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Dettaglio seduta n.201 del 19/01/93 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 7) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Calligaro, Croso e Zanoletti.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Sull'ordine dei lavori e precisamente: rinvio argomenti e richiesta, da parte del Consigliere Cucco, di pronunciamento del Consiglio regionale sulle decisioni della Corte Costituzionale in merito ai referendum


PRESIDENTE

Il punto 8) all'o.d.g. relativo al proseguimento del dibattito sugli Enti strumentali e documenti connessi si era convenuto di prenderlo in esame in presenza del Presidente della Giunta, pertanto viene rinviato.
Al punto 8) è collegato il punto 9) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 109, così pure il punto 10).
Poiché non è presente in questo momento l'Assessore Cerchio viene rinviato anche il punto 11) all'o.d.g.
Analogamente, poiché non è presente il Consigliere Porcellana, relatore del progetto di legge n. 311, di cui al punto 12) all'o.d.g., anche l'esame di tale argomento viene rinviato.
Per quanto riguarda il punto 13), che prevede l'esame dei progetti di legge relativi agli interventi a favore della popolazione nomade, sarebbe possibile svolgere la relazione e nella seduta in cui sarà presente l'Assessore Cerchio proseguirne il dibattito ed esaminarne l'articolato di legge.
Dopo la relazione del Consigliere Peano, passeremmo al punto 14) all'o.d.g. e, non appena giungerà il Consigliere Porcellana, torneremo al punto 12) per poi proseguire con i restanti punti all'o.d.g.
Mi è stato chiesto di non sviluppare i punti attinenti alla sanità perché il Consigliere Calligaro è assente giustificato per lutto familiare.
Domani mattina la seduta dovrebbe cominciare con il dibattito sulla comunicazione inerente lo IACP, il cui materiale verrà distribuito dall'Assessore Carletto questa sera.
Ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori il Consigliere Cucco; ne ha facoltà.



CUCCO Vincenzo

Un minuto soltanto per sollecitare una presa di posizione da parte del Consiglio sulle sentenze della Corte costituzionale in merito alle richieste referendarie, esaminate la scorsa settimana, alcune delle quali sono state presentate proprio dalle Regioni. A differenza di quanto pensa la maggior parte degli opinionisti politici, credo che le avvenute sentenze della Corte Costituzionale siano a forte taglio politico, tant'è vero che per motivi di opportunità politica hanno fatto "passare" referendum sui quali è più forte l'attenzione dell'opinione pubblica, mentre altri, come quello sul Ministero dell'Industria, sul Ministero della Sanità e soprattutto sul DPR n. 616, c'è stato un freno enorme per bloccare un certo percorso di riforma istituzionale degli enti locali.
Credo che il Consiglio debba in qualche modo esprimersi; spero che la Presidente troverà il modo di investire i Capigruppo o un altro organismo che lei ritenga per esaminare la questione.



PRESIDENTE

Investirò della questione i Capigruppo, che saranno convocati domani al termine dei lavori, previsto intorno alle ore 15-15,30. Informo i Capigruppo che verrà affrontata anche l'iscrizione dell'accordo inerente l'Alta Velocità, previsto in deliberazione.


Argomento: Patrimonio culturale regionale (linguistico, etnologico, folcloristico, storia locale)

Esame progetti di legge n. 12 e n. 116: "Interventi a favore della popolazione nomade" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame dei progetti di legge n. 12 e n. 116 di cui al punto 13) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Peano che ha quindi la parola.



PEANO Piergiorgio, relatore

E' oggi all'esame del Consiglio il testo unificato del disegno di legge n. 12 e della proposta di legge n. 116: "Interventi a favore della popolazione nomade".
Il nomadismo è un fenomeno secolare che ancora oggi in tante parti del nostro pianeta (Africa e Sud-America in particolare) continua a segnare la storia di molti popoli.
Una storia di popolazioni, di genti, in continua ricerca di climi più temperati, di terreni più fertili o anche di fuga da realtà di guerre, di sopraffazione, sino a diventare per molti cultura nomade per la sopravvivenza.
Credo che il fenomeno abbia radici in tutti i popoli: nessun popolo nella sua storia è senza un tracciato, un periodo solcato dallo spostarsi alla ricerca di un posto ove dimorare.
La stessa emigrazione è parte di questo fenomeno, è un'appendice del nomadismo iniziale, storico. E rimane ancora oggi un comportamento umano unico, di singole persone o intere comunità in cerca di risposte provvisorie o definitive alla vita.
Intorno al XV secolo, a piccoli gruppi, si diffonde in Europa una popolazione sino a quei tempi sconosciuta; si sposta da un Paese all'altro senza cercare la sedentarietà, non vuole trovare un luogo dove fermarsi.
Non cerca terra o potere. Provengono dall'Oriente, i loro linguaggi sono affini a quelli dell'India nord-occidentale, probabile loro Paese d'origine. Non sono agricoltori e non diventano sedentari; un tempo allevatori, poi mercanti di cavalli, esercitano in seguito il loro mestiere di artigiani calderai, ramai, doratori, in sosta ai margini delle città.
La civiltà industriale e il consumismo li ha emarginati.
Pochissimi si fermano e quasi mai riescono ad integrarsi; condannati ai lavori umili e saltuari.
Più diffusi nei Paesi dell'Est (Ungheria, Romania, Bulgaria Jugoslavia), in Italia non sono moltissimi. In Spagna hanno fondato le loro dimore sulle colline dell'Andalusia. Sono presenti in Francia, in Germania in Inghilterra.
Rifiutano i tanti nomi che la gente loro attribuisce e rivendicano il loro vero nome, il nome della loro etnia, quello di "Rom" (uomini) ed ottengono dall'ONU (Nazioni Unite) il riconoscimento come popolo. I due gruppi più consistenti, suddivisi secondo le zone d'influenza, saranno i Sinti ad occidente, i Rom a oriente. In Italia, mentre inizialmente il gruppo dei Sinti rappresenta una decisa maggioranza, soprattutto al nord nell'ultimo triennio è stato affiancato dai Rom provenienti dalla vicina Jugoslavia, dall'Ungheria e dalla Polonia.
Chi sono oggi, come si pongono di fronte alla società, come vivono e spesso sopravvivono, quali mutamenti si sono verificati all'interno della loro società, il loro concetto di sosta, gli usi, le tradizioni, le loro religioni e magie, la loro organizzazione sociale e familiare, sono tutti elementi di una diversa cultura, di un diverso modo di essere, non per questo meno ricco e meno radicato.
Il loro vissuto è una realtà che a noi pare in contrasto con il nostro modo di concepire il vivere umano. A noi pare rifiuto della statualità della stanzialità, un modo troppo diverso di concepire Stato e dimora, di accettarne le regole e i comportamenti, i diritti e i doveri del vivere civile.
Non dovremmo continuare a cercare di cambiare il loro modo di essere ma forse cambiare il nostro modo di conoscerli e di vederli.
Sono un popolo con tutta la dignità, con tutto il rispetto che sta esprimendo le sue potenzialità all'interno di questa società e che sta tentando con tutte le forze di avvicinarsi a noi, al nostro modo di pensare e organizzare la società; ma chiede rispetto della libertà di pensiero della dignità e della loro visione di concepire la realtà. Il concetto di casa e lavoro sono concetti diversi dalla nostra concezione di vita.
Attualmente in Italia il Ministero dell'Interno in particolare ha cercato di indicare ai Comuni, attraverso le Prefetture, le norme di accettazione degli zingari e dei nomadi sul territorio nazionale.
Manca una legge quadro nazionale e mancano normative comunitarie a livello europeo; non si va al di là delle risoluzioni o delle raccomandazioni già adottate dal Consiglio d'Europa e dal Comitato dei Ministri della CEE.
Attualmente, in Italia, sono le Regioni ad emanare disposizioni specifiche. La Toscana ha provveduto con la L.R. n. 17/88 "Interventi per la tutela dell'etnia Rom"; la Sicilia si sta avviando verso la legge regionale.
Interessante, pare, l'esperienza legislativa della Regione Lombardia con la legge n. 77/89 "Azione regionale per la tutela delle popolazioni appartenenti alle etnie nomadi e seminomadi".
In totale sette Regioni hanno approvato una legge specifica.
La nostra Regione chiude oggi un percorso iniziato il 2/1/1985 quando l'Assessore Cerchio, ancorché Consigliere, e l'Assessore Nerviani depositarono un disegno di legge sulla questione culturale degli zingari e dei nomadi in Piemonte.
Gli incontri esplorativi, le successive audizioni, l'Opera Nomadi, gli Assessorati all'assistenza regionale e del Comune di Torino hanno contribuito in questi anni a tenere vivo il discorso e a collaborare con l'Assessore per giungere a questo testo.
E' un fatto che oggi i Sinti vogliono essere considerati nella loro totalità come persone e cittadini e ciò deve essere tenuto presente in qualsiasi atto che li debba considerare. Valga, a tal proposito, una voce tra tante, l'accorata denuncia di un Sinto: "La società in cui viviamo è una società troppo perfezionata, non c'è spazio per chi ha cultura diversa: siamo tutti eguali, ma quale fatica per diventare uguali! I sedentari non vogliono sapere chi sono i Sinti: siamo italiani, ma guarda un po' quali e quante difficoltà intervengono quotidianamente nella vita dei Sinti. I Sinti invocano il diritto di essere uguali e diversi, ciò è già stato riconosciuto dalle Regioni che hanno legiferato in favore della cultura Rom o zingara o nomade. Però senza il rispetto del nomadismo non vale alcuna legge"! L'articolato normativo è in 14 articoli. Dopo le dichiarazioni di tutela della popolazione nomade e la definizione dei destinatari degli interventi, indica le aree di sosta attrezzata, le loro caratteristiche ed il loro funzionamento con l'attuazione dei regolamenti specifici che saranno redatti dai Comuni, dai Consorzi dei Comuni o dalle Comunità montane.
L'art. 6 definisce la possibilità di assegnazione di alloggi di edilizia popolare per l'accesso alla casa a chi sceglierà la vita sedentaria.
L'art. 7 per favorire la scolarizzazione e l'istruzione personale e l'art. 8 per il conseguimento di certificazioni e autorizzazioni per l'esercizio di attività commerciali e artigianali.
Viene istituita la Consulta regionale e se ne indicano i compiti, tra i quali svolgere la funzione di garanzia per l'effettivo esercizio dei diritti civili e politici delle popolazioni nomadi residenti, in qualsiasi momento, nel territorio regionale.
Sulle forme di contributi e le norme finanziarie è in atto il black out. Mancano i fondi. Si vedrà. Si resta fermi alle indicazioni.
Infine: nella stesura definitiva la legge per interventi a favore degli zingari è stata cambiata in favore della popolazione nomade.
Zingaro, Nomade. E' prevalso nomade.
Il nome zingaro nella errata cultura di oggi rimane quello di diverso di chi rifiuta l'integrazione nella società.
Rimane un termine che non riesce a comprendere la loro cultura di appartenenza. Loro sono zingari. Si sentono zingari. Per loro nomadi è un termine che non qualifica il loro modo di essere.
Ha prevalso nomade. Non so giustificarlo. Forse nella nostra cultura "nomade" è meno spregiativo. Può essere l'unica riflessione o l'unica spiegazione.



PRESIDENTE

Potremmo, se vi è disponibilità da parte della Giunta, procedere alla discussione della legge, iscritta all'o.d.g. del Consiglio da molto tempo.
Competente è l'Assessore è Cerchio, in sua assenza vi è la Vicepresidente.
La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Con tutta considerazione per la Vicepresidente per il contributo che potrà dare, essendoci parecchi emendamenti ed avendo, con l'Assessore Cerchio alcune questioni rimaste in sospeso, forse la presenza dello stesso sarebbe necessaria ed indispensabile per risolvere alcune di tali questioni, una delle quali relativa al finanziamento della legge.



PRESIDENTE

Propongo di rinviare l'argomento.


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati

Esame progetto di legge n. 229: "Modificazioni della L.R. n. 1/87 'Interventi regionali in materia di movimenti migratori' e dell'art. 2 della L.R. n. 28/84 in materia di cooperazione"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 11) all'o.d.g. che prevede l'esame progetto di legge n. 229.
Relatore è il Consigliere Penasso che ha pertanto la parola.



PENASSO Alfredo, relatore

Illustre Presidente, egregi Consiglieri.
L'articolato posto all'attenzione dell'aula si pone l'obiettivo di apportare alcuni correttivi al disposto normativo della L.R. n. 1/87 e successive modificazioni.
L'intendimento è quello di fornire risposte adeguate al mutato contesto economico e sociale anche sulla base delle numerose richieste caldeggiate dai rappresentanti degli emigrati piemontesi all'estero.
Le integrazioni operate in tal senso in seno alla Consulta per l'emigrazione consentiranno all'Amministrazione regionale di conoscere meglio le varie realtà sociali per compiere interventi più mirati e peraltro, più efficaci.
Per quanto attiene le modificazioni apportate alle norme in base alle quali individuare i soggetti beneficiari degli interventi occorre chiarire che si tratta di dispositivi volti a restringere la categoria dei beneficiari connotati come emigrati di riflusso ai quali dovrà essere attribuibile l'origine piemontese per nascita o residenza all'atto dell'emigrazione. Rimane immutato il parametro aggiuntivo legato all'aver maturato all'estero un periodo di permanenza non inferiore a tre anni consecutivi negli ultimi cinque anni.
Il provvedimento si è reso necessario sia per rispondere ad una tendenza in atto, che vede via via incrementare il numero di coloro i quali rientrano, sia per uniformarsi ad un atteggiamento diffuso nelle altre Regioni ove l'intervento economico, strettamente legato all'effettiva appartenenza dell'emigrato per nascita o per residenza, vige da tempo.
Ultima modificazione, non certo per importanza, riguarda l'introduzione della categoria degli emigrati di origine piemontese tra quelle destinatarie degli interventi previsti dalla legge n. 28/84 in materia di cooperazione; è ovvia la finalità di tale modificazione, volta ad agevolare l'inserimento degli emigrati nel mondo del lavoro.
Nel richiedere la sollecita approvazione del provvedimento in esame debbo ancora evidenziare che sono tuttora in carico alla Commissione competente per materia, due provvedimenti sullo stesso tema - sui quali la Commissione non si è ancora espressa - molto più complessi, che richiederebbero una revisione totale della materia trattata.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 17 astensioni 13.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 17 voti contrari 1 astensioni 12.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 17 voti contrari 1 astensioni 12.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 17 voti contrari 1 astensioni 12.
L'art. 4 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale sull'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 19 Consiglieri si sono astenuti 15 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Esame progetto di legge n. 311: "Sostituzione dell'art. 9 della L.R. 8/9/1986, n. 42 (Servizio di Gabinetto dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale; Segreterie particolari)"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del progetto di legge n. 311, di cui al punto 12) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Porcellana che ha pertanto la parola.



PORCELLANA Francesco, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, il Regolamento interno del Consiglio regionale prevede che l'Ufficio di Presidenza sia composto dal Presidente, da due Vicepresidenti e da un numero di Consiglieri segretari variabile da due a quattro. In relazione alle attribuzioni dell'Ufficio di Presidenza, di cui all'art. 9 del predetto Regolamento, al fine di garantire la possibilità di esercizio dei compiti attribuiti ai componenti dell'Ufficio medesimo, si evince l'esigenza d'istituire un apposito servizio denominato "Gabinetto dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale", che si configura quale servizio non inserito nell'ambito di alcun settore, da affidare alla responsabilità di un funzionario del ruolo regionale rivestente la qualifica dirigenziale.
Tale esigenza è stata peraltro rilevata dallo stesso Ufficio di Presidenza, che con propria deliberazione n. 568/90, prot, n. 11481, ha proposto alla Giunta regionale l'istituzione di tale servizio e ne ha riconfermato la necessità e l'urgenza con deliberazione n. 3537/91, prot n. 7345.
A tal fine si rende necessaria una nuova formulazione dell'art. 9 della L.R. 8/9/1986, n. 42, il quale nella sua stesura attuale prevede che all'Ufficio di Gabinetto del Presidente del Consiglio regionale, non inserito nell'ambito di alcun settore, sovraintenda un Capo di Gabinetto funzionario del ruolo regionale di qualifica non inferiore all'VIII grado.
Tale dizione, evidentemente, non faceva chiarezza sulla tipologia della struttura, che mediante il disegno di legge n. 311 viene invece specificatamente definita.
Il disegno di legge prevede quindi che a sovraintendere al costituendo servizio sia un funzionario regionale rivestente la qualifica dirigenziale e ciò anche in conformità del disposto cui all'art. 13, comma primo, della L.R. n. 42/86.
Con lo stesso disegno di legge viene inoltre aumentato a quattro il numero complessivo dei dipendenti della Segreteria particolare del Presidente del Consiglio regionale, due dei quali in posizione di addetti di Segreteria particolare.
Mediante modifica dell'art. 30, comma primo, della L.R. 20/2/1979, n.
6, viene infine aumentato a sei unità il numero complessivo del personale della Segreteria particolare del Presidente della Giunta regionale, e a quattro unità quello del personale delle altre Segreterie particolari, ivi comprendendo le posizioni di addetto di Segreteria particolare.
Successivamente, con apposita deliberazione del Consiglio regionale, si provvederà ad approvare i nuclei di attività omogenee che definiscono le attribuzioni del servizio di cui trattasi, provvedendo a modificare contestualmente la precedente deliberazione del Consiglio regionale n. 1273 4264 del 19/3/1990.
Ricevutane l'assegnazione, la I Commissione ha sottoposto il disegno di legge presentato dalla Giunta ad un esame approfondito e ad un'attenta valutazione, decidendo dopo una discussione ampia ed articolata di consultare in proposito le organizzazioni sindacali dell'ente Regione.
Nella seduta del 19 novembre scorso la Commissione lo ha poi licenziato a maggioranza, dopo aver apportato al testo presentato dalla Giunta una modificazione volta ad eliminare, in quanto apparso superfluo, un comma con il quale veniva confermata la possibilità di affidare a personale esterno all'Ente Regione la responsabilità dell'istituendo servizio. Tale possibilità, che esiste non solo per quel servizio, bensì per tutti i servizi e settori regionali, è infatti sancita dall'art. 38, commi sesto settimo ed ottavo, della L.R. n. 34/89 con cui è stato recepito l'accordo sindacale di comparto per il triennio 1985/1987, relativamente alla disciplina dello stato giuridico e del trattamento economico del personale regionale. In considerazione di quanto sopra esposto se ne raccomanda l'approvazione da parte di questa onorevole assemblea.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Porcellana è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Zacchera; ne ha facoltà.



