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Dettaglio seduta n.192 del 01/12/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione n. 870 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerente l'impianto di telecamere all'Ospedale Maria Vittoria


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni e interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 870, alla quale risponde l'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore regionale Da indagini svolte relativamente a quanto si afferma nell'interrogazione, si porta a conoscenza che l'impianto di telecamere a circuito interno sito nei corridoi del Pronto Soccorso dell'Ospedale Maria Vittoria è stato immediatamente disattivato e risulta essere inattivo ancora oggi.
Dall'USSL TO IV viene anche affermato che l'impianto "mette in evidenza soltanto l'immagine dei due corridoi antistanti le sale visita, immagine non in contrasto con alcuna norma di legge in vigore e non riguardante affatto alcun rapporto fra medico e paziente".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, formulo, sulla base della risposta data dall'Assessore, due domande.
La prima: come mai, per dare una risposta così semplice, l'Assessore ha dovuto impiegare un anno di tempo? Non poteva rispondere poche settimane dopo l'interrogazione che l'impianto era stato disattivato? La seconda: perché l'impianto è stato disattivato, visto che la risposta dell'Assessore dichiara che non era in contrasto con alcunché e anzi, era un impianto utile? Sono stupito, perché se fosse stato disattivato perché si condividevano le cose scritte nell'interrogazione c'era una coerenza nella risposta, ma la risposta è incoerente: "Si disattiva l'impianto, ma l'USSL ha detto che serviva". Assessore, perché ha disattivato questo impianto o, se non è lei che lo ha disattivata, perché l'USSL disattiva un impianto e, nel momento in cui lo disattiva, ne afferma futilità? Sull'interrogazione non sono scritte delle verità: sono scritti dei problemi, sono esposti dei punti di vista. Noi ritenevamo inutile e nocivo al rapporto medico-paziente avere delle telecamere installate nei corridoi. Noi abbiamo detto: "Disinstallatele" e l'USSL ha risposto: "Già fatto, tutto disinstallato, ma era utile". Che modo di governare è questo? Pregherei la Presidente di tenere a mente che la Giunta può sempre parlare in replica e solleciterei l'Assessore a fornire chiarezza su questo mio dubbio che persiste.



PRESIDENTE

Se l'Assessore è disponibile a rispondere, la Presidenza ha sempre consentito.
MACCARI, Assessore regionale Al momento non ho elementi ulteriori da aggiungere.
CHIEZZI Le mie considerazioni le paiono "campate in aria" oppure no? Quello che vorrei sentirmi dire è: "Chiezzi, hai detto una fandonia, stai zitto" oppure: "Quello che hai detto ha qualche elemento di logica e quindi interessa anche a me accertarmene".
MACCARI, Assessore alla regionale Perfettamente logico.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interpellanza n. 904 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerente la DPGR 3398 del 28/7/1991 che preclude l'accesso alle scuole per operatori sanitari dei portatori di handicap anche lieve


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza n. 904, alla quale risponde l'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore regionale In riferimento all'interpellanza urgente n. 904, si precisa quanto segue. L'accertamento di idoneità sanitario è condizione indispensabile non solo per l'ammissione all'impiego, ma anche per l'accesso alle scuole per operatori sanitari.
Nello specifico delle scuole per infermieri professionali, l'art. 21 primo comma, del RD 2330 del 21/11/1929 prevede tale accertamento sanitario, da ripetersi al principio di ogni anno scolastico per tutta la durata dei corsi.
Tale accertamento viene disposto in relazione ai rischi immanenti nella professione futura e nel tirocinio da esplicarsi e non soltanto quale profilassi igienica per la vita in comunità. Di conseguenza, le disposizioni regolamentari regionali l'art. 21 del regolamento tipo approvato con deliberazione consiliare n. 37111263 del 22/12/1982 e più specificatamente il regolamento di esecuzione per l'accertamento di idoneità psico-fisica degli allievi delle scuole professionali sanitarie promulgato con il DPGR n. 3398 del 25/7/1991) dispongono che il giudizio di idoneità psico-fisica sia calibrato sull'attività e le mansioni specifiche che i soggetti saranno chiamati a svolgere nelle diverse realtà organizzative.
Giova precisare che l'accertamento di idoneità sanitaria è previsto: 1) a tutela della persona stessa al fine di evitare un peggioramento o aggravamento di situazioni patologiche 2) a tutela dei terzi (dell'utenza) 3) a tutela della pubblica amministrazione affinché il servizio sia reso con continuità e rendimento senza condizioni, senza contrazione degli orari contrattuali e senza esoneri da particolari mansioni (principi normativi generali, cui ci si ispira nel pubblico impiego).
Pertanto, nel caso in ispecie - a prescindere da considerazioni cliniche rimandate alla Commissione collegiale medica - non può parlarsi di lesione di diritto allo studio, ma di protezione e tutela della persona stessa, per la quale prima del diritto allo studio viene tutelato il diritto alla salute, altrettanto protetto dalla Costituzione.
Si fa inoltre osservare - contrariamente a quanto affermato nell'interpellanza - che la formazione professionale non risponde alla logica di consumo culturale quale può configurarsi un generico diritto allo studio, ma deve condurre obbligatoriamente a sbocco occupazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Non è presente il collega Maggiorotti, che avrebbe potuto rispondere in modo più approfondito.
La risposta dell'Assessore non mi soddisfa per questo motivo: l'interpellanza citava per intero l'art. 8 del decreto che regola l'accertamento dell'idoneità psico-fisica. Questo articolo ha come conseguenza la visita medica. Nell'interpellanza si diceva che là filosofia ispiratrice del decreto 3398 appare lesiva delle esigenze di inserimento e integrazione sociale dei cittadini. Quindi non si contesta solo l'applicazione di questo articolo, ma si contesta il senso generale di questa norma, perché la riteniamo limitatrice dell'inserimento occupazionale di persone che abbiano qualche problema. Una delle domande che si poneva nell'interpellanza era se, partendo da questo giudizio, non intendevate proporre nuove norme, quindi suggerire e richiedere al Ministero di cambiare questa normativa. Su questo lei non ha detto alcunch e quindi mi dichiaro insoddisfatto.
Per quanto riguarda il merito del caso sollevato - un caso verificatosi nelle UU.SS.SS.LL. del Verbano-Cusio-Ossola- questa inidoneità della candidata è, a parere degli interpellanti, molto discutibile, perché vi sono pareri qualificati espressi da un professore docente universitario e un neurologo che contraddicevano la segnalazione di inidoneità.
Pertanto pregherei l'Assessore, che risponde a questa interpellanza con un anno di ritardo, di entrare più nel merito dello spirito dell'interpellanza stessa e di dare una valutazione sulla sensatezza di una normativa che è così lesiva dell'inserimento da parte di soggetti che possono avere anche momentaneamente, come forse era questo caso, delle malattie che possono rientrare nell'esclusione prevista dall'art. 8 del decreto del Presidente della Giunta regionale.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interpellanza, n.1064 del Consigliere Chiezzi inerente gli abusi sull'esenzione dei ticket da parte di alcune UU.SS.SS.LL.


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 1064.
Risponde l'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore regionale La questione sollevata dal Consigliere regionale Chiezzi riguarda un'anomalia che, in effetti, si è verificata sino all'1 agosto 1992, data a partire dalla quale la Giunta regionale ha revocato il tariffario integrativo regionale, che comprendeva alcune prestazioni causa delle anomalie segnalate.
In particolare, si trattava di alcuni esami diagnostici ecografici per i quali il cittadino pagava un ticket calcolato sulla tariffa della prestazione, presente sul DM 7/7/1989 e che corrispondeva, a norma di legge, al 50% della tariffa stessa.
Al fine di evitare discriminazioni nei confronti dei cittadini, a seconda che gli stessi usufruissero delle suddette prestazioni nel comparto pubblico o privato convenzionato con il SSN, il ticket che doveva essere versato era comunque quello calcolato come sopra descritto, anche se il SSN nei confronti del privato convenzionato sosteneva un costò inferiore alle tariffe presenti nel DM 7/7/1989.
In ogni caso, a partire dall'1 agosto 1992, tale problema si è risolto a seguito della revoca del provvedimento regionale che comprendeva le prestazioni di cui trattasi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Per adesso acquisisco agli atti la risposta dell'Assessore, semmai interverrò con una successiva interpellanza.


Argomento: Parchi e riserve

Interpellanza n. 1071 del Consigliere Chiezzi inerente l'ipotesi di realizzazione della struttura Agenzia Spaziale Europea al Gerbido


PRESIDENTE

Prima di passare all'esame dell'interpellanza n. 1071, comunico al Consiglio che fra qualche minuto sarà presente una delegazione delle associazioni di volontariato per la lotta all'AIDS, perché oggi è la giornata mondiale di solidarietà per l'AIDS. Pertanto, i Capigruppo che intendono incontrare tale delegazione sono pregati di salire al secondo piano, Sala Morando, non appena arriverà.
Passiamo quindi all'esame dell'interpellanza n.1071 presentata dal Consigliere Chiezzi, che rinuncia alla facoltà di illustrarla. Risponde l'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore regionale Ho una risposta di quattro righe.



PRESIDENTE

La dia lo stesso, tanto oggi il Consigliere Chiezzi ha già avuto molte risposte: sarà quindi contento anche di quattro righe.
CHIEZZI No.



PRESIDENTE

Va bene.
Prego, Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore regionale Avrei voluto interloquire con il Consigliere Chiezzi abbondantemente ma la risposta fornitami dagli uffici è la seguente: "In riscontro all'interpellanza di cui all'oggetto, si comunica che la prevista area di insediamento non sembra rientrare negli elenchi delle zone sottoposte a vincolo di tutela ambientale ai sensi delle leggi n. 1497/39 e n. 431 /85 e del DPR 616/77, art. 82, né si hanno notizie di progetti riguardanti l'argomento".
In definitiva, non abbiamo elementi.



PRESIDENTE

Dunque non si hanno notizie.
La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI E' un disastro questa risposta dell'Assessore, per il seguente motivo.
In questo Piemonte che recede economicamente e non solo, ogni tanto compaiono delle meteore che illuminano per una giornata lo scenario dell'area torinese e danno speranze, a tutti coloro che leggono, che qualcosa di nuovo si sta muovendo e che forse la ripresa è vicina.
Nell'aprile di quest'anno, sui quotidiani torinesi, apparve la notizia che l'Agenzia Spaziale Europea stava per insediarsi nel cuore della conurbazione torinese e che questo avrebbe fatto di Torino e del Piemonte uno dei momenti di rilancio, di rapporto con l'Europa, con lo spazio: una montagna di parole! In quella montagna di parole ci si chiese dove sarebbe atterrata questa Agenzia Spaziale Europea e si scoprì che sarebbe atterrata in una zona, che un tempo si pensava di strutturare a grande area verde a servizio della grande conurbazione che da Torino va verso le colline (Grugliasco, Rivoli Orbassano): insomma, un grande cuore verde.
Questa è stata la notizia. Come Consigliere regionale ho letto la notizia e ha osservato alla Giunta regionale: è possibile che nell'unica area libera, oggi dedicata all'agricoltura e che potrebbe essere conservata come tale o comunque mantenuta come polmone verde variamente attrezzato, si installi un'attività di tipo industriale? Con tutte le aree industriali presenti nella città di Torino che sono abbandonate? L'interpellanza sollecitava la Giunta regionale ad una riflessione diversa da quella proposta dall'Assessore Nerviani che, viceversa, risponde che l'area non è vincolata ex lege. Questo lo sapevo e potevo già scriverlo nell'interpellanza: "Atteso che l'area non è soggetta ad alcun piano dei parchi regionali o nazionali e via dicendo". Nell'interpellanza ho detto che è una zona libera dentro la conurbazione torinese e sembra strano che se c'è una proposta di installazione industriale, questa avvenga proprio sul terreno agricolo e non ad esempio dentro l'area del Lingotto, oppure all'interno dei 6 milioni di metri quadrati che sono occupati da edifici fatiscenti, da strade e piazzali asfaltati. La riflessione, che si proponeva alla Giunta, che fine aveva? Quello di chiederci di fare il vostro dovere e di predisporre un piano territoriale di coordinamento per l'area torinese. Perché solo dentro una politica territoriale, secondo il mio punto di vista, che colleghi tutti i problemi, si è in grado, di fronte ad un'eventuale richiesta dell'Agenzia Spaziale Europea oggi, ma di una qualsiasi altra richiesta, di dare una risposta coerente e progettuale invece di risposte legate in modo miope a tutte le richieste che di volta in volta nascono, bensì una risposta collegata ad un progetto di rilancio dell'area torinese! Questo era quanto si sollecitava nell'aprile di quest'anno e quanto ci si attendeva come risposta. Invece la risposta è stata di quattro righe: capisce quindi, Presidente, perché facevo dei cenni negativi con la testa di fronte alla situazione di insoddisfazione che, senz'altro, mi sarebbe derivata da una risposta di quattro, righe su un argomento che, invece avrebbe dovuto essere trattato ben diversamente. Ma non mi stupisco neppure della risposta di quattro righe dell'Assessore, quando la Regione Piemonte questo governo e non solo questo, ma anche quelli che lo hanno preceduto sono gravemente inadempienti nell'unico strumento che permetteva di dare risposte coerenti a domande di questo tipo. Nelle inadempienze aggiungiamo anche quella del Comune di Torino con il suo piano regolatore.


Argomento: Cave e torbiere

Interrogazione n. 920 dei Consiglieri Segre e Miglio inerente la concessione mineraria SASIL di Brusnengo


PRESIDENTE

L'Assessore Nerviani risponde ancora all'interrogazione n. 920 presentata dai Consiglieri Segre e Miglio.
NERVIANI, Assessore regionale Ha ragione il collega Chiezzi di ritenersi insoddisfatto, ma qualche volta gli spazi temporali sono insufficienti: facendo anche solo un conto minimo del tempo che bisogna dedicare a ciascuna interrogazione, credo che se le affrontassimo tutte una per una con attenzione andremmo probabilmente a dare le risposte nel 1998. E' sufficiente fare un conto preciso dei minuti di impegno che un'interrogazione di questo tipo dovrebbe imporre all'Assessore Carletto, a me, al Presidente e a quanti altri sono interessati.
Ha ragione anche in materia di pianificazione territoriale: posso dire che in questo senso abbiamo avviato robustamente le iniziative per rispondere, speriamo in maniera strategica, alle sollecitazioni del collega Chiezzi. L'interrogazione n. 920 dei Consiglieri Segre e Miglio mi vede coinvolto per la parte dei beni ambientali, e con riferimento alla stessa voglio precisare, per quanto di mia competenza, che a seguito di istanza della SASIL è stato autorizzato con deliberazione della Giunta regionale del 29/4/1991 l'intervento di coltivazione mineraria della zona denominata Sella nord, in ampliamento a quella già autorizzata precedentemente (quella di Sella stralcio, nella zona di Vercelli), in quanto lo stesso riguarda un'area boscata di modesto interesse. L'autorizzazione è stata concessa alla precisa condizione che l'escavazione venisse realizzata ad una distanza dalla frazione Gabella maggiore di quella proposta dalla ditta nell'intento di salvaguardare i dintorni della frazione stessa.
Risulta anche a noi che gli abitanti ella frazione siano preoccupati della possibile instabilità del versante; l'argomento specifico è stato posto all'esame del settore geologico. Le competenze del settore beni ambientali concernono esclusivamente la vegetazione, che è stata ritenuta dagli istruttori di scarso pregio o resistente.
L'intera zona, voglio ricordarlo, è soggetta a vincolo di tutela idrogeologica. Ovviamente, il settore geologico avrà fatto sue opportune e previste iniziative ed interventi.
In merito alle opere in corso, la vigilanza sulla corretta esecuzione degli interventi nelle zone soggette a tutela paesistico-ambientale compete al Sindaco del Comune, ai sensi della L.R. n. 20/89.
Assicuro che, se inadempienze saranno segnalate, si interverrà opportunamente per vedere di recuperarle e di evitarne di nuove.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Segre.
SEGRE Ringrazio l'Assessore Nerviani per la sua parte di risposta ad un'interrogazione che si protrae ormai dal novembre dell'anno scorso: non mi resterà che fare un collage delle varie risposte pervenute. Le competenze sono talmente suddivise che non sono riuscita - e questo mi sembra di doverlo sottolineare come fatto abbastanza grave - ad avere una risposta dal carattere conclusivo, che comprenda le varie competenze.
L'Assessore Garino aveva già risposto nel lontano 31/V1992, ed era stato il più tempestivo per la sua parte di competenza; oggi l'Assessore Nerviani risponde per la parte di sua competenza, ma fa presente giustamente, che rimane ancora una parte di competenza del settore geologico.
Al momento in cui un Consigliere regionale presenta un'interrogazione si aspetta una risposta complessiva; la rivolge sì agli Assessori competenti, ma anche al Presidente della Giunta regionale.
Mi spiace non sia presente il Presidente della Giunta, perché con l'occasione volevo fargli una richiesta: visto che le interrogazioni oltreché agli Assessori competenti, vengono rivolte a lui in prima persona chiederei che si faccia parte promotrice affinché le risposte siano conclusive. Non si può averne un pezzo al 31/1/1992 e l'altro alla fine di dicembre; nel frattempo - almeno per quanto ne so - la popolazione della frazione interessata continua ad essere preoccupata perché, a quanto pare l'escavazione cui ha fatto cenno l'Assessore Nerviani viene effettuata non rispettando le dovute distanze.
Chiedo cortesemente all'Assessore di farmi avere il testo scritto della sua risposta; vedremo di proseguire l'iter, lunghissimo dell'interrogazione.


Argomento: Beni librari (biblioteche, tutela ecc.

Interpellanze n. 1074 dei Consiglieri Monticelli e Rivalta e n. 1085 del Consigliere Chiezzi inerenti al sistema bibliotecario regionale, con particolare riferimento alla zona del Pinerolese


PRESIDENTE

Passiamo alle interpellanze n. 1074 dei Consiglieri Rivalta e Monticelli e n. 1085 del Consigliere Chiezzi.
Risponde l'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore regionale In risposta alle interpellanze n. 1074 e n. 1085 inerenti al sistema bibliotecario regionale con particolare riferimento alla zona Pinerolese si precisa quanto segue.
Da alcuni anni il Settore Beni e sistemi culturali dell'Assessorato ai beni culturali avverte un'esigenza di riqualificazione e di modernizzazione dei sistemi bibliotecari. I sistemi bibliotecari sono stati costituiti nello spirito degli anni'70, quando era obiettivo prevalente la trasformazione tendenziale delle biblioteche in luoghi di animazione culturale. L'esperienza dei sistemi bibliotecari ha consentito un positivo e valido diffondersi della cultura del libro e il suo esito merita apprezzamento.
Si sono create situazioni di grande efficienza e anche di dedizione personale rilevante. Nel corso degli anni, venendo un po' meno lo spirito pionieristico e l'impegno straordinario dei responsabili di sistemi, si sono però create incrostazioni burocratiche, fenomeni di non rispetto delle convenzioni, cadute nella qualità dei servizi.
La stessa concezione della biblioteca e del servizio bibliotecario alla luce di un allargarsi degli strumenti di comunicazione di massa e informatici, si sta trasformando; per cui la biblioteca, da luogo di conservazione e promozione del libro, viene intesa come un vero e proprio servizio informativo.
In questo contesto, la Regione è impegnata non certo a smantellare il tessuto dei sistemi bibliotecari, ma a trasformarlo e riqualificarlo in un moderno e capillare sistema di accesso alle informazioni e di promozione e valorizzazione del libro.
Tale volontà è dimostrata dal fatto che, a fronte di una costante riduzione degli stanziamenti globali dei fondi per i beni culturali, la disponibilità assegnata per i sistemi bibliotecari è stata notevolmente incrementata, arrivando nel 1991 alla cifra di un miliardo e 900 milioni, e nel 1992, pure in presenza della crisi finanziaria della Regione, nota a tutti, alla cifra di 2 miliardi e 200 milioni, cui si debbono aggiungere 160 milioni per acquisto libri, oltre ai contributi per arredi, edilizia restauri presso le biblioteche piemontesi. A tale importo va infine aggiunto un investimento di circa mezzo miliardo all'anno per l'automazione delle biblioteche. Gli interventi complessivi nel periodo 198711992 sono stati di 11.600.000.000, passando da 1.400.000.000 del 1987 a 2.200.000.000 del 1992. In questo contesto il sistema di Pinerolo è passato da 314.000.000 a 420.000.000, pur essendoci stata una diminuzione di organico di tre unità.
Come risulta evidente, l'investimento dei sistemi bibliotecari da parte della Regione è crescente, malgrado i tagli di bilancio, ed il sistema di Pinerolo assorbe il 20% dell'intero fondo di un servizio che copre il 18 delle biblioteche piemontesi. Si sottolinea che il servizio dei sistemi bibliotecari è totalmente a carico dell'Amministrazione regionale e non è previsto, né è stato effettuato, alcun concorso nelle spese da parte del Comune centrorete né dei Comuni collegati. Nella volontà più volte ribadita, ed anche in questa sede confermata, di rivitalizzare i sistemi riqualificandoli alla luce delle nuove tendenze sopra richiamate, la Regione Piemonte ha proposto l'adozione di nuove convenzioni che tengono conto delle seguenti linee guida: assorbimento tendenziale del personale degli organici della Biblioteca civica, anche al fine di garantire unità di servizio e direzione tra biblioteche e sistemi bibliotecari concorso nelle spese, anche simbolico, da parte degli enti aderenti agli oneri del servizio riconduzione della normativa dei sistemi agli istituti previsti dalle leggi n.142 e n. 241 del 1990; - destinazione degli oltre 2.200.000.000 regionali al miglioramento del servizio attraverso l'automazione l'incremento del patrimonio librario, la capillarità del servizio, il riordino e il completamento dei cataloghi, la costituzione di fondi e servizi per la conoscenza e la valorizzazione della storia e della cultura locale.
Per pilotare questa fase di passaggio con un'ottica nuova e per regolamentare i rapporti fra Regione e Comuni, è stata elaborata una nuova convenzione proposta ai Comuni sede di centrorete, già acquisita dai Comuni di Alba, Biella, Casale e Mondovì, che è in fase di acquisizione da parte di Tortona, Ivrea e Asti. Dopo una fase negoziale in cui il Comune di Pinerolo aveva espresso preoccupazione circa una presunta volontà della Regione di smantellare il sistema bibliotecario, volontà sempre smentita da parte dell'Amministrazione regionale non solo nelle dichiarazioni, ma soprattutto nei fatti, come dimostrano le cifre sopra richiamate, il Comune di Pinerolo e la direzione dei centrorete, a partire dall'estate, hanno espresso adesione alla nuova impostazione del sistema e stanno proficuamente cooperando con gli uffici regionali nella messa a punto del nuovo progetto di riordino.
Si segnalano per Pinerolo due problemi in più, che rendono più complicata l'adozione della nuova convenzione. Il primo è l'esistenza l'unico caso nel sistema bibliotecario piemontese, di due strutture distinte, con apparati e direzioni differenti, per un verso la Biblioteca civica e per l'altro il Sistema bibliotecario. Il secondo è un'estensione abnorme dell'area coperta dal servizio di sistema che si estende in Comuni di aree appartenenti alle province di Asti e Ivrea, oltre a coinvolgere diversi Comuni dell'area metropolitana. Questa estensione ha certamente motivazioni storiche (il sistema di Pinerolo è stato il primo ad essere costituito), e di efficienza: la direzione del sistema bibliotecario di Pinerolo ha sempre garantito un efficiente servizio. Lo sforzo cooperativo di Comune, Regione, Biblioteca civica e Sistema bibliotecario è quindi di elaborare ed attuare un progetto che non solo riqualifichi e modernizzi i compiti della biblioteca e del sistema, ma valorizzi e difenda il ruolo di sistema, modello che fin dalle origini Pinerolo ha svolto. Non sfugge infatti alla Regione l'impegno, l'intelligenza, la sensibilità e l'efficienza con i quali il sistema di Pinerolo è sempre stato gestito.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.
MONTICELLI Grazie, Presidente. Mi dichiaro parzialmente insoddisfatto, o parzialmente soddisfatto: l'Assessore scelga se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto. Nel senso che il tono ed i contenuti della risposta dell'Assessore Nerviani - fra l'altro lo pregherei di farmi avere il testo scritto - sono rassicuranti sulla situazione quale si delinea adesso e come si è sviluppata negli ultimi mesi. La parziale insoddisfazione deriva dal fatto - e su questo l'Assessore qualche responsabilità ce l'ha anche se non tutte, perché è già da un po' che la nostra interpellanza giace nell'elenco di quelle sulle quali la Giunta è pronta a rispondere - che la risposta è arrivata davvero molto tardi. L'interpellanza che ho presentato insieme ad altri colleghi è dell'aprile di quest'anno, cioè di un momento in cui si manifestavano delle difficoltà legate probabilmente ad incomprensioni fra l'Amministrazione regionale e l'Amministrazione comunale di Pinerolo, che fra l'altro in quel momento era commissariata; difficoltà di bilancio della Regione probabilmente avevano portato a finanziamenti in ritardo, non completi in una prima fase. In quel momento era emersa un'emergenza. Poi per un po' di tempo, la Giunta ha taciuto; adesso, per fortuna, ci risponde dicendo che le cose, nel frattempo si sono aggiustate e soprattutto ribadisce un impegno politico per lo sviluppo di un sistema, di cui Pinerolo era uno dei punti di eccellenza, che ha un grande significato. E sono particolarmente soddisfatto del fatto che nella risposta l'Assessore Nerviani ribadisca una scelta di mantenimento e, se possibile, di qualificazione di questo tipo di intervento culturale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Prendo atto della risposta dell'Assessore, che dovrebbe tranquillizzare: se tutto quello che ha detto corrisponde a quanto è stato fatto e soprattutto a quanto si intende fare, dovrebbe derivarne che nel settore, della cultura legata all'attività delle biblioteche non c'è un intendimento da parte dell'Amministrazione regionale di tagliare in modo indiscriminato; anzi, i dati, spero anche quelli del Pinerolese corrispondono ad un trend di crescita o comunque di non depauperamento delle risorse che la Regione Piemonte dedica alle biblioteche.
L'interpellanza è stata fatta evidentemente in un momento di incertezza quando non si sapeva o si vociferava che nel 1992 si sarebbero tolti dei finanziamenti alla zona di Pinerolo. Mi fa piacere concordare con l'Assessore che, viceversa, il sistema bibliotecario pinerolese è noto per efficienza, per essere ben gestito; quindi prendo atto delle dichiarazioni dell'Assessore che nulla sarà smantellato, anzi verrà potenziato. Ci ritroveremo alla prova dei fatti.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 7) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Bortolin, Bosio, Bresso Croso, Leo, Sartoris e Tapparo.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Musei

Comunicazione della Giunta regionale sul Museo Regionale di Scienze Naturali e risposta alle interrogazioni nn. 1466 e 1611 ed interpellanze nn. 1427, 1446, 1460, 1473 e 1513


PRESIDENTE

Passiamo al punto 8) all'o.d.g. "Comunicazione della Giunta regionale sul Museo Regionale di Scienze Naturali", che raggruppa numerose interpellanze ed interrogazioni.
La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA Vi sono varie interpellanze ed interrogazioni in merito al problema su cui l'Assessore Nerviani si accinge a fare la comunicazione. Gran parte dei colleghi firmatari di queste interpellanze non sono in aula, in quanto stanno prendendo parte ad una riunione in una sala al piano superiore.
Avendola sollecitata da alcuni mesi, colgo la ragione di fare in questo momento la comunicazione; vorrei però che il dibattito avvenisse con la presenza dei colleghi che hanno presentato le interpellanze ed interrogazioni sul Museo di Scienze Naturali.



PRESIDENTE

Credo che abbia ragione, Consigliere; però, di fronte al fatto che molti colleghi sono assenti dall'aula, io non posso fare altro che procedere su questa comunicazione oppure sospendere la seduta, perch qualsiasi cosa si faccia mancherebbero gli interessati.
Si tratta di verificare se possiamo procedere con la comunicazione dell'Assessore e, nel frattempo, i Consiglieri arriveranno e potranno fare i loro interventi sulla base delle interrogazioni da loro presentate oppure se si deve sospendere la seduta per qualche minuto.
RIVALTA Questa può essere una soluzione, in particolare se l'Assessore Nerviani ci dà la comunicazione scritta.



PRESIDENTE

Se i Consiglieri lo consentono, facciamo fare la comunicazione all'Assessore. Tale comu-nicazione verrà consegnata ai Consiglieri assenti in modo che possano intervenire successivamente. E' una comunicazione che peraltro, ha una durata di tempo notevole.
La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore regionale Non mi sento di distribuire il testo, perché l'ultima parte è stata aggiunta questa mattina ed è scritta a mano.
Se mi condonano le carenze dovute alla mancata rilettura, posso anche darla, ma in via informale; preferirei, comunque, che ci fossero gli interroganti, in modo da poter rispondere a tutti.



PRESIDENTE

L'Assessore Nerviani comunica che può dare questa risposta invia informale, in quanto vorrebbe rivederla almeno dal punto di vista della scrittura. Se ci fossero gli interroganti sarebbe meglio.
Al momento non ci sono, quindi sospendiamo la seduta per qualche minuto.
La seduta è sospesa..



(La seduta, sospesa alle ore 11,30 riprende, alle ore 12,10)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola all'Assessore Nerviani per la comunicazione sul Museo Regionale di Scienze Naturali.
NERVIANI, Assessore regionale Il Comitato Scientifico del Museo Regionale di Scienze Naturali ha presentato, in data 21/9/1992, le dimissioni. Il fatto è noto per la vasta pubblicità che è stata data ed anche per l'autorevolezza dei componenti il Comitato stesso e del suo Presidente, il Prof. Ricca.
Le dimissioni sono giunte improvvise, anche se non inaspettate, per le ripetute situazioni di tensione e di incomprensione che si erano precedentemente verificate fra Comitato e Direzione del Museo.
Il casus belli è stata la composizione del Comitato di redazione del Bollettino del Museo, una questione sulla quale ritornerò, anche se vorrei evitare di esaltarla per non far apparire il problema vero del Museo come secondario rispetto al fatto specifico, di per sé obiettivamente assai meno rilevante e che apparentemente non motiverebbe che qualche marginale commento in aula.
Debbo subito dire che quanto è accaduto mi ha profondamente amareggiato per due ragioni. Innanzitutto attiva un dibattito importante su premesse negative, a fronte di una realtà finalmente in grande positivo movimento in ambienti quasi idonei a consentirla. Inoltre, può fare immaginare comportamenti di trascuratezza o di indifferenza rispetto alle questioni aperte o, peggio, poca attenzione alle segnalazioni del Prof. Franco Ricca e degli altri membri del Comitato.
In ordine a questa seconda ragione, posso dire, con assoluta tranquillità, che ogni confronto è stato accolto, ricercato e mantenuto nello spirito del più profondo rispetto, con l'attenzione massima e r impegno a scoprire i tramiti più efficaci e positivi anche fra Direzione e Comitato.
Sfondando norme e procedure, ho chiesto ad altro funzionario volentieri accettato da tutti, di aiutarmi nel tentativo di promuovere il superamento delle incomprensioni esistenti, chiedendogli la presenza a tutte le sedute del Comitato Scientifico, con la determinata volontà di far emergere l'interesse generale della Regione. Quest'ultimo, a mio avviso non poteva che perseguirsi con un'azione tollerante volta alla composizione dei contrasti, alla creazione di condizioni di stabilità, in forza delle quali soltanto ora si sta finalmente uscendo dal tunnel delle dichiarazioni di buona volontà ed anche dalle infinite difficoltà, che non possono peraltro non accompagnare un'avventura così grande ed avviata senza alcuna certezza nei tempi e nei modi del suo completamento.
Ho motivo di ritenere che l'atteggiamento e il comportamento da me abitualmente assunti siano spesso presi e siano stati considerati soprattutto da parte del Presidente del Comitato Scientifico, come segnali di una criticabile arrendevolezza e di poca determinazione, anche quando ne occorre, nei confronti della Direzione del Museo. E' questo un equivoco che ho cercato spesso di contestare e di cancellare, sottolineando che non era giusto dimenticare valori di dedizione, di lavoro, di passione presenti nei maggiori responsabili della vita del Museo, anche quando non si potevano non rilevare carenze parziali soprattutto nella sfera della promozione dell'immagine, dell'inventiva, delle relazioni con le realtà interne ed esterne alla Regione.
Mi rendo conto di non essere esplicito come forse alcuni dei colleghi ed amici Consiglieri desidererebbero e di non essere chiaro come pretenderebbero altri, che forse neppure sono informati della vita del Museo Regionale di Scienze Naturali; alcuni non ne conoscono neppure resistenza.
Ai primi dico che dettagliati elementi di chiarezza si aggiungeranno nel prosieguo di questa comunicazione e, soprattutto, durante ed in conclusione del dibattito, se sarà il caso. Ai secondi sono in particolare dedicati gli appunti che seguono.
L'idea del Museo nacque intorno alla metà degli anni'70, quando i Università degli studi e la Regione Piemonte, su iniziativa del prof. Ricca e di altri docenti della Facoltà di Scienze, proposero che l'Università cedesse in deposito alla Regione le sue eccezionali collezioni naturalistiche, botaniche, entomologiche, geologiche, mineralogiche paleontologiche e zoologiche per riordinarle e riallestirle in un Museo Regionale di Scienze Naturali.
La Regione si sarebbe impegnata nell'acquisizione di nuovi reperti per il completamento delle collezioni, nell'individuazione, nel recupero e nell'allestimento di una sede di grande prestigio, nella realizzazione di una soluzione istituzionale che desse al Museo la direzione e il personale in grado di garantirne il funzionamento. La Regione accolse con entusiasmo il progetto che rivelava, fin dalle origini, la sua eccezionalità scientifica, divulgativa ed organizzativa.
Nel 1978 fu approvata la legge istitutiva del Museo, che accettava in convenzione il deposito dei materiali e costituiva un Comitato scientifico nominato dal Consiglio regionale, fra docenti della Facoltà di Scienze dell'Università di Torino, cui venivano affidati i compiti di elaborazione del progetto culturale e l'indirizzo scientifico del Museo.
La Regione, altresì, per dare corso al progetto, individuava nell'edificio dell'ex Ospedale San Giovanni, ottenuto in comodato dall'Amministrazione Civica di Torino, la sede idonea per ospitare il Museo e costituiva un'equipe di architetti scelti fra i docenti della Facoltà di Architettura, cui affidare la progettazione architettonica e la direzione dei lavori del cantiere di restauro del San Giovanni. Avviava, infine, le procedure concorsuali per la dotazione di un nucleo di direzione del Museo e di personale per la conservazione e la valorizzazione delle raccolte.
Non sfuggì sin dall'inizio all'Amministrazione regionale la complessità del progetto sia per l'elevato costo del cantiere (la prima progettazione di massima indicò già in alcune decine di miliardi il costo del recupero) sia per la complessità scientifica ed organizzativa dell'iniziativa.
Emersero tuttavia, come peraltro ancora stanno emergendo, ulteriori problemi derivanti da una condizione sostanzialmente condominiale dell'edificio individuato.
Per questo fu previsto un periodo di lunga attività in cui il Museo non potendo disporre della propria sede definitiva, avrebbe dovuto operare essenzialmente intorno all'attività scien-tifica di conservazione, di studio e di ricerca sui materiali, rinviando ad un tempo successivo lo svolgimento dell'attività espositiva permanente.
A tal fine, si individuò in via Maria Vittoria, nell'ex sede del Consiglio regionale, lo spazio idoneo per la prima attività degli uffici e si realizzarono alcune iniziative ostensive di assaggio per verificare l'interesse del progetto da parte del pubblico. Si organizzarono così la mostra Lepidoptera e le altre mostre sulla collezione entomologica Spinola sul Celacanto e sui quarzi.
In particolare, la mostra Lepidoptera ottenne un successo eccezionale: decine di migliaia di visitatori in poche settimane. Purtroppo, fu guastata dalla fatiscenza dei locali, che produsse un crollo della scala di accesso alla mostra, fortunatamente senza danni alle persone. Ciò fermò l'attività ostensiva e si dette rapido corso all'avvio dei cantieri, prima con fondi regionali e successivamente con fondi FIO.
Nel periodo dal 1983 al 1990 il Museo è stato così costretto ad una vita angusta dal punto di vista dei rapporti con il pubblico, ma ci nonostante ha svolto un importante lavoro di acquisizione di nuovi reperti che ha consentito il quasi raddoppio delle collezioni.
Si è provveduto altresì ai lavori di inventariazione e catalogazione e si è svolta un'attività di ricerca importante che ha trovato nel Bollettino del Museo un qualificato strumento di diffusione; si è formata, inoltre una collezione bibliografica per la costituzione della biblioteca fondata sulla straordinaria bibliografia di Spinola. Tutto ciò ha reso possibile nel 1990, all'atto del trasferimento della nuova sede di Via Giolitti nel frattempo ristrutturata, la predisposizione delle condizioni di premessa per un'attività di rilievo.
Per tornare all'impegno economico profuso nel recupero, finora parziale, dell'edificio, si deve rilevare che nel complesso dell'ex ospedale San Giovanni di Torino, nel corso di oltre dieci anni, per il recupero monumentale sono stati investiti circa 30 miliardi, grazie ai quali è stato possibile il rifacimento delle coperture; il consolidamento dell'intero edificio; la predisposizione del rustico e della parte interrata con gli spazi peri depositi, le sale proiezione e le mostre temporanee; il recupero definitivo dell'ala sita su Via Giolitti per la sistemazione dell'ingresso della biblioteca-centro di documentazione e degli uffici; la realizzazione di tutte le centrali impiantistiche. Sono ancora da, completare i lavori dell'ala di Via San Massimo, la crociera mentre è totalmente da restaurare e recuperare Pala sul Piazzale Aldo Fusi tuttora occupata dal Dipartimento di Biologia Animale con i Musei di Zoologia Sistematica, di Entomologia e di Antropologia. A breve si spera che saranno definitivamente recuperati la sala perle mostre temporanee nonché i depositi sotterranei verso Via San Massimo.
Una previsione di massima delle spese ancora necessarie è stimata intorno ai 30-40 miliardi per il recupero definitivo, l'allestimento museale e l'allestimento degli esterni.
In ordine al personale attualmente operante nel Museo, va detto che sono diciotto i dipendenti tra personale dirigente, tecnico-scientifico ed operativo. Il Museo ha un bilancio annuale di circa 1 miliardo per lo svolgimento della propria attività conservativa, scientifica e divulgativa.
Per quanto riguarda il patrimonio scientifico, il Museo dispone delle collezioni naturalistiche dell'Università degli Studi di Torino, mediante convenzione recentemente rinnovata, nonché di un proprio patrimonio acquisito negli ultimi dieci anni di notevole valore, confrontabile per qualità, se non per quantità, alle raccolte universitarie.
Torno a dire che solo dall'anno scorso il Museo ha la sua casa, o almeno quella parte di casa che gli consente di far operare dirigenza conservatori e dipendenti vari in locali dignitosi, con attrezzature adeguate e che dalla seconda metà del 1990 ad oggi il tempo non è davvero passato inutilmente.
Per essere esatti, il trasferimento è stato lungo e difficile, ed è avvenuto, per gradi: alla fine del 1989 gli uffici di direzione; nel gennaio/ febbraio 19901a biblioteca; nel gennaio 1991 la sezione di Zoologia; sempre nello stesso periodo anche la sezione di Mineralogia; solo nel gennaio 1992 la sezione di Botanica. L'allestimento degli armadi compattabili nelle quattro stanze della biblioteca a capienza 40-45 mila volumi, l'allestimento dell'ufficio della biblioteca e l'allestimento dell'emeroteca e della sala di lettura si sono conclusi nel 1991 ugualmente nel 1991 è terminato il lavoro di preparazione degli studi dei conservatori, mentre solo quest'anno ha visto la conclusione l'allestimento delle stanze della manica ovest; dal 1990 al 1992 sono stati pure predisposti i primi ambienti per i depositi promiscui al piano terra e al piano interrato, sia per il materiale del Museo sia per il materiale oggetto di convenzione Università-Regione.
A seguito della sistemazione di parte della sede del Museo, si sono dovuti affrontare impegni notevoli, quali il trasferimento e la sistemazione di quanto contenuto nei vecchi locali (materiale entomologico e zoologico); il recupero del materiale ancora situato nei depositi Gondrand (materiale paleontologico e mineralogico); il recupero del materiale depositato al Dipartimento di Biologia animale (materiale entomologico); il recupero del materiale da via Principe Amedeo (materiale mineralogico); il trasferimento del materiale botanico; il trasferimento e la sistemazione negli armadi compattabili della biblioteca e del materiale bibliografico, compreso il recupero nei magazzini della Biblioteca Nazionale della collezione bibliografica Spinola.
La nuova sistemazione, a seguito del recupero del tanto materiale naturalistico del Museo, collocato in diversi ambienti, ha richiesto lavoro, tempo e spesa considerevoli. Da questo momento tutto il materiale del Museo, anche se ancora non ha trovato la sua definitiva sistemazione in depositi adeguati, è collocato negli ambienti del Museo. Questo è un primo grosso passo in avanti. Attualmente sono in via di realizzazione i depositi per il materiale entomologico e altri depositi, di impellente necessità sono legati al proseguimento della ristrutturazione del San Giovanni.
Fra le attività esterne che non vengono menzionate in altra parte della relazione è da ricordare l'acquisizione dell'attività e del finanziamento del Giardino Botanico "Rea" di San Bernardino di Trana; per la sua gestione viene stipulata una convenzione fra la Regione Piemonte e la Comunità montana Val Sangone.
Dal Museo regionale viene ovviamente mantenuta l'impostazione e la responsabilità scientifica. Rea - credo di essere esatto - è stato inaugurato nel maggio di quest'anno; l'interesse degli studiosi e dei curiosi al riguardo sembra essere stato ed essere ancora considerevole.
Importante punto d'arrivo di questi ultimi due anni va considerato il rinnovo della convenzione Università-Regione per il passaggio in uso alla Regione delle collezioni naturalistiche del Museo di Zoologia, di Anatomia Comparata, di Mineralogia, di Geologia e di Paleontologia. Il Museo sta ancora riordinando, sistemando e catalogando le varie collezioni. Il tentativo è quello di valorizzare collezioni scientifiche di interesse mondiale e di metterle sempre più a disposizione dei ricercatori di tutto il mondo, nonché di utilizzarle per le esposizioni permanenti che il Museo dovrà allestire non appena le strutture lo permetteranno.
In ordine alle pubblicazioni, gli ultimi due anni hanno visto un accentuato impegno per l'edizione del Bollettino, delle monografie e dei cataloghi. Gli Enti corrispondenti per il Bollettino sono ormai 500; 11 sono le monografie finora pubblicate e 7 i cataloghi. Buono è stato il numero delle collaborazioni scientifiche, mentre è continuata la tradizione dei Musei Naturalistici Universitari; il Museo Regionale di Scienze Naturali ha da poco impostato rapporti scientifici con il Museo di Storia Naturale di Shangai, con il Magadascar, con i Paesi del sud America e con i Paesi dell'Africa.
Fatto questo quadro del lavoro obiettivamente svolto, per rendere giustizia anche ai fatti e alle verità degli stessi, non posso certo nascondermi che c'è ancora molto da fare e che bisogna entrare definitivamente a regime o almeno nella dimensione, nel tono e nel ritmo che le potenzialità del Museo, anche se non tutte immediatamente attivabili, consentono e richiedono. Soltanto ora si può effettivamente cominciare a farlo. Lo si sarebbe fatto molto meglio - non v'è dubbio - in un clima di amichevole e tenace collaborazione fra tutte le parti interessate; se questo non fosse stato possibile, bisognava procedere comunque, ricercando nel frattempo ogni strada che conducesse all'intesa ed all'operatività comune.
Personalmente continuerò ad operare per abbattere barriere di incomprensione e di intransigenza, come ho fatto in passato, correndo qualche volta il rischio di apparire - come già ho ripetuto spesso propenso alla ricerca .della mediazione e allo smussamento degli angoli.
Sinceramente, vedo valori in entrambe le parti che attualmente paiono confliggere e ritengo che l'unico modo per cambiare in meglio sia quello di modificare lo strumento di gestione, che credo in parte determini tensioni e frizioni assolutamente inopportune.
Ho poca voglia di entrare dettagliatamente nel merito delle obiezioni e delle ragioni contenute nella lettera di dimissioni del Comitato. Mi obbliga tuttavia a farlo la conoscenza che della stessa hanno la maggior parte dei Consiglieri e numerose persone a cui è stata inviata, le quali giustamente si attendono o il riconoscimento delle ragioni in essa contenute o la contestazione della loro fondatezza. Quando una partita è aperta, v'è l'attesa di sapere come va a finire, magari schierandosi idealmente su posizioni contrapposte; la peggiore posizione è quella di chi avrebbe voluto o vorrebbe che la partita non fosse mai cominciata e conseguentemente; non vorrebbe neppure vederla, ma c'è.
In primo luogo vorrei osservare che il Comitato Scientifico è stato nominato per la prima volta con decreto del Presidente della Giunta regionale il 7/9/1981. Nel 1981 è stato rinnovato, per volontà dell'Assessore Ferrero e del Presidente Viglione, anche se forse non in termini formali. Rinnovo formale è comunque avvenuto il 17/5/1985. La sua scadenza doveva essere fissata dopo tre anni; in realtà, solo nel 1990 furono calendarizzate le nuove nomine. Il Comune di Torino procedette in tempi rapidi, così da indicare subito il nome del suo rappresentante.
Fu il sottoscritto a richiedere che si sospendessero le procedure per il rinnovo: appariva indispensabile che il Comitato rimanesse al suo posto anche se, obiettivamente, dodici anni senza sede e sostanzialmente senza storia museale esterna erano davvero molti per impedire che apparissero, al di là dei torti e dei difetti della direzione del Museo, segni di sfiancamento.
Il sottoscritto Assessore fu sempre immediatamente disponibile ad ogni incontro formale o informale che venisse richiesto. Dal 1990 al 1992 il Comitato fu riunito con l'Assessore più volte che in tutti e dodici gli anni precedenti. Quando non fu ritenuta necessaria la presenza dell'Assessore, fu assicurata la gradita presenza di altro funzionario primo dirigente dell'Assessorato, così come è stato sopra ricordato. Al riguardo debbo tuttavia precisare che non è compito dell'Assessore convocare il Comitato scientifico. L'art. 4 della legge istitutiva recita: "Il Presidente convoca, quando necessario, il Comitato scientifico e ne coordina i lavori. Il Comitato scientifico ha altresì compito di elaborare proposte e programmi specifici di attività del Museo che, con il parere non vincolante del Direttore, dovranno essere esaminate ed approvate dalla Giunta, a relazione dell'Assessore ai beni culturali, musei e biblioteche".
Se tali proposte e programmi fossero stati formalizzati, l'attenzione privilegiata agli stessi avrei sentito come dovere prioritario.
Delle richieste e valutazioni del Comitato scientifico avevo fatto partecipe il Consiglio regionale tramite la IV Commissione, presieduta dall'amico e collega Giampiero Leo. La stessa fu riunita nel marzo 1992 nella sede stessa del Museo per la presentazione dei programmi e dei problemi. Al Presidente ho poi formulato cortese ed insistente richiesta di incontro con il Comitato scientifico non appena fosse stato possibile. In questi mesi, certamente, la convocazione specifica della Commissione ci sarebbe stata, se non fossero intervenute le dimissioni delle quali ora stiamo trattando.
Per quanto mi sforzi, non riesco davvero a trovare alcun atteggiamento alcuna scelta nel mio comportamento che abbiano anche solo contribuito a motivare decisioni tanto risentite, drastiche e definitive. Per evitare dubbi al riguardo, dovrò ancora tuttavia trattare di due questioni, quelle relative alla fondazione e alle pubblicazioni.
Prima di farlo, non posso non riferirmi ancora ad altri problemi ricordati nella lettera, e più specificamente relativi ai rapporti Direzione-Comitato scientifico. Innanzitutto i concorsi. Essi hanno costituito problema per me tardivamente segnalato. Furono indetti prima della fine della scorsa legislatura e gestiti direttamente da Assessorato al personale e Direzione del Museo. Le Commissioni che mi furono presentate prevedevano la mia Presidenza, sostanzialmente obbligatoria, per il concorso della I dirigenziale. Tale concorso si sta svolgendo ora; gli altri (credo tre, non lo so neppure esattamente), per tre posti di conservatore, si sono svolti nel 1990, se non vado errato.
Con molta chiarezza, se appena mi fosse stato segnalato per tempo il peraltro giusto desiderio dell'opportunità che la composizione delle Commissioni prevedesse competenze universitarie fra i commissari, non avrei avuto un istante di incertezza nel richiedere di modificare le cose perch andassero in questo senso. Se il Direttore conosceva questa preoccupazione questo desiderio e non ne ha tenuto conto o non ne ha fatto cenno, non pu di certo avere lamia approvazione. In ogni caso, un appunto critico esplicito mi sarebbe bastato per agire in modo da cambiare, per quanto era giusto, il corso delle cose.
Sul mancato invio del Bollettino - scusate se entriamo in questi particolari - le giustificazioni del Direttore sono fondate sulle difficoltà organizzative proprie del Museo in un momento assolutamente particolare; sarebbe incomprensibile, se non fosse vera quella, ogni altra motivazione.
Di Lepidoptera II e di qualche passaggio preparatorio relativo chiederei di non far cenno. Credo che, al riguardo, molti (me compreso) abbiano avuto difficoltà a capire, ma si trattava della prima azzardata presenza esterna dopo il crollo avvenuto nel 1981, all'indomani dell'aper tura di Lepidoptera I.
Un riferimento più importante è fatto nella lettera di dimissioni alla "Mostra Mamenchi e Tsintao", della quale non si parla in termini critici ma perché avviata senza la preventiva consultazione del Comitato scientifico. Era opportuna. Probabilmente l'urgenza di concludere un'intesa con il Museo di Shangai e con gli altri Musei interessati, ha impedito al Direttore di seguire un percorso di informazione che era indiscutibilmente ripeto - raccomandabile.
Avendo seguito dall'origine l'iniziativa, debbo ritenere questo davvero un'involontaria iniziale scortesia. In tutti i modi si è cercato di recuperarla, tentando ed invocando il coinvolgimento del prof. Ricca e degli altri professori del Comitato in ogni momento della preparazione e dell'allesti-mento dello svolgimento della mostra.
Tutto certo sarebbe stato più facile e più bello, se fra Direzione e Comitato il rapporto umano - posso dirlo? - fosse stato diverso l'Assessore sarebbe assai più sereno e distaccato da vicende delle quali vorrebbe avere solo la responsabilità politica.
Sulla mostra Mamenchi e Tsintao vorrei dare qualche informazione in più, peraltro già inviata in forma scritta, al collega ed amico Marco Zacchera. Il costo globale della mostra ammonta a L. 989.000.000 e risulta così articolato: durante i due mesi e mezzo di esposizione, la manifestazione è stata visitata da circa 90.000 persone, di cui 80.000 paganti l'incasso totale ammonta a L. 535.540.575, di cui L. 494.420.500 derivanti da sbigliettamento, vendita materiale e visite guidate, e L.
41.120.075 da gadget e altro.
L'organizzazione della mostra è stata realizzata dalla gloriosa e storica Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti, società senza fini di lucro, la quale ha curato l'amministrazione e sostenuto tutte le spese pari a L. 957.326.340, cui ha fatto fronte per L. 535.540.575 con gli incassi e per L. 400.000.000 con i contributi regionali. Sono attualmente incorso trattative con l'Università di Roma, che intende allestire la mostra nella capitale, e che ha chiesto di poter utilizzare il materiale scientifico divulgativo prodotto per l'edi-zione torinese dalla manifestazione. Con l'eventuale contributo dell'Università, la SPABA stessa potrà liquidare il residuo che ammonta a circa L. 21.785.765.
Il giudizio complessivo dell'iniziativa è più che positivo; la mostra ha ottenuto un afflusso eccezionale di pubblico, soprattutto in ambito scolastico. Sono stati offerti servizi ai portatori di handicap sicuramente all'avanguardia, che hanno riscontrato notevoli consensi ed aumentato l'accessibilità alla mostra da parte di una fascia di pubblico che non sempre riesce a fruire di queste iniziative. Il costo complessivo della manifestazione è inferiore rispetto a manifestazioni espositive che ottengono peraltro minor seguito.
La copertura mediante gli incassi di quasi il 60% delle spese è da considerarsi fenomeno eccezionale; mediamente, infatti, le attività espositive hanno un costo che oscilla dai 300 ai 400 milioni per le manifestazioni minori fino ad alcuni miliardi nel caso di mostre che presentino reperti, oggetti internazionali, come nel caso della mostra dei dinosauri cinesi.
Per quanto riguarda le manifestazioni che ottengono un grande riscontro di pubblico (intorno ai 100.000 visitatori, quindi manifestazioni di ampio successo), le entrate coprono in genere dal 10 al 25% dei costi complessivi. Tali considerazioni valgono non solo per manifestazioni promosse da pubbliche Amministrazioni, ma anche per esposizioni realizzate da privati, quali ad esempio Palazzo Grassi o il Centro Espositivo di Roma.
In questo senso, la Regione Piemonte ha dato prova di buona capacità manageriale, cui ritengo giusto dare riconoscimento; esprimo quindi il mio compiacimento ai funzionatori e agli operatori del Museo e a tutti quanti hanno ritenuto di dare una mano per la riuscita positiva dell'iniziativa.
Penso che questa iniziativa sia servita davvero al Museo e alla Regione. Vorrei che il numero dei visitatori fosse un'anticipazione dei livelli di frequenza al Museo quando mai potesse finalmente avere la sua sala mostra, dotata di impianti tecnologici adeguati al periodo invernale.
Per riprendere il filo delle pubblicazioni, e più esattamente il Bollettino del Museo Regionale di Scienze Naturali: il Comitato scientifico è stato nel giusto quando ha chiesto, anzi preteso il suo coinvolgimento con l'adeguata informazione sulle pubblicazioni. Era nel giusto - a mio avviso - quando ha segnalato resistenza di una recensione critica su un saggio pubblicato sul Bollettino e quando ha manifestato preoccupazioni su quella che ha ritenuto "un'insufficiente partecipazione internazionale per quanto riguarda le monografie": o nel giusto o nel suo diritto. Credo d'altronde, che sia nel giusto anche chi afferma che le pubblicazioni del Museo hanno raccolto abitualmente un ampio riconoscimento sia peri contenuti scientifici sia per la qualità grafica.
Non credo invece che si sia nel giusto o, meglio, sulla strada dei rapporti più distesi da, ricercarsi anche con coloro con i quali si è in contrasto di vedute, quando sorprendentemente si manifesta, per iscritto il proprio dissenso denunciando, per esempio, sempre a proposito del Bollettino, che "l'insufficiente partecipazione internazionale appare negli ultimi tempi impropriamente sbilanciata da una sorta di colonizzazione sudamericana, frutto prevalente di un troppo personale rapporto fra il direttore e il prof. Cei", e neppure allorquando si afferma: "Si deve aggiungere che, con evidente prova di responsabilità, ad un secondo lavoro degli stessi autori è stata dedicata nel 1991 un'ulteriore monografia nella serie del Museo Regionale di Scienze Naturali 'Serpientes de Equador' anche questa naturalmente mai sottoposta alla discussione nel Comitato scientifico". Cionondimeno, non sono state neppure queste le ragioni della frattura: l'una è di merito e l'altra è di forma. Parlo di quella finale.
La prima si riferisce alla composizione del Comitato di redazione. Per essere brevi: il Direttore propendeva per la riconferma dei criteri preesistenti, secondo i quali i membri sarebbero stati scelti fra gli operatori del Museo soltanto; il Comitato avrebbe voluto anche un rappresentante dell'Università e proponeva di tornare ad utilizzare un professore passato recentemente dal Museo al ruolo universitario.
La segnalazione fu fatta e sottoscritta alla fine di giugno. Durante l'estate dissi al Direttore che avrei cercato una mediazione e che si disponesse ad accertarla. Al verbale - questa è la ragione di forma - non risposi subito di proposito per il tono perentorio e in qualche passo certo non cortese (diciamo così), che lo caratterizzava, l'avrei fatto a soluzione trovata. Di ritorno dalle vacanze (mi riferisco agli altri per il vero), il problema era stato posto da me, questa volta con durezza, e la soluzione sarebbe andata, anche se con qualche correzione, nel senso richiesto dal Comitato. Non ce n'è stato il tempo; mi dispiace, ma non mi rimprovero nulla. E' evidente che sono questi gli aspetti che più imbarazzano e di cui non avrei voluto parlare.
Ben diversa è la questione grande, di merito generale, proposta dal professor Ricca, ma certamente non solo e non dopo di lui altri avevano posto, e l'avevo fatto anche personalmente: il problema della burocratizzazione del Museo, i problemi del rilancio, lo scoordinamento fra piano di attività e destinazione delle risorse.
Pensare ad un Museo regionale come settore di un Assessorato sarebbe probabilmente impossibile, oggi. Allora, più di dieci anni fa, fu probabilmente l'unica strada percorribile. Certo, sotto il profilo dell'agilità della manovra, della rapidità delle scelte, dell'autonomia operativa, tutte caratteristiche fondamentali per una realtà museale dei nostri tempi, la strada presa non poteva non portare in un bosco fitto di difficoltà, la più grave delle quali è la burocratizzazione del procedere in ogni attività che si intenda avviare.
Il personale del Museo, peraltro di considerevole buona qualità, non poteva essere gestito che attraverso la logica dei concorsi e delle progressioni di carriera tradizionali; acquisti, movimenti, operazioni del più vario genere, non potevano che seguire le lente, ferree regole dell'organizzazione regionale.
La stessa lamentata incoerenza tra piano di attività e dotazioni di bilancio è il prodotto delle contraddizioni politico-amministrative che segnano la nostra quotidiana fatica e che verranno definitivamente cancellate da meccanismi nuovi e diversi anche dalla Pubblica amministrazione. Un conto è infatti la previsione e la volontà di investimento sulle attività del Museo, un altro sono le disponibilità che spesso con molto ritardo, si riescono a trovare in un bilancio approvato a quattro-cinque mesi dalla stesura e dall'esame del Piano di attività.
A tutto questo, non appena il Museo si è materialmente concretizzato ho cercato di dare una risposta; inizialmente, sul piano teorico con ipotesi di organizzazione diversa e con la creazione di un soggetto gestore del Museo nuovo, e differente rispetto al settore di stretta dipendenza regionale.
Per amore di verità e non di polemica, vorrei ricordare anche a tutti i colleghi che hanno fatto interpellanze ed interrogazioni che mi richiamavano al dovere di non essere tentennante o reticente, o mi chiedevano esplicitamente le ragioni dell'inadempienza, per non aver ancora costituito la Fondazione prevista per il Museo Regionale di Scienze Naturali, che fu il sottoscritto e non altri a rivelare la inadeguatezza dell'attuale impianto istituzionale del Museo e a proporre la costituzione di una fondazione per la gestione del Museo stesso (e ciò dopo dodici anni di sostanziale mancanza di proposte).
Chiunque abbia una minima esperienza in questo, campo sa tuttavia, che passare da un'organizzazione regionale ad una qualsivoglia forma di gestione autonoma non è operazione che si possa concludere in tempi brevi.
Importante è manifestare la volontà ed avviare l'iniziativa: così ho fatto il più rapidamente possibile.
E' vero che il Comitato la sollecitava, e tanto si è tenuto rispettosamente conto della volontà del Comitato scientifico che lo stesso fu per primo messo a parte della bozza dello statuto dell'istituenda Fondazione, ancor prima della Giunta regionale.
Nella lettera di dimissioni si è fatto cenno a posizioni divaricate tra Comitato ed Assessore in ordine, mi pare, all'autonomia scientifica che avrebbe dovuto avere la Fondazione. Vi è stato, per il vero, un primo e semplice confronto di idee. I passaggi in Assessorato, nei contatti con i funzionari in Giunta, in Commissione, in Consiglio, avrebbero consentito ogni necessaria ulteriore riflessione. Davvero penso che la questione non meritasse neanche il più piccolo riferimento.
La bozza di statuto è stata successivamente distribuita ai colleghi di Giunta ed anche ai membri della IV Commissione. La Giunta chiese di rifletterci un momento; da nessuno sono ancora pervenute obiezioni o sono stati fatti suggerimenti. E' del tutto comprensibile allo stato delle cose.
Alla Giunta sono tornato a distribuire la bozza su ricordata un mese fa; a breve ne chiederò la discussione.
Torno a dire che mai ho visto questioni di questo tipo risolversi in meno di due o tre anni; le previsioni di un anno che io stesso avevo fatto erano obiettivamente azzardate, ma, a parte la convinzione che avevo di trovare più sostegno, era il frutto di una forte volontà di procedere nel cambiamento nel senso dell'adesione alle raccomandazioni del Comitato scientifico.
Ho concluso. Mi spiace di avere impegnato il Consiglio probabilmente per un tempo più lungo del desiderato. Mi è sembrato tuttavia giusto dare un quadro completo della situazione con tutte le difficoltà, ma anche con le molte positività che presenta. Non vorrei che questo Consiglio giudicasse troppo in fretta; vorrei soprattutto che giudicasse il merito dei problemi generali piuttosto che gli uomini che, in questo momento, sono nella partita.
Sono convinto che un'attenta iniziativa potrà portare ad assegnare a ciascuno un modo positivo e soddisfacente, o a creare figure che si integrano o si pongono in un cammino parallelo senza contrasti rispetto agli attuali dirigenti. Tutto ciò per , fare di questa istituzione museale una cosa che serva a tanti, che serva a tutti.
Il mio augurio è anche quello che la Regione possa continuare a fruire della competenza di uomini e scienziati quali sono gli attuali membri del Comitato scientifico, ai quali rinnovo il mio personale ringraziamento e quello della Regione per il contributo che hanno voluto dare per la costruzione del nostro Museo di Scienze Naturali.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Ringrazio a nome di tutto il Consiglio l'Assessore Nerviani per questa lunga comunicazione, che serve anche come risposta alle numerose interrogazioni e interpellanze presentate sull'argomento.
Sulla comunicazione dell'Assessore Nerviani è pertanto aperto il dibattito.
Ha chiesto la parola il Consigliere Grosso; ne ha facoltà.
GROSSO Signor Presidente, signor Assessore, devo confessare che - sarò molto franco - la sua risposta mi ha profondamente deluso. E' stata decisamente una brutta risposta, nella quale lei ha dimostrato di non avere capito o meglio, di non aver voluto capire i termini reali del problema.
Devo dire che quando mi è giunta fra le mani la lettera di dimissioni del Comitato scientifico, del tutto inaspettata in quanto personalmente non conoscevo per nulla i termini della gestione del Museo di Scienze Naturali ho fatto un sobbalzo. Non capita di certo tutti i giorni che cinque scienziati del livello di Borello, Malaroda, Peirotti, Ricca, Janel Rigau de la Longres si dimettano con una lettera di questo tono e con affermazioni di questa intensità. Di fronte ad un fatto di questo rilievo l'Amministrazione regionale forse avrebbe dovuto assumersi maggiormente la responsabilità di cercare di entrare nel merito profondo dei problemi.
Non credo che nella lettera di dimissioni, signor Assessore, ci fosse una critica diretta a lei; certo, c'è un problema di enorme ed inaccettabile ritardo, quanto meno dal punto di vista di coloro che sono al di fuori del mondo della politica. Può darsi che lei, Assessore rappresentante del mondo della politica, ritenga che due anni siano un attimo: la gente che vive nella società ritiene che due anni siano due anni. E due anni, senza segni concreti e precisi di soluzione del problema che emergeva, indubbiamente a queste persone sono sembrati molto lunghi.
Come lei ha ricordato nella cronistoria dei rapporti con il Comitato questo Comitato era dimissionario e in prorogatio, aveva l'intenzione di non rimanere, ma è rimasto soltanto per rispondere positivamente alla sollecitazione di gestire il momento di transizione: "Rimaniamo per questo dissero - ma i tempi devono essere assolutamente rapidi e brevi". Ma i tempi non sono assolutamente stati né brevi né rapidi; il momento in cui si è iniziato a ragionare sulla modifica gestionale risale - ho qui i documenti ufficiali del verbale delle riunioni del Comitato scientifico al 17/10/1990. Ed il 17/10/1990 è la data in cui lei, Assessore, ha riconosciuto la fondatezza dei motivi di disagio che le sono stati esposti e l'inadeguatezza della presente struttura del Museo. A questo punto, di fronte alla dichiarata volontà degli illustri componenti del Comitato scientifico di lasciare il posto ad altri colleghi, "l'Assessore ha tuttavia chiesto - leggo il verbale - che il Comitato scientifico e il suo Presidente mantengano il loro ruolo e le loro funzioni per tutto il tempo necessario alla ridefinizione delle strutture in questione".
Due anni dopo il Comitato si è dimesso; non si è certo dimesso per questioni relative al Bollettino, Assessore, si è dimesso perch l'impressione nettissima, in capo ai componenti di questo Comitato era che in realtà, poco o nulla si facesse per risolvere in tempi brevi il problema del rinnovo della gestione.
Si era contemporaneamente innestato (e questo è il secondo corno del problema, probabilmente quello più delicato) o meglio, era diventata evidente anche a livello esterno, l'inadeguatezza della direzione del Museo a gestire la partita. Storia vecchia: l'inadeguatezza era già emersa con riferimento a vecchissimi episodi: fra un momento ne riferirò alcuni. Anzi invito la Presidenza a scegliere la strada della seduta segreta, qualora entrassi troppo nel merito di questioni personali. Al momento mi limito a svolgere discorsi di tipo generale: la Presidenza, nella sua sensibilità valuterà il da farsi.
Sempre nel verbale del 17/10/1990, c'era il preciso impegno di una riforma radicale dell'attuale struttura del Museo di Scienze Naturali, con la definizione di un ristretto termine di tempo: quell'anno di cui parlava l'Assessore. Capirete bene che quando degli interlocutori si sentono dire autorevolmente, da un Assessore, "un anno", questi stessi interlocutori alla scadenza dei due anni, possono effettivamente ritenersi - come si sono ritenuti - presi in giro.
Tutto l'anno 1991 è trascorso con alcune riunioni del Comitato scientifico. Lo stesso, già nel gennaio 1991, ha immediatamente rilevato alcune esigenze imprescindibili. Se c'è un Comitato scientifico è chiaro che il programma culturale delle istituzioni deve essere, quanto meno sottoposto al Comitato scientifico preventivamente; altrimenti, cosa ci sta a fare un Comitato scientifico? Il Comitato scientifico aveva chiesto, con estrema chiarezza, che i programmi culturali gli fossero sottoposti preventivamente; aveva anche chiesto che, poiché il denaro non era sufficiente e si dovevano stabilire delle priorità negli appalti - non voglio entrare nel merito degli appalti le decisioni venissero comunque sottoposte al Comitato scientifico. Aveva richiesto di essere interpellato in maniera incisiva sulla strutturazione del nuovo organo di gestione del Museo stesso.
In realtà, ancora nel corso del 1991, si sono verificati alcuni episodi di sistematica decisione senza preventivo parere del Comitato scientifico su alcune grossissime iniziative del Museo.
La mostra dei dinosauri ha, per certi versi, avuto successo di pubblico, per altri grosso insuccesso di critica. Ma nella riunione del 20/12/1991 del Comitato scientifico era emerso, con estrema evidenza, che nell'organizzazione di quella mostra il Comitato scientifico era stato del tutto pretermesso. Il che mi sembra, sul terreno dei rapporti direzione Comitato scientifico, indubbiamente cosa curiosa.
Leggo di nuovo dal verbale: "Il prof. Ricca lamenta che nelle informazioni fornite, comunque del.tutto inadeguate sul piano scientifico si siano in particolare taciuti i violenti attacchi che all'iniziativa sono stati rivolti della stampa. I membri del Comitato scientifico si chiedono come mai, di una mostra già aperta al pubblico, non sia stato fornito almeno il materiale documentario pubblicato per la circostanza. E prof Rigau fa rilevare con sorpresa e rammarico che nel testo di tale catalogo già compare l'ufficiale partecipazione del museo Regionale di Scienze Naturali di Torino all'iniziativa, e si domanda quale significato possa ancora avere la consultazione di questo Comitato. Si rileva più in generale la completa esclusione del Comitato scientifico dalla vita del Museo, e si cita, ad ulteriore riprova, il fatto che ai membri di questo Comitato non sono neppure stati fatti perve-nire i numeri del bollettino". Il grosso discorso emerso in quella riunione è che comunque tutta l'organizzazione della decisione e della gestione della mostra sui dinosauri è avvenuta scavalcan-do il Comitato scientifico. E' veramente un modo curioso di gestire un Museo, se mi consente, signor Assessore.
Si arriva poi alla riunione del Comitato scientifico del 14/2/1992 dove si evidenzia ancora la necessità di prendere in considerazione le richieste del Comitato stesso; c'è ancora il verbale della riunione del 20/3/1992,; dove di nuovo si fanno delle lamentele sul modo in cui il Museo viene gestito. Si arriva poi al verbale della riunione dell'11/6/1992. Qui c'è', un'altra osservazione estremamente preoccupante per quanto riguarda la gestione del Museo; si tratta di quelle pubblicazioni. E' stata fatta una prima pubblicazione, probabilmente accettabile, ma poi sembra siano stati pubblicati due volumi che sono costati molto. Chiedo all'Assessore quanto sono costati quei volumi, perché a guardarli si vede che sono di grande lusso, ma sono stati stroncati decisamente dalla critica.
"Il Prof. Ricca - leggo ancora una volta dal verbale - presenta all'attenzione del Comitato scientifico il caso increscioso...". Lei Assessore, questi verbali li conosce certamente molto bene, perché immagino le siano stati inviati o comunque l'Assessorato li abbia avuti in copia come era stabilito dallo Statuto. Il verbale dice ancora: " ..presenta all'attenzione del Comitato scientifico il caso increscioso verificatosi con la pubblicazione da parte del Museo della monografia 'Ofdios de Colombia', di Carlos Perez-Santos e Ana Moreno" (una delle monografie edite con la valanga del 1988). Sarebbe interessante vedere tutto quello che è stato pubblicato dal Museo in questi anni. Una dettagliata review recentemente comparsa su Herpetologica n. 49 del gennaio 1992, pag. 143 rappresenta una vera stroncatura di tale pubblicazione.
Leggo un'altra parte di questo verbale: "Si deve aggiungere che, con evidente prova di irresponsabilità, ad un secondo lavoro degli stessi autori - quello che era già stato stroncato nel 1988 - è stato dedicato nel 1991 un'ulteriore monografia nella serie 'Serpientes d'Ecuador'" (anche questa naturalmente mai sottoposta alla discussione del Comitato scientifico).
Quindi cominciamo, Assessore, ad avere due casi di iniziative rilevanti che certamente sono costate un mucchio di soldi; una grossa mostra e adesso due costose pubblicazioni che i componenti del Comitato scientifico ritengono assolutamente non valide dal punto di vista dei contenuti riferisco quanto leggo sui verbali, evidentemente - di nuovo pubblicate senza che preventivamente il Comitato scientifico sia stato informato o al Comitato scientifico sia stato chiesto il parere. Mi domando se è logico che un Museo pubblichi delle costose monografie senza chiedere al Comitato scientifico in prorogatio il parere sulla loro pubblicazione. Questi sono fatti, signor Assessore. Lei capisce che un ritardo del genere, a gente che vive fuori dalla politica sembra enorme, perché era stato dato l'affidamento di un anno e ormai ne sono trascorsi ben due.
I membri di questo Comitato non avevano la percezione che quella che lei stesso giudicava necessaria ristrutturazione dell'organizzazione del Museo stesse veramente radicandosi. Lei dice: "Stavamo lavorando... Di qui a pochissimo riusciremo ad arrivare...". Lei capisce, però, che la gente che vive fuori dalla politica, che vive nei propri istituti, che si ritrova per un Comitato scientifico, ad un anno di distanza dal termine che lei stesso aveva dato può avere la netta impressione di un ritardo siderale. E dato che la società civile giudica il mondo della politica come il mondo dei ritardi siderali, lei capisce che questo atteggiamento può avere contribuito in maniera determinante a queste dimissioni. Se a questo si aggiungono gli episodi - e ne ho ricordati due - relativi a gravissime violazioni, da parte della direzione, della necessaria sottoposizione al parere del Comitato scientifico dei contenuti scientifici del Museo, lei capisce che scattano i motivi di una dimissione e ci si può spiegare benissimo queste dimissioni, che non sono certo di tipo ordinario, ma hanno un significato assolutamente eccezionale. Non è certo il problema del Bollettino: quello è stato l'ultimo piccolo episodio di una lunga serie.
Ci sono inoltre altri esempi, altri casi, che erano quelli all'attenzione del Comitato scientifico e sui quali, ad un certo punto, ha cominciato a ragionare, componendo l'insieme degli episodi. Per esempio, il Museo Nazionale di Scienze Naturali di Torino fa una pubblicazione degli atti di un Convegno, mi pare napoletano, al quale il Comitato scientifico aveva dato parere contrario: questi atti, a quanto risulterebbe, sono costati 60 milioni, e non c'è nessun riferimento a torinesi o componenti torinesi del Comitato scientifico del Museo che hanno partecipato a questo Convegno. Perché mai questo tipo di scelta? D'altronde, l'iniziativa settoriale della direzione di superare il parere contrario del Comitato è risalente nel tempo.
Accenno ad un episodio del 1982, per esempio (era proprio vecchio tempo, altre Giunte): già allora, cosa capitava? Nonostante il parere contrario del Comitato scientifico, la direzione partecipava ad una ricerca di scavo in un certo luogo italiano con delle, clausole in forza delle quali, teoricamente, avrebbe dovuto arrivare materiale al Museo di Scienze Naturali di Torino; di fatto nessun materiale è arrivato, perché le clausole erano tali per cui era evidente che sarebbe andata così. Si vada a vedere il verbale del 20/4/1982 e alcuni documenti allegati a questa pratica, signor Assessore. Tant'è che ad un certo punto l'allora Assessore Ferrero dovette intervenire per chiudere la vicenda. Ha deciso "Chiudiamo pure, anche se non abbiamo avuto nessun vantaggio, però da questo momento basta e si cambia". Alla luce di ciò che è accaduto successivamente evidentemente non è stato cambiato nulla.
Questi episodi, alcuni risalenti nel tempo, ma altri recenti e radicati proprio in questo ultimo periodo, di prevaricazione della direzione rispetto a quelli che avrebbero dovuto essere i suoi normali modi di operare, hanno determinato la reazione. Questo Comitato scientifico è rimasto al suo posto soltanto su sua richiesta, proprio perché identificava in lei un interlocutore serio e capace di risolvere i problemi: Questo è indubbio, infatti le dimissioni non sono contro di lei, Assessore, ma certamente rilevano il ritardo enorme. Sono dimissioni di persone che, ad un certo punto, rimaste al loro posto su sua richiesta, per cercare di contribuire a risolvere il problema, hanno visto che una serie di situazioni specifiche venivano gestite in maniera assolutamente inaccettabile, proprio per il tipo di rapporti tra Comitato scientifico e direzione; ad un certo punto hanno avuto l'impressione di non essere più in grado di stringere ed allora hanno dato le dimissioni, anche per cercare di dare un segnale molto forte. Tenga presente che in questa vicenda è anche in gioco una grossa partita di rapporti fra istituzioni torinesi: il rapporto fra l'istituzione Giunta regionale e Regione con l'istituzione Università, perché non possiamo dimenticare che una parte di queste collezioni sono collezioni universitarie. L'Università non ha certo i quattrini per potere gestire in termini museali e in modo moderno e utile per il pubblico queste sue collezioni. Direi che un incontro Università e Regione per mettere a disposizione dell'intera comunità regionale e anche italiana questo grosso patrimonio scientifico è molto importante rappresenta l'utilità grande del Museo. Però è chiaro che i rapporti Università-Regione devono essere condotti su un terreno di enorme rigore riconoscendo ovviamente all'Università il compito di valutazione e di controllo scientifico su tutte le operazioni.
L'Università ha preso posizione su questa vicenda e, al riguardo, ha presentato un ordine del giorno pubblicato sul n, 15 di "Tutto Consiglio" del 7/10/1992. A commento dell'ordine del giorno si dice: "Oltre ad esprimere la doverosa solidarietà ai componenti del Comitato Scientifico il Direttore e le autorità accademiche devono ora tutelare con energia gli interessi dell'Università come proprietaria delle collezioni in affidamento e riaffermarne le competenze scientifiche e la capacità propositiva".
Il punto di vista dell'Università è assolutamente chiaro: la gestione è regionale, e in questo modo la Regione offre un grossissimo servizio alle nostre comunità; la garanzia scientifica però deve essere di coloro che scientificamente hanno 1e competenze, ai massimi livelli, di valutare e gestire i problemi, valutare i contenuti dei musei, delle collezioni e delle pubblicazioni. Non è tollerabile che un funzionario regionale Direttore del Museo, prevarichi un Comitato Scientifico formato da autorevolissimi scienziati.
Credo che tutti dobbiamo avere la massima responsabilità nel non creare fratture insuperabili, o difficilmente superabili, con l'Università, anche perché la prossima gestione concreta del Museo dovrà passare attraverso la nomina dei nuovi ordini.
Se vi è un Comitato Scientifico dimissionario, il bilancio come viene approvato in termini pratici, dato che, a termini statutari, il bilancio deve passare attraverso il parere favorevole del Comitato Scientifico? Questo è già un problema pratico di fronte al quale vi trovate e dovete evidentemente affrontare e risolvere. Per regolamento, i membri devono comunque essere scelti all'interno della Facoltà di Scienze dell'Università di Torino. Credete che sia facile, dopo quello che è avvenuto, riuscire a formare un nuovo Comitato Scientifico? A chiusura della mia interpellanza, Assessore, le chiedo due cose.
Innanzitutto, come lei concretamente pensa di riuscire ad uscire da questo empasse, cioè tempi e modi del superamento dell'organizzazione della gestione: Vogliamo sapere in che tempi e con quali modi si riesce finalmente a creare la Fondazione Museo, che evidentemente è il modo migliore per gestire.
Lei soltanto in parte ha detto che in tempi brevissimi riuscirà ad affrontare il problema. Noi vorremmo che lei, nella sua risposta, fosse più preciso sui tempi e sulle modalità e ci dicesse anche come ritiene di affrontare e risolvere il problema immediato dell'approvazione del prossimo bilancio.
In secondo luogo, le chiedo - e credo che tra le diverse interpellanze sono l'unico a chiederlo, però alla luce della lettera di dimissioni di cinque professori accademici delle scienze ritenevo di doverlo chiedere come pensa di risolvere il problema di una direzione finalmente adeguata alla necessità e rispettosa dei rapporti con un Comitato Scientifico di Museo, che ci sarà sempre.
Noi riteniamo che la cosa migliore sareb-be quella di azzerare la direzione e di cambiare. Vorremmo anche sapere quali sono le sue idee su questa situazione. E' chiaro che un Direttore che si comporta come si è comportato il Direttore di questo Museo, con riferimento a questo Comitato Scientifico, a mio modestissimo avviso, ha poche chance di rimanere ancora dignitosamente alla direzione del Museo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

Mi rivolgo alla sensibilità dei Consiglieri iscritti: capisco che l'argomento si stia facendo interessante, ma vorrei contenere un po' i tempi. La parola al Consigliere Rabellino.
RABELLINO Sul contenimento dei tempi, penso che se avessimo iniziato il Consiglio in orario, molto probabilmente non saremmo qui a dover limitare un dibattito che ritengo estremamente interessante.
Sentendo la relazione dell'Assessore, mi è venuto il dubbio se l'Assessore si occupi veramente del Museo Regionale di Scienze Naturali. E' stata bellissima la relazione storica del Museo di Scienze Naturali, per non abbiamo sentito alcuna proposta. Qui c'è una situazione di emergenza e obiettivamente non abbiamo capito che cosa si intende fare nell'immediato.
Sono passati due anni, la questione del Museo di Scienze Naturali non si è mai capita bene: questo Museo sarà aperto o no? Quanti decenni ci vorranno ancora per far sì che il pubblico, anche minimamente, riesca ad avere accesso a questa grossa fetta di cultura anche piemontese? Qui c'è una realtà: mi pare che nella relazione l'Assessore non abbia affrontato i reali motivi della crisi di rapporti tra Comitato Scientifico e Assessorato, perché in un certo senso la direzione è dell'Assessorato.
Questo mi stupisce e mi preoccupa, perché non è stato affrontato in modo realistico il vero problema della crisi dei rapporti tra Comitato Scientifico e Assessorato. Non è stato affrontato nella relazione e l'Assessore è andato a cercare delle questioni estremamente marginali.
Chiedo all'Assessore se ha compreso che le dimissioni del Comitato Scientifico sono la risultanza dell'emarginazione totale che questo Comitato ha avuto all'interno del Museo.
Dalla relazione e dalla comunicazione dell'Assessore questo non è emerso e quindi risulta che avevamo cinque fantocci messi lì. Non so se servono soltanto ad approvare il bilancio o a qualcos'altro. A che cosa serviva, in realtà, il Comitato Scientifico? A che cosa è servito, quando regolarmente è stato ignorato? E' chiaro, quindi, che ad certo punto i rapporti sono diventati tesi. Per forza, non si possono prendere cinque persone e farle riunire una volta ogni tanto, tanto per avere un fiore all'occhiello al Museo. Ripeto: in realtà a che cosa serve? A che cosa è servito? Poi vi è la questione dei tempi. Secondo me, il problema non era di un anno o sei mesi. Sul Museo sono state fatte tante promesse di scadenze regolarmente mai mantenute. Non è mai stato mantenuto nulla di quello che si è detto da parte della Regione e dell'Assessorato. Questo non soltanto da parte di questo Assessorato, parlo in generale, perché nella storia del Museo di Scienze Naturali sono sempre stati dati dei tempi mai rispettati.
A questo punto, vogliamo fare una scaletta degli interventi, dei tempi di realizzazione e cercare di mantenerla? Questo avrei voluto sentire dalle comunicazioni dell'Assessore.
Nuovamente non siamo arrivati a delle scadenze e non si sa bene quando si arriverà ad una conclusione della vicenda. Dobbiamo fare altre interpellanze per chiedere quali sono i tempi di ultimazione di questo Museo o comunque i tempi per arrivare a qualcosa di concreto? Questo secondo me, è fondamentale, a questo punto.
Sono d'accordo con il prof. Grosso quando dice: "Ma quali rapporti avremo ancora con l'Università?". A parte l'immagine che danno la Regione Piemonte e la Giunta nei confronti di questa istituzione, sicuramente di una certa rilevanza, che non è mai stata positiva, questo è un ulteriore atto che va ad incrinare l'immagine stessa della Regione Piemonte nei confronti dell'Università in specifico.
Vogliamo avere, una volta per tutte, le idee chiare su che cosa intende fare l'Assessorato? E' questo che non ho sentito! Mi auguro che nella replica l'Assessore ci dica qualcosa; in alternativa, vorrà dire che rifaremo altre interrogazioni e interpellanze per sapere quali sono i tempi per la realizzazione di qualcosa di concreto in merito al Museo di Scienze Naturali.



FOCO ANDREA



PRESIDENTE

Ha ora la parola il Consigliere Giuliano.
GIULIANO La nostra interrogazione, come quella dei colleghi, è stata presentata sulla base della lettera con cui il Comitato Scientifico ha rassegnato le dimissioni. La presenza di un così alto tasso di conflittualità tra gli organi dirigenti e gestori del Museo e l'organo di consulenza ed indirizzo scientifico ci ha infatti negativamente impressionato. Ma, per quanto ci riguarda, la preoccupazione va ben al di là dei fatti specifici e personali e quindi faremo un intervento che si allarga rispetto a queste cose, per investire invece più in generale la politica del Museo. Per farlo, abbiamo ritenuto doveroso cercare di avere ulteriori elementi di chiarezza per comprendere lo stato attuale dei lavori, e quindi abbiamo fatto la nostra interrogazione all'Assessore per capire i tempi necessari alla creazione di una efficace struttura scientifica naturalistica al servizio della collettività regionale.
In attesa della risposta alla nostra interrogazione, ho ritenuto di acquisire degli ulteriori elementi di conoscenza personale, anche perch sono da poco in quest'aula; in particolare, ho ritenuto di fare una visita sul posto per capire come funzionava o non funzionava la struttura museale.
Poiché non facevo parte della Commissione competente, non mi era stato possibile intervenire all'apposita seduta svoltasi presso i locali del Museo nel marzo scorso, della quale ho comunque acquisito copia del processo verbale. Dagli allegati di quel processo verbale si evince che gran parte delle difficoltà in cui il Museo si muove sono ben presenti da parecchio tempo, quindi la nostra domanda si trasferisce sull'impossibilità o sull'incapacità in questi anni di affrontarle e di risolverle.
Appare evidente come l'attuale configurazione del Museo concepito come un ufficio regionale sia assolutamente inadeguata al perseguimento delle finalità proprie di un'istituzione scientifica di questo tempo, e questo ci è parso fosse noto da tempo; peraltro l'Assessore, nella sua comunicazione ne ha ribadito la scarsa funzionalità. Questa configurazione - è altrettanto noto da tempo - ha prodotto e produce effetti negativi sull'attività del Museo.
La prevista trasformazione in Fondazione di cui si parla da tempo e ancora qui ribadita, a nostro giudizio va dunque accelerata senza esitazioni, e mi associo al collega Grosso nel richiedere possibilmente tempi certi rispetto a questa ipotesi di lavoro, di cui l'Assessore parla da tempo. Ardi là di ciò, a nostro giudizio è opportuno che il Museo venga messo nelle condizioni di programmare le proprie attività scientifiche editoriali, di acquisizioni ed espositive. Alcune operazioni del passato cito ad esempio la spedizione alle isole Svalbard, sembrano aver avuto una scarsa utilità e l'averle appoggiate sicuramente non è stata una scelta molto felice; altre, come la recente mostra sui dinosauri, rischiano di rimanere casi isolati, al di là delle polemiche sui costi e sull'aver consultato o meno il Comitato Scientifico. Peraltro, mi sembra che il Museo si sia infilato in una situazione organizzata all'ultimo momento e quindi abbia sostituito un'altra istituzione. Credo che la presenza di questa mostra possa essere stata un elemento positivo; positivo, se però non rimane un caso isolato e quindi destinato ad essere dimenticato, se in qualche maniera si è in grado di dare un minimo di continuità alla presenza del Museo nel tessuto cittadino e regionale con altre iniziative ostensive.
La reale presenza del Museo come servizio per gli studiosi, i ricercatori, gli specialisti, ma anche per la gente, la si costruisce con un maggiore impegno verso l'esterno, da realizzarsi soprattutto - perlomeno in questa fase, purtroppo non breve, di completamento delle strutture - con la messa a disposizione di alcune cose che il Museo già possiede (cito la biblioteca, la videoteca) e con la messa a disposizione di specifici supporti didattici (pensiamo, ad esempio, alla costituzione di collezioni d'uso cui possono accedere insegnanti di queste discipline e allievi delle scuole piemontesi).
Certo queste esigenze - e lo abbiamo ben presente - si scontrano con una dotazione di personale del tutto insufficiente. Ora, questo non basta e non vale a giustificazione di fronte al fatto, ad esempio, di aver smantellato il centro didattico, che poteva avere una funzione molto rilevante: in proposito, non condividiamo tale decisione che, se siamo ben informati, si è costituita dopo l'abbandono dell'apposita persona che se ne occupava e che, ad oggi, non è stata rimpiazzata. Riteniamo anche opportuno uscire dal palazzo di Via Giolitti con delle proposte espositive che si possano realizzare in altri luoghi e in altri locali della città e del territorio regionale.
Ci chiediamo: perché il Museo non si fa soggetto culturale capace di stimolare occasioni di crescita culturale e scientifica anche attraverso seminari, conferenze, corsi specializzati, in modo da sottolineare e dare continuità alla sua presenza nella nostra Regione? Perché non provocare, ad esempio, delle occasioni di dibattito e di conoscenza attraverso la messa a disposizione della fruizione pubblica di materiali video che in parte il Museo possiede e che sicuramente potrebbe diventare ancora più cospicui, in collaborazione con gli archivi del servizio televisivo di Stato? Riteniamo che queste iniziative, se sostenute dalla necessaria volontà politica, sarebbero, con molta probabilità, realizzabili anche con costi relativamente contenuti e con il risultato importantissimo - lo risottolineo - di dare continuità alla presenza culturale del Museo.
Infatti, senza un ritorno efficace di servizio alla collettività, il gravoso impegno di spesa sin qui sostenuto di decine di miliardi rischia alla fine, di essere poco compreso o addirittura di essere considerato uno spreco di risorse.
Tra i suggerimenti che ci sentiamo ancora di dare per una maggiore efficienza ed efficacia dell'attività museale, nell'intento di legarla al territorio e al tessuto culturale e sociale piemontese, vi è quello di sollecitare, ad esempio, una produzione scientifica editoriale che sappia apportare ulteriori elementi di conoscenza al sapere regionale e alla conoscenza del nostro Piemonte. Certo, con questo non vogliamo pensare lontanamente ad un'attività scientifica chiusa nei confini della nostra Regione, che di fatto ridurrebbe ad un'istituzione provinciale una struttura scientifica che invece trova il suo naturale respiro a livello internazionale.
Tuttavia il Museo, con le sue pubblicazioni, dovrebbe aspirare anche a svolgere una specie di ruolo di demiurgo della ricerca locale. La serie di pubblicazioni edite dal Museo è di sicuro interesse e prestigio; peraltro noi riteniamo che certe polemiche sui contenuti debbano esaurirsi nella competizione e nelle rivalità che tormentano il mondo accademico internazionale, senza divenire capi di accusa contro contributi scientifici che sono stati pubblicati. Ma è altrettanto vero che saremmo felici di trovarvi una maggiore frequenza di contributi su temi di interesse regionale e 'nazionale. Riteniamo inoltre opportuno sostenere che a questi testi, quasi sempre indirizzati ad un ristretto pubblico di specialisti possano e debbano affiancarsi materiali di più vasto interesse.
E' vero che la divulgazione scientifica nel nostro Paese ha scarsa, se non nulla, tradizione e conta quindi su pochi titoli, eppure è attraverso essa che si avvicinano soprattutto le giovani generazioni all'interesse per la scienza e per l'ambiente.
Sulla questione delle pubblicazioni, certamente non possiamo non sottolineare e ritenere anche noi auspicabile un allargamento della responsabilità redazionali, proprio perché dal confronto, soprattutto in campo scientifico, è possibile garantire maggiore autorevolezza e qualità a ciò che si pubblica.
Un ultimo aspetto, sempre sulla falsariga dell'apertura del Museo verso la comunità piemontese, mi sembra utile sottolineare: quello di un maggiore interscambio di conoscenze e di sollecitazioni non solo con il mondo universitario, ma anche con il mondo della realtà viva, di coloro che si occupano sul campo di scienze naturali, come sono ad esempio i parchi regionali piemontesi. Proprio i parchi, e tra l'altro non a caso l'Assessorato ricopre e ha responsabilità su entrambi i settori, possono diventare dei terminali di trasmissione del sapere scientifico di grande valore. Occorre dunque dare loro una valenza di interlocutori privilegiati capaci di trasformare il Museo anche sotto il profilo concettuale. Da questo rapporto si può infatti trasformare il Museo da un organismo immobile, non meno dei suoi reperti sotto vetro, a un corpo vivo, diffuso sul territorio in quelle zone dove le varie componenti del mondo naturale possono essere osservate e studiate, lasciandole nel loro ambiente e senza la necessità di sottrarre loro la vita.
Rimaniamo infatti convinti, tranne casi del tutto eccezionali, che anche per i musei scientifici e naturalistici e le loro collezioni sia finito il tempo delle cacce e delle raccolte che hanno avuto una parte non marginale nella distruzione di taluni ambienti e nell'estinzione di talune specie. Mezzi e métodi di studio e di ricerca consentono oggi di sostituire in gran parte i metodi cruenti del passato: adottarli, seguendo queste nuove strade nella ricerca naturalistica, costituirebbe già di per sé un segnale educativo di grande forza che il Museo regionale potrebbe dare.
Certamente, e concludo riallacciandomi a quanto ho detto all'inizio del mio intervento, l'elemento che oggi comunque appare prioritario rispetto alla possibilità di dare efficienza- al Museo Regionale di Scienze Naturali è quello di sganciarlo dal limitante ruolo di ufficio regionale che, di fatto, ne ingabbia le potenzialità ed è alla base di frizione e di contrasti, quali quello all'origine della nostra interrogazione, e che vanno superati nella direzione di uno sforzo comune per il bene del sapere scientifico-naturalistico del Piemonte e per la valorizzazione di un patrimonio unico di grande ricchezza e importanza culturale quale è quello del Museo di Via Giolitti.
Questi anni, a mio giudizio, non sono trascorsi invano; credo che molte cose siano state fatte. Siamo in presenza di un patrimonio molto interessante, però per valorizzare questo centro di cultura occorre comunque prendere dei provvedimenti importanti sulla sua funzionalità.
Ritengo anch'io che la comunicazione resa oggi dall'Assessore Nerviani abbia sicuramente la necessità di ulteriori integrazioni, che speriamo voglia darci già in sede di replica o in altra occasione, ma sicuramente con tempi certi e, dove è possibile, velocizzando al massimo almeno alcune iniziative che il Museo può, da oggi, prendere senza attendere il completamento della ristrutturazione dell'immobile che invece, sicuramente comporterà molto tempo ulteriore, date le difficoltà oggettive del restauro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Intervengo volentieri, anche se parlerò per pochissimi minuti perché il dibattito e gli argomenti che sono stati portati da altri Gruppi di opposizione mi vedono concorde e non ritengo necessario ripetere le stesse cose. Quindi, in pochi minuti mi limito a qualche osservazione, spero aggiuntiva alle cose già dette.
Assessore, aspetto anch'io con ansia la seconda parte della relazione io la chiamo così - che sarà la sua replica. Quello che lei ha offerto nella sua relazione al Consiglio è stato l'esame di una situazione di difficoltà oggettiva che ha descritto secondo il proprio punto di vista.
Rimane un punto centrale, riassumibile in questa osservazione: Assessore le cose non vanno, così come sono andate non sono andate al meglio. Sul fatto delle sue responsabilità specifiche in ordine a questa situazione non mi interessa più di tanto entrare. Sta di fatto, però, che la macchina si è fermata. Di questo lei si è rammaricato e anche un po' risentito, che i membri del Comitato scientifico del Museo regionale delle scienze non siano stati al gioco dei tempi "politici", così come, a suo giudizio, la situazione richiedeva. Certo, si sono stancati e hanno deciso di non attendere oltre negli indugi, nel rimandare delle decisioni, sia pure in una situazione che può essere di difficoltà.
Allora, partiamo da questo punto: le cose sono state rimesse tutte in discussione, il Comitato si è dimesso e lei deve riportare non solo regole chiare e ordine in questa situazione, ma deve soprattutto avviare con tempestività e grande volontà l'attività del Museo su basi nuove. Cosa promessa da anni e non più attesa dal Comitato scientifico.
Non solo dalle cose dette successivamente dai colleghi e soprattutto dal collega Grosso, ma, detto da lei in termini diplomatici come un certo modo di fare l'Assessore consente, emerge che il Comitato scientifico è stato considerato in questi anni, soprattutto dalla direzione del Museo e forse, chissà?, anche dall'Assessorato, un po' alla stregua di un fiore all'occhiello, una cosa adornativa ma inutile al procedere delle decisioni.
Questo va detto: è un modo sbagliato e pericoloso di intendere l'attività museale. E' pericoloso, perché significa indurre fenomeni di sclerosi burocratica all'interno della struttura. Se poi la struttura museale - concordo con Walter Giuliano - deve essere non una struttura chiusa in se stessa, ma aperta verso l'esterno, riconosciuta da un'intera comunità, dall'Università, ai parchi, alle associazioni che ruotano attorno alle materie, struttura utile e dinamica per far crescere la collettività tutta sui temi scientifici di interesse del Museo, allora è chiaro che una gestione, come è avvenuta in questi anni, confortata da troppi esempi, che ha visto la burocrazia prevalere in modo più o meno arrogante sulle competenze del Comitato scientifico, non è accettabile. E' necessario affermare che nella futura gestione, che non può attendere degli anni, il Comitato scientifico assuma il ruolo che gli compete. Abbiamo bisogno di una direzione che questo affermi e questo faccia.
Detto questo, attendo che nella replica dell'Assessore si giunga alle parti propositive sia in ordine alla direzione del Museo sia in ordine ai tempi e modi della Fondazione, tempi e modi della gestione del bilancio, e aggiungo una cosa che non è stata ripresa dai colleghi: tempi e modi della realizzazione delle strutture fisiche museali, che si sono volute in quel luogo e fatte in tal modo.
NERVIANI, Assessore regionale Almeno di questo non sono responsabile.
CHIEZZI No, in futuro: siamo a metà dell'opera.
NERVIANI, Assessore regionale Credevo che mi richiamassi per fatti accaduti nel 1988, quando ancora non c'ero.
CHIEZZI No, siamo a metà dell'opera; poiché nessuno ha richiamato il fatto che si tratta di un Museo che comunque viene aperto con strutture dimezzate dal punto di vista dell'investimento rispetto a quelle richieste, chiedo che l'Assessore ci dica qualcosa sul futuro di questo Museo, perché forse, con i tempi che corrono, sarebbe necessaria anche una ridefinizione delle risorse. Per finalmente dare modo di dire che esiste il Museo finito occorre dimensionare questo aspetto. Non entro nel merito della localizzazione o delle spese affrontate, perché quelle, ormai, sono avvenute e sono sotto gli occhi di tutti e ognuno può mantenere il giudizio che crede.
Io qualche giudizio critico l'ho già espresso e lo esprimo; per il futuro, però, Assessore, è lei che dovrebbe illuminarci su quali risorse la Regione intende impiegare per continuare a ristrutturare l'edificio, su quali risorse presumibilmente il FIO darà alla Regione Piemonte, perché è un quadro non irrilevante rispetto all'attività di tutto il Museo.



PRESIDENTE

Prima di chiudere la seduta della mattinata, il Presidente della Giunta mi prega di comunicare che i signori Consiglieri sono invitati, dalle ore 13,30 alle 15, a sessioni esplicative e dimostrative riguardanti un punto di informazione telematico sulle nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi. Si tratta di un prototipo collocato al secondo piano.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,35)



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