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Dettaglio seduta n.186 del 03/11/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Ha chiesto congedo il Consigliere Croso


Argomento:

b) Incontro con i rappresentanti del Coro RAI


PRESIDENTE

Comunico inoltre che è in corso un incontro tra Capigruppo e Presidente della Giunta con i rappresentanti del Coro della RAI che hanno una problematica grave di tipo occupazionale. Per questo motivo i lavori della seduta pomeridiana cominciano con qualche minuto di ritardo.


Argomento:

c) Incontro con i rappresentanti del Sindacato di Polizia


PRESIDENTE

Prima di passare all'esame dei vari argomenti all'o.d.g., desidero informare il Consiglio che al termine della seduta antimeridiana, insieme al Presidente della Giunta abbiamo ricevuto i rappresentanti del Sindacato di Polizia, ai quali abbiamo espresso la solidarietà del Consiglio regionale del Piemonte sui temi che riguardano l'operato e il ruolo della Polizia all'interno del nostro Stato democratico.
Analoghe espressioni io avevo rivolto al Questore di Torino. Avevo già comunicato per iscritto, ma oggi l'ho ribadito verbalmente, al Sindacato di Polizia, la nostra risposta alla rubrica "Specchio dei tempi" de "La Stampa" su cui era comparsa la lettera di un cittadino che io non conosco il quale, avendo assistito ad un dibattito in aula sulla sanità, aveva ritenuto di cogliere delle frasi non rispettose del ruolo della Polizia e della Magistratura in un intervento consiliare. Ho ritenuto di precisare che l'insieme del Consiglio regionale ha certamente un'altra opinione e mi sembra di poter dire, anche da un verbale successivo alla seduta del 22 settembre u.s., che lo stesso Consigliere che all'interno di un dibattito sulla sanità aveva avuto un'espressione che io mi permetto, non avendola sentita allora, ma riprendendola oggi, di definire poco felice, ha successivamente affermato, seppure non ripreso precisamente a verbale, che in quel contesto non era stato capito.
Questo per doverosa informazione ai Consiglieri regionali, che ritengo abbiano letto sui giornali gli articoli comparsi in proposito.
Io auspico che tutta l'espressione della stampa sia comunque rispettosa delle posizioni che emergono in aula anche se possono dall'insieme del Consiglio regionale - lo ripeto - non essere in quella materia assolutamente condivise.
Tanto dovevo perché in questo senso mi ero impegnata sia con il Questore di Torino sia con i rappresentanti del Sindacato di Polizia che anche in questa sede, essendo presenti fra il pubblico, ringrazio ulteriormente.


Argomento: Edilizia scolastica

Esame proposta di deliberazione n. 511: "Legge 2311211991, n. 430 - Comune di Asti - Mutuo L. 800.000.000 per edilizia scolastica - Modifica elenco degli edifici già inclusi nel piano approvato con DGR 80-13664 del 231311992, ratificata con DCR 351-5424 del 28/4/1992"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 511 di cui al punto 10) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Fulcheri per l'illustrazione.



FULCHERI Giuseppe, Assessore regionale

Si tratta della modifica di una deliberazione che era stata assunta a suo tempo, riguardante il Comune di Asti. Inizialmente il progetto era stato presentato per 3 scuole medie e 3 elementari, perché noi avevamo chiesto ai Comuni le loro necessità, per avere la documentazione e potere istruire successivamente le pratiche, e avevamo inviato a Roma l'elenco in nostro possesso. Adesso invece il Comune di Asti chiede un cambiamento (9 scuole, di cui 4 materne, l elementare e 4 medie), perché nella valutazione delle priorità, da parte del Comune di Asti si è ritenuto di apportare delle modifiche.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel pro, cesso verbale dell'adunanza incorso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 28 voti favorevoli e 3 astensioni..


Argomento: Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione n. 512: "Ratifica ai sensi dell'art. 40 dello Statuto della DGR n. 57-18147 del 719/1992 - Modifica della convenzione rep. n. 478 del 71311991 relativa alla gestione del Centro di formazione professionale G. Ceppi di Orbassano"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 512 di cui al punto 11) all'o.d.g. Si tratta della ratifica di una deliberazione assunta dalla Giunta regionale con i poteri del Consiglio regionale, che deve essere approvata entro il '6 novembre, giorno di scadenza.
La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Nel merito si tratta della necessità di lavori urgenti legati ad aspetti di carattere tecnico (ad esempio il sistema elettrico), che se non vengono attivati non è possibile avviare i corsi.
Si tratta quindi di un impegno immediato per dare corso - scusate il bisticcio di parole - ai corsi.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata cori 26 voti favorevoli e 5 astensioni.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 515: "Ratifica ai sensi dell'art. 40 dello Statuto della DGR n.1-18577 del 221911992 'Misure urgenti atte a garantire la continuità nell'erogazione dei servizi sanitari per l'anno 1992. Adozione con i poteri del Consiglio regionale"' (rinvio)


PRESIDENTE

A causa dell'assenza dell'Assessore Maccari viene rinviato l'esame della proposta di deliberazione n. 515, di cui al punto 12) all'o.d.g.


Argomento: Artigianato - Formazione professionale

Esame progetto di legge n. 263: "Norme di attuazione della legge 4 gennaio 1990, n.1 - Disciplina dell'attività di estetista"


PRESIDENTE

Esaminiamo il punto 7) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 263.
La parola alla relatrice, Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana, relatrice

La breve relazione che accompagna questo disegno di legge vuole sottolineare l'importanza della proposta che dobbiamo esaminare oggi. Un disegno di legge attuativo delle disposizioni contenute peraltro nella legge nazionale 4/1/1990, n, l, che riguarda la disciplina dell'attività di estetista.
E' un disegno di legge che va incontro alle esigenze di questo tipo di attività che, a partire dai primi anni'70, ha avuto anche nella nostra regione un forte sviluppo.
Il mercato dei prodotti e dei servizi esteti, ci, sviluppatosi tra l'altro sotto la spinta del miglioramento generalizzato dei livelli di reddito delle famiglie e di una maggiore attenzione che abbiamo verso i problemi dell'aspetto fisico della persona, ha favorito di conseguenza soprattutto nei grandi centri urbani, ma anche nei piccoli centri; il moltiplicarsi delle figure professionali operanti nel settore. La legge nazionale n. 1 del 4/1/1990 ha definito sul piano sostanziale il riconoscimento di tale figura professionale nell'ambito del settore artigiano, dando puntuale attuazione alla disposizione contenuta nell'ultimo comma dell'art. 2 della legge quadro per l'artigianato, la legge n. 443 dell'8/8/1985.
La stessa legge regolamenta, a tutela e garanzia degli utenti, il possesso dei requisiti tecnico-professionali degli operatori che intendono esercitare l'attività di estetista. Tutto ciò viene a colmare un vuoto esistente nella precedente legge n. 161 del 1963 e della successiva legge di modifica alla n. 142 del 23/12/1970, nella quale non era autonomamente prevista la disciplina dell'attività di estetista che veniva anzi ricondotta alla generica categoria dei mestieri affini a quello dei barbieri e dei parrucchieri.
La legge nazionale 4/1/1990 n. 1 affida alle Regioni il compito di emanare norme di programmazione dell'attività di estetista, di dettare ai Comuni le disposizioni per l'adozione dei regolamenti che devono uniformarsi alla legge, di predisporre, in conformità dei principi stabiliti dalla legge 21/12/1978, n. 845, i programmi, i corsi e le prove d'esame per lo svolgimento delle attività formative degli operatori del settore come predisposto dai decreti attuativi di competenza del Ministero dell'Industria e di determinare l'esercizio dell'attività sanzionatoria nei confronti dei trasgressori delle disposizioni di legge.
La proposta di legge regionale che stiamo esaminando recepisce le disposizioni attuative relative alle funzioni sopraindicate e si propone per le competenze regionali, di attuare i principi della legge nazionale n.
1 del 4/1/1990 già più volte citata.
Quella che stiamo discutendo e che mi auguro venga approvata dal Consiglio regionale, è una legge necessaria, che a più di due anni dalla legge nazionale colma un'assenza della nostra Regione, e contribuisce a dare maggiore chiarezza professionale con la formazione tecnico-pratica degli operatori e certezza e tutela nei confronti della clientela che utilizza le prestazioni delle estetiste.
Il presente disegno di legge si compone di 16 articoli e di un allegato. L'art. 1 stabilisce le finalità della legge. L'art. 2 definisce le attività di estetista e precisa le modalità di svolgimento; l'art. 3 indica gli itinerari formativi e i periodi di lavoro validi per il conseguimento dell'abilitazione professionale e l'esercizio dell'attività.
L'art. 4 individua i requisiti che le imprese devono possedere per svolgere l'attività di estetista. L'art. 5 indica gli strumenti con i quali viene esercitata la programmazione delle attività. L'art. 6 detta norme ai Comuni sulle modalità di adozione e sui contenuti del Regolamento comunale. L'art.
7 stabilisce le modalità di presentazione della richiesta di autorizzazione all'esercizio dell'attività. L'art. 8 stabilisce i casi in cui il Sindaco può sospendere o disporre la revoca dell'autorizzazione allo svolgimento dell'attività stessa. L'art. 9 stabilisce i compiti delle Commissioni provinciali. L'art. 10 indica la composizione della Commissione comunale.
L'art. 11 indica le modalità attraverso le quali la Regione istituisce annualmente i corsi di formazione professionale. L'art. 12 demanda alle UU.SS.SS.LL. le funzioni di controllo a tutela della salute e sicurezza degli utenti, il controllo delle apparecchiature utilizzate e dei requisiti igienici necessari. L'art. 13 stabilisce le sanzioni amministrative.
Le norme transitorie, art. 14, consentono a coloro che non hanno i requisiti al momento dell'approvazione della legge di frequentare corsi straordinari .di aggiornamento professionale istituiti ed autorizzati dalla Regione Piemonte, stabilendo per i soggetti in possesso di qualifiche parziali quali sono i corsi di riqualificazione a cui possono accedere. La legge indica anche la qualificazione professionale che è prevista, previo superamento di un esame attitudinale per coloro i quali, alla data di entrata in vigore della presente legge e limitatamente alla durata di un anno, dimostrino di avere frequentato un corso professionale della durata triennale valido per la specializzazione, e stabilisce infine che l'attività di estetista può essere svolta anche dai barbieri e dai parrucchieri purché in possesso dei requisiti professionali.
Questo è quanto contiene il disegno di legge che è alla nostra attenzione. Sono stati presentati numerosi emendamenti, molti dei quali migliorativi del disegno di legge stesso. Mi auguro chela discussione possa consentire l'accoglimento di alcuni di essi e l'approvazione della legge affinché diventi al più presto operante.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO



PRESIDENTE

Si apre il dibattito.
Ha chiesto la parola il Consigliere Zacchera. Ne ha facoltà.



ZACCHERA Marco

Innanzitutto sottopongo alla Presidenza una questione procedurale.
Specialmente quando sappiamo che ci sono delle persone interessate alla discussione sia del mattino sia del pomeriggio, penso che sarebbe opportuno, quando la riunione comincia con un ritardo al di là della mezz'ora (magari come oggi per motivi molto concreti), che il pubblico venisse informato. Sarebbe opportuno che nell'atrio venisse messa una sorta di bacheca attraverso la quale aggiornare sui motivi del ritardo altrimenti ci facciamo anche la figura di quelli che sono dissipatori del tempo mentre la gente aspetta.



PRESIDENTE

Prendo atto.



