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Dettaglio seduta n.207 del 02/02/93 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 8) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Cerchio, Croso, Foco Lombardi e Peano.


Argomento: Problemi energetici - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame ordini del giorno n. 471 e n. 535 relativi alle Acciaierie Ferrero e problemi connessi (seguito)


PRESIDENTE

Siamo alla conclusione del dibattito inerente l'elettrodotto della Valle di Susa.
L'ordine del giorno dei Consiglieri Chiezzi e Giuliano viene mantenuto.
Tale documento è già stato illustrato sia dal Consigliere Chiezzi che dal Consigliere Giuliano, pertanto se c'è qualche Consigliere che su questo intende intervenire può chiedere la parola.
Interviene il Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Per parte nostra i liberali si asterranno, o si riservano di non partecipare al voto. La non partecipazione al voto è una questione che dovremo affrontare con gli altri Gruppi. Ci sembra, in questa telenovela che sia il caso di aspettare che finisca una puntata: abbiamo mandato il materiale a Roma, oggi ci siamo trovati qui a discutere soprattutto di quanto veniva rimproverato alla Giunta, e cioè di avere frapposto ancora un passaggio interlocutorio rispetto ad una decisione. Mi pare che questo sia il senso del dibattito. Ci è stato chiarito che la posizione della Regione, almeno per questa puntata, è definita "puntuale" nell'osservazione mandata dal Ministero. Aspettiamo che si chiuda questa vicenda, dopodich si aprirà la fase di natura urbanistica, di verifica delle compatibilità successivamente ci sarà una terza fase, nel caso che tutto abbia un esito positivo di monitoraggio sul territorio rispetto all'intervento. Ci sembrano tutte puntate e tappe da seguire puntualmente.
Introdurre adesso degli argomenti, pure importanti, ma impropri rispetto alla questione che abbiamo di fronte, probabilmente serve a confondere le idee a noi, ma soprattutto a quelli che stanno fuori, che immaginano che a questo punto si è innescata una disamina e una discussione su questi problemi. Noi la discussione l'abbiamo fatta per capire le ragioni per cui la Giunta ha mandato un parere non esaustivo della sua posizione, ma un parere problematico: di questo si tratta. Altrimenti rischiamo che su questa materia si capisca sempre meno. Noi qui siamo nella procedura di VIA; la Regione ha fatto la sua parte, quello che ha fatto pu essere apprezzato o può essere criticato, ma è una fase chiusa. Adesso vedremo cosa dice il Ministero. Finiamo la puntata, poi apriamo quella urbanistica e dopo ancora quella della realizzazione, altrimenti, lo ripeto (ma questo fa parte dell'abito mentale di noi avvocati che scriviamo tutte le cose poi le richiamiamo nelle conclusioni), mi pare inopportuno riproporre all'esterno delle questioni che non sono attuali, a rischio di aprire altre vicende che con questo non c'entrano niente in termini di attualità, non certo di importanza, non mi permetto questo nei confronti dei colleghi.
Chiederei anche ai colleghi di maggioranza di valutare quale tipo di atteggiamento prendere rispetto a questo documento, ripeto, solo in termini procedurali e non certamente di merito.



PRESIDENTE

Il Consigliere Marchini ha fatto un suo intervento che in qualche modo attiene anche un po' alla procedura, per cui domando se eventualmente si vuole soprassedere.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho ascoltato la proposta del collega Marchini. Il mio punto di vista è un po' diverso: ritengo l'ordine del giorno attuale, perché pone la questione sulla quale, mi pare, in questi giorni la Giunta è più impegnata. La questione è quella relativa al rapporto tra la realizzazione dell'elettrodotto e il mantenimento dell'occupazione in Valle di Susa all'interno delle Acciaierie Ferrero. E' attuale perché la Giunta regionale ha incontrato nei giorni scorsi le parti in causa. Prima ha incontrato le organizzazioni sindacali e i proprietari della fabbrica, che preoccupati ponevano il problema del mantenimento della produzione e dei posti di lavoro. Immediatamente dopo, non so se nella stessa giornata o subito dopo, ha incontrato i Sindaci della Valle di Susa i quali hanno chiesto che l'elettrodotto non venga realizzato. Una delle attualità che deve essere gestita e non può essere rimandata è quella di fare chiarezza una volta per tutte sul rapporto, sempre che esista, tra la realizzazione dell'elettrodotto e la sorte delle Acciaierie Ferrero.
Ritengo che su questo punto non si possa andare oltre con gli equivoci.
Ricordo ai colleghi che la richiesta di discutere delle Acciaierie Ferrero è rimasta inevasa all'ordine del giorno della Conferenza dei Capigruppo probabilmente da più di un anno. E' vero o no che se chiariamo per bene questa vicenda ne deriva da un lato un iter più semplice della pratica di valutazione di impatto ambientale, che a questo punto viene svincolata dall'urgenza e dal ricatto occupazionale? La vicenda occupazionale seguirà una strada limpida e chiara, se si chiariscono le condizioni per portare l'energia alle Acciaierie Ferrero.
Trovo veramente nocivo continuare a mischiare queste due questioni.
L'ordine del giorno dice solo questo, dà mandato alla Giunta perché in trenta giorni, servendosi di consulenze presso l'Università e il Politecnico, relazioni su questo nesso specifico tra le Acciaierie Ferrero il mantenimento dell'occupazione e il nuovo elettrodotto. Mi sembra che anche dal dibattito, dalle stesse parole dell'Assessore Vetrino, il problema sia stato posto e l'utilità di risolverlo una volta per tutte sia stata implicitamente riconosciuta, anche dalla replica dell'Assessore Vetrino. Quindi chiederei di metterlo in votazione e di riflettere tutti insieme, compreso il collega Marchini che mi è sembrato non chiuso a un'ipotesi di questo genere.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Anch'io ritengo che si potrebbe votare l'ordine del giorno, perch questa questione ha continuato ad aleggiare come incombente sul Consiglio senza che i termini siano del tutto chiari soprattutto sulle esigenze effettive a tempo breve, perché, come tutti abbiamo rilevato, per almeno cinque e forse anche sei anni l'elettricità non può venire dall'elettrodotto. Quindi, credo sia opportuno avere chiari i termini della questione e ciò non richiede un lavoro particolare.
Parlando della procedura vorrei anche dire che ho presentato insieme al collega Marengo un "piccolissimo" ordine del giorno emerso dalla discussione in aula e da quella fatta nell'intervallo con la collega Vetrino - non con questo che io la voglia in alcun modo implicare - che mi pare affronti la questione di fondo.
Noi oggi abbiamo parlato della Valle di Susa per l'elettrodotto; la settimana scorsa abbiamo parlato della Valle di Susa per l'Alta velocità non molto tempo fa abbiamo parlato dei problemi ambientali connessi alla fase esecutiva dell'autostrada che, come si è rivelato una volta di più non è stata esattamente quello che era previsto, peraltro non benissimo neanche dalla valutazione di impatto ambientale.
Credo allora opportuno impegnare la Giunta ad anticipare uno stralcio del piano territoriale che coordini tali questioni, che legga il territorio in base ai numerosi fabbisogni locali di sviluppo, dentro cui sta la questione delle Acciaierie Ferrero che è una questione di sviluppo locale più o meno contestata, ma comunque di sviluppo locale; di bisogni sovrastrutturali, infrastrutturali di tipo nazionale o regionale e di situazioni ambientali oggettive della valle (una valle ha dei problemi ambientali particolari).
Sarebbe opportuno farlo, era stato avviato un PTO che però riguardava essenzialmente solo la questione dell'autostrada e poi probabilmente è superato. Secondo me sarebbe opportuno affrontare in un quadro generale la questione; credo che potrebbe anche permettere a tutti di discutere con più serenità le specifiche questioni.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Segre.



SEGRE Anna

Visto che il Consigliere Chiezzi ha già espresso il suo parere sull'ordine del giorno da lui presentato insieme al collega Giuliano volevo dire che, come lui, ritengo che questo ordine del giorno sia comunque da votare, perché richiede alcune cose. Fondamentalmente, il primo punto che impegna la Giunta regionale penso serva a fare chiarezza sugli argomenti che vari Consiglieri hanno richiamato nel dibattito di questa mattina in forma dubitativa, cioè nel senso che ci si è chiesti: "il problema dell'elettrodotto è affrontato dalle Acciaierie Ferrero in modo strumentale"? "Il problema dell'elettrodotto è affrontato dall'ENEL in che modo"? Penso che sciogliere tale nodo, posto come primo punto di impegno della Giunta regionale a relazionare entro trenta giorni in Consiglio regionale sullo specifico problema della fornitura alle Acciaierie Ferrero servendosi delle giuste consulenze, sia un punto a cui anche la Giunta regionale possa aderire, perché serve a chiarire questo tema sul quale la chiarezza non c'è da tanti anni.
Il secondo, in realtà, è un punto che la Giunta regionale sta già svolgendo, anzi con le richieste supplementari alla VIA che la Giunta stessa ha richiesto, mi sembra che si sia messa in questa direzione.
Quindi, ritengo che questo ordine del giorno debba essere votato oggi e ovviamente noi daremo un voto positivo. Chiedo alla Giunta di riflettere perché mi sembra un documento che, da una parte, impegna su qualcosa che sta già facendo, ma dall'altra parte richiede un po' di chiarezza.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Per quanto riguarda l'ordine del giorno appena presentato dalla collega Bresso risponderà poi direttamente l'Assessore Nerviani che è, per competenza, interessato a questa materia.
Per quanto riguarda invece l'altro ordine del giorno, che attiene ad una parte della discussione svolta questa mattina, vorrei dire che effettivamente, come i Consiglieri che sono intervenuti hanno rilevato siamo di fronte a due problemi che, evidentemente, per i motivi che tutti conosciamo, hanno avuto una trattazione congiunta. Uno, meno importante apparentemente si è inserito sull'altro problema di ordine generale più grande che riguarda la costruzione dell'elettrodotto.
Sono due problemi per i quali, questa mattina, nella mia replica ho anche individuato addirittura una soluzione interdipendente, e potrebbero avere addirittura due soluzioni interdipendenti. Ho anche detto che, al limite, l'elettrodotto potrebbe essere costruito o meno indipendentemente dalle esigenze delle Acciaierie Ferrero. Le Acciaierie Ferrero possono anche decidere di chiudere gli stabilimenti, ma l'elettrodotto probabilmente verrebbe ugualmente costruito. Ci siamo mossi in questa direzione e in questa direzione si è mossa la Giunta in tutto il suo percorso, anche se è stato molto difficile prendere tale deliberazione mentre erano in piazza i 1.500 dipendenti delle Acciaierie Ferrero; eppure abbiamo preso la deliberazione del 18 gennaio.
In questo senso, Consigliere Chiezzi, l'intreccio perverso che abbiamo cercato di superare - perché ha ragione, questo è stato un intreccio perverso, io mi sono annotato il termine che lei ha usato questa mattina ce lo riproponete in quell'ordine del giorno! A questo punto non lo accettiamo e quindi la Giunta si asterrà su questo documento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Riferendomi all'ordine del giorno proposto dalla collega Bresso ritengo doveroso accoglierlo con una precisazione di fondo. Lo stralcio di piano territoriale, così come il PTO che era in itinere, incontrerà tutti gli ostacoli che già conosciamo, e che conosceranno tutti i possibili PTO che noi inventeremo. Se non modifichiamo la norma, credo che di strumenti di pianificazione territoriale efficaci ed applicabili ne potremo attivare pochi. Per questo vi è stata l'iniziativa, un anno e mezzo fa (e mi dispiace che, senza colpa di alcuno, sia ancora ferma in Commissione) per tentare di snellire le procedure di definizione e anche di approvazione di strumenti di politica territoriale che siano approvabili in tempi brevi e che siano efficaci ed applicabili.
Posso anche dire che stiamo facendo numerosi sforzi per arrivare alla fine dell'anno ad avere qualche cosa di concreto e di utilizzabile immediatamente. Ritengo tuttavia che la Valle di Susa meriti il completamento degli impegni assunti precedentemente ed interrotti per diverse ragioni. Per questo merito ritengo che si debba dare risposta positiva alla sollecitazione - un po' scontata, collega Bresso, perché si stava lavorando in questo senso - proposta dalla collega Bresso.
Debbo dire, con molta franchezza, che o il Piano territoriale, il suo stralcio, tiene conto in sè di scelte che dovremmo avere già fatto in ordine all'elettrodotto, all'alta velocità, all'autostrada e allora diventa uno stralcio utilizzabile, applicabile, efficace, oppure, onestamente, per non fare come gli struzzi, dobbiamo tenere conto che questo stralcio di Piano territoriale ha una serie di valenze importanti, ma che potranno successivamente essere violentate da scelte che non sono locali, ma che sono di natura strategica, quindi che travalicano l'ambito specifico per il quale lo stralcio di piano viene pensato.



