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Dettaglio seduta n.189 del 17/11/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE


Argomento: Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Interrogazione n. 56 dei Consiglieri Riba, Bresso, Bortolin, Buzio, Coppo Bosio e Foco ed interrogazione n. 1444 del Consigliere Porcellana relative all'emergenza idrica in Piemonte nel 1990


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Interrogazioni e interpellanze" esaminiamo congiuntamente le interrogazioni nn. 56 e 1444.
Poiché il Consigliere Porcellana è assente, gli verrà inviata risposta scritta.
La parola all'Assessore Lombardi.
LOMBARDI, Assessore regionale Con riferimento all'evento calamitoso derivato dalla siccità persistente dell'anno 1990, rispondo a due interrogazioni consiliari rispettivamente la n. 56 dei Consiglieri Riba, Bresso, Bortolin, Buzio Coppo, Bosio e Foco, e la n. 1444 del Consigliere Porcellana, entrambe tese a conoscere provvedimenti adottati a sostegno dell'agricoltura piemontese colpita da tale calamità. In effetti, gli interventi previsti per la siccità '90, come buona parte degli interventi pubblici, stanno solo adesso pervenendo agli interessati perché le vicende legislative, procedurali e finanziarie sono avvenute nell'ordine che elencherò ora, seppure per sommi capi. Gli accertamenti dei danni da siccità dell'anno 1990 furono eseguiti dai Settori decentrati dell'agricoltura con la valutazione della percentuale di perdita dei raccolti che, per legge, deve essere superiore al 35%; la Giunta regionale propose la delimitazione di gran parte del territorio regionale, specie per le zone collinari e montane, con la DGR n.
175 del 29/10/1990.
Il Parlamento legiferava in merito, convertendo nella legge n. 31 del 31/1/1991 il decreto legge 6/12/1990 n. 368, prevedendo diverse misure di sostegno alle imprese agricole danneggiate, tra cui anche un contributo una tantum per il mantenimento del bestiame divenuto particolarmente oneroso a causa della scarsità del foraggio raccolto.
Il Ministero dell'Agricoltura e Foreste provvedeva al riparto tra le Regioni delle somme stanziate dalla legge, comunicando con nota del 14/11/1991 la disponibilità per il Piemonte della somma complessiva per l'evento siccità di 23.674 milioni di lire.
Nel frattempo, gli interessati avevano provveduto a presentare le varie istanze previste dalla legge ai Settori Decentrati dell'Agricoltura incaricati dell'istruttoria delle domande.
La Giunta regionale, quindi, in data 17/3/ 1992 provvide a ripartire tra i vari interventi la cifra assegnata, destinando 20 miliardi per il concorso "una tantum" al mantenimento del bestiame ed i restanti 3.174 miliardi agli altri interventi quali prestiti di soccorso, proroga delle rate di mutuo in scadenza e contributi alle Cooperative per il mancato conferimento del prodotto.
Quanto al bestiame, tenuto conto delle domande istruite dagli uffici la Giunta stabilì di assegnare per capo bovino adulto L.150.000, in montagna, L.125.000, in collina e L.100.000, in pianura, nonché L. 30.000 per ogni capo ovino e caprino.
Le somme relative sono state iscritte nel bilancio regionale in data 18 settembre 1992 ed il 28 dello stesso mese la Giunta regionale ha provveduto ad effettuare il riparto dei 20 miliardi ai Settori decentrati dell'Agricoltura nel modo seguente: S.D.A. ALL. 1.900.000.000.
S.D.A. ATL. 1.750.000.000.
S.D.A. CNL. 7.850.000.000.
S.D.A. NOL. 2.400.000.000.
S.D.A. TOL. 6.100.000.000.
TOTALE L. 20.000.000.000.
Gli Uffici dei Settori Decentrati stanno provvedendo ad emettere i nulla osta di concessione e a predisporre i pagamenti per i quali l'ultimo ostacolo resta la disponibilità concreta nelle casse regionali di quanto stanziato a bilancio. In merito poi alle altre richieste in ordine ai problemi dell'uso delle acque irrigue, svolgo le seguenti considerazioni in risposta ai Consiglieri interroganti del Gruppo PDS. Come gli interroganti già conoscono, il consumo abituale irriguo nella Regione ammonta a parecchi miliardi di metri cubi d'acqua all'anno, in riferimento al quale essi stimano che debba lamentarsi un ulteriore fabbisogno di 500.000.000 mc non coperto.
Tale dato può essere accettato, dal momento che il deficit irriguo fu stimato anni addietro, per la sola pianura cuneese, a 180.000.000 mc.
Un diretto interessamento del mio Assessorato è già avvenuto a sostegno dell'azione che il Regolatore governativo del torrente Orco esercita sull'Azienda Energetica Municipale di Torino, per ottenerne svasi dai suoi bacini nell'alta valle a incremento delle portate del torrente dal quale prelevano, dopo là sezione di Pont, diversi Consorzi irrigui. Tale azione avviene ai sensi di clausole che vincolano l'AEM e che furono a suo tempo inserite nei disciplinari di concessione ad essa rilasciati.
Sono pienamente favorevole all'idea della costruzione dei nuovi invasi per accrescere le quantità d'acqua disponibili nei momenti di siccità e posso solo augurarmi che vi sia al riguardo un consenso unitario nelle forze politiche, non potendo aver già dimenticato là mancanza di un tale consenso nelle recenti diatribe ché hanno riguardato la costruzione dell'invaso dell'Ingagna, progetto regolarmente inserito a suo tempo dalla Regione nel suo piano di sviluppo, proposto al Ministero Agricoltura e da esso finanziato con affidamento al Consorzio di Bonifica della Baraggia e anche variato in aumento in corso d'opera per accogliere le richieste ulteriori delle categorie contadine circa l'utilizzo dell'acqua.
Ricordo, inoltre, che il progetto per l'invaso di Stroppo (mc 42.000.000), che è stato concepito per integrare le dotazioni irrigue della sinistra Stura cuneese, già munito di progetto esecutivo e in buona posizione nell'accesso ai fondi del FIO, dovette però sottoporsi alla valutazione di impatto ambientale, divenuta nel frattempo obbligatoria. A seguito delle valutazioni di impatto ambientale, regionale e ministeriale quel progetto è perora bloccato, poiché tra l'altro ne viene chiesto un radicale ridimensionamento, mentre contemporaneamente vengono previsti dallo stesso invaso o dal corso del Torrente Maira da cui derivano le utilizzazioni irrigue, un nuovo prelievo per usi idro-potabili pari a ben 1 mc/sec, corrispondente a 10.000.000 mc nel quadrimestre irriguo, e la salvaguardia di un più abbondante Deflusso Minimo Vitale nel torrente. Il mondo agricolo è disponibile per ogni forma di intese e di usi plurimi delle acque. Al riguardo, si è constatata in passato una certa difficoltà di armonizzazione, date anche le diverse modalità di fruizione dell'acqua che, per l'agricoltura, hanno la caratteristica della concentrazione di grandi masse in breve periodo. E' comunque in corso una rinnovata trattativa tra Enti agricoli ed ENEL per la derivazione dal bacino della Piastra di un certo quantitativo d'acqua (oscillante fra 13 e 19.000.000 mc) a favore della agricoltura della destra Stura cuneese.
Sono anche da tempo in evidenza i progetti di massima per Ellero-pian Marchisa, Tanaro S. Lorenzo e Moiola (Valle Stura).
La Coutenza canali Cavour coltiva da tempo il progetto di invaso del Mastellone, così come i progetti di completamento del canale della Baraggia, di potenziamento del cavo Cid, di raddoppio del Naviglio di Ivrea (per ricordare solo i maggiori). Tutti hanno necessità di reperire le fonti di finanziamento, ma va ricordato che ingenti masse di contributi occorrono già per le sole manutenzioni straordinarie (sistemazioni spondali, ponti canale e tombe sifone, gallerie, ecc.) di grossi cavi come il Cavour l'Elena, ecc., senza tacere dei canali d'ogni ordine di grandezza in tutto il resto della Regione.
L'Assessorato all'agricoltura è disciplinatamente disponibile per esaminare responsabili e validi aggiornamenti delle tecniche irrigue.
Bisognerà però accostarsi al discorso con vera conoscenza dei problemi agrari.
Le irrigazioni a scorrimento e per sospensione colpiscono l'immaginazione degli estranei, più delle altre, per facili convinzioni di sciupio e di possibili, forti economie. Ma dall'irrigazione a scorrimento restano impinguate le falde sotterranee, che un fenomeno di trasporto estende alle situazioni più a valle. Essa evita, inoltre, l'aspersione della parte aerea delle colture, che sarebbe di per sé fattore propizio allo sviluppo di tutti gli agenti parassitari, problema che dovrebbe essere affrontato con supplemento delle lotte chimiche già in atto.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

LOMBARDI, Assessore regionale



PRESIDENTE

Caro Riba, siamo solo noi due gli interessati a questi argomenti.



PRESIDENTE

CHIEZZI



PRESIDENTE

No, no, Assessore Lombardi, siamo tutti interessati.



