Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.195 del 15/12/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Discorso del Presidente del Consiglio regionale a seguito dell'elezione dell'Ufficio di Presidenza - Presentazione relativo ordine del giorno


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Colleghi Consiglieri, ringrazio per l'incarico che mi onora e che anche alla luce dell'esperienza vissuta con voi negli scorsi trenta mesi cercherò di svolgere con il massimo dell'impegno e della responsabilità.
Si è appena concluso un adempimento istituzionale importante per la vita del Consiglio regionale che viene a collocarsi in una fase economica fra le più pesanti dal dopoguerra. Il Piemonte sta vivendo una crisi profonda occupazionale che ci impone di guardare con realismo alla deindustrializzazione del nostro tessuto produttivo, ricercando tutte le potenzialità che la nostra bellissima Regione può offrire o che la nostra intelligenza politica, insieme all'apporto del mondo privato più illuminato, potrà ricercare o inventare per nuove forme di lavoro e di sviluppo.
Fattori internazionali straordinari, la complessa fase politica, le profonde difficoltà economiche, la nuova diffusa consapevolezza che di essi è nata fra tutti gli strati della popolazione, hanno concorso a far cadere quel sistema di certezze e garanzie che per tanti anni ha caratterizzato il nostro Paese. Questi fattori, uniti ad una campagna incessante a volte troppo aggressiva che pone in evidenza e dilata limiti ed errori della classe politica e dirigente, hanno accelerato un processo di sfiducia a tutti i livelli dei cittadini verso la cosa pubblica.
Le Regioni non sono esenti da tutti questi problemi, ma come convinta regionalista ritengo che proprio dal livello regionale si debba dare un forte apporto, che dalle Regioni debba partire una nuova carica di impegno e di fiducia. Più vicini alla gente e ai problemi, alle stesse difficoltà locali, possiamo forse meglio interpretare i fermenti, capire i motivi della sfiducia e il bisogno di rinnovamento fortissimo, l'insofferenza e la protesta. Tutto ciò vale anche per le Regioni, per i suoi eletti in una fase della vita regionale che deve tendere al completamento di questa riforma. Gli anni '80 sono stati anni di crisi, di forte centralismo. In questa legislatura le Regioni si sono impegnate, cogliendo il senso più positivo di una forte spinta regionalista al limite del federalismo, per premere verso questa ormai troppo attesa riforma.
Il Piemonte è stato promotore in tutte le sedi verso il Governo nazionale e verso il Parlamento per sollecitare la riforma dello Stato in senso regionalista, prima con la richiesta di referendum di abolizione dei Ministeri, poi con la proposta al Parlamento di riforma costituzionale. Le notizie che giungono dal lavoro della Bicamerale sembrano essere positive ma troppi anni di ritorno centralistico ci impongono di essere vigili e di tallonare gli organi centrali in questa direzione.
La riforma regionalista dello Stato va infatti intesa come uno degli strumenti per migliorare la stessa qualità degli interventi del centro, non divisione dello Stato, ma condizione per maggiore e indispensabile efficienza nelle strutture pubbliche. Rafforzamento delle Regioni, quindi nel quadro della unità del Paese, esaltazione delle differenze regionali che rappresentano la più grande originalità della unità nazionale. In questa direzione può esservi un grande ruolo per i Consigli regionali, che è interesse anche degli esecutivi far tornare il più possibile ad assumere il ruolo di Parlamenti e non di stanche assemblee.
Ringrazio tutto l'Ufficio di Presidenza con cui ho lavorato per il contributo, la lealtà e l'impegno posto nei trenta mesi precedenti, Ufficio di Presidenza che ha concorso ad affrontare le esigenze del Consiglio regionale. Si è lavorato per porre i Gruppi consiliari nella condizione operativa migliore, pur dovendo operare indispensabili economie di bilancio. Si è cercato di trovare spazi, strutture e risorse. Al personale dei Gruppi si è cercato di dare nuove certezze attraverso la legge sui Gruppi. Per meglio consentire ai Gruppi e ai singoli Consiglieri di operare, sarà importante un potenziamento di strutture quali il Legislativo, il Centro per le Autonomie Locali, l'Osservatorio Elettorale facilitare, attuando l'art. 12 dello Statuto regionale, la circolazione delle informazioni interne perché essi si sentano protagonisti di una cultura regionale che tutti, dalla maggioranza alle opposizioni, devono poter concorrere a creare.
Il recente dibattito del 1992 sul ruolo del Consiglio regionale ci ha fornito una scaletta di lavoro importante e urgente che costituirà, secondo il mandato del Consiglio regionale, il terreno più importante di lavoro e di impegno dell'attuale Ufficio di Presidenza.
Le forze politiche hanno espresso esigenze precise nel corso di quel dibattito per una migliore organizzazione dei lavori consiliari ed una maggiore capacità operativa e di elaborazione delle Commissioni al cui riordino sarà opportuno lavorare con un più incisivo apporto delle minoranze.
Il dibattito richiamato svoltosi in Consiglio regionale, alcuni appunti dei Gruppi consiliari già pervenuti, da ultimo il documento del Gruppo PCI PDS; presentato nei giorni scorsi "Proposte per il rinnovo dell'Ufficio di Presidenza", riportano la nostra attenzione sulla organizzazione dei lavori del Consiglio regionale. Lavoro che dovremmo compiere con il coinvolgimento e l'apporto dei Capigruppo consiliari e delle Commissioni consiliari permanenti e quelle di nuova istituzione, ragionando sulla revisione del regolamento, già avviata ed indispensabile, sulla revisione dei meccanismi delle nomine; recuperando al lavoro legislativo delle Commissioni più forte autonomia, condizione indispensabile per una migliore qualità della produzione legislativa.
In questa tornata legislativa ha preso vita una nuova Commissione permanente per gli adempimenti istituzionali attuativi della legge n.
142/90 e nel mese di gennaio prossimo il Consiglio regionale sarà chiamato a riflettere sull'attuazione della legge n. 142/90 nel suo adempimento più qualificante, ma anche più complesso dell'Area Metropolitana, relazionando al Consiglio regionale sul dibattito molto approfondito che è avvenuto e sulle proposte emerse in Commissione.
La legge n.142/90 ha chiesto alle Regioni di legiferare anche in materia di piccoli Comuni, che sono un tessuto importantissimo del Piemonte, ed io ringrazio l'esecutivo in particolare per la serie di convegni decentrati nelle varie Province, che sono state utili occasioni per avvicinare la Regione ai Comuni e anche ai piccoli Comuni.
E' questo un obiettivo da coltivare ancora: dialogare con i Comuni, non sottrarsi al confronto con essi anche se faticoso.
Incontrare la gente, le Amministrazioni, dare voce alle innumerevoli forme di associazionismo, conoscere il territorio, i suoi problemi, le difficoltà, le bellezze degli angoli più sperduti del Piemonte: questo il compito più bello, esaltante, anche del singolo Consigliere regionale sottraendoci tutti insieme alla tentazione di rappresentare o seguire esclusivamente il proprio collegio, limitando, di conseguenza, la nostra funzione.
Pur nella differenza dei ruoli, di assemblea e di esecutivo, il Piemonte deve cercare di guardare avanti a sé, al Piemonte della fine degli anni '90, continuando l'analisi che il Consiglio regionale recentemente ha fatto sul processo di deindustrializzazione e sul ruolo dell'agricoltura nei relativi Consigli aperti che hanno dibattuto con tutte le realtà interessate della Regione, individuando queste e la questione ambientale come precise priorità, che tanta parte hanno della vita della nostra Regione.
Ma va affrontata anche la vasta sfera dei temi sociali attraverso il funzionamento delle Consulte.
La Consulta Femminile Regionale dovrà raccordarsi ai temi della Commissione Regionale Pari Opportunità ed al lavoro nazionale di tali organismi, anche per evitare che gli effetti della crisi in corso gravino sui livelli più deboli della società che oggi vedono, purtroppo, le donne in grande difficoltà.
E' stata istituita recentemente la Consulta Giovanile Regionale, un organismo ai primi passi che dovrà agire da stimolo e proposta sui temi della condizione giovanile, così travagliata per antichi e nuovi mali della nostra società, che ha perso le vecchie certezze, senza avere individuato valori forti di riferimento.
Sarà certo un filone di attenzione della Consulta Giovanile il problema della droga, che si abbatte sui giovani stroncando la loro voglia di vivere. Una tragedia grande che si avvicina a noi tutti nelle forme più imprevedibili, da cui non è oggi esente nessun ambito o livello sociale; ne abbiamo noi avuto tutti insieme triste esperienza.
Il Consiglio si è occupato in questi anni di questa piaga. Dovremo inoltre continuare a seguire le difficoltà umane e sociali dei più poveri dei malati di AIDS e di quanti, pur in condizione di restrizione della libertà, devono trovare negli istituti di pena condizioni di vita dignitose e di recupero sociale.
Il nostro tempo è travagliato da troppe violenze, intolleranze, da rifiuti di integrazione umana e sociale di tutto ciò che è diverso; parole come razzismo, xenofobia, antisemitismo oggi stanno riassumendo connotati precisi di comportamenti e sentimenti sempre più diffusi. Esasperati nazionalismi e guerre sanguinose con immagini raccapriccianti proiettate da tutti i telegiornali ma che cadono nell'assuefazione e nell'indifferenza.
Su questi temi è improntato il lavoro della Consulta Europea e soprattutto del Comitato per l'Affermazione dei valori della Resistenza e della Costituzione Repubblicana.
Abbiamo scelto negli ultimi mesi un metodo di lavoro delle Consulte integrato per progetti, per dare più efficacia, più forza e rappresentatività a questi organismi della partecipazione, aumentando le iniziative di presenza della Regione nelle scuole.
Giovani, impegno europeo, democratico ed ambientalista devono essere oggi la quotidianità del nostro lavoro perché forte è la richiesta sociale e fornendo all'esecutivo, per la nostra parte, stimoli e suggerimenti anche con nuovi strumenti di lavoro che sono stati creati in questa legislatura come la Commissione speciale d'indagine conoscitiva sulla riconversione e la compatibilità ecologica dell'industria piemontese.
In questa fase di trasformazione istituzionale, di forte travaglio dovremo attrezzare la Regione Piemonte e, per parte nostra, il Consiglio regionale: è questo un compito che dobbiamo affrontare e che, ripeto costituirà la priorità del nostro impegno, riflettendosi sul ruolo delle Commissioni con l'esperienza maturata in questi mesi dalle loro stesse Presidenze, valutando di sperimentare l'articolazione dei lavori per sessioni. Troppo sovente, ed a ragione, i Consiglieri sentono la carenza di informazione sulla Regione. Rileggendo alcuni dibattiti del Consiglio regionale degli ultimi dieci anni notavo che questo è un argomento ricorrente. La Regione è ancora troppo poco conosciuta.
Bisognerà insieme curare di più questo aspetto valendoci anche dell'apporto del nuovo Comitato Radio-Televisivo. Anche se va detto che la stabilità, là ricerca dell'equilibrio e delle intese, sono sempre comunque penalizzate in questo tempo, dove fa più notizia ciò che è scontro politico o crisi di rapporti.
Si parla di crisi delle istituzioni, di crisi della politica, di scollamento che esiste con il tessuto sociale, di sfiducia dei cittadini.
E' tutto vero.
Si vuole il rinnovamento, lo si cerca in nuove formazioni politiche. Vi sono movimenti nuovi, altri in via di formazione, il Parlamento cerca la strada delle riforme a cominciare da quella, certo importante, dei sistemi elettorali. Ma io credo fortemente che il rinnovamento voluto e vero potrà nascere da ognuno di noi, se avremo la capacità di esaminare antichi e nuovi bisogni e sapremo non enunciare il cambiamento, ma modificare i nostri comportamenti concreti.
Credo che le persone con la loro storia, la loro volontà, le loro convinzioni possano e debbano avere più peso. Ciò nelle istituzioni vorrà dire dare più forza agli eletti, riaffermando con forza il senso della politica, come emerso nel dibattito interessante in quest'aula.
Gli eletti dovranno essere l'interfaccia diretta con i cittadini, con le realtà economiche, il mondo imprenditoriale, le forze culturali e sociali, e gli eletti dovranno essere tramite con il mondo dei partiti che oggi è di moda demonizzare, ma che devono semplicemente ritrovare un ruolo più politico e meno di gestione diretta di questa complessità di rapporti.
Il rinnovo dell'Ufficio di Presidenza ha sempre rappresentato un momento di riflessione e di dibattito, ed anche oggi lo è stato.
Ringrazio tutti i componenti del vecchio e del nuovo Ufficio di Presidenza, tutti i Consiglieri che mi hanno eletta pur nel rispetto di quanti con il loro voto hanno espresso diverse valutazioni personali o politiche.
Cercherò di orientare il mio comportamento concreto alla ricerca dell'imparzialità, al rispetto delle minoranze, alla lealtà verso l'esecutivo.
Cercherò di essere, con il vostro aiuto, il Presidente di tutti.
La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Signora Presidente, mi consenta un breve inciso.
Credo di potere interpretare il pensiero dell'assemblea: visto che l'Ufficio di Presidenza, con la riconferma della Presidente e con l'ingresso della collega Segre, si è andato ulteriormente arricchendo della componente femminile, abbiamo pensato di offrire un omaggio floreale alla Presidente, alla collega Segre e a tutto l'Ufficio di Presidenza.



PRESIDENTE

Anche a nome di Anna Segre ringrazio tutto il Consiglio regionale. Ci chiedevamo a chi era dovuta la cortesia. Ringraziamo veramente tutti.
A questo punto devo procedere a due adempimenti.
E' stato presentato un ordine del giorno che riguarda l'organizzazione dell'Ufficio di Presidenza, di cui do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto del dibattito in occasione del rinnovo dell'Ufficio di Presidenza considerato che dagli interventi è emersa una larga condivisione dell'esigenza di procedere ad intese istituzionali e modifiche del Regolamento consilia-re, finalizzate ad accrescere la produttività e la qualità dei lavori del Consiglio, a potenziare il ruolo delle Commissioni permanenti, a meglio garantire i diritti di tutti i Consiglieri sia di maggioranza che di minoranza valutata l'opportunità che tali intese e modifiche regolamentari siano approntate in tempo utile per la scadenza del rinnovo delle Commissioni consiliari impegna il nuovo Ufficio di Presidenza ad assumere un ruolo attivo e propositivo sulle questioni prima indicate, al fine di favorire e stimolare il confronto fra i Gruppi consiliari, istruire adeguatamente i problemi consentire una rapida definizione di proposte e l'adozione dei provvedimenti conseguenti".
Questo documento reca la firma dei Consiglieri Marengo, Chiezzi Marino, Giuliano, Cucco e Majorino.
Vogliamo porlo in votazione? Vogliamo ancora riflettere? Ha chiesto la parola il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.
MARCHINI Signora Presidente, colleghi Consiglieri, coerentemente alla dichiarazione che ho fatto questa mattina, ritengo che si debba riflettere un momento nell'affidare un ruolo propositivo ad un soggetto di gestione quale è l'Ufficio di Presidenza. Può anche darsi che a un livello della fase propositiva, che a mio modo di vedere deve competere ai Gruppi, si possa chiedere all'Ufficio di Presidenza l'elaborazione di testi congiunti e di materiale, però questa elusione della responsabilità - che per me significa questo documento in parte - mi pare un po' prematura. Sarei quindi per sospenderne l'esame, non per chiederne il ritiro, ma per vedere come matura. Il PDS ha presentato del materiale, arriverà altro materiale: a quel punto individueremo il ruolo dell'Ufficio di Presidenza. Se l'Ufficio di Presidenza deve farsi carico in proprio di una funzione propositiva mi pare che non partiamo con il piede giusto.



PRESIDENTE

Ho dato lettura del documento perché questa mattina era stato distribuito, ma evidentemente le attenzioni erano anche in altra direzione.
Io stessa ho ritenuto che poteva esserci un momento di riflessione chiedendo se volevamo riflettere ancora.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 8) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Ha chiesto congedo il Consigliere Beltrami


Argomento: Gruppi consiliari

b) Nuovo Presidente e Vicepresidente del Gruppo PCI-PDS


PRESIDENTE

Devo dare un'altra informazione all'aula. Ho ricevuto dal collega Antonio Monticelli la seguente comunicazione: "Egregio Presidente, con la presente le comunico, pregandola di darne comunicazione al Consiglio, che il Gruppo consiliare PCI-PDS ha eletto come nuovo Presidente del Gruppo, il Consigliere Luciano Marengo.
Vicepresidente è stato confermato il Consigliere Lido Riba".
Credo di dovere fare al Consigliere Marengo e al Consigliere Riba, per gli incarichi che il Gruppo ha rispettivamente loro affidato, auguri forti di buon lavoro.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati - Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 538: "Ratifica ai sensi dell'art. 40 dello Statuto della DGR n.1-19945 del 10/11/1992- Misure urgenti atte a garantire l'adozione delle necessarie variazioni al bilancio 1992 delle UU.SS.SS.LL. piemontesi per l'erogazione dell'assistenza sanitaria - Prima assegnazione integrativa anno 1992 parte corrente a destinazione indistinta - Somma di L. 369.384.834.779"


PRESIDENTE

Vi è una priorità rappresentata dal punto 24) all'o.d.g. inerente l'esame della proposta di deliberazione n. 538.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bodrero. Ne ha facoltà.
BODRERO Vedo che questa deliberazione scade al 9 gennaio 1993, quindi non è urgente. Secondo me c'è una ragione molto più valida: ormai il sistema delle UU.SS.SS.LL. è ampiamente fallimentare e quindi bisogna fare la controriforma e molta gente, persino Andreatta, che pare sia un economista dice - e ciò ho sentito dire anche da molti utenti cittadini - che sarebbe molto meglio ritornare al sistema delle mutue. Non garantisco assolutamente la verità di questa scelta, però mi chiedo perché dobbiamo continuare a finanziare un sistema che si è rivelato ampiamente fallimentare. Inoltre se la scadenza è per gennaio, io non vedo la ragione della fretta.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 29 voti favorevoli, 1 contrario e 4 astensioni.


Argomento:

Rinvio argomenti prossima seduta


PRESIDENTE

Vengono rinviati alla prossima seduta del 16 dicembre i seguenti argomenti: dibattito sugli enti strumentali e documenti connessi, iscritto al punto 10) dell'o.d.g.
esame progetto di legge n. 109 "Istituzione dell'Ente regionali di Sviluppo Agro-Alimentare del Piemonte", iscritto al punto 11) dell'o.d.g.
esame mozione n. 391 dei Consiglieri Rabellino, Cucco, Bodrero Zacchera, Vaglio e Chiezzi sull'ESAP, iscritto al punto 12) dell'o.d.g.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali

Esame progetti di legge n. 248: "Autorizzazione all'acquisto da parte dell'ex Colonia Montana sita in Druogno, da destinare a sede di attività formative sportive" (ritirato); n. 249: "Autorizzazione alla vendita del compendio immobiliare sito in Alessandria, Via Gentilini n. 1"; n. 250: "Autorizzazione alla vendita del complesso denominato Villa San Remigio sito in Verbania" (ritirato) e n. 251: "Autorizzazione all'acquisto di parte del Palazzo Valperga di Masino sito in Torino, Via Alfieri n.18" (ritirato)


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame congiunto dei progetti di legge nn. 248, 249 250 e 251, di cui ai punti 13), 14), 15) e 16) all'o.d.g.
Prima dell'avvio della discussione generale sui sopraccitati progetti di legge, ha chiesto la parola l'Assessore Gallarini; ne ha facoltà.
GALLARINI, Assessore regionale Penso opportuno che, come Giunta, si faccia il punto della situazione su questi quattro provvedimenti all'o.d.g. Avevamo approvato questi disegni di legge nel febbraio/marzo 1992, dopodiché sono stati trasmessi alla Commissione competente, la quale, alla fine di luglio, li ha licenziati.
Nel frattempo, da luglio ad oggi, le cose sono cambiate in modo notevole all'interno del nostro Ente, soprattutto per quanto riguarda le condizioni economiche della società in cui viviamo; anche il dibattito di questa mattina ha sottolineato questi cambiamenti, la situazione particolare in cui ci troviamo e le condizioni di bilancio dell'Ente, che sono variate in modo abbastanza radicale.
Alla luce di queste considerazioni, come Giunta e come maggioranza abbiamo deciso, all'interno di questi quattro punti, di soprassedere (per ora) su due e quindi di ritirare i provvedimenti relativi all'acquisto sia del Palazzo Valperga, destinato all'ampliamento del Consiglio, che della Colonia di Druogno. Le motivazioni per le quali la Giunta inizialmente adottò questi disegni di legge e la Commissione li licenziò a maggioranza sono tuttora valide, ma le condizioni dell'Ente sono tali per cui si rende opportuno rinviare tali operazioni. La questione è meramente economica: 5-6 miliardi avrebbero dovuto essere destinati all'acquisizione di Palazzo Valperga, unitamente ad altri 7-8 miliardi per quanto riguarda la ristrutturazione dello stesso e al miliardo e mezzo da destinare all'acquisto della Colonia. Tuttavia, le condizioni di bilancio 1992 (come Giunta ieri sera abbiamo già approvato il disegno di legge relativo al bilancio 1993, che verrà presentato in I Commissione domani mattina e discusso in aula nelle sedute della prossima settimana) sono tali per cui riteniamo di non procedere in questa direzione. In seguito, nel corso del 1993, vedremo come andranno le cose.
Nell'ambito dei due disegni di legge di alienazione, la Giunta ritiene di tenere in piedi solo quello relativo all'alienazione dell'immobile sito in Alessandria, Via Gentilini, in quanto anche per quanto riguarda Villa San Remigio nel frattempo sono intervenute alcune grosse novità. La prima novità è che Villa San Remigio è stata individuata prima dall'Amministrazione comunale di Verbania e poi dal Commissario Prefettizio, che sovrintende alla nascita della nuova Provincia la cui tornata elettorale istitutiva sarà nel 1995, come sede idonea ed opportuna a rappresentare la nuova Provincia. Questa è una considerazione politica di fronte alla quale la Giunta e la maggioranza, che in un primo tempo avevano deciso in una certa direzione, non possono essere insensibili.
Resta valida l'intenzione della Giunta di non alienare Villa San Remigio a titolo gratuito, ma di alienarla a titolo oneroso o al Ministero dell'Interno o all'Amministrazione provinciale di Novara nel caso in cui come sembra, per legge fosse quest'ultima a dover provvedere agli immobili che ospiteranno la Provincia di Verbania. Questa è la prima considerazione e, dal punto di vista politico, è prioritaria e fondamentale. Nel frattempo si sono aggiunte altre tre motivazioni che, unite a questa, valorizzano quel patrimonio dal punto di vista politico.
La motivazione fondamentale per la quale la Giunta aveva inteso proporre l'alienazione di Villa San Remigio era che, a fronte di una valutazione dell'immobile di circa 13 miliardi, il costo annuo che l'Amministrazione regionale doveva sopportare di circa 300-350 milioni per la manutenzione del parco e della Villa medesima non aveva un ritorno e rappresentava una cifra non più sostenibile. Gli uffici che attualmente abbiamo come Regione (il Co.Re.Co., sostanzialmente) a Villa San Remigio potremmo collocarli in qualche ufficio di Verbania con un costo pari a un decimo dei 300-350 milioni di cui parlavo. In allora ritenemmo che queste condizioni di bilancio non fossero sopportabili al fine di una buona amministrazione del bilancio regionale.
Dicevo che, oltre a quella prima considerazione politica fondamentale ne sono intervenute altre tre. Il Comune di Verbania si è impegnato, con deliberazione del novembre 1992 (quindi ha già inserito in bilancio la cifra relativa), a corrispondere all'Amministrazione regionale, in concorso per la manutenzione del parco e della Villa, una cifra fino a 250 milioni di lire; questo è un dato vuoi politico, vuoi amministrativo, che rappresenta una grossa novità rispetto alle condizioni del passato.
Altra considerazione sul polo tecnologico del Lago Maggiore che sta nascendo. L'Assessore Vetrino, competente in materia, ha praticamente insediato questo nuovo polo nell'ultimo mese e, attraverso Finpiemonte, ha chiesto di collocare gli uffici e la direzione del polo tecnologico medesimo all'interno di Villa San Remigio. Va detto che, all'atto in cui abbiamo valutato che non esistevano più le condizioni per alienare Villa San Remigio, visto che politicamente interessava per la nuova Provincia, la Giunta non è stata ad aspettare, quindi queste sono tutte opportunità che abbiamo catturato e conquistato. Dunque si insedierà la direzione del polo tecnologico attraverso Finpiemonte, che sta predisponendo un intervento di ristrutturazione. Tale intervento sarà finanziato da fondi CEE, quindi non costerà una lira alla Regione Piemonte, e servirà a valorizzare almeno una parte della proprietà della Regione Piemonte.
La terza questione, pure molto grossa, è questa: ultimamente siamo stati contattati - ed già è stato fatto un sopralluogo a Villa San Remigio dal Ministero delle Finanze, esattamente dal Commissario per il Piemonte Cutrupi, poiché stiamo cercando di realizzare una scuola di amministrazione aziendale per manager pubblici post-universitaria, da collocarsi appunto a Verbania in Villa San Remigio. Il decreto attuativo è già vigente ed operante; il Ministero delle Finanze è orientato al Piemonte e a Verbania per il fatto che con l'1 gennaio 1993, quindi con l'abolizione delle frontiere, ci saranno dei rapporti di tipo notevolmente diverso del nostro Paese rispetto all'Europa anche in questo settore; dal punto di vista logistico-strategico, Verbania si presta molto bene - a detta dei funzionari del Ministero delle Finanze - per utilizzazioni di questo tipo.
In sintesi, dei quattro disegni di legge, i primi due, relativi alle acquisizioni, li ritiriamo per le ragioni esposte all'inizio; questo terzo io ritiriamo pure per queste ultime ragioni, che ci sembrano valorizzanti rispetto al bene (Villa San Remigio). Effettivamente, è intollerabile il fatto di continuare a spendere 300-350 milioni all'anno (com'è stato fatto finora) per un immobile che, da parte della Regione, è sottoutilizzato.
Riteniamo importanti i 250 milioni stanziati dall'Amministrazione di Verbania - voglio precisare che si tratta di 250 milioni per il 1993, 250 milioni per il 1994 e 250 milioni per il 1995 - perché, all'atto in cui nascerà dal punto di vista pratico-operativo, la Provincia di Verbania, o quella Villa sarà destinata a sede di rappresentanza della nuova Provincia oppure, nel caso in cui le cose non andassero in porto in quel modo, avremo comunque un costo totale decurtato dei 750 milioni che il Comune di Verbania avrà stanziato come contributo per la manutenzione della Villa.
Per queste due opportunità, di cui la seconda soprattutto è grossissima, noi riteniamo importante il fatto che nel nostro Piemonte possa insediarsi l'unica scuola di Amministrazione post-universitaria di questo tipo per (intero nord del Paese. Questa scuola non l'avrà la Lombardia, non l'avrà il Veneto, non l'avrà l'Emilia Romagna: l'avrà il Piemonte, anche se il bacino di utenza sarà l'intera Italia del nord.
Crediamo che sia una grossa opportunità, nei confronti della quale la Regione Piemonte deve fare tutto il possibile non solo per arrivare a concretizzare un'iniziativa del genere, ma - penso che la Giunta sarà d'accordo - anche nel caso in cui dovesse contribuire, dal punto di vista finanziario, alla realizzazione di un'iniziativa di quel tipo per l'indotto che sicuramente, dal punto di vista delle presenze, turistico e dell'immagine, potrà venire alla nostra Regione.
Sono tutte ragioni sulle quali si è dibattuto in passato e ancora si dibatterà, penso, la settimana prossima in questo Consiglio, in occasione della presentazione del bilancio; ragioni intorno al fatto che lo sviluppo a cui guardare e che dobbiamo costruire è sicuramente alternativo e diverso rispetto al consolidato che si è sciolto o che comunque è venuto meno in questi ultimi anni per motivi che tutti conosciamo. Noi riteniamo che un tassello di questo tipo, unitamente alla sede del polo tecnologico, sia in grado di attutire l'impatto negativo di crisi economica della nostra Regione e sia in grado di proporre il Piemonte come soggetto nuovo rispetto ad insediamenti nuovi e ad opportunità diverse in questa direzione.



PRESIDENTE

Riepilogando l'intervento dell'Assessore, il punto 13) all'o.d.g.
relativo all'acquisto di parte dell'ex Colonia Montana sita in Druogno, è ritirato; così pure i progetti di legge nn. 250 e 251. Possiamo invece procedere all'esame del progetto di legge n. 249, relativo alla vendita del compendio immobiliare sito in Alessandria, di cui al punto 14) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Zanoletti che ha facoltà di intervenire.
ZANOLETTI, relatore "Illustre Presidente, signori Consiglieri, per effetto della legge n.
764/75 pubblicata sulla G. U. n.13 del 16/1/1976, la quale disponeva la soppressione dell'Ente Gioventù Italiana ed il trasferimento alle Regioni del relativo patrimonio, è stato consegnato in proprietà alla Regione Piemonte il compendio immobiliare sito in Alessandria, Via Gentilini n. 1 composto da un edificio con relativo terreno pertinenziale e dotato, tra l'altro, di palestra e di campo sportivo.
Il fabbricato risulta iscritto presso l'UTE di Alessandria, il terreno di pertinenza ha una superficie complessiva di mq 11.400 comprensiva di quella coperta dal fabbricato stesso, già ridotta dell'area di mq 1.900 sulla quale insiste una costruzione prefabbricata realizzata dal Comune di Alessandria e destinata a scuola materna.
In tale compendio hanno sede alcuni servizi del Provveditorato agli Studi della Provincia di Alessandria ed altri conduttori privati.
L'Amministrazione regionale che, nello stabilire le linee programmatiche in materia di gestione del patrimonio, si è prefissata l'obiettivo di conservare la disponibilità degli immobili usati direttamente per lo svolgimento delle proprie funzioni e di dismettere quelli non utilizzabili per fini istituzionali, è pervenuta alla determinazione di alienare il complesso, di cui trattasi, che non risulta idoneo all'insediamento di attività regionali.
All'uopo la Giunta regionale ha predisposto il disegno di legge n. 249 del quale si tratta, che, all'art. 1, prevede l'autorizzazione a vendere il compendio immobiliare di Alessandria, Via Gentilini n. 1, dando mandato alla Giunta stessa di stabilire con propria deliberazione le modalità e le condizioni per la vendita, che avverrà mediante asta pubblica al prezzo base di L. 3.123.000.000 oltre all'IVA, come determinato dal Servizio Tecnico regionale in data 15/11/1992, e, all'art. 2, indica il capitolo di bilancio sul quale sarà introitato il provento derivante dalla vendita.
La I Commissione ha sottoposto il disegno di legge ad un esame attento e approfondito, durante il quale è stato sollevato il problema della disponibilità, ai sensi della normativa in vigore e, in particolare, della legge n. 8/84 'Norme concernenti l'amministrazione dei beni e l'attività contrattuale della Regione del complesso immobiliare di Via Gentilini.
Il competente Assessorato al Patrimonio ha comunicato che per il complesso di Via Gentilini il problema non sussiste, non essendo tale complesso destinato a sede di uffici regionali. Poiché un immobile possa qualificarsi come 'indisponibile per destinazione; non sarebbe infatti sufficiente che sia utilizzato a sede di uffici o servizi di qualsivoglia amministrazione pubblica, bensì di uffici e servizi di competenza dell'ente, cui l'immobile appartiene.
Nella seduta del 30 luglio scorsola Commissione ha licenziato il disegno di legge n. 249 a maggioranza apportando al testo presentato dalla Giunta alcune modificazioni di carattere esclusivamente formale, volte ad adeguarlo alle disposizioni ministeriali in materia di formulazione tecnica degli atti legislativi.
In considerazione di quanto sopra esposto se ne raccomanda l'approvazione anche da parte di questa assemblea".



PRESIDENTE

E' aperto il dibattito. Ha chiesto la parola il Consigliere Cavallera ne ha facoltà.
CAVALLERA Ritengo doveroso intervenire su questo argomento non tanto perché non condivida la proposta dal punto di vista patrimoniale, se così vogliamo definirlo, e per i riflessi che simili operazioni hanno sul bilancio finanziario della Regione, quanto soprattutto perché intendo portare all'attenzione dei colleghi la situazione di questo edificio e dei rapporti che nel tempo si sono instaurati tra l'Amministrazione provinciale di Alessandria e la Regione Piemonte.
La relazione contiene soprattutto gli ultimi eventi e qualche accenno alla storia precedente, però, se non vado errato - chiedo di essere eventualmente corretto poiché la documentazione è agli atti della Provincia di Alessandria - questo edificio proviene dai beni della ex Gioventù Italiana del Littorio. Per un certo periodo di tempo vi fu un comodato di scambio - vi prego di scusarmi se non uso i termini corretti dal punto di vista giuridico, ma grosso modo dovrebbe essere così - tra l'Amministrazione provinciale e la Regione Piemonte per l'utilizzo di un simile compendio immobiliare ubicato a Limone Piemonte, per cui ciascun ente gestiva e faceva la manutenzione dell'edificio che era in proprio possesso.
Poi venne la benedetta riforma sanitaria, che portò tutta una serie di cose belle nel nostro Paese e anche le situazioni che tutti conosciamo; fra l'altro fu previsto di passare al patrimonio indisponibile comunale i beni che avevano una qualche destinazione sanitaria nei Comuni ove questi sorgevano. Per cui, ope legis, l'edificio di Limone andò a finire al Comune di Limone Piemonte, mentre quello di Alessandria rimase in possesso sempre della Provincia, ma con titolare della proprietà la Regione Piemonte.
Se a suo tempo gli amministratori provinciali fossero stati più avveduti, avrebbero sciolto, nell'imminenza di questi fatti, i comodati ciascuno sarebbe ritornato in possesso del proprio bene patrimoniale e adesso non saremmo qui a discutere di questa cosa; avrebbero potuto anche fare lo scambio degli immobili, in modo tale che il destinatario dell'esproprio - se così vogliamo dire - o comunque del passaggio al Comune sarebbe stata la Regione, che indirettamente utilizzava quell'edificio, e non la Provincia di Alessandria.
Per tutta questa operazione posso anche prendermela personalmente con la Giunta provinciale dell'epoca; in altre sedi avevo lanciato - l'amico Angiolino Rossa probabilmente non era Presidente della Provincia e quindi non deve preoccuparsi di questo mio strale - accuse a chi di dovere.
Comunque, i fatti sono quelli che sono; ognuno porta le sue responsabilità.
Mi riferisco a responsabilità politiche, ovviamente, e non di altro genere lo devo far presente e devo anche ricordare ai colleghi che, proprio per queste ragioni, la Giunta regionale, nei passati lustri e successivamente a quelle date, addivenne alla decisione di dare, con canone ricognitorio l'edificio in uso all'Amministrazione provinciale, perché all'interno di questo edificio vi è il Provveditorato agli Studi di Alessandria.
Tutta questa premessa per dire che si tenga conto di questo fatto nel momento in cui si va a vendere l'edificio, soprattutto perché dentro vi è un servizio pubblico. Non so come si procede in questi casi, certamente sarà prevista un'asta cui parteciperanno tutti coloro che hanno titolo di partecipare, però mi riferisco soprattutto ai tempi e ai modi dell'operazione, perché ritengo che non sia facile rilocalizzare il Provveditorato agli Studi.
Devo dare atto che correttamente è indicato nella relazione che una parte di questo edificio ha anche una destinazione diversa, quindi non so se è la Regione che direttamente affitta, comunque vi è l'uso di una piccola parte dell'edificio anche da parte di società sportive. Sul terreno circostante addirittura fu costruita una scuola materna da parte del Comune di Alessandria, ritengo con diritto di superficie, e quindi anche di questo senz'altro se ne sarà tenuto conto nel momento in cui si è dovuto redigere lo stato di consistenza.
Questo per dire che vi è un insieme di situazioni che in qualche modo vanno considerate e che probabilmente potranno incidere nel momento in cui si andrà ad esperire le gare di vendita.
In conclusione, ritenendo prevalente la necessità della Regione di alleggerire il proprio patrimonio, rammaricandomi per il fatto che la Provincia, secondo il mio punto di vista, non ha, operato tempestivamente per difendere un proprio interesse a tempo debito, ma essendo qui Consigliere regionale e dovendo in sostanza provvedere a quelle che sono le necessità di questo importante Ente, voterò a favore della deliberazione ma con le suddette precisazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, cercherò di interpretare l'intervento del Consigliere Cavallera, farò questo tentativo.
Il Consigliere Cavallera è preoccupato - così mi è parso di capire - di votare favorevolmente alla vendita di un immobile perché in questo immobile ci sono anche dei servizi: il Provveditorato agli Studi oltre che Associazioni. La sua preoccupazione finisce qui, dopodiché vota la legge.
Di cosa è preoccupato il Consigliere Cavallera? Delle future destinazioni che possono prendere il posto delle attuali in conseguenza dell'acquisto dell'immobile da parte di un terzo soggetto? Allora, una curiosità che potremmo levarci è quella di capire, sulla base delle indicazioni del Piano regolatore, quali destinazioni sono possibili. Può darsi che il Piano regolatore indichi una destinazione a servizio pubblico di questo immobile.
Se è così, e qui mi conforti l'Assessore Gallarini, penso che un acquirente sarà ben difficile trovarlo perché chi è che va a comperare un edificio vincolato a servizi? A meno che chi lo comperi non pensi poi di convincere qualcuno a cambiare il Piano regolatore, ma questa è una di quelle operazioni che oggigiorno sono molto rischiose, una volta si facevano più tranquillamente. Allora, se non è così, perché metterlo in vendita? Avete la sensazione che ci siano acquirenti disponibili a spendere 3 miliardi per un edificio che deve rimanere a servizio pubblico? Qual è quel privato che investe denaro senza averne un tornaconto? Non esiste.
Pertanto, se il tornaconto c'è, occorre cambiare la destinazione d'uso di questo immobile, bisogna sfrattare il Provveditorato e chiedere ai privati che ci sono, se possono, di pagare la remunerazione del capitale investito. Non penso che un valore di 3 miliardi possa essere venduto a molto meno di questa cifra, a meno di non svendere.
Tutte queste preoccupazioni, collega Cavallera, che sono anche mie dovrebbero però portare a qualcosa di diverso che non all'approvazione di questa legge. Oltretutto vi era ancora un dubbio relativo alla disponibilità di questo patrimonio. L'interpretazione che l'Assessorato al patrimonio ha dato della L.R. n. 8/84 è che il patrimonio indisponibile della Regione è soltanto quello non solo destinato a servizi, come recita la legge, ma è quello destinato a servizi regionali, cosa che la legge non dice. Siamo già, collega Cavallera, nell'ambito dell'interpretazione legislativa della correttezza di questa vendita perché la L.R. n. 8/84 dice: "è patrimonio indisponibile quello destinato a servizi". Nasce il dubbio su quali servizi: l'interpretazione di questa legge da parte dell'Assessorato è "servizi solo della Regione". Se è un servizio dello Stato o di un Comune non è più patrimonio indisponibile; io ho qualche dubbio giuridico, sono dubbi di un dilettante, ma rimangono. Per queste ragioni, per quanto sentito da Cavallera e anche per dargli una mano visto che sono in minoranza, mentre lui è in maggioranza, sollevo perplessità sul procedere anche a questa decisione di alienazione e chiedo se non sia meglio rifletterci sopra almeno una notte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buzio.
BUZIO Chiedo per cortesia al Presidente di darmi l'opportunità e quindi il tempo necessario per fare un discorso generale sui quattro provvedimenti in esame, sebbene tre dei quali siano stati ritirati, ed anche per esprimere la soddisfazione per il fatto che l'Assessore Gallarini li ha ritirati non solo per ragioni di carattere finanziario generale, ma anche perché su alcuni di questi interventi sono state sollevate questioni di tipo problematico. Noi abbiamo anche presentato delle interpellanze in merito soprattutto alla vicenda di Villa San Remigio. Auspicherei che perlomeno per quanto riguarda Villa San Remigio e Palazzo Valperga il ritiro sia definitivo.
Sul primo provvedimento relativo all'acquisizione dell'ex Colonia Montana sita in Druogno, per la verità ritengo molto lacunosa la relazione dalla quale non si capiva bene quale fosse il servizio definitivo, ma semmai si potrà fare un ulteriore approfondimento, mentre sugli altri due provvedimenti il nostro parere era contrario.
Su tutto il pacchetto il nostro Gruppo in Commissione si era già espresso in modo nettamente contrario, tuttavia non si può non rilevare che le cose dette dall'Assessore Gallarini per quanto riguarda Villa San Remigio sono una novità che va sottolineata, sia pure derivante dal fatto che il Comune di Verbania si è assunto l'onere della manutenzione dell'immobile corrispondente a 250 milioni e quindi si è sbloccata una situazione dialettica, se non di contenzioso vero e proprio, che aveva suscitato le apprensioni anche nostre, di chi aveva sollevato la questione e riteneva che un immobile di tale pregio, significato ed importanza dovesse mantenere la destinazione pubblica. Anzi, noi abbiamo sostenuto la tesi che fosse destinato ad ospitare la sede del Consiglio della nuova Provincia e degli uffici provinciali, soprattutto quelli di rappresentanza dato il pregio particolare della sede, non dico tanto architettonico perch forse Luigi Rivalta mi tirerebbe la giacchetta, ma indubbiamente la posizione, l'aspetto paesaggistico e la struttura stessa dell'immobile sono di per sé adatte, perché questo edificio ha ospitato per molti anni la sede dell'ex Comprensorio oltre che del Co.Re.Co, e di vari consorzi comunali.
Mi preoccupa un po', per la verità, il fatto che in questo immobile che non doveva avere più destinazione pubblica, non vi siano soltanto gli uffici della Provincia: in questa fase transitoria si tratta del Comitato rappresentativo degli Enti locali, che lavora con il Commissario del Governo per giungere alla costituzione della nuova Provincia. A parte questo aspetto della questione, mi pare che gli altri due elementi, sia pure positivi, andrebbero analizzati bene per l'ubicazione all'interno sia per quanto riguarda il polo tecnologico sia per quanto riguarda - e questa è una novità che ho saputo oggi - gli uffici legati al Ministero delle Finanze.
Nel parco vi sono strutture anche nella parte bassa: l'utilizzo della parte bassa del parco mi sembra assai positivo.
L'auspicio è che questa struttura venga interamente restituita all'uso pubblico, sia per quanto riguarda la Provincia sia per quanto riguarda gli investimenti, legati in parte al Regolamento CEE n. 2052, e quindi ad una precisa intenzione da parte dello Stato centrale.
Mi sembra importante, però, riprendere - lo farà forse più compiutamente il collega Foco - la questione relativa all'immobile di Alessandria.
Faccio mie le perplessità sollevate dal collega Chiezzi, così come avevo fatto per quanto riguardava Villa San Remigio; la legge regionale parla di non alienabilità di un immobile destinato a servizi pubblici.
Personalmente, ho qualche dubbio che sia legittimo alienare un immobile che ospita al suo interno il Provveditorato alla Pubblica Istruzione; dubbi che sollevo come questione più di carattere giuridico che politico. In effetti il fatto che la Regione abbia l'intenzione di alienare un immobile di questo tipo, potrebbe anche essere, per certi versi, positivo nel caso in cui l'immobile avesse tutte altre destinazioni e non avesse valore particolare. Bisogna verificare le intenzioni del Comune di Alessandria e cosa prevede il Piano regolatore; la questione dovrebbe essere vista insieme tra Regione ed ente locale.
Tuttavia ho delle perplessità. Da una lettura seppure rapida di questa legge regionale, mi pare ci siano difficoltà; da questo punto di vista sarebbe quindi necessario un approfondimento. Per quanto riguarda il voto il nostro orientamento sarebbe quello di astenerci su questo provvedimento sganciato da tutto il resto, e che non rientra più in una manovra che noi per la verità, avevamo giudicato negativamente, perché ritenevamo che sul patrimonio della Regione si dovesse fare un discorso più generale, relativo a tutte le destinazioni.
Sulla questione in particolare ci saranno integrazioni da parte dei colleghi, che più puntualmente conoscono la situazione locale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.
ZACCHERA Parte delle cose che volevo dire le ha già dette il collega Buzio eviterò quindi di perder tempo.
La vicenda di Villa San Remigio, però, è estremamente interessante.
Dovendomi occupare del Comitato costituente della nuova Provincia ho notato dei numeri, per quanto riguarda l'utilizzo attuale di Villa San Remigio abbastanza curiosi. Ha idea l'Assessore di quanti sono i dipendenti del Co.Re.Co, a Verbania? Mi risultano essere tredici: è possibile che ci vogliano tredici dipendenti per un Co.Re.Co, decentrato come quello di Verbania? La domanda è: quanti dipendenti abbiamo, per esempio, nella gestione dei Co.Re.Co.? Cosa fanno queste persone? Sono tutti indispensabili? Dovendo procedere all'avvio dell'iter operativo della Provincia di Verbania, è possibile passare qualcuno di questi dipendenti all'istituenda Provincia? Allora, quando comincio a sentir parlare, di nuovo, di ristrutturazione di Villa San Remigio, mi preoccupo. Mi è stato detto che paga la CEE; ma la CEE non è cosa di nessuno! E' stato un ottimo affare acquisire questa villa, grazie anche alla bontà della famiglia Casanova, che aveva voluto concedere questo bene immobile. Le spese di ristrutturazione sono state immani; poi c'è stata la ristrutturazione della ristrutturazione: la prima era stata fatta, a giudizio di molti, non in modo particolarmente felice. Prima di ristrutturare un'altra volta Villa San Remigio decidiamo bene cosa intendiamo fare; questo anche perché, dal punto di vista degli uffici, ce ne sono una decina al primo piano che vanno benissimo come sono per ospitare uffici normali. C'è un'aula consiliare meravigliosa al piano terra (vi è stato tenuto un convegno venerdì) e ci sono altre sale di riunione utilizzabili. Prima di ristrutturare decidiamo bene cosa si vuole fare.
Guardiano anche alla gestione ordinaria di manutenzione di Villa San Remigio: il riscaldamento (ho constatato personalmente che è davvero notevole), l'appalto delle pulizie, che è stato affidato ad una ditta di Torino. Da queste cose, non nel caso specifico ma più in generale, si possono trarre dei suggerimenti all'Assessore di guardare anche le sedi decentrate della Regione, perché forse in più parti ci sono altri angolini di bilancio in cui si può utilmente tagliare.
Ritornando invece a quella che è la manovra più generale non possiamo esprimerci favorevolmente all'idea, innanzitutto, di acquisire l'immobile di fronte a Palazzo Lascaris, perché non è tempo di queste spese e soprattutto, perché l'immobile di cui opportunamente la Giunta ritira la proposta di acquisto, si presta molto poco a essere utilizzato come uffici dei Gruppi consiliari; ci ritroveremmo anche qui una specie di Villa San Remigio: meravigliosa, ma poco pratica.
Circa l'acquisto di Druogno, non si capisce bene quale fosse l'utilizzo concreto di questo edificio: è quindi opportuno soprassedere. Circa la vendita dell'immobile di Alessandria, faccio presente che nella relazione del collega Zanoletti, mentre si indica un terreno di 11.400 mq, non è neppure indicato il numero dei metri quadrati del fabbricato che si vuol cedere. Una relazione puntuale avrebbe dovuto indicare anche i metri quadri dell'immobile che si cede.
Mi sono posto anch'io lo stesso interrogativo del collega; vedo che in questo senso c'è un chiarimento da parte degli uffici regionali circa la presunta indisponibilità per destinazione; la legge parla di utilizzo per fini dell'ente: lì non ci sono uffici regionali e quindi il problema è superato. Se i funzionari - che non vedo perché non debbano essere competenti in materia - si prendono la responsabilità di quello che dicono e in tal veste viene fatta propria anche dalla Giunta questa espressione decade il dubbio sul vendere o non vendere. In questo senso noi diciamo "si venda" e, aggiungiamo, si continui a guardare molto attentamente nel nostro patrimonio se non ci sono altre strutture che potrebbero essere sicuramente vendute non per la voglia di vendere, ma per il risparmio della conduzione che forse è doveroso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.
FOCO Il mio intervento si limita al disegno di legge n. 249, che riguarda l'immobile sito in Alessandria.
Più che svolgere intervento, vorrei porre alcune domande all'Assessore scusandomi nel caso in cui a queste domande fosse già stato risposto in sede di I Commissione.
Nel momento in cui la Regione decide di dismettere un immobile di sua proprietà, immobile tra l'altro situato in un contesto urbanistico estremamente interessante, perché è vicino alle linee di comunicazione, a ridosso del centro, e quindi usufruisce di vantaggi dati dalla sua posizione abbastanza notevoli, l'Assessorato al patrimonio ha verificato la dislocazione attuale degli uffici regionali in Alessandria, e quindi che questo immobile, comunque, non serva? Mi spiego meglio: nella realtà alessandrina gli uffici regionali sono dispersi in molte sedi; inoltre, vi è la questione decennale riguardante l'ex sede del Comprensorio, in Piazza della Libertà, che nell'arco - mi auguro - di due anni, dovrebbe arrivare come struttura usufruibile a definizione complessiva.
Una serie di uffici regionali sono quindi sparsi - usiamo questo termine - per la città, alcuni dei quali, mi pare, in locali dei quali paghiamo un affitto consistente.
Questo problema è stato preso in considerazione oppure si è ritenuto troppo problematico e difficile far sloggiare un inquilino come il Provveditorato agli Studi - che occupa parzialmente l'edificio di Via Gentilini - per cui si è considerato che la decisione migliore fosse quella di dismetterlo ed il nuovo proprietario vedrà cosa fare? Non dimentichiamo, Assessore, che in questa realtà patrimoniale ci sono presenze private di una certa consistenza, non so fino a che punto "legittimate". Presso l'edificio vi è la sede societaria dell'Alessandria U.S.; nella necessità di spazi peri nostri uffici o per una logica di raggruppamento, bisognerebbe verificare il tipo di affitto - di certo non sfrattandoli e mandandoli in mezzo ad un campo da pallone - vedendo in che termini e in che modi sia possibile utilizzarli meglio per la Regione.
Volevo poi richiamare l'attenzione dell'Assessore su un altro aspetto.
Questo compendio immobiliare sta all'interno di un'area abbastanza notevole, attualmente verde, con un campo da pallone e ci sono dei giardini, che nel Piano regolatore è indicata come area di servizi. Ad un acquirente, più che l'immobile, sicuramente potrà interessare quest'area.
Mi chiedo se siano state fatte tutte queste valutazioni e se è stato considerato il fatto che - torno a ripetere - l'immobile, usufruendo della parte libera dell'area, potrebbe anche offrire possibilità di parcheggio e quindi essere di servizio alla città, ma anche alla stessa Regione.
Anche noi avanziamo delle perplessità e ci chiediamo che tipo di contatti sono stati presi con gli enti locali - non solo la Provincia, ma anche il Comune - tenendo conto che le forze alessandrine stanno affrontando anche il discorso dell'insediamento universitario e di tutto quanto ne consegue.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.
BODRERO Lasciando la questione ingiudicata, perché purtroppo non abbiamo molti elementi per giudicare, in linea di massima penso che la nostra linea è contraria agli acquisti: questo varrebbe per il punto 13) all'o.d.g.
essendo le attività sportive non di prima necessità inderogabile. Invece perle vendite, il discorso dovrebbe essere l'opposto; anche qui bisogna vedere come si vende. Intanto, sappiamo già che con il vendere per dare locali ad enti pubblici si finisce per creare la solita inflazione burocratica... Dove si è voluta la Provincia, uffici ausiliari distaccati probabilmente ce n'erano già anche quando non c'era la Provincia, uffici distaccati della Provincia preesistente, si avvalgono anche di questi. Se cominciamo col lusso, non facciamo più austerità. Quindi, se si può si venda a prezzo di mercato; non che le cose pubbliche si vendano - com'è capitato in parecchi casi, non raccomandabili - al prezzo più basso. Se vogliamo fare della sana economia vendiamole al prezzo di mercato più alto.
E poi, questi enti nuovi, che sarebbero in linea di principio giusti, al fine del decentramento, è meglio che si tengano un po' economici sul piano burocratico, sul numero dei dipendenti, perché qualcuno ha già avanzato il Consigliere Zacchera - il problema dei troppi dipendenti. Mi pare che dopo la guerra i dipendenti pubblici fossero un milione: adesso si parla già di tre milioni o qualcosa del genere. Bisogna andarci piano; questi usi pubblici sarebbero veramente utili se fossero per il pubblico, ma se sono invece per la burocrazia non sono più tanto pubblici. E' lì il punto: la burocrazia diventa, ad un certo momento, una specie di nomenklatura, in molti casi.
Discorso analogo vale anche per i casi successivi; poi, sulla faccenda di Via Alfieri n. 18, penso che il discorso sia già stato fatto non solo da me, ma anche da altri. Grazie.



GOGLIO GIUSEPPE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Vorrei fare alcune considerazioni sia sulla questione di Villa San Remigio che su Palazzo di Via Gentilini.
Villa San Remigio - che tra l'altro abbiamo avuto modo di visitare - è una struttura di grande rilevanza e pregio. Credo senz'altro che vada ricordato che se queste opere sono diventate di proprietà della Regione va riconosciuto all'acume, all'iniziativa e alla perspicacia, allora, del Presidente Viglione che ne aiutò e ne favorì l'acquisizione. Oltre a Villa San Remigio potrei citare anche Palazzo Callori di Vignale: si tratta di strutture di grande importanza. Il costo di Villa San Remigio mi sembra si aggirasse sui 300 milioni; oggi, è stato calcolato, siamo sull'ordine di 6 7 miliardi, mi dicono addirittura 13 miliardi, è stata quindi una buona operazione. Sì, forse negli anni abbiamo speso dei soldi - diceva il Consigliere Zacchera - ma abbiamo speso dei soldi migliorando il patrimonio, anche se forse non l'abbiamo utilizzato appieno, come avrebbe dovuto essere. Spero che oggi, programmata la nuova Provincia, possa essere individuata lì la sede; questa soluzione ci consentirebbe di guardare positivamente in prospettiva.
L'immobile di Via Gentilini non è stato invece un acquisto della Regione; in seguito a leggi emanate dopo il '45, c'è stata tutta una serie di passaggi delle opere del regime.
Il palazzo è stato utilizzato pienamente: da una parte con la sistemazione del Provveditorato agli Studi e dall'altra con l'U.S.
Alessandria, la quale fino ad un certo punto ha pagato un affitto simbolico. Non ho capito per quale motivo l'Amministrazione comunale di Alessandria abbia deciso d'imporre un affitto che ha fatto parecchio discutere, ha messo in contrasto la squadra e il sodalizio con lo stesso Comune. Nel rispetto delle regole si poteva trovare qualche altra soluzione.
Non so bene che cosa il comodato renda alla Provincia.
GALLARINI, Assessore regionale Rende centomila lire all'anno! ROSSA Credo che giunti a questo punto, intanto è bene che ciascuno, sia pubblico sia privato, onori i propri impegni. Quindi, è necessario che anche il Provveditorato agli Studi, ancorché sia un grande servizio sociale, cominci a fare i conti sulla base dei costi da affrontare.
Altrimenti qui i conti li facciamo fare dai privati, facciamo pagare anche affitti di una certa pesantezza, e magari tra il pubblico succede che con L.100.000 all'anno c'è una grande struttura.
Questa struttura alla Regione non ha portato nulla; ha lasciato la gestione alla Provincia e non rende nulla, se non qualche particolare impegno di spesa per il quale, per un verso o per l'altro, la Provincia si rivolge alla Regione. Pertanto, mi sembra che si faccia molto bene a mettere in vendita la struttura.
Il problema è: chi sono gli acquirenti? L'acquirente che conosco io è soltanto uno: la Provincia di Alessandria. Non mi pare ci siano altri acquirenti e, tenendo conto che la struttura è inserita in uno spazio ben regolato dal PRGC, non sarà mai consentito che un privato possa, in qualche modo, cambiarne la destinazione d'uso e fare delle speculazioni o dei propri business. Credo proprio che questo non sarà possibile, quindi l'unico acquirente che abbiamo è la Provincia di Alessandria. Non solo: la Provincia sarà acquirente a condizione che il costo dell'opera sia accettabile. Ho infatti l'impressione che i 3 miliardi ipotizzati siano molto lontani dalle disponibilità di acquisto manifestate dalla Provincia.
Il discorso è aperto, ma non so se ci sono altri sviluppi nei rapporti tra Regione, Assessorato regionale al Patrimonio e la Provincia. Possiamo però valutare ulteriormente questi aspetti, anche sentendo il Comune, per vedere se si tratta di una scelta rispondente alle esigenze di carattere locale e, nello stesso tempo, per far sì che non sia soltanto una svendita come poi finirebbe di essere, ma che sia in sostanza una dismissione ad un prezzo che, seppur non essendo esagerato perché sarà difficile spuntare prezzi di mercato, non sia nemmeno il prezzo dettato da condizioni che favoriscono più coloro che acquistano, visto che non ci sono altri acquirenti.
Non dovremmo nemmeno andare a vendere il nostro patrimonio, svendendolo per mancanza di concorrenti all'acquisto. Se fosse necessario un ulteriore approfondimento per capire meglio la situazione, nulla lo impedisce. Vuol dire che tireremo le nostre conclusioni rispettando regolarmente le funzioni che ciascuno sta svolgendo, quindi anche quella del Provveditorato agli Studi, il quale dovrà far fronte ai costi di un affitto che finora è stato soltanto simbolico, ma che in futuro dovrà essere adeguato all'occupazione del locale.
Altrimenti cosa succede? Succede che poi si fa l'esaltazione dei tecnici e mi dispiace che lo diciamo tra di noi. Sono di gran lunga migliori i politici con tutto il rispetto dei tecnici, anzi proprio perch rispettiamo i tecnici, vogliamo che questi sappiano fare bene il loro mestiere e che lascino il mestiere dei politici ai politici o a quelli che s'industriano, come cerchiamo di fare noi.
Il Provveditorato, che riceve i piani di ristrutturazione, si comporta addirittura molto più rigidamente di quanto non faccia un manager privato il titolare di un'azienda privata, il quale davanti a tutta una serie di obiezioni è in grado di tenerne conto, o per lo meno manifesta quelle sensibilità che invece questa alta burocrazia non dimostra per cui dice: "questo è il piano". A questo punto, non abbiamo nemmeno la possibilità di discutere il ridimensionamento di una serie di sedi scolastiche, di porre le questioni. Oltre tutto questi signori, che dimorano a casa nostra, ci trattano come se fossimo noi gli inquilini che non pagano l'affitto.
Queste sono cose che è bene far capire anche ai titolari della gestione, seppure di settori importanti. Ciascuno deve onorare i propri impegni, pur facendo la propria parte, perché altrimenti non solo non vengono onorati gli impegni, ma addirittura salgono in cattedra per darci delle lezioni, dicendo che non si può toccare nulla perché tutto è deciso perché hanno lavorato dei mesi e quindi noi non possiamo compromettere il loro lavoro.
Noi rappresentiamo la collettività e questi signori lo devono tenere presente. Non siamo stati nominati dal Ministero, ma siamo stati fortunatamente, nominati dalla gente, che ci ha mandati qui a svolgere la nostra funzione (bene o non bene è un altro discorso). Per il momento siamo qui e abbiamo il dovere di dire le cose come stanno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA Se il rapporto fra Stato e Regione, quindici o vent'anni fa, si fosse instaurato sulla base delle modalità che oggi vanno in auge, che sono quelle del vendere da parte dell'ente pubblico, noi forse non disporremmo di una serie di strutture edilizie, quali per esempio l'ala nuova di Palazzo Reale, che sono state trasferite dallo Stato alla Regione con un rapporto di comodato. Quando andavamo a Roma per porre questi problemi devo dire che abbiamo trovato, da parte di persone molto autorevoli della vita statuale italiana, i Ministri delle Finanze, per esempio, e anche di segretari politici dei Partiti che ci hanno accompagnato a questi incontri ministeriali, una ragionevolezza del rapporto fra le istituzioni. 1 comodati sono stati stabiliti sulla base di un impegno della Regione a restaurare questi edifici, tenerli in piedi stante lo stato di degrado e di abbandono a cui si era giunti, a usarli, a conservarli e a mantenerli.
Credo che quella fosse una impostazione corretta, se gli enti che contraevano il comodato riconoscevano in questi edifici un'esigenza di carattere logistico.
La stessa cosa è avvenuta all'inizio del programma per la ristrutturazione e l'ampliamento delle sedi universitarie: per esempio, la Caserma Podgora, che è in fase di ristrutturazione per l'Università, nasce da un rapporto di questo tipo. So già che Brizio mi dirà: "Quindici vent'anni fa eravamo in una situazione diversa". Siamo più poveri, è vero ma non siamo pezzenti in questo Paese! Questa storia che siamo anche pezzenti, per cui si può fare tutto e svendere anche i patrimoni pubblici è davvero una ipocrisia e una falsità. Ma non è neanche frutto di un atteggiamento razionale, è davvero frutto di un'azione di svendita.
Allora, mi deve spiegare l'Assessore Gallarini - l'ineffabile Gallarini, Assessore senza sentimento e senza cuore (uso questi termini perché sono in qualche modo gentili, altrimenti dovrei dire: "senza razionalità") - quando gli abbiamo posto più volte in questa sede attraverso interpellanze o attraverso il dibattito sul patrimonio regionale, il problema di non vendere Villa San Remigio a Verbania ci ha letteralmente snobbati, non ha neanche dato risposta a questa sollecitazione di non vendita e la sollecitazione di non vendita era legata già ad alcune destinazioni.
Se ha memoria, l'Assessore Gallarini si ricorderà che io ho posto il problema della contraddittorietà di comportamento di una Regione che favorisce e promuove l'istituzione della Provincia di Verbania e nel contempo non si preoccupa di operare, sulla base delle proprie disponibilità, in questo caso Villa San Remigio, per dargli qualche aiuto dal punto di vista logistico, aiuto che poteva anche non essere di tipo gratuito, ma che poteva basarsi correttamente sul piano di un comodato che scaricasse la Regione delle spese annue di gestione della Villa di Verbania e le passasse alla Provincia, ma ci ha snobbati, non ci ha neppure degnato di un'attenzione e di una risposta in questo senso.
Ci ha risposto che le situazioni finanziarie richiedono di vendere tutto, anche il cuore e i sentimento, visto che non si ha da vendere davvero razionalità di valutazione di giudizio.
Oggi l'Assessore Gallarini - nel merito 1 colgo positivamente - è del tutto ineffabile, come se non ci fossero state discussioni nel passato, e ci viene a dire che si può trovare una serie di usi per cui forse è opportuno non vendere Villa Sa Remigio. Ma tutto questo, Gallarini dimostra l'improvvisazione e la superficialità con cui t gestisci il patrimonio regionale, perché a distanza di pochi mesi non puoi cambiare 1 posizioni in questi termini. La previsione che quella Villa avesse indipendentemente dal valore di mercato, un valore d'uso elevato significativo, stante la sua posizione più che i suoi valori architettonici, era ben chiaro a tutti. Regione Piemonte non l'avrebbe comprata s non ci fosse stato questo valore d'uso. Queste cose sono patrimoni da conservare, da usare giustamente, la potenzialità d'uso di edifici quel tipo vanno giustamente e correttamente valorizzati e amministrati e non decisi sulla base di atteggiamenti superficiali come quelli di Gallarini che ad un certo punto ha preso carta e penna e ha scritto una legge per la sua vendita.
Peraltro voglio dire che ci sono anche degli impegni di natura morale da parte di un ente pubblico. Per questo dicevo che ci vuole anche cuore e un sentimento oltre che intelligenza in ente pubblico: perché quella Villa è stata comperata a seguito di una trattativa condotta allora di Viglione come richiamava Rossa, con la famiglia dei proprietari.
Una famiglia di origine inglese che l'ha venduta ad un prezzo che già allora era poco non solo appare poco oggi con riferimento al valore di mercato che si presume possa avere quella Villa, ma già allora era molto basso il prezzo. Ed è stata venduta-io non ricordo i contratti, ma forse non può far parte di una dizione contrattuale - alla Regione Piemonte a quel prezzo basso che era di sotto del mercato, perché la signora, vedova proprietaria di quell'immobile trovava soddisfacente come memoria anche di una sua vita passata con il marito un'operazione di recupero cultura le e di qualificazione di questa Villa.
Tra l'altro quella famiglia aveva raccolto - dico purtroppo dei resti architettonici in giro per il mondo, soprattutto in Grecia, e li aveva collocati in questa Villa, che è stata venduta alla Regione Piemonte, sulla base di un impegno morale della Regione stessa di restaurarla, conservarla e darla in uso pubblico: una sorta di testamento di questa famiglia fatta a favore, visto il basso prezzo, della Regione Piemonte in cambio di questo impegno.
Impegni di questa natura devono essere tenuti in conto e non si possono cancellare; per questo ho parlato di istituzione senza cuore e sentimento oltre che senza razionalità.
Villa San Remigio - come avevo già detto allora - è a fianco di Villa Taranto, che è un punto di riferimento delle politiche nazionali e 1adesso pare - non è detto che la cosa si concluda - come possibile sede di quel centro per l'ambiente che la CEE sta costituendo. Questo per ribadire il valore d'uso di una posizione di questo genere. Villa Taranto e Villa San Remigio sono a contatto, quello che vale per Villa Taranto vale per Villa San Remigio.
Se da un lato sono contento che non venga venduta, e io dico che questa legge non solo deve essere ritirata per lasciarla in sospensione, ma va ritirata per essere eliminata; dall'altro lato non posso non esprimere la mia stupefazione per gli atteggiamenti dell'Assessore Gallarini che non vuole riconoscere i consigli che i Consiglieri gli danno, non li vuole neppure udire e poi deve constatare che invece avevamo ragione noi, che era possibile una politica del patrimonio regionale diversa da quella della semplice vendita; maggiore sensibilità ha mostrato il a Comune di Verbania intanto nel cercare di bloccare la vendita, impegnandosi a sopperire alle spese di manutenzione e di gestione annua.
Capite come uno Stato si distrugge, quando persino i rapporti fra le istituzioni, Regione e Comune di Verbania e futura Provincia, avvengono sul piano di una pura valutazione di convenienza mercantile dell'immobile! Invito l'Assessore Gallarini, a partire da questa esperienza che dovrebbe essergli amara, a non sottovalutare i valori d'uso degli edifici del patrimonio immobiliare e a svolgere la funzione di Assessore al patrimonio in maniera più oculata e avveduta, sapendo che è un patrimonio pubblico e che non è il patrimonio di un Assessore pro tempore.
GALLARINI, Assessore regionale Questo non l'ho mai pensato, fino a qui non ti devi spingere! RIVALTA E' un patrimonio pubblico: cerchiamo utilizzarlo sulla base del valore d'uso che presenta, problema che tu non hai mai voluto affrontare! Mancanza di progettualità. Si dice: "Adesso compare un possibile uso quello della Provincia, e lì sotto si può fare qualche cosa, più sopra si può fare qualcos'altro". Ma il patrimonio della Regione lo si deve gestire anche nella prospettiva dell'uso e forse finanche nella prospettiva della vendita sulla base di una capacità progettuale. L'istituzione non è il mediatore di paese l'istituzione ha bisogno e deve avere una base progettuale delle cose che fa. Sotto questo pro filo, deve esprimerla appieno ed esprimere appieno una previsione progettuale di un edifici come quello di Verbania avrebbe portato certa mente ad arricchire ancora di più di quanto no avessimo fatto nel passato le possibilità d'uso di valorizzazione di quella zona.
Questo discorso vale anche per le altre questioni, come ad esempio quella di Alessandria. Sono convinto che si tratti di un patrimonio indisponibile, perché è passato con questo principio alle Regioni. Ma al di là di questo relativamente alla Colonia di Alessandria s quella strada che lungo il Tanaro non ha un uso per il Comune e per la Provincia di Alessandria non si dovrebbe discutere con quegli Enti in un situazione di rispetto dei loro problemi e delle loro esigenze sul possibile congiunto uso quell'edificio per trovare un accordo, senza che si debba immediatamente metterlo in vendita Se, casomai, la vendita dovesse essere fatta fra istituzioni, lo si deciderà dopo, ma avendo di scusso e chiarito i vari problemi.
Quando si mettono in vendita degli immobili, ha ragione il Consigliere Chiezzi: qual è i valore di mercato? E' già quello che avrà quella località dopo che si sarà anche variata la desti nazione d'uso del Piano regolatore? E se non quella, qual è la clausola che introduce e mantiene il principio della non disponibilità ad altro uso che non a quello dei servizi? Ci sono dei problemi che, secondo me, sono molto delicati e vanno affrontati dall'Amministrazione regionale; proprio in questo senso dico che è un'istituzione, non un privato, quello che vende. Questi problemi vanno tutti affrontati a priori e chiariti, perché non si possono fare operazioni trasversali di vendite o di modifiche scoordinate oche magari, alla fine si legano per interessi di patrimonio pubblico. Dunque anche per questa legge chiedo il ritiro e la soppressione.
Inoltre, per quanto riguarda gli acquisti, ami chiedo qual è la ragione per cui noi vendiamo magari edifici di colonie in qualche altra parte del Piemonte (come l'Assessore Gallarini sa) e ne compriamo una a Druogno. Non sono contrario a comprare l'edificio della Colonia di Druogno, ma vorrei capire anche in questo caso qual è la politica che si fa. L'unica giustificazione è - che là si vuol fare un'attrezzatura per formazioni sportive? Ma questo discorso vale solo per la Val Vigezzo o non vale forse più in generale per il Piemonte? In altre parti del Piemonte, in altre valli alpine, si guarda soltanto ai campionati mondiali di sci e non al problema della formazione sportiva? Vorrei che da parte della Giunta ci fosse - e non spetta all'Assessore Gallarini, ma all'Assessore al turismo una politica progettuale su queste questioni che ci consenta di vedere cosa veramente è giusto e necessario fare, e non una politica di svendita.
Concludo il mio intervento sulla legge che riguarda l'acquisto di alcune stanze del Palazzo Valperga di Masino, sito qui di fronte. C'era già stata una discussione abbastanza ampia sull'acquisto di Palazzo Lascaris me ne sono dovuto occupare, ma io ero contrario all'acquisto di Palazzo Lascaris perché consideravo sbagliata la politica di concentrazione ulteriore di una struttura come quella della sede istituzionale della Regione in una via, come Via Alfieri, nell'ambito dell'area più ristretta del centro storico di Torino. Era necessario, ed era richie1sto da molti che la Regione desse il segno di una apolitica di decentramento e non di ulteriore congestione.
Si è comprato Palazzo Lascaris, lo si è ristrutturato e oggi siamo qui dentro. Non credo però che questa presenza debba figliare espansioni della Regione in un'area come questa; si tratta di un'area congestionata, persino gestita quotidianamente in maniera indegna anche dal punto di vista della forma e della presenza di un istituto regionale. Quotidianamente, dal mattino alla sera, ci troviamo i marciapiedi di Palazzo Lascaris occupati delle auto che stazionano. E' questa la politica che facciamo? Cerchiamo di incrementare la nostra presenza per aumentare la congestione in quest'area? Vedo che il Presidente Brizio ride. Io però non rido quando arrivo a Palazzo Lascaris e trovo persino le macchine blu della Regione posteggiate sul marciapiede; la trovo una cosa di poco conto rispetto ai problemi che il nostro Paese affronta, ma la avverto con un senso di disagio, di disapprovazione! Potete ridere quanto volete, ma io ho un senso della forma e dell'istituzione ben diverso anche sotto questi profili.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Ma non sei depositario della verità! RIVALTA Auspico che si migliori, non che si continui a peggiorare. Vendiamo dei patrimoni che hanno una loro dimensione, organicità ed unità, per andare a comprare qualche stanza! Facciamo una politica progettuale delle sedi e delle soluzioni dei problemi logistici della Regione; non andiamo avanti sfogliando la margherita, sulla base di decisioni puramente mercantili nel caso delle vendite, di pura opportunità, per tamponare qualche cosa, per mettere la patacca sui pantaloni rotti alle ginocchia! Facciamo una politica progettuale degli edifici! Chiedo all'Assessore Gallarini di essere più avveduto nella sua politica di gestione del patrimonio e chiedo alla Giunta nella sua interezza di capire meglio come si possono utilizzare i patrimoni che la Regione ha, considerando il loro valore d'uso e non solo il loro valore commerciale, invitandola a ritirare tutte e quattro le leggi presentate e a non riproporcele fra qualche mese.
Ci sono ragioni da noi già dette e ripetute - le ho volute ancora ribadire oggi - che inducono a pensare che così non si può e non si deve andare avanti. E sarebbe un bel segno se la Giunta regionale si rendesse conto che deve procedere in un altro modo, affrontando con maggiore approfondimento di valutazione la questione degli immobili di cui è proprietaria.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini per la replica.
GALLARINI, Assessore regionale Penso che si debbano fare alcune considerazioni rispetto al dibattito che c'è stato; d'altronde, una grossa parte del dibattito era inevitabile che ci fosse ed è stato anche opportuno che ci sia stata.
Per quanto riguarda la questione dei tre disegni di legge, penso che dal punto di vista politico, il dibattito abbia messo in evidenza come la Giunta ha saputo costruire delle opportunità, soprattutto su Villa San Remigio a Verbania. Per quanto riguarda le due acquisizioni, alla luce delle valutazioni economiche e delle condizioni di bilancio del nostro Ente, non abbiamo ancora deciso se e in quale misura applicheremo le addizionali; non sappiamo se a quei 100 miliardi di cifra discrezionale per il 1993 potremo aggiungere altre cifre né come eventualmente le destineremo: in fondo si tratta di una costruzione che la maggioranza ha iniziato da qualche settimana. Effettivamente, in queste condizioni piuttosto che andare a spendere 10-12 miliardi, che in seguito potrebbero diventare 15-16, per acquisire Palazzo Valperga, ristrutturare e acquisire Druogno, abbiamo ritenuto, direi prudenzialmente, di soprassedere e quindi di ritirare questi due disegni di legge. Per quanto riguarda l'immobile sito in Alessandria, Via Gentilini, occorre fare alcune precisazioni.
Attualmente l'immobile è in uso all'Amministrazione provinciale di Alessandria, la quale corrisponde alla Regione 100.000 lire all'anno.
Credo che ognuno possa pensarla come vuole su queste questioni; forse non a caso ci si trova schierati in modo diverso, non dico da posizioni di maggioranza o di minoranza, ma all'interno di forze politiche diverse.
Personalmente sono rispettosissimo di chi è schierato su altre posizioni e non faccio apprezzamenti sui muscoli o sui sentimenti o sugli organi vitali di altri Consiglieri, men che meno del Consigliere Rivalta; sono rispettosissimo e lo sarò sempre in questa sala e, se possibile, anche fuori di essa. Tuttavia, al di là di queste valutazioni, sulle quali non mi soffermo, ci sono delle considerazioni politiche di fondo.
Si può ritenere che le condizioni dell'Ente Regione di 15 anni fa siano riproducibili oggi, ma si può anche ritenere che da allora siano passati secoli e che quindi i metri di misura e i parametri debbano essere profondamente, radicalmente diversi, diametralmente opposti. In questo senso è rispettabile ogni posizione. Il Consigliere Rivalta è convinto, da quanto ha annunciato, che probabilmente i criteri debbano essere gli stessi; noi, invece, siamo convinti che i criteri debbano essere radicalmente diversi.



(Commenti del Consigliere Rivalta)



PRESIDENTE

GALLARINI, Assessore regionale



PRESIDENTE

Sto semplicemente facendo delle valutazioni politiche, non debordo rispetto a questo; penso di essere estremamente corretto, scusate la presunzione.
Dicevo che, per quanto riguarda Via Gentilini, noi riteniamo che un immobile del valore di 3 miliardi rappresenti un potenziale che la Regione deve sfruttare. Non è possibile che quei 3 miliardi rendano zero alla Regione! Riteniamo che oggi l'Ente pubblico debba privatizzare il proprio bilancio e per far quadrare i bilanci non ci vogliono gli ordini del giorno e i sentimenti - siamo rispettosissimi dei sentimenti - ma ci vogliono i quattrini, ci vogliono le lire! Questo concetto è venuto avanti in questi ultimi tempi con la violenza di un uragano e forse i risultati di ieri lo dimostrano e soffiano in questa direzione o, almeno, penso che si possa interpretarli in questo modo e che sia legittimo farlo.
Relativamente all'immobile di Via Gentilini, innanzitutto non è vero che abbiamo agito in modo avulso dalle realtà pubbliche locali, perché già da due anni abbiamo consultato - e i Consiglieri di Alessandria lo sanno l'Amministrazione provinciale, con la quale abbiamo questi rapporti.
L'Amministrazione provinciale, attraverso l'Assessore Taverna in prima persona, visto che rappresenta l'Assessorato alla cultura, si è detta interessata all'acquisizione, però ad una cifra di un miliardo e mezzo forse 2 al massimo; molto correttamente, abbiamo fatto fare una valutazione. Quindi, Consigliere Rivalta, ci tengo a precisare che l'Assessore Gallarini sarà ineffabile, ma non ha mai fatto né il mediatore di paese né l'architetto di città e non gli interessano le professioni svolte da altri. Io sono qui in veste di Consigliere regionale che in questo momento fa l'Assessore.
Al di là di questioni di quel genere, dicevo che abbiamo semplicemente fatto fare dai nostri uffici tecnici (ing. Turinetti del patrimonio) una valutazione dell'immobile di Via Gentilini, perché ci sembrava doveroso rappresentare gli interessi dell'Ente Regione rispetto all'offerta dell'Assessore Taverna di 1,5-2 miliardi. Ci è stato detto che l'immobile vale 3 miliardi, quindi non vedo perché si debba cederlo in prima battuta all'Amministrazione provinciale per la cifra di 1,5-2 miliardi.
Intendiamo seguire la strada maestra, non da mediatore di paese, ma da Ente pubblico e da istituzione; andremo dunque ad un'asta pubblica attraverso la quale chiunque potrà concorrere in trasparenza e alla luce del sole su questa alienazione.



(Commenti del Consigliere Rivalta)



PRESIDENTE

GALLARINI, Assessore regionale



PRESIDENTE

Consigliere Rivalta, probabilmente sotto questo aspetto manchiamo tutti in Consiglio; molte volte si spendono ore per disquisire intorno all'autorimessa in cui collocare la macchina regionale e non si dibatte, o quanto meno si dibatte troppo poco, intorno ai grossi temi. Ma se volessimo svolgere qui dentro un dibattito sui rapporti Stato-Regioni, come Giunta avremmo una serie infinita e molto grossa di tasselli da portare in cui si dimostra che lo Stato intende spremere la Regione.
Io ho pochissima esperienza (solo due anni e mezzo) in Giunta, per posso citare l'esperienza di SITO e della dogana. Siamo andati avanti per mesi e poi, alla fine, abbiamo dovuto, sempre per evitare che non avvenisse il trasferimento della dogana da Torino all'interno di SITO, accedere ad una soluzione perdente per la Regione, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista dell'immagine; lo abbiamo fatto per consentire che un servizio andasse ad allocarsi in quella posizione.
Non parliamo poi del confronto in corso con lo Stato per quanto riguarda Corso Bolzano n. 44 sulla suddivisione dell'immobile; abbiamo portato in porto l'operazione in questo ultimo mese faticosissimamente e direi, senza aver avuto la soddisfazione di raggiungere quello che avremmo voluto e che, dalla nostra parte di Regione, avremmo anche avuto il diritto di avere.
In sostanza, sulla magnanimità dello Stato nei confronti della Regione ho un parere diametralmente opposto a quello espresso dal Consigliere Rivalta. Se quindici anni fa questa magnanimità esisteva, sono pronto a riconoscerla, bene ha fatto in allora chi era in Regione a concludere in un certo modo. Oggi come oggi le cose stanno così; mi auguro che ci siano altre occasioni in Consiglio e in I Commissione, in cui l'Assessorato al bilancio possa esporre nuovamente la politica patrimoniale. Il Consigliere Rivalta non fa parte della I Commissione, ma penso che il Gruppo fosse comunque rappresentato; si può quindi dare per scontato che quella politica fosse stata acquisita anche dal Gruppo del PDS e dal Consigliere Rivalta come appartenente a quel Gruppo.



PRESIDENTE

RIVALTA



PRESIDENTE

Io sono un Consigliere e non un Gruppo.



PRESIDENTE

GALLARINI, Assessore regionale



PRESIDENTE

In I Commissione è stata esposta la politica patrimoniale; anche qui rifiuto nel modo più categorico l'affermazione del Consigliere Rivalta secondo la quale questi disegni di legge sono episodici e superficiali. Non è così! La Giunta, negli ultimi due anni e mezzo, si è comportata in modo non avulso dalla programmazione politica che si era data, e guardo il Consigliere Ferrara perché forse è stato colui che in quelle situazioni si espresse maggiormente in questa direzione. All'atto in cui si insedi questa maggioranza e questa Giunta, nella proposta programmatica venne inserito un paragrafo con il quale si intendeva "razionalizzare il patrimonio".
In questi due anni e mezzo abbiamo attuato la razionalizzazione con alcune alienazioni e dismissioni che non vogliono suonare come scomunica o squalifica della politica fatta nei vent'anni precedenti, ma semplicemente prendere atto che le condizioni sono cambiate. Se il Presidente Viglione a suo tempo acquistò Villa San Remigio per 150 milioni sicuramente fece un affare, ma visto con il senno di oggi l'aver preso in comodato dallo Stato il Castello delle Quattro Torri di Verbania, la Colonia Medail di Bardonecchia, la Villa Becchi a Varallo Sesia e così via (cito solo i casi più importanti), non sono stati un grande affare. Non si sta condannando quella politica. Allora ero impegnato in realtà periferiche, ma ho vissuto la nascita e l'affermazione della Regione, che avveniva anche attraverso l'acquisizione di immobili nelle varie realtà periferiche, perché in questo modo il nuovo ente affermava la sua immagine di istituzione anche in periferia. Oggi come oggi, quando i bilanci vanno quadrati reperendo quattrini, imponendo ai contribuenti le 10 lire o le 50 sul metano al metro cubo, aumentando il bollo di circolazione del 30%, aumentando eventualmente la benzina di 30 lire al litro, penso che i criteri di giudizio debbano essere diversi, almeno riteniamo che così debba essere, rispettando ovviamente chi la pensa in modo diverso.
Noi abbiamo dismesso alcuni immobili e riteniamo di essere andati nella strada giusta su quelle dismissioni.
Per quanto riguarda Alessandria il Consigliere Foco aveva posto alcune domande. Gli rispondo che la Provincia l'abbiamo contattata, gli accordi di massima sono di quel tipo, per cui sappiamo quanto la Provincia può dare per acquisire l'immobile; speriamo che l'operazione possa andare in porto ma procediamo attraverso l'asta pubblica e vedremo poi cosa succederà.
Per quanto attiene alle altre osservazioni, il Settore Patrimonio della Regione ha contattato il Comune per verificare dal punto di vista urbanistico la posizione dell'immobile.
Per quanto riguarda ancora Villa San Remigio, rispondo all'affermazione del Consigliere Rivalta. Noi come forza politica siamo in maggioranza con voi al Comune di Verbania, però bisogna cercare di essere obiettivi. Tu hai parlato della sensibilità del Comune di Verbania; allora bisogna dire che dopo due anni durante i quali il Comune di Verbania aveva approvato dei grandi ordini del giorno con i quali - lo ribadisco - non si quadrano i bilanci, solo tre giorni prima del Consiglio di settembre, quando noi abbiamo inserito all'o.d.g. l'alienazione di Villa San Remigio, ha chiesto un incontro, all'ultimo momento, e si è dichiarato disponibile a contribuire. E' una sensibilità, certo.



PRESIDENTE

RIVALTA



PRESIDENTE

Forse di qualche forza politica.



PRESIDENTE

GALLARINI, Assessore regionale



PRESIDENTE

E' una sensibilità che pero è venuta dopo due anni durante i quali noi abbiamo contattato il Sindaco e la Giunta su questa questione. Non abbiamo contattato il Comune di Verbania all'ultimo momento, pero non si pu neanche misconoscere che si tratta di 250 milioni all'anno per tre anni fino al 1995, dopodiché anche il Comune di Verbania non sa come finiranno le cose.
Collega Rivalta, ritengo di avere buona memoria, quindi ricordo la tua interrogazione e la risposta che ti ho dato. Tu suggerivi l'eventualità che in allora noi come Giunta dicemmo non percorribile, di dare come contributo per la nascita della nuova Provincia Villa San Remigio gratuitamente alla nuova Provincia. Questo non solo non era possibile e ritengo che non sarebbe neanche giusto nei confronti di quei contribuenti ai quali chiediamo le 10 o le 30 lire regalare l'immobile all'amministrazione che nascerà di Verbania, capo primo. In secondo luogo ancora oggi le difficoltà ci sono perché non sappiamo qual è l'interlocutore: non sappiamo se sarà il Ministero dell'Interno ad acquisire l'immobile in cui insediare la nuova Provincia o se sarà la Provincia madre di Novara da cui nasce la Provincia di Verbania; men che meno sarà il Comune di Verbania, quindi qual è l'interlocutore che deve sborsare i 13, o quelli che saranno, miliardi? Questo per quanto riguarda Villa San Remigio.
Per quanto riguarda la questione di Palazzo Valperga anche qui occorre fare una precisazione che non è polemica, è pacatissima, ma è doverosa e ferma. Non è stata un'iniziativa della Giunta: l'Ufficio di Presidenza alla unanimità, ha adottato una deliberazione nella quale sostanzialmente diceva "acquisiamo Palazzo Valperga". Ho detto prima che riteniamo che non siano venute meno le motivazioni per le quali in allora la Giunta regionale recepì quell'indicazione e quella richiesta dimostrandosi disponibile; sono le condizioni dell'ente che sono peggiorate, tutti lo abbiamo visto e lo vedremo ancor meglio in occasione della presentazione del prossimo bilancio.
Io penso che gestione intelligente significhi anche prendere atto in modo dinamico di quanto sta accadendo, non si può andare avanti ingessati e solo perché si è detto sì su una certa cosa sei mesi fa costi quel che costi bisogna suicidarsi su quel sì. Io penso che faccia parte della elasticità mentale di un'amministrazione prendere atto delle condizioni che eventualmente sopravvengono e agire di conseguenza, dopodiché in modo dinamico si vedrà nel prosieguo che cosa fare.
Faccio ancora una precisazione in ordine ad una osservazione fatta dal Consigliere Zacchera su Villa San Remigio: la ristrutturazione non riguarda il corpo della Villa che ha tre corpi staccati, la Scuola di amministrazione è ipotizzata nel fabbricato a lago, quindi sarebbe quello eventualmente ad essere ristrutturato e ampliato. Il Comune ha già detto che dal punto di vista urbanistico è possibile il recupero di quei locali la destinazione ad uffici e un ampliamento del 20%. Per quanto riguarda invece il polo tecnologico, che fa capo all'Assessore Vetrino (il polo tecnologico del Lago Maggiore) si parla dell'altro fabbricato e quindi non si tratta dell'ennesima ristrutturazione di Villa San Remigio. Penso che questo sia opportuno precisarlo.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame dell'articolato del progetto di legge n. 249.
ART. 1- Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 27 voti contrari 12 astensioni 1 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 27 voti contrari 12 astensioni 1 L'art. 2 è approvato.
Prima di passare alla votazione dell'intero testo della legge ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.
CHIEZZI Esprimo voto contrario a tutta la legge per i seguenti motivi.
La legge mette all'asta un bene di proprietà della Regione Piemonte e per dichiarazione di componenti della maggioranza questo bene probabilmente non ha che un solo acquirente di natura pubblica. Che senso ha mettere all'asta un bene tra enti pubblici e soprattutto tra due enti pubblici quali la Regione Piemonte e la Provincia di Alessandria? E' una procedura insensata.
Secondo motivo: è stato detto, sempre da componenti di maggioranza, che la cifra base d'asta è eccessiva, al di fuori delle possibilità di questo unico acquirente pubblico. Che senso ha mettere all'asta un bene con una base d'asta al di fuori delle possibilità dell'unico acquirente? Meglio sarebbe, se si vuole alienare l'immobile, trattare il prezzo con l'unico acquirente - che la maggioranza mi dice esistere - e venire in Consiglio regionale a giustificare la bontà di tale alienazione.
Ma così, forse, non è; quando si mette all'asta un bene, il bene viene acquisito da chi fa la migliore offerta, e non è detto che la migliore offerta non sia quella di un privato. A quel punto, tutti i problemi sollevati qui in aula da componenti di maggioranza, relativamente al mantenimento di servizi essenziali che oggi si svolgono in questi uffici che fine fanno? Terzo motivo per cui esprimo voto contrario è che questa legge di vendita può dare adito all'avvio e realizzazione di speculazioni edilizie quando un privato compera un bene non lo fa certo nell'interesse pubblico bensì nel proprio.
Comperare un immobile e 11.000 mq di terreno nel centro di una città lo si fa solo se c'è un tornaconto; nelle operazioni immobiliari nei centri delle città i tornaconti si hanno tanto più quanto più si riesce a far lievitare la rendita dei terreni che si sono pagati. Quindi, questa legge può aprire la strada ad una speculazione privata, con tutte le conseguenze negative sui servizi pubblici insediati oggi nell'immobile.
Per questo motivo voterò contro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



PRESIDENTE

BODRERO



PRESIDENTE

In linea di principio la privatizzazione è fuori discussione: tutto ci che è pubblico, statalizzato, burocratizzato è negativo e fallimentare. Si può dire che nella maggior parte del mondo Est-Europeo e nel terzo mondo ce ne sono le prove.
Resta il fatto - che è proprio conseguenza di questa realtà - che la Regione è senza quattrini; quindi è giusto ottenerli vendendo (dato che lo Stato li rapina alle nostre Regioni, attraverso il fisco ma poi non li restituisce). L'unica cosa che mi trattiene dal votare a favore, è l'uso che si farà di questi quattrini. Visto che purtroppo si ha troppa condiscendenza verso impianti sportivi e simili cose che lascerei fare dai privati, tanto più se si tratta di ottenere dei bei risultati, quali il tifo criminale e altri fenomeni negativi, se abbiamo bisogno di quattrini ne abbiamo certamente moltissimo bisogno - usiamoli per le cose essenziali: la sanità e l'ambiente. Queste sono cose veramente importanti e lo sport se lo paghi chi vuol farlo: questa è una attività voluttuaria e, da quel che risulta, in gran parte non educativa, neanche sul piano fisico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Devo dire che voto a favore con la ragione, ma non posso non registrare un elemento di amarezza, e sostanzialmente di sconfitta.
Ha ragione l'Assessore "cuor di pietra", cosi sei stato qualificato dal collega Rivalta: le regole dell'amministrazione impongono comportamenti mirati sulle esigenze, in primo luogo di natura patrimoniale. Ma se leggiamo cosa significa questo nella storia, ovvero queste fughe in avanti ricordate a chi le ha fatte prima di noi, non erano dissennatezze, ma l'illusione che col tempo la Regione si sarebbe fortemente radicata nella società. E ci si radica anche con le presenze dell'istituzione, con l'espressione del potere. Immaginare che si possa costruire una società diversa, che ripudi quello che la storia dell'uomo ha sempre postulato essere le condizioni essenziali per qualunque tipo di sistema - la moneta la bandiera, la divisa, la sede - significa non avere il senso dell'istituzione, vuol dire lasciarsi prendere da modernismi ed efficientismi fuori luogo.
Quindi, un voto convinto, Assessore, senza riserve. Certamente, questo deve farci riflettere, perché quello che rinunciamo ad essere in termini di tentativo di radicarci in termini d'immagine, evidentemente richiede, da parte di tutti noi, la capacità di radicarci in termini di valori. Non possiamo rimanere un ente che non affonda la sua ragion d'essere, se non nella fantasia, nello stupore di chi vede i monumenti delle istituzioni nella consapevolezza dei valori. Gli anni che avremo di fronte, saranno anni in cui il ragioniere dovrà gestire i numeri, ma i politici dovranno riempirli di proposte di valore, di fantasia, di ottimismo e di utopia.
Senza queste componenti non si costruisce lo Stato delle Regioni o un qualunque Stato, si registra, semplicemente, la bancarotta della nostra storia.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'intero testo di legge è approvato.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,45)



< torna indietro