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Dettaglio seduta n.17 del 30/10/90 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame progetto di legge n. 31: "Provvedimenti in materia di tasse sulle concessioni regionali" (seguito) e votazione ordini del giorno di non passaggio all'esame dell'articolato.


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Comunico innanzitutto che in seguito alla Conferenza dei Capigruppo il Consiglio è convocato per domani 31 ottobre 1990, alle ore 15.
Riprendiamo il dibattito in merito al progetto di legge n. 31, di cui al punto 3) all'o.d.g.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Ferraris. Ne ha facoltà.
FERRARIS Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il provvedimento che stiamo esaminando e che prevede l'aumento di tasse, soprattutto della tassa automobilistica regionale, non è un provvedimento facile e gradevole, ma almeno per chi non vuole bloccare la possibilità di crescita della nostra Regione, è un atto dovuto e necessario che richiede senso di responsabilità.
Abbiamo già discusso più volte in questo Consiglio, pur essendo all'inizio della legislatura e a dimostrazione della grande importanza dell'argomento e del momento difficile che sta attraversando la finanza pubblica.
L'esigenza e la volontà di rientrare nella media dei comportamenti economici e finanziari dell'Europa impone ai vari livelli di governo l'eliminazione dei deficit, cancellando le storture della spesa pubblica e restituendo efficienza ad apparati spesso scarsamente produttivi perseguendo l'equità fiscale e la lotta all'evasione. L'obiettivo primario è quello di ridurre l'incidenza del debito pubblico sul prodotto interno lordo. In parole chiare, si tratta di rallentare il tasso di crescita del benessere delle famiglie per mantenere aperte le prospettive future di più marcato sviluppo.
Il raggiungimento di tale risultato passa attraverso una politica di austerità e di rigore e non è perseguibile solo con uno sforzo quantitativo. Occorre anche uno sforzo qualitativo. E' una scelta di riforma dello Stato e della pubblica amministrazione, della qualità della spesa sociale che può essere conseguita solo con l'assunzione di responsabilità dei vari livelli istituzionali e delle forze politiche, con la partecipazione degli operatori economici e sindacali, con la comprensione e la condivisione dei cittadini. Ed è per questo che anche la nostra Regione si sta battendo affinché il risanamento finanziario dello Stato avvenga attraverso l'azione positiva e concreta del sistema delle autonomie locali che devono diventare articolazioni forti dello Stato avendo riconosciute più funzioni, più responsabilità, più risorse. Ed è per questo che operiamo per ridurre la tentazione centralistica ed onnicomprensiva del Governo nazionale che deve assumersi, come responsabilità fondamentale, il riequilibrio delle gravi disuguaglianze territoriali, ma che deve anche rinnovare lo Stato favorendo la crescita delle autonomie locali ed il decentramento ad esse di funzioni e risorse non sostitutive, ma aggiuntive.
Bene ha fatto quindi la nostra Regione a difendere nelle scorse settimane queste posizioni in sede di Conferenza dei Presidenti delle Regioni e nella trattativa per l'accollo della spesa sanitaria alle Regioni. Bene farà a proseguire su questa strada chiedendo diversi comportamenti finanziari del Governo con il trasferimento di quote e di risorse tributarie e con un'autonomia impositiva più efficace e completa non forzata od obbligata per coprire minori trasferimenti. E' attraverso il dialogo e la positività che si creano le condizioni durature di cambiamento.
In questo quadro di azioni decise e di strategie concrete non pu esserci spazio all'italica furbizia e agli opportunismi che sempre germogliano alle prime difficoltà. Il male dell'esasperata ricerca di consenso non può svilire l'impegno al rinnovamento dello Stato, ad una vasta protesta ogniqualvolta si affrontano argomenti difficili o diventa necessario chiedere qualche sacrificio ai cittadini.
In una democrazia che si vuole autoriformare, l'assunzione di responsabilità non è patrimonio solo delle maggioranze, ma anche delle minoranze. Paralizzare le istituzioni non è un metodo per migliorarle anzi, le fa degradare. Chi segue questa linea deve dichiararlo e se ne deve assumere la paternità.
La vicenda dell'aumento delle tasse che oggi stiamo esaminando è esemplare. Ci troviamo di fronte ad un provvedimento di limitata portata che renderà poco alle finanze della Regione, ma che è indispensabile per non bloccarle e che, per la larghissima base di applicazione, inciderà poco sui bilanci familiari, nell'ordine di qualche decina di migliaia di lire all'anno. Che senso ha dunque voler esasperare la tensione e le difficoltà con un'azione così strumentale ed ostruzionistica, come la presentazione di oltre quattrocento emendamenti, di continue eccezioni procedurali e con episodi di animazione teatrale? Che senso ha, Consiglieri comunisti, tutta questa battaglia, se poi l'Emilia Romagna aumenta del 30%, la Toscana del 30,8%, l'Umbria del 29%? Che cosa c'è di diverso? E le pochissime Regioni che hanno aumentato di meno non sono il segno di un'autonomia, che è imperfetta, certamente da cambiare, ma che comunque esiste. La Regione si sta battendo per cambiare le regole finanziarie e lo ha dimostrato; vive però in questo momento in margini stretti e rigidi. La si vuol soffocare del tutto? In Commissione, ma anche in Consiglio, l'opposizione ha accusato la Giunta di aver presentato il provvedimento con ritardo. Mi pare che proprio questa accusa sia la dimostrazione che si è proceduto con grande prudenza: si è prima accertata l'impossibilità di avere un congruo recupero sul fondo comune; si è poi lottato per non vedere caricato il passato disavanzo della sanità alla Regione; si sono ottenuti risultati significativi anche se non totali. Si è quindi cercato fino all'ultimo di non applicare gli aumenti.
La Giunta ha spiegato inoltre che non intende utilizzare, fino a quando sarà possibile, e se fosse necessario lo farà nella quantità minima, un aumento che pure la legge prevede ed è quello della benzina, perch colpirebbe ancora lo stesso tipo di consumo.
Quindi, per essere proprio chiari, la Giunta, pur di fronte a difficoltà che sono note a tutti, che non hanno alternativa nelle soluzioni, non ha spinto fino in fondo, come le sarebbe consentito, il prelievo tariffario. Non lo ha fatto in passato, anche se ci sono stati continui aumenti che mai hanno però sollevato questo immotivato ostruzionismo; lo ha fatto ora come tutte le altre Regioni d'Italia e nei tempi che tutte le altre Regioni si sono date, cioè tempi di prudenza e di speranza di trovare altre soluzioni.
Ma c'è un'altra decisione assunta dalla Giunta che come Gruppo consiliare apprezziamo: la destinazione delle maggiori risorse disponibili la cui formalizzazione avverrà con l'imminente presentazione del bilancio 1991, visto che gli aumenti solo dall'1/1/1991 potranno manifestare i loro effetti. Peraltro a più formale garanzia del Consiglio, non essendo possibili altri strumenti, i Gruppi di maggioranza presenteranno un ordine del giorno che confermerà ed integrerà ulteriormente gli impegni assunti dalla Giunta.
Non ci troviamo quindi di fronte ad un indifferenziato utilizzo dei proventi per coprire genericamente dei disavanzi; ci troviamo di fronte alla consapevolezza delle difficoltà che si specifica nella volontà di destinare 33 miliardi al sostegno della formazione professionale, che è un settore cruciale in grave crisi, che dovrà essere ridisegnato sulla base di decisioni dolorose già in parte assunte dalla Giunta precedente, ma che non può essere di colpo bloccato, salvo una grave ripercussione sui livelli di occupazione. Chi è a favore di questa linea lo dichiari e non si nasconda dietro contraddittorie furbizie verbali.
Ci troviamo di fronte anche al coraggio ed alla volontà di scelte positive. La Giunta intende destinare risorse per 10 miliardi all'informatizzazione degli uffici e alla loro razionalizzazione, e 12 miliardi per aumentare circa 70 miliardi di investimenti, garantendo un purtroppo sottile, ma comunque continuo, flusso di risorse per non bloccare l'ammodernamento del Piemonte.
Non possiamo che condividere queste scelte perché non ci si rassegna da un lato alle difficoltà e si cerca di costruire il futuro, e dall'altro si cerca di affrontare con provvedimenti concreti il miglioramento del funzionamento della Regione che vuol dire minori tempi morti, più capacità di risposte ai cittadini e agli amministratori, risparmio di risorse. In sostanza, è all'avvio un contributo rilevante di quella riforma delle istituzioni che le rende più credibili all'opinione pubblica.
E che siano comportamenti credibili lo dimostra il fatto politicamente più rilevante contenuto nel provvedimento di assestamento del bilancio di previsione 1990: la riduzione già nell'anno del disavanzo da 150 a 135 miliardi. Ciò significa che mentre non si vuol fermare il Piemonte, non si vuole nemmeno rinunciare ad una politica di risanamento finanziario. Ci significa ancora che una politica economica rigorosa ed attenta getta le basi perché, conseguito l'equilibrio di bilancio, si possa perseguire una politica di sviluppo a prezzi inferiori per i cittadini.
Un ultimo punto mi pare utile sottolineare, senza rimarcare ulteriormente la coerenza del provvedimento con la richiesta delle Regioni di autonomia impositiva che non può ovviamente essere solo questa e che sarebbe solo un ulteriore non accettabile prelievo fiscale se non fosse una presenza di riduzione dell'onnipresenza dello Stato. Vorrei ricordare che all'l febbraio 1989, di 100 lire di prelievo della tassa automobilistica 24 lire fluivano nelle casse regionali e 76 lire in quelle dello Stato. Con l'l gennaio 1991, in seguito ai provvedimenti che auspico entrino in vigore, quelli appunto proposti, tale rapporto sarà sostanzialmente rovesciato: circa 52 lire rimarranno alla Regione e solo più 48 andranno allo Stato. Credo che ciò potrebbe essere di qualche soddisfazione se si potesse ragionare con serenità, obiettività e pacatezza.
Vengo alla conclusione. Siccome apprezziamo la volontà della Regione di contribuire a riformare lo Stato attraverso le autonomie; siccome sappiamo che questi provvedimenti sono obbligati in quanto senza alternativa e necessari per mantenere aperta una prospettiva di sviluppo: siccome essi si accompagnano alla volontà manifestata ed in atto di tagliare gli sprechi di aumentare il rigore, di migliorare l'efficienza della pubblica amministrazione regionale rendendo un miglior servizio ai piemontesi siccome non condividiamo il modo opportunistico ed ostruzionistico di affrontare i problemi, ma auspichiamo che cresca il senso di misura e la capacità di proposta positiva, come Consiglieri regionali della DC, con responsabilità, approveremo il disegno di legge n. 31, con la speranza che questo passo difficile si sappia accompagnare con altri passi necessari a rimettere in cammino la nostra comunità regionale.



FOCO ANDREA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bosio.
BOSIO Signor Presidente, signori Consiglieri, anche se non è molto corretto replicare a un Consigliere appena intervenuto, mi corre l'obbligo di richiamare al Consiglio il fatto che la paralisi di molte istituzioni nel nostro Paese, aperta da tempo da Roma in giù, è una paralisi che si protrae da decenni e che riflette il fatto che un pezzo della Repubblica italiana non ha più lo Stato di diritto e lo Stato democratico e costituzionale come strumento di riferimento: ha altri padroni, altri governi, altri governanti che di fatto e nel concreto hanno svuotato, paralizzato, reso vane e vuote le istituzioni, i Comuni, le Province e le Regioni. Questa questione non scende dal cielo, non è stata determinata dagli oroscopi o da incroci stellari, ma riguarda - come cominciano ad ammetterlo anche i nostri governanti - il connubio stretto che si è realizzato in tanti anni, anche di menzogne, tra affari, politica, criminalità e così via.
Se vogliamo cercare elementi di paralisi delle istituzioni cominciamo da lì e non rivolgiamo questa accusa a forze, gruppi, aree che su un problema grande, rilevante e grave intendono esercitare il loro diritto costituzionale e istituzionale di minoranza in merito alla natura del problema in discussione. Le parole possono essere vane, ma sono anche pietre, e non solo i verbali; e bisogna che i Consiglieri che si lasciano scappare alcune cose siano poi coerenti fino in fondo, esercitino nel loro Gruppo, nella loro forza politica il dovere e il diritto di una politica che recuperi le istituzioni alloro ruolo e alla loro dignità. Il Consigliere che mi ha preceduto è pregato di recarsi nei Comuni e nelle Regioni del meridione e lì affrontare con la Democrazia Cristiana le situazioni ed esercitare la coerenza, non rivolgerla in questa sede ad altri Gruppi, ad altre forze politiche di opposizioni.
Per quanto riguarda il merito della questione, vorrei anzitutto richiamare una questione che va ripetuta con forza, quella di avvertire che questo Consiglio nelle settimane e nei mesi passati, nella scorsa legislatura ha incominciato ad avviare una riflessione in merito ad una idea nuova dello Stato, in merito ai suoi poteri decentrati, in merito a una nuova concezione del regionalismo come struttura e come forma decentrata e unitaria dello Stato italiano. Credo vada ricordato che le scelte che siamo chiamati a decidere non solo non vanno in quella direzione, non solo non danno poteri alle Regioni, non solo non costituiscono un benché minimo passo in avanti sulla via di una lenta ma progressiva ridefinizione della struttura, della natura e dei rapporti dello Stato italiano, ma rappresentano invece l'affossamento di qualsiasi ispirazione e di qualsiasi percorso per una strumentazione nuova di tipo regionalista.
Una strumentazione di tipo regionalista, un recupero di credibilità delle autonomie regionali e locali non possono che nascere prima di tutto da un rapporto corretto con la natura dei problemi di quella Regione, con i propri cittadini, con la loro condizione di vita, di lavoro, di tasse e così via. Non può nascere da un fittizio decentramento dei poteri; non c'è nessun potere dietro a questo, c'è solo, ancora una volta, un comando centralistico che ridefinisce la Regione e Comuni come strumento esattoriale. Uno strumento esattoriale non serve, non definisce l'autonomia, non definisce il pensiero, esegue semplicemente delle raccolte di fondi più o meno vaste.
Quello che qui ci si propone di fare, in via obbligatoria apparentemente, e che credo pesi sulle coscienze dei Consiglieri della maggioranza e della Giunta, è un passo verso l'affossamento reale delle autonomie e della concezione di una Regione autonoma, sovrana e unitaria nello Stato nazionale.
Il nostro Paese ha ormai da molti anni una funzione e un ruolo di governo assolutamente senza memoria, vive alla giornata di volta in volta di fronte agli eventi che sono determinati in altre sedi, non in quelle del potere politico-istituzionale dello Stato e delle istituzioni. Non si pu ogni volta governare senza memoria. Dunque, alcune cose devono essere dette, ripetute, verbalizzate, e i verbali saranno quel che saranno; ma devono pesare oggi, domani e nel futuro come memoria delle cose dette delle interpretazioni, delle possibilità, delle negazioni e dei consensi.
Voglio dire che, se di ammodernamento si tratta, non si può pensare che l'ammodernamento avvenga solo ed esclusivamente in coincidenza di eventi e fatti straordinari, per evitare - si dice - tutta la trafila burocratica.
Allora, abbiamo avuto "Italia 90" che ha consentito una serie di cose; fra due anni ci saranno le Olimpiadi che consentiranno altre cose; fra tre o quattro anni ci sarà un terremoto da qualche parte - mi auguro di no - che farà scattare un altro meccanismo. Questo non è solo un non governo, è un governo senza memoria delle cose che fa, è un governo che affronta le cose come si presentano e come vengono e, nei momenti di stretta, utilizza meccanismi che spezzano la logica democratica e costituzionale, trova le scorciatoie. E' il famoso pragmatismo che, seppure c'è bisogno anche di pragmatismo, in questo è stato usato e abusato e ha portato al risultato che abbiamo di fronte sulla natura vera e sull'organizzazione dello Stato.
La memoria, dunque, serve per capire come il tipo di accumulazione che è andato avanti in tutti questi anni non solo ha creato, a giudizio mio e del Gruppo a cui appartengo, una vastissima area e gamma di iniquità e di ingiustizia, pur avendo proceduto per alcuni aspetti sulla strada dell'ammodernamento; iniquità e ingiustizia pesanti nella distribuzione della ricchezza, nella re distribuzione dei redditi. Sempre di più i provvedimenti che siamo chiamati a discutere lo rivelano. Qui incomincia la stretta economica, produttiva e sociale, le condizioni di un possibile terribile blocco dello sviluppo, qui si stanno costruendo le condizioni per un rischio di declino della struttura economica e della struttura sociale del nostro Paese.
Occorre avere memoria sul serio. Da quanto tempo il Governo dice e scrive che il debito è ormai pari al prodotto interno lordo, che questo sistema ha prodotto, in termini iniqui, ricchezza e consumi da ricchezza monetaria? Sta diventando un fattore formidabile di inflazione, sta diventando un fattore di impoverimento reale delle strutture del sistema e sta diventando un fattore di possibile stagnazione vera e reale. Richiamo brevemente la manifestazione dei pensionati di sabato scorso a Roma.
Questo è il rischio che ha di fronte il Governo nazionale in vista dell'appuntamento del 1992 e il rimedio è davvero drammatico, perché non solo non sblocca il problema, ma tende ad aggravarlo.
La Giunta regionale, rispetto all'ipotesi di applicare le indicazioni del Governo e di fare l'esattore di fatto, non fornisce ancora alcuna reale e concreta indicazione sulle finalizzazioni se non in termini di spesa corrente: questo è l'errore. Non dà una sola indicazione di finalizzazione indirizzata in termini di incentivazione, in termini di investimento per la scuola, per l'innovazione nella piccola e media industria, per la formazione dal punto di vista della resa effettiva (e non per supplire al costo del contratto della formazione professionale). A Roma 500.000 pensionati (e qualcuno adesso sarà a casa con la broncopolmonite) hanno manifestato per le pensioni. Chi ha avuto modo di leggere i giornali domenica o di sentire i telegiornali avrà sentito la buona novella per i pensionati, che le pensioni per l'ennesima volta diminuiranno rispetto al costo della vita e la media globale dell'anno 1990. Il meccanismo automatico di adeguamento delle pensioni sarà tale per cui in termini di potere reale d'acquisto non verrà neanche difeso il livello. Le pensioni diminuiranno dal 2 al 3%. Questa questione bisogna tenerla presente nell'affrontare il debito pubblico, su questa questione bisogna ragionare prima di decidere nuove tasse.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.
ZACCHERA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nell'addentrarmi nell'esame di queste normative faccio a me stesso, prima che ai colleghi che hanno la cortesia di ascoltarmi, un ragionamento personale. E' giusto che una forza di opposizione faccia una guerra ostruzionistica a queste cose, che il Presidente della Giunta e il collega democristiano prima dicevano essere abbastanza marginali, o non è meglio prendere atto che sussiste una maggioranza? In democrazia i numeri hanno ragione: la maggioranza c'è. C'è una volontà della maggioranza, quindi l'opposizione si esprime, si adegua ma poi non è il caso di farla più grande di tanto.
Francamente me lo stavo chiedendo. E' giusto, come diceva oggi il collega liberale, che ad un certo punto non si portino avanti i dibattiti nelle istituzioni tenendo delle posizioni ostruzionistiche? Però - dentro di me pensavo che quando torno a casa mi sento dire dalla gente indipendentemente dalla propria opinione: "belle cose avete fatto in Regione, siete riusciti che ad aumentare questo o quest'altro".
Allora, che cosa significa oggi senso dello Stato? Qual è la funzione di un'opposizione che vuole veramente contribuire a fare qualcosa? Secondo me non è tanto lo stare qui in aula per un certo numero di ore a parlare quanto di cercare di mobilitarsi, di intervenire, di operare affinché cambi qualcosa. Ebbene, trovo una giustificazione nel fatto che qui dentro faremo, per quanto possibile e nei limiti del Regolamento, una pesante ostruzione al simbolo che è questa norma (al di là dell'importo economico che rappresenta) perché ci sono delle cose che non possono funzionare. Come forza di opposizione non abbiamo più altro mezzo se non all'interno di questo Consiglio di poter sottolineare l'assoluta impossibilità ad andare avanti così. Frase detta, ripetuta, risaputa. Il senso dello Stato non è compromesso dal fatto che un Consigliere di minoranza parli per un quarto d'ora o che oggi gli amici del Movimento Sociale Italiano abbiano messo fuori uno striscione in cui (senza offendere nessuno) chiedevano più servizi e meno tasse; il senso dello Stato cade davanti alla realtà giornaliera, diuturna; il senso dello Stato cade quando, come prima notizia del giornale radio, sento che oggi è stata liberata a Torino la gang dei catanesi: 61 omicidi liberati, perché lo Stato non è stato in grado di giudicarli entro un anno dalla data del processo. Erano stati condannati all'ergastolo e li hanno messi fuori tutti, oggi. Questo è oggi il senso dello Stato, Consigliere liberale? Chi ha la responsabilità primaria di queste cose? Secondo me è la gestione di questo Paese che nell'ultimo quarantacinquennio è sempre la stessa, come quella che c'è in questa Giunta regionale. Allora, le responsabilità dove andiamo a cercarle? Noi potremmo fare malissimo gli oppositori, potremmo essere perditempo, potremmo essere leggeri, ma oggi ha parlato in aula la collega che tiene in piedi questa Giunta di pentapartito, la collega del Partito dei Pensionati: crede che il suo atteggiamento difenda il senso dello Stato? Questa mattina ci hanno consegnato una deliberazione a relazione dell'Assessore Gallarini, che nella premessa parla dell'esigenza di dotare le 13 autovetture assegnate ai componenti della Giunta regionale di un apparato telefonico veicolare. Si spendono 47 milioni e 600 mila lire. Avete già l'auto blu, l'autista, il telefono a bordo, era necessario spendere proprio questi milioni per gli apparati telefonici portatili? Collega dei Pensionati, equivalgono a cento pensioni sociali! E non aggiungo altro perché sarebbe cattiveria. Quando si va a chiedere alla gente di contribuire, come si fa a rispondere con questi argomenti? GISSARA Prova tu a venire in maggioranza.
ZACCHERA No, non devo venire in maggioranza, io sto all'opposizione, perché mi rifiuto di stare in maggioranza in questo sistema.



(Dai banchi della DC: Non vi vogliamo)



PRESIDENTE

MARCHINI



PRESIDENTE

La DC parli per sé. Io un pensierino lo farei. E' simpatico e pare che sia anche un buon ospite.