ZACCHERA Marco

Colleghi Consiglieri, intervengo per chiedere lumi all'Assessore Bergoglio. Ella mi spiegava che a giustificazione dell'aumento di una quindicina di dipendenti da parte delle segreterie particolari degli Assessori, della Presidenza della Giunta e del Consiglio erano le moltissime ore di straordinario, per cui quasi si arriva a risparmiare se si istituisse per ogni segreteria un addetto in più. Questo sarà verissimo e non lo discuto; resta però da chiedersi se in un momento di particolare ristrettezza dell'Amministrazione regionale si debba necessariamente aumentare di un addetto ogni segreteria particolare, raggiungendo alla fine un numero rilevante, perché numerosi sono gli Assessori. La mia perplessità non è di carattere né demagogico né prettamente politico; non penso che tutti gli Assessorati si trovino nella stessa situazione. Penso ci siano Assessorati in cui effettivamente la quarta unità sia utile, se non necessaria, ma altri Assessorati in cui non ci sia necessità di pronto intervento e che quindi abbisognino di aumentare il numero dei dipendenti in carico. E questo è un primo fatto. Abbiamo poi diverse perplessità: il costo a cui andiamo a sottoporci, configurando questa nuova pianta organica degli Assessorati, è notevole. Se è vero che si fanno così tante ore di straordinario nelle segreterie particolari degli Assessori, comincio a chiedermi come mai, quando mi sembra ci sia un contingentamento di legge al numero di ore di straordinario che possano fare i lavoratori dipendenti.
Evito volutamente ogni altro commento - mi concedano i colleghi della Lega Nord - di "bassa lega". Pongo però, tecnicamente, una domanda all'Assessore: veramente tutti gli Assessorati hanno bisogno di questo rinforzo nella Segreteria particolare? Non vorrei che spesso si configurassero delle persone all'interno degli Assessorati che non abbiano così tante cose da fare, perlomeno in alcuni Assessorati, e che quindi di fatto questa diventi una sistemazione per un'altra quindicina di persone che potrà andare bene per le singole quindici persone, ma un po' meno bene per le finanze regionali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Praticamente faccio una dichiarazione di voto, contrario naturalmente.
Siccome per principio sono antistatalista, come deve essere un buon democratico, un buon federalista, penso che il maggior nemico della democrazia e del federalismo sia appunto lo statalismo e quindi la nomenclatura, la quale tende a crescere, come un cancro. Questa è poi la rovina degli Stati. Abbiamo visto gli Stati interamente statalizzati, che sembravano indistruttibili, rovinare improvvisamente proprio perché ad un certo punto i cittadini diventano tutti statali, donde il loro proverbio "Lo Stato fa finta di pagarci e noi facciamo finta di lavorare". C'era una classe privilegiata che se la passava abbastanza bene e forse non lavorava neanche troppo e c'era una massa di sottoalimentati. Quindi voto contro proprio per un principio democratico contrario per essenza alla nomenclatura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Grazie, Presidente. Ho l'impressione (più che un'impressione è quasi una certezza) che il peggiore nemico contro il quale oggi i politici debbano operare è la demagogia e non il cancro della corruzione o le spese non controllate. E' allora senza demagogia che vorrei fare un'osservazione a questo disegno di legge. Non ho elementi per mettere in dubbio - e sono certo che l'Assessore al personale riuscirà a giustificare la scelta che il Consiglio si appresta a fare - la necessità che si aumenti il personale delle segreterie particolari degli Assessori e che si ridefinisca in qualche modo il Gabinetto della Presidenza e quindi del Consiglio regionale; non volendo fare della demagogia non entro nel merito di quanto le segreterie degli Assessori fanno. So anche che se si vuole fare politica o se si vuole che la segreteria di un Assessore funzioni bene, lavoro ce n'è ed è enorme. Certo è, però, che in un momento così delicato come quello che stiamo vivendo, occorre giustificare in modo esplicito eventuali aggiustamenti delle piante organiche, o comunque del personale a carico delle segreterie dell'Ufficio di Presidenza, e non con una relazione asettica e formale quale quella letta in aula. Un intervento che giustifichi la necessità del provvedimento, che diversamente rischia di passare come un particolare contentino di ringraziamento alla Presidente di quest'aula - cosa che non è e non voglio credere che sia. E' per questi motivi che chiedo alla maggioranza di giustificare maggiormente questa scelta.
Mi permetto inoltre di rilevare che i recenti tagli alle spese dei Gruppi consiliari operati quest'anno hanno comportato, soprattutto per i Gruppi piccoli e soprattutto per i Gruppi come il mio, che non hanno n segreterie di partito, né apparati, numerosissime difficoltà economiche.
Per un Gruppo come il mio che cerca di fare il proprio mestiere al meglio possibile, non avendo un supporto dalle strutture regionali, che per esempio la Camera offre ai Gruppi parlamentari, è molto difficile continuare ad operare. Allora, se si riconosce il diritto ad Assessori e alla Presidenza che anche in questo periodo è giustificato aumentare il personale per meglio operare, per svolgere il ruolo che siamo chiamati a svolgere in quest'aula e quindi per rappresentare i cittadini, operando senza blaterare ogni volta che si apre bocca in Consiglio, ma documentandosi, studiando, svolgendo attività politica, lo si deve riconoscere anche ai Gruppi consiliari.
Per non cadere in discorsi demagogici relativamente ai Gruppi bisogna far sì che vi siano norme non che prevedano soldi, ma servizi effettivi.
Nell'attuale contingenza politica, per poter operare, ci vogliono mezzi che in questo momento sono insufficienti.
Un'ultimissima battuta di carattere tecnico. Tutte le volte che ho parlato con i funzionari della Regione nell'ultimo anno mi è sempre stato ripetuto: "Ah, no .., un testo di legge non si presenta in questo modo..
non si presenta in quest'altro modo....". Ho notato che questo progetto di legge è stato presentato addirittura come articolo unico, modificando non so quante leggi regionali, ma sicuramente molti punti e molti articoli.
Forse una diversa formulazione del progetto di legge sarebbe stata utile all'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Prego i colleghi e la Presidenza di considerare l'intervento a titolo personale, non coinvolgente quindi il collega Assessore Fulcheri.
Questo mio intervento se dovesse avere un sottotitolo dovrebbe essere: "La storia della Presidenza del Consiglio da Cavour a Spagnuolo".
La Presidenza del Consiglio - mi riferisco a quella del Regno d'Italia che ha avuto capitale Torino prima di essere capitale della regione Piemonte - non è mai stata retta come se fosse un Ministero autonomo con propri ruoli almeno fino al 1788. In età liberale, infatti, il Presidente del Consiglio era un Ministro, in genere degli Esteri e dell'Interno; la Presidenza, quindi, non aveva né personale né strutture né uffici propri.
Il primo caso di dipendenti assegnati alla Presidenza risale al 1867 quando Ricasoli fece emanare un decreto reale sui poteri del Presidente del Consiglio che suscitò vibrate polemiche. Il quotidiano "La Nazione", che peraltro gli era molto vicino, sostenne: "Non vi è punto bisogno di creare una caterva di impiegati: cinque o sei in tutto saranno più che sufficienti, e si possono richiamare senza notevoli aumenti di stipendio dai diversi Dicasteri, i quali di tutto, giova non dissimularlo, possono difettare fuorché di impiegati". Ma Rattazzi, succeduto a Ricasoli, revoc il provvedimento ammettendo che essi avrebbero comportato la necessità di nuovi uffici e nuovi ufficiali, con la conseguenza di spese aggiuntive per l'Erario, per cui si restò a quota zero dipendenti (1867).
Fu Cairoli il primo Presidente a disporre di propri uffici, ma si trattava di un solo dipendente. Egli ottenne nel bilancio dello Stato legge del 1880, lo stanziamento per un posto di archivista capo per l'Ufficio di Presidenza del Consiglio dei Ministri e successivamente il Decreto reale n. 1150 del 1881 provvide alla costituzione del posto di archivista capo.
E' questo il primo riconoscimento di una struttura burocratico presidenziale, peraltro contestata dagli organi contabili che, alla fine del secolo, sollevarono numerose questioni quando l'archivista capo della Presidenza se ne andò in pensione.
I dipendenti salirono a quattro nel 1887 con Crispi, sotto il quale fu emanato il Regio Decreto n. 4936, istitutivo della segreteria della Presidenza del Consiglio. La dotazione comprendeva: un segretario capo, un archivista e uno scrivano, tutti comandati da altre Amministrazioni.
L'organico rimaneva limitato al posto di archivista capo: un dipendente.
Dieci anni dopo Di Udinì presentò un disegno di legge per stabilire un ruolo organico del dipendente della Presidenza che prevedeva ben 4 persone siccome occorreva provvedere alla variazione del bilancio preventivo si lasciò cadere la proposta.
Trascorso un altro decennio, Sonnino nel 1906 decise di integrare il personale con un capoufficio stampa e due impiegati d'ordine. Ma un mese dopo Giolitti, diventato Presidente, soppresse l'incremento di Sonnino.
Vi furono altri minimi aggiustamenti con la legge n. 304 del 1908 Presidente Giolitti, che prevedeva un capo archivista, un archivista e addirittura due uscieri.
La legge n. 503 del 1914, Presidente Salandra, prevedeva presso la Presidenza un organico di 6 persone: un direttore d'archivio, un archivista capo, due archivisti, due uscieri.
Nel 1921 le disposizioni della legge n. 371 previdero un incremento di tre persone: un vicedirettore di archivio e due ausiliari.
Dunque, i primi sessant'anni di Stato unitario si mantennero rigorosamente nei limiti della politica della lesina, con un numero limitatissimo di dipendenti alle esigenze del primo Ministro.
Diversa fu la situazione a partire dall'avvento del fascismo, nel 1923 e soprattutto diversissima è diventata la situazione con la prima Repubblica che, con la legge n. 400 del 1908, ha previsto che i dipendenti della Presidenza del Consiglio potessero essere 3.521.
Ad oggi registriamo invece che i dipendenti della Presidenza del Consiglio, distribuiti non si sa come e non si sa dove, sono oltre 4.500.
Per queste ragioni, personalmente, non parteciperò alla votazione del provvedimento.
Inoltre, siccome si è ritenuto, da parte della I Commissione considerare superflua la specificazione secondo la quale sarebbe stato possibile chiamare a capo della segreteria anche personale esterno introducendo ed esplicitando quanto reso possibile dalla legge sul personale, il Gruppo liberale sarà molto attento a che non sia un caso unico l'attribuzione di funzioni di questo livello a personale esterno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, insieme al Gruppo liberale anche il Gruppo Rifondazione Comunista starà attento a quanto testè precisato dal collega Marchini.
Cara Presidente del Consiglio e cari Assessori, i luoghi che dirigete per funzioni di governo per quanto riguarda la Giunta, per funzioni istituzionali e di governo del Consiglio per quanto riguarda la Presidente sono luoghi - lo sapete bene - non di privilegio, ma di alto servizio che rendete alla comunità. La vostra funzione di Assessore, di Presidente del Consiglio, è una funzione delicatissima. Dai vostri uffici si prendono decisioni per altri uffici e per tutta la comunità. Non di privilegi siete destinatari, ma avete il dovere dell'esempio. Nella gestione è bene siate di esempio per gli altri uffici che voi dirigete. Con questa legge sollevate il problema che il personale a vostra disposizione non è ottimale come numero e chiedete un incremento. Non contesto questo. Non si fa mai abbastanza: evidentemente, se lo chiedete, è perché avete tante cose da fare e non riuscite a farle.
Bene. Cosa possiamo dire per gli uffici da voi diretti? Che tutto è a posto? Lo sapete meglio di me che questo non potete dirlo. Sapete che gli uffici della Regione in tanti settori soffrono gravissime carenze. Per questa sola ragione ritengo inopportuno che chi comanda la nave si sistemi per primo, lasciando tutti gli altri sottoposti a cavarsela come possono.
Ritengo che il procedimento debba essere invertito: voi continuate a fare i sacrifici che dite di essere costretti a fare per carenze di personale; adopratevi per portare gli uffici da voi diretti in condizioni migliori di quelle in cui sono, non abbandonateli. Il vostro personale sia di esempio come dedizione, servizio per il lavoro che si svolge e, quando miglioramenti concreti saranno visibili per tutti i dipendenti regionali e per questo Consiglio, allora e solo allora ponete il vostro problema di avere una segreteria particolare di Assessori o di Presidenza del Consiglio regionale ottimale.
Di ottimo non c'è alcunché, anzi, c'è molto di carente nell'organizzazione degli uffici, e sarebbe sbagliato, colleghi Assessori e Presidente del Consiglio, cominciare a sistemare proprio i vostri uffici e non quelli da voi diretti.
E' un segnale che ritengo sbagliato. Per questo motivo, il Gruppo di Rifondazione Comunista, se non cambiano le cose, voterà contro questo disegno di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Nella relazione svolta dal Consigliere Porcellana viene di nuovo sostenuto, a differenza di quanto vi è all'articolato, che a presiedere il servizio possa essere personale esterno alla Regione.
Non metto assolutamente in dubbio che la legge n. 34/89 lo preveda, ma mi rifaccio invece alla discussione avvenuta in I Commissione e alle decisioni assunte in quella sede, non a maggioranza, ma da tutti. Ripeto: non a maggioranza, ma da tutta la Commissione è emerso che questo non sarebbe stato possibile e che non c'era automaticità di applicazione della legge n. 34/89, evidenziando il fatto che non si voleva introdurre un concetto, legittimo, ma che non appartiene alla pubblica amministrazione italiana.
Tale concetto appartiene invece alla pubblica amministrazione americana, francese, ad altre pubbliche amministrazioni che hanno un altro tipo di struttura e un altro tipo di legislazione, ma che, ripeto, non si rifà alla pubblica amministrazione italiana. Tant'è che è in discussione un disegno di legge che prevede la privatizzazione del rapporto di lavoro dopodiché si affronterà la questione in termini generali.
Non mi pronuncio sul merito di tale questione; mi rifaccio unicamente alla discussione avvenuta in Commissione, assai diversa da quanto detto nella relazione.
Detto ciò, il mio Gruppo è contrario a questa proposta (al di là della questione da me sottolineata prima), di aumento delle segreterie particolari, per tre motivi che illustrerò brevemente anche come dichiarazione di voto.
La prima: la fase nella quale siamo. Ovunque si operano tagli: la discussione avvenuta recentemente sul bilancio; ciò che avviene con le decisioni nazionali del Governo Amato; i provvedimenti; lo stesso decreto in discussione per ciò che riguarda il pubblico impiego, la Pubblica Amministrazione, il personale. Mi pare che la proposta sia in contraddizione netta rispetto alle stesse volontà espresse dalla Giunta, ad esempio in occasione della discussione sul bilancio.
Secondo motivo: gli squilibri esistenti all'interno della Regione tra alcuni servizi, ad esempio le segreterie particolari. Abbiamo alcuni servizi in questo Consiglio, ad esempio il servizio legislativo inesistenti dal punto di vista dell'organico, dal punto di vista del personale: nonostante ciò si vanno a rafforzare altri servizi.
Non siamo soltanto di fronte ad un elemento di carattere quantitativo ma anche ad un elemento di carattere qualitativo, che mi pare sia indicativo di un mutamento della concezione del ruolo della Regione: da assemblea legislativa ad ente con ruolo soprattutto di informazione e di gestione.
Non siamo assolutamente d'accordo su questo tipo di impostazione tant'è che abbiamo presentato - anche se non si riesce a discuterne una mozione rispetto al ruolo dell'ente, che vorremmo riportarlo alle sue origini.
Il terzo punto è la mancanza totale di una politica del personale. Il provvedimento in esame è indicativo di come si continui a sfogliare il carciofo invece di sviluppare una politica organica del personale. Noi abbiamo sollecitato più volte l'Assessore al personale a presentarci un'organica politica del personale della quale sia possibile discutere.
Oggi si tratta di questo provvedimento, ma ce ne sono stati molti altri che, appunto, indicano come si continui a sfogliare il carciofo e non si affronti invece complessivamente una politica del personale che risolva gli squilibri che dicevo prima: problemi di organico e di organizzazione del lavoro all'interno dell'Ente Regione.
Per questi motivi, siamo contrari al provvedimento in esame.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bergoglio per la replica.



BERGOGLIO Emilia, Assessore regionale

Credo siano necessarie alcune precisazioni che, da sole, dovrebbero bastare a togliere tutti i dubbi nonché alcune preoccupazioni espresse in questa sede dai Consiglieri intervenuti.
Vorrei solo far rilevare che si è seguito un percorso "diverso" soltanto per due o tre provvedimenti tra loro collegati: legge sui Gruppi regionali e loro ruolizzazione; sistemazione di una serie di servizi e, per ultimo, il provvedimento di adeguamento dell'organico delle segreterie alle esigenze di funzionamento delle stesse.
Desidero innanzitutto tranquillizzare i colleghi rispetto ad un problema di fondo che ha indotto la Giunta a presentare, anche in un momento particolare quale l'attuale, tale provvedimento. Fino al 1988, il personale di segreteria godeva di un monte ore di straordinario complessivamente di circa 3.500 ore all'anno; nel 1989 siamo scesi a circa 3.000, variamente utilizzate; nel 1990 siamo scesi a 2.400 ore complessive nel 1992 siamo a 1.900 ore per tre persone, quindi con un calo ulteriore di 500 ore.
Questo è dovuto ad una riorganizzazione ed una diversa utilizzazione del personale delle segreterie e all'introduzione del principio di turnazione, dovendo questo personale garantire l'apertura al pubblico degli uffici per almeno 10-11 ore nell'arco della giornata. Ciò non soltanto al fine di garantire un supporto all'amministratore, ma per un raccordo tra gli uffici di un Assessorato e l'altro (uffici che, come spesso mi segnalano, oltre un certo orario sono spesso vuoti; d'altra parte l'orario di lavoro è quello).
A questo bisogna aggiungere le incombenze di fatto svolte dagli uffici di segreteria a livello di collegamento tra i vari uffici dell'Assessorato.
Non si tratta, quindi, di un supporto all'Assessore in quanto tale, ma di un supporto che deve essere comunque garantito essendo venuti meno, per la riorganizzazione prevista dalla legge n. 42 e precedenti, il Settore servizi generali dei vari Assessorati (i famosi servizi amministrativi a suo tempo garantiti). Di fatto tali funzioni sono ora svolte dalle Segreterie degli Assessori. E questa è una prima considerazione.
La questione degli straordinari non è un capriccio dell'Assessorato o della riorganizzazione; essa è legata a norme di legge di carattere nazionale che hanno ridotto il numero delle ore straordinarie possibili del monte ore complessivo, per cui non possiamo superare un certo tetto globale di straordinari. L'Amministrazione regionale ha ritenuto più corretto anziché attribuire un massiccio monte ore al personale di segreteria attivare un principio di turnazione e contemporanea riduzione del numero delle ore straordinarie attribuite al pool di segreteria. Questa è la ragione per cui attribuiamo una unità di lavoro in più che, turnando su quattro unità di personale anziché su tre, e riducendo contemporaneamente il numero delle ore di straordinario affidate al pool di segreteria, di fatto non comporta aggravio di spesa in senso stretto, semmai una migliore e più efficiente organizzazione del lavoro, con un conseguente più agevole accesso per il pubblico - chiamiamolo genericamente così - che voglia farvi riferimento anche in ore in cui gli uffici sono normalmente chiusi (o per riunioni in corso o per altre attività).
La seconda questione è legata al non aumento dell'organico complessivo della Regione, quindi non c'è - come qualche collega ha fatto immaginare un incremento dell'organico complessivo, ma semplicemente una diversa assegnazione. Non si tratta di assunzioni dall'esterno - ipotesi non prevista - e quindi non c'è di per s' alcun aggravio di spesa sul bilancio regionale; semmai, contenendo ore di straordinario assegnate, c'è di fatto un decremento dell'utilizzo degli straordinari che rappresentano un problema a cui ho già fatto riferimento.
Per quanto riguarda l'ipotesi dell'istituzione del servizio di Gabinetto, si è molto parlato - mi si consenta - anche un po' strumentalmente. La normativa che consentiva la possibilità di accedervi dall'esterno era stata inserita semplicemente per la particolarità della funzione; si trattava, semmai, di un'indicazione che rafforzava un principio già esistente. Lo stesso funzionario, che è venuto in sede di Commissione ad illustrare ai colleghi Consiglieri la legge, ha convenuto che si trattava di una specificazione non necessaria. Infatti, se l'ufficio di Presidenza vorrà assumere dall'esterno il funzionario cui assegnare la funzione di Capo di Gabinetto, lo potrà fare in base alla norma generale secondo la quale il 20% dei dirigenti regionali di I o II dirigenziale possono, in base alla normativa regionale attuale che recepisce il contratto nazionale del comparto del pubblico impiego, essere attinti dall'esterno.
Quindi non abbiamo fatto nulla di stravolgente: abbiamo semplicemente detto che questo si poteva fare. Tra l'altro, ripeto, era una specificazione non necessaria, perché se l'ufficio di Presidenza, nella sua autonomia, riterrà di chiedere che questo posto debba essere coperto da un funzionario esterno all'Amministrazione regionale, lo potrà fare nell'ambito del tetto massimo del 20% dei dirigenti assumibili dall'esterno; se invece vorrà attribuire questa funzione a personale di ruolo esistente all'interno dell'Ente, sarà una sua facoltà dare delle indicazioni e, in accordo con l'ufficio del personale, addivenire alla copertura di questa posizione.
Mi pare, dunque, che grandi problemi e grandi polemiche non dovrebbero sussistere circa il fatto che le segreterie abbiano bisogno di "tutto quel personale"; questa è facoltà che lasciamo alla discrezione dell'Assessore il quale "potrà" (e non "dovrà") coprire fino a un massimo di quattro persone. Di conseguenza, se l'Assessore o il suo ufficio riterrà che questo numero di personale sia eccessivo, potrà richiederne un numero inferiore se invece riterrà necessario coprire il tetto massimo, sulla base del lavoro del quale ha conoscenza, si potrà avvalere di questo personale in più. Questo, ripeto, garantendo nel contempo un orario di segreteria più lungo e quindi un migliore servizio complessivo a tutto l'Assessorato.
In sostanza, non mi sento di condividere le osservazioni a proposito del fatto che, in un momento in cui si tende a restringere la spesa, noi andremmo invece ad incrementarla, solo apparentemente c'è un incremento. In pratica si tratta di una riorganizzazione delle funzioni di segreteria e di una redistribuzione dell'orario giornaliero; questo anche per tenere conto delle esigenze del personale: non è infatti accettabile che una persona faccia 1.200 o 1.500 ore di straordinario nel corso di un anno, che di fatto rappresentano un secondo orario di lavoro; può valere per brevi periodi, ma non può essere un sistema a regime.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa per dichiarazione di voto.



