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Dettaglio seduta n.178 del 13/10/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale"; comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Coppo, Croso e Sartoris.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Comunicazione del Presidente del Consiglio regionale in merito alla convocazione della seduta odierna


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, la seduta odierna si apre nel pomeriggio, a differenza di quanto avviene normalmente. Questa mattina la Conferenza dei Capigruppo aveva deciso di non tenere la seduta ordinaria del Consiglio regionale in quanto si è svolto questa mattina lo sciopero indetto da CGIL.
CISL e UIL su tutti i provvedimenti che attengono nazionalmente la manovra finanziaria.
Nella mattina di ieri, sempre su richiesta delle Organizzazioni sindacali CGIL. CISL.UIL. nella Sala,Viglione si è svolto un incontro - che ritengo sia stato molto interessante - che le Organizzazioni sindacali hanno richiesto ai parlamentari piemontesi unitamente ai Capigruppo regionali ed alla presenza del Presidente del Consiglio e del Presidente della Giunta. Abbiamo partecipato a questo incontro nel quale le Organizzazioni sindacali hanno distribuito il documento che ha come titolo "Uscire dalla crisi. Uno scenario di equità e di sviluppo".
Un documento molto articolato, che attiene a questioni 'di particolare rilevanza della manovra finanziaria: fisco, presidenza, sanità, sistema contrattuale, prezzi, tariffe, occupazione e politica di sviluppo. Questo documento, che è stato illustrato dalle Organizzazioni sindacali sul quale si sono svolti i vari interventi dei parlamentari piemontesi, del Presidente della Giunta e di alcuni Capigruppo Consiglieri regionali - è a disposizione dei singoli Consiglieri che vorranno prenderne visione presso l'Ufficio di Presidenza del Consiglio.
Consideratala difficile e delicata situazione, abbiamo ritenuto di dare particolare importanza a questo tipo di incontro, non soltanto a rilievo nazionale, ma anche a rilievo locale, sui temi dell'occupazione che in Piemonte sono particolarmente gravi e sono già stati discussi da questo Consiglio regionale in una seduta aperta. Infatti la questione è stata affrontata con grande attenzione e con caratteristiche di eccezionalità perché normalmente non si svolgono Consigli aperti. Riteniamo che la presenza numerosissima di questa mattina allo sciopero, che ha visto presenti circa 20.000 lavoratori, testimoni la delicatezza del momento e la preoccupazione che esiste a livello del mondo dei lavoratori, al quale dobbiamo dedicare, se necessario, ancora più attenzione politica ed amministrativa.
Abbiamo convenuto nella Conferenza dei Presidenti che su questo punto non si sarebbero aperte le richieste di chiarimenti e comunicazioni, perch questo non è tempo di fare dibattiti su questa materia, sulla quale peraltro il Consiglio e si è già soffermato a lungo, ma è tempo di prendere decisioni operative sia a livello nazionale che a livello locale. Desidero aggiungere e che anche negli interventi dei Consiglieri regionali, che si sono svolti nella mattina di lunedì, ed è stato posto in evidenza come una maggiore pienezza di compiti e di ruolo delle Regioni e quindi della Regione Piemonte potrebbe essere un forte contributo ad un più stretto collegamento e contatto con il mondo del lavoro e con le tematiche di carattere finanziario. Su questo punto ritengo di concludere e ringrazio anche per la presenza tra il pubblico di alcuni esponenti, del mondo del lavoro e delle Organizzazioni sindacali.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Cultura: argomenti non sopra specificati

Iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 451 sullo smantellamento del Coro RAI (ai sensi dell'art. 51, quinto comma, del Regolamento consiliare)


PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo per chiedere di inserire nell'o.d.g. dei nostri lavori un ordine del giorno che ho presentato sul problema del Coro RAI. Sabato scorso le cronache piemontesi dei quotidiani riportavano la notizia che il Coro della RAI veniva smantellato per decisione aziendale. Codesto Consiglio è intervenuto più di una volta sul tema del coro e dell'orchestra della RAI. Il Consiglio ha votato più volte ordini del giorno che impegnavano la Giunta regionale a farsi promotrice di iniziative e programmi tesi a mantenere questo pezzo di storia musicale di Torino, un coro ed un'orchestra vivi ed attivi nella nostra regione ed in tutta Italia.
Ricordo, colleghi, che l'11 marzo di quest'anno votammo un ordine del giorno che impegnava la Giunta non in termini generici, ma ad individuare forme possibili per vitalizzare e dare lunga vita ad orchestra e coro.
Ipotizzava una proposta: la costituzione di una fondazione, "Amici del complesso sinfonico di Torino".
Mercoledì scorso le Organizzazioni sindacali di orchestra e coro avevano indetto un'assemblea invitando tutte le forze politiche presenti.
Mi sono ritrovato in questa assemblea in compagnia dei colleghi Tapparo e Monticelli, assemblea nella quale le forze di governo cittadine, quindi Città di Torino, Regione Piemonte e Provincia di Torino, erano assenti. Vi dirò che ci sono rimasto male, non come forza politica di opposizione, che potrebbe, in una visione angusta, far valere le proprie ragioni e le proprie critiche nei confronti di un governo assente, ma sono rimasto male perché ritengo che senza una forza convinta ed attiva dei nostri governi locali si crei un clima in base al quale un cattivo modo di governare l'ente pubblico radiotelevisivo possa trovare gli spazi per decidere di smantellare in Piemonte il Coro della RAI e di fare lo stesso in tutta Italia. Ritengo che per il Piemonte in particolare il complesso sinfonico corale sia un pezzo importante della nostra storia, della nostra cultura e del nostro lavoro professionale ed artistico qualificato.
La Giunta, caro Presidente, cosa ha fatto da marzo ad oggi? Com'è che si è giunti a questa decisione della RAI senza sapere nulla? Nessuna attività, nessuna iniziativa. Date forse per scontata questa decisione della RAI? Tutti insieme invece dobbiamo opporci a questo e dire no allo smantellamento del coro e sì al mantenimento dell'orchestra e del coro insieme e si a sostegni in favore di queste attività.
L'ordine del giorno, che chiedo venga inserito all'o.d.g. e discusso tra oggi e domani, intende dare una sferzata al governo regionale, intende richiedergli un impegno attivo e propositivo concreto e non in termini pietistici o di piagnistei astratti. Penso che ci siano le forze per poter salvare concretamente questo coro ed in tal modo, forse, potremo risentire suonare le note del "Nabucco" in quest'aula, non come speranza di continuare a vivere, ma come certezza che si è tenuto in vita un coro così importante.



PRESIDENTE

Il Consigliere Chiezzi ha posto la questione, regolamentare, di iscrizione all'o.d.g. di un documento. Avendo il Consigliere posto le condizioni a favore, il Regolamento consente, qualora ci siano posizioni contrarie, un ulteriore intervento. Non essendoci richieste in tal senso pongo in votazione la richiesta di iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 451 presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è iscritto all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Richiesta di intervento all'Ufficio di Presidenza in merito alla mancanza di puntualità dei Consiglieri regionali


PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Rabellino. Ne ha facoltà.



RABELLINO Renzo

Intervengo per una puntualizzazione sui lavori del Consiglio. Alla Conferenza dei Capigruppo della settimana scorsa si era raccomandata la puntualità dell'apertura dei lavori; oggi, alle 15,45, non abbiamo ancora iniziato a discutere di assestamento del bilancio.
Come Gruppo, possiamo impegnarci- come ci è stato chiesto - a fermarci sino alle ore 20, credo però che l'esempio dovrebbe essere dato innanzitutto dalla Giunta, in questo momento latitante, e poi dai singoli Consiglieri. Invito ancora una volta la Presidenza ad intervenire presso i singoli Consiglieri, perché sono sempre i soliti quelli che, regolarmente non sono presenti all'apertura dei lavori.
In alternativa, per un discorso di correttezza, decidiamo una volta per tutte di posticipare le convocazioni.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Vorrei puntualizzare che la Giunta era presente in numero legale tant'è che ha tenuto una seduta in quest'aula, proprio per rispetto al Consiglio, alle 13,45 di oggi.



PRESIDENTE

Devo far rilevare che il Consiglio era convocato alle ore 14,30 e che alle ore 14 abbiamo tenuto una riunione di insediamento che avrebbe dovuto durare un quarto d'ora. La riunione è andata oltre ed è questa la causa del ritardo dell'apertura dei lavori.
Quella di oggi è stata una delle tante volte nelle quali, nell'attesa si è lavorato. Siamo quindi meno responsabili rispetto ad altre sedute nelle quali, invece, attendevamo soltanto.
A tutte le sedute dei Capigruppo faccio raccomandazioni nel senso richiesto dal Consigliere, e le ripeto in aula anche in questo momento.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Richiesta iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 452 relativo alle mozioni pendenti alla Camera dei Deputati in merito alla sfiducia e alla richiesta di dimissioni del Ministro Goria


PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Presidente, mi duole sottrarre tempo al dibattito importante sull'assestamento di bilancio che andremo a svolgere, ma anch'io devo chiedere l'iscrizione di un ordine del giorno presentato e depositato all'Ufficio di Presidenza pochi minuti fa.
Si tratta di un ordine del giorno che richiede, in quanto urgente, una discussione in tempi brevi (domani mattina, al massimo domani pomeriggio) e in un certo senso connesso alla discussione sul bilancio, che fatalmente si amplierà su problemi di carattere generale e sulla manovra del Governo Amato.
Con l'ordine del giorno si richiede che il Consiglio regionale esprima la sua opinione, nel senso di condivisione, auspicio ed espressione relativamente alle due mozioni che dopodomani verranno discusse alla Camera e che noi confidiamo vengano approvate - riguardanti la sfiducia e le dimissioni del Ministro Goria.
Chiedo che il Consiglio regionale del Piemonte esprima la sua opinione prima della decisione del Parlamento. Questo innanzitutto per una ragione che ritengo principale, ovvero che il Ministro Goria è piemontese. Sarebbe bene che il Consiglio regionale si esprimesse, anche perché sfiducia e dimissioni non vengono richieste per motivi non connessi con la manovra finanziaria del Governo.
Naturalmente non illustrerò l'ordine del giorno sino a quando il Consiglio - come auspico e spero - lo iscriverà all'o.d.g., nonostante si continuino a dare pareri sfavorevoli agli ordini del giorno delle minoranze (il caso Chiezzi è un'eccezione che conferma la regola).
La questione è estremamente delicata. Premetto che i firmatari della mozione di sfiducia verso il Ministro Goria non sono soltanto, in blocco, i rappresentanti del MSI-DN, ma, com'è noto, la mozione è stata sottoscritta anche dai Verdi (Boato ed altri), dai Radicali (Pannella ed altri) oltrech da Novelli e Orlando per la Rete.
Tutto ciò premesso, ritengo necessaria questa espressione non solo per il motivo relativo al quale il Ministro Goria è tuttora persona sottoposta a procedimento penale, ma anche e soprattutto perché, com'è noto, si è reso responsabile, per la parte di sua competenza, di una gestione fallimentare della manovra economica. Ricorderemo tutti il ridicolo nel quale è caduto tant'è vero che è dovuto venirgli in aiuto il Presidente del Consiglio Amato - quest'estate relativamente agli estimi, alle tasse e ai bolli di circolazione, creando scompiglio ed incertezza fra i cittadini.
Ha in seguito, motu proprio, preannunciato nuove misure non meglio identificate di politica fiscale, in maniera confusa e contraddittoria, ai fini di disorientare ulteriormente l'intero Paese. Colleghi Consiglieri ritengo che se ne debba parlare e dibattere, perché la manovra che oggi fatalmente verrà trattata riguarda la materia finanziaria e, soprattutto un Ministro piemontese. Pertanto, un'espressione del Consiglio regionale del Piemonte, quale essa possa essere, è indispensabile.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Picchioni. Ne ha facoltà.



PICCHIONI Rolando

I Presidente, sono contrario.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la richiesta di iscrizione all'o.d.g. del documento presentato dai Consiglieri Majorino e Zacchera.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è respinta con 10 voti favorevoli e 22 contrari (non hanno partecipato alla votazione 9 Consiglieri).


Argomento: Assestamento di bilancio

Esame progetto di legge n. 303: "Assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1992"


PRESIDENTE

Il punto 7) all'o.d.g. prevede l'esame del progetto di legge n. 303.
E' relatore di maggioranza il Consigliere Ferraris, che ha facoltà di intervenire.



FERRARIS Paolo, relatore

SignorPresidente, signori Consiglieri, l'assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1992, presentato dalla Giunta in data 6/8/1992, è caratterizzato da: realizzazione della tranche 1992 del Piano di rientro del disavanzo contenimento della spesa di funzionamento contenimento delle spese discrezionali inversione di tendenza sul fronte dei mutui.
Per quanto riguarda il Piano di rientro del disavanzo, in occasione della presentazione dell'assestamento per l'anno 1991, quindi quasi un anno fa, era stata riassunta la situazione della finanza regionale: era così emerso che si erano accumulate, nelle gestioni passate, nei conti regionali, situazioni di disequilibrio.
Si era quindi posto come obiettivo di fondo il raggiungimento dell'equilibrio e per perseguirlo era stato predisposto un Piano di rientro da realizzare entro il 1995 con quote annuali di 35 miliardi salvo l'ultimo anno sul quale graverà la quota residua pari a circa 10 miliardi.
Nel bilancio di previsione per il corrente anno è stato recuperato poco più del 50% (18 miliardi); in assestamento viene ora completatala tranche aggiungendo anche i restanti 17 miliardi. In relazione al contenimento della spesa di funzionamento il bilancio di previsione proponeva un taglio del 10%, rispetto al totale dell'assesta-mento 1991, di quelle spese che non si traducono in interventi, ma che derivavano dal funzionamento dell'apparato funzionale; vi rientravano le spese per gli organi istituzionali (Consiglio e Giunta), quelle per il personale e quelle per l'acquisto di beni e servizi strumentali all'attività regionale (per esempio, cancelleria, telefoni, affitti, informatizzazione, manutenzioni).
L'obiettivo era quello di ridurre le spese fisse regionali.
L'invarianza in termini monetari, rispetto al 1991, avrebbe già di per s costituito un risparmio, ma si era voluto andare oltre ed effettuare un vero e proprio taglio pari, in percentuale, al 10% ed in valore assoluto a 30 miliardi. Ovviamente, trattandosi di spese non così facilmente comprimibili, ci si era riservati di ripristinare, in assestamento, i valori del 1991.
Evidentemente sono stati però raggiunti alcuni significativi risparmi perché, nell'attuale assestamento, il recupero è solo del 5%. Ciò vuol dire che, nonostante l'inflazione, le spese fisse 1992 sono pari al 95% delle analoghe spese assestate del 1991.
Anche le spese discrezionali sono state decurtate rispetto ai valori dell'assestamento 1991 ed il taglio è stato dei 20%, doppio quindi rispetto a quello sulle spese di funzionamento. L'assestamento 1992 non ne prevede il recupero, fatti salvi interventi eccezionali percentualmente non significativi, volti a soddisfare impegni sopravvenuti e tesi a fronteggiare nuove emergenze o a dare risposte politiche di fondo ad impegni assunti in Consiglio regionale.
Sul fronte dei mutui l'assestamento 1992 presenta chiari i segnali dell'inversione di tendenza in ordine al ricorso all'indebitamento; sono previsti slittamenti nell'indebitamento inizialmente proposto e si annuncia l'impegno della Giunta regionale a finanziare le spese di investimento tramite la costituzione del Fondo Investimenti del Piemonte (FIP), la cui copertura è assicurata da entrate correnti anziché, come sistematicamente avvenuto in passato, dal provento di mutui.
In ogni caso, non deve essere sottovalutato il preoccupante contesto finanziario nel quale la Regione è costretta ad operare in base alla legislazione attualmente in vigore.
In particolare, deve essere segnalato che il comma terzo dell'art, l del DL n. 333 riduce di circa il 5% il Fondo Comune regionale per il corrente anno (circa 21 miliardi per la Regione Piemonte).
Facile è immaginare quali problemi abbia fatto nascere una tale misura che dispone riduzioni a metà anno, allorché tutta una serie di impegni sono già stati assunti.
Ad appesantire potenzialmente la situazione ha provveduto poi il successivo comma quarto, che pone a carico delle Regioni l'eventuale maggiore spesa sanitaria per il corrente anno.
L'assestamento porta comunque il totale complessivo del bilancio a L.
12.289.284.975.960, in termini di competenza, e a L. 13.410.788.642.760, in termini di cassa. Successivamente, in data 1 ottobre, la Giunta ha presentato in una seduta della competente I Commissione consiliare una nota di variazione con la quale è stata data definizione all'assestamento al bilancio 1992 con ulteriori tagli di circa 13 miliardi, di cui 11.800.000.000 di risparmi sulle spese correnti.
Le riduzioni riguarderanno, in particolare, la legge sulle piste ciclabili, le iniziative promozionali per il turismo, l'acquisto di apparecchiature informatiche, i settori agricoltura ed edilizia. Sono inoltre previste vendite di immobili di proprietà regionale, risparmi nel funzionamento dell'Ente e del Co.Re.Co, e riduzione degli stanziamenti per studi sull'ambiente.
Gli 11.800.000.000 - come ha spiegato l'Assessore al bilancio Gallarini - si aggiungono ai 95 miliardi di tagli già realizzati, portando il totale dei risparmi e dei contenimenti di spesa a circa 107 miliardi nel 1992. Ciò rappresenta un grosso sforzo che la Giunta ha compiuto per contenere la spesa corrente, senza ricorrere finora agli aumenti di tasse su benzina e metano.
La manovra finanziaria di assestamento è stata infatti separata dal disegno di legge sulle tasse addizionali che, inizialmente presentato al fine di destinare i proventi ad alimentare il FIP, e quindi gli investimenti, è stato per ora sospeso in attesa di ulteriori determinazioni da parte della Giunta regionale.
Ricevutane l'assegnazione, in data 7/8/ 1991, la I Commissione ha immediatamente proceduto all'indizione delle consultazioni dei rappresentanti degli enti locali, dei sindacati dei lavoratori, delle organizzazioni di categoria, di associazioni ed istituzioni scientifiche e culturali e di organizzazioni sociali in proposito interessati, nonché ad un'audizione dell'Assessore Maccari in ordine all'andamento della spesa sanitaria ed alla sua incidenza sul bilancio regionale.
L'audizione dell'Assessore Maccari ha avuto luogo il 10 settembre: in essa è stata approfondita l'analisi degli adempimenti della spesa sanitaria degli anni 1991 e 1992, che, anche alla luce di quanto successivamente acquisito dall'Assessore Gallarini (accordo fra Stato-Regioni), non risulta avere rilievo né la temuta incidenza sul bilancio regionale in corso.
Le consultazioni hanno avuto luogo nei giorni 15 e 17 settembre ed hanno posto in evidenza posizioni che si possono sintetizzare in: a) accettazione, in linea di larga massima, delle addizionali con i vincoli, di cui ai punti successivi b) richiesta che i proventi delle addizionali vengano indirizzati a progetti di sviluppo economico ed occupazionale c) riconoscimento dell'utilità del FIP e richiesta che si possa, con trasparenza, collegare il prelievo agli investimenti d) non utilizzo delle addizionali perla copertura di eventuali disavanzi nelle gestioni regionali (ad esempio, sanità) e) predisposizione di un progetto di tagli delle spese correnti e degli eventuali sprechi, sui quali si chiede un confronto f) esigenza di migliorare il livello di comunicazione tra Giunta regionale e forze sindacali. Dopo uri attento ed approfondito esame del provvedimento, dei relativi tabulati nonché della nota di variazione, e dopo un'ampia ed articolata discussione, la I Commissione ha licenziato nella seduta del 6 ottobre e con votazione a maggioranza, il disegno di legge n. 303, di cui si tratta, e i documenti allegati.
In considerazione di quanto sopra esposto e, in particolare, del fatto che quanto previsto con l'assestamento rappresenta, come si è detto, un grosso sforzo compiuto dalla Giunta per contenere la spesa corrente, senza ricorrere per ora all'aumento delle tasse su metano e benzina, a dimostrazione che la Regione intende procedere davvero lungo la strada delle economie e del rigore e tenendo conto che le variazioni alle previsioni del bilancio 1992 introdotte dall'assestamento debbono essere ai sensi della legge di contabilità, approvate prima della fine di novembre, se ne raccomanda l'approvazione anche da parte di questa assemblea.