PRESIDENTE

ZACCHERA



PRESIDENTE

In che senso ospite? Continuando... è qui che si gioca la partita, prima ancora di entrare nel discorso della legge. Non è possibile che non ci sia da parte della Giunta una dimostrazione di buona volontà nell'iniziare a risparmiare ovunque sia possibile. Non è possibile sempre muoversi in questa maniera, e così è tutto il sistema. Nessuno di noi organizzerebbe la propria famiglia nel modo in cui è organizzata questa Amministrazione regionale. Nessuno mai ha il coraggio di intervenire su questo versante. E' lì che si risolvono i problemi. Ci sono all'interno di questa normativa delle cose assurde, che non stanno in piedi.
Il collega Riba oggi citava le tariffe alberghiere: se si fosse sentito il parere dell'Associazione degli albergatori, avremmo detto che potevate arrivare alla stessa sommatoria di risultati con una diversa formulazione del tariffario, perché non è possibile mettere il blocco al 4,25% delle tariffe alberghiere e poi aumentare per l'ennesima volta determinati balzelli; in cambio vorremmo una legge regionale del turismo che funzioni.
Se però la Commissione regionale si riunisce soltanto per fare delle audizioni (che poi non producono nulla perché non si può legiferare) vuol dire che è il sistema che non funziona. Si è ironizzato sul fatto che noi fino in fondo, diremo che questa legge è fuori tempo massimo. Nel frattempo si sono tenute 13 riunioni di Giunta: è possibile che tutte le volte vi siete riuniti per trovare il modo di recuperare questi soldi? Non ci credo.
Penso che abbiate fatto anche tante riunioni per discutere di spartimenti di posti, di potere e di spese qualche volta non indispensabili, e ne ho qui numerosi esempi per la serata...
Perché non si è entrati nel merito delle cifre? Perché si formulano degli aumenti percentuali? Il concetto, in scienze delle finanze, della tassazione indiretta, della tassazione uguale per tutti, dai greci in poi è stata sempre considerata come vessatoria, ma questo Stato continua a portare avanti questa politica.
Non voglio fare demagogia - credetemi - ma non è possibile lavorare soltanto dal punto di vista della imposizione indiretta, non è giusto, e nel settore la disorganizzazione è totale: lo dico io che sono un libero professionista, un "presunto evasore" (non credo di esserlo, però, vista la mia personale dichiarazione dei redditi). Per esempio, nessuna persona potrebbe seguire il concetto dei coefficienti, per cui la settimana scorsa con un'altra bardatura economica come liberi professionisti, tutti siamo saltati nella contabilità ordinaria. Era una legge fatta da persone che sembra non abbiano dei sensi con la realtà, tutto sembra fatto e organizzato perché le cose non funzionino. Allora, la colpa non è poi del partito di opposizione che sta qui a perdere tempo a parlare di queste cose. Non abbiamo altro mezzo per denunciare queste cose che sperare che il TG3 o la radio locale parlino per dieci secondi di quello che stiamo facendo, mentre la faccia del Presidente del Consiglio o dei Ministri la troviamo in tutte le salse, e se non basta nel telegiornale la troviamo come ospite d'onore al Premio letterario, e avanti di questo passo.
Leggiamo del buco di decine o centinaia di miliardi della radiotelevisione italiana, ente di Stato. Chi lo crea? Voi siete in maggioranza e dite che il bicchiere è mezzo pieno, io sono in minoranza e dico che il bicchiere è mezzo vuoto. Collega del Partito liberale, come fai a dire che il bicchiere è mezzo pieno in determinate situazioni? Mi si citi uno, soltanto uno dei campi ministeriali del nostro Paese correttamente amministrato e per il quale la legislazione sia all'altezza dei tempi, lo non ne trovo uno. La giustizia, la sanità, l'esercito? Non vedo un settore in cui funzioni questa Repubblica. Allora, vuol dire che c'è qualcosa che non va.
Che cosa facciamo? Facciamo in modo che parlino di meno i Consiglieri di minoranza e così si va avanti a discutere e a delegiferare? Denuncio che questo sistema, di cui questa normativa non è che una delle tante piccole frange anche in termini di quantità e di dimensioni, non è che uno dei tanti modi per mantenere se stessi senza mai avere il coraggio di intervenire. Captavo alcune voci: una chiedeva dove vanno a finire specificatamente questi miliardi. Dieci miliardi per l'automazione! Va bene. Dopodiché, chi appalta, chi vince l'appalto, come viene gestito l'appalto? E il personale che allora nel campo dell'automazione non sarebbe più necessario? Stiamo assumendo ancora 116 dattilografe alla Regione Piemonte! Non potevamo aspettare, se proprio si vuole cominciare a risparmiare da questo punto di vista? E i casi sono decine e si accumulano tutti i giorni. Non è possibile imputare ai partiti di opposizione la volontà di tirare per le lunghe senza dimostrare una volta tanto concretamente, la volontà di muoversi. La sovranità popolare si esercita anche con una disperata affermazione dei principi. Mi rendo conto anch'io che non è logico e non è serio stare a discutere di queste cose quando si sa che alla fine verranno approvate, ma non ho altri mezzi. Ho soltanto questi mezzi. E non mi si venga a dire che in Commissione c'è stata la possibilità di approfondire queste cose. Era tecnicamente impossibile farlo per la complessità della materia, era già tutto stampato prima perché si doveva arrivare a questo. Leggiamo la relazione di maggioranza in cui ci si viene a dire che bisogna procedere, ex art. 4, perché è una legge dichiarata urgente, e la legge prevede appunto questo strumento e addirittura altri per cui mancano ancora le norme di attuazione. Ma come? E' urgente il programma e non ci sono ancora le norme di attuazione per poter stabilire come applicare la legge? Questo è il top dell'assurdità.
Con il collega che ha parlato prima mi piacerebbe continuare il discorso.
Ha detto: "state tranquilli, la Giunta non ha spinto fino in fondo, poteva anche aumentare la benzina". E' il concetto manzoniano: la peste non esiste, assolutamente non esiste, poi piano piano entra prima con un aggettivo, poi con un sostantivo, poi è peste vera. Questa mattina abbiamo già cominciato a dire che la benzina non si aumenta e che oggi però non abbiamo spinto fino in fondo, ci sono ancora dei margini di manovra.
Intanto noi abbiamo presentato la proposta di legge per la riduzione del prezzo della benzina in alcune zone del Piemonte, speriamo che sia apprezzata.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossa. Ne ha facoltà.
ROSSA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, esprimo il voto favorevole del Gruppo socialista al disegno di legge n. 31. Lo dico con piena consapevolezza e con la responsabilità che ciascuno deve assumersi. Noi questa responsabilità ce la assumiamo anche quando ci sono decisioni impopolari e antipatiche, perché in questo caso si tratta di prendere delle decisioni che non favoriscono il rapporto che per altri versi sarebbe più aperto con i cittadini. Riteniamo che ancorché sia una decisione non molto rilevante dal punto di vista dell'introito che viene alla finanza della Regione, è comunque irrinunciabile e non rinviabile.
Faccio una distinzione tra il discorso che è stato fatto dai banchi comunisti e quello fatto da altri da altri settori. Il collega Zacchera è per il bicchiere sempre vuoto. Mentre invece, da altri settori si è fatto un discorso diverso. Se è vero che c'è un profondo dissenso e un profondo contrasto, che è anche comprensibile tra chi governa e chi sta all'opposizione, è anche vero che ci sono molti punti che ci trovano d'accordo, soprattutto quelli che riguardano l'ammodernamento dello Stato.
Ben diversa è la posizione del collega Zacchera che è per la linea del disfattismo generale in attesa che questa palingenesi consenta di poter risolvere chissà che cosa. I metodi e le esperienze degli antenati e le posizioni politiche a cui si rifà il collega Zacchera li conosciamo e ci batteremo perché quei metodi non trovino alcun diritto di cittadinanza. Mi auguro che anche loro facciano i conti con la storia ed assumano un atteggiamento meno da Movimento sociale e più di destra: anch'essi avrebbero lo stesso diritto di cittadinanza.
Il discorso ci tocca tutti perché parte da questo disegno di legge parte dall'aumento di alcune tasse di competenza regionale che consentano di poter avere un cespite di un certo tipo. Siamo in una situazione di fluidità, siamo di fronte a dati che non possono non preoccuparci dal punto di vista delle prospettive. E' necessario portare avanti il discorso dell'ammodernamento con decisione e incisività.
I tempi spingono, occorre mettere ordine nei conti delle grandi nazioni industrializzate rispetto ai Paesi sottosviluppati. Ne ha parlato all'assemblea generale dell'ONU l'on. Craxi, per incarico del Segretario generale dell'ONU. I tempi spingono a fare i conti a livello generale spingono il nostro Paese e spingono l'Europa. Il nostro Paese ha un forte deficit la cui entità non è ancora definita. Non si sa bene se si devono reperire diecimila miliardi, quindicimila o cinquemila. Ci sono dei grossi problemi e poi c'è la politica e poi ci sono le grandi difficoltà dello Stato e di alcune Regioni. Anche la Regione Piemonte deve fare i conti per capire dove bisogna intervenire. Dagli orientamenti annunciati dal Presidente della Giunta Brizio mi pare di capire che c'è l'intenzione di cominciare a lavorare in questa realtà concreta per vedere quali siano i risparmi da fare, quali i settori da incentivare, quali le cose sulle quali aprire un confronto con i cittadini piemontesi che vogliamo salvaguardare per cominciare a dire che il Piemonte, che è all'avanguardia, vuole continuare ad esserlo, vuole andare in Europa, vuole concorrere con l'Europa e con le punte più avanzate dell'Europa.
Il periodo delle vacche grasse sembra stia terminando per tutti, ma se faremo questa riforma credo che arriveremo ancora in tempo. Allora cominciamo a fare un esame rigoroso sulle mappe degli interventi, delle risorse, delle possibilità. In questo quadro mi sembra di poter vedere un motivo in più per aprire un grande confronto con il Governo. Non parlo dello Stato, lo Stato è un'entità generale generica. A noi sta a cuore questa Regione come sta a cuore il Paese e vogliamo che avanzino verso le prospettive del 2000 su un tessuto unitario senza smembrature e vogliamo che riescano a superare le difficoltà.
Ha fatto bene la Giunta a porre il problema nella Conferenza Stato Regioni. Occorre intensificare questi sforzi. Questa è la posizione del Partito socialista. Noi le nostre responsabilità come forza democratica come forza socialista, come forza che vive nella realtà del mondo del lavoro intendiamo assumercele e vogliamo dare le risposte che i cittadini chiedono.
Mi auguro che il prossimo bilancio di previsione venga presentato con un quadro preciso, analitico, con una serie di proposte dirette a mettere in luce gli interventi per i quali oggi siamo chiamati a prendere alcune decisioni in modo positivo.
Sulla questione della formazione professionale occorre un'analisi più profonda, capace di motivare, di giustificare gli impegni che stiamo assumendo in direzione di un sostegno al mondo del lavoro. La informatizzazione ci mette al passo con i tempi nuovi e deve essere una scelta che sappia cogliere tutti gli aspetti ed evitare gli sprechi. Quando attiviamo 70 miliardi in investimenti vogliamo che il Piemonte faccia dei passi in avanti.
Siamo preoccupati come lo sono tutti, vogliamo migliorare il sistema democratico, vogliamo che questo sistema possa far luce su tutto, non vogliamo continuare a leggere sui giornali che esistono sistemi che non conosciamo, che pongono interrogativi inquietanti. Per questa democrazia ci siamo battuti e ci battiamo, lavoriamo perché questo Paese abbia buoni titoli per andare in Europa.
E' stato chiesto che cosa si potrà fare in ordine al problema della benzina e del metano per uso familiare. Ritengo che occorra lavorare per salvaguardare prima di tutto le condizioni delle famiglie meno abbienti perché, nel momento in cui si assume una manovra finanziaria, non si pu fare di tutta l'erba un fascio, ma una linea guida in questa direzione, e la linea che deve guidare la Giunta dev'essere quella dell'ammodernamento dell'apparato generale della pubblica amministrazione, la linea delle risposte alle domande che la comunità piemontese avanza. Se sapremo assumere con forza e con grande consapevolezza i compiti che ci stanno di fronte, compresi quelli della manovra fiscale, avremo forse compiuto, senza volerlo, un passo in avanti nella direzione della conquista dell'autonomia regionale e del rafforzamento del sistema democratico. Questo è molto importante e giustifica alcune preoccupazioni che qua e là sono affiorate sulle decisioni che stiamo assumendo. Se sapremo collocare le decisioni in questa prospettiva, potremo assumere davanti alla comunità piemontese le nostre responsabilità. Questa è la posizione del Partito socialista.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bortolin.
BORTOLIN Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il dibattito sin qui svolto e le argomentazioni che hanno portato i colleghi del mio Gruppo e quelli di altri Gruppi evidenziano la contrarietà di una parte di questo Consiglio in merito del disegno di legge n. 31. Poche cose si possono aggiungere.
E' sorprendente che ex amministratori comunali, come il collega che ha presentato la relazione di maggioranza, sostengano con convinzione la proposta portata al nostro esame oggi, e che ritenga che essa rientri in quella autonomia impositiva che gli amministratori comunali e regionali da anni rivendicano. Ci pare ancora una volta che si proceda non al riordino della finanza locale, ma che, con ulteriori balzelli aggiuntivi, si obblighino le Regioni ad imporre inique tasse alla cittadinanza.
Gli amministratori non possono nascondersi il disagio esistente tra la popolazione del Piemonte, ma non solo del Piemonte, a tutti i livelli, tra i cittadini e i lavoratori e anche tra operatori economici e sociali. C'è un netto rifiuto a dover applicare una tassa aggiuntiva ancora una volta profondamente iniqua perché colpisce tutti, la povera gente, i pensionati che in 500.000 a Roma ci hanno ricordato come vivono. In un Paese dove le ingiustizie si assommano alle ingiustizie, siamo chiamati a discutere un'ulteriore ingiustizia che viene perpetrata dalla Regione.
Per quanto riguarda il merito della proposta, il collega Riba ha illustrato la contrarietà del Gruppo comunista all'art. 1 e, in proposito abbiamo presentato un emendamento. Questa tassa certamente non migliorerà la gestione del bilancio del 1991 con i tagli previsti dalla Finanziaria con le limitazioni agli investimenti. L'aumento del bollo delle auto dimostra come sia stridente la politica a livello nazionale, e quindi anche a livello regionale, che penalizza i trasporti pubblici di fronte ai problemi pressanti delle nostre città, piccole e grandi, che sono ormai al collasso.
Il settore del trasporto pubblico necessita di cospicui investimenti ma non si sostiene il trasporto pubblico anche per cambiare le abitudini di vita della gente abituata all'uso del mezzo privato; non soltanto per quanto riguarda le persone, ma anche per il trasporto delle merci, non si va in questa direzione. E' necessario e indispensabile invece migliorare la qualità della vita, la vivibilità delle nostre città, è necessario andare verso il disinquinamento. E' inutile che a Stresa si ripeta che le nostre città sono delle camere a gas, quando poi tutto porta la gente ad usare il mezzo privato. Occorre a livello nazionale e a livello regionale andare verso l'incentivazione dell'uso del mezzo pubblico. Anziché perseguire la via di un servizio pubblico efficace, rapido, confortevole, ancora una volta vediamo tagliare questa parte dei bilanci, nazionale e regionale, e al cittadino viene offerta l'alternativa unica dell'uso del mezzo privato ancora una volta però penalizzandolo da un'altra parte, applicando l'aumento sul bollo delle auto.
Noi crediamo che colpendo l'uso del mezzo privato con questa ulteriore tassa, non creando le condizioni per l'uso del trasporto pubblico, non si fa altro che perpetrare una ingiustizia e aumentare il forte malumore presente tra la gente. Non è solo il malumore della gente comune, dei lavoratori, ma anche dell'imprenditoria, delle forze economiche: si colpisce la possibilità di produrre cambiamenti sostanziali nelle condizioni di vita.
Nella relazione appare una condivisione totale, non c'è la bench minima critica rispetto al provvedimento nazionale. Cinquantacinque miliardi possono risolvere i problemi finanziari della Regione? E' stato detto che verranno utilizzati per coprire buchi di gestione della spesa corrente e un aumento contrattuale di una categoria. Vedremo poi quali altri usi si vorrà fare di questo introito.
Quindi, i problemi che abbiamo di fronte rimangono tutti irrisolti perché questa tassa iniqua non consente di affrontare seriamente nessun problema né a livello sociale, e ne abbiamo tanti, né per la tutela della salute, né per migliorare i servizi o per incentivare il sistema economico.
Nella relazione di maggioranza presentata oggi sull'utilizzo di questa esigua somma, che raccoglieremo con questa tassa ingiusta, non viene assolutamente indicato nessun intervento o investimento che possa dare un riscontro alla popolazione della nostra regione.
Quindi, non si rispetta la richiesta forte delle autonomie locali di avere un avvio di autonomia impositiva; si continua sulla strada di imporre nuovi balzelli senza dare nulla in cambio, senza offrire nessuna contropartita alla gente, se non quella, ancora una volta, di vedere ridotta la propria condizione di vita. E' vero che la tassa può incidere poco, ma altre ne trascinerà o ne può trascinare ad effetto, come ricordava il Consigliere Tapparo ed altri Consiglieri. Quindi, il messaggio che verrà dato dalla maggioranza della nostra Regione al cittadino e agli operatori economici sarà ancora una volta un messaggio di ingiustizia. Per queste ragioni siamo fortemente contrari e cercheremo di modificare nei modi democratici il provvedimento che ci è sottoposto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.
RABELLINO Signor Presidente, colleghi Consiglieri ed esponenti della Giunta, noi riteniamo che con questo progetto di legge si tocchi il fondo. E' stato anche pubblicato sui quotidiani che la Regione Piemonte ha subito approfittato di questa legge per applicare i massimi consentiti. Mi spiace che non ci sia il Presidente della Giunta regionale Brizio perch gradiremmo avere una risposta sul perché solo la Regione Piemonte ha applicato le tariffe massime. Le Regioni Molise e Calabria hanno scelto di non applicare alcuna tariffa e altre Regioni hanno deciso di applicare tariffe inferiori. Perché non ci siamo almeno adeguati a quello che è stato deciso dalla Giunta regionale della Lombardia? Questa è la prima domanda che poniamo alla Giunta.
Sulla legge abbiamo poi delle grosse perplessità, perché a differenza di altre Regioni, la Regione Piemonte non prevede la destinazione dei fondi.
Abbiamo presentato una serie di emendamenti per stabilire i settori ai quali saranno destinati questi fondi. Visto che si dice che dobbiamo adeguarci, andiamo a vedere le proposte di legge delle altre Regioni le quali hanno dato una precisa indicazione sulla destinazione di questi fondi.
Rispondo al collega Ferraris che chiedeva alle opposizioni di prendersi le proprie responsabilità. Noi ce le prendiamo, cari signori, noi siamo qui per fare opposizione a qualsiasi costo, perché una legge del genere, se dovesse passare, è una vergogna per questo Consiglio.
Non stupiamoci se la gente si allontana dalla partecipazione politica.
Di fronte a veri e propri attentati all'economia il meno che la gente possa fare è quello di allontanarsi sempre di più.
I Consiglieri della maggioranza dovrebbero fare una riflessione. Sono convinto che la maggior parte dei Consiglieri della maggioranza non sappia nemmeno di che cosa si stia parlando. Addirittura il Consigliere Rossa questa mattina ci viene a dire che questa legge è passata in tutte le Commissioni. E' la legge per l'assestamento al bilancio che è passata in tutte le Commissioni. Questa legge non si è discussa in tutte le Commissioni. Il Consigliere Rossa si rende conto di che cosa stiamo discutendo? lo spero di sì. Se poi andiamo a vedere a che cosa Si riferiscono gli aumenti, scopriamo delle assurdità. Si parla di aumenti alle concessioni delle filovie. Dove sono le filovie in Piemonte? Sono state soppresse o stanno per essere soppresse. Comunque, va bene, faremo anche questo.
Non si tiene inoltre conto - e questa è la nostra critica più forte delle condizioni di certe zone della regione.
Per quale motivo non si possono fare delle distinzioni tra Comune e Comune, per esempio, quando si parla dell'aumento del bollo? La legge nazionale non specifica queste cose. Per cui, se vogliamo fare un discorso serio su una manovra fiscale di questo genere, riteniamo che si possano differenziare ulteriormente questi aumenti finalizzandoli a degli investimenti.
Un discorso molto lampante è quello della differenziazione tra vetture diesel e vetture a benzina. C'è già un superbollo per le auto a gasolio e andiamo ulteriormente a penalizzare questo mercato che, tra l'altro, è in crisi. La Regione non si è posta a priori questo problema. Una manovra del genere potrebbe essere ammissibile, però doveva essere studiata con più attenzione.
Abbiamo presentato 180 emendamenti per differenziare gli aumenti e per finalizzarli a priori. Riteniamo che anche tra le forze di maggioranza ci saranno dei Consiglieri che voteranno questa legge a malincuore.
Sicuramente qualcuno avrà delle difficoltà a ripresentarsi al proprio elettorato, e se non avrà questi problemi, ci penseremo noi a farlo sapere.
Questa è la nostra funzione.
La Lega Nord porterà avanti la sua opposizione ad ogni costo. Il collega Marchini si dice scandalizzato quando diciamo che ci appelleremo anche all'esterno di questo Consiglio. Non so cosa dirgli, perché questo è un diritto di ogni cittadino. Noi ci appelliamo come cittadini. Non daremo voto favorevole a questa legge, porteremo avanti i nostri emendamenti e una serie di ordini del giorno che chiediamo vengano discussi e votati.
Chiediamo, in definitiva, che la maggioranza ritiri questa legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.
FOCO Quando mi sono iscritto a parlare l'ho fatto con lo scopo di portare un contributo personale a questo dibattito e di esercitare il diritto-dovere di un Consigliere eletto in questa importante assise, ma anche per sottolineare, per coloro che avessero ancora dei dubbi o delle perplessità la rilevanza, il peso, il significato che il nostro Gruppo vuole dare a questo dibattito. Anzi, sono francamente preoccupato per il silenzio di alcuni Gruppi o di alcuni Consiglieri, perché questo di cui stiamo discutendo non è un provvedimento marginale. Gli amici della maggioranza oscillano nei loro interventi tra una visione minimalistica e una massimalistica del problema e qualcuno si stupisce che tanto clamore venga sollevato dai Consiglieri comunisti, arrivando persino ad accusarci di fare dell'ostruzionismo, quasi che i Consiglieri non possano avere diritto di parola su un provvedimento legislativo estremamente importante. Noi diamo particolare rilevanza a questo provvedimento, anzi, lo individuiamo come una verifica della capacità della maggioranza di far conseguire alle parole e ai pronunciamenti i fatti. Tutte le volte che ci troviamo di fronte ai fatti, cioè a deliberazioni, circolari applicative, in questo caso a una legge, essi non sono mai conseguenti alle parole. Noi ci sforziamo di evidenziare le contraddizioni.
Tante volte in occasione di convegni, di seminari di studio e di lavoro, di stesura di documenti siamo critici nei confronti del Governo, e tutte le forze politiche presenti nelle autonomie locali (Province, Comuni Regioni) sono d'accordo sulle rivendicazioni, poi, quando si dovrebbe arrivare al dunque, non solo c'è una divisione netta tra tutte le forze politiche, ma arriviamo a distinguo abbastanza precisi.
Mai come in questa occasione deve essere sottolineato con estrema forza il vero senso dell'autonomia finanziaria, che non significa altro che poter disporre di proprie risorse certe, per poter con queste costruire un progetto credibile. Non mi pare che, prima di arrivare a questo provvedimento, siano stati predisposti documenti o relazioni introduttive che denunciassero ancora una volta come tutte le Regioni si siano trovate in gravi difficoltà perché c'è una voluta sottostima dei trasferimenti finanziari nei confronti di tutte le Regioni.
Diverso è stato l'atteggiamento di alcune Regioni, che hanno fatto precedere la legge da una proposta politica precisa ed impegnativa: questo non è avvenuto per la Regione Piemonte; qui si è subita troppo la posizione del Governo centrale. Il discorso che in altre sedi viene fatto sulla vera autonomia finanziaria viene dimenticato nell'atto pratico.
Strettamente collegato a questo si inserisce il problema della facoltà impositiva, che deve offrire la possibilità di poter fare scelte libere e non obbligate applicando anche le tasse di scopo, con fini ben precisi.
Il Consigliere Rabellino ricordava, ed io concordo con queste proposte che altre Regioni hanno inserito nel disposto legislativo la finalizzazione delle risorse che venivano recuperate.
Mi avvio alla conclusione parlando di un argomento che è stato richiamato varie volte (non vorrei che venisse richiamato tutte le volte come alibi), quello della formazione professionale.
In quest'aula ne abbiamo già discusso e, senza voler ripetere cose già dette e ridette, credo che in questo comparto sia possibile evitare gli sprechi e i doppioni, decine di miliardi inutilmente. Mi riferisco al discorso sul Fondo sociale europeo. E' un comparto indicativo e significativo per il ruolo e la funzione che può avere la Regione. Noi siamo disponibili a lavorare per individuare priorità, scelte e per utilizzare meglio le poche risorse disponibili.
lo sono convinto che all'interno dei 150 miliardi che vengono spesi si possa fare tre volte meglio di quello che si fa, però bisogna avere il coraggio di fare piazza pulita di 20 o 30 miliardi che vengono spesi in corsi inutili; è un vero e proprio spreco di risorse per creare dei disoccupati o per svolgere un ruolo che la formazione professionale non pu svolgere, quello dell'assistenza o della supplenza alla scuola dell'obbligo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Se il collega Foco mi conoscesse da tempo, signor Presidente, non sarebbe caduto nel tranello. Quando faccio la faccia cattiva, lo faccio per spaventare i colleghi, ma normalmente lo faccio in termini umoristici. Il collega ci è caduto. Il collega ragionava sul fatto che, ferme restando le risorse, si devono fare delle cose diverse, lo dico invece che bisogna ridurre le risorse. Allora lì si misura la responsabilità e la disponibilità.
Questo è un dibattito che sarebbe bene finire qui, e non lo dico per provocare l'opposizione. Questo dibattito ha evidenziato la capacità dell'opposizione di coltivare una questione per molti versi pruriginosa con capacità di inserirla in tematiche di grande interesse e con un contributo al nostro ragionamento estremamente significativo. Perch dovrebbe essere interrotto qui? Perché poi non ci perderemo nel tentativo di dare dignità a una serie di atteggiamenti che probabilmente saranno soltanto di pura resistenza se non di ostruzionismo. Questo dibattito finito qui probabilmente passerebbe alla storia come uno dei più significativi ai quali abbiamo assistito nel corso di questi ultimi anni.
Il Gruppo liberale apprezza la decisione della Giunta e devo dire che molte questioni poste dall'opposizione sono di grande interesse; in particolare il Gruppo comunista ha fatto una prova generale per l'assunzione di ruolo di governo avendo fatto una pluralità di interventi diversi, ma coordinati ed estremamente equilibrati.
Ha ragione il Consigliere Marengo. Gli avvocati (visto che lo dico anch'io bisogna usare il plurale) dicono che la festa è finita. E l'ha detto anche il collega Rossa. Le questioni nazionali ed internazionali ci portano a non poter più beneficiare di alcune rendite, l'una che ha sostenuto in qualche misura il settore pubblico, l'altra che ha assistito il settore privato. Probabilmente questo Paese, così avanzato nella scala dei Paesi produttori, dovrà mettere le carte in tavola, i bluff non ci stanno più. Il debito pubblico in sostanza consisteva nel chiedere ai cittadini i soldi per pagare i debiti dello Stato offrendo per questo prestito più di quanto qualunque altro debitore sul mercato fosse in grado di fare. Facendo questo siamo riusciti ad anticipare alcuni processi nella nostra società di cui beneficiamo tutti e abbiamo scaricato sulle generazioni future costi di beni, di servizi, di realtà, dei quali noi siamo attualmente beneficiari. Con l'apertura dei mercati internazionali la Deutsche Bank si presenterà sul mercato e sarà in grado di mettersi in concorrenza con i BOT e i CCT e allora questo giochetto non funzionerà più.
Il sistema produttivo, la cosiddetta società civile, non potrà più giocare su alcune rendite di posizione rappresentate da rapporti privilegiati che si gestiscono anche con l'uso della grande stampa, ma si confronterà con il sistema internazionale, quindi saremo costretti a crescere. Cari amici, da piccoli ci hanno detto che, siccome ci nascevano i peli sulle caviglie, dovevamo mettere i pantaloni lunghi; abbiamo lasciato i pantaloni corti che erano così piacevoli da portare e abbiamo messo i pantaloni lunghi. Questo Paese è obbligato a mettere i pantaloni lunghi.
Certo, può dare fastidio, perché salire sugli alberi e fare le marachelle con i pantaloni lunghi non è più così facile, forse ci illudevamo di poterli portare ancora corti; cambiano le marachelle, ma a tutte le età si ha ancora voglia di farle.
Fuor di metafora, questa è la registrazione rigorosa da parte dello Stato che i vincoli internazionali ci impongono di lasciare alcune strade percorse in passato che ripeto - hanno lasciato un grosso debito alle generazioni future, ma che hanno consentito alle stesse generazioni future di avere gli strumenti per far fronte a questo loro debito. Se questo non avesse fatto il nostro Paese e avesse fatto una politica magari alla Ricossa (sempre che Ricossa dica queste cose), probabilmente si troverebbe con una situazione finanziaria più solida, ma probabilmente con un sistema sociale e produttivo estremamente diverso, non dico se più arretrato o più avanzato, ma sicuramente diverso.
Su queste vicende non ci dividiamo più, i comunisti non disturbino le ombre dei padri liberali. E' la forza delle cose, è la forza della storia che ci porta a questi passi. E' per questo che, al di là della speculazione politica, non capisco il tentativo di portare questa vicenda ad esternazione ulteriore, perché la gente queste cose le ha sicuramente capite e se non le ha capite è bene che le capisca; non si illuda che questa sia soltanto la conseguenza di qualche demenziale invenzione di questo o di quell'amministratore regionale o nazionale. Questo Paese deve mettere i pantaloni lunghi, compresa la Regione Piemonte.
Caro Consigliere Foco, questa formazione professionale non l'ha inventata il pentapartito. La più onerosa e complessa formazione professionale che esiste nel Paese l'hanno realizzata le Giunte di sinistra. Il notevole disavanzo sommerso, sul quale chiedo all'Assessore competente di dare finalmente conto in questa sede, l'hanno lasciato le Giunte di sinistra. I mutui dei Comuni li hanno assunti le Giunte di sinistra. Quindi, chiedo all'Assessore che si faccia giustizia una volta per tutte. Ha detto bene un collega: a memoria storica, non si dicono soltanto parole al vento, occorre fare la storia delle vicende che ci hanno portato al disavanzo attuale. Proprio perché le parole abbiano un peso e un senso non si può continuare a parlare di questioni attribuendone la responsabilità a chi questa responsabilità ha sicuramente, ma non tutta e molte volte è solo consequenziale...



