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Dettaglio seduta n.175 del 29/09/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Protesta da parte di alcuni Consiglieri circa l'atteggiamento di chiusura della maggioranza nei confronti dell'opposizione


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.
CHIEZZI Alla presenza di poco più di un terzo dei Consiglieri assegnati a quest'aula, volevo informare il Presidente e i colleghi che il Gruppo di Rifondazione Comunista abbandona l'aula, insieme ad altri Gruppi che l'hanno già fatto e ad altri che lo faranno, in segno di protesta per quanto è successo oggi e non solo.
Ricordo in pochissimi secondi, signor Presidente, che abbiamo iniziato la seduta nel solito modo indecente, con più di un'ora di ritardo e una dozzina di presenti.
Si è poi discusso di un problema importante, quello che riguarda una delle più belle valli del Piemonte, la Valle di Susa. Se ne è discusso perché l'ha voluto la minoranza e perché il governo è costretto a discuterlo, ma il confronto si è limitato ad essi. I Consiglieri della Valle di Susa presenti non sono intervenuti o, se di passaggio, hanno svolto il semplice ruolo di disturbatori.
Abbiamo poi richiesto di discutere un ordine del giorno sulla manovra fiscale: è stato negato dalla maggioranza.
Abbiamo richiesto di discutere l'Alta Velocità, in quanto la scadenza è il 2 ottobre: la maggioranza l'ha negato.
Abbiamo richiesto di discutere le tasse sulla casa e la maggioranza l'ha negato, ed infine di discutere la solidarietà con la Magistratura, che sta inquisendo i corrotti che governano ed è minacciata da gravi atti di aggressione, ma è stato negato.
Torno a casa per la pausa del pranzo e accendo la televisione su RAI 3 le notizie che si danno del Consiglio regionale sono: "La crisi di Torino si riverbera in Regione. DC e PSI sono allo stallo, il problema è se il PDS entra a Torino. Il problema aleggia in Consiglio regionale".
I fatti di ieri, cioè dell'ultimo Consiglio regionale. Veniamo in aula con i giornali sul tavolo dove c'è scritto: "La Giunta ha deciso di rimandare le tasse al 1993".
Alcuni Gruppi chiedono conto di questo e la Giunta risponde: "Nulla è successo, chissà chi l'ha detto, nessuno di noi, non è vero nulla, comunque non confermo né smentisco, vi diremo poi".
In ultimo, poche decine di minuti fa, a conclusione del dibattito, il PDS si alza e incalza la Giunta, chiedendo che si decida sulle tasse altrimenti che si dimetta. E' questo il modo di chiedere alla Giunta di dimettersi? Non ci vogliono delle mozioni, delle alleanze, qualcosa di più o è solo un modo di dire? La Giunta risponde: "Stiamo decidendo, vi risponderemo".
Questo sistema di governo, di potere, di gestione dell'aula va rapidamente mutato. O questa è l'aula in cui si discute e si decidono le nostre competenze, o la sua frequentazione laboriosa, per quanto ciascuno di noi sia capace, diventa inutile. Basta una firma e sedersi. Forse è più utile sedersi nelle sale stampa di radio e televisioni private e pubbliche oppure nelle sale stampa redazionali e di giornalisti.
Penso che questa inerzia complessiva, caratteristica del governo regionale, venga questo punto aumentata da un altro fattore, che è inutile eludere o, per chi lo richiama, parlare di elucubrazioni.
In questi giorni, si tenta di costruire un "governissimo", e questo tentativo rallenta ., sino a fermarlo, il moto, sia pur quasi impercettibile, della Giunta. Il "governissimo" non mi pare che rigeneri ma cominci a congelare qualcosa. L'opposizione, che non intende riconoscere al "governissimo" valore di risoluzione del problema, per intanto se ne va.
Esco, Presidente, con alcune speranze: la prima è che lei, Presidente del Consiglio, gestisca quest'aula secondo il buon costume della puntualità dell'inizio della seduta, dei tempi degli interventi, dei diritti di parola. Dopo quindici minuti la prossima volta, Presidente del Consiglio la invito a rinviare la seduta, se i sessanta Consiglieri non sono presenti. Li richiami alla puntualità e alla presenza in aula, perch dovrebbe essere questo il luogo nel quale scambiarci le idee, luogo nel quale, poi, le maggioranze decidono.
L'altra speranza è che si costruisca un'opposizione a questi sistemi di governo, che sia innanzitutto ampia e capace sui grandi fatti che ci possono unire oggi, e successivamente rimanga ampia quanto possibile quando si tratterà di definire programmi concreti e proposte antagoniste al sistema.
Spero a questo fine che il "governissimo", superlativo che come tale può dare euforia, rimanga una speranza inesaudita di un sistema di potere logoro e screditato. Se così sarà, l'opposizione avrà più forza per lottare.
Spero, quindi, che per la prossima settimana, per risolvere almeno questo problema, il PDS abbia deciso cosa fare nel "governissimo" a Torino e, di conseguenza, abbia deciso un po' meglio come collocarsi in Regione.
Spero, a tal fine, che il PSI abbia deciso entro la prossima settimana cosa fare a Torino del "governissimo", in modo che in Regione possa decidere per il meglio. Spero che la DC faccia altrettanto e così pure i partiti laici. Ci vediamo la prossima settimana.



(Il Gruppo Rifondazione Comunista abbandona l'aula)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.
CUCCO Solo per annunciare, visto che non ho potuto farlo questa mattina l'abbandono di quest'aula. Questo per il merito delle questioni accadute stamane, che mi sono state riferite dai colleghi del Gruppo Verdi, ma soprattutto per il metodo.
Ho già ripetutamente chiesto in quest'aula che, qualora ci fossero delle questioni di rilevanza istituzionale (non soltanto politica), così come ci sono, sulla sostituzione del Presidente, sugli equilibri interni della Giunta, l'istituzione dovesse essere la sede entro la quale queste discussioni vengono riportate, e non soltanto le Segreterie di partito.
Di fronte all'impossibilità di parlare di tali argomenti e anche degli argomenti concreti che le opposizioni hanno chiesto di affrontare in quest'aula, è ovvio che non si può essere spettatori. E' impossibile rappresentare la popolazione piemontese, cercando di governare la Regione come dovremmo fare.
Vorrei sentire quali sono le lamentele di oggi dei partiti - non in quest'aula, ma le leggeremo sui giornali - sul voto di Mantova, su quello che è accaduto, sull'interpretazione che se ne dà, perché se questa è la risposta - cioè se il muro di gomma che state costruendo velocemente nei confronti della discussione sulle cose concrete è la risposta a quello che accade nel nord dell'Italia e quello che è già accaduto nel sud dell'Italia c'è poco da lamentarsi, perché queste cose continueranno.
Per quanto mi riguarda non intendo neanche assistere a questo balletto.
La crisi esiste, è già in atto da mesi, il "pentapasticcio" che siete riusciti a creare si allargherà forse a qualcun altro, non ho capito a chi non so nemmeno se si allargherà, ma comunque di questo voi state discutendo, ed è per questo che non operate nella Regione e nella città così come dovreste. Per cui onestà politica vi chiederebbe di discutere di questo innanzitutto, e di esplicitare i termini della questione.



(Commenti da parte del Consigliere Rossa)



PRESIDENTE

CUCCO



PRESIDENTE

Se lo vuoi allargare a me, Consigliere Rossa, fai una lettera ufficiale e io ti risponderò ufficialmente che sono disponibile a discutere, ma visto che non l'avete fatto, visto che continuate a discutere nelle vostre segreterie, io non partecipo ai lavori pomeridiani del Consiglio regionale.



(Il Consigliere Cucco abbandona l'aula)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.
RABELLINO A nome del Gruppo Lega Nord annuncio che anche noi abbandoneremo l'aula. Penso che questa mattina la situazione sia stata molto chiara: un'istituzione regionale gestita da una maggioranza completamente cieca di fronte a quello che sta accadendo all'esterno. Mi pare che il rifiutarsi categoricamente sia una presa di posizione da parte della maggioranza di non voler discutere nulla di politico. Non so se è perché c'è ancora una maggioranza o se questa maggioranza non c'è più. Resta comunque il fatto che non si è voluto discutere di queste questioni politiche che riguardavano per certi versi il futuro del Piemonte (perché quando parliamo di Alta Velocità parliamo di futuro del Piemonte), e per altri versi una questione morale. La volontà di andare a discutere non c'era e peraltro si è capito benissimo dalle parole del Consigliere Rossa che quel documento non sarebbe lo stesso stato votato come ordine del giorno. La volontà di non volere nemmeno discutere su questioni importantissime, che stanno veramente sconvolgendo la vita politica del nostro Paese, significa che questa maggioranza è ormai sorpassata dai tempi. Il voto di Mantova è semplicemente un primo segnale, ma se questa classe politica continuerà su questa strada penso che il voto di Mantova non solo sarà riportato in grande scala su tutto il nord, ma sicuramente è un voto premonitore di cambiamenti che ci auguriamo radicali nel nostro Paese.



(Il Gruppo Lega Nord Piemont abbandona l'aula)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.
MONTICELLI Grazie Presidente. Io non annuncio l'uscita dall'aula; il nostro Gruppo continuerà a partecipare ai lavori di questo Consiglio oggi e intende continuare a farlo tutte le volte che riscontrerà che il rispetto delle regole e dei diritti dei Consiglieri viene garantito.
La questione che ho posto questa mattina a nome del Gruppo, e che ha avuto una risposta negativa gravissima da parte della maggioranza, era una questione politica, una questione di chiarimento politico, di esigenza di chiarezza. Non credo che la maggioranza, con l'atteggiamento negativo che ha assunto, rispetto alla richiesta nostra, così come sulla richiesta di altri Gruppi consiliari su altre questioni; abbia leso i diritti dei Consiglieri. In quel caso, noi ci saremmo associati alla protesta e saremmo usciti dall'aula, anche se non fosse stato leso un nostro diritto, ma fosse stato leso un diritto di qualche altro Consigliere. Noi abbiamo criticato e continueremo a criticare, la posizione della maggioranza per l'errore politico gravissimo che essa compie, ma non perché è stato leso un diritto del Consiglio e dei Consiglieri. Da questo punto di vista, la responsabilità politica di un atteggiamento che io giudico improprio, non condivisibile da parte nostra, quello di abbandonare l'aula da parte di colleghi di altri Gruppi, la responsabilità politica di questo ricade tutta sulla maggioranza, ma - ripeto - è una responsabilità di ordine politico.
Dobbiamo, però, essere consapevoli che stiamo arrivando al limite colleghi. Quando si esercita la responsabilità politica fino al punto da negare l'evidenza, e in questo caso l'evidenza era ed è che non si pu continuare così, non si può continuare, con la Giunta imbalsamata non dai governissimo, ma dalla debolezza politica che è dentro la maggioranza. Se si continua così, si arriva al punto che davvero questo Consiglio rischia di non avere più senso di essere e di funzionare. Quindi, nell'annunciare che il nostro Gruppo continuerà a partecipare facendo l'opposizione, anche per quelli che se ne sono andati, dico che dobbiamo tutti prendere coscienza che non abbiamo più margini di tempo per continuare in un silenzio che non ha alcuna giustificazione e che rischia di affossare tutta intera, la nostra istituzione e la nostra assemblea.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Signor Presidente, anche il nostro Gruppo abbandonerà l'aula per una serie di motivazioni che così sintetizzo.
Segnatamente perché, dopo la ripresa post-feriale e pur sollecitata, la Giunta non ha sentito il dovere politico di fare una comunicazione sulla situazione che era venuta a crearsi. Non ha fatto una comunicazione sulla presa di posizione in quel di Valdieri del Gruppo socialista il quale tramite il proprio Capogruppo, si è chiaramente e inequivocabilmente dissociato per quanto riguarda il disegno di legge relativo all'aumento del gas metano e della benzina; non si sa, o per meglio dire, si intuisce, se si è dissociato unicamente per guadagnare una certa credibilità in Piemonte oppure per porre la prima pietra di una crisi anche in Regione ai fini di attuare il cosiddetto governissimo.
Non si è sentita in dovere di fornire una comunicazione su questo punto e neppure, il che è ancora più grave, sulla manovra finanziaria posta in essere pochi giorni prima.
Pur sollecitata ancora oggi, attraverso una serie di ordini del giorno è stato posto dalla Giunta e dalla maggioranza il consueto muro contro muro. Neppure una parola, anche nel respingere la discussione sui quattro ordini del giorno, per dire quanto meno che anche la Giunta era solidale ed è solidale con i piemontesi per la tassazione della prima casa. Neppure un'affermazione di principio, neppure una petizione di principio in questo senso. Dobbiamo ritenere che anche su questo punto che noi riteniamo estremamente grave, la Giunta è perfettamente d'accordo con il Governo Amato nel tassare con TISI la prima casa. Anche il silenzio ha bisogno di una sua interpretazione. In questa situazione, soprattutto di silenzio della Giunta su problemi estremamente gravi che interessano la collettività piemontese, riteniamo che, quanto meno nella giornata odierna, non sia il caso che prosegua la nostra presenza per discutere e votare i suoi provvedimenti, peraltro di ordinarissima amministrazione. (Il Gruppo MSI-DN abbandona l'aula)


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Brizio, Carletto, Dameri Dardanello e Sartoris.


Argomento: Parchi e riserve

Esame del progetto di legge n. 257: "Norme per l'utilizzo e la fruizione della Riserva naturale speciale del Sacro Monte di Orta"


PRESIDENTE

Il punto 5) all'o.d.g. prevede l'esame del progetto di legge n. 257.
Relatore è il Consigliere Buzio, che ha facoltà di intervenire.
BUZIO, relatore Signor Presidente, la relazione sarà abbastanza breve, perché fa riferimento al lavoro della II Commisione sul testo di legge. Mi pare che la Commissione abbia raggiunto complessivamente un livello di convergenza.
Bisogna dire che sono stati sentiti gli enti interessati, quindi la Riserva naturale speciale del Sacro Monte di Orta, la Sovrintendenza per i beni ambientali e architettonici, la Sovrintendenza per i beni artistici e storici, il Sacro Monte Santuario Mariano Francescano, la Provincia di Novara e il WWF - Sezione di Verbania per il Verbano-Cusio-Ossola.
Le osservazioni sono andate nella direzione di un accordo sostanziale ed articolato, in cui si è chiesto un maggiore rigore nel senso di normare in modo ancora più restrittivo. Comunque, questa legge - lo dice anche la relazione della Giunta che abbiamo ripreso - va fatta, in quanto non si possono prevedere sanzioni se non all'interno di un provvedimento che ha forza di legge. Tuttavia, era condiviso da tutti che fosse più opportuno per normative di questo tipo, che ci fossero momenti di regolamentazione più agili, più snelli, che potessero anche essere realizzati dalla stessa riserva. Mi pare che l'articolato si muova nella direzione di tutelare uno spazio relativamente ristretto, quale quello del Sacro Monte di Orta, di grande valore paesistico ambientale, dove si trovano a coesistere elementi architettonici di grande pregio, resi ancor più preziosi dalla presenza di dipinti, gruppi di statue e arredi sacri.
A questa singolare realtà si unisce il profondo significato religioso che ha determinato la nascita del complesso. A questo proposito, è interessante riprendere la relazione fatta dal Sacro Monte Santuario Mariano Francescano. Proprio per la natura del luogo, riteniamo importante recepire tutte le indicazioni nel senso di tutelare al massimo questo complesso ed evitarne un uso disordinato; quindi non si può che sostenere la formulazione- di norme più restrittive e cogenti che vadano in questa direzione. Per quanto riguarda gli emendamenti (questo potrà anche sembrare un po' contraddittorio, ma non lo è), uno è a mia firma, in quanto il testo uscito dalla Commissione, a parere mio e di alcuni Consiglieri, non corrispondeva esattamente, in una norma, a quello licenziato dalla Commissione. Questo è il senso di uno degli emendamenti. Per quanto riguarda altri emendamenti, almeno quelli che ho avuto a mie mani formulati dal Gruppo Verdi e dal mio Gruppo, questi possono anche essere accolti, nel senso che vanno in direzione di una tutela rigorosa migliorando, anche il testo. Questa sarà comunque una valutazione che farà la Giunta. Non so se siano giunti ancora ulteriori emendamenti al testo pervenuto in Consiglio prima della pausa estiva; io comunque mi riferisco a quelli che conosco e mi pare che visti gli stessi e il complesso delle consultazioni fatte, potrebbero essere recepiti, proprio perché coerenti con il testo più in generale. L'atto deve comunque essere approvato dal Consiglio nel suo complesso e quindi tutto ciò che viene modificato rispetto a quanto deciso in Commissione deve essere valutato da tutti e in primo luogo dalla Giunta.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1- Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44 secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 33 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 33 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Buzio e Bortolin: alla lettera h) sopprimere le parole "e degli avventori del ristorante".
La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore regionale E' difficile distinguere a prima vista il religioso officiante dal fedele che si reca al ristorante. Quindi, tutto il punto h) è discutibile.
Chiederei ai colleghi di capirmi se insisto nel mantenere la possibilità per gli avventori del ristorante di accedere a questo parcheggio (che poi è di sette posti, se non ricordo male).



