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Dettaglio seduta n.179 del 14/10/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale" comunico:


Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Carletto, Croso, Dameri, Giuliano e Vaglio.


Argomento: Assestamento di bilancio

Esame progetto di legge n. 303: "Assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1992" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del progetto di legge n. 303.
La parola al Consigliere Bosio.



BOSIO Marco

Signora Presidente, il mio Capogruppo è intervenuto ieri e ha presentato le motivazioni di un controbilancio, di un controassestamento che personalmente condivido anche per quanto riguarda le finalità generali.
Questa scelta, rispetto a quella operata dalla Giunta, è maggiormente in grado di definire una reale "pulizia" delle spese, una riduzione degli sprechi, ed anche di rifinalizzare risorse secondo uno schema assai contrapposto nelle intenzioni e nello spirito rispetto alla manovra della Giunta.
Volevo anche rilevare la natura del tutto estranea delle proposte degli emendamenti e delle modificazioni avanzate - anche quelle del mio Gruppo - rispetto al contesto più generale entro il quale avviene l'assestamento. Elementi di indicazione della natura della crisi nazionale economica e morale, ma prima di tutto politica. E' una crisi di cultura politica, di capacità, di adeguatezza, che ci riguarda tutti. Occorre cominciare ad affrontarla seriamente per quella che è. Non riesco a capire come facciamo, Assessore Gallarini, ad affrontare in modo esaltante una situazione tragica. Non è possibile, non esistono le condizioni per assumere con esaltazione una situazione tragica.
Una situazione tragica si affronta con immenso senso di responsabilità di giustizia e di serietà; diversamente, rischiamo di banalizzare una serie di questioni di merito nell'operazione non tecnica di assestamento del bilancio - da questo punto di vista sicuramente perfetta - ma politica coerente e corrispondente alla serie di bisogni che abbiamo di fronte. C'è un grosso limite che fa sì che l'assestamento sia attuato - come di fatto sta avvenendo - formidabilmente sotto tono rispetto ad uno scontro politico di classe sociale durissimo e chiarissimo nei suoi connotati.
Questo significa molto; lavorare per 'un bilancio a base zero è una formulazione bella - così possiamo definirla tra gentiluomini - ma è del tutto vana ed inutile, perché riguarda un futuro indistinto senza minimamente curarsi dell'oggi, non determina alcuna certezza, alcun meccanismo, alcun movimento e neanche un moto delle intelligenze e delle coscienze: ritrovati paratelevisivi di un modo di affrontare le cose per slogan.
Cosa segna, questo? Segna, per l'ennesima volta, il grado di dipendenza acritica d'impostazione e di cultura rispetto a quanto avviene sul piano nazionale relativamente alle scelte che si determinano, rispetto alla natura e ai caratteri di un confronto-conflitto sempre più aperto e che sarebbe gravissimo ignorare.
Sotto questo aspetto peggiora ulteriormente il rapporto di sudditanza di non autonomia degli Enti locali e delle forze fisiche, uomini e donne che li fanno funzionare, non rispetto alla logica, ma alle indicazioni impostazioni e diktat del Governo centrale.
Non voglio entrare nel merito; come ho già detto prima, pur ritenendo giuste molte delle proposte del mio stesso Gruppo, considero abbastanza vano lo sforzo attuato se non si pone loro a cappello un ragionamento che costituisca anche il punto di riferimento per le iniziative e le scelte che assumiamo. Se manca quello, è proprio tutto inutile. E' un aggiustamento subalterno, che non incide e non modifica in alcuna direzione ciò che sta avvenendo.
E io non ho alcuna intenzione di fare da notaio allo scontro durissimo di carattere sociale che riguarda ripartizione di immense risorse e riguarda la vita di milioni di individui. No, io il notaio, da questo punto di vista, non ho alcuna intenzione di farlo, per cui non ho intenzione di verificare se togliendo 40 milioni da una parte o 200 dall'altra e mettendoli in un'altra ancora mi ritrovo più o meno con la stessa cosa senza segno e senza senso. Quello di cui stiamo discutendo avviene nel quadro di quella manovra di carattere nazionale che, a mio giudizio, è talmente marcata da iniquità e profondo senso di rivalsa di classe che io nella mia breve storia politica, non ho mai visto in questo Paese.
Ci sono i caratteri contingenti (chiamiamoli così). Da un lato, la risposta alla crisi monetaria: una serie di tasse dall'esplicita connotazione anticostituzionale. Basta guardare, quella, ormai nel dimenticatoio, del sei per mille sui conti correnti, determinata con incredibile spregio delle indicazioni costituzionali, che solo in un Paese totalmente in crisi può passare senza osservazioni. Dall'altro, l'aspetto più direttamente punitivo dell'intero mondo del lavoro dipendente a tutti i livelli, dall'operaio al tecnico, all'impiegato, al funzionario, al dirigente. Se questa è scelta in direzione e in funzione del recupero di una grande forza del lavoro, della qualità, della produzione, dei servizi stiamo veramente scambiando lucciole per lanterne.
Ci sono poi le cause e i nodi veri del dissesto del bilancio pubblico e dello Stato, che vengono affrontati, dalla manovra entro la quale ci stiamo muovendo, tranquillamente e senza osare niente. Nodi affrontati con scelte cosiddette strutturali, ovvero quelle già citate, che mirano strutturalmente a modificare la natura e il contesto dei rapporti sociali costruiti in tanti anni in questo Paese.
Tali scelte mirano a modificare lo Stato sociale, tentando, di fatto aduno spostamento immenso di risorse: se alcune delle scelte della manovra non verranno modificate o stroncate (come quelle sulla previdenza, sulla sanità), vi sarà lo spostamento di una massa enorme di risorse verso la finanza privata; verso la ricapitalizzazione dei capitali, verso, ma solo in linea teorica, la possibilità di rifornire gli investimenti industriali.
Infatti, in linea di fatto, pochissimo andrà in termini di rifornimento del capitale di rischio e del capitale produttivo, moltissimo andrà in termini di alcun rischio al mercato finanziario, che - badate bene - con i BOT e i CCT al 14/14,50/ 15% consente investimenti certamente sicuri e al tempo stesso formidabili.
Questo non viene mai detto da parte di questo Governo, nella sottintesa speranza di evitare uno spostamento ingiusto, iniquo e marcato, dal formidabile segno di classe di immense risorse dalle tasche di milioni di famiglie che vivono di lavoro dipendente e di lavoratori in direzione delle grandi concentrazioni finanziarie, a favore della ricapitalizzazione del capitale cosiddetto produttivo-industriale e di rischio, a favore, dunque di un possibile rilancio dell'economia.
Per l'ennesima volta assisteremo al trionfo della rendita, della speculazione e della finanza alla faccia di qualsiasi benché minima soluzione dei problemi reali del deficit, ormai insostenibile, del bilancio dello Stato e alla faccia di qualsiasi ipotesi di rilancio del Piemonte e di questo Paese.
I problemi sono proprio tutti lì, e tutto ciò che si agita nelle piazze non è solo questione sindacale, ma è il segno avvertito duramente da milioni di persone anche in termini di contestazione, di un'assurda conduzione di tutta la vicenda (così la giudico io) da parte delle Organizzazioni sindacali.
Da questo punto di vista, suggerirei ai colleghi Consiglieri di leggersi gli atti del Convegno degli economisti tenutosi proprio in questi giorni. Gli economisti sono economisti, certo tutti orientati politicamente, ma lì c'erano tutti. Non ce n'è uno che abbia detto che questa manovra servirà sul serio ad affrontare i nodi della crisi di questo Paese, del suo deficit, della sua difficoltà a reggere sui mercati internazionali.
L'Italia è il Paese che, per ammissione dei dati giapponesi, nel quinquennio 1985-1990 ha realizzato la più alta punta (superando i giapponesi, gli occhi a mandorla) di produttività reale. In qualcosa siamo primi. Bisogna capire se vincitori sono stati i centri di potere finanziario che si sono agitati e tuttora si agitano in questo Paese o se sono stati i milioni di lavoratori nei loro luoghi di lavoro. Pare si tratti dei centri finanziari: dal punto di vista della civiltà reale, non è dato da incensare molto.
Oggi la Regione ha di fronte, come tutto il Paese, problemi seri drammatici e gravi di ordine politico, di ordine istituzionale e poi di ordine sociale, economico e così via. Bisognerebbe cominciare ad affrontarli con altro spirito. Ad esempio (e non proposta concreta): e se questa Regione cominciasse a stabilire che ogni legge, deliberazione o provvedimento che prevede contributi a qualsiasi livello, dovesse prevedere un ferreo controllo su chi ne beneficia, e della sua piena correttezza fiscale? Non possiamo solo stare a sentire Siro Lombardini parlare di evasione quando dice che in questo Paese l'IVA è evasa al 50%. Non possiamo vedere un Governo che ha sancito che l'evasione fiscale non è toccabile perché non ci sono gli strumenti, non c'è la cultura, non c'è la, forza, non c'è il senso nazionale. Il senso nazionale viene solo al direttore de "Il Corriere della sera" che, nella discussione avvenuta a Brescia - o altrove - ricorda ai lavoratori Caporetto, Vittorio Veneto e la I guerra mondiale. Ritengo comunque che abbia fatto bene a ricordar loro la guerra più schifosamente dedicata ai fabbricanti di cannoni, ai grandi macellai, alle grandi concentrazioni finanziarie; ha fatto bene: ha rivelato là vera natura di una certa grande borghesia nazionale, che il senso vero dello Stato ce l'ha solo quando è a pancia piena e si sente tranquilla; appena avverte che l'oroscopo gli preannuncia qualcosa di strano, immediatamente si richiama a Vittorio Veneto.



PICCHIONI Rolando

Ma era un sessantottino.



BOSIO Marco

Certo, lo so.
Il '68 è stata una grande cosa, ma - come diceva un mio vecchio compagno - quando i fiumi tracimano, anche i tombini scaricano non dico cosa.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossa; ne ha facoltà.



