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Dettaglio seduta n.198 del 22/12/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interpellanze nn. 961,1000,1135,1356,1357 ed interrogazione n. 1302 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerenti la precarietà abitativa degli immigrati extracomunitari


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo le interpellanze nn. 961,e 1357 e l'interrogazione n. 1302 tutte presentate dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti sui problemi abitativi degli immigrati extracomunitari. Risponde congiuntamente l'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore regionale Se i colleghi lo ritengono risponderei contemporaneamente alle interpellanze nn. 961, 1000, 1135, 1356, 1357 e all'interrogazione n. 1302 in quanto vertono tutte su argomenti relativi ai problemi degli extracomunitari. La risposta odierna abbraccia una serie di interrogazioni alle quali, seppure in modo informale, si erano già fornite informazioni e chiarimenti nei colloqui intercorsi tra il Consigliere Maggiorotti ed i referenti della materia presso gli Uffici dell'Assessorato.
Come si può facilmente notare, tutte le interrogazioni sottolineano la difficile situazione abitativa che riguarda i cittadini extracomunitari.
L'Assessore al lavoro è ben consapevole del dramma abitativo in cui si dibattono i cittadini extracomunitari e con il quale si misurano molti lavoratori piemontesi in condizioni di precarietà abitativa.
Ciò non toglie che questa amministrazione, pur in mezzo alle tante difficoltà, si sia battuta, in questi ultimi anni e si stia battendo tuttora per dare risposte il più possibile equilibrate alle carenze cui la Pubblica Amministrazione ha dovuto far fronte nell'accoglienza dei cittadini immigrati. Il forte sforzo operato nel triennio 1990/ 1992 ci ha consentito di utilizzare al meglio i finanziamenti assegnati al Piemonte per l'attivazione dei centri di prima accoglienza.
Sono ormai più di 3.000 i posti resi disponibili in Piemonte per i cittadini extracomunitari, grazie alla collaborazione fra Regione, Enti locali, volontariato e Stato.
Lo sforzo non si può dichiarare concluso, ma è certo che mentre bisogna realizzare ulteriori centri per la prima accoglienza, occorre ormai avviare anche la fase dell'inserimento.
In quest'ottica la Regione Piemonte è stata fra le poche Regioni ad avviare concreti programmi di seconda accoglienza che erano stati presentati al governo per il finanziamento. Com'è noto, i tagli finanziari operati hanno colpito anche questo tipo di intervento per il 1992, sebbene date le notizie relative all'iter della finanziaria dei prossimi anni speri che si dia la possibilità di un rifinanziamento almeno prima del 1995 di ulteriori quote.
Va comunque detto che la Regione, nel limite dei pochi fondi disponibili sulla L.R. n. 64, di sua iniziativa ha avviato la collaborazione perla realizzazione di progetti atti a mirare e a favorire un migliore inserimento dei cittadini extracomunitari.
In questo ambito, abbiamo operato uno sforzo nel campo dell'informazione presso i centri di accoglienza e stiamo attivando collaborazioni finalizzate con l'USSL I per l'informazione sanitaria (svolgendo anche un compito non direttamente di competenza di questo Assessorato).
Desidero ancora ricordare che per l'utilizzo dei contributi previsti dalla L.R. n. 64 sono stati quest'anno privilegiati i momenti formativi (vedi corsi predisposti dalla CGIL. dalla Provincia di Torino su Fondo sociale europeo per mediatori culturali) e i momenti di aggregazione culturale gestiti direttamente dall'ente locale.
Inoltre, in questi giorni si sta ridefinendo la convenzione con il Comune di Torino e il Provveditorato agli Studi per l'inserimento scolastico - cito il primo caso di una convenzione Comune di Torino Regione e Provveditorato - nelle scuole dell'obbligo per i figli degli stranieri extracomunitari, problema non indifferente nel momento nel quale è avvenuto il fenomeno dell'aggregazione familiare, mentre si sta avviando a conclusione la ricerca commissionata al CICSENE per individuare percorsi operativi realizzabili a breve per l'accesso a strutture abitative (anche qui con compito affidato all'Assessorato all'emigrazione, ma che insiste orizzontalmente, come potete vedere su materie che sono anche e soprattutto squisitamente di altri Assessorati).
Per quanto riguarda, infine, lo specifico delle diverse interpellanze occorre informare che: interpellanza n. 1000: il centro di Corso Unione Sovietica n. 314 non rientra fra i centri che hanno ricevuto contributi ai sensi della legge n. 39/90 (legge Martelli); le norme igienico - sanitarie risultano essere rispettate sulla base di quanto segnalatoci dai competenti Uffici comunali.
Il centro è stato costretto a non offrire ospitalità alla persona oggetto dell'interpellanza per gravi motivi di ordine pubblico (lo stesso soggetto era già stato allontanato da un amico e da tutti i centri di Torino).
Interpellanza n. 1135: il numero dei nuclei familiari ospitati alla data dello sgombero nei locali delle Ferrovie dello Stato, date in comodato alla Caritas "Il Riparo" erano 4, in Corso Vittorio Emanuele 123 bis (14 persone) e 3 non abusivi in Corso Mediterraneo 99 (8 persone). Inoltre, nei prefabbricati acquistati dalla città e sistemati nelle stesse aree, erano inseriti 8 nuclei familiari in Corso Vittorio (18 persone) e 5 nuclei in Corso Mediterraneo (20 persone). A tutte le famiglie regolarmente ospitate che non avessero completato il periodo concordato e non fossero entrate abusivamente, è stata offerta una soluzione alternativa o in case de "Il Riparo"o in prefabbricati in Via Germagnano. Il trasferimento si è completato nel periodo giugno/settembre 1992.
Interrogazione n. 1302. Il Famulato Cristiano è stato chiuso temporaneamente per 3 settimane nel mese di luglio e le ospiti sono state sistemate in altri centri di accoglienza. La chiusura è stata determinata da manutenzione; il centro è stato riaperto il l agosto 1992 riprendendo la sua attività anche di collocamento di colf.
Interpellanza n. 1356. Lo sgombero di Via Piave è stato dettato da motivi igienico - sanitari. Alle circa 100 persone presenti sono state offerte soluzioni temporanee da parte del Comune, mentre per 40 non in regola sono scattate le procedure di espulsione. E' stato inoltre attivato un centro per i minori soli con sistemazione temporanea in Via Mercanti 28 fino a quando non si sono presentati i genitori o gli esercenti la patria potestà.
Interpellanza n. 1357. La chiusura dei centri di Via Taggia e Via Negarville nel periodo dal 3 al 31 agosto 1992 è avvenuta per manutenzione straordinaria nel periodo concordato con gli utenti. Coloro che avevano superato il periodo fissato in 9 mesi erano soltanto 11 persone (rispettivamente 3 e 8). Si trattava di persone con regolare lavoro che peraltro fruivano del periodo di ferie; queste persone sono state comunque messe in condizione di potersi rivolgere ad altre strutture per tre settimane e quindi rientrare, come è regolarmente avvenuto, nei centri di Via Taggia e di Via Negarville.
Ho cercato di indicare, seppure sinteticamente, il percorso su argomenti comuni e specificatamente dare risposte ai singoli quesiti delle singole interpellanze e interrogazioni. Ovviamente sono a disposizione dei colleghi se ne volessero copia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie Presidente, colleghe e colleghi. La risposta nel merito specifico delle singole interpellanze mi trova parzialmente soddisfatto nel senso che l'Assessore si sarà reso conto che il Gruppo di Rifondazione comunista, in particolare il collega Maggiorotti, è molto attento su questo problema. Le interpellanze erano quasi tutte urgenti, cioè legate ad emergenze, chiusure di centri di ricovero che hanno suscitato la preoccupazione del collega. Sono interpellanze che risalgono al mese di febbraio/giugno di quest'anno. L'Assessore ha spiegato che quelle emergenze sono poi state superate in vari modi. L'attenzione del gruppo su questo tema continua. Lei avrà notato, Assessore, che in tutte le interpellanze al di là dell'allarme sul provvedimento di chiusura o di sgombero, si ripeteva la necessità di affrontare il problema della casa per gli immigrati in termini programmatici più seri e a lungo termine. Su questa parte la sua risposta, viceversa, mi lascia insoddisfatto, perché, al di là di iniziative indirette, centri di ricerca, avvio di studi, non ho sentito rappresentare un programma di investimenti preciso per quanto riguarda il settore della casa per gli immigrati.
Pertanto, Assessore, la pregherei di fornire la risposta scritta al collega Maggiorotti che si interessa direttamente di questo problema e a nome suo mi permetto di suggerire che su questo tema un lavoro di Commissione specifico, attraverso una sua comunicazione forse anche legata all'Assessore Carletto, all'Assessore Bergoglio, potrebbe essere un modo per affrontare il problema da parte vostra meno soli e da parte dell'opposizione partecipando di più alla risoluzione dello stesso.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 8) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Buzio, Beltrami, Buzio, Croso e Foco.


Argomento: Bilanci preventivi

Esame progetto di legge n. 333: "Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1993" e presentazione ordine del giorno n. 500 (seguito)


PRESIDENTE

Ieri abbiamo terminato i lavori sul bilancio con gli interventi di carattere generale.
Pregherei l'Assessore Gallarini di intervenire, dopodiché seguiranno le dichiarazioni di voto.