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buzio per dichiarazione di voto.
BUZIO Ci pareva che questo emendamento non fosse stato recepito dalla Commissione, anzi era stato modificato successivamente. Questo non toglie che potesse essere successivamente introdotto.
Il problema è stato sottolineato soprattutto dalla Riserva del Sacro Monte, che ha fatto notare che c'è un vastissimo parcheggio esterno, per la cui realizzazione ci sono stati anche finanziamenti regionali, che poteva garantire l'accessibilità al luogo da parte di tutti gli avventori del ristorante, che tra l'altro potevano evitare di fare 10 metri per occupare uno spazio che doveva essere legato agli officianti. Si veniva quindi ad occupare un parcheggio che è all'interno dell'area da tutelare maggiormente, dopo che si sono fatte delle opere di notevole consistenza nell'area esterna che potevano risolvere tranquillamente tutti i problemi di parcheggio, soprattutto per gli avventori di un ristorante che è abbastanza modesto, e a cui bastano pochi posti per soddisfare tutte le esigenze.
Non ci pareva dunque il caso di allargare questa maglia, anche perch se si lasciava la fruizione agli officianti, che giustamente devono avere la possibilità di trovare sempre posto nel caso in cui fosse necessario, ci sembrava una contraddizione l'intervento regionale per rendere agibile tutta l'area all'esterno.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 8 voti favorevoli e 21 contrari.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 3, nel testo originario, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 21 astenuti 9 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 33 L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 33 L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 33 L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 33 L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 33 L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 33 L'art. 9 è approvato.
ART. 10 Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Giuliano e Riba: al punto 2), sopprimere le parole "di qualsiasi razza".
La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore regionale E' accolto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è , pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 10, così emendato, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 33 L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 33 L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 33 L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 33 L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 voti favorevoli 33 L'art. 14 è approvato.
ART. 15 Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Giuliano e Riba: il punto 2) è interamente soppresso.
La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore regionale Non capisco perché se ne chieda la soppressione. I camper possono accedere ai parcheggi secondo una definizione più precisa della normativa data dal Consiglio direttivo. Mi sembra, questa, una piccola norma dettata dalla saggezza. L'emendamento è quindi respinto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 21 voti contrari e 9 astensioni.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 15, nel testo originario, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30 L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30 L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30 L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma déll'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30 L'art. 18 è approvato.
ART. 19 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 voti favorevoli 30 L'art. 19 è approvato.
ART. 20 Emendamento presentato dai Consiglieri Bortolin, Miglio e Riba: all'art. 20 inserire un punto 5) che così recita: "Il Consiglio direttivo della Riserva naturale speciale del Sacro Monte di Orta con proprio Regolamento potrà emanare norme di attuazione della presente legge".
La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore regionale E' una legge che, di fatto, regolamenta. Dà le norme per l'utilizzo e la fruizione della riserva. Immaginare che il regolamento sia successivamente perfezionato da altro regolamento mi pare non adeguato quindi chiederei di non inserire "delle nuove e possibili norme a presiedere la vita del parco". Tuttavia, se ci sono ulteriori motivazioni pregherei il Consigliere Bortolin di presentarle.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bortolin.
BORTOLIN L'emendamento non era pretestuoso: è che noi avevamo soppresso alcune parti con altri emendamenti compresi nella legge, ad esempio la regolamentazione dei camper ed altre piccole questioni.
Tanto più che questa è una richiesta per compensare ciò che toglievamo dalla legge, che entrava nei minimi dettagli. In pratica, toglievamo la specificazione, i particolari nella legge, e consentivamo l'applicazione di un regolamento più estensivo e più chiaro.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore regionale Avendo confermato il comma che prevede il diritto al Consiglio direttivo del parco di stabilire come regolamentare la presenza dei campers, è adesso difficile immaginare un regolamento ulteriore che si sovrappone anche a questi aspetti specifici già confermati da parte della Giunta nelle parti precedenti. Le eccezioni sono già state previste.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bortolin.
BORTOLIN Per questa ragione, ritiriamo l'emendamento. Vorrei solo dire che era una facoltà consentita dalla legge regionale ai Consigli dei parchi di emanare dei regolamenti attuativi; e in questo senso andava la presentazione dell'emendamento.



PRESIDENTE

L'emendamento è dunque ritirato.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 20, nel testo originario, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 voti favorevoli 31 L'art. 20 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Uso delle acque (regimazione, usi plurimi) - Difesa idrogeologica