ROSSA Angelo

Vedi, collega Bosio, al di là di quelli che possono aver architettato promosso, subito, provocato la I guerra mondiale, c'è il problema che là sono rimasti più di 600 mila nostri connazionali che hanno ubbidito per senso del rispetto. Credo che, al di là delle valutazioni sull'opportunità o meno, ci sono situazioni che sono quelle che sono, e la I guerra mondiale fu terribile; penso che se viene ricordata a 74-75 anni di distanza è perché è nella coscienza di tutto il popolo italiano.
Voglio però intervenire sul dibattito aperto dalla relazione proposta dall'Assessore Gallarini sull'assestamento di bilancio. Personalmente ritengo rappresenti una base, un punto di partenza di ampio respiro quello che l'Assessore Gallarini ha fatto, presentando il bilancio di assestamento, da cui sono partite le riflessioni a tutto campo dei vari interventi, avendo presente ciò che la Regione è stata in questi vent'anni e credo si stia giungendo alla conclusione di questa prima fase per tutta una serie di ragioni che sono sotto gli occhi di tutti - e su ciò che dovrà essere nell'immediato domani. Mi pare sia stato questo lo sforzo compiuto riscontrabile nell'ampia relazione dell'Assessore Gallarini, che ringrazio per aver collocato la questione dell'assestamento dentro questa prospettiva.
Ora, la domanda che viene spontanea è questa: nel documento che Gallarini ha presentato, nell'assestamento di bilancio, c'è traccia di questo discorso, oppure è un documento completamente diverso, staccato, che non c'entra niente? Il documento, anche nella sua contabilità, coglie in qualche misura questa tendenza? La consapevolezza che siamo in un momento di grandi cambiamenti, c'è o no? Io credo di poter dire che c'è; mi pare di poter dare questa risposta e quindi il voto socialista non è soltanto tecnico, perché quando si fa politica non c'è mai separatezza tra aspetto tecnico e aspetto politico. E' un voto tecnico per gli aspetti di contabilità, che colgono una tendenza che io vedo anche essere di carattere politico, una tendenza alla quale il Gruppo socialista ha dato un contributo.
Nei 4 mesi da giugno in avanti, da quando si è incominciato a discutere sulle prospettive che ci hanno portato a questo assestamento, il Gruppo socialista ha dato il proprio contributo per cercare di mettere, con i piedi per terra, un qualcosa che, pur essendo all'interno del bilancio di previsione 1994 si facesse carico di una situazione che sta velocemente cambiando e quindi desse delle risposte anche in termini di interventi e di risparmi per evitare dispersioni.
Mi pare di capire che ,queste risposte ci siano; saranno soltanto 12 i miliardi in qualche misura reimpostati, risparmiati, però queste risposte ci sono state. Non credo sia stata cosa facile, perché mentre da una parte esiste la consapevolezza di essere in momenti di grandi cambiamenti dall'altra c'è la difficoltà del quotidiano, ci sono gli ostacoli da superare, ostacoli di competenze consolidate in capo ai vari Assessori, ai quali è sempre molto difficile delle rinunce. E' infatti molto difficile rinunciare a quanto non si colloca fra le cose inutili, anche se secondarie, e alle quali per vent'anni si è dato seguito e continuità; è difficile poter dire: "A questo punto, ne facciamo a meno".
Quindi capisco l'Assessore Gallarini, capisco le difficoltà che la Giunta ha incontrato. In questo senso, voglio esprimere l'apprezzamento per lo sforzo fatto, dovuto alle inevitabili resistenze da riassorbire.
Personalmente, intravvedo nell'assestamento tracce di volontà politica e penso anche che qualche risultato sia stato ottenuto. Certo, se ci si domanda se siamo soddisfatti rispondo che non lo siamo; d'altro canto non potevamo nemmeno ragionevolmente pensare che nell'assestamento di bilancio nell'ultima parte di questo 1992, potessimo fare qualche prodigio spostando decine di miliardi di lire da una parte all'altra.
Dicevo prima che qualche risultato lo abbiamo anche ottenuto. Intanto l'assestamento così come ci viene proposto, è un primo risultato che manifesta una volontà politica che non ci soddisfa, ma che è comunque presente insieme al dato di contabilità tecnica. Il secondo risultato è che questo provvedimento viene discusso nell'ambito dell'assestamento al bilancio 1992 e non reca con se medesimo anche le addizionali, l'aumento dell'imposta su benzina e metano, come in un primo tempo sembrava possibile fare. D'altro canto, questo dibattito è cominciato prima della messa in atto della manovra Amato, molto pesante, che ci deve quindi consigliare molta prudenza nell'aggiungere altri pesi a quelli che già sono stati distribuiti.
Altro risultato è rappresentato dalla decisione concordata da tutta la maggioranza ed assunta dal governo regionale che il bilancio 1993 sarà un bilancio con partenza a base zero. Si tratta di un risultato significativo perché coincide con quel cambiamento generale che qualcuno ha definito epocale - e lo è davvero. Finalmente si comincia a dire che ci sono caselle vuote che devono essere riempite, oserei quasi dire che si potrebbe parlare del primo giorno della Regione vent'anni dopo. Qualcuno potrà anche osservare che per adesso si tratta solo di intenzioni, ma non sono soltanto intenzioni, il Gruppo socialista non le ritiene tali, c'è l'idea di andare in questa direzione. Abbiamo davanti del tempo che ci consente di fare un certo lavoro con grande serietà che non si può fare scegliendo dei capitoli a casaccio, perché dietro ai capitoli, dietro agli stanziamenti; ci sono persone vive, ci sono le forze sociali, bisogna tenere conto di tante cose: anche se apparentemente un capitolo sembra non essere rilevante, poi, nella sostanza può emergere l'esigenza di dare una risposta positiva. C'è bisogno di un grosso approfondimento anche alla luce delle risorse di cui disporremo.
Dicevo prima che ci sono volontà politiche, però si rinvia ancora.
Credo che il rinvio di questa scadenza ormai non sia molto lontano, è questione, di un paio di mesi, quindi non c'è molto da aspettare. Questo è l'impegno che noi prendiamo come Gruppo socialista all'interno della maggioranza e dichiariamo che o si realizza questo bilancio, quindi si fanno queste cose, oppure si prende atto che questa maggioranza non è in grado di assumere le responsabilità che ha assunto finora e quindi si prende atto che si è al capolinea di una maggioranza e di un governo regionale che finora ha fatto la sua parte; noi abbiamo dato il nostro contributo, ma diventa difficile andare avanti.
La base zero è questa, significa davvero ridefinire tutto. Con questa scelta si coglie il nuovo, è un segno concreto di svolta che non vuole passare dalla parte più facile, che è quella di dire che, siccome c'è un deficit di' bilancio, (unica cosa che possiamo fare è aumentare le tasse addizionali. Io credo invece che occorra trovare qualche via diversa. Dare un segno concreto a questa svolta per me vuol dire nuovi rapporti con il Governo nazionale e con gli Enti locali; è un atto di fiducia in una Regione che vogliamo completamente rinnovata (e ci auguriamo un rinnovamento anche agli organi istituzionali più alti). Non si perda ulteriore tempo: significherebbe che c'è qualcosa che non quadra: se siamo ad una svolta di tipo epocale, come è stato detto e io ne sono convinto, à questa bisogna far fronte con grandi scelte e grandi decisioni. Se si continua a ritardare vuol dire che non si è compreso o non si ha la forza di decidere, e questo sarebbe davvero un grande rammarico perché in politica non è ammesso restare fermi a baloccarsi nel vuoto.
Noi siamo convinti che con questa proposta si possa evitare l'applicazione delle addizionali per il 1993. Se poi fosse necessario, al termine di questo severo esame, individuare delle forme di addizionali, lo valuteremo in quel momento. Riteniamo, prima di tutto, che si debba attuare la nuova Regione; la questione Piemonte va fermamente posta a Roma, non per avere qualche risorsa in più, ma per conquistarci il ruolo che ci spetta.
La Repubblica deve trovare la forza di rinnovarsi e ciò vuol dire rilanciare il ruolo delle Regioni, realizzare una Repubblica, uno Stato unitario rappresentato da una federazione di Regioni: o è così oppure non ci sono molte strade.
Aggiungo anche che se il Piemonte è nostro, abbiamo il dovere di essere noi a governarlo. E' una frase semplice, della quale però sono convinto. E' venuto il momento di dire "basta" ad un ruolo che è stato quello, in qualche misura, di soddisfare o adempiere formalmente a un dettato costituzionale, ma che nella sostanza ha escluso il ruolo delle Regioni. Se il Piemonte è di nostra responsabilità dobbiamo essere noi a governarlo sotto tutti gli aspetti; quindi, dobbiamo essere noi a decidere anche quali tasse applicare. Questa è la questione, altrimenti diventa troppo facile dire "la strada ve l'abbiamo tracciata noi, che è quella delle addizionali su benzina e metano".
Se avessimo i poteri che rivendichiamo potremmo anche scegliere strade diverse, strade che vadano a colpire la rendita, i profitti, perché lo sforzo a cui siamo di fronte è reale, è uno sforzo vero! E' chiaro che non possiamo baloccarci su questioni che sono tremendamente vere! Anch'io aggiungo qualche aggettivo pesante; Assessore Gallarini: sono tremendamente vere! Il problema è di fare in modo che questa manovra sia il più possibile equa. Questo chiedono i lavoratori, come ci hanno proposto i sindacati lunedì scorso, illustrando la loro piattaforma. C'è la consapevolezza che occorre assolutamente intervenire, non è possibile aspettare che arrivi qualcuno che non può arrivare: questo intervento deve essere fatto con grande equità. Al termine del risanamento, che io mi auguro si riesca a fare - l'alternativa è il naufragio - dobbiamo lavorare per far sì che non ci sia un'Italia ricca ed un'altra povera, fatta di tanta gente, di troppa.
Questo mi pare lo sforzo che anche la manovra Amato sta facendo e che i sindacati, giustamente, hanno sottolineato. E' giusto che ci sia grande pressione sugli organi istituzionali, in primo luogo sul governo, così come riteniamo ci debba essere anche sulla Regione, alla quale i sindacati hanno chiesto un impegno maggiore. Questo è quanto abbiamo il dovere di avere presente. Se invece risulterà che le risorse si sono vanamente spostate da una parte all'altra vorrà dire che abbiamo fallito l'obiettivo e c'è da domandarsi se la grande forza dei lavoratori, queste grandi forze popolari hanno peso oppure se, nella sostanza, finiscono per non incidere. Se al termine di una grande manovra per risanare un'economia disastrata risultasse che in fondo abbiamo solo fatto degli spostamenti di numeri che hanno privilegiato dei settori e danneggiato altri, certo non avremmo risposto né alla nostra ragione storica né alla domanda che la gente pone di un'azione giusta. Sono grossi problemi, non ci sono alternative dobbiamo lavorare, a distanza ravvicinata, ognuno svolgendo la propria parte. La nostra parte è questa: o c'è consapevolezza più in generale a livello nazionale tra le forze politiche, oppure le cose stentano a cambiare. Se non cambia il quadro istituzionale non saranno certo poche decine di miliardi ad evitare anche per la Regione Piemonte i gravi problemi che si presentano. Da un esame severo riteniamo che i tentativi di rilancio del Piemonte richiedano interventi di carattere eccezionale, che rilancino il ruolo del Piemonte dentro un quadro istituzionale diverso: collegamento tra Piano pluriennale e Piano di sviluppo, nuova razionalizzazione delle varie spese correnti, assunzione della consapevolezza che o si fa questa battaglia oppure non si esce dalla crisi.
