo questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Presidente, ritiriamo sia questo emendamento che quello seguente che sistemava l'articolo e che recitava: 23) all'art. 8, comma primo, terza riga, dopo le parole "popolazione nomade" aggiungere "di agevolazione per l'acquisto di strutture di attrazione".
Quindi non li ponga in votazione, sono ritirati entrambi.



PRESIDENTE

Vengono quindi ritirati gli emendamenti n. 21) e n. 23), quest'ultimo letto dalla Consigliera Bortolin.
22) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Marengo e Bortolin: all'art. 8, comma primo e comma terzo, le parole "nomade", "dei nomadi" e "i nomadi" sono rispettivamente sostituite con le parole "zingara", "degli zingari" e "gli zingari".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 31 voti favorevoli e 1 contrario.
La parola alla Consigliera Sartoris per dichiarazione di voto.



SARTORIS Anna

Questo riguarda "attività commerciali e artigiane". Mi compiaccio del fatto che i colleghi abbiano ritirato "di agevolazione per l'acquisto di strutture di attrazione": mi compiaccio che almeno questo sia stato tolto.
Vorrei chiedere: ma per la minimum tax, come fate? Questi potranno svolgere la loro attività tranquillamente? Sempre a proposito di disparità: quelli sì, questi no, cioè questi niente. Possono avere un reddito infinito oppure minimissimo, ma non ha nessuna importanza. Questi possono fare, hanno tutte le agevolazioni possibili e immaginabili. A questo punto, inviterò i cittadini piemontesi a diventare zingari, così almeno gli artigiani, quelli che la dovranno purtroppo pagare, avranno risolto il problema della minimum tax.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Solo per capirci, altrimenti ci prendiamo un po' in giro. Se questi sono degli artigiani o dei commercianti, o si chiamano Pittaluga pagheranno come tutti gli altri le loro tasse. Non siamo noi gli interlocutori: è lo Stato. E' chiaro che questi se sono artigiani commercianti o industriali dello spettacolo pagheranno le loro tasse.



PRESIDENTE

Si proceda dunque alla votazione per alzata di mano dell'art. 8, così emendato, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 27 voti favorevoli 26 voti contrari 1.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 24) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Marengo e Bortolin: al titolo dell'art. 9 la parola "nomade", ed allo stesso articolo, le parole "nomade" e "dei nomadi" di cui al comma primo ed al punto e) dello stesso comma primo, la parola "nomadi" di cui al comma terzo, le parole "dei nomadi" di cui al comma terzo sono rispettivamente sostituite dalle parole "zingara", "zingara", "degli zingari", "zingari", "degli zingari".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 31 voti favorevoli e 1 contrario.
25) Emendamento presentato dai Consiglieri Marengo e Foco: all'art. 9, comma primo, lettera e), dopo le parole "la tutela" sostituire le parole "del nomadismo" con le parole "della cultura zingara".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 31 voti favorevoli e 1 contrario.
La parola alla Consigliera Sartoris per dichiarazione di voto.



SARTORIS Anna

Questa credo sia la vera finalità di questa legge. In realtà, mentre da una parte si propone la Consulta regionale per la tutela della popolazione nomade e si danno indicazioni di quelli che saranno i rappresentanti prevedendo la possibilità dell'autogestione dei campi nomadi, qui si pensa che la presenza di nomadi possa essere anche minimale, però si prevede che molti esperti possano disquisire, specificare, spiegare, fare tutto quello che riguarda un'altra cultura.
Logicamente abbiamo capito che questo è un modo per trovare i vari cantonini, i vari contentini per creare, come al solito, dei Solone che una volta all'anno faranno dei volumi che nessuno logicamente leggerà con delle indagini dove si spazierà su tutto l'orizzonte possibile e immaginabile della cultura nomade. In questo modo, come al solito, con la scusa di aiutare, di promuovere, di andare in aiuto di qualcuno, si giustificherà quella sacca di persone che vivranno su questi interessi, che faranno convegni; logicamente faremo venire gente da tutto il mondo a raccontarci tutto lo scibile umano su questa cosa e costoro saranno fermissimi nel dimostrarci che è assolutamente necessario prendere delle posizioni e difendere fino alla morte alcune cose, cioè il posticino che verrà dato loro. Questo è quello di cui abbiamo discusso oggi! In realtà il fine è questo: creare degli obblighi e dei costi per le Amministrazioni locali, non risolvere il problema e avere accontentato alcuni studiosi di cultura zingara.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto, si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 9 così emendato, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 27 voti favorevoli 26 voti contrari 1.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 26) Emendamento presentato dai Consiglieri Bortolin, Marengo e Foco: all'art. 10, comma primo, lettera e), sopprimere il punto 1).
Modificare la numerazione seguente.
La parola alla Consigliera Bortolin per l'illustrazione.



