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Dettaglio seduta n.205 del 27/01/93 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 8) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Buzio, Cattaneo, Croso Cucco, Dardanello, Grosso, Lombardi, Picchioni, Porcellana e Sartoris.


Argomento: Viabilità

Interrogazione n. 1329 del Consigliere Marino inerente la costruzione della terza corsia dell'autostrada Milano-Serravalle, tratto Comune di Tortona


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 1329 presentata dal Consigliere Marino.
Risponde l'Assessore Panella.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

Circa il primo quesito (valutazioni sull'utilità dell'intervento), la Giunta regionale ha ritenuto di dover esprimere parere positivo in seno alla Conferenza dei Servizi che ha approvato l'opera, avendola ritenuta utile ai fini dell'incremento della sicurezza al transito, uniformandosi all'analogo avviso della contermine Regione Lombardia.
Circa il secondo quesito (quali autorizzazioni sono state rilasciate e quali costi sono stati valutati per l'opera), le autorizzazioni all'opera non sono di competenza regionale, bensì governativa, ed attengono quindi ai competenti Ministeri, trattandosi di opera in concessione governativa.
Dette autorizzazioni, ai sensi delle procedure accelerate stabilite con la legge n. 205/89, sono state ricomprese nell'organo della Conferenza nazionale dei Servizi istituito con detta legge e formato da tutti gli Enti, Autorità e Ministeri competenti a rilasciare autorizzazioni, nulla osta o pareri sulle opere pubbliche dello Stato previsti dalla legislazione vigente. Di detta Conferenza nazionale, al livello degli enti locali, fanno parte le Regioni, la Provincia o le Province, le Comunità montane, il Comune o i Comuni territorialmente interessati.
Circa i costi, non compete a questo ente esprimersi sulla loro congruità e non ne è a conoscenza.
Circa il terzo quesito (se corrisponde al vero che sull'opera si sia avviata un'iniziativa di indagine della Magistratura - Sostituto Procuratore Colombo per verificare la congruità dell'intervento rispetto alle finalità previste per l'uso dei finanziamenti stanziati, e cioè alle Colombiadi), non si hanno elementi di risposta, in quanto la verifica andrebbe fatta presso la Magistratura competente, ma non si ritiene compito di questi uffici provvedere a tali incombenze che possono essere attivate dallo stesso Consigliere interrogante, in quanto questa Amministrazione non ha disposto l'erogazione di fondi per la realizzazione della suddetta opera.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Svolgo un intervento brevissimo, perché non ero al corrente del fatto che stamane avremmo trattato questa mia interrogazione, tra l'altro un po' datata.
Com'è noto, sull'autostrada Milano-Serravalle esiste un'inchiesta della Magistratura, che credo sia ormai giunta al termine. Si tratta di uno dei tanti episodi di quella che viene denominata "Tangentopoli"; in particolare, è uno dei tanti episodi che riguardano la questione delle Colombiadi, questa invenzione con la quale si è trovato il modo, negli ultimi anni, di dissipare preziose risorse pubbliche in opere che nulla avevano a che fare con la scadenza delle Colombiadi, ma che servivano evidentemente ad alimentare un processo di mantenimento di appalti, ecc.
nel modo e nelle forme in cui si sono sviluppati in questi anni.
Non ho altre cose da dire. Anche questo minimo episodio esprime l'assenza di ruolo della Regione relativamente ad opere che coinvolgono il territorio piemontese, sia rispetto alla congruità dei risultati sia rispetto agli obiettivi con i quali l'opera è partita sia rispetto all'utilità complessiva in termini di priorità dell'opera stessa.
La Regione, a mio parere, non può rinunciare ad un proprio ruolo soprattutto rispetto all'uso di risorse consistenti, in questo caso nel campo dei trasporti, per opere che hanno comunque caratteristica regionale ed interregionale.
Non posso, purtroppo, entrare ulteriormente nei dettagli della questione, assai meglio dibattuta di quanto io possa fare oggi all'interno delle sedi giudiziarie.


Argomento:

Risposta scritta ad interrogazione


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 1147 presentata dai Consiglieri Miglio, Segre e Giuliano inerente la proliferazione dei piccioni nel Comune di Verbania, cui risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Il problema dell'aumentata densità...



MIGLIO Mario

Poteva anche essere data risposta scritta.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Subito: ho modi più impegnativi per passare il tempo in Assessorato, ed anche più utili.



MIGLIO Mario

Ci sono, comunque, nostre più significative interrogazioni ed interpellanze in attesa di risposta.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Provvederemo.



PRESIDENTE

A questo punto, colleghi, non riuscendo più ad incrociare Assessori e Consiglieri interpellanti, sospendo per un quarto d'ora la seduta, in modo da poter riorganizzare i lavori.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10,40 riprende alle ore 10,50)


Argomento: Trasporti su ferro

Esame proposta di deliberazione n. 594: "Approvazione dello schema di 'Protocollo di accordo' tra il Ministero dei Trasporti, la Regione Piemonte e la Ferrovia dello Stato-Società di trasporti e servizi per azioni per la realizzazione delle nuove linee ad Alta Velocità e la definizione di un nuovo assetto dei trasporti ferroviari in Piemonte" (seguito) Presentazione relativi ordini del giorno


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Riprendiamo i lavori con l'esame della proposta di deliberazione n.
594, di cui al punto 20) all'o.d.g.
La discussione generale sull'argomento è stata svolta ieri. La parola all'Assessore Panella per la replica.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

La mia sarà una replica molto breve; anziché riprendere l'intera vicenda, oggetto di discussione di più sedute consiliari, cercherò di focalizzare alcuni punti fondamentali, emersi nel corso dell'ultima riunione.
In questo senso, alcuni Consiglieri facevano rilevare che nel documento non appare la posizione della Regione Piemonte relativa alla linea Milano Genova. In proposito debbo ricordare che il protocollo va sottoscritto dalle tre parti in causa: non è infatti un documento unilaterale della Regione Piemonte, ci deve essere accordo con le altre due controparti Ferrovie e Ministero. Ferrovie che, a dire il vero, richiedevano l'assenso della Regione sull'intero progetto italiano dell'Alta Velocità; da parte nostra, abbiamo risposto che ci saremmo espressi soltanto su quanto concordavamo, ovvero sulla direttrice est-ovest. In particolare, comunque nel documento si fa riferimento agli atti che hanno portato alla costituzione dello stesso, con allegato quello del Consiglio regionale che esprime le proprie perplessità e la richiesta di rivedere il progetto Milano-Genova. Tale posizione, quindi, non è evidenziata ma neppure nascosta, in quanto il documento fa riferimento all'ordine del giorno del Consiglio regionale; in definitiva, direi che l'intero protocollo è assolutamente coerente con le posizioni assunte dalla Regione Piemonte.
Per quanto riguarda i problemi sollevati circa la stazione di Torino relativamente all'Alta Velocità, vi è un emendamento del Consigliere Rivalta che verrà accolto quando si discuterà questo particolare argomento anche il discorso sollevato dal Consigliere Miglio, oggetto di un emendamento presentato dalla Consigliera Bresso, è stato pienamente recepito (quadruplicamento teso all'Alta Velocità, o comunque quadruplicamento delle linee).
Una questione sulla quale occorre fare chiarezza è l'utilizzo della linea ad Alta Velocità per il trasposto merci; c'è chi sostiene continuamente, che la linea non sopporterà il passaggio di mezzi trasportanti merci. Ciò non è vero; per la manutenzione notturna della linea occorreranno una, al massimo due ore: il resto della notte può essere utilizzato per il trasporto merci.
L'Alta Velocità, quindi, oltre a consentire un decongestionamento delle linee attuali, a questo punto maggiormente utilizzabili per il trasporto merci, consentirà anche alla nuova linea di essere a tal fine utilizzata per gran parte della notte. L'Alta Velocità, in definitiva, costituisce comunque un grosso potenziamento della linea ferroriaria.
Il Consigliere Cucco poneva il problema di una certa confusione, dovuta al fatto che viene citato anche il Traforo del Sempione. Al riguardo, debbo ricordare che geograficamente il Piemonte non confina soltanto con la Francia - come alcuni colleghi della provincia di Cuneo sembrano ritenere ma anche con la Svizzera, e conseguentemente con il centro Europa. Ritengo che preoccuparsi del collegamento est-ovest prioritariamente, ma anche del potenziamento di un valico che incide sul territorio piemontese e costituisce un collegamento con i porti liguri, attraverso i nostri centri intermodali, sia preoccupazione giusta, non in antitesi con il discorso dell'Alta Velocità est-ovest. E' per questi motivi che, all'interno di un quadro complessivo, è stato inserito il potenziamento di questo tipo di linea.
In passato il potenziamento del Sempione era oggetto di disputa con lo Spluga; l'attuale documento dovrebbe significare l'abbandono dell'opzione Spluga da parte del Governo e delle Ferrovie dello Stato in favore di un collegamento con il centro Europa mediante il valico del Sempione.
Con questo documento - ripeto - firmato dalla "Ferrovia dello Stato" e dal Governo si mette la parola "fine" alla disputa Spluga o Sempione; nel momento in cui il Governo firma l'opzione potenziamento-Sempione, la ventennale discussione dovrebbe automaticamente aver termine.
Infine, qualcuno ha fatto rilevare che non vi sono tempi e previsioni certe di finanziamento per opere collaterali all'Alta Velocità. E' vero; ma non possiamo affrontare questo tema senza prima firmare il protocollo d'accordo generale. Tant'è che vi è un ordine del giorno presentato da alcuni Consiglieri, da votare successivamente alla firma del protocollo d'accordo, che dà mandato alla Giunta di attivarsi immediatamente all'interno dell'accordo - per individuare forme e tempi di finanziamento delle opere in esso previste.
Credo fossero questi i punti essenziali emersi.
Concludo con una nota. Come ho sostenuto nella presentazione dell'accordo, credo si tratti di una sorta di treno da cogliere al volo.
Ricordo che il protocollo d'accordo è stato fortemente voluto dalla Regione Piemonte - e non è stato richiesto dal Ministero e dalla "Ferrovia dello Stato", che semmai l'hanno subìto - e trova una sua forza nel momento in cui c'è in atto il discorso "Alta Velocità"; discorso che fatto a posteriori non avrebbe alcuna forza contrattuale.
Qualche collega ha fatto rilevare che altri Consigli regionali non si sono espressi; credo che dovremmo preoccuparci se anche il nostro Consiglio regionale, su questi temi, non si esprimesse e fosse nell'incapacità di decidere, nei momenti giusti ed opportuni. Ritengo che eventuali osservazioni che dovrebbero portarci ad allinearci sulle non posizioni d'inerzia di altri Consigli regionali dovrebbero essere capovolte. Il Consiglio regionale del Piemonte, dopo ampia discussione, è in grado al suo interno di assumere decisioni strategiche nel momento in cui le stesse si vanno assumendo e forse, in tempi brevi, a concludere.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Intervengo riallacciandomi al discorso della tratta Milano-Genova e dell'atteggiamento assunto dal Presidente della Giunta su tale argomento.
Tengo a precisare che a Genova, come alla Camera, pur dovendo fare due interventi, uno di illustrazione del documento di tutte le Regioni, l'altro riferito alla posizione della Regione Piemonte, dissi con molta chiarezza quale era la posizione emersa da questo Consiglio, che dava priorità alla Torino-Milano e alla Torino-Lione. Dissi inoltre che sulla Milano-Genova avevamo una serie di riserve, ma che il problema doveva essere rivisto avevamo dato la nostra disponibilità per un incontro in Alessandria, che poi non ebbe seguito. Non dissi che c'era ostracismo totale al rafforzamento della linea Milano-Genova, perché il Consiglio non si era espresso in tal senso.
Probabilmente c'era stata, da parte della Liguria, la sensazione di un nostro disinteressamento alla tratta Milano-Genova e di un veto a qualunque iniziativa; questo non è assolutamente vero.
Per i Deputati della Liguria e per Ferraguti, che non aveva ancora sentito la nostra precisa posizione, può essere stato questo un chiarimento giudicato favorevolmente.
Non "corro" dietro ai giornali, le mie dichiarazioni sono scritte; se lo facessi privilegerei la seconda parte dell'articolo del "Piccolo" di Tortona, di tale assurdità che merita una puntualizzazione.
Quando mi riferisco alla strategigità del collegamento Torino-Lione non mi riferisco alla funzionalità delle due province. Quello che a noi interessa è che vada avanti la linea Alta Velocità. In treno andremo da Torino a Londra in meno di cinque ore: questa è la verità.
La linea Torino-Lione è di straordinaria e grande importanza per l'economia del Paese e la più ampia del centro dell'Europa e dell'Europa del nord.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo all'esame degli emendamenti presentati al dispositivo della deliberazione.
1) Emendamento presentato dai Consiglieri Bresso, Riba, Bortolin e Rivalta: alle premesse, punto 05, ultimo trattino, dopo "valorizzazione" inserire "funzionale all'esercizio ferroviario".
La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

La Giunta è d'accordo, ma l'emendamento è da inserire dopo la parola "riqualificazione" e non dopo la parola "valorizzazione".



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Non è, evidentemente, la stessa cosa; è molto meglio la dizione "valorizzazione funzionale all'esercizio ferroviario".
Accettiamo comunque la formulazione proposta dall'Assessore anche se non del tutto soddisfacente; la definizione che tali operazioni debbano essere funzionali all'esercizio ferroviario ci pare comunque un discreto risultato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Vorrei che la Giunta ci spiegasse per quale ragione viene esclusa la parola "valorizzazione" dalla specificazione che noi abbiamo proposto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Panella.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

La domanda riguarderà altri punti. Avevamo concordato una bozza di accordo dopo mesi e mesi di trattative con le Ferrovie dello Stato e con il Ministero. In II Commissione abbiamo apportato una serie corposa di variazioni; oggi non vogliamo variare eccessivamente il testo per il rischio che non venga sottoscritto dalla Ferrovia dello Stato e dal Ministero. In generale, concordo con quanto proposto; ho chiesto qualche piccola variazione, non per disparità di vedute fra Assessorato, Giunta e Consiglieri proponenti, ma per un sicuro accordo con la Ferrovia dello Stato e il Governo. Lo stesso discorso vale per altri punti: certe piccole mediazioni non sono da intendere politicamente, ma come un tentativo di tener conto dei limiti posti dagli altri interlocutori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Non voterò il cambiamento proposto dall'Assessore Panella, poiché lo considero elemento dirimente anche per la questione del protocollo.
L'emendamento presentato ha svelato l'intenzione della Giunta di convenire, attraverso questo protocollo, a valorizzare il patrimonio della Ferrovia dello Stato non in funzione dell'esercizio ferroviario, ma in altre direzioni. Questo nostro emendamento, che collaborava ad intervenire a favorire ogni trasformazione funzionale all'esercizio ferroviario, è diventato la cartina al tornasole delle intenzioni della Giunta. Il Piano regolatore di Torino ha perfino introdotto le "cubature" sui binari dei treni che io considero di una abnormità assoluta: fissare delle cubature su suoli che hanno altre funzioni è come battere moneta falsa.
La Regione Piemonte si impegna ad una valorizzazione non definita e che spetterebbe alla discussione dei Piani regolatori dei Comuni; si impegna quindi a scavalcare l'autonomia dei Comuni nel valorizzare il patrimonio: cosa che considero non accettabile. Incamminandosi su questa strada l'istituzione sarà sottoposta a singoli interessi privati e si predisporrà a recepire interessi di settori corporativi.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Riteniamo molto importante una convergenza di voto sull'emendamento non c'è alcuna cartina di tornasole particolare, occorre soltanto avere idea chiara del problema.
Anche noi, certamente, diamo priorità ad una riqualificazione che sia funzionale al servizio, però non possiamo ipotizzare che non ci siano cessioni di aree inadatte e valorizzazioni delle stesse che consentano anche il reperimento di risorse: occorre denaro per realizzare questa operazione. Pensare quindi che le alienazioni non possano avvenire da parte del pubblico diventa un problema complesso. Lo abbiamo già visto in altri casi, ad esempio, con il Ministero della Difesa: concessioni gratuite in questo momento non sono possibili perché vogliono realizzare il valore del bene. Questo è l'indirizzo generale indicato dal Parlamento, bisogna quindi, meditare le due esigenze.
Credo pertanto che potremmo dire "riqualificazione e valorizzazione specialmente funzionale". Dobbiamo mettere in evidenza questo aspetto, ma in modo non esclusivo: se nascono delle possibilità di rivalutazione di beni non funzionali perché non dovremmo consentirle? Solo perché sono delle Ferrovie dello Stato? Usiamo il termine "specialmente"; diciamo "la riqualificazione e la valorizzazione specialmente funzionale". Accentuiamo l'aspetto della funzionalità, ma non escludiamo l'altro: può esserci infatti il caso in cui ci sia la possibilità di valorizzare un bene ferroviario non legato funzionalmente. Dobbiamo collaborare alla valorizzazione e non penalizzare il pubblico nei confronti del privato soltanto perché è pubblico; ci significherebbe castrare le possibilità del pubblico.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

La questione che noi poniamo è nel contesto di un accordo. Non c'è alcun dubbio che le Ferrovie, come qualunque soggetto, hanno diritto ad avere sul proprio patrimonio, per la parte che non considerano più da utilizzare, anche degli obiettivi di valorizzazione. Il problema è l'affermazione di tale diritto in un protocollo d'accordo che fa presupporre che la Regione si impegni ad atti cui non può impegnarsi perch di competenza dei Comuni: la competenza di decisione urbanistica è dei Comuni e, solo in termini di indicazioni territoriali di massima, della Regione. Questa era la nostra preoccupazione. Con l'Assessore, nel protocollo, è stata trovata una soluzione scorporando la dichiarazione delle Ferrovie dall'impegno della Regione, ma in questa parte introduttiva i soggetti sono invece la Regione Piemonte e le Ferrovie dello Stato. Per questo noi dicevamo che la Regione Piemonte può impegnarsi a collaborare con le Ferrovie per ciò che è funzionale all'esercizio; l'altra parte riguarda le Ferrovie, non può riguardare la Regione Piemonte, diversamente ci sono problemi di potenziale scorrettezza. La Regione Piemonte ha il dovere generale di indicazioni territoriali, ma non può impegnarsi con alcun soggetto privato alla valorizzazione del suo patrimonio: questa era la questione.
Riteniamo accettabile la proposta dell'Assessore di inserire l'emendamento al fondo della frase, "la riqualificazione e valorizzazione del patrimonio della 'Ferrovia dello Stato', funzionale all'esercizio ferroviario". In questo contesto, la Ferrovia dello Stato in quanto tale ovviamente, gode dei diritti di qualunque soggetto di avere obiettivi di valorizzazione patrimoniale. Nella dizione attuale la questione era un impegno della Regione: questa la preoccupazione, soprattutto di questi tempi.