Esame progetto di legge n. 96: "Ricerca, uso e tutela delle acque sotterranee"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 96, di cui al punto 6) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Fiumara, che ha pertanto la parola.
FIUMARA, relatore Su iniziativa della Giunta regionale, è stato presentato in data 14/2/1991 il disegno di legge n. 96 recante "Ricerca, uso e tutela delle acque sotterranee" che, come è noto, era già stato presentato sul finire della scorsa legislatura, ma non fu discusso in Consiglio per la mancanza del tempo necessario. Tale disegno di legge regionale è stato quindi riassegnato all'esame, in sede referente, della II Commissione in data 22/2/1991.
Su iniziativa della II Commissione sono state effettuate ampie consultazioni con gli enti e le associazioni di categoria interessati.
L'esame dell'articolato è poi proseguito nei primi mesi del corrente anno con una breve interruzione dovuta alle recenti consultazioni elettorali. Il lavoro della Commissione si è pertanto concluso nello scorso mese di luglio con l'approvazione del testo che è oggi all'esame del Consiglio regionale.
Prima di riferire in ordine alle risultanze delle consultazioni e dei lavori della Commissione, sembra opportuno tracciare, sulla base delle attuali conoscenze, un bilancio quali-quantitativo dei prelievi idrici dal sottosuolo ed evidenziare le problematiche emergenti nella speranza di riuscire così a mettere in luce l'importanza determinante che le acque sotterranee rivestono nella realtà piemontese.
Ciò aiuterà anche a meglio comprendere la valenza e le finalità del disegno di legge in discussione.
Le risorse idriche sotterranee del territorio piemontese.
Lo stato delle conoscenze sul sistema idrico sotterraneo riflette una sostanziale eterogeneità di livello di approfondimento, sia da un punto di vista areale che tematico.
Gli studi idrogeologici susseguitisi nell'ultimo ventennio consentono tuttavia di delineare con sufficiente approssimazione la produttività degli acquiferi regionali.
Un bilancio aggiornato dei prelievi idrici dal sottosuolo è stato di recente effettuato nell'ambito delle elaborazioni tecniche propedeutiche alla formulazione degli elementi propositivi del Piano Direttore delle risorse idriche promosso dalla Giunta regionale. Tale bilancio idrico è articolato in funzione delle tre zone morfologiche caratteristiche del Piemonte: pianura, arco alpino e sistema collinare.
L'acquifero regionale della pianura padana è soggetto ad un'estrazione annua stimata in circa 1.037 milioni di metri cubi tramite una fitta maglia di pozzi, la cui profondità varia da pochi metri sino ad oltre 200 metri.
A questi si aggiunge il deflusso dei fontanili, il cui maggiore contributo proviene dal sistema irriguo compreso fra la Dora Baltea ed il Ticino, che può essere valutato in 421 milioni dimetri cubi all'anno.
Le sorgenti dell'arco alpino costituiscono un importante serbatoio idrico regionale da cui si prelevano ogni anno circa 156 milioni di metri cubi.
Le risorse sotterranee captate nel sistema collinare compreso tra le Langhe, il Monferrato, l'Altopiano di Poirino e nei rilievi pedemontani non superano i 65 milioni di metri cubi all'anno, 9 dei quali fuoriescono da sorgenti di modesta potenzialità; i restanti 56 sono estratti da pozzi che intercettano le limitate risorse dei fondovalli alluvionali (profondità generalmente inferiori a 30 metri) e di locali acquiferi più profondi, in pressione.
In totale quindi i prelievi idrici dal sottosuolo tramite pozzi e sorgenti ammontano a circa 1.258 milioni di metri cubi all'anno, a cui vanno sommate le disponibilità derivanti dai prelievi da fontanili destinati, pressoché nella totalità, ad usi irrigui.
Questi dati evidenziano chiaramente il ruolo preminente svolto dalle acque sotterranee del settore di pianura, nel cui ambito risulta un prelievo pari all'82,1 % del totale degli emungimenti.
La conoscenza della destinazione d'uso della risorsa, basata prevalentemente su stime indirette, risulta imprecisa nei settori industriale ed agricolo, a causa della consistente presenza di emungimenti non autorizzati. L'approvvigionamento idropotabile dipende al 70% da pozzi al 30% da sorgenti, e comporta un prelievo medio annuo complessivo da acque sotterranee di 548 milioni di metri cubi. L'aliquota di prelievo da pozzi per uso irriguo e industriale è stimabile rispettivamente in 345 e 365 milioni di metri cubi all'anno. Dal quadro fornito emerge, una sostanziale equipartizione del prelievo da pozzi fra gli usi potabile, irriguo ed industriale. Dall'aggregazione dei prelievi su base provinciale risulta che il 56% della portata irrigua viene emunta nella pianura cuneese, il 29 nell'alessandrino, mentre le province di Torino e Novara consumano il 71 della risorsa sotterranea destinata ad un uso industriale, intensamente sfruttata nell'area metropolitana torinese, nel fondovalle del Toce e presso Novara. In tutte le province la principale fonte di approvvigionamento idropotabile è costituita dai pozzi, ad eccezione della sola provincia di Cuneo, ove il prelievo da sorgenti (45 milioni di metri cubi all'anno) supera quello da pozzi (32 milioni di metri cubi all'anno).
La distribuzione dei prelievi idropotabili risulta caratterizzata da un gran numero di punti di attingimento situati in prossimità dei centri abitati. Solo in pochi casi l'emungimento avviene mediante campi-pozzi di significativa valenza produttiva, ubicati in settori limitrofi all'area metropolitana di Torino, nell'astigiano e nei pressi di Saluggia.
Oltre alle stime sui prelievi idrici appena richiamate, le conoscenze relative al comparto idrico sotterraneo non consentono allo stato attuale di disporre di un bilancio idrogeologico definito e dettagliato, né di stimare l'entità globale delle riserve immagazzinate negli acquiferi.
Per quanto concerne l'insieme dei prelievi idrici dal sottosuolo, è possibile individuare nell'elevata proliferazione dei punti di intercettazione degli acquiferi il principale responsabile dell'abbassamento del livello delle falde nelle aree urbanizzate a più elevata pressione antropica, nonché del marcato degrado qualitativo legato all'intercomunicazione tra falde sovrapposte, che si verifica anche in ambiti a vocazione agricola.
Circa lo stato di qualità della risorsa, la disponibilità di una notevole mole di referti analitici di qualità delle acque sotterranee permette di delineare con sufficiente approssimazione un quadro sulla diffusione di sostanze inquinanti, fatte salve le situazioni di difformità di frequenza di campionamento e tipologia delle sostanze ricercate.
La presenza dei composti azotati in concentrazioni superiori al limite di legge (nitrati, in prevalenza, nitriti ed ammoniaca subordinatamente) contraddistingue gran parte della falda freatica dei settori di pianura, ad esclusione parziale della pianura vercellese e valle dei rilievi collinari dell'anfiteatro morenico di Ivrea, compresa fra la Dora Baltea, il Sesia e il Po.
Gli inquinanti di origine esclusivamente connessa con l'attività agricola (fitofarmaci, erbicidi) sono uniformemente presenti nella bassa pianura cuneese, vercellese-casalese, nel settore orientale della provincia di Novara e, meno frequentemente, nella pianura torinese ed alessandrina.
Per quanto concerne i solventi clorurati, si ritiene che la loro immissione in falda sia generalmente di tipo puntuale, essendo connessa con la presenza di pozzi perdenti, discariche abusive e scarichi degli insediamenti industriali di maggiore rilievo; tra questi il caso di più intenso degrado è senz'altro rappresentato dall'area metropolitana torinese, seguito dai casi di contaminazione di Novara, Alessandria e Casale Monferrato.
Analoghe considerazioni sono valide per la presenza di metalli (cromo in particolare) e idrocarburi, segnalati nel settore di pianura alessandrina incluso nell'area Bormida, in numerosi ambiti della provincia di Torino (metalli pesanti), tra i quali la bassa Valle di Lanzo (nichel) il fianco meridionale della collina di Torino, numerosi punti della prima cintura torinese occidentale e meridionale, dell'alto pinerolese, del biellese, nonché il comprensorio chivassese tra Orco e Dora Baltea.
L'inquinamento da cloruri non mostra attualmente una distribuzione areale uniforme, essendo segnalato con frequenza soltanto nella parte sud orientale della provincia di Cuneo (area Tanaro-Ceva).
I principali fattori di limitazione dell'utilizzo idropotabile legati alla presenza di sostanze indesiderabili (ferro e manganese) includono vaste porzioni della falda dell'intero bacino astigiano-alessandrino, della provincia di Torino e dell'area Cervo-Sesia-novarese meridionale.
Non è disponibile, a scala regionale, una sistematica conoscenza delle profondità raggiunte dai diversi inquinamenti negli acquiferi.
Tutela ed uso delle acque sotterranee: problematiche emergenti.
Dall'analisi dei dati disponibili relativi al sistema dei prelievi e allo stato di qualità delle acque sotterranee emergono diversi ordini di problemi che possono essere così sintetizzati: l'abbondanza di acque sotterranee nelle zone di pianura ha favorito lo sviluppo di un sistema di prelievi disarticolato e decentrato a scala comunale, costituito da una miriade di pozzi che attingono in modo indiscriminato sia dalla falda freatica che dalla falda in pressione l'elevata proliferazione dei punti di attingimento dagli acquiferi è la principale causa dell'abbassamento del livello delle falde la pratica corrente di trivellare pozzi in grado di emungere acque sia dalla falda libera che dalla falda profonda ha di fatto determinatola miscelazione delle acque di scadente qualità della falda libera con quelle normalmente più pregiate della falda profonda, con la naturale conseguenza che oggi è possibile constatare, di un progressivo deterioramento qualitativo delle falde profonde, specie in corrispondenza dei principali agglomerati urbani ed industriali, a causa dell'elevato carico inquinante veicolato dalla falda superficiale.
A questi problemi si affiancano poi carenze normative e lacune di tipo conoscitivo, quali: - l'assenza di un catasto delle utenze che organizzi in modo sistematico i dati relativi alle caratteristiche dei singoli pozzi e dei relativi prelievi l'inadeguatezza e la frammentarietà della rete di monitoraggio piezometrica, strumento basilare per la corretta elaborazione di bilanci idrogeologici a scala regionale.
Le carenze nel settore normativo sono in parte responsabili di un'insufficiente pianificazione della localizzazione e tutela dei punti di approvvigionamento idropotabile, la cui dispersione sul territorio nei più differenti contesti di uso del suolo è all'origine della maggior parte dei casi di emergenza idrica per fenomeni di inquinamento.
Il limite più rilevante, della vigente normativa sull'uso delle acque è rappresentato dalla non precisa regolazione fra diritto privato e diritto pubblico, derivante essenzialmente dalla non chiara attribuzione del carattere di "bene pubblico" alle acque sotterranee.
Infatti, in base alla vigente normativa le acque sotterranee acquistano valenza giuridica solo dopo il loro rinvenimento. Anche l'eventuale attribuzione del carattere di "bene pubblico" è valutata solo successivamente alla positiva conclusione della ricerca. Prima di questo momento le acque sotterranee sono in pratica considerate come una risorsa potenzialmente sfruttabile, ma ancora priva di qualsiasi connotazione sia sotto l'aspetto idrogeologico sia sotto l'aspetto giuridico.
Appare pertanto evidente come un'impostazione normativa di questo tipo risulti ormai ampiamente superata e dia origine a non poche disfunzioni.
In particolare, il sempre crescente aumento dei prelievi che ha accompagnato lo sviluppo del nostro sistema economico ha mandato in crisi questa politica di gestione delle risorse idriche sotterranee, quando si è dovuto riconoscere alle acque dignità di "risorsa economica" - non più per definizione inesauribile - soggetta a scarsità e degrado, da utilizzare quindi razionalmente e da sottoporre ad azioni di tutela attiva e risanamento.
L'assenza di direttive sulla massima quantità di risorsa estraibile da ciascun pozzo si riflette, a lungo termine, sul depauperamento delle riserve permanenti degli acquiferi regionali.
La gestione globale del ciclo dell'acqua non prevede, allo stato attuale, un'adeguata tutela delle aree di ricarica degli acquiferi strategici per l'approvvigionamento idropotabile, nelle quali gli effetti della diffusione di inquinanti sono più gravi rispetto ad altri contesti idrogeologici.
Ad evitare che si pervenga ad una situazione di crisi permanente negli approvvigionamenti idrici ed in quelli idropotabili in particolare, occorre attuare una nuova e più incisiva politica di governo delle acque, anche e soprattutto a livello regionale, attraverso norme finalizzate ad una più razionale gestione e tutela del patrimonio idrico sotterraneo, ad un più efficace controllo dei prelievi in atto, che sanciscano in modo inequivocabile il carattere di "bene pubblico" di questa risorsa.
Una siffatta normativa dovrebbe perseguire le seguenti azioni prioritarie: riequilibrio dei prelievi idrici nelle aree soggette a sfruttamento intenso tutela delle aree di ricarica degli acquiferi disciplina dei prelievi da pozzi in funzione della capacità di ricarica degli acquiferi destinazione prioritaria delle acque degli acquiferi profondi, con elevato grado di protezione intrinseco, agli usi potabili tutela dei punti di prelievo idropotabile individuazione di zone di riserva in acquiferi di elevata qualità da destinare ad esclusivo uso idropotabile.
Questi punti costituiscono a tutti gli effetti i principi ispiratori del disegno di legge in argomento.
L'attribuzione del carattere di "bene pubblico" alle acque sotterranee costituisce in particolare il cardine intorno al quale ruota l'intero disegno di legge.
In virtù dell'attribuzione del carattere di "bene pubblico" anche l'utilizzazione delle acque sotterranee sarà soggetta a concessione demaniale e dovrà pertanto avvenire sulla base di uno specifico disciplinare d'esercizio che fisse-rà, la durata e i limiti del prelievo in relazione alle effettive esigenze ed alla capacità delle falde, nonch determinerà il canone annuo nella misura stabilita dalla vigente normativa per l'utilizzazione delle acque superficiali. In questo modo si ristabilisce anche una giusta equità fra gli utenti di acque superficiali oggi normalmente soggetti a concessione, e gli utenti di acque sotterranee che invece non sono soggetti a concessione e non pagano quindi alcun canone.
Restano, pertanto, escluse dall'obbligo della concessione demaniale le sole utenze domestiche, nei limiti fissati dal disegno di legge, in accordo con le disposizioni degli artt. 911 e 912 del Codice Civile.
La II Commissione ha dunque affrontato l'esame di questa proposta di normativa conscia dell'importanza della tutela delle acque sotterranee e consapevole che il disegno di legge regionale rappresentava un fondamentale punto di partenza per una razionalizzazione dell'uso delle risorse idriche.
Il lavoro svolto dalla Commissione in collaborazione con gli uffici della Giunta regionale è stato assai arduo per la complessità tecnica e giuridica della materia trattata e per le problema-tiche ad essa connesse in considerazione del fatto che è in corso d'esame, a livello nazionale, un progetto volto alla tutela del sistema idrico nazionale ed in particolare alla salvaguardia delle acque sotterranee. L'iniziativa legislativa regionale può oggi definirsi in sintonia con quella nazionale ed in modo specifico con gli indirizzi programmatici dell'Autorità di Bacino del Po.
La Commissione ha espletato un'istruttoria accurata, impiegando quasi un anno di lavoro per perfezionare il progetto iniziale attraverso una stesura che ha tenuto ampiamente conto di tutte le richieste e suggerimenti emersi nel corso delle consultazioni e dei successivi incontri con le categorie interessate.
In particolare, sono state assai utili le numerose memorie scritte pervenute; cito, fra le altre, quelle dell'Università, del Politecnico degli Ordini dei Geologi e degli Agronomi, dell'URPP, delle Associazioni ambientaliste, dell'Associazione Nazionale Bonifiche, del CISPEL. di alcune UU.SS.SS.LL. e dell'Autorità di Bacino del Po.
Un cenno particolare merita il confronto ampio e costruttivo che si è aperto con le Associazioni degli agricoltori, categoria che più di altre soprattutto nella fase transitoria di messa a regime delle situazioni già esistenti, è sottoposta alla disciplina introdotta da questa legge.
Grazie anche al qualificato contributo degli enti consultati e naturalmente delle forze politiche presenti ai lavori della Commissione, la stessa ha potuto apportare diverse modifiche ed integrazioni che, senza intaccare la sostanza del testo originario, ne hanno migliorato notevolmente la comprensione, rendendone l'applicazione più chiara ed agevole, soprattutto per quanto riguarda l'impatto e la regolarizzazione delle situazioni già esistenti.
Prima di ogni altra considerazione, ci sembra opportuno sottolineare l'importanza dell'attribuzione di carattere di bene pubblico alle acque sotterranee, attribuzione che costituisce il cardine intorno al quale ruota l'intero disegno di legge oggi in discussione.
In virtù dell'attribuzione di carattere di bene pubblico, anche l'utilizzazione delle acque sotterranee sarà soggetta a concessione demaniale e dovrà pertanto avvenire sulla base di uno specifico disciplinare di esercizio che fisserà la durata e i limiti del prelievo in relazione alle effettive esigenze e alla capacità delle falde, nonch determinerà il canone annuo nella misura stabilita dalla vigente normativa per l'utilizzazione delle acque superficiali. In questo modo si ristabilisce anche una giusta equità fra gli utenti di acque superficiali (oggi normalmente soggette a concessioni) e gli utenti di acque sotterranee, che invece non sono soggetti a concessione e non pagano quindi alcun canone.
Tralascio, per brevità, l'illustrazione puntuale dell'articolato (chi volesse può comunque trovarla nella relazione della Giunta) per soffermarmi invece sull'illustrazione delle modifiche apportate dalla Commissione, che riguardano in modo particolare: 1) l'introduzione di definizioni più rigorose sotto l'aspetto scientifico ai fini della classificazione delle acque sotterranee 2) lo snellimento delle procedure autorizzative e di riconoscimento delle situazioni preesistenti 3) una più chiara distinzione fra i regimi normativi ed autorizzativi riguardanti le falde freatiche e le falde in pressione 4) l'adeguamento delle sanzioni amministrative. Per le finalità della legge le acque sotterranee vengono distinte in falde freatiche, falde in pressione ed acque sorgive.
Rispetto al testo originario si è in pratica sostituito il concetto di "falda profonda", alquanto indeterminato e dipendente da valutazioni soggettive, con quello di "falda in pressione", che risponde invece a criteri prettamente scientifici; in questo modo si è sgombrato il campo da possibili equivoci che avrebbero potuto originarsi da interpretazioni.
Restano peraltro immutate nella sostanza le finalità di base intese a perseguire il riequilibrio dei prelievi idrici e una più efficace tutela delle falde in pressione, in considerazione della normalmente buona qualità delle loro acque, nonché delle loro caratteristiche intrinseche che li rendono meno vulnerabili agli effetti di eventuali inquinamenti derivanti da un uso non corretto del suolo.
Il disegno di legge sancisce pertanto la priorità dell'uso potabile sulle altre utilizzazioni e riserva in particolare le acque delle falde in pressione all'uso potabile.
L'utilizzazione delle falde in pressione per fini diversi da quello potabile resta consentita solo in casi eccezionali, quando si accerti che non ci siano altre risorse idriche disponibili. In questi casi l'autorizzazione è assoggettata ad un rigoroso iter, come pure la verifica preliminare circa l'assenza di risorse idriche utilizzabili in alternativa alle falde in pressione. In questo modo, sarà possibile porre un freno all'attuale prelievo indiscriminato e alla tendenza di trivellare pozzi sempre più profondi che, mettendo in comunicazione le falde superficiali con quelle profonde, hanno determinato una più rapida propagazione delle sostanze inquinanti presenti in superficie.
L'utilizzazione delle acque di falda freatica rimane invece consentita anche agli usi diversi da quello potabile, previa specifica autorizzazione e concessione demaniale. L'iter autorizzativo in questo caso è più snello e ha come finalità prevalente l'accertamento dei reali fabbisogni e la verifica della compatibilità del prelievo con la potenzialità della falda.
Ai fini del contenimento dei consumi e degli sprechi, viene inoltre fatto obbligo alle utenze industriali di dotarsi di un impianto di riciclo delle acque secondo i criteri della migliore tecnologia. L'obbligo della concessione demaniale è naturalmente esteso anche alle utenze preesistenti che hanno tempo tre anni per chiedere la regolarizzazione della loro posizione. Il loro riconoscimento è effettuato sulla base di un iter autorizzativo la cui finalità prevalente è quella di accertare che il pozzo sia stato realizzato a regola d'arte, senza consentire la miscelazione delle acque di falda freatica con quelle delle falde sottostanti. Ove si accerti la possibilità che avvenga la miscelazione, il riconoscimento è subordinato alla realizzazione di lavori che ripristinino la separazione fra i due sistemi acquiferi, limitando il prelievo alla sola falda freatica quando questa presenti adeguata disponibilità idrica.
I pozzi che utilizzano le sole falde in pressione, purché costruiti a regola d'arte (cioè non devono consentire la miscelazione con le acque della falda freatica), possono continuare a prelevare per un periodo massimo di dieci anni, trascorso il quale dovranno adeguarsi a tutti gli effetti alle disposizioni normative generali del disegno di legge.
Ai pozzi sprovvisti di qualsiasi autorizzazione viene offerta la possibilità di regolarizzare la loro posizione attraverso apposita domanda da presentarsi entro due anni. Gli abusivi che non chiederanno la sanatoria saranno costretti a chiudere il loro pozzo. Dovranno essere ugualmente chiusi anche i pozzi che non vengono più utilizzati.
Attraverso le procedure autorizzative e di riconoscimento, è prevista la costituzione del catasto dei pozzi che ha finalità conoscitive e gestionali, i cui dati una volta validati ed aggregati saranno resi pubblici.
Il catasto non vuole essere un censimento una tantum della situazione esistente, ma costituirà uno strumento conoscitivo di notevole importanza per la corretta gestione del patrimonio idrico sotterraneo. Esso raccoglierà e codificherà i dati tecnici e i dati amministrativi di tutti i pozzi presenti sul territorio regionale e sarà tenuto aggiornato costantemente proprio attraverso l'esercizio delle funzioni tecnico amministrative previste dal disegno di legge.
Le violazioni delle disposizioni normative sono sanzionate con pene pecuniarie che variano da un minimo di 1 milione, per quelle di lieve entità come l'inosservanza di alcuni termini, fino ad un massimo di 20 milioni per quelle più gravi, quali la dichiarazione di dati non veritieri la mancata chiusura dei pozzi non dichiarati e la sistematica inosservanza delle prescrizioni di esercizio fissate dal disciplinare di concessione.
Il criterio generale seguito perla determinazione dell'entità delle sanzioni risponde al principio di renderle equivalenti al costo delle opere non eseguite per mettersi in regola.
Come già detto, si può concludere affermando che si è giunti alla redazione di un testo che tende a colmare i ritardi accumulati nel passato e compensare, attraverso una gestione rigorosa da parte degli enti e di tutti i soggetti interessati, le carenze finora lamentate da più parti soprattutto vuole dare un contributo alla lotta contro gli inquinamenti delle acque e il prelievo generalizzato, non corretto, spesso dissennato della risorsa idrica.
La Commissione ha licenziato ad ampia maggioranza questo testo di legge e ne auspica una unanime approvazione da parte dell'aula consiliare.
Aggiungo ancora che ho visto l'emendamento aggiuntivo all'art. 17 presentato dai Consiglieri Rivalta e Bresso. Se l'Assessore non ha nulla in contrario, credo che tale emendamento possa essere accolto.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Fiumara è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bresso. Ne ha facoltà.
BRESSO Credo sia un peccato che, a causa delle carenze politiche dimostrate dalla Giunta, in questo Consiglio si arrivi alla discussione di una legge così importante in una situazione di scarsa attenzione del Consiglio e di scarsa presenza di colleghi, che peraltro in Commissione hanno lavorato molto alla predisposizione di questo testo.
Come ricordava il Presidente Fiumara, questo disegno di legge è rimasto per molto tempo in Commissione ed ha subìto un lungo lavoro; ne è risultato, a nostro avviso, un testo sostanzialmente soddisfacente, partito da un testo che certo era mosso da intenti corretti, ma che presentava una serie di problemi interpretativi e che quindi poi avrebbe potuto anche presentare delle non irrilevanti difficoltà di gestione. Con ciò non sto dicendo che tutte le difficoltà di gestione di una materia così complesse siano state eliminate e so che si va a normare una fattispecie, come quella dell'uso delle acque sotterranee, assai complessa; e quindi saranno ancora necessarie delle messe a punto.