PORCELLANA FRANCESCO



PRESIDENTE

La parola al relatore di minoranza, Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano, relatore

Signora Presidente del Consiglio, colleghi Consiglieri, devo innanzitutto ricordare che la relazione della Giunta con la quale mesi or sono venne presentato al Consiglio il bilancio di previsione anno 1992 ha riecheggiato - a guisa di copione - le consuete motivazioni ed i consueti lineamenti (non dissimili da quelli che siamo ormai abituati a leggere nel cappello dei bilanci di previsione della Regione Piemonte di-questi ultimi sei-sette anni).
Il concetto che veniva esposto nella relazione di presentazione del bilancio, e che era un copione delle relazioni di presentazione di tutti i precedenti bilanci, era in questo senso: "Il bilancio che presentiamo è meramente tecnico non per colpa nostra, ma in conseguenza dell'incertezza che caratterizza le normative (sempre in corso e in itinere di essere innovate dal Parlamento) che disciplinano le finanze regionali e i trasferimenti di risorse da parte dello Stato. Non possiamo conseguentemente formulare incisive scelte politiche e, dato il carattere tecnico del bilancio, è inutile fare le consultazioni. Ma, quanto meno in sede di assestamento, faremo delle scelte e consulteremo i principali soggetti rappresentativi della collettività piemontese".
Siamo oggi all'assestamento e ne balza evidente il connotato meramente tecnico anche se ci sono state le consultazioni, nel corso delle quali si è fra l'altro osservato "che la dizione di numerosi capitoli è ermetica e non consente di capire la destinazione della spesa"; "l'incontro avrebbe potu to essere più fruttuoso svolgendosi non già quando il bilancio vede gestiti ormai i due terzi delle proprie risorse, bensì al momento della presentazione del bilancio stesso". Viene poi evidenziata "la complessità di lettura dei documenti contabili sottoposti alla nostra attenzione anche per la mancanza di una tabella di sintesi".Le affermazioni dei soggetti consultati in sede di assestamento sono ampiamente condivisibili e numerose volte - nel corso dei nostri interventi in aula - abbiamo avuto occasione di sottolineare questi non certo commendevoli connotati dei bilanci che ci vengono presentati. Dunque - dicevamo - assestamento tecnico e senza il substrato di scelte politiche, sia pure minimali: assestamento tecnico che consiste in uria mera correzione di capitoli realizzata attraverso lievi limature, e quantunque la correzione abbia avuto per oggetto capitoli che si caratterizzavano per quello "spreco" che più volte abbiamo pubblicamente e puntualmente denunciato, e che meritavano una correzione, una riduzione o una limatura, e che trovano nell'assestamento la loro clamorosa conferma e che rimarcano la volontà della Giunta di non cambiare rotta al di là di petizioni di principio.
Infatti, petizioni di principio, sui cambiamenti di rotta quanto meno in ordine agli sprechi, ci sono state sia in questa sede sia in sede extra consiliare. Ricordo ancora la presa di posizione del direttivo regionale socialista che usò, persino esso, la parola "sprechi" e disse nel Convegno di Valdieri: "Prima di aumentare la benzina e di istituire la tassa sul metano dobbiamo eliminare gli sprechi". Tutto questo, richiesto anche da settori facenti capo o ruotanti intorno alla maggioranza, non è stato fatto. Quindi, possiamo affermare che, in questa sede, si è sciupata un'occasione di chiarezza e di intervento, ed è grave, a nostro avviso, che la Giunta - neppure in materia di sprechi e di conseguenti doverosi tagli non abbia saputo prendere decisioni non più rinviabili, solo perch nell'interno della sua compagine - non esiste un'univoca linea di condotta.
Ma c'è di più: va infatti sottolineato che la manovra di assestamento non ha neppure tenuto conto di tagli da operare che (più diffusamente e incisivamente additati nel nostro libro bianco) erano stati peraltro suggeriti attraverso un documento proveniente dal Gruppo consiliare regionale della DC. Infatti alle pagine 20 e 21 del manuale 2/6/1992 "Creare il Sistema Piemonte", si legge testualmente: a) meno locali, quindi meno spese energetiche e di pulizia, meno pubblicazioni e mostre, un rigido controllo di spedizioni e telefoni "potranno dare luogo ad un taglio congruo e complessivo" b) sono eccessivi gli acquisti di attrezzature informatiche (e per la verità, stando alla relazione di maggioranza, pare ci sia stato il taglio auspicato dalla maggioranza) c) per le consulenze ci si dovrà limitare a concentrare l'attenzione sulle progettualità prioritarie; d) in materia di "manutenzione locali" l'impegno di spesa va ridimensionato e) la Regione possiede immobili del valore di 179 miliardi (probabilmente sottostimati) "non tutti utilizzati": Nonostante queste segnalazioni fatte non da noi, ma da noi ampiamente condivise e costituenti una piccola parte della nostra denuncia di cui al libro bianco, nella relazione di maggioranza, che a nostro avviso è a contenuto prevalentemente burocratico, non si affrontano siffatte problematiche, né quelle del nostro libro bianco né quelle del documento stesso della Democrazia Cristiana, neppure ai soli fini di promettere una maggiore attenzione e una meditazione, quanto meno in sede di allestimento del bilancio preventivo 1993. Noi avremmo colto, anche con soddisfazione una promessa politica di tal fatta.
Allora, colleghi Consiglieri, come ho già detto, ci riserviamo di presentare degli emendamenti a questo disegno di legge sull'assestamento di bilancio; però, prima di chiudere la relazione di minoranza, si impone un'ultima considerazione. Non vogliamo essere critici ad oltranza solo perché sediamo sui banchi dell'opposizione; per la verità, anche noi possiamo essere d'accordo su quelle manovre di dettaglio che si colgono all'interno dell'assestamento e che si sono rese necessarie in seguito alle linee della manovra economica governativa.
Su queste linee, peraltro, sarebbe stato utile un dibattito, magari introdotto dalla stessa relazione di maggioranza. Proprio cogliendo questa occasione, si sarebbe potuto consentire o, per meglio dire, introdurre un dibattito per sottolineare quello che, a nostro avviso, è l'irresponsabile atteggiamento del Governo centrale, che crea periodicamente lo sbando della finanza locale e regionale e che provoca difficoltà anche solo sotto il profilo programmatorio.
In altri termini, pensavamo che, nella relazione di maggioranza formulata e redatta dopo che la I Commissione aveva varato il provvedimento, ci fosse un accenno di questo tipo, visto che, in definitiva, la manovra governativa, a suo modo, ha inciso anche sull'assestamento; tant'è vero che - se non erro - dopo la manovra governativa abbiamo avuto diverse correzioni al disegno di legge sull'assestamento da parte dell'Assessorato al bilancio.
A nostro modo di vedere, qualche cosa si sarebbe dovuto dire. Si sarebbe potuta fare una valutazione politica di questo atteggiamento che noi chiamiamo irresponsabile; forse la valutazione politica della maggioranza sarà: "Va tutto bene, ottima la manovra, del Governo Amato", ma ripeto - avremmo voluto che almeno si prendesse posizione su questo problema, a gui-sa di preambolo della discussione odierna.
Di tutto questo non c'è traccia: perché? Secondo noi, perché i partner della maggioranza non sanno o non vogliono - più certamente non vogliono opporsi, anche solo in chiave parzialmente critica, alla voce del padrone.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Majorino, per la relazione da lei trattata come relatore di minoranza. Ha chiesto di intervenire l'Assessore Gallarini. Ne ha facoltà.



