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Dettaglio seduta n.194 del 15/12/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE


Argomento: Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 1387 dei Consiglieri Miglio, Giuliano e Segre inerente l'attuazione della variante al Piano Regolatore del Comune di Chieri


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni e interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n.1387 presentata dai Consiglieri Miglio Giuliano e Segre.
Risponde l'Assessore Carletto.
CARLETTO, Assessore regionale L'interrogazione n. 1387 dei colleghi Miglio, Giuliano e Segre evidenzia un caso puntuale che è però compreso in una vasta problematica esaminata ed evidenziata dagli Uffici Regionali in sede d'esame del PRGC del Comune di Chieri.
Infatti, lo strumento urbanistico ha previsto nell'ambito del territorio comunale già urbanizzato numerose aree con destinazioni terziario-commerciali, con il probabile scopo di ampliare le possibilità di trasformazione e di miglior uso, ed edifici e/o lotti liberi con problemi di riutilizzazione e più in generale di una nuova "destinazione d'uso" in quanto obsoleti, dismessi, ecc.
Tale impostazione è stata oggetto di ampia discussione e di puntuali rilievi in sede di esame del Piano da parte del CUR che nella seduta del 23/9/1992 ha espresso parere favorevole condizionato alla revisione del progetto di piano da parte dell'Amministrazione comunale ai sensi del comma 15 dell'art. 15 della L.R. n. 56/77 e quindi con obbligo di ripubblicazione.
I rilievi, nel caso specifico, sono stati formulati per sottolineare la necessità di contenere ed approfondire, più in dettaglio, una previsione urbanistica troppo estesa e non sufficientemente supportata, sia sul piano delle preesistenze e sia su quello delle previsioni, quali in particolare i problemi di traffico e di commistione esasperata con le altre attività consentite.
Si sono, inoltre, rilevate alcune incongruenze nel testo delle N.T.A e, tra le altre, anche quelle relative alle destinazioni d'uso dell'area individuata in cartografia di piano con il simbolo Cct, oggetto dell'interrogazione in particolare, infatti è certamente incongruente il simbolo "U7" con la definizione "centri commerciali". Tuttavia, tale incongruenza non appare sufficientemente esplicita e conseguentemente non risulta definita inequivocabilmente la reale volontà normativa.
Inoltre, a seguito della segnalazione formulata dai Consiglieri interroganti, questo Assessorato ha richiesto in merito notizie al Comune di Chieri che ha risposto e trasmesso copia del Verbale di Deliberazione del Consiglio comunale n. 44 del 5/6/1992 con il seguente oggetto: Variante Generale del PRGC - Rettifica errore materiale.
Dalla documentazione pervenuta risulta che l'Amministrazione comunale ha inteso rettificare a pag, n. 96 delle N.T.A. (tav. D) "un errore materiale" sostituendo nella sottocategoria Cct al punto 1) la riga "U7 (centri commerciali)" con "U6 (centri commerciali integrativi)".
In proposito, è necessario precisare che la deliberazione consiliare n.
44 in data 5/6/1992 non è stata adottata ai sensi dell'art. 17, comma 6 della L.R. n. 56/77 in quanto il ricorso a tale norma è consentito soltanto rispetto a strumenti approvati. Pertanto l'Amministrazione comunale ha semplicemente formulato una mera interpretazione della normativa di piano che, proprio per questo, non può avere valore prescrittivo.
Pertanto, alla luce di quanto sopra esposto, rilevato il persistere della contraddizione nella norma di piano, oltreché delle osservazioni più in generale formulate dal CUR in merito alle attività terziarie-commerciali e fra queste in particolare i rilievi formulati per la zona compresa tra il Viale Fasano, le vie Burchetti, F.lli Fea e la SS n.10, la presente nota unita a copia dell'interrogazione, viene trasmessa da questo Assessorato all'Amministrazione comunale di Chieri invitandola a voler tener conto dei problemi qui evidenziati, sia in sede di gestione dello S.U., attualmente in salvaguardia, e sia in sede di formulazione e adozione delle controdeduzioni da parte del Consiglio comunale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.
MIGLIO Effettivamente questo è un caso particolare ed anche noi, nel formulare questa integrazione, abbiamo adottato per analogia quanto previsto per gli strumenti urbanistici già approvati, forse perché nel momento in cui si è messa mano alla modifica della legge-quadro di tutela e uso del territorio non si era pensato a questi casi che forse sono ristretti nella gestione ordinaria degli strumenti urbanistici, ma che tuttavia possono capitare.
Avallare interpretazioni come quelle date dall'Amministrazione comunale di Chieri, che giocano sul fatto della modifica per errore materiale, che per portano ad una modifica sostanziale rispetto alle destinazioni d'uso, è sicuramente rischioso e deve essere a nostro modo di vedere perseguito per ricondurre l'interpretazione alla sua correttezza formale, oltreché di sostanza.
Al di là della questione particolare, per cui nel formulare l'interrogazione abbiamo usato l'analogia ritenendo che se per uno strumento urbanistico adottato i criteri in base ai quali si poteva definire errore materiale un passaggio all'interno delle norme tecniche era quello che fosse inequivocabile lo stesso, cosa che in questo caso non è proprio perché ci sono due letture diverse fra la dizione attraverso la sigla Cct e la specificazione tra parentesi che si contraddicono l'una con l'altra, è chiaro che non è inequivocabile la cosa, perché si può dare priorità alla sigla o alla dizione posta fra parentesi. Al di là di questo che è un caso particolare, sarebbe forse interessante riprendere i discorsi fatti quando si è dibattuta in aula la modifica della legge-quadro urbanistica, ipotizzando una verifica posteriore a distanza di un anno degli effetti conseguenti all'introduzione della modifica stessa nel corpo legislativo preesistente e propongo all'Assessore se è possibile magari tornare in Commissione con dei dati ulteriori su quello che è stato l'effetto della modifica apportata alla legge-quadro urbanistica, ivi compresi questi casi.
Noi ne abbiamo segnalato uno: obiettivamente non è facile seguire tutte le deliberazioni di Consiglio comunale che apparentemente sono su piccole cose, ma in verità stravolgono le linee complessive della pianificazione territoriale, soprattutto della gestione delle aree urbane, con i problemi conseguenti che si possono creare.
Sarebbe importante avere un confronto; penso che la sede opportuna potrebbe essere la II Commissione Consiliare, per fare una verifica anche solo della quantità di casi che si sono riscontrati nell'operare dell'Assessorato competente. In merito alla risposta data, ero già informa to che le valutazioni del CUR. in transizione verso la CTU, non erano state favorevoli. Attenderemo le controrisposte da parte dell'Amministrazione comunale per poter ragionare sulla ridefinizione della variante stessa al PRG in atto.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interrogazioni n. 1230 dei Consiglieri Segre, Miglio e Giuliano e n. 1298 del Consigliere Marino inerenti lo stabilimento Ausimont di Spinetta Marengo


PRESIDENTE

Il Presidente Brizio risponde congiuntamente alle interrogazioni n.
1230 e n. 1298.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Rispondo congiuntamente alle interrogazioni n.1230 e 1298 che seppur con argomentazioni differenti riguardano entrambe la fabbrica Ausimont di Spinetta Marengo.
In riferimento all'interrogazione n. 1230, con la quale i Consiglieri Regionali Segre, Giuliano e Miglio chiedono di conoscere, in merito allo stabilimento Ausimont di Spinetta Marengo in Provincia di Alessandria: a) quale sia la situazione dello stabilimento Ausimont ai fini della sicurezza (in attuazione del DPR n. 175/88) b) quali siano i motivi del ritardo nell'adozione del piano di emergenza esterno allo stabilimento (artt. 11 e 17 del DPR n. 175/88) c) quali siano le iniziative che la Giunta ha assunto o abbia intenzione di assumere per garantire una maggiore sicurezza degli impianti da cui dipende la sicurezza dei lavoratori, dell'ambiente e dei cittadini.
Si osserva quanto segue.
In merito al punto a) l'industria Ausimont, ai sensi del DPR n. 175/88 art. 4 e successive modificazioni, è tenuta all'obbligo di "notifica" ai Ministeri dell'Ambiente e della Sanità, i quali su base di intese programmatiche con l'ausilio degli organi tecnici di cui all'art. 14 del DPR n. 175/88 (Istituto Superiore Sanità, Istituto Superiore per la prevenzione e sicurezza del lavoro, Consiglio Nazionale delle Ricerche e Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco) e consultivi art. 15 del DPR n.
175/88 (Commissione del Ministero della Sanità istituita con decreto del 23/12/1985, Comitato di Coordinamento di sicurezza industriale istituito con DPCM 18/12/1985) provvedono all'istruttoria.
I Ministeri succitati nominano di concerto un consulente scelto tra i funzionari degli Enti di cui agli artt.14 e 15. L'istruttore, completato l'iter dell'istruttoria (vedi commi 4, 5, 6, 7, 8 e 9 dell'art. 18 del DPR n. 175/88 come modificato dall'art. 6 del DL 2/5/1992 n. 288), trasmette la relazione conclusiva agli organi consultivi che si esprimono entro trenta giorni.
Il Ministero della Sanità, di concerto con il Ministro dell'Ambiente esprime parere motivato (vedi art. 19, comma primo, DPR n.175/88 e successive modificazioni e integrazioni).
Le conclusioni del rapporto sono trasmesse alla Regione competente perché provveda alla vigilanza e al Prefetto competente per la predisposizione dei piani di emergenza esterni all'industria.
Ciò premesso si osserva quanto segue: in merito al punto a) attualmente la notifica relativa all'Industria Ausimont è in fase di istruttoria presso i Ministeri competenti ed è stato nominato istruttore l'Ing. Zapponi dell'Istituto Superiore di Sanità in merito al punto b) la Prefettura di Alessandria, competente ai sensi dell'art. 19, comma secondo, del DPR n.175/88 per la predisposizione dei piani di emergenza esterna, in attesa della conclusione del rapporto di sicurezza ha predisposto un piano provvisorio di emergenza esterno in fase di approvazione, riservandosi eventualmente di modificarlo quando saranno trasmesse dal Ministero le risultanze del rapporto di sicurezza relative alla notifica in merito al punto c) il Consiglio regionale in data 26/6/1992 ha approvato la legge regionale "Attuazione del DPR 17/5/1988 n.175 relativo al recepimento delle direttive CEE n. 821501, inerente i rischi di incidenti rilevanti connessi con determinate attività industriali disciplina delle funzioni di competenza regionale".
La Giunta regionale, in attuazione della legge succitata, sta provvedendo alla nomina del "Comitato Tecnico Scientifico per la sicurezza delle attività industriali a rischio" prevista dall'art. 4 della legge stessa e all'affidamento dell'incarico ad Enti esterni di provata competenza tecnico-scientifica per l'esame delle dichiarazioni e delle notifiche (artt. 6 e 7), considerato che per l'espletamento di tali compiti è necessaria una professionalità altamente specializzata non reperibile tra il personale regionale.
La Giunta regionale prevede altresì la riformulazione della delibera del 19/4/1991 di istituzione dell'unità flessibile inerente alle competenze regionali relative al DPR n.175/88, aggiornandola ai disposti della nuova legge regionale.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Segre.
SEGRE Ringrazio il Presidente perla risposta, ma dato che sono arrivata quando il Presidente aveva già iniziato a rispondere chiedo di avere copia della risposta scritta. Dopodiché, se non fossi soddisfatta riproporrei la questione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.
MARINO In realtà l'interrogazione da me presentata, che riguarda lo stabilimento Ausimont, propone un argomento un po' diverso. Quindi, vorrei sapere se il Presidente è in grado di rispondere anche a questa questione.



PRESIDENTE

La parola al Presidente Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale In effetti la risposta che abbiamo predisposto intendeva rispondere alle due interrogazioni anche se nella parte descrittiva si incardina essenzialmente sui punti a), b) e c) dell'interrogazione della Consigliera Segre.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.
MARINO E' una cosa diversa però. Ho presentato un'interrogazione in cui chiedo alla Giunta regionale di darci lumi sul fenomeno decisamente preoccupante manifestatosi attorno allo stabilimento Ausimont: negli ultimi due anni le spighe di grano, nei dintorni dello stabilimento Ausimont, non producono più i chicchi.
Su questa questione, da quello che mi risultava fino a due mesi fa, c'è una iniziativa anche di ordine processuale in corso di cui non conosco la situazione attuale e sulla quale credo che la Regione dovrebbe essere estremamente attenta, perché siamo di fronte ad un fenomeno di mutazione biologica di materie alimentari dovuto ad una situazione di inquinamento che si presuppone prodotta dall'Ausimont.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Per l'interrogazione n. 1298 predisporrò una risposta a parte.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazioni n. 1113 del Consigliere Cucco e n. 1156 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerenti il funzionamento degli impianti di smaltimento rifiuti in Italia


PRESIDENTE

Passiamo all'esame delle interrogazioni n. 1113 presentata dal Consigliere Cucco e n. 1156 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti.
Risponde l'Assessore Garino.
GARINO, Assessore regionale L'impianto di riciclaggio di Novara, come quello del Consorzio Cuneese è stato costruito con il contributo finanziario della Regione Piemonte. La stessa Regione, anche in considerazione del Piano regionale di attuazione della L.R. n. 46/75 che considerava i due impianti come "pilota" sul territorio piemontese, ha ritenuto opportuno attivare con i Consorzi Cuneese e Novarese un'attività pluriennale di sperimentazione ed assistenza tecnica, formalizzata da una Convenzione recepita dalla Regione Piemonte con deliberazione della Giunta regionale n. 18-16303 del 15/10/1987 avvalendosi dell'IPLA e dell'Istituto di Chimica Agraria dell'Università di Torino, due strutture altamente specializzate nel compostaggio.
Le principali finalità di queste attività, così come specificate nel programma pluriennale allegato alla Convenzione di cui sopra e come ulteriormente dettagliate nei vari programmi annuali di attività, sono state le seguenti: 1) fornire ai Consorzi il necessario supporto tecnico ed analitico nelle fasi di avviamento, gestione provvisoria e nei primi anni di gestione ordinaria degli impianti, con particolare riferimento ai problemi processistici di produzione del compost. Ricordo infatti che questi impianti a tecnologia complessa richiedono sempre dei tempi di avviamento e di ottimizzazione del processo piuttosto lunghi; in effetti il rifiuto solido urbano, soprattutto quello non differenziato in fase di raccolta, è un materiale composito, qualitativamente non costante nel tempo, la cui gestione in processi di tipo biologico richiede accurate messe a punto del processo stesso. L'attività di assistenza tecnica si è esplicata, tra l'altro, con una attenta valutazione dei rendimenti e della affidabilità delle singole macchine installate negli impianti, alcune delle quali non trovano riscontro in altri impianti di trattamento.
2) Effettuare una approfondita analisi qualitativa dei rifiuti conferiti agli impianti, nonché una attenta disamina dei flussi di provenienza di tali rifiuti, partendo dalla reale organizzazione della raccolta dei rifiuti e della raccolta differenziata nei Comuni consorziati.
Lo studio prevedeva l'identificazione delle principali fonti di rifiuto a matrice organica o a matrice combustibile presenti nell'area in esame al fine di riorganizzare la raccolta, con un deciso incremento di quella differenziata, in funzione di una ottimizzazione del funzionamento dell'impianto di riciclaggio. Tutto ciò finalizzato alla progressiva separazione dei flussi di materiale a prevalente matrice organica da quelli combustibili, in modo da migliorare la qualità del compost e dell'RDF prodotti dagli impianti.
3) Organizzare e realizzare una serie di prove agronomiche con il compost prodotto presso gli impianti su diverse colture agrarie, in pieno campo, in floricoltura, in orticoltura, il recupero ambientale e così via.
Lo scopo era l'individuazione dell'utilizzo ottimale del compost prodotto in funzione della qualità dello stesso, ovvero il miglioramento di questa qualità per poterlo destinare ad usi più qualificati e remunerativi.
4) Fornire un supporto ai Consorzi nell'opera di divulgazione sull'uso del composto e dell'RDF e di sensibilizzazione sulla raccolta differenziata, identificata come mezzo indispensabile per eliminare gli inquinanti e migliorare la qualità dei prodotti.
5) Effettuare alcune sperimentazioni specifiche presso gli impianti di riciclaggio, comportando, ad esempio, particolari tipologie di rifiuti o modificando determinate condizioni di processo.
Per ciò che attiene in specifico l'impianto di Novara, l'opera di consulenza ed assistenza tecnica ha preso avvio nel 1990, su incarico specifico del Consorzio Novarese, contemporaneamente all'avvio sperimentale dell'impianto, anche se lo stesso non era ancora completato. La prima parte del lavoro era finalizzata a delle prove di funzionamento delle varie parti dell'impianto cercando di individuarne i punti critici ed i rispettivi interventi correttivi. Contemporaneamente venivano effettuate le prime valutazioni qualitative sui rifiuti in ingresso e su frazioni di rifiuto prelevate in diverse parti dell'impianto.
Questo primo periodo di sperimentazione è servito alla ditta che gestisce l'impianto per una prima messa a punto delle macchine, in particolare da un punto di vista elettromeccanico. Dai risultati dell'attività sperimentale emergeva invece la carenza di una messa a punto processistica per quanto atteneva alla linea di compostaggio. Sulla base di questi risultati, sentita la Regione, l'IPLA e l'Istituto di Chimica Agraria concordavano con il Consorzio e con la Direzione Lavori il proseguimento delle attività indicando alla ditta titolare della gestione i possibili interventi migliorativi così come emergevano dai risultati sperimentali.
L'attività di assistenza è proseguita nell'ambito di un programma sperimentale approvato e finanziato nella misura dell'80% dalla Regione Piemonte con la deliberazione della Giunta regionale n. 92-2963 del 21/12/1990 al fine di attuare i seguenti interventi: messa a punto delle condizioni di processo della linea di compostaggio; i principali punti del processo tenuti sotto controllo sono stati la conduzione del bioreattore (digestore) di compostaggio e la raffinazione del materiale identificazione degli interventi di raccolta differenziata volti a migliorare la qualità del compost e dell'RDF, attraverso, da un lato l'incentivazione della raccolta differenziata dei materiali inquinanti o pericolosi (RUP, vetro, spazzature stradali), dall'altro la progressiva separazione dei flussi dei rifiuti combustibili da quelli compostabili; è inoltre emersa, sulla base dei risultati conseguiti, la necessità di eliminare i rifiuti ingombranti a monte delle linee di separazione attualmente previste.
Ad oggi sono emersi i seguenti criteri operativi per l'ottimizzazione del funzionamento dell'impianto di Novara: necessità di effettuare la separazione all'interno dell'impianto della fase di compostaggio da quella di selezione e produzione dell'RDF. A tale proposito occorre avviare la raccolta differenziata delle frazioni umide (ricche di organico putrescibile) sia da utenze selezionate che da utenze domestiche. La linea di compostaggio verrebbe alimentata unicamente da questi rifiuti con l'introduzione di un opportuno sistema di alimentazione diretta al vascone di compostaggio. Le modifiche del sistema di raffinazione del compost permetterebbero inoltre di ottenere un buon compost. Gli interventi previsti, oltre che ad una sostanziale modifica e integrazione del sistema di raccolta, presuppongono modifiche impiantistiche semplici e non molto onerose (non più di 500 milioni) tenendo conto che le modifiche del sistema di raffinazione dovrebbero essere a carico della ditta costruttrice.
Invio alla linea RDF solo degli altri rifiuti al netto di quelli oggetto di apposite raccolte differenziate (RUP, vetro, carta, alluminio plastica, bottiglie) possibilmente cercando di adottare interventi di raccolta che riducano l'apporto di rifiuti ingombranti all'impianto e l'apporto elevato di materiali tessili.
Inoltre occorrerebbe evitare i trattamenti di pellettizzazione ed essiccamento dell'RDF la cui realizzazione è una delle principali cause di fermata periodica della linea di selezione.
La gestione dell'impianto e l'organizzazione della raccolta sono da intendersi come due momenti strettamente interconnessi di uno stesso ciclo operativo e come tali dovranno essere condotti dal Consorzio Novarese in collaborazione con la SNU di Novara ed altri enti o aziende coinvolti nella raccolta.
In tal senso la Regione, mediante l'IPLA e l'Istituto di Chimica Agraria, ha già evidenziato al Consorzio gli interventi organizzativi e tecnologici succitati necessari al funzionamento dell'impianto.
Risulta anche necessario attivare i necessari rapporti con i cementifici o individuare sin da ora alternative possibili (esempio: trattamento in loco dell'RDF anche mediante la ventilata ipotesi di utilizzo correlato al sistema di teleriscaldamento di Novara).
Da parte della Regione c'è la ferma convinzione, anche in seguito all'intenso lavoro di sperimentazione ed assistenza tecnica condotto in questi anni, che con questi orientamenti l'impianto di Novara possa svolgere quell'importante funzione nel sistema di smaltimento dei rifiuti del Bacino Novarese.
A tutt'oggi la SNU di Novara è pronta per la realizzazione di una serie di interventi di raccolta differenziata volti all'ottimizzazione del funzionamento dell'impianto tra cui la raccolta della frazione umida per la quale il Consorzio Novarese, in collaborazione con la SNU succitata, ha tra l'altro ricevuto nel 1991 un contributo regionale.
Questi ed altri problemi relativi allo smaltimento rifiuti sono stati da me discussi in apposita riunione convocata dal Consiglio Comunale di Novara (9/6/1992).
Per quanto riguarda l'impianto di riciclaggio del Consorzio "Cuneese" l'attività di sperimentazione e di avvio dell'impianto è iniziata nel 1988.
In questo ambito sono state in particolare individuate dall'IPLA le sorgenti di produzione dei rifiuti ad elevata matrice organica e stimate le quantità prodotte.
Sono stati effettuati controlli e sperimentazioni sui rifiuti in entrata all'impianto e sul processo di produzione del compost; sono poi stati effettuati controlli sulle linee di selezione e sul processo di compostaggio e analisi sul compost e sull'RDF e alcune prove agronomiche.
Tali attività sono servite alla definizione di alcune modifiche impiantistiche ritenute indispensabili per migliorare il funzionamento dell'impianto, che sono state regolarmente effettuate.
In particolare il Consorzio ha provveduto a: automatizzazione completa delle torri per ciò che attiene alle operazioni di carico e di scarico delle stesse, ai controlli di temperatura e del tenore di ossigeno all'interno della massa di trasformazione introduzione di un vaglio prima dell'invio della frazione compostabile alle torri, in grado di eliminare la maggior parte della frazione fine (minore di 5 mm) del materiale, e quindi di diminuire considerevolmente il contenuto in vetro fine ed inerti nel compost impermeabilizzazione dell'area esterna di maturazione del compost mediante asfaltatura della stessa, atta ad effettuare la necessaria maturazione del compost raffinato captazione e deodorizzazione delle arie esauste dalle torri di digestione.
Le migliorie adottate hanno permesso di perfezionare il funzionamento sia della linea di compostaggio, sia di quella di produzione dell'RDF rimangono però alcune lacune che dovranno essere colmate per poter arrivare ad un compost di qualità accettabile, pur con i limiti derivanti dalla qualità del materiale in ingresso (RSU indifferenziato) e della tecnologia adottata (mulino a martelli in testa all'impianto).
In particolare gli interventi migliorativi riguardano: necessità di migliorare la fase di raffinazione del compost, con un particolare riferimento ai contenuti di vetro e di plastica; in considerazione dei risultati ottenuti nel 1990 e nel 1991, si ritiene che questo possa avvenire operando un duplice intervento di ottimizzazione del funzionamento delle attuali apparecchiature di selezione e di introduzione possibilmente al termine della maturazione, di una ulteriore apparecchiatura di raffinazione mirata in particolare all'eliminazione della plastica necessità di prevedere un adeguato periodo di maturazione del compost, in modo da ottenere un prodotto maturo e sicuramente privo di effetti fitotossici; tale maturazione non deve essere inferiore a 60 giorni; l'area cementata esterna al capannone principale dell'impianto appare insufficiente ad ospitare il compost per un siffatto periodo; sarà dunque necessario individuare una ulteriore area di maturazione.
Ulteriori interventi a livello organizzativo per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti sono stati proposti in particolare relativamente all'incentivazione della raccolta differenziata del vetro e di altri materiali non compatibili con l'impianto e alla redazione di un regolamento consortile di raccolta differenziata.
Il Consorzio ha recepito le indicazioni regionali e ha predisposto un progetto territoriale di raccolta differenziata che prevede anche il prosieguo delle attività sperimentali di ulteriore messa a punto dell'impianto e che è stato in parte finanziato dalla Regione nel 1991 nell'ambito degli interventi regionali per la RDF.
Per quanto riguarda l'RDF, il Consorzio Cuneese ha previsto la realizzazione di un combustore da collocare presso l'impianto, per il quale ha ricevuto un finanziamento nazionale nell'ambito del Programma Triennale per l'Ambiente 1989/1991.
Ad oggi la Regione è in attesa del progetto esecutivo di tale impianto peraltro oggetto di approfondita discussione nel corso di un recente pubblico incontro da me tenuto con i Sindaci dei Comuni aderenti al Consorzio (29/6/1992 Borgo San Dalmazzo).
Il Consorzio Cuneese da tempo ha comunque avviato un rapporto di collaborazione con la Presacementi di Robilante per verificare la qualità dell'RDF e le possibilità di impiego presso il Cementificio.
L'impianto di riciclaggio di Cuneo, come quello di Novara, è a tutt'oggi in fase di collaudo. Per quanto riguarda la realizzazione di un impianto a tecnologia complessa per il Bacino n. 9 - Astigiano, si rileva che il Piano regionale, approvato con DCR n. 832-7331 del 2415/ 1988 prevedeva la sua realizzazione in una seconda fase attuativa del Piano stesso (due-cinque anni).
Tale fase non è ancora terminata e ad oggi non è stato ammesso a finanziamento regionale né nazionale alcun impianto tecnologico a servizio del Bacino Astigiano, né questo Assessorato ha mai ricevuto richiesta di approvazione del progetto ai sensi della legge n. 441/ 87, art. 3 bis.
Il Consorzio Astigiano ha trasmesso da poco (nell'aprile 1992) uno studio per un progetto relativo al sistema di smaltimento dei rifiuti solidi urbani e assimilabili per il Bacino Astigiano al fine delle preliminari verifiche di fattibilità sulla base dei nuovi orientamenti che stanno emergendo per la revisione del Piano regionale.
Per quanto riguarda la Città di Torino, si ricorda che sono stati ammessi a finanziamento nazionale, ai sensi dell'art. 1 bis legge n.
441/87, i tre interventi seguenti: allestimento vasca smaltimento rifiuti presso località Basse di Stura L. 7.397.200.000 recupero ambientale vecchia vasca smaltimento rifiuti L.
1.681.700.000 stazione di transfert L. 11.384.000.000.
Per gli interventi 1) e 2) i lavori sono in avanzata fase di realizzazione.
Per l'intervento 3) è conclusa la fase di progettazione esecutiva da parte dell'AMIAT e tale progetto è stato sottoposto all'approvazione del Comune di Torino.
Sono in corso le procedure di concessione del mutuo da parte della Cassa Depositi e Prestiti e, dalla data di concessione del mutuo, il Comune ha 120 giorni di tempo per l'inizio dei lavori.
Non si ritiene per questo ultimo intervento di adottare azioni regionali di sollecito in quanto le procedure sono in corso di espletamento.
Il Comune di Torino, ai sensi dell'art. 1 bis legge n. 441/87 e del DM 2/5/1988 art. 4 (relativo al riparto della riserva di L. 65.000.000.000 per interventi che realizzano recupero di energia, calore e materie seconde) ha beneficiato dei finanziamenti assegnati con DM del Ministero per l'Ambiente n. 7654 del 15/3/1990 per un totale di L. 32.211.000.000 per i seguenti interventi: impianto di compostaggio dei RSU e RSA ad elevata natura organica L.
15.376.000.000 impianto stoccaggio RUP e trattamento pile esauste L. 8.486.000.000 nuova discarica L. 8.349.000.000.
Visti i notevoli ritardi nella presentazione dei progetti esecutivi per l'approvazione ai sensi dell'art. 3 bis legge n. 441/87, questo Assessorato, con nota n. 5907/RIF dell'8/6/1992, ha invitato il Comune di Torino a presentare i progetti entro e non oltre il 30/9/1992, pena l'avvio presso i Ministeri competenti delle procedure di variazione della destinazione dei finanziamenti ad altri interventi.
Per quanto riguarda la piattaforma di stoccaggio e valorizzazione dei materiali derivanti dalla raccolta differenziata delle plastiche da RSU per la quale il CIDIU di Collegno-Grugliasco-Rivoli ha ottenuto un finanziamento ai sensi dell'art. 1 ter legge n. 441/87 nell'ambito dell'intesa programmatica Regione Piemonte/Ministero per l'Ambiente, in attuazione del Programma triennale 1989/1991, si precisa quanto segue.
Il CIDIU di Collegno aveva a suo tempo predisposto un progetto concernente lo stoccaggio e la prima valorizzazione di 10.000 t/a di bottiglie di plastica derivanti dalla raccolta differenziata per l'intero territorio piemontese.
A partire dal giugno 1991 è stata avviata da questo Assessorato una serie di incontri tecnico-organizzativi con il Consorzio "Replastic" (Consorzio obbligatorio per il riciclaggio dei contenitori per liquidi in plastica, istituito ai sensi della legge n. 475/88), il CIDIU, l'IPLA, per definire le modalità di collaborazione e i criteri per la progettazione esecutiva della piattaforma e per la collocazione presso il Consorzio Replastic dei prodotti.
Solo nel mese di giugno 1992, e precisamente con nota n. 6555 del 25/6/1992, il Consorzio Replastic ha evidenziato alla Regione le proprie linee strategiche (che d'altronde ha ufficialmente adottato solo nell'aprile 1992).
Pertanto questo Assessorato, con nota n. 6787/RIF, del 3/7/1992, ha invitato il CIDIU a valutare le proposte del Consorzio Replastic e a formulare eventuali modifiche e integrazioni, così da avviare la fase operativa di progettazione esecutiva della piattaforma.
Anche in questo caso, sottolineo che la Cassa Depositi e Presiti non ha ancora concesso il mutuo e che, a tutt'oggi, le procedure per la concessione sono in atto.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Colleghe e colleghi, questa interpellanza, che è stata presentata avendo avuto notizia di analoga interpellanza del Consigliere Cucco chiedeva conto all'Assessore delle politiche in ordine allo smaltimento dei rifiuti, con particolare riguardo a impianti di raccolta differenziata per produzione di materie seconde tipo il compost. L'interpellanza è del mese di maggio.
Tante volte si osserva che le interpellanze dell'opposizione sarebbero troppe, impegnerebbero eccessivamente il lavoro del Consiglio. L'Assessore e la Giunta dovrebbero però discernere le interpellanze secondo il loro peso e cogliere l'occasione dell'interpellanza per informare e dibattere in Consiglio regionale un tema di rilievo.
L'Assessore ha risposto alle interpellanze di due-tre colleghi con una relazione molto lunga, che illustra quanto si sta facendo in Regione Piemonte.
La prima critica che svolgo all'Assessore è che, in presenza di due interpellanze su un tema vasto ed importante, non ha avuto la sensibilità politica di cogliere l'occasione di queste interpellanze per svolgere una comunicazione in aula sullo stesso tema. Imbarazza, su un tema di questo rilievo, discutere in tre. Penso che molti colleghi - avevo prima a fianco il collega Miglio - sarebbero interessati a discutere questi temi.
Ciò che chiedo è che si svolga una comunicazione in aula, in modo che tutti i colleghi possano intervenire. Che senso ha ridurre una discussione su questo tema ai due Consiglieri interroganti, quando i problemi che abbiamo posto nell'interpellanza e a cui l'Assessore ha risposto sono tutti problemi insoluti? Ad esempio, il caso di Novara: non funziona nulla a Novara! Non più di qualche giorno fa - mi diceva il collega Miglio l'Assessore all'ambiente di Novara ha dichiarato l'inutilità della raccolta differenziata.
Allora, la relazione dell'Assessore, che ci illustra burocraticamente i termini di una questione, che dal punto di vista politico sono irrisolti, è insoddisfacente ma è anche insoddisfacente la mia controreplica, perché non è sostenuta da un dibattito consiliare arricchito dai contributi di tutti.
Quindi sono, intanto, insoddisfatto di questo modo di procedere, di questa mancanza di attenzione alla qualità del nostro lavoro: le interpellanze servano alla Giunta per rispondere a tutti i Consiglieri, trasformandole in comunicazioni in aula.
Mi riservo di leggere la lunga relazione, anche per stare nei cinque minuti che mi sono concessi (di cui ne sono già passati quattro e mezzo) ed eventualmente di ritornare con i colleghi con un'altra interpellanza o un ordine del giorno sul tema in modo tale che tutti i Consiglieri possano intervenire.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cucco; ne ha facoltà.
CUCCO Effettivamente a una mia analoga interpellanza l'Assessore Garino mi aveva già risposto per iscritto, perché c'era stato un disguido e io non ero presente.
Le questioni poste dal collega Chiezzi sono fondate, perché si tratta di una materia molto complessa, sulla quale ci sono ulteriori notizie in merito agli stessi impianti (non soltanto quello citato di Novara). Anche la situazione torinese è molto strana e particolare; non si capisce come mai, per esempio, a Torino i soldi non siano stati spesi e i progetti non siano stati fatti. Questo è un dato, secondo me, che va sottolineato molto fortemente, anche perché ci si lamenta sempre che mancano i fondi, mentre in questo caso Torino ha avuto disponibili i fondi, ma non parte nulla.
Farei quindi mia la richiesta del collega Chiezzi. Stavo preparando una controrisposta, un'ulteriore interpellanza per chiedere maggiori informazioni; me la eviti, Assessore. Se riusciamo ad organizzare una sua comunicazione (se lei vuole), secondo me potrebbe essere una buona cosa una sua comunicazione sulle situazioni poste, sulle tre grosse situazioni (Novara, Torino e Cuneo), secondo me potrebbe essere una cosa utile per tutto il Consiglio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.
GARINO, Assessore regionale Mi stupisce l'accusa di insensibilità. Ogni Consigliere - io come voi ha la possibilità di presentare o un'interpellanza per parlare egli stesso oppure un ordine del giorno sul quale parlano tutti.
Non vedo perché si debba dire che la Giunta regionale è insensibile perché a suo giudizio non interpreta che questo sia - collega Chiezzi - un problema particolarmente importante. Abbiamo uno strumento molto semplice facile da usare, che chi come te ha esperienza del Consiglio pu indubbiamente conoscere, per cui è sufficiente che o lo si dica o lo si chieda. Non mi rifiuterò certo di svolgere una comunicazione che, d'altra parte - mi pare - ho svolto.
Per quanto riguarda i tempi, vorrei solo dire che è vero: l'interpellanza è stata presentata nel mese di maggio. Il sottoscritto era pronto a rispondere 30 giorni dopo, nel mese di giugno; non si può quindi addebitare al sottoscritto il fatto che da mesi io non riesca, per l'organizzazione dei lavori del Consiglio, a rispondere.
Per quanto attiene invece alla sostanza delle cose, e cioè all'eventuale comunicazione che il Consigliere Cucco chiedeva, pregherei soltanto i due colleghi di specificare esattamente che cosa si vuole. Mi pare che il collega Chiezzi abbia ampliato il discorso al di là dei cinque impianti che, invece, erano l'oggetto della nostra attenzione e che sono quelli maggiormente da discutere; oppure si vuole discutere sui cinque impianti specifici? CHIEZZI Si cominci da questi.
GARINO, Assessore regionale Allora richiedete una comunicazione su questi cinque impianti; ci significherà questa relazione più l'aggiornamento.
CHIEZZI Le comunicazioni le decide la Giunta, non il Consigliere di minoranza.
GARINO, Assessore regionale Chiezzi, basta un colpo di telefono! CHIEZZI L'ho chiesto con l'interpellanza: c'è ancora dialettica tra maggioranza ed opposizione.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 1211 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerente lo smaltimento dei rifiuti prodotti dal Comune di Volvera presso la discarica gestita dalla FIAT


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione n. 1211 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti, cui risponde l'Assessore Garino.



PRESIDENTE

GARINO, Assessore regionale



PRESIDENTE

In risposta all'interrogazione n. 1211 relativa allo smaltimento dei rifiuti prodotti dal Comune di Volvera presso la discarica gestita dalla FIAT si comunica quanto segue.
La discarica di I categoria rilasciata alla S.p.A. FIAT di Torino con DGR n. 53-32258 del 7/11/1989 è autorizzata in conto proprio per rifiuti speciali assimilabili agli urbani e pertanto non in conto terzi e non per rifiuti urbani.
Nessun provvedimento ingiuntivo è stato imposto alla FIAT in merito ai rifiuti urbani del Comune di Volvera; la mancata accettazione deriva semplicemente dalle condizioni stabilite dall'autorizzazione sopra richiamata. Dal 1985 la Giunta regionale, applicando letteralmente le disposizioni degli artt. 3 e 8 del DPR n. 915/ 82, non ha più rilasciato a ditte private autorizzazioni a smaltire rifiuti solidi urbani, ma solo ai Consorzi di Comuni. Tale principio è poi stato riaffermato nel Piano regionale per l'organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti (DCR n. 832-7331 del 24/5/1988).
Al Comune di Volvera, che in base al piano sopraccitato fa parte del bacino 158 (Torino Sud), è stato indicato di avvalersi, per lo smaltimento dei propri rifiuti urbani, degli impianti del Consorzio. Qualora il Consorzio respingesse la richiesta del Comune interverrà la Regione per renderne obbligatoria l'accettazione.
Infine, nell'aggiornamento del Piano regionale per l'organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti di prossima presentazione sarà valutata la richiesta del Comune di Volvera di essere aggregato al Bacino n. 14 del Pinerolese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, sono stupefatto della risposta dell'Assessore.
L'interrogazione derivava da una lettera del 30/5/1992 inviata dal Comune di Volvera e firmata da tutti i Gruppi consiliari del Consiglio comunale di Volvera nella quale il Comune, per esso tutti i Gruppi che lo compongono, dichiarava di non voler far parte del Consorzio Torino Sud e di voler in ogni caso risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti.
Sono stupefatto perché l'Assessore, a fronte di una interrogazione che sollevava questo problema, afferma che il Comune di Volvera deve far parte del Consorzio Torino Sud; non solo, ma che se il Consorzio Torino Sud nega questa partecipazione la Regione Piemonte imporrà al Consorzio l'accettazione. Quindi è una contraddizione che non sana la questione perché da questa lettera del Comune di Volvera risulta che lo stesso non vuole far parte del Consorzio Torino Sud.
GARINO, Assessore regionale Ma c'è un piano.
CHIEZZI Sì, c'è un piano, però sappiamo che tipo di qualità ha questo piano.
Quando il Comune dice alla Regione Piemonte: "Non voglio far parte di un consorzio" e c'è un Consigliere regionale che venutone a conoscenza chiede notizie alla Regione, capisce - Assessore - che avere la risposta che l a Regione si impegna ad obbligare il Comune di Volvera a far parte del Consorzio, non è una buona risposta dal punto di vista del rapporto Regione Comune.
Vogliamo o no superare questa triste situazione in cui la Regione è vista il più delle volte su questi temi come controparte dei Comuni? Assumiamo le comunità locali come istituzioni con le quali collaborare strettamente o le consideriamo semplicemente amministrazioni che quando dissentono si dà loro uno schiaffo decidendo: "no, tu andrai al Consorzio Torino Sud, anzi se il consorzio non ti vuole 'ope legis' divento la Regione autoritaria che ordina"? Mi sembra un modo sbagliato.
Prego gli uffici del Consiglio di farmi avere copia di questa risposta che invierò a tutti i Gruppi (DC, PDS, PSI, PSDI, Nuovo Campanile, Verdi Unione Popolare, Sinistra indipendente) in modo che il Comune di Volvera sappia come muoversi.


Argomento: Cave e torbiere

Interrogazione n. 1212 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerente l'autorizzazione a coltivare una cava in località Cascinette rilasciata dalla Giunta di Verolengo alla ditta IMPRE.GE.CO.


PRESIDENTE

L'Assessore Garino risponde ancora all'interrogazione n. 1212 sempre dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti.
GARINO, Assessore regionale I rilievi evidenziati nell'interrogazione si possono ricondurre a due livelli di valutazione, uno puramente tecnico e l'altro di ordine amministrativo.
Per quanto riguarda l'aspetto tecnico, l'area autorizzata è chiaramente esterna alla fascia di 150 metri dalla Dora Baltea, vincolata ai sensi della legge n. 431/85. La suddetta legge, le successive interpretazioni e le recenti sentenze della Magistratura stabiliscono che le fasce vincolate devono essere misurate dalle sponde attuali dei corsi d'acqua. Dalle planimetrie di progetto e dal sopralluogo risulta che solo parte dell'area rientra nella suddetta fascia. Nel parere della Commissione, recepito nella deliberazione autorizzativa comunale, la parte così interessata dal vincolo è stata esclusa dall'attività estrattiva.
La destinazione a parco fluviale dell'area è una scelta urbanistica a livello comunale; evidentemente l'amministrazione comunale ha valutato che l'intervento e la successiva risistemazione estrattiva siano compatibili con la previsione urbanistica.
Per quanto concerne la legittimità della deliberazione della Giunta comunale occorre innanzitutto porre attenzione all'art. 3 della L.R. n.
69/78, secondo cui l'autorizzazione di cava in zona difforme da quanto prevede lo strumento urbanistico comunale è inizio di variante allo stesso PRGC.
Inoltre, la Corte Costituzionale con sentenza n. 221/88 ha ribadito che l'attività estrattiva e la norma urbanistica ai sensi dell'art. 117 della Costituzione sono discipline distinte.
La legge n.142/90 da parte sua individua quali sono le competenze del Consiglio comunale conferendo alla Giunta le materie residuali ai sensi dell'art. 35.
Nel caso specifico, pur restando ferma la competenza del Consiglio in merito alla pianificazione urbanistica, si deve considerare che la motivazione che fa obbligo di modifica del PRGC è l'autorizzazione di cava che è individuata dalla citata legge n. 142/90 come competenza residuale delle Giunte comunali.
Pertanto resta chiaro che la variante allo strumento urbanistico deve essere oggetto di deliberazione di Consiglio comunale.
Si fa presente infine che in questo caso non esiste autorizzazione regionale in quanto la competenza è demandata, ex L.R. n. 69/78 all'Amministrazione comunale di Verolengo, la quale assume la deliberazione, una volta acquisito il parere, non vincolante, dalla Commissione tecnico-consultiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Chiedo per cortesia all'Assessore di avere il testo della risposta, in modo da fornirne copia ai Consiglieri comunali di Verolengo.
Non mi è ancora chiaro se il quesito posto dai Consiglieri, e da me riproposto all'Assessore, sulla legittimità della deliberazione in relazione al fatto che la modifica urbanistica debba essere deliberata dal Consiglio comunale, sia stato risolto. La sollecitazione dei Consiglieri dichiarava che il Consiglio comunale non ha fatto alcuna variante urbanistica. Pare invece che l'autorizzazione sia partita.
Su questo punto preciso chiederei all'Assessore di informarsi e semmai di rendere successivamente una risposta; sarebbe importante.
Per quanto riguarda il parco fluviale, probabilmente rispetto alla data della denuncia dei Consiglieri, quelle parti che stanno all'interno sono state stralciate dalla Giunta comunale.
Al momento della denuncia si citano mappali - penso quindi con cognizione di causa - che erano inseriti all'interno dell'area di cava e dentro i 150 metri dalle sponde del fiume.
Pregherei l'Assessore di verificare la correttezza di questa procedura e se le particelle nn. 41,214 e 215, che facevano parte della deliberazione del Consiglio comunale di Verolengo, e che erano all'interno dei 150 metri siano state stralciate, e con quale atto amministrativo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.
GARINO, Assessore regionale Avevo già detto che per quanto riguardava la Commissione, la stessa aveva valutato che alcune di queste particelle dovevano essere escluse anche dal sopralluogo successivo, mi si dice che tutto ciò è stato recepito nella deliberazione autorizzativa, quindi, sono state stralciate.
Per quanto riguarda l'altra questione, si tratta di un problema di tipo giuridico. Esprimo una valutazione personale, in quanto la Regione non pu entrare in queste cose, prettamente comunali.
Il problema si riproporrà - anzi, si è già riproposto - con la modifica alla legge che ho proposto proprio perché in passato c'era l'inizio della variante di Piano regolatore, ma poi, magari, non avveniva la variante. Con la nuova legge, proposta che sarà discussa in II Commissione, si cerca di sanare anche questo aspetto.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 8) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Ha chiesto congedo il Consigliere Beltrami


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

d) Missioni effettuate dai Consiglieri nella V Legislatura


PRESIDENTE

Ai sensi dell'art. 2 delle norme di attuazione della L.R. n. 10/72 così come modificata dalla L.R. n. 33/77, informo il Consiglio che l'elenco delle missioni effettuate dai Consiglieri nella V Legislatura, su autorizzazione dell'Ufficio di Presidenza, è a disposizione dei Consiglieri per la consultazione presso la Segreteria del Consiglio regionale.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame deliberazione n. 561: "Elezione dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, a norma dell'art. 14 dello Statuto della Regione Piemonte e dell'art. 4 del Regolamento consiliare"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 9) all'o.d.g. che prevede l'elezione dell'Ufficio di Presidenza.
L'art. 14 dello Statuto recita: "Il Consiglio, come suo primo atto, procede all'elezione dell'Ufficio di Presidenza, composto dal Presidente, da due Vicepresidenti, da tre Segretari.
L'Ufficio di Presidenza deve essere composto in modo da assicurare la rappresentanza delle minoranze.
L'elezione del Presidente del Consiglio ha luogo a scrutinio segreto ed a maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio. Se nessun candidato ottiene tale maggioranza, si procede ad una votazione di ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti. In caso di parità è eletto il più anziano d'età.
All'elezione dei Vicepresidenti e dei Segretari si procede con votazioni separate e ciascun Consigliere vota a scrutinio segreto, con modalità stabilite dal Regolamento.
I componenti l'Ufficio di Presidenza restano in carica 30 mesi e sono rieleggibili".
L'art. 4 del Regolamento dettaglia ulteriormente la normativa statutaria.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rossa; ne ha facoltà.
ROSSA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con il rinnovo dell'Ufficio di Presidenza siamo di fronte ad un'occasione molto importante, che non è soltanto quella di adempiere - come richiamava la Presidente - ad un preciso mandato dell'art. 14 dello Statuto della Regione Piemonte. E' un'occasione importante, giunti a metà della legislatura: a cavallo tra il primo percorso compiuto e quello successivo per arrivare al 1995.
Occasione importante che ci consente anche di compiere un esame complessivo del lavoro svolto in questi 30 mesi dal Consiglio regionale dalla Regione nel suo insieme; il lavoro di coordinamento svolto dall'Ufficio di Presidenza e dal Presidente.
Com'è stato svolto questo lavoro? Personalmente credo sia importante porsi questa domanda, perché non c'è dubbio che l'Ufficio di Presidenza ovvero il Presidente, i due Vicepresidenti e i due Segretari sono il motore del funzionamento del Consiglio regionale. L'Ufficio di Presidenza e il Presidente hanno concorso a far crescere il prestigio del Consiglio regionale del Piemonte lungo il percorso dello svolgimento del confronto politico, assicurando come previsto dallo Statuto la pienezza dei diritti di ogni Consigliere, Gruppi politici, maggioranze e minoranze, opposizioni e governo.
Il quadro politico nel quale siamo chiamati a rieleggere l'Ufficio di Presidenza è profondamente diverso da quello del 1990; quadro non solo politico, ma anche elettorale. Anche se sono appena passati due anni e mezzo siamo in una situazione in cui tutto è in discussione, tutto sembra tendere ad un profondo cambiamento, c'è una domanda di continuo nuovo anche se non si vedono ancora i contorni degli obiettivi ai quali si tende.
I partiti, le istituzioni, ogni forma di aggregazione in cui si enuclei anche una piccola parvenza di potere sono oggi in profonda discussione e sono sottoposti ad un vaglio forte, severo, addirittura di delegittimazione. Sono in discussione anche i simboli, le forme del potere è in discussione praticamente il "palazzo", quasi che si potesse fare a meno di avere dei simboli, dei palazzi o delle forme di potere. Sono queste le cose per le quali non risulta ancora chiaro quali sono i contorni della tendenza di questo movimento che i Latini definivano di "cupio dissolvi" che rende molto bene questa idea. Questa è una fase di grandi rivolgimenti destinata sicuramente ad essere superata, ma non c'è dubbio che questo è il momento. Fortunatamente è una fase in cui il confronto e la tendenza alle cose, ai mutamenti, si svolge in modo pacifico, di convivenza civile e questo è un elemento molto importante a differenza di molti altri Paesi dove il confronto è molto più drammatico e sanguinoso. E' una specie di torrente, è qualcosa che si mette in moto da alcuni anni, che entra nel quadro dei cambiamenti delle grandi strategie che hanno retto il mondo e che naturalmente lambiscono a poco a poco tutti i settori, anche gli estremi lembi di ogni società e di ogni Paese. E' in questo quadro, in questo vortice, che l'Ufficio di Presidenza ha lavorato. Dentro questo vortice siamo chiamati a lavorare anche come Regione; lavora il governo regionale, ha lavorato l'Ufficio di Presidenza.
C'è da dare una prima risposta alla domanda di partenza, cioè come si è lavorato e se le cose che erano nei programmi sono state realizzate. Dir subito, a nome del Gruppo socialista, che il lavoro che è stato fatto è stato un buon lavoro, e sono grato al Presidente del Consiglio, alla collega e compagna Carla Spagnuolo, ai Vicepresidenti Grosso e Montabone ai Consiglieri Segretari, per questo lavoro.
Sono grato perché hanno sempre saputo rappresentare, nella piena consapevolezza delle responsabilità che ha l'Ufficio di Presidenza, un solido punto di riferimento, un grande momento unitario che ci ha consentito di svolgere pienamente il nostro ruolo e la nostra funzione, sia come Consiglieri che come appartenenti ai Gruppi politici.
Ringrazio in particolare la compagna Carla Spagnuolo, che riproponiamo alla Presidenza del Consiglio per la seconda metà della legislatura, per aver saputo operare con grande correttezza, per aver sempre agito come Presidente di tutto il Consiglio regionale, per l'impegno morale e politico di un Presidente che ha a cuore lo svolgimento delle funzioni del Consiglio, senza ignorare di essere stata eletta nel 1990, in contrapposizione ad altro candidato, avendo presente che la base di partenza da cui Carla Spagnuolo viene proposta rappresenta il sostegno che regge il governo di questa Regione. D'altro canto la maggioranza che l'ha eletta, e mi auguro che si accinga ad rieleggerla, auspicando che ci sia il più largo consenso attorno alla personalità di Carla Spagnuolo, non ha mai ritenuto di esercitare su di lei alcun condizionamento, avendo sempre ben presente i compiti che ha di fronte a sé.
E' dal ruolo di governo, di indirizzo politico e programmatico di questa maggioranza che si inserisce la proposta che noi facciamo di candidatura della collega e compagna Carla Spagnuolo. Ciascuno porta nel proprio lavoro lo stile, l'ispirazione, la formazione culturale, politica istituzionale della propria personalità e Carla Spagnuolo, che già conosceva bene la Regione prima ancora di fare il Presidente, ha saputo fin da subito portare da par suo l'impronta di quella personalità che ella rappresenta, presiedendo con gli altri colleghi il Consiglio. E' un compito non da poco: 14 Gruppi da combinare insieme, realizzando il momento dell'efficienza con quello della libertà e della partecipazione rappresentando il Consiglio nella società piemontese, di fronte alle molteplicità, nel modo più alto, più prestigioso, sapendo sempre ben distinguere quali sono i compiti che spettano a chi rappresenta il Consiglio, l'Ufficio di Presidenza, rispetto ai compiti di coloro che hanno la responsabilità del Governo e quindi della parte politica della maggioranza. Vorrei riconoscere altresì a Carla Spagnuolo questa sensibilità nei confronti della quale ha proposto, ha accolto, ha assunto tutte quelle iniziative che di volta in volta portavano il Consiglio regionale verso la comunità piemontese e credo che abbia dato insieme ai colleghi dell'Ufficio di Presidenza un importante contributo, oppure ha colto e sviluppato iniziative del Consiglio come quelle avviate presso il Parlamento o sugli spalti della conquista di un nuovo regionalismo, che ci hanno visti impegnati in prima persona o nel lavoro di riorganizzazione interna al funzionamento del Consiglio: dal funzionamento dell'aula alle Commissioni, agli uffici, ai problemi del personale dove c'è ancora sicuramente parecchio lavoro da fare. Infine, assumendo direttamente un impegno non di poco conto, di presiedere cioè una Commissione importante come quella istituzionale.
Sono in sintesi alcune sottolineature che desideravo fare delle molte cose che sono state fatte dall'Ufficio di Presidenza e dal coordinamento del Presidente Carla Spagnuolo e che a noi sembrano sufficienti per riproporre la candidatura di Carla Spagnuolo alla Presidenza del Consiglio per la seconda metà della legislatura.
La rielezione del Presidente e dell'Ufficio di Presidenza, a metà strada del percorso, avviene fuori dalle scelte che hanno condizionato nel 1990 l'intera proposta in modo più stretto dal punto di vista politico poiché l'elezione dell'Ufficio di Presidenza era accoppiata a quella della Giunta. Oggi questo rinnovo ha un aspetto meno forte sul piano politico anche se conserva tutti gli aspetti politici che si riconducono prima di tutto alla maggioranza che sorregge il governo regionale, tuttavia mi permetto, proprio per i toni che sono meno spigolosi, più smussati, di rivolgermi a tutta l'assemblea regionale perché attorno alla candidatura di Carla Spagnuolo confluisca il più largo consenso possibile.
Non intendo soffermarmi sull'esame delle proposte a cui si richiamano i vari documenti presentati, oppure le lettere che sono state inviate dai colleghi e dai Gruppi, gli ordini del giorno, e ancora le proposte espresse nei vari interventi in Consiglio e in altre sedi da parte dei colleghi intorno al problema del funzionamento, del nuovo ruolo, dei nuovi livelli di impegno dell'Ufficio di Presidenza. Semmai, sono aspetti che consegniamo al nuovo Ufficio di Presidenza con tutto il nostro sostegno. Mi preme sottolineare che sul piano politico non solo siamo a metà della legislatura, ma anche in una fase politica in cui ciascuno si trova davvero a metà del guado, un guado procelloso, un guado che abbiamo il dovere di attraversare seppure con tutte le difficoltà che esso presenta e tuttavia non possiamo certo soffermarci né tanto meno tornare indietro, abbiamo il dovere di andare avanti e di guardare avanti.
Abbiamo di fronte l'esigenza di governare questa delicata fase che stiamo vivendo, che considero di transizione, nonostante il tourbillon nel quale siamo coinvolti, di transizione verso nuovi obiettivi di sviluppo democratico e sociale del Piemonte e del nostro Paese. Verso la realizzazione di un nuovo regionalismo, che deve costituire il pilastro fondamentale di un nuovo Stato democratico, unitario, moderno, fortemente retto e sostenuto da una grande base regionalistica. Fin questa prospettiva di lavoro e di governo che ci spetta di realizzare come Regione Piemonte e come Consiglio regionale quegli obiettivi alti al di sopra anche delle grandi crisi che coinvolgono enti importanti a noi vicini, per esempio il Comune di Torino, i quali non possono e non debbono per nessuna ragione turbare il nostro volo alto o il nostro cammino verso gli obiettivi che ci siamo proposti e che ci proponiamo di realizzare.
Signor Presidente e cari colleghi, con la nomina oggi sia del Presidente che dell'Ufficio di Presidenza, per i quali ancora una volta rinnovo il caloroso ringraziamento del Gruppo Socialista e mio, abbiamo l'opportunità di un messaggio positivo di fiducia al Piemonte, a tutta la comunità piemontese, a tutte le sue articolazioni sociali, politiche istituzionali, culturali e spirituali che non senza preoccupazioni si interrogano, si domandano dove stiamo andando; non senza preoccupazione anch'esse stentano a vedere i precisi contorni di una situazione difficile e tuttavia guardano alle scelte con fiducia, alle scelte che questo Piemonte può fare e, certo anche con comprensibili ansie, che si possa in qualche modo disperdere lo sforzo che invece ci spetta di fare oggi. E allora, cerchiamo di fare eco a questa fiducia attraverso un impegno significativo del Consiglio regionale per dimostrare che questo Parlamento subalpino è ancora una volta all'altezza delle grandi attese della nostra gente nel solco migliore, nel solco delle nostre migliori tradizioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Presidente e colleghi Consiglieri, non ho la facondia di Rossa e quindi rimarrò, come d'altro canto ho fatto in sede di elezione dell'Ufficio di Presidenza, che coincideva con la prima seduta del Consiglio rinnovatosi nel 1990, più strettamente all'argomento dell'elezione dell'Ufficio di Presidenza.
Rimanendo quindi più strettamente all'argomento all'ordine del giorno e senza voler tediare il Consiglio, perché direi cose peraltro note e pressoché condivisibili, e teorizzare le funzioni degli Uffici di Presidenza dei Consigli regionali in generale, e del Consiglio regionale del Piemonte in particolare, alla luce delle norme statutarie mi preme ricordare la prassi costante che è stata canonizzata nei regolamenti parlamentari in forza dei quali, prassi e regolamenti, alla Camera e al Senato della Repubblica, ormai da parecchi lustri, tutti i Gruppi parlamentari sono rappresentati, dal MSI-DN a Rifondazione Comunista.
Questo succede perché l'Ufficio di Presidenza delle assemblee elettive segnatamente Camera e Senato - e dovrebbe poter essere anche il Consiglio regionale - sono organi super partes, la cui Presidenza deve ispirarsi ai criteri dell'imparzialità e della obiettività nel gestire l'Assemblea.
Se così è dovrebbe potersi affermare - e c'è stata anche una proposta in sede di regolamento del Consigliere Cucco che era, disse lui stesso provocatoria - sotto un profilo teorico e logico che anche nel Consiglio regionale del Piemonte tutti i Gruppi presenti hanno il diritto politico di essere rappresentati nell'Ufficio di Presidenza.
Il discorso è, in teoria e politicamente, pienamente valido, ma ci rendiamo conto che in una assemblea di soli 60 Consiglieri il discorso diventa poco praticabile, e diventerebbe singolare che in un Ufficio di Presidenza, in questo momento storico in cui i Gruppi consiliari sono addirittura 13, tutti potessero essere rappresentati. Ci troveremmo di fronte ad un organismo estremamente pletorico.
Rendendosi conto dell'impossibilità di arrivare ad una rappresentanza globale "est in votis" di tutti i Gruppi nell'Ufficio di Presidenza, in sede di modifica del Regolamento - eravamo alla fine del 1989, primi mesi del 1990 - la Commissione competente e, in particolare, il gruppo di lavoro formato dal collega Monticelli, dall'ex collega Martinetti della DC, non più Consigliere in questa legislatura e dal sottoscritto, si pose un problema e lo risolse nel senso di modificare lo Statuto in quella parte in cui si dice "nell'Ufficio di Presidenza deve essere rappresentata la minoranza". Si disse che la mutazione dello Statuto venne fatta anche in previsione di quello che sarebbe accaduto - e infatti accadde - cioè la presenza di numerosi Gruppi consiliari oltre a quelli tradizionali. In quella sede si modificò lo Statuto scrivendo "devono essere rappresentate le minoranze".
Non fu quindi una esercitazione accademica, perché lo scopo e la volontà del Consiglio regionale in veste di legislatore era nel senso che non potendo essere rappresentati tutti i Gruppi, almeno ci fosse la maggiore rappresentanza delle minoranze.
Questo nel corso dell'insediamento del Consiglio regionale non si è verificato. Infatti, leggendo i verbali appare chiaro che c'erano motivi sottili di non disponibilità di alcuni Gruppi e di disponibilità di altri tant'è vero che non abbiamo avuto nel giugno 1990 una rappresentanza delle minoranze, perché c'è stata una preminenza dell'allora Gruppo Comunista che vide l'elezione del Vicepresidente e anche di un Segretario.
C'era poi la posizione dei Verdi che conseguirono, come unico Gruppo di minoranza minore, l'elezione del Consigliere Stagliano. In quella sede proprio con la motivazione politica della necessità della maggiore rappresentanza delle minoranze nell'Ufficio di Presidenza, presentammo una proposta che venne formalizzata in un ordine del giorno successivamente non votato. Il concetto comunque era questo e venne portato avanti in tutte le congrue occasioni. Proponevamo che ci fosse una alternanza fra le minoranze; questo era lo spirito del nostro documento e delle tesi che sostenemmo in quella sede. Il nostro documento voleva arrivare a far sì che chi delle minoranze fosse stato eletto in prima battuta, non potesse più venire rieletto in seconda battuta.
L'argomento era forte e, rivedendo le cose con realismo, lo ripropongo senza formalizzarlo, in maniera affievolita, perché di fronte al nostro concetto di rappresentanza delle forze di minoranza e del peso numerico perché deve contare anche questo - lo affievolisco, facendo a guisa di eccezione alla regola dell'alternanza delle minoranze un riferimento al PDS che, nonostante le vicende di Rifondazione Comunista e di quel "-2" seggi che oggi ha rispetto al 1990, è comunque il maggior Gruppo di minoranza.
Quindi, non gli contesto il diritto politico di far parte dell'Ufficio di Presidenza anche in sede di rinnovo.
Però il discorso cambia, a nostro avviso, perle minoranze minori proprio perché si possa dire che l'Ufficio di Presidenza nel miglior modo possibile si avvicina, seppure lontanamente, alla regola della rappresentanza di tutte le minoranze e l'alternanza potrebbe, in definitiva, raggiungere, anche non perfettamente, questo risultato.
Quindi, il discorso dell'alternanza va rivolto dai Gruppi maggiori a quelli minori fino ad arrivare ai Gruppi di un solo Consigliere, tutto questo indipendentemente dalla posizione che vorranno assumere.
All'interno di questa coalizione si sarebbe dovuto, anche con l'aiuto politico della maggioranza, arrivare a formulare questa regola. Questa regola politica di comportamento, intesa come regola seria, come patto di comportamento fra gentiluomini, ci porta a dire che deve esserci l'alternanza tra le minoranze minori.
Questa proposta, all'epoca condivisa apertamente e con forza dalla Consigliera Bonino - posto ereditato dal Consigliere Cucco - riteniamo sia stata violata. So benissimo che, in politica, i patti difficilmente vengono rispettati, soprattutto i patti solenni, però allora sembrava che i Verdi fossero disponibili ad accettare questa regola, perché attraverso l'elezione del Consigliere Staglianò hanno già svolto il loro ruolo di presenza nell'Ufficio di Presidenza in rappresentanza delle minoranze minori e oggi - altroché alternanza! - ripropongono la candidatura - sul piano personale non è il solito discorso ipocrita della persona, che è ampiamente degna e capace - della collega Segre.
In questa situazione dobbiamo infine rilevare che qualora l'elezione dell'Ufficio di Presidenza fosse stata preparata tempestivamente, credo che si sarebbe potuto pensare, anche da parte nostra perché in questa materia istituzionale non abbiamo nessun complesso, di arrivare al vertice dell'Ufficio di Presidenza, Presidente e Vicepresidenti, attraverso una designazione la più larga possibile. Però quando di queste cose se ne parla nelle ultime ore noi ci sentiamo imbarazzati e siamo contrari a poterci esprimere proprio perché è mancato questo previo accordo, questo previo concerto alla bisogna.
Termino il mio intervento con queste osservazioni dolendomi perch questo è un comportamento violatore dello spirito dello Statuto laddove non per esercitazione dialettica come ho detto, ma per una ragione di rappresentanza il più possibile perfetta delle minoranze, non si è attuata né la regola dell'alternanza né un'altra regola, e qui chiamo in causa la maggioranza che avrebbe dovuto arrivare a consentire che l'Ufficio di Presidenza fosse composto di tre colleghi appartenenti a quella che è poi la maggioranza nel governo regionale e da tre colleghi che appartenessero al cartello delle opposizioni. Né mi si dica: "tre contro tre" perché penso che nei prossimi trenta mesi il problema potrà porsi sotto il profilo politico-dialettico. La maggioranza che governa dice che potrebbe esserci nell'Ufficio di Presidenza una posizione di stallo dei "tre contro tre", a parte che io ritengo, e non credo di essere il solo, che le funzioni istituzionali sono cosa ben diversa dal governo e non dovrebbe esserci una interferenza di questo tipo. Il problema avrebbe potuto essere risolto facilmente - non scopro certo l'acqua calda - fissando la regola, prevista in altri Statuti, che in sede di Ufficio di Presidenza il voto del Presidente, in caso di parità nelle decisioni, prevale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.
RABELLINO Desidero soltanto precisare la posizione della Lega Nord. Noi siamo estremamente contrari all'Ufficio di Presidenza che si va a creare soprattutto come Presidenza e Vicepresidenza, anche perché andiamo oggi a nominare tre rappresentanti di tre forze politiche che sono sicuramente non più rappresentative della maggioranza in questo Paese.
Proprio per questo annunciamo che, visto che non è stato trovato all'interno delle minoranze un accordo per un candidato delle minoranze che sono più rappresentative a livello di elettorato oggi in Italia, noi proponiamo una candidatura di bandiera nella figura del nostro decano Consigliere Bodrero, sia come Presidente che come Vicepresidente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.
FERRARA Signora Presidente, colleghi Consiglieri, farò un breve intervento per ringraziare la nostra Presidente e l'intero Ufficio di Presidenza per come hanno condotto e amministrato il Consiglio regionale nei due anni e mezzo passati.
In questi due anni e mezzo abbiamo avuto modo di apprezzare l'attività della Presidente e dell'intero Ufficio di Presidenza nella conduzione certo non facile, anzi in certi momenti difficile, di questo Consiglio regionale.
Abbiamo pure apprezzato lo sforzo tendente a dare efficienza a questo Consiglio. Un Consiglio che, molte volte, quando parliamo chiamiamo "Parlamento Subalpino", ma che certamente aveva ed ha ancora margini di miglioramento e di maggiore efficienza in ordine alla capacità di una corretta ed efficace azione legislativa.
Viviamo momenti di particolare difficoltà, di drammaticità per la situazione complessiva del Paese e le elezioni di ieri hanno messo in evidenza il forte malessere che esiste. Un forte malessere che caratterizza in modo particolare la nostra Regione per uno stato di grave crisi del suo sistema forte, del suo sistema industriale, del suo sistema produttivo. Un malessere non soltanto sul piano produttivo e sociale, ma anche un malessere istituzionale. Le vicende di questi giorni nella città capoluogo della Regione sono significative ed importanti e devono portarci al massimo senso di responsabilità.
Il Consiglio regionale, anche se da più parti qualcuno tendeva a collegare i due momenti quasi che ci fosse un collegamento meccanico per cui in presenza di una crisi ce fosse subito dopo un'altra, ha mantenuto la sua autonomia e quest'oggi vuole dare il senso politico anche alla continuità di questo Consiglio regionale che viene ad assumere oggi nella situazione difficile nella quale si trova un punto di riferimento forte dell'intero sistema regionale e anche della città di Torino.
In questa situazione noi abbiamo apprezzato il contributo che la Presidenza e, in particolare, la Presidente del Consiglio regionale hanno dato a questa opera di mantenimento del ruolo del Consiglio regionale e della Regione Piemonte. Noi crediamo che debba essere confermato e continuato nei prossimi due anni e mezzo in un'attività affiancata a quella che è l'attività politica della Giunta, che però deve essere mantenuta separata rispetto a questa per non creare confusioni rispetto ai ruoli; due ruoli entrambi importanti e significativi, ma ben diversi e separati. Credo di non dover fare dei lunghi discorsi perché già altri li hanno fatti.
Ritengo che non occorra fare una somma politica e spiegare i progetti complessivi; avremo modo di fare questi discorsi quando parleremo delle vicende della nostra Regione sul piano esecutivo, sul piano programmatico.
In questa circostanza, non soltanto per la lunga amicizia che ci lega, ma per l'apprezzamento che abbiamo potuto esprimere in questi due anni e mezzo, noi voteremo la Presidente che è stata proposta non soltanto dal Partito Socialista, ma dalla maggioranza. Credo che in questo io debba differenziarmi dall'impostazione dall'amico Angelo Rossa: per noi non è la proposta di una sola parte politica, ma è la proposta dell'intera maggioranza che oggi si viene a determinare. Per questo motivo noi votiamo con grande convinzione la collega Spagnuolo alla Presidenza; per quanto riguarda la Vicepresidenza e i componenti dell'Ufficio di Presidenza voteremo i candidati espressione della maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI I liberali si accingono a dare il loro voto con una convinzione e una questione.
La convinzione è di votare la persona della dott.ssa Carla Spagnuolo candidata del pentapartito e non del Partito socialista. E' una persona alla quale sul piano personale mi accomuna una forte tensione e passione politica, dotata di grande disponibilità, grande dedizione e grande intelligenza. Il mio, quindi, è un voto convinto e accompagnato da un augurio di buon lavoro.
Una questione: il Consiglio regionale deve essere interprete sicuramente lo sarà la Presidente Spagnuolo, quanto meno attenta a questo problema - e deve cogliere le novità alle quali assistiamo. A mio modo di vedere, le novità sono molto semplici. Non sono in crisi i partiti, ma la politica, e le istituzioni sono in crisi perché non esiste più né l'oggetto né i soggetti. I partiti sono messi in discussione e criticati soprattutto perché la gente non capisce più che cos'è la politica. Questo è il motivo per cui, secondo me, le istituzioni hanno in primo luogo il ruolo di rilanciare la politica.
E' una questione che poniamo perché tutti siamo consapevoli - almeno noi riteniamo di poterlo affermare - che la cultura di questo Consiglio regionale del Piemonte, per come si è stabilizzata nei suoi documenti, nei suoi regolamenti, nelle sue prassi, rappresenti il consolidato della cultura della non-politica, cioè della logica consociativa. Per logica consociativa si intende il costruire delle condizioni per cui tutti si è responsabili e tutti si è irresponsabili.
Il collega prima faceva un esempio. Effettivamente è come se si immaginasse di poter giocare al calcio sempre con 22 calciatori, ma tutti con la stessa maglia: le azioni, le capacità in area, i passaggi sottili sarebbero gli stessi, però non ci sarebbe più il calcio. Eppure i soggetti sono gli stessi, le loro capacità tecniche sono le stesse, le regole del gioco sono le stesse, ma tutti hanno la stessa maglia. E la gente non capirebbe più chi sono quelle persone e che cosa stanno facendo e, guarda caso, sono persone che hanno mantenuto intatte le loro capacità di muoversi.
La nostra Regione ha alle spalle un percorso che l'ha fatta vivere soprattutto nel momento in cui la cultura politica ha sposato la logica della non tenzone politica (chiedo scusa del termine un po' desueto), della non competizione, del non confronto duro, che è il senso della politica. La politica è confronto duro: dietro al nostro confronto ci sono le tensioni della società, e i problemi della società, dei disoccupati, dei diritti della sanità, non sono problemi da tè delle cinque; chi li vive sulla propria pelle, li vive come un dramma e quando li vede esplicitati dai propri rappresentanti nell'istituzione vuole cogliere il conflitto tra il suo dramma e la società, tra i suoi bisogni e la società, tra le sue ambizioni, le sue aspirazioni e la società, vuol vedere "segnare". La "melina" non interessa ai cittadini; c'è solo nell'istituzione e non più nella società civile. Nella società civile c'è il dramma, il confronto e in qualche caso la disperazione.
Il Consiglio regionale, invece, è stato storicamente pensato come una cosa ovattata all'interno della quale si tende a spegnere, diluire comodare, ridurre, sfumare, limare. Con tutte queste cose che siamo tutti bravissimi a fare, abbiamo ucciso il senso e il piacere della politica.
Quindi, Presidente Spagnuolo, chiedo a lei e ai suoi collaboratori di voler porre una qualche attenzione a questa questione.
Da sempre la politica è il dramma - diceva Socrate - di un uomo che deve vivere in gruppo come la pecora vive in un gregge, ma l'uomo non è una pecora e il genere umano non è un gregge. Quindi cerchiamo nei nostri strumenti di lavoro, nel nostro modo d'essere di rilanciare forte la voglia di confrontarci anche aspramente, perché quanto più sarà aspro il nostro confronto tanto più avremo la consapevolezza che siamo portatori di istanze, di valori e di aspettative e non soltanto dei merli indiani che ripetono peggio le cose che qualcuno ha scritto male rispetto a qualcuno che le ha pensate sbagliate.
In questo momento, a mio modo di vedere, il quadro è questo: la società civile non è in grado di elaborare grandi progetti che pure competerebbero anche a lei, soprattutto a Torino; gli organi di informazione trasferiscono questa incapacità della società a leggere il proprio dramma e noi al mattino andiamo di corsa a cercare di capire che cosa la realtà ha detto attraverso i mass media al fine di essere più o meno interpreti, più o meno ammortizzatori di queste tensioni.
La politica è una cosa, il governo è un'altra, Presidente del Consiglio. Il governo è la sintesi delle esigenze, il Consiglio e il Parlamento sono l'esplosione delle tendenze, sono il loro contrasto, la loro esaltazione, non sono la loro mediazione. E in questo dovevamo cercare di recuperare una rigorosa diversità tra la Giunta, che deve portare a sintesi il risultato del governo e le aspettative della società, e il Consiglio, che invece è la sede in cui le aspettative della società si confrontano in modo fortemente (per quanto possibile) dialettico.
Rispetto a questo ci sono dei modelli di comportamento che dobbiamo correggere; ne cito uno per far capire, con un esempio, cosa intendo dire.
Non è possibile, signora Presidente, che tutti i Presidenti dei Gruppi consiliari ascoltino qualcuno in questa sede: significa azzerare il problema. Una cosa è la Commissione, un'altra cosa è l'Ufficio di Presidenza: la Commissione è un organo tecnico d'indagine su un problema con un ruolo preciso di un Presidente e un ruolo referente dei Commissari ma i Presidenti sono i rappresentanti di pezzi della politica. E allora quando ci viene rappresentato un problema, ognuno di noi deve essere libero di elaborare la propria risposta, il proprio atteggiamento, la propria strategia.
La logica degli incontri con i Presidenti dei Gruppi fa sì che tutti diciamo di sì a chiunque, perché dire di no a qualcuno che viene qui - e se viene qui è perché è pressato da un problema - è difficile. Invece la politica è fatta di questo: di si e di no, di no che vengono dall'opposizione rispetto alle proposte del governo, perch dall'opposizione devono venire dei no. E perché devono venire dei no? Perché da che mondo è mondo c'è un forte scarto tra il perfetto e il fattibile, e funzione dell'opposizione è registrare e sottolineare lo scarto che esiste tra il perfetto che si può fare e il fattibile che è la scelta del governo.
Non è possibile un sì dell'opposizione, perché nel momento in cui l'opposizione dice si vuol dire che non ha la capacità di illustrare e di esplorare quella fascia che sicuramente c'è - non andiamo a disturbare i filosofi - tra il perfetto e il fattibile. Così come la maggioranza deve avere il coraggio di dire dei no alle aspettative dell'opposizione, che evidentemente ha anche funzioni propositive, quando questo si scontri con un disegno, un progetto, un programma.
Questo io affido come piccolo contributo alla riflessione che sicuramente la signora Carla Spagnuolo farà su come dovrà condurre questa seconda parte della legislatura.
Cerchiamo di riaffermare i valori della politica come sublimazione della società, dei suoi contrasti e delle sue aspettative, delle sue ambizioni, delle sue speranze, ma in modo forte, in modo dialettico, in modo che - ripeto - i giocatori si dividano di nuovo in due squadre; le maglie siano facilmente identificabili e la gente si appassioni di nuovo per una rete fatta da un centravanti della maggioranza o per una bella parata fatta dal portiere dell'opposizione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cucco; ne ha facoltà.
CUCCO Solo per chiederle se stiamo facendo una discussione unica su tutte le nomine perle quali dobbiamo esprimerci, oppure se si discute per il Presidente, per il Vicepresidente o per i Consiglieri Segretari, perch nell'una o nell'altra ipotesi il mio intervento sarebbe diverso.



PRESIDENTE

Devo dire che in questa fase la discussione è unica, perché ho visto che qualche Consigliere si è già dichiarato per l'insieme delle votazioni.
CUCCO Chiedo allora di essere iscritto a parlare. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini, che interviene in qualità di Consigliere GALLARINI Intendo esprimere il parere del Gruppo socialdemocratico e lo faccio io e non il Capogruppo Goglio per una questione di sensibilità, visto che Goglio è Consigliere Segretario uscente dell'Ufficio di Presidenza, e noi intendiamo ovviamente riproporlo.
In modo molto sintetico, desidero, a nome del Gruppo, fare due considerazioni. Una è quella che riprende in estrema sintesi, quanto già illustrato dai colleghi Rossa, Ferrara e Marchini. Riteniamo cioè che il Presidente e, per quanto ci concerne, l'Ufficio di Presidenza, siano espressione della maggioranza della quale facciamo parte; quindi non sto a ripetere una serie di valutazioni in base alle quali noi voteremo per questa riconferma.
Ci sentiamo però di dire che la riconferma dell'Ufficio di Presidenza oggi, al di là del fatto che ognuno di noi sia collocato in maggioranza o all'opposizione all'interno delle varie forze politiche in cui è articolato il Consiglio, è anche un minuscolo tassello nella direzione della stabilità della nostra Regione. A fronte di quanto sta succedendo in altri enti, ad esempio nel Consiglio comunale di Torino nei giorni scorsi, e a fronte anche del risultato elettorale di ieri, penso proprio che anche un minuscolo contributo di stabilità vada nella direzione giusta per uscire dalla situazione in cui le forze politiche, del nostro Paese si sono venute a trovare, in cui probabilmente si sono cacciate.
Quindi, anche il segnale di oggi, se portato a termine in modo pacato e tempestivo così come ci auguriamo avvenga, sicuramente rappresenta un tassello in questa direzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.
CUCCO Presidente, è difficile resistere alla tentazione di fare dei commenti su quello che sta accadendo fuori da quest'aula, ma resisterò, nel senso che non credo che ci sia più tanto da dire; anche perché non faccio parte dei vincenti e neanche dei perdenti.
Io sono soltanto preoccupato - ed è l'unica battuta che mi consento del fatto che il sistema dei partiti, tutti interi, abbia ancora avuto bisogno di Varese e di Monza per capire che deve cambiare (e anche di Reggio Calabria, devo dire).
La rielezione dell'Ufficio di Presidenza, secondo me, non ha nulla a che fare con quello che sta accadendo fuori da quest'aula, per un motivo molto semplice: perché si tratta dell'elezione di un organismo che, al di là del Presidente che in qualche modo è voce di quest'aula e di questo Parlamento regionale, questo Consiglio regionale ha costantemente ritenuto organismo interno, senza valenza pubblica, senza capacità o possibilità di intervento all'esterno di quest'aula. Ciò, in qualche modo, lanciando la pietra e nascondendo la mano.
In realtà, invece, l'Ufficio di Presidenza ha molto peso e molta possibilità di intervento sulla realtà piemontese. Basti pensare, per esempio, alla gestione di alcune delle questioni che fanno capo all'Ufficio di Presidenza: tutta la materia che ha a che fare con gli istituti e con le iniziative sulla Resistenza; la Consulta regionale; le cose che si fanno in quegli organismi e le cose che non si fanno; i soldi che si spendono per quelle iniziative, così come l a futura Consulta dei giovani, che dipenderà dall'Ufficio di Presidenza e dalle valutazioni che l'Ufficio di Presidenza vorrà fare sul dare più o meno spazio a questa o quella iniziativa.
Non è una rielezione di grande significato politico nel senso che il Consigliere Rossa ha voluto dare; è un'elezione di grande significato politico all'interno dell'attività del Consiglio. E a questo proposito voglio raccontare pubblicamente quello che ho tentato di fare insieme ad altri Consiglieri, perché credo che sia meglio essere espliciti e chiari su come si è proceduto e come si sta procedendo all'elezione di questo Ufficio di Presidenza.
Come sapete, sulla nomina dell'Ufficio di Presidenza questo Consiglio non ha mai sciolto un altro nodo importante, quello di considerare questo Ufficio di Presidenza rappresentativo del Consiglio; l'unica forma di rappresentatività possibile è quella che si attua alla Camera dei deputati consentendo a tutti i Gruppi consiliari una presenza all'interno dell'Ufficio di Presidenza oppure procedendo all'elezione di un Ufficio di Presidenza governo di quest'aula. E allora, un governo di quest'aula ha necessità di avere quattro-cinque membri al massimo, che si vota sulla base di un programma di attività e non sulla base di una spartizione di competenze o sulla base di equilibri interni a quest'aula. Noi non siamo n nell'una né nell'altra condizione, perché questo Ufficio di Presidenza si rinnova non sulla base di un documento di attività o di intendimenti o di volontà espresse da coloro che vogliono essere rieletti, e non siamo perché il nuovo Ufficio di Presidenza non lo potrà essere - rappresentativi di tutte le realtà; questo, per due motivi. Innanzitutto perché non è passato il criterio della rappresentatività totale, cioè che ciascun Gruppo ha una rappresentanza all'interno dell'Ufficio di Presidenza; in secondo luogo perché fra i Gruppi che avrebbero potuto trovare un accordo per avere una rappresentanza all'interno dell'Ufficio di Presidenza, non si è riusciti a trovarlo. Mi riferisco in particolare a tutti i Gruppi di opposizione, tranne il PDS, con i quali ho tentato di fare un discorso per verificare la possibilità di arrivare ad una candidatura comune che fosse in qualche modo rappresentativa di queste voci. E' stata un'impresa assolutamente improba, nel senso che nella realtà ci sono molto poche cose che ci accomunano, ma la storia di questo Consiglio e la preponderanza numerica del PDS in quest'aula avrebbero dovuto conciliare maggiormente i Gruppi piccoli perché si facesse uno sforzo per superare le difficoltà ed esprimere una candidatura che potesse essere in qualche modo - come ho detto prima - espressione o più rappresentativa dei Gruppi di minoranza.
Questo non è accaduto perché si è giunti alla candidatura di un Gruppo di minoranza che immagino verrà fatta e spero che venga fatta in fretta anche perché così si potrà discutere sui nomi e non sull'aria fritta. Una candidatura che i Gruppi che la proporranno hanno ritenuto di dover fare al di fuori del tavolo comune che si era creato, ricreando un asse preferenziale fra PDS, partito di maggioranza relativa all'interno delle opposizioni di quest'aula, e uno dei Gruppi delle opposizioni. Questo crea fortissimo imbarazzo in me perché sono stato uno degli artefici di questo tentativo e non sono stato nemmeno informato di quello che si stava facendo; crea fortissimo imbarazzo politico per come si è raggiunto questo accordo, e soprattutto - ripeto - ripropone di nuovo una lottizzazione sulla base di accordi politici che non tengono conto né dell'una n dell'altra delle possibili funzioni di questo Ufficio di Presidenza.
Con questa nomina non si propone nulla di diverso rispetto all'attuale Ufficio di Presidenza; se c'è qualcosa di diverso bisogna cambiare e secondo me c'è qualcosa che può cambiare in questo Ufficio di Presidenza nelle cose che fa. Non ho alcun problema ad accettare il fallimento di questo tentativo, nel senso che poi la responsabilità delle cose ricade su coloro che le cose tentano di farle e non su altri.
Prendo atto però che l'unica alternativa che rimane ad un Consigliere che voglia in qualche modo esprimere il proprio voto senza continuare nella solita tiritera, che il mio Gruppo ha sempre espresso, di non partecipare a votazioni che più palesemente di altre sono frutto della lottizzazione l'unica alternativa - dicevo - è quella di votare un'eventuale candidatura che rompa l'ennesimo equilibrio che si è voluto ricostituire, questa volta all'interno delle forze di opposizione e non all'interno delle forze di maggioranza.
C'è poi il precedente che ha ricordato il Consigliere Majorino: in quest'aula all'inizio della legislatura era seduta al mio posto Emma Bonino, che esplicitamente, all'epoca dell'elezione dell'Ufficio di Presidenza, fece un discorso di alternanza; dopo il Consigliere Staglian avrebbe dovuto essere eletto un Consigliere di un altro Gruppo per consentire appunto ai Gruppi di opposizione, non del PDS, di avere maggiore voce.
La proposta, che immagino verrà fatta, di un collega del Gruppo dei Verdi non consente questa alternanza, alternanza alla quale avevano aderito anche i colleghi del Gruppo Verde. Per quanto mi riguarda voterò le persone e in particolare contro il primo dei tanti pregiudizi che ci sono stati in quest'aula e dei tanti veti incrociati che ci sono, magari non detti magari non espliciti, sulle votazioni di questo o quel membro dell'Ufficio di Presidenza. Siccome considero che sia non soltanto anacronistico, ma stupido pensare che il MSI non debba essere rappresentato nell'Ufficio di Presidenza di questo Consiglio, se esiste una candidatura di un collega del MSI la voterò. Così come per valutazione personale, perché ho detto che in assenza di un accordo politico voto le persone, ritengo di dover votare, e lo faccio con piena consapevolezza e piena adesione all'annuncio che sto facendo, la candidatura della Consigliera Spagnuolo alla Presidenza perch ritengo che comunque il suo ruolo sia stato garante di tutti e mi sembra che nel marasma che stiamo vivendo forse un Presidente che sia garante di tutti, anche dei Gruppi di opposizione, sia necessario oltre che utile a tutti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.
ZACCHERA Non so come andranno le elezioni odierne per l'Ufficio di Presidenza debbo dire comunque - e penso con questo di interpretare anche l'opinione del collega Majorino - che un ringraziamento al Consigliere Cucco si debba.
Si debba anche perché - lo dico con estrema franchezza, molte volte mi son trovato in aperta polemica con Cucco, altre volte invece abbiamo condiviso certi aspetti - il suo intervento è stato molto coraggioso, oso dire troppo coraggioso perché nell'aula sorda e grigia in cui talvolta ci troviamo c'è quasi il rischio che questa dichiarazione di intenti venga interpretata in senso contrario, cioè come una pugnalata alle spalle per arrivare magari ad un risultato contrario, ma limitiamolo invece alla concretezza.
Il punto fondamentale, a mio avviso, è il seguente: abbiamo la Giunta regionale e la Presidenza del Consiglio regionale. Assegno alla Giunta regionale e alla sua Presidenza un discorso di maggioranza e quindi di natura prettamente politica, di intesa di governo della Regione come dice lo Statuto e come è nei fatti.
Assegno all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale (Presidente Vicepresidenti e Consiglieri Segretari) il compito istituzionale di dirigere il Consiglio regionale che è diverso dalla guida politica della Giunta e del governo regionale. In questo senso quindi si introduce la nostra proposta e richiesta ai colleghi, se lo riterranno, di votare per un candidato anche del MSI all'interno dei tre o quattro nomi che saranno proposti per eleggere i Segretari di questo Consiglio; ovviamente proponiamo il collega Majorino. Questo non soltanto per quello che ha detto il collega Cucco, che dovrei ripetere, ma anche - forse qui sbagliava il mio Capogruppo: altro che minoranze minori, senza andare a Reggio Calabria basta andare a Varese per vedere che le minoranze minori qui da tempo sono diventate maggioranze maggiori - per il criterio dell'alternanza che lo stesso Consigliere Marchini (stavo leggendo il suo intervento della prima riunione di questa quinta legislatura) dichiarava l'11 giugno 1990 essere una cosa giusta, cioè l'alternanza all'interno dell'Ufficio di Presidenza.
Ebbene, io ritengo giusto e doveroso che prima ancora di una nostra candidatura ci fosse quella della Lega Nord che in quest'aula- non intendo riferirmi a quanto sta avvenendo al di fuori di questo Consiglio - è rappresentata da tre Consiglieri e secondo noi ha diritto prima di noi di avere un posto, se lo desidera, all'interno dell'Ufficio di Presidenza, e se in questo senso ci fosse una richiesta della Lega Nord obiettivamente noi non saremmo contrari. Questo proprio perché non diamo un contenuto politico di giudizio sull'attività della Lega nord, ma perché riteniamo che l'Ufficio di Presidenza debba essere espressione dell'intero Consiglio.
Se - da quanto mi pare di capire - la Lega nord ritiene di non presentare una propria candidatura, saremo noi a presentarne una nostra. A questo punto, riteniamo di averne il diritto-dovere; lo Statuto parla di minoranze e di alternanza delle stesse. Poiché il Gruppo dei Verdi ha già avuto - e questo al di là di ogni giudizio di merito sulla collega Segre che a livello personale ben sa quanto è stimata - la volta scorsa la possibilità di rappresentare i partiti di minoranza, non di minoranza minore, ma di minoranza e basta, ritengo che ci debba essere doverosamente, un'alternanza. E la prossima volta, o se nel corso della legislatura si dovrà fare qualche sostituzione, sarà l'ora di Rifondazione Comunista: secondo me obiettività significa questo.
L'impressione è che se è vero e giusto che ci siano 22 giocatori con la stessa maglia - collega Marchini - è però altrettanto giusto che alla fine del primo tempo si cambi campo; se si giocasse sempre dalla stessa parte del campo una squadra contro sole sarebbe svantaggiata e una in favore di vento sarebbe avvantaggiata.
Tecnicamente e politicamente dobbiamo oggi eleggere un Ufficio di Presidenza che sia per quanto possibile super partes. In questo senso giudichiamo con estremo rispetto gli uscenti componenti dell'Ufficio di Presidenza, sia a livello di Presidente che di Vicepresidenti. Anche se sono io stesso a dire, Presidente, che qualche volta l'ho fatta dannare ritengo però che qualche volta non si sia comportata in maniera del tutto obiettiva; nella stragrande maggioranza dei casi, si è comunque comportata con noi con estrema correttezza. Di questo, doverosamente, dobbiamo dargliene atto.
Aggiungo anche il tentativo onesto, da parte di tutto l'Ufficio di Presidenza, di aver cercato di sollevare la testa di questo Consiglio regionale che, al di fuori del Palazzo, ha perso tantissimo in credibilità per una sommatoria di problemi, e che rischia veramente di incidere troppo poco all'interno della realtà regionale.
Ecco quindi perché riteniamo doveroso proporre anche la candidatura del collega Majorino, nonché per un discorso personale: il collega siede in quest'aula da tre legislature e mezzo, ha acquisito ottima conoscenza tecnica dei lavori del Consiglio, svolge la professione di avvocato, e pensiamo possa dare concretamente un contributo operativo all'interno dell'Ufficio di Presidenza.
In questo senso, sottopongo tale proposta al libero giudizio del Consiglio.
Concludo dicendo che mi hanno fatto piacere le parole del collega Cucco. Tutti noi ci chiediamo cosa succederà, al di là dei nostri problemi di bandiera, di partito e di schieramento; forse - mi auguro a breve quando cambieranno le regole del gioco, alcuni dei partiti presenti in quest'aula saranno avvantaggiati ed altri danneggiati. Nella logica democratica, però, è una maggioranza che deve obiettivamente decidere; mi fa ben sperare, comunque, quanto detto dal collega Cucco e cioè che al di là degli schieramenti, nel prossimo futuro, dovranno contare i giudizi sulle persone. Metà dei problemi, a mio parere, sarebbero risolti a tutti i livelli della nostra democrazia se contassero sempre meno gli schieramenti e sempre più le persone, di qualsiasi opinione, che siedono nei diversi Consigli o che vengono proposti al giudizio degli elettori.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Dameri.
DAMERI Voglio soltanto fare alcuni accenni - anche perché mi pare giusto non dimenticare che la nostra discussione avviene non in una situazione neutra ma di tumultuoso e grande cambiamento politico - ai risultati delle elezioni che si sono svolte ieri nel nostro Paese. Risultati annunciati, ma che credo sarebbe molto grave che le forze politiche sottovalutassero.
Dobbiamo uscire dall'idea che questo Consiglio regionale non abbia nulla a che fare con le grandi vicende politiche. Relativamente a questo risultato, da non sottovalutare, ma da prendere molto seriamente in considerazione da parte delle forze politiche responsabili del nostro Paese, ritengo che siano da richiamare almeno tre elementi. Una domanda molto forte di innovazione autentica rispetto al vecchio sistema politico che significa rinnovamento della politica, riforma profonda dei partiti nonché del modo di fare politica; nuove regole che diano più potere, ma anche più responsabilità ai cittadini; una domanda molto forte di ricambio dei gruppi dirigenti della politica.
Personalmente, credo che queste esigenze non riguardino altri, ma che interpellino anche noi e chiamino in causa anche il nostro modo di lavorare; per quanto riguarda la Regione, chiamano in causa un'esigenza, da noi posta in più riprese come Gruppo in aula - anche nel corso di questa legislatura - sulla necessità di vitalità politica che la Regione deve dimostrare. Il rischio è di essere percepiti come inutili, anzi, per certi aspetti dannosi rispetto alle condizioni concrete di vita dei cittadini alle dinamiche dei rapporti politici e all'insieme del tessuto politico e democratico della nostra Regione. Questo rischio è molto forte.
Naturalmente non faccio qui un ragionamento sulle responsabilità della Giunta da questo punto di vista, ma voglio rimanere a quella che è una responsabilità complessiva del Consiglio, dato che oggi ci esprimiamo sull'elezione dell'Ufficio di Presidenza.
Il fatto che della Regione si possa avere un'immagine - una realtà poi tutto sommato di estraneità e di inutilità rispetto all'insieme della situazione politico-istituzionale della nostra Regione, è una cosa di cui dobbiamo preoccuparci molto.
Questo non significa solamente fare appello ai buoni sentimenti o alle buone intenzioni: richiede atti concreti e conseguenti. In questo senso senza voler enfatizzare, ma nemmeno sottacere, lo sforzo che noi riteniamo di aver fatto e che pensiamo debba essere fatto un po' da tutti concordemente, abbiamo voluto inviare a tutti i Gruppi, in prossimità del rinnovo dell'Ufficio di Presidenza, un documento nel quale abbiamo richiamato alcune cose che riteniamo essenziali rispetto al ruolo dell'Ufficio di Presidenza. Non sarà un programma come chiedeva il Consigliere Cucco, ma perlomeno è l'individuazione di alcune priorità sulle quali pensiamo si debba lavorare e si debba caratterizzare l'azione dell'Ufficio di Presidenza, così come abbiamo richiamato nostre proposte già avanzate per quanto riguarda il ruolo e l'autoriforma del Consiglio regionale.
Ecco i tre punti che abbiamo individuato, che consentono all'Ufficio di Presidenza di essere elemento di garanzia di questo Consiglio regionale quello di essere, di recepire e di organizzare un'iniziativa istituzionale e democratica nei confronti, in particolare, dell'insieme delle autonomie locali, ma poi concretamente dei cittadini - e qui è già stato ricordato che alcuni strumenti ci sono e vanno valorizzati, per far sì che la nostra Regione intervenga concretamente nella fase di costruzione regionalista.
Se non sbaglio, non ricordo che siano state assunte iniziative, che sarebbe meglio prendessimo, per esempio rispetto alle questioni aperte di fronte alla Commissione bicamerale, in questo senso.
Quindi, una sottolineatura particolare del ruolo di garanzia dell'Ufficio di Presidenza che noi auspicheremmo e pensiamo ci potrebbe essere in una fase come questa, in cui si ridisegnano i ruoli istituzionali e quelli delle autonomie. Come sapete, siamo perché si spinga a fondo in direzione di un federalismo solidaristico che dia finalmente alle Regioni la possibilità di intervenire nel governo delle situazioni, della vita economica, della vita sociale. In una fase come questa noi pensiamo che l'Ufficio di Presidenza avrebbe potuto anche svolgere un ruolo di istruzione di questo processo di riforma, non solamente di garanzia per il Consiglio, che comunque resta quella fondamentale. Su entrambe queste due funzioni, la garanzia istituzionale e l'impostazione di guida di un processo di riforma sul terreno regionalista, devo constatare con rammarico che la consapevolezza delle altre forze di maggioranza è ancora non soddisfacente.
Abbiamo presentato nel corso dei mesi precedenti una mozione su questo terreno, abbiamo avuto attenzione, siamo convinti che si debba determinare un concorso comune delle forze fondamentali del Consiglio, per all'apprezzamento delle nostre proposte non sono seguiti i fatti. Non abbiamo ancora visto una convinzione vera di cambiare. Anche oggi la riproposizione dell'Ufficio di Presidenza, fatta e insistita come proposta da parte della maggioranza, avviene tutto sommato all'interno di vecchie logiche. L'elezione dell'Ufficio di Presidenza poteva, e forse doveva avvenire dentro un quadro nuovo. Per esempio, la composizione dell'Ufficio di Presidenza dovrebbe avvenire in modo paritario tra componenti della maggioranza di governo e delle forze di opposizione, proprio perché se è una funzione di garanzia e di rappresentanza non c'è nessun bisogno che ci sia una maggioranza nell'Ufficio di Presidenza. Questo comportava un percorso politico diverso per arrivare a questo punto e forse, lo dico criticamente e anche autocriticamente, ci sono state vicende politiche fuori di quest'aula che hanno pesato negativamente, dalle quali non possiamo prescindere. Arriviamo adesso ad una proposizione, che è stata fatta e ribadita, in cui si dice che in particolare per la Presidenza c'è una proposta che nasce dalla maggioranza. Noi per aiutare un processo di questo genere diamo due segnali importanti e rilevanti, rispetto a quella che era la nostra attuale presenza nell'Ufficio di Presidenza. Due segnali importanti sul terreno della rotazione, quindi del rinnovamento alla nostra presenza, e di una nostra disponibilità rispetto all'espressione di un'altra presenza (che è attualmente la nostra) della minoranza. Sono due segnali che credo debbano essere apprezzati.
In particolare vorrei ringraziare, non solo a nome nostro, Carlo Federico Grosso, che poi dirà anche più e meglio di me, per il lavoro che ha fatto mettendo la sua esperienza ed anche la sua personalità, la sua figura - che è certamente di prestigio in questa città ed in questa Regione ma non solo - al servizio di questo Consiglio nella sua funzione di Vicepresidente. E' proprio per una ragione di rotazione negli incarichi, e quindi di un segno di rinnovamento, che noi oggi proponiamo che avvenga questo cambiamento; ma voglio dirlo con le parole di Grosso, in una lettera molto bella che mi ha scritto, il quale ricorda che se ci sono funzioni nelle quali è opportuno che si venga impegnati per un numero anche lungo di anni per poter utilizzare fino in fondo le esigenze e le conoscenze acquisite pian piano da ciascuno di noi, ve ne sono altre - dice Grosso in cui esperienze e conoscenze specifiche possono non essere così rilevanti e in cui è invece rilevante dare con la rotazione, anche rapida, un segnale positivo di rinnovamento. E' quindi una regola salutare rispetto a chi invece sappiamo essere troppo affezionato a mantenere posti di potere. A questa impostazione, che vorrei venisse rilevata, naturalmente si è sposato l'impegno professionale e civile, che si rendeva scarsamente compatibile con il voler svolgere bene e fino in fondo questa funzione, come è necessario e come naturalmente Grosso voleva fare.
L'altro nostro compagno che è stato nell'Ufficio di Presidenza, il collega Foco, ha svolto un lavoro certo meno appariscente, ma prezioso utile ed apprezzato, intanto dal nostro Gruppo. Si mette a disposizione nell'ottica di inserire nella configurazione dell'Ufficio di Presidenza logiche diverse da quelle delle maggioranze, da quelle di voler a tutti i costi rimanere attaccati ai posti. Noi non vogliamo enfatizzare questo fatto, ma neanche sottacerlo e non è una rinuncia né una disponibilità, ma io dico da subito che sappiamo che ci sarà una proposta che verrà avanzata quella che riguarda la Consigliera Segre, che per molte ragioni noi appoggeremo.
Noi avanziamo, per quanto riguarda la proposta di Vicepresidente, il nome di Antonio Monticelli, che è il Capogruppo attuale del PDS. Credo che si debba cogliere la valenza di investimento politico sul livello istituzionale, proprio per le ragioni che dicevo all'inizio, che il PDS fa con questa proposta. Credo che Monticelli abbia proseguito, nell'attività di quest'aula e possa ben fare nella funzione di Vicepresidente, una tradizione dei nostri Capigruppo. Ricordo Rinaldo Bontempi e i nostri precedenti Capigruppo che si sono spesi sul terreno dell'elaborazione istituzionale e di autoriforma della Regione. Ricordo l'elaborazione che il nostro Gruppo ha fatto, e gran parte del contributo su questo terreno insieme a Grosso è stato fatto da Monticelli, per esempio sulla questione della riforma del sistema delle nomine: una serie di elaborazioni di un Gruppo che vogliamo mettere a disposizione complessivamente dell'attività del Consiglio. Quindi un'elaborazione, una qualità ed un'esperienza politica al servizio di un Ufficio di Presidenza che si misuri sul terreno dell'autoriforma.
Nel corso di questi mesi abbiamo cercato, e cercheremo ancora, di impegnarci sul terreno della riforma istituzionale affinché la Regione possa battere un colpo su questa questione. Devo dire che all'attenzione manifestata di fronte alle nostre proposte, penso in particolare alla mozione sul ruolo del Consiglio, noi non abbiamo visto corrispondere l'avvio di fatti concreti. Il bilancio che dobbiamo fare è che oggi ci troviamo riproposta la Presidenza come espressione di una maggioranza.
L'esperienza che abbiamo alle spalle, nella quale la funzione di massimo garante dell'assemblea da parte della proposta che viene avanzata è stata in parte offuscata anche da episodi recenti, ma soprattutto la vecchia logica, il modo di affrontare e definire il quadro istituzionale dell'Ufficio di Presidenza, ci impediscono di aderire e quindi votare quello che dovrebbe essere, e comunque ci auguriamo che sarà, il garante dell'assemblea. Il PDS questo lo garantisce: si impegnerà a fondo fortemente anche con le proposte che avanza e con attenzione per cogliere le novità, se queste ci saranno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grosso.
GROSSO Signor Presidente, intervengo in questo dibattito a titolo personale in quanto l'intervento ufficiale del mio Gruppo è stato fatto dal Segretario regionale del PDS, Consigliere regionale Silvana Dameri. Innanzitutto intervengo per ringraziare i Consiglieri che mi hanno consentito di fare l'esperienza di componente dell'Ufficio di Presidenza di questo Consiglio per due anni e mezzo,, perché è stata un'esperienza estremamente interessante e per me importante, evidentemente soprattutto per alcuni aspetti.
Se alcuni aspetti strettamente burocratici mi interessavano assai poco tutto un impegno civile nel settore dell'antifascismo mi ha veramente coinvolto; si trattava di ritornare alle origini della mia formazione, di ritrovare persone che avevano frequentato componenti della mia famiglia in anni lontani, è stata veramente una grossa esperienza e credo che fosse innanzitutto mio dovere fare pubblicamente questo ringraziamento e rendere questa testimonianza in Consiglio.
Voglio anche fare una seconda precisazione: nel momento in cui sono andato a sedermi in quel banco ho creduto di svolgere un ruolo istituzionale e come tale ho cercato di interpretare la mia posizione in questo Consiglio. Ad un certo punto mi sono domandato se non fosse opportuno proprio cambiare ruolo, cioè ritornare a quel ruolo per cui gli elettori mi hanno mandato qui, ovvero un ruolo più specificatamente politico. Faccio parte di un Gruppo che in questo Consiglio è all'opposizione e ritengo che questo Gruppo deve fare duramente l'opposizione in quest'aula; ad un certo punto, dopo due anni e mezzo di funzione istituzionale, che per certi versi, non so se sbagliavo, mi ha un po' ingessato in quel tavolo, mi sono domandato se non fosse più opportuno che ritornassi da questa parte del tavolo per entrare nella dialettica politica.
Può darsi che finora i colleghi del Consiglio regionale abbiano sentito poco il mio intervento in quest'aula, può darsi che di qui in avanti i miei interventi siano leggermente più frequenti. Interpreterò il mio ruolo ripeto - in senso strettamente di oppositore della Giunta, secondo quello che è la dialettica politica.
Terza osservazione: credo che dobbiamo dare dei segnali come persone impegnate nella politica; anche questo per me è molto importante e, circa un mese fa, quando ho avuto un incontro sul problema del rinnovo dell'Ufficio di Presidenza con la Segretaria regionale del PDS, ho subito fatto presente questo dato. La politica sta cambiando, sta cambiando in modo molto veloce, la gente non tollera più modi consueti di fare politica bene, per me un segnale era proprio quello - ne ha già parlato la collega Dameri, leggendo un pezzo della lettera che le ho mandato - del rinnovamento. Sono convinto che un'Amministrazione, una Giunta debba poter sviluppare un programma fino in fondo, quindi ha necessità di tempi e dunque la rotazione in una Giunta non ha alcun senso. Può anche darsi che in un Consiglio regionale l'esperienza sia importante e che quindi le rotazioni non abbiano senso, perché prima di acquisire gli strumenti ci vuole del tempo, ma in un Ufficio di Presidenza no, l'Ufficio di Presidenza è un compito istituzionale di servizio. Ecco che allora - dicevo - proprio l'Ufficio di Presidenza è l'istituzione in cui la rotazione dovrebbe essere d'obbligo. In quest'ottica, ho detto alla collega Dameri, ritengo assolutamente importante dare questo segnale.
Si assommavano poi, l'ha anche accennato la collega Dameri, alcuni miei problemi personali; mi sono impegnato su diversi fronti sia politicamente sia professionalmente e ad un certo punto non potevo fare ugualmente bene il Consigliere regionale e il Vicepresidente del Consiglio ed ho optato per cercare di fare alla meno peggio o al meglio il Consigliere regionale nella seconda parte di questa tornata elettorale. Per questo motivo ho chiesto al PDS di presentare un altro candidato, oltretutto avevamo un candidato estremamente felice, adatto ad operare come Vicepresidente di questo Consiglio, per cui non aveva proprio difficoltà a presentarsi al massimo livello per questa carica.
Detto questo, voglio ancora ringraziare i colleghi dell'Ufficio di Presidenza perché, sia pure ogni tanto con qualche divergenza d'opinione siamo riusciti - credo - a fare un buon lavoro. Mi sembra tuttavia di dover concludere questo mio intervento con una riflessione di tipo politico generale un po' amara. Certo, noi vogliamo dare un segno di rinnovamento e l'abbiamo dato cercando di cambiare; il Vicepresidente viene cambiato, non abbiamo insistito per la conferma del Segretario Foco, e il Segretario Foco nell'Ufficio di Presidenza è stato preziosissimo per tutta una serie di problemi e si è fatto carico di questi in modo notevolissimo, per cui credo che gli dobbiamo essere tutti veramente grati per quello che ha fatto.
Mi ha stupito, invece - devo dirlo francamente - in termini politici da un lato, l'atteggiamento della maggioranza, che con un malinteso senso della stabilità dice: "riconfermiamo per non cambiare". Non è evidentemente un'indicazione di sfiducia nei confronti delle persone fisiche, ma un'indicazione di sfiducia nel modo di fare politica e di presentare le cose, sia ben chiaro. Ho la massima stima, perché ho avuto modo di conoscerli molto bene in questi due anni e mezzo, di coloro che mi sono stati a fianco nell'Ufficio di Presidenza, ma il mio è un discorso politico. Ma come, tutto sta cambiando e la maggioranza si ripresenta per un malinteso senso di stabilità? Fuori da quest'aula sta capitando la rivoluzione nel nostro Paese! Il Partito Socialista ha perso dal 1990 ad oggi metà dei suoi voti, la Democrazia Cristiana ha perso dal 1990 ad oggi un terzo dei suoi voti nei luoghi dove si è votato! La Giunta con che faccia è ancora lì tranquilla e soddisfatta di governare? Io mi domando: è davvero meglio la situazione qui in Regione, in questa apparente tranquillità, o non è per certi versi migliore, e qui ribalto un'affermazione che è stata fatta in quest'aula, la situazione al Comune di Torino? Io non ero assolutamente d'accordo, e coloro che hanno sentito le mie parole all'interno del PDS lo sanno, sulle strade che si stavano percorrendo. Ritenevo che il PDS dovesse continuare ad operare a tutti i livelli come rigorosa forza di opposizione e si presentasse come alternativa davanti agli elettori. Comunque, credo che non sia un dato del tutto negativo che al Comune di Torino si torni a votare, perché almeno anche nella nostra città avremo delle rappresentanze che esprimono quello che la gente vuole o pensa in un certo momento. Ed allora sono molto stupito che gli Assessori abbiano questo atteggiamento di assoluta tranquillità e che in quest'aula qualcuno venga a raccontarci che è segno di stabilità il fatto che si rinnovi nella sua interezza, o quanto meno nella componente di maggioranza, un Ufficio di Presidenza! Guardate che come segnale politico per me questo è molto negativo.
Credo che la Giunta dovrebbe cominciare seriamente a pensare al futuro della sua esistenza, perché certo questa Giunta, rispetto a quei risultati elettorali, ha ben poca legittimazione. Diciamocelo francamente! Io che arrivo in quest'aula dopo dieci anni di Consiglio comunale dico che dobbiamo vivacizzarla. La Presidente Carla Spagnuolo sa benissimo quali erano i termini delle espressioni in Consiglio comunale! Concludo il mio intervento dicendo che sono molto lieto di poter votare il mio ex-Capogruppo alla Vicepresidenza del Consiglio. Sono sicuro che svolgerà nel modo migliore le sue funzioni di Vicepresidente nel caso, come spero, che venga eletto.
Devo anche dire che sono molto lieto di poter votare come Consigliere Segretario la Consigliera Segre, una persona che stimo moltissimo e che ho avuto modo di apprezzare, perché è stata uno dei pochi Consiglieri regionali che ha partecipato attivamente ai lavori del Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza, al quale ero indegnamente delegato. La ringrazio per questo e sono sicuro che anche su questo terreno porterà un ottimo contributo, nel caso verrà eletta all'Ufficio di Presidenza.
Mi permetto di fare, sempre sul terreno delle considerazioni politico generali, una sola osservazione: sono anch'io d'accordo, soprattutto alla luce dei risultati elettorali, che non abbia senso che la maggioranza voglia imporre quattro componenti dell'Ufficio di Presidenza, mentre in relazione a ciò che accade nel Paese avrebbe dovuto quanto meno prendere in considerazione la posizione della Lega Nord.
Non ho alcuna simpatia politica per la Lega Nord; bisogna però prendere atto che la Lega Nord sta avendo nel Paese un successo assolutamente fuori dell'ordinario. Quindi, mi domando se abbia veramente senso che all'Ufficio di Presidenza vengano eletti due democristiani, e non si prenda assolutamente in considerazione una rappresentanza di quel Gruppo politico che, alla luce dei recenti risultati elettorali, sta dimostrando una particolare vivacità. Anche questo sarebbe stato un segno di novità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano.
GIULIANO Come Gruppo crediamo di dover esprimere a livello più generale la valutazione che, a nostro giudizio, sarebbe più opportuno, per la compiuta espressione della democrazia parlamentare anche in ambito regionale, che la Presidenza di questa assemblea fosse affidata non già ad una espressione delle forze che costituiscono il governo della Regione, ma ad un rappresentante dell'opposizione come già accade a livello nazionale, in modo da garantire un maggiore controllo dell'attività della Giunta. Ciò non è accaduto al momento dell'insediamento di questo Consiglio regionale e non può probabilmente essere posto oggi, tuttavia ci sembrava doveroso farne menzione.
Sul piano più strettamente attinente alle votazioni dobbiamo dire che per quanto riguarda la Presidenza, pur dando una valutazione non positiva di un recente episodio in cui riteniamo che la Presidenza non abbia saputo garantire adeguatamente le prerogative di questo Consiglio, ci rendiamo tuttavia conto che un episodio non può certo inficiare una conduzione complessiva dei lavori di quest'aula, né può mettere in dubbio il più ampio lavoro di rappresentanza svolto con intelligenza e sensibilità nella prima parte della legislatura dalla Presidente Spagnuolo.
In particolare non possiamo non ricordare con una certa soddisfazione l'altrettanta sensibilità ed attenzione che la Presidente ha voluto, in questi anni, porre rispetto ad alcuni problemi ambientali non secondari, e che speriamo voglia continuare ad assumere nel resto della legislatura.
Per quanto riguarda l'Ufficio di Presidenza, siamo spiaciuti che le minoranze non abbiano saputo trovare una candidatura comune. Credo che si debba prenderne atto senza fare tragedie, sicuri che su molti atti concreti, ben più importanti dell'elezione di un membro dell'Ufficio di Presidenza, queste minoranze sapranno ancora riunirsi.
Oggi non esistono né le condizioni politiche né le disponibilità personali perché ciò sia potuto accadere nel caso della nomina dell'Ufficio di Presidenza, né mi sembra peraltro che si possa dare l'appellativo di coalizione ad un insieme di forze quali sono quelle delle minoranze cosiddette piccole, decisamente lontane sotto il profilo della volontà e del progetto politico.
Sulla lettura del tutto personale e, con una certa amarezza, faziosa che il collega Cucco ha voluto dare delle vicende che hanno condotto alle candidature, in particolare a quella che presenteremo, mi astengo dal scendere su questa logica e dall'accentuare una polemica che mi sembra ben misera e che fa torto all'intelligenza di chi l'ha posta, soprattutto in considerazione della stima che abbiamo per il collega.
Non posso però non respingere con fermezza le pesanti illazioni del collega Cucco su come si è giunti alla candidatura che stiamo per porre.
Piaccia o meno, non abbiamo condotto alcuna trattativa che non fosse alla luce del sole. Pensare diversamente significa essere abituati a quei comportamenti.
Detto questo presento ufficialmente, a nome del mio Gruppo, la candidatura, come Consigliere Segretario all'Ufficio di Presidenza, della collega Anna Segre. Mi sembra che questa candidatura possa incontrare il consenso di molti colleghi che, in questi anni, ne hanno sicuramente apprezzato l'impegno, la coerenza, lo spessore umano e culturale.
La nostra candidatura deriva dalla convinzione che il suo apporto ai lavori di questa assemblea, pur da una posizione che è e rimane di opposizione, possa essere costruttivo per tutti noi e per la collettività piemontese. La candidatura vuole altresì significare la disponibilità dei Verdi ad assumere le proprie responsabilità, continuando a governare dall'opposizione. L'abbiamo fatto e lo faremo, forse talvolta con uno spirito battagliero che non tutti i colleghi condividono, ma nella convinzione di poter portare una voce e una posizione culturale che crediamo valga la pena di ascoltare.
Che la si cominci ad ascoltare ci sembra peraltro evidente nel momento in cui molte delle forze politiche rappresentate in quest'aula dimostrano rispetto al passato, una sensibilità decisamente superiore nei confronti delle tematiche ambientali, e di ciò non possiamo che compiacerci.
Crediamo che ciò non sia ancora sufficiente e siamo qui per sostenere che, per garantire alle politiche ambientali l'efficacia che ancora non hanno, occorre arrivare ad una rivoluzione copernicana, che cambi i modi di essere e di pensare e, dunque, quelli di agire. Proprio queste convinzioni ed il progetto ideale di una società diversa, in pace con gli uomini e con la natura, ci inducono a presentare un nostro candidato e non ci consentono di aderire ad altre proposte che, al di là della stima personale per i colleghi, rappresenterebbero simbolicamente il consenso a filosofie e a progetti politici che non solo sono altro rispetto al nostro, ma che per certi versi e su certe tematiche sono l'opposto.
Ultimo connotato, che non credo vada sottovalutato, della candidatura Segre, che proponiamo e che vorrei sottolineare all'attenzione dell'assemblea, è il fatto che in questo modo intendiamo dare un contributo tangibile e concreto al perseguimento della politica delle pari opportunità confermata nei fatti, oltre all'adesione teorica, da quel progetto che abbiamo più volte manifestato.
Per quanto riguarda più in generale l'organismo che ci troviamo qui oggi a rieleggere, riteniamo, in sintonia con le proposte di altri colleghi, che esso debba svolgere un ruolo di maggiore incisività e di traino nel dare al Consiglio regionale e alle Commissioni un ruolo adeguato ai problemi che, nella seconda metà della legislatura, la nostra Regione dovrà affrontare in uno scenario di crisi generalizzata non soltanto economica, ma anche e soprattutto ideale.
Per questo abbiamo sottoscritto l'ordine del giorno specifico che è stato presentato e la nostra candidatura, quella della collega Anna Segre va letta anche nell'ottica di uno sforzo per dare una risposta a questi problemi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.
MARINO Poiché sento molte parole in libertà, soprattutto negli ultimi interventi, mi permetto di esprimere qualche parola sull'argomento.
Devo dire che sono preoccupato del fatto che in realtà poco si discute in questo dibattito del ruolo del nuovo Ufficio di Presidenza e in particolare poco si discute dei limiti che il vecchio Ufficio di Presidenza ha espresso; mi auguro che il nuovo invece non li riproponga. Su questo argomento qualche parola la voglio dire.
Prima di tutto ritengo che, alla luce di quello che avviene fuori da questo Consiglio regionale, che credo si debba dichiarare la quarantacinquesima area protetta di questa Regione (se quelle attuali sono quarantaquattro questa è la quarantacinquesima), il ruolo principale, per quanto è la mia opinione su di un Ufficio di Presidenza, sia quello di fare gli uscieri e cioè di garantire l'apertura delle porte di queste stanze a problemi non tutti dello stesso grado di importanza e non tutti condivisibili, ma che comunque esistono e diventano sempre più pressanti all'interno della società piemontese.
Lo abbiamo visto in alcune occasioni. Questo Ufficio di Presidenza ha aperto le porte sapendo che cosa avrebbe comportato: in molti casi voleva dire non potere rispondere (perché oggettivamente non era in grado di farlo) a richieste che, non avendo altri interlocutori, parte della società piemontese poneva a questo Consiglio regionale e quindi all'Ufficio di Presidenza. Non sempre le porte sono rimaste aperte, ci sono stati momenti diversi. Non posso non sottolineare, per esempio negli ultimi tempi, una piccola questione, se vogliamo, fra le altre: quella del Coro RAI. In qualche modo le porte sono state aperte e quando, oltre ad aprire le porte ci si fa carico anche dei problemi, sapendo che spesso questo vuol dire andare contro altri interlocutori che ad altri livelli su queste scelte hanno più potere della Regione, credo che un Ufficio di Presidenza cominci a svolgere quello che a mio parere è il suo ruolo principale.
In una situazione complessa come quella di questo Consiglio regionale dove esistono tredici forze politiche e quattordici Gruppi consiliari, non è questione secondaria, nei limiti dello Statuto che ha questa Regione (Statuto che è stato modificato alla fine della legislatura precedente, mi pare all'unanimità di tutte le forze politiche), il criterio con cui si eleggono cinque persone che debbono garantire la possibilità di espressione paritaria di tredici forze politiche e quattordici Gruppi consiliari.
Questo non sempre è stato fatto nell'Ufficio di Presidenza vecchio. Potrei citare qualche esempio, ma è sgradevole farlo, quindi non lo faccio. Credo che questa sia la seconda questione fondamentale e rispetto alla quale sono significativi i criteri con cui si stanno facendo delle proposte di candidatura.
La terza questione è il ruolo di questo Ufficio di Presidenza nel correggere i rapporti fra maggioranza e minoranza nelle sedi più importanti del Consiglio, in particolare nelle Commissioni.
Ho già espresso in altre occasioni, come altri Consiglieri di minoranza e di opposizione, l'opinione che era accettabile e condivisibile che la Presidenza delle Commissioni fosse gestita dalla maggioranza. Sono stato però, insieme ad altri, intransigente sul fatto che, conseguentemente a questa logica, le Commissioni dovessero diventare sedi di confronto ed eventualmente di scontro reale rispetto alle quali un Ufficio di Presidenza deve garantire i tempi, gli strumenti, le procedure, i criteri sufficienti per permettere alle minoranze di esprimere e di dare il proprio contributo di contrastare le posizioni che le maggioranze non sempre attivamente esprimono all'interno delle Commissioni e che soltanto dentro questa logica si ricostruisce un rapporto corretto fra il ruolo di chi governa e il ruolo di chi fa opposizione all'interno delle sedi istituzionali.
L'ultima questione riguarda invece il ruolo nuovo che l'Ufficio di Presidenza può o potrebbe assumere in base ai contenuti dell'art. 81 dello Statuto, di cui ho sentito sostanzialmente parlare pochissimo.
La Presidente ha mandato ai Gruppi, già qualche tempo fa, il 23 luglio un documento a questo proposito, che vedo scarsamente diffuso fino ad oggi.
Ebbene, questa non è questione banale. In più occasioni ho criticato una situazione per la quale un Ufficio di Presidenza, che ha un ruolo crescente rispetto alle sedi istituzionali di questa Regione, di fatto è un organo privo, da una parte, di qualunque forma di controllo, dall'altra di qualunque forma di trasparenza.
L'esempio tipico di questa questione è che, ammesso che esistano problemi su cui si esprimono opinioni diverse all'interno dell'Ufficio di Presidenza, fino ad oggi non è dato conoscerle, perché non viene distribuito un verbale delle riunioni dell'Ufficio di Presidenza, ai Gruppi o ai Capigruppo.
La proposta che viene fatta di attivazione dell'art. 81 dello Statuto che riguarda il ruolo autonomo del Consiglio nella gestione del personale e di altre cose, è questione che comincia a diventare di un certo spessore.
Noi siamo in una situazione in cui l'Ufficio di Presidenza diventa il gestore di fatto, il responsabile, per esempio, di una parte del personale di questa Regione e di per sé non ha direttamente forme di controllo.
Mi permetto di leggere quattro righe del documento della proposta presentata dal vecchio Ufficio di Presidenza: "Per quanto attiene al problema dei controlli e della pubblicità sugli atti assunti dall'Ufficio di Presidenza in attuazione della presente legge - che è quella che attiva l'art. 81- si è ritenuto di confermare che tali atti non sono sottoposti a controlli in base al principio dell'autonomia dell'assemblea".
Potrei dilungarmi ulteriormente su questa questione che ritengo, da una parte, non centrale rispetto al ruolo che nella realtà storica di oggi l'Ufficio di Presidenza deve avere. Dall'altra, nel momento in cui il nuovo Ufficio di Presidenza decidesse davvero di attivare l'art. 81, credo che si ponga una questione di non poco conto. Si devono inventare degli strumenti che permettano una maggiore trasparenza e una qualche forma di verifica e di controllo perché, seppure in modo estremamente distorto e anomalo, le cinque persone che verranno elette saranno i rappresentanti di questa assemblea e non dei Gruppi consiliari di cui fanno parte.
Vengo all'increscioso episodio maturato negli ultimi giorni attraverso il quale si stanno proponendo le candidature. Per quanto riguarda la proposta di riconferma della Presidente Spagnuolo, posso solo dire che all'interno di una maggioranza di cui non condivido (soprattutto negli ultimi mesi) le principali posizioni politiche espresse, sicuramente questa mi sembra la migliore candidatura. Ciò in particolare rispetto a una questione, sulla quale, per quello che può contare il mio invito, sollecito la Presidente ad essere attiva forse ancora di più di quanto lo è stata in passato: il dibattito di grandissima importanza sul nuovo ruolo delle Regioni, quello che qualcuno chiama nuovo regionalismo e che io chiamo ovviamente con un'ottica diversa, apertura verso uno Stato di tipo federale nel nostro Paese.
Ritengo questa questione di grandissima importanza e so che verso di essa la nostra Presidente ha una qualche sensibilità. So anche che esistono posizioni molto diverse sia all'interno della maggioranza che all'interno delle opposizioni; non è vero, per esempio, che tutta una serie di Gruppi presenti all'opposizione sia regionalista, federalista e infatti - al di là delle parole l'abbiamo visto nel dibattito di pochi mesi fa - sono state espresse opinioni molto diverse.
Ebbene, io credo che questa Regione possa fare di più. Nelle Regioni Lombardia e Veneto nelle ultime settimane i Verdi sono entrati in Giunte nuove e si sono fatti carico di non gestire il comodo ruolo di opposizione ma di gestire una situazione difficilissima, sulla quale giudizi diversi si possono dare, ma sicuramente a partire da una forte attenzione rispetto alla questione di un nuovo ruolo delle Regioni e quindi dei Consigli regionali. Le Regioni Lombardia e Veneto hanno costruito una struttura di supporto tecnico-legislativo di grande consistenza ed interesse a fianco del Consiglio; non so quanti conoscano i materiali prodotti soprattutto dal gruppo di supporto del Consiglio regionale della Lombardia, ma ripeto che questi sono di grandissimo interesse politico-culturale. Sollecito la Presidente Spagnuolo - se verrà rieletta - a farsi carico con più audacia di queste questioni.
Vado alle altre candidature. Il Consigliere Cucco ha tantissimi difetti (devo dire che non condivido neanche una parola di quello che lui esprime su questioni di fondo come quella delle riforme istituzionali); tuttavia ha il pregio di aver fatto questa mattina una piccola operazione di trasparenza. Ci sono stati, per iniziativa del Consigliere Cucco, almeno tre incontri delle cosiddette minoranze piccole con la cosiddetta minoranza più grande, nei quali il Consigliere Monticelli era presente e ha espresso con chiarezza le intenzioni e la propria candidatura, cioè la candidatura fatta da parte del Gruppo PDS; per il resto la discussione è stata fra sordi, nel senso che alla fine della terza di queste riunioni non avevamo ancora scoperto che c'erano altre candidature ufficiali. Lo scopriamo nelle ultime ore, leggendo questo spiacevolissimo trafiletto della Gazzetta di oggi, secondo la quale il PDS avrebbe scelto due candidati, e non uno, per l'Ufficio di Presidenza.
Attraverso una delle piccole smagliature che l'Ufficio di Presidenza precedente ha fatto, si è permessa la nascita di un Gruppo che prendeva il nome di una lista elettorale che aveva eletto due dei quattro Verdi (il sottoscritto e la Consigliera Segre); è stata una delle smagliature sulle quali molto ci sarebbe da dire rispetto al vecchio Ufficio di Presidenza.
Ebbene, il Gruppo dei Verdi, che fa parte della stessa forza politica di cui io faccio parte e di cui sono anche Consigliere nazionale, non ha ritenuto di confrontare le proprie posizioni o le proposte che il PDS faceva non dico con gli altri Gruppi di minoranza, sui quali si pu discutere quanto sia doveroso confrontarsi, ma neppure con l'altro Consigliere regionale che fa parte della stessa forza politica. E allora la logica che emerge è una logica preoccupante; è una logica che ci ripropone alcuni dei difetti pesanti del vecchio Ufficio di Presidenza e che mi fa chiedere con preoccupazione se le cinque persone che vengono elette sono garanti dei Gruppi consiliari che hanno partecipato ad eleggere o sono garanti di questa assemblea.
Il criterio con cui oggi si sono fatti i nomi mi preoccupa perché non scioglie questo nodo che non è da poco. Quando la logica dell'area protetta e la logica dei numeri prendono il sopravvento sulle valutazioni politiche si entra in un campo minato. Quando il criterio politico è quello di moltiplicare per due e dividere per tre, si aprono percorsi che personalmente non sono disponibile ad avallare e quindi non avallerò; sono percorsi non trasparenti, pericolosi e che ripropongono davvero il "vecchio" all'inter-no di questo Consiglio regionale. Allora mi pare che il Consigliere Cucco abbia fatto, non in questo momento ma parecchi giorni fa un'operazione di chiarezza, di comportamento corretto, di trasparenza rispetto alla quale altri hanno fatto finta di non capire, mentre ci stiamo incanalando nella logica politica del moltiplicare per due e dividere per tre dalla quale molti risultati possibili possono venir fuori.
Non mi presterò alla logica dei numeri e non ritengo corretto il modo in cui sono state espresse le candidature di minoranza; di conseguenza, non contribuirò all'elezione di questi rappresentanti. Finisco dicendo che purtroppo, le ragioni per le quali questo sistema dei partiti nel suo insieme sta andando al collasso sono ragioni consistenti, che anche questa piccola questione ci sta riproponendo qui pari pari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Colleghe e colleghi, si rinnova l'Ufficio di Presidenza. Per quanto riguarda la fase che si chiude, ringrazio tutti i componenti dell'Ufficio di Presidenza con un ringraziamento di carattere istituzionale. Li ringrazio per essersi impegnati in un lavoro non facile. Ringrazio tutti.
Ringrazio la Presidente, alla quale, rieletta, chiederò di accentuare ancora quell'impegno teso a dare dignità ai lavori d'aula, che ha già profuso e che le chiedo di profondere ancora. Questo è il ringraziamento istituzionale ma, accanto a questo ringraziamento, voglio esprimere anche alcune critiche.
Li ringrazio tutti anche se non ritengo che il ruolo svolto dall'insieme dell'Ufficio di Presidenza sia stato sempre positivo. Qui non mi riferisco al campanello messo dal membro dell'Ufficio di Presidenza Consigliere Porcellana, che ha deciso di chiudersi a chiave nel suo Ufficio, non mi riferisco a queste piccole cose. Mi riferisco a cose un po' più importanti, che partono dal presupposto che l'Ufficio di Presidenza è stato considerato, da quando io lo vedo funzionare, dal 1987, come una sorta di metallo nobile, inattaccabile dagli acidi e, nel caso specifico inattaccabile dalla critica e dalla dialettica che - si sa - qualche volta è fastidiosa.
Chiedo che questa "condizione aurea" dell'Ufficio di Presidenza venga messa in discussione. Critiche da fare ce ne sono. Non sono soddisfatto di alcune attività dell'Ufficio di Presidenza su questioni di merito. Come è possibile che, all'unanimità, l'Ufficio di Presidenza decida una spesa pazza come quella dell'acquisto del palazzo qui di fronte? Ho sollevato anche personalmente alla Presidente 1 problema della gestione di questo edificio e del suo cortile storico, trattato come un'area mercatile e gestito peggio di come lo sarebbe in una decorosa gestione di condominio.
Le altre critiche sono di metodo, sulla non visibilità di una dialettica all'interno dell'Ufficio di Presidenza che sarebbe incredibile considerare non avvenuta; le stesse parole dette qui dal Consigliere Grosso sulle divergenze di opinione lo dimostrano.
Spero che questa facciata unitaria venga rotta. Negli incontri che abbiamo fatto, di minoranza, ho chiesto che i candidati lo dichiarassero preventivamente. L'Ufficio di Presidenza compie atti insindacabili, solo la volontà dei componenti dell'Ufficio di Presidenza permette all'assemblea che li ha eletti di sindacare politicamente sulle scelte compiute. Se questo non avviene, e non può che avvenire per volontà dei singoli eletti è l'ufficio di Presidenza, resta il "metallo nobile" che nessuno pu toccare. Rompiamo questa prassi e rendiamo politicamente leggibile il lavoro dell'Ufficio di Presidenza.
Chiudo con il passato. Si tratta di rinnovarlo, questo Ufficio di Presidenza, e qua sono dolori, colleghi. Sulla candidatura della Consigliera Carla Spagnuolo alcuni Consiglieri hanno dichiarato: "votiamo Carla Spagnuolo perché è la candidata del pentapartito".
E' la candidata del pentapartito: parole spese in quest'aula. Se queste parole risuonassero sei metri più in alto e venti metri più avanti, che senso avrebbero? Cioè, che senso ha dire in strada, in Via Alfieri 15, che si propone una candidatura del pentapartito? Non ha nessun senso.
Continuiamo a non avere, con la società che sta fuori di qui, neppure quel fenomeno di osmosi, che sappiamo leggibile solo con raffinate strumentazioni e dopo un certo periodo di tempo, per cui quanto c'è da una parte del vaso poi, pian pianino, viene anche ad essere recepito nell'altra parte del vaso. Qui c'è una parete che non è osmotica, non consente l'osmosi.
Ma, gridare a casa d'altri è sempre più facile che a casa propria. La legittimità di una candidatura del pentapartito, legittimità politica e numerica che in quest'aula c'è, ma appena fuori di qua non c'è, deve essere a mio parere illustrata e denunciata, ma questo vale per tante altre cose.
