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Dettaglio seduta n.184 del 27/10/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Cantore, Coppo, Croso Lombardi, Montabone, Picchioni, Vetrino e Zacchera.


Argomento: Caccia

Richiesta di iscrizione all'o.d.g. degli ordini del giorno presentati dal Gruppo Lista Verde e dal Gruppo MSI-DN in merito al pronunciamento del Consiglio di Stato sul calendario venatorio


PRESIDENTE

Vi è una richiesta di intervento da parte del Consigliere Giuliano su questioni attinenti l'o.d.g. Ha facoltà di intervenire.



GIULIANO Valter

Noi chiedevamo l'iscrizione dell'ordine del giorno che abbiamo presentato pochi istanti fa alla Presidenza, e che avevamo in parte preannunciato alla Conferenza blitz dei Capigruppo di questa mattina, che riguarda in particolare le conseguenze che avrà sulla Regione il pronunciamento di questi giorni del Consiglio di Stato riguardo alla questione del calendario venata rio. Chiediamo quindi l'iscrizione all'o.d.g. di questo documento riguardante il calendario venatorio provvedimento sospeso dal Consiglio di Stato che ha accolto il ricorso delle Associazioni ambientaliste Pro Natura e LIPU. In questo ordine del giorno chiediamo alla Giunta regionale di assicurare l'immediata esecutività della decisione del Consiglio di Stato, in particolare sospendendo le decisioni precedentemente assunte. In questa vacanza di provvedimenti chiediamo la sospensione dell'attività venatoria in questo periodo e chiediamo che alle Province e a tutti gli enti competenti in materia venga data comunicazione di questo pronunciamento del Consiglio di Stato. Mi sembra che il problema sia particolarmente importante e, come ho detto, lo avevamo preannunciato nella Conferenza blitz dei Capigruppo di questa mattina; importante, perché non crediamo che se ne possa uscire con molta facilità, in quanto l'accoglimento da parte del Consiglio di Stato ha tenuto conto di una serie di inadempienze, o perlomeno di leggerezze, da parte dell'Assessorato competente, in ordine al calendario venatorio della stagione 1992-1993, ed in particolare il fatto che prima di deliberarlo la Giunta avrebbe dovuto sentire la Commissione istituita allo scopo. L'aver immesso in carniere una serie di specie, alcune delle quali particolarmente sensibili sotto il profilo ambientale, come la pernice rossa o le quaglie il cui popolamento autoctono è piuttosto a rischio e raro in Piemonte richiederebbe un minimo di discussione rispetto ai futuri comportamenti e decisioni della Giunta al riguardo.
Invito i colleghi a votare a favore dell'iscrizione all'o.d.g. del documento presentato e quindi ad aprire il dibattito per sentire in particolare gli intendimenti della Giunta e dell'Assessorato competente sulla questione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Faccio osservare che sulla materia giacevano numerose interrogazioni ed interpellanze presentate precedentemente all'inizio della stagione venatoria; in particolare, come Gruppo - ma so che ne sono state presentate anche da altri - chiedevamo in specifico al Presidente della Giunta regionale se ritenesse legittimo che un Assessore fosse il primo a non rispettare la legislazione regionale, varando un calendario in contrasto con la stessa. Questione di legittimità che non ponevamo, infatti all'Assessore - secondo noi reo di aver violato la legge - ma al Presidente della Giunta regionale, che dovrebbe tutelare il valore delle leggi della Regione.
Presentato il relativo ricorso, la questione è stata in maniera specifica confermata. Chiediamo al Presidente di pronunciarsi sulla questione più inaudita che sia mai capitata: un Assessore non rispetta una legge regionale rifacendosi ad un'altra, nazionale, che non c'entra niente in quanto quadro dentro al quale la Regione è legittimata ad avere norma propria (tra l'altro, non in contrasto).
Chiedo al Presidente della Giunta regionale se intende o no rispondere visto che già non ha risposto nei tempi necessari: risponda almeno adesso su cosa intende fare, d'urgenza, sulla questione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

La ringrazio, Presidente, anche perché so che a rigida norma di Regolamento non avrei diritto d'intervento, in quanto non ho presentato fotocopia dell'ordine del giorno.
Questa mattina ho posto la questione alla Conferenza dei Capigruppo proprio per evitare quello che sta avvenendo: non abbiamo avuto alcuna risposta.
L'Assessore Cantore non è presente, perché impegnato a cancellare alcune parole e riscrivere alcune frasi delle deliberazioni sull'argomento in discussione.
In particolare, per quanto mi risultava fino a mezz'ora fa, sta cancellando quattordici delle sedici specie che erano state aggiunte pensando che attraverso questo cavillo - tale è - si superi la sospensiva del Consiglio di Stato. Peraltro, l'Assessore ha fatto dichiarazioni ai giornali che non rispondono al vero, dicendo che il comportamento della Regione Piemonte è uguale a quello di altre Regioni, per esempio la Lombardia. Cosa che non corrisponde a verità, in quanto le motivazioni per cui il calendario venatorio lombardo è stato sospeso sono di tutt'altro genere e, da un certo punto di vista, meno rilevanti, in quanto riguardano una o due specie protette in ambito CEE.
La questione è assai rilevante; il Consiglio di Stato ha dato pienamente ragione alle osservazioni delle Associazioni ambientaliste presentate per loro conto dall'avv. Sanfelice, rispetto a tutta una serie di questioni che non possono essere superate riscrivendo quattro frasi di una deliberazione.
Credo che non l'Assessore, ma la Giunta debba affrontare con maggiore preoccupazione le decisioni da assumere nelle prossime ore. Credo sia accettabile - e non capisco perché la Giunta dovrebbe rifiutarlo l'accoglimento sia dell'iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno sia del contenuto stesso. Inoltre, credo che successivamente si dovrà spiegare al Consiglio regionale come si intende superare la situazione; ritengo sia oggettivo il fatto che, almeno per un certo periodo, il calendario venatorio e quindi la caccia in Piemonte debba essere sospesa. E' un raggiro il fatto di pensare che, cambiando quattro parole su tre deliberazioni, si possano superare le valutazioni del Consiglio di Stato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino per l'illustrazione del documento presentato dal Gruppo MSI-DN, del quale chiede l'iscrizione all'o.d.g.



MAJORINO Gaetano

Con l'ordine del giorno di cui chiedo l'iscrizione, dopo aver rilevato che il Consiglio di Stato ha sospeso l'esecuzione della deliberazione di Giunta con la quale era stato predisposto il calendario venatorio, si chiede semplicemente, prescindendo da ogni altra argomentazione di merito o di legittimità pur rilevanti, che la Giunta compia quello che a mio avviso e in tutta evidenza - è un atto dovuto. Il Consiglio di Stato sospende l'esecuzione della deliberazione di Giunta che ha predisposto il calendario venatorio: chiedo che la Giunta agisca in conformità, emanando i conseguenti provvedimenti, peri quali non entro nel dettaglio, ma che devono essere diretti alle Amministrazioni provinciali ed agli altri enti preposti alla materia caccia, onde non venga mandato in esecuzione il calendario venatorio e quindi se ne sospenda l'attuazione. Che poi, nel concreto, questo significhi non più consentire la caccia di determinate specie è un altro tipo di discorso, ma prescindo - Presidente e colleghi Consiglieri - dal merito della questione, quindi non innesto un intervento pro cacciatori o contro i cacciatori, ma chiedo semplicemente che si compia l'atto dovuto.
Il Consiglio di Stato ha sospeso l'esecuzione di questa deliberazione la Giunta deve agire in conformità, attraverso una circolare di Giunta o altro provvedimento consimile, che attui questa sospensione. Presidente quando il Consiglio di Stato ha sospeso il provvedimento della Regione Liguria che aveva dato il via al Re-Sol, l'ACNA, pur soggetto societario pur compagine arrogante, non ha proseguito nella costruzione, ma attenderà l'esito delle decisioni definitive; penso che, a maggior ragione, in un problema importante, ma di minor rilievo dell'inceneritore, anche la Giunta debba emanare una circolare assessorile a tutti gli organi competenti con le disposizioni, affinché si sospenda l'attuazione del calendario venatorio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Sono contrario all'iscrizione degli ordini del giorno per discutere una decisione che ha preso ieri il Consiglio di Stato. Prima di tutto, per motivi procedurali, per i quali abbiamo detto, anche nelle riunioni dei Presidenti dei Gruppi, che solo in via eccezionale possono determinarsi delle situazioni su cui è consigliabile ed opportuno accogliere un'iscrizione seduta stante. Mi sembra, però, che la sospensione decisa seppure importante, perché può riguardare delle categorie particolari, non sia tale ed eccezionalmente rilevante da chiederne l'iscrizione e un dibattito in Consiglio regionale. Ci sono più richieste; si tratta di tenerle presenti; domani si riuniranno i Capigruppo, prenderanno in esame le varie richieste e si potrà anche arrivare alla discussione.
Sono contrario anche perché, nel merito, è tutto da discutere, ma qui l'Assessore regionale non c'è e io non so, come invece mi sembra di capire che sappia il Consigliere Marino, se sta scrivendo o riscrivendo delle parole. E' una decisione del Consiglio di Stato, rispetto alla quale è giusto che portiamo il rispetto dovuto ed è altrettanto giusto che la Regione veda cosa si può fare. Non mi sembra che si possa decidere immediatamente la sospensione né dell'attività venatoria né dell'attività dell'Assessore: A me sembra che l'Assessore si sia comportato correttamente e coerentemente. Credo debba ricevere un apprezzamento per quello che ha fatto, riparando ad una profonda ingiustizia che c'è stata nella Regione Piemonte dal 1988 nei confronti di una categoria che, come tutte le altre ha il diritto di svolgere la propria attività, l'ha svolta con grande senso di responsabilità e magari con qualche insoddisfazione, perché le cose della caccia sappiamo come vanno. Non è che siano tempi di buoni frutti, ma non si poteva partire da lì per criminalizzare una categoria importante come avvenne con la legge del 22/4/1988. C'è stata una legge quadro nazionale e naturalmente la legge nazionale ha cogenza a livello nazionale.
Non c'era il tempo necessario per aggiornare la nostra legge, la legge n.
60; penso sia necessario avviare questo iter per l'aggiornamento della legge regionale. Mi pare però sia un'interpretazione molto forzata quella di chiedere la sospensione di questa attività. Semmai, si tratta di vedere come adeguare l'impegno e l'attività della Regione Piemonte e delle sue regole rispetto alle deliberazioni prese dal Consiglio di Stato. In questo senso, concludo il mio intervento dicendo che ritengo inopportuna questa iscrizione e, per l'inopportunità di cui sono convinto, ritengo sia da esprimere un voto contrario a tale richiesta.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Il Presidente inviterebbe chi ha presentato gli ordini del giorno a ritirarli. Comunico soltanto che la Giunta si troverà in serata con lo spirito di adeguarsi alla sentenza. Le modalità dell'adeguamento se le riserva la Giunta, ovviamente, perché, se mi consentite, la pronuncia del Consiglio di Stato non entra nel merito, cioè se ci sono dei vuoti legislativi od operativi; credo ci sia anche l'esame, da parte della Giunta, delle possibilità di superarli, oltre che l'adeguamento alla sentenza.
Devo dire che, per quanto riguarda la discrepanza fra la legge regionale e la legge nazionale...



BRESSO Mercedes

Non c'è nessuna discrepanza.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Allora non entro nel merito; tu dici che non c'è nessuna discrepanza ma a me risulta che ci sia. Ci sono quattro calendari che sono stati sospesi, anche quelli della Toscana, perché ci sono delle discrepanze di valutazione. Quindi non paragoniamo la questione della Lombardia alla nostra situazione, anche perché la Lombardia era già stata sospesa dal TAR.
cosa che qui non era successa. La Lombardia, cioè, ha avuto la sospensione dal TAR. ha fatto un altro ricorso e ha avuto nuovamente la sospensione dal Consiglio di Stato, per cui si trova nelle nostre condizioni, ma con due sospensioni; tuttavia, provvederà all'adeguamento come provvederemo noi con la serenità e con la disponibilità consuete della Giunta. Noi ci adegueremo alla sentenza, sentiremo la relazione dell'Assessore che ha la responsabilità della proposta e ne trarremo le nostre valutazioni. Ho detto questo soltanto per offrire una possibilità, mi pare dignitosa, di ritiro degli ordini del giorno, per non obbligarci ad un voto contrario che non è nella sostanza delle cose. Ho formulato questa proposta dopo aver parlato con il Consigliere Marino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano.



GIULIANO Valter

Come primo firmatario dell'ordine del giorno non ho concordato nulla con nessuno. Al di là di questo, mi sembra che la proposta del Presidente possa essere ragionevole; devo anche dire che, ovviamente, i motivi contrari che ha portato il collega Rossa non mi trovano assolutamente d'accordo, perché dimentica alcuni dati importanti, soprattutto in ordine al fatto che questa Regione ha la legge che ha perché il Consiglio regionale ha, a suo tempo, scippato ai cittadini il referendum che era loro dovuto, avendo raccolto nelle piazze e nei paesi, tra la gente, le firme necessarie ad un pronunciamento contro la caccia. Questo non è avvenuto e oggi abbiamo questa legge: credo che questo non vada dimenticato, caro collega Rossa.
Dicevo che, comunque, la proposta del Presidente Brizio mi sembra ragionevole, quindi, per quanto mi riguarda, accolgo la richiesta di ritirare l'ordine del giorno presentato con i colleghi del Gruppo Lista Verde e con i Consiglieri Marino e Chiezzi; ciò con l'impegno, però, e questo lo chiederei pressantemente alle Presidenze, che venga portato domani alla riunione dei Capigruppo e quindi possa essere iscritto la volta successiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Non sono d'accordo a ritirare la mia proposta di ordine del giorno, per il semplice fatto che il Consiglio di Stato non ha annullato il provvedimento di Giunta contenente il calendario venatorio. Se lo avesse già annullato con decisione definitiva, sarebbe esatto dire che la Giunta d'urgenza, sostituirà la propria deliberazione avente come oggetto il calendario venatorio con un'altra deliberazione.
Poiché il Consiglio di Stato, in questa fase interlocutoria e in via d'urgenza e prima di decidere se è legittimo o meno il provvedimento della Giunta, ne ha sospesa l'esecuzione, secondo me non c'è nulla da sostituire o da cambiare rispetto al provvedimento. C'è solo da adempiere ad un atto dovuto in seguito al provvedimento della suprema Magistratura amministrativa, cioè sospendere l'esecuzione del calendario venatorio.
Allo stato dei fatti, penso sia un atto dovuto, onde evitare un conflitto fra i poteri dello Stato, cioè fra il potere giurisdizionale, che ha sospeso, e la Giunta, che invece ritiene di fare subito un altro provvedimento per ovviare alla sospensione. Penso che questo non sia consentito. Ecco perché non mi sento di aderire al ritiro della mia proposta di ordine del giorno.



PRESIDENTE

Stante la sospensione, che è stata accolta sul primo documento sviluppiamo la procedura di richiesta d'iscrizione all'o.d.g. del documento presentato dal Gruppo MSI-DN.
Pongo in votazione tale richiesta di iscrizione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio respinge con 13 voti favorevoli, 22 contrari e 4 astensioni.


Argomento: Commercio

Richiesta di iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 463 presentato dai Consiglieri Cucco, Chiezzi e Segre sul CAAT


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cucco. Ne ha facoltà.



CUCCO Vincenzo

La mia è una richiesta di iscrizione all'o.d.g. di un documento sottoscritto da me e dai Consiglieri Chiezzi e Segre, che chiede il blocco dell'iter autorizzativo ed amministrativo del CAAT e la verifica di alcune questioni, che sono segnalate nell'ordine del giorno. Se me ne dà la facoltà, lo presento a norma di Regolamento.
Ho deciso insieme ai colleghi di presentarlo in questa seduta per una serie di motivi. Innanzitutto per un atteggiamento, che voglio richiamare in quest'aula, che la Giunta ha assunto nei confronti di coloro - e in primo luogo nei miei confronti - che hanno sollevato dubbi e domande sulle vicende legate alla realizzazione del CAAT, che giudico al limite dell'offensivo; non solo non c'è stata risposta alle interpellanze ed interrogazioni che numerose sono state presentate su questo argomento. Non c'è stata risposta neanche in Commissione, cosa che avevo chiesto esplicitamente proprio per evitare un dibattito in aula.
Inoltre, alle mie richieste specifiche di una presa di posizione del Presidente della Giunta di bloccare quanto stava accadendo e di chiedere spiegazioni in merito alla delicatissima vicenda dell'avviso di garanzia anzi dell'incriminazione diretta dell'amministratore delegato della società Bonifica S.p.A., che ha gestito il centro direzionale di Reggio Calabria e per quella questione oggi è inquisito - e che ha gestito e sta gestendo il CAAT di Torino, il Presidente non ha nemmeno ritenuto di rispondermi non dico che doveva rispondermi positivamente, ma almeno prendere la penna e rispondere.
Ho presentato, insieme ai colleghi richiamati prima, un ordine del giorno che chiede alcune cose molto precise. Il CAAT sta partendo e adesso è all'esame del Ministero la richiesta della seconda tranche di finanziamenti, senza alcun preventivo puntuale di spesa. Non mi riferisco soltanto alle opere che hanno a che fare con il Centro agroalimentare stesso, ma anche a tutte le opere che intorno al CAAT graveranno.
Voglio richiamare solo una delle tante questioni che intorno a questo ruotano, che è la questione sufficientemente delicata, già discussa nelle Commissioni regionali, del chi paga e quanto costerà il trasferimento della Servizi Industriali dal sito dove oggi si trova ad un altro sito, peraltro non ancora individuato.
Questi sono costi indiretti dal punto di vista del costo preciso e specifico del CAAT, ma sono in gran parte dovuti alla realizzazione del Centro agroalimentare ed è un falso ideologico - se mi posso permettere la definizione di tipo giuridico - sostenere che il CAAT costerà X lire quando in realtà i costi diretti e indiretti di questa opera sono superiori a quelli indicati nelle carte ufficiali. Senza parlare degli accordi di programma che prevedono opere a iosa.
C'è inoltre la questione della società Bonifica S.p.A., che ho già richiamato. Vorrei ricordare che, nelle cronache dei giornali, ho letto che il ruolo di questa società, nella realizzazione del centro direzionale di Reggio Calabria, è stato incredibilmente simile al ruolo che la società Bonifica S.p.A. sta giocando oggi perla realizzazione del CAAT.
Uno studio professionale ha gestito l'intera operazione, facendo da tramite, da mediazione; dalla parte iniziale dell'ideazione di queste opere all'aggiudicazione della gara d'appalto, cosa che avverrà entro i prossimi giorni, e guarda caso le cronache dei giornali riportano proprio questo ruolo per questa società. E' una società del pubblico, legata all'IRI, ma certo è che i metodi sono stati molto gravi e discutibili.
C'è stata - e la richiamiamo in questo ordine del giorno - una polemica molto dura contro i contenuti della gara d'appalto relativa al CAAT; a questo proposito, voglio richiamare uno dei tanti motivi che mi hanno spinto a presentare l'ordine del giorno, contenuto in un documento che il Presidente Brizio ha inviato ai Consiglieri di maggioranza e di opposizione datato 6 ottobre. In questo documento viene fatta circolare una lettera della Commissione ministeriale per la verifica amministrativa e funzionale delle opere del mercato agroalimentare di Torino, dove si fa l'elenco delle ditte ammesse alla gara d'appalto e di quelle escluse, secondo il capitolato che conosciamo; questa lettura è contestata con motivazioni molto fondate non soltanto dal Collegio Costruttori, ma anche da altre fonti. La cosa incredibile è che - il Presidente forse non lo sa, perch se sa, dovrà esprimersi su questo argomento - fra i raggruppamenti temporanei di imprese che hanno acceduto a questa prima parte, ci sono delle società che in altri appalti sono concorrenti, e che invece per questi lavori risultano nella stessa cordata.
Presidente, lei mi deve spiegare - perché queste informazioni sono pubbliche - che senso ha per le ditte Cogefar o Impresit essere nella cordata che ha vinto l'appalto per l'Ospedale di Asti insieme alla Borini Costruzioni e poi la stessa Borini Costruzioni è presente come antagonista come concorrente delle stesse ditte in un altro appalto, vinto o comunque in via di dirittura d'arrivo, per l'Alta Velocità. E le potrei fare l'elenco di una serie enorme, incredibile di società che sono presenti come concorrenti in una situazione e, viceversa, come affiliate per questo tipo di opera.
Secondo me è una questione che deve essere chiarita, Presidente, perch non è consentibile che si possa giocare non un gioco a tre carte, ma qui di carte ce ne sono dieci, venti; un gioco dove non si capisce più chi è il committente, chi è che ha gestito, chi è che ha deciso il capitolato d'appalto e i contenuti di, questo capitolato e come mai, guarda caso hanno vinto certe ditte e non altre o sono state ammesse alla gara definitiva certe ditte invece che altre.
Inoltre, sempre nell'ordine del giorno, sono richiamati altri due punti. Uno ha a che fare con la situazione specifica della Servizi Industriali, che comunque è molto lontana dall'essere chiarita, perch esiste una questione anche di tipo ambientale. Infatti, fino a prova contraria, nessuno ha fatto dei controlli sul sottosuolo dell'area della Servizi Industriali per verificare che cosa c'è lì oggi, se queste presenze possano, in qualche modo, pregiudicare la presenza del Centro agroalimentare.
Ripeto, fino a prova contraria queste verifiche non sono state fatte, e questa è una variante sul costo di quell'opera che può essere piccola, ma anche enorme. Se si deve procedere alla bonifica dell'area, i costi possono essere molto alti e, ovviamente, a carico del contribuente; anzi, saranno a carico della ditta che poi, sicuramente, troverà il metodo per rientrare di questi soldi. In seguito, se vuole, potremo anche parlare della vicenda del trasferimento del SITO.
L'ultima battuta è sui problemi specifici di tipo ambientale che hanno a che fare con la viabilità in quella zona, problemi assolutamente irrisolti; esistono dei valori da rispettare, secondo noi, secondo me secondo alcune Associazioni ambientaliste.
Tutti questi punti non sono assolutamente chiariti; io non chiedo che lei mi dia ragione, Presidente, chiedo però che lei acconsenta di iscrivere all'o.d.g. di questo Consiglio regionale questo punto e acconsenta, insieme alla maggioranza che la sostiene, di discutere finalmente in quest'aula di questo argomento, esplicitando tutti i termini della questione che stanno attorno alla realizzazione del Centro agroalimentare di Torino.



PORCELLANA FRANCESCO



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ferrara. Ne ha facoltà.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi, il Gruppo repubblicano è uno di quei Gruppi che su questo argomento ha presentato un'interrogazione, perch preoccupato di tutta una serie di vicende relative alla questione stessa.
Credo che le cose sollevate dal Consigliere Cucco siano tutte consistenti e vere; si tratta di problemi reali che si hanno di fronte nel momento in cui si vuole realizzare questo Centro agroalimentare.
Il problema della Servizi Industriali è un problema grosso che non pu non essere, non dico risolto, ma certamente affrontato dalla Regione d'accordo ed anche in sintonia con la Provincia che ha competenza specifica su questo punto, come su tanti altri punti citati: i problemi della viabilità, i problemi delle gare d'appalto che sono state oggetto anche di polemiche giornalistiche, nonché di lettere di almeno un Consigliere d'amministrazione del Centro agroalimentare e che meritano la dovuta attenzione e considerazione.
Non ultimo, ed è stata sollevato anche nella nostra interrogazione, è il problema della bonifica che, nell'atmosfera che c'è oggi nel nostro Paese, lascia quanto meno perplessi o comunque meriterebbe approfondimenti e valutazioni serie da parte di questo Consiglio regionale e da parte della Regione Piemonte. Quindi io chiedo che la Regione affronti al più presto questo problema e dia le risposte in questo Consiglio o eventualmente in Commissione.
Credo anche, però, che la seduta di oggi non sia la seduta ideale per procedere a questa iscrizione, in quanto manca l'Assessore direttamente competente sull'argomento. Mi sembrerebbe quindi scorretto procedere ed avviare un processo di questo tipo in assenza dell'Assessore, che ritengo sarà certamente presente martedì prossimo. Ho comunque la sensazione che questo problema dovrebbe essere oggetto di considerazione seria per martedì prossimo da parte della Giunta.
Chiedo dunque di non procedere al voto contro questa richiesta d'iscrizione, anche se valuto concretamente e positivamente tutta una serie di considerazioni vere, reali che il Consigliere Cucco ha esposto e che anche il Gruppo repubblicano nella sua interrogazione ha posto.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Voglio ricordare al Consigliere Cucco che la Giunta aveva dato disponibilità ad andare in Commissione, perché ritiene che l'argomento, che interessa l'Assessore Vetrino primariamente e che ha come referente per competenza l'Assessore Carletto ed altri, potesse in quella sede essere discusso.



CUCCO Vincenzo

E' difficile metterli insieme.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Forse è difficile perla Commissione convocarli, però io ritengo che noi, più che dare la disponibilità, non possiamo fare.
Noi abbiamo dato la disponibilità ad andare in Commissione; tuttavia non ci rifiutiamo di discutere di questo argomento in aula (dove peraltro abbiamo molti punti da discutere), ma riteniamo che la sede della Commissione sia la più idonea ad approfondire l'argomento. Voglio chiarire che su questo argomento ci sono cose di competenza regionale, di competenza nazionale (come quella degli appalti a cui ha fatto riferimento), di competenza comunale, di competenza infine della società all'uopo costituita. E' quindi un problema molto complesso.
In merito alle sue dichiarazioni, con le quali si è rivolto a me chiedendomi se sapevo che le ditte associate per questo caso sono dissociate altrove, devo dire che la cosa la sento adesso e che interessa relativamente, perché l'associazione di imprese è libera e riferita ad ogni opera. Poi, dietro, ci possono essere infinite cose, ma c'è anche questo discorso: guai se due società che sono associate in un'opera dovessero essere associate in tutte le opere d'Italia! In quel caso la cosa sarebbe più preoccupante, che non essere associate per un'opera ed essere magari concorrenti per un'altra. Ripeto: questo tranquillizza di più che essere tutti associati a due a due o a tre a tre su determinate opere.
Quindi non darei quel tipo di lettura, buona o cattiva che sia; anzi non voglio neanche entrare nel merito.



CHIEZZI Giuseppe

Il problema è che non c'è la banca dati degli appalti.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Sulla banca dati degli appalti stiamo lavorando e ti darò delle risposte.



CHIEZZI Giuseppe

Con la banca dati le cose possono essere controllate.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Se leggi bene la normativa, la banca dati riguarda gli appalti collaudati, e qui non siamo al collaudo.
La spartizione delle imprese può avvenire sia nel modo che dice lui sia nel modo opposto. Io ho voluto rispondere, perché c'era un riferimento personale a me, ma non voglio assolutamente entrare nei merito. Come ho già detto, ci sono questioni di competenza nazionale, di competenza regionale di competenza dell'ente che è stato all'uopo costituito e di competenza della Città di Torino; per parte nostra, abbiamo cercato di fare il nostro dovere, evitando che ci fosse il blocco.
Eravamo criticati, perché c'era il blocco dell'opera e l'opera non si poteva realizzare; abbiamo assunto delle responsabilità, assumendo delle ordinanze tempestive.
Adesso veniamo criticati, perché non c'è il blocco; personalmente sono sorpreso di tutte queste rapide decisioni che si vogliono assumere, mentre sono d'accordo sul voler approfondire. Consigliere Cucco, ritengo giusto l'approfondimento e ribadisco la nostra disponibilità in questo senso riteniamo ancora una volta che si debba andare in Commissione, ma oggi il Vicepresidente Vetrino è assente e non possiamo discutere il problema.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la richiesta di iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 463 presentato dai Consiglieri Cucco, Chiezzi e Segre.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio respinge con 17 voti favorevoli e 22 contrari.


Argomento: Province - Comuni - Circoscrizioni comunali

Esame progetto di legge n. 260: "Disposizioni in materia di circoscrizioni comunali, unione e fusione di Comuni, circoscrizioni provinciali" e votazione ordine del giorno n. 467


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. il progetto di legge n. 260, di cui era stato dato preavviso scritto ai sensi dell'art. 51, quarto comma, del Regolamento del Consiglio.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritto con 34 voti favorevoli e 5 astensioni.
Passiamo pertanto all'esame di tale progetto di legge.
Relatore è il Consigliere Rossa, che ha la parola.



ROSSA Angelo, relatore

Il disegno di legge in esame si propone di disciplinare organicamente le circoscrizioni comunali, integrando tale disciplina con le disposizioni attuative di adempimenti regionali in materia di variazioni territoriali degli enti locali, previsti dal nuovo ordinamento delle autonomie locali (legge n. 142/90).
Occorre peraltro ricordare che la disciplina delle circoscrizioni comunali venne attribuita alle Regioni ai sensi dell'art. 133 della Costituzione e dei decreti n. 1 del 14/1/1972 e n. 616 del 24/7/1977.
La materia è stata ripresa, come doveroso, a livello di Statuto regionale, recentemente modificato - lo ricordiamo - proprio nella parte riferita al procedimento referendario, nonché puntualmente normata, per quanto riguarda il referendum abrogativo e consultivo e l'iniziativa popolare degli enti locali, dalla L.R. n. 4/73, poi modificata con legge n.
58/91.
Si rende pertanto necessario un provvedimento che puntualizzi le procedure, ma che nel contempo operi le attuazioni che la legge n.142/ 90 demanda alle Regioni.
L'art. 1 precisa l'ambito di applicazione della legge in esame: istituzione di nuovi Comuni, modificazione di confini e di nomi determinazione delle sedi municipali; ma anche, e qui entra in gioco il dettato della legge n. 142/90, unione e fusione di Comuni, programma di modificazione delle circoscrizioni comunali, revisione delle circoscrizioni provinciali ed istituzione di nuove Province.
L'art. 2 chiarisce che nell'applicazione della legge la Regione privilegerà le situazioni che non garantiscono il pieno esercizio delle funzioni comunali, la razionale utilizzazione dei servizi e la partecipazione dei cittadini.
E' quindi definita, all'art. 3, la procedura relativa all'istituzione di nuovi Comuni. Vengono ribaditi i limiti e le caratteristiche puntualmente scanditi dalla legge n. 142/90, ma si definiscono anche nel dettaglio tutti gli elaborati indispensabili per aprire l'iter di istituzione di un nuovo Comune. Si prevede, infine, un ruolo istruttorio importantissimo, nuovo nei termini in cui è descritto, per la Commissione consiliare competente per materia sia nella fase propedeutica che in quella successiva allo svolgimento del referendum.
Analoghe indicazioni di iter sono espresse all'art. 4, ove è normata la modificazione delle circoscrizioni comunali, ed all'art. 6, ove si tratta di modificazione delle denominazioni comunali anche se, ovviamente, gli elaborati richiesti sono di diverso spessore.
L'art. 5 stabilisce criteri generali all'interno dei quali le Province sono chiamate a definire i rapporti conseguenti all'istituzione di nuovi Comuni od alla modificazione delle circoscrizioni comunali, ed è la prima disposizione di delega alle Province che si incontra percorrendo l'articolato del progetto di legge in esame. Delega che, all'art. 8 ritorna e riguarda la determinazione delle sedi municipali.
L'art. 9 applica in dettaglio la norma contenuta nella legge n. 142/90 in tema di unione di Comuni; analogo sforzo è stato compiuto all'art. 10 per quanto attiene alla fusione di Comuni.
L'art. 11 definisce contenuti ed iter di un programma a cadenza quinquennale, predisposto dalla Regione e finalizzato alla modifica delle circoscrizioni comunali ed alla fusione dei piccoli Comuni. La possibilità di presentare osservazioni su tale documento, originariamente prevista per i soli Comuni, è stata, a seguito delle consultazioni svolte, allargata a tutti gli enti locali.
Con gli artt. 12 e 14 vengono disciplinate: l'iniziativa comunale dei Comuni interessati direttamente dalla variazione territoriale della Provincia cui appartengono e l'attività di coordinamento e di garanzia svolta dalla Regione anche per quei Comuni che, pur appartenendo alla stessa Provincia, non sono direttamente interessati sotto il profilo territoriale dalle modificazioni proposte. La Regione, inoltre, pub, in base all'art. 13 e con deliberazione consiliare, svolgere un ruolo promozionale per sollecitare l'iniziativa comunale prima descritta in determinati e definiti casi.
Si prevede infine, con l'articolo finanziario, uno stanziamento complessivo di 100 milioni su due capitoli riferiti a spese ed a contributi per l'anno 1992.
L'articolato è stato sottoposto all'attenzione di tutti i Comuni del Piemonte e delle Province; si sono inoltre svolte consultazioni con le Associazioni degli enti locali e con la Lega per le Autonomie. La risposta dei Comuni e delle Province, cui è stato inviato il documento, non è stata per la verità pari alle aspettative, trattandosi di una materia e di temi di grande coinvolgimento per gli enti locali territoriali. Le osservazioni dei soggetti che hanno partecipato alle consultazioni sono state formulate in alcuni casi, in modo puntale e, in altri, sono da intendersi come generiche raccomandazioni non tradotte né traducibili in emendamenti all'articolato; basti per tutte il richiamo ad un più ampio coinvolgimento delle Province formulato dall'Unione Regionale delle Province Piemontesi.
D'altra parte, ciascun articolo è stato attentamente vagliato dalla Commissione ed il provvedimento che oggi è all'esame dell'aula risulta pesantemente modificato rispetto al testo originale.
La più consistente modificazione riguarda la normativa riferita all'area metropolitana, che è stata sospesa in quanto si è ritenuto di dover procedere in stretto raccordo con i provvedimenti ancora in itinere riferiti alla perimetrazione della stessa area. Si tratta quindi di norme non rimosse per questioni di merito, ma giudicate in qualche modo premature e comunque attinenti ad un procedimento ben più ampio e complesso.
Non mi resta che raccomandare la sollecita approvazione dell'articolato sottoposto all'esame dell'aula, esprimendo la mia fiducia nella capacità della Regione di governare, sia pur per piccoli passi, ma con convinzione il processo di riforme istituzionali in atto a livello nazionale.
Ringrazio in anticipo tutti coloro che vorranno dare un contributo al dibattito e colgo l'occasione per ringraziare i funzionari che hanno assistito il nostro lavoro, che ritengo sia stato proficuo.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Rossa è aperta la discussione..
Ha chiesto la parola il Consigliere Monticelli. Ne ha facoltà.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, concentrerò il mio intervento soltanto su due aspetti (uno è interno alla legge, l'altro-me ne rendo conto - è in qualche modo più esterno) che ci hanno spinto nel dibattito in Commissione, che è stato piuttosto lungo, laborioso e costruttivo, e ci spingono tuttora a tenere comunque un atteggiamento critico rispetto a questo disegno di legge.
Come ho già detto, il primo punto è specifico ed è interno alla legge o, per meglio dire, ora non è più interno alla legge. La prima versione del disegno di legge presentato perla Giunta dall'Assessore Nerviani conteneva infatti, un titolo specifico o la parte di un titolo dedicato alle procedure per il meccanismo di definizione dei confini dell'area metropolitana sulla base dell'ormai famosa, ancorché piuttosto dimenticata parte della legge n.142. Successivamente, da una certa versione in poi questo punto è sparito dal testo.
La motivazione che l'Assessore ha dato è senz'altro seria, non discuto questo, cioè il fatto che nel frattempo il Governo aveva presentato in un decreto una norma di rinvio delle scadenze previste dalla legge n. 142 per la definizione dell'area metropolitana e che quindi, in qualche modo, non era più così urgente che ci fosse nella legge quel punto specifico relativo all'area metropolitana. Inoltre, non era più così chiaro se mai in futuro quelle norme avrebbero potuto servire a qualche scopo, perché si poteva anche pensare che l'area metropolitana sparisse del tutto.
Questo punto per noi rappresenta un problema. Noi continuiamo a ritenere (spero ci sia, non troppo in là nel tempo, anche l'occasione di discuterne in quest'aula) che, pur essendo da molti discusso, pur essendo stato rinviato tutto il meccanismo delle scadenze per la definizione delle aree metropolitane, la questione sia tuttora da portare avanti anche in termini di normativa regionale; era quindi opportuno che in questa legge rimanesse il punto specifico sulle aree metropolitane. Ad ogni modo, non voglio ora anticipare i termini di una discussione che credo faremo abbastanza presto in Consiglio. Il secondo punto è di ordine diverso, cioè non attiene in specifico all'articolato della legge, ma ha più a che fare con la politica dell'Assessorato, per meglio dire la politica che la Giunta esprime in questo campo attraverso l'impegno dell'Assessore Nerviani.
Non a caso abbiamo esaminato questa legge nella Commissione per gli adempimenti previsti dalla legge n. 142/90, presieduta nientemeno che dalla nostra Presidente Carla Spagnuolo. Devo dire che finora, non certo per colpa della Presidente, mi auguro non per colpa dei Commissari, gli argomenti che questa Commissione ha potuto esaminare o per meglio dire licenziare, sono gli argomenti - non per parlar male di nessuno-no primari della legge n.142. Ad esempio, - per quanto fosse importante, la questione dei Comitati di controllo, sulla quale forse abbiamo commesso un errore come istituzione e non come Gruppo, perché avevamo detto fin dall'inizio che non eravamo d'accordo su quella impostazione (e sollecito, visto che ne ho l'occasione, l'Assessore Nerviani a mantenere l'impegno a presentare una legge di modifica dell'attuale struttura dei Co.Re.Co. che si è dimostrata non confacente ai tempi nuovi). Poi abbiamo approvato un'altra legge molto importante, quella sulle Comunità montane; approviamo ora questa. Forse abbiamo fatto qualche piccolo provvedimento nel frattempo. Non siamo invece riusciti per ora - la discussione è appena ripresa - a portare avanti il discorso sull'area metropolitana; inoltre ci sono argomenti che sono assolutamente ancora da incominciare e che sono proprio gli argomenti fondamentali della legge n.142. In primo luogo, l'art. 3: il riparto delle funzioni, cioè quale ruolo la Regione riserva a se stessa e quali ruoli attribuisce, in un riparto delle funzioni all'interno del sistema regionale delle autonomie locali, alle Province, ai Comuni e alle Comunità montane.
Questo tema non è stato assolutamente ancora affrontato, perché la Giunta non ci ha ancora offerto nulla per riflettere su questo tema, che è preliminare ad un secondo tema che era centrale nella legge n.142, cioè quello delle deleghe: quali deleghe agli enti locali?



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Competenze, non solo deleghe.



MONTICELLI Antonio

Certo, competenze e deleghe. Noi ora affrontiamo una legge - per carità importante, di procedura e quindi, come tutte le leggi di procedura, ha anche una sua essenzialità, dignità, non se ne può fare a meno; però, poi con queste procedure, che tipo di assetto degli enti locali vogliamo costruire? Partendo da un'idea di quale riparto delle funzioni? Se prima non rispondiamo a queste domande; continuiamo a discutere su scatole vuote.
Le nuove Province, quelle già fatte che qualcuno adesso vuole anche rimettere in discussione; le altre Province di cui si parla; per quello che potrebbe competere a noi utilizzando fino in fondo la legge n. 142, cioè quelle potenzialità innovative che la legge n. 142 conteneva (appunto il tema del riparto delle funzioni, delle deleghe): quali contenuti pensavamo di dare a queste strutture? Quali contenuti pensavamo di dare al tema grande "fusione di Comuni", al tema grande "accordo di programma fra i Comuni"? Dobbiamo cominciare ad affrontare questo problema, che ha una rilevanza straordinaria per la Regione - intendo Ente Regione - perché da questo dipende il ridisegno della struttura della macchina regionale; si tratta infatti di ridisegnare le competenze e le funzioni della macchina regionale.
Lamento questa carenza, che non imputo alla legge in sé, ma lamento che stiamo partendo forse lasciando sullo sfondo sempre le grandi questioni.
Siamo partiti dalle questioni in qualche modo minori e queste grandi questioni non vengono mai, per ora almeno, affrontate: non ci è mai stata data l'occasione di ragionarci assieme, e invece sarebbe sempre più urgente ragionarci ed affrontarle.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Come avevo annunciato, oggi abbiamo presentato un documento di accompagnamento ad una proposta di variazione della legge n.142; pur risparmiandovi la lettura di questo lungo documento, voglio comunque sintetizzare quanto riteniamo carente nel progetto di legge n. 260..
Ricordava molto puntualmente il collega Monticelli che il grande punto interrogativo di questo nostro momento legislativo è l'applicazione dell'art. 3 della legge n.142. Non riesco a capire quale voglia essere la politica di questa Giunta nei confronti dell'applicazione della legge n.
142. Non riesco a comprendere se la Giunta intende privilegiare la fusione di Comuni e quindi una riduzione di presenze, di singolarità amministrative sul territorio, oppure voglia privilegiare gli accordi di programma, lo spirito consortile, le comunità.
Premetto che noi siamo fortemente motivati nel mantenere singole autonomie locali fino a quando queste siano estremamente piccole. Non è assolutamente vero - è dimostrato - che il piccolo sia inefficiente. Se c'è bisogno di ulteriori prove, la Francia è a due passi e ci dà un chiaro indice di come piccole unità amministrative sul territorio possano essere sufficientemente efficienti e molto rappresentative, e coinvolgenti, nonch molto più democratiche. Il nostro Paese, la nostra gente ha bisogno di crescere in spirito democratico. Le piccole comunità, le municipalità anche frazionate hanno questo scopo, hanno questa particolarità.
Ebbene, proprio per questo motivo e valutando la situazione della nostra Regione e la situazione dell'arco alpino che è estremamente peculiare ed estremamente diversificata rispetto a quella della totalità del Paese, noi abbiamo rilevatola necessità di intervenire sulla legge n.
142 e di non appiattirsi sul numero chiuso di maggiore o uguale a diecimila per l'istituzione dei nuovi Comuni; soprattutto non si deve dimenticare volutamente, oppure casualmente (come forse è avvenuto per chi ha voluto applicare in piena.buona fede questa legge), che esistono motivazioni tradizionali e storiche per riconoscere individualità che sono state inopinatamente soppresse. Mi riferisco al dibattito avuto la settimana scorsa in ordine alla ricostituzione del Comune di Monasterolo.
Credo di non poter avallare questa legge, pur riconoscendone la validità; se non altro, è una risposta alle indicazioni del DPR n. 616, che indicava questa materia come attribuzione regionale. Andiamo a coprire un vuoto, ma lo copriamo con gli strumenti che, secondo noi, erano necessari per poterlo coprire. Manca l'indicazione chiara della volontà regionale di mantenere le individualità e le singolarità degli enti locali sul territorio.
Abbiamo apprezzato la chiarezza con cui si disciplinano le iniziative per la costituzione di nuove Province. Riteniamo che questo possa essere propedeutico a quanto affermato in altre sedi dall'Assessore Nerviani e sia quindi l'inizio di una prassi per studiare la possibilità di far partire le Province di Alba e di Ivrea.
Riteniamo la legge non sufficiente alle esigenze della nostra Regione ma potremmo presumere che questa legge possa fornirci la base su cui partire, qualora vi fosse un impegno preciso da parte della Giunta ad iniziare le pratiche per fare partire queste due nuove Province e soprattutto per sollecitare il Governo centrale ad avere un occhio di riguardo per la situazione particolare delle Regioni alpine e quindi per modificare sostanzialmente l'art. 11 della legge n. 142.
Noi stiamo presentando un ordine del giorno in cui invitiamo la Giunta a farsi parte attiva nei confronti del Governo per modificare in senso meno restrittivo l'art. 11; consentendo la formazione di Comuni di 5.000 abitanti limitatamente alle Regioni alpine, e per favorire la ricostituzione di unità municipali che, per varie vicende storiche, sono state sciolte o accorpate, qualora questa esigenza sia sentita dalle popolazioni interessate.
Se questa nostra indicazione sarà recepita, noi riterremo di avere avuto garanzie sufficienti sull'iniziativa di questa Giunta ad andare verso obiettivi e realizzazioni più attinenti alla nostra specificità alpina piuttosto che l'appiattimento su indicazioni della legge n. 142, che difficilmente si attagliano alla nostra tradizione amministrativa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, pur essendo prevalentemente di procedura, questa legge ha in sé ed è sottesa da uno spirito che mi porta a fare alcune riflessioni. Ritengo che, su aspetti di questo tipo, che disegnano il funzionamento della comunità piemontese, quest'aula debba prestare un'attenzione meno stanca di quello che invece appare.
Ritengo che, così com'è presentata all'aula, la proposta non tenda a mostrare alcun elemento creativo: è un'applicazione acritica della legge n.
142, molto prudente.
Citiamo il caso della fusione dei Comuni. Credo che l'articolazione della comunità anche in strutture minori non sia un disvalore; soprattutto l'evoluzione delle tecniche organizzative e degli strumenti organizzativi possono permettere di dare delle risposte adeguate in termini di servizi e di qualità di servizi alle comunità, pur non disarticolando quello che è l'impianto della distribuzione territoriale, dell'organizzazione dei Comuni nel territorio. Se pensiamo ad una delle cellule fondamentali della democrazia, salvo le grandi città, le grandi concentrazioni urbane, questa è il piccolo-medio Comune, che rappresenta ancora una cellula dell'articolazione della democrazia, una delle situazioni in cui l'identifica-zione del rapporto tra comunità, cittadino e pubblico è più diretta, e io cedo che sia un valore che vada salvaguardato. La legge n.142 è portatrice di una cultura che arriva in ritardo di vent'anni rispetto alle evoluzioni delle tecniche organizzative. Solo un'aberrante visione pu pensare che accorpando le UU.SS.SS.LL si riesca ad ottimizzare i ,servizi magari riducendo le spese. Il sistema produttivo ha abbandonato questo campo da ormai due decenni e credo che anche l'evoluzione a livello internazionale dimostri che si possono ottenere risultati positivi in termini di qualità dei servizi, senza disarticolare quella che è la presenza e la ramificazione nel territorio delle comunità. Alla faccia della partecipazione! Non so se accorpando e facendo sparire dei piccoli Comuni si favorisca il rapporto di partecipazione diretto. Oggi nelle piccole comunità il pezzo di pubblico che ancora vale è la casa del Comune, il ruolo del Sindaco ed il ruolo dei rappresentanti di quella piccola assemblea elettiva, più o meno piccola a seconda delle realtà. La legge n.142 è anche portatrice di una cultura decisionista che ha pensato di creare un mostriciattolo nei Consigli, sottraendogli la funzione di orientamento, di fusione degli interessi della comunità, lasciando una funzione di indirizzo (che è pura acqua fresca) e di controllo, che dovrebbe diventare nel dibattito della riforma elettorale l'elemento portante. Il Sindaco futuro, eletto direttamente, sarà quello che avrà un potere assoluto e all'assemblea elettiva viene lasciato un potere di controllo. Capisco che ci sia una parte della cultura politica internazionale che dice che bisogna sacrificare un po' di democrazia per tutelare la libertà, ma questo è un messaggio inaccettabile per forza, e credo che si richiami ai valori della socialità e ai valori della partecipazione. Mi stupisco che larghi settori della sinistra non colgano il messaggio che c'è in questi processi di decadenza della partecipazione democratica e di costruzione di una società che ha molto a che vedere con aspetti organizzativi, tra l'altro in ritardo rispetto a quel mondo efficientista che si vuole scopiazzare.
Credo che nella fusione dei Comuni, che in alcuni passaggi probabilmente è necessaria, occorra dire che puntiamo a minimizzare quel processo ed a massimizzare invece tutti quegli elementi che possono favorire, anche in quelle piccole realtà che non si fondono, la prestazione di una qualità dei servizi adeguata alla domanda e ai diritti della comunità. In questo senso, credo occorra dare una caratura ai nostri lavori, una direzione di marcia, che non sia una produzione legislativa in qualche modo asettica, routinaria, che scorre senza lasciare il segno giusto o sbagliato - la mia ovviamente è una tesi di parte - ma faccia emergere un indirizzo, che incida sui sentieri della comunità, che capisca cosa si va a modellare. A mio parere, così si, fanno delle operazioni di ingegneria organizzativa, tra l'altro, inadeguate sul piano della tecnica organizzativa, e ancora più inadeguate, se vogliamo, negli obiettivi di partecipazione di rapporto democratico tra comunità e momento pubblico.
Per questo motivo invito l'Assessore, che è sensibile a questi temi, a stare attento a questi aspetti, a viverli come momento importante ed alto della nostra elaborazione e non come un momento ruotinario. Bisogna avere il coraggio e la forza di rimettere in discussione l'impianto teorico su cui si regge la legge n. 142, che è un impianto culturalmente vecchio inadeguato a raggiungere gli obiettivi che ci proponiamo. Se la applichiamo in modo così asettico, credo che commettiamo un errore. Spero quindi che si possano recuperare questi elementi, che sono in qualche modo in una situazione di smarrimento, di crisi della vita comunitaria, ma che sono un aspetto importante. Non possiamo vivere in un palazzo staccato da ciò che avviene nella società, dove c'è smarrimento, dove c'è disarticolazione dove ci sono crisi profonde. Dobbiamo riuscire a dare un nostro messaggio.
Prevale ovviamente il messaggio della maggioranza, ma deve essere un messaggio e non una produzione di profilo basso, un profilo procedurale che si dà per scontato e che viene applicato nella routine della nostra produzione legislativa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, colleghe e colleghi, mano a mano che passano i mesi e che si dà attuazione ad alcuni aspetti della legge n.142, cresce in me la convinzione che la sostanza della legge di riforma delle autonomie locali sia il prodotto di un ceto politico incapace di governare. Con il passare dei mesi, vedo che l'opinione da me espressa molto tempo fa, all'inizio delle procedure per l'attuazione di questa legge, i dubbi e le critiche alla struttura e alla sostanza di questa legge, si vanno sempre più diffondendo. E' una legge che, a mio parere, invece di fare pulizia nel panorama istituzionale italiano ha aggiunto altra ramaglia nel bosco. E' una legge di un ceto politico che ha governato male e che ha pensato che con le parole scritte su un foglio di carta e approvate come legge, si potessero superare come d'incanto i problemi che il governo delle istituzioni pone. Questi problemi irrisolti non derivano, a mio avviso, da prioritarie carenze delle strutture istituzionali, bensì da evidenti e clamorose carenze degli assetti di governo. Come sinistra, e forse in questo mi ,sento più in sintonia con quanto ha detto il Consigliere Tapparo rispetto a quanto ha detto il Consigliere Monticelli, ritengo prioritaria la critica a fondo degli assetti di governo, subordinando alla risoluzione di questi problemi i temi relativi a nuovi assetti istituzionali.
Viceversa, la legge n. 142 ha imboccato una strada tutta diversa, indicando al Paese, e qualcuno ci ha creduto, che per giungere ad assetti di governo decenti occorra a tutti i costi realizzare quanto previsto dalla legge n.
142. Se poi andiamo a vedere che cosa prescrive la legge, e questo art. 3 che è stato citato come un cardine fondamentale per poter finalmente governare bene in Italia, vediamo che il 90% delle regole di Governo e di comportamento previste nell'art. 3 sono del tutto inapplicate.
Si chiede alla Regione di decidere quali debbano essere le funzioni delle Province, dei Comuni, di attuare una ripartizione e la relativa assegnazione delle competenze. Ma la legge n. 142 dice : "La legge regionale disciplina la cooperazione dei Comuni e delle Province tra loro e con la Regione, al fine di realizzare un efficiente sistema,delle autonomie" (che grande cosa sarà questa...?!). Poi, al comma quarto dice: "La Regione determinagli obiettivi genera-li della programmazione economica, sociale e territoriale, e su questa base ripartisce le risorse... ", cosa che dovreste già fare da anni; è quanto la Regione dovrebbe fare da quando è nata, ma che non fa, e che qualcuno sostiene addirittura non debba fare. Cosa c'è di nuovo in questo? Come fa, un ceto politico incapace di far queste cose, ad individuare in questo comma la risoluzione dei, problemi della Regione? Non l'abbiamo fatto sino ad ora...! E il quinto comma? Grande novità: "Comuni e Province concorrono alla determinazione degli obiettivi contenuti nei piani e programmi dello Stato, e le Regioni provvedono alla loro specificazione". Siamo sempre nell'ambito dell'attività routinaria che la Regione dovrebbe sviluppare per esistere: cosa che non fa.
Comma sesto: "La legge regionale stabilisce forme e modi della partecipazione di enti locali alla formazione dei piani e programmi regionali e degli altri provvedimenti della Regione". Ogni nostra legge di piano e programma prevede minuziosamente in che modo debba avvenire la partecipazione degli enti locali: nei piani regionali di sviluppo, nei piani territoriali, e via dicendo. C'è già tutto, il problema è che non si attua nulla.
Comma settimo: "La legge regionale fissa i criteri per l'attuazione degli atti e strumenti della programmazione economica, socio-territoriale ecc.": tutte programmazioni nel cassetto; una ce l'ha proprio l'Assessore Nerviani, ben infilata in una montagna di altre pratiche, che l'Assessore non porta all'approvazione.
Personalmente, ritengo che la strada da percorrere, almeno per chi si oppone a questo sistema di governo, sia quella non di cimentarsi lungo la strada proposta dalla legge n. 142, ma di contestarla apertamente e chiaramente.
Il Consigliere Tapparo non deve preoccuparsi più di tanto: la legge che approviamo oggi in Consiglio non farà né del bene né del male ad alcuno non servirà a nulla. Il lato negativo consiste nell'averci fatto impiegare tanto tempo per scriverne il testo. La legge, sul piano dell'attacco alle autonomie comunali, a mio avviso, non è assolutamente pericolosa.
Unioni dei Comuni. Se era un'idea di carattere nazionale, statale, la legge n. 142 avrebbe dovuto avere ben maggior pregnanza e cogenza; se lo Stato avesse davvero deciso che la linea di accorpamento dei Comuni era economicamente, istituzionalmente, socialmente e funzionalmente utile, non avrebbe scritto la legge n.142 nel testo vigente. Per come l'ha scritta e per come viene ripetuta dal nostro Assessore, possiamo stare tranquilli: solo se ci saranno due Comuni le cui popolazioni siano d'accordo, forse quanto previsto dalla legge potrà avvenire.
Per quanto riguarda il tema dell'unione dei Comuni non mi pare il tempo di iscriverla in un'agenda politica; non mi pare ci siano le situazioni per andare a fare le pulci, premere e costringere delle comunità ad abbandonare un'identità, una delle poche che rimangono a cui tengono. Questa indicazione mi pare stonata e fuori tempo. Quanto alla legge, siamo nella forse inevitabile genericità e ridondanza di affermazioni vacue ed inoperative, per quanto riguarderà l'azione della Giunta, che lasciano il tempo che trovano. Cosa vuol dire che "i nuovi Comuni saranno quelli nei quali non si garantisce il pieno esercizio delle funzioni comunali"? Forse tutti i Comuni oggi non garantiscono il pieno esercizio delle funzioni comunali! E allora, sono frasi generiche, che non servono a niente sarebbero da rifare tutti i Comuni, visto che non c'è un servizio che funzioni a dovere.
Ci sono poi altre frasi, a me tanto care, ad altri altrettanto poco care, quali "questi nuovi Comuni devono favorire il riequilibrio economico e territoriale". A me va bene scrivere queste cose, ma non so che senso abbia, e non so neppure se si possa mettere in relazione l'istituzione di un nuovo Comune con il riequilibrio economico e territoriale.
Inoltre, la procedura proposta per questi cambiamenti di carattere istituzionale mette al riparo - colleghi - da chi ha paura che la legge provochi qualcosa. La procedura è talmente lunga, faticosa e piena di intersezioni e di tappe che non se ne vedrà uno di questi esempi, in tutta la legislatura.
Per questo motivo, esprimo il parere che l'Assessore farebbe bene ad impegnarsi su altre questioni, sull'attuazione di leggi che disattende come quella sui piani territoriali con valenza paesistica - e quindi farebbe bene a fare esperienza di quanto contenuto nella legge n. 142 programmando, pianificando, comunicando con Comuni e Province, facendo quanto dovrebbe fare e non fa. Piuttosto che, da diligente Assessore prendere le parti più facili, la ramaglia più piccola che la legge n.142 ha deposto sul suo cammino cercando di mettere i rametti piccoli piccoli in bell'ordine a sinistra e a destra, credo che l'Assessore dovrebbe cimentarsi sulle competenze che ha, e che mi pare non eserciti appieno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sembrava opportuno, almeno a chi parla, soprassedere ad un dibattito di carattere generale, perché è indubbio che la Commissione per gli adempimenti della legge n. 142 presieduta dalla nostra Presidente, porta unicamente degli spezzoni di un ragionamento. Ma si tratta di un ragionamento, che probabilmente dovremmo fare al fondo degli spezzoni, non nella presentazione dei singoli. Qualora l'impostazione fosse stata diversa, avremmo dovuto immaginare di dover preparare tutti gli spezzoni, portarli come decisione globale e dare di tutto una lettura complessiva.
Alcuni colleghi, nell'introdurre elementi di polemica in relazione a questioni non oggetto di questo provvedimento, tendono, a mio modo di vedere, a dare una lettura impropria e fuori luogo del provvedimento che stiamo esaminando; nonché, lo dico con tutta tranquillità, con forti elementi di disonestà intellettuale. A me pare che - bene diceva il collega Tapparo, dobbiamo uscire dalle nostre sale e capire cosa succede nella società - il vero grande ammalato sia la Regione, almeno tra i soggetti rispetto ai quali abbiamo una precisa incidenza. Lo Stato è ammalato e si spera di sanarlo attraverso la Regione, quindi la Regione è caricata di due responsabilità: una in assoluto per quello che è essa stessa e una per quello che può essere come strumento di soluzione del problema dello Stato.
Guarda caso, però, quando si viene a dibattere questo; non si riconducono le questioni all'interno dell'esigenza di porre o di riproporre la "nuova" questione regionale, perché è sempre più nuova. E' ormai chiarissimo che l'impianto generale sul regionalismo è superato, e non per esigenze di natura istituzionale in senso stretto e nominalistiche, ma per ragioni di ordine ormai rigorosamente culturale e politico di consenso.
Allora, portare con umiltà il lavoro della Commissione e dell'Assessorato, significa portare uno spezzone che non ha grandi pretese ma ha semplicemente la finalità di sviluppare ciò che ancora ha detto giustamente il Consigliere Tapparo: non enfatizzare un processo, quello dell'aggregazione, non costringerlo, ma operare. Ciò per immaginare che alcuni processi possano trovare un minimo di praticabilità, ma soprattutto perché si incominci adoperare per garantire ad un sistema polverizzato, un sistema di servizi adeguati ad una moderna consociazione.
Questo segmento complesso dal punto di vista formale, ma semplice dal punto di vista politico, si pone come un segmento sicuramente non di grandissimo significato e che deve essere letto solo come uno spezzone. Se invece, come fa qualcuno, lo si vuole considerare come l'espressione in negativo di una scelta politica, allora qualche considerazione va fatta, in particolare nei confronti del collega, Monticelli.
Anche se faremo uno sforzo per arrivare ad una soluzione concordata su questo, considerata la delicatezza della questione e il fatto che viviamo un momento in cui va recuperata la centralità della Regione di governo, di gestione, di conduzione dei destini della collettività, non più in termini meramente "pataccari", ci rendiamo conto che, mentre da una parte si dice che abbiamo funzione legislativa, dall'altra scopriamo che le leggi sui maestri di sci (quella approvata e quella che andiamo ad approvare), in forza di leggi quadro, non ci consentono di disciplinare e legiferare alcunché.
E' sui vostri tavoli una legge sulle estetiste, questione da non sottovalutare, e noi immaginiamo di poter legiferare, collega relatore? No dobbiamo semplicemente fare la prosa della legge quadro nazionale. Per continuiamo a dire che, nel momento in cui salvaguardiamo il principio della funzione legislativa, abbiamo salvato la nostra funzione. Ancora sui giornali di ieri, sui quotidiani, si diceva che tutto compete alle nuove Regioni, ma, per carità, che non abbiano funzioni gestionali, che non siano loro ad offrire delle grandi risposte ai cittadini in termini di servizi! Deve rimanere lo Stato; noi dobbiamo mantenere la funzione legislativa di programmazione e coordinamento. Ed io continuo sempre a chiedermi cosa sia tenuto conto chela legge quadro sulle estetiste e sui maestri di sci ci dice esattamente anche quale deve essere il peso delle estetiste, al di fuori del quale non possono esercitare la professione.
Quando il quadro generale è questo, quando da parte dello Stato c'è una forte resistenza a concedere nuove funzioni alle Regioni, nuovo status nuova impostazione e concezione, in Consiglio regionale, mentre si rivendica tutto questo, contemporaneamente si chiede, in sostanza, di lavorare contro il "re di Prussia", e si rafforzano quei soggetti che sono gli alleati dello Stato per svuotare la Regione. Come fa lo Stato a svuotare la Regione, conoscendo benissimo la difficoltà di un'operazione smaccata di recupero centralistico? Semplicemente si svuota la Regione a favore di altri soggetti: l'importante è che si indebolisca; se non la si può indebolire a favore di noi stessi, basta semplicemente svuotare la Regione a favore di qualcun altro. La Regione perde ancora più di credibilità rispetto ai tanti titoli che ha per ottenere il ruolo che la società e 'probabilmente la storia le richiedono.
Non intervengo nel merito, ma mi chiedo quale significato abbia, in questo momento, in questa sede, oggi, porre la questione dell'area metropolitana come un ritardo da addebitare alla Regione (mentre la Regione Piemonte è all'avanguardia in Italia), e quando magari fare una lotta contro l'area metropolitana è un'affermazione di regionalismo serio, perch o ci sarà l'Italia delle Regioni o ci sarà l'Italia delle aree metropolitane e le due non potranno convivere. Una battaglia regionalista è questa: no alle aree metropolitane! Invece ci si dice che essere i primi in Italia sull'individuazione delle aree Metropolitane è una dimostrazione di ritardo politico e di mancanza di capacità di governo. Mi chiedo se questo è ragionare a favore delle Regioni o di un nuovo Stato centralista attraverso otto connestabili sul territorio: i Sindaci delle aree metropolitane. Noi faremo ogni sforzo anzi l'abbiamo già fatto, per aderire alla proposta della Giunta, che consenta l'avvio il più prossimo possibile del processo metropolitano supportato da un'originale proposta che sicuramente verrà dalla Regione Piemonte, che anche su questo sarà innovativa ed anticipatrice.
Lo stesso discorso vale per il meccanismo delle deleghe. Per carità, la delega è una questione che va avviata nel momento in cui arrivano poteri chiari alle Regioni e risorse chiare. Non possiamo delegare competenze a qualcuno quando abbiamo incertezze sul quadro normativo e finanziario quando poi tutti gli anni lo Stato ci verrà a dire che ci taglierà le risorse di un X per cento. In quel caso dovremo rivolgerci al nostro delegato, cioè a colui che risponde sul territorio dei servizi erogati in funzione della delega, per il fatto che non ci sono più le risorse per rispondere alle domande che sul territorio stesso sono venute (vedi l'esempio dell'USSL). Quindi, mi pare una questione sulla quale bisogna atteggiarsi con grande prudenza, sapendo che non si può giocare su due fronti. Questo è il momento in cui a me sembra si debba, con grande solidarietà istituzionale (che non vuol dire essere tutti d'accordo e votare tutti nello stesso modo), avere ben chiaro che la legge n. 142 ha avviato un processo di riduzione del ruolo della Regione; questo lo si deve sapere e dire; e non si può continuare a spendere soldi come si è fatto in passato per fare convegni, per far conoscere la legge n. 142, che era la nostra bara, o quanto meno il nostro copricassa. Questo, tra l'altro, è anche masochismo.
E' probabile che l'intera materia ritorni in discussione nella fase di revisione costituzionale che ormai è in corso a livello parlamentare nazionale; sicuramente, nella ridefinizione dei meccanismi elettorali, del modo d'essere delle due Camere rappresentative, della ridefinizione del concetto di Stato fondato sulle Regioni, tutta questa materia verrà rivista e ripensata. In questo mi pare saggio l'atteggiamento della Giunta, che tende a non aspettare, ma a lavorare negli spazi che la legge ci ha dato senza chiudere - attraverso provvedimenti che potrebbero anche sembrare molto avanzati, signor Assessore, coraggiosi ed innovativi- dei meccanismi che sono ormai fuori tempo, per il passato o per il futuro e che sono insufficienti a dare giustificazione, come diceva il Consigliere Chiezzi tali insufficienze forse sono di natura politica e non sono ancora apertura sufficiente rispetto al futuro, perché il quadro generale non è sufficientemente definito.
Quindi, anche se molte questioni sono oggettivamente fondate, stante lo spirito con cui abbiamo affrontato questa materia - cioè in una Commissione istituzionale presieduta dal Presidente per ridurre al minimo i vantaggi che ogni parte politica cerca di ricavare da questo lavoro, cercando di fare un lavoro tutti insieme, in termini di generosità e coerenza intellettuale, nonché in termini politici - non mi sembra molto coerente discutere di una legge e contestualmente cercare di avere nel dibattito sulla legge il sostegno degli avversari naturali della Regione. Per cui si introduce l'argomento della delega, che sicuramente ha l'interprete massimo nell'Assessore Grotto, che ripeterà questo tipo di intervento su tutte le piazze e andrà a dire che alcuni Consiglieri, anche del PDS, hanno lamentato il ritardo della legge delle deleghe da parte della Regione.
Vorrei sapere, per esempio, se è arrivata una relazione da parte degli Assessori competenti della Provincia di Torino in ordine alle deleghe in materia di turismo. Su una questione come quella dell'area metropolitana mi pare un richiamo fuori luogo, perché il lavoro sta andando avanti, secondo me, in modo molto produttivo e sereno e gli appuntamenti sono a tempi molto stretti. Anche su questo, è necessaria un po' di coerenza intellettuale e politica.
Sappiamo benissimo che la scelta alla quale si è arrivati è una scelta che vede vincente una minoranza in termini politici e in termini territoriali, perché è un pezzo del Piemonte che decide per tutto il Piemonte e per un pezzo della società; infatti, la società nel suo complesso è contro questa soluzione. Però, guarda caso, la politica sceglie quella soluzione non per ragioni di interesse generale, ma per interessi politici. Non è la maggioranza politica che decide, ma guarda caso è il fatto che alcune forze politiche hanno, in questa sede, alcuni decisori che contano più di altri.
Per cui la maggioranza dei Consiglieri si considera esonerata dal problema; è un problema che non riguarda i 60 Consiglieri, ma soltanto una decina. Guarda caso la decina è più interessata ad una soluzione rispetto all'altra, quindi una minoranza decide, la politica decide in luogo della società, mentre la riorganizzazione dell'area metropolitana, che è pensata in funzione della società, dovrebbe vedere la società stessa decidere.
Invece, le consultazioni hanno visto la società che conta contraria a questo tipo di soluzione. Non solo: un pezzo della società, cioè un pezzo di Torino decide per il Piemonte, perché la realizzazione dell'area metropolitana decide per la totalità del Piemonte.
Noi non ci sottraiamo, abbiamo anche dichiarato che aderiamo alla soluzione che ha trovato fino ad ora il massimo consenso, e perché ci sembra meglio lavorare tutti insieme su una soluzione discutibile, che non discutere e non fare assolutamente nulla.
Però riaccendere, anche in questa vicenda, che è sicuramente marginale un segmento procedurale con cui i Comuni vengono invitati ad avviare dei meccanismi che consentono loro non solo di ridurre il costo di alcuni servizi, ma di realizzare alcuni servizi, fa immaginare che, comunque, la strada sia quella dell'accorpamento successivo del Consorzio e dell'accordo di programma. Per quanto possibile, è preferibile pervenire ad unità quando sul territorio sia opportuno (anche se su questo sono d'accordo con il collega della Lega Nord).
Nei piccoli Comuni ci sono sindaci ministri e i piccoli Comuni, come Val des Prés rispetto a Nevache, sono sicuramente più scandalosi di quanto non lo siano Novalesa e Venaus. Nessuno in Francia si sogna di obbligare Val des Prés a fondersi con Nevache, anche se sono solo a due chilometri di distanza e hanno soltanto quattro allievi di scuola elementare.
Colleghi, questa materia richiede un grande senso dello Stato. Abbiamo un primo problema, che è quello di garantire la nostra disponibilità, il patto che abbiamo assunto di lavorare su questa materia, in primo luogo in termini di solidarietà istituzionale per rendere la Regione e il sistema delle autonomie più forti. Questo a prescindere dal vantaggio che ne possiamo avere rispetto al quadro che ne verrà. Qualunque quadro emergerà diamo la nostra collaborazione e la nostra partecipazione, ma se su ogni segmento vogliamo riportare a casa anche un premio politico, dobbiamo immaginare che è difficile portare a casa dei premi politici sulle questioni di natura istituzionale, perché se è così, mi fa pensare che l'approccio non sia istituzionale, ma politico.
Allora continuiamo ad immaginare che qualche smagliatura di oggi sia giustificata semplicemente da un'esigenza di espressione della propria posizione, ma che rimanga del tutto integro ed intoccato il patto che stabilisce che la gran parte del Consiglio regionale lavori nella Commissione per gli adempimenti della legge n. 142, per poi portarla in aula con il massimo di rinuncia alle pregiudiziali di ordine politico animati, però, dalle esigenze che comunque la Regione Piemonte sappia essere di esempio per le altre Regioni, proprio per dare titoli alla Regione e per contestare le cose sulle quali lavora.
Noi abbiamo titolo per contestare allo Stato e richiedere - come dice giustamente qualcuno - la revisione radicale della legge n. 142, solo se sulla stessa operiamo seriamente. Soltanto operando seriamente, e dopo avere sperimentato e verificato sul campo, nel confronto con la società e gli amministratori, l'inadeguatezza di alcune norme, possiamo trarre il titolo per contestare al Governo.
Contestarlo, in termini di principio, significa rinunciare alla nostra possibilità di pressione come forza politica nei confronti dello Stato.
Quindi, gestiamo al meglio la legge n. 142; riduciamo, per quanto possibile, le nostre differenze per pervenire ad un discorso più unitario possibile. Sulla scorta del nostro lavoro, non concludiamolo in termini definitivi, ma utilizziamolo soprattutto per uno sforzo nei confronti dello Stato per il miglioramento della legge n. 142 e il rilancio reale della Regione, che non sia quello di un'apparente potestà legislativa di organizzazione e di programmazione.
La programmazione prevede la certezza delle risorse, che non esiste nell'incertezza delle risorse, si andrà sempre alla politica della pioggia e, infine, al coordinamento, quando si riconosca definitivamente questa funzione allo Stato. Ma quando si dice che il piano territoriale di coordinamento è funzione della Provincia, vi chiedo come si possa ancora immaginare che ci sia il coordinamento dello Stato.
Non accontentiamoci di sciacquarci la bocca con espressioni svuotate di ogni contenuto. Se la Provincia avvia il piano di coordinamento dell'area metropolitana torinese, noi possiamo scrivere tutto quello che vogliano, ma la politica metropolitana la fa la Provincia di Torino e non là Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Confermo ciò che ha detto l'amico Vaglio. Vorrei solo aggiungere qualche precisazione. Intanto il decentramento comunale è sì fondamentale e non è detto che i Comuni debbano essere tutti grossi, popolosi e quindi con minor rappresentatività democratica. Più c'è massa, meno ci si conosce e più facilmente si sbaglia ad eleggere persone che sarebbe meglio non eleggere. E' chiaro che nella piccola comunità ci si conosce meglio, quindi si dovrebbe - sempre che la coscienza corrisponda- votare meglio.