BRESSO Mercedes

Bisogna tenerne conto.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Sì, d'accordo, però per tenerne conto bisogna avere già definito tutti gli elementi fino in fondo - e non ritengo che nei tempi brevi queste definizioni ci possano essere. Bisogna tenerne conto, oppure - dico queste cose per onestà bisogna immaginare la possibilità di una violenza "strategica" determinata da necessità ed interventi che passano sopra la nostra testa.
Con queste precisazioni ritengo che sia non soltanto opportuno, ma giusto accogliere la proposta che ci proviene attraverso questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano per dichiarazione di voto.



GIULIANO Valter

Signor Presidente, sarò brevissimo, solo per dichiarare la non partecipazione al voto sull'ordine del giorno dei colleghi Bresso e Marengo e due parole per giustificare questa non partecipazione.
In realtà noi riteniamo, e l'abbiamo già ribadito questa mattina, che la Valle di Susa abbia bisogno di un Piano territoriale e non di uno stralcio. Il difetto di questa Valle è di avere in questi anni già dovuto sopportare una serie a goccia di varie infrastrutture sul suo territorio al di là e al di fuori di una visione globale che permetta di chiarire le sinergie in negativo che queste infrastrutture hanno o possono avere sulla valle. A questo proposito, ricondurre di nuovo il problema ad una visione da vedere caso per caso e quindi magari questa volta lo stralcio del Piano territoriale per l'elettrodotto, la prossima volta lo stralcio del Piano territoriale per qualcos'altro, non crediamo sia utile.
Noi riteniamo che la valle abbia bisogno di un Piano territoriale complessivo, magari avrebbe bisogno di quel Piano paesistico che ci risulta giaccia nei cassetti della Comunità montana o di qualche altro Ente da parecchio tempo.
Per questo non parteciperemo al voto su questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il Gruppo liberale si asterrà sull'ordine del giorno della collega Bresso, devo dire anche con una qualche animosità non nei confronti della proponente, ma dei colleghi di maggioranza che ritengono di poterlo approvare. Mi sembra che non si possa rispondere a situazioni di oggi con strumenti di ieri. Nella Valle di Susa di piani, di studi, di fotocopie ce ne sono bauli! La Valle di Susa ha bisogno di una classe imprenditoriale una classe dirigente, idee e risorse. Un piano che immagina di mettere insieme esigenze territoriali socio-economiche: cosa vuol dire esigenze socio-economiche della Valle di Susa? Significa sapere se ci sono degli imprenditori interessati a investire e a rischiare. E noi con cosa lo dimostriamo? Dove li troviamo? Facendo di nuovo dei ludi cartacei? La Valle di Susa è un piccolo pezzo del nostro mondo - per favore - lo si percorre in venticinque minuti di autostrada; l'Alta Valle di Susa si considera estranea a queste problematiche, vuole un altro tipo di approccio.
Alla fine della passata legislatura abbiamo immaginato un Piano territoriale operativo dimenticandoci che alla base del Piano territoriale operativo c'è un'idea. Allora, un'idea per la Valle di Susa non è ancora maturata e purtroppo le idee per la Valle di Susa in una economia liberale o liberista non nascono dalle istituzioni! Nascono dalla società civile! E fin quando in Valle di Susa non crescerà una società civile in grado di investire e rischiare sul proprio territorio, i problemi della Valle di Susa rimarranno quelli che sono. Si tratta di capire se quando un operatore a ragione o torto, come nella specie Ferrero, dice delle cose, noi invece di immaginare che questo è un problema suo, lo facciamo diventare apparentemente un problema nostro. Quindi, con l'ordine del giorno che viene messo ai voti prima, si ritorna a discutere l'energia Ferrero.
Smettiamola con queste cose! L'ho detto prima nel mio intervento: bisogna che la Regione nel suo complesso si riappropri un po' della voglia di essere un ente in grado di conoscere e gestire i problemi sul territorio, ma sapendo che non si può, di fronte ad un allarme, come è nato in valle, di 1.500 posti di lavoro che rischiano di venire meno per una supposta inadempienza regionale, un ritardo della Regione (questa è la questione che abbiamo sul tavolo) rispondere a questa gente che adesso noi facciamo un piano socio-economico territoriale per valutare che quell'eventuale elettrodotto lo si farà all'interno di certe compatibilità ambientali! Sono carte! Io sono d'accordo con il collega una volta tanto.
Noi dobbiamo avere a disposizione delle chiavi di lettura e quando il problema si pone, le chiavi di lettura ci consentono di atteggiarci rispetto al problema, ma non si può nel momento cruciale di un problema dire alla gente: "No, non c'è l'energia, rischiate di perdere i posti di lavoro, noi facciamo un piano". Ha detto bene il collega: la Comunità montana di piani ne ha uno, dice di averne uno, se dice che ne ha uno probabilmente ne ha quattro, perché di professionisti che hanno passato il nostro territorio in modo rapace - non mi riferisco solo alla Valle di Susa disseminando i nostri uffici di ludi cartacei qualche volta fotocopiati senza neanche cambiare il nome del Comune a cui facevano riferimento siamo stufi! Chiedo scusa alla collega Bresso perché so che lei guarda queste questioni con ben altra attenzione. Ma evitiamo il ridicolo come classe dirigente e politica di affrontare problemi impropri nel momento in cui la gente ci chiede di dire se la Giunta si è comportata bene o male in questa situazione perché di fatto la tensione che c'è in valle non è sull'elettrodotto in questo momento, ma dipende dal sapere se la Giunta si è comportata bene o male rispetto al problema dei 1.500 che rischiano il posto di lavoro e a questi non si può dire che noi non ci pronunciamo sul lavoro della Giunta, ma in compenso facciamo un Piano territoriale. La maggioranza non ha depositato un documento dove applaude la Giunta, perch ci sembra che la questione sia comunque - pur apprezzando il comportamento della Giunta estremamente problematica.
Vi pregherei, amici torinesi, di smetterla di continuare a considerare la mia valle, la nostra valle, come una specie di laboratorio per le vostre turbe culturali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Colleghe e colleghi, ad un governo regionale che sul tema dell'attuazione delle leggi vigenti nazionali e regionali, sul tema della pianificazione territoriale si comporta come l'attuale governo e come il precedente, penso che non debba essere lanciata alcuna scialuppa di salvataggio. Il territorio piemontese è mal governato e ogniqualvolta si presentano dei problemi è difficile dar loro risposte perché manca un progetto di idee - e mi riferisco al Consigliere Marchini - tradotto poi in proposte, in supporti anche cartacei. Questo succede perché gli ultimi governi che si sono succeduti, dopo aver speso centinaia di milioni in incarichi professionali, e quindi in documenti territoriali, hanno preso questi documenti, li hanno chiusi in un cassetto dicendo che non andavano bene per mille motivi.
C'è quindi una inadempienza esplicita ed omissiva con risvolti non so se solo politici o come speravo anche penali, così ci sarebbe uno stimolo in più al ruolo dei governi per attuare le proprie leggi, che sono gravi e che non consentono nessuna scappatoiai! Questo perché il Piano territoriale, che è la cornice sulla quale inserire le politiche specifiche, è uno solo; l'idea di sviluppo e di assetto del Piemonte, a livello territoriale, provinciale, è una sola.
Quando si ha questa idea, e si è definito un Piano territoriale, si pu approfondire cosa fare in Valle di Susa, si può andare per stralci più dettagliati. Invertire la procedura e permettere ad una Giunta inadempiente, che tiene i piani territoriali paesistici nel cassetto, di fare uno stralcio per la Valle di Susa, mi sembra un'operazione che, fatte le debite proporzioni di scala, corrisponde all'operazione di fare le anticipazioni di un Piano regolatore senza richiedere che venga fatto il Piano regolatore.
Capisco la buona intenzione dei compagni Bresso e Marengo, ma è un'iniziativa che offre una via d'uscita paragonata ad una scialuppa di carta perché sappiamo benissimo che la Giunta, così come non ha fatto il Piano territoriale, non farà nessuna scimmiottatura di Piano e che quindi porterà a casa oggi semplicemente la buona intenzione, incasserà una piccola cosa e poi tutto continuerà come prima. Altrimenti non si capisce il motivo per cui continua a tenere i Piani territoriali con valenza paesistica nel proprio cassetto! Rimane il fatto che queste richieste un po' improvvisate non servono ad incalzare la Giunta relativamente alla predisposizione del Piano territoriale, che invece la Giunta potrebbe velocemente tirare fuori dai propri cassetti e portare in discussione nelle sedi competenti. Per questo motivo non partecipo alla votazione del secondo ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Voterò l'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Bresso e Marengo perché non lo considero affatto ridicolo nè inconsistente dal punto di vista tecnico, scientifico e procedurale.
La delibera nella quale la Giunta ha espresso il parere sull'elettrodotto della Valle di Susa, recita: "...Inoltre a livello programmatico il progetto non è stato interrelato con le linee programmatiche e la pianificazione territoriale di altri settori" e subito dopo si dice: "...Si sottolinea che l'elettrodotto in progetto attraverserebbe importanti infrastrutture presenti: statali nn. 24, 25 e 589, l'autostrada del Frejus, la ferrovia Torino-Modane e l'elettrodotto attuale Moncenisio-Venaus-Piossasco e si segnala la presenza nella valle del costruendo impianto idroelettrico dell'Azienda Elettrica Municipale e che è prevista la realizzazione del collegamento ferroviario ad alta velocità Torino-Lione".
Dalla lettura di questi due periodi, e soprattutto dalla dichiarazione che viene fatta che "il progetto non è stato interrelato con le linee programmatiche e la pianificazione territoriale" traggo che vi è un'esigenza urgente, non dilazionabile, cioè che tanti interventi infrastrutturali nella Valle di Susa, per la loro stessa funzionalità devono essere visti in un quadro unitario di sistemazione in quella valle e per i problemi ambientali che determinano, denunciati da tutti, dalla stessa Giunta. Occorre quindi una visione unitaria e con interventi, per quanto ancora possibili, di coordinamento di queste questioni.
Ridicolo è il Consigliere Marchini quando parla della pianificazione territoriale in questi termini, facendo del leghismo di valle addirittura se volete un po' ingenuo - o lo fa - è il Consigliere Chiezzi a pensare che si possa realizzare in tempi che non siano quinquennali o decennali un Piano territoriale della Regione sulla base del quale poi operare.
C'è una ragione vera dentro l'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Bresso e Marengo. Noi sappiamo che questo intervento dell'elettrodotto andrà avanti; se la Giunta ha sollecitato l'approvazione a Roma credo lo abbia fatto pensando di avere qualche influenza, per cui questo progetto andrà avanti. Quindi non si tratta, come dice il Consigliere Marchini, che noi con questo ordine del giorno vogliamo bloccare l'elettrodotto: è che abbiamo denunciato in quale situazione si realizzerà e quali rischi si correranno con queste improvvisazioni. Visto che la Giunta si muove nella direzione di procedere senza alcun coordinamento e nessuna pianificazione (lo dice lei stessa nella sua delibera che va avanti così), chiediamo che contemporaneamente venga redatto il Piano territoriale di valle. Anche se lo chiamiamo stralcio rispetto al Piano regionale complessivo, in realtà è un Piano territoriale di valle. Ma non avevamo lavorato e pensato per tanto tempo che si dovessero redigere Piani di area vasta, come articolazione sul territorio del Piemonte? La legge n. 142/90 non attribuisce forse alle Province la predisposizione dei Piani territoriali? Quindi, non si hanno Piani territoriali regionali tout court, ma Piani provinciali; la dimensione di valle, stante la gestione dei problemi in atto, è una dimensione sufficiente per muoversi tecnicamente in modo oculato e corretto per un Piano territoriale.
Il ridicolo, l'ingenuità sta altrove. Sollecitiamo, peraltro non improvvisando (si dice che sia un ordine del giorno improvvisato).
Purtroppo abbiamo già presentato altri documenti che chiedevano il Piano territoriale della Valle di Susa e abbiamo discusso, non molti mesi fa sulla Valle di Susa, sulla base di una nostra mozione con la quale chiedevamo i motivi per cui non era stato redatto il Piano territoriale operativo della Valle di Susa: abbiamo discusso un'intera giornata! Ribadiamo l'esigenza che la Giunta inizi ad utilizzare l'intelligenza che pur nei cervelli degli Assessori c'è collettivamente, con l'uso degli strumenti di cui dispone, mettendola alla base della gestione politica di competenza della Giunta.
Ribadiamo l'esigenza che il Piano territoriale della Valle di Susa stralcio del Piano territoriale regionale, venga predisposto ed approvato al più presto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Pochi secondi, anche perché ogni volta che affrontiamo un qualsiasi discorso si va sempre a finire in battaglia su degli ordini del giorno.
Volevo solo far presente al collega che mi ha preceduto che presentare un ordine del giorno su un foglietto, scritto a mano, corretto, cancellato e rappezzato non può dare l'impressione di essere stato estremamente centellinato, chiosato e pensato.
Anche per questi motivi ci asterremo sull'ordine del giorno.
Torno al discordo principale, ordine del giorno n. 471 a firma Chiezzi e Giuliano, ribadendo quanto dicevo stamattina, ovvero che a mio parere sostiene questioni su cui tutti possiamo concordare, impegna la Giunta su questioni limitate, ma serie e cioè di relazionare seriamente, in pochi giorni, sul discorso delle Acciaierie Ferrero per capire se è una "bufala" strumentale permettetemi di dire - di determinati movimenti o se invece c'è una realtà più seria, e in che termini, nel rapporto elettrodotto occupazione e poi trattare l'intero problema nel rispetto dell'impatto ambientale: mi sembra cosa talmente ovvia che si poteva anche non puntualizzare.
E' per questi motivi, sui quali credo che tutti i colleghi possano essere d'accordo, che invito il Consiglio ad aderire all'ordine del giorno n. 471.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Anch'io sarò rapidissimo. Ho sottoscritto l'ordine del giorno presentato dalla collega Bresso in quanto ritengo non vero che si tratti di ordine del giorno buttato giù, con molte correzioni, e quindi non centellinato. L'ordine del giorno risale alla mozione che avevano presentato congiuntamente già nel 1990, e che richiedeva le stesse cose di oggi: semplicemente, vuole evidenziare la necessità di avere uno strumento per governare i fenomeni.
Sono ormai tre anni che richiediamo a gran voce uno strumento per governare il fenomeno. Se questa Giunta vuole impegnarsi, credo anch'io sia in grado di esprimere questo documento: da parte mia e del mio Gruppo, e penso di esprimere l'intenzione di molti colleghi anche di minoranza saremo più che disposti a collaborare alla redazione di questo documento documento che riteniamo ormai impellente e sicuramente non un impedimento tutt'altro.
Preannuncio il voto favorevole, oltreché la mia adesione personale all'ordine del giorno della collega Bresso.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 471 presentato dai Consiglieri Chiezzi e Giuliano, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto che in Valle di Susa il problema della realizzazione di un nuovo elettrodotto continua ad essere collegato con la possibilità di prosecuzione dell'attività delle Acciaierie Ferrero rilevato che le informazioni relative all'assoluta necessità di realizzare l'elettrodotto come condizione per il proseguimento dell'attività delle acciaierie sono insufficienti, non dettagliatamente documentate ed illustrate alla Regione Piemonte osservato che in questa situazione non viene sciolto il dubbio di possibile strumentalità del vincolo Elettrodotto-Acciaierie ritenuto opportuno effettuare approfondimenti obiettivi e tecnicamente confrontabili nelle forniture di energia elettrica delle Acciaierie Ferrero, sulla base di perizie tecniche non promosse da un unico soggetto ma tra loro confrontabili criticamente ritenuto possibile e necessario agire nella duplice direzione di difendere i posti di lavoro e di salvaguardare l'ambiente della Valle di Susa al fine di rimuovere ogni interessato strumentalismo, di fare finalmente chiarezza sul problema della fornitura di energia alle Acciaierie Ferrero sulle tecniche per risolverlo, sulla salvaguardia dei posti di lavoro sulla salvaguardia dell'ambiente ritenuto inammissibile che, a distanza di mesi dalla richiesta delle Acciaierie Ferrero, delle Organizzazioni sindacali, delle Associazioni ambientaliste, di fare chiarezza, non sia ancora venuta una risposta da parte della Giunta regionale ritenuto necessario definire con urgenza congiunturale il problema impegna la Giunta regionale - a relazionare, entro 30 giorni, in Consiglio regionale sullo specifico problema della fornitura di energia elettrica alla Acciaierie Ferrero, servendosi di consulenze tecniche qualificate, utilizzando competenze dell'Università e del Politecnico a trattare il problema del nuovo elettrodotto nell'ambito generale in cui tale opera deve essere prioritariamente verificata rispetto all'impatto ambientale per la Valle di Susa".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 11 voti favorevoli e 33 astensioni.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 535 presentato dai Consiglieri Bresso, Marengo e Vaglio, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte a seguito del dibattito sull'Elettrodotto in Valle di Susa impegna la Giunta regionale a predisporre uno stralcio del Piano Territoriale che affronti l'insieme delle problematiche ambientali territoriali e socio-economiche della valle in modo coordinato e finalizzato ad assicurare la compatibilità fra tutela dell'ambiente sviluppo economico della valle ed esigenze infrastrutturali più generali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 35 voti favorevoli e 6 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri).


