Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.200 del 19/01/93 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Esaminiamo il punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute".
Prima della seduta odierna sono stati distribuiti i processi verbali delle adunanze consiliari del 12 novembre 1991; verranno posti in votazione nella prossima seduta consiliare.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazioni n. 1150 e n. 1198 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti (richiamate in aula ai sensi dell'art. 89, comma nono, del Regolamento consiliare), n. 1112 del Consigliere Cucco e n. 1119 del Gruppo Lega Nord Piemont inerenti la necessità che il Consiglio regionale dedichi un'apposita seduta alla valutazione dell'applicazione della legge n. 194/78 nella Regione Piemonte


PRESIDENTE

PRESEIDENTE



PRESIDENTE

Passiamo al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze richiamate in aula ai sensi dell'art. 89, comma nono, del Regolamento consiliare dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti".
La parola all'Assessore Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia, Assessore regionale

Avevo dato disponibilità a discutere le interrogazioni dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti già da parecchio tempo; se la Presidente lo ritiene, risponderei congiuntamente anche alle nn. 1112 e 1119, di materia simile.



CHIEZZI Giuseppe

Sono sempre degli stessi Consiglieri o ne sono coinvolti altri?



BERGOGLIO Emilia, Assessore regionale

Alcune sono degli stessi Consiglieri, altre no.



PRESIDENTE

Probabilmente, le interrogazioni a cui fa riferimento l'Assessore Bergoglio sono inserite nell'elenco delle interrogazioni ordinarie.
Assessore Bergoglio, poiché avevamo detto che oggi avremmo esaminato le interrogazioni ferme in aula da molto tempo, non ho inserito nel mio elenco queste altre interrogazioni. In questo momento, quindi, non sono in grado di dire da chi sono state presentate.



BERGOGLIO Emilia, Assessore regionale

Le interrogazioni sono state così presentate: la n. 1112 dal Consigliere Cucco (al quale peraltro avevo già dato informazioni verbali ma non risposta formale); la n. 1119 dai Consiglieri Rabellino, Bodrero e Vaglio; la n. 1150 e la n. 1198 dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti.



PRESIDENTE

Proporrei di fare nel modo seguente: l'Assessore Bergoglio dia pure la sua risposta; i Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti, se vogliono, possono intervenire, e così pure il Consigliere Bodrero. Per quanto riguarda il Consigliere Cucco, gli verrà fornita copia scritta della risposta; se per il Consigliere Cucco volesse trattare ulteriormente l'argomento in altra seduta, ne avrà facoltà.
Consigliere Chiezzi, che problema c'è?



CHIEZZI Giuseppe

Dato che l'Assessore intende rispondere unitariamente ad una serie di quesiti posti in interrogazioni richiamate ai sensi di Regolamento e in interrogazioni che oggi non era previsto di discutere per motivi di organizzazione dei lavori del Consiglio, ritengo scorretto nei confronti del collega Cucco dare oggi una risposta su temi per i quali la discussione non era all'o.d.g.
Rinuncio quindi alla risposta, oggi, e accetto volentieri di discutere la mia interrogazione in successiva riunione, quando sarà presente anche il Consigliere Cucco.



PRESIDENTE

Mi consenta però, Consigliere Chiezzi, di dire che oggi abbiamo posto il problema all'o.d.g.; il Consigliere Cucco può chiedere di ripresentarlo in altra seduta, ma non possiamo sempre rinviare la discussione.



CHIEZZI Giuseppe

Allora, l'Assessore Bergoglio risponda solo all'interrogazione in oggetto.



PRESIDENTE

Va bene, non c'è difficoltà: risponderà soltanto alla sua.



BERGOGLIO Emilia, Assessore regionale

E' giunto in aula in questo momento il Consigliere Cucco.



PRESIDENTE

Bene, abbiamo risolto il problema.
Chiede la parola il Consigliere Maggiorotti; ne ha facoltà.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Il problema ha anche un altro aspetto: si tratta di una questione per la quale si chiede anche una risposta da parte dell'Assessore alla sanità.



BERGOGLIO Emilia, Assessore regionale

Risposta che è stata già data.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Su questa stessa questione?



BERGOGLIO Emilia, Assessore regionale

Sì. Era già stata resa in aula una risposta da parte dell'Assessore Maccari sulla parte relativa ai consultori e alle interruzioni volontarie di gravidanza. Per puro disguido tecnico, ritenendo che la risposta del collega Maccari fosse esaustiva, la mia parte di risposta non era intervenuta; ora è vissuta solo la parte socio-assistenziale, perché il collega Maccari ha già risposto (parlo di almeno tre-quattro mesi fa).



PRESIDENTE

Grazie, Assessore. Poiché in questo momento sono presenti in aula tutti gli interlocutori, direi di procedere.
Desidero riepilogare brevemente per il Consigliere Cucco, che è appena arrivato: stiamo procedendo alla risposta dell'Assessore Bergoglio ad una serie di quesiti posti dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti, dai Consiglieri Bodrero, Vaglio e Rabellino e dal Consigliere Cucco in ordine alla necessità che il Consiglio regionale dedichi un'apposita seduta alla valutazione dell'applicazione della legge n. 194 nella Regione Piemonte.
La parola all'Assessore Bergoglio.



PRESIDENTE

BERGOGLIO, Assessore regionale



PRESIDENTE

Innanzitutto devo dire che relativamente all'esigenza che il Consiglio regionale affronti in apposito momento una serie complessa di problemi tra cui quello relativo all'applicazione della legge n. 194, collegata alla legge sui consultori, l'Assessore e l'Assessorato regionale ai servizi sociali sono del tutto d'accordo. Ovviamente, rimetto il tutto all'attenzione della Presidente e dell'Ufficio di Presidenza compatibilmente con le esigenze e le possibilità di lavoro del Consiglio regionale.
Per quanto riguarda la materia oggetto delle diverse interrogazioni resta valido quanto già dichiarato dal collega Maccari in ordine ai problemi sanitari e resta ferma la competenza della nostra Regione sia per la gestione dei consultori familiari sia per quanto si riferisce all'intera normativa relativa alla legge n. 194, che è affidata all'Assessorato alla sanità e vede le competenze dell'Assessorato all'assistenza in posizione marginale (del resto, non è la sola situazione di questo tipo, come ricordato in aula in altre occasioni).
Prima della legge n. 20/82, in relazione all'assistenza in materia di infanti illegittimi o abbandonati di cui alla legge dell'8/5/1927 e alla legge del 23/12/1975, che ha sciolto l'Opera Nazionale per la Protezione della Maternità e Infanzia, avevamo una serie di normative di carattere nazionale, riprese nella legislazione regionale. Queste riconoscono il diritto all'anonimato alla madre che non intenda riconoscere il figlio diritto che deve essere tutelato innanzitutto e prevalentemente dalle strutture sanitarie di riferimento. Va però detto che normalmente la situazione di non anonimato - chiamiamola così che si è verificata in questi anni è sempre legata a vicende particolarmente traumatiche e a situazioni di particolare difficoltà che hanno trovato eco sugli organi di stampa. E' difficile individuare la fonte di informazioni e notizie che dovrebbero essere coperte da riservatezza di atti soggetti a segreto d'ufficio, perché molto spesso sono le stesse drammatiche vicende legate a questi episodi che rendono pubblica l'informazione; poi, a livello di stampa, si vanno a ricercare le situazioni personali. Sotto questo profilo quindi, la garanzia dell'anonimato non è diritto tutelato in astratto, ma dovrebbe essere oggetto di attenzione da parte di tutti coloro che questo anonimato devono garantire.
Indubbiamente lo scioglimento dell'Opera Nazionale Maternità e Infanzia e il successivo DPR n. 616/77 hanno determinato nuovi orientamenti. A suo tempo, la Provincia di Torino, che ne aveva la competenza (parlo della Provincia di Torino, ma questo discorso vale anche per le altre province piemontesi), in accordo con il Comune di Torino aveva stipulato convenzioni per l'istituzione di nuovi servizi da inserire nella rete dei servizi socio assistenziali per superare l'Istituto Provinciale per l'Infanzia e la Maternità.
L'ultima normativa della legge n. 142 ha invece inserito questi servizi tra quelli gestiti direttamente dai Comuni. Anche se siamo in fase di verifica con le Province per valutare se servizi di questa complessità, che involvono tra l'altro collegamenti molto stretti, almeno nei casi a rischio, con il Tribunale dei minori, non possano essere stralciati da questi passaggi - soprattutto nel caso di Comuni minori - e lasciati ad un riferimento territoriale più ampio, per consentire, anche sotto questo profilo, il mantenimento di una più facile situazione di anonimato rispetto a questi problemi, cosa che nei piccoli centri è difficile garantire.
In ogni caso, con la L.R. n. 24/92, relativa al trasferimento delle funzioni socio-assistenziali già esercitate dalle Province, tali attività devono essere esercitate dai Comuni capoluogo di provincia e dalle UU.SS.SS.LL.
L'Amministrazione regionale, oltre alla valutazione attenta dei tempi e delle modalità di trasferimento delle risorse, del personale e del patrimonio relativi a tali attività, emanerà apposite linee di indirizzo al fine di attivare nell'ambito degli interventi assistenziali un'effettiva prevenzione nei confronti della maternità a rischio, così come dispone il Piano socio-sanitario regionale nell'ambito del progetto della tutela materno-infantile.
Deve essere aiutata la madre che riconosce e tiene con sè il figlio affinché si creino le condizioni per far crescere il suo bambino, così come deve essere aiutata la madre che non intende riconoscere il figlio, ai sensi della legge n. 56 del 1928 (richiamata e ripresa in norme successive già citate).
Negli ultimi anni il numero dei figli di ignoti in Piemonte non è mai stato superiore ai 40; nel 1991 sono stati segnalati al Tribunale per i minorenni 37 casi di minori figli di ignoti. Giova ricordare che la materia è in questi ultimi tempi soggetta ad una difficoltà in più, in quanto molti di questi figli di ignoti rischiano di essere figli di immigrati non censiti ufficialmente. Diventa difficile per i servizi sociali avere una situazione aggiornata di soggetti che, essendo a loro volta figli di persone non ufficialmente censite, quindi non prese in carico dal Servizio sanitario nazionale in modo formale, sfuggono alla possibilità di una presa in carico diretta del fenomeno.
Non siamo in grado, se non per notizie indirette attraverso strutture assistenziali gestite soprattutto da privati (cattolici o altre forze sociali che si prendono carico del problema), di quantificare il fenomeno.
Personalmente ritengo si tratti, per le notizie che ho cercato di acquisire, di un fenomeno rilevante e, nella fase attuale, in crescita.
Ritornando al problema di cui si parla più specificamente nell'interrogazione, da una ricerca effettuata dal Servizio assistenza maternità e infanzia della Provincia di Torino, che essendo più direttamente interessata ha informazioni più chiare, risulta che le tre comunità della Provincia hanno ospitato, nell'arco di dieci anni, 262 gestanti e madri, di cui il 4% minorenni al momento dell'ingresso. Di queste meno di un terzo non era in grado di riconoscere il proprio bambino al momento della nascita perché di età inferiore ai 16 anni. Delle 262 donne ospitate il 51% sono entrate in comunità durante la gravidanza, il 49% con il bambino; il 16% era coniugata, di cui poco più della metà convivente con il marito al momento del loro ingresso.
Le madri ospitate oltre ad avere difficoltà personali, quali problemi di tossicodipendenza, alcolismo, malattia mentale, hanno quasi sempre anche il problema di non avere casa e lavoro.
Questi dati evidenziano che non necessariamente si deve pensare a nuovi interventi o nuovi servizi, ma che sarebbe opportuno farsi carico delle diverse problematiche, razionalizzando le risorse esistenti, investendo progettualmente nei confronti del privato sociale, delle microrisorse comunitarie e assumendo la cultura della solidarietà.
E' necessario che l'attività di sostegno e di intervento sia svolta da personale preparato, che aiuti la gestante a decidere responsabilmente se riconoscere o meno il proprio nato e poi sostenga la donna fino a quando è in grado di provvedere autonomamente a se stessa e, se ha riconosciuto il figlio, al proprio figlio.
Questa amministrazione sta operando in attuazione della L.R. n. 24/92 affinché il trasferimento delle competenze dalle Province alle UU.SS.SS.LL.
e ai Comuni interessati avvenga senza depotenziamento delle risorse finanziarie, professionali e strutturali, al fine di assicurare la necessaria continuità dei servizi con la collaborazione, quando necessaria delle forze del volontariato e del privato sociale.
Occorre dire che una serie di interventi in atto nel campo della sanità, con orientamento prevalente del personale medico alle esigenze della cura più che non alle esigenze del sostegno e dell'intervento, stanno in questi anni sostanzialmente depauperando le attività di tipo consultoriale, sicuramente anello essenziale di questa catena di servizi sociali. Sarà necessario recuperare una certa autonomia nell'ambito dei servizi soprattutto di ostetricia e ginecologia che per altri aspetti sono poco utilizzati (sono note a questo Consiglio regionale le vicende della chiusura per mancanza di utenti di una serie di reparti di questo tipo). Si potrebbe valutare insieme all'Assessorato alla sanità l'utilizzo di una parte di questo personale per potenziare e attivare servizi di prevenzione e di intervento sul territorio a sostegno delle gravidanze a rischio o delle gestanti in difficoltà.
Questa è una delle ipotesi sulle quali si sta lavorando. Probabilmente nell'ambito del prossimo Piano socio-sanitario assistenziale si potranno definire diverse modalità di intervento, pur tenendo conto della specificità della professione medica e quindi delle difficoltà che questo comporta.
A questo punto avrei alcune osservazioni sul problema della tutela sociale della maternità e sulla "Ruota degli esposti" di Casale Monferrato.
Non so se i Consiglieri ritengano opportune delle osservazioni a questo riguardo o se la materia di per sè si sia, in qualche modo, già esaurita ferma restando l'esigenza che si provveda a queste situazioni che, ancora recentemente, hanno dato luogo a fenomeni di ritrovamento di bambini nei cassonetti dell'immondizia in varie parti d'Italia.
Va sottolineato, più che la validità dell'iniziativa in sè, il tentativo di sollevare il problema e di suscitare un interesse a soluzioni diverse rispetto a quella che può essere l'abbandono dei bambini, il cui ritrovamento spesso non rappresenta che la punta di un iceberg dei reali casi che non si riescono a ritrovare in tempo, e che finiscono purtroppo nelle discariche.
Il problema è stato posto, in termini emblematici e provocatori soprattutto per rimarcare l'esigenza di creare possibilità di accoglienza per persone in difficoltà e che, culturamente o psicologicamente, non sono in grado di compiere scelte più mature e ragionate; in questo modo vengono aiutate a non commettere reati più gravi.
Questa era l'impostazione e questo è stato l'intervento dell'Assessorato a livello d'informazione, lasciando alle iniziative dei singoli la responsabilità e il giudizio delle loro iniziative.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