PRESIDENTE

Concludendo, dal punto di vista operativo dove deve essere inserito l'emendamento?



BRESSO Mercedes

Dopo la parola "Stato".



PRESIDENTE

Pertanto, dopo la parola "Stato" aggiungere le parole: "funzionale all'esercizio ferroviario".



BRESSO Mercedes

Quindi diventa: "la riqualificazione e valorizzazione del patrimonio della Ferrovia dello Stato, funzionale all'esercizio ferroviario". Per l'altra parte le Ferrovie avranno loro obiettivi e saranno i Comuni che dovranno dire se urbanisticamente i loro obiettivi di valorizzazione sono compatibili ed accettabili.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Siccome ci compete l'approvazione dei provvedimenti dei Comuni possiamo atteggiarci in un certo modo o in un certo altro: non ci impegnamo certo a fare quanto non ci compete. Noi ci impegnamo, di fronte ad accordi bilaterali, a convenzioni con i Comuni, ad assumere un atteggiamento di attenzione alla rivalutazione dei beni.
Non andiamo fuori dei nostri compiti; io desidero l'approvazione e sono disposto ad accoglierlo; valutiamo le nostre competenze. Nessuno intende n discortarsene né sopravvalutarle.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

La discussione è lunga, ma va fatta. Io non credo che la Regione possa impegnarsi a priori senza conoscere le condizioni reali; si potrebbero creare, per ipotesi, dei conflitti fra opzioni urbanistiche dei Comuni opzioni territoriali della Regione e anche legittime volontà di rivalutazione. Per esempio, ad Alessandria, almeno da quanto ci hanno detto i Consiglieri di quella zona, il conflitto appare reale, nel senso che gli obiettivi d'uso del Comune sono diversi dagli obiettivi d'uso delle Ferrovie. Non possiamo impegnarci a difendere gli interessi delle Ferrovie a priori. Nel caso specifico, valutate tutte le questioni, la Regione pu anche ritenere che abbiano ragione le Ferrovie rispetto al Comune: non si può dire a priori.
Il nostro obiettivo era solo di non impegnare la Regione su questioni che in termini generali non possono essere definite; impegno che potrebbe anche rivelarsi scorretto.



PRESIDENTE

La Giunta accoglie l'emendamento nel testo modificato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 26 voti favorevoli e 3 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri).
2) Emendamento presentato dai Consiglieri Bresso, Riba, Bortolin e Rivalta: 2) punto 06, terz'ultima riga, dopo "urbanistica e" inserire "alla imprescindibile compatibilità ambientale" al posto di "l'impatto ambientale".
La parola all'Assessore Panella.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

L'emendamento è accolto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio per dichiarazione di voto.



MIGLIO Mario

Faccio una dichiarazione di voto non solo su questo emendamento, ma più in generale sugli emendamenti presentati dal Gruppo del PDS, e la faccio interpretando anche la posizione del Gruppo di Rifondazione Comunista e quella del collega Marino.
Giustifico la nostra non partecipazione sulla base di tre sostanziali motivazioni. Innanzitutto riprendo quanto dichiarato prima dall'Assessore Panella, il quale faceva presente che la bozza di accordo è il frutto di un lavoro durato alcuni mesi e di un confronto serrato con il Ministero dei Trasporti e le Ferrovie dello Stato. Quindi, i margini di modifica del documento sono estremamente limitati, perché sussisterebbe il rischio qualora stravolto nella sua linea, che le controparti non siano più disponibili a sottoscriverlo. Ritengo che questa posizione sia tale da limitare il ruolo di quest'aula; una posizione pregiudiziale di questo tipo non permette ai Consiglieri di presentare - perché automaticamente sanno che non potrebbero essere accolti emendamenti di tipo sostanziale. Ci sembra di cogliere, in questo dato di fatto, una limitazione eccessiva ai poteri che comunque quest'aula ha e dovrebbe, in ogni occasione, poter esprimere liberamente.
La seconda questione è che gli emendamenti presentati dal Gruppo del PDS, che ci sembrano essere frutto di strano patteggiamento, simile a quello mosso fino a questo momento dall'Assessore nei confronti delle altre due controparti, non riescono a spostare in modo significativo il taglio del documento. Per noi i problemi erano di altra natura: ridiscutere l'impostazione data e, quindi, trovare una strada meglio rispondente all'esigenza di avviare una seria riqualificazione del sistema ferroviario regionale. Per questi due sostanziali motivi noi, come il Gruppo di Rifondazione Comunista e il Gruppo Misto, non parteciperemo al voto di questi emendamenti.
L'unico emendamento che abbiamo sottoscritto insieme al collega Chiezzi non riguarda in modo diretto la questione del sistema ferroviario, ma l'altro grosso problema della possibile variazione delle destinazioni d'uso delle aree urbane, e quindi non può essere strettamente relazionato all'altro nodo problematico che ritenevamo fosse l'oggetto vero della discussione e che, in questo contesto, non viene sostanzialmente modificato.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 28 voti favorevoli e 3 astensioni (non hanno partecito alla votazione 6 Consiglieri).
3) Emendamento presentato dai Consiglieri Bresso, Riba e Bortolin: all'art. 2, punto 2.1, secondo capoverso, dopo "linee fondamentali" togliere le parentesi ed inserire "e in particolare del Progetto A.V direttrice ovest-est".
La parola all'Assessore Panella.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

L'emendamento è accolto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 3).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 28 voti favorevoli e 3 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri).
La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Volevo solo precisare - è molto importante in questo caso che gli emendamenti vengano correttamente intesi - che scompaiono le parentesi.



PRESIDENTE

D'accordo.
4) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Miglio: al punto 2.4, dopo le parole "le Ferrovie dello Stato" sostituire il testo con il seguente: "si impegnano a destinare a servizi pubblici le aree ed edifici non utilizzati per usi propri".



PANELLA Luciano, Assessore regionale

L'emendamento non è accolto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 4).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 6 voti favorevoli, 19 contrari e 15 astensioni.
5) Emendamento presentato dai Consiglieri Bresso, Riba, Bortolin e Rivalta: al punto 2.4 aggiungere al fondo ", in relazione all'esercizio ferroviario".
La parola all'Assessore Panella.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

Mi sembra che avessimo già discusso l'emendamento in II Commissione avendo già diviso il punto 2.4 e il punto 2.5. Consigliera Bresso, se diciamo "no", viene ritirato?



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

L'ordine del giorno non c'entra niente. L'ordine del giorno riguarda il punto 3.2. Questo è, secondo noi, meno importante dell'emendamento precedente, accolto, che impegnava anche la Regione. In questo caso si tratta di una dichiarazione delle Ferrovie inserita in un protocollo che viene firmato sia dalla Regione sia dalle Ferrovie stesse. Lo consideriamo meno rilevante. La ragione è la stessa per la quale ci siamo astenuti sul precedente emendamento. Le Ferrovie, essendo diventate soggetto con Statuto privatistico, hanno, a nostro avviso, il diritto ad una valorizzazione privata del proprio patrimonio. Per esempio, vendere delle aree ai valori di mercato per fare investimenti da altre parti. Anche in questo caso stabilire a priori che debbano impegnarsi a destinazioni per usi pubblici non sarebbe corretto; tocca ai Comuni decidere se quelle aree devono essere destinate ad uso pubblico. Se voglio che un privato destini un'area ad uso pubblico posso mettergli un vincolo ed espropriarlo, ma lo devo fare assumendone la responsabilità. In questo caso, le Ferrovie possono anche avere un obiettivo di valorizzazione del tutto legittimo. Per questa ragione ci siamo astenuti sull'emendamento precedente. Ritengo che i Comuni dovrebbero porre dei vincoli su queste aree centrali, che hanno avuto una destinazione pubblica per molto tempo, di un certo tipo. Le Ferrovie erano statali, sono diventate un'azienda: vengono a sussistere ragioni di opportunità che devono essere valutate dai Comuni nell'ambito di una politica urbanistica.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Sì, ha ragione, collega Bresso.



BRESSO Mercedes

Capisco che le Ferrovie per poter fare investimenti abbiano il problema di valorizzare il loro patrimonio, ma mi sembra opportuno che la questione venga lasciata ai Piani regolatori dei Comuni che, nella loro autonomia naturalmente con valutazione della Regione - decideranno se quelle aree debbano avere destinazione a zona verde o altre funzioni pubbliche o una valorizzazione di tipo privato, che le Ferrovie in quanto tali possono realizzare. Manteniamo quindi l'emendamento perché riteniamo che comunque l'obiettivo principale della valorizzazione debba essere relativo all'esercizio ferroviario. Supponiamo che le Ferrovie vengano lasciate libere di valorizzare in termini economici questo loro patrimonio: l'obiettivo deve essere comunque quello di fare investimento nelle Ferrovie. In questo caso ci sembra che l'obiettivo della valorizzazione finalizzata all'esercizio ferroviario sia, anche per le Ferrovie, corretto.
Riteniamo comunque meno importante l'emendamento, perché non impegna né la Regione né impegna i Comuni come avrebbe fatto la versione precedente.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

Ci asteniamo. Si tratta di intervenire su dichiarazioni unilaterali delle Ferrovie. Infatti questo punto in II Commissione fu sdoppiato dicendo: "Le Ferrovie dichiarano che la Regione Piemonte ha propria autonomia nel punto 2.5".



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Insisterei con la collega Bresso affinché ritiri l'emendamento.
Dobbiamo pensare che siamo di fronte ad un protocollo che abbiamo già definito con grande sforzo. Non vorrei che offrissimo degli alibi intervenendo su un terreno non di nostra stretta competenza. Avendo scisso le due frasi e avendo agli atti la vostra dichiarazione, vi pregherei di ritirare l'emendamento, con la stessa disponibilità con cui abbiamo accettato il vostro prima.



PRESIDENTE

Lei interviene per dichiarazione di voto, Consigliere Rivalta?



RIVALTA Luigi

Dico solo che ritengo abnorme che in un protocollo si fissino questioni che riguardano solo una controparte. Un protocollo d'intesa fissa questioni che riguardano entrambe le parti. Trovo abnorme quella dichiarazione.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

La prendiamo come dichiarazione dell'azienda.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 5).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 8 voti favorevoli e 19 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri).
6) Emendamento presentato dai Consiglieri Bresso, Riba e Bortolin: punto 2.5, aggiungere al fondo "e per garantire la qualità ambientale del territorio".
Tale emendamento viene ritirato dai proponenti.
7) Emendamento presentato dal Consigliere Rivalta: punto 2.5, aggiungere al fondo "e per garantire la qualità ambientale del territorio. In particolare, la Regione Piemonte opera affinché con il Comune di Torino e gli altri Comuni dell'area metropolitana possano essere individuati il tracciato dell'attraversamento del nodo di Torino, la localizzazione della stazione e degli altri impianti di servizio in modo da corrispondere alla migliore soluzione urbanistica, territoriale ed ambientale dell'area torinese e alla migliore connessione con la Regione insieme alle esigenze di funzionalità del sistema ferroviario".
La parola all'Assessore Panella.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

C'è qualche piccola modifica sui verbi, che alleghiamo. Invece di "opera", "opererà"; altra modifica è "alla migliore connessione con il resto della Regione nella funzionalità del sistema ferroviario".



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 7) così modificato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 28 voti favorevoli e 2 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri).
8) Emendamento presentato dai Consiglieri Bresso, Riba, Bortolin e Rivalta: al punto 3.2, terzo asterisco, aggiungere ", definendo una relazione fra entità della spesa per l'Alta Velocità e l'investimento nel sistema ferroviario regionale".
La parola all'Assessore Panella.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

Siccome è stato presentato un ordine del giorno a firma dei Consiglieri Riba, Cavallera e Bresso, penso che l'emendamento verrà ritirato.
Comunque anticiperei la lettura dell'ordine del giorno, che viene accolto e verrà votato dalla Giunta.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Vorrei illustrare sia la ragione dell'emendamento sia il motivo per cui, pur avendolo preferito nel testo del protocollo, riteniamo lo si possa accettare anche come ordine del giorno.
La questione, sollevata anche in molti interventi di ieri, è molto importante: c'è la preoccupazione, non del tutto illegittima, che il forte investimento necessario per l'Alta Velocità non attivi investimenti di ricaduta sull'intero sistema ferroviario in particolare regionale, ma addirittura sottragga investimenti al resto delle opere ferroviarie. Questa proposta è mirata a contrattare con le Ferrovie, così come è avvenuto per le attività di produzione elettrica e altre questioni, un rapporto fra investimento nell'Alta Velocità e altri investimenti ferroviari, in modo che i due tipi di investimenti vadano di pari passo e non siano l'uno sottrattivo dell'altro (quindi, per esempio, che si sottraggano investimenti per le strade). Siccome questa formulazione è stata inserita nell'ambito degli accordi di programma che dovranno definire queste situazioni, si tratta di una formulazione che rinvia ad un accordo di programma che l'Assessore si è impegnato a portare in Commissione e in Consiglio, al fine, quando ci sarà, di verificarlo. Il fatto che ciò sia nel protocollo o in un ordine del giorno ha forza non molto dissimile. Il protocollo nel suo insieme è un impegno all'investimento, ma non dice in che percentuale. Quindi è evidente che il fatto di dire: "è una relazione" è cosa tutta da definire. Ben sapendo che in sede di protocollo non è ancora ottenibile dalle Ferrovie una definizione di questa relazione in termini di percentuale, riteniamo che successivamente, nell'accordo di programma, si debba arrivare a una definizione: può una percentuale essere un'entità in valore assoluto degli investimenti, oppure l'indicazione puntuale degli investimenti. Può essere sufficiente dire: "...viene effettuato l'investimento come da accordo, su queste linee, su queste questioni...". Quello che vogliamo è impegnare la Giunta ad una trattativa che definisca in maniera esatta che cosa viene fatto dell'accordo generale definito nel protocollo, che prevede investimenti nel sistema ferroviario regionale, in relazione allo svolgimento, man mano, degli investimenti nell'Alta Velocità.
Quindi, anche con l'ordine del giorno ci pare che l'impegno della Giunta a spuntare questa definizione precisa della relazione sia abbastanza soddisfacente. Certo, non è la stessa cosa che inserirla nel protocollo. Di questo ci rendiamo conto. Però, dal nostro punto di vista, la Regione potrà sempre rifiutarsi di sottoscrivere l'accordo di programma. Quindi è per noi, se non proprio totalmente, soddisfacente ed accettabile.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Panella.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

Secondo me, questo passaggio entra già nell'applicazione del protocollo quando noi diciamo che "valuteremo, calcoleremo...". Appena firmato il protocollo, il primo punto da andare a definire sarà questo.



BRESSO Mercedes

Basta che ci sia l'impegno a farlo.



PRESIDENTE

L'emendamento n. 8) è pertanto ritirato.
9) Emendamento presentato dai Consiglieri Riba, Bresso e Bortolin: allegato 1, punto 2), primo trattino, aggiungere al fondo "Fossano Cuneo".
La parola all'Assessore Panella.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

L'emendamento è accolto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 9).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 28 voti favorevoli e 2 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri).
10) Emendamento presentato dal Consigliere Rivalta: allegato 1, punto a), aggiungere un'ultima indicazione: "utilizzo coerente della linea medio-padana ai fini del potenziamento del traffico passeggeri e del traffico merci".
La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Preciso che la linea medio-padana è la direttrice che passa per Casale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Panella.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