Argomento: Innovazione tecnologica

Esame proposta di deliberazione n. 510: "L.R. n. 56/86 'Modificazione del Piano degli interventi'"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 15) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 510.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 30 voti favorevoli e 9 astensioni.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame ordini del giorno n. 512, n. 515 e n. 525 e comunicazioni della Giunta regionale in merito al Piano Regolatore Generale Comunale di Torino Presentazione questione preliminare


PRESIDENTE

Passiamo ora alla comunicazione dell'Assessore Carletto sul PRGC di Torino in merito al quale sono stati presentati gli ordini del giorno, di cui al punto 28) all'o.d.g.
Prima che l'Assessore prenda la parola, informo il Consiglio che è stato presentato in data odierna un documento dal Gruppo MSI-DN in merito al Piano Regolatore Comunale di Torino.
Tale comunicazione assorbe inoltre le seguenti interrogazioni ed interpellanze: n. 753 del Consigliere Tapparo n. 1058 dei Consiglieri Bresso e Rivalta n. 1069 del Consigliere Chiezzi n. 1101 dei Consiglieri Vaglio, Rabellino e Bodrero n. 1129 dei Consiglieri Bresso, Rivalta e Monticelli n. 1149 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti n. 1670 del Consigliere Cucco n. 1686 del Consigliere Ferrara.
Come convenuto, ha facoltà di intervenire l'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore regionale

Riferisco al Consiglio regionale, secondo gli accordi intervenuti sulle questioni che attengono al Piano regolatore di Torino e al suo iter di approvazione. Con ciò rispondo ovviamente a tutte le interrogazioni ed interpellanze che la Presidente ha richiamato.
La prima questione sulla quale io debbo riferire al Consiglio regionale, che è una questione abbastanza dirimente rispetto ai problemi posti, è quella relativa al potere del Commissario di adottare il Piano regolatore definitivo a seguito dell'esame delle osservazioni presentate dai privati sul progetto preliminare.
Il decreto di nomina del Commissario, a firma del Presidente della Repubblica, recita all'art. 2 (l'art. 1 riguarda lo scioglimento del Consiglio comunale di Torino): "Il dottor Riccardo Malpica è nominato Commissario straordinario per la provvisoria gestione del Comune suddetto fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge.
Al predetto Commissario sono conferiti i poteri spettanti al Consiglio comunale, alla Giunta municipale e al Sindaco".
I poteri del Commissario sono attualmente disciplinati dalla legge n.
142/90 e pertanto sono diversi rispetto all'ordinamento precedente di cui all'art. 324 del Testo Unico del 1915, che prevedeva che il Commissario esercitasse le attribuzioni del Sindaco o della Giunta e poteva assumere anche i poteri del Consiglio se espressamente conferiti oppure nel caso di un secondo scioglimento nel corso di un biennio. I poteri del Commissario attuale sono ampi e totali in quanto il nuovo ordinamento (legge n. 142/90) ha ampliato questi poteri (le sue attribuzioni sono determinate con il decreto di nomina che ho appena letto) e pertanto nessun limite esiste più all'estensione dei poteri del Commissario governativo alle attribuzioni del Consiglio comunale nè tanto meno si richiede una successiva ratifica da parte del Consiglio neo-eletto delle delibere commissariali che fossero adottate nell'esercizio dei poteri del Consiglio.
Si ritiene pertanto, alla luce del decreto e di quanto prevede la legge n. 142/90, che l'adozione del Piano regolatore generale rientri inequivocabilmente tra le competenze del Commissario.
La seconda questione attiene invece all'opportunità. Su tale questione farò alcune riflessioni, lasciando naturalmente poi le conclusioni al Consiglio regionale.
L'opportunità che il Commissario usi tali poteri, a mio giudizio e a giudizio della Giunta, è una valutazione discrezionale del Commissario stesso ed anticipo quindi la posizione della Giunta regionale: alla Giunta non appare corretto un intervento della Regione per influenzare il Commissario nell'uno o nell'altro dei due sensi, cioè nel senso di chiedergli di approvare il Piano oppure di chiedergli di bloccarlo e quindi di non procedere alla sua approvazione.
Questa posizione della Giunta regionale è in linea e in continuità con la posizione che abbiamo tenuto in questi anni sul Piano regolatore di Torino, ma che è anche in linea e in coerenza con la legge regionale. La Regione ha competenze istituzionali proprie in merito ai Piani regolatori che eserciterà quando e se sarà chiamata ad esaminare il Piano in questione. I colleghi Consiglieri ricorderanno che in più occasioni siamo stati sollecitati a discutere del Piano regolatore di Torino e la Giunta ha sempre tenuto questa posizione. La legge regionale è molto precisa e definisce molto puntualmente i compiti del livello comunale e i compiti del livello regionale. I Comuni hanno la funzione, il compito e quindi il potere di approvare gli strumenti urbanistici; la Regione ha il compito di esaminare gli strumenti urbanistici approvati dai Comuni e di eventualmente restituirli approvati, respinti o approvati con dei "conché", oppure restituiti con osservazioni alle quali i Comuni possono adeguarsi attraverso un pronunciamento del Consiglio comunale. Le decisioni che i Consigli comunali adotteranno torneranno in Regione e la Regione definitivamente approverà gli strumenti urbanistici alle condizioni che riterrà di sancire. Quindi alla Giunta regionale pare assolutamente inopportuno sovrapporre le competenze che la legge assegna in modo molto preciso e dettagliato ai due livelli istituzionali interessati, Comune e Regione. La Giunta regionale ritiene pertanto di dover intervenire con gli atti che le competono nel momento in cui entrerà in possesso formalmente dello strumento urbanistico della città di Torino.
C'è poi un'altra questione che viene posta, relativa alla sottrazione del potere di partecipazione della cittadinanza attraverso gli eletti alla fase di passaggio dal preliminare al definitivo: qualcuno eccepisce il fatto che non essendo il Consiglio comunale ad approvare il definitivo e quindi a sancire con un voto il passaggio dal preliminare al definitivo, ci sarebbe una sottrazione di partecipazione della comunità torinese ad un atto importante.
Da questo punto di vista credo di dover dire che a tutti gli effetti il Commissario sostituisce il Consiglio comunale. Se le forze politiche di Torino non hanno saputo svolgere, in Consiglio comunale, il proprio ruolo e la propria funzione istituzionale e sono arrivate a una scadenza che ha determinato il commissariamento della città, credo che di questo fatto non debbano ulteriormente soffrirne - già purtroppo ne soffrono nè la città, nè i cittadini. Il Commissario oggi, a tutti gli effetti, sostituisce il Consiglio comunale per un'incapacità del Consiglio comunale, dei Consiglieri e delle forze politiche che hanno espresso i Consiglieri comunali, ad attuare le condizioni per continuare a svolgere il loro ruolo.
Quindi credo che questa considerazione debba essere tenuta presente anche se la questione della partecipazione sui Piani regolatori, e quindi sul Piano regolatore di Torino, è un fatto molto complesso, molto articolato, che si determina in tutta una serie di momenti, visto che l'iter di approvazione degli strumenti urbanistici è molto complesso e lungo, così come prevede la L.R. n. 56/86. Non possiamo non ricordare che la delibera programmatica è stata oggetto di ampio dibattito nella città non possiamo non ricordare che il preliminare di Piano regolatore è stato ampiamente discusso e dibattuto non solo in Consiglio comunale, ma nonostante la L.R. n. 56/86 non preveda questo, è stato discusso nei quartieri perché il regolamento della Città di Torino prevede che il preliminare sia discusso nei quartieri, quindi con un atto di partecipazione che va al di là di quanto prevede la legge regionale; il preliminare è stato dunque discusso in più occasioni nei quartieri della città. Non possiamo non ricordare che, dopo questo dibattito nei quartieri e l'adozione del preliminare, c'è stata una serie di occasioni di dibattiti in Commissioni consiliari, nella società torinese attraverso convegni e quant'altro, ci sono state molte iniziative di esame e di discussione sulle osservazioni da parte delle Commissioni consiliari competenti, la qual cosa mi consente di dire che finora c'è stato un forte concorso delle forze della città, condividendo o criticando. Non entro nel merito delle scelte e delle valutazioni che la società torinese ha fatto, ma dico che una partecipazione forte dobbiamo registrarla, giustamente, su questo Piano regolatore. Così come la partecipazione ci sarà in futuro, perché l'iter di approvazione degli strumenti urbanistici - lo riassumo brevemente per i colleghi - prevede che questo Piano, come quando tutti i Piani regolatori arrivano in Regione nella stesura definitiva, sarà esaminato dalla Giunta regionale attraverso le sue strutture. C'è da ritenere che, così come accade per tutti i Piani regolatori, anche per il Piano regolatore della Città di Torino ci saranno osservazioni da parte della Regione. Qui non so prevedere, in termini di qualità e in termini di quantità, quante saranno come saranno e che aspetti tratteranno, ma sicuramente ci saranno osservazioni. E, se tanto mi dà tanto, per questi due anni di esperienza che ho fatto in questo Assessorato, devo dire che saranno probabilmente osservazioni anche corpose e significative, per cui questo Piano regolatore tornerà alla Città di Torino, dovrà ritornare in Consiglio comunale perch le osservazioni regionali dovranno essere discusse dal Consiglio comunale.
Non è escluso che queste osservazioni possano comportare anche la ripubblicazione del Piano - questo non lo so prevedere ovviamente in questo momento ma il Consiglio comunale tornerà a discutere di Piano regolatore e dovrà rispondere alle osservazioni regionali per poi ritornare successivamente ancora in Regione e alla fine la Regione dovrà approvarlo definitivamente, accogliendo o meno le controdeduzioni che il Comune riterrà di fare alle osservazioni regionali.
Quindi, l'iter è molto lungo, è molto complesso, è partito molto tempo fa e si concluderà certamente non in tempi brevi: questo per dire che questo atto di esame delle osservazioni al Piano, previsto per consentire il passaggio dal progetto preliminare a quello definitivo, è soltanto uno dei tanti passaggi che un Piano regolatore comunale ha nella nostra Regione per effetto della legge. Quindi credo che l'esame regionale e il successivo passaggio comunale per il riesame e l'approvazione definitiva se ci saranno le condizioni, da parte della Regione, rappresentino un'ulteriore garanzia istituzionale di quella che viene detta la partecipazione.
Però credo che, per esaminare la situazione nella quale si trova Torino dal punto di vista urbanistico, sia necessario fare alcune brevissime riflessioni proprio perché il Consiglio abbia tutti gli elementi. Che cosa vuol dire se il Piano regolatore nella stesura definitiva non arriva in Regione nei prossimi mesi? Vuol dire sicuramente che la Città rinvia di parecchio l'approvazione del Piano definitivo. Immagino che i tempi delle elezioni, la formazione del nuovo Consiglio comunale, della nuova maggioranza e l'insediamento del nuovo governo della città, l'assunzione di responsabilità e dei problemi da parte della Giunta e del Consiglio comunale, sicuramente consentiranno di parlare di Piano regolatore fra otto nove-dieci mesi, non prima. Non so se questo è nell'interesse della città.
Certo è che una valutazione che abbiamo sempre fatto in Consiglio regionale, credo all'unanimità, è quella che la città di Torino ha bisogno di dotarsi del nuovo Piano regolatore al più presto, per creare le condizioni di riordino e insieme le opportunità di sviluppo che la città può offrire.
Vedo anche un altro rischio, che la città e i cittadini di Torino corrono, che è quello di ripetere esperienze già viste nella nostra città cioè che un nuovo Consiglio comunale e una nuova Giunta magari decidano di buttare nel cestino il Piano regolatore per come si è delineato finora. E' già successo in questa città con il Piano Radicioni, all'inizio degli anni '80 che, come è noto al Consiglio regionale, non ha mai visto l'adozione nel testo definitivo.
Non va poi dimenticato che la stessa Regione, con l'ultima modifica della legge urbanistica, la L.R. n. 70/91, ha imposto un termine preciso per cui i Comuni inadempienti rispetto alla legge urbanistica, cioè quelli che non si sono dotati di Piano regolatore adeguato alla L.R. n. 56/86 (sono in Piemonte una cinquantina, tra i quali Torino), fra un anno e cioè dall'inizio del 1994 devono limitare pesantemente gli interventi edilizi solo all'esistente, compromettendo definitivamente la definizione di indirizzi di sviluppo del settore economico della città. Quindi dobbiamo sapere che se a fine 1993 la Regione non riceve il Piano definitivo dalla Città, scatta questo comma di salvaguardia previsto dalla L.R. n. 70/91 che sostanzialmente limita fortemente l'attività edilizia nella città di Torino.
Queste sono alcune riflessioni che il Consiglio deve avere presenti per fare una valutazione dei pro e dei contro, rispetto al fatto che la Città nella sua autonomia, proceda nell'esame del Piano regolatore.
Per quanto riguarda - ed è l'aspetto concreto e specifico sul quale si discute - gli specifici problemi sollevati dal dibattito che c'è nella città, e dalle numerose interrogazioni, a seguito dei confronti e dai colloqui che ho avuto con l'arch. Cagnardi e con i tecnici del Piano proprio per rispondere alle suddette interrogazioni, mi sembra di dover dire che delle 1.500 osservazioni arrivate alla Città la stragrande maggioranza non possano neanche, per certi versi, essere prese in considerazione, perché non sono delle osservazioni di carattere generale di interesse generale, ma sono delle osservazioni di carattere personale soggettivo: il cittadino che dice: "Perché nella mia area non posso costruire?", oppure: "Perché nel mio lotto di terreno posso fare solo due piani e non posso farne quattro?". Mi sembra evidente che tutte queste osservazioni non possano essere oggetto di valutazione di tipo politico istituzionale; invece ci sono delle questioni che, pur con veste formale di "osservazioni al Piano", attengono ad aspetti più generali che preoccupano come ho rilevato dalle interrogazioni - e sui quali vorrei brevemente soffermarmi, anche se - ripeto - non posso entrare nel dettaglio, perché il Piano regolatore non è ancora a mani della Regione nella sua stesura definitiva e non è quindi conosciuto nei suoi contenuti.
Quindi, rendo qualche breve informazione su queste questioni, per quello che ho colto dialogando con i tecnici del Piano regolatore.
La prima questione sono le aree con destinazione a spazi pubblici. E' una questione criticata da molti cittadini, i quali ritengono che il Piano regolatore consenta un ridotto uso delle loro aree a fini privati a fronte di un'elevata quantità da dismettere a spazi pubblici, cosa che, secondo i proprietari, rende antieconomica la trasformazione.
Da questo punto di vista, mi sembra di aver capito dai tecnici estensori del Piano che il Comune non potrà che confermare le scelte operate con il preliminare, non essendo rinunciabile, nel tessuto di Torino, il recupero di ampi spazi pubblici, come richiesto peraltro dalla legge regionale.
La seconda questione rilevante è quella cosiddetta della collina. Le scelte sulla collina sono state operate a seguito di approfondite e dettagliate indagini geologiche e geomorfologiche dei suoli e, in conseguenza, nessuna area priva di requisiti di stabilità potrà essere utilizzata a scopo edificatorio, e, anche per le aree già urbanizzate, sono previste norme per la messa in sicurezza di eventuali suoli a rischio.
Sulle aree edificate è stato mantenuto l'indice medio esistente. Nelle aree non edificate - e questa è la novità - si prevede la costituzione del Parco Pubblico della Collina e per la restante parte la tutela del verde esistente.
Le norme previste nel Piano regolatore di Torino, per quanto riguarda la collina, come mi hanno spiegato i tecnici, mirano a recuperare circa sei milioni di metri quadri di parco. Il meccanismo per recuperare tali aree può avvenire o tramite esproprio, o con cessione volontaria dei proprietari. In quest'ultimo caso il trasferimento della cubatura deve avvenire, all'interno di uno strumento urbanistico attuativo, su poche aree di atterraggio, quasi tutte di proprietà pubblica. In particolare, a seguito dell'istituzione del Parco Regionale di Superga, si riduce l'originaria previsione del preliminare di 500 alloggi a non più di 400 che verrebbero atterrati su poche aree individuate, rilasciando quindi tutta la zona della collina come zona a parco o zona a verde.
La maggior parte delle osservazioni presentate risulterebbe contro l'uso a parco della collina. Per la collina infatti si è verificata questa situazione, per cui c'è anche chi contesta il fatto che in collina sia previsto un parco e lo motiva dicendo che in queste aree il potere pubblico non è in grado di gestire e mantenere correttamente tale patrimonio, e ritiene che la cosa sia possibile se rimane ai privati.
La volumetria edificabile, se rapportata alla vasta superficie dell'area collinare, risulta oltremodo modesta. Quindi, una osservazione che ci pare di poter fare è che il sospetto di "cementificazione" della collina, più o meno in atto, alimentato da costruzioni in corso - perch molti dicono: "In collina ci sono le gru, si sta costruendo, questo Piano regolatore consente di costruire in collina" - non è giustificato, perché è imputabile a concessioni rilasciate in attuazione del PPA e del Piano regolatore vigente, e non secondo le previsioni del nuovo Piano. Quindi, le costruzioni che si stanno realizzando in collina, dicono i funzionari del Comune, derivano dal Piano vigente e non dal nuovo Piano. Questo è bene che si sappia, perché qualche volta i cittadini possono ritenere che sia il nuovo Piano a consentire di costruire in collina.
Per quanto riguarda poi - ed è oggetto di un'altra considerazione in un'interrogazione o interpellanza - le presunte attività agricole che si dovrebbero svolgere in collina, e che questo Piano impedirebbe, verrà aggiornata la norma da parte dei professionisti (così ci è stato assicurato dall'arch. Cagnardi) per consentire, se esistono, le attività degli agricoltori.
La terza questione è relativa al verde pubblico lungo i fiumi e in città. Anche per questo mi pare che debbano essere puntualizzate meglio le questioni per come mi sono state riferite e illustrate. Nelle aree a verde lungo i fiumi è prevista la cessione delle aree per la realizzazione del Parco pubblico fluviale. L'indice di edificazione riconosciuto a tali aree non può essere utilizzato nelle aree a parco, ma può essere utilizzato solo nelle aree di trasformazione.
Ma che cosa succede nelle aree di trasformazione con il nuovo Piano regolatore? In città le aree di trasformazione, come minimo, consentono di recuperare il 65% di aree a verde e a servizi, estendibile al 75% allorch si attui il meccanismo che consente di trasferire le cubature dei parchi di pianura e lungo i fiumi. Quindi, sostanzialmente, una delle obiezioni che viene fatta è quella che il verde viene allocato soprattutto nel parco fluviale, quindi in condizioni di scarsa agibilità per i cittadini. E' questa una considerazione che non mi pare si realizzi attraverso il Piano regolatore se è vero - com'è vero - che con questo insieme di operazioni sulle aree di trasformazione, nelle quali più del 65% viene dismesso per aree verdi o a servizi, si recuperano circa 5 milioni di metri quadrati di area a verde e a spazi pubblici, che vanno a sommarsi ai 6 milioni di metri quadrati recuperabili sul parco collinare, e ai 15 milioni di metri quadrati di area a parco lungo i fiumi e nella parte piana del territorio comunale, per un totale di 26 milioni di metri quadrati.
Quarta ed ultima questione attiene alla "spina". Gli aspetti problematici relativi alla "spina" e al terziario, riguardano la preoccupazione che siano concentrate troppe attività di tipo terziario e vi sia un eccesso di strutture pubbliche e private con un raddoppio dell'attuale struttura che gravita attualmente a ridosso della zona centrale, e quindi, sostanzialmente, che si determini lungo la "spina" - e soprattutto lungo la "spina" 1 e 2 - una concentrazione urbana eccessiva.
In realtà dobbiamo riferire al Consiglio che già con il preliminare di Piano era stata individuata la possibilità di trasferire parte della cubatura della proprietà pubblica dalla "spina" 1 e 2 sulla "spina" 3 e 4 con lo scopo evidente di decongestionare le aree nella "spina" 1 e 2 certamente con carico urbanistico maggiore. Cioè a dire che c'è stato da parte dei professionisti uno studio unitario della "spina" per tentare di riequilibrare il carico urbanistico sul complesso della "spina" stessa e quindi, sostanzialmente, con un'operazione che alleggerisce la concentrazione urbana eccessiva che si poteva determinare sulla "spina" 1 e 2.
La contestazione è sull'opportunità di enfatizzare questa parte di città, considerando la "spina" la vera operazione urbanistica che si realizzerebbe attraverso questo Piano regolatore.
Siamo dell'opinione che sia sbagliato enfatizzare la "spina" come unica operazione urbanistica della città, tanto che abbiamo in qualche occasione sottolineato l'opportunità che il Piano regolatore non si limiti ad occuparsi della "spina"; anzi, un'eccessiva enfatizzazione del ruolo della "spina" nella città ci pare non corretta, così come ci pare assolutamente non opportuno sottovalutare il significato urbanistico che la "spina" ha nella nostra città.
Questo abbassamento del piano del ferro che si determina nella nostra città in questa "spina" che l'attraversa tutta, dall'area periferica nord all'area periferica sud, per una profondità sostanzialmente pari a 2/3 - la Defense - con una larghezza significativa e, quindi, questa possibilità di recupero di enormi aree ex-industriali, e non solo dismesse, che si affacciano su questo piano del ferro che viene abbassato, è un'occasione urbanisticamente rilevante che la città ci pare abbia colto nella redazione dello strumento urbanistico. Questo tenendo inoltre presente che sotto la "spina" passerà un asse ferroviario urbano ed extraurbano, strumento importante di servizi alla vita della città, e quindi credo non sia inopportuno cogliere le opportunità e le condizioni di sviluppo che quest'asse comunque offre.
Altra questione posta da alcuni interroganti, sulla quale è giusto che io riferisca, è quella che attiene alle anticipazioni.
Due di esse sono pervenute in Regione: due Piani particolareggiati in variante al Piano regolatore vigente di Torino su due aree pubbliche, la ex Incet e la ex Ceat, per le quali, a nostro giudizio, è necessario procedere con urgenza particolare al fine di evitare la perenzione di finanziamenti pubblici di edilizia economica e popolare già finanziati dalla Regione.
Su queste due aree pubbliche che andranno alla valutazione della CTU lunedì prossimo - ex Incet ed ex Ceat - si realizzeranno circa 260 alloggi di edilizia sovvenzionata e circa 80 alloggi di edilizia agevolata; tutti ovviamente, finanziati dalla Regione.
La terza area pubblica era la famosa E28 che il Consiglio comunale non ha approvato; area della quale non si parlerà nei prossimi mesi perch bloccata in Comune, e quindi non perverrà in Regione. Le aree ex Ceat ed ex Incet sono invece già in Regione come Piani particolareggiati in variante allo strumento urbanistico vigente.
Si ha notizia che il Comune trasmetterà a breve le altre tre varianti anchéesse denominate 'anticipazioni', su tre aree private - ex Gardino Comau, Framtec - per le quali la Regione dovrà esprimersi ai sensi e nei tempi della legge vigente.
Nel merito, personalmente ritengo che occorrerà valutare se e come procederà la città rispetto al Piano regolatore: se il Commissario deciderà di procedere con il Piano regolatore, ritengo che le tre varianti che attengono a queste tre aree private possano essere accantonate, perché si passerà all'esame del Piano regolatore; se il Piano regolatore non verrà inviato in Regione, è chiaro che la Regione avrà il dovere di esaminarle e quindi le esaminerà nei tempi e nei modi che la legge prevede.
Alla luce di queste considerazioni mi pare che la posizione che la Regione può avere in ordine alle questioni che attengono al Piano regolatore della città di Torino sia quella di lasciare al Commissario la responsabilità di valutare i documenti e gli atti che gli perverranno dai tecnici. L'arch. Cagnardi mi diceva, nei giorni scorsi, che ritiene di poter concludere il suo lavoro tecnico di esame delle osservazioni entro la fine di marzo, e quindi ritiene di poter restituire al Commissario entro fine marzo il Piano regolatore. Naturalmente sarà il Consiglio regionale a decidere - ma dal punto di vista della Giunta regionale e del mio Assessorato ci pare opportuno lasciare la competenza a chi ne è titolare e quindi al Commissario della città di Torino.
Vorrei dare una risposta ai colleghi Consiglieri che hanno posto questa questione, mi pare addirittura che ci sia un ordine del giorno di un Gruppo consiliare (se non ricordo male del Movimento Sociale - Destra Nazionale) e un'interrogazione del collega Ferrara che chiedevano un intervento regionale di surroga e quindi un'azione attiva della Regione per sostituirsi alla Città.
Noi abbiamo valutato questa ipotesi dal punto di vista giuridico e di opportunità e la risposta che rendo al Consiglio parte dalla considerazione che l'art. 15, comma ventesimo, della L.R. n. 56/86 prevede questa possibilità per la Regione quando ci sia un'inadempienza conclamata da parte del Comune.
A noi pare che oggi non ci sia l'inadempienza conclamata che la legge richiede, e quindi che sia azzardato immaginare che oggi la Regione possa sulla base di questa inadempienza conclamata, utilizzare il comma ventesimo dell'art. 15.
Il secondo ragionamento che presento al Consiglio, come tesi di inopportunità su questa strada, è che comunque la Regione dovrebbe, prima di surrogare con la propria Giunta il Comune, procedere ad una diffida al Comune, concedendogli un certo numero di settimane di tempo presumibilmente un paio di mesi, affinché proceda e quindi questa diffida ci porterebbe a non poter, in termini immediati, intervenire con la surroga.
La terza questione è che comunque la Regione in questi anni non ha mai utilizzato il comma ventesimo dell'art. 15 (pare abbia tentato di farlo in un caso isolato per il Comune di Leinì non concluso). La Regione in questi anni ha sempre preferito la strada sollecitatoria piuttosto che le norme restrittive. Non solo, ma mi chiedo anche come la Giunta possa assumersi i compiti tecnici di esame delle osservazioni al Piano; quasi sicuramente infatti la Giunta si dovrebbe avvalere di tecnici esterni ai quali affidare la responsabilità di esprimersi nel merito tecnico delle osservazioni al Piano.
Mi sembra una strada che, ancorché non percorribile, sicuramente vuole andare nella direzione di concludere rapidamente l'iter del Piano regolatore di Torino e quindi mi pare che l'ordine del giorno dei Consiglieri Majorino e Zacchera e l'interrogazione del Consigliere Ferrara sottintendano il desiderio dei due Gruppi di concludere rapidamente l'iter del Piano regolatore di Torino affinché questo strumento urbanistico arrivi rapidamente alla Regione. Tuttavia la strada per concludere rapidamente l'iter, così come è proposta, non è mai stata intrapresa, per cui non sappiamo dove ci porterà per le ragioni dette.
Un'ultima questione cui voglio far riferimento, sempre per dare risposta alle varie interrogazioni, è quella che attiene al rapporto tra il Piano regolatore di Torino e i piani di gerarchia superiore. In varie interrogazioni, il collega Nerviani ne è a conoscenza, sono stati richiamati: il Piano territoriale regionale, la coerenza tra il Piano regolatore di Torino e il Piano territoriale che la Regione sta per proporre, l'incidenza e il peso che le scelte urbanistiche di Torino hanno soprattutto nei Comuni che sono all'interno della futura città metropolitana. Inoltre è stata ricordata la questione che attiene al Piano paesistico della collina, richiamato in più parti, che è elemento strettamente correlato alle valutazioni che dobbiamo e dovremmo fare sulla collina, e poi il Piano territoriale dell'asta del Po che la Regione sta predisponendo.
Per quanto riguarda il Piano paesistico della collina la Giunta è intenzionata a realizzarlo ed ha cominciato a produrre dei documenti e degli atti in questa direzione; non solo, ma abbiamo potuto appurare che i tecnici che hanno redatto il Piano regolatore di Torino dispongono di uno studio della collina molto minuzioso, molto dettagliato, molto puntuale.
Tutti questi studi della collina verranno messi a disposizione del collega Nerviani e della sua struttura perché sicuramente potranno essere utilizzati nella stesura del Piano paesistico della collina.
Per quanto riguarda il Piano territoriale regionale e le questioni attinenti al peso di Torino riferito alla città metropolitana abbiamo, con il collega Nerviani e con la Giunta, ritenuto di dover anticipare il lavoro sul territorio che attiene alla futura città metropolitana. Nello svolgimento delle mie funzioni di Assessore all'urbanistica quotidianamente mi rendo conto che è assolutamente necessario, per poter governare il sistema, avere una pianificazione territoriale nell'area della futura città metropolitana, ed è evidente che il Piano regolatore di Torino è un tassello decisivo nel sistema della futura città metropolitana. Da questo punto di vista quindi ci auguriamo di poter disporre di tutti questi elementi che ci aiuteranno nell'esaminare il Piano regolatore di Torino il giorno in cui lo dovremo fare.
Vorrei concludere con un impegno nei confronti del Consiglio regionale che assumo a nome della Giunta e del Presidente - quindi non è un impegno personale cioè che il Piano regolatore della città di Torino non possa essere governato esclusivamente dalla Giunta regionale, ma che, per la rilevanza che esso ha nel contesto piemontese, debba avere una verifica con il Consiglio regionale. Voi sapete, colleghi, che la L.R. n. 56/86 affida alla Giunta regionale il compito di esame degli strumenti urbanistici.
Tutti gli strumenti urbanistici della nostra Regione sono stati esaminati dalla Giunta regionale attraverso gli strumenti e l'organizzazione prevista dalla legge e quindi attraverso il CUR fino al mese scorso, da lunedì attraverso la CTU, mediante il lavoro delle sue strutture e dei suoi funzionari, e attraverso atti amministrativi della Giunta regionale.
Il Piano regolatore di Torino ritengo debba uscire da questo schema indipendentemente da quanto vorrà decidere il Commissario oggi o il Consiglio comunale domani, l'impegno della Giunta regionale è di riferire al Consiglio le scelte che il Piano regolatore di Torino conterrà. La Giunta regionale intenderà confrontarsi, ovviamente, non sui singoli atti e su questioni amministrative, ma sulle scelte che il Piano prevede.
La Giunta regionale intende innanzitutto rassicurare il Consiglio regionale e le forze politiche sul fatto che l'esame del Piano regolatore di Torino possa uscire dai rigidi schemi previsti dalla L.R. n. 56/86 ed avere il confronto Giunta-Consiglio che un atto così importante richiede.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco per una questione pregiudiziale.