GALLARINI Pierluigi, Assessore regionale

Signor Presidente, signori Consiglieri, l'assestamento di bilancio quest'anno viene presentato dalla Giunta in ottobre, circa cento giorni oltre il termine del 30 giugno, data che, con un ordine del giorno del 1991, si era impegnata a rispettare.
Le ragioni in questo ritardo sono dovute sia alla pausa, comprensibile in corrispondenza delle elezioni politiche del 5 aprile scorso, sia a ragioni più profonde, più sofferte, più contingenti, più politiche, in dipendenza del momento particolare che da qualche mese il nostro Paese vive e, quindi, viviamo anche noi, nella nostra Regione, nelle istituzioni, nel Consiglio regionale, nella maggioranza e nell'esecutivo.
Questo è il terzo assestamento di bilancio che l'esecutivo produce in questa legislatura: il primo, a fine 1990, fu un assestamento pressoché meramente contabile che, in ogni caso, a fronte di un disequilibrio sulle reimpostazioni di 151 miliardi ereditato in bilancio, segnò un'inversione di tendenza (la prima), imponendo un rientro del 10%, portando il disequilibrio a 135 miliardi il secondo assestamento (1991), approvato entro giugno, affermò la volontà politica di riportare il bilancio regionale in equilibrio effettivo; pertanto, in sintonia con quell'intendimento, fu quantificato e reso noto il disavanzo, più o meno sommerso, e fu predisposto un Piano di rientro, che si concluderà con il bilancio di previsione per l'anno finanziario 1995.
Il disavanzo preso in esame era di natura "endogena", riconducibile pertanto a decisioni e scelte di bilancio messe in atto dalle Giunte che si erano via via succedute alla guida del governo piemontese; non veniva invece preso in considerazione il disavanzo "esogeno", concentrato nei settori della sanità e dei trasporti pubblici. E' opportuno, q questo proposito, fare brevemente il punto sui settori sopra citati.
Da molti anni il fondo per il ripiano dei disavanzi delle aziende di trasporto pubblico è sottodimensionato: sono stati previsti mutui, a copertura dei disavanzi, con oneri a carico del bilancio statale; è per dal 1987 che il fondo non viene quantificato in misura adeguata.
Il recente decreto legge, che prevedeva la possibilità di ricorrere ad anticipazioni di tesoreria sino al 65% del disavanzo (anticipazione da trasformare in mutui e che, comunque, non definiva la questione relativa del restante 35%), , non è stato convertito in legge (e questi sono eventi degli ultimi giorni). La mancata conversione e la non prevista reiterazione hanno creato un preoccupante vuoto che andrà chiarito e colmato quanto prima.
Per quanto riguarda la sanità, vale ricordare che sino al 1989 la maggiore spesa sanitaria è stata riconosciuta a pie' di lista; dal 1990 le Regioni sono state coinvolte anche sul fronte della copertura del disavanzo.
La Corte Costituzionale, decidendo sul ricorso inoltrato dalla Regione (non fummo i soli, anche altre Regioni fecero ricorso come noi), ha deciso che, almeno in parte, il disavanzo sanitario è da addebitare alle Regioni: per la misura del coinvolgimento, ha confermato le misure contenute nel DL n. 362/90 successivamente convertito in legge.
Quindi, per quanto concerne l'anno 1990, la Regione Piemonte dovrà accollarsi un onere di circa 80 miliardi (dai conteggi effettuati dovrebbero essere 78) attraverso l'accensione di un mutuo quindicennale, il cui costo annuo, a partire dal 1993, sarà pari a circa 7 miliardi all'anno mentre per la restante somma di L. 240 miliardi il mutuo contratto dalla Regione Piemonte sarà a totale carico dello Stato.
Per quanto concerne il 1991 ed il 1992, la Conferenza Stato-Regioni ha definito in L. 3.710 miliardi l'ulteriore erogazione a favore delle Regioni per il 1991, cosicché, per la Regione Piemonte, l'ulteriore assegnazione di circa 240 miliardi consentirà di coprire interamente la spesa sanitaria relativa a quell'anno.
Per l'anno 1992, invece, la quota aggiuntiva di L. 6.130 miliardi a favore delle Regioni porta la quota per il Piemonte a 6.632 miliardi (6.009 miliardi dati ad inizio anno e 623 miliardi come quota aggiuntiva), a fronte di una spesa non ancora quantificabile nella sua interezza, in quanto sono noti finora i rendiconti dei primi tre trimestri, con una proiezione - già al 31 dicembre - di circa 6.722 miliardi.
E' ragionevole prevedere, quindi, che il 1992 potrebbe caricare una residua spesa sanitaria regionale di alcune decine di miliardi (90, in base a questi conti, ma si spera che l'effetto di misure introdotte possa comprimere la spesa al di sotto di questa cifra), che occorrerà ripianare attraverso la contrazione di un mutuo nel corso del 1993.
Ricordata brevemente la situazione della sanità e dei trasporti, si conferma il rispetto integrale del Piano di rientro del disavanzo che abbiamo chiamato "endogeno". In ogni caso, l'obiettivo da perseguire era ed è tuttora, ancora più ambizioso: portare, entro breve tempo, il bilancio regionale anche in equilibrio economico, rendere cioè non solo le entrate pari alle spese, ma indicare anche le spese autorizzate e i mezzi finanziari utilizzati per coprirle. Detto in altri termini: le spese ripetitive debbono trovare copertura in entrate anch'esse ripetitive l'indebitamento deve rioccupare il posto che gli compete nell'ambito della finanza straordinaria; le spese correnti devono essere coperte con entrate correnti; deve essere possibile poter verificare e valutare il rapporto tramezzi impiegati e risultati conseguiti.
A questi fini, a partire dal corrente anno, è stata modificata la struttura del bilancio annuale: non più per aree, programmi e progetti, ma per titoli, categorie e sezioni, con lo scopo di facilitare il raffronto tra mezzi utilizzati e spese finanziate.
La struttura per area, programmi e progetti è stata mantenuta per il bilancio pluriennale; in tal modo, da un lato si riconosce al bilancio pluriennale la sua essenza di documento legato alla programmazione dall'altro si consente di completare la lettura dei dati contenuti nel bilancio annuale: identici ma aggregati per titoli, categorie e sezioni.
Nell'ottica di una migliore e più completa lettura dei dati contabili va letto l'avvio del controllo di gestione della revisione delle leggi regionali di spesa.
Ovviamente, l'assestamento 1992, il terzo di questa legislatura, non smentisce la linea segnata, perseguendo l'equilibrio economico, ed anticipa alcune scelte di impostazione del bilancio 1993, tentando di renderlo utilizzabile anche come strumento anticongiunturale.
Le caratteristiche principali dell'assestamento 1992 sono così sintetizzabili: realizzazione del Piano di rientro annuale di 35 miliardi (18 miliardi in preventivo e 17 nel documento attuale); - (il disequilibrio residuo si riduce a 78 miliardi) contenimento della spesa di funzionamento (recupero del 5% rispetto all'assestato 1991, con decurtazione effettiva del 5% residuale) - (circa 15 miliardi) contenimento delle spese discrezionali (- 20% rispetto all'assestato 1991) - (circa 42 miliardi) assorbimento del taglio governativo in corso d'anno del 5% (21 miliardi) sul fondo comune dirottamento di circa 10 miliardi da vari capitoli di spesa corrente ad un unico capitolo "Fondo di riserva spese obbligatorie" al quale attingere in modo snello per fronteggiare l'emergenza trasporti oppure, se tale emergenza non dovesse manifestarsi dal punto di vista amministrativo entro il 31 dicembre del corrente anno, per alimentare il fondo investimenti che andremo a costituire.
Non esiste alcuna legge che carichi alla Regione Piemonte questi disavanzi, però è ovvio che la Regione, con gli enti locali del Piemonte dovrà affrontare il problema che, dal punto di vista politico, esiste; è improbabile che, dal punto di vista amministrativo, prima del 31 dicembre noi ci si debba accollare un qualche onere relativo.
Ho qui un appunto relativo alla situazione di cassa della nostra Regione, aggiornata a due ore fa; penso sia opportuno che il Consiglio sappia in quali condizioni ci troviamo. Attualmente abbiamo in cassa meno di 2 miliardi, perché da Roma non arrivano più fondi; la contrazione dell'ero azione è iniziata praticamente a ottobre/novembre dell'anno scorso. Il Presidente Brizio è intervenuto più volte, sia con telegrammi che con telefonate (ancora stamane ha inviato una serie di telegrammi) perché la situazione è drammatica. Infatti, in ottobre da Roma non hanno ancora erogato una lira, mentre avrebbero dovuto erogare 60 miliardi già la settimana scorsa; c'è la promessa fresca di stamane di un'erogazione il 19 ottobre di 50 miliardi, di cui ben 6 vanno a coprire gli stipendi di fine mese.
Non possiamo fare altro che registrare la drammaticità della situazione di cassa che non sappiamo quanto possa essere sopportata. Per darvi un'idea, a fronte dei 50 miliardi che arriveranno - se arriveranno - il 19 ottobre, abbiamo mandati già emessi e giacenti per 190 miliardi, 90 dei quali destinati al solo settore dei trasporti; quindi, in teoria 44 miliardi (50 miliardi depurati dei 6 per gli stipendi) dovrebbero coprire quelle giacenze di 190 miliardi. E' inimmaginabile che si possa arrivare al 31 dicembre in una situazione di questo tipo, salvo, magari fra qualche tempo, registrare una situazione anche peggiore.
Stiamo altresì coinvolgendo tutti i settori della spesa regionale, al fine di recuperare quanto può essere recuperato, e riteniamo possano essere alcuni miliardi, frutto di minori utilizzazioni di assegnazioni statali vincolate nella gestione, da finalizzare a scopi analoghi o a scopi diversi, se saremo autorizzati dal Governo su legge regionale, in modo tale da raschiare il fondo del barile della gestione pregressa attraverso un'ulteriore aggiornata spremitura mirata.
Il Consiglio ricorderà che circa tre-quattro mesi fa è pervenuto un provvedimento di devoluzione di 5 miliardi raschiati dai fondi dell'agricoltura e finalizzati in un certo modo dall'Assessore Lombardi. Si tratta di una questione importante perché si riferisce ad alcuni miliardi (forse anche qualche decina, ma non sappiamo ancora quanto) che verranno rastrellati nei vari Assessorati e che, dal punto di vista politico dovranno poi essere finalizzati nel modo più opportuno.
L'assestamento 1992 si pone, quindi, come ulteriore tappa verso il completo risanamento delle finanze regionali, pure in presenza di obiettive difficoltà derivanti dalla manovra finanziaria predisposta dal Governo.
I tagli della spesa sanitaria e la regionalizzazione, oggi, del fondo sanitario e, domani, del fondo trasporti, sono problemi che vedono la Giunta regionale impegnata nella ricerca di una soluzione sostenibile.
Il bilancio regionale deve riacquistare elasticità e deve avere le caratteristiche di strumento strategico per fronteggiare le emergenze che sicuramente si manifesteranno nell'imminente futuro.
A tal fine sono stati sostanzialmente mantenuti i tagli inseriti nel bilancio di previsione ed in questa direzione sono state operate scelte nel senso della limitazione del ricorso all'indebitamento.
In tale ottica abbiamo proposto un bilancio 1993 a base zero (o, come dice il collega Marchini, a consuntivo zero); non sarà più la spesa storica a determinare le scelte, ma saranno le effettive esigenze a convogliare le risorse in una direzione piuttosto che in un'altra.
Che si fosse imboccata la linea del sostanziale equilibrio era anche emerso dalla verifica effettuata sui dati del bilancio di previsione, come richiesto dal Consiglio regionale in occasione della discussione dell'autorizzazione all'esercizio provvisorio 1992.
Stiamo lavorando ormai da qualche mese intorno ad alcune innovazioni concordate in Consiglio e già illustrate in I Commissione: il controllo di gestione è finalmente avviate nelle sue linee fondamentali dall'inizio dell'anno e la prima sperimentazione pratica è partita relativamente al settore del patrimonio il prossimo bilancio preventivo 1993 sarà corredato da una versione volgarizzata e più accessibile delle cifre e dei contenuti e verrà affiancato da una visualizzazione del rendiconto 1991, così come già illustrato in I Commissione circa l'impegno di trasformare il bilancio in versione fisica ed ambientale, stiamo già lavorando in questa direzione ed abbiamo allo scopo ultimato la mappa di tutte le leggi regionali, dalla nascita dell'Ente ad oggi, con relativi finanziamenti annuali, parziali e complessivi predisponendoci in tal modo a costruire i nuovi aspetti integrativi finalizzati ad una lettura meno arida e ragionieristica dello strumento contabile, ma più sostanziale, più contenutistica e politicamente più qualificata.
Esposte in tal modo alcune considerazioni fondamentali, sulla linea della manovra economica, che la maggioranza e l'esecutivo stanno portando avanti e della quale l'assestamento odierno è un tassello, allineato con altri tasselli, che lo hanno preceduto e con altri che lo seguiranno fino a termine della legislatura, riteniamo ora doveroso svolgere alcune altre considerazioni di fondo, squisitamente politiche, che consentono di cogliere il significato profondo e di ampio respiro dell'attuale momento storico che stanno vivendo la nostra Regione e il nostro Ente.
Intanto: in una stagione convulsa, nel momento di svolta epocale che stiamo vivendo, mentre ad altri livelli, nazionale e locali, solo in questi ultimi mesi sono esplose situazioni di disavanzi voraginosi, articolati sommersi, quasi inafferrabili nella loro dimensione reale e concreta questa Giunta - contestata da una parte dell'opposizione che un Consiglio sì ed un Consiglio no ne chiede le dimissioni, chiacchierata talvolta anche in altri settori del Consiglio - e questa maggioranza, certo non sempre idilliaca, ma in ogni caso compatta alfine nei passaggi significativi ed essenziali, propongono oggi un assestamento forte, fortemente caratterizzato politicamente e caratterizzante una manovra economica determinata, coerente, impostata in tempi non sospetti, quando il baratro era ben più lontano di quel passo citato dal Presidente Amato a proposito della manovra governativa in corso. E' un provvedimento impostato in modo prudente e responsabile, non emotivo, non avventato, non condizionato dalle varie emergenze, determinato nel perseguire l'obiettivo ambizioso del rientro programmato, non episodico e fine a se stesso, ma interconnesso rispetto al segmento di manovra che lo ha preceduto e già fortemente orientato verso le linee essenziali sulle quali sarà costruito il bilancio preventivo dell'anno prossimo.
Questa Giunta e questa maggioranza, mentre in altre realtà anche non lontane si è ancora prigionieri di vecchi schemi, di vecchie logiche, di vecchie e inveterate difficoltà, hanno prodotto nel corso del 1992 una matura qualificazione della spesa e tagli per oltre 120 miliardi (tagli che non sono annunciati, ma consumati, già realizzati), tra i quali spiccano i 15 miliardi risparmiati sul funzionamento generale e complessivo della macchina regionale, ed andranno nei prossimi mesi, entro fine anno comunque, a comprimere i mutui, in contrazione annuale, dai 230 miliardi previsti a poco più della metà, liberando qualche decina di miliardi in spesa corrente sul prossimo bilancio.
L'operazione sui mutui deve rappresentare altresì un'inversione di tendenza rispetto al passato che deve essere perseguita anche nei prossimi esercizi per scongelare sempre più le rigidità di bilancio ed aumentare quindi il grado di elasticità, di snellezza e di manovrabilità dello strumento. E l'impegno di affrontare il bilancio 1993 a base zero ci sembra sia molto coraggioso, ambizioso, qualificante in modo quasi rivoluzionario: significa dover azzerare alcuni capitoli, abrogare alcune leggi considerare chiusi certi capitoli storici e superati certi comportamenti consolidati, passare da un ventennio di gestione "a contributi"ad una gestione nuova di zecca, orientata ad investimenti mirati, essenziali politicamente qualificanti per l'Ente Regione e non più solo per gli enti locali. Significa compiere un salto di qualità politico e di personalità dell'ente; significa conquistare una statura più autorevole; significherà crescere fino ad essere determinanti nel governare politicamente il Piemonte; significherà essere più ascoltati a Roma nelle nostre richieste di autonomia e di autogoverno di competenze sempre più vaste e sostanziali come la sanità, i trasporti, l'ambiente, l'agricoltura e l'industria.
Bilancio a base zero significa tutto questo ed altro ancora: pu significare che a bilancio 1993 impostato ed approvato alcune deleghe risulteranno fortemente smagrite, se non azzerate, e altre fortemente cresciute, quindi potrà rendersi necessaria una nuova calibratura delle stesse, una rinegoziazione politica e partitica che potrà portare a nuovi accorpamenti omogenei o alla scomposizione di deleghe attualmente intere in funzione del peso politico che le scelte fatte determineranno nelle materie e nei settori considerati, per cui ci potranno essere settori che si azzerano ed altri che crescono a dismisura, tanto da comportare la scomposizione di un settore classico consolidato in due o più settori più specifici, più specializzati, più professionalizzati, gestiti magari non più da un solo Assessorato.
Questo comporterà una ridistribuzione del personale, una diversa razionalizzazione degli uffici, ma sarà anche l'occasione storica per reimpostare il funzionamento complessivo della macchina Regione per spremere un rendimento migliore e superiore all'attuale, per prosciugare rivoli di poca o nulla efficienza per eliminare disfunzioni e slabbrature per fornire servizi più tempestivi, più efficaci, più incisivi, di maggiore qualità e con meno personale, quindi minore incidenza percentuale sulla spesa corrente dell'Ente.
E' indubbiamente un obiettivo ambizioso, ma esaltante; certo difficile da perseguire, ma all'altezza della domanda che al palazzo del pubblico viene posta con sempre maggiore vigore e sempre maggiore forza dall'opinione pubblica, dalla società reale che pulsa e preme intorno ai palazzi del potere.
Siamo tuttavia convinti che da una situazione come quella che stiamo vivendo non usciremo vincenti come Regione, se ci rassegneremo a gestire lo spegnimento dell'Ente fino alla sua consunzione. Occorre invece misurarsi con progetti ambiziosi, forti, nuovi, stimolanti, tali da far crescere l'istituzione, tali da giustificare con comportamenti responsabili e maturi le rivendicazioni di autonomia che portiamo avanti, tali da affermare con determinazione e consapevolezza i concetti di un nuovo regionalismo non più rinviabile e non più eludibile.
Istituzione e classe politica devono riconquistare credibilità e fiducia, e questo lo otterremo, tutti insieme, maggioranza ed opposizione singoli Consiglieri, espressi, chi più chi meno, da partiti che non ci sono più, tesi verso nuove aggregazioni, verso nuove formazioni politiche che non ci sono ancora, dopo Mantova e prima di Varese e di Monza, fragili insieme, certi solo che le regole passate non hanno più futuro. E vogliamo vivere queste tensioni morali con entusiasmo e con la freschezza di una voglia di nuovo gratificante.
Dobbiamo posare l'accento dei nostri comportamenti, delle nostre ambizioni, dei nostri progetti, della nostra responsabilità e della nostra moralità più in là e più in alto. Dobbiamo provarci, dobbiamo crederci vogliamo riuscirci e siamo certi di riuscire.
E soli, drammaticamente soli, i partiti in questo momento, gli uomini all'interno dei partiti, gli uni e gli altri dentro le istituzioni, con i loro dubbi, le loro angosce esistenziali, in un momento storico particolarmente buio per il nostro Paese non confortati dalle classi intellettuali, da proposte e da nuovi ideali che in passato fecero da bussola segnando nuovi orizzonti culturali, nuovi sbocchi di pensiero nuovi modelli di società. E sintomatico forse di questa gravissima carenza è anche un esempio banale: l'assenza totale del mondo della cultura del nostro Paese al Convegno che si apre oggi a Parigi e promosso dal Ministro francese Jacques Lang al quale partecipano intellettuali di tutta Europa dell'ovest e dell'est, "La Grande Europe".
Oggi siamo spaventosamente soli, ognuno di noi e noi tutti insieme viviamo le contraddizioni di chi ha la presunzione di essere ancora un "cittadino comune e normale e come tale di sentire, di pensare, di respirare quello che respirano la piazza e la strada, e nello stesso tempo si trova ad essere addetto ai lavori tra gli addetti ai lavori dentro il palazzo, a dover rispettare le regole a volte assurde, a subirle, a vivere le tante inerzie, le tante incapacità, le tante impotenze, spesso determinarle con i propri comportamenti, con le proprie ipocrisie, con le molte chiusure, con le molte ottusità, con i molti patti compromissori, con le telenovele interminabili delle mediazioni, prigionieri dei molti lacci e lacciuoli, degli pseudo-privilegi antichi e recenti, spesso incapaci di ribellarci, di liberarci, di conquistare lo "status" di persona normale dentro e fuori il palazzo.
La Giunta, ultimamente, ha affrontato con forza il problema di ricondurre "ad uno" il bilancio della Regione, laddove per il passato settori come la sanità e i trasporti con il ripiano a pie' di lista avevano sempre vissuto ai margini di tale unitarietà. Provvedimenti recenti tesi ad incardinare la spesa sanitaria nel bilancio regionale sono la premessa politica nuova con la quale la Giunta intende affrontare e governare la sanità nel 1993, la cui dimensione dovrà tenere conto che l'erogazione dello Stato sarà, in fondo comune, di soli 6.000 miliardi e che l'eventuale sfondamento rispetto a tale cifra dovrà accollarselo la Regione con risorse proprie, reperite con mezzi propri sulle proprie addizionali fino ad un aumento del 75%.
E la regionalizzazione della sanità non è che la prima sperimentazione di delega parziale di governo e di spesa alla quale, è facile precedere seguirà nell'immediato quella dei trasporti, a cominciare dalla regionalizzazione dell'intero introito della tassa di circolazione per il 1993, pari a circa 420 miliardi per, la nostra Regione, a cui corrisponderà ovviamente una pari diminuzione del fondo comune che sarà assegnato al Piemonte, per finire con la confluenza del fondo per il ripiano dei disavanzi delle aziende di trasporto pubblico nel fondo comune regionale.
La Regione potrà calibrare il prelievo, per quanto concerne la tassa automobilistica, dal 90% al 110% del consolidato dell'anno precedente e dimensionare quindi la politica dei trasporti in Piemonte in stretta correlazione a tali prelievi, a tali introiti. Potremo altresì calibrare un'addizionale sulle addizionali, fino al 75% della misura massima delle stesse, per coprire la spesa sanitaria, ed è su questi nuovi terreni aspri ed inesplorati che l'Ente Regione e le classi di governo locali dovranno misurarsi e conquistare finalmente "autonomia maiuscola e matura" in un nuovo stato delle regioni, o uscire sconfitte come istituzione, come classe politica di governo locale, come Paese e, forse, come democrazia. A proposito di addizionali, dobbiamo riconoscere chela maggioranza si sta dibattendo da mesi ormai sulla questione, vivendo alcune debolezze, alcune diverse posizioni al proprio interno, alcune angosce: per dirla con Kafka sono le addizionali il coltello con il quale la maggioranza fruga dentro se stessa.
Certo, il problema è grande, complesso, fondamentale: è comprensibile che se ne discuta a lungo, ma sarebbe incomprensibile e per noi inaccettabile se alla fine si decidesse di non decidere. Il disegno di legge adottato dalla Giunta il 3 agosto scorso è ancora in vita ed è ora accompagnato da un progetto forte, concreto, definito, che la Giunta ha predisposto e sul quale sta lavorando la maggioranza: è un progetto per lo sviluppo del Piemonte e può essere integrato, modificato, arricchito, ma non eluso. Accanto a questa ipotesi, ancora in embrione, che delinea la finalizzazione pluriennale del grosso delle eventuali risorse reperite con le addizionali su benzina e metano, sono venute avanti nell'ultimo anno e soprattutto negli ultimi due mesi, libri bianchi sugli sprechi, elenchi di capitoli sui quali si può tagliare, voci da cassare, contributi da azzerare e altri ne verranno, a cominciare dal dibattito odierno sull'assestamento.
Ogni contributo nella direzione di una qualificazione della spesa e di una migliore utilizzazione delle risorse è utile ed è ben accetto. Nel passato un esecutivo ed una maggioranza si qualificavano attraverso quello che spendevano: ora ci si qualifica attraverso quello che non si spende attraverso come si spende, il poco che si spende, attraverso quello che si risparmia, attraverso la quantità e la qualità dei tagli che si operano. I tempi, evidentemente, sono radicalmente cambiati, i recenti provvedimenti governativi, il clima ché si respira ad ogni livello, in tutte le sedi fanno riflettere a fondo, devono indurre a ripensamenti epocali.
Il fatto che la maggioranza stia ancora lavorando sull'ipotesi delle addizionali, il fatto che ancora si stia interrogando sulla loro applicazione, sulla calibratura delle stesse, sulla decorrenza dell'eventuale applicazione e sulla loro eventuale finalizzazione, ma che contemporaneamente abbia introdotto tagli robusti, diversificati, dolorosi perché per il paziente il taglio è sempre doloroso, è tutt'altro che negativo: il dibattito di oggi e di domani in Consiglio regionale sarà pure fondamentale nell'orientare ulteriormente e forse in misura definitiva, nel rafforzare le convinzioni in ognuno di noi, o nel modificarle radicalmente se eviterà di appiattirsi su elencazioni di capitoli e di tagli relativi che peraltro emergeranno e che pure saranno ancora utili alla causa comune ma che non potranno essere l'anima politica portante e matura che muoverà i nostri ragionamenti, le nostre ipotesi e i nostri progetti futuri.
Dobbiamo sforzarci, tutti insieme, di tenere alto il livello del dibattito, dobbiamo avere l'ambizione di essere architetti capaci di progettare il futuro della nostra Regione, dobbiamo avere la presunzione di poterlo fare, e di poterlo fare in fretta e bene. Ogni sessantesimo di Consiglio deve superare se stesso, dobbiamo dimenticare le coordinate classiche che molte volte ci hanno condizionati, e frenati, dobbiamo uscire dalle nostre piccole angosce di chi non ha più il quorum o non ha più la certezza di averlo, dobbiamo dimenticare il collegio, l'eventuale ritorno elettorale di ciò che decidiamo, in termini di consenso, di adesioni misurate nel modo tradizionale, consolidato, come è avvenuto negli ultimi cinquant'anni; se decideremo con i soliti parametri, probabilmente sbaglieremo e ci affosseremo in modo irreparabile.