Qualche rammarico ce l'ho; non sono molto ottimista, perché il quadro istituzionale generale stenta a cambiare. Ho l'impressione che ci muoviamo un po' troppo lentamente; le modifiche a livello di forze,politiche non sono sufficienti. Vi sono esigenze che richiedono grandi cambiamenti, ma ho l'impressione che in questo si sia molto lenti. C'è troppa gente che batte il passo, c'è troppa gente che si tira indietro; ci sono troppi giochi di parte che fanno premio sull'esigenza generale del Paese: bisognerà cercare di sostenere queste nostre idee. Sono caduti "muri" che hanno riaperto il mondo a nuovi orizzonti: anche noi dobbiamo avere il coraggio di andare oltre quelle che sono state le divisioni; accantonata la strategia di ieri bisogna metterne in campo una nuova, cercando di fare tutto quanto possa rispondere alla domanda della gente. Qualcuno sostiene che con grandi momenti di impegno di carattere politico-storico, verrebbero a mancare quelle opposizioni che è giusto ci siano. Ma non ha molta importanza se tutto questo risponde alla necessità di dare al Paese una nuova prospettiva; le opposizioni, al di là di quello, che formalmente rappresentano, si formano idipendentemente dalla definizione di maggioranze e minoranze.
Qualcosa è andato cambiando in questi anni; in tal senso mi pare giusto inviare alla comunità piemontese, ma anche al Paese in generale, il messaggio di chi ha compreso che è indispensabile realizzare grandi svolte per uno Stato moderno, giusto, fondato sulla libertà, sul rinnovo di quanto ha dato buoni frutti in questi 50 anni, ma che oggi necessita di essere rafforzato e modificato, affinché la democrazia riacquisti nuovo vigore e all'interno di essa, il Piemonte continui a svolgere il ruolo svolto nel passato e che è chiamato ad avere in futuro.
Il nostro appoggio all'assestamento di bilancio nasce dalla consapevolezza che è in atto questo sforzo e dalla fiducia che lo stesso porterà risultati che consentiranno a questa Regione di inserirsi nella corrente generale di rinnovamento, che spero il Paese abbia ben presente perché l'alternativa al ritardo in questa direzione sarebbe soltanto il caos.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, il relatore di maggioranza, presentando l'assestamento di bilancio per l'anno'92, ha precisato che la spesa sanitaria degli anni '91/'92 non risulta avere rilievo né la temuta incidenza sul bilancio regionale in corso. Vuol dire che il governo centrale, almeno in parte, onora gli impegni assunti con le Regioni; dopo aver sistematicamente sottostimato per anni e anni la spesa sanitaria e dopo averla coperta tutti gli anni pienamente, compresi i disavanzi, per l'anno '91/'92 è stato costretto a ritirare i disavanzi. Naturalmente, il problema resta di una spesa sanitaria efficace e qualificata, che realizzi una produttività sociale più elevata dell'organizzazione sanitaria nel nostro Paese, resta. Vorrei insistere su un punto: per l'anno '91 abbiamo assistito ad un vero e proprio balletto di cifre: disavanzo di 500 miliardi, poi di 300, l'ultimo dato che ci è stato fornito in IV Commissione è stato che il disavanzo '91 sarebbe nell'ordine di 270/280 miliardi di lire, quasi interamente coperto dallo Stato. Da un consuntivo preciso emerge che non abbiamo disavanzo per l'anno 1991. Con i soldi trasferiti dallo Stato, e quindi, per iniziativa della Regione Piemonte abbiamo apportato tagli che hanno realizzato notevoli "risparmi". Perch uso le virgolette? Perché non abbiamo attuato il contenimento della spesa com'era nelle intenzioni. Non abbiamo qualificato la spesa sanitaria abbiamo tagliato all'impazzata, in modo insensato e irresponsabile, abbiamo colpito i ceti più deboli e più svantaggiati. Non c'è di che vantarsi.
Ora scopriamo, a dieci mesi di distanza dalla chiusura dell'anno 1991 che il consuntivo non vede la Regione Piemonte in disavanzo. Un balletto incredibile e inverosimile di cifre, stime, resoconti parziali e resoconti incompleti. Abbiamo realizzato forti risparmi, dell'ordine di 250 miliardi di lire; peccato che in questo modo abbiamo colpito i ceti più svantaggiati; naturalmente, non siamo andati- a tagliare la spesa farmaceutica perché lì si toccano gli interessi delle grandi società farmaceutiche, non abbiamo toccato la convenzionata privata perché lì si toccano gli interessi corposi dei privati, non abbiamo toccato i privilegi delle baronie che operano all'interno del sistema sanitario. Siamo al ridicolo! Tutte le Regioni italiane per l'anno 1991 presentano disavanzi fuorché la Regione Piemonte. Dove si è tagliato in questi anni? Nel 1991 e nel 1992 si è tagliata l'attività di prevenzione, l'assistenza sanitaria di base, la psichiatria; una legge operante da tre anni che doveva realizzare nel primo quinquennio, investimenti dell'ordine di 70/80 miliardi di lire ha impegnato finora 8 miliardi di lire e non ha realizzato un solo posto letto nelle strutture e nei servizi psichiatrici territoriali. Non abbiamo realizzato l'ospedalizzazione a domicilio, che consentirebbe di realizzare rilevanti risparmi oltre che essere, per certe patologie, una forma di assistenza più umana e più efficace. E' tutto detto. Ci siamo comportati peggio dello Stato e del Governo centrale. Là dove era indispensabile tagliare non abbiamo tagliato; abbiamo soltanto colpito i ceti più deboli e più svantaggiati.
Naturalmente, assistiamo ad un balletto di cifre anche per il disavanzo 1992. Non trascorre settimana senza allarmi terroristici dell'Assessore Maccari: "Ci mancano 1000 miliardi (puntini) ce ne mancano 900 (puntini)" poi pare siano 600, e poi ancora che la copertura abbia luogo in larga parte sul disavanzo. Lo scopo di questi allarmi, di queste forme terroristiche, è quello di colpire gli strati più deboli, di destabilizzare il Servizio sanitario nazionale, di destrutturarlo, di aprire larghi spazi alle società assicuratrici, che stanno immettendosi in grande stile nel campo della sanità. Rifiuto nettamente un discorso di tagli fatti in modo insensato e irresponsabile. Il nostro Paese ha una spesa sanitaria e una spesa sociale complessiva inferiore ai Paesi più avanzati della Comunità Europea. Semmai il problema è spendere meglio, non spendere meno; spendere meglio con una più elevata produttività sociale. Ripetutamente, in quest'aula, abbiamo dimostrato che è possibile tagliare doppioni, tagliare sprechi e utilizzare quelle risorse per migliorare complessivamente l'organizzazione sanitaria, per elevare la qualità dei servizi sanitari e non per tagliare la qualità dei servizi. E' possibile risparmiare e fare funzionare meglio la sanità. Di certo non si tratta della grande manovra di contenimento della spesa, spesso discussa in quest'aula negli ultimi mesi promossa dall'Assessore alla sanità, tra l'altro andata clamorosamente in fumo nel giro di poche settimane, basata sull'accorpamento delle UU.SS.SS.LL.
Noi non siamo contrari all'accorpamento delle UU.SS.SS.LL., ma abbiamo posto un problema di metodo: si può fare, si deve fare l'accorpamento, ma partendo da un'idea generale di riorganizzazione e di miglioramento dei servizi; accorpamento che deve essere deciso fatto con le comunità locali non in modo burocratico, stando a Torino, tirando tratti di penna e cancellando intere UU.SS.SS.LL.
Abbiamo posto problemi di metodo, di rapporto con le comunità, di democrazia. Abbiamo anche detto che quella dell'accorpamento può essere una grande occasione per riorganizzare l'intera rete dei servizi sanitari e per migliorarla, non per fare tagli insensati e irresponsabili, per tagliare ciò che deve essere tagliato e per creare ciò che manca, che è carente e che è indispensabile per avere una più qualificata organizzazione sanitaria. L'accorpamento è stato bloccato dalla Democrazia Cristiana che in questo caso, ha assunto una posizione conservatrice: se l'accorpamento se è al tempo stesso occasione per riorganizzare la sanità è una strada che deve essere percorsa indipendentemente dalle leggi nazionali. Tra l'altro sono operazioni che richiedono tempo, non è il caso di perderne altro, ma di lavorarci su, di stabilire un rapporto con le comunità locali. Mi pare che l'atteggiamento della Democrazia Cristiana preluda all'ulteriore ennesimo, rinvio della razionalizzazione della rete ospedaliera anch'essa bloccata dalla Democrazia Cristiana nel 1989, e criticata da noi perch anche in quel caso ci pareva si procedesse in modo burocratico, senza rapporto stretto e proficuo con le Comunità locali.
Ma vediamo il secondo cardine su cui si basava la manovra di contenimento della spesa: la limitazione della copertura del turn-over al 25% su base regionale, a piena discrezionalità dell'Assessore: già allora avevamo detto che c'era il rischio di decapitare interi Servizi; togliere 4 medici in un Servizio e sostituirne solo uno può far sì che il Servizio perda clamorosamente di produttività o sia addirittura persino decapitato.
Bene, questa deliberazione è stata bocciata dal TAR. La famosa manovra di contenimento della spesa sanitaria della Regione Piemonte, tanto strombazzata in quest'aula, è andata in fumo nel giro di poche settimane; e al tempo stesso i veri risparmi non si attuano, non si è adeguata l'attività di prevenzione, non si fanno controlli sulla spesa farmaceutica si continua a somministrare alla gente farmaci doppioni di altri, ma più costosi, e inutili; non si razionalizza, per esempio, la rete ospedaliera operazione che, da sola, potrebbe consentire risparmi dell'ordine di almeno un paio di centinaia di miliardi di lire.
Parlo di contenimenti - ripeto - e di risparmi capaci al tempo stesso di migliorare l'organizzazione sanitaria, non di tagliare laddove non deve essere tagliato, ma laddove ci sono sprechi e doppioni da eliminare, per utilizzare quelle stesse risorse in modo tale da completare e rendere più qualificata l'intera rete dei servizi sanitari. Ma non ci si muove in questa direzione, perché si tocca o enormi interessi: delle società farmaceutiche, delle attività dei privati, delle corporazioni.
Non possiamo non constatare che la maggioranza è strutturalmente incapace di attuare qualsiasi riforma e qualsiasi politica di contenimento e di qualificazione della spesa. Direi che, in generale, le forze che hanno governato il Paese sono state strutturalmente incapaci di attuare riforme ieri, e oggi sono apertamente controriformatrici, capaci solo di tagliare sulla base di una logica di classe feroce, senza risanare. Tutte misure inutili e persino dannose, prive di un minimo di equità, di un minimo di giusti-, zia, di un minimo di efficacia.
Per fortuna, signor Presidente e Consiglieri, si sta sviluppando un eccezionale movimento di massa nel nostro Paese contro coloro che vogliono liquidare lo stato sociale, movimento di massa che ha chiare implicazioni politiche.