L'emendamento è accolto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 10).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 28 voti favorevoli e 2 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri).
Pongo in votazione la deliberazione così modificata, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 29 voti favorevoli e 8 contrari.
Passiamo ora all'esame degli ordini del giorno collegati a tale argomento.
E' stato presentato un ordine del giorno dai Consiglieri Chiezzi Miglio e Marino.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi per l'illustrazione. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. L'ordine del giorno è breve, ma penso che verrà illustrato anche dagli altri firmatari perché tocca un punto centrale della critica che, al di là delle filosofie sull'Alta Velocità, è stata svolta in quest'aula da chi ha votato contro questo protocollo d'intesa.
La critica concerne la scelta della Giunta regionale di attenuare nel protocollo la forza con la quale aveva promesso di chiedere all'Ente Ferrovie e allo Stato la priorità sulla definizione delle risorse e dei tempi di erogazione delle stesse per il rafforzamento dell'insieme del sistema ferroviario, come condizione per firmare il protocollo. Questo la Giunta non l'ha ottenuto, il protocollo su questo argomento non ha alcun valore, non sono state indicate le risorse necessarie per il sistema regionale, non sono stati indicati i tempi, c'è un lungo elenco la cui lettura da sola evidenzia il propagandismo che c'è dietro a questa lunga elencazione di opere e la poca credibilità che la Regione Piemonte ottenga qualcosa di significativo in questi settori. Allora senza equilibrismi, che il momento non richiede e che mi pare servano a pochissimo, il nostro ordine del giorno dice con chiarezza che "la Giunta regionale, prima di assumere decisioni operative che concernono enormi investimenti nel settore Alta Velocità deve chiedere, ed ottenere, garanzie sui finanziamenti e sui tempi di erogazione degli stessi, per il rafforzamento dell'intera rete ferroviaria regionale". Diversamente, l'Alta Velocità sarà il solito fiore all'occhiello, ed il resto del sistema ferroviario sarà abbandonato non solo all'attuale, ma ad un maggiore degrado di quello odierno.
E' questo che noi chiediamo con chiarezza, e non vacue ed incerte promesse - quali quelle contenute nel protocollo d'intesa - o piccoli miglioramenti e frasi dalla duplice interpretazione. Chiediamo un radicale cambiamento di rotta: innanzitutto, finanziamenti e certezza degli stessi sulle opere di rafforzamento della rete regionale: fatto questo, se volete discutete pure sugli altri investimenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Ho già svolto ieri un intervento di carattere generale e quindi sar brevissimo.
Con questo protocollo a me sembra che la Regione Piemonte si candidi a dichiarare la propria ininfluenza rispetto a problematiche e scelte relative all'Alta Velocità che, in qualunque direzione andranno nei prossimi mesi, sicuramente non vedranno la Regione Piemonte protagonista.
I contenuti del protocollo rappresentano innanzitutto il chiaro segnale che da parte della Regione Piemonte non verranno creati problemi su tutte le scelte riguardanti l'Alta Velocità.
Le dichiarazioni di questa mattina del Presidente Brizio sulla questione della linea Milano-Genova sono preoccupanti e non perché abbia frainteso la posizione espressa, tra l'altro chiarissima. A mio modo di vedere va contestato il fatto che una Giunta regionale, una maggioranza, un Presidente di Giunta regionale, dica: "Il mio interesse prioritario è la Milano-Torino o, meglio, la Lione-Torino, in questo momento riteniamo si debba riconsiderare una linea come la Milano-Genova": posizione grave perché si parla di scelte senza tener conto delle relative conseguenze economiche e sul territorio, senza fare i conti con una linea che, tutti sanno, sarebbe una follia: probabilmente se fosse mai costruita non avrebbe più di qualche decina di centinaia - forse - di passeggeri al giorno. Non esiste un traffico, perlomeno di passeggeri, che possa minimamente garantire una linea del genere.
Non è possibile dire: "La mia priorità è la Lione-Torino: il resto non ci interessa". Si deve dire che quell'ipotesi è una follia lanciata per generare un po' di appalti e che non si ha il coraggio, come Regione, di svolgere un proprio ruolo.
L'ottica con cui abbiamo presentato il nostro ordine del giorno è proprio questa: svolgere un ruolo come Regione. Il documento che abbiamo presentato è un ordine del giorno di governo, con il quale ci candidiamo a suggerire in che modo una maggioranza e delle forze politiche che governano una Regione dovrebbero assumere il proprio ruolo.
Tutti sappiamo che occorre un impegno di ferro e preventivo, per far sì che la realizzazione dell'Alta Velocità non corrisponda allo smantellamento delle restanti linee ferroviarie del Piemonte; la possibilità di impedire tale smantellamento è garantire e richiedere impegni preventivamente. Tutti sanno - e voi sapete - che realizzare l'Alta Velocità vuol dire smantellare parti consistenti della tradizionale linea ferroviaria attualmente operante sul Piemonte o su altre regioni.
Ci prendiamo in giro tutti quanti: sappiamo bene che mettere insieme in un unico documento la realizzazione dell'Alta Velocità e le altre venticinque questioni inserite è cosa alla quale nessuno di noi e di voi, a mio parere, crede.
Voglio vedere cosa ci verrà a raccontare l'Assessore Panella, quando dopodomani, ricominceremo a discutere del polo ferroviario di Bussoleno o di Alessandria, dei rami secchi, o di quant'altro, nel momento in cui questo progetto decollerà davvero in termini di impegno reale di spesa. In quel momento, le Ferrovie dello Stato inizieranno l'attacco generalizzato volto a distruggere parte consistente del restante sistema ferroviario italiano e piemontese. Sono curioso di sentire cosa ci verrà a dire la maggioranza, e in quell'occasione anche il PDS, rispetto ai contenuti di questo protocollo.
Ho sentito parlare di Piani regolatori dei Comuni: i progetti di Alta Velocità decollano, i Piani regolatori dei Comuni, molto semplicemente, non esistono. Lo sappiamo tutti: perché dobbiamo ingannarci anche su questo? Tutto andrà totalmente in deroga a qualunque Piano regolatore comunale.
Per favore, nel nostro confronto-scontro, cerchiamo almeno di stare in limiti contenuti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Voglio dare una mia adesione totale, sincera e completa all'ordine del giorno del collega, perché ritengo sia la cartina di tornasole di un impegno. O noi, qui, tra ieri e oggi ci siamo chiacchierati addosso con l'unica volontà di portare avanti - comunque - il discorso dell'Alta Velocità, non tanto tacitando ogni eventuale dissenziente, ma lasciando parlare, perché tanto alla fine si fa quel che si vuole, oppure nel concreto vogliamo dare spazio ai punti sottolineati dall'ordine del giorno del collega, peraltro più volte ribaditi anche dal sottoscritto: all'interno del discorso ferroviario c'è sì il discorso Alta Velocità, che io ritengo non essere prioritario, ma comunque importante, ma è tutta la rete ferroviaria piemontese a dover essere sistemata.
C'è allora una contraddizione in termini, signori della Giunta; se non voterete l'ordine del giorno significherà che siete interessati soltanto all'Alta Velocità e non al resto, che invece personalmente ritengo essere assai più importante.
Noi ci illudiamo - lo ribadisco per la decima volta - che l'Alta Velocità collegherà il Piemonte e Torino all'Europa; certo, accadrà così ma per svuotare il polo di Torino nel traffico da Lione a Milano. Torino sarà, al massimo, una stazione di sosta, per i pochi intimi che potranno prendere questo treno.
Ribadisco tutte le mie perplessità, in questo momento, di un investimento dal taglio di cento miliardi al chilometro. Ma, comunque posto se si debba assolutamente realizzare quest'Alta Velocità, posto che poi non ci siano gli scatenamenti relativi ad appalti e contrappalti, resta il fatto che la Giunta la volta scorsa si era impegnata a sostenere con forza - e c'è nella convenzione - il discorso della restante rete ferroviaria piemontese.
La Giunta deve dirci, a questo punto, se intende condizionare l'adesione all'Alta Velocità a questo discorso; diversamente, significa che sa già che le ferrovie non lo faranno. Se invece ha il coraggio di assumersi tale impegno, e poi di mantenerlo, condizioni l'adesione all'Alta Velocità al discorso della restante rete ferroviaria della nostra regione.
Unico aspetto positivo dell'Alta Velocità sarebbe quello relativo al trasporto merci, al fine di decongestionare il sistema autostradale. Ma temo che l'Alta Velocità non risolverà il problema del trasporto merci: sarà ben difficile trasportarle in quelle condizioni. Sarebbe molto più logico ammodernare la rete ferroviaria piemontese per il trasporto merci in modo specifico, con tutti gli aggiornamenti e gli aggiustamenti necessari, ma non per questo sarebbe indispensabile avere la rete dell'Alta Velocità. Chi non voterà questo ordine del giorno e non manterrà questo impegno, dimostrerà platealmente di considerare vuote parole tutti gli impegni assunti e di avere soltanto come obiettivo l'Alta Velocità. A questo punto mi domando come mai si volesse proprio e soltanto questo obiettivo!



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Proporrei di incontrarci a latere del Consiglio per trovare una formulazione dell'ordine del giorno che ci trovi tutti consenzienti; noi non abbiamo assolutamente alcuna intenzione di assumere una posizione pregiudizialmente contraria.
E' inutile fare una serie di illustrazioni su un argomento che abbiamo capito perfettamente. Vediamo se riusciamo con l'Assessore a trovare un testo che consenta l'approvazione di questo ordine del giorno.
Proporrei intanto di esaminare gli altri ordini del giorno presentati.



PRESIDENTE

Vi è una proposta del Presidente della Giunta di disponibilità ad esaminare a latere i documenti presentati.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 546: "Ratifica ai sensi dell'art. 40 dello Statuto della DGR n. 314-20819 del 27/11/1992 'Misure urgenti atte a garantire l'adozione delle necessarie variazioni al bilancio di previsione 1992 delle UU.SS.SS.LL. piemontesi' - Ulteriore assegnazione integrativa 1992 di parte corrente a destinazione indistinta - Somma di L. 247.071.333.221"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 16) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 546.
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

La deliberazione è relativa all'ultimo stanziamento integrativo da parte dello Stato relativamente alle spese correnti 1992.
Stanziamento ammontante a 600 miliardi che avevamo già approvato e destinato in Consiglio; una quota del 60% era stata divisa non appena ricevuto lo stanziamento; ci eravamo riservati 240 miliardi da dividere nell'ultimo periodo, dopo aver verificato le situazioni delle varie UU.SS.SS.LL.
Questa deliberazione è relativa alla divisione dei 240 miliardi.
Il 1992 dovrebbe essere totalmente coperto dagli stanziamenti previsti dallo Stato e quindi non dovremmo avere necessità di integrazione a carico del bilancio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Questa deliberazione di Giunta, adottata con i poteri del Consiglio regionale, ci consente un breve ragionamento sulla spesa sanitaria.
Sappiamo che per l'anno 1992 ogni disavanzo è stato coperto, anzi c'è un avanzo di gestione di circa 32 miliardi.
Voglio ricordare in questa sede il vero e proprio allarmismo sbandierato nel corso del 1992, durante il quale avremmo accumulato deficit clamorosi dell'ordine di centinaia di miliardi di lire: si sarebbe addirittura arrivati ad un disavanzo di 900 miliardi di lire. La verità è che il disavanzo 1992 è inesistente e c'è persino un avanzo di 32 miliardi di lire. Non solo, lo Stato ha ripianato i disavanzi delle UU.SS.SS.LL.
italiane dal 1987 al 1992. Per il 1991, non avendo disavanzo, la Regione Piemonte non riceverà, dell'ultima tranche del trasferimento finanziario dello Stato, neanche una lira.
Cogliamo l'occasione per dire che valutiamo negativamente la politica della spesa corrente attuata dalla Regione Piemonte: non i tagli doverosi sprechi, irrazionalità, disorganizzazione continua, ma tagli che hanno colpito servizi e prestazioni. Risultiamo essere, alla luce della copertura dei disavanzi dal 1987 al 1992 da parte dello Stato italiano, la Regione più sprovveduta del nostro Paese. Quindi, un contenimento della spesa non convincente, sbagliato. D'altronde vediamo dove si sarebbe risparmiato: gli accorpamenti non sono stati effettuati, la riduzione di tre quarti del rinnovo del turn-over secondo una media regionale, quindi con assoluta discrezionalità, è stata bocciata dal TAR! Ecco qual è la situazione a consuntivo.
L'impostazione rigida del bilancio ha costretto le UU.SS.SS.LL. ad una politica di gestione di lacrime e sangue; i tagli sono stati fatti all'impazzata, una continua sequela di "no" alle urgenze e alle emergenze nel contempo continuano gli sprechi, le irrazionalità diffuse, la disorganizzazione della sanità.
Si dice che la Regione ha "risparmiato": ebbene sì, con quei tagli ha realizzato risparmi, ma chi ha pagato? Chi ha pagato i conti non pagati dalla Regione Piemonte e per i quali avrebbe ricevuto piena copertura da parte dello Stato? Hanno pagato i disabili e le loro famiglie a cui abbiamo negato ausili e presidi essenziali per la loro vita e per una decorosa qualità della vita; hanno pagato i malati di mente: la legge regionale è lì, uno straccio, dopo tre anni del tutto inattuata! I servizi territoriali psichiatrici hanno organici carenti, ma non si è voluto spendere; poi, in quest'aula, si piange sulla disgrazia della malattia mentale, sul dramma che vivono le famiglie dei malati.
Hanno pagato i lavoratori: nei luoghi di lavoro la salute non è tutelata e la sicurezza è carente. E' inadeguata ed arretrata la rete dei servizi di igiene pubblica e di prevenzione; gli organici degli operatori di prevenzione e dei Laboratori di sanità pubblica sono carenti.
Hanno pagato gli anziani. Dei servizi di geriatria previsti dal Piano non uno è stato realizzato. Non si fa prevenzione, non si fa riabilitazione, non si attua l'ospedalizzazione a domicilio: si è voluto risparmiare.
Allora, chi ha pagato? Hanno pagato tutti i cittadini, in particolare i più deboli, i più svantaggiati, coloro che hanno dovuto ricorrere al Servizio sanitario. Sta qui l'iniquità dei risparmi effettuati, e potrei continuare. I tempi di attesa per un intervento di cardiochirurgia, di urologia o di oculistica sono dell'ordine medio di un anno.
Laddove bisognava tagliare non si è tagliato e laddove si è tagliato si è tagliato sul vivo dei servizi e delle prestazioni. E' su questo che vogliamo fare riflettere la maggioranza: è una politica che fa da sponda alla politica di controriforma nazionale che non ha né capo né coda; ancora oggi si discute tanto di spesa, ma non si sono ancora fissati i livelli uniformi di assistenza sanitaria da assicurare in tutto il Paese, a tutti i cittadini. Non si riesce a capire come si faccia a ragionare seriamente di spesa sanitaria.
Assistiamo poi ad una campagna propagandistica mistificante. Leggiamo sui giornali che avremmo risparmiato ben 500 miliardi, ma perché? Ne abbiamo spesi 6.899 complessivamente, chi ha mai ipotizzato che avremmo dovuto spenderne 7.400? Ma soprattutto abbiamo speso male, non abbiamo speso laddove era necessario per dare risposte importanti, dovute comunque agli strati più deboli, ai cittadini più svantaggiati colpiti da malattia.
Riconfermiamo quindi in sede di attribuzione alle UU.SS.SS.LL., già avvenuta, tra l'altro, da parte della Giunta con i poteri del Consiglio, il nostro severo giudizio sulla politica di spesa, con un monito: sarà più facile per le Regioni che hanno speso bene vedersi coperti i disavanzi anche nei prossimi anni; sarà più difficile per la nostra Regione chiedere qualche centinaio di miliardi in più per dare risposta concreta a bisogni sanitari che sono rimasti clamorosamente insoddisfatti.
E' stata una politica di spesa da sprovveduti, non c'è di che vantarsi! Noi e la Lombardia avremmo risparmiato notevolmente; di questo passo se tagliate ulteriormente i servizi, possiamo risparmiare ancora centinaia e centinaia di miliardi di lire. Se decidete di sciogliere il Servizio sanitario regionale ne risparmieremmo persino 6.900, ma non può essere questa la strada percorsa dalla Regione Piemonte! Torniamo indietro! E' una strada assolutamente sbagliata!



GOGLIO GIUSEPPE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Credo non ci sia molto da aggiungere a quanto già detto da Calligaro se non alcune considerazioni che concernono la programmazione sanitaria nella nostra Regione.
Nel mese di aprile del 1990 ci si è dotati di uno strumento di programmazione, il Piano socio-sanitario regionale, ormai in dirittura d'arrivo - si fa per dire, nel senso che si arriverà presto alla sua scadenza anagrafica; l'interrogativo che ci si pone è sulle valutazioni che l'Amministrazione intenderà fornire al Consiglio rispetto all'attuazione della legge n. 37.
Credo che ben poco ci sarà da dire in positivo e molto - purtroppo molto - in negativo, rispetto alla soluzione dei problemi che quel Piano sanitario individuava come prioritari, per la cui soluzione indicava strumenti finalizzati (risorse professionali, edilizie e strumentali) problemi che trovano spazio tutti i giorni sui giornali e rispetto ai quali questa Giunta si trova a giocare di rimessa - si fa per dire - e comunque a balbettare risposte a fronte di un'evidente richiesta di interventi. E l'evidenza è che non si è stati in grado di dare alcuna significativa risposta.
L'interrogativo che ci si pone è cosa ci riserverà il futuro. Un futuro poco roseo a fronte di una controriforma sanitaria che formalmente dà alle Regioni più poteri: potere di esercitare tagli, di adeguarsi alla spesa con nuove tasse: non certo potere rispetto alla possibilità di incidere sulle cause della spesa. Le cause della spesa stanno in decisioni assunte ad altri livelli, quelli delle concertazioni ministeriali con le corporazioni sui costi del personale, sui costi dei farmaci, delle analisi di laboratorio, delle attività specialistiche e sui costi delle protesi.
Quindi, poco c'è da stare allegri e molto c'è da preoccuparsi a fronte di una sostanziale incapacità dell'Amministrazione di dare segni diversi rispetto a quanto si sta facendo e determinando - ormai deciso con un decreto contestato da molte forze politiche, anche della maggioranza che si sta progressivamente attuando.
Cosa dobbiamo domandarci? Dobbiamo domandarci quali atteggiamenti diversi avrebbe potuto assumere questa Regione a fronte della manovra decisa dal Governo; atteggiamenti che sono mancati, atteggiamenti che invece una Regione vicina alla nostra, come la Lombardia, ha assunto.
Sappiamo che la Lombardia ha assunto atteggiamenti di contestazione al decreto delegato ed è ricorsa alla Consulta. Atto coraggioso, che invece la nostra Amministrazione non ha neppure pensato (non mi risulta ci sia stata una pensata in questo senso). Saranno le opposizioni a dover proporre un ricorso costituzionale contro il decreto delegato sulla sanità.
La nostra Regione si è adeguata in maniera poco fantasiosa alle manovre ministeriali sulla sanità, in particolare agli atti del Ministero del Tesoro, delegando il potere di decisione sulla sanità a chi decideva sulla spesa e non a chi poteva decidere con maggiore competenza sulle risposte necessarie ai bisogni di salute della popolazione.
E' stata una manovra del tutto ragionieristica della sanità; non si è mai voluto tener conto dei segnali che, comunque, giungevano dalla società piemontese rispetto alle pesanti conseguenze che la manovra regionale sulla sanità stava determinando.
La società non è stata ascoltata e ci si è limitati a dare udienza agli amministratori straordinari cui sono stati chiesti i dati che gli stessi non erano in grado di dare. Le progressive risposte ed elargizioni in termini di copertura di spesa sono state date sulla base della compilazione di schede e di questionari che, a me è noto, sono stati compilati in modo non attendibile, in relazione al fatto che non esiste, nella nostra Regione, un sistema informativo finalizzato alla programmazione sanitaria anche solo sul piano finanziario, che sia di per sè credibile.
Quindi, non è assolutamente possibile neanche dare una valutazione positiva, in termini anche solo economicisti, alla conclusione di questa manovra, proprio perché non c'è nulla di credibile ed attendibile nei dati che le UU.SS.SS.LL. hanno fornito alla Regione per decidere quali spese andavano coperte.
In realtà, tutto come nel passato è stato coperto in maniera...



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Non è vero, non avete letto bene i dati: 2.500 miliardi in Lombardia Veneto e Toscana non sono coperti.