Dobbiamo osare, dobbiamo puntare in alto, dobbiamo credere nella nostra capacità di una progettualità politica nuova, insostituibile, matura all'altezza dei tempi che stiamo vivendo, degna della domanda e delle aspettative con le quali la società civile ci aggredisce, ci stimola, ci scuote, ci pressa in modi e forme sempre più ultimative.
Viviamo un'esperienza tremenda, ma esaltante: caliamoci con la massima concentrazione nel dibattito e accingiamoci a vivere i prossimi mesi con grande preoccupazione, con grande umiltà, con grande tensione morale, ma con la grande fiducia di chi sa che deve soprattutto infondere nuova fiducia nella società piemontese, nei nostri concittadini, quasi fossimo una turbina sociale in grado di trasformare l'energia pulita che sprigiona dalla società civile di cui anche le manifestazioni di oggi, anche a Torino, sono l'ennesima dimostrazione in energia progettuale politica, in dinamiche di managerialità operative.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Assessore Gallarini, mi hai sorpreso con la relazione fiume di oggi sorpreso positivamente, anche perché noto che certi libri bianchi servono.
Non era mai successo, neanche in sede di bilancio preventivo, che l'Assessore parlasse per mezz'ora - adesso vediamo come - con considerazioni estremamente interessanti, che meriterebbero una lunghissima contro relazione. Comunque, sportivamente, dico subito all'Assessore che ho apprezzato molto quello che ha detto.
Deve soltanto dirmi una piccola cosa, ovvero se queste sono delle speranze (giusto perché l'ultimo giorno di scuola si prendono i buoni propositi) oppure se sono dei propositi da primo giorno di scuola, che poi devono essere mantenuti durante l'anno scolastico. Di fronte a tante belle frasi, a tanto osare l'inosabile, a tanta Perestrojka (sembrava di essere al Congresso del PCUS!), mi chiedo: "La realtà che cos'è?". La realtà è la buona volontà della Giunta, ma è anche una Giunta a cui tu stesso, un'ora fa, hai dovuto dire in Commissione rispetto alla sanità: "Ne vengo fuori perché questa maggioranza esprime due Presidenti, per cui dovete dirmi se devo votare uno o l'altro".
La mia paura è che queste tue speranze, questa tua volontà (che in larghissima parte si può condividere) alla fine resteranno un "ballon d'essai" senza concretezza. Devo però dare atto che le cose che tu dici perlomeno dal punto di vista della volontà di fare, non possono che trovarmi del tutto o in gran parte consenziente, ma, obiettivamente, con una buona dose di scetticismo sul fatto che siano concretizzabili o meno.
Anche perché, dopo questo bellissimo excursus, abbiamo la povertà di un terzo assestamento di bilancio che suona una lingua molto diversa da quella udita pochi minuti fa (ma che mi auguro faccia parte del passato, inattesa del glorioso avvenire che sta nascendo).
Ti ricordo soltanto due fatti: il primo è che l'assestamento viene presentato cento giorni dopo la data accordata - e questo sarebbe stato da porre in discussione - per cui, anziché al 30 giugno, arriviamo a discuterne a metà ottobre. Questo è un dato significativo: se per fare il terzo assestamento abbiamo già accumulato cento giorni di ritardo, dimmi tu come è ipotizzabile che per il bilancio preventivo del 1993, che in teoria dovrebbe già essere in discussione o in preparazione, voi riusciate a preparare un bilancio a base zero, con un rifacimento completo delle competenze di Giunta e dei quadri, cioè con un nuovo modo di fare il bilancio (in pratica, la traduzione del bilancio in volgare). Con questi ritardi e con questa scarsissima chiarezza all'interno della Giunta rimarremo - temo - nel libro dei sogni. Visto che sono molti gli iscritti a parlare, ed io stesso interverrò su molti capitoli per proporre degli emendamenti, mi limiterò a pochi elementi estremamente precisi.
Elemento tecnico del bilancio, che colgo nella sua debolezza: arriviamo al momento in cui 10/12 del bilancio sono stati spesi e l'Assessore - non io - afferma che la nostra diventa una mera lettura tecnica, visto che c'è ben poco da cambiare; quindi, molte delle cose dette dall'Assessore non sono mantenibili.
Inoltre, uno, ed uno soltanto, deve essere l'elemento cardine sul quale far ruotare l'assestamento di bilancio: aumento di tasse regionali sì o aumento di tasse regionali no? Blocco dei prezzi amministrati sì o no? La Giunta, oggi, ha risposto negativamente a tali quesiti, rinviandoli sine die, ma se non arriviamo ad un chiarimento sugli intendimenti della Giunta e della maggioranza su questo punto, ogni e qualsiasi decisione di bilancio, al di là della strettissima ordinaria amministrazione, è improponibile.
Si deve quindi prendere una posizione dicendo: "Vogliamo arrivare a questo tipo di nuove tassazioni..." (determinando così nuove possibilità di entrata) oppure "Non vogliamo arrivare a certi aumenti, pertanto decidiamo di effettuare dei tagli in questi settori..." (e in tal modo si avranno altri recuperi di spesa). Diversamente, tutte le parole, dette da me come dall'Assessore, saranno aria fritta e non apporteranno alcun cambiamento. A ciò non si può continuare a non rispondere; non si può continuare a dire che "avete all'esame queste decisioni...", perché in mancanza di questa struttura di partenza, mancano gli elementi che consentono di mettere in piedi un bilancio credibile.
Un ulteriore aspetto, a mio avviso importante, è il discorso dello strumento anticongiunturale. No, Assessore, questo assestamento di bilancio non è, a mio avviso, uno strumento anticongiunturale: non viene fatto assolutamente nulla in tal senso. Ci si limita a bloccare alcuni capitoli di spesa - tra l'altro in termini minimali rispetto alle effettive possibilità - correggendo, soltanto in minima parte, un atteggiamento che adesso la stessa Giunta considera sbagliato, ma che noi - mi si permetta dicevamo già all'inizio che non era logico, per il bilancio 1992, attuare tagli percentuali fissi sul bilancio 1991. Infatti, togliendo una cifra fissa su determinati capitoli, non si divideva fra i capitoli sui quali c'era possibilità di fare maggiori risparmi ed altri sui quali i risparmi non si potevano attuare, perché già ridotti all'osso.
Oggi, variazioni anche logiche, comprensibili e financo accettabili perché evidentemente una retrocessione percentuale per molti casi non aveva agganci con la realtà - non possono tradursi in strumento anticongiunturale.
Penultimo aspetto, sul quale chiedo di avere risposta prima della fine della lunga discussione delle giornate di oggi e domani, è quello relativo al discorso del Fondo di riserva e delle spese correnti.
Colleghi, non voglio tediare il Consiglio, né sarò degno di attenzione ma comprenderete che, se votiamo dei capitoli di bilancio dicendo che occorre fare dei risparmi e mettiamo tali importi nel Fondo di riserva, ma utilizziamo i Fondi di riserva per spese discrezionali (visto che si tratta di un Fondo spese correnti), non abbiamo fatto assolutamente nulla in materia di politica finanziaria: ci siamo semplicemente limitati a parcheggiare dei fondi in attesa di note di variazione per il riutilizzo delle stesse cifre, qui o là, dove possono essere utili. Questo è un elemento che deve essere ulteriormente chiarito.
Ultimo punto: l'apprezzamento al Gruppo DC relativamente al lavoro svolto nel mese di giugno, tradottosi in documento clamorosamente contraddetto da questo bilancio di previsione. A quattro mesi dalla stesura del documento, nulla è stato fatto in quel senso. Il documento poteva essere più o meno accettabile, più o meno simpatico, più o meno condivisibile, però noi, in termini di bilancio e dei buoni propositi scritti, non abbiamo avuto alcun ritorno. Chiedo alla DC, sulla base di questo assestamento di bilancio, di dirci dove riscontra, nelle scelte effettuate, che si sia andati nell'ottica di quanto molto compitamente aveva indicato nel documento. Vi è grossa quantità di discrepanze (che vedremo al momento degli emendamenti);vi sono aumenti di capitoli in netta contraddizione con chi aveva scritto che avrebbero dovuto essere diminuiti.
Termino con un momento di comprensione per le difficoltà in cui versa l'Assessorato; saremmo degli ipocriti se non ci rendessimo conto dell'obiettiva, estrema difficoltà della situazione nella quale sta lavorando l'Assessorato al bilancio. Penso ne debba essere dato atto: è lavoro improbo per tutti riuscire, in questo momento, a far collimare le necessità di taglio con una multiforme richiesta di spesa.
Questo discorso, però, più che al Consiglio, l'Assessore dovrà farlo all'interno della Giunta. Vorrò vedere come i colleghi di Giunta commenteranno e cosa decideranno quando l'Assessore Gallarmi dirà loro che certe partite di Giunta dovranno essere ridotte a zero. Noi , possiamo più o meno essere d'accordo, ma quando si faranno i tagli sui fondi degli Assessorati, voglio vedere il "can can" che ne verrà fuori e, soprattutto cosa farà alla fine la Giunta! Se si immagina la Giunta come una bella gallina cui si inizia a tirar via le piume, non si può pensare che la gallina stia ferma e se le faccia togliere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Pongo alcune domande all'Assessore, all'Assessorato, a chi è in condizione di rispondere. Vorrei sapere perché, in tutte queste relazioni economiche, finanziarie, di bilancio, ecc., non si fa mai - poiché è dal confronto, dalle proporzioni che salta fuori la verità - un confronto con le altre Regioni. Non c'è solo la Regione Piemonte e lo Stato, sarebbe troppo bello, anche se le cose vanno come vanno, soprattutto per il Piemonte. Vorrei sapere, su queste storie di finanziamenti, dato che adesso si taglia e addirittura non arrivano i soldi per pagare il personale perché non c'è mai un minimo - personalmente direi un massimo: sarebbe ancora meglio, naturalmente - di confronto tra il finanziamento dello Stato al Piemonte, e quello che avviene per altre Regioni.
Per esempio, è mai possibile che la Giunta non faccia presente - non dico il Consiglio, perché il Consiglio e l'opposizione queste cose certamente le dicono, le sanno e cercano di farle sapere - che ci sono delle Regioni - dicevano i giornali - come la Campania e la Calabria, che da molti anni non rendono alcun conto e continuano ad avere quelli che io ritengo lauti finanziamenti dallo Stato? Pensiamo all'Irpiniagate e a quella specie di ricatto che c'è stato: "se non ci date tante decine di migliaia di miliardi non votiamo per il Governo" solo la Lega avrebbe potuto bloccare questo ricatto, con il suo voto, se fosse stato richiesto.
Ora io domando all'Assessore al bilancio, che pure ha dato una relazione che sembra abbastanza seria, perché per tradizione - forse lui ha sempre sentito fare le relazioni così, gli hanno detto di farle così - non si fanno mai questi confronti, che sono essenziali. Si dice: "Ah, no, no lo Stato è uno, indivisibile e inviolabile", e poi è come se le altre Regioni non esistessero, specialmente quelle Regioni che sono ingiustamente favorite e che, guardo caso, sono quelle a più alto livello mafioso.
Pregherei l'Assessore al bilancio, anzi, tutta la Giunta e tutto il Consiglio: facciamole tutti queste domande. Non si tratta di rivalità tra maggioranza e minoranza, si tratta di un dovere assoluto, gravissimo che abbiamo, di saperle queste cose, di dirle se le sappiamo, e se non le sappiamo - come purtroppo penso che ben pochi le sappiano qui dentro - di informarci finché qualcosa salta fuori. Dobbiamo sapere le ingiustizie che commette lo Stato verso una Regione che contribuisce, con un gettito altissimo, ha un alto numero di abitanti, e poi non ha i soldi per pagare il personale. Grazie per l'ascolto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Il dibattito di oggi risente già ora, e credo risentirà ancora di più nel prosieguo degli interventi, del fatto che si è voluto, per una scelta che continuo a considerare miope, da parte della Giunta e della maggioranza, concentrare in un'unica discussione l'esame del quadro economico complessivo nel quale si inserisce anche il problema delle finanze della nostra Regione, e quindi l'esame delle conseguenze che la manovra economica del Governo ha ed avrà ancor più in futuro sull'attività sulle disponibilità e sulle possibilità di intervento delle Regioni, in particolare della nostra (aspetto che noi avevamo proposto di anticipare nella discussione in Consiglio), unito stretto, in un unico dibattito perché questo è stato quello che la maggioranza ha imposto, con il dibattito sul bilancio nella sua specificità, in particolare sulla manovra di assestamento.
Questa scelta ha due conseguenze. La prima credo sarà una conseguenza sulla discussione, e dico fin d'ora che alcuni colleghi del mio Gruppo interverranno legittimamente senza parlare del bilancio della Regione, se non come richiamo generico. Non abbiamo voluto noi questa soluzione.
D'altra parte, continuo a ritenere che quella discussione preliminare sarebbe stata necessaria non soltanto per alleggerire la discussione di questi due giorni, ma anche per un'altra ragione. Forse, e su questo probabilmente mi illudo, dimostro un'ingenuità che non è più di questi tempi, quella discussione, fatta alla ripresa dell'attività del Consiglio dopo l'interruzione estiva, avrebbe consentito alla maggioranza e alla Giunta di impostare una nota di variazione diversa da quella che invece ha presentato. Mi ricollego direttamente alla relazione dell'Assessore Gallarini. Una relazione piena di ottime intenzioni, in buona parte condivisibili per quanto riguarda il futuro del bilancio e la metodologia che si intende seguire; una relazione che ha colpito - almeno il sottoscritto - per alcune affermazioni molto sincere. Mi è parsa quasi la confessione di una solitudine che credo sia doppia (la solitudine del politico in questo momento particolare e la solitudine dell'Assessore al bilancio, specie in una Giunta come quella in cui siede, insieme ai suoi colleghi, l'Assessore Gallarini).
C'è un'affermazione, in contraddizione con il senso di pathos e di dramma che traspariva da alcune parti della relazione, che non condivido per nulla: la rivendicazione di continuità fra l'impostazione del bilancio preventivo, l'assestamento fatto a luglio, la nota di variazione attuale e la situazione. Purtroppo, una continuità fra la previsione di bilancio l'assestamento di luglio e la nota di variazione di pochi giorni fa c'è, ma la cosa che non funziona - caro Assessore Gallarini - è la pretesa di mantenere questa continuità in una situazione in cui invece si è verificata una discontinuità drammatica nella realtà del nostro Paese, con ripercussioni serissime e credo altrettanto drammatiche sul futuro di un ente come la Regione Piemonte. E' qui che non funziona più.
L'accusa che ho fatto personalmente nei giorni scorsi alla Giunta di avere in qualche modo edulcorato la presentazione della nota di variazione della manovra di bilancio, presentando come risparmi i risparmi che invece non sono, nasce da questo. Se noi lo viviamo nella continuità del bilancio di previsione, l'assestamento di luglio e poi la nota di variazione riscontriamo che alla fine dei conti si spende meno, per quanto riguarda i fondi regionali, di quello che si è speso l'anno scorso e questi dati sono stati ribaditi e rivendicati quasi orgogliosamente poco fa dall'Assessore.
Ma il problema non è questo. Ci siamo accorti che dopo luglio è successo qualcosa? Ci siamo accorti che dopo luglio sono cambiate le coordinate dell'intervento pubblico in generale nel nostro Paese? Ci siamo accorti che è sorto un problema drammatico di legittimità dell'intervento pubblico che si porta dietro anche il problema della legittimità delle istituzioni, dei politici, della politica in generale, dei partiti rispetto alla consistenza e alle caratteristiche che ha assunto la spesa pubblica nel nostro Paese? Ci siamo accorti che c'è un nodo difficilissimo arduo da sciogliere, e che a questo punto bisogna prendere atto di questa discontinuità e introdurre un modo radicalmente nuovo di affrontare i problemi? Pongo la questione sotto forma di domanda in un altro modo ancora.
L'Assessore ci ha illustrato per larghi cenni alcune primissime idee sull'impostazione del nuovo bilancio 1993, bilancio a base zero, ecc. Su questo diremo la nostra opinione, in quanto anche noi abbiamo stimoli proposte e suggerimenti da portare nel dibattito. Ma come si può credere che questa Giunta e questa maggioranza funzioneranno davvero in modo tale da poter impostare un bilancio con quelle caratteristiche radicalmente nuove, sulla base dell'esperienza di questa manovra di bilancio che oggi si è portata alla discussione in Consiglio? Lo "scatto di reni" che non avete avuto in questi giorni, come possiamo credere che l'abbiate di qui a Natale? Questo, sinceramente, non è credibile e allora, proprio per questa ragione, abbiamo provato, come Gruppo, a presentare al Consiglio attraverso un complesso piuttosto corposo di emendamenti, una contromanovra di bilancio, una manovra di bilancio alternativa a quella che ha impostato la Giunta, con l'obiettivo di introdurre già nell'operazione di assestamento degli elementi di anticipazione vera della nuova impostazione di bilancio per il 1993, non delle semplici promesse di una nuova impostazione, ma qualche anticipo concreto.
Illustrerò adesso in pochi istanti il quadro complessivo di questa manovra; i colleghi del Gruppo che interverranno specificamente sul bilancio, in particolare la collega Bresso e il collega Buzio illustreranno in modo più specifico sia il raccordo con la manovra 1993 sia l'articolazione interna di questa contromanovra.
In sostanza, cosa proponiamo di fare? Noi proponiamo di accantonare nel capitolo n. 27170 del bilancio, che è quello da cui si attinge per investimenti (il cosiddetto fondo sviluppo per investimenti su cui la Giunta pensava di accantonare i fondi delle tasse), una quota di risorse provenienti da tagli alla spesa corrente da operare in fase di assestamento. Su quel capitolo - se ho capito bene, in quanto il fatto che le tasse per ora non si applicano non è stato detto esplicitamente, e forse era meglio essere un po' più chiari, Assessore Gallarini - abbiamo presentato due emendamenti per abolire dall'assestamento la previsione di maggiori entrate derivanti da addizionali sulla benzina e sul metano. Se le tasse non si applicano bisogna togliere quella previsione di entrata e quindi, anche voi dovrete fare qualcosa del genere oppure accogliere il nostro emendamento. 120 miliardi per il 1992 non ci sono più e noi ipotizziamo tagli alla spesa corrente per un ammontare, utilizzabile per quel fondo, di 23 miliardi. Quindi, una cifra leggermente superiore a quella che ipotizzavate di ricavare attraverso l'aumento delle addizionali.
Questa è la prima parte del discorso.
Si tratta di una trasformazione di spesa corrente in spesa di investimento non attraverso la contrazione di mutui, ma attraverso una forma di risparmio e senza usare le tassazioni addizionali.
La seconda parte della manovra che proponiamo è quella di un colpo di freno molto forte e ruvido al pedale dei mutui. Anche questo è stato accennato dall'Assessore, e abbiamo pensato di tradurre questo, che è stato presentato come un impegno, in una questione formale, più rigida, cioè portare a , zero tutta una serie di capitoli di bilancio di cui è previsto il finanziamento attraverso la contrazione di mutui per una somma complessiva di 108 miliardi di mutui in meno, in gran parte concentrata circa ?0 miliardi, azzerando tutti i capitoli che hanno a che fare con l'applicazione della legge n. 18/84, visto che quella legge non è agibile per il fatto che la Giunta non ha mai presentato il piano di programmazione per poter spendere quei soldi. Quindi, qualsiasi impegno di spesa di, quei soldi sarebbe illegittimo, e tanto vale riconoscere questo fatto e portare a zero tutti i residui su quei capitoli.
Oltre a questo, proponiamo di ridurre, o portare a zero, un altro gruppo di capitoli per una quarantina di miliardi, in tutto circa 108.
Questo non è altro che un colpo di freno, un momentaneo congelamento dell'operazione d'indebitamento della Regione attraverso l'accensione di nuovi mutui. E' un'operazione complessiva che può aiutare la manovra di risanamento della finanza regionale. Qual è il senso? Quello di cominciare a vedere cosa vuol dire lavorare a base zero; cosa vuol dire quando si decide che su certi capitoli non si spende più una lira e che si spende solo in altre direzioni; cosa vuol dire infine decidere che certe leggi non saranno più finanziate e che ne saranno finanziate altre, che certi investimenti non programmati non saranno più attuati e si faranno soltanto quando ci sarà un quadro di programmazione, e in quel quadro si faranno scomparire tutti gli investimenti e i contributi per investimenti a pioggia.
Se vogliamo davvero avviarci su questa strada difficilissima, non realizzabile con un colpo di bacchetta magica e soltanto con le buone intenzioni, questa è l'occasione. Questo è il momento in cui dobbiamo dare un segnale di capacità di autorinnovamento dell'istituzione e della politica che finora tutti assieme non siamo riusciti a dare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Presidente della Giunta e Assessore al bilancio, il mio intervento sull'assestamento, che la Giunta sta per sottoporre all'attenzione del Consiglio, parte dalla constatazione di una grave forma di schizofrenia politica che questa Giunta ha dimostrato di avere per bocca dell'Assessore al bilancio.
La schizofrenia sta nel fatto che l'Assessore Gallarini, esattamente come tutti gli uomini politici con un po' di intelligenza, si rende conto della gravità della situazione e della necessità di intervenire concretamente in una direzione di cambiamento concreto che sia di segno economico-finanziario, ma anche e soprattutto di carattere politico. Non bastano le manovre di carattere economico-finanziario per dare segno di un cambiamento alla gente che vota come a Varese; sempre che poi sia da considerare un male che la gente voti in questo modo, perché questo è lo strano concetto che emerge ogni volta che la gente vota un po' di più per altri partiti e sul quale si dovrebbe discutere più attentamente.
Il problema è dare segni concreti di cambiamento, che non sono presenti in questa manovra, tranne che per quelle poche cose individuate e quelle dichiarazioni di principio contenute nell'ultima parte della relazione dell'Assessore; cambiamento effettivo non c'è -lo riconosco alla Giunta per condizioni oggettive. C'è una contingenza di leggi non approvate, di manovre economiche nazionali ancora in fieri; c'è sicuramente una gravissima incertezza politica nella situazione piemontese, non soltanto della Città di Torino, ma anche della Provincia, della Giunta, perché c'è questo movimento di autoriflessione dei problemi che esistono per cui una cosa influenza l'altra.
Forse, Assessore, c'è anche l'incapacità di cogliere che questa manovra, soprattutto in un momento di così particolare tensione, deve essere anche di carattere politico e non soltanto di carattere economico.
Per un motivo semplice: lei sa che il mio Gruppo di riferimento in Parlamento (cioè il Gruppo parlamentare della Lista Pannella) ha votato per la prima volta nella sua storia, a favore della manovra economica del Governo Amato, sostenendo una posizione, che ritengo legittima a livello parlamentare e nazionale, di questo tipo: oggi nessun altro Governo, con o senza PDS, con o senza Lega Nord, può fare cose diverse da quelle che questo governo regionale e nazionale stanno per fare, tranne una cosa, che è il segno politico di cambiamento che deve essere dato soprattutto dalla maggioranza, proprio perché è la maggioranza ad essere sotto il mirino, non della Magistratura, ma dell'opinione pubblica. In che direzione si pu operare? Oggi ho formalizzato alcune proposte molto semplici, che vanno in questa direzione. Due sono di carattere strettamente 'economico per quanto riguarda lo status dei Consiglieri regionali (ma questo non lo richiamo).
Si tratta semplicemente di equiparare quello che la legge oggi prevede per cittadini anche peri Consiglieri regionali; per esempio, la norma che ci consente di andare in pensione in anticipo - a 55 anni invece che a 60 o 65, quanti saranno con la nuova manovra approvata -, secondo me è una cosa che chiunque abbia un po' di senso della situazione si appresterà a modificare (e io ho presentato una modifica in questo senso).
Ci sono due cose sulle quali ho preparato una proposta di legge. La prima è una proposta di legge che prevede l'ineleggibilità alla carica di Assessore regionale e di Presidente della Giunta per coloro che hanno cumulato nella loro carriera politica più di dieci anni di cariche pubbliche in enti ed istituzioni come Assessore nei grandi Comuni Assessore della Provincia, Assessore della Regione o come nominati negli enti strumentali da parte di questa Giunta.
E' strumentale? E' demagogico? Probabilmente, in questa proposta un po' di demagogia c'è. Assessore, la gente ha però bisogno di vedere delle facce nuove, perché solo delle facce che siano credibili riusciranno a contenere le reazioni conseguenti ad una manovra economica che si raffigura, anche a livello regionale, come assolutamente insopportabile.
L'altra proposta che ho presentato oggi è quella di istituire una Commissione di inchiesta che faccia il punto sui patrimoni dei politici compresi quelli regionali. Bisognerà pur cercare di capire come è possibile che l'ori. Craxi dica in Parlamento che tutti i partiti, nessuno escluso del cosiddetto arco costituzionale (vorrei sottolineare che è quello che i cosiddetti partiti democratici si sono autodefiniti) si sono retti, hanno vissuto sull'uso sistematico della tangente! E come è possibile che il Piemonte risulti un'isola felice così incredibile, così stupenda nel panorama nazionale? Come è possibile che anche a livello esistenziale, i politici di questa Regione si possano permettere cose che con gli stipendi che percepiamo sono assolutamente ingiustificabili? E' una proposta giacobina? Probabilmente sì, però bisogna andare in fondo alle cose, perché solo in questo modo, a mio avviso, riusciremo a dimostrare (e questa è una delle cose che si possono fare) che la volontà di cambiare, e quindi la volontà di mandare a casa le persone che non sanno governare, è effettivamente reale.
Circa la mia posizione su questa manovra, ripeto, si tratta di una manovra che non si configura per nulla è in nessuna direzione. Non parteciperò dunque al voto di questo bilancio, perché, secondo me, non ha assolutamente senso, ad oggi, votare questa manovra. E' una manovra 'finta nella sostanza, che non coglie l'aspetto fondamentale della questione che secondo me, in questo momento, è tutto di carattere politico e non soltanto economico-finanziario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Goglio.