Il decentramento è funzionale soltanto se c'è un controllo serio, e questo deve essere regionale, visto che la Regione è la vera patria e nazione, mentre lo Stato è soltanto una conseguenza fortuita di eventi negativi dei tempi in cui vigeva l'assolutismo. Pensate che nel 1848 i piemontesi, meglio ancora i torinesi, chiamavano "sta ciutu" lo Statuto; la libertà dello Statuto era considerata molto limitata e limitativa.
Noi non vogliamo questo, quindi accettiamo il decentramento, a condizione che venga fatto funzionare. Talvolta il controllo regionale non c'è, e certi scandaletti - parlo solo del Piemonte - proverebbero che purtroppo non c'è o non è sufficiente.
Si fanno leggi che potrebbero anche essere votabili, ma la loro applicazione diventa negativa e questo vale anche per le questioni comunali.
Oltre al non controllo regionale, voluto o non voluto, c'è il fatto di un certo pseudo-sindacalismo corporativo, che sovente difende i dipendenti e i funzionari meno funzionanti. Questo è certamente un falsissimo sindacalismo che distrugge la società, non la migliora. Bisogna stare attenti, perché è un sindacalismo abbastanza praticato nei Paesi del Terzo Mondo, ed anche un po' in Italia.
Bisogna inoltre ridurre il carico burocratico dei Comuni, cioè eliminare certe mansioni superflue, inutili, dannose; per esempio, certe revisioni dinamiche elettorali troppo frequenti. Sembra che si inventino sempre cose nuove, quasi per giustificare il sovraccarico di personale.
Questa è l'altra piaga d'Egitto o meglio delle regioni italiane.
Nel Terzo Mondo - è chiaro - questo è normale, ma poiché non vogliamo andarci troppo in fretta verso il Terzo Mondo, questa famosa terziarizzazione diventa negativa, e ciò succede proprio perché non si decentra, ma si accentra troppo il potere nella burocrazia. Questo è il fatto grave. Sono quindi necessarie responsabilità ed autonomia comunale (amministrativa e fiscale).
Una volta c'era la tassa di famiglia; poi non l'hanno più voluta perché - ricordo, ero amministratore di un Comunello di montagna - nessuno voleva applicare le tasse, perché "dopo il tale mi guarda brutto o magari è capace di suonarmele se si è ubriacato un momento prima".
Hanno dunque scaricato tutto su Roma; praticamente, in molti Comuni amministratori con troppa leggerezza e superficialità si son detti: "E' meglio che le tasse le applichi lo Stato, tosi noi siamo tranquilli e ci guardano bene tutti". Questo è il fatto grave.
Il Comune, invece, deve assumere la responsabilità di tassare; ciò che dobbiamo combattere è la rapina fiscale dello Stato a vantaggio delle regioni mafiose, quelle che stanno anni e anni senza rendere conto.
Questa è la battaglia che deve fare una regione seria come dovrebbe essere il Piemonte e come era il Piemonte, anche quando non era regione ufficialmente o per lo meno non aveva i compiti attuali. Allora sì che i piccoli Comuni, anche di 50-100 persone, funzionano, ma non bisogna fare dei municipi nuovi, faraonici e riempirli di impiegati che poi naturalmente, essendo in molti, fanno il meno possibile.
A questo proposito esiste un proverbio piemontese che, riferendosi alle figlie (un po' troppo maschilista e misogino), dice: "Una fa, due a' stentun, tre a-i va la serventa" Ciò vuol significare che quando il personale è eccessivo, lavora meno.
Allora sì che il decentramento, con questi criteri popolari veramente piemontesi, diventa un vero decentramento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Intervengo per una breve dichiarazione di voto ed una considerazione complessiva su questo disegno di legge e in generale su quello che sta accadendo sulla legge n. 142. Checché ne dica il collega Marchini - e partirei proprio dalla sua ultima affermazione - noi non possiamo far finta che non accadano le cose che accadono su questa, legge, anche in occasione dell'approvazione i un atto che non credo si possa definire più di un atto meramente applicativo al minimo della normativa esistente su questa parte.
Giustamente il collega Marchini richiamava il "babau" delle competenze urbanistiche che hanno sventolato molte forze politiche, molti uomini politici in mano all'area metropolitana. Babau effettivo, perché dal punto di vista del contenuto della legge n. 142 è da tempo che noi diciamo che le Province potrebbero fare di più e ben subito un'opera di guastatori dell'attuale schema esistente, prima ancora che l'area metropolitana si costituisca. Pensate un po' all'effetto che si potrebbe avere se il Presidente della Provincia di Torino domani alzasse la mano e facesse una lettera al Sindaco di Torino dicendo "Stop con il Piano regolatore di Torino, voglio metterci mano io, perché le competenze che la legge mi dà sono tali per cui posso intervenirci". Non può intervenire direttamente nel piano, ma, attraverso quello che là legge n. 142 consente alla Provincia in materia urbanistica, può ben condizionare anche i Piani regolatori comunali.
Quello che mi interessa, però, non è tanto gioire, come mi sembra faccia il collega Marchini, sul sostanziale fallimento strisciante di questa legge, perché se è vero che il fallimento è esplicito, deve essere altrettanto vero che non esiste fallimento di una legge che non è stata mai applicata. Esiste però il fallimento del progetto politico di quella parte delle forze politiche che hanno voluto la legge n. 142, così come l'hanno voluta e votata in Parlamento: non c'è altra realtà alla quale richiamarsi.
E non c'è stato boicottaggio di questa legge: semplicemente c'è stata la non applicazione e anche l'affrettarsi dei tempi e di quello che la politica ha portato con sé in questi anni.
Con quello che accade a livello europeo, discutere di area metropolitana oggi, e discuterne nei termini con i quali se n'è discusso fino ad oggi, è un sintomo di arretratezza culturale delle più gravi.
Siamo di fronte all'esame di un disegno di legge che è - non vorrei usare termini che possano risultare offensivi nei confronti di chicchessia perché non lo vogliono essere - la mera applicazione della parte meno conflittuale della legge n. 142. E poiché a me non importa dimostrare che il Piemonte è diligente, bravo e il primo della classe, ma importerebbe di più riuscire a dimostrare che il Piemonte dà invece delle indicazioni concrete nella direzione della riforma del sistema delle autonomie (dentro o fuori la legge n.142, l'importante è che la strada venga scelta, cosa che non si riesce a fare in quest'aula), sono costretto a chiamarmi fuori da questa votazione. Dichiaro dunque che non parteciperò al voto su questo disegno di legge, perché non mi sento di schierarmi né da una parte n dall'altra, non essendoci parti in causa, non essendoci materia del contendere e non essendoci alcuna effettiva questione sulla quale accapigliare e accapigliarsi in un Consiglio che non mi sembra, peraltro particolarmente interessato ad una materia che invece sarebbe effettivamente di grande interesse.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Sarò molto breve, perché condivido pienamente le cose quasi spietate dette dal Consigliere Chiezzi su questa legge e anche parecchie delle osservazioni fatte dal Consigliere Marchini. L'unica cosa che non capisco mai delle osservazioni del Consigliere Marchini è l'esito finale in termini di esplicitazione del voto (ma questo fa parte del gioco della politica) però, ripeto, molte delle sue osservazioni mi sembrano interessanti.
La questione di fondo per la quale provo a rivolgermi all'Assessore è il fatto che io credo che un Assessore alla pianificazione territoriale oltre che ai parchi, di - fronte ad una legge come la 142 - di cui io, per sincerità, non conosco tutta la storia, ma di cui conosco, e mi pare che li stiamo vivendo tutti, gli esiti sostanzialmente disastrosi da una parte e defatiganti dall'altra - debba riconoscere che questa legge, non so se perché l'ha fatta una classe politica che non era e non è in grado di governare, non è sicuramente adeguata alla situazione di oggi, quindi di questo Paese oggi, per quanto riguarda processi reali e utili di riforma delle autonomie locali. Questa mi sembra la questione di fondo.
Se questa valutazione fosse, per caso, condivisa dall'Assessore, la conseguenza che ne deriverebbe è che non si può - mi si permetta adempiere un po' burocraticamente ad una serie di indicazioni che la legge n. 142 dà. Credo che, ad un certo punto, si debba avere il coraggio di riconoscere che, forse, ci sono alcuni adempimenti per i quali non c'è assolutamente alcuna fretta. Così facendo si contribuisce, a mio parere magari al di là della propria volontà, ad incrementare quel processo di confusione di ruoli, di inadeguatezza rispetto ad una situazione delle autonomie locali, degli enti locali, in generale delle amministrazioni e della politica, che è cambiata e sta cambiando con grande rapidità. Tant'è che ci sono delle cose (come tutto ciò che sta discutendo la bicamerale oppure questo processo più o meno rilevante di riapertura di un dibattito sul regionalismo e il federalismo) che cambiano completamente i termini di questo dibattito e rendono la legge n.142 una cosa che è bene mettere il più rapidamente possibile nel cassetto per non fare altri danni.
Questa è,la mia opinione di fondo. Ne scaturisce una certa difficoltà ad esprimere un parere su questa legge, che peraltro ha impegnato notevoli energie dei funzionari, dell'Assessore, di coloro che l'hanno stesa ed anche in Commissione, tant'è che è stata in molti punti modificata.
Tuttavia, la legge è irrilevante rispetto alle questioni quotidiane dei piccoli Comuni, ai quali in qualche modo è rivolta, e che oggi vivono problematiche drammatiche, come il fatto di non avere una lira. Non è certo con qualche incentivo a rafforzarsi attraverso eventuali fusioni o cose di questo genere che si risolve la situazione; non mi pare che la Regione possa risolvere i problemi grossi dei Comuni, soprattutto di quelli piccoli, in una situazione economico-finanziaria come questa, attraverso questa legge. Gli incentivi saranno comunque irrilevanti e la legge in generale è, a mio parere, sostanzialmente irrilevante. Quindi ho delle difficoltà a votare contro.
Prima si parlava con altri Consiglieri; devo dire che nella situazione attuale, pur non ignorando alcune delle osservazioni fatte dai Consiglieri della Lega Nord, processi di accorpamento, di fusione di piccole comunità locali sono forse da valutare positivamente, perché probabilmente sono anche dei modi per sopravvivere un po' meglio. Non posso dire che lo spirito della legge contrasti o riduca a brandelli questi Comuni piccoli e non posso votare contro leggi di questo genere, quindi non parteciperò al voto su questa legge. Tuttavia, poiché nella discussione, a partire dall'intervento del Consigliere Monticelli, sono state poste altre questioni che riguardano le autonomie locali, spendo qualche parola anche su questo argomento.
Il Consigliere Monticelli ha criticato il fatto che nella legge fosse stata stralciata quella parte che, in qualche modo, ci impegnava rispetto alla questione dell'area metropolitana. La questione dell'area metropolitana, con mia grande sorpresa, viene riproposta alla nostra attenzione; mi pare di capire, infatti, che ci sia una richiesta insistente di andare al voto in Commissione sulle proposte che ci sono e poi di venire a fare un dibattito in aula sull'area metropolitana. Mi chiedo a cosa serva che la Giunta, pur can qualche differenziazione (non da poco) al suo interno, presenti una proposta di delimitazione dell'area metropolitana e su questa faccia due ondate successive di consultazioni con i Comuni. La prima consultazione è stata fatta sul nulla, perché sostanzialmente i Comuni sono stati consultati per chiedere loro cosa pensavano su un qualcosa che ancora non era stato espresso con chiarezza; la seconda consultazione, invece, è stata fatta su un'ipotesi, che io chiamo,di mediazione- fra varie altre, per cui i .Comuni, invece di 23, sono diventati 89, ma non sono diventati quelli dell'intera provincia di Torino.
Ebbene, i Comuni hanno detto di tutto, meno che erano d'accordo su quella proposta. Su sollecitazione di alcuni Consiglieri, fra i quali ricordo il collega Marchini, è stata fatta una consultazione anche delle forze sociali; tutte le forze sociali, dalle Associazioni ambientaliste alla Confindustria, alla Coldiretti, si sono espresse contro quella proposta, oppure hanno sostenuto di condividere altre proposte che erano state presentate. E' vero che poi, alla fine, nelle istituzioni, la logica dei numeri è quella che prevale, ma è possibile che in una situazione di questo genere vengano completamente ignorate tutte le osservazioni che soggetti più diversi fra loro come cultura, come collocazione politica e sociale hanno espresso e si riproponga, sulla base di numeri, una votazione per delimitare un'area, sapendo poi quali saranno le conseguenze pratiche di quella votazione? Non riesco a capirlo! Un anno e mezzo fa, quando si iniziò a discutere seriamente della questione delle città metropolitane o delle province metropolitane, fu fatta una stima sulle risorse necessarie per rendere davvero operativa un'area metropolitana. L'area metropolitana non è cosa da poco: è un nuovo soggetto istituzionale, che probabilmente - e qui ha pienamente ragione il Consigliere Marchini - seppellisce gli altri esistenti. Infatti, l'area metropolitana torinese, nel momento in cui diventasse un V livello istituzionale, sarebbe quello che conta su tutti gli altri, sulla Regione sulla Provincia, sul Comune capoluogo, che a quel punto non sarebbe nient'altro che la testa che ha ingrandito il suo corpo. E' quindi evidente che - ammesso che l'area metropolitana venisse costituita - si avrebbe soltanto un allargamento del ruolo eventuale della città di Torino in un ambito più ampio, in una situazione in cui comunque, a partire dalla città di Torino, non ci sono risorse per gestire gli stipendi, per fare l'ordinaria amministrazione.
Noi, come male minore, abbiamo proposto molto tranquillamente di non creare ulteriori pasticci (quali la moltiplicazione di enti, ecc.) in una situazione come questa; per questo motivo, abbiamo avanzato l'ipotesi di un'area metropolitana coincidente con la Provincia, sapendo bene che era ai limiti della logica di un'area metropolitana. Ora, invece, non dico in questo momento su questa legge, ma la logica complessiva propone di adempiere un po' burocraticamente ad una legge n.142, che, mi pare di capire, anche in Parlamento stanno valutando se stia ancora in piedi o meno (ci sono infatti proposte e idee per cambiarla notevolmente, da quello che mi risulta).
Mi rivolgo in particolare all'Assessore alla pianificazione territoriale per altre questioni grosse, rilevanti; ne cito una fra le tante. Il disegno di legge n. 103, se non ricordo male, ha una certa rilevanza, a mio parere, perché ripropone un dibattito serio sulle problematiche di pianificazione territoriale e quindi, in qualche modo, di un possibile ruolo della Regione. Noi abbiamo modificato quella parte considerata urgente dalla legge , urbanistica n. 56; poi è arrivata in Commissione la legge n.103, abbiamo cominciato a discuterne e ne chiederemo le tracce al Presidente della Commissione, che adesso è impegnato in tutt'altro. Tuttavia, ho l'impressione che non si sia fermata soltanto perché ci siamo dimenticati che in Commissione c'era la proposta di legge n.103, ma perché probabilmente prevalgono altre logiche, altre urgenze.
Concludo. Non voto contro: non partecipo al voto su questa legge perché ritengo che in questo momento sia un lusso per la Regione, per l'Assessore, per questo Consiglio affrontare le problematiche della riforma degli enti locali partendo da una legge come questa.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di intervento, ha la parola per la replica l'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Debbo subito dire che se la dichiarata posizione del Consigliere Marino è una posizione di cortesia politica, sappia che io considero la non partecipazione al voto assai più di opposizione e lesiva della dignità dell'Assessore proponente una legge che non il voto contrario. Significa in buona sostanza, non considerare una fatica che comunque è stata fatta con convinzione e con intensità, che merita quindi un giudizio nella sostanza e, se fosse possibile, anche dei contributi obiettivi che spesso sono mancati sia qui che in Commissione.
Con molta franchezza, dico che frequentemente sento piovere gragnuole di critiche in materia di applicazione della legge n. 142; nei provvedimenti di merito vi è frequentemente un'elusione della responsabilità di proporre modifiche e correzioni che probabilmente sarebbero utili alla comunità piemontese la quale, in ogni caso, queste leggi è costretta ad applicare fin quando esisterà questo Stato, così com'è organizzato con le leggi che ai cittadini sono proposte.
