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Dettaglio seduta n.199 del 22/12/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 8) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Coppo, Croso, Dameri e Foco.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame progetto di legge n. 332: "Provvedimenti straordinari per superare l'emergenza abitativa in Piemonte" - Votazione relativi ordini del giorno (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo il dibattito sul progetto di legge n. 332.
La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Il disegno di legge n. 332, intende regolarizzare il rapporto locativo di chi ha occupato senza averne titolo alloggi di edilizia popolare. La riflessione che intendo svolgere in questa sede riguarda due diversi punti: l'uno è relativo all'equità di trattamento fra questi soggetti e quelli che, rispettando le procedure previste, hanno presentato formale istanza per poter ottenere il riconoscimento al diritto di accedere ad alloggi di edilizia residenziale popolare. L'altra questione, che ritengo strettamente conseguente a quanto stiamo discutendo, riguarda più in generale la politica attuata sul problema della casa.
Sulla prima questione - equità di trattamento - ci troviamo di fronte al grosso problema di riconoscere, da una parte, pari trattamento ai cittadini, e quindi uguaglianza di diritti, in questo caso ad avere una casa e, dall'altra parte, la necessità di dare una risposta a coloro che gioco forza, si sono trovati costretti a forzare la mano, violando quanto previsto dalla vigente normativa, per poter autonomamente risolvere il loro problema.
Due situazioni, quindi, che ritengo si possano definire conflittuali.
Da una parte la necessità di dare risposta a coloro che hanno abusivamente occupato questi alloggi, per non creare le condizioni per cui la situazione abbia a ripetersi, e dall'altra quella di considerare anche le giuste necessità, i giusti diritti di coloro che non hanno occupato abusivamente alcunché e che, secondo quanto prevedono le norme vigenti, hanno regolarmente presentato la loro istanza.
Due questioni importanti, che ci portano ad avere grossi dubbi rispetto all'atto proposto: non vorremmo si creasse una condizione di disparità rispetto al trattamento tenuto nei confronto di cittadini che, di fatto dovrebbero aver uguali diritti. La situazione potrebbe anche risolversi nel non esplicito invito a ricorrere, eventualmente, a questo modo di fare nella speranza di vedere sanare la situazione con un atto successivo.
In questo senso credo vadano lette le proposte di emendamento del PDS che seppur positive e tese a migliorare il contenuto del testo, non accettando, semplicemente, il fatto di regolarizzare il tutto, ma introducendo una clausola secondo la quale, comunque, dovrà esserci una verifica - finora si è stati in situazione transitoria, per cui i soggetti non diventeranno automaticamente legittimi affittuari degli alloggi - a nostro avviso non spostano il problema. La disparità di trattamento rischia di creare una situazione in cui si potrebbe dire che stiamo facendo "una guerra fra poveri", se per poveri intendiamo soggetti che di fatto hanno le stesse necessità, gli stessi bisogni.
E' comunque difficile scegliere di fronte ad una situazione di questo tipo; riteniamo sia opportuno allargare il nostro discorso, considerando quella che è la politica attuata in Italia sulla questione della casa e del diritto ad avere un alloggio, da quarantacinque anni a questa parte.
Dal dopoguerra ad oggi c'è stata una successione di orientamenti molto diversi: dal 1945 si era di fatto sovrastimata la necessità abitativa in Italia, e da subito si è puntato ad una politica di costruzione degli alloggi che andava a favore del privato - come soggetto attuatore rispetto al pubblico.
Ricordo che, pur con una certa differenza di anno in anno, la quota di edilizia residenziale prodotta da parte del soggetto pubblico non ha mai superato il 30%, quando negli altri Stati europei la percentuale è esattamente inversa. Questo fa capire come l'Amministrazione pubblica, lo Stato, le Regioni potrebbero più facilmente controllare il mercato immobiliare.
In Italia così non è e non può essere - stante le cifre che ci vengono fornite - anche perché le politiche dell'INA e della GESCAL. i due soggetti principali che hanno lavorato in questa direzione, attraverso i meccanismi che davano la possibilità di espropriare i terreni, erano costretti ad uscire dalla città e a realizzare quartieri residenziali nuovi, privi di strutture di servizio ottimali. Si creavano quindi quartieri residenziali ghetto, che però servivano, visto l'apporto di infrastrutture primarie a far lievitare il valore dei terreni e quindi a favorire ulteriormente quello che era il mercato invece dell'edilizia privata.
Questi sono piccoli elementi che però ci fanno capire come, se non si riesce a rovesciare questa impostazione di una politica basata sulla quantità e sulla qualità, che però in verità non è riuscita ad ottenere risultati significativi, se non si riesce ad incidere su quello che è il mercato immobiliare facendo diventare il soggetto pubblico davvero un attore o un protagonista, alla fin fine ogni politica è dipendente da quello che è il dettato del mercato privato, che ha tutti gli interessi ovviamente a non rendere disponibili quote di patrimonio immobiliare sfitto per creare quelle tensioni necessarie a fare lievitare i prezzi. Dall'altra parte in una situazione di questo tipo dove, per questioni economiche, i soggetti non trovano delle risposte nel mercato privato, si rivolgono a quello pubblico, che però non riesce a coprire - con la domanda esigua che può mettere a disposizione - la richiesta che ne deriva.
Ritengo comunque, anche se è difficile in questa sede poter sviluppare meglio un discorso di quella che è stata la politica della casa in Italia in questi ultimi cinquant'anni, che questo discorso dovrebbe essere fatto perché altrimenti si rischia - e credo che anche l'Assessore Carletto sia cosciente dei limiti di questo provvedimento - di intervenire saltuariamente cercando di sanare delle situazioni, ma non si provvede a definire delle linee che possano rovesciare questa impostazione e quindi dare delle risposte risolutive, ma in una chiave di lettura più complessiva, quindi che riesca a regolare meglio questi fattori che condizionano in negativo il mercato immobiliare.
Posso anticipare una possibile replica dell'Assessore, che potrebbe chiedermi appunto se alla luce del discorso fatto la soluzione sarebbe quella di lasciare per strada queste famiglie. Certo che no, però il problema è che effettivamente è difficile scegliere, perché se è vero che da una parte con questo provvedimento tendenzialmente noi risolviamo il problema di queste famiglie, dall'altra parte ce ne saranno altre che potrebbero rivendicare i loro diritti che non sono stati rispettati, cioè altre famiglie che hanno gli stessi bisogni, che però si vedono sottratta la possibilità di poter acquisire il diritto di entrare in alloggi di edilizia popolare perché giustamente hanno deciso di osservare quanto viene previsto, cioè facendo regolare domanda per il riconoscimento del loro diritto e non andando ad occupare abusivamente gli alloggi.
La scelta è difficile e noi riteniamo che questo provvedimento rischia di inasprire una conflittualità già in atto fra soggetti diversi che subiscono allo stesso modo la perversità di una situazione che si è venuta a creare con il tempo. Non possiamo metterci da una parte piuttosto che da un'altra, ma vorremmo interpretare tutte e due le parti e per questo rispetto al disegno di legge, non partecipiamo al voto. Chiediamo comunque all'Assessore Carletto, che sappiamo essere disponibile e disposto al confronto, un dialogo all'interno della Commissione consiliare competente per riflettere meglio su quella che è la situazione della politica della casa in Italia sia a livello nazionale e sia a livello regionale sui problemi che esistono e sulle linee strategiche che si intendono attuare per rispondere a questi problemi.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Questi abusivismi sono fatti enormemente vergognosi e provano per l'ennesima volta che ho ragione a dire che bisogna stimolare la Polizia e la Magistratura, perché senza controllo non esiste civiltà, non esiste democrazia, non Stato di diritto. Il loro compito è proprio esercitare questi controlli affinché le leggi vengano rispettate. Si tratta di logica talmente semplice ed elementare: questa gente paga per avere un alloggio gli altri sfondano la porta e se ne appropriano. Queste sono cose enormi che possono capitare solo quando c'è una classe dirigente che pretende di governare senza saper governare, senza conoscere l'abc della giustizia e del governare. Sarebbero da processare e condannare gli abusivi che hanno commesso questi gravissimi reati, chi li ha tollerati per tanto tempo sono cose che non capitano mica solo a Torino - facendosene complice e chi crede di governare con questi sistemi. E' tutta una classe dirigente che diventa complice; allora mi domando come sia possibile pensare di sanare una cosa così. Questo è voler fare una legge delittuosa per fare in modo che i delitti non siano più dei delitti, o reati, chiamateli come volete.
Questa è una cosa veramente vergognosa e indegna di una Regione civile quale era il Piemonte. Penso che non siano mai capitate cose di questo genere in Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Prendo per la prima volta la parola dopo che è stata eletta la nuova Presidenza del Consiglio. Nel compiacermi verso tutti gli eletti e i membri del Consiglio regionale voglio però esprimere - non sono stato presente la settimana scorsa al dibattito che si è sviluppato nella seconda giornata il mio piacere per il fatto che la collega Segre faccia parte dell'Ufficio di Presidenza. Particolarmente lo voglio esprimere proprio perché c'è stata quella discussione la settimana scorsa. Credo sia la prima volta che un rappresentante di una cultura diversa da quella di maggioranza nel nostro Paese è presente nella Presidenza del Consiglio regionale. Lo considero un fatto altamente positivo e assieme a questa considerazione il mio augurio di buon lavoro anche alla collega Segre, oltre a tutti gli altri membri del Consiglio regionale, particolarmente perché penso che possa portarci in questa vita del Consiglio il contributo di chi porta avanti con molto orgoglio, con molta dignità, il senso di una cultura diversa dalla nostra oltre naturalmente al fatto che mi è particolarmente cara per il modo con cui, sul piano culturale e sul piano scientifico, sta portando avanti il suo lavoro, non di docente universitario - non mi riferisco a quello - ma il suo lavoro di Consigliere regionale, di operatore politico.
Detto questo voglio anch'io prendere ancora un minuto per una premessa.
Credo che parlando degli IACP qui nel Consiglio regionale, non si possa non considerare il problema generale in cui versa l'Istituto Autonomo Case Popolari. Siccome non è un dibattito specifico sugli IACP, richiamo solo il fatto che c'è nella vita dell'Istituto Autonomo Case Popolari un accumularsi di difficoltà, alcune oggettive, altre che certamente sono soggettive e determinate dal modo con cui si amministra tale istituto, di deformazioni e anche probabilmente di degenerazione di una linea amministrativa sana; basti pensare che il consolidato debito dello IACP raggiunge oggi circa i 500 miliardi. Esistono d'altra parte ogni giorno dei fatti specifici, puntuali che mostrano le deficienze della gestione dell'Istituto Autonomo Case Popolari. Ho qui sott'occhio - non avevo letto la "Stampa Sera" ieri, ma sollecitato da un intervento l'ho fatto - la questione dello IACP di Collegno, l'ultimo fatto di cronaca evidenzia l'assenza del riscaldamento, inquilini che sono al freddo o rischiano di stare al freddo in questi prossimi giorni perché le caldaie non funzionano.
Mi limito ad evidenziare questa carenza. L'impostazione generale della politica degli IACP ormai è arrivata ad una situazione limite. Pertanto la Regione, che non ha responsabilità dirette nella gestione ma è un organo di vigilanza rispetto all'Istituto Autonomo Case Popolari, deve provvedere a chiarire la situazione.
Sotto questo profilo di merito pongo il problema del commissariamento dell'Istituto Autonomo Case Popolari. Mi sembra che sia necessario che la Regione trasformi la sua vigilanza in un intervento diretto che prende in mano una situazione tanto grave sul piano debitorio e tanto grave sul piano delle disfunzioni della gestione.
Nel merito della legge che oggi è in discussione, e rispetto alla quale non riuscivo ad intervenire senza fare un richiamo alla questione dell'Istituto Autonomo Case Popolari, ho chiesto che la discussione avesse un minimo di spazio. Normalmente quando le leggi sono urgenti passano in Commissione senza una netta opposizione, se non con il consenso generale come è avvenuto nella Commissione giovedì scorso, questi provvedimenti si approvano alle 8 di sera, prima di andare via, senza porre una minima attenzione. Ho chiesto che ci fosse lo spazio per intervenire perché questa legge non porta problemi solo di merito fini a se stessa, ma è indice di una problematica che riguarda la politica della casa nel nostro Paese e nella nostra Regione. La discussione su questa legge è un'occasione da non perdere, vedo che non sono molti i presenti in quest'aula, quindi per qualche collega Consigliere è un'occasione evidentemente persa, la recupereremo, spero, in futuro. E' un'occasione da non perdere per trarre da un fatto specifico come quello dell'abusivismo, degli orientamenti per la politica generale intorno alla questione della casa. Tornerò brevemente in conclusione su questa questione. Vengo adesso alla legge.
Abbiamo accolto di accelerare l'iter, non era iscritto all'o.d.g. in Commissione, l'abbiamo esaminata subito quando l'Assessore Carletto è venuto, accettiamo che venga messa ai voti oggi in Consiglio regionale.
Questo dimostra tutta la responsabilità con cui noi ci atteggiamo verso un provvedimento così grave, così pesante come quello di sanare e di assegnare l'alloggio a chi l'ha occupato abusivamente.
Sono circa 500 gli alloggi occupati, ci dice l'Assessore Carletto.
Qualche problema ce lo pone anche il fatto che né gli IACP né il Comune di Torino hanno saputo darci una valutazione esatta del numero di queste situazioni. E' quindi un problema che ha assunto una dimensione di carattere sociale, non è più un caso isolato, 500 famiglie rappresentano una manifestazione enorme per un atto come quello dell'occupazione abusiva degli alloggi.
Nell'accingerci però ad esaminare, come abbiamo fatto giovedì scorso in Commissione ed anche qui oggi, la situazione dell'abusivismo e della sanatoria, e assumendo con molta responsabilità la questione, non pu sfuggire a nessuno l'esistenza delle due facce contrastanti di questa questione. L'una che riguarda gli aspetti umani e sociali relativi agli occupanti, l'altra umana e civile che riguarda chi occupante non è e che della casa ha bisogno e da molto tempo l'aspetta, ha bisogno non potendo ottenere una casa sul libero mercato e non potendo accedere neppure all'edilizia convenzionata. Tra queste due facce uno rischia davvero di essere schiacciato nel senso che appare davvero terribile pensare, se questa fosse la prospettiva e senza la legge la prospettiva sarebbe questa di dover metter fuori da quegli alloggi quegli abusivi che l'hanno occupata, e mi si dice che sono parecchi per casi di estrema necessità.
Voglio qui richiamare che la tipizzazione che è stata indicata come quella più diffusa è quella di giovani coppie che hanno occupato perché hanno avuto dei figli e dovevano quindi trovare una forma di vita autonoma e non hanno potuto trovare altrimenti casa.
Dall'altra parte però io chiedo a tutti i colleghi di considerare quanti non hanno occupato e sono magari stati sollecitati dall'esempio di questi 500 ad andare ad occupare e quanti magari hanno chiesto consiglio se dovevano occupare e sia stato dato loro il consiglio di non occupare perch questo non è il modo di risolvere il problema della casa, non è un modo civile, in questo senso, rispetto a chi non ha occupato, il problema diventa civile, non sociale, di rispetto di regole di convivenza e di rispetto delle norme di legge.
Mi rendo conto che l'Assessore ha di fronte una realtà difficile e non può fare a meno di affrontarla. Noi ci siamo sforzati di vedere se potevamo essere al suo fianco, come responsabile regionale di questa politica, e sentiti gli abitanti degli IACP, chi già abita e sentiti gli operatori del settore edilizio, abbiamo tratto la conclusione che esiste una nostra difficoltà, mia personale e del mio Gruppo, ad assumere l'atteggiamento che l'Assessore Carletto, dico anche coraggiosamente, ha voluto assumere. Nel senso, e cito un abitante di uno IACP di Venaria con il quale ho parlato in questi giorni, che essendo uno degli abitanti che ha organizzato la vita negli IACP, richiestogli giudizi su questo provvedimento mi ha risposto: "Da quando sono all'Istituto Autonomo Case Popolari mi considero un fortunato - è un immigrato - ma da quando abito all'Istituto Autonomo Case Popolari a Venaria - sono certamente qualche lustro - ho lavorato tutti i giorni e ho faticato tutti i giorni e tuttora fatico per rendere civile la condizione abitativa nel quartiere". E mi diceva che provvedimenti di questo genere non aiutano chi cerca di rendere civile la convivenza, la condizione abitativa nei quartieri.
Questa è la ragione per cui, nonostante che ci abbiamo ragionato e ci abbiamo pensato, non posso esprimere un consenso a questo provvedimento.
Siccome siamo schiacciati, come è schiacciato Carletto, da due facce di questa medaglia non voteremo contro, ma la nostra non è una fuga di responsabilità, è soltanto l'intenzione di segnalare che esiste un problema serissimo nei confronti di questioni come queste. La responsabilità ce la prendiamo tutti; noi la segnaliamo con la nostra astensione, e capisco che l'Assessore Carletto, invece, la esprima con un atteggiamento di presentazione ed approvazione di questo provvedimento. Suonerebbe forse falso in Consiglio regionale un atteggiamento di unanime consenso a questo provvedimento; non coglierebbe la problematica che c'è dietro e non coglierebbe la problematica che ciascuno di noi sente nell'affrontare una questione come questa. Il nostro voto, quindi, sarà di astensione.
Aspettando di poter discutere serenamente e molto ragionatamente sulle questioni della casa, voglio richiamare alcuni elementi per cui si dovrebbe portare attenzione ad un dibattito come questo, non solo per il significato pesante che questo provvedimento ha in sé, ma anche per trarre gli orientamenti per definire la politica generale della casa.
Perché si è giunti a questa situazione di occupazione abusiva? Se sono vere, come io credo e spero siano vere, le situazioni di emergenza che hanno indotto circa 500 famiglie ad occupare la casa, in qualche caso ad occupare una casa già assegnata a qualche utente - tralasciando l'ipotesi che non siano vere, ci sarà qualche caso che non era in situazione di emergenza, ma non fa testo di fronte al numero delle 500 famiglie occupanti se questo è vero, la prima considerazione che dovremmo trarne (scusatemi la sintesi con cui la esprimo, ma è per non portare via del tempo, sperando che ci sia occasione di parlarne in un altro momento) è la seguente: non è vero che il mercato può risolvere il problema della casa nel nostro Paese.
Ci sono fasce di persone che non possono accedere alla casa sulla base della semplice offerta del mercato.
Richiamo tale questione perché troppo spesso sento in questo Consiglio in termini generali, fare ricorso all'idea di mercato come soluzione di ogni male. Si sono ricacciate indietro, anche per esperienze pesanti e false, di pianificazione e di programmazione, da un lato, e l'idea dell'intervento sociale, dall'altro. Mi permetto di dire queste cose con molto pudore, ma sono incoraggiato a farlo perché argomenti di questo genere li sento trattare dal Cardinale Martini e dal Papa, persone verso le quali nutro molta stima per l'impegno che stanno profondendo attorno ai problemi del mondo, del nostro Paese.
Di qui io credo che dobbiamo trarre la considerazione che non è solo al mercato, anche se è un meccanismo importante che regola i rapporti nella società, che può essere affidata la soluzione di problemi tanto pesanti e tanto gravi. Non vado oltre rispetto a questo problema; non è certo questa la sede in cui discutere come il mercato deve essere corretto e integrato e quale deve essere la funzione sociale, ma lo pongo come un problema da affrontare.
Il secondo problema da affrontare è la politica urbanistica. Noi siamo in una provincia che ha perso 157.000 abitanti nel corso dei due censimenti (dal 1981 al 1991) e nonostante questo abbiamo tensioni abitative; siamo in una città che sta perdendo abitanti annualmente, e proprio a Torino la gran parte di queste 500.000 famiglie vive. Come mai non si trovano alloggi, non si trovano case? Qui c'è l'altro problema: il mercato degli affitti, che se non controllato non risponde alle esigenze di molte famiglie, non solo a quelle più disagiate, ma anche a quelle meno sfortunate di queste. Anche in questo caso, l'osanna per l'eliminazione dell'equo canone credo debba essere in qualche misura contenuta e rimeditata.
A Torino si espelle popolazione per la politica urbanistica che si sta facendo: il gioco delle rendite nel centro storico, nel centro abitato.
Siamo alla vendita di vani, nel centro abitato di Torino, a livello di 8 10 milioni al metro quadro (andate a chiedere ad alcune agenzie che vendono alloggi nel centro storico). E' in corso una forte terziarizzazione di Torino che continua da anni e che adesso si è incentivata e incrementata, e questo espelle popolazione, la espelle fuori; c'è quindi un problema di politica urbanistica, di politica territoriale in generale.
Ultima questione che voglio sollevare - non risolve il problema della politica urbanistica e il problema della rendita di per sé, ma certo pu coadiuvare - è il problema dell'Area Metropolitana. Questa situazione è anche l'effetto di una mancanza di politica coordinata nell'Area Metropolitana; di 500 famiglie, probabilmente molte sono in Torino, ma circa 400 saranno nell'Area Metropolitana. E qui manca una politica coordinata. C'è il Consorzio Intercomunale Torinese che funziona, ma è un organismo tecnico che dipende dalla volontà dei singoli Comuni di farlo funzionare o comunque di dare seguito all'elaborazione, all'indicazione che il Consorzio magari riesce anche a formulare. Quello che è chiaro è che in questi ultimi anni è caduta la tensione consortile dei Comuni sulle politiche della casa.
Noi avevamo l'impegno, scaduto già a giugno dell'anno scorso, di dar vita all'Area Metropolitana; il 31 dicembre prossimo scade la proroga reiterata che il Ministero ha concesso per individuare l'Area Metropolitana e incominciare la procedura per istituirla, e noi siamo ancora qui a guardare questo problema della casa nell'area torinese, anche problema di mancanza di una gestione territoriale a livello adeguato, che riguarda la politica urbanistica, la politica territoriale, la politica in particolare delle aree, le politiche in generale di quest'area. La considerazione da trarre è che l'Area Metropolitana è un fatto importante in una comunità di circa 2 milioni di abitanti, che vive molto concentrata, densamente riunita in un'area ristretta.
E dovremmo abbandonare una fuga senza rinvii, senza soluzione che si è introdotta, instaurata attorno a questa questione dell'Area Metropolitana e incominciare anche da questi fatti a trarre la conclusione che se i problemi si rendono più difficili è anche responsabilità nostra. La pu avere lo IACP, ma certo è anche responsabilità nostra se non si fanno gli atti conseguenti all'esigenza di poter governare i problemi in quest'area metropolitana in maniera unitaria e coordinata. Sotto questo profilo auspica che si discuta presto dell'Area Metropolitana; è irresponsabile non prendere atto della realtà metropolitana e non creare con l'Area Metropolitana, con strumenti intermedi, le condizioni per una gestione che non sia municipalistica e comunale di un problema come questo.
So di aver dato fastidio a molti, ma vi assicuro che certe discussioni qui dentro non mi interessano: mi interessano queste politiche di fondo perché se la Regione non è in grado di affrontare politiche di questo tipo l'ottimismo del Presidente Brizio, non serve a nulla.
E' affrontare queste questioni che si rende necessario: la responsabilità politica richiede questo.