CUCCO Vincenzo

Grazie, Presidente.
Intervengo in fase pregiudiziale rispetto al dibattito - e non per ora sul contenuto dell'ordine del giorno per rilevare la straordinarietà dell'intervento dell'Assessore Carletto, che ha ritenuto, e gliene sono grato, di non fermarsi alle questioni formali e di opportunità politica in merito al Piano regolatore generale in itinere della città di Torino, ma di intervenire in modo sostanziale sui contenuti del Piano. Ed è qui che interviene, a mio modo di vedere, la straordinarietà ed allo stesso tempo la gravità della situazione: l'Assessore ha ritenuto di esprimere valutazioni positive su parte dei contenuti del Piano.
Personalmente, credevo che la discussione vertesse sugli aspetti formali e di opportunità politica del Piano regolatore. Stante la situazione e la straordinarietà di quanto detto dall'Assessore, che prelude ad un dibattito in aula sui contenuti del Piano sostituendoci di fatto almeno in sede dibattimentale, alle competenze del Consiglio comunale chiedo che la trascrizione della relazione dell'Assessore Carletto venga distribuita ai Consiglieri regionali e che la discussione venga posta al primo punto all'o.d.g. della prossima seduta. La natura della discussione è tale che deve esser data facoltà a tutti di intervenire nel merito delle questioni che l'Assessore ha voluto richiamare, e non solo sugli aspetti formali e di opportunità politica che noi, con i nostri ordini del giorno abbiamo voluto sollevare.



PRESIDENTE

Riassumendo, il Consigliere Cucco, a nome anche dei Consiglieri Marino e Chiezzi, chiede che il resoconto stenografico della corposa e carica di contenuti relazione dell'Assessore Carletto sia inviato ai Consiglieri, che ne discuteranno la prossima seduta.
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signora Presidente, sono perfettamente d'accordo con la lagnanza del Consigliere Cucco, allorquando ha messo in evidenza che una comunicazione che avrebbe dovuto riguardare principalmente l'opportunità di quanto vorrebbe decidere il Commissario governativo, ed inoltre l'opportunità o meno che la Giunta ponga in essere i propri poteri sostitutivi, sia in realtà sconfinata nel merito del Piano regolatore.
Personalmente, rivendico il mio diritto - e quello di tutti i Consiglieri - di intervenire sulla comunicazione, limitando il mio intervento a quella che è la questione preliminare, ovvero sull'opportunità politica che il Commissario governativo provveda e proceda nella sua intenzione - già manifestata, mi pare - di adottare il Piano regolatore.
Preliminare numero due, ma direi di primaria importanza, di intervenire relativamente all'opportunità che la Giunta regionale si sostituisca al Commissario governativo.
Chiedo, opponendomi in tal senso alla richiesta di rinvio, che la comunicazione venga discussa oggi, limitatamente alle due questioni preliminari sollevate. Rispetto al merito dei contenuti, che pur si dovrà affrontare, chiedo che la discussione venga rinviata; abbiamo avuto infatti, da parte dell'Assessore, delle valutazioni che non dico ci colgono impreparati, ma che indubbiamente devono consentire una previa lettura da parte di tutti i Consiglieri della relazione.
Faccio formale richiesta di poter intervenire, almeno per quanto mi riguarda personalmente come Consigliere, sulla comunicazione dell'Assessore limitatamente alle questioni che ho definito preliminari.



