Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.190 del 17/11/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Comunicazione dell'Assessore Lombardi inerente ai contributi a produttori agricoli (seguito)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Riprendiamo il dibattito sulla comunicazione dell'Assessore Lombardi in materia di Associazioni di produttori agricoli.
La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Presidente, prima di prendere la parola devo dire che sono veramente sotto choc, perché ho appreso delle gravi condizioni di salute del collega Beltrami. Penso che a nome di tutti non possiamo che rivolgere i migliori auguri al collega e prego la Presidenza di assumere qualche notizia in proposito, perché è veramente una brutta cosa.



PRESIDENTE

Stiamo acquisendo degli elementi. Per questo non sono ancora intervenuta.



ZACCHERA Marco

La ringrazio. Venendo alla povertà dei nostri problemi, debbo una risposta all'Assessore che ha dato stamattina le risposte alla mia interrogazione in materia di agricoltura. Direi che siamo stati fortunati per il fatto che adesso possiamo disporre di note scritte da parte dell'Assessore, per cui siamo in grado anche di fare dei commenti forse un pochino più precisi. Ribadendo che mi è estremamente difficile parlare in questo momento, debbo dire che sono assolutamente insoddisfatto delle risposte dell'Assessore e cercherò di spiegarglielo commentando gli appunti che gentilmente mi sono stati dati in copia proprio stamani.
Innanzitutto cominciamo con il sottolineare che nessuno ha mai detto che i contributi vengono parametrati ad Associazioni in misura direttamente proporzionale al numero degli iscritti ed alla quantità del prodotto da loro conferito, però questi due elementi sono estremamente importanti per la valutazione per quanto attiene all'importanza dell'Associazione. E' chiaro, quindi, che se abbiamo davanti dei dati inesatti rispetto alla congruità delle Associazioni, effettivamente, allora, c'è qualcosa che non funziona. Ciò premesso, nelle risposte dell'Assessore rilevo alcune incongruenze abbastanza palesi. Infatti, più volte, l'Assessore sostiene che determinati dati da noi posti a base della nostra interrogazione non sono corretti.
Cerchiamo di chiarirci. L'Assessore comincia ad essere in difetto perché non risponde in modo identico ad un'altra interrogazione che gli ho fatto in data 30/11/1991, interpellanza n. 891. Nel I comma, chiedevo il numero degli associati e la quantità di latte rappresentata dalle Associazioni produttori dalla fondazione ad oggi. Nella risposta che ho avuto dall'Assessore, che fu data anche per iscritto (almeno così io l'ho recuperata dalla bozza del verbale del dibattito in Consiglio regionale) risultò innanzitutto che l'Assessore non rispose circa il numero degli associati e disse che le Associazioni riconosciute dalla legge erano 27.
Apprendiamo che oggi le Associazioni sono diventate 24. Io comincio a porre una domanda partendo da un documento che ho qui ed è intestato "Regione Piemonte Assessorato all'agricoltura e foreste Servizio programmazione Associazione dei produttori agricoli riconosciuta ai sensi del Regolamento CEE n. 1360/78, situazione al 31/12/1990". Questo è un dato della Regione Piemonte, vi sono indicate 27 Associazioni e non 24. Comincio a chiedermi perché non ci è stato risposto dandoci semplicemente una tabellina del numero degli iscritti negli ultimi anni fino ad arrivare al 1991. Allora a questo punto, evidentemente, se fosse stata giusta la tabella, "mente" (nel senso che dice cose inesatte) l'Assessore; se è sbagliata la tabella mi si deve spiegare perché è uscita una tabella Regione Piemonte, Assessorato all'agricoltura con dei dati palesemente sbagliati.



LOMBARDI Emilio, Assessore regionale

Uno è sbagliato.



ZACCHERA Marco

Uno solo? Prendo atto che presumibilmente il numero sbagliato è quello relativo ai soci dell'Asprolatte. No, non è quello? Allora lei mi conferma che l'Asprolatte aveva 19.796 soci autodichiarati nel 1990?



LOMBARDI Emilio, Assessore regionale

Questi sono i dati forniti dall'Associazione.



ZACCHERA Marco

Questi sono i dati dell'Associazione - non ridiamoci troppo sopra Assessore - che l'Assessorato, evidentemente, ha preso per buoni altrimenti si sarebbe chiesto come mai questi dati non erano (o si pu ritenere non fossero) giusti. Andiamo avanti. Nessuno ha mai detto che la Regione Piemonte dia dei massimali di contributi alle Associazioni superiori a quelli consentiti dalla legge. E' ben diverso, Assessore: abbia la bontà di fare un attimo di attenzione. Stavo dicendo che, poiché i contributi della CEE sono in quantità estremamente inferiore ai massimali possibili, se il massimale diventa più alto perché sono gonfiati i numeri degli associati o dell'apporto dei beni da essi conferito, evidentemente alla fine le basi su cui potranno essere realizzati determinati piani saranno maggiori; di conseguenza il numero degli associati e il valore conferito è comunque un parametro estremamente importante per determinare l'entità dei programmi che possono essere in parte finanziati dall'Assessore.
Posto che bisognerebbe riuscire a capire se le Associazioni sono 27 o 24, stando alle sue stesse parole, le contesto il fatto che sia dall'inizio del 1992 che il suo Assessorato vuol fare dei chiarimenti, perché ciò non mi risulta. Ciò è avvalorato dal fatto che è stata approvata una certa deliberazione di Giunta n. 198 del 9/11/1992, cioè della settimana scorsa e lei ci viene a dire che noi ci saremmo mossi, perché è uscita questa nuova norma fatta dall'Assessorato: guardi che ad oggi non è ancora possibile per i Consiglieri regionali avere neppure la copia di questa delibera di Giunta, che appunto è della settimana scorsa e che ad oggi non è ancora disponibile pubblicamente! Quindi non è certo sulla base di questo che noi ci siamo mossi, ma delle discrepanze - è evidente - che ci sono.
Perché, Assessore, invece di farci una serie di luoghi comuni nella sua risposta, non ha risposto semplicemente alle domande che le avevamo posto? Le avevamo chiesto: quanti erano gli associati all'Asprolat l'anno scorso e quanti sono quest'anno? Dai documenti dell'Assessorato, che non ci siamo inventati noi, risultano 19.796 nel 1990 e 9.796 del 1991: vuole cortesemente rispondermi come ciò sia possibile? E quanti erano gli associati nel 1989 e nel 1988 e ad andare, indietro? Primo dato.
Secondo dato. Noi non abbiamo mai sostenuto che l'ISTAT parlasse - e stiamo parlando di suini - di quello che lei chiama "consistenza dei capi".
L'ISTAT parla di quantità vendibili, quindi, teoricamente, anche i piccoli dei suini sono quantità vendibili; dopo di che, se lei dice che l'ISTAT sbaglia in modo clamoroso, è un'affermazione che fa lei, ma mi chiedo come mai questo sbaglio da parte dell'ISTAT non sia mai stato segnalato, dallo stesso Assessorato. Questa è una cosa che deve chiarirmi.
Ritorniamo comunque alla nostra interrogazione, anche per rimanere nei tempi previsti. Quando si parla nella nostra interrogazione dell'Asprocer abbiamo un'evidenza di dati che sono insostenibili, ripeto, dati ufficiali forniti dalla Regione Piemonte. Ma come è possibile che due Associazioni dichiarino una un milione di quintali, l'altra un milione e 600 mila quintali, quindi il 60% in più e il valore del prodotto commercializzato passi da 31 miliardi a 198 miliardi? Lei dice che questo è un dato sbagliato, che l'Asprocer non ha dichiarato questa cifra. Scusi, ma perch il suo Assessorato allora ha pubblicato dei dati sbagliati e nessuno se n'è accorto? C'è stato un errore, molto bene: ma come mai in due anni nessuno si è accorto di questo errore, nonostante sia stato segnalato? C'è stato un errore? Se questo è un errore, allora non sono un errore - ribadisco - i 19.796 associati all'Asprolat Piemonte. E lei insiste a dirmi che sono scesi, non di 9.999, ma di 10.000 tondi da un anno all'altro?



(Commenti in aula)



ZACCHERA Marco

Come non sono scesi? Mi dice lei che nel 1991 sono 9.796, non glielo sto dicendo io! Dati Regione Piemonte: alla riga n. 7 abbiamo 9.796 iscritti all'Asprolat nel 1991, con un fatturato per produttore di 41 milioni, ecc.; spesa ammissibile 206.011.000. Mi scusi, i numeri non sono né di destra né di sinistra, sono numeri. Andiamo avanti con alcune sue correlazioni sui punti da lei citati. Per esempio, lei dice che l'Assessorato si è già mosso in data 27 ottobre; però, mi scusi, noi abbiamo già chiesto sei mesi fa di 'avere i numeri degli associati. Lei dice che non si era accorto che quei dati erano sbagliati, ma avrebbe avuto tutte le possibilità di verificarli: bastava che rispondesse alla nostra interrogazione di qualche mese fa, cosa che lei evidentemente non ha fatto.
Poi, lei dice: "Inoltre, da un'indagine effettuata dall'Assessorato alla sanità" - stiamo parlando del miele - "il numero degli alveari risulta almeno doppio rispetto a quello indicato dall'ISTAT", ed aggiunge: "quelli dell'ISTAT sono sbagliati perché calcola un prezzo inferiore a 4.000 lire al Kg, mentre il valore di mercato è sopra i 7.000". Ma se la differenza è poi di 3 miliardi circa, neanche applicando il parametro di 4.000 o 7.000 c'è una correlazione fra questi due dati. Quindi, o l'ISTAT in questo caso sbaglia di quattro volte tanto, o anche in questo caso siamo ad una sopravalutazione dei dati offerti.
Per finire parliamo ancora del latte. Mi scusi: come è possibile stabilire quanti siano gli associati alle diverse associazioni, se la stessa Regione Piemonte, tramite l'Assessorato alla sanità, dichiara risultare 14.283 produttori di latte nel 1990? E come fanno ad esserci 19.000 iscritti all'associazione dell'Asprolat? Questo è un altro discorso ancora.
Vado alle conclusioni. Per l'Asprofrut lei dice che c'era un dato sbagliato (l'ha detto lei, non io): mi vuole allora spiegare come mai l'Asprofrut dichiara in quella tabella, dove lei dice che non ci sono degli sbagli, 157 miliardi di prodotto e poi, quella stessa associazione, al Ministero dice che invece i miliardi di prodotti erano soltanto 74? E lei mi viene a dire che la differenza è soltanto in kiwi e nocciole? E' una cosa improponibile! Non è possibile che questa associazione produca kiwi e nocciole per una differenza pari a più della metà del proprio prodotto. Mi scusi, mi dia una risposta a questo. Poiché lei dice sempre che non ci sono degli errori, come è possibile che il valore della produzione di un settore nel 1990 e nel 1991 sia identico alla lira? L'Asprofrut Piemonte dichiara un prodotto commercializzato nel 1990 di 157.942.000.000 e dichiara per l'anno successivo la stessa cifra, come possiamo verificare noi stessi. Ma è possibile che da un anno all'altro venga portato a produzione lo stesso identico (alla lira) dato di produzione? Mi scusi, ma questi dati l'Assessore non ha ritenuto di approfondirli maggiormente, prima di poter più profondamente vedere altre determinate cose? In definitiva, questi sono i dati che non tornano nel discorso e continuano a non tornare, nonostante la sua risposta. Termino, comunque con una concezione politica. Colleghi, è corretto, è doveroso che l'Assessorato sia direttamente collegato alle associazioni agricole che fanno capo all'Asprocer, Asprofrut, Asprolat, ecc.? Ritengo che questo cordone ombelicale tra associazioni e Assessorato non sia una cosa corretta, anche perché, chissà come mai, tutti gli involontari sbagli (chiamali così almeno siamo tutti contenti) sono soltanto in quel tipo di associazione.
Nessuno ha contestato le cifre delle altre associazioni, neanche lei Assessore; invece tutti gli sbagli, per caso, sono finiti proprio nei dati relativi alle associazioni più direttamente collegate al suo Assessorato! Questo è un dato di fatto e quindi ritengo che le risposte da lei fornite siano estremamente generiche; assolutamente e volutamente non si è data risposta alle domande che noi avevamo posto e quindi andremo a cercarci le risposte in altra sede.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, discutiamo di un'altra interpellanza molto delicata che è stata ripresa da vari Gruppi, ma i cui contenuti sono simili per tutti. E' un'interpellanza delicata che voglio considerare tale, colleghi, perché tratta di problemi delicati che riguardano la correttezza con la quale vengono distribuiti dei finanziamenti alle associazioni dei produttori agricoli. Va da sé la delicatezza dell'argomento. Preciso che mi danno estremamente fastidio i polveroni, e cerco, sia pure nell'ambito di un'opposizione netta e radicale, di evitare anch'io di produrli.
Ciò premesso, nella mia interpellanza sollevavo esplicitamente dubbi sulla correttezza dei finanziamenti concessi alle associazioni e mettevo in relazione questi dubbi con delle contraddizioni o delle disomogeneità tra i livelli dichiarati dai produttori in ordine alla produzione e al numero di aziende associate e quelli realmente esistenti. L'Assessore mi risponde che quei dati non sono quelli cui meccanicamente ci si è riferiti nel dare i finanziamenti. L'Assessore Lombardi non ha dato finanziamenti in base al numero dei soci o al numero di quintali o litri o al numero di nocciole prodotte, bensì ha dato i finanziamenti sulla base di un programma di sviluppo dell'azienda. Ora, Assessore, i dubbi lei non me li ha fugati per questo motivo; accetto per buono quello che lei dice, e cioè che non c'è un legame meccanico tra i soldi dati e il numero di associati o il prodotto venduto.
Però, Assessore, mi consenta di dire che non sarà del tutto estraneo il livello di produzione, il numero dei soci al livello del finanziamento che lei ha dato. Con questo vedo che lei conviene: sarebbe assurdo sostenere il contrario. La relazione c'è e nella misura in cui c'è una relazione tra quanto si dichiara e quanto si è avuto, bisogna convincere, più di quanto lei ha fatto, che quello che si è dichiarato corrisponde al vero corrisponde molto al vero.
Lei dice: "non tutto"; allora qua affrontiamo un altro problema, che è quello relativo alla capacità del nostro Stato e della Regione di sapere cosa accade nel mondo. Lei ci dice che i dati ISTAT valgono poco, ma è un'affermazione che dovrebbe preoccupare e indurre dei comportamenti diversi verso lo Stato, perché noi fondiamo quel poco di programmazione che facciamo sui dati ISTAT. I dati ISTAT, lei ci dice, sono sbagliati. Ma allora cosa fate? Cosa fate per indurre l'ISTAT ad assumere altri dati? Due, tre mila lire per i vini buoni e non mille al litro? Dobbiamo poi pensare che la nostra società non è incapace di conoscere cosa accade.
Infatti, tutti i giorni viene pubblicato un quotidiano che ci dice quanto costano gli spinaci ricci del Piemonte, o le ciliegie duracine o le pesche nettarine o i cavolfiori sulla piazza di Lecce: ce lo dice tutti i giorni.
Siamo in una società in cui si controlla il prezzo del sedano rapa tutti i giorni e la Regione Piemonte non è in grado di sapere qual è la produzione effettiva realizzata sul proprio territorio e mette in contraddizione un dato con l'altro? In questa situazione, ogni illazione è consentita e legittima. Bisogna riportare ordine, ma qui sorge l'altra domanda, Asses sore: la Regione vuole riportare ordine? Vuole sapere quello che accade o no? Nell'interpellanza da me presentata l'ultima domanda è la seguente, la leggo integralmente: "per quali motivazioni non sia ancora stata disposta l'applicazione delle circolari nn. 315 e 243 del Ministero Agricoltura e Foreste che dispongono l'introduzione della tenuta del registro di carico e scarico quale strumento di controllo del valore del prodotto commercializzato".
Se si vuole conoscere, ci sarà modo di evitare le contraddizioni tra i dati forniti dai produttori e quelli dell'ISTAT, o tra i dati forniti dai vari produttori, magari in concorrenza, se non in contraddizione o in lotta, tra loro. E' chiaro che le interpellanze sollevano problemi dal mondo della produzione, è chiaro che le stesse informazioni e lamentele sono giunte in Assessorato, tant'è che l'Assessorato ci dice: "faremo, ho fatto e farò dei controlli".
Assessore Lombardi, a me la situazione non pare né chiara né di una lucidità incontrovertibile. Mi pare che, purtroppo, siamo in una situazione in cui i controlli non sono stati fatti, le associazioni non si sa quanto siano grandi, non si sa quanto effettivamente producano e i contributi purtroppo, in questa situazione sono stati dati come si è potuto, cioè male, perché non c'è la controprova che la misura dei redditi e della commercializzazione prodotta, la misura del peso specifico di ogni realtà e la misura del finanziamento dato abbiano una logica e una coerenza. Tant'è che ci sono state delle lamentele e delle interpellanze.
Mi dichiaro perciò insoddisfatto della risposta pervenuta e spero che sull'argomento si possa ritornare anche a seguito della lettura che farò e farò fare dei documenti che l'Assessore ci metterà a disposizione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Varie

Comunicazione della Presidente del Consiglio regionale in merito alle condizioni di salute del Consigliere Beltrami, ricoverato presso l'unità coronarica di Domodossola


PRESIDENTE

Informo il Consiglio che mi sono messa in contatto con l'ospedale di Domodossola; a questo momento, sembrerebbe che le condizioni del Consigliere Beltrami, pur mantenendo la prognosi riservata per 24-48 ore siano non gravissime. Si tratta di una problematica al cuore, così com'era stato ventilato questa mattina, e siamo permanentemente in contatto con l'ospedale per conoscere l'evoluzione della vicenda.
Ho parlato con il Direttore Sanitario e l'ho pregato di rivolgere al Consigliere Beltrami gli auguri di tutto il Consiglio, di dirgli che gli siamo molto vicini e che seguiamo l'evoluzione di questo suo incidente di salute.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Comunicazione dell'Assessore Lombardi inerente ai contributi a produttori agricoli (seguito)


PRESIDENTE

Riprende il dibattito sulla comunicazione dell'Assessore Lombardi.
La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

A nome del Gruppo, non posso che esprimere l'apprezzamento per la tempestività e la chiarezza dell'Assessore nella sua risposta. Le interrogazioni presentate hanno portato dei quesiti e dei problemi importanti, hanno sollevato il dubbio su alcune irregolarità e il sospetto che ci sia un collegamento organico tra un certo tipo di associazionismo e l'Assessorato, forse confondendo l'area politica dell'Assessore pro tempore con i suoi doveri istituzionali.
Certe interrogazioni fanno notizia più che dare notizia, anche perch forse bisognerebbe verificare la loro fondatezza e il loro spessore: C'è certamente una guerra di numeri e di appunti statistici discutibili come le statistiche trilussiane. Addentrandoci in questa guerra di numeri, non mi sento di sposarne totalmente la verità, anche se io stesso cercherò di portarne alcuni alla vostra attenzione.
Ci sono delle anomalie, delle discrepanze, delle perplessità e dei sospetti. Innanzitutto bisognerebbe domandarci chi ha avuto interesse a propagare questi dati. E' stata l'autorità tutoria sull'attività di questo Assessore e dell'Assessorato, oppure sono state delle associazioni di categoria contrapposte ad altre? Se si parte da questa ipotesi consequenzialmente tutto diventa legato ad una iniziativa non al di sopra di ogni sospetto, ma al di sotto di ogni sospetto.
E' stato detto che c'è quasi un'incapacità di leggere le statistiche, o una volontà di non saperle leggere correttamente, o una volontà di leggerle in maniera fuorviata. Ma i dati forniti agli interroganti, mi permetto anch'io di sollevare qualche sospetto, provengono dalla stessa fonte che nel passato, ha più volte contestato l'Istituto Nazionale di Statistica proprio per l'argomento che concerne il latte e i cereali.
Allora ci domandiamo come si possano utilizzare certe fonti, certi dati in modo diverso a seconda dei destinatari diversi ed innescare dei teoremi accusatori.
Ripeto l'assioma che solamente pochi giorni fece Norberto Bobbio su "La Stampa", per cui "quando non si vede bene quello che c'è davanti, viene spontaneo domandarsi ciò che c'è dietro". Pare che in questa vicenda ci siano effettivamente dei chiari interessi di bottega. E non è forse vero posso domandarmi maliziosamente - che alcune associazioni nel settore zootecnico sono inattive, sono in difficoltà, non tollerano la normativa in itinere ora adottata dall'Assessore? Sono tutti dubbi che posso legittimamente sollevare, per cui l'obiettivo dell'interrogazione non è tanto l'attendibilità di alcuni dati quanto le modifiche di norme regionali che potrebbero risultare penalizzanti il giorno che entreranno a regime.
Mi pare che l'Assessore abbia risposto esaurientemente a tre problematiche sollevate: l'esperienza delle associazioni, i dati statistici e la loro rappresentatività e, infine, le procedure. Per quanto riguarda il settore suinicolo, anch'io posso fornire dei dati e vi prego di verificarli, in quanto sono sempre della teoria che contengono mezze verità più che mezze bugie. L'Assessore ha dimostrato come ci sia stata confusione tra consistenza e produzione, anche se i due termini sono correlati.
Ammetto che concettualmente non possono essere disgiunti, però, nella fattispecie del settore suinicolo, i dati dell'Associazione Produttori Suini registrano una produzione di 971.310 capi, che fanno riferimento a due o tre cicli di produzione annuale.
Per quanto concerne l'Aspromiele, occorre ricordare che la variazione tra il 1990 e il 1991 è imputabile al fatto che non tutti gli apicoltori avevano e hanno aderito all'anagrafe, poiché c'è un grande fenomeno di hobbismo che sfugge alle statistiche ufficiali. Il numero reale degli allevatori è quindi superiore; il miele viene venduto, come è noto, ad almeno 7.000 lire al chilo che, moltiplicato per 20 chilogrammi e per il numero degli allevatori, dà una produzione di circa 22 miliardi.
Per quanto concerne l'Asprocer, assommate le produzioni di mais con quelle di frumento, per un totale di 1.840.180 quintali per oltre 58 miliardi, se ne deduce che il valore medio del prodotto è di L. 31.570 al quintale, e non di 119.000, errore che è stato ammesso dallo stesso Assessore. Con questo voglio sottolineare che ci si può sbagliare, ci possono essere senz'altro degli errori tecnici.
Per quanto concerne infine il problema dell'Asprolat, desidero aggiungere due parole. Dal censimento della produzione del 1983, eseguito nel 1985, risultano produttori soci dell'Asprolat 18.766 allevatori.
Adesso, probabilmente, le mie cifre sono diverse dalle tue; Assessore forse, sei stato un po' troppo reticente a dire come stanno le cose.
Dal 1983 in poi, a seguito di cinque provvedimenti di abbattimento dei capi e tre periodi di riduzione obbligatoria della produzione lattiera, il numero dei produttori si è ridotto, all'anno 1991-1992, a 9.486 allevatori.
D'altra parte, dei 18.766 produttori soci dell'Asprolat vanno considerate circa 7.000 piccole aziende con due o tre capi ciascuna, che effettuavano esclusivamente vendite dirette di latte e che, nel frattempo, hanno cessato l'attività anche per via delle restrittive norme sanitarie.
Nella complessa normativa che regola le quote latte è possibile il trasferimento delle quote solo all'interno di ogni associazione dei produttori; perciò gli oltre 6.000 piccoli produttori delle vendite dirette si sono iscritti all'Asprolat, affinché in caso di cessazione non venisse persa la loro quota.
L'Assessore, infine, nel capitolo riservato alle procedure ha reso espliciti i rapporti che intercorrono tra Regione ed associazioni per quanto concerne il riconoscimento, la tutela, la vigilanza e la concessione dei contributi. Altresì ha dichiarato che i contributi sono concessi in base alla validità del programma, di cui si controlla l'attuazione; in particolare, a consuntivo, viene presentata una dettagliata relazione dell'attività, nonché un rendiconto analitico con la documentazione giustificativa di cui l'Assessore verifica la piena regolarità.
Certo, su una materia come questa c'è bisogno di un'assoluta trasparenza. E quanto ricordava un momento fa il Consigliere Chiezzi è forse una ragione di meditazione per l'Assessore. Ad esempio, la Confederazione italiana agricoltori - e possiamo prenderne atto - in una lettera inviata all'Assessore dice: "Non risulta che l'erogazione dei contributi che potrebbe aver luogo negli anni a venire, possa essere basata sulla regolare tenuta da parte delle associazioni dei registri di carico e scarico" (anche se credo che questa sia una cosa difficilissima, perch pensiamo a quali livelli questa tenuta di registri di carico e scarico pu essere effettuata).
Comunque, questa è una richiesta necessaria per l'accertamento dei dati e dei volumi di produzione. Io credo che su questi dati ci sia bisogno di un'assoluta trasparenza per non dar corpo alle ombre. A me è spiaciuto molto che un giornale torinese, all'indomani della presentazione dell'interrogazione del Consigliere Zacchera, abbia subito parlato di 'giallo sui fondi CEE.
E' molto facile innescare lo scandalismo di maniera con qualche opinionista d'ordinanza e qualche moralista di complemento; però bisogna stare attenti a dare questi dati, perché dati come questi, certamente offrono alla società dello spettacolo di oggi degli spunti sontuosi. (E' la società dello spettacolo di oggi, caro Zacchera, e soprattutto è il Magistrato, perché il Magistrato è un altare che fa gola a tutti, proprio per l'incidenza che può avere, per i suoi atti, nella vita della gente e per il destino e il contesto drammatico in cui il Magistrato è chiamato ad operare). Dicevo, bisogna stare attenti a far si che non si inneschi un polverone sulla base di dati presunti, o veri, che vengono poi ammanniti o propagati da associazioni di categoria.
Con questo non voglio dire che tu sei in torto, che l'Assessore abbia ragione o che io abbia qualche verità; voglio dire che queste cose, che certamente possono sollevare dei polveroni spiacevoli, devono essere verificate in maniera matematica. Perché è vero: su queste basi, su queste fonti, su questi dati, su queste statistiche si riscontrano certamente delle anomalie, delle discrepanze, date non dalla vicinanza più o meno voluta di un certo associazionismo con l'Assessore, ma dalla strumentalizzazione che una parte dell'associazionismo ha innescato nei confronti dell'Assessorato.
Io credo che la Regione debba fare ordine, lo debba fare nel più breve tempo possibile, proprio perché oggi, se dobbiamo avere la consapevolezza di ciò che andiamo dicendo, dobbiamo soprattutto avere anche la consapevolezza di ciò che stiamo facendo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi, desidero anzitutto ringraziare il Presidente Brizio e l'Assessore Lombardi per l'immediatezza della risposta e del dibattito che hanno promosso in aula oggi. Mi ero rivolto anch'io l'Assessore Lombardi non ne ha fatto riferimento - al Presidente Brizio scrivendogli una lettera nella quale gli chiedevo se non riteneva, alla luce delle interrogazioni e delle interpellanze presentate sulla scorta delle denunce pubblicate su alcuni giornali, di promuovere un dibattito in aula. Li ringrazio, perché la cosa ha avuto questa immediatezza, e voglio dire che ciò è di per sé un valore, un pregio, perché interviene e cerca di fare luce sulle incongruenze con cui sono stati presentati questi dati statistici.
Non mi addentro nella questione delle segnalazioni fatte dalle associazioni, delle deliberazioni che hanno convalidato le segnalazioni fatte, dall'Assessorato all'agricoltura rispetto alle discrasie che ci sono nel confronto con i dati Istat; non mi addentro, anche perché ritengo che nessuno di noi sarebbe in grado di chiarire qui le vicende. Nello stesso tempo, sono anch'io del parere che non si possa alzare un grande polverone ma che ci sia bisogno di fare chiarezza e dare la massima trasparenza a questo rapporto.
Le ragioni per le quali queste cose sono venute fuori non mi interessano più di tanto; sta di fatto che sono venute alla luce e all'attenzione dell'opinione pubblica e mi sembra abbiano messo in evidenza un tipo di lavoro e di rapporto che dovrà essere ridefinito. Ripeto: non ritengo si debba fare né un grande polverone né una tempesta in un bicchier d'acqua; ritengo che si possa, al termine di questo dibattito, demandare un impegno particolare, per esempio alla III Commissione, per conoscere meglio, anche da parte del Consiglio, il pianeta agricoltura, i suoi rapporti con le Associazioni, le produzioni, le cose che si fanno.
In sostanza, è stata messa in luce la necessità di modificare - tutto sommato, persino un dato positivo - e di capire meglio questo groviglio di articolazioni e di questioni, che naturalmente debbono essere ricondotte aduna strategia unitaria che, da una parte, valorizzi il ruolo delle Associazioni e dei produttori e, dall'altra, metta questo ruolo in rapporto diretto con l'impegno dell'Assessorato e naturalmente dello Stato e della Comunità Economica Europea, nei confronti della quale abbiamo bisogno di non lasciare nulla di intentato per aiutare la nostra agricoltura.
A questo punto, sarebbe opportuno demandare ad altra sede la conclusione di questo dibattito, valutare anche il tipo di intervento e fare in modo che i dati - che sono quelli che sono, che non dovrebbero presentare grosse incongruenze o anomalie - siano il più possibile gli stessi per le Associazioni tra di loro, gli stessi per l'Assessorato e quindi per la Regione, gli stessi naturalmente per gli istituti di statistica che, in qualche modo, sono quelli che poi formano e segnalano delle proposte su cui sviluppare delle strategie politiche.
Una questione di questo genere potrebbe aiutarci e consentirci di conoscere maggiormente un problema che riteniamo debba essere definito per la chiarezza di conoscenza che ci deve essere tra di noi e, nello stesso tempo, per un comportamento nei confronti dell'esterno che risulti quello per il quale ciascuno di noi ha sempre lavorato con serietà, impegno, senza reticenza di alcun genere.
Questo è quanto, come socialisti, pensiamo di dover esprimere affidando un momento superiore o più concreto ad un approfondimento che dovrebbe essere fatto, a nostro avviso, dalla III Commissione del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

E' importante che nell'ambito del Consiglio si sia dato subito lo spazio che l'eccezionalità dell'argomento richiede. Naturalmente discutiamo di una questione che non è stata inventata per ragioni politiche da una parte o dall'altra del Consiglio regionale, ma riproponiamo una questione che, drammaticamente, è nata al di fuori del Consiglio regionale tra i soggetti interessati all'equo riparto dei finanziamenti per le Associazioni dei produttori.
Vorrei essere franco, anche rispetto alle considerazioni dei colleghi Picchioni e Rossa: non esiste un'opposizione che contesta un dato e una maggioranza che ne difende e ne afferma la veridicità; esiste l'esigenza per tutto il Consiglio regionale, di accertare qual è la verità relativamente a dati tra loro difformi, assunti gli uni e gli altri nella loro difformità per delle determinazioni di riparto, di intervento, di rilevamento della produzione. Questo è il problema.
Spesso si dice che la politica sia kafkiana; non vorrei, però, che in questo caso ci ritrovassimo in un'operazione pirandelliana ("Così è, se vi pare": è giusta la verità della signora Flora o quella del signor Ponza?) in modo che gli uni e gli altri dati possano tra loro rimanere compatibili ed accettabili e, alla fine di tutto, la sfiducia possa essere la legittima conclusione nei confronti di un Consiglio regionale che, anziché cercare di acclarare, ha cercato di difendere l'esecutivo da un supposto attacco nei suoi confronti. Mi pare che il problema non debba essere letto così.
Sinceramente non deve essere letto così, perché altrimenti - ne abbiamo già parlato un'altra volta, e oggi per l'agricoltura, nella sfortuna della circostanza, è un giorno fortunato perché se ne parla due volte - questi dati continuerebbero ad essere un elemento di sconcerto.
Nella lunga risposta noto una prima questione, sorvolando sui dati che sono stati qui ripresi e che provengono tutti dalla stessa fonte: da un lato le denunce dei produttori, dall'altro lato le pubblicazioni della Regione, e da un terzo lato i rilevamenti dell'Istat. La questione, mi consentirete, è molto semplice: la Regione non ha un proprio rilevamento di dati; questo è quanto si può desumere dalla stesura della circostanziata e lunga risposta dell'Assessore. Poiché in questi giorni "La Stampa" ha pubblicato una serie di dati e le Associazioni dei produttori hanno reso note loro informative in relazione ai dati a suo tempo forniti alla Regione, quello che si desume è che la Regione ribadisce semplicemente quei dati. Per cui, l'Assessore Lombardi e il Capogruppo Picchioni hanno preso i dati forniti dalle Associazioni e li hanno ribaditi come dati esatti.
Ho detto prima "Così è, se vi pare": quei dati sono sottoposti ad argomentazioni di dubbio indicate con tanto di circostanziata motivazione.
Ecco perché la risposta in realtà non c'è; ecco perché non potremo minimamente considerare la risposta di oggi come.esaustiva del dubbio che è stato sollevato, né io sono in grado di darla. Altra cosa sarebbe politicamente e tecnicamente - adesso parlo soltanto sotto l'aspetto tecnico - se la Regione potesse dire "questi sono i miei dati, verificati attraverso mie procedure, sono oggettivi, possono coincidere con gli uni o con gli altri dei dati che mi sono stati sottoposti, ma di questi sono in grado di far fede attraverso le mie certificazioni". Non abbiamo questa condizione, questa è la verità; non è un'accusa; è una circostanza! Sono ben consapevole delle difficoltà che si incontrano quando in un settore difficile come quello agricolo si cerca di applicare delle procedure, però mi crea qualche sorpresa il fatto che nella fretta probabilmente nella necessità di giustificare o spiegare dei dati che possono non essere attendibili, si siano indicati elementi che non hanno n rilevanza né sostanza. Per esempio, sulla questione del miele si dice che c'è molta hobbistica e che questa può variare i dati. E' vero che l'hobbistica può variare i dati, ma poiché gli hobbisti non rientrano nelle associazioni dei produttori (perché occorre avere la partita IVA), quel dato non è rilevante a nessun fine.
Per quanto riguarda gli allevatori di suini, non credo esistano gli hobbisti o almeno sarà una casistica molto più circostanziata; eppure ci sono delle vere e proprie difformità rispetto alla normativa europea e nazionale, che impegnano la Regione a richiedere la costituzione dei registri di carico e scarico e il rilevamento dei dati attraverso gli stessi registri. Questo è l'unico dato che ci avrebbe probabilmente consentito non tanto di non assumere l'autocertificazione come elemento validante, ma di poter controllare giuridicamente (anche perché possono derivare elementi di rilevanza maggiore dal punto di vista penale) l'eventuale difformità tra i dati dell'autocertificazione e le risultanze dei registri di carico e scarico, così come alcune circolari che sono state abbondantemente citate (ne parlava ancora poc'anzi il collega Chiezzi) imporrebbero per le associazioni dei produttori.
Ne deriva quindi un dato di non possibile assunzione come risposta chiarificatrice dei dubbi sollevati dalle nostre interpellanze per quanto riguarda i dati forniti dall'Assessore. Voglio citarne qualcuno.
Asprofrut, settore frutta. E' vero che è già stato citato e ricitato ma siamo alla ricerca di questa benedetta verità. Il dato dichiarato in Regione è di 157 miliardi e rotti, mentre quello dichiarato al Ministero è di oltre 83 miliardi; le associazioni dei produttori dicono che la differenza di 70 miliardi è da attribuire al fatto che mancano kiwi e nocciole. In modo molto grossolano - come non può che essere quando si parla di dati di questo tipo - la produzione di kiwi e nocciole in Piemonte sulla base dei dati di mercato e dei valori reali di questi prodotti rappresenta allora la metà della produzione ortofrutticola piemontese? Se ciò dovesse apparire verosimile - lo dico con la certezza di poterlo sottoscrivere - a me sembrerebbe falso, impossibile. Conosco la produzione dei kiwi, la mia Provincia ne è la prima produttrice, ma certo non pu rappresentare la metà della produzione! Anche qui il dato è approssimativo.
Viticoltura. Secondo le associazioni, che ricercano anche loro la verità, risulterebbe che quelli dell'una associazione hanno superfici e produzioni doppie rispetto alla media dell'altra, il che diventa inverosimile, sempre indagando empiricamente i dati. Il totale della produzione delle associazioni dei produttori è di 304.784 milioni, pari al 91,3% dell'intera produzione, quando invece risulta che meno del 50% o al massimo il 50% dei produttori sono associati alle associazioni dei produttori. Ne deriverebbe quindi un'alterazione in più dei dati e devo dire che non c'è uno di questi dati che sia alterato in meno: sono tutti alterati in più! Se l'errore fosse davvero materiale, potrebbe portare talvolta, nell'algebricità e nella casualità, ad avere dati che segnalano anche degli errori in negativo. Del miele abbiamo parlato.
Cereali: è certo che nessuno si lascerebbe indurre a pensare che davvero ci possano essere delle dichiarazioni in base alle quali il valore medio dei cereali è 117.000 lire al quintale. Sta di fatto che l'Asprocer nel 1990 dichiara di avere prodotto per 59.096 milioni di lire di cereali ma sul tabulato della Regione risulta la cifra di 198.482 milioni; è un errore materiale? Sì, è un errore materiale, ma per caso, essendo in presenza di errori materiali, questi sono rientrati negli oggetti in base ai quali sono stati fatti degli atti contabili, degli atti tecnici? E' normale porsi questa domanda.
Sulla questione dei bovini sono più preoccupato, anche perché il direttore dell'Associazione ha aggiunto qualche elemento di confusione rispetto ad una contraddittorietà che già generava dei problemi di interpretazione delle cifre. Dalla lettera spedita dal direttore dell'Associazione alla Stampa in data 11/10/1992 si diceva: "I soci dell'Asprolat nel 1985 erano 19.796; nel 1990 18.766 e nel 1991 erano 8752". Non è tanto il dato dei 10.000 in meno nell'arco di cinque anni o dei tre abbattimenti successivi che mi preoccupa, quanto proprio la discrasia che sta tra un anno e l'altro; può trattarsi di un errore materiale, ma questo ha ingenerato altre cose? Deve quindi esserci una ricerca della verità rispetto a una questione che è veramente grossa, se 27, associazioni di produttori segnalano l'esistenza di un grande disagio. Io non considero un fatto di ricchezza avere 27 associazioni di produttori - pensate che l'Olanda non ne ha nemmeno un terzo - perché questa non è la base. Come PDS presenteremo (spero che oggi ci sia l'attenzione sufficiente per considerare opportunamente quel lavoro), una mozione generale sulla politica agraria perché anche questi elementi segnalano che tra quei 200.000 addetti all'agricoltura con elementi di caduta del reddito e di crisi dei riferimenti, deve esserci un grande disagio di ordine politico, economico produttivo e sociale (elettorale lo abbiamo già constatato, ma il momento elettorale è l'ultimo atto di segnalazione della mobilità indotta dalle necessità).
La risposta che ci è stata data viene da me considerata un impegno dell'Assessore a mettersi al lavoro subito su queste materie, però noto che già prima (due o tre mesi fa) l'Assessorato aveva avviato una ricerca di dati e di convalida dei dati. Ciò segnala che, evidentemente, esistevano dubbi anche a questo livello.
Chiedo che la questione non sia assolutamente chiusa qui e che non ci si fermi a stabilire se ci sono errori materiali, se ci sono comportamenti illegittimi o delle volontà che, in qualche maniera, hanno indotto la Regione ad agire in difformità dai suoi riferimenti amministrativi, dai suoi riferimenti dovuti. Prendiamo solo atto che il catasto non c'è, che i libri di carico e scarico non ci sono, 'che gli elementi di riferimento assunti dalla Regione, ad esempio l'autocertifica-zione dei produttori, non è un dato che si sia rivelato accettabile per la sua oggettiva omogeneità e accettabilità, altrimenti non avremmo la protesta, non ci sarebbe questo dato, non ci sarebbe la denuncia esterna e il disagio dei produttori.
Chiediamo tutti assieme che su questa questione si proceda agli approfondimenti del caso, in modo da avere dei dati da leggere che non siano la lettura o il riporto non dico superficiale, ma immediato di dati statistici. Capisco che il collega Picchioni non poteva fare altro che prendere i dati pubblicati dall'Associazione dei produttori e dire: "Questa è un'altra parte della verità, come quella precedente è una parte della verità".
Ma, per concludere in modo non pirandelliano, noi dobbiamo cercare la nostra verità. Rimane questa esigenza. In questo senso chiediamo l'impegno della Giunta e poi vedremo quali sono i dati effettivi, quali sono gli elementi da ratificare, qual è l'atteggiamento con il quale proseguire in questo lavoro.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore regionale

Intanto vorrei evidenziare che, probabilmente, qualche collega non ha letto o non è stato attento alle risposte contenute nella mia comunicazione. Per esempio, per quanto riguarda il miele si è detto che 3.000 lire è il valore ISTAT, mentre 7.000 lire è il valore di mercato, ma questo non spiega la differenza da 3 a 10; si fa un bel conto ragionieristico, però si dimentica che oltre alla questione del prezzo c'è anche la questione della realtà esistente per quanto riguarda gli alveari.
Nella risposta è scritto che c'è un'indagine della sanità che dice che gli alveari sono esattamente il doppio, per cui la produzione lorda vendibile del miele è di 20 e più miliardi in Piemonte, quindi nei 20 ci stanno certamente i 10.
Così come mi sembra non sia stata letta o non sia stata ascoltata la questione dell'Asprofrut, quando ho detto che è vero che a Roma non sono documentati i kiwi, le ciliegie e altri frutti minori, ma è anche vero che l'Asprofrut invia alla Regione un bilancio preventivo, quindi fa una stima della produzione, mentre al Ministero viene mandato un bilancio consuntivo tutti quanti sanno che nel 1991 c'è stata una gelata in tutto il Piemonte che ha almeno dimezzato la produzione complessiva.
Questo giustifica la reticenza a dare dei dati, perché se i dati non forniti vengono bene approfonditi, prima di darne altri desidero che mi siano offerti dalle Associazioni quei dati di cui sono responsabili. Anche questo non lo si è evidenziato in maniera chiara in Consiglio. Desidero quindi che mi vengano ribaditi i dati da parte di coloro che devono darli dopodiché sarò più preciso.
La responsabilità dei dati che ho elencato - non sono completi, lo ammetto - non deve essere collegata con le statistiche regionali, perché si tratta di dati che vengono offerti sulla base di domande firmate da cittadini piemontesi che hanno responsabilità di rappresentanza democratica di un settore e che vivono in una Associazione che ha un riconoscimento pubblico. Per cui, fino a prova contraria, devo prendere atto di queste dichiarazioni e dare fiducia a dei cittadini, e non vedo perché non debbano avere questa fiducia, avendo firmato quello che è giacente. Invito i Consiglieri che vogliono fare delle verifiche a venire all'Assessorato all'agricoltura, Corso Stati Uniti 21, dai funzionari responsabili per avere tutte le documentazioni, ivi comprese le firme dei documenti dai quali sono stati desunti i dati che l'Assessore ha messo a disposizione del Consiglio.
Quindi, caro Capogruppo Picchioni, non c'è stata reticenza, c'è stata prudenza, perché i dati li ribadirò, qualora vengano ribaditi dalle Associazioni, che sono lo strumento previsto dal regolamento, previsto dalla legge nazionale e previsto dalla legge regionale per governare questi settori produttivi.
Viviamo in una società che dice che il pubblico deve ritirarsi; poi però, quando la Regione non va a controllare una per una le 45.000 aziende e dà fiducia a coloro che le rappresentano, viene messa in stato d'accusa.
Ne prendo atto, ma continuo a insistere nella mia impostazione di dare fiducia a coloro che, democraticamente, fino a prova contraria rappresentano delle forze sociali. E allora io invito chi continua a minacciare di non fermarsi qui, di andare in altre sedi, a farlo. Io non ci vado perché la Magistratura in questo caso a me non interessa personalmente ritengo di dover dare fiducia a coloro che hanno firmato delle documentazioni che sono giacenti presso l'ente pubblico, ma se c'è qualcuno che invece questa fiducia non intende darla, faccia tutti i passi che ritiene di fare. Però non continuiamo con queste continue minacce! Tutte le volte che si discute di un problema, c'è qualcuno che minaccia il ricorso. Per l'amor del cielo, non minacciate: è meglio andare!



MAJORINO Gaetano

L'Assessore non può fare in questo caso solo il notaio.



LOMBARDI Emilio, Assessore regionale

Difatti, l'Assessore nella risposta alle interrogazioni ha anche detto che ci sono stati e che ci sono tutta una serie di controlli. Non avete sentito! Controlli attraverso fatture, attraverso stipendi, attraverso libri paga; quindi c'è tutto un controllo sulle attività delle Associazioni.
Non mi sento di affermare qui che tutti questi controlli siano stati fatti alla perfezione e che abbiano visto nei particolari ogni più piccolo eventuale margine di errore. Non mi sento di affermare questo, però sono anche convinto che queste associazioni rappresentino realmente una realtà produttiva. Noi abbiamo finanziato queste associazioni, così come hanno fatto tutte le altre Regioni del Nord d'Italia dove le associazioni hanno avuto uno sviluppo. Abbiamo una spesa media complessiva uguale a quella delle altre Regioni che hanno caratteristiche agricole uguali alle nostre.
Per cui, onestamente, non vedo perché mi sarei dovuto preoccupare, in una situazione come quella che vive l'agricoltura piemontese e l'agricoltura italiana, di andare a vedere se c'era un socio in più o un socio in meno ammesso che questo socio in più o in meno ci sia; e comunque, se ci sarà dovrà essere dimostrato, perché entro il giorno 20 le associazioni devono fornire alla Regione, non all'Assessore, questi dati.
Quindi, caro Chiezzi, anche noi vogliamo serietà e invito i colleghi che hanno approfondito questa questione a venire in Assessorato, a prendere la pratica di una qualsiasi Associazione (Asprofrut, Asprovit e via dicendo) in maniera da fare tutte le verifiche che ritengono opportune.
Quello che respingo con molta fermezza, perché deve essere dimostrato e non può essere accettato, è che l'Assessore, chiunque esso sia, abbia delle simpatie, per cui opera in un modo nei confronti di un'organizzazione e in un altro nei confronti dell'altra.
Questa è un'accusa gravissima che deve essere dimostrata; sfido chi la fa a documentarla, perché non mi sembra che si possa in questa sede inficiare la presenza di un Assessore, che ha avuto il consenso democratico per essere qui a svolgere questa funzione, dicendo che è collegato a delle realtà esterne e quindi si comporta in maniera ingiusta. Questo non lo accetto. Ritengo che quando si fanno certe affermazioni, queste debbano essere dimostrate.



CHIEZZI Giuseppe

Lo ha scritto il giornale della Coldiretti.



LOMBARDI Emilio, Assessore regionale

Ma io non sono responsabile di quello che scrive il giornale della Coldiretti: io sono responsabile dei miei atti e delle cose che dico! Su queste responsabilità, mi confronto con il Consiglio.
Alla fine dei ragionamenti e dei discorsi, ritengo anche di dover ringraziare i colleghi per il problema che hanno posto, perch probabilmente è stato posto con motivazioni che non volevano solo andare a trovare la verità o l'efficienza; però, comunque, creano le condizioni perché l'Assessorato in prima istanza, il Consiglio e la III Commissione in seconda istanza, possano fare tutto l'approfondimento necessario. Ci affinché le Associazioni agricole in Piemonte abbiano tutti i requisiti previsti dalle leggi, anche se fissati semplicemente da circolari; a questo proposito, devo infatti precisare che il registro di carico e scarico qui richiamato non è previsto né da regolamenti né da leggi, ma è il frutto di una circolare ministeriale: Qualche volta le regioni contestano addirittura le leggi nazionali ed i regolamenti comunitari, però, quando c'è la circolare che fa comodo, bisogna applicarla. Bene, applicheremo le circolari anche quando queste rischiano di intralciare la funzionalità e l'efficienza delle Associazioni e rischiano di far spendere delle risorse che potrebbero essere meglio utilizzate in altre direzioni. Se questo è il messaggio che viene dal Consiglio, oltre che l'approfondimento sul quale concordo, chiederemo all'Associazione, pena 1a decadenza e pena il mancato finanziamento, anche l'osservanza di quanto prevede, ripeto, non il regolamento, non la legge, ma la circolare, adeguandoci completamente ai voleri della comunità e ai voleri del governo nazionale, in barba ad eventuali esigenze di autonomia derivanti dalla specificità della nostra situazione.
Detto questo, io sono disponibile. I dati li ho offerti, ce ne sono molti in questa relazione. Altri li darò dopo il 20 di novembre; se qualcuno ha letto o ha ascoltato, ho già detto che ero disponibile, dopo quella data, ad andare in Commissione ad offrire questi dati. Nel frattempo, se c'è qualcuno che ha il desiderio o sente il bisogno di fare approfondimenti, gli Uffici dell'Assessorato, il Settore responsabile, sono a disposizione per mettere in vista tutti i documenti che hanno fatto sì che noi erogassimo i finanziamenti, che abbiamo dato con regolari deliberazioni approvate dalla Giunta e dagli organi di controllo.



PRESIDENTE

Consigliere Zacchera, mi sembra che l'Assessore abbia svolto un intervento chiaro. Può piacere o non piacere, ma è stato chiaro.
Consideriamo dunque concluso questo punto.


Argomento:

Comunicazione dell'Assessore Lombardi inerente ai contributi a produttori agricoli (seguito)

Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute (rinvio)


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri, prima dell'inizio della seduta odierna, i processi verbali delle adunanze consiliari del 29/10/1992 e 5/11/1992 e che verranno posti in votazione nel corso della prossima seduta.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute (rinvio)

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo per il pomeriggio i Consiglieri Beltrami Bergoglio, Croso, Gallarini e Marengo.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Questione di legittimità costituzionale art. 11, lettera a), L.R. n. 20/89


PRESIDENTE

Informo inoltre che in data 30/10/1992 (pervenuta in data 9/11/1992) la Pretura Circondariale di Cuneo ha comunicato al Consiglio Regionale del Piemonte un'ordinanza di trasmissione atti alla Corte Costituzionale avendo ritenuto rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 11, lettera a), della L.R. n. 20/89 "Norme in materia di beni paesistici", in particolare la disciplina degli ambiti territoriali non sottoposti a vincolo dall'art. 1 della legge n.
431/85, per violazione degli artt. 25 e 117 della Costituzione.
La documentazione relativa è agli atti presso la Segreteria del Consiglio regionale.



(Il Consigliere Chiezzi chiede chiarimenti)



PRESIDENTE

Le dò copia di questa comunicazione, in modo che lei possa rintracciarla. Potrei anche dare copia del documento di trasmissione della Pretura circondariale di Cuneo, così ha tutti gli elementi.


Argomento: Comuni - Consultazione popolare

Richiesta del Consigliere Rabellino circa l'indizione della consultazione popolare per l'individuazione del Comune cui accorpare i territori della frazione Mappano


PRESIDENTE

Il Consigliere Rabellino ha chiesto di intervenire; ne ha facoltà.



RABELLINO Renzo

Il mio intervento vuole far riferimento al referendum svoltosi domenica scorsa per la frazione Mappano. Abbiamo preso atto delle dichiarazioni del Presidente Brizio rilasciate a "La Stampa". Come Gruppo avevamo presentato forse "sentivamo" che il referendum sarebbe andato male - una proposta di modifica della legge n. 142; tale proposta, peraltro, è stata assegnata alla Commissione per gli adempimenti della legge n. 142 in data 6 novembre ed era volta a sanare alcune situazioni, che riteniamo ormai annose relative alla posizione di alcuni Comuni. Questa di Mappano è l'ennesima dimostrazione. Visto che, da quel che trapela dai giornali, c'è la disponibilità della Giunta ad affrontare il problema Mappano in un modo leggermente diverso, ci auguriamo che l'iter procedurale di questa proposta di modifica della legge n. 142, da proporre al Parlamento, sia accelerato il più possibile. Faccio anche questo appello alla Presidenza del Consiglio, che è anche Presidenza della Commissione per gli adempimenti della legge n. 142. Grazie.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Rabellino per la raccomandazione che peraltro, mi aveva già anticipato. Mi comporterò di conseguenza, secondo questa indicazione.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 515: "Ratifica ai sensi dell'art. 40 dello Statuto della DGR n.1-18577 del 22/9/1992 'Misure urgenti atte a garantire la continuità nell'erogazione dei Servizi sanitari per l'anno 1992. Adozione con i poteri del Consiglio regionale"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 515, di cui al punto 12) all'o.d.g.
Ha la parola l'Assessore Maccari che illustra il provvedimento.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

La deliberazione, già illustrata in Commissione, è l'autorizzazione alle UU.SS.SS.LL. a fare gli storni di bilancio per poter andare avanti nei mesi scorsi; bisogna rapportarsi a 60 giorni fa. Oggi la situazione finanziaria delle UU.SS.SS.LL. è più serena, perché, come sapete, oltre ai 6.009 miliardi che sono stati divisi nelle quattro rate trimestrali avute ad inizio anno, abbiamo avuto un'integrazione di 632 miliardi; il 60% di questi 632 miliardi è già stato approvato, la divisione è già stata approvata con deliberazione di Giunta che verrà proposta al Consiglio nei prossimi 10-15 giorni, con l'iter normale attraverso la Commissione; il 40 di questi 600 miliardi sarà diviso entro la fine di novembre per conguagliare le necessità totali. Nel 1992, con questa cifra messa a disposizione e con il contenimento della spesa che c'è stato nel campo della sanità piemontese, non dovremmo pesare per una lira sulle famiglie piemontesi, cioè non dovremmo aggiungere tassazioni o imposizioni fiscali per coprire la parte di debito nostro, in quanto non dovrebbe essercene.
Pertanto, questa è solo un'autorizzazione agli storni che va rapportata naturalmente, a qualche mese fa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Enzo

Grazie, Presidente. Ripeto, soprattutto, un'osservazione che ho già fatto, in sede di Commissione e che vorrei fosse esplicitata di nuovo in aula, anche per sentire cosa ne dice l'Assessore. Con l'autorizzazione agli storni a favore delle UU.SS.SS.LL. è possibile che si verifichino dei casi (è possibile, dico, e quindi chiedo all'Amministrazione se è in grado di controllare quanto avverrà) di storni di fondi nei bilanci delle UU.SS.SS.LL., non dal punto di vista delle vere urgenze economico finanziarie, ma magari anche da altri punti di vista. Per esempio finanziare, un'opera invece che un'altra o una ristrutturazione invece che un'altra sulla base di... E' possibile, Assessore, è possibile; ci sono dei meccanismi che rendono possibile questo tipo di operazioni.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Nel conto capitale non è possibile.



CUCCO Enzo

Questa era la motivazione che mi aveva portato ad astenermi in Commissione. Rinnovare tale questione; se lei poi la risolve in questo modo, vedremo in Commissione di confrontarci su alcune cose che possono essere discusse proprio da questo punto di vista.
Le volevo chiedere anche un'altra cosa: lei, in Commissione, aveva detto che dovrebbero essere pronti, o quasi, i dati complessivi consuntivi del 1991. Se lei avesse questi dati, sarebbe interessante averli e soprattutto sarebbe interessante averli in aula, proprio per fare delle valutazioni più attente sulle manovre che si stanno preannunciando, anche per scoprire - come credo ormai tutti sappiano - che, in realtà, il buco sulla sanità non è esistito nel 1991, in parte grazie alle norme che lei ha adottato per il recupero del disavanzo, ma anche per altri tipi di motivazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Nella sua breve presentazione l'Assessore ha detto una cosa di estrema importanza, e sarebbe utile che tutti ci riflettessero sopra; l'Assessore ha detto che, a proposito del bilancio della sanità per la parte di spesa corrente 1991 e probabilmente anche 1992, la Regione non sarà costretta, a chiedere neanche una lira ai cittadini piemontesi. E' una dichiarazione di enorme importanza; in quest'aula, per due anni, sono risuonati insistentemente, quasi in forma terroristica, gli appelli a non spendere perché non c'erano risorse, anzi a tenere conto che avremmo avuto disavanzi rilevantissimi, si è persino parlato di 900-1.000 miliardi di lire.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Abbiamo ottenuto 600 e più miliardi dallo Stato.



CALLIGARO Germano

Sì, l'ho capito, sto dicendo anch'io questo. Ripeto che per due anni quasi si è fatta una sorta di terrorismo dicendo che per certi servizi non c'era una lira, per estreme necessità non c'era una lira, anzi che sulle spalle della Regione Piemonte avremmo caricato oneri rilevantissimi; per un certo periodo, se vi ricordate, si è parlato di 900 milioni con molta insistenza. Il risultato è che, con ogni probabilità (ha detto l'Assessore), non caricheremo sulle spalle della Regione Piemonte e dei suoi contribuenti, dei cittadini, neanche una lira. E' un punto fermo su cui discutere e riflettere, dirò poi il perché.
Siamo chiamati all'approvazione di una deliberazione tecnica: certi capitoli di spesa non hanno speso tutte le risorse che avevano a disposizione, per cui si chiede di spostare queste risorse verso altri capitoli di spesa. Capisco che la deliberazione sia tecnica, non è una novità, si è fatto tutti gli anni, pero c'è un problema: non sempre le capacità di spesa equivalgono ad efficienza, spesso ci sono servizi che hanno una maggiore capacità di spesa, esauriscono rapidamente le risorse di cui sono dotati, mentre c'è il rischio che settori importanti, servizi importanti dove si verificano le emergenze sanitarie, a causa delle loro carenze, si trovino risorse sottratte da quei servizi che hanno una maggiore capacità di spesa.
Bisognerebbe quindi svolgere una verifica, cioè capire quali sono i capitoli di spesa che hanno avanzato risorse e quali, e perché, sono i capitoli di spesa che non hanno avanzato risorse, ma a settembre sono privi di risorse per cui, se non si fa questo storno, c'è il rischio di chiudere determinati servizi, cosa evidentemente impossibile e che non può essere accettata. Penso che l'Assessorato possa darci, anche non immediatamente una risposta. Penso che questi capitoli di spesa non siano tanti, si tratta di verificare USSL per USSL quali e quante risorse sono state spese e quali sono i capitoli di spesa maggiormente interessati, sia per gli avanzi che per le carenze di risorse.
Questo ragionamento mi consente di ricordare il punto di cui parlavo all'inizio; per due anni si è detto che non avevamo risorse, anzi che ci saremmo indebitati per coprire il disavanzo della sanità. In nome di questa situazione, abbiamo sentito ripetutamente negare determinate esigenze risorse per determinati servizi e si è persino detto che bisognava realizzare tagli, e infatti si sono realizzati tagli consistenti a servizi e prestazioni. Capisco la situazione, nel senso che, se si sottostima sistematicamen-te la spesa a Roma, è ovvio che prevale la politica della lesina. L'incertezza è generale e dalle Regioni alle UU.SS.SS.LL. muoversi nell'incertezza è un serio problema.
Non vi sono dubbi che si è abbassato il livello dei servizi e delle prestazioni, e questo è successo soprattutto nelle Regioni che sono state maggiormente al gioco della politica del Governo centrale.
Ad esempio, l'Emilia ha un disavanzo per il 1992 di quasi 700 miliardi la Regione Piemonte ha un disavanzo molto più modesto.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Di 700 miliardi, oltre l'integrazione che ha dato lo Stato. Cioè rispetto ai 600 che ha dato a noi come integrazione dopo i 6.000 iniziali l'Emilia, pur avendo avuto un'integrazione maggiore della nostra anche in relazione alla popolazione residente (che è quasi la metà della nostra), ha ancora un disavanzo di 700 miliardi.



CALLIGARO Germano

Diciamo le stesse cose. L'Assessore però si dimentica di aggiungere che lo Stato, con ogni probabilità, con un'ulteriore tranche di trasferimenti di risorse finanziarie alle Regioni, coprirà anche il disavanzo dell'Emilia.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Tutto questo sta all'arte divinatoria e al presagio degli aruspici romani.



CALLIGARO Germano

No, c'è un impegno preciso. E' vero che gli impegni possono non essere mantenuti, ma voglio dire che ai tagli bisogna prestare la massima attenzione, perché c'è il rischio di tagliare servizi e prestazioni, cosa che in altre Regioni non succede.
Non sto in questa sede a discutere come spendono le altre Regioni; so anch'io che certe Regioni sperperano le risorse, ma certamente chi le ha utilizzate bene ha mantenuto livelli di servizi e di prestazioni elevati e si vede coperto il disavanzo da parte del Governo centrale. Su questo bisogna riflettere.
Faccio alcuni esempi. Noi, di certo, abbiamo sacrificato l'assistenza sanitaria di base; per i disabili, quando il Governo ha tagliato le prestazioni dell'ordine di 12-14 miliardi all'anno, siamo intervenuti con 2 miliardi di lire: le famiglie dei disabili ci hanno rimesso di tasca loro gli altri 10 miliardi.
Perla psichiatria abbiamo una legge che è del 1989 e finora non abbiamo investito una lira; abbiamo impegnato circa 9 miliardi di lire, ma non abbiamo investito una lira, non abbiamo realizzato un solo posto letto nelle strutture psichiatriche che dovevamo realizzare.
Per la prevenzione nei luoghi di lavoro andiamo avanti stancamente come in passato. Pare che gli ambienti di lavoro siano extraterritoriali rispetto alla Repubblica Italiana, in quanto le UU.SS.SS.LL. non riescono mai a varcare i cancelli delle aziende.
Per gli anziani siamo ancora in attesa della spesa in conto capitale del programma decennale, i famosi 30 mila miliardi. Non è arrivata una lira, si è concluso il primo triennio 1989/1991 senza avere realizzato un solo posto letto.
Dobbiamo riflettere su questo punto, perché se per risparmiare, se per mettere sotto controllo la spesa sanitaria apportiamo dei tagli che peggiorano nettamente l'organizzazione sanitaria, io sono contrario. Sono contrario anche a quelle Regioni che buttano i soldi dalla finestra, ma non mi pare sia il caso del Piemonte, né dell'Emilia o di altre Regioni che pure hanno, a fine anno, un disavanzo maggiore rispetto al nostro. Non vorrei che si dicesse che abbiamo messo sotto controllo la spesa sanitaria e, alla fine, verificassimo un netto peggioramento dei servizi sanitari.
Non vorrei che accadesse questo, perché se questa è la logica, allora vi dico che se chiudessimo il Servizio Sanitario Regionale, risparmieremmo 6.650 miliardi. Ma evidentemente non è questo il compito della Regione. Il compito della Regione è quello di utilizzare al meglio le risorse di cui dispone, senza tagliare fino all'osso, senza peggiorare i servizi e le prestazioni sanitarie.
Più volte in questa sede si è discusso, e anche recentemente, dicendo tutti insieme, concordi in questo, che vi sono sprechi che possono essere tagliati, eliminando i quali migliorano persino le prestazioni e la qualità dei servizi. In questa sede si è fatta una proposta di accorpamento delle UU.SS.SS.LL., che immediatamente è stata respinta dalla DC.
Abbiamo sollevato una questione di metodo, ma nel merito non siamo contrari. Comprendiamo perfettamente che le UU.SS.SS.LL. da 20-25 mila abitanti non sono UU.SS.SS.LL., ma sono dei distretti sanitari.
Vi sono dei reparti ospedalieri le cui prestazioni sono ad un livello estremamente basso; la quantità di prestazioni è inevitabilmente la qualità anche nel tempo, perché le équipe mediche che lavorano a part-time hanno una casistica bassa e prima o poi, piaccia o meno, indipendentemente dalla loro capacità, finiranno per essere dequalificate.
Laddove si doveva tagliare con decisione si è fatto poco; temo invece che alcuni tagli siano stati consistenti e che abbiano tagliato sul vivo servizi e prestazioni. In questo senso dico, con ritolta franchezza, che non mi convince l'idea che "abbiamo messo sotto controllo la spesa sanitaria". Non è per questa via che si deve mettere sotto controllo la spesa sanitaria.
Tra l'altro, c'è un problema di metodo. Roma non può continuare a sottostimare la spesa, non può far finta di regionalizzare la sanità scaricando competenze sulle Regioni senza garantire le risorse. Non pu per esempio, continuare a non stabilire livelli obbligatori uniformi di assistenza. Prima si stabilisce che cosa fare e da lì si ricava quanto si deve spendere, perché se si vuol chiudere il Servizio Sanitario Nazionale si risparmieranno 80-85 mila miliardi. Poi saranno i cittadini a pagare di tasca loro le prestazioni sanitarie.
Il problema è tagliare migliorando, rendendo più efficiente e più produttiva, dal punto di vista sociale, la spesa sanitaria e partendo da livelli obbligatori uniformi di assistenza. Se Roma non stabilisce questi livelli obbligatori uniformi di assistenza, come si fa a discutere di spesa sanitaria? Almeno che i livelli valgano per tutte le Regioni; poi se vi sono Regioni che vogliono avere livelli superiori, probabilmente dovranno ricorrere all'autotassazione, dovranno trovare le risorse per elevare i livelli che considerano minimi e che vorrebbero aumentare.
A proposito della spesa sotto controllo, ci permettiamo di nutrire seri dubbi. Tra l'altro, vorremmo che andassero avanti le misure di contenimento della spesa sanitaria di cui ha parlato spesso l'Assessore, a cominciare dagli accorpamenti. Non accettiamo che si taglino nel vivo servizi e prestazioni e che si peggiori l'organizzazione sanitaria per vantare un disavanzo minore, per poi accorgersi che chi ha disavanzi elevati vede il Governo centrale coprirli completamente. Con questo non predico che si buttino le risorse dalla finestra; parlo di spesa qualificata, con un'elevata ricaduta in termini di produttività sociale dei servizi.
La cosa mi consente di sollevare un'ultima questione: abbiamo parlato finora di spesa corrente. Mi dispiace che non sia presente il Consigliere Beltrami, che so essere indisposto e al quale auguro di guarire rapidamente e di tornare tra di noi. Il Consigliere Beltrami ha presentato un'interpellanza per sapere che fine hanno fatto le risorse dell'ex art. 20 della legge finanziaria del 1988, i famosi 30 mila miliardi. Chiederlo all'Assessore Maccari mi pare un'esagerazione: bisognerebbe chiederlo al Governo. Il primo triennio, che stanziava per le Regioni italiane 10 mila miliardi di lire, di cui 640 per la Regione Piemonte, si è concluso con l'anno 1991 e non una lira è arrivata in Piemonte (spesa in conto capitale per investimenti). Allora, si può anche chiedere all'Assessore Maccari, ma sarà bene che lo chiediamo tutti quanti a Roma... Si sa che i diecimila miliardi sono congelati (si dice) - secondo me sono scomparsi - ma nel linguaggio ufficiale sono congelati fino alla fine del 1993.



SARTORIS Anna

Sono ibernati.



CALLIGARO Germano

La mia impressione è che non esistano.



PRESIDENTE

Volgiamo alla conclusione? Grazie.



CALLIGARO Germano

La mia impressione è che questi diecimila miliardi non esistano. E questa è la spesa per investimenti. Poiché era previsto un piano decennale con stralci triennali, si è detto "non daremo più i 200 miliardi all'anno per la spesa in conto capitale, ma ne daremo molti di meno".
Per il 1991, abbiamo - se non sbaglio - circa 50 miliardi a disposizione, che devono essere ancora ripartiti tra le UU.SS.SS.LL.; per il 1992, si è detto che non c'era trasferimento di spesa in conto capitale alle Regioni (se non sbaglio hanno aggiunto 30 miliardi, agli oltre 400 miliardi di spesa corrente che sono stati o saranno trasferiti alla Regione Piemonte). Questo per dire che, dal punto di vista della spesa in conto capitale, siamo fermi.
Abbiamo un programma decennale con uno stralcio triennale che fa affidamento quasi esclusivamente sulle risorse della legge finanziaria del 1988. Di questo passo, se tutto andrà bene, le prime tranche di soldi stanziati dalla legge finanziaria del 1988, forse, le avremo verso la fine di questo decennio, in prossimità dell'anno 2000.
Mi chiedo se possiamo accettare una situazione di questo genere. Sui giornali ormai leggiamo ogni tipo di emergenza sanitaria: ospedali che dovrebbero avere il DEA non hanno nemmeno, il Pronto Soccorso.
Il Piano socio-sanitario 1990/1992 volge al termine: se andiamo a vedere che cosa abbiamo realizzato ci accorgiamo di aver realizzato pochissimo; in termini percentuali possiamo stimare di averlo realizzato nella misura del 78%. E' possibile che su queste cose, tra maggioranza e minoranza, non si possa esercitare una pressione sul Governo centrale, che prende letteralmente in giro le Regioni, che stanzia 30.000 miliardi e poi ha il coraggio, in tre o quattro anni, di non trasferire neanche una lira? Possibile che non si possa trovare un punto di intesa tra maggioranza e minoranza? Io penso che questo punto di intesa si possa e si debba trovare. Per colpa delle politiche centrali, ci siamo raccontati frottole per due anni: non c'era una lira per niente e adesso ci accorgiamo di non avere una lira di disavanzo per il 1991/1992. Certo, per colpa delle politiche centrali però - scusate - davvero noi non possiamo...



PRESIDENTE

Consigliere Calligaro, non mi faccia sgridare dal Consiglio.



CALLIGARO Germano

Concludo. Questo è un punto importante. Per due anni ci siamo raccontati frottole, qua dentro; abbiamo persino detto che avremmo caricato sulle spalle della Regione un disavanzo di 900 miliardi di lire, che avrebbe significato la chiusura della Regione (e non solo della nostra: qualsiasi Regione che si accolli 900 miliardi sulle sue spalle non può fare altro che chiudere).
Possibile che non si eserciti una pressione per avere le risorse in tempo utile, per non avere iter burocratici che durano un decennio? I giornali continuano a scrivere - insistentemente ormai, ogni sei-sette-otto mesi - "pioggia di miliardi sulla sanità piemontese", "500 miliardi": sono sempre gli stessi 500 miliardi. Non sono 500 + 500 + 500: sono sempre gli stessi, e non una sola lira è arrivata in Piemonte.
E di questo passo il 1993 è congelato (si dice): non avremo queste risorse in conto capitale. Ci hanno mandato la miseria di 30 miliardi, con la quale affrontare le gravi emergenze sanitarie della nostra Regione.
Signor Assessore, signora Presidente, ma non è davvero possibile, su punti clamorosi di inadempienza come quelli che ho cercato di ricordare determinare un comune momento del Consiglio regionale, una comune intesa del Consiglio regionale per esercitare le pressioni politiche necessarie? Se non sarà così, continueremo a raccontarci frottole; nel 1993 sottostimeranno la spesa sanitaria; diranno che i 1.000 miliardi dovremo accollarceli noi. Abbiamo il Piano decennale fermo; abbiamo la spesa in conto capitale che non arriva; abbiamo la situazione paradossale che si è verificata in alcune UU.SS.SS.LL., che è la seguente: ad una USSL della cintura di Torino, che ha accumulato un disavanzo di 5 miliardi l'Assessorato trasferirà a fine anno 12 miliardi. Si tratta di spesa corrente: 7 miliardi non sono spendibili. E la politica di quella USSL.
come di tante altre, è stata di lacrime e sangue per tutto l'anno, perch le risorse non c'erano, però a fine anno avranno 7 miliardi che non potranno spendere! Non trovate che questo sia inconcepibile e assurdo, e che questo modo di procedere debba essere...



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Puoi specificare di quale USSL si tratta?



CALLIGARO Germano

E' l'USSL di Orbassano, la quale ha accumulato un disavanzo di 5 miliardi di lire; a fine anno ne riceverà circa 12 per la spesa corrente: ahimè, 7 non sono spendibili in pochi giorni. E' questo il modo di fare? Allora partiamo dalla sottostima della spesa sanitaria al centro perché questo non debba più ripetersi. Non è vero che spendiamo più di altri Paesi: probabilmente spendiamo peggio di altri Paesi.



PRESIDENTE

Consigliere Calligaro, adesso concluda!



CALLIGARO Germano

Ho concluso.



PRESIDENTE

Grazie. Non si è neanche arrabbiato, vuol dire che tanto torto non avevo.



CALLIGARO Germano

Avevo torto io.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Devo dire che ci collochiamo negativamente rispetto ad una deliberazione che è stata assunta in via d'urgenza, in quanto deliberazione tecnica; si diceva che doveva essere così assunta, stante le gravi difficoltà di cassa in cui si trovavano - e io credo ancora si trovino - le UU.SS.SS.LL. Ci è stato detto che sono difficoltà derivanti da fatti esterni ad una responsabilità locale, una responsabilità dell'Amministrazione, delle stesse UU.SS.SS.LL., trattandosi - si è detto del ritardo nel trasferimento di fondi statali.
Non credo sia solo così, nel senso che non si può continuare a ribaltare su altri (sul Governo, su chi si vuole) responsabilità che sono invece ben presenti in questa Amministrazione.
E' stato dichiarato che si è risparmiato (così sembra): si tratterà di capire su cosa si è risparmiato. Si riuscirà, forse, ad arrivare alla fine dell'anno senza particolari debiti; tuttavia credo che quanto verrà trasferito in termini di ripiano di spesa dal Governo attiverà mutui a livello centrale, che si riverseranno su una già dissestata spesa statale.
Comunque l'Assessore dice che si ripianerà senza debiti a livello regionale, e questo è un obiettivo secondo lui raggiunto (lo ha già fatto e lo ha già reso pubblico).
Occorre capire quanto di positivo in termini di salute questa politica di risparmio ha determinato nella nostra Regione; in realtà non ci sono dati che possano farci capire questo. Tuttavia possiamo affermare che questa deliberazione, che sembra così insignificante - una piccola deliberazione tecnica che autorizza gli amministratori a stornare da un capitolo all'altro la spesa corrente - non può non essere vista come funzionale all'operazione di marzo. All'epoca si è detto alle UU.SS.SS.LL.
e adesso lo si è confermato: 'Allora vi ho costretto ai risparmi, a non mettere in bilancio soldi per la prevenzione, per lo sviluppo di servizi territoriali". E questo come? Impedendo l'assunzione del personale necessario.
Quattrini per la riabilitazione, ambulatoriale e territoriale: vi ho invitato, care UU.SS.SS.LL. e cari amministratori, a non spendere il necessario per poter pagare dopo il superfluo o, per meglio dire, ciò su cui non avete avuto la forza di opporvi. Opporvi a chi? Alle richieste di chi è più potente, ovvero ai primari (questo è ciò che si potrebbe dire agli amministratori) e a certi fornitori più insistenti. E così cos'è avvenuto? Si è fatto pagare soprattutto a servizi di primo livello, che sono notoriamente quelli rivolti più direttamente ai bisogni delle fasce deboli della popolazione (disabili, anziani, donne, minori, bambini), il prezzo di far quadrare i bilanci.
La deliberazione di oggi ha come obiettivo quello di far quadrare il bilancio, autorizzando gli amministratori a stornare. Ma secondo quali criteri di priorità? La deliberazione non lo dice. Io ripeto che avverrà com'è sempre avvenuto nel passato: si stornerà su richiesta di chi ha più potere a convincere l'amministratore o il responsabile del bilancio delle UU.SS.SS.LL. a far quadrare i bilanci; in un certo senso, si dà potere discrezionale e quindi potenzialmente clientelare agli amministratori straordinari.
Si è intervenuto in modo funzionale e coerente con la politica di questo Assessorato, che da sempre privilegia le attività di forte specializzazione e le attività centralizzate a livello ospedaliero rispetto allo sviluppo dei servizi di base, tra l'altro contraddicendo in questa maniera obiettivi e modelli operativi indicati come punti di riferimento prioritari dalla stessa organizzazione mondiale della sanità e non solo per i Paesi in via di sviluppo, ma anche per quelli della regione europea.
Le attività di alta specializzazione - si sa - sono quelle che determinano spese ingenti, cioè spese che comportano interventi finanziari legati all'elevata professionalità degli operatori e alla necessità di manutenzione, ad esempio, di attrezzature; interventi finanziari che di per sé innescano comportamenti - come d'altra parte è avvenuto - illegittimi.
Credo che anche su questa piccola deliberazione si debba fare un ragionamento in termini politici, perché politica è decidere sulle priorità, politica è esprimere giudizi sugli effetti perversi di certe scelte e anche su scelte di elevata specializzazione.
Mi pare che questa Amministrazione sia stata incoerente. Faccio l'esempio dei 4 miliardi assegnati dal Governo e dal Ministero alla Sanità per lo sviluppo dell'unica unità spinale del Piemonte sita in due poli (al CTO e al CRF); tale somma è stata suddivisa in 1 miliardo e 200 milioni in conto capitale e 3 miliardi di parte corrente, per i quali non risulta ci sia stata alcuna indicazione per un corretto utilizzo né si sa come verranno utilizzati.
In merito alla questione - anche questa di elevata specializzazione su come può essere intesa l'assegnazione di ausilii tecnici anche di elevato costo (quindi l'assegnazione di quei 2,5 miliardi risicati), se l'Assessore sta per dirci che probabilmente ne verranno spesi di meno, io sono in grado di rispondere che, in realtà, non si sono attivati, come prevedeva la deliberazione di Giunta regionale di maggio, gli otto centri previsti. Infatti è stato attivato un solo centro, quello del CRF, per la provincia di Torino; quindi è un solo centro ad essere soggetto di spesa mentre tutti gli altri non sono stati ancora assolutamente attivati.. E' chiaro che questi 2,5 miliardi non verranno spesi, ma io ribadisco che ci deriva dall'incapacità di questo Assessorato di governare anche la spesa più complessa, quella a più alto contenuto tecnico.
Riteniamo che questa piccola deliberazione sia il segnale di una responsabilità su un fallimento sostanziale di politica sanitaria. Ci sembra che chi ne è responsabile non ne voglia tenere conto e tenda invece a scaricare ogni responsabilità su altri, fra cui anche le vittime. Abbiamo letto sui giornali certe dichiarazioni rispetto alla responsabilità dei cittadini nello sfascio dei Pronto Soccorso, ma non sul fatto che i Pronto Soccorso non sono stati sufficientemente riorganizzati e soprattutto sul fatto che, in realtà, i filtri mancano perché non sono stati sviluppati n potenziati i servizi di assistenza sanitaria di base. Evidentemente questa colpevolizzazione delle vittime ce la dice lunga sul modo di intendere la difesa della salute da parte dell'Assessorato.
In un'altra occasione ho già detto che ai bisogni della gente si risponde soprattutto conoscendo i bisogni della gente, quindi: partecipazione. Anche la questione dell'accorpamento delle UU.SS.SS.LL. va esaminata, non tanto a partire da una logica generalizia di riorganizzazione territoriale, ma consentendo alle comunità locali di prendere parte alla ridefinizione dei confini delle UU.SS.SS.LL. Occorre quindi capovolgere questa logica e non ci sembra che questo stile sia proprio degli uffici, dell'Assessorato e dello stesso Assessore.
Io credo che si sarebbe potuto e si debba intraprendere un'altra strada. Ho già parlato dello sviluppo dei servizi territoriali come necessario filtro per l'assistenza sanitaria più costosa, che è quella di secondo livello. A livello - consentitemi il bisticcio di parole - del secondo livello ci sarebbe molto da fare; occorre, per esempio razionalizzare l'erogazione delle prestazioni specialistiche, che attualmente sono garantite attraverso tre diverse porte d'accesso (quelle della convenzionata interna, dell'assistenza specialistica ospedaliera ambulatoriale e degenziale e della convenzionata esterna).
Occorre poi analizzare la spesa farmaceutica: vorremmo sapere quanto questa manovra regionale ha giocato su tale questione. Il fatto di razionalizzare gli interventi di riabilitazione, che a Torino continuano ad essere per più dell'80% dei casi a livello territoriale, erogati in convenzionata esterna, e il fatto di non aver potuto riassumere fisiatri di non aver potuto assumere terapisti ha fatto si che il ricorso alla convenzionata esterna stia lievitando in tutte le UU.SS.SS.LL. della Regione, ma in particolare in quelle dove sono più presenti i bisogni di riabilitazione.
Concludo affermando che sicuramente - è stato dimostrato - non è tanto l'accodarsi a una politica governativa che prevede una tendenziale privatizzazione dei servizi che porterà più salute alla gente. Ricordo che negli Stati Uniti, dove non esiste un servizio pubblico, la spesa sanitaria lievita al 12% del prodotto interno lordo e, nonostante questo, sono 35 milioni le persone che non possono fruire di nessuna assistenza sanitaria è a questo modello, prevalentemente centrato sul risparmio, pensando che privatizzazione significhi risparmio, che sembra vada indirizzarsi la politica dello Stato e anche della Regione.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione la deliberazione testè discussa, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 21 voti favorevoli, 7 contrarie 5 astensioni.


Argomento: Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione n. 513: "Parziale recepimento del 'Protocollo d'intesa in merito ai Centri di Formazione Professionale siglato con le OO.SS. in sede di contrattazione decentrata il 24/2/1992 per le parti: 1- Il Centro di Formazione Professionale nella Gestione Diretta. Strutturazione - 2 - Funzione Docente - Aree"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 513, di cui al punto 10) all'o.d.g.
Non essendo obbligatoria l'illustrazione, apro subito la discussione sul provvedimento.
Ha chiesto la parola il Consigliere Foco; ne ha facoltà.



FOCO Andrea

Non vorrei che sembrasse che voglio chiamare in causa l'Assessore a tutti i costi, 'ma preferirei svolgere un sintetico intervento ponendo alcuni interrogativi sul testo dell'accordo, perché ritengo che sarebbe difficile discutere in aula in modo approfondito un accordo, sapendo che non è pensabile una rinegoziazione o una modifica sostanziale delle cose sulle quali è stato siglato.
La peculiarità dell'intervento sui centri di formazione professionale a gestione diretta merita particolare attenzione sul piano dei rapporti docente-discente, ed in tal senso è comprensibile l'interesse a disciplinare puntualmente questa materia. Meno comprensibile, a nostro parere, è l'eccessiva meticolosità con la quale si scende nella descrizione più minuta e dettagliata di procedure ed ambiti di attività di questa struttura, che pure ha, come ogni altro servizio regionale, un settore cui riferirsi e dal quale recepire le necessarie indicazioni per lo svolgimento della propria attività.
Dalla lettura del documento si ricava un'impressione complessiva di affastellamento di compiti e procedure con sovrapposizione e molto spesso duplicazione di compiti, e questo ci pare diseconomico sia sul piano dell'utilizzo delle risorse umane che sul piano dei costi indotti.
Da un punto di vista puramente teorico si potrebbe ritenere che l'integrazione delle varie competenze presenti nella struttura potrebbe portare ad un risultato apprezzabile sul piano organizzativo funzionale. Da un punto di vista più pratico si rileva che la carenza di dati quantitativi (rapporto tra personale in servizio, personale direttamente indirizzato alla docenza, formazione prodotta, ecc.) non consente una valutazione appropriata dei risultati attesi.
Inoltre, a nostro parere, manca ogni riferimento di coerenza con le analoghe strutture a gestione indiretta convenzionata.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Ringrazio la Presidenza del Consiglio e il collega Foco, che ha posto attenzione, seppure in zona preserale, ad una deliberazione che mira a raggiungere quegli obiettivi che, peraltro, sono stati oggetto delle osservazioni o delle peculiari indicazioni del Consigliere Foco.
Noi oggi approviamo in sostanza quanto con defatigante azione nei mesi passati si è realizzato a seguito di un confronto serrato fra le OO.SS, e la Regione Piemonte (credo di poter parlare ancora una volta anche per conto della collega Bergoglio, Assessore al personale, giacché parliamo di personale dei centri di formazione professionale); mi riferisco all'accordo decentrato siglato nel febbraio scorso tra le Organizzazioni sindacali aziendali e la Regione riguardante la struttura dei centri di formazione professionale gestiti direttamente dalla Regione Piemonte.
Il Consigliere Foco ha osservato che nell'accordo proposto vi è una eccessiva meticolosità, quasi una minuteria di attenzione, e un affastellamento di compiti e di procedure. Devo però rilevare che, poich questo accordo è stato il prodotto di una lunga e complicata trattativa sindacale, a volte la stessa richiesta delle Organizzazioni sindacali ha portato a dover definire con maggiore meticolosità alcuni aspetti legati agli orari di servizio del personale regionale, sia con riferimento alla funzione docente presso i centri sia rispetto alla formazione e all'informazione che al lavoro straordinario. Ciò ha necessariamente portato ad una definizione più puntuale e precisa che, a volte, dà il senso della meticolosità, ma è anche elemento di 'garanzia" delle parti che hanno sottoscritto questo accordo.
La filosofia di questa deliberazione mira comunque, per passaggi graduali, ad una razionalizzazione del ruolo e della collocazione del centro di formazione professionale sul territorio, nonché alla funzione per la quale nell'accordo stesso si sono indicati dei percorsi. Ad esempio laddove si indica la configurazione del centro di formazione professionale sono descritti con dettaglio i suoi compiti: studio del territorio progettazione e svolgimento dei corsi, collocazione e inserimento degli allievi licenziati, recupero e inserimento dei soggetti allievi portatori di handicap, disoccupati, carcerati, eventuale supporto delle tecnologie alle aziende.
Questi sono e saranno la conseguenza dell'applicazione in dettaglio di questo ruolo nuovo che viene ad essere determinato nella configurazione del centro di formazione professionale. Alcune delle richieste del collega saranno la conseguenza di questa strutturazione nuova sul territorio del centro stesso.
Tutto questo comporterà, ovviamente, azioni volte all'esterno del centro di formazione professionale: i contatti con le strutture pubbliche e private o all'interno dei centri di formazione professionale, qual è il riferimento alla programmazione dei corsi, allo svolgimento degli stessi o all'aggiornamento del personale.
Con questa configurazione e razionalizzazione dei centri sarà possibile offrire, di fronte ad una carenza di dati quantitativi, la possibilità di rendere più utilizzabile il centro stesso all'interno della sua configurazione sul territorio.
Così come quando, nel dettaglio e magari anche con petulanza, vengono indicate le strutture è per dare alcuni elementi di garanzia: dalla direzione costituita dal direttore, dal capo servizio; ai discorsi delle unità operative; al collegio docenti formato da tutti i docenti; al discorso del coordinatore tecnico-funzionale scelto fra i docenti con mansione di coordinare, progettare, sviluppare e organizzare uno o più settori dell'attività formativa di un centro; ai servizi ausiliari.
Infine vorrei richiamare come questo accordo prevede la funzione docente per aree, quindi l'indicazione sull'esempio culturale, sull'aspetto tecnico-scientifico, su quello di laboratorio indica i requisiti di accesso agli stessi o le materie comprese nelle rispettive aree.
Credo quindi che con questo processo graduale e successivo di razionalizzazione del ruolo del Centro, all'interno del territorio e nella programmazione dei corsi, si sia fatto, senza enfatizzare più di tanto, un passo ulteriore di chiarezza, concordata fra l'altro nell'accordo siglato nel febbraio scorso fra le Organizzazioni sindacali e la Regione. Ciò non potrà che essere assommato insieme a tante altre componenti e tasselli su questo complesso problema che è la formazione professionale, oggi specificatamente rivolta alla organizzazione e alla configurazione della struttura del Centro stesso: un ruolo sempre più disponibile e aperto non solo ai problemi interni del Centro, ma sul territorio e all'esterno. Credo che questo possa essere non un elemento finale, ma un elemento di passaggio importante che occorrerà, insieme alle Organizzazioni sindacali e alle strutture dei centri decentrati sul territorio, gestire al meglio per avere il massimo di ricaduta possibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco per dichiarazione di voto.



FOCO Andrea

Confermiamo il nostro accordo sul ruolo e la funzione che devono svolgere i centri regionali di formazione professionale. Le riserve che ponevamo non disconoscono questo ruolo, anzi volevano accentuarlo.
Però a noi è parso, ancora una volta, e lo vedremo poi all'atto pratico, che l'eccessiva meticolosità nel voler elencare tutte le cose nei minimi particolari non abbia richiamato l'attenzione sui nodi fondamentali sui quali concordiamo, ma abbia trasformato questo accordo - mi permetta l'Assessore - in un mansionario, proprio per questa eccessiva minuziosità.
Esprimiamo il nostro voto favorevole, ma nutriamo forti perplessità sul fatto che le enunciazioni scritte e siglate da parte dell'Amministrazione corrispondano poi a reali volontà di volerle realizzare.
Sono cose che noi tra l'altro abbiamo richiesto varie volte da questi banchi. Vogliamo però evidenziare come, sovente, ci sia una dicotomia tra le cose che si scrivono o si dicono e quelle che poi si fanno. Lo verificheremo all'atto pratico, pronti, come sempre, a denunciare le manchevolezze dell'Amministrazione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 27 voti favorevoli e 8 astensioni.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 516: "Recepimento intesa Regione Piemonte Organizzazioni sindacali CGIL-CISL-UIL - Personale comparto Servizio Sanitario Regionale - Modalità applicative art. 17 DPR n. 384/90"


PRESIDENTE

Il punto 13) all'o.d.g. reca: "Esame proposta di deliberazione n. 516".
Se non vi sono interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 25 voti favorevoli, 1 voto contrario e 11 astensioni.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 485 presentato da Consiglieri appartenenti a tutti i Gruppi inerente alle problematiche dell'ambiente, con particolare riferimento al buco nell'ozono (iscrizione ai sensi dell'art. 51, comma quinto, del Regolamento consiliare)


PRESIDENTE

Devo proporre al Consiglio l'iscrizione all'o.d.g. dei lavori del Consiglio di un documento che è stato presentato sulle problematiche dell'ambiente, il buco dell'ozono, per intenderci. E' stato presentato dai Consiglieri Marino e Segre; firmato dai Consiglieri Giuliano, Tapparo Monticelli, Spagnuolo, Porcellana, Zacchera; Majorino, Rabellino Calligaro, Chiezzi, Rivalta, Cucco, Bodrero, Miglio, Peano e Bresso. Dato che c'è una scadenza, cioè dal 23 al 25 novembre i rappresentanti dei Paesi di tutti il mondo si riuniscono a Copenaghen per l'aggiornamento del protocollo di Montreal, possiamo proporre l'iscrizione all'o.d.g. di questo documento.
Procediamo alla votazione per l'iscrizione all'o.d.g.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione dell'ordine del giorno è approvata all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
Prima di dare la parola al Consigliere Marino, che interviene sull'ordine del giorno, informo il Consiglio che, dopo tale intervento e la votazione, avremo una breve riunione di Capigruppo che sarà sostitutiva di quella di domani.
La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Il mio intervento è brevissimo, perché le questioni contenute in questo ordine del giorno sono abbastanza note in quanto i giornali, soprattutto negli ultimi giorni, ne stanno ampiamente parlando.
Chiedo al Presidente del Consiglio e al Presidente della Giunta che, in cambio della brevità di questo intervento, si impegnino davvero nei prossimi giorni, nel caso questo documento fosse votato, a prendere quelle iniziative possibili per stimolare un'iniziativa del Governo al proposito.
Le questioni di fondo le conoscete. Dal 23 al 25 novembre i Paesi di tutto il mondo si riuniranno per affrontare una situazione che ormai è di emergenza, e cioè il fatto che la velocità con la quale lo strato di ozono presente al disopra del pianeta si sta assottigliando è di gran lunga più veloce di quella che i Paesi del mondo avevano previsto quando, nel 1987 si incontrarono per la prima volta in modo numeroso su tale questione.
Il giorno 20 su questo argomento ci sarà una sensibilizzazione in tutte le città italiane. La richiesta che viene fatta con questo ordine del giorno è che il Consiglio regionale, il suo Presidente e quello della Giunta promuovano urgentemente una richiesta al Governo di assumere una posizione decisa nella Conferenza di Copenaghen, che si svolgerà nella settimana successiva a questa. All'ordine del giorno di questa Conferenza ci sarà sostanzialmente una questione principale, quella di anticipare probabilmente al 1993, la definitiva cessazione delle produzioni di sostanze clorurate, in particolare di clorofluorocarburi, che sono fra i principali responsabili della distruzione dell'ozono. Insieme a questo, si vuol chiedere al Governo di costituire una procedura di emergenza per affrontare con rapidità alla Camera e al Senato le due proposte di legge firmate da un centinaio di parlamentari, sull'anticipazione della chiusura della produzione di clorofluorocarburi e sugli interventi sui materiali alternativi, che già comunque esistono e in parte sono presenti sul mercato.
Smetto qui, nel disinteresse generale, questa illustrazione. Mi impegno comunque a fornire, magari per sollecitare un maggiore interesse del materiale a tutti i Consiglieri regionali, perché questa questione non è uno dei tanti ordini del giorno rispetto al quale il Consiglio regionale si diletta a votare di tutto: è una questione estremamente seria e grave.
L'Europa è il principale paese produttore di questi materiali, perché gli Stati Uniti dieci anni prima dell'Europa hanno cessato di utilizzare le bombolette così note contenenti il freon; gli Stati Uniti oggi non sono il primo, ma il secondo produttore di queste sostanze. Il principale produttore è l'Europa, in particolare la Germania e l'Italia. La Germania si sta orientando a cessare queste produzioni dal gennaio 1993, anche in coincidenza con il fatto che le ultime rilevazioni della NASA e di altri enti hanno accertato che l'assottigliamento dello strato di ozono tocca ormai numerose regioni densamente popolate, e in particolare comincia a toccare alcune regioni del nord Europa. Augurandomi che ci sia questo impegno del Presidente del Consiglio e della Giunta, faccio questo invito insieme agli altri Consiglieri che hanno presentato questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Marino. Abbiamo seguito con attenzione il suo intervento e, secondo le indicazioni, provvederemo a prendere i contatti necessari e auspicati nel suo documento, qualora venga approvato.
Pongo in votazione il documento testè illustrato dal Consigliere Marino, il cui testo, a mani dei Consiglieri, così recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che dal 23 al 25 novembre i rappresentanti dei Paesi di tutto il mondo si riuniscono a Copenaghen per l'aggiornamento del 'Protocollo di Montreal' per la protezione della fascia di Ozono progressivamente distrutta dalle émissioni di Clorofluorocarburi (CFC) ed altri prodotti chimici similari preoccupato per le recenti notizie provenienti dagli ambienti scientifici che indicano che l'azione del CFG è più rapida e più grave delle già allarmanti previsioni degli ultimi anni e si sta manifestando anche al di sopra dei Paesi densamente abitati, compresa l'Europa visti i gravissimi danni agli esseri viventi, alla salute umana all'intero equilibrio dell'eco sistema causati dall'aumento dei raggi ultravioletti non più, trattenuti dalla fascia di ozono impegna il Presidente della Giunta e del Consiglio regionale a promuovere tutte le opportune iniziative nei confronti del Governo affinché: 1) si anticipi al 1993 la messa al bando delle produzioni di CFC 2) si acceleri la sperimentazione di prodotti alternativi e sostitutivi 3) si approntino con procedure d'urgenza le diverse proposte di legge presentate alle Camere finalizzate alla sospensione delle produzioni di CFC e ad interventi di recupero di quelli contenuti nei materiali già in uso o in disuso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 483 presentato dai Consiglieri Segre, Tapparo Cavallera, Chiezzi e Marengo inerente la difesa dei lavoratori ex-Indesit (iscrizione ai sensi dell'ara. 51, comma quinto, del Regolamento consiliare)


PRESIDENTE

E' stata richiesta l'iscrizione all'o.d.g. del documento presentato dai Consiglieri Tapparo e altri inerente l'Indesit.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno testè iscritto, il cui testo, a mani dei Consiglieri, così recita: "Il Consiglio Regionale del Piemonte nel ribadire la propria ferma volontà di garantire l'occupazione e la difesa del reddito dei lavoratori in Piemonte esprime la propria solidarietà ai lavoratori dell'ex-Indesit in Amministrazione straordinaria, ed a quelli licenziati dalla stessa società l'8 agosto 1992 afferma l'inderogabile necessità di adottare tutti i provvedimenti opportuni alla ricerca di un'adeguata soluzione per i 6.200 lavoratori coinvolti; chiede pertanto, al Governo ed al Parlamento nazionale di mantenere gli impegni assunti, a nome del Governo stesso, dal Sen. Fabbri e dall'On.le Cristofori, Ministro del Lavoro, che avevano assicurato la presentazione di un emendamento, in occasione della conversione in legge del DL relativo ai lavoratori Indesit, teso a garantire ai lavoratori licenziati la prosecuzione del trattamento della Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (per altri sei mesi, con pari riduzione dell'indennità di mobilità), con la possibilità di rimanere comunque iscritti alle liste di mobilità impegna il Presidente della Regione Piemonte e la Giunta regionale ad intervenire nei confronti della Presidente del Consiglio, per sostenere l'attuazione degli impegni assunti".
Chi è ,favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.


Argomento:

Esame ordine del giorno n. 483 presentato dai Consiglieri Segre, Tapparo Cavallera, Chiezzi e Marengo inerente la difesa dei lavoratori ex-Indesit (iscrizione ai sensi dell'ara. 51, comma quinto, del Regolamento consiliare)

Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,20)



< torna indietro