(Interruzioni del Consigliere Calligaro)



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Personalmente non ho voluto entrare nel merito delle cifre, ma nel merito dei problemi, per affermare che non può essere una manovra basata sul pareggio di bilancio a poter dare delle risposte ai bisogni della salute dei cittadini della nostra regione.
In questo senso, affermo e sottolineo il fatto che se questi continueranno ad essere i criteri di gestione della sanità, a questi bisogni non potrà essere data risposta. In questo nostro sistema economico non si può non uscire in passivo, se si intende rispondere ai bisogni prioritari delle fasce di popolazione meno difese economicamente; bisogni che tenderanno ad aumentare perché è noto - e ci sono degli studi epidemiologici che lo dimostrano - che laddove aumenta la povertà, aumenta la mortalità e la morbilità. Immagino quindi che le spese aumenteranno, in una Regione in cui il tasso di disoccupazione sta aumentando, in cui aumenta la povertà. In una regione come la nostra non si potrà non pensare di trovare all'interno dei bilanci risposte soddisfacenti in termini di servizi ai bisogni emergenti.
In questo senso non si può che ribadire, da parte nostra, un giudizio assolutamente negativo, anche a fronte del fatto che non ci sono criteri attendibili di valutazione che non siano semplicemente di tipo ragionieristico. L'Assessore dovrà pur dirci che cosa si è fatto del Piano socio-sanitario regionale, dovrà pur dirci perché si è limitato a fare tagli sulla domanda invece di razionalizzare il funzionamento interno delle UU.SS.SS.LL., cosa che non si otterrà soltanto e semplicemente attraverso un deciso accorpamento al vertice, ma che si potrà determinare solo se si riuscirà ad agire sui veri meccanismi delle disfunzioni.
Nulla ci è stato detto su cosa è stato fatto e nulla sosteniamo sia stato fatto. In questo senso e per queste motivazioni daremo un voto negativo alla deliberazione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Intervengo soltanto per dichiarazione di voto. Abbiamo oggi all'esame alcune deliberazioni: una relativa ad assegnazione integrativa ed altre sui riparti dei fondi d'investimento e per il rinnovo del patrimonio tecnologico di alcune UU.SS.SS.LL. Gli interrogativi dei Consiglieri Calligaro e Maggiorotti sono gli stessi di tanti; a volte anch'io me li sono posti. Credo però che si stiano superando i periodi di grande difficoltà; siamo in una fase altamente positiva e ritengo che riusciremo ad arrivare in modo oculato al controllo di una spesa sanitaria che, in questi anni, ha avuto momenti di grave difficoltà e di non totale comprensione.
Da parte nostra, c'è tutta la volontà di essere al fianco della Commissione d'inchiesta per capire dove, in momenti particolari e in alcune UU.SS.SS.LL., non siamo stati in grado di dare le risposte, necessarie, che la gente richiede.
Il Piano socio-sanitario regionale dovrà essere ricostruito e riproposto per i prossimi anni e le scadenze che abbiamo di fronte in questo anno sono importanti: entro fine febbraio, come i Consiglieri sanno il decreto ministeriale ha stabilito un riordino delle UU.SS.SS.LL., per definire quali aziende sanitarie dovranno essere staccate e rese autonome.
Entro fine giugno dovremmo proporre i nominativi dei direttori di queste nuove aziende. Scadenze importanti per poter ripensare, anche dal punto di vista geografico, la nuova delineazione delle Unità socio-sanitarie.
Ci aspettano mesi di lavoro necessariamente costruttivo; dovremo, in questa fase, superare tensioni in atto ed eventuali difficoltà fra Gruppi: la stessa Commissione d'inchiesta può cercare di stabilire un dialogo, un confronto nuovo e positivo fra tutti quanti.
Abbiamo lavorato, fino ad oggi, con un Piano socio-sanitario regionale che ha messo insieme sanità ed assistenza con ruoli non sempre chiari, non sempre definiti. In questa nuova fase potremmo tentare di disegnare un Piano socio-assistenziale dalle linee ben definite, che provi ad uscir fuori dalla marginalità in cui il settore socio-assistenziale è sempre vissuto.
Da parte nostra daremo totale approvazione alle deliberazioni e tutta la nostra disponibilità a lavorare a fianco dell'Assessore, in mesi che crediamo altamente importanti e qualificativi per la sanità e l'assistenza in Piemonte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Solo due chiarimenti per un'informazione corretta all'assemblea.
Relativamente all'intervento di Calligaro, ancora una volta fa perdere tempo ai lavori dell'assemblea: lo rimando alle risposte date nei dieci verbali precedenti. Possono essere sufficienti.



CALLIGARO Germano

Dove le cifre sono ballerine, variavano di volta in volta. Spiega dove sono i 900 miliardi di disavanzo.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Ricordo che ad inizio anno siamo partiti con 6.009 miliardi - non 6.900 su un'ipotesi di spesa di 7.000, sulla quale non mancavano 1.000 miliardi, ma i 900 che ho sempre detto, abbondanti. E' stata la conduzione dell'anno che ha fatto in modo di contenere una spesa, che, come sanno i Consiglieri, che da un po' di anni seguono l'andamento della spesa sanitaria in Piemonte, in Piemonte come in tutta Italia, al momento del consuntivo risultava sempre maggiore del preventivato. Se l'andamento fosse stato simile a quello degli anni passati la spesa avrebbe superato abbondantemente i 7.000 miliardi, secondo il trend in atto della sanità.
Questo il motivo per cui dai 6.000 miliardi iniziali ipotizzavamo una necessità di spesa di 7.000 miliardi; spesa che siamo riusciti a sostenere in 6.692 miliardi. Abbiamo inoltre avuto la possibilità di coprire la differenza con un ulteriore invervento statale: ai cittadini piemontesi non sarà richiesta una lira di integrazione attraverso eventuali forme di tassazioni integrative.
Risulta del tutto corrispondente alla realtà e priva di ogni fondamento giuridico economico-finanziario l'affermazione del collaga Tapparo, circa misure assunte da parte dello Stato, che avrebbe coperto per il 1992 disavanzi di tutte le Regioni; tant'è vero che lo scoperto dell'Emilia Romagna arriva a 2.000 miliardi, e quello di altre Regioni arriva in tutto a 5/6.000 miliardi. A noi è stato coperto interamente. I 32 miliardi che il Consigliere Calligaro identifica come avanzo, tali non sono: si tratta di una riserva a disposizione per ulteriori verifiche a consuntivo che, com'è noto al Consigliere Calligaro, si fa dopo il 31 dicembre: quello che abbiamo fatto noi per stabilire la suddivisione era comunque un pre consuntivo, con dati non definitivi. E non saremo in difficoltà sulle integrazioni future, perché la linea intrapresa dal governo non sarà più del pagamento a pie' di lista. Mi rendo conto che chi è stato allevato e ha vissuto nella linea imperante del Paese del pagamento a pie' di lista di tutto, oggi si trova in difficoltà ad adattarsi al nuovo sistema, ma la linea è diversa. D'ora in poi la linea è di un pagamento pro capite (io dico delle cifre, se ce ne sono altre sono disposto a correggermi immediatamente): il FSN - ed è il primo anno che avviene nella storia del Paese - per il 1993 non prevede più pagamenti a pie' di lista, ma uno stanziamento pro capite che oggi è di 1.504.000 lire. Cambia il sistema di finanziamento e conseguentemente deve cambiare il sistema di governo.
Questa sarà la linea degli anni futuri che vedrà definitivamente sepolto il pagamento a pie' di lista.
Vorrei dire al Consigliere Maggiorotti che l'Amministrazione ha molte pecche, ma non c'è lassismo generale: le schede a consuntivo non sono riempite a caso, ma compilate e verificate in loco, in sede regionale, e ritornate alle UU.SS.SS.LL.
Credo che per il 1992 la Regione debba comunque un ringraziamento per la collaborazione ricevuta dal sistema amministrativo della sanità in Piemonte, che ha collaborato per contenere la spesa, per cercare di amministrare meglio. Non mi pare giusto accusare, chi ha lavorato su queste cose, di casualità nel riempire le schede.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 19 voti favorevoli, 10 contrari e 3 astensioni.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Esame proposte di deliberazione n. 559: "Ratifica DGR n. 1-21142 dell'1/12/1992 assunta con i poteri del Consiglio ai sensi dell'art. 40 dello Statuto recante 'DM 12/11/1992 in materia di qualità dell'aria nelle grandi zone urbane. Individuazione dell'area di applicazione dell'art. 3 comma primo, sub A)'" e n. 595: "Ratifica DGR n. 1-21641 del 22/12/1992 assunta con i poteri del Consiglio ai sensi dell'art. 40 dello Statuto recante 'DM 12/11/1992 in materia di prevenzione dell'inquinamento atmosferico. Individuazione delle zone di cui all'art. 3, comma primo, sub B)'" - Votazione ordine del giorno n. 528 relativo alla proposta di deliberazione n. 595


PRESIDENTE

Esaminiamo i punti 17) e 18) all'o.d.g., relativi alle proposte di deliberazione n. 559 e n. 595, trattati congiuntamente dall'Assessore Garino perché sono questioni connesse. Se il Consiglio concorda tali questioni possono essere trattate congiuntamente, ferma restando la votazione separata.
La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Successivamente all'approfondimento in II Commissione, cui non ho potuto essere presente, vi è stata una seconda riunione. Le ratifiche riguardano due deliberazioni, una delle quali in parte modificata per quanto riguarda la zona metropolitana torinese, indica nell'area a rischio il Comune di Torino e, conseguentemente, l'autorità atta a produrre provvedimenti, il Sindaco o in questo caso il Commissario prefettizio; con l'altra si indica di non individuare delle zone a rischio specifiche, ma di segnalare la presenza sul territorio piemontese di aree potenzialmente a rischio. Perché? Semplicemente perché con il provvedimento di disinquinamento atmosferico, direttrice programmatica DISIA, firmato dalla Regione Piemonte insieme al Ministro Ruffolo il 16/2/1991, si era proposto ed ottenuto un finanziamento alla Provincia di Torino per il potenziamento della rete di rilevamento nell'area metropolitana torinese. Il progetto sta andando avanti, e il 3 febbraio si terrà una riunione in Assessorato regionale insieme alla Provincia di Torino per dargli il via. Una volta ottenuta l'assicurazione che il provvedimento sarà esecutivo da parte dell'Amministrazione provinciale, sarà possibile rivedere la possibilità di ridefinire l'area a rischio, in termini quindi abbastanza brevi.
Stessa cosa per quanto riguarda aree periferiche del Piemonte, quindi in altre province, nelle quali manca la rete di rilevamento. L'impegno peraltro formalizzato all'interno di un ordine del giorno di alcuni Consiglieri di maggioranza, è che per intanto la Giunta attivi immediatamente le intese previste dallo stesso decreto con tutte le Amministrazioni provinciali, che si definiscano iniziative all'interno dei criteri del sistema regionale di rilevamento della qualità dell'aria già esistente in Regione Piemonte, ed anche che la Giunta regionale si impegni ad intervenire finanziariamente, insieme alle Amministrazioni provinciali per dotare di reti di rilevamento efficienti il territorio regionale sia per avere dati per quanto attiene al Piano di risanamento dell'aria sia per affrontare le questioni dell'emergenza. Infine, l'impegno, che mi trova totalmente consenziente, affinché la Giunta regionale comunichi al Consiglio regionale entro il 30/9/1993 lo stato di attuazione di tale programma ed eventualmente di nuovi provvedimenti che si dovessero adottare.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

E' un peccato che questa discussione sia compressa dalla quantità di cose che in questo Consiglio regionale si devono discutere.
Queste due deliberazioni sono state oggetto di una lunghissima e molto accesa discussione in sede di Commissione perché, pur se presentate dall'Assessore in tono minore, rappresentano in realtà potenziali scelte assai rilevanti, ma anche non-scelte che, così come vengono proposte, si trovano di fatto ad essere.
Cos'è il decreto del Ministro dell'Ambiente 12/11/1992? E' un decreto che definisce le procedure con cui il Ministero e le Regioni individuano zone a rischio di inquinamento atmosferico grave, per realizzare, su quella base, tutta una serie di comportamenti che, sulla base di rilevanti parametri di rischio effettivamente in corso per superamento di determinati limiti di inquinamento atmosferico, portano all'obbligo di assumere misure che sono più varie (noi siamo abituati alle targhe alterne, ma non è certamente l'unica adottabile) e vincolano gli stessi enti ad individuare misure di più lungo periodo, di risanamento di tipo strutturale della situazione.
La deliberazione prevede già alcune modalità di applicazione. Una prima modalità è quella a cui fa riferimento la proposta di deliberazione n. 559 riguardante le grandi aree metropolitane, che inserisce d'ufficio come aree a rischio alcune grandi città tra cui Torino, ma consente alla Regione di allargare eventualmente questo ambito attraverso un proprio decreto. Cosa faranno Giunta ed Assessore? Limitano al Comune di Torino la zona a rischio, così come ha già fatto il Governo, non indicando alcuna altra zona.
Che conseguenze ha questa scelta? Intanto l'aumento, per tutto il resto dell'area metropolitana, del grave rischio per la popolazione - questo ce l'ha di recente ricordato il prof. Maltoni di tumore e di malattie polmonari.
Secondo: l'autorità competente nell'adottare qualsiasi misura - anche quelle più ampie, che non sono solo decidere le targhe alterne - resta il Comune di Torino, in questo caso il Commissario governativo, e non la Regione o la Provincia di Torino nel caso la Regione decidesse di delegarle tali compiti. Quindi, la Regione non soltanto dichiara solo Torino zona a rischio, ma non autodichiarandosi autorità competente all'adozione delle necessarie misure esclude se stessa da una serie di provvedimenti che invece qualcuno dovrebbe realizzare per ricondurre a situazione di normalità aree che, anche se noi non le dichiariamo tali, a rischio sono.
Ecco quindi che abbiamo presentato, insieme ai colleghi del Gruppo Verdi, ma credo sia condiviso anche dal collega Miglio ed altri, un emendamento che in sostanza allarga la zona a rischio all'area metropolitana, così come definito dal disegno di legge della Giunta regionale.
Con l'emendamento abbiamo proposto di attribuire le responsabilità dell'allargamento della zona a rischio al Presidente della Provincia di Torino, ma naturalmente siamo del tutto disponibili a modificare il testo e ad attribuire alla Giunta regionale tale compito, se l'Assessore Garino che non vuole mai assumersi alcuna responsabilità, volesse farlo; chissà magari al posto dell'Assessore Garino potrebbe volersela assumere temporaneamente il Presidente.
Non è questione irrilevante: significa che ci riteniamo responsabili della salute dei cittadini che abitano in Comuni fuori Torino, che sappiamo inquinati. E' ben vero che potremmo decidere, prossimamente, di inserirli in zona a rischio, ma se non lo facciamo in un periodo in cui da ben tre settimane si circola a Torino "a targhe alterne", ed in cui possiamo sospettare che anche altri Comuni siano in grave situazione, non credo lo faremo in futuro.
D'altronde, non è mai successo che, obbligato a far qualcosa, qualcuno non rispetti l'obbligo e poi, autonomamente, decida di agire un po' di tempo dopo. Anche se, naturalmente, il collegamento è al sistema di rilevazione. Purtroppo, però, nella provincia di Torino esistono centraline che rilevano solo gli ossidi di zolfo e poco altro. In ogni caso, il sistema di rilevazione fisso potrebbe essere sostituito da una stazione mobile - che peraltro esiste - che potrebbe verificare se nei punti sospetti vi sia effettivamente situazione di rischio, ed escludendo quelle aree che, per altri parametri previsti dalla legge, pur in area definita a rischio possono essere esentate dalle misure.
Tutti portano l'esempio di Pino Torinese: se si ritiene che non vi sia situazione a rischio, il Comune di Pino Torinese può tranquillamente essere escluso dalle misure previste dal decreto.



VETRINO Bianca, VIcepresidente della Giunta regionale

Grazie, collega Bresso.