BORTOLIN Silvana

Si istituisce una Consulta regionale alla quale si affida il compito dell'osservanza dei regolamenti della vita del campo. A noi sembra un compito non adatto ad una Consulta regionale. A nostro parere la competenza in questa materia è chiaramente comunale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

La Giunta non può accogliere l'emendamento. Non si capisce perché la Consulta, dove sono presenti per la verità tutti coloro che comunque hanno rapporto con gli zingari, non possa svolgere un ruolo di raccordo e di coordinamento per predisporre dei regolamenti omogenei. Questa è la motivazione che ci fa respingere questo emendamento.



BORTOLIN Silvana

Scusi, Assessore, ma qui non si tratta di regolamenti. La questione è un'altra, non complichiamoci la vita affidando ad una Consulta regionale il compito di gestire un campo comunale.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Non si tratta di gestione, bensì di predisposizione del regolamento.



BORTOLIN Silvana

No, Assessore: la Consulta regionale per la tutela della popolazione nomade ha i seguenti compiti: a) proporre studi (omissis) b) esprimere pareri (omissis) c) esprimere parere (omissis) d) esprimere parere (omissis) e) predisporre il regolamento e la convenzione tipo di cui all'art.
5 con particolare riferimento a: 1) l'osservanza dei regolamenti della vita del campo 2) il coordinamento con gli uffici comunali 3) l'educazione sanitaria, e via discorrendo.
Lasciamo ai Comuni almeno questa parte: che si dotino di uno specifico regolamento, perché tra campi e campi, tra Comuni e Comuni, ci sono delle differenze. Non voglio far perder tempo, però non ritengo opportuno predisporre a livello regionale la regolamentazione, ad esempio del campo di Torino e di quello di Biella, tra i quali c'è una differenza sia per l'entità delle presenze che per l'entità del campo.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Leggiamo bene l'articolo; c'è scritto: "predisporre il regolamento e la convenzione tipo".



BORTOLIN Silvana

Sì, ma noi poniamo il problema anche sulla convenzione tipo. Questo problema è stato discusso soprattutto con le organizzazioni di volontariato che gestiscono alcuni campi.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

La Giunta non lo accoglie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Su tale questione, dato che non penso che ci divida nulla, ma che siamo tutti tesi con buona volontà a cercare di costruire una legge utile nei fatti, questo punto può essere letto positivamente in questo senso: non sarà facile per i Comuni fare i campi nomadi e, se la Consulta regionale ha tra i suoi compiti quello di individuare un regolamento e una convenzione tipo, secondo me è un aiuto per i Comuni che ricevono già una traccia di regolamento. Traccia che poi vedremo se saranno in grado di seguire.
Quindi, seppur non effettivamente proprio, il compito a livello regionale di questa Consulta lo ritengo strumentalmente utile nell'aiutare i Comuni a superare una situazione che sarà comunque di difficoltà nell'attrezzare un campo nomadi. In questo senso, riterrei utile centralmente fare il regolamento tipo, che è solo una bozza di regolamento.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione l'emendamento testè discusso, non accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 6 voti favorevoli, 1 e 20 astensioni.
27) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Marengo e Bortolin: All'art. 10 del testo unificato del disegno di legge n. 12 e del progetto di legge n. 116, le parole "nomade", "dei nomadi", "i nomadi" "nomadi", "dai nomadi", "ai nomadi", sono soppresse e rispettivamente sostituite con le parole "zingara", "degli zingari", "gli zingari" "zingara", "dagli zingari", "agli zingari".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 31 voti favorevoli e 1 contrario.
28) Emendamento presentato dai Consiglieri Maggiorotti e Chiezzi: all'art. 10, punto 1), lettera e), inserire dopo il punto 5 sub e): "6, l'assistenza sanitaria di base diagnostica e specialistica ai non aventi diritto all'iscrizione al SSN, tramite specifici interventi sostitutivi gestiti direttamente dalle UU.SS.SS.LL. o in convenzione".
La Giunta non accoglie tale emendamento. Lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 6 voti favorevoli, 1 e 20 astensioni.
Pongo in votazione per alzata di mano l'art. 10 così modificato, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 27 voti favorevoli 26 voti contrari 1.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 29) Emendamento presentato dai Consiglieri Bortolin, Marengo e Foco: all'art. 11, comma primo, dopo la parola "contributi" sopprimere da "fino a un massimo del..." fino a "(Comunità Economica Europea)" e riprendere con "e altre forme di finanziamento".
La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