ROSSA Angelo

Svolgo una dichiarazione di voto per esprimere il voto favorevole del Gruppo e mio personale. Ringrazio, insieme al relatore, anche il collega Porcellana e l'Assessore Bergoglio che, in un certo senso, ha facilitato il discorso ampiamente svolto in sede di I Commissione.
Sono stati precisati dei termini che, strada facendo, si erano resi molto più aperti, come ad esempio la possibilità di utilizzare del personale esterno, proposta alla quale personalmente, in dissenso con altri colleghi, ero molto favorevole.
Ritengo che la soluzione che stiamo cercando di definire, anche con la clausola del 20% di personale esterno stabilito a termini di contratto seppure timidamente, vada nella direzione di snellire il rapporto tra i vertici delle istituzioni e chi dirige, consentendo un rapporto più efficiente. E' un problema - badate - che si pone e che si porrà, tenendo presente la necessità a rinnovare l'intera filosofia alla base della pubblica amministrazione. Occorre consentire al gruppo dirigente che ha ricevuto il mandato di dirigere e di governare una Regione, un Comune, un Paese, un rapporto diretto con le proprie responsabilità dirigenziali operative e burocratiche.
Il Consigliere Marchini ci ha ricordato alcuni momenti importanti della storia di questo glorioso Piemonte; allora, forse, le cose erano ben diverse.



(Interruzione del Consigliere Marchini)



ROSSA Angelo

Non c'era una società complessa come quella attuale, che rischia addirittura la paralisi. Sono trascorsi decenni da allora; siamo in una fase in cui dovremmo incominciare a guardare avanti senza sorprenderci senza scandalizzarci! Certo, occorre una politica del personale che permetta a ciascuno di poter trarre dal lavoro, che è chiamato a svolgere motivi di soddisfazione, ma che permetta anche una maggiore efficienza che può derivare, per esempio, da criteri di mobilità che possono essere definiti da una legislatura all'altra, mobilità applicabile anche a gruppi dirigenti di responsabilità del vertice dei settori.
Dopo aver molto discusso, in I Commissione, si è scelto più che altro di offrire elementi di discussione che non assumere delle decisioni. Non c'è dubbio però che se vogliamo svolgere bene o meglio il nostro lavoro ci deve essere un rapporto più stretto tra personale politico e personale amministrativo dirigente. Non occorre cambiare tutto, ma un rapporto più stretto, teso a rendere operative le decisioni assunte.
Domani assisteremo all'avvicendamento al vertice della più grande Nazione del mondo: c'è da domandarsi come mai il Presidente degli Stati Uniti, che vinse le elezioni tre mesi fa, entri in funzione solo adesso.
Probabilmente per consentire al nuovo gruppo dirigente di far propri tutti gli strumenti necessari per poter realizzare la politica presidenziale compresi i direttori generali e tutti coloro che sanno svolgere una funzione a tempo determinato, fin quando, cioè, godrà la fiducia di chi è arrivato al governo della cosa pubblica. Questo per evitare il rischio che tutti quanti ben conosciamo: al cambio di una linea politica, si frappongono forze che bloccano, che frenano, che, pur rispettando le decisioni, non le fanno andare avanti. Ne deriva un blocco che rende difficile e lento il processo di realizzazione della politica di governo di qualunque sia il gruppo che arriva alla guida di un ente o di un governo. Personalmente ho sostenuto questa tesi, ma mi sono poi convinto che proposte del genere devono ancora maturare.
Ho comunque ritenuto positiva la proposta contenuta nel disegno di legge n. 311 rispetto alla quale mi dichiaro pienamente d'accordo.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, siamo in dichiarazione di voto, ma ritengo doveroso, sia per chiarezza e semplicità, un chiarimento da parte della Presidenza del Consiglio.
Ringrazio il Consigliere Marchini, ma io non sono né Cairoli né Crispi né Sonnino, e tanto meno Cavour; soprattutto non sono né Clinton né tanto meno Hillary Clinton. Volevo semplicemente precisare quanto questa legge va ratificando. Esiste già presso la Presidenza del Consiglio regionale un Capo Gabinetto, unica figura esistente nel momento in cui vennero definite le strutture. Con la legge sulle strutture, non si disegnò la struttura dell'Ufficio di Gabinetto, per cui la persona c'è (posso anche dire il nome perché qui siamo in aula, si chiama Maura Leddi). Viene quindi semplicemente descritta una struttura della quale faranno parte i segretari dei Vicepresidenti che nel tempo sono rimasti sempre gli stessi (una è lì da quindici anni e l'altra è una dipendente passata dalla Giunta al Consiglio). Si tratta solo di disegnare il contorno di situazioni esistenti e che a suo tempo, quando si disegnarono gli organici, ci si era dimenticati di definire.



MARCHINI Sergio

Non è che ci si è dimenticati, non si è voluto!



PRESIDENTE

Devo dire come stanno le cose. Si sta semplicemente disegnando una struttura intorno a ciò che già esiste. Chiedo a questo Consiglio se ritenga possibile che un Vicepresidente del Consiglio possa lavorare senza una persona di segreteria quando, in realtà, anche un Gruppo composto di una sola persona ha, per legge, due persone di segreteria. Stiamo semplicemente, per la parte del Consiglio regionale, fotografando l'esistente collocandolo in una struttura.
Altro discorso è quello richiamato dall'Assessore Bergoglio che riguarda le segreterie. Oggettivamente, l'Assessore ha ritenuto di dare spiegazioni in ordine al dimezzamento delle ore straordinarie che pu comportare, quindi, un raddoppiamento delle persone. Ma per quanto riguarda la Presidenza del Consiglio, non vi sarà alcuna assunzione dall'esterno.
Ripeto ancora una volta che si tratta di disegnare una struttura intorno a realtà che operano già da molti anni e che in larga misura sono preesistenti anche al nostro ruolo come persone fisiche.
La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, farò una breve dichiarazione di voto. Anche noi condividiamo ciò che la Presidente ha riassunto nel suo significativo intervento, cioè che ci troviamo di fronte ad un provvedimento che in sostanza punta a razionalizzare e a istituzionalizzare una situazione già in atto. E' chiaro che si riscontrano due esigenze: da un lato quella di un'organizzazione più efficiente, più chiara, direi più trasparente; dall'altra, ovviamente, vi sono le persone che ricoprono tali incarichi e che sono collegate in modo diretto con l'organo politico al servizio del quale operano nell'interesse generale dell'istituzione.
Arriviamo quindi all'attuale proposta dopo un certo numero di anni di sperimentazione di un sistema che vedeva comunque delle persone operare a latere della Presidenza. Le ragioni esaurientemente illustrate durante l'iter del disegno di legge trovano puntuale riscontro essendo contenute chiaramente nell'articolato che andiamo a votare.
Non penso siano giustificate certe prese di posizione, a mio avviso abbastanza demagogiche o comunque singolari, portate avanti da qualche collega, nel momento in cui si chiede da parte di molti Gruppi un potenziamento della struttura del Consiglio e di rivedere la macchina anche dal punto di vista dell'individuazione, della enucleazione dei compiti in modo da conoscere funzioni e collaboratori che a queste funzioni sono preposti. Non riesco a comprendere come ci si debba subito schierare ad osteggiare un provvedimento che punta solo a fare chiarezza in ordine a persone utilizzate a latere dell'Ufficio di Presidenza, quindi posizioni lavorative ben individuate nelle loro mansioni e definite dal punto di vista numerico.
Poteva sussistere qualche dubbio dal punto di vista della copertura della spesa, ma mi sembra che l'intervento dell'Assessore Bergoglio sia stato significativo e chiarificatore; sono stati fugati tutti i timori quindi ci apprestiamo a votare un provvedimento che va nella direzione giusta. Una direzione sulla quale dovremo anche in qualche modo indirizzare eventuali ulteriori provvedimenti. Nessuno vuole degli sviluppi o degli aggravi di spesa per quanto attiene le collaborazioni di cui possono disporre i Gruppi. I Gruppi hanno bisogno di personale - e già ne sono dotati - ma anche e soprattutto di servizi reali. Avremo modo, su questo di confrontarci; vi sono già delle proposte che certamente discuteremo.
Inoltre, sono state fornite delle precisazioni anche sulla questione dello straordinario. Mi sembra che complessivamente non vi siano più dubbi e si possa votare tranquillamente e con serenità, il provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Il nostro Gruppo era orientato all'astensione, ma dopo l'intervento del Capogruppo del Partito Socialista, voteremo contro, non per condizionamento, ma perché le cose dette in quest'aula abbiano anche all'esterno una ripercussione. Dedicherei le frasi del collega socialista a tutti i disoccupati del Piemonte, ai contribuenti del Piemonte, alle persone senza lavoro o quelli che si trovano senza determinate strutture essenziali.
Sono d'accordo sul fatto che ci siano delle esigenze, ma ci sono anche delle esigenze di bilancio. Rimane imperscrutato e non chiarito un punto essenziale di quello che si andava dicendo: non tutte le strutture hanno le stesse esigenze, non tutti gli uffici e non tutti gli Assessorati si trovano nelle stesse condizioni. Siamo i primi a comprendere che, a livello di Presidenza del Consiglio regionale, ci siano delle particolari necessità e che si vada a mettere il contorno, ad una formale situazione già esistente, ma è altrettanto vero che secondo me, "sic et impliciter" moltiplicare per 12 questo numero (perché 12 sono gli Assessori regionali) non significa scegliere la soluzione migliore dal punto di vista del risparmio finanziario.
E a questo punto ribadiamo la nostra avversità a questo proponimento.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 22 voti contrari 16 astensioni 4 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri.
L'art. 1, e pertanto l'intero testo della legge, è approvato.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame progetto di legge n. 322: "Integrazione all'art. 36 della legge 16/4/1992, n. 22 (Bilancio degli enti dipendenti)"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 322, di cui al punto 14) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Rossa che ha pertanto la parola.



ROSSA Angelo, relatore

Illustre Presidente, signori Consiglieri, in ottemperanza alle disposizioni, di cui alla L.R. n. 55/81 "Norme di contabilità regionale" il ddl n. 322, di cui si tratta, approva il bilancio di previsione 1992 dell'Ente di gestione della fascia fluviale del Po della pianura torinese.
Tale approvazione non ha potuto avere luogo con la L.R. n. 22/92 "Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1992", in conseguenza di qualche ritardo nella predisposizione e presentazione dei documenti contabili nonché nell'effettuazione dei necessari controlli.
La deliberazione approvativa, presentata dall'Ente interessato, ed i relativi documenti, che hanno natura prettamente tecnica, sono stati in ogni caso sottoposti, da parte dei competenti settori della Giunta regionale o del Co.Re.Co., al controllo di legittimità nonché alla verifica di compatibilità con i corrispondenti documenti regionali, ai sensi della L.R. n. 36/92 "Adeguamento delle norme regionali in materia di aree protette alle leggi n. 142/90 e n. 394/91 e della citata L.R. di contabilità n. 55/81".
In relazione alla scadenza del termine del 30 novembre ed al fine di consentire l'assunzione degli impegni di spesa entro il corrente anno finanziario, il disegno di legge reca la clausola dell'urgenza. La I Commissione consiliare ha preso in esame e valutato il disegno di legge n.
322 nella seduta del 19 novembre scorso e lo ha licenziato a maggioranza.
Per i motivi sopraesposti se ne raccomanda l'approvazione anche da parte di questa assemblea.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 22 astensioni 10.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 voti favorevoli 22 astensioni 10.
L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Enti strumentali - Assestamento di bilancio - Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 323: "Assestamenti ai bilanci di previsione per l'esercizio finanziario 1992 di enti dipendenti dalla Regione e di enti di gestione di aree protette"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 15) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 323.
Non essendovi richieste di interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 22 voti contrari 2 astensioni 11.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 22 voti contrari 2 astensioni 11.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 22 voti contrari 2 astensioni 11.
L'art. 3 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Edilizia e norme tecnico-costruttive

Esame progetto di legge n. 201: "Proposta di legge al Parlamento del Consiglio regionale 'Tutela del diritto alla casa per gli anziani e i grandi invalidi'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 201, di cui al punto 16) dell'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Chiezzi che ha pertanto la parola.



CHIEZZI Giuseppe, relatore

Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, questa proposta di legge al Parlamento, redatta ai sensi dell'art. 22 della legge nazionale 10/2/1953 n. 62 e dell'art. 17 dello Statuto regionale ha un obiettivo, limitato, ma di grande rilevanza sociale: intende risparmiare ai cittadini più anziani ed ai grandi invalidi l'ansia e le sofferenze che derivano da un provvedimento di sfratto per finita locazione. Il Consiglio regionale negli ultimi anni ha approvato ordini del giorno che richiedevano nuovi provvedimenti legislativi diretti a consentire ai cittadini anziani che ne facciano richiesta di poter continuare la loro esistenza nell'abitazione in cui hanno a lungo vissuto e dove intrattengono relazioni sociali fondamentali per la propria vita. Si richiamano a tal proposito gli ordini del giorno n. 683 del 20/7/1989 e n. 119 del 19/2/1991, presentati da tutte le forze politiche ed approvati dal Consiglio regionale, che chiedono al Parlamento il blocco degli sfratti per le persone con più di 65 anni di età che non dispongano di soluzione abitativa alternativa e al Prefetto di sospendere l'esecuzione degli sfratti per le stesse persone. Un ordine del giorno con identiche richieste è stato approvato il 7 marzo 1991 dal Consiglio provinciale di Torino. Questi ed analoghi pronunciamenti di altre assemblee elettive convincono la Regione Piemonte della neccessità ed urgenza di una proposta di legge al Parlamento. In Piemonte permangono numerose situazioni ad alta tensione abitativa, che colpiscono in modo particolare anziani e grandi invalidi. Il provvedimento di sfratto esecutivo è un vero dramma per migliaia di famiglie e può essere vissuto come una tragedia dai grandi invalidi e dagli anziani, per i quali la propria abitazione è una condizione per vivere un'esistenza civile. Questo problema cresce di dimensioni per il costante aumento della poplazione anziana, particolarmente accentuato nelle aree industriali e nelle metropoli del nord, dove si era concentrata negli anni ormai lontani del cosiddetto miracolo economico l'emigrazione dalle campagne e dal sud del Paese. Sono gli anni in cui più duro è il peso delle prove e dei sacrifici di una vita e delle loro conseguenze sulle condizioni fisiche e psicologiche che rendono la persona anziana più vulnerabile, insicura e bisognosa di solidarietà. Sono gli anni in cui è importante abitare in un contesto vissuto come familiare. Uno sfratto che strappa da questo tessuto di relazioni può apparire agli anziani e grandi invalidi che lo subiscono una deportazione. Si rileva inoltre che questo problema colpisce soprattutto le donne anziane. Una società civile e progredita non pu abbandonare i suoi cittadini più deboli in balia delle sole leggi di mercato. Ecco perché è necessaria ed urgente una legge dello Stato che ne riduca e stemperi almeno le conseguenze più disumane e nel contempo solleciti i provvedimenti generali da lungo tempo attesi e sempre più urgenti, che diano finalmente una soluzione organica al problema della casa.
Quello che viene proposto è un provvedimento parziale rivolto ai cittadini più anziani ed ai grandi invalidi e che potrebbe anche essere limitato nel tempo, fino quando l'emergenza casa non sia stata superata.
L'art. 1 vieta al proprietario di avviare la procedura di sfratto che blocca le procedure in corso, se l'inquilino ha compiuto 70 anni di età o ha un'invalidità superiore all'80%. E' prevista la sola eccezione in cui il proprietario sia a sua volta sfrattato; in tale caso egli rientra nel pieno possesso del suo alloggio non appena al suo inquilino viene assegnato un altro alloggio nei pressi dell'attuale da parte della Regione.
L'art. 2 conferisce alla Regione e allo IACP poteri e compiti per gestire e risolvere con tempestività, efficienza e trasparenza il problema della casa per i cittadini ultrassettantenni e per i grandi invalidi attingendo dal censimento del patrimonio abitativo pubblico disponibile Osservatorio sulla casa, all'assegnazione degli alloggi con provvedimento del Presidente dello IACP, all'indennizzo al proprietario in caso di ritardata soluzione del problema.
L'art. 3 prevede che le convalide di licenza per finita locazione possano essere eseguite solo per necessità del locatore e previa assegnazione di un alloggio nella medesima zona di residenza ai sensi dell'art. 2.
L'art. 4 prevede sgravi fiscali a favore dei proprietari di alloggi che rinnovano tacitamente il contratto di locazione agli inquilini ultrasettantenni e ai grandi invalidi.
L'art. 5 provvede alla copertura finanziaria attingendo al Fondo sociale, ex legge 392 del 1978, e, in caso di insufficiente disponibilità stornando dalle spese per armamenti i fondi necessari.
La rapida approvazione del provvedimento, per la sua sollecita trasmissione al Parlamento, darebbe un concreto segnale dell'attenzione e della sensibilità dei Consiglieri regionali piemontesi verso i loro concittadini più bisognosi di tutela e solidarietà.