In questo intervento volevo sottolineare una cosa importante di questa legge, ovvero l'affermazione contenuta nell'art. 2, non ovvia e persino un po' spinta ai limiti delle possibilità legislative della Regione, che dice: "Le acque sotterranee sono considerate risorse di pubblico, generale interesse", estendendo così la caratteristica di acque pubbliche dalle sole acque superficiali alle acque sotterranee. Questa rappresenta un'innovazione legislativa di grande importanza, che afferma un principio fondamentale perla tutela delle acque in Piemonte e in particolare per la tutela di una parte così fragile e delicata quale quella delle acque sotterranee.
Vorrei ricordare che in Piemonte, ancora oggi, la stragrande maggioranza degli acquedotti, e quindi dell'acqua che noi forniamo ai cittadini, è prelevata dalla falda. La falda è un acquedotto naturale quindi un acquedotto che, proprio perché naturale e non costoso, avrebbe dovuto essere tutelato dagli uomini e dalla collettività che ne dispone e la utilizza. Purtroppo gli utilizzi sia industriali che agricoli l'hanno messa, soprattutto per quanto riguarda la falda freatica, a grave rischio sappiamo infatti che lo stato di inquinamento delle falde è in larga parte avanzato nel territorio piemontese e l'utilizzo potabile compromesso. Era quindi assolutamente necessario affermare la caratteristica di acque pubbliche delle falde sotterranee e predisporre una normativa che consentisse di salvare per l'uso potabile in particolare le acque profonde (a pressione) ancora di buona qualità; altrettanto necessario, però, era proporre, almeno nel corso del tempo, il ripristino delle condizioni accettabili di qualità delle falde freatiche, ovvero quelle a più rapida ricarica e su cui, in futuro, bisognerà tornare a poter contare.
Si tratta dunque di una legge importante, che avvia una politica di tutela delle acque sotterranee finora estremamente carente nella nostra regione, ma anche in Italia e in pratico-lare in tutta la Pianura Padana dove le acque sotterranee rappresentano una delle più importanti risorse per l'economia e la vita delle popolazioni. Anche per questa ragione siamo rimasti in aula, ritenendo che sarebbe stato un peccato non giungere all'approvazione di questa legge.
Il collega Fiumara ricordava che le opposizioni, ma anche le forze della maggioranza, hanno lavorato molto in Commissione per migliorare il testo, in particolare su alcune questioni fondamentali come la maggiore chiarezza nella riserva d'uso delle acque profonde in pressione per l'uso potabile, la maggiore chiarezza delle definizioni e anche la maggiore elasticità nell'uso della norma, che è importante perché le condizioni d'uso in atto sono molto diverse. Infatti, andiamo da usi indispensabili fatti dai Comuni che hanno un acquedotto che preleva da falda sotterranea ad usi di tipo agricolo in condizioni di assoluto bisogno d'uso, da usi di tipo potabile da parte di abitazioni che non hanno accesso all'acquedotto ad usi industriali, da usi che non possono essere altrimenti soddisfatti ad usi che invece potrebbero molto più utilmente essere soddisfatti con le acque superficiali.
Occorre quindi che la legge possa essere gestita con la necessaria duttilità, avendo però dei principi molto chiari e determinati, con l'obiettivo di contenere e riservare assolutamente l'uso delle acque in pressione profonde all'uso potabile, ma anche quello di contenere gli usi della falda freatica dentro le quantità di ricarica e di avviare un processo di risanamento della falda.
Tutte queste complesse norme che approveremo più tipicamente fanno parte del lavoro di Commissione. Anche per questo, noi presentiamo soltanto un emendamento di carattere generale, frutto di una nostra ulteriore riflessione dopo l'approvazione in Commissione (avvenuta prima dell'estate per cui è passato già parecchio tempo). Non intendiamo ritornare sugli aspetti tecnici, perché abbiamo verificato tutti come le questioni tecniche siano in questa materia molto delicate e si possa arrivare ad avere dei peggioramenti anche sostanziali modificando poche cose e dei miglioramenti sostanziali modificando poche questioni; ribadiamo che probabilmente si creeranno dei problemi applicativi.
Mi limiterei a sottolineare un punto della legge che noi consideriamo di grande importanza, ma che penso sarà difficile da realizzare vista la nostra esperienza nella gestione di tutte le leggi ambientali. Si tratta del catasto dei pozzi. Qualunque governo delle acque, in particolare delle acque sotterranee, deve passare da una fase conoscitiva.
Sulla norma che prevede la costituzione del catasto dei pozzi ci siamo molto soffermati, perché ad essa attribuiamo grande importanza. Ricordo però che oggi non possediamo alcuno dei numerosi catasti previsti dalle leggi ambientali, né dei rifiuti, né degli 'scarichi nelle fognature e nei corsi d'acqua: tutti catasti previsti dalle leggi.
Ci siamo chiesti in Commissione il motivo per il quale non si riescano a realizzare catasti, che naturalmente non sono i catasti dei terreni o degli immobili, ma sono catasti di flussi, cioè catasti di situazioni che cambiano nel tempo, e che quindi sono difficili da gestire, ma che altrove sono normalmente gestiti dalla Pubblica Amministrazione, esistono e forniscono informazioni preziose per la politica ambientale.
Possiamo rispondere attraverso una riflessione che, comunemente abbiamo fatto in Commissione: la Regione ha dedicato pochissima attenzione al sistema informativo e alle modalità con cui questo si organizza. Quindi si immettono tutti i dati che man mano affluiscono sulle diverse leggi in un sistema informativo correttamente organizzato sul piano informatico destinato non solo a incamerare dati, ma anche a restituire dati validi ed accettabili sul piano statistico, di buona qualità statistica.
Sia per la formulazione della norma, sia per quanto riguarderà la sua gestione, c'è stato l'impegno preciso della Giunta a predisporre il catasto dei pozzi, in modo da fornire dati sulla situazione reale delle acque dell'uso e della ,qualità delle acque sotterranee.
Lo consideriamo un impegno importante e lo verificheremo con attenzione nei prossimi anni. E' per questo che abbiamo proposto un emendamento piccolo quantitativamente, ma che consideriamo di grande importanza, che tende proprio a verificare l'impegno della Giunta alla realizzazione vera e alla capacità d'uso dei dati che derivano dal catasto, ma anche al realizzarlo in modo che ne emergano i dati informativi fondamentali in questa materia.
L'emendamento riguarda la richiesta che, a partire dal secondo anno di applicazione - dando quindi il tempo necessario alla Giunta non solo per istituire il catasto, ma per farlo funzionare e avere l'afflusso dei dati la Giunta presenti annualmente in Consiglio regionale una relazione, divisa per sottobacini idrografici (perché in Piemonte il bacino principale è unico ed è quello del Po), che documenti il bilancio dell'utilizzo delle acque sotterranee. Metta, quindi, in grado di prendere decisioni avvedute basate sulla realtà dei fatti e non nulle argomentazioni solo contrapposte riguardo una realtà così fondamentale com'è quella dell'acqua. Ricordo che il Piemonte è uria delle Regioni che hanno avuto, e credo fruiscano ancora delle deroghe per la qualità delle acque potabili rispetto alle norme CEE e alle norme italiane, approvate in applicazione delle norme CEE. Una delle ragioni è proprio questa: l'approvvigionamento da pozzi inquinati da attività agricole e da attività industriali rende difficile avere una qualità accettabile delle acque per uso potabile.
La legge è, quindi, molto importante e deve essere strettamente finalizzata ad uscire da questa situazione, nonché a riportare il consumo delle acque potabili in Piemonte a norma anche delle restrittive, ma importanti per la salute dei cittadini piemontesi, leggi direttive CEE e nazionali.
E' con questo augurio che voteremo a favore della legge.
Dall'intervento del collega Fiumara mi pare di aver capito che c'è la disponibilità ad accettare il nostro emendamento, che consideriamo rilevante perla nostra decisione finale. Se verrà accolto, potremo votare a favore della legge e vigilare per una sua applicazione corretta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.
CAVALLERA Interveniamo nel dibattito su questa importante proposta di legge innanzitutto mettendo in risalto come oggi qui non si stia compiendo dell'ordinaria amministrazione. Si sta discutendo su un provvedimento che senz'altro possiamo annoverare non tra i soliti provvedimenti "tampone" bensì nell'ambito di quei provvedimenti che intendono apportare modifiche strutturali nel comparto a cui ci si riferisce.
Quali siano i dati di partenza e la situazione nel settore dell'acqua del ciclo delle acque nella nostra regione, è noto a tutti; ci sono problemi di scarsità di questa importante risorsa, così come vi sono problemi di inquinamento. Le motivazioni sono le più diverse; ovviamente vanno affrontate e risolte in un'ottica complessiva. Bisogna anche intervenire nelle varie fasi del ciclo, inquadrando gli interventi nell'ambito di un piano. Ecco quindi che, da parte nostra, si attribuisce la massima importanza alla proposta di Piano Direttore delle acque che la Giunta regionale ha allo studio, e che dovrebbe essere presentato al Consiglio al più presto.
Ritengo non siano sufficienti dei provvedimenti normativi; bisogna intervenire anche dal punto di vista della programmazione economico finanziaria e del coordinamento di tutti i soggetti che operano nel settore.
E' chiaro che la frammentazione delle varie gestioni acquedottistiche a mio avviso, non contribuisce certamente ad affrontare il problema in modo razionale. Bisogna quindi cercare di superare le gestioni frammentate. Non può essere la Regione da sola a risolvere il problema, ma è necessario che siano associati in questa opera di riordino, così come lo sono perlomeno nelle intenzioni politiche, anche gli enti locali, ad iniziare dalle Amministrazioni provinciali.
Vi sono già delle Amministrazioni provinciali che hanno affidato degli studi a soggetti qualificati. Penso sia necessario anche coordinare iniziative di questo genere. E' chiaro che anche la legislazione nazionale che si è venuta consolidando in questi anni, deve facilitare un approccio diverso al problema. Oggi ci troviamo con l'Autorità di Bacino costituita e quindi vi è la possibilità di intervenire nel ciclo completo dall'approvvigionamento alle sorgenti o alle fonti e dalle falde sotterranee fino al completamento della depurazione nel campo delle acque reflue.
Questo provvedimento si pone anche dopo l'approvazione di un altro importante provvedimento da parte del Consiglio regionale, che riguardava gli sbarramenti fluviali, perlomeno quelli di competenza della Regione.
Anche questo è un completamento di norme che servono a dare un assetto organico al settore. Bisogna che si vada velocemente ad un sistema che non solo garantisca la quantità dell'approvvigionamento idrico, ma in special modo la qualità dell'acqua che viene erogata soprattutto per gli usi potabili.
E' questo un aspetto importante perché, purtroppo, si ha l'impressione che nella stragrande maggioranza delle gestioni frammentate, da parte soprattutto dei piccoli Comuni o dei piccoli gestori, vi sia l'impossibilità di installare delle costose apparecchiature che garantiscano in tempo reale il controllo dell'acqua che viene erogata. Per cui a volte si ha - ahimè - un riscontro a posteriori quando ormai "i buoi sono scappati dalla stalla".
Mi sembra poi che il provvedimento, così come è stato approvato in Commissione, sia da condividere per tutti i suoi elementi fondamentali: la centralità dell'uso idropotabile, il monitoraggio delle falde che come affermazione di principio è senz'altro condivisibile, ma poi andrà in qualche modo attuato attraverso le scelte di gestione del comparto. E' chiaro che la costituzione di campi-pozzi, e quindi di prelievi concentrati dalla falda sotterranea, determinerà la possibilità di controllare la qualità dell'acqua estratta, diversamente dalla miriade di pozzi che oggi sono in essere e che rendono praticamente difficile questo controllo.
Così come bisognerà anche fare una riflessione e stabilire quale ruolo dovranno assumere tutti i consorzi e i soggetti che gestiscono le acque reflue nella nostra regione per rendere organico l'intervento in questo settore. Ritengo che la Regione Piemonte nel settore della depurazione delle acque abbia complessivamente promosso un intervento abbastanza razionale nel comparto a sostegno della realizzazione degli impianti di depurazione. Però forse adesso bisogna fare un salto di qualità, nel senso che ai Consorzi di depurazione, adeguatamente trasformati in aziende consortili, come prevede la legge 142, può essere eventualmente affidato anche il compito di realizzare i sistemi fognanti ovviamente d'intesa con i Comuni.
La legge andrà ad interessare in modo diretto e indiretto quel 70 degli utenti piemontesi che si approvvigionano dalle falde sotterranee. Da qui l'attenzione che si è riservata a questa proposta di legge in Commissione e la volontà da parte di tutti coloro che hanno contribuito all'elaborazione dell'articolato per cercare di evitare delle normative che appesantissero troppo la fase di gestione e che fossero un po' troppo burocratizzate.
I colleghi che mi hanno preceduto hanno messo in risalto l'importanza di arrivare alla definizione della falda sotterranea come bene pubblico quindi un bene che può essere dato in concessione, con delle concessioni che avranno una durata limitata nel tempo e avranno tutte un disciplinare che, di volta in volta, regolerà il prelievo.
E' chiaro che anche qui bisogna renderci conto che non potremo che realizzare gradualmente il riordino del prelievo dalle falde sotterranee.
E' facile affermare che si riserva la falda freatica agli usi non potabili, mentre la falda in pressione è riservata agli usi potabili.
Questo è il traguardo finale. Ci sarà tutta una fase intermedia che, come è stato già sottolineato, è di difficile gestione.
La nostra parte politica, con riferimento a tutta una tipologia di prelievi in essere, regolari o da verificare dal punto di vista tecnico, ha operato perché la Commissione introducesse qualche norma che consentisse un periodo transitorio meno pesante.
Non è che noi vogliamo tenere mano a prelievi sconsiderati, abbiamo solamente consigliato - peraltro quanto si proponeva è stato anche accolto da parte della Giunta regionale che ha partecipato attivamente ai lavori di Commissione - di fare delle normative che siano poi effettivamente applicabili.
Mi riferisco anche all'emendamento che viene proposto in questa sede.
Nulla da dire dal punto di vista di principio, è solo che nel momento in cui facciamo proprie delle normative, queste normative devono essere effettivamente applicate. Procedere all'emanazione di norme, che sono bellissime nel loro contenuto letterale, ma poi non sono effettivamente applicabili per mille e una ragione, per mancanza di risorse umane, per mancanza di risorse organizzative, secondo me anziché contribuire a risolvere il problema si contribuisce a rendere sempre meno credibile l'istituzione per la quale e nella quale noi operiamo.
Con questo spirito, con la volontà di contribuire all'approvazione di un provvedimento che garantisca non solo la quantità, ma anche la qualità delle risorse idriche che occorrono al nostro sistema per lavorare e per progredire dal punto di vista degli approvvigionamenti potabili e dal punto di vista delle necessità agricole ed industriali, noi diamo il nostro voto favorevole; ovviamente attendiamo al più presto la proposta di Piano Direttore del settore idrico che la Giunta regionale ha predisposto perch riteniamo che sia il completamento necessario senza il quale questo provvedimento rimarrebbe monco.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.
GARINO, Assessore regionale Allorquando la Giunta regionale presentò questo disegno di legge peraltro sollecitato anche da altri Consiglieri, si poneva ovviamente alcuni obiettivi che sono stati giustamente qui ricordati sia nella relazione del Consigliere Fiumara, sia negli intervenuti Consiglieri Bresso e Cavallera.
Nella relazione che accompagnava il disegno di legge scrivevo che occorreva prevenire una totale compromissione della qualità degli acquiferi sotterranei tutelandone l'esistenza e limitando l'atteggiamento attraverso disposizioni legislative che attribuissero carattere di bene pubblico alle acque sotterranee al pari di quello conferito alle acque superficiali.
Giustamente e correttamente il Consigliere Bresso in quest'aula diceva che questa forse è la parte essenziale, il principio sul quale si basa l'impalcatura della legge ed è indubbiamente molto innovativa. Non mi risulta, per ora, che un simile principio sia stato ribadito in una legge di altra Regione italiana. Lo era in buona parte nel disegno di legge Galli, poi decaduto nella scorsa legislatura.
La seconda azione che volevamo in allora percorrere era quella di dare corso ad indagini e studi che consentissero di porre le premesse per una programmazione nell'uso delle risorse idriche estese all'intero bacino padano e quindi nettamente in contatto con l'alta autorità del bacino del Po; nel contempo intendevano definire i poteri stessi dell'autorità a cui in futuro sarà demandato il compito di gestire l'intero ciclo dell'acqua.
Nell'ambito di questa programmazione dicevamo di volere riservare adeguate risorse idriche sotterranee per gli usi idropotabili con priorità sulle altre utilizzazioni, tutelando adeguatamente i bacini di accumulo di dette acque. Mi pare che sia stato qui ribadito, e da tutte le parti quanto questo sia importante, alla luce del fatto che il 71% dell'acqua che si beve in Piemonte è attinta dalle falde sotterranee.
Tutto questo per pervenire ad una nuova e più incisiva politica di governo delle acque sotterranee, anche e soprattutto a livello regionale attraverso norme che, oltre al riassetto organizzativo e al potenziamento delle strutture operanti nel settore, fossero finalizzate ad una più razionale gestione e tutela del patrimonio idrico sotterraneo e ad un più efficace controllo dei prelievi in atto e sancissero in modo inequivocabile il carattere di pubblica e generale utilità di queste risorse.
Concordo con il Consigliere Fiumara, allorché egli ci dice che la Commissione ha lavorato, ha lavorato bene, ha migliorato il testo: l'impianto essenziale della legge mi pare sia rimasto quello che insieme avevamo in allora già predisposto.
Vorrei solo dire che mi rendo assolutamente conto che questa è una vera e propria riforma. E' stato detto anche da altri che è una legge importante. E' una vera e propria riforma che, a sua volta però, non è che un tassello della politica che dobbiamo perseguire, perché se così lasciassimo, al di là delle questioni di applicazione su cui verrò, non avremmo risolto i problemi e soprattutto dato concretezza ai principi cui prima accennavo. Proprio per questo devo informare il Consiglio che l'Assessorato all'ambiente sta lavorando su questa cornice di interventi sulle risorse idriche, anche perché resto convinto che questa è la vera emergenza ambientale in Piemonte e non solo nella nostra regione. Si parla molto di rifiuti, ma vorrei che i Consiglieri riflettessero sul fatto che il problema acqua è certamente più a rischio di quanto lo siano altri settori ambientali.
Cosa si ha in animo di fare o cosa si è già fatto? 1) Questa cornice prevede il Piano Direttore delle acque regionali; posso dire al Consiglio che sarà terminato a tempi abbastanza brevi e spero di portarlo all'attenzione della Giunta entro una trentina di giorni, il che significa consegnarlo entro l'anno alla Commissione perché possa valutarlo attentamente 2) uno studio sull'individuazione delle aree di ricarica delle falde, per la successiva azione di tutela della Regione in questo campo 3) la mappatura (progetto già in studio) degli acquedotti esistenti nella regione ed il tipo di gestione che questi hanno 4) la normativa sui deflussi minimi vitali dei corsi d'acqua per garantire la vita agli ecosistemi fluviali; questo, attraverso circolare, è già in atto da sei mesi e sta dando i primi risultati 5) la normativa per definire quello che i nostri tecnici chiamano il PMC cioè il prelievo di massima compatibilità alle falde sotterranee, l'alter ego del deflusso minimo vitale nei corsi d'acqua superficiali.
Se noi riusciremo, entro breve tempo, a mettere insieme questi cinque tasselli importanti, avremo percorso un arco di 180 gradi nella politica di governo delle risorse idriche. Ho la speranza che, entro pochi mesi, tutto questo sia portato all'attenzione della Commissione incaricata e del Consiglio regionale. Iniziamo quindi la nuova fase. Concordo ancora una volta con il Consigliere Bresso, con le preoccupazioni che avanzava allorché diceva giustamente che forse occorre prevedere la necessità di valutare l'impatto della legge con la realtà, prevedendo magari fin d'ora di migliorare l'efficacia attraverso nuovi provvedimenti che si rendessero necessari. Andiamo in un campo nuovo, la realtà ci è nota, ma non tutta potrebbe essere possibile ritornare anche su questa legge per alcune modifiche sostanziali e credo sarebbe atto di intelligenza da parte di questo Consiglio prendere coscienza dell'impatto che questa legge avrà e quindi correre ai ripari laddove si verificasse questa possibilità.
stato sollevato e giustamente il problema del catasto pozzi. Proprio ieri la Giunta regionale ha approvato il disegno di legge sulla sub-delega alle Province delle funzioni amministrative in materia di acque pubbliche nel quale rientra il catasto pozzi, prevedendo altresi il trasferimento di personale e risorse finanziarie. Questo quindi sarà entro brevissimo tempo all'attenzione della Commissione e dovrebbe garantire, almeno nelle intenzioni, che non sia la Regione a gestire un catasto pozzi o a fare questa fotografia, ma siano le Amministrazioni provinciali le quali, tengo a precisare, sono già state informate di questo disegno di legge in due incontri avuti con tutte le Amministrazioni provinciali sul problema delle risorse idriche; tutte le Amministrazioni provinciali si sono dichiarate disponibili a svolgere questo lavoro che noi assegneremmo con la subdelega.
Ovviamente le Province chiedono che, accanto alle deleghe, vengano forniti il personale e i fondi.
Ripeto, credo si tratti di una riforma che non deve stare a sé; ho detto quali sono le intenzioni, mi pare anche sia possibile giungere, non a tempi lunghi, ad una normativa che dia una struttura capace di governare il sistema idrico piemontese. Debbo anche un ringraziamento, anzi più ringraziamenti, ai tecnici del Settore risorse idriche, che sono stati attenti a quanto il mondo scientifico avanza e che sanno guardare alla realtà e trarre utili suggerimenti per fornire a me, che tecnico non sono ma anche al Consiglio, attraverso di me, le soluzioni ai problemi esistenti. Vorrei infine ringraziare la II Commissione che ha lavorato veramente bene ed il Presidente Fiumara che l'ha diretta.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1- Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44 secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 36 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 36 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 36 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 36 L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 36 L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 36 L'art.6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 36 L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 36 L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 36 L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 36 L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 36 L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per alzata di mano; a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 36 L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 36 L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 36 L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 36 L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 36 L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Emendamento presentato dai Consiglieri Rivalta e Bresso: dopo il primo comma, inserire: "2. L'applicazione della presente legge, a partire dal secondo anno della sua entrata in vigore, è documentata annualmente e per aree omogenee attraverso un'apposita relazione che la Giunta regionale presenta al Consiglio regionale. In particolare, dovrà essere documentato il bilancio dell'utilizzo delle acque sotterranee per quanto concerne le finalità di cui al primo, terzo e quarto comma dell'art. 1 e la riserva e utilizzo delle acque da falde in pressione di cui all'art. 4": Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 17, così emendato, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 36 L'art. 17 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
La legge è approvata.