L'Assessore ha già detto non a parole, ma con i gesti, che lo respinge per cui lo illustro brevemente.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Era per dirle di illustrarlo.



BORTOLIN Silvana

Questo emendamento vuole significare la responsabilità da affidare alla Giunta di vagliare i progetti, evitando che gli interessati debbano gonfiare i progetti stessi per ottenere, attraverso il 50%, la somma maggiore possibile.
Questa è la prassi, Assessore; possiamo anche ripeterla con questa legge, però i Comuni per primi ci spiegano che se un progetto è valido, se può essere finanziato, sarà la Giunta a vagliare l'entità del finanziamento. Perché limitarla al 50%, costringendo il Comune a gonfiare il costo del progetto stesso per ottenere una somma consistente? Non è altro che affidare alla Giunta la responsabilità di una discrezionalità nel valutare l'accoglibilità del progetto e l'entità del finanziamento. Noi confidiamo nella capacità della Giunta: è un atto di fiducia, in questo senso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Devo dire che è anche un atto di educazione, nel senso che è vero che c'è questo rischio, ma la Giunta determinerà il contributo non sulla base di un preventivo gonfiato, ma sulla base di un consuntivo a rendiconto.
Pertanto, credo che non sia immaginabile che gli enti e gli organismi che operano in materia di nomadismo non debbano essere chiamati a partecipare alle spese, soprattutto in una stagione come quella attuale, di fronte a risorse scarse. Mi spiace dover dire che per queste motivazioni la Giunta non accoglie questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Sartoris.



SARTORIS Anna

Intanto voglio chiedere all'Assessore che cosa vuol dire "altre forme di finanziamento". Sono i privati che finanziano? Credo che quando si scrive "enti e associazioni", il discorso sulle altre forme di finanziamento finisca tutto lì, anche nelle più rosee illusioni.
Purtroppo, credo che le perplessità e i timori della collega Bortolin siano molto più fondati di quanto l'Assessore non creda. I Comuni, con quel poco di finanziamento che hanno, saranno "indotti" a muoversi in quella direzione, anche se, dal mio punto di vista, saranno pochi quelli che prenderanno questo spunto: lo faranno se non potranno proprio farne a meno.
Pensare di caricare il 50% sulle Amministrazioni credo che spinga ad andare nella direzione, non del tutto legale, di gonfiare la spesa per poter poi ricavare di più. Ritengo comunque che saranno molto pochi i Comuni che cercheranno di incentivare in questo modo, perché avere un campo nomadi e gestirlo non è così semplice e così facile come oggi pomeriggio abbiamo potuto sentire in questa sala a proposito delle spese accessorie, degli annessi e connessi. E anche se, come al Comune di Biella, si mettono i campi nomadi in una zona periferica, e quindi il disturbo va a finire tutto su un'altra Amministrazione e su un altro Comune, comunque il disturbo rimane e credo sia molto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Rispondo alla Consigliera Sartoris che ha chiesto quali possono essere le altre forme di finanziamento: sono forme del Governo. Si faccia ad esempio caso al fatto che la Protezione Civile un paio di anni fa ha finalizzato 14 miliardi per interventi attraverso la stessa, oppure, sul versante dell'immigrazione, alla legge Martelli. Ecco, queste sono altre forme di finanziamento.



BORTOLIN Silvana

Ritiriamo l'emendamento.