PORCELLANA FRANCESCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Non so se essere onorato o impressionato dal fatto di essere l'unico iscritto a parlare. Spero di suscitare altri interventi.
Intervengo per annunciare il mio voto favorevole a questo progetto di legge che, in modo molto pragmatico e molto concreto, si è posto il problema di cosa accade alle persone in particolari situazioni quando queste ricevono lo sfratto.
E' un problema normativo, di carattere nazionale e come tale molte delle soluzioni potrebbero essere rintracciate in regole diverse di gestione del mercato delle case, ma questo è discorso che non può essere fatto in questa sede. Mancando le condizioni che non rendono questo problema così grave, quali quelle, per esempio, presenti in altri Paesi europei, secondo me è legittimo oltre che utile intervenire con una normativa nazionale di questo tipo.
Ho presentato un emendamento in aggiunta al testo di legge non per sottolineare il diritto di una particolare categoria di persone l'emendamento riguarda le persone ammalate di AIDS perché le persone in AIDS possono accedere alle garanzie previste da questo progetto di legge in quanto rientrebbero nel caso delle persone invalide con più dell'80% di invalidità riconosciuta, ma perché questa patologia ha un tale sviluppo per cui sono pochissime le persone che riescono a ottenere il riconoscimento dell'invalidità civile dallo Stato in tempo utile prima di morire. Quindi chiedo l'inserimento di questo emendamento aggiuntivo affinché le persone in AIDS, che già hanno la dichiarazione di AIDS conclamato rilasciata da un ente pubblico, siano inserite nel novero di quelli che possono usufruire delle garanzie previste da questa legge.
Quindi voterò a favore di questo progetto; ovviamente chiedo ai colleghi di votare a favore anche dell'emendamento che ho presentato.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Noi ci collochiamo favorevolmente a questo disegno di legge perché lo riteniamo cosa utile anche se ci rendiamo conto che sarà uno dei tanti documenti, come peraltro i numerosi che spesso presentiamo come MSI-DN e che poi si fermeranno ai margini dell'aula parlamentare "sorda e grigia".
Riteniamo invece che le motivazioni che lo sostengono siano vere e utili.
Anche professionalmente vivo giornalmente il dramma di persone che si trovano in queste condizioni e ritengo doveroso che noi ci si faccia carico anche di questo. Per cui plaudo all'iniziativa. Sono anche d'accordo con l'emendamento proposto dal collega Cucco. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Intervengo brevemente per una dichiarazione di voto a favore che peraltro abbiamo già espresso come Gruppo in Commissione. Se non ricordo male alcuni colleghi del nostro Gruppo erano tra i firmatari della proposta iniziale, pur con la triste consapevolezza che le proposte regionali al Parlamento nazionale non hanno, di solito, sorte molto favorevole, quindi l'atto importante cui si appresta il Consiglio rischia di essere solo un'affermazione di volontà e di non tradursi in risultati concreti per le categorie che ci interessa proteggere. Contemporaneamente dichiaro anche il voto favorevole alle proposte di emendamento del collega Cucco.
Ricordo che esiste, peraltro pendente in discussione, anche un nostro progetto, sostanzialmente sullo stesso argomento, ma di iniziativa regionale, che copre, per certi versi, uno spettro inferiore, ma per altri pur nella maggiore modestia, va nella direzione di alleviare in concreto le difficoltà delle persone anziane, in attesa di una normativa nazionale che con questa legge noi sollecitiamo, ma che certamente avrà tempi lunghi.
Quindi, colgo anche l'occasione per sollecitare una riflessione sulle proposte di iniziativa regionale che possono coprire opportunamente su iniziativa della Regione, almeno una parte dell'intervento previsto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Lo spirito di questa proposta di legge si potrebbe anche accettare però leggendo il testo si ha l'impressione che non sia stato previsto un caso che potrà essere marginale, eccezionale, ma non è da escludere: sembrerebbe quasi che gli sfratti siano sempre ingiusti. Può capitare - è già capitato - che a volte lo sfratto viene inflitto a chi avrebbe la possibilità economica di fare fronte alle spese, di pagare l'affitto, ma vuole fare il furbo e non paga, magari promette e poi non paga. Quindi escludere a priori questa possibilità mi sembra che sia un difetto di questo testo. Siamo d'accordo che ci siano degli sfratti ingiusti, nel senso che chi ha l'alloggio non è in grado di pagare. Però non è sempre così; ci sono dei casi nei quali come c'è il furbo che irrompe in un alloggio IACP con la violenza, se ne appropria e poi viene "sanato", così c'è lo sfrattato che può pagare e non paga.
Quindi mi astengo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano.



GIULIANO Valter

Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, sarò telegrafico, solo per dichiarare il voto favorevole del Gruppo Verdi a sostegno di questa proposta di legge al Parlamento. Non ci sembra il caso di aggiungere nulla all'ampia e dettagliata relazione del collega Chiezzi. Rispetto agli altri interventi che mi hanno preceduto vorrei solo sottolineare che scegliamo di essere ottimisti anche sui destini di questa proposta. Riteniamo nostro dovere testimoniare e sollecitare pronunciamenti nazionali soprattutto in una materia come questa in cui, a nostro giudizio, non ci dobbiamo stancare di affermare la nostra visione solidale. Di conseguenza, questo discorso vale ancor più ovviamente per l'emendamento proposto dal collega Cucco che ci trova anch'esso incondizionatamente d'accordo. Quindi, il nostro voto sarà positivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Una breve dichiarazione di voto. Abbiamo colto lo spirito e la grande sensibilità del Consigliere Chiezzi nell'illustrare questa proposta di legge che si teme abbia un cammino forse incerto. Speriamo che abbia invece un cammino sicuro nel Parlamento italiano e che si ricolleghi a quanto questo Consiglio regionale negli anni passati ha fatto in merito alla materia.
Il problema degli anziani, dei grandi invalidi, delle loro patologie della loro solitudine, della loro emarginazione è un problema che attaglia a tutte le grandi aree metropolitane moderne e che assolutamente non pu non essere preso in considerazione per quanto concerne, soprattutto, il problema della casa, da parte di forze politiche che sentono la solidarietà umana in tutte le sue espressioni e a livello di tutti i propri propositi non solamente enunciativi, ma anche legislativi. La Democrazia Cristiana approva quindi questa proposta di legge e approva anche l'emendamento aggiuntivo presentato da Enzo Cucco a favore delle persone toccate purtroppo da AIDS conclamato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fiumara.



FIUMARA Francesco

Grazie, Presidente. Anche il Gruppo socialista dà voto favorevole alla proposta di legge.
Anche il mio sarà un intervento molto breve perché i colleghi che mi hanno preceduto hanno già esplicitato le motivazioni di questa legge.
Possiamo dire che questa proposta di legge potrebbe intitolarsi alla solidarietà verso una fascia di persone veramente bisognosa di attenzione degli enti locali. Anche noi siamo convinti che questa proposta di legge troverà un cammino accidentato. Ci auguriamo che così non sia, pur tuttavia riteniamo che aver buttato un sasso in piccionaia, aver smosso le acque su questo terreno sia un fatto meritorio dell'intero Consiglio regionale, che propone al Parlamento una legge di alto profilo morale. Quindi, come dicevo, il Gruppo socialista dà voto favorevole alla proposta di legge.



PRESIDENTE

Se non vi sono altre richieste di intervento in discussione generale ha facoltà di replicare l'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore regionale

Grazie, Presidente. Volevo brevemente confermare al Consiglio regionale che, così come abbiamo avuto occasione di dire in Commissione, la Giunta regionale plaude a questa iniziativa che tende a superare alcune difficoltà che la legislazione nazionale e regionale oggi determina in ordine all'assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica a persone in difficoltà. La Giunta regionale è quindi d'accordo.
In Commissione ho avuto modo di dire che si tratta di una proposta di legge al Parlamento che, come tutte le proposte di questo tipo, purtroppo avrà lo stesso iter e la stessa attenzione che in altre situazioni abbiamo dovuto rilevare. Non sempre il Parlamento è attento alle proposte di legge dei Consigli regionali, però è giusto che il Piemonte riconfermi questa sua volontà forte, mi sembra quasi unanime, di tentare di risolvere i problemi delle persone in difficoltà. La Giunta regionale esprime pertanto una valutazione assolutamente positiva, ripeto, e plaude all'iniziativa.
Vorrei solo - mi rivolgo soprattutto ai mezzi di informazione che nel territorio regionale non si determinasse quell'aspettativa che solitamente si crea quando la Regione approva una legge. Questa non è una legge regionale, ma è una proposta di legge al Parlamento; occorre molta prudenza perché le persone in difficoltà potrebbero essere, pur se in buona fede ingannate con un'informazione non corretta, qualora si dicesse che la Regione Piemonte ha approvato una legge in questa direzione.
Noi approviamo una proposta di legge al Parlamento; lo dico alle forze politiche, ma soprattutto ai mezzi di informazione: occorre prudenza, per non creare aspettative, in particolare in persone deboli che, se non correttamente informate, potrebbero alimentare delle attese che non potrebbero essere affrontate e risolte.
Ripeto, lo dico per prudenza, perché non è una legge regionale, ma è una proposta di legge al Parlamento. Auguriamoci tutti, come mi pare abbiano giustamente sottolineato i rappresentanti dei Gruppi (e la stessa cosa fa la Giunta regionale), che il Parlamento acceda accogliendo questa nostra proposta.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 Emendamento presentato dal Consigliere Cucco: all'art. 1, dopo le parole "26 maggio 1970, n. 381", sono aggiunte le parole "o persone in AIDS conclamato in possesso di certificato rilasciato da struttura ospedaliera centro di riferimento regionale per l'infezione da HIV".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli e 1 astensione.
Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44 comma secondo, dello Statuto, dell'art. 1 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 33 astensioni 1.
L'art. 1 è approvato.
Il Consigliere Cucco presenta il seguente emendamento relativo agli artt. 2, 3, 4: al punto 3) dell'art. 2, al punto 1) dell'art. 3, al punto 1) dell'art.
4, dopo la parola "sordomuti", si aggiungono le parole "o persone in AIDS conclamato".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 33 voti favorevoli e 1 astensione.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto, nel testo così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 33 astensioni 1.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto, nel testo così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 33 astensioni 1.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto, nel testo così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 33 astensioni 1.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 33 astensioni 1.
L'art. 5 è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Anche il nostro Gruppo, ribadendo quanto detto dal collega Zacchera esprime apprezzamento e voto favorevole sull'intero disegno di legge perché prende in considerazione la fascia degli anziani e di altri soggetti meritevoli di tutela. Rilevo inoltre che è tecnicamente perfetto nella parte in cui prende in considerazione le esigenze dei locatori che si trovino in stato di necessità e che siano a loro volta sfrattati.
Sotto questo profilo, il disegno di legge si inquadra in quella che è l'attuale prassi corrente nei confronti di fasce deboli, nel senso che attualmente, in base alla prassi corrente in Torino e in generale in Piemonte, allorquando il conduttore sfrattato abbia un reddito inferiore ai 25 milioni, lo sfratto non viene mai eseguito (non viene mai concessa la forza pubblica, quindi in concreto non viene mai eseguito), sino a quando i Comuni o meglio gli IACP non abbiano provveduto all'assegnazione di un alloggio. Quindi, anche per questo motivo, il voto è incondizionatamente favorevole.
Mi sia consentita un'ultima osservazione: è una chiosa. Se questa proposta di legge fosse stata approvata un anno fa dal Consiglio regionale e se il Parlamento lo avesse a sua volta approvato, cosa sarebbe potuto accadere? Relativamente all'art. 3, che prevede una "privilegiata assegnazione" degli alloggi a questi anziani da parte del Presidente dello IACP, penso che le assegnazioni sarebbero state oggetto di simonia o di assegnazione contro tangente, visto quanto si è verificato a Torino. Ma poiché adesso è stato "silurato", questo evento, se la legge passerà, non si verificherà più: almeno così confidiamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Intervengo per annunciare il voto favorevole del Gruppo Lega Nord su questa versione della proposta di legge, sottolineando il fatto che la tutela delle fasce deboli, che in altri momenti sarebbe stata esclusivamente dello Stato, in questi momenti di grande difficoltà economica può in parte essere attribuita anche al privato, con le dovute contropartite previste agli artt. 3 e 4. In particolare, per la stesura di questi articoli, riteniamo che la legge abbia una grande valenza e che non debba trovare ostacoli alla sua approvazione anche a livello nazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero per dichiarazione di voto, immagino visto il comportamento - dissimile da quella del Gruppo.



BODRERO Antonio

Sì. E' una personale obiezione di coscienza, come del resto si pratica nei migliori Parlamenti.
Prima è stata sollevata un'obiezione circa il fatto che non sempre lo sfratto è per natura cattivo, ma ci può anche essere lo sfratto giusto quando l'inquilino può pagare e non paga. Chissà perché in questi casi non si pensa mai che l'inquilino possa anche essere ricco o molto ricco.
C'è un'altra obiezione che vorrei fare. Se è vero ciò che ogni tanto si legge, cioè che l'AIDS è una malattia infettiva, il tutelare solo essa oltre a creare sperequazione verso altre malattie infettive non contemplate dall'emendamento Cucco, c'è anche il fatto che si va contro a precisi indirizzi di sanità pubblica; effettivamente, gli infettivi non possono essere lasciati in casa, per quel che mi risulta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Intervengo per confermare il voto favorevole del Gruppo di Rifondazione Comunista a questa proposta di legge, presentata peraltro come primi firmatari dal Consigliere Chiezzi e dal sottoscritto.
In particolare mi premeva sottolineare tre questioni. La prima è che questa è una proposta di legge che ribadisce al Parlamento il concetto che la proprietà della casa non può non essere soggetta al principio costituzionale del diritto alla casa. Quindi tra i due diritti, il diritto alla proprietà privata e il diritto all'abitazione, a nostro parere è il secondo, soprattutto se riferito a fasce deboli della popolazione, a dover prevalere.
La seconda questione è un interrogativo a cui non potrà essere data risposta. Se la Regione avesse avuto pieno potere di legiferare in questa materia, avrebbe approvato questa proposta di legge? Credo che tale interrogativo per ora sia ancora nell'ambito della fantapolitica; tuttavia la domanda resta.
La terza questione che volevo sottolineare è che si tratta non tanto di garantire ai disabili e ai grandi anziani una casa qualunque, ma la permanenza nella propria abitazione. Spesso, nel caso degli anziani ultrasettantenni e dei grandi invalidi, si tratta di abitazioni che sono state adattate e rese accessibili; quindi non si tratta tanto di dare una casa comunque, ma di garantire la permanenza in una situazione altrimenti ben difficilmente recuperabile.
Per questi motivi confermo il voto favorevole del nostro Gruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Per parte nostra esprimerò voto di astensione perché, pur condividendo le ragioni umanitarie che presiedono a questo disegno di legge, lo stesso è disarmonico; infatti, in ordine alle ragioni che mi pare siano previste all'art. 3 - e questo probabilmente è un limite alla nostra partecipazione all'elaborazione di questo disegno di legge - lo sfratto esecutivo a carico del locatore viene considerato come unica condizione di eccezione rispetto all'attuazione di questa legge. Probabilmente bisognava allargare le ragioni che consentono l'eccezione.
Paradossalmente si può immaginare che ci sia una situazione di forte disagio da parte del locatore sostanzialmente vicina a quella del conduttore. Probabilmente, per fare una legge armonica, bisognava immaginare che in questa particolare situazione il locatore, cioè il proprietario, dovesse munirsi di uno sfratto motivato per esigenze del locatore stesso come giustificazione per l'esercizio dello sfratto una volta diventato esecutivo.
Non essendo quindi considerata in termini di equivalenza delle situazioni, situazioni che doveva essere il Magistrato a giudicare equivalenti e quindi prevalenti per il locatore, questa legge ci sembra non praticabile; pur condividendo le ragioni che l'hanno fatta nascere, per esigenze di carattere tecnico-giuridico tali ragioni rischiano di essere non sempre giuste. Come al solito, il Consigliere Chiezzi ascolta con attenzione e coglie questo aspetto.
Non votiamo contro ma ci asteniamo, perché a nostro modo di vedere la legge doveva farsi carico delle esigenze del proprietario e non soltanto di quelle del conduttore, quanto meno quando questi sono su una situazione di parità, rimettendosi alla valutazione del giudice.
Nella legge, così com'è formulata, l'unica eccezione considerata è quella che il locatore abbia a sua volta uno sfratto esecutivo; le altre ragioni per le quali può prevalere un interesse, nella specie un disagio possono essere altre e non possono essere escluse a priori da una normativa di questo tipo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 43 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.
Si tratta ora di decidere a quale ramo del Parlamento inviare la proposta di legge. Se non ci sono proposte, va bene la Camera? Bene, sarà inviata alla Camera dei Deputati.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Strutture ricettive (albergh., extra-albergh., campeggi e villaggi, classif., vincolo) e strutture e impianti turist.

Esame progetto di legge n. 267: "Norme per la realizzazione e il mantenimento della destinazione d'uso delle strutture alberghiere e delle altre strutture ricettive" (rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 267, di cui al punto 18) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Zacchera, che ha pertanto la parola.