L'interrogazione che faceva riferimento all'episodio, citato nell'ultima parte della risposta dell'Assessore, della "Ruota degli esposti" di Casale Monferrato, rispetto alla quale molto già si è detto anche in altre sedi, risaliva al maggio scorso.
In questa sede ci aspettavamo di sentire qualcosa di più, nel senso che sarebbe stato positivo comprendere quale appoggio all'iniziativa ci sia stato da parte di strutture pubbliche, o comunque di avallo implicito da parte di realtà istituzionali.
Ci sembra difficile che un'iniziativa di questo tipo passi senza che da parte delle persone che l'hanno pensata ed organizzata, ci sia una certezza di obiettivi raggiungibili. Ora ci viene detto che, in realtà, si trattava di un'iniziativa tesa a pubblicizzare la gravità di una situazione. A noi l'iniziativa sembrava più provocatoria in senso negativo che propositoria per il modo in cui è stata portata avanti e per la condizione in cui, implicitamente, è stato messo il servizio pubblico.
Un'iniziativa di questo tipo denuncia pesantemente e moralisticamente una supposta inesistenza d'iniziativa pubblica nel farsi carico del problema. In realtà, come lo stesso Assessore ha dichiarato, l'iniziativa pubblica, per quanto carente in termini di risorse finanziarie e professionali, messa a disposizione delle UU.SS.SS.LL. in realtà esiste, ma va evidentemente potenziata.
Si tratta di fare cultura sulla questione e di riprendere in mano il problema. L'Assessore Maccari ha reso informazioni, alcuni mesi fa, sui temi sollevati dall'interrogazione, e recentemente è apparsa anche una comunicazione su un giornale che riportava i dati relativi all'applicazione in Torino della legge n. 194. Risulta una diminuzione delle interruzioni di gravidanza nell'arco degli ultimi dieci anni, trend che si è rallentato negli ultimi tempi.
L'Assessore ha citato la presenza di donne immigrate che, per motivi diversi, legati anche alla non conoscenza della normativa vigente in Italia sulla materia, si trovano in condizioni di dover abbandonare, anche alla pubblica assistenza, il loro figlio.
Conosco il problema perché alcune di queste situazioni mi sono note attraverso segnalazioni di servizi sanitari di Torino, e devo dire che l'atteggiamento di operatori sanitari e soprattutto sociali operanti presso l'ospedale sant'Anna non sempre è rispettoso della dignità della madre che vorrebbe tenersi il figlio. Spesso infatti c'è un pregiudizio che porta a fare violenza sulla madre non regolarizzata in Italia, affinché il bambino venga abbandonato.
Di questi emergenti problemi, qualcuno dovrà farsi carico. Non si pu lasciare la questione all'autonoma operatività di assistenti sociali ospedalieri che non sempre operano con quanti di questi problemi potrebbero farsi carico sia sul versante del volontariato di solidarietà sociale sia sul versante degli operatori di servizi territoriali. La difficoltà a lavorare in maniera integrata, in particolare a Torino, tra operatori dell'assistenza e operatori della sanità fa sì che molto spesso ai servizi sanitari e agli operatori socio-assistenziali venga delegato l'intero compito di preoccuparsi di tali questioni.
Se qualcosa non funziona già da adesso, maggiormente non funzionerà in futuro, nel limite in cui aumentano le difficoltà ad operare in maniera integrata, anche in relazione alla normativa vigente. Questo è preoccupante anche in relazione ai progetti di modifica della legge n. 194, di cui si sta discutendo in questi tempi.
Pertanto, il quadro disegnato dall'Assessore è, a mio parere, troppo ottimistico rispetto alle prospettive future, rispetto alla possibilità che a questi problemi nel futuro si dia risposta. Mi auguro quindi che ci sia veramente volontà di lavorare in maniera integrata tra sanità ed assistenza e di potenziare i servizi territoriali. E' invece vero che le politiche della Regione dirette al depotenziamento di tali servizi stiano tutte, in particolare l'anno scorso, nella logica dei "tagli", che hanno colpito prevalentemente, di fatto, i servizi territoriali.
Ringrazio comunque l'Assessore per la risposta, della quale chiedo copia scritta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Enzo

Intanto, chiedo scusa per l'equivoco intervenuto: non sapevo assolutamente che parte della risposta comprendesse una mia interrogazione di tempo fa, alla quale credevo che fosse già stata fornita esaustiva risposta (i dati forniti in allora dall'Assessorato avrebbero dovuto essere tali).
L'occasione della risposta suppletiva dell'Assessore all'assistenza, mi consente di ricordare un paio di problemi - che forse per ora problemi non sono, ma che potrebbero diventarlo.
Il primo è legato al fenomeno degli aborti clandestini, non richiamati in aula, ma che rappresentano un fenomeno reale. E' vero che quello della diminuzione dei casi di interruzione volontaria della gravidanza è un dato in assoluto, positivo; bisogna però verificare, ed è difficile poiché non ci sono dati, facendo eventualmente delle inchieste specifiche, se il fenomeno del sommerso è in espansione o meno e quale ne sia la diffusione.
Così come, per esempio, e questa è questione più delicata, che l'Assessore mi consentirà di affrontare, la distribuzione sul territorio dell'obiezione di coscienza potrebbe creare, così come per il passato situazioni di grave disagio all'utenza che intende accedere ad un servizio comunque prescritto dalla legge. La distribuzione sul territorio dell'obiezione di coscienza è un dato che in qualche modo ha influito su un cattivo o minore uso dei servizi? Questa, così come tante altre domande che possono essere fatte per studiare come sia stata applicata in questi anni la legge sull'interruzione volontaria della gravidanza e sulla tutela della maternità, a mio avviso potrebbero essere oggetto di uno studio un po' più particolareggiato - se la Presidente del Consiglio mi ascolta un attimo da parte della Consulta femminile, che forse, in questo settore, potrebbe fornire al Consiglio materiale di lavoro su un argomento certamente d'interesse per la Consulta, materiale che potrebbe servire da lavoro istruttorio per un dibattito che spero si possa fare, con calma, in aula sulla legge n. 194.
Questo senza dimenticare che se non vogliamo che i temi della legge n.
194 diventino troppo freddamente legati ad ambito sanitario, questi devono essere strettamente legati al funzionamento-fallimento sostanziale dei Consultori familiari (dobbiamo dire la verità: sono stati un fallimento) e dalla tuttora grave mancanza, nel nostro Paese e nelle scuole, di un'attenta educazione sanitaria e informazione sulla sessualità che secondo me, potrebbero evitare molte interruzioni di gravidanza.
Siamo ancora in attesa di una legge nazionale, e nel frattempo sono giacenti in Consiglio regionale alcune proposte di legge proprio sull'"informazione" o "educazione" sessuale - dipende dalle scuole di pensiero - fra la popolazione giovanile piemontese, la quale secondo me rappresenta non un tassello supplettivo, ma una parte importante di questo argomento, se si vuole affrontare la questione dal punto di vista della prevenzione.
Se l'Ufficio di Presidenza e la Presidente in particolare volessero indicare questo lavoro alla Consulta femminile per istruire della documentazione sull'applicazione della legge n. 194 e sui problemi ad essa legata, offrendola al Consiglio come supporto dell'attività dei due Assessorati direttamente interessati, si potrebbe calendarizzare per la tarda primavera un momento di discussione più attento su questi temi.