PRESIDENTE

LOMBARDI, Assessore regionale



PRESIDENTE

Prendo volentieri atto che anche il collega Chiezzi, mentre parlava stava attento.
Non si deve dimenticare che l'introduzione di sistemi irrigui più sobri nel consumo, come l'aspersione (pioggia), la goccia, lo spruzzo, ecc.
richiedono forti investimenti e pongono quote di ammortamento elevate cosicché ad essi possono più sicuramente andare agricolture caratterizzate da diversi climi, ché consentano la produzione di ricche primizie, ovvero particolari colture fin tanto che sono state ricche anche da noi, come è stata fino a qualche tempo fa- e dico purtroppo solo fino a qualche tempo fa - l'Actinidia.
Per quanto concerne la sommersione, che nella risaia comporta l'impiego di grandi masse d'acqua, va ricordato che la funzione prevalente dell'acqua, che sormonta la stessa funzione irrigua, è ivi quella regolatrice della temperatura, di cui c'è bisogno per far crescere il riso.
Se sporadici tentativi sono avvenuti di coltura asciutta, va ricordato che come ovunque nel mondo, il riso cresce sott'acqua, comprese nelle latitudini del sud-est asiatico, che già si spingono verso il Tropico.
La maggior disponibilità di acque nelle zone nord-est della Regione e in quelle delle Province limitrofe, anche durante l'estate a causa della fusione delle nevi nelle alte montagne alpine che la sovrastano, deve aver suggerito in passato l'avvio della coltura risicola, che è arrivata a costituire ormai un grande esempio di organizzazione e di irrigazione collettiva unico in Europa (salvo il più modesto esempio delle Bouches du Rhóne), assai ammirato anche all'estero.
Se un discorso di contenimento della risaia è posto dalla stessa politica di sostegno CEE divenuta, in genere, più cauta, un discorso diverso, che immaginasse la sostituzione anche parziale di questo mondo porrebbe problemi certamente enormi. Il riso è una voce, costantemente attiva, una delle poche, nell'import-export nazionale.
Per quanto concerne, infine, la situazione di deterioramento delle condutture di molti acquedotti, questo Assessorato, che eroga contributi per la costruzione e la manutenzione straordinaria degli acquedotti rurali non può che ricordare di avere già segnalato la necessità che si dedichi la debita attenzione a tale comparto.
Molti acquedotti rurali furono costruiti, decenni addietro, con le tubature che allora costituivano la tipologia più affidabile, cioè i tubi mannesman, che però non sono esenti dalle perforazioni causate dalle correnti elettriche vaganti, cosicché molti, oggi, hanno perdite. Il materiale attualmente usato è la plastica ed è esente da quel difetto: naturalmente se ne verifica la garanzia sanitaria.
Gli acquedotti rurali sfruttano sovente sorgenti sparse nel territorio delle quali comunque viene rigorosamente controllata la potabilità, ch altrimenti resterebbero inutilizzate. I consumi da essi soddisfatti non gravano sui bisogni calmati dai grandi acquedotti.
Essi hanno la caratteristica di notevole sviluppo di condutture per utente servito, poiché si tratta di consumi la cui ubicazione è sparsa nel territorio. Ciò ne determina un elevato indice di onerosità e ne giustifica appieno la massima solidarietà di sostegno finanziario da parte della spesa pubblica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.
RIBA Ringrazio l'Assessore, perché ha compiu-to uno sforzo di completezza nell'affrontare i temi dell'interrogazione.
Devo invece - non so se posso usare il termine biasimo - esporre una forte protesta, una lagnanza nei confronti della Presidenza del Consiglio o della Giunta (non so quale delle due istituzioni), perché a questa interrogazione, che era del 26 luglio 1990, presentata nel momento di massima manifestazione dei disagi e dello stato di fatto relativo alla situazione della crisi causata dalla siccità, si arriva a rispondere a novembre del 1992.
Presidente Spagnuolo, Presidente Brizio, se è così, prendiamo atto del fatto che, davvero - e lo dico anche al collega Chiezzi che ne presenta molte e agli altri colleghi - queste interpellanze possono servire per riempire un o.d.g. delle sedute del Consiglio altrimenti poco cospicuo come quello di oggi, ma non sono certo lo strumento attraverso il quale si discute tempestivamente degli elementi di politica regionale che, con gli argomenti oggetto di interpellanza, si sollevano.
L'Assessore Lombardi diceva poc'anzi: "Caro Riba, ci stiamo parlando su questo punto". Io vorrei dire questo, alla Giunta: ciò che certamente si può trarre da questa preoccupazione dell'Assessore Lombardi è la grossa difficoltà a collegare i problemi dell'agricoltura a quelli dell'economia come se oggi si potesse tranquillamente distinguere una politica agraria una politica industriale, una politica delle infrastrutture, una politica dei trasporti, e non esistesse, invece il problema cospicuo e consistente di una politica economica complessiva del Piemonte.
Le questioni che abbiamo posto nell'interpellanza trovano, da un lato una risposta tecnicamente puntuale da parte dell'Assessore. Dall'altro caro Assessore, emerge una sottintesa convergenza politica sul problema da noi sollevato della grave mancanza di condizioni generali, affinché da questo comparto possano derivare degli elementi di concorso al potenziamento - o per lo meno al contenimento - del riflusso e della recessione che esiste nel settore dell'agricoltura. 123 miliardi di danni rimborsati corrispondono, in realtà, a molto più di 100 miliardi di danni senza contare quelli indiretti, quelli che ne derivano alla situazione pedologica, alla base floro-faunistica del territorio, ecc.
I Consiglieri regionali, se gli interessa, considerino che in Piemonte noi sosterremo o ci troveremo in questa condizione di disagio altre volte a causa di un dato strutturale: la mancanza di 500 milioni - grosso modo di mc d'acqua per il funzionamento del sistema agricolo piemontese. A questo si possono aggiungere - ma sarebbe un elemento che in questo caso non voglio nemmeno sottolineare - la non utilizzabilità dell'acqua del Bormida, se non in particolari situazioni; un sistema di adduzioni che perde oltre il 50% delle sue portate; la mancanza di invasi e il mancato riordino giuridico del sistema delle utenze.
In quasi tutte le città dove si sono stesi i Piani Regolatori, le utenze irrigue non sono state espropriate, per cui ci sono rigoli d'acqua che, non essendo utilizzati, vanno verso i fiumi (potrei citarne a Torino a Cuneo, da tutte le parti). Potremmo solo avere la speranza - ma riguarda solo una parte del Piemonte - che il riso si produca senza più la sommersione: sarebbe così il disastro della nostra agricoltura vercellese ma avremmo finito di avere un bisogno consistente. Potremmo sperare di avere un riordino strutturale dei sistemi di irrigazione, ma questo implicherebbe lo sviluppo di un sistema tecnologico e una base di ricerca scientifica per la quale oggi non ci sono né gli investimenti né le scelte strategiche, se non a livello dell'immediata utenza.
Come abbiamo affrontato questo problema? Prendendone atto. Finora quello che si constatato è che a livello della Regione, così come a livello delle Province che vivono maggiormente il problema (quelle più agricole: Torino, Cuneo, parte dell'Alessandrino), non si è andati oltre la presa d'atto del problema. Su questo punto la conclusione - Assessore, spero che lei condivida - dovrebbe essere quella che la Regione Piemonte si renda conto che è necessario adottare delle misure rispetto al suo deficit di infrastrutture per l'alimentazione del settore produttivo che riguarda 200 mila addetti (grosso modo una FIAT, 200 mila addetti quasi 80 mila aziende per il fatturato e il resto rimando ai dati della Regione); diversamente gradualmente regrediremo da un punto di vista strutturale rispetto alla nostra capacità di ottenere la competitività di questo settore.
Se si costruiranno i sistemi di collegamento con l'altra parte delle Alpi (Alta Velocità e Traforo del Mercantour), saremo in contatto diretto con il sistema delle oltre Alpi. A questo proposito bisogna sapere che la Provenza dispone di 2 miliardi di metri cubi d'acqua, forniti annualmente al suo sistema agricolo dalla diga di Serre-Bonconne, mentre noi, per tutto il Piemonte, per una zona 4 volte più grande, disponiamo, a livello di invasi, sì 'e no di 70-100 milioni di metri cubi d'acqua. Ci si è interrogati sull'incongruenza o sull'assurdità di dati di questo genere? E soprattutto, si è capito che mettere in piedi un sistema di investimenti per risolvere questo deficit non vuol dire agire solo sull'agricoltura, ma anche sulle tecnologie, sulle infrastrutture, sulle grandi opere, sulla scienza, sulla cultura, sulla ricerca scientifica, vuol dire mettere in moto un sistema integrato di operazioni rispetto a un comparto economico che è anch'esso integrato con gli altri, come tutto il resto? Se così fosse, ne deriverebbe - non voglio scomodare operazioni di altra portata e di altra dimensione anche economica - che per realizzare opere tipo la Fiera, il Sito, l'Alta Velocità (quest'ultima opera molto grande), dovremmo mettere in piedi dei Comitati nei quali la Regione impegna una capacità politica e operativa di grosso valore e di grande interconnessione fra i diversi settori. Così facendo, si smuoverebbe qualcosa, perché si creerebbero delle sinergie di attenzione e di impegno su questo punto; in quel caso, l'agricoltura potrebbe forse diventare lo spunto per un'operazione di tipo economico-progettuale più complessivo.
In caso contrario, Assessore Lombardi, fra altri due o tre anni potremo parlarne sempre più da soli, magari non più in questo Consiglio, ma al bar. La responsabilità di questo sarà certamente mia, diciamo del mio partito, per non aver posto con il dovuto rumore, al di là della precisione, il problema. Però sarà anche tua - lo dico senza polemica - se dovesse permanere il fatto che, a fronte delle attese del mondo dell'agricoltura, la risposta della Regione continuasse ad essere quella dei rinvii e dei fallimenti dei progetti. Fallimenti che sono quasi inevitabili, data la mediocrità con la quale i progetti vengono presentati.
Concludo con una proposta per lasciarla agli atti di questa riflessione: che da parte della Regione si crei subito un Comitato - così come si è fatto per altre cose - che studi i problemi dell'irrigazione coinvolgendo i settori operativi dell'economia che ne sono interessati perché dopo 47 anni di studi sui sistemi di diga abbiamo registrato che non se n'è realizzata nemmeno una (le prime, le dighe del Casotto, risalgono a prima della guerra, dopo abbiamo studiato il sistema del Tanaro, poi quello dello Stura, poi quello di Stroppo, ma sostanzialmente non ci sono le condizioni per realizzarle).
Insisto sul fatto che si tratta di investimenti di un sistema motorio dell'economia, non di assistenza per un settore che vede affievolire la sua funzione di prospettiva. La richiesta è dunque questa, ed è rivolta alla Giunta: visto che nel 1990 abbiamo registrato questi drammi a causa della siccità; visto che l'annata non sarà prodigale dal punto di vista della risorsa idrica di per sé e per delle ragioni del tutto contingenti; visto che il dato strutturale è un deficit di 500 milioni di metri cubi d'acqua visto che attorno alla realizzazione di opere di questo genere si mettono in moto parecchie centinaia di miliardi di operazioni economico progettuali, costituiamo immediatamente un Comitato per studiare il sistema del riordino del problema idrico secondo la visione integrata dell'uso agricolo, agroalimentare e industriale in Piemonte, cercando di arrivare rapidamente alla ridefinizione di qualche progetto.
Questo è quanto chiedo e quanto vorrei fosse preso in considerazione con una risposta, possibilmente anche immediata, da parte della Giunta.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Grazie. Questo punto è discusso.
RIBA Presidente, lei non stava ascoltando; questo non mi disturba, però mi dispiace.