ZACCHERA Marco, relatore

Il disegno di legge che andiamo ad affrontare rappresenta - me lo auguro - la prima tappa di una serie di iniziative legislative in campo turistico che, secondo me, dovevano contribuire a rilanciare il turismo dal punto di vista turistico-ricettivo nella nostra regione.
Il disegno di legge in esame, data la sua rilevanza, ha occupato diverse sedute della III Commissione. Si trattava infatti di determinare alcuni nuovi parametri per la realizzazione e soprattutto la conservazione di strutture turistico-ricettive nel territorio regionale, in pendenza di una complessa normativa vincolistica collegata alle norme urbanistiche.
Obiettivo della legge è offrire un diretto sostegno agli operatori turistici, sollevandoli in parte dagli oneri legati alle urbanizzazioni e nel breve periodo - abbreviare l'iter burocratico in caso di nuove realizzazioni e/o ristrutturazioni aziendali.
Oggettiva difficoltà era anche l'inserimento di queste norme nella legislazione vigente, ottenuta tramite un necessario e continuo rapporto con i servizi regionali preposti all'urbanistica.
L'art. 1 del disegno di legge configura gli obiettivi, mentre l'art. 2 specifica i casi (comma secondo) in cui possano essere realizzate strutture turistico-ricettive anche in assenza di specifiche destinazioni d'uso dei Piani regolatori comunali. Il comma terzo dell'art. 2 ne fissa precise particolari condizioni, segnatamente per quanto compete alle aree agricole ad insediamenti produttivi direzionali e commerciali, aree residenziali ed a servizi. Il dettaglio nei sub-commi a)-d) del richiamato comma terzo dell'art. 2.
L'art. 3 evidenzia i vantaggi economici per gli operatori che desiderino operare in tal senso che si quantificano (comma secondo) nella non corresponsione dei contributi di cui all'art. 3 della legge 28/1/1977 n. 10. Condizione essenziale è però il mantenimento poi dell'opera ad uso turistico-ricettivo. Nel primo comma invece si concede la facoltà, anche in deroga a prescrizioni generali dei PRG, di procedere a ristrutturazioni interne nonché a modesti ampliamenti che non eccedano il 10% delle superfici utili (o 250 mq, se più favorevole il parametro). Tutto ciò al fine del miglioramento e/o adeguamento delle strutture turistico-ricettive alle normative igieniche, antinfortunistiche antincendio, ecc.
L'art. 4 detta le norme per la conservazione e la tutela del patrimonio ricettivo. Viene confermato e normato il vincolo alberghiero della durata di quindici anni, con possibilità di eliminare il predetto vincolo in determinati casi specifici.
L'art. 5 è di rilevante importanza perché fissa un termine di due anni durante i quali i Comuni sono autorizzati a procedere alla formazione di singoli Piani per l'individuazione di aree atte a consentire l'immediata costruzione di attività turistico-ricettive. Vengono successivamente normati nell'articolo le caratteristiche degli interventi.
In occasione dell'esame in Commissione del disegno di legge si è proceduto ad ascoltare numerose categorie interessate ed è doveroso sottolineare che non vi è stata unanime e positiva accoglienza da parte di tutti e in special modo da esponenti delle associazioni albergatori.
Peraltro vi sono state prese di posizione differenziate anche in seno alle associazioni stesse e, successivamente alle consultazioni, la Commissione e lo stesso Assessorato al turismo hanno tenuto conto delle osservazioni presentate con una serie di emendamenti che hanno variato, anche in misura sensibile, il testo originale.
Ne esce nel suo complesso un disegno di legge che affronta la materia con un certo coraggio, ben rendendosi conto che solo dando possibilità operative in tempi tecnicamente ridotti sarà possibile migliorare ed adeguare le strutture turistiche regionali alle mutate necessità della domanda turistica italiana e straniera.
Se ne raccomanda pertanto l'approvazione.
Come relazione dal punto di vista pratico offriamo delle opportunità alle aziende non soltanto alberghiere che operano in campo turistico ricettivo per poter migliorare le proprie strutture o costruirne di nuove.
La Regione dovrà prestare molta attenzione affinché questa legge - e questo è un rischio effettivo se se ne facesse un uso distorto non diventi una specie di grimaldello col quale forzare norme vincolistiche dei Piani regolatori. Se si eviterà questo, sicuramente dall'altra parte si potrà ottenere maggiore celerità negli interventi di determinate strutture per le quali, se le "impegolasse" in iter procedurali estremamente dispendiosi anche di mezzi, specialmente per piccole ristrutturazioni, si correrebbe il rischio, specialmente per le strutture medio-piccole, che queste non vengano mai aggiornate e sistemate, perché, come si suol dire "va via la voglia di farlo".
Questo è uno strumento utile che secondo me, come tutti i medicamenti va utilizzato con cura e soprattutto in un alveo di norme ben chiare. Mi auguro che a questa legge ne seguano altre per cercare di dare un qualcosa di nuovo in campo turistico-ricettivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, intervengo sulla procedura, se mi è consentito perché il nostro è un Gruppo piccolo e non riusciamo a essere presenti in tutte le sedi. Questo disegno di legge è stato discusso nella III Commissione. Ricordo a chi era presente e informo chi non lo era, che nella scorsa legislatura un disegno di legge analogo è stato discusso dal Consiglio regionale a lungo ed è stato discusso anche in II Commissione perché i temi che trattava e che tratta anche questo disegno di legge hanno una rilevanza urbanistica che a mio avviso è prevalente rispetto a tutte le altre.
Vedo ad esempio che in questo progetto di legge l'art. 2, che è poi il cardine su cui si imposta la politica edilizia in campo alberghiero, ha rilevanti agganci con tutta la normativa urbanistica. Allora, così come fu fatto per l'altra legge, che fu poi respinta dal Commissario del Governo per motivi di illegittimità urbanistiche, che a me pare di intravvedere anche nel presente testo, chiedo ai colleghi, se non c'è urgenza, di avere la cortesia di rimandare questo disegno di legge in discussione in II Commissione, dove poter approfondire i temi rilevanti di competenza. Mi sembra utile per evitare una bocciatura da parte del Commissario del Governo, così come avvenne per norme che, a memoria, ricordo simili con l'altro disegno di legge che era stata approvato in Consiglio regionale.
L'assegnazione avrebbe almeno dovuto essere data ad entrambe le Commissioni. Possiamo ancora riparare alla questione e se credete rimandare questo disegno di legge in Commissione.
Per fare questo non so, Presidente, se devo porre la questione sospensiva o pregiudiziale. Mi aiuti lei in termini di Regolamento su quale tipo di richiesta devo formulare. Formulo la richiesta di rinviare in II Commissione questo provvedimento per l'esame degli aspetti urbanistici. Mi riservo di assumere i provvedimenti di richiesta formali che lei mi dirà.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cantore.



CANTORE Daniele, Assessore regionale

Non ho difficoltà ad accogliere la richiesta del Consigliere Chiezzi.
Penso che alcune sue valutazioni siano dovute probabilmente alla frettolosa lettura del provvedimento che a noi pare non incorra più nei vizi nei quali era incorso il precedente, che certamente non solo era illegittimo, ma che in altre Regioni è stato anche definito incostituzionale, ad esempio in Lombardia. Dobbiamo prestare attenzione: avevamo un testo pronto già un anno fa che poteva incorrere in questi vizi, quindi l'abbiamo ritirato in Commissione. L'abbiamo ripresentato seguendo l'iter che ci era stato destinato. Se però per tranquillità e anche per approfondire le tematiche i Consiglieri ritengono opportuna una valutazione anche della II Commissione, non ho alcun problema in merito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

La richiesta del collega Chiezzi ritengo sia molto opportuna, perch all'art. 4, punto 2) e ai successivi punti 7) e 9), ci sono alcune enunciazioni che richiedono davvero un'interpretazione non facile. La definizione è ancora ambigua ed è opportuno che in II Commissione si possa con più tranquillità di quanto non possa avvenire in Consiglio, avere delle esplicitazioni e possibilità di ragionare e contribuire alla definizione di un testo più chiaro possibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Vorrei sottolineare che le osservazioni dei colleghi si devono dividere in due parti.
Non conosco la materia urbanistica, quindi non mi pronuncio, ma se è necessario un approfondimento si farà. Faccio però presente che in III Commissione, più volte, si è chiesto ai funzionari presenti e all'Assessore se queste norme fossero state coordinate con l'Assessorato all'urbanistica e abbiamo avuto ampia conferma.
Per quanto riguarda invece il punto 7), cioè il discorso delle attrezzature turistico-ricettive, il cosiddetto vincolo alberghiero, faccio presente che la formulazione è stata ben modulata, perché è stata tolta una possibilità che, specialmente all'inizio, poteva dare adito a speculazioni edilizie.
Con questa formulazione, cioè con l'obbligo di pagare tutti gli eventuali danni fino ad arrivare a togliere qualsiasi velleità strumentale o speculativa all'operazione, andiamo solo a toccare un vincolo alberghiero per dei casi che vi assicuro essere veramente assurdi e senza togliere il quale ci troviamo con degli immobili inutilizzati da anni.
Se il Consiglio ritiene di tornare in Commissione per il punto di vista urbanistico, sono d'accordo, però teniamo anche presente che è un anno circa che questa proposta di legge viaggia avanti e indietro dalle Commissioni: per cui diamoci anche dei tempi, in modo che entro un mese o due si torni in aula. In questo senso non mi oppongo alla richiesta.



PRESIDENTE

Accolgo quest'ultima parte dell'intervento del Consigliere Zacchera cioè un limite temporale molto preciso.
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Presidente, colleghi Consiglieri, quando viene posta una obiezione di questa natura è bene coltivarla in termini di tentativo di realizzare il miglior prodotto possibile.
Mi preoccupo anch'io che la discussione non ritorni sulle questioni di merito. L'esempio fatto dal collega Rivalta è una questione di merito. La III Commissione ha ritenuto di licenziare un provvedimento che definisce l'opportunità che i Piani regolatori contengano l'individuazione di aree finalizzate e tutto quello che comporta. Queste sono materie di merito. Il fatto che ricadano nella materia urbanistica, perché evidentemente cadono nel territorio e nei Piani regolatori, non significa che si possa ritornare a discutere su questo più di tanto. Abbiamo tutti troppo rispetto per i colleghi per dire che è improprio richiamare questo tipo di preoccupazione.
La preoccupazione posta dal collega Chiezzi è relativa alla praticabilità delle norme di merito dal punto di vista delle procedure urbanistiche, non della opportunità urbanistica. L'opportunità di procedere per Piani è una decisione di merito che la III Commissione ha ormai esaurito. Il problema della praticabilità esiste ed esisterà fino alla firma del Commissario di Governo, e magari anche dopo, come l'esperienza della legge lombarda ci insegna.
In realtà, la III Commissione si è molto preoccupata di considerare l'esperienza della passata legislatura, rispetto alla quale si sono stabiliti dal punto di vista del rapporto Stato-Regioni, due principi: uno punitivo ed un altro di tipo positivo, che non è stato sufficientemente sottolineato, anche perché il parere della Corte Costituzionale è arrivato a fine legislatura. La Corte Costituzionale ha ammesso che la Regione potesse immaginare procedure speciali per Piani speciali, e cioè che non tutto dovesse essere ricondotto alla norma generale, ma che si potesse procedere per leggi speciali in ordine a specifici settori.
La preoccupazione della Corte Costituzionale, peraltro a mio modo di vedere di carattere strumentale, è stata di rispettare la gerarchia e il rapporto tra le funzioni propositiva e decisionale: il potere di iniziativa e di proposta rimane al Comune e il potere di approvazione alla Regione.
L'Assessore è testimone, come tutti i colleghi, che anche in III Commissione abbiamo apportato modifiche che chiariscono il fatto che non c'è alcun intervento della Regione né relativamente al Piano regolatore n ai Piani transitori, ma c'è l'iniziativa del Comune e l'approvazione della Regione. Quindi, nessuna obiezione al fatto che si torni in II Commissione.
Pregherei però i colleghi di essere attenti alle questioni che con questa decisione il Consiglio ha ritenuto meritevoli di approfondimento: questioni di procedura urbanistica e non di merito urbanistico.
Le questioni di merito urbanistico sono già state valutate, almeno a livello di Commissione, nella misura in cui la stessa ha ritenuto accettabile la proposta della Giunta, che è del tutto innovativa rispetto alle proposte precedenti, volta a far sì che si possa procedere attraverso dei Piani stralcio transitori fin quando i Piani regolatori non siano realizzati.
Questa raccomandazione è stata fatta non certo in termini monitori nei confronti dei colleghi, ma per richiamare i termini della questione.
Ricordo che la Corte Costituzionale ha pronunciato una sentenza, partendo da un presupposto interpretativo della nostra legge sostanzialmente non corretto, perché la legge regionale oggetto della censura della Corte Costituzionale non era la legge approvata, sia pure con omesso visto da parte del Governo rispetto alla Regione Lombardia. Era cosa diversa dal punto di vista delle procedure, ma questo attiene alla storia patria e quindi, non ci ritorniamo più di tanto. Anche da parte nostra c'è l'assenso al ritorno in II Commissione.



PRESIDENTE

In base alle indicazioni emerse rimandiamo il provvedimento all'esame della II Commissione per tornare in aula quanto prima, dandoci come scadenza il mese di gennaio.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 293: "Modificazioni ed integrazioni alla L.R. 21/8/1978, n. 53. Ampliamento del Parco naturale della Valle del Ticino"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 20) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 293.
Relatore è il Consigliere Penasso che ha facoltà di intervenire.



PENASSO Alfredo, relatore

Dò per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Si esamina oggi il disegno di legge presentato dalla Giunta regionale considerando che tale testo prevede l'ampliamento del Parco naturale della Valle del Ticino conseguente all'inclusione di un'area, denominata 'Località Cascina Picchetta', ubicata nel Comune di Cameri nelle immediate vicinanze del Parco.
L'inclusione di detta porzione di territorio, attualmente utilizzata a risaia, nel perimetro del Parco già esistente è motivata dalla necessità di salvaguardare i siti riproduttivi di un anfibio denominato 'Pelobates fuscus insubricus' appartenente ad una specie diffusa un tempo in tutta la pianura padana ed oggi minacciata di estinzione per cause riconducibili alla scomparsa di habitat idonei alla sua riproduzione.
Il presente disegno di legge consta di due articoli.
L'art. 1 prevede il sopra descritto ampliamento del Parco naturale della Valle del Ticino e la conseguente modifica dei confini del Parco stesso.
L'art. 2 è relativo all'obbligo di estensione del Piano d'area del Parco della Valle del Ticino, già approvato dal Consiglio regionale, alla parte ampliata al fine di consentire, mediante la disciplina delle modalità di intervento sul territorio, una corretta gestione della nuova area sottoposta a tutela.
La Commissione ha esaminato attentamente il testo e ha ascoltato le argomentazioni esposte dalla Giunta regionale e pertanto ha ritenuto opportuno approvare il testo allegato, richiedendone altresì una pronta e sollecita approvazione da parte dell'aula consiliare".



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 28 voti favorevoli 24 astensioni 4.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 28 voti favorevoli 24 astensioni 4.
L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 37 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 300: "Modificazioni alla L.R. 8/6/1989, n. 36 'Interventi finalizzati a raggiungere e conservare l'equilibrio faunistico ed ambientale nelle aree istituite a Parchi naturali, Riserve naturali ed Aree attrezzate'"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 21) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 300.
Relatore è il Consigliere Fiumara che ha facoltà di intervenire.



FIUMARA Francesco, relatore

Dò per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Si esamina oggi il testo presentato dalla Giunta regionale che provvede a modificare gli artt. 7 e 8 della L.R. 8/6/1989, n. 36 'Interventi finalizzati a raggiungere e conservare l'equilibrio faunistico ed ambientale nelle aree istitute a Parchi naturali, Riserve naturali ed Aree attrezzate'.
La modifica è conseguente alla necessità di puntualizzare, a seguito delle problematiche emerse negli ultimi anni in ordine all'esecuzione di operazioni ittiogeniche in acque all'interno delle aree protette regionali sia la posizione degli Enti di gestione delle aree, per quanto attiene alla predisposizione dello studio ecologico in base al quale vengono consentiti eventuali ripopolamenti e reintroduzioni, sia per quanto attiene all'esercizio dei diritti esclusivi di pesca esistenti all'interno dei Parchi, delle Riserve naturali e delle Aree attrezzate.
Il problema inerente l'esercizio dei diritti esclusivi di pesca è emerso, in particolare, per la preoccupazione segnalata dalla FIPS titolare o affittuaria degli stessi in aree protette piemontesi, di vedere decaduti tali diritti per la mancata esecuzione delle sopra citate operazioni ittiogeniche, con conseguente danno al patrimonio della federazione e non esclusa l'eventuale azione risarcitoria promossa dai privati titolari dei diritti locati.
In merito giova ricordare che i diritti esclusivi di pesca sono assimilabili ai diritti di uso civico e che, pertanto, la presenza di vincoli o limitazioni imposti dalle leggi che disciplinano le aree protette regionali non appaiono incompatibili con l'esercizio dei diritti stessi i quali, non solo permangono, ma, in virtù di dette norme impositive risultano maggiormente protetti.
In tal senso si è, infatti, pronunciata la Corte Costituzionale con sentenza n. 391 del 4/7/1989, dirimendo la questione relativa al rapporto tra esercizio di usi civici e vincoli imposti con leggi regionali in materia di Parchi e Riserve naturali.
Per quanto concerne il problema dei ripopolamenti, con l'art. 2, comma secondo, del presente disegno di legge viene introdotta la precisazione che spetta all'Ente di gestione incaricare persone idonee o istituti specializzati per la predisposizione dello studio ecologico delle acque e contestualmente, viene eliminato, onde accelerare le procedure, l'obbligo del parere del Comitato consultivo regionale, di cui all'art. 3 della L.R.
18/2/1981, n. 7, non più necessario data l'esistenza della Carta ittica strumento idoneo a garantire una corretta valutazione della consistenza della fauna ittica nelle acque.
In relazione, invece, alla paventata decadenza dei diritti esclusivi di pesca, viene garantito il regolare esercizio degli stessi, pur in assenza di ripopolamenti e reintroduzioni qualora non siano ritenuti necessari a seguito dello studio complessivo delle acque predisposto su incarico degli Enti di gestione delle aree protette.
L'art. 1 del presente disegno di legge prevede la modifica dell'art. 7 comma primo, lettera a), della L.R. n. 36/89.
Come nel caso dei ripopolamenti e delle reintroduzioni anche per i prelievi tecnici, previsti dal citato art. 7, viene eliminato l'obbligo del parere del Comitato consultivo regionale in funzione di una maggiore celerità procedurale; anche per questa fattispecie costituiscono strumento di valutazione gli studi di settore effettuati per la predisposizione della Carta ittica regionale.
La Commissione ha esaminato attentamente il testo ascoltando le argomentazioni esplicitate dalla Giunta regionale e pertanto per le considerazioni sopra richiamate ha approvato a larga maggioranza il disegno di legge richiedendone altresì una pronta e sollecita approvazione da parte dell'aula consiliare".