BRESSO Mercedes

Mah, sai, tu abiti a Pino e sei esclusa, io abito a Superga, e non sono a rischio - la mia respirazione è ottima eppure sono inserita in zona a rischio... In ogni caso, i cittadini di Pino Torinese quando scendono a Torino chiedono che i loro polmoni siano tutelati.
Le città della cintura che oggettivamente non rappresentano situazioni a rischio si possono escludere senza alcun problema: sarebbe insensato pensare di non farlo. E' oggi il momento di assumersi questa responsabilità, ed è gravissimo che la Regione non lo faccia.
La seconda deliberazione è inerente al punto sub B) del campo di applicazione, che riguarda invece le altre zone del territorio regionale: intanto i Comuni capoluogo, che sono quasi tutti - anzi, tutti - in situazione del tutto analoga, nel loro piccolo, al Comune di Torino: i livelli di inquinamento delle aree centrali e delle vie di accesso alla città sono elevatissimi; ci dicevano i colleghi che ad Alessandria, dove esiste un sistema di rilevazione, la situazione è assolutamente identica a quella di Torino.
Tutti sappiamo che è così; oltre ai Comuni capoluogo, alcune altre città, quali Novi Ligure, Ovada o Biella o fors'anche Verbania potrebbero secondo il punto sub B) del decreto, essere dichiarate a rischio, e su questa base entro il mese di ottobre 1993 si potrebbe costruire una rete di rilevazione per poter adottare le misure previste. Di fatto, quindi, si tratterebbe di dichiarazione di situazione a rischio rinviata, se non esiste rete di rilevazione, di alcuni mesi.
Dovrebbe però essere inserita nella deliberazione la dichiarazione di zona a rischio di questi Comuni e, parallelamente, predisporre il piano di integrazione del sistema di rilevazione - che non è zero, ma insufficiente in questo modo, dall'1/10/1992 andrebbe a regime la verifica di condizioni di emergenza e le eventuali misure conseguenti.
Ma cosa fa la Regione? Dichiara che non esiste alcuna altra area del territorio piemontese a rischio, nemmeno, per esempio, l'area di Trecate che si sa benissimo essere a rischio, attraverso le rilevazioni attuate dal sistema che possiede.
Evidentemente, c'è qualcosa che non funziona in questo modo di operare della Regione. Il Governo nazionale ha fatto poco, ma si è assunto almeno l'incarico di considerare a rischio tutte le grandi città, ci sia o meno sistema di rilevazione; inoltre, chiede alle Regioni, che conoscono meglio il territorio, quali altre aree sono da considerare a rischio. Come Regione noi rispondiamo che non sappiamo niente, che in Piemonte non c'è nient'altro: situazione colpevolissima, perché in realtà sappiamo, ed è stato esplicitamente rilevato dall'Assessore e dai funzionari, che ci sono Comuni sicuramente a rischio, che non dichiariamo tali solo perché per il momento il sistema di rilevazione non è sufficiente. Si possono però usare come prevede la legge, altri parametri indiretti: la quantità di popolazione e di automobili, la tipologia urbana, l'esistenza di fabbriche e quindi di emissioni inquinanti, il riscaldamento e le condizioni climatiche tipiche delle pianura padana - e, praticamente, di tutti questi Comuni.
Anche in questo caso proponiamo un emendamento affinché nella deliberazione si tolga la dichiarazione secondo la quale non ci sarebbe alcun Comune a rischio, e si proponga che tutte le aree per le quali si sospettano condizioni di rischio e si prevedono le dovute rilevazioni vengano dichiarate a rischio, in modo da impegnarsi a partire dal mese di ottobre 1993 ad essere pronti per far qualcosa.
E' grave che di fronte ad un'assunzione di responsabilità, pur modesta come quella contenuta nel decreto del Governo, la Regione risponda "picche": "Non so niente, se c'ero dormivo.., non sono in grado di dire niente". Questo vanifica ogni senso di governo regionale: non ci si deve poi stupire, però, se alle Regioni non si vuole più attribuire potere. Come tutti sappiamo, alle riunioni o ai convegni nazionali l'atteggiamento è sempre del tipo: "Le Regioni non fanno niente, togliamo loro potere: non ha alcun senso attribuirglielo, dato che non fanno niente".
Quella di oggi è la conferma, purtroppo, del fatto che chi sostiene queste cose ha fondamentalmente ragione. Noi non vogliamo che la Regione sia svilita al ruolo di passacarte del Ministero e che abbia come unico scopo quello di chiedere denaro per non fare nulla, per rinviare sempre il momento in cui finalmente si assumerà la proprie responsabilità. Noi siamo per assumercele subito, cercando di accelerare gli incredibilmente lunghi processi di realizzazione delle cose.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Purtroppo la disponibilità che l'Assessore ha avuto negli ultimi dieci giorni di confrontarsi, anche in sedi informali, con alcuni Consiglieri che avevano sottolineato l'importanza di questa questione, non ha dato fino a questo momento risultati significativi. Si continua a sottovalutare due aspetti importanti che emergono dal decreto del Ministro, di novembre rispetto al ruolo che la Regione può svolgere.
Il primo aspetto è il ruolo prioritario ed essenziale attribuito alle Regioni nella promozione degli interventi che riguardano la questione dell'inquinamento dell'aria (fino a ieri non era così).
Tant'è che le Regioni di fatto sono l'autorità responsabile, o non lo sono nella misura in cui decidono di indicare altre autorità responsabili di raccogliere i dati, nel promuovere interventi nelle situazioni di emergenza, ma anche di programmare strumenti di sensibilizzazione nelle scuole.
Si è aperto un processo dove di fatto, al di là del ruolo tradizionale rivestito da Sindaci fino a ieri, la Regione svolge un ruolo di promozione e di coordinamento.
Mi sembra che la posizione assunta dalla Giunta, attraverso la deliberazione ed anche l'ordine del giorno che ci propone, abdichi a questo ruolo; in altre parole si ignorano i contenuti reali che un decreto ministeriale ci affida. Questa è la prima questione.
La seconda questione è che la problematica è ben più complessa di quella che oggi ci appare leggendo i giornali e cioè "inquinamento dell'aria uguale traffico, uguale targhe alterne".
Secondo alcuni dati non particolarmente conosciuti, che provengono da allegati dell'ENEA sul Piano Energetico Nazionale del 1988, rispetto all'ossido di carbonio, ossido di azoto, anidride solforosa e polveri indubbiamente il traffico automobilistico dà un contributo notevole esattamente del 91%, secondo l'ENEA, per quanto riguarda il monossido di carbonio, del 51% per gli ossidi di azoto e altrettanto per polveri, mentre è irrilevante per quanto riguarda gli ossidi di zolfo.
Per gli ossidi di zolfo è determinante il contributo delle centrali termoelettriche e in generale delle industrie.
Quando il Sindaco o il Commissario di Torino adotta la misura delle targhe alterne - al momento unico intervento non solo di breve ma anche di medio periodo che si prevede - abbiamo la sensazione di dare un contributo alla situazione. Purtroppo le cose non stanno così. Tutti sappiamo che le targhe alterne non riducono il traffico del 50%, ma di un quarto, e chi ha le cosiddette marmitte catalitiche non deve ottemperare all'alternanza delle targhe alterne. Pochi conoscono i limiti di funzionalità delle marmitte catalitiche che negli altri Paesi ha raggiunto una diffusione del 50%, mentre in Italia è appena del 5%.
Le marmitte catalitiche sono un elemento di scarsissima risoluzione strategica del problema, se non altro per il fatto che il catalizzatore ha tempi relativamente brevi, dopodiché la marmitta non funziona più. Prove fatte negli Stati Uniti dimostrano che dopo un ideale itinerario di 80.000 chilometri il ruolo svolto dalla marmitta catalitica è pari a zero, perch il catalizzatore cessa la sua funzione. Nel normale utilizzo di un'automobile nel traffico urbano, dopo circa 30.000 chilometri la marmitta catalitica non ha quasi più funzione.
Pertanto, un qualche contributo di un intervento di questo tipo durerà uno o due anni soltanto perché in Italia le marmitte catalitiche prima non c'erano. Le persone che oggi comprano l'auto dotata di marmitta catalitica dopo 30.000 chilometri hanno più o meno esattamente la marmitta dell'automobile comprata cinque anni fa.
Ho detto queste cose per dimostrare la gravità del sottovalutare il ruolo che può svolgere la Regione sulla questione.
L'altra ambiguità è data dalla suddivisione fra i due commi a) e b) dell'art. 3 della legge; questi due commi non suddividono la città di Torino e il suo eventuale circondario metropolitano dal resto della regione. Il motivo principale dei commi a) e b) è perché il Ministro dell'Ambiente sa bene che nella gran parte delle città italiane non esistono sistemi di rilevamento utili e significativi e quindi ha previsto, innanzitutto, quindici città che, a prescindere da quanto pensano Regioni, Sindaci, sono definite a rischio (sapendo che qualcuno potrebbe ribattere dicendo che siccome a Bologna non ci sono centraline di rilevamento l'area non è definita a rischio). Quindi è il Ministro che ha deciso che Torino è area a rischio: si chiede all'Assessore e alla Giunta di indicare, in base alle centraline esistenti nei Comuni di questa regione quindi ai dati disponibili altri Comuni o aree a rischio: comma a).
Il Ministro sa bene che nella maggior parte dei Comuni non ci sono centraline o almeno non con la tecnologia e i collegamenti informatici necessari per essere utili in situazione di attenzione e di allarme; ma anche in quei Comuni dove non esistono centraline, osservando una serie di parametri, da quelli meteorologici a quelli di consumo di combustibili, a quelli del livello di industrializzazione o di traffico, si possono presumere tranquillamente aree a rischio: comma b). L'autorità competente la Giunta regionale, o quella a cui ha delegato la competenza, sulla base di detti parametri possono dichiarare a rischio tali aree. Questa è la differenza sostanziale fra i due commi, e dalla versione del secondo comma si rileva che gli interventi andranno attuati da ottobre 1993 presupponendo che nel frattempo chi non era dotato di centraline, ma che in base a questa aggiunta è stato dichiarato area a rischio, si attivi per dotarsi di qualche centralina, e per avere quindi la possibilità, caso mai di smentire il fatto di essere un'area a rischio.
Questa la concezione della deliberazione ministeriale, che dice molte cose in più, rispetto alle quali, qui, non siamo neanche entrati nel merito. Dice, per esempio, all'art. 5 che "l'autorità competente costituisce o individua nell'ambito delle strutture tecnico-operative esistenti l'organo tecnico di cui si avvale per tutta la serie di compiti previsti dal presente decreto". Quindi si dice alla Regione Piemonte: "Costituisci l'organo tecnico con il quale metti insieme le competenze tecniche esistenti oggi", Pertanto, se l'Assessore provinciale Scapino, che era qui un attimo fa, non ha fatto installare le centraline nei Comuni della provincia di Torino, l'Assessore regionale lo sa. Ma l'Assessore deve, comunque, costituire l'organo tecnico, del quale fanno parte i tecnici della Provincia che dicono: "noi abbiamo solo due centraline e un furgone che gira per rilevare l'aria". Si discute quindi il modo con cui affrontare la questione e i casi più emergenti, iniziando un processo non banale descritto in una pagina intera allegata alla deliberazione ministeriale. Ne leggo brevemente i punti salienti: la prima cosa che fa l'organo tecnico è presentare e trasmettere all'autorità competente una relazione basata sui seguenti punti: valutazione delle informazioni disponibili, campagne di misura, inquinanti non regolamentati (cioè non quelli di cui normalmente si parla), stime su periodi dell'anno e aree territoriali che presumibilmente nei mesi successivi - quindi nell'inverno sostanzialmente - entreranno in situazione di rischio; assistere l'autorità competente nel definire il Piano operativo; promuovere iniziative d'informazione della popolazione ed interventi di prevenzione dell'inquinamento. Nel caso di episodi acuti il compito dell'organo tecnico è accertare il raggiungimento dei livelli di attenzione e di allarme individuare le fonti di emissione coinvolte, ecc. Fra le altre cose promuovere iniziative addirittura nelle scuole, soprattutto nei momenti di episodi acuti di inquinamento, per sensibilizzare gli insegnanti, gli allievi e le loro famiglie affinché non utilizzino l'auto, sostituiscano la caldaia a gasolio con quella a metano, ecc.
Il senso del decreto ministeriale è questo! Non leggo gli altri cinque allegati, estremamente ricchi ed interessanti.
L'Assessore mi pare non prenda atto dei contenuti di questo decreto.
L'unica cosa che abbiamo ritenuto di poter fare insieme ad altri Consiglieri è stata di sottoscrivere sull'ordine del giorno - perché la deliberazione è difficilmente emendabile se non ce n'è la volontà perlomeno due impegni: il primo che comunque entro il 30 marzo 1993, quindi entro due mesi, la Giunta regionale metta in funzione l'organo tecnico, attraverso il quale si possono attuare concretamente i contenuti del decreto ministeriale; il resto è costituito soltanto da parole su carta che non producono particolari effetti significativi! La seconda richiesta è che almeno nel dispositivo finale dell'ordine del giorno non si accenni ad un generico impegno finanziario della Giunta regionale. Insieme ai colleghi Miglio, Chiezzi e Bresso, abbiamo proposto un intervento non inferiore a 1 miliardo e mezzo: quella delle risorse economiche sarebbe un'ottima scusante, che verrebbe a decadere, per tutti coloro, da Sindaci ad eventuali altri enti, che ad oggi in realtà sembra abbiano come prima preoccupazione quella di non doversi assumere responsabilità, sicuramente gravi e pesanti e non tutte provenienti da scelte o non-scelte loro. Responsabilità che, in ogni caso, ognuno deve assumersi, a meno che non vogliamo trovarci nei prossimi mesi di novembre e dicembre esattamente nella situazione in cui ci troviamo adesso.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Anche il nostro Gruppo ritiene grave la situazione che riguarda la qualità dell'aria in diversi centri della nostra Regione, caratterizzati da fenomeni di inquinamento che, a volte, si possono constatare direttamente da parte dei cittadini. Ritieniamo utile il decreto ministeriale emanato e quindi importante una sua puntuale e precisa esecuzione.
E' aperto il dibattito sui provvedimenti da adottare quando scattano i vari livelli di allarme e quindi dal punto di vista dell'emergenza, cioè dell'intervento che potremo definire repressivo; ma bisognerebbe anche parlare degli interventi di tipo preventivo che riteniamo non possano che sortire effetti a medio e lungo termine, perché riguardano anche modifiche di modelli di vita, potenziamento dei trasporti pubblici, realizzazione di parcheggi e interventi radicali sugli impianti di riscaldamento, sugli impianti produttivi e anche sulle modalità costruttive delle autovetture limitazione della circolazione veicolare nei centri storici delle città.
Questo il dibattito in corso: ognuno ovviamente ha proprie proposte, ma soprattutto coloro che sono al governo delle città devono porsi questo interrogativo e dare le adeguate risposte. Alla Regione Piemonte in questo momento è chiesto di dare attuazione al decreto ministeriale; mi sembra che la proposta avanzata dalla Giunta regionale sia realistica ed applicabile.
Credo che quanto denunciavano i colleghi che mi hanno preceduto non corrisponda al vero; vi è comune sensibilità su questi problemi ed anche gli obiettivi, dal mio punto di vista, sono comuni, semmai divergono le strategie operative che si intendono perseguire.
Da un esame approfondito dei vari commi dell'articolo, del decreto ministeriale al quale ci riferiamo, emerge la sottolineatura e l'importanza, ovvie e comprensibili, che si faccia riferimento alle reti di rilevamento installate o che devono essere installate per poter disporre di dati precisi tali da far scattare le varie emergenze. Ora, nelle premesse delle deliberazioni si dice chiaramente che per la città di Torino si pu fare riferimento alla rete di rilevamento dell'USSL. e che è in corso una ristrutturazione della rete da parte dell'Amministrazione provinciale peraltro nell'ambito di un piano già predisposto e finanziato, ma che ha i suoi tempi di realizzazione. Pertanto, se non ci accontentiamo solamente delle famose grida manzoniane, ma vogliamo adottare provvedimenti che si rivelino poi operativi ed applicabili, non possiamo che collegare l'entrata in vigore dei nostri provvedimenti al momento in cui si potrà disporre di dati in tempo reale. La stessa cosa riguarda le altre città del Piemonte soprattutto i capiluogo di provincia, dove la situazione è più articolata vi sono realtà dove le reti di rilevamento in qualche modo sono state realizzate. In altre realtà si è più indietro.
Mi sembra comunque che la Regione abbia fatto una scelta di governo di tutta la materia, nel momento in cui accetta - e l'ordine del giorno che sarà presentato è significativo di concertare con le Amministrazioni provinciali la realizzazione di reti di rilevamento già comprese nel Piano di qualità dell'aria che è stato predisposto e che è già noto, conosciuto e concertato addirittura con il Ministero dell'Ambiente.
Mi sembra che quando si segue la strada della collaborazione tra i vari livelli istituzionali e non il calare dall'alto dei provvedimenti, che poi i livelli locali non sono in grado di applicare immediatamente, si vada sulla strada giusta. Addirittura si è fatta l'ipotesi di pervenire ad accordi di programma che contengano chiaramente i capitoli di spesa impegnativi per i vari livelli di governo. Le Amministrazioni provinciali si impegneranno entro i tempi stabiliti - almeno questo è l'invito l'impegno del Consiglio e della Giunta regionale - a realizzare questi interventi e si prenota, da parte della Regione Piemonte, un adeguato stanziamento a favore della realizzazione delle reti di rilevamento ambientale.
Mi sembra ci si trovi di fronte ad un percorso realistico, non a tempo indeterminato; nelle discussioni in Commissione è emersa la volontà e la disponibilità dell'Assessorato di riferire periodicamente al Consiglio addirittura si fissa una data al termine della prossima estate, prima della prossima stagione autunnale.
Nell'individuazione di una data vi è la manifestazione della volontà di far sì che, già nel prossimo inverno, in parecchie zone del Piemonte possano avere puntuale e precisa applicazione i disposti del decreto ministeriale che stiamo esaminando. A me non resta, visto che ho la parola che dare conto dell'ordine del giorno presentato a firma di diversi Consiglieri della maggioranza, nel quale vengono sintetizzati questi orientamenti. Si impegna la Giunta regionale a ricercare le intese programmatiche con la stesura di veri e propri accordi di programma con le varie Amministrazioni provinciali, con riferimento, da un lato all'individuazione delle aree da censire come aree a rischio, e quindi da inserire nei prossimi provvedimenti adottati dalla Regione, e dall'altro ad individuare le località dove è necessario collocare le centraline oppure dove le centraline devono essere ristrutturate, perché non adeguate alle operazioni di monitoraggio richieste dal decreto ministeriale.
Addirittura si fanno dei riferimenti. Ad esempio, si individua l'area Cerano-Trecate proprio per dimostrare la volontà di andare a fondo e di tenere conto di tutte le situazioni di emergenza e a rischio che emergono dal territorio. Ma, ovviamente, è solo un'indicazione; potremmo aggiungerne per ciascuna provincia. Vi è poi l'impegno per la Giunta regionale, ma anche per tutto il Consiglio regionale nel momento in cui vota l'ordine del giorno, di procedere ad un congruo stanziamento di bilancio la cui entità è già stata ipotizzata. Cifra non indicata per ragioni tecniche - non siamo ancora in sede di variazione di bilancio - ma che si era prevista in 2 miliardi, per poter concorrere alle spese che le Amministrazioni provinciali dovranno sostenere.
Qui si verificherà la credibilità della Regione: da un lato, non solo impone vincoli ed obblighi di attuazione dei disposti ministeriali, ma dall'altro aiuta le comunità locali a dotarsi degli strumenti utili a governare le emergenze.
Occorrerà anche aprire un dibattito più approfondito - e forse questo non è il momento - su quegli interventi di fondo, sui cambiamenti strutturali che possono definitivamente portare a far sì che le nostre città siano più vivibili.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Tenterò di non annoiare ulteriormente il Consiglio il dibattito è già stato sviluppato la settimana scorsa - ma credo sia utile un'ultima dichiarazione rispetto alla presa di posizione che, come Verdi, assumiamo nei confronti delle deliberazioni e anche della successiva proposta di modifica dell'Assessore, partendo dalla considerazione che questo decreto ministeriale introduceva un meccanismo normativo, che regola la materia del controllo della qualità dell'aria e quindi dei provvedimenti connessi.