ZACCHERA Marco

La ringrazio.
Ci collocheremo man mano sui diversi emendamenti a questo disegno di legge, ma in linea di massima il Gruppo del Movimento Sociale Italiano esprime parere favorevole perché, l'Assessore lo sa, più volte avevamo sollecitato che questa normativa venisse finalmente varata dalla Regione Piemonte.
Vorrei sottolineare due aspetti.
Primo aspetto: questa è una prima legge di disciplina dell'attività di estetista, ma ci sono altre categorie similari a quella dell'estetista che aspettano che finalmente la Regione trovi il tempo di occuparsene. Pi volte ho sollevato all'Assessore interessato il problema dei podologi quelli che vengono volgarmente detti "callisti". In altre Regioni esiste una normativa, in Piemonte assolutamente niente. Io penso che sarebbe opportuno che la Regione capisse come, in una società in trasformazione come la nostra, ci siano migliaia di piemontesi che si dedicano a queste attività e che quindi hanno il diritto-dovere di avere una normativa che imponga loro un determinato modo di procedere, ma nello stesso tempo dia il diritto di poter liberamente e professionalmente svolgere il loro lavoro.
Un altro aspetto importante è quello della preparazione di queste persone. Sull'art. 11 il discorso rilevante, secondo me, è quello dei corsi di formazione professionale. Io sono tradizionalmente contrario a che il pubblico spenda dei miliardi o delle centinaia di milioni, in questo caso per dei corsi di formazione professionale pubblici per determinate attività professionali quando sussistono già delle scuole che svolgono questa attività. Se infatti il privato, debitamente controllato, debitamente qualificato, debitamente certificato, si prende l'onere di preparare delle persone ad un esame che deve essere selettivo, giusto ed equo, a livello regionale, non capisco perché la Regione debba farsi carico di corsi di formazione professionale a sue spese, quando potrebbe ottenere lo stesso risultato con un sensibile taglio di bilancio. Secondo me questa è una strategia verso la quale si dovrebbe tendere e chiaramente la Regione deve imporre a queste scuole, o agli enti professionali che le organizzano delle garanzie di correttezza e soprattutto di professionalità, altrimenti le persone non possono essere preparate nel modo migliore.
Nel complesso, comunque, è una normativa positiva che noi apprezziamo in attesa di collocarci sui diversi emendamenti che vengono prodotti, ma con un invito specifico all'Assessore di portare presto in discussione anche altre leggi similari a questa, per le altre figure parasanitarie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Dunque, io sono d'accordo con ciò che ha detto il collega precedente come del resto ho già detto moltissime volte, che si tende, giustamente per salvare l'economia, non solo del nostro Stato, a privatizzare. E noi chissà perché, pur essendo senza quattrini, continuiamo a voler fare attraverso un mezzo pubblico, come può essere la Regione, sia pure rispettabilissima come istituzione, soprattutto come tradizioni, ciò che i privati fanno sempre meglio che non i pubblici. I privati devono essere controllati. La Regione, cioè gli istituti pubblici, devono avere soprattutto una funzione di controllo, devono essere giudici sopra le parti, ma non essere parti in causa e padroni.di istituzioni. Ecco perch nascono per esempio le polizie private. Immaginiamoci. Sono nate in Italia delle polizie private, naturalmente sono nate perché erano necessarie. Che vuol dire questo? Che anche nei campi che sono considerati propri degli enti pubblici il privato può fare altrettanto bene, qualche volta anche meglio. Quindi mi asterrò in questa votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Prendo la parola perché voglio esprimere un apprezzamento particolare che non è solo del Gruppo socialista, ma è anche personale. Personale perché mi sono occupato di questo problema nella scorsa legislatura presentando anche una proposta di legge che ha incontrato molte difficoltà che non so bene se erano relative a una situazione di carattere politico che non era molto favorevole al riconoscimento della funzione della professionalità delle estetiste. Talvolta si deve prendere atto di questa situazione, nonostante la buona volontà che ha sorretto il mio impegno nella scorsa legislatura. Sono quindi contento che oggi questo impegno stia approdando ad un risultato positivo. I motivi che venivano addotti allora erano quelli che era difficile individuare, incasellare. Erano in molte a sostenerlo, anche all'interno della maggioranza. Non si è potuto raggiungere il risultato, però avendo avuto pazienza ad attendere tempi migliori, oggi, con la collega Bortolin, che ha fatto la relatrice su questo progetto di legge, possiamo esprimere un motivo di soddisfazione.
Con questa legge, la Regione Piemonte dà un segnale ad una categoria benemerita, importante, che finalmente trova una regolamentazione degna del ruolo e del lavoro che svolge, all'interno di un panorama nel quale si sono definiti anche i confini tra la funzione di estetista e altre professionalità. Altre Regioni l'hanno fatto nella scorsa legislatura, ma non è mai troppo tardi e noi ci arriviamo adesso. E' comunque una risposta positiva che il Consiglio regionale sta dando ad una categoria importante come quella delle estetiste.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, il nostro Gruppo si riconosce pienamente, e non poteva essere diversamente, nella relazione che accompagna questo progetto di legge. E' una soluzione idonea all'attuazione in campo regionale della legge nazionale. Vi sono ancora alcuni problemi che hanno in qualche modo interessato la discussione che è avvenuta in Commissione e che trovano puntuale riscontro nell'ambito degli emendamenti che sono stati presentati.
Non ripeto le cose già dette dai colleghi, anche perché penso che sia giunto il tempo di economizzare i nostri lavori nel senso più costruttivo possibile.
Colgo anch'io l'occasione per esprimere il compiacimento che si vada ad approvare questa legge e mi riservo di intervenire successivamente. Ci sono alcuni articoli peri quali allo scopo di rimarcare l'importanza dell'apprendistato nella bottega artigiana o comunque nell'azienda artigiana ed allo scopo di specificare meglio il ruolo di rappresentanza delle organizzazioni di categoria, abbiamo sentito la necessità di presentare qualche emendamento, con firme anche articolate, mentre allo stesso modo ci poniamo in posizione di attènzione di fronte agli altri emendamenti, anche in attesa di sentire il parere dell'Assessore Vetrino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Questo progetto di legge che regola un'attività di fatto regolamentata dal testo unico delle leggi sanitarie e dai regolamenti statali e comunali relativi alle attività artigianali. Ridisegna una figura professionale: a mio parere, tuttavia, lo fa in maniera incompleta. La legge regionale, che è la fotocopia della legge nazionale, descrive con chiarezza tale figura portatrice di competenze disegnate prevalentemente con connotati di tipo artigianale, non definite rispetto alle valenze sanitarie che necessariamente un'attività di questo tipo si trova ad esercitare.
La preoccupazione è che di queste implicanze e ricadute di tipo sanitario non si sia tenuto sufficientemente conto, soprattutto laddove si affidano i controlli alle UU.SS.SS.LL. e ai Servizi di igiene pubblica in particolare (che ben sappiamo essere sottodimensionati, e che si dovrebbero occupare dell'igiene e sicurezza dei luoghi di lavoro), controlli che non saranno in grado di fare. D'altra parte la legge, in generale, non fissa ancora criteri cogenti rispetto alla formazione professionale; le implicanze sanitarie della formazione professionale di questi operatori vengono rinviate a successiva normativa statale.
Non vorrei si desse eccessiva importanza a questo tipo di legge soprattutto laddove - l'abbiamo rilevato con alcuni emendamenti - vengono sottolineati gli aspetti più esteriori dell'attività, quale l'obiettivo dato come prioritario, che dalla legge sembrerebbe essere "mantenere in perfette condizioni l'aspetto delle persone", laddove ci sembra sinceramente eccessivo l'attributo 'perfetto".
Tale dizione risponde forse ad un'ideologia della bellezza condizionata dall'immagine pubblicitaria che ne viene data; ma occorre sottolineare che "bellezza" non è necessariamente "il bello" in senso apollineo, quanto la possibilità di vivere in maniera equilibrata - tra psiche e corpo - con se stessi.
In questo senso, il pensare esclusivamente all'aspetto fisico ci sembra funzionale soltanto ad un'ideologia e ad una società che tende a commercializzare i propri aspetti esteriori.
Non ci siamo collocati con più di tanta attenzione su questa legge, se non con questi primi due emendamenti; successivamente, in sede di dichiarazione di voto, confermeremo con l'astensione la nostra perplessità anche rispetto alle difficoltà che si incontreranno, comunque, nel difendere, in nome del diritto complessivo alla salute, i diritti degli utenti dell'attività in questione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Devo fare innanzitutto due chiarimenti. Il primo è che questo testo legislativo, tra l'altro ottimamente illustrato dalla collega Bortolin, è frutto congiunto di due Assessorati, quello all'artigianato e quello alla formazione professionale. Buona parte del disegno di legge è ricondotta infatti - come avrete potuto rilevare - all'ambito della formazione professionale.
Il secondo punto attiene alla scadenza temporale con la quale il disegno di legge viene presentato all'attenzione del Consiglio regionale.
Intanto direi al Consigliere Rossa di non rammaricarsi troppo: nella precedente legislatura non abbiamo avuto la possibilità di portare a termine questa sua iniziativa legislativa, così come quella del Consigliere Ferrara, perché non eravamo supportati dalla legge nazionale, venuta alla luce nel 1990. Dal 1990 ad oggi sono passati due anni: sono io la prima ad ammettere il ritardo con il quale regolamentiamo a livello regionale la materia. Ma soltanto nel gennaio del 1992 siamo stati in condizione di disporre del Regolamento ministeriale che ci ha dato la possibilità di perfezionare alcuni nostri articoli sia per quanto riguarda la figura professionale sia per quanto riguarda i caratteri più precisi della formazione.
C'è molta attesa nell'ambito della società civile rispetto a questo argomento. Argomento apparentemente futile: sembrerebbe che questa professione non sia ancora entrata tra le professioni consuetudinarie della nostra realtà economica. Si tratta invece di una professione - come detto dalla collega Bortolin - che sta registrando sempre maggiori richieste correttamente, se ne dà in questo momento una regolamentazione. Terrei a far rilevare che quando parliamo di estetista intendiamo estetista uomo e donna: stiamo regolamentando una professione che si rivolge, oggi, tanto agli uomini quanto alle donne. Probabilmente la futilità un pochino intrinseca in questo dibattito traeva l'origine nel fatto che sembrava "cosa da donne". Questo per riferire lo spirito intorno a questo disegno di legge; in realtà è una professione che nell'ambito dell'economia in generale ha un suo spazio, così come tutti i prodotti di bellezza. Occorre che ci sia - e lo faccio presente anche al Consigliere Bodrero - una giusta regolamentazione.
Nessuno pensa a fare l'imprenditore pubblico nel campo della bellezza.
Semplicemente, diamo regolamentazioni che, normalmente, gli enti pubblici debbono dare rispetto a determinate professioni; lo si fa per tutte le professioni. L'Assessore Cerchio, infatti, è stato sollecitato ad aggiornare la serie di nuove professioni ancora in sospeso.
Stiamo svolgendo il nostro compito di legislatori, mettendoci in regola rispetto a norme che ci derivano da competenze assegnateci sulla base di leggi dello Stato.
Ho un'unica preoccupazione. E' stato detto che non abbiamo regolamentato "tutto"; sicuramente, vi sono norme che si riconducono, più in generale, alla normativa di carattere sanitario, ma il mio timore è di aver regolamentato forse troppo. Spero che questa normativa definitiva serva ad incrementare questa professione e non a creare degli handicap che sovente siamo sollecitati a superare, per evitare di portare ulteriori norme in attività che già, per altri aspetti, sono pesantemente normate.
Spero che la nuova normativa serva ad apportare chiarezza e trasparenza; è un settore nel quale - occorre dirlo - si è determinato dell'abusivismo proprio perla mancanza di norme: è probabile che questa legge consenta una maggiore trasparenza.
Concordo con la richiesta, pervenuta da un Consigliere, di modificare la dizione "mantenimento in 'perfette' condizioni": se può avere l'alone di discriminazione rilevato dal Consigliere, sono la prima a pensare che la si debba modificare. Voglio solo dire che la dizione è stata ricavata dalla normativa a livello nazionale: forse, è a livello nazionale che occorre sollecitare un altro tipo di cultura.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Sarò sostanzialmente telegrafico, in contraddizione con la lunga e petulante azione che come Assessore ho svolto anche nei confronti della Commissione che, intasata com'è da tanti altri argomenti e normative, ha acceduto già a realizzare le consultazioni, seppure in periodo preferiale come condizione per riuscire in questo autunno a licenziare, prima attraverso la Commissione competente e poi, mi auguro, dall'aula consiliare, questo testo obiettivamente da tempo atteso, perché riferito ad una norma nazionale. C'è stato un necessario adeguamento da parte della Regione nel recepimento della norma nazionale attraverso la legge regionale, c'è stata anche qualche integrazione con passaggi positivi per la categoria, poiché la legge nazionale è datata e fa riferimento allo stato della situazione del 1990. In sostanza recuperiamo la situazione ad oggi, integrando le norme di attuazione della legge nazionale 4 gennaio 1990 n. 1.
Ancorché ci siano alcuni punti interrogativi, che poi richiamer soprattutto in una citazione che ormai da alcuni mesi stiamo facendo nei confronti del Ministero competente per gli aspetti dei decreti attuativi che sono altro elemento sul quale si è fermato anche un certo iter legislativo, questa legge definisce finalmente - mi auguro - sul piano sostanziale la figura professionale dell'estetista nell'ambito del settore artigiano. Viene altresì regolamentato, a tutela e a garanzia degli utenti proprio per un dato di forza anche nei confronti della categoria, il possesso dei requisiti professionali degli operatori che intendono esercitare in Piemonte questa attività.
In questo quadro, la formazione professionale assume un riferimento importante ed è requisito essenziale per esercitare l'attività di estetista in alternativa ad esperienze di lavoro maturato presso imprese del settore.'Quindi, il discorso è riferito all'attività della qualificazione professionale attraverso le varie fattispecie che nella legge sono indicate, e che io non riprendo, legate al ritardo da parte del Ministero dell'Industria nella pubblicazione dei decreti attuativi, peraltro ancora in queste settimane sollecitato più volte da questo Assessorato della Regione Piemonte, per non creare ulteriori ritardi nell'applicazione concreta della legge, che mi auguro venga approvata oggi.
Vi è poi un passaggio non indifferente sul controllo a tutela della salute e della sicurezza degli utenti e il rispetto delle normative vigenti da parte degli esercenti l'attività di estetista: il rapporto e il raccordo con le UU.SS.SS.LL., con particolare riferimento alle stesse apparecchiature utilizzate ed ai requisiti igienici per lo svolgimento di tale attività.
E' stata presentata, così come annunciato da alcuni colleghi Consiglieri, una serie di emendamenti, alcuni dei quali accoglibili, che sono di perfezionamento ad un intenso discorso- che abbiamo svolto in sede di Commissione, ancorché in sede di consultazione. Si tratta di dare forza ad una categoria che di fatto deve mantenere e rafforzare la sua figura professionale e la sua professione, avendo nel frattempo una norma nazionale e la necessità ovvia di avere la ricaduta di una legge regionale non più rinviabile.
Non è 'possibile accogliere tutti gli emendamenti, perché "dura lex sed lex", cioè alcune sentenze della Corte Costituzionale impediscono l'accoglimento di questi emendamenti, ma laddove è possibile, nella elasticità della norma, riteniamo che buona parte di questi emendamenti sia accoglibile, anche se entreremo nel merito di volta in volta con risposte adeguate alle singole proposte.



PRESIDENTE

Essendo chiusa la discussione generale, passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1- Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44 secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti: 1) all'art. 2, comma primo, sono soppresse le parole "di mantenerlo in perfette condizioni".
La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

L'emendamento non è accolto perché la formulazione della legge regionale riprende letteralmente L'art. 1 della legge nazionale n.1/90 quindi l'emendare l'espressione di mantenerlo in perfette condizioni equivale a cancellare la norma nazionale.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Non vorrei tradurre un bisticcio tosi futile in questo caso, per francamente noi non stiamo ripetendo l'art. 1 della legge nazionale, ma stiamo individuando con parole nostre, che poi abbiamo preso per comodità dalla legge nazionale, la figura dell'estetista. Se questa, però, pu essere un'opportunità per qualcuno per fermare la legge, per carità, credo che il Consigliere Maggiorotti abbia capito lo spirito del nostro atteggiamento e comprenda anche questa impossibilità. Francamente, mi sentirei di sostenere il suo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Non possiamo limitare i sacri testi del Parlamento, ma c'è un'obiettiva assurdità; come si fa a mantenere il corpo in perfette condizioni se poi si vuole migliorarlo? Allora vuol dire che non era in perfette condizioni! Quindi mi sembra sia logico togliere le due parole; mi permetto di suggerire di cambiare la parola "mantenerlo" con "mantenere", all'infinito.



BODRERO Antonio

Io direi "mantenerlo in condizioni non peggiori del precedente"!



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Voglio solo dire che si tratta di una legge regionale in attuazione di una norma nazionale; mi fa dunque specie l'ipotesi di variare, attraverso una norma regionale, quanto la legge nazionale impone.
La legge nazionale, all'art. 1, comma primo, dice che "l'attività di estetista comprende tutte le prestazioni ed i trattamenti eseguiti sulla superficie del corpo umano, il cui scopo esclusivo o prevalente sia quello di mantenerlo in perfette condizioni - ergo, comunque non diminuirlo - o migliorarlo e proteggerne l'aspetto estetico": il richiamare questo nella legge regionale è ovviamente un rafforzativo; il negarlo vuol dire respingere comunque almeno il mantenimento dello stato attuale.
La norma regionale è, in sostanza, un rafforzativo di quella nazionale introdurre questo emendamento vuol dire, in qualche modo, svolgere un ruolo almeno di mantenimento della tutela del corpo. Se, viceversa, la funzione è quella di migliorare il corpo, siamo tutti d'accordo, ma almeno mantenerlo se non altro per un fatto di conservazione: ciascuno di noi invecchia.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

In questo caso, chiederei ai Consiglieri Maggiorotti e Chiezzi di ritirare l'emendamento, piuttosto che non accoglierlo. In effetti, mi pare che la volontà espressa con l'emendamento sia quella di limitare l'effetto dell'attività e della professionalità dell'estetista.
La legge nazionale, come ha letto l'Assessore, dice: "esclusivo o prevalente"; noi invece diciamo: "esclusivo e prevalente". Ripetiamo almeno in modo corretto la legge nazionale. Non è in contraddizione, a mio parere con quello che viene dopo: noi vogliamo eseguire trattamenti per migliorare e mantenere in perfette condizioni il corpo umano e poi migliorarlo proteggerlo, ecc.; non è un sovrappiù o un contrasto, ma mi pare siano cose diverse.
In sostanza, se vogliamo mantenere la dicitura della legge nazionale la trascriviamo correttamente, modificando questa parte. Se effettivamente i Consiglieri, ragionando, vogliono ritirare l'emendamento, ci consentirebbero di non perdere tempo.
Ultima questione, signora Presidente. Noi, approvando leggi regionali non ci siamo fatti scrupoli più di tanto. Penso al diritto allo studio: alcune cose le abbiamo modificate anche rispetto alla legge nazionale.
Quindi, da questo punto di vista, mi pare che il ragionamento svolto dall'Assessore Vetrino possa essere degno di nota.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Sono assolutamente contrario per motivi di principio, a parte il fatto che non credo che il Commissario di Governo ci respinga la legge se togliamo queste quattro parole. Ma non è tanto questa la questione; la questione è culturale. In realtà, quando si parla di bellezza e di perfezione, si tratta di capire a quali parametri si fa riferimento; questo non è chiaro e accenderebbe una discussione su cos'è bellezza e perfezione.
Volevo aggiungere che anche i medici, in generale, non hanno come obiettivo quello del mantenimento - in un perfetto stato di salute delle persone, perché si sa che si nasce, che ci si evolve, che si cambia e si cerca di mantenere, in ogni istante della vita, un equilibrio globale.
Questo concetto di equilibrio sarebbe variabile e culturalmente e storicamente condizionato; non è espresso in una dizione così inesatta come quella contenuta in queste quattro parole, per cui ribadisco l'esigenza di togliere questa frase.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 29 voti favorevoli e 5 astensioni.
Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti: 2) al comma quarto, sono soppresse le parole "specificatamente ed esclusivamente".
La parola al Consigliere Maggiorotti per l'illustrazione.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

La finalità di questo emendamento è quella di esprimere e descrivere con più certezza la figura ed i compiti professionali della professione di estetista.
Il comma quarto recita: "L'attività di estetista non comprende le prestazioni dirette a finalità specificamente ed esclusivamente di carattere terapeutico". La nostra opinione è che questa dizione sia non utile a chiarire quella che può essere una competenza professionale e che i confini tra ciò che è specificamente ed esclusivamente di carattere terapeutico e ciò che non lo è siano estremamente imprecisi; sfido chiunque a volerli descrivere in un'attività medica, soprattutto per l'esame dermatologico, che non in un'attività di tipo parasanitario quale dovrebbe essere questa. Pertanto io proponevo che questa dizione venisse cancellata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Faccio notare ai presentatori e anche all'aula che togliendo queste due parole si aumenta la possibilità di interpretare in modo estensivo l'esclusione delle prestazioni di carattere sanitario. Non è maggiormente garantista, anzi aumenta la confusione, perché effettivamente l'interpretazione della legge può essere estesa a una quantità enorme di altre prestazioni che magari non sono da includere strettamente nelle parole "specificatamente ed esclusivamente", per cui si otterrebbe il risultato esattamente opposto a quello voluto e indicato dal Consigliere Maggiorotti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Consentitemi di rileggere la legge nazionale che sarà "dura lex", per è lex. Al terzo comma così è scritto: "Sono escluse dalla attività di estetista le prestazioni dirette in linea specifica ed esclusiva a finalità di carattere terapeutico". Se noi accogliessimo questo emendamento, si determinerebbe un'interpretazione più restrittiva dell'attività di estetista, quindi sono in perfetta coerenza con quanto diceva il collega Cucco, perché il rischio che si corre è davvero l'opposto, cioè quello di restringere in realtà questa attività.
Per questi motivi invito il collega Maggiorotti, visto che la filosofia è quella indicata, a ritirare l'emendamento presentato; se ritiene di non ritirarlo l'espressione da parte della Giunta è di non accoglimento.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Manteniamo l'emendamento.