GOGLIO Giuseppe

Penso che in questo momento nessuno possa invidiare il collega Gallarini, Assessore al bilancio, chiamato a far quadrare conti che devono tornare sulla carta ma che, in effetti, denunciano tutti i mali di cui soffre la finanza pubblica.
Si deve invece ammirare la sua costanza nel perseguire alcuni obiettivi di buona amministrazione. E cioè, la riduzione progressiva del passivo trovato nel momento in cui gli è stato affidato l'incarico di Assessore al bilancio; il richiamo costante a limare più a fondo i vari capitoli di spesa per rientrare nella quota programmata che, pur modesta in sé, diventa sempre più difficile raggiungere per via delle complicazioni esterne.
Da qui la necessità di richiamare tutti i collaboratori di Giunta a stringere la cinghia, a rinunciare ad alcuni programmi, a chiudere i rubinetti già di per sé aridi.
L'Assessore Gallarini, seguendo la politica della lesina, poco simpatica ma necessaria, ha quindi interpretato anche una coerente scelta del nostro partito, che è quella di dire chiaramente che, se si vuole uscire dal tunnel della crisi, i sacrifici devono farli tutti, a cominciare dalla pubblica amministrazione, particolarmente presa di mira dalle critiche dei cittadini.
Le sempre minori erogazioni che da parecchi anni restringono i margini di manovra del bilancio regionale (lo stesso discorso vale per tutti i bilanci delle Amministrazioni pubbliche, naturalmente) pongono al di là del fatto contingente una seria riflessione di politica generale.
Se le cose devono cambiare, bisogna cambiare i meccanismi della finanza pubblica.
Noi socialdemocratici crediamo (ma il discorso, a quanto sembra di capire, vale anche per altre forze politiche) che la Regione, da ente distributore per conto dello Stato di fondi sempre più ridotti, debba diventare strumento autonomo di elaborazione delle risorse necessarie ad attivare programmi e non solo ipotesi. Questo è il regionalismo che riteniamo produttivo nell'ambito di un corretto rapporto tra Stato unitario ed esigenze reali delle Amministrazioni periferiche.
Oggi suona ancor più negativa l'indicazione contenuta in un documento dell'IRES, nel quale si legge: "La persistenza di uno schema di finanziamento, in gran parte vincolato con conseguente graduale restringimento ai minimi termini delle risorse liberamente manovrabili ogni anno, rende superfluo ogni commento ai dati di bilancio della Regione". E più oltre dice: "In questo quadro, sembra quasi fuori luogo riproporre anche timidamente un discorso sulla programmazione regionale".
Noi siamo convinti che, in una situazione globale obiettivamente difficile, se ne può uscire non scaricando sulle Regioni il debito che lo Stato non è in grado di pagare, ma dando alle Regioni la massima autonomia di gestione finanziaria e delegando ad esse strumenti di tassazione autonoma, mentre i cittadini devono essere confortati dalla diretta constatazione che ai sacrifici richiesti corrisponde un ritorno di servizi efficienti, di strutture funzionanti, di interventi capaci di restituire fiducia e produttività.
Non è facile far comprendere ai cittadini che sui 9.000 miliardi di cui si compone il bilancio della Regione Piemonte (che pochi minuti fa il nostro Assessore ci ha illustrato), soltanto un centinaio, ossia le briciole, rappresentano le risorse dirette alla spesa. Chiunque capisce che con quella somma si può fare ben poco, mentre dall'altro lato una gamma di servizi, che vanno dall'assistenza alle strutture di trasporto, dalla formazione professionale all'istruzione, rispondono sempre meno agli effettivi bisogni della società piemontese e del suo territorio.
Da qui la necessità di modificare il rapporto tra le Regioni e il principale interlocutore, ossia lo Stato. Altrimenti sarà impossibile evitare di aggiungere crisi a crisi.
Mi è parso di cogliere.in autorevoli interventi di questi giorni compreso l'ultimo in ordine di tempo, quello dell'on. Mario Segni un'indicazione che va proprio in questo senso. Ed il coro si è fatto più compatto nel chiedere un reale decentramento non solo di funzioni, ma anche della gestione finanziaria. D'altra parte, non si può continuare ad amministrare non sapendo da un giorno all'altro ciò che succede.
Prendiamo ad esempio il cosiddetto "buco" della sanità. Fino a poco tempo addietro lo Stato, senza tanti giri di parole, ha detto che al passivo di gestione dovevano provvedere le Regioni, suggerendo di applicare qualche balzello di cui qui in assemblea abbiamo discusso a lungo.
Supertasse impopolari, anche se non vessatorie, perché contenute in limiti sopportabili.
Successivamente il Ministero ha elargito una quota aggiuntiva che permetterà, se non di ripianare completamente il deficit, almeno di ridurlo.
Voi capite che situazioni del genere ledono il corretto rapporto fiduciario tra società reale e politica. Dobbiamo arrangiarci? Bene chiediamo di poter disporre a pieno titolo di tutti gli strumenti necessari per amministrare le risorse e i servizi, la finanza e i progetti. Questo ripeto, è far funzionare le Regioni, è il modo moderno per chiedere ai cittadini magari dei sacrifici e dare ciò che alla collettività è dovuto.
Non si tratta di modificare alcunché del nostro ordinamento; si tratta di applicare finalmente ciò che è previsto dalla Costituzione, ma che la politica degli ultimi anni ha disatteso ripiegando su una strategia sempre più centralizzante. Tanto da snaturare quel principio di autonomia che il legislatore aveva individuato come elemento indispensabile per una efficiente amministrazione decentrata.
Più che scontrarci su come far scivolare qualche decina di milioni da un capitolo all'altro cercando delle priorità puramente accademiche, nel senso che risolvono ben poco rispetto alle necessità reali, più che aprire un dibattito su cose pur serie, ma modeste per la loro irrilevanza di fronte al problema globale, che è, come ho detto, politico, ossia di scelte di campo: dovremmo trovarci d'accordo a modificare il sistema e chiedere con forza quell'autonomia che mai come oggi diventa il punto fondamentale per la sopravvivenza dell'istituto regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Oggi, aprendo i lavori del Consiglio, la Presidente Carla Spagnuolo ha motivato perché questi iniziavano solo nel pomeriggio e non invece, come previsto antecedentemente, il mattino. Il motivo è che oggi c'è stato uno sciopero generale cui hanno aderito milioni di lavoratori: in tutto il Paese decine e decine di migliaia di questi hanno partecipato a grandi manifestazioni.
E' la seconda volta, nelle ultime due settimane, che questo avviene anche nella nostra Regione: un movimento di lavoratrici e di lavoratori si battono per affrontare la grave crisi economica e finanziaria del Paese in modo più equo, pia giusto; una grande mobilitazione sociale caratterizzata da una forte iniziativa sindacale per modificare il sistema fiscale e la manovra economica del Governo Amato.
Ma la Regione, il suo ruolo e la discussione che stiamo facendo oggi c'entrano o non c'entrano con queste questioni? Il fatto che nel Paese ci sia questo forte movimento fa sì che il ruolo dell'istituzione si esaurisca con il fatto che iniziamo i nostri lavori con alcune ore di ritardo, oppure iniziamo i lavori e vogliamo affrontare queste questioni e questa situazione? Credo che se non l'affrontassimo faremmo una discussione non solo monca, ma inutile.
Io sono uno di quei colleghi che, come diceva il Presidente del nostro Gruppo, Monticelli, non affronterà nel merito la questione dell'assestamento di bilancio, perché sono davvero convinto che la discussione diventa inutile se non rientra in un quadro di carattere più generale che la Giunta ha rifiutato di fare.
Già alcune settimane fa abbiamo presentato un ordine del giorno per affrontare una situazione economica e finanziaria, la cui drammaticità credo sia di fronte a tutti. A nostro giudizio, a giudizio dei milioni di lavoratori che citavo prima, ma anche a giudizio di alcune forze di maggioranza (come abbiamo potuto sentire ieri nell'incontro che c'e stato nella Sala Viglione tra parlamentari piemontesi, Consiglieri regionali Presidente della Giunta, Presidente del Consiglio ed Organizzazioni sindacali) la manovra economica del Governo Amato affronta questa situazione in maniera iniqua. In quella sede ho sentito parlare di iniquità della manovra che vanno corrette anche da parte di parlamentari della maggioranza. Non, intendo fare un intervento di merito su queste problematiche, ma si citava, ad esempio, la questione delle pensioni ed ho sentito un parlamentare democristiano dire che è un elemento che va corretto.
E' stato giudicato grave il fatto che il Presidente del Consiglio e il Governo abbiano deciso di chiedere la fiducia su provvedimenti che toccano la vita e la prospettiva di milioni e milioni di cittadini italiani impedendo non solo la discussione parlamentare, ma anche impedendo e delegittimando il potere contrattuale delle Organizzazioni sindacali, alle quali il 31 luglio si era chiesto senso di responsabilità, e senso di responsabilità era stato dimostrato dalle stesse (fin troppo alla luce delle cose successe, ma ritornerò dopo su questo).
Siamo quindi di fronte ad una drammaticità e a un mondo economico e finanziario che, da luglio ad oggi, e in particolare nelle ultime tre settimane, è cambiato radicalmente; come si fa, allora, a sottolineare il fatto - l'ho sentito fare qui, ma l'ho sentito dire anche rispetto alla stessa legge delega del Governo Amato - che stanno cambiando ed è necessario cambiare i meccanismi della finanza pubblica? Certo che è necessario cambiare i meccanismi della finanza pubblica! Ma i meccanismi sono uno strumento che risponde a scelte che hanno un segno sociale ed economico ben preciso! Non basta cambiare i meccanismi della finanza pubblica, se poi la sostanza delle scelte economiche e fiscali va nella direzione di colpire i ceti più deboli ed in modo particolare il lavoro dipendente ed i pensionati in questo Paese, così come fa la manovra economica del Governo Amato! Certo, noi siamo per una politica dei redditi, una politica di sacrifici ed interventi che riguardi tutti i redditi di questo Paese ciascuno pagando in proporzione a quello che ha, secondo il dettato costituzionale, per affrontare questa grave situazione economica e finanziaria. Ma credo che non si possa affrontare la discussione che oggi stiamo facendo, quella che avete proposto di affrontare, prescindendo dai dati della situazione produttiva ed economica piemontese, oltre che generale.
Ci siamo lasciati a luglio con l'impegno ad affrontare problemi grandi enormi e vitali per la nostra Regione, quali quelli di una politica per una nuova reindustrializzazione a partire dal dopo chiusura dello stabilimento Lancia di Chivasso e quindi un accordo di programma, un confronto in questo Consiglio che ci permettesse di fare dei passi avanti in tale direzione: nulla di questo è avvenuto fino ad oggi! Un'istituzione come la Regione (proprio anche per le cose dette dall'Assessore Gallarini alla fine del suo intervento), se non vuole estinguersi, non può non vedere dove va il mondo, che cosa rappresentano i movimenti dei lavoratori che in questi giorni scendono in piazza, la rabbia e la sfiducia che esprimono. La miscela esplosiva è data da elementi quali crisi economica, incertezza del lavoro e delle prospettive, incredibilità delle istituzioni; questi sono ingredienti che possono portare anche ad avventure che oggi, probabilmente, possiamo anche far finta che non ci siano. Però, quando ci sono questi ingredienti, gli sbocchi non stanno solo dalla parte della democrazia e di un avanzamento; anzi, il rischio è che si entri in avventure che vanno in direzione opposta alla democrazia.
Siamo alla consunzione - come non vederlo - del patto fondativo tra Stato e cittadini, la rottura del patto fiscale. Come si fa a non cogliere questi elementi? Un'istituzione che non raccolga questi elementi, che non li affronti e non li discuta, è un palazzo avulso da tutti i movimenti che riguardano la società, quelli di cui parlavo prima e degli altri, che sono ancora più gravi, presenti nel profondo della società, che guarda la situazione come se la crisi riguardasse altri e non questo sistema politico ed istituzionale. Ma anche nel merito, le stesse questioni generali - come diceva il Consigliere Ferraris nella sua relazione - sono presenti. Il Consigliere Ferraris, infatti, diceva: "In ogni caso non deve essere sottovalutato il preoccupante contesto finanziario nel quale la Regione è costretta ad operare- in base alla legislazione attualmente in vigore": E' assolutamente vero, ha ragione il Consigliere Ferraris, ma se questo è vero anche nel merito, come si possono affrontare le questioni di carattere generale senza indicare come questa Regione intende affrontarle? Io credo che non sia esagerato dire che siamo davvero alla fine di un'epoca, lo diceva anche l'Assessore Gallarini nel suo intervento; per la fine di un'epoca presuppone il fatto che tutti abbiano la consapevolezza che nulla ritornerà come prima: dovrà cambiare la cultura, dovranno cambiare i programmi, dovranno cambiare gli strumenti di governo, dovranno cambiare anche le classi dirigenti di questo Paese. E' inevitabile che alla fine di un'epoca non ci siano ritorni indietro, soprattutto su scelte che io ritengo irreversibili, quali quella dell'unificazione europea.
Guai a noi se dovessimo ritornare indietro da questo processo, perch ciò significherebbe davvero il declino del nostro Paese; dire che questa è una scelta irreversibile significa che non potranno più essere solo i Governi degli Stati europei e le Banche centrali a decidere le sorti e la vita dei cittadini. Peraltro, le politiche monetariste adottate in questi anni come forma di intervento prevalente nell'economia hanno portato risultati disastrosi e, anche da questo punto di vista, siamo davvero alla fine di un ciclo e di un'epoca.
Allora, proprio perché ritengo che quel processo sia irreversibile, una Regione europea come il Piemonte come si impegna per dar voce ai cittadini e costruire un vero Parlamento europeo? Quali sono le scelte di iniziativa politica che una Regione europea come il Piemonte si propone di fare? Quali sono le nuove basi di sviluppo sulle quali si ricostruisce la possibilità di ripresa economica di questa Regione e di questo Paese? Non posso non fare a questo punto alcune considerazioni che c'entrano eccome - con la situazione attuale. Il debito pubblico di 2 milio-ni di miliardi (al quale ormai ci avviciniamo) non è frutto di un destino cinico e baro, ma di precise scelte politiche e di precise risposte ad interessi di un preciso blocco sociale. Negli ultimi dieci anni in questo Paese, per la prima volta dal dopoguerra, si è determinato il fatto che la parte più grande di ricchezza, cioè oltre il 50%, va a ceti che non rappresentano il lavoro dipendente, nonostante le tasse vengano pagate per il 75% dal lavoro dipendente! Questo è un dato reale che incide rispetto a quella miscela esplosiva di elementi a cui accennavo prima.
Gli interessi che hanno alimentato le rendite a scapito degli investimenti produttivi sono la questione delle questioni, se vogliamo davvero affrontare in termini nuovi i problemi del rilancio dello sviluppo del modello di sviluppo e del modello economico. L'industria italiana, la borghesia industriale italiana (anzi, forse dire borghesia industriale italiana è perfino esagerato, nel senso che credo che uno dei problemi che abbiamo in questo Paese, a differenza degli altri, sia proprio quello della mancanza di una cultura della borghesia industriale) e in particolare i grandi gruppi piemontesi negli anni '80 hanno ottenuto grandi profitti, che sono andati in investimenti diversificati e non invece nell'ammodernamento tecnologico, in nuove produzioni o nella qualità dei prodotti (discussione che peraltro abbiamo già fatto in questo Consiglio, concordando unanimemente).
Sono stati fatti investimenti sulla base di quei profitti: dalle acque minerali alle assicurazioni, ai titoli pubblici. I grandi gruppi, dalla FIAT all'Olivetti, hanno investito in questo, senza pensare ad uno sviluppo industriale; oggi, pertanto, la nostra Regione, rispetto alle altre Regioni del nord Italia, si trova nella situazione peggiore, proprio per effetto delle scelte che non sono state fatte e per le scelte sbagliate che sono state compiute dai grandi gruppi industriali. Eppure, fino a poche settimane fa - ora non lo so, perché non si è più discusso di questo problema - in quest'aula si parlava in termini ottimistici rispetto alle possibilità di ripresa dell'industria piemontese.



FERRARA Franco

Non da parte di tutti.