Con questo decreto ministeriale si imponeva alle Regioni, da una parte di individuare tutte le zone a rischio per le quali scattava l'obbligo, e non più la facoltà, da parte delle autorità competenti, che dovevano essere individuate dalla Regione, di adottare provvedimenti senza dettagliarne la natura, nel momento in cui le centraline delle reti di monitoraggio permettevano di constatare il superamento degli stati di attenzione e di allarme che venivano precisati in termini quantitativi e rispetto anche alle sostanze considerate da questo decreto ministeriale.
Fatto presente questo vorrei riflettere separatamente rispetto alla deliberazione che attiene a Torino e a quella che attiene agli altri Comuni del Piemonte. Per quanto riguarda Torino, le giustificazioni portate all'attenzione del Consiglio da parte della Giunta, che ha assunto questa deliberazione con i poteri del Consiglio, sono quelle che mancando allo stato attuale una rete di rilevamento con centraline in grado di fornire in tempo reale i dati inerenti ai cinque parametri considerati dal decreto ministeriale, sarebbe di fatto impossibile disporre degli elementi necessari per verificare il superamento dei livelli di attenzione e di allarme e quindi la conseguente adozione dei necessari provvedimenti.
La seconda questione posta quale giustificazione per non dare corso immediatamente all'applicazione del decreto ministeriale è il problema delle ordinanze: vista l'impossibilità di verificare puntualmente Comune per Comune il superamento dello stato di attenzione, sussisterebbero grossi problemi ad assumere delle ordinanze che coinvolgano un territorio più vasto di quello di Torino, dove esiste una rete di rilevamento.
Rispetto a queste due osservazioni la nostra posizione è di diversa natura: per quanto riguarda l'assunzione di provvedimenti di tipo emergenziale finalizzati a ridurre l'immissione in atmosfera di sostanze inquinanti, principalmente dovute al transito delle auto, ritengo che i provvedimenti da assumere non necessariamente debbano essere gli stessi per tutto il territorio considerato. Per questo ritenevamo si potesse dichiarare zona a rischio anche quella di altri Comuni, introducendo criteri di differenziazione, dei provvedimenti restrittivi, alla circolazione in primo luogo, che tenessero in conto la diversità strutturale, ambientale, socio-economica e di mobilità sul territorio che queste diverse realtà interpretano.
La decisione non necessariamente doveva essere immediatamente trasferita al Presidente della Provincia; leggendo bene il decreto ministeriale si poteva adottare una soluzione transitoria: il decreto dice che è il Presidente della Giunta regionale, o l'Assessore competente, la prima autorità individuata a cui spetta questo compito e che in subordine lo stesso può delegare al Sindaco del Comune o al Presidente della Provincia, qualora il territorio interessato tocchi più Comuni. Si poteva quindi pensare ad una soluzione transitoria; fino a quando non ci si fosse dotati di rete di rilevamento in grado di fare affluire i dati, poteva essere il Presidente della Giunta regionale o l'Assessore interessato ad assumersi direttamente la responsabilità di adottare le ordinanze graduandole in modo diverso sul territorio.
Allo stesso modo ritenevamo che si dovesse assumere la responsabilità come Presidenza della Giunta regionale, non individuando le autorità competenti negli organi che citavo prima, di avviare le procedure finalizzate alla costituzione dell'organo tecnico previsto dall'art. 5 del decreto ministeriale; organo tecnico che ha competenze in merito ai criteri generali in base ai quali dare applicazione al decreto stesso, assumendo appunto delle ordinanze. La proposta avanzata con la deliberazione di Giunta non ci soddisfa. Pur affermando il principio di una situazione transitoria, legata alla necessità di ridefinire l'ambito di applicazione ovvero la localizzazione delle centraline per il monitoraggio dell'aria e quindi creare le condizioni strutturali per finalmente dare applicazione ad un principio che addirittura risale ad una legge del 1966, avremmo auspicato maggior decisionismo da parte dell'Amministrazione e quindi la dichiarazione, da subito, di zona a rischio anche per i Comuni dell'hinterland torinese, assumendo direttamente, anche transitoriamente la responsabilità del provvedimento del caso.
Passo alla deliberazione che attiene agli altri Comuni. La situazione più grave: la deliberazione non è stata sostanzialmente modificata, ma c'è un ordine del giorno di accompagnamento, sul quale decideremo in base anche all'accoglimento degli emendamenti presentati assieme ad altri colleghi. Di fatto, si dice che non esistono, in Piemonte, delle zone a rischio; ritengo sia un'affermazione sbagliata alla luce di due considerazioni. Da una parte, anche i pochi dati disponibili ci portano ad affermare che così non è, che ci sono Comuni - e alcuni potrebbero essere già indicati - che subiscono questa situazione negativa; dall'altra, i procedimenti previsti dal decreto ministriale premettevano passaggi graduali. La data di applicazione del decreto, e quindi lo scattare dell'obbligo da parte delle autorità competenti ad assumere provvedimenti, era fissato all'ottobre di quest'anno e, come spesso accade nei provvedimenti normativi del nostro Stato, veniva introdotta una possibile deroga. Si diceva: "qualora non esistano ancora le reti di monitoraggio si può posticipare l'applicazione del decreto fino a quando non sarete in condizioni che permettano rilevamenti in tempo reale, e quindi di fornire alle autorità competenti tutti gli strumenti del caso". Personalmente, avrei agito in modo diverso: avrei dichiarato zona a rischio tutta una serie di Comuni, facendo riferimento ad altri parametri indicati nel decreto: condizioni ambientali indicazioni rispetto alla localizzazione delle sorgenti di emissione indicazioni sui consumi di combustibili e carburanti, caratteristiche climatiche e meteorologiche. Si potevamo utilizzare questi parametri ed individuare una serie di zone a rischio, coscienti del fatto che in questo modo affermavamo il principio che le autorità competenti prima o poi avrebbero avuto l'obbligo, e non più la facoltà, di assumere provvedimenti postdatati al momento in cui, materialmente, si andavano a realizzare le reti di rilevamento.
Faccio solo un piccolo esempio, già citato dal collega Cavallera: non vedo come si possa far finta di niente rispetto ad Alessandria e Novara.
Alessandria sicuramente vive una condizione negativa per quanto riguarda la qualità dell'aria, ma più positiva, vista l'attenzione prestata alla realizzazione di un sistema di monitoraggio efficiente; Novara vive una condizione negativa sia per l'aria sia rispetto alla dotazione di centraline (ne ha una sola, che non funziona neppure al meglio). Non possiamo fare finta di niente: sappiamo che la situazione è grave e non è posticipando ad altro momento o scaricando le responsabilità che risolviamo il problema, ma viceversa affrontando la questione con maggior vigore.
Sarebbe stato decisamente utile ed opportuno dichiarare zona a rischio questi Comuni e fare successivamente il possibile per attivare quelle procedure, in parte già in corso di definizione, che ci permettevano quanto meno di arrivare in tempi ragionevoli a realizzare un sistema di rilevamento quotidiano della qualità dell'aria nelle zone a rischio. Siamo tutti coscienti che questi provvedimenti sono emergenziali e che non risolveranno assolutamente il problema. I ritardi sono gravi: sono trascorsi dieci anni dalla prima indicazione di realizzazione di un Piano regionale per il risanamento e il miglioramento della qualità dell'aria dalla prima affermazione a livello nazionale della necessità di adottare tale strumento; siamo ancora in corso di definizione dei criteri attraverso i quali andarlo a redigere! In mancanza di un piano che ci permetta di intervenire alle origini del problema, e quindi di adottare dei criteri in base ai quali modificare i sistemi produttivi e quindi il rilascio degli inquinanti per alcuni impianti industriali, che ci permetta di modificare il sistema dei trasporti e di mobilità nelle città favorendo l'uso del mezzo pubblico rispetto a quello privato, che ci permetta di incidere sulla pianificazione del territorio, sull'urbanistica, che con la definizione delle destinazioni d'uso delle aree potrebbe regolare e definire criteri di mobilità diversi dall'accentramento in centro-città di attività che comportano il richiamo di quote rilevanti di persone e quindi anche di mezzi, non riusciremo mai ad affrontare seriamente il problema. Se non si lavora da subito, senza continuare a demandare nel tempo la redazione e l'approvazione del Piano regionale di risanamento e miglioramento della qualità dell'aria, previsto fin dal 1983, ci ritroveremo continuamente nella condizione di dover assumere provvedimenti emergenziali. Sembra quasi di ritrovarsi nell'Inghilterra della società operaia, quando Engels ricordi di studente - descrivendo i problemi dell'inquinamento atmosferico dovuto all'utilizzo del carbone, rilevava che l'unico rimedio era sperare che piovesse o che si alzasse un po' di vento. A distanza di un secolo ci ritroveremo forse ancora nelle stesse condizioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il nostro Gruppo esprime non solo voto favorevole, ma anche un giudizio estremamente positivo sul fatto che si sia riusciti, in concorso consiliare e Giunta, a perseguire l'obiettivo immediato voluto dal decreto ministeriale e l'avvio di una strategia a tempi brevi-lunghi. Esprimo un'unica preoccupazione, rispetto alla quale non mi aspetto immediate interpretazioni da parte dell'Assessore, ma che desidero resti per memoria.
La mia preoccupazione deriva dall'esigenza di tutelare che l'accordo di programma che si dovesse impostare o qualunque formula di rapporto Regione Province in ordine alla messa a disposizione di risorse per il sitema di rilevazione, non esautori i Sindaci, ma li responsabilizzi al massimo.
Diversamente, probabilmente metteremmo in crisi l'istituto più radicato del nostro sistema, cioè quello del Sindaco e del Comune, ma soprattutto non si responsabilizzerebbero i Comuni in ordine all'esigenza di giocare sulle cause del fenomeno, ma soltanto sul rimedio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Alcune considerazioni. Se mi è permesso partirei dall'ultima. A me pare che il collega Marchini abbia totalmente ragione: la rete di rilevamento deve essere provinciale, quindi affidata all'Amministrazione provinciale ma le zone puntuali in cui porre le centraline di monitoraggio devono essere discusse con le autorità locali, quindi con i Sindaci, anche e soprattutto per le motivazioni cui il collega Marchini accennava.
Ho rilevato alcune cose sulle quali sono totalmente d'accordo. Una delle preoccupazioni, credo di ognuno di noi, è che - ahimè, complici i media le misure cosiddette di prevenzione o comunque quelle che si stanno attuando, il blocco del traffico, finiscano per far sì che molti cittadini pensino che il traffico sia la causa massima dell'inquinamento atmosferico ed è la cosa peggiore che è successa, come rilevavano alcuni colleghi in altre occasioni, perché l'inquinamento da traffico, certo, esiste, ma, come mi pare dicesse anche il collega Marino, è una quota, peraltro abbastanza minima, dell'inquinamento atmosferico totale. Il problema richiederebbe lunga discussione, ma l'abbiamo fatto anche in altre sedi: occorre agire direttamente sulle emissioni in atmosfera dell'industria, e perché no? sul riscaldamento. Il collega Marino mi informava, alcuni giorni fa, di avere notizie, per ora non ancora accertate, che nella stessa città di Torino esistono ancora sistemi di riscaldamento a carbone. Se questo risultasse vero, è indubbio che vi sono in atmosfera emissioni da questo tipo di riscaldamento che avrebbero conseguenze sull'atmosfera torinese di gravità indubbia. Di qui alcuni provvedimenti che la Regione in passato ha già assunto lodevolmente. Il Piano di metanizzazione, per esempio. Più il Piano di metanizzazione si estende, meno inquinamento atmosferico abbiamo. Di qui anche il problema (mi pare sollevato proprio dal Consigliere Marchini in altre sedi e per altre ragioni, ma rilevato qui dal collega Miglio) del congestionamento di Torino e di un riequilibrio territoriale non soltanto all'interno del territorio piemontese, ma nella stessa provincia di Torino.
Tutto questo incide pesantemente sulle questioni che stiamo affrontando.
Credo che di questi problemi occorrerà trattare in modo approfondito; sono probelmi gravi e mi spiace che qualche collega abbia potuto pensare che io potessi proporre dei provvedimenti di questo genere con leggerezza. Quasi mi si dice di essere insensibile alla salute della gente, alla mia in primo luogo, alla vostra e a quella della gente. Onestamente, prima di assumere questi provvedimenti, peraltro come è stato giustamente detto non dai rappresentanti della maggioranza, ma dal collega Miglio, "provvisori e temporanei in attesa di avere certezze", ho provveduto a convocare i Comuni della cintura torinese, ho provveduto a convocare tutte le Amministrazioni provinciali del Piemonte (soltanto Asti era assente) e le proposte che sono davanti a noi sono il frutto della discussione con le Amministrazioni provinciali per quanto riguarda il loro territorio, così come sono il frutto della discussione con le Amministrazioni comunali dell'area metropolitana torinese. Posso anche ipotizzare che l'Assessore Garino sia assolutamente insensibile ai problemi dell'ambiente, alla propria salute e a quella della propria famiglia. Ma è mai pensabile che tutti i Sindaci intervistati e tutte le Amministrazioni provinciali siano altrettanto insensibili quanto l'Assessore Garino su questi problemi? Credo personalmente di no. E non tanto per quanto mi riguarda, ma per gli amministratori che con noi hanno discusso questi provvedimenti. Ora, in buona sostanza ho detto: intendo procedere nel modo più rigoroso per individuare le zone a rischio, ma, come diceva il Consigliere Cavallera senza emettere grida manzoniane: il nostro è un Paese in cui troppo spesso si lanciano grandi proclami che poi non hanno alcun effetto perché manca la strumentazione necessaria. E mi si dice: "si è insensibili!". Ma come si può dire? Già nel 1990, quando questo decreto doveva ancora essere partorito - quindi ben due anni prima - questa Giunta regionale, questo Assessore ha proposto al Ministero dell'Ambiente sulla direttrice programmatica DISIA, Disinquinamento atmosferico, due interventi specifici per l'area metropolitana torinese: 10 miliardi, di cui praticamente 5 al Comune di Torino e 5 alla Provincia di Torino sottoscritti dal Ministero dell'Ambiente e concessi, interventi che si stanno connotando. Dichiarare oggi che si è insensibili a un decreto uscito nel 1992 quando due anni prima questa Giunta ha fatto il proprio dovere, proprio in questo campo, e se ne sta attuando il progetto, mi pare quanto meno azzardato.
Ci sono interpretazioni diverse. Possiamo anche discuterne. Però credo non sia possibile dire che tutto si può fare anche senza rete di rilevamento, perché l'art. 3 del decreto legge termina con le parole: "previa realizzazione della rete di rilevamento".
Non è possibile alcuna interpretazione; se non c'è la rete, i provvedimenti non possono essere assunti. Potremmo forse discutere sull'interpretazione della differenziazione fra sub A) e sub B). Collega Marino, anche qui posso sbagliare - ne ho sbagliate 1001 nella vita, posso sbagliarne un'altra - però leggendo l'italiano a me pare che laddove si dica, nel comma a), nelle zone comprese nell'ambito del territorio regionale particolarmente esposte al rischio di inquinamento atmosferico in cui ricadono i Comuni di Torino, sia una cosa, e nel comma b) laddove si dice: "nelle altre zone comprese nell'ambito del territorio regionale", a mio modo di vedere sono le altre zone al di là dell'area metropolitana torinese. Ma non è questa questione interessante per il Consiglio.
L'altra questione invece sulla quale vorrei esprimere una mia opinione che d'altra parte non è ancora stata confrontata con la Giunta, non riguarda i provvedimenti di oggi, ma il futuro, e il futuro sarà entro il 30 settembre. Appena avremo dati li porteremo in questo Consiglio, anche per i provvedimenti di eventuale competenza delle Regioni per quanto riguarda la gestione del problema.
Francamente, l'ho detto in altre sedi, non ritengo che debba essere la Regione a gestire queste cose. La Regione ha compiti di indirizzo, di programmazione, di finanziamento; non si può chiedere al Presidente della Regione in questo caso o all'Assessore competente di intervenire, magari anche con criteri di differenziazione sui singoli problemi. Guai a Dio! Guai a noi! Se questo avvenisse veramente avremmo la paralisi della Regione. Credo che tutto questo debba essere delegato come recita il decreto: "alle Amministrazioni provinciali"; anche perché le reti di rilevamento sono provinciali. Non mi pare efficiente il fatto che la rete di rilevamento sia provinciale e che la Provincia debba trasmettere i dati alla Regione, la quale, sulla base di strumentazione non propria ma altrui dovrebbe assumere dei provvedimenti differenziati. Pertanto - ripeto, non è questione di oggi, se non per l'ordine del giorno che si vorrebbe modificare - la mia personale opinione è che in aree a rischio che non siano comprensive di un solo Comune, debba essere competente l'Amministrazione provinciale.
Un'ultima questione riguarda l'impegno finanziario. Anch'io ritengo che l'impegno finanziario debba essere cospicuo. Se le Amministrazioni provinciali non hanno acquisito le centraline, non è per insensibilità, ma perché anchéesse sono gravate di problemi e non hanno a fronte degli stessi sufficienti disponibilità. La Regione deve fare la propria parte in base al principio che se si danno metà consigli si deve dare anche metà soldi.
Quanto alla quantificazione, io stesso credo che le cifre dette dal collega Cavallera non siano lontane dal vero.
C'è comunque un principo al quale la Giunta si è attenuta, ovvero di accantonare intanto dei fondi in un capitolo di bilancio e di verificare soltanto dopo discussione complessiva e globale, le necessità del Piemonte e la conseguente allocazione delle risorse accantonate.
Al più presto, quindi, realizzata la ricognizione con le Province (ritengo, entro 30 giorni, di poter convocare le Province per verificare la rete di rilevazione e il potenziamento delle centraline), ritengo si potrà realizzare un piano insieme alle Amministrazioni provinciali, e di poter successivamente dare al Consiglio comunicazione sulla necessità dell'impegno finanziario e delle determinazioni conseguenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie Presidente, colleghe e colleghi. Voterò contro entrambe le deliberazioni, per i seguenti motivi. Le leggi chiedono che la Regione Piemonte applichi la prevenzione dell'inquinamento atmosferico nelle grandi zone urbane; con una delle due deliberazioni la Regione Piemonte propone che la zona urbana di Torino sia costituita esclusivamente dal Comune di Torino, e quindi che l'inquinamento si fermi sui confini amministrativi.
Il provvedimento contrasta con la realtà dei fatti. E' una palese e riconoscibile bugia, che personalmente riconosco e dichiaro tale: asserire che Corso Francia - sicuramente uno dei luoghi inquinati dell'area torinese che inizia da Piazza Statuto e termina sotto il Castello di Rivoli e sul cui asse si sviluppa uno dei flussi più rilevanti di inquinamento da traffico e uno degli insediamenti più popolosi dal punto di vista abitativo ed industriale, sia inquinato solo da Piazza Massaua in giù, verso il centro di Torino, è una palese frottola. Lo stesso ragionamento potrebbe essere fatto per Corso Giulio Cesare che parte da Piazza Berna e lungo l'asse nord-sud, pur cambiando nome, arriva oltre il Comune di Nichelino: pensare che l'inquinamento termini sul ponte del Sangone è veramente ridicolo. Ed ancora, che Corso Moncalieri, che attraversa tutta l'area urbana da S. Mauro sino a Moncalieri, sia inquinato solo nel tratto torinese. Sono cose senza senso.
Dal punto di vista scientifico - in particolare mi rivolgo ai colleghi Marino e Miglio, ed altri colleghi che si occupano più di me di questa questione - occorre dire che la centralina segnala l'inquinamento di un dintorno; se si unissero le centraline site in Piazza Rebaudengo e in Via Madama Cristina lungo una retta da far proseguire finché vi sono case l'una dietro l'altra, sino al termine del continuum urbano, e su questo segmento si impostasse una circonferenza, deducendone le parti non urbanizzate Pino Torinese, Baldissero otterremmo l'area di riferimento dell'inquinamento segnalato dalle centraline. Viceversa, non solo questo non si fa, ma si prende un provvedimento a mio avviso illegittimo.
Seconda deliberazione. Voterò contro perché il decreto dice che la Regione Piemonte dovrebbe individuare zone particolarmente esposte al rischio di inquinamento; non indica che la Regione "deve" delimitare delle zone inquinate - che è altra cosa - ma che deve semplicemente individuare zone particolarmente esposte a rischio. Io nego che lo stato attuale delle conoscenze impedisca di fare questo.
Con la seconda deliberazione in discussione la Giunta regionale, e il Consiglio se l'approverà, elude una precisa prescrizione di legge. Questi sono i motivi per i quali voterò contro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero per dichiarazione di voto.