PRESIDENTE

GALLARINI, Assessore regionale



PRESIDENTE

Penso che alcune considerazioni vadano fatte in funzione di quanto è emerso dal dibattito, che se pure ha visto pochi interventi, ha toccato abbastanza in profondità la questione che è all'ordine del giorno e quindi la struttura stessa del bilancio e il percorso seguito per la costruzione di questo bilancio.
Primo punto. Zacchera ha avanzato due considerazioni fondamentali. La prima è relativa ad una certa collegialità, da parte del Consiglio, di dibattito e costruzione del bilancio, quindi nei due mesi che seguiranno ci sarà un coinvolgimento in Commissione e in Consiglio sulle grosse scelte dal punto di vista politico sarà un terreno sul quale ci dovremo confrontare. Non ritengo possibile un black-out di due mesi e arrivare qui il 28 febbraio con un pacchetto preconfezionato.
L'altra considerazione, sempre avanzata dal Consigliere Zacchera, è relativa alla Cooperativa Latte Verbano. Vi confesso che ieri non sarei stato pronto a rispondere nei dettagli, ma oggi ho sentito il dottor Lesca che conosce bene la questione, e in effetti la questione preoccupa, ma esiste uno spiraglio che forse ci dà qualche speranza. Noi in bilancio abbiamo inserito 350 milioni relativi all'ennesima rata di fideiussione. La fideiussione che era stata concessa dalla Regione aveva dato alla Cooperativa Latte Verbano prima dell'insediamento di questa tornata legislativa, tanto per puntualizzare, sostanzialmente, i tempi. Quindi noi ci troviamo a gestire una questione nata prima di questa legislatura: mutui accesi per 350 milioni non in una volta sola, ma con gradualità nel corso degli anni scorsi. Finora la Regione ha pagato circa un miliardo e mezzo per quanto riguarda la sommatoria di queste fideiussioni. La Cooperativa Latte Verbano è in corso di liquidazione, quello che nel caso di un soggetto normale sarebbe un fallimento. Ovviamente esiste il rischio duplice, cioè che la Regione possa continuare a pagare nei prossimi anni fino alla scadenza dei mutui, 350 milioni all'anno senza possibilità di recupero. Oppure che la Regione addirittura venga chiamata a corrispondere in modo anticipato le rate che mancano da qui alla data di estinzione dei mutui e la cifra sarebbe in questo caso di circa 3 miliardi 800 milioni.
Quindi i 4 miliardi ipotizzati ieri dal Consigliere Zacchera sono realistici.
Esiste però - mi diceva il dottor Lesca - una speranza: una cooperativa emiliana in questi giorni ha presentato un'offerta per rilevare questa cooperativa. Se così fosse, noi potremmo riuscire a recuperare la cifra che si aggirerà sui 5 miliardi fra quanto si è versato e quanto, o in una rata sola o in più rate, dovremo versare in futuro per impegni assunti.
Cercheremo, come Giunta, di intervenire presso l'Istituto San Paolo, il quale, essendo il capofila del nostro pool di banche e di tesoreria sicuramente ascolterà quanto la Regione dirà. Tale atteggiamento lo assumiamo in quanto intendiamo fare di tutto per recuperare tale cifra.
Il collega Chiezzi aveva fatto due osservazioni di fondo, una relativa ai 100 miliardi e l'altra relativa al fatto che questo bilancio avrebbe potuto essere formulato da un commissario tipo quello insediato al Comune di Torino. Collega Chiezzi, mi sembra proprio che, per l'intelligenza che sicuramente ha e che manifesta, dovrebbe essere il primo ad essere convinto che un provvedimento del genere non poteva essere predisposto da un commissario perché questo bilancio non è un bilancio asettico esclusivamente tecnico, ma contiene già, pure in questa prima fase, delle scelte politiche e delle sottolineature di carattere politico che un commissario non sarebbe in grado di fare.
Per quanto riguarda poi la questione dei 100 miliardi, la critica avanzata dal collega Chiezzi sostanzialmente è stata la seguente: noi nel frattempo accantoniamo questi 100 miliardi, se li spendessimo subito potremmo ricavarne una efficacia di un certo tipo come provvedimento invece, se li accantoniamo per due mesi, molto probabilmente dopo due mesi alcune situazioni si saranno deteriorate.
E' per considerazioni esattamente opposte che noi li abbiamo accantonati: si passa da una gestione che era molto caratterizzata, per molti interventi capillari e a pioggia, ad una gestione che vuole concentrare gli sforzi. Se noi avessimo destinato questi 100 miliardi in questa prima fase e nella seconda fase destinassimo o avessimo poi destinato gli altri 100 o 200 o quello che sarà a seconda delle decisioni che si assumeranno sulle addizionali è ovvio che, pure a scala più macroscopica, avremmo comunque ripetuto un atteggiamento di quel tipo.
Riteniamo invece che solo conoscendo la massa totale di manovra si possano alimentare, nel modo più forte possibile, le poche iniziative che vorremmo fossero incisive dal punto di vista politico.
Al collega Grosso, che si è soffermato moltissimo sullo stato sociale e livello dei servizi, direi che il problema dal punto di vista politico è uno dei più interessanti e nei prossimi mesi avremo modo di discutere su tale questione. Non penso che oggi si possa affermare che il livello dei servizi non possa essere abbassato neanche di un millimetro. Infatti nella gestione precedente in tutti gli enti pubblici i servizi venivano alimentati quasi a ruota libera e il problema era solo quello di reperire le risorse che servivano a coprire quanto si era speso con quei servizi.
Ora si sta passando ad un concetto diametralmente opposto: occorre innanzitutto definire le risorse che politicamente possono essere destinate per gestire un certo servizio e poi determinare il livello del servizio in funzione della cornice economica all'interno della quale si deve stare.
Questo mi sembra un concetto che sta emergendo in modo forte rispetto al quale non si può assolutamente rimanere sordi.
Se la situazione è questa, possiamo affermare che, se per livello dei servizi intendiamo la qualità, questa deve essere elevata, mentre la quantità del servizio sicuramente dovrà subire una compressione.
Compressione dovuta al fatto che le risorse economiche sono di tipo diverso rispetto a quelle che si pensava di poter avere negli anni scorsi; a pie' di lista ci si rendeva conto - oggi ci sono ancora 10.000 miliardi a livello nazionale sui trasporti - che quelle cifre sostanzialmente ancora non c'erano.
Un'altra questione emersa un po' in tutti gli interventi è la contraddizione sempre più macroscopica, sempre più stridente fra centralismo e regionalismo. Effettivamente questo è, un problema più grosso di noi sotto certi aspetti. Mi limito a denunciare un dato che non ho elencato ieri. Voi pensate che, a fronte di tutta questa situazione, cioè a fronte del fatto che solo dopo mesi e mesi di trattative le Regioni hanno conquistato il ripiano da parte dello Stato della spesa sanitaria conquistato nel senso che finalmente lo Stato ha erogato in funzione delle necessità reali delle Regioni, mentre in un primo tempo le erogazioni erano sottostimate, non venivano stimate in modo equo e di conseguenza le Regioni sfondavano. Ripeto, le Regioni hanno impiegato mesi per essere ascoltate su questa questione, ma ancora non hanno conquistato analogo comportamento da parte dello Stato sui trasporti. Le Regioni nel loro complesso hanno chiesto per la prima volta le dimissioni di un Ministro in carica; questo è un fatto politico enorme, il Palazzo centrale non può più essere insensibile al regionalismo e al concetto di autonomia politica che sia la più forte possibile compatibilmente con la unitarietà dello Stato. Se non ci si comporta in questo modo si corre il rischio di arrivare allo stesso risultato ma in modo sfilacciato e in modo anarcoide, mentre ci sarebbe la possibilità politica di costruire un regionalismo istituzionale, serio responsabile che segua i canoni della correttezza istituzionale.
Un esempio: con il provvedimento governativo del 9 luglio, come Regione Piemonte, abbiamo pagato 301 milioni allo Stato, pagamento assurdo. E' assurdo che peri depositi che la Regione aveva sia in Torino che nelle varie Tesorerie periferiche della nostra Regione, abbia versato allo Stato 301 milioni, quando poi si sta a discutere molte volte su tagli di 50 milioni in più e 50 milioni in meno.
Penso che questo sarà un argomento sul quale il Consiglio, dal punto di vista , politico, avr\340 modo di dibattere nel prossimo periodo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.
BRESSO Grazie, Presidente. Per dichiarazione ovviamente di voto contrario, ma forse non del tutto ovvia nelle motivazioni. Nel dibattito che abbiamo sentito in questa giornata ed anche in Commissione si è continuato ad alimentare l'impressione - a nostro avviso del tutto errata - che con questo bilancio non avvenga quasi nulla e che quindi tutte le decisioni reali siano rinviate di un paio di mesi quando si discuterà il vero bilancio.
La cosa è paradossale, e credo che a chiunque apra un documento di bilancio della Regione Piemonte e ascolti questo dibattito possa apparire paradossale il fatto che si discuta di un bilancio di 18.000 miliardi, nei quali, in sostanza, nel 1992 le spese discrezionali gestibili dalla Regione erano dell'ordine dei 220 miliardi (poco più dell'1%) e in cui quindi tutta la discussione risulti contenuta sui 100 miliardi cui ieri faceva cenno il collega Chiezzi e che rappresentano l'accantonamento su fondi globali margine di libertà di questo bilancio.
Innanzitutto rilevo che 100 miliardi, che per lo scorso bilancio erano 220 miliardi, su un livello di spese discrezionali, rappresentano comunque il 50%, per cui in realtà questo bilancio è meno rigido di quello che ci si vuol far credere, almeno per quanto riguarda il livello minimo di discrezionalità che la Regione ha a disposizione.