MARENGO Luciano

Non da parte di tutti, certamente, collega Ferrara, tu no e io neanche altri, però, anche autorevoli dirigenti di questa istituzione, hanno parlato in termini ottimistici. Anche il Presidente del Consiglio, Amato lo scorso 31 luglio, nell'accordo tra Sindacato, Governo e Confindustria ha profuso ottimismo rispetto al fatto che con il taglio della scala mobile e quindi con il sostanziale tagliò dei salari, con il blocco della contrattazione articolata e quindi con l'abbattimento del costo del lavoro non ci sarebbe più stata inflazione e sarebbe stata possibile una ripresa.
A due mesi da quell'accordo noi abbiamo avuto la svalutazione della lira e il Presidente del Consiglio nella conferenza stampa fatta sabato c domenica ha spiegato che siamo in una barca nella quale dobbiamo imparare a convivere tra svalutazione ed inflazione.
L'accordo del 31 luglio è stato cancellato, reso carta straccia da parte del Governo; a meno che non si voglia continuare su questa strada così come alcuni sostengono (ma questo significa, come dicevano alcuni economisti domenica a Saint Vincent, un taglio dei salari pari al 5,10% per il 1993). E' possibile pensare ad una ripresa dello sviluppo in questo Paese con un simile taglio sui salari e sui redditi da lavoro dipendente? Abbiamo bisogno di cogliere questi elementi, così come credo vada colto, da parte di questa istituzione, che, con il modo nel quale si affronta l'emergenza, la crisi grave, in realtà si prefigurala società italiana in termini regressivi per il prossimo decennio. Si cancella lo stato sociale, si propone sostanzialmente - e la sanità, da questo punto di vista, ne è l'emblema - un doppio regime, uno stato assistenziale, un intervento di carattere assistenziale per i poveri e per gli evasori - che sono tanti, sia i poveri che gli evasori - mentre invece i lavoratori dipendenti pagano tre volte lo stato sociale: perché pagano le tasse perché pagano i contributi sanitari e perché, non essendo evasori, non hanno diritto al servizio sanitario.
Come si possono affrontare le questioni della spesa sanitaria dell'intervento sanitario, senza cogliere in che modo si muove e dove sta andando questo Paese? Come non capire, da parte del sistema politico e di un'istituzione come la Regione Piemonte, che uno stato sociale che ha solo costi e non dà servizi a coloro che producono la ricchezza di questo Paese dà voce, spazio ed argomenti all'irresponsabilità delle rivolte fiscali e separatiste di questo Paese? Come non capire che questo è l'elemento centrale sul quale hanno spazio gli argomenti irresponsabili - quelli che ha citato domenica il Presidente della Repubblica Scalfaro- in questo Paese? Non credo di essere andato fuori tema affrontando queste problematiche credo piuttosto che fuori tema sia l'istituzione Regione, l'insieme del Consiglio, che non le affronta, proponendo, ad esempio, una discussione ed un approfondimento della situazione reale, attraverso un'analisi economica produttiva e finanziaria, sulla base della quale presentare scelte politiche chiare e adeguate rispetto all'assestamento e, soprattutto rispetto alla previsione per il 1993.
In terzo luogo credo che, per mutare gli indirizzi di politica economica, occorra anche un impegno, una scelta ed un'iniziativa politica nei confronti del governa centrale. Ci sono certamente delle battaglie difficili da portare avanti, e questa è una di quelle: cercare di mutare gli indirizzi, per andare davvero ad un decentramento, ad una riforma istituzionale radicale di questo Stato, che risponda alle esigenze della fase attuale, al cambiamento epocale al quale facevo riferimento. Pertanto concludo dicendo che le battaglie, anche se difficili, vanno fatte altrimenti si diventa tutti colpevoli della consunzione lenta delle istituzioni democratiche e di questa istituzione regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi, ho seguito con molta attenzione la relazione dell'Assessore e devo dire che ogni volta che l'Assessore Gallarmi fa delle proposte in questo Consiglio regionale, esprime dei dubbi e fa delle osservazioni sempre molto corrette. Abbiamo già avuto modo, in passato, di apprezzare queste cose ed anche oggi apprezziamo la sua relazione, molto preoccupata. Per affrontare il dibattito in questo Consiglio regionale, su questo argomento e per evitare di contraddirmi; ho ripreso tutti i miei interventi sul bilancio di previsione e sugli assestamenti, per cercare di capire se c'è o non c'è coerenza nella mia posizione.
Ho letto il mio intervento del 5/3/1991 sul bilancio di previsione di quell'anno. Era un bilancio di previsione che nasceva dal programma sottoscritto dai cinque partiti della maggioranza, in una situazione peggiorata rispetto al momento in cui quel programma era stato scritto.
Allora sentivo di avere esigenze nuove, rispetto a quel programma, e proponevo di aprire un confronto con il Governo e di finalizzare le spese in modo mirato. Questo era un concetto che già esisteva nel programma secondo una strategia ben definita: smobilizzare il patrimonio.
Rispetto alla situazione finanziaria della Regione - così grave già allora - dissi che, 'a mio giudizio, cerano due strade da percorrere. Una l'avevo mutuata dal Capogruppo del Partito comunista, Bontempi, che disse: "Facciamo un bilancio provocatorio, clamorosamente falso, perché sia una provocazione verso il Governo". Questa, però, mi sembrava una via non percorribile, perché credo che, per la dignità stessa di questa istituzione, non si possa fare una provocazione di questo genere. La seconda via era individuare pochi capitoli di spesa capaci di dare - leggo quello che dicevo allora - "un significativo contributo alle scelte strategiche della Regione, lasciando magari disoccupato qualche Assessore" mi ha fatto molto piacere sentire che oggi l'Assessore Gallarini dice che forse, c'è anche la necessità di lasciare disoccupato qualcuno o ridistribuire le deleghe.
Era quello, Assessore Gallarini, il bilancio in cui io proponevo l'opzione zero, che non era un'invenzione mia, come non è un'invenzione sua: è una cosa vecchia che è nata nel 1966 in America e che si chiama "zerobase budget". In questi giorni ho letto dei libri su questo argomento e devo dire che questa lettura mi fa pensare positivamente rispetto a questa proposta, ma, allo stesso tempo, mi crea dei dubbi. Assessore Gallarini: quand'è che si usa questo tipo di budget (che si chiama anche budget di programma, con parole italiane)? Quando non si fa più riferimento ad un passato, ma si fa riferimento ad un programma, ad un progetto.
Su questa rivista che parla di budget a base zero, si dice che "la prima fase del processo, implicala definizione degli obiettivi che si intendono perseguire". In un altro libro, dal titolo "Il budget a base zero" si parla di "un processo operativo che impone a ciascun dirigente _è riferito alle aziende, evidentemente - di giustificare ex novo - di qui la base zero - e nei particolari la sua intera richiesta di budget, e che sposta su ciascun dirigente l'onere della prova per giustificare perché una qualsiasi somma di denaro debba essere spesa".
Se questo è il processo che lei ha in animo, Assessore, credo che debba avere un coro di approvazione (magari quello della RAI, così non lo licenziamo).
Questo è quanto dissi in quell'epoca; dissi anche che la Regione allora, aveva scelto una via diversa, quella del continuismo, sulla scia dei bilanci precedenti. E Gruppo repubblicano espres-se rammarico e chiese che con l'assestamento-che avrebbe dovuto aver luogo dopo pochi mesi - la Giunta fosse in grado di dare un segnale forte, di cambiamento necessario per le gravi ragioni di preoccupazione che personalmente già allora sentivo e sulle quali parte della stessa maggioranza ironizzava (oggi non più credo). L'accusa nei miei confronti fu di avere una visione eccessivamente ragionieristica del bilancio.
Giungemmo, il 23/7/1991, all'assestamento del bilancio e, in quel momento, cominciammo ad apprezzare l'Assessore Gallarini. Qualche novità seria ci fu: prendemmo atto che, finalmente in quest'aula, l'Assessore al bilancio dichiarava che c'era un buco - finalmente se ne poteva parlare nelle finanze della Regione, un deficit sommerso di 226 miliardi, per il quale si proponeva un Piano di rientro.
L'Assessore propose inoltre, in quel suo intervento, una delegificazione, che pure avevamo in programma, alla base della maggioranza; per la prima volta un Assessore si impegnò ad attuare una delegificazione, ovvero individuare i capitoli che non avrebbero più dovuto essere finanziati.
A fronte di giudizi positivi, tuttavia facemmo una riflessione in ordine alla mancanza di un progetto complessivo della Regione. In un momento di grande urgenza, in cui il sistema produttivo privato accelerava grandemente i propri sforzi sui tempi per competere con economie più forti la Regione, più indietro rispetto al sistema privato, avrebbe dovuto correre ancora più forte, per cercare di essere di supporto e non di remora allo sviluppo.
Il nostro voto, come dichiarammo, fu poco convinto. Anche in quell'occasione fummo accusati di essere, a volte, un po' eccentrici rispetto a questa maggioranza. Di tale presunta eccentricità non siamo mai stati convinti; riteniamo che siano altri gli eccentrici - e forse anche qualcosa di più e di diverso - rispetto alla maggioranza. Noi siamo stati sempre molto leali: lealtà che passa anche attraverso critiche costruttive per cercare di dare attuazione ai programmi che, insieme, abbiamo sottoscritto.
Arrivammo all'esercizio provvisorio di fine 1991 e alla presentazione del bilancio tecnico; bilancio "tecnico" per indisponibilità - dobbiamo riconoscerlo - della Giunta e della maggioranza a fare una politica, gia attuabile allora, perché ci sarebbe stata, a pochi mesi, la scadenza elettorale. Mai previsione fu più sbagliata: il risultato elettorale, anche in assenza di una manovra finanziaria della Regione, certamente non fu di grande soddisfazione per i partiti di maggioranza.
In quella sede la Giunta si impegnò, entro tre mesi, a fare un progetto ed un piano di riduzione delle spese. Diede quindi incarico - fatto che personalmente criticai molto - ad uno studio, ad una società specializzata perché ci aiutasse ad individuare le spese da risparmiare.
Fui allora rimproverato, perché giudicai la cosa totalmente inutile.
Ebbene, la società ha presentato il suo progetto; Assessore Gallarini leggendola relazione la mia impressione è che la società specializzata non abbia mai visto il bilancio della Regione. Una società specializzata non può, nelle previsioni, dire che nell'elaborato sono trattate allo stesso modo voci di entrata ordinaria - come tassazione autonoma, rimesse statali e - proventi vari- ed entrate straordinarie - quali accensioni di mutui e vendita di immobili. La società non conosce la legge che norma il bilancio regionale! Mi si dice che si è speso poco Non starò a leggere le chicche qua e là, in ordine alle proposte che avanza. Se avessimo incaricato una qualunque massaia avrebbe detto le stesse cose, e noi avremmo risparmiato i pochi o tanti milioni spesi.
Chiedo all'Assessore, e gradirei una risposta: com'è stata individuata questa società, specializzata in bilanci? Ci fu l'impegno di trovarci a marzo, quando venne presentato il bilancio tecnico e si parlò di assestamento (che avrebbe dovuto essere il momento forte). Qualcuno parl di assestamento mitico, che doveva disegnare l'intera manovra delle entrate, dei risparmi e del progetto complessivo. L'assestamento arriva ad ottobre, Assessore, senza alcun progetto, e viene nuovamente rinviato al bilancio di previsione del 1993.
Non entrerò nel merito dei numeri di questo assestamento non perch abbia paura del rimprovero da parte del Consigliere Marchini di avere una visione ragionieristica, ma perché credo abbia ragione l'Assessore Gallarini quando dice che non è sui numeri che si gioca la partita.
Probabilmente, respingerò tutte le note di variazione che verranno proposte, non perché contrario o favorevole, ma perché credo che il bilancio abbia una sua unitarietà. Come facenti parte di una maggioranza che dà fiducia alla Giunta, riteniamo che la manovra debba essere complessiva e non possa essere attuata su ogni singolo capitolo.
Non entrerò nel merito dei numeri, quindi, e nessuno mi rimprovererà di avere una visione ragionieristica; non riceverò lettere degli 'Amici del lupo italiano" secondo le quali sarei contro il lupo italiano, o lettere delle associazioni delle bande musicali, che mi informano che faranno sapere ai loro 30.000 iscritti che il PRI ha tenuto una certa posizione per cui non' daranno più il loro appoggio alle elezioni.
Non importa. Non lo faccio, perché mi pare meschino: ha ragione l'Assessore Gallarini quando sostiene che non è il caso di entrare nel merito. E allora, proprio per la drammaticità della situazione che l'Assessore Gallarini ha denunciato e perché l'Assessore si è assunto l'impegno molto gravoso del budget di previsione a base zero, come Gruppo pur non essendo soddisfatti del rinvio proposto, aspettiamo di vedere cosa succederà con il bilancio di previsione. 11 1993 non è l'anno ideale; più andiamo avanti nel tempo e più diventerà difficile; il 1993 precederà forse, una nuova tornata elettorale. Personalmente, ho paura, caro Assessore, che le sue volontà saranno frenate dalle date. A questo punto nel 1993 avremo le elezioni e quindi ci saranno difficoltà ad attuare questo progetto.
Le posso già garantire fin d'ora che su un progetto di questo genere il Partito repubblicano darà comunque il suo forte sostegno. Non ci crediamo molto, perché l'unico tentativo di razionalizzare un settore che ci è stato annunciato un mese fa in quest'aula dall'Assessore alla sanità come cosa prossima di pochi giorni, che avrebbe comportato complessivamente un risparmio di 100 miliardi (e comunque, nell'immediato, nel 1993, di 20 miliardi), si è arrestato. So che il Presidente Brizio troverà motivazioni per spiegarmi che non si è fatto questo, perché si sta aspettando l'arrivo di una legge; la Calabria e la Sicilia sono riuscite a fare l'accorpamento noi invece aspettiamo una legge! Non vorrei che fosse questo il discorso; non vorrei che la DC fosse o sia oggi troppo sensibile alle pressioni del PDS, il quale voleva rinviare queste cose, e non lo sia invece alle esigenze e alle richieste di chi fa parte della maggioranza. Forse è un modo anche questo di comportarsi correttamente e lealmente.
Credo che dovrebbe essere riesaminato il quadro complessivo di lealtà all'interno della maggioranza. Comunque, in questa situazione ritengo che questo assestamento - tenuto conto di tutto quanto è il suo passato, di come è avvenuto, tenuto conto della gravità della situazione che avrebbe dovuto determinare già fin d'ora dei comportamenti più rigorosi, senza aspettare il 1993 - non meriterebbe il voto del Partito repubblicano.
Sappiamo però che assumere posizioni di questo genere e gravità, in presenza di un documento obiettivamente e politicamente non significativo non è importante, proprio per il momento in cui giunge in Consiglio regionale, ed avendo a pochi mesi, io mi auguro a poche settimane, un'altra scadenza importante ed impegnativa: il bilancio di previsione per l'anno 1993. Credo sia quindi opportuno attendere questa scadenza, per vedere se questa Regione, questa Giunta ha veramente la forza, la capacità e la volontà di proporre un progetto vero, quale che sia, sapendo attuare una politica di rigore, di programmazione e serietà.
In quel momento, se non vi sarà un cambiamento profondo nell'affrontare i problemi regionali, se non sarà presentato un bilancio di previsione coerente con le intese programmatiche ddi luglio, con gli aggiornamenti dovuti alla gravità della situazione di oggi (sulle richieste che il Partito repubblicano e forse anche altri partiti hanno fatto in ordine a certe scelte), il Partito repubblicano in quella sede si vedrà costretto a riesaminare la propria posizione.
Mi auguro invece che in quella sede la maggioranza, che regge oggi la Regione, trovi l'occasione per rafforzarsi, per prendere nuovo slancio e per muoversi nella linea indicata oggi dall'Assessore Gallarini, linea che noi condividiamo. Mi pare questa l'unica risposta seria ai problemi della nostra Regione, alle preoccupazioni (prima il collega Marengo faceva un quadro davvero poco brillante ed edificante della nostra Regione e dell'economia complessiva) e alle critiche della gente che, certamente vedrebbe nell'incapacità di dare risposte ai problemi una conferma dello sfascio di questo sistema cui pure faceva riferimento l'Assessore Gallarini nella sua relazione e di cui tutti quanti siamo parte responsabile.
In questa situazione di grave emergenza economica, morale e sociale l'Assessore Gallavini è stato molto chiaro: è necessario - e io intendo dare una risposta positiva a queste preoccupazioni - ricercare, se le vie tradizionali non si dimostrassero percorribili o possibili o comunque sufficienti, vie nuove e' diverse per dare risposte concrete e serie alla gente, risposte che oggi non ha più la voglia di attendere, ma che vuole avere al più presto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fiumara.



FIUMARA Francesco

Presidente e colleghi, non ci sono motivi particolari per non votare l'assestamento presentato dall'Assessore Gallarini e dalla Giunta. Non abbiamo difficoltà a riconoscere che l'attuale assestamento è un fatto principalmente , tecnico, anche se è un tassello di un disegno più ampio.
Proprio per questo, il Gruppo socialista annuncia il voto favorevole.
Votiamo a favore perché è sganciato dal futuro bilancio di previsione e dall'ipotesi di addivenire alle addizionali sul metano e sulla benzina perché fa intravvedere una pur timida politica di qualificazione della spesa e una politica di rientro del deficit accumulato negli esercizi precedenti. Questa mini-manovra non è un fatto marginale; anzi, va sostenuta con sincera convinzione.
Siamo d'accordo con l'Assessore Gallarini quando dice che bisogna volare alto, e con quanti sostengono che non bisogna ripiegarci su noi stessi. Siamo in sintonia con lo spirito della sua relazione che, senza dubbia, anche se ci duole dirlo, è migliore della proposta di assestamento.
Tuttavia, credo opportuno, in questo periodo difficile perla nostra comunità, ricordare il piemontese Quintino Sella. Tutti noi siamo contrari alla politica della lesina; ciò nonostante, la maggioranza deve perseguire una politica di qualificazione della spesa ed una politica di taglio sulle spese discrezionali e dell'effimero.
Anch'io ricordo - lo faceva poco fa il collega Ferrara - la necessità di accorpare le UU.SS.SS.LL.; pertanto non capisco perché quel disegno di legge, quella proposta dell'Assessore Maccari si sia arenata in Giunta.
Riteniamo pure opportuno cominciare a ridiscutere sulle sedi decentrate dei nostri Co.Re.Co., così come riteniamo opportuno fare una riflessione sugli enti strumentali. Votiamo a favore dell'assestamento anche perché abbiamo chiesto alla Giunta, ed ottenuto, che il prossimo bilancio nasca a base zero, intendendo con questo una rilettura critica di tutti i capitoli e di tutte le leggi regionali ormai superate e fonti di inutili spese. Siamo convinti dell'utilità di questo lavoro, perché troviamo quanto meno strano che, nonostante la presenza di maggioranze diverse, e di Assessori di partiti diversi, in alcuni Assessorati, certe spese si perpetuino. Tutto questo non ci convince e su tutto questo vogliamo vedere chiaro, pur sapendo - collega Monticelli - che ci incamminiamo su una strada molto tortuosa e difficile. E' noto che il Gruppo socialista ha in corso una serie di incontri con le forze sindacali, imprenditoriali e sociali al fine di acquisire tutti gli elementi utili per impostare un bilancio per il 1993 coerente con lo sviluppo del Piemonte, equo verso le fasce più deboli concreto e poco effimero.
Abbiamo aperto questi incontri con le forze della società civile perché siamo d'accordo con l'Assessore Gallarini quando afferma che siamo soli. Aggiungo che siamo maledettamente soli, pronti ad azzannarci ferocemente e talmente intenti e scuotere l'albero che non ci accorgiamo che altri raccolgono i frutti. Questi altri sano forze che minano l'unità nazionale e perseguono lo sfascio del nostro Paese.
L'Assessore Gallarini ci ricordava che il disegno di legge della Giunta del 3 agosto è ancora in vita. Su questo disegno di legge nutriamo serie riserve, e prima di dare disco verde alle addizionali sul metano e sulla benzina vogliamo capire molte cose.
Il PSI non vuole eludere nessun problema. Il PSI non si sottrarrà alle sue responsabilità di partito di governo, ma vogliamo ribadirlo in quest'aula: vogliamo capire perché si dovranno fare certi sacrifici vogliamo capire dove andrà il Piemonte in conseguenza di questi ipotetici aumenti.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Sono tornata ad occuparmi di bilancio in occasione di questo assestamento, perché ritengo che, nella situazione attuale della finanza pubblica in Italia, fare politica significhi forse, per certi versi, prima di tutto tornare a cercare di capire com'è possibile fare quadrare i conti farli quadrare sul serio e non, com'è stato fatto finora nel nostro Paese in maniera artificiale, artificiosa e fasulla, che rinvia costi sul futuro e come si debba e si possa...



(Interruzione del Consigliere Rivalta)



BRESSO Mercedes

Probabilmente è una polemica su qualche iniziativa che ha determinato uno spreco di soldi.



RIVALTA Luigi

In questo manifesto della Regione trovo una conferma di quello che ho sempre pensato quando vado nei negozi: bisognerebbe contemporaneamente andare alla Magistratura.



