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Dettaglio seduta n.193 del 01/12/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 7) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Bortolin, Bosio, Croso Dameri, Leo, Maccari, Rabellino, Sartoris e Tapparo.


Argomento: Musei

Comunicazioni della Giunta regionale sul Museo Regionale di Scienze Naturali (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo il dibattito sulle comunicazioni della Giunta regionale in merito al Museo Regionale di Scienze Naturali, di cui al punto 8) all'o.d.g..
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bodrero. Ne ha facoltà.



BODRERO Antonio

Come ho già detto parecchie volte, i musei, secondo la prassi dei Paesi più avanzati (non burocratizzati, non statalizzati), dovrebbero essere privatizzati. Di questo ne ha persino parlato "La Stampa" di Torino, ed è tutto dire; quando La Stampa di Torino arriva a capire la privatizzazione siamo già a buon punto.
Che cosa è successo? Che l'Università, che è indebitata come tutti gli Enti pubblici, ha fatto un regalo alla Regione. E' però un regalo che inghiotte miliardi. Di questo voglio parlare, anche perché ho partecipato alla riunione della Commissione cultura proprio nella sede di questo Museo ed era chiarissimo che sarebbe stato costosissimo.
Allora io dico no: queste cose vendiamole ai privati. Una cosa giusta che ha detto il Consigliere Giuliano - nonostante egli attacchi sovente la Lega nei suoi articoli di "Notizie della Regione Piemonte" - è questa: la vera scienza naturale è quella dei parchi. L'Assessorato ha già troppe cose da fare; non può occuparsi anche delle situazioni debitorie statali.
Le scienze si studiano nei parchi; la paleontologia, la mineralogia, la geologia sono cose da specialisti, e allora ci pensino gli amatori. Come sappiamo, nei Paesi più avanzati le Università sono private, ed è per quello che funzionano, perché "roba dle' Stat, roba da mat". Quindi privatizziamo i musei.. E' inutile che ci accolliamo dei compiti estranei noi dobbiamo solo controllare che i privati funzionino. Io capisco perfino l'Assessore: perché dobbiamo fare come i polli di Renzo, attaccarci a vicenda? E' chiaro che lo Stato, se ha quattro soldi, li spende in Sicilia, non certamente in Piemonte. Quindi, proprio per questa ragione, la privatizzazione deve essere la regola; poi il dovere gravissimo degli Assessori, della Giunta, del Consiglio regionale sarà quello di controllare che le cose funzionino. E dato che non possono fare i poliziotti e i magistrati, lo faranno fare dai poliziotti e dai magistrati, che devono darsi da fare.
Darsi da fare: è tutto lì il segreto del loro mestiere, come hanno cominciato a fare dopo il 6 aprile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Presidente e Assessore, sarò brevissimo; mi scuso, ma intervengo anch'io. Il fatto che siano intervenuti così tanti Consiglieri prima di me e che abbiamo trattata questo argomento in modo approfondito, mi consente di non tornare sugli argomenti già affrontati precedentemente.
Voglio però fare una battuta, mi consenta, anche perché non pensavo che dovesse svolgersi un dibattito vero e proprio su questo argomento; secondo me, una discussione sulle interpellanze poteva essere sufficiente, magari anche in Commissione. Comunque sia, si è scelta questa strada.
La battuta è di questo tipo (se vuole, di stile): come è possibile che l'Assessore - e parlo dell'Assessore - lasci degenerare una situazione di rapporti al punto tale che il Comitato scientifico decida di fare quello che ha fatto? Se il conflitto è sui contenuti, l'Assessore ha il diritto-dovere di dire: "Il Comitato scientifico ha sbagliato, noi vogliamo fare in modo diverso" oppure "Noi sosteniamo le scelte fatte e il Comitato scientifico ha torto". Ma se non è così, dato che a me sembra che buona parte del conflitto instauratosi con il Comitato scientifico derivi da comportamenti e da mancate sensibilità, oltre che dai contenuti, se questo è vero, è responsabilità dell'Assessore e dell'Assessorato in generale, prima che della struttura gestionale del Museo, se questi comportamenti hanno subìto questa degenerazione.
L'annotazione è tutta qui: è possibile che l'Assessore sia così "dimenticoso" delle relazioni con gli enti culturali, al punto da dimenticare anche questo aspetto della questione, cioè il suo rapporto diretto, il rapporto dell'Assessorato con questi enti, con questi rappresentanti della cultura piemontese? Tale rapporto, prima ancora che nel contenuto, è fallato sulla forma, perché, se ci sono dei conflitti o delle differenze di vedute, le si risolvono, e l'Assessore - lo ripeto - ha il diritto-dovere di esercitare la sua funzione direttiva in questa vicenda.
Una delle cose che l'Assessore non ha detto nella sua relazione è la risposta a questa domanda; spero che nella seconda parte vorrà rispondere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Ho sentito questa mattina una vera e propria catilinaria da parte del prof. Grosso, che avrà senz'altro ragioni su molti punti che ha toccato innanzitutto quello del tempo in cui è stata data risposta alla sua interrogazione. Non vorrei assolutamente sminuire l'importanza delle sue osservazioni, però questi conflitti fra organismi tecnici e Comitati scientifici sono dappertutto. Non voglio dire che essi non abbiano una ragion d'essere, perché non posso assolutamente entrare nel merito dei problemi, però se vogliamo solamente considerare la situazione di alcuni grandi organismi culturali, possiamo dire che sono quasi tutti in una metafisica cassintegrazione: il Museo del Cinema ad esempio, il Teatro Stabile, lo stesso Castello di Rivoli. Essi non sentono tanto l'usura di una contrattazione o di una contrapposizione tra politici, tecnici e mondo accademico, quanto piuttosto le differenziazioni che esistono anche nello stesso mondo accademico, per cui è difficile anche in tale sede riscontrare comportamenti che possono essere univoci.
Le stesse osservazioni che il prof. Grosso ha fatto mi paiono di scarsa entità, non voglio dire di risibile entità, ma quando il mondo accademico si interroga o si lamenta per la questione dei bollettini, per la questione dello scarso coinvolgimento, mi pare che queste costituiscano più delle beghe da retrobottega che una politica culturale precisa. Gli stessi capi d'accusa su quanto ha fatto l'attuale direttore sono anch'essi opinabili per la soggettività con cui sono stati espressi. Del resto, ciò avviene sia nel mondo dell'arte come nel mondo scientifico: leggiamo tutti i giorni sui giornali come certe scoperte scientifiche vengano asseverate da qualcuno e contestate da altri. Per esempio, è stato detto questa mattina che il Museo non è un'entità scientifica viva, non è riconosciuto internazionalmente invece mi pare che nel mondo nordamericano, come in quello sudamericano questo Museo abbia una sua identità e spessore ben precisi.
Detto questo però, ovviamente l'Assessore deve cercare di contemperare le diverse esigenze. Siamo in una funzione tripartitica: Assessorato Direzione tecnica e Direzione scientifica. Credo sia estremamente difficile (ritengo comunque che l'Assessore abbia la competenza e soprattutto uno stile tale) riuscire a contemperare le diverse opzioni che i soggetti portano in campo.
Non si può non dimenticare quanto ha detto l'Assessore questa mattina: "Non si può cancellare il lavoro immane che è stato fatto". Non si pu cancellare quel lavoro che partendo da Ferrero, da Alberton ad oggi, fa del Museo Regionale di Scienze Naturali certamente ancora un progetto da compiere, ancora da definire, ma una grande opportunità per il mondo scientifico torinese.
Si è parlato delle sue prospettive, della sua attività, si è parlato insomma della sua vita, che deve essere assolutamente non vegetativa. Su questo, forse, credo che bisogna non tanto fare un discorso storico, quanto un discorso di politica culturale. Che cosa si fa? Che cosa si riesce a fare? Quali sono le dimensioni che questo Museo di Scienze Naturali pu avere nel contesto torinese ed italiano? Io credo che un'attivizzazione più sollecita, più illuminata, più matura della politica del Museo possa essere effettivamente dispiegata e realizzata.
E' incompatibile la posizione del direttore con quella del Comitato scientifico? E' incompatibile questo Comitato scientifico, che pure è scaduto da molto tempo (è in prorogatio) con quello del direttore? Non lo so. L'Assessore su queste cose deve fare chiarezza, perché se oggi abbiamo fatto un discorso retrospettivo e lui ha fatto soprattutto un discorso retrospettivo, noi dobbiamo avere senz'altro degli elementi per cui gli incidenti di percorso del passato possano essere, per quanto possibile ovviati e il cammino del Museo di Scienze Naturali possa avere quella speditezza, quella incisività, quella maturità che questa grande iniziativa culturale della Regione Piemonte merita. Su questo attendiamo anche risposte.



PRESIDENTE

Poiché sono assenti i Consiglieri Rivalta e Marchini, che si erano iscritti a parlare, sospendo momentaneamente il dibattito sulla comunicazione dell'Assessore Nerviani.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 520: "Assestamento dei Programmi di localizzazione degli interventi di nuove costruzioni, in regime di edilizia agevolata, finanziati con le disponibilità previste dall'art. 22 della legge 11/2/1988, n. 67 (biennio 1988/1989) e con le economie della legge 51 8/1978, n. 457 (IV e V biennio)"


PRESIDENTE

Passiamo quindi all'esame di alcune deliberazioni.
Cominciamo dalla proposta di deliberazione n. 520, di cui al punto 25) all'o.d.g.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 23 voti favorevoli e 8 astensioni.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 521: "Assestamento dei programmi di localizzazione relativi ai finanziamenti disposti dal IV progetto biennale della legge 5181 1978, n. 457 per interventi di nuove costruzioni in edilizia agevolata"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 521, di cui al punto 26) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Volevo solo dire che mi astengo per il semplice motivo che purtroppo sembra che allo IACP sia entrata l'idea balzanissima di far vendere queste case. Ora, chi ha pagato le trattenute, non le ha pagate per vendere le case; ci sono inquilini delle stesse che non sono in grado di riscattarle di comprarle.
Bisognerà che lo Stato, o chi per esso, si impegni assolutamente a non permettere che sia imposta la vendita a gente che è dentro questi alloggi e che, se non compra, viene sfrattata: ciò è inammissibile e incompatibile con la legge istitutiva delle case popolari.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 23 voti favorevoli e 7 astensioni.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'ari. 52 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n. 10) non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 522: "Assestamento dei programmi di localizzazione relativi ai finanziamenti disposti dal V progetto biennale della legge 5181 1978, n. 457 per interventi di nuove costruzioni in edilizia agevolata"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 27) dell'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 522.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 23 voti favorevoli e 7 astensioni.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n.10) non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 531: "Programma di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata per il biennio 19901 1991. Legge 11/3/1988, n. 67. Localizzazione di 69.917 milioni, di cui L. 66600 milioni a valere sui fondi attribuiti con deliberazione CIPE del 30/7/1991 e L. 3.317 milioni a valere sulle economie del biennio 1988/1989"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 28) dell'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 531. Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 23 voti favorevoli e 7 astensioni.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n. 10) non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Parchi e riserve

Esame proposta di deliberazione n. 443: "Piano d'Areca del Parco Naturale del Monte Fenera"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 29) dell'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 443. Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 22 voti favorevoli e 8 astensioni.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n. 10) non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Nomine

Esame proposta di deliberazione n. 545: "Revoca della deliberazione consiliare n. 412-10928 del 21/7/1992 'Politecnico di Torino - Consiglio di amministrazione. Nomina di un rappresentante"'


PRESIDENTE

Passiamo al punto 40) dell'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 545. Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 29 voti favorevoli e 1 astensione.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n. 10) non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Nomine

Esame proposta di deliberazione n. 544: "Revoca della deliberazione consiliare n. 46613435 del 14/10/1992 'Co.Re.Co. - Sezione decentrata di Verbania. Nomina di quattro esperti effettivi e di due esperti supplenti nella parte relativa alla nomina dell'avv. Enzo Ferrero designato ai sensi dell'art. 42, primo comma, lettera a), n. 4 della legge n. 142/90'"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 41) dell'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 544. Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 29 voti favorevoli e 1 astensione.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n. 10) non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Nomine

Esame proposta di deliberazione n. 543: "Individuazione ai sensi dell'art. 4 della L.R. n. 10/85 di Associazioni, Enti ed Istituti titolari del potere di designazione 'Commissione per la disciplina dell'attività di consulenza per la circolazione dei mezzi di trasporto"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 543, di cui al punto 42) all'o.d.g.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 23 voti favorevoli e 8 astensioni.


Argomento: Nomine

Esame proposta di deliberazioni n. 550: "Dichiarazione di decadenza dalla carica di componente del Comitato tecnico-scientifico di supporto alla politica regionale delle Aree Protette del signor Malaroda Roberto (art. 16, L.R. n.10/85)"


PRESIDENTE

Il punto 45) all'o.d.g. prevede l'esame di alcune proposte di deliberazione relative a: "Dichiarazioni decadenza ex art. 16, L.R. 18/2 1985, n. 10".
Iniziamo con la proposta di deliberazione n. 550.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cucco; ne ha facoltà.



CUCCO Vincenzo

Annuncio che non parteciperò alla votazione.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 31 voti favorevoli (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).


Argomento: Nomine

Esame proposta di deliberazione n. 551: "Dichiarazione di decadenza dalla carica di componente della Consulta Regionale per la Tutela della Fauna e la disciplina della Caccia del signor Durio Paolo (art. 16, L.R. n.10185)"


PRESIDENTE

Esaminiamo la proposta di deliberazione n. 551.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 31 voti favorevoli (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).


Argomento: Nomine

Esame proposta di deliberazione n. 552: "Dichiarazione di decadenza dalla carica di componente del Comitato Consultivo del Centro Gianni Oberto del signor Bravo Gianluigi (art. 16, L.R. n. 10/85)"


PRESIDENTE

Esaminiamo la proposta di deliberazione n. 552.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 31 voti favorevoli (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).


Argomento: Nomine

Esame proposta di deliberazione n. 553: "Dichiarazione di decadenza dalla carica di componente della Consulta Regionale per i Beni Culturali del signor Ferrari Franco (art. 16, L.R. n.10185)"


PRESIDENTE

Esaminiamo la proposta di deliberazione n. 553.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 31 voti favorevoli (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).


Argomento: Nomine

Esame proposta di deliberazione n. 554: "Dichiarazione di decadenza dalla carica di componente della Consulta Regionale per i Beni Culturali del signor Barbero Amilcare (art. 16, L.R. n.10185)"


PRESIDENTE

Esaminiamo la proposta di deliberazione n. 554.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 31 voti favorevoli (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).


Argomento: Nomine

Esame proposta di deliberazione n. 555: "Dichiarazione di decadenza dalla carica di componente del Consiglio Scolastico Provinciale (Provincia di Novara) del signor Giustina Carlo (art. 16, L.R. n.10/85)"


PRESIDENTE

Esaminiamo la proposta di deliberazione n. 555.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 31 voti favorevoli (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).


Argomento: Nomine

Esame proposta di deliberazione n. 556: "Dichiarazione di decadenza dalla carica di componente della Commissione per la Sistemazione Idraulica e Forestale del signor Renacco Roberto (art. 16, L.R. n.10/85)"


PRESIDENTE

Esaminiamo la proposta di deliberazione n. 556.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 31 voti favorevoli (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).


Argomento: Musei

Comunicazioni della Giunta regionale sul Museo Regionale di Scienze Naturali (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo la discussione sul punto 8) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Chiedo scusa al Presidente e ai colleghi per questo mio ritardo, che però è stato, almeno in parte, utilizzato proficuamente. Questa mattina l'Assessore Nerviani nella sua relazione ha introdotto, per una parte anche consistente, richiami storici alla formazione del Museo di Scienze Naturali. Richiami storici che hanno messo in evidenza la fatica, qualche volta perfino la tensione drammatica, che questa operazione ha ingenerato in chi l'ha promossa e seguita. Penso alle difficoltà di tipo materiale dell'edificio del Vittone, del vecchio Ospedale San Giovanni, il suo carattere sanitario, e già questo a me pare sia stato un elemento di grande civiltà.
Ho avuto la sventura di accompagnare in quell'Ospedale il prof.
Fiorini. Mi va di ricordarlo, perché è stato l'Assessore che ha seguito le prime fasi di costituzione del Museo; quando ebbe il primo segno del suo male, eravamo in un'aula dell'Università e lo choc che io ebbi, e che poi ricevettero anche altre persone, fu quello di trovarsi in un Ospedale che ricordava i lazzaretti del '700, ma forse con un deterioramento che lo riportava ancora più indietro nel tempo. Ricordo la grande fatica fatta con l'Ospedale San Giovanni per poter liberare quei locali, ai fini di spostare un'attività sanitaria, e di lì la coincidenza di una sollecitazione che era provenuta dall'Università, di dare giusta sistemazione, pubblicizzazione funzione alle raccolte di materiale che il Politecnico e l'Università di Torino avevano fatto nel corso dei secoli. Le raccolte risalgono a periodi che vanno dalla fine del '700 in poi; il Museo di Scienze Naturali è quindi come un grande fatto - me lo riproponevano alla memoria appunto questi richiami e quello che mi ricordavo di quei tempi - di recupero di un edificio, di ristrutturazione dell'organizzazione sanitaria ospedaliera, di luogo dove sistemare l'idea di Museo di Scienze Naturali che l'Università ci aveva proposto.
Credo che questa sia una delle iniziative più importanti che la Regione abbia intrapreso nel corso di questi anni, per questi significati che ho richiamato ed anche perla funzione, non effimera, che questo Museo deve avere, di formazione permanente come risultato di un lavoro di ricerca che il Museo stesso deve guidare e corroborare. Questo è il Museo di Scienze un grande fatto di questa Regione, a cui hanno contribuito il prof Fiorini ma posso richiamare molti Consiglieri che, al di là delle divisioni di partito presenti allora, hanno svolto un'azione entusiastica per la realizzazione di questa struttura nella nostra città e nella nostra regione. A distanza di quattordici anni dalla primitiva istituzione di questo Museo, discutiamo di difficoltà di funzionamento, di svolgimento dei ruoli attribuitigli dalla Regione. Difficoltà emerse nel corso di questi anni, man mano che prendeva corpo e si definivano meglio le potenzialità che questo Museo stava mettendo in evidenza. Sono emerse questioni diventate essenziali per il suo ulteriore sviluppo, per la sua caratterizzazione scientifica, per la sua espressione culturale caratterizzazioni senza le quali non avrebbe senso aver messo in cantiere la realizzazione di questo Museo.
Alla creazione di queste difficoltà di funzionamento e di svolgimento hanno concorso numerosi fattori; esse sono venute crescendo, direi per molti aspetti come sviluppo naturale di un'idea, ma per altri aspetti per difficoltà insorte, anche soggettivamente determinate. Qualcuna è esterna al Museo (per esempio, la ristrettezza delle risorse finanziarie disponibili), ma voglio dire subito che queste sono difficoltà che devono essere rimosse il più presto possibile, proprio perché questa idea di Museo si concretizzi in fretta; sono comunque difficoltà che non costituiscono gli elementi di un dissidio: sono degli impedimenti al cammino, ma non sono questi i problemi di fondo. I problemi di fondo sono proprio la difficoltà di funzionamento e di svolgimento che possiamo definire soggettivi ed interni al Museo. In primo luogo dovuti alla sua forma istituzionale, lo diceva anche l'Assessore Nerviani questa mattina; allora, per superare le difficoltà di rapporto tra Regione, Università e Politecnico, si era scelta la strada dell'intervento regionale diretto e la struttura del Museo costituisce un servizio dell'Assessorato oggi retto dall'Assessore Nerviani, allora retto dal prof. Fiorini. Ma è proprio questa caratteristica che ha mostrato presto la sua incapacità di reggere all'esigenza di costruzione di un Museo come quello delle Scienze Naturali non può essere un servizio di Asséssorato a realizzare il Museo e soprattutto a farlo vivere nella fase in cui incomincia ad essere veramente attivo, soprattutto quando questo Museo si sarà concretizzato compiutamente e dovrà svolgere appieno le sue funzioni e il suo ruolo.
Esiste quindi un problema di funzionamento e di svolgimento di ruolo che è condizionato ed in grande misura impedito dalla forma istituzionale che regge questo Museo. Una forma istituzionale che comporta una serie di difficoltà che hanno fatto reagire chi, come il Comitato Scientifico dentro a quel Museo ha lavorato per quattordici anni. Questa mattina qualcuno ha citato qualche istituzione non a fine di lucro; anche qui, un Comitato Scientifico non a fine di lucro è esemplare, nel senso che in un Paese dove troppo spesso si corre a ricercare il tornaconto economico del proprio impegno, questo Comitato Scientifico rappresenta un organismo esemplare, perché per 14 anni ha dato il suo impegno, la sua attività, i cinque accademici, docenti, scienziati hanno dato il loro impegno senza percepire neppure quello che la legge avrebbe consentito loro di percepire cioè il gettone di presenza.
Questo Comitato scientifico ha fatto rilevare da molto tempo come questa struttura istituzionale, servizio dell'Assessorato, struttura della Regione, comporti degli impedimenti e difficoltà alla sua attività. Prima di tutto - non è cosa da poco, e lo voglio risottolineare - la scelta del personale. Le norme di assunzione da parte dell'Amministrazione regionale sia quelle nazionali che quelle nostre, si sono rilevate presto inconciliabili con le esigenze di selezione e formazione scientifica del personale. Le persone che si affacciano ai concorsi sono legate ad un mercato del lavoro; le persone, anche se in fase di prima formazione, ma di alta qualifica culturale e scientifica, sono spesso chiamate ad altri tipi di attività che non a quella di andare a fare un lavoro anche faticoso persino materiale e non solo da ricercatore, in un Museo che si sta costituendo, un lavoro certo interessante ed entusiasmante, ma - ripeto faticoso e con remunerazioni che non sono quelle che possono trovare in altre strutture di ricerca.
Impedimenti al movimento dei ricercatori: le persone che lavorano in un Museo scientifico hanno bisogno di potersi muovere e non si può dire che si siano mosse troppo: le ristrettezze di bilancio gliel'hanno impedito in tutti questi anni; forse nelle istituzioni pubbliche c'è stato un movimento turistico-amministrativo di ben maggiore peso ed ampiezza, ma non certo nel Museo di Scienze Naturali. Un Museo di Scienze Naturali ha invece bisogno che i propri ricercatori stabiliscano relazioni sul territorio nazionale ma anche internazionale, per certi versi vorrei dire persino soprattutto internazionale, se vogliamo uscire da una provincialità di impostazione.
Anche queste cose sono diventate faticose, faticose per i rapporti burocratici che il Museo deve stabilire con la Regione, faticose per i rapporti che si stabiliscono fra Regione e Ministero.
Voglio richiamare brevemente che il Ministro Costa è intervenuto a stigmatizzare un viaggio di lavoro scientifico (conoscenza e ricerca scientifica fatta, se non sbaglio, in Bulgaria), dicendo che si è fatto un viaggio per andare a vedere delle capre. A parte che non si trattava di capre, ma anche se si fosse trattato di capre io credo che dobbiamo dare per sicuro che se i ricercatori del Museo di Scienze Naturali si sono mossi l'hanno fatto comunque per una ragione scientifica, per acquisti, per scambi di materiale e di collezione.
Penso alla fatica che abbiamo fatto anche nella definizione del provvedimento amministrativo per acquistare, a suo tempo, la collezione Spinola. I concorrenti erano privati, di livello e carattere internazionale; c'era un problema di tempestività anche dell'offerta, di poter trattare con il venditore in modo da essere vincenti nella corsa all'acquisizione di collezioni che sono rare perché avvenute in periodi diversi dal nostro. Alcuni di questi pezzi di collezioni naturalistiche non sono più ritrovabili, quindi sono sottoposti ad un mercato, ad una vera e propria concorrenza e le norme di acquisizione che reggono l'Ammini strazione Pubblica, la Regione, non consentono quella libertà di movimento necessaria per l'acquisizione delle collezioni. Così per l'acquisto delle strumentazioni scientifiche: spesso sono di prima mano, in altri casi le strumentazioni scientifiche tra i musei vengono vendute e acquistate reciprocamente, e anche qui c'è bisogno di essere tempestivi nell'acquisto.
Si tratta quindi di una serie di impedimenti di non poco conto per un Museo scientifico che poi non vive di molte altre cose se non proprio gli scambi, gli acquisti di collezione, che sono le uniche cose che alimentano il loro ruolo e la loro attività di ostensione, di catalogazione, di sistemazione e di base per fattività didattica.
Difficoltà nelle cooperazioni e partecipazioni: il Museo di Scienze Naturali deve costruire le cooperazioni e partecipazioni attraverso i propri programmi ed interessi, ma deve anche cogliere le occasioni quando si presentano. Anche questo è contrario alle esigenze di una burocrazia che spesso impiega mesi per poter prendere una decisione, quindi c'è una situazione istituzionale che crea degli impedimenti di carattere operativo che vanno rimossi, se vogliamo che questo Museo non vivacchi, ma svolga un'azione attiva nell'ambito degli inte-ressi anche collezionistici e materiali dei Musei di Scienze Naturali. Queste non sono questioni da poco per chi vive nel Museo; credo che il Comitato Scientifico sia stato frustrato in tanti anni di presenza di attività, non diversamente dagli altri operatori all'interno del Museo, dalle difficoltà che sono insorte, e qualche occasione è anche stata persa per queste ragioni.
Allora, si pone davvero un problema sul piano operativo di modificazione della struttura istituzionale. Aggiungo che questo problema sul piano operativo, questi impedimenti, queste difficoltà operative devono essere eliminati per lo svolgimento dell'attività culturale e scientifica propria del Museo di Scienze Naturali. Non mi voglio dilungare oltre, ma voglio solo dire che, a maggior ragione, per questi altri aspetti culturali e scientifici, la struttura istituzionale del Museo va modificata.
Il Museo ha inoltre trovato altre difficoltà e il Comitato Scientifico ne ha risentito in massima misura rispetto alle esigenze di operare per i propri obiettivi, in particolare per la mancanza di autonomia nella possibilità di ricercare una corresponsione tra i piani di attività e i bilanci. Se è un Museo che dipende dall'Ammi-nistrazione regionale è solo uno dei tanti servizi dell'Amministrazione Regionale, che fa piani di attività che quasi mai corrispondono alle disponibilità finanziarie che magari con ritardo (perché noi poi approviamo i bilanci con ritardo), gli vengono erogati: promessi prima ed erogati poi. Quindi, una delle esigenze sul piano delle attività proprie del Museo di Scienze Naturali è quella di far corrispondere piani di attività e bilanci. E' necessaria una struttura istituzionale che consenta al Museo di vivere con autonomia sia nella formazione dei bilanci sia nella ricerca delle disponibilità finanziarie per operare.
L'Assessore Nerviani ha assunto l'obiettivo della riforma. Riconosco all'Assessore Nerviani da due anni e più - sono quasi due anni e mezzo che viviamo in questo Consiglio nel corso di questa legislatura - di aver posto il problema della riforma e di dare vita ad una fondazione che sorregga questo Museo, che veda partecipe la Regione (che ha dato vita a questa realizzazione) ed altre strutture economiche, finanziarie, culturali della nostra città e della nostra Regione. Certo, viviamo in una città dove esistono molte strutture di questo tipo. Seppure in una situazione di crisi sono le strutture della nostra Regione che potrebbero partecipare ad una fondazione che sorregga il Museo, dalle grandi industrie ad operatori economici di minore portata (in forma associata); inoltre, ci sono molte banche che credo dovrebbero essere orgogliose e onorate di partecipare a una fondazione di questo genere e di questa natura non effimera, che avrà la caratteristica di permanere nei decenni e nei secoli futuri e che sarà strumento e veicolo di formazione culturale, di formazione scientifica, di sensibilità civile nei confronti dei problemi della natura e dell'ambiente.
Quello della formazione di una fondazione è senza dubbio un cammino difficile. La Regione Piemonte ha già fatto un'esperienza in questo senso: mi riferisco alla realizzazione della Fondazione per il Museo di Arte Contemporanea di Rivoli. Ferrero, l'Assessore di allora nella legislatura fra il 1980 e il 1985, si era reso conto dell'impossibilità per la Regione di reggere da sola strutture come il Museo di Arte Contemporanea di Rivoli lo stesso discorso vale per il Museo di Scienze Naturali, struttura di grande valore, di grande significato e di grande prestigio. Come allora bisogna ricorrere ad altre forme. La prima fondazione è stata realizzata a Rivoli. Né la costituzione né la gestione di questa fondazione sono state prive di problemi, ma credo che qualche cosa di positivo sia stato fatto: questa fondazione sta camminando con un grado di autonomia economica e finanziaria maggiore di quella che avrebbe avuto se fosse stata soltanto una struttura regionale, si muove con piena autonomia di scelta della politica culturale che fa nel campo dell'arte contemporanea.
Noi ci rifacciamo all'esperienza allora promossa per giudicare giusta e positiva e persino necessaria la fondazione anche per il Museo di Scienze Naturali; sotto questo profilo, condividiamo perfettamente la posizione dell'Assessore Nerviani.
Quello che ci, pare invece di non poter condividere, e che ci permettiamo correttamente di criticare come forza di opposizione all'interno di un Consiglio regionale, è la lentezza con cui ci si sta muovendo. So che all'Assessore Nerviani dà fastidio questa definizione. La lentezza ha molti significati: vale per la misura del tempo, ma vale anche nella valutazione degli atteggiamenti, delle azioni che si mettono in atto.
Non so se la responsabilità è tutta dell'Assessore Nerviani, ma abbiamo l'impressione che il soggetto Giunta - che va da Nerviani, Assessore competente, al Presidente della Giunta come responsabile di questo esecutivo - in questi due anni e mezzo, pur dichiarandosi per un obiettivo giusto e da noi condiviso, non si sia mosso con tutto il dinamismo che sarebbe stato necessario.
E' una realizzazione difficile, me ne rendo conto, ma diventa tanto più difficile se non la si affronta con il giusto rilievo politico e culturale con il necessario rilievo politico-culturale che un'istituzione come quella del Museo ha e può offrire come contenuto di qualità nella richiesta ad altri soggetti di partecipare alla fondazione.
Questa attività noi non l'abbiamo percepita, nel senso che della fondazione ne abbiamo parlato tra di noi, ma non ha assunto nessun rilievo di comunicazione pubblica, esterna verso i soggetti a cui dobbiamo rivolgerci per la sua costituzione. Non se ne è sentito parlare in nessun luogo al di fuori di rapporti in Commissione e, qualche volta, all'interno di questo Consiglio. Allora, alla parola "lentezza" do anche questo significato: di scarsa incisività nell'azione, di scarso dinamismo nell'azione per rivendicare una partecipazione, per chiedere la partecipazione di altri soggetti alla costituzione di questa fondazione. N si è avvertita un'azione che tendesse a coinvolgere in questa partecipazione quei soggetti che possono dare un buon aiuto, quale il Comitato scientifico, gli Atenei e le Università. La Giunta regionale non ha saputo creare attorno a sé la giusta attenzione, pur essendoci una disponibilità, un coacervo di azioni, di interessi, di sollecitazioni, come su questo tema era giusto e possibile. Non abbiamo sentito smuovere attorno all'iniziativa della Giunta regionale le associazioni ambientaliste o altre associazioni che si occupano di problemi della natura, dell'ambiente.
Smuovere la Scuola, i Provveditori della nostra Regione, dico persino - per il rilievo che può avere questo Museo pur essendo Museo regionale smuovere il Ministero della Pubblica Istruzione e della Ricerca Scientifica. Non abbiamo visto creare neppure un Comitato promotore della fondazione che raccogliesse intorno a sé queste figure istituzionali, come la Scuola e i Ministeri, affinché la fondazione si realizzasse.
In questo senso ripeto una parola che qui è stata detta, allargandone il significato: una lentezza della Giunta. Certo, la mostra dei dinosauri è stata un buon richiamo verso il pubblico, ma è rimasta a sé e non è neppure stata finalizzata come elemento di costruzione del Museo di Scienze Naturali: è stata un momento a sé di ostensione di questi dinosauri.
Sotto questo profilo dico che la Giunta regionale deve uscire da questa inerzia, da questo letargo attorno al problema dell'istituzione; sono convinto che, se si muove, avrà larghe partecipazioni (magari meno larghe a livello finanziario) a sostegno della costruzione della fondazione.
Gli impedimenti alla vita del Museo, però, non stanno solo in questa generale ragione di forma istituzionale e di possibilità di operare del Museo; ci sono degli impedimenti, questi sì, che voglio definire più propriamente soggettivi in senso vero, in senso proprio: quelli della direzione del Museo. Mi spiace doverne parlare qui in Consiglio regionale proprio per questo avevo chiesto di avere due momenti di discussione ovvero un primo momento nella IV Commissione, competente per materia, dove la discussione avrebbe potuto svolgersi con più libertà, e anche informa di valutazione istruttoria dei problemi, e un secondo momento necessariamente in Consiglio regionale. Al riguardo ci sono, e con oggi si intendono esaurite, sette-otto interrogazioni e interpellanze, per cui non era possibile richiudere il discorso in Commissione, ma era necessario venire in Consiglio regionale. Probabilmente, per una serie di equivoci, il fatto che non si sia discusso in Commissione rende forzato anche l'intervento ampio in Consiglio regionale.
Desidero ribadire quello che già è stato detto dal Consigliere Grosso questa mattina, con qualche richiamo da parte di altri colleghi, sul fatto che il problema è diventato anche quello della direzione di questo Museo.
Non possiamo nascondercelo: nonostante abbia preso alcune iniziative di carattere internazionale, manca di rilievo internazionale, di autorevolezza, di dimensione culturale internazionale. Anche se qualche sporadica e monodiretta iniziativa è stata presa a livello nazionale dobbiamo riconoscere l'inadeguatezza dell'iniziativa a livello nazionale di questo Museo e della sua direzione, così com'è inadeguata a livello europeo.
E' un Museo regionale, questo sì, ma ciò non significa ridurre il proprio raggio di azione culturale e provincializzare i contenuti culturali del proprio lavoro. Un Museo regionale ha l'esigenza di relazioni internazionali al massimo livello, e credo che in questo senso tutti noi pensiamo sia stato giusto istituire il Museo; non è stato,creato per farne uno dei tanti Musei locali di interessi, di osservazioni regionali, ma per diventare come qualità, come livello culturale e scientifico, un Museo di livello internazionale.
Credo che questa direzione - non entro nei particolari - debba essere vista come una direzione insufficiente, com'è insufficiente anche a livello regionale, sia nelle funzioni di ostensioni, nell'attività didattica (adesso addirittura è stato chiuso il gruppo di lavoro sull'attività didattica), nei rapporti con le comunità regionali, con i parchi - lo richiamava questa mattina il Consigliere Giuliano - e con le scuole.
In questa situazione di insufficienza, si verifica un'estraniazione del Comitato Scientifico da parte del direttore. Il collega Grosso questa mattina ci ha richiamato tutta una serie di decisioni che il direttore ha assunto senza sentire il Comitato Scientifico; avrebbe dovuto farlo per ragioni formali, ma io dico che tanto più è debole la sua direzione culturale scientifica, tanto più lo doveva fare per questa ragione.
L'attuale direttore può avere svolto attività anche intense sul piano organizzativo, operativo e logistico, ma quello che emerge è l'insufficienza della sua direzione scientifica; questo aggrava gli impedimenti anche di natura materiale e operativa che il Museo ha incontrato.
Nei periodi di difficoltà materiale - ne abbiamo attraversati nel passato e ne attraversiamo in questo momento - occorre una grande qualità e vivacità culturale di idee e di pensiero. Certo non bastano le idee per compensare la mancanza di denari, di finanziamenti, ma le idee sono già un bel bagaglio per operare anche nelle situazioni di crisi. Il livello culturale, il pensiero culturale e scientifico sono un bel bagaglio per le relazioni ai vari livelli che prima ho richiamato (dal livello regionale a quello internazionale) per acquisire autorevolezza e collaborazioni con altre strutture scientifiche del nostro Paese e del nostro Continente.
Voglio richiamare un comunicato dell'Associazione Nazionale Musei Scientifici, il quale ha plaudito alla costituzione di un Museo Nazionale di Storia Naturale a Firenze. Ciò è da noi contrastato perché non pensiamo che si debbano costruire altri Musei nazionali, bastano quelli che ci sono ci sembra importante, invece, la costituzione di quelli regionali. Ebbene in questo comunicato si sottolinea l'importanza dei Musei regionali (che si dice valicano anche i confini nazionali) e si citano i Musei di Storia Naturale di Milano, di Genova e di Verona; il Museo di Scienze Naturali di Torino è in piedi da quattordici anni e non viene neppure citato nell'Associazione nazionale dei Musei di Storia Naturale! Questo è un sintomo della difficoltà di questo nostro Museo ad adeguarsi al livello necessario per operare, rendendo in qualche misura vano l'impegno finanziario che si è svolto fino adesso e rendendo problematico l'impegno finanziario che si deve ancora sviluppare nel futuro, che è pari almeno a quello impiegato fino ad ora.
Dunque, nei periodi di difficoltà come quello che stiamo attraversando sia proprio la qualità e la vivacità culturale di idee e di pensiero, dì razionalità e di scientificità della direzione e dell'intero Museo a caratterizzare questo difficile momento.
Assessore Nerviani, le ripeto quanto le ho detto nell'intervallo: ho considerato in qualche misura fuori binario la sua relazione, nel senso che nella sua relazione lei non ha colto (ma so che lo coglie nel pensiero) che i problemi veri sono quelli, che lei stesso ha assunto, della riforma istituzionale e della direzione scientifica del Museo. Se il Comitato Scientifico, dopo averle rinviate per molto tempo, accettando le sue sollecitazioni a continuare a operare, alla fine ha, dato le dimissioni a causa di queste ragioni (riforma istituzionale e direzione scientifica) ebbene quelle dimissioni non sono state date contro di lei, Assessore Nerviani, né alcuna delle sette-otto interpellanze e interrogazioni presentate in questo Consiglio e rivolte alla Giunta hanno posto il problema delle sue dimissioni.
Lungi da me il chiedere le dimissioni dell'Assessore; l'ho fatto in un paio di altri casi, ma c'erano ragioni ben motivate che non ritrovo qui nella figura dell'Assessore Nerviani. Però le dimissioni del Comitato scientifico rischiano di diventare davvero contro di lei, e le interpellanze e le interrogazioni rischiano di diventare contro di lei Assessore, se non si fa carico di questi problemi e, con la Giunta, non trova una via di soluzione rapida.
La trasformazione istituzionale deve avvenire nel giro non più di anni ma di pochi mesi. Dobbiamo avere il coraggio di rompere questa situazione di fatto che dura da quattordici anni e dar vita ad una nuova forma istituzionale: bisogna cambiare rapidamente le condizioni di direzione scientifica del Museo.
Senza fare queste operazioni, credo che la situazione si aggraverà ulteriormente, ma soprattutto si renderà vano un grande sforzo che nel passato è stato svolto, un passato che va da quattordici-quindici anni ad oggi. Da domani bisogna davvero che questo sforzo trovi una corresponsione sul piano della riforma istituzionale e della direzione scientifica del Museo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marchini; ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, al solito l'intervento del collega Rivalta ci consente, insieme alla relazione dell'Assessore, di capire meglio di cosa parliamo. Io limiterò il mio intervento ad alcune brevissime considerazioni e ad alcuni suggerimenti.
Siamo di fronte ad una questione di merito, ad una questione istituzionale e ad un contenzioso. Comincerei da questo, dicendo subito che ritengo debba essere respinta ogni criminalizzazione rispetto ai soggetti del contenzioso stesso. Non v'è dubbio che siamo in un contenzioso che direbbero i costituzionalisti - è un conflitto di competenza in positivo nel senso che più persone ritengono che si debba fare di più e meglio. Non siamo in una situazione di conflitti in negativo in cui, come avviene nella gran parte dei casi, più persone dicono che si deve fare meno e peggio contenziosi che hanno alla base la fuga dalle responsabilità e la demotivazione.
Quindi, se ritengo anch'io di dovermi associare al ringraziamento che il Consigliere Rivalta ha svolto nei confronti del Comitato scientifico che ha speso il suo tempo e la sua intelligenza a favore di questa causa altrettanto mi pare debba essere detto nei confronti del Direttore, il quale sicuramente ha speso il meglio della sua intelligenza e delle sue capacità. Se poi i due ruoli, per qualche ragione, sono giunti in conflitto, questo non è da attribuire ai soggetti, ma probabilmente al meccanismo che si è rivelato inadeguato per l'armonica realizzazione delle capacità degli uni e degli altri.
Quindi nessuna criminalizzazione, soprattutto nessuna prenotazione in negativo rispetto alla conferma del Direttore e del suo ruolo, almeno per quanto mi è dato di capire, e, io non sono abituato ad andare ad ascoltare quel che si dice nei corridoi della società civile, ma vengo qui ad ascoltare quello che dicono le persone responsabili delle istituzioni.
Siamo in presenza di un contenzioso che ha alla base voglia di fare, di impegnarsi e di lavorare; sta alla nostra capacità disegnare il quadro politico (nel senso della gestione) e istituzionale (nel senso della forma) che consenta il migliore sviluppo di questa nostra intuizione così felice.
Su questo, Assessore, ho molte perplessità a dare corpo ai fantasmi e alle speranze, perché le fondazioni sono diventate di moda. Ricordo che in quel libricino che dimenticano tutti, che è il Codice Civile, è spiegato cos'è una fondazione. Una fondazione è un capitale intestato ad un benemerito, con il reddito del quale capitale si ha la possibilità di far fronte agli oneri derivanti dal titolo della fondazione. In altri termini al netto dell'inflazione, bisogna immaginare che una fondazione dia un gettito annuale di qualche miliardo, il che vuol dire avere un capitale tra i 70 e i 100 miliardi. Questa è una fondazione. Che quindi garantisca la continuità dello scopo, perché la caratteristica della fondazione è quella del capitale legato allo scopo.
Le false fondazioni, come quella di Rivoli, sono invece capitali che di volta in volta, vengono messi in pista, ma che normalmente snaturano lo scopo. Io sono stato tra i sostenitori dell'ipotesi Rivoli; non sono così entusiasta di che cosa ha prodotto la nostra alleanza con la società civile, perché non vedo diventare Rivoli un centro mondiale di dibattito di ricerca, di informazione, di rivista sull'arte contemporanea. Per carità, è una successione pregevole di manifestazioni, di vetrine e di vernissage, ma non è quello che io e il collega Ferrero in questa sala abbiamo cercato di costruire insieme ad altri colleghi.
Questo cosa vuol dire? Che non è una fondazione vera e propria; si sono messi dei soldi per perseguire alcuni risultati, che sono per grande parte collega Rivalta - dei risultati di immagine. Questi "Solone", che alla televisione compaiono dopo aver messo ben 250 milioni a Palazzo Carignano mi riferisco a Corso Marconi - ammettono con tutta tranquillità che hanno un fortissimo ritorno di immagine; però bisogna che la manifestazione sia di forte immagine.
Ora, si dà il caso che le cose serie della cultura non siano di forte immagine, perché spiace, ma la cultura, almeno quella della ricerca e dell'anticipazione, è per larga parte ancora un fatto élitario, e sarà così sempre nella storia dell'uomo, perché prima di diventare fatto di divulgazione... Questa mattina veniva detto che il Museo dovrebbe farsi carico anche di questa funzione, e io ne sono più che convinto; ma una cosa è la divulgazione, altra cosa è la cultura come realizzazione e ricerca.
Quindi, Assessore, dal punto di vista istituzionale mi auguro che lei trovi soluzioni finanziariamente ed istituzionalmente più avanzate; però si guardi dai cattivi compagni di strada. Io ho sentito una sbavatura nell'intervento del Consigliere Rivalta, che mi fa immaginare che il contenzioso apertosi fra il Direttore e il Comitato scientifico - che considero positivo almeno nella misura in cui nasce dalla voglia di fare e dalla delusione del non poter realizzare - tenda invece ad orientare l'organizzazione del Museo in un certo modo.
Questo è improprio da parte del Comitato scientifico, perché non gli compete: tutti quegli elementi che stanno dietro al comportamento del Comitato scientifico, che sono di natura istituzionale, sono da rifiutarsi almeno nella logica del dibattito, perché sono fuorvianti. Ci può essere un suggerimento o un contributo per lo sviluppo, ma non si può ritenere che ci si debba dimettere perché l'ente non si evolve secondo una certa logica. Se così è, vuol dire che questi signori sono portatori di una logica esterna a quella regionale.
Non vorrei, che qui si realizzasse, ancora una volta, la politica del cuculo (qualcuno ricorderà a cosa mi riferisco): qualcuno fa il nido, poi si assenta un momento e quando torna trova il cuculo pigro che è rimasto lì dentro; però, il difetto del cuculo è che non sa neanche mantenersi il nido, e l'anno dopo deve cercarne un altro, perché quello che ha occupato l'anno prima lo ha lasciato deperire.
Pertanto, Assessore, lei accetti e ricerchi tutte le collaborazioni tutti i contributi della società civile, che è lì alle porte e che preme per dare soldi e sponsorizzazioni, però ricordi che l'importante è che ci sia la ripresa televisiva e lo spot, altrimenti non arriva una lira. Questa è la verità brutale. Diversamente, mi chiedo: se è così facile fare una fondazione che garantisca al nostro Museo qualcosa come 3-4 miliardi (perché mi pare di capire che sarebbe questo il budget gestionale), non riesco a capire perché facciamo tutti un dramma del Coro della RAI. Una fondazione per sostenere il Coro RAI, che sicuramente ha un costo di gestione molto minore, dovrebbe essere un giochetto da bambini, ma mi pare che il collega Picchioni, che è affezionato a questa ipotesi, sappia che le cose non stanno esattamente così. Quindi andiamoci molto cauti Assessore perché non vorrei che ci trovassimo nella logica del cuculo e quindi, alla fine, ci trovassimo in unente non governabile, nel senso che altri decidono le spese e la Regione deve pagare. Se altri decidono, Assessore, altri paghino; se invece deve pagare la Regione, decida la Regione. In queste sale si ricorda ancora il suggerimento che ci dava Viglione: "Tanti consigli come soldi"; insomma, coloro che ritengono che bisogna fare ci devono anche dire che sono disposti a mettere.
Sulla questione di merito, mi pare una felice intuizione quella, di anni ormai lontani, di istituire questo nostro Museo. Potrei anche chiudere qui il mio intervento se non dovessi rintuzzare una battuta fatta sull'ineffabile Ministro Costa. Per carità, io non sono così entusiasta di alcuni comportamenti del Ministro stesso, però quando si chiede se ha senso che la Regione vada ad un convegno sulla capra (quand'anche questa fosse nobilitata a livello di camoscio), penso che non abbia tutti i torti perché probabilmente fon. Costa, nella sua semplicità di campagnolo come il sottoscritto, immagina che i parchi regionali si occupino di alcune cose cioè di quelle che sono in una logica complementare della politica dei parchi di funzione della Regione. E poiché la funzione dei parchi nazionali e quindi il controllo delle specie, del loro sviluppo, della loro sanità compete alla politica nazionale, sembra abbastanza difficile capire perch i parchi regionali o magari i giardini pubblici di qualche città si debbano occupare di problematiche che nel sistema generale della tutela del territorio lo Stato ha avocato e conservato a sé.
Questo mi riporta ad utilizzare qualche freccia a favore della mia vecchia tesi che i parchi regionali non corrispondono a quello che noi stiamo facendo: non sono una cosa che serve a portare il muflone dove non c'è mai stato, bensì degli strumenti che devono mantenere e, per quanto possibile, recuperare l'habitat, la campagna e la montagna antropizzata non la campagna e la montagna selvaggia. E' quella antropizzata che merita di essere visitata, perché quella selvaggia deve essere lasciata selvaggia e inaccessibile; invece abbiamo questa contraddizione in termini: noi vogliamo recuperare l'ambiente selvaggio, anzi costruirlo artificialmente facendo dei veri e propri atti di inquinamento ambientale ed inserendo specie improprie (per esempio i platani dei rettilinei di Pinerolo, tanto per farci capire). Quando si copiavano le alberate cittadine, si piantavano nella campagna della nostra Regione i platani, immaginando che questo servisse a "fe' civil". I piemontesi di vecchia data capiscono cosa voglio dire: i nostri campagnoli hanno sempre avuto qualche complesso nei confronti della città e quindi copiavano le cose della città. Quando utilizzavano, per esempio, l'intonaco dicevano "fe' civil", cioè rendere civile una cosa che altri- menti non sarebbe civile; quindi i platani vicino a Pinerolo erano per "fe' civil", perché li vedevano quando venivano a Torino. Probabilmente dobbiamo fare cose diverse.
Questo incidente sicuramente finirà per passare nell'aneddotica dell'esperienza regionale del Ministro Costa, ma come tutte le aneddotiche al fondo, ha un elemento di verità. Quando le istituzioni svolgono un ruolo che non è specificatamente il loro rischiano di non essere comprese dagli altri soggetti. Io penso che se il Ministro Costa si fosse visto sulla scrivania una richiesta di autorizzazione a partecipare ad un convegno sulla cultura e sull'artigianato alpino, sulla pastorizia nell'arco alpino occidentale o nei Carpazi (dove tra l'altro girano altri personaggi), forse avrebbe capito che cosa ci andava a fare la Regione, lo avrebbe capito meglio! Il Ministro Costa è abilissimo nel fare queste campagne, tant'è che il nostro amico Zacchera, qui in prima fila, cerca di imitarlo, ma devo dire che qualche volta la Regione, con il suo comportamento criptico, rende ancora più difficile il rapporto con il Governo centrale.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

L'Assessore Nerviani chiede di replicare; ne ha facoltà.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Non ho alcuna passione per una replica che volentieri eviterei, ma numerosi sono gli interventi che mi hanno chiesto di completare la relazione introduttiva con una parte che viene ritenuta fondamentale inoltre sono state fatte in aula così ripetute richieste di precisazione che mi pare indispensabile farle destinatari e di una considerazione aggiuntiva.
In primo luogo, debbo esprimere il mio ringraziamento ai numerosi colleghi di opposizione e di maggioranza che hanno ritenuto di togliere dagli interventi ogni asperità che potevano fare.
In secondo luogo, voglio dichiarare la mia soddisfazione, perché a fronte di un problema che rischiava, nella situazione finanziaria attuale di essere relegato in una parte oscura del nostro pensiero e della nostra iniziativa, si è consentito invece che le difficoltà e le carenze finanziarie venissero chiaramente alla luce, sia pure attraverso un atto di indignata protesta qual è quello - almeno così lo ritengo - delle dimissioni del Comitato scientifico.
Mi spiace che non sia presente il Consigliere Rabellino: è imprendibile, parla e se ne va.



CUCCO Vincenzo

E' come Robin Hood.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Io accetto ogni critica, però ho bisogno anche di avere qualche dimostrazione delle tesi che si sostengono. Quando il Consigliere Ribellino si rivolge all'Assessore, che molti difetti ha, ma che certamente le cose le guarda e le segue, dicendo che non sa bene se l'Assessore sa che il Museo esiste oppure no, io debbo davvero rispondergli, chiedendo a mia volta se lui sa che cosa sia la storia e l'attuale situazione del Museo Regionale di Scienze Naturali. Io lo conosco bene, ho dovuto conoscerlo bene, anche se avrei preferito non conoscerlo affatto o conoscerlo soltanto come punto alto della politica culturale della Regione Piemonte da poter fare destinatario di risorse, di energie che dovevano essere poi gestite dalla positiva competenza e dall'intesa di realtà universitarie e museali che avrebbero dovuto opportunamente incrociarsi per creare una forte propulsione verso gli obiettivi ripetutamente ricordati qui.
Debbo una risposta all'amico e collega Cucco, che sostanzialmente chiede come sia stato possibile che non vi sia stata la capacità di intuire o di gestire politicamente la tensione che si è poi tradotta in dimissioni.
Voglio con tutta tranquillità dichiarare quello che peraltro mi sembra di aver fatto intuire durante la mia relazione: la via che mi sembrava la più percorribile in questi due ultimi anni era quella della sistematica ricomposizione delle tensioni che, purtroppo, frequentemente si manifestavano.
Se non ci fosse stata questa paziente combinazione degli elementi, con ogni probabilità, a quest'ora il Museo sarebbe ancora bloccato in Via Maria Vittoria, o non avrebbe assunto che poche iniziative. Ci sarebbe stato soltanto lo sfascio al vertice della direzione oppure lo sfascio antagonistico determinato dal Comitato scientifico, che avrebbe sicuramente e giustamente assunto un atteggiamento di forte destabilizzazione.
L'obiettivo era di costruire qualcosa; quanto non è stato detto qui è che due anni fa il Museo era chiuso in cinque, sei stanze. Esisteva un ufficio della Regione Piemonte, ma del Museo non c'era traccia, se non per il lavoro di catalogazione, schedatura e preparazione scientifica dei collaboratori; ma non aveva assunto né iniziative esterne di qualche significato né una conformazione minima di realtà museale. Questo nonostante tutta la competenza di coloro che lavoravano all'interno e con tutta la generosità che è stata frequentemente richiamata. Ci voleva l'edificio, ci voleva la struttura, un posto dove poter fare qualcosa.
A questo obiettivo ho mirato e credo sia stato raggiunto; chi verrà dopo di me avrà a disposizione un contenitore parzialmente utilizzabile anche se per completarlo occorreranno molte risorse ancora.
L'obiettivo posto dodici anni fa era molto ambizioso, e probabilmente sproporzionato alle forze che abbiamo dimostrato di avere sul piano finanziario e sul piano politico - responsabilità mia e di altri - e sul piano organizzativo-direzionale, che può essere di altri ancora.
Sono passati quattordici anni, richiamava giustamente il Consigliere Rivalta in un intervento estremamente positivo, del quale lo ringrazio.
Nascono oggi i primi problemi; forse, proprio perché il Museo ha iniziato ad esistere ed ha cominciato a proporsi all'esterno con iniziative criticabili, ma visibili.
Qualcuno mi chiede: "Quando aprirà il Museo? Quando funzionerà?". Non dobbiamo dirci bugie: il Museo esporrà le sue collezioni quando si troveranno i 20 miliardi per finire la parte che ancora manca. Il Museo vivrà, adesso, di mostre temporanee, che saranno tanto frequenti quanto intelligente sarà l'iniziativa del direttore e dei suoi collaboratori, del Comitato scientifico; vivrà di iniziative culturali e mostre temporanee rispondenti anche alle richieste del Consigliere Giuliano, ma dovranno avere anch'esse una collocazione. Attualmente, con gli sforzi e i rischi anche personali che sono stati assunti, si è potuta creare una struttura per la realizzazione di mostre soltanto per il periodo estivo, poich mancano impianti tecnologici al piano sotterraneo che ne consentano il funzionamento anche d'inverno. Sono necessari almeno due o tre miliardi affinché almeno quella parte sia conclusa e possa funzionare.
Prima, però, non c'era nulla; dopo due anni l'obiettivo è lì, a portata di mano, e probabilmente lo si può raggiungere.
Voglio aggiungere una cosa perla quale mi dispero. Ciò che deve essere realizzata è la Biblioteca, che è pronta: bisogna concentrarvi ogni sforzo.
C'è un direttore chiamato a portare a compimento l'operazione, ma non faccio mistero delle pressioni di ogni tipo che in questo senso ho esercitato e che vorrei si traducessero in concreta realtà.
Debbo dire al collega, apprezzato avv. Grosso, che alcune delle questioni da lui sollevate non le ho capite. Personalmente, ritengo che i cinque docenti universitari abbiano il diritto di essere rispettati - posso assicurare che ogni tipo di rispetto è stato assicurato loro, in ogni momento ed in ogni forma dall'Assessorato - ma si tratta di una dignità da assicurare a tutti, in ogni momento. Non voglio dire altro; qualche volta è sfuggito magari il tono della voce, il richiamo al di là della misura che nella convivenza, è sempre raccomandata. Vorrei cancellare qualche memoria collega Grosso; non voglio immaginare che qualcuno minacci di non far approvare il bilancio del Museo. Voglio dimenticare che qualcuno possa raccomandare, all'Università di non accettare incarichi. Poiché i problemi ci sono, vorrò vedere quali saranno coloro che accetteranno di far parte del Comitato scientifico come espressione dell'Università. Questo è stato detto questa mattina...



(Interruzioni del Consigliere Grosso)



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

S3, è aleggiata questa minaccia, che mi ha un po' spaventato, ma che allo stesso tempo mi ha veramente indignato. Farò richiesta al Comitato scientifico affinché ripensi alle sue dimissioni, ma se queste non verranno ritirate, sono sicuro che l'Università avrà la sua parte di responsabilità nel tentare di non fare pesare il contrasto - che esiste - che faticosamente cerchiamo di ricomporre, su un valore del tipo di quello rappresentato dal Museo.
Mi spiace, Consigliere Grosso; ha ragione di dire che la mia relazione è stata "brutta" (è questo l'aggettivo che ha usato, me l'ha ricordato il Consigliere Rivalta), soprattutto nel tono. Forse doveva essere diversa nel tono, ma per quanto attiene alle spese nessuno ha mai fatto eccezione glielo assicuro; andare a rinvangare fatti del 1982, segnalando altri fatti simili, è male, perché se soltanto avessi avuto una segnalazione di uso improprio e non opportuno delle risorse, sarei stato assolutamente intransigente e il mio intervento sarebbe stato, come sempre in questi casi, assolutamente pesante.
Voglio ancora dire che i dettagli su cui mi sono soffermato sono stati affrontati da me con sofferenza, ma ho dovuto farlo perché, se non l'avessi fatto, si sarebbe potuto pensare ad una comunicazione di parte, alla quale potevo ragionevolmente-credo di averlo fatto - e dimostratamente aggiungere qualche elemento di parte avversa.
Voglio ancora dire che la mostra sui dinosauri non è stata un insuccesso della critica: l'informazione è impropria. Quando è partita a Trento, vi è stato un attacco a questa mostra perché si presumeva che i dinosauri fossero delle ricostruzioni integrali e immediatamente Boato, un Consigliere della Provincia di Trento, aveva sollevato questo problema immediatamente dopo questo attacco è stato ritirato e anche gli esperti locali, lo stesso Comitato Scientifico, non hanno eccepito sulla validità scientifica dell'iniziativa. Anche il Prof. Ricca ha illustrato l'iniziativa al TG3, se non vado errato, e di questo sono stato largamente onorato, perché difficilmente si trovano persone di eccezionale valore come il prof. Ricca.
Ringrazio il Consigliere Giuliano per le cose che ha detto e ha raccomandato, le assicuro che ne farò tesoro, soprattutto peri rapporti che ci devono essere con la realtà dei parchi, la realtà naturale e le scuole.
In questo senso mi auguro che la IV Commissione mi dia una mano a cambiare il percorso; assicuro ancora che se non sono mai stato "dimenticoso" - come dice il collega Cucco - delle relazioni con gli Enti, lo sarò ancora meno d'ora in avanti. Non mi si chieda una promessa di azione di taglio intransigente, improvviso, di parte della realtà museale. Credo che ciascuno - l'ho detto anche nella relazione - possa portare il suo contributo e se penso ad una realtà nuova è proprio perché ritengo che si debba trovare per ciascuno la collocazione giusta senza fare giustizia senza fare martiri, soprattutto fra persone che possono avere, come ciascuno di noi, dei limiti, ma che certamente al Museo hanno dedicato il loro tempo di lavoro e non solo, quello, hanno dato tutta la passione per l'obiettivo che insieme perseguiamo.
Credo si debba tornare sulla questione, magari in Commissione; assicuro che non dimenticherò le considerazioni fatte dal collega Marchini sul problema della fondazione; certamente qualche agilità in più - collega Marchini - deve essere pensata per questo Museo, ma è un'agilità che deve avere la nostra assoluta attenzione. Credo, però, collega Rivalta, che il Consigliere Marchini abbia messo un pensiero in ogni onesta mente di questo Consiglio regionale. Il pericolo che qualunque nostra istituzione venga occupata dall'esterno e privi la Regione di un suo diretto indirizzo è un pericolo obiettivo; non lo vivo qui e non lo temo qui, ma certamente comincio a viverlo da altre parti e, forse, dovremo un attimo riflettere su queste cose - ripeto ancora - in Commissione.
La ricerca va fatta e va fatta per raggiungere questi obiettivi. Gli obiettivi che intendo perseguire sono i seguenti: una maggiore autonomia scientifica, amministrativa, finanziaria e gestionale dell'istituzione museale; la libertà dalla condizione costringente di ufficio regionale per il Museo; un'autonomia che permetta anche la ricerca di maggiori risorse finanziarie con la prudenza raccomandata dal collega Marchini. Ritengo che l'anno prossimo debba consolidarsi la politica espositiva già cominciata che dia il senso vero dell'apertura al pubblico del Museo. E' l'unica cosa che si può fare per il momento, mentre continuala sistemazione delle collezioni. Le esposizioni temporanee dovrebbero anticipare, già a partire dal prossimo anno, la futura strutturazione museale; le stesse mostre dovranno costituire l'opportunità di studiare ed allestire sezioni del futuro Museo e di avviare politiche di scambi con le altre strutture museali nazionali ed istituzionali. Una delle mie preoccupazioni è sempre stata quella di avviare un settore comunicazione convincente, attraverso la progettazione e l'utilizzo di nuove tecnologie nell'allestimento museografico e anche attraverso il potenziamento dei rapporti con il mondo scolastico. Un rapporto con la Rai in questo campo potrebbe essere interessante.
Voglio ricordare che la settimana della cultura scientifica ha avuto il suo punto importante proprio nel Museo regionale e voglio ancora ricordare che la mostra sui dinosauri ha consentito un primo contatto con le associazioni degli insegnanti di scienze naturali ed anche con centinaia migliaia di insegnanti che sono stati riuniti e ai quali si è parlato non solo della mostra, ma anche delle prospettive del Museo Regionale di Scienze Naturali. Purtroppo sono cose che non sempre si possono far conoscere, e anche in questo senso credo che la mia iniziativa sia carente.
Intendo aprire un dibattito sul rapporto fra il Museo di Scienze Naturali ed una nuova sensibilità verso le problematiche ambientalistiche ed ecologiche. Il Museo dovrebbe costituire davvero il naturale interlocutore scientifico di studi, ricerche ed esposizioni su tali problematiche. Ugualmente, intendo avviare un confronto fra le prospettive del Museo di Scienze e il progetto di Museo dell'Uomo. Se fosse così sarebbe possibile approfondire ed esaminare i punti di convergenza e differenziazioni fra le due istituzioni e le rispettive collezioni scientifico-sistematiche e storico-scientifiche su cui stiamo lavorando con molta attenzione, anche se i tempi saranno ugualmente molto lunghi.
L'Assessorato ritiene che la cooperazione fra i progetti Museo di Scienze e Museo dell'Uomo potrebbe determinare un fatto di straordinario rilievo per là Regione Piemonte, sul piano della valorizzazione del patrimonio, di oggetti e di cultura scientifica nella Regione. Intendo fare una verifica sulla situazione finanziaria sia del cantiere sia dell'allestimento - e chiedo alla Commissione IV di darmi una mano in questo senso - sia delle spese di funzionamento del Museo, al fine di pervenire ad una programmazione degli interventi realistica e certa.
Infine, intendo compiere una verifica sulla struttura funzionale dell'attuale Museo per accertarne la capacità operativa alla luce degli indirizzi emersi oggi. In particolare, vorrei prevedere un potenziamento sia dell'apparato scientifico sia di quello manageriale in modo da affrontare a livello adeguato gli obiettivi del prossimo futuro. Rimane la questione politica del Comitato: l'affronterò. Sono sicuro, non essendoci nessuna posizione preconcetta, pregiudiziale, ma soltanto la voglia di andare avanti positivamente, che anche da parte di coloro che sono intervenuti quest'oggi mi sarà data una mano consistente. Non è in gioco il mio interesse o quello della Giunta; credo che sia in gioco l'interesse complessivo della cultura scientifica della nostra Regione.


Argomento: Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione n. 533: "Formazione professionale in agricoltura. Programma annuale A.F. 1992/1993. Spesa L. 1.319.300.000" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del punto 29) bis dell'o.d.g. inerente alla proposta di deliberazione n. 533.
Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Zacchera; ne ha facoltà.



ZACCHERA Marco

E' difficile vedere, come nel caso di ieri, un Assessore così preso dalla parte e che difende con il cuore le proprie opinioni. Il che mi fa comunque piacere, perché è un segno di importanza dell'argomento. Partendo dall'articolo del giornale, dico solo che, se l'avessi stilato io, avrei scritto qualcosa di diverso e di più preciso. Sicuramente, però, molte cose non sono ben comprese all'esterno ed è opportuna una certa chiarezza.
Le risposte dell'Assessore mi hanno permesso di confermarmi un'idea non dico di estrema gravità, ma di estremo disordine che c'è in questo settore.
Mi riferisco - è propedeutico al voto sulla deliberazione di oggi - ai corsi dell'anno scorso. Abbiamo avuto la conferma assessorile, dai documenti ricevuti e dalle parole dell'Assessore, che in gran parte le associazioni hanno atteso la decisione del Consiglio regionale per partire con i corsi, salvo l'INIPA che, in alcune Province, ha atteso e in altre specialmente in provincia di Cuneo, non ha atteso e ha quindi iniziato prima della deliberazione del Consiglio regionale, 55 corsi su 60 terminandone 11. I dati puntuali dell'Assessore ci hanno confermato che durante questi corsi non vi è stata alcuna visita ispettiva da parte della Regione. C'è stata una presenza al momento dell'esame e di colloquio finale con gli alunni, ma non durante il corso.
Alla stessa maniera, se le altre associazioni hanno atteso, il Club 3P sempre in Provincia di Cuneo, ha invece fatto 25 corsi su 26 iniziandoli prima, alcuni già finiti al momento della deliberazione di Consiglio regionale; anche su questi corsi abbiamo avuto la conferma assessorile di come nessuna verifica ispettiva sia stata fatta da parte della Giunta regionale durante la durata dei corsi. Questo per che cosa? Corsi fantasma? No, non direi corsi fantasma: corsi come tutti sappiamo essere, e cioè alcuni validi, ben fatti, altri con una partecipazione forse molto, molto distratta e mi fermo qua negli aggettivi.
Comunque, a questo punto dobbiamo arrivare alle conclusioni. Primo punto: è un fatto ed è rimasto inequivocabilmente vero che la convenzione per la gestione delle attività formative dell'anno scorso è passata in Giunta il 27 luglio 1992 ed è un fatto - l'Assessore mi ha detto che non è tenuto a saperlo, ma penso che può essersene nel frattempo accertato - che questa convenzione peri corsi dell'anno scorso ad oggi non è stata ancora firmata da una o più - non lo so, a me risulta per l'INIPA - associazioni di categoria. Quindi, un anno dopo i corsi non è ancora stata firmata la convenzione. Vi ricordo che al punto 8) della predetta convenzione c'era scritto che "per il corrente anno 1992 la spesa approvata sarà erogata con le seguenti modalità: 80% a comunicazione di inizio di ogni singolo corso il saldo come è stabilito al comma precedente".
Mi risulta che ad oggi non siano stati dati ancora dei fondi. E ci mancherebbe altro, se non è stata firmata la convenzione! Mi chiedo però, e pongo un problema politico, se sia corretta la liquidazione a pie' di lista di questi corsi che iniziarono, sia pure a rischio e pericolo di chi li ha fatti, prima dell'ok regionale.
Inoltre, abbiamo chiesto se esisteva un controllo su chi avesse partecipato a questi corsi, nel senso di sapere se persone nel corso degli anni hanno partecipato o meno a più corsi simili o della stessa associazione, o comunque magari allo stesso corso: ci è stato detto che non è stato possibile fare questo controllo e che forse lo sarà in futuro. Come abbiamo sottolineato - e questo vale anche per quest'anno perché si sta esattamente rifacendo la stessa cosa - vi sono corsi estremamente simili fatti in località limitrofe che potevano essere raggruppati insieme con un risparmio operativo. Credo che non funzioni il metodo di passare i corsi professionali attraverso queste associazioni di para-categorie, filiate da diverse categorie agricole, l'una contro l'altra armate a colpi di: "ho più diritto io" in termini di concorrenza. La Regione dovrebbe porsi al di sopra di questo e non distribuire semplicemente solo in base al numero degli iscritti, come peraltro dice la legge, perché operativamente questo modo di procedere, secondo me, non è produttivo.
In conclusione, penso che sulle valutazioni di quest'anno il minimo è un'astensione da parte del nostro Gruppo.
Una precisazione. Non voglio assolutamente criminalizzare i funzionari preposti al controllo, i quali forse non avevano neanche il titolo di poter controllare prima della deliberazione del Consiglio regionale. Questa quindi è una responsabilità che tutti noi abbiamo, 'ma chiederei anche di sapere come mai fanno scorso si sia arrivati in Consiglio regionale con tre mesi di ritardo, in termini tecnici, dove si sia fermato l'iter delle cose e, se vi sono state delle soste troppo lunghe, perché. Io credo che si sarebbe potuto arrivare con un certo anticipo.
La constatazione però, senza voler criminalizzare i funzionari, è che quest'anno, solo in questo mese di novembre, vi siano state 13 verifiche durante i corsi, mentre fanno scorso, in pratica, non era stato possibile effettuarne neanche una. Vede, Assessore, sono convinto che il bistrattato Movimento Sociale Italiano e il modo con cui la persona del sottoscritto cerca di proporre questi problemi, portino comunque ad un vantaggio: che i corsi di quest'anno saranno fatti meglio e saranno più controllati. Questo è l'aspetto positivo della vicenda: a furia di insistere, si possono ottenere determinate cose!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Come Gruppo intendiamo precisare che la nostra azione di verifica e di lettura attenta dei documenti, nel momento in cui vengono sottoposti al Consiglio regionale - e questo ci pare anche un dovere da parte dei Consiglieri - non viene fatta, come qualcheduno ha cercato di far credere contro l'agricoltura e contro il mondo agricolo: noi siamo contro un cattivo utilizzo del denaro pubblico che non aiuta lo sviluppo agricolo.
Su questo aspetto abbiamo iniziato un discorso che ci pare conseguente nella serie di interventi svolti come Gruppo ogni volta che vi era l'approvazione dei corsi di formazione professionale in agricoltura, senza cercare ogni volta di ritornare da capo e di ripetere le cose che avevamo già detto.
L'anno scorso il nostro Gruppo aveva sollevato la vicenda che quest'anno ha richiamato il Consigliere Zacchera. Riteniamo che, per quanto riguarda il problema sollevato, non competa ai Consiglieri fare gli ispettori o svolgere il ruolo che compete ad altri. Quest'anno, invece abbiamo posto un altro problema, sul quale non ci pare di avere ricevuto molte risposte - lo diciamo con estrema franchezza - e cioè che rispetto ad una posizione programmatica di prolusione politica, per quanto riguarda la circolare che indice questi corsi, il risultato è stato minimo o comunque non adeguato alle enunciazioni che venivano fatte a livello di circolare come a dire che la montagna ha partorito il topolino. Torno a ripetere che a noi pare di non tenere un atteggiamento pregiudiziale su questi argomenti: anzi, riteniamo di cercare di seguire con la dovuta attenzione il comparto della formazione professionale in agricoltura, proprio perch lo riteniamo importante. Quindi, quando sentiamo che in Consiglio regionale, nella replica, ci vengono rilette cose già fornite per iscritto in sede di Commissione - e che noi abbiamo il difetto: di leggere confessiamo di seguire la lettura con un minimo di insofferenza: si cerca di sviare il problema senza rispondere alle domande che da parte nostra riteniamo di porre.
Riteniamo giusto, per quanto riguarda la formazione professionale in agricoltura, arrivare ad una definizione dei possibili "profili di professionalizzazione", uscendo quindi dalla vaghezza e dalla indeterminatezza che dettano delle linee generali, ma non dei precisi elementi. Dico questo avendo presente - lo ripetiamo per l'ennesima volta che ci rivolgiamo non a dei bambini che hanno appena terminato l'obbligo scolastico e quindi devono essere avviati al mondo del lavoro, ma ad imprenditori agricoli, cioè a persone che lavorano già a tempo pieno.
O cominciamo ad individuare oggettivamente dei criteri, oppure la soggettività diventa norma, e io sfido un'ispezione - se così la vogliamo chiamare - o possibilità di un controllo, tra l'altro dovuto (torno a ripeterlo), del denaro pubblico, fatta in modo corretto. Che cosa va ad ispezionare l'ispettore? Controlla se vengono rispettati degli aspetti formali; con ogni probabilità, questi vengono rispettati. Tuttavia Assessore, mi chiedo - e ho ben presente l'art. 7 della convenzione per quanto riguarda la validità del corso - come mai, quando partiamo da un corso con un numero tot di iscritti e poi questo si riduce di più della metà, perché in base alla convenzione il corso sia ugualmente valido ,e non ci siano problemi. Personalmente mi pongo il dubbio di provare a verificare che cosa stia avvenendo in quel corso.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Se il numero scende, non li paghiamo; infatti c'è un caso che è stato anche citato.



FOCO Andrea

Qui rischiamo di non capirci: io mi riferisco anche ai corsi il cui numero di iscritti non scende sotto i 15-10 (vedi art. 7 della convenzione). C'erano 100 iscritti e 30-25 hanno terminato il corso superando quindi il numero dei 1015: probabilmente c'è qualcosa che non va.
Poi, per carità, è giusto che il corso venga remunerato, perché ha superato l'aspetto della convenzione, ma su queste cose o ci capiamo oppure ci sono delle difficoltà ad andare più a fondo.
Quando parlo di queste difficoltà rilevo alcune cose strane. Nei corsi di quest'anno (non in quelli dell'anno scorso) l'aggiornamento specifico della formazione imprenditoriale in agricoltura (lett. A) passa da 35 a 42 ore, mentre le altre Associazioni, per la stessa figura, passano da 20 a 75 ore. Mi chiedo che riferimento di profilo, quale indicazione abbiamo per poter verificare tutto ciò, perché la dizione è uguale per tutti: formazione imprenditoriale. Ancora: per quanto riguarda l'agroinformatica passiamo da 30 ore, in alcuni casi, a 60 ore, in altri casi, sempre per lo stesso tipo di corso (a.s, lett. G); oppure, per quanto riguarda il marketing vitivinicolo (cito alcuni esempi, ma ce ne potrebbero essere altri), c'è un'oscillazione di ore notevole: sembrerebbero poche, ma percentualmente in alcuni casi siamo al 30-40% di differenza di ore per la stessa figura (e potrei citare anche la caseificazione): Ammetto la mia notevole ignoranza sulla figura dell'"imprenditore europeo" (è il titolo di alcuni corsi), che ha bisogno di 24 ore di formazione, e sul recupero della "razza ovina sambucana", per il quale sono necessarie 30 ore di formazione.
Sono queste le tematiche che noi solleviamo - e riteniamo, con serenità e tranquillità, di non esagerare più di tanto nell'andare a spiluccare perché pensiamo che, se non vengono creati dei riferimenti che possano valere per tutti, ci siano delle difficoltà oggettive.
Visto che il tempo scorre, non ci soffermiamo più di tanto sul discorso dei patentini, malgrado ci sia un richiamo di legge. A questo proposito chiediamo alla Regione, non in questa sede ma in sede di Commissione quanti dei patentini indicati dalla legge sono stati fatti nei due anni previsti o quanti ne sono stati fatti successivamente; ciò per avere un parametro, altrimenti sulla storia dei patentini non la finiamo più e fra poco, giustamente, dovremo affrontare il discorso del loro rinnovo, perch questi, dopo tot anni, scadono. Anche in questo caso, siamo su un discorso abbastanza vago; non può essere definita formazione professionale: si tratta di un servizio che viene fornito all'agricoltura e all'imprenditore che opera in questi servizi.
Termino richiamandomi al discorso relativo ai locali in cui vengono svolti i corsi, su cui l'Assessore si è slanciato con euforia. Bisogna fare attenzione: Assessore, con le sue dichiarazioni lei non ha rispettato quanto viene detto a pag. 10 di una circolare che lei ha firmato o all'art.
3 di una convenzione, ovvero che i locali devono essere idonei; non è detto che debbano essere delle regge, ma devono avere delle sicurezze e devono anche permettere un'attività didattica. Per poter svolgere un'attività didattica minima occorrono tavolini, seggiole e magari qualche altro strumento; se per caso si tratta di un corso nel comparto informatico, con ogni probabilità sono necessari anche strumenti di informatica. Sono tutte cose sulle quali non abbiamo dubbio, ma dall'infuocata replica dell'Assessore queste cose non sembravano necessarie: pareva fosse sufficiente un locale più o meno messo in piedi.
Termino ribadendo la nostra contrarietà a modificare la convenzione quando - e su questo l'Assessore non ha replicato - il 40% di contributo in prima tranche passa al 50%, portando il finanziamento del corso all'80 quando ne è appena stato svolto il 70%. Per questo motivo il nostro voto è contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero per dichiarazione di voto.



BODRERO Antonio

Esprimo il voto contrario per le ragioni generali già esposte da altri Consiglieri e dalla Lega. Aggiungerei, ma praticamente è la conseguenza delle altre ragioni, la solita ragione del "repetita iuvant".
Per esperienze fondate, si può ritenere che le scuole e i corsi pubblici abbiano la funzionalità che abbiamo sentito, mediocre, quindi anche in questo caso sarebbe molto meglio il privato. Si possono citare a caso Lombriasco e altre scuole agricole di alto valore, private, fondate nel secolo scorso da veri volontari, da gente che non lo faceva per i quattrini: i quattrini servivano per vivere o sopravvivere.
Secondo me, il compito della Regione non è quello di istituire scuole e corsi, ma di controllarne la funzionalità: più funzionalità vuol dire più produttività e - più produttività vuol dire più occupazione.
Per quanto riguarda l'occupazione, questo è un argomento principe dell'Assessore, perché ha capito - almeno così dicono i giornali e io ci credo - che le Regioni del nord Italia devono allearsi per difendere la propria occupazione (ripeto, era scritto sui giornali).
Finalmente la Lega Nord è stata in questo luminosa maestra di realismo giustizia, verità e vita. E finalmente l'ha capito anche l'Assessore.
Poverino, forse lui l'avrà capito anche prima, ma non poteva dirlo; adesso l'ha detto ai giornali, che l'hanno pubblicato. Quindi riferisco dei fatti non delle opinioni.
Naturalmente questo è chiaro, perché le nostre Regioni sono diventate e stanno diventando sempre di più regioni di popolamento e di sfruttamento.
E a questo proposito mi permetto, per la libertà di opinione, di salutare con entusiasmo, a nome di tanti democratici federalisti l'indipendenza della Slovacchia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Colleghe e colleghi, signor Assessore, sarei stato più tranquillo, e anche un po' più convinto della validità della sua proposta, se lei avesse svolto delle considerazioni di questo genere: "Cari colleghi, nel presentare questa deliberazione sul finanziamento dei corsi di formazione, professionale in agricoltura, so bene cosa state pensando, e probabilmente conosco già molte delle critiche che avanzerete.
Non crediate ché abbia dimenticato il dibattito dell'anno scorso e le critiche che mi sono state rivolte in quest'aula. Allora, devo ammettere che la situazione era diversa dall'attuale e si prestava a molte delle critiche che avevo udito. Il provvedimento arrivava con forte ritardo alcuni corsi erano già iniziati, e voi mi avevate sollecitato su questioni per me spinose: come fare i controlli, come controllare quel che già era avvenuto.
Certo, dal mio punto di vista, devo ammettere che è stato un comportamento un po' garibaldino. Non ho quindi dimenticato quelle critiche; non avevate tutti i torti e, in questo anno, ho cercato anche di rimediare ad una situazione che, con il senno del poi, devo ammettere non era delle migliori.
Bene, ora presento un provvedimento che, almeno dal punto di vista dei tempi, ha una propria correttezza. Certamente la situazione in cui agisco è una situazione a dir poco penosa (perché un Assessore che spende del denaro pubblico e apre tutti i giorni i giornali di Italia e vede cosa succede attorno alle elargizioni di denaro pubblico, agisce in una situazione penosa e difficile).
Non crediate che solo l'opposizione si occupi di questi temi e che solo l'opposizione sia preoccupata dell'ambiente in cui si lavora (riferito agli episodi di corruzione e concussione). Le vostre preoccupazioni sono le mie e governando un Assessorato e spendendo i soldi pubblici è mia preoccupazione, forse più della vostra, di gestirli nel modo migliore. So cari colleghi, che avete letto su un quotidiano (mi pare 'Il Corriere della Sera') che in Piemonte si gestirebbero dei 'corsi fantasma, e forse questo vi preoccupa e vi starete chiedendo: 'Ci sarà del vero?'. Vedete, quando sul giornale ho letto della questione, non dei corsi fantasma, ma dei 'terreni fantasma', i terreni che, miracolo della natura vegetale, hanno prodotto la soia senza essere penetrati e tagliati dall'aratro - fatto gravissimo che, ha stupito tutti noi e per il quale è in carcere un funzionario della Regione Piemonte, dell'Assessorato all'agricoltura certo ho sobbalzato, e non mi stupirei se alcuni di voi pensassero ai corsi fantasma, visto che in Piemonte ci sono già stati i terreni fantasma.
Non voglio sottrarmi a nulla; semplicemente ritengo di aver lavorato per la chiarezza e la trasparenza, con la coscienza e la diligenza di un buon padre di famiglia: non ho lasciato nulla di intentato. Certo, la situazione rimane drammatica e la cautela è un abito che vorrei continuare ad utilizzare nel porgere le mie convinzioni a questo consesso. E ho ancora in mente la foga di un comiziante nella Regione Lazio che, al termine di un comizio sulla questione morale, scesi i gradini del palco è stato arrestato per corruzione, perché aveva le tasche piene di tangenti.
Quindi, non farò trionfalismi, non farò proclami e accetto ogni tipo di critica, perché le vostre preoccupazioni sono le mie. Ammetto quindi tutte le critiche, ammetto anche dubbi che dichiarino di non essere disciolti. Vi dico solo che, perle mie forze, ho fatto quanto possibile per agire per il meglio, espero che la realtà dei fatti confermi questa mia opinione.
Ammetto anche che il tema della formazione professionale, tema già sempre di difficile approccio ingenerale, può avere nel settore agricolo ulteriori specifiche difficoltà dovute ai luoghi in cui si svolge, al decentramento, allo stesso tema dell'agricoltura; quindi può darsi che non tutto vada per il meglio dal punto di vista del rapporto tra costi effettuati e sopportati e benefici specifici".
Ecco, di fronte ad argomentazioni di questo tipo, Assessore, sarei stato più tranquillo e avrei avuto qualche convinzione in più. Viceversa il tono tenuto non è stato questo. Lei è apparso molto accalorato; la mia vicina di banco ha detto: "Ma perché l'Assessore è così tanto arrabbiato?".
Lei ha avuto una sicurezza che ha indotto in me né convinzioni n tranquillità, Assessore, e per questo ho voluto dirglielo.
Non mi ha convinto il tono e l'estrema certezza che questo mondo che lei gestisce è il mondo migliore possibile. Allora ho voluto - scusatemi prendere una parte alternativa possibile, perché ho pensato che forse, se la questione fosse stata presa e la risposta data in altro modo, sarebbe stata più convincente.
Essere sicuri va bene, ma essere sicurissimi forse genera nell'opposizione il mantenimento dei dubbi, che conservo (parlo di tutti i dubbi che ho illustrato) e che portano il mio Gruppo a votare contro questo provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Il Gruppo della Democrazia Cristiana esprime il suo voto favorevole al programma della formazione professionale in agricoltura per l'anno 1992/1993. Un programma che mira, come ha detto ieri l'Assessore, non solo al rilascio dei patentini, ma anche all'aggiornamento delle tematiche legate all'agricoltura, alle nuove tecniche agricole e zootecniche, per produzioni sempre più competitive e di qualità. Un programma - ha ancora aggiunto - che punta alla formazione imprenditoriale, al marketing all'agroinformatica, all'agriturismo, insomma un programma volto a quanti intendono modificare tecniche di produzione ed orientarsi verso opportunità più compatibili con il mercato.
I corsi, quest'anno, hanno dunque conosciuto un salto di qualità e il loro carattere innovativo è stato riconosciuto sia dal Consigliere Peano come dal Consigliere Foco (se non sbaglio), anche se qualcuno, preoccupato solo della sua funzione ispettiva (funzione ispettiva di questo qualcuno) non ha voluto cogliere le novità presenti nella circolare della Giunta emanata il giugno scorso, anzi ha preferito soffermarsi sui controlli sulle modalità in cui vengono effettuati per verificare i corretti utilizzi dei finanziamenti erogati.
L'Assessore Cerchio, sia pure con la passionalità che lo distingue, ha dato in proposito una risposta esauriente e convincente, soprattutto quando ha spiegato come ragioni di ordine didattico o legate alla particolare tipologia dell'utenza, hanno reso opportuno l'inizio dell'attività dei corsi durante l'iter di perfezionamento del provvedimento deliberativo.
Riferendosi al programma formativo 1991/ 1992, la relazione dell'Assessore ha offerto una dettagliata informazione di come si sono svolti i corsi, non tralasciando neppure la segnalazione delle irregolarità riscontrate in un numero affatto esiguo come tre. Dalla documentazione a mani dell'Assessore è emersa anche l'assoluta regolarità in ordine a tutti i corsi, indipendentemente dalla data di inizio che anticipò, come tutti sanno, l'approvazione della delibera relativa.
Per quanto concerne l'intervento del Consigliere Zacchera di poc'anzi sul problema dei controlli, occorre dire che: 1) ci sono comunque i registri con le firme giornaliere di allievi e docenti e la visita alle lezioni finali su corsi che durano tra le 5 e le 10 lezioni 2) le convenzioni sono tutte firmate, non come afferma il Consigliere Zacchera 3) i corsi non si accorpano, perché c'è un limite minimo di partecipanti sotto il quale non vengono finanziati (20 per la pianura, 15 per le zone montane) 4) non è vero che prima della deliberazione di Consiglio non si aveva titolo a fare i controlli: le ispezioni sono attivate dal rilascio del registro delle presenze.
Non esistono quindi, proprio perché l'Assessore ha risposto esaurientemente in questi termini, gli elementi di una truffa che coinvolgerebbe migliaia di agricoltori (vedi non "Il Corriere della Sera" ma "Il Giornale" di Montanelli del 20 novembre 1992). Esistono semmai vezzi giornalistici di sollevare sospetti, affinché questi promuovano indagini nelle sedi pertinenti. Se esistono sospetti in tal senso, l'Assessore regionale agisca nella maniera più ferma senza riguardo per alcuno. Se invece i sospetti sono il solito cono d'ombra che si proietta su fatti e uomini, perché così vuole lo stile dei tempi, la Giunta si muova a tutela della sua correttezza ed onorabilità.
Ne "Il Giornale" di Montanelli si legge: "C'è anche un'appendice che riguarda, i corsi professionali per agricoltori e allevatori finan-ziati anch'essi per metà dalla CEE, ma che nessuno sa dire se siano effettivamente tenuti o se invece siano puramente fittizi". Ed ancora: "I corsi professionali costerebbero 1 miliardo e 300 milioni l'anno, in parte a carico della CEE, ma gli ultimi sono stati approvati dalla Giunta regionale il 18 febbraio scorso, quando le lezioni erano già finite da settimane".
In proposito occorre dire: 1) è falso che i corsi di formazione professionale in agricoltura siano per metà finanziati dalla CEE; tutta fattività formativa in agricoltura è finanziata con fondi della Regione.
2) E' falso che nessuno sa dire se siano effettivamente tenuti o se invece siano puramente fittizi. Gli uffici regionali dell'Assessorato alla formazione professionale distribuiscono i registri, opportunamente predisposti, agli enti che devono far firmare, lezione per lezione, tutti gli iscritti ed evidenziare, lezione per lezione, le assenze, in modo che non ci sia la possibilità di fare risultare presente chi non lo era. Gli enti, da parte loro, comunicano con anticipo la data di inizio di ogni singolo corso con chiaramente indicato il luogo di ritrovo per le lezioni e il calendario completo delle stesse lezioni, in modo che il Servizio ispettivo in qualunque modo può controllare in base all'art. 5, punto 7 della legge n. 845/78, l'effettivo svolgimento dell'attività.
3) E' falso che la Giunta regionale abbia approvato il programma formativo agricolo il 18 febbraio 1992, quando le lezioni erano già finite da settimane. La Giunta regionale ha approvato e trasmesso al Consiglio il programma formativo agricolo il 30 dicembre 1991 con deliberazione n. 40 12020 e da quella data nessun corso, dicesi nessuno, era iniziato.
Il problema sollevato dal Giornale, che chiama tra l'altro in causa un nostro Consigliere, ci impone una riflessione più ampia sulla funzione signor Presidente, della nostra assemblea, sul significato del suo lavoro sulle valutazioni di merito, sui giudizi di valore, sui criteri di analisi di bilancio. Nel libero confronto democratico questi elementi contano o non contano? Servono o non servono nell'accertamento di tutti i momenti, di tutti i passaggi relativi alla formazione dell'atto deliberativo? O valgono di più gli stereotipi del moralismo proposti con la fatua irresponsabilità di chi ama fare in questo Consiglio una specie di war-game privato contro tutti (ieri l'Assessore al turismo, oggi l'Assessore all'ecologia, poi l'Assessore all'agricoltura, l'Assessore alla sanità e via dicendo) o di chi, preso dalla sindrome del sensazionalismo, ama esibirsi nei panni di un implacabile giustiziere? C'è un'aggressività d'autore, signor Presidente, che non si ferma alle puntualizzazioni polemiche con cui ognuno ha il diritto di esercitare il proprio diritto-dovere di controllo e di vigilanza nei confronti degli atti della Giunta. C'è un'aggressività quasi maccartistica che in quest'aula rivela spesso il ricatto terroristico di una denuncia penale.
Se l'approdo della nostra azione di controllo e di vigilanza è quello penale, è inevitabile che prima o poi si arrivi al governo dei magistrati.
Si dimentica così il fondamento della nostra democrazia, basato sulla divisione dei poteri, che una società di pesi senza contrappesi porta inevitabilmente verso qualche scorciatoia monocratica.
Affermo queste cose con grave preoccupazione per il nostro ruolo colleghi Consiglieri, per l'espletamento sereno e corretto del nostro mandato. Io non ho paura del supercensore o del superinquisitore;; temo semplicemente che il confronto democratico si sclerotizzi nella sua inanità accademica, se altre sono le sedi dove si emanano i verdetti e dove si asseverano le proprie scelte morali e politiche. Allora nulla di più di una denuncia perché effettivamente si rispettino le regole del gioco.
Io credo che in alcuni di noi ci sia un pieno di mestiere e un vuoto di credibilità. C'è un pieno di mestiere e un vuoto di credibilità in chi crede che tutta l'azione politica si esaurisca in uno spettacolare esercizio scandalistico. Ciò non vuol dire assolutamente tutela di qualcuno o omertà per qualcun altro: abbiamo tutti bisogno della più assoluta trasparenza e la Giunta si sta muovendo, mi pare alacremente, su questo campo.
La risposta dell'Assessore Cerchio sui corsi professionali ne fa prova ma ieri, amico Chiezzi, tu che giochi con i discorsi alternativi o con le simulazioni degli autodafè, hai detto che i corsi potrebbero coprire i finanziamenti occulti delle organizzazioni amiche, o perlomeno lo hai insinuato. L'altra settimana, di fronte a cifre e dati almeno opinabili offerti da associazioni tra loro concorrenti, mi pare che anche il Consigliere Riba abbia detto che esse meriterebbero opportuni approfondimenti. Senza ricorrere però a sedi improprie, senza bisogno di qualche potere tutelare, che in fin dei conti ci ridurrebbe, nella migliore delle ipotesi, alla nostra infanzia politica.
Rossana Rossanda scriveva su "Il manifesto" giorni fa: "Siamo figli dell'inquisizione: chi confessa, salva l'anima sua e se a questo fine sono serviti alcuni tratti di corda, allora santa è la corda".
Il riferimento è storico, ma la storia non è di ieri; la storia è soprattutto quella di oggi. Attenti, quindi, amici Consiglieri, alla sintassi sovversiva. Non si costruisce una nuova tavola di valori, un nuovo demanio morale con le tinte oscure di uno scandalismo forse anche prezzolato.
Allora, che cosa dobbiamo domandarci, in quest'assemblea, cosa dobbiamo fare? C'è la possibilità di un costume diverso? Come si può ridare al Consiglio la dignità che gli compete? Come si può tutelarne il confronto civile, la dialettica costruttiva, come abbiamo tante volte riscontrato? Vale ancora rispondere, da parte della Giunta e dei suoi Assessori, a certe provocazioni, oppure lasciare che ognuno scelga la via che ritiene più opportuna, più pertinente? Sono domande, dei quesiti ai quali tutti possono rispondere, ciascuno secondo la propria responsabilità, ma anche con la conseguenza delle proprie scelte.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Anche il Gruppo liberale esprimerà voto favorevole al provvedimento proposto dalla Giunta, e dà atto che la proposta, oltre ai già richiamati elementi di maggiore puntualità processuale, evidenzia lo sforzo di finalizzare gli stessi corsi ad una concezione più moderna e più pragmatica dell'agricoltura.
Detto questo, devo dire che non sono certo i liberali a considerarsi soddisfatti del mondo dell'agricoltura; ma i liberali devono anche dire che non dimenticano quando dal Partito comunista venivano presentati in quest'aula, con grandissima lungimiranza, disegni di legge finalizzati al: recupero di terre incolte e marginali. Per i non addetti ai lavori, forse il tutto non è immediatamente percepibile. Il processo di integrazione CEE porta a fortissima specializzazione del processo in agricoltura - non solo nell'industria - e riduce, sostanzialmente, l'atti-vità agricola nelle aree forti, rispetto alle funzioni forti.
La politica di grande respiro che il Consigliere Poco rivendica era quella, invece, di andare a recuperare le terre infestate dalle erbacce e dalle "runse" (come si dice in piemontese). Ho l'impressione che nessuno in quest'aula, possa avere titolo per rivendicare grandissima lungimiranza sui problemi dell'agricoltura; registriamo tutti l'incapacità globale di porci rispetto a questo problema, incapacità che sicuramente non possiamo leggere sulla puntualità di questa o di quella scelta, in termini di finalizzazione delle risorse, rispetto a questo o quell'altro corso.
Devo poi dire, Consigliere Poco, che per una volta tanto sono d'accordo con il collega democristiano intervenuto, sottolineando come nei confronti dell'agricoltura ci sia un'attenzione pruriginosa, e quindi un'attenzione per un certo verso distorta nei confronti dell'agricoltu-ra, quasi di criminalizzazione (mi pare così abbia detto il Consigliere Peano).
Non so se sia così; però, rispetto, per esempio, ai cantieri-scuola, ai corsi di riqualificazione professionale con i quali, improvvisamente, dei tornitori della FIAT diventano programmatori informatici nel giro di un mese, caro Poco, usiamo lo stesso criterio di valutazione, di giudizio, di analisi e di puntualizzazione.
Ho l'impressione che su tale questione ci sia qualche partito che avendo perso una battaglia di rappresentanza nel mondo agricolo, cerchi di rifare qui una questione politica che, fin quando aveva la rappresentanza nel campo agricolo, fin quando aveva l'Assessore, non aveva mai fatto.
Dico questo solo per anticipare quanto peraltro già detto e sviluppato dal Consigliere Picchioni, sicuramente con esperienza ed argomenti che fanno impallidire i miei. Ma quanto avvenuto ieri, signor Presidente, è gravissimo. Se un giorno o l'altro dovessimo fare l'antologia di cosa non deve essere il Consiglio regionale, prendiamo come esempio la giornata di ieri. Abbiamo votato leggi e ne discutiamo oggi; abbiamo interrotto un dibattito, signor Presidente, al color bianco, quando l'Assessore si difendeva da vere e proprie insinuazioni calunniose. Abbiamo quindi consentito a qualcuno, Presidente, di fare un'elegantissima retromarcia e di essersi ripresentato oggi come una trasparente e serena vestale di collaborazione alla Giunta che dà un suo contributo per il miglioramento.
No, non è così! La giornata di ieri è finita in modo drammatico: alle 19,30 i Consiglieri erano esausti dalla fatica, con gli elmi e l'acetilene in testa, come i minatori del romanzo "E le stelle stanno a guardare" distrutti dalla fatica dopo tre ore di bar! Perché nelle tre ore di Consiglio di ieri abbiamo avuto tutti, sicuramente, più presenza al bar di quanto non ne abbiamo fatta in aula. Alle 19,30 tutti si è dovuti andare via e non si è potuto chiudere nemmeno questa questione. La "Nona" di Beethoven non si interrompe con uno spot o per comunicare che è nato il figlio di Carolina! La "Nona" di Beethoven si interrompe soltanto perché è scoppiata la guerra mondiale! Quello che è avvenuto è drammatico per quanto diceva il Consigliere Picchioni, ma anche perché dobbiamo porci, una volta per tutte, una certa questione, Presidente. Esiste la funzione deliberante, la fruizione legislativa, la funzione di governo e la funzione di controllo. Non si pu introdurre in una valutazione di tipo legislativo o di governo l'elemento di controllo. Nell'esprimersi su di una deliberazione, si dice cosa si pensa rispetto al suo oggetto ed ai suoi obiettivi. Le questioni poste relativamente al mondo che ci sta dietro, sulle eventuali irregolarità o illiceità, devono essere poste utilizzandolo strumento ispettivo, di controllo, presentando quindi un'interrogazione o un'interpellanza indicando date, nomi, cifre, situazioni precise all'Assessore, il quale sarà richiamato a risponderne alla presenza del Consiglio, in un rapporto fra due persone, che non coinvolge politicamente né la maggioranza né la Giunta né i Consiglieri.
La inviterei, Presidente, a trovare un meccanismo con cui lei possa togliere la parola ai Consiglieri, come fa il suo collega "major" Presidente della Camera, quando si va fuori tema. Quando su una deliberazione si ipotizzano o si citano fatti che non hanno niente a che fare can il giudizio che si dà sulla deliberazione - si può dare un giudizio sulla politica dell'Assessore, che è cosa diversa - probabilmente bisogna immaginare di cambiare registro.
Ho l'impressione che si tardi a capire il vero problema; all'esterno si continua a parlare del rinnovamento dei partiti: i partiti si rinnoveranno ma torneranno ad essere partiti. Questi partiti cambieranno, storicamente devono cambiare, perché è caduto il muro di Berlino. Ad un partito di massa costruito sui finanziamenti del KGB e fondato sulle cellule si contrapponeva un altro partito di massa fondato sulle sacrestie e sui finanziamenti CIA.
Ma, Presidente, visto che c'è anche qualcuno tra il pubblico, bisogna capire perché noi, in Italia, abbiamo i partiti fatti in un certo modo; i partiti di massa sono stati costruiti per affrontare problemi che con la politica avevano poco o niente a che fare. Bene o male, la DC era un super stato così come il PCI era una superopposizione: partiti caricati di funzioni ben diverse da quelle che devono avere in un sistema compiuto depositari di garanzie diverse da quelle del dibattito parlamentare.
Finito tutto questo, è giusto che i partiti facciano la cura dimagrante e tornino ad essere quello che è giusto siano in una società moderna: gli organizzatori di opinione di consenso e di selezione della classe dirigente. Ma il vero problema, Presidente, sono le istituzioni, perché se non le facciamo vivere, così come oggi lamentiamo la prevaricazione di questi partiti sulle istituzioni, domani ci sarà la prevaricazione dei nuovi partiti su queste istituzioni, perché la logica competitiva dei soggetti di una società civile fa si che qualunque soggetto tenda ad occupare lo spazio di un altro soggetto che non riesce a difendere il proprio.
Quindi il problema dei rapporti tra istituzioni e partiti prescinde dalla qualità e dalla natura dei partiti che ci stanno fuori, e quindi i partiti staranno fuori dalle istituzioni non per scelta, loro, ma per capacità nostra di farli stare fuori. Non è certo un modo accettabile ,o funzionale quello di far stare i partiti fuori dalla battaglia politica quando tre ore di bar e di aula diventano una fatica di Sisifo tale da costringere tutti noi ad uscire; fuori non c'erano le auto blu, ma le ambulanze che ci portavano tutti alle Molinette a fare le verifiche del caso! Ho l'impressione che su questo bisogna riflettere e ragionare molto per recuperare l'ABC della politica, quindi distinguere la funzione legislativa, la funzione deliberante, la funzione di controllo e la funzione ispettiva. E' vero, nei libri c'è scritto: "Tu sei Pietro, su questa pietra costruirò la mia chiesa", non c'è scritto: "Tu sei Di Pietro e su questo Di Pietro costruirò la mia chiesa".
Mi permetto un'ultima riflessione: oltre a questo bisogna che recuperiamo anche, Presidente e colleghi, la funzione dell'opposizione.
Avrete notato che tra i documenti di riforma dello Statuto ce n'è anche uno pregevole del PDS, però non si parla di opposizione, bensì di minoranza. Le minoranze non sono un accidente del sistema; la minoranza è un termine improprio: la minoranza è semplicemente la constatazione che uno non è maggioranza, ma il giorno dopo che non è maggioranza e quindi non è governo, è opposizione! La democrazia non è fatta di maggioranza e minoranza: è fatta di governo e di opposizione. Questa è la dialettica parlamentare, non la difesa dei diritti delle minoranze, quasi a far sì che nel sistema del governo esse abbiano un pezzo come se fossero gli Irochesi o qualche altra tribù sopravvissuta. Non è così: l'opposizione deve disegnarci lo spazio per una proposta originale e alternativa rispetto alla maggioranza e rispetto alla quale tende a sostituirsi. La criminalizzazione, invece, è diventata l'unico modo di fare minoranza, non dico neanche di fare opposizione. Ho qualche difficoltà a capire se in quest'aula c'è una vera capacità di governo e di maggioranza; sicuramente non esiste una capacità di opposizione, esiste una capacità di pettegolezzo al margine - come diceva ieri l'Assessore - della calunnia, sperando che siccome è questo che fa notizia, perché quando si parla tanto di dentifrici basta parlare di dentifrici e si va sul giornale, questi ragionamenti ci conducano sulle pagine dei giornali, l'unico obiettivo per cui ognuno di noi spreca il proprio fiato.
Con questo voglio dire, signor Presidente, che è una piccola questione che, a mio modo di vedere, ha rivelato molti dei mali di cui vive la nostra democrazia e la nostra istituzione. Non possiamo immaginare di essere dei soggetti presenti nell'istituzione che possono guardare disinteressatamente e senza attivarsi di conseguenza al grande processo di trasformazione che vive la società politica del nostro Paese: ripeto, condizione essenziale per la trasformazione dei partiti è la trasformazione delle istituzioni perché loro devono essere il punto di riferimento della trasformazione dei partiti. Non immaginiamo invece di dover poi trasformare l'istituzione in funzione di quello che sarà il risultato del confronto trai partiti altrimenti, se così fosse, sarebbe una sconfitta della democrazia e delle istituzioni e passeremmo da un sistema partitocratico, magari quello che conosciamo, ad un altro sistema partitocratico. Saranno gli storici a capire se era peggiore un sistema partitocratico fondato soprattutto sugli elementi di ricerca del consenso o magari un altro sistema partitocratico che si fonderà non più sulla raccolta del consenso e della visione magari con degli strumenti anche criticabili, ma per esempio un sistema partitocratico che avrà il suo fondamento soltanto sui rapporti di forza economica nella società civile dei gruppi forti, perché anche quella sarà partitocrazia, diversa, ma sempre partitocrazia.
Dobbiamo quindi avere la capacità di rivendicare il ruolo e l'autonomia delle istituzioni e i partiti devono misurarsi in funzione delle istituzioni, non autonomamente modificarsi e poi pretendere che le modificazioni si modifichino in funzione del nuovo sistema partitocratico che comunque ha da venire, rispetto alle quali sarà la storia a giudicare se il nostro, magari poco corretto, sistema dei partiti, ma sicuramente molto democratico e molto garantista e molto liberale, devo dirlo da liberale, sarà migliore o peggiore di uno che starà pervenire, magari più pulito, magari di mattoni e non di pietre, ma probabilmente meno funzionale ai cittadini e più funzionale ai rapporti di forza. Io sono un liberale, un rivoluzionario e guardo con grande preoccupazione a questa ventata di governo dei manager, di governo dell'élite, di governo di coloro che sanno mentre noi, guarda caso, tutto sappiamo meno che sapere.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Molto sommessamente, desidero soltanto ricordare che la seduta di ieri era stata convocata per discutere ed approvare le leggi che prevedevano aumenti di capitale. Per evitare che una legge ritenuta importante dalla Giunta non venisse approvata, abbiamo interrotto la discussione che si era protratta moltissimo sulla deliberazione che in questo momento stiamo ulteriormente trattando. Ho ritenuto, proprio perché la seduta era stata convocata straordinariamente lunedì pomeriggio, essendo il 30 novembre, di assecondare anche una richiesta del Presidente della Giunta, che ha chiesto di sospendere la discussione su questo punto e di passare all'approvazione della legge per l'aumento di capitale del CAAT. Questo per ricordare le motivazioni sia dell'indizione della seduta di ieri pomeriggio sia della sospensione della discussione inerente alle deliberazioni in materia di formazione professionale e di agricoltura, viste le considerazioni che il Consigliere Macchini ha voluto fare e che richiedono questo tipo di precisazione.
Se non ci sono altri interventi, pongo in 'votazione la deliberazione n. 533, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 21 voti favorevoli e 15 contrari.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 491 in merito alla trattativa GATT (iscrizione ai sensi dell'art. 51, quinto comma, del Regolamento consiliare)


PRESIDENTE

Vi è la richiesta di iscrizione di un ordine del giorno da parte del Consigliere Cavallera, che ha facoltà di intervenire.



CAVALLERA Ugo

Si richiede l'iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 491, che raccoglie la sottoscrizione di quasi tutti i Gruppi, riguardante la politica agricola comunitaria, in particolare gli accordi GATT. Dato che oggi vi è una manifestazione a Strasburgo, ha senso se lo approviamo in questa giornata.



PRESIDENTE

Se non vi sono obiezioni pongo in votazione la richiesta di iscrizione di tale ordine del giorno che reca le firme dei Consiglieri Rossa Picchioni, Cavallera, Riba, Zanoletti, Porcellana, Marchini, Penasso Dardanello e Ferraris.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è iscritto all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
Vogliamo porlo in votazione subito?



CHIEZZI Giuseppe

No.



PRESIDENTE

Ho posto un punto interrogativo, senza alcun ordine di dubbio. Se il Consigliere Chiezzi intende intervenire, ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Dato che poneva il punto di domanda al termine della frase, mi permetto di suggerire la mia risposta: io sarei contrario a votarlo, semplicemente perché non l'ho visto; nessuno me lo ha proposto non so di cosa si tratti.



PRESIDENTE

Lo faccio distribuire e nel frattempo esaminiamo un altro argomento.


Argomento: Trasporti su ferro

Esame ordine del giorno n. 493 inerente il polo ferroviario di Bussoleno


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. l'ordine del giorno n. 493, firmato da tutti i Gruppi, relativo al polo ferroviario di Bussoleno.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è iscritto all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rossa; ne ha facoltà.



ROSSA Angelo

Svolgo un breve intervento per ribadire la forte preoccupazione espressa nell'ordine del giorno sottoscritto anche dal nostro Gruppo e per allargare il discorso, sottoponendo quindi al Presidente e alla Giunta regionale il problema degli impianti di smistamento esistenti nella nostra Regione.
La preoccupazione dei lavoratori e delle istituzioni di quella zona che noi condividiamo, è la stessa che vorrei segnalare per quanto riguarda il centro di smistamento di Alessandria.
Mentre si dà il via ad una presa di posizione sulla questione di Bussoleno, credo sia venuto il momento di mettere in discussione il nostro rapporto con tutti i centri ferroviari di smistamento della nostra Regione.
Non è di poco conto il problema di uno dei nodi più importanti della nostra Regione quale è quello di Alessandria, che ormai - anche se non lo si dice è in via di liquidazione.
Dico questo con forte preoccupazione, perché vi sono migliaia di posti di lavoro, di attività, di persone che hanno lavorato in quella zona e che oggi non hanno più alcuna prospettiva. Inoltre, è già in, corso la smobilitazione di un altro centro di smistamento, quello di Novi-San Bovo.
Dobbiamo quindi cominciare a domandarci se uno dopo l'altro, come i petali delle rose, ci troveremo ad uno sguarnimento generale dei centri di smistamento.
Colgo tale occasione per segnalare questo problema e per dire che dobbiamo affrontarlo e, se necessario, metterlo nel conto di quella vertenza-che deve essere aperta con il Governo e con lo Stato per capire quali sono le prospettive. Faccio nuovamente eco alle cose che avete discusso in un incontro con l'on. Borghini sugli investimenti, sulle prospettive e sulle questioni di cui parleremo fra un po' di tempo. Per come vedo io le cose, stiamo andando verso una direzione di marcia che non può assolutamente essere condivisa.
Quindi, mentre esprimiamo solidarietà per Bussoleno, dobbiamo richiamare un altrettanto incisivo impegno intorno ad altre questioni che in questo caso, attengono a nodi ferroviari importanti e che naturalmente si allargheranno ad altri settori.
Chiederei una comunicazione a tempi bre-vi, altrimenti dovremo trovare altri strumenti per cominciare ad affrontare questo problema in termini di salvaguardia e di difesa, per capire qual è la prospettiva delle Ferrovie e cosa vogliamo fare noi della questione trasporti.



PRESIDENTE

Il punto 1) dell'ordine del giorno attiene agli impegni della Giunta e mi pare che riprenda le problematiche che il Consigliere Rossa ha richiamato. Non tocca a me rispondere, ma dal momento che abbiamo discusso la questione nella logica di una qualche brevità, ho voluto richiamare al Consigliere Rossa questo punto. Se però questo richiede una replica da parte della Giunta, l'Assessore Panella la può fare.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

Sono d'accordo con il Consigliere Rossa. Oggi, comunque, votiamo specificamente questo ordine del giorno anche per dargli più forza; come Giunta, sappiamo che sarà il punto di partenza per una considerazione più ampia relativa a tutto questo tipo di problematiche. Oggi inviterei a votare l'ordine del giorno, perché il problema di oggi è questo e votandolo singolarmente ha più forza.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 493, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto della volontà dell'Ente Ferrovie dello Stato di smantellare il deposito ferroviario di Bussoleno, rappresentante un polo importante per la gestione del traffico, soprattutto merci, sull'asse ferroviario Torino Lione considerato che il verificarsi ditale decisione comporta gravis-sime e negative ricadute sul tessuto sociale che ciò sotto l'aspetto economico comporta negative ripercussioni per Bussoleno e per la Valle di Susa, depauperando ulteriormente la già compromessa vitalità che tale scelta non si inquadra in alcun atto formale di pianificazione tecnologica ed organizzativa dell'Ente che ciò comporta la mobilità di rilevanti maestranze particolarmente specializzate, alle quali viene riconosciuta alta capacità professionale specialmente per quanto attiene alla manutenzione locomotive che è previsto lo spostamento in altra sede dell'attività relativa all'operatività del 'carro soccorso', fondamentale per il servizio di protezione civile in Valle di Susa ritiene che sia di importanza strategica mantenere gli attuali livelli occupazionali in Valle di Susa con riferimento al polo ferroviario di Bussoleno, ciò alla luce delle gravi diseconomie che verrebbero a crearsi a seguito del suo smantellamento; impegna la Giunta regionale ad attivare, a tempi brevi, un incontro ai massimi livelli con l'Ente FS al fine di: 1) verificare le strategie dell'Ente in merito alle politiche relative alle officine ferroviarie, ai depositi e agli smistamenti in tutta la Regione e in particolare per Bussoleno 2) ricercare soluzioni nell'ambito di attività ferroviarie, finalizzate a mantenere a Bussoleno i livelli di occupazione oggi esistenti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.


Argomento: Commercio

Esame ordine del giorno n. 463 presentato dai Consiglieri Cucco, Chiezzi e Segre sul CAAT


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'ordine del giorno n. 463 presentato dai Consiglieri Cucco, Chiezzi e Segre, di cui appunto 34) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Cucco che lo illustra.



CUCCO Vincenzo

I colleghi mi consentiranno di svolgere un intervento che in qualche modo richiama alcune delle cose - quelle che io considero le più importanti dette ieri dalla Vicepresidente Vetrino sulla vicenda del CAAT.
Mi rendo conto che le vicende legate al Centro Agro-Alimentare di Torino non sono così piccanti come quelle della formazione professionale in agricoltura perché, grazie a Dio, non ci sono - almeno per il momento - dei dubbi su personaggi, persone, personalità politiche di questo consesso.
Devo dire, però, che la situazione non è meno preoccupante, anzi secondo me lo è molto di più, soprattutto dopo aver sentito quanto ha detto ieri l'Assessore.
L'Assessore ieri ha detto due cose molto importanti che vorrei richiamare. La prima è l'atteggiamento del Sottosegretario Josa, che ha deciso di non considerare più attendibile la Sottocommissione ministeriale per la valutazione dei progetti; ciò non è cosa da poco, perché questa Sottocommissione è la stessa che ha valutato i progetti di massima in base ai quali è stata fatta la suddivisione dei finanziamenti. Se il parere del Sottosegretario è avallato dalla posizione del Governo, non salta solo la fase dell'aggiudicazione dei lavori, ma salta tutto il complesso degli interventi sul sistema dei Centri Agro-Alimentari italiani.
La seconda questione, molto grave, di cui ha parlato l'Assessore è la decisione da parte della Servizi Industriali di ricorrere al TAR.
L'Assessore ha detto contro delle deliberazioni della Giunta regionale e immagino che si riferisca all'ultima deliberazione dell'autorizzazione alla realizzazione del CAAT di ottobre (se non sbaglio); a questo proposito speravo che ci fosse anche l'Assessore Garino, perché la vicenda della Servizi Industriali lo riguarda da vicino, comunque immagino che gli riferiranno.
Ieri, ascoltando la Vicepresidente Vetrino, la sensazione che ho avuto è stata quella dei topi che scappano da una nave che sta affondando. Ho l'impressione che si stiano creando situazioni che, in qualche modo preparano il terreno per l'abbandono complessivo di questo settore di interventi. E vorrei essere bravo come l'autore di gialli Chesterton per capire chi sta costruendo l'assassinio del Centro Agro-Alimentare di Torino, così come di tutti i Centri Agro-Alimentari. La prima risposta potrebbe essere: sono i Consiglieri Cucco, Chiezzi e Segre, i quali addirittura hanno presentato un ordine del giorno per chiedere il blocco dell'iter autorizzativo. Troppo facile: la dichiarazione di responsabilità è diretta, mentre un assassino cerca sempre di camuffarsi in qualche maniera.
Con questo intervento cercherò di delineare quelle che secondo me sono le questioni che stanno dietro alla realizzazione del Centro Agro Alimentare e di capire come mai c'è qualcuno che lavora perché lo stesso non si realizzi. Il primo grosso argomento che non è stato richiamato da nessuno - ma intendo farlo io - è la difficoltà economica nella quale si trova il nostro Paese. Una delle prime cose messe in discussione dal Governo Amato è stata proprio quella dei nuovi investimenti, di tutti i nuovi investimenti, anche in questo settore. Ma la più grossa spada di Damocle sta nelle scelte che il Governo non ha ancora compiuto in materia di tagli agli investimenti produttivi o di settore.
La seconda fetta di argomenti che sono contro la realizzazione del CAAT, sollevati da una parte del mondo interessato a questo Centro Agro Alimentare, in particolare dalla Coldiretti, che mi sento di sottoscrivere per una parte delle questioni sottoposte all'attenzione dei politici, è quella che dice: siamo sicuri che questa struttura risponda alle esigenze del mercato? Credo che la Coldiretti abbia fatto delle polemiche, in particolare sullo spostamento del mercato floreale. Effettivamente dobbiamo porci anche la domanda: che senso ha oggi, in un sistema di grandissima distribuzione che by-passa completamente il Centro Agro-Alimentare come punto distributivo sul Piemonte, con reti completamente diverse per la distribuzione e per il recepimento degli ortofrutticoli, costruire il Centro Agro-Alimentare, data la previsione fatta negli anni passati di una situazione di progressivo svuotamento della piccola e media distribuzione commerciale? Forse avrebbe senso - qui do ulteriori argomenti agli assassini ripensare il progetto alla luce si delle difficoltà economiche, ma anche del nuovo che sta accadendo, perché i centri commerciali ci sono, crescono come funghi e saranno assolutamente indipendenti dal Centro Agro Alimentare. A questo proposito speravo che il collega Marino - magari lo faremo in una prossima seduta - chiedesse la messa in discussione di quell'ordine del giorno sulla politica regionale in materia di centri di grande distribuzione del commercio, argomento molto attinente a questo.
L'Assessore non ha fatto alcuna valutazione o ha ritenuto non opportuno fare accenno al progetto che giace, secondo me ormai da mesi, nei cassetti dell'Assessorato relativamente al piano dei grandi mercati. Questo studio era stato assegnato ad una società torinese; in seguito è stato recepito dall'Assessorato ed ora non se ne sa più niente. Tutti questi sono tasselli che potrebbero dare argomenti maggiori per una scelta più oculata.
Ma entriamo nello specifico. Ieri abbiamo votato una deliberazione che prevede l'aumento di capitale per un'opera - e questo è il primo punto del nostro ordine del giorno - di cui non si conosce il costo complessivo. La Giunta non ci ha detto, né ce lo può dire, quanto costerà alla fine la realizzazione del CAAT; infatti vi è una serie di voci che ricade direttamente sul bilancio oppure indirettamente sui bilanci delle Amministrazioni comunali e della Regione che non è contenuta in questa previsione di 178 miliardi. Secondo me, questa previsione (in realtà la cifra è semplicemente quello che il Ministero ha ritenuto finanziabile) è una stima assolutamente più bassa rispetto ai costo complessivo reale di questa opera, perché quando si dice alla gente che stiamo facendo un'opera che costerà X miliardi, si dice una cosa perlomeno parziale, se non falsa ma bisogna essere molto chiari su quali sono le spese.
C'è poi un altro elemento che mi ha molto preoccupato: nella deliberazione c'è scritta che adesso cominciamo a rifinanziare con un aumento di capitale e che, inseguito, se ne faranno altri, ma ci dovranno essere altre iniziative di finanziamento. Se si decide di finanziare un'opera, però, ci vuole un piano finanziario concreto che individui da subito che cosa significa, dove saranno reperiti i fondi, quant'è la parte del privato, quanto darà il privato per il finanziamento di quest'opera.
Che senso ha, da parte della Regione, imbarcarsi in una vicenda di questo tipo, aumentando la sua quota, o comunque finanziando il CAAT, senza sapere quanto sarà l'investimento complessivo e quanto bisogna rintracciare sul mercato (perché poi è questo il problema)? Noi abbiamo votato il finanziamento ad un'opera di cui non conosciamo l'identità complessiva e per la quale non sappiamo, ad oggi, dove e come verranno reperiti i fondi. Questa è la realtà.
Secondo me, dal punto di vista politico - sulla regolarità amministrativa, figuratevi, ce n'è da vendere - quella che è stata assunta ieri da parte di quest'aula è una decisione irresponsabile.
E allora, andiamo nello specifico; 178 miliardi di spesa ammessa. Nelle interrogazioni e nelle interpellanze (una marea) che ho presentato in questi mesi ponevo delle questioni che hanno diretta conseguenza sull'aumento o meno di questo preventivo (perché poi i soldi o li tira fuori il CAAT o li tirano fuori i Comuni dove il CAAT risiede, la Regione Piemonte o il Ministero, che poi siamo sempre noi, non è che si possa fare il gioco allo scaricabarile).
E allora, chi paga la strada provinciale che bisogna spostare? La Provincia. Certo, sono altri 15 miliardi, almeno così mi risulta. Io ho posto una domanda: cosa sta succedendo su questa vicenda? Certo, fa parte dell'accordo di programma, bisogna decidere, ma la Provincia ha assunto impegni in questo senso? Perché non si considera anche questa vicenda come una spesa del CAAT? Che cosa è successo? E' necessario o non è necessario spostare la condotta della SNAM (che sembra che passi proprio da lì)?Anche questa è una cosa che richiedevo nelle interrogazioni presentate e alla quale non mi è stata data risposta.
Se bisogna spostare una condotta della SNAM, questo ha un costo: è stato previsto? Non è stato previsto? Io, nella mia interpellanza, dicevo: "Non è stato previsto nel progetto di massima, in base al quale abbiamo acceduto ai finanziamenti, e vorrei capire perché non sono state previste queste opere". Non credo che il progetto presentato per il finanziamento (quello da presentare entro il 5 ottobre) possa contenere queste opere perché comunque il finanziamento ammesso è di 178 miliardi; per cui non capisco come si possano prevedere delle opere che non erano previste nel progetto di massima precedente (può darsi di sì, ma non lo so, spero che la Vicepresidente me lo spieghi). Inoltre, vorrei sapere che fine ha fatto la vicenda del collettore delle acque bianche, che non era previsto nel progetto di massima iniziale e che non mi sembra proprio un'opera che costi poco.
C'è un grossissimo problema per quanto riguarda, per esempio, il raccordo ferroviario del Centro Agro-Alimentare. Stante l'attuale situazione, il Centro Agro-Alimentare che stiamo per realizzare non ha un raccordo con le ferrovie, perché SITO ha previsto la fermata della stazione ferroviaria da un'altra parte e non è stato previsto il collegamento dell'uno all'altro.
Voi capite che intendiamo fare un Centro Agro-Alimentare con i problemi di trasporti che abbiamo, con questa incredibile situazione italiana, per cui tutto viaggia su gomma e niente viaggia, su ferro. Aumentiamo i problemi, perché per arrivare al CAAT bisognerà arrivarci per forza in pullman, oppure si arriverà in treno al SITO e poi con dei camioncini o con delle carrette si porterà la merce al CAAT. Mi sembra allucinante! Questo - che io sappia - non è stato previsto, spero di essere smentito. Inoltre, ditemi quanto costa, se è previsto nei 178 miliardi e chi lo deve finanziare (perché bisognerà capire quanto costa quest'opera).
E poi, la questione della Servizi Industriali. Sempre nell'ambito dei problemi inerenti ai casti, la Servizi Industriali aveva una convenzione con il Comune di Orbassano che scadeva nel 1985 e che è stata rinnovata; ha ricevuto autorizzazioni varie di rinnovamento sulla base di una legislazione che nel frattempo è cambiata diecimila volte, ma la convenzione scadeva nel 1985. SITO è previsto dal 1983. Il Comune di Orbassano ha fatto il Piano regolatore nel 1984, prevedendo le aree per SITO; perché abbiamo aspettato il 1992 per porre mano alla questione di trasportare la Servizi Industriali da un'altra parte, fornendo tutte le possibilità giuridiche, legali, amministrative alla Servizi Industriali per opporsi alle scelte della Regione? Credo che la Servizi Industriali abbia ragione quando fa ricorso contro la Regione e contro le deliberazioni di istituzione del CAAT, perché ne ha possibilità. Siamo stati fermi almeno dal 1985 - dico almeno- ma le carte della Regione prevedono SITO da ben prima. A questo quesito non è stata data risposta.
E poi: chi paga il nuovo sito per la Servizi Industriali? Sarà a carico della Regione? Sarà a carico del CAAT? E' ovvio che dovrebbe essere a carico del CAAT, perché è il CAAT interessato al trasferimento, ma come? Dove troverà questi soldi? Altre sottoscrizioni.
Su tutto questo, non c'è niente e, per favore - l'ho già detto prima non ditemi che questo non fa parte del bilancio di previsione della spesa perché non è vero: la necessità di conoscere la spesa complessiva per questa opera deve comunque essere considerata al di fuori di quello che è previsto nel progetto di realizzazione del CAAT.
C'è inoltre la questione urbanistica che, secondo me, Assessore Carletto, fa veramente ridere. Non so come sia finita, però le racconto quello che so. Il Comune di Torino ha deciso - avete deciso, la Regione ha deciso, ha chiesto ai Comuni interessati al CAAT - di procedere all'approvazione di un nuovo PIP e non di una variante al PIP vecchio (Piano di insediamenti produttivi). E questa è stata la scelta che secondo l'Amministrazione era più opportuna.
Il Comune di Torino risponde alla Regione di non poter procedere all'approvazione di un nuovo PIP, perché è in corso l'iter del Piano regolatore, e che tutto quello che può fare è una variante al vecchio (e questo è un problema). Io non so se avete risolto questo problema (probabilmente sì), ma cosa significa questo dal punto di vista dei tempi di realizzazione del CAAT? Ricordo che per avere i finanziamenti è necessario che siano state almeno avviatele pratiche per gli espropri, e la Vicepresidente ieri ha ricordato che la data di scadenza è in marzo, per cui i tempi non sono ampi.
Ma soprattutto la questione è Grugliasco. Sono allibito. La deliberazione di approvazione del nuovo PIP della città di Grugliasco è un capolavoro, perché dice: "Va bene, facciamo un nuovo HP, aumentandolo a seconda delle richieste". Poi aggiunge: "Però il nuovo PIP si applica se passa l'accordo di programma, e nell'accordo di programma noi vogliamo (emisi deve ancora spiegare che c'entrano le opere inserite in questo accordo di programma con la realizzazione del CAAT) la realizzazione del tratto di Corso Marche compreso fra Corso Francia e strada del Portone; la sistemazione di Corso Allamano (corsie centrali e controviali) in particolare dell'intersezione, ecc., e poi la prosecuzione di Corso Luter King fino a Corso Allamano".
Il costo di tali opere, tra l'altro, non può essere a carico dei Comuni, in quanto nessun onere deve essere a carico dei Comuni; non solo ma anche gli eventuali oneri indiretti che deriverebbero da queste opere dovrebbero essere pagati da chi non si sa, probabilmente dalla Regione o dal CAAT stesso.
Ora, con una spada di Damocle del genere, non capisco come si possa andare al Ministero e dire: "Abbiamogli strumenti urbanistici in regola perché gli espropri da domani o da dopodomani possono procedere". E non capisco veramente come possa la Città di Grugliasco rimangiarsi queste richieste, che peraltro hanno a che fare con un altro centro, la cui storia è molto interessante, e che è quello di "Le Gru" di Grugliasco. Queste sono opere che non servono al CAAT: servono al Centro "Le Gru", a quello che guarda caso, stanno facendo dall'altra parte.
C'è poi la questione societaria e tutto quello che è successo in merito alle vicende della società Bonifica S.p.A, e del ricevimento degli appalti.
Anche qui è molto divertente, lo ripeto, spesso: in questa vicenda ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere.
Non voglio fare l'esegeta o fornire l'interpretazione autentica di quanto il Sottosegretario Iossa ha fatto, ma ci sarà pure un motivo se i responsabili della società Bonifica S.p.A, e i responsabili dell'IRI, e dell'IRITECNE in particolare, si beccano non so quante decine di comunicazioni giudiziarie o avvisi di garanzia per una serie infinita o comunque abbastanza consistente di opere che sono in odore di irregolarità (usiamo questo eufemismo). E non parlo solo di Reggio Calabria: ho sentito che Bonifica S.p.A, sarebbe anche interessata a questioni che hanno a che fare con la cooperazione per lo sviluppo, quindi con attività all'estero.
Come è possibile non fermarsi un attimo e verificare, chiedere che cosa sta succedendo, come mai, come è possibile? Lo dicono tutti i politici Craxi in testa, tutti avanti: questo è il sistema che vige in Italia ovunque, dappertutto! Fra l'altro, il ruolo della Bonifica S.p.A. - a leggere le cronache pubblicate sui giornali - è stato veramente particolare, perché a Reggio Calabria l'accusa rivolta ai responsabili della Bonifica è stata proprio quella di essere il tramite fra le ditte che hanno realizzato le opere e il referente politico che doveva dare gli appalti. Di tutto questo non c'è menzione: tutto va bene e io spero che sia così, non ho dubbi per dirlo. Non è stata però ancora data risposta alla mia prima interrogazione relativa al primo progetto di massima, la cui realizzazione era stata assegnata ad una certa società, e anche in questo caso la questione era abbastanza strana e interessante. Questa società vince l'appalto, lo vince per una certa cifra, ma poco dopo scrive alla società CAAT una lettera con la quale chiede un aumento del compenso dovuto di 1 miliardo e 800 milioni. Panico, gelo: "Oddio come facciamo, questi hanno vinto l'appalto per un'altra cifra", quindi riunioni, parlamenti, e si arriva ad un accordo per il riconoscimento di spese che, evidentemente non erano previste nell'appalto - così la voglio interpretare, non ho altri elementi per farlo - di circa 800 milioni. E' vero? Non è vero? Secondo me le informazioni che ho avuto su questa vicenda sono abbastanza attendibili: come è possibile che si proceda in questo modo? Una società vince un appalto e poco dopo fa una richiesta di verifica del costo complessivo: non ha senso, non ha proprio senso! Su questo non ho ricevuto risposta.
C'è un'altra questione che io non avrei sollevato se non mi fosse arrivata una lettera, a mio parere molto divertente, su carta intestata dell'avvocato Casavecchia, addirittura, firmata dall'avo. Casavecchia e dall'arch. Marcello Vindigni. Un po' di tempo fa, attraverso un'interpellanza, avevo sollevato una questione in quest'aula facendo una domanda ad alta voce: è possibile che ci siano tre o quattro studi professionali che risultano sempre presenti nelle opere pagate con finanziamenti governativi? O quasi sempre presenti? Avevo fatto i nomi di questi studi professionali e chiedevo se, per una serie di opere che avevano a che fare con quell'area geografica (Grugliasco, Collegno, Corso Marche e tutto quello che unisce), si poteva avere l'elenco degli studi professionali incaricati. Ciò anche perché in quest'aula da parte non del mio Gruppo, ma di altri, è stata fatta una filippica incredibile per venire a conoscenza dell'elenco precisissimo di tutti - i progettisti, di tutti gli architetti, di tutte le società coinvolte nell'area nord, Ligresti and company. Se il metodo è quello, voglio sapere chi ha preso e chi sta realizzando queste opere nell'area geografica che ho citato.
E' interessante che l'arch. Vindigni mi faccia scrivere dal suo avvocato (chissà perché, non lo so) per dirmi che se io volevo dire che la sua società ha preso degli appalti da qualcuna di queste opere devo correggermi perché effettivamente li ha presi e mi dice, cosa che peraltro io non sapevo, che la società Itaca di cui lui è membro si è "beccata" un incarico di poche decine di milioni da parte del Centro AgroAlimentare.
Questa è una questione, secondo me, molto seria e delicata, nel senso che non ne faccio una questione di correttezza penale o altro perché queste cose sono stupidaggini, ma L'arch. Vindigni è Consigliere comunale di un partito presente nel Consiglio comunale di Torino...



MARINO Massimo

Assessore in pectore.



CUCCO Vincenzo

Il pectore ormai è caduto perché il "governissimo" non si fa, sembra lo spero! Ma allora, o trasparenza esiste, ed esiste per tutti, o non esiste! Probabilmente, anzi di sicuro, non c'è nessuna norma che lo vieta, perch ovviamente non ci sono conflitti di questo tipo, ma che senso ha, in un'opera di questo tipo, affidare i lavori alla Progetto Mercati che poi in realtà non li fa, ma li affida alla Bonifica S.p.A., la quale a sua volta riaffida una parte di questa progettazione ai tre studi notori che a loro volta, immagino, oppure direttamente al CAAT, non lo so, riaffidano ai vari studi legati a questo o a quell'altro? Questo è un modo di fare già visto per altre opere su Torino che ha prodotto quello che ha prodotto! La linea 3 della metropolitana leggera nessuno la ricorda più, è stata un disastro, un'opera che non serve a niente, miliardi buttati al vento; ebbene, questo è un crimine di cui non conosciamo ancora il responsabile! Così accadrà per lo Stadio e per il nuovo Palazzo di Giustizia! In pratica, la sostanza di questo ordine del giorno è la seguente: non ci sono in questo momento gli elementi per procedere in modo trasparente e chiaro, e le parole trasparente e chiaro si riferiscono alla mancanza di informazioni precise, non a sospetti che io non ho; non ci sono queste condizioni per procedere verso la realizzazione di un'opera che risulterà come stanno le cose scritte nelle carte che io e che tutti abbiamo faraonica nei suoi costi e discutibile per il suo interesse per la comunità.



PORCELLANA FRANCESCO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossa; ne ha facoltà.



ROSSA Angelo

Prendo la parola e poi chiedo venia perché dovrò assentarmi per un altro impegno in Torino. Faccio due considerazioni: una di carattere metodologica, l'altra di carattere sostanziale. Quella metodologica: non vorrei che partendo da un disegno di legge sull'aumento di capitale relativo al Centro Agro-Alimentare, noi proiettassimo una discussione a tutto campo intorno a problemi che sono, di carattere molto più ampio e quindi introducessimo una discussione che invece avrebbe bisogno di un approfondimento magari a livello di Commissione. Sovente in Commissione parliamo di tante cose importanti e meno importanti e mi pare che una discussione su una struttura di questo tipo forse andava preparata prima a livello di Commissione e non introdotta con un ordine del giorno oppure con delle interrogazioni.
Non vorrei, infine, che alla lunga prevalesse l'ottica del dibattito del Consiglio comunale prolungato all'interno della Regione. Vorrei cioè far sentire la voce di un Piemonte che è più grande della cinta daziaria delle cose pur importanti che si fanno nell'ambito del Consiglio comunale di Torino o nell'ambito dell'area metropolitana; c'è un Piemonte più grande, che credo abbia lo stesso diritto di essere coinvolto o di partecipare alle questioni che stiamo discutendo, perché sono questioni di grande rilevanza, per le quali noi riteniamo di dover partecipare. Credo che ciascuno di noi Consiglieri ritenga di dover dare il proprio contributo nella veste di Consigliere della Regione Piemonte, senza dimenticare quella che è la situazione della Regione Piemonte; senza correre il rischio, come sto avvertendo, che alla fine si discuta come se l'aula del Consiglio comunale fosse di colpo più larga e avesse investito anche Palazzo Lascaris.
Pongo un problema di metodo. Ho sentito dire, dietro di me, tra il pubblico: "Abbiamo chiesto, non se n'è parlato...". Credo sarebbe opportuno che se ne parlasse e si approfondisse la situazione in Commissione, in modo da arrivare a verificare le posizioni. Il problema del CAAT, così come quello del Centro di Orbassano, del Centro fieristico, ecc., è sicuramente diretto a dare alla città di Torino, capitale del Piemonte, un ruolo di carattere europeo. Questo, però, non può realizzarsi a danno di tutto il resto del Piemonte. Non vorrei che alla fine cadessimo nella logica del "deserto dei Tartari": grande cattedrale, ma attorno ad essa il niente.
Vorrei mettere in guardia il Piemonte da questi pericoli, da questi rischi. Un grande Centro Agro-Alimentare come quello che si sta realizzando personalmente auspico che si realizzi, trovando le soluzioni armonicamente rispondenti alle esigenze di questa città e di questa Regione deve poter essere al centro di uno snodo, di una serie di punti e articolazioni che facciano sì che anche nel resto del Piemonte ci siano punti di supporto, di ruoli da svolgere. Altrimenti, vuoi perché gli investimenti sono sempre molto alti e gli stanziamenti pesanti da sopportare, quindi le difficoltà finanziarie in corso per un verso, vuoi perché, comunque, la struttura finisce di per sé per autoomologarsi e di assorbire e togliere tutto il resto, rischiamo di costruire questo centro che serve per tutta l'Italia nord-ovest non pensando più ad alcuna altra esigenza.
Noi, come Gruppo socialista, io come socialista, ma anche come Consigliere regionale del Piemonte proveniente da un'area particolare del Piemonte, dico che bisogna avere un quadro preciso. Questo vale per il CAAT da una parte, domani varrà per il Centro fieristico internazionale (anche se qualcuno andava sostenendo che, in omaggio a questo Centro fieristico internazionale, non era più necessario farne un altro da qualche altra parte), ignorando i fermenti della gente che vuole fare ed ignorando, nello stesso tempo, i problemi dell'occupazione e dell'attività di una Regione che non può essere soltanto un grande colosso dai piedi di argilla.
Questo vale anche per Bussoleno, di cui abbiamo parlato dieci minuti fa; vale per il grosso problema che ho segnalato, ovvero la chiusura del Centro di smistamento di Alessandria: uno degli snodi ferroviari più importanti.



RIVALTA Luigi

Ma lì arriverà l'autostrada ferroviaria: treni viaggianti con i camion sopra.



ROSSA Angelo

Le interruzioni aiutano a capire. Questo è un grosso problema; è chiaro che il Centro di smistamento di Alessandria, con quello di Novi-San Bovo già messo in liquidazione, rappresenta un altro punto importante, attorno al quale hanno lavorato migliaia di persone.
Insomma, il Centro di Orbassano abbiamo visto 15 o 20 giorni fa; sta diventando, io credo, uno dei grandi centri europei. Ma se non prestiamo particolare attenzione alle cose da proporre anche da altre parti, è chiaro che si assorbe tutto in questo centro.
Ricordo l'antico discorso che fece trent'anni fa Giacomo Costa, quando costruì la Rivalta S.p.A., per un grande Centro Agro-Alimentare che poi per una serie di ragioni e di errori compiuti dal Piemonte .e dalla Liguria, non andò avanti. Mi pare che si stia realizzando la stessa cosa nel grande Centro di Orbassano, dove ci .sono tutti i problemi ricordati dal Consigliere Cucco, e che non possono essere discussi e approvati sulla base di considerazioni che possiamo fare in un dibattito aperto, in aula.
Saranno da verificare più a fondo, concretamente. Bisognerà capire i ruoli delle varie aziende. Io sono d'accordo; non ho alcun problema o motivo per avere perplessità o riserve intorno alle questioni di Orbassano e del CAAT: dato che sono per modernizzare il Piemonte e perché Torino continui a rappresentare, e possa farlo sempre più, una delle punte più alte delle capitali europee dal punto di vista non solo delle produzioni, ma anche dei commerci, sono pienamente favorevole. Lo sono al punto tale che vorrei che questo discorso venisse inserito dentro un discorso più ampio, che coinvolgesse tutto il Piemonte, i suoi rapporti con le aree industriali della Lombardia, della Liguria. Il discorso non può essere limitato al Centro di Torino.
Ecco il motivo delle mie osservazioni, di metodo, perché in II Commissione dedichiamo intere giornate a discutere cose che riteniamo importanti, ma che al fine di una prospettiva di sviluppo sono del tutto ininfluenti; magari sono importanti per conservare un certo status di una zona, di un monte, oppure di altre cose. Poi, però, non entriamo dentro i veri problemi, che non sono soltanto quelli dei collegamenti, del CAAT o della Provincia, che deve spostare questa strada piuttosto che un'altra: dovremmo vedere la questione complessivamente.
Se poi vedere l'intera questione andrà a compensare la riduzione del ruolo che ci sarà in alcune zone del Piemonte rispetto ad altre o un'altra iniziativa, vuol dire che avremo un quadro ben chiaro di quanto vorremo sviluppare e avremo progetti per i quali apriremo con il Governo e con lo Stato i necessari confronti per ottenere dei finanziamenti.
Credo che una delle cose che questa Regione dovrà fare sarà quella di avere questo quadro, di individuare questi progetti. Altrimenti, rischiamo di fare lo spoglio della margherita, petalo dopo petalo, per poi rimanere tutti con la bocca amara.
Dico questo per segnalare un problema e, poi, sono pronto a lottare senza limitarmi a segnalare un problema, la cui soluzione vedo come strategia politica di un Piemonte che vuole essere una grande Regione. Se poi le logiche che vanno avanti sono sempre le stesse e non ci consentono di alzarci in piedi per vedere al di là delle cinte che cosa è il Piemonte vuol dire che passerò dalla segnalazione all'impegno di lotta. Ritengo doveroso, da parte di una grande Regione che vuole continuare a svolgere il proprio ruolo, aprirsi nell'ambito della Regione stessa e nei rapporti di conoscenza e 'di collaborazione sulla base di accordi di programma anche con altre Regioni. Si fa così per dare un contributo allo sviluppo e per dare una speranza e una prospettiva a tanta gente che oggi è fortemente minata nella fiducia, proprio perché i problemi sono molto difficili abbiamo quindi il compito di dare un incoraggiamento, anche attraverso delle cose concrete, dei progetti e degli impegni.
Quindi, l'impegno è quello di allargare il dibattito di oggi, che è partito in un certo modo oppure supportato da qualche ordine del giorno, ad un dibattito più concreto, più preciso, basato su documenti, su cose che ci consentano al termine di poter dire che questo è il nostro Piemonte dal punto di vista della questione commerciale, dell'occupazione, del lavoro della produzione e della realizzazione di importanti punti di confronto a livello internazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Colgo una questione molto semplice ed elementare, ma richiederei l'attenzione del collega Rossa. In politica bisogna anche avere l'orologio.
La questione che pone il collega è chiusa, la pluralità di centri agro alimentari in Piemonte è un discorso chiuso almeno per la nostra generazione. Vi è invece, signor Presidente del Consiglio e signor Vicepresidente della Giunta, un'altra questione. A me da chi viene fatto il Centro Agro-Alimentare, come viene fatto, quanto cemento, quanto ferro, se mi consentite, non interessa.
La Regione Piemonte ci sta dentro perché mette dei soldi per contare rispetto ad alcune questioni, e le questioni nostre sono quelle che poneva il Consigliere Rossa. Collega Rossa, la questione del Piemonte agricolo e del sistema agro-alimentare piemontese complessivamente inteso si giocano nel Centro Agro-Alimentare di Torino. Si tratta di capire se abbiamo la capacità di far sì che il Centro Agro-Alimentare non sia un mercato all'ingrosso. Tanto per dirla tutta, anche in termini brutali, temo che il Comune di Torino abbia impiantato la questione - e devo dire qualche volta anche in termini di poca cortesia istituzionale - in termini così brutali per cui sarà difficile recuperare la funzione di questa struttura a Centro Agro-Alimentare.
Sottolineo questo termine, perché quello che manca in questo Paese è una cultura agroalimentare, e tutte le questioni che ci troviamo di fronte su questa materia - guarda caso - sono all'interno di una mancanza di modernità agroalimentare. Il sistema della grande distribuzione che cos'è? Non è più rappresentato, come anni fa, da alcuni finanzieri che facevano i commercianti e quindi si mettevano nella grande distribuzione. La grande distribuzione è l'elemento terminale di un moderno sistema agro-alimentare che taglia i passaggi intermedi e produce alcuni beni solo in funzione della grande distribuzione. Quindi, se devo lasciare un mandato, nostro Vicepresidente e Assessore, è quello di garantirci rispetto alla questione che ci poneva il collega Rossa, cioè di come il sistema distributivo su Torino si colleghi con il piano, agro-alimentare e con il sistema agricolo produttivo piemontesi.
Questa è la grande questione che abbiamo di fronte, però ti devo dire Rossa, non illudiamoci di poter lasciare che il CAAT vada come vogliono i torinesi, cioè che sia una rilocalizzazione delle loro strutture e dei mercati alimentari, giocando su Alessandria, Alba o Vercelli il problema dell'agro-alimentare. No, il problema agro-alimentare in Piemonte si gioca tutto sull'agro-alimentare torinese.
Questa è la raccomandazione e la sollecitazione alla quale richiamo il signor Assessore e collega evidentemente addetto alle questioni urbanistiche.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Per utilizzare al meglio il tempo che abbiamo ancora di fronte e per riordinare i lavori di un discorso che si è un po' sfilacciato per i motivi che tutti sapete (abbiamo dovuto svolgerlo in due tempi, quindi anche con attenzioni ed emozioni diverse rispetto all'argomento che è molto importante), chiederei all'Assessore Carletto, che ha governato gli aspetti urbanistici di questa questione ormai da due anni, se potesse dare alcuni flash chiarificatori, anche per favorire il prosieguo del dibattito stesso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore regionale

Grazie, Presidente. Mi è parso utile fare questa richiesta alla Vicepresidente, perché dopo la sua relazione di ieri, peraltro poi interrotta perché il Consiglio si è occupato di altre questioni, si è entrati nella fase del dibattito senza che ci fosse il concorso dell'Assessorato all'urbanistica, non tanto e non solo per rispondere alle interrogazioni ed interpellanze del collega Cucco - e ne approfitto per farlo, ovviamente - ma perché credo sia giusto che i colleghi siano informati in ordine ad una serie di questioni che attengono al mio Assessorato e che penso possano essere utili per il prosieguo del dibattito. Rendo quindi questa informazione in risposta e mi spiace che il collega Cucco sia intervenuto prima, comunque gli fornirò anche risposta scritta, per cui potrà avere tutti gli elementi sui quali poter fare le sue valutazioni.
Parte delle interpellanze ed interrogazioni evidenziano problemi reali che devono trovare nei prossimi quattro mesi adeguate soluzioni tecniche ed amministrative, con particolare riferimento all'assetto definitivo dell'intero comprensorio destinato al CAAT. Questo significa risolvere i nodi della grande viabilità esterna; rilocalizzare la Servizi Industriali assolutamente incompatibile con le nuove destinazioni d'uso dell'area, ma io dico- incompatibili anche con SITO, perché l'incompatibilità non è solo riferita al CAAT, ma sicuramente anche a SITO; spostare la condotta SNAM cui faceva riferimento il collega ed una serie di altre questioni. E' per bene sottolineare subito che l'obiettivo primario perseguito dalla Regione è stato quello di dare concreta risposta alle richieste poste dal bando del Ministero dell'Industria al fine di garantire all'Area Metropolitana di Torino il finanziamento per la realizzazione del CAAT. La mia relazione ha come scenario di fondo quello che la Regione ritiene importante ed utile per la nostra Regione e per l'Area Metropolitana torinese: realizzare il Centro Agro-Alimentare che, sono totalmente d'accordo con il collega Marchini, è il Centro Agro-Alimentare della Regione Piemonte. Mi sembra che il Consiglio regionale abbia da tempo sciolto questo nodo: non si pu immaginare che siano realizzati altri Centri Agro-Alimentari nella nostra Regione.
La mia risposta è in questa chiave; in ordine a tutta una serie di questioni poste sulla politica di questo settore, ovviamente risponde la Vicepresidente Vetrino. Io comunque condivido questa scelta che, peraltro è stata fatta nel 1982; appare quindi curioso che dopo dieci anni, dopo che sono state fatte delle scelte che hanno condizionato fortemente quella parte del territorio dell'Area Metropolitana, qui in quest'aula, quanto meno per le forze politiche che siedono in quest'aula da quegli anni, si mettano in discussione delle scelte che risalgono a 10 anni fa, tra l'altro con Giunte alle quali noi non partecipavamo né sul piano personale né sul piano politico.
In tale direzione ci siamo mossi sapendo perfettamente che il progetto è complesso e non può essere risolto in una unica soluzione, ma richiede più tranche di intervento con corrispondenti adozioni e approvazioni di atti complessi sia da parte degli Enti locali che della Società SITO, della Società CAAT e della Regione.
L'attività della Regione quindi non è stata soltanto di tipo istituzionale, ma anche e soprattutto di coordinamento dell'operato degli Enti comunali, della Provincia di Torino, di SITO e di CAAT; questo lavoro soprattutto negli ultimi sette, otto mesi, è stato fatto da tutta la Giunta regionale e dagli Assessori competenti.
Dopo le prime riunioni di febbraio di quest'anno, indette a seguito dell'emanazione della deliberazione CIPE del 31/1/1992, recante le determinazioni e gli indirizzi per la concessione dell'agevolazione finanziaria al Centro commerciale e ai mercati agro-alimentari all'ingrosso, il problema che ci siamo trovati di fronte si è delineato subito ampio, con valenza interdisciplinare, ma soprattutto con rilievo sovracomunale, che travalica le esigenze delle singole Amministrazioni direttamente interessate e si pone come questione a dimensione metropolitana e anche regionale, che attiene alla programmazione di vasti interessi territoriali così come avviene; ad esempio, per l'alta velocità per la metropolitana e per altre questioni.
Devo dire che questo lavoro di équipe, seguito dai cinque Assessorati e settori regionali, gli Enti locali e Partecipazioni, il Commercio, la Viabilità e i Trasporti, l'Urbanistica, la Pianificazione territoriale nonché dai tecnici della Provincia e dai Comuni interessati, si è rivelato prezioso e, come possiamo constatare oggi, essenziale perché soltanto con il confronto, il pungolo della Regione, è stato possibile rispettare la prima scadenza e soprattutto raggiungerla con le carte in regola.
In questa lunga sequela di incontri sono emersi tanti problemi che richiamo in sintesi. Il Comune di Grugliasco si sente imbrigliato e stretto dalle sue stesse scelte, forse non sufficientemente soppesate e verificate rispetto alla realtà dei luoghi, tanto da dover chiedere un notevole potenziamento delle infrastrutture viarie e tecnologiche.
Non sfugge infatti a nessuno che l'insediamento del mega centro commerciale, già pressoché ultimato, contiguo a Corso Allamano, sul quale è intervenuta la Regione, contribuirà pesantemente a saturare e a congestionare l'intero comprensorio, così come lo spostamento delle Facoltà di Agraria e di Veterinaria in quel Comune, insieme a tutta una serie di altre infrastrutture che gravano su questo Comune. Ecco perché dico che probabilmente, questo Comune non ha valutato complessivamente le scelte e il peso che queste avranno sul suo territorio.
Il Comune di Rivoli si è molto preoccupato di salvaguardare l'area agricola a est di CAAT. Il Comune di Rivalta propone il declassamento della strada provinciale del Doirone per salvaguardare il territorio agricolo naturalistico e ambientale. Il Comune di Orbassano evidenzia l'esistenza dell'ospedale San Luigi e l'esigenza di evitare previsioni di nuova viabilità a ridosso della recinzione est dell'ospedale stesso. A tale proposito ricordo che il piano sanitario regionale prevede il potenziamento della struttura sanitaria attraverso l'ampliamento dei servizi e il decentramento delle cliniche universitarie utilizzando l'area del San Luigi; tale operazione è in corso, così come si rileva dalla nota dell'Università con i relativi progetti presentati al Comune di Orbassano.
Torino, alle prese con il preliminare di piano regolatore, decisamente assente nelle prime riunioni, negli ultimi mesi evidenzia problemi di interscambio tra Corso Marche, progettato e indicato nel progetto preliminare di piano regolatore, Corso Allamano e una serie di altre questioni.
Con queste premesse abbiamo cominciato ad affrontare i singoli problemi con riunioni specifiche e collegiali e, ad oggi, ne abbiamo fatte circa una trentina. Con i Comuni interessati, i Settori regionali già citati e la Provincia abbiamo esaminato le questioni della viabilità, che sono risultate sin dall'inizio quelle più difficili e complesse; via via questo ha consentito di trovare, anche con l'apporto specifico dei funzionari dell'Assessorato regionale ai trasporti, soluzioni tecnicamente soddisfacenti. Ad oggi, possiamo affermare che il primo passo concreto, il più difficile, è stato fatto con l'approvazione del progetto con DPGR 1/10/1992, il conseguente avvio della procedura d'esproprio e la consegna dei documenti al competente Ministero in data 5/10/ 1992. Documenti che noi riteniamo corretti, visto che è stata una delle questioni poste.
Questo primo traguardo è stato raggiunto nel miglior modo possibile dico possibile perché credo che nessun Gruppo politico qui rappresentato avrebbe rinunciato ad una scelta che risale al 1982 e che, fino a prova contraria, nessuno ha contestato nel merito; tutt'al più è stato criticato il luogo, senza peraltro proporre soluzioni alternative percorribili nei tempi brevissimi imposti dal Ministero.
Sempre a proposito di tempi, è bene sottolineare fin d'ora che ci aspetta un ulteriore sforzo per portare a conclusione gli impegni che ci siamo assunti, definendo puntualmente l'accordo di programma vero e proprio nell'ambito del quale devono trovare soluzione tutti gli elementi costituenti il progetto generale dell'area CIM, CAAT e naturalmente l'assetto tecnologico e trasportistico dell'intero comprensorio: Quindi l'impegno è di realizzare questo accordo di programma con il concorso di tutti i soggetti; ci stiamo lavorando, abbiamo fatto ancora nei giorni scorsi un incontro a cui farà seguito nelle prossime ore un incontro tecnico proprio per definire a questo tavolo la soluzione non tanto e non solo dei problemi legati al CAAT, quanto dei problemi che, giustamente, il Comune di Grugliasco in quell'approvazione di PIP richiamava, che sono i problemi complessivi di un'area. Voglio dire che, si faccia o no CAAT, quei problemi comunque esistono e debbono essere risolti.
Sul piano meramente urbanistico, possiamo dire che i risultati devono ancora essere raggiunti e sono quelli già sopra citati, che porteranno al riassetto del vasto settore sudovest di Torino; in questa fase è possibile soltanto citare alcune notizie e informazioni di tipo cronologico di quanto è stato fatto finora, partendo dalla L.R. n. 11/80 istitutiva dei centri intermodali merci.
Faccio una brevissima cronistoria urbanistica. La Società SITO è stata costituita con L.R. n. 11/80 che, all'art. 4, prevede la costituzione di società di intervento per la progettazione e la realizzazione di centri merci intermodali plurifunzionali. In tale contesto SITO ha finora operato nella promozione della necessaria strumentazione urbanistica, predisponendo i progetti dei PIP originari delle successive varianti e in ultimo dei nuovi PIP. Gli artt. 9 e 14 della predetta legge prevedono le procedure cui devono fare riferimento gli Enti locali interessati dai progetti regionali di intervento, senza ovviamente modificare l'iter di adozione degli strumenti urbanistici che, come è noto, è di esclusiva competenza comunale.
Perla realizzazione dell'interporto ha sino ad ora approvato due progetti generali rispettivamente con deliberazione del Consiglio regionale del 25/9/1984 e con deliberazione del Consiglio regionale dell'8/5/1986.
Pertanto, tutte le Amministrazioni comunali hanno adottato i PIP originari successivamente approvati dalla Regione; poi, a seguito dell'approvazione da parte della Regione del piana mercati all'ingrosso con deliberazione del Consiglio regionale in data 19/7/1984, sono state adottate le varianti n.1 ai PIP delle singole Amministrazioni comunali tra il 1984 e il 1985 approvate dalla Regione tra il 1985 e il 1986.
A seguito dell'approvazione del secondo progetto generale regionale nel 1986 tutte le Amministrazioni comunali, ad eccezione di quella del Comune di Grugliasco, adottano una specifica variante al PIP.
SITO ha predisposto una terza variante ai PIP per l'ampliamento del perimetro complessivo dell'area sui territori dei Comuni di Rivalta e di Rivoli che di fatto non ha avuto seguito perché le Amministrazioni direttamente interessate non hanno accolto positivamente la proposta della società. Anche qui è bene evidenziare che con la cessione delle aree necessarie per la realizzazione del CAAT, il CIM perde circa 450.000 metri quadrati dell'originaria superficie adesso assegnata.
Tornando alle vicende urbanistiche, è il caso di rimarcare e ripetere che i singoli PIP, nelle varie fasi sopradescritte, sono stati adottati dalle singole Amministrazioni comunali, così come stabilisce la vigente legge urbanistica regionale e, altrettanto singolarmente, approvati dalla Regione; pertanto è improprio chiamarli PIP "consortili".
Dopo questa precisazione, passiamo alle ultime vicende in termini cronologici. Già in occasione dell'adozione della seconda variante, le Amministrazioni comunali hanno proceduto più lentamente; infatti, a 'parte il Comune di Grugliasco, che addirittura non ha adottato la variante, gli altri quattro Comuni hanno portato a termine l'operazione nell'arco di ben due anni (dal 1988 al 1990).
Inoltre, dall'esame degli atti di approvazione, è risultato che nel 1991 è scaduto il termine ultimo per attuare le procedure di esproprio o in alternativa, per chiedere alla Regione la proroga. In tali condizioni si è resa necessaria l'adozione di nuovi PIP. Anche qui è necessario un inciso. E' pur vero che il PIP è uno strumento attuativo con efficacia a termine, ma questo non impedisce che, a fronte di nuove condizioni e di impostazioni progettuali, le Amministrazioni comunali possano riadottare nuovi PIP e nuovi programmi di intervento. Questo è quanto hanno fatto le Amministrazioni comunali di Rivoli, Grugliasco, Collegno e Rivalta.
Le deliberazioni consiliari di adozione risultano puntualmente motivate. L'adozione di un nuovo piano di insediamenti produttivi è inoltre opportuno per rendere chiaro e operativo il quadro approvato che, nel corso degli anni, ha subìto differenziazioni tra i Comuni interessati dal CIM. I PIP delle quattro Amministrazioni comunali non necessitano di ulteriore approvazione regionale in quanto sono strumenti esecutivi conformi ai Piani Regolatori Generali vigenti.
Un caso a parte è quello dell'Amministrazione comunale di Torino.
Infatti, con l'adozione del progetto preliminare del PRGC, la porzione di area della città di Torino, che rappresenta una superficie minimale rispetto a quella del CIM (135.000 metri quadri, corrispondenti a meno di un ventesimo del totale), ricadente all'interno del perimetro del CIM risulta individuata come area a servizi pubblici con destinazione ad "altre attrezzature di interesse generale".
Per questo è invalsa da parte dell'Amministrazione comunale di Torino l'interpretazione che il congiunto disposto dell'art. 58 della L.R. n.
56/77 e delle norme di PRGC preliminare non consentono l'adozione di un nuovo PIP, ma soltanto il ricorso ad una semplice variante. Tenuto conto che gli atti di adozione della Città di Torino non sono ancora perfezionati e che comunque non interferiscono rispetto al favorevole esito dell'intervento CAAT (e questo va sottolineato), che sono di sua esclusiva competenza, sarà possibile approfondire gli aspetti giuridici della questione al fine di consentire all'Amministrazione comunale di Torino ogni eventuale verifica utile al perfezionamento degli atti che, anche se nell'immediato non risultano indispensabili, debbono comunque essere efficaci per l'attuazione del progetto complessivo comprendente anche il completamento CIM.
Se il progetto definitivo di PRGC sarà adottato, in tempi brevi, come tutti ci auguriamo, il problema potrà essere tecnicamente superato altrimenti faremo degli approfondimenti dal punto di vista giuridico con il Comune di Torino e stabiliremo qual è il percorso giuridicamente più corretto per risolvere questo passaggio. Eventualmente, lo strumento utilizzabile potrà essere la variante; comunque è ininfluente rispetto al prosieguo di questa pratica e delle vicende che riguardano il CAAT.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente e colleghi, ieri abbiamo approvato una legge per la partecipazione all'aumento del capitale sociale di questa società e oggi facciamo un discorso che amplia molto e va al di là dell'aspetto finanziario per affrontare un problema più generale; per questa ragione il dibattito odierno mi pare molto importante e interessante.
Occorre che tutti quanti ci richiariamo il significato della struttura di cui stiamo parlando. A mio giudizio, è una struttura oltremodo importante per la nostra Regione, perché non può e deve essere - l'ha già detto il Consigliere Marchini e credo che abbia ragione - considerata un altro mercato all'ingrosso. Se qui riparlasse di un altro mercato all'ingrosso, tutti sapremmo benissimo che gran parte delle operazioni vengono fatte al di fuori del mercato stesso e che la tendenza probabilmente, è quella di aumentare ancora di più questa operatività esterna al mercato.
Si tratta di un Centro Agro-Alimentare. Ricordo quando affrontammo questo progetto di legge nella IV Commissione della passata legislatura e demmo indicazioni al Governo in ordine alle proposte della Regione Piemonte sui siti dei mercati all'ingrosso a rilevanza nazionale nel territorio piemontese. Anche allora ci fu uno scontro (qui non c'è più nessuno che faceva parte di quella Commissione, tranne forse l'As-sessore Carletto) e anche in quella sede si determinarono diverse posizioni: quella di fare un'unica proposta forte incentrata su Torino, oppure quella un pochino più mossa, individuando anche Cuneo, Alessandria, ecc. La Regione diede queste indicazioni che - fortunatamente - vennero cassate dal Governo, il quale individuò esclusivamente nella struttura di Torino l'unico mercato in Piemonte a dimensione ed interesse nazionali, andando al di là dei confini regionali.
Prima il Consigliere Rossa parlava di mettere d'accordo Alessandria Cuneo, ecc.: questo discorso è errato. Questo mercato, infatti, è una struttura che va oltre i confini della stessa regione: è un centro di trasformazione, raccolta, smistamento e confezionamento della produzione agricola del Piemonte, ma è anche il punto di passaggio della produzione agricola dell'intero nostro Paese, o di parte di esso, verso i mercati stranieri, verso l'Europa Questo è il significato che allora si diede e che determinò la scelta della società del Centro Agro-Alimentare.
Se noi parlassimo soltanto di un mercato all'ingrosso, credo che questa sera dovremmo smettere di parlare: il continuare a farlo sarebbe, infatti una cosa assolutamente inutile. L'oggetto di cui stiamo parlando è tutt'altra cosa: è una grande opportunità che il Piemonte ha per diversificare la sua economia e fare del settore agro-alimentare non soltanto una ruota di scorta e una cosa marginale, ma un qualcosa capace di produrre, indurre e generare nuovo reddito, di generare nuova occupazione.
E' dunque alla luce di tutto questo che occorre guardare la questione e alla luce di tutto questo credo che non si possano fare discorsi tipo quello fatto ieri sugli aeroporti, secondo il quale sarebbe opportuno mettere un aeroporto in ogni città del Piemonte in modo da distribuire meglio i trasporti. No, non di questo si tratta: si tratta di forzare, e bisogna forzare molto. Ho la sensazione che le risorse finanziarie nazionali e le pressioni che ci sono anche da parte di altri centri per avere questo ruolo possano determinare per la nostra Regione, per il nostro Centro Agro-Alimentare un qualcosa che, guarda caso, ancora una volta viene ad essere in qualche misura marginale rispetto ad altre situazioni.
La collocazione geografica del Piemonte è una collocazione ideale - e credo che la scelta su Torino non sia un fatto casuale - ma solo se serve per fare di questo Centro Agro-Alimentare un qualcosa di ben più rilevante e più importante di un mercato all'ingrosso. Il Centro rappresenta un'attività economica importante: è solo alla luce di questo che noi dobbiamo considerarlo. Per queste ragioni credo giusto che la Regione continui e insista affinché questa struttura vada avanti.
I problemi finanziari posti dal collega Cucco sono reali. Credo che il ruolo della Regione non sia quello di finanziare questa operazione, anche perché non ha le risorse (d'altronde credo che il ruolo della Regione non sia quasi mai quello di farai carico del finanziamento di tutte le strutture), bensì quello di promuovere e avviare iniziative di interesse regionale, in questo caso al di là della Regione, che devono poi trovare opportunità e occasioni finanziarie nel sistema economico per avere il necessario supporto. Quindi, sull'opportunità dell'iniziativa non devono esserci dubbi; ci sono semmai alcune perplessità e non direi il vero se anch'io non ponessi alcune perplessità. Le ho poste con un'interrogazione e le ripropongo qui: si tratta di perplessità sulle procedure, su come si è proceduto in questa vicenda, ma queste perplessità non sfiorano minimamente il Centro Agro-Alimentare di Torino e tanto meno la Regione Piemonte. Il Centro Agro-Alimentare di Torino non si è limitato ad approvare, ma ha preso atto di certe norme fissate in modo rigido dal Ministero e dalle quali non si poteva derogare. Queste norme erano per certi versi preoccupanti, perché individuavano in trenta giorni o poco più, dal momento della pubblicazione del bando sui vari bollettini e giornali, il termine per la presentazione dei progetti; questi trenta giorni, guarda caso, sono caduti dal 5 o 6 agosto al 5 o 6 settembre.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Era anche un anno particolare questo: le ditte che hanno risposto sono state comunque 25. Le ditte interessate hanno risposto.



CUCCO Vincenzo

Quelle interessate di sicuro, anche perché erano informate!



FERRARA Franco

Hanno risposto 25 ditte e di queste soltanto 12 sono state accettate devo dire sempre non dal Centro Agro-Alimentare, che ancora ha preso atto delle cose così com'erano; alcune molto grosse, di rilevanza internazionale, non 'sono state accettate per alcune irregolarità formali ad esempio l'impegno di fidejussione bancaria e non già la fidejussione concessa. Sulle procedure, quindi, qualche pensiero qualcuno lo deve pur fare.
Voglio anche dire (se non io dicessi non direi quello che penso, invece voglio dire quello che penso) che la presenza di Bonifica S.p.A., che non è in sé un fatto pericoloso, è certamente sintomatica per la scoperta del ruolo che ha avuto questa società in tutta una serie di vicende. E' necessaria - lo ripeto - una maggiore attenzione.
Tutto questo mi è venuto in mente quando ho letto l'intervento del giudice Di Pietro (è diventato ormai una star nazionale) al convegno dei giovani industriali svoltosi a Santa Margherita Ligure. Il giudice Di Pietro ha spiegato come si costruisce il gioco delle tangenti e ha detto una cosa preoccupante: una delle tecniche usate è quella di pubblicare i bandi in periodo feriale e dar solo 30 giorni di tempo. Questo lo ha detto Di Pietro.
Io non voglio appartenere alla cultura del sospetto (qui oggi si è parlato del vezzo del sospetto); ho già detto una volta e lo ripeto ancora che non ho neppure la cultura della complicità. Tutto questo non deve fermarci e credo abbia fatto molto bene la Giunta a non fermarsi di fronte a queste cose, a porre sì dei problemi, ma non arrestare l'iter della pratica, perché noi non possiamo ancora una volta, per una questione di questo genere, fermarci e poi magari scoprire che l'unica città che era esclusa da tutto questo progetto era la città di Torino. Ci sono problemi di altra natura, li ha posti il collega Cucco oggi, ma anche ieri l'Assessore Vetrino, che devono essere risolti: quello della Servizi Industriali; tutti i problemi di ordine urbanistico; la costruzione delle strade. Sono tutti problemi veri: il progetto è difficile e complesso occorre quindi un grande sforzo e una grande capacità per dare impulso a questo progetto, che non deve però essere rallentato o fermato.
L'ultima cosa che abbiamo appreso è la perplessità del Sottosegretario sulla Sottocommissione per la valutazione dei progetti. Devo dire che anche questo è un fatto curioso e strano. E' molto strano che un Sottosegretario abbia delle perplessità rispetto ad una Commissione, perché dovrebbe spiegarci il tipo di perplessità; se questo progetto venisse arrestato sarebbe opportuno che la Regione facesse valere quei passi che già ha mosso verso il Governo nell'intento di ridefinire meglio i termini e le condizioni, di avere anche nuovi margini per poter eventualmente riaprire i termini, perché anche altre aziende (il Collegio dei Costruttori di Torino si è lamentato di non aver potuto partecipare), altre imprese, altri consorzi, altre associazioni possano presentare proposte e progetti. Anche se spero, che tutto quanto si sia svolto nella più assoluta correttezza, è necessaria in tutta questa importante operazione una maggior garanzia di correttezza.
Questo è il mio pensiero rispetto a questo progetto che deve andare avanti, signor Assessore. Deve andare avanti perché è importante e chi dice che è un progetto ormai superato non ha colto il senso di quello che dovrebbe essere e che io spero sia. Se poi, per una scelta del Comune di Torino, si stabilisce che quello è il nuovo mercato all'ingrosso di Torino significa che abbiamo perso molti soldi e una grande opportunità; se così non è, questa è una grande opportunità per tutta la nostra Regione e non solo.
Bisogna quindi andare avanti, non perdere le occasioni e le opportunità che ci sono, sapendo che sono presenti alcune perplessità che non credo siano marginali; sono serie e devono essere chiarite, per cui un po' di tempo in più, forse, è sufficiente e necessario per togliere tutti i dubbi e le perplessità che ci sono.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Segre.



SEGRE Anna

Durante il dibattito ho accumulato diverse cose da dire e mi dispiace che sia andato via il collega Rossa, perché credo che nel suo intervento abbia detto tutta una serie di inesattezze riguardo al ruolo dei Centri Agro-Alimentari, ma soprattutto sul perché siamo arrivati alla discussione di oggi in questo modo. Vorrei ricordare che di questo problema si è discusso prima di tutto in III Commissione, in occasione della prima iscrizione all'o.d.g. dell'aumento della quota regionale nel CAAT. Questo avveniva, se non ricordo male, alla ripresa autunnale dei lavori della III Commissione, alla presenza della Vicepresidente Vetrino. Eravamo presenti sia la sottoscritta che il collega Cucco e a quel tempo avevamo richiesto che prima di arrivare alla sottoscrizione della nuova quota di capitale per il CAAT si facesse chiarezza su tutta una serie di punti. Quindi mi sembra assolutamente fuori luogo dire che di tutto questo non se ne è parlato e che probabilmente bisogna parlarne approfonditamente in Commissione. A nostro avviso, è stata un'imprudenza votare prima il conferimento di una nuova quota di capitale da parte della Regione al CAAT e poi fare la discussione. Probabilmente il risultato sarebbe stato lo stesso perché la maggioranza era d'accordo su questo: il problema non sarebbe cambiato.
Voglio però sottolineare che alle perplessità che sollevavamo già in III Commissione nei mesi di settembre/ottobre non ci è stata data risposta se non parzialmente, né con la comunicazione di ieri della Vicepresidente Vetrino né con l'aggiunta di oggi dell'Assessore Carletto.
Infatti, ripercorrendo i punti dell'ordine del giorno in discussione perché contestuale all'argomento di cui stiamo parlando, nella risposta dell'Assessore Vetrino, che ho letto attentamente, si dà risposta ad un solo punto, laddove si dice che il contenuto del bando della gara d'appalto, secondo autorevoli denunce pubbliche, sarebbe stato redatto in modo tale che solo le società che hanno vinto avrebbero potuto vincere.
Lenci dà delle rassicurazioni su questo punto, mentre non ci danno rassicurazioni sugli altri punti né là Vicepresidente Vetrino n l'Assessore Carletto. Ciò né per quanto riguarda i problemi della società politica, che a noi sembrano gravi, né soprattutto per quanto riguarda il primo punto, che inerisce ad una previsione di spesa complessiva dell'opera, almeno relativamente alla partecipazione regionale.
Oggi abbiamo appreso dai due Assessori, in particolare dall'Assessore Carletto, che i problemi sollevati sono reali e dovranno trovare una qual che soluzione nei prossimi quattro mesi.
I problemi sul tappeto sono tantissimi; prima di tutto problemi di organizzazione territoriale e produttiva di una grossa area dell'area metropolitana intorno a Torino, che riguardano per una parte il problema del Centro AgroAlimentare, per altra parte la rilocalizzazione della Servizi Industriali, con tutti gli annessi e connessi. C'è poi il problema della funzionalità del Centro Agro-Alimentare; sarà pur vero quanto detto dal collega Ferrara, della funzione dei Centri Agro-Alimentari a livello nazionale, ma c'è anche da dire che in dieci anni il problema complessivo della fornitura dei centri di vendita è radicalmente cambiato, soprattutto nella tempistica. Attualmente c'è bisogno di forniture in tempo reale "just-in-time"; i problemi di grossi stoccaggi sono molto diversi da quelli di dieci anni fa.
Vorrei infine evidenziare come i punti indicati dal nostro ordine del giorno non abbiano avuto alcuna risposta chiara da parte dei due Assessori e ribadire - poiché non abbiamo avuto l'opportunità di farlo ieri - che il nostro voto negativo all'aumento di capitale della società CAAT era motivato dalla mancanza di risposta a tutte queste domande. La situazione che abbiamo sul tavolo, oggi, per quanto è dato sapere a noi - che comunque oggi siamo molto più informati di ieri, di questo ringraziamo gli Assessori è ancora molto vaga, se non altro per la situazione del Comune di Grugliasco, che ha posto vincoli ben precisi all'approvazione della variante che interessa il suo territorio.
Tutti questi motivi sarebbero stati sufficienti a far sì che la Regione sospendesse per qualche momento - non dico definitivamente, come sembrava fosse nelle nostre richieste - l'intero iter amministrativo per la realizzazione del CAAT, perché mi sembra che di obiezioni all'intera operazione ce ne siano da vendere.
Inoltre, mi sembra che, con questi interventi puntuali, fatti all'ultimo minuto, a130 novembre, alla scadenza della possibilità dell'aumento di capitale, la Regione venga meno alla sua funzione principale, quella della programmazione.
Non si può intervenire sul CAAT dimenticandosi della Servizi Industriali, e poi intervenire sulla Servizi Industriali dimenticandosi che l'alternativa è spostarla in zona vicina ad un parco regionale. Sono tutti problemi a cascata che non si risolvono nel modo con cui stiamo facendo anzi mi sembra che la Regione stia veramente abdicando a quello che dovrebbe essere il suo ruolo principale, ovvero di programmare i suoi interventi in modo complessivo, senza scordare il fatto che il problema del CAAT si pone in quello più vasto della pianificazione territoriale di tutta l'area di Orbassano e dintorni.
Personalmente, mi chiedo se ci vogliamo trovare per il CAAT in posizione simile - per quanto diversa, comunque - a quella in cui ci troveremo di fronte alle autorizzazioni per il Centro commerciale che sorgerà a Grugliasco, dove tutto è stato fatto fuori da norme e regole dove tutto si sana con qualche centinaia di milioni pagate all'ultimo momento come oneri di urbanizzazione.
Motivi per arrestare il processo messo in atto dalla Regione ce ne sarebbero stati molti; gli Assessori non hanno di fatto risposto ai vari punti sollevati dal nostro ordine del giorno.
Starà al Consigliere Cucco, come primo firmatario dell'ordine del giorno decidere se è il caso di votarlo questa sera: mi sembra che la situazione del Consiglio regionale in questo momento richieda una verifica dell'opportunità di votarlo oggi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Devo subito confessare una certa difficoltà ad intervenire in questa discussione, che per alcuni versi mi sembra un po' strana.
Per esemplificare la mia impressione di stranezza, mi riferirò in particolare all'intervento del collega Ferrara.
Sinceramente, mi è sembrato strano che il Capogruppo del partito, cui appartiene l'Assessore maggiormente investito di responsabilità nella conduzione di questa vicenda, abbia incentrato una parte del suo intervento su dubbi e perplessità non motivati.
Non ho capito bene se l'intervento serviva a mettere in difficoltà o a coprire politicamente la collega Vetrino.
Non riesco a capire se la Giunta e la maggioranza - per dirla in altre parole - vogliono portare avanti la questione del CAAT; se sono convinti di poterla portare avanti, se sono convinti di avere le carte in regola, e quindi di aver fatto tutto quanto andava fatto e di essere in grado di fare quello che ancora andrà fatto, per portare avanti la questione.
Comincio, colleghi, ad avere qualche dubbio. E' un po' strano l'andamento della discussione, da questo punto di vista, così come l'andamento della vicenda,' nei mesi scorsi.
Mi è sembrato - e in questo senso anche il nostro Gruppo aveva alcune volte sollecitato una maggiore tempestività di intervento operativo da parte della Giunta regionale - che nei mesi scorsi la Giunta abbia atteso troppo prima di prendere in mano e governare il problema. Problema complesso 'da governare, perché, ad esempio, una questione emersa con tutta evidenza è che per governare interventi tipo CAAT ci vorrebbe l'Area Metropolitana, non solo come definizione territoriale, ma anche come istituzione operativa. Però, poiché questo lo sapevamo (si sapeva che il problema aveva quella complessità dipendente dal fatto che non ci sarebbe stata l'Area Metropolitana in tempo), credo che la Giunta avrebbe dovuto porsi con un po' di anticipo alcuni problemi: il problema degli strumenti urbanistici, che sono stati risolti per il rotto della cuffia; il problema dell'accordo di programma, che è ancora da risolversi; il problema della Servizi Industriali. La Giunta cosa aspetta a prendersi le sue responsabilità nel dire dove questa azienda deve andare a finire? Se la Servizi Industriali è arrivata adesso ad un intervento un po' pesante quale quello di fare ricorso al TAR contro tutti gli atti della Regione Piemonte relativi al CAAT, è anche perché forse qualche spazio le è stato dato, con un'inattività che dura da anni sul problema.
Ripeto, il problema era noto da anni e ancora adesso non mi risulta che l'Assessorato competente, che fa parte sempre della Giunta regionale del Piemonte, ed è retto quindi da un collega di Giunta (parlo dell'Assessore Vetrino e dell'Assessore Carletto), abbia espresso una posizione attiva di assunzione di responsabilità. Sta ancora aspettando di sapere se la Servizi Industriali preferisce andare di qua o di là, e non ha ancora detto dove dovrebbe o potrebbe andare la Servizi Industriali.
Che posizione ha la Giunta regionale di fronte all'atteggiamento del Ministero, adesso, e del Sottosegretario Iossa, in questo particolare momento? Al di là della ricostruzione cronachistica fatta eri dall'Assessore Vetrino, la Giunta regionale ha un giudizio su questo strano episodio? Di un Sottosegretario delegato a presiedere una Commissione che se ne va e dice: "La Commissione forse non è composta molto bene"! Questo strano atteggiamento del Sottosegretario Iossa ha qualcosa a che fare con il fatto che Napoli non è fra le città per le quali è stato ammesso il finanziamento per il Centro commerciale relativo? Che giudizio dà la Giunta regionale sulla regolarità delle procedure che sono state seguite dal CAAT sia per l'incarico di progettazione e poi per gli atti successivi? A questo proposito, noi ci attenderemmo dalla Giunta regionale delle parole chiare: cosa intende fare la Giunta per recuperare un ritardo obiettivo, colleghi, nell'opera di governo di un problema molto complesso da governare (anche perché manca l'Area Metropolitana)? Come pensate di muovervi per recuperare questo ritardo, quali garanzie date al Consiglio come valutazione vostra, come assunzione di responsabilità vostra, che le cose sono state fatte in modo regolare? E poi, a questo punto, noi possiamo pronunciarci. Io non voglio fare il processo a nessuno, non voglio fare nessun processo indiziario; il fatto che una certa società faccia parte di un certo consorzio che ha avuto l'incarico per il progetto di CAAT di per sé non vuole dire nulla. Non mi scateno in un processo indiziario da questo punto di vista, non sollevo dubbi come ha fatto il collega Ferrara. Se la Giunta mi dice, e dice qui, che a suo giudizio la procedura è stata fatta in modo regolare, questa dichiarazione, questo chiarimento sulla regolarità delle procedure e sul fatto che la Giunta ritiene di poter governare l'insieme dell'operazione in modo tale che l'operazione si faccia e si faccia bene, significa anche capire come la Giunta intenda poi affrontare insieme ai Comuni, questo problema complesso di un'area che non ha ancora un governo che la gestisca sui problemi della viabilità e della compatibilità ambientale. Inoltre, mi chiedo quando la Giunta dirà dove deve andare a finire la Servizi Industriali. Queste sono le cose che non ci sono state dette. L'Assessore Vetrino queste cose non ce le ha dette come assunzione di responsabilità collegiale della Giunta.
Non so se i colleghi Verdi e gli altri colleghi che hanno presentato l'ordine del giorno chiederanno la votazione; come Gruppo noi non voteremo questo ordine del giorno perché non condividiamo lo spirito che ci sembra aleggiare dietro questo documento e che è quello di dire: "Il CAAT non va bene", questo ci sembra trasparire.
Noi continuiamo ad essere convinti che il CAAT sia un'opera giusta da fare, necessaria, però perché si possa fare davvero ed in modo corretto la Giunta deve dare queste risposte e questo impegno. Altrimenti rischiamo che, alla fine, tutti ci mettiamo nella condizione di non governo, di paura al limite di governare; per questo chiedo un chiarimento politico alla Giunta, anche rispetto alle affermazioni fatte dal collega Ferrara. Ha detto qualcosa che ha a che fare con il pensiero dell'Assessore Vetrino, il collega Ferrara, o ha detto delle cose per i fatti suoi? La Giunta vuol fare questa cosa e la vuol governare fino in fondo e ci dà le garanzie che si sta facendo correttamente? Credo che questi sono gli interrogativi che la Giunta deve chiarire, se vogliamo che la discussione esca un po' da questo strano clima.


Argomento:

Verifica del numero legale


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cucco. Ne ha facoltà.



CUCCO Vincenzo

Non uso mai il Regolamento in questo senso, però questa volta mi sento di farlo. Chiedo la verifica del numero legale, perché andare alla votazione su una questione di questo genere in questo momento non mi sembra una buona cosa.



PRESIDENTE

Dobbiamo votare un ordine del giorno firmato dai Consiglieri Cucco Chiezzi e Segre.



CUCCO Vincenzo

Presidente, a prescindere dalla proponibilità o dalla votazione, chiedo comunque la verifica del numero legale.



PRESIDENTE

Farò senz'altro la verifica del numero legale. Volevo semplicemente dire che su questo ordine del giorno c'erano state alcune osservazioni sulle quali eventualmente la Giunta avrebbe potuto e dovuto, se lo riteneva, intervenire. C'è la richiesta della verifica del numero legale possiamo procedere.
Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Consigliere Cucco, è utile questa richiesta di verifica del numero legale? Poiché, su questo tema, noi abbiamo scritto tre volte alla Commissione dando la disponibilità a dibatterlo, sono mesi che siamo disponibili ad andare in aula; una volta che si apre la discussione portiamola almeno a conclusione. Differire ulteriormente a me non sembra utile, ma naturalmente ho voluto fare questo richiamo prima della verifica se poi il Consigliere Cucco la pensa diversamente, non toccano a me i successivi adempimenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Avendo il Presidente qualche mese di esperienza più di me, l'intervento gli ha consentito di aspettare un po' di tempo per vedere se c'era ancora qualche Consigliere in giro; non ce ne sono e non è una questione di ripicca, ma una questione di principio. Presidente, è una questione di principio perché non ci sono risposte alle domande, non c'è neanche una risposta alle domande poste in quest'aula, non soltanto nell'ordine del giorno, ma anche alle questioni poste dai vari interventi, alle stesse questioni che l'Assessore Vetrino ha posto, alle stesse sue questioni. Non essendocene nemmeno una, allora mi consenta di dire: "Prendete tempo". Io vorrei prendere tempo e al prossimo Consiglio si voterà con più conoscenza dei fatti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Volevo dire che sarebbe stato corretto se il Consigliere Cucco avesse consentito al dibattito di andare avanti e sentire la replica definitiva della Giunta anche rispetto al suo ordine del giorno.



CUCCO Vincenzo

Di fronte a dieci Consiglieri?



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Cosa vuol dire questo? Quante volte discutiamo di fronte a dieci Consiglieri! Stiamo discutendo tra coloro che sono direttamente interessati a questo argomento.



(Interruzione del Consigliere Chiezzi)



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Peggio è anche quello che tu sei andato a chiedere al Consigliere Cucco, per esempio di fare questo intervento. Questo si che è peggio!



CUCCO Vincenzo

Comunque, io ripeto la mia richiesta di verifica del numero legale: che me l'abbia chiesta uno o l'altro non importa, tanto la chiedo io.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Assolutamente legittimo.



PRESIDENTE

Si proceda all'appello nominale per la verifica del numero legale.



(Si procede all'appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico che all'appello nominale risultano presenti in aula solo 22 Consiglieri, pertanto il numero legale non viene raggiunto.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,40)



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