Inoltre questi 100 miliardi, in realtà, sono molto più liberi e molto più discrezionali di quanto lo sarebbero se ci fosse un bilancio vero in cui queste destinazioni venissero effettivamente realizzate. Soprattutto con questo modo di fare e di discutere i bilanci, senza consultazioni e senza possibilità di esprimere realmente dei pareri nelle Commissioni di merito, la questione diventa praticamente terreno di caccia totalmente libero degli Assessori, sono i restanti 17.600 miliardi che rappresentano il grosso del bilancio regionale.
Noi tutti sappiamo che per ogni Assessore la vera discrezionalità sta dentro l'uso dei fondi statali che, proprio perché vengono definiti vincolati come destinazione complessiva, poi diventano un terreno di caccia libero su cui nessuno, né il Consiglio né gli altri Assessori, va mai a mettere il naso. Questa è la realtà ed è questo che ci viene impedito di fare con questi meccanismi di discussione del bilancio; in effetti, non avviene più un momento in cui si discute globalmente su cosa succede nel bilancio né si riesce ad instaurare una discussione seria, in termini preventivi e in termini consuntivi, su questi bilanci fatti in questo modo e gestiti per pezzetti.
Si continua a non avere nessuna possibilità di controllo del bilancio per i Consiglieri; da anni ormai ci è stato promesso uno strumento informatico che ci dovrebbe consentire di controllare proprio questo aspetto, cioè come la vera spesa discrezionale, quella che sta dentro agli altri 17.600 miliardi che sono tutta la parte non discrezionale, viene in realtà usata dagli Assessori. E' quella la parte in cui dovremmo poter andare a ragionare e in cui, invece, veniamo impediti dal farlo a causa dei tempi velocissimi e dall'impossibilità di avere dei veri strumenti di controllo della gestione.
Questo è il punto: non sono i 100 più altri 100 miliardi discrezionali che certo anche loro rappresentano un problema e una serie di questioni su cui nuovamente, con questo meccanismo di gestione e di presentazione del bilancio, veniamo impediti dal discutere in maniera approfondita, ma ci sono anche altre questioni. C'è, per esempio, la questione dei fondi statali da reimpostare, sui quali formalmente la Giunta sostiene di non aver ancora assunto decisioni. Sarà compito degli Assessorati, nell'arco dei prossimi due mesi, realizzare delle reimpostazioni caso per caso quando lo riterranno opportuno, con deliberazione. Quindi, anche in questo caso, in qualche modo si limita fortemente - speriamo che non avvenga, ma non abbiamo nessuna garanzia - la possibilità sulle reimpostazioni dei fondi statali di ragionare anche in termini di confronto con lo Stato, di quel confronto con lo Stato cui faceva cenno l'Assessore Gallarini.
In sostanza, i veri nodi del bilancio a nostro avviso sono: 1)la gestione dei fondi statali interna agli Assessorati e l'assenza di un controllo collettivo della Giunta e dell'opposizione su questi fondi 2) la questione dei fondi statali da reimpostare, su cui non avviene mai in sede di bilancio un momento serio di confronto a causa dello spezzettamento della discussione sul bilancio 3) le questioni - quelle su cui poi ci arrotiamo tutti, che purtroppo sono ormai i margini, le briciole delle decisioni di bilancio - della quota di bilancio minima, quelle alcune centinaia di miliardi che rappresentano la spesa in qualche modo ancora discrezionale.
Anche per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, questa modalità di discussione del bilancio rischia, da una parte, di spezzare l'unitarietà di ragionamento su quelle pur modeste risorse e, dall'altra, di far sì che per quel fondo di riserva che viene accantonato ne venga di fatto già in qualche modo precostituito l'utilizzo. L'Assessore sa benissimo che con semplice deliberazione di Giunta è possibile prelevare da quel fondo per distribuire su tutti i capitoli citati nel bilancio; di qui a febbraio una serie di decisioni sono già state assunte, anche se non ancora formalmente deliberate. Anche se la deliberazione non fosse ancora registrata, se è stata assunta, non è vero che comunque quei soldi non saranno stati attribuiti, ma possono benissimo esserlo stati.
Inoltre non v'è nessun ragionamento sulle residue possibili risorse discrezionali, che in realtà sono molto poco discrezionali, perché in parte riguardano l'utilizzo delle possibili addizionali, e che quindi avrebbero richiesto qui e oggi un ragionamento sull'uso delle addizionali in modo che ci fosse un confronto per la stesura definitiva del bilancio; riguardano la possibilità di indebitamento della Regione, su cui, anche per poter ragionare correttamente, occorrerebbe avere un ragionamento complessivo di pi ano, decidere se usare o meno le addizionali o i mutui, come usarli e per che finalità.
Noi siamo convinti che per non perdere totalmente anche questo ulteriore anno della legislatura per realizzare un confronto serio sulle politiche di bilancio della Regione Piemonte occorre - occorrerebbe almeno perché poi ciò non avverrà - che a febbraio, quando verrà presentata quella che secondo la Giunta rappresenta la variazione reale, quella che rappresenta il bilancio effettivo, questa venga almeno collegata ad un ragionamento, ad una presentazione delle linee di piano che non si limiti a un discorso generico, ma che traduca quelle linee di piano già nelle prime scelte di bilancio relative a questo esercizio di questo anno della Regione. Diversamente, anche quella - a nostro avviso modesta - occasione che sarà rappresentata dalla discussione sull'assestamento di bilancio di febbraio verrebbe ulteriormente persa.
Noi riteniamo che l'assenza reale di strumenti per il controllo effettivo di tutta la spesa della Regione cominci a rendere totalmente vana la discussione sul bilancio, e non è un caso che, mentre in molti Enti la discussione sul bilancio rappresenta il principale dei momenti di confronto tra maggioranza ed opposizione, in questa assemblea stia diventando un rito stanco a cui la maggior parte dei colleghi non partecipa.
Le vanterie di questa maggioranza, che presenta questa come una bella operazione, dimostrano solo come si continui a non capire nulla di come funziona la democrazia, alimentando così il processo degenerativo dell'istituzione; un'istituzione in cui nessuno, nemmeno i Consiglieri e men che meno la società piemontese, riesce più a capire come, dove e in base a, quali principi vengono assunte le decisioni di spesa. Quello che appare a tutti - perché poi i 18.000 miliardi di spesa della Regione si vedono nella società piemontese - è una gestione totalmente discrezionale assessorile del bilancio regionale. Questo appare! Mai un momento di coordinamento, mai un momento di confronto serio con la società e decisioni totalmente discrezionali! Questa è l'unica lettura possibile di questo modo di gestire i bilanci e di fare politica di bilancio, totalmente slegata da ogni possibilità di controllo e da ogni impostazione programmatica, anzi da ogni ipostazione programmatica e da ogni conseguente possibilità di controllo.
A nostro avviso, sono queste le domande a cui chiediamo all'Assessore di rispondere almeno a febbraio: come può fare la Giunta e come può fare l'opposizione a controllare l'uso effettivo dei 18.000 miliardi e non dei 100 discrezionali, che forse saranno 200 a febbraio? Non è possibile che tutta la discussione si limiti a quei 100 o 200 miliardi: ci sono amplissimi margini discrezionali dentro la gestione di quei 18.000 miliardi, e non è vero affatto che non ci sono. Nella misura in cui davvero non ci fossero, allora significherebbe - e significa certamente che dobbiamo aprire un confronto con lo Stato. Intanto lo dobbiamo aprire nel momento in cui ragioniamo sulla reimpostazione dei fondi statali, ma lo dobbiamo aprire in generale sulla possibilità per un Ente come la Regione di gestire il proprio bilancio, non solo e non tanto perché vogliamo che gli Assessori siano più liberi - per carità, non è certo quello che ci preoccupa - ma perché vogliamo che sia possibile il controllo sulla qualità e sulle ragioni delle decisioni.
In questo modo si toglie, attraverso una finta assenza di discrezionalità nella spesa, che è solo assenza di discrezionalità nello stanziamento complessivo e non nell'uso dei fondi, ogni possibilità di controllo, di critica e di indirizzo alle assemblee. Questa è la ragione della perdita di senso dell'istituzione Regione; di fatto, gli Assessori si riducono ad essere dei gestori molto liberi, perché privi di controllo nella loro assemblea, rispetto ai fondi trasferiti dallo Stato e spesso trattati clientelarmente a livello statale. E questa è la ragione del discredito di questa istituzione.
Sono queste le cose che non si riescono più a discutere in questa assemblea e che rappresentano la ragione del nostro totale dissenso su come viene gestita questa partita del bilancio. Altro che orgoglio sulla base zero! Assessore, se un bilancio a base zero è un bilancio in cui si rinuncia a destinare 100 miliardi, bisogna dire qualcosa ad un'assemblea circa il fatto che la differenza tra la base zero e il tutto deciso sono 100 miliardi, quando sappiamo tutti che non è così nella realtà, anche se può apparire così nella forma. Non è affatto una base zero, quel bilancio è una serie di libere riserve di caccia per tutti gli Assessori, garantite da un meccanismo - certamente questo anche alimentato dallo Stato perverso, per cui il controllo della spesa non è più possibile da nessuna parte, e questa è la ragione per cui poi la spesa stessa degenera, anche nel senso quantitativo.
Il mio voto è ovviamente contrario.