PRESIDENTE

Lo pongo dunque in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 28 contrari e 2 astensioni.
Non essendovi altri emendamenti pongo in votazione per alzata di mano a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto, l'art. 2 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 3 onsiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 Il Consigliere Ferrara presenta i seguenti emendamenti: 3) all'art. 3, lettera b), dopo la parola "dipendente" si aggiungono le parole "anche con contratto di formazione".
4) All'art. 3, lettera c), dopo la parola "dipendente" si aggiungono le parole "anche con contratto di formazione".
Il Consigliere Marchini presenta il seguente emendamento: 5) all'art. 3, lettera c), dopo la parola "dipendente" sono aggiunte le parole "anche in forza di contratto di formazione e lavoro".
La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Gli emendamenti sono chiari, ma mi pare vi siano dei problemi. Infatti l'Assessore mi ha già fatto notare che c'è una sentenza della Corte Costituzionale che fa un'affermazione diversa: esclude espressamente i contratti di formazione lavoro. Le sentenze della Corte Costituzionale sono molto importanti, ma non credo siano legge. La Corte Costituzionale, nel dispositivo che prima l'Assessore ha avuto la cortesia di farmi vedere afferma "che i contratti di formazione lavoro sono finalizzati all'inserimento nel mondo del lavoro, mentre invece l'apprendistato - che non esiste peraltro più - è finalizzato alla formazione del dipendente". A me pare oggettivamente che questa sia una valutazione errata: in realtà i contratti di formazione lavoro hanno sostituito in tutto e per tutto il periodo dell'apprendistato. Tra l'altro sono passati ormai due anni da quella sentenza e non so se ci sono state sentenze difformi su questo argomento, però mi pare davvero che questa sia una lettura sbagliata di quello che è il contratto di formazione, che non è soltanto un modo per entrare nel mondo del lavoro senza pagare i contributi, ma è davvero un momento di formazione omologabile a quello che è l'apprendistato.
Mi rendo conto delle preoccupazioni dell'Assessore quando dice che c'è una sentenza della Corte Costituzionale, però (tra l'altro questo emendamento è stato presentato anche dal Consigliere Marchini) io chiedo alla Giunta se rispetto a questa situazione non ritenga di dover tener ferma la possibilità di considerare il contratto di formazione lavoro perché oggi sarebbe un'autentica discriminazione nei confronti di coloro i quali entrano nel mondo del lavoro esattamente come qualche anno fa facevano gli apprendisti. Oggi, per un fatto credo solo più nominalistico non fanno apprendistato, ma qualcosa di diverso.
Chiedo pertanto alla Giunta se non ritenga di dover comunque accogliere, qualora ritrovasse corretta la mia valutazione, gli emendamenti e fare eventualmente una forzatura rispetto a questa sentenza della Corte Costituzionale. Le sentenze non sono leggi, si possono anche cambiare.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Rilevo che quanto citato dal collega Ferrara, dal momento che ci siamo parlati poc'anzi, è cosa vera, perché è esclusa l'estensione ai contratti di formazione lavoro proprio perché vi è una sentenza della Corte Costituzionale. Si tratta della sentenza n. 245 del 1990, che leggo testualmente per dare almeno atto del buon lavoro fatto dall'Assessorato e dagli uffici. Tale sentenza al punto 2) afferma che "solo l'apprendistato è un mezzo adeguato all'apprendimento di un mestiere altamente qualificato esercitabile anche in forma di lavoro autonomo, mentre il contratto di formazione lavoro ha la funzione di facilitare l'inserimento di giovani".
Questa sentenza è stata pronunciata in modo specifico sulla legge n.
1/90, cioè la legge nazionale che disciplina l'attività di estetista, su ricorso della Regione Liguria, quindi è ricadente proprio su questa materia. Io non ho alcuna difficoltà a dire che teoricamente nulla osta all'accoglimento degli emendamenti, il rischio è però che il Commissario di Governo possa rimandare indietro la legge. Credo che esistendo una sentenza della Corte Costituzionale a seguito di un ricorso della Regione Liguria squisitamente espressa in ordine alla legge sull'attività di estetista, con ogni probabilità il Commissario di Governo farà delle osservazioni alla nostra legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Rilevo un'incongruenza che mi sembra stia avanzando. Se prendiamo sia l'emendamento di Marchini che quello di Ferrara, ad un certo punto ci troviamo in una situazione insostenibile. Leggete insieme il punto b) laddove dice: "oppure da un anno di attività lavorativa qualificata in qualità di dipendente anche con contratto di formazione". Ma se una persona è in contratto di formazione, come può avere fatto un anno di attività lavorativa qualificata? Non può. Se la qualifica non è ancora stata raggiunta e la persona è in contratto di formazione non può avere un'attività di lavoro qualificata se la qualifica deve raggiungerla a conseguimento della qualificazione professionale! E' una incongruenza quindi bisogna togliere l'aggettivo "qualificata".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Ritengo che l'obiezione posta dalla Giunta sia insuperabile.
Abbiamo fatto esperienze in passato di come il contrasto alla Corte Costituzionale non abbia grandi spazi. Suggerisco però all'Assessore e ai colleghi che hanno presentato un emendamento simile al mio, tendente in sostanza a evitare che ci sia una frattura tra l'istituto del contratto di formazione e i laboratori di estetista - questo è il nocciolo - se non potesse essere invece considerato come utilizzabile il contratto di formazione lavoro a valle dei nostri corsi formativi nei termini di cui alla conclusione della lettera a) "da un anno di inserimento presso un'impresa di estetica", cioè immaginare che il contratto di formazione lavoro non sia sicuramente titolo per acquisire la qualifica, ma quantomeno sia utilizzabile per la fase a valle del corso per l'inserimento nel mondo del lavoro. Con questo sistema - lascio all'Assessore riflettere - sarebbe recuperabile l'obiettivo che ci si pone di non tagliare in modo radicale questo tipo di mondo rispetto al contratto di formazione lavoro.
Questa mi sembrerebbe una strada per certi versi più sostenibile anche ad una eventuale censura che ci venisse da parte della Corte Costituzionale.
Ripeto per i colleghi che forse non hanno colto: non è praticabile, a mio modo di vedere, l'istituto del contratto di formazione agli effetti della sentenza preposta. Una ipotesi similare, anche se meno significativa è quella della lettera a), che prevede comunque l'inserimento lavorativo prima dell'abilitazione finale per un periodo di un anno presso un laboratorio. Mi resta difficile immaginare quale tipo di obiezione potrebbe esserci fatta qualora dicessimo 'che questo anno può essere avviato in regime di formazione lavoro, posto che l'abilitazione professionale, nel senso formale e preparatorio, è già stata fatta nei corsi regionali. Non insisto più di tanto, lascio alla riflessione dell'Assessore e del suo collaboratore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Aderisco a quanto che ha detto il collega Marchini, l'emendamento voleva essere interpretativo, cioè a dire: "nell'anno di dipendenza vale anche l'anno di formazione". Se noi non lo diciamo non andiamo contro nessuna legge, ma nelle disposizioni che dovrà dare l'Assessorato, dirà che fanno di dipendenza è comunque da quando è cominciato il rapporto di dipendenza; il rapporto di dipendenza comincia con l'inizio del contratto di formazione. Credo che possiamo ritirare questo emendamento, che voleva essere interpretativo e sapere che la Regione Piemonte darà questa interpretazione nella pratica attuazione della legge. Se così si potesse fare, mi pare che si potrebbe ovviare al discorso e non penalizzare coloro i quali hanno un contratto di formazione, che a mio giudizio continua ad essere non meno qualificante rispetto all'apprendistato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Condivido pienamente quanto ha detto il Consigliere Ferrara: si è in qualità di dipendente dall'assunzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Signora Presidente, volevo richiamare l'opportunità di proporre l'emendamento così come formulato dal Consigliere Marchini al termine del suo intervento. Proprio perle cose che si sono dette e i precedenti che ci sono a livello di Corte Costituzionale, o si specifica in modo tale da convenire nei termini proposti, cioè "anche con contratto di formazione lavoro"; altrimenti vedo poi molte difficoltà in fase di attuazione, a meno che quello che vado dicendo non sia puntualmente contraddetto dalla Giunta.
Ritengo però che inserendolo come inciso a quel punto non vada minimamente a contrastare con la giurisprudenza della Corte Costituzionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Volevo ribadire quello che ho già accennato prima. Il discorso vale per il comma b) e il comma a). Qui lascia la cosa in sospeso: "istituiti e autorizzati". A un certo momento bisognerà precisare che se esiste già un istituto funzionante autorizzato o autorizzabile è assolutamente assurdo per le ragioni già mille volte dette, che la Regione, piena di debiti istituisca un corso a proprie spese, perché se poi mancano i controlli i corsi sono quelli che sono. E' chiaro che il privato invece ha tutto l'interesse a far sì che la scuola... E' il confronto scuola pubblica scuola privata.
Quindi dovrebbe essere ben precisato nell'articolo che preferibilmente in assoluto si vuole il corso privato, che deve essere autorizzato e soprattutto controllato. Questo è importante, il compito vero della Regione è il controllo, non autorizzare e istituire cose che poi non si possono controllare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Ritengo poco presentabile un'ipotesi in cui, preso atto che non si pu votare tale emendamento perché c'è una sentenza in merito della Corte Costituzionale, si lasci questo mondo a totale rischio dicendo alle imprese "voi assumete pure con contratto di formazione lavoro, poi quando devo dare il nulla-osta chiudo gli occhi, non guardo il tipo di rapporto che c'è tra il laboratorio che produce la documentazione attestante l'attività svolta e le decisioni che ne conseguono": Faccio solo notare che c'è il rischio di un contenzioso tra i privati interessati e la Giunta su un comportamento di questo genere. Per carità, si può fare tutto, ma esistono degli atti consiliari che registrano, in termini di interpretazione della legge, che il contratto di formazione lavoro non è considerato dalla Corte Costituzionale e questo Consiglio ha deciso di adeguarsi, altrimenti vota l'emendamento, e che il contratto di formazione lavoro non può essere considerato un fatto formativo, bensì un fatto di ingresso nel mondo del lavoro. Mi sembra quindi difficile immaginare di chiudere tutto a "fettuccine e Orvieto" e dire "non scriviamo niente, la Giunta non chiede che tipo di contratto c'era a monte della qualifica che si dichiara di avere conseguito e inseriamo lo stesso negli elenchi". Mi sembra un percorso difficilmente praticabile, ma soprattutto il cui rischio non lo paghiamo noi, ma quei giovani che utilizzano il contratto di formazione lavoro convinti di acquisire una preparazione che li abiliti all'esercizio di una professione e si trovano dopo qualche anno senza, letteralmente niente in mano.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Devo dire che sono stato rigido perché sono a conoscenza di una sentenza della Corte Costituzionale, quindi mi pareva giusto notificare questa posizione per non rischiare di trovarci la legge restituita dal Commissario di Governo. Accolgo l'interpretazione del collega Marchini cioè lasciare la norma così com'è, dando il suggerimento alla Commissione regionale per l'impiego che esamina i contratti di formazione lavoro.
Ritengo che gli emendamenti potrebbero essere ritirati, tenuto conto della sentenza della Corte Costituzionale, che è comunque vincolante al riguardo e dell'interpretazione cui si faceva riferimento. Posso indicare questo percorso come mediazione e valutazione sostanziale alla Commissione regionale per l'impiego, che peraltro è presieduta da chi parla, perché in ogni Regione la Commissione regionale per l'impiego viene presieduta dall'Assessore regionale al lavoro, che di fatto la presiede in sostituzione del Ministro.



PRESIDENTE

Vengono ritirati gli emendamenti nn. 3), 4) e 5).
I Consiglieri Marchini, Cavallera, Ferrara presentano il seguente emendamento: 5 bis) all'art. 3, al termine della lettera a), aggiungere le parole "anche con contratto di formazione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 28 voti favorevoli e 2 astensioni.
Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44 secondo comma, dello Statuto, l'art. 3 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 28 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si è astenuto 1 Consigliere L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - I Consiglieri Dardanello, Cavallera, Bortolin e Peano presentano il seguente emendamento: 6) all'art. 4, il comma secondo è sostituito dal seguente: "Nel caso di imprese artigiane esercitate in forma di società, la maggioranza dei soci deve esercitare l'attività manuale di estetista e deve essere in possesso della relativa qualificazione professionale di cui all'art. 3 della presente legge; analogamente i dipendenti delle imprese artigiane costituite in cooperative debbono essere in possesso della qualificazione professionale di cui all'art. 3 della presente legge solo se esercitano professionalmente l'attività di estetista".
La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Si chiede che la maggioranza dei soci sia in possesso della qualifica.
E' restrittivo.



CAVALLERA Ugo

In un certo senso sì, però qualifica la natura delle imprese.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

A me sembrava molto più libero nella forma nella quale l'abbiamo presentato noi, perché dire "i soci e i dipendenti che esercitano professionalmente", non vuol dire tutti, ma solo i soci e i dipendenti che esercitano professionalmente l'attività.



CAVALLERA Ugo

Più che una libertà in senso assoluto, che è anche giusto salvaguardare, perché non è mai possibile configurare tutte le ipotesi che si possono fare, noi privilegiamo l'aspetto di porre un limite a quello che è il soggetto dell'impresa artigiana, dando una connotazione che deve comunque emergere ed essere garantita dalla maggioranza dei componenti di questa impresa. E' da questa ragione che trae origine l'emendamento.
Peraltro, era stato riecheggiato anche da altre parti, forse anche negli incontri con le categorie in sede di audizione. Abbiamo anche colto, nei riesaminare gli atti dei lavori delle Commissioni, suggerimenti in quel senso; ci sembra che tutto sommato possano essere accolti. Visto che prima eravamo completamente senza chiare definizioni, qui si dà una configurazione che a nostro avviso può essere più accettabile; pu consentire di individuare meglio l'impresa che andiamo a normare.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 29 voti favorevoli e 1 astensione.
Il Consigliere Marchini presenta il seguente emendamento: 7) all'art. 4, punto 2), di seguito alle parole "all'art. 3" sono aggiunte le parole "fatti salvi gli apprendisti ed i soggetti dei contratti di formazione lavoro".
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Mi chiedo, ai fini di una legge che abbia più senso e sia meno barocca il motivo per cui viene introdotta la questione dei dipendenti. Il numero ipotizzato tende a chiarire che i soci devono essere degli operatori; non capisco perché si introduce, in materia di cooperative, una norma sui dipendenti assolutamente pleonastica. Un dipendente che svolga l'attività professionale di estetista deve averne la qualifica. Dato per scontato che mi riconosco nella conclusione dell'emendamento dei colleghi, mi chiedo il senso della norma.
Anche nei laboratori "single", e non solo nelle cooperative, il titolare deve essere abilitato, così come il dipendente che svolge professionalmente l'attività di estetista; gli altri dipendenti, che magari sono magazzinieri o dattilografi, non necessitano dell'abilitazione.
Non capisco, da un punto di vista sistematico, perché inserire una norma assolutamente pleonastica, che verrebbe letta al contrario per capirne meglio il contenuto.
Si tratta di un articolo che attiene alla qualifica indispensabile per i soci di una cooperativa. Diversamente, qualunque sia la ragione sociale di conduzione di un laboratorio, ci sono figure professionalmente abilitate alle prestazioni conseguenti a questa legge ed altre che non hanno bisogno di tale riconoscimento professionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

L'interpretazione della Giunta coincide con quella del Consigliere Marchini. Ricollegandoci alla legge nazionale, però, ci siamo preoccupati di non cavalcare ipotesi che potessero prestare la stura al Commissario per eccepire in qualche modo.
Ho inteso il significato dell'interpretazione del collega; la norma nazionale - ripeto - ci dava un certo tipo di riferimento e abbiamo preferito non rischiare.



PRESIDENTE

Il Consigliere Marchini ritira il proprio emendamento.
Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44 secondo comma, dello Statuto, dell'art. 4 nel testo emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 29 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 29 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 29 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 29 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
presenti e votanti 30 hanno risposto SI 29 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
presenti e votanti 30 hanno risposto SI 29 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 9 è approvato.
ART. 10 Il Consigliere Ferrara presenta il seguente emendamento: 8) all'art. 10, le parole "rappresentanti degli" sono soppresse.
Il Consigliere Marchini presenta un emendamento similare.
La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Chiedo la collaborazione della collega Vicepresidente Vetrino, vista la fattispecie tipicamente artigianale.
Personalmente ritengo che gli emendamenti presentati dai colleghi Ferrara, Dardanello ed altri, e da Marchini, abbiano molte analogie e possono essere sostanzialmente accolti, salvo l'essere messi in sintonia.
Ad esempio, l'emendamento a firma dei Consiglieri Dardanello, Cavallera ed altri, potrebbe essere comprensivo di altri. Si tratta, infatti, di attribuire rappresentanza provinciale in sostituzione di quella regionale e al tempo stesso, sulla stessa fattispecie, si chiede la presenza di artigiani quali imprenditori e non quali rappresentanti delle associazioni artigiane, i quali potrebbero essere dei funzionari e non degli artigiani.
Si richiede, per meglio spiegare, la presenza fisica della rappresentanza degli artigiani.
Vi è un ulteriore emendamento a firma del collega Ferrara, che chiede la rappresentanza degli artigiani in rappresentanza delle associazioni: 'si tratterebbe di omogeneizzare gli emendamenti.
Credo possa essere accolta la rappresentanza provinciale al posto di quella regionale, e gli emendamenti che chiedono la presenza dell'artigiano imprenditore e non della rappresentanza della categoria. Se questa è la regola che sottintende gli emendamenti potremmo stilarne uno unico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

L'Assessore ha colto i problemi posti, quantomeno quelli della nostra parte, ma credo che tenda a semplificare il problema.
Mi pare che le questioni siano due: slegare dal livello rigorosamente regionale le designazioni, e garantire che i rappresentanti delle associazioni siano degli imprenditori e non dei funzionari. In ordine alla sostituzione del livello regionale con quello provinciale, personalmente ho ipotizzato un'altra formula: rimangono le competenze regionali e su loro delega quelle provinciali. Non sono sicuro, infatti, di quale possa essere il livello di presenza nelle singole Province di questa o quella associazione, che pure ha valenza regionale.
Mi pare che potrebbero rimanere all'autonomia delle organizzazioni la scelta delle designazioni. Oltre tutto si garantirebbe alla Giunta, dal punto di vista funzionale, un'interlocuzione sempre e solo con livelli regionali; in termini di semplicità significa che l'organizzazione regionale deve garantirsi rispetto all'andare a ricevere i designati presso le singole Province. Altrimenti, e la collega Vetrino sta facendo di queste esperienze, un rapporto diviso per sei diventa a volte assai difficile.



PRESIDENTE

Propongo di sospendere per qualche minuto la seduta per coordinare tra loro gli emendamenti presentati all'art. 10.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17,30, riprende alle ore 17,35)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Comunico che l'emendamento presentato dal Consigliere Ferrara è mantenuto, lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 29 voti favorevoli e 2 astensioni.
Il Consigliere Marchini presenta il seguente emendamento: 9) all'art. 10, di seguito alle parole "a livello nazionale", sono aggiunte le parole "o su loro delega dalle associazioni provinciali" Il Consigliere Ferrara presenta il seguente emendamento: 10) all'art. 10, la parola "regionali" è sostituita dalla parola "provinciali".
I Consiglieri Dardanello, Cavallera, Bortolin e Peano presentano il seguente emendamento: 11) all'art. 10, le parole "associazioni regionali di categoria maggiormente rappresentative a livello nazionale" sono sostituite dalle parole "organizzazioni dell'artigianato maggiormente rappresentative sul territorio provinciale e riconosciute a livello nazionale".
Pongo in votazione l'emendamento n. 9).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 29 voti favorevoli e 2 astensioni.
Gli emendamenti nn. 10) e 11) sono invece ritirati.
Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44 secondo comma, dello Statuto, dell'art. 10 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 29 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale sull'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 39 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 3 Consiglieri L'intero testo di legge è approvato.


Argomento: Caccia

Comunicazione della Giunta regionale sul calendario venatorio


PRESIDENTE

L'Assessore Cantore svolgerà una comunicazione sul calendario venatorio, a nome della Giunta regionale.



CANTORE Daniele, Assessore regionale

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, a nome della Giunta ho accettato di fare questa comunicazione sulla vicenda del calendario venatorio di quest'anno per poter spiegare anche ai colleghi Consiglieri qual è stato l'iter che ha ispirato il calendario venatorio della Regione Piemonte e quali le difficoltà che sono intervenute durante il cammino.
Intanto voglio ricordare che più volte in II Commissione abbiamo affrontato la possibilità di modificare la legge n. 60 sulla caccia, che a sua volta era stata già modificata nel 1988. Come voi sapete, all'iniziale disegno di legge della Giunta, si era aggiunto un disegno di legge a firma dei Consiglieri Rossa, Fiumara e Cavallera e ce n'era stato un altro firmato dai Consiglieri Bresso, Rivalta ed altri. Tutti i disegni di legge erano mirati, anche se con impostazione diversa, a superare la legge n. 60 e le modificazioni del 1988 e a dare una gestione più razionale alla caccia sul nostro territorio, o meglio a concepire l'esercizio venatorio non in quanto tale, ma rientrante in una gestione della fauna nel territorio piemontese.
Questi disegni di legge erano fermi in Commissione ed è stata approvata, devo dire non attesa, perché sapevamo che l'iter parlamentare era molto lento, la nuova legge-quadro sulla caccia (n. 157) che ha sostituito la precedente (n. 968). Questa legge-quadro è stata approvata negli ultimi giorni della scorsa legislatura, se non erro addirittura proprio nell'ultimo giorno utile: legge-quadro sull'attività venatoria o meglio sulla gestione faunistica.
In relazione all'approvazione della stessa, avvenuta prima delle elezioni politiche, ci siamo posti il problema di come adeguare la legge regionale, la quale a sua volta si rifaceva alle normative CEE.
La legge n. 157 ha al suo interno alcune novità: non solo prevede l'incentivazione e la tutela della fauna, ma anche il contenimento della consistenza faunistica; infatti non si parla più di "caccia", ma di "prelievo venatorio".
In relazione a questo esame sulla legge n. 157 e alla necessità dall'altra parte, di far svolgere l'attività venatoria nell'anno 1992, non essendo la n. 157 una legge che vietava la caccia, ma che anzi si proponeva di regolamentarla, e avendo come obbligo e scadenza perentoria - vorrei sottolineare questo termine - la data del 15 giugno per la pubblicazione del calendario venatorio, abbiamo, confortati dall'Ufficio Legale della Regione e da legali esterni, intrapreso una strada che ritenevamo e riteniamo transitoria, in attesa della nuova legge nazionale.
Già qui dico - ma lo ripeterò certamente più avanti - che per fare la nuova legge regionale abbiamo tempo fino all'11 marzo 1993; è chiaro che il legislatore ha dato questo tempo alle Regioni per adeguarsi alla normativa nazionale perché si tratta di una legge-quadro complessa. Certamente non si può fare una legge regionale in poco tempo, se pensiamo che la legge-quadro è uscita a marzo e il calendario venatorio doveva essere predisposto entro il 15 giugno.
Nonostante alcune incongruenze e alcune incomprensioni nel senso della difficile lettura della legge-quadro nazionale, abbiamo intrapreso una strada che ha fatto riferimento all'art. 18, quarto comma, della legge n.
157, e abbiamo interpretato che la legge nazionale superasse le leggi regionali. Io so che non solo in dottrina, ma anche in giurisprudenza esiste un contendere e che ci sono diverse scuole di pensiero; soprattutto ci sono opinioni diverse circa il fatto che una legge nazionale superi quella regionale o se, invece, la legge nazionale precedente sia superata solo con una nuova legge regionale collegata alla nuova legge nazionale.
Noi sappiamo che le leggi-quadro di solito mirano ad orientare, in linea di massima, la materia; si dà poi disposizione alle Regioni di interpretare e di legiferare nella loro libera scelta. Noi abbiamo ritenuto che la legge regionale contenesse delle disposizioni diverse; mi riferisco alla L.R. n. 60, in relazione alla legge n.157. Mi rendo conto che l'interpretazione può essere diversa, ma noi abbiamo interpretato in questa direzione, confortati - come ho detto prima - anche da pareri legali peraltro abbiamo proceduto - voglio precisarlo- come hanno fatto altre Regioni italiane, con un atto amministrativo.
Voglio pregare i colleghi Consiglieri, se non vogliono fare fede alle mie parole, di verificare che in tutte le Regioni italiane si è proceduto in questa fase difficile e transitoria, in relazione alla scarsità del tempo, con un atto amministrativo, cioè un atto della Giunta regionale, ad eccezione di quelle Regioni - e vorrei che i colleghi ascoltassero molto bene questo - che prevedevano un'anticipazione del periodo di caccia; sono ricorse al Consiglio regionale quelle Regioni che stravolgevano completamente lo spirito di ogni legge regionale.
Poiché la legge nazionale prevede anche l'anticipazione dei termini dell'apertura alla caccia, in alcune Regioni questo è stato previsto e si è ricorsi al Consiglio regionale; in altre Regioni si sono aumentate le giornate di caccia; in altre Regioni ancora si era addirittura arrivati quasi all'estremo di andare a caccia 7 giorni su 7.
Noi abbiamo interpretato l'art. 18,4 comma, e fatto un calendario venatorio regionale; calendario che ci ha messo in contrapposizione con altri enti locali, nello specifico - voglio dirlo - con la Provincia di Torino. Infatti, mentre le altre Province si sono adeguate a quanto prescriveva la legge n. 157 e a quanto noi abbiamo interpretato - la legge n. 157 prevede un calendario venatorio regionale - la Provincia di Torino ha inteso che così non fosse, interpretando in modo diverso la legge n. 157 e facendo un proprio calendario venatorio che non solo non rispettava la normativa regionale, ma che in alcuni casi era più largo e più estensivo del calendario venatorio regionale.
L'interpretazione di articoli della L.R. n. 60, ma adesso di interpretazione della legge n.157, fa parte di un contenzioso che alcuni colleghi conoscono già da tempo, presente anche in Consiglio regionale. La Provincia di Torino ritiene che l'aumento delle specie cacciabili - parlo dell'avifauna alpina - e la diminuzione del punteggio diano maggiore garanzia di controllo e, alla fune, anche la possibilità di chiudere in modo anticipato la caccia, con un minore danno nei confronti della fauna.
Noi siamo di opinione diversa.
La Provincia di Torino è molto documentata nel portare avanti questa sua ipotesi; il risultato è però che la stessa, in difformità dalle altre Province della regione Piemonte, assegna un punteggio ridotto dall'avifauna e permette più specie cacciabili.
Al di là di questo problema con la Provincia di Torino, che penso dovrà essere affrontato anche nella formulazione della nuova legge regionale nelle altre Province abbiamo riscontrato una posizione favorevole alla nostra impostazione è abbiamo proceduto con il calendario venatorio, che ha avuto anche il benestare dell'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica.
L'Istituto di Bologna, avendo esaminato la proposta di calendario venatorio allegata alla nota sopraccitata, ritiene che le scelte di fondo operate dalla Regione Piemonte in merito all'applicazione della nuova legge n. 157 relativamente alle specie cacciabili e ai periodi di caccia per la prossima stagione venatoria, risultino condivisibili, frutto di una corretta lettura del dettato normativo nazionale e di un attento esame della situazione faunistica e venatoria piemontese. Peraltro, all'art. 3, l'Istituto di Bologna suggerisce di far predisporre dalle Province - ritorneremo su questo perché so che è un punto di contenzioso - delle stime riguardanti il prelievo degli animali; le stime devono riguardare, per l'Istituto di Bologna, la pernice bianca, il fagiano di monte, la coturnice e la lepre bianca. A questa richiesta di stima abbiamo aggiunto anche la starna e la pernice rossa.
Avendo avuto il parere dell'Istituto di Bologna, si è proceduto nei confronti del calendario venatorio; sono state riportatele domeniche che non erano previste dalla modifica del 1988 alla L.R. n. 60 perché si prevedeva che si potesse cacciare solo dalla seconda domenica di ottobre, e sono state aggiunte 16 specie.
Vorrei qui ricordare ai colleghi che se è vero che sono state aggiunte 16 specie, è anche vero che sono state tolte 22 specie cacciabili che erano presenti nell'elenco della legge n. 157. Questo lo abbiamo fatto perch ritenevamo che alcune specie non potessero essere cacciate nella nostra Regione, non perché i cacciatori non volessero cacciarle, ma perch ritenevamo veramente inopportuno - uso questo termine - che si permettesse la caccia al fringuello, al francolino, al passero, al merlo e ad altre specie che sono contemplate nella legge n. 157.
Devo peraltro dire che le specie che sono state tolte dal calendario venatorio sono state oggetto quest'estate, alla fine di luglio, di un manifesto di alcuni intellettuali, scrittori e registi, proprio nei confronti di questa piccola fauna che era oggetto di caccia in alcune Regioni. Ebbene, la Regione Piemonte già il 15 giugno le aveva escluse dal suo calendario venatorio. Sono state incluse 16 specie cacciabili, per cui siamo passati dalle 21 che erano previste dalla L.R. n. 60 alle 37 attuali.
Di queste 16 specie alcune sono di animali nocivi e ne è stato richiesto l'inserimento da parte delle associazioni agricole. Per questo motivo considerando la consistenza, o meglio - voglio essere molto chiaro - la verifica che purtroppo alcune specie autoctone non si sono più riprodotte nella nostra Regione e verificata la consistenza di alcuni animali soprattutto nocivi, abbiamo aggiunto queste specie. Tra queste 16 vorrei citarne , soprattutto due.
La prima è la minilepre, che è da tempo oggetto di grandi reclami da parte degli agricoltori perché ha prolificato moltissimo in questi anni nella nostra regione. Ricordo che la Regione Piemonte a suo tempo non aveva dato una classificazione a questo animale, per esempio la Regione Lombardia l'aveva chiamato "coniglio selvatico" anche se non è un coniglio selvatico ma era contemplato nelle specie nazionali e quindi era un animale non classificato, pur esistendo sul territorio piemontese in grande quantità e arrecando grave danno alle colture agricole.
La seconda specie è la cornacchia grigia che è un altro animale che più volte gli agricoltori ci hanno sollecitato di inserire tra le specie cacciabili, perché si tratta di un animale che provoca danni notevoli.
A fronte di questo allargamento, se così si può intendere, nei confronti delle specie cacciabili nel calendario venatorio, c'è anche una ristrettezza per quanto riguarda gli ungulati e l'avifauna alpina; ci sono delle norme più restrittive rispetto,alla L.R. n. 60 e anche alle modifiche del 1988. Abbiamo poi formulato la richiesta di stime alle varie Province riguardanti, come ho detto prima, non soltanto gli animali consigliati dall'Istituto di Bologna, ma anche la starna e la pernice rossa.
Vorrei soffermarmi un attimo su questo dato, che peraltro ci è stato suggerito dall'Istituto Nazionale di Bologna. Mi rendo conto che queste stime sulla consistenza faunistica fatte dalle Province sono anch'esse un momento di contrapposizione e di contrasto. Devo dire che, analizzando a fondo l'iter che è venuto a costruirsi, sono il primo ad essere convinto che nella formulazione della nuova legge regionale sulla caccia noi dovremo stare molto attenti a usare alcuni termini e soprattutto a verificare la scientificità di alcuni elementi che vengono forniti. Nel caso che riguarda il calendario venatorio di quest'anno sono state richieste alle Province delle stime, che - lo sottolineo - non sono censimenti. Al primo arrivo di queste stime abbiamo chiesto alle stesse Province se confermavano le stime che erano state fatte e le singole Province hanno confermato come le stesse fossero state fatte in modo scientifico e sul territorio.
La Giunta regionale ha quindi approvato queste stime, dopodiché le varie Province hanno permesso l'abbattimento di questi animali. In questo iter, che ritengo abbastanza inutile, mi sono chiesto cosa servisse il passaggio della Regione, perché di fronte a delle stime non abbiamo alcuna possibilità di intervenire sulla credibilità o meno delle stesse. In secondo luogo, reiterando le domande alle Province e avendo di nuovo conferma che le stime erano corrette, non avevamo alcuno strumento per agire diversamente. La spiegazione che mi è stata data, anche a livello nazionale, è che in realtà questa richiesta di stima alle Province obbliga le stesse a svolgere una ricognizione sul territorio che, se non ci fosse questa richiesta, probabilmente non farebbero. Certo è che questa ricognizione rimane bloccata perché non si dà alle Regioni la possibilità di "controdedurre" a queste stime e quindi di intervenire in modo diverso.
Noi abbiamo recepito queste stime e si è quindi proceduto all'apertura della caccia.
Ho detto prima che abbiamo inteso questo anno come "transitorio", in attesa di una nuova legge, ma voglio anche dire di nessuna norma transitoria da parte della legge n. 157, perché essendo una legge che va a stravolgere completamente l'impostazione della caccia sul nostro territorio, non c'è nessuna norma transitoria che, preveda l'applicazione della nuova legge tramite legge regionale.
Nel frattempo sono stati presentati alcuni ricorsi da parte degli ambientalisti che erano riferiti al merito di questo calendario venatorio del quale chiedevano nell'immediato la sospensiva. Il TAR ha respinto questo ricorso motivando che la Regione aveva fatto bene ad applicare la legge n. 157; devo dire che questo per noi è stato molto importante, ma avremmo preferito che fosse seguito al rifiuto di sospensiva, che è un atto che non entra nello specifico, immediatamente dopo il giudizio di merito per capire meglio qual era la posizione del TAR del Piemonte.
Dopo la sentenza dei TAR del Piemonte, gli ambientalisti hanno nuovamente fatto ricorso al Consiglio di Stato, il quale; durante la stagione venatoria, ha invece sospeso il calendario venatorio della Regione Piemonte con la formula classica di rito - peraltro questo viene richiesto al Consiglio di Stato - che è quella di "accogliere il su indicato appello per danno grave e irreparabile". Questa è una formula ineccepibile sul piano giuridico e formale; in alcuni casi, sia i Tribunali Amministrativi Regionali che il Consiglio di Stato, procedono ad individuare qual è il danno grave ed irreparabile che si riscontra nell'atto che viene giudicato.
Qui non è stato fatto e noi ci siamo trovati a metà stagione venatoria, da una parte non solo con la necessità, ma con l'obbligo di accogliere questa sentenza del Consiglio di Stato; dall'altra parte di permettere che continuasse la stagione venatoria. Quindi noi abbiamo revocato la delibera del 2/6/1992 e abbiamo assunto una nuova delibera, in data 27/10/1992, che permettesse la stagione venatoria dal 28/10/1992 al 31/1/1993.
Devo dire, colleghi Consiglieri, che abbiamo cercato di interpretare quale danno grave e irreparabile avesse potuto provocare la Regione nel calendario venatorio e quali invece fossero i danni gravi ed irreparabili arrecati da altri. Ho omesso di dire - chiedo scusa di questo - che i ricorsi degli ambientalisti non erano solo contro la Regione Piemonte, ma anche contro la Provincia di Torino e sono seguiti dal TAR fino al Consiglio di Stato. In altri documenti gli ambientalisti hanno messo in discussione proprio i piani di consistenza faunistica e le stime che erano state trasmesse dalle Province. Abbiamo quindi cercato, come ho detto prima, di capire quale fosse il nostro compito. Intanto quello primario era ed è stato quello di revocare la delibera oggetto di contenzioso che era stata sospesa dal Consiglio di Stato.
Con estrema franchezza dico ai colleghi che dall'altra parte era nostra necessità, essendo a metà della stagione venatoria, poter proseguire la stessa. Abbiamo adottato un'altra deliberazione di calendario venatorio nella quale abbiamo tolto le 16 specie cacciabili. Le domeniche ormai non potevamo più toglierle perché si era già oltre questo periodo - non vorrei che questo fosse inteso come una furberia - quindi siamo intervenuti sulle 16 specie. Abbiamo ridotto la caccia ad alcune specie, ad esempio alla beccaccia e ad alcune specie migratorie, e abbiamo ripresentato il calendario venatorio, avendo ritenuto che questi potessero essere i danni gravi ed irreparabili. Sedici specie in più in un calendario venatorio possono essere probabilmente un danno grave ed irreparabile, quindi abbiamo ritenuto che, proprio in ottemperanza a quanto deciso dal Consiglio di Stato, dovessero essere tolte queste specie. Abbiamo tolto queste 16 specie cacciabili e abbiamo ridotto alcuni periodi di caccia.
Il ricorso degli ambientalisti conteneva altre eccezioni al calendario venatorio.
Una prima eccezione riguardava la Consulta regionale della caccia. Devo dire con estrema franchezza che probabilmente in questo caso è stato commesso uno sbaglio: forse si doveva convocare questa Consulta. Le motivazioni che non hanno portato alla convocazione sono due: la prima è che nella nuova legge n. 157, essendoci noi ispirati a questa legge-quadro nazionale, non è prevista più la Consulta regionale per la caccia; la seconda è che eravamo in un regime di prorogatio, nel senso che la Consulta della caccia era scaduta con il 1990, non avevamo potuto riconfermarla, ma per responsabilità di tutti: ambientalisti, agricoltori e associazioni venatorie. Le associazioni agricole avevano il problema di un'associazione in più riconosciuta che non volevano nella Consulta; tra le associazioni venatorie ce n'era una che rivendicava maggior peso delle altre; le associazioni ambientaliste non volevano a loro volta una associazione chiamiamola ambientalista, anche se mi rendo conto di provenienza diversa che invece era stata riconosciuta da un atto del Consiglio regionale del Piemonte in data 16/4/1987.
Più volte abbiamo richiesto la documentazione e purtroppo non abbiamo avuto la possibilità di ricostituire la Consulta regionale della caccia, ma la responsabilità è di tutti: ambientalisti, associazioni venatorie e associazioni agricole.
Sul fatto che la Consulta non sia prevista dalla legge n. 157, devo dire che forse una riflessione più approfondita ci avrebbe permesso di andare ad un confronto più ampio e anche a non dare un'interpretazione, che non era la nostra, tale da escludere una parte di coloro che sono interessati alla gestione della fauna del nostro territorio dalla gestione stessa.
Voglio ancora dire che, se è vero che non abbiamo consultato là Consulta, abbiamo comunque riferito il 28 maggio in II Commissione sull'impostazione del nostro calendario venatorio.
Il ricorso degli ambientalisti poneva altri due problemi. Il primo era quello dei piani di consistenza faunistica relativi alle stime fatte dalle Province. Su questo penso di avere già dato risposta, sono convinto che nella nuova legge si debbano adottare dei criteri diversi; ad oggi la Regione non poteva che comportarsi così. Noi non abbiamo alcun potere di controllo o di opposizione nei confronti di queste stime. Peraltro, le Province ci rispondono che, essendo stato coniato dall'Istituto di Bologna usiamo questo termine anche se improprio - il termine "stima", non è censimento e quindi la stima è certamente un valore, un rigore scientifico minore di quello del censimento.
Il secondo problema riguardava le armi, cioè la possibilità di sparare con il fucile a tre colpi. Per quanto riguarda questo aspetto, ci siamo documentati presso il Ministero degli Interni; non essendovi una posizione costituita, ritengo che due colpi in un fucile possano bastare per chi esercita questa attività. Siccome c'era questa richiesta non solo da parte delle associazioni venatorie, ma anche delle Questure, perché era di non buona interpretazione questa norma sul fucile a tre colpi, e siccome, come voi sapete, è un problema che abbiamo già affrontato questa mattina (si pagano le tasse regionali per il fucile a due colpi e per quello a tre colpi), abbiamo chiesto al Ministero degli Interni, al Dipartimento della Pubblica Sicurezza, Direzione Centrale Affari Generali, di avere una indicazione per il rilascio di licenza per porto di fucile per uso caccia a più di due colpi.
Vi leggo quanto il Ministero degli Interni ha risposto: "Alcune Questure hanno sollevato problemi relativamente all'applicazione dell'art.
13, comma primo, della legge 111211992 n. 157, pubblicata sul supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale, serie generale n. 46 del 25/2/ 1992, che se interpretata letteralmente sembrerebbe precludere la possibilità del rilascio di licenze diporto di fucile uso caccia a più di due colpi. Al riguardo questo Ministero, dopo gli opportuni approfondimenti relativi agli atti parlamentari, nonché alla normativa comunitaria ed europea, ritiene che la nuova legge non escluda l'uso, durante l'attività venatoria,.del terzo colpo inserito in camera di cartuccia. Tale avviso è peraltro conforme alla lettera dell'allegato 4, lettera a), della direttiva CEE n.
79409. Diversamente significherebbe attribuire al comma quarto del ripetuto art. 13 una portata chiaramente atecnica. Sarebbe infatti quantomeno singolare, nel caso dell'attività venatoria esercitata sulle Alpi, definire semiautomatici fucili che, se si sostenesse un avviso contrario a quello testè esposto, non avrebbero la possibilità di incamerare il colpo aggiuntivo a quello già presente nel caricatore.
Alla luce delle considerazioni che precedono, la nuova normativa non può ritenersi più ristrettiva delle disposizioni dettate in materia dal previgente art. 9 della legge 271 12 11977 n. 968, per cui le SS. VV illustrissime sono pregate di esercitare in tal senso la prevista potestà autorizzatoria".
Questo è quanto ci è pervenuto avendo avuto anche noi dubbi sulla possibilità di permettere l'uso del fucile a tre colpi.
Penso di aver relazionato, per quanto mi concerneva e per quanto era a mia conoscenza, su come è andata questa vicenda del calendario venatorio.
Ritengo che con ogni probabilità sia mancato un approfondito confronto, che dovrà certamente esserci in futuro. L'obiettivo che abbiamo di fronte è ben più importante dell'anno che abbiamo trascorso e questo non lo dico in una logica difensiva dell'operato dell'Amministrazione regionale della Giunta in questi mesi, ma per dimostrare che abbiamo di fronte a noi un appuntamento importantissimo: la legge regionale, che dovremmo rendere operante entro 1'11 marzo 1993. Una legge molto importante, perch finalmente fa riferimento ai piani faunistici, ad una maggiore esigenza di scientificità e anche alla possibilità, come io ritengo, che non si parli della gestione della caccia, ma della gestione della fauna nel nostro territorio. Penso che ci si debba muovere in questa direzione; abbiamo come primo appuntamento il piano faunistico della Regione Piemonte. Questo piano faunistico è stato mandato dall'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica di Bologna al Ministro dell'Agricoltura e foreste; ci è stato rimandato in Regione, noi l'abbiamo consegnato alle Province per gli atti richiesti.
Questo piano deve fare una fotografia provvisoria della situazione sul territorio per poi darne, tra qualche mese, una definitiva. Anche qui c'è un'incongruenza della legge, perché il piano faunistico definitivo deve essere approvato entro 1'11 marzo, che è lo stesso termine dato per l'approvazione della legge regionale. Quindi si comprende come dovremmo fare lo sforzo di sfalsare questi due termini, altrimenti non avrebbe senso arrivare ad una legge regionale che non abbia preso visione, ma soprattutto non abbia vissuto tutto il piano venatorio, che è uno studio scientifico molto appropriato sul territorio.
Per quanto riguarda il piano venatorio, abbiamo già istituito una Commissione scientifica. Ritengo che questa Commissione debba vedere la partecipazione di tutti coloro che hanno il diritto ed il dovere di interessarsi della gestione della fauna. Ritengo che si possa fare un lavoro molto importante per dare al Piemonte una legge adeguata. I mesi di fronte a noi non sono molti, ma queste sono le scadenze nazionali. Abbiamo già preparato una bozza di legge regionale, un canovaccio sul quale tentare di lavorare. Sono disponibile ad aprire il confronto più ampio, perché mi rendo conto che sia importante giungere positivamente alla conclusione dell'iter legislativo regionale.
Ritengo che questo sia stato un anno transitorio, di difficile interpretazione e gestione e probabilmente tutti insieme abbiamo interpretato, ognuno a proprio modo, quale doveva essere la gestione della caccia in questo anno. Penso che possa essere un anno di esperienza utile per tutti. Ritengo che oggi l'obiettivo debba essere quello della nuova legge regionale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano.



GIULIANO Valter

Grazie, Presidente, colleghe e colleghi, tocca a me sparare la prima cartuccia contro l'Assessore alla caccia. Ovviamente è una cartuccia metaforica, perché siamo e rimaniamo non violenti. In particolare, devo dire che sono tra coloro che non ritengono la caccia uno dei problemi più gravi ed urgenti rispetto alle emergenze ambientali, ma credo tuttavia che sia tra i danneggiamenti ambientali uno di quelli più facilmente e velocemente rimovibile. E rimuoverlo, a mio giudizio, sarebbe un gesto di grandissima civiltà; un segno di civiltà che impone di avere il coraggio di andare anche contro le tradizioni nel momento in cui si verifica l'anacronismo e l'irrazionalità delle regole tradizionali. La tradizione non è di per sé un valore positivo assoluto e necessita quindi di verifiche adeguate e di cambiamenti adeguati al momento storico e culturale che si vive.
Ritengo altresì che sul problema di una severa regolamentazione dell'attività venatoria, da subordinare sempre e comunque ai superiori interessi del nostro spazio di vita e delle sue risorse, si vada veramente alla separazione netta tra colora che hanno realmente a cuore le questioni ambientali e chi invece le cavalca con superficiali azioni di pirateria politica alla vigilia delle elezioni.
Questa è l'occasione per capire il discrimine forte tra chi vuole parassitariamente dipingersi di verde, pronto a ritirarsi nel momento in cui ci si scontra con interessi concreti e lobbistici, come il caso della caccia.
Sempre in premessa, a livello generale, vorremmo sottolineare come la nostra Regione abbia sì oggi una delle leggi venatorie più razionali del Paese, di questo dobbiamo prendere atto, ma vorremmo anche ricordare ai colleghi come ciò non sia certo dovuto all'illuminazione dei nostri governanti regionali, ma piuttosto a quella dei suoi abitanti. I piemontesi dicono e hanno detto a maggioranza "no alla caccia", lo hanno detto una prima volta con la raccolta delle firme per i referendum regionali poi bloccati con le modifiche della legge; lo hanno poi reiterato nell'occasione dei referendum nazionali su caccia e pesticidi. In quell'occasione, è bene ricordarlo alla memoria collettiva di tutti noi nonostante l'indegno invito con cui la maggior parte delle forze di governo ha diseducato, a nostro parere, i cittadini, disincentivandoli alla partecipazione e alla gestione della cosa pubblica, ebbene nonostante ci in Piemonte si raggiunse il quorum e vi fu uno straordinario risultato, che in maniera inequivocabile ha dimostrato come la maggioranza dei cittadini di questa Regione sia contraria all'attività venatoria.
Questo, Assessore e colleghi, non lo dobbiamo mai dimenticare quando ci occupiamo di caccia. Ma veniamo agli argomenti nel merito di questo ulteriore capitolo, che noi riteniamo vergognoso, della gestione del patrimonio faunistico piemontese, lasciato in mani perlomeno superficiali.
Devo dire con molto rammarico, caro Assessore, che sentire ancora oggi parlare di specie nocive, quando scientificamente questo termine è stato ormai abbandonato da tempo, dà una prima indicazione in questa direzione.
Ovviamente il primo punto che ci trova in totale dissenso rispetto alla relazione che abbiamo appena sentito sta nell'iter seguito, in particolare laddove si è deciso di accogliere con uno strumento come la delibera di Giunta, dunque un atto amministrativo, contenuti che a nostro avviso possono solo seguire le vie di una nuova legge regionale. Che davanti al contendere giuridico su questo argomento l'Assessore abbia fatto la sua scelta nella direzione in cui l'ha fatta ci sembra già significativo.
Una correzione doverosa rispetto alla comunicazione dell'Assessore, che mi preme fare subito, è inoltre quella secondo cui il TAR del Piemonte avrebbe dato l'assenso all'operato della Giunta. La lettura che ne facciamo noi è un po' diversa, il TAR non ha riconosciuto il danno grave ed immediato, il che è cosa un tantino diversa.
Altra correzione riguarda la presunta impossibilità della costituzione della Consulta regionale sulla caccia. A quanto ci risulta, ma potremmo essere in difetto di informazione, i sette nomi presentati dalle associazioni ambientaliste sono a disposizione degli uffici dell'Assessorato da parecchio tempo. Tralascio commenti su presunte associazioni ambientaliste, che sappiamo benissimo essere diretta emanazione dei cacciatori. Il trucco è vecchio, lo si fece già negli anni '60, quando la legge nazionale introdusse i Comitati provinciali caccia.
Chi, come me, ha militato in un'associazione ambientalista, che allora era riconosciuta per essere presente nei Comitati provinciali, sa bene, perch è stata la prima ad essere danneggiata.
Al di là di queste premesse e correzioni ché ci pareva opportuno fare quel che importa, in fine di polemica, è che l'Assessore ha annunciato i contenuti della nuova deliberazione, che di fatto ha recepito le principali osservazioni degli ambientalisti fatte mediante il ricorso al TAR prima e al Consiglio di Stato successivamente. Di questo, naturalmente, non possiamo che essere soddisfatti. In questo senso, relativamente alle procedure ci sarebbe qualcosa da dire: ad esempio, a mio avviso tutta la pratica avrebbe dovuto ricominciare daccapo, ivi compreso, quindi, il nuovo parere dell'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (ma anche questo pu essere opinabile).
Quello che ci preoccupa e che vorremmo sottolineare è perché si è dovuto arrivare a tutto ciò, ovvero al ritiro di una deliberazione e alla presentazione di un'altra. Su questo l'intervento dell'Assessore non ci ha soddisfatti. Si è tirato in ballo la nuova legge quadro nazionale - e su questo dobbiamo dire che la nuova legge non ha modificato se non marginalmente l'elenco delle specie cacciabili rispetto alla legge n. 968 e quindi ci domandiamo perché mai, proprio quest'anno, la Regione ha allargato l'elenco delle specie cacciabili.
E qui il sospetto di una linea privilegiata tra l'Assessore e le lobby di quelli che io chiamo 'gli armieri cacciatori" fa un tantino capolino.
Atteggiamento di simpatia che peraltro riteniamo possa essere assolutamente legittimo per privati cittadini, ma che ci pare fuori luogo da parte di chi ha istituzionalmente il dovere di sovrintendere alla corretta gestione del patrimonio faunistico regionale. Sulla presunta giustificazione della nuova legge-quadro, i dubbi non finiscono qui.
Intanto, non possiamo non sottolineare che la legge nazionale, proprio in quanto quadro, stabilisce i contorni massimi entro cui le Regioni devono legiferare. E' vero che la Regione ha escluso alcune specie inserite nell'elenco nazionale, ma sarebbe stato francamente scegliere di coprirsi di ridicolo inserirvi la pernice sarda o il francolino di monte che, come tutti ben sanno, nella nostra regione non esistono. A meno che qualcuno sostenga il contrario. Non ci sarebbe certo di che stupirsene, visto che la nostra regione vive - mi sembra lo abbia riconosciuto in conclusione anche l'Assessore quando ha parlato di iniziative future - in una situazione di assoluta e completa ignoranza sulla reale situazione della fauna piemontese.
Ignoranza che, ad esempio, si evince chiaramente dagli atti provinciali su cui si è fondata la deliberazione della Giunta regionale piemontese ignoranza che persiste nonostante il fatto che anche alcune piccole frange di cacciatori ne riconoscono l'inopportunità e premano esse stesse fortunatamente esistono queste frange che io chiamo progressiste - per conoscere meglio la situazione faunistica del Paese.
Ebbene, cosa ha fatto la Regione Piemonte? Per quanto riguarda le specie dei comparti alpini, di cui la Regione stessa dovrebbe conoscere almeno le stime di consistenza pre e post riproduttiva in ogni comparto, è invece accaduto che queste stime siano assolutamente inesistenti. Non solo alcune di queste non sono state fatte sulla consistenza pre/post riproduttiva come vuole la legge, ma addirittura sugli esemplari immessi per i popolamenti: lo si evince da alcune deliberazioni provinciali.
L'unica Provincia che sulla consistenza delle popolazioni, ad esempio di starne, pernici rosse in zona Alpi, ha avuto un minimo di approccio scientifico è stata quella di Asti. E non a caso ha concluso la propria ricerca con il divieto all'esercizio venatorio per entrambe le specie.
Sull'argomento avevamo presentato in data 24 agosto specifica interrogazione, alla quale avremmo voluto avere, in tempi utili, una risposta.
Aver approvato, invece, un calendario venatorio sulla base di presunte stime - della cui paternità, tra l'altro, si hanno indicazioni piuttosto vaghe - ci sembra perlomeno superficiale. Sempre su questo punto, come non sottolineare che per gran parte non sono stati sentiti i cosiddetti soggetti gestori, previsti dalla legge; o che ci sono palesi bugie laddove, ad esempio, la Provincia di Torino fa riferimento alla sopravvivenza di numerose brigate di starne dopo l'inverno, quando è noto che alla fine dell'inverno non possono più esistere tali brigate, cioè le famiglie, perché in quel periodo i nuovi nati si sono ormai allontanati dai genitori.
Non vogliamo entrare oltre nei dettagli, anche se ci sarebbe qualcosa da dire, probabilmente, anche sulle armi. Ricordo che esistono alcune convenzioni internazionali, quali quella di Parigi e di Berna, oppure addirittura, una direttiva CEE, che vanno in direzione opposta rispetto all'ammissione di fucili da caccia a ripetizione, automatici o con tre colpi. Ma su questo probabilmente siamo ancora nell'ambito dell'opinabile e bisognerà confrontarsi almeno per quanto riguarda la prossima legge regionale.
Mi preme ancora sottolineare l'aspetto che riguarda la fauna migratoria, ovvero specie particolarmente preziose, come la alzavola, la folaga, il tordo sassello, la beccaccia, la pavoncella, rispetto alle quali mi sembra sia stato assai grave averne consentito la caccia, con il primo atto della Giunta regionale, nel mese di gennaio.
Soprattutto se si legge questa decisione della Giunta alla luce della specifica direttiva CEE n. 409 del 1979, che faceva espresso divieto di caccia alle specie migratorie durante il ritorno al luogo di nidificazione.
Direttiva che impone al nostro Paese obblighi specifici, le cui violazioni peraltro hanno già provocato una sentenza di condanna della Corte di Giustizia, della CEE.
Per quanto ho detto, credo sia evidente la negatività del nostro giudizio circa il comportamento dell'Assessore e della Giunta. Voglio per aggiungere una considerazione finale che mi sembra tutt'altro che marginale, a sottolineare la nostra condanna nei confronti dell'operato dei responsabili della gestione del patrimonio faunistico regionale. Un bene che, vi ricordo, è patrimonio di tutta la collettività e non soltanto di una minoranza armata.
Per oltre un mese i cacciatori piemontesi sono andati a caccia abbattendo anche le 16 specie che il Consiglio di Stato ha dichiarato essere state inserite tra quelle tacciabili in modo illegittimo. Inoltre per tre domeniche di settembre si è sparato a tutta la fauna. Tutto ci come ha stabilito il Consiglio di Stato, ha indubbiamente causato un grave danno al patrimonio indisponibile dello Stato. Danno grave che tutti noi cittadini di questo Piemonte, abbiamo subìto.
La domanda conclusiva è questa: ci si risarcirà di questo danno? Lo Stato promuoverà forse delle azioni conseguenti nei confronti della Giunta e di chi ha permesso a tutto ciò di accadere? Penso sarebbe più che auspicabile, almeno per quanto riguarda il mondo ambientalista che ha combattuto al di là di interessi privati e singoli. Ricordo che, a differenza dei cacciatori che hanno interesse immediato e personale nell'attività venatoria, non così è per le associazioni, che invece difendono un patrimonio collettivo. Ci auguriamo quindi che qualcuno pensi al danno provocato al patrimonio faunistico piemontese; diversamente credo che gli ambientalisti dovranno ancora pensarti da se stessi, e sicuramente ci saranno altri episodi, altre puntate di questa telenovela della gestione del patrimonio faunistico piemontese.
Credo, peraltro, che una nota positiva sia venuta alla fine dell'intervento dell'Assessore regionale, perché pensiamo che su un problema così importante sia veramente necessario e indispensabile che tutte le forze si trovino intorno a un tavolo, e si possa cercare di raggiungere un risultato che non sia di favore per l'una o l'altra fazione ma che sia a favore solamente della nostra fauna.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Sicuramente ognuno di noi, e dico noi Verdi ambientalisti e voi che vi ritenete in qualche modo amici dei cacciatori, si chiede se ha senso questo dibattito fatto oggi, perché con una battuta si potrebbe dire: il danno che si poteva fare è stato fatto, quello che c'era: da ammazzare e da cacciare probabilmente è già stato ammazzato e cacciato. Però credo sia un ulteriore esempio di un modo di confrontare culture, prima che opinioni politiche diverse, che va avanti da tempo, soprattutto negli ultimi mesi, e che preclude a questo Consiglio regionale un ruolo significativo nelle scelte politiche e culturali, oltre che politiche e di democrazia, che in questa Regione si fanno.
Tutte le cose che sono accadute in questi ultimi sei mesi erano questioni assolutamente note e prevedibili, nel senso che la legge-quadro nazionale è del marzo di quest'anno: si sapeva, che le Regioni, quindi anche la Regione Piemonte, entro il 15 giugno avrebbero dovuto fare il calendario venatorio; si sapeva che c'era, nel modo in cui la Giunta e l'Assessore hanno steso il calendario venatorio, la possibilità di una contestazione che entrasse nel merito e che giungesse anche ad ottenere qualche risultato. Il problema è che nel frattempo, il mese e mezzo, quello che conta di questa annata venatoria, è comunque passato e le domande che faceva proprio ora il Consigliere Giuliano sono purtroppo senza risposta nel senso che non credo che nessuno pagherà il danno grave e irreversibile che secondo il Consiglio di Stato quel calendario ha prodotto.
La situazione di oggi è il risultato di una scelta di comportamento prima che una scelta sui contenuti; sui contenuti e sulle posizioni politiche riguardo alla questione, la situazione è nota. Il problema, a mio parere, è che è il metodo che oggi va messo in discussione, perché sulla sostanza, purtroppo, sappiamo che abbiamo opinioni di fondo diverse e divergenti, e sappiamo anche, non da oggi, che esiste un modo sbagliato, da parte di questa Giunta, di concepire cos'è l'Assessore alla caccia, nel senso che non possiamo dare per acquisito che l'Assessore alla caccia è l'Assessore per la caccia e dei cacciatori. Questa è la questione di fondo che prescinde dalle opinioni e dalle simpatie o dalle scelte personali di questo o quell'Assessore: Io credo che il ruolo dell'Assessore alla caccia sia da una parte tutelare la fauna, dall'altra regolamentare la caccia perché fino ad oggi, purtroppo, nel nostro Paese la caccia è prevista da numerose leggi nazionali e regionali.
Noi abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare: giacevano delle proposte di legge in Commissione sulle quali non c'era una discussione aperta, bensì chiusa o, meglio, sospesa, sapendo che se questa discussione fosse andata avanti in tempi utili, che non sono il mese di ottobre o di novembre, ma il mese di marzo, aprile, maggio e giugno, si sarebbe probabilmente arrivati ad un confronto, uno scontro, in Commissione prima e in aula dopo, in una fase in cui quello scontro, a seconda degli esiti che avesse avuto, poteva avere degli effetti sul calendario venatorio di quest'anno. Quindi, si è sospesa la questione facendo conseguire i fatti nei primi giorni di settembre, quando abbiamo avuto conoscenza piena dei contenuti del calendario. Sulla base anche di sollecitazioni delle associazioni ambientaliste, abbiamo presentato numerose interrogazioni (ne ricordo almeno tre: una del sottoscritto, una dei Consiglieri Miglio e Giuliano, una della collega Bresso), che venivano 15 o 20 giorni prima dell'inizio dell'attivazione del calendario venatorio. A queste interrogazioni, se si voleva rispondere soltanto per una questione di metodo e non di merito, il tempo per farlo c'era e invece non si è risposto.
Credo quindi che si debba prendere atto della situazione; non conosco con esattezza, anzi chiedo che ci venga data conoscenza rapidamente, la nuova proposta di legge regionale.
Credo si debba ribadire che, come avviene peraltro in alcune Regioni (la Toscana, ad esempio), il calendario venatorio deve essere discusso per tempo in aula: non deve restare una questione riservata all'Assessore e pro forma alla Giunta. Credo si debba contestare una questione di fondo oltre a quella che ho già detto, su cosa è l'Assessorato ricoperto dall'Assessore Cantore: contestare il fatto che le scelte di questo Assessorato e il calendario venatorio siano una conseguenza inevitabile della legge-quadro nazionale. Questa cosa non sta scritta da nessuna parte! Non è vero! Non sono un esperto, ma andando a rileggere alcuni documenti ho visto che questa questione è già stata affrontata dal Consiglio di Stato 6 o 7 anni fa (mi pare nel 1986), a proposito di una legge della Provincia di Trento dicendo che tutte le cose che l'Assessore aveva messo in più nel calendario venatorio di quell'anno non brano conseguenza diretta della legge nazionale sulla caccia, ma erano la scelta consapevole che faceva quell'Assessore e quella Giunta: quindi nulla è dato per costrizione rispetto ad una legge nazionale che non imponeva a nessuno di aggiungere 16 specie.
Un'altra considerazione che faccio, e che tocca sempre la questione di fondo di "che cos'è l'Assessore Cantore", è la questione delle stime dei censimenti. Noi contestiamo che si decida di mettere a rischio la sopravvivenza di alcune specie perché alcuni istituti fanno delle stime che dicono, per esempio, che si possono abbattere 800 starne nella zona alpina della provincia di Torino, mentre ci sono altri istituti e altre ricerche secondo cui probabilmente non c'è neanche quel numero di starne e, se ci fosse, sarebbe un errore grave ed irreparabile il loro abbattimento.
Mi chiedo allora: un Assessore, su una questione come questa, in cui esistono, perché sono note e l'Assessore le conosce, valutazioni e stime diverse, perché in genere non esistono censimenti, a quali valutazioni e stime deve dare credito? In caso di dubbio, perché un Assessore deve decidere di dar credito a quella parte che comunque ha un interesse specifico di categoria per considerare certe stime le sole attendibili? Non ci costringe nessuno ad andare a sparare a tutti gli animali che girano per questa regione. E' un divertimento e uno sport del tutto discutibile, ma sicuramente non è una cosa che costringe una Giunta o un Assessore a farsene carico. Allora credo che in situazioni di incertezza di valutazione - per usare un eufemismo - come questa, un Assessore regionale abbia il dovere e il compito di scegliere la posizione più prudente rispetto alla tutela dell'ambiente, del territorio e, in questo caso, della fauna.
Chiedo che questa Giunta ci dica esattamente quale ruolo ritiene abbia l'Assessore alla caccia di questa Regione. Questa è la questione di fondo poi ci potremo confrontare sulle nostre opinioni, valutazioni politiche e culturali sulle stime, però il problema di fondo rimane quello di capire qual è il ruolo dell'Assessore alla caccia.
Forse il 15 giugno, quando è stato steso il calendario venatorio della Regione, l'Assessore non era a conoscenza del calendario venatorio della Provincia di Torino? Mi scusi, Assessore, ma se non era a conoscenza credo che sia veramente una colpa: si sa che comunque la Provincia di Torino avrebbe fatto il suo calendario venatorio.



CANTORE Daniele, Assessore alla caccia

E' stato successivo, è stato fatto un mese dopo.



MARINO Massimo

Dunque l'Assessore regionale alla caccia non sapeva che l'Assessore provinciale avrebbe emanato, un mese dopo, un calendario venatorio che, fra l'altro, per alcune parti contrasta con quello regionale, rendendo addirittura particolarmente interessante la domanda, per esempio, su come i cacciatori dovrebbero comportarsi rispetto ai punteggi.
Io, invece, ho l'impressione che ci sia un gioco di ruoli, per cui l'Assessore provinciale alla caccia può muoversi un po' più in libertà e l'Assessore regionale un po' meno. Non penso sia credibile che questi due Assessori non si conoscano, non si parlino e non sappiano quello che fanno l'un l'altro nel giro di poche settimane.
La questione che pongo con forza, prima che di merito, su cui è noto che abbiamo opinioni diverse, è di metodo: qual è il comportamento di metodo che si intende continuare a perseguire? Sembrerebbe che andiamo a riaprire una discussione, io mi auguro proficua e utile per noi, rispetto a una nuova legge regionale.
Tutto ciò senza dimenticare che, bene o male, i cittadini di questa Regione sulla questione in generale della caccia si sono pronunciati ignorare totalmente il modo in cui i cittadini piemontesi si sono pronunciati su questa questione, credo sia un'altra di quelle cose non accettabili, come metodo, da parte di questa Giunta.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Sono molto d'accordo con l'intervento che il collega Giuliano ha svolto, anche per la sua alta qualità culturale. Devo dire che per certi versi, contrariamente a quello che lui diceva, considero di grande importanza non tanto la questione della caccia, quanto la questione culturale generale delle modalità di tutela e di libero sviluppo della fauna selvatica. Certo, i problemi ambientali sono tutti importanti e fare una graduatoria non è possibile, però considero davvero questa questione di grande importanza.
Nel mondo è nato un dibattito sulle questioni ambientali e in esso si affronta la questione del rapporto relativo fra l'uomo e le altre specie viventi. Per alcune posizioni le altre specie viventi non hanno lo stesso valore dell'uomo; per altre posizioni l'uomo è una specie vivente fra tante altre e deve rispettare in maniera più profonda e più significativa il diritto delle altre specie alla vita. E' un dibattito di grande rilevanza ma anche a voler scegliere una posizione di umanesimo ambientalista posizione che credo abbia la maggior parte di noi, che certamente ho io la questione della difficoltà che lo sviluppo della specie umana ha prodotto sulle condizioni di vita delle altre specie viventi che hanno una lunga permanenza sul nostro territorio, e che hanno sicuramente dei diritti di vita su questo territorio, è una questione delicata e davvero importante.
La questione della caccia non può essere limitata a una questione di proprietà dell'uomo o della società umana su tutte le forme di vita esistenti su un territorio. La questione è più generale, complessa, di rispetto del resto del mondo vivente; rispetto certo nei limiti dei diritti dell'uomo all'esistenza e nei limiti del fatto che sempre la specie più forte non può che finire per limitare il diritto delle altre a vivere. Si tratta di una questione culturale rilevante, di cui dobbiamo assolutamente tornare a discutere, se questi sono i rapporti che si sono creati in questo Consiglio fra la maggioranza e, mi pare, la maggior parte delle opposizioni; per carità, non voglio parlare a nome delle altre opposizioni ma di molte opposizioni.
La decisione, che è una decisione parziale, di applicare tout-court rapidamente la legge nazionale, violando quella regionale, è stata assunta dall'Assessore senza nemmeno passare attraverso la Commissione consiliare e il Consiglio: questi sono i termini della questione. L'Assessore ha deciso di non rispettare la legge della Regione e di applicare automaticamente quella nazionale con dei criteri che ci ha spiegato, e che sono criteri su cui non voglio entrare dato che non ci ha consultato prima.
Esiste, secondo me, una questione giudiridica grave, perché spetta alla Regione difendere il proprio diritto all'autonomia legislativa nell'ambito della legislazione quadro nazionale. La nostra legge non era in violazione delle norme quadro nazionali; era solo una legge più restrittiva su alcune questioni, in particolare quelle su cui si è regolamentato in maniera diversa. E' del tutto legittimo - ma era legittimo anche prima, tant'è vero che esiste pendente una proposta di legge dell'Assessore precedente - che qualcuno proponga una modifica della norma regionale vigente. A questo punto lo può fare soltanto nell'ambito della legislazione quadro nazionale non sarebbe considerato legittimo allargare o modificare - qualcuno ritiene che lo sia - rispetto alla legislazione nazionale; io credo che in questi casi sia prevalente la legislazione nazionale. Se si vuole andare al di fuori del quadro stabilito dalla norma nazionale, sicuramente si pongono dei problemi e ci potrebbero essere dei ricorsi. Comunque, in quell'ambito è riconosciuto il diritto delle Regioni di regolamentare in maniera diversa e quindi di ritenere che alcune specie non debbano essere cacciate perch non sufficientemente tutelate nel loro territorio o perché si ritiene esistano delle importanti ragioni di equilibrio territoriale e faunistico per cui devono essere tutelate o per qualunque altra ragione le Regioni lo ritengano.
Esiste, quindi, questo fatto molto grave, e dato che la legge regionale era perfettamente vigente e legittima al momento, in cui l'Assessore ha deciso di non rispettarla, ciò significa che le leggi regionali possono non essere rispettate nemmeno dagli Assessori. Proprio per questo motivo l'interrogazione da noi presentata, cui non è stata data ancora risposta era rivolta al Presidente della Giunta, che ritenevamo essere il soggetto che deve tutelare la legislazione regionale, il primo a rispondere del rispetto delle leggi regionali.
Esiste, a nostro avviso, questa questione giuridica grave: ha fatto male, molto male !'Assessore a prendere quella decisione. Da questo punto di vista è stata opportuna la decisione del Consiglio di Stato, perché in questo modo ha obbligato almeno l'Assessore a prendere atto di questa questione e comunque a venire in Consiglio a parlarne; ha permesso di revocare la decisione per la parte ormai non più irrevocabile.
Sicuramente il danno c'è stato, sono d'accordo coi colleghi Giuliano e Marino. E' stato un danno grave, in parte rimediabile (e questa delibera in parte rimedia), per la comunità piemontese che si è vista privata di una parte, non sappiamo quanto importante perché non abbiamo delle stime, del proprio patrimonio faunistico per violazione della legge regionale da parte dello stesso Assessore regionale. Questo è grave! In realtà la responsabilità c'è ed è precisa, salvo per la quota che ricade sulla Provincia di Torino, in addizione alla responsabilità dell'Assessore. L'Assessore ha privato i cittadini piemontesi di una parte del loro patrimonio faunistico in maniera illegittima perché c'era una norma che il Consiglio, in quanto tale, aveva approvato.
Nel merito della questione, ricordo anche che quella legge - l'hanno già detto alcuni colleghi - è stata molto sofferta e battagliata. Non era una legge unanime, ha avuto anzi una fortissima opposizione e, pur essendo molto restrittiva, è stata voluta dalla maggioranza di allora per evitare di fare un referendum che si riteneva di perdere (poi i dati hanno dimostrato che in effetti si sarebbe perso da parte della maggioranza favorevole alla caccia).
Ciò malgrado, quella legge è stata certamente il frutto di un lavoro molto duro e faticoso in aula - non sempre apprezzato, neanche dal mondo ambientalista - di un gruppo di Consiglieri che, pur avendo una posizione di partenza contro la caccia, ha in qualche modo collaborato cercando di limitare al minimo i danni che inevitabilmente sarebbero venuti dall'approvazione di quella norma.
Questa legge è considerata - dà un punto di vista che io non condivido nel senso che nessuna legge sulla caccia mi sembra buona - una delle migliori e più equilibrate che esistono in Italia. E' una legge che ha permesso a quella maggioranza di evitare il referendum, ma qui l'Assessore deve sapere che quando andremo a modificare la legge regionale, mentre quel compromesso, faticoso e non certo apprezzato dal mondo ambientalista, ha evitato richieste referendarie sulla legge regionale, una modifica in senso di allargamento, sia pure all'interno della legge quadro nazionale, del diritto di caccia produrrà probabilmente di nuovo delle iniziative referendarie.
Dobbiamo dirci con franchezza che la coscienza - che non è la coscienza ambientalista dei fiorellini o di cose del genere - è la consapevolezza che l'uomo è sulla Terra; non sono scomparse soltanto tutte le popolazioni primitive del mondo, ma stanno a poco a poco scomparendo moltissime specie animali e ciò avviene in quantità, nel senso che qualcuna magari resta, ma restano piccoli nuclei in condizioni di vita sempre più difficili.
Certamente c'è un conflitto tra le attività economiche dell'uomo e la presenza di qualche animale in più, ma pensate a quanti uomini in più rispetto alle capacità di carico del pianeta ci sono! Qualche volta capita che c'è qualche animale in più in un parco, ma per carità - figuriamoci non essendo io per sterminare gli animali non sono neanche per sterminare gli uomini, Marchini, non è questa la questione! La convivenza è sempre un problema difficile; so benissimo che può capitare che un animale selvatico sconfini, vada in un campo e mangi qualche prodotto agricolo! So anche che in questa situazione finisce con l'essere necessario attuare politiche di controllo faunistico, ma di politiche di controllo faunistico ce ne sono tante! Ci sono delle politiche naturali di controllo faunistico con la reintroduzione di certi predatori ove possibile, con la creazione di condizioni più adeguate per la vita della fauna selvatica ed evitando l'introduzione di animali che poi creano i problemi ben noti ai cacciatori come è il caso delle minilepri. Fra le specie cosiddette "nocive", su definizione dell'Assessore, che sono state reintrodotte, la minilepre è stata introdotta proprio dai cacciatori! Anche il problema dei cinghiali in Piemonte è dovuto all'introduzione di questa specie da parte dei cacciatori. Quindi i due massimi problemi che ci vengono continuamente buttati in faccia quando si parla dei parchi, per esempio, sono problemi creati dai cacciatori! Da questo punto di vista, qualche ipotesi di moratoria che consenta di capire qual è il problema reale dello squilibrio faunistico che pu esistere e che certamente esiste in una situazione complessa ad uso del territorio non ha come conseguenza quella di autorizzare automaticamente l'eliminazione delle specie che sono in eccedenza; si possono trovare modi di controllo delle specie ché temporaneamente sono in eccedenza più ambientalmente accettabili di quanto siano quelle che apparentemente l'Assessore privilegia.
Questa è una cosa che discuteremo quando esamineremo la riforma della legge regionale sulla caccia, che speriamo diventi legge regionale sulla tutela del patrimonio faunistico piemontese. Se però la linea dell'Assessore è quella di trasformare semplicemente in atto legale un atto oggi illegale, trasformando in norma quella delibera, ciò significherà effettivamente un problema per il Consiglio, significherà che ci saranno mesi di tempo impegnato dalle Commissioni e dal Consiglio su questa questione e significherà anche che, se alla fine prevarrà una norma che viola quel tacito compromesso che si era in qualche modo realizzato in Piemonte, ci sarà probabilmente una rottura, perché quando i patti si rompono da una parte, generalmente si rompono anche dall'altra. Non era un patto quello, era una tacita accettazione di una situazione che era considerata meno peggio di quella di altre Regioni.
Potete decidere di allinearvi alla situazione delle altre Regioni, la sensibilità particolare che apparentemente la popolazione piemontese ha su questa questione rischia poi di produrre quello che volevate evitare quando voi avete cambiato questa legge. Questo lo voglio ricordare perché questa discussione ha la sua importanza. L'Assessore non ha ancora proposto il proprio progetto, io gli consiglio di riflettere attentamente perché dal modo con cui uscirà quel progetto dalla Giunta verso il Consiglio dipenderà molto di ciò che succederà su questa materia nei prossimi mesi e anni in Piemonte e non sarà un percorso di rose e fiori, l'Assessore lo sa benissimo. Non è affatto detto che alla fine il risultato sarà quello che lei, come Assessore - come diceva Marino prima - dei cacciatori e non che vuole tutelare la fauna selvatica piemontese, voleva ottenere; magari alla fine il risultato ottenuto probabilmente in modo complesso, indiretto e faticoso, sarà una maggiore tutela della fauna selvatica piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signora Presidente, cari colleghi, non c'è dubbio che il problema della caccia, probabilmente dal momento in cui è sorta la pratica della caccia ha prodotto per una conversa opposizione il problema dell'anticaccia quindi si è dimostrato essere un grosso problema con un cammino sempre difficile, sempre faticoso, come quello che abbiamo visto in questi anni e in questi mesi. D'altro canto, come è stato già richiamato, sembra che un illustre Presidente del Consiglio, un illustre piemontese, intorno agli anni'20 avesse detto che se si voleva far cadere un Governo, bastava parlare della caccia.
Un cammino difficile che ci consente oggi di parlare della caccia e mi consente, signor Presidente e collega Assessore, di esprimere un apprezzamento personale - voglio mettere l'accento sull'aspetto personale perché è un problema che presenta anche variegazioni di atteggiamenti e di posizioni che è giusto vengano rispettate - per lo sforzo che l'Assessore ha fatto per dare una risposta a problemi che erano aperti da quattro anni e che avevano ingiustamente colpito questa categoria benemerita, come è benemerita la categoria degli ambientalisti.



(Interruzione del Consigliere Marchini)



ROSSA Angelo

Benemeriti perché non solo sono dei cittadini rispettosi delle leggi nazionali e regionali della nostra Repubblica, ma sono persone che per accedere a questo esercizio debbono essere davvero benemeriti, non tutti hanno questa possibilità.
Tuttavia voglio metterli sullo stesso piano di coloro che hanno lanciato il grido d'allarme contro i rischi di compromettere l'ambiente anche se ho l'impressione che il grido era più legato ad una repulsione atavica piuttosto che a un problema di rapporti. Anzi, voglio dire che era una repulsione atavica fuori da quella che è una misura reale che è invece quella di consentire un rapporto equilibrato e di collaborazione sul territorio, che è fatto dalla collaborazione di agricoltori, enti locali ambientalisti e cacciatori. Il cacciatore è colui che conosce zolla per zolla il terreno molto più di amici che richiamano giustamente alla salvaguardia, al rispetto dell'ambiente, ma che forse lo hanno visto più da lontano.
Il fatto che il Consiglio di Stato in questo cammino difficile abbia accolto il ricorso ci consente di poter dire grazie per ciò che l'Assessore ha fatto dopo un bel po' di tempo. Gli amici Verdi hanno presentato un'interrogazione contestando all'Assessore di aver violato là legge. A mio parere l'azione che è stata svolta è stata corretta.
Vorrei ricordare come si sono svolte le cose. La moda sta per passare: come in tutte le cose, ci sono i colpi e i contraccolpi, e anche sul piano politico, cari amici Verdi, sta per passare! Otto anni fa eravate sulla cresta dell'onda, e avevate delle buone ragioni per esserlo, quindi avevate anche colto un problema che altri invece per varie ragioni sottovalutavano.
Oggi anche voi siete travolti da altri che sono sulla cresta dell'onda cioè la moda o lo spirito dinamico della dialettica, del continuo agitarsi ha finito di travolgere anche voi! Il problema dell'ambiente va visto sulla base di qualche cosa che non può essere soltanto panambientalista, va visto nell'ambito di una collaborazione tra una serie di attività che debbono essere rispettate: A me sembra che la L.R. n. 60, che poi è stata modificata in modo negativo punitivo nei confronti dell'attività venatoria, abbia rappresentato veramente un equilibrio di grande serietà e correttezza. Vorrei persino interpretare il lavoro che il legislatore ha fatto con la legge n.157 quasi mutuandolo in buona parte dalla stessa L.R. n. 60, che ha fatto buona strada ed era una legge giusta. E' diventata ingiusta nel momento in cui sull'onda dell'emotività si è preteso in modo disinvolto - non voglio usare altri aggettivi - di sfregiare l'equilibrio contenuto nella L.R. n. 60.
Ricordo una maggioranza in un certo senso persino attonita; questo attacco dell'onda montante dell'ambientalismo, del panambientalismo verdista, l'ha subìto, l'ha accettato, senza esserne convinta, perché venti giorni dopo andammo tutti in Piazza Vittorio a dire che in fondo questa legge l'avevamo subìta perché c'erano 60.000 firme di cittadini piemontesi che chiedevano un referendum.
In qualche misura abbiamo anche subito uno stato di necessità e quando le cose si fanno sotto lo stato di necessità, si fanno sempre male. Da allora (1988) sono trascorsi quattro anni, in cui ci è venuta in soccorso la legge n.157 e credo si debba riconoscere all'Assessore Cantore di aver fatto uno sforzo, non per fare grandi cose, ma per realizzare quel minimo di convivenza, di serenità in mezzo alle campagne che poi in definitiva non ha provocato nessun rivolgimento tra le posizioni ambientaliste e quelle dei cacciatori, ma se non altro ha dato ai cacciatori la possibilità di esercitare questa passione, questa attività. Badate che è stata esercitata dalla nascita dell'uomo sulla terra, che non può rappresentare un motivo per invocare qualche pregiudizio di carattere morale, tranne che per coloro che mangiano solo verdura. Per carità, ho grande rispetto, ma se uno mangia anche qualcosa di diverso dalla verdura alla fine mangerà qualcosa che è stato ucciso in un modo o nell'altro. Si tratta di vedere le cose come sono.
Ritengo che la Giunta abbia fatto bene a revocare la delibera per poi aggiornarla, sulla base della sentenza del Consiglio di Stato. Se un organo superiore come il Consiglio di Stato ha chiesto la sospensiva è giusto prenderne atto. Credo che senza farne una questione più grossa di quella che in effetti è, ci spetti di lavorare per aggiornare la L.R. n. 60 modificata con la L.R. n. 22 alla luce della legge n.157. Mi auguro che non ci siano queste vaste opposizioni, questi minacciosi anatemi, ma che ci siano delle posizioni. Sono qui per dire che non intendo restare disattento alle posizioni che vengono portate dai Verdi, dagli ambientalisti, da coloro che all'interno dei Gruppi consiliari hanno maggiore sensibilità nei confronti di un tema piuttosto che di un altro; è giusto che realizziamo un rapporto corretto. La legge-quadro nazionale dà la possibilità a tutti di esercitare la propria attività. La delibera ha predisposto il calendario venatorio recuperando una ragione di tradizione nella partenza della stagione di caccia, cioè il recupero delle tre domeniche. Alla fine, alla gente non interessa più di tanto una specie piuttosto che un'altra, c'era una ragione emblematica che era giusto fosse riparata. Bisogna che deponiamo i fucili per aprire dei conflitti e lavoriamo con volontà e serenità per costruire una buona legge che, nel solco della L.R. n. 60 e della legge n.157, garantisca a tutti lo svolgimento della propria attività in un ambiente recuperato, degno di essere vissuto in tutti i suoi aspetti.



PRESIDENTE

Ricordo che la comunicazione assorbe le varie interrogazioni presentate in materia di caccia.
La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Come ho già detto qualche mese fa, penso che la caccia come divertimento fondato non più sul bisogno di vincere la fame, o sul diritto alla legittima difesa, ma quasi esclusivamente sull'infame piacere di uccidere, non deve essere ammessa. Se ci sono troppi cinghiali o corvi o gazze che distruggono i nidi di altre specie, deve essere il guardiacaccia ad uccidere per necessità. Naturalmente non lo fa per divertimento, ma per mestiere, come quello del macellaio. Questo l'ho già detto, però io non mi scoraggio mai e continuo a ripetere le cose che ritengo veramente utili per tutti; non solo per me. In tasca a me non viene niente. Purtroppo questa colpevole indulgenza verso il piacere di uccidere le specie viventi creature predilette da Dio, è parente stretta della colpevole indulgenza verso l'inquinamento tipo alta velocità, dell'indulgenza verso gli assassini che sono puniti con il minimo della pena, per leggi pseudogarantiste, indulgenza che incredibilmente si estende perfino a coloro che squadristicamente hanno cercato di percuotere, e forse hanno percosso, il Presidente della Repubblica, simbolo della libertà, della democrazia e del rispetto verso il trattato firmato ad Helsinkj, che afferma il diritto all'autodeterminazione dei popoli.
Ecco perché la questione è sempre la stessa: è gravissimo uccidere un essere umano, specialmente per motivi abietti e futili, ed è grave uccidere un altro essere vivente per motivi abietti e futili, perché se uno non muore di fame non ha il diritto di uccidere tanto per uccidere. Lasciamolo fare dagli esperti scientifici, che con la morte nel cuore uccidono quegli animali che danneggiano l'equilibrio ecologico. Pensiamo ai capridi ed ai cervidi che mangiano la corteccia; pensiamo alle gazze e ai corvi. Ma questo deve essere fatto con uno spirito che è esattamente il contrario di quello con il quale si pratica, purtroppo, la caccia.
Quindi, il discorso vale sia verso gli animali innocenti che vengono massacrati da persone non altrettanto innocenti, sia l'indulgenza assurda verso gli assassini e purtroppo anche verso gli squadristi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, mi atterrò all'oggetto della comunicazione, e quindi soprattutto alle due deliberazioni, l'una revocata dalla Giunta regionale dopo averla adottata nella scorsa estate, e l'altra recentemente adottata per fronteggiare l'emergenza creata dalla sentenza del Consiglio di Stato.
Qualcuno nel ricordare previsioni fatte e nel valutare il risultato cui si è arrivati, in termini sportivi vantava vittorie strabilianti: Personalmente ritengo che si possa, con paragone calcistico, dire che per adesso la partita si è risolta nei tempi supplementari, perché la stagione venatoria è già in avanzata fase di svolgimento e, ovviamente, i maggiori "prelievi" sono stati compiuti nella parte iniziale della stagione stessa.
Andando a ritroso, cosa poteva fare la Giunta regionale, e in particolare su proposta dell'Assessore alla caccia, Cantore, se non riadottare un provvedimento che in qualche modo fosse in sintonia con la legge regionale vigente e tenesse conto dei dettami della legge-quadro nazionale, nonché di quanto proveniente dal Consiglio di Stato? Tutte le problematiche poste hanno qualche fondamento; è difficile intervenire con un coltello a dividere il torto dalla ragione. Certamente sarà probante ed importantissima la fase in cui andremo a confrontarci in Commissione ed in aula sulla nuova legge; cosa che mi auguro avvenga anche con lunghe discussioni, purché si arrivi ad un risultato, visto anche l'atteggiamento costruttivo di più parti all'interno delle Commissioni e del Consiglio nell'affrontare le questioni ambientali. Sarà quindi in quella fase che si assumeranno decisioni definitive.
Personalmente non rilevo danni gravi ed irreparabili, anche nel momento in cui si fosse verificato il caso di un calendario venatorio applicato così com'era stato ipotizzato; e questo proprio per le ragioni che l'Assessore ha ricordato sia per le sedici specie in "aggiunta" sia per le ventidue specie "in meno". So anch'io che bisogna andare a verificare nella nostra Regione le presenze e le consistenze faunistiche, che bisogna fare delle indagini, censimenti o stime che dir si voglia.
Ritengo che nel discutere questioni tanto complesse non si debbano forzare i toni né in termini pessimistici né in termini trionfalistici od ottimistici.
Vi sono questioni aperte e squilibri che non risolveremmo neanche sospendendo l'attività venatoria. L'Assessore e la Giunta non hanno fatto nient'altro che adottare una deliberazione nel solco degli accordi programmatici che reggono la Giunta stessa. Mi sembra di non aver letto negli accordi del programma della Giunta regionale che si sarebbe dovuto in qualche modo sospendere l'attività venatoria o abrogare la L.R. n. 60. Si prefigurava, in collegamento o in conseguenza di una nuova legge-quadro l'aggiornamento e l'adeguamento della legge regionale.
In Parlamento da anni era in atto la discussione sulla nuova legge quadro nazionale sulla caccia ed è stato ricordato che questa legge è stata approvata un'ora prima della fine della passata legislatura.
L'incongruenza, dal mio punto di vista, era che in Regione Piemonte vi erano norme assurde, come quella di impedire l'apertura della stagione venatoria nelle prime tre domeniche...



(Interruzione della Consigliera Bresso)



CAVALLERA Ugo

Credo di avere il diritto di esprimere la mia opinione; penso che in questo Consiglio debbano avere cittadinanza tutte le opinioni; vi sono rispettabilissime opinioni dei Consiglieri dell'opposizione, ed altrettante della maggioranza.



BRESSO Mercedes

Ma la legge è della maggioranza, non è nostra!



ROSSA Angelo

Avete mandato il carro nel fosso e poi dite che la colpa è di altri!



PRESIDENTE

Consigliere Rossa, per cortesia, non complichiamo la situazione.



CAVALLERA Ugo

Volevo dire che i problemi degli equilibri faunistici sul nostro territorio non si risolvono con normative improvvisate o strambe come quella del divieto di caccia nelle prime tre domeniche della stagione venatoria, come se la selvaggina in quelle prime tre domeniche fosse impegnata in qualche servizio religioso - se mi è consentita una qualche battuta.
Ritengo si debbano varare provvedimenti molto più incisivi, e considero legittime le proposte che tendono ad interdire la caccia a certe specie, a collegare sempre più i prelievi alle effettive consistenze, ad articolare il calendario a seconda delle varie realtà locali; concordo sull'importanza da dare all'intera partita della gestione venatoria sul nostro territorio.
Se a Roma è difficile disegnare una normativa valida per tutto il Paese, così diverso da nord a sud, è altrettanto difficile per noi fare ipotesi - e in questo senso colgo qualche sollecitazione precedente - e normare dettagliatamente le potenzialità dei vari territori.
Possiamo essere in forte disaccordo, ma nel momento in cui si dovesse verificare che in questo Consiglio vi è una maggioranza che tende ad attuare la legge-quadro nazionale, che mi sembra non vieti la caccia, la maggioranza deve avere il diritto, pur tenendo conto delle giuste osservazioni provenienti dall'opposizione, di arrivare all'approvazione di una legge. Non entro nel merito tecnico e specifico e non dò valutazioni sulla legittimità o meno della prima deliberazione della Giunta regionale che, ancorché revocata - non so se poi sarà giudicata nel merito dalla giustizia amministrativa - comunque ha riportato l'approvazione da parte del Commissario di Governo.
Ci troviamo quindi di fronte ad una deliberazione che è contestata da coloro che da sempre si oppongono all'attività venatoria ancorch regolamentata e limitata. Si tratta comunque di provvedimenti della Giunta regionale che sono in sintonia con gli orientamenti programmatici della maggioranza consiliare e che tengono conto, con un'interpretazione magari discutibile da parte di alcuni, di una legge-quadro che, per quanto ci riguarda, è un punto di riferimento sul quale lavoreremo in Commissione quando la Giunta regionale avrà presentato il disegno di legge per adeguare la legislazione regionale a questa legge-quadro nazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Avremo certamente modo di confrontare le idee di tutti noi sui grandi temi legati alla caccia e quindi mi limito ad alcune osservazioni sulla base della comunicazione svolta oggi, relativamente agli atti amministrativi messi in opera dall'Assessore e dalla Giunta.
Mi sembra indubitabile che l'Assessore Cantore sia stato attore di provvedimenti amministrativi imperfetti che sono stati sospesi dal Consiglio di Stato ed è indubitabile che questi atti amministrativi imperfetti, questi errori politici amministrativi hanno procurato un danno ingente al patrimonio indisponibile dello Stato perché nelle prime settimane, quelle nelle quali il collega Cavallera ci ricorda che avvengono i maggiori "prelievi" (come fosse un prelievo di sangue), hanno fatto sì che le specie non cacciabili in effetti siano state cacciate. Detto questo cosa ci si può aspettare dall'Assessore Cantore? L'Assessore Cantore deve gestire una materia nella quale interessi contrapposti sono vivacemente sostenuti e rappresentati dalla società civile. Ritengo che in questa fase l'Assessore Cantore abbia speso il proprio lavoro e la propria autonomia politica e amministrativa più nella direzione di soddisfare le pressioni gli interessi legati al mondo che pratica la caccia, che non al mondo ambientalista, anche per il metodo con cui ha preso queste decisioni.
Posso anche ritenere che nell'attuale fase politica e in questa compagine di Giunta sia probabilmente difficile trovare un Assessore che sia in grado, non per virtù proprie, ma per formazione politica della Giunta, di trovare la forza e gli argomenti per spostare a favore dell'ambiente certe decisioni. Mi rivolgo ai Verdi, forse è necessario un altro tipo di lavoro e di maggioranza, una società che cresca maggiormente e poi porti anche gli uomini e le forze capaci di spostare i pesi politici da una parte all'altra. Può darsi che adesso sia così, non abbandoniamo mai le speranze. Dico all'Assessore Cantore che, se non vuole prendere alcune conseguenze che potrebbero essere anche prese, come quelle delle dimissioni, visto che si sbagliano gli atti amministrativi, lo attendo ai prossimi provvedimenti, sperando comunque che i suoi atti amministrativi siano tali da spostare le proprie scelte ed i propri interventi all'interno di una scelta politica che metta l'ambiente al primo posto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il Gruppo liberale apprezza e ritiene del tutto giustificata e fondata l'iniziativa assunta dalla Giunta e per essa in primo luogo dall'Assessore Cantore. La circostanza ha richiesto un intervento che non poteva, a nostro modo di vedere, che essere quello assunto dall'Assessore, che quindi ha tutto il nostro sostegno e la nostra solidarietà.
Questo, però, apre sicuramente una fase transitoria a valle della quale i liberali si aspettano che l'Assessore sappia indirizzare il lavoro della Regione, sostanzialmente per realizzare quello che è uno dei tanti primati che questa Regione è riuscita a realizzare: essere all'avanguardia su una materia così delicata, che implica questioni che non sono riducibili ad alcune battute. Una si può anche fare: collega Bodrero, io ci andrei cauto pur non essendo un cacciatore, a dire che si uccide l'animale per motivi abietti e futili solo perché non si ha più bisogno di mangiare l'animale paradossalmente posso dire che con la fecondazione in vitro, che si diffonderà, non vorrei che tra qualche generazione si venisse a dire che fare l'amore è un'attività abietta e futile!



PRESIDENTE

Stiamo un po' complicando!



MARCHINI Sergio

No, Presidente, volevo dire che, a mio modo di vedere, la caccia ha all'interno alcune questioni che l'uomo, se deve e vuole rimanere tale deve conservare. L'uomo ha vissuto migliaia di anni da puro ,e semplice cacciatore ed ha partecipato a drammi della natura e della vita; non pu immaginare di poter uscire anche dalla drammaticità delle tragedie della natura, in positivo e in negativo, e continuare a mantenere tutta la ricchezza della sua umanità. L'umanità che noi apprezziamo e che viviamo e (umanità che ha saputo riportarci, in termini culturali e storici di realizzazioni, la drammaticità della vita. La vita non è un gioco, non è consumismo, ma è dramma, tensione e sofferenza e la caccia è per certi versi un pezzo di questo mondo. Una natura all'interno della quale non ci sia la storia dell'uomo, la storia della natura, ma nella sua spietatezza non ha più ragion d'essere, è un museo.
Io non sono un cacciatore, ieri sono stato un quarto d'ora a discutere con un topo guercino se doverlo uccidere oppure no, poi ha vinto lui, l'ho lasciato andare e spero che non ritorni in casa; non ho mai ammazzato niente in vita mia, ma devo dire che mi disturba altrettanto un cacciatore grossolano - lo dico proprio polemicamente, volutamente - come un certo tipo di ambientalista. Mi danno fastidio certi documentari che non hanno il rispetto dell'animale nella sua intimità, nella sua vita, nelle sue riservatezze. Non so se è più scorretto, dal punto di vista dei valori sparare in un non più attuale contrasto di interessi e di sopravvivenza ad un animale o interferire nella sua vita, nella sua quotidianità, nella 'sua intimità e personalità come fanno questi maestri del cinema d'autore che fanno i documentari. Mi dà fastidio; quella è una forma di vita che ha anche il diritto alla sua privacy - se così possiamo dire - e invece guarda caso, l'animale continua ad essere strumento di divertimento, di approfondimento.
Abbiamo la fortuna di essere una Regione che su questo è sempre stata all'avanguardia e mi auguro che anche in futuro, quando ci accingeremo nuovamente ad affrontare questa materia, si sappia conciliare al massimo dei livelli possibili le esigenze che hanno le persone equilibrate, e su questo io penso di essere equilibrato, nel senso che non-prendo parte per nessuna delle forme esasperate, neanche dell'intolleranza degli ambientalisti che attraverso il referendum impongono ad una minoranza di diventare totalità. Una minoranza ha diritto di esercitare una propria passione, perché se si potessero fare solo le cose che possono fare le maggioranze, non so se saremmo ancora in democrazia. La democrazia deve consentire alle minoranze di fare le cose che le minoranze devono fare senza mettere in discussione il sistema delle maggioranze. Quindi, il referendum degli ambientalisti l'ho considerato un atto di intolleranza perché avrebbe negato ad una minoranza l'esercizio di un diritto che va ricondotto nel rispetto dei valori generali, che non possono mai essere esclusivi di uno o dell'altro.
Allora, Assessore, mi auguro che lei da domani incominci a immaginare una fase rispetto alla quale noi siamo sicuri che riusciremo, insieme, a disegnare un più avanzato livello di rapporti tra ambientalisti e cacciatori, ma soprattutto una migliore qualità della vita per tutti noi da qualunque parte stiamo.
Devo anche dire, se mi è consentito, che il nostro Presidente Brizio è molto fortunato. Dicevano e dicono ancora i memorialisti di Giolitti che l'unica cosa che preoccupava Giolitti non era la guerra mondiale, ma la caccia. Oggi c'è un dibattito sulla caccia; non c'è nessuno: forse la gente che c'è fuori su queste questioni ha già maturato condizioni più avanzate di quelle che noi non riteniamo e forse, per molti versi, la mia e quella di molti colleghi comincia ad essere una battaglia un po' di retroguardia.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cantore per la replica.



CANTORE Daniele, Assessore regionale

Vorrei aggiungere a quanto detto dal collega Marchini che io, invece penso sia apprezzabile la presenza dei colleghi Consiglieri in aula di fronte a un argomento che viene sempre considerato marginale, e credo sia stato affrontato con utilità reciproca.
Devo alcune risposte brevissime, intanto al Consigliere Giuliano sul problema delle associazioni ambientaliste. Io so che c'è un contenzioso che riguarda il CONI Ecoclub. Non nascondiamolo: questa associazione è un'emanazione della Federcaccia, però - e rispondo anche al Consigliere Chiezzi, che prima mi faceva alcune proposte che non mi sento in grado di recepire - questa partecipazione dell'Ecoclub alla Consulta regionale del Piemonte è stata decisa durante il Consiglio regionale del 16/4/ 1987.
Quindi, se c'è stato trucco, non è stato trucco mio; è stato deciso e così è agli atti del Consiglio regionale del Piemonte.
Comprendo che questa decisione, che non so per quali motivi sia avvenuta, comporti imbarazzo; noi, però, nella Consulta dobbiamo mettere l'Ecoclub. Questo è stato uno dei motivi di contenzioso di questi mesi: le associazioni ambientaliste ci mandavano i sette nomi, escluso quello del rappresentante dell'Ecoclub, e dall'altra parte c'era la richiesta che ci fosse questo rappresentante. Comunque questa era una risposta tecnica relativa anche ad una interpellanza.
Io vorrei dire ai colleghi che, è vero, c'è stata una sospensiva del Consiglio di Stato; io, però, attendo ancora il giudizio di merito e - se mi permettono la collega Bresso e il collega Chiezzi - mi sentirò di affermare che ho sbagliato nel mio atteggiamento amministrativo, sia nel metodo che nel merito, quando il TAR prima e poi il Consiglio di Stato (adesso siamo à livello di Consiglio di Stato) vorranno affrontare nel merito questo mio provvedimento.



MAJORINO Gaetano

Ma se è stata revocata la deliberazione, è finita.



CANTORE Daniele, Assessore regionale

Certo, però mi sono trovato di fronte, almeno nel metodo, a due interpretazioni diverse: il TAR ha ritenuto che non ci fosse danno grave e irreparabile, mentre a distanza di 15 giorni il Consiglio di Stato ha ritenuto che ci fosse danno grave e irreparabile. Mi rendo conto anch'io collega Majorino, che il tutto è stato superato dalla revoca della deliberazione, ma certamente - come avevo detto in introduzione un'immediata discussione nel merito sarebbe stata di aiuto non solo all'amministrazione e all'Assessore, ma anche al Consiglio regionale.
Se da una parte, nell'ordinanza del TAR. intravediamo - forse qualche collega pensa in maniera forzata - che il TAR. non avendo dato la sospensiva, abbia accettato il nostro metodo di interpretazione della legge n. 157 nazionale, non mi sento di aver violato nessuna legge regionale dall'altra parte il Consiglio di Stato dice che abbiamo provocato danno grave e irreparabile, senza specificare in quale direzione è stato provocato.
Al collega Marino devo dire che io non sapevo, e mi auguravo non avvenisse, che la Provincia di Torino facesse il suo calendario venatorio ciò non per ingenuità o per scarsità di informazione o di dialogo con il collega della Provincia di Torino, ma perché ero convinto che di fronte a questa decisione regionale la Provincia di Torino si sarebbe adeguata. Sono convinto che la Provincia di Torino in questo caso ha sì fatto delle concessioni non dovute nei confronti dei cacciatori, perché questa richiesta è avvenuta dopo pressione soprattutto di alcuni cacciatori di alcuni comparti.
Noi sapevamo che esisteva questa intenzione e fino alla fine abbiamo tentato di evitare che ci fosse questo calendario; devo dire che se non ci fosse stata l'impugnativa degli ambientalisti, probabilmente avremmo impugnato noi il calendario venatorio della Provincia, perché questo contenzioso sul punteggio e sul numero dei capi va avanti da anni.
Per quanto riguarda le stime della Provincia, io non mi assumo alcuna responsabilità; queste sono stime demandate - ed era ben chiaro nella prima deliberazione della Giunta regionale, come nella seconda - alla responsabilità degli amministratori provinciali. Voglio ricordare che abbiamo reiterato la richiesta se queste stime fossero attendibili; sia nella prima che nella seconda richiesta ci è stato detto che non lo erano.
Mi rendo conto che siamo in una fase delicata e che dovremmo provvedere con la nuova legge regionale, a dare alla Regione anche la possibilità di controlli o, se questo non è possibile, di cambiare il termine da "stima" almeno in "censimento", che ha delle origini scientifiche certamente maggiori di quelle riconosciute alle stime.
Sono d'accordo che il problema della minilepre e dei cinghiali deve essere soprattutto legato a un uso scorretto dell'attività venatoria da parte dei cacciatori. La minilepre è stata introdotta in questa Regione - e ai cacciatori questo l'ho detto - come i cinghiali. Non solo il cinghiale prolifica moltissimo, ma in Piemonte abbiamo 300 allevamenti che dovrebbero essere di cinghiali ad uso domestico, e ho già posto anche all'Assessore alla sanità il problema che dovrebbero essere marchiati e riconosciuti. C'è una legge che dovrebbe essere rispettata e, nonostante questo, sul territorio piemontese ad opera dei cacciatori vengono immessi dei cinghiali che sono dei porcastri e che vanno anche a imbastardire il ceppo autoctono di questa specie.
Mi era venuto anche in mente di proporre la chiusura dei 300 allevamenti, però forse questo non è possibile perché è un danno economico per chi nell'allevamento persegue anche l'attività di fornitura di carnee non sta a questo gioco di immissione nell'ambiente del cinghiale.
Certamente queste due emergenze devono essere di fronte a noi. Io sono dell'idea che sia importante, da oggi, metterci a lavorare su questa nuova legge regionale, convinto che se si sfrondano gli isterismi, le frustrazioni, le esagerazioni da una parte e dall'altra, ritornando a una sana tradizione che è stata condivisa in questa Regione, si possa ancora elaborare una buona legge che deve essere, secondo me, prima di tutto a tutela dei patrimonio faunistico e poi permettere l'esercizio dell'attività venatoria, fino a quando questo esercizio non sarà vietato a livello nazionale.
Termino, colleghi, dicendo - mi rivolgo in particolare alla collega Bresso e mi permetto di dare un giudizio non positivo sulla legge e sulle modifiche della L.R. n. 60 fatte nel 1988 - che personalmente ritengo che piuttosto che una legge frutto di tante mediazioni e di tanti compromessi forse quello migliore è lo strumento referendario. So che nel passato altri colleghi non l'hanno pensata così; mi auguro che questo Consiglio regionale sia in grado di fare una legge - mi sia permessa questa battuta - nella quale non si mercanteggino le specie cacciabili a metà notte, senza alcun valore scientifico.
Gli anni trascorsi ci siano d'insegnamento per fare una legge supportata dalla conoscenza scientifica e dalla possibilità, come ho detto prima, di tutelare la fauna, ma anche di permettere l'attività venatoria.



PRESIDENTE

Ha così termine il dibattito sulla comunicazione dell'Assessore Cantore.


Argomento:

Ordine dei lavori della prossima seduta consiliare


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, comunico che nella seduta consiliare del 10/11/1992 verranno esaminati gli argomenti rimasti in sospeso nell'attuale seduta, e saranno aggiunti i seguenti argomenti: - deliberazione n. 516: "Recepimento intesa Regione Piemonte 00. SS. CGIL-CISL-UIL - personale comparto SSR - modalità applicative art. 17 DPR n. 384 / 90" progetto di legge n. 324: "Legge regionale in materia di opere e lavori pubblici - Proroga dell'entrata in vigore di alcune norme" Interpellanza n. 1268, richiamata in aula dai Consiglieri Monticelli Bresso, ai sensi dell'art. 89, comma nono, del Regolamento consiliare.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 472 sui gravi episodi di antisemitismo avvenuti a Roma


PRESIDENTE

Comunico che è stato presentato un ordine del giorno sottoscritto dai Consiglieri Segre, Monticelli, Picchioni, Marino, Goglio, Chiezzi Spagnuolo, Cucco, Rossa, Marchini, Ferrara e Grosso, relativo ai gravissimi episodi di antisemitismo avvenuti a Roma, del quale il Consigliere Cavallera richiede l'immediata votazione.
Su tale documento sono stati presentati due emendamenti.
Il primo, sottoscritto dai Consiglieri Majorino e Zacchera, così recita: togliere nell'ultimo capoverso le parole "attraverso il Comitato regionale per l'affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana".
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Si tratta semplicemente del tramite che il collega Zacchera ed io contestiamo. Per il resto siamo d'accordo: per quanto riguarda il preambolo e le conclusioni, che rappresentano la parte sostanziale dell'ordine del giorno, non abbiamo alcun problema.
Se i proponenti ritengono di non accogliere l'emendamento, che a mio avviso non stravolge in alcun modo il documento, chiedo di votare l'ordine del giorno per parti separate.



PRESIDENTE

Il secondo emendamento è stato presentato dai Consiglieri Miglio e Garino e così recita: - dopo il primo capoverso, aggiungere la seguente frase "esprime la propria solidarietà alla comunità ebraica piemontese ed alla collega Anna Segre".
I proponenti accolgono questa aggiunta, ma non la proposta di modifica dei Consiglieri Majorino e Zacchera.
Pongo dunque in votazione per parti separate il documento così come integrato dall'emendamento proposto dai Consiglieri Garino e Miglio, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, condanna i gravissimi episodi di antisemitismo avvenuti a Roma nel fine settimana, che si aggiungono alle violente manifestazioni neonaziste in Germania e agli attentati a cimiteri ebraici in numerosi Paesi europei esprime la solidarietà alla comunità ebraica piemontese ed alla collega Anna Segre; consapevole che i sentimenti antisemiti e razzisti si diffondono più facilmente in un clima di crisi morale e politica si impegna a rafforzare tutte le proprie iniziative educative, in particolar modo rivolte ai giovani, attuando, attraverso il Comitato regionale per l'affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana, un programma specifico per l'anno 1993 rivolto agli studenti piemontesi, per riaffermare i valori di libertà e di pace e per combattere ogni tentativo di negazione dell'olocausto e di ogni altro orrore nazista".
Pongo dapprima in votazione l'ordine del giorno esclusa la frase da "in particolare" fino a "Costituzione repubblicana", oggetto della proposta di emendamento dei Consiglieri Majorino e Zacchera.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La prima parte è approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Pongo infine in votazione la parte indicata dal Consigliere Majorino.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La seconda parte è approvata con 30 voti favorevoli e 1 contrario.


Argomento: Artigianato

Esame ordine del giorno n. 462 presentato dai Consiglieri Marchini e Rossa in materia di artigianato


PRESIDENTE

La Vicepresidente della Giunta, Vetrino, chiede di porre in votazione l'ordine del giorno n. 462 di cui al punto 17) all'o.d.g.
Tale documento è stato redatto nei vari Consigli regionali, quindi si chiede che anche il Piemonte si uniformi.
La parola alla Vicepresidente Vetrino.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Si tratta di un ordine del giorno che è stato firmato dai Consiglieri Marchini e Rossa per ragioni formali di opportunità, però è stato stilato in sede di Coordinamento interregionale dei vari Assessorati regionali all'artigianato, e tutti ci siamo impegnati a farlo approvare dai rispettivi Consigli regionali.
Si tratta di un documento relativo a una materia che non è di nostra stretta competenza, ma è di supporto alle categorie interessate affinch non passi l'ipotesi secondo la quale l'INPS riconoscerebbe soltanto a se stessa il diritto di definire chi è l'artigiano e che cosa è l'impresa artigiana; viceversa, questa è una competenza delle Commissioni provinciali per l'artigianato che va rivendicata. Non si vuole sottrarre nessun particolare voto al Consiglio se non quello dovuto di adesione.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recitar "Il Consiglio regionale del Piemonte vista la deliberazione n. 822 del 2 giugno scorso, adottata a maggioranza del Comitato esecutivo dell'INPS, nella quale è detto che è riservato alla esclusiva potestà dell'Istituto l'accertamento dell'esistenza dei requisiti di legge per il riconoscimento, a tutti i fini previdenziali ed assistenziali, della qualificazione artigiana all'impresa e dell'imprenditore viste altresì, la legge 81811985 n. 443 'Legge quadro per l'artigianato; nonché la relativa legge regionale di attuazione, 6/7/1987 n. 38 che istituiscono gli Albi provinciali delle imprese artigiane la cui tenuta è affidata in via piena ed esclusiva alle Commissioni provinciali per l'artigianato, in cui l'INPS stesso è rappresentato; considerato che le stesse leggi citate stabiliscono i requisiti di impresa artigiana l'obbligatorietà dell'iscrizione all'Albo per tutti coloro che siano in possesso di tali requisiti, il carattere costitutivo e vincolante a tutti gli effetti delle delibere di iscrizione - modificazione - cancellazione adottate dalle Commissioni provinciali per l 'artigianato, l'unicità e l'inderogabilità del procedimento di contenzioso 'Commissione provinciale Commissione regionale - Tribunale ' in caso di controversie sulla sussistenza dei requisiti, tutto fin qui riconosciuto dall'INPS stesso considerato che l'attuazione di tali leggi rientra pienamente nella sfera dell'autonomo potere delle Regioni, che le stesse Commissioni per l'artigianato sono organi della Regione; e che pertanto ogni tentativo di comprimere le competenze non può che incidere direttamente nella sfera dell'autonomia regionale visti i documenti elaborati e diffusi dal Comitato di coordinamento delle Confederazioni artigiane, che ribadiscono tali contenuti tenuto conto altresì delle particolari situazioni di difficoltà che caratterizzano l'attuale congiuntura economica, specialmente per le imprese di minore dimensioni, che hanno comunque avviato un apprezzabile processo di innovazione considerato il rischio dell'apertura di un complesso, aspro, diffuso e paralizzante contenzioso che il perdurare di un tale comportamento da parte dell'INPS provocherebbe.
Il Consiglio regionale del Piemonte, riconferma il valore ed il ruolo dell'imprenditoria artigiana nel sistema economico piemontese; esprime forte preoccupazione per la nuova situazione venutasi a creare con le recenti scelte dell'INPS invita l'INPS nazionale a riconsiderare quelle scelte alla luce di quanto disposto dalla legge quadro per l'artigianato e dalle sue leggi regionali di attuazione invita altresì le sedi INPS della regionale ad attenersi scrupolosamente al rispetto delle leggi in materia di artigianato sollecita il Governo ad attivarsi urgentemente ad assumere ogni idonea iniziativa volta a fa riconsiderare le scelte adottate da parte dell'Istituto Previdenziale, per evitare che tale situazione determini deleteri ed inopportuni contraccolpi per il tessuto economico locale sollecita il Governo ed il Parlamento a dare una soluzione definitiva al problema".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 30 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20)



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