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 21 astensioni 13.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 21 astensioni 13.
L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 21 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 559: "Ratifica ai sensi dell'art. 40 dello Statuto della DGR n. 1-21142 dell'1/12/1992 - DM 12/11/1992 in materia di qualità dell'aria nelle grandi zone urbane. Individuazione dell'area di applicazione dell'art. 3, comma primo, sub a)" e proposta di deliberazione relativa a: "Ratifica ai sensi dell'art. 40 dello Statuto della DGR n. 1-21641 del 22/12/1992 - DM 12/11/1992 in materia di prevenzione dell'inquinamento atmosferico. Individuazione delle zone di cui all'art. 3, comma primo, sub b)" (rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Passiamo ai punti 24) e 25) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Se non sbaglio, queste proposte di deliberazioni erano state iscritte all'o.d.g del Consiglio prima delle vacanze di Natale, in quanto c'era la scadenza, legata al decreto del 12 novembre, di trenta giorni. Nell'ultimo Consiglio di dicembre avevo sollecitato la Presidente a ricordare questa problematica, particolarmente interessante, grave ed urgente. La discussione non è avvenuta e le deliberazioni sono passate in Giunta, in base all'art. 40, quindi ratificate oggi in Consiglio.
Sono perplesso, intanto, sul modo in cui questo Consigio affronta, come questione marginale, i contenuti di queste deliberazioni che riguardano una questione sulla quale i giornali, soprattutto quelli torinesi e in generale quelli delle grandi aree urbane, hanno riempito pagine e pagine nelle ultime settimane prima di Natale. La questione è l'inquinamento grave e crescente delle aree urbane, soprattutto metropolitane, e la sostanziale inutilità e inefficienza o mancanza di qualunque intervento strutturale che modifichi nel breve periodo, e più in generale nel medio periodo, la situazione.
Peraltro, soprattutto negli ultimi anni, il ruolo delle Regioni e in particolare dell'Assessore all'ambiente è decisamente aumentato rispetto a questa problematica, tant'è che queste due deliberazioni riguardano una serie di indicazioni che la Regione dovrebbe dare in merito all'identificazione di aree a rischio. Il meccanismo è più o meno questo: il Ministro ha identificato le aree a rischio sostanzialmente facendole coincidere con le grandi metropoli, e poi ha chiesto alle Regioni di identificare, entro trenta giorni, altre aree. Il succo delle due proposte di deliberazione mi sembra particolarmente preoccupante; così come illustrato nella relazione che le ha accompagnate, si dice che la Regione ha deciso di non indicare ulteriori aree a rischio oltre quella di Torino che già il Ministro aveva indicato, anche perché in un incontro con i Sindaci dell'area metropolitana, nessuno di essi, tranne eccezioni, hanno fatto particolare richiesta che la propria area, cioè il proprio Comune venisse inserita all'interno delle aree a rischio.
D'altra parte anche altre motivazioni, alcune di ordine anche economico legate ai finanziamenti eventualmente previsti dalla legge n. 305, hanno sconsigliato alla Regione e all'Assessore di indicare altre aree a rischio oltre a quelle della città di Torino, già indicata dal Ministro.
Ci sono alcune motivazioni oggettive che rendono difficile l'indicazione di queste aree: com'è noto, la gran parte dei Comuni piemontesi, compreso il Comune di Torino, non ha sistemi di rilevamento significativi rispetto all'identificazione del rischio. In altre parole: non c'è in nessun Comune del Piemonte un sistema di rilevamento che permetta di verificare situazioni a rischio per i cittadini. Diventa quindi difficile indicare scale di priorità e di urgenza sia sul piano sanitario sia sul piano di un eventuale uso della risorsa.
L'Assessore e la Giunta ci propongono di ratificare una deliberazione assunta dalla Giunta, nella quale si dice che non si indica alcuna area a rischio, che si segnalano aree (peraltro nelle deliberazioni che ci vengono proposte non sono indicate) in cui possono esserci dei problemi, ma anche sostanzialmente che la Regione e l'Assessore all'ambiente non intendono occuparsi - forse non possono - delle questioni relative alla qualità dell'aria (almeno in termini di urgenza come le stesse si pongono in questo inverno), valutando, insieme ai Sindaci, che il problema forse non esiste.
Nel momento in cui un qualunque Comune del Piemonte non è indicato area a rischio da alcun punto di vista, i Sindaci di Comuni che potrebbero essere in situazioni molto più gravi di quello della città di Torino sono esentati dal preoccuparsi. Siccome per legge, con una deliberazione, abbiamo deciso che non sono aree a rischio, essi sono esentati dal preoccuparsi delle condizioni ambientali di quei Comuni. Ritengo che questo sia il motivo principale per cui molti Sindaci hanno fatto a meno di porre dei problemi.
Peraltro, Ministro e Governo sanno bene che sulle questioni della qualità dell'aria molto si parla e molto si produce in termini di legge e di carta, ma poco si fa in termini strutturali, e sanno altrettanto bene che la maggior parte dei Comuni, anche in gravissime condizioni di qualità dell'aria, non hanno sistemi di rilevamento che non siano quelli di monitoraggio. Quindi, sistemi di rilevamento che danno un'idea della qualità dell'aria ben diversi dai sistemi di rilevamento non di monitoraggio, ma di identificazione del rischio e di allertamento della popolazione attraverso i sistemi che passano attraverso le due fasi note di allarme.
Sapendo tutto questo, lo stesso decreto ministeriale ha previsto il comma all'art. 3 della deliberazione ministeriale; esistono un comma 1 sub a) e un comma 1 sub b), tant'è che, per questo, abbiamo due deliberazioni.
Qual è la differenza fra il sub a) e il sub b)? Nel sub b), la seconda deliberazione, proprio perché il Ministro sa bene che la maggior parte dei Comuni non ha sistemi di rilevamento, si dice: "Indicatemi un elenco di aree a rischio, non in base a sistemi di rilevamento che so non esserci e che non avete intenzione di installare, ma in base a dati relativi a sorgenti di emissione, consumi di combustibile e carburanti caratteristiche meteo-climatiche del territorio, ecc., che indirettamente permettano di capire se in quel Comune, anche se non c'è alcuna centralina esiste una situazione ambientale magari peggiore di quella di un altro Comune in cui c'è la centralina". Lo stesso Ministro, pur consapevole dell'inutilità di buona parte di quanto chiedeva alle Regioni, ha inserito altri parametri indiretti (così possiamo dire), di cui tener conto per poter identificare una situazione ambientale pericolosa.
Prima di tutto ritengo grave affrontare marginalmente, in termini di ratifica di questioni di Giunta, situazioni di questo genere.
Peraltro in Commissione io e altri Consiglieri abbiamo posto tale questione, in particolare al Presidente della Commissione, che però, un po' superficialmente (uso questa parola), ha detto che in fin dei conti si trattava di una ratifica in Consiglio di una deliberazione di Giunta e che in Commissione, tutto sommato, non era neanche necessario esprimersi.
Insomma, si è contribuito ad una logica di pesante sottovalutazione di una questione che invece si presenta gravissima.
So che l'Assessore, se risponderà, ci parlerà dei programmi legati, per esempio, al Piano triennale dell'ambiente, al settore DISIA; ci dirà che il problema delle centraline non è semplice; che il sistema di rilevamento è questione complessa che richiede personale e strutture; che non ci sono soldi; che le Province non li hanno, ecc., ma che comunque qualcosa si sta facendo.
Sfogliando qualche documento su tali questioni, mi è venuto casualmente in mano un articolo di giornale esattamente di un anno fa. E' un qualunque giornale - non importa quale - in cui si dice che l'Assessore all'ambiente Garino della Regione Piemonte ha risposto ad un'interrogazione urgentissima del Consigliere Marino ed altri che ponevano il problema della gravità della situazione nonché quello della mancanza di sistemi di rilevamento con centraline, sostenendo che Comune e Provincia provvederanno nel tempo più breve possibile all'installazione di nuove centraline di rilevamento.
Chiederei all'Assessore, visto che affrontiamo così marginalmente questioni così importanti, che almeno ci illustri se ci sono i soldi, cosa sta avvenendo. La mia impressione è che negli ultimi dodici mesi il numero di sistemi di rilevamento seri presenti nella Regione sia esattamente uguale a quello di dodici mesi fa, forse un po' meno.
Cito due esempi, fra i tanti. La città di Alessandria non risulta ovviamente per quanto di mia informazione, nell'elenco delle aree a rischio del Ministro. Non risulta per un motivo molto semplice: la città di Alessandria, avendo solo tre centraline, comunque inadeguate rispetto alle misure richieste (centraline posizionate, per chi conoscesse la città, in Piazza della Libertà e, in periferia, nel quartiere Osti e nella zona di Spinetta Marengo), non ha dati sull'inquinamento atmosferico nel centro della città. I pochi dati che sono stati rilevati in modo occasionale dicono che la situazione è sostanzialmente quella di Torino.
Probabilmente ci sono alcuni Comuni della cintura torinese in cui la situazione dell'inquinamento - e qui ci riferiamo ai parametri di cui più si parla, ossido di carbonio e anidride solforosa, per esempio - è probabilmente identica o addirittura peggiore di quella della città di Torino; ma non avendo sistemi di rilevamento e non avendo utilizzato altri parametri, il risultato è che a Torino giochiamo con le targhe alterne mentre nei Comuni della cintura si è decretato che non esiste assolutamente il problema inquinamento. Questa è la situazione.
Tutto ciò per sottolineare, per quanto possa essere utile, l'importanza delle due ratifiche cui ci apprestiamo a votare; inoltre, per spiegare il motivo per cui voterò contro le stesse ed anche per chiedere all'Assessore che, oltre ad illustrarci un po' meglio la situazione, assuma il ruolo che sembrerebbe ormai assodato in altre situazioni (per esempio, in Regione Lombardia). L'Assessore prenda atto che è anche Assessore all'inquinamento ambientale e che quindi si deve occupare anche della qualità dell'aria avendo ben presenti tutti i limiti della situazione. Tutto si può fare meno che avallare con messaggi pericolosi il fatto che in questa Regione, a parte il caso di Torino, il problema dell'inquinamento potrebbe anche darsi che non esista.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Ci spiace, signora Presidente, che le discussioni più rilevanti in questo Consiglio avvengano sempre nelle condizioni più difficili. Di fatto sembra che il Consiglio perda un'infinità di tempo ad occuparsi di interrogazioni ed interpellanze e poi, quando si affrontano questioni rilevantissime come queste due ratifiche di deliberazioni assunte con i poteri del Consiglio dalla Giunta, sembra quasi che, intervenendo, si porti via del tempo ai lavori del Consiglio.
Purtroppo si tratta di materia molto complessa, che avrebbe richiesto un maggior approfondimento in sede di Commissione. Rilevo invece che in quella sede - cosa molto grave l'Assessore, magari con ottime ragioni, non si è presentato, mandando in vece sua un funzionario. Per carità l'Assessore avrà avuto ottime ragioni, ma forse queste ultime sono rappresentate dal fatto che, poiché la deliberazione è stata adottata con i poteri del Consiglio e quindi la Commissione ha un puro compito istruttorio e non di approvazione o meno della deliberazione, l'Assessore ha considerato la cosa come mero aspetto tecnico, che non richiedeva la sua presenza. In questo modo, il funzionario, pur capace e competente, non ha ovviamente potuto rispondere politicamente della questione alla Commissione.
L'istruttoria è stata quindi una pura informativa tecnica. Faccio inoltre rilevare che ha portato alla dizione, che forse molti di voi non hanno notato "testo rassegnato all'aula"; tant'è vero che non c'è stato voto in Commissione, proprio perché la maggior parte dei Consiglieri, non solo di opposizione ma anche di maggioranza, non si è sentita di esprimersi su una questione cosi rilevante senza un confronto politico con la Giunta.
Questo confronto deve quindi avvenire qui, e pretendiamo che avvenga.
A cosa portano queste due deliberazioni? Queste due deliberazioni conducono ad un'operazione molto grave: cancellano, una volta di più, il ruolo programmatorio e di indirizzo della Regione su materie di sua competenza, in questo caso definire le aree del territorio piemontese soggette a rischio di inquinamento atmosferico e che quindi necessitano misure particolari di prevenzione.
Con queste due deliberazioni dite alla popolazione piemontese, ad esclusione del Comune di Torino, che non c'è problema, che non c'è rischio cosa che invece a livello tecnico la Regione sa non essere vera! La Regione sa che ad Alessandria - come diceva il Consigliere Marino - a Novara, a Biella, in tutte le città capoluogo della Regione, e a Collegno, a Nichelino, a Moncalieri, a Settimo, ci sono situazioni del tutto analoghe a quelle di Torino (la salute dei cittadini è a rischio come nel Comune di Torino), ma autorizza in questo modo indirettamente i Sindaci di quei Comuni a non prendere misure straordinarie, a non preoccuparsi di avviare politiche di rilevazione dei dati e quindi, in sostanza, a far credere ai propri cittadini di non essere nelle difficili situazioni dei torinesi, che devono viaggiare con le targhe alterne e fare quant'altro necessario visti i sono superati limiti di guardia.
L'Assessore sembra dire, anzi la deliberazione, perché finora l'Assessore non ha detto niente: "Non essendoci in quei Comuni un efficiente sistema di rilevazione dei dati, come fanno i Sindaci?". Ci sono modi diversi, induttivi, di preoccuparsi di queste cose, in attesa di una veloce installazione di sistemi adeguati di misurazione. Per esempio, si può supporre che quando nel Comune di Torino le centraline segnalano il superamento, ripetuto e continuo, dei limiti di guardia, la situazione sia analoga anche nelle aree della cintura. L'area metropolitana di Torino è economicamente, sul piano dei trasporti e dei flussi di traffico, un tutt'uno (climaticamente è ancora più ovvio) e quindi se si superano i limiti in centrocittà e in alcune aree, è presumibile che gli stessi si superino anche nelle zone di accesso alla città, quelle spesso più intasate e più inquinate, per esperienza personale di tutti.
Il fatto, intanto, di allargare la dizione "Comune di Torino" a tutta l'area metropolitana torinese (come è definita dal progetto di legge della Giunta sull'area metropolitana), obbligherebbe la Provincia di Torino, il Comune di Torino e i Comuni della cintura a coordinarsi per mettere a punto un sistema di rilevazione e, fino ad allora, a considerare a rischio tutta l'area e non solo il centro di Torino. Quando è a rischio l'area della Consolata o di Santa Rita è evidente che sono a rischio le aree della cintura di accesso a quelle zone, non c'è altra possibilità.
Lo stesso vale per gli altri Comuni. Se il Sindaco di Alessandria ha la possibilità di rilevare, bene (tra l'altro ad Alessandria qualche possibilità di rilevazione c'è); se non ce l'ha, quando si creano determinate condizioni atmosferiche e di congestione, può decidere di adottare misure straordinarie, e nel frattempo dotarsi rapidamente di strumenti di rilevazione per far presente ai propri cittadini lo stato dei loro polmoni. Ci stiamo rifiutando di dire, a partire dalla Regione, che la situazione di rischio è reale. E sappiamo che è così, questo ci ha detto il funzionario: è del tutto presumibile che almeno in alcune città - in particolare lui citava Alessandria - la situazione è uguale a quella di Torino. Ma allora, "se è del tutto presumibile" cominciamo a dire che è un'area potenzialmente a rischio e mettiamo in moto processi atti alla rilevazione dei dati.



ROSSA Angelo

Pensa che l'inceneritore dei rifiuti ospedalieri è proprio nel centro storico della città...