PRESIDENTE

Si proceda dunque alla votazione per alzata di mano dell'art. 11, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 27 voti favorevoli 26 voti contrari 1.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 30) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Marengo e Bortolin: all'art. 12, comma primo, le parole "e della promozione umana e culturale dei nomadi" sono sostituite con le parole "e della valorizzazione dell'identità etnica e della cultura degli zingari".
La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

La Giunta accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 26 voti favorevoli e 1 contrario.
Si proceda dunque alla votazione per alzata di mano dell'art. 12, così emendato, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 27 voti favorevoli 26 voti contrari 1.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 31) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Marengo e Bortolin: all'art. 13, comma primo, le parole "ove necessario" sono soppresse.
32) Emendamento presentato dai Consiglieri Bortolin, Marengo e Foco: all'art. 13, comma quarto, sopprimere le parole "che verrà stabilita in sede di predisposizione del bilancio di previsione per l'anno 1993" e sostituire con le parole "di L. 500 milioni".
La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Ritiriamo questi due emendamenti all'art. 13, con l'impegno di presentare un ordine del giorno riguardante l'entità del finanziamento di questa legge.



PRESIDENTE

Gli emendamenti n. 31) e n. 32) sono pertanto ritirati dai proponenti.
Si proceda, quindi, alla votazione per alzata di mano dell'art. 13, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 27 voti favorevoli 26 voti contrari 1.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 Ha chiesto la parola la Consigliera Sartoris per dichiarazione di voto.
Ne ha facoltà.



SARTORIS Anna

All'art. 13 si parlava di norme finanziarie, mentre all'art. 14 si prevedono le norme di prima applicazione. Capisco la strategia di risolvere il problema con un ordine del giorno; per carità, ciascuno è in grado di scegliere le strategie che preferisce. In realtà il discorso rimane, perch proporre di caricare il bilancio di 500 milioni, era semplicemente un modo per cominciare a dire "diamo qualche cosa"; ma il problema di questa legge è che poi la Consulta, gli annessi e connessi porteranno sicuramente a delle spese da subire. Comunque questa sera, in un modo del tutto frettoloso e disattento, si sta facendo passare una cosa che non è poi così di scarsa importanza, così come scarsa attenzione alcuni colleghi stanno prestando a questo discorso. Io non ho l'abitudine di parlare per molto tempo su qualsiasi argomento, credo però che questi siano argomenti che meritino una certa attenzione, soprattutto nei confronti della società civile che ci sta guardando. Credo che assumere un atteggiamento disattento e annoiato a questo riguardo sia uno sbaglio gravissimo per questa Regione.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 14, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 27 voti favorevoli 26 voti contrari 1.
L'art. 14 è approvato.
La parola alla Consigliera Sartoris per dichiarazione di voto sull'intero testo della legge.