Argomento: Nomine

Ente Diritto allo Studio Universitario (art. 19, L.R. n. 16/92). Consiglio di amministrazione. Nomina di sei rappresentanti.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Antonio Postiglione e Riccardo Ludogoroff, non avendo alcuno degli altri candidati riportato voti sufficienti.. Il Consiglio regionale si riserva di procedere, con successiva deliberazione, alle nomine mancanti per l'integrazione dell'organo.


Argomento: Nomine

Comitato regionale per il Servizio Radiotelevisivo (art. 2, L.R. n. 59/91). Nomina di due esperti in comunicazione radiotelevisiva (Integrazione).


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Gian Paolo Caprettini e Marcello Segre.


Argomento: Attivita" delegate alle USSL (vigilanza, formazione)

Esame progetto di legge n. 306: "Modifica dell'art. 7, comma primo, della L.R. 23/4/1992, n. 24 'Norme relative al trasferimento delle funzioni socio assistenziali già esercitate dalle Province"'


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 306, di cui al punto 8) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Peano, che ha facoltà di intervenire.
PEANO, relatore Do per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Il comma primo dell'art. 7 della L.R. n. 24 /92 prevede che il trasferimento delle funzioni socio-assistenziali già esercitate dalle Province ai Comuni singoli o associati sia completato entro 120 giorni dall'entrata in vigore della legge.
La Regione ha seguito e sta seguendo costantemente la complessa procedura del trasferimento in successivi incontri con le Province e le singole UU.SS.SS.LL. ed ha constatato che esistono oggettive difficoltà di carattere tecnico che possono impedire, da parte dei soggetti interessati l'adozione di tutti gli atti conseguenti entro i termini previsti dalla legge.
Il mancato perfezionamento di alcuni atti necessari a completare il trasferimento può causare l'interruzione delle prestazioni e delle attività socio-assistenziali già assicurate dalle Province a danno degli utenti, che rappresentano una fascia debole delle popolazione.
Per tali motivi, con il presente disegno di legge si propone che il termine previsto dalla L.R. n. 24 /92 sia prorogato al 31 /12 /; 1992, al fine di consentire che il trasferimento delle funzioni avvenga senza pregiudicare la continuità e la qualità dei servizi erogati".



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato, composto di un unico articolo.
ART. 1- Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44 secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 35 L'articolo unico, pertanto l'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Emigrazione - Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Esame progetto di legge n. 169: "Istituzione del Premio internazionale 'Piemontese nel mondo'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 169, di cui al punto 9) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Beltrami, che ha facoltà di intervenire.
BELTRAMI, relatore Do per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Signori Consiglieri, credo non sia sfuggito il notevole rilievo che ormai da anni viene assumendo il concetto di piemontesità; tanto a livello culturale e storico, quanto altresì sotto il profilo più direttamente politico.
Non è certo il caso di condurre profonde e documentate esegesi del fenomeno; resta tuttavia il fatto che lo stesso è presente ed acquista significati precisi presso strati della cittadinanza sempre più alti e sempre più consapevoli. Segno di una maturazione positiva, senza dubbio, ma anche spia di un aspetto del nostro vivere quotidiano che va approfondito e tenuto nella giusta considerazione.
Di questa piemontesità vorrei occuparmi per alcuni risvolti, in particolare per quelli che concernono il modo più appropriato di valorizzare chi del patrimonio di civiltà del nostro Piemonte si è fatto all'estero illustre ambasciatore, operando spesso fra difficoltà ed insufficien-za di mezzi, senza peraltro rinnegare quelle virtù tradizionali (onestà, competenza, laboriosità) del nostro operare che possono benissimo essere tradotte in una sola parola: piemontesità, appunto.
Ricordo con tanto piacere e con qualche rammarico i pochi giorni trascorsi, in rappresentanza ufficiale della Regione, nella 'pampa gringa' della provincia di Cordova in Argentina, là dove i nostri corregionali costituiscono oltre la metà della gente residente, e sono considerati principali costruttori dello sviluppo di quella terra lontana, e che amano definirsi 'l'altro Piemonte'. E' proprio una verità: esiste fuori dall'Italia un altro Piemonte, più vasto e più capillare del nostro in cui viviamo, ma portatore e conservatore di tradizioni - fra cui la nostra lingua dialettale - e di valori che qui da noi parevano essersi dispersi.
Ricordo i momenti vissuti nel 1986 in Argentina, rammento le realizzazioni operose dei nostri emigranti (fra tutte cito il 'Monumento all'emigrante piemontese di San Francisco ed ora la vicina 'Casa Piemonte'), riprovo molte volte il calore della loro amicizia e simpatia quando essi hanno occasione di tornare in Italia. Ritengo che quanto andr a proporre sia soltanto un minimo gesto di riconoscenza per quest'altro Piemonte, operante all'estero.
Negli scorsi anni, ad iniziativa dell'Associazione Piemontesi nel Mondo di Pinerolo, sono stati assegnati a varie personalità, che hanno degnamente illustrato l'immagine del Piemonte all'estero, alcuni premi denominati 'Premio Internazionale Piemontese nel Mondo'. Il riconoscimento, se anche non proveniva da ente ufficiale, è sempre stato molto ambito dai nostri emigranti e riconosciuto come una testimonianza di alto significato morale.
E' inutile illustrare con il nome degli insigniti il valore del premio; si tratta di gente con alle spalle una vita ed una tradizione di onestà, di competenza, di laboriosità, gente che è l'immagine cioè delle più radicate virtù che caratterizzano la nostra Regione.
Il premio, dunque, valorizza le precedenti edizioni, migliora le nuove ed esalta il patrimonio di tradizioni e virtù del piemontese che opera all'estero, anche attraverso la partecipazione ad iniziative di carattere sociale, umanitario, culturale, di cui i premiati siano testimoni significativi. Tanto è perseguito dalla proposta di legge in discussione.
A tale scopo, con un onere finanziario non eccessivo e comunque ripartito su più esercizi finanziari, può essere assicurato un futuro di certezza all'iniziativa concepita dall'Associazione prima citata.
Di fatto, anche se si determina un nuovo capitolo di spesa, si avverte che già le precedenti edizioni fruivano del contributo regionale.
Mi auguro che i colleghi possano dare un'attenta considerazione alla proposta e ad essa la necessaria convinta adesione".



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1- Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44 secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 35 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 35 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 35 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 35 L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 35 L'art. 5 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri.
La legge è approvata.


Argomento: Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione n. 440: "Piano dei corsi per operatori sanitari. Anno scolastico 1992/1993"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 440, di cui al punto 14) all'o.d.g. Ha chiesto di intervenire il Consigliere Calligaro. Ne ha facoltà.
CALLIGARO Signor Presidente, sul Piano corsi sarebbe stato opportuno che l'Assessore ci avesse informato della situazione, perché si tratta di un punto molto delicato e di grande importanza per la sanità piemontese.
Sappiamo che le iscrizioni hanno superato le 4.000 unità, che i posti disponibili sono 2.245, e di conseguenza ben 1.800 domande saranno respinte. C'è quindi uno scarto rilevantissimo tra il numero di domande di iscrizione e il numero di posti disponibili, e tutti sappiamo che la carenza di infermieri professionali è particolarmente acuta nelle grandi città, a cominciare da Torino, ma anche nelle città capoluogo di provincia.
Nella città di Torino sono solo 625 gli allievi autorizzati; in sostanza, ci troviamo di fronte ad un numero chiuso insufficiente alla copertura di un turn-over destinato ad essere molto elevato a causa degli indirizzi di politica pensionistica del Governo Amato.
C'è un rilevantissimo aumento del numero delle domande, e questo è un fatto positivo. A mio parere è determinato da una crisi economica industriale ed occupazionale drammatica e preoccupante, che induce non pochi giovani a guardare ad uno sbocco occupazionale quasi certo.
Molti hanno dichiarato: "Volenti o nolenti, abbiamo fatto domanda per fare gli infermieri professionali". Naturalmente l'Assessore non ha perso l'occasione per dire che c'è stata una campagna promozionale molto efficace. Sull'efficacia della campagna promozionale, costata 600 milioni di lire, nutriamo seri dubbi; può darsi che abbia prodotto qualche centinaio di domande in più, ma alla Regione è costata cara. E poi, con il numero chiuso, si è 'dimostrata del tutto inutile. Sarebbe stato molto più opportuno, per esempio, utilizzare quelle risorse per l'aumento dell'assegno di studio agli allievi infermieri. Questo è un altro motivo portato dall'Assessore per spiegare il successo delle iscrizioni.
Voglio ricordare in quest'aula che la Regione Piemonte non ha onorato l'intesa con i sindacati e con il coordinamento regionale degli allievi infermieri professionali. L'accordo era che l'aumento partisse dall'anno scolastico 1991/ 1992; poi l'Assessore ha scoperto che non si potevano stornare risorse del 1992 per il 1991; ora scopriamo che vuol fare slittare l'aumento all'anno scolastico 1992/1993. Ne parleremo in un punto successivo, ma se è così non siamo assolutamente d'accordo.
Le intese si rispettano: gli impegni assunti devono essere onorati da parte della Regione: questa è la migliore campagna promozionale per le iscrizioni alle scuole di allievi infermieri professionali! Non siamo d'accordo che vengano sottratti circa 10 miliardi di lire agli allievi infermieri professionali e alle loro famiglie. La Regione ha assunto questo impegno e lo deve rispettare. Nel campo della formazione spende 11 miliardi di lire, che sono misera cosa rispetto ai 6.500-6.700 miliardi che spenderà per la sanità quest'anno. Questo, insieme alla carenza di posti autorizzati soprattutto nella città di Torino e nelle città capoluogo di provincia, è il motivo che ci induce a dare un voto negativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Signor Presidente, signor Assessore e colleghi, io invece esprimo il voto favorevole su questa proposta di deliberazione, diretta a realizzare attraverso questi corsi, l'accesso di nuove figure di infermieri professionali di cui abbiamo piuttosto carenza. Mi sembra che così facendo si risponda adeguatamente a questa esigenza.
Non avrei molte altre cose da aggiungere; vorrei però porre una domanda. Da notizie in mio possesso, risulta che nelle zone in cui si svolgono questi corsi (non dappertutto), viene fatta una verifica molto prima della conclusione dell'anno scolastico. Non so se questo avviene in base ad una legge nazionale, regionale o se si tratta di un intervento individuale da parte di chi sovrintende alla gestione di questi corsi.
Comunque le conseguenze sono che, ad esempio, l'anno scorso, nella provincia di Alessandria, dopo una verifica effettuata nel primo trimestre 11 o 12 allievi sono stati invitati a non continuare, sulla base di non so che cosa; sulla base di qualche pagella o proiezione computerizzata si riteneva opportuno che questi allievi non continuassero il corso. Questo non avviene da tutte le parti, però mi sembra che questa situazione richieda una spiegazione; in genere, comunque vadano le cose, i voti e le pagelle si danno alla fine dell'anno scolastico, non mi pare che si possano giudicare gli allievi già al primo trimestre invitandone alcuni a non frequentare più.
Auspico che tutti quanti siano bravi e che questi corsi possano far giungere in porto tutti gli allievi che lo desiderano; vorrei comunque capire di più il motivo di queste interruzioni. Mi sembra sia un ostacolo da rimuovere perché, vista la necessità di infermieri professionali dovremmo ringraziare queste persone per la loro opera generosa di altruismo, anche di fronte a tutta una serie di rischi esistenti all'interno degli ospedali. Queste persone si dedicano agli altri e quindi mi pare meritino un'attenzione particolare, permettendo loro di studiare con profitto e di essere destinate al lavoro per il quale si iscrivono ai corsi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.
PEANO Sostanzialmente il nostro Gruppo è d'accordo e il voto all'atto deliberativo è favorevole, anche perché il Piano dei corsi che l'Assessore ha previsto cerca di coprire una situazione che è diventata difficile nel nostro sistema sanitario. Mancano molti posti e bisogna sicuramente coprirli; la stessa manovra di contenimento della spesa attuata dall'Assessore nel maggio di quest'anno sul bilancio sanità del 1992 non aveva tenuto conto della copertura del turn-over. Nella Regione Piemonte mancano - pare - 3.000 posti di infermiere professionale ed è necessario ricoprirli.
Forse non tutti abbiamo capito - anch'io come il Consigliere Calligaro ho avuto qualche difficoltà, però l'ho accettata - la spesa effettuata per incentivare l'accesso ai corsi. La spesa mi è sembrata un pochino vanificata dal fatto che i corsi sono a numero chiuso, cosa che probabilmente ha impedito a molti giovani di fare richiesta e di potervi accedere.
Ritengo giusto quanto l'Assessore ha fatto nel consentire un primo riconoscimento economico agli allievi per i prossimi corsi, riconoscimento economico che quest'anno verrà aumentato sia agli allievi del primo corso che a quelli del secondo e del terzo, come era stato richiesto da alcuni di noi con un'interpellanza all'Assessore e da una richiesta pervenuta da molti ragazzi che frequentano i corsi, i quali erano venuti un giorno qui in Regione.
CALLIGARO Che sono stati ingannati, perché quelli non prenderanno niente per l'anno 1991/1992! PEANO Qualcosa è stato ottenuto, collega Calligaro; comprendo che non si sia ottenuto il massimo, ma siamo anche in una situazione economica della nostra sanità tutta particolare. Mi auguro - lo pongo non come condizione ma come augurio - che il prossimo anno sia veramente possibile consentire agli studenti un riconoscimento per il loro lavoro, che non è soltanto di studio, ma anche di vera e propria attività lavorativa all'interno dello stesso ospedale dove effettuano i corsi.
Comunque, siamo sostanzialmente d'accordo, perché la situazione in alcuni settori sta diventando veramente drammatica. Infatti, non si riescono più a coprire i posti degli infermieri che se ne stanno andando a causa della manovra preoccupante del nostro Governo, il quale sembra quasi stia invitando tutti ad andare in pensione.
Mi auguro che i corsi partano al più presto; per quanto di mia conoscenza, i corsi hanno un elevato e qualificato percorso programmatico.
Sono corsi che hanno dato delle buone risposte a chi li ha frequentati; è anche in atto una proposta che forse porterà a dei cambiamenti in questo settore, in quanto ormai si parla di laurea breve. Probabilmente in futuro vi sarà una laurea breve anche per gli infermieri professionali; è comunque un cambiamento in atto verso il quale porremo la massima attenzione.
Ad ogni modo, esprimiamo nuovamente il nostro voto positivo a questa deliberazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore regionale Il Consigliere Rossa lamentava che alcuni allievi abbandonano i corsi dopo una verifica effettuata nei primi mesi. A questo proposito, ricordo che esiste un decreto del 1929, il quale al primo anno prevede una prova dopo due mesi di corso; noi l'abbiamo spostata a dopo quattro mesi, per ripeto - è una prova prevista dalla normativa vigente. Noi l'abbiamo spostata proprio per poter permettere un periodo di valutazione un po' più ampio, però è una norma di livello statale, fissata nel 1929, che regge le scuole di questo tipo.
ROSSA Mi pare antidemocratica.
MACCARI, Assessore regionale E' una prova di valutazione di tipo professionale.
Sul numero. Il numero in questi anni è stato aumentato di molto; siamo passati dai 700 allievi del primo anno a 2.200, quindi l'abbiamo più che triplicato. Ed è già stato uno sforzo notevole, perché bisogna considerare che lo sforzo di organizzazione globale è su 6.070 allievi, cioè sul totale degli allievi dei tre anni di corso.
Quest'anno abbiamo avuto, in modo inaspettato, un numero elevato di domande. Non sto a fare polemiche o valutazioni sul perché abbiamo avuto tante domande; credo abbia compartecipato positivamente una serie di fenomeni, e la campagna non può essere evidentemente l'ultima. Ma qui siamo nelle valutazioni del singolo; d'altronde ciascuno di noi si arroga il diritto di essere un tuttologo dando giudizi su tutto, quindi lascio le valutazioni alla sensibilità di ciascuno.
Io sottolineo solo il dato positivo: abbiamo avuto 4.130 domande. Il che non vuol dire che c'è il numero chiuso; c'è un numero programmato di 2.245, che è molto alto. Il tradurlo in termine spregiativo di numero chiuso non ha senso e dimostra anche non eccessiva sensibilità nel quadro generale dell'organizzazione sanitaria. Anche perché il numero di quest'anno ci dà un elemento di valutazione positivo per il futuro, sia sul piano della disponibilità di risorse umane sia della disponibilità e dell'uso delle risorse finanziarie.
Finora noi non facevamo alcuna selezione, per cui su 100 iscritti al primo anno, ne portavamo al diploma da 50 a 55, con una perdita secca.
Dalle indicazioni che emergono, là dove c'è un processo di selezione di ingresso al primo anno, è dimostrato statisticamente che su 100 iscritti al primo anno, se ne portano 7075 al diploma, il che vuol dire, da una parte avere un maggior numero di infermieri professionali, dall'altra usare meglio le risorse economiche destinate all'organizzazione dei corsi e ai presalari. Quindi ritengo che il fenomeno non sia negativo. Ricordo che quest'anno, per la prima volta nella storia della sanità piemontese abbiamo diplomato più di 1.000 infermieri professionali, esattamente 1.089 cosa da sottolineare in termini estremamente positivi.
Per quanto riguarda il turn-over dei prossimi anni, le considerazioni sono lasciate alla valutazione politica del singolo perché, non avendo ancora parametri chiari peri futuri pensionamenti, in questo momento ciascuno può dargli il contenuto ipotetico che crede. La linea nazionale che sta andando avanti è però decisamente disincentivante; probabilmente non metterà blocchi al numero degli anni per chi ha acquisito alcuni diritti, ma probabilmente - uso appositamente questo avverbio - darà come parametro di calcolo un numero di anni superiore a quelli attuali.
Ci sarà quindi una forma disincentivante, per cui in questo momento diventa difficile pronunciarsi sull'aumento o la diminuzione del turn-over.
Personalmente, ho l'impressione che, con le nuove indicazioni, sia destinato a diminuire; rispetto comunque l'opinione del Consigliere Calligaro, il quale dice che le misure Amato sono destinate a far aumentare il numero dei pensionamenti.
La deliberazione sul presalario verrà approvata oggi e quindi sarà immediatamente applicata.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri interventi, pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 22 voti favorevoli e 7 contrari.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n. 5) non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale

Esame proposta di deliberazione n. 435: "Associazione della Regione Piemonte all'Associazione Internazionale Permanente dei Congressi della Strada. AIPCS - Gruppo Nazionale Italiano. Quota per l'anno 1992 L. 500.000 (cap.10940/92)"- (rinvio)


PRESIDENTE

In merito al punto 15) all'o.d.g., che grevede l'esame della proposta di deliberazione n. 435, ha la parola l'Assessore Panella per l'illustrazione.
PANELLA, Assessore regionale Gli uffici ritengono che sia un'opportunità da perseguire.
MONTICELLI Non capisco, a che cosa e a chi si riferisca questa Associazione. Visto che aderiamo, lo vorrei sapere.



PRESIDENTE

E' l'Associazione dei Congressi della Strada.
MONTICELLI Sì, ma chi sono costoro? Da chi è composta questa Associazione? Da enti, da persone, da movimenti? PANELLA, Assessore regionale Mi informerò presso gli Uffici.


Argomento: Sistema informativo regionale

Esame proposta di deliberazione n. 413: "Adesione al Laboratorio Informatico di Statistica Avanzata (LISA). Approvazione della proposta della Giunta regionale"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 413, di cui al punto 16) all'o.d.g.
Ha la parola il Vicepresidente della Giunta, Vetrino.
VETRINO, Vicepresidente della Giunta regionale Apprendo della costituzione di questo Comitato dalla deliberazione della Giunta regionale del 22/4/1992, quindi non posso più di tanto fornire eventuali precise informazioni ai Consiglieri regionali.
Si tratta di un laboratorio, costituito ed operante presso il CSI del Piemonte, che tende a raccogliere esigenze propulsive e di coordinamento in materia statistica all'interno dell'ente, e quindi di un ente essenzialmente culturale, istituito a lato del CSI, con l'obiettivo di costituire un polo di riferimento nazionale.
Già negli anni'80-'85, quando mi occupavo del CSI, si discuteva dell'opportunità di far diventare il CSI (che, nel panorama dell'informatica regionale, è sicuramente all'avanguardia), un momento di riferimento anche nazionale, a disposizione della comunità scientifica accademica per far conoscere i principali strumenti di software statistico.
Questo laboratorio tiene collegamenti con gli ambiti scientifici e disciplinari, che utilizzano in modo congiunto e applicativo strumenti avanzati nel campo informatico e statistico. Per questo motivo, la Regione ha deciso di aderire, tenendo conto che vi aderiscono Atenei, Istituti superiori di ricerca, Fondazioni, Enti pubblici e anche aziende pubbliche e private.
In questo momento, però, non saprei assolutamente darvi notizie più precise circa l'attività e il programma di questo ente, cosa che forse sarebbe opportuna; tuttavia ritengo che chi è andato in Commissione ad illustrare questa deliberazione abbia sicuramente fornito ai Commissari delucidazioni più precise di quelle ché posso fornire in questo momento tenendo conto che non è la mia materia, ma è materia seguita direttamente dalla Presidenza della Giunta.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri interventi, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n. 5) non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 463: "Recepimento dell'intesa tra la Regione Piemonte e le Organizzazioni sindacali CGIL-CISL-UIL"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 463, di cui al punto 17) all'o.d.g. Sono stati presentati alcuni emendamenti. 1) Emendamento presentato dall'Assessore Maccari: di stabilire che la misura aumentata per l'assegno di studio abbia decorrenza dall'1/1/ 1992.
La parola all'Assessore Maccari per l'illustrazione.



PRESIDENTE

MACCARI, Assessore regionale



PRESIDENTE

L'emendamento coincide con il contenuto del secondo emendamento aggiuntivo proposto dai colleghi del PDS, solo che tale emendamento sposta la collocazione nel dispositivo di deliberazione e non modifica l'accordo.
Per cui, l'emendamento che recita: "di stabilire che la misura aumentata per l'assegno di studio abbia decorrenza dall'1 / 1 / 1992"viene messo nel dispositivo di deliberazione dopo il primo comma: "delibera di approvare il protocollo d'intesa che è allegato alla presente, ecc.", e poi "il Consiglio delibera di stabilire che la misura", senza incidere sul protocollo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bortolin.
BORTOLIN Due osservazioni sul recepimento di questo accordo sindacale.
La prima osservazione l'abbiamo ripetuta più volte in questo Consiglio e in altre sedi e riguarda l'istituto degli incentivi alla produttività. E' un istituto che ci lascia perplessi, che ci trova più volte contrari soprattutto per quanto riguarda l'area del sub-B, come l'Assessore ben conosce e i Consiglieri possono vedere dalla proposta di deliberazione.
Si tratta di parte di stipendio che viene erogato ai dipendenti sotto forma, o con la parvenza, di realizzazione di progetti e quindi sotto forma di incentivo, ma che nella realtà pratica trova ben poca applicazione.
D'altra parte, basta scorrere i punti per quanto riguarda questa parte del sub-B per capire come nell'applicazione pratica nelle UU.SS.SS.LL., nella gestione quotidiana della sanità, questi buoni principi vengano continuamente dimenticati dagli operatori sanitari.
Mi riferisco al fatto che gli incentivi dovrebbero servire a ridurre le liste di attesa per interventi e invece sappiamo bene qual è la situazione perché altri sono i problemi rispetto ai progetti che qui vengono auspicati: il problema del tempo pieno, dell'ampliamento dell'orario di attività delle sale chirurgiche e degli operatori, altri problemi che noi abbiamo evidenziato e che non voglio richiamare per non dilungarmi troppo.
Sono quindi forme di erogazione, di contributi al personale che dovrebbero presupporre un miglioramento effettivo, concreto, verificabile della loro attività. Se però andassimo a verificare, dovremmo immediatamente cancellare questa parte di incentivazione, perché è consentitemelo - uno scandalo che va avanti da anni, che dobbiamo continuamente subire e che certamente non proviene dalla Regione, ma da accordi di carattere più generale e nazionale, e che francamente non possiamo esimerci dal criticare.
L'altro punto, colleghi Consiglieri e colleghi della Giunta, è l'ultima parte di questo accordo, dove per quanto riguarda il problema delle UU.SS.SS.LL. prive di sportelli bancari, si demanda alla contrattazione decentrata il permesso di riscossione dello stipendio, che dovrà fare riferimento a specifici accordi basati su istituti contrattuali esistenti congedi e straordinari.
Questo è un punto che vorremmo che l'Assessore ci specificasse in Consiglio, perché in Commissione - per ragioni sicuramente serie - egli non era presente. Era presente la funzionaria regionale, ma questo aspetto lo vorremmo ancora chiarito in aula. Se si tratta di demandare alla contrattazione decentrata, sicuramente ci saranno le Organizzazioni sindacali e i lavoratori a rivendicare questa possibilità, ma questo significa che noi perpetuiamo, anche se in altri enti già avviene, un principio che non possiamo assolutamente condividere. E' inammissibile, con tutto il rispetto dei cittadini e dei lavoratori, che si debba consentire un'ora di congedo straordinario! Vorremmo capire quanto costa in danaro - e nella situazione di carenza finanziaria nella quale ci troviamo non è un dato di poco conto! - ma anche quanto costa come mancato lavoro, come mancata prestazione da parte di migliaia di dipendenti, perché sono poche le UU.SS.SS.LL. che hanno lo sportello bancario. Ce l'hanno le grandi UU.SS.SS.LL. della città di Torino, le UU.SS.SS.LL. sede di ospedale, ma la restante parte delle UU.SS.SS.LL. della nostra regione non dispone di uno sportello bancario all'interno dei servizi sanitari. Per cui è di fatto un ampliamento dell'accordo che verrà fatto valere nella contrattazione decentrata e che consentirà ai dipendenti, il 27 del mese o comunque il giorno che sceglieranno, di assentarsi per un'ora dal lavoro per andare a riscuotere lo stipendio.
Il disinteresse del Consiglio non è del tutto importante, ma diventa ridicolo quando vogliamo applicare una sovraimposta, un ticket per reperire qualche miliardo se poi andiamo a consentire che a livello locale si definiscano degli accordi che costano altrettanto alla collettività.
Proviamo a quantificare quanti sono i dipendenti regionali della sanità quanti sono i dipendenti che potrebbero- e lo facciamo in difetto utilizzare questa possibilità: arriviamo a cifre che ammontano a miliardi.
Abbiamo tentato di farlo in Commissione e vi devo dire, colleghi Consiglieri, che vi abbiamo rinunciato, perché ci siamo spaventati: abbiamo concluso che, attraverso la contrattazione decentrata, circa il 30% di dipendenti delle UU.SS.SS.LL. arrivano ad ottenere questo beneficio.
E' un problema davvero di disuguaglianza grave nei confronti di tutti gli altri lavoratori, ma anche dei lavoratori degli enti pubblici, perch non mi pare che nei Comuni e negli altri enti esista questo istituto, con un uguale dispendio di risorse in danaro e in mancata erogazione di servizi. Francamente, in una situazione del genere, è scandaloso che si conceda un beneficio di questo tipo. Noi siamo per stralciare totalmente questa possibilità e quindi per depennare dalla deliberazione questa parte se i lavoratori della sanità devono essere uguagliati a quelli di altri enti, l'Ente Regione (io non so se i dipendenti regionali o di altri enti godono di questo beneficio) controlli che ciò non avvenga in un rapporto di disparità, disuguaglianza e scandalo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore regionale Le cose dette dalla collega Bortolin sono completamente condivise. Il problema della banca ce lo siamo posto nelle trattative ed è stato oggetto di discussione molto lunga. Le Organizzazioni sindacali insistono cori il dire che il dipendente ha diritto ad avere lo stipendio in denaro liquido per cui pone delle grosse difficoltà all'organizzazione pubblica. Anche alla Giunta pare assurda una norma che conceda la disponibilità di un'ora disponibile il cui costo ammonta mediamente a 30.000 lire, costo non indifferente se lo moltiplichiamo per dodici mesi, con un totale di 360.000 lire all'anno. Naturalmente siamo rimasti in difficoltà, anche perché la stessa norma vale per i dipendenti regionali: vi è un'ora anche per i dipendenti regionali. E' fuori dubbio che questo fa parte di un patrimonio del passato, che non ha più senso di esistere ai giorni nostri come modalità di conduzione, di operare, se non esistono queste difficoltà da parte dei lavoratori nel pretendere i soldi in liquido (il che comporterebbe un trasporto valori e una garanzia di sicurezza). A me pare che nel privato questo diritto non esista, per cui la Giunta condivide pienamente questo emendamento.
Anche riguardo al problema degli incentivi il Consigliera Bortolin ha pienamente ragione; il sub-2 è un settore difficilissimo da trattare, anche perché in tutti questi anni il settore cosiddetto degli incentivi è esistito solo a parole; in realtà, è sempre stata un'elargizione (questo non solo nella sanità, ma su tutto il settore pubblico), un'integrazione di stipendio, una voce aggiuntiva a pioggia con quasi nessun riferimento alla realtà incentivata e all'aumento della produttività reale conseguita.
Abbiamo già fatto fatica a contenere alcune indicazioni di progetto elencate nella deliberazione, ma credo che dal prossimo anno questo sparirà. Credo che una ristrutturazione di tipo europeo di tutta la macchina pubblica del Paese debba vedere anche una nuova modalità di comportamento in questo tipo di rapporto, che mantiene sacche acquisite nel tempo di vantaggi non giustificati, acquisiti in modo continuativo ed aggiuntivo per una debolezza sempre più pesante della parte pubblica. La cifra reale è minore, perch l'ora libera vale solo per il giorno 27. Poi, nelle disarticolazioni locali, credo che i comportamenti siano variegati.