BODRERO Antonio

Voterò contro anche per le ragioni illustrate dai colleghi; ho inoltre l'impressione che si decida troppo poco, anzi addirittura si cerchi di giustificare il fatto che non si decide. "Finché non c'è tutto il monitoraggio, finché non sarà fatto tutto - si dice - noi non possiamo decidere"; e questo è tutto da vedere, se non si può. Il fatto è che si deve, perché l'inquinamento c'è, che ci sia il monitore o non ci sia. E questo penso che lo sappiano anche i bambini, anzi, mi pare che glielo facciano studiare a scuola. Perciò si prendano i provvedimenti che si devono prendere. Anzi, in passato si è sbagliato perché, per esempio, si sono sostituiti i filobus elettrici con autobus a gasolio. Se è stata fatta una sciocchezza allora, noi non dobbiamo continuarla, perché diventiamo complici della vecchia sciocchezza, e quindi si ritorni ai filobus elettrici. Basta che si senta un po' di vento e via le targhe alterne; no le targhe alterne vanno benissimo, si continui così. Per poco che facciano qualcosa fanno: sempre meglio che niente, quel famoso niente che preferisce fare la maggioranza consiliare.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la deliberazione n.
559, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 21 voti favorevoli e 14 contrari.
Pongo ora in votazione la deliberazione n. 595, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 21 voti favorevoli e 14 contrari.
Passiamo ora all'esame dell'ordine del giorno n. 528, collegato alla deliberazione n. 595, al quale sono stati presentati dai Consiglieri Marino, Miglio, Chiezzi e Bresso i seguenti emendamenti: 1) dopo il secondo "impegna" aggiungere la frase: "la Giunta regionale ad attivare formalmente l'organo tecnico previsto dall'art. 5 del DM del 12/11/1992, entro il 30/3/1993, nell'ambito delle strutture tecnico amministrative esistenti" 2) nel dispositivo finale, dopo le parole "congruo stanziamento nel bilancio 1993", aggiungere le parole "comunque non inferiore a 1,5 miliardi".
La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Non si tratta più di una valutazione dell'Assessore o della Giunta. A seguito dell'approvazione della deliberazione l'autorità competente non è la Giunta regionale, ma il Commissario del Comune di Torino: non si pu impegnare la Giunta, che non ha questi compiti in questo momento.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Non è competenza del Commissario del Governo. Il bilancio lo stiamo analizzando in questo momento; abbiamo accettato la parte generale, dove ci impegnamo un congruo stanziamento. Sulla cifra vedremo quali saranno le reali possibilità: non possiamo impegnare tutto il bilancio con degli ordini del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Assessore, la questione dell'organo tecnico è la dimostrazione che questa deliberazione non sta in piedi. Lei, Assessore, rifiuta un emendamento che chiede di attivare una delle cose principali di questo decreto ministeriale, dicendo che siccome abbiamo deciso che l'autorità competente è Malpica non si può fare l'organo tecnico. Innanzitutto ritengo sia un'interpretazione da respingere, perché sull'intera questione l'autorità competente resta comunque la Giunta regionale, ma anche se così non fosse, la sua risposta rende chiaro che la deliberazione è cosa che non sta in piedi.
Voi state rinunciando totalmente ad attuare un decreto ministeriale su una questione delicata come questa. Lei, Assessore, prima ha detto che la Regione non deve assolutamente svolgere questi ruoli, saremmo paralizzati ecc., ma la Regione Lombardia li svolge da almeno un anno. Sarà anche vero che ciò comporta il fatto che quando, per esempio, si adottano le targhe alterne il divieto vige nella città di Milano e in altri 45 Comuni: questa è la spiacevole conseguenza di una decisione di una Regione che comunque bene o male, un ruolo lo ha assunto.
Lei e la Giunta state proponendo di eludere i contenuti di questa deliberazione ministeriale.
Abbiamo parlato, con una certa superficialità, di una Regione che sottoscrive un protocollo sull'Alta Velocità per il Piemonte con cifre che si aggirano sui quattromila, cinquemila, ottomila miliardi per ogni tratta e oggi...



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Non incidono sul nostro bilancio.



MARINO Massimo

Questa Giunta regionale non è in grado di impegnare un miliardo e mezzo su una questione come questa! Sono veramente desolato.



PRESIDENTE

I presentatori non accolgono l'inserimento degli emendamenti, per cui l'ordine del giorno rimane quello originario.
Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno n. 528, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte prende atto che il progetto 'Sistema Regionale di Rilevamento della Qualità dell'Aria' (nel seguito SRQA) approvato dalla Giunta regionale con DGR n. 51-25250 del 6/12/1988, e nel quale sono indicati indirizzi di progettazione o adeguamento delle reti di rilevamento della qualità dell'aria, individua gli adeguamenti delle reti pubbliche esistenti finalizzati ad ottenere la loro massima omogeneità, funzionalità e continuità di esercizio.
Il progetto prevede altresì un'ulteriore copertura del territorio con l'inserimento di nuovi analizzatori in postazioni già esistenti e con la realizzazione di nuove postazioni di misura, avuto riguardo delle aree urbane più densamente popolate, quali fonti di conoscenze propedeutiche alla formazione di piani per il miglioramento progressivo della qualità dell'aria e all'attuazione di misure speciali di intervento.
In base al citato SRQA è possibile individuare le aree potenzialmente a rischio di episodi acuti di inquinamento atmosferico, ma per dare esecutività all'art. 3.1.b) del DM 12/11/1992 in materia di prevenzione e miglioramento della qualità dell'aria risulta necessaria la realizzazione della rete di rilevamento.
A tal fine il Consiglio regionale impegna la Giunta regionale a ricercare le intese previste da detto art. 3.1.b) con le Amministrazioni provinciali per scegliere, fra i siti destinati all'ubicazione di stazioni di misura dell'inquinamento atmosferico, indicati nel progetto SRQA, le aree sensibili a più elevate priorità di intervento a partire dall'area metropolitana torinese e dai maggiori agglomerati urbani della regione nonché delle zone ove sono ubicate le industrie inquinanti quali l'area di Cerano-Trecate, e venga al più presto prodotto un elenco delle stazioni da adeguare o realizzare ex novo.
Cosciente delle limitate disponibilità finanziarie delle Amministrazioni provinciali per l'attuazione di quanto proposto impegna la Giunta regionale a concorrere alla sua realizzazione con un congruo stanziamento nel bilancio 1993, al fine di garantire l'avvio del programma entro il più breve termine possibile.
La Giunta regionale comunicherà al Consiglio regionale, entro il 30/9/1993, lo stato di attuazione del programma stesso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 22 voti favorevoli e 13 contrari (non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri).


Argomento: Trasporti su ferro

Esame ordini del giorno n. 530 e n. 532 sull'Alta Velocità relativi alla proposta di deliberazione n. 594


PRESIDENTE

In merito ai due ordini del giorno collegati alla proposta di deliberazione n. 594 non c'è stata convergenza sui testi.
L'ordine del giorno n. 530 a firma dei Consiglieri Chiezzi, Miglio e Marino recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte a seguito del dibattito sul progetto Alta Velocità e sul protocollo Regione - Ente Ferrovie impegna la Giunta regionale a richiedere, prima di ogni decisione operativa sull'Alta Velocità, la ratifica del protocollo d'intesa ed accordi di programma, precisi programmi di intervento per l'ammodernamento e rafforzamento delle reti ferroviarie regionali esistenti con l'indicazione delle risorse economiche rese disponibili e dei tempi di erogazione delle stesse".
L'ordine del giorno n. 532 a firma dei Consiglieri Riba, Fiumara Cavallera e Bresso recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte impegna la Giunta - a definire - in sede di accordo di programmi per la linea ad Alta Velocità Torino-Milano - una relazione fra entità della spesa per l'Alta Velocità medesima e gli investimenti necessari ad un nuovo assetto dei servizi ferroviari in Piemonte per assicurare la necessaria corrispondenza tra la realizzazione delle opere relative all'Alta Velocità e alla riqualificazione del sistema ferroviario regionale a definire, in sede di accordo di programma Stato-Regioni, le priorità di intervento sulla rete regionale".
La parola al Consigliere Marchini per dichiarazione di voto.



MARCHINI Sergio

Intervengo per non aver ben capito il passaggio. Intervengo anche per dichiarazione di voto, ma se paradossalmente gli interventi precedenti fossero stati considerati di carattere generale, mi riservo anch'io di intervenire nuovamente in termini di dichiarazione di voto.
Mi sono convinto di non dover partecipare al voto per una questione di metodo ed una di merito.
La questione di metodo. Ci sentiamo dire in tutte le sedi che la Regione non conta, che è inutile che la Regione esista, che la Regione non decide. In effetti, ci siamo abituati ad utilizzare una tecnica molto gattopardesca, con cui si dicono dei "sì" e dei "no" con tanti "ni". Questo è il nostro metodo! Metodo che ha fatto scendere la Regione, in particolare la nostra, a livello di interlocutore non affidabile e soprattutto, nelle procedure complesse come sono queste, di soggetto non corretto perché in via surrettizia introduce questioni diverse da quelle che il nostro interlocutore, nella specie lo Stato e le Ferrovie dello Stato, ci hanno posto.
Sul metodo, in generale, ritengo che dobbiamo ridurre la risorsa dell'ordine del giorno successivo ad un atto di determinazione della Regione. Nell'atto di determinazione della Regione (deliberazione, legge protocollo) ci devono essere tutti gli elementi che la Regione ritiene ci debbano essere; non si capisce perché approvata una deliberazione, una legge o un documento, ci debba essere un documento di tipo politico che vi si sovrappone.
Questa, se il Presidente mi consente, è una delle ultime radici della mentalità consociativa per cui una parte del Consiglio non approva il provvedimento, però ottiene di fare prevalere l'elemento politico che gli sta a cuore. Paradossalmente, diventa più importante l'aspetto marginale del provvedimento che non il provvedimento nel suo complesso: si ribalta totalmente la questione. Quindi, in termini di metodo, mi sembra che almeno da parte di chi ha responsabilità di governo si debba essere molto attenti ad accettare ordini del giorno che sostanzialmente avviano un percorso politico che non si identifica con l'oggetto del provvedimento. Nel merito Presidente della Giunta, i documenti sottoposti sono gravissimi! Sono gravissimi dal punto di vista di chi ha responsabilità di decisione: gravissimi! Sono gravissimi perché la questione sulla quale si discute sono l'esigenza o meno del TGV Torino-Milano, l'esigenza prioritaria della Lione Torino e contestualmente e successivamente che il tutto si collochi in un quadro di compatibilità. Noi invece con questo documento diciamo esattamente il contrario: sosteniamo che l'elemento che noi facciamo prevalere non è la realizzazione del TGV, ma la realizzazione degli equilibri e delle compatibilità, dando anche per scontato che qualora queste compatibilità non fossero realizzabili non si dovrebbe attuare il TGV.
Allora, Presidente della Giunta, queste cose vanno scritte, nero su bianco! Si deve dire, anche nel protocollo d'intesa, che non si realizza il TGV "se contestualmente non si realizzano". La Giunta, a mio modo di vedere, soltanto se caratterizzata da turbe masochistiche può accettare documenti che consentono ai Consiglieri di maggioranza e di opposizione ogni dieci giorni, di chiedere conto di un percorso politico che ha privilegiato la globalità dell'intervento rispetto alla scelta prioritaria.
Quindi, chi dovesse leggere i nostri atti senza conoscere la situazione finanziaria del Paese, senza conoscere l'arretratezza strutturale del nostro Paese rispetto agli altri Paesi europei, immaginerebbe che siamo un felice Paese pieno di risorse in cui è indifferente se si fa o non si fa il TGV - questo è il contenuto del documento che ci sono le risorse per fare sia il TGV sia le ristrutturazioni del sistema! Chi dovesse leggere i nostri atti avrebbe l'impressione di un Paese che non ha esigenze prioritarie, né TGV né razionalizzazione del sistema, ma che tutto è da fare: l'importante è che si faccia qualcosa e, soprattutto, che ci siano risorse per l'uno e per l'altro obiettivo. Le cose non stanno così! Le cose sono molto più semplici! Noi abbiamo una priorità, che purtroppo non sta nell'accordo di programma, che è la Lione-Torino e che, guarda caso, non è in alcun documento istituzionale, e questo è già grave. Inoltre, qui non è stato presentato alcun documento sull'argomento. C'è una ragione: la debolezza della delegazione della Provincia di Torino in questa Regione, la quale, subendo complessi di subordinazione rispetto ai colleghi del Comune di Torino, non sa in questa sede prendere posizioni rispetto ai propri problemi. E' apprezzabile e condivisibile l'attenzione dei colleghi di garantire alle popolazioni quanto ritengono opportuno rispetto a questo fenomeno, ovvero che rappresentano il riequilibrio del sistema. Per esempio, niente viene detto in questa sede da parte dei Consiglieri della circoscrizione di Torino in ordine agli interventi che la Regione e il Comune di Torino devono avviare per collocare nel modo migliore e più produttivo il sistema TGV nella provincia di Torino.
Così è avvenuto, se mi consentite, sull'elettrodotto della Valle di Susa; alcune delle problematiche poste hanno fatto assumere una certa decisione alla Regione; le esigenze dell'area metropolitana torinese intesa come sistema produttivo, non sono mai state poste.
Presidente, questi documenti sono estremamente brutti, perché - ripeto danno l'impressione di un approccio estremamente superficiale e irresponsabile al problema. Superficiale perché si ritiene che tutto si possa fare e che tutto sia eguale: non è così! Ci sono delle priorità: prima il TGV, poi l'ordinario o viceversa. Si fa il TGV contestualmente all'ordinario, o no? E' un approccio molto approssimativo, ma, soprattutto si ribalta la questione. Si chiederà conto alla Regione di come avrà gestito gli ordini del giorno. L'elemento politico forte che nasce da questi nostri dibattiti non è il "sì" o il "no" al TGV, è il "sì" e il "come" al riequilibrio del sistema. Sappiamo che la coda di questa discussione non sarà a che punto è il TGV - che non interessa a nessuno ma di come l'ordinario si colloca rispetto al TGV. C'è un'assoluta latitanza dal problema! Se io fossi un decisore nazionale e leggessi un documento del genere...



BRESSO Mercedes

Non è così!