(Commenti dai banchi comunisti)



PRESIDENTE

MARCHINI



PRESIDENTE

Sono sollecitazioni utili che richiedono approfondimenti. Ritengo che un'assemblea seria non possa ripetere luoghi comuni. La formazione professionale, il disavanzo sommerso, l'assunzione dei debiti dei Comuni che sono in definitiva i cancri della finanza regionale, oltre alla forbice che si è aperta tra il tasso di inflazione programmata e quello reale, sono fatti che non hanno niente a che fare con la capacità della classe politica, sono cose che hanno una forza propria alle quali ci si deve opporre solidamente, cari colleghi! Il collega Grosso ha posto delle questioni di indubbio interesse e vorrei fosse fatta chiarezza. Non ritengo che un'assemblea regionale non debba essere attentissima alle questioni formali, alle questioni di natura costituzionale, alle questioni istituzionali e giuridiche. Il complesso dei funzionari del Consiglio regionale dovrebbero essere un ufficio legislativo e qui sul tavolo dovrebbero arrivarci le carte già accompagnate d'ufficio dalle cose che ci ha detto il collega Grosso. Con questo rimango convinto di quello che ho detto questa mattina, e cioè che qui non si richiamano i poteri di altri livelli istituzionali, qui si gestiscono i poteri di questo livello istituzionale.
Caro Zacchera, il fatto che siano usciti dal carcere i catanesi (non vorrei con questo prendere un'altra denuncia), forse è anche perché la Magistratura è impegnata in 400 questioni, anche quella di cambiare il Paese (perché gli atteggiamenti della Magistratura in certi anni li ricordiamo tutti), quindi se i catanesi escono è perché non si riesce a fare i processi. Chiediamoci perché non si possono fare i processi, magari perché si ritiene che anziché fare ognuno la propria parte si pensa che qualcun altro possa fare la nostra e avendo perso una battaglia qui la rifacciamo in una sede che non è propria. E' vero, i cittadini hanno il diritto-dovere di perseguire tutte le strade, quella politica l'hanno seguita votando il sottoscritto e i colleghi che sono qui presenti, e quella giudiziaria hanno il diritto di provocarla. Chi però ha scelto la strada di fare la sua parte nelle istituzioni è curioso che poi scelga di tornare a fare il cittadino all'indomani mattina. Chi ha scelto di lavorare nelle istituzioni, lavora nelle istituzioni e lascia che i cittadini facciano la loro parte.
L'altra questione importante che è venuta fuori e che finalmente mi trova completamente d'accordo con un comunista è quella dell'autonomia finanziaria. Collega Foco, non so se ti è scappato, ma hai detto una cosa sulla quale mi ritrovo totalmente: l'autonomia finanziaria non deve essere altro che la certezza delle risorse di cui la Regione può disporre entro certi tempi rispetto alle sue funzioni. Questo è un problema di certezza non di chi impone l'imposta. Abbiamo difeso l'autonomia degli enti locali e abbiamo voluto la legge n. 142, adesso che andiamo a rivendicare un'autonomia impositiva coltiviamo degli obiettivi fuori luogo, per non dire contro di noi, e lo facciamo per una ragione che non abbiamo il coraggio di confessare e cioè che l'anello debole della classe dirigente e della classe politica di questo Paese è la classe regionale, la quale non ha all'interno dei propri partiti l'autorevolezza sufficiente per ottenere la svolta regionalistica dello Stato e di tanto in tanto si innamora di qualche frase, tipo l'autonomia impositiva. Ebbene, l'autonomia impositiva porta, e lo dice il Consigliere Staglianò, al federalismo fiscale e finanziario. Caro collega Staglianò, ti rendi conto di cosa vuol dire immaginare che ci sia uno Stato che abbia un sistema fiscale diverso...



PRESIDENTE

SARTORIS



PRESIDENTE

Ce l'ha già!