BERGOGLIO Emilia, Assessore regionale

E noi abbiamo la responsabilità di questo.



PRESIDENTE

Ognuno valuta in maniera autonoma. La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Grazie, Presidente, per avere acconsentito all'iscrizione del mio intervento ancora in tempo utile. Sarò brevissimo per motivare il mio sì a questo provvedimento.
Parto da una considerazione molto pragmatica nei confronti di questo problema specifico, non in generale dei problemi legati allo IACP e alla situazione abitativa, in particolare della città di Torino. Una considerazione pragmatica che parte dalla sua avversione generale nei confronti di qualsiasi tipo di provvedimento di sanatoria che si possa approvare od esaminare in questo Consiglio per ciascuna delle materie di nostra competenza, ma in particolare per questo problema. C'è però la questione, molto pragmatica lo ricordo, molto concreta, del risolvere il problema di queste 500 famiglie e di fronte a queste situazioni io mi pongo una domanda molto semplice: cos'altro si sarebbe potuto fare? Di fronte a questa domanda che non ha altre risposte, se non quella dell'Esercito per andare a tirar fuori queste famiglie e portarle da un'altra parte...



(Interruzione della Consigliera Bresso)



CUCCO Vincenzo

Intanto un bando chissà che tempi può avere; in secondo luogo, a mio avviso in questa situazione non è assolutamente gestibile un iter di questo tipo, che sembra più legalitario, e in parte lo è anche, rispetto al provvedimento di sanatoria, ma in realtà l'efficacia del provvedimento sanatorio è molto più forte rispetto all'altra ipotesi. Ed è per questo quindi che io voterò a favore, per un motivo - lo ripeto - molto pragmatico.
Rubo ancora un minuto per ricordare invece altre questioni che hanno a che fare con lo IACP e che l'Assessore conosce. Il Commissario di Governo ha dato ragione - mi dispiace dirlo - al sottoscritto e non all'Assessore quando ha bocciato la deliberazione di Giunta che approvava la pianta organica dello IACP. Forse non in particolare dell'Assessore, ma di quello che l'Amministrazione regionale ha creduto di dover sostenere nei confronti dello IACP. Su questo argomento molto delicato, avente a che fare anche con la riorganizzazione generale dell'istituto e con quanto su di esso si è abbattuto e si sta abbattendo da un certo numero di anni - stando alle cronache che leggiamo - e con il ruolo che la Regione potrebbe avere in questa vicenda, spero che l'Assessore e la Giunta si presentino presto nel mese di gennaio con un dibattito il più proficuo possibile, prima della nomina del Commissario straordinario.
Voglio sottolineare che è competenza della Giunta ritenere se e quando nominare un Commissario straordinario e sceglierlo fra le persone che ritiene più opportune. Pertanto mi sembrerebbe non dico corretto, ma interessante, procedere ad un dibattito di questo genere prima della nomina di un Commissario.
Ripeto, la questione delle piante organiche è poca cosa rispetto a tutto il resto dei problemi, ma devo dire che perlomeno da questo punto di vista il Commissario del Governo ha dato ragione al mio Gruppo e alle motivazioni che noi avevamo dato su questo specifico argomento.
Ribadisco pertanto che voterò a favore in modo pragmatico per un principio di adesione alla realtà, quella che io interpreto ovviamente, e chiedo invece con molta insistenza di calendarizzare all'inizio del prossimo mese di lavoro un dibattito il più articolato possibile sullo IACP e sulle questioni ad esso connesse.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore regionale

Signor Presidente, ritengo innanzitutto di dover ringraziare i colleghi Consiglieri che sono intervenuti in questo dibattito che considero davvero importante perché è uno di quegli atti di governo che è osservato ed analizzato dai cittadini con grande attenzione, perché è un atto di governo che indubbiamente ha peso all'interno della società e che ci deve far riflettere e rendere responsabili nel momento in cui in quest'aula dovremo decidere, ognuno per le scelte fatte, quale atteggiamento assumere.
Ringrazio quindi i colleghi per le considerazioni molto ampie espresse che richiederebbero un'analoga replica perché i temi affrontati sono di largo respiro, ovvero la politica della casa nel nostro Paese e nella nostra Regione, in particolare nella città di Torino, dove registriamo le tensioni abitative più forti; la storia di questa politica per come negli anni è venuta avanti e per come è stata affrontata nei vari momenti storici dalle diverse maggioranze che hanno guidato la città di Torino e la Regione Piemonte. E' un dibattito ampio, tra l'altro alcuni colleghi hanno toccato la questione dello IACP, che indubbiamente da sola richiederebbe molto tempo. Devo confessarvi che sono combattuto tra il desiderio di entrare nel merito di tutte queste questioni e delle ragioni di tempo che il Presidente del Consiglio giustamente ha richiamato. Sono però dell'avviso di rinviare ad un dibattito generale in Commissione il problema complessivo della politica della casa.
La Giunta ha recentemente riconfermato la sua disponibilità a confrontarsi con le forze politiche in II Commissione su questo argomento abbiamo predisposto una relazione piuttosto ampia e siamo anche pronti a confrontarci sulla questione IACP di Torino, che è stata oggetto di alcune interrogazioni e sulla quale abbiamo tutta una serie di elementi da proporre alla riflessione dei Commissari.
Certo, la condizione dello IACP di Torino è difficile, lo sappiamo bene, ma è una condizione comune a tutti gli IACP dei capoluoghi di Regione del nostro Paese, in particolare delle grandi aree urbane, dove dobbiamo registrare tutta una serie di situazioni sia dal punto di vista economico sia finanziario e dal punto di vista di gestione e sia dal punto di vista della risposta ai bisogni della gente, che indubbiamente ci fanno dire che molta strada è stata percorsa, ma molta ne rimane. D'altra parte questa esperienza me la sono per certi versi trovata sulle spalle. Dico questo non per scaricarmi l a coscienza, ma perché purtroppo, quando nel 1985 diventai Assessore all'assistenza in questa Regione, mi trovai più di mille anziani che a Torino chiedevano da anni di poter avere una collocazione in una struttura residenziale per anziani e da anni aspettavano perch l'Amministrazione comunale di Torino non aveva offerto una risposta ad un problema così grave. Adesso mi trovo in questo Assessorato e riscontro che il problema abitativo è un problema drammatico, continua ad esserlo e le ragioni probabilmente non possono essere ridotte al fatto che un Assessore una Giunta, una coalizione, amministrano bene o amministrano male, perch non credo che questa maggioranza abbia la bacchetta magica per dare soluzione ai problemi, né credo che le Giunte che negli anni si sono susseguite in questo Consiglio regionale potessero avere la bacchetta magica. Io registro dei fatti, registro degli episodi, e registro per esempio che l'indebitamento dello IACP è, per larga parte, da addebitare a scelte che furono fatte in anni passati dal Consiglio di amministrazione dell'Istituto che pensarono di estinguere mutui accesi al 4% per accenderne altri al 12%.
Questa, come altre questioni, non può essere dimenticata. Così come dobbiamo sapere, colleghi ed amici, che la questione di Collegno giustamente riportata dai giornali di ieri - non è una questione che attiene molto all'Istituto Autonomo Case Popolari di Torino, ma attiene alla legge n. 25, a come in questa città e in questa regione si sono utilizzate le risorse della legge n. 25, a come le case, realizzate con i soldi finanziati con la legge n. 25, sono state realizzate in epoche storiche ben precise. Le case di Collegno sono state finanziate con la legge n. 25 non molti anni fa e conosciamo le loro condizioni. E' inutile qui richiamarle anche perché i colleghi che seguono queste questioni le conoscono: sono case in cui crollano i muri, in cui le caldaie dopo non molti anni non funzionano più, in cui abbiamo il disastro più totale.
Credo che un Consiglio regionale come il nostro, che deve affrontare un provvedimento che non piace alla Giunta, non piace all'Assessore, non piace al Presidente, non piace ai colleghi, assuma questo provvedimento per un senso di responsabilità che alcune forze politiche in particolare dovrebbero avere, quelle che si richiamano ai valori popolari, e che non sempre ritroviamo, e al senso di responsabilità che devono avere quelle forze politiche che domani mattina, non approvando questo provvedimento avallano il fatto che la forza pubblica caccerà da questi alloggi 500 famiglie in situazioni sociali disastrate, fasce di cittadini a reddito quasi zero, molte delle quali formate da giovani coppie che hanno avuto un bambino e che, non sapendo dove andare a vivere, per non vivere sotto i ponti, hanno pensato di occupare abusivamente un alloggio pubblico.
Non so se questo è vero, che debba essere processata e condannata una famiglia che ha fatto questo, come dicono gli amici delle Leghe. Credo che dobbiamo riflettere su queste questioni. Questo provvedimento non piace perché può anche determinare dei fatti di ingiustizia perché è vero, come qualcuno richiamava. Ma siamo sicuri che il bisogno di chi ha occupato fosse equiparabile al bisogno di chi non ha occupato? Non sono sicuro di questo. Problemi di questa natura che attengono a 500 famiglie, perch questo è il numero nella nostra Regione, sono stati affrontati con la preoccupazione che da più parti è stata richiamata e che io ho richiamato in Commissione e che voglio richiamare oggi e che sono stati affrontati anche con molto rigore perché noi non saniamo tutti i casi, ma saniamo i casi di occupazione abusiva avvenuti entro e non oltre il 31 dicembre 1991 e quindi non saniamo quelli che hanno occupato quando già circolavano notizie circa un'ipotetica sanatoria. Saniamo i casi di quelle famiglie che hanno un limite di reddito e hanno le caratteristiche per poter accedere all'edilizia residenziale pubblica, quindi non saniamo tutti i casi saniamo quelli che hanno le condizioni.



(Interruzione della Consigliera Bresso)



CARLETTO Mario, Assessore regionale

Scusa Bresso, non interrompere sempre, per cortesia, adesso ti spiego! Per cortesia, un po' di tolleranza, io non sono intervenuto, non ho interrotto. E' veramente difficile lavorare. Voi avete portato le vostre tesi, io cerco di sostenere le mie, sapendo benissimo che è un provvedimento impopolare, ma ripeto: mi auguro che in questo Consiglio ci sia ancora il senso delle situazioni sociali gravi come quelle che contraddistinguono questo provvedimento. Noi abbiamo messo dei paletti molto precisi in questa legge proprio per non uscire da una strada maestra che è quella di sanare le condizioni di famiglie che hanno titolo per entrare nell'edilizia residenziale pubblica. Abbiamo anche fatto un altro passo in questo disegno di legge che mi sembra anchéesso giusto. Sono state richiamate situazioni di famiglie che sono state allontanate in precedenza in precedenza all'approvazione di questo disegno di legge abbiamo inserito una norma che consente a queste famiglie di poter essere inserite in una graduatoria, cosa che con la legge n. 513 non sarebbe possibile perché chi è stato occupante abusivo viene bollato e quindi non potrà mai più accedere ad una casa di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata. Noi invece consentiamo a queste famiglie che sono state messe fuori dalla forza pubblica di poter rientrare attraverso un bando. Quindi, è un provvedimento sicuramente non facile, ringrazio Rivalta quando diceva che è un provvedimento coraggioso. Sì è un provvedimento coraggioso, che per abbiamo deciso di assumere proprio in considerazione della gravità e delle condizioni sociali drammatiche di queste 500 famiglie. E poi lo abbiamo assunto perché finalmente la Città di Torino, che dal 1980 non fa un bando e quindi non ha una graduatoria sulla base della quale assegnare gli alloggi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata, tanto che gli alloggi dal 1980 vengono assegnati solo agli sfrattati, sta predisponendo un bando che sarà pronto a metà dell'anno prossimo. Attraverso questo bando ed ecco la risposta a chi non ha occupato ed è una risposta coerente e conseguente - noi avremo, spero per il mese di maggio, una graduatoria in base alla quale saranno assegnati gli alloggi di risulta, cioè gli alloggi che si renderanno liberi da quel momento in avanti. Quindi, è un provvedimento che non è stato facile proporre. Alcune affermazioni sono eccessive. Non credo, collega Rivalta, che il fatto di avere in alcuni alloggi degli abusivi diminuisca il livello e la qualità della vita in quelle realtà. Questo vorrebbe dire che un abusivo è più incivile o è meno civile di un'altra famiglia che a pieno titolo ha avuto l'alloggio assegnato: non credo sia una questione di civiltà, è una questione di legittimità, e poi tutta una serie di altre considerazioni che sono state fatte non mi sembrano coerenti rispetto ai problemi che abbiamo di fronte.
Mi sembra che sia un provvedimento che va nel senso di rispondere a un'emergenza non solo abitativa, ma sociale. E' un provvedimento, colleghi che va nella direzione assunta da quasi tutte le Regioni italiane, perch il collega della Lega prima chiedeva o affermava che in Piemonte non è mai stato fatto un provvedimento di questo tipo. Collega Bodrero, non è così non è vero che in Piemonte non sono mai stati fatti provvedimenti di questo tipo perché nel 1983 fu fatta una sanatoria come questa. Non solo, ma in tutte le Regioni italiane fu fatta una sanatoria all'inizio degli anni'80 ed un'altra agli inizi degli anni '90: noi arriviamo per buoni ultimi proprio perché abbiamo cercato di resistere, un anno, per evitare di doverla fare.
Non si tratta quindi di un episodio piemontese ma nazionale, che certo, denota come la politica della casa, nel nostro Paese, ha probabilmente bisogno di correzioni; correzioni non solo sul fronte dell'edilizia pubblica, ma anche sul fronte di una legislazione che ormai non funziona più. La legge sull'equo canone nel nostro Paese ha creato negli ultimi anni, danni consistenti, ai quali bisogna porre rimedio. E credo che Governo e Parlamento stiano lavorando in merito - sono queste le notizie che abbiamo. A Torino abbiamo migliaia di alloggi vuoti, migliaia di alloggi destinati al terziario anziché a residenza, ed una serie di condizioni difficili che fanno aumentare una tensione abitativa purtroppo già molto alta.
Di questi problemi avremo sicuramente occasione di riparlare. Rinvierei il dibattito per quanto attiene lo IACP, ma non darei per scontato il fatto che l'Istituto di Torino debba essere commissariato, come qualche collega mi pare facesse intendere con il suo intervento. L'Istituto di Torino è sotto controllo rigoroso della Regione dal mese di giugno; ci sono atti concreti - che illustrerò in Commissione - in ordine ad un'azione di governo forte che la Regione sta attuando nei confronti dell'Istituto di Torino.
Non mi pare che il Presidente sia inquisito, ma - da notizie apparse sui giornali - è stato sentito come teste e il giorno dopo è tornato libero cittadino.
La situazione è difficile e complessa; sarebbe sciocco nasconderci dietro alle difficoltà dell'Istituto di Torino: non ci siamo mai nascosti.
In aula ho avuto recentemente occasione di ribadire la preoccupazione della Giunta e mia personale in ordine alla situazione dell'Istituto di Torino.
Debbo però dire che nei giorni scorsi l'Istituto ha approvato un bilancio preventivo del 1993 estremamente rigoroso, coerente con le indicazioni della Regione: c'è quindi un segnale di inversione di tendenza rispetto ad un passato forse un pochino troppo allegro in ordine a conti e numeri tanto che il disavanzo non è di 500 miliardi come qualcuno diceva, ma intorno ai 400 - voi direte che 100 miliardi sono pochi, ma è giusto riportare le cifre a quelle che sono.
In Commissione avremo l'opportunità di confrontarci; posso fin d'ora anticipare ai colleghi che la Regione sta svolgendo un'azione di governo e di controllo molto forte, in raccordo con sua eccellenza il Prefetto, con il quale ci siamo confrontati anche su questo provvedimento.
Provvedimento che qualcuno si chiedeva chi l'avesse richiesto. L'ha richiesto il SUNIA, con forza; il Sindaco di Torino, con altrettanta forza perché non sapeva più come affrontare il problema degli abusivi; l'hanno richiesto i Presidenti degli IACP. Vorrei anche dire, per giustizia, che non ci sono solo abusivi fra queste 500 famiglie. C'è una quota di famiglie, per la verità modesta, ma che pur va tenuta presente, perch anche una singola famiglia, una singola persona, vanno tenute presenti che, essendo morose, sono state dichiarate decadute dall'Istituto; in seguito, queste famiglie hanno coperto il loro debito nei confronti dell'Istituto, ma essendo state dichiarate decadute devono essere sloggiate della Forza pubblica. C'è un contesto di problematiche, che non attiene solo agli abusivi, che devono pur essere affrontate e che, ripeto, seppur in mezzo a tante preoccupazioni e perplessità, credo giusto che il Consiglio regionale sani.
Non voglio dire che questa sarà l'ultima sanatoria: era già stato detto, forse, nel 1983, dall'allora Assessore alla casa - non so chi fosse se Rivalta o Bruciamacchie. L'Assessore di allora che propose il provvedimento di sanatoria, probabilmente disse che sarebbe stato l'ultimo invece c'è qui Carletto che lo ripropone. Non mi azzardo, quindi, a fare valutazioni sul futuro; consentitemi soltanto l'augurio che si superino le tensioni abitative, presenti soprattutto a Torino, e che quindi non sia più necessario, fra dieci anni, accedere a provvedimenti come questi.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 Emendamenti presentati dal Consigliere Rivalta: 1) gli artt. 1, 2, 3 e 4, della legge n. 332 sono soppressi 2) nel testo di legge n. 332 è inserito il seguente art. 1: "Coloro che alla data del 22 / 12 / 1992 occupavano senza titolo alloggi realizzati o recuperati a totale carico o con il concorso o con il contributo dello Stato sono riconosciuti in regime di sistemazione provvisoria fino alla conclusione delle procedure di assegnazione conseguenti al prossimo bando di concorso" 3) l'art. 1 viene così sostituito: "1. L'Ente gestore, alla data di entrata in vigore della presente legge, notifica il provvedimento contenente l'ordine di rilascio, a quanti occupano senza titolo alloggi realizzati o recuperati a totale carico o con il concorso o con il contributo dello Stato, inviandone copia al Comune".
La parola al Consigliere Rivalta che li illustra.



RIVALTA Luigi

Mi è spiaciuto l'atteggiamento polemico dell'Assessore Carletto: il mio non lo era stato assolutamente, anzi avevo dichiarato tutta la nostra responsabilità nell'atteggiarci sulla questione. Se l'astensione è considerata poco, evidentemente non ci si rende conto della gravità del problema e dei ruoli che ciascuno di noi ha.
La nostra responsabilità si sarebbe espressa nel non respingere questo provvedimento, lasciando a chi aveva responsabilità di maggioranza di approvarlo.
Abbiamo presentato degli emendamenti proprio per assumere un atteggiamento costruttivo nei confronti del provvedimento che, a detta di tutti, è un intervento molto problematico, che tra l'altro ribadisce la linea, rimarcata nel nostro Paese, di sanatorie molteplici - mi riferisco a quelle sugli abusivismi edilizi attuate nel passato anche dalla nostra Regione.
Perché ho evidenziato l'equo canone fra le questioni da affrontare? Perché sta provocando un ampio processo di espansione degli sfratti; da più parti, in questi ultimi giorni, si parla di una prospettiva di 100 mila sfratti nel Paese e, a Torino, avremo la nostra parte.
L'azione di sfratto che ci sarà in futuro non dipende neanche dal problema quantità di case offerte, dipende da un problema di rapporto tra possibilità di pagare gli affitti e gli affitti che vengono richiesti. Se noi avremo la nostra quota, sarà una quota di qualche migliaio di sfratti che esploderanno e allora l'insieme del potenziale d'urto per l'abusivismo crescerà e avremo dei problemi seri. Consideriamo, tra l'altro, che questo provvedimento abbia in sé non solo questo rischio di esemplarità reiterata e su questo ce lo assumiamo non votando contro, ma abbia in sé qualche elemento difficile da risolvere, di iniquità, perché vengono sanate le occupazioni abusive di chi ha redditi annui lordi di 58 milioni, perché si sana sulla base di un reddito di permanenza negli IACP e non si sana sulla base di un reddito di accesso. Se quegli stessi inquilini dovessero far domanda seguendo un bando fatto oggi secondo la legge, nel rispetto delle leggi, potrebbero accedere agli IACP solo avendo un reddito più basso di 29 milioni. Penso che moltissime siano famiglie, inquilini che hanno redditi più bassi e quindi rientrerebbero anche nei bandi normali, ordinari, ma questo provvedimento sana anche chi non avrebbe diritto di entrare nelle case IACP sulla base della nostra normativa, della nostra legislazione nazionale e regionale. E allora si crea davvero un'iniquità, perché chi ha redditi che non consentirebbero di accedere allo IACP occupa un alloggio che potrebbe essere messo invece a disponibilità di chi ha il reddito di accesso nel futuro bando. L'Assessore Carletto ha voluto forse polemizzare e cercare di colpirmi dicendo che dovrebbero rendersene conto i partiti che hanno una base popolare. Io me ne rendo ben conto. E' per questo che sono travagliato rispetto a questo provvedimento. Se non mi rendessi conto della sostanza di fondo del problema in tutti i sensi, non sarei qui nemmeno a discuterne e non ne discuto per fermarlo, ne discuto perché tutto questo diventi elemento costitutivo della nostra cultura politica per fare poi una politica che sia più giusta, più efficace di quanto è stato fatto nel passato. Pertanto ho presentato due emendamenti che non bocciano il provvedimento, ma cercano di migliorarlo sul piano dei problemi che presenta in ordine alla giustizia, nei rapporti fra i vari possibili utenti. Un emendamento è di carattere generale, ma tutti e due fanno leva su questo principio "si considerino in sistemazione provvisoria coloro che sono negli alloggi, fino al futuro bando". Prima il Consigliere Cucco si chiedeva quando ci sarà, ma fino al futuro bando si considerino in sistemazione provvisoria. Il bando generale che il Comune di Torino si impegna a fare, ma speriamo che appena ci sarà di nuovo un'Amministrazione venga fatto con urgenza, dovrà decidere chi di fronte ad una domanda grande e ad un numero limitato di alloggi disponibili ha diritto prioritario di entrarvi e intanto mettiamo in atto delle politiche per cercare di allargare il numero degli alloggi. Quindi tutti e due gli emendamenti si fondano su questo principio di ritenere il regime di sistemazione provvisoria, richiamato nel provvedimento presentato da Carletto, per quelli che hanno occupato alloggi che nominativamente erano già stati assegnati ad altri. Mi sembra che possa andare bene per tutti. C'è maggiore differenza tra i casi di iniquità che generiamo con questo provvedimento che non fra la situazione che esiste fra chi ha occupato un alloggio che non era ancora assegnato e chi ne ha occupato uno che era già stato nominativamente assegnato ad un utente: c'è minore differenza se si considera l'ottica dell'occupante. Probabilmente l'occupante, quando è andato ad occuparlo, l'ha fatto senza neppure sapere se era assegnato o non era assegnato, e allora in questo senso mi sembra più giusto assumere un atteggiamento di sistemazione provvisoria per tutti, fino al bando generale. So benissimo che questo atteggiamento generale, che è quello che affronta di più gli aspetti sociali degli occupanti, perché non fa la differenziazione in questo momento del loro reddito rispetto a chi parteciperà ai bandi, perché lascia aperta la questione delle priorità, è un provvedimento che non tiene conto del reddito. Quindi la sistemazione provvisoria è data a tutti. Se questo non va bene, in via subordinata propongo il provvedimento più restrittivo: sempre sistemazione provvisoria ma per chi ha il reddito di accesso, perché questo mi sembra un fondamento da far valere e da mettere in chiaro. Mi va bene anche l'altro, più generale, sistemazione provvisoria per tutti. Mi sembra questa la soluzione più lineare, che non risolve il problema perché lo rinvia, ma certo non crea delle sperequazioni definitive, perché lascia del tempo per affrontare la questione e riportarla alla regolarità di un bando; nel contempo forse anche mettendo in atto qualche politica che allarghi il numero dei vani che fra un anno o due si possono avere a disposizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

A me pare che questo emendamento meriti attenzione e per quanto mi riguarda approvazione, in quanto inserisce nel meccanismo del disegno di legge un correttivo secondo equità, rimandando, è vero, il problema ai prossimi mesi, però nello stesso tempo impedendo quei 500 sfratti esecutivi di cui accennava l'Assessore Carletto, se ben ho capito, che sarebbero prossimi ad essere eseguiti. Fra queste 500 famiglie ci saranno sicuramente casi meritevoli di tutela, ci saranno delle morosità incolpevoli, penso sia difficile fare la radiografia di tutte quante. Ci saranno anche casi di persone che superano di gran lunga il reddito di accesso, ma in questa maniera mi pare si risolverebbe questo problema della vera emergenza, di impedire cioè gli sfratti esecutivi rimandando ad un secondo tempo un migliore esame dei singoli casi. Sotto questo profilo penso, dato che in definitiva è un provvedimento tampone, che questo emendamento meriti meditazione da parte della Giunta e per quanto mi riguarda merita approvazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore regionale

Approfitto , se i colleghi me lo consentono, di dire la posizione della Giunta sugli emendamenti presentati, perché oltre agli emendamenti del collega Rivalta c'è un altro emendamento firmato dai Consiglieri Bresso Grosso e altri. Volevo dire intanto al Consigliere Rivalta che non credo di aver fornito una risposta polemica: certo è un provvedimento che ci preoccupa e ci pone dei problemi di coscienza. Quindi, l'Assessore giustamente partecipa interrogandosi anche perché poi, sentendo i colleghi uno si interroga se le scelte che compie siano giuste o se possano essere migliorate. Quindi, la polemica è sempre una polemica politica, non personale.
Ho una ragione per non accogliere gli emendamenti che sono stati proposti in ordine alla realizzazione di sistemazioni provvisorie, anche se è un'ipotesi intelligente, nel senso che risolve la scadenza, che purtroppo può essere anche di pochi giorni, degli interventi della forza pubblica, e quindi fa slittare questo rischio e li dovrebbe incrociare con un bando e quindi potrebbe consentire, spostando questo problema, di rivedere tutta la situazione alla luce di un bando e quindi di come questi abusivi si collocheranno all'interno di una graduatoria definita con il bando.
Ho solo un dubbio: quello di creare un'altra categoria che è la categoria dei provvisori. La situazione abitativa di Torino è costellata di situazioni le più disparate. Vi sono i profughi, per i quali abbiamo una categoria che va trattata in un certo modo: la Regione Piemonte emanò una legge in base alla quale i profughi venivano trattati come tutti gli altri cittadini che hanno diritto di accedere all'edilizia residenziale pubblica dimenticando che c'è una legge nazionale che disciplina l'accesso, la locazione, ecc. Abbiamo inoltre una serie di categorie che non cito perch chi, come Rivalta e Chiezzi, si occupa di questi problemi sicuramente conosce.
La mia preoccupazione è di fare un'altra categoria che è quella dei provvisori, cioè di quelli che oggi abbiamo sanato provvisoriamente ma che comunque prima o poi dovremo sanare o che comunque prima o poi saranno oggetto o di conferma o di espulsione. Quindi, se sul piano teorico è una proposta assolutamente condivisibile, esaminata poi sul piano concreto della gestione di oggi e di domani mi lascia molte preoccupazioni e molte perplessità. Non vorrei creare un'altra categoria che avrà poi delle sue condizioni, che avrà poi delle sue esigenze, che avrà poi delle sue richieste, sganciata quindi da un quadro complessivo di gestione che è quella di un bando, di una graduatoria e degli aventi diritto.
Pertanto la Giunta non accoglie gli emendamenti presentati dal Consigliere Rivalta. Per quanto riguarda l'emendamento della collega Bresso in ordine al limite di reddito per il quale saniamo, il disegno di legge indica il limite di reddito, quello di permanenza nell'edilizia residenziale pubblica; l'emendamento propone invece il limite di reddito di accesso. Devo dire che se ad una valutazione iniziale la Giunta per analogia ha detto: "Ma se questi sono lì, il limite di reddito di permanenza è di un certo tipo, utilizziamo quel parametro per farli rimanere lì, perché se queste persone non fossero abusive all'interno del limite di permanenza rimarrebbero nelle case popolari", però è anche vero che fra sei mesi faremo un bando e per entrare in graduatoria bisogna invece essere al di sotto del limite di accesso. Quindi la Giunta ha riflettuto - ed è un ripensamento che la Giunta ed io abbiamo fatto in questi giorni dopo che ci siamo sentiti e abbiamo lavorato in Commissione e ritiene che sia più equo accettare l'emendamento e quindi il limite di accesso. Quindi, l'emendamento Bresso è accolto dalla Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero per dichiarazione di voto.



BODRERO Antonio

Il fatto che in altre Regioni italiane siano avvenuti fatti di massa gravi come quelli avvenuti in Piemonte non giustifica nulla e vuole dire soltanto che purtroppo il Piemonte si sta italianizzando; infatti queste cose non avvengono nel mondo civile e democratico. Quindi, la prova del nove è questa. Voglio fare notare che in certe Regioni, per esempio in Sicilia, si sarebbero fatte case popolari molto più del necessario. Vorrei ricordare che la morale naturale propone due domande fondamentali: e se tutti facessero così, cioè gli abusivi e i senatori degli abusivi? E se lo facessero a te non ci sarebbe nessuna sanatoria!



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 1). Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli, 25 contrari e 2 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri).
Pongo in votazione l'emendamento n. 2). Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli, 25 contrari e 2 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri).
L'emendamento n. 3) è ritirato. -Emendamento presentato dai Consiglieri Bresso, Grosso e Marengo: 4) all'art. 1, secondo comma, lettera b), dopo le parole "primo comma" e fino al punto sostituire con: "lettere a), b), c), d), e), f), g) della L.R. n. 64 l 84".
Pongo in votazione l'emendamento, accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 31 voti favorevoli e 3 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri).
Ha chiesto la parola la Consigliera Bresso per dichiarazione di voto ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

Desidero fare una dichiarazione di voto sull'art. 1, che vale anche per tutta la legge; il punto rilevante della legge è proprio l'art. 1.
La dichiarazione di voto è di astensione su questo articolo e sull'intero provvedimento. Noi cogliamo la disponibilità che l'Assessore ha mostrato, eliminando - crediamo - l'aspetto più sgradevole di questo provvedimento; ci riferiamo al fatto di sanare, attraverso la norma relativa al livello di reddito (che anziché essere quello di accesso era quello di permanenza), l'aspetto più preoccupante di questa legge, secondo il quale si mettevano in condizioni profondamente diverse soggetti aventi potenzialmente lo stesso diritto. E' ben vero che tali soggetti può darsi non siano nella stessa situazione, ma questo lo potremo sapere solo al momento del bando, quando conosceremo le condizioni di effettivo bisogno.
Inoltre raccolgo la questione sollevata poco fa dal collega Rivalta. I giornali ci parlano oggi di 100.000 sfratti potenziali in corso in Italia a seguito della sostanziale abrogazione della norma sull'equo canone, il che significa che in un futuro bando la dimensione degli sfrattati potrebbe essere molto più rilevante. Anche per questa ragione sarebbe profondamente ingiusto se oggi si creassero condizioni di disparità. Resta però la nostra preoccupazione, come ha già espresso il collega Rivalta, per questo accrescersi della tensione abitativa in Italia in questa fase, almeno in questa fase transitoria; può darsi che la riforma dell'equo canone possa anche produrre delle condizioni migliori in futuro - e io non sto qui a difendere l'equo canone, che certamente si è rivelato essere una norma di gestione difficile e macchinosa e che deve essere superata - però è certo che nei prossimi mesi e nei prossimi anni questo significherà un aumento della tensione abitativa.
Proprio a fronte di ciò, pur rendendoci conto che comunque sarebbe stata una guerra fra poveri anche questa, ci sarebbe sembrato migliore attraverso un meccanismo che permettesse una provvisorietà chiaramente definita nella sua scadenza, un bando da assumersi a tempi relativamente brevi - su cui c'è un impegno del Comune ad assumerlo a tempi relativamente brevi - per andare a verificare quali sono le condizioni reali dei fabbisogni urgenti dinanzi a cui ci troviamo.
Ciò detto, ci rendiamo conto anche noi che la situazione di queste famiglie è certamente grave e difficile; infatti, coloro che si mettono nelle condizioni di assumere un atteggiamento così grave come quello di un'occupazione abusiva, che finora comunque li rendeva non possibili assegnatari di una casa, evidentemente sono in condizioni di grandi difficoltà. Per questa ragione non ci sentiamo di esprimere un voto contrario, ma un voto di astensione; astensione proprio nei confronti di un provvedimento insoddisfacente, che peraltro non consente all'opposizione di assumerne uno soddisfacente e quindi di dare una risposta.
Se questo provvedimento venisse bocciato, non potendo come opposizione far passare a tempi brevi una soluzione alternativa com'era quella che avevamo proposto e che ci pareva più giusta, preferiamo evitare di peggiorare maggiormente le condizioni di queste famiglie.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione dell'art. 1 così emendato, per alzata di mano (ai sensi dell'art. 44, secondo comma dello Statuto).
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 39 voti favorevoli 27 voti contrari 4 astensioni 8 non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano (ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto).
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 39 voti favorevoli 27 voti contrari 4 astensioni 8 non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano (ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto).
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 39 voti favorevoli 27 voti contrari 4 astensioni 8 non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano (ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto).
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 39 voti favorevoli 27 voti contrari 4 astensioni 8 non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano (ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto).
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 39 voti favorevoli 27 voti contrari 4 astensioni 8 non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 46 votanti 41 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.
Comunico che sono stati presentati due documenti collegati alla legge testè votata e precisamente l'ordine del giorno n. 503 presentato dal Gruppo MSI-DN e l'ordine del giorno n. 504 presentato dal Gruppo Lega Nord Piemont.
Tali documenti sono stati distribuiti a tutti i Consiglieri. Passiamo pertanto all'illustrazione degli stessi.
La parola al Consigliere Rabellino che illustra l'ordine del giorno n.
504.



RABELLINO Renzo

Sarò molto breve perché il nostro ordine del giorno vuole essere in un certo senso provocatorio.



PRESIDENTE

In un "piccolo" certo senso.



RABELLINO Renzo

Giustamente la Presidente ci ha invitati a modificare il testo originario nel quale noi invitavamo le famiglie piemontesi ad occupare ulteriori immobili. In sostanza dicevamo: chi è in certe condizioni vada ad occupare senza problemi, perché tanto poi tra un anno o due questa Giunta farà un'altra sanatoria.
Il nostro ordine del giorno vuole sottolineare la gravità dell'atto compiuto da questa Giunta che ha avallato un reato. Questa è la realtà ed è per questo motivo che noi invitiamo i piemontesi a ricompiere questo reato perché tanto fin quando ci sarà una classe politica di questo stampo i reati verranno sanati per cui noi riteniamo che sia giusto che tutti i cittadini piemontesi siano messi allo stesso livello e non ci siano cittadini di serie A e cittadini di serie B. Chi ha compiuto un reato deve essere perseguito prima e dopo, non si possono fare queste differenziazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino che illustra l'ordine del giorno n.
503.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, visto che la legge ormai è stata approvata nei termini proposti dalla Giunta, ho presentato questo ordine del giorno ai fini di evitare una disparità di trattamento fra coloro che sono stati sfrattati e il cui sfratto può anche venire eseguito nelle prossime settimane o per morosità o per decadenza non avendone più i requisiti o per altre inadempienze, e coloro i quali in qualche maniera sono più fortunati e riescono a far sì che lo sfratto non venga eseguito fino a quando la legge non sarà operante. Quindi per evitare questa disparità di trattamento, una volta entrati nell'ottica perché la legge non sarà operante finché non ci sarà il visto del Commissario del Governo d'accordo, però presumibilmente sarà quanto prima operante all'incirca fra trenta giorni, penso che sia bene che la Giunta si attivi nel senso che ho richiesto. La chiave di lettura di questo ordine del giorno, anzi la motivazione più che la chiave di lettura, è nel senso che siccome in base alla legge vigente gli sfratti di qualunque tipo, compresi questi, possono venire eseguiti solo se e in quanto un'apposita Commissione prefettizia concede la forza pubblica, qui si chiede alla Giunta di intervenire. Mi diceva l'Assessore Carletto che già è stato fatto direi quasi privatamente ma io chiedo che ci sia un impegno della Giunta e per essa dell'Assessore ad intervenire presso il Prefetto affinché la Commissione prefettizia da lui presieduta, la quale è l'unica che può disporre nei congrui casi della forza pubblica, non si avvalga di questa facoltà fino al 31 marzo, dico 31 marzo perché è grosso modo la presumibile data di entrata in vigore della legge.
Ripeto che questo ordine del giorno l'ho congegnato unicamente per evitare ulteriori disparità di trattamento fra i soggetti cui è diretta la sanatoria.
Colgo l'occasione per esprimermi sull'ordine del giorno della Lega Nord. Unicamente per lo spirito che è quello che è stato enunciato dal Consigliere Rabellino, forse e non tanto per le parole usate, ma per lo spirito che lo anima che è quello di censurare il comportamento del Consiglio di amministrazione IACP che, con il suo lassismo, con il non intervenire tempestivamente o quanto meno nei congrui tempi tecnici possibili volta che si verificavano le morosità consentendone il loro prolungarsi a tempi lunghi, ha consentito in definitiva almeno l'incancrenirsi di questo abusivismo; solo in questo spirito per quanto mi riguarda esprimerò voto favorevole. Ripeto, per lo spirito che lo anima più che per le parole usate.
Infine io chiedo, senza presentare un ordine del giorno, che quando verrà nominato, come auspichiamo, il Commissario dello IACP oppure verrà nominato il nuovo Presidente, è un discorso che riprenderò, ma voglio sottolinearlo fin d'ora...



CARLETTO Mario, Assessore regionale

Ma c'è il Presidente, vuoi farlo morire?



MAJORINO Gaetano

No, morire no, ma sostituire! Il nuovo Presidente deve fare l'azione di responsabilità nei confronti dei membri del Consiglio di amministrazione dello IACP per il danaro perso dallo IACP nei confronti di quei morosi che sono stati lasciati incancrenire, perché indubbiamente c'è una responsabilità. Ci sarà, caso per caso, il poveraccio che è rimasto moroso colpevolmente o incolpevolmente, ma che non ha una lira sulla pelle; ci sono pero anche quei casi di morosità che si sono lasciati incancrenire e di fronte a questa inerzia c'è una responsabilità per non avere consentito all'ente di recuperare il danaro non pagato dal conduttore. Questa poi è una regola generale delle possibili azioni di responsabilità, non dico certe, ma possibili, da esaminare caso per caso. Azioni di responsabilità di un neo-Presidente o neo-Commissario come noi auspichiamo, senza voler far morire l'attuale - ci mancherebbe altro! - che è possibile esperire nei confronti di quei Consigli di amministrazione o Presidenze che abbiano provocato danni all'ente cui sono preposti.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTICELLI



PRESIDENTE

Sui due documenti nn. 503 e 504, testè illustrati, si è convenuto di fare un'unica discussio-ne. Poiché non vi sono richieste di intervento da parte di Consiglieri ha la parola l'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore regionale

La Giunta ritiene che l'ordine del giorno proposto dai colleghi della Lega Nord sia un ordine del giorno provocatorio, quindi non lo commento, si commenta da solo. Alle provocazioni si può rispondere in tanti modi, io rispondo con calma, quindi non lo commento.
Per quanto riguarda invece l'ordine del giorno del Consigliere Majorino lo condivido nello spirito e nella necessità di intervenire per evitare ci che lo stesso collega Majorino paventava nel suo intervento. Non solo, ma siamo già intervenuti nelle settimane scorse. Qualche collega sa perch giustamente mi ha posto questa questione ed io sono intervenuto parlando con l'autorità giudiziaria, parlando con il Prefetto, parlando con l'allora Sindaco di Torino (allora c'era ancora un sindaco seppure dimissionario) perché intervenisse sul comandante dei Vigili urbani per evitare che ci fosse l'allontanamento dall'alloggio di famiglie che magari potevano rientrare in questa sanatoria. A maggior ragione, collega Majorino e colleghi Consiglieri, riterrei indispensabile - se il Consiglio regionale è d'accordo - di fare arrivare, domani mattina attraverso i miei uffici, al Prefetto, al Commissario della Città di Torino, ai Sindaci dei capoluoghi di Provincia, il testo del disegno di legge, tale che la forza pubblica e i vigili urbani (perché non c'è solo la questione della forza pubblica intervengono spesso i vigili urbani, quindi va fatto sui due fronti) tengano immediatamente conto del fatto che il Consiglio regionale questa sera ha approvato questo disegno di legge. Non mi sembrerebbe utile approvare un ordine del giorno perché nulla aggiunge e nulla toglie a questa azione di prevenzione che, sono ben d'accordo, deve essere svolta.
Non mi sembra opportuno di approvarla in un ordine del giorno perché si tratta anche di materia abbastanza delicata e che il Consiglio regionale si esprima con un ordine del giorno in questa materia mi sembrerebbe non opportuno, sapendo che, come azione di governo, domani mattina mi metter immediatamente in moto per fare le cose che dicevo, quindi per informare i soggetti, direttamente o indirettamente interessati a questa vicenda, che il Consiglio regionale questa sera ha approvato questo provvedimento.
Infine, chiederei all'aula se fosse d'accordo, o al collega proponente se lo ritiene, di non metterlo in votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Anche ammesso che in seguito alle dichiarazioni dell'Assessore Carletto possa apparire superfluo, a me pare, anzi sono convinto che con un: "richiedendo un intervento presso il Prefetto, chiedendogli di non concedere la forza pubblica fino a una certa data", in questa maniera si blocca in radice ogni qualsiasi possibilità di esecuzione di sfratti perch senza la forza pubblica nessuno sfratto a Torino, quanto meno a Torino viene eseguito o può essere eseguito. Se poi già ci sono stati dei passi e ci saranno - diceva l'Assessore da domattina - va bene, nel più sta il meno, quindi votiamo l'ordine del giorno che vuole bloccare il fenomeno in radice. Io insisto perché sia votato.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno è mantenuto, quindi si votano separatamente i due ordini del giorno. Pongo in l'ordine del giorno n. 504 presentato dal Gruppo Lega Nord Piemont, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, preso atto del disegno di legge n. 332 che dispone la sanatoria nei confronti degli occupanti abusivi degli alloggi IACP invita tutte le famiglie piemontesi, con le caratteristiche previste dalle normative in vigore alla data odierna in materia di assegnazione di alloggi realizzati o recuperati a totale carico o con il concorso con il contributo dello Stato, a premere nei confronti delle istituzioni per poter accedere immediatamente in tali alloggi in via di ultimazione garantendo entro un anno un'ulteriore sanatoria".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 4 voti favorevoli e 25 contrari (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
Pongo infine in votazione l'ordine del giorno n. 503 presentato dal Gruppo MSI-DN, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, in esito al dibattito odierno sul disegno di legge n. 332 appreso che sono oltre 500 i provvedimenti di sfratto suscettibili di essere eseguiti nei prossimi giorni o settimane vista la vigente legge la quale consente agli Ufficiali Giudiziari di eseguire gli sfratti solamente se e conche siano assistiti dalla Forza Pubblica concessa dalla apposita Commissione Prefettizia; ritenuto che detta Commissione dispone di discrezionalità nel concedere la Forza Pubblica; impegna la Giunta ad intervenire presso il Prefetto onde ottenere che non venga concessa sino al 31 marzo p.v. la Forza Pubblica per gli alloggi cui si riferisce il disegno di legge n. 332 ".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. L'ordine del giorno è respinto con 15 voti favorevoli e 23 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Sull'ordine dei lavori e precisamente: - richiesta di discutere sui provvedimenti relativi al Coro RAI - richiesta di iscrizione all'o.d.g. dei documenti sulla Sanità - richiesta di iscrizione all'o.d.g. sull'unità spinale


PRESIDENTE

Proporrei di procedere in questo modo: esaminiamo subito la deliberazione relativa al Regolamento CEE n. 2052 e successivamente di passare alla problematica del Coro RAI.
La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Chiederei, se fosse possibile, una riunione dei Capigruppo per trovare un accordo comune sull'ordine del giorno sul Coro RAI.



PRESIDENTE

Possiamo concordare così le esigenze: dato che è l'ultima seduta e che c'è questa esigenza rappresentata dal Consigliere Picchioni, se il Consiglio consente possiamo fare la discussione sulla deliberazione relativa al Regolamento CEE n. 2052 e contemporaneamente i Capigruppo si possono riunire per evitare di fermare i lavori del Consiglio.
Ha chiesto la parola la Consigliera Bortolin; ne ha facoltà.



BORTOLIN Silvana

Volevamo chiedere di iscrivere all'o.d.g. l'ordine del giorno che abbiamo presentato sulle questioni della sanità.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Maggiorotti; ne ha facoltà.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Chiedo di iscrivere all'o.d.g. l'ordine del giorno presentato ieri sulla questione unità spinale.



PRESIDENTE

I colleghi Bortolin e Maggiorotti hanno inserito due argomenti, li depositiamo un attimo all'attenzione dell'aula: torneremo su queste questioni dopo aver distribuito i documenti.
Mentre i Capigruppo si riuniscono in Sala A, i lavori del Consiglio continuano, quando arriveremo alla votazione pregherei i colleghi di interrompere e di venire a votare.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 560: "Regolamento n. 2052188 - Programma operativo plurifondo regionale e sociale. Obiettivo 2. Biennio 199211993. Revoca DGR n. 107/ 19789 e nuova proposta al Consiglio regionale" Votazione relativo ordine del giorno


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 560.
ha chiesto di intervenire il Consigliere Buzio. Ne ha facoltà.



BUZIO Alberto

Brevemente, perché sull'argomento ci saranno altri interventi del Gruppo più globali e complessivi.
Personalmente, in riferimento al programma operativo intendevo fare qualche riflessione relativamente all'attuazione dei Regolamenti comunitari su cui, per la verità, la Regione Piemonte non brilla per capacità di attuazione ed efficacia di spesa; Cito soprattutto l'Interreg, il progetto leader, ma anche la deliberazione n. 2052. Anche se da parte della Giunta c'è più attività esterna, francamente qualche giudizio occorrerà pur darlo.
Personalmente, faccio riferimento soprattutto all'area del Verbano Cusio Ossola, una delle due aree a declino industriale, definite tali dalla CEE, e che tra l'altro trovava la stessa area già nel Piano di sviluppo regionale un'attuazione particolare, tanto da meritare un capitolo ad hoc su questo argomento.
Dobbiamo rilevare che il degrado si è accentuato: il declino si è aggravata, la situazione di crisi si è diffusa in quest'area come nell'intero Piemonte, e quindi la discussione di questo programma operativo meritava, a mio avviso, una riflessione a consuntivo del triennio precedente. Non c'è dubbio che una valutazione più puntuale dei vari stati di avanzamento sarebbe stata utile per capire meglio questo programma operativo, che si inserisce come coda del precedente triennio.
Tuttavia, dato che sul triennio precedente dovremo fare una valutazione anche sul riscontro occupazionale, discorso che sarà di medio o lungo periodo, non è esaltante quel che emerge dalle prime avvisaglie. E proprio perché la situazione si è aggravata ulteriormente, c'è la necessità, per quanto riguarda questo programma operativo, di avere il massimo di attenzione per qualificare al meglio la spesa.
Ma sul merito interverrà più compiutamente il collega Calligaro, della III Commissione. Volevo anche far riferimento alla necessità che su questi programmi operativi, su cui per la verità, abbiamo come Gruppo richiesto la non iscrizione all' o.d.g. per un approfondimento, recuperassimo un minimo di confronto, di consultazione, di partecipazione democratica che, a mio parere, è stata insufficiente.
Dico questo perché se tali progetti richiedono la partecipazione corale e sinergica oltreché dei soggetti economici anche delle istituzioni, come di tutte le categorie economiche e sociali, credo che meritino un'attenzione maggiore anche perché si tratta di diverse decine di miliardi. Questo programma operativo considera una cifra di 477 miliardi di cui 63 a carico della CEE, 64 dello Stato e 16 tra Regione ed enti locali: non è poca cosa, non è un programma operativo che possa essere approvato così, come se fosse una deliberazione qualunque. Direi che è uno degli elementi, degli aspetti, degli atti più significativi e importanti della Regione, che meriterebbe un approfondimento che vada al di là della Commissione di cui, per altro, non faccio parte.
Bisognerebbe saperne di più: sappiamo che gli assi d'intervento sono particolarmente importanti, come l'innovazione tecnologica, l'offerta turistica, il rafforzamento del tessuto della piccola e media industria, i siti industriali degradati, la struttura e il sostegno all'attività economica. Credo che sia molto importante e che sarebbe stato utile che questo progetto avesse potuto essere da noi verificato più opportunamente e discusso anche a livello della nostra zona. E' questa un'esigenza emersa da più parti e quindi pareva opportuno che fosse sottolineata anche perché non so quali siano i progetti finora formulati, ma credo comunque, data la gravità della situazione, che alcuni debbano essere particolarmente sostenuti e sottolineati. Ho avuto un incontro qualche settimana fa con la Girmi, una delle più importanti aziende del casalingo dell'Omegnese, con un'innovazione del prodotto che tra l'altro è uno degli aspetti più significativi, conseguenza dell'innovazione tecnologica, che permette, nel breve e medio periodo un aumento dell'occupazione, in quanto il marchio Girmi è collegato, come sapete, alla Moulinex e ad altre aziende di questo tipo a livello europeo, e permette in Italia una lavorazione che poi viene estesa a tutta la rete di mercato di tutte le altre aziende collegate.
Credo che questo fatto sia importante da segnalare: è infatti molto più significativo di quanto possa essere un intervento generico. Ho citato un esempio esistente, ma ci sono anche altri atti da stimolare. Per esempio per quanto riguarda i siti industriali degradati, ci sono aree su cui anche la stessa Regione può sollecitare un intervento più significativo. Basti pensare all'area Pietra, nel centro della città di Omegna, su cui esiste un piano particolareggiato che prevede un intervento misto della società stessa, del Comune e di altri enti che possono attivarsi, che pu recuperare non sola ad una destinazione mista di intervento industriale, ma anche di intervento nell'area del terziario, che è particolarmente significativo.
Il programma operativo deve essere l'occasione di recuperare in questo biennio quanto non si è riusciti ad attivare nel triennio, o i limiti del triennio precedente; quello che volevo sottolineare sul piano preliminare e metodologico era di prestare una particolare attenzione a questo programma operativo. L'ordine del giorno firmato dai vari Gruppi questa mattina - io non ero presente, ma l'avrei certamente firmato - credo che vada nella direzione della necessità di una maggiore qualificazione della spesa affinché sia il più efficace possibile, e di un quadro di confronto più serrato con tutte le categorie economiche e sociali, con le imprese in primo luogo, che hanno l'onere maggiore, ma anche con le organizzazioni sindacali, con gli enti locali, ecc.
Questo affinché questa occasione, i cui termini saranno a breve, nei prossimi mesi - credo che i termini scadano entro la metà dell'anno prossimo - permetta il massimo di attivazione possibile.
La crisi si è fatta più acuta: abbiamo il dovere, la necessità di fare un approfondimento serio, e di verificare tutti i progetti, singolarmente con un confronto netto. Questi progetti non nascondono soltanto la necessità di attivare in qualunque modo risorse regionali, di portare a casa qualche soldo, purché si faccia qualche progetto. Deve esserci la necessità di verificare fino in fondo la bontà e la qualità delle operazioni fatte.
Capisco che questo discorso sia di carattere metodologico e preliminare, che non vada a fondo sulle questioni più specifiche, anche perché non conosco neanche in termini estremamente sintetici quali siano i progetti formulati prima e quelli che sono ancora validi per essere inseriti in questo secondo programma operativo. La raccomandazione che rivolgo all'Assessore, anche perché, ripeto, non è una personalizzazione rispetto all'Assessore, ma è discorso che faccio alla Giunta in generale, è che per quanto riguarda i progetti comunitari, un minimo di dibattito si debba fare; su altri progetti comunitari non ho avuto riscontro neanche a livello di Consiglio regionale, comunque credo ancora insufficiente il dibattito.
Credo comunque che questo ordine del giorno, sia pure in questi limiti voglia recuperare il massimo di verifica programmatica perché alcuni progetti, che erano stati avviati nel triennio precedente, su cui metto dei grossi punti interrogativi, abbiano il massimo di verifica in questo secondo biennio, in cui spero che ci sia un'altra occasione di confronto non solo in Consiglio, ma anche a livello di Commissione consiliare sullo stesso territorio, affinché siamo attenti il più possibile a tutte le azioni che vengono fatte da operatori economici e sociali che abbiano come obiettivo vero quello di rilanciare l'occupazione sul territorio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signora Presidente, colleghi Consiglieri, il programma operativo plurifondo regionale, sociale, obiettivo 2 per il biennio 1992/1993 è sostanzialmente il proseguimento dell'obiettivo 1 triennio 1989/1991. Nella deliberazione di Giunta si dice che il completamento di azioni avviate, la realizzazione di progetti non sufficientemente maturi nel triennio precedente in parte non è conclusa, perché sono azioni che si proiettano in un arco di tempo non breve, ma risulta chiaro che questo proseguimento riguarda la realizzazione di progetti che sono risultati non sufficientemente maturi, in generale sosteniamo che è un'altra occasione persa, che nel complesso la Regione Piemonte, i vari soggetti pubblici e privati, hanno una progettualità di basso livello, di basso profilo.
Un'altra occasione persa come quella del premio CECA (Comunità Europea Carbone Acciaio) alle aree di crisi siderurgica e come il Regolamento comunitario per le aree di crisi tessile. Si ha la nettissima impressione che la Regione si muova più per uno stanco procedere burocratico, per non perdere i finanziamenti, che per cogliere l'eccezionale occasione di reindustrializzazione, di nuova industrializzazione che il Regolamento comunitario offre. Eccezionale occasione per l'assorbimento della disoccupazione, per la creazione di nuova occupazione.
Nel bilancio che si è discusso oggi si è parlato di speranze, si sono fatti auspici, non si sono sentiti progetti, si sono sentiti dei titoli delle scatole vuote. Di certo un vuoto di proposta strategica. Al tempo stesso abbiamo uno strumento importante, direi eccezionale, come il Regolamento comunitario, e questo viene usato nel peggiore dei modi. Si pu obiettare che mancano i punti di riferimento, mancano politiche industriali nazionali, manca un piano socioeconomico regionale aggiornato, adeguato ai processi reali che colpiscono la Regione Piemonte. Certo sono necessarie politiche industriali nazionali che non possono più essere però il semplice sostegno alle imprese, non consentito dalla Comunità europea, ma si tratta di dotarsi di politiche industriali nazionali capaci di prefigurare una strategia europea, di essere affini alle politiche industriali di altri paesi della Comunità e di configurare strategie di intervento industriale e non il semplice sostegno, spesso acritico, dei processi di ristrutturazione delle imprese maggiori. D'altronde la stessa Giunta ha avuto occasione di criticare provvedimenti nazionali: lo stanziamento di 1.800 miliardi di lire, stanziamenti che avvengono alla cieca, senza indirizzi precisi, senza politiche industriali. Inoltre manca il piano socio-economico regionale aggiornato; disponiamo oggi di un arnese in larga parte inutile, finché non sarà aggiornato, e questo aggiornamento non pub essere continuamente rinviato nel tempo. La mancanza di punti di riferimento non giustifica che si proceda nel modo con cui si procede a proposito dell'attuazione del Regolamento comunitario n. 2052, è semmai un'aggravante di cui sono responsabili i governi nazionale e regionale. Si naviga senza strumenti di orientamento, all'insegna dell'improvvisazione e della discrezionalità da parte dell'esecutivo. L'obiettivo 1 ha mobilitato circa 500 miliardi di lire, ma io ricordo la vicenda dell'obiettivo 1: per quanto riguarda i termini delle domande ricordo che inizialmente si chiusero i termini delle domande da parte dei soggetti interessati durante il mese di agosto. La nostra protesta fece riaprire i termini delle domande, si fecero affluire centinaia e centinaia di domande e sì fissarono successivamente i criteri di valutazione delle stesse. I risultati sono stati ritardi, necessità oggi di completare azioni avviate, necessità di far maturare determinati progetti che evidentemente - lo dice la relazione stessa - non erano per nulla maturi.
Sull'obiettivo 1 c'è stato un atteggiamento critico diffuso in quest'aula, non solo da parte delle opposizioni, ma da parte degli stessi Gruppi di maggioranza. I proponimenti furono molto seri: affrontare, come Consiglio, l'obiettivo 2 e discuterlo a fondo, stringere rapporti più saldi e più stretti con le comunità interessate. Nulla di questo è avvenuto l'errore viene ripetuto, prima si raccolgono le domande e poi si definiranno i criteri di valutazione delle stesse. Abbiamo così due sotto programmi del plurifondo, riferiti alle stesse aree dell'obiettivo 1, la provincia di Torino, escluso il Comune di Torino, e il Verbano Cusio Ossola. Eppure non richiedeva un grande sforzo l'aggiornamento dei termini della crisi e delle aree colpite. Non so se questo discorso poteva essere fatto con la Comunità europea; penso che questo discorso sia dettato dal buon senso. Nella città di Torino c'è stata una caduta occupazionale talmente elevata da poter tranquillamente inserire la città e il Comune di Torino nel programma di attuazione del Regolamento comunitario. Comunque noi chiediamo che a proposito dell'obiettivo 1 si faccia un bilancio in Consiglio, articolato per aree e reso pubblico.
Sull'obiettivo 2 siamo chiamati a pronunciarci oggi. Il giudizio è severo, è negativo, ma se permettete non è negativo come quello del Consigliere Marchini, Consigliere di maggioranza, quindi non sospetto, che nella seduta odierna ha parlato dell'attuazione del Regolamento CEE n. 2052 collegandolo allo scandalo dell'Irpinia. E' accaduto oggi in quest'aula. Io non ho elementi per sostenere una tesi di questo genere. Di una cosa per sono certo: che ricaduta in termini di assorbimento della disoccupazione e di creazione di nuovi posti di lavoro sarà irrisoria, assolutamente sproporzionata rispetto alla quantità di risorse finanziarie pubbliche e complessivamente impiegate ed investite. Per questo motivo il nostro giudizio è severo e negativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'attenzione di quest'aula attorno a temi come la tassazione aggiuntiva del metano e della benzina per costituire un fondo per l'occupazione è maggiore.
Oggi per molte ragioni - anche per una ragione molto importante, come quella che vede i Capigruppo alle prese con il drammatico problema del Coro RAI - manca l'attenzione dell'aula su un intervento strategico come pu esprimere la politica che il governo regionale piemontese si appresta ad interpretare utilizzando le opportunità offerte dal Regolamento CEE n.
2052, in questo caso nella seconda tranche. Poi sentiamo i disegni degli scenari di fondi per l'occupazione e quindi gli eventuali sacrifici che la comunità piemontese dovrebbe essere chiamata a fare - vedasi metano benzina, altre cose, ecc. - come un tema di grande interesse. Ma attorno a questa vicenda si possono innescare dei processi favorevoli alla reindustrializzazione o al rallentamento del processo di difficoltà industriale della nostra Regione e quindi al correlato effetto occupazionale. Per questo è molto più importante applicare una tassazione pesante per gli spazi che vengono offerti alla Regione in alcuni campi e quindi è un tema di grande valore strategico. Purtroppo il Regolamento n.
2052 è uno strumento un po' vecchiotto: è nato nella CEE come risposta alla crisi di aree di vecchia industrializzazione della prima metà degli anni ottanta. Infatti è stato ideato nel 1984 dalla Comunità Economica Europea e tutti gli anni dimostra l'obsolescenza dei suoi interventi, è troppo generico e non offre alle Regioni la possibilità di attuare delle politiche molto personalizzate, interviene su aree vaste e non appropriate. Per quanto riguarda gli indicatori di deindustrializzazione, erano attuabili all'inizio degli anni'80, ad esempio la provincia di Torino rispetto alla città di Torino oggi non ha più questi caratteri; è un paradosso che il tasso di disoccupazione di Torino tende a crescere fortemente, ma si continua con una politica di intervento perla deindustrializzazione che non tocca, per esempio, un bacino di un milione di abitanti e probabilmente rispetto al Verbano Cusio Ossola, in Piemonte in questo momento ci sono anche altri distretti industriali e altre zone in sofferenza industriale che non possono essere toccate da questo strumento. E' uno strumento che mette alla prova il governo regionale e l'Assessore competente per inventare degli spazi di personalizzazione di questi interventi. Il nostro sforzo deve andare nella direzione di massimizzare la possibilità di personalizzare l'intervento alle esigenze reali della nostra Regione, non deve essere uno strumento troppo generico che poi, quando lo si misura negli effetti che dà in termini di occupazione e di crescita del prodotto interno lordo, offre risultati estremamente scarsi. Ieri egregiamente il Presidente del governo regionale ha affermato che l'emergenza principale è quella dell'occupazione e che noi dovremmo intervenire con risposte, le più rapide possibili. E' giusto provvedere con degli interventi strutturali strategici, perché tutto questo crea delle economie esterne al sistema produttivo e quindi dà dei benefici, ma oggi purtroppo è necessario cercare delle strade che diano delle risposte immediate, altrimenti rischiamo che l'asino famoso non resti in vita prima che cresca l'erba e rischiamo un collasso durissimo nella nostra Regione.
Ciò che mi sembrava potesse essere migliorato sono alcuni elementi.
Innanzitutto gli interventi per rinnovazione che devono essere fortemente rivolti alla piccola azienda e all'artigianato; la media e grande azienda sul campo dell'innovazione riescono a resistere, perché se non resiste crolla improvvisamente, cioè esce fuori dal mercato, esce fuori dal circuito dei prodotti. Noi proponevamo all'agenzia per l'innovazione un qualcosa che era la moda degli anni ottanta: 'fai un'agenzia e vedrai che viaggerai e avrai un futuro roseo". Assessore Vetrino, l'agenzia per l'impiego è una grande invenzione, sta assorbendo in Piemonte quasi un miliardo all'anno solo per spese di funzionamento e non riesce ad inserirsi perché sono cambiate la modalità, gli scenari, le esigenze, quindi quello strumento che era tarato in una certa dimensione oggi spende per restare in vita, ma non riesce a inserirsi nei processi. Non vorremmo che anche l'agenzia per l'innovazione sia un qualcosa che generi grandi cose, grandi dibattiti, grandi saggi, grandi studi ecc.; non riesce invece a "far bere" quella parte dell'attività industriale che avrebbe più bisogno di innovazione che è l'artigianato, molto spesso inconsapevole di avere esigenze innovative, che poi muoiono, falliscono, non riescono a reggere.
Posso poi immaginare che forti pressioni ha dovuto subire l'Assessore e la mediazione delle richieste perché ogni paese non avesse una sua area industriale, un'area artigiana. Ora noi dobbiamo fare la scelta di concentrare gli interventi in pochi ambiti in modo da costruire reali interventi di distretto industriale in modo tale che anche quegli interventi abbiano quella economicità di sistema che non si riesce a determinare. Mi spiego: se in un'area industriale non riusciamo a determinare delle politiche per selezionare le imprese che ci vanno, per cui abbiamo in un'area industriale sette aziende di sette comparti diversi che hanno bisogno di sistemi esterni diversi, che hanno bisogno di economie di sistema diverse, evidentemente quell'area industriale ha solo un terreno che non offre quegli elementi di sinergia, di forza che sono essenziali per rendere un'area industriale valida.
Se noi riuscissimo a pilotare le concentrazioni delle aree predisposte di aziende più omogenee, è chiaro che i servizi reali a queste aziende potrebbero avere costi più bassi ed efficienza più alta. Ma il paradosso classico nel riuso degli stabilimenti industriali dismessi - è che si vede che l'intervento pubblico non riesce ad offrire dei prezzi migliori che l'intervento del mercato, e questo è drammatico. E' drammati-co, perché le imprese non sentono gli stimoli di rilocalizzazione necessari per modernizzarsi, non trovando le condizioni adeguate; poiché il mercato è molto caro e anche il nostro prodotto è abbastanza caro, non si muovono dal "pollaio" o dalla "stalla" dove stanno a produrre con quattro vecchi torni per trasformarsi in un'azienda più avanzata.
Occorre quindi - e credo che nell'Assessore ci sia pienamente questa volontà - una regia forte, una personalizzazione quasi violenta - e per questo io avevo messo la cravatta cosi (sul microfono), per dare più impulso al mio intervento, in qualche modo - perché se lasciamo i processi in automatico, la grande opportunità offerta dalla seconda tranche del Regolamento CEE n. 2452 sarà scarsa. E provo a tentare, Assessore, di individuare quali possono essere oggi i grandi indicatori. Il principale di questi è rivolgersi a quei settori produttivi e a quelle attività produttive.
Mi rendo conto della difficoltà delle cose che sto cercando di dire e di forzare; comprendo perfettamente tutte le limitazioni operative, perch l'Assessorato sta predisponendo delle strutture alle quali le aziende si rivolgeranno. Tra l'altro, un sistema informativo per andare ad avvisare coloro che hanno più bisogno di innovazione, di rilocalizzazione, di servizi reali, ecc., sarebbe anche, nel pacchetto 2052, un elemento importante. Altrimenti, signori, sapete chi beneficerà del Regolamento CEE n. 2052? Coloro che sono già bravi, che sono già "scafati", che hanno già percorso tutte le strade dei fondi CECA, che hanno percorso tutti gli spazi del Mediocredito e riusciranno a prendere anche tutti gli spazi offerti dal Regolamento CEE n. 2052! Invece noi dovremmo andare proprio da quelle aziende più silenziose, più marginali, che rischiano di sparire in silenzio, a suggerire le opportunità che offre questo tipo di spazio; non sarà certo un beneficio in automatico, ma certamente rappresenta un'opportunità.
Dobbiamo decodificare che cosa significa oggi occupazione. Il Presidente Brizio, ieri, in un accorato appello, ha posto l'occupazione come tema centrale: ma che cosa significa occupazione? Terziario marginale? Significa sostanzialmente dare alle aziende che producono per il mercato interno prodotti ampiamente sostituibili? Finanziamo l'impresa che produce copri - termosifoni, che farà così concorrenza a quella accanto che fa sempre i copri - termosifoni? No! Dovremmo cercare, con i nostri strumenti di privilegiare in questa fase le aziende più orientate all'esportazione: è in questo modo che si produce la crescita del prodotto interno lordo! Oppure le imprese che contengono i flussi di importazione: allora, in questo modo, si aumenta la ricchezza interna. E' solo questo il percorso per aumentare posti di lavoro veri e non fittizi! Se, colleghi, il Regolamento CEE n. 2052 finanzierà aziende che ne sostituiscono altre, ma che comunque non offrono nulla in termini di aumento della produzione e della ricchezza interna, non vedremo aumentare il nostro livello di occupazione. Il bagaglio che questo Regolamento costringe in qualche modo a tenere insieme è quello di forzare in tutti gli spazi possibili per questi indicatori, magari guadagnando qualche grado qualche ambito rispetto alle possibilità. Non bisogna, però, commettere l'errore di lasciare andare in automatico, in spontaneo questi strumenti altrimenti sarebbe una seconda grande opportunità parzialmente (perch qualche risultato certamente c'è stato con la prima tranche) persa.
Volevo dare un suggerimento all'Assessore o al governo. Se non lo stanno facendo, sarebbe interessante avere un monitoraggio non solo ambientale, ma un monitoraggio per capire - e di conseguenza per poter migliorare le nostre politiche - gli effetti che stanno avendogli interventi finanziari del Regolamento CEE n. 2052 nella prima tranche; ci insegnerebbe molte cose per altri interventi futuri.



PORCELLANA Francesco



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Signora Presidente, anche noi abbiamo attribuito molta importanza a questa deliberazione e ci siamo impegnati, in Commissione e in aula affinché potesse essere varata nel corso di questa seduta. Diamo atto agli altri Gruppi consiliari, ovviamente di maggioranza ma anche e soprattutto di opposizione, che, pur nella distinzione dei ruoli e delle posizioni consentono di discutere e votare questo provvedimento alla vigilia di Natale. Questo è molto importante, perché a volte anche gli aspetti procedurali o i tempi necessari possono aiutare ad evitare che si proceda in modo frettoloso a formulare programmi o ipotesi di intervento, cosa che avrebbe potuto avvenire nel momento in cui non avessimo potuto già disporre dopo le feste, quindi nei primi giorni di gennaio, di un provvedimento pronto per essere avviato.
Diamo anche atto alla Giunta regionale di aver individuato il percorso consiliare, normalmente più accidentato rispetto al percorso interno di Giunta, per varare la seconda fase dell'applicazione del Regolamento CEE n.
2052; ciò, a mio avviso, rappresenta una volontà di apertura. Inoltre la Giunta, a nostro parere, ha anche tenuto conto delle varie osservazioni che le erano pervenute in conseguenza della prima fase di attuazione degli interventi previsti da questo Regolamento.
Per queste ragioni, e anche perché vi è stato un notevole sforzo da parte degli uffici e dei servizi regionali, ma anche da parte di tutti i soggetti che con la Giunta regionale collaborano per predisporre interventi di questo tipo, noi non riteniamo che questa sia un'occasione persa.
Bisognerebbe comunque riservarsi un giudizio complessivo e definitivo quando si stenderanno i consuntivi.
Le correzioni di rotta, la maggiore trasparenza, la migliore volontà di predisporre criteri oggettivi e di andare incontro alle necessità effettive del mercato e anche la situazione di deindustrializzazione e di profonda crisi che rileviamo in tutta la regione, anche se - ahimé - con questo provvedimento possiamo intervenire solamente nell'Alto Novarese e nella provincia di Torino, ad eccezione del capoluogo, mi sembra facciano sì che si possa concludere che - non so, collega Calligaro, se la Regione brilli o meno in quest'occasione - la Regione si impegna in un confronto non facile tra la Regione stessa, appunto, il Governo nazionale e la Commissione esecutiva della Comunità europea, cioè tra i soggetti che devono concertarsi per interventi di questo genere.
Le risorse sono rilevanti - condivido anch'io l'accenno del collega Tapparo - soprattutto in rapporto alle magre disponibilità che vi sono per gli interventi ordinari; in questo senso siamo doppiamente interessati a seguire, anche dall'angolo visuale del Consiglio, soprattutto svolgendo quell'opera di sindacato che compete ai Consiglieri regionali, l'iter e lo svolgimento di queste procedure per certi versi molto innovative.
Ecco allora la convergenza, non solo sulla deliberazione, ma anche sull'ordine dell'ordine del giorno che accompagna questo provvedimento laddove si prefigura un incontro trimestrale, poiché ogni tre mesi la Giunta regionale e per essa l'Assessore competente verrà in Commissione per informare i commissari sull'avanzamento delle pratiche e dei programmi sull'avvio effettivo degli interventi. Credo anch'io che vi siano dei punti che sono irrinunciabili e qui dipende dalla capacità di intervento della Regione, che ovviamente va vista a tutto campo. Siamo nel caso del Regolamento CEE n. 2052, però non è che la Regione si interessi solo adesso di innovazione, oppure non è che la Regione si interessi solo adesso...



CALLIGARO Germano

Lasciamo perdere!



CAVALLERA Ugo

No, non lasciamo perdere, adesso ne parliamo con riferimento a questo provvedimento e poi ne potremo parlare più ampiamente anche in altra sede su tutta questa materia.
Siamo d'accordo anche noi che non bisogna prefigurare interventi di tipo assistenzialistico, ma che occorrono interventi mirati, interventi che possano sostenere l'innovazione, che possano quindi migliorare la struttura del nostro sistema produttivo verso livelli più competitivi con il restante contesto europeo.
Siamo d'accordo anche con le sottolineature che venivano fatte in precedenza circa una corretta politica di pianificazione territoriale, di pianificazione urbanistica e di conseguenza anche la possibilità di creare veramente delle zone industriali attrezzate. Adesso si usano anche denominazioni più moderne e sofisticate, ma va da sé che la dispersione degli insediamenti non ha mai aiutato in nessun caso, a maggior ragione non aiuta in questo momento. Vi sono degli esperimenti e delle iniziative in corso, vi sono delle chiusure dolorose di grandi complessi produttivi, per già si affacciano all'orizzonte delle ipotesi alternative. Perché allora non collegare tutte queste cose in una strategia complessiva per poter avere i maggiori risultati? Vi è poi tutta la partita del turismo, perla quale in sostanza dobbiamo raccomandare che abbiano attuazione scrupolosa gli interventi così come sono codificati nelle schede sottese ai vari assi di intervento che, a mio avviso, se attuati, dovrebbero correggere le situazioni critiche verificatesi in precedenza in qualche caso.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Per quanto riguarda questa deliberazione è impossibile votare contro perché è uno di quei provvedimenti che ci trovano ovviamente tutti d'accordo perché positivo; inoltre è sicuramente un investimento all'interno della nostra Regione. Vi è però quello che chiamo il rischio spreco, cioè che ai costi notevoli, anche se in buona parte coperti dalla CEE, non sottintendano poi benefici reali, effettivi sul territorio. Quindi non è nella deliberazione, secondo noi, il nodo gordiano, ma nella sua applicazione. In questo senso il rischio che le risorse non vengano sfruttate al meglio è obiettivo. Quindi il dovere di una forza di opposizione, a mio avviso, è di essere sì favorevole a questa deliberazione, ma di raddoppiare anche il proprio impegno nel controllo controllo che sovente sfugge perché, per esempio, all'interno delle schede fatte più o meno con precisione ci possono essere delle sacche di cattiva applicazione che poi costano davvero miliardi all'Erario, alla CEE e a tutti noi. Pertanto, voto favorevole a questa deliberazione con un impegno molto modesto, ma reale da parte nostra di controllo effettivo affinch almeno dove è possibile arrivare, questi soldi vadano in occasioni concrete di preparazione all'occupazione e movimenti in senso positivo per lo sviluppo economico della nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Sarò anch'io molto breve come il collega Zacchera che mi ha preceduto.
Preannuncio l'astensione sul provvedimento in esame da parte del mio Gruppo, non motivata da contrarietà, ma da alcune perplessità che sono sorte a seguito dei dibattiti in Commissione relativamente ai criteri di applicazione. Mi auguro che non seguano delle logiche sorpassate. Sono un po' meno ottimista del collega Zacchera per cui non so se sia sufficiente un controllo, una verifica periodica da parte dei Consiglieri, anche di opposizione, sul prosieguo dell'iter di applicazione di questa legge. Ci nonostante ritengo sia fondamentale sfruttare le possibilità che il Regolamento CEE n. 2052 ci offre per cui non me la sento di votare contro la deliberazione, ma come ho già in precedenza detto ci asterremo.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola ha facoltà di replicare l'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Credo che la quotidianità con la quale in questi mesi la Giunta sta seguendo la situazione economica della nostra realtà regionale nell'ambito evidentemente di un quadro di riferimento non solo nazionale, ma internazionale e le stesse valutazioni che sono state avanzate in queste ore in occasione dell'approvazione del bilancio circa l'impatto della crisi economica sul mercato del lavoro piemontese, sono considerazioni obiettive di tutti e l'emergenza che stiamo vivendo non può non essere stata colta anche negli interventi che questa sera sono stati espressi in occasione della deliberazione relativa a questo argomento.
L'impatto della crisi economica sul mercato del lavoro piemontese finora, almeno fino ai mesi di maggio e giugno, è stato in qualche modo attenuato dagli ammortizzatori sociali (cassa integrazione oppure liste di mobilità), ma ormai da alcuni mesi anche questa emergenza in termini evidenti sta a dimostrare il saldo negativo che esiste nella nostra realtà regionale.
In questo quadro è evidente, come i colleghi hanno osservato, che pure in mezzo a tante debolezze e a scarsità di politiche industriali a livello nazionale o a carenza di strumenti, è necessario un utilizzo il più possibile attento di quei pochi strumenti comunitari che obiettivamente rappresentano la strada lungo la quale muoverci, nell'uso appropriato di questi strumenti, come comunità regionale.
Devo dire che in questi ultimi semestri, l'applicazione di uno strumento comunitario come il Regolamento CEE n. 2052 è avvenuta per la prima volta nel centro-nord Italia in tredici aree cosiddette a declino industriale, aree con cadute verticali di occupazione e quindi forti tassi di disoccupazione. In base ai parametri dettati dal Regolamento comunitario che è datato 1988, quindi cinque anni or sono, sono state individuate nella nostra Regione due aree territoriali: la Provincia di Torino, escluso Torino città, e l'Alto Novarese. In una media ponderata fra aree territoriali e insistenza della popolazione, le due aree piemontesi costituiscono il 35% delle tredici aree del centro-nord Italia riconosciute a declino industriale e quindi la nostra è la Regione che ha maggiori interventi di carattere strutturale per il co - finanziamento di questi investimenti.
Si tratta comunque del primo caso di applicazione da parte di un'Amministrazione regionale come è il Piemonte di questo strumento e quindi scontiamo evidentemente tutto il rodaggio di un Regolamento mai esplicato nelle nostre realtà regionali, ed inoltre abbiamo a che fare con una dimensione corposa di finanziamenti essendo le due aree piemontesi circa il 35%. Pertanto vorrei dire qualche cosa perché su questo l'Assessore, insieme alla Giunta nella sua coralità, sta facendo il diavolo e l'impiccato, cerca di essere attento e corretto, ascoltatore di tutti i suggerimenti, in quanto si tratta di problemi di un certo spessore e di una certa complessità.
Noi stiamo approvando una delibera relativa alla seconda fase, che così chiamo perché si capisca di che cosa si tratta. Credo che a volte molti ne parlino senza avere la chiarezza, lo dico al collega Calligaro che continua a chiamare la prima fase obiettivo uno, che in realtà è obiettivo due della prima fase, mentre oggi siamo alla seconda fase sempre obiettivo due. Sono cinque gli obiettivi della Comunità europea. Questo solo per capire di che cosa parliamo. Noi gestiamo queste cose ed è presente e operante a livello di controllo un Comitato di sorveglianza composto dai rappresentanti della Comunità europea, dei Ministeri e della Regione Piemonte. Quindi la delibera che proponiamo oggi è confrontata e partecipata attraverso i riferimenti di un Comitato di sorveglianza che è punto di riferimento e di autorizzazione per andare avanti. Credo che la maggioranza non possa non cogliere un suggerimento indicato in un ordine del giorno per una verifica puntuale, periodica e trimestrale nella gestione nel momento nel quale operativa questa delibera, si apriranno dei bandi e allora solo successivamente a quell'atto e a quel periodo naturalmente i soggetti pubblici e privati potranno presentare domande. Il collega Buzio parlava ad esempio, del caso di un progetto della Girmi. Magari la Girmi avrà nella sua testa un progetto da presentare, io non lo conosco e nessuno di noi lo conosce come non conosciamo nessun altro progetto che potrà essere presentato dai pubblici e dai privati una volta approvata la delibera e una volta che avremo aperto i termini affinché i soggetti pubblici e privati presentino, sulla base dei bandi, le loro progettualità. Questo per dire che noi non ragioniamo a fronte di progetti che sono nella mente di qualcuno: noi indichiamo, attraverso cinque assi che hanno sottoprogrammi e sottoassi, dei canali di impostazione in ordine ai temi dell'innovazione tecnologica, del recupero di siti industriali degradati, delle aree attrezzate, del finanziamento al sistema delle piccole e medie imprese delle attività turistiche per recuperare in quelle zone a vocazione turistica, in cui c'è stato forte processo di deindustrializzazione, degli strumenti di investimento e di indicazione.
Il documento, che è oggetto di esame, si riferisce alla seconda fase che copre gli anni 1992/1993, fase che si salda in qualche misura anche con quella precedente 1988/1989/1990 ed è un elemento di riferimento, non di riproposizione, ma di collegamento funzionale di un percorso che certamente si è attivato in occasione della prima fase.
Voglio cogliere tutti i suggerimenti critici ma propositivi, per migliorare l'utilizzo nel saldo della prima e della seconda fase, cifra che si aggira sui 900 miliardi di investimento. Ciò significa, in un momento di bilancio zero e che dovrà essere riempito da scelte, in un momento di grande caduta della occupazione, di grande difficoltà e di debolezza non solo congiunturale, ma strutturale della nostra realtà regionale utilizzare al meglio le opportunità che questo strumento comunitario ci offre. Quindi terremo certamente conto delle sollecitazioni, come credo abbiamo sempre fatto, sperando anche di migliorare. Terremo conto soprattutto dei suggerimenti che ci giungono dalle parti sociali, dal mondo imprenditoriale, dagli enti locali; un programma di così vasta portata deve essere necessariamente frutto di scelte condivise da tutti gli interlocutori.
Credo che l'articolazione del programma sia equilibrata, sapendo che potranno essere, in base a questi cinque assi, stornati dei fondi laddove alcuni assi non "bevessero" eccessivamente, pur sapendo che questo è l'accordo preso con il Comitato di sorveglianza. Dovremo riempire questi assi di progetti, di opere, di iniziative che, nei prossimi mesi, i soggetti pubblici e privati, utilizzando i termini e i bandi, vorranno attivare. Questo quadro si riferisce evidentemente a dei riconoscimenti di aree territoriali che tutte le Regioni europee non hanno potuto cambiare in riferimento alle stesse aree territoriali del primo triennio. Torino provincia ha escluso Torino città e l'Alto Novarese è rimasto, così come sono rimaste inalterate le stesse altre aree territoriali in Italia e negli altri paesi della Comunità europea, perché questa è stata l'impostazione data dalla Comunità europea. Quindi non potevamo e non possiamo pensare di modificare - ancorché Torino città o Rivoli, che è peraltro in provincia di Torino, abbiano dei tassi di disoccupazione superiori a quanto sono nella provincia e pur avendo la sostanza di essere aree a forte declino industriale - perché i parametri sono ancora fermi al 1988.
Mi rivolgo agli amici che credono giustamente di dover sollecitare che Torino città possa essere ricompreso nelle aree a forte declino industriale insieme alle altre aree provinciali che oggi sono in queste stesse condizioni, come alcune aree del Vercellese, dell'Astigiano o dell'Alessandrino, e che il 1993 sia un anno decisivo perché avverrà la modifica dei fondi strutturali. Quindi, al di là del fatto di trovarci un quadro di riferimento cambiato a livello europeo, il 1993 sarà un anno che determinerà la riforma dei fondi strutturali.
Un'ultima considerazione. Devo dire al collega Buzio, che è novarese e che ho intravisto in un confronto omegnese alcune settimane fa in uno dei tanti seminari che abbiamo tenuto per confrontarci con le parti sociali che già nella prima tranche un'attenzione particolare era stata individuata nei confronti del Verbano Cusio Ossola: sostanzialmente il 25% dei fondi della Comunità del cofinanziamento è andato ad un'area territoriale che aveva 100.000 abitanti.
Nel mese di luglio ho fatto una comunicazione in sede di Commissione circa due mesi fa ho presentato in aula una risposta articolata ad alcune interrogazioni affinché si recepisse fino in fondo il documento che accompagna questa approvazione di delibera per un coinvolgimento e una verifica attenta e puntuale della Commissione con le parti sociali. Devo peraltro dire che, in ordine al primo triennio, vi è tutto sommato, al di là di alcuni elementi e di alcune eccezioni negative, un buon andamento della spesa, che peraltro sarà verificata entro il 1993, essendo il 1993 l'anno in cui dovranno essere completati i lavori del primo triennio. Devo dire che alcuni assi e alcuni sottoprogrammi sono già ad oggi tutti esauriti perché positivamente andati in porto: mi riferisco al successo legato agli investimenti produttivi del sistema delle piccole e medie imprese, ai crediti e ai finanziamenti tramite i prestiti BEI e CECA.
Su questo piano e su un puntuale andamento dell'iter e della spesa del primo triennio, sono in grado - come ho cercato di dire nelle risposte di uno o due mesi fa in Consiglio - di venire in Commissione e indicare dettagliatamente asse per asse e sottoasse per asse, un confronto sull'andamento della spesa.
Voglio cogliere fino in fondo i suggerimenti che molto intelligentemente i colleghi indicavano. Il Consigliere Tapparo suggeriva di non lasciarci andare - come diceva giustamente il collega - in un automatico uso di strumenti senza una gestione dei limiti delle nostre titolarità e capacità di una guida di programmazione su questi interventi.
Sarò disponibile ad ogni confronto possibile e immaginabile, anche per indicare alcune novità di questo biennio 1992/1993 in ordine a ciò che è stato il primo triennio; mentre riconfermiamo tutti gli assi: innovazione tecnologica, turismo, sviluppo e rafforzamento del sistema delle piccole e medie imprese, ambiente e ripristino siti industriali, strutture di sostegno alle attività economiche, inoltre abbiamo inserito alcune novità sulla base della giusta sollecitazione delle parti interessate, che vivono l'emergenza. Ad esempio, relativamente all'asse n. 3 - sviluppo e rafforzamento alle piccole e medie imprese - c'è un sottoasse, colto nei suggerimenti, nei confronti e nei seminari tenuti in giro con le parti sociali, inerenti gli investimenti nel settore artigianale, non previsto nel primo triennio. E' questa una misura nuova rispetto al passato introdotta a seguito di una serie di giuste richieste. In questo caso, i contributi saranno del 20% rispetto agli investimenti; così come altre iniziative, ad esempio quelle del recupero dei siti industriali degradati relativamente ai quali sono possibilitati a far domanda di contributo non solo soggetti pubblici - Comuni e Consorzi di Comuni - ma anche soggetti privati (evidentemente, con un tasso d'intervento contributivo inferiore rispetto ai soggetti pubblici: del 70-80% nel caso pubblico, del 2025% nel caso privato).
Queste sono alcune delle considerazioni sulle quali sarò disponibile al confronto, soprattutto per i percorsi periodici cui si è fatto riferimento in ordine al documento allegato all'approvazione di questa deliberazione.
Mi preme cogliere l'aspetto positivo del documento, che aveva ed ha tempi tecnici ristretti non per nostra responsabilità, ma perché ancora una settimana or sono la Comunità europea ci ha richiesto la modificazione del riferimento finanziario da lire in ECU.
Tutti i bandi dovranno essere effettuati entro il mese di giugno, così come i progetti dovranno essere selezionati. E' per questo che, in una sintesi operativa di lavoro ed impegno, la Giunta è disponibile ad ulteriori confronti, in corso d'opera, con le parti sociali, e soprattutto sul percorso dei progetti che nei prossimi mesi dovranno essere presentati approvati ed andare in cantiere.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la deliberazione n. 560, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 27 voti favorevoli, 8 contrari e 6 astensioni.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 506, collegato alla deliberazione n. 560, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, con riferimento alla delibera di definizione dei criteri per la collocazione degli investimenti di cui al Regolamento CEE n. 2052188 relativamente al biennio 1992/1993 premesso che si tratta di interventi della massima importanza per l'Alto Novarese e i territori soggetti a degrado industriale della Provincia di Torino e che la gestione degli interventi relativi al triennio 1989/1991 è stata oggetto di rilievi e in alcuni casi di manifesta insoddisfazione da parte di istituzioni e soggetti interessati; considerata l'opportunità di assicurare, per l'impostazione dei programmi e l'attuazione degli interventi, l'effettiva partecipazione degli enti locali assieme alle rappresentanze delle imprese e dei lavoratori, impegna la Giunta a) a promuovere in tempi brevi un confronto fra la Commissione consiliare competente e le rappresentanze istituzionali ed economiche delle zone interessate b) a sottoporre a valutazione trimestrale, da parte della III Commissione consiliare le attività di realizzazione del programma e dei progetti ex art. 2 del Regolamento CEE n. 2052/88".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 35 voti favorevoli e 6 astensioni.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordini del giorno nn. 499, 505 e 502 inerenti il Coro RAI


PRESIDENTE

Passiamo ai documenti inerenti il Coro RAI di Torino.
Ho a mie mani il primo ordine del giorno n. 499 presentato dai Consiglieri Chiezzi ed altri; il secondo ordine del giorno n. 505 presentato dai Consiglieri Fiumara, Rossa e Ferrara; il terzo ordine del giorno n. 502 presentato dai Consiglieri Picchioni, Goglio, Marchini ed altri.
Sul documento n. 499 interviene il Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, lascio il posto di Presidente del Gruppo PSI vuoto in quanto devo esprimere una posizione personale nei confronti di questo documento. Esprimo con rammarico l'impossibilità di partecipare a questa votazione che, in definitiva, riflette quello per il quale mi sono sempre battuto. Rivolgo agli amici presenti, in rappresentanza del Coro della RAI gli auguri più fervidi di poter realizzare le cose perle quali ci siamo sempre battuti tutti quanti. Non ho alcuna difficoltà a dichiarare la mia impossibilità ad appoggiare l'ordine del giorno, che vedo largamente appoggiato, per la semplice questione che non sono d'accordo sulla proposta di stanziare una somma pari a 500 milioni. La maggioranza formatasi sul documento evidentemente ritiene questa una necessità imprescindibile per segnalare, alla disponibilità che viene da Roma, l'impegno preciso della Regione Piemonte.
Personalmente, ho sostenuto per tutta la giornata, e l'ho detto anche agli amici del Coro, l'impegno eccezionale, straordinario, con il quale la Regione Piemonte accantonava una somma che non era definita, perché qui in Piemonte io appartengo ancora a quella categoria di gente a cui è sufficiente il rispetto di una parola o di una stretta di mano. Credo che debba valere ancora, non solo in Piemonte ma anche con Roma, non senza la necessità di dover far fronte con un impegno preciso, altrimenti Roma riterrebbe che noi non saremmo di parola. Siccome ritengo che in questa Regione la gente conta ancora sulle parole, allora assumo questa posizione.
Questa mi consente altresì, cari colleghi e signori Presidenti del Consiglio e della Giunta, di non essere incoerente di fronte ad eventuali problemi che potrebbero presentarsi rispetto ad altri lavoratori, a cui avremmo il dovere morale - cosa che non abbiamo già fatto in altre occasioni - di dare delle risposte precise e mirate.
Queste sono le cose che, seppure con calore, ho voluto dire, perch sono rammaricato di non poter concorrere a dare questo contributo alla gente che lotta, che rappresenta il prestigio del Piemonte nel quale io credo, perché rappresentano una storia, perché rappresentano un impegno una dedizione, verso la quale ho grande rispetto. A questo punto si presentava il problema di una politica, Assessore Fulcheri, nel campo culturale e artistico del Piemonte. Il problema non era solo dello stanziamento dei 500 milioni, ma semmai dei 3 miliardi e mezzo per stabilire che c'è uno stanziamento verso un sostegno strategico alla politica culturale e artistica del Piemonte, e per non trovarci di volta in volta, Assessore Fulcheri, a cercare di far fronte a seconda delle pressioni a seconda delle spinte. Se le spinte sono forti si fa fronte in un certo modo, se le spinte non sono forti si dice, allargandole braccia "purtroppo dovete portare pazienza". Non sono per una politica di questo tipo, sono per una politica lineare, signor Presidente della Giunta, sono per una politica che sia giusta, equa e che quindi sia a sostegno della gente che lotta, in primo luogo a sostegno della gente che qui rappresenta il Coro dell'orchestra, alla quale va tutta la mia personale solidarietà.
Non so se mi sono spiegato, non sono persona alla quale si possa imputare di cambiare idea a seconda delle posizioni.
Con l'augurio dei migliori auspici e con rammarico personalmente dichiaro che non parteciperò a questa votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Oggi il Consiglio regionale approverà un ordine del giorno firmato da molti rappresentanti della maggioranza e dell'opposizione, ordine del giorno con il quale si impegna la Giunta a destinare una somma di 500 milioni per contribuire ad avviare una fondazione che possa risolvere almeno parzialmente, i problemi finanziari del Coro RAI. A parte gli aspetti tecnici, su tale fondazione ne ho sentite di tutti i colori oggi: assumerà poi dei dipendenti della RAI, che darà dei servizi alla RAI, che contribuirà a mettere insieme delle persone. Inoltre mi pare ci siano idee contrastanti anche proprio sul piano tecnico. Credo che si sia valutato tutto quanto con una certa approssimazione; le attenzioni si sono rivolte in particolare alle persone, alle quali va tutta la mia solidarietà, che in qualche modo sono coinvolte in questo episodio. Non farò come il Consigliere Rossa e non mi rivolgerò a chi sta dietro per parlare, però mi rendo conto che il Consigliere Rossa e non solo lui, quello che stanno facendo l'hanno fatto in un'ottica esclusivamente di questo genere, una sorta di captatio benevolentiae. Sulla situazione RAI il Gruppo repubblicano non da un anno, ma da almeno dieci anni, sta ponendo seriamente il problema, dicendo che c'è un'operazione lenta ma strisciante di continuo svuotamento delle sedi RAI di Torino. Ho posto il problema di via Cernaia, dicendo che si sta svuotando, la Direzione Amministrativa è diventata una finzione e anche gli altri servizi stanno diventando una finzione. Ho posto il problema della SIPRA, della ERI, entrambe entità del gruppo RAI che si stanno svuotando qui a Torino, il problema dell'orchestra e del coro. L'abbiamo fatto in tempi non recenti, quando forse molti si giustificavano dicendo che, avendo parlato con il governo, tutto era tranquillo. Ero io ad allarmarmi di cose che non esistevano. In realtà la cosa sta andando avanti. Oggi chiudono il Coro e continuerà comunque questo processo. Quindi credo di poter fare questo discorso con assoluta serenità non avendo mai fatto mancare la solidarietà del Gruppo repubblicano al problema della RAI di Torino. Detto questo, consentitemi di avanzare alcune considerazioni in ordine a questa vicenda. Innanzitutto per risolvere il problema oggi è giunto un telegramma del Presidente della Commissione di vigilanza che dice che bisogna coinvolgere altri enti, che è contrario alla chiusura, che bisogna sensibilizzare il Governo. Se la cosa è casuale, è un fatto positivo; se la cosa è sollecitata, ed è troppo puntuale l'arrivo per non essere sollecitato...



PICCHIONI Rolando

Non è un telegramma, leggi bene le cose. E' una lettera del Presidente della Commissione di vigilanza al Presidente della RAI.



FERRARA Franco

Perfetto, allora non questo telegramma, ma se questa lettera del Presidente della Commissione di vigilanza al Presidente della RAI è una cosa sollecitata, consentitemi di dire che è qualcosa completamente privo di significato, è soltanto una situazione per cercare di risolvere un problema, una piccola crisi che si veniva a determinare in questo Consiglio regionale, ma ha un significato su un altro verso: è sintomatico di un modo vecchio di fare politica, quello di prendere la gente in giro, fare i giochini del tipo "io ti scrivo, tu mi rispondi, così ci copriamo le spalle". Se è così lo vedremo prossimamente, credo, non sarà una cosa molto lunga e tali comportamenti non possono vedere coinvolto il Partito repubblicano. Noi ieri abbiamo avuto una lunga e seria - credevo discussione sul bilancio, dove l'Assessore al bilancio e il Presidente della Giunta ci hanno spiegato che stanziavano ad un fondo tutte le spese non di necessario e stretto funzionamento, tutte quelle spese, cioè che non erano coerenti rispetto ad impegni già assunti. Questa mattina è stato presentato un ordine del giorno; ma, non vedendo nessuno stanziamento ai servizi di assistenza che, vivaddio, sono importanti, il Presidente della Giunta ha chiesto che tale documento venisse ritirato perché la politica di bilancio, che aveva impostato la Giunta regionale d'accordo con la maggioranza, era quella di rinviare una complessiva valutazione delle risorse e destinarle successivamente. Anche all'assistenza si è detto no ed era evidentemente una spesa certa, quindi noi abbiamo fatto tutto un lungo discorso spiegando che tutte le scelte, anche quelle naturali scontate che certamente ci saranno, saranno fatte successivamente. Ho appreso nella discussione di queste ore che così non è. Non è così perch in queste chiacchierate qualcuno mi ha detto: "Ma come facciamo a dare 1 miliardo e 300 milioni al Regio e non dare niente al Coro della RAI?': Ho detto: "Ci sono solo 300 milioni per il Regio", allora mi è stato detto: "Sì, ma poi stanzieremo anche l'altra parte". A questo punto mi è sorto il grande sospetto che tutto quanto si è detto ieri è stato uno scherzo, una cosa puramente di facciata, che questa Giunta ci abbia detto delle cose che in realtà non ha intenzione di mantenere. C'è stata una dichiarazione sulla stampa del Presidente del Gruppo della DC su questa vicenda, che dice che destiniamo centinaia di milioni a pioggia ad organizzazioni che non hanno rilevanza. Noi lo abbiamo sempre detto! Però dobbiamo anche prendere atto che allora quella cultura vecchia di fare il bilancio non è stata cancellata, non è stata cancellata fino in fondo, si è soltanto fatto finta di cancellarla. Molto lealmente devo dire che ritiro quegli apprezzamenti che ho fatto ieri al comportamento della Giunta, mi sono sembrati eccessivi rispetto a quello che c'è stato.



(Interruzione del Consigliere Calligaro)



FERRARA Franco

Non ritiro nessun voto, è una cosa seria, collega Calligaro. Per ritiro gli apprezzamenti che abbiamo fatto. Ritiro gli apprezzamenti perch credevo che fossero impostati su un'altra credibilità. Così non è stato tra l'altro spero veramente che questa iniziativa serva, anche se non credo che questa iniziativa servirà a mantenere il Coro RAI qui a Torino, per sul comportamento della Giunta e della maggioranza su questa vicenda ho molte cose da dire.



(Interruzione del Presidente Brizio)



FERRARA Franco

La Giunta mi pare che abbia partecipato a questa discussione. In questa situazione il Gruppo repubblicano non parteciperà al voto su questo ordine del giorno. Non parteciperà al voto su questo ordine del giorno per non votare contro un qualcosa che è in qualche modo orientato a mantenere qui una struttura culturale molto importante. Le porgiamo comunque molti auguri, caro Presidente, affinché continui a gestire la Regione con questa atmosfera, non creando però delle situazioni in cui si dicono delle cose e poi se ne fanno delle altre.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Il mio Capogruppo ha firmato questo ordine del giorno, ma a livello personale io non lo voterò, mentre invece voterò quello a firma Franco Ferrara. Il mio Capogruppo ha ritenuto di doverlo sottoscrivere ed anche io condivido l'ordine del giorno salvo che per un punto e cioè per l'impegno di riservare i 500 milioni all'interno del fondo di accantonamento per la sopravvivenza del Coro. Brevemente ci sono tre aspetti che secondo me sono di estrema rilevanza. Da una parte il discorso occupazionale che è talmente ovvio e sul quale non mi soffermo. Ma sottolineo che, secondo me, più importante ancora dell'occupazione è la "manovra" sul Coro RAI per mantenere a Torino un polo culturale di estrema rilevanza ed importanza.
Non trovo giusto che questa Regione stanzi o perlomeno tenga a riserva (che è diverso dallo stanziare) i 500 milioni per la RAI. Ma, signori, voglio soltanto sottolinearvi che cosa significa la RAI in Italia, ovverosia un deficit di gestione di quantità incommensurabili lottizzati da sempre dai Partiti, un ente dove la figlia dell'onorevole Craxi si è presa lavori per 40 miliardi, cioè 80 volte quello che voi volete destinare al Coro di Torino o alla fondazione. Un ente RAI dove sono lottizzati anche gli appalti per gli scopini, dove la discriminazione (per esempio a riguardo del mio Gruppo politico) è totale. Perché, secondo me, non esiste democrazia all'interno dell'informazione della RAI, dove - è questo è più grave - abbiamo tre reti lottizzate, dove però non si trovano i soldi per scelte politiche per mantenere a Torino, come è giusto, sacrosanto e doveroso, il Coro della RAI. Ecco perché non posso condividere che questa Regione si impegni per un tale impegno di spesa: non è giusto, e non lo è nei confronti di migliaia di cittadini che sono nelle stesse condizioni dei coristi della RAI, di altre aziende che avrebbero ben maggior bisogno di un intervento regionale. Quindi io sostengo che va raddoppiato il nostro impegno a favore di questi lavoratori con un impegno politico, ma non è giusto che gli stessi partiti che governano la RAI a tutti i vari livelli di lottizzazione siano qui a dire: "mettiamo a disposizione dei soldi per un qualcosa della RAI", la RAI venga qui a Torino e mantenga i patti che dovrebbe mantenere. C'è poi un discorso invece che è giusto all'interno dello stesso ordine del giorno e bene ha fatto, dal suo punto di vista, il mio Capogruppo a votarlo, e cioè di impegno nei confronti della RAI di continuare una battaglia. Infine c'è il discorso già citato da Ferrara, che però è il punto fondamentale prima ancora di ogni polemica: il discorso del bilancio. Ieri non ho votato contro questo bilancio ma mi sono astenuto perché ho voluto dare un segnale di attenzione e di doveroso rispetto verso un'ipotesi di fare in modo diverso i bilanci in questa Regione. Non sono passate 24 ore, perché lo abbiamo poi votato solo questa mattina, e già cominciamo a mettere delle caselle riempite all'interno di quei quattro fondi che abbiamo a disposizione. Allora è molto più corretto l'ordine del giorno Ferrara che prende anche questa possibilità dichiarando una disponibilità, se la decisione non verrà revocata, a valutare in sede di formazione del bilancio un impegno finanziario. Se tutti valuteremo o se la maggioranza valuterà che così deve essere fatto, si tenga aperta questa possibilità. Tuttavia oggi, in questa situazione, c'è una scala di priorità che, secondo me, anche all'interno della Regione deve essere mantenuta. Per questo, pur condividendo lo spirito dell'ordine del giorno e la gran parte di esso, non lo voterò perché secondo me è sbagliato predisporre già 500 milioni accantonati a questo fine. Voterò invece, se verrà mantenuto l'ordine del giorno a firma Franco Ferrara.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Vorrei fare una precisazione che adesso mi pare necessaria, perché si sono fatti molti discorsi tendenti a modificare il quadro della nostra impostazione di bilancio.
Primo. Noi abbiamo piena volontà di onorare integralmente il bilancio che abbiamo presentato; siamo convinti che sia un bilancio a base zero, con un accantonamento preciso, che non è assolutamente e in alcun modo appannaggio di alcuno o comunque destinato. Secondo. Stamane, di fronte ad un ordine del giorno preciso, che tendeva ad impegnarci a modificare gli stanziamenti del settore dell'assistenza, pur rilevando l'importanza di questi settori, ho chiesto ai proponenti di rinunciare alla proposizione dell'ordine del giorno e di trasformarlo in raccomandazione raccomandazione che ho recepito. E' stata una linea ben chiara e precisa.
Oggi, dinnanzi al Consiglio - perché l'iniziativa è del Consiglio, non della Giunta - e ai Capigruppo del Consiglio, i quali durante la giornata hanno ripetutamente chiesto di riesaminare questa ipotesi di fronte alla difficoltà del Coro, debbo dire che ho partecipato alle riunioni cui sono stato invitato e che ho dato sul piano tecnico le mie valutazioni. Caro Consigliere Ferrara, in quanto alla sincerità, ieri sera io ho avuto il coraggio, di fronte agli amici del Coro, di dire che secondo me era una battaglia in gran parte perduta; ho avuto il coraggio di dire qual era la situazione, e lo ribadisco.
Non si può però ignorare che oggi c'è un fatto nuovo: il comunicato ANSA. Di fronte a questo comunicato, i Capigruppo si sono radunati e hanno chiesto la presenza del Presidente della Giunta; questi si è limitato a richiamare ancora in quella in sede che questa mattina aveva pregato di ritirare un emendamento e una proposta di ordine del giorno che riguardava l'assistenza e ha insistito fino all'ultimo che ci fosse un riferimento puntuale, ma senza l'indicazione di cifre. Tuttavia, quando tutti i Capigruppo presenti, salvo uno, che rappresentano l'assemblea, dicono: "Vogliamo fare un riferimento alle cifre", posso rifiutarmi? Naturalmente non posso, perché non ho concorso a queste decisioni; lo dico con molta chiarezza.
Qui il Consiglio è sovrano: ha avanzato le sue proposte e si orienta secondo le proprie valutazioni. La Giunta farà una cosa sola: rispetterà quello che il Consiglio ha deciso, come ha sempre fatto, e non può non dare il proprio concorso.
Voglio chiarire qual è stata la nostra posizione, e questo non perch io non sia interessato al problema del Coro. Sono profondamente interessato alla questione e credo di avervi messo impegno e passione nell'affrontarla quello che mi preoccupa - e non vorrei che fossimo tanto sofistici - e a cui noi dobbiamo pensare è una cosa sola, ovvero che oggi un atteggiamento sul piano psicologico potrebbe essere importante: di fronte ad una porta che sembra aprirsi, dobbiamo stare attenti a non chiuderla. Questa è la mia valutazione, nella libertà dell'atteggiamento di ciascuno, nella libertà dell'atteggiamento della Giunta e nella libertà dell'atteggiamento dei Gruppi.
Di fronte ad una possibilità, non vorrei avere domani, come Consigliere regionale e come capo del governo, la responsabilità di non avere concorso ad uscire dalla crisi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Colleghi, dopo quasi dieci anni (i primi fatti della ristrutturazione RAI risalgono al 1983), questa sera potremmo approvare un elemento concreto che non solo costringerebbe la RAI a misurarsi su invocazioni, richieste atteggiamenti diplomatici o quant'altro, ma che la costringerebbe ad assumere una posizione estremamente critica ad un rifiuto a priori o addirittura, a non rispettare quella che è l'espressione dell'Assemblea elettiva di quella regione che, tra l'altro, è zelante nel pagare gli abbonamenti della RAI. Infatti la nostra Regione è al secondo posto (quasi 1.400.000 abbonati), pur non essendo al secondo posto per numero di abitanti, quindi è una regione rispettosa del rapporto con l'ente che svolge, per quanto riguarda l'informazione, un servizio pubblico.
Qui non siamo - mi spiace dirlo al collega Rossa - per difendere ovviamente col massimo rispetto delle persone che ci sono all'interno del Coro RAI, 30 - 40 posti di lavoro; giustamente ci sono molti altri 30 - 40 posti in sofferenza nella nostra regione. Noi stiamo difendendo una funzione, un patrimonio, una presenza che forse ha la dimensione di un mattone nell'ambito di una costruzione, ma che noi sappiamo essere un importante elemento di tenuta.
Troppo spesso noi, in piccoli, medi e grandi fenomeni, probabilmente non abbiamo levato duramente la protesta; ci sono sfuggite un sacco di cose, ma la più tremenda alla quale ci troviamo - non vorrei scendere adesso nel campo anti - industriale - dinnanzi è una funzione che rappresenta il pezzo di una volontà. Non si può pensare che sia su questo che di per sé si recuperi tutto il nostro ritardo, ma certamente può essere l'elemento in grado di segnare una controtendenza soprattutto nei processi che la RAI ha pensato di poter percorrere nei confronti della nostra regione. In sostanza, è la prima volta che potremmo avere una posizione attiva contrattuale.
E' vero, non dobbiamo togliere le castagne dal fuoco alla RAI, né è questa un'operazione per fare i coristi all'interno di una fondazione in modo che la RAI se ne possa lavare le mani. Si tratta tuttavia di capire se la RAI intenda ancora utilizzare la funzione dei Cori, oppure se tenda com'è avvenuto nei processi industriali in Piemonte - ad usare le boite esterne. Si faceva cosi: si licenziavano i lavoratori di interi reparti e poi si andava dai cantinari a comperare. Se questa è la strategia, noi dobbiamo bocciarla; ci devono dire se la funzione Coro l'aboliscono in qualche modo, oppure se è una funzione che è presente nel manifestarsi dell'espressione musicale, lirica, ecc. Se è no, dobbiamo capirne le ragioni; se è si, dobbiamo capire se c'è qualcuno all'esterno che intende appaltare queste funzioni.
Presidente Brizio, ho notato il coraggio della sua affermazione di ieri sera, ma credo che la rinuncia che lei ha espresso dicendo che non c'è quasi più niente da fare l'abbiano già espressa molti potenti del Piemonte nei mesi passati, che non partecipavano più alle assemblee dei lavoratori perché avevano già deciso - qualcuno magari, chissà come, di concerto, ma certamente questo non tocca il Presidente Brizio. In quella piccola fessura che c'era nella porta, modestamente noi "peones" abbiamo cercato di metterci un piede dentro, mentre spingevano da matti per fratturarcelo alcune nomenclature all'interno della nostra Regione e all'interno dei palazzi romani; noi abbiamo, io credo, modestamente resistito.
Oggi presentiamo una proposta; può esserci sulla cifra un contenzioso ma è una proposta che ci permette di essere contrattuali, quasi vertenziali, nei confronti della RAI. Non possiamo rinunciare; lo dico al collega Rossa, e mi sono appuntato alle parole dell'ordine del giorno che ha concorso a elaborare: "qualora la decisione venga revocata dalla RAI".
No, con questa operazione dobbiamo far revocare alla RAI questa decisione o perlomeno chiedere una sospensione che permetta di ragionare su questi termini. E ciò che è avvenuto con la presentazione delle lettere di licenziamento ai coristi della RAI ricorda i peggiori padroni delle ferriere! Dobbiamo dircelo con chiarezza: non c'è nemmeno più lo stile in un organismo che trova nella nostra Regione una comunità zelante e solerte a pagare il canone! Al di là dei limiti e delle contraddizioni che ci possono essere con il bilancio, per la prima volta dopo dieci anni costringiamo la RAI a scoprire le carte e se ci snobba, evidentemente snobba un'assemblea e dovremmo quindi politicamente tenerne conto. Io mi auguro che ne tengano conto anche le articolazioni politiche di livello superiore al nostro se questa manifestazione della RAI assumesse i toni arroganti di snobbare in qualche modo l'espressione dell'assemblea elettiva regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Signor Presidente, voglio aggiungere qualche parola a favore dell'ordine del giorno che ho sottoscritto, notando un'atmosfera che si è creata in quest'aula. Io sono preoccupato se da una parte si dovessero porre coloro che vogliono forzare la mano sulla questione Coro e dall'altra parte quelli che vogliono salvare l'assistenza o la chiarezza di bilancio o la fermezza sul bilancio regionale per questa famosa operazione dei conti a bilancio zero. E' sbagliato, profondamente sbagliato, perché non penso e non sono fra quelli che sottoscrivendo quel documento è felice che l'assistenza abbia meno fondi o più fondi, anche se poi le questioni non possono assolutamente in alcun modo essere paragonate. L'ordine del giorno che questa mattina è stato raccolto come raccomandazione e comunque le politiche sull'assistenza, così come tutto il resto delle politiche regionali, non sono morte, sono gelate rispetto a scelte che la Giunta farà! Quindi è veramente strumentale in questa situazione! Non si possono richiamare queste vicende per argomentare contro un ordine del giorno che ha una grandissima forza e che è quella che ha richiamato il collega Tapparo: abbiamo colto un'occasione e se questa occasione l'avessimo anche sollecitata noi, collega Ferrara, non mi spaventa e non mi scandalizza affatto! Perché comunque quella dichiarazione è stata firmata dal Presidente di una Commissione di vigilanza ed è comunque uno strumento che noi dobbiamo utilizzare! E' questa la valenza! Che parola "valenza": vi ricordate "valenza" che cosa smosse in quest'aula?



ROSSA Angelo

Tre giorni dopo che cosa è successo?



CUCCO Vincenzo

Questa è la vendetta, Rossa! Non ti prendere delle vendette!



ROSSA Angelo

Ti voglio snocciolare le cose come un rosario, se andiamo avanti così!



CUCCO Vincenzo

Le vendette fanno venire male al fegato, Rossa!



ROSSA Angelo

A me non viene mal di fegato!



CUCCO Vincenzo

Appunto, la valenza - scusate la parola - di questa vicenda sta nella possibilità che noi abbiamo in questo momento di cogliere l'occasione che abbiamo contribuito a creare, questa è la realtà! Tutto lì! Se c'è qualcuno poi che vuole strumentalizzare questa vicenda mettendo contro coloro che vogliono salvare l'assistenza piemontese e coloro che vogliono salvare il Coro RAI, per favore non utilizzi questi argomenti perché sono argomenti che non esistono! Così come, collega Ferrara, non esistono gli argomenti di chi vuole la fermezza sul bilancio e di chi vuole invece sfasciarlo dando 500 milioni alla RAI; è falso! E' una questione che si è concretizzata in queste ore ed è bene sfruttarla giocando un ruolo da protagonisti come in questa occasione possiamo fare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, io mi riconosco nelle forti espressioni, che ho apprezzato, del collega Tapparo, quindi ben poco ho da aggiungere se non di dovere sottolineare che dopo la volontà della dirigenza nazionale della RAI e dopo il comportamento non da padrone delle ferriere, ma da padrone delle ferriere borbonico, perché un padrone delle ferriere puro e semplice non si sarebbe comportato come il signor Ayasson - un padrone delle ferriere borbonico! - l'unico modo di salvare il Coro RAI torinese era quello di firmare questo ordine del giorno, alla cui stesura ho con entusiasmo collaborato, ordine del giorno che impegna la Giunta, attraverso il braccio di una fondazione ad hoc, a prevedere uno stanziamento di 500 milioni.
Altri modi, altre mere manifestazioni di volontà o di solidarietà verso i lavoratori del Coro erano mere intenzioni e quindi solo attraverso questa motivazione forte, questo impegno forte, ritengo che ci si possa avviare verso la strada del salvataggio del Coro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi sembra che stiamo vivendo un momento importante che è della collettività nostra e di quella che rappresentiamo, ma che è anche di ognuno di noi. Mi sembrerebbe quindi opportuno da parte di tutti far valere le proprie ragioni senza interpretare le ragioni degli altri, collega Ferrara, perché su una materia del genere è supponente e scorretto! Devo quindi dire che noi non riduciamo questo a una questione di occupazione. Le persone interessate non ponevano una questione di occupazione, anche se questo tipo di linguaggio comincia ad essere grossolano e irriguardoso. Non esiste un problema di strutture, perché se io mi scandalizzo di qualcosa non è perché è andato a Roma un centro contabile, ma, per esempio, anche in relazione alla nostra incapacità di interpretare i fenomeni internazionali a Torino non sia arrivato quello che era fisiologico che arrivasse, la centrale della CNN CEE! Queste sono le occasioni mancate! Ho l'impressione che qui non stiamo parlando di persone, non stiamo parlando di strutture, non stiamo parlando di risorse, ma stiamo parlando di valori, di come una collettività si atteggia rispetto ai valori al di là delle circostanze e, se mi consentite, al di là dell'occasione anche territorialmente intesa.
Sono convinto che questo nostro gesto si pone - lo dico con grande supponenza a questo punto - anche in termini di collettivo. La strana storia dell'uomo, per fatti mai individuati né riconoscibili, ha fatto sì che alcuni più dotati di noi, uomini piccoli, storti e sordi come Beethoven e qualcuno come Verdi, nato in una plaga che certo non portava alla poesia e all'arte, ma a qualcosa di molto più terreno, riuscissero a darci attraverso il senso più adatto a questo, la possibilità di rivivere, senza averle mai conosciute, le sofferenze, i valori, le speranze della nostra specie, non di un pezzo di storia o di un pezzo di umanità, ma della specie umana! L'ultimo tempo della Nona di Beethoven è la saldatura tra passato e futuro, e questo non è di Beethoven, è degli uomini! Queste persone hanno scelto una strada che non è altamente remunerativa e premiante, cercando di essere interpreti e continuatori di questi valori.
Fare l'artista, l'interprete, significa infatti mortificare la propria originalità al servizio della trasmissione di un messaggio che ci arriva dai geni per portarlo all'uomo comune fra i quali ci siamo tutti e prima di tutti il sottoscritto. Questo richiede un tipo di rapporto con la società con se stessi, con le proprie convinzioni, che è un valore da tutelare.
Quindi questo atto, in primo luogo di solidarietà dei valori, non è diretto soltanto ai soggetti della RAI di Torino, ma a quanti in questo mondo immaginano che la politica e le attenzioni siano soltanto e sempre sui valori economici, a prescindere dalla loro capacità di ricaduta che va ben al di là di questo. Io sono convinto che questo coinvolge - lo dico senza polemica - le banche musicali, i nostri cori alpini che si rendono conto che un'istituzione su una questione di valori, per qualche verso, fa uno strappo, per certi punti di vista difficile da accettare, come quello che è stato fatto al formalismo che ci siamo dati in materia di bilancio.
Ha detto bene il collega Tapparo: ci siamo trovati nella felicissima situazione, che avremmo dovuto provocare, di dover chiedere alla RAI di mostrare le carte e siamo riusciti a trasferire con questo documento il confronto delle enunciazioni alle decisioni.
La RAI non potrà più presentare dei documenti generici, ma dovrà dire se sta al gioco e, se dirà che 500 milioni vengono dalla Regione Piemonte 4 - 5 miliardi dovranno venire dalla RAI per la soluzione del problema. A me pare che abbiamo aperto una questione seria con le banche torinesi, con questi usurai legalizzati.
Vorrei capire inoltre se al Regio si va perché si è appassionati di musica o perché si fanno soltanto delle fotografie e si viene citati sui giornali, soprattutto se si è moglie di qualcuno. Avete notato che i mariti spariscono alle prime del Regio, mentre le mogli ci vanno. Queste mogli che tra l'altro alla prima non pagano, se mettessero mano al borsellino dimostrerebbero che vanno a teatro perché sono appassionate.
Noi i soldi non li diamo alla RAI. Questo documento, che è un po' barocco, dove dice che facciamo riferimento ad una fondazione, cosa sta a significare? Che, in qualunque modo si risolva la questione, i nostri cittadini avranno un servizio in più, perché è evidente che le risorse che metteremo in qualunque forma rispetto a questa finalità si tradurranno in servizi e in corrispettivi che verranno dati ai cittadini. Non daremo dei soldi alla RAI, noi compreremo qualcosa dalla RAI che trasferiremo direttamente sul territorio, altrimenti non si capisce perché si costituisce una fondazione.
Quindi, sicuramente sarà una partita, dal punto di vista dei valori, di arricchimento e non di continuità rispetto al passato. Nell'ambito RAI, se il Coro rimarrà, cosa che auspichiamo, soddisferà le esigenze aziendali del palinsesto della RAI, ma sicuramente quello che mettono i piemontesi attraverso la loro istituzione, cioè la Regione, e la società civile si traduce in un servizio diretto ai cittadini. Quindi, è un'operazione che porta una maggiore presenza delle formazioni musicali significative nella nostra Regione, non siamo al consuntivo com'era precedentemente.
Caro Consigliere Ferrara, certe questioni tienile per te, perché la captatio benevolentie non so chi l'abbia praticata in quest'aula. So che nel non aver alimentato illusioni come non le alimento adesso, nell'avere respinto certe esagerazioni io che, nell'ambito del Coro RAI, avevo molti amici, ne ho perso qualcuno, non ne ho conquistati altri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Essendo stato chiamato in causa indirettamente da qualcuno che ha tentato un processo alle intenzioni sul fatto nuovo oggi verificatosi magari fossi così influente e potente nelle sedi romane - debbo dichiarare che mi sono attivato, quando su mandato del Presidente e degli altri Capigruppo mi sono recato a Roma presso la Presidenza della Commissione di vigilanza, affinché gli indirizzi culturali del servizio pubblico radiotelevisivo potessero essere tenuti in debito conto rispetto ad altri tipi di intrattenimento televisivo.
Quindi nulla è stato sollecitato; c'è stata semplicemente una lettera del Presidente della Commissione di vigilanza al Presidente della RAI. In questa lettera esplicitamente si fanno alcuni richiami rispetto ad alcune affermazioni un po' caporalesche del Vicedirettore Guerzoni in merito allo scioglimento dei cori della RAI di Roma, Milano, Napoli e Torino, e al fatto che ormai il discorso era chiuso e non poteva essere assolutamente riaperto. Ma se, per caso, ci fosse stato anche qualche benevolo elfo di questo Consiglio a sollecitare l'Ufficio di Presidenza della RAI, in proposito non potremmo che essere effettivamente contenti. Anche perché la latitanza delle nostre forze politiche, non solamente su questo campo, ma anche su altri, è palese.
La Regione Piemonte viene quindi ignorata da Roma, specialmente quando vediamo che delle Regioni limitrofe, come la Lombardia, vengono costantemente tenute non solamente in una posizione di assoluta considerazione, tale da costituire un assoluto contraltare alle istituzioni romane.
Oggi c'è una grande occasione di verifica delle buone intenzioni, della attendibilità della RAI e pertanto credo che valga anche la pena per verificare fino in fondo quali siano le reali intenzioni della RAI.
Ricorderete, colleghi Capogruppo, come il Presidente Pasquarelli nelle sue visite a Torino sollecitò e reiterò più volte l'invito a cercare nelle forze locali, nelle sinergie locali la possibilità di contributi perché le istituzioni musicali torinesi potessero sopravvivere. Oggi non vogliamo nient'altro che raccogliere l'invito sulla base di questa porta che la RAI ha lasciato aperta.
Il problema è antico perché in sedi ben diverse da questa, ma altrettanto autorevoli, si trattò questo fatto e si trattò anche la possibilità di una fondazione. In quella occasione parlammo di una fondazione che doveva chiamare a raccolta le altre forze torinesi, per cui non si inventa nulla oggi né si vuole catapultare tutto quanto è stato detto ieri rispetto al bilancio zero. E poi sul bilancio zero diciamoci le cose, come sono, perché se per caso il bilancio zero volesse significare la sterilizzazione di alcune forme di intervento sia sul piano sociale che sul piano culturale, io voterei contro. Ma la sterilizzazione di bilancio zero è ben altra cosa. Significa che, per quanto riguarda il fondo di accantonamento, dovremmo fare delle delibere apposite con cui stanziare i fondi per finanziare determinate attività e iniziative.
Se per caso, solamente per quanto concerne il settore culturale, per riferirmi ad esempio al Teatro Regio, il Regio dovesse vivere solamente con i 300 milioni stanziati oggi a bilancio, noi possiamo dire che con il bilancio zero di ieri praticamente decretiamo la morte sicura di tutte le nostre istituzioni culturali. Invece il bilancio zero è fatto di equilibrio politico. Certamente è un indirizzo, è una tendenza, è una ricerca di compatibilità rispetto alle risorse che abbiamo, ma questo non significa che dobbiamo fare tabula rasa della politica culturale in questa fattispecie come in altra fattispecie della politica sociale.
Non ripetiamo il ritornello demagogico, specioso, capzioso, delle priorità sociali; certamente, ciò deve essere tenuto in conto, ma allora la civiltà non sarebbe progredita, non sarebbe andata avanti perché ci sarebbe sempre stato un ospizio, un ospedale, un ricovero nel Medioevo o nel Rinascimento che avrebbe dovuto avere la priorità assoluta sulla costruzione di una cattedrale, di un palazzo, o di un museo: la civiltà progredisce se essa cresce in maniera organica e simultanea in tutte le sue componenti espressive.
E poi su queste cose dobbiamo fare molta attenzione: non vorrei che oggi, sollevando determinate priorità, le stesse si ritorcessero nei confronti di persone che le hanno sollevate.
E boomerang c'è sempre; il discorso che oggi si fa in maniera anche molto pretestuosa rispetto ad alcune priorità, domani potrebbe ritorcersi pretestuosamente anche nei confronti di altre determinazioni che vengono ad essere assunte.
Sul problema della cultura si gioca gran parte della nostra immagine: non nascondiamolo. "Asfaltare non est gubernare" o "gubernare non est asfaltare". Quando c'è stato il fatto Pannunzio, che tutti ricorderanno molto bene, malgrado tutta l'ampia disponibilità dell'Assessore Nerviani l'Assessore e il Consiglio regionale hanno dovuto far fronte ad una campagna di stampa pretestuosa: tutti i pifferi del consenso non erano nei confronti dell'istituzione Piemonte o del suo bilancio a base zero; erano nei confronti di un'istituzione che nel campo civile di Torino aveva ben meritato.
E' un discorso da farsi quindi con molta ponderazione, prendendo atto della situazione, e cercando di cogliere l'occasione che la RAI ci offre: è la prima volta, per quanto riguarda la mia responsabilità in questo Consiglio, che un'istituzione "romana" non è insensibile emette a prova la nostra disponibilità in tal senso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Grazie, Presidente.
Pochissime parole, in quanto mi riconosco in molte delle cose dette in altri interventi che mi hanno preceduto; in particolare mi richiamer all'intervento del collega Tapparo.
L'argomento usato da qualche collega contrario all'ordine del giorno mi pare senza alcun fondamento. Non stiamo misurandoci con un problema di posti di lavoro: non è problema di occupazione, anche se credo che dobbiamo essere tutti grati ai lavoratori del Coro RAI di Torino per aver contribuito, essi stessi, a rendere chiaro a noi, e a tutti, che non si trattava essenzialmente di un problema di occupazione. Il problema è del futuro o meno di un'istituzione culturale; e in questi termini va trattata la questione.
Da questo punto di vista, è problema - se mi permettete, colleghi - di orgoglio di questo Consiglio regionale. Noi ci stiamo dibattendo, da anni su un tema che rischia sempre di essere astratto, di non avere gambe vere: quello della grande riforma dello Stato in senso regionalista. Se ci vogliamo davvero misurare con questo grande tema, non ci dobbiamo forse porre l'interrogativo che diventare davvero Regione nuova - come molti di noi dicono - ispirata ad un modello federalista dello Stato, significa misurarsi anche con il tema delle grandi istituzioni culturali nazionali? Ci siamo abituati, per anni, a considerare due mondi da questo punto di vista: uno era quello delle grandi istituzioni culturali nazionali; l'altro quello - mi si passi il termine - delle piccole o medie istituzioni locali.
E come enti locali, come assemblee elettive abbiamo scelto questo secondo livello, non voglio dire più basso, e in qualche modo abbiamo detto che altri penseranno alle grandi istituzioni culturali. Oggi non è più questo tempo, se vogliamo essere coerenti con l'ispirazione di nuovo regionalismo non è più questo tempo perché la realtà italiana è cambiata. Lo Stato, bene o male, anche con "lacrime e sangue" - per noi - si sta ristrutturando nel senso di attribuire alle realtà locali maggiore responsabilità. Maggiore responsabilità significa anche "tirar fuori" i soldi, assumersi fino in fondo le nuove responsabilità, anche dal punto di vista del denaro.
Ho molto apprezzato che i Capigruppo abbiano convenuto su un testo che indica una cifra; se vogliamo reggere un confronto a questo livello dimostrando questa assunzione di responsabilità, dobbiamo tirare fuori i soldi, e dimostrare fino in fondo che non ci spaventiamo di questo passo.
Certo, ciò porrà dei problemi alla Regione; non diamo i soldi alla RAI ha ragione il Consigliere Marchini, noi finanziamo, se riuscirà l'operazione, una nuova politica culturale della Regione: questo è il punto, questo è il senso di questo passaggio, che credo non si debba fermare qui. Perché sia che lo sceglieremo noi, e sarà bene che iniziamo a pensarci, sia che lo sceglieranno altri, ci troveremo altri problemi di questa natura, con altre grandi istituzioni culturali presenti nella nostra Regione. E, allora, incominciamo a ragionare, a pensarci; è un problema di risorse e di capacità, di politica culturale, di prospettiva, da questo punto di vista.
Io ho vissuto e leggo la nostra decisione in questo senso, e in questo senso mi sembra un atto positivo, importante e significativo del nostro Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano.



GIULIANO Valter

Grazie, Presidente, colleghe e colleghi. Sarò molto sintetico, perch un intervento più articolato non potrebbe che riprendere per larga parte le argomentazioni dei colleghi che mi hanno preceduto. La mia è una sorta di dichiarazione di voto rispetto al voto favorevole con cui il Gruppo dei verdi affronterà la votazione sull'ordine del giorno. Riteniamo infatti che la decisione di questo Consiglio di mettere in atto tutti i tentativi per salvare il Coro RAI di Torino debba trovare l'incondizionato appoggio da parte di chi ha a cuore il futuro della nostra Regione.
Crediamo che la vicenda vada ben al di là del pur importante salvataggio dei posti di lavoro degli artisti del Coro, per diventare simbolicamente il segnale di una non rassegnazione alla politica di smantellamento della cultura di questo Paese e di questa Regione.
La grave crisi economica di questo momento storico non può essere scaricata sul comparto culturale. Tanto meno, possiamo accettare che un ente pubblico, sostenuto con soldi pubblici e dal canone obbligatorio che ognuno di noi versa ogni anno, rinunci ad una delle cose più qualificate che ha saputo creare e mantenere fino ad oggi per scialacquare le nostre risorse in programmi utili solo a rincorrere l'audience con la tendenza a livellarsi sulla bassa qualità culturale. Per questi convincimenti non possiamo che continuare a sostenere tutte le ipotesi, per evitare questa gara al ribasso. Oggi, la difesa del Coro RAI rientra a pieno titolo nell'impegno per non rinunciare alla cultura.
Per questi convincimenti non possiamo che sostenere un'ipotesi di salvezza del Coro RAI, quella della fondazione, che chi mi ha preceduto su questi banchi del Consiglio regionale prospettò già alcuni mesi fa. Forse abbiamo persino atteso troppo. L'ordine del giorno che abbiamo firmato insieme a numerosi colleghi crediamo possa essere in questo momento lo strumento più efficace che abbiamo a disposizione per dare un segnale forte al sostegno di una revisione profonda della politica culturale dell'ente radiotelevisivo pubblico. Aver avuto il coraggio di andare oltre un impegno generico, segnando nei contenuti nell'ordine del giorno una cifra simbolica, ma significativa di una volontà politica precisa, ci sembra segnale importante di questo Consiglio regionale.
Di questo atto di coraggio credo sia doveroso ringraziare, dai banchi della nostra piccola ma intellettualmente onesta opposizione, che nelle scorse settimane non ha risparmiato critiche serrate per quello che abbiamo valutato come atteggiamento troppo morbido e accondiscendente nei riguardi della Dirigenza RAI, il Presidente Brizio, e non è un regalo di Natale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fulcheri.



FULCHERI Giuseppe, Assessore regionale

Desidero ringraziare il Consiglio regionale per il sostegno alla politica culturale della Regione Piemonte, e particolarmente per la nostra collaborazione al mantenimento di un polo di eccellenza dal punto di vista culturale quale è il Coro della RAI. Desidero anche esprimere ringraziamento agli artisti, perché negli incontri che ho avuto con loro bastava guardarli negli occhi per capire qual era il loro animo e il loro sentimento. Ma intervengo anche perché come Assessore alla cultura trovo nel bilancio che abbiamo approvato, soltanto il 25% di quello stanziato nel 1992, cioè il 75% mi è stato tolto.
Questa è la realtà, e quindi devo sottolineare che la cultura della Regione Piemonte pub solo contare su 3,1 miliardi, dei 12 che erano stanziati negli anni scorsi, il che certamente merita la pena di essere vagliato e considerato dal Consiglio regionale. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia, Assessore regionale

Sento il dovere di prendere la parola in questa occasione e su questo problema, proprio perché il semplice collocarsi con un voto che è stato lasciato libero, dalle parole del Presidente d'ella Giunta e dallo stesso Capogruppo della mia forza politica, è un problema che va chiarito. Voglio spiegare il perché ritengo che l'ordine del giorno, sottoscritto da molti colleghi, dal mio punto di vista non è condivisibile. Non ne faccio prioritariamente una questione di diverso trattamento rispetto ad una proposta di ordine del giorno che questa mattina è stata presentata in quest'aula e che impegnava semplicemente in termini morali la Giunta a stanziare almeno la stessa cifra dell'anno scorso per questo problema.
Problema che è stato risolto, anche con il mio consenso, dal Presidente della Giunta affermando che si sarebbe tenuto in conto la sostanza del problema, ma che sarebbe stata rinviata la valutazione al momento in cui si sarebbero esaminati gli impegni effettivi di spesa sulle varie cifre da inserire nella variazione di bilancio. Avrei ritenuto più corretto e più opportuno che in ordine ad un eventuale impegno di spesa si fosse avuto lo stesso atteggiamento anche nei confronti del problema del Coro della RAI.
Ritengo, inoltre, che la pressione politica che noi dobbiamo fare deve essere rivolta al Presidente della Commissione di vigilanza, sia al Consiglio di amministrazione della RAI, sia alle scelte di politica culturale che deve seguire la RAI stessa. La RAI, che è un ente collegato allo Stato, quindi con una valenza pubblica, sul problema della cultura e sul problema di come diffondere la cultura e l'immagine a livello di mezzo di diffusione, ha dei grandi problemi. Tuttavia se l'ipotesi di una fondazione che tolga alla RAI le sue responsabilità rispetto a questa materia e l'ipotesi di uno stanziamento di qualche centinaio di milioni da parte della Regione, che è già in difficoltà per tutta una serie di altri motivi, risolvessero il problema potrebbero anche vedermi superare le perplessità che sto esprimendo, ma in realtà credo che alla gente bisogna dire come stanno le cose e penso - ovviamente è una mia opinione personale che non coinvolge nessun altro che me stessa - che tale soluzione non risolverà il problema della sopravvivenza del Coro della RAI. Diventerà in ogni caso un qualche cosa a latere della politica complessiva della RAI con una impossibilità concreta di far funzionare una struttura culturale di questo genere. Allora bisogna agire sulla politica complessiva della RAI che faccia vedere meno sederi e meno lustrini e faccia più una politica culturale; questa è la scelta e la scommessa che questo Consiglio regionale deve fare, non quella di concedere un contributo formale che sembra un contentino e uno svicolare il problema. La Regione Piemonte non sarà mai in grado, nel futuro, di supportare in maniera seria un'iniziativa come questa. Pertanto diamo un segnale rispetto alla lettera che il Presidente della Commissione di vigilanza ha mandato, di cui leggo la frase conclusiva: "A questo fine potrebbe essere tentata un'iniziativa con gli organi competenti del Governo e gli altri enti per una soluzione positiva".
Ben venga un'iniziativa, sia una pressione politica, sia una decisione forte del Consiglio regionale, ma non vedo come sia indispensabile in questa fase collegarla con degli stanziamenti di fondi o con la proposta di un'iniziativa, fuori dal circuito della RAI, che possa risolvere questo problema. Devo dire che nel momento in cui i problemi delle scelte di fondo e i problemi della difficoltà della soluzione complessiva dei problemi più delicati, anche dell'assistenza, ci devono fare attentamente riflettere sull'impostazione di questo tipo di problemi, che mi sembra assolutamente legata a dei fatti contingenti e non ad una visione complessiva la più seria e la più corretta. Per questi motivi ritengo che la mia posizione sia più rappresentata nell'impostazione dell'ordine del giorno del Consigliere Ferrara, perché è forte la pressione sulla RAI affinché decida diversamente rispetto a questa materia; la chiusura e l'impoverimento delle strutture della RAI a Torino sono un fatto fortemente negativo.
Sono d'accordo anche nel dire che qualora ci fosse una decisione diversa della RAI si possono e si devono studiare insieme delle soluzioni per alleggerire il carico e per far entrare più facilmente nel circuito culturale piemontese e non solo piemontese il Coro della RAI e le altre strutture che sono in disfacimento, ma questo dopo che la RAI avrà preso una decisione forte, di tipo culturale e di tipo politico a favore del mantenimento di queste strutture, altrimenti le altre iniziative sono dei pannicelli caldi su una gamba di legno. Non prendiamoci in giro, colleghi Consiglieri, perché non facciamo l'interesse né della cultura né della gente né di quello che vogliamo difendere.
Per queste ragioni io non posso votare quell'ordine del giorno, che porta anche la firma del mio Capogruppo, senza con questo avere un problema né politico né ideologico, ma semplicemente una diversa valutazione sulla questione; mi sento invece più rappresentata dall'ordine del giorno presentato dal collega Ferrara.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente, colleghe e colleghi, per il mantenimento del Coro della RAI in queste settimane si è costruita in Consiglio regionale una sintonia ampia, concretizzata in un ordine del giorno. Questa sintonia è stata regolata, a mio parere, dalla sola volontà di contrastare l'impoverimento delle attività culturali in Piemonte ed è stata anche regolata dalla speranza, non dalla convinzione, di potervi riuscire. La battaglia per il mantenimento delle attività culturali in Piemonte è un fatto fondamentale, propulsivo. E' un fatto fondamentale anche per contrastare la crisi ed individuare nuove leve per un modo di crescere della società, capace di spingere in avanti il nostro modello civile.
L'ordine del giorno che è frutto del lavoro di molti Consiglieri è considerato dalla Giunta una leva per cambiare le decisioni RAI e contribuire a una nuova politica RAI rivolta al servizio pubblico. Su questo impegno la Giunta avrà un appoggio dal Gruppo. Con impegni decisi e chiari di forte volontà, proprio come questo proposto nell'ordine del giorno che ho firmato, a mio parere si trova anche la strada, la forza e il modo per altre più ardue decisioni, in altre priorità economiche e sociali che il governo regionale deve assumere quanto prima.
Penso che questa decisione dell'ordine del giorno che ho firmato rafforzi la Regione come soggetto politico, e da questo non può che scaturirne un beneficio per la qualità dell'azione del governo regionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino, che interviene in qualità di Consigliere.



GARINO Marcello

Signora Presidente, colleghi Consiglieri, ritengo che il problema Coro RAI debba essere affrontato all'interno delle scelte da effettuarsi in campo culturale, valutando il problema specifico anche alla luce di altre esigenze e delle scarse risorse finanziarie - è inutile negarlo - che sarà possibile destinare al settore.
L'ordine del giorno che è stato presentato non risponde a questa impostazione e quindi non avrà il mio consenso. Diverso invece è il discorso per l'ordine del giorno che è stato presentato dal Consigliere Ferrara, che avrà il mio consenso se sarà mantenuto. Grazie.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno n. 499 presentato dal Consigliere Chiezzi ed altri viene pertanto ritirato. Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 505, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, vista la decisione della RAI di chiudere il complesso sinfonico - corale di Torino giudicando tale determinazione un ulteriore impoverimento del patrimonio storico - culturale della nostra Regione e una conferma della politica della RAI tendente a penalizzare le sedi di Torino impegna la Giunta ad assumere con urgenza una forte ed autorevole iniziativa politica nei confronti della Commissione di Vigilanza e del Consiglio di amministrazione della RAI al fine di modificare la decisione di chiusura del Coro, dichiarando la propria disponibilità, qualora detta decisione venisse revocata, a valutare in sede di formazione del bilancio un impegno finanziario della Regione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 6 voti favorevoli e 25 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 502, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, alla luce della lettera del Presidente della Commissione Parlamentare di Vigilanza sulla RAI, Luciano Eradi, al Presidente ed al Direttore Generale della RAI, tendente a promuovere un'iniziativa con gli organi competenti del Governo ed altri enti per una soluzione positiva dei Cori di Torino, Milano, Roma e Napoli richiamate e ribadite le posizioni più volte assunte; impegna la Giunta ad accogliere l'invito del Presidente della Commissione di Vigilanza assicurando la propria disponibilità a risolvere il problema del Coro RAI di Torino, riservando la somma di lire 500 milioni all'interno del Fondo di Accantonamento.
Quanto sopra al fine di contribuire ad avviare una fondazione che, con il concorso di altri enti pubblici e privati, possa risolvere almeno parzialmente i problemi finanziari del Coro RAI di Torino".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. L'ordine del giorno è approvato con 29 voti favorevoli e 5 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

Esame proposta di deliberazione n. 563: "Modifica alla deliberazione CR n. 2169733 del 251611991 recante 'Istituzione della Commissione speciale di indagine conoscitiva sulla riconversione e la compatibilità ecologica dell'industria piemontese'"


PRESIDENTE

Il punto 26) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 563.
La parola la Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Mi rendo conto che non è tempo per una lunga spiegazione. La questione è semplice. La Commissione ha avuto un periodo di sostanziale rallentamento dei lavori a causa della necessità di avviare una indagine conoscitiva sulla situazione del sistema produttivo piemontese, verificato che lo stato delle informazioni era molto carente.
Chiediamo quindi una proroga per consentirci di avviare la parte di consultazione sull'indagine.
Chiudo qui perché mi pare che a nessuno interessino le motivazioni. Non mi pare il caso di proseguire.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione tale la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. La deliberazione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,50)



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