PRESIDENTE

I Consiglieri Bortolin, Rossa, Ferrara, Leo e Goglio hanno presentato il seguente emendamento: 2) sopprimere ' a pagina 3, dà: "Per le UU.SS.SS.LL. prive di sportelli"fino a "congedi straordinari".
Pongo in votazione tale emendamento, accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
Pongo ora in votazione l'emendamento n. 1) presentato dall'Assessore Maccari.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
3) Emendamento presentato dai Consiglieri Calligaro, Maggiorotti e Bortolin: al protocollo d'intesa, pagina 3, punto c) "Assegno di studio", dopo "L'erogazione viene così modificata", aggiungere "a partire dall'anno scolastico 199111992".
L'emendamento viene ritirato dai proponenti.
4) Emendamento presentato dai Consiglieri Calligaro, Maggiorotti e Bortolin: al protocollo d'intesa, pagina 3, punto c) 'Assegno di studio", dopo "L'erogazione viene così modificata", aggiungere " dall'1 gennaio 1992:": L'emendamento viene ritirato dai proponenti.
Pongo in votazione la deliberazione, il cui testo così emendato verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n. 5) non vengono computati per fissare il numero legale.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Cooperazione

Esame proposta di deliberazione n. 464: "Direttive di carattere generale per il triennio 1992/1994, art. 4, L.R. n. 31/90 'Interventi regionali per la cooperazione, la pace e lo sviluppo"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 464, di cui al punto 18) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Foco.
FOCO La cooperazione a livello di enti locali si colloca nella prospettiva di trasformare l'attività di cooperazione in una vera e propria politica con caratteristiche fortemente decentrate e pubbliche. Si differenzia pertanto, sia nell'intervento delle organizzazioni non governative sia nell'intervento centrale dello Stato.
La cooperazione decentrata si pone nella prospettiva di attivare le risorse del territorio attraverso fasi di censimento, informazione formazione e coordinamento in relazione ai paesi in via di sviluppo con caratteristiche omogenee o comparabili.
La cooperazione a livello di enti locali non deve pertanto esaurirsi nel rapporto con il Ministero Affari Esteri per drenare fondi da ripartire tra gli attori locali, le organizzazioni non governative. Essa deve assumere una forte connotazione autonoma. In questa ottica assume una rilevante importanza il rapporto con gli organismi e le politiche CEE: l'elemento critico è costituito dalla degenerazione del quadro internazionale (la fame africana, il debito, la ridiscussione delle entità e dei confini nazionali), che riduce le risorse per la cooperazione, quel famoso 1% del PIL nazionale mai neppure sfiorato. Così, alla crisi delle organizzazioni non governative oggi rischia di non sostituirsi nulla, se la cooperazione decentrata non decolla davvero con il suo corollario di efficienze, professionalità e trasparenza.
Il quadro di riferimento obbligato è la legge n. 49/86, la sua linea applicativa, è la deliberazione n. 12/89, che viene anche richiamata in premessa della deliberazione regionale. Si tratta del quadro legislativo di immediato riferimento, ma non dovrebbe essere l'unico, perché si escludono altrimenti le politiche comunitarie, tutta la materia inerente al problema dell'immigrazione che, prima o poi, dovrà essere ricondotta all'alveo della cooperazione (almeno, questo è il nostro parere).
Altro punto è il problema degli interventi di emergenza che attiva direttamente il tessuto civile. Il quadro legislativo della legge n. 49/86 è ottimale, ma è stato coscientemente boicottato, reso sonnacchioso e pachidermico. Il Ministero Affari Esteri convoca il gruppo misto delle Regioni solo nel 1989, a due anni dall'uscita della legge, e solo quattro anni dopo, nel 1991, prende corpo il primo accordo operativo l'Osservatorio interregionale per la cooperazione e lo sviluppo, per cui la Regione Piemonte mi pare abbia stanziato 33 milioni. Operativamente la legge n. 49/86 è ancora "zero". Fanno eccezione alcune realtà consolidate la Regione Lombardia e il Comune di Milano, la Regione Emilia Romagna e il Comune di Bologna, la Regione Umbria, la Regione Piemonte e il Consorzio mi si permetta di citarlo - di Alessandria, unica realtà a livello nazionale: un consorzio tra enti locali, Provincia, Comuni capoluogo e Regione Piemonte. Di fatto, il Ministero Affari Esteri finora ha finanziato alcuni progetti di educazione allo sviluppo, ma la cooperazione dei paesi in via di sviluppo e l'inserimento delle Regioni nei programmi 'Paese"è di là da venire. La Regione Piemonte dovrà, pertanto, pretendere che l'Osservatorio interregionale determini, in tempi brevi, un radicale cambiamento nell'atteggiamento del Ministero Affari Esteri verso le Regioni che hanno un ruolo attivo e verso gli altri attori della cooperazione decentrata, in primo luogo l'Associazione nazionale "Comuni d'Italia" : La Regione Piemonte dovrà pretendere per gli enti locali il pieno riconoscimento di soggetto di cooperazione, per esempio con modifica alla legge n. 49/86, che riconosce solo alle organizzazioni non governative la possibilità di certificare le donazioni dei privati ai fini di uno sgravio fiscale del 2%. Pregherei l'Assessore di seguire questi nostri modesti suggerimenti ed osservazioni.
Il programma triennale della Regione, in materia di cooperazione, deve dare avvio ad un ruolo attivo ed autonomo della Regione, in quanto soggetto di cooperazione, non solo al proprio interno, ma anche in ambito nazionale richiamo nuovamente l'Osservatorio interregionale - e stimolare un ruolo del Parlamento, ma anche in ambito internazionale a partire dalle strutture comunitarie. Deve quindi segnare la fine del pressapochismo solidaristico e degli interventi clientelari e a pioggia. La Regione deve soprattutto porre il problema dei tempi di avvio concreto di una politica di cooperazione prima di essere travolti tutti dalla dimensione e dall'urgenza dei problemi.
Il Piano programmatico triennale ha come suo punto centrale la definizione del ruolo autonomo della Regione, in modo particolare per quanto riguarda la promozione, l'armonizzazione e il sostegno dei progetti propri nonché degli altri soggetti pubblici e privati, sostenendo anche l'attività delle organizzazioni non governative.
Riteniamo, pertanto, corretta la scelta che viene fatta - almeno per come è stata chiarita in Commissione, perché in precedenza aveva sollevato alcune, perplessità, a cui sono seguiti dei chiarimenti - di prevedere le attività di consolidamento di una struttura che studi, valorizzi e formi le professionalità e le potenzialità espresse da tutto il territorio regionale. Occorre però parlare chiaro: la fase di ricerca, promozione valorizzazione, la costituzione di una banca dati regionale deve dare risultati in tempi brevissimi, deve cioè essere qualcosa di tangibile e rendicontabile già al termine del primo anno di operatività. La fase A delle attività sul territorio dovrà pertanto occupare la parte centrale del programma di Giunta per il primo anno di attuazione del piano triennale (almeno così noi riteniamo).
A tal fine, appare carente la struttura così come viene descritta, in quanto se guardiamo alla struttura (un funzionario) non riusciamo a capire come avverrà effettivamente il raccordo e lo studio con tutte le realtà regionali. Questo non può avvenire attraverso la Commissione tecnica, già fortemente centralizzata: ancora una volta, Assessore, ci permetta di sottolinearlo, si pecca un po' troppo di torinocentrismo. Sarebbero necessarie Commissioni di lavoro con una reale rappresentanza di tutte le Province della Regione o perlomeno un coinvolgimento diretto di realtà già con competenza specifica, anche territoriale, e mi permetto di ricordare ancora una volta il consorzio di Alessandria.
Sul piano operativo viene indicato come prioritaria l'educazione allo sviluppo, "anche in relazione ai programmi promossi presso il Ministero Affari Esteri". Dunque, la forza della proposta regionale, il suo ruolo di coordinamento sta soprattutto nella possibilità di presentare progetti al Ministero Affari Esteri ed ottenere finanziamenti. Ma se il Ministero continua nella politica dei rinvii, come è possibile questo? Non sarebbe più opportuno, signor Assessore, darci una capacità di intervento autonomo coordinando e potenziando quello che già esiste nel territorio regionale? In altre parole, occorrerebbe muoverci su due livelli: elaborare il programma regionale da presentare al Ministero Affari Esteri con tutti i coordinamenti del caso e, contemporaneamente, promuovere un programma regionale di intervento nel campo dell'educazione allo sviluppo in raccordo con tutte le realtà regionali, sempre secondo gli obiettivi espressi nella deliberazione ai punti 131, 132, 133 e B4. Questo eviterebbe rischi di immobilismo a causa dei ritardi ministeriali.
La parte sulla formazione appare efficacemente individuata. Dovendo concretizzare attività e priorità, pensiamo sarebbe opportuno predisporre corsie pratiche formative per operatori pubblici in raccordo con la realtà nazionale (punti C2 e C3), usufruendo cioè anche delle opportunità formative espresse da altri enti.
Sul piano regionale, per essere efficace, l'attività formativa dovrebbe avere carattere vincolante di partecipazione da parte degli enti (i Comuni capoluogo, per esempio), che dovrebbero essere coinvolti nell'operazione complessiva. Questa attività dovrebbe portare alla creazione di una rete di funzionari competenti ed aggiornati su scala regionale.
Sul punto C4 appare opportuno un raccordo con tutta la parte gestita dalla Regione in materia di immigrazione, a cui si può chiedere di individuare linee di intervento coerenti con le presenze extracomunitarie consolidate sul territorio regionale.
L'attività con i paesi in via di sviluppo appare, a nostro parere semplicemente rinviata. La scelta può avere carattere di serietà se nel frattempo si costruiscono le condizioni dell'intervento regionale in materia, cui parrebbe tendere tutto il programma triennale. In particolare non ci appare chiaro in che modo la Regione perverrà a definire il programma di intervento nei paesi in via di sviluppo. Si ripresenta il problema già sollevato in precedenza: occorrono, oltre al Comitato tecnico specifiche Commissioni di lavoro su scala regionale.
Sarebbe auspicabile arrivare al piano regionale partendo dal problema della valutazione, cioè dalla costruzione di un linguaggio omogeneo in materia di elaborazione, gestione e monitoraggio di un progetto di cooperazione. La valutazione dovrebbe pertanto operare su due versanti: come criterio di interpretazione e classificazione della banca dati e come formazione degli operatori pubblici e privati coinvolti oche si intende coinvolgere.
In riferimento a quanto sopraesposto, dovrebbero essere parzialmente modificate, a nostro parere, le priorità indicate nel capitolo "Priorità tra obiettivi", pagina 15, al punto C in particolare.
La proposta più urgente, se si persegue il fine di una politica di cooperazione decentrata, è quella di favorire la formazione di un tessuto il più possibile omogeneo su scala regionale. In altre parole, non è possibile che esista una testa regionale con soggetti sparsi, concentrati nel capoluogo di Torino e sparpagliati per le Province. Occorre favorire il formarsi di coordinamenti, competenze, professionalità e ruolo attivo da parte di tutti gli enti pubblici, soprattutto a livello delle singole Province. L'esperienza di Alessandria riveste, a nostro parere, un carattere esemplare che va studiato e seguito in ambito regionale. Qui c'è un problema sul quale richiamo l'attenzione dell'Assessore: il Consorzio alessandrino dovrà adeguare la sua ragione sociale alle nuove norme della legge n.142/90 in materia di Consorzi. E' una risposta che la Regione deve studiare e sostenere senza delegare ad altri. Dal consolidamento di questa esperienza può scaturire un modello proponibile alle altre realtà provinciali, a partire da quelle in cui le condizioni sono più mature. Solo così la Regione potrebbe superare il dilemma di essere ente coordinatore di una politica da delegare alle organizzazioni non governative o ai privati.
In questa stessa ottica va inteso il ruolo di raccordo con l'ANCI e con i Comuni che promuovono direttamente iniziative di educazione e di cooperazione allo sviluppo.
Le reti di cui la Regione può farsi patrocinatrice possono essere più di una, ma è fondamentale che esse siano mosse e motivate dal coinvolgimento dei soggetti pubblici più maturi nella politica di cooperazione.
Infine, si rileva l'opportunità di valutare quali interventi si rendano opportuni in materia di modifica della legge regionale per la cooperazione al fine di favorire l'attivazione delle risorse umane e materiali che la banca dati andrà ad individuare. Se, per esempio, si individua e si forma una forte disponibilità competenza da parte di un settore professionale inseribile sia in programmi di emergenza che di cooperazione, come si pensa di poterlo attivare a livello regionale? Con quale normativa, per esempio in materia di aspettative e permessi? Si pensi solo, riallacciandoci anche al discorso fatto precedentemente, alle UU.SS.SS.LL. per capire l'importanza del ruolo della Regione.
Occorre pertanto mettere allo studio le proposte di modifica attuabili su scala regionale è definire le proposte di modifica della legge n. 49 che di fatto nega agli enti locali quello che riconosce alle organizzazioni non governative. Mi riferivo al dibattito precedente, perché viene prevista un'ora di permesso pagato per andare a prendere lo stipendio; un medico che volesse andare in attività volontaria, invece, non ne ha la possibilità: non, si capisce come possa mettersi in congedo, per esempio, o in aspettativa.
Infine, un'osservazione in merito alla somma stanziata, che appare decisamente sottodimensionata, non rispetto ad interventi diretti nei paesi in via di sviluppo - lasciamo perdere questo aspetto perché sarebbe effettivamente un'inezia e non vogliamo ragionare in quella direzione - ma rispetto al funzionamento della stessa struttura. Riteniamo pertanto opportuno valutare la necessità di un più adeguato stanziamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Leo.
LEO Svolgerò un brevissimo intervento di natura più politica, anche perch le considerazioni tecniche sono state svolte egregiamente dal collega Foco il quale ha detto tante cose interessanti, non solo tecniche ma anche politiche, peraltro contenute nella relazione, nella deliberazione e nel programma con grandissima ricchezza.
Come forse il Presidente del Consiglio ricorderà, in Comune io ho lavorato per la cooperazione internazionale; devo dire che qui, sia come Commissione tecnica che come supporto dei funzionari e attenzione dell'Assessore, ho trovato un livello altissimo, un'intelligenza progettuale ed una notevole capacità di raccordo.
Le tre cose che voglio segnalare sono queste: 1) la capacita di presentare un programma credibile, che si collega con il Ministero, si collega con l'Europa e che ha un significato 2) il raccordo con le ONG, l'importanza, l'attenzione verso chi nel privato sociale, nel volontariato lavora, ponendolo in un rapporto corretto con il pubblico, rapporto che non è né di subordinazione né di assoluta autonomia, ma di raccordo, di coordinamento e di valorizzazione di quanto si muove, sulla base di una visione strategica del pubblico 3) infine - e anche questo è un richiamo alle lezioni odierne, alla cultura in cui ci muoviamo - mi sembra che una cultura della solidarietà concreta, positiva, espressa, che penetri nelle coscienze, esprimendosi in maniera intelligente e positiva, sia assolutamente importante. Concordo con il Consigliere Foco sulla portata di tale deliberazione. Pur vivendo in tempi difficilissimi per il bilancio e nonostante si pongano esigenze drammatiche, mi pare che i 100 milioni stanziati siano assolutamente inadeguati; un incremento, magari non enorme ma significativo, sarebbe assolutamente importante per la valenza culturale, sociale, umana, specie in questi tempi.
In questi tempi o ci si adegua alla corrente imperante o si ha il coraggio di dare segni profetici, anche difficili, che vadano in controtendenza: noi siamo per questa scelta, magari non popolarissima, ma coraggiosa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore regionale Credo che la partecipazione attenta e corale del Consiglio regionale a questo problema sia stata ampiamente espressa dall'articolato e lungo intervento del collega Foco nonché dall'intervento del collega Leo; non credo quindi che la mia risposta possa aggiungere qualcosa di più. Poich alle ore 19 dovrò assentarmi per motivi personali, cercherò di contenere la risposta in trenta secondi.
Quei tanti o pochi colleghi che hanno seguito nello specifico questa problematica sanno che, seppure attraverso percorsi difficili e in momenti e circostanze non facili, in questi ultimi mesi è stata messa in pista l'operatività della Commissione, pur nelle difficoltà di struttura a cui facevano riferimento i colleghi.
E' certamente disagevole capire il momento difficile che viviamo, ma bisogna tenere presente il contesto legislativo da cui partiamo, quello della legge nazionale n. 49/87, che certamente non ha soddisfatto n soddisfa, per gli esempi attivati e per alcune ricadute non concrete, i conseguenti atteggiamenti regionali. Con la L.R. n. 31 ci siamo comunque collocati sulla norma nazionale, cercando di prestare il massimo di attenzione alle problematiche richiamate dai colleghi. In questo senso, nel contesto legislativo prima richiamato, abbiamo ipotizzato una serie di programmazioni degli interventi, di attività e di ambito di intervento, di obiettivi e di priorità tematiche.
Io ho recepito un minimo comune denominatore nell'intervento del collega Foco, cioè il richiamo a non essere troppo "torinocentrici"; per non vorrei che fossimo troppo "alessandriocentrici" (per dirla alla Rossa).
Lo dico perché l'esperienza citata di Alessandria è indubbiamente di estrema qualità; il citato e ricitato esempio alessandrino non può che essere preso in considerazione, in quanto quelle potenzialità e quelle strutture, in quella realtà, hanno realizzato elementi positivi su questo versante. Però, tenuto conto di un giusto mezzo aristotelico, bisogna tenere presente che fra Torino ed Alessandria c'è Asti, quindi potremmo anche acquisire l'esperienza astigiana.
Ma al di là di questa battuta - ed è questa la considerazione che vogliamo fare - il documento prevede che il ruolo della Regione debba principalmente essere quello di promuovere, valorizzare e coordinare le risorse umane e le risorse tecniche presenti sul territorio piemontese nella sua globalità.
Siamo consapevoli, come Regione e come Giunta regionale, ma anche come assemblea, della complessità del problema. Queste prime direttive certamente di carattere generale, si riferiscono al piano triennale per poi individuare il piano annuale; con queste abbiamo inteso preparare adeguatamente un percorso, una strada, una metodologia che ci consenta nei prossimi anni di predisporre, nei limiti delle nostre capacità e delle nostre coperture finanziarie - concordo evidentemente anche con le osservazioni di natura finanziaria dei colleghi - interventi capaci, fra l'altro, di valorizzare quelle energie che possono crearsi grazie ad un attento coinvolgimento di diversi soggetti che possiedono una consolidata esperienza in materia.
In questo senso, anch'io apprezzo e indico positivamente questo riferimento, ripetutamente citato dal collega, che certamente si colloca nel panorama esistente come un aspetto di estrema qualità.
Un'ultima osservazione. Le critiche e le osservazioni che vengono fatte, in realtà, sono di stimolo per la Regione a diventare interlocutore attento e a non esaurire il proprio ruolo - come diceva il collega Foco nel semplice rapporto con il Ministero. Mi pare che questa deliberazione recepisca la norma nazionale n. 49, cogliendo le potenzialità di utilizzo delle tante esperienze esistenti sul territorio regionale, in una dialettica attenta e non passiva nei confronti del Ministero.
E'vero, abbiamo un solo funzionario che si occupa a tempo pieno di questa materia; non ho comunque alcun problema a dire che, se le strutture le coperture finanziarie e le capacità ce lo permetteranno - anche grazie alla collaborazione sinergica del Consiglio, maggioranza ed opposizioni potremo, seppure in un momento non facile, dotare maggiormente la struttura di unità lavorative. Bisogna comunque riconoscere che, attualmente, le mansioni sono ottimamente svolte da quelle poche persone strutturalmente inserite in questo settore.
Su questo piano e in ordine alla politica della restrizione - la restrizione anche del tempo - posso dire che tutti questi suggerimenti saranno colti; tra l'altro, sono suggerimenti non in contrapposizione, anzi di stimolo per una cooperazione vera (e non a caso uso questo termine parlando in questo momento di una deliberazione che affronta il problema della cooperazione internazionale).



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 20 voti favorevoli e 8 astensioni.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n. 5) non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Educazione permanente

Esame proposta di deliberazione n. 465: "Adesione della Regione Piemonte al CORIPE Piemonte. Consorzio per la ricerca e l'istruzione permanente in economia"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 19) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 465.
La parola al Consigliere Bresso.
BRESSO Non siamo contrari all'adesione in sé della Regione Piemonte al CORIPE.
Rileviamo però che, in una situazione di notoria e strutturale carenza di fondi della Regione come di tutta la Pubblica Amministrazione, forse sarebbe opportuno spingere i nostri Atenei a un po' più di collaborazione.
Infatti, il Politecnico ha il COREP (nome peraltro molto simile) struttura del tutto seria e che fa delle cose serie; l'Università ha il CORIPE, struttura seria che si propone delle cose serie. Forse un consorzio unico produrrebbe da una parte sinergie, anche in termini di migliore collaborazione fra gli Atenei, e dall'altra risparmio, quanto meno nelle strutture di tipo gestionale ed amministrativo.
Poiché mi risulta - io conosco meglio la situazione del COREP - che ci siano delle difficoltà a procurarsi fondi per svolgere tutte le attività sarebbe più opportuno razionalizzare questo tipo di iniziative di formazione permanente, invitando tutta la Pubblica Amministrazione a raccordarsi. Ciò servirebbe anche a favorire l'eliminazione di antiche e sotterranee tensioni tra i due Atenei piemontesi.
In questo senso, si potrebbe eventualmente incaricare l'Assessore competente per cercare di pervenire ad una minima razionalizzazione, il che potrebbe tradursi in, un consorzio nel quale raggruppare i due Atenei, la Regione e i diversi soggetti che partecipano a queste iniziative. Questa razionalizzazione sarebbe opportuna in tutti i campi che presentano evidenti doppioni: sono questi i mille rivoli della spesa sempre più incontrollabili.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore regionale Prendo buona nota della raccomandazione della collega Bresso e assicuro che in questo caso si tratta di una somma minima che la Regione utilizza e destina per attivare corsi finanziati dalla Comunità europea; senza la presenza dell'istituto regionale, questa possibilità di sostegno da parte dei fondi CEE non ci sarebbe.
Accolgo la raccomandazione a fare un unico consorzio e, da domani, mi attiverò perché si possa procedere nella direzione indicata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.
BRESSO Svolgo una dichiarazione di voto. Cogliendo l'attenzione dell'Assessore, voteremo a favore, anche perché non abbiamo nulla contro il CORIPE.
Voglio però sottolineare che la questione non riguarda tanto il costo del contributo regionale, quanto il costo per la Pubblica Amministrazione nel suo complesso di strutture che, di fatto, se non sono dei doppioni, nel senso che svolgono la stessa attività, hanno le stesse finalità generali e anche lo stesso rapporto con i finanziamenti CEE. In questo senso ci sarebbe una razionalizzazione, non tanto nel nostro contributo che probabilmente sarebbe raddoppiato in altra situazione.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. La deliberazione è approvata all'unanimità dei 28 Consiglieri presenti.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n. 5) non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione n. 507: "Soppressione del Servizio 'Decentrato di formazione professionale di Alba-Barolo' e di contestuale istituzione dei nuovi Servizi 'Decentrato di formazione professionale di Alba' e 'Decentrato di formazione professionale di Barolo'" (rinvio)


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ultima deliberazione, la n. 507, di cui al punto 20) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Fiumara. Ne ha facoltà.
FIUMARA Sulla deliberazione in esame devo esprimere tutto il mio disappunto per avere la Giunta proposto al Consiglio regionale questo sdoppiamento. E questo non tanto per il merito della deliberazione stessa, sulla quale potremmo anche concordare, ma per come si arriva alla determinazione di queste deliberazioni.
Con un'interpellanza presentata il 15 settembre, sollevavo proprio questo problema. Approfitto per leggere la mia interpellanza in aula, in modo da poterla discutere: "Ricordato che tuttora sussistono, nelle strutture funzionali dell'Ente Regione, numerose situazioni meritevoli di interventi riorganizzativi urgenti e che ciascuno di questi deve essere realizzato in un ambito di valutazioni globali della struttura, sottolineato al contrario che il provvedimento soprarichiamato, pur prendendo atto delle motivazioni addotte dalla Giunta regionale nella proposta di deliberazione relativa, viene ancora una volta ispirato e caratterizzato da un'urgenza, che lo pone al di fuori di qualunque valutazione programmata e comparata con le altre esigenze organizzative che pure ci sono; preoccupato dall'ipotesi che tali provvedimenti occasionali finiscano con l'impedire la realizzazione di un piano globale di interventi strutturali in grado di risolvere con efficacia i nodi funzionali ed organizzativi tuttora presenti; interpello il Presidente della Giunta e l'Assessore competente per conoscere quali ragioni d'indifferibile urgenza motivano l'adozione di isolati atti organizzativi, che viceversa necessitano di valutazione ed esame comparato con la globalità delle diverse strutture del servizio già istituite; quali iniziative siano state assunte dagli Assessori competenti in ordine a proposte riorganizzative da lungo tempo valutate come ineludibili alle più pressanti esigenze dell'utenza nei settori (ad esempio, le attività a più elevato contenuto tecnico, giuridico e professionale)".
Stante l'interpellanza, chiedo alla Giunta di soprassedere a questa deliberazione, in attesa di presentare un quadro organico di tutti i settori della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zanoletti.
ZANOLETTI Il collega Fiumara parte dà una considerazione che non può non essere condivisa, e cioè che si deve intervenire in tutti quei settori che necessitano di una riorganizzazione e di una razionalizzazione.
Non posso però accettare che si faccia o tutto o nulla. Auspico che si faccia tutto, ma poiché credo che questo non sia possibile, sottolineo l'opportunità di approvare il provvedimento che la Giunta ci sottopone perché questo provvedimento è intrinsecamente valido.
Sono anni che esistono due centri, e sono anni che andavano giustamente sdoppiati. Per cui credo che dobbiamo porci una sola domanda: è opportuno il provvedimento in sé? Io rispondo di sì! Dopodich portiamo avanti anche gli altri; però condizionare un provvedimento logico al fatto che si facciano tutti, credo sia un modo surrettizio per non farne nessuno.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta, Vetrino.
VETRINO, Vicepresidente della Giunta regionale Sentite le osservazioni dei due Consiglieri regionali, Presidenti anche di Commissioni, ritengo che, alla luce della situazione venutasi a determinare attorno alla deliberazione, non in attesa di una riorganizzazione, ma in attesa dell'Assessore competente, questa deliberazione possa essere rinviata.
BERGOGLIO, Assessore regionale Sono io l'Assessore competente.
VETRINO, Vicepresidente della Giunta regionale Ti chiedo scusa, credevo fosse competente l'Assessore Cerchio, in questo momento assente.
BERGOGLIO, Assessore regionale La questione è molto semplice e si trascina dà tempo. E' una deliberazione di due parti; una parte proposta dall'Assessorato alla formazione professionale, e quindi del collega Cerchio, e una seconda parte, cioè il provvedimento che viene in aula, che si riferisce allo sdoppiamento di un servizio regionale. Non si tratta né dell'istituzione di un nuovo centro, né della creazione di nuove strutture, né della soppressione di vecchie strut-ture. Persisteva una situazione anomala di un centro di formazione professionale ad Alba e di un altro a Barolo, che avevano una gestione unificata nella persona del direttore del centro.
Pertanto, si è ritenuto più corretto, come avviene per tutti centri di formazione professionale a gestione diretta, che ogni centro avesse la sua direzione. Poiché i direttori dei centri sono responsabili di servizio, si è attuato il provvedimento per sopprimere il posto di doppio incarico ed istituire i due servizi separati.
La dimensione dei due centri, singolarmente considerata per numero di corsi, di classi, di docenti e di allievi, consentiva tranquillamente tale operazione, senza snaturare la questione complessiva. Vi sono altri centri regionali che hanno un minore numero di classi, di alunni e di docenti e ciò nonostante mantengono una loro autonomia funzionale e hanno una loro struttura autonoma.
Quindi la specifica deliberazione si riferisce a tale problema, ed è per questo motivo che fa parte della competenza dell'Assessorato al personale: il problema è un fatto tecnico che non entra nel merito...



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

BERGOGLIO, Assessore regionale



PRESIDENTE

La deliberazione è a relazione dell'Assessore Bergoglio; se poi si è ritenuto che avesse più attinenza alla IV Commissione o alla I non entro nel merito. E' indicato molto chiaramente che il relatore della deliberazione è la sottoscritta. E' vero che il problema riguarda un centro di formazione professionale, ma il provvedimento specifico riguarda semplicemente lo sdoppiamento di un servizio, e quindi riguarda (Assessorato al personale, ovviamente di concerto e in assenso con l'Assessorato alla formazione professionale.
La deliberazione viene, presentata, perché la coerenza tra la dimensione dei due centri e l'istituzione del servizio è stata verificata.
Ripeto: abbiamo altri centri di formazione professionale diretta che hanno una loro autonomia nonostante un minor numero di classi, di docenti.
C'è invece un'altra questione che mi pare il collega Fiumara abbia sollevato, che esula dalla deliberazione in oggetto, e riguarda più generalmente la questione della gestione complessiva dei centri di formazione professionale, siano essi a gestione diretta o indiretta.
A questo riguardo, desidero precisare che la Giunta regionale, con una deliberazione di qualche settimana fa, ha costituito formalmente un gruppo di lavoro, formato da funzionari della formazione professionale e da funzionari dell'Assessorato al personale. Tale gruppo dovrà verificare puntualmente la congruità e la coerenza dei vari corsi di formazione professionale, sia in relazione agli aspetti tecnici, quindi più direttamente di competenza dell'Assessorato alla formazione professionale sia per quanto riguarda i problemi legati al personale docente, agli sviluppi dei vari corsi, alle professionalità nel tempo acquisite, in modo da mettere un punto fermo sulla situazione esistente con molta chiarezza e molta coerenza.
Il risultato di questo lavoro, che inizierà tra qualche giorno, ci consentirà di mettere a regime anche un piano di assunzioni e di reintegro in modo particolare per il personale docente che, attraverso il nuovo contratto, dovrà anche essere inquadrato in posizioni funzionali diverse.
Con il contratto attuale, siamo invece in una gestione-stralcio di alcuni problemi, perché i livelli di alcuni docenti sono diversi rispetto a quelli che la nuova normativa comporterà.
Ma questo è un lavoro tutto da fare, che va nella direzione del problema più generale sollevato dal collega Fiumara; direi però che questa questione specifica può essere considerata una posizione a sé stante che dovrebbe essere votata dal Consiglio.



PRESIDENTE

Mi permetto di suggerire, visto che siamo in chiusura di seduta, ancora un attimo di approfondimento in Commissione oppure con l'Assessore direttamente. Se invece si vuole andare alla votazione, va bene.
La parola all'Assessore Bergoglio.
BERGOGLIO, Assessore regionale Poiché la Presidenza fa questo suggerimento, io dico che non ho una fretta particolare di passare questa delibera oggi o la prossima settimana.
La questione è di scarsissima rilevanza complessiva e, di fatto, viene incontro ad un'esigenza che dura da anni.
In pratica, si sta sanando una situazione che nel pregresso non si era mai verificata e non si era mai attivata; detto ciò non faccio una questione di principio su questa deliberazione.



PRESIDENTE

Era un suggerimento, visto che siamo in coda di una riunione. Ditemi cosa preferite fare.
BERGOGLIO, Assessore regionale Conviene passarla.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fiumara.
FIUMARA Chiedo di intervenire senza con questo voler polemizzare, e anche perché l'Assessore non ha risposto ai quesiti che avevo posto.
Questa deliberazione mi dà lo spunto di discutere dell'interpellanza.
Non entro nel merito se era opportuno o meno: do per scontato che era opportuno fare questo scorporo. Però l'Assessore mi dice che è di scarsissima importanza, quindi si poteva anche aspettare: non è uno di quei provvedimenti indifferibili ed urgenti di cui la Regione Piemonte aveva bisogno.
Ciò che ho chiesto nella mia interpellanza è quali iniziative siano state assunte dagli Assessori competenti in ordine a proposte riorganizzative da lungo tempo valutate come ineludibili alle più pressanti esigenze dell'utenza nei settori di attività a più elevato contenuto tecnico, giuridico e professionale.
La politica del carciofo a me non è mai piaciuta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bergoglio.
BERGOGLIO, Assessore regionale Mi sembra che il collega Fiumara, in questo momento, stia mettendo assieme due problemi diversi e stia, giustamente come ha detto lui, traendo spunto da una deliberazione che riguarda una questione specifica non di scarso rilievo - come è stato interpretato il mio dire - ma di una rilevanza limitata rispetto invece alla dimensione del problema che il collega sta sollevando, cioè la diversa qualificazione e quantificazione dei corsi professionali, i diversi indirizzi, ecc., questa sì competenza specifica del collega Cerchio, sulla quale io ovviamente, per non conoscenza completa del problema e per correttezza nei confronti del collega, non posso intervenire. D'altra' parte, si fa richiamo ad un'interpellanza alla quale si risponderà nei tempi e nei modi che saranno valutati anche dall'Ufficio di Presidenza. Nel merito del provvedimento, ho fatto la mia valutazione e la riconfermo, dopodiché non ne faccio una questione di vita o di morte.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,20)



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