PRESIDENTE

MARCHINI



PRESIDENTE

Scusa collega, il mio collega del sud farà la denuncia dei redditi come la faccio io o sarà un evasore, ma se arriveremo a quello che il Consigliere Staglianò chiama federalismo fiscale sicuramente avremo, nelle aree che io continuo a ritenere infelici e creditrici nei confronti della storia, quelle da cui lui proviene, delle classi politiche meno responsabili delle nostre che, per ottenere maggiore consenso, imporranno meno tasse e realizzeranno minori servizi. Quindi, immaginare che questa sia la strada per realizzare il ruolo delle Regioni così come è detto nella Carta Costituzionale, ci vuole un po'. Corretta è la lettura del collega Zacchera, perché, in sostanza, la Carta Costituzionale dice agli amministratori regionali di finalizzare in modo specifico le risorse che vengono lasciate a livello regionale; quindi dobbiamo saper finalizzare la sfera rispetto alle specificità delle aree che governiamo; non è la diversità del trattamento fiscale che può interessarci. E' una materia che richiederebbe un seminario, perché anche soltanto il riferimento fatto dal rappresentante della Lega Nord sui motori diesel mi sgomenta, e su questo chiederei all'Assessore alle finanze di fare una riflessione. Consideriamo l'utilizzatore medio di oggi, non quello di dieci anni fa quando era di moda il motore diesel. Che una certa fascia di lavoratori debba vedersi il bollo, che già adesso è di parecchie centinaia di migliaia di lire diventare di oltre un milione, è una questione che qualche preoccupazione me la fa nascere.
Quindi confermo che sosterrò per quanto mi sarà possibile la Giunta in questo confronto che si sta avviando con l'opposizione. Mi rendo conto che le mozioni degli affetti e della misura non hanno legittimità in una assemblea che ha nel contrasto delle opinioni e nel loro confronto la sua ragione d'essere, però suggerisco ai colleghi Capigruppo delle forze politiche impegnate in questa fase che hanno condotto in modo ammirevole di inventare qualche modello di lavoro qui tra di noi, che non costruisca un crinale, ovvero una bella discussione generale e di lì in poi una esperienza che mai è avvenuta in questa Regione, quella di un Consiglio regionale portato a conseguenze anche giuridicamente discutibili, tra l'altro non capisco con quale vantaggio, soprattutto all'inizio di una legislatura.
Concludo il mio intervento esprimendo come Consigliere, prima ancora che come liberale, apprezzamento per il tono e per gli argomenti che sono stati introdotti, confermando il sostegno alla Giunta nell'impresa nella quale si è impegnata e auspicando che i Gruppi sappiano trovare misure e metodi che ci consentano di condurla nel rispetto delle funzioni diverse e nel modo migliore nei confronti della pubblica opinione, ma anche nel rispetto che l'un l'altro ci dobbiamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.
CALLIGARO Oltre ai provvedimenti odiosi quanto inutili di cui stiamo parlando voglio ricordare che il Governo ha scaricato sulle Regioni una quota del disavanzo sanitario 1990 che ammonta a oltre 12.000 miliardi di lire. Per la Regione Piemonte si tratta di 54 miliardi circa che comportano per 15 anni la spesa di oltre 8/9 miliardi all'anno di rateo di mutuo.
Non è tutto: il disavanzo '89, circa 7.000 miliardi complessivamente il cui ripiano per il momento è sospeso, sarà probabilmente posto a carico del Fondo Sanitario Nazionale 1992. Continua quindi da parte del Governo la sagra della sottostima della spesa sanitaria. Il risultato è clamoroso: nell'ultimo decennio la sottostima ha raggiunto i 50.000 miliardi di lire.
L'ammortamento dei relativi mutui è costato alla comunità nazionale 10.000 miliardi di lire all'anno per dieci anni, si tratta di una cifra enorme 100.000 miliardi. Il dato, che non è stato confutato da nessuno, è dell'ISIS.
I governi che hanno determinato questa sottostima non si può dire che abbiano dimostrato uno spiccato senso dello Stato. Il collega Marchini ha fatto appello al senso dello Stato; diciamo la verità, questi governi non hanno avuto senso dello Stato. E continua a non esserci certezza di finanziamento. Il Governo sistematicamente sottostima la spesa sanitaria non ripiana il disavanzo, se non in parte, trasferisce alle Regioni con notevole ritardo le risorse per il funzionamento del Servizio Sanitario Nazionale e ora si accinge a scaricare altre quote del disavanzo sulle Regioni, con il rischio di affossarle definitivamente, e non trova di meglio che tagliare la spesa di circa 8/10.000 miliardi, un taglio insopportabile per la sanità. Il Governo ha annunciato una manovra di contenimento del disavanzo pubblico di circa 50.000 miliardi di lire, di questi circa 10.000 (negli ultimi giorni si è parlato di 8.000) dovrebbero essere risparmiati tagliando i fondi del Servizio Sanitario Nazionale, il che vuol dire contrarre la spesa del 12% e tendenzialmente quasi del 25% se si considerano le spese effettivamente comprimibili.
La manovra del Governo si basa essenzialmente su misure di contrazione delle prestazioni e sulla modifica del regime del ticket farmaceutico senza prevedere contestuali interventi per aumentare le entrare del F.S.N.
Al contrario, la formulazione di una qualsiasi manovra volta a limitare la spesa sanitaria pubblica deve tenere conto che la Costituzione e la legge istitutiva del S.S.N, sanciscono la tutela della salute del cittadino quale diritto inalienabile, pertanto esiste un diritto del cittadino alla salute e un dovere dello Stato di garantirne la tutela come singoli e come collettività.
Da queste considerazioni discende che non è pensabile contrarre di un quarto le risorse finanziarie per la sanità in un solo anno a meno di una scelta precisa di pesante riduzione dell'arco delle prestazioni erogabili dalle UU.SS.SS.LL. con blocco di nuove assunzioni di personale e dello stesso rimpiazzo del turnover.
Sulle quote del disavanzo accollate alle Regioni si è pronunciata due volte la Corte Costituzionale riaffermando il principio che la responsabilità di eventuali ripiani di disavanzi gestionali delle UU.SS.SS.LL. è unicamente dello Stato.
Ma vediamo brevemente quali sono i veri problemi della spesa sanitaria.
Ripetutamente lo abbiamo detto: rispetto ad altri Paesi avanzati la spesa italiana ha una incidenza sul prodotto interno lordo inferiore. Spendiamo meno, ma soprattutto spendiamo male; abbiamo servizi meno efficienti prestazioni meno efficaci. Spendiamo in sostanza con una bassa produttività sociale. La politica della spesa è viziata da politiche clientelari, da sprechi, da parassitismi, da storture, da disorganizzazione dei servizi e la spesa cresce mediamente del 12% all'anno.
La politica delle entrate è basata esclusivamente sui contributi di malattia dei lavoratori dipendenti che pagano mediamente l milione e mezzo pro capite all'anno e dei lavoratori autonomi che mediamente pagano 800.000 lire all'anno. L'incremento medio delle entrate è del 6%. E' chiara la differenza tra la crescita media della spesa, 12%, e l'incremento medio delle entrate, 6%.
Come si vede la spesa sanitaria è da tempo integrata da risorse statali aggiuntive. Non si può più prescindere da una rigorosa ed equa politica delle entrate. In questo caso consiste nella complessiva fiscalizzazione degli oneri di malattia, sulla redistribuzione del carico fiscale affinch tutti paghino in base alla loro effettiva capacità contributiva. La politica della spesa è destinata a non essere più controllata tendenzialmente è già oggi ingovernabile e insopportabile. E' destinata a diventare pari o superiore all'incidenza sul PIL degli altri Paesi più avanzati con il risultato di un pessimo livello del nostro servizio sanitario.
In effetti, in via preliminare bisogna azzerare il debito pregresso, e gli oneri devono essere posti a carico dello Stato. La politica dei ticket farmaceutici si è dimostrata ampiamente inadeguata e per molti versi fallimentare, hanno prevalso le esenzioni facili. Nel periodo '88/'89 l'aumento dei cittadini esenti è passato dal 18 al 32%; la percentuale di ricette esenti dal 50 al 75%; le stime epidemiologiche ci dicono che il Paese dovrebbe avere 1 milione e mezzo di diabetici, ma noi abbiamo esenzioni per 3,5 milioni di diabetici. L'85% della spesa farmaceutica è assorbita da cittadini esentati a vario titolo. Le pressioni consumistiche delle società farmaceutiche non sono contenibili da un governo particolarmente sensibile alle pressioni dei potentati economico finanziari, cosicché la spesa farmaceutica subisce impennate annuali.
Nell'89 era stata stimata in 9.900 miliardi a consuntivo. Siamo a 11.630 miliardi di lire. Le pressioni hanno un effetto sulla determinazione dei prezzi, che sono prezzi crescenti, ha effetti sull'immissione sul mercato di nuovi farmaci tramite nuove registrazioni di farmaci a prezzi notevolmente maggiorati e relativi a nuove confezioni, nuove formulazioni a nuovi dosaggi. Quindi c'è il problema di ripianare i disavanzi e di mettere la spesa farmaceutica sotto controllo.
Le responsabilità non sono solo dei Governi che si sono succeduti e del Governo in carica, ma precise sono le responsabilità della Regione Piemonte. La spesa farmaceutica nella città di Torino ha avuto incrementi del 9% nell'84, del 18% nell'85, dell'11% nell'86, del 16% nell'87, del 17 nell'88 e nei primi otto mesi del '90, rispetto allo stesso periodo dell'89, è aumentata del 30%; naturalmente gli incrementi sono diversificati, l'USSL che esercita controlli ha incrementi bassi, quella che non esercita controlli ha incrementi elevatissimi.
Sono sufficienti semplici controlli sanitari sulle prescrizioni dei farmaci per frenare l'aumento della spesa sanitaria, anzi, per ridurla mediamente si è calcolato che i controlli fanno diminuire la spesa farmaceutica del 20%; così è per le analisi cliniche e per gli esami di vario tipo. La stessa spesa convenzionata esterna è incontrollata, non si richiedono requisiti, non vi sono regole, non si esercitano controlli sull'attività privata. Si tratta di una spuria commistione tra pubblico e privato. Così la spesa per la prevenzione è irrisoria e conferma il carattere consumistico e mercantile del nostro servizio sanitario.
Il meccanismo di spesa corrente è perverso, si basa sulla spesa storica più un incremento annuale; chi più spende - indipendentemente dall'efficacia della spesa avrà più risorse l'anno successivo; chi bada a spendere meno, a spendere efficacemente, avrà meno risorse l'anno successivo.
Vi sono poi ritardi di trasferimenti delle risorse dallo Stato alle Regioni e dalle Regioni alle UU.SS.SS.LL. Faccio due esempi. L'adozione del programma decennale di investimenti e lo stralcio triennale (Finanziaria dell'88) è stato discusso prima delle elezioni e praticamente approvato dal Consiglio a scatola chiusa. Si tratta di 640 miliardi, che non sono ancora arrivati ed è presumibile che arrivino nei prossimi anni. Si tratta allora, di spendere somme destinate con ritardi di 4/5 anni; così è per la spesa in conto capitale '89/'90.
Un'ultima considerazione. Quanto costa finanziariamente tenere inutilizzati e congelati oltre 800 miliardi di lire, lo stralcio triennale e la spesa in conto capitale '89/'90? Qual è il costo, oltrech finanziario, sociale e umano? Due esempi rapidissimi. I giorni di lavoro di ristrutturazione dell'ex scuola elementare di Pont Canavese finalizzati alla realizzazione del nuovo poliambulatorio, dall'inizio dei lavori, 16 gennaio 1986 a oggi 30 ottobre 1990, sono stati 420, i giorni di sospensione dei lavori, a causa della mancanza di fondi, sono stati 1.320 in quasi cinque anni (l'ultimo periodo di sospensione dei lavori è stato di un anno e mezzo) mancano 500 milioni di lire per completare la ristrutturazione del poliambulatorio. Il finanziamento è previsto dal programma spesa in conto capitale '89/'90, ma il Ministero del Tesoro non invia le risorse stanziate e ripartite sotto le elezioni.
L'altro esempio riguarda il fondo di parte corrente a destinazione vincolata per l'anno '86 "Modifica dei criteri di assegnazione alle UU.SS.SS.LL. e assegnazione della somma di 2 miliardi 234 milioni di lire".
Spesa vincolata '86, spesa che doveva servire, e serve, per attività di screening mammografico e per spese avvio screening citologico. Parliamo tanto di programmazione, ma 2 miliardi e 400 milioni sono fermi dal 1986.
C'è stato un conflitto tra Regione e Ministero della Sanità. Il quesito era enorme: se e in quale misura la spesa poteva riguardare gli investimenti.
Il risultato, dopo quasi quattro anni e mezzo, è che la spesa per gli investimenti non deve superare il 50% della quota attribuita a ciascun programma.
Non si potevano risparmiare 54 miliardi sui 5 mila miliardi della sanità? Molti di più si potevano risparmiare, persino migliorando i servizi sanitari.
E' evidente che una tale politica non interessa la maggioranza; quindi non intende praticarla. Per questo siamo ridotti soprattutto a misure di manovra che non sfiorano i problemi, non li affrontano; siamo ridotti a sostenere in quest'aula che la possibilità di crescita della nostra Regione dipende dall'aumento del bollo automobilistico. Sono misure fallimentari non di razionalizzazione e non di riqualificazione; sono misure pagate dai soggetti più deboli e più svantaggiati, in sostanza da tutti i cittadini che pagano le tasse.
Questo è non governo, signor Presidente, questa è mancanza assoluta del senso di Stato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Signor Presidente, intervengo nella discussione generale ricordando innanzitutto che nella relazione di minoranza stesa e presentata dal nostro Gruppo è sintetizzato, nelle sue grandi linee, l'atteggiamento che riteniamo doveroso tenere su questo disegno di legge.
Mi limiterò a ricordare che, a nostro avviso, la Giunta non doveva avvalersi in questo momento della facoltà che le concedeva la legge 12/6/1990 di aumentare le tasse di concessione e segnatamente la tassa di circolazione, perché la legge finanziaria prossima ad essere approvata caricherà ulteriori sacrifici sugli italiani, in particolare sulle classi meno abbienti. Alludo alla tassa sulla prima casa che pare sia decisa dal Governo e presto ratificata dal Parlamento e, passando a qualche cosa di più minuto, ma che significa pur sempre in questo quadro un sacrificio all'aumento della carta da bollo che arriverà a 10.000 lire per foglio.
Possono sembrare piccolezze, così come si è cercato di minimizzare e fare apparire piccolezze l'aumento della tassa di circolazione, dicendo che in definitiva si tratterà di 40/ 50.000 lire. Si tratterà è vero di 40/50.000 lire, o forse anche più, che non peseranno sulle persone "ricche" o con mezzi, non peseranno sui liberi professionisti o sui lavoratori autonomi ma siccome il mezzo di trasporto non è solo un lusso, ma è anche un mezzo necessario di cui si avvalgono le classi meno abbienti, meno ricche, meno dotate di mezzi, indubbiamente questo è un sacrificio che non doveva essere attuato. Nella relazione di presentazione del disegno di legge n. 31 c'è una considerazione molto preoccupante, anche se mi si dice (non ero presente questa mattina) che l'Assessore avrebbe cercato di mettere un po' di acqua sul fuoco. Dopo aver ricordato che il disegno di legge dà applicazione all'art. 5 della legge statale 14 giugno 1990 (innanzitutto non è vero che dà applicazione, ma si fa una scelta nell'ambito di una facoltà di aumentare o di non aumentare la tassa di circolazione, quindi c'è un'inesattezza voluta evidentemente per far apparire una cosa diversa da quella reale), si dice che si dovrà ricorrere a questi strumenti e ad altri per i quali mancano ancora le norme di attuazione.
Quali sono gli altri strumenti per cui mancano ancora le norme di attuazione? Sono quelli preannunciati nell'art. 4 della legge statale 14 giugno 1990, laddove si prevede che entro aprile del 1991 il Governo emanerà decreti delegati i quali consentiranno alle Regioni di aumentare anche la benzina. Quindi, la smentita che mi si dice sia stata fatta oggi dall'Assessore mi convince molto poco, intanto per quanto sta scritto qui dove si dice che ci sono altri provvedimenti per cui mancano le norme di attuazione, come per dire che quando ci saranno le norme di attuazione noi provvederemo e poi quando ci saranno i decreti delegati in vigore vedremo che cosa succederà. Inoltre, e questo è già stato ripreso anche da altri interventi, manca la finalizzazione del rastrellamento di questi presunti 50 miliardi.
Devo ricordare che nella relazione alla legge finanziaria del 16 maggio 1970 emanata allorquando vennero istituite le Regioni (quella legge che la legge 12 giugno 1990 modifica), allorquando venne presentata alle Camere l'allora Ministro Bosco, venendo a parlare, nell'ambito della sua relazione al Parlamento, della tassa automobilistica, disse testualmente che avrebbe dovuto esserci un armonizzarsi tra la tassa regionale e la tassa erariale la quale veniva appunto ridotta in quel momento al 50% ai fini di evitare un peso sui cittadini. Quella saggia affermazione dell'allora Ministro proponente le tasse regionali adesso evidentemente viene scavalcata, viene stravolta perché alla tassa erariale si aggiunge quella regionale nella maniera che vediamo.
Questa ragione con quelle contenute nella relazione di minoranza sono le ragioni fondamentali per cui ci siamo opposti con motivi pregiudiziali e con motivi di merito e continueremo ad opporci al varo di questa legge.
Questo disegno di legge ha un precedente in una tassa di epoca medioevale la tassa sul macinato. Era quella tassa, come ricorderete, che venne istituita nel medioevo nel momento in cui i cereali venivano trasformati in farina; quella tassa nel corso dei secoli venne sempre censurata, criticata dagli ordinamenti e poi finalmente abolita nel 1867 in quanto ci si rese conto che si trattava di una tassa che "tartassava" soprattutto le classi più deboli, perché anche all'epoca i "signori" non pativano se il prezzo del pane aumentava in seguito alla tassa sul macinato. Storicamente è stata ritenuta una tassa iniqua per eccellenza perché colpiva soprattutto le classi meno abbienti. Ritengo che il paragone della tassa automobilistica al balzello del macinato sia centrato perché ha la caratteristica della iniquità oltre che della impopolarità. Per questo e non solo per questo noi fino alla fine di questa discussione ci opporremo preliminarmente e nel merito all'approvazione di questo disegno di legge iniquo ed impopolare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anch'io intervengo per esprimere un giudizio di iniquità su questo provvedimento che la Giunta regionale intende varare ed approvare. Si tratta di un nuovo balzello e questa volta purtroppo è la Regione che lo impone. Solo la scarsa informazione che vige in questa nostra Regione, in questa nostra società la mancanza di discussione con le componenti sociali ha limitato la reazione all'interno di questa sala. La popolazione assiste perplessa e preoccupata, frustrata da un sistema politico di maggioranza che da Roma a Torino non governa e lascia intere Regioni in mano alla delinquenza, alla corruzione, lascia che sull'intero territorio nazionale gruppi di interessi e di pressione determinino le scelte.
Voglio fare un riferimento al punto all'o.d.g. che avremmo dovuto discutere in luogo di quello che stiamo invece discutendo, quello della viabilità, dove non una formazione e un processo di decisione istituzionale hanno portato la Giunta regionale a proporre alcune delle opere che sono in quelle tabelle, ma, appunto, gruppi di interesse di pressioni esterne. Le società autostradali, alcuni uomini politici che governano e dirigono queste società hanno determinato dall'esterno le scelte delle istituzioni.
La popolazione viene assunta come soggetto passivo dalla maggioranza la quale più non consulta, nemmeno vuole accettare la discussione all'interno degli organismi consiliari, le Commissioni e lo stesso Consiglio. Ebbene, mi sembra che questa discussione che facciamo sia una discussione di buona volontà, ma scarsamente recepita dalla maggioranza che si mostra sorda.
Questa situazione non è una situazione che io denuncio con tinte fosche, è la situazione reale che ha fatto esprimere il Presidente della Repubblica Cossiga a Londra in questi ultimi giorni, quando denunciava appunto le disfunzioni, le degenerazioni del sistema politico nel nostro Paese. Certo, anche la voce che ci è venuta da lontano "extra moenia", che sotto questo profilo ha avuto persino più eco di quanto non l'avrebbe avuta se fosse partita da Roma, si mostra quotidianamente, dal giorno dopo, una voce inascoltata. E noi qui stiamo procedendo in una situazione di progressiva disgregazione del sistema politico istituzionale e del suo rapporto con la società e gli diamo un contributo anche oggi. Quei governi che non governano da Roma a Torino, di una maggioranza pressoché omogenea dappertutto, sono poi anche quelli che non solo lasciano alla corruzione di dominare su alcune Regioni, ma sono anche quelli che lasciano a potentati esterni alle istituzioni e agli organismi democratici di base di decidere sono anche i governi che consentono gli sprechi, che gonfiano come un gigante dai piedi d'argilla l'economia italiana con mere politiche monetarie (ed è stata la politica di questi dieci anni passati), che giocano sugli alti interessi per prelevare il risparmio, non a fine di investimento in interventi strutturali sulla nostra economia, ma per pagare il debito pubblico.
Ebbene, la popolazione che assiste a questo insieme di cose e che tutto sommato, forse non spera neanche più di tornare alla normalità, alla solidità economica del Paese, alla solidarietà sociale, prima o poi reagirà. Questa maggioranza sta pensando di vivere a lungo in una situazione di passività della società, ma io credo che non potrà durare a lungo. La popolazione prima o poi reagirà. Dopo la stangata del Governo, la legge finanziaria, i ticket sanitari, l'aumento delle tariffe ferroviarie la tassa sulla casa, gli aumenti dei prezzi operati dal Comune di Torino e da altri Comuni sui tram, gli autobus, l'acqua ed altri servizi, dopo l'aggravarsi in termini di costo e di qualità dei servizi sociali necessari alla vita soprattutto delle fasce più deboli, la popolazione prima o poi reagirà.
L'impegno nostro è di non lasciare passare inosservata questa situazione. Per questo stiamo qui a discutere a lungo. Sappiamo che l'efficacia di questa nostra discussione sul piano dell'informazione sarà limitata, ma il nostro impegno è anche quello di trasferire all'esterno di questa sala questo dibattito per far capire che è necessario reagire a questa politica, che il decennio che è parso (ma era drogato) di sviluppo economico è finito. Siamo al termine. Occorrono altri atteggiamenti di politica economica perché il nostro futuro non sia un futuro che ci emargina dall'Europa che si deve unificare, dall'Europa che apre i suoi rapporti con altre parti del mondo.
Non sarà ancora questo balzello che creerà la reazione della comunità ma noi faremo di tutto perché la comunità capisca che questo balzello che gli capita sulla testa da un luogo così vicino, come quello della Regione quando sarà percepito e conosciuto avrà - state tranquilli - i suoi effetti. E avrà i suoi effetti proprio perché la popolazione regionale l'ha espresso anche nell'ultimo voto e ci siamo preoccupati un po' tutti per l'erosione di voti che abbiamo subito a favore di chi ha posto con più forza il problema dell'autonomia. Ebbene, la Regione, che dovrebbe rappresentare la forma di governo ravvicinata, di maggiore autonomia, sarà vista ancora una volta e più di prima, proprio perché pone anche i balzelli, come una istituzione nemica. Con politiche di questo genere non sarà possibile vedere questa istituzione come un organo di governo con il quale sia sperabile perlomeno di tentare un nuovo corso della vita politica, basato su autonomia e responsabilità.
L'atto che state compiendo - e io non cerco neppure più di motivarlo perché tante motivazioni sono già state date - è un atto irresponsabile, è un atto che nega qualsiasi dignità autonoma della Regione nei confronti del Governo centrale. Ancora una volta è un appiattimento al Governo centrale che non ha dato e fornito autonomia e responsabilità alle Regioni, ma che scarica sulle Regioni i mali e le conseguenze di una nefasta politica come qui da molti interventi è stato indicato. Questa non è autonomia impositiva. Questa è una gabella ulteriore che trasforma la nostra Regione in gabelliere. Ebbene, noi conduciamo questa discussione per impedire che questo avvenga. Ci sono questioni sociali, tasse che si aggiungono ad altre tasse che vanno a colpire soprattutto le persone che vivono più modestamente; vogliamo impedire questo, ma vogliamo anche impedire che l'immagine della Regione, che già è priva di considerazione, non abbia a degradare ancora rispetto a una comunità che invece avrebbe da una Regione autonoma e responsabile le possibilità di introdurre una nuova direzione e un nuovo corso politico. Inoltre, è impressionante, questa gabella è messa senza neanche dire per cosa deve essere messa. Si esclude di indirizzarla al pagamento dei debiti della sanità, ma non si dice per cosa è introdotta.
Anche questo è un elemento di responsabilità. Se un cittadino vuol darsi conto dell'introduzione di una nuova tassa, deve poterne capire la ragione.
Noi siamo contro questo provvedimento che la maggioranza e la Giunta regionale vogliono introdurre, tra l'altro nella forma massima consentita dalla legge nazionale, proprio adagiandosi sulle possibilità che la legge nazionale dà e sugli indirizzi che il Governo ha fornito. In via subordinata chiediamo che, dal momento in cui questa legge dovesse passare venga indicato verso quali obiettivi questi soldi verranno utilizzati. E' una tassa che per 50 miliardi su 55 verrebbe prelevata dalle tasse automobilistiche. Sarebbe giusto che la maggioranza dicesse che questa tassa viene usata per rimediare ad alcuni mali che proprio il traffico subisce e determina sulla popolazione. Penso che le condizioni ambientali di inquinamento, generate per 1'800/0 dal traffico automobilistico, e dalla produzione di ossido di carbonio delle nostre città, sia uno degli obiettivi per cui si dovrebbe operare utilizzando questi soldi. Le esigenze di monitoraggio per conoscere le situazioni ambientali, le politiche di limitazione e di regolamentazione del traffico, le politiche del verde nelle città, dovrebbero essere sostenute da queste tasse. Siccome le cattive condizioni ambientali sono subite dalla popolazione cittadina questo potrebbe essere se non altro un motivo, non dico di facile accettazione, ma di comprensione del perché una tassa viene messa sotto il principio che chi inquina paga. L'automobile inquina, allora si leghi questo fatto ad una ragione di disinquinamento di una politica che crei condizioni ambientali della città più salubri, più vivibili di quanto non siano ora.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Coppo.
COPPO Signor Presidente, colleghi, la Regione Piemonte è di fronte alla necessità di accompagnare la manovra di risanamento del bilancio pubblico del Governo. Questa è la tesi principale che la maggioranza ha voluto suggerire in questa discussione. Siamo convinti dell'esatto contrario.
Siamo convinti che mentre un lungo decennio di espansione si avvia alla fine, mentre ci sono nuovi segnali di incertezza e rischi di recessione, la manovra finanziaria proposta dal Governo non sia altro che una pura operazione di tamponamento del disavanzo, che non incide sui meccanismi che presiedono alla sua espansione e che accentua gli effetti di redistribuzione ingiusta del reddito a favore delle rendite e della ricchezza accumulata, nonché l'allocazione distorta delle risorse.
Dal lato delle entrate, tutte le misure previste dal Governo sono ben lontane dall'affrontare il problema chiave di un allargamento della base imponibile: si tratta invece di misure che si riassumono o in indebiti favori alle imprese o in un impegno, tutto da verificare, nella lotta all'evasione.
Per quanto riguarda le spese, la manovra del Governo penalizza i centri di spesa più legati ai servizi e alla popolazione, a cominciare dal sistema delle autonomie locali. Di fatto, la manovra sulla spesa è in gran parte centrata su sanità ed enti locali, salvo poi la gran parte assegnata a pure operazioni di tesoreria. Si interviene prevalentemente attraverso una maggiorazione o un'estensione dei ticket, strumento non solo ingiusto, ma che ha già mostrato tutta la sua inadeguatezza a contenere la crescita della spesa nel settore. Per gli enti locali si prefigura un taglio dei trasferimenti correnti volto a costringerli ad aumentare le aliquote dei tributi di loro pertinenza, secondo un approccio che punta nei fatti ad usarli come un puro strumento per accrescere la pressione fiscale e che per questo è di per sé contraddittorio con le esigenze di realizzare una reale autonomia in materia tributaria e quindi anche la loro responsabilizzazione.
Se questo è il contenuto della manovra governativa, lo spazio che viene lasciato alle Regioni è quello che citava il collega Rivalta, quello di diventare gabellieri per conto dello Stato. Non solo, ma come ragione di favorire lo svuotamento concreto e materiale della recentissima legge di riforma delle autonomie locali. La legge n. 142 rischia di diventare un guscio vuoto se, pochi mesi dopo la sua approvazione, si costruisce una manovra che, se non viene modificata, porta al blocco degli investimenti degli enti locali e se si costringe ciascuna Regione a pesare ancora di più sulle autonomie locali stesse. Quello che ci colpisce ancora più del merito delle misure che vengono proposte dalla Giunta sono le motivazioni; ciò che viene proposto non è una sgradevole necessità imposta da una manovra governativa che non si condivide, al contrario: si dice che la Giunta regionale considera queste misure come l'accoglimento delle proposte delle forze autonomistiche. Sia nella relazione iniziale al disegno di legge che nella relazione di maggioranza della Commissione si sostiene che il Governo abbia sostanzialmente accolto, nell'ambito dei documenti di programmazione economico-finanziaria, le richieste delle Regioni. In che modo? Nel ribadire la tendenza a ridurre i trasferimenti su cui le Regioni possono fare affidamento. Se sono queste le motivazioni, la prima conseguenza sarà che i cittadini vedranno in questi balzelli, la manifestazione dell'autonomia impositiva degli enti locali.
Nel merito della questione del fabbisogno finanziario, si deve osservare che, all'inizio, la motivazione della Giunta era che questi provvedimenti erano collegati alla necessità di coprire il disavanzo del settore sanitario per il 1990. Nel frattempo le misure iniziali proposte dal Governo sono state modificate, le quote a carico delle Regioni sono fortemente diminuite. Appare quindi abbastanza strano che non si sia fatto lo sforzo di rivedere l'impostazione iniziale che portava a puntare all'applicazione massima dei balzelli. Non solo, ma nell'applicazione non si è dato alcuno spazio alla possibilità, che pure la normativa nazionale lasciava, di una differenziazione almeno per limitare elementi evidenti di iniquità della manovra. Per una misura di così scarso contenuto riformatore si utilizzano argomenti terroristici come quelli secondo cui, senza questa misura, una Regione come la nostra sarebbe paralizzata e dovrebbe chiudere i battenti. Credo che quando si usano argomenti di questo peso, volendo dimostrare troppo, non si dimostra nulla, anzi, si dimostra che nel corso del tempo si è persa ogni motivazione razionale al provvedimento e si è scelto di adagiarsi pigramente sugli elementi più iniqui, più odiosi ed inefficaci della manovra governativa nazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.
BRESSO Signor Presidente e colleghi Consiglieri, voglio intanto sgombrare il campo da qualche equivoco. Non mi pare che questa autorizzazione, questa imposizione alle Regioni di aumentare le aliquote di alcune imposte possa essere definita autonomia impositiva, perché con l'autonomia impositiva questa questione non ha assolutamente nulla a che fare. Se si vuole parlare di autonomia impositiva, intanto si deve definire la partecipazione delle Regioni ad alcune imposte principali, per esempio all'imposta sul reddito.
Naturalmente la quota delle Regioni non può essere aggiuntiva perché non di autonomia impositiva si parlerebbe, ma di far fare alle Regioni il ruolo di killer di questo Paese.
Si tratta allora di definire una contemporanea riduzione del prelievo nazionale, e dentro a quella riduzione le Regioni potranno avere la possibilità o di stare sotto al prelievo complessivo precedente o di superarlo a seconda dei propri fabbisogni e delle proprie scelte. Questo significherebbe un corretto rapporto Regioni Stato e non quello, invece, di scaricare sulle Regioni un prelievo aggiuntivo, già deciso a livello statale e semplicemente trasferito con una decisione burletta sulle Regioni. Sarebbe grave se autonomia impositiva volesse dire un autonomo prelievo in termini di esazione da parte della Regione. Autonomia impositiva vuole dire stabilire la quota del gettito fiscale complessivo che spetta alle Regioni, vuol dire la contemporanea riduzione della quota statale, il che vuol dire anche riduzione del personale e della capacità di spesa a livello statale e aumento delle possibilità di intervento della capacità di spesa e del personale a livello regionale; vuol dire trasferimento effettivo di finanze e di funzioni e vuol dire possibilità per le Regioni di tornare a legare l'aspetto impositivo con le decisioni di intervento e quindi poter giustificare le proprie decisioni impositive sulla base del tipo di scelte che si fanno.
Il Consigliere Marchini, che non è presente in questo momento, per cui non avremo uno scontro, continua a invocare qualcosa che nessun Assessore di questa maggioranza è mai riuscito a fare. Ho assistito, durante tutta la precedente legislatura, a infinite polemiche fra il nostro collega Biazzi diabolico esaminatore dei bilanci regionali, e gli Assessori al bilancio, i quali non sono mai riusciti a dimostrare che la responsabilità del deficit era delle maggioranze di sinistra. Può darsi che adesso ci riusciranno non essendoci più il diabolico Consigliere Biazzi a contrastarli.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale C'è nel Piano di sviluppo che è stato votato dal Consiglio regionale.
BRESSO Certo, ma non è in alcun modo dimostrato. La nostra tesi non è stata contrastata e voi non siete mai riusciti a contrastare il Consigliere Biazzi sul terreno delle cifre. Riprenderemo, in sede del prossimo bilancio, questa discussione.
Inoltre il Consigliere Marchini sosteneva che dentro i rispettivi partiti le classi dirigenti regionali non hanno la forza per imporre una svolta regionalista. Il collega Marchini probabilmente ha ragione, ma parli per sé. Ciò non è affatto vero perché il nuovo partito democratico della sinistra si costituirà proprio sulla base di una profonda svolta regionalista; peraltro anche attualmente il Partito comunista su questo tema ha una posizione estremamente chiara. Avremo occasione di discuterne con i colleghi autonomisti.
Torno all'oggetto del contendere per ribadire, come ha già fatto il collega Rivalta, che questa vicenda non è una vicenda in cui si dimostra l'autonomia in generale della Regione, è una vicenda in cui si dimostra solo l'incapacità della Regione ad avere autonomia rispetto allo Stato. Il gettito delle nuove aliquote e dei vecchi balzelli non è certo così rilevante da renderlo obbligatorio per la Regione: la possibilità tecnica di rinunciarvi o di rinunciarvi almeno in parte, certamente c'era e questo sì avrebbe dimostrato l'autonomia della Regione, ovvero il rifiuto di farsi imporre una modalità di prelievo ingiusta e sostanzialmente stupida. E' vero, somiglia all'imposta sul macinato, non certo perché io considero l'automobile alla stregua del grano, ma perché dell'imposta sul macinato ha la assoluta rigidità. Il cittadino nell'attuale organizzazione dei trasporti, della vita urbana e della mobilità extraurbana, ha la possibilità di rinunciare all'automobile, quindi la rigidità della domanda di automobili e del pagamento della tassa è praticamente assoluta. Questa è la ragione per cui tale imposta somiglia in maniera impressionante alle vecchie imposte sul macinato.
In questo caso c'era l'occasione per la Regione di dimostrare che prima c'è l'autonomia dell'istituzione, poi viene l'autonomia impositiva comunque questa poteva essere rifiutata. Come affermava il collega Rivalta e come formalizzeremo in un emendamento, se la Regione voleva utilizzare tale possibilità avrebbe dovuto farlo finalizzandola ad affrontare la questione che, con la rigidità della domanda di uso dell'automobile dobbiamo riuscire a superare, cioè la questione del traffico dell'impossibilità per i cittadini di scegliere il non uso dell'automobile quindi di liberarsi dal balzello di cui stiamo parlando.
In subordine al tentativo di impedire alla Regione di usare questa possibilità, noi proporremo almeno di usarla in maniera chiaramente identificabile. Sappiamo che non ci sono tasse di scopo, perché questa è un'imposta prelevata sull'automobile, ma è sempre possibile contestualmente stabilire che i 50 o 40 miliardi prelevati (proporremo anche la loro riduzione) vengano finalizzati nel bilancio regionale a un utilizzo specifico per ridurre i fenomeni di congestione, per migliorare le condizioni di mobilità pubblica, e quindi per rendere possibile ai cittadini di evitare il nuovo balzello, se lo desiderano o se vi sono obbligati. Non c'è dubbio che questo è un piccolissimo pezzetto di una inaudita situazione dei conti dello Stato, che costituisce oggetto continuo anche di alti lai formali da parte delle maggioranze di Governo nazionale e regionali, sui quali però non si riesce in nessun modo ad incidere. Allora se non si vuole arrivare, come si dovrà prima o poi arrivare a meccanismi all'americana per cui i tagli al bilancio diventano automatici quando si superano certi livelli di deficit, bisognerà decidere di non andare avanti sfruttando ogni residua possibilità di aumento dell'entrata, ma a tornare indietro sfruttando le possibilità di riduzione della spesa. Uno dei modi per disincentivare l'uso dell'automobile, per non essere poi costretti ad avere una domanda totalmente rigida e per non essere costretti a spendere sempre di più per un'automobile che, diventata obbligatoria, impone continue spese, è quello di incominciare a tagliare la spesa da qualche parte. Discuteremo fra poco un mastodontico, incredibile elenco di autostrade e strade statali di grande viabilità, vecchie e nuove, dentro le quali ci sono migliaia di miliardi, che, certo, fanno gola a tutti perch come i recenti scandali dimostrano, sono una delle vie maestre attraverso cui passa la corruzione e l'intreccio fra politica e potere economico, ma sono anche una somma di interventi non solo inutili ma certamente rovinosi per l'ambiente, ma che si continuano a ritenere così indispensabili da giustificare da una parte il continuo aumento del prelievo fiscale sui cittadini e dall'altra il continuo taglio di alcune spese essenziali perché dirette ai cittadini più poveri. In questo Paese non si può tagliare un miliardo per autostrade, ma si può tranquillamente aggiungere ticket tagliare prestazioni sanitarie anche sui gruppi più deboli della popolazione.
Non si può parlare di imposte e dimenticare a quali inutili e dannose spese vengono finalizzate queste imposte. Allora, in primo luogo non facciamole, abbiamo il coraggio ogni tanto di stringere anche noi la cinghia, visto che continuiamo a chiederlo allo Stato. In secondo luogo, se riteniamo di avere bisogno di fondi, diciamo anche per quale settore e finalizziamoli, secondo il principio corretto di "chi inquina paga", e di "chi produce un danno alla collettività deve pagarne il costo", alla riduzione del danno che con le automobili produciamo alla collettività.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, penso concordiamo tutti che questo provvedimento è un provvedimento molto impopolare, penso che anche la Giunta concordi.
Se c'è l'unanimità su questo, cosa che do per scontata, diventa interessante, quasi obbligatorio al fine di avviare tra noi un confronto che non sia artificioso e pregiudiziale, chiedersi anche come opposizione perché mai questa Giunta, gli uomini e le donne di questa Giunta (la responsabilità personale in politica penso debba continuare a crescere ai nostri occhi e agli occhi dei cittadini), insistono per assumere, con questa fretta, con questa improvvisazione, senza aver fornito informazioni su dati importanti né in Commissione né in aula, un provvedimento che sanno anche loro essere impopolare. Forse pensate di dimostrare senso dello Stato? Faccio un'ipotesi. C'è in taluni di voi la considerazione che, di fronte a una situazione difficile di deficit, si imponga, in base ad un certo senso dello Stato, la necessità di prendere provvedimenti anche impopolari? Il Consigliere Ferraris ha detto: non bisogna ricercare esasperatamente il consenso. Pensate di essere in questa logica? Vi propongo una riflessione. Lo Stato cos'è? Cos'è oggi un'attività politica caratterizzata da senso dello Stato? Penso che debba essere innanzitutto diretta all'obiettivo che questo Stato torni ad essere riconosciuto come tale dai cittadini, uno Stato che si avvicini ai bisogni reali dei cittadini, uno Stato che funzioni meglio, che sprechi di meno uno Stato al quale i cittadini riconoscano doverosamente di dover contribuire in ragione dei propri redditi per farlo funzionare.
Con questo provvedimento voi ritenete di inserirvi in questo filone? Ritenete che i cittadini che vedranno aumentate le tasse senza alcuna finalizzazione, senza alcuna ragione e compensazione, grazie a questo provvedimento si avvicineranno allo Stato? O meglio, visto che siamo in Consiglio regionale pensate di rendere la Regione più vicina ai cittadini più sensibile alle loro esigenze, più capace di parlare ai cittadini in quanto Istituzione? Penso che stiate andando nella direzione esattamente opposta, voi state producendo pian piano nella coscienza dei cittadini un concetto di Regione simile a quello che oggi i cittadini hanno dello Stato. Voi state portando il centralismo nella coscienza dei cittadini come responsabilità della Regione e non più dello Stato. Questa mi pare la direzione che avete preso per cui anche questa ipotesi, "il senso dello Stato", che tra l'altro in altre condizioni apprezzo perché ritengo che da parte di chi governa debba esserci il senso dello Stato, mi sembra che non possa essere la ragione fondante di questa vostra decisione, dalla quale per adesso non recedete.
Allora, perché prendete questo provvedimento, visto che mi sembra difficilmente sostenibile che sia per senso dello Stato? Presidente Brizio se Leoluca Orlando fosse seduto al suo posto avrebbe preso questo provvedimento? Perché le parlo di Leoluca Orlando? L'opposizione qui è abbastanza unita, pur con finalità che forse ci disuniscono in un successivo momento, ma diciamo che siamo uniti in una battaglia.