BRESSO Mercedes

Io non ho guardato il manifesto, ma probabilmente è un ennesimo esempio dell'incoerenza fra le parole e i fatti su cui intendevo iniziare il mio intervento.
Una delle nostre convinzioni è quella che se si vuole cogliere davvero l'essenza del processo degenerativo del nostro sistema politico e della nostra spesa pubblica, si debba proprio andare ad analizzare con cura i bilanci e si debba, per prima cosa - in questo senso è interessante l'ipotesi del bilancio a base zero - prosciugare e chiudere l'infinita serie di rivoli e di rubinetti, che ha ' rappresentato la spesa pubblica in Italia e che è all'origine non solo del dissesto finanziario di questo Paese, ma anche del sistema clientelare, della corruzione e del fenomeno delle tangenti. Quindi, occuparsi di bilancio è indispensabile se si vuole intervenire sul problema della moralità pubblica e non solo sul problema della carenza di risorse pubbliche. Questa manovra, che non reillustro perché l'ha già fatto il mio Capogruppo, è una manovra ponte molto consistente, perché tende a liberare molte capacità d'indebitamento della Regione, per trasferire queste capacità sul prossimo bilancio e poter così ragionare su di esso in maniera più libera. E' proprio una manovra ponte perché - come qualcuno già prima rilevava - con il meccanismo dei bilanci finti e degli assestamenti che dovrebbero essere veri, ma che arrivano troppo tardi per poter essere vere discussioni sul bilancio, non siamo più riusciti a ragionare sui bilanci della Regione. Questa è una cosa che negli ultimi anni abbiamo denunciato varie volte. Su questa manovra, in questa fase, proponiamo un taglio drastico di 130 miliardi, che prosciuga sostanzialmente una grossa quantità delle spese di investimento e una quantità non indifferente delle residue disponibilità per spesa corrente con l'obiettivo preciso di azzerare la situazione già con questo bilancio e consentirci di ragionare per il prossimo.
Qual è l'obiettivo di questa proposta? Lo stesso Assessore Gallarini lo ha detto, anche se poi, nei fatti, non è coerente con il bilancio. Le sue parole, anche interessanti e con alcuni elementi innovativi, sono parole a cui non corrisponde una rigorosa manovra finanziaria. Sia l'Assessore Gallarini sia il Consigliere Ferrara hanno ricordato che la Regione dovrebbe avere rispetto al proprio bilancio un atteggiamento di legame profondo. E' scritto nelle nostre leggi sulle procedure della programmazione, nel nostro Statuto con la programmazione. Ci troviamo con il grosso della spesa d'investimento libera della Regione che ricade sotto la legge n. 18, cioè sotto la voce "Opere pubbliche", per le quali dovrebbe esistere un piano che invece non esiste. Questa è già una dimostrazione della totale incoerenza della manovra con cui si propone di riportare a capacità programmatori a il bilancio della Regione.
Il nostro obiettivo è quello di liberare dal bilancio, già da questa legislatura, una consistente quota di risorse, almeno una ventina di miliardi, per portarli su un fondo unico che consenta un rilancio della politica di investimenti per l'occupazione e per lo sviluppo del Piemonte e per uno sviluppo sostenibile secondo gli impegni che noi stessi abbiamo preso (non solo l'Italia) alla Conferenza di Rio; bisogna soprattutto operare un, consistente taglio sulle spese di investimento, cosa che non costituisce un risparmio, ma un non indebitamento. Ciò in modo che, quando si disporrà - speriamo presto - di un programma di sviluppo della Regione la capacità d'indebitamento della Regione stessa sia forte e consenta di operare per accorpare molte risorse su un unico fondo, su un numero limitato di voti che consentano il rilancio della politica di piano e di sviluppo.
In questa fase, ci contentiamo di avvicinare molto il bilancio della Regione al pareggio economico, e quindi di provare a fare quell'operazione che l'Assessore Gallarini dice di voler tentare, rinviando però tutto al prossimo anno, quando la Regione avrà accumulato un altro consistente indebitamento e le sarà ancora più difficile mettersi nelle condizioni di avere davvero un bilancio a base zero.
Noi crediamo che, se vogliamo essere pronti per il bilancio 1993 dobbiamo cominciare oggi a creare le condizioni e a discutere di come operare per trasformare completamente la politica di bilancio della Regione. Non c'è dubbio che una prima operazione consistente che dovrà essere fatta è quella di ridare, effettivamente alla Regione i compiti che le sono propri, cioè i compiti di indirizzo e programmazione, e non quelli di gestione. Va quindi realizzata, sul serio e non solo iscritta a bilancio, la politica delle deleghe agli enti locali e mantenuta alla Regione solo la parte della politica di programmazione e di indirizzo.
Questo significa affrontare la questione del personale, il che consentirebbe di ridurre drasticamente i costi di funzionamento della macchina regionale e di riqualificarla per le funzioni che le sono proprie e che la Regione non svolge. Infatti, la Regione, mentre continua a svolgere funzioni improprie con molto personale e in maniera macchinosa non svolge le funzioni che le competono. Tant'è vero che a tutt'oggi non dispone, non dico di un piano di sviluppo approvato, ma nemmeno di una bozza di piano di sviluppo che, in qualche modo, avvii il discorso, sul serio, non su un piano di sviluppo sulla carta, ma su un piano di sviluppo che poi si radichi in scelte nuove di bilancio.
Esiste un'altra questione su cui, in questa occasione, vogliamo lanciare un ponte per il bilancio dell'anno prossimo (anche perché dei bilanci, appunto, non si discute mai e si rinvia sempre la discussione ad un altro momento). Allora, cominciamo adesso: la questione è quella che riguarda il rapporto con lo Stato. Ogni volta ce lo ripetiamo, ma non c'è dubbio che la possibilità di intervenire sul serio sul nostro bilancio e sul nostro modo di spendere non passa solo attraverso la manovra sui fondi liberi regionali, ma passa anche attraverso una manovra sui fondi trasferiti in modo vincolato dallo Stato. Qualche cenno c'è stato, da parte dell'Assessore Gallarini, ma in questo campo è ancora , molto, troppo timido.
Annunciamo che in sede di bilancio proporremo un'iniziativa tesa ad utilizzare il meccanismo delle leggi di delega non solo sul passaggio da fondi statali su altre leggi statali, quindi restando nell'ambito delle leggi statali, ma anche sui fondi regionali. Proporremo cioè di trasferire sostanzialmente fondi statali vinco lati sui fondi liberi regionali chiedendo anche alla Regione di andare, se necessario, fino alla Corte Costituzionale per verificare il proprio diritto di fare una politica di tagli e di risparmi che le consenta però di utilizzare le risorse in modo libero e non in modo vincolato.
Questo perché - e torno al ragionamento che facevo prima - il meccanismo con cui i fondi vengono vincolati dallo Stato a destinazioni precise è lo stesso meccanismo con cui poi le Giunte non possono lavorare come organismi collegiali: In realtà, l'oggetto del contendere della gestione collegiale, che dovrebbe essere l'utilizzo delle risorse sulla base di strumenti di programmazione, non è possibile perché la programmazione (che spesso non è programmazione) è fatta dallo Stato con destinazioni vincolate. Di fatto, ogni Assessore è delegato dallo Stato a spendere, magari malamente, i soldi che gli vengono trasferiti. Dico "magari malamente", perché la Regione spende malamente, tant'è vero che è organismo ignoto ai più e poco amato dai pochi, che lo conoscono.
Allora, anche in questo caso, una manovra sul bilancio diventa una manovra per realizzare, nei fatti, l'autonomia di cui tutti parlano, ma su cui nessuno poi vuole davvero operare. L'autonomia non può essere solo quella che consente alle Regioni di aumentare le tasse per vessare ulteriormente i cittadini: non può essere questa l'autonomia che noi accettiamo e non può essere solo un'autonomia fiscale in aggiunta ai fondi statali.
Una cosa però vogliamo _dire: sarebbe molto facile dire che le proposte vanno bene, che, anzi, il bilancio 1993 è molto interessante, che il PDS ha dato un contributo alla discussione e che va bene accettare l'impostazione per il 1993, ma nel frattempo non è possibile fare nulla su questo bilancio. Questo, però, è un nascondersi dietro il solito dito del "faremo l'anno prossimo, intanto per quest'anno non si può fare nulla". Bisogna cominciare a fare e, se bisogna cominciare a fare, bisogna cominciare oggi.
Le nostre proposte sono molto attente e articolate, e sarebbero, a nostro avviso, tutte realizzabili. Questo consentirebbe alla Regione di trovarsi con una ventina di miliardi liberi per iniziare a concepire un fondo per lo sviluppo e l'occupazione in Piemonte e permetta di realizzare anche una quasi quadratura economica del bilancio (non contabile, perch quella ovviamente c'è), liberando le risorse per il futuro.
In questa certo difficile manovra, molte delle cose che proponiamo di tagliare o di rinviare all'anno prossimo, quando sarà possibile agire in modo programmato, possono anche scontentare alcuni dei nostri riferimenti politici. Per esempio, il collega Chiezzi, che non è un nostro referente politico, ma con cui avevamo promosso la legge sulle piste ciclabili protesta aspramente, perché proponiamo di tagliare una parte consistente dei fondi residui sulle piste ciclabili.
Sappiamo benissimo che quei soldi non saranno investiti su piste ciclabili, nella migliore delle ipotesi verranno cancellati, nella peggiore verranno trasferiti su attività di trasporto che nulla hanno a che vedere con la bicicletta, e sono opere pubbliche, viabilità e trasporti d'altro genere facilmente spendibili. Proprio per questa ragione, ci pare opportuno che anche sulle piste ciclabili si possa, in questa situazione, risparmiare per garantire che i soldi per le piste ciclabili ci siano in futuro, quando davvero si potranno realizzare.
Questo è un esempio molto piccolo del fatto che, quando si propone di fare uno sforzo per renderci tutti più liberi sul prossimo bilancio, ci significa anche fare qualche sacrificio di qui alla fine dell'anno. Noi crediamo che ne valga la pena, anche per dare un esempio; per cui, la Regione, invece di imporre nuove tasse, propone di tagliare le proprie spese in parte inutili e in ,parte rinviabili, per riportare il proprio bilancio ad un livello di rigore e di serietà, riqualificando il proprio bilancio in termini programmatici per avviare davvero il rilancio dell'economia piemontese nella direzione che tutti avevamo indicato quando abbiamo nominato la Commissione per la riconversione ecologica delle attività produttive piemontesi.
Evidentemente, anche la riconversione ecologica significa una grande massa di investi-, menti che possono creare occupazione, ma questa grande massa di investimenti deve essere resa possibile da una politica di attivazione degli stessi, che non vuol dire realizzarli in quanto Regione ma dotarsi degli strumenti per tirare e spingere le rilevanti possibilità esistenti in Piemonte, allo scopo di avviare concretamente il Piemonte su un sentiero di sviluppo sostenibile. Per realizzare questo occorre per liberare risorse, togliendole magari da qualche altra parte, comprese quelle parti cui in qualche occasione può spiacere toglierle, oppure tagliando qualche clientela (non nostra) piccola o grande dei diversi Assessorati.
La nostra impressione è che, malgrado le parole, la Giunta non lo abbia fatto; le proponiamo di farlo prima che, come diceva l'Assessore Gallarini sia troppo tardi e che magari ai prossimi bilanci non ci sia più l'occasione, almeno per questa maggioranza, per la vostra maggioranza, di fare questi tagli.
Noi riteniamo che questa sia una proposta seria, ,una proposta di governo; ci aspettiamo delle risposte serie e non solo propagandistiche.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferraris.



FERRARIS Paolo

Approda finalmente all'esame del Consiglio regionale la parte di manovra finanziaria, relativa all'assestamento del bilancio di previsione per il 1992, che è stato oggetto di ripetuti approfondimenti tra le forze di maggioranza del Consiglio e della società civile della nostra regione e che sulla base degli attuali vincoli strutturali della spesa regionale, non immediatamente superabili, è stato considerato il massimo sforzo possibile realizzabile nel contenimento della spesa.
La frenata, pari a circa 107 miliardi (poco più del 10% della spesa libera della Regione), costituisce il più importante sforzo di contenimento della spesa attuato dalla nascita della Regione. Il consolidamento del taglio del 20% delle spese discrezionali, la conferma dei 35 miliardi di rata di rientro dai passati debiti, l'assorbimento dei 21 miliardi di riduzione del fondo comune e la contrazione del 5% delle spese di funzionamento, e tutto ciò senza aver alimentato un possibile incremento della spesa con l'applicazione di addizionali, sono il segno incontestabile di un rovesciamento di mentalità e di una nuova coscienza che si fa strada e che vuole affrontare il finanziamento dell'attività della pubblica amministrazione con criteri di grande rigore ed in anticipo, per come si è proceduto, rispetto alle decisioni di luglio del Governo. Non siamo di fronte ad un risultato definitivo perché è possibile migliorarlo ulteriormente, ma la svolta è comunque sin d'ora netta e significativa.
E' altresì opportuno sottolineare che, nonostante viviamo in tempi di grave dissesto della finanza pubblica, il Piemonte, grazie a questa manovra e alle decisioni del Governo in materia di finanziamento della sanità per il 1991 e il 1992, si trova a consolidare la sua situazione complessiva. A fine anno il nostro servizio sanitario, che come tutte le cose è pur sempre migliorabile, ha un livello superiore alla media nazionale, anche grazie agli energici interventi già attuati, e non pare destinato a lasciare, a quella data, disavanzi finanziari. I debiti ereditati dal passato, che nel 1985 erano di 151 miliardi, a fine anno saranno di soli 80 miliardi; rimane il peso del disavanzo dei trasporti, peraltro di dubbia quantificazione, al quale in queste ore giunge il piccolo sostegno di un decreto del Governo che consente di reggere per qualche mese.
Le ombre che in parte permangono non possono però offusca e il fatto che il Piemonte, grazie alla strada imboccata nel 1991 e consolidata nel corso di quest'anno, si trovi in una situazione di maggiore tranquillità e possa affrontare il 1993, che introdurrà rilevanti novità sul fronte dell'autonomia impositiva e del finanziamento della sanità, senza il peso di pregresse situazioni insuperabili e sarà quindi in grado di cercare di avviare anche una politica di sviluppo per il sistema regionale. Di questi tempi non è poco e in più, in un'epoca di forte concorrenzialità tra sistemi regionali, guadagnare anche solo un anno significa molto.
Credo si possa obiettivamente riconoscere che questa situazione e le iniziative che l'hanno determinata avrebbero avuto un giudizio diverso in epoche nelle quali fosse prevalso un confronto politico maturo. In stagioni nelle quali prevale invece la disgregazione, anche le scelte positive e largamente condivisibili non sono accettate; ciò segna purtroppo negativamente i rapporti tra i partiti. Il confronto tra le forze politiche non può ridursi ad un pregiudiziale scontro di potere alimentato da polemiche ad effetto, ma infondate; sono queste situazioni che, anche nel rispetto dell'opinione pubblica, abbiamo il dovere di considerare come modalità politiche da rifiutare.
Rimango convinto che il Piemonte sarebbe grato a tutti noi se il proseguimento del dibattito, che ci porterà ad affrontare il bilancio 1993 ed altre questioni strategiche per la Regio-ne, vedesse un confronto anche severo, ma sui problemi reali; ci sarebbe altresì grato se evitassimo di guardare con un occhio le questioni regionali e con l'altro le questioni di vicini palazzi; non correremmo il rischio di perdere tempo e di adempiere malamente alle nostre responsabilità.
Il Gruppo regionale DC dà atto alla Giunta regionale di avere con costanza affermato, e ribadito con i comportamenti e anche con questo assestamento, la volontà di riesaminare con rigore le sue scelte di spesa di ridurre definitivamente la politica di indebitamento per poter recuperare elasticità al bilancio e maggiori risorse nei tempi medi per una spesa efficace. E' un atteggiamento che rompe con i tradizionali comportamenti politico-amministrativi che hanno duramente messo a prova la finanza pubblica e, diciamolo pure ad alta voce, che ricusa impostazioni elettoralistiche fondate su una forte spesa attuale, lasciando alle generazioni future il saldo dei conti.
Ma ancor più la Giunta ha annunziato che la parte discrezionale del bilancio 1993 sarà impostata con una ridiscussione radicale delle destinazioni di spesa. Si tratta di un bilancio a base zero, con il quale si intendono ridimensionare comportamenti ripetitivi, non sufficientemente meditati, che a volte coprivano stanchezze d'impostazione politico amministrativa e che non consideravano con il dovuto rigore l'efficacia della spesa. Ovviamente non si può mitizzare il significato di questa scelta, come da qualche parte con grande superficialità si sente fare intanto perché la parte corrente della spesa discrezionale ha assorbito nel 1992 meno di 70 miliardi e la parte in conto capitale, se si fossero contratti mutui, sarebbe stata di circa 120 miliardi. La scelta di non contrarre mutui ridimensiona quindi la spesa discrezionale,, e in questo senso è accoglibile l'emendamento presentato dal PDS, ed eventualmente precisato dalla Giunta, perché dà chiarezza formale ad una volontà già espressa e perché tronca una volta per sempre la polemica sulle procedure della L.R. n. 18.
170 miliardi che rimangono - deve essere ben chiaro - non sono sprechi come spesso con approccio demagogico si sostiene, ma sono scelte qualificanti, trasferimenti in grado di caratterizzare l'azione della Regione. Una più accurata selezione degli obiettivi può portare a concentrare su poche leggi quelle risorse, può annullarle del tutto per finanziare gli investimenti, ma onestà intellettuale richiede che non si possa dire che da ciò si ricavano nuove risorse; al massimo si spendono diversamente, se vogliamo anche meglio, le risorse che abbiamo e che sono anche modeste. In parole ancora più chiare: non si tagliano sprechi, ma si sostituiscono spese con altre spese.
Affidare ad un budget zero la speranza messianica di reperire le risorse necessarie a sostenere lo sviluppo del Piemonte è non solo un sogno, ma un grave errore di impostazione che occorre smascherare per evitare che si discuta sul nulla.
L'operazione che la Giunta propone ha due grandi significati: la disponibilità alla trasparenza nella formazione degli indirizzi di spesa e la volontà di reindividuare le priorità. In una parola, di ridiscutere l'impianto della Regione costruito tra il 1975 e il 1985 e mantenuto con qualche aggiustamento fino ad oggi- Ed allora tutto ciò diventa preliminare al riesame della spesa rigida nella quale sì, si possono nascondere inefficienza, ma che soprattutto esprime un impianto della Regione che ne ha tradito lo scopo principale che è di indirizzo legislativo, di programmazione e di alta amministrazione.
Quando si ha una spesa libera, ma rigida, ogni anno, di circa 950 miliardi, di cui 340 per pagare l'indebitamento a medio e lungo termine 300 per mantenere la struttura, altri 300 per alimentare attività pressoch ineliminabili, e cioè 45 miliardi destinati a crescere, per i trasporti 50, di trasferimenti per l'assistenza sociale, 45 per l'assistenza scolastica ed universitaria, 87 per la formazione professionale, 45 per il recupero di debiti e per i residui perenti, si comprende come sia difficile dar corpo ai sogni, come sia arduo trasformare una Regione prima concepita come, strumento di spesa in un organo di governo elevato. Intoccabili le rate di ammortamento dei mutui e le annualità passive; incomprimibili le spese per i trasporti e per l'assistenza sia sociale che scolastica per la quale, anzi, questo Consiglio regionale ha espresso unanimi e ripetuti voti per incrementarne le dimensioni. E' ben chiaro che tutta la speranza di recupero di risorse si può concentrare sulla formazione professionale e sulle spese di funzionamento, ed è qui, pertanto, che occorre lavorare e chiarire. Nel caso della formazione professionale, peraltro, si richiede addirittura un maggiore intervento per poter investire in intelligenza e contribuire all'ammodernamento del Piemonte. Si potrebbe operare con una riqualificazione delle strutture attuali, ma ridurre la spesa, come anche nel caso degli oneri di funzionamento, non è un obiettivo raggiungibile in breve periodo ed in misura apprezzabile rispetto a quanto già fatto nel 1992, perché più del 50% di tale spesa è costituito dal personale, in larga parte di giovane età e più difficilmente pensionabile con le nuove norme nazionali.
Il blocco delle assunzioni, la mobilità e la riqualificazione del personale, che sono urgenti ed indispensabili, non daranno risultati se non tra qualche anno. Occorre perseguire questa politica, ma i benéfici concreti non si vedranno subito. Forse qualche risultato maggiore lo si avrà con la politica delle deleghe delle funzioni agli enti locali, facendo seguire ad esse sia il trasferimento del personale che delle strutture collegate.
Altre politiche sono lo scioglimento e la fusione degli enti partecipati, la semplificazione legislativa e la sua riduzione collegabile al bilancio base zero, perché con ciò si ridurrà il fabbisogno burocratico.
La revisione dei controlli sugli atti degli enti locali e la riarticolazione della presenza periferica della Regione sono da rivedere anche in base al trasferimento delle deleghe.
Un'attenzione altrettanto forte dovrà essere rivolta alla spesa a destinazione vincolata, non solo per equità 'di trattamento, ma perché sia il più possibile rapida ed efficace. Se non se ne può discutere la destinazione, se ne potrà discutere l'efficacia. Sulla sanità e sui trasporti la Regione può esercitare un ruolo proprio, originale e responsabile nella :ridefinizione di quella quota di Stato sociale che è anche di nostra competenza. Le norme di finanziamento della sanità per il 1993 sono l'esempio dei nuovi compiti ai quali siamo chiamati a corrispondere. Per prelevare ai piemontesi 1.000-1.500 miliardi per finanziare il Servizio sanitario occorre avere non solo le carte in regola ma essere anche in odore di santità. Mi permetto di dire che siamo di fronte a cifre di entità tale che si riduce la recente campagna contro le addizionali su metano e benzina al livello di una spensierata scampagnata.
Su tutti questi temi occorre quindi verificare la reale volontà riformatrice delle forze politiche del Consiglio. Non si può chiedere di tagliare la spesa e poi subito opporsi alla soppressione dell'ESAP, alla riorganizzazione dell'IPLA e così via. La strada del rigore, se imboccata richiede una forte coerenza. Si deve dare atto con obiettività che le decisioni della Giunta regionale sono in questa materia spesso più avanzate e coerenti dei comportamenti del Consiglio. E' quindi fondamentale che tutti, nella distinzione dei ruoli, concorrano a questo grande sforzo di revisione dell'impianto regionale, che riporti la nostra Regione ad una struttura snella, articolata sulla collaborazione degli enti locali, libera da minuti compiti di gestione, pronta ad accogliere le novità sia di competenze che di autonomia finanziaria che lo Stato si prepara ad attribuire.
Bisogna però essere ben consapevoli che, se non perdiamo tempo potremmo avere risultati positivi solo nel medio periodo. Nel breve, con la sola azione di revisione della spesa, non si riuscirà ad andare oltre a qualche decina di miliardi di risorse rese libere per scopi ritenuti più utili.
Il Gruppo regionale DC invita la Giunta ad esaminare con disponibilità gli emendamenti presentati dai Gruppi consiliari, perché, se si tratta di spese non ancora impegnate oppure di spese a cui si può rinunciare, è opportuno accogliere la richiesta, a conferma di una scelta di rigore che si è promossa con convinzione e che non può non essere confermata. E' un passo essenziale perché altrimenti si giustificherebbero inefficienza e non si potrebbe rispondere a testa alta ai cittadini.
Ma deve essere altresì chiaro che tali risorse, necessariamente esigue da sole non consentiranno mai al Piemonte di promuovere una politica di sviluppo che si possa definire tale. I tagli effettuabili saranno riassorbiti in valore inflazionistico già nel 1993 a fronte di entrate che lo Stato non garantirà rivalutate. I tagli in parte corrente possono solo per il 1992 alimentare il FIP, ma per il futuro potranno garantire l'equilibrio della parte corrente e difficilmente, comunque solo nel medio periodo, andando a regime le sostanziali modifiche di cui si è prima detto potranno alimentare, peraltro flebilmente, gli investimenti.
Il Gruppo regionale DC riconosce ai Gruppi consiliari di area socialista e laica di avere condiviso la politica del rigore e di avere con tenacia sollecitato esami profondi della spesa regionale. Si potrà quindi proseguire come con maggior ampiezza prima abbiamo suggerito, ma se come già sin d'ora appare evidente tutto ciò non sarà sufficiente ad una politica di sviluppo, il Gruppo regionale DC non intende rassegnarsi ad una politica di piccolo cabotaggio: a motori spenti, con il mare mosso, la nave si rovescia ed affonda. E come siamo quindi impegnati e determinati a condurre fino in fondo la politica di revisione della spesa e di reimpianto della Regione, siamo altresì esigenti a richiedere che il Piemonte non venga abbandonato nell'inerzia.
Se ciò significa applicare le nuove addizionali, ci assumiamola responsabilità di chiederlo nel momento in cui non tollereremo da parte di nessuno ritardi o timidezze nella revisione della spesa. Procedere alla riorganizzazione rigorosa della Regione e investire per il suo futuro non sono politiche antitetiche o successive, ma possono e perciò devono camminare congiuntamente. Ed è anche in questo che si restituisce dignità all'azione della Regione.
Ai cittadini, nel momento in cui si chiederanno sacrifici, si potrà e si dovrà garantire che quei sacrifici non serviranno a coprire cattive gestioni, ma a finanziare lo sviluppo della Regione e perché ciò sia non una promessa, ma un impegno ed una garanzia, le risorse provenienti dalle nuove imposizioni dovranno confluire almeno per il 75% in un fondo con destinazione specifica ed esclusiva agli investimenti e per la parte residua ad eventuali progetti di spesa corrente, ma finalizzata ad alimentare il sistema Piemonte.
Questo fondo non potrà più essere sostenuto con l'indebitamento, ma dovrà funzionare come un fondo di rotazione, in altre parole come un prestito gratuito. Ciò significa che 100 lire investite nel primo anno, nel caso di un rientro in cinque anni a rate annuali, porteranno il totale degli investimenti a 144 lire nel terzo anno e a 194, quasi il raddoppio nel quinto; 160 miliardi di addizionali all'anno, tra il 1993 e il 1995 non daranno 480 miliardi di investimenti, ma 582.
Su questa strada il Piemonte si prepara a disporre, nell'arco di pochi anni, di.risorse massicce, a recuperarne di nuove man mano che i 340 miliardi di servizio al debito giungeranno a compimento e che si rivedrà l'impianto strutturale, a poter finalmente sviluppare una politica di investimenti in infrastrutture, senza le quali nessun sistema territoriale può immaginare di salire di rango.
L'impatto sociale delle nuove imposizioni sarà di 6.700 lire per famiglia al mese, quantità risibile rispetto alle 210.000, se si considerano i 50.000 miliardi della manovra del governo. Il contributo individuale, che è modesto, tale rimarrà, anche perché non finanzierà eventuali disavanzi di gestioni inefficienti, ma dovrà essere destinato ad interventi di promozione dello sviluppo e poi il sacrificio dei piemontesi rimarrà ai piemontesi.
Il nostro incoraggiamento alla Giunta è quindi di agire in grande, sia nel fare del Piemonte, come seppero i nostri padri, un modello di buon governo, sia nel fare del Piemonte una moderna Regione cardine fra l'Italia e l'Europa. Il costante spostamento ad est degli equilibri economici, in atto da trent'anni nel nord del Paese, il forte decremento ed invecchiamento della popolazione a seguito del maturare di coerenti condizioni sociali, la caduta dell'agricoltura, la ridiscussione del sistema produttivo ed industriale, che sta conoscendo la tristezza di fasi di deindustrializzazione e la lenta crescita del terziario, ci impongono o di compiere uno sforzo straordinario per far riprendere quota alla nostra Regione, o di accettarne la progressiva emarginazione e decadenza, ma questa volta con la consapevolezza e quindi la colpa di aver fatto poco o nulla.
Le consultazioni delle forze sociali, sindacali ed economiche che abbiamo compiuto in I Commissione sono state particolarmente significative ed esemplari. Tutti si rendono perfettamente conto di quanto accade, tutti sono disposti a fare il proprio dovere, ma tutti chiedono alla Regione un impegno senza riserve. C'è insofferenza verso il tradizionale politichese rispetto al fumo di chiacchiere inconsistenti. Si vogliono risposte reali e non diversivi. Qui matura anche la sfida della società piemontese alle forze politiche, alla loro capacità di essere adeguate ai tempi nuovi; i giochetti di palazzo non reggono più. Chi li vuole praticare sarà spazzato via.
Gli investimenti sono quindi necessari e devono essere rivolti alle infrastrutture, devono saper essere coordinati con le occasioni offerte dalla CEE e con quelle che occorrerà sollecitare allo Stato, che pare più attento, ma che in ciò dovrà essere verificato fino in fondo ad evitare di rincorrere illusioni. Questo sacrificio richiesto ai piemontesi, per dare un futuro alla nostra Regione dovrà conseguire un altro obiettivo, per il Gruppo DC essenziale: aumentare l'occupazione.
La gravità della situazione economica richiede questa misura sociale e non altri interventi assistenziali, che spesso fanno degenerare lo stato sociale negli sprechi e alimentano la giusta riprovazione dell'opinione pubblica e ai quali, comunque, il sistema di sicurezza sociale che ci siamo dati e la ricchezza delle famiglie, possono provvedere. Pochi e selezionati interventi infrastrutturali, tecnologicamente maturi, capaci di dare un rapido ritorno occupazionale, possono sostenere il sistema produttivo gettare le basi per l'ammodernamento della Regione, dare vitalità anche alle piccole comunità locali, che presidiano gran parte del territorio piemontese. Con 160 miliardi annui si possono avviare progetti capaci di creare 5/6.000 posti di lavoro ogni anno. Questa è la più forte risposta all'emergenza sociale più vera che si può colpire.
Il Gruppo DC affida alla Giunta regionale la richiesta di mettere a punto un progetto di investimenti che sappiano dare la duplice risposta che ci attendiamo. Infrastrutture per far entrare il Piemonte in Europa ed occupazione perché ci possano entrare tutti i piemontesi. Alla maggioranza chiediamo di concorrere da subito alle necessarie integrazioni, ma soprattutto di consentire un rapido avvio di questo progetto già finanziabile per il 1992 con i risparmi ottenuti e che anche oggi è stato provato che si possono ricavare e che può essere reso immediatamente operativo con l'istituzione del Fondo investimenti del Piemonte.
Il nostro voto positivo sull'assestamento è quindi anche un voto di fiducia sulla capacità di risposta della Giunta alle questioni che riguardano il futuro del Piemonte e l'espressione della speranza che la maggioranza sappia corrispondere a quanto oggi è chiesto dalla società piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signora Presidente, colleghi Consiglieri, i liberali sono firmatari in Parlamento di una proposta di legge che chiede la non emendabilità dei documenti finanziari; in questo senso ritengo di dover assicurare alla Giunta che non mancherà il voto liberale a sostegno di questo documento così come i liberali stessi si rimettono totalmente alla valutazione della Giunta in ordine ai contributi critici collaborativi che possono venire dal. Consiglio.
Coerentemente a questo, non è nostra intenzione intervenire in questa fase del dibattito, se non per anticipare che utilizzeremo il nostro tempo ed il nostro spazio nella dichiarazione di voto, perché anticipo che mi aspetto, dalle conclusioni della Giunta e dal dibattito, che emerga qualcosa rispetto ad una preoccupazione che abbiamo, e cioè che non sia possibile aspettare il bilancio 1993 per avere segnali di scelta di una rotta diversa da quella che si sta seguendo, e non per giudizio o per volontà nostra, ma per forza delle cose esterne.
Dobbiamo essere consapevoli che viviamo un momento straordinario l'aggettivo poi ognuno lo scelga, ma straordinario lo è. Dobbiamo sapere che qui dentro molti di noi o non sono legittimati, o sono legittimati in modo diverso. Sicuramente i componenti della Lega non sono tre, questa maggioranza non è questa maggioranza, quindi dobbiamo dimostrare subito - a cominciare dagli interventi che farà la Giunta dopo - la nostra capacità di gestione di un momento straordinario. Straordinarietà rispetto allo scenario nazionale.
Noi riteniamo le difficoltà di rapporto nel pentapartito a Torino, non un elemento di indebolimento di questa maggioranza; ma un elemento di rafforzamento, perché se fino adesso si poteva dire che la maggioranza di pentapartito in Regione era sostanzialmente conseguenza, e coerente rispetto a decisioni di altra sede, ora questa maggioranza deve trovare tutte le sue ragioni e tutte le sue legittimazioni qui dentro.
Questa è la ragione per la quale i liberali nella dichiarazione di voto si riservano di contestare alla Giunta, e per certi versi anche alla maggioranza, comportamenti politicamente quanto meno sottolineabili rispetto ai quali non è più corretto tacere e, soprattutto, non è consentito tacere fino ad un altro documento non più discutibile, caro Ferrara, come sarà il bilancio. I segnali di dove vogliamo andare, dobbiamo darli subito, quindi la nostra dichiarazione di voto è di due minuti e 37 secondi: signora Presidente, ci riserviamo di prenotare il tempo per una nostra valutazione di ordine politico generale sull'atteggiamento della Giunta e su quelli che, a nostro modo di vedere, devono essere fatti immediati rispetto ai quali la capacità di questa Giunta è di essere di più di quello che è. Non la Giunta di pentapartito, ma la Giunta di una società che si sta muovendo e che quindi deve essere molto attenta ai fenomeni che si stanno verificando (anche se, politicamente, non presenti in quest'aula e in questa maggioranza). E' un passaggio di grandissima delicatezza rispetto alla quale taluni comportamenti e taluni atteggiamenti della Giunta e della maggioranza non sono più consentiti e noi ci riserviamo di sottolinearli e rappresentarli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buzio.