Debbo anche dire che i Comuni di Monasterolo e di Cafasse, nonché il problema posto dal Consigliere Vaglio, non avrebbero avuto la risposta insoddisfacente che hanno avuto se questa legge fosse esistita prima e avesse tutelato di più le esigenze dei cittadini di quelle comunità. Le legittime aspirazioni di alcuni Comuni che intendono attivare l'iniziativa per la costituzione delle nuove Province avrebbero le stesse difficoltà incontrate da altri Comuni se questa legge non esistesse e non fosse approvata dal Consiglio regionale.
Voglio ancora dire che la questione Mappano, con ogni probabilità avrebbe avuto una risoluzione diversa, se questa modestissima indifferente, irrilevante, offensiva legge fosse stata approvata a suo tempo.
Vi sono leggi importanti, roboanti, leggi che impegnano soltanto la nostra umiltà e il nostro lavoro. Questa è una legge che impegna la nostra umiltà, non la mia personale, ma quella del Consiglio regionale e il nostro lavoro di legislatori che debbono intervenire anche sulle questioni modeste della vita della nostra comunità.
Vogliamo rispondere con questo all'obbligo di applicare la legge n.142 e al tempo stesso anche alla domanda di operare più speditamente e senza contrasti per risolvere alcuni problemi che ci sono tutti i giorni (noi ne abbiamo a decine in Assessorato), che richiedono una soluzione. La modificazione delle circoscrizioni comunali è richiesta frequentemente; la modificazione delle denominazioni pure; la determinazione, la rettifica e la contestazione dei confini comunali e la determinazione delle sedi municipali sono piccoli problemi, ma sono comunque problemi che, come Assessorato agli enti locali, dobbiamo affrontare.
Ebbene, la legge n. 142 ha aggiunto altri temi, quali sono le unioni e le fusioni, su cui tornerò fra qualche minuto, che possono essere ritenuti irrilevanti e riduttivi, ma che in ogni caso una legge dello Stato così propagandata ha proposto a tanti Comuni e a tanti cittadini. Pertanto anche questi due aspetti della legge, quello relativo alle unioni e quello relativo alle fusioni, devono essere presi in considerazione dal Consiglio regionale, che ha il dovere di applicare la legge n. 142.
Mi rendo conto che l'argomento interessa poco, ma sono anche preoccupato di questo, perché non vorrei che nel nostro Paese si pensasse di risolvere tutte le grandi questioni senza leggi, che prevalesse una posizione che se è fondata negli atteggiamenti politici dell'opposizione per esempio quelli manifestati dal Consigliere Chiezzi, non può essere la posizione della grande maggioranza del Consiglio regionale.
L'indifferentismo legislativo che sfiora l'anarchia certamente non anticipa soluzioni positive dei problemi anche grandi che noi abbiamo, se crediamo ancora allo Stato di diritto.
Il Consigliere Chiezzi mi darà atto che quando assunsi la responsabilità di attuazione della legge n. 142, venni in Consiglio regionale segnalando i problemi grossi che l'attuazione avrebbe proposto.
Ricorderà con quanto poco entusiasmo io guardassi alla materia; non credo non ho mai creduto che i meccanismi modifichino sostanzialmente la vita della gente. Credo che 'i problemi gravi della nostra gente rimarranno gli stessi anche dopo questa approvazione. I problemi più minuti, che qualche volta non si misurano in termini economici, possono avere da questa legge una parziale risposta.
Avendo il compito, il tempo e la forza, ho ritenuto di proporre questa legge per sfoltire i compiti che la legge n. 142 ha presentato a questa assemblea. Io ho fede in altri valori più che nei meccanismi: ho fede nei grandi valori nei quali fortunatamente tutti ci riconosciamo che possiamo affermare, ma che passano anche attraverso delle modeste regole del gioco.
Capisco anche che chi fa le regole è meno popolare di chi gioca in campo ma in questo momento, per il tempo che mi è concesso, io devo proporre le regole al Consiglio regionale e a chi è seduto dall'altra parte resta il compito pieno di giocare e di criticare.
Tuttavia - ribadisco il concetto - vorrei che ci fosse qualche contributo in più da parte di chi, snobbando un poco la fatica, ritiene tutto questo assolutamente indifferente. Non mi riferisco - debbo dirlo con molta chiarezza - al Consigliere Chiezzi, che invece ringrazio per il contributo sistematicamente provocatorio, ma assolutamente positivo, che offre in ogni momento della vita delle Commissioni, né mi riferisco ai pochi amici dell'opposizione e della maggioranza che nella legge n. 142 effettivamente contribuiscono a costruire uno schema legislativo che si presume possa in qualche modo servire. Mi riferisco a chi, estraniato dal gioco, non fa che riversare obiezioni di natura generale e generica sulla fatica che si sta svolgendo. Questo modo di procedere non mi sembra giusto e quindi, così come giustamente vengo attaccato per insufficienze, mi permetto di osservare che insufficiente è anche l'azione di chi obietta senza proporre e di chi non crea schemi alternativi alle posizioni da noi assunte.
Caro collega Vaglio, io ho la stessa sensibilità, forse più acuita della tua, in ordine alle piccole realtà, che ho sempre tenacemente difeso e le peculiarità delle quali ho sempre riconosciuto come grandi valori. E' nella storia della mia personale cultura, che viene dalla difesa strenua dei Comuni questa volontà di rispettare le originalità. E se onestamente tu guardassi o avessi guardato o volessi guardare l'impianto della proposta di legge n. 260 scopriresti la grande, sostanziale inutilità nei confronti della fusione e dell'unione dei Comuni di questa legge, quell'inutilità richiamata dal collega Chiezzi. Ciò nel senso che si è rispettata la legge n. 142, si sono creati i meccanismi che consentono, a chi lo voglia, di fondersi, ma non vi è in nessun momento una proposta di coercizione, uno stimolo a superare la situazione attuale. E' vero che sono previsti dei contributi, è vero che ci sono queste possibili incentivazioni, ma ci sono laddove esiste la richiesta di fusione e dove vi sono le condizioni obiettive perché la fusione (e l'unione prima) possa avvenire. D'altra parte, a fianco di questa difesa dei valori delle singole autonomie, vi è anche la necessità di difendere la possibilità di sopravvivenza piena con pieno diritto delle piccole comunità.
Per la lunga esperienza amministrativa che ho, ho constatato frequentemente la debolezza, l'impotenza (per il numero e per la grandezza dei problemi) di queste piccole comunità che dobbiamo aiutare a trovare forme di associazionismo e di cooperazione, perché la loro autonomia sia difesa e perché la funzione che esse svolgono possa essere effettivamente efficace e riconosciuta.
Noi abbiamo attivato da tempo - sono due anni e questo è lavoro oscuro non codificato - un'azione nei confronti dei piccoli Comuni, nel senso non già di fondersi, ma di parlarsi, di superare campanilismi, di scambiare progetti e prospettive, di costruire gli strumenti della cooperazione e dell'associazionismo fra i Comuni, che sono gli unici strumenti che consentiranno di mantenere queste singolarità che obiettivamente sono dei valori, ma che bisogna fare in modo che esistano e che sopravvivano aiutandoli a scoprire le vie per le quali si giunge agli obiettivi che insieme condividiamo.
Se li lasciamo nella condizione in cui sono ora, nella condizione un po' romantica e rosea che viene descritta, li destiniamo sicuramente ad una precoce fine - ascolta bene, collega Vaglio - oppure li destiniamo definitivamente ad essere preda di nuovi padroni, che sono i padroni dei lavori pubblici, che sono i padroni delle forze politiche, delle forze partitiche che cancellano l'effettiva originale autonomia di queste piccole realtà. Partiti che si chiamano in tutti i modi, ieri in un modo, oggi in un altro. Credo nell'autonomia vera di queste piccole comunità e per questo voglio aiutarle ad avere gli strumenti, perché autonomia abbiano effettivamente.
So che in Francia le cose sono diverse, ma so che in Francia vi è anche un sistema formato su una burocrazia diversa dalla nostra; so chela loro possibilità decisionale è diversa da quella che esiste nel, nostro Paese.
Non si possono mai confrontare sistemi che hanno storie e strutture completamente differenti. Vai a vedere le autonomie delle Regioni in Francia, vai a vedere le autonomie dei Comuni in Francia: vedrai quanto è impossibile il confronto, che è stato richiamato dal tuo pure apprezzabile e generoso intervento.
Al collega Monticelli, che ho già ringraziato e che torno a ringraziare per il contributo puntuale e stimolante che insieme ai colleghi Rivalta e Grosso offrono nella Commissione per gli adempimenti della legge n. 142 debbo dire che sull'area metropolitana io sono contento che le cose stiano procedendo con i tempi e gli approfondimenti che si stanno annotando in questi giorni. Sono contento che si sia ripreso onestamente e pulitamente il dibattito. Sono con molte delle preoccupazioni del Consigliere Marino all'interno di questo dibattito. Debbo dire, per un minimo di difesa, che quello che la Giunta doveva fare e quello che l'Assessore doveva fare almeno per l'applicazione così inutile della legge n. 142, è stato fatto.
Ora è un problema del Consiglio regionale. Ma queste lentezze io non le vedo come colpevoli o come gravi; le vedo come un'espressione dei dubbi motivati che ci sono sull'idea di città metropolitane e sull'idea di soggetto istituzionale che quest'area metropolitana deve gestire.
Le parole del Consigliere Chiezzi di un anno ,e mezzo fa sono ritornate nella mia mente frequentissimamente, e sono quelle dei colleghi Miglio e Segre, che hanno richiamato l'opportunità della costruzione di questo soggetto istituzionale intermedio. Ma ugualmente è mia la preoccupazione del Consigliere Rivalta, che non è più possibile andare avanti senza una dimensione metropolitana riconosciuta e governata; intendo assumere appieno tale preoccupazione con il senso della gravità della responsabilità che ne consegue. Vorrei che si passasse dall'idea della città metropolitana o dell'area metropolitana ad una vera e propria politica, metropolitana di tutte le attività che la Regione svolge e che non soltanto la Regione deve svolgere.
Penso che i dubbi in questo caso siano estremamente positivi e mi pare che, con fatica, ci stiamo dirigendo verso posizioni sufficiente- mente comuni. Le prossime settimane, i prossimi mesi vedranno se gli sforzi che stiamo producendo e che sono stati richiamati generosamente dal collega Marchini sono sforzi destinati ad ottenere qualche successo.
A margine di questo dibattito, che è diventato un po' il dibattito sulla legge n. 142, voglio dire quello che ho, già detto in Commissione: l'atteggiamento verso questo problema e verso altri problemi non è mai stato da parte della Giunta e dell'Assessore pro tempore competente un atteggiamento parziale, partigiano, di area di maggioranza; è sempre stato un atteggiamento che ha cercato di fare sintesi, come deve essere in questi casi, delle volontà complessive della nostra gente espresse attraverso il Consiglio regionale.
Non voglio correre il rischio che il Consigliere Bodrero mi ha rappresentato con un proverbio piemontese, che dice: "'l asu 'd Cavour as laudu da lur", ma per completezza del dibattito voglio ricordare al collega Monticelli che abbiamo fatto molto per l'applicazione della legge n. 142.
Poi mi trovo nella condizione depressa in cui mi mettono sempre i Consiglieri Chiezzi, Cucco e Marino, ma noi abbiamo fatto tutto quello che era possibile fare. Non voglio prendere la bandiera del primo, per certamente con difficoltà, abbiamo espresso i pareri per l'istituzione delle due nuove Province piemontesi, abbiamo approvato la legge sui Comitati regionali di controllo, quella sulle Comunità montane, abbiamo fatto questo lungo lavoro preparatorio per sensibilizzare all'associazionismo i piccoli Comuni, abbiamo prodotto il disegno di legge sulla definizione del territorio dell'area metropolitana. Ho presentato collega Marino, il disegno di legge sulla pianificazione territoriale e ti assicuro che spingo perché la Commissione lo prenda in esame.
Credo che sia un problema anche di Commissione. Al dibattito sono pronto a cambiarla totalmente, ma il testo è in Commissione e anche tu, se ritieni, puoi aiutarmi a sollecitarne il dibattito. Ho presentato, primo in Italia, la modifica della legge n.12 sulla base della legge n. 394; abbiamo presentato ora questa legge puramente di tecnica procedurale, ma che risponde ad esigenze obiettive che molti piccoli e grandi Comuni sentono e che ci propongono quotidianamente. Credo di aver finito.
Sono contento che il Consiglio regionale in coda di questa giornata abbia affrontato il "problemino" che è stato posto sul tavolo; mi auguro che venga generosamente approvato. Assicuro, collega Chiezzi, che in materia di pianificazione, con i mezzi modesti che sono riuscito a trovare e con le energie vigorose che ho all'interno dell'Assessorato, anche se non grandi, stiamo cercando di rispondere alla sua richiesta, quanto meno di definire i piani paesistici e spero nei tempi più brevi di portarli all'esame del Consiglio. Non sono tuttavia quelli ai quali tu continui a fare riferimento, perché quelli non sono presentabili per un complesso di ragioni che eventualmente in Commissione approfondiremo. Grazie colleghi comunque, da qualunque parte abbiate assunto le vostre posizioni.
Concludo dicendo che lo stimolo datomi dal collega Tapparo non mi lascia indifferente: non intendo minimamente assumere posizioni asettiche.
Intendo fare leggi che guardino alla sostanza dei problemi, e quando penso all'area metropolitana penso veramente ai problemi urbanistici nell'area metropolitana, ai problemi della distribuzione commerciale nell'area metropolitana, ai problemi dei trasporti nell'area metropolitana; quindi intendo dare delle risposte concrete sotto la definizione formale dell'impianto legislativo che, comunque, in uno Stato di diritto si impone ed è obbligatorio.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1- Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44 secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 32 votanti 27 hanno risposto SI 19 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 32 votanti 27 hanno risposto SI 19 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 Emendamento presentato dall'Assessore Nerviani: al comma sesto, dopo la parola "delibera"il testo viene soppresso e sostituito dal seguente "favorevole all'indizione del referendum stesso".
Si tratta di un emendamento tecnico, come gli altri che seguiranno.
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 24 voti favorevoli, 2 contrari e 2 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri).
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 3 così emendato a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 votanti 28 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
ART. 4 Emendamento presentato dall'Assessore Nerviani: al comma quinto, dopo la parola "delibera" il testo viene soppresso e sostituito dal seguente "favorevole all'indizione del referendum stesso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 24 voti favorevoli, 2 contrari e 2 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri).
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 4 così emendato a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 votanti 28 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 32 votanti 27 hanno risposto SI 19 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
ART. 6 Emendamento presentato dall'Assessore Nerviani: al comma quinto, dopo la parola "delibera" il testo viene soppresso e sostituito dal seguente "favorevole all'indizione del referendum stesso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 24 voti favorevoli e 4 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri).
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 6 così emendato a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 votanti 28 hanno risposto SI 21 Consiglieri si sono astenuti 7 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
ART.7- Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44 secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 32 votanti 27 hanno risposto SI 19 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 32 votanti 27 hanno risposto SI 19 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 32 votanti 27 hanno risposto SI 19 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 32 votanti 27 hanno risposto SI 19 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
ART. 11- Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
presenti 32 votanti 27 hanno risposto SI 19 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
ART. 12 Emendamento presentato dai Consiglieri Buzio, Marengo e Bortolin: il comma quarto è sostituito dal seguente: "Preliminarmente alla formazione del proprio parere, la Regione verificagli orientamenti e le posizioni delle Province e dei Comuni interessati, anche se diversi dai soggetti di iniziativa di cui all'art. 133 della Costituzione".
La parola al Consigliere Buzio per l'illustrazione.



BUZIO Alberto

Magari l'Assessore vuole togliermi dall'imbarazzo, non so se ha già fatto una valutazione di questo emendamento.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Scusami, non ho fatto in tempo a capirlo.



BUZIO Alberto

Pensavo avessi già fatto la valutazione. Questo emendamento è stato presentato con questo spirito. Il quarto comma dell'art.12, così com'è impostato, si rifà alla fattispecie dell'iniziativa formale che riguarda l'istituzione di nuove Province. Infatti, "preliminarmente alla formulazione del proprio parere, la Regione verifica gli orientamenti e le posizioni della Provincia e dei Comuni facenti parte della stessa diversi dai soggetti di iniziativa". Ciò prefigurerebbe la fattispecie dei Comuni che assumono iniziativa ai sensi dell'art. 133 della Costituzione e che potrebbero avere, al limite, posizioni diverse all'interno del territorio.
In questa versione, si fa riferimento semplicemente alla Provincia di origine, alla Provincia madre, senza tener conto della fattispecie di modifiche di circoscrizione provinciale; se non sbaglio, si fa riferimento solo all'istituzione di nuove Province e non alle modifiche di circoscrizioni possibili.
Questo sul piano tecnico, che poi,, naturalmente, ha un significato politico particolare. Ritengo che questa sia una fattispecie da prevedere e non voglio riaprire il capitolo delle Province, su cui abbiamo molto discusso; tuttavia credo che possa essere un'ipotesi da prendere in considerazione, nel caso in cui si facessero le aree metropolitane ammesso che si facciano ancora - o nel caso di istituzione di nuove Province che dovessero vedere elementi di contestazione e quindi possibilità dei Comuni di orientarsi diversamente rispetto ad una situazione precedente. Bisogna tenere conto delle varie fattispecie possibili, tenuto cento che l'orientamento della Regione in passato, per quanto riguarda (istituzione di nuove Province, ha tenuto conto soprattutto dell'autodeterminazione dei Comuni.
Non so se l'Assessore ha colto questo passaggio.
Purtroppo non ho potuto partecipare al dibattito, che mi avrebbe molto interessato, perché questi, argomenti mi interessano pur non facendo parte della Commissione per gli adempimenti della legge n. 142. Per la verità, ho sentito solo le conclusioni dell'Assessore; voglio quindi fare alcuni rilievi, di cui a mio parere si sarebbe potuto tener conto in questo disegno di legge. Intanto, un raccordo con la L.R. n. 4/73 e successive modificazioni si sarebbe forse potuto attuare già in questo disegno di legge. Non solo: poteva essere questa l'occasione sia di passare all'esame di questo testo-legge di procedura - ma anche di rivedere l'altro o perlomeno rivederli insieme, integrandoli. Il discorso delle consultazioni popolari, dei referendum è di grande attualità; in questo senso sono emerse proposte che sarebbe stato interessante prendere in considerazione, anche nel caso di consultazioni, relative alle circoscrizioni provinciali, caso non previsto dal Titolo III della legge del gennaio 1973, n. 4.
Poteva quindi essere questa l'occasione per una rimeditazione più generale dei temi della consultazione popolare, sia attraverso un'integrazione di questo testo con la L.R. n. 4 sia attraverso la possibile modifica della stessa anche in una seduta successiva. Vi è comunque necessità di rivedere la L.R. n. 4/73, alla luce delle novità emerse dal dibattito sulle Province, soprattutto sul tema delle consultazioni popolari, peraltro ripreso ampiamente dagli Statuti dei Comuni, ecc.
Quindi, possibilità diverse, che vedano la partecipazione della Regione come garante; partecipazione non tanto come iniziativa regionale, ma come garante di processi di competenza dei Comuni come, per esempio, la modifica delle circoscrizioni provinciali. Spetta infatti ai Comuni il potere di avviare questa iniziativa. Avrebbe però potuto essere interessante che la possibilità di consultazioni popolari dei Comuni fosse disciplinata quantomeno per quanto riguarda le procedure, da una normativa regionale.
Naturalmente dovrebbe continuare a spettare ai Comuni il sobbarcarsi l'onere finanziario, ma la procedura dovrebbe essere disciplinata, per quanto riguarda la garanzia di consultazioni svolte secondo criteri di serietà, all'interno del Titolo III della L.R. n. 4/73.
Per quanto riguarda la rimanente parte del disegno di legge - ripeto non mi piace intervenire su una discussione generale già svolta. Eventuali osservazioni critiche le tengo per me e mi riservo di avanzarle in sede di commento alla legge, anche se, perla verità, mi pare che si sia persa l'occasione per verificare fino in fondo la volontà della Giunta regionale relativamente ai piccoli Comuni, nel senso di capire se si va nel senso dell'unione e fusione o se si vuole mantenere un atteggiamento di aspettativa, di controllo, di verifica di tipo notarile. Sostanzialmente il gioco continuerebbe ad essere svolto dai Comuni e la Regione si riserverebbe di verificare il rispetto delle regole del gioco.
Non entro in questo dibattito - ripeto - perché non avrei il tempo a disposizione per argomentare con sufficiente chiarezza; mi limito semplicemente a riproporre questo emendamento, che credo di supporto politico, ma soprattutto di carattere tecnico, migliorativo del testo così com'è stato proposto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

L'intervento del Consigliere Buzio mi consente di dire che non è vero che la legge sia inutile, tant'è che ha già sollevato problemi seri, che assillano, per esempio, le aree che il collega ha più care e vicine.
In ogni caso, quanto richiesto è previsto dall'art. 13; anche se sono i Comuni a doversi attivare, la Regione può sollecitare l'assunzione di iniziative referendarie.
Sul merito dell'emendamento, la Giunta accoglie.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 24 voti favorevoli, 2 contrari e 2 astensioni.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 12 così emendato, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 28 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 32 votanti 27 hanno risposto SI 19 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 votanti 28 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri L'art. 14 è approvato.
Emendamento aggiuntivo presentato dall'Assessore Nerviani: dopo l'art. 14 viene aggiunto un nuovo Capo che recita: "Capo IV - Norme finanziarie e transitorie".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 24 voti favorevoli, 2 contrari e 2 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri).
ART. 15 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 32 votanti 27 hanno risposto SI 19 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri L'art. 15 è approvato.
Emendamento aggiuntivo presentato dall'Assessore Nerviani: dopo l'art. 15 inserire il seguente articolo: "Art. 16 - Norme transitorie.
1. Le disposizioni della presente legge non si applicano alle procedure referendarie e legislative inerenti variazioni territoriali o modificazione delle denominazioni comunali in corso nel momento della sua entrata in vigore".
Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44 secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 votanti 28 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri L'art. 16 è approvato.
Comunico che nel proseguo dei lavori si effettuerà ancora una nomina e a fine seduta, si terrà la Commissione.
Si proceda dunque alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 35 votanti 31 hanno risposto SI 20 Consiglieri hanno risposto NO 6 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri La legge è approvata.
Passiamo ora all'esame dell'ordine del giorno n. 467 presentato dal Gruppo Lega Nord, collegato al progetto di legge n. 260.
La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

L'ordine del giorno da noi presentato vuole essere un sunto di due dibattiti, quello che avevamo svolto la settimana scorsa sulla questione del Comune di Monasterolo, e quello di oggi sul disegno di legge appena approvato. Poniamo due questioni molto importanti. La prima, che la Giunta si impegni affinché la legge n. 142 sia modificata in alcuni punti. Abbiamo preso atto delle dichiarazioni del Presidente della Giunta e dell'Assessore che hanno dato la loro disponibilità, qualora venga modificata la legge n.142, a riproporre certe questioni tipo quella dell'autonomia del Comune di Monasterolo Torinese. Questa è un'impegnativa a procedere in quel senso.
Visto che è passato questo disegno di legge e visto che adesso si pu finalmente parlare di due nuove Province, noi avevamo presentato i progetti di legge riguardanti Alba ed Ivrea.
Al riguardo, chiediamo non tanto che si dia una risposta positiva o negativa, ma che la Giunta si esprima a tempi brevi; il sì o il no li discuteremo, ma vogliamo che la questione venga trattata in tempi brevissimi e che, qualora si vada verso il sì, venga promosso l'iter burocratico per portare avanti queste due proposte.
Se qualcuno ha delle pregiudiziali su uno dei due punti, siamo disponibilissimi a votarli per parti separate.
Peraltro, chiedo l'appello nominale sull'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Ci sono delle preoccupazioni che non ci sentiamo di trascurare. Quindi ritengo che sulla proposta ci asterremo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione dell'ordine del giorno n. 467, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, preso atto delle, dichiarazioni dell'Assessore Nerviani e del Presidente della Giunta in seguito al dibattito sulla richiesta dell'autonomia comunale a Monasterolo Torinese e alle richieste di autonomia comunale per Mappano; considerato che la legge n. 142190 rischia di penalizzare fortemente la struttura capillare comunale del territorio piemontese impegna la Giunta ad attivarsi presso il Governo centrale affinché sia modificata in tempi stretti la legge n. 142 /90 per quanto riguarda l'istituzione di nuovi Comuni la Commissione a ridurrei tempi di discussione del progetto di legge di iniziativa regionale di modifica della legge n. 142/90 la Giunta ad esprimersi in tempi rapidi sull'opportunità di promuovere la nascita delle Province di Alba ed Ivrea".
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 4 Consiglieri si sono astenuti 27 Consiglieri L'ordine del giorno è respinto.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

In merito al punto 16) all'o.d.g.: "Nomine", si proceda alla distribuzione delle schede per la seguente nomina:


Argomento: Nomine

- Ente Diritto allo Studio Universitario (art. 19, L.R. n. 16/92). Consiglio di amministrazione. Nomina di quattro rappresentanti (Integrazione).


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Laura Riccetti, Pierluigi Marengo, Carlo Chiama e Leonardo Falduto.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 464 sulla situazione occupazionale alla Vetreria SIV (iscrizione ai sensi dell'art. 51, quinto comma, del Regolamento consiliare)


PRESIDENTE

Propongo l'iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 464 presentato dai Gruppi PCIPDS, DC, Verdi, PSDI, PSI, Rifondazione Comunista.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è iscritto all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
Pongo quindi in votazione l'ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, informato della preoccupante situazione del Gruppo vetrario SIV, appartenente all'EFIM attualmente in liquidazione, presente sul mercato europeo dell'auto con una quota del 22 con un'occupazione di circa 5.200 addetti, di cui 4.000 in Italia negli stabilimenti di Settimo Torinese, Brescia Venezia e Vasto informato altresì che presso lo stabilimento torinese sono occupati circa 400 addetti per la produzione di vetri di sicurezza per autoveicoli preso atto della mancata convocazione presso la Presidenza del Consiglio entro il 20 ottobre scorso, della Federazione Unitaria Lavoratori Chimici (FULL) per l'esame della situazione della SIV, come concordato in occasione del precedente incontro del 7 ottobre fra CGIL-CISL-UIL e il Sottosegretario alla Presidenza on. Fabio Fabbri preoccupato per il mancato finanziamento del piano degli investimenti che permetterebbe un ulteriore sviluppo della Società sul piano europeo e per la non piena operatività delle aziende comportante un calo delle commesse dovuto sia alla contrazione di ordini in corso che al mancato ottenimento di nuove forniture preoccupato per l'attuale situazione di immobi-lismo del gruppo causato dall'incertezza delle prospettive di privatizzazione e dalla non chiara definizione delle condizioni di vendita; considerando positivamente le richieste sindacali in merito al mantenimento dell'unicità del Gruppo SIV alla conferma del centro di ricerca (per il quale lo Stato ha già speso 70 miliardi), alla continuazione del programma di investimenti ed al mantenimento dei livelli occupazionali impegna la Giunta ad attivarsi presso la Presidenza del Consiglio affinché venga urgentemente convocata la prevista riunione fra le parti interessate nonché vengano definite sollecitamente le condizioni di vendita alla luce delle richieste sindacali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Immigrazione - Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame testo unificato dei progetti di legge n. 12 e n. 116: "Interventi a favore della popolazione nomade" (rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 10) all'o.d.g. che prevede l'esame del testo unificato dei progetti di legge n. 12 e n. 116.
Consigliere Peano, ho notato che sulla normativa relativa ai nomadi sono stati presentati moltissimi emendamenti. La Commissione non potrebbe esaminarli in modo da venire in aula con un testo unitario?



PEANO Piergiorgio

Sì, va bene.



PRESIDENTE

C'è quindi una richiesta del relatore, d'intesa con l'Assessore, di rinviare in Commissione la questione per un riesame, in quanto ci sono moltissimi emendamenti.
Pongo in votazione tale rinvio.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il provvedimento è rinviato in Commissione con 29 voti favorevoli, 1 contrario e 1 astensione.



SARTORIS Anna

Vorrei soltanto dire che il Presidente della IV Commissione aveva mandato una lettera a lei, Presidente, specificando che siamo oberati di lavoro, e che questa settimana noi ci riuniremo tre volte. Quindi, non possiamo prenderci anche questa responsabilità.



PRESIDENTE

E' giusto, prendiamo una forte indennità. Io credo che, di regola, le Commissioni dovrebbero riunirsi almeno due volte, perché la Regione cresce e si costruisce anche attraverso il lavoro.



SARTORIS Anna

Degli altri.



PRESIDENTE

No, a cominciare dal mio e poi da quello di tutti. Comprendiamo che la Commissione possa avere dei grandi lavori, però non dobbiamo oberare l'aula di cose che possono essere esaminate in Commissione.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,45)



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