PRESIDENTE

Torniamo a Leoluca Orlando.
CHIEZZI Si vede che dà fastidio e allora capisco che forse bisogna insistere.
Il ragionamento che proponevo è questo. Il provvedimento è impopolare ma, a mio parere, anche nell'ambito della maggioranza questo provvedimento non è preso da tutti nello stesso modo e con gli stessi criteri. Ad esempio, i settori della maggioranza che sono legati strutturalmente come nascita politica, come pratica sociale, ai settori del solidarismo cattolico, penso che abbiano parecchie difficoltà a sostenere un provvedimento che sicuramente è ingiusto nei confronti dei più deboli.
Penso che ci possano essere tante ragioni per votare questo provvedimento ma sicuramente, in certi settori del mondo cattolico, questo provvedimento è patito più che in altri settori della maggioranza e forse è patito tanto quanto lo patiscono alcuni settori della minoranza.
Leoluca Orlando è venuto a Torino recentemente in due occasioni. E' una persona, non la sola, che ha cercato di uscire dagli schemi, di liberarsi da criteri di appartenenza, che vincolano le persone a decisioni che contrastano in modo talmente netto con le proprie convinzioni, che le mettono in una contraddizione insanabile. Ho sentito dire da Leoluca Orlando e da altri che c'era sfiducia che le cose in Italia potessero cambiare dall'interno dei partiti. Lui esprime questa sfiducia e probabilmente non è seduto a quel posto, Presidente Brizio, perché non ha più voluto fare cose che urtavano contro convinzioni più profonde. Non penso difatti che sia possibile un'ipotesi di questo genere. Allora - e torno all'inizio del discorso - perché prendete questo provvedimento? Lo prendete perché evidentemente, al di là delle specifiche azioni che qualche volta qui vengono concordate, vi ritenete parte integrante del modo col quale lo Stato in questi ultimi anni è stato gestito dai partiti, con le responsabilità da pesare in base al peso che i vari partiti hanno avuto nelle varie coalizioni. E questo peso è senz'altro il più elevato a carico della DC.
Quando in questa Regione - è già successo e succederà ancora - si porranno problemi di conflitto con decisioni da parte del Governo, penso che andranno valutate alla luce delle decisioni che prendete con questo provvedimento, perché in ultima analisi, se riflettete, fate quadrato attorno ad una gestione disastrosa dello Stato. Per non prendere questo provvedimento, Presidente Brizio, probabilmente bisogna uscire da quella logica, bisogna guardare in faccia la realtà, bisogna rendersi conto, come peraltro ha detto il Consigliere Ferraris, che questo provvedimento sarà poco o nulla. Dico che sarà poco o nulla per il bilancio regionale, ma è molto per chi ha poco, per chi vive ai limiti della sopravvivenza.
Le responsabilità, per quanto riguarda le Giunte di sinistra, e i conti non li avete mai chiariti. Volete per favore chiarire i vostri conti? Veda l'Assessore se può chiedere non i balletti delle cifre di cinque o dieci anni fa, ma di quelle che incidono sulla vita di oggi. Il disavanzo del Fondo sanitario nazionale è proposto in 12 mila miliardi. Le Regioni, e anche altri, sostengono che invece è di 20 mila miliardi. Il Presidente della Regione Friuli dice che sarà di 16 mila miliardi. Ci volete dire questo disavanzo reale se è di 12 mila. 16 mila o 20 mila? Perché, se è di 12 mila miliardi, allora l'onere per la Regione sarà di 54 miliardi, cioè di 9 miliardi all'anno, ma se diventa 16 mila, dato che il supero rispetto ai 12 mila viene accollato completamente alla Regione, l'onere diventa di 254 miliardi, con 50 miliardi all'anno. In questo dibattito in cui chiedete soldi alla gente volete almeno far capire ai Consiglieri regionali, che poi lo diranno alla gente tramite i mezzi stampa (si spera), in che condizioni verserà la Regione? Quali sono le cifre che oggi voi proponete per il dibattito e sulle quali noi dobbiamo pronunciarci?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.
MAGGIOROTTI Signor Presidente, signori Consiglieri, l'applicazione dell'aliquota del 110%, secondo la scarna relazione a questo disegno di legge, sarebbe necessaria per sopperire alle esigenze di bilancio dovute al minor trasferimento previsto dallo Stato, per cui la legge prevede appunto di ricorrere a questo strumento. Sempre secondo la relazione di maggioranza questo è l'unico strumento di recupero previsto per la legge regionale. E' su questa affermazione che mi soffermerò per dimostrarne l'ambiguità.
Voglio dichiarare la mia incompetenza ed ignoranza e dico perché.
Questa mattina, quando sono giunto qui, ho avuto, per la prima volta, modo di leggere il disegno di legge regionale n. 31. Per ragioni note non posso far parte delle quattro Commissioni, quindi non faccio parte della Commissione bilancio, né mi è stata data occasione di discutere, dibattere e approfondire questa questione e sono venuto qui questa mattina nella convinzione che questo strumento avesse un qualsivoglia tipo di finalità e che comunque fosse collegabile a problemi evidenti di disavanzo di bilancio regionale. Ho percepito solo nel corso della discussione (e in questo senso ho detto che confessavo la mia incompetenza) che finalità dichiarate, in realtà, non ce ne sono e lo si legge. E' stato affermato che quanto verrà percepito da questa iniqua legge dovrebbe servire per pagare il maggior costo della formazione professionale e forse anche della computerizzazione di uffici regionali. Non ho sentito altro. Allora mi domando quale tipo di programmazione sia questa. Mi domando se non sia per la gente del Piemonte diseducativo lo spettacolo della presentazione di una legge priva di finalità. Chi si occupa di educazione sa che il non spiegare, quando si impone un castigo, è la miglior molla per spingere alla menzogna all'opportunismo e all'individualismo. Questa penso che sarà forse una delle conseguenze di questo modo di procedere.
Nel mio breve intervento vorrei esprimere alcuni concetti generali e alcuni concetti nel merito della questione.
In generale. E' stato già detto come ci possa essere un sospetto di incostituzionalità rispetto a questa norma. La Costituzione dà sì facoltà impositiva agli enti locali, ma non a scapito della progressività dell'imposta. Qual è oggi la situazione in Italia in relazione ai prelievi fiscali? Tutti sappiamo che oggi solo un terzo delle entrate fiscali provengono dalla imposizione diretta (quindi, prevalentemente dalle tasche dei lavoratori dipendenti) e due terzi invece dalla tassazione indiretta.
Sempre in generale. Si prevede che dalla tassazione dei capital gain verranno incassati a livello nazionale circa 500 miliardi. Mi sembra di poter affermare che si tratti di una cifra a dir poco ridicola rispetto a quanto presumibilmente verrà incassato dalle Regioni con l'applicazione delle norme in via di discussione e quanto verrà comunque incassato dall'ampliamento nell'applicazione di queste norme. A fronte di tutto questo, voglio ancora citare il fatto che nel 1990 lo Stato si troverà a sborsare 140.000 miliardi per interessi, a fronte dell'esborso previsto di 30 000 miliardi per spese di investimento. Ricordo che è dell'l % il valore del tasso di sconto praticato attualmente. Evidentemente un abbassamento degli interessi pagati dallo Stato sui titoli e una tassazione progressiva rispetto al valore del capitale potrebbe portare un miglioramento delle finanze pubbliche. Ma questo non si vuole perseguire.
Un'altra considerazione concerne più strettamente la realtà regionale piemontese. Dall'applicazione di questa legge dovrebbero provenire 55 miliardi. Voglio ricordare che l'INPS regala alla FIAT 60 miliardi per la concessione della cassa integrazione guadagni, cassa che già sappiamo in deficit e che è notoriamente finanziata, contrariamente a quanto afferma la FIAT, attraverso la contribuzione proveniente dalle casse dello Stato.
Nella precedente discussione sull'ordine del giorno sulla situazione della FIAT noi sostenemmo l'immoralità della decisione di autorizzare tale provvedimento e lo stesso tipo di giudizio lo formuliamo oggi. A fronte dello sfascio complessivo e delle scelte antipopolari volute dallo Stato e perseguite anche da questa Regione fa da contrappunto la situazione complessiva della qualità della vita di fasce della popolazione che non possiamo certamente definire privilegiate.
Sull'iniquità di questa norma si è già detto parecchio da parte dei Consiglieri che mi hanno preceduto. Quello che qui voglio sottolineare è il fatto che l'iniquità della norma è evidente nella mancata progressività. Il problema peserà particolarmente, almeno per quanto concerne la tassa di bollo sull'auto, su quelle fasce di popolazione costrette dall'inefficienza e dall'incompletezza della rete di pubblico trasporto sia su ferro sia su gomma ad usare il mezzo privato. Nell'ambito di questa categoria di persone ci sono migliaia di persone disabili, dotate di patente speciale, che non possono fare a meno del mezzo privato.
Vorrei capire come questa Amministrazione risponderà alle giuste rimostranze che verranno dalle associazioni dei disabili. Non voglio togliere nessuna castagna dal fuoco a questa Giunta, perché se la pu cavare benissimo da sola e non presenterò neanche un emendamento.
Ricordo però che ho presentato un ordine del giorno, nel quale chiedevo che il 20% dei proventi di questa legge venga utilizzato per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici di proprietà regionale e sui mezzi di trasporto pubblici soggetti a concessione regionale.
E vengo alla capacità di questa Amministrazione di gestire correttamente la spesa sanitaria. In questa sede non abbiamo sentito una sola parola da parte della Giunta su come può essere gestita più correttamente tale spesa. Molte accuse sono state fatte e mi auguro che, in occasione della replica, vengano date delle risposte. D'altra parte l'Assessorato alla sanità non può affermare di non avere poteri di controllo sulle UU.SS.SS.LL. L'Assessorato alla sanità ha poteri di indirizzo, di programmazione e di vigilanza e ci si domanda se questi poteri siano stati effettivamente esercitati.
Voglio portare due esempi di malgoverno della spesa farmaceutica. In una mia precedente interrogazione chiedevo perché non venivano diffuse a livello regionale procedure di verifica sulla prescrizione dei farmaci da parte dei medici di base. Tali procedure sono applicate in alcune unità sanitarie di Torino, in particolare nell'USSL n. 1, e hanno consentito un percepibile controllo sull'aumento della spesa farmaceutica, tanto che il Servizio farmaceutico della suddetta USSL può dichiarare, a differenza di quanto invece dichiara la Presidenza dell'USSL n. 6, di poter pagare fino alla fine dell'anno la spesa farmaceutica. Mi domando quale sia il contenimento di spesa nell'uso di psicofarmaci, in particolare da parte delle persone anziane, prescritti a go-go dai medici, come evidenzia una recente indagine compiuta a Torino? Quali iniziative sono state promosse per l'educazione alla salute finalizzata all'autocontrollo del consumo considerato che i fondi per l'educazione sanitaria degli anni 1987-1988 non sono mai stati trasferiti alle UU.SS.SS.LL.? Perché l'Assessorato li ha trattenuti e non ha avviato delle iniziative informative a livello regionale? C'è poi la questione del controllo sulla prescrizione dei presidi per incontinenti. Può sembrare un discorso marginale, ma non lo è visto che per il 1990 la spesa per questo ausilio tecnico ammonta a 36 miliardi, con un aumento, rispetto al 1989, del 32%. Un considerevole risparmio su tale spesa è stato possibile presso quelle UU.SS.SS.LL. che hanno applicato correttamente una deliberazione della Giunta regionale, assunta nell'ottobre dell'anno scorso, sulla fornitura diretta di questi presidi.
Le UU.SS.SS.LL. nn. 1,26,32 e 39 hanno realizzato un risparmio netto del 35% rispetto alla spesa di analogo periodo dell'anno precedente. Invece una USSL che è tornata dalla fornitura diretta alla fornitura indiretta ha avuto un aumento di spesa superiore al 38%. Colgo l'occasione - anche se non è presente l'Assessore competente - per chiedere come mai l'Assessorato abbia preso le difese dell'Associazione titolare di farmacie che, rispetto a questa procedura applicata dall'USSL n. 1, ha sollecitato l'Assessorato a fare un'indagine. L'Assessorato supinamente si è adeguato e ovviamente l'USSL ha potuto dimostrare che non c'era alcuna illegittimità in questo comportamento, anzi, che gli utenti aventi diritto erano soddisfatti di questa consegna a domicilio. Dispiace osservare come in questo caso ci sia stata un'adesione immediata alla protesta sollevata da un'associazione di fornitori del Servizio sanitario.
Potrei domandare altre notizie, le risparmio e, per concludere posso dire che è inaccettabile cercare di rifarsi una verginità, come si suol dire, affermando che in fondo questo è un piccolo provvedimento e che tempi radiosi ci attendono per il futuro. In realtà, non ci è stato detto quale sarà la futura politica fiscale della Regione. Se queste sono le avvisaglie, i cittadini piemontesi hanno motivo di profonda preoccupazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.
MARINO Intervengo su alcune cose che stanno a monte di questa discussione facendo due osservazioni. In primo luogo, il cambiamento di clima, e aggiungerei di stile, nei rapporti fra i diversi Gruppi presenti all'interno del Consiglio avvenuto nelle ultime settimane con la formazione delle Commissioni, che oggi è apertamente venuto fuori non tanto e non solo discutendo questo argomento, ma guardando l'o.d.g. della seduta di oggi. E' un o.d.g. che si può proporre soltanto quando si ragiona puramente sulla base dei rapporti di forza e sulla base dei numeri. Sono convinto che le maggioranze governano innanzitutto perché hanno comunque la forza negli argomenti che portano, e conseguentemente perché costruiscono dei numeri e delle maggioranze che gli permettono di reggere. Questo al di là del fatto che gli argomenti siano o meno condivisi. Ho l'impressione che ci si sia fatti prendere la mano dai numeri invece che dalla forza degli argomenti.
La seconda osservazione è che il dibattito sul regionalismo sull'autonomia, sul federalismo è estremamente limitato e distorto. La legge n. 142 di riforma delle autonomie locali tutto chiarisce e tutto permette di allargare, meno il ruolo delle Regioni. Questa è la mia valutazione personale, ma non credo sia solo mia. La capacità impositiva delle Regioni, se malamente utilizzata, potrebbe portare a chiudere, ancora prima di aprirlo, il dibattito su una reale possibilità di nuova autonomia degli enti locali e delle Regioni.
Credo che la valutazione popolare sia estremamente semplice e banale e cioè che una volta le tasse le faceva pagare solo o prevalentemente lo Stato, da domani oltre allo Stato ci saranno anche il Comune e la Regione e poi, chissà, con la legge n. 142 se si riuscirà a trovare altri interlocutori. Non si tratta di capacità impositiva sostitutiva, ma di ulteriori balzelli. La terza osservazione è che c'è una contraddizione tra il modo in cui è proposta questa legge e la sua finalità, nel senso che è evidente che questa legge viene giustificata prima di tutto da un carattere di urgenza. Quale urgenza? Se la Regione Piemonte ha un problema di bilancio e di numeri da quadrare, ho l'impressione che né il metodo né la quantità di risorse che vengono reperite con questa iniziativa risolvano i problemi di bilancio. Ci sono altri tipi di urgenze; ritengo urgenti le soluzioni di questioni che mettono a repentaglio la normale convivenza sociale ed economica della popolazione piemontese. Ho l'impressione che nessuno in realtà abbia capito questi 55 miliardi per che cosa esattamente verrebbero utilizzati.
NERVIANI, Assessore ai beni ambientali Per pagare i debiti.
MARINO Va bene, però di debiti da pagare ce ne sono potenzialmente tanti, ad esempio quelli che derivano dalla costruzione di dieci autostrade anzich di cinque, dalla costruzione dopo le autostrade di dieci bretelle anzich di cinque. Proporrei, altri Consiglieri lo hanno già fatto, di ragionare sulla possibilità di tagliare qualche bretella in modo che alcune questioni che sembrano urgenti lo sarebbero sicuramente di meno.
In altre parole credo ci sia una debolezza strutturale della maggioranza. Non sono mai stato estremamente entusiasta degli scontri che si basano sui rapporti di forza e sulla resistenza. Verificheremo come andrà a finire questa discussione, vedremo chi sarà più resistente, e chi avrà meno sonno. Non mi pare però una grande dimostrazione di forza.
Personalmente temo che questi 55 miliardi non siano che l'inizio di un modo diverso di utilizzare delle nuove possibilità da parte della Regione, ho la preoccupazione che vengano utilizzati per le bretelle autostradali e altre cose di questo genere.
Non a caso le forze che non fanno parte della maggioranza, in questa occasione, sono particolarmente unite, al di là delle loro grandi e ampie differenze; sono unite perché si impone una logica di rapporti di forza una logica di muro contro muro in cui tutti sono costretti ovviamente a trovare schieramenti forzati per resistere. Non a caso, al di là di un'opposizione che le forze politiche di minoranza hanno fatto rispetto a questa iniziativa, c'è stato, attraverso la lettura degli ordini del giorno che stiamo vedendo circolare, un modo diverso comunque di sciogliere il nodo. C'è chi ha proposto di utilizzare questi soldi per affrontare la questione dei trasporti; chi forse con una certa ingenuità ha proposto di utilizzarli a scopi sociali non chiaramente definiti. C'è un ordine del giorno proposto dai due Gruppi Verdi, e firmato da altri Gruppi, che propone di utilizzare queste risorse per la bonifica dei siti di discariche abusive di rifiuti tossici e nocivi, che l'Assessore Garino una volta alla settimana ci ricorda per dire che non ci sono i soldi per bonificarli.
Chiedo alla maggioranza non solo di ritirare questa proposta di legge, ma di retrocedere da un metodo e di costruire un diverso tipo di rapporti.
Credo anche che esistano delle possibilità di scelta politica, ci sono moltissimi modi diversi, attraverso tagli della spesa del bilancio della Regione, per reperire risorse che, in questo momento, non sono disponibili piuttosto che farlo attraverso la strada che si sta cercando di percorrere in questo momento.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.
DAMERI Signor Presidente e colleghi, la scorsa legislatura è stata in molte occasioni segnata dai temi dell'emergenza. Siamo stati spesso coinvolti su questioni ambientali e altre per la necessità di adottare provvedimenti per situazioni di emergenza. Questo provvedimento che ha riferimento a una iniziativa del Governo viene motivato con la connotazione dell'urgenza.
Questo Paese vive una grande sofferenza di crisi democratica, di rappresentanza delle istituzioni e mi chiedo quando le forze, che hanno la responsabilità politica di governare il Paese, che anche qui in Piemonte si sono proposte come maggioranza, ragioneranno invece non in termini di emergenza e di urgenza, ma di capacità di definire riferimenti istituzionali e scelte politiche e programmatiche che facciano affrontare i nodi che sono di fronte alla comunità e che sono la condizione per un governo regionale autorevole, efficace e capace di misurarsi in termini moderni, avanzati ed efficienti. Oggi ci troviamo di fronte a un provvedimento che propone con la motivazione dell'urgenza un risanamento di deficit, un provvedimento che propone di drenare 55 miliardi dai cittadini piemontesi; su questo, diceva giustamente il Consigliere Monticelli nella relazione, ci sono due questioni sulle quali la nostra opposizione è molto ferma: il merito e l'aspetto di carattere istituzionale.
Dal punto di vista del merito, si tratta, appunto, di un intervento che ripropone un modo indiscriminato di intervenire da parte della Regione nei confronti dei cittadini; già per queste ragioni ha una odiosa connotazione di iniquità. Noi ragioniamo di questo intervento, di queste tasse, ma i cittadini sono uno, quello su cui lo Stato attraverso diverse forme interviene nel prelievo delle risorse; in realtà, se mettiamo insieme i provvedimenti che a livello nazionale sono definiti nella Finanziaria e che a livello locale sono proposti come intervento dei Comuni e delle Regioni vediamo come, nei confronti delle famiglie, in base alla solita media del pollo, ci sia un onere aggiuntivo che va da un milione a un milione e mezzo annuo in più. Già per il carattere indiscriminato di questo intervento ci sono evidenti ragioni, che spero non siano fuori dall'attenzione degli amministratori regionali, di elementare giustizia sociale. Nella legge finanziaria c'è una serie di provvedimenti che letti singolarmente possono anche sfuggire al singolo amministratore o al singolo legislatore, ma che non sfuggono alle categorie su cui si riversano. Ne citava alcuni il Consigliere Maggiorotti. Voglio citare, per esempio, come nella legge finanziaria, di fatto, si metta in discussione l'assegno di accompagnamento. E noi sappiamo che cosa vuol dire per quello strato di popolazione che vive condizioni di disagio sociale, economico e fisico.
Quindi, la manovra non solo è indiscriminata ed iniqua, ma se poi andiamo a guardare nelle pieghe degli interventi, è anche accanita attraverso forme diverse di drenaggio, di riduzione di condizioni di qualità di vita e di reddito nei confronti delle categorie più povere. Ragionare su queste questioni è compito e dovere di chi ha l'onere di governare e di rappresentare nelle istituzioni, al governo o all'opposizione, le istanze dei cittadini. La Regione non può registrare che è necessitata da disposizioni governative a muoversi in questa direzione; credo che in questo atteggiamento ci sia una sorta di autodelegittimazione in quanto assemblea con una propria autonomia, che risponde attraverso le scelte che fa ai cittadini che l'hanno eletta. Scegliere di trovare argomenti speciosi, oppure fare un puro ragionamento di contabilità non può essere il parametro rispetto al quale si definiscono le scelte in questa assemblea.
Quindi, credo che non stia in piedi nessun atteggiamento di scarico di responsabilità ad altri livelli, ma ci debba essere l'onestà politica di guardare in faccia che cosa producono sui cittadini l'insieme del sistema istituzionale e l'insieme delle iniziative dei vari governi. Poi, per carità, ci sbracceremo tutti, spero con credibilità diverse, quando si tratta appunto di proporsi la questione di come si risolve la crisi delle Istituzioni, i nuovi diritti dei cittadini, ecc., ma poi quelle che contano sono le scelte concrete che si fanno.
Quindi questo carattere già di per sé motiva una nostra fortissima opposizione, e per questo noi usiamo tutti gli strumenti che sono consentiti perché questa opposizione sia manifesta.
L'altro aspetto riguarda la questione della finalità dei progetti. E' vero che questa disposizione governativa si rivolge all'insieme delle Regioni, ma non è vero che l'insieme delle Regioni ha scelto le stesse modalità di applicazione, intanto nell'entità del prelievo e poi nella finalizzazione. Ci sono Regioni che, con l'applicazione dell'aumento di tasse, tra l'altro cadenzato in anni diversi, hanno attivato progetti finalizzati. In questo modo si può chiedere ai cittadini, ma la verità è che si aumentano i prelievi, si riducono e non si qualificano i servizi che già sono al di sotto di una prestazione media. Quindi la finalità dell'intervento è essenziale. A che cosa servirà questo prelievo? Noi siamo preoccupatissimi se l'atteggiamento della Regione rispetto alla destinazione fosse quello che si incomincia a capire da una serie di cose dette e non dette, e su questo credo che in sede di replica ci sarà un chiarimento. Se si tratta di intervenire sul settore sanitario, con l'idea che questo ci faccia accendere delle possibilità di mutuo per coprire il disavanzo, il disavanzo in base alla stima delle Regioni è quantificato in 20.000 miliardi e non in 12.000. Si dice che le Regioni esagerano, per esagera nell'altro senso il Governo, perché se il disavanzo reale è intorno ai 15/16 mila miliardi, sulla Regione viene a cadere la necessità di coprire la quota complessiva, che non sarebbe più coperta dallo Stato, per altri 200 miliardi. La Regione potrebbe trovarsi in condizioni di accendere un mutuo i cui interessi, che maturano nel giro di 10/15 anni, saranno di 45 miliardi annui. Questo vorrebbe dire che si riproduce a livello della Regione 10 stesso meccanismo che a livello nazionale ha portato il debito pubblico all'incredibile tetto a cui siamo arrivati. Se noi accettassimo questo tipo di proposta, alla quale mi sembra che la maggioranza acceda tranquillamente con una leggerezza inconsapevole, davvero la preoccupazione nostra sarebbe grandissima. Credo che ci debba essere piena consapevolezza da parte nostra degli aspetti di merito, degli aspetti di ordine finanziario, degli aspetti di ordine istituzionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.
MIGLIO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la ringrazio per avermi concesso la parola e spero di non essere l'ultimo. Indubbiamente la mia collocazione nel senso della lista mi porta ad essere un po' ripetitivo rispetto alle cose già ampiamente dette ed alle osservazioni che sono state fatte.
Ci troviamo a discutere del disegno di legge n. 31 riguardante le tasse sulle concessioni regionali, un aumento delle tasse che applica il massimo consentito: si va dal 20%, per quanto riguarda le concessioni regionali e l'abilitazione per l'esercizio professionale, al 30,8% per quanto riguarda le tasse automobilistiche. L'impressione che si riceve è che questa Giunta non abbia avuto alcun problema, alcuna remora ad applicare in toto il livello massimo consentito. Pare che non abbia avuto preoccupazione, con questa applicazione totale delle percentuali messe a disposizione, di incrementare ulteriormente il peso retributivo di quelle fasce sociali che già di fatto sono soggette a una pesante applicazione di tasse, di contributi vari, assoggettazione che peraltro si affianca a quella prevista dalla Finanziaria, a tutti gli aumenti tariffari riguardanti i trasporti le acque, ai provvedimenti recenti messi in campo dal Comune di Torino che riguardano appunto l'aumento delle tariffe dei trasporti pubblici.
Su queste cose mi pare che la Giunta non abbia fatto alcun tipo di riflessione e tranquillamente abbia avanzato il massimo dell'applicazione consentita. Tanto meno si è preoccupata di introdurre una logica di scaglionamento che tentasse, in qualche modo, di applicare una retribuzione diversa a seconda delle fasce sociali ed a seconda della redditività delle stesse. Allo stesso modo è preoccupante andare a leggere alcune altre affermazioni riportate nel disegno di legge laddove si dice che verrà compiuto ogni sforzo per non utilizzare gli altri aumenti previsti dalla legge per la benzina e per evitare che l'esercizio dell'autonomia impositiva si manifesti con un brusco sacrificio per le famiglie piemontesi. Il fatto di dire che verrà compiuto ogni sforzo per non utilizzare altri strumenti previsti dalla legge di ulteriore aggravio dal punto di vista delle tasse, vuol dire che non si ha alcuna certezza che venga di fatto evitato di ricorrere ulteriormente ad altri strumenti e quindi di applicare nuove tassazioni. Allo stesso modo si dice che si è evitato di introdurre l'esercizio di questa autonomia impositiva che sarebbe un brusco sacrificio per le famiglie piemontesi. A mio modo di vedere il brusco sacrificio di fatto c'è e non bisogna nasconderlo. Non serve ricorrere a queste poche righe giustificative per sostenere posizioni smentite dai fatti stessi. Altra questione che volevo sollevare è che i motivi per cui si ricorre all'applicazione di questo disegno di legge si riferiscono alla necessità di riequilibrare i minori trasferimenti regolati dalla legge n. 281/72. Durante il dibattito sono emerse altre indicazioni che non chiarificano in modo dettagliato quale sarà l'utilizzo reale di questi fondi; viceversa emerge chiaramente che l'intenzione è quella di coprire dei disavanzi di bilancio e, nello specifico, pare che questo disavanzo sia riferito alle spese della fornitura dei medicinali. Il discorso dovrebbe essere affrontato in altro modo. Non si dovrebbe cioè pensare di coprire posteriormente i disavanzi che si vengono a creare, che quindi fanno emergere una certa incapacità gestionale della Giunta attuale e di quelle precedenti, ma si dovrebbe identificare il nodo, il reale problema, cioè quello del controllo della spesa; quindi, evitare che un'irrazionale distribuzione dei medicinali condizioni così pesantemente i conti in termini di bilancio. Vorrei sollevare altre perplessità. Fra i vari provvedimenti che vengono presi uno riguarda nello specifico l'applicazione di tasse sull'uso dell'auto. Mentre da una parte si penalizza chi per diverse ragioni, fra cui ragioni lavorative quotidiane, è costretto ad utilizzare i mezzi di trasporto, dall'altra parte - lo si è visto in questi giorni - si presenta un piano decennale della viabilità che conferma e incentiva il ricorso al mezzo privato. Queste scelte sono estremamente contraddittorie, perché da una parte, con la costruzione di nuove strade, bretelle, autostrade, raccordi vari si incentiva sempre di più l'utilizzo dell'auto privata, e dall'altra parte si penalizzano proprio quei soggetti che sono costretti per innumerevoli e varie ragioni ad utilizzare questo mezzo. Se si mette in rapporto questa presa di posizione della Giunta con i provvedimenti del Comune di Torino, che ha aumentato le tariffe dei trasporti pubblici, non risultano chiari gli intendimenti reali di una politica che, da una parte, non favorisce l'utilizzo del mezzo di trasporto privato e dall'altra, obbligando ad usare il mezzo di trasporto privato, costringe comunque ad essere assoggettati a ulteriori tasse.
Vorrei rivolgermi al Consigliere Rossa che Si riferiva alla correttezza della discussione all'interno delle Commissioni su questo provvedimento legislativo. Ho poca esperienza, ma per quanto ho avuto modo di vedere rispetto alla gestione delle Commissioni e rispetto a quanto è avvenuto pochi giorni fa in Il Commissione, non ho rilevato questa correttezza di discussione tra le varie parti interessate. Più che altro ho notato una prevaricazione soprattutto da parte della Presidenza che, facendo numeri straordinari, ripescando all'ultimo momento Consiglieri socialdemocratici ricerca i numeri che gli garantiscano di poter inserire all'ordine del giorno, seduta stante, argomenti non previsti. Per continuare questo discorso, mi sembra che appunto l'insieme del provvedimento non faccia che aggravare ulteriormente quello che è già il peso eccessivo dei soliti contribuenti, dei lavoratori dipendenti, dei pensionati, cioè di tutte quelle fasce che per la caratteristica del loro reddito non possono sfuggire ad essere soggette a queste imposizioni economiche.
Quindi c'è una grave contraddittorietà perché anche sul piano nazionale non si provvede ancora, pur quantificando l'evasione fiscale, ad avviare delle serie politiche di intervento per evitare il dilagare della sottrazione degli impegni e quindi della responsabilità di fronte alla collettività di dichiarare il vero.
Per concludere, rispetto all'utilizzo di questi fondi, che ribadisco mi sembra estremamente poco chiaro e labile come viene espresso dal disegno di legge e non sufficientemente chiarito e motivato durante il dibattito vorrei ricordare che le varie opposizioni, fra cui anche il Gruppo Verde hanno presentato una serie di emendamenti che speriamo, nella malaugurata ipotesi che questo disegno di legge sia approvato, vengano comunque considerati e quindi possano integrare, quanto meno sul piano della destinazione d'uso, i 50 miliardi che verranno introitati con questa ennesima tassazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.
SARTORIS Signor Presidente, colleghi Consiglieri, oggi ho visto dei musi lunghi e mi fa piacere di vedere sorridere i colleghi di Giunta. Mi spiace che non ci sia la televisione, perché avrebbe inquadrato la Giunta così contenta e soddisfatta di accollare una ulteriore spesa alla gente. Quando parlo io voi ridete, pazienza! Forse dipenderà anche dal fatto che stamattina nei miei confronti è stato detto che sono un'ingenua. Mi spiace che lo abbia detto il mio collega Consigliere comunale di Biella. Preferisco comunque essere definita ingenua piuttosto che scaltra, lo non sono scaltra, sono ingenua e sono convinta che democrazia voglia dire che la Giunta governa e la minoranza, se vuole, può fare opposizione con i mezzi a disposizione dalla legge e tutti i limiti. Noi, minoranza, abbiamo finalmente deciso di fare opposizione. E' un'opposizione dura, è un'opposizione articolata e di questo dovete prendere atto. Non stiamo facendo niente di illegale, non stiamo facendo nulla che ci permettete e o ci concedete di fare, stiamo facendo il nostro dovere verso gente che ci ha votato affinché venissimo a dirvi queste cose.
La scelta che state compiendo è così impopolare che non renderà nulla alle casse della Regione; che voi aumentiate di cento o che aumentiate di mille resta il fatto che c'è disamore nei confronti di ciò che voi rappresentate e la gente è stufa di dover pagare. Ho sentito parlare di certezza. Colleghi, quale certezza abbiamo? Dei soldi che incassiamo, dei soldi che facciamo spendere? Abbiamo la certezza di essere qui in questo momento. Ma potrebbe arrivarci la notizia che a Roma hanno deciso improvvisamente che non bisogna aumentare del 110 ma del 150, e noi lo faremmo. Supinamente accetteremmo e aumenteremmo, perché siamo bravi, siamo ligi, siamo le solite pecorelle che se ne vanno incolonnate a farsi ammazzare. Colleghi, questo state facendo. E l'opposizione non ha nessuna difficoltà ad andare in giro a dire agli elettori che voi state compiendo qualche cosa che è contro gli interessi della regione, che è contro gli interessi del cittadino piemontese. Domani la gente si troverà una tassa in più, avrà molta più rabbia di quella che aveva magari ieri e sarà ancora più convinta, quando dovrà andare a fare la croce, di non votarvi più. Ma questo lo avrete voluto voi! Siccome però noi non siamo convinti del tanto peggio, tanto meglio, questa mattina vorremmo darvi la scusa per non fare questa cosa. Alcune cose non si sono dette; per esempio, non è stato detto che, guarda caso, ci sono Regioni, come la Calabria (sempre le solite), che sono sorde. Si vede che è una Regione talmente borbonica che non riceve la posta da Roma e nemmeno le sollecitazioni; probabilmente è una Regione talmente ricca che non ha bisogno di chiedere. Il collega Marchini parlava di federalismo, lo dico che c'è già, perché a proposito di tasse sui bolli auto, negli uffici postali della Valle d'Aosta sono esposte due tabelle in quanto ci sono Regioni che pagano una tassazione e altre che ne pagano un'altra, ma fra le Regioni a Statuto speciale ci sono anche la Regione Campania, la Regione Calabria e forse anche l'Abruzzo e il Molise. Queste Regioni pagano già il 10% in meno, lo sono residente in Valle d'Aosta, devo tenere la residenza in Valle d'Aosta, ho la macchina immatricolata là e quindi pago di meno e oltretutto pago mille lire di meno la benzina.