PRESIDENTE

Per quanto mi riguarda, trasferirò l'intervento del Consigliere Cucco alla Presidente della Consulta, in modo che abbiano gli elementi di consultazione che lei ha voluto richiamare in aula.
La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Ho qui l'interrogazione della Lega Nord, la quale richiama giustamente ad un argomento che abbiamo citato molte volte: la questione soprattutto del controllo. E' chiaro che anche se facessimo come ho già detto parecchie volte - le migliori leggi possibili, se poi non ne controlliamo l'esecuzione, finiamo per rendere possibili gli sprechi - per usare un eufemismo - e la Giunta opera i tagli sbagliati. E' chiaro che se si sprecano i quattrini che si poteva benissimo evitare di sprecare se il controllo fosse stato imposto attraverso gli organi preposti che - ripeto per l'ennesima volta - sono la Polizia e la Magistratura, molti quattrini non sarebbero stati sprecati e sarebbero serviti per scopi reali del bene pubblico. Tanto più che l'argomento è di estrema importanza e gravità.
Difatti, l'interrogazione parla di informazione e prevenzione. Tra le informazioni fondamentali ci sarebbe quella, per esempio, sulla dannosità dell'aborto, clandestino o meno. Non è detto che anche quello fatto - non so - con tutte le regole, sia poi un vantaggio psico-fisico per le persone interessate. Quindi, si deve informare su queste cose, e invece non lo si fa, attraverso la televisione di Stato, oggi l'organo di informazione più seguito (anche perché ha prodotto una pigrizia mentale tale che o non si legge o si legge la parte deteriore della stampa, che diventa stampa e propaganda come al tempo del Ministero fascista).
L'abbiamo visto, anche recentemente: il fatto, gravissimo, delle case popolari è stato taciuto da tutta la stampa. Questa è una delle vergogne più grandi: mentre ci sono giornalisti, in Sicilia, che si fanno ammazzare.
Noi abbiamo un'informazione che non informa, una pseudo-informazione.
Poi, c'è l'altro aspetto, altrettanto grave, della gravissima situazione demografica del mondo libero, nata dall'aver inteso la libertà nel modo sbagliato, come licenza. La faccenda della "Ruota", cioè dell'accoglienza ai neonati sarebbe risolvibilissima: basterebbe che la madre avesse la garanzia della riservatezza. Non è in grado di allevare il figlio? Beh, questo può capitare: niente di male. Però deve avere la garanzia del segreto. E invece che cosa capita? Io ho letto sui giornali qualche tempo fa, che è stato trovato un bambino esposto e abbandonato dalla madre e subito è cominciata la caccia alla madre! Ma che cosa si voleva cacciare? Se la madre l'ha già esposto è perché non vuole allevarlo: quello che conta è che sia allevato, salvato. Perché se voi andate a caccia della madre, la madre la prossima volta ammazzerà il neonato. Questo è il discorso; ci vuol tanto poco a capire queste cose: purtroppo i nostri cervelloni pseudodemocratici non lo capiscono.
Quindi, ripeto: controllo sulle strutture e sui costi; perché poi mancano i quattrini e si taglia male, si taglia nel vivo, cioè si tolgono quelle assistenze vere ed effettive, come di fatti vediamo. Sì, sì: noi siamo i primi, Piemonte e Lombardia, per buona amministrazione, ma certe assistenze obbligatorie, necessarie, non si fanno più, o non abbastanza.
Grazie.



BERGOGLIO Emilia, Assessore regionale

Presidente, so che non è prevista la replica, ma volevo soltanto integrare con due informazioni precise, e dare assicurazioni.



PRESIDENTE

Ne ha facoltà.



BERGOGLIO Emilia, Assessore regionale

Quando ho citato i dati, Consigliere Maggiorotti, non ho fatto n dell'ottimismo né del pessimismo: ho cercato di fotografare una situazione che certamente non è soddisfacente, perché tutte le persone dovrebbero comunque essere assistite al massimo livello della dignità della persona.
Quando poi si inseriscono, oltreché problemi legati alle difficoltà tipiche di queste situazioni, anche gli aspetti legati alla clandestinità delle donne immigrate dal Terzo Mondo o da altri paesi, indubbiamente i problemi si aggravano e la propensione all'abbandono può essere anche indotta dal fatto che il bambino abbandonato paradossalmente viene assunto dallo Stato italiano con una specie di diritto di asilo.
E' problema sicuramente molto importante, molto delicato, che nei prossimi tempi dovrà essere affrontato. Mi pare di averlo detto esplicitamente. Per quanto riguarda invece le questioni sollevate dal Consigliere Cucco, ovviamente da altre angolature, ma il dibattito e il confronto di idee è sempre utile, desidero sottolineare che condivido l'impostazione di una maggiore valenza socio-assistenziale rispetto a questi preoblemi.
In realtà non c'è carenza di servizi sanitari o di assistenza sanitaria strettamente intesa; è piuttosto tutto il contesto in cui queste situazioni si vengono a creare che deve essere affrontato in questa doppia dimensione.
E' però assai difficile, poiché la risposta consultoriale è spesso eccessivamente sanitarizzata e non è un momento di collegamento tra le esigenze durante la gravidanza e quelle successive al parto e dell'assunzione di responsabilità circa l'abbandono o meno del bambino.
Desidero sottolinearlo, condividendo l'impostazione del collega.


Argomento: Edilizia e norme tecnico-costruttive

Interrogazioni n. 1109 e n. 1496 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerenti la ristrutturazione del Castello di Bricherasio in Comune di Fubine da parte dell'Opera religiosa San Marzano (richiamate in aula ai sensi dell'art. 89, comma nono, del Regolamento consiliare)


PRESIDENTE

Passiamo alle interrogazioni n. 1109 e n. 1496 presentate dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti.
Risponde l'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

La mia sarà una risposta molto breve, perché il fabbricato a cui fanno riferimento i colleghi Chiezzi e Maggiorotti è soggetto a vincolo di tutela monumentale ai sensi della legge n. 1089 del 1939 e non insiste in area sottoposta a vincolo di tutela ambientale ai sensi delle leggi n. 1497 e n.
431. Per cui si ribadisce che l'espressione di un parere di competenza o di un qualunque pronunciamento in merito ai lavori che hanno interessato l'edificio è richiesto unicamente alla Sovrintendenza per i beni ambientali ed architettonici. Alla stessa ci siamo rivolti in data 22 settembre richiedendo di avere immediate informazioni in merito a quanto segnalato dai colleghi citati, poiché l'edificio, come ho ricordato, risultava soggetto a vincolo di tutela monumentale. Abbiamo sollecitato una risposta: a tutt'oggi, tuttavia, non ne abbiamo ancora ricevuta alcuna; non appena in grado, la comunicheremo per iscritto ai Consiglieri interroganti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Colleghe e colleghi Consiglieri, la risposta dell'Assessore sull'interpellanza relativa ai lavori nel Castello di Bricherasio è del tutto insoddisfacente. In primo luogo ha risposto un Assessore che si dichiara incompetente in materia - e ha ragione, perché l'Assessore Nerviani provvede alle violazioni ai vincoli previsti dalla legge n. 1497 l'Assessore che avrebbe dovuto rispondere su questo tema era l'Assessore Carletto, in quanto la materia che riguarda i vincoli della legge n. 1089 di carattere architettonico monumentale e urbanistico è di sua competenza.
Stupisce che la risposta sia venuta dall'Assessore meno competente in materia. La risposta è poi insoddisfacente perché l'Assessore, di fronte ad un'interpellanza del 27/4/1992, impiega sette mesi per scrivere una lettera alla Sovrintendenza in cui chiede notizie sulle autorizzazioni eventualmente concesse per questi lavori. La Sovrintendenza non risponde dal mese di settembre a oggi. Mi chiedo che giudizio si possa dare su comportamenti di questo tipo; altro che insoddisfazione... Questa è incuria, un modo di rispondere alle sollecitazioni che provengono dai Consiglieri del tutto inadeguato e risibile, e la mia reazione non può che essere di grande imbarazzo e di estrema durezza nei confronti di comportamenti di questo genere, che svuotano quest'aula di molti dei suoi significati.
Chiedo ai colleghi e alla Presidente del Consiglio come si possa continuare a lavorare in questa situazione. L'Assessore solleciterà ancora la Sovrintendenza o meno? Nel caso in cui, Assessore, i fatti richiamati in questa interrogazione fossero veri, ovvero che le licenze fossero state date senza il parere della Sovrintendenza, nel caso in cui fossero state commesse delle illegittimità o, peggio, dei reati, alla fine cosa verremo a scoprire, che siamo stati disattenti? Che l'opposizione non ha alzato troppo la voce? Capirete che a quel punto le responsabilità, che devono essere tenute distinte, rischiano di confondersi. In ogni caso l'azione di vigilanza richiesta da colleghi Consiglieri regionali all'Assessore nel mese di aprile 1992 non ottiene risposta nemmeno nel mese di gennaio 1993.
Di fronte a fatti che possono essere gravi, di violazione di leggi nazionali e di mancata tutela del patrimonio monumentale, protesto contro questo modo di agire, spero di non rimanere solo nel denunciare questo fatto e spero soprattutto che l'Assessore si decida ad ottenere dalla Sovrintendenza le risposte che possano tranquillizzare gli interpellanti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Vorrei soltanto precisare che i tempi non sono quelli indicati dal Consigliere Chiezzi: ho ricevuto questa segnalazione a metà maggio. Gli uffici, purtroppo, Consigliere Chiezzi, non hanno soltanto questo da fare.
Prima ci siamo attivati telefonicamente, poi, tre mesi dopo, abbiamo scritto alla Sovrintendenza, illustrando il problema.
Credo che la Sovrintendenza abbia problemi operativi simili ai nostri.
In ogni caso, con il collega Carletto, cercheremo di intervenire più puntualmente sulla questione nei prossimi giorni.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE


Argomento: Comunita' montane

Interrogazione n. 1174 dei Consiglieri Majorino e Zacchera inerente la ventilata istituzione della Comunità montana dei Due Laghi (richiamata in aula ai sensi dell'art. 89, comma nono, del Regolamento consiliare)