BRESSO Mercedes

Questo è un altro elemento che naturalmente aumenta il rischio: un inceneritore emette ossidi di carbonio e anidride carbonica. Il che peggiora la situazione globale dell'aria nella zona di Alessandria, una centralina probabilmente rileverebbe rapidamente il superamento dei limiti.
Forse non in maniera perfetta, abbiamo rapidamente preparato insieme al collega Miglio e ad altri (chiederò ai colleghi ai quali non li abbiamo sottoposti per ragioni di tempo, altrimenti non avremmo potuto consegnarli di sottoscrivere eventualmente questi emendamenti) degli emendamenti per modificare le due deliberazioni. Per quanto riguarda la n. 559, che delimita l'area a rischio al solo Comune di Torino, proponiamo di allargarla all'area metropolitana torinese, dandone competenza al Presidente della Provincia. Basta che un terminale alla Provincia dia dati del Comune di Torino e su quella base, induttivamente, allargarli al resto della cintura. Il Comune di Torino è commissariato e quindi il Presidente della Provincia è pur sempre organismo più responsabile, democraticamente di un Commissario: non mi pare che ci siano problemi particolari.
L'emendamento, quindi, propone di allargare l'area a rischio all'intera area metropolitana torinese, demandando al Presidente della Provincia il potere di adottare i provvedimenti conseguenti.
Per quanto riguarda invece l'altra deliberazione (la n. 595) proponiamo un emendamento che in sostanza tende a individuare, per le motivazioni esposte in premessa (c'è una piccola incongruenza tra le motivazione esposte in premessa e l'individuazione perché togliamo il "non") come zone potenzialmente a rischio quelle interessate dal progettato sistema di rilevamento della qualità dell'aria. Se la Regione progetta di rilevare i dati sulla qualità dell'aria in determinate aree, evidentemente sospetta ci siano condizioni di rischio. Se abbiamo organizzato un sistema di rilevamento proprio per verificare la potenziale esposizione al rischio di certe zone, possiamo tranquillamente dire che le stesse sono potenzialmente esposte al rischio. Dopodiché, avvieremo le procedure per poter utilizzare i fondi che sembra siano stati promessi per verifiche concrete; però non possiamo con questa deliberazione contemporaneamente dire che abbiamo organizzato un sistema di rilevazione per valutare il rischio e dichiarare quelle zone automaticamente non a rischio. E' un'incongruenza tecnica, ma anche una grave fuga dalle responsabilità! Abbiamo pertanto presentato degli emendamenti; può darsi che non siano tecnicamente perfetti, che la frase abbia bisogno di una piccola limatura per "filare", ma sicuramente "filano" sul piano del merito politico e tecnico della questione.
Come al solito, le questioni rilevanti vengono discusse a tarda ora e quindi nessuno saprà che la Regione Piemonte si è presa la responsabilità di sostenere che in tutto il Piemonte solo Torino è zona a rischio; i giornali continueranno a riempire le loro pagine con i problemi del Comune di Torino: molti cittadini si chiederanno forse che cosa fa la Regione per entrare nel merito della questione. La Regione non fa niente! La Regione sfugge alle proprie responsabilità, assumendo una deliberazione in cui limita quanto è definito dallo Stato come zona potenzialmente a rischio.
Sappiate che Torino non è dichiarata area a rischio perché non la riteniamo tale, ma solo perché è così definita dal decreto del Governo. Cosa gravissima: non so con che faccia continuiamo a sostenere l'autonomia delle Regioni, l'autogoverno delle Regioni per poi decidere che l'unico provvedimento che adottiamo è quello già adottato dal Governo, il quale almeno, ha avuto il coraggio - da Roma - di dire che Torino era potenzialmente zona a rischio. Noi, da Torino, non abbiamo il coraggio di dire che Alessandria ed altre città piemontesi sono probabilmente a rischio.
Alessandria è solo un esempio; includerei almeno a tutti i capoluoghi più qualche grosso Comune, e tutti quelli della cintura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Grazie, Presidente.
Sviluppo un mio ragionamento considerando soprattutto le premesse alle due deliberazioni di Giunta regionale oggi all'attenzione del Consiglio perché ritengo che lì si possano meglio individuare gli elementi che hanno portato a definire la risoluzione sulla quale siamo chiamati ad esprimere la nostra opinione.
Prima considerazione: questione di Torino. E' vero che l'obbligo da parte della Regione di individuare in quindici giorni - perché così prevede il Decreto del Ministero dell'ambiente del novembre 1992 le zone particolarmente esposte a rischio, facendo riferimento al Comune di Torino ed ai Comuni confinanti, è un tempo estremamente breve per non svilire il ruolo del Consiglio regionale.
E' difficile pensare che in soli quindici giorni si possa stendere una deliberazione, passarla in Commissione e portarla in Consiglio. Una sottolineatura, quindi, dell'irresponsabilità del Ministero dell'Ambiente che non si rende conto che in questo modo svilisce il ruolo di quest'assemblea, che si trova di fronte ad una deliberazione la cui incidenza diventa assai minore, perché manca un passaggio intermedio come quello della Commissione consiliare competente.
Detto questo, occorre fare un'altra considerazione. Esistevano già provvedimenti precedenti - mi riferisco al Decreto ministeriale del maggio 1991 e al successivo DPR del gennaio 1992 - contenenti indicazioni in questa direzione, laddove si impegnava la Regione ad individuare zone del territorio in cui fossero probabili episodi d'inquinamento e laddove si indicava nella provincia, nell'area metropolitana, il soggetto atto a redigere i PIO (Piani Integrati Operativi). D'altra parte, con il secondo provvedimento che ho citato, la Regione era chiamata ad individuare zone a rischio nel territorio regionale comprendente i Comuni destinatari delle ordinanze Ruffolo - se non ricordo male dove già si indicava il Comune di Torino.
Avvisaglie precedenti al Decreto ministeriale del novembre dell'anno scorso si erano già manifestate; la Regione avrebbe potuto attivarsi per trovarsi meno spiazzata di fronte a tale adempienza.
Fatta questa premessa, andiamo ad altre considerazioni, secondo me molto più significative.
Si fa presente che nell'incontro avuto con le Amministrazioni comunali queste sostenevano la non necessità di essere incluse nel provvedimento, e quindi di essere indicate zone a rischio, perché ritenevano di non essere esposte al problema dell'inquinamento atmosferico, fatta eccezione per i Sindaci di Borgaro e di Nichelino.
A mio modo di vedere si tratta di una posizione irresponsabile: è difficile credere che Comuni dell'hinterland torinese non abbiano problemi analoghi a quelli della città di Torino relativamente al superamento delle soglie di sicurezza di alcune sostanze immesse nell'atmosfera.
D'altra parte, anche se così non fosse, non si capisce perché i Comuni responsabilmente, non abbiano deciso di cogliere l'occasione offerta da questo Decreto ministeriale per dotarsi, comunque, di una rete di rilevamento delle sostanze, che avrebbe permesso loro di verificare, giorno per giorno, se effettivamente non erano assoggettati a livelli d'inquinamento, che si traducono in danni per la salute umana, e assumere di conseguenza i necessari provvedimenti.
La cosa più preoccupante è che la Regione, pur seguendo il filone del discorso, non è riuscita a dire "no, a noi non sta bene questo vostro ragionamento e vogliamo invece essere interpreti dei diritti del cittadino di vedere salvaguardata la propria salute", e cogliere quest'occasione per ripensare al sistema della rete di monitoraggio, allargandola anche ai Comuni dell'hinterland torinese. Condizioni climatiche, elevatissima presenza di traffico urbano, presenza di industrie, e via dicendo, non ci consentono di ritenere che la situazione dell'aria della città di Torino sia così diversa da quella dei Comuni confinanti.
Cercherò di procedere per ordine, tentando, per quanto possibile, di stare nei tempi. Avrei voluto intervenire in Commissione, ma mancando l'Assessore viene a mancare la persona cui spettano le decisioni, un funzionario non può certo sostituire questa funzione.
La riflessione più comune è "non indichiamo nei Comuni confinanti a Torino delle zone a rischio, perché, comunque, i Sindaci indipendentemente dall'inserimento e da una qualifica di questo tipo, come proposto dal decreto ministeriale possono autonomamente disporre misure di salvaguardia".
E' una differenza da sottolineare. I territori dei Comuni esclusi dalla qualifica di zona a rischio permettono al Sindaco di agire o non agire diversamente, nel caso vengano inclusi ai sensi del decreto ministeriale devono rispettare determinate procedure: automaticamente, a distanza di due giorni, a partire delle sei del mattino, qualora le soglie previste e ben indicate negli allegati al decreto stesso vengono superate, devono scattare meccanismi a salvaguardia della salute umana. Vorrei capire quante volte autonomamente, i Sindaci dell'hinterland del Comune di Torino si sono preoccupati di intervenire - ammesso che lo potessero fare, non avendo a disposizione alcun dato. Se ci introduciamo in un discorso del tipo "siccome non abbiamo strumenti di monitoraggio, non possiamo includere le aree", non partiremo mai, di fatto, con un progetto significativo che quanto meno ci permetta di sapere, quotidianamente, se determinate soglie di sostanze inquinanti vengono superate, e agire di conseguenza. Primo discorso da farsi in visione dell'intervento programmatico che ci verrà offerto dalla redazione dei Piani integrati operativi; Piani che, con questa scelta, di fatto, non possono essere redatti: c'è infatti una stretta correlazione fra l'inclusione delle aree e la definizione delle stesse come zone a rischio, e l'automatica e obbligatoria redazione di tali Piani.
Per arrivare, in conclusione, alla scelta della deliberazione: limitare al solo territorio del Comune di Torino l'ambito di applicazione dell'art.
3, quello che comporta un rilievo costante della qualità dell'aria e l'adozione obbligatoria di provvedimenti da parte del Sindaco a difesa della salute umana, non ci convince. Noi riteniamo invece che quest'area dev'essere allargata almeno agli altri Comuni dell'hinterland torinese proprio perché non venga meno la possibilità di delimitare in seconda istanza aree particolarmente vulnerabili, che richiedono misure durevoli di prevenzione e risanamento ed anche limitazioni all'accesso delle auto e d'altra parte, perché questo ci consente anche di pensare di redigere i Piani integrati operativi, naturale conseguenza per agire in termini positivi. Questo per non limitarsi a constatare una situazione senza riuscire a trovare una via d'uscita che permetta di modificare una condizione venutasi a determinare via via, agendo sulle cause, e non solo tentando di tamponare degli effetti a posteriori.
Questo per quanto riguarda Torino.
Analogo discorso vale per la deliberazione, ancor più preoccupante, a mio modo di vedere. Mi limito solo ad alcune considerazioni sulla parte finale, dalla quale si può rilevare il ragionamento che ha portato ad individuare questa soluzione. La deliberazione dice che si "ritiene di non individuare, per le motivazioni esposte in premessa, zone particolarmente esposte a rischio di inquinamento atmosferico, ma di segnalare unicamente la presenza sul territorio piemontese di aree potenzialmente a rischio".
Soluzione che ci viene presentata come ragionamento conflittuale con la logica adottata dal Ministero dell'ambiente, come se lo stesso non avesse considerato quanto fatto precedentemente dalla Regione, e che in termini conflittuali ha introdotto criteri diversi per la realizzazione delle centraline di monitoraggio e anche per il rilievo dei dati, va bene fino ad un certo punto: la scelta di non individuare aree a rischio comporta il fatto che qualsiasi altro Comune, eccetto quello di Torino, anche laddove sappiamo, per i pochi dati a disposizione, che di fatto ci sono situazioni a rischio, è esentato dall'obbligo di adottare misure cautelative per la salute umana. Il fatto di non individuare zone a rischio, ma unicamente di segnalarne la presenza nel territorio piemontese, ritengo sia un'inadempienza rispetto al dettato del Decreto del Ministero dell'Ambiente. Si poteva dire altra cosa, quella che un po' velocemente noi indichiamo in modo provocatorio con l'emendamento, partendo dalla considerazione che siccome la Regione ha individuato già nel 1988 attraverso il Piano di monitoraggio, aree in cui presumibilmente sussistono potenziali rischi di inquinamento atmosferico. Si potrà dire che quelle aree corrispondono anche a zone a rischio, cogliendo l'occasione per ripensare il nostro sistema di monitoraggio e accoglierlo come sfida provocatoriamente coscienti delle difficoltà esistenti. Partiamo almeno da questo dato di fatto. Cerchiamo di obbligare i Comuni a rendersi conto che non è possibile continuare a giustificare il fatto che non si pu intervenire perché non si hanno i dati, perché è difficile strutturare le centraline.., e quindi non si possono prendere provvedimenti. E' una spirale dalla quale non si esce, e il tutto è a discapito della salute dei cittadini.
Un po' provocatoriamente direi di ribaltare la logica: accettiamo la sfida, evidenziamo l'incongruenza delle scelte a livello ministeriale. Non priviamoci di queste opportunità, che poi si traducono in questioni operative, redazione di Piani, interventi particolari, difesa della salute dei cittadini.
Viceversa, soprattutto per quanto riguarda la deliberazione riferita all'art. 3, riteniamo di essere di fatto, in una situazione di grave inadempienza.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Grazie. Volevo fare qualche brevissima osservazione. Il monitoraggio è importante, informa del pericolo ma non lo previene, i modi di prevenirlo possono essere molti, però io modestamente proporrei anche di incentivare l'associazionismo ecologico. Del resto sono cose che sono state fatte in modi un po' diversi. Promuovere iniziative tipo "viaggiamo insieme", la gente ha voglia di trovarsi tra amici, invece quel viaggio impersonale sugli autobus, sia pure reclamizzato e propagandato a suon di milioni, non è quello che cerca la gente. Cerca di trovarsi tra amici. Ecco il lavoro preventivo, di base. Non solo quindi con sgravi fiscali, ma, anche se la cosa può sembrare ovviamente ridicola, perché non si è mai fatta, almeno qui da noi, incentivare anche con premi simbolici: diplomi, coppe cavalierati vari. Abbiamo dei cavalierati che sarebbero perlomeno discutibili; se invece, per esempio, avessimo i cavalieri del sovrano civile ordine dell'aria respirabile, siccome molti desiderano diventare cavalieri, ecco una possibilità. Penso che l'errore di queste proposte di deliberazione, peraltro discrete, è sempre di rinunciare in partenza alle istanze, alle radici e fondamenta più profondamente umane e spirituali.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bodrero, anche per la sua proposta del tutto nuova.
La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Una volta tanto mi trovo d'accordo con il Consigliere Rivalta, che scherzosamente chiedeva "chi sarà colui che in qualche modo dovrà poi assegnare questa onorificenza ai cavalieri". Le onorificenze, ahimè, anche perché molto inflazionate in questo nostro Paese, servono assai poco; la proposta del collega Bodrero è comunque interessante, visto che se ne danno molte a gente che non le merita, o comunque, per aspetti molto meno significativi.
Devo scusarmi, come ho già fatto con il Presidente, anche con il Presidente della II Commissione, per non essere stato presente alla seduta di Commissione, non certo perché sottovaluto il problema, ma per un impegno precedente con la RAI che non potevo disdire. Mi spiace che qualcuno abbia pensato che sottovaluto il problema, così come denunciato in questa sede: credo invece che debba essere attentamente vagliato.
C'è una questione dirimente su tutto quello che è stato il dibattito in questa sede. Non si può e non si deve dimenticare che l'individuazione delle aree a rischio poteva essere attuata oltre il Comune di Torino a patto preciso che fosse disponibile una rete di rilevamento conforme al decreto ministeriale 20/5/1991, che non esiste. Questa è la questione vera: non esiste. Sarebbe stato, e sarebbe, arbitrario individuare una zona come l'area metropolitana che non dispone di un requisito che la legge ci chiedeva.
Al di là di questo c'erano altre questioni. La prima: concordo con il collega Miglio e con il collega Marino che sostengono che il Ministero si è improvvisamente svegliato, dando quindici giorni di tempo alle Regioni affinché esse provvedessero a quanto richiesto. In quindici giorni sono riuscito a fare ciò che umanamente era possibile, cioè convocare tutti i Sindaci dell'area metropolitana, assumere una deliberazione di Giunta di proposta (non con i poteri del Consiglio), ben sapendo che il Consiglio non avrebbe avuto la possibilità materiale di assumere una decisione e di approvarla entro i quindici giorni. Ho quindi provveduto a ritirare la vecchia deliberazione e a riproporla con i poteri del Consiglio, per garantire di restare nei tempi. E questo non per una questione formale, ma perché - poi verrò al problema - c'è un finanziamento di 10 miliardi ottenuto sulla legge n. 305, che potrebbe anche essere perso laddove non avessimo fatto il nostro dovere entro questi famosi quindici giorni.
Ritengo, con i Consiglieri Marino e Miglio, che per risolvere il problema non sia sufficiente che il Ministero emani dei decreti e poi obblighi le Regioni, entro un lasso di tempo così breve, ad attuare provvedimenti che sono invece di una complessità non indifferente... Stabilito che mancava come manca, la rete di rilevamento conforme al DM 20/5/1991 per estendere la zona a rischio, ebbi comunque un incontro con tutti i Sindaci. In allora, oltre naturalmente al Comune di Torino (per il quale era presente se non vado errato, l'Assessore Lupi), sono stati invitati tutti i Comuni che erano già stati interessati, vale a dire: Torino, Collegno, Grugliasco Pianezza, Rivoli, Alpignano, Venaria, Druento, Borgaro, Settimo Torinese San Mauro, Pino Torinese, Rivalta, Chieri, Moncalieri, Nichelino, Vinovo Beinasco, Orbassano. Questi i Comuni invitati la prima volta. Il ragionamento che insieme facemmo, al di là del fatto che mancavano le reti di rilevamento che il decreto ministeriale imponeva, era il seguente: alcuni Sindaci, sostanzialmente, dissero: "Stiamo attenti, noi non possiamo accettare di far parte dell'area cosiddetta a rischio perché ciò fa scattare i provvedimenti - al di là del fatto che non abbiamo stazioni di rilevamento nel nostro Comune solo per analogia: se Torino è inquinata lo è anche Chieri". Alcuni Sindaci fecero inoltre presente: "Ma si chiude al traffico su tutto il territorio comunale, quando noi possiamo certo avere un inquinamento pari a quello di Torino nella zona magari del centro storico o in una particolare zona, non certo nella parte che invece è assolutamente di frazione, di campagna. Per cui non ce la sentiamo in questo momento, solo per analogia, di applicare un provvedimento di restrizione, proveniente, poi, da un'autorità che dovrebbe essere o il Presidente della Regione o la Giunta provinciale, sul nostro territorio".
Questa è una delle cose che vennero fuori, oltre alla mancanza dei dati delle centraline.
Ora, a che punto siamo? Certamente non abbiamo risolto il problema, ma in Piemonte non siamo al punto zero. Il problema lo affrontammo già nel febbraio 1991. Il 16/2/1991 ebbi occasione di firmare con il Ministro Ruffolo il Piano triennale per l'ambiente e all'interno della direttrice programmatica DISIA avevamo chiesto ed ottenuto 10 miliardi che destinammo nel modo seguente (posso sbagliare di qualche piccola cifra): 5 miliardi al Comune di Torino per il suo progetto così denominato "5T" e 5 miliardi all'Amministrazione provinciale di Torino, oltre a 900 milioni destinati all'AMIAT per l'acquisto di piccoli mezzi per il trasporto rifiuti nel centro storico, poco impattanti perché elettrici. Era un segnale.
Rispondo al collega Marino il quale mi chiedeva a che punto sono questi due interventi.
E' ovvio che il compito della Regione era di segnalare e di richiedere i finanziamenti: li abbiamo ottenuti; non soltanto: fui personalmente convocato a Roma dal Ministero dell'Ambiente per sapere se la Regione Piemonte era favorevole a che questi fondi non transitassero, attraverso la Regione Piemonte, alla Provincia e al Comune di Torino, ma se la Regione Piemonte dava il proprio assenso affinché i fondi venissero direttamente assegnati dal Ministero alle due Amministrazioni. Ovviamente - credo come ognuno di voi - dichiarai immediatamente che era inutile un transito attraverso la Regione, era sicuramente più opportuno che il finanziamento fosse direttamente erogato alle due Amministrazioni.
Due problemi.
Il primo: il Comune di Torino, dal momento che il finanziamento di 5 miliardi era esattamente il 50% di ciò che doveva spendere per l'intero progetto, mi chiese se era possibile, visto che non aveva fondi, utilizzare quelli del Ministero senza completare il progetto. Io risposi che non era certamente un problema regionale, pur ritenendo ovvio per il Comune di Torino compiere ogni sforzo per trovare la sua parte di finanziamento.
Ciononostante, ero comunque disposto a scrivere al Ministero dell'Ambiente affinché i primi 5 miliardi di finanziamento statale fossero considerati il primo Piano stralcio di un programma complessivo che andava completato.
Per quanto riguarda invece la parte della Provincia di Torino, che ha dato incarico all'ENEA (ho avuto un incontro prima ancora di queste cose con l'Assessore Scapino) del progetto inerente le centraline, sia di potenziamento delle attuali sia di nuove, come esattamente ricordava il Consigliere Marino, avevo citato nel mio intervento in allora in risposta ad una interrogazione: "Questo progetto, rivisto alla luce del nuovo decreto, è pronto. La Provincia di Torino dovrebbe, entro brevissimo tempo procedere all'appalto per l'acquisto e l'installazione di centraline. Nel frattempo, l'Amministrazione provinciale di Torino ha già acquistato un mezzo mobile (uno soltanto per le evidenti difficoltà finanziarie che tutti gli enti attraversano). Le centraline permetteranno, finalmente, una serie di rilevazioni non soltanto in Torino città, ma anche al di fuori della cintura daziaria torinese, nelle zone ritenute più a rischio e quindi ci permetterà un ragionamento molto serio entro breve tempo". Vorrei che non si dimenticasse...



(Interruzione della Consigliera Bresso)



GARINO Marcello, Assessore regionale

Consigliera Bresso, non possiamo ignorare la legge. La legge ci dice che se non esistono reti di rilevamento, quelle previste dal DM 20/5/1991 noi non possiamo fare quanto ci chiede. Possiamo attuare tutte le azioni rivoluzionarie che vogliamo, ma sarebbero immediatamente impugnate da qualsiasi Sindaco che ci dicesse: "Il vostro operare non è conforme alla legge". Questo è il problema. Entro breve tempo però avremo...



(Interruzione del Consigliere Marino)



PRESIDENTE

Ricordo ai colleghi che c'è ancora la possibilità di intervenire in dichiarazione di voto.



(Interruzione della Consigliera Bresso)



GARINO Marcello, Assessore regionale

Sono mancato in Commissione, mi cospargerò il capo di cenere, chiedo venia, scusa, perdono, mi inginocchio, non so più cosa fare! Sto qui a parlare e a dire le cose, per una volta che manco io.., credo che qualcuno sia mancato molto più di me, se vogliamo andare a vedere! Per favore! Comunque, sto spiegando. Quando avremo le centraline dell'Amministrazione provinciale di Torino insieme al mezzo mobile, già acquistato, ed insieme agli altri, avremo certamente la possibilità di operare una scelta che riguarda una zona. Occorre non dimenticare che lo stesso decreto ministeriale ci dice che ogni anno possiamo modificare la deliberazione che oggi andiamo ad assumere.
Secondo problema, che riguarda le zone esterne alla zona di Torino. Le Amministrazioni provinciali invitate sono state tutte presenti, tranne l'Amministrazione provinciale di Asti. Le stesse Amministrazioni provinciali hanno rilevato più o meno gli stessi problemi. E' vero Consigliere Marino, l'articolo del decreto ministeriale è un pochino diverso, perché dice: "Ci possono essere reti anche semplificate". La verità è, però, che non abbiamo in questo momento alcun altro dato, e nessuna di queste Amministrazioni provinciali, pur avendo qualche dato in mano ed avendo la funzione di controllo, ce ne ha segnalato l'inderogabile necessità.
Il vero problema, almeno secondo me - e in questo mi collego a quanto diceva Marino - è che fin quando noi non avremo il Piano di risanamento della qualità dell'aria, questi provvedimenti saranno sempre dei provvedimenti-tampone: qualcuno li ha definiti anche inefficienti, forse non inutili, ma comunque provvedimenti-tampone: i veri provvedimenti dovremmo assumerli in sede di Piano.
Come alcuni Consiglieri sanno, è stata formulata dalla Giunta regionale una richiesta all'ENEA affinché si incarichi di un Piano di risanamento della qualità dell'aria (non si tratta del vecchio Piano di risanamento che qualcuno vorrebbe farci pagare 5 o 6 miliardi per conoscere la situazione anche dell'aria pura del Comune di Frassino dove vive il mio amico Bodrero).
Noi abbiamo inteso un Piano di risanamento della qualità dell'aria con specifiche conoscenze che riguardano situazioni che in parte già conosciamo, vale a dire l'area metropolitana torinese e quella di Cerano Trecate nel Novarese (due soltanto, ma conoscerle fino in fondo), ed inoltre conoscenze in materia di emissioni in atmosfera per tipologia di emissioni (quelle che conosciamo essere le più gravi). Quando avremo un piano di questo genere, riusciremo ad intervenire anche sulle cause e non soltanto sui problemi.
A me pare che quanto richiesto da alcuni Consiglieri non fosse possibile, non per scelta politica, non perché vogliamo chiudere gli occhi non perché vogliamo dire ai cittadini che non esistono pericoli (perché i pericoli ci sono), ma semplicemente perché volevamo stare nei binari della legge, sapendo che entro breve tempo dovremmo avere la possibilità, con l'Amministrazione provinciale di Torino e con le iniziative che vi ho citato, di riaffrontare il problema con la possibilità giuridica di rivedere questa deliberazione alla luce delle nuove conoscenze, dei dati e delle centraline di cui disporremo.
Un altro dei problemi da affrontare seriamente è quello dei fondi a disposizione; al di là dei 10 miliardi in allora chiesti ed ottenuti, non mi pare ci sia alcun fondo particolare, per ora. Credo che noi tutti dovremmo valutare attentamente, soprattutto nei confronti delle Amministrazioni provinciali, lo stanziamento, nel 1993, di un contributo specifico, non a totale carico regionale, affinché soprattutto i grandi Comuni e le Amministrazioni provinciali si attivino per l'acquisto di centraline.