(Voce: Pagate di meno anche lo zucchero?)



PRESIDENTE

SARTORIS



PRESIDENTE

Certo. Soltanto il collega Marchini è convinto che in Italia tutti paghino allo stesso modo e non esistano le differenze fiscali. Le differenze fiscali ci sono! Quando le Poste italiane esporranno le tabelle il cittadino comincerà a capire che fra i cittadini italiani ci sono quelli di serie A, quelli di serie B, quelli di serie C e quelli di serie piemontese che pagano per tutti. Poi si tira fuori il discorso degli enti locali, della legge n. 142, delle certezze. Avete tutti delle certezze. In questi giorni i Comuni e le Province stanno approvando dei bilanci che si chiamano "bilanci tecnici" perché non sanno quanto avranno a disposizione non sanno cosa faranno. Sono delle trasposizioni di cifre. Noi andiamo ad amministrare la gente in queste situazioni. Dalla primavera scorsa tutti i partiti parlano di autonomia impositiva come di una cosa meravigliosa nessuno ha mai spiegato che cosa è l'autonomia impositiva. Noi invece abbiamo sempre pensato che l'autonomia è una cosa meravigliosa per coloro che ce l'hanno, quindi il nostro dovere è di fare in modo che qualcun altro ce l'abbia. Siccome tutti i cittadini della Repubblica italiana hanno gli stessi diritti, com'è giusto che i cittadini valdostani abbiano il diritto di tenersi i 9/10 delle tasse, così sarebbe giusto che il cittadino piemontese avesse gli stessi diritti, perché a quel punto non avremmo più bisogno di autonomia impositiva, non avremmo più bisogno di andare a elemosinare a Roma o di essere compartecipi di queste scelte. Il Ministro Maccanico dice che ci hanno dato l'autonomia impositiva per renderci compartecipi. La Regione è compartecipe nell'essere impopolare, voi siete compartecipi del fatto di essere impopolari! Rendetevi conto, queste cose fanno allibire. E' come se qualcuno prende un palo e coinvolge qualcun altro, saranno denunciati tutti e due perché hanno rubato insieme. Vi lamentate perché ormai la Regione è completamente svuotata, non ha più competenze, è diventata il braccio lungo di un'amministrazione inefficiente com'è quella romana, ma voi oggi state contribuendo a far sì che questo si avveri. Lo dice una che è ingenua, ma se effettivamente la Regione avesse a disposizione i 9/10 delle proprie tasse, ne avrebbe molte di competenze! Infatti, guarda caso, le uniche Regioni che sono svuotate di poteri sono quelle a Statuto ordinario, perché in quelle a Statuto autonomo i Comuni non sono importanti, ma l'Amministrazione regionale sì, perché ha la possibilità finanziaria di fare delle scelte. Anche voi allora potreste cominciare a fare delle scelte. Si è fatto il discorso delle vacche grasse e delle vacche magre. Dobbiamo cominciare a non andare più in automobile perché ormai è diventata un lusso. E' tassata quando si compra, mille lire ogni litro di benzina vanno per le tasse. Il contribuente questo lo sa? E' vero, l'Arabia, non arriva il petrolio, e così via, ma scherziamo? Chi ha il coraggio di dire al contribuente che ogni litro di benzina ha mille lire di tasse statali? Il bollo aumenta, un'altra cosa aumenta, a questo punto useremo delle automobili a pedale, e magari le donne come me cominceranno a dimagrire! Però non è quella la soluzione. Secondo me, sarebbe il caso di ripensarci perché questa legge vi darà molta impopolarità, la pagherete molto cara dal punto di vista dell'immagine e non avrete risolto il problema perché l'introito che ne verrebbe non motiverà l'impopolarità che vi cadrà addosso. Noi faremo in modo che non possiate emanare la legge, che non possiate danneggiare il cittadino più di quanto non sia già danneggiato da tutte le altre tasse. Avevamo detto ai nostri elettori: "Da Roma arrivano soltanto delle tasse da pagare", ora diremo: "Adesso vi arrivano anche da Torino".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Squillario.
SQUILLARIO Innanzitutto vorrei rassicurare la collega Sartoris che l'aggettivo "ingenua" non voleva essere assolutamente una critica, anzi un riconoscimento: ho infatti aggiunto che era veritiera ed oggettiva perch ci diceva chiaramente qual era il senso della battaglia politica frontale che ritengo eccessiva. Ricordo alla collega Sartoris che, in questo momento, se non fossimo qui saremmo al Consiglio comunale di Biella per discutere il bilancio. Ora tale documento nella parte ordinaria viene coperto per il 58% da entrate proprie e per il 42% da entrate derivate dallo Stato, contro una media nazionale del 25-30%. Mi chiedo: noi di Biella siamo i più ingenui? Ritengo di no. Negli ultimi dieci anni abbiamo applicato tutte le possibilità fiscali e finanziarie ottenendo tali risultati. E' sbagliato sostenere che, poiché vi sono tanti che fanno i furbi, e non applicano le tasse, gravando sullo Stato, noi dovremmo fare ugualmente.
Ritengo perciò che oggi abbiamo perso un'occasione storica per il nostro Consiglio regionale: avremmo dovuto volare un po' più alto. 10 Stato non ci dà una vera autonomia, ci dà un ripiego; ebbene, noi lo applichiamo per quanto riteniamo doveroso fare, acquisendo nello stesso tempo titolo per chiedere allo Stato una autentica autonomia.
Colleghi, l'immagine esterna della Regione è deficiente. Comunque vada a finire questa nostra battaglia, sia che si introducano sovraimposte impopolari, sia che non passi la legge, ci diranno: "Le Regioni non sanno neppure applicare un minimo di imposizione fiscale aggiuntiva ".
Vorrei infine ricordare che cosa vogliono dire questi aumenti: la tassa sulla Fiat 126 e sulla Panda, automobili popolari, passerà da 43.600 a 57.000 lire (300/0 in più). Pare però che lo Stato voglia rinunciare a una sua quota per cui l'aumento non sarà del 300/0, bensì del 25% e cioè 10.000 lire. Sulla Fiat Uno, la Panda 1000, la Renault 5, la Peugeot 205 e la Y10 dalle 74.800 si passerà a 98.000 lire o a 92.000 lire; 18.000 lire in più.
Per le autovetture con motore di 1300 cc la tassa passerà da 88.000 a 116.000 oppure a 105.000 lire, quindi 20/22.000 lire di aumento e via di seguito. Si è parlato di pensionati, di classi sociali disagiate, ma non credo che queste categorie posseggano autovetture con motore superiore ai 1600 cc. La collega Dameri ha però detto che questa potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso assommandosi a tutte le altre. Non nego la obiettiva validità di questi effetti a cascata; però qui discutiamo di aumenti che vanno dalle 10.000 alle 22.000 lire e per le cilindrate superiori attorno alle 50/80.000 lire. In questo contesto mi sono sentito offeso dall'accusa, da parte di alcuni Consiglieri di opposizione, di irresponsabilità, di mancanza di sensibilità sociale, di mancanza di comprensione delle esigenze delle classi meno abbienti. Richiamo la vostra responsabilità nei confronti del deficit di bilancio; non mi interessa di chi è la colpa, dobbiamo cercare di diminuirlo. Certo, aumenti di questo genere non coprono il deficit del nostro bilancio, ma quanto meno permettono di assestarli. La scelta che la Giunta propone al Consiglio è una scelta onesta, forse impopolare, ma dignitosa e vale la pena di essere sostenuta.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gissara.
GISSARA Signor Presidente, colleghi, trovo innanzitutto scorretto che io debba essere minacciata per voler far sentire la mia voce in Consiglio. Avevo pensato di rendere nota la mia posizione e il mio pensiero, ma l'essere stata minacciata mi è sembrato piuttosto azzardato. Si sa benissimo a chi mi riferisco.
Mi è stato chiesto di parlare sotto pressione e questo non è assolutamente giusto! Mi è stato imposto dal Gruppo comunista di esprimermi quando non era mia volontà e questo non è giusto! MONTICELLI Chiedo un chiarimento alla collega Gissara, anche perché non partecipa alle riunioni del Gruppo.