MARCHINI Sergio

Per favore, collega! Se leggessi un documento del genere direi: "Il Consiglio regionale presta particolare attenzione al riequilibrio del sistema: benissimo facciamo il riequilibrio del sistema, il TGV lo facciamo finire a Milano facciamo come secondo tunnel di base quello del Sempione e i piemontesi 'vadano a cantare in un altro cortile'". Per dirla tutta! Dobbiamo renderci conto che siamo in uno scontro fra interessi forti e strategie forti rispetto alle quali dobbiamo uscire vincenti, dobbiamo quindi attestarci sulla questione principale e non sulle subordinate. La questione principale è come vogliamo il TGV e come lo vogliamo gestire; la subordinata comporta il sistema di organizzazione ristrutturata; non capovolgiamo le questioni! Poi, cara Bresso, tu puoi avere le opinioni che vuoi, io però sono un lettore come te di documenti, facciamo tutti e due un mestiere un po' scientifico - i ricercatori - quindi si va alle fonti: normalmente si prende un documento, in una qualche misura notarile, che è il protocollo d'intesa, dopodiché si va leggere agli atti cosa c'è. La volontà emersa dal Consiglio regionale, l'elemento forte, non è il "sì" o il "no" e il "come" al TGV, ma il riequilibrio del sistema ordinario rispetto al TGV: obiettivo che sappiamo tutti velleitario.
Quindi, consentitemi, ritengo ci stia tutta una non partecipazione al voto. In generale, come modo surrettizio delle opposizioni di governare questi processi senza assumersi responsabilità, perché sostanzialmente avviano dei percorsi politici diversi da quelli in discussione; secondo dimostrare da parte di questa istituzione la non consapevolezza del fatto che la nostra generazione riesca a realizzare il TGV è questione tutta da discutere, pia e pura illusione: governare non è governare l'illusione, ma governare le realtà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Farò una dichiarazione di voto che sarà in parte anche una riflessione soprattutto dopo gli spunti che il collega Marchini ha introdotto in quest'aula.
Sembra evidente, dopo le sue parole, che puntare su due percorsi contemporaneamente, quello della realizzazione del sistema ad Alta Velocità e il miglioramento del sistema esistente delle comunicazioni di tipo ferroviario, sia perdente, nel senso che - come giustamente il Consigliere Marchini rilevava, fatto che contestiamo e continuiamo a porre all'attenzione di quest'aula oltreché della società - è difficile, in un momento come questo, quando le ristrettezze economiche impongono scelte e priorità, che contemporaneamente si possa andare avanti con due progetti.
Questo mette in cattiva luce - permettetemi l'uso di queste parole un accordo di questo tipo che, invece, sostiene la possibilità, ma soprattutto la necessità, di non tralasciare il sistema ferroviario esistente solo per il fatto che si punta a realizzare anche l'Alta Velocità.
Alla luce di questo fatto, e rigettando quelle posizioni che nel corso del dibattito di ieri volevano indicare nei Verdi una forza che parlava in termini pregiudiziali senza conoscenza dei problemi, che continuava a porsi in termini negativi senza fare proposte, vorrei sottolineare il fatto che così non è. Fin dall'inizio, la nostra posizione non è stata solo di dire "no", abbiamo fatto proposte che vertevano la trasformazione del concetto di Alta Velocità verso il quadruplicamento delle linee ferroviarie esistenti laddove abbiamo raggiunto livelli di saturazione, e verso una diversa integrazione fra questo sistema di comunicazione e infrastruttura e quelle che già esistono sul territorio.
Da qui la necessità esplicitata con l'ordine del giorno presentato con gli altri colleghi, che non ritengo sia al di fuori dell'argomento discusso, perché nell'accordo di programma vi sono riferimenti alla necessità postdatata di identificare di comune accordo con il Ministero e con l'Ente Ferrovie dello Stato i tempi, le risorse, le modalità progettuali per realizzare quanto elencato nell'allegato alla deliberazione stessa. E' una necessità reale, che da noi viene ribadita anticipandone i tempi. Alla luce del fatto che riteniamo dubbio - e il Consigliere Marchini implicitamente ci ha dato una conferma che ci siano le risorse per poter contemporaneamente puntare su due cavalli, quello dell'Alta Velocità e quello della realizzazione di altre opere che non sono poca cosa, da una parte riteniamo occorra quantificare dapprima le risorse effettivamente disponibili, che lo Stato è in grado di devolvere per questi interventi, e dall'altra parte quali saranno i tempi di realizzazione delle opere stesse.
La realtà dei fatti sarà che l'Alta Velocità si realizzerà - ammesso che si riuscirà e che si riescano a risolvere tutte le questioni che ancora rimangono in sospeso in tempi di dieci-quindici anni e gli interventi sulla rete esistente saranno posticipati a tempi indefiniti.
Con il nostro ordine del giorno, come pregiudiziale, si chiede, prima di firmare qualsiasi impegno con il Ministero e con le Ferrovie, di definire risorse e tempi che permetteranno alla Regione di migliorare il proprio sistema dei trasporti ferroviari.
L'ordine del giorno a firma Riba, Fiumara, Cavallera e Bresso non ci soddisfa, e voteremo contro per una serie di considerazioni. L'impostazione data non risolve il problema: affermare di impegnare la Giunta regionale a definire, in sede di accordo di programma, l'entità della spesa e gli investimenti necessari per il nuovo assetto dei servizi, non ribadisce che quanto già affermato nei punti 2) e 3) dell'accordo di programma, dove di fatto questo impegno già esiste. Perché dico questo? Perché la stretta relazione con l'accordo di programma, di fatto, non anticipa i tempi, ma li porta ad essere sovrapposti: si ratifica l'accordo e si inserisce questa clausola peraltro già puntualizzata.
Ribadisco la necessità, anche per una certa trasparenza, rispetto alle persone interessate all'argomento - tutti i pendolari che quotidianamente utilizzano le ferrovie esistenti - che la Regione abbia delle garanzie prima di chiudersi tutti gli spazi a disposizione nella trattativa aperta con le Ferrovie e il Ministero. Garanzia e certezza che l'Alta Velocità non significhi impossibilità di realizzare queste altre opere; a tal fine è necessario stimare le risorse a disposizione, ma anche i tempi di realizzazione di queste infrastrutture e del miglioramento di quanto già esiste.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Abbiamo presentato questo ordine del giorno a completamento ed a seguito della nostra approvazione del documento principale sulla convenzione, perché vogliamo che sia esplicitato e chiaro che ci deve essere quello che abbiamo chiamato equilibrio di contestualità, di contemporaneità della fase decisionale e della fase operativa per quanto riguarda la realizzazione dell'Alta Velocità, che consideriamo fatto di grande importanza che, tra l'altro, consente al Piemonte di assumere una funzione specifica, essendo stata definita la priorità delle tratte Lione Torino e Torino-Milano.
In questo caso, se il Piemonte saprà gestire bene la propria funzione di porta dell'Europa, la potrà assumere effettivamente, mutando una condizione che storicamente l'ha visto in situazione arretrata per quanto riguarda i collegamenti (parlo di Torino e dell'insieme del Piemonte).
Ritengo non si possano condividere né la tesi del collega Marchini n la tesi appena illustrata dal collega Miglio, poiché si sostiene sostanzialmente che l'Alta Velocità debba avere carattere separato. Nel primo caso - parlo della posizione del collega Marchini - non si tiene conto delle influenze positive dell'Alta Velocità per la ristrutturazione del bacino di traffico del comparto piemontese.
La tesi sostenuta dal collega Miglio, il cui ordine del giorno peraltro da noi avrà voto di astensione, contiene degli elementi validi, ma che evidenziano una funzione catastrofistica dell'Alta Velocità o, comunque negativa rispetto al problema del riequilibrio.
La discussione di ieri ha messo in evidenza l'insieme delle intermodalità, delle correlazioni e delle problematiche del trasporto, che riguardano anche la viabilità ordinaria, il rapporto tra gomma e ferrovia.
Ricordo che il Presidente Brizio non ha risposto, dopo aver accennato al problema che riguarda i trasporti e la viabilità nel Piemonte sud.
Considero il Presidente, anche per un colloquio informale avuto con lui impegnato a portare avanti la presenza e l'iniziativa della Regione su quel fronte, e non ci ritorno perché non voglio fuorviare tutto il Consiglio rispetto ad un problema di carattere locale.
Per questi motivi abbiamo presentato un ordine del giorno che semplicemente, sottolinea la necessità, da parte della Giunta regionale sia nella trattativa con le Ferrovie e gli altri soggetti che concorrono alla formazione del programma per l'Alta Velocità sia nella Conferenza Stato Regioni, dell'impegno perché le cose che abbiamo sommariamente descritto rispetto alla rete ferroviaria regionale, vadano avanti. Ricordo che nel dibattito di ieri abbiamo chiesto, come PDS, di conoscere gli studi già presentati o che stanno per essere presentati; consideriamo acquisito perché non c'è stata una risposta negativa, l'impegno della Giunta a portare questi studi in discussione a conoscenza del Consiglio e in discussione nelle competenti Commissioni. Questo per far sì che di qui in avanti si realizzi una sinergia che in qualche maniera ponga il Consiglio nella condizione di seguire in modo effettivo tutto il lavoro che si riferirà alla gestione degli atti che oggi abbiamo varato in ordine all'Alta Velocità. Ci asterremo sull'ordine del giorno presentato dagli altri colleghi, ritenendo che contenga degli elementi validi, ma che si potevano far convergere in un'unica posizione. Mi rammarico che ciò non sia stato possibile; era certamente la nostra volontà.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 530.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 8 voti favorevoli e 28 astensioni.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 532.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 31 voti favorevoli, 5 contrari e 2 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).


Argomento:

NOMINE


PRESIDENTE

In merito al punto 41) all'o.d.g., si distribuiscano le schede per le seguenti "Nomine".


Argomento: Nomine

Consorzio insediamenti produttivi di Rivoli - Collegio sindacale. Nomina di un membro effettivo.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Pasquale Fiumara.


Argomento: Nomine

Commissioni provinciali tecniche e di vigilanza -farmaceutica (art. 13, DPR n. 94/89). Provincia di Novara. Sostituzione della signora Monteforte (dimissionaria).


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Carlo Arrigoni.


Argomento: Nomine

Commissioni provinciali tecniche e di vigilanza farmaceutica (art. 13, DPR n. 94/89). Provincia di Alessandria. Sostituzione della signora Francesca Ugo (dimissionaria).


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Mario Vernetti.


Argomento: Nomine

Premio internazionale 'Piemontese nel Mondo' (art. 2, L.R. n. 46/92). Commissione giudicatrice. Nomina di tre Consiglieri regionali.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Giancarlo Tapparo, Rolando Picchioni e Lido Riba.


Argomento: Attrezzature sanitarie (presidi di diagnosi e cura delle USSL)

Esame proposte di deliberazione n. 547: "FSR in conto capitale Spesa di L. 2.000.000.000. Attribuzione all'Ordine Mauriziano e alla Tavola Valdese" n. 548: "FSR in conto capitale Spesa di L. 18.088.000.000. Attribuzione ad alcune UU.SS.SS.LL. piemontesi per il rinnovo ed il potenziamento del patrimonio tecnologico di alcuni presidi pubblici e convenzionati", n. 557: "FSR in conto capitale. Attribuzione finanziamento per interventi a favore dell'USSL TO I - Spesa di L. 1.800.000.000" e n. 558: "Assistenza sanitaria di emergenza (DPR 27/3/1982). Attribuzione di finanziamenti in conto capitale alle UU.SS.SS.LL. dotate di presidi ospedalieri di tipo A.B.C. Primo programma di intervento - Importo di L. 13.424.000.000 (cap. 10680/91)"


PRESIDENTE

Possiamo procedere all'esame delle proposte di deliberazione sulla sanità n. 547, di cui al punto 23) all'o.d.g., n. 548, di cui al punto 24) all'o.d.g., n. 557, di cui al punto 25) all'o.d.g. e n. 558, di cui al punto 26) all'o.d.g.
L'Assessore Maccari intende illustrarle?



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Penso che le deliberazioni siano chiare. Sono stanziamenti in conto capitale suddivisi per interventi in anestesia e per interventi generali.
Come già fatto per la prima deliberazione di disaggregazione del conto capitale, è una deliberazione di intervento sugli enti (non sugli ospedali che dipendono dal Mauriziano) e Ospedali Valdesi non gestiti direttamente dall'USSL.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Calligaro. Ne ha facoltà. Mi permetto di anticipare che farà un intervento su tutti e quattro i provvedimenti.



CALLIGARO Germano

Spesso l'Assessore in Commissione ci ricorda che qualsiasi azienda che spendesse solo l'1,5% del suo giro d'affari in investimenti avrebbe breve durata e come impresa sarebbe destinata rapidissimamente a fallire. Su questo si può essere d'accordo: qualsiasi impresa deve investire più dell'1,5% del suo giro d'affari complessivo, ma così avanza la sanità nel nostro Paese o, meglio, retrocede.
Già in Commissione abbiamo detto che preferiremmo una delibera quadro e non uno sbriciolamento di provvedimenti. Gli investimenti complessivi per il 1991 sono circa 111 miliardi. Abbiamo diverse deliberazioni che sbriciolano queste risorse. Preferiremmo una delibera quadro che stabilisca le priorità in materia di edilizia ospedaliera, di edilizia sanitaria, di acquisto di apparecchiature, e tutto sulla base di criteri oggettivi, di priorità precise. Per esempio, possiamo ricordare un'incongruenza: molte opere sono in costruzione da parecchio tempo: è il caso di concluderle e metterle in funzione, di fronteggiare situazioni di emergenza. C'è un Piano socio-sanitario regionale che deve essere rispettato. Invece, assistiamo ad uno sbriciolamento di risorse e di deliberazioni ad investimenti tutt'altro che cospicui: 111 miliardi per il 1991 che sono più o meno l'1,5 dell'intera spesa sanitaria. Inoltre, si spende con notevole ritardo, vi sono residui del Fondo sanitario nazionale del 1990 e c'è una parte della spesa in conto capitale del 1991. Siamo già nel 1993.
L'altra critica è che si tratta di una spesa in conto capitale tutta ospedaliera. Se c'è un'organizzazione sanitaria di cui l'ospedale è molto importante, c'è anche una complessiva organizzazione sanitaria che non pu essere ridotta soltanto ai grandi ospedali. Se alcuni parametri ci paiono validi, altri sono molto discrezionali, dipendono in larga parte dalla capacità contrattuale dell'USSL nei confronti dell'Assessorato. Chi ha bassissima capacità contrattuale resta tagliato fuori dai provvedimenti.
Lo sbriciolare la spesa suscita grosse attese. Ci è stato detto in Commissione che le richieste avanzate dalle UU.SS.SS.LL. ammontavano a 1.200 miliardi di lire, mentre le risorse disponibili sono 111 miliardi: ecco quindi l'assalto al misero bottino trasportato dalla diligenza dell'Assessorato alla sanità.
Vorremmo sapere di più, ma non in questa sede, sulla spesa in conto capitale 1992, che, se non sbaglio, al momento è bloccata; altro capitolo molto importante, che tra l'altro aveva ridotto notevolmente la spesa annuale in conto capitale (ex art. 20 della legge finanziaria del 1988): 640 miliardi destinati al Piemonte per varie attività (grande edilizia grandi apparecchiature sanitarie, residenze assistenziali sanitarie e così via): che fine hanno fatto? Vedo che qualche Consigliere si stupisce; ho letto di parlamentari del Partito di maggioranza relativa - non si sa se lo è ancora - che sono stupiti, e che dicono: "Roma aveva messo a disposizione del Piemonte, nel triennio 1989/1991 ben 640 miliardi di lire: come mai la Regione non riesce a spenderli?". Provate voi a spiegar loro che non ci sono più, perché la prima tranche è andata in fumo, considerata la situazione economico finanziaria del Paese, e che tutto viene rinviato. Questa è la politica di investimenti di chi vuol fare retrocedere di fatto l'azienda sanitaria.
Però, quando questa affermazione proviene dall'Assessore Maccari bisognerebbe che aggiungesse una cosa: il suo partito, e non solo, sia in sede locale sia a Roma sono azionisti di maggioranza di un'azienda che quando deve fare investimenti li fa in misura pari all'1% della complessiva spesa sanitaria. Sono gli azionisti di maggioranza a portare al fallimento il Servizio sanitario nazionale!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Sul merito di questi provvedimenti avrei delle domande da porre all'Assessore. Personalmente ho osservato, nel merito delle deliberazioni quanto è stato assegnato ad un unico presidio, quello dell'Ospedale Mauriziano di Torino che, nel complesso di tutti i provvedimenti in discussione, ha ricevuto 6 miliardi e 675 milioni, suddivisi tra diverse voci, attrezzature e spese in edilizia.
E' fatto casuale o è legato ad un particolare potere contrattuale della Presidenza di questo ospedale? Ci sono 6 miliardi e 675 milioni.
Tra le altre cose, il Mauriziano viene autorizzato ad acquistare un acceleratore lineare, che ha un costo superiore a quello autorizzato al servizio di radioterapia dell'USSL VIII. Si tratta di due modelli diversi? Non sono riuscito a capire il motivo della differenza.
Vorrei anche capire il criterio alla base di questa decisione, posto che mi risulta che anche al S. Giovanni, antica sede, ci siano attività di radioterapia che utilizzano un acceleratore lineare: nella stessa USSL si troverebbero, attivi, due acceleratori lineari; cosa che mi pare abbastanza curiosa. Forse sarebbe stato meglio, in questo caso, arrivare ad un accordo tra i due presidi per l'utilizzo integrato della struttura, mettendo anche a disposizione il personale.
Volevo anche far presente la mia preoccupazione per quanto riguarda l'erogazione di 840 milioni, sempre all'Ospedale Mauriziano, per spese in edilizia per il DEA di primo livello, stante la difficoltà del Mauriziano nello spendere i fondi attribuitigli per ristrutturazione: è da alcuni anni che si lavora; il Mauriziano è un cantiere continuo, tuttavia i lavori si sono fermati, non si sa bene se per mancanza di fondi o altro. Occorrerà capirne un po' di più.
Ricordo che già nel passato la progettazione e la realizzazione del DEA era stata oggetto di critiche, posto che la ristrutturazione avvenuta si era rivelata inadeguata; sembra che le porte fossero troppo strette rispetto a letti e barelle, che l'impianto di riscaldamento fosse inadeguato e così via. L'interrogativo è, per l'appunto, se non sia necessario prestare particolare attenzione alla capacità di spesa e di realizzazioni in edilizia di questo presidio.
Questo per dire che non basta dare quattrini alle UU.SS.SS.LL., ma con i poteri che comunque la Regione ha, occorrerebbe controllarne l'utilizzo.
Concludo per dire che occorrerebbe controllare i casi di attrezzature acquistate, ma non utilizzate, e quindi capire se a livello regionale vi sia un servizio con competenza patrimoniale e capacità di inventariare le attrezzature di maggior costo, autorizzate ed eventualmente acquistate dalle UU.SS.SS.LL. per verificarne l'utilizzo effettivo.
A me risulta che, per esempio, in Via Bertola 53 sia ferma da due anni l'attrezzatura di radiodiagnostica, acquistata recentemente.
Visto che ci si lamenta della scarsità di risorse di investimento, mi pare che a maggior ragione occorrerebbe razionalizzarne l'uso e verificare che queste attrezzature, tecnologicamente molto avanzate, siano utilizzate al massimo delle loro possibilità.
Sono soddisfatto del fatto che finalmente nella nostra Regione si acquistino tre risonanze magnetiche nucleari, posto che a Torino notizia apparsa sulla rubrica "Specchio dei tempi" di questa mattina - non si sa dove rivolgersi, se non in convenzione esterna - e neanche in quel caso per potersi sottoporre ad un esame in radiodiagnostica in risonanza magnetica nucleare. Ho parlato della difficoltà di questo esame anche in convenzionata esterna, poiché sembra che l'Assessorato non abbia autorizzato il rinnovo della convenzione con la struttura privata, l'unica che poteva dare una risposta alle molte domande di diagnostica di questo tipo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la deliberazione n.
547, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 18 voti favorevoli, 13 contrari e 2 astensioni.
Pongo in votazione la deliberazione n. 548, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 18 voti favorevoli, 13 contrari e 2 astensioni.
Pongo in votazione la deliberazione n. 557, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 18 voti favorevoli, 13 contrari e 2 astensioni.
Pongo infine in votazione la deliberazione n. 558, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 18 voti favorevoli, 13 contrari e 2 astensioni.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,45)



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