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 1174 presentata dai Consiglieri Majorino e Zacchera.
La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Ricorderete che questo Consiglio regionale dette il suo placet, a cui poi seguì la normativa nazionale, alla costituzione della Provincia del Verbano Cusio Ossola. La zona del Mottarone, che è rimasta a cavallo tra le due Province, ha visto la sua Comunità montana divisa in due parti.
L'Assessore ha ritenuto di dover iniziare la costituzione di una nuova Comunità montana per i soli tre Comuni montani rimanenti nella Provincia di Novara. A nostro avviso non era il caso, anche se in presenza di una normativa nazionale che dice come le Comunità montane debbano rimanere in una sola Provincia, ci sembrava davvero il caso di rimanere con una sola Comunità montana interprovinciale forzando, forse, anche il dettato normativo. Ci sarebbe voluto un attimo di coraggio perché ritenevamo più importante la coesione della zona ben definita del Mottarone che non invece lo scorporo in due Comunità montane molto più piccole e meno forti e con un notevole aggravio di spese. Attendo le risposte, cortesi come sempre dell'Assessore.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Al collega Zacchera ricordo che siamo in fase di risposta formale anche se della questione abbiamo già avuto occasione di parlare in numerose sedi. E' giusto, tuttavia, che ci sia anche una formalizzazione della risposta, che vado a leggere.
La Provincia del Verbano Cusio Ossola, recentemente istituita, non comprende i Comuni di Armeno, Massino Visconti e Nebbiuno, che rimangono in provincia di Novara.
Questa nuova configurazione territoriale ha influito di conseguenza sulla ridelimitazione della zona montana omogenea interessata del Cusio Mottarone, in quanto il comma primo dell'art. 28 della legge n. 142/90 specifica chiaramente che le Comunità montane devono essere costituite da Comuni della stessa provincia.
La Regione ha conseguentemente operato la scelta di costituire fra i tre Comuni esclusi dalla Comunità montana Cusio-Mottarone una nuova Comunità montana specificamente detta "Dei due laghi", ai sensi del comma primo dell'art. 28 della legge n. 142/90, al fine di favorire un migliore coordinamento e una più significativa programmazione sovraccomunale delle politiche per la montagna in un territorio che non può oggettivamente non essere considerato geograficamente unitario ed economicamente e socialmente omogeneo.
E' pur vero che la popolazione complessiva dei tre Comuni formanti la Comunità montana è, alla data del 31/12/1990, di 4.455 abitanti, inferiore quindi ai 5.000 indicati dalla legge n. 142/90, ma occorre ricordare che tale indicazione non risulta vincolante, come evidenziato nel secondo comma dell'art. 28, in cui si specifica che solamente "di norma" non si possono avere Comunità montane con popolazione inferiore a 5.000 abitanti.
La L.R. n. 28/92 prevede infatti, oltre a questa, altre Comunità montane con meno di 5.000 abitanti (per i quali peraltro si sono attivati un po' tutti i Consiglieri presenti in quest'aula) quali la Comunità montana Valli Antigorio e Formazza, la Comunità montana Valle Antrona, la Comunità montana Valle Anzasca, la Comunità montana Val Strona, e la Comunita montana Alta Valle del Cervo-La Bursch.
La legge n. 142/90 individua le Comunità montane quali enti locali, che si vanno a collocare in posizione di raccordo fra i singoli Comuni montani e la provincia di appartenenza, alla quale risultano legati territorialmente.
A questo proposito il comma quinto dell'art. 29 della legge n. 142/90 individua nella Provincia e non più nella Regione l'organismo preposto all'approvazione dei Piani di sviluppo delle Comunità montane al fine di realizzare il necessario raccordo con la programmazione provinciale contemplato dal comma quarto dello stesso art. 29, che prevede che le indicazioni urbanistiche del Piano pluriennale della Comunità montana concorrano alla formazione del Piano territoriale di coordinamento redatto dalla Provincia.
Di qui l'esigenza, sanzionata dal comma primo dell'art. 28 della legge n. 142/90, che il territorio della Comunità montana sia interamente collocato nell'ambito di una sola Provincia.
Appare quindi chiaro come, sia sotto l'aspetto legislativo sia sotto l'aspetto di una logica programmazione territoriale, sia impossibile, e del resto inopportuno, prevedere la creazione di Comunità montane interprovinciali. D'altro canto, la scelta effettuata in precedenza dai tre Comuni di non appartenere alla Provincia del Verbano Cusio Ossola dimostra che nel territorio del Vergante possono anche esistere realtà e interessi socio-economici diversi, che da soli giustificherebbero la creazione di una zona omogenea a sè stante.
Per conoscenza, si informa che dapprima il Comune di Nebbiuno, con deliberazione del Consiglio comunale n. 13 del 23/6/1992, ha espresso parere favorevole alla creazione della nuova Comunità montana e poi, nei mesi successivi, anche i Consigli comunali di Armeno e Massino Visconti hanno abbandonato le ultime perplessità e si sono dichiarati concordi con quanto già espresso in proposito dal Comune di Nebbiuno.
Considerato poi che nell'interrogazione viene nuovamente citato il caso del Comune di Stresa, si rammenta che esso risulta escluso dalla Comunità montana Cusio-Mottarone in considerazione del fatto che nella porzione del proprio territorio classificata montana risiede al 31/12/1990, il 3,45 della popolazione complessiva (165 abitanti - dato fornito dal Comune all'UNCEM - su 4.780 - anagrafe 1990), quando la legge n. 142/90 prevede comunque l'esclusione dei Comuni parzialmente montani con popolazione residente in territorio montano inferiore al 15%.
Occorre qui ricordare che la Regione Piemonte circa i Comuni parzialmente montani ha interpretato la legge n. 142/90 nel senso più restrittivo, escludendo senza deroghe, nonostante il comma terzo dell'art.
28 le permettesse, tutti i Comuni con popolazione montana inferiore al 15 ritenendo tale limite come il minimo affinché un Comune parzialmente montano possa svolgere il compito di rappresentare la "propria" gente di montagna all'interno di una Comunità montana.
Questo quanto in via formale, aggiungendo - come frequentemente ho già detto - che sono state assunte scelte un po' drastiche, delle quali tuttavia, non ci pentiamo. Rimaniamo in attesa che Governo e Parlamento nazionale individuino con più precisione e più coraggio i paesi effettivamente montani.
Dirò anche, "fuori dai denti", che la Cusio-Mottarone con ogni probabilità dovrebbe essere assai ridotta rispetto a quella attuale, poich vi sono Comuni che con la montagna hanno davvero poco da spartire - noi abbiamo fatto quanto ci è stato consentito. Adesso attendiamo che Governo e Parlamento decidano di prestare interesse e attenzione privilegiata alla montagna "vera", che non può coinvolgere Comuni che con la montagna hanno ben poco da spartire. La filosofia che ha animato la decisione è quella di rispettare la legge per un verso e per l'altro di non lasciare i Comuni montani senza una loro Comunità.
L'iniziativa può essere interpretata in vari modi; debbo dire però, con estrema franchezza, che l'unica preoccupazione era di non disperdere quei Comuni che in Comunità montana sono sempre stati inseriti e che credo meritino ancora di rimanervi.
Circa l'interprovincialità, personalmente sono preoccupato da ciò che può conseguirne. Mi sembra che la logica di fare riferimento ad un'unica Provincia sia fondata sul nuovo impianto istituzionale previsto dalla legge n. 142 nel quale, malgrado tutte le riserve che ho già frequentemente manifestato, ancora mi ritrovo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Ringrazio l'Assessore e mi dichiaro soddisfatto della risposta, che non poteva essere più puntuale. Ciò che non mi soddisfa è il tono della stessa dei contenuti: rimango quindi della mia idea. Le cifre vengono utilizzate ad uso e consumo: Stresa viene tolta dalla Comunità montana perché solo il 3,45% della popolazione vive in montagna, inoltre, non ne viene considerata gran parte come territorio montano; Omegna e Gravellona Toce, nella stessa Comunità montana, anchéesse con percentuale minima di popolazione all'interno della Comunità, restano nella Comunità montana: due pesi e due misure.
Circa l'interprovincialità della Comunità montana Ameno, Masino e Nebbiuno - ripeto, è un'interpretazione personale - non hanno caratteristiche così spiccatamente montane da dar vita ad una Comunità montana a sè stante. E' una forzatura in termini interprovinciali per cercare di tenere vicine aree di confine tra due Province che comunque hanno problemi comuni e che - visto come in questo caso l'unione faccia la forza insieme potevano continuare a gestire questioni quali le strade e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, che venivano già fatte in sede di Comunità.
Da ultimo sottolineo che, pur essendovi la nuova Provincia (in realtà di certo non ancora operativa), si è partiti immediatamente ad istituire la nuova Comunità montana. Si poteva aspettare che la nuova Provincia fosse effettivamente funzionante, cosa che è di là da venire per motivi sicuramente non imputabili alla Regione, e solo successivamente, in un secondo tempo, creare la Comunità montana.
A tutto ciò che era di divisione (vedi Co.Re.Co., nuova Comunità montana, ecc.) è stato provveduto immediatamente. Per quanto riguarda invece la coesione, ossia partire con la struttura della nuova Provincia non viene fatto; il che, francamente, è un qualcosa che non regge nella realtà dei fatti.
Grazie comunque per la risposta.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 1268 dei Consiglieri Monticelli e Bresso inerente l'Energest (richiamata in aula ai sensi dell'art. 89, comma nono, del Regolamento consiliare)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interpellanza n. 1268 presentata dai Consiglieri Monticelli e Bresso.
La parola al Consigliere Monticelli per l'illustrazione.