PORCELLANA FRANCESCO



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Segre.



SEGRE Anna

Grazie, Presidente.
Ho apprezzato molto l'ultimo intervento del collega Calligaro: in precedenza sembrava si fosse imboccata una strada che mi lasciava molto perplessa. Specialmente l'intervento che ha preceduto quello del Consigliere Calligaro, affrontava temi d'ordine così generale da far sorgere in me un dubbio, corroborato anche dall'andamento del dibattito che sta procedendo con tempi assai prolungati, a volte con interventi sull'intera problematica nazionale. Sarebbe interessante fare una statistica su chi non usa più il termine "crisi epocale", usato ormai da tutti per tutto.
La genericità, la lunghezza del dibattito mi fa venire il dubbio che anche a proposito della subnota di variazione di bilancio presentataci ieri sera dalla maggioranza, tutto sia già stato deciso. Diversamente, i tempi sarebbero più accelerati e gli interventi più sul tema.
Il mio è il primo intervento del nostro Gruppo sull'argomento di dibattito, intervento di tipo generale - ma non generico - in quanto non ci siamo sentiti, come Gruppo dei Verdi, di dar battaglia, a metà del mese di ottobre 1992, proponendo alla Giunta una serie di emendamenti. Battaglia non condotta, non perché in ritardo, ma volutamente, perché non ci sembra opportuno, a metà ottobre 1992, proporre alla Giunta spostamenti ad un assestamento di bilancio compiuto su di un bilancio tecnico per i motivi già ricordati ieri, dopo i classici mesi di esercizio provvisorio.
Mi sembra invece più doveroso, per un Gruppo di opposizione, denunciare quanto poco chiara e per niente controllabile sia - anche da Consiglieri che vi impiegano tutta la loro buona volontà di voler capire - la gestione finanziaria della Regione Piemonte.
Letteralmente 'poco chiara": si fa infatti una certa fatica a seguire con un minimo di linearità ciò che succede dal punto di vista finanziario.
Per esempio, per il 1992, ormai risulta chiaro che non esiste alcun documento di bilancio preventivo reale che non sia un aggiustamento, una nota di variazione, ecc.
Mi sento di poter addurre tali argomentazioni, anche se ripetute tante altre volte - all'appuntamento con le variazioni di bilancio - poiché non mi sento "una che non capisce niente di bilancio". In questa sensazione comunque, mi sento corroborata dal fatto che, giungendo in possesso del documento dello Studio Ricerche Interventi (a cui non so bene a che titolo e come sia stato affidato l'esame il bilancio regionale), ho avuto modo di verificare che anche gli "esperti" di questa società dicono testualmente che "il primo impatto non è certamente facile; ci si accorge subito che si tratta di un documento per addetti ai lavori, di difficile lettura e che sottintende una serie di conoscenze specifiche degli addetti ai lavori".
Addetti ai lavori - quali noi e gli esperti dello Studio cui è stato dato da esaminare il bilancio - che poi riportano in questo loro documento tutta una serie di "perle", che corrispondono ad altrettante banalità.
Anche quest'ultima variazione risulta da una somma algebrica di aumenti e diminuzioni di spese le cui priorità mi sembrerebbero tutte da discutere all'interno di una seria programmazione regionale e di bilancio.
Volendo esaminare il bilancio di assestamento e la nota di variazione mi sono più volte chiesta il motivo di alcuni 'più"ed alcuni "meno".
Personalmente, non li ho compresi, ma credo che nessuno li possa capire al di fuori di una politica di programmazione regionale seria, coerente e soprattutto, esplicitata in un programma di sviluppo.
Mi sono domandata perché si chiede di aumentare di 500 milioni il capitolo 10220, per esempio, ma è solo un esempio, (spese per consulenze al Consiglio regionale), e si diminuiscono di inezie alcune spese correnti, ad esempio: 150 milioni su 3 miliardi e 800 milioni per riparazione e manutenzione mobili, 100 milioni su 10 miliardi e 500 milioni di spese telefoniche, 200 milioni su 6 miliardi di manutenzione immobili. Mi sembra che tutti questi "meno" siano stati messi a pioggia e quindi siano poco mirati. D'altronde non esiste e non è stato fatto, come invece è stato più volte richiesto, un dibattito su un programma di sviluppo della Regione. La somma dei "più" e "meno" che ho cercato di analizzare può anche far apparire un risparmio, ma da questo punto di vista trovo estremamente corretta la considerazione fatta dal Consigliere Calligaro: il problema non è spendere meno, ma spendere meglio; la somma algebrica può far apparire effettivamente un risparmio, ma non si capisce a seguito di quale politica reale.
Ciò che più volte è stato chiesto in quest'aula - e non solo dai Consiglieri di opposizione, ma anche da alcuni della maggioranza - ovvero di predisporre uno stato del finanziamento di leggi regionali e della loro effettiva attuazione ed efficacia, ancora una volta non è stato fatto.
Forse ci sono speranze: l'intervento di ieri dell'Assessore Gallarini potrebbe far ben sperare.
Un'altra considerazione, più puntuale, come Gruppo Verdi. Da sempre, da quando si è incominciato a discutere dei tagli al bilancio regionale potrei fare un'analogia con i tagli al bilancio nazionale, ma non voglio fare un discorso generale che ci porterebbe via tantissimo tempo - da parte di molti Consiglieri della maggioranza si sono avute dichiarazioni sulla possibilità di taglio facile; il taglio più facile da fare era alle spese per l'ambiente, spese ritenute - come sempre - le più superflue.
Di fronte ad un ragionamento di questo genere, su cui vorrei mettere in guardia l'Assessore per il bilancio preventivo 1993, secondo me si misura tutta la miopia degli amministratori pubblici, sia a livello regionale sia a livello nazionale. Sì, è vero, i tagli alle spese a favore dell'ambiente provocano un risparmio immediato, come d'altronde ogni altro taglio, ma sul lungo e medio periodo provocano maggiori spese per il ripristino e recupero dell'aria, per la salute della popolazione. Tutto questo - non lo dice il solito Verde che, ancora nel folclore comune, soprattutto nella tragicità di questi momenti economici, viene di nuovo individuato come il tutore fine a se stesso dei fiorellini, ma lo dice un economista, il direttore della fondazione "Mattei", che ha calcolato una cifra che dovrebbe farci preoccupare (che non abbiamo calcolato per la Regione Piemonte, ma sarebbe interessante farlo): in Italia la quota di, PIL destinata a rimediare i danni ambientali è stata, negli ultimi anni, pari all'1,5% del prodotto interno lordo. Poi c'è tutta la suddivisione fra Pubblica amministrazione imprese e famiglie. Il risparmio di certe spese, in particolare quelle sull'ambiente, provoca maggiori spese nel giro di pochissimo tempo. Di queste cose o si tiene conto o si ritorna all'idea che l'ecologia è lusso riservato a tempi di vacche grasse.
Anche alcuni esperti italiani si stanno finalmente dedicando a dare profilo numerico ad una questione - per noi da sempre molto chiara ed all'origine di molte battaglie - che invece non ci sembra né essere condivisa né far parte della cultura comune: la crescita del reddito non significa necessariamente benessere. Sembra una banalità, ma su questo principio bisognerebbe intendersi, soprattutto quando si parla di tagli: la crescita del reddito, la tutela di un certo reddito non significa necessariamente benessere. Invece, automaticamente, per valutare la ricchezza di un Paese, si valuta di quanto è aumentato il suo prodotto interno lordo in un anno: se aumenta la ricchezza del Paese aumenta di pari percentuale il benessere.
Bisognerebbe anche intendersi sul concetto di benessere e chiedersi adesso voglio proprio estremizzare il problema - se è più benessere correre ad alta velocità fra Torino e Venezia o avere la possibilità di usufruire di piste ciclabili in una città dove non si respira più, dove aumenta la mortalità per malattie da inquinamento, ecc. La risposta di quest'aula è che è maggiormente segno di benessere la possibilità di, spostarsi ad alta velocità sulle ferrovie, o comunque ogni altra tipologia di benessere cui normalmente siamo abituati anche dalla scienza economica che abbiamo studiato, non considerando benessere una migliore qualità della vita.
Se non si risponde a queste domande fino in fondo, potremo limare il nostro, anzi il vostro bilancio, senza portare alcun vantaggio alla collettività. Una Regione desiderosa di autonomia di pensiero dovrebbe affrontare questi problemi e chiedersi cosa vuol dire assicurare il benessere ai cittadini della regione e qual è la natura di questo benessere. Credo che di fronte a tali questioni ci troveremmo fortemente in disaccordo.
Per concludere, riprendendo quanto detto all'inizio, non abbiamo presentato emendamenti, ma nel caso si arrivasse - ma ho la sensazione che non accadrà - ad una votazione sugli emendamenti, non parteciperemo al voto. Esprimeremo, invece, parere contrario sulla nota di variazione proprio perché non crediamo che variazioni fatte a due mesi dall'impostazione del prossimo bilancio, a due mesi dall'ormai certa dall'imposizione di nuove tasse siano in grado di spostare somme a favore di una o dell'altra cosa, soprattutto perché quello che è stato speso non c'è più: abbiamo difficoltà a credere a questa manovra di bilancio.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie Presidente, colleghe e colleghi. Il discorso con il quale l'Assessore Gallarmi ha presentato la manovra di bilancio mi è parso un rispettabile discorso di addio di un governo e della sua politica. E' un discorso che ha illustrato con una buona dose di onestà.
La situazione di crisi, nella quale viene formulata questa proposta, è stata illustrata dallo stesso Assessore - e per questo ho parlato di discorso di addio- in tre aspetti. L'Assessore Gallarini ha parlato di crisi finanziaria, di crisi progettuale e di crisi politica. Ha parlato di crisi finanziaria in termini sostanzialmente corretti, e il Gruppo di Rifondazione comunista non ha elevato grida di falsi in bilancio.
L'Assessore Gallarini vende la propria merce in politica, illustrando e accentuando le caratteristiche positive che, a suo avviso, contiene questa manovra. L'opposizione fa altrettanto e i falsi sono falsi politici, nel senso che sono diverse opinioni in politica. Ma quello della crisi finanziaria - io l'ho colto anche nelle sue parole e ne sono convinto - è un elemento di secondo piano nell'attuale situazione.
Vi è di più di una crisi finanziaria, alla quale fate fronte nel modo che abbiamo visto, con un piccolo cabotaggio "spostiamo qualche piccolo peso da una parte all'altra e troviamo poche unità di miliardi da proporre alla gente come tagli e nuovi investimenti". E' un elemento di secondo piano, perché la crisi più grossa che avete di fronte e avete diplomaticamente denunciato - io dall'opposizione mi permetto di evidenziare questo fatto secondo il mio punto di vista - è una crisi progettuale. E' questo l'elemento di vostra debolezza. Denunciate una crisi progettuale nel momento in cui, per il domani del vostro lavoro - chissà se sarà il vostro lavoro -, avete lanciato la proposta o, forse, la necessità vista la crisi progettuale, di avviare il bilancio 1993 su base zero.
Questa è una chiara dichiarazione di fallimento di una politica.
S'inizia a base zero, perché non c'è proprio più nulla da continuare ammesso che ci fosse prima qualcosa. Azzerare tutto ha il significato che o le politiche impostate hanno esaurito - diceva qualcuno - la propria forza propulsiva, o che queste politiche non si è nemmeno riusciti ad avviarle per tempo. E' una dichiarazione di crisi progettuale della Giunta e, se la Giunta stessa non ha un progetto, la crisi è aperta.
Dichiarare di intendere il bilancio 1993 a base zero significa - e l'Assessore Gallarmi l'ha detto con quella base di onestà che gli riconosco ridiscutere tutto. Se si ricomincia, si ricomincia non solo con i capitoli nudi, ma si ricomincia con le deleghe nude, con gli Assessori, con la crisi di tutta la compagine di Giunta. Si ricomincia a discutere le deleghe, le ripartizioni, gli accorpamenti.
Assessore Gallarini, in pratica si rifà una nuova Giunta, e non so se questa nuova Giunta sarà la stessa che oggi governa questa Regione. C'è un terzo elemento di crisi, che è quella politica. La crisi politica si compone dai tasselli degli interventi svolti in quest'aula, crisi evidenziata con più o meno diplomazia. Sulla manovra di bilancio piccola piccola e sulla ipotesi di bilancio 1993 a base zero non si è detto che quel che più conta è quello che non c'è: le nuove tasse.
Gli interventi evidenziano una crisi politica. La crisi politica è rappresentata dal fatto che non è stata individuato un progetto per quanto riguarda la manovra di bilancio vera, quella che dovrebbe o meno prevedere le nuove tasse.
Il PRI ha detto che non dovremmo neanche votare una manovra di questo genere, ag-giungendo i motivi contingenti per i quali invece si esprimerà al contrario approvandola. La D.C. ha fatto un discorso tutto diverso: ha rilanciato la necessità assoluta di non rinunciare a disponibilità finanziarie possibili per questa Regione, in cambio di un'ipotesi di sviluppo. Il PSI ha detto che per adesso non se ne parla: "Vogliamo capire e comunque ci pare non necessario, ma non escludiamo che si possa fare". I liberali hanno parlato secondo un codice allusivo di maggioranza e, non conoscendo la decodifica-zione, non sono in grado di capirlo, ma mi è parso un discorso di "differenza di posizione" all'interno della maggioranza.
Le forze di maggioranza hanno espresso, su un problema così importante una chiara e visibile diversità di vedute. Questa Giunta, a mio parere, è uscita dalla scena. Di fronte a questa situazione le forze di opposizione come si stanno dislocando? Mi sono ritrovato molto nell'intervento svolto dalla collega Segre e, per una certa parte, il Gruppo di Rifondazione comunista si allinea a tale posizione. Non partecipiamo oggi al gioco che proponete con questa "manovretta" di bilancio. I tagli e taglietti fateveli. Noi lavoriamo per una prospettiva di alternativa a sinistra democratica e ambientalista radicalmente diversa dal vostro sistema di potere. Questo per quanto ci riguarda.
C'è però sul nostro tavolo di lavoro la grande massa di emendamenti proposti, ad esempio, dal Gruppo del PDS che, viceversa, ha scelto la strada di seguirvi passo passo, tagliando i vostri stessi capitoli in.modo diverso da voi e aggiungendone altri dai quali tagliare le spese che voi non avevate previsto. Così facendo ha individuato una manovra che, dal mio punto di vista, non è condivisibile. Anzi, per certi aspetti stupisce e preoccupa.
Infatti, dai tagli proposti dal Gruppo PDS non si evince alcun discorso di carattere generale, ma semmai una certa ansia di raggiungere posizioni di governo in fretta e senza attendere che nel Paese, nella società crescano delle condizioni tali per cui la partecipazione al Governo significhi un cambiamento netto con l'attuale sistema di potere.
Sono sconcertato e non posso condividere, dall'opposizione dove sinora siamo, dei generici tagli alla formazione dei dipendenti regionali: non la condivido, dall'opposizione. Sulle somme che questo sistema di potere questa Giunta ha destinato alla formazione dei dipendenti e sul modo come le ha usate ho molte critiche da fare.
Ci saranno anche qua sprechi, superficialità, ma dall'opposizione io non rinuncio a richiedere una politica per la formazione dei dipendenti regionali. O sono già qualificati così come sono? E non taglio su quella voce, anzi, su questa voce, dall'opposizione, il giorno che dovessi partecipare ad una forza nuova di governo chiedo che ci sia una buona politica sorretta da tante risorse per una seria formazione professionale.
E invece vedo, da parte dell'opposizione PDS, un taglio maggiore di quello della Giunta, forse perché "la Giunta lavora male e quindi facciamole un dispetto?".
E così pure sull'elaborazione dei dati. Il PDS propone un taglio di 500 milioni su una certa voce. Ma io di elaborazione di dati, e quindi di modernità nel funzionamento dello Stato e della Regione, penso che ce ne sia bisogno! E' anni che chiedo che si costituisca la banca dati appalti.
C'è bisogno di soldi per questa elaborazione dati: che senso ha toglierla? Che senso ha togliere fondi al diritto allo studio? Il diritto allo studio ha bisogno di soldi. Che senso ha togliere fondi a tutti i settori della cultura? Solo perché oggi vengono gestiti in modo clientelare o vengono dati ad associazioni ed enti che potrebbero essere diversamente valutati? Dall'opposizione, chiedo che gli investimenti alla cultura crescano; io non ambisco ad entrare in un Governo in cui gli investimenti alla cultura sono tagliati! E il Teatro Regio? Al Teatro Regio si tolgono i finanziamenti per le attività decentrate. Ma non cuciamo che il Teatro Regio deve vedere, nel proprio futuro, non solo più la bomboniera di piazza Castello, ma attività sul territorio? Per questo c'è bisogno di soldi.



(Commenti del Consigliere Ferrara)



CHIEZZI Giuseppe

Tu ci sei dentro, Consigliere Ferrara, almeno, qua sei ancora dentro.
Il taglio che bisogna dare - e qui concludo - è un taglio di carattere politico, di opposizione netta a questo sistema che si sta decomponendo, se spostiamo la nostra attenzione, il nostro lavoro politico da qua dentro a fuori, ci accorgeremmo che i tagli governativi stanno colpendo i ceti più deboli, i lavoratori.
Noi riteniamo che solo partendo di li, solo lavorando lì la sinistra democratica, ambientalista, progressista, verde potrà creare le condizioni per trovare le ragioni di un'opposizione, la forza di un'opposizione, i numeri necessari per governare e anche i programmi concreti.
Assessore Gallarini, io ti dico sinceramente che, fossi al tuo posto gli emendamenti PDS li accetterei tutti, perché a mio parere vi offrono una stampella per rimanere in piedi e, a mio avviso, se sarete intelligenti non la rifiuterete. Noi questa stampella non ve la diamo assolutamente: fatevi i vostri tagli e taglietti, noi vogliamo proprio tagliare con questo vostro sistema.
Staremo a vedere cosa patteggerete insieme al Gruppo del PDS. Non abbiamo presentato emendamenti come avremmo potuto fare e, per quanto riguarda l'esito finale, la dichiarazione di voto sarà poi svolta dal collega Maggiorotti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grosso.



GROSSO Carlo Federico

Dopo i numerosi interventi del mio Gruppo sarebbe stato forse inutile un mio ulteriore intervento. Penso però che in momenti come questi sia opportuno che tutti i Consiglieri regionali, tutti coloro che hanno responsabilità in quest'aula si alzino per dire chiaramente qual è il loro pensiero. In un momento così particolarmente drammatico anche una discussione di bilancio, sia pure soltanto di assestamento, è comunque un momento particolarmente qualificante della vita di quest'aula.
Assessore, anch'io come tanti altri in quest'aula ho apprezzato il suo discorso. Il tono era molto buono. Abbiamo finalmente sentito in quest'aula, da parte di un uomo di governo, alcune parole di segno diverso da quello che solitamente siamo abituati ad ascoltare. Parole che avremmo voluto ascoltare da tempo. Però forse non basta, perché ho l'impressione che, tra il giusto tono delle sue parole e i contenuti della sua proposta originaria, la discrasia sia ancora troppo grande.
In quest'aula sono emerse alcune cose, anche lei ne ha dette alcune proponendo delle modificazioni alla sua legge. La sua maggioranza, però, le ha rispostoin termini estremamente freddi (la sua maggioranza!). Li abbiamo sentiti gli interventi del Consigliere Fiumara, del Consigliere Ferrara del Consigliere Marchini: "manovra tecnica, manovra piccola, la votiamo però...". Ché maggioranza avete? Cosa vi apprestate a fare? Avete detto: "In Giunta abbiamo preso una grande decisione: il bilancio preventivo dell'anno prossimo sarà un bilancio che parte da zero rifacciamo tutto". Ne prendiamo atto, ma come mai nel momento in cui vi apprestate a proporci una "manovretta", non ci indicate quanto meno alcune linee fondamentali di queste vostre grandi idee? Abbiamo una grossa preoccupazione. Noi non vogliamo che la Regione si trasformi in questo momento in uno strumento di ulteriore incentivazione di tasse, e vogliamo che sia difeso sino in fondo, nei limiti del possibile, lo Stato sociale.
Qualche idea, qualche sprazzo per farci vedere come voi vorrete impostare il bilancio vero dell'anno prossimo in questa direttiva ce li avete dati? Io credo che noi dobbiamo pretenderli. Il discorso sul bilancio comincia da oggi, e voi a questo punto fate soltanto delle piccole proposte di arrangiamento tecnico.
Non sono d'accordo con quanto ha detto testé il Consigliere Chiezzi circa il fatto che, comunque, non si debba entrare nel merito delle vostre singole proposte. Voi fate delle proposte specifiche ed è giusto che noi come forza di opposizione consapevole, cerchiamo di fare controproposte di razionalizzazione: è nostro dovere. Sono però d'accordo con il Consigliere Chiezzi nel dire che il discorso è sostanzialmente un altro, e l'hanno già detto anche altri Consiglieri in quest'aula.
L'hanno detto i Consiglieri Marengo, Bosio e Calligaro: la gente giustamente scende nelle piazze per protestare contro una manovra nazionale forse necessaria, ma profondamente ingiusta. Noi in quest'aula, e soprattutto voi, come forza di governo in primo luogo, che atteggiamento assumete di fronte a questa manovra complessiva? Tutti sappiamo cosa dice il Paese: "Basta con queste forze politiche cambiamo le facce!". Può darsi, anzi sono convinto che molte facce debbano essere cambiate; quello che certamente deve essere cambiato è la politica le proposte, il modo di governare.
Lo diceva molto bene il Consigliere Calligaro, facendo quel suo finissimo discorso settoriale sulla sanità: non si tratta di un problema di risparmio complessivo. Certo, le risorse sono minori, ma è un problema di precisa selezione. Fateci vedere, per esempio nel settore della sanità, che tipo di selezione avete attuato. Certo, il settore della sanità è un settore in cui non possiamo tagliare a man bassa; è un settore evidentemente pieno di sprechi e lo spreco va eliminato, ma il Servizio sanitario nazionale deve essere salvaguardato perché la gente ha diritto di essere curata.
Voi, governo di questa Regione, quali grosse linee di prospettiva ci date? Nel dibattito di ieri e nel dibattito di stamane non è apparso proprio nulla né nella relazione introduttiva dell'Assessore, al di là delle belle, giuste parole che ha detto, né dagli interventi dei Consiglieri di maggioranza.
Se il discorso è questo, credo veramente che , in quest'aula dobbiamo alzare il tiro dell'opposizione, e in questo sono d'accordo con il Consigliere Chiezzi. In quest'aula dobbiamo passare ad un'op-posizione durissima, collegandoci con ciò che sta accadendo fuori nelle strade e nelle piazze della nostra disastrata Italia. Quest'Italia così disastrata che le forze che governano questo Paese hanno contribuito in maniera determinante a disastrare in questo modo.
Non siamo noi i responsabili di questa situazione, e a questo punto credo che sia giunto il momento di incalzarvi in maniera sempre più dura e pressante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Non intendo entrare nel merito dei dati di questo assestamento di bilancio, ma desidero svolgere alcune considerazioni generali su come viene gestita la Regione da questa Giunta, da questa maggioranza.
Dalla chiusura per ferie ad oggi, abbiamo sollecitato una serie di interventi da parte di questo Consiglio nei confronti del Governo. Il discorso fatto dal collega Grosso non fa una grinza: effettivamente abbiamo assistito per almeno tre anni (gli ultimi due anni in questa legislatura) ad un atteggiamento estremamente passivo da parte di questa Giunta regionale nei confronti del Governo centrale. E' una realtà: tutte le volte che abbiamo sollecitato questa Giunta ad esprimersi, a condannare o comunque a criticare l'azione del Governo che ha fatto sì che gli enti locali si trovassero nelle condizioni in cui si sono trovati, addirittura con la necessità di tagliare le spese correnti, queste sollecitazioni sono sempre cadute nel vuoto.
Abbiamo assistito ad una Giunta passiva, a una Giunta che ha subito regolarmente qualsiasi manovra di taglio, qualsiasi manovra fiscale da parte del Governo centrale. Allora, adesso la risollecitiamo. Abbiamo presentato dei documenti; nell'ultima riunione dei Capigruppo, da parte della Presidente del Consiglio c'era stato il chiaro impegno a mettere in votazione, al termine di questa discussione sull'assestamento, tutti i documenti proposti nel mese di settembre, di condanna nei confronti del Governo.
Dobbiamo capirci. E' chiaro che comportandoci in questo modo, cioè facendo sì che la Regione sia regolarmente assente su questi temi, la gente che sta all'esterno e che non vive il palazzo sicuramente si distaccherà sempre più dalle istituzioni. I dati sono chiari: gli ultimi dicono, ad esempio, che solo il 4% dei piemontesi ha pagato TISI al 30 settembre questo è un dato che dovrebbe far riflettere attentamente. Senza una gestione della protesta che esiste nei confronti delle istituzioni, senza una gestione chiara, almeno da parte degli Enti locali, almeno della Regione, è chiaro che rischiamo che la rivolta fiscale, la grossa protesta che si sta sviluppando nel Paese - e parliamo in particolare del Piemonte diventi incontrollabile. Non solo: noi la vogliamo. La vogliamo perch rappresentiamo le istanze della gente che vuole delle risposte da parte degli Enti locali e da parte dello Stato; risposte che regolarmente non ha.
Peraltro, spero che l'Assessore Gallarini risponda alle due importanti domande poste ieri dal collega Bodrero. Noi continuiamo a vedere il bilancio regionale come una cosa a sé stante, dimenticando che questa Regione fa parte di una cosa molto più complessa che si chiama Italia, dove ci sono altre realtà che purtroppo non si stanno comportando come la Regione Piemonte. E' questo che vorrei sapere dall'Assessore Gallarini: che cosa intende fare la Regione nel merito? Intende evidenziare allo Stato realtà di altre Regioni che non si degnano nemmeno di presentare bilanci consuntivi? A questo vorrei fosse data risposta serena e sincera.
Ho letto attentamente la relazione che ieri ha presentato l'Assessore.
Si parla di questioni generali, si legge che siete soli, che siamo spaventosamente soli: è chiaro che si è arrivati a questa situazione non in maniera casuale, ma perché la cosa pubblica è stata gestita in un certo modo. Soli sicuramente non lo siete, perché qualche clientela ve la siete creata.
Sull'"Indipendente" di oggi sono stati pubblicati alcuni dati a proposito dei quali chiederemo un intervento della Regione Piemonte. Il fatto che su 121 nuovi assunti in Piemonte presso il Ministero delle poste e telecomunicazioni solo 9 siano residenti in Piemonte mi pare un dato scandaloso, soprattutto in un momento in cui nella nostra regione si vive una crisi occupazionale a livelli estremamente preoccupanti. Chiaramente qualche clientela si è creata; bisognerà vedere se da parte di questa maggioranza, di questa Giunta c'è la volontà - ed è qui che vorremmo capire dal prossimo bilancio - di non foraggiare più queste clientele, di iniziare a fare veramente una politica uguale per tutti.
Vogliamo fare un discorso di questo tipo? Possiamo anche essere d'accordo a discutere ed entrare nel merito del bilancio punto per punto ma è chiaro che se si pretende di tagliare qualcosetta, pur continuando a esserci la necessità e la volontà politica di mantenere e foraggiare le clientele che i Partiti si sono creati negli ultimi quarant'anni, qualsiasi operazione sarà comunque fallimentare. La gestione dell'Ente pubblico non può continuare in queste condizioni; nel momento in cui una classe politica si è "mangiata" praticamente tutto, anche gli immobili in certi casi, se non c'è la volontà di cambiare radicalmente, qualsiasi operazione sul bilancio sarà fallimentare.
Non intendiamo entrare nel merito di questo assestamento perché fa riferimento ad un bilancio che avete proposto voi, che avete votato voi del quale, peraltro, chiedete l'assestamento a fine anno. Ne prendiamo atto; vi invitiamo, quando farete le previsioni per il prossimo anno, a valutare attentamente le varie spese, per vedere se è possibile tagliare.
Deve esserci una volontà fattiva e non soltanto a parole perch l'intervento dell'Assessore Gallarini è stato un bellissimo intervento parzialmente condivisibile, però non dà alcuna risposta. Sono stati pubblicati dei libri bianchi sugli sprechi di questo Ente: che risposta ha dato la Giunta a questi libri bianchi?