PRESIDENTE

E' iscritta a parlare per dichiarazione di voto la Consigliera Segre ne ha facoltà.
SEGRE Con una breve dichiarazione di voto, volevo esprimere il comportamento del Gruppo dei Verdi che ha guardato con interesse e con aspettative alle relazioni dell'Assessore Gallarini e del Presidente Brizio di ieri. Queste aspettative però sono state piuttosto deluse per i motivi che già altri Consiglieri hanno espresso prima di me.
Se c'è una novità nel metodo - e già anche altri Consiglieri di maggioranza hanno notato come la novità del metodo sia certamente un mezzo e non il fine, credo che su questo concordi anche l'Assessore Gallarini le cose continuano a non andar bene, malgrado appunto la novità dell'azzeramento delle poste di bilancio. Non mi soffermo su quanto molto chiaramente ha espresso prima di me la collega Bresso, ovvero sul fatto che questo azzeramento sia in qualche modo fittizio, in qualche modo un gioco di bilancio.
E' indubbio che il metodo va cambiato, ma va cambiato anche il fine per cui si cambia il metodo. Il fine per cui si cambia il metodo è che un bilancio così corposo e complesso come quello della Regione Piemonte, di 18.000 miliardi, ha bisogno non di una discussione alla vigilia di Natale ma di una discussione ampia che coinvolga tutti i Consiglieri, con tempi necessari. I tempi necessari per discutere un bilancio di questa portata sono quei tempi che permettono ai Consiglieri, non solo della I Commissione, ma anche a quelli delle altre Commissioni di merito, di avere gli strumenti per poter esprimere il loro parere. Non un parere come di fatto riusciamo, devo dire faticosamente almeno per quanto riguarda noi, ad esprimere oggi; faticosamente perché abbiamo avuto in mano il bilancio pochi giorni fa e non è certo cosa semplice analizzare il bilancio della Regione, come già più volte ho richiamato in quest'aula, e farsi un'idea sulle novità che comunque vengono proposte.
Non ci sentiamo di firmare una cambiale in bianco rispetto alle novità del bilancio, per cui il nostro voto sarà negativo. Tuttavia, saremmo ben lieti se il 28 febbraio potessimo cambiare queste nostre idee; non abbiamo nessun pregiudizio, nessuna preclusione in merito: vorremmo veramente vederle cambiare.
Vorrei, nel breve tempo che mi rimane, malgrado non ci sia il Presidente Brizio, fare due annotazioni su quanto il Presidente ha detto ieri, che è strettamente collegato anche al bilancio. Personalmente l'ho vissuto come un discorso che andrebbe ampliato e su cui in questo Consiglio, da che mi ricordi, non si è mai parlato in modo sufficientemente ampio. Il discorso del Presidente Brizio di ieri è stato un discorso molto più concentrato sullo sviluppo economico della nostra Regione che non sulle scelte del bilancio. Sono stati indicati quattro punti sui quali la Giunta si impegna ad intervenire: l'Alta Velocità, con il collegamento Piemonte sud, cioè l'autostrada Asti-Cuneo; il potenziamento dei poli universitari e del Politecnico; il discorso sull'innovazione tecnologica e il problema della reindustrializzazione.
Sono problemi legati allo sviluppo economico di una Regione, che meriterebbero una discussione a sé stante rispetto a quella sul bilancio; è vero che nel bilancio si fanno le scelte, però non è in questo bilancio che la Giunta ci ha proposto delle scelte. Pertanto richiedo formalmente che all'inizio dell'anno si faccia un dibattito sulle scelte economiche del Piemonte, quindi sul piano di sviluppo della Regione; i Verdi sono convinti che non si entri in Europa solo con l'Alta Velocità, magari anche con l'Alta Velocità, ma vista la situazione catastrofica e disastrosa in cui versa il Paese Italia, siamo convinti che vi sia bisogno di priorità e di scelte diverse.
In Europa si entra probabilmente prima facendo un discorso sulla reindustrializzazione, però bisogna vedere su cosa, come e perché, quindi occorre fare un discorso chiaro sull'occupazione che credo sia il problema più grave che adesso la Regione Piemonte deve affrontare, come d'altronde tutto il nostro Paese.
Vorrei però ricordare anche un fatto che non sta a cuore solo ai Verdi: in Europa si entra anche con l'ambiente pulito, con il territorio risanato con l'aria più pulita, con le acque pulite e questo sono proprio i nostri partner europei a ricordarcelo. Sono tante le direttive CEE che su questi argomenti vengono emanate e su cui l'Italia - questa non è una colpa della Regione Piemonte, ma è una responsabilità dello Stato - si trova sempre in grande ritardo ad ottemperare. Ricordo - mi spiace che non ci sia in questo momento l'Assessore Garino - come a volte gli investimenti sull'ambiente siano assolutamente necessari perché poi le spese per il ripristino ambientale, cioè nel caso che alcune cose non vengano fatte o vengano fatte male, sono molto più onerose di quelle a favore dell'ambiente. Abbiamo già visto in passato a proposito di alcuni stanziamenti di bilancio relativi all'Assessorato all'ambiente quanto costino care le bonifiche dei siti inquinati. Finché non si decide di intervenire a monte, questo problema non sarà mai risolto.
Su tutti i problemi citati occorre, all'inizio del prossimo anno, fare un approfondito dibattito in quest'aula e un altro approfondito dibattito alla fine di febbraio quando il bilancio "vero" ci verrà presentato.
Per il momento il voto dei Verdi sarà negativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo liberale dà un voto convinto al documento che la Giunta ha predisposto e non ne sottovaluta l'importanza, che è sicuramente rilevante e di natura innovativa. E' stato detto ieri - e i liberali condividono - che è un atto di grande responsabilità politica rimettere in discussione se stessi. Desidero dire che io considero questo non un bilancio zero, ma un consuntivo zero, che è una cosa un po' diversa. Consuntivo zero vuol significa che non si considera presupposto per la posta di bilancio neanche l'esperienza positiva fatta in passato. Ragionerò poi anche su questo. In ogni caso è certo che è la prima volta nella storia della Regione Piemonte che si fermano le filiere, perché la spesa di trascinamento dà proprio l'impressione di una filiera in cui si immettono risorse e si produce consenso. Quindi si interrompono finalmente le filiere che verranno riavviate in base agli obiettivi che la Giunta riterrà di definire. Devo però dire che il mio entusiasmo finisce qui e mi spiace che non sia presente il Presidente della Giunta, perché quando andremo a riempire le poste, se non facciamo un bilancio zero che non è una pura finzione, ma un consuntivo che è un atto di rianalisi del tutto, ci vuole la cartina di tornasole per verificare quali di queste spese siano finalizzate e quali no. La cartina di tornasole è il cuore del programma, che mi pare non sia emerso. E' questo nodo che la maggioranza e la Giunta sono impegnate a sciogliere nel mese di gennaio, lo ha detto il Capogruppo della DC nella passata riunione: la maggioranza è a un punto cruciale, ridiscute tutta se stessa, non voce per voce, altrimenti non risolviamo niente. Il problema non è eliminare solo gli sprechi, ma si deve trovare il mirino, il fuoco attraverso il quale passano i ragionamenti per il passato e le proiezioni verso il futuro. E su questo la maggioranza, la Giunta e il Consiglio devono riflettere a fondo, ma anche la società piemontese deve riflettere a fondo, perché l'approccio ai problemi mi sembra del tutto inadeguato da parte della cultura piemontese, della società e delle sue istituzioni. Non ci siamo! Noi abbiamo sentito degli Assessori dire che il Piemonte deve puntare al terziario; abbiamo sentito degli Assessori non capire che è normale che un'azienda di Mondovì chieda di trasferirsi a Chivasso per ottenere l'ottimizzazione dell'azienda! Questo è fisiologico e se noi immaginiamo di calibrare le nostre decisioni in termini di tutela e non di proiezione vuol dire che non abbiamo capito il giochetto del cannocchiale e allora tanto vale che togliamo le lenti al cannocchiale e guardiamo attraverso un tubo. E' un po' grossolano l'esempio, ma aiuta a farci capire cosa vuol dire.
Nella sostanza ritengo che la Giunta e la maggioranza dovranno con il bilancio essere in grado non di presentare una proposta forte, non abbiamo questa supponenza, non ci saranno soluzioni, non diremo che cosa risolverà i problemi, ma perlomeno arrivare ad un approccio realistico, umile e insieme ambizioso del problema. Noi rifiuteremo quanto abbiamo sentito anche al piano di sopra ieri, cioè che tutto venga letto attraverso il fuoco dell'occupazione e della disoccupazione. Noi siamo un ente di programmazione e di legislazione, non è tra i nostri compiti quello dell'ammortizzatore sociale, compito di cui si deve fare carico lo Stato.
La Regione, se intende mettere in campo le proprie risorse, non le pu bruciare in un'operazione qualche volta solo di copertura fumogena a vantaggio di qualche categoria per coprire marginali scompensi di bilancio.
Le nostre risorse vanno impostate in termini strategici per cambiare la qualità dello sviluppo della nostra Regione, trasformando radicalmente il sistema produttivo piemontese iniziando dagli elementi decisivi della politica industriale.
La politica industriale non è la politica dell'occupazione, e quindi anche le battute che si sono fatte sulla sovrapposizione di Assessorati mi sembrano delle lagnanze puerili. E' normale che l'Assessore Cerchio si interessi dell'occupazione e cerchi di garantire i nostri concittadini in questo difficile momento, ma la politica industriale è cosa diversa. La politica industriale non la facciamo. Per esempio, è politica industriale capire com'è finito il regolamento n. 2050 del quale non possiamo vantarci.
Se analizziamo come abbiamo investito le risorse forse quelle usate nell'Irpinia rischiano di essere una lezione nei nostri confronti: usare i soldi per le manifestazioni è una questione che grida vendetta.
Sull'Interreg, che quasi nessuno qui dentro sa cosa sia, la Giunta non ci ha mai dato una comunicazione. Si tratta di riconvertire il terziario legato alle dogane ad un terziario moderno nelle vallate alpine. Di questo se ne occupano tutti, meno che gli Assessorati competenti.
Politica industriale vuol dire non arrivare ultimi a porsi il problema se la centrale di Trino debba continuare a funzionare o meno. Politica industriale è disegnare un'area metropolitana funzionale ai sistemi di una moderna società produttiva e non di tessere di partito. Quando tutti gli imprenditori ci vengono a dire che una certa scelta è sbagliata, dobbiamo anche avere l'umiltà di prendere atto che le cose stanno così. Politica industriale è prendere atto, per esempio, che l'azienda per l'innovazione tecnologica è rifiutata dai destinatari, ma noi continuiamo a perseguirla perché è una bandiera che dobbiamo sventolare. Chi ha cercato, come abbiamo cercato noi, operatori della società civile da inserire nel Consiglio di amministrazione, e non uomini di partito, si è trovato davanti un muro. Le intelligenze migliori delle società civili non vogliono essere impegnate nell'agenzia per l'innovazione, perché non credono alla produttività di questo tipo di meccanismo.
Nella sostanza, signor Presidente, abbiamo di fronte una questione che i liberali non intendono che rimanga più di tanto in equivoco. Ragioniamo per una Regione assistita, che faccia concorrenza alla Campania, all'Alta Savoia, che chieda i soldi allo Stato per mantenere in piedi un sistema produttivo che, per larga parte, ha fatto il suo tempo. Oppure immaginiamo di realizzare una Regione d'eccellenza, e quindi concorriamo a costruire le condizioni perché in Piemonte si insedi il sistema produttivo del secolo a venire.
Signor Presidente, i liberali non daranno il loro voto all'uso delle risorse che si andranno ad estorcere ai contribuenti per sostenere un sistema industriale nella misura in cui è decotto in termini quantitativi e finalizzati.
Il sistema produttivo piemontese ha una sua storia, non si può neanche sostenere che c'è la crisi in Piemonte. Non c'è la crisi, la crisi è un fatto straordinario, non prevedibile. La vecchiaia non è una crisi; quando morirò a 90 anni nessuno si sognerà di dire che ho avuto una crisi: sono morto perché era normale che morissi. Alcuni fatti fisiologici che sono avvenuti nella nostra esistenza sono fisiologici. Il ridimensionamento della capacità della grande azienda di produrre ricchezza su Torino è un fatto fisiologico, per certi versi salutare e può essere addirittura produttivo.
Si tratta di capire a questo punto da che parte stiamo. Potremmo stare dalla parte della costruzione di ammortizzatori sociali, della concorrenza con le Regioni assistite, ma noi non riusciremo mai a vincere la concorrenza con le Regioni assistite, perché è evidente che abbiamo dietro falangi di Regioni che hanno più titoli e più strumenti di noi.
Si tratta di capire se abbiamo il coraggio di accettare la scommessa per far sì che il Piemonte torni ad essere una Regione di eccellenza, e lo slogan è semplice. Si può andare in un posto ad investire perché costa meno o perché interessa di più. Questo è il versante che suggeriamo alla Giunta di affrontare: di andare ad investire in Piemonte perché interessa; ci sono dei vantaggi ad investire in Piemonte, non perché costa meno. Questa è una strada perdente.
Quindi, non usiamo il termine "verifica" perché questo evoca fantasmi soprattutto su Torino, però stiamo attenti: non bisogna vivere in politica di false questioni, come ha fatto la Giunta di Torino. La Giunta di Torino ha giocato il suo destino su opere pubbliche che dipendevano da finanze dello Stato; quando i soldi non sono arrivati non h a più capito per quale motivo avrebbe dovuto continuare ad essere, non ha trovato le ragioni della propria sopravvivenza e si è squagliata, perché aveva ragionato su delle utopie, mentre sulle questioni serie ha dimostrato grande sensibilità.
E' stato detto da qualcuno che il Politecnico è significativo rispetto a questo; della questione Politecnico, anziché una scommessa per fare del Piemonte una Regione di eccellenza, si è fatta una valutazione di opportunità economiche in ordine a un'operazione rispetto ad un'altra.
Questo è un atto di miopia politica che grida vendetta rispetto alla classe dirigente torinese e noi ne siamo stati coinvolti. C'è qualcuno, cioè gli artisti, gli uomini di cultura che hanno il naso e capiscono le cose non con la testa, ma con il fiuto, che deriva dalla loro cultura. Cagnardi e Gregotti ci hanno detto qual è il nostro problema e come si risolve: le torri. Che cosa sono le torri? Sono l'elemento di forte novità. Non si pu restaurare, bisogna costruire il nuovo, non si può immaginare di riempire gli ammezzati di Torino. Si tratta di far vedere al mondo che Torino, dopo avere costruito la città capitale in termine burocratico di cultura tedesca, che era la piccola Prussia torinese, dopo aver tentato un acuto con la Mole Antonelliana, adesso costruisce i grattacieli per confrontarsi con le capitali del mondo.
Questo è il senso delle torri, caro Architetto Chiezzi, perché se si fosse ragionato con te non si facevano neanche le cattedrali a Sciat perché si sarebbe detto che non rispettavano gli standard. Una società deve sapere segnare sul territorio, nel tempo, nello spazio, nei valori le proprie volontà e le torri sono queste. Se poi l'arch. Chiezzi, oltre che politico Chiezzi, riuscirà a trovare delle soluzioni che, dal punto di vista architettonico, disturbino meno, o siano meno improprie, sono d'accordo. L'importante è che la smettiamo di immaginare che questa nostra società risolve i suoi problemi con interventi di natura contingente.



