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Dettaglio seduta n.183 del 27/10/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Sollecito risposta all'interpellanza n. 1278 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerente il finanziamento straordinario a favore dell'USSL n. 55 di Verbania per interventi in campo sanitario


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 3) all'o.d.g. "Interrogazioni ed interpellanze", ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.
CHIEZZI Signora Presidente, potrei chiedere una cortesia all'Assessore Maccari?



PRESIDENTE

Certo.
CHIEZZI Grazie, Presidente. La cortesia che chiedo è questa: io ho moltissime interpellanze che attendono una risposta, però, dato che vedo presente l'Assessore Maccari, ve n'è una datata maggio di quest'anno, quindi sono già passati 60 giorni, che mi preoccupa fortemente.
E' l'interpellanza sui lavori dell'Ospedale di Verbania USSL n. 55 per il quale, leggendo la deliberazione assunta dalla Giunta regionale, mi sono venuti molti dubbi, molte preoccupazioni ed ansie. Perché, se la deliberazione è scritta correttamente, si tratterebbe di avere autorizzato lavori non progettati e non appaltati per 3 miliardi e 200 milioni.
Su questa deliberazione, anche personalmente, ho espresso le mie preoccupazioni sia all'Assessore che al Presidente della Giunta. Se l'Assessore fosse pronto, mi piacerebbe discutere anche solo questa interpellanza.



PRESIDENTE

Se l'Assessore è disponibile, io non ho difficoltà a che venga discussa.
L'Assessore Maccari risponde quindi all'interpellanza n.1278 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti.



PRESIDENTE

MACCARI, Assessore regionale



PRESIDENTE

Con riferimento all'interpellanza in oggetto, relativa all'adozione della deliberazione della Giunta regionale n. 145-15181 del 18/5/1992, si comunicano le seguenti notizie e motivazioni.
Il progetto perla costruzione dell'unico com-plesso ospedaliero denominato "Ospedali Riuniti di Verbania" risale al 1967, allorquando si approvò, con decreto prefettizio n. 71797 del 24/7/1967, il progetto generale di massima redatto dall'arch. Massimo Autore di Roma, mentre l'incarico per tutta la progettazione esecutiva venne conferito allo stesso architetto unitamente all'arch. Vincenzo Donini, dirigente del Centro nazionale edilizia tecnica ospedaliera che già collaborò alla redazione del progetto generale.
Il costo dell'opera progettata ammonta a L. 2.839.000.000 contestualmente venne reso esecutivo il primo lotto per l'importo di L.
300.000.000.
Successivamente, con decreto presidenziale n. 84000, in data 25/5/1970 venne approvato il progetto del secondo stralcio per l'importo di L.
100.000.000.
Su questo secondo stralcio venne approvata una perizia suppletiva e di variante per l'importo di L. 350.000.000, con decreto del Presidente n.



PRESIDENTE

88041 del 26/1/1991.



PRESIDENTE

CHIEZZI



PRESIDENTE

Assessore, è sicuro che sia il 1991?



PRESIDENTE

MACCARI, Assessore regionale



PRESIDENTE

Qui ho battuto 1991, non so se è un errore di battitura o meno, dovrei farlo verificare. Ne prendo nota.
Con decreto presidenziale n. 95079 del 271 3/1972 venne approvato il progetto del terzo stralcio per l'importo di 400.000.000.
Con decreto del Presidente della Giunta regionale n. 5547 del 9/7/1984 vengono approvati gli atti di contabilità finale per l'importo di L.
412.409.250 relativi al terzo stralcio, cioè dello stanziamento dato dodici anni prima. Con decreto del Presidente della Giunta regionale n. 50383 del 24/9/1973 viene approvato il progetto relativo al quarto stralcio per l'importo di L. 800.000.000, la cui contabilità finale e relativo collaudo approvato con decreto del Presidente della Giunta regionale n. 6139 il 4/8/1983 (dieci anni dopo), accertano una spesa complessiva per l'importo di L. 791.025.652. Con decreto del Presidente della Giunta regionale n.
2100 del 6/6/1975 viene approvato il progetto del quinto stralcio per l'importo di L. 800.000.000.
I relativi atti di contabilità finale e di collaudo vengono approvati con decreto del Presidente della Giunta regionale n. 6140, il 4/ 8/1983 per l'importo di L. 787.696.491.
Con decreto del Presidente della Giunta regionale n. 4033 del 7/10/1975 viene approvato il progetto generale, aggiornato alla data dell'8/ 9/1975 con un nuovo costo dell'importo di L. 11.000.000.000 rispetto all'originario di L. 2.839.000.000; con lo stesso decreto viene approvato il sesto stralcio per L. 1.300.000.000.
Gli atti di contabilità finale e di collaudo relativi al sesto stralcio vengono approvati con DPGR il 3/7/1984 per l'importo di L. 1.405.041.588.
La maggiore spesa di 105.041.588 è stata coperta per L. 99.739.840 con finanziamento a carico del FSN 1981 e per L. 5.301.748 a carico dell'USSL.
Con DPGR del 6/11/1978 viene approvata la revisione definitiva dei prezzi del terzo stralcio per l'importo di L. 142.912.500, di cui L.138.750.000 ai sensi della legge 16/10/1975 n. 492 e la parte restante di L. 4.162.500 sul bilancio regionale del 1977. Con DPGR del 19/8/1980 viene approvata la spesa relativa al pagamento dell'importo di L. 223.865.102 per interessi legali e di mora maturati per i ritardati pagamenti degli acconti e della revisione prezzi inerenti ai lavori degli stralci III, IV e V lotto (cosa che non abbiamo accettato in questi ultimi conti di pagamento degli interessi). Tale finanziamento è stato concesso in conto capitale all'ente ospedaliero, ai sensi dell'art. 14 della legge 16/10/1985 n. 492.
Con DPGR del 3/11/1982 viene approvata la spesa di L. 90.650.555 per interessi legali e di mora su ritardati pagamenti dì revisione prezzi relativi al IV e V stralcio, cabina elettrica, V stralcio completamento impianti elettrici e cabina di trasformazione e VI stralcio opere edili. Il citato finanziamento viene attribuito sul FSN del 1981.
Questa è una storia esemplare dei tempi dell'edilizia ospedaliera degli stralci, delle lungaggini delle opere che durano vent'anni e, in questo caso, venticinque. Se ben mi pare, il completamento è previsto ancora sull'art. 20. Ma è bene avere la storia davanti, altrimenti diventa difficile procedere. Come dicevo, il citato finanziamento viene attribuito sul FSN del 1981. Con DPGR del 6/11/1979 viene approvata la revisione definitiva dei prezzi relativa al IV stralcio per l'importo di L.
631.802.000. Il finanziamento è ai sensi della legge 16/10/1975 n. 492.
Con DPGR del 19/10/1977 è stato approvato il progetto del VII stralcio per l'importo di L. 3.000.000.000. Il finanziamento viene erogato ai sensi della legge 16/10/1975 n. 492, art. 14. La perizia di variante suppletiva al VII stralcio viene approvata con DPGR il 15/6/1979 per l'importo di L.
3.807.734.128. La maggiore spesa di L. 807.000.000 è stata finanziata sulla legge n. 28/75 con la Cassa depositi e prestiti.
Con DPGR del 16/6/1979 è stato approvato l'VIII stralcio per l'importo di 300.000.000, poi ridotto per ribasso d'asta a L. 289.580.000 con DPGR del 30/11/1979. Con DPGR dell'8/5/ 1980 è stato approvato il progetto del IX stralcio per l'importo di L.1.000.000.000, finanziato con la legge n.
28/75. Con DPGR del 15/7/1980 è stato approvato il progetto del X stralcio per l'importo di L. 1.000.000.000, finanziato con la legge n. 28/75. Con DPGR del 23/10/1980 è stato approvato il progetto dell'XI stralcio per l'importo di L. 650.000.000. Con DPGR del 13/4/1982 è stato approvato il progetto del XII stralcio per l'importo di L. 3.200.000.000, finanziato con la legge n. 492/75. Con DPGR del 25/ 6/1985 è stato approvato il progetto dello stralcio XIII A) per l'importo di L. 1.836.000.000, finanziato per L. 1.000.000.000 con il FSN del 1984 e per L. 635.714.780 con residui dell'ex ente ospedaliero e quindi con una spesa netta di L. 1.653.714.780. Con DPGR n.
4851 del 14/5/ 1987 è stato approvato il progetto dello stralcio XIII B) per l'importo di L. 1.000.000.000 e, successivamente, con DPGR del 25/5/1989 è stata approvata la perizia suppletiva e di variante del medesimo stralcio, per l'importo di L. 1.000.000.000 al netto del ribasso d'asta. Il finanziamento relativo è stato assegnato sul FSN del 1986. Con DPGR del 14/5/1987 è stato approvato il progetto relativo allo stralcio XIII C) per un importo di L. 2.164.000.000, finanziato sul FSN 1986 e con DPGR del 12/5/1989 modificato con DPGR il 28/8/1989 è stata approvata la perizia di variante suppletiva di pari importo, ma al netto del ribasso d'asta. Con DPGR del 25/2/1987 è stato approvato il progetto del XIV stralcio per un importo di L. 1.500.000.000 finanziato sul FSN 1985. Con DPGR del 12/5/1989 è stata approvata la perizia di variante suppletiva di pari importo, ma al netto del ribasso d'asta.
Con decreto del Presidente della Giunta regionale del 14/5/1987 è stato approvato il XV stralcio per un importo di L. 2.836.000.000., finanziato sul FSN 1986 e con decreto del Presidente della Giunta regionale del 2/5/1989 è stata approvata la perizia di variante suppletiva di pari importo, ma al netto del ribasso d'asta. Con DPGR del 6/7/1988 è stato approvato il progetto del XVI stralcio per un importo di L. 4.000.000.000 finanziato sul FSN 1987 e relativa perizia approvata con DPGR del 12/5 1989 per l'utilizzo di ribasso d'asta.
Infine, è stato assegnato il finanziamento di L. 2.500.000.000 sul FSN 1988 per il XVII stralcio.
L'amministrazione dell'USSL n. 55 di Verbania, in relazione alla definizione dei lavori di costruzione della nuova sede ospedaliera di Verbania, ha richiesto ulteriore finanziamento necessario per completare il presidio stesso. In precedenza, l'Assessorato regionale ha ritenuto opportuno sollecitare l'USSL di Verbania a presentare certificati di collaudo, concernenti gli stralci XIII A), XIII B), XIII C), XIV, XV e XVI al fine di determinare l'importo effettivo dei lavori eseguiti, le somme a disposizione, nonché eventuali risorse finanziarie occorrenti.
L'USSL è stata altresì sollecitata a certifica-re i lavori attinenti ai lotti dal VII al XII. Questa verifica è stata quindi ritenuta necessaria dall'Assessorato per stabilire innanzitutto lo stato dei lavori al XVI stralcio e chiudere e regolarizzare ogni pendenza tecnico-amministrativa pregressa, ma anche al fine di consentire all'USSL di richiedere all'organo regionale competente il regolare decreto di approvazione finale dei lavori relativi alla costruzione del presidio ospedaliero ed ex-poliambulatorio Sant'Anna di Verbania.
L'USSL. pertanto, disposti i collaudi come da richiesta regionale e con deliberazione n. 806 del 29/5/1991 ha approvato i relativi certificati di collaudo e le risultanze finali dei lavori eseguiti.
Con la deliberazione che si allega alla presente, regolarmente esecutiva, l'USSL approva i lavori eseguiti, finanziati e non, i relativi quadri economici e richiede alla Regione il finanziamento ad integrazione.
La richiesta dell'USSL di assegnazione di ulteriore finanziamento attiene alla revisione prezzi, alle spese tecniche, agli oneri fiscali, ma anche ai lavori eccedenti il contratto, che non erano prevedibili nel progetto generale ed esecutivo, in particolare per gli impianti di adeguamento a normativa di leggi successivamente intervenute.
Detti lavori, comunque, rientrano ampiamente nel quinto d'obbligo dell'importo contrattuale e sono stati realizzati agli stessi prezzi, patti e condizioni del contratto principale e con ulteriore sconto del 20% sulla opere stesse. Pertanto, un nuovo appalto per l'Amministrazione dell'USSL sarebbe stato antieconomico e certamente avrebbe tardato nel tempo l'apertura del presidio ospedaliero di Verbania, senza trascurare di rilevare che trattasi sempre di lavori di limitata entità.
Quanto sopra detto, in conclusione, risulta meglio esplicitato e chiarito dalla relazione tecni-ca richiesta all'USSL interessata, che viene allegata alla presente, dalla quale si rileva dettagliatamente la situazione di ciascun lotto e le motivazioni che hanno fatto decidere la Giunta regionale di intervenire con un finanziamento straordinario a favore dell'USSL n. 55 di Verbania, dell'importo complessivo di L. 3.375.861.000.
Tale finanziamento comprende anche la liquidazione della differenza dell'importo a saldo, a favore dei progettisti architetti Vincenzo Donini e Massimo Autore, del geometra Vidoli, che concordarono a seguito di apposita transazione un compenso di L. 310.000.000, ed esclude qualsiasi eventuale riconoscimento di interessi di mora sui lotti citati, che sono stati dall'USSL decurtati per circa L. 900.000.000, mentre sono stati richiesti alla Regione interessi legali sulle opere contrattuali nella misura di L.
328.000.000, non riconosciuti dalla Regione nella citata deliberazione regionale.
L'attribuzione dell'intervento straordinario è stata approvata con deliberazione della Giunta regionale n. 145-15181 del 18/5/1992, approvata dal Commissario del Governo della Regione Piemonte in data 3/9/1992. In conclusione, i finanziamenti per la realizzazione del presidio ospedaliero di Verbania ammontano complessivamente a L. 34.121.373.657, di cui L.
156.150.395 per l'ex-poliambulatorio Sant'Anna di Verbania destinato ad uffici amministrativi dell'USSL. il cui costo complessivo è stato di L.
656.150.395.
Darei al Consigliere Chiezzi anche una serie di documentazioni del Comitato di gestione, di atti assunti dall'USSL di Verbania nelle nomine dei tecnici. Da un quadro scritto a matita - ne farò fotocopia - risulta: per lavori non previsti (darò cifre tonde) X stralcio L. 46 milioni XIII stralcio A) L. 244 milioni più L.195 milioni XIII stralcio B) L. 87 milioni XIII stralcio C) L. 205 milioni XIV stralcio L. 194 milioni XV stralcio L. 304 milioni.
Il totale per lavori non previsti, dimenticati nel contratto, ma resi necessari - abbiamo dimenticato, ad esempio, l'accesso al Pronto soccorso e lavori relativi all'adeguamento alle norme di sicurezza - ammonta a L.
1.279.000.000.
Per quanto riguarda l'ex-poliambulatorio Sant'Anna ci sono L.
124.000.000 di opere extra-contratto, L. 17.000.000 di spese tecniche L.14.000.000 di oneri fiscali, per un totale di L. 156.000.000.
Per la revisione prezzi (IX stralcio) ci sono L. 8.000.000, per il X stralcio L. 8.000.000, per il XII stralcio L. 43.000.000, per il XIII stralcio A) L. 134.000.000 più 55, per il XIII stralcio B) L. 95.000.000 più 48, per il XIII C) L. 421.000.000 più 98, per il XV stralcio L.
93.000.000 più 57, per il XVI stralcio L. 89.000.000. Il totale della revisione prezzi su otto stralci è di L. 1.154.000.000.
Per le spese tecniche, e credo siano le spese di progettazione, sul VII stralcio ci sono L. 16.000.000, sull'VIII stralcio L. 2.000.000, sul IX stralcio L. 5.000.000, sul X stralcio L. 4.000.000, sull'XI stralcio L.
5.000.000, sul XII stralcio L. 14.000.000, sul XIII stralcio A) L.
41.000.000, sul XIV stralcio L. 27.000.000, sul XV stralcio L. 57.000.000 sul XVI stralcio L. 8.000.000, per un totale di L. 183.000.000.
Per quanto riguarda gli oneri fiscali, il VII stralcio ha L.
12.000.000, l'VIII stralcio L.. 500.000, il IX stralcio L.1.500.000, il X stralcio L. 3.000.000, l'XI stralcio L. 1.000.000, il XII stralcio L.
4.000.000, il XIII A) L. 35.000.000, il XIII B) L. 25.000 000, ecc. Gli oneri fiscali sono in tutto L. 282.000.000.
Le opere contrattuali del VII e XIII stralcio sono di L. 283.000.000 che sono lavori eseguiti e non pagati. Sugli interessi che erano stati richiesti per circa L. 1.300.000.000 ne ha fatti saltare 900 l'USSL e gli altri li ha fatti saltare la Regione, quindi non sono riconosciuti, anche se, da parte legale, mi dicono che i 328 sono obbligo previsto dal Codice del 5%, comunque la Regione li ha fatti saltare e non abbiamo neanche riconosciuto questi 328.



PRESIDENTE

Prima di dare la, parola al Consigliere Chiezzi, vorrei fare una precisazione. Abbiamo risposto in questo momento all'interpellanza n. 1278 lo dico per l'Assessore Maccari in particolare, perché sullo stesso argomento esiste un'interrogazione richiamata in aula dal Consigliere Zacchera, il quale oggi è in congedo. Allora, l'Assessore si regolerà come ritiene meglio: se dare una risposta scritta al Consigliere Zacchera oppure se rifarla in qualche misura.
MACCARI, Assessore regionale Chiedo scusa, perché avevo una risposta aggiornata e una no. In quella aggiornata avevo fatto aggiungere che l'USSL ha disposto i collaudi come da richiesta regionale e, con deliberazione n. 806, ha approvato i relativi certificati di collaudo e le risultanze finali dei lavori eseguiti dall'arch. Antonio Savoino della Protecne di Torino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI E' interessante sapere che l'arch. Savoino è il collaudatore.
La mia proposta è questa: dato che la risposta è molto complessa inviterei l'Assessore (non so se è possibile a termini di Regolamento), a ritornare su questa risposta con due o tre dati aggiuntivi che oggi non ha fornito. In particolare, quelli relativi alle imprese che in questi vent'anni hanno eseguito i lavori: è sempre la stessa o è cambiata? I direttori dei lavori, cioè, sono rimasti sempre gli stessi o sono cambiati? Dato che ci sono due interpellanze, la mia proposta è che la prossima volta l'Assessore aggiunga, a seguito dell'illustrazione svolta, le ultime notizie, in modo che i due Consiglieri che hanno presentato un'interpellanza possano replicare.



PRESIDENTE

Certo, Consigliere Chiezzi. Infatti mi sono permessa di ricordare che su questo identico argomento c'è, fra quelle richiamate in aula un'interrogazione presentata dal Consigliere Zacchera, il quale oggi è in congedo, quindi la sua parte non decade.
Trattandosi di un'interpellanza, Consigliere Chiezzi, lei ha la facoltà di dichiarare se è soddisfatto o meno, così come è facoltà dell'Assessore Maccari accogliere o meno la sua richiesta. A norma di Regolamento, lei potrebbe tranquillamente dire di non essere soddisfatto oppure di essere soddisfatto e chiudere qui la questione. Se l'Assessore Maccari è disponibile a non chiudere, stante il fatto che comunque l'argomento tornerà, non ho difficoltà a rispettare la vostra volontà. Poich l'Assessore Maccari si dichiara disponibile, aggiorniamo l'interpellanza ad altra data.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione n. 375 del Consigliere Marino ed interpellanza n. 454 del Consigliere Maggiorotti inerenti il progetto sperimentale di assistenza domiciliare integrata sul distretto sanitario 3 dell'USSL n. 30


PRESIDENTE

Passiamo all'esame congiunto dell'interrogazione n. 375 presentata dal Consigliere Marino e dell'interpellanza n. 454 presentata dal Consigliere Maggiorotti.
Risponde l'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore regionale I fondi di parte corrente a destinazione vincolata dal FSN, erogati alle Regioni fino al 1987, erano destinati in gran parte alla promozione di interventi sperimentali per il raggiungimento delle finalità dei progetti obiettivo. Detti interventi, programmati dalle UU.SS.SS.LL. sullabase dei criteri elaborati anno per anno dalla Giunta regionale, potevano essere ammessi al finanziamento a condizione che per il proseguimento degli stessi le risorse fossero attinte dal fondo indistinto di parte corrente.
La sperimentazione di assistenza domiciliare dell'USSL n. 30 ha preso l'avvio da richieste da parte dell'USSL. nell'ambito del progetto per la tutela delle persone anziane. La Regione, riscontrando spunti utili per una sperimentazione di assistenza domiciliare - com'era individuabile sotto il regime del PSSR precedentemente in vigore - ha ritenuto opportuno attribuire sui fondi sanitari di parte corrente vincolata 1985 la somma di L. 150 milioni.
La sperimentazione avrebbe presumibilmente dovuto avere durata triennale; essa comportava però la "verifica annuale dello stato di attuazione, dei risultati conseguiti e dell'effettivo onere finanziario" come testualmente enunciava la deliberazione della Giunta regionale del 3/6/1986, n. 148.
Invia di principio, si sottolinea che l'Amministrazione regionale non ha mai promesso di erogare 450 milioni, divisi in tre tranche da 150 milioni, e conseguentemente l'USSL n. 30 non ha mai potuto vantare un credito di 450 milioni nei confronti della Regione Piemonte.
E' da rilevare che il progetto sperimentale di assistenza domiciliare presentato dall'USSL n. 30 di Chieri si configurava, nel 1986, quale esperienza pilota nei confronti di un intervento intorno al quale era in corso un ampio dibattito, privo però di verifiche concrete di fattibilità.
Per tali ragioni e, in via del tutto eccezionale, il progetto dell'USSL n. 30 è stato finanziato per due anni, anziché per uno soltanto, tenuto conto che interventi analoghi erano in corso in altre UU.SS.SS.LL. e che le varie sperimentazioni potevano utilmente essere messe a confronto per essere valutate anche in termini finanziari.
In conclusione, quindi, i programmi sperimentali di assistenza domiciliare presentati dalle UU.SS.SS.LL., ancorché di diversa durata, non potevano essere finanziati con fondi aggiuntivi per tutto il periodo previsto.
Si fa altresì presente che tutto quanto sopra esplicitato è stato ampiamente chiarito e discusso con l'USSL n. 30 di Chieri, che ha successivamente provveduto a riorganizzare le attività domiciliari.
Relativamente alle altre questioni poste, è opportuno rilevare che il progetto di Castelnuovo Don Bosco, tenuto conto del periodo in cui è stato elaborato, non rientra nella tipologia prevista successivamente dall'ACN di cui al DPR n. 314/ 90, art. 26, e allegato H), ed è caratterizzato da una rilevante connotazione socio-assistenziale in contrasto con le finalità proprie dell'ARI.
Infine, relativamente alla valutazione costi-benefici degli interventi dì cui sopra, si osserva che a tutt'oggi non è possibile una valutazione effettiva in termini finanziari, bensì solo in termini di migliore qualità della vita e dell'assistenza nei confronti delle persone assistite.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.
MARINO Faccio una replica brevissima, in quanto è un'interrogazione preistorica. Non sono in grado di replicare con precisione alle osservazioni e valutazioni un po' generiche dell'Assessore.
Il dato di fondo è che quando si avvia una sperimentazione che coinvolge anziani di 25 Comuni; l'obiettivo dovrebbe essere quello di valutarne i risultati sia sul piano dei costi economici, ma anche, e soprattutto, sul piano dell'alleggerimento del disagio degli anziani facendo diventare la sperimentazione una situazione alternativa digestione del problema di tipo permanente.
A suo tempo, avevo raccolto numerose dichiarazioni sia da persone sia da associazioni: entrambe confermavano del tutto la validità della sperimentazione.
Rileggerò con più attenzione la parte finale della risposta dell'Assessore e prenderò ulteriori informazioni prima di dichiararmi soddisfatto o meno sulla risposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.
MAGGIOROTTI Si tratta di una situazione che è andata risolvendosi nel tempo, posto che - come ha ammesso lo stesso Assessore - il progetto, non rientrando nei criteri definiti (secondo l'Assessore e i suoi uffici), nel progetto obiettivo anziani di assistenza domiciliare integrata, non risulterebbe più finanziabile. In realtà, si trattava di una sperimentazione "per modo di dire", perché vi è una sperimentazione quando si sa su cosa sperimentare.
In questo caso, si trattava di sperimentare l'efficacia di un intervento alternativo al ricovero in istituto, e si potrebbe parlare di sperimentazione solo in questo senso. In caso contrario, non è tanto di sperimentazione che si tratta, quanto dell'avvio di un servizio.
Posto che i criteri per definire l'avvio di un servizio devono basarsi sull'oggettiva valutazione dello stato delle cose, dei bisogni presenti in quella popolazione, e dato che questo bisogno era stato definito, sulla base di dati non facilmente contestabili dagli uffici, da parte degli operatori dei servizi socio-assistenziali di quella USSL. non si capisce sulla base di quale criterio, che non fosse esclusivamente di tipo burocratico e discrezionale, questi fondi siano stati successivamente negati.
Il problema, in questo caso, si sarebbe potuto affrontare all'interno della ricollocazione dell'intervento nel progetto obiettivo anziani previsto dallo stesso Piano socio-sanitario 1990/1992. E' pur vero che il Piano socio-sanitario, per ciò che riguarda questo progetto, rimase sostanzialmente un pezzo di carta.
E' pur vero che l'assistenza domiciliare integrata è stata vista come intervento di natura prevalentemente sanitaria, quando in realtà non pu essere definita tale. Sono infatti prevalentemente di origine sanitaria (Fondo sanitario nazionale) i fondi previsti nel contratto con i medici di base, all'art. 36, allegato H). Tuttavia l'Assessore non ha detto se poi in realtà, questo progetto, non più finanziato e presentato dall'USSL N.
30, sia stato riconosciuto all'interno dei progetti finanziabili con gli 8 miliardi previsti, per l'appunto, per l'attivazione dell'assistenza domiciliare integrata.
Purtroppo il ritardo con cui è stata data risposta a questa interrogazione è segnato dallo stato di fatto, e lo stato di fatto è che quel servizio, riconosciuto in maniera unanime utile dalla popolazione interessata - è fondamentale se si pensa ai bisogni a cui dava risposta quelli di non istituzionalizzare l'assistenza agli anziani non autosufficienti - è andato a conclusione e non si sa quando, in realtà, in maniera organica, potrà essere ripreso.
Tale questione innescherebbe un dibattito più ampio sull'attuazione del progetto obiettivo anziani, rispetto al quale non è solo competente l'Assessore Maccari, ma anche l'Assessore Bergoglio. E' un dibattito che deve tenere conto dell'esigenza che, comunque, debbono essere individuate delle risorse per l'attivazione dell'assistenza domiciliare integrata all'interno della programmazione sanitaria. Dico "comunque", perché questa va definita come priorità e quindi rispetto ad altre scelte discrezionali se discrezionalità non deve esserci, deve essere riportata quanto meno alla Commissione, per esprimere opinioni e decisioni su criteri che, appunto discrezionali più non devono essere.
Mi domando quanto possa essere lasciato alla discrezionalità il decidere l'utilizzo di fondi propri regionali prevalentemente su spese di tipo plurispecialistico ed edilizio rispetto ad interventi riferiti al bisogno di sviluppare fattività di assistenza sanitaria di base. Il decidere per un verso piuttosto che per un altro è segno dell'attenzione che un'Amministrazione ha verso i bisogni dei più deboli. L'impressione è che questa attenzione, nei fatti, non ci sia.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 422 del Consigliere Maggiorotti, richiamata in aula inerente la morte per AIDS di un detenuto


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 422 presentata dal Consigliere Maggiorotti. Risponde l'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore regionale L'interpellanza si riferiva ad un detenuto deceduto e all'incompatibilità tra la cura dell'AIDS e lo stato detentivo, cosa che è stata modificata ancora ultimamente.
Un'adeguata assistenza ai soggetti detenuti affetti da AIDS è stata una preoccupazione costante dell'Amministrazione regionale, che nel corso degli anni ha attivato più iniziative a livello locale, ha richiesto chiarimenti e ha inoltrato proposte alle Amministrazioni centrali interessate al problema.
Nel febbraio e nel marzo del 1988 sono stati promossi incontri presso l'Assessorato regionale alla sanità fra il Presidente del Tribunale di Sorveglianza, l'Ispettorato distrettuale degli Istituti di prevenzione e pena, il Direttore dell'Istituto di Torino e componenti della Commissione tecnico-consultiva regionale per l'AIDS, per illustrare i bisogni di assistenza dei soggetti sieropositivi o affetti da AIDS.
Nel luglio 1989 e nel settembre 1990, nel corso di altre riunioni attivate presso l'Assessorato regionale alla sanità - presenti, oltre alle persone sopra indicate, anche il Presidente dell'USSL TO IV e primari dell'Ospedale Amedeo di Savoia - si è cercato di individuare le migliori modalità di assistenza ai detenuti affetti da AIDS.
La necessità di garantire in carcere un'adeguata informazione e assistenza ai soggetti sieropositivi è stata più volte affrontata nelle riunioni a livello tecnico tenutesi presso l'Assessorato regionale alla sanità e presso l'Istituto Vallette di Torino con i responsabili del Coordinamento tossicodipendenze di Torino; i rappresentanti degli operatori delle UU.SS.SS.LL. di Torino; il Direttore, il Dirigente sanitario, gli educatori, gli psicologi, i volontari del carcere; il Servizio sociale del Ministero di Grazia e Giustizia.
In più occasioni (note del 14/8/1989, 19/ 12/1989, 27/7/1990 20/8/1990, 23/6/1992; riunioni a livello tecnico tra Commissione nazionale per la lotta contro l'AIDS e rappresentanti regionali) è stato richiesto al Ministero della Sanità di chiarire con il Ministero di Grazia e Giustizia tutte le questioni inerenti l'assistenza dei soggetti detenuti affetti da AIDS e di darne tempestiva e congiunta comunicazione alle Amministrazioni locali interessate.
Purtroppo, nessuna risposta è pervenuta a questa Amministrazione, ma in data 13/7/1992 è stato emanato il decreto legge "Disposizioni urgenti concernenti l'incremento dell'organico de Corpo di polizia penitenziaria ed il trattamento di persone detenute affette da infezione da HIV".
Previa acquisizione dei pareri delle Commissioni tecnico-consultive regionali per le tossicodipendenze e per l'AIDS, questa Amministrazione ha tempestivamente inoltrato - con nota del 17/7/1992 - ai Ministri della Sanità e di Grazia e Giustizia, ai Capigruppo della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica e a competenti organi tecnici centrali alcune considerazioni e proposte, con preghiera di volerne tener conto per l'emanazione dei decreti ministeriali e per la conversione in legge.
Con deliberazione del 21/3/1990, il Consiglio regionale ha autorizzato l'USSL TO V ad incrementare l'organico dell'équipe per le tossi codipendenze di n. 16 operatori, di cui 9 da destinare all'assistenza ai detenuti tossicodipendenti e sieropositivi. Con successiva deliberazione del 3/3/1992, il Consiglio regionale ha autorizzato un ulteriore ampliamento della pianta organica del SER.T. dell'USSL TO V di altri 16 operatori, di cui 5 da dedicare all'assistenza ai detenuti tossicodipendenti e sieropositivi Nonostante i ripetuti solleciti scritti telefonie e nel corso di riunioni, l'USSL TO V non ha ancora completato l'assunzione in ruolo di tutti gli operatori autorizzati, ma si è ripetutamente impegnata, anche recentemente, a terminare 1i procedure concorsuali entro breve termine.
I frequenti rapporti formali ed informali tra i servizi dell'USSL TO IV e i competenti servizi dell'Assessorato regionale hanno finora consentito la soluzione di alcuni, ma non tutti problemi dell'Ospedale Amedeo di Savoia del l'USSL TO IV. In particolare, è stato possibili realizzare: l'adeguamento degli organici- de reparti di malattie infettive e dei laboratori; i potenziamento del day-hospital; l'avvio del programma sperimentale di assistenza domicilia re; l'avvio della consulenza della divisione di dietologia dell'Ospedale Molinette per i pazienti ricoverati o seguiti ambulatorialmente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.
MAGGIOROTTI Si tratta di un'interpellanza presentata in occasione di un fatto drammatico: il decesso di un detenuto con AIDS conclamato, avvenuto nell'Ospedale Amedeo di Savoia, presso cui il detenuto era stato trasferito in emergenza a seguito dell'aggravarsi del suo stato di salute.
Tengo a sottolineare che si trattava di un detenuto affetto da AIDS conclamato, ristretto illegittimamente in una sezione carceraria che, come più volte avevamo denunciato anche a seguito di sopralluoghi attuati da rappresentanti di questo Consiglio, non è risultata assolutamente in grado di garantire la qualità della vita a persone con AIDS conclamato.
Ripeto, qui si parla di persone non solo sieropositive, ma affette dalle complicanze e dalla sintomatologia caratteristiche della sindrome di immunodeficienza acquisita, quindi soggetti più deboli rispetto all'attacco di agenti infettivi, soggetti in cui una situazione di detenzione non pu far altro che danneggiare la condizione di difesa immunitaria, stante la nota influenza negativa che tutte le situazioni di depressione anche psichica determinano nel livello di difesa immunitaria.
Queste situazioni erano note e sono note al Ministero, così come erano e sono note all'Assessorato alla sanità; rispetto a queste questioni l'unica soluzione che si poteva trovare era quella di spingere affinché a questi detenuti fosse riconosciuto il diritto alla sospensione della pena e alla detenzione domiciliare. In questo senso al Parlamento sono stati presentati due disegni di legge per la modifica della normativa vigente.
Il decreto del 17 luglio di quest'anno è purtroppo intervenuto in ritardo rispetto alla persona di cui stiamo parlando in questo momento, che ormai è deceduta, così come altri detenuti erano deceduti precedentemente.
A seguito dell'attuazione di questo decreto, mi risulta siano sei le persone con AIDS conclamato (con un numero di T4 inferiore a 100, come prevede il decreto) recentemente liberate; ciò è avvenuto il venerdì di due settimane fa, quindi dal decreto 17/7/1992 sono ancora trascorsi ulteriori due mesi e mezzo prima che lo stesso venisse preso in considerazione da parte del Magistrato, Presidente del Tribunale di Sorveglianza.
Al di là del fatto che comunque altri tredici detenuti con AIDS conclamato (con un numero di T4 superiore a 100) sono ancora reclusi alla V sezione del blocco A del carcere delle Vallette, resta il problema - che qualcuno dovrà porsi, e mi domando chi se lo stia ponendo - dell'assistenza domiciliare ai sei detenuti che sono stati liberati. Posto che le UU.SS.SS.LL. non si stanno ponendo il problema, posto che i servizi sociali non si stanno ponendo il problema (perché la questione non è stato comunicata né alle UU.SS.SS.LL. di competenza né ai servizi sociali di competenza), mi domando chi ci stia pensando; probabilmente ci sta pensando il volontariato, anzi mi risulta che sia così. Ma questa è programmazione sanitaria? Questo è il modo di intendere la difesa della qualità della vita di persone già così duramente segnate?


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 856 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerente alcune questioni all'USSL TO I: appalti, scuole infermieristiche, relazioni sindacali


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione n. 856, presentata dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti, cui risponde l'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore regionale In riferimento all'interrogazione di cui in oggetto, si precisa: Punto 1).
Per fronteggiare la nota carenza di infermieri professionali nei presidi ospedalieri S. Giovanni Antica Sede ed Oftalmico, che perdura nel tempo malgrado i ripetuti avvisi di incarico ed i relativi concorsi espletati dall'USSL. l'USSL TO I ha proposto la stipula di una convenzione con l'Associazione Infermieristica Torinese per l'utilizzo di n. 30 unità di infermieri professionali, messi a disposizione da tale Associazione, per il periodo 1 luglio - 30 settembre 1991.
La Giunta regionale, con deliberazione n. 326-8492 del 2/8/1991, ha autorizzato l'USSL ad intraprendere tale eccezionale iniziativa sperimentata per la prima volta, che comportava un onere di L. 360.000.000.
Il provvedimento regionale stabiliva altresì che il compenso orario per tali infermieri, secondo le tariffe dell'Ordine, fosse di L. 28.000.
L'iniziativa ha consentito di garantire ai pazienti ricoverati livelli accettabili di assistenza nel periodo coincidente con la fruizione da parte del personale dipendente del congedo ordinario. Considerati i positivi risultati ottenuti, l'iniziativa è stata riproposta dall'USSL per i successivi tre mesi decorrenti dall'1 ottobre al 31/12/1991, secondo le modalità e le condizioni sopradescritte, anche al fine di procedere ad un potenziamento delle attività delle camere operatorie per l'Ospedale Oftalmico.
Pertanto, il fenomeno resta circoscritto nella sua entità e nel tempo.
Si ritiene opportuno precisare che la legge finanziaria 30/12/1991, n.
412, all'art. 4, punto 6), prevede - in deroga alla normativa vigente sperimentazioni gestionali di servizi, ivi comprese quelle fornite da soggetti singoli, istituzioni ed associazioni volontarie di mutua assistenza, consorzi e società di servizi.
Punto 2).
Il problema della carenza di personale infermieristico è stato affrontato in modo complessivo con particolare attenzione ai problemi della formazione; pertanto, parallelamente all'implementazione del gettito formativo, sono state ampliate le piante organiche delle scuole, dotandole di personale (soprattutto monitori), in numero idoneo per affrontare in modo adeguato la formazione; rispettando i criteri e i parametri di personale, già indicati nel regolamento delle scuole per operatori sanitari, approvato con deliberazione del Consiglio regionale n. 371-11263 del 22/12/1980, ed operando attraverso provvedimenti formali per consentire un sostegno economico ad infermieri provenienti da altre Regioni nella prima fase di trasferimento.
Punto 3).
Circa l'applicazione da parte della medesima USSL degli istituti contrattuali di cui agli artt. 49, 51, 52 e 63 del DPR n. 384/90, si sottolinea che la deliberazione con cui il Consiglio regionale ha provveduto a recepire i contenuti dell'Accordo Nazionale per l'area non medica, di cui al DPR sopraccitato, riguardante fra gli altri gli articoli in questione, è stata resa recentemente esecutiva dall'Organo di controllo e pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione n. 4 del 22/1/1992.
Tale deliberazione è stata notificata alle singole UU.SS.SS.LL. per gli adempimenti di competenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.
MAGGIOROTTI Si trattava di un'interrogazione presentata il 12/11/1991, che si riferiva ad un'iniziativa dell'USSL TO I finalizzata alla copertura estiva di carenze nella figura professionale specialistica presso gli Ospedali Oftalmico e S. Giovanni Antica Sede.
Il problema di questi ospedali, a mio parere, va affrontato tenendo conto della natura particolare di strutture in cui le figure professionali anche infermieristiche, si trovano a dover operare. Si tratta, nel caso del S. Giovanni Antica Sede, di struttura che è sede di polo oncologico a livello regionale e per quanto riguarda l'Oftalmico dipolo oftalmologico regionale.
Dire che queste due dizioni di polo siano inadeguate stante la situazione attuale è dir poco. In realtà, sono dei "polini" e non dei poli di fatto non sono mai stati messi in condizione di funzionare, tant'è che per quanto riguarda il S. Giovanni Antica Sede è attualmente in atto un'iniziativa privata che attiverà a Candiolo un secondo polo. Si tratta di capire secondo quali criteri e con quali integrazioni con il primo, con quale possibile convenzionamento con il Servizio sanitario regionale, ma questo è altro discorso.
Per ritornare al S. Giovanni Antica Sede, occorre sottolineare come la figura infermieristica sia sottoposta, per il tipo di patologia, a forti stress, in particolare psicologici, a fronte della curabilità, ma non guaribilità della patologia tumorale di cui si fa carico questa struttura ospedaliera. Si tratta di un ospedale rispetto al quale la Regione avrebbe dovuto porre maggiore attenzione ad una serie di iniziative che potevano essere prese.
Certo, in termini di emergenza, quella del convenzionamento poteva sembrare la strada più facilmente praticabile, ma a monte ci si domanda quanto è stato fatto per evitare che ci si venisse a trovare in questa emergenza, essendo perfettamente prevedibile che avvenisse una carenza di personale infermieristico nei mesi estivi e, d'altra parte, la convenzione è stata rinnovata anche quest'anno.
Ciò significa che in realtà poco o nulla è stato fatto per risolvere il problema della funzionalità di questo ospedale, così come poco o nulla è stato fatto per risolvere il problema della funzionalità dell'Ospedale Oftalmico. E dire che le soluzioni potevano esserci, innanzitutto potenziando l'attività di formazione infermieristica all'interno dell'Ospedale Mauriziano che, in realtà, con i diplomi che vengono rilasciati ogni anno, riesce a coprire a malapena il proprio turn-over quindi, non è neanche da pensare che si possa procedere ad una copertura del turnover in due poli specialistici regionali, quali sono il S. Giovanni Antica Sede e l'Ospedale Oftalmico. Il problema del potenziamento di quella struttura di formazione non è quindi stato posto e non è stato affrontato in maniera determinata, benché da più di sei anni si parli di una seconda scuola infermieristica gestita direttamente dall'USSL TO I, posta la non disponibilità dell'Ordine Mauriziano di potenziare la struttura formativa già esistente.
Nella lettera che il personale infermieristico ci aveva mandato, nel denunciare la situazione del 1991 si suggeriva tra le altre cose il miglioramento del pre-salario degli allievi delle scuole per infermieri professionali. Il miglioramento c'è stato, tuttavia è assolutamente inadeguato rispetto ai livelli di altre Regioni e a quelle che erano le aspettative degli stessi allievi. Tra l'altro ci è noto, per contatti avuti, che in realtà questo miglioramento non è stato ancora erogato e che agli allievi del terzo anno spettano gli arretrati a partire dall'1 gennaio di quest'anno.
Ci domandiamo cosa si attenda a rendere esecutiva quella deliberazione e a trasferire i finanziamenti necessari alle UU.SS.SS.LL. dove hanno sede le scuole per infermieri professionali. Si tratta per questi brevi accenni di riesaminare tutta la situazione. Noi pensiamo che non siano assolutamente sufficienti le iniziative finora assunte, soprattutto per quanto riguarda la città di Torino. Proprio a Torino, infatti, si sente maggiormente il peso della carenza di infermieri, cosa che non avviene per le UU.SS.SS.LL. fuori Torino, tant'è che ai concorsi banditi dalle UU.SS.SS.LL. di Torino cominciano a presentare le domande anche infermieri diplomati presso scuole per infermieri professionali di altre Province e di altre UU.SS.SS.LL. della Provincia di Torino. Questo significa che per Torino non è stato fatto molto, anzi è mia convinzione che sia stato fatto poco in relazione al fatto che il 50% dei ricoveri che avvengono nella Regione si realizzano nei presidi ospedalieri della nostra città; quindi presumibilmente le risorse dovevano essere concentrate per il potenziamento delle scuole gestite dalle UU.SS.SS.LL. di Torino, cosa che invece non è avvenuta.
In questo senso, non si può essere assolutamente soddisfatti della risposta dell'Assessore, che non pone alcuna prospettiva rispetto alla soluzione di problemi che restano drammatici.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazioni n. 1053 del Consigliere Tapparo e n. 1065 del Consigliere Chiezzi inerenti il ventilato trasferimento della Società Baltea S.p.A. del Gruppo Olivetti dal Comune di Leinì alla Valle d'Aosta


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare congiuntamente, l'interrogazione n. 1053 del Consigliere Tapparo e l'interrogazione n. 1065 del Consigliere Chiezzi.
Risponde ad entrambe l'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore regionale La Società Baltea, come i colleghi interroganti sanno, appartiene al Gruppo Olivetti e produce accessori per macchine da scrivere e stampanti.
Occupa circa 500 lavoratori negli stabilimenti di Leinì e di Mappano quest'ultimo, di dimensioni minori, occupa meno di 50 dipendenti.
Nei mesi scorsi sono circolate al riguardo voci di possibili spostamenti di lavoratori da Leinì verso la Valle d'Aosta. Da ripetute richieste di informazioni, i responsabili della Olivetti interpellati in proposito respingono ogni ipotesi in tal senso e ribadiscono che, ad oggi non vi sono piani di spostamento delle lavorazioni Baltea che quindi rimangono, almeno a dichiarazione dell'azienda, ubicate nelle attuali localizzazioni di Leinì e Mappano.
Per la verità, queste dichiarazioni non hanno controprova, ma in questo momento sono l'espressione ufficiale da parte dell'azienda. Se vengono quindi per il momento fugati i timori di un nuovo colpo all'occupazione nell'area torinese, almeno su questo versante (si moltiplicano quotidianamente altri segnali piuttosto negativi, alcuni dei quali spero di non doverli dire drammaticamente nei prossimi giorni, di quantità enormi) rimane però sul tappeto la questione della capacità della Valle d'Aosta di rendere appetibili gli insediamenti produttivi sul proprio territorio grazie a facilitazioni e incentivi dovuti, fra l'altra, al rapporto comparato con una Regione a Statuto speciale.
La Regione Piemonte è ovviamente contraria a forme di concorrenza di questo tipo, soprattutto perché riguarderebbero rilocalizzazioni e non nuove iniziative,, e lo ha più volte pubblicamente espresso; ciò nonostante non può non rilevare come ciò discenda da competenze attribuite dallo Stato alle Regioni a Statuto speciale e dalle loro capacità di spesa assolutamente non paragonabili a quelle delle Regioni a Statuto ordinario e nel rapporto comparato nella fattispecie a quella della Regione Piemonte.
La Regione Piemonte, ad oggi, dispone di strumenti ordinari e di scarse risorse. Per attivare una reale e concreta politica industriale, occorre una ridefinizione complessiva degli assetti istituzionali e delle loro competenze di intervento, nonché la disponibilità di risorse finanziarie adeguate.
Sullo specifico, rilevo che al momento attuale non si registrano da quelle voci momenti di acclarata accelerazione, quindi rispondo in questo senso ai Consiglieri interroganti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO La ragione dalla mia interrogazione deriva dalle voci che si erano diffuse sulla Baltea S.p.A., le quali erano rafforzate dal fatto che, in anni precedenti, pezzi di apparato produttivo della Olivetti si erano già trasferiti in Valle d'Aosta. Cito solo il caso della parte di produzione di periferiche che da S. Bernardo di Ivrea si è trasferita nella bassa Valle d'Aosta. La mia interrogazione aveva l'obiettivo di anticipare questo processo.
Nel prendere atto della risposta dell'Assessore, tuttavia sottolineo all'Assessore e al Consiglio la necessità di stare in guardia rispetto a queste capacità di attrazione da parte delle Regioni a Statuto speciale.
Per fortuna, abbiamo accanto una Regione come la Valle d'Aosta, che è piccolina, perché se fosse una Regione di due o tre milioni di abitanti con le possibilità che ha nelle politiche industriali, assorbirebbe senza dubbio pezzi importanti del nostro apparato produttivo.
L'Assessore ha evocato il rischio che tra poche ore o poche settimane ci possano essere notizie drammatiche per quanto riguarda l'apparato industriale piemontese. Intanto, nel settore dell'indotto auto la gran parte delle imprese sta a guardare e non investe più, perché vuole capire che cosa succede; in secondo luogo, vuol capire anche il significato dell'esperienza Melfi, in cui sono polarizzati pezzi di indotto significativo.
Tutto questo oggi sta provocando, in modo strisciante, il blocco delle assunzioni e il non reintegro del turn-over in una situazione già ferma c'è dunque un danno ulteriore per quanto riguarda l'occupazione. Se poi lo estendiamo al settore tessile e abbigliamento, dopo le scelte del Gruppo Finanziario Tessile dovremo - caro Assessore Cerchio - stare molto attenti e pensare che, se non ora, tra alcuni mesi si potrebbero determinare in Piemonte aspetti rilevantissimi sul piano occupazionale; magari non tutti concentrati a grossi blocchi come potrebbe dare a pensare qualche grande industria, ma certamente, seppure in modo strisciante, alla fin fine gli effetti per il nostro sistema produttivo e per i nostri livelli occupazionali sarebbero gravissimi.
Ringrazio l'Assessore per la risposta e per l'assicurazione che comunque non deve essere occasione per stare tranquilli, ma anzi deve servire ad accentuare la capacità nostra di cogliere i segnali negativi che si stanno determinando nell'apparato produttivo piemontese.



PRESIDENTE

Comunico che al Consigliere Chiezzi, assente dall'aula, verrà inviata risposta scritta.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione n. 1091 del Consigliere Maggiorotti inerente le procedure e i criteri per l'assegnazione di contributi finanziari ad associazioni di immigrati extracomunitari


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 1091 presentata dal Consigliere Maggiorotti. Risponde l'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore regionale Mi consentirete un esordio un po' particolare. Tengo a precisare che questa interrogazione è iscritta all'o.d.g. dal mese di luglio dell'anno scorso, e ciò non per motivi dell'interrogante né di chi deve rispondere.
Come alla stragrande maggioranza, per non dire la totalità, delle interrogazioni che mi competono come titolarità, rispondo, nei limiti del possibile, quasi tempestivamente, ma sono un Assessore che si trova sempre in coda. Dico questo, perché vedo che tale interrogazione è stata anche richiamata, ma tengo a ribadire che ero pronto a rispondere dal mese di luglio.
Entrando nel merito dell'interrogazione, la stessa concerne il piano di erogazione dei contributi per l'anno 1991 in applicazione della L.R. n.
64/89 (precedentemente coperta dalla legge n.1/87), approvato dalla Giunta regionale con propria deliberazione del 30/12/1991.
In particolare l'interrogante, nell'esprimere valutazioni negative sui finanziamenti erogati, chiede di ottenere alcune delucidazioni circa le modalità di attuazione della L.R. n. 64/ 89 in ordine all'individuazione dei beneficiari dei contributi, ai criteri adottati per l'approvazione dei progetti, nonché all'istituzione della Consulta regionale per i problemi dei lavoratori extracomunitari e delle loro famiglie.
Al riguardo si precisa quanto segue.
Informazione.
Fin dal primo anno di attuazione della legge regionale, certamente difficile nell'applicazione e anche nella conoscenza certa delle realtà che variano con ritmi intensi di modificazione delle strutture associative degli stranieri extracomunitari, ci si è posti il problema di un'efficace informazione nei confronti dei soggetti suscettibili di finanziamento.
Si era quindi ritenuto opportuno scrivere agli interessati, così come individuati dalla legge, invitandoli a presentare le domande di contributo entro i termini di legge, unitamente alla necessaria documentazione (lettera prot. n. 384 dell'Assessorato al lavoro del 29/1/1990).
L'iniziativa attivata - lo dico per conoscenza, peraltro il collega Consigliere ne è a conoscenza, perché vive anche un'esperienza conoscitiva di questo spaccato della società - ha permesso di mettere in luce una realtà estremamente complicata.
Infatti, nel presentare i progetti e le relative richieste di contributo, molte Associazioni comunicavano anche i repentini cambiamenti di Presidenza e/o di Comitato direttivo o altro che riguardasse i loro vertici decisionali. Ci si trovava pertanto di fronte ad un universo in continua evoluzione, in continua modificazione, in continuo cambiamento che richiedeva particolare attenzione.
Successivamente, tenuto conto dell'esperienza nel frattempo maturata legata ad una legge nuova e quindi ad una fattispecie anche nuova di conoscenza da parte dell'Assessorato e delle strutture, si è provveduto ad aggiornare l'elenco delle Associazioni e delle organizzazioni operanti a favore degli immigrati previsti dall'art. 19 della L.R. n. 64/89.
A tal fine, si è avviato una sorta di censimento interpellando le Associazioni di immigrati extracomunitari presenti in Piemonte, con preghiera di voler fornire ogni utile ragguaglio circa i mutamenti avvenuti repentinamente, sempre nel loro interno, di cui non si era ancora venuti a conoscenza per vie verbali (lettera citata del 9/5/1991). In proposito occorre sottolineare come la comunicazione verbale sia obiettivamente ritenuta, da questo tipo di utenza, il mezzo più idoneo per instaurare efficaci rapporti anche con l'ente pubblico. Ciò, come è noto, soprattutto in considerazione delle difficoltà che gli immigrati incontrano nell'impatto con la nostra burocrazia, le cui regole obiettivamente non si conciliano con schemi mentali e culturali spesso totalmente differenti da quelli con i quali ci si confronta abitualmente. Di conseguenza, oltre ai consueti mezzi ufficiali di pubblicazione degli atti emanati dall'Amministrazione regionale (Bollettini Ufficiali, ecc.) e/o all'informazione attraverso note scritte, si sono forniti i ragguagli anche verbali ai rappresentanti delle Associazioni degli immigrati in merito alla possibilità di richiedere i contributi previsti dalla legge, cogliendo l'occasione, ad esempio, durante la consegna personale dei dati richiesti con il censimento accennato (Statuti ed altre richieste di documentazioni).
Tale metodo si è rivelato apprezzabile, ancorché artigianalmente empirico in quanto il numero delle Associazioni degli immigrati ammesse a contributi nel 1991 è addirittura aumentato rispetto a quello del 1990. Quanto sopra ad ulteriore riprova della maggiore efficacia del rapporto interpersonale con i rappresentanti delle Associazioni stesse, che l'Assessorato ha inteso privilegiare ed affiancare a quello certamente più consono ad un ente pubblico, quale l'informazione scritta, ma altrettanto sicuramente meno immediato e forse producente.
Secondo quesito: criteri. Quanto all'attuazione ed alla verifica dei progetti approvati, si fa presente che in applicazione di quanto disposto dall'art. 23 della legge n. 64, la Giunta regionale con propria deliberazione del 14/10/ 1991 ha approvato il programma di interventi da realizzarsi nel 1991, il quale fra l'altro prevede le modalità di erogazione dei contributi ai soggetti aventi diritto. Pertanto, oltre all'entità massima della spesa messa a contributo (50% della spesa indicata), si prevede altresì un meccanismo di verifica del progetto, che comporta addirittura la revoca del contributo qualora si riscontrino differenze fra la realizzazione del progetto stesso e l'iniziativa finanziata, ovvero irregolarità contabili commesse dai beneficiari ammessi al contributo medesimo. Inoltre, la stessa deliberazione della Giunta regionale del 30/12/1991, oggetto dell'interrogazione, subordina l'erogazione del contributo assegnato alla presentazione da parte degli interessati di idonea documentazione amministrativa, che sia comprovante l'attuazione dei progetti finanziati, ovviamente nei termini sopra indicati.
Terzo problema: istituzione della Consulta per i problemi dei lavoratori extracomunitari: Per spiegare le motivazioni che impediscono concretamente e realmente l'istituzione della Consulta, occorre fare una sorte di cronistoria. Questo Assessorato, fin dai primi approcci alle problematiche nuove attinenti al problema dell'immigrazione extracomunitaria, aveva sostenuto l'opportunità di un organismo che attraverso un meccanismo di consultazione a più livelli di rappresentatività, consentisse una politica regionale in materia di immigrazione più puntuale ed efficace. Credendo fermamente nella validità di un simile organismo, si era approdati all'emanazione della legge n. 64 prevedendo all'art. 41a Consulta. Non limitandosi alla sola programmazione di interventi, l'Assessorato provvedeva ad inviare la nota n. 3943 del 22/11/1990 a tutti gli interessati, al fine di acquisire ogni utile elemento atto a comprovare il possesso dei requisiti di legge e poter procedere all'istituzione della Consulta stessa. Nel frattempo, per giungevano segnali da più, parti che facevano venir meno gli iniziali entusiasmi e soprattutto confutavano le motivazioni di opportunità a sostegno della Consulta, così come previsto dalla legge.
Una prima esperienza negativa, con la quale ci siamo confrontati in modo più ravvicinato, fu quella del Comune di Torino. Come è noto, il Consiglio comunale di Torino, su proposta della Giunta, deliberò nel 1987 l'istituzione della Consulta comunale per i cittadini stranieri. Purtroppo l'Amministrazione comunale poté appurare, durante il breve periodo del funzionamento della Consulta, come i membri designati dalle Associazioni degli immigrati non avevano una reale rappresentatività delle comunità da cui essi provenivano. Non potendo quindi sostanzialmente avere un quadro reale delle istanze dei cittadini ai quali il Comune di Torino avrebbe dovuto dare delle risposte, si rese opportuno non rinnovare la Consulta nel Comune di Torino, dopo la sua scadenza avvenuta nel 1990. Volendo comunque affermare lo spirito partecipativo della Consulta, è stata elaborata una proposta tecnica che, ovviando alla delega, prevede tra i componenti della Consulta stessa i rappresentanti dei cittadini extracomunitari eletti direttamente dalle comunità presenti sul territorio. Il Comune di Torino è in attesa di tradurre tale proposta in termini operativi.
E' evidente come una simile esperienza - ho voluto richiamarla perché è emblematica, in quanto a Torino si insedia la stragrande maggioranza delle Associazioni strutturali sul piano della rappresentanza dei cittadini extracomunitari - avvenuta nella città piemontese che più rispecchia la situazione esistente in tutta la Regione, possa aver condizionato le scelte dell'Amministrazione regionale. Non solo l'esperienza di Torino può essere presa in considerazione; recentemente, il 4/5 giugno scorsi, a Grado si è svolto il Convegno promosso dalla Regione Friuli-Venezia Giulia dal titolo "Incontro Consulte regionali dell'immigrazione. Politica regionale d'accoglienza", al quale ha partecipato anche la Regione Piemonte. In tale occasione, illustri relatori, nel presentare le proprie tesi sul tema dei processi di integrazione e di intolleranza, arrivarono alla conclusione che le Consulte regionali attualmente operanti, così come sono state composte non garantiscono l'effettiva rappresentanza dei cittadini extracomunitari immigrati in loco e che pertanto non costituiscono una seria sede di proposta di soluzioni ai problemi connessi al fenomeno immigratorio.
Malgrado ciò, i relatori di quel Convegno non proponevano soluzioni alternative, ma dichiaravano di aver valutato la situazione e di studiare possibili ulteriori percorsi.
Quanto esposto avvalora la tesi secondo la quale la Regione Piemonte ha preferito temporeggiare, in attesa di costituire una Consulta che fosse in armonia con gli ideali che ne avevano obiettivamente ispirato l'esistenza.
In questo senso, però, non abdichiamo ad affrontare il problema; è allo studio degli uffici competenti, in questi mesi, un disegno di legge di modifica della legge n. 64 che dovrebbe proporre un'alternativa alla cooptazione prevista dall'art. 4 della legge stessa, proprio per dare una risposta giusta; la norma, infatti, deve contenere questo riferimento.
Un possibile sistema che garantisca una legittimazione democratica dei membri rappresentanti cittadini extracomunitari del Piemonte potrebbe essere l'elezione diretta. L'Assessorato sta cercando di andare in questa direzione, consapevole del fatto che organizzare elezioni di questo tipo non è certamente cosa facile; si tratta di una risposta da ricercare insieme. In questo senso, accoglierò tutti i suggerimenti di quei Consiglieri che, soprattutto su questo versante, con grande attenzione sono stati attivi partecipi al superamento di questa emergenza: vorremmo farlo insieme. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.
MAGGIOROTTI Ringrazio l'Assessore per la risposta; chiederei di averne il testo scritto.
Per quanto concerne i contenuti dell'interrogazione, la prima impressione era che non ci fosse un piano definibile come tale nell'erogazione dei contributi; un piano, cioè, che rispondesse a criteri di priorità. Mi era sembrato che priorità non ci fossero, ma che fosse stata attuata una distribuzione a pioggia di contributi che, in alternativa, non si sapeva come destinare.
Tra i gruppi destinatari di questi contributi vi erano Associazioni di immigrati, ma non solo: c'erano, e ci sono Associazioni gestite non da immigrati, ma che di questi si occupano, così come Associazioni di volontariato - non di immigrati - ed enti locali.
Si tratta di capire - personalmente non vi sono riuscito - quale immagine intendesse darsi l'Assessorato ed i relativi funzionari, ovvero a quali finalità intendessero rispondere con queste contribuzioni.
Personalmente, sono dell'idea che sia meglio destinare i pochi quattrini disponibili a poche iniziative - la cui attuazione, tra l'altro è più possibile tenere sotto controllo - piuttosto che a molte, di contenuto insignificante o quasi, rispetto alle quali si ha l'impressione di erogare, invece che contributi, beneficenze.
Chiedo se la priorità indicata, almeno per il futuro, verrà tenuta in considerazione. E questo vale anche e soprattutto per la questione dei criteri. Non escludo che alle Associazioni si debbano erogare contributi ma non si devono escludere le iniziative gestite da enti locali, che rispondono a criteri di vere priorità (vere nel senso che sono legate a condizione di necessaria sopravvivenza e di qualità della vita, quali il diritto alla casa, alla salute, al lavoro, alla formazione professionale).
Relativamente alla costituzione di una Consulta regionale, concordo sull'esigenza di creare il massimo di democraticità nell'individuazione dei rappresentanti delle Associazioni, peraltro difficilmente - almeno alcune individuabili secondo il nostro criterio di associazione di volontariato perché hanno regole interne diversificate. Occorre adottare il livello massimo di consultazione, per trovare il massimo accordo possibile sulle regole del gioco che sarà necessario darsi.



PRESIDENTE

Sospendo la seduta per alcuni minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 12,05 riprende alle ore 12,30)


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta riprende.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Cantore, Coppo, Croso Fiumara, Lombardi, Montabone, Picchioni, Vetrino e Zacchera.



PRESIDENTE

b) Presentazione progetti di legge



PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Enti strumentali

Dibattito sugli enti strumentali e documenti connessi


PRESIDENTE

Passiamo al punto 6) all'o.d.g. che prevede il dibattito sugli enti strumentali e documenti connessi.
Si è convenuto che interverrà il Presidente della Giunta regionale per la sola illustrazione; nella prossima seduta verranno illustrati i documenti presentati; seguirà un dibattito sulle posizioni complessive espresse precedentemente. La parola al Presidente della Giunta regionale Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Come Giunta, abbiamo anticipato ai Gruppi il testo della comunicazione al Consiglio regionale del Presidente della Giunta regionale concernente la presentazione di un progetto di riordino degli enti strumentali e delle partecipazioni azionarie.
Come premessa, voglio ricordare che il tema del riordino degli enti strumentali e' del riesame della loro funzione è stato annunciato già ad inizio legislatura, ed è parte non marginale del documento della Giunta regionale. Nel documento programmatico della Giunta regionale si era soprattutto segnata la volontà di riesaminare a fondo anche la validità di talune partecipazioni ed enti strumentali, e si usava un aggettivo, in modo impietoso. Credo che questo sistema e questo aggettivo siano stati ampiamente usati, in questi due anni, forse non su tutto l'arco, ma certamente c'è stata un'azione conseguente. Voglio anche ricordare ché nel settembre 1991 si è presentato un altro documento all'esame, del Consiglio regionale, documento che, nel maggio dello stesso anno, era stato preceduto dalla presentazione al Consiglio regionale di un'ampia relazione sulla materia, con tutte le schede dei vari enti strumentali e delle varie partecipazioni. Non soltanto, ma nel luglio di quest'anno in Commissione abbiamo presentato una relazione sullo stato economico delle varie società.
Infine, abbiamo dato attuazione alla legge sulle nomine, che prevedeva si facesse una relazione o comunque una comunicazione alla Commissione prima delle varie assemblee. Questa prassi ha trovato grandi difficoltà e credo non sia agibile in modo sistematico, perché se pensiamo che le S.p.A. hanno per legge 30 giorni di tempo dalla presentazione del Consiglio alla convocazione dell'assemblea, ed hanno ulteriori 15 giorni di tempo dopo la convocazione per la presentazione della relazione, cioè la relazione viene messa a disposizione degli azionisti 15 giorni prima dell'assemblea, c'è una grande difficoltà a poter arrivare tempestivamente all'esame in Commissione di provvedimenti di questo genere.
Tale difficoltà l'abbiamo superata facendo tempestivamente una comunicazione alla Commissione, su tutte le assemblee, soprattutto su quelle di rinnovo, mandando alla Commissione i documenti relativi. Si pu dire, quindi, che nel complesso - e mai come in questa legislatura - c'è stata attenzione al problema degli enti strumentali, perché questa legge pur risalendo alla legislatura del 1980/1983, non aveva mai avuto corso ed applicazione; è stata data quindi applicazione a questa legge di informativa della Commissione sulle assemblee e sulle nomine via via fatte ed abbiamo cercato di dare una documentazione complessiva che nel passato era mancata.
Nella relazione vogliamo fare riferimento a tre aspetti: ai provvedimenti già adottati, alle valutazioni complessive della Giunta sulla materia ed alle proposte che andiamo a formulare con proposte di riordino complessivo, ma che sono ancora complessivamente aperte. Il taglio della nostra relazione è quello di fare delle proposte che poi sono all'esame del Consiglio per recepire anche dal Consiglio indicazioni e trarre, come Giunta, le conclusioni per le proposte definitive.
Gli interventi realizzati ed in corso di perfezionamento per gli enti strumentali, sono: l'approvazione di una legge disciplinante l'Istituto di Ricerche Economico-Sociali del Piemonte (IRES) - L.R. n. 43/91- cui è conseguita, tra l'altro; l'applicazione del contratto di lavoro dei dipendenti regionali al personale dell'Istituto; la proroga della gestione commissariale dell'ESAP, seguita allo scioglimento di quel Consiglio di amministrazione, in vista di un complessivo ripensamento delle funzioni dell'ente.
Per quanto riguarda le società a partecipazione regionale, si è avviato un progressivo disimpegno dalla STEF in cui la partecipazione azionaria è passata dal 70% al 21%; il controllo della società è stato acquisito da soggetti terzi. L'operazione - realizzata attraverso la rinuncia alla sottoscrizione di aumenti di capitale sociale, ridotto per perdite - è conseguita non tanto a valutazioni in ordine alle prospettive economiche della società, quanto al venir meno di un concreto interesse per l'Amministrazione ad utilizzare le prestazioni STEF in modo sistematico.
In merito alla proposta di alienazione delle azioni di proprietà regionale della società consortile per azioni Consusa, a favore della SITAF, la questione è ancora aperta. Noi avevamo in un primo tempo pensato ad un concambio integrale, poi ad una cessione della Consusa alla SITAF tuttavia, poiché la Consusa è nata con un forte legame alle esigenze locali di programmazione e valorizzazione della zona di Susa e di tutta la zona della bassa Valle di Susa, si va verso una soluzione che dovrebbe comportare un concambio di azioni Consusa-SITAF e la sottoscrizione da parte della SITAF di un impegno a mantenere le indicazioni di sostegno alla zona indicate inizialmente dalla costituzione della Consusa.
Infine, la ricapitalizzazione, prima, e poi lo scioglimento della Promark. Credo che questo sia stato uno dei fatti più significativi e più importanti di questa prima fase della legislatura, perché è la prima volta che si va allo scioglimento di una società regionale, per mancanza di operatività o di ritenuta necessaria operatività da parte della Regione. Si deve anche dire che la liquidazione sta procedendo non negativamente. Il Commissario liquidatore ha trovato una collocazione di alcune mostre rappresentanti in sostanza il patrimonio della Promark, patrimonio non completamente valorizzato come si è giudicato, perché si sono trovati dei prezzi di cessione abbastanza positivi; si potrebbe quindi anche avere una chiusura non negativa dei conti della società, come invece era stata prevista in fase iniziale.
C'è stato anche un parziale disimpegno, o quantomeno un ridotto aumento di capitale della SAGAT. Poiché le risorse scarseggiano e c'è stata la possibilità di rinunciare ad una parte dell'aumento di capitale a vantaggio della Camera di Commercio di Torino, che era interessata a rafforzare la sua partecipazione, abbiamo aderito a questa proposta e ne abbiamo fatto oggetto di una proposta di legge che è stata approvata dal Consiglio.
Voglio segnalare questa indicazione a dimostrazione che la Regione Piemonte non intende tenere fisse le sue partecipazioni nel tempo (e questo è uno dei discorsi di fondo della relazione), ma intende dare flessibilità alle proprie partecipazioni, sia come quota sia come partecipazione integrale, a seconda delle esigenze che emergono.
In sintesi, nel corso del 1991 sono stati approvati i seguenti provvedimenti: sottoscrizione del primo aumento di capitale MIAO (da 200 a 2.500 milioni - spesa 200 milioni) sottoscrizione dell'aumento del capitale Texilia, che è una delle realizzazioni più positive (da 200 a 2.500 milioni - onere L. 1.492 milioni conferimento di beni + L. 400 milioni) sottoscrizione del secondo aumento di capitale SAGAT (da 7.880 a 15.760 milioni - spesa L. 1.200 milioni) quinta sottoscrizione aumento capitale Promark (da 0 a 1.140 milioni spesa L. 647.862 milioni); - terza sottoscrizione aumento capitale SACE dell'Aeroporto di Cerrione (da 1.642,277 a 3.284,554 milioni - spesa L.
766,8 milioni) terza sottoscrizione aumento capitale Cuneo Levaldigi (da 1.642,277 a 3.284,554 milioni - spesa L. 504 milioni) terza sottoscrizione aumento capitale SITO (da 4.000 a 8.000 milioni spesa L. 1.760 milioni); - sottoscrizione terzo aumento capitale Socotras (da 5.175 a 7.762,5 milioni - spesa L. 172,5 milioni).
Si sono altresì avviate nuove partecipazioni, nei termini di seguito indicati: costituzione di Expo 2000 (spesa L. 1.000.000.000) costituzione di Itaca (spesa L. 300.000.000), che è poi stata sospesa perché probabilmente verrà riassorbita attraverso la RTP e di questo abbiamo parlato in Commissione. Non riteniamo ci siano le condizioni perch la società possa stare in piedi da sola partecipazione ad E.C.BIC Piemonte (spesa di L. 200 milioni) costituzione dell'Agenzia per l'Innovazione (spesa di L. 3 miliardi).
L'insieme degli interventi, che hanno comportato un impegno finanziario di rilievo, di oltre 11 miliardi, senza dubbio è di grande significato e dimostra l'impegno della Regione in questo settore.
Sul terreno economico si sviluppano le iniziative connesse al BIC all'Expo 2000, all'Agenzia per l'Innovazione, al Centro di Eccellenza per il Calcolo Scientifico e Tecnologico e la Rete Telematica Piemontese.
Voglio dire qualcosa delle iniziative più importanti: l'Expo 2000 si sta muovendo positivamente. Tra le iniziative concordate con la Regione un'iniziativa di grande peso e di grande importanza, che era nel nostro programma di Giunta del luglio 1990, è stata la realizzazione del Salone della Banca che si è testè concluso. Credo che si debba considerare un grosso successo sia per la valenza che ha avuto sia per gli economisti che ha portato a Torino, in un momento particolarmente delicato della situazione economica e finanziaria non solo del Paese, ma dell'Europa portando nella nostra città un dibattito di grande importanza.
Il dibattito è stato significativo e andava nella direzione - come tutto il discorso di Expo2000 - di rafforzare l'azione espositiva di Torino, ma anche il ruolo terziaro che Torino può avere - e sul quale una possibilità di sviluppo ci può essere - nonché il terziario finanziario nel quale c'è una forza della nostra Regione, che deve essere sviluppata e portata avanti.
Per quanto riguarda il Centro di Eccellenza per il Calcolo Scientifico e Tecnologico, debbo dire che i risultati sono abbastanza positivi. C'è soprattutto una collaborazione stretta con l'Università e con la Federpiemonte. Lenta è stata la partecipazione della piccola e media industria; speravamo di ottenere, dalla messa a disposizione di un grande elaboratore, una più aperta partecipazione e un rafforzamento delle risorse tecnologiche e umane della piccola e media industria.
Il discorso va a rilento, ma anche in senso positivo; nel frattempo abbiamo affittato questo supercalcolatore anche alla grande azienda, quale la FIAT, all'Università, al Politecnico e ad altri complessi industriali abbiamo anche avvisto il discorso con l a piccola e media industria attraverso dei corsi che preparino dei tecnici che abbiano la competenza necessaria per dare questa progettazione. Abbiamo affidato la direzione al prof. Meo dell'Università di Torino, ché sta seguendo questo aspetto.
L'ultimo corso fatto ha dato grandi risultati e, piano piano, si svolge un'azione, da parte della Regione, importantissima, che è quella di preparare delle risorse umane specializzate in un'area di alta specializzazione come la nostra, affinché sia utilizzato il supercalcolatore e le tecniche più raffinate del supercalcolo, che rientrino via via nella programmazione della piccola e media industria per renderla più competitiva sul terreno dell'innovazione.
Meno soddisfacente è stato l'avvio della Rete Telematica. Qui ci sono delle difficoltà che si connettono al rapporto pubblico-privato e alla scelta che abbiamo fatto. Saremo molto attenti: o l'iniziativa decollerà o prenderemo coraggiosamente in mano la situazione anche per scelte eventualmente necessarie di rinuncia o di modifica dell'impostazione di fondo.
CHIEZZI Presidente, potrebbe essere un po' più preciso, meno generico? BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Ho già presentato una relazione in Commissione e, se mi saranno rivolte delle domande, risponderò nella replica. La RTP sta perdendo; è stata organizzata come una partecipazione a tre (Regione, banche, Olivetti e STET). E' una società nella quale non siamo maggioritari. C'è un Presidente espresso dalla Regione, ci sono un amministratore delegato e un direttore espressi dalle aziende private. Nel complesso, la RTP parte lentamente cioè non fattura, non produce, perché le aziende private non hanno portato quel mercato che ci si attendeva. Riguarda un po' il tema della collaborazione tra pubblico-privato a proposito del quale volevo parlare alla fine del mio intervento, ma posso anche anticiparlo.
La collaborazione pubblico-privato dà risultati talvolta positivi, ma talvolta va ripensata. I privati certamente hanno la tendenza ad avere dei risultati economici e ad investire il minimo possibile delle risorse. E' lo stesso discorso che abbiamo verificato sull'Agenzia per l'Innovazione, con la quale stiamo finalmente partendo; la stessa difficoltà l'abbiamo incontrata anche nel Centro di Eccellenza, dove abbiamo dovuto versare il capitale maggiore. E' la stessa difficoltà che troviamo anche con l'Università e il Politecnico, i quali stanziano somme esigue e hanno una difficoltà anche maggiore, che è quella di non poter partecipare a forme di S.p.A.
Per questo motivo, sostengo che il CSI va modificato nella sua struttura amministrativa, perché così com'è non ci consente di esprimere un Consiglio di amministrazione operante. Quindi, le difficoltà della RTP nascono dall'impossibilità di trovare uno sbocco di mercato e di fatturato adeguato agli investimenti e a raggiungere il "break even point".
Inoltre le posizioni delle due aziende sembrano paralizzarsi, per cui non possiamo dare l'amministratore delegato ad uno e il direttore generale all'altro affinché si controllino. Una delle due, anche a turnazione, avrà l'amministratore delegato e l'altra starà fuori dalla gestione, ma ci deve essere un responsabile e ci si deve poter muovere puntualmente. Stiamo esaminando la situazione e riferiremo attentamente a suo tempo. Sul piano operativo gestionale, credo che un importante contributo al miglioramento delle capacità complessive della Regione sia derivato dal SITO - che è stato uno dei progetti che è andato avanti più correttamente e rapidamente e dalla costruzione del nuovo mercato agroalimentare di Torino, che sarà realizzata dal CAAT.
Nel corso del corrente esercizio, sono stati approvati dalla Giunta ulteriori disegni di legge, recanti la sottoscrizione di nuovi aumenti di capitale, con riferimento alle società: CAAT, costato alla Regione 1 miliardo e 74 milioni Aeroporto di Levaldigi, con una quota regionale di 705 milioni Aeroporto di Cerrione, con una quota di 268 milioni.
Nella seconda parte della relazione sono trattate le proposte di interventi, che sono anche raccolte in uno schema. Per quanto riguarda l'ESAP, avete avuto in Commissione la relazione sul Commissario. Conoscete quali sono le posizioni: la Giunta aveva, in un primo tempo, pensato ad una ristrutturazione dell'ente, ma al momento è orientata ad uno scioglimento.
Ha pronto un disegno di legge; non l'ha presentato per deferenza al Consiglio prima di questa fase di discussione, ma ritiene che l'Ente di Sviluppo Agricolo possa conchiudere la sua attività e che si possa con serenità arrivare ad un assorbimento delle sue funzioni attraverso le strutture proprie regionali in modo corretto.
Per la parte dei parchi è in atto una ristrutturazione generale e ci riserviamo di portare il discorso più avanti. Adesso finisce la realizzazione del piano dei vincoli del 1991; dopo di questo l'Assessorato vedrà di portare una ristrutturazione specifica.
Per il CSI-Piemonte, noi ci proponiamo alcune cose: l'introduzione di una sostanziale distinzione, nell'ambito delle attività curate dal CSI-Piemonte, tra quelle riconducibili alla natura consortile dell'ente (che sì imperniano sulla collaborazione tra la Regione, gli enti locali e gli Atenei torinesi) e quelle gestionali l'impianto, con riguardo a queste ultime, di più esplicite indicazioni in ordine a forme, anche istituzionalizzate, di collaborazione con altre strutture private o a partecipazione pubblica; - modifiche della composizione dell'assemblea consortile, per renderla più direttamente rappresentativa delle Amministrazioni consorziate.
Come vi ho già spiegato, nella passata legislatura abbiamo fatto un nuovo Statuto, sulla base del quale, però, solo prossimamente, dopo due anni, riuscirò a convocare l'assemblea per la nomina del Consiglio di amministrazione. Fino ad ora siamo riusciti unicamente a costituire l'assemblea; poi l'assemblea nominerà il Consiglio, ma ricordo che le modalità fissate nell'ultima legge prevedono che ciascuno voti per se stesso, cioè i membri dell'assemblea della Regione voteranno solo i rappresentanti della Regione, quelli dei Comuni voteranno solo quelli dei Comuni e quelli dell'Università solo i rappresentanti dell'Università.
Io credo che verrà fuori un "pateracchio"e, quando si sarà costituito il Consiglio di amministrazione, questo non avrà facilmente la possibilità di nominare il Presidente. Tenete anche presente che il membro dell'assemblea da noi nominato non può far parte del Consiglio di amministrazione, cioè c'è tutto un sistema, possiamo dire fatto in perfetta buona fede e che abbiamo votato tutti nella passata legislatura, che per ci lascia estremamente perplessi.
Qui gioca il rapporto molto difficile che si ha con gli enti, anche con l'Università e il Politecnico. La difficoltà non è nella sostanza delle cose; la collaborazione c'è, però l'Università e il Politecnico non possono partecipare a S.p.A., danno un fatturato molto modesto, anche se contribuiscono alla pressione che stiamo facendo sul Ministro per avere fondi sia per il CSI sia per il Centro d'Eccellenza, dove l'Università è attualmente ben presente. Non mi pare comunque che il sistema consenta al Consiglio di amministrazione di dare quella linea direttrice che sarebbe necessaria ed importante.
La nomina diretta delle rappresentanze degli enti nel Consiglio di amministrazione del Consorzio e nel Collegio dei Sindaci (e non nell'assemblea, non c'è il passaggio assemblea-Consiglio) il rafforzamento del ruolo di questa Amministrazione, attraverso la nomina del Presidente e del Vicepresidente del Consorzio con atto della Presidenza della Giunta regionale, su proposta di quel Consiglio di amministrazione.
Come diremo in linea generale, noi vogliamo rafforzare la connessione tra l'esecutivo e le società partecipate. Ed è per questo che abbiamo portato avanti l'ipotesi delle due finanziarie, che magari non troverà tutti consenzienti, ma che mi pare sia una linea molto moderna.
Salto le parti della relazione che sono meramente descrittive e vengo alle proposte di intervento nel settore delle partecipazioni regionali.
Naturalmente gli interventi sono quelli strategici, collegati al programma della Regione e alle indicazioni date dal Piano di sviluppo.
Queste considerazioni generali le potete trovare nella relazione, dove sono ampiamente messe in evidenza.
Soprattutto va evidenziato il richiamo alla ritenuta compatibilità con l'istituto in esame di società per azioni dalle cui finalità risultano esplicitamente estranei il perseguimento di lucro e la relativa distribuzione agli azionisti. Anche per questo intendiamo orientarci verso le holding, cioè su due società per azioni con le quali si possa avere un contatto stretto e preciso, perché tutta la serie di società per azioni ci dà quella difficoltà di controllo che nasce dalle modalità dell'art. 2458 del Codice Civile.
A tale riguardo, si deve anche ricordare - questo lo voglio dire come, di recente, siano state negate dalla Banca d'Italia le necessarie autorizzazioni a singoli Istituti bancari a partecipare a società che non perseguono programmaticamente fini di lucro.
Questo è un fatto nuovo ed importante, che si è verificato per l'Agenzia dell'Innovazione. Al proposito, voglio dare una notizia che considero importante. Di fronte a questo diniego di partecipazione della Banca d'Italia, noi abbiamo fatto (e l'hanno fatto anche l'Istituto Bancario S. Paolo e la Cassa di Risparmio) una nuova richiesta, meglio chiarendo le finalità operative dell'Agenzia. Attendiamo una risposta che auspichiamo favorevole entro il corrente mese, perché è chiaro che se c'è la partecipazione delle banche, l'Agenzia avrà il taglio che è stato previsto; diversamente, ci riserviamo di predisporre e di rilanciare una forma nuova od una soluzione di tipo diverso.
Tutto questo è indicativo di un atteggiamento diverso del sistema bancario, soprattutto connesso ai nostri istituti (Istituto Bancario S.
Paolo e Cassa di Risparmio di Torino) che, con il passaggio alla fondazione ed alla S.p.A., hanno praticamente rafforzato il ruolo di società incentrata sul risultato economico e sul profitto. E' invece limitato quel ruolo più pubblico, più specifico che avevano in precedenza.
Il sistema dell'azionariato regionale, inteso quale strumentazione entificata, risulta essenzialmente finalizzato ad un duplice ordine di obiettivi a rilevanza generale: la gestione operativa, attraverso strumenti privatistici, di ambiti di intervento a connotazione economica, che rientrano nelle competenze dell'ente (o che si collocano al "limite" di tali competenze), utilizzando procedure meno defatiganti e più rapide di quelle proprie del comparto pubblico la costruzione e la gestione di sedi per rapporti permanenti ed istituzionalizzati con le categorie imprenditoriali e l'individuazione di occasioni sostanzialmente "paritarie"per lo sviluppo di tali rapporti.
Per quanto concerne la Regione, rilevanti problemi si pongono all'Amministrazione in relazione alle tempistiche proprie delle vicende societarie, sensibilmente diverse da quelle usuali nella Pubblica Amministrazione: vengono in considerazione, al riguardo, i riferimenti al problema delle nomine e a quelli relativi all'esercizio del diritto di opzione, in occasione degli aumenti di capitale, che sono frequentemente risultati di difficile gestione (siamo a pagina 9 della relazione).
Con riferimento, invece, alla funzionalità dello strumento societario si osserva che: la nomina diretta, da parte della Regione, degli amministratori delle S.p.A., ex art. 2458 Codice Civile, pur ispirata a principi di professionalità, è necessariamente condizionata - com'è naturale in sede pubblica - da valutazioni politiche, limite ben presente all'opinione pubblica, non agevolmente superabile senza l'introduzione di sostanziali correttivi di natura tecnico-organizzativa ed istituzionale per gli stessi motivi, risulta, di regola, sovradimensionata la consistenza numerica dei Consigli di amministrazione, per far fronte ad esigenze di ampia rappresentatività, che subiscono un effetto moltiplicativo in relazione ad analoghe esigenze di equilibrio tra le rappresentanze delle componenti azionarie, legittima mente rivendicate dai soci privati (anche questo è un altro dei punti per il quale noi andiamo sulla proposta delle due finanziarie).
Ne conseguono, oltre a lievitazioni non marginali dei costi generali problemi di lentezza nel funzionamento e, frequentemente, una sostanziale riduzione del ruolo dei Consigli di amministrazione, se pletorici surrogati da più ristretti Comitati esecutivi, quando non da gestioni presidenziali o di apparato. In tal modo, i Consigli di amministrazione tendono ad assumere, impropriamente, fisionomia e funzioni assimilabili a quelle proprie delle assemblee elettive degli enti locali in molte occasioni, le capacità operative delle società non risultano adeguate alla soluzione di problemi rilevanti - per complessità o per dimensione economica o finanziaria - con conseguente necessità di interventi diretti dell'ente pubblico azionista, largamenti esterni al naturale rapporto societario, dai quali deriva un'accentuazione vistosa degli aspetti deteriori della strumentalità delle società stesse (ad esempio, tardive e limitate ricapitalizzazioni, finanziamenti speciali salvataggi, ecc.).
Salvataggi che abbiamo limitato, anzi ne è stato fatto solo uno, in forma del tutto corretta: quello della Promark; d'altra parte non potrebbe non andare diversamente. Io credo che sarebbe gravissimo se degli entra partecipazione regionale dovessero risultare insolventi o dichiarare di non poter pagare.