PRESIDENTE

Collega Gissara, la prego di procedere.
BOSIO Sì, ma non si possono dire stupidaggini.



(Commenti dai banchi comunisti)



PRESIDENTE

Per favore, Consiglieri, vi prego di restare calmi.
GISSARA A me sono state rivolte delle minacce in questo Consiglio.



PRESIDENTE

Consigliere Gissara, proceda e cerchi di spiegare.



(Proteste dai banchi comunisti)



PRESIDENTE

Per favore, Consiglieri, cerchiamo di capire la collega Gissara che invito a continuare. Vogliamo capire perché questo episodio può far sorgere qualche preoccupazione all'interno del Consiglio. Vi prego, Consiglieri, di lasciarla parlare con calma e di ascoltarla.
GISSARA Dovrò stare calma perché, tra l'altro, sono sotto pressione dopo una lunga giornata in Consiglio regionale. Sicuramente tutti sono presi dalla stanchezza dopo aver sentito tanti propositi e moltissime proposte e tante altre cose che non sono addirittura all'o.d.g., di conseguenza quindi possono anche far spazientire qualcuno. Sono stati presentati mille e più emendamenti e ritengo scorretto procedere in questo modo; si può fare opposizione, che sia però in modo costruttivo e non solo per perdere del tempo. Siamo tutti consapevoli dei disagi che questa nuova tassazione porterà ai cittadini piemontesi con questo progetto di legge, ritengo opportuno che...Mi hanno distrutta, mi hanno disturbata, lo volevo portare avanti il mio discorso e qui dentro mi è stato fatto un determinato lavoro che mi ha disturbato moltissimo, a questo si aggiunge la tensione. Quello che voglio dire è che gli oneri fiscali di questo progetto di legge che è stato portato avanti... Non ce la faccio. Basta.
MONTICELLI Io sto zitto per carità di patria, ma visto che è stato citato il Gruppo comunista invito il Presidente del Consiglio a chiedere al Consigliere Gissara di chiarire la questione delle minacce.



PRESIDENTE

Consigliere Monticelli, ho già chiesto due volte al Consigliere Gissara di spiegarsi meglio. Il Consigliere Gissara viene presa dall'emozione ed è comprensibile perché è all'inizio di un'attività consiliare. Non posso imporle di continuare. Se il Consigliere vorrà riprendere la parola, gliela concedo nuovamente. Interpreto ed ascrivo questa situazione ad una emozione.
MONTICELLI Se il Consigliere Gissara dice che ha usato parole a sproposito e chiede che sia tolto dal verbale quello che ha detto prima, va bene altrimenti qualcosa non funziona.
GROSSO Le minacce sono minacce! GISSARA Mi dispiace di avere creato un caso, ma tutto questo è stato causato dall'emozione.



PRESIDENTE

Poiché il Consigliere Gissara è stata presa da un momento di emozione io chiedo al Consiglio, soprattutto al Gruppo comunista, di comprendere.
Sarà mia cura aiutarla a superare queste fasi.
Darei la parola all'Assessore Gallarini.
GALLARINI, Assessore al bilancio E' poco facile intervenire a quest'ora dopo il dibattito che si è svolto, che ho cercato di seguire dall'inizio alla fine, e non me ne pento assolutamente. Se vogliamo cercare di cogliere gli elementi positivi che emergono da una giornata come questa, che tiene impegnato un intero Consiglio regionale - e non siamo solo noi perché abbiamo notizie che altri Consigli regionali sono impegnati da questa mattina - mi auguro che almeno tutto questo produca un risultato, e non sarebbe un risultato da trascurare.
Se domani mattina il Consiglio dei Ministri emetterà un decreto, col quale prorogherà i termini, questo sarà già un risultato politico. Anch'io mi associo alle considerazioni introdotte dal Consigliere Tapparo e via via nel corso del dibattito riprese da altri Consiglieri. Nessuno di noi è soddisfatto di questa partenza della cosiddetta autonomia impositiva. Il concetto è stato introdotto dalla legge n. 158, e un po' tutti ci siamo illusi che si cambiasse pagina rispetto ad un modo consolidato di operare da parte degli enti locali. Se a fronte di questa insoddisfazione il risultato politico sarà quello di far capire al Governo centrale che per autonomia impositiva le Regioni intendono qualcos'altro, e vogliono soprattutto qualcosa di più concreto e di più sostanziale, ritengo che il dibattito di oggi avrà avuto una sua produttività e un suo effetto.
Stamattina in quest'aula se ne sono sentite di tutti i colori, molte osservazioni sono venute a proposito, altre sono partite da presupposti errati o quantomeno hanno dato per scontato alcuni dati che, in effetti sono tutt'altro che scontati, per i quali la Giunta ha inteso adottare questo disegno di legge. Pensate che la Regione aveva chiuso il bilancio di previsione 1990 con una ipotesi di reimpostazione, quindi uno sfondamento e un deficit di 150 miliardi: 55 miliardi su 150 rappresentano il 30% di quello sfondamento e il 30% non è una cifra irrilevante. Questo tassello al disegno di legge n. 31 va inserito in un mosaico complessivo, quello dell'emergenza del bilancio regionale, ma è anche quello che vedrà arrivare in aula l'assestamento di bilancio '90 che prevede una compressione dello sfondamento da 150 miliardi a 135; anche questo è uno sforzo serio che va nella direzione del risanamento delle finanze regionali; anche quello è un atteggiamento impopolare, perché quei 15 miliardi di compressione sono 15 miliardi di spesa che non verranno erogati e che, se li avessimo mantenuti i vari Assessorati e le varie competenze avrebbero avuto a disposizione.
Questo, quindi, è un tassello, quello è un altro; se a quel l0% aggiungiamo il 6% o forse anche più, ormai pressoché consolidato, di inflazione relativamente all'anno in corso, siamo ad una compressione reale dello sfondamento del 16% e questo è uno sforzo rilevante. Immagino che la Giunta farà ancora ulteriori sforzi nella predisposizione del bilancio '91 per rientrare ulteriormente rispetto a quei 135 miliardi: sarebbe presuntuoso porsi oggi traguardi definiti e traducibili in cifre, ma sicuramente uno sforzo in questa direzione andrà compiuto. Quindi ci troveremo nelle condizioni di rientrare del 16% con l'assestamento, probabilmente una cifra analoga per quanto riguarda il '91 fra previsione di bilancio e assestamento, quindi una ipotesi grosso modo del 30% che nel giro di un esercizio finanziario sicuramente rappresenterebbe indice di serietà e di responsabilità da parte della maggioranza e della Giunta per perseguire quei fini che tutti a parole conclamiamo, ma che diventano molto difficili da praticare.
Anche questo provvedimento non va visto come un provvedimento a s stante, sporadico, episodico, casuale, ma come un tassello collocato all'interno di un mosaico complessivo. Anche noi non siamo assolutamente soddisfatti di come sia stato concepito il primo germe di autonomia impositiva, che ha poco di autonomo e tutto di impositivo; anche noi non l'avremmo voluta così, ma ci troviamo ad operare con la legge statale n.
158, al di fuori della quale non possiamo andare.
Il Consigliere Chiezzi ha chiesto con molta insistenza, facendo un'analisi quasi freudiana di quella che può essere la situazione psicologica all'interno della Giunta, quale sia la motivazione di fondo per la quale, stabilito che il provvedimento è impopolare, stabilito che la cifra è pressoché irrisoria (e qui non concordiamo per le ragioni dette prima) la Giunta si ostina a perseguire questo obiettivo.
Siccome partiamo dal presupposto che nessuno ami suicidarsi, ovviamente ci saranno delle ragioni. Così come molti interventi hanno letto il provvedimento da una certa angolatura, penso che la Giunta l'abbia letto da un'angolatura, e l'altra angolatura può essere che le Regioni, pur insoddisfatte per questo germe di autonomia impositiva che ha poco di quelle che erano le loro aspirazioni, vogliano questa occasione per dimostrarsi mature per acquisire la regionalizzazione delle competenze.
L'impopolarità va considerata, certamente, ma va anche considerato il compito che ogni ente ha per svolgere un ruolo di responsabilizzazione riguardo all'impopolarità che il provvedimento ha sull'opinione pubblica.
Penso che questo sia un esame di maturità per l'ente Regione: è un esame di maturità che deve avvenire all'interno di una gabbia che è stata predisposta e precostituita. Non può debordare rispetto a quei limiti; ma all'interno di quei limiti non si può accettare l'atteggiamento di chi dice che la cifra è irrisoria e che l'autonomia impositiva non è quella che si voleva, e quindi non si applica. Questa sarebbe una rinuncia che potrebbe probabilmente, denotare la mancanza di capacità di accollarsi l'onere di responsabilizzazione rispetto alla gestione delle competenze, che invece in quel braccio di ferro e in quel confronto al quale accennava il Presidente Brizio stamattina ,le Regioni hanno rivendicato e continuano a rivendicare. Poteva esserci l'atteggiamento di quell'ente che riteneva di applicare il 10 o il 15%, ma allora, se sono irrisori 55 miliardi, visti da una certa angolatura, figuriamoci come sarebbero stati irrisori i 10 o i 15 miliardi che sarebbero provenuti da una percentuale minore.
Su questo terreno si gioca la credibilità della Regione e la Regione può dimostrare il grado di maturità senza il quale non può pretendere di essere responsabilizzata. Ho partecipato con il Presidente Brizio ad un paio di incontri della Conferenza Stato-Regioni. Le Regioni hanno affermato in quell'occasione, e in altre successive, che rifiutano l'art. 3 perché si ritiene sia incostituzionale e perché, a fronte di leve di Governo centrali, non possono essere gli enti periferici a pagare le conseguenze, a pagare le spese. Le Regioni dovranno però dimostrare di meritarsi queste competenze e queste responsabilizzazioni. Allora, se la vediamo da questo punto di vista, è certo che occorre dare delle finalizzazioni. La Giunta non si è comportata in questo modo. Non sarebbe stato accettabile per nessuno, e il provvedimento avrebbe assunto un tono abbastanza banale se avessimo sostenuto che, a fronte di questi introiti, li avremmo destinati ad alimentare i rivoli "una tantum" all'interno del bilancio, senza una finalizzazione precisa. Responsabilizzazione significa anche avere il coraggio, in un momento così particolare, di indicare delle scelte che guardino al futuro, senza avere la presunzione di essere in possesso del tocca sana per far uscire le Regioni, e la nostra in particolare, dallo stato di crisi in cui versano sia dal punto di vista istituzionale, che dal punto di vista socio-economico.
Mi sono meravigliato di qualche intervento in Commissione, dove la Giunta ha illustrato lo sforzo che tenterà di fare e, quindi non alle calende greche, non fra dieci anni, ma nel giro di due mesi la Giunta lo proporrà al Consiglio con il bilancio di previsione del 1991. Le parole sono parole e i fatti saranno fatti, quindi il Consiglio avrà modo di giudicare la credibilità di questa Giunta nel giro di due mesi.
E' pur vero che il provvedimento non prevede finalizzazioni, ma non l'abbiamo fatto per mancanza di fantasia. I funzionari ci hanno detto in termini rigorosi che la legge non prevede finalizzazioni e non potevamo correre il rischio, all'approssimarsi del 31 ottobre, di farci bocciare dal Commissario di Governo il provvedimento.
Noi potremmo sbagliare e saremo giudicati per questa responsabilità.
Noi vogliamo introitare quei 55 miliardi. Questa è una scelta precisa che la Giunta ha fatto. Certo poi vorremo anche impegnarli in un certo modo condivisibile o meno, e verremo giudicati ovviamente per le scelte che faremo e per la loro validità. Le finalizzazioni potranno essere inserite dalla Giunta l'anno prossimo, quindi avremo modo di adottare il provvedimento nei mesi di marzo o di aprile. Potremo anche correre il rischio che il provvedimento venga respinto dal Commissario di Governo, ma prima del 31 ottobre avremo eventualmente il tempo per riproporlo.
Quest'anno tempo non ne abbiamo assolutamente avuto. Penso che una Giunta e una maggioranza si qualifichino, al di là di quelle che sono le argomentazioni o i disposti delle deliberazioni, anche per l'impegno politico che manifestano. Nel momento in cui questa Giunta si è insediata il Presidente Brizio ne ha illustrato il programma: penso che se la Giunta in questa occasione si impegna, dal punto di vista politico, a fare di tutto per perseguire certi obiettivi di finalizzazione, credo le si debba credere, salvo poi vedere il riscontro nel bilancio 1991 che verrà fra due mesi.
Quando si parla dell'ipotesi dei 33 miliardi destinati alla formazione professionale, o quanto meno faremo di tutto per destinarli ai rinnovi contrattuali all'interno della formazione professionale, bisogna dire che anche questa è una scelta. Si dice che è una spesa corrente. Certamente, se non ci andassero questi 33 miliardi, ne dovrebbero andare altri. Occorre poi entrare nel merito. L'Assessore Cerchio non c'è in questo momento ma sicuramente sarà in grado, dal punto di vista politico, di individuare l'innovazione che deve avanzare all'interno del settore. Ma questo è un altro discorso, per ora stiamo parlando solo di destinazione di una parte dei proventi finalizzati ad un certo impiego.
In quanto poi agli investimenti, abbiamo fatto l'ipotesi in Giunta, e io l'ho riportata in Commissione, di 12 miliardi e mezzo, non scelti a caso, sui 50 miliardi ipotizzati, che rappresentano il massimo della cifra investibile, che notoriamente è del 25%, in base a disposizioni di legge.
Quei 12 miliardi e mezzo sono in grado di produrre investimenti per quanto riguarda il 1991 per circa 72 miliardi e mezzo. All'interno di quegli investimenti la Giunta, la maggioranza e il Consiglio avranno modo di indicare delle priorità nel Piano di sviluppo, di cui già la Regione Piemonte dispone; tale Piano di sviluppo potrà essere integrato, potrà essere aggiornato, e sicuramente potrà fornire delle indicazioni che proiettino le risorse verso investimenti in grado di provocare un indotto socio-economico.
Voglio riferirmi all'intervento del Consigliere Rivalta. Certo, anche all'interno di questi investimenti penso che ci sia spazio per centrali di monitoraggio, quindi per l'impiego ecologico di una parte di quella cifra.
Ci può essere sicuramente lo spazio per individuare altri settori di intervento. Questa è una scelta politica che la Giunta e la maggioranza faranno e per la quale il Consiglio avrà modo di essere partecipe per quanto riguarda la costruzione di questi obiettivi e di questi investimenti.
Quando si parla dell'informatizzazione dell'ente, che per la verità non è alla penna d'oca nel senso che l'informatizzazione ed automazione sono avviate da qualche anno, si tratta semplicemente di intervenire in modo molto più incisivo nel settore, perché ci sono disfunzioni, perché esiste un'inerzia grave all'interno della macchina regionale, e quindi pensiamo che investire in quel settore significhi diminuire i tempi di risposta snellire le procedure, far sì che la periferia possa vivere in tempo reale la vita del palazzo. Ci rendiamo conto tutti che gli Ispettorati all'agricoltura della periferia, i Geni Civili della periferia vivono la realtà del palazzo molte volte con mesi di ritardo. Esiste invece la necessità che anche i tentacoli periferici della Regione, anzi, soprattutto i tentacoli periferici, possano vivere la vita dell'ente, perché sono la rappresentazione della Regione in trincea, sono il contatto più diretto con l'opinione pubblica e con i cittadini beneficiari o fruitori dei servizi.
Quindi, anche questo discorso è un discorso da non sottovalutare e avremo modo di entrare nel merito con maggiore cognizione di causa.
In merito alle osservazioni dei Consiglieri, mi limito a rispondere a qualcuna. L'osservazione del Consigliere Zacchera sui telefoni penso sia da rigettare. Certo, se avessimo adottato una deliberazione per acquistare i piccioni viaggiatori, sicuramente avremmo speso meno di 47 milioni, alle soglie del duemila però l'autotelefono è uno strumento di lavoro, non un lusso col quale dilettarci mentre si percorrono chilometri in macchina.
Questa considerazione è banale.
Altre due questioni. Ai più è sfuggito un altro provvedimento, o quanto meno non è stato tenuto nella giusta considerazione, il decreto di legge n.
268, con il quale vengono commissariate le UU.SS.SS.LL.. L'Assessore Maccari, nella riunione di Giunta di ieri, ci ha resi partecipi della circolare inviata alle UU.SS.SS.LL., relativamente alla questione. Anche quello è un tassello che dimostra come dal centro si stia cercando di responsabilizzare le Regioni. Quando si dice che i bilanci 1991 e le piante organiche saranno approvati dai comitati di gestione e sottoposti al controllo della Giunta regionale, penso che si intenda un controllo di merito e allora l'Amministrazione regionale avrà spazio per entrare nel merito.
Altra precisazione. I proventi degli artt. 4 e 5 non vanno a ripianare il deficit o lo sfondamento della Sanità; lo faranno gli eventuali ulteriori proventi della tassa sul PRA (dal 20 all'80%), e a questo proposito ho ascoltato l'intervento del Consigliere Riba e condivido alcune sue considerazioni. E' vero, esiste il rischio che, aumentando in quel settore, si possano creare migrazioni di alcune attività dalla nostra Regione a Regioni limitrofe, che potrebbero applicare quote minori. Questo argomento finora non lo abbiamo affrontato, quindi non esistono norme di attuazione. Comunque avremo presenti questi problemi e questi inconvenienti.
Per quanto riguarda la benzina, il collega Monticelli dice: "è facile dire che contestualmente all'aumento del bollo non si aumenterà la benzina" avendo inteso nei corridoi i sussurri secondo i quali per quest'anno l'aumento sulla benzina non ci sarà. Se la mettiamo in questi termini penso che non si debba più credere ad alcuna affermazione. Contestualmente all'aumento del bollo, abbiamo detto che siamo fermamente intenzionati a non applicare il sovrapprezzo sulla benzina, ma abbiamo anche espresso come motivazione il fatto che la nostra è una regione nella quale l'industria automobilistica rappresenta uno dei pilastri portanti dell'economia; è una motivazione assai valida per sostenere una certa posizione politica.
Gli interventi dei Consiglieri Tapparo e Rossa hanno evidenziato la questione del metano. Fra uno o due mesi, quando dovessero uscire le norme di attuazione, penso che la valutazione sull'eventuale aumento di 50 lire al metro cubo del metano dovrà costituire motivo di profonda valutazione socio-politica. Non mi sento di dire oggi che la Giunta rinuncerà, perch non è ancora entrata nei meandri del bilancio 1991. Sappiamo già che sarà un bilancio di strettissimo respiro, ma i margini ancora non li conosciamo.
Il problema esiste, ci rendiamo conto che cosa significhi aumentare di 50 lire al metro cubo il metano indiscriminatamente alla pensionata, con 400 000 lire di pensione al mese, come a chi ha redditi alti. Comunque, avremo modo di sviscerare questo argomento qualora si prospettasse l'eventualità.
Sempre con il bilancio 1991 abbiamo l'intenzione di intervenire in modo radicale con una politica di razionalizzazione del patrimonio. Se il provvedimento di oggi lo inquadriamo nel contesto della manovra finanziaria che la Giunta ha intrapreso, e intende perseverare nei prossimi mesi con serietà e con senso di responsabilità, può essere visto sotto una luce diversa. Il Piemonte era fra le Regioni con le tasse più basse. Abbiamo fatto i raffronti con altre Regioni ed è risultato che le tasse di concessione erano ferme dal 1986. Le abbiamo aumentate del 20% in una volta sola. Va detto che il 30% sul bollo automobilistico, innanzitutto, resta in Piemonte, non va a tappare buchi sanitari, viene finalizzato ad investimenti per promuovere lo sviluppo nella nostra regione.
Per quanto riguarda la sanità anche noi abbiamo letto le notizie riportate da "Il Sole-24 Ore" e notizie telefoniche di ieri da Roma dicono sostanzialmente le stesse cose. Quindi siamo preoccupati per questo. A fronte dello sfondamento di 139.000 lire pro capite, le prime 90.000 lire ci verranno accollate interamente, mentre il 25% della restante cifra verrà ancora accollata alla nostra Regione e il 75% allo Stato. Questo sembra un dato acquisito se l'emendamento presentato al Senato verrà fatto proprio dalla Camera dei Deputati. Siamo preoccupati per queste notizie e per le affermazioni del Presidente Biasutti. Notizie ufficiose dicono che la cifra di 16.000 miliardi non ha supporto di concretezza o di fondamento matematico: è semplicemente una media fra i 12.000 miliardi accollati in un primo tempo e i 20.000 miliardi indicati come cifra massima ipotizzata. Con la Regione Lombardia abbiamo avviato un ricorso: quanto abbiamo detto in allora sull'art. 3 resta ancora valido. Sembra che ci siano presupposti di incostituzionalità in quell'articolo; se così fosse 12.000 o 16.000 o 20.000 miliardi preoccupano, perché sarà sempre la società italiana a pagarli, ma quanto meno l'ente Regione non si troverà un onere aggiuntivo.
Mi rendo conto che, forse, data l'ora e data la mole di notizie assimilate nel corso del dibattito, non sono riuscito ad essere organico ed esauriente come avrei voluto. Ho voluto inquadrare questo provvedimento nel quadro di una linea di manovra economica che la Giunta ha intrapreso e che sarà portata avanti con coerenza e con senso di responsabilità.
Penso che non si possa accusare la Giunta di essere irresponsabile laddove adotti provvedimenti di questo tipo. Avremo modo di entrare maggiormente nel merito della manovra complessiva nel corso del dibattito sull'assestamento di bilancio e sul rendiconto 1990, che probabilmente verranno presentati contestualmente, se la I Commissione li licenzierà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.
MONTICELLI Signor Presidente, la replica ad un dibattito così lungo e impegnativo è altrettanto impegnativa, anche se non altrettanto lunga.
Vorrei partire da alcune questioni specifiche emerse dal dibattito. Il collega Ferraris ha fatto alcune affermazioni che mi hanno sconcertato dicendo che la Giunta ha proceduto con prudenza, prendendosi tutto il tempo necessario prima di giungere alla decisione di proporre il disegno di legge al Consiglio regionale. Vorrei far notare che in questa "prudenza" la Giunta non ha sentito il bisogno di consultare, ad esempio, le organizzazioni sindacali, le quali hanno protestato ufficialmente e pubblicamente e sono state sentite dalla Giunta solo ieri mattina. Davvero un po' troppo tardi. La Commissione consiliare è stata sollecitata ad esaminare questo provvedimento con tempi tali che non le hanno consentito nemmeno di poter svolgere le consultazioni. Questa sarebbe la "prudenza" con cui ha proceduto la Giunta? Il collega Ferraris ha posto alle minoranze - non so se definirle con questo termine l'accusa di irresponsabilità, incolpandole di avere avuto un atteggiamento tendente a paralizzare le istituzioni. Credo valga la pena di replicare a queste argomentazioni, non soltanto come ha fatto con grande puntualità il collega Bosio, che è intervenuto immediatamente dopo il Consigliere Ferraris, ma stando semplicemente al merito della questione.
Assessore Gallarini, lei in Commissione e in aula ha esplicitato le intenzioni della Giunta per quel che riguarda la finalizzazione dei 55 miliardi. Quindi, mi viene spontanea una domanda: che senso ha l'ordine del giorno proposto oggi al Consiglio, a firma dei Capigruppo della maggioranza, che recita nel dispositivo: "impegna la Giunta regionale a collegare questi introiti .finanziari alla spesa per interventi in campo sociale, per la realizzazione degli obiettivi socio-economici indicati nel Piano di sviluppo e per migliorare l'organizzazione e il funzionamento dei Servizi sociali regionali, ricordando le necessità emergenti dei Servizi socio-assistenziali, con particolare attenzione ai problemi dei disabili e dei pensionati meno abbienti, che vanno complessivamente salvaguardati nell'ambito della manovra tariffaria e fiscale che è stata avviata per ridurre il disavanzo pubblico sia a livello nazionale sia a livello locale?" Questo è il classico ordine del giorno collegato alla legge, come dice il Regolamento, e dice delle cose che non hanno nulla a che fare con quanto l'Assessore Gallarini, cinque minuti fa, ha detto sulle intenzioni della Giunta in merito all'utilizzo dei fondi. L'Assessore ha parlato di un utilizzo, per più della metà della cifra, a fronte dell'aumento contrattuale del settore della formazione professionale. Ha parlato di una spesa per accendere mutui legati ad interventi nei settori dei trasporti ha parlato di una cifra legata all'informatizzazione della macchina pubblica regionale. Chi ha ragione? Qual è la fonte? La Giunta regionale presenterà al termine di questo dibattito un proprio ordine del giorno che la impegna ad usare in un certo modo questi soldi? Avremo modo di avere un impegno formale della Giunta su come intende spendere questi soldi, o dobbiamo continuare ad orientarci su messaggi per lo meno contraddittori e poco chiari? Questa è la prima questione.
La seconda questione riguarda il giallo del disavanzo sanitario. A quanto pare, nessuno fino a questo momento è in grado di dire quanto sarà l'ammontare a carico della Regione Piemonte a cominciare dal prossimo anno.
La Giunta non è in grado di dirlo. Si stanno facendo dei conti. C'è una differenza non piccola, intanto perché si tratta di una spesa per quindici anni. Se si tratta di 9 miliardi può anche essere credibile che la Giunta intenda usare soltanto la quota relativa al PRA per la spesa sanitaria; ma se si tratta di 50 miliardi, come potrà mantenere la promessa di vedere se sarà possibile non aumentare il metano? Oppure non basterà né il metano n il PRA? Ammesso che il Governo blocchi davvero la questione della benzina non sarete costretti ad utilizzare altri fondi regionali per far fronte a questi carichi? Siete in grado di dirlo oggi? E' in grado il Consiglio oggi di capire cosa succederà su questo punto nel prossimo futuro? E' questo un rapporto istituzionale corretto fra i diversi livelli dello Stato italiano le Regioni e il Governo? Non siamo così tranquilli da questo punto di vista.
Le considerazioni che avete portato nel corso del dibattito porterebbero ad assumere un atteggiamento responsabile, quello di impedire la votazione di questa legge. Il vostro mi sembra un atteggiamento irresponsabile: non sapete esattamente come impegnerete questi soldi, non sapete esattamente a quali altri carichi la Regione sarà sottoposta nell'immediato futuro, né come farete a ricavare i fondi per coprire i nuovi impegni a cui lo Stato vi chiamerà nel prossimo futuro. Ecco perch ho sostenuto nella relazione di minoranza che la Regione Piemonte ha una sola strada per assumere un atteggiamento istituzionalmente responsabile: quella di non approvare questo disegno di legge, quella di rifiutarsi di applicare la legge sulla autonomia impositiva, che è una legge zoppa fin dall'inizio, ma che oggi è doppiamente zoppa perché su quella legge il Governo ha detto che l'uso di una parte di quella autonomia impositiva non lo decidevano le Regioni ma a livello nazionale (benzina, metano, PRA) per il disavanzo sanitario. Il disavanzo è creato a livello nazionale, non a livello regionale.
Voi accettate di applicare una legge impostata e gestita in questo modo dal Governo? Questo è un atteggiamento irresponsabile dal punto di vista istituzionale.
Per questo riproponiamo un atto di coraggio del Consiglio regionale e della Giunta respingendo questo provvedimento, rifiutandosi di applicare l'autonomia impositiva che è una truffa, nel rapporto fra Regione e Stato oltre che un balzello iniquo per una parte dei cittadini. Ci è stato detto che il Governo pare intenzionato a prorogare i termini per l'approvazione da parte delle Regioni di queste leggi. Probabilmente il Governo, ammesso che lo faccia domani mattina, è stato spinto ad assumere questo orientamento dal fatto che in molti Consigli è in corso questo dibattito.
Al Consiglio regionale della Lombardia sono stati depositati duemila emendamenti, non soltanto da parte della Lega Lombarda, ma anche da altri Gruppi, compreso il nostro. E' la rivolta dei Consigli regionali e non soltanto per i tempi, ma per qualcosa di più grosso.
Assessore Gallarini, mi spiace doverglielo dire, ma qui, l'esame di maturità a chi lo dobbiamo fare? Sono le Regioni che devono chiedere di passare l'esame di maturità davanti alla commissione d'esame fatta da questo Governo, che non sa ancora quantificare esattamente il disavanzo sanitario, che è andato avanti per mesi con il balletto delle cifre sul disavanzo pubblico generale? E' quella la commissione d'esame per valutare la maturità delle Regioni italiane? O non dobbiamo invece guardare la commissione d'esame vera, che è la comunità regionale, e ritornare a un principio di responsabilità e di esame di maturità rispetto ai cittadini? Di fronte alle Regioni che implorano spazi dal Governo, quest'ultimo si comporta in questo modo. Ma è questo il modo corretto di stabilire rapporti istituzionali e di porre la riforma regionalistica dello Stato? Chiudo il mio intervento ribadendo il giudizio e la proposta contenuta nella relazione di minoranza: impedire l'approvazione di questa legge e quindi non votarla. Se mi è permesso, propongo alla Giunta, in via subordinata, di sospendere l'esame della legge adesso, intanto domani mattina il Governo deciderà la proroga e forse, nei prossimi giorni, si capirà l'entità vera del disavanzo della sanità e della parte che toccherà alle Regioni. Ci saranno altri elementi di valutazione che al momento attuale mancano; ci potrete dire, a quel punto, se applicherete o meno anche la parte sulla benzina e sul metano e in che misura, perché a quel momento avrete un dato che oggi vi manca.
Nonostante un Consigliere della maggioranza, il collega Tapparo, abbia chiesto esplicitamente un impegno formale della Giunta perché dica "no l'aumento del metano non si fa", non siete in grado di dirlo, perché pende su di voi la spada di Damocle del disavanzo sanitario. Nessuno è in grado oggi di valutarlo, e noi dovremmo essere costretti questa sera a votare una legge in queste condizioni? Per questi motivi ripropongo l'ipotesi di sospensione dell'esame della legge e chiedo un ripensamento della Giunta e un'assunzione di responsabilità piena per un rapporto corretto fra le istituzioni dello Stato italiano, le Regioni e il Governo nazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.
ZACCHERA Vorrei partire dal punto in cui è arrivato il Consigliere Monticelli.
Mi rivolgo specificamente alla Giunta. Siamo di fronte ad alcuni elementi certi: il primo è che siamo davanti all'incerto. Scusate il gioco di parole, ma le nuove gravissime notizie che arrivano da Roma sono che forse il deficit è stimabile tra i 12 e i 20.000 miliardi. A me sembra davvero che la nostra sia la Repubblica delle banane, con licenza parlando, perch non si ha assolutamente un'idea precisa. Ma lasciamo perdere i commenti.
Questa legge assolutamente è questione di vita o di morte, la maggioranza vuole approvarla. Ci riuscirà, io credo, e avremo finalmente stabilito che bisogna imporre questi aumenti. L'alternativa è la sospensione e sicuramente, se domani il Governo rinvierà la questione sarete voi i primi a dire di sospendere per preparare meglio il provvedimento. Il rischio è però che il Governo domani chiacchieri e non combini nulla. Allora c'è un'altra arma ancora più forte di quella della sospensiva: le dimissioni degli Assessori al bilancio, degli Assessori alla sanità e dei Presidenti delle Giunta regionali di tutte le Regioni d'Italia per protesta nei confronti del Governo.
Non rida, Presidente Brizio. Non si tratta ovviamente di dimissioni di carattere politico, ma di carattere tecnico che diventano politiche. Come farà il Governo la settimana ventura a non venire incontro alle necessità delle finanze regionali? Insomma, eravamo partiti che non ci davano niente alla fine ci hanno dato 1'85%, ma qui allora siamo al mercato dei buoi. Un comportamento serio nei confronti del Governo sarebbe quello di prendere atto che è impossibile governare una Regione se non si hanno dei dati chiari, in tempi logici. Saranno dimissioni di protesta, strumentali.
Insomma, volete avere il coraggio di prendere certe decisioni nei confronti del Governo, o ne siete succubi? Se non avete il coraggio di prendere le decisioni, chi è causa del suo mal pianga se stesso.
Voi volete votare, d'accordo.
SQUILLARIO Ci assumiamo le responsabilità, cosa vuol di più? ZACCHERA Ponete il caso che domani - a quest'ora o un minuto prima della mezzanotte - avrete votato questa legge, ma che cosa avrete votato se scoprirete che il Governo avrà deciso qualcos'altro? Sarebbe una assurdità aver votato, a quel punto! E' il momento di fare con coraggio delle scelte e una protesta nei riguardi del Governo è doverosa. Se invece il coraggio non l'avete con i vostri rappresentanti politici a livello governativo (che sono degli stessi partiti presenti in questa Giunta), allora non avete il diritto di lamentarvi, perché siete, evidentemente, poco considerati dai vostri stessi colleghi! In questo specifico momento una sospensiva, finché non sapremo con chiarezza che cosa avrà deciso il Governo, mi sembrerebbe la cosa più saggia, e penso che voi stessi nel vostro animo lo pensiate, perché siete delle persone raziocinanti e vi rendete conto dell'assurdità di decisioni prese al buio.
In secondo luogo, a questo punto, ci vuole una presa di posizione forte da parte della Regione e da parte di tutti, con la quale si prenda atto che non è possibile continuare ad amministrare in una situazione di profonda incertezza.
A latere del provvedimento legislativo la Giunta dovrà presentare poi un documento, oggetto di voto consultivo - trovate la formula che volete da parte del Consiglio su come si vogliono investire questi soldi. Voi mi direte che non può essere compreso nella normativa perché il Governo potrebbe vanificarlo. Ma com'è strano questo Governo: fa tanto il difficile se una Regione va a finalizzare questi soldi e poi non è in grado di dire a novembre, cioè a 10/12 dell'anno, se un deficit della sanità sarà di 12 mila o di 20 mila miliardi? Veramente sono due pesi e due misure che rafforzano la posizione che vi consiglio di prendere. Perlomeno la Giunta presenti un documento separato dal disegno di legge, che sarebbe indispensabile per un minimo di chiarezza. Non solo volete prendere queste decisioni al buio sulla quantità, ma anche sulla destinazione! Questo non è logico e sono convinto che la gran parte dei Consiglieri di maggioranza dentro di loro la pensino alla stessa maniera. Allora, davanti a gesti di coraggio, avreste, almeno da parte della nostra opposizione, la massima collaborazione. Meditate se è il caso di prendere queste decisioni e se non sia il caso invece di prendere tecnicamente delle posizioni più decise nei confronti del Governo. Questo potrebbe essere un buon suggerimento.



PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi la discussione generale si conclude. A norma di Regolamento dovremmo passare all'esame degli articoli, sono stati però presentati due ordini del giorno, l'uno dai Consiglieri Majorino e Zacchera, l'altro dai Consiglieri Monticelli, Rabellino, Cucco, Miglio Marino e Maggiorotti per il non passaggio all'esame dell'articolato.
A questo punto, essendo identico l'argomento, si può unificare la discussione e i presentatori dei due ordini del giorno hanno facoltà di illustrarli. Evidentemente la votazione sarà separata. Questa è la procedura che propongo. Ci sono delle osservazioni su tale procedura? Chiede la parola il Consigliere Monticelli. Ne ha facoltà.
MONTICELLI Ho una perplessità, Presidente, perché l'ordine del giorno presentato dai colleghi del Gruppo MSI ha una motivazione molto specifica, mentre l'altro ordine del giorno ha un carattere più generale. Per questa ragione io terrei distinte le questioni, perché in un caso si tratta di una motivazione molto specifica che va esaminata a sé.



PRESIDENTE

Propongo di fare comunque una sola discussione, Consigliere Monticelli perché è vero che le motivazioni sono diverse e verranno illustrate dai proponenti, ma il dispositivo di entrambi gli ordini del giorno è assolutamente identico, cioè il non passaggio all'esame dell'articolato.
Mi permetto di insistere su questa procedura: l'illustrazione da parte dei proponenti gli ordini del giorno alle quali seguirà una discussione che si concluderà con la votazione dei documenti.
La parola al Consigliere Majorino per l'illustrazione dell'ordine del giorno presentato dal Gruppo MSI.
MAJORINO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, innanzitutto devo ribadire che le dichiarazioni finali dell'Assessore hanno ulteriormente irrobustito la nostra scelta di giudizio decisamente negativo sul merito del provvedimento. In particolare perché dalla replica non è emersa, quantunque fosse stata sollecitata non solo da noi, la precisa finalizzazione del provvedimento o, per meglio dire, è emersa una possibile indicazione da parte dell'Assessore, neppure molto impegnativa, che contrasta con la finalizzazione richiesta con l'ordine del giorno firmato dai Capigruppo della maggioranza. Quindi, irrobustita la nostra opinione di dissenso, devo far presente che è più che legittimo che ci si avvalga di tutti i mezzi previsti dal Regolamento per evitare che questa legge venga votata. Al riguardo avevamo chiaramente fatto presente nel nostro ordine del giorno pregiudiziale - al di là di quanto possa accadere domani - la situazione esistente oggi, ovvero che il provvedimento in esame tende a trarre la sua legittimazione dagli artt. 4 e 5 della legge statale 14 giugno 1990 n. 158 laddove viene concessa alle Regioni la facoltà, non l'obbligo (richiamo il discorso che è stato fatto al riguardo), di "disporre e di determinare gli aumenti della tassa automobilistica", ma entro il 31 ottobre. Si dice presumibilmente è esatto, che il termine del 31 ottobre sia perentorio ed allora siamo decisamente fuori termine. Con tutta franchezza, non è un'argomentazione strumentale, io e il collega Zacchera ne siamo profondamente convinti, perché in una legge non possono usarsi dei termini di significato atecnico. Se sono stati usati, devono essere ricondotti nell'alveo del tecnicismo giuridico e legislativo. In altri termini se il termine è perentorio e se entro il 31 ottobre si deve disporre e determinare in materia, ciò non può essere fatto che attraverso una legge promulgata e non una legge approvata dal Consiglio regionale, non perch l'approvazione sia un fatto poco importante, ma perché - e qui dico delle cose elementari che penso che il prof. Giorgio Lomardi, collega del prof.
Grosso, spieghi agli studenti di diritto regionale nel corso delle prime lezioni - l'approvazione di urla legge da parte del Consiglio regionale è una tappa intermedia del procedimento legislativo. Infatti, solo con la promulgazione, che avviene - come è noto - dopo il visto del Commissario di Governo la legge diventa viva, vitale, cioè esiste. Stando alla legge n.
158 che è vigente oggi (non è ancora prorogata come sembra sarà, ma questo è un evento futuro e incerto che in questo momento non esiste) era indicato il termine perentorio del 31 ottobre entro il quale la legge doveva essere promulgata. Non mi si venga a dire che non era possibile in ogni caso promulgare la legge entro il 31 ottobre. Questo non lo si può dire seriamente, perché la legge n. 158 reca la data del 14 giugno 1990, quindi c'era tutto il tempo, se si riteneva di fare la scelta, di applicare questi balzelli, come noi continuiamo giustamente a chiamare la tassa sul macinato 1990: c'era tutto il tempo di farlo, perché la Giunta è stata eletta il 25 luglio! Dal 25 luglio al 16 ottobre, giorno in cui è stato partorito il disegno di legge n. 131, si sono svolte tredici riunioni di Giunta, quindi se proprio si voleva esercitare questa facoltà del disegno di legge impopolare, c'era tutto il tempo per predisporlo e farlo eventualmente approvare entro il 31 ottobre dopo essere stato esaminato a fondo da parte della competente Commissione. Si sarebbe presumibilmente evitato questo lungo dibattito, perché come è noto tutte le leggi, piccole, grandi o medie che siano, se vengono esaminate a fondo nell'alveo della competente Commissione, in aula hanno un certo trattamento ed anche in questo caso si sarebbero potuti evitare questi tempi lunghi.
Questa considerazione però ha un valore molto relativo. Tutto questo non è stato fatto, ma la colpa non è certo dei Consiglieri di opposizione la colpa è della Giunta la quale, pur esistendo il termine del 31 ottobre fin dal giorno 14 giugno 1990, ha ritenuto di non predisporre il disegno di legge, ha fatto la "pensata" al riguardo solamente in data 16 ottobre 1990 e quindi a questo punto dire che non è stato possibile farlo prima non ha fondamento. Quindi, torno a ripetere che, se il termine è il 31 ottobre siamo abbondantemente fuori tempo. Non solo per questa, ma per tutte le altre considerazioni di merito, che indubbiamente sono più incisive, ma soprattutto per questa considerazione giuridico-istituzionale e preliminare sarebbe molto opportuno ritirare il provvedimento, anche per non incorrere nel primo infortunio legislativo della V legislatura. Ce ne sono già stati tanti nel corso della IV legislatura: per quanto riguarda i rinvii del Commissario di Governo credo che la Regione Piemonte abbia un buon primato ma rinvii soprattutto per difetto di legittimità dei provvedimenti. Non incorrete subito, è un consiglio spassionato che l'opposizione vi dà!



PRESIDENTE

Ha la parola il Consigliere Monticelli per l'illustrazione del secondo ordine del giorno.
MONTICELLI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il mio è soltanto il diritto del primo firmatario nell'elenco, nulla di più. Questo è un ordine del giorno firmato congiuntamente dai Capigruppo di numerosi Gruppi del Consiglio. Faccio presente che su un ordine del giorno di questo tipo si applicano le norme di discussione previste dall'art. 63 del Regolamento quindi ogni Gruppo può intervenire con un Consigliere. Io illustro pertanto, soltanto la motivazione del Gruppo PCI all'approvazione di questo ordine del giorno. Aggiungo che il Gruppo PCI concorda anche con le motivazioni contenute nell'ordine del giorno adesso illustrato dal collega Majorino, e quindi noi voteremo anche a favore dell'ordine del giorno del Gruppo MSI. Per ragioni di serietà, di costrizione ad un atteggiamento di serietà, che deriva dal fatto che siamo di fronte all'eventualità di una proroga dei termini da parte del Governo, cosa che dovrebbe accadere domattina; per il fatto che siamo ancora all'oscuro circa la consistenza reale definitiva, ammesso che sia mai definitiva, del disavanzo sanitario e della relativa quota che dovrà essere accollata ai bilanci regionali: quindi per ragioni di questa natura, di opportunità, di costrizione direi ad un atteggiamento di serietà che deriva da questi vincoli in qualche modo esterni, il Consiglio regionale a nostro giudizio farebbe bene a non approvare questo disegno di legge.
In secondo luogo, la motivazione più di fondo e più generale, che ho cercato di portare anche nel mio intervento precedente, è il fatto che il Consiglio regionale ha di fronte a sé l'opportunità di un atto di coraggio politicamente molto impegnativo in un rapporto istituzionale corretto con il livello nazionale dello Stato italiano, cioè l'atto di rifiuto dell'applicazione di una legge che è stata falsamente definita legge di autonomia impositiva e la richiesta, proposta con la forza di questo rifiuto, di una modifica radicale della legislazione nazionale per quel che riguarda il regime fiscale e di una vera autonomia impositiva per le Regioni.
Per queste ragioni noi proponiamo la votazione di questo ordine del giorno di non passaggio agli articoli.



PRESIDENTE

Procediamo pertanto alle dichiarazioni di voto, ai sensi dell'art. 63 del Regolamento.
Ha chiesto la parola il Consigliere Grosso. Ne ha facoltà.
GROSSO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prendo la parola per chiarire e illustrare il voto del Gruppo comunista. Noi voteremo a favore di entrambi gli ordini del giorno presentati. Non ci siamo opposti a discutere questi ordini del giorno contestualmente, anche se a rigore ritenevamo che essi andassero discussi separatamente in quanto la motivazione dell'ordine del giorno n, l presentato dal Consigliere Majorino è specificatamente tecnica...



PRESIDENTE

Peraltro già discusso questa mattina, per cui poteva addirittura non essere considerato presentabile.
GROSSO Qui c'è un problema. Questa mattina abbiamo discusso questo argomento proprio sotto il profilo della pregiudiziale e poi dell'istanza di rinvio: l'art. 63 ci prescriveva di discuterlo prima dell'inizio della discussione sul provvedimento legislativo pena la decadenza dal sollevare la questione.
L'art. 79 invece ci impone di discutere gli ordini del giorno a chiusura della discussione. Si tratta di un intervento un po' dialettico di due norme del nostro Regolamento, per cui abbiamo discusso un punto questa mattina e lo ridiscutiamo oggi su un testo scritto.
Noi voteremo a favore dell'ordine del giorno presentato dall'avv.
Majorino, in quanto esso esprime esattamente, dal punto di vista tecnico quanto noi abbiamo sostenuto questa mattina: cioè che questa legge oggi, a nostro avviso, ha già perso il treno della legalità in quanto non vi sono più i tempi tecnici perché essa diventi legge regionale a tutti gli effetti entro il termine perentorio indicato dagli artt. 4 e 5 della legge statale del 14 giugno 1990, n. 158.
Per il nostro Gruppo questo è un elemento estremamente importante che già di per sé dovrebbe indurre a non insistere in questo atteggiamento di fronte all'enorme rischio che questa legge venga successivamente annullata sul terreno del controllo di legalità e di legittimità. Come ho già accennato nel mio intervento di questa mattina un controllo di legