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Dettaglio seduta n.19 del 06/11/90 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) dell'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 16 ottobre 1990 si intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) dell'o.d.g. ; "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cerchio, Coppo, Dameri, Gallarini Leo, Montabone e Peano.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute dell'8 e 15 ottobre 1990 - in attuazione dell'art. 9 della L.R. n.
6/88 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Province

Comunicazione della Giunta regionale in ordine all'istituzione delle nuove Province di Biella e del Verbano Cusio Ossola - Votazione ordini del giorno nn. 56 e 57 e proposta di deliberazione n. 65


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del punto 4) dell'o.d.g.: "Comunicazione della Giunta regionale in ordine all'istituzione delle nuove Province di Biella e del Verbano Cusio Ossola'.
Ha la parola l'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore agli enti locali

Alla fine degli anni '70 la Regione Piemonte organizzava il suo territorio ed il rapporto con le comunità locali attraverso l'istituzione di comprensori. Immaginati dal legislatore come organismi decentrati aventi il compito di promuovere lo sviluppo economico e sociale e di coordinare l'attività degli enti locali e degli altri enti operanti nella sua realtà territoriale.
La definizione territoriale del comprensori concretizzava, anche se solo parzialmente, per due aree del Piemonte, il Biellese e l'Alto Novarese, il disegno, da molti e da tempo perseguito, di costituire unità sufficientemente distinte dall'altra parte delle rispettive Province di appartenenza.
Poteva essere, in sostanza, una positiva premessa per l'istituzione delle nuove Province di Biella e del Vertano Cusio Ossola, auspicata in forma decisa, anche se con diversa accentuazione a seconda delle circostanze temporali e locali, da molti soggetti politici, sociali ed economici delle aree interessate.
Le istanze locali di creazione delle due nuove Province trovavano voce istituzionale prima nei comprensori e poi, nella III legislatura, in Consiglio regionale, dove, nel 1983, venivano presentate due proposte di legge al Parlamento, finalizzate appunto alla creazione delle Province di Biella e del Verbano Cusio Ossola, i cui confini avrebbero sostanzialmente ripetuto quelli dei corrispondenti comprensori.
Le proposte di legge ricordate furono approvate dal Consiglio e trasmesse al Parlamento, ma non videro il compimento del loro iter a causa dell'anticipato scioglimento delle Camere nel 1987.
La IV Legislatura regionale riteneva superata l'esperienza comprensoriale ed organizzava il territorio del Piemonte in "aree programma" (intese come "riferimento territoriale per la formazione degli atti e l'esercizio delle competenze proprie, in materia di programmazione socio-economica e di pianificazione territoriale"), con riserva di verificarne nuovamente i confini in sede di prima applicazione.
La legge sul "Riordino dell'esercizio delle funzioni amministrative nelle materie di competenza regionale ed indirizzi normativi per la delega di funzioni amministrative", che prevedeva l'istituzione delle aree programma, veniva approvata il 31/7/1986, ma non poteva avere immediata efficacia perché il Governo vi ravvisava motivi di illegittimità e non apponeva il visto richiesto.
La Regione riapprovava la legge una prima volta il 22/9/1987 ed una seconda volta il 16/6/1988; in seguito a ciò il Governo avanzava il ricorso presso la Corte Costituzionale, che affermava l'assoluta legittimità della legge regionale in questione. La stessa poteva finalmente essere pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte il 29/3/1989.
Nel frattempo, tuttavia, il Consiglio regionale aveva approvato nuovamente le proposte di legge al Parlamento per l'istituzione delle Province di Biella e del Verbano Cusio Ossola in data 28/1/1988.
La prima prevedeva che della istituenda Provincia di Biella facessero parte i Comuni citati nella relazione. Vi faccio grazia della lettura chiunque voglia prenderne visione lo può fare; elencarli mi sembrerebbe inopportuno e inefficace.
La seconda prevedeva che della Provincia Verbano Cusio Ossola facessero parte i Comuni di: Ameno, Antrona Schieranco, Anzola d'Ossola, Arizzano, Armeno, Arola Amano, Baceno, Bannio Anzino, Baveno, Bee, Belgirate, Beura Cardezza Bognanco, Brovello Carpugnino, Calasca Castiglione, Cambiasca, Cannero Riviera, Cannobio, Caprezzo, Casale Corte Cerro, Cavaglio Spoccia, Ceppo Morelli, Cesara, Cossogno, Craveggia, Crevola d'Ossola. Crodo, Cursolo Orasso, Domodossola, Druogno, Falmenta, Formazza, Germagno, Ghiffà Gignese, Gravellona Toce, Gurro, Intragna, Lesa, Loreglia, Macugnaga Madonna del Sasso, Malesco, Masera, Massino Visconti, Massiola, Meina Mergozzo, Miasino, Miazzina, Montecrestese, Montescheno, Nebbiuno, Nonio Oggebbio, Omegna, Omavasso, Orta San Giulio, Pallanzeno, Pella, Pettenasco Piedimulera, Pieve Vergonte, Pisano, Premeno, Premia, Premosello-Chiovenda Quarna Sopra, Quarna Sotto, Rè, San Bernardino Verbano, Santa Maria Maggiore, Seppiana, Stresa, Toceno, Trarego Viggiona, Trasquera, Trontano Valstrona, Vanzone con San Carlo, Varzo, Verbania, Viganella, Vignone Villadossola, Villette e Vogogna.
Comprensori, nuove Province e aree programma avevano visto coincidere sostanzialmente i loro confini (le differenze si riferivano a pochi Comuni).
Tuttavia, come sopra in parte accennato, già al momento dell'istituzione dei comprensori e soprattutto della prima definizione delle aree programma, vi erano state richieste di Comuni che pretendevano una diversa collocazione rispetto a quella loro assegnata.
Tali richieste diventarono pressanti subito dopo il riconoscimento di legittimità della L.R. 16 marzo 1989, n. 16, per due ragioni sostanziali almeno per il Biellese e per il Verbano Cusio Ossola: a) l'assegnazione alle aree suddette significava una appartenenza più "rilevante' e più pesante (almeno per i Comuni che non intendevano esservi collocati) in conseguenza dell'ari. 16 della legge regionale richiamata.
Esso infatti stabiliva che fino all'approvazione del nuovo ordinamento delle autonomie o alla istituzione delle nuove Province di Biella e del Verbano Cusio Ossola, richiesta con proposte di legge approvate dal Consiglio regionale, l'esercizio delle funzioni delegate alle Province, ai sensi del primo comma dell'art 11. è assegnato, per le aree interessate, al Consorzio dei Comuni del Biellese e al Consorzio dei Comuni del Verbano Cusio Ossola, qualora costituiti ai fini della presente legge, entro nove mesi dalla sua entrata in vigore, dichiarando peraltro un indiscutibile nesso legislativo fra le proposte di legge al Parlamento per l'istituzione delle Province di Biella e di Verbania e la più volte citata L.R. n. 16/89.
b) L'iter legislativo parlamentare per l'istituzione di nuove Province (quelle di Biella e del Verbano Cusio Ossola) aveva avuto una forte accelerazione e poteva concludersi tenendo conto di confini non previsti nelle proposte di legge, o non accettati, o non più accettati da alcuni Comuni interessati.
L'VIII Commissione consiliare attivava così, nell'ambito degli adempimenti richiesti per la verifica delle aree programma, nella prima applicazione della L.R. 16/89, art. 7, consultazioni con i Comuni dell'area programma di Biella e del Vertano Cusio Ossola e comunque con tutti quelli che avevano segnalato perplessità o aperto dissenso.
Dalle stesse emergeva che all'area programma di Biella intendevano far parte anche i Comuni di Ailoche, Caprile, Coggiola, Crevacuore, Portula Pray e Sostegno, oltre al Comune di Gifflenga, mentre Villa del Bosco e Roasio chiedevano di esserne esclusi; nell'area programma del Verbano Cusio Ossola, invece, i Comuni di Ameno, Lesa, Massino Visconti, Meina, Miasino Nebbiuno, Orta San Giulio, Pella, Pettenasco e Pisano intendevano continuare a far parte dell'area programma di Novara.
Tale richiesta veniva riferita alla Provincia di Novara anche relativamente all'ipotesi di istituzione della nuova Provincia del Verbano Cusio Ossola. Durante la consultazione svolta- si a Novara, per il Verbano Cusio Ossola, i rappresentanti di Verbania, Domodossola e Omegna prendevano atto, con rispetto e senza obiezioni, della volontà del Comuni non disponibili ad essere assegnati all'area programma del nord e alla futura nuova Provincia. Al termine delle consultazioni, le Province di Vercelli e di Novara inviavano alla Regione ordini del giorno approvati dai loro Consigli comunali, nei quali si richiedeva l'accoglimento delle richieste dei Comuni consultati.
Il 20 marzo1990 il Consiglio regionale modificava l'area programma di Biella, aggiungendo alla stessa i Comuni di Ailoche, Caprile, Coggiola Crevacuore, Portula, Pray, Sostegno e Gifflenga, escludendo invece i Comuni di Villa del Bosco e Roasio.
Ugualmente, modificava l'area programma del Verbano Cusio Ossola cancellando i Comuni di Ameno, Lesa, Massino Visconti, Meina, Miasino Nebbiuno, Orta San Giulio, Pella, Pettenasco e Pisano, che passavano a far parte dell'area programma di Novara.
L'approvazione della legge n. 142 fa della costituzione delle nuove Province di Biella e del Verbano Cusio Ossola un fatto certo, anche se subordinato ad atti che il Governo deve compiere, quale ad esempio l'acquisizione delle deliberazioni dei Comuni interessati e il parere delle Regioni. Gli stessi atti sono in questi giorni richiesti dal Ministero dell'Interno e specifica domanda di acquisire il parere della Regione è stata formulata dal Commissario di Governo, con lettera al Consiglio regionale e alla Giunta regionale in data 28/9/1990.
Al momento di rispondere alla richiesta, la Giunta regionale ritiene di rilevare che l'unico elemento di riferimento obiettivamente definito e interpretabile come parere è costituito dalle proposte di legge regionali al Parlamento per l'istituzione delle Province di Biella e del Vertano Cusio Ossola del 28/1/1988. Esse mantengono, ad avviso della Giunta, la loro validità, fatta eccezione per l'elenco dei Comuni assegnati che è stato, di fatto, modificato dalla volontà espressa dalla citata deliberazione del 20/3/1990 in applicazione della L.R. n. 16/89, art. 7 che richiedeva implicitamente di cancellare, dallo stesso, i nomi dei Comuni che avevano deliberato di aderire alle nuove costituende Province o di continuare a far parte delle Province a cui appartengono attualmente consentendo comunque ai suddetti Comuni una linea di confine coerente anche con la volontà degli altri Comuni che intendono essere assegnati alle nuove circoscrizioni provinciali.
In aggiunta alle cose dette, ho il dovere, per completezza di informazione, di segnalare al Consiglio un forte dibattito presente nella Provincia di Novara sulla opportunità o meno di verificare ulteriormente attraverso referendum, la volontà popolare delle singole comunità locali.
In favore di questa scelta si è espresso, in questi giorni, il Consiglio provinciale di Novara. Forte dissenso è stato invece manifestato sull'approvazione dell'ordine del giorno della Provincia di Novara, da parte del Comune di Verbania. Vivaci prese di posizione pro e contro la nuova Provincia di Verbania (così viene chiamata ora dall'ari 63 della legge n. 142) si sono altresì manifestate a livello politico e fra le categorie produttive imprenditoriali di Novara.
Il Consiglio regionale sarà in ogni caso chiamato nuovamente ad esprimersi nel momento in cui il Governo, obbligatoriamente, chiederà il parere delle Regioni sugli schemi dei decreti che per delega, "acquisite le deliberazioni, (pareri, e accertata l'osservanza degli adempimenti prescritti dalla legge n. 142", è tenuto ad emanare, nei termini di due anni dall'entrata in vigore della legge, e ad Inviare alle Regioni interessate.
La presente comunicazione è resa per dovere di obiettività e di verità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

In che termini la Giunta ritiene di esprimere il parere preliminare anticipato rispetto all'emanazione del decreto da parte del Governo? Con quale atto? E' richiesto un atto del Consiglio oppure sarà un atto della Giunta ad esprimere il parere della Regione? Chiedo questo anche per capire i caratteri del dibattito di oggi; in altre parole, questa mattina dobbiamo votare un parere o dobbiamo commentare la comunicazione dell'Assessore Nerviani?



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore agli enti locali

La materia è obiettivamente complessa in quanto non esiste un parere formale espresso su una proposta formalmente costruita, così come previsto dall'art. 133, dai Comuni interessati. Esistono, agli atti della Regione le deliberazioni della stragrande maggioranza dei Comuni del disciolto comprensorio del Verbano Cusio Ossola, le quali sono state raccolte nell'arco di numerosi anni.
La Giunta, per correttezza nei confronti della storia, ritiene di interpretare la somma delle deliberazioni come organica richiesta di istituzione della Provincia del Verbano Cusio Ossola, su cui la Regione deve esprimere il proprio parere.
Abbiamo due vie davanti a noi: considerare formalmente presentata la richiesta di questi Comuni, con la somma delle deliberazioni presentate, e considerare gli atti legislativi che abbiamo alle spalle come parere complessivamente espresso, o avviare (debbo dire pericolosamente), da questo momento in avanti, nuova procedura per l'emanazione del parere.
La Giunta, fedele alla storia e alle volontà delle popolazioni, ritiene che il Consiglio abbia espresso un parere, in termini articolati nel tempo con specifici interventi legislativi: la proposta di legge inviata al Parlamento il 28 gennaio 1988, la L.R. n. 16/89 che all'art. 16 fa specifico riferimento ai consorzi istituendi, con riferimento ulteriore alle aree programma, anticipatori delle future Province di Verbania e di Biella. Fa riferimento altresì all'atto successivo che è stato assunto previsto dall'art. 7 della L.R. n. 16/89, con cui le aree programma coincidenti con i consorzi anticipatori delle nuove Province, venivano modificate secondo la volontà popolare espressa direttamente dalla popolazione o comunque interpretata con deliberazioni da parte dei Consigli comunali competenti.
Questa volontà è stata raccolta dalla consultazione della Regione formalizzata da atti dei Consigli provinciali, inviata alla Regione assunta con deliberazione all'unanimità del Consiglio regionale il 20 marzo 1990 e, quindi, formalizzata in termini pieni. Questo consente di definire con correzioni, aggiustamenti, eliminazioni ed aggiunte, la Provincia di Biella che si è perfettamente adeguata alle indicazioni dei tre momenti legislativi e deliberativi e consente di definire la futura Provincia del Verbano Cusio Ossola, denominata Provincia di Verbania dall'art. 63 della legge n. 142, con gli stessi Comuni previsti nella proposta di legge al Parlamento del 28 gennaio 1988, depurati da quelli che, in forza dell'iniziativa legislativa e deliberativa regionale, hanno ritenuto di manifestare con atti precisi la loro volontà di essere mantenuti nelle Province delle quali attualmente fanno parte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Ringrazio l'Assessore Nerviani per la comunicazione e per la delucidazione che ha fornito al Consiglio.
Ci sono alcune questioni di ordine generale che intendo sottoporre all'attenzione del Consiglio. Con l'ultima risposta dell'Assessore si capisce che la Giunta prospetta di risolvere il problema del parere attuale trasmettendo al Governo una specie di verbale degli atti già assunti precedentemente dal Consiglio regionale, considerati nel loro insieme come parere della Regione. Quindi, la proposta della Giunta è di non aprire uria nuova fase di verifica per elaborare un parere ad hoc legato a questo momento. In linea di massima, questo iter può essere considerato accettabile. Ha il vantaggio dei tempi, nel senso che la Regione sarebbe in grado di esprimere Immediatamente, in questa forma, il proprio parere senza riaprire una lunga fase di rapporto con i Comuni, le Province e le comunità locali che rischierebbe di portarci oltre i termini previsti.
C'è un punto, però, che credo vada chiarito, al di là delle questioni di merito sulle quali eventualmente interverranno altri colleghi del mio Gruppo; mi riferisco alla differenza di valore e di significato che hanno i due atti a cui si è riferito l'Assessore Nerviani nella propria comunicazione.
C'è l'atto, per di più reiterato dal Consiglio regionale, riguardante due proposte di legge al Parlamento per l'istituzione della Provincia di Biella e della Provincia dell'Alto Novarese o del Verbano Cusio Ossola (dipende da come la vogliamo chiamare). Sono due proposte di legge al Parlamento, votate dal Consiglio in due legislature successive. I due testi fanno riferimento alla circoscrizione territoriale dei comprensori, ma mentre le prime proposte di legge al Parlamento nazionale - che risalgono al 1983, quando erano ancora in vigore i comprensori in Piemonte - si riferivano a quella dimensione territoriale, le seconde venivano votate dal Consiglio nel gennaio 1988, quando i comprensori non esistevano più. A me pare che le circoscrizioni territoriali definite nelle proposte di legge al Parlamento nazionale, votate nel 1988, abbiano un particolare valore per esprimere in quel momento il parere della Regione sulla questione.
L'atto a cui si è riferito l'Assessore Nerviani, quello discendente dall'applicazione della legge n. 16, ha, invece, un significato diverso. La legge n. 16 istituisce dei momenti di partecipazione delle comunità locali alla procedura di programmazione regionale, chiamati aree programma, il cui riferimento alle ipotetiche Province (se vi era) del tutto implicito.
Voglio portare una testimonianza personale. Ho partecipato alla discussione che, nella scorsa legislatura, si svolse in VIII Commissione riguardo la legge n. 16. Si pose il problema di una verifica delle circoscrizioni delle aree programma di tutto il Piemonte, tanto è vero che si posero problemi di rettifica per molte situazioni. Quando si decise di proporre al Consiglio la soluzione di accettare le proposte di rettifica dell'area programma del Biellese e dell'area programma del Verbano Cusio Ossola, ricordate dall'Assessore Nerviani, si specificò (non sono in grado di ricordare se di questa distinzione si faceva cenno nella relazione che accompagnò quelle proposte di delibera) che si trattava esclusivamente di un momento di rettifica delle aree programma, in applicazione della legge n. 16, e che quella rettifica non doveva considerarsi come incidente sulle circoscrizioni territoriali relative alle future Province.
Cosa voglio sostenere? Semplicemente che, nel consegnare questi atti al Governo e nel qualificarli come parere della Regione, occorre dare un valore diverso, da una parie, alle proposte di legge votate dal Consiglio regionale che hanno definito le circoscrizioni territoriali delle future Province e, dall'altra, alla rettifica alle aree programma, in applicazione della legge n. 16. Si tratta, quindi, di due atti diversi; l'uno è un atto esplicito, riferito all'ipotesi delle nuove Province, l'altro è un atto interno all'applicazione della legge n. 16, in cui il riferimento alle Province è del tutto implicito. Per di più, in sede di discussione, nella Vili Commissione che istruì la pratica per il Consiglio regionale, si escluse che la rettifica dell'area territoriale costituisse precedente per la rettifica dell'eventuale futura circoscrizione provinciale.
Sono d'accordo che la Giunta esprima, in via breve, il proprio parere al Governo, secondo la proposta fatta dall'Assessore Nerviani. Chiedo però, che il parere sia dato con una distinzione, cioè chiarendo il valore diverso che hanno le proposte di legge e il secondo atto assunto dal Consiglio. Altrimenti, corriamo il rischio di fare una forzatura rispetto a quella che l'Assessore chiamava giustamente la storia del pronunciamenti che il Consiglio ha avuto su questa materia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Squillario.



SQUILLARIO Luigi

Condivido l'impostazione che la Giunta e l'Assessore hanno dato alla questione. In questa fase non si può fare diversamente: quando tornerà il decreto di istituzione del Governo, dovremo pronunciarci nuovamente.
Il Governo si è trovato nella necessità di chiedere il parere preventivo, essendo già in fase di emissione del decreto. Non dimentichiamo l'iter e lo stato della pratica delle nuove province; non esistono solo le richieste dei Comuni e i pareri dei Consigli provinciali e delle Regioni.
Queste richieste sono già state prese in considerazione e valutate dal Parlamento attraverso la Commissione Affari Costituzionali, la quale non solo ha dato il proprio parere, ma, nel dicembre 1988, ha richiesto la sede legislativa per l'emanazione della legge. Per un incidente di percorso però, la sede legislativa, già concessa dalla Camera, è stata revocata per la richiesta di 63 parlamentari. La Commissione Affari Costituzionali quindi, ha dato il parere, non in sede deliberante, ma in sede referente.
Di conseguenza, l'iter parlamentare è già esaurito. Con la legge n.
142, il Parlamento ha dato delega al Governo di emanare i relativi decreti legislativi, che non possono che fare riferimento a quanto espresso dalla Commissione Affari Costituzionali.
Il Governo si trova, però, nella necessità di avere anche il parere della Regione, perché così chiede la norma costituzionale. Nel decreto ''pilota", emesso per Rimini, si dice appunto: "visto il parere espresso dalla Regione Emilia Romagna sull'iniziativa dei Comuni": se esso va avanti, la provincia è istituita e altrettanto avverrebbe per le altre province.
Allo stato attuale, dobbiamo seguire l'impostazione della Giunta confermando che il nostro parere è già stato espresso in tutti gli atti precedenti, salvo che, nel frattempo, avvengano modificazioni o diverse determinazioni per qualche nuova provincia; la Regione si pronuncerà eventualmente in quella sede. Le sette province, in un primo tempo proposte, sono ora diventate nove perché nei sei mesi previsti dalla legge sono state espletate le procedure di richiesta dei Comuni con il parere delle Province e delle Regioni, per quanto concerne Castrovillari e Vibo Valentia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Anna

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, avrei preferito fossero intervenuti altri Consiglieri perché penso di essere piuttosto partigiana essendo della provincia di Vercelli. Per quanto riguarda Biella, non credo sia così come dice l'Assessore. Forse lei. Assessore, legge la pagina de "La Stampa" che esce a Novara, invece noi leggiamo la pagina di Vercelli.
Giorni fa è scoppiato un putiferio su alcuni accorpamenti strani ai quali era interessato il Comune di Romagnano Sesia, che da Novara voleva andare non si capiva bene dove. Ogni amministrazione è sovrana di decidere come vuole e la Regione dovrà adeguarsi, come giustamente si diceva per la Provincia di Biella. Alcuni Comuni hanno deciso di unirsi alla Provincia di Vercelli, altri alla neocostituenda Provincia di Biella. Mi risulta che la Regione non sia mai andata ad individuare gli sdoppiamenti per capire cosa rimane di queste Province. Vorremmo quindi sapere cosa propone la Regione sapendo che, ad esempio, il Comune di Fontanetto Po pare abbia già approvato alcune deliberazioni per far parte della Provincia di Vercelli.
Considero grave il privilegio concesso alla neo-Provincia di Rimini.
Siamo preoccupati e vorremmo capire perché, per esempio, per la Provincia di Biella la procedura si era bloccata "perché - si è detto - mancava una cartina". Ci è sembrato un argomento pretestuoso.
Inoltre, la Regione ha dato addirittura due volte il proprio parere sulle due Province in discussione, quindi non capiamo perché si debba insistere con questa richiesta; forse è una scusa per rallentare l'iter nel confronti di altre Province, perché - lo dico chiaramente e forte - è una vergogna che alcuni Comuni, come Biella, lottino per divenire Province da più di vent'anni e vengano parificate a Castrovillari e Vibo Valentia che si sono svegliate sei mesi fa. In questo modo di procedere non accettabile individuiamo un segno chiaro di ostilità perché riteniamo che, come è stato fatto per il Comune di Rimini, si sarebbe potuto telefonare agli altri Comuni dicendo che mancava una cartina. Quello della cartina era un pretesto: infatti, il Sindaco di Biella ci ha riferito che in quell'occasione sono apparsi dal nulla gli amministratori di Castrovillari e Vibo Valentia e adesso veniamo a sapere addirittura che quei Comuni hanno gli stessi diritti di Biella che da più di vent'anni insiste perché gli venga riconosciuto un diritto. Invece di dare retta a tutte queste attese e richieste di pareri. Invece di continuare con questo giro di carte bisognerebbe farsi sentire in maniera più forte. Continuano a chiederci pareri, ma non vorremmo che fra un anno, invece di due nuove Province, ne trovassimo 10 o 12, senza sapere bene da dove arrivano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, di solito intervengo in quest'aula usando la spada, nel senso che prendo le cose di punta. Oggi più che la spada, userei il cesello, oltre che il cervello.
Come Consigliere comunale di Verbania, sono interessato affinché l'Alto Novarese, presumibilmente con capitale Verbania, diventi Provincia. Si tratta di stabilire la strada migliore, perché in queste settimane, come ha accennato l'Assessore Nerviani, si stanno sviluppando le forze centrifughe o contro centrifughe al tema e qualsiasi atto può essere interpretato in un modo, oppure nel suo esatto contrario. Più che intervenire sull'argomento porrei ulteriori domande, premesso che devo dare atto all'Assessore Nerviani di aver presentato la questione in termini notarili, quindi in modo estremamente asettico. Parlo della Provincia dell'Alto Novarese (perché per Biella questo problema mi sembra non sussista) e dei confini meridionali della nuova provincia che, se il territorio venisse diviso a metà, diventerebbero i confini settentrionali della Provincia di Novara.
Il fatto che alcuni Comuni abbiano deciso, in questi anni, di preferire la realtà del Novarese alla realtà dell'Alto Novarese, pone un problema di fondo. Secondo me si dovrebbe optare per lo stare o il non stare, nel momento in cui ci fosse un'alternativa, ma è abbastanza inconsueto dire che non si vuole far parte di una provincia, se non si sa di cosa si tratti e come funzioni, perché quando questi Comuni si sono espressi, la Provincia era ancora di là da venire, mentre oggi appare più vicina. Inoltre, nella fascia di Comuni che si estende nella zona del Lago d'Olla e in quella del Vergante, ci sono situazioni dissimili, perché alcuni Comuni hanno maggiore interesse ad essere legati al Basso Novarese, mentre altri (soprattutto quelli verso Omegna, dove tutto sembrerebbe indicare l'opportunità di appartenere al nord della Provincia) preferiscono rimanere con Novara. E' come nella catena di S. Antonio: un Comune ha incominciato a dire di voler stare con il sud e, uno dopo l'altro, diversi Comuni hanno deciso allo stesso modo.
A questo punto, temo che qualsiasi espressione possa diventare un modo per rallentare l'iter procedurale della Provincia, perché dire che i confini siano quelli indicati dalle aree programma è un'ipotesi riduttiva.
Se, però, è necessario che questo venga fatto per non rallentare l'iter allora andiamo avanti! La considero, comunque, una scelta sbagliata perch non si è ragionato abbastanza con i Comuni che avrebbero una maggiore logica a stare con il nord.
La Regione dovrebbe chiamare i Comuni interessati e riconsiderare determinate loro posizioni. Purtroppo, però, anche qui rientra la politica e ci sono Comuni che hanno preso le loro decisioni senza avere approfondito il problema, limitandosi ad ascoltare i suggerimenti del partiti politici che, magari per necessità dei capetti locali (con licenza parlando) consigliavano, addirittura per la composizione del collegi provinciali, di stare da una parte o dall'altra.
La formula finale dovrebbe essere quella di riconfermare le idee di partenza, espresse dal Consiglio regionale quasi dieci anni fa, che avevano individuato la Provincia dell'Alto Novarese, con alcuni aggiustamenti marginali più che logici. I Comuni che non volessero partecipare alla nuova Provincia non avranno che da indire un referendum al loro interno e chiedere di ritornare a far parte della Provincia di Novara.
Qual è, allora, l'iter migliore? Quello di non esprimere alcun parere quindi - come diceva il collega Squillarlo - prendere atto delle dichiarazioni della Giunta, che sono sicuramente perfettibili, ma che non intoppano l'Iter, oppure quello di sottolineare alcune discrepanze e quindi approvare un ordine del giorno con alcune variazioni "di confini"? Vorrei conoscere le conseguenze, perché se tutto rimane com'è (e agli atti risulta il desiderio della Regione di una migliore definizione dei confini), mi va benissimo, ma se questa è l'anticamera per trovare degli inghippi per fermare l'iter attuativo della Provincia, non mi trova d'accordo.
Chiedo ancora: c'è un obbligo per il Consiglio regionale di esprimere un parere? Mi sembra di aver capito che l'obbligo ci sarà soltanto nel momento in cui il Governo avrà emanato i decreti.
Sono questi i miei dubbi e mi chiedo se sia giusto parlarne in aula o se non sia, invece, più opportuno tornare a discuterne in Commissione legislativa. Forse l'Assessore Nerviani si trova in difficoltà perch essendo novarese, ritiene giustamente che la Provincia dell'Alto Novarese non s'abbia da fare, mentre io e i colleghi dell'Alto Novarese siamo favorevoli. Comunque, devo dare atto all'Assessore di aver presentato in modo asettico la situazione.
A questo punto, mi chiedo se non sia opportuno sospendere la discussione in Consiglio regionale per chiarirci bene le idee dal punto di vista legislativo, per non arrivare a fare dei passi che potrebbero essere controproducenti.
Questi sono i dubbi che esprimo con molta chiarezza, dopo aver ringraziato l'Assessore per quanto ha detto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buzio.



BUZIO Alberto

La Regione, secondo quanto stabilisce la legge, deve esprimere due pareri; il primo, come dice l'Assessore, si ritiene già espresso, il secondo lo si espierà sullo schema di decreto governativo. Ci sono, per alcuni rischi. Intanto, bisogna verificare se il parere già espresso è effettivamente valido, perché lo si considera un parere sostanziale, ma, in realtà, è una ricostruzione di atti. Ci sono state proposte di legge regionale, ed è stato votato un ordine del giorno, dal quali si comprende un ragionamento, una filosofia, un procedimento logico sulla base del quale la Regione si è espressa. Non c'è mai stato un atto deliberativo, un procedimento del Consiglio regionale come espressione di volontà e c'è il rischio che il Commissario del Governo non accolga questa forma e chieda che il Consiglio regionale esprima un proprio parere, anche perché è intervenuta una legge nazionale sull'ordinamento delle autonomie locali.
Quindi questo parere dovrebbe essere espresso dal Consiglio regionale, sia pure seguendo le linee indicate dall'Assessore, linee perfettamente legittime e dignitose nella loro impostazione, anche se si possono condividere solo in parte. Questo è il primo punto.
Nel merito, poi, si possono dare valutazioni diverse. Sul territorio l'Assessore fa un riferimento molto notarile e burocratico, senza dare a queste parole senso negativo. Quando la Regione esprime un parere sulle Province, che, tra l'altro, hanno avuto un iter travagliato e lungo, deve intervenire sulla pianificazione, sulla programmazione territoriale e ribadire alcuni concetti importanti; deve avere la libertà di dire qual è il territorio che ritiene ottimale. Dico questo perché siamo in presenza di una legge sull'ordinamento delle autonomie locali che ci obbligherà spesso a fare discorsi di questo tipo (pensiamo all'area metropolitana), quindi, a monte di queste Individuazioni territoriali, c'è un lavoro di studio, di analisi socioeconomica della realtà che prescinde dalla volontà di questo o quel Comune. E' una valutazione molto più complessa e completa che riguarda la maggioranza dei Comuni.
Se vogliamo entrare nel merito, non abbiamo più il tempo materiale per fare una valutazione diversa (non contraria). A me fa piacere sentire che sul tema delle Province, c'è la volontà di andare avanti; ci sono per delle valutazioni differenti che, pur non costituendo un dramma, non incidono sulla volontà espressa nel tempo, e certamente positiva, di addivenire all'istituzione di queste Province.
Questo concetto è importante e deve essere ribadito in un ordine del giorno del Consiglio regionale. Qualcuno può ritenere queste cose marginali, ma qualcun altro, invece, può rivestirle di un significato particolare. Si potrebbe anche aprire un dibattito per confrontare le diverse valutazioni: quella prevalente passerà e quindi saremo tutti soddisfatti di aver partecipato ad un dibattito che ha avuto una conclusione.
Sono per evitare perdite di tempo. Se partissimo dal presupposto che un parere deve essere espresso in modo formale, dovremmo considerare i sei mesi dall'entrata in vigore della legge, quindi l'11 dicembre è vicino: non vogliamo assolutamente protrarre il dibattito perché siamo in presenza di una situazione turbolenta che riguarda anche altre Province e non solo il Verbanese (basti pensare che, per esempio, si mettono in discussione le due Province di Lodi e Prato in presenza delle aree metropolitane di Milano e Firenze).
Ritengo dunque necessaria una riflessione anche su questo dibattito: credo che, nel momento in cui viene convocato un Consiglio, il Consiglio stesso si debba esprimere. Sono sempre favorevole che, sia pure in tempi angusti, ci si esprima sulle note presentate dall'Assessore Nerviani a nome della Giunta.



PRESIDENTE

Ha ora la parola il Consigliere Beltrami. Poi decideremo come proseguire o come eventualmente interrompere.



BELTRAMI Vittorio

Signor Presidente, non è che ci sia la vocazione all'interruzione, ma c'è la speranza, prendendo la parola dopo tre mesi da quando è stata eletta la nuova Giunta, di fare qualche riflessione su un problema che si è vissuto appieno e a fondo e che torna a vivere appieno e a fondo su un territorio in cui oggi è calata una discussione che mette in rissa le popolazioni povere e vanifica un grande disegno accettato da tutti 15 o 20 anni fa, accettato anche all'indomani del 1945, sull'onda, non certamente emotiva, di un grande processo storico che aveva assicurato un'isola di libertà in un territorio che libero non era. Quindi, in allora, senza le discussioni di oggi e di questi tempi, avremmo forse potuto dare luogo ad una maturazione di conclusioni decisamente Importanti.
Ho sentito la relazione dell'Assessore Nerviani, preoccupato che venisse scritta e letta soprattutto attraverso una moderazione di interpretazione delle diverse situazioni locali; ho sentito anche taluni altri passaggi storici, ad esempio quelli del collega Monticelli, che hanno richiamato il valore di una discussione intervenuta in sede di Vili Commissione.
E' stata resa una comunicazione, non è stata fatta una proposta di parere, quale quella richiesta dal Commissario di Governo. Nell'o.d.g. di oggi è iscritta un'altra comunicazione che Investe, in termini più ampi, il complesso problema delle autonomie locali.
E' pensabile che si possa svolgere, ora o nel pomeriggio, un dibattito approfondito perché si possano leggere tensioni ed ansie e quanto sta dilacerando una parte della mia provincia (non certo quella di Biella che da sempre ha stabilito un processo unitario non equivoco)? Quando andammo a Biella con Oberto, per presentare non delle organizzazioni territoriali, ma il primo circondario della Regione Piemonte, fu una giornata di grande entusiasmo. Fu una giornata all'insegna di un patriottismo meraviglioso quasi risorgimentale.
Allora, vogliamo tentare di fare questo approfondimento stamane, oppure vogliamo recuperare pareri che sono già stati espressi? Vogliamo legare questa discussione all'altra più ampia che nasce sull'interpretazione della legge n. 142, quindi farla preparare e filtrare dalla I Commissione consiliare e cercare di capire, in quella sede, qualcosa di più? Altrimenti, chiedo alla sua cortesia, signor Presidente, di poter sviluppare un discorso che si rifà, non tanto a radici e a memorie storiche, quanto a taluni passaggi che sono intervenuti.
A suo tempo, il Presidente della Commissione Affari Costituzionali Labriola, su proposte di parlamentari del Piemonte e non, che inerivano alla costituzione delle Province di Biella e del Verbano Cusio Ossola chiese alla Regione Piemonte un parere. In allora, venne data questa semplice risposta: "In riferimento alla sua nota relativa all'istituzione della Provincia del Verbano Cusio Ossola" (altrettanto venne scritto per Biella) "nel comunicarle di aver trasmesso l'intero incartamento al Consiglio regionale, desidero rammentarle che, come per l'istituzione della Provincia di Biella, anche in questo caso l'Amministrazione regionale piemontese, con due apposite proposte di legge, che le allego, ha sollecitato l'istituzione della Provincia di cui si argomenta. Distinti saluti".
Per scrupolo, mandammo al Presidente del Consiglio, Viglione, una lettera nella quale comunicavamo quanto era stato trasmesso al Ministro Labriola: evidentemente, era fatta salva ogni altra determinazione che il Consiglio regionale avesse voluto adottare per fornire elementi più ampi.
Mi pare, infatti, che anche in questo caso il Consiglio regionale piemontese, avendo approvato una specifica proposta di legge, abbia ampiamente manifestato il proprio assenso all'iniziativa. Dal 4 maggio 1988 sino alla conclusione della legislatura, il Consiglio regionale non ha avuto motivi di cercare una diversa soluzione del problema ed ha individuato nelle due leggi approvate nel 1983 e nel 1988 l'orientamento della Regione.
Se, alla luce di quanto suggeriva il collega di Biella, vogliamo tentare di stringere i tempi per capire come sia possibile dare una risposta, possiamo offrire all'approvazione del Consiglio un ordine del giorno con il riferimento specifico al contenuto di quelle leggi. Se invece, bisogna dare a questa proposta ampiezza di approfondimenti, la cosa può anche essere rinviata all'esame sollecito della I Commissione, per pervenire in aula con un provvedimento.
Vedo gesti scoraggiati del collega Squillario; ricupero il discorso e sono d'accordo che non si segua questa procedura. E' certo però che oggi debba uscire da questa assemblea almeno un ordine del giorno che riconfermi quella volontà. Lo spirito della legge è che la Regione esprima il parere sulla costituzione delle nuove Province e non entra nel merito della composizione delle stesse. Noi, invece, siamo entrati e vorremmo entrare nell'ordine del merito per non rivedere quello che è stato scritto a suo tempo.
Potrei sviluppare il mio intervento, ma mi troverei in difficoltà per problemi di tempo; va ad investire un discorso estremamente chiaro sulle aree programma e sull'impossibilità di coniugarle come prefigurazione delle nuove Province, attesi i modi e i tempi entro i quali sono intervenuti i pronunciamenti e atteso che le condizioni per modificare le aree programma erano riferite all'approvazione del Piano di sviluppo regionale, che avrebbe potuto rivedere queste posizioni, e ai quattro mesi entro i quali bisognava stabilire un pronunciamento.
Il Piano di sviluppo regionale non solo non ha smentito l'esistenza dell'unità di un territorio, ma addirittura ha dato titoli di riconoscimento allo stato di disagio esistente in quell'area, dove, nel giro di poco tempo, vi è stata addirittura una riduzione di 30 mila posti di lavoro. Quindi, il Piano di sviluppo regionale ha esaltato e rielaborato questa particolare posizione; le aree programma dovevano essere riviste entro quattro mesi dall'approvazione della legge (approvazione intervenuta sul pronunciamento della Corte Costituzionale) e sono intervenute un anno dopo. Ho dunque qualche difficoltà a capire il significato ed il valore di quelle aree programma.
La domanda che può essere posta interlocutoriamente è: dovendo domani confrontarci sulle province metropolitane, quale gioco e quale valore avranno le aree programma nel confronto delle nuove realtà che verrebbero a configurarsi? Se l'Assessore ritiene che possa essere! altra sede in cui filtrare maggiormente il problema, chiudo il mio intervento; diversamente chiedo di poterlo perfezionare nel tempo e nel modo che il Presidente del Consiglio riterrà più opportuno.



PRESIDENTE

La parola ancora all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore agli enti locali

Mi sembra giusto che i colleghi che vivono in aree diverse da quelle direttamente interessate alla problematica intendano fino in fondo la ragione e la consistenza del contendere.
Vorrei dire con molto calore che la via della mediazione mi è sembrata la più rispettosa del Consiglio regionale e della sua storia recente sullo specifico problema. La mia proposta è quella di superare le formalità più strette e di andare alla sostanza del problema. Voglio ricordare che le Province di Biella e di Verbania, così come ora sono definite, sono, sì nate per valutazioni di carattere organizzativo, sotto il profilo socio economico, ma, in particolare per la Provincia di Verbania, anche per una forte richiesta popolare di autonomia.
Il Consiglio regionale,nel1983 e nel 1988, ha accettato questa linea per rispetto verso una novantina di Comuni, in particolare perii Verbano Cusio Ossola, che, quasi all'unanimità, insistentemente e fortemente hanno richiesto autonomia. In buona sostanza la richiesta è fondata sulla volontà e sul consenso popolare. La cosa più offensiva che ritengo si possa fare è quella di riconoscere, per un verso, la volontà e il consenso popolare e per l'altro verso, usare questo consenso e questa volontà popolare per imporre ad altri le volontà che non accettano.
Il problema sta tutto qui e sta nel Cusio, dove cinque Comuni - ripeto cinque Comuni perché per gli altri non c'è più discussione - che in tutto comprendono 4.200 persone su 180.000, vogliono mantenere legami, che ritengono storici e fondati, con la Provincia di Novara, alla quale - amico Zacchera - appartengono. Non hanno bisogno di provare una nuova realtà per dire se ci stanno bene o se ci stanno male. Stanno bene nella realtà in cui sono ed hanno elementi di giudizio per la realtà in cui sono.
Non capisco per quale ragione dobbiamo imporre a quel cinque Comuni alcuni dei quali hanno indetto referendum popolari, approvati al 90%, di appartenere ad un'area a cui non vogliono appartenere. Il problema è questo, non ce ne sono altri. Anche gli interessi economici di Orta e di Pella vanno verso Borgomanero e verso Novara. Molto spesso viene invocata la cusianità, ma ci si dimentica che San Maurizio d'Opaglio, Comune uguale a Pella, è escluso già nella proposta di legge. Ci si dimentica che anche Cozzano, Comune importante del Cusio, è escluso. Quindi, anche in questo c'è una sostanziale contraddizione. La cusianità varrebbe per cinque "poveri" Comuni: Pettenasco, Ameno, Miasino, Pella e Orta: gli altri cusiani pur essi, con la loro forza avevano già ottenuto di starne fuori.
Vorrei richiamare l'amico e collega Croso, che partecipò alla consultazione di Novara e, anche per controbilanciamento delle affermazioni, su cui non discuto e che ritengo assolutamente vere, il Consigliere Monticelli; vorrei richiamare quanto si disse in quella consultazione. Erano presenti i dieci Comuni dissenzienti (cinque del Lago Maggiore), i Sindaci di Domodossola, di Verbania e un rappresentante del Comune di Omegna.



(Interruzione del Consigliere Buzio)



NERVIANI Enrico, Assessore agli enti locali

Collega Buzio, ho i verbali che sono stati mandati. Io guardo gli atti la deliberazione del 20 marzo fa riferimento alla presenza di Omegna.



(Interruzione del Consigliere Buzio)



NERVIANI Enrico, Assessore agli enti locali

Allora vuoi dire che sono verbali non corretti! Per quanto mi ricordo qualcuno era presente, però lo possiamo verificare.



BUZIO Alberto

Può essere un errore non doloso.



NERVIANI Enrico, Assessore agli enti locali

In quella sede, i Comuni dissero non solo di volere appartenere ad altra area programma, ma che non volevano saperne di appartenere ad una nuova Provincia, diversa da quella In cui si trovavano e si trovano tuttora. L'ho detto nella relazione e lo ripeto: i Sindaci di Domodossola e di Verbania e il rappresentante di Omegna, o comunque coloro che rappresentavano queste tre realtà, presero atto di questa volontà e dissero che era giusto, naturale e incontestabile che questi Comuni avessero diritto di rimanere con la Provincia di Novara.
Si badi che, se si scegliesse la via delle proposte di legge, che contesto perché sono una parziale espressione del Consiglio regionale, su atti formalmente non perfezionati, ma che ritengo comunque rappresentativi della volontà e della storia del Consiglio, si dovrebbe dire che anche i cinque Comuni del Biellese, che Invece sono stati accolti nel Biellese, e i due Comuni del Biellese che invece hanno voluto essere assegnati all'area programma di Vercelli, dovrebbero essere puniti ed esclusi dall'area alla quale vorrebbero appartenere. Le Province che nascono sul consenso e sulla volontà popolare e che, come primo atto, impongono a Comuni, che non determinano incoerenze di confine, di restare legati alle nuove realtà nascono davvero malamente e offensivamente per le ragioni nelle quali più profondamente ciascuno di noi crede.
In conclusione del dibattito farò una serie di considerazioni nel merito degli interventi di alcuni colleghi. Per intanto, indico con esattezza la sostanza del problema che non può essere mistificata e che riguarda cinque Comuni del Lago Maggiore, su cui ormai mi pare che la pace sia calata, e cinque Comuni del Lago d'Orta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Squillario.



SQUILLARIO Luigi

Allo stato attuale, ritengo che non possiamo prescindere dall'iter legislativo delle proposte di legge delle sette Province (che sono diventate nove), che attualmente sono avanti al Parlamento con il parere favorevole della I Commissione Affari Costituzionali.
Su queste doveva pronunciarsi il Parlamento, il quale ha dato una delega al Governo che ha preparato, non soltanto per Rimini, ma anche per le altre città, una proposta di istituzione in cui sono previsti espressamente i Comuni compresi. Il parere richiesto dal Commissario di Governo non può che avere la risposta data dall'Assessore sull'istituzione delle due nuove Province.
La questione dei Comuni compresi ed esclusi interessa ormai un'altra sede. L'art. 133 della Costituzione stabilisce che le nuove Province vengono istituite con legge dello Stato su istanza dei Comuni, sentita la Regione. A questo punto, o esprimiamo semplicemente il parere generico cosi come formulato dall'Assessore, oppure dovremmo sostenere che il Commissario di Governo non ha posto le richieste in termini esatti.
Avrebbe, infatti, dovuto inviare la bozza di decreto con l'elenco dei Comuni e chiedere il parere della Regione Piemonte sull'istituzione della Provincia con quei Comuni, secondo i propri indirizzi di programmazione di assetto istituzionale. Oggi è difficile discutere, nel merito sull'insediamento o meno dei Comuni: è più opportuno far riferimento al precedenti deliberati di istituzione delle due Province sul termini ivi espressi.



RIVALTA Luigi

Quello che hai in mano non è il decreto?



SQUILLARIO Luigi

Questo è il decreto pilota di Rimini (e come questo sono pronti gli altri, con i nomi dei Comuni, quali risultano dalle richieste dei Comuni e dal parere della Provincia e della Regione), licenziato dalla I Commissione Affari Costituzionali.



PRESIDENTE

Allora, il foglio che sventola il Consigliere Squillario è il decreto di Rimini. Non siamo in presenza del decreto di cui eventualmente si dovrebbe discutere.
Ora stiamo discutendo sulla comunicazione dell'Assessore Nerviani.



MONTICELLI Antonio

Quanto ha detto il collega Squillario complica la situazione. Chiedo quindi un chiarimento.



PRESIDENTE

Chiediamo allora un chiarimento all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore agli enti locali

Mi sono attivato presso il Governo per capire la procedura che verrà seguita, d'ora in avanti, per l'istituzione delle Province elencate nell'art. 63 della legge n. 142. Mi pare di aver capito che il Governo stia lavorando su delle ipotesi, che sono già definite anche come numero e nomi di Comuni. Su alcune ipotesi c'è una larga convergenza; per esempio, per la Provincia di Biella non ci sono posizioni contraddittorie. Per la Provincia di Verbania sono segnalate delle posizioni più complesse.
Ritengo che il Governo proceda con molta cautela: comunque, il Governo deve avere agli atti le deliberazioni dei Comuni che hanno aderito, che avrebbero dovuto presentare organicamente la proposta di istituzione, e per legge, deve avere il parere della Regione. L'interpretazione del collega Squillarlo, sulla quale si può discutere, è un'interpretazione riduttiva, poiché dice che è sufficiente dare l'assenso di massima a che queste province siano istituite.
Ritengo, invece, che la Regione abbia il dovere di esprimere un parere più organico. La considerazione del collega Buzio è eccellente; potrebbe essere una valutazione nel merito dell'opportunità socio-economica dell'istituzione di nuove province, ma potrebbe anche essere, come nella fattispecie che stiamo vivendo, un parere politico circa la definizione di una realtà che è comunque data per scontata.
In questo momento, abbiamo il nodo di Verbania: non vogliamo riaprire il discorso partendo dalla richiesta dei Comuni, formalizzando di nuovo il dibattito per la costruzione di un parere giuridicamente perfetto. Diciamo soltanto al Commissario di Governo, e quindi al Governo, che gli atti legislativi in nostro possesso consentono di costruire il parere della Regione Piemonte. Oggi discutiamo sulla comunicazione della Giunta in ordine al parere: la stessa comunicazione, se verrà ritenuta meritevole di approvazione, potrà essere la base del consenso del Consiglio. Se questo consenso non venisse, il Governo avrebbe davanti a sé l'incertezza o di ritenere questa comunicazione, seppure senza consenso, comunque un atto su cui ragionare, oppure di scegliere la proposta di legge precedente integrata con una proposta che, peraltro, esiste (ed è stata ricordata dal collega Squillarlo), cioè la proposta di legge della I Commissione Affari Costituzionali, anch'essa diversa rispetto al comprensorio, rispetto alla nostra proposta di legge, rispetto alla prima area programma.
Quindi, vi è una sorta di difficoltà di lettura che, con la mia comunicazione, si intenderebbe sciogliere, offrendo al Governo una materia più definita su cui operare gli atti successivi, a meno che la volontà popolare si modifichi al punto tale da ritenere che l'emanazione del decreto, entro due anni, debba essere differita o addirittura resa improbabile.



PRESIDENTE

Dopo questo ulteriore intervento della Giunta, proporrei di interrompere i lavori.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,50, riprende alle ore 15,40)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Proseguiamo nel dibattito di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Beltrami.



BELTRAMI Vittorio

Avevo predisposto un intervento piuttosto corposo con l'Intenzione di non abusare della cortesia dei colleghi per arrivare a qualche puntualizzazione, atteso il fatto che, avvertendo le difficoltà che sono intervenute stamattina, non tanto in ordine alle procedure, quanto su taluni aspetti specifici, e, riguardo la zona di confine della nuova Provincia del Verbano Cusio Ossola, avevo suggerito che l'ambiente della I Commissione poteva essere il luogo più utile per un approfondimento e per tentare di capire sin dove le diverse ipotesi di lavoro potessero marciare.
Ritengo che, al di là degli ordini del giorno che abbiamo presentato si possa sempre affermare che conveniamo sul fatto che un ordine del giorno o un momento deliberativo da parte del Consiglio regionale possa riconfermare le antiche scelte. Con ciò rinnoviamo anche i voti battesimali per quanto attiene alla appartenenza delle province: lasceremo eventualmente ad altri livelli il compito di scarnificare, di intervenire di alleggerire o di accrescere quanto è accaduto.
Per quanto attiene ai tagli, non ero entrato specificatamente nell'argomento. Se devo rinnovare qualche altro atto di fede, lo rinnovo sul valore delle autonomie. La legge n. 16 sulle autonomie è divenuta tale perché con insistenza l'abbiamo seguita, tallonata, sollecitata sul piano del pronunciamento presso la Corte Costituzionale e, con quella tenacia attraverso un lavoro di costanza, siamo anche arrivati a conseguire un risultato che ha allietato la comunità e che ha dato tracce, indirizzi e la strutturazione di un nuovo modo di essere delle comunità locali; un modo di essere che oggi si inserisce all'interno della legge n. 142.
Parlo di questo problema senza molto entusiasmo. Sono costretto a parlarne proprio perché vivo sulla pelle questa vicenda, perché vivo nella zona in cui si stanno scatenando contrasti, dilacerazioni, punti di fuga e quant'altro ha caratterizzato questa vicenda.
L'Assessore lo ha ricordato. E' una zona nella quale i valori dell'autonomia sono particolarmente sentiti. Riproponendo il tema dell'Ossola, ancor prima che si mettessero in evidenza i grossi movimenti autonomisti all'interno della comunità, nell'Ossola si era già scatenata l'UOPA, il movimento degli autonomisti, certamente antesignano di tanti moti che più tardi si sono verificati. Questo non sta a significare un nostro allontanamento dal valori essenziali ed unitari.
Questa zona, che abbiamo proposto di elevare territorialmente come zona franca, la potevamo realizzare comodamente, sull'onda di un certo entusiasmo e di un risultato di vera autonomia, all'indomani della Repubblica dell'Ossola. Forse questo da un po' fastidio al collega Majorino, ma è una realtà nella quale ci siamo trovati più volte, l'uno da una parte, l'altro dall'altra, e ora siamo qui, entrambi a difendere i valori della Regione. Questo non è elemento trascurabile.
Ricordo che, in allora, il Governo centrale inviò nell'Ossola il Ministro della Difesa, l'on. Stefano Iacini, scongiurando un moto di autonomia di grossa robustezza che si stava manifestando e che forse, se realizzato in quel momento, avrebbe proposto le nostre terre su un plano contrattuale nei confronti della comunità, che purtroppo abbiamo perso cammin facendo e che stiamo perdendo anche in questa seduta, perché il sottofondo dell'impostazione non è esaltante e corroborante per pervenire ad un certo risultato.
E' una provincia abbastanza strana: 180 chilometri di lunghezza, dalle terre alte della Formazza sino ai confini con Pavia. Il discorso delle punte di fuga, di coloro che si allontanano da una prima impostazione è umano ed è del tutto capibile - e ne sono altamente rispettoso - ma penso che, se innescassimo un processo per sapere se il Novarese vuole restare col Piemonte o varcare il Ticino e andare con la Lombardia, con tutta probabilità, per una somma di ragioni, avrebbe qualche propensione per andare di là. Lo stesso discorso vale per le nostre terre; non poca gente vorrebbe andare oltre confine. L'errore dell'impostazione programmatoria regionale forse è stato quello di aver creato in una terra geomorfologicamente distribuita in lunghezza, profonda, solo due comprensori, mentre sarebbe stato il caso di stabilire un comprensorio centrale trasversale dal Lago Maggiore alle terre del Sesia. Sono stati compiuti non pochi errori ed è in atto una tensione non trascurabile.
Non posso tacere, come un'autorevole parte politica del Novarese ha richiesto e talvolta propone referendum su un'estensione di territorio che va al di là dei limiti dello stesso comprensorio. Alcuni parlano di capoluoghi: c'è qualche rissa sull'argomento, ma non penso sia un elemento essenziale. Il Consiglio provinciale di Novara si è pronunciato a favore dei referendum; la città di Verbania, invece, si è opposta. Il Sindaco di Novara avverte che stiamo andando verso il Duemila e che con la creazione di questa nuova Provincia torneremo indietro di mezzo secolo. Il sindacato e l'imprenditoria del nord sono d'accordo nel farla, l'Imprenditoria del sud. Invece, non è d'accordo. Gli imprenditori della Val Sesia - se ne è reso portavoce lo stesso collega Croso - hanno addirittura chiesto l'annessione di tre città del Novarese alla Provincia di Vercelli, dopo che dalla stessa viene distaccata una parte del territorio. Talvolta è guerra tra i poveri! Sto tentando di entrare nell'argomento, dando delle risposte a problemi specifici. Questa mattina non sono entrato nel merito, ho dato solo un'impostazione di fondo di procedura, ma polche sono stati fatti nomi e cognomi, quanto meno per un debito che ho verso le popolazioni che mi hanno espresso parlamentarmente, sento il dovere di riportare talune posizioni di attesa. Al collega Squillarlo dico semplicemente che la sua è un'impostazione saggia, ma mi pare che non sia stata dimostrata la sua percorribilità.
La legge n. 142 sulle autonomie locali individua due modi per realizzare le Province; intanto, avverte che ci sono sette province (che poi sono divenute nove) e chiede il parere formale della Regione, che dovrebbe essere espresso entro il 13 dicembre 1990. L'art. 16 fissa il comportamento dei Comuni allorquando volessero tentare di costituire delle nuove province e avverte, al punto b): "ciascun territorio provinciale deve avere dimensione tale per ampiezza, entità demografica, nonché per le attività produttive esistenti o possibili, da consentire una programmazione dello sviluppo che possa favorire il riequilibrio economico, sociale e culturale del territorio provinciale e regionale". Questo concetto viene ulteriormente richiamato all'ari. 63 che sta a presiedere l'istituzione delle Province già elencate, ma termina avvertendo che le Province devono essere costituite nelle forme e nei modi di cui all'ari;. 16, comma secondo. Quindi, il percorso è chiarissimo: qualsiasi altro tentativo allontana, chi decide, dallo spirito della legge. Se così non fosse, la legge sarebbe per certi aspetti incoerente e potrebbe divenire contorta o addirittura contraddittoria.
Non intendo negare il valore dell'autodeterminazione, nella quale non ci si può che riconoscere, ma dico che tale autodeterminazione, nella legge n. 142, non è mal stata richiamata.
Lo sforzo della Regione deve essere quello di mediare tra la libera volontà espressa dalla gente e il razionale. Il razionale, alle soglie del terzo millennio e in un momento in cui la Regione deve stabilire un processo programmatorio, ha ancora un valore di essenzialità; altrimenti lasciamo che spinte giuste o spinte emotive riescano a distruggere quel tessuto che si è costruito in anni di vita e in anni di Impegno. Già nel periodo fascista è stato tentato un riequilibrio delle situazioni socio politiche e territoriali, tant'è che nel 1926 si procedette alla fusione del piccoli Comuni. Nel 1945 si tentò di scorporarli, di restituire al piccoli Comuni la loro autonomia. Adesso, la legge n. 142 arriva, con dei premi, a privilegiare i Comuni piccoli che riescono a mettersi insieme per vivere e concorrere in un processo di costruzione della comunità, in sintonia con i tempi che, attraverso i nuovi sistemi di comunicazione attraverso l'automazione e l'informatica, riescono a rendere più vicini i popoli e ad unificare gli atteggiamenti.
E' stato difficile il percorso delle Province. Vercelli, per esempio.
Provincia costituita per dispetto verso gli agrari del Novarese, nasce aggregando terre finitime, magari con un poco di rabbia frammista a razionalità. Il collega Croso ha interrogato la Regione per capire se la Provincia di Novara possa o meno allontanare dal suo territorio tre Comuni per metterli dall'altra parte. L'ex Consigliere regionale Borando, già Assessore della Regione, nel 1983 chiedeva seriamente se era giusto che questo tipo di provincia che nasceva con Biella non avesse affidata anche l'area della Val Sesia, atteso l'ostacolo geografico di territorio che si veniva a creare attraverso il passaggio da un territorio all'altro. Il discorso ci porterebbe più in là, ma non vado oltre. Il Consigliere Borando, in quel momento, richiamava anche altri aspetti, e altri aspetti sono stati richiamati da altri colleghi, ma li supero.
L'Assessore ha portato una relazione come elemento di conforto e di supporto ad una fusione di intenzioni tra il crearsi della nuova provincia e i consorzi, che venivano caricati (quello di Biella e di Verbania) degli oneri e delle deleghe della Regione; ma questo consorzio non è mai intervenuto, non si è mal attivato, almeno per la zona del Verbano Cusio Ossola. Anzi, l'Amministrazione provinciale di Novara, in un documento che accompagna queste vicende, ha chiesto l'abrogazione dell'art. 16.
Questa mattina ho richiamato il fatto che l'intervento sulle aree programma è stato esercitato a scadenza intervenuta dei tempi previsti dalla legge n. 16.Soltanto la Provincia di Cuneo ha dato in tempo una risposta, dicendo che le cose si sarebbero potute rivedere, ma che al momento andava bene così, tant'è vero che inviai una lettera, con la firma anche del collega Croso, al Presidente del Consiglio regionale, invitandolo a non procedere. Nella fase finale del confronto e della legislatura è poi intervenuto quanto è stato svolto dall'VIII Commissione, già ricordato stamattina dal collega Monticelli!.
Se vale un discorso di scorrimento per cui un Comune determina attraverso l'autodeterminazione, lo stacco da un territorio che era stato costruito in un certo modo, quello che rimane è un Comune che sopravvive comunque e diventa il fondo schiena del nuovo territorio: ma anche questo dovrebbe potersi pronunciare e dire: "anch'io non ci sto, voglio andare dall'altra, parte". Si arriva dunque al 31/12/1989, data oltre la quale teoricamente non ci si potrebbe più esprimere. Ritengo sia il caso di riflettere; questa mattina si è impoverito il concetto, si è parlato di cinque Comuni di poche migliaia di abitanti, ma l'essenzialità delle cose non sta tanto nella corposità di una presenza, quanto nella distribuzione territoriale. C'è un'unità attorno al lago che ha una sua tradizione, che forse non affonda le radici nella storia antica, ma certamente le affonda nella realtà più vicina, come tradizione, e che ripropone quell'unità di tessuto e di territorio che la legge n. 142, all'art. 16, ripropone con fermezza.
I Comuni, tra il 1981 e il 1986, si sono espressi e tutte le volte l'hanno fatto su un ordine del giorno del comprensorio che ricordava i limiti territoriali individuati nel comprensorio stesso. Il Consigliere Biazzi, relazionando la legge dell'88, disse queste stesse cose.
Registro ancora che il Piano di sviluppo della Regione Piemonte, che non è un momento trascurabile della vita di questa assemblea e del Piemonte, aveva, per altri aspetti, riconosciuto l'unità del territorio del Verbano Cusio Ossola, investendolo di appositi capitoli per il rilancio dell'economia. E il Piano di sviluppo era uno degli elementi sui quali si poteva stabilire la modificazione delle aree programma.
Le aree programma sono intervenute, come modificazione, un anno dopo rispetto al termine entro il quale dovevano essere modificate; il Piano di sviluppo non tratta assolutamente queste cose e riconosce dimensione corposità di presenza e i limiti territoriali.
Si sono determinate situazioni per le quali alcuni Comuni non sanno più dove si trovano. E' un momento di confusione nel quale chi ha responsabilità di dirigenza della cosa pubblica deve poter guardare, sì, a queste stimolazioni, ma soprattutto deve riferirsi all'unità di tessuto, di interessi, di economia, di vita e di strutture esistenti sul territorio.
Nel Verbano Cusio Ossola, le aree del Cusio sono compatte, così lette viste, interpretate, determinate e sorrette dalla Regione in tutto il processo di programmazione, dal 1970 sino ad oggi, attraverso i Piani di sviluppo intervenuti sotto i diversi governi regionali (queste cose sono espresse anche dal Consigliere Valeri nella relazione alla legge del 1988).
Rompere questa unità è pericoloso, vanifica la progettazione e crea le condizioni per rendere fragile la nuova provincia; il sindacato locale e il sindacato regionale si stanno muovendo in questa direzione.
Riprendendo una frase che ho sentito dire questa mattina dal collega Marchini, direi che la sottrazione di territorio, dall'una all'altra parte potrebbe addirittura incrinare, rendere difficile la sopravvivenza delle strutture giudiziarie, sulle quali più volte, come Regione, siamo intervenuti per tentare di arginare e bloccare le iniziative del Governo centrale, che voleva "potare" un certo tipo di presenza.
I laghi sono situati nel Verbano Cusio Ossola, le dieci comunità esistenti in provincia di Novara sono presenti nel Verbano Cusio Ossola.
Prima, ho richiamato il lago; l'unità è legata alla geomorfologia del territorio e tempo fa abbiamo tentato, attraverso la "castellania del Lago d'Orta", un processo di programmazione urbanistica unitario per tutto il territorio. In quella zona c'è un'azienda di soggiorno e di turismo che decurtata di un certo tipo di presenze, non ha più ragione d'essere, ed è la prima azienda tripolare costituita in Piemonte quando l'associazione dei Comuni non era ancora in vigore. Vi sono inoltre uffici, servizi, l'USSL.
la comunità Cusio-Mottarone che abbraccia anche parte del Lago Maggiore.
C'è, quindi, un po' di confusione. Il Comune di Pettenasco, a 7 km dal capoluogo del Cusio, Omegna, dopo aver per anni bombardato tutti sull'esigenza di istituire la nuova provincia, adesso si trova a dire che non gli va più bene, in nome di una recuperabile unità del lago. Questo Comune, però, nei giorni scorsi ha però chiesto di poter far parte della Comunità montana del Cusio. Ma, se facciamo due province e tracciamo i confini, non possiamo più stare assieme su queste iniziative! A 3 Km di distanza c'è un laboratorio di sanità pubblica, ma preferiscono andare a Novara; queste cose non le capisco. Come sono nate queste situazioni? E' una domanda che sento l'obbligo morale di pormi.
In conclusione, richiamare le aree di programma è un atto di sensibilità politica. Nel Plano di sviluppo c'è una serie di interventi non trascurabile; per le variazioni dell'area di programma il termine dei quattro mesi è un elemento che governa, che pone limiti alla legge n. 16 è perentorio e non da altri spazi. Se vogliamo dire che le aree di programma divengono il riferimento per tutta la programmazione e la riorganizzazione territoriale, dovremo poi rispettare l'impegno assunto oggi, allorquando saremo chiamati a discutere sulle province metropolitane.
Se con quel tipo di impostazione c'è un'invalicabilità di territorio, esso diventa una costante, un elemento di riferimento che non possiamo trascurare. Il ruolo della Regione - signor Presidente - è, prima d'altro ruolo di pacificazione, di cuscinetto, di mediazione per attutire e smorzare tensioni e dilacerazioni del tessuto sociale. Il nostro compito non è quello di essere spettatori passivi o registratori di fatti o tensioni, ma è quello di coordinare, di essere di supporto in un processo generale di programmazione.
Della nuova provincia se n'è parlato forse troppo; anche a livello di organizzazione partitica (nel mio Partito a Novara e nel Partito socialista) parrebbe che qualcuno, adesso che si sta tentando di maturare e di concludere un certo processo, dica di avere scherzato.
A mio avviso la Giunta può far sua questa impostazione, intervenuta più volte e da più parti, e richiamarsi al documento Inviato al Ministro Labriola, oppure, genericamente, riconfermare la volontà della Regione Piemonte di costituire le due province. Questo sarebbe un gesto di mediazione, uno sforzo di chi, vivendo in prima persona il problema, tenta di superarlo.
Ho presentato anche un ordine del giorno sulla zona franca; non è una scoperta, ma si rifà a due direttive recenti della CEE del 1990. Come ho ricordato, ci sono stati 30 mila licenziati nel volgere di poco tempo, c'è il problema del carburanti, delle pompe di benzina di confine, il problema del frontalierato: sono realtà che chi vive in queste aree deve affrontare nella quotidianità. Da ultimo, se proprio volessimo rifarci ad un altro riferimento da utilizzare al fini programmatori o organizzativi della nostra Regione, avremmo il circondario che è previsto dalla Carta Costituzionale, ed è previsto all'art. 70 dello Statuto della Regione Piemonte, costituito con legge n. 58 del 1976, n circondario, al tempi delle antiche province, aveva un importante ruolo di subordine alle stesse.
Il riferimento al circondario non deve essere abolito: il circondario, così com'è configurato oggi, si lega alle proposte intervenute nel 1988 ed è una realtà sulla quale si può stabilire un riferimento.
Ho fatto un pot-pourri delle molte cose che avrei voluto dire. Concludo dicendo che non ho animosità verso chicchessia, comunque si risolva il problema. Credendo nelle cose che contano, mi sono sforzato di dire quello che sento e, soprattutto, penso di essere il portavoce di quella popolazione che mi ha delegato di sedere in quest'aula.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Beltrami, per il contributo che ha dato al dibattito.
Ha ora la parola il Consigliere Buzio.



BUZIO Alberto

Ho seguito con molta attenzione l'intervento del Consigliere Beltrami che, oltre ad essere cofirmatario dell'ordine del giorno, è anche mio concittadino, quindi lo conosco da tanto tempo e ho il piacere di averlo vicino in Consiglio.
Beltrami ha compiuto un itinerario storico significativo, perché è uno dei veterani della Regione Piemonte, oltre a essere stato Presidente della Giunta. Ha conosciuto le tappe della Regione, dal momento statutario e costituente a tutte le fasi successive, quindi credo che la memoria storica sia importante da salvaguardare e sottolineare.
Diverso è il mio osservatorio perché sono stato Sindaco per dieci anni nel Comune di Omegna Comune capo area delle tre sub-aree del Vertano Cusio Ossola. Ritengo di dover ripercorrere la storia, vista anche dalla periferia. E' importante sottolineare gli aspetti della legge n. 142 (elemento di riferimento da cui non si può prescindere), rispetto alle iniziative dei Comuni e agli adempimenti che competono agli enti locali e alla Regione. E' giusto che questo dibattito prenda quota e si avvii a conclusione con una presa di posizione ed è importante che, quando si manifesta una volontà politica su due nuove Province, il dibattito riguardi l'intero Consiglio regionale. Le procedure sono avviate da molti anni, la storia è lunga e vogliamo riprenderla.
Partendo proprio dalle norme transitorie della legge n. 142, balza agli occhi di tutti un elemento costitutivo dell'ordine del giorno. L'art. 63 della legge n. 142 dice: "Il Governo è delegato ad emanare i decreti legislativi per l'istituzione di nuove Province per tutte le aree territoriali nelle quali, alla data del 31/12/1989, è stata già avviata la/formale iniziativa per nuove Province da parte dei Comuni".
Voglio partire dal potere di iniziativa che hanno i Comuni, potere previsto dalla Carta Costituzionale. Posso dire di aver seguito, passo dopo passo, essendo stato Sindaco di uno dei Comuni promotori della nuova Provincia, insieme ad altri Comuni aventi oltre 5.000 abitanti l'iniziativa del Comuni.
Come è partita l'iniziativa della Provincia? Dall'esigenza delle popolazioni, e quindi dei Comuni più rappresentativi di quell'area, di dotarsi di un nuovo organismo di autogoverno, in riferimento ad una specifica realtà socioeconomica territoriale, individuata dal circondario come diceva il Consigliere Beltrami. Ritengo però che il principale elemento che ha spinto le realtà locali ad avviare questa iniziativa è stata l'istituzione dei comprensori, che hanno rappresentato un momento della vita regionale particolarmente significativo, un tentativo che ha avuto luci ed ombre, ma che ha avvicinato la Regione agli enti locali. C'è stato un momento di coinvolgimento nella programmazione generale, quindi non è stato un elemento del tutto negativo: è stato un elemento anche positivo. D'altra parte, gli enti locali sentono notevolmente l'esigenza di essere coinvolti nella programmazione regionale, di essere sentiti, di partecipare. Questo elemento, dunque, ha mosso gli enti locali che, sulla base della divisione territoriale costituita dai comprensori, hanno sviluppato l'Iniziativa.
I soggetti fondamentali sono due: l'iniziativa dei Comuni e il territorio. I Comuni si sono mossi avendo mente a quel territorio, che era il comprensorio del Verbano Cusio Ossola, per quanto riguarda il VCO, e il territorio di Biella, per quanto riguarda il comprensorio di Biella.
I Comuni, nell'arco degli anni, si sono pronunciati su questa ipotesi le prime deliberazioni risalgono addirittura all'inizio degli anni '80.
Naturalmente, abbiamo una caratteristica molto differente dalla nuova Provincia di Biella, abbiamo un'articolazione in sub aree particolarmente significativa, che rende ragione delle maggiori problematicità della Provincia. I Comuni capofila delle sub aree si sono mossi, hanno assunto le deliberazioni standard in relazione alle ipotesi territoriali e hanno coinvolto i Comuni minori.
In tutti questi anni alcuni Comuni hanno deliberato più di una volta (il Comune di Omegna, ad esempio, ha deliberato tre volte), quindi hanno riaffermato in più occasioni la loro volontà. Nell'ordine del giorno è quindi importante il riferimento all'iniziativa dei Comuni, prevista dalla Costituzione ed al territorio in cui i Comuni si sono mossi, quale referente sul plano territoriale.
Il referente territoriale non è solo la legge sul comprensori o la legge sui circondari!: la stessa programmazione regionale, espressa in più occasioni attraverso i Piani di sviluppo, aveva individuato il VCO come un territorio di particolare significato; nell'ultimo Piano regionale per il comprensorio del VCO erano previste provvidenze particolari, perché era, e forse lo è ancora, una delle aree più degradate del Piemonte, sul piano economico-occupazionale. Il Piano regionale di sviluppo ha previsto alcuni capitoli ad hoc riferiti al VCO; la stessa CEE, in alcune direttive, su indicazione regionale, prevedeva per l'Alto Novarese alcune provvidenze particolari.
Questa zonizzazione è intervenuta nell'arco degli anni attraverso i comprensori, i circondari!, ma anche attraverso una serie di altri elementi di zonizzazione, che, ad esempio, riproducevano la Provincia attraverso la zonizzazione delle sub aree. Bisogna dire che ad ogni sub area corrispondono tre UU.SS.SS.LL., tre distretti scolastici e aziende di promozione turistica. Ci sono dieci Comunità montane per le quali abbiamo Ipotizzato, alla luce della legge n. 142, un riordino, anche per adeguarle alle sub aree: quindi avremo una Comunità montana del Verbano, una del Cusio e una dell'Ossola e questo, tra l'altro, sarebbe un elemento di razionalizzazione utile in una visione nuova della Provincia, che non è solo da vedere come un elemento di spesa pubblica aggiuntiva, ma come un elemento di razionalizzazione, recuperando il personale degli ex comprensori, e come momento di razionalizzazione di altri enti presenti sul territorio (i consorzi), alcuni dei quali non avrebbero più ragione di esistere ne potrebbero fare riferimento al nuovo ente.
Da questo punto di vista, la Regione, più di una volta, ha deliberato le zonizzazioni, anch'esse corrispondenti a questi territori. Non a caso nell'ordine del giorno sottolineiamo l'importanza di un pronunciamento politico della Regione, per quanto riguarda l'accelerazione delle procedure per le nuove Province di Biella e di Verbania, nonostante che in passato siano stati fatti molti pronunciamenti che facevano intendere che un parere fosse già stato espresso nei fatti (due proposte di legge regionale e un itinerario che abbiamo percorso assieme, nel quale si individuavano le aree come elementi significativi e degni di caratterizzare le due nuove Province).
Senza voler togliere qualcosa all'autonomia e all'autodeterminazione credo sia prevalente, nel disegnare i territori, la capacità e la possibilità di pianificare da parte della Regione, la quale non deve mortificare alcuna autonomia, ma deve avere un proprio ruolo. Siamo consapevoli del lavoro che dobbiamo fare sotto il profilo delle aree metropolitane, ma anche delle altre circoscrizioni provinciali e riteniamo che a monte di queste scelte ci sia un disegno evidentemente programmatore che è la legge n. 142.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Panella che interviene in qualità di Consigliere.



PANELLA Luciano

Penso che chi interviene troppo a lungo abbia difficoltà a portare buone argomentazioni; io credo di avere delle argomentazioni molto evidenti, per cui limiterò il mio tempo.
Innanzitutto, penso che la gente e gli elettori in mezzo ai quali viviamo sono del testimoni, per cui la prima cosa che bisogna dire è la verità: di fronte alla verità, disobbedisco anche agli indirizzi e agli ordini di partito. La questione è banale: i Consiglieri Buzio e Beltrami sostengono la teoria secondo la quale si è partiti dal comprensori, che erano perfetti e automaticamente questi si trasformano in Provincia. Ognuno ha il diritto di dire le proprie opinioni; secondo me, però, i comprensori della Provincia di Novara erano infelici e - mi si passi il termine - erano una grande fesseria. Per anni, abbiamo discusso sul confini dei comprensori, così come ora continuiamo a discutere sui confini delle UU.SS.SS.LL. Bisogna avere il coraggio di dire la verità: non è un'opinione personale dire che esistono problemi di confine e di aggregazione per le Unità Socio Sanitarie, così come per i comprensori.
Perché dico che i comprensori erano una fesseria? Il Lago d'Orta, per esempio, nei comprensori e nelle nuove Province viene diviso in due, ma come sapete, la Provincia, che è delegata per una serie di compiti dovrebbe essere un territorio omogeneo. Anche il Lago Maggiore è diviso in due perché così era il comprensorio. Ecco perché dico che si tratta di una fesseria e non mi si può obbligare a dire il contrario: una zona così concepita va contro l'ordinamento della Provincia.
Allora, come dice il collega Beltrami, se vogliamo coniugare la ragione alle richieste della popolazione, il discorso è semplice; siccome la divisione provinciale sulla base degli ex comprensori è irrazionale sarebbe razionale proporre il discorso su un territorio omogeneo, quello ad esempio, del collegio senatoriale o del Tribunale, che non divide il Lago d'Orta e il Lago Maggiore.
Su questo tema, invito la gente ad esprimersi. Non si può proporre qualcosa di irrazionale e poi rifiutarsi di sentire la gente! Questo è l'assurdo: di fronte ad una cosa irrazionale, si tenta di impedire che la gente si esprima mediante volontà e referendum, per la ragione che, laddove sono stati fatti i referendum, sovente l'espressione non è stata favorevole per una certa parte.
Dichiaro che voterò a favore dell'istituzione della Provincia di Verbania, e voglio motivare il mio voto. L'unico filone conduttore, non dico di ragionamento, ma quanto meno di comportamento, è quello di attenersi alla volontà della gente e non di qualche politico o qualche corporazione che lo fa per interessi personali. Siccome la gente del nord vuole l'istituzione della Provincia, giusti o sbagliati che siano quei confini, voterò a favore della Provincia di Verbania.
Nessuno può chiedere di votare per la volontà popolare, da un certo parallelo in su, mentre, da un certo parallelo in giù - mi rivolgo al collega Beltrami - la volontà popolare non viene più tenuta in considerazione. La volontà popolare, o vale sempre o non vale mal. Se il filo conduttore del comportamento è quello di rispettare la volontà della gente, la si rispetti ovunque. Chiedo, però, che venga rispettata anche la volontà di quei Comuni che intendono stare con il sud. In democrazia non ci sono due pesi e due misure. Sono davvero scandalizzato quando sento sostenere discorsi assolutamente contraddittori, parlando di libertà e di democrazia.
Motivo quindi il mio voto favorevole subordinato a che la volontà popolare, qualunque essa sia, venga rispettata. Il mio voto si limita alla giornata odierna perché, che se nel frattempo, cioè di qui al momento in cui il Governo darà lo schema di decreto legge, intervenissero nuove volontà popolari, in un senso o nell'altro (sia nel senso che un Comune voglia tornare al nord oppure voglia andare al sud), mi esprimerò e chiederò al colleghi di esprimersi, in via definitiva, nel rispetto della volontà popolare. Questa Provincia avrà un senso se sarà voluta dalla gente, e non dai politici.
Un'ultima considerazione: c'è molta confusione. Non mi limiterei a dire: "Vogliamo la Provincia". Come Regione, facciamo gli struzzi, previo poi rivendicare la nostra autonomia. L'autonomia la si prende! Se si demanda la decisione al Governo, non si può poi invocare autonomia. Allora i problemi bisogna metterli sul tappeto coraggiosamente; è sbagliato stare nel generico.
Nella Provincia di Verbania ci sono tre realtà individuate come capoluogo: Verbania, che è indicata nella legge, Domodossola, che domani sera voterà la richiesta di essere individuata come capoluogo, e Omegna.
Lo dico a titolo di provocazione bonaria, caro Beltrami, il problema di Omegna lo avete già risolto: Omegna come capoluogo e tutti i Comuni del Cusio vanno con Omegna. C'è stato un grosso malinteso: per acquisire il consenso del VCO è stata avanzata l'idea della tripolarità con la quale adesso si fanno i conti; si è detto, cioè, che una parte del servizi andavano a Domodossola, una parte ad Omegna e una parte a Verbania. La gente adesso si domanda se questo è vero e io ritengo che non sia un atteggiamento onesto. Alla gente bisogna chiedere il parere su cose chiare sostenere quanto si è sostenuto, significa aver fatto i boicottatori della Provincia di Verbania.
In politica ci vuole coraggio. Gli amici di Verbania conoscono il mio carattere e possono dirmi di tutto tranne di essere un Ipocrita. Ho quindi detto in modo chiaro il mio parere e ho motivato un voto con le subordinate che ho illustrato.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Anna

Devo dire la verità, cioè che adesso cominciate a stufarmi, perché voi dite delle mezze verità, che non sono delle bugie ne delle verità. Non volete prendere delle decisioni per non assumervi le responsabilità, perch se prendete una decisione in favore di uno, scontentate l'altro, e ognuno deve accontentare il collegio in cui è stato eletto. Sono storie che conosciamo. Alcuni hanno capito che i collegi in cui sono stati eletti Consiglieri provinciali verranno frazionati, quindi non saranno più Consiglieri provinciali ed incominciano a fare fuoco e fiamme.
Il vero problema è che ci sono due realtà diverse, due province che hanno problemi diversi. Se per la Provincia di Biella non c'è problema perché allora volete affibbiarle la palla al piede di Verbania e mandarla a spasso così? A Biella non hanno problemi, allora perché volete legare il parere di uno con il parere dell'altro? Perché volete creare i problemi dove non ci sono? Per una volta che i cittadini hanno risolto i problemi da soli, perché volete a tutti i costi creargliene altri? Devo dire, inoltre che conoscevo una realtà diversa a proposito della Provincia di Verbania.
So che nel 1978, quando l'UOPA raccolse le 50 mila firme, sbagliò perch invece di chiedere l'istituzione della Provincia, chiese addirittura di costituire una Regione a sé. A me pareva un po' esagerato, ma l'UOPA fece quella scelta proprio perché Domodossola non voleva diventare Provincia di Verbania. Per evitare quella soluzione, si fece un bei vagone di certificati, li si mandò a Roma, ma probabilmente saranno ancora lì.
Biella, però, non ha questo problema, perché non volete decidervi a scindere la questione?



NERVIANI Enrico, Assessore agli enti locali

Per la verità, l'unica ad aver sollevato l'ipotesi che esistessero problemi anche per Biella, mi pare sia stata lei!



SARTORIS Anna

Sì, ci sono problemi di territorio, ma sono problemi di un altro tipo.
Non ho sollevato il problema in questa sede perché sono bombardata dai problemi di Verbania.
Adesso si tratta di dare un parere, ma, parliamoci chiaramente, diciamo la verità, la volta scorsa mancava la cartina, adesso manca il parere della Regione, la prossima volta mancherà qualcos'altro. Sono cavilli per farci perdere tempo.
Ci sono, ormai, delle realtà chiare. Secondo me il problema sarebbe risolvibile da parte della Regione, tenendo conto che i Sindaci sono intervenuti a Roma con tutto l'armamento possibile ed immaginabile, sono state inviate le cartine geografiche con la segnalazione del territorio, il territorio è stato delimitato per conto di Verbania e della neocostituenda Provincia di Verbania. Allora, bisognerebbe dire: "La Provincia di Biella non ha problemi perché non si è opposta. Per la neoprovincia di Verbania.
Il territorio è quello, gli atti depositati sono quelli. R parere della Regione non è vincolante".



NERVIANI Enrico, Assessore agli enti locali

Quali quelli?



SARTORIS Anna

Quelli che sono depositati a Roma; hanno portato perfino le cartine quindi vuoi dire che a Roma sanno tutto, hanno l'elenco dei Comuni che fanno parte della nuova Provincia. Penalizzando Biella si finisce col fare un unico calderone. Oltre tutto, è difficile per noi, che sicuramente siamo su posizioni politiche diverse, dire: "Mi sta bene Verbania" o ''Non mista bene Verbania", tenendo presente che non ne uscirebbe una voce univoca perché alcuni dicono una cosa, altri dicono esattamente il contrario addirittura, ci sono problemi di maggioranza, perché alcuni hanno preso delle posizioni che non sono in linea con la decisione della Giunta.
Il Consiglio dovrebbe diversificare il problema, senza dire che a noi Verbania non sta bene, ma ponendo una clausola nella quale si dica che, a livello di decisione di territori, nel secondo parere che dovremo dare, se alcuni Comuni vorranno andarsene da un'altra parte, se ne potranno andare non li si obbligherà certo a stare nella Provincia. Se, però, non procediamo, finiremo per non avere, ne bella ne brutta, la Provincia di Verbania e, soprattutto, non avremo neanche quella di Biella che non ha problemi.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Come unico Consigliere verbanese in questo Consiglio, mi sento un po' imputato.Stiamo attenti e soprattutto stiamo tranquilli, perché tutti questi dibattiti hanno il senso del "deja vu"; a questo punto ci siamo già arrivati diverse altre volte e in altre sedi. Dico di stare estremamente attenti soprattutto al colleghi che vogliono veramente la Provincia di Verbania, perché immediatamente scattano le trappole. Il collega Panella che è intervenuto precedentemente, ha parlato molto chiaramente, ma con lingua biforcuta, perché parlare di referendum a questo punto dell'iter significa bloccare la Provincia di Verbania, non si sa per quanto tempo pensate al tempo necessario per stabilire come dovrebbe essere fatto il referendum, chi vota e chi non vota, se votano i novaresi, se votano gli aronesi, se vota solo l'Alto Novarese o se vota solo la striscia di confine.
Questa mattina l'Assessore ha dato una propria linea, che può essere in parte non condivisibile, per quanto attiene al particolare della striscia di confine, ma per il resto è, da parte mia, totalmente condivisibile. E' poi stato presentato un ordine del giorno a firma dei colleghi dell'Alto Novarese, firmato anche da me, nel quale credo e penso che sarebbe migliorativo un rafforzamento dell'opinione della Giunta con un chiarimento per quanto riguarda i confini. Questa non vuoi essere una dichiarazione di voto; se, però, ipoteticamente si andasse alla votazione, voterò per entrambi gli ordini del giorno, sostenendo che uno è il bene e l'altro è il meglio. Siccome il meglio sovente non è possibile ottenerlo, per lo meno resti il bene, altrimenti ci sarà il rischio - come diceva la collega Sartoris - che tutto venga rinviato in più o meno plumbee commissioni e non ci disincagliamo più.
Sento di dover rappresentare, non tanto la gente che mi ha eletto quanto quelli delle mie parti, che a grandissima maggioranza, senza bisogno di un referendum, sono favorevoli alla Provincia dell'Alto Novarese per logica, per i motivi detti dai colleghi Beltrami e Buzio. Allora, andiamo avanti subito, perché se ci stacchiamo dal treno di Biella, noi dell'Alto Novarese che eravamo già l'ultimo vagone delle sette città, non riusciremo più ad avere questa Provincia.
Concludo con una proposta operativa. La Giunta presenti un brevissimo ordine del giorno contenente le cose dette dall'Assessore Nerviani questa mattina, sulle quali penso si possa ritrovare la maggioranza assoluta del Consiglio regionale, se non l'unanimità, e lo si spedisca a Roma. Venga messo, poi, in votazione il nostro ordine del giorno, che secondo me è migliorativo e non contraddittorio. Il problema è su una piccola striscia di confine, importante specialmente per Omegna. E qui devo dare, come verbanese, un contributo agli amici di Omegna. So che vogliono la Provincia, ma so anche che si trovano in difficoltà, non per colpa loro, ma perché questo più o meno mischiato fenomeno della dissociazione di alcuni Comuni ha, man mano, portato a nord il confine dell'istituenda Provincia e quindi, si trovano loro sulla striscia di confine. E' troppo grosso il rischio che, cadendo Omegna, si creino dei grossi problemi a livello della realtà tripolare. Se veramente si crede nella Provincia di Verbania, la Giunta porti avanti il proprio documento; da parte mia verrà sicuramente votato.
C'è, inoltre, la nostra proposta che è semplicemente un miglioramento un segno di buona volontà verso quel Comuni della striscia di confine del Cusio, alcuni del quali sono sicuramente recuperabili alla Provincia di Verbania (ma questo non è un problema così grave) con un po' di calma, con un po' di ragionamento, soprattutto con l'attuazione di alcuni progetti che tutti dicevamo di volere, ma che in questo momento abbiamo dimenticato. Mi riferisco alla circonvallazione di Omegna: è chiaro che se si fa la circonvallazione, sarà semplicissimo arrivare a Verbania, sarà molto più breve che non andare a Novara.
Per rispondere alla collega Sartoris, dico che nell'Alto Novarese ci sono, sì, delle realtà differenziate, ma sul concetto dell'autonomia siamo tutti d'accordo. Come verbanese, ritengo che, al di là della denominazione che non è poi così importante, probabilmente non sarà neanche Verbania la capitale, perché il centro logico dell'Alto Novarese è Gravellona Toce dove arriva l'autostrada, dove passano due ferrovie. Gravellona è il baricentro di un'area, per cui, se tra dieci anni ci saranno tempo e soldi per costruire gli uffici, è lì che dovranno essere costruiti e non a Verbania.
Questo, comunque, è un problema che nascerà il giorno dopo la costituzione della Provincia: finché la Provincia non c'è, è inutile parlarne. Prima costituiamo la Provincia, poi, una volta che ci sarà data l'autonomia all'interno di questa, ci metteremo sicuramente d'accordo. Nessuno vuole fare la guerra a Domodossola, per carità, a Verbania la fanno già con la squadra di calcio (purtroppo vince sempre il Domodossola!).
Sollecito dunque la Giunta a presentare un ordine del giorno che dica chiaramente che il Consiglio regionale si esprime a favore delle Province di Biella e di Verbania. Dopodiché, potrà essere messo in votazione il nostro ordine del giorno che, anche se non sarà approvato, sarà sicuramente un segno di buona volonecessità; potrebbe essere approvato anche in seconda istanza, come un "desiderata" della Regione di risistemare con una certa logica i confini sud della nuova Provincia.
Comunque, non rinviamo la discussione in Commissione, non rifacciamo un altro referendum; in altre parole, non perdiamo del tempo. E' vero che oggi Verbania può essere la palla al piede di Biella, però è altrettanto vero che quando due delegazioni tirano nella stessa direzione, tirano più forte.
Queste sono le cose che penso. Sappiamo tutti che, se ci saranno due Province, i Consiglieri regionali non si sa bene come verranno eletti la prossima volta, ma non importa. Non dobbiamo assolutamente anteporre il nostro interesse privato e personale ad una realtà storica, com'è l'autonomia dell'Alto Novarese. Insomma, se non fosse scoppiata la seconda guerra mondiale, questa Provincia ci sarebbe già stata dal 1942. Quindi istituiamola adesso, perché ne abbiamo veramente bisogno. Qualcuno di voi ha ironizzato quando, la settimana scorsa, ho detto di voler parlare perch impiego due ore e 45 minuti ad arrivare a Verbania. E' una realtà. Non è logicamente concepibile non pretendere una determinata autonomia e ovviamente, tutta una serie di servizi; ce n'è obiettivamente bisogno. In questo senso, spero che la Giunta voglia procedere.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Panella per fatto personale. Ne ha facoltà.



ZACCHERA Marco

Perché ho detto "lingua biforcuta"?



PANELLA Luciano

Non voglio difendere la mia persona, per carità, ma voglio difendere la verità. Da due anni, a mezzo stampa o come segretario provinciale del mio Partito, sostengo l'opportunità del referendum. Questo risulterà senz'altro al collega Zacchera; altri, poi, ne sono diventati i fautori, ma riconosco la necessità del referendum da due anni, quindi non mi sono trovato all'ultimo momento a sostenere questo. A dimostrazione della mia completa buona fede sull'argomento, sono d'accordo con quello che il Consigliere Zacchera ha sostenuto, cioè che non dare un parere oggi o rimandare l'argomento in Commissione è un modo per impedire l'attuazione della nuova Provincia.
Quindi, sono d'accordo di votare oggi un parere; è qui che si dimostrano certi tipi di volontà o di ostruzionismo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il dibattito e la comunicazione dell'Assessore, pregevoli entrambi, suscitano in un osservatore un po' periferico, anche se rappresenta la collettività regionale nel suo complesso, qualche perplessità. Sembra che abbia ragione l'Assessore Panella quando chiede di scegliere la chiave di lettura di questi problemi, quindi anche il percorso decisionale che dobbiamo affrontare. Ci sembra che le ragioni di carattere programmatorio, che dovrebbero essere la chiave di lettura della Regione, cioè l'individuare un'area organica, omogenea e funzionale, siano un percorso non percorribile, perché si baserebbero su ipotesi formulate in sede di impostazione delle aree programma non sufficientemente approfondite, non sufficientemente verificate. Sembra quasi di dover tornare alla seconda parte dell'Ottocento! Faccio presente al collega Panella che omaggerò l'on. Craxi della fotocopia di una cambiale, sottoscritta da un cittadino di Borgosesia, con cui i valsesiani di Domodossola hanno pagato le spese per il trasporto dei Mille. Questa Repubblica era quindi, destinata a nascere fondata sulle cambiali! Ritengo che le argomentazioni dell'Assessore Panella debbano essere condivise, nel senso che, se sarà possibile costruire qualcosa, innescando anche degli elementi di programmazione, di razionalità, sarà nostro dovere farlo. Qualora, però, si dovesse avvertire uno scontro tra pressioni più o meno confessabili (come abbiamo sentito in quest'aula) ed il pensiero della gente, i liberali ritengono che la Regione debba stare dalla parte della gente. Quindi, riteniamo opportuna una soluzione che non trasferisca troppo in là nel tempo la nostra decisione, ma che faccia emergere la volontà dei cittadini come l'elemento decisivo.
Prendo atto che questa è una sconfitta, perché la Regione dovrebbe dare le proprie valutazioni sulla materia attraverso quella che è la sua chiave di lettura, la sua ragion d'essere, cioè la programmazione.
Posto, però, che questa vicenda nasce inquinata, come mi sembra di capire da tante questioni non definibili in tempi accettabili, ritengo che in questo gioco strano che si è avviato tra partiti e gruppi di pressione (tre città che vogliono diventare capoluoghi per cui ci sarà anche un "boia a chi molla", forse abbiamo anche i soggetti fisici adatti), sia comunque opportuno assumere l'impegno che nessun Comune stia da una parte o dall'altra per decisione del Governo o di qualche notabile, ma perché lo decide la gente. Questa è la certezza che dobbiamo dare ai cittadini.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore agli enti locali

Ciascuno di noi crede di possedere la verità. Com'è doveroso, non posso che riconoscere larghi margini di buona fede, quindi di possesso di verità a tutti ed a me stesso. Il "quid est veritas" è davvero d'obbligo e questa incertezza, unita al fatto che appartengo fortunatamente, ma, nel caso specifico disgraziatamente, all'area che è centro del dibattito di oggi, mi fa essere particolarmente prudente, quanto determinato. Prudente, certo come credo di essere stato nella lettura della storia della vicenda e nel tentativo di giungere alle soluzioni prime, che purtroppo sono soluzioni transitorie, in attesa del decreto che il Governo deve emanare ed inviare non solo alla Regione, ma anche alla Commissione parlamentare per gli Affari Costituzionali.
Al Consigliere Zacchera vorrei dire che, se non ci fosse stato il Ventennio, la Provincia di Novara non avrebbe questi problemi, perch sarebbe la Provincia di Novara, Vercelli. Biella e Verbania; sarebbe ancora una grande provincia.
Prendo inoltre la parola perché mi sembra che cortesia imponga qualche brevissima replica agli intervenuti, ma in particolare perché voglio cancellare in premessa un equivoco che non vorrei permanesse fra di noi.
L'equivoco è che l'atto che stiamo formulando, o che abbiamo formulato, sia fondato sul presupposto della casualità o della irrazionalità. Se è vero come ho detto io e come hanno detto molti, che la prima motivazione della nostra decisione è il consenso e la volontà popolare, è altrettanto vero che mi rifiuto di accettare un'idea contraddittoria rispetto alle realtà socio-economiche. E ribadisco, perché non rimangano nelle orecchie suoni non perfettamente intonati, che l'omogeneità invocata non dovrebbe prescindere da punti centrali del Cusio, Cozzano e S. Maurizio d'Opaglio come in effetti invece prescinde, sia con la soluzione della deliberazione del 1988 sia con la soluzione della deliberazione del 1990.
Vorrei ricordare che i Comuni menzionati, forse fatto salvo Pettenasco al di là delle griglie amministrative successivamente costruite, hanno poli di attrazione diversi da Omegna. Dico questo, non per contestare, ma perch non rimanga l'impressione che, siccome qualcuno si muove, noi, malgrado la ragione ci spinga in maniera contraria, accettiamo le mosse di quel "qualcuno".
Il Comune di S. Maurizio d'Opaglio è da tutti accettato come appartenente all'area, compresa la proposta di legge Biazzi del 1988 (è poi rientrato nell'area programma del 1989, ed è stato liberato con le correzioni dell'area programma del 1990).
Il Comune di Pella, che credo non sia sprovveduto ne incapace, nel motivare la propria adesione alla provincia del sud, mai sollecitato da chicchessia, ribadisce la propria gravitazione sul Borgomanerese (che poi è il Novarese) "per abitudini, tradizioni, rapporti scolastici, commerciali e industriali", e ha sempre espresso parere contrario all'inclusione nel Verbano Cusio Ossola. Non è che scrivano sciocchezze; personalmente, per le indagini che ho a disposizione, confermo questa affermazione.
Un po' più tenera e un po' più storica è invece la motivazione di Orta che richiama le sue radici di connessione con Novara, che risalgono a qualche centinaia di anni. Nell'obiezione di qualcuno è apparso chiaro come, con una decisione di questo genere, si comprometteva anche quella sulla futura area metropolitana; come a dire che è sufficiente che qualche Comune si muova perché la Regione lo escluderà dall'area metropolitana.
Credo che le cose abbiano dimensioni e rilevanze del tutto differenti e debbano essere guardate diversamente; ci deve essere coincidenza di volontà, di sostanza economica e produttiva e di rapporti con il capoluogo.
Sono molto dispiaciuto del fatto che le aree programma siano state modificate in ritardo, me ne assumo la responsabilità, così come devono assumersene la responsabilità tutti coloro che erano presenti nella precedente legislatura.
Voglio ancora ricordare che il nostro non è mai stato un atto leggero ma è stato sviluppato attraverso consultazioni consiliari organiche, serie avvenute con tutti i Consiglieri che volessero parteciparvi. Aggiungo che nel telegrammi che mi sono pervenuti, i sindacati si riferiscono al Verbano Cusio Ossola, ma non hanno mai fatto un riferimento all'esclusione dei piccoli cinque Comuni del Lago d'Orta.
Siamo così avanti nelle aspettative della gente del nord che nuove riflessioni sarebbero difficili. A titolo personale, per non lasciare dubbi tra le cose che si dicono in Consiglio e le cose che si dicono tra amici intendo dire al Consigliere Zacchera e a tutti coloro che hanno delle resistenze nei confronti dei referendum, che non ne ho sollecitato alcuno e che, anche all'interno del mio Partito, ho detto di usare molta prudenza nelle raccomandazioni in questo senso, perché non ci sono soggetti tutori e soggetti tutelati. Se fossi il Sindaco di un Comune, a fronte di una richiesta motivata, da parte di alcuni cittadini, avrei serie perplessità a cancellare il dovere di ascoltare la popolazione su un fatto che determinerà svolte storielle per la comunità: i Sindaci hanno la responsabilità di fare una scelta o un'altra, ma io, Sindaco, non esiterei un secondo sul fatto che il mio dovere è quello di sentire la gente, su avvenimenti di questo tipo. A ciascuno, quindi, le proprie responsabilità.
Alla collega Sartoris vorrei dire che, nella proposta di ordine del giorno, ho provveduto a tener conto della sua raccomandazione di scindere il trattamento di Biella da quello di Verbania. Se si rispetterà la costruzione dell'ordine del giorno, da parte di alcuni si potrà eccepire purché l'eccezione stia dentro una valutazione complessiva positiva in ordine alle istituende Province. Quindi, l'obiettivo generale è la conferma; l'obiettivo della Giunta è la conferma in pieno (su questo siamo determinati); l'obiettivo ulteriore è quello di dimostrare le differenze che ci sono state, che peraltro il Governo rileverà dal dibattito che si è svolto in questa sede. Questa mattina, nella relazione non ho accentuato i toni che si riferiscono alla polemica in atto a Novara; di questi, meno si sa, meglio è per la prospettiva di costruzione della nuova Provincia.
Dunque, non ne voglio parlare; se si tradurranno in fatti istituzionali fintanto che ricoprirò questo incarico, riferirò puntualmente e onestamente al Consiglio.
Il dibattito è stato molto franco e molto positivo. Qualche amarezza però, ce l'ho. Non mi è mal capitato, in tanto tempo di vita consiliare, di eccepire sulle posizioni della Giunta, ma evidentemente le mie storie sono diverse da quelle degli altri; sono quindi amarezze personali.
La Giunta può presentare un ordine del giorno; se ritenete opportuno posso leggerlo: "Il Consiglio regionale del Piemonte sentita la relazione dell'Assessore agli enti, locali, a nome della Giunta regionale, in merito alla richiesta di parere avanzata dal Governo in ordine all'istituzione delle Province di Biella e di Verbania conferma la sua volontà favorevole all'istituzione delle summenzionate Province e approva la definizione dei confini cosi come contenuta nella comunicazione odierna della Giunta regionale: per la istituenda Provincia di Biella per la istituenda Provincia di Verbania".
Sono due capoversi finali su cui le eccezioni si possono articolare. E' evidente che anche per le cose che ci siamo detti in termini informali, mi auguro, per le Province, che l'ordine del giorno sia approvato nella sua complessità. Una diversa approvazione mi metterebbe seriamente in imbarazzo e potrebbe rendere davvero più faticoso il cammino per la richiesta autonomia di una delle province interessate.
Ribadisco, infine, perché rimanga chiaro il mio pensiero, che se intervenissero fatti di consistente rilevanza, che io non solleciterò, è evidente che il ritorno in questa sede sarà obbligato. Dico questo ancora una volta, per chiarezza ed onestà.



PRESIDENTE

Comunico al Consiglio che fino a questo momento la Presidenza ha ricevuto due ordini del giorno, più il documento testé letto dall'Assessore Nerviani.
I documenti sono nell'ordine: ordine del giorno n. 56 firmato dal Consiglieri Beltrami, Buzio e Zacchera: ordine del giorno n. 57 firmato dal Consiglieri Rabellino, Farassino e Vaglio ordine del giorno n. 3 il cui testo è stato letto dall'Assessore Nerviani, in conclusione della sua replica.
Successivamente, porremo in votazione l'ordine del giorno n. 55 presentato dal Consiglieri Beltrami, Buzio e Zacchera inerente la zona franca.
Ci sono delle dichiarazioni di voto sul tre documenti? Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Monticelli. Ne ha facoltà.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la discussione di oggi è stata fatta per dire delle verità. Non so se dirò delle verità assolute, che sono sempre complicate e difficili da definire, però vorrei andare al cuore del problema, anche per motivare l'atteggiamento di voto del Gruppo comunista sui tre documenti presentati.
Il cuore del problema mi pare si possa definire, in forma sintetica nel modo seguente: il Consiglio ha una responsabilità politica ed istituzionale di una certa importanza per l'istituzione di due nuove Province in Piemonte. Questa, a mio giudizio e a giudizio del Gruppo che rappresento, è la prima questione, anche in ordine di priorità, non tanto e non soltanto per ragioni storiche, ma anche per una questione più attuale attinente al nuovo disegno istituzionale che si delinea con la legge n. 142 che viene a definire, anche se la legge n. 142 mantiene un margine di ambiguità e di limiti, il nuovo Ente Provincia come ente intermedio fra la Regione e i Comuni. Viene a definire i primi elementi di potestà delle Regioni in ordine all'ordinamento delle autonomie locali. Viene a definire una flessibilità nell'organizzazione istituzionale a livello sovracomunale nella dimensione, nell'ordine delle competenze. Questo è un fatto che ha un valore estremamente Importante anche per il futuro e recupera elementi della discussione che storicamente si è svolta in Consiglio, anche attorno alle due nuove Province. Si pensi all'esperienza dei comprensori che, in fondo, è stata un'anticipazione, forse allora fuori tempo, di quello che la legge n. 142 fa prefigurare per il futuro, anche se non vicinissimo ed immediato.
Per questa motivazione, attribuiamo un'importanza fondamentale al fatto che il Consiglio si pronunci chiaramente affinché le due nuove Province si facciano.
Mi pronuncio, a nome del Gruppo, sull'ordine del giorno presentato dai colleghi della Lega Nord, che probabilmente è nato anche da difficoltà emerse dal dibattito, ma che, se venisse approvato, porterebbe ad un risultato pericoloso, cioè quello di dire: "Visto che su Novara e Verbania si litiga, mentre su Biella non si litiga, sollecitiamo la nuova Provincia di Biella e lasciamo perdere, per ora, quella del Verbano Cusio Ossola".
Questa impostazione sembra pericolosa, non valida per raggiungere l'obiettivo dell'istituzione delle due nuove Province. Per questa ragione il nostro Gruppo voterà contro, perché ritiene che quell'ordine del giorno non accolga la questione di fondo.
Il secondo problema è relativo ai confini. Dalla discussione è emersa io l'ho vissuta direttamente solo nella parte finale, quella relativa alla modifica delle aree programma effettuata con deliberazione del Consiglio regionale nei primi mesi di quest'anno - una certa differenza fra lo stato dell'arte che riguarda la nuova Provincia di Biella e lo stato dell'arte che riguarda la nuova Provincia del Verbano Cusio Ossola. Nella Provincia di Biella, pur con configurazioni territoriali che si sono modificate nel tempo (una era la conformazione del comprensorio; diversa, in parte, era la conformazione della prima area programma ed ulteriormente diversa è stata l'ultima definizione territoriale in sede di modifica delle aree programma), pur con i pareri di una serie di enti locali, in momenti successivi, si è giunti ad un'opinione consolidata, in qualche modo sedimentata, che ha visto una coincidenza fra le volontà delle popolazioni espresse dal Consigli comunali ed i criteri relativi alle funzioni della Provincia, alla conformazione concreta del territorio, alla definizione dei confini. Opinione che sembra fondata e ragionevolmente condivisibile anche da chi, come il sottoscritto, non vive in quei territori e non è a diretta conoscenza della storia, delle questioni, dei fatti avvenuti o non avvenuti in quelle zone. Il Gruppo comunista esprime quindi un parere favorevole riguardo i confini dell'istituenda Provincia di Biella, così come configurati nella proposta di ordine del giorno che richiama il momento di modifica dell'area programma e che è stato votato quest'anno con deliberazione consiliare.
Per quel che riguarda. Invece, i confini dell'istituenda Provincia del Verbano Cusio Ossola, la discussione che si è svolta in questo Consiglio ma anche la discussione che si è svolta all'interno del Gruppo comunista ha evidenziato opinioni diverse. Vorrei dire alcune parole, senza rubare troppo tempo, sulla base della mia breve esperienza in proposito. Sulla vicenda di Biella e sulla vicenda del Verbano Cusio Ossola abbiamo trovato iter formalmente analoghi; entrambe le Ipotesi sono nate dalla previsione iniziale dei confini comprensoriali ed entrambe le ipotesi hanno avuto nel tempo modificazioni ed aggiustamenti fra i confini comprensoriali, le proposte di legge regionali al Parlamento nazionale, la prima definizione delle aree programma e la seconda definizione delle aree programma. In entrambi i casi ci sono i pronunciamenti dei Consigli comunali, per cui se guardassimo solo il fatto che i Comuni si sono pronunciati, dovremmo dire che va bene l'ultima definizione dell'area programma per Biella e che va bene l'ultima definizione dell'area programma per il Verbano Cusio Ossola che, in sostanza, è la proposta della Giunta.
Si pone, però, un interrogativo. Mentre per il Biellese nessuno contesta il fatto che la volontà espressa dai Comuni venga a coincidere in ultima istanza con i criteri di razionalità oggettiva, anzi, questo da più consistenza alla proposta dei confini per Biella, per quello che riguarda i confini del Verbano Cusio Ossola c'è un'opinione diversa.
E' stato detto che la volontà dei Comuni esprime anche una realtà oggettiva - è la tesi ricordata poco fa dall'Assessore Nerviani - qualcun altro ha detto che ci sono anche altri criteri che possono entrare in campo, ed anche questo ha una certa validità. Visto che la nuova Provincia deve interessarsi di ambiente e visto che la nuova Provincia deve interessarsi di pianificazione territoriale, occorre tenere presente il discorso dei Comuni che si affacciano sul Lago d'Orta, perché, dal punto di vista delle politiche ambientali e della pianificazione territoriale, ha una certa consistenza il ragionamento secondo cui quei Comuni dovrebbero fare parte della stessa istituzione che si occupa di quei problemi, anche se è vero (e alcune voci del mio Gruppo lo confermano) che, dal punto di vista socio-economico, alcuni Comuni del Lago d'Orta gravitano più su Novara che su Omegna o sul resto dell'ipotetica nuova Provincia. Quindi, la questione ha aspetti controversi.
In rapporto a questa difficoltà, il Gruppo comunista si atteggerà in modo libero: ogni Consigliere esprimerà il proprio voto sulla base della valutazione personale che avrà fatto nel corso della discussione.
In sostanza, il Gruppo comunista voterà contro l'ordine del giorno proposto dalla Lega Nord Piemont, per le ragioni che ho ricordato: voterà a favore dell'ordine del giorno proposto dalla Giunta, fino al punto che comprende Biella: darà Invece libertà di voto ai singoli Consiglieri del Gruppo, per quel che riguarda il punto del Verbano Cusio Ossola indicato nell'ordine del giorno della Giunta. Evidentemente, libertà di voto anche rispetto all'ordine del giorno proposto dai colleghi Buzio, Beltrami e Zacchera, che specificamente riguarda la questione di Verbania.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera per dichiarazione di voto.



ZACCHERA Marco

Ricalco quanto ha detto il collega, quindi è inutile perdere altro tempo. Votiamo contro l'ordine del giorno della Lega Nord perch sgancerebbe i vagoni in un momento in cui è opportuno, per le due Province che i vagoni restino attaccati. Accettiamo l'ordine del giorno della Giunta e ci asteniamo sul punto che riguarda i confini dell'istituenda Provincia di Verbania. Non so cosa farà il collega; personalmente voterò il terzo ordine del giorno a mia firma, con una integrazione che, nel frattempo, ho scritto e che la Presidente, tra qualche istante, leggera. Si tratta di una lieve differenza nella prima riga, in modo da non rendere incompatibile questo ordine del giorno con l'altro. Ripeto, l'ordine del giorno da me sottoposto va ad integrare quello della Giunta, quindi non è in contrasto totale con esso.



PRESIDENTE

L'aggiunta è la seguente: "Riconferma il parere favorevole della Regione Piemonte alla costituzione delle due nuove Province di Biella e Verbania, precisando che il territorio della provincia di Biella deve corrispondere alla proposta di legge approvata dal Consiglio regionale 2811/1988".
Ha ora facoltà di intervenire il Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Non ho potuto partecipare alla riunione del mio Gruppo, non ho partecipato, quindi, alla formulazione delle posizioni; sono però uno dei Consiglieri che non voterà appieno l'ordine del giorno della Giunta.
Intendo quindi fare la dichiarazione di voto e motivare il mio atteggiamento, che non deriva soltanto dalla genericità e approssimazione con cui è formulato l'ordine del giorno della Giunta.
Mi sembra che l'ordine del giorno presentato dal Consiglieri Buzio Beltrami e Zacchera abbia una predisposizione istruttoria che pone con chiarezza i problemi e mi sembrerebbe giusto che un Consiglio regionale si esprimesse con ordini del giorno chiari nella loro formulazione.
Ma, al di là di questo aspetto formale, non voto l'ordine del giorno presentato dalla Giunta per le divergenze della mia posizione rispetto al problema che riguarda il comprensorio di Verbania. Per quanto riguarda la Provincia di Biella, la delimitazione, salvo margini limitati, coincide con quella definita dai comprensori, quindi rimane l'unica definizione che ha un fondamento ed una radice socio-economica, non essendo intervenute altre ricerche fondate per modificare quelle valutazioni.
Quindi, per la Provincia di Biella, mi trovo d'accordo con la Giunta.
Non sono invece d'accordo sulla proposta che viene fatta per Verbania perché vengono intaccati i presupposti della politica socio-economica di quell'area. Considero che, quando si fanno delle modifiche istituzionali che introducono delle delimitazioni istituzionali, occorre farle guardando soprattutto agli obiettivi futuri che si vogliono raggiungere. Certo, le tradizioni, i rapporti esistenti hanno fondamento, ma le politiche di sviluppo, in particolare quelle socio-economiche, devono guardare al futuro. Uno sviluppo soprattutto sul plano qualitativo, più ancora che quantitativo, si realizza nella misura in cui si modificano gli stati di fatto e, nella modifica degli stati di fatto, ci sono anche nuove delimitazioni territoriali che possono rendere più coerente la vita di una comunità ed il suo rapporto con il territorio e con la sua struttura economica.
Sotto questo profilo, il caso del Verbano ha alle spalle una motivata ricerca socio-economica convalidata nel tempo che induce a individuare come area provinciale, l'area più larga che è stata vista nel passato senza restringerla. Quando si discusse sulla costituzione del comprensorio di Verbania, venne fortemente dibattuta l'appartenenza, o meno, di Arona al comprensorio di Verbania e molte ragioni indurrebbero a pensare che Arona debba far parte della Provincia di Verbania, la quale dovrebbe essere provincia per la struttura socio-economica, ma anche per le ragioni ambientali che richiamava prima il collega Monticelli.
E' una provincia che integra interi laghi. Fino ad oggi nell'esperienza italiana, i problemi ambientali, che stanno assumendo un valore fondamentale per la vita di qualsiasi comunità e per la vita dell'intera comunità mondiale, non sono mal intervenuti come fattore che induce a delimitazioni territoriali ed ambientali. Purtroppo, le delimitazioni nel passato sono state tutte amministrative ed istituzionali.
Questo è un caso in cui l'attenzione ad una delimitazione ambientale si sottolinea ed emerge con grande evidenza, ed è proprio la dimensione del laghi. Sarebbe giusto che il Lago d'Orta facesse parte di un'unica provincia, tenuto conto anche delle competenze che le province avranno sulla base della legge n. 142, dove proprio la navigazione interna e i problemi dell'acqua sono questioni importanti. Penso che il Lago Maggiore dovrebbe limitare al massimo le divisioni in province, attenendosi alle delimitazioni regionali: dovrebbero essere le due Province di Varese e del Verbano che amministrano l'entità lacuale, che è una delle più grandi entità paesistiche lacuali del nostro paese.
Per tutte queste ragioni, non potendo arrivare a pensare, visto che non è terreno di dibattito (è stato escluso da tutti) che l'intero lago, o la parte piemontese, faccia parte della Provincia di Verbania, mi attesto alla delimitazione presente nella legge proposta al Parlamento per l'istituzione della provincia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



PRESIDENTE

RABELLINO



PRESIDENTE

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'ordine del giorno presentato dal nostro Gruppo è indubbiamente provocatorio, proprio perché oggi abbiamo assistito ad una farsa; abbiamo assistito ad un dibattito durato ben sette ore, dal quale non è emerso nulla di pratico. Siamo ancora qui a discutere se cinque Comuni faranno parte della Provincia di Verbania o se finiranno sotto Novara e questa grossa incognita la porteremo a casa.
Siamo al punto di partenza: capiamo perfettamente che il dividere le due province rischierebbe di creare un grosso handicap proprio per l'istituzione della Provincia di Verbania, quindi invitiamo le forze politiche, i rappresentanti politici della Provincia di Novara, a trovare un accordo su come dovranno essere gestiti i cinque Comuni. Dietro questa spartizione di Comuni non ci sono significati molto profondi, ma solo interessi elettorali, per cui l'invito è quello di mettersi d'accordo e soprattutto di valutare l'interesse della zona.
Questo discorso mi permette di agganciarmi all'ordine del giorno presentato dai colleghi del Novarese, Beltrami, Buzio e Zacchera. La Lega Nord voterà a favore di quell'ordine del giorno ritenendo che non si possa dividere una zona senza una motivazione valida. Dal dibattito non sono emerse motivazioni valide per l'ordine del giorno, soprattutto se lo confrontiamo con quello che riguarda la zona franca. Sono convinto che, se proponiamo la zona franca, non solo la popolazione dei cinque Comuni rivedrà la propria decisione relativa alla provincia nella quale andare, ma anche i Comuni fino alla periferia di Novara, se non Novara compresa saranno interessati a far parte della Provincia di Verbania. Il discorso della zona franca lo apriremo in seguito, visto che abbiamo presentato al Consiglio regionale delle proposte di legge sulla defìscalizzazione delle zone montane, in particolare delle zone con problemi economici e sociali.
Pertanto, voteremo a favore di questo ordine del giorno.
L'ordine del giorno della maggioranza potremmo anche votarlo, anche se praticamente non dice nulla di nuovo, non chiarisce quali sono i confini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Squillario.



SQUILLARIO Luigi

Chiedo la parola per una precisazione. Comprendo e condivido lo sforzo della Giunta e dell'Intero Consiglio di tenere unite le due proposte per le Province, perché risponde ad un'azione istituzionale e di programmazione del territorio. Prendo atto che, per quanto riguarda la Provincia di Biella, riguardo il territorio, il giudizio è unanime.
Nell'ordine del giorno dei colleghi Zacchera e Beltrami vengono ancora richiamati i confini della Provincia di Biella, ma ritengo che questo non sia necessario perché i confini sono quelli stabiliti nella proposta della Giunta. Se proprio vogliamo fare questo riferimento, varrebbe la pena di dire che i confini della Provincia di Biella sono quelli previsti nell'ordine del giorno della Giunta.
Sull'ordine del giorno dei Consiglieri Beltrami e Zacchera esprimo un voto di astensione, proprio perché non ho la piena conoscenza del problema e chiedo se è possibile fare chiarezza eliminando il riferimento ai confini di Biella, che sono già stabiliti nell'ordine del giorno della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Anna

Apprezzo il fatto di aver diversificato l'ordine del giorno; infatti voterò a favore dell'ordine del giorno della maggioranza.
Per quanto riguarda il primo ordine del giorno, che ripercorre le tematiche dell'ordine del giorno presentato dalla maggioranza, voterò a favore solo fino al punto in cui si dice: "riconferma il parere favorevole della Regione Piemonte alla costituzione delle due nuove Province di Biella e Verbania;". Ritengo non opportuno entrare nel merito del territorio, per quanto riguarda Verbania e Biella, perché potrebbero esserci delle defaillance o degli accorpamenti, quindi non poniamo limiti alla provvidenza. Toglierei inoltre l'ultima parte, perché è una conferma di quello che viene detto nell'ordine del giorno della maggioranza. Mi preme sottolineare l'importanza del parere positivo della Regione Piemonte ad evitare rallentamenti dell'iter burocratico.
Per quanto riguarda il secondo ordine del giorno, ritengo che aria fritta se ne sia già fatta tanta oggi, quindi non mi sembra il caso di metterla anche nell'ordine del giorno. Il Governo sollecita l'iter burocratico, ma mi pare che sia stato già troppo sollecito nel momento in cui ha firmato il decreto per Rimini e non l'ha firmato per altri; si diceva che esistono i fax, quindi la cartina poteva essere benissimo trasmessa tramite fax, ma non è avvenuto.
L'Assessore ha detto che non sollecita il problema del tre Comuni della Provincia di Novara: ma questo è il segreto di Pulcinella, perché la notizia è emersa in un Convegno dove era presente l'on. Astore, quindi penso che Roma sia informata sul problema. Non parliamone, facciamo finta che non esista, speriamo però che questa non sia un'ulteriore scusa per fare in maniera che i confini diventino una storia infinita. Chiediamo di togliere l'ultima parte del primo ordine del giorno, proprio per non complicare la vita e per non rallentare l'iter burocratico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Intervengo per ribadire l'atteggiamento che ha espresso il Capogruppo Monticelli! e per proporre una modifica all'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Buzio, Beltrami e Zacchera, laddove si dice: "precisando che il territorio della Provincia di Biella deve coincidere". La proposta è di semplificare, dicendo: "deve coincidere con la proposta della Giunta regionale", quindi sono i confini che sono stati definiti con l'area programma approvata nel 1990.
Il Consigliere Rabellino ha argomentato l'ordine del giorno della Lega Nord, secondo me, in modo non accettabile. E' ingiusto, da parte dei Consiglieri, dare sempre un giudizio negativo sul dibattito che si svolge.
Quello di oggi non è stato un dibattito-farsa, forse abbiamo discusso per troppe ore, è vero, ma su un argomento che certamente condizionerà il ruolo futuro di intere comunità. Non è indifferente il fatto che il Verbano Cusio Ossola abbia la provincia, quindi il decentramento rispetto a Novara; non è indifferente se l'avrà Biella.
Intervengo soprattutto per sottolineare la contrarietà a giudizi espressi da interessi elettorali da parte di Consiglieri che sostengono alcune posizioni, in specifico, appunto, le proposte di decentramento e di nuove province. Credo che, dal punto di vista della maturità e del disinteresse, per quanto riguarda il significato elettorale, il nostro Gruppo abbia dato una seria dimostrazione. Come Consigliere eletto dalla comunità biellese, sono coinvolta nella questione; sono intervenuti il nostro Capogruppo e altri Consiglieri per sostenere la proposta di Biella a dimostrazione del fatto che è una necessità culturale, sociale ed economica, indipendentemente dagli interessi elettorali.
Personalmente, non posso votare l'ordine del giorno presentato dalla Lega Nord, che potrebbe essere accolto da tutto il Consiglio, quindi anche dal mio Gruppo, solo se, oltre a sottolineare la necessità urgente dell'istituzione della Provincia di Biella, che da più di 20 anni si sta battendo per la propria autonomia, ribadisse anche la necessità della Provincia del Verbano Cusio Ossola.
Se vi sono difformità di giudizio e difficoltà ad esprimere un parere unitario, non vedo perché non si possa sollecitare una richiesta che viene da gran parte della popolazione di quell'area con dei fondamenti che qui sono stati ripresi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Panella.



PANELLA Luciano

Sono d'accordo che si voti tutto l'ordine del giorno, perché la Regione, o se ne lava le mani e allora decide Roma, oppure rivendica il proprio ruolo. Chi intende votare soltanto la prima parte dell'ordine del giorno, forse lo fa per un compromesso, dicendo: "vogliamoci tanto bene", o per eludere il problema.
Il parere della Regione Piemonte deve essere un parere compiuto e completo, quindi è bene che riprenda il discorso dell'approvazione delle Province e il discorso del confini; se emergeranno altri argomenti, anche su quelli la Regione Piemonte dovrà esprimersi.
Ho sentito diverse contraddizioni e, a questo punto, non so più come votare. Concordo pienamente con quanto detto dal collega Rivalta, che ha fatto un'analisi logica del problema riprendendo un tema che avevo posto anch'io. In sintesi, vale la ragione, e allora, se vale la ragione e non la volontà popolare, bisogna proporre cose ragionevoli. Ormai è chiaro a tutti come sia irragionevole una suddivisione di Province che divide i laghi in due parti. Non voglio parlare di programmazione territoriale, che è un compito delle nuove province, ma vorrei che si capisse questo fatto.
Evidentemente, il comprensorio era sbagliato. Quando si sbaglia fintantoché si può cambiare e correggere, bisogna farlo. Collega Zacchera non riesco a capire certe logiche per cui, siccome si è detto così fino a ieri, si deve continuare a dire così. Io mi vanto di cambiare opinione e di essere disponibile a farlo quando mi si dimostra che sto sbagliando.
La logica dei fatti nuovi intervenuti è da tenere nel dovuto conto anche perché certi fatti non sono intervenuti per caso e ne interverranno altri. Ecco perché ho detto che, quando tornerà la proposta di decreto anche in quella sede riterrò di esprimere un voto basato sulla volontà popolare. Se si parla di tripolarità e poi si dice che non è vero, si carpisce la buona fede della tripolarità e se adesso si arriva al dunque non è per colpa dell'Assessore Panella o di un partito o di qualche cattivone.
Chi avrebbe la forza di impedire la costituzione di una Provincia, se la vuole la gente? La Provincia verrà fatta, se la vorrà la gente, e non verrà fatta, se la gente non la vorrà. E' inutile dare la caccia alle streghe! Se qualcuno dice qualcosa che è in contrasto, è ritenuto colpevole di volere affossare l'iniziativa. Certi nodi verranno al pettine e quelli del capoluogo verranno al pettine domani sera. Il mio suggerimento di Omegna era, ovviamente, provocatorio. Potrebbe anche essere recepito, ma non voglio orientarmi su questo terreno. Dico oggettivamente che il dibattito non è finito; non si può Impedire che si sviluppi ancora.
Sul plano del ragionamento, si può fare la Provincia sulla base delle circoscrizioni territoriali, dei tribunali, del laghi, del collegi senatoriali; la suddivisione precedente era saggia. Mi trovo d'accordo con questo ragionamento. L'unico modo per non dividere il territorio è di non fare la provincia. Ecco perché se seguo il ragionamento del collega Rivalta, non capisco le conclusioni. Se si segue la logica, le conclusioni non possono che essere quelle di fare la Provincia più grande e importa, a questo punto, attraverso una nuova proposta di legge che contenga il Lago Maggiore e il Lago d'Orta, oppure non farla. Oppure, ci vuole un altro tipo di comportamento, che è quello della volontà popolare.
Sulla volontà popolare, però, non ci sono due paralleli diversi, per cui vale la volontà popolare fino a Verbania e da Omegna in giù non vale più. Se vale, sempre. Sulla volontà popolare, quindi, mi sento di esprimere un voto compiuto; sul confini ribadisco quanto ho già detto. Voto a favore perché rispetto la volontà popolare della gente del nord e la rispetter anche in futuro.
Il voto di oggi, favorevole o contrario alla proposta, non si può che dare sull'espressione della volontà popolare perché, per il resto, siamo tutti d'accordo che sia una grossa sciocchezza dividere il territorio in due. Allora, proponiamo insieme, seriamente, una nuova Provincia con dei confini territorialmente giusti, comprendenti l'omogeneità dei laghi oppure diciamo coraggiosamente che la Provincia non si deve fare. La mia scelta non può che essere, non avendo alternative, quella del rispetto della volontà popolare. Invito i colleghi ad esprimersi in questo senso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Volevo motivare il voto contrario del Gruppo di Democrazia Proletaria a tutti gli ordini del giorno. A fronte del rischio di favorire, con l'Istituzione di queste Province, un decentramento di ceto politico, non si affrontano i nodi relativi al decentramento di quel servizi, degli uffici dei poteri amministrativi funzionariali che potrebbero dare risposta al disagi delle popolazioni. Se le popolazioni dicono sì alla provincia, lo dicono per avvicinare il poter usufruire del servizi, il poter accedere agli uffici, il poter avere più facilmente sott'occhio il funzionamento della cosa pubblica e del poteri amministrativi. Questo non è necessariamente legato ad un decentramento di puro ceto politico; è forse il nodo attorno al quale andrebbe approfondito il dibattito.
Il problema va affrontato prioritariamente, a partire dal disegno di riorganizzazione che consenta lo sviluppo "autocentrato" delle popolazioni ma per questo sviluppo si va ad una territorializzazione che non è certo quella delle ipotetiche Province, ma riguarda pezzi di territorio di dimensioni minori.
Inoltre, mi domando come si formi il consenso. Si parla di volere plebiscitario, però a me resta il dubbio se i bisogni del diversi gruppi della popolazione - uso un termine ormai della preistoria - di sfruttati e di sfruttatori, siano di fatto sempre sovrapponibili. Noi crediamo di no quindi solleviamo il dubbio che la risposta al bisogni di certi gruppi della popolazione possa essere data da queste ipotetiche istituende Province. In questo senso, ribadisco il nostro voto negativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Signor Presidente, per argomentare la posizione che assumerò nella votazione degli ordini del giorno, ricordo un aforisma di un artista dadaista che affermava, 60-70 anni fa, che le idee, quando sono veramente nuove, bisogna cambiarle, così come si cambia una camicia. Ho l'impressione che di camicie, in questo Consiglio regionale e nei Consigli comunali considerati, se ne sia cambiato un numero forse esagerato e devo dire che tutto questo turbinio di cambiamenti di camicie e di idee mi lascia molto perplesso ed imbarazzato, soprattutto per quanto riguarda - esco dall'aforisma ed entro nella questione vera - il metodo che è stato seguito per affrontare la questione e la discussione in aula.
Nella Conferenza del Capigruppo chiesi, forse troppo timidamente, che la discussione sulle nuove Province di Biella e del Verbano Cusio Ossola seguisse la comunicazione della Giunta sulla legge n. 142. Questo parere è stato rafforzato dal dibattito di oggi. La questione fondamentale affrontata oggi ha a che fare con l'entità del diritto (fino a dove pu essere esercitato, dove Invece deve essere bloccato) delle comunità locali di opporsi a decisioni che le sovrastano dal punto di vista della ragionevolezza, della "scientificità", delle volontà politiche, che peraltro quasi mal sono consone alle volontà delle comunità locali.
Se non si affronta questo tema, non si affronta nulla, nel senso che si continua a confrontare due "partiti partigiani" di una scelta invece che di un'altra, senza affrontare la questione fondamentale che ci chiamerà a dare delle risposte, per esempio, sull'area metropolitana e sulle Province che saranno da definire nel territorio attuale della Provincia di Torino.
Altro che la discussione sul Verbano Cusio Ossola! Se questa è la prova generale di quello che succederà per la definizione dell'area metropolitana, qui pianteremo le tende, per giorni e giorni! I Signori dei voti e delle tessere tenteranno di convincere una forza politica Invece di un'altra della giustezza di una soluzione. Mi voglio tenere fuori da questo metodo, riservandomi di intervenire più specificatamente nell'ambito della discussione sulla legge n. 142. Non voglio assumere decisioni che mi vedono assolutamente estraneo al metodo scelto.
Annuncio pertanto che non parteciperò al voto degli ordini del giorno presentati dall'Assessore Nerviani e dai colleghi Zacchera, Buzio e Beltrami. Non parteciperò nemmeno alla votazione dell'ordine del giorno presentato dalla Lega Nord, anche se ne apprezzo completamente la volontà provocatoria. A me non da assolutamente fastidio che esista anche questo.
Non bisogna negare - collega comunista che ci sono anche questi tipi di interessi; non facciamo finta che le cose siano pure sante ed elevate.
Voterò, invece, contro l'ordine del giorno relativo alla zona franca intanto, perché mi piace poco il suo sapore da "richiamo delle allodole" e in secondo luogo, perché sono contrario alla zona franca, soprattutto perché andiamo verso il 1993 e questi discorsi dovrebbero essere affrontati con un altro stile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre.



SEGRE Anna

Anch'io esprimerò un parere abbastanza simile a quello espresso dal collega Cucco, nel senso che anche il mio Gruppo, pur ribadendo la sua posizione favorevole all'istituzione delle due nuove Province, non si è sentito particolarmente coinvolto in questo dibattito che ormai supera le sette ore. Non dico questo per svilire il dibattito di oggi pomeriggio, non voglio dire che sia stato mutile: rispetto alle problematiche che dovremo affrontare, pero, è stato troppo lungo e, tra l'altro, con delle posizioni non chiaramente definite, soprattutto per chi non appartiene all'area e quindi non ha chiare le delimitazioni territoriali.
Rilevo, inoltre, una contraddizione in quanto si è fatto più volte riferimento al diritto delle comunità locali di esprimersi; è una cosa logica e giusta, però sembra che le comunità locali abbiano espresso due posizioni diverse: la prima, basata su un principio di gravitazione economica su quello che dovrebbe essere il capoluogo provinciale: la seconda, di omogeneità territoriale.
Il Gruppo Verde non parteciperà al voto su alcuni ordini del giorno e questo non vuole significare disinteresse al problema, ma vuole sottolineare l'eccessiva lunghezza del dibattito che sottrae tempo a questioni di maggiore rilevanza. Un discorso di questo genere dovrebbe essere fatto dopo avere parlato della legge n. 142.
Quindi, annuncio il voto contrario sull'ordine del giorno per la zona franca e astensione dal voto per gli altri tre ordini del giorno, pur rilevando la bontà della provocazione dell'ordine del giorno della Lega Nord che ha constatato quello che, di fatto, è avvenuto oggi in questo Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il dibattito è stato lungo, ma interessante e tale da dare, soprattutto ai nuovi Consiglieri, un quadro preciso degli orientamenti che emergono dopo anni di prese di posizione da parte degli organismi rappresentativi, ai vari livelli.
Vanno prese delle decisioni anche alla luce della recente legge n. 142.
Ci troviamo in presenza di tre ordini del giorno. Visto che eravamo di fronte ad una comunicazione della Giunta, avremmo preferito confrontarci unicamente con l'ordine del giorno della Giunta, che eventualmente si poteva emendare. Comunque, proprio per non rendere improduttivo il lavoro di oggi, è necessario passare ad un voto.
Il Gruppo DC approva quest'ordine del giorno, non per un ossequio alla Giunta, espressione della maggioranza, ma perché è convinto che contempli in modo organico tutta la materia; parte dalle deliberazioni assunte in altre epoche, per quanto riguarda le delimitazioni amministrative, e arriva alla legge n. 16/89 che indica le aree programma.
Tutti i Consiglieri intervenuti, al di là della loro appartenenza a questo o a quel Gruppo, hanno portato in questa sede problemi reali e ciascuno ha cercato di portare direttamente gli orientamenti del cittadini.
Ci sono situazioni consolidate e indiscusse e ci sono situazioni che fanno e faranno discutere ancora. Il voto favorevole all'ordine del giorno della Giunta è un voto dato con questo spirito e con la raccomandazione (peraltro non necessaria, perché la Giunta sta già operando In questo senso) di vigilare sugli orientamenti della volontà popolare. Non rinunciamo ai principi della democrazia rappresentativa, ma pensiamo ci siano delle fasi di consultazione diretta che potrebbero essere considerate o attuate.
L'ordine del giorno della Lega Nord, come è stato dichiarato dal proponenti stessi, è provocatorio, è stato presentato come uno stimolo nel confronti di una classe politica dalla quale si cerca di stare fuori. Il nostro voto è negativo perché respingiamo il pesante giudizio espresso sul lavori di questa giornata che. Invece, giudichiamo complessivamente positivi.
Sull'ordine del giorno presentato da un autorevole membro del nostro Gruppo, rendendoci conto delle ragioni che lo hanno determinato, annunciamo voto di astensione. Se poi si dovesse votare per parti, ritengo si possano condividere le parti relative al parere favorevole della Regione in ordine alla costituzione delle nuove Province di Biella e Verbania.
Circa la questione dei confini, mi richiamo al dibattito che si è svolto, che ritengo di sintetizzare con l'adesione all'ordine del giorno della Giunta e con l'astensione sull'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Buzio. Beltrami e Zacchera.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Faccio una dichiarazione di non voto, più che di voto. E' abbastanza singolare che le forze ambientaliste, che dovrebbero essere più interessate al dibattito, quindi le forze federaliste ed autonomiste, siano le meno coinvolte nella discussione che, in teoria, dovrebbe riguardare la conquista di nuovi pezzi di autonomia locale da parte delle popolazioni piemontesi. Se esiste questo scollamento nei nostri capisaldi, sul quali molti di noi sono nati negli ultimi anni, vuoi dire che il dibattito è partito da un punto di vista diverso.
Ho l'impressione che si debba fare una differenza fra l'autonomia locale e il campanilismo. Credo che una popolazione locale abbia il diritto di combattere, di conquistare una propria autonomia, quando questo vuoi dire difendere le proprie esperienze culturali locali, il proprio territorio (per esempio, sul piano della qualità ambientale, difendere la propria autonomia per quanto riguarda il rapporto con lo Stato, con le tasse, con il fisco). Poco di tutto questo è entrato nella discussione di oggi, quindi non posso che riconfermare quanto già detto dal Consigliere Cucco. Prima di discutere delle nuove Province, sarebbe bene che il Consiglio regionale cominciasse a discutere delle Province esistenti, della loro situazione e del loro ruolo con l'applicazione della legge n. 142 e in generale, della riforma delle autonomie locali.
Ricordo, per inciso, che il Consiglio provinciale di Torino tiene le proprie riunioni presso la Prefettura perché non dispone di locali propri nei quali riunirsi. Una buona parte del Consiglieri provinciali soprattutto quelli delle Province più piccole, ha difficoltà a svolgere il proprio ruolo. Molte Province sono un punto di concentramento di alcuni interessi particolari, ma in generale, sono delle strutture il cui ruolo non casualmente, fino a qualche anno fa si considerava addirittura esaurito. Allora, prima di tutto occorre discutere e precisare il ruolo attuale delle Province, quindi, in base alla valutazione reale del problemi locali, si potrà discutere sulle eventuali nuove Province. I termini della discussione di oggi, comunque, non sono stati questi.
Personalmente, non parteciperò al voto sul documento presentato dalla Giunta e mi asterrò sugli altri. Sinceramente, è difficile scegliere fra le provocazioni della Lega Nord ed altre provocazioni (in senso positivo) sulla zona franca. Non credo che una discussione del genere possa andare alla conclusione attraverso questi metodi, ne attraverso quelli che sono stati proposti inizialmente nel dibattito. Credo che molti Gruppi abbiano sottovalutato i termini della discussione, che comunque dovrebbe essere rifatta a partire da punti di vista completamente diversi.
Sono anche perplesso di fronte ad ordini del giorno che vedono la firma di Consiglieri appartenenti a partiti diversi e che hanno in comune soltanto la zona di provenienza. Non riesco a capire cosa abbia a che fare tutto questo con la conquista dell'autonomia locale. La conquista di autonomia locale significa che i partiti, chiunque essi siano, compreso quello dei Verdi, possano ottenere 2 o 3 Province nelle quali eleggere 20 30, 40 o 50 persone? E' questa la conquista di autonomia locale per le popolazioni? A me non sembra. Se è altro, vorrei capirlo.



ZACCHERA Marco

Presidente, vorrei la parola per fatto personale.



PRESIDENTE

Questa è un'opinione, non è fatto personale. Se tutti le opinioni contrarie diventassero fatti personali, questo Consiglio finirebbe per discutere solo su se stesso. In questo caso, si tratta di convergenza di posizioni su un argomento; c'è anche un territorio che accomuna.
Personalmente, sarei dell'opinione contraria, Consigliere Marino, perché se riuscissimo ad incontrarci di più sul contenuti e sui territori che non sulle posizioni a priori determinate, magari un contributo ci sarebbe a Verbania come a Torino. Sull'area metropolitana parleremo a lungo.
Attrezziamoci ad incontrarci, questo auspicio potrebbe venire dal dibattito.
Sono stati presentati tre ordini del giorno.
La Giunta chiede di intervenire. La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore agli enti locali

Signor Presidente, ho sentito che vi sono disponibilità a votare indifferentemente l'uno e l'altro ordine del giorno. Voglio, per chiarezza indicare che l'ordine del giorno n. 56, quello che si vota ora, trova coincidenza In quello della Giunta, nella premessa e nelle parole: "Riconferma il parere favorevole della Regione Piemonte alla costituzione delle due nuove Province di Biella e di Verbania": per il resto, fa riferimento a documenti e atti legislativi parziali rispetto a quelli a cui fa riferimento la Giunta.



PRESIDENTE

Come richiesto dal Consigliere Sartoris, pongo in votazione per parti separate l'ordine del giorno n. 56 presentato dai Consiglieri Zacchera.
Buzio e Beltrami.
La prima parte dell'ordine del giorno recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che, ai sensi dell'art 63, comma secondo, della legge 8/6/1990, n. 142, la Regione Piemonte deve esprimere parere favorevole all'istituzione delle nuove Province di Biella e Verbania rilevato che: la Regione Piemonte ha approvato le proposte di legge al Parlamento per l'istituzione delle Province di Biella e Verbania il 27 / 711983 e il 28/1/1988 con nota del Presidente pro tempore della Giunta regionale del 29/3/1988 e del 4/5/1988 tali proposte venivano inviate, su esplicita richiesta, al Presidente della Commissione Parlamentare Affari Costituzionali e al Presidente del Consiglio regionale qualora avesse ritenuto di dare luogo ad altri adempimenti preso atto quindi che sul piano sostanziale veniva manifestata chiaramente la volontà della Regione Piemonte di sollecitare l'istituzione delle Province di Biella e Verbania: riconferma il parere favorevole della Regione Piemonte alla costituzione delle due nuove Province di Biella e Verbania".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La prima parte è respinta con 13 voti favorevoli, 1 contrario e 23 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri).
Pongo in votazione la seconda parte dell'ordine del giorno che recita: "precisando che il territorio della Provincia di Biella deve corrispondere alla proposta formulata dalla Giunta regionale e quello della Provincia di Verbania deve coincidere con la delimitazione dei comprensori di cui alla L.R. n. 41/1975 sulla cui area territoriale si è avviata la formale iniziativa dei Comuni (art. 63, legge 142/90) che ha conseguito l'adesione della maggioranza della popolazione dell'area stessa (art 16 legge 142/90). In particolare sul territorio del Verbania Gusto Ossola la Regione Piemonte ha predisposto, all'interno del Piano regionale di sviluppo, appositi capitoli per la programmazione socio-economica del Verbano Gusto Ossola in un'area corrispondente al circondario (L.R. 58/76) e al comprensorio. Ciò conferma una linea politica costante e consolidata di programmazione socio-economica e territoriale della Regione ed è coerente alle linee ispiratrici della legge 142/90 in merito alle funzioni e ai compiti di programmazione della nuova Provincia".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La seconda parte è respinta con 11 voti favorevoli, 1 contrario e 26 astenuti (non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri).
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 57 presentato dal Consiglieri Rabellino, Farassino e Vaglio, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte rilevate le difficoltà nello stabilire i limiti della Provincia del Verbano Gusto Ossola constatata la necessità urgente di arrivare alla conclusione delle procedure per l'istituzione della Provincia di Biella, che da oltre vent'anni si sta battendo per la propria autonomia invita il Governo a sollecitare l'iter burocratico per quanto riguarda la Provincia di Biella." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 32 voti contrari e 6 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri).
Sull'ordine del giorno n. 3, presentato dalla Giunta, a firma dei Consiglieri Brizio, Nerviani e Panella, chiede la parola il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

E' una questione di ordine formale. Prego la Giunta di voler verificare l'opportunità di una formulazione diversa perché, a questo punto, o è il parere del Consiglio oppure è un parere che impegna la Giunta ad esprimere un parere favorevole. L'ordine del giorno normalmente è un atto propedeutico ad un altro atto: ma gli atti con cui si esprime la Regione sono le leggi e le deliberazioni, non gli ordini del giorno, quindi il parere dovrebbe esprimersi con deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Riguarda la quartultima e la terzultima riga: approva la delimitazione dei confini, così come contenuta nella comunicazione odierna della Giunta regionale. Già l'ordine del giorno richiedeva una maggiore esplicitazione ma, con la correzione sollecitata dal Consigliere Marchini, qui va detto qual è la delimitazione, non il riferimento alla comunicazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Se si vota la prima parte dell'ordine del giorno fino alle parole "per l'istituenda Provincia di Biella", la frase dopo è già contenuta nella premessa, perché, se si richiama nella premessa la relazione dell'Assessore, vuoi dire che "istituenda Provincia di Verbania" è già contenuta. Per cui non si può votare per parti separate, ma bisogna scorporare l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

A questo punto devo dire che gli ordini del giorno non li può formulare l'Ufficio di Presidenza, ma chi li propone.
Propongo di sospendere la seduta per trovare una soluzione su questo documento.



(La seduta, sospesa alle ore 18.35, riprende alle ore 18,40)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha la parola l'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore agli enti locali

Secondo le indicazioni dei Consiglieri Rivalta e Cucco e con il suggerimento del Consigliere Majorino, l'ordine del giorno viene trasformato in deliberazione, formulata nel modo seguente: "Il Consiglio regionale sentita la comunicazione della Giunta regionale in merito alla richiesta di parere avanzata dal Governo in ordine all'istituzione delle Province di Biella e di Verbania, delibera di confermare la sua volontà favorevole all'istituzione delle su menzionate Province e di approvare la definizione dei confini cosi come contenuta nella descrizione delle aree programma previste dalla L.R. n. 16/89, modificata, ai sensi dell'art. 7 della stessa legge, con deliberazione del Consiglio regionale n. 1280-4355 del 20/3/1990, per l'istituenda Provincia di Biella".
Questa è la prima parte della deliberazione.
La seconda parte recita: "e per l'istituenda Provincia di Verbania".



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Picchioni. Ne ha facoltà.



PICCHIONI Rolando

Ritengo non si possa deliberare una volontà.



NERVIANI Enrico, Assessore agli enti locali

Nella prima parte della deliberazione le parole "la sua volontà favorevole" vengono sostituite con "il parere favorevole".



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rabellino. Ne ha facoltà.



RABELLINO Renzo

Votando la deliberazione per parti separate, il nostro ordine del giorno non è più tanto provocatorio perché ci si riduce a dividere Biella da Verbania. Questa è un'ennesima farsa!



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione, per parti separate, la deliberazione n. 65: ''Parere in ordine all'istituzione delle nuove Province di Biella e di Verbania'.
Chi è favorevole alla prima parte è pregato di alzare la mano.
La prima parte è approvata con 27 voti favorevoli e 2 contrari (non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri).
Pongo in votazione la seconda parte della deliberazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La seconda parte è approvata con 25 voti favorevoli, 8 contrari e 3 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri).
Pongo infine in votazione l'immediata esecutività della deliberazione al sensi dell'alt. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 39 voti favorevoli, 1 contrario e 2 astensioni.
Comunico che l'ordine del giorno n. 55 presentato dal Consiglieri Beltrami. Buzio e Zacchera, inerente la zona franca, viene assegnato, su richiesta dei proponenti, all'esame della I Commissione per un approfondimento, al sensi del primo comma dell'art. 93 del Regolamento consiliare.


Argomento: Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame progetto di legge n. 29: "Proroga delle assemblee delle Associazioni dei Comuni di cui alla L.R. 21/1/1980, n. 3 e successive integrazioni e modificazioni, per lo svolgimento delle/unzioni in materia socio assistenziale"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 29, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Do lettura della lettera inviatami dal Presidente della Commissione consiliare competente, Consigliere Leo: "La IV Commissione in data 24/10/1990 ha licenziato all'unanimità dei Gruppi presenti il progetto di legge n. 29, a relazione del Consigliere Piergiorgio Peano".
Se non vi sono osservazioni, do per letta la relazione del Consigliere Peano, che è allegata al progetto di legge, di cui è stata inviata copia a tutti i Consiglieri.
E' pertanto aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cucco. Ne ha facoltà.



CUCCO Vincenzo

Desidero sottolineare Pentita dell'intervento predisposto dalla Giunta.
Non entro nel merito; approfitto però dell'occasione per evidenziare due questioni all'attenzione della Giunta regionale, in particolar modo dell'Assessore all'assistenza e dell'Assessore alla sanità. Il decreto legge citato può avere delle conseguenze bomba sul sistema sanitario piemontese.perché - lo ha ricordato l'Assessore al bilancio nella discussione avvenuta nell'ultimo Consiglio per quanto riguarda le tasse - i poteri di controllo dei Comitati digestione che una volta erano dell'assemblea, di fatto sono passati alla Regione. Sto parlando della materia sanitaria e non della materia assistenziale.
Vorrei sollecitare la Giunta a dare una comunicazione al Consiglio entro breve tempo, sull'attuazione complessiva di questa legge sull'attività dei Comitati di gestione, alcuni dei quali stanno attuando un'attività che è al limite del legale. Per esempio, nel Comitato di gestione dell'USSL 24, su sette membri, due sono Assessori in Amministrazioni comunali, quindi sono incompatibili; due hanno dato le dimissioni e non si capisce per quale motivo il Comitato di gestione non le abbia mai messe in discussione. Quindi, la Giunta regionale deve esprimersi su questa vicenda complessa che ha conseguenze molto delicate.
La seconda questione riguarda l'Assessore all'assistenza. Ho sollevato con una interrogazione, alla quale purtroppo non è stata ancora data risposta, la questione della scuola per Assistenti sociali di Torino, che neanche per quest'anno incomincerà.



BERGOGLIO Emilia, Assessore all'assistenza

Comincerà.



CUCCO Vincenzo

Vorrei che l'Assessore intervenisse rispondendo alla mia interrogazione, anche in un altro momento, dato che è un argomento della massima importanza. Vorrei capire come mal si è stati fermi per tanto tempo e da dove sono arrivati gli impedimenti all'apertura della scuola.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Ho presentato, con il collega Maggiorotti, una proposta di emendamento aggiuntivo per estendere anche al settore sanitario le competenze delle assemblee Uno al 31/12/1990. Vedo che gli Assessori Maccari e Bergoglio hanno, a loro volta, presentato analoga proposta.
Voglio però fare due brevi considerazioni. Ci siamo stupiti che l'interpretazione dell'Assessore alla sanità, Maccari, sul decreto del Ministro fosse così limitativa delle competenze delle assemblee sino a sospenderne il lavoro. In queste settimane, dopo la circolare, si sono generate tante e tali confusioni e limiti di svolgimento di competenza da parte degli amministratori comunali, da lasciarne il segno. Si tenta ora di porre rimedio, ma credo che non sia giusto sottovalutare il fatto che adempimenti importanti, come l'adozione dei programmi di attività e di spesa, siano sottratti alla discussione degli amministratori, i quali, fino all'entrata in vigore di nuova legge, hanno competenza in materia, come prevede la legge regionale del piano socio-sanitario.
Credo che con questo atto si sia posto rimedio. Se verrà approvata questa legge, con questo emendamento aggiuntivo, sarà opportuno dame immediata comunicazione; sarà opportuno ripristinare con molta urgenza le competenze delle assemblee anche nel settore sanitario, se non vogliamo trovarci di fronte ad un vuoto di svolgimento di funzioni che nelle unità sanitarie crea non pochi problemi. Riteniamo, inoltre - e questo vale per la sanità, ma in particolare per l'assistenza - che non si debba perdere tempo per definire il comportamento per il 1991.
I Comuni devono definire i propri bilanci e devono finanziare in parte il servizio socio-assistenziale.
La Regione Piemonte deve dire come vuole comportarsi in ordine a questa gestione nell'anno futuro. Non va messa in dubbio la gestione associata; è quindi necessario, almeno per questa parte, dare delle certezze ai Comuni e alle assemblee delle Unità sociosanitarie prima dello scadere dell'anno in corso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, vorrei fare alcune osservazioni in aggiunta a quelle già fatte e annunciare il voto favorevole del nostro Gruppo.
Questo voto lo colleghiamo al dibattito che è in corso in sede parlamentare, per la riforma delle UU.SS.SS.LL. E' un passaggio importante che però non deve creare momenti di incertezze e aggravare la loro gestione. Quindi, tutti gli interventi di chiarificazione da parte della Giunta regionale in questa difficile fase, sono utili e necessari. Ho sentito che la Giunta ha presentato un emendamento, ma non ne sono ancora a conoscenza; resto in attesa di eventuali precisazioni da parte degli Assessori.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Il decreto legge n. 268 è stato modificato dal Senato e approvato dalla Commissione in sede referente. Gli incarichi sono incompatibili per gli assessori di Comuni con popolazione al di sopra dei 10 mila abitanti. Per quanto riguarda la vita delle assemblee, la formulazione iniziale era estremamente confusa; intanto, perché parlava di associazioni di Comuni secondo la vecchia denominazione, parlava di controllo senza precisare se si trattava di controllo di merito o di controllo di legittimità e se le deliberazioni dovevano ancora andare all'esame del Co.Re.Co. Inoltre, non stabiliva se rimanevano in piedi le assemblee.
La dizione votata in sede referente dice chiaramente che gli atti, in precedenza attribuiti all'assemblea delle UU.SS.SS.LL sono assunti dal Comitato digestione e sono sottoposti al controllo della Giunta regionale (o provinciale delle Province autonome di Trento e Bolzano).
E' una dizione che fa cadere la validità delle assemblee, per quanto riguarda la materia sanitaria.
Credo che, nell'incertezza della legislazione - che non sappiamo come potrà essere, perché non sappiamo se questa dizione verrà approvata definitivamente - per evitare una seconda legge regionale di modifica e di chiamare l'assemblea regionale per ampliare il settore sanitario, quello che oggi prevediamo per il settore socio-assistenziale, sia opportuno votare in termini generali sulla vitalità; naturalmente, la legge regionale non potrà contrastare quella nazionale, quindi, se uscirà una norma nazionale, avrà il sopravvento su quella regionale. Oggi siamo chiamati a votare questa legge, non tanto per il decreto n. 268, ma perché la legge regionale stabiliva che le assemblee sarebbero rimaste in piedi fino alla riforma delle autonomie locali (legge n. 142). E' casuale che ci troviamo nel momento di definizione del decreto n. 268.
Per quanto si riferisce ai controlli, il decreto stabilisce che, entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione, si ha diritto di optare per uno o per l'altro; scatterà la rilevazione e i controlli evidentemente, scatteranno dopo le scadenze di legge.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia, Assessore all'assistenza

Sarà necessario riprendere questo discorso perché la normativa è in evoluzione. L'esigenza di questo provvedimento nasce da tre ordini di motivi. Il primo è di non lasciare dei vuoti legislativi; il secondo è di adeguare la legge 21/1/1980 n. 3, che, come ha già accennato il collega Maccari, prevede la cessazione della funzione delle assemblee all'entrata in vigore della riforma delle autonomie locali (legge n. 142/90); il terzo è interpretare il decreto n. 268, ancorché non convertito in legge, che in ogni caso parla di cessazione delle funzioni delle assemblee che, per la competenza socio-assistenziale, diventano rilevanti, in quanto il meccanismo della L.R. n. 20 prevedeva la gestione associata dei Comuni in forma di assemblea dell'UU.SS.SS.LL. La cessazione delle funzioni delle assemblee che si ventilava nel decreto sopracitato, faceva venir meno il presupposto dell'associazione dei Comuni, che era il motivo per cui si potevano gestire le funzioni socio-assistenziali; quindi è il motivo in più per cui si ritiene, per l'aspetto socio-assistenziale, di prorogare i compiti dell'assemblea.
L'emendamento presentato fa riferimento ad una scadenza relativa al momento in cui definiremo i compiti dell'associazione di Comuni nell'ambito dell'applicazione della legge n. 142. Questo per evitare successivi adeguamenti e slittamenti. Non si tratta di un escamotage per rimandare nel tempo, ma si tratta di evitare i vuoti legislativi che possono insorgere.
Per quanto riguarda la normativa regionale in applicazione della legge n. 142 in materia di servizi socio-assistenziali, è opportuno rimandare la discussione ad altra occasione. Al riguardo, sollecito me stessa, ma anche la Giunta e il Consiglio, a mettere in discussione a tempi brevi questi temi perché sono urgenti e sono anche oggetto di interrogazioni da parte dei Consiglieri.
Sulla questione della scuola per assistenti sociali, anticipo che quest'anno la scuola funzionerà regolarmente. Entrerò nel merito in altra occasione.



PRESIDENTE

La parola ancora al Consigliere Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Comunico che ritiro l'emendamento presentato anche a firma del Consigliere Maggiorotti.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi passiamo alla votazione dell'articolato.
ART. 1 Emendamento presentato dagli Assessori Maccari e Bergoglio: l'art. 1 è così sostituito: "1. Fino al riordino del Servizio Sanitario Nazionale e all'attuazione degli adempimenti regionali conseguiti alla legge 8/6/1990, n. 142 sono prorogate le Associazioni dei Comuni e le relative assemblee, di cui alla L.R. 21/1/1980, n. 3 e successive integrazioni e modificazioni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 31 voti favorevoli e 3 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 1 nel nuovo testo.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 33 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Gli Assessori Maccari e Bergoglio presentano il seguente emendamento sostitutivo al titolo: "Proroga delle Associazioni dei Comuni e delle relative assemblee di cui alla L.R. 21/1/1980, n. 3 e successive modificazioni ed integrazioni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 33 voti favorevoli e 3 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento:

Esame progetto di legge n. 29: "Proroga delle assemblee delle Associazioni dei Comuni di cui alla L.R. 21/1/1980, n. 3 e successive integrazioni e modificazioni, per lo svolgimento delle/unzioni in materia socio assistenziale"

Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,15)



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