PRESIDENTE

L'Assessore Carletto mi precisava - e per la parte che ho seguito concordo totalmente - che la corposità della comunicazione è dovuta anche al fatto che ha risposto ad una serie amplissima di interrogazioni ed interpellanze. Chiaramente, l'Assessore ha dovuto dare risposte puntuali sui precisi temi che gli erano stati posti attraverso due ordini del giorno e varie interrogazioni ed interpellanze.
Il Consigliere Cucco ha posto una pregiudiziale sulla quale ha già cercato di dare una risposta di quel che era avvenuto.
Su detta pregiudiziale ha già parlato contro il Consigliere Majorino.
Il Consigliere Chiezzi ha chiesto di parlare a favore, dopodiché, se non c'è un accordo verbale o di consenso, procederemo alla votazione.
Ha pertanto facoltà di intervenire il Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente, colleghi Consiglieri, io parlo a favore della possibilità di discutere al livello in cui l'Assessore se lo merita gli argomenti che ha proposto in quest'aula.
Mi rivolgo a chi ha sostenuto l'opportunità di discutere subito uno dei due corni del problema: a me pare che i due aspetti del problema non siano disgiunti. Il problema se sia opportuno o meno chiedere al Commissario di approvare o no il Piano regolatore non è un problema astratto e la relazione dell'Assessore lo ha dimostrato. E' un problema che collega l'opportunità di compiere questo atto politico al merito dell'atto politico che si vuole compiere. Non possiamo disgiungere i due aspetti, tant'è che l'Assessore Carletto è già entrato in modo preciso nel merito del Piano regolatore illustrandolo e facendo alcune valutazioni sullo stesso.
Sarei favorevole a discutere, potendo leggere con attenzione la posizione tenuta dall'Assessore Carletto, in una prossima riunione questa vicenda, perché sulla possibilità astratta che il dottor Malpica abbia di approvare i piani si può discutere anche poco, ma nel merito concreto delle scelte compiute da questo Piano regolatore che portano la Giunta regionale o un Commissario a ipotizzare l'approvazione del Piano regolatore, bisogna discutere subito. In una parola, l'Assessore ha già delineato un percorso consiliare e questo presuppone che le sue valutazioni siano di carattere positivo e possibilista nei confronti della firma del dottor Malpica.
Chiedo che su questo insieme di valutazioni si dia la possibilità ai Consiglieri che hanno udito attentamente la lunga relazione dell'Assessore di poter collegare, se lo vogliono, le due questioni senza trattarle disgiuntamente, in modo tale che la prossima volta si possa collegare opportunità e merito di una vicenda rendendo il dibattito più proficuo.
In aggiunta sostengo che se comunque l'intenzione dell'Assessore è fare del Consiglio il luogo in cui si discute il Piano regolatore di Torino, si dia un bel "la" intonato sin dall'avvio di questo dibattito perché se questa è la strada tanto vale cominciarla bene e per cominciarla bene secondo me bisogna unire tutti gli aspetti trattati dall'Assessore.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Intervengo molto brevemente sulla procedura. Non è che noi ci sentiamo particolarmente spiazzati dall'intervento dell'Assessore e che quindi abbiamo paura adesso di procedere in questa discussione. Ci sono due ragioni di opportunità se si concorda sulla possibilità di discutere sulla base di un testo trascritto, la volta prossima però, perché altrimenti, se deve essere come il dibattito sugli enti strumentali che è stato rinviato a mai più, è meglio discutere separatamente piuttosto la procedura e poi il merito, perché il rischio è che nel frattempo il Commissario adotti il piano e la questione della procedura non la si discuta mai più.
Se c'è un impegno formale a discuterlo come primo punto la prossima seduta, l'opportunità di tenere unita questa discussione credo appaia a tutti proprio perché in realtà le questioni della procedura e del merito di ciò che l'Assessore ha affermato sono strettamente congiunte. Infatti, una serie di affermazioni che l'Assessore ha fatto, a mio avviso, necessitano di una lettura attenta perché non mi sono sembrate corrette come interpretazione per esempio a proposito della parte relativa alla collina che conosco meglio e anche della parte relativa al Po, però posso avere capito male e vorrei, prima di intervenire a memoria, disporre della documentazione scritta perché è rilevante anche rispetto al merito procedurale della questione. In particolare, l'Assessore ha affermato che sono già esistiti dei momenti di possibilità reale per i cittadini di Torino di fare obiezioni su questo Piano (cosa che non è vera) ai sensi della legge. Un dibattito non è un'obiezione formale: esiste un unico momento nella procedura di approvazione di un Piano regolatore in cui c'è la possibilità formale di fare opposizione e di fare delle osservazioni al piano: questo è quel momento! Allora, non voglio entrare nel merito, ma voglio dire che quelle dell'Assessore sono affermazioni che entrano nel merito della procedura e che vorremmo vedere bene per iscritto per poter discutere. Si deve per fare martedì prossimo, perché se si pensa di farlo fra tre settimane allora separiamo le due questioni e discutiamo degli ordini del giorno che riguardano la procedura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fiumara.



FIUMARA Francesco

Signora Presidente, mi pare che non ci siamo in questa discussione.
Io ringrazio l'Assessore Carletto per l'esauriente illustrazione che ha fatto e per gli elementi conoscitivi che ha portato a questa assemblea.
Tuttavia mi è parso di notare nell'atteggiamento della Giunta alcune contraddizioni. Ecco perché dissento anche dalla proposta che fatto poc'anzi la collega Bresso.
Io credo che bisogna riportare la discussione nei suoi termini iniziali, che sono quelli dell'opportunità o meno che il Consiglio regionale avochi a sè il Piano regolatore del Comune di Torino, prima ipotesi; seconda ipotesi, se ritiene il Consiglio regionale di raccomandare e non di più, pur nella sua totale autonomia, visto il decreto del Presidente della Repubblica che dà i poteri al Commissario, di raccomandare dicevo - al Commissario prefettizio del Comune di Torino di soprassedere all'esame delle 1.500 osservazioni presentate dai cittadini. Questo possiamo fare, signora Presidente! Non credo che noi possiamo discutere - e siamo contrarissimi, lo diciamo subito - il Piano regolatore di Torino in modo surrettizio, come si sta facendo. Il modo surrettizio non è utile per nessuno, nè per la Giunta nè per il Consiglio regionale, anche perché riteniamo che se si fa una discussione questa non dev'essere accademica, oziosa, dove si discute di tutto, ma poi non si può concludere niente perché non abbiamo gli strumenti.
Allora noi diciamo che il Piano regolatore del Comune di Torino deve arrivare in quest'aula dopo aver seguito l'iter della L.R. n. 56/86. In quella sede il Consiglio regionale può intervenire, ha i titoli per intervenire e in quel momento ci confronteremo, ma oggi ritengo che qualunque discussione fatta sul Piano regolatore fuori da quello che prescrive la L.R. 56/86 sia una discussione inutile, oziosa e perditempo! Invito quindi il Consiglio regionale o di decidere di avocare a sè la discussione delle 1.500 osservazioni, se può, se lo ritiene, oppure di invitare il Commissario, pur nella sua totale autonomia, di soprassedere all'esame delle 1.500 osservazioni in attesa che vengano eletti il Consiglio comunale e il Sindaco con la nuova legge, affinché un'assemblea elettiva possa esaminare le istanze presentate dai cittadini.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Solo per chiarire che il dibattito nel merito del piano non è stato da noi sollecitato, nè riteniamo che sia questa la sede, allo stato attuale delle cose, per farlo. L'Assessore doveva rispondere a dieci interrogazioni e ha colto questa occasione, come sempre avviene, dando anche comunicazione scritta che con l'intervento di oggi avrebbe assorbito le interrogazioni presentate. Quindi nell'intervento dell'Assessore c'è una parte che ha riguardato gli aspetti procedurali che abbiamo affrontato, in ordine ai quali l'Assessore si è espresso, e che hanno una sostanza.
Una seconda parte ha riguardato la risposta alle interrogazioni, per le quali, naturalmente assumendo le informazioni idonee da parte dei progettisti del piano, l'Assessore Carletto ha fatto un discorso di merito che però non vuol dire apertura di un dibattito che noi non abbiamo alcuna intenzione di fare in questa sede e rispetto al quale certamente non ci sono le ragioni per farlo.



PRESIDENTE

La questione presenta due aspetti: uno meramente procedurale, che è quello posto sul tappeto, relativo alla risposta alle interrogazioni presentate sul Piano regolatore di Torino (personalmente penso che bisognerebbe andare avanti su questa discussione).
E' stata posta una pregiudiziale che, a norma di Regolamento, deve essere posta ai voti. Il Consigliere Cucco ha chiesto che, stante l'ampiezza e i contenuti della relazione dell'Assessore Carletto, questa venga trascritta e mandata ai Consiglieri in modo che il Consiglio possa discuterne la prossima settimana come primo punto all'o.d.g. Alcuni Consiglieri hanno aderito, altri si sono opposti, volendo procedere nella discussione, perché era prevedibile che la relazione dell'Assessore contenesse tutta questa serie di punti. Non abbiamo altra strada, poiché le posizioni sono differenti, che procedere ad una votazione. Chi vota a favore della pregiudiziale posta dal Consigliere Cucco di fatto richiede che si interrompa la discussione a questo punto, rinviandola alla prossima seduta. Chi vota contro intende procedere oggi.
La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Se è una questione procedurale in ordine a quando si vuole continuare la discussione, la questione ha un senso. Se invece si vuole dare significato, con l'iscrizione al primo punto all'o.d.g. della prossima seduta, che si vuole dibattere il contenuto del Piano regolatore di Torino mi esprimo in modo contrario. Se ci si vuole collocare solo sulla relazione dell'Assessore il rinvio ha un senso; se invece con il rinvio si cambia l'oggetto noi non siamo d'accordo.



PRESIDENTE

Se c'è questo rinvio non può che essere su quanto l'Assessore Carletto oggi ha detto. L'Assessore Carletto ha posto delle questioni di ordine procedurale, ma poiché ha anche risposto ad una serie di interrogazioni e di interpellanze non poteva che entrare un po' nel merito. Per cui, in realtà, l'Assessore Carletto non ha fatto altro che ciò che era convenuto nell'impostazione e nella risposta alle interrogazioni.
La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore regionale

Il collega Cucco è sempre bravo a porre le questioni in modo da essere trasversale. Collega Cucco, mi consenta, se non avessi risposto alle interrogazioni che lei ed altri colleghi hanno posto sarei stato (puntini)



(Interruzione del Consigliere Cucco)



CARLETTO Mario, Assessore regionale

Ho un blocco di interrogazioni ed interpellanze, che ho riassunto nei seguenti punti: ruolo del PRG di Torino area metropolitana Piano paesistico collina e Piano territoriale della collina agricoltura aree verdi Piano territoriale regionale.
Su questi temi ho cercato, anche in modo sintetico, di dare delle indicazioni, quindi ho risposto alle interrogazioni.
C'è poi la questione di fondo se dare o meno un'indicazione al Commissario, oppure, terza ipotesi, quella di utilizzare l'art. 15, comma ventesimo, della L.R. n. 56/86, che è quello della surroga regionale.
Queste ipotesi sono di procedura. Gli altri dati li ho forniti raccogliendo alcune informazioni dagli estensori del piano per poter diligentemente rispondere alle interrogazioni, non per fare il dibattito sul Piano regolatore, perché io non sono in grado di fare il dibattito sul Piano regolatore! Questo l'ho detto dieci volte e lo dico l'undicesima, perch non ho gli elementi per farlo: il piano non lo conosco, è chiaro questo signor Presidente! Non sono in grado! Ho raccolto alcune indicazioni su quelle quattro o cinque interrogazioni per venire diligentemente in aula e dare qualche risposta ai problemi posti. Se non lo avessi detto sarei stato giustamente criticato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho l'impressione che bisogna ritornare, ognuno di noi per la sua parte, alle questioni che sono sul tappeto e agli interessi di ordine politico che qui rappresentiamo. Esiste un interesse a fare chiarezza sul ruolo che la Regione vuole svolgere in termini procedurali, anche per evitare una strumentalizzazione impropria che è venuta da due parti: una da parte di alcuni partiti di opposizione e una da parte del partito repubblicano. Chiedere alla Regione di forzare la mano al Commissario prefettizio da una parte, non prendendo provvedimenti e dall'altra addirittura chiedendo che la Regione si sostituisca al Commissario e al futuro Consiglio comunale di Torino, per approvare un Piano regolatore così atteso dalla gente o dai costruttori, mi sembra consentimi Ferrara, un comportamento strumentale che ha poco senso dell'istituzione. Bisogna fare chiarezza di questo. Questo Consiglio regionale ritiene: che il Commissario debba procedere che il Commissario non debba procedere, addirittura questo Consiglio ritiene di doversi sostituire come istituzione che il Commissario, in assoluta serenità, debba comportarsi nell'ambito delle proprie competenze e della propria valutazione. Questo è un problema del nostro rapporto con il Commissario ed è già curioso che si sia posto, se mi consentite. E' già curioso che si sia posto un problema del genere: la verità è che alcune forze politiche non avendo più dei soggetti protagonisti su Torino, vogliono riproporre i problemi torinesi in questa sede. In questo modo - se mi permetti, Ferrara - è poco corretto dal punto di vista istituzionale.
Poi esiste un problema di altra natura, che hanno sollevato alcuni colleghi, che hanno ritenuto di chiedere, per quanto possibile da parte dell'Assessore, delle illustrazioni su aspetti del Piano regolatore di Torino che la cittadinanza di Torino conosce ovviamente perché ha avviato la fase conoscitiva del piano. Mi pare quindi che ci sia un problema politico, che è quello di risolvere il ruolo che la Regione ritiene di dover svolgere in questo momento rispetto al Piano regolatore, e un problema che attiene ad alcuni Consiglieri di considerarsi soddisfatti o meno rispetto all'informativa che l'Assessore ha dato su degli elementi di merito sul Piano regolatore che sono conoscibili non solo attraverso quanto ci ha detto il collega, e lo ringraziamo, ma attraverso un qualunque strumento di trasparenza amministrativa introdotto dalle leggi vigenti in questo Paese. Quindi io ritengo, anche per correttezza nei confronti del Commissario prefettizio, che bisogna comunque chiudere la questione di quale atteggiamento noi intendiamo assumere, perché se per esempio decidessimo che è bene che la Giunta avvii la procedura di cui all'art. 15 mi sembra bene che il Commissario sappia, non domani o dopodomani, ma subito, se questa iniziativa si ritiene di dover assumere.
Quanto al problema che poi qualche collega ritenga di dover attenzione! - replicare all'interrogazione, si tratta di un problema suo per cui per parte mia ritengo che io mi debba regolare così. Non ho posto interrogazioni e non sono interessato a rispondere all'Assessore Carletto in ordine alle questioni di merito; mi atteggerò sui problemi di procedura.
Se qualche altro collega riterrà invece di dover replicare alla risposta all'interrogazione lo faccia in prosieguo di tempo, ma in una fase due della risposta all'interrogazione; l'ordine del giorno è di tipo procedurale.