GALLARINI Pierluigi, Assessore regionale

Per quanto riguarda il libro bianco presentato dal Consigliere Zacchera il nostro Assessorato ha dato risposta scritta quindici giorni fa.



RABELLINO Renzo

Sarebbe opportuno ed interessante che anche noi avessimo la risposta almeno a titolo di curiosità.
Sono stati evidenziati degli sprechi; vorrei sapere quali sono le intenzioni dell'Assessorato: il prossimo anno questi sprechi verranno rifinanziati o ci sarà maggiore oculatezza nella gestione della cosa pubblica? Proprio per questo motivo non vogliamo entrare nel merito dell'assestamento di bilancio e non parteciperemo alla votazione. Ci riserviamo una qualche azione al momento della presentazione della prossima previsione di bilancio: annunciamo fin d'ora una pesante opposizione all'imposizione di tasse aggiuntive.
Se la Regione Piemonte intenderà perseguire la via del suicidio politico istituzionale nei confronti della cittadinanza con l'applicazione di nuove tasse su benzina e gas metano sicuramente la Lega nord sarà schierata accanitamente all'opposizione.



PRESIDENTE

Ha ora la parola perla replica il Presidente della Giunta regionale Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Prendo la parola per dichiarare la completa convergenza con la relazione iniziale dell'Assessore Gallarini.
Nonostante qualcuno abbia voluto personalizzare un intervento il cui merito va certamente all'Assessore - così come tutta la nostra gratitudine voglio precisare che il collega ha espresso la linea dell'intera Giunta senza alcuna smagliatura. La Giunta sente tutto il peso di una fase molto difficile, nel confronto non solo con il Consiglio, ma anche con le forze di maggioranza che la sostengono. In un momento così pieno di difficoltà possono anche nascere ed evidenziarsi articolazioni di giudizio valutazioni, che è compito della Giunta cercare di sintetizzare insieme alle forze che la sostengono e in un serrato confronto con l'opposizione.
Presentiamo questa manovra non ignorando quella dello Stato.
Personalmente, voglio ribadire con molta chiarezza quanto ho già detto nell'incontro con i Sindacati: non ci siamo pedissequamente allineati alle posizioni del Governo; sebbene fossero posizioni di maggioranze omogenee ed omologhe, abbiamo sempre assunto posizioni autonome. La Conferenza dei Presidenti delle Regioni, strumento che per legge nella conferenza Stato Regioni si misura con il Governo ed esprime le posizioni ufficiali delle Regioni, non ha approvato la Finanziaria del Governo Andreotti e non darà il suo consenso alla Finanziaria del Governo attuale. Questa è la linea molto precisa e chiara sulla quale stiamo lavorando; non perché non condividiamo l'importanza di questa manovra, il suo peso, e non ne riconosciamo una validità di fondo, ma per i fondamentali aspetti connessi al rapporto Stato-Regioni, che in questo momento sono elementi di grande rilievo nella situazione economica mondiale e del Paese, e nella complessa situazione istituzionale che si va delineando. La posizione delle Regione è quindi molto chiara.
Il Consigliere Rabellino ha parlato di disinformazione. I maggiori giornali ignorano completamente il rapporto Stato-Regioni. Su "La Stampa" "Il Corriere della sera" e "Repubblica", giornali di grande opinione, non c'è mai cenno di questi fatti: è triste e doloroso per uno come me dover ammettere che queste cose si possono leggere soltanto sul giornale della Confindustria (Il Sole 24 ore), che riporta puntualmente queste posizioni ne dà una documentazione precisa e una chiara impostazione. E' un dato di fatto. Dobbiamo allora fare una riflessione molto attenta su quanto avviene nel Paese. E' doloroso per me; preferirei fossero altri giornali a dare certe notizie, però è così: è solo lì che emerge con chiarezza la posizione delle Regioni che va delineandosi - una posizione non favorevole. Domani si terrà una Conferenza dei Presidenti delle Regioni. In un incontro che abbiamo avuto alle otto del mattino del 30 settembre con sette Ministri e col Presidente del Consiglio sulla Finanziaria, ma anche in incontri successivi, abbiamo esposto con chiarezza al Governo le difficoltà su certi tagli che vanno ad incidere sul sociale, ma soprattutto su certi atteggiamenti che non riconoscono l'autonomia regionale. Abbiamo da tempo presentato una richiesta di revisione delle competenze, della distribuzione delle risorse, di attribuzione di quota IVA e IRPEF alle Regioni, di abolizione di trasferimenti vincolati su materie di competenza regionale.
In, particolare, e questa volta il Presidente Amato ci ha fornito ulteriori assicurazioni che speriamo siano mantenute, abbiamo chiesto di tagliare dal bilancio dello Stato quelle spese che riguardano materie di competenza regionale e che non possono assolutamente essere mantenute a livello centrale. Abbiamo anche chiesto una maggiore liberalizzazione dei fondi nelle materie già di competenza delle Regioni.
Abbiamo sostenuto che a parità di cifre trasferite, se fossero tolti i vincoli di destinazione di molti settori, ci potrebbe essere una reale autonomia dal Governo. Quanto dico appare da tutti i documenti; è una battaglia che portiamo avanti ripetutamente, che non ottiene consenso forse impossibile. Ma, come ho detto nell'incontro con i sindacati, se il rapporto con il Governo è difficile, talvolta è più difficile quello con il Parlamento; quando si raggiunge in Conferenza Stato-Regioni un accordo col Governo, in sede di Parlamento molto spesso questo accordo viene cassato capovolto, modificato con posizione centralistica.
Nel difficile momento che viviamo, il problema vero non è rompere l'unità nazionale o creare una secessione. Il problema vero è fra centralismo e decentramento. E' solo vincendo la battaglia del decentramento che noi garantiremo alla nostra Nazione una vita democratica sicura. Questo lo abbiamo detto con forza nei nostri documenti, lo dico qui in aula e lo sostengo in ogni sede.
Non accetto, quindi, il discorso secondo il quale le Regioni sarebbero silenti di fronte alla manovra dello Stato: non è vero. E non accetto l'affermazione secondo la quale non ci sarebbe una nostra posizione secca precisa. Certo, esprimere un parere negativo su una manovra finanziaria, la cui necessità è ovvia e che tutti riconoscono, dispiace, ma nello stesso tempo abbiamo l'esigenza di porre la questione con forza e con determinazione.
Da questo punto di vista mi rifaccio a quanto diceva il Consigliere Rabellino rispetto al discorso delle altre Regioni; certamente, facciamo i conti anche con le altre Regioni.
Ma abbiamo due esigenze. Una è quella di non rompere il fronte delle Regioni - collega Rabellino perché rompere il fronte delle Regioni è azione suicida! Suicida nel rapporto decentrato nei confronti dello Stato. Abbiamo però anche l'esigenza di far emergere le specificità e il modo di operare di ciascuno; e non è soltanto questione di oggi, è nella storia: dopo l'unità d'Italia, quando Quintino Sella prese a governare e a fare il Ministro delle finanze, lamentava che i lombardi non pagavano le tasse dandosi in un primo tempo la nobilitazione - non parlo di Nord e Sud rimango nel Nord - di non pagarle per non favorire Maria Teresa e poi, a unità compiuta, quella di contribuire a spiemontizzare l'Italia.
Figuratevi! Questa è storia che riguarda i rapporti Lombardia-Piemonte, non Nord-Sud, a dimostrare quante difficoltà ci sono a portare su terreno unitario provvedimenti fondamentali.
Attenzione: con le altre Regioni abbiamo fatto i conti. Se sulla sanità rispondo a Calligaro - possiamo dire, a livello di spesa, di essere a posto è perché abbiamo attuato una politica di contenimento della stessa e non sto a difendere il lavoro dell'Assessorato, non è la sede - e condotto una battaglia per avere risorse aggiuntive: Per il 1991 non potremmo essere in pareggio se non avessimo avuto 5.600 miliardi in più con il primo decreto e 3.700 ottenuti oggi. Si arriva a 89.000 miliardi complessivi per Piemonte e Lombardia: ci stiamo dentro.
Forse, ci sono Regioni più attente, più calibrate, di maggior tradizione. Non è possibile, infatti, che ci sia un gap di servizi come 300.000 lire di quota procapite come c'è con la Toscana, con l'Emilia e in parte anche con il Veneto. Non intendo farne questioni politiche, ma non è possibile: qualcosa non gira.
Sulle cifre a disposizione per il 1991 e il 1992, ottenute dopo lunga battaglia con il Governo, potremmo starci; perlomeno è quanto possiamo dire oggi. Ci potranno anche essere alcuni sfasamenti, dovuti forse a categorie di spesa, che andremo a verificare a fondo.
Quindi, non ci siamo affatto allineati; nell'ultima Conferenza Stato Regioni, al momento del riparto non abbiamo accettato che si andasse oltre la quota capitaria, proprio per tener fede, nello stesso tempo, ad un'azione comune - delle Regioni e, alla specificità della nostra. Cosa non facile, ma che portiamo avanti in tutte le sedi.
Parlando ancora della sanità. Il problema si pone per il 1993 - me ne rendo ben conto - e in modo grave perché il fondo di 89.000 miliardi, che verrà distribuito per quest'anno, si riduce a 81.000:8.000 miliardi in meno e non di aumento! Lo Stato ha riconosciuto che la spesa del 1992 sarà di 93.000 miliardi (cioè quello che sostenevano le Regioni), ne distribuisce 89.000 al netto delle cifre che riguardano le entrate proprie e i trasferimenti. Per il 1993 abbiamo chiesto una stima di 96.000 miliardi. Lo Statoci dice: "Ne possiamo erogare soltanto 81.000; 5 000 andiamo a reperirli con la manovra finanziaria che comprende tutti i provvedimenti noti (si va a 87.000), il gap che rimane dovranno coprirlo le Regioni con là loro capacità impositiva specifica (aumenti dei contributi previsti e aumento dell'addizionale fino al 75%) o contenere la spesa". Qui si è aperta una grossa battaglia, perché non vogliamo essere noi a dire come deve essere contenuta la spesa, deve farsene carico chi taglia le risorse.
Collega Marchini, forse non hai afferrato bene il discorso. Noi facciamo la nostra parte di contenimento di spesa - l'abbiamo sempre fatta però vogliamo che a standard nazionali stabiliti - De Lorenzo è d'accordo su questo - corrisponda un costo. Su questa base, se lo Stato ne copre solo una parte deve darci gli strumenti per coprire quella mancante.
Su questo punto non siamo in polemica con il Ministro della Sanità - la polemica è per altri settori -, con il quale abbiamo stabilito un rapporto diverso, anche su sua richiesta, nei confronti del Tesoro: la difficoltà c'è per lui come per noi. Rispetto alla sanità dovremmo quindi valutare le cose con grande attenzione.
Lo stesso vale per i trasporti; come ha detto l'Assessore Gallarini: sui trasporti - ed è uno dei motivi per cui non esprimiamo parere favorevole sulla manovra - va chiarito il deficit pregresso: chi lo paga? Come lo si paga? Non è possibile che venga scaricato nuovamente sulle Regioni, quando inopinatamente vengono tagliate le risorse. Si aprirà quindi una vertenza che speriamo porti a risultati positivi.
Di fronte a queste difficoltà e a questa presa di posizione abbiamo presentato un assestamento di bilancio che da un lato opera tagli e dall'altro cerca di recuperare risorse. Riteniamo che la nostra Regione per uscire dalla crisi, debba compiere uno sforzo, e abbia bisogno di un progetto. Non è che noi non si abbia un progetto. "Progetto" è una parola.
Bisogna creare le condizioni per cui questa Regione sia competitiva, sia capace di rispondere alla grande sfida di oggi. Un progetto ha mille risvolti: c'è il discorso delle infrastrutture, dei collegamenti internazionali, della competitività complessiva. Questo è progetto, è strategia, è politica: è l'unica strada. E allora abbiamo attuato i tagli.
Personalmente, mi rifiuto di chiamarli sprechi, per ché spreco vuol dire buttare del denaro, taglio vuol dire fare una scelta di merito in base alla quale si dice: "Questa spesa, in questo momento, non è producente".