PRESIDENTE

I Consiglieri Bresso, Miglio e Rivalta presentano il seguente emendamento alla proposta di deliberazione n. 559: le parole da "limitare a Torino" sono così sostituite "di definire nel territorio dei Comuni dell'area metropolitana torinese, come indicata nel disegno di legge della Giunta regionale" le parole "nel Sindaco della città di Torino" sono sostituite con le parole "Il Presidente della Provincia di Torino".
I Consiglieri Bresso, Miglio e Rivalta presentano il seguente emendamento alla proposta di deliberazione n. 595: togliere le parole "non individuare" e sostituire con le parole "individuare" togliere le parole "di segnalare la presenza sul territorio piemontese di" e sostituire con "nelle".
La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Voterò a favore dell'emendamento. Pur avendone compreso, ovviamente, il significato, farò qualche osservazione. Malgrado siano cose ovvie, che chi ha presentato gli emendamenti ben conosce, non avendo avuto la possibilità di discuterne in Commissione, approfondiamo in aula la situazione.
L'inquinamento dell'aria nei Comuni della cintura di Torino o di altri Comuni non è dovuto al fatto che questi sono vicini a Torino, ma pu derivare dalla situazione industriale, dal traffico, dal riscaldamento ecc., di quei Comuni. Quindi, anche nell'emendamento l'assonanza ad area metropolitana, o come la si voglia chiamare, rispetto a Torino è del tutto casuale.
Alla dizione dell'emendamento personalmente avrei aggiunto: "e degli altri capoluoghi di provincia della Regione", i quali hanno, più o meno altrettante probabilita di inquinamento; forse non tutti, ma ho l'impressione che il discorso possa valere almeno per Alessandria e Novara.
Voto dunque a favore di questo emendamento.
Approfitto dell'occasione per non fare successivamente un'ulteriore dichiarazione di voto. Sono d'accordo anche sull'altro emendamento, che demanda al Presidente della Provincia il potere di adottare eventuali provvedimenti. Poiché la deliberazione è fatta male, è difficile anche emendarla. Ritengo infatti che possano sorgere problemi per le altre province; ho l'impressione che forse, più del Presidente della Provincia la responsabilità dovrebbe giustamente, anche per non scaricare le responsabilità, essere affidata alla Regione.
Ci sarebbe tantissimo da replicare rispetto a quanto detto dall'Assessore. Per esempio: a cosa serve uno studio dell'ENEA sui sistemi di centralina da impiantare? Non è cosa che nel mondo non esiste. Esiste per esempio, un impianto relativamente efficiente e funzionante, da questo punto di vista, a 120 chilometri da Torino, cioè a Milano.
Non c'è bisogno di uno studio dell'ENEA: sarebbe sufficiente che i funzionari della Città di Torino - se esistessero e si preoccupassero di questi problemi - si recassero a Milano per vedere come funziona il sistema delle centraline, il sistema di raccolta dei dati al presidio multizonale di Milano, il sistema di trasmissione alla Giunta regionale di tali dati nonché i sistemi adottati nel caso di superamento della soglia di attenzione, della soglia di allarme.
Non c'è da fare alcuno studio: tutto quanto esiste già a 120 chilometri da Torino, da almeno due o tre anni; ci sono magari problemi, per esempio dovuti al fatto che una struttura di questo tipo, nel momento in cui diventa efficiente, richiede delle risorse, anche di personale. D'altra parte, pensiamo che qualunque tipo di intervento che affronti davvero la questione dell'inquinamento nelle aree urbane non costi in termini anche economici? Sicuramente costerà.
Credo che l'Assessore abbia detto una cosa che non corrisponde al senso della deliberazione. La seconda deliberazione non riguarda i Comuni eventualmente fuori dall'area metropolitana della Provincia di Torino riguarda un secondo elenco di aree - l'ho detto prima, ma forse la mancanza di discussione in Commissione ci ha tutti privati di un po' di chiarezza riguarda la possibilità (per rispondere ad alcune osservazioni dello stesso Assessore) di poter aggiungere una serie di Comuni a rischio, avendo presente che non esistendo i sistemi di rilevamento non si poteva dire "questo Comune è a rischio però non ci sono le centraline per rilevarlo".
La seconda delibera, Assessore - suppongo che in qualche modo sia stata scritta da qualche funzionario del suo Assessorato alla pagina 2 dice esattamente: "Individuazione delle zone in oggetto: qualora, come nel caso di questa Regione, i Piani regionali di risanamento non siano stati predisposti o non siano disponibili sufficienti dati sulla qualità dell'aria accertati da reti di rilevamento, in questo caso la costruzione dell'elenco può avvenire sulla base dei dati relativi alle sorgenti di emissione ed ai consumi di combustibile e carburanti, alle caratteristiche meteo-climatiche del territorio e ad altri eventuali elementi di valutazione". Si riporta il decreto ministeriale, ovviamente tenendo presente il termine ricordato dal collega Miglio, quindici giorni, o, in questo caso, trenta giorni. Ben sapendo cosa avrebbero risposto i Sindaci si dice, però: "Guardate che non mi prendete in giro, so che le centraline non le avete, però, dove non le avete, comunque avete altri parametri che potete utilizzare per inserire i vostri Comuni nelle aree a rischio".
Credo che l'idea del Ministro fosse chiarissima: avere un elenco di aree a rischio, sapendo che non c'erano i soldi, i sistemi e forse neanche la volontà politica, da parte del Governo nel suo insieme, di affrontare drasticamente la questione. In ogni caso il decreto ministeriale a mio parere affrontava abbastanza correttamente da questo punto di vista il senso politico della questione, dicendo "non prendiamoci in giro a vicenda: non avete la centralina, ma sapete benissimo che probabilmente il Comune di Collegno ha più o meno la stessa aria della parte di Corso Francia che fa parte del Comune di Torino".



PRESIDENTE

Se capisco bene, Consigliere Marino, lei ha fatto insieme l'intervento sull'emendamento e la dichiarazione di voto complessiva.
Sull'emendamento ci sono altre richieste di intervento? La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Siamo coscienti, viste soprattutto le premesse della proposta di deliberazione al Consiglio regionale, dei limiti insiti negli emendamenti presentati e della difficoltà di esaminarli in poco tempo; vorrei comunque difenderli, recuperando alcune affermazioni dell'Assessore. L'Assessore sostiene che non si potevano considerare altri Comuni oltre a quello di Torino, perché mancava un requisito fondamentale previsto dal decreto ministeriale, cioè l'esistenza di centraline di monitoraggio. Personalmente ho una posizione leggermente diversa, dovuta ad una lettura diversa dell'articolato del decreto ministeriale. Quando il decreto ministeriale parla di zone da individuare - mi riferisco agli altri Comuni - fa presente che le zone particolarmente esposte a rischio di inquinamento atmosferico sono individuate entro i tempi previsti, ai sensi del decreto ministeriale del maggio 1991 e del decreto del Presidente della Repubblica del gennaio 1992, nel quadro dei Piani regionali di risanamento, che sappiamo ancora non esistono perché è stata commissionata all'ENEA la redazione degli stessi.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Non ancora commissionata, richiesta.



MIGLIO Mario

Sì, diciamo che siamo in trattative "per verificare la possibilità di" però, successivamente, fa anche presente che qualora non esista questa condizione - non si ha il Piano e manchino le reti di rilevamento, anche semplificate, rispondenti ai criteri prefissati dai decreti ministeriali degli anni precedenti, le Regioni possono provvedere comunque all'individuazione delle zone sulla base dei dati relativi alle sorgenti di emissione, ai consumi di combustibili, alle caratteristiche meteo climatiche e ad altri parametri. E in questo caso contestualmente si definisce, d'intesa con le Province interessate, la dotazione delle reti di rilevamento e relativi tempi di installazione.
Ritengo esistano due percorsi diversi: la lettura che dò io di questo articolato è che non sussiste obbligo e vincolo, non avendo predisposto sistemi di monitoraggio con centraline che corrispondono ai requisiti previsti dai decreti precedenti, a non includere questi Comuni. Ritengo non sia così: si prende atto che non sussistono le condizioni previste, ma si dice: "Tu inserisci le aree; contemporaneamente, in accordo con le Province, si definisce un percorso attraverso il quale dotarsi contestualmente delle reti di rilevamento, definendo anche i tempi di installazione". Non sussiste quindi, a mio avviso, incompatibilità con l'accettazione degli emendamenti proposti.
Altra questione sollevata dall'Assessore Garino a giustificazione del fatto che non possono essere accolti gli emendamenti è che non si possono assumere ordinanze valide per Torino e altri Comuni in quanto comporterebbero problemi di gestione per i Comuni limitrofi. Esempio: se si blocca l'intera area di Torino non si può bloccare la circolazione anche nel territorio degli altri Comuni perché le situazioni possono essere differenziate: il livello di inquinamento sappiamo che dipende da una serie di variabili per cui, sul territorio, si può distribuire in diversa maniera. Però, da quanto ho potuto capire leggendo il decreto ministeriale cercando di fare riferimento anche ai provvedimenti precedenti che attengono alla materia, non esiste una condizione particolare un'obbligatorietà. Esiste invece un'ampia discrezionalità da parte dei soggetti attuatori; tant'è vero che in alcuni casi si scelgono i giorni alternati, altre volte le targhe alterne e via dicendo, per cui nulla toglie al Presidente della Provincia, in questo caso soggetto competente vista l'area territoriale interessata, di articolare in modo diverso la propria ordinanza considerando queste variabili territoriali. Può vietare la circolazione nell'area del centro storico nel Comune di Torino, così come nell'area dei centri storici degli altri Comuni, ma per altre zone si può adottare la targa alterna o altro; ci sono molte variabili che possono essere introdotte dalle ordinanze, che possono considerare l'insieme di fattori che giustamente l'Assessore ha sottolineato.
Ultima questione, anche se forse un po' al di fuori di quanto detto finora. L'Assessore, giustamente, ha fatto riferimento al Piano regionale di risanamento e miglioramento della qualità dell'aria, che sappiamo essere stato previsto per la prima volta nel 1988. I tempi di redazione, da quanto che si può apprendere, visto che si è ancora in fase di concertazione con l'ENEA per definirne la logica, i costi e via dicendo, sono assai lunghi.
L'ENEA dovrà redigere il Piano, che dovrà essere poi approvato dalla Giunta, passare in Commissione, venire in Consiglio ed essere licenziato.
Se va bene, forse, a fine legislatura riusciremo ad averlo. Sappiamo per che i sottopiani - chiamiamoli così - operativi non possono prescindere dalle linee del Piano regionale. L'Assessore, non ritiene sia una buona occasione quella offerta dal decreto ministeriale che, a prescindere dal Piano regionale e da altri sottopiani, fa richiamo al Piano integrato operativo, dicendo che si può fin d'ora utilizzare questo strumento indipendentemente dal fatto che esista o meno e sia stato approvato il Piano regionale? Potrebbe essere questa una buona strada per rispondere al problema di Torino e di Trecate, due esempi classici di inquinamento atmosferico imboccare la strada del Piano integrato operativo, che non è strettamente vincolato all'approvazione fin d'ora del Piano regionale, come laboratorio e ipotesi sperimentale per confrontarsi realmente e cercare, a partire da questa seppur limitata area territoriale di riferimento, di individuare strategie che passino da una politica passiva di intervento a posteriori di tamponamento, ad una politica attiva preventiva. Tra l'altro, vorrei ricordare che i Piani permettono anche di ridurre la soglia massima delle sostanze inquinanti ammissibili in atmosfera, come indicato in uno degli ultimi provvedimenti assunti proprio dal Consiglio regionale al momento della scelta di adottare il limite massimo consentito.
Questa, a mio modo di vedere, era la strada da imboccare. Le opinioni naturalmente, possono essere diverse; personalmente, continuo a difendere gli emendamenti presentati e ritengo un errore il respingerli, al di là della provocazione degli stessi e della difficoltà di legarli alle premesse iscritte nella deliberazione.
Potremmo ipotizzare di riportare il confronto in Commissione, dove forse potremmo più pacatamente e ragionevolmente trovare una strada migliore.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Farei una dichiarazione di voto complessiva. Mi asterrò per la mancanza di una prevenzione spirituale al fatto materiale dell'inquinamento atmosferico.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Ho già spiegato che quanto richiesto non è possibile; non posso quindi in questo momento, accettare l'emendamento.
Per intanto, quanto diceva il Consigliere Miglio riguarda il punto b) dell'art. 1, e quindi vale soltanto per aree diverse da quella metropolitana, per la quale il limite della legge è molto chiaro.



BRESSO Mercedes

Ma l'area metropolitana di Torino ha una rete di rilevamento...



GARINO Marcello, Assessore regionale

Ahimè, non conforme a quanto richiede il decreto ministeriale: non so più come dirlo: l'ho già detto tre volte: così è.
Il problema relativo al punto b) letto dal Consigliere Miglio e commentato giustamente, si pone nella logica di cui dicevo precedentemente.
Noi potremmo anche disporre di quattro fondi da mettere a disposizione delle Amministrazioni provinciali, con le quali potremmo fare accordi di programma per istituire finalmente una loro rete di rilevamento. La sua idea, collega, sarebbe molto bella: passare ad una fase operativa attraverso il bypassaggio del Piano di risanamento. Ma sulla base del punto b) dell'art. 2, possiamo solo continuare a fare del monitoraggio, non possiamo assumere alcuna iniziativa di prevenzione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Presidente, è evidente che è difficile fare in aula una discussione di questo genere: abbiamo un decreto complicato, più altri due assunti con i poteri del Consiglio, che non si sono potuti discutere in Commissione - per carità, nessuno per colpe personali - poiché di fronte a queste obiezioni il funzionario non poteva fare altro che spiegare le ragioni tecniche per cui erano stati assunti i provvedimenti, senza entrare - naturalmente nel merito delle scelte fatte dall'Assessore. E' altrettanto evidente che in aula è impossibile discuterne; l'Assessore risponde in base ad un articolo noi argomentiamo in base ad un altro... Gli stessi nostri emendamenti non sono tecnicamente perfetti, ma potrebbero essere messi a punto. Continuiamo però a ritenere grave che in un momento in cui tutti gli occhi dei piemontesi sono rivolti alla vicenda terribile dell'inquinamento atmosferico, per cui si continuano ad assumere misure tampone per cercare di migliorare le condizioni di respirabilità dell'aria, la Regione sfugga alle proprie responsabilità, limitandosi a dire "faccia il Ministro.., così ha fatto il Ministro".
L'Assessore dice "non si può"; noi riteniamo non sia vero. Certo, non si può far tutto perfettamente, ma sarebbe possibile fare un passo in più.
Tutti noi ci muoviamo solo quando le scadenze sono tali per cui siamo obbligati; è la stessa ragione per cui sono stati presi gli attuali provvedimenti: c'è un decreto del Ministro che, altrimenti, non ci fa avere i soldi.
"Passata la festa sarà gabbato lo santo"; si aspetterà il famoso Piano di risanamento che arriverà - il Consigliere Miglio è ottimista forse per la fine della legislatura, forse nella successiva, o forse mai più - come tantissimi altri Piani: basti pensare a quello delle opere pubbliche.
Se non si coglie, adesso, l'occasione passeranno altri quattro-cinque anni; è vero, si sta progettando la rete, ma quando sarà progettata occorrerà testarla, e poi non andrà bene.., e si andrà avanti così. A parte i cittadini torinesi, malamente, nessun altro sarà stato protetto.
Torniamo, se necessario in Commissione, troviamo una formulazione magari più blanda di quella estrema da noi proposta, ma non rispondiamo in questo modo ad un decreto importante, che ha sollevato un problema reale per il Piemonte. Questa proposta è una risposta del tipo "dammi i soldi, io in cambio non faccio niente altro che non sia decretare e chiarire quanto definito a rischio". Una risposta di questo tipo non è sufficiente; è una fuga dalle responsabilità. Per fortuna, ogni tanto c'è qualche Ministro che, a Roma, non si comporta come l'Assessore della Regione Piemonte diversamente, non ci sarebbero mai misure di tutela - in questo caso della salute o dell'ambiente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Mi fa piacere che in Piemonte l'ambiente sia tutelato unicamente dalla Consigliera Bresso.
Per quanto riguarda il resto è inutile discutere: si vuole andare in Commissione? La proposta è già accettata: andiamo in Commissione, lo si poteva fare mezz'ora fa, e invece si è discusso.



RIVALTA Luigi

Evidentemente non hai avuto l'elasticità di capire il problema (puntini)



GARINO Marcello, Assessore regionale

Ah, sì? So bene che tu dai sempre giudizi sull'intelligenza altrui: su Gallarini l'altra volta..



RIVALTA Luigi

Non fare la vittima! Siamo noi le vittime!



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi, mi sembra che l'Assessore Garino abbia accolto la richiesta di andare in Commissione su entrambi i provvedimenti, già in Consiglio in fase di ratifica. Attenzione: c'è la scadenza al 30 gennaio.
La parola al Consigliere Penasso.



PENASSO Alfredo

Non c'è il Presidente della Commissione, per cui mi assumo la responsabilità della mia dichiarazione. Tengo a precisare che in II Commissione abbiamo un ordine di lavori preconfezionato da tempo.
Dopodiché, chiedo alla volontà di tutti i Consiglieri di rinunciare a quanto abbiamo già in programma - non sono aggiornatissimo, ma vi sono consultazioni già convocate. Abbiamo già rinviato una legge all'o.d.g di oggi, ora rinviamo anche questo provvedimento; ricordiamoci che abbiamo scadenze previste a norma di legge: sappiamo già quale sarà l'impatto all'interno della Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Pongo una questione che la collega Bresso ha già posto nell'introduzione. L'accompagnamento di questa delibera porta la dizione "rassegna all'aula", questo sicuramente per le ragioni esplicitate dalla collega Bresso e sostanzialmente per sottolineare, di fatto, la mancanza del percorso politico che stava dietro. Questo anche per l'immodificabilità del testo in Commissione; la Commissione non ha alcune delle sue funzioni tipiche né referente né redigente, ha meramente una funzione conoscitiva.
Quando si va in ratifica ha funzione conoscitiva, perché il testo che viene in aula deve essere necessariamente quello adottato dalla Giunta con delibera d'urgenza. In questo senso, Assessore, mi permetto di suggerire a lei e alla collega Bresso, più che un rinvio in Commissione, un esame delle questioni a lato del Consiglio, perché formalizzare la questione in termini di Commissione non ha alcun senso. Intanto, perché il testo che verrà in aula sarà sempre e comunque il testo adottato dalla Giunta; si tratta di fare un approfondimento non in sede d'aula, e quindi di valutare formalmente come avviare questa fase di lavoro a lato del Consiglio; un ritorno formale in Commissione, non può produrre un risultato formale diverso da quello presente in aula.



BRESSO Mercedes

Può produrre un emendamento concordato; comunque, è l'unico luogo che mi viene in mente.



PRESIDENTE

Restiamo intesi così, visto che l'Assessore Garino è d'accordo per il rinvio in Commissione.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,40)



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