Credo sia stato commesso un errore con il Ministro del Tesoro Barucci con tutto il rispetto e l'amicizia che ho per lui, sulla questione EFIM cosa che ha pesato fortemente sulle vicende che hanno visto la situazione economica e finanziaria italiana particolarmente difficile in questi ultimi tempi.
Un'indiretta riprova della presenza, nell'ambito in esame, di sostanziali elementi di "simulazione" nella costituzione del rapporto di società deriva dalla modesta capitalizzazione delle società stesse (cui possono conseguire una difficile attività o una pesante dipendenza da commesse regionali) e, sotto il profilo organizzativo interno, dalla presenza negli Statuti o negli atti costitutivi di una regolamentazione farraginosa dell'azione sociale (complesse e macchinose clausole di salvaguardia - ampio uso di anomale maggioranze qualificate, di nomine e designazioni riservate - ecc. ), cosicché la stessa "agilità" dello strumento societario risulta, spesso, limitata.
Dall'insieme delle condizioni sopra illustrate possono talvolta derivare conseguenze paradossali, quali, ad esempio, la non praticabilità di interventi che prevedano consistenti utili per la società, quando, in dipendenza di distorsioni a livello di costituzione dell'insieme delle risorse utilizzabili, queste ultime, derivando da specifici finanziamenti pubblici, non possono costituire - a differenza di un'adeguata disponibilità di capitale - oggetto di "rischio d'impresa" (in pratica, le commesse pubbliche non comportano rischi reali, ma non consentono margini di utile adeguati allo sviluppo delle società). Teniamo presente che la S.p.A. ha fondamentalmente il rapporto del profitto e il rapporto con il rischio.
Con riguardo al secondo obiettivo- il rapporto con le componenti imprenditoriali e private - si rileva che: il coinvolgimento di soggetti privati in ordine agli obiettivi di carattere generale perseguiti dalla Regione attraverso le società risulta spesso insufficiente (anche in dipendenza di carenze degli strumenti utilizzati; non sempre, infatti, tali obiettivi, richiamati dalle leggi regionali istitutive in termini generici, sono integralmente traducibili in clausole statutarie), sia per quanto concerne l'individuazione di un ruolo "comune" alle parti - un ruolo, cioè, di governo complessivo di determinate problematiche - sia, ancor più, con riguardo ad iniziative che comportino l'assunzione di rischi, come già rilevato; - analoghi atteggiamenti emergono con riferimento ai problemi di capitalizzazione, nonché, più in generale, in merito alla politica degli investimenti, condizionati, tra l'altro, dalla gestione annuale del bilancio regionale gli "scambi" tra, le diverse componenti dell'azionariato, a livello di definizione delle clausole statutarie, tendono a privilegiare le componenti private nelle modalità di funzionamento delle società - in rapporto al peso delle rispettive partecipazioni - a fronte delle prerogative pubbliche afferenti alle nomine dirette di amministratori d'altra parte, analoghe "designazioni" sono assicurate ai privati attraverso clausole equivalenti a quelle che tutelano la componente pubblica più in generale, i meccanismi e le logiche propri della società per azioni risultano spesso distorti. Per le caratteristiche della partecipazione pubblica, per il limitato impegno delle componenti private che, non riscontrando nella partecipazione "convenienze" adeguate, possono perseguire utilità immediate e/o dirette, anche esterne rispetto agli scopi sociali, quando non contrastanti con questi ultimi, ma, altresì, per l'alterazione dei rapporti quote/voti ed assemblea/ amministratori che consegue ai contenuti delle clausole di salvaguardia già richiamate.
Pur in presenza di tali limiti, le società a partecipazione regionale tenendo conto delle funzioni svolte e non solo delle risultanze contabili non costituiscono nel loro insieme una passività ed, indubbiamente, il complesso di attività e di risorse gestito in quelle sedi assume un peso non marginale rispetto all'azione della Regione, in termini che non sono valutabili solo in rapporto alla consistenza quantitativa, obiettivamente modesta, dei capitali sociali e delle quote di partecipazione regionali.
Peraltro, sembra necessario un più preciso disegno istituzionale intorno al ruolo delle società idoneo a ridurne gli inconvenienti rilevati da cui, tra l'altro, sia derivabile in termini non equivoci l'utilità pubblica di ricorrere a tale strumentazione privatistica.
A causa del tempo limitato, tralascio di leggere una parte importante della relazione, quella che riguarda le analisi dell'ORGA Revisioni, fatte alla fine della passata legislatura e che indicano quali sono le difficoltà di questi enti e i relativi problemi.
Passo sostanzialmente alle proposte di riordino che avremmo in mente di portare avanti con il consenso e dopo la discussione del Consiglio.
In sintesi il riordino prevede: il raggruppamento delle società a partecipazione regionale all'interno di un'unica holding, od, in alternativa, in due holding specializzate, cui è affidata la relativa gestione, alla luce di criteri di professionalità e di convenienza economica, sulla base di un più significativo e diretto rapporto con gli indirizzi della Regione la trasformazione della società per azioni IPLA in un ente regionale,, attraverso la liquidazione della società ed il recupero di quella struttura, costituendo un istituto di ricerche specializzato analogo all'IRES. In alternativa, l'attività dell'IPLA e le relative strutture possono essere assorbite a livello regionale, od all'interno di altri enti strumentali.
La seconda delle suddette iniziative consegue a valutazioni confermate dall'esperienza e dall'andamento nel tempo della gestione societaria - in ordine alla scarsa congruità dell'attuale formula istituzionale (IPLA S.p.A.) rispetto ad un oggetto sociale che prevede essenzialmente compiti di studio, di elaborazione,, di sperimentazione e di ricerca.
La prima proposta, invece, a prevalente valenza organizzativa, deriva da modalità di strutturazione dei gruppi di società da sempre utilizzate dal settore privato - e di recente, come noto, indicata quale portante del riordino del comparto delle partecipazioni statali - e ha l'obiettivo di accorpare, istituzionalmente e funzionalmente, le società a partecipazione regionale.
Si delinea, in tal modo, una ristrutturazione aziendale- ispirata alle logiche di gruppo: è noto come l'utilizzo di siffatte forme di ristrutturazione caratterizzi l'organizzazione delle imprese di grande dimensione e, parimenti, come ne siano, di regola, risultati esiti favorevoli alle singole conduzioni aziendali ed al relativo insieme.
Il raggruppamento delle società a partecipazione regionale.
Come accennato, per ridurre l'insieme dei limiti - in precedenza richiamati - che caratterizzano le partecipazioni regionali, si propone un'opera di riordino e di riorganizzazione del comparto, imperniata sulla costituzione di una holding regionale, ovvero di due holding specializzate.
Viene in considerazione, in primo luogo, l'esigenza di sciogliere l'alternativa fra tali due ipotesi organizzative.
Al riguardo è doveroso rilevare come, in linea di principio, possa apparire più semplice ed armonico un disegno che persegua un riordino integrale, riconducendo tutte le partecipazioni ad un unico raggruppamento all'interno della Finanziaria regionale (Finpiemonte).
Un siffatto impianto - teoricamente corretto e, comunque, proponibile appare, peraltro, meno funzionale di quello, più complesso, prospettato in alternativa, ove si tenga conto di diversi ordini di problematiche.
Si può osservare, in primo luogo, come le dimensioni economico finanziarie dell'operazione appaiano difficilmente conciliabili con i problemi di equilibrio nella composizione del capitale sociale della Finpiemonte.
Per altro riguardo, appare opportuno assicurare momenti di corrispondenza effettiva tra le vocazioni - settoriali e generali - proprie dei riferimenti che ci si propone di assumere, rispetto alla natura degli oggetti sociali delle società che si raggruppano, anche in relazione alle preesistenze.
Infine, occorre tener conto della portata e del rilievo diversi che l'azione regionale riveste nel settore dell'innovazione - prevalentemente promozionale - ed in quello dei trasporti, in, cui vi è una competenza piena, legata anche alla gestione di fondi nazionali e che presenta rilevanti prospettive di sviluppo.
Impregiudicate le scelte di merito sottostanti - sulla base delle valutazioni che saranno sviluppate in sede consiliare - si evidenziano i termini della proposta assumendo l'ipotesi più complessa (quella che prevede due holding), con la precisazione che i meccanismi in prosieguo illustrati possono essere utilizzati anche ove prevalga la diversa soluzione unitaria.
La fisionomia dei raggruppamenti che si propongono risulta quella di società per azioni nel cui oggetto sociale rientrino funzioni di natura finanziaria e nel cui capitale conferiscono: un'adeguata dotazione di numerario (aggiuntiva, per il caso di società già costituite) la cui disponibilità potrà essere dilazionata in fasi pluriennali, che consenta interventi finanziari sulle società partecipate o controllate le azioni, già di proprietà regionale, delle società stesse.
Alle holding si propone siano affidati i seguenti compiti: la gestione, con criteri di economicità, delle società controllate ivi compresi gli interventi su quei capitali la gestione dei rapporti con la Regione relativi all'attività delle società controllate e partecipate; - il compito di provvedere alle nomine degli amministratori delle società, con criteri di stretta professionalità sottraendole alla gestione politica; ciò tenendo conto che il rapporto stretto dovrebbe avvenire, se si accetta questa ipotesi, tra la Regione e le holding, le quali devono essere precise emanazioni della Regione precise emanazioni del potere esecutivo regionale e devono avere una diretta connessione fra coloro che le guidano, lasciando possibilità di manovra all'interno delle società stesse, anche per dare la necessaria flessibilità.
Questo meccanismo comporta una logica molto semplice, ovvero allorquando si dovessero cedere delle partecipazioni, lo si farebbe soltanto con un atto di governo dell'holding e quindi con rapidità, con flessibilità rispetto alle esigenze del mercato. Certo, ci dovranno essere le garanzie di informative tra Giunta e Consiglio, ma questo consente di gestirle veramente in modo corretto, rapido e senza necessità di avere una legge ogni qualvolta si fa una cessione, si vende una parte di azioni, si fa qualunque tipo di intervento, oppure ogni qualvolta si deve fare un aumento di capitale e fare un'opzione, molto spesso non arrivando in tempo utile a realizzarla. Quindi, una connessione molto stretta con le holding e l'esecutivo, con una possibilità di manovra molto larga per quello che riguarda il complesso delle partecipazioni.
lo sviluppo, sia in termini di autonomia sia su indicazioni della Regione, di più organici rapporti con le rappresentanze degli altri soci azionisti delle società controllate e partecipate l'ulteriore sviluppo di iniziative societarie, in relazione alle indicazioni della Regione.
Per quanto concerne gli strumenti di supporto all'iniziativa, si propongono: la costituzione, all'interno delle previsioni di spesa del bilancio regionale, di fondi la cui gestione può essere affidata alle holding, sia in termini autonomi, per esigenze funzionali delle società, sia con vincoli di destinazione, per l'esecuzione di indicazioni della Regione l'istituzione, all'interno delle previsioni di entrata del bilancio regionale, di un fondo, destinato ad alimentare in parte le spese di cui al punto precedente, su cui introitare i rientri che i raggruppamenti siano in grado di produrre, sul cui riutilizzo è opportuna la valutazione diretta della Regione l'attribuzione alla Giunta regionale delle nomine delle rappresentanze della Regione nelle amministrazioni delle holding. Il documento dei comunisti affronta anche il problema delle altre nomine; noi qui non l'abbiamo affrontato, siamo rimasti al problema esplicito. Noi prevediamo che, impostate in questo modo, bisogna utilizzare, come avviene a livello di Ministeri, anche forze che ci sono all'interno della dirigenza regionale, quando siano qualificate la creazione di meccanismi puntuali di coordinamento delle holding e di gestione dei rapporti con le stesse, sia in termini di indicazioni programmatiche, sia, eventualmente - come suggerito dalle analisi della