PRESIDENTE

Sono stata interrotta in questo momento da un funzionario.
RIBA Poiché abbiamo discusso di un problema che riguarda il danno di qualche cinquantina di miliardi dopo due anni, ho concluso il mio intervento chiedendo se poteva esserci un impegno da parte della Giunta. Presidente le chiedo scusa se mi sono permesso, visto che era stata disturbata, di richiamare questo fatto.



PRESIDENTE

Il funzionario mi doveva dare una risposta rispetto ad un quesito procedurale che mi è stato posto nella Commissione precedente. Chiedo scusa.
La parola all'Assessore Lombardi.
LOMBARDI, Assessore regionale La sorte vuole che io sieda vicino al collega Garino, che ha responsabilità importanti, non dico esclusive, nel settore delle acque.
L'Assessore Garino, stando attento a quanto affermava il Consigliere Riba al quale ricordo che la Regione Piemonte qualche diga l'ha fatta, non in provincia di Cuneo, ma in altre province della nostra realtà territoriale mi diceva che la Giunta ha approvato un Piano direttore delle acque, che è un documento piuttosto complesso e ponderoso, probabilmente non ancora giunto alla sua attenzione, che dovrebbe contenere tutte queste indicazioni.
Non so come all'interno di questo Piano direttore sia eventualmente previsto il suggerimento di avere un Comitato, ma credo sarà opportuno facendo un'analisi approfondita, mettere anche in prospettiva la possibilità di un Comitato che, per aree di interesse, possa affrontare gli argomenti sul piano operativo e progettuale. Quindi è una proposta che ritengo di dover sottolineare all'interesse della Giunta e sulla quale potremo aggiornarci.



PRESIDENTE

Consigliere Riba, possiamo ritenere concluso questo punto? RIBA Sì.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario

Interpellanza n. 932 dei Consiglieri Calligaro, Monticelli, Bosio e Marengo ed interpellanza n. 937 del Consigliere Chiezzi inerenti l'attuazione del Regolamento CEE n. 2052


PRESIDENTE

Passiamo all'esame delle interpellanze nn. 932 e 937.
Poiché i Consiglieri rinunciano alla facoltà di illustrare le interpellanze, ha la parola l'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore regionale Signor Presidente, colleghi Consiglieri, rispondo a queste interpellanze con qualche mese di ritardo, ma in realtà è da diversi mesi che sono in giacenza all'o.d.g.; purtroppo i ritmi del Consiglio portano a questi risultati. Rispondo congiuntamente, essendo insistenti sullo stesso argomento ancorché con quesiti in parte analoghi e in parte differenziati ma con un filone sostanzialmente unico.
Chiedo innanzitutto scusa al Consiglio regionale se parlerò non solo per diretta competenza o responsabilità legate alle deleghe che mi riguardano, ma anche per conto degli altri Assessori che sono stati oggetto di questa interrogazione, avendo avuto dagli stessi elementi o note relative.
Si tratta di interpellanze di un certo spessore, non solo in termini quantitativi di risposta, ma anche perché nella prima fase di applicazione di questo Regolamento nel triennio 1989/1991 ci sono stati in Piemonte, per le due aree cosiddette a declino industriale, investimenti tra pubblico e privato per 500 miliardi e per qualcosa di meno nel prossimo biennio 1992/1993 al quale farò riferimento.
Data la complessità dell'argomento, mi si consentirà di fornire un quadro che sarà necessariamente sintetico e toccherà i punti principali e salienti. Questo anche in considerazione del fatto che, già nel mese di luglio di quest'anno, ancorché non formalmente richiesto, ho ritenuto come Assessore regionale di comunicare in sede di Commissione consiliare lo stato di avanzamento della prima tranche del programma triennale 1989/1991 per cui molti, per non dire quasi tutti, Consiglieri interpellanti sono stati già in qualche modo informati nel mese di luglio dello stato di avanzamento e soprattutto dell'indicazione del programma che riguarderà il biennio 1992/1993. Quest'ultimo sarà oggetto nei prossimi mesi di decollo non appena la relativa deliberazione assunta dalla Giunta nelle scorse settimane arriverà in Commissione, per poi giungere in aula.
Premesso che per la prima volta nella storia "contemporanea" attraverso l'applicazione del Regolamento comunitario n. 2052, il centro nord Italia è stato considerato e riconosciuto con alcune aree territoriali su cui poter far ricadere i benefici o gli interventi del regolamento stesso (e quindi si è trattato di una prima fase applicativa molto sperimentale, non avendo mai realizzato nel centro-nord Italia attività sostanzialmente analoghe negli anni passati) e premesso che una dose di ritardi dovuti alla CEE ed al Governo ha prodotto anche uria certa tendenza a glissare i termini della stessa applicazione, credo di poter dire come regola generale, al di là di questi limiti e difficoltà sostanzialmente non imputabili alla Regione Piemonte, che le questioni sollevate circa la validità del programma operativo per conto della Regione Piemonte e della Giunta sono frutto di scelte che tenevano conto da un lato degli elementi più qualificati esistenti della programmazione regionale, dall'altro delle esigenze, dei progetti e delle indicazioni che emergevano dagli operatori pubblici e privati interessati.
Osservo che non è stato elaborato un programma di tipo "verticistico" ma un documento (sto parlando evidentemente della prima tranche e quindi del corso d'opera in questo periodo) al quale hanno fattivamente collaborato diversi interlocutori: vari Assessorati regionali, gli enti strumentali, gli Enti locali insistenti sulle aree territoriali riconosciute come applicative del regolamento comunitario, che sono la Provincia di Torino (escluso il capoluogo) e il VCO, ed infine gli operatori economici.
Si poteva fare meglio? Questa è la domanda di fondo posta nelle interpellanze. Probabilmente sì, ma ricordo anche - a me stesso e agli altri - che invariabilmente l'ottimo è nemico del bene. E' comunque prevista la stesura di un documento relativo alla valutazione del programma, che consentirà di misurare l'impatto del programma operativo sulle aree interessate.
Circa l'esecuzione del programma, sono stati centrati gli obiettivi, a cominciare dalla definizione di tutti gli impegni di spesa (con la relativa assunzione) entro le scadenze poste. Per la quasi totalità degli impegni l'operazione è stata eseguita nel novembre 1991, mentre modesti impegni residui sono stati formalizzati entro il 30 giugno 1992, data ultima concessa dalla Comunità Economica Europea.
Per ciò che attiene allo stato di avanzamento del programma operativo ricordo alcune cifre che mi sembrano indicative: al novembre 1991 le spese sostenute dai vari soggetti ammontavano a 70 miliardi e 600 milioni circa a maggio del 1992 sono passati a 113,5 miliardi circa. Queste cifre indicano un buon andamento della spesa, nella quasi totalità sostenuta dai beneficiari e non da erogazioni della Regione. Siamo in linea con le richieste della Comunità Europea, tant'è vero che siamo nelle condizioni di attivare il meccanismo per l'erogazione della successiva rata di contributi FESR.
Fra gli elementi positivi, vorrei ancora ricordare il successo degli investimenti produttivi per il sistema delle piccole e medie imprese. Sono state presentate al Ministero dell'Industria 740 domande, finanziati 91 interventi, con investimenti paria quasi 170 miliardi ed un contributo del FESR di 22 miliardi e 800 milioni circa, con un tasso di partecipazione pubblica del 13,66%; tale percentuale è inferiore alle previsioni, e questo è da valutare positivamente, perché l'intervento pubblico ha determinato un consistente flusso di investimenti per lo più rivolti all'innovazione tecnologica. Questo significa anche un rafforzamento o quanto meno un mantenimento occupazionale rilevante.
Analoghe considerazioni possono valere per gli aiuti agli investimenti in connessione con il capitolo relativo ai prestiti BEI e CECA. Qui la somma impegnata a suo tempo era di 8 miliardi; le domande pervenute e ammissibili in numero di 57 prevedono investimenti - molti dei quali già realizzati o in fase di avanzata realizzazione - per oltre 107,5 miliardi con un contributo di oltre 48 miliardi di lire, ovvero la virtuale somma a suo tempo impegnata e prevista.
Circa i servizi di consulenza e assistenza, per il momento non hanno dato luogo ad alcuna erogazione di contributi pubblici da parte della Regione, la quale valuterà puntualmente la documentazione comprovante la reale effettuazione delle consulenze e la relativa documentazione di spesa.
E' completamente definita la fase riguardante il potenziamento delle strutture per l'accesso al credito delle piccole e medie imprese e dell'artigianato: I vari consorzi di garanzia hanno istituito fondi ad hoc e si è provveduto al finanziamento pubblico maturato. Tali fondi risultano essere già utilizzati ampiamente e con percentuali ben oltre il 60% della disponibilità complessiva. E' pertanto prevedibile che nel giro di poche settimane - e in largo anticipo sulle scadenze finali (1993) - verranno completamente utilizzati per gli scopi previsti. Pér ciò che concerne le aree attrezzate, i progetti ammessi sono 21: originariamente erano 24, ma 3 di questi non hanno dimostrato di possedere alcuni requisiti e, comunque non erano nelle condizioni tali da consentire l'immediata cantierabilità e il rispetto delle scadenze.
Circa il sottoprogramma relativo all'innovazione tecnologica, le misure adottate sono due. La prima è dedicata al potenziamento di alcuni centri di formazione professionale, l'altra riguarda il discorso dell'Alto Verbano, e vi sono due progetti (ITACA e Parco Tecnologico) che accusano un certo ritardo, imputabile soprattutto alla complessità intrinseca che li caratterizza. Sarà opportuno un forte impulso per recuperare è realizzare i progetti nei tempi previsti.
Ho lasciato per ultimo il sottoprogramma n. 2. Mentre parlo di questa partita - lo dico anche perché penso di interpretare il pensiero della collega Vetrino - ricordo un quesito specifico sulla Promark posto nell'interrogazione presentata dai colleghi del Gruppo PCI-PDS. Quando le domande sono state presentate, la Promark, ente strumentale della Regione aveva titolo a presentare domanda. Certamente non poteva non essere accolta anche tale richiesta, peraltro, come dicevo prima, ente strumentale della Regione. Nel frattempo, la società è andata in liquidazione; credo che la risposta non potrà che essere negativa, comunque prima di liquidare verrà verificata con la Comunità Europea e con gli uffici legali della Regione l'opportunità, la possibilità o meno di dar corso alla richiesta della Promark (che credo non abbia essere esaudita, perché nel frattempo, la società si è liquidata). Però, ripeto, in allora, quando ha presentato la domanda, non si poteva certo pensare di non inserirla, perché ne aveva titolo come tutti gli altri.
Ho lasciato per ultimo il sottoprogramma 2 relativo alla valorizzazione dell'offerta turistica, anche perché oggetto di specifici richiami da parte di alcuni interroganti.
Rispondo anche a nome dell'Assessore al turismo, che mi ha offerto gli elementi e i dati di sua competenza. Mi consentirete quindi di leggere, un po' più passivamente, le sue note.
"Il sottoprogramma finalizzato alla valorizzazione dell'offerta turistica nelle due aree individuate dall'obiettivo n. 2: Verbano-Cusio Ossola e Provincia di Torino (con esclusione dell'area comunale di Torino) è stato articolato in tre misure: Misura 1): Interventi a favore di enti pubblici Misura 2): Interventi a favore di investimenti dei privati Misura 3): Interventi a favore della promozione. La spesa impegnata è di L. 15.554.200.000 a carico dei Fondi CEE, L. 6.3 68.300. 000 a carico dello Stato, e L. 14.749.100.000 a carico della Regione. Quest'ultima cifra risulta essere la somma dei finanziamenti impegnati negli esercizi 1988 1989 - 1990 a favore dell'offerta e della promozione turistica ripartiti nelle tre misure sopra descritte, come segue: Misura 1): L. 5.326. 100.000 Misura 2): L. 6.823. 000. 000 Misura 3): L. 2.600. 000. 000.
La gestione dei finanziamenti nella Misura 1) e 2) ha tenuto conto dei criteri fissati dalla L.R. 15/5/1987 n. 27; per consentire una più coerente applicazione del Regolamento comunitario n. 2052/88, sono stati attivati contributi in relazione a mutui bancari da erogarsi in un'unica soluzione agli istituti mutuanti.
Questa soluzione è stata adottata per recuperare alcune rigidità della L.R. n. 27/87; infatti i contributi in conto capitale, secondo la norma regionale, potevano essere erogati nel rispetto di un tetto massimo di contribuzione, mentre la soluzione dei mutui attualizzati ha consentito il superamento della logica contributiva, permettendo di finanziare i progetti conformi alle finalità perseguite dal Regolamento comunitario.
Al fine di migliorare l'offerta agendo su bacini omogenei per contribuire attraverso il potenziamento turistico dell'area alla loro riconversione economica, l'obiettivo può dirsi ampiamente raggiunto senza paura di smentite poiché, intervenendo con la misura 1) a favore degli enti pubblici, sono state potenziate le infrastrutture turistico-sportive delle due aree; con la misura 2) si sono invece attivati investimenti dei privati che, a regime, dovrebbero creare circa 572 posti occupazionali, in aggiunta e a consolidamento dell'occupazione nel comparto ' industria alberghiera 'delle due aree.
1102 progetti finanziati nelle misure 1) e 2) non sono di certo contributi a pioggia e, se da un primo acchito, possono anche essere giudicati tali perché numerosi, le perplessità sono facilmente dissipabili se si approfondisce con maggiore attenzione la realtà socio-economica delle due aree. Gli enti pubblici ai quali compete l'infrastrutturazione del territorio sono prevalentemente Comuni montani con tutte le difficoltà e rigidità ambientali e territoriali che la loro collocazione comporta conseguentemente, hanno optato nella maggior parte dei casi per il recupero di strutture già esistenti riconvertendole in centri polivalenti o impianti sportivi, come pure nei casi di nuovi interventi le infrastrutture sono state dimensionalmente adattate al territorio in cui dovranno insistere.
Analoga logica è stata perseguita nella misura 2), dove gli investimenti dei privati si sono sviluppati nell'ambito della tipologia ricettiva locale, perseguendo il miglioramento della ricettività attraverso interventi di recuperi qualitativi e/o quantitativi degli esercizi; nei casi di nuove costruzioni, lo standard si è mantenuto su medie dimensioni fatta eccezione di due soli esercizi alberghieri. Pertanto il finanziamento, seppur frazionato in tanti interventi, presenta una sua specificità e omogeneità progettuale, poiché tutti i progetti concorrono alfine prefissato dal Regolamento comunitario, ossia: mantenere l'occupazione migliorando la qualità e/ o la quantità dell'offerta turistica.
A completamento degli interventi strutturali per la crescita turistica delle due aree, sono stati attivati, di concerto con le aziende di promozione turistica, dei progetti speciali di promozione turistica comprendenti pubblicazioni, sponsorizzazioni, manifestazioni, iniziative mostre, campagne di advertising su organi di stampa, ecc.".
Occorre ora brevemente accennare alla seconda fase, relativa al biennio 1992/1993. La Comunità Europea, come voi sapete ha ritenuto di riconfermare le aree a declino industriale a suo tempo individuate, Provincia di Torino (escluso il Comune di Torino) e il Verbano Cusio-Ossola.
Da varie areee territoriali italiane ed europee è in corso d'opera una sollecitazione non indifferente per pensare aduna modifica anche delle applicazioni territoriali di questi contributi; immaginiamo che il 1993 sarà l'anno decisivo, anche in vista della riforma dei fondi strutturali per pensare di cambiare le ricadute territoriali, se mai questo potrà avvenire. Ma questo è il futuribile.
In data 18/12/1991 la Commissione CEE, sulla base dei risultati emersi dalla gestione della prima fase 1989/1991, a cui ho fatto riferimento poc'anzi, e delle indicazioni del comitato di sorveglianza, ha approvato il nuovo quadro comunitario di sostegno per la seconda fase 1992/1993.
Rispetto al triennio precedente, le risorse messe a disposizione dalla CEE risultano ridotte di un terzo; pertanto l'investimento comunitario per il biennio 1992/1993 ammonterà a 93 miliardi di lire, fondo sociale europeo più FESR. di cui 63 miliardi circa per gli interventi del Fondo europeo di sviluppo regionale, il FESR. L'impegno finanziario dello Stato non è ancora stato sostanzialmente definito, ma è già stato ipotizzato e richiesto nella misura di 64 miliardi, di cui circa 45 dedicati alla gestione regionale mentre gli altri 20 verrebbero utilizzati direttamente dal Ministero dell'Industria per gli aiuti agli investimenti al sistema delle piccole e medie imprese.
Sulla base di queste prime indicazioni, la Giunta regionale ha elaborato una proposta di programma operativo per il 1992/1993, approvata circa venti giorni fa in Giunta, e nelle prossime settimane verrà in Commissione. Tale proposta tiene conto delle linee di fondo del programma operativo precedente; in secondo luogo prevede interventi su tutte le possibilità offerte dal Regolamento comunitario n. 2052, approvato, dalla Commissione CEE; in terza misura dà continuità alle operazioni già avviate saldando in qualche modo i due programmi operativi, così come auspicato dalla stessa comunità europea. Si tratta, per il momento, di una proposta siamo in attesa che il Governo definisca i suoi impegni finanziari; essendo ahimè - sempre in ritardo, come già nella prima fase, anche queste cose arrivano con una certa fatica, ma sicuramente con una certa determinazione.
Con elementi certi di finanziamento statale e con la massima urgenza credo quindi che noi potremo, nei prossimi giorni, discutere questo problema in Commissione e poi in Consiglio regionale. Ritengo opportuno ricordare, però, che il programma operativo prevede linee ed indirizzi generali di intervento per i quali gli operatori pubblici e privati dovranno, a loro volta, presentare proposte e progetti esecutivi immaginabilmente a cavallo fra la fine dell'anno e l'inizio dell'anno prossimo. Ciò potrà avvenire non appena il Consiglio regionale avrà approvato il piano operativo e quindi avremo dato, come Giunta, la necessaria pubblicità all'iniziativa con bandi e circolari per ovviare agli inconvenienti che in altre realtà regionali si sonò talvolta verificati.
Da più parti e in particolare dal Consiglio regionale è stato richiesto e proposto che venga data priorità alle aree di maggiore crisi, quali il Chivassese o l'Eporediese. Si ritiene che tale proposta potrà essere tenuta in considerazione nell'ambito della previsione finanziaria dei vari assi di intervento nel momento in cui si andrà all'esame dei progetti esecutivi. Il piano operativo 1992/1993 si articola su cinque assi di intervento o sottoprogrammi come per il passato, cioè: 1) promozione e diffusione delle innovazioni tecnologiche 2) valorizzazione dell'offerta turistica 3) sviluppo e rafforzamento del tessuto delle piccole e medie imprese 4) ambiente e recupero, siti industriali degradati 5) strutture e sostegno delle attività economiche, cioè aree industriali e artigianali.
Nel suo complesso, il programma operativo prevede investimenti per 477 miliardi i quali sarebbero finanziati con 63 miliardi circa di contributo CEE, 64 miliardi circa di contributo statale, 16 miliardi circa di fondi regionali e degli enti locali. Sono comunque cifre indicative, non avendo la certezza, come ho detto, degli impegni finanziari da parte dello Stato.
Pertanto potranno mutare.
Brevemente, e concludo, vorrei illustrare con poche battute gli assi di intervento e la situazione a oggi, che è la seguente: 1) la promozione e la diffusione delle innovazioni.
Sono previsti interventi per 38 miliardi; si prevede un più forte impegno sul fronte dell'innovazione tecnologica in particolare rivolta all'area di Torino con la realizzazione per l'agenzia per rinnovazione di progetti ad essa collegati. Come è noto, la realizzazione dell'Agenzia, già prevista nel precedente piano operativo, è stata sospesa in quanto i tempi di realizzazione del progetto non collimavano con le scadenze disposte dalla CEE, con il rischio di perdere consistenti finanziamenti, sia comunitari che statali. Con il nuovo piano operativo 1992/1993, si pensa di realizzare il progetto in questione, anche perché nel frattempo, come voi sapete, colleghi Consiglieri, è stata approvata l'apposita legge regionale.
Si darà inoltre continuità ai progetti avviati con il piano operativo 1989 1991 con riferimenti al progetto Itaca e Parco Tecnologico del Lago Maggiore.
2) Turismo.
L'Assessorato competente ha proposto il finanziamento degli interventi già previsti nel piano operativo precedente: sostegno alla realizzazione di infrastrutture, potenziamento dell'industria alberghiera e promozione turistica.
3) Rafforzamento e sistema delle piccole e - medie imprese.
Sono stati riproposti gli interventi già previsti nel piano operativo precedente: a) contributi alle piccole e medie imprese con gestione del Ministero dell'Industria e con gestione regionale in presenza di prestiti CECA o BEI.