Vale anche per il Gruppo PDS, che ha dato per scontata la sua Vicepresidenza all'Ufficio di Presidenza: una Vicepresidenza del PDS in Via Alfieri 15, sui marciapiedi, non è una cosa scontata, eppure qui viene data per scontata! Allora, quando si tirano in ballo i risultati elettorali e tutto quanto c'è fuori, facciamolo, ma a tutto campo. E qui ai partiti che eleggono il Presidente e il Vicepresidente forse, non tocca né l'uno né l'altro. Questo è un elemento di sofferenza, ed è uno dei tre elementi che porterà il mio Gruppo a votare come vi dirò.
Per quanto riguarda i componenti dell'Ufficio di Presidenza e la loro attività, ho partecipato a questo lavoro di trasparenza innovativa - e tutte le novità, caro Cucco, sono difficili da perseguire - di verificare all'interno dei Gruppi, anche minori ma particolarmente combattivi, e poi successivamente con il Gruppo maggiore di opposizione, che ha i numeri per contare e per decidere, la possibilità di giungere a candidature le più ampie possibili. In questo lavoro sono stati espressi dei disagi, anche in quest'aula, da due colleghi, Cucco e Marino. Non parlerei nemmeno di fallimento, Cucco, è andata così, ma bisogna insistere.
Mi è parso di capire che probabilmente questa difficoltà è stata dovuta ad un'opulenza di movimento da parte del Gruppo di opposizione con più numeri da giocare, che forse, fosse stato meno opulento nel muoversi avrebbe prodotto risultati diversi. E questa impressione a me sembra detta da persone sane di mente; forse, se si fosse agito in modo diverso, avremmo potuto giungere a candidature maggiormente rappresentative.
Cosa ho chiesto in queste riunioni, e cosa chiedo ancora qui? Intanto che si innovasse nelle candidature. Colleghi, non siamo al Rotary Club dove per entrare c'è bisogno di uno o due Consiglieri che ti presentino.
Qui che bisogno c'è che qualcuno "presenti" il candidato? Quello che avevo chiesto è che, chi voleva essere eletto nell'Ufficio di Presidenza, si alzasse in piedi e dicesse cosa intendeva fare, e su questo chiedesse i voti. E ho anche detto: voterò candidati all'Ufficio di Presidenza (se c'è un accordo ampio) che abbiano certe caratteristiche e si impegnino a fare certe cose. Ad esempio, che si impegnino a non comprare il palazzo di fronte; ad esempio che sulla necessità di istituire il ruolo del personale del Consiglio abbiano moltissimi dubbi sull'opportunità di farlo stante un Ufficio di Presidenza insindacabile e così composto; che dicessero qui - non nelle riunioni riservate - che si impegnavano a rendere pubbliche le discussioni (pubbliche in quest'aula) svolte in Ufficio di Presidenza. Anche questo è mancato. La candidatura ha seguito il vecchio modo: c'è qualcuno che candida qualcun altro, quest'altro sta zitto, poi va là e farà quel che farà.
Ritenevo che questa piccola innovazione di chiarezza e trasparenza, di novità nell'alzarsi in piedi e dire: "Vi chiedo il voto perché intendo fare queste cose" fosse una cosa utile a tutti. Agiamo come se nulla fosse accaduto e si criticano i risultati elettorali solo ognuno pro domo sua e senza fare un discorso a tutto campo che dovrebbe rimettere tutto in discussione.
Si poteva lavorare meglio se i pesi massimi si fossero mossi con maggiore accortezza, cosa che non è avvenuta e si poteva anche dal punto di vista del metodo segnalare la novità della responsabilità personale di ciascuno di noi che chiede i voti sulla base di un programma. Questi tre elementi sono mancati e per segnalare questo complesso di disagio il Gruppo di Rifondazione non parteciperà ad alcuna votazione augurando buon lavoro a tutti gli eletti, su molti dei quali ha stima e su alcuni dei quali ne ha moltissima. Questo ci consentirà anche, ove circolassero dei veleni, di non essere un Gruppo destinatario di ricerche di alcun tipo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.
PICCHIONI Signor Presidente, la sua Presidenza, quale Presidenza designata dal PSI, è frutto degli accordi del 1990. E' anche un frutto un po' paradossale delle vicende del 1992, in una linea di legittimità, per carità. In una linea che però ha conosciuto nelle ultime settimane e negli ultimi giorni la crisi di Torino quasi in un precipitato wagneriano, dove il meno che si possa dire è che nei due atti finali tutto si giochi tra la farsa e la tragedia. Nel primo, un partito della maggioranza è stato vittima di un'imboscata da parte di un Ghino di Tacco più bandito che gentiluomo; nel secondo, un partito che doveva creare l'alternativa del buon governo alla città di Torino si è visto costretto a dover rincorrere i voti sulle bancarelle dei "vu' cumpra" del Consiglio comunale. Queste cose pesano.
Pesano per il fatto che un esperimento che poteva essere positivo è fallito; pesano per il fatto che tutto quanto noi avevamo detto circa la pochezza, circa la superficialità, circa l'improvvisazione con cui questo esperimento era stato varcato da tre o quattro parlamentari torinesi sia poi finito in un "finale di partita" che è certamente pesante per tutti i partiti che hanno la responsabilità del governo di questa città.
Non voglio dilungarmi su questi fatti, ma se una lezione prendiamo da quanto è successo ieri vale ciò che dice il "Corriere della Sera": "Gli italiani, uniti nella protesta, hanno votato per i partiti che non c'erano". Di fronte ad uno scenario che più drammatico non potrebbe essere come è stato accennato dal Segretario regionale del PDS e da altri - che cosa dobbiamo fare? L'Abbé Pierre nei giorni scorsi ha detto una frase molto bella che dobbiamo però rovesciare: "La politica rende possibile ciò che è necessario". Noi dobbiamo rendere necessario ciò che è possibile e quando diciamo questo vogliamo dire che il vuoto istituzionale non pu permettersi, amici della maggioranza come della minoranza, nessuna deroga nessuna moratoria, perché anche in questo modo, anche in questo momento anche con questa nostra tenuta, noi possiamo garantire quel minimo di credibilità delle istituzioni. C'è un vuoto assoluto di credibilità nel nostro Paese, accompagnato anche ad un assoluto pieno di mestiere. Al di là di quelli che possono essere i trenta mesi, i quattro giorni, le cinque ore, noi dobbiamo rovesciare questa accusa, che viene fatta a tutta la classe politica, a tutti i partiti, a tutto il sistema, cercando per quanto ci è possibile di recuperare un rapporto corretto con le istituzioni.
Certo, stamane venendo in quest'aula tutti saremmo stati soggiogati dai risultati elettorali, ne avremmo manifestato chi l'esultanza, chi l'amarezza, chi il disagio, chi la perplessità, chi la problematicità, ma tutti ci saremmo fatti questo pensiero molto semplice, molto modesto: come possiamo raccordarci noi con le nostre piccole cose, con il nostro tran tran, con le nostre miserie quotidiane un po' travettistiche, come ha detto Chiezzi sul governo di questo Ufficio di Presidenza; come possiamo raccordarci con i grandi temi, con le grandi tensioni, con i grandi problemi che esistono nel nostro Paese? Credo che ognuno di noi non abbia potuto sfuggire a questo interrogativo, che oltre che morale era anche esistenziale, perché che cosa vale quello che noi facciamo oggi se domani, come ha detto Chiezzi, a dieci metri di altezza e venti metri più in là noi non abbiamo più nessuna legittimità, malgrado il buon governo possibile che possiamo fare? Possiamo solamente rispondere adempiendo agli atti nella maniera più puntuale, più precisa, più corretta e tutto quanto è stato detto e fatto anche in questa sede con il contributo anche delle opposizioni ha significato forse che questa Regione non appare come "L'insostenibile leggerezza dell'essere", ma che è riuscita di volta in volta, pur attraverso dei processi di macerazione oltre che di maturazione, ad essere qualche cosa di più di come i cittadini la intendono e di come qualcuno vorrebbe che la intendessero.
Noi non vogliamo parlare, signora Presidente, della logica del pentapartito o di altro; certo, siamo figli di quel tempo, non siamo figli di nessuno e siamo nati con una logica politica ben precisa, con una logica di maggioranza che non vogliamo assolutamente rinnegare anche se il contributo che altri potranno dare, anche se il cammino che forse in altre sedi è stato iniziato, potrà non essere inutile per esploratori più avveduti (non quegli astromanti che cercando di leggere gli astri credevano di insegnarci il cammino da compiere). Credo che questo possa essere raccolto come il nostro segnacolo per questo secondo mandato della nostra legislatura.
Il mio Gruppo ha discusso per sette ore nei giorni scorsi (non per un fatto di routine, non per un fatto esornativo) sull'Ufficio di Presidenza sul mandato che doveva essere rinnovato, sulla funzione del Consiglio sulla funzione della Giunta, sul collegamento tra Consiglio e Giunta: tutti argomenti che pur non essendo stati esauriti verranno portati al tavolo di una riflessione comune più approfondita, più esaustiva nel mese di gennaio.
Ringrazio il mio Gruppo perché con uno spirito di grande libertà e anche di grande sagacia politica ha capito che in questo momento il primo dovere era quello di garantire all'istituzione la sua funzionalità e il suo corretto funzionamento e poi di vedere, in un momento successivo, che cosa dovevamo fare. Ma che cosa dovremmo fare? Dovremmo fare quanto è stato ricordato questa mattina. Signor Presidente, siamo tutti responsabili: è molto facile mettersi di qua e poi trovare una verginità mettendosi al di là. La funzionalità dipende da tutte le sedi: dipende da lei, dai suoi collaboratori che voglio tutti quanti ringraziare, da Montabone a Porcellana, al prof. Grosso a Foco, ma dipende anche dalle Commissioni dipende da coloro che sono preposti ad una funzione che è stata loro delegata; dipende dalle Commissioni, dal Regolamento se esse funzionano, se sono inerti, sono letargiche e così via; dipende dal cambiamento che comunque noi abbiamo cercato di individuare, sia pure approssimativamente senza alcun documento paludato, ma con delle indicazioni per le quali all'inizio di questa legislatura qualcuno ci aveva suggerito di soprassedere.
E' logico: ci si verifica, ci si incontra, ci si confronta; l'empirismo del nostro vivere quotidiano ci porta a soluzioni che possono essere ottimali rispetto a quelle che potevano essere improvvisate, ma dobbiamo anche dire che tutti quanti abbiamo offerto almeno un motivo per cambiare per far funzionare meglio, per migliorare la nostra qualità oltreché la quantità del nostro lavoro. Allora, però, dobbiamo chiamarci collettivamente a rapporto, per vedere dove siamo mancati, per vedere se gli uomini erano nel momento giusto al posto giusto, per vedere se il cambiamento è un cambiamento che viene oggi criticato così tanto perché la parola cambiamento riempie la bocca, oppure se lo stesso è necessario perché coloro che ricoprivano quei posti non erano adatti alla bisogna.
Sul problema del Consiglio e dei rapporti con questo Consiglio, il discorso che voglio fare è molto semplice.
Voglio ringraziare ed apprezzare ancora una volta Carla Spagnuolo per la sua grande capacità politica e per la sua grande intelligenza politica.
Però, Presidente, tre cose: la continuità porta a degenerazioni, e lei lo intenda a tutti i livelli. Ci sono personaggi che sono più importanti degli Assessori e che sono assolutamente inamovibili; e l'inamovibilità porta al canonicato, all'inerzia, alla ripetitività meccanica del funzionamento e del lavoro.
Seconda cosa. Non esistono strutture, signora Presidente, supporti legislativi per cui un Consigliere lavora e si sente veramente tale. Noi siamo in balìa di noi stessi, personalmente della propria ignoranza, altri della propria sprovvedutezza.
Noi vogliamo che il Consiglio possa fornire ai Consiglieri quelle strutture per cui i Consiglieri siano effettivamente dei legislatori, per cui i Presidenti delle Commissioni non siano solamente degli speaker, ma siano Presidenti che possono anche essere degli alter ego propositivi e costruttivi nei confronti degli Assessori.
Terza cosa. Il personale deve essere ricambiato per essere riqualificato; il buon governo non è soltanto al di fuori di qui Consigliere Chiezzi: è anche qui, tra di noi, con noi.
Bisogna allora avere il coraggio di dire cose che non potevano essere dette prima per ignoranza - ad esempio - di chi parlava, ma che devono essere assolutamente dette se vogliamo che quel salto di qualità possa costituire effettivamente il segno di un cambiamento.
Il problema delle Consulte. Le Consulte rappresentano la grande possibilità, la grande capacità che questa Regione ha di proporsi all'esterno, per problemi forse non strettamente istituzionali, ma culturali e politici; per problemi che però non devono debordare in extrastrutture o sovrastrutture per cui l'immagine politica complessiva della Regione viene ad essere alterata o fuorviata.
Sul problema delle Commissioni, bisogna certamente riequilibrare siamo d'accordo - i rapporti fra maggioranza e minoranza. Se riusciamo a varare più Commissioni in ordine funzionale ai nostri lavori, probabilmente anche questa chiamata alla corresponsabilità delle forze della minoranza potrà essere risolta.
Non ho molto da aggiungere a quanto detto. Naturalmente, questo è solo l'indice di alcuni temi che verranno riproposti e ripresi. Però, voglio dire che in questo momento - e mi rivolgo anche al Presidente della Giunta in cui il Comune latiterà per almeno un anno, noi abbiamo una grande occasione, una grande funzione. Diceva il collega Marchini - scusa se ti rubo la citazione - meno occupazione, ma più progetti. E' un'esasperazione.
Certamente, quanto fa l'Assessore Cerchio è lodevolissimo; però cerchiamo di mettere a punto un progetto complessivo della nostra Regione, per l'emergenza critica in cui ci troviamo. E questo proprio perché non possiamo predicare urbi et orbi, proprio perché il protagonismo di una Regione si fonda su fatti concreti, su scelte precise, su progetti qualificati.
E' stato detto un momento fa che l'Ufficio di Presidenza si muove all'interno di vecchie logiche; ma le logiche non toccano solamente la maggioranza, amici della minoranza. Quando si deve scegliere o selezionare forse qualcuno è più uguale degli altri - secondo vecchi schemi - e allora diventa difficile predicare in casa d'altri quando in casa propria, come si è appreso da alcuni interventi, non si è riusciti a raggiungere quel risultato di trasparenza pluralistica che si voleva raggiungere.
Certo, i propri candidati hanno sempre 18 carati, sono certamente bravi, buoni e belli come tutti i bambini che nascono. Personalmente invece, credo che i nostri candidati non siano né bravi né buoni né belli anche se hanno qualità sufficientemente positive per rinnovare loro il mandato.
Il nostro voto, pertanto, è di piena fiducia; anche se sarà un voto problematico per quel che dovrà essere fatto, un voto rapportato a tutte le preoccupazioni del presente, un voto che non vuole essere un placebo o una morfina per il cammino che ci attende. E' il voto con il quale designiamo Renato Montabone come Vicepresidente, Francesco Porcellana ed anche Giuseppe Goglio come Consiglieri Segretari; un voto che unitamente alla Presidente Spagnuolo, vuole essere un atto di fiducia e impegno per i prossimi trenta mesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino, per dichiarazione di voto.
RABELLINO Svolgo una brevissima dichiarazione di voto perché mi pare che non sia stato capito dalle altre forze di opposizione la nostra candidatura. Ho sentito dire continuamente che la Lega non ha avanzato candidature, ma noi abbiamo posto una candidatura che ha un significato politico: noi poniamo una candidatura alla Presidenza del Consiglio perché, oggi, la Lega Nord è la prima forza politica in Piemonte.
In base a questo significato la nostra candidatura è per la Presidenza ed eventualmente per la Vicepresidenza.
Per la segreteria noi, ufficialmente, appoggeremo la candidatura dell'avv. Majorino, in particolare per le capacità della persona. Noi non abbiamo problemi di schieramenti: se si fosse candidato Chiezzi l'avremmo votato con estremo piacere (ho voluto fare l'esempio dei due estremi). La Lega Nord non ha alcun pregiudizio in materia, per cui appoggiamo la candidatura a Consigliere Segretario l'avv. Majorino.
Ribadisco il concetto del significato politico della candidatura alla Presidenza e Vicepresidenza.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola procediamo all'elezione del Presidente del Consiglio regionale.
La votazione deve avvenire a scrutinio segreto e risulta eletto Presidente il Consigliere che ha riportato la maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio.
Si distribuiscano le schede per l'elezione del Presidente.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 56 votanti 55 hanno ottenuto voti: Carla SPAGNUOLO 37 Antonio BODRERO 3 schede bianche 15 non partecipa al voto 1 Proclamo eletta Presidente del Consiglio regionale la Consigliera Carla Spagnuolo che ha riportato 37 voti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Non essendovi più alcuno che chiede la parola, si proceda alla votazione a scrutinio segreto per l'elezione dei Vicepresidenti del Consiglio regionale. Ai sensi dell'ottavo comma dell'art. 4 del Regolamento, ciascun Consigliere può votare un solo nome.
Si distribuiscano le schede per la votazione dei Vicepresidenti.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 56 votanti 55 hanno ottenuto voti: Renato MONTABONE 29 Antonio MONTICELLI 19 Antonio BODRERO 5 schede bianche 2 non partecipa al voto 1 Proclamo eletti Vicepresidenti del Consiglio regionale i Consiglieri Renato Montabone e Antonio Monticelli che hanno riportato il maggior numero di voti.
Procediamo alla votazione per l'elezione dei Consiglieri Segretari.
L'art. 14 dello Statuto prevede la nomina di tre Consiglieri Segretari.
Ai sensi del nono comma dell'art. 4 del Regolamento, ciascun Consigliere può votare non più di due nomi.
Si distribuiscano le schede perla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 56 votanti 55 hanno ottenuto voti: Francesco Luigi PORCELLANA 31 Giuseppe GOGLIO 23 Anna SEGRE 21 Gaetano MAJORINO 19 Ugo CAVALLERA 1 schede bianche 1 non partecipa al voto 1 Proclamo eletti Consiglieri Segretari del Consiglio regionale i Consiglieri Porcellana Francesco Luigi, Goglio Giuseppe e Segre Anna.
Invito l'Ufficio di Presidenza neo eletto a prendere posto al banco della Presidenza. Come è consuetudine e anche mio desiderio vorrei esprimere il mio ringraziamento al Consiglio attraverso un breve intervento, ma data l'ora lo rinvio al pomeriggio, anche perché è stato presentato un ordine del giorno sul funzionamento dell'Ufficio di Presidenza che i Consiglieri potranno valutare e che eventualmente potrà essere ripreso nel pomeriggio.
Comunico che la Commissione per la riconversione industriale si terrà adesso nella attigua Sala A.
I lavori pomeridiani avranno inizio alle ore 16.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 15,10)



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