MONTICELLI Antonio

Oggetto dell'interpellanza è questione che il Consiglio ha avuto modo di discutere più volte in sedute anche piuttosto difficili e complicate nel recente passato del nostro Consiglio, ed è la ormai annosa questione della discarica di seconda categoria B e dell'impianto di trattamento rifiuti speciali e tossico-nocivi che, secondo un progetto della società Energest avrebbe dovuto collocarsi nella località del Comune di Montechiaro denominata Cascina Beronco. I colleghi sicuramente ricorderanno la vicenda che ha addirittura interessato la precedente legislatura, e perlomeno due volte, se non più, questo stesso Consiglio nel corso della legislatura attuale. L'ultima volta che il Consiglio regionale ebbe modo di discutere l'argomento furono votati dalla nostra assemblea due ordini del giorno entrambi approvati.
Il primo invitava la Giunta a non autorizzare l'impianto di discarica il secondo documento impegnava la Giunta medesima, in modo assai dettagliato ed analitico, quasi pignolo, a rettificare il documento programmatico sugli impianti di questa natura che la Giunta aveva adottato con propria deliberazione nei mesi precedenti e che riportava in alcune parti la previsione, o perlomeno un accenno, all'impianto in oggetto.
Previsione e accenno che, in quella sede, lo stesso Assessore Garino ebbe modo di riconoscere come indicazione erronea, come errore contenuto nel documento programmatico.
L'ordine del giorno votato dal Consiglio regionale impegnava ripeto la Giunta a rettificare quell'errore togliendo dal documento programmatico qualsiasi richiamo al progetto Energest.
Cosa successe, colleghi? Successe un fatto strano. Dopo un periodo piuttosto lungo di inattività della Giunta sull'argomento, la Giunta adottò due provvedimenti. In primo luogo adottò un provvedimento di diniego di autorizzazione alla discarica, motivandolo sulla base del fatto che non era stato riscontrato un benché minimo di consenso da parte delle Amministrazioni locali e richiamando l'ordine del giorno del Consiglio che invitava la Giunta a negare l'autorizzazione. Come atto successivo al diniego di autorizzazione, la Giunta adottò un secondo provvedimento, una deliberazione di rettifica del documento programmatico. Questo secondo provvedimento di rettifica del documento programmatico non aveva come motivazione il riconoscimento dell'errore commesso nella stesura del primo documento programmatico; la Giunta non seguì in quel caso l'indicazione del Consiglio che invece aveva esplicitamente impegnato la Giunta a rettificare l'errore. La modifica venne attuata come semplice conseguenza del diniego all'autorizzazione, non riconoscendo l'errore compiuto in precedenza.
Ho voluto richiamare la sequenza di deliberazioni e decisioni, perch proprio tale sequenza è stata l'argomento essenziale - a mio giudizio delle due sentenze del TAR Piemonte (le sentenze nn. 107 e 108 del 1992) della Sezione presieduta dal Magistrato Barbieri - diventato recentemente famoso per altre ragioni. Sentenze del TAR Piemonte che hanno annullato entrambe le deliberazioni della Giunta su ricorso Energest: sia la deliberazione di diniego di autorizzazione sia la deliberazione di modificazione del documento programmatico, motivando l'annullamento proprio sul fatto che nelle deliberazioni della Giunta non vi era alcun richiamo agli errori commessi nella stesura del documento programmatico iniziale e giudicando quindi del tutto immotivate e infondate le deliberazioni stesse.
Questo è il primo oggetto dell'interpellanza.
Perché la Giunta si è resa così debole rispetto ad eventuali ricorsi Energest al TAR che erano del tutto scontati? Tutto è avvenuto, in primo luogo, non seguendo l'esplicita indicazione del Consiglio, il quale ha approvato un ordine del giorno che indicava gli errori da correggere; in secondo luogo, non riconoscendo tale errore nella deliberazione di modifica del documento programmatico; in terzo luogo, compiendo un'operazione che chiaramente - come si evince dalla motivazione della sentenza del TAR - indeboliva in modo clamoroso la posizione della Regione vietando l'autorizzazione prima della modifica del documento programmatico quando il divieto di autorizzazione andava invece ricavato proprio dal fatto che il documento programmatico era sbagliato e andava riveduto.
Questa è la prima questione che vorrei porre all'attenzione dell'Assessore Garino e della Giunta.
Le altre due questioni sulle quali chiederei il punto di vista esplicito, se possibile, dell'Assessore Garino sono relative alle motivazioni delle due sentenze del TAR che ho prima citato.
Quando l'Assessore Garino discusse in Consiglio l'argomento, richiam la deliberazione originaria della Giunta della precedente legislatura quella che avviò la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale compiuta successivamente dal Ministero dell'ambiente; in quella deliberazione veniva indicata tutta una serie piuttosto complessa di prescrizioni indicate in deliberazione come indefettibili.
A questo proposito vorrei capire come la Giunta regionale, e in particolare l'Assessore Garino, giudicano il passaggio della sentenza del TAR. che di fatto ritiene praticamente nullo il potere della Regione sull'argomento, sostenendo che tutto discende dalla Valutazione di Impatto Ambientale compiuta dal Ministero e che alla Regione tocca esclusivamente attuare, dal punto di vista procedurale, il procedimento amministrativo e nulla di più.
Ricordo invece che in Consiglio l'Assessore Garino disse che condivideva il giudizio sul carattere indefettibile di quelle prescrizioni vorrei capire meglio l'atteggiamento della Giunta regionale di fronte a questo punto (che non è di poca importanza): quali i poteri della Regione e quali quelli del Ministero dell'ambiente su questioni di tale natura.
Ci siamo già ritrovati, ci stiamo ritrovando e ci ritroveremo, in tutta una serie di casi analoghi; ultimo, per citarne uno recentissimo, quello del parere sull'elettrodotto in rapporto alla questione delle Acciaierie Ferrero. Quando entra in gioco una Valutazione di Impatto Ambientale del Ministero, la Regione che funzione ha? Di passacarte o con un certo margine di decisionalità? Come si atteggia la Regione di fronte a sentenze del TAR che esprimono pareri di questa natura? La seconda questione sulla quale chiederei il punto di vista politico da parte dell'Assessore e della Giunta riguarda un altro passo particolarmente grave della sentenza del TAR Piemonte, quello in cui si dice esplicitamente e testualmente che "i pronunciamenti di questo Consiglio regionale sulla vicenda Energest erano da considerarsi illegittimi". Nota bene: il termine "illegittimi" è testuale nella motivazione della sentenza del TAR. Pronunciamenti del Consiglio regionale del Piemonte "illegittimi e irrilevanti": vorrei capire come la Giunta giudica questi concetti, anche perché poi, di fatto, si è comportata come se li avesse essa stessa considerati "illegittimi e irrilevanti", non tenendone conto in alcun modo. Anche questa è questione che ritorna costantemente: i rapporti fra Giunta e Consiglio nel corso dell'attuale legislatura.
Infine, vorrei chiedere alla Giunta - mi scuso con l'Assessore perch non è un punto contenuto nell'interpellanza, anche se strettamente collegato all'argomento quale sia e se esista già un parere della Giunta regionale sull'ipotesi sulla bocca di tutti non nella valle che ha sede in Comune di Montechiaro d'Asti, ma in Valle Manina, di cui in questi ultimi tempi si è anche letto sui giornali locali: come i colleghi sanno, è in corso un contenzioso fra le popolazioni della Valle Manina e l'Amministrazione - se ricordo bene - del Comune di Asti, il quale avrebbe in mente di costruire in Valle Manina una discarica di rifiuti non del tipo di quelli previsti nel progetto Energest.
Credo possa dirsi tranquillamente che, su sollecitazione dell'Energest è nata l'idea di non fare la discarica in Valle Manina, ma di andarla a fare a Montechiaro; lì l'Energest ha del terreno, potrebbe quindi incominciare a metterci dei rifiuti urbani e poi, magari, trascinarsi dietro tutto il resto.
Rispunta l'antica vicenda.
E' cosa di cui si è parlato parecchio in questi giorni da quelle parti e credo che sarebbe particolarmente interessante se l'Assessore esplicitasse un proprio punto di vista, che personalmente mi auguro di netto e preciso diniego, su ipotesi davvero curiose.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

La Giunta regionale, con DGR n. 6-16114 del 22/6/1992, ha affidato agli avvocati Santilli e Romanelli l'incarico di presentare ricorso al Consiglio di Stato contro le sentenze n. 107/92 e n. 108/92 del TAR Piemonte. Mi pare in questo modo di rispondere al primo punto sollevato dall'interpellanza dei Consiglieri.
L'avvenuto ricorso è stato notificato in data 22/7/1992 al Comune di Montechiaro, alla Provincia di Asti e alla ditta Energest Industriale. In data 22 settembre l'avvocato Santilli comunicava alla Regione che i ricorsi erano stati iscritti a ruolo, ma che l'udienza non era ancora stata fissata. Avevo preparato questa nota il 5 novembre dell'anno scorso (già allora ero pronto a rispondere); devo dire che però, a distanza di quattro mesi, l'udienza non è ancora stata comunque fissata.
Il TAR ha annullato, con la propria sentenza n. 108/92, la deliberazione regionale che modificava il documento programmatico regionale relativo al programma nazionale di emergenza per lo smaltimento dei rifiuti industriali poiché tale deliberazione sarebbe viziata di illogicità facendo derivare modifiche di uno strumento programmatorio dalle determinazioni che ne costituiscono atto esecutivo.
Introduco qualcosa in aggiunta, poiché il Consigliere Monticelli ha richiamato l'errore, che io stesso ebbi ad ammettere, formulato dai funzionari, anzi in questo caso dall'IPLA. Vorrei chiarire che la benedetta tabella, che fu allegata a puro titolo informativo e non come base per programmare gli interventi nel campo dei tossico-nocivi, era la tabella 4.1, la quale recitava: "Impianti di trattamento e smaltimento rifiuti autorizzati in Regione Piemonte al 30/9/1990". Questo il titolo della tabella (che fornirò ovviamente al collega Monticelli), sotto la quale si indicava Montechiaro d'Asti (Asti); Energest, come società; capacità autorizzata 24.000; capacità trattata zero. Subito dopo, in nota, c'era con asterisco, "in attesa di parere ministeriale su VIA".
Credo che anche un bambino, leggendo una cosa di questo genere - ma a me, ahimè, era sfuggita, altrimenti l'avrei, credo, capito immediatamente avrebbe capito che un impianto in attesa di parere ministeriale non pu essere un impianto autorizzato. Di qui l'errore compiuto. Ma occorre stare molto attenti: non c'era alcuna valutazione programmatoria.
Può anche darsi che quanto sto dicendo sarebbe stato molto più cogente e probabilmente più opportuno al fine di fare in modo che la deliberazione non fosse bocciata dal TAR. ma questo non ha alcuna attinenza con il progetto programmatorio; né, d'altra parte, la sentenza del TAR - che ho a mie mani - ha posto questo alla base della propria sentenza.
La sentenza del TAR. con la quale si dà torto alla Regione Piemonte affronta altri tre problemi alla base delle proprie motivazioni.
La prima. "La Regione avrebbe dovuto pronunciarsi sulla base della valutazione favorevole di compatibilità ambientale, non potendo immotivatamente discostarsene".
Seconda motivazione, che leggo testualmente: "Non poteva, senza violare la normativa che disciplina il procedimento istruttorio, basarsi autonomamente su fatti e pareri diversi da quelli presi in esame dalla Valutazione di Impatto Ambientale ovvero, in aggiunta, compiere una rivalutazione delle conclusioni assunte da quest'ultima, in base ad elementi attinenti alla compatibilità ambientale acquisiti al di fuori dell'istruttoria prevista dalla legge".
Terza motivazione, il problema citato dal Consigliere Monticelli rispetto al quale si dice nella sentenza: "Si sono posti a base del diniego degli ordini del giorno del Consiglio regionale che illegittimamente sovrappongono le proprie valutazioni ambientali a quelle dell'organo ministeriale legalmente competente".
Vorrei sottolineare, a questo proposito, che personalmente non ritengo accettabile la tesi sostenuta dal TAR. in quanto, per quanto riguarda la prima questione della tabella, la presenza del nome Energest nella tabella 4.7, non può in alcun caso avere valore programmatico, essendo tale tabella relativa semplicemente ad impianti già esistenti oppure già autorizzati (e abbiamo visto che quello in questione non lo era). Non essendo l'impianto Energest né esistente né autorizzato al momento dell'approvazione del predetto documento programmatico, tale documento avrebbe comunque dovuto essere corretto, sia in caso di diniego sia in caso di approvazione dell'istanza dell'Energest. Pertanto è del tutto irrilevante che la deliberazione di cancellazione del nome Energest dalla citata tabella sia avvenuta successivamente - e non prima - alla deliberazione di diniego dell'autorizzazione.
Peraltro, come ebbi già a dichiarare nella seduta del 9/4/1991 l'errore nella tabella 4.7, non ha alcun valore sostanziale, proprio in virtù del carattere non programmatico di detta tabella; come ebbi a dire la presenza del nome Energest nella tabella degli impianti esistenti "non può - cito testualmente le mie parole costituire un impegno a realizzarlo" e "non viene affatto sancito il principio che l'Energest debba entrare in funzione".
Quarta motivazione. La sentenza del TAR n. 107 del 1992 ha invece annullato la deliberazione regionale di diniego dell'autorizzazione all'Energest. Anche in questo caso, ritengo non accettabile la motivazione della sentenza del TAR sul fatto che la pronuncia ministeriale di Valutazione di Impatto Ambientale assorba anche i contenuti della Conferenza dei servizi (cosa diversa, forse, da quanto espresso dal collega Monticelli). Ripeto: ritengo non possa essere assorbente anche dei contenuti della Conferenza dei servizi, privando così la Giunta regionale della possibilità di valutarne l'esito. Lo stesso avv. Santilli è dell'opinione che il Consiglio di Stato possa riformare su questo punto la motivazione della sentenza del TAR Piemonte.
Per quanto attiene alla domanda formulata in questa sede dal Consigliere Monticelli, mi limito a leggere la legge n. 349/86, punto 4 dell'art. 6, la quale stabilisce, per quanto riguarda la Valutazione di Impatto Ambientale (testualmente): "Il Ministro dell'ambiente, sentita la Regione interessata, di concerto con il Ministro per i beni culturali e ambientali, si pronuncia sulla compatibilità ambientale nei successivi 90 giorni, decorsi i quali la procedura di approvazione del progetto riprende il suo corso". A me pare ovvio che, laddove si dice che il Ministro dell'ambiente, sentita la Regione interessata, pronuncia la compatibilità ambientale, sia abbastanza chiaro che il ricondurre ad unum la decisione è una risoluzione che spetta al Ministro e non certamente alla Regione.
La Regione ha, per questo art. 6 - l'unico che ci riguarda il dovere di dare il proprio parere. Che tale parere, in allora, sia poi stato forte per cui abbiamo usato anche l'aggettivo "indefettibile", perché ritenevamo che così dovesse essere, è un dato di fatto, ma rimane un parere. Faccio notare a me stesso, prima ancora che al Consigliere Monticelli, che si parla di parere e non di parere vincolante - ahimè quindi la possibilità della Regione di intervento rimane quella di un parere, e tale - purtroppo rimane.
Dal punto di vista delle leggi che regolamentano il procedimento autorizzativo in oggetto, appare evidente che le prese di posizione del Consiglio regionale sull'argomento non possono, da sole, essere alla base di un provvedimento di autorizzazione o di diniego, essendo il Consiglio regionale organo estraneo al procedimento, così come previsto dalla legge dello Stato.
La Giunta regionale, ben consapevole di ciò, ha infatti inserito nel proprio atto deliberativo di diniego all'autorizzazione anche motivazioni tecniche più specifiche (e non soltanto quindi l'ordine del giorno del Consiglio), quali la dichiarata volontà degli Enti locali di non farsi carico della realizzazione delle prescrizioni contenute nel parere di VIA.
Vorrei fosse chiaro: non abbiamo scritto che l'impianto Energest non doveva essere approvato perché gli Enti locali vi si opponevano; abbiamo sostenuto che una delle prescrizioni specifiche del decreto VIA nazionale indicava come assolutamente necessario l'allargamento della viabilità esistente perché questa non era sufficientemente adatta per l'impianto.
Poiché l'allargamento della strada spettava al Comune - lo dice la stessa prescrizione - e noi sappiamo tutti che il Comune non vi avrebbe mai provveduto perché contrario, ritenevamo questa prescrizione impossibile ad attuarsi; pertanto, era impossibile procedere ad un'autorizzazione, ma non solo perché gli enti locali erano contrari - questa non avrebbe mai potuto essere una motivazione tecnica.
Credo occorra dare atto alla Giunta di un documento deliberativo che accoglie le motivazioni intrinseche degli ordini del giorno del Consiglio regionale, nonostante - è bene ricordarlo - l'esistenza di una pronuncia favorevole della Commissione nazionale di VIA, di cui non è possibile non tener conto e che, a norma di legge, rappresenta la massima autorità in materia di compatibilità ambientale.
La Giunta, ovviamente, confida che il Consiglio di Stato voglia riformare la sentenza del TAR. ed in tal senso opererà di comune accordo con i propri legali, non esclusa una rivisitazione critica dell'intera pratica che, giustamente, il Consigliere Monticelli ricordava essere nata prima di questa tornata legislativa, alla luce della stessa sentenza del TAR.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Considero insoddisfacente la risposta dell'Assessore per un motivo sostanziale. Questa, pur logicamente tendendo a chiarire e a ribadire elementi legati alla procedura particolare per progetti di questo tipo, che tutti noi sappiamo essere fortemente improntata ad una filosofia dell'emergenza con tutti i guai e i guasti che questo comporta dal punto di vista del riconoscimento vero dei poteri delle assemblee elettive, del decentramento regionale, delle autonomie locali, è segnata da un'insufficiente passione politica.
La Giunta regionale continua ad applicare e basta procedure lesive dell'autonomia della Regione Piemonte e del ruolo delle assemblee elette? Continua a dire "è così: in ultima istanza decide il Ministro e noi non ci possiamo far nulla"? Non si attiva politicamente sulla questione? Questo quanto manca nella risposta, Assessore: non c'è passione politica, scatto di orgoglio sul ruolo della Regione.
La sentenza del TAR è particolarmente illuminante: in modo quasi parossistico, portato all'eccesso, ribadisce la nullità del ruolo della Regione in materia; con toni a volte un po' risibili sostiene che gli interventi del Consiglio erano illegittimi ed irrilevanti. Ma si tratta di procedure viventi in un limbo tecnico da cui il momento politico deve essere tenuto fuori assolutamente e in cui la Regione - sia chiaro non conta nulla? Su questo tema la Giunta non ha nulla da dire, almeno sul piano politico? Forse sì, dovrebbe avere qualcosa da dire.
Seconda ragione di insoddisfazione più specifica e concreta: continuo a non capire, caro Assessore Garino, perché non avete voluto riconoscere come Giunta, l'errore commesso nel documento programmatico. L'Assessore ha cercato di spiegarci che nella tabella 4.7, del documento programmatico c'era scritto "zero", "capacità nuova: zero"; però nell'ordine del giorno votato in Consiglio non si parlava solo della tabella, Assessore, ma di altri punti - più d'uno - del documento programmatico in cui compariva che quel progetto aveva già ricevuto - perché così era scritto nel documento programmatico parere favorevole della Regione Piemonte, nonché la dizione "sollecitandosene la realizzazione".
Nel documento programmatico si sosteneva che il progetto era già stato autorizzato dalla Regione, che aveva ricevuto parere favorevole e che la Regione stava sollecitando il parere di VIA. Più chiaro di così! Ma quel punto non è stato rettificato: avete delegato l'autorizzazione senza precedentemente rettificare l'errore. E' stato facile per il TAR verificare che "se nel documento programmatico c'è scritto che quel progetto a voi va bene, perché poi non gli avete più dato l'autorizzazione"? Vogliamo riconoscere quell'errore? Al di là della causa in corso al Consiglio di Stato, forse siamo ancora in tempo. Anche tecnicamente Assessore, non c'è alcuna difficoltà.
Nell'ordine del giorno del Consiglio regionale, dal punto di vista tecnico la deliberazione era già fatta: c'è solo da prenderla, da assumerla, oggi, e cambiare una volta per tutte quel documento programmatico.
Un atto del genere potrebbe essere utile anche per la causa al Consiglio di Stato: servirebbe a dimostrare che la Giunta ha la sensibilità di riconoscere un proprio errore che, una volta riconosciuto, diventerebbe forse meno grave.
Non capisco il vostro atteggiamento. Non ho capito se avete voluto difendere una vostra malintesa perfezione come Giunta, o se avete voluto difendere altrettanto malintese perfezioni di funzionari che avevano commesso materialmente quegli errori nell'estendere il documento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Personalmente, non mi risultano le parole "sollecitandosene una realizzazione"; il Consigliere Monticelli avrà la cortesia di indicarmi dove compaiono.
In ogni caso, vorrei semplicemente far notare che ho ammesso l'errore compiuto dagli estensori del Piano, e la colpa mia personale è di non aver letto parola per parola un documento di quella portata.
Ritengo che il Consigliere Monticelli abbia ragione nel dire che siamo ancora in tempo a rettificare quanto era stato detto.
Voglio inoltre far notare che a pag. 69 del documento si diceva, ancora una volta, "quella Energest di Montechiaro d'Asti attualmente al Ministero in attesa di parere di VIA", che quindi non poteva essere già autorizzata.
Inoltre, a pag. 70, al di là della tabella citata, "l'impianto Energest prevede un trattamento chimico, fisico e biologico di fanghi e rifiuti liquidi e, al pari della discarica 2B richiesta dalla stessa ditta, è in attesa di parere di VIA". Veniva dunque ribadita più volte la non ancora avvenuta autorizzazione.
Credo di poter assumere l'impegno che mi chiede il Consigliere Monticelli, perché concordo totalmente: non c'è alcunché da nascondere. E' stato commesso un errore da parte degli estensori, ed anche da parte mia nel non aver letto riga per riga un documento piuttosto complesso. Credo che assumeremo la deliberazione prima che il Consiglio di Stato valuti la seconda sentenza.