Come voi sapete, il contributo Ministeriale varia dal 10 al 20% sugli investimenti, contributi quindi a fondo perduto per piccole e medie imprese fino a 200 dipendenti, mentre il prestito regionale prevede l'erogazione nella misura del 7,5% attraverso il prestito, appunto, CECA e BEI. Da quanto risulta, il Ministero dell'Industria si appresterebbe ad esaminare il decreto di attuazione di questa specifica misura. E' inoltre prevista una novità nei confronti del precedente piano 1989/1991; accogliendo una serie di suggerimenti che sono venuti soprattutto dalle associazioni artigiane, abbiamo proposto come Regione l'allargamento dell'applicazione della ricaduta di questi interventi contributivi anche al sistema artigianale, che era escluso nella precedente fase. Nel suo complesso l'asse prevede investimenti per 318 miliardi circa di cui 273 miliardi di provenienza privata.
4) Ambiente e ripristino dei siti industriali degradati con 43 miliardi di investimenti. Circa il recupero di siti industriali degradati, oltre all'intervento tradizionale (ricordiamo, tanto per fare degli esempi esplicativi, in fase di appalto o iniziati, il recupero dell'ex area Montefibre di Ivrea e il recupero dell'ex area industriale Bona di Carignano). Come dicevo, oltre all'intervento tradizionale rivolto agli enti pubblici, è proposto un intervento dedicato anche agli operatori privati che intendono recuperare stabilimenti dismessi per fini produttivi.
Naturalmente il contributo pubblico sarà molto ridotto rispetto a quello previsto per gli interventi degli enti pubblici, che si aggira intorno al 70% della spesa. Nel caso di interventi privati, è stata ipotizzato un contributo in conto capitale intorno al 25% della spesa sostenuta.
5) Strutture a sostegno delle attività economiche.
Con questo asse, dove sono previsti investimenti per 33 miliardi circa si ritiene di riproporre e di finanziare gli interventi riguardanti la realizzazione di aree industriali e artigianali attrezzate. Iniziativa che come voi sapete, ha riscontrato notevole adesione da parte degli enti locali e degli operatori privati nella fase della prima applicazione del programma operativo.
Circa le aree attrezzate, si ritiene di proporre, accanto ai tradizionali interventi, anche il finanziamento di iniziative volte a realizzare servizi comuni ed infrastrutture consortili fra le imprese industriali e artigianali insediate nelle aree stesse. Accanto al programma FES della Giunta regionale, la Giunta stessa ha altresì elaborato il piano operativo per gli interventi formativi a carico del fondo sociale europeo e l'ha presentato alla Comunità Europea per un esame preliminare.
Signora Presidente e colleghi Consiglieri, seppure in misura lunga ed articolata, ancorché il problema fosse e sia di grande spessore, ma anche già oggetto da parte mia di comunicazioni, ritengo di aver risposto ai quesiti posti. Una ventina di giorni fa, la Giunta regionale ha approvato con propria deliberazione la proposta di programma operativo per il biennio 1992/ 1993 sulla base del quadro comunitario di sostegno già approvato dalla Comunità Europea e dopo il confronto avvenuto con la Comunità Europea e con i Ministeri competenti.
Mi auguro che, essendo ormai approvata la proposta di programma operativo da parte della Giunta, sia in corso d'opera la trasmissione alla competente Commissione, in modo tale che, entro il mese di novembre, al più tardi nella prima metà di dicembre, esso possa essere affrontato confrontato anche con suggerimenti nella sede della Commissione competente (peraltro da me già informata in corso d'opera nel luglio di quest'anno) per arrivare, compatibilmente con i tempi legati alle indicazioni finanziarie del Governo che ancora oggi sono in misura un po' incerta, ad approvare il tutto entro la fine dell'anno, al più tardi all'inizio del prossimo, e poter quindi dare corso anche alla seconda fase attuativa. Ci sapendo che, in ordine alla prima fase attuativa, tutti i lavori che sono stati messi in cantiere, alcuni già realizzati, alcuni in corso d'opera alcuni in appalto, relativamente al primo triennio debbono essere conclusi entro il 1993 e devono essere conclusi prima fase nel 1993 per avere la condizione di ottenere il finanziamento.
I soggetti pubblici-privati si sono certo un po' preoccupati, proprio perché ci sono spazi un po' stretti, ma ciò ha portato a togliere soggetti o progetti che non erano fattibili o cantierabili, dando forza a coloro che in qualche modo hanno, pur con la ristrettezza dei tempi, risposto ad un'esigenza intelligente di cofinanziamento fra pubblico e privato che, per la prima volta, è venuto con possibilità di avere una ricaduta sul territorio regionale piemontese.
Infine, voglio comunicare che delle tredici aree a cosiddetto declino industriale, insistenti nel centro-nord Italia e individuate in un rapporto comparato fra la Regione, il Governo e la Comunità Europea, due sono in regione Piemonte, la provincia di Torino e il VerbanioCusio-Ossola; in una media ponderata fra popolazione insistente su queste aree e area territoriale, esse rappresentano il 37% delle tredici aree, quindi, pur in mezzo alle tante difficoltà, questo ha una ricaduta maggiore nel rapporto comparato con altre realtà regionali che, pur avendo vocazioni industriali hanno un momento di grande difficoltà. Così come, certamente forte è il momento di difficoltà della nostra realtà regionale piemontese che, con l'aiuto di questo strumento e il completamento del programma operativo nel 1992/1993, potrà avere una ricaduta ulteriormente positiva per il mantenimento di alcuni livelli occupazionali o il possibile incremento dei livelli occupazionali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.
CALLIGARO Signora Presidente, la risposta dell'Assessore Cerchio, a nome anche di altri Assessori, è stata molto lunga, perché in quest'aula si è discusso pochissimo dei programmi inerenti al Regolamento n. 2052 della Comunità Europea. Mi pare che un problema di questa importanza si debba riprendere in aula, in seduta di Consiglio. Il Regolamento n. 2052 della CEE è un'eccezionale occasione per la Regione Piemonte, in quanto la Regione Piemonte e l'intero nostro Paese vivono crisi di trasformazione che sono di carattere epocale. Assistiamo, per esempio, ad un processo di deindustrializzazione e ad una crescente disoccupazione, una crescente perdita di posti di lavoro che probabilmente non potrà essere compensata neppure con nuovi posti di lavoro in altre attività che non siano quelle manifatturiere e industriali. Quindi, il Regolamento n. 2052 della CEE riveste un'eccezionale occasione per la nostra Regione e noi abbiamo sentito oggi una lunga risposta che ha il difetto di arrivare con dieci mesi di ritardo; infatti, avevamo presentato l'interpellanza il 16 gennaio di quest'anno.
Proviamo a riflettere su alcuni punti: eccezionale occasione, perch mobilita risorse pubbliche e private dell'ordine di 900 miliardi di lire complessivamente, forse 1.000, a fronte di una Regione che dispone di risorse libere ogni anno nell'ordine di 200, 220 miliardi di lire. E' tutto detto: mobilita risorse di quasi 1.000 miliardi di lire. Queste risorse dovrebbero sostenere, difendere l'occupazione e avviare un processo di riassorbimento della disoccupazione; diciamo la verità, forse alcuni progetti consentono di difendere e sostenere l'occupazione. Io non sottovaluto questo aspetto, ma non vi sono segnali di sorta che ci dicano che c'è anche un riassorbimento della disoccupazione; purtroppo la disoccupazione aumenta persino, considerato l'aggravarsi della crisi economico-produttiva industriale.
Abbiamo dei precedenti, e lo ricordiamo nell'interpellanza, che sono clamorosi: in passato cospicue risorse sono state gettate dalla finestra.
Faccio degli esempi: i contributi della CECA per l'abbattimento delle capacità produttive in siderurgia (50 miliardi di lire); se andiamo a vedere cosa hanno prodotto, probabilmente saremo costretti a concludere che hanno prodotto ben poco. E poi abbiamo un altro clamoroso esempio: il Regolamento comunitario 219 di intervento nelle aree colpite da crisi tessile. Anche in quel caso, si sono mobilitate risorse considerevoli con scarsissimi risultati, ed è questo il punto centrale della nostra interpellanza: la presa d'atto comune di tutti noi che la capacità progettuale di questa Regione è limitata e sono limitati i soggetti pubblici, ma anche quelli privati. E allora c'è il rischio di non utilizzare al meglio un potenziale di risorsa rilevantissimo, unica occasione che avremo per fronteggiare la crisi e cercare di invertire le tendenze in atto alla crescente disoccupazione.
Noi abbiamo apprezzato alcuni progetti; abbiamo però aggiunto che complessivamente, questi progetti non vengono collocati in un indirizzo programmatorio, ma sono più che altro improntati a casualità e improvvisazione. Si tratta, comunque, di interventi disorganici, che non determinano sinergie di sorta e spesso sono a pioggia, discrezionali, se non addirittura clientelari.
Abbiamo citato il sottoprogramma 2 "Valorizzazione dell'offerta turistica". Non ho tempo di soffermarmi su questo, ma ciascuno di noi ha ben presente che un intervento organico di valorizzazione dell'offerta turistica non significa concedere a tutti gli alberghi della Provincia di Torino o del VCO la possibilità di realizzare una maggiore ricettività.
Semmai, si tratta di attuare delle scelte a ragion veduta e, in quel caso operare in modo organico. Solo a quel punto si fa la valorizzazione dell'offerta turistica, e non distribuendole risorse a pioggia.
Abbiamo ricordato il caso Promark. Comprendiamo perfettamente che la Promark, quando ha presentato la domanda, era un soggetto avente diritto però non abbiamo dimenticato che è stata posta in liquidazione. Non vorremmo che le risorse previste dal Regolamento n. 2052 della Comunità Europea andassero a coprire i disavanzi o quote dei disavanzi degli azionisti, in questo caso dell'azionista Regione, perché a questo punto noi sottrarremo risorse dell'ordine di 1 miliardo e 833 milioni all'obiettivo fondamentale a sostegno dell'occupazione e del riassorbimento della disoccupazione per pagare quote parte dei disavanzi accumulati dagli azionisti, in questo caso dall'azionista di maggioranza Regione Piemonte.
Su questo chiediamo garanzie.
Quello che ci preme, inoltre, è che si svolga in aula, non in risposta ad una semplice interpellanza, un dibattito sullo stato di avanzamento del primo programma operativo, per impostare, sulla base di un primo bilancio indirizzi riguardanti il secondo programma operativo. La cosa più semplice ed elementare che potessimo fare non l'abbiamo fatta, cioè fare in aula, in una seduta del Consiglio, il punto sullo stato di avanzamento del primo programma operativo e, sulla base di questo, la discussione su come impostare il secondo. Veniamo a sapere che la Giunta lo ha predisposto, che verrà in Commissione e che verrà discusso in Consiglio.
Arriviamo sempre con notevole ritardo: era meglio discutere in questa sede l'impostazione generale. Ricordo l'intervento del Capogruppo democristiano che aveva sottolineato la scarsa capacità progettuale nel complesso dei vari soggetti intervenuti e aveva insistito perché il problema fosse affrontato nell'aula consiliare. Mi pare che un'occasione formidabile come questa, che consente di mobilitare risorse dell'ordine che abbiamo più volte detto, non possa essere lasciata alla discrezione dei vari Assessori, i quali, ciascuno per loro competenza, stabiliscono degli indirizzi.
Era, questa, una formidabile occasione per ripensare il piano socio economico regionale, per stabilire indirizzi adeguati alle trasformazioni intervenute in questi anni. Continuiamo ad avere un piano socio economico regionale che fa riferimento a situazioni economiche del tutto diverse da quelle attuali. L'aggiornamento poteva avere luogo sulla base dell'occasione offerta dal Regolamento n. 2052 della CEE. Così non è stato.
Si è persa una occasione importante per definire meglio gli indirizzi dell'Ente Regione e per utilizzare meglio le risorse. Vi sono taluni progetti apprezzabili, ma il più delle volte si ha la nettissima impressione che si tratti di progetti inventati per non perdere le risorse pubbliche messe a disposizione. Questo non dovrebbe essere fatto, se pensiamo alle scarse possibilità che ha la Regione Piemonte al momento! Si dovrebbe, invece, riuscire a mobilitare questa quota consistente di risorse finanziarie, che è l'unica consistente di cui potremo disporre nei prossimi anni.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Presidente, colleghe e colleghi, non lamenterò questa volta il fatto che l'Assessore risponde all'interpellanza con ritardo, tra l'altro non tra i maggiori che si verificano in quest'aula.
La risposta non mi ha soddisfatto, non per la mancanza di tempestività ma per il merito dei contenuti proposti al Consiglio. L'Assessore ha illustrato con una certa soddisfazione le caratteristiche dell'azione regionale per quanto riguarda l'individuazione dei soggetti cui erogare i contributi, la tempestività con cui questi contributi sono stati erogati a norma di Regolamento CEE, e lo stato di attuazione di questi contributi sono soddisfacenti. Penso che questo sia inconfutabile. L'Assessore ha riportato senz'altro una situazione di fatto, in base alla quale si deve osservare che la Regione Piemonte, l'Assessore Cerchio e gli altri Assessori che l'hanno affiancato, all'interno della situazione esistente si sono mossi in modo da rispettare formalmente gli adempimenti burocratici previsti dal Regolamento CEE e da tutti quelli connessi all'erogazione di questi finanziamenti.
In pratica, l'Assessore dice: "Abbiamo lavorato bene, abbiamo rispettato i tempi, abbiamo erogato i soldi e questi soldi sono stati impiegati". La mia critica non può vertere su questo. La critica verte su un altro aspetto: i soldi sono stati impiegati nei tempi previsti, ma queste risorse sono servite, cioè hanno prodotto al meglio gli effetti che il Regolamento CEE presupponeva? La Giunta regionale, con questi finanziamenti, che se sono dell'ordine di 900-1.000 miliardi tra pubblico-privato non sono irrilevanti, in questa situazione di crisi economica e sociale è riuscita a raggiungere l'obiettivo sostanziale, che è quello dell'efficacia dell'intervento o no? Dall'esame dei provvedimenti fatto anche in altre occasioni si possono porgere alla Giunta regionale severe critiche per quanto riguarda la dispersione di interventi, una certa casualità e addirittura progetti che paiono inventati per riuscire a non perdere i soldi: una pletora di interventi tra loro scollegati in particolare nel settore del turismo.
Penso che queste siano critiche tutte fondate. Il problema, Assessore è che lei - gliel'ho già detto altre volte e glielo ripeto - probabilmente sta lavorando nel modo giusto (cioè è un Assessore che si occupa del problema, segue le scadenze, fa quanto può), si occupa e lavora nel modo giusto, ma in un quadro di riferimento gravemente carente. E il quadro di riferimento è quello di una Giunta regionale che, a mio avviso, non ha le idee chiare sulla direzione in cui il Piemonte può essere indirizzato e incentivato per uscire dalla crisi economica e sociale. Mancano le idee, a mio avviso. Quindi non le contesto uno per uno i piccoli sprechi, i dubbi su un finanziamento utile o meno; complessivamente, mi sembra che stiate gestendo una situazione di assenza di programmazione e riversando i finanziamenti che giungono dalla CEE e dallo Stato nel modo secondo voi migliore e possibile, stante il disastro programmatorio in cui lo Stato italiano e la Regione Piemonte vivono.
La critica, allora, è che, se si continua così, l'Assessore Cerchio e gli altri Assessori riuscir ranno (visto che lavorano) a rispettare i tempi, ma non riusciranno a produrre i risultati.
Assessore, senza il Piano regionale di sviluppo, senza un'idea di un progetto per il Piemonte, questi finanziamenti lei continuerà a darli al primo che arriva, al più convincente, a quello che ha fatto la relazione più lunga. Gli stessi enti locali e forze economiche prescelte lo saranno in questa logica.
CERCHIO, Assessore regionale Facciamo dei bandi.
CHIEZZI Ma anche il bando raccoglie poi quello che c'è sulla base della situazione esistente. Faccio un esempio. L'Assessore Cantore è quello che su questi finanziamenti è stato preso più di mira. Sul turismo, l'Assessore Cantore probabilmente ci dirà che "sulla base del bando, delle richieste, e via dicendo" ha speso i soldi nel modo migliore: Ma ciò di cui c'è bisogno nella Regione Piemonte è una politica del turismo capace ad esempio di collegare una ripresa economica di tutta la montagna attraverso la leva del turismo.
Sul turismo, in presenza di finanziamenti disponibili anche nell'ambito CEE, che politica si avvia? A me pare che la politica, oltre a quella del caso per caso, sia, ad esempio, quella del far leva su grosse concentrazioni di risorse in luoghi deputati allo sviluppo e all'utilizzo del turismo di massa molto concentrato, collegato soprattutto alle attività del turismo invernale. Questo per quanto riguarda le vallate, Assessore Cantore. Viceversa - dovessi avere qualche responsabilità - penserei alla ricerca per il Piemonte di una politica del turismo che valorizzi e risollevi l'economia di tutte le valli del Piemonte e che scelga che i finanziamenti (quelli pubblici, quelli privati, della Regione o della CEE) vengano finalizzati e localizzati nelle valli piemontesi a sostegno di un'economia e di un turismo diversi da quelli dello skilift. Un'economia che sia capace di tenere la gente in montagna, di farla lavorare. I turisti vanno in montagna non solo permettersi in coda con le loro automobili davanti ad uno skilift. Si può andare per vivere in un ambiente ben curato vivo economicamente, con la gente del luogo che vi abita. Potrebbe essere un grosso progetto da elaborare e da proporre come Regione Piemonte. E allora, dentro progetti di questo genere, anche i Regolamenti CEE e i loro finanziamenti potrebbero essere utilmente inseriti. Faccio un altro esempio (e mi rivolgo all'Assessore Vetrino). Si parla di innovazione; questo Consiglio ha approvato l'Agenzia per l'innovazione tre anni fa e non ha fatto nulla. Anche in questo caso, certamente l'Assessore Cerchio dirà che ha speso tanti miliardi in contributi all'innovazione: si può 'innovare in un campo sterminato. La Regione Piemonte deve individuare settori prioritari e privilegiati, quelli che possano indurre dei benefici e delle sintonie a catena nel tessuto economico, capaci di rilanciare il Piemonte per certe caratteristiche peculiari.
Dire che la Regione deve scegliere l'innovazione non basta, perché si può innovare su tutto. Questa deve diventare parte di progetto, politico.
In questo modo diventa semplice fare i bandi e "dare le gambe" ad interventi finanziari cospicui e finalizzati dentro un progetto che viceversa non vengono attivati. Anche qui, stiamo purtroppo discutendo di una crisi violenta in cui siamo tutti presi.
Il secondo programma di attuazione l'avete delineato e approvato in Giunta, lo proporrete in Commissione, in assenza di quei progetti politici che possono dargli la capacità di contrastare la crisi. Se venite qui a riproporre e ad aggiornare - ammesso che ci sia - un vostro progetto un'idea per il Piemonte e in base a quell'idea l'utilizzo dei finanziamenti, allora possiamo dare una raddrizzata a questa barca. Se viceversa, siete assenti sui temi fondanti di una politica e semplicemente vi rimettete al giudizio dell'utilizzo di questi finanziamenti caso per caso o avulsi da un contesto politico generale, come oppositore vi dir "che i soldi saranno sprecati"; se attenuo la vis polemica posso dire "non otterranno tutti i risultati che si potrebbero raggiungere", e la nave non va.
Esprimo quindi grossa preoccupazione sul passato, ma soprattutto su cosa ci aspetta e sulla volontà di questa Giunta di prendere finalmente in mano, con un progetto politico, la realtà piemontese e di dargli un'indicazione precisa di sviluppo.