BUZIO Alberto

Signori Consiglieri, relativamente all'assestamento del bilancio 1992 per la verità articolatosi in diversi provvedimenti, a nostro parere permangono le osservazioni critiche già mosse nelle relazioni di minoranza al bilancio 1991 e all'assestamento, che trovano corrispondenza nelle volontà espresse anche dalla maggioranza, di arrivare ad una formulazione di tipo radicalmente diverso dall'attuale.
NE pare, inoltre, che non si sia riusciti ad inquadrare l'assestamento di bilancio nella drammatica situazione di crisi in cui versa l'economia nazionale e sui provvedimenti finanziari approvati dal Governo che, a nostro parere, dovrebbero tradursi in un momento di dibattito per l'iniquità, l'inadeguatezza e l'inutilità che rappresentano. Inoltre permangono molti punti oscuri, per esempio per quanto riguarda la sanità l'assistenza e i trasporti, le cui cifre sono ancora del tutto modificabili e rischiano di riversare sui Comuni deficit insopportabili che possono condurre gli stessi ad altrettanto intollerabili pressioni fiscali.
Quello presentato rimane un bilancio del tutto in sospeso, assai diverso da quello che maggioranza e Giunta si proponevano di fare quando avevano, annunciato, nella discussione sul bilancio tecnico, che l'assestamento sarebbe stato un bilancio politico, il bilancio della verità, in cui si sarebbe fatto un raccordo con il Piano di sviluppo regionale. A me pare non ci sia alcun raccordo: l'aggiornamento del Piano di sviluppo è ancora lontano dall'essere momento di dibattito.
Il bilancio di assestamento presentato si inserisce in quest'ottica. Al di là del trionfalismo di talune dichiarazioni di principio, sul piano pratico molte cose zoppicano. Il nostro no alle addizionali si inserisce in questo contesto; la manovra è ancora assai fumosa, e le volontà sono tutte rinviate al 1993: a nostro parere, è molto importante far sì che l'annunciato rigore, l'attività di pulizia del bilancio venga portata fino in fondo sia per arrivare ad un certo equilibrio sia perché non si pu pensare, con le addizionali, di gravare ulteriormente su cittadini già pesantemente penalizzati.
Il fatto che le addizionali rimangano un punto interrogativo in sospeso e che alcuni Gruppi, come quello democristiano, diano per scontato essere la via attraverso la quale occorrerà operare in futuro, lascia perplessi sulle volontà della Giunta di operare in modo coerente in ordine a temi di importanza così elevata.
Al di là delle dichiarazioni di volontà rimane molto di contraddittorio in quanto ci apprestiamo a deliberare. Così è anche per quanto riguarda il discorso sulla necessità di rilanciare il ruolo di legislazione e di programmazione regionale, che permane sullo sfondo. Si è svolto un lavoro di pulizia, per verificare lo stato della legislazione regionale l'efficacia, ecc.: siamo però ancora ai primi passi.
Lo stesso discorso delle deleghe rimane assai sullo sfondo e ancora tutto da esaminare e approfondire. Il rapporto con gli enti locali; sia per quanto riguarda le deleghe sia per quanto riguarda il confronto democratico segna in questi tempi il più ampio momento di distacco e scollamento.
Spesso i Comuni si sentono considerati quasi dei questuanti alla tavola regionale e non come facenti parte dei protagonisti di un momento di confronto e di reale dialettica rispetto alle decisioni.
Così pure la volontà di passare dal lavoro di Assessorato al bilancio nel quale finora si sono assemblate le volontà dei vari Assessori, a qualcosa di diverso è pia intenzione. Siamo d'accordo sul fatto che debba esserci maggiore collegialità, ma siamo sempre alle dichiarazioni di principio. La collegialità è ancora un'utopia; la manovra complessiva della Giunta rimane assai fumosa.
I tagli. La spesa storica non può essere assunta come criterio costante di riferimento, ma dire che, sostanzialmente, si passerà ad un bilancio a base zero, penso sia piuttosto illusorio, soprattutto dopo quanto detto dal Consigliere Ferraris - di cui ho apprezzato l'intervento sul piano culturale e tecnico - che mi sembra abbia demolito l'ipotesi di bilancio a base zero, riconoscendo sostanzialmente la rigidità estrema dello stesso.
Relativamente ai fondi a destinazione vincolata, avremmo necessità nell'assestamento di bilancio, di alcuni elementi in più. L'anno scorso si contavano 1.000 miliardi: già in passato è stata registrata una reale difficoltà di spesa di questi fondi a destinazione vincolata. Difficoltà che si rileva anche peri fondi a destinazione libera, tant'è vero che si è potuta fare una certa compressione, ed i nostri emendamenti vanno in questo senso. Molte delle disponibilità di bilancio, infatti, sono ancora "tutte lì". Ciò significa che c'è reale difficoltà di spesa sia per quanto riguarda i fondi a destinazione vincolata sia per quanto riguarda le risorse libere.
Cosa dire, poi, del processo di neocentralismo dello Stato per quanto riguarda i fondi devoluti alle Regioni? Anche questo problema è rimasto sullo sfondo e quindi non ci siamo espressi, così pure sulla politica del patrimonio e del controllo di gestione. Se è vero che si sono fatti alcuni passi, che non possiamo negare, la questione va approfondita e intensificata, per comprendere quanto succede attraverso i centri di spesa,, per passare da una fase piuttosto generica ad un discorso più mirato e capace di incidere sulla spesa vera e propria.
Mi pare quindi ci siano molti elementi di contraddizione in quanto è stato detto, dal trionfalismo delle dichiarazioni alla concretezza dei fatti.
Così pure la L.R. n. 18, riguardante la spesa per le opere pubbliche che viene costantemente derogata, ogni anno. Come prevede la stessa legge è necessaria una programmazione a monte, che non c'è.
Come può essere credibile chi sostiene che si intende attuare una politica di rigore, di programmazione, quando nel momento in cui si propone l'assestamento di bilancio, su uno dei temi più importanti e rilevanti, la politica di indebitamento e di investimento, non si è mai agito in quel senso e si è costantemente derogato? Tra l'altro, noi abbiamo denunciato l'illegittimità di tale spesa; non a caso si sono operati dei tagli proprio su questa spesa, a nostro avviso illegittima. La proposta di emendamento rientra in un'ottica che abbiamo, tra l'altro, esemplificato in un ordine del giorno che abbiamo presentato la volta scorsa e che permette di ricavare delle possibilità di abbattimento della spesa in un settore in cui riteniamo che questa spesa non sia possibile da esercitare.
Mi pare che tutto sommato, ed è stato sottolineato, rimangano ancora a disposizione dei Consiglieri strumenti insufficienti per una lettura del bilancio; anche in' Commissione veniva resa evidente questa difficoltà. Non a caso oggi abbiamo davanti gli emendamenti proposti dalla Giunta, quindi all'assestamento è seguita la nota di variazione e adesso ci sono altri emendamenti. Mi sembra che non sia possibile in queste condizioni esaminare seriamente un bilancio continuamente in divenire.
Vorrei dunque capire di cosa discutiamo, se viene continuamente spostato il momento di verifica, perché assistiamo ad un continuo aggiustamento ed anche gli emendamenti proposti dalla Giunta vanno in questa direzione. Siamo molto lontani dalle intenzioni espresse sia dall'Assessore sia dall'intervento del Consigliere Ferraris e quella che è la realtà, molto più prosaica e molto meno esaltante. Quindi, manca un criterio programmatico, bisogna cambiare decisamente registro ed individuare dei filoni certi; questo è il senso della nostra manovra di bilancio alternativo. I tagli alla spesa che proponiamo sono in parte dovuti all'impossibilità di utilizzare i fondi ex lege n. 18 ed anche al fatto che in questa fase finale sia impossibile utilizzare altri fondi perché a bilancio approvato ci s ara pochissimo tempo per spendere materialmente questi soldi; quindi molte di queste previsioni di spesa sono assolutamente inutili da rinviare al bilancio 1993.
Anche da questo punto di vista, lo spirito con cui abbiamo proposto un lavoro di lima ulteriore, senza ricorrere alle addizionali (e lo scopo è quello di dire no definitivamente alle addizionali), dimostra che 20 miliardi sono facilmente recuperabili solo per la legittimità di certe spese e per l'impossibilità pratica di spendere determinati fondi, non perché non si spendano i soldi in quella direzione. - attenzione - ma perché questi soldi vengono spesi con maggiore efficacia, con una scala di priorità che noi abbiamo sempre evidenziato a livello di bilancio, e devono tener conto di tre filoni fondamentali: i problemi dello sviluppo e dell'occupazione, i problemi della sanità e dei trasporti e i problemi dell'ambiente e del territorio, ma su queste vanno costruiti degli interventi mirati che chiariscano bene le priorità senza che questa spesa si dissolva in mille rivoli e quindi non venga finalizzata.
Questo è il senso del fondo per gli investimenti che noi abbiamo fatto e questi emendamenti vanno letti non tanto singolarmente, capitolo per capitolo, ma nel loro complesso, per quello che si può esprimere, nel senso che questa spesa è impossibile, è inutile ed illegittima e quindi diciamo di rivedere questo discorso al 1993, diciamo che è possibile fare un fondo investimenti senza ricorrere alle addizionali, facendo un lavoro di lima ulteriore in questa fase e quindi con una manovra di bilancio alternativa che è credibile, rideterminando che all'interno di questa spesa storicamente definita vi sono gli spazi per una possibilità ulteriore senza gravare la comunità piemontese di altri balzelli.
Gli emendamenti presentati dalla Giunta ci dicono che dovremmo ritornare in Commissione per fare un discorso serio, perché a questo punto non capisco più di che bilancio si stia discutendo. Questa sera c'è una montagna di emendamenti, noi ne abbiamo presentati altri, quindi dovremmo avere la possibilità pratica e materiale di capire di che bilancio stiamo discutendo, se l'assestamento di bilancio doveva essere nelle previsioni della Giunta un bilancio vero, reale, anche se francamente fino ad ottobre possiamo parlare più di consuntivi che di bilanci veri e reali, riferiti al 1992.
Quindi esprimo molte perplessità, pur riconoscendo nelle volontà espresse dall'Assessore e dal collega Ferraris delle buone intenzioni, ma la via delle buone intenzioni purtroppo non è quella che produce fatti significativi sul piano di una modifica sostanziale della politica del bilancio.
Sulle addizionali il nostro no è netto, deciso e non può essere un'opzione da valutare nel futuro, quindi un'eventualità incerta che rimane tale anche questa sera, in sede di dibattito; il nostro deve essere un no perché si ricollega ad una tematica più generale, che è quella di una pressione fiscale grandissima e gravissima dello Stato centrale su tutti i cittadini, su cui qualche collegamento bisogna pur tenerlo.
Rimangono dunque tutti gli elementi critici con cui ci siamo espressi in sede di bilancio e di assestamento e, francamente, non ci pare di vedere la volontà vera di cambiare indirizzo, di cambiare registro, al di là delle pie intenzioni.



PRESIDENTE

La discussione in merito al progetto di legge n. 303 riprenderà domani mattina.


Argomento:

Esame progetto di legge n. 303: "Assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1992"

Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,15)



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