Argomento: Viabilità

Interrogazione n. 1190 del Consigliere Giuliano inerente al progetto per il raccordo autostradale Cuneo-Borgo S. Dalmazzo (richiamata in aula ai sensi dell'art. 89, comma nono, del Regolamento consiliare)


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 1190 presentata dal Consigliere Giuliano.
Risponde l'Assessore Panella.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

L'interrogazione riguarda il progetto per il raccordo autostradale Cuneo-Borgo S. Dalmazzo presentato dalla ditta R.A.C.
L'Assessorato ha assunto direttamente presso la direzione generale dell'ANAS, Direzione centrale tecnica ispettiva strade e autostrade statali, le relative informazioni qui di seguito riportate.
La società R.A.C, non è al momento concessionaria ANAS dell'opera per la quale l'ANAS ha indetto una gara internazionale per l'affidamento dei relativi lavori in concessione secondo le direttive CEE, gara che non si è ancora conclusa.
Il 12/3/1992 il Consiglio di amministrazione dell'ANAS ha espresso un parere tecnico positivo sulla perizia presentata dal Compartimento di Torino per la realizzazione di un preforo di esplorazione geologico geognostica sotto l'abitato di Cuneo, al fine di accertare l'idoneità del sottosuolo a ricevere opere relative alla realizzazione di tunnel stradali nei confronti dell'abitato sovrastante.
Detta perizia è stata oggetto di una gara esplorativa espletata dal Compartimento piemontese al fine di definire il costo risultato corrispondente alla cifra indicata dagli interroganti in 35 miliardi e 892 milioni di lire.
Il parere positivo del Consiglio di amministrazione dell'ANAS indica al Ministro la possibilità di affidare l'opera subordinatamente all'avvenuta acquisizione dei pareri e delle autorizzazioni di legge.
Allo stato attuale non risulta a questa Regione che l'ANAS abbia avviato le richieste dei pareri di cui sopra, in particolare, a questa Regione non sono state inoltrate richieste alcune, né presentato il progetto di che trattasi.
La somma indicata dagli interroganti non è stata stanziata né lo sarà fintanto che i pareri non saranno stati ottenuti, e così per il conseguente affidamento lavori.
L'interrogazione è, purtroppo, dell'1 giugno; spero che i miei uffici l'abbiano aggiornata. Per il momento, comunque, non mi risultano elementi nuovi.



GOGLIO GIUSEPPE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano.



GIULIANO Valter

Volevo solo prendere atto della risposta, della quale chiederei copia scritta. Ho appreso ultimamente altre notizie, ma confesso che anch'io non sono aggiornato sugli eventuali sviluppi della questione; mi sembra comunque che i progetti per il secondo "Tenda" e il relativo raccordo siano tornati di attualità.


Argomento: Norme generali sui trasporti

Interpellanza n. 1106 ed interrogazione n. 1134 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerenti il Piano regionale dei trasporti (richiamate in aula ai sensi dell'art. 89, comma nono, del Regolamento consiliare)


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interpellanza n. 1106 e l'interrogazione n. 1134 presentate dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti.
Risponde l'Assessore Panella.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

Si tratta di interrogazioni risalenti al mese di maggio 1992.
L'interrogazione n. 1134 chiede di conoscere tutti gli interventi progettuali della linea metropolitana e le scelte generali di organizzazione del trasporto pubblico e privato con le quali interagisce il progetto-metropolitana. Quella n. 1106 si rivolge a Presidente e Assessore "per conoscere se ritengono opportuno, alla luce delle considerazioni sovraesposte, di predisporre un Piano regionale dei trasporti che invidivui per l'area torinese un sistema di trasporti su gomme e rotaie a servizio dell'insieme dell'area e dei cittadini, efficiente ed alternativo alla linea di metro e alla mitologia che su di essa è stata costruita".
Ed ecco la risposta. La valenza di una politica dei trasporti è duplice. Innanzitutto nel rendere un servizio, cioè nel dare risposta alla domanda di mobilità espressa, quindi nel promuovere l'opportunità di sviluppo attraverso l'incremento di accessibilità.
Un progetto di grande rilevanza quale la linea "1" di metropolitana torinese, deve essere verificato alla luce di entrambe le esigenze presenti e future.
E' utile specificare che l'assetto finale della rete prevista dalla bozza di "Schema direttore della mobilità metropolitana" (documento preparatorio del secondo Piano regionale dei Trasporti) e dallo schema di indirizzo dei Trasporti pubblici nell'area di Torino (documento predisposto dal Comune di Torino in data 30/4/1992) prevede l'estensione della linea "1" di M.A, tra Rivoli e Nichelino, di cui il tratto Porta Nuova/Piazza Massaua, oggetto della delibera del Consiglio comunale di Torino n. 505 del 23/7/1991 che ne avvia la progettazione, rappresenta una prima tratta funzionale.
Dal punto di vista della domanda, attualmente lungo questa diretttrice si effettuano circa 50 mila spostamenti in ora di punta (esclusi quelli interni a Torino), dei quali il 19% con il mezzo di trasporto pubblico. Il livello di servizio sia del trasporto privato sia, di conseguenza, di quello pubblico di superficie denuncia già oggi un'elevata criticità naturalmente accentuata nelle ore di punta. Gli scenari di domanda futura pur definiti sulla base di stime ottimistiche dei trend di crescita della mobilità, così come di incrementi contenuti di mobilità attratti dai nuovi insediamenti previsti dal Comune di Torino, fanno prevedere un incremento della mobilità lungo la direttrice pari al 16-20% in dieci anni e dunque il crearsi di una situazione trasportistica insostenibile. Infatti, applicando un modello di assegnazione della domanda in ora di punta sul sistema di trasporto così riconfigurato: ridimensionamento del servizio pubblico di superficie sul canale della linea "1" (linea "36" limitata a Massaua, linea "1" tram eliminata) instradamento della linea tranviaria "15" su Corso Bolzano, Porta Susa, Via Cernaia/Micca trasformazione della linea tranviaria "9", che abbandona l'attuale tracciato su Corso Vittorio e si salda con il ramo sud della linea "1" tram, attraversando il canale centrale di Via Cernaia/Micca e proseguendo su Lagrange/Carlo Alberto, Nizza fino a Piazza Bengasi riorganizzazione del trasporto pubblico suburbano nei comuni di Collegno e Grugliasco attraverso la realizzazione di linee "navetta" interne ai comuni attestate in corrispondenza della linea "1" (linee "37" e "39") e conseguente limitazione all'area urbana delle linee attuali "33" e "64" deviazione dei tracciati delle linee che transitano in prossimità di Porta Susa, in relazione alla rilocalizzazione della nuova stazione ferroviaria e della stazione della linea "1"; lungo il tracciato della linea "1" si genera in ora di punta un'utenza di 38 mila passeggeri, con un carico massimo di circa 12 mila passeggeri/ora direzione, nell'ipotesi che essa attragga sia parte degli utilizzatori dell'auto che effettuano spostamenti urbani, sia parte di quelli in penetrazione sulla conurbazione della direttrice ovest (prevedendo, a tal fine, un nodo di interscambio modale). Dunque, un volume di domanda che non potrebbe essere assorbito da un incremento di offerta di trasporto pubblico di superficie già al limite della sua potenzialità, e che giustifica ampiamente un intervento di grande peso quale una linea di metropolitana. Per quanto invece riguarda l'aspetto territoriale, l'incremento di accessibilità, e quindi delle opportunità di relazione interesserà una popolazione di circa 350 mila abitanti, dei quali il 60% residente nei comuni posti all'estremità della linea. Infatti, la funzione prevalente della linea "1" è il collegamento con il centro di Torino del polo densamente urbanizzato costituito dai Comuni di Rivoli Collegno, Grugliasco nella zona ovest (con circa 144 mila abitanti) e di quello in zona sud comprensivo dei Comuni di Nichelino e di Moncalieri (con circa 80 mila abitanti). Con riferimento alla tratta urbana della linea, la popolazione residente nelle zone attraversate (circa 140 mila abitanti) rappresenta il 14% della popolazione torinese. Questi schematici dati confermano come il progetto di linea "1" di M.A, induca benefici su di una rilevante quota di popolazione, facilitandone il collegamento con il centro di Torino. A questo riguardo, è utile ribadire che il piano settoriale dei trasporti può solo concorrere alla definizione delle strategie territoriali generali; se le scelte contenute nel nuovo strumento urbanistico del Comune di Torino saranno confermate, esse indurranno un'ulteriore domanda di mobilità sulle zone più centrali dell'area metropolitana, e dunque la necessità di pesanti interventi di trasporto ed in particolare di trasporto pubblico. In un tale contesto di assetto territoriale si renderà necessaria ed urgente non solo la realizzazione della linea "1", ma anche della linea 4, oltre all'attuazione del servizio ferroviario regionale ed attestamenti incrociati (che implica il completamento del quadruplicamento del nodo ferroviario di Torino) ed il potenziamento delle linee di trasporto pubblico di superficie. E' del tutto evidente che una diversa ipotesi di assetto territoriale andrebbe valutata in termini affatto diversi dal punto di vista trasportistico. Così come è tuttavia innegabile che, sempre dal punto di vista trasportistico, concentrazioni molto elevate di risorse tendono a minimizzare sia la quantità di domanda di trasporto sia la lunghezza dello spostamento, e dunque, in generale, il bilancio energetico anche se esse inducono maggiori problemi organizzativi risolubili solo attuando avanzati sistemi tecnologici. Infine, per quanto riguarda gli atti formali e gli elementi progettuali della linea "1" di M.A., si precisa quanto segue. A seguito della legge n. 211 del 26/2/1992 "Interventi nel settore dei sistemi di trasporto rapido di massa" la Regione Piemonte con delibera della GR n. 361-14303 del 13/4/1992 ha individuato il Comune di Torino quale beneficiario dei finanziamenti di cui alla predetta legge; con delibera della GR n. 243-15278 del 18/5/1992 è stato approvato, ai fini della richiesta di finanziamento, l'accordo di programma tra la Regione Piemonte, la Provincia di Torino, i Comuni di Torino e di Collegno e l'Ente FS per la costruzione della linea "1" di Metropolitana, tratta Campo Volo Porta Nuova.
Numero due copie del progetto di sintesi sono depositate per la consultazione presso la II Commissione del Consiglio regionale, mentre il progetto completo di tutti gli elaborati richiesti dalla legge n. 211 sono a disposizione per consultazione presso gli uffici dell'Assessorato Trasporti dopo essere stati depositati per un congruo periodo presso la stessa II Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, ci sono tanti modi di rispondere a una interpellanza. Quella che stiamo discutendo trattava del tema della metropolitana a Torino. Era un'interpellanza che si proponeva nelle tre pagine scritte, di sollecitare un confronto. Avevo proposto all'Assessore tre pagine di motivazioni in base alle quali concludevo che questa vicenda della metropolitana a Torino, inattuata da vent'anni potesse essere trattata in modo non pregiudiziale, mitico e ideologico, ma facendo i conti con la realtà torinese (forma della città, caratteristiche dei movimenti) e con lo stato delle risorse finanziarie disponibili. In questa interpellanza si metteva in discussione questo progetto e si proponeva per l'area torinese, di conseguenza per il Piemonte, una diversa idea di sviluppo, di opzioni urbanistiche di sviluppo del trasporto. C'è modo e modo di rispondere ad un'interpellanza. Il collega Assessore non ha accettato questo terreno di confronto e si è limitato a ripetere le cose che i tecnici e i politici, che credono in questo progetto, hanno più volte scritto.
Assessore, nei cinque minuti a disposizione, non svilisco la trattazione di un tema così importante. Sono assolutamente in contrasto con quanto lei sta facendo a sostegno di questa grossa bugia che continuate a dire ai torinesi sul metrò, perché il metrò non lo farete perché non ci sono i soldi, ove ne realizzerete un tratto non servirà a risolvere il problema dei trasporti, ma peggiorerà il problema dei trasporti.
Le ricordo solo, Assessore, che a Torino oggi non si circola. L'aria è avvelenata per una congestione di funzioni e del traffico indotto. Uno dei modi per uscire da questa situazione sarebbe quella di predisporre un sistema dei trasporti capace di portare la gente là dove deve andare, dai tragitti casa-lavoro agli altri spostamenti. Questo può essere fatto solo da un sistema dei trasporti.
Se volete dare la possibilità ai torinesi di tornare a muoversi nella propria città, chi con il mezzo pubblico, chi con il mezzo privato, non dovete continuare ad agitare la bandierina del metrò. Con soldi che non avrete, ipotizzate un mirabolante progetto che unisce lungo una sola linea due soli punti. L'alternativa è impiegare i soldi che realisticamente potere ottenere per realizzare nel giro di pochi anni un sistema di trasporti pubblici su ferro e su gomma efficiente. Capace di rispondere al brulicare di movimenti che avvengono nell'area di Torino. Non sono movimenti unidirezionali, ma onnidirezionali. In questo modo potreste proporre una politica capace di dare una prospettiva diversa allo sviluppo di rispondere ai problemi che i cittadini hanno in termini di trasporti.
Viceversa voi rimarrete paralizzati e prenderete in giro la gente su un progetto sbagliato ed inutile che non riuscirite a realizzare.
Spero che su questi temi la Giunta voglia in Commissione e in Consiglio fare una propria comunicazione perché mi piacerebbe confrontarmi con gli altri colleghi sui temi che ho esposto.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 396 dei Consiglieri Miglio e Segre inerente la comunicazione di servizio del coordinatore amministrativo USSL n. 36 che vieta al personale di rilasciare interviste ai mass-media (richiamata in aula ai sensi dell'art. 89, comma nono, del Regolamento consiliare)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione n. 396 presentata dai Consiglieri Miglio e Segre.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

L'Assessorato alla sanità, in seguito all'interrogazione dei Consiglieri Miglio e Segre, ha proceduto all'esame dell'ordine di servizio in questione e a trasmettere all'USSL. con la nota n. 2147/53/789 del 29/4/1991, una serie di rilievi: anche fuori dall'ufficio l'impiegato deve, a norma dell'ultimo comma dell'art. 13 del Testo Unico degli impiegati civili dello Stato n. 3/57 mantenere una condotta conforme alla dignità delle proprie funzioni, nel senso che il comportamento materiale e morale del medesimo deve essere compatibile con il prestigio dell'Amministrazione (TAR Campania 22/3/1978 n. 324). Occorre tuttavia precisare che devono essere sempre tutelati i diritti costituzionalmente garantiti costituisce esercizio della libertà di pensiero la critica manifestata da un impiegato in merito ad attività dell'Ente l'obbligo del segreto d'ufficio comporta in linea generale che l'impiegato non possa divulgare informazioni relative ad atti od operazioni amministrative delle quali sia venuto a conoscenza in ragione del suo ufficio quando da ciò possa derivare danno per l'Amministrazione o per i terzi non si configura quindi come violazione del suddetto obbligo la diffusione di notizie o informazioni acquisite nell'ambito dell'ufficio, ma non correlate alle funzioni svolte comunque il dipendente può presentare denunce relative ad atti o fatti conosciuti in ragione del servizio, senza che l'Amministrazione possa procedere disciplinariamente nei confronti dello stesso prima che siano accertate responsabilità connesse all'infondatezza delle denunce stesse (TAR Lazio, Sezione III, 11/1/1982, n. 1).
Ciò premesso non sembra di poter ravvisare l'illegittimità dell'ordine di servizio di cui all'oggetto, viste anche le modalità cui sarebbe sottoposta un'eventuale autorizzazione a rilasciare dichiarazioni (autorizzazione verbale del Presidente, approfondimento degli argomenti oggetto di dichiarazione con il Presidente stesso).
Più correttamente, l'Amministrazione potrebbe richiamare i dipendenti all'obbligo di fedeltà di cui all'art. 11 del DPR n. 3/57, sanzionato in modo disciplinare dal successivo art. 84, lettera b), sempre dello stesso decreto.
Rispetto all'ultimo rilievo dell'interrogazione, e cioè quale sia la situazione interna della struttura ospedaliera dell'USSL. si specifica che l'Assessorato negli ultimi due anni ha sempre puntualmente eseguito l'attività di vigilanza, che compete a termini di legge, sulla gestione dell'Ente; nel contempo, ha attivato varie verifiche ispettive su problemi mirati che, di volta in volta, emergevano.
In relazione ai rilievi emersi, sono stati avviati i necessari correttivi.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Prendo atto di quanto detto dall'Assessore Maccari, ma non siamo convinti e rimaniamo sulle nostre posizioni; ci riserviamo, dopo aver letto con maggior attenzione la risposta data in aula, di assumere eventuali altri provvedimenti.
Vorrei ricordare comunque che è un'interrogazione non dico superata dal tempo, ma sicuramente vecchia, visto che data a un anno addietro; forse una maggiore puntualità nelle risposte permetterebbe un discorso più proficuo che a distanza di mesi e mesi risulta essere molto meno ragionevole.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione n. 1122 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerente il blocco concorsi UU.SS.SS.LL. e problemi conseguenti (richiamata in aula ai sensi dell'art. 89, comma nono, del Regolamento consiliare)


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione n. 1122 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Con deliberazione della Giunta regionale del 23/3/1992, adottata ai sensi dell'art. 40 dello Statuto, ratificata dal Consiglio regionale con deliberazione del 22/5/1192, sono state approvate le misure tese al contenimento della spesa sanitaria.
In particolare, nei documenti allegati a tale deliberazione, veniva disposto, fatti salvi i posti del personale infermieristico addetto ai servizi ospedalieri, il blocco temporaneo delle assunzioni che venivano assoggettate, entro il limite del 25% dei posti resisi vacanti nell'anno 1991, ad esplicita autorizzazione da rilasciarsi con provvedimenti di Giunta regionale.
Con nota dell'1/4/1992 sono state fornite alle UU.SS.SS.LL. indicazioni in relazione alle modalità di richiesta di autorizzazione alla copertura dei posto di organico. Le procedure vincolanti dell'assunzione di personale non riguardavano i servizi per le tossicodipendenze, per i quali, in forza della legge n. 135/90 e del decreto ministeriale n. 444/90, sono stati rideterminati e ampliati gli organici con attribuzione di nuovi posti, che potendo fruire di apposita copertura finanziaria in base agli atti normativi statali sopra citati, non comportavano maggiore onere per il Fondo sanitario nazionale.
Analogamente, non sono stati assoggettati alle predetta autorizzazione regionale quei posti istituiti negli organici delle UU.SS.SS.LL. con deliberazione del Consiglio regionale del 17/12/1991, la cui copertura finanziaria era garantita con fondi di parte corrente a destinazione vincolata di competenza 1986, a suo tempo accantonati e in parte con analoghe assegnazioni effettuate con deliberazione del CIPE negli anni 1988/1989/1990/1991.
Per i posti di organico non ricompresi nella fattispecie sopra indicata, le UU.SS.SS.LL. hanno provveduto ad individuare le priorità di copertura in relazione alle esigenze di servizio, inviando tali richieste all'Assessorato per la successiva predisposizione delle deliberazioni autorizzative nell'ambito dei limiti di cui alla citata deliberazione del Consiglio regionale del 22 maggio (quella del limite del 25%).



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

In quest'aula abbiamo discusso più volte della questione relativa ai tagli nei servizi, finalizzati a realizzare i cosiddetti risparmi nella spesa sanitaria. E in quest'aula è più volte stato affermato che, in realtà, si è trattato di scelta deleteria e iniqua, in quanto, da una parte, è stato di fatto bloccato lo sviluppo di servizi a valenza prevalentemente territoriale e, dall'altra, non si è capito quanto si sia fatto per giungere ad una razionalizzazione della spesa.
E' chiaro che l'agire solo sulla domanda è facile e penalizza prevalentemente le persone che più hanno bisogno di risposte da parte dei servizi sanitari; meno facile, perché comporta un riaggiustamento dal punto di vista organizzativo e di moralità pubblica, e intervenire all'interno dei meccanismi che determinano, di fatto, un aumento della spesa sanitaria.
Ed è quello che non è avvenuto né a livello nazionale né a livello locale.
E' pertanto inaccettabile l'affermazione che è una vittoria l'aver risparmiato al punto che sembra non ci sarà più deficit a fine anno. In realtà, da parte dell'Assessorato, non ci è stato riferito su quelli che sono stati gli atti assunti o non assunti dalle UU.SS.SS.LL., le quali avrebbero di fatto determinato un risparmio di tale consistenza, posto che il deficit preannunciato all'inizio del 1992 si aggirava sui 900 miliardi.
Quindi, anche in questa sede, nel corso di questa risposta, non sono state date informazioni sufficienti per poter esprimere valutazioni sulla manovra regionale che in realtà ha determinato, attraverso un'azione sugli amministratori straordinari e sui responsabili dei servizi, in particolare dei servizi amministrativi, un blocco nello sviluppo di servizi indispensabili.
Sarebbe lungo citare quali siano questi servizi, ma di fatto ritengo non possa non sottolinearsi almeno un esempio, già fatto più volte in questa sede e rispetto al quale l'Assessore ha anche risposto. L'esempio è quello dell'unità spinale dell'USSL VIII, laddove strane vicende hanno fatto sì che neanche i fondi per i quali c'era una copertura, cioè i fondi CIPE, deliberati con deliberazione assunta alla fine del gennaio 1992 fossero utilizzati. Tutto è stato messo nel calderone della necessità di tagliare e di risparmiare, senza alcun sostanziale criterio di priorità d'altra parte, sui criteri di priorità nulla è stato adottato dalla Giunta regionale e dagli uffici dell'Assessorato nel determinare le autorizzazioni in deroga e poco o nulla ci è stato detto nei dettagli dall'Assessore.
Non posso quindi dichiararmi soddisfatto della risposta, che peraltro giunge a dieci mesi di distanza dalla presentazione dell'interpellanza.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 1180 dei Consiglieri Majorino e Zacchera inerente l'esposizione alla Mostra internazionale dell'agricoltura di Parigi dei capi di bestiame in assenza dei requisiti sanitari richiesti (richiamata in aula ai sensi dell'art. 89, comma nono, del Regolamento consiliare)


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'interrogazione n. 1180 presentata dai Consiglieri Majorino e Zacchera, cui risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Perbacco, la sanità si occupa di tutto! E' onnicomprensiva! A seguito dell'indagine condotta dal Settore assistenza veterinaria, si può confermare che il fatto segnalato, l'esportazione di bovini senza i requisiti sanitari prescritti in occasione della Mostra internazionale di Parigi svoltasi nel mese di marzo dello scorso anno, si è effettivamente verificato.
Due bovini di razza piemontese, provenienti da due allevamenti di Fossano e di Saluzzo, sono stati esportati per conto dell'Associazione nazionale bovini razza piemontese, senza che fossero praticati tutti gli accertamenti sanitari necessari.
Il certificato sanitario è stato richiesto dall'Associazione all'USSL di Mondovì, e rilasciato come se i tori appartenessero al Centro Tori di Carrù, per il quale non sono affatto transitati.
L'episodio, oltre alle gravi responsabilità dei funzionari delle UU.SS.SS.LL. che hanno attestato il falso e rilasciato il certificato sanitario, pone in luce il comportamento della direzione ANABORAPI irresponsabilmente rivolto ad eludere intenzionalmente i controlli sanitari.
Il caso è stato immediatamente denunciato alla Magistratura con la comunicazione di notizia di reato per: Mondino Giovanni, veterinario coadiutore USSL n. 66 Boasso Alberto, veterinario collaboratore USSL n. 66 Faroppa Vittorio, direttore responsabile ANABORAPI Costadura Gabriele, veterinario dell'ANABORAPI.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Mi dichiaro soddisfatto della risposta dell'Assessore, in quanto i fatti enunciati sono stati riscontrati.
In apertura l'Assessore ha detto una cosa giusta: "La sanità è onnicomprensiva". Devo dire che anche a me sembra un po' assurdo che di questa parte del rilevamento si occupi l'Assessore alla sanità. Molto più interessante sarebbe stato inquadrare questo settore all'interno delle competenze dell'assente Assessore all'agricoltura; si sarebbe così potuto aprire un grossissimo discorso sugli allevamenti che formalmente interessano la sanità, ma che riguardano soprattutto l'agricoltura.
Mi dispiace che, fra le tante cose che non funzionano negli allevamenti, questa volta ci siano cascati dentro - con licenza parlando i pesci piccoli, cioè i veterinari in fondo alla catena, i quali hanno subito la denuncia e, mi sembra, la già avvenuta condanna. Invece, altre persone, che sul discorso degli allevamenti hanno ben altre responsabilità sono riuscite a "scansarsela", malgrado il fatto che la storia dei capi bovini esportati a Parigi senza autorizzazione sembra risalire anche ad episodi legati ad anni precedenti.
Comunque, devo limitarmi a ritenermi soddisfatto; non solo, ringrazio l'Assessore della cortesia.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 7) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Brizio, Calligaro Cantore, Cerchio e Zanoletti.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

d) Delega a presiedere la Commissione Regolamento e la Commissione consultiva per le nomine


PRESIDENTE

Comunico inoltre che, dopo la rielezione dell'Ufficio di Presidenza avvenuta il 15 dicembre 1992, ho delegato a presiedere la Commissione Regolamento il Vicepresidente Monticelli e ho confermato la delega per la Commissione consultiva per le nomine al Vicepresidente Montabone.


Argomento:

e) Ordinanza del TAR Piemonte


PRESIDENTE

Informo che, con Ordinanza n. 1140 del 12/11/1992, comunicata al Consiglio regionale il 12 dicembre u.s., il TAR Piemonte ha dichiarato non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 48, primo comma, della legge regionale del Piemonte n. 56/77 e successive modifiche, nella parte in cui assoggetta a concessione i mutamenti di destinazione d'uso non accompagnati dall'esecuzione di opere edilizie relative ad unità immobiliari superiori a 700 metri cubi per contrasto con l'art. 117 della Costituzione, considerato che l'art. 25 quarto comma, della legge n. 47/85 costituisce principio fondamentale a cui la legge regionale in materia urbanistica deve attenersi.
Pertanto il TAR ha sospeso il giudizio sul ricorso n. 305/91 ed ha rimesso alla Corte Costituzionale, a norma dell'art. 134 della Costituzione, la dedotta questione di legittimità costituzionale.
Copia integrale dell'ordinanza citata è a disposizione presso la Segreteria del Consiglio regionale.


Argomento:

f) Infondata questione di legittimità costituzionale da parte della Pretura Circondariale di Torino


PRESIDENTE

Infine, comunico che la Pretura Circondariale di Torino, sezione distaccata di Chieri, durante l'udienza del 26 novembre 1992, relativa ad un processo penale, ha ritenuto rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale del combinato disposto degli artt.
10, lett, b), e 4, lett, b), nonché 22 della L.R. n. 13 del 26/3/1990 "Disciplina degli scarichi delle pubbliche fognature e degli scarichi civili" in relazione agli artt. 25 e 117 della Costituzione.
La suddetta Pretura ha disposto quindi l'immediata trasmissione degli atti alla Corte, sospendendo il giudizio in corso.
Tale decisione è stata comunicata alla Presidenza del Consiglio in data 12 gennaio 1993. Per ora non abbiamo il contenuto; quando lo avremo, ci regoleremo anche in questo caso trasmettendolo ai Capigruppo.
I lavori riprenderanno alle ore 14,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,55)



< torna indietro