MAJORINO Gaetano

In questo momento è voluttuaria.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Non so dire se sia voluttuaria. Tutto 'è opinabile, collega Majorino: bisogna mettersi d'accordo. Esempio. Abbiamo tagliato nel settore della cultura. Leggiamo poi sui giornali di grande opinione (o sentiamole dichiarazioni dei telegiornali): "Sapete che la Regione spende solo lo 0,1 per cultura?". E vogliamo tagliare? Vedete che tutto va letto in due modi.
E' la difficoltà di presentare dei tagli, cui faceva riferimento il collega Chiezzi, che siano coerenti, che siano logici, che stiano in piedi in una politica complessiva. Noi non ci siamo rifiutati di avviare questo discorso, abbiamo cercato di impostarlo correttamente. Questo assestamento segue un'operazione di contenimento lunga e complessa, che ha attraversato tutto l'anno e che ha toccato un intervento di tagli per 100 miliardi di lire. Vediamo quale altra Regione ha condotto un'operazione di così grande peso in quest'anno! Il budget a base zero, è una proposta dai molti padri; già dieci anni fa, in quest'aula, avevamo ipotizzato il discorso del bilancio a base zero affiancandolo all'altro, un po' demagogico e superato, del bilancio sui bisogni, del bilancio provocatorio, del bilancio che prevedeva tutte le spese. Discorso affrontato già allora - chiaramente non se n'è mai fatto nulla -, l'esigenza era già emersa. L'abbiamo ripreso quest'anno collegandolo alla politica dei tagli; nel tagliare dobbiamo seguire la logica di rivedere da zero la spesa. Intendiamoci, si sta parlando di spesa discrezionale: la base zero del bilancio non può toccare i debiti, non possiamo dire che non paghiamo i mutui, non possiamo dire che di una struttura non paghiamo gli stipendi ed i costi fissi. Possiamo contenerli ma non possiamo certamente abolirli. Quindi la fascia del bilancio a base zero, per intenderci bene, non è l'intero bilancio; non c'è contraddizione quindi, collega, nel discorso del collega Ferraris. Non c'è alcuna contraddizione. Vorrò vedere la capacità che avremo, tutti insieme, di scegliere quali tagli attuare; nonostante qualsiasi capacità non si potranno far emergere risorse consistenti con un trasferimento di cifre libere che rimane inferiore ai 1.000 miliardi; non potranno esserci risorse che possano alimentare una nostra politica di sostegno allo sviluppo del Piemonte.
Questo è il senso della nostra proposta; dire che questa non è una proposta politica mi pare veramente sbagliato, mi pare un grosso errore.
Occorre affrontare il problema; non si tratta del discorso dell'addizionale: abbiamo accettato di buon grado di stralciare questa parte dell'addizionale (ci sarà un emendamento della Giunta in proposito) però, come ho già detto una volta, quello che si rinvia non si risolve. Il problema sta lì; si può dire che l'intervento non è giusto, ma oggi noi abbiamo quell'arma lì, non abbiamo altri strumenti. Si può dire che non è quella la strada, ma se si vuole intervenire in modo organico, in modo forte ed articolato a sostegno della ripresa della nostra Regione, dobbiamo avere il coraggio di governare. Il confronto è aperto: ci sono due tesi questa che soltanto con i tagli si possono alimentare degli investimenti e quella secondo cui non lo si può fare solo con i tagli. Su questo è aperto un confronto; io ho la mia opinione, non ho avuto timore a esprimerla in alcuna sede, sono disposto, con i colleghi della Giunta, ad ogni confronto.
Ma dal posto di governo, e non governo inteso a tutelare fasce di spesa proprie, ma governo che si fa responsabile della situazione generale, vedo estremamente difficile la possibilità di condurre un'operazione di altro genere; le spese, infatti, aumenteranno, anche perché ci sarà un quid di inflazione che non ci verrà riconosciuta (neanche più il tasso programmato di inflazione ci viene riconosciuto). In questo stato di cose ritengo che molto difficilmente sarà possibile fare una politica forte. Vogliamo fare il gioco piccolo? Io credo che la nostra malattia sia stato fare il gioco piccolo, molto spesso rinunciatario degli interventi diretti. Certo, noi abbiamo posto con forza la questione-Piemonte al Governo, ottenendo risorse per il Piemonte sulle leggi esistenti, che tengano conto della specificità del Piemonte e della sua importanza nell'economia nazionale del Paese. La porteremo avanti, ma anche qui si richiederanno interventi integrativi ed una nostra presenza che non può essere vuota o inesistente.
Nello specifico, l'abbiamo detto stamattina, proponiamo di uscire dalla situazione di questo momento, con la votazione dell'assestamento ed il riconoscimento di due emendamenti: quello della Giunta per quanto attiene al rinvio delle addizionali e quello portato avanti dal PDS per il rinvio dei mutui al 18%. Questo emendamento, bisogna dire la verità, conferma la relazione di Gallarini: non siamo, oggi, in grado di accendere mutui a questi tassi. Per gli altri emendamenti la nostra proposta è di stralciare la discussione oggi, compresi gli emendamenti della Giunta (la Giunta si pone sullo stesso piano dei Gruppi), per esaminarli rapidamente in Commissione, verificando anche concretamente l'effettiva percorribilità tecnica: ripresentare rapidamente un disegno di legge che possa intervenire sui punti possibili, cercando di contenere la spesa, anche attraverso la legge, ancor più di quanto già previsto per il 1992. Questa è la nostra proposta, che mi pare molto corretta, che tiene conto degli apporti delle opposizioni, che va a misurarsi sui temi di fondo. E' facile immaginare che non potremo esimerci dal governare una fase estremamente difficile, in cui sarà indispensabile tener conto del consenso, delle difficoltà. E bisognerà anche operare.
Si è parlato di cifre ballerine; anche qui il richiamo è alla storia: cifre ballerine possono esserci, certamente, essendo dovute alle difficoltà nel vedere gli effetti degli interventi effettuati sulla spesa, non esclusa quella sanitaria. Cito ancora la nostra storia piemontese. Quando Bastogi lasciò il Ministero delle finanze, nel '61, denunciava 61 milioni di deficit; Quintino Sella disse che erano 350, non 80 o 90, ma 350. Questa era la discussione. Fu più vicino alla verità Quintino Sella, che emise un prestito nazionale - lo voglio ricordare - a 77 lire, a dimostrazione di quanto era difficile anche allora trovare dei soldi e trovarli a condizioni di credibilità del sistema pubblico italiano.
Credo, infine, che dobbiamo governare questo momento: noi siamo disposti a governarlo, Consigliere Monticelli, non siamo sulla via dell'uscita di scena e non presentiamo testamenti. Stiamo lavorando come se dovessimo lavorare sempre; certamente, sappiamo che lavoriamo con il consenso, indispensabile in democrazia, di questo Consiglio, ma siamo disposti a governare.
In questo momento va di moda Seneca. Il "De brevitate vitae" è sicuramente molto interessante ed adatto all'evolversi della classe politica che tutti auspicano e accelerano, o al cambiamento delle istituzioni. Personalmente, preferisco citare il Seneca delle "Epistole" che anche Montaigne porta avanti nelle sue discussioni, che più lapidariamente dice: "Non loquendum est, sed gubernandum".



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta termina alle h. 13.00)



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