PRESIDENTE

L'interrogazione è esaurita.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Interrogazione n. 1379 del Consigliere Zacchera ed interrogazione n. 1383 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerenti le problematiche relative agli incarichi ricoperti dall'ing. Fassio (richiamate in aula ai sensi dell'art. 89, comma nono, del Regolamento consiliare)


PRESIDENTE

Passiamo, come concordato, ad esaminare le interrogazioni n. 1379 e n.
1383, di cui ai punti 4) e 5) all'o.d.g.
Siamo nella circostanza prevista dall'art. 45 del Regolamento: "Il Consiglio può riunirsi in seduta segreta quando vi sia la proposta motivata del Presidente del Consiglio o della Giunta o di almeno 10 Consiglieri. Su tale proposta, esso delibera per alzata di mano, dopo che abbiano eventualmente parlato non più di un oratore contro ed uno a favore.
Le questioni riguardanti l'operato di persone vanno comunque trattate in seduta segreta".
Il punto 4) dell'art. 45 recita (mi rivolgo in particolare ai tre interroganti, Consiglieri Zacchera, Chiezzi, Maggiorotti, e al Presidente della Giunta): "Se le questioni che vengono trattate sia nell'interrogazione che nella risposta attengono all'operato delle persone il Presidente del Consiglio è tenuto alla seduta segreta".
Ritenete che queste interrogazioni attengano all'operato delle persone? ZACCHERA Io non dò giudizi sull'operato dell'ing. Fassio; chiedo perch politicamente sia stato messo nella condizione di operare.
La questione è obiettivamente complessa, ma non ritengo che nella mia domanda sussistano degli estremi di questione segreta.



PRESIDENTE

Si tratta di capire se nell'interrogazione o nella risposta si va a toccare l'operato delle persone. Per la verità, al Presidente del Consiglio questo sembra palese.
Vi ho ricordato il titolo delle due interrogazioni; attiene all'operato di una persona, per cui mi sembra che il Presidente del Consiglio non abbia discrezionalità. La questione, comunque, è solo procedurale e di non altra natura.
Chiede la parola, il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.
CHIEZZI A mio avviso, l'interrogazione contiene l'indicazione di persona. Non è la prima volta che in interrogazioni proposte dai Consiglieri questo avviene e non è automatico che l'indicazione di persona o di società nell'ambito di interrogazioni porti immediatamente alla seduta segreta molto dipende dalla risposta che si dà a questa domanda.
Da parte del proponente, quindi, non c'è la richiesta di seduta segreta; tuttavia, se la Giunta, rispondendo, entra nel merito dell'operato della persona, va da sé che la seduta debba diventare segreta. E' dunque la Giunta che deve dirci in che modo intende rispondere.



PRESIDENTE

Presidente Brizio, lei ritiene che nella sua risposta ci siano contenuti che attengono all'operato della persona? BRIZIO, Presidente della Giunta regionale E' chiaro che, anche senza dare giudizi, attengono all'operato della persona.



PRESIDENTE

Pertanto, a norma del punto 4) dell'art. 45 del Regolamento interno del Consiglio, si procede in seduta segreta. Prego il pubblico, i funzionari e la stampa di voler consentire la presenza in aula dei soli Consiglieri regionali. Grazie. (I lavori proseguono in seduta segreta dalle ore 12,30 alle ore 13,10)


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Comunicazione dell'Assessore Lombardi inerente ai contributi a produttori agricoli e risposta alle interrogazioni n. 1576 dei Consiglieri Majorino e Zacchera e n. 1610 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti e alle interpellanze n. 1597 dei Consiglieri Riba, Monticelli e Marengo e n. 1606 dei Consiglieri Picchioni, Cavallera e Penasso


PRESIDENTE

I lavori riprendono in seduta pubblica.
Abbiamo convenuto che l'Assessore Lombardi svolgesse una sua comunicazione sull'agricoltura; questa comunicazione assorbe la risposta alle interrogazioni nn. 1576 e 1610 e alle interpellanze nn. 1597 e 1606.
La parola all'Assessore Lombardi.
LOMBARDI, Assessore regionale Nelle interrogazioni del MSI-DN, del PDS, della DC e di Rifondazione Comunista, presentate al Consiglio, regionale e (almeno alcune di esse) riprese dagli organi di stampa, è stata posta l'attenzione sulle Associazioni dei produttori agricoli piemontesi.
Viene posto l'accento sui dati di produzione che, seppure importanti non sono decisivi al fine della concessione dei contributi, che sono invece condizionati dalla presentazione di un programma di attività valutato dall'Assessorato, sentito il parere del Comitato Regionale delle Associazioni. Prima di erogare il contributo, le spese devono essere documentate dall'Associazione e vengono verificate dalla Regione. I dati di prodotto ed i soci delle Associazioni influiscono come punto di riferimento per l'ampiezza del programma da finanziare.
La Regione Piemonte ha previsto massimali di contributo perle Associazioni molto al di sotto di quelli consentiti dalla legge.
Mediamente, il contributo effettivamente concesso risulta pari ad un quinto di quello teoricamente possibile. La percentuale del contributo, inoltre varia dal 50% al 70%, per cui è necessaria la partecipazione finanziaria da parte dei soci della stessa Associazione. Infatti, la Regione adotta importi di contributi differenziati per prodotti e per ampie fasce di rappresentatività.
In particolare, le Associazioni per le quali sono stati segnalati presunti dati anomali, anche considerando i dati più bassi tra quelli indicati nelle interpellanze e interrogazioni, superano anche di dieci volte il minimo previsto dalla legge per il riconoscimento e la conseguente erogazione dei contributi.
Tali precisazioni si ritengono necessarie per mettere innanzitutto in evidenza il giusto peso da attribuirsi agli elementi riportati nelle interrogazioni. E' necessario fornire i dovuti chiarimenti al Consiglio regionale per portare un contributo di serenità e obiettività. E' un dovere anche nei confronti dei produttori agricoli e delle pubbliche istituzioni che tanti sforzi e anche risorse hanno destinato alle associazioni dei produttori agricoli.
Le associazioni in Italia sono nate nei primi anni '80 a seguito del Regolamento CEE n. 1360 del 1978, con lo scopo di aumentare il potere contrattuale dei produttori agricoli attraverso l'aggregazione della produzione, inserendosi pertanto in un punto tradizionalmente debole della filiera agricola, cioè nel momento della commercializzazione.
Fin dal 1980 la Regione ha fatto la scelta di sostenere l'avviamento e il consolidamento delle associazioni dei produttori agricoli, attesa la tradizionale carenza piemontese sul versante dell'associazionismo agricolo.
A tutt'oggi, sono stati riconosciute dalla Regione n. 24 associazioni che rappresentano complessivamente n. 45.000 aziende ed un fatturato di 2.518 miliardi, pari al 58% della produzione lorda vendibile piemontese.
Al 1985 erano state riconosciute 9 associazioni e al 1992 n. 24 associazioni. In Piemonte le associazioni promosse dalle organizzazioni professionali agricoli ed aiutate finanziariamente nella fase di avvio dalla Regione Piemonte si sono via via affermate e consolidate, assumendo un ruolo importante nell'economia agricola piemontese. Si tratta di un'esperienza nuova che certamente ha conosciuto momenti di incertezza e difficoltà.
Poiché si sono riscontrate carenze per tutte le associazioni, risulta difficile fare una distinzione fra buoni e cattivi. Sulla base delle esperienze maturate, la Regione ha assunto l'iniziativa, fin dall'inizio dell'anno 1992 di fare chiarezza su tutti i punti che meritavano adeguamenti, tenendo conto che ormai si compivano i dieci anni di vita.
Una proposta ufficiale è stata redatta dall'Assessorato agricoltura e foreste nell'aprile 1992 ed è stata sottoposta ufficialmente al parere del Comitato regionale delle associazioni previsto dalla legge. Su tale documento è stato operato un approfondimento e si è aperto un dibattito nel mondo agricolo, organizzato con momenti di convergenza e anche naturalmente di divergenza. Nell'eco di tali divergenze le due interrogazioni si inseriscono nella discussione che, come detto, era stata avviata per iniziativa autonoma della Regione mesi prima. La nuova normativa vuole superare le difficoltà riscontrate nella precedente esperienza e principalmente la tendenza alla proliferazione delle associazioni che riducono la loro capacità di incidere sul mercato.
La nuova normativa, inoltre, vuole razionalizzare la materia rivedendo le procedure e i metodi, al fine di assicurare maggiore efficienza all'azione amministrativa della Regione. Una, nuova normativa regionale è necessaria anche per tener conto delle modificazioni della legislazione a livello comunitario e delle disposizioni a livello nazionale.
Inoltre, dopo una prima fase che va dal 1980 al 1990, caratterizzata da un significativo sostegno dell'avviamento delle associazioni, si è ritenuto necessario ridurre l'impegno finanziario regionale per il futuro, ritenendo che le associazioni debbano trovare il proprio sostegno principalmente nell'autofinanziamento dei soci. Tra l'altro, come è noto, attualmente la Regione dispone di minori risorse finanziarie rispetto al passato e, anche per gli anni a venire, sono previste risorse calanti. Già con deliberazione della Giunta regionale n. 198-19880 del 9/ 11/1992 sono state approvate le nuove istruzioni. Sono inoltre in corso di emanazione altre disposizioni già da mesi sottoposte al Comitato regionale delle associazioni. Pertanto le polemiche sono sorte dopo ed a seguito dell'iniziativa intrapresa dalla Regione riguardante la nuova normativa.
Entrando nel merito dei dati riportati nelle interrogazioni, si precisa che l'Assessorato sta approfondendo i dati di rappresentatività delle associazioni in quanto a volume di produzione e in quanto a numero di soci allo scopo di pervenire ,a dati precisi e sicuri.
In primo luogo, ha ritenuto necessario richiedere alle stesse associazioni di fornire entro il 20 novembre di quest'anno la situazione attese le presunte discordanze segnalate. E' il caso di mettere in evidenza che la richiesta è stata inviata dall'Assessorato in data 27 otto-bre prima delle interrogazioni stesse.
La Regione effettuerà controlli sulle associazioni che necessariamente devono essere a campione, atteso che complessivamente le aziende agricole aderenti a tutte le associazioni ammontano a 45.000. Si comprende quindi l'impossibilità di controllarle una per una. Stanno per essere verificate nel mentre, da parte della Regione, le produzioni regionali risultanti dai dati ufficiali 1991.
In attesa dei dati forniti dalle associazioni e degli accertamenti da parte della Regione, è opportuno peraltro formulare alcune considerazioni.
Si fa notare che i dati ISTAT o di altre istituzioni e i dati forniti dalle associazioni non sempre sono omogenei, poiché sono rilevati con metodi e finalità diverse. In molte occasioni sono stati rilevati limiti ed incongruenze nei dati forniti dall'ISTAT, valga per tutti l'esempio delle quote-latte. Pertanto, i dati ISTAT non possono essere assunti in modo acritico e tanto meno può essere dato come scontato che, nel caso di contraddizioni, sia sempre giusto il dato ISTAT ed errato quello dell'associazione.
Per quanto riguarda i suini, il dato fornito dall'ISTAT riguarda il patrimonio, mentre quello fornito dall'associazione riguarda la produzione che è di molto superiore al patrimonio poiché nella stessa azienda possono venire effettuati anche due, tre o più cicli di allevamento nell'anno.
Credo di essere stato chiaro: il patrimonio ;è il numero dei capi presenti in un determinato momento, la produzione invece è quello che l'azienda mette sul mercato nell'arco dell'anno.
Per quanto riguarda il miele, l'ISTAT adotta un prezzo al chilogrammo inferiore a L. 4.000 (verso le 3.000 lire), mentre l'associazione adotta i prezzi effettivamente realizzati dai produttori sul mercato, che sono superiori a 7.000 lire al chilogrammo. Chiunque di voi intenda acquistare del miele, lo pagherà 10.000 lire al chilogrammo. Inoltre, da un'indagine effettuata dall'Assessorato alla sanità, il numero degli alveari e dunque la produzione di miele risulta almeno doppia rispetto a quella indicata dall'ISTAT.
Circa l'ASPROCER (l'Associazione dei produttori di cereali), le interrogazioni riportano dati errati che non sono quelli denunciati dall'associazione e riconosciuti dalla Regione. Infatti l'Asprocer ha denunciato i valori per i cereali prodotti pari a lit. 58 miliardi per l'anno 1990 e pari a lit. 60 miliardi per l'anno 1991.
Il dato al quale si fa riferimento probabilmente è stato rilevato da una pubblicazione regionale che conteneva un errore, però i dati forniti dall'associazione all'Assessorato sono quelli che prima ho letto e che sono a disposizione dei colleghi che volessero verificare il documento che fa riferimento a questo dato.
Circa l'ASPROLAT, i dati riconosciuti dalla Regione nel 1991 in quanto a numero di soci ammontano a 9.796. Inoltre, il dato indicato nelle interrogazioni circa il numero di produttori di latte in Piemonte è errato.
Infatti, dall'indagine effettuata dall'Assessorato alla sanità, risultano n. 13.743 produttori di solo latte e ben n. 14.392 produttori misti di carne o carne e latte, che devono essere sommati per gran parte ai produttori specializzati per il latte, al fine di ottenere il numero complessivo di produttori di latte in Piemonte.
Per quanto riguarda le produzioni vinicole, esiste concordanza tra la produzione ISTAT e quella considerata dalla Regione nel 1990, quantificata in 3.337.900 hl di vino.
La discordanza esiste nel prezzo adottato dall'ISTAT (L. 1.000 al litro) e quello indicato dalle Associazioni per il prodotto immesso sul mercato e riconosciuto dalla Regione (va da più di L. 1.000 al litro per i vini comuni fino a L. 3.000 al litro per i vini di pregio).
Per quanto riguarda la frutta, i dati riferiti sia ai soci che al prodotto e comunicati al Ministero Agricoltura e Foreste dall'ASTROFRUT risultano inferiori a quelli dichiarati alla Regione, in quanto al Ministero non vengono comunicati i dati riguardanti il kiwi, la nocciola le ciliegie e altri frutti minori.
Tra l'altro, i dati presentati in Regione dall'Associazione sono quelli previsionali 1991, mentre quelli comunicati al Ministero sono dati consuntivi per l'annata 1991, caratterizzata da forte diminuzione della produzione a causa delle gelate primaverili.
5. PROCEDURE I rapporti della Regione con le Associazioni dei produttori agricoli riguardano i seguenti momenti: 1) Riconoscimento e successiva tutela e vigilanza.
2) Concessione dei contributi di avviamento (peri primi cinque anni) e per programmi (negli anni successivi).
La Regione, ai fini del riconoscimento, effettua approfonditi controlli sia di conformità dello Statuto, sia del possesso dei minimi in quanto a produzione e numero dei soci previsti dalla legge.
Le Associazioni presentano l'elenco nominativo dei soci con i principali dati anagrafici, produttivi e strutturali relativi a ciascuna azienda (terreni posseduti, ecc.).
Gli Uffici effettuano un controllo presso l'Associazione per verificare la regolare tenuta dei libri sociali e l'esistenza di tutte le domande di adesione dei soci.
Preventivamente, gli Uffici, attraverso dati in loro possesso e integrando con altri controlli, eseguono verifiche di rispondenza tra quanto dichiarato da ogni singolo socio e quanto risultante dai controlli.
La Regione Piemonte, tra l'altro, è una delle poche Regioni dotate di un sistema informatico di conoscenza e registrazione dei dati relativi alla maggior parte delle aziende agricole piemontesi.
Le Associazioni, con il riconoscimento, acquisiscono la personalità giuridica di diritto privato, sono dotate degli organi istituzionali previsti dalla legislazione speciale e dal Codice Civile, con tutte le prerogative e le responsabilità previste dalla vigente normativa.
Dopo il riconoscimento, le Associazioni, annualmente, devono dimostrare di svolgere una sufficiente attività, al fine del mantenimento del riconoscimento (anche indipendentemente dalla richiesta di aiuti finanziari).
La proposta da parte dell'Assessorato di riconoscimento, consistente in una dettagliata relazione, viene sottoposta al parere del Comitato regionale delle Associazioni previsto dalla legge e costituito dalle Organizzazioni Professionali Agricole Regionali, dalle Organizzazioni Cooperativistiche Regionali e dalle Associazioni riconosciute.
Con il riconoscimento, le Associazioni acquisiscono il diritto a ricevere aiuti e, annualmente, presentano richieste di contributo allegando, tra l'altro, un programma di attività, il bilancio preventivo approvato dagli organi competenti dell'Associazione edil bilancio consuntivo relativo all'esercizio precedente con relaziono del Collegio sindacale.
Le Associazioni, inoltre, comunicano annualmente i dati aggiornati del numero dei soci e della produzione.
I contributi sono concessi in base alla validità del programma di cui si controlla l'attuazione.
In particolare, a consuntivo viene presentata una dettagliata relazione dell'attività e un rendiconto analitico con la documentazione giustificativa prevista (fatture, ricevute, elenchi del personale) delle spese sostenute. Il tutto è approvato dagli organi istituzionali delle Associazioni (in particolare dal Collegio sindacale).
La spesa finanziaria riguarda le attività che erano state approvate a preventivo dalla Giunta regionale dopo l'esame e il parere del Comitato regionale dell'Associazione.
L'Assessorato verifica la rispondenza e la regolarità della documentazione esibita a consuntiva.
I controlli effettuati sono quelli previsti dalle disposizioni vigenti in materia di Associazioni dei produttori agricoli, che sono state approvate con deliberazione della Giunta regionale del 17/2/1987. Tale normativa ha rappresentato, con le successive integrazioni, l'aggiornamento e il superamento della precedente normativa elaborata nel 1983 e che ha operato, appunto, fino al 1987.
Per quanto riguarda la condotta amministrativa della Regione, questa rientra nelle regole della Pubblica Amministrazione adottate per tutte le altre forme di incentivo che riconoscono la validità di dichiarazioni fornite dagli organi di forme associative con riconoscimento pubblico e che rispondono nei confronti della legge.
Il contributo è commisurato, in sostanza, all'attività svolta dall'Associazione certificata e valutata come prima indicato.
Pertanto, non è previsto un finanziamento direttamente ed esclusivamente dipendente dai dati di produzione e dai dati relativi ai soci che, come detto all'inizio, influiscono come punto di riferimento importante (ma non decisivo) per l'ampiezza del programma da finanziare.
6. CONCLUSIONI In conclusione, si dà assicurazione al Consiglio regionale, che quanto segnalato dai colleghi interroganti ed interpellanti era già all'attenzione dell'Assessorato agricoltura e foreste. Mi riservo di tenere informato il Consiglio regionale (anche attraverso la Commissione III) dei risultati degli approfondimenti in corso. E' doveroso riconoscere che esistono in Piemonte esperienze positive sulle Associazioni dei produttori agricoli che, pur con le immancabili difficoltà, stanno svolgendo il loro ruolo, in particolare in occasione delle trattative sugli accordi interprofessionali.
I dieci anni trascorsi hanno rappresentato un'esperienza significativa molta strada è stata fatta, altra ne deve essere fatta, principalmente sul versante dell'unità.
L'unità dei produttori agricoli, dal punto di vista economico, attiene ai rapporti delle rappresentanze del mondo agricolo; la Regione non può far altro che auspicare il superamento della divisione dei produttori agricoli.
Credo che la Regione, riconoscendo le esperienze positive, debba contribuire al consolidamento e all'unità delle Associazioni dei produttori agricoli salvaguardando gli aspetti sostanziali.
Non bisogna perdere di vista che la finalità principale delle Associazioni è l'aumento del potere contrattuale dei produttori agricoli attraverso la concentrazione dell'offerta che, come tutti sanno, deve essere la più ampia possibile. Se ciò era vero nel passato, lo è oggi sempre di più nell'attuale situazione determinata dalla recente riforma della politica agricola comunitaria.
Questi debbono essere gli aspetti importanti che devono guidare il Consiglio regionale nel quale non si debbono, a mio pa rere, trasferire in modo automatico le divisioni che, per adesso, si sono riscontrate sull'argomento nel mondo agricolo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.
CHIEZZI Grazie, Presidente. E' solo una proposta sulla procedura. Dati l'interesse e la mole della relazione dell'Assessore, dal mio punto di vista sarebbe più utile disporre di questa relazione e più meditatamente discutere l'interpellanza la prossima volta.



PRESIDENTE

Vogliamo fare così? LOMBARDI, Assessore regionale Oggi pomeriggio.



PRESIDENTE

Ci aggiorniamo ad oggi pomeriggio. La seduta riprenderà alle ore 15,30.
Considerato che alle ore 15 vi è l'aggiornamento della Commissione di inchiesta-indagine sulla sanità, i Consiglieri hanno due ore di tempo per leggere il documento dell'Assessore Lombardi.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,35)



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