PRESIDENTE

E' il terzo tipo di intervento che cerca di spiegare queste cose: mi permetto di dire che questa volta ero d'accordo col collega Marchini e che anche l'Assessore Carletto mi pare abbia cercato due volte di illustrare queste motivazioni.
Ricordo al Consigliere Rivalta, che ha chiesto la parola, che stiamo ancora parlando della questione pregiudiziale.



RIVALTA Luigi

Mi permetta di spiegare con che ottica intervengo. Io ho presentato un ordine del giorno che non poneva alcuna questione di merito sul Piano regolatore, pur avendo chiesto in passato, perfino in sede di modifica della L.R. n. 56/86, di introdurre, per un Piano regolatore rilevante come quello di Torino e forse non solo per quello, l'indicazione del dibattito in Consiglio regionale anche a partire dai preliminari.
Spiego questo per dire che io non sono interessato in questo momento ad intervenire sul merito del Piano regolatore; pongo una questione di procedura. Già l'altra volta lei mi voleva zittire perché diceva che ponevo una questione di merito, io mi attenevo a una questione di procedura, cioè sull'opportunità politica (nel mio ordine del giorno non si parla mai di competenza o meno del Commissario né si discute sull'ordinaria amministrazione) che il Consiglio regionale, che pure ha competenze in materia urbanistica, possa esprimere un proprio parere sull'atteggiamento che il Commissario straordinario deve tenere. Evidentemente nessun intervento autoritario, ma un colloquio col Commissario basato anche sul fatto che la dizione che è scritta nel decreto di nomina del Commissario che l'Assessore Carletto ha letto è una dizione ripetuta anche per altri Consigli comunali che non hanno da approvare un Piano regolatore. Là ove si è nominato un Commissario si è usata questa dizione di carattere generale.
Come ha detto l'Assessore Carletto, sta alla discrezione del Commissario decidere se rimandare al nuovo Consiglio l'approvazione del Piano regolatore: lui non ha l'obbligo di farlo, rimanda al nuovo Consiglio oppure no. E' in questo ambito che credo il Consiglio regionale dovrebbe intervenire.
Spiego la mia posizione: io sono perché ci sia un'approfondita discussione, spero non già assunta come posizioni di parte sull'opportunità o meno, io dico l'opportunità, che il Commissario straordinario rinvii il Piano regolatore all'adozione del nuovo Consiglio comunale. Su questo vorrei che si discutesse in modo approfondito e meditato e che si prendesse una posizione.
Detto questo, signor Presidente, devo però dire, sollecitato da interrogazioni che avevano un contenuto diverso dal nostro ordine del giorno, cioè contenuti che entravano nel merito del Piano regolatore, che oggi l'Assessore Carletto ha reso una comunicazione e in quanto tale le questioni che lui ha posto sono oggetto della discussione che la comunicazione apre. Pertanto, io non sono assolutamente d'accordo con Marchini sul fatto che chi ha presentato l'interrogazione sulle relative parti di contenuto esprime di essere d'accordo o meno, magari la prossima seduta o quella dopo, e chi non ha presentato interrogazioni di merito invece deve stare zitto. Deve essere inteso questo intervento dell'Assessore Carletto come una comunicazione al Consiglio nella sua interezza per cui a me pare oramai improponibile che la discussione possa vertere solo su questioni di procedura: cioè è chiaro che ormai per tutti c'è l'esigenza di intervenire sia sulle questioni di procedura sia sulle questioni di merito.
L'unica maniera per disgiungerle può essere quella di una decisione comune per cui decidiamo la procedura e subito dopo entriamo nelle questioni di merito. Io riterrei importante fare questo anche perché mi spiacerebbe davvero che le questioni di procedura fossero influenzate dai contenuti di merito del Piano regolatore, perché vorrebbe dire che tiriamo da una parte o dall'altra le nostre posizioni, di ciascuno di noi evidentemente, circa l'opportunità di procedere da parte del Commissario straordinario all'adozione di un Piano regolatore. Fatto eccezionale assolutamente eccezionale, una discussione che trascinassimo sulla base dei contenuti che il Piano regolatore ha: se non mi va, il Commissario non lo adotti, se mi va invece lo adotti. Io vorrei che questa questione fosse chiara.
Sarei allora per consentire la discussione complessiva sulla comunicazione dell'Assessore Carletto articolata in due punti: uno, la questione di procedura in quanto tale; due, la questione di merito.
Credo che questa sera sia difficile fare tutte e due le cose, mi sembra già persino quasi difficile fare soltanto la questione di procedura. Le due cose non possono essere separate, però non nel tempo, separate come punti di discussione, ma evidentemente una dopo l'altra. Se decidiamo di affrontare questa sera le questioni di procedura, vuol dire magari stare fin oltre le otto e bisognerebbe che i colleghi ci stessero, perché se stiamo in quattro gatti a seguire questo problema non serve a nulla. Per quanto riguarda invece la questione di merito la possiamo affrontare al primo punto della prossima seduta, oppure, se riteniamo, accetto anche di rinviare tutti e due i punti, primo e secondo all'o.d.g. della seduta di martedì prossimo.



PRESIDENTE

Per evitare di proseguire all'infinito questa discussione convoco immediatamente al banco della Presidenza i Capigruppo.



PICCHIONI Rolando

Siccome abbiamo registrato implicitamente delle divergenze per non dire dei dissensi...



PRESIDENTE

Scusi, collega Picchioni, la prego di non intervenire altrimenti riapriamo il dibattito.



PICCHIONI Rolando

No, no, non faccio assolutamente un intervento di merito, ma di procedura. Credo che la maggioranza, prima ancora della convocazione dei Capigruppo, debba riunirsi.



PRESIDENTE

Questa è una richiesta legittima.



PICCHIONI Rolando

Mi pare che sia una questione di opportunità politica imprescindibile.



PRESIDENTE

D'accordo. Sospendo quindi la seduta per la Conferenza dei Capigruppo che per quel che mi riguarda sarà brevissima. Se alcuni Capigruppo intendono parlare tra loro hanno facoltà di farlo.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 18,15, riprende alle ore 18,50)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
A seguito della consultazione dei Capigruppo si è convenuto, anche con il consenso dell'Assessore Carletto, di rinviare l'intera materia attinente le comunicazioni dell'Assessore sul PRG di Torino, trascritte stenograficamente, alla prossima seduta.
La prossima seduta - superando quindi la riunione dei Capigruppo di domani - si discuterà questo punto subito dopo l'interrogazione dei Consiglieri Calligaro e Majorino sui lettori ottici di cui peraltro l'Assessore ha già predisposto la risposta. Faremo solo questi punti e iscriveremo d'ufficio le delibere e i provvedimenti che le Commissioni licenzieranno.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 536 inerente il Coro RAI


PRESIDENTE

A questo punto, vi pregherei di iscrivere all'o.d.g. un documento sul Coro RAI sottoscritto da tutti i Gruppi, che reca infatti le firme dei Consiglieri Fiumara, Rossa, Vaglio, Majorino, Cucco, Chiezzi, Monticelli Picchioni, Marengo, Tapparo, Giuliano e Marino.
Tale documento fa seguito all'incontro che il Presidente della Giunta e quasi tutti i Capigruppo hanno avuto recentemente a Roma con un folto numero di deputati. Si tratterebbe di iscriverlo all'o.d.g. e di votarlo perché la materia è urgente. Vi do lettura di questo documento: "Il Consiglio regionale del Piemonte a seguito dell'incontro con la direzione RAI e del comunicato nel quale la RAI '...ha dichiarato la propria disponibilità immediata, facendosi carico delle istanze rappresentate dalla delegazione piemontese, a partecipare ad un tavolo di lavoro per una nuova iniziativa per realizzare la quale la RAI è aperta a discutere forme, modi e tempi di attuazione' in previsione del prossimo incontro con la RAI sui problemi del Coro RAI di Torino ritenuto importante in questo momento di crisi mantenere in vita un'attività artistica qualificata ed apprezzata dalla comunità piemontese per la quale costituisce un patrimonio storico che sarebbe grave estirpare ribadisce la propria ferma volontà di operare per mantenere l'esperienza e la professionalità del Coro RAI di Torino nel quadro di una nuova iniziativa che giunga alla costituzione di un coro nazionale con la partecipazione formale e sostanziale della RAI, delle maggiori istituzioni elettive piemontesi e di soggetti e di istituti privati, mediante l'istituzione di una Fondazione consapevole dell'impegno eccezionale che deve essere realizzato per il conseguimento di questo obiettivo, che la comunità piemontese ha sinora sostenuto con ampiezza di adesioni e pronunciamenti ritenuto necessario passare a una fase di impegno esplicito e concreto a sostegno dell'istituzione di un Coro nazionale RAI con sede a Torino fa appello alle istituzioni ed enti pubblici e privati, operanti in Piemonte, affinché dichiarino la propria disponibilità ad aderire e a contribuire, in forma e in misura da approfondire, alla Fondazione, secondo quanto emergerà dalle ipotesi di lavoro al tavolo di trattativa con la RAI a tale fine impegna la Presidenza di Giunta e Consiglio a convocare il più sollecitamente possibile i rappresentanti degli Enti pubblici e privati torinesi per definire tempi, modi e forme dell'iniziativa rende noto che le richieste di adesione potranno essere comunicate presso la Presidenza del Consiglio regionale e presso la Presidenza della Giunta regionale".
Chi è favorevole all'iscrizione è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata con 41 voti favorevoli.
Pongo ora in votazione tale ordine del giorno.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 38 voti favorevoli e 3 astensioni.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19)



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