SARTORIS Anna

Come ho detto precedentemente, non ho mai tediato più di tanto quest'aula, anche se credo che in alcuni casi si sarebbe dovuto e potuto fare.
Come dissi in diverse occasioni, i tempi che hanno cadenzato l'approvazione di questa legge sono significativi per quello che si vuole dire e per il messaggio che si vuole dare nei confronti dell'esterno.
Ci sono molti punti deboli, ci sono molte ingiustizie che vengono istituzionalizzate, ci sono delle incombenze nei confronti delle Amministrazioni, ci sono delle persone che con questa legge trovano il modo di giustificare un gettone e una professione: sicuramente, non ci fermeremo qui. E' chiaro che quando saremo in grado di farlo, ci organizzeremo: questa è una delle poche Regioni che hanno intenzione di varare una legge di questo tipo e che soprattutto hanno sentito il bisogno di essere sollecitate ad approvarla.
Non è vero, come diceva l'Assessore Cerchio, che quando era Consigliere dell'opposizione nessuno voleva tale legge: tutti la volevano ma poi non è stata varata. Credo che se nel 1981 ci fosse stata la volontà questa vergogna l'avremmo subìta allora. Già nel 1981 si parlava di finanziarla con 700-800 milioni, mentre si parlava di soli 100 milioni per quanto riguardava il piemontese. Logicamente, siamo tutti uguali a questo mondo; però qualcuno è più uguale degli altri e quindi bisogna occuparsi di queste sacche di emarginazione, bisogna preoccuparsi di andare ad individuare questi poveri emerginati che rubano perché non hanno lavoro.
Sono state dette delle cose nei confronti della gente che paga le tasse che si mantiene onesta e che cerca in tutti i modi di sopravvivere, che credo meriterebbero di essere rese pubbliche. A questo punto, quando alcuni colleghi dicevano che tali individui rubano per necessità, dovremmo dire ai cassaintegrati o ai disoccupati o ai licenziati che possono andare a rubare, in quanto è per necessità. Ciò non ci stupisce, perché in uno Stato dove leggiamo sui giornali che rubare per se stessi è un reato, ma rubare per il partito non lo è, vuol dire che - ripeto - diremo ai disoccupati che se vanno a rubare per necessità, perché sono stati licenziati, va bene.
Questa è una giustificazione. Diremo agli artigiani che pagano la minimum tax di andare, il prossimo anno, nei campi nomadi, così potranno svolgere la loro attività senza rilasciare ricevute fiscali.
Sarei curiosa di sapere, visto che sono iscritti nel registro delle imprese, se pagheranno le tasse; sarei curiosa di vedere gli scontrini fiscali, come vengono emessi, da chi vengono controllati; come vengono controllati i minorenni, quando sappiamo che in questi campi capita di tutto e noi non siamo minimamente in grado né di controllare né di mandare a controllare, né abbiamo persone che si sentono di andare a controllare.
Purtroppo, per nostra sfortuna, il problema è molto più grave e più ampio di quanto si possa pensare.
Non voglio ritornare più di tanto sul discorso delle UU.SS.SS.LL. o sull'assegnazione delle case popolari, ma vedremo tra 90 giorni che legge varerete per l'assegnazione delle case popolari, come riuscirete a dare il punteggio, come riuscirete ad individuare i sistemi per cui alcuni hanno diritto ad una casa popolare ed altri no.
Verranno assegnate in base alle macchine che hanno, o a chi ruba di più, oppure a chi ha più figli da mandare a chiedere l'elemosina (ammesso che siano figli loro e che non siano stati prelevati dai Paesi di nascita e li si sia utilizzati per chiedere l'elemosina).
Assessore Cerchio, queste constatazioni non sono solo della Lega alpina che è razzista ed è contro gli zingari. Cosa vuole: siamo ignoranti, ma queste cose le leggiamo anche sui giornali. Ci sono Assessori di Comuni che si rifiutano di votare queste cose, ci sono Assessori che si rifiutano di essere passivi su queste cose. Come diceva l'Assessore Bergoglio, ci sono dei bambini che vengono fasciati in un certo modo per diventare storpi per far sì che la gente dia loro l'elemosina: questo è quanto è stato visto da una cinquantina di carabinieri durante un'irruzione in un campo nomade.
A questo punto mi chiedo che umanità ci sia dietro questo: possibile che queste cose le vedano soltanto i razzisti? Possibile che queste cose siano solo patrimonio dei razzisti? Credo che siano patrimonio di tutte le persone.
A me succede regolarmente di trovarli alla mattina e mi fanno una gran pena, perché un bambino mezzo nudo, con 10 gradi sotto zero, è una vergogna, anche per chi è civile, e non è mettendo questi bambini nei campi nomadi o andando a controllare come vengono fatte certe cose nei campi nomadi, che si risolve il problema.
Noi non siamo in grado di sapere quello che succede nei campi nomadi non siamo minimamente in grado, non abbiamo le strutture: non siamo in Svizzera.



BERGOGLIO Emilia, Assessore regionale

Lasciamoli continuare così, allora.



SARTORIS Anna

Non ti dico quello, ma, secondo me, la vostra legge farà in modo che tutto quello che le altre Regioni (cioè Lombardia e Liguria) rifiutano finirà in Piemonte. Quindi non avrete soltanto il problema dei nomadi piemontesi, ma avrete anche il problema di quelli delle altre regioni, che troveranno terreno fertile nella nostra Regione. E non avrete assolutamente risolto il problema.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale sull'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 28 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si è astenuto 1 Consigliere.
La legge è approvata.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,15)



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