PRESIDENTE

Preciso che il Consigliere Chiezzi è ingegnere e non architetto.
MARCHINI Presidente della Giuntala questione è grandiosa, ma insieme semplice come tutte le grandi questioni. Noi viviamo un fatto epocale, le nostre risorse devono essere messe in pista non per appesantire il fenomeno o per renderlo meno amaro. Non è questo il problema; noi dobbiamo usare le nostre risorse per un intervento chirurgico che modifichi radicalmente, per quanto è nelle nostre possibilità, il percorso della nostra società. Quindi, i pannicelli e gli interventi per non continenti non attengono alla Regione non lo può fare. Può portare il paziente a Lione per sottoporlo ad un intervento di alta chirurgia politica, sperando che questo intervento molto raffinato cambi radicalmente la storia della sua vicenda.
Questo ho voluto dirlo in modo fermo e aperto;i liberali non dicono che c'è una verifica, ma non sono disposti ad immaginare che le risorse che andiamo a chiedere ai cittadini vengano utilizzate per sostenere questo sistema.
Mi spiace non ci sia il collega Zacchera - lascio quindi per memoria che a me sembra Consigliere più del lombardo - veneto che del Piemonte, e che ritengo sia cresciuto ascoltando la "Marcia di Radesktzi" e non "La bela Gigogin". Quando ieri si parlava dell'Alta Velocità, mi ha fatto immaginare che fosse il caso di leggergli le seguenti sei righe: "Voi mi direte, o Signori, dove noi, che in qualità di uomini di Stato non dovremmo lasciarci dominare dall'immaginazione, abbiamo attinto questa fede, che in un certo modo può, se non trasportare, almeno traforare i monti. Ve lo dirò. Io mi lusingo, Signori, che voi rinnoverete questa nostra fiducia. Io spero che darete un voto decisivo, se dividete la nostra credenza votate risolutamente con noi. Noi avevamo la scelta della via: abbiamo preferito quella della risoluzione e dell'arditezza; non p siamo rimanere a metà, è per noi condizione vitale un'alternativa impreferibile: o progredire o perire. Io nutro ferma fiducia che voi coronerete la vostra opera con la più grande di tutte le i prese moderne, deliberando il perforamento del Moncenisio".
Volevo dire Consigliere Zacchera che queste non sono parole del nostro Presidente o del co - Presidente Pininfarina: questa è una frase tratta da un discorso del conte di Cavour del giugno 1857, qui a Torino, nel Parlamento subalpino.
Noi ci auguriamo che fra 150 anni il nostro Presidente venga ricordato per la sua fede; quella fede che "non può muovere le montagne, ma le pu traforar".
Lo scetticismo dei lombardo - veneti, evidentemente non p ò che farci fare il surf sul Lago Maggiore. Grazie.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Marchini per l'intervento e per la citazione e, direi, per l'augurio in essa contenuto.
La parola al consigliere Bodrero.
BODRERO Faccio una dichiarazione di voto contrario, per chiarire u unico punto tra tutte le ragioni da me espresse nella trattazione generale. La ragione principale resta quella della non sufficiente fermezza dell'Amministrazione regionale di fronte le nefandezze fiscali e di restituzione finanzi trite compiute dallo Stato centralista e pseudo - assistenziale, anche se bisogna riconoscere che un certo modesto progresso nella presa di coscienza di questo problema fondamentale, comincia a notarsi nelle parole del Presidente della Giunta e dell'Assessore al bilancio. Tanto grande è la forza della realtà economica e politica Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Presidente, prima di tutto desidero associarmi all'auspicio del Consigliere Marchini, affinché il Presidente Brizio venga ricordato magari, "come Brizio I, imperatore". Siamo in clima natalizio..., mi sono quindi sentito di porgergli questo augurio.
Venendo alla dichiarazione di voto, innanzitutto devo ringraziare l'Assessore al bilancio Gallarini per l'attenzione mostrata alle questioni da noi sollevate sia nella relazione di minoranza sia nell'intervento del Consigliere Zacchera, anche se non condivise del tutto - né ci illudevamo di questo.
Lo ringrazio inoltre per il particolare riguardo alla questione posta dal collega Zacchera - Latte Verbano - e per la notizia fornitaci circa le trattative in corso per l'acquisizione, e quindi per la diminuzione di questo settore passivo, da parte di una cooperativa emiliana. Naturalmente ringrazio l'Assessore non solo per la notizia, ma anche per la promessa sulla quale non ho motivo di dubitare - in forza della quale egli si adopererà presso le banche torinesi affinché l'operazione vada a buon fine.
Ringrazio anche per l'apprezzamento circa - e questo mi pare sia interesse di tutti - la proposta del collega Zacchera, di riempire il contenitore dell'opzione zero non con un documento che ci verrà "scaraventato" in I Commissione a fine febbraio, ma attraverso un documento che, certo, assumerà la sua paternità, ma elaborato, sentite le osservazioni, in particolare, dei colleghi della I Commissione, con i quali si intende istituire una conferenza permanente, o quasi; in ogni caso, un dialogare prima di formare il pacchetto dell'opzione zero.
Ho anche colto la chiusura del suo intervento - Assessore Gallarini laddove ha ricordato che una delle principali incertezze di questo bilancio è quella data - anche - dai decreti delegati in materia sanitaria.
Incertezza a fronte della quale, il 17 dicembre scorso, la Conferenza dei Presidenti delle Regioni ha chiesto le dimissioni del Ministro De Lorenzo.
Tale richiesta, avanzata non dalla nostra parte politica, ma unanime dai Presidenti delle Regioni, è da noi ampiamente condivisa anche perché il Gruppo parlamentare alla Camera MSI-DN da alcuni giorni va raccogliendo le firme - come fece già ai tempi del Ministro Goria - per chiedere le dimissioni dello stesso Ministro De Lorenzo. Richiesta che sul piano politico è stata colta dal nostro Gruppo alla Camera, nel tentativo di raccogliere le firme previste dal Regolamento della Camera, onde arrivare al cosiddetto voto di sfiducia "ad personam" del Ministro, e chiederne le dimissioni.
Personalmente, auspico che i partner dell'attuale maggioranza, che siedono in Parlamento, si comportino come i Presidenti delle Regioni, e quindi appoggino, ed in concreto votino, questa proposta. Cosa che non venne fatta per il Ministro Goria, intorno al quale venne fatto quadrato anche se le sue scelleratezze politiche sono note e arcinote, ed è inutile ricordarle.
Circa il bilancio non parteciperemo al voto, in quanto le motivazioni del nostro dissenso, contenute nella nostra relazione di minoranza, sono state rafforzate in seguito al dibattito che si è svolto. Rafforzate segnatamente dal discorso di metodo, caratterizzato dai già denunciati tempi non ristretti, ma ristrettissimi, destinati dalla Giunta alla discussione del documento in Commissione. E questo non è formalismo; anzi mi ricollego a quanto l'Assessore ha detto circa il futuro riempimento dell'opzione zero. Anche questa operazione avrebbe dovuto essere preceduta auspico lo sia in occasione della manovra di fine febbraio - dagli incontri fra l'Assessore e i componenti della I Commissione. In aula abbiamo preso atto dell'esposizione di due documenti, l'uno dell'Assessore al bilancio, l'altro del Presidente della Giunta, entrambi illustrativi della scarsissima motivazione, dal vostro punto di vista, contenuta nella relazione di presentazione, che poi divenne, per bocca del Consigliere Rossa, relazione di maggioranza. Motivazione molto povera, che oggi è stata arricchita da quelle valutazioni. Però abbiamo colto anche noi e non solo noi il contrasto fra i due documenti illustrati. Il primo ispirato al realismo, quello dell'Assessore Gallarini, alla messa in evidenza delle difficoltà, nell'interno delle quali la Regione Piemonte opera, anche e soprattutto delle incertezze normative che abbiamo già ricordato, e di indirizzo della politica finanziaria governativa che noi definiamo irresponsabile e delegittimata.