ORGA Revisioni.- inserendo funzionari della Regione nell'amministrazione

delle holding stesse, anche sull'esempio di analoghe scelte delle amministrazioni dello Stato.
Si ritiene possano derivare dall'iniziativa risultati positivi e di rilievo, che sono quelli che vi ho indicato.
A pagina 17 della relazione sono poi date le indicazioni delle possibili ipotesi delle due finanziarie e della loro composizione.
Naturalmente bisogna tenere conto delle seguenti considerazioni: la voce Itaca sarà riassorbita dalla RTP; la Consusa potrebbe diventare una partecipazione SITAF; SITO e Socotras vanno verso una fusione che abbiamo già delineato in un disegno di legge che abbiamo presentato, perch riteniamo che questo sistema di partecipazioni incrociate (per cui noi siamo azionisti della SITO direttamente e indirettamente attraverso la Finpiemonte, poi ancora indirettamente attraverso la Socotras e siamo azionisti della Socotras direttamente e indirettamente attraverso la SITO) sia un elemento di grande confusione che va assolutamente abolito. Pertanto il primo passo che abbiamo ipotizzato, essendoci le condizioni, e quello della fusione SITO-Socotras, per poi passare a quelli successivi.
Per quanto riguarda la Fintrasporti, si può discutere. Noi abbiamo anche ipotizzato, per non creare una nuova società, che la finanziaria dei trasporti potesse essere la SITO; in questo modo, però, ci sarebbe una finanziaria non pura, non limpida, perché avrebbe degli elementi di gestionalità che non appaiono estremamente corretti.
La revisione della normativa in materia di nomine diventa una questione importante e fondamentale.
L'intervento legislativo regionale.
In termini di contenuti, le normative di principio in materia, da adottare attraverso lo strumento legislativo, prevedono le disposizioni di seguito indicate: a) l'attribuzione alla Finpiemonte e alla Fintrasporti del ruolo di holding regionali con adeguate specificazioni in ordine ai compiti e alle funzioni delle stesse, concernenti: il conferimento in quei capitali sociali di una dotazione in numerario, con specificazioni, in termini di indirizzo, in ordine al relativo utilizzo (interventi sui capitali sociali delle società raggruppate od assunzione di nuove partecipazioni); - il conferimento negli stessi capitali sociali, con le modalità previste dall'art. 2343 Codice Civile (conferimenti in natura), delle azioni di proprietà regionale delle società che si raggruppano la specificazione dei compiti delle holding, con particolare riferimento a: gestione delle società raggruppate e relativi criteri nomina degli amministratori delle stesse in relazione all'entità della partecipazione criteri e modalità per l'assunzione di nuove partecipazioni, ovvero per il disimpegno delle partecipazioni in atto in base a criteri di economicità e di imprenditorialità.
b) L'autorizzazione a favore della Giunta regionale a costituire la Fintrasporti S.p.A. (od a trasformare la SITO S.p.A.) con l'indicazione delle finalità dell'iniziativa e con la determinazione delle relative modalità.
c) Le conseguenti norme finanziarie concernenti: - l'istituzione nello stato di previsione della spesa di un fondo utilizzabile per finanziare le operazioni di cui le holding siano incaricate l'istituzione dello stato di previsione delle entrate di un fondo su cui introitare i rientri che le holding producano la previsione di spesa per la ricapitalizzazione della Finpiemonte la costituzione della Fintrasporti S.p.A., ovvero la ricapitalizzazione della SITO S.p.A.
d) Indicazioni di merito e procedurali per lo sviluppo dell'iniziativa.
e) Introduzione di meccanismi che assicurino una più diretta ingerenza della Giunta regionale, limitata al livello delle holding, all'interno dei quali inserire la competenza della Giunta stessa in ordine alla nomina dei rappresentanti regionali negli organi di amministrazione e di controllo anche attraverso la previsione (già, peraltro, consentita dalla L.R.
n.10185 e suggerita dalla ORDA Revisioni) della nomina di funzionari regionali all'interno dei Consigli di amministrazione delle holding stesse come in precedenza ricordato.
Questa via di razionalizzazione renderebbe effettiva la strumentalità di questi enti, senza la quale ci sarebbe una dispersione completa dell'intervento regionale.
Da pagina 21 a pagina 24 della relazione (vi rinvio alla loro lettura) è riportata l'indicazione delle modalità finanziarie con cui può avvenire l'operazione e che comporterebbero, per quello che riguarda la Finpiemonte un conferimento in numerario che, nell'ipotesi, viene indicato in 6 miliardi, e per la Fintrasporti una sistemazione che avverrebbe attraverso il conferimento nel capitale sociale della stessa delle azioni di: Aeroporto di Cuneo Levaldigi, CAAT, Consusa, Rivalta-Scrivia, SAGAT, SITO e Socotras.
La trasformazione dell'IPLA.
Come noto, l'Istituto per le Piante da Legno e l'Ambiente è costituito in forma di società per azioni, il cui capitale sociale - pari a L.
1.790.000.000 - è così suddiviso: Regione Piemonte: L. 900.000.000 (50,27%) ESAP: L. 600.000.000(33,51%) Città di Torino: L. 90.000.000 (5,02%) Regione Valle d'Aosta: L. 200.000.000 (11,17%).
L'IPLA non può comunque reggere come società per azioni. La parte finale della relazione ORGA lo evidenzia con molta chiarezza e puntualità.
Occorre avere il coraggio di scegliere una delle vie: trasformarlo in un istituto di ricerca, oppure disaccorparlo utilizzandone le risorse positive nell'ambito degli Assessorati. Ci rendiamo conto che è una via difficile ma poiché le società per azioni hanno l'obiettivo dell'utile, noi non possiamo trovarci di fronte ad una società che non raggiunge il punto di pareggio se non attraverso commesse che non possiamo più finalizzare a questo scopo, perché - come voi ben sapete - abbiamo avuto sotto questo profilo delle indicazioni molto amare delle quali non possiamo non tenere conto.
In conclusione, il progetto che presentiamo è un progetto articolato aperto, che può essere oggetto di critiche. Ne vedo già arrivare una da chi è molto attento, cioè che rafforzando il rapporto tra le holding e la Giunta indeboliamo il rapporto fra la Regione e ,le società che fanno parte della holding medesima. E' un'osservazione puntuale, precisa, che peraltro non so come possa essere corretta se non con il mantenimento di un rapporto diretto con un insieme di partecipazioni che diventa estremamente difficile e complesso portare avanti.
Ho già fatto un accenno al rapporto pubblico-privato, lo ripeto ancora una volta, lo considero molto importante, però abbiamo delle esperienze positive e delle esperienze negative. Dobbiamo portare avanti queste esperienze, facendo molta attenzione, perché talvolta su determinati aspetti, ad esempio il Centro di supercalcolo, convergono degli interessi molto forti. Altrove questi interessi non convergono in modo sufficiente ed allora si può determinare una difficoltà di gestione, tenuto conto che gli obiettivi del privato sono giustamente mirati al risultato economico e finiscono quindi con il trascurare alcuni aspetti ché sono di interesse della Regione.
E' chiaro che se la Finpiemonte ne diventa la finanziaria, non dobbiamo vederla come la Finpiemonte di oggi, perché pur essendo ben operante nella sua conduzione noi abbiamo un peso diretto non proporzionale alla forza del nostro azionariato. La Finpiemonte e qualunque altra finanziaria deve diventare invece uno strumento operativo molto forte e strettamente connesso all'azione della Regione.
Mi pare che, ristrutturate in questo modo o comunque riordinate congruamente, le partecipazioni regionali acquistino quel dato di flessibilità che io considero essenziale. Non dobbiamo pensare ad una situazione statica: come abbiamo creato l'Expo e sciolto la Promark, come abbiamo creato il Centro di calcolo ed altre iniziative, possiamo ad un certo momento anche lasciarle, ma non dobbiamo pensare di averle legate all'infinito. Teoricamente, potrebbe essere pensabile una privatizzazione parziale anche del CSI, se gli si dà un taglio diverso nella composizione giuridica. Dobbiamo cioè pensare alla possibilità di coinvolgere di più i privati, laddove ci sono le condizioni e laddove questo coinvolgimento è compatibile con l'azione del programma regionale. Se non diamo flessibilità al sistema, finiremo con l'avere un complesso di partecipazioni che, al di là delle buone intenzioni, non corrispondono completamente alle nostre esigenze. Noi riteniamo che la strada da seguire sia quella della flessibilità, pur in questo momento molto difficile, nel quale le disponibilità finanziarie scarseggiano e tendono a scarseggiare sempre di più. La flessibilità deve essere un elemento molto importante dell'intervento regionale.
Noi consegniamo queste riflessioni all'esame del Consiglio; saremo molto attenti alle proposte alternative e al dibattito che ne nascerà.
Riteniamo che gli enti strumentali e le partecipazioni possano giocare un ruolo forte nell'azione regionale se rese più efficienti, più operanti e più legate alla politica regionale.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Presidente della Giunta è aperto il dibattito.
Ha chiesto la parola il Consigliere Monticelli. Ne ha facoltà.
MONTICELLI Grazie Presidente. Cercherò di rispettare l'orario e la pazienza dei colleghi.
Il documento del nostro Gruppo, come i colleghi avranno avuto modo di vedere, ha carattere diverso rispetto a quello presentato dalla Giunta: oltre che per la ovvia differenza di ruoli, anche, in parte, per il contenuto, nel senso che il nostro è una proposta di mozione di indirizzo che tocca un complesso di problemi al cui interno c'è anche il problema oggettivamente molto rilevante, degli enti strumentali e delle partecipazioni regionali. Ma non c'è solo questo problema. Questo emerge già dal titolo della nostra mozione: "Riforma degli strumenti operativi e consultivi e delle nomine della Regione Piemonte".
Il nostro documento, da questo punto di vista, e poi anche per il merito, è un documento che io considero complementare rispetto a quello della Giunta; non è, cioè, un documento alternativo al documento della Giunta: in parte perché ha un contenuto più largo e diverso rispetto a quello della Giunta (che invece ha un contenuto più specifico) e in parte perché - questo è il punto politicamente più interessante, ma su questo evidentemente torneremo come Gruppo al momento in cui discuteremo questi documenti, adesso mi limito all'illustrazione - nel punto dove i due documenti si toccano, cioè nel punto dove anche il nostro documento parla esplicitamente di enti strumentali e partecipazioni regionali, c'è una notevole somiglianza di impostazione. Almeno, io riscontro questo, nel senso che su quel punto anche noi arriviamo ad un'indicazione, ad un indirizzo che è quello di accorpare le partecipazioni regionali, di dare vita - noi non usiamo nel testo la parola holding, ma il senso è questo - a momenti dì concentrazione delle partecipazioni regionali che abbiano un rapporto istituzionale stretto con l'esecutivo, con il governo regionale.
Ad esempio, anche noi ipotizziamo che i rappresentanti della Regione nelle holding siano espressione diretta della Giunta regionale e non più del Consiglio.
Detto questo, per chiarire sia la diversità di contenuto sia anche in parte la somiglianza di alcune indicazioni politiche, cerco, in pochi minuti, di dare il senso dell'impostazione complessiva della nostra mozione.
Noi siamo partiti da un problema, che è quello delle nomine che fa la nostra Regione come altri enti pubblici, e abbiamo subito colto il fatto che il problema nomine non è isolatile (nel senso del problema delle procedure, del modo come si fanno le nomine) da quello degli enti, cioè di cosa si va a nominare. Non è affrontabile in modo soddisfacente, almeno a nostro giudizio, il problema di una nuova procedura, in particolare il problema di una riforma della legge sulle nomine, se non si affronta prima il problema di quali nomine si fanno, in quali enti, in quali commissioni in quali momenti.
Noi riscontriamo che, da questo punto di vista, c'è da fare un cambiamento abbastanza radicale.
Noi, l'abbiamo schematizzato moltissimo nella mozione per evidenti esigenze anche di spazio. Noi diamo come indicazione, molto generica e molto schematica da questo punto di vista, quella di superare una fase che si dice nella mozione - si potrebbe chiamare di amministrazione partecipata, cioè l'esistenza a fianco della Regione in senso stretto di innumerevoli strumenti che, in qualche modo amministrano o partecipano all'amministrazione e che sono caratterizzati - per come sono fatti, per come sono nati, per come sono stati istituiti - da un forte grado di coinvolgimento di forze politiche, forze sociali, istituzioni varie, ecc.
Abbiamo chiamato tutto questo amministrazione partecipata. Diciamo che bisogna andare oltre questo modello, che questo modello ha riscontrato nel tempo, sempre di più, limiti intrinseci e bisogna andare ad un modello di amministrazione basato sul principio di responsabilità e su forti momenti di controllo. Responsabilità vuol dire, intanto, responsabilità del momento esecutivo, del momento di governo rispetto a momenti di amministrazione quando questi toccano questioni operative con un forte contenuto anche di iniziative economiche, come sono ad esempio le partecipazioni regionali recuperando un rapporto che si è andato nel tempo talmente disarticolando da creare anche problemi seri di trasparenza: il rapporto fra la Regione e le strutture a cui la Regione ha dato vita e che molto spesso non si capisce più se dipendono dalla Regione o se si muovono per motivazioni, per logiche del tutto autonome rispetto alla Regione, che continua ad esercitare, fino a prova contraria, la proprietà, oltre che l'indirizzo grazie alle sue potestà legislative e di governo.
Richiamate così, molto in sintesi, alcune delle motivazioni che ci portano a porre il problema di rivedere il sistema delle nomine prima ancora che la procedura, individuiamo la questione delle partecipazioni regionali su cui non mi dilungo poiché c'è un'indicazione politica che ha molti punti di somiglianza con quella prospettata dalla stessa Giunta, cioè quella dell'accorpamento in holding del sistema delle partecipazioni regionali. Individuiamo l'esigenza dì andare a modi di amministrazione delle aziende regionali (per aziende regionali mi riferisco essenzialmente ai parchi, non agli enti strumentali, ma ad aziende regionali) molto più agili rispetto a quelli attualmente in vigore ed ipotizziamo una soluzione per queste aziende regionali sotto la forma dell'amministratore unico trasformando gli, attuali enti di gestione in comitati di partecipazione e controllo.
Poniamo il problema di una verifica e di un rilancio del ruolo istituzionale degli enti strumentali come intelligenze della Regione nelle sue attività complessive, poniamo il problema di una razionalizzazione di tutte le forme di direzione che si sono via via nel tempo accumulate sia negli enti strumentali sia nelle partecipazioni regionali, per cui c'è il problema dei Consigli di amministrazione elefantiaci. In alcuni di questi enti c'è il problema che, poi, proprio i Consigli di amministrazione elefantiaci tendono a produrre esecutivi oltre al presidente vicepresidenti, amministratori delegati, cioè forme di complicazione inutile e pericolosa, a volte, del governo di questi enti.
Poniamo un problema nuovo e diverso rispetto a quello che pone la Giunta e che richiede una cosa molto complessa: richiede in sostanza una revisione legislativa molto larga del corpus legislativo della Regione e quello di una revisione di tutto il sistema di commissioni, comitati consultivi istituiti presso la Regione, che sono innumerevoli. Qui si pone un grosso problema, che ha a che fare con l'applicazione della legge n.
241, che è un punto che noi poniamo: il problema della responsabilità della dirigenza regionale. L'esistenza di queste commissioni e di questi comitati è in parte contraddittoria con un principio di affermazione precisa della responsabilità della dirigenza regionale, secondo i principi della legge n.142 e della legge n. 241; non poniamo il problema di quali debbano essere il modo e le sedi del rapporto con gli interessi presenti nella società.
Molte di queste Commissioni hanno una base corporativa, immediatamente rappresentativa di interessi attraverso organizzazioni di massa, di categoria, ecc. E' giusto continuare a gestire il rapporto con gli interessi attraverso forme di quel tipo o non si deve andare invece, nello spirito della legge n. 241, ad un rapporto con gli interessi basato sul meccanismo della partecipazione al procedimento amministrativo, impostato in termini di trasparenza e quindi non di cogestione, come invece in qualche modo queste forme di partecipazione lasciano intravedere nei fatti? Poniamo problemi di questa natura e anche di semplificazione del meccanismo. Molti di questi comitati o commissioni consultive .probabilmente oggi sono superabili, abolibili, semplificabili, perlomeno per realizzare una forma di amministrazione molto più diretta e semplificata.
In ultimo, questo discorso porta, a nostro giudizio, ad aprire la possibilità di impostare in modo nuovo anche il problema delle procedure delle nomine. Se si parte dal presupposto che una parte rilevante delle nomine di maggior rilievo, dal punto di vista operativo perlomeno, quelle delle partecipazioni regionali, quelle delle aziende regionali, debbono essere giustamente espressione diretta dell'esecutivo, non della maggioranza, ma dell'esecutivo, espressione della Giunta, proiezione dell'esecutivo; se si parte dall'idea che una parte forse rilevante - è da verificarsi - di comitati, commissioni consultive, può essere superata ed abolita, è chiaro che a quel punto il numero di nomine di competenza del Consiglio si può ridurre in modo sensibile, significativo, e si può andare a procedure forse più praticabili, più corrette, più trasparenti di quelle che si riesca anche praticamente a gestire oggi, sommersi da un numero di nomine sinceramente ingestibile per un'assemblea elettiva come la nostra.
Questo è un po' lo schema che ci porta a fare delle proposte di semplificazione, ma anche di accrescimento dei momenti di trasparenza e controllo nelle procedure di nomine praticabili in questo quadro. E' chiaro che questa nostra mozione stimola una riflessione ed un lavoro anche di istruzione del problema, e poi di trasformazione legislativa ed amministrativa, che è ancora più complesso di quanto non sia quella trasformazione già molto rilevante, già molto complessa, che riguarda le partecipazioni regionali. Credo che l'insieme di questi discorsi, quello della trasformazione delle partecipazioni regionali e, se passasse questa nostra proposta, quello di una revisione complessiva del sistema degli strumenti operativi e consultivi della Regione, possa configurare una riforma nel modo d'essere della Regione di proporzioni, di rilievo eccezionali. Si tratta infatti di cose che probabilmente hanno più effetti sulla vita della gente, sul modo concreto di operare di un ente come la Regione, che non tante cose di cui ci occupiamo spesso qui, leggi deliberazioni o altro. Dovremmo quindi cambiare gli strumenti della Regione; certo non dall'oggi al domani, questa è un'operazione che richiederà, come giustamente si è scritto anche nella comunicazione della Giunta, tutta la restante parte della legislatura. Il problema è avviarla e la nostra mozione vuole stimolare l'avvio di un lavoro anche su questa partita, che non è solo quella delle partecipazioni regionali, degli enti strumentali, ma l'insieme degli strumenti e quindi anche la questione delle procedure delle nomine pubbliche in Regione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Monticelli.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,30)



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