A questo documento si contrappone quell'altro ispirato ad eccessivo ottimismo, che ha enunciato il Presidente della Giunta. In contraddittorio con quanto da noi sostenuto nella relazione di minoranza l'Assessore al bilancio ha affermato che (mi aveva interrotto quando dissi che il documento non aveva contenuto politico) il neologismo 'bilancio di funzionamento' - neologismo perché prima non avevo mai sentito parlare fra le numerose categorie di bilancio di un bilancio di funzionamento - ben lungi da potersi definire meramente tecnico e provvisorio, ci ha sottolineato, ha in realtà uno spessore politico finalizzato a costituire e a costruire quella base zero, o opzione zero, della seconda puntata ovvero della seconda parte, con un linguaggio più formale, della manovra di fine febbraio. Ancora più strenua la difesa della politicità di questo bilancio l'ha fatta il Consigliere Ferrara, il quale ha aggiunto testualmente che la prefigurata base zero costituisce una svolta e una scelta di grande importanza politica. Allora se così stanno le cose, perché non si è presentato questo bilancio, per esempio, verso la metà di novembre, onde consentire le consultazioni, se costituisce una svolta storica e una scelta politica di grosso rilievo? Se c'è una svolta politica, come voi dite sarebbero state necessarie le consultazioni per sentire il pensiero dei soggetti che normalmente vengono consultati e della collettività. Ma in realtà, a nostro avviso, la prefigurata e teorizzata base zero in questo momento è una seria dichiarazione di intenti, quindi ai limiti di una dichiarazioni d'intenti, che però è meritevole, a nostro avviso, di considerazione e di attenzione. In questo momento questa base zero va equiparata ad un contenitore ancora vuoto che dovrà essere riempito secondo i dicta et promissa di lei, Assessore, con la manovra di fine febbraio.
In conclusione, se così stanno le cose, oggi abbiamo solo la cornice della futura e promessa manovra e in questa situazione e in questo momento noi non partecipiamo al voto per il più volte denunciato metodo con il quale si è arrivati all'odierna discussione, anche se presteremo attenzione a quello che sarà il contenuto della futura e promessa manovra della seconda fase. E' il caso di dire che noi l'aspettiamo al varco, non per tenderle un'imboscata, ma unicamente per esaminare responsabilmente e seriamente le sue proposte.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri interventi, procediamo alla votazione del relativo dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 18 è approvato.
ART. 19 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 19 è approvato.
ART. 20 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 20 è approvato.
ART. 21 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 21 è approvato.
ART. 22 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 22 è approvato.
ART. 23 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 23 è approvato.
ART. 24 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 24 è approvato.
ART. 25 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 25 è approvato.
ART. 26 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 26 è approvato.
ART. 27 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 27 è approvato.
ART. 28 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 28 è approvato.
ART. 29 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 29 è approvato.
ART. 30 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 30 è approvato.
ART. 31- Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 31 è approvato.
ART. 32 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 42 voti favorevoli 26 voti contrari 16 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'art. 32 è approvato.
Si proceda all'appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 47 votanti 45 voti favorevoli 28 voti contrari 17 non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.
In merito all'ordine del giorno n. 500 presentato dai Consiglieri Peano, Bortolin e Segre, ha la parola il Presidente Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale E' evidente che il bilancio a base zero ha azzerato tutti i capitoli quindi azzerando anche i capitoli dell'assistenza ha azzerato dei capitoli sui quali la scelta dovrà essere fatta. Non è opinabile, non è pensabile di avere un bilancio senza un fondo assistenziale e senza un fondo assistenziale adeguato. Quindi, io considererei questa una raccomandazione da accogliere e da valutare, ma non una votazione di un ordine del giorno altrimenti ci troveremmo su una strada che diventa difficile e che si allargherebbe a tutti gli altri capitoli. Raccomandazione che abbiamo ben presente e che terremo certamente in evidenza e in considerazione.



PRESIDENTE

Vi è una richiesta di non porre in votazione l'ordine del giorno n.
500, collegato al progetto di legge n. 333. Se i Consiglieri ne accolgono lo spirito, possiamo procedere.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordini del giorno inerenti la chiusura del Coro RAI di Torino


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno inerente il Coro RAI che è connesso alla voce di bilancio firmato dai Consiglieri Chiezzi, Giuliano, Grosso Vaglio, Tapparo, Majorino, Monticelli, Picchioni, Marino e Goglio, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, vista la decisione della RAI di chiudere il complesso sinfonico corale di Torino, giudicando tale determinazione un ulteriore impoverimento del patrimonio storico culturale della nostra Regione; impegna la Giunta regionale ad utilizzare a favore dell'istituenda Fondazione Amici del complesso sinfonico corale della RAI di Torino le somme di L. 500 milioni da stanziare sul capitolo 11720 del bilancio di previsione 1993".
Mi perviene in questo momento un altro documento firmato dai Consiglieri Ferrara, Fiumara e Rossa, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, vista la decisione della RAI di chiudere il complesso sinfonico corale di Torino, giudicando tale determinazione un ulteriore impoverimento del patrimonio storico culturale della nostra Regione e una conferma della politica della RAI tendente a penalizzare le sedi di Torino; impegna la Giunta regionale ad assumere con urgenza una forte ed autorevole iniziativa politica nei confronti della Commissione di vigilanza e del Consiglio di amministrazione della RAI al fine di modificare la decisione di chiusura del Coro dichiarando la propria disponibilità, qualora detta decisione venisse revocata, a valutare in sede di formazione del bilancio un impegno finanziario della Regione".
Mentre vengono fatte le fotocopie di questi ordini del giorno che saranno poi distribuite, interromperei brevemente la discussione sul Coro della RAI e porrei in votazione l'iscrizione all'o.d.g. la proposta di deliberazione n. 560.



(Voci dai banchi del Gruppo PCI-PDS)



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12 riprende alle ore 12,05)


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Proposta d'iscrizione all'o.d.g. della deliberazione n. 560: "Regolamento n. 2052/88. Programma Operativo Plurifondo Regionale e Sociale. Obiettivo 2. Biennio 1992/ 1993. Revoca DGR n.107-19789"


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Riba per un intervento di carattere tecnico. Ne ha facoltà.
RIBA Signor Presidente, noi ieri non abbiamo votato l'iscrizione di questo punto all'o.d.g. perché ritenevamo necessario - attraverso i finanziamenti CEE 2052 nell'Alto Novarese e nei territori specifici della Provincia di Torino soggetti al degrado ambientale - un intervento programmatorio destinato ad avere un rilievo significativo nell'economia di quelle zone.
Noi abbiamo considerato positivamente il fatto che ci sia stata un'istruttoria tecnica nella presentazione delle metodologie; tuttavia abbiamo anche dovuto rilevare che, rispetto alla gestione del precedente Piano triennale 1989/1991, ci sono stati elementi di valutazione non positiva e attese non realizzate. Si tratta di un'operazione molto grossa che ha aperto un'aspettativa significativa, rispetto alla quale c'è un'esigenza di corrispondenza da parte della Regione; questa esigenza di corrispondenza si attua attraverso la garanzia di una partecipazione.
L'iscrizione all'o.d.g. e la votazione a favore dell'iscrizione all'o.d.g. è, da parte nostra, subordinata alla dichiarazione di accettazione - dopo si voterà la deliberazione - da parte della Giunta quindi della maggioranza, del testo di condizionamento dell'ordine del giorno che vincola l'esecuzione di questa operazione ad una serie di rapporti tra la Giunta e il Consiglio, e segnatamente una consultazione sul posto e una discussione bimestrale.
Sulla base dell'accettazione di questo ordine del giorno, esprimiamo un parere favorevole all'iscrizione all'o.d.g.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'iscrizione all'o.d.g. della proposta di deliberazione n. 560.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata con 34 voti favorevoli (a norma dell'art. 51 quarto comma, del Regolamento consiliare).
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12.10 riprende alle ore 12.45)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame progetto di legge n. 332: "Provvedimenti straordinari per superare l'emergenza abitativa in Piemonte"


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Mi sembra di aver capito che dalla riunione dei Capigruppo sia emersa la volontà di parlare ancora sull'ordine del giorno della RAI per arrivare ad un documento unitario del Consiglio e che quindi nel pomeriggio di oggi i Capigruppo lavoreranno per far sì che questo possa avvenire.
Proseguiamo dunque con l'o.d.g. del Consiglio regionale ed esaminiamo il progetto di legge n. 332.
Relatore è il Consigliere Cavallera, che ha facoltà di intervenire.
CAVALLERA, relatore Signor Presidente, per questo provvedimento è prevista una relazione orale; dati i ristretti margini di tempo e poiché la cosa era già stata preannunciata ai colleghi della Commissione, mi baserò soprattutto sulla relazione di accompagnamento della Giunta con qualche integrazione conseguente alle risultanze del dibattito in Commissione.
Come è noto, il disegno di legge contiene dei provvedimenti straordinari per superare l'emergenza abitativa in Piemonte, provvedimenti che consistono da una parte in una regolarizzazione del rapporto locativo di alloggi di edilizia pubblica occupati al di fuori delle procedure previste dagli artt. 8 e seguenti della L.R. 10/12/1984, n. 64, e dall'altra in un'estensione al 31/12/1993 della facoltà dei Comuni, sancita con la L.R. 22/7/1991, n. 32, di proporre alla Regione la riserva di alloggi, da destinarsi a sfrattati, in misura superiore alla percentuale del 25%, prevista appunto dall'art. 15 della L.R. 10/12/1984, n. 64.
Occorre evidenziare che l'abusivismo in parola, caratterizzato in particolare nel Comune di Torino, è stato favorito anche dall'assenza di bandi di concorso per l'assegnazione di alloggi. E' provato, infatti, che l'Amministrazione comunale di Torino, fin da prima dell'entrata in vigore della L.R. n. 64/84, non ha mai bandito concorsi per l'assegnazione di alloggi, scelta peraltro causata dalla forte presenza di famiglie sfrattate alle quali dover corrispondere una soluzione abitativa. Il bando di concorso è in via di formazione e si ritiene che sarà definito per l'inizio del 1993.
All'abusivismo vero e proprio (in particolare occupazione di alloggi vuoti da anni, fatiscenti, compresi in programmi di ristrutturazione oppure subentro di fatto nel rapporto locativo a parenti deceduti od emigrati), si aggiungono i casi sia di soggetti destinatari a suo tempo di concessioni in godimento provvisorio di alloggi, disposte dai Comuni (concessioni mai revocate), sia di soggetti colpiti da provvedimenti di revoca di assegnazioni per morosità, morosità successivamente sanate dagli utenti che pertanto continuano ad occupare i rispettivi alloggi.
Casi, questi, in buona parte risalenti anche ad epoca precedente l'entrata in vigore della legge 28/11/1986, n. 54 (che con l'art. 5 ha disciplinato la sanatoria di occupazioni senza titolo di alloggi di edilizia residenziale pubblica), non risolti probabilmente per mancata informazione ai destinatari del provvedimento.
L'articolato riguarda appunto tutti questi casi; in particolare, in Commissione è sorta la discussione soprattutto con riferimento all'opportunità o meno di procedere ad una sanatoria. A questo riguardo faccio presente che abbiamo avuto modo di constatare come anche altre Regioni abbiano approvato dei provvedimenti di sanatoria simili al nostro nel corso di questi anni - si diceva a cavallo degli anni'90, quindi fine anni '80 e primi anni '90 - e quindi in qualche modo anche il nostro provvedimento, che poi è la risultante di situazioni di tipo sociale che sono riscontrabili soprattutto nelle grandi città, si trova correlato e paragonabile a questi provvedimenti.
L'altra questione che è stata molto dibattuta in Commissione riguarda i limiti di reddito che devono essere considerati ai fini del mantenimento del diritto di occupazione; limiti di reddito che nel testo approvato dalla Commissione sono stati lasciati così come proposti dalla Giunta regionale ma sui quali vi sono delle valutazioni che probabilmente sfoceranno - se non sono già sfociate - in questa sede nella presentazione di opportuni emendamenti. Su questo, come relatore (e penso anche l'Assessore), mi riservo di dare un giudizio dopo che avremo sentito anche in quest'aula le eventuali ragioni di coloro che presenteranno gli emendamenti.
Credo che nel momento in cui si va sulla strada dell'approvazione del provvedimento, bisogna anche tener conto indirettamente di qual è la casistica a cui si intende porre rimedio; quindi non dico che si devono sanare il più possibile dei casi, ma che bisogna essere molto rigorosi ed evitare la sanatoria, come prevede la normativa, in quei casi in cui ci troviamo di fronte ad alloggi che erano già stati regolarmente assegnati.
Soprattutto per quanto riguarda i limiti di reddito, personalmente ritengo che un primo approccio potrebbe essere quello di lasciare confermato il limite che riguarda il mantenimento del diritto al possesso di alloggi di edilizia residenziale pubblica.
Ritengo di aver sommariamente trattato e dato conto del dibattito svoltosi in Commissione; mi riservo eventualmente di intervenire successivamente, se ve ne fosse la necessità.



PRESIDENTE

E' iscritta a parlare la Consigliera Bresso; ne ha facoltà.
BRESSO Vorrei fare prima alcune considerazioni di carattere generale su questo provvedimento e brevemente illustrare l'emendamento che abbiamo proposto con altri colleghi. La considerazione di carattere generale riguarda una questione che già il collega Cavallera ha rilevato nel presentare il provvedimento.
Questa situazione certamente va riferita ai problemi dell'emergenza abitativa in Piemonte, dovuti anche alle questioni provocate dalla legge sull'equo canone e dalla carenza di alloggi in affitto in Piemonte, quindi ad una parziale - certamente nel Comune di Torino - carenza di risorse per l'edilizia economica popolare.
Inoltre va riferita anche all'assenza, da ormai oltre dieci anni, se non vado errata, di un bando di carattere generale che consenta di conoscere la struttura reale del fabbisogno abitativo nella nostra Regione in particolare nell'area metropolitana torinese dove si verificano le maggiori tensioni. Questo bando consente ai cittadini di esprimere questo bisogno in rapporto ad un diritto che certamente loro compete quando ne hanno le caratteristiche.
A fronte di questo, una vicenda abitativa che ha conosciuto un'accelerazione dei meccanismi dei processi di sfratto in Piemonte ha fatto sì che molti soggetti, che pure avrebbero titolo ad una casa in edilizia economica popolare in affitto, non siano riusciti ad avere accesso trovandosi contemporaneamente sfrattati. Quindi, non vi è dubbio che un problema esiste ed è un problema reale.
A fronte di tale situazione, che per molte famiglie è stata drammatica c'è però una gestione pessima degli IACP, in particolare di quello torinese, che non gestisce il proprio patrimonio di alloggi in affitto in maniera corretta. Lo abbiamo persino letto di recente sui giornali: vi è l'assenza di gestione dell'affitto stesso, che a coloro che sono morosi non viene richiesto; vi è la non verifica da parte degli affittuari del possesso continuo delle caratteristiche per la permanenza, cioè il reddito di permanenza nelle case in affitto. Tutto questo fa sì che il patrimonio edilizio pubblico sia totalmente immobilizzato e che venga posseduto anche ma non solo, da soggetti che non hanno le caratteristiche per farlo.
La violazione delle norme non è solo quindi da parte di coloro che occupano abusivamente, perché vi è violazione di norme anche da parte di soggetti che, sia pure avendo un titolo corretto in passato, continuano ad occupare abusivamente alloggi per i quali non hanno più le caratteristiche di reddito e neanche quelle, pur molto larghe, del doppio del reddito di accesso, che significa oggi all'incirca 58 milioni.
E' del tutto ingiusto che chi supera i 58 milioni di reddito continui ad avere diritto a permanere in un alloggio IACP. In questo modo la rigidità del patrimonio è totale e non è possibile rispondere alle domande di coloro che il diritto invece lo avrebbero.
Questa è una delle ragioni che rende necessaria una norma transitoria di questo genere, norma che, però, non solo va a sanare una situazione difficile, ma per certi versi crea ulteriori ragioni di ingiustizie e di ineguaglianze fra i cittadini piemontesi e, in particolare, torinesi.
In questo modo, infatti, veniamo ad avere due categorie di soggetti che non avrebbero diritto in base ad un bando regolare, e sono coloro che occupano abusivamente senza avere le caratteristiche, oppure che occupano abusivamente avendo le caratteristiche, ma non avendole dimostrate attraverso un normale bando non si conosce l'eventuale posizione in graduatoria.
C'è un'altra ragione di scorrettezza ed è quella di coloro che occupano un alloggio non avendo più le caratteristiche che consentirebbero di mantenerne l'assegnazione. L'occupazione abusiva a titoli diversi di alloggi rende impossibile a coloro che hanno invece le caratteristiche per accedere alle case in edilizia economica popolare di poterlo fare.
Siamo convinti che, attraverso l'eliminazione delle cause di possesso non legittimo degli alloggi, sarebbe possibile rispondere alla stragrande maggioranza del fabbisogno, perché probabilmente si libererebbero alloggi nell'ordine del migliaio. C'è poi la questione di tutti gli alloggi che vengono mantenuti vuoti in attesa di lavori di manutenzione che tardano e non essendo realizzati non possono essere riassegnati.
Pur capendo le ragioni della situazione di emergenza, pensiamo sia necessaria almeno una modifica della legge che non crei delle condizioni di ulteriore favore per coloro che sono già nella condizione illegittima di occupazione abusiva di un alloggio, e che riporti tutti coloro che sono in questa situazione ad avere la sanatoria se hanno il reddito di accesso e non quello di permanenza. La violazione infatti è avvenuta attraverso l'autoassegnazione abusiva di un alloggio, ma dovevano avere almeno le condizioni per l'accesso e non per la permanenza, visto che l'accesso indebitamente, in qualche modo, noi lo assicuriamo oggi.
A nostro avviso, e credo che il collega Rivalta abbia presentato un altro emendamento in tal senso, la situazione migliore che eviterebbe di favorire, in un prossimo futuro, nuovi fenomeni di occupazione abusiva come si sollecitano i cittadini a fare quando si legalizza in questo modo un fatto illecito, sarebbe quella di lasciare tutte le assegnazioni come assegnazioni provvisorie, garantendo ancora la situazione di eccezionalità per questi cittadini, riconducendo sullo stesso piano in sede di emanazione di un bando generale tutti coloro che oggi occupano abusivamente e coloro che hanno bisogno di un alloggio e vorrebbero partecipare al bando.
Nell'ambito del bando stesso sarebbe possibile verificare il diritto di tutti i cittadini, compresi quelli che hanno abusivamente occupato all'assegnazione di una casa in edilizia economica popolare.
Riteniamo che almeno debba essere accettato il nostro emendamento che evita una ingiustizia palese; meglio ancora sarebbe un emendamento soppressivo della sostanza della legge attuale che garantisca solo il permanere di condizioni di assegnazione provvisoria fino al bando per coloro che oggi sono in condizione di abusivismo, e che probabilmente hanno delle ragioni forti per essere stati spinti da una situazione ingovernata e sgovernata del patrimonio edilizio pubblico a fenomeni di occupazione abusiva. Non riteniamo possibile mantenere il testo attuale, perch renderebbe davvero troppo aleatorio ed ingiusto il meccanismo di assegnazione delle case in edilizia economica popolare.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prima di soffermarmi nel merito del disegno di legge, colgo l'occasione del dibattito per sollecitare la Giunta a commissariare l'Istituto Autonomo Case Popolari. Il nostro Gruppo ha proposto un ordine del giorno di impegno in tal senso della Giunta, che non è ancora stato discusso e del quale avremmo voluto chiedere l'iscrizione, ma per non drammatizzare non l'abbiamo fatto.
Penso che sarebbe un atto dovuto perché il suo Presidente in questo momento ha assunto la veste di imputato per un reato non gravissimo, ma indubbiamente di una certa gravità come il falso giuramento: non ha ricevuto soltanto l'avviso di garanzia, è inquisito e anche se il Giudice delle indagini preliminari non ha convalidato il fermo, come chiedeva il Pubblico Ministero, ha assunto la veste di imputato o di inquisito che dir si voglia. Io sono perfettamente d'accordo con il noto principio costituzionale in forza del quale l'imputato è innocente fino alla pronuncia della sentenza irrevocabile, però - mi consenta, Presidente - è una questione di immagine verso l'esterno quella di un Presidente la cui gestione era sotto diversi profili discutibile. Pertanto, poiché è inquisito mi pare che sia una questione d'immagine per l'ente rimuoverlo dalla carica e penso che il commissariamento sarebbe anche a mio avviso nell'interesse dello stesso Presidente, il quale avrà modo di difendersi come meglio crederà da questa accusa. Sottolineo che l'imputazione di falsa testimonianza non è per fatti privati o personali, ma è un'imputazione che è stata elevata per risposte rese al Pubblico Ministero nell'esercizio delle proprie funzioni di Presidente e per fatti che si riferivano in senso lato alla gestione dell'ente. Quindi, ripeto, colgo l'occasione per sollecitare il commissariamento che considero un atto, se non giuridicamente, politicamente dovuto.
Per quanto riguarda l'odierno provvedimento devo osservare che se fossimo non nel Parlamento regionale, ma nel Parlamento del Vescovo unanimemente e senza discussione si potrebbe concedere questa sanatoria perché i soggetti destinatari per buona parte sono persone che sì sono inadempienti per morosità o per altre gravi inadempienze, ma sicuramente appartengono ad una fascia che penso si possa definire di povertà o quasi.
Però qui succede come per le carceri: non sapendo come risolvere il problema dell'affollamento delle carceri si concedono le amnistie. Qui non si sa come risolvere il problema abitativo anche nei confronti di chi sia moroso colpevolmente o incolpevolmente; evitando di lasciarlo in mezzo alla strada si ricorre ad una sanatoria.
L'ultima sanatoria risale al 1984: non ho avuto tempo a sfogliare gli atti consiliari, ma ricordo che in allora da più voci si disse "sarà l'ultima". Purtroppo non è l'ultima e, come è stato ricordato, c'è stata un'inadempienza dell'ente gestore nei confronti dei morosi e certo che dopo mesi o anni di morosità non perseguita diventa difficile persino per gli stessi interessati sanare una morosità così onerosa. Se ci fosse stata maggiore attenzione da parte dell'apparato dell'ente gestore sarebbe stato molto più facile, peri singoli soggetti incorsi nella morosità colpevole e soprattutto incolpevole, chiedere la sanatoria perché, come è noto, quando l'ente gestore ottiene il provvedimento di convalida di sfratto per morosità, la morosità stessa può essere sanata in virtù di legge statale la legge attuale sulle locazioni, richiedendo il cosiddetto "termine di grazia"che può essere concesso fino a un massimo di quattro mesi. Ora, le morosità piccole possono essere sanate in questa maniera e il problema non si pone, ma per quelle ormai incancrenite dopo mesi, anzi anni come mi si dice, diventa estremamente più difficile.
Come dicevo, è estremamente difficile dire di no a questo provvedimento, però qui si fissa di nuovo una regola che costituisce disparità di trattamento rispetto ad altri che, pur nelle stesse condizioni di morosità o di inadempienza grave, sono stati sfrattati per maggior solerzia magari del vigile o dell'ufficiale giudiziario incaricato dell'esecuzione. Costoro sono già venuti via, sono finiti in mezzo alla strada o comunque avranno avuto una soluzione di fortuna, invece i più furbi che sono riusciti a resistere all'azione di sfratto adesso avranno la sanatoria.
Desidero sentire ancora i colleghi che riterranno di intervenire, ma in questo momento sono ancora perplesso sull'espressione del voto. Non sarà certo un no perché mi rendo conto che ci si trova di fronte a casi veramente umani e quindi meritevoli di tutela, non tutti, ma una buona parte indubbiamente lo sono, anche se talvolta la morosità è colpevole l'inadempienza ancora di più.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Chiezzi, ricordo al Consiglio che alle ore 13,15 è previsto un impegno. Pertanto sospenderemo i lavori dopo l'intervento del Consigliere Chiezzi che ha ora facoltà di intervenire.
CHIEZZI Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, il problema della casa rimane drammatico. Questo provvedimento di sanatoria per alcune situazioni di abusivismo lo dimostra: è un provvedimento che illustra efficacemente la cattiva gestione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica esistente. E' un patrimonio mal governato sia dal punto di vista dello stato di degrado in cui molti stabili vengono lasciati sia dal punto di vista della gestione generale dello stesso: pessimi rapporti con l'inquilinato, assenza di qualsiasi tipo di governo di questo patrimonio che può essere abusivamente utilizzato nei modi più vari. La stessa anagrafe dello IACP non so a che punto sia, ma per anni la si è attesa.
Quindi è un padrone, questo IACP, che non si occupa e non sa neppure chi sono i propri inquilini.
Questo provvedimento è la prova che oltre alla cattiva gestione c'è un'assenza di una politica per la casa, quella politica che potrebbe consentire di dare una risposta al bisogno di abitazione in modo organico senza creare iniquità ed ingiustizia.
Manca la gestione ordinaria, manca la politica straordinaria, per cui arrivano leggi di questo tipo che sanano delle situazioni che sarebbe difficile dire che non meritino attenzione, che devono essere risolte, ma nello stesso tempo apre nuove contraddizioni in una spirale senza fine in cui il problema della casa viene affrontato con la politica del giorno per giorno, del tirare a campare, del risolvere oggi un problema e crearne un altro da risolvere dopodomani.
Circa un anno fa, Assessore, dialogai con alcuni abusivi in Via Artom fino alle 4 del mattino in una notte gelida con le famiglie accampate, vi erano anche donne e bambini piccoli.
Conosce lei, Assessore, come conosco io le tremende situazioni sociali che stanno dietro e la necessità di dar loro una risposta.
La risposta che voi fornite, sulla base dell'emergenza e dello stato di cose esistente, è gravemente carente e può generare ulteriori danni ed ingiustizia.
Ho avuto a che fare con problemi di questo genere: nel 1975 gestii insieme ad altri cittadini - che tra l'altro vedo presenti tra il pubblico occupazioni abusive di 1.200 famiglie che occupavano abusivamente alloggi già assegnati ad altre 1.200 famiglie. Il modo in cui sistemammo, non in 15 giorni, in qualche semestre, quel problema era stato quello di dare risposta a tutti: a chi aveva diritti acquisiti e a chi aveva diritti socialmente da riconoscere, con una politica che attrezzava l'amministrazione a dare risposta a tutti, e non solo ad alcuni.
Questa non è la politica di questa Giunta: la risposta è parziale e genererà altre proteste e altri problemi. Per questo motivo lasciamo questo tipo di gestione alla Giunta, e all'incapacità che la Giunta regionale unitamente al governo nazionale, hanno nell'affrontare, seriamente, il problema della casa.
Non parteciperemo, quindi, alla votazione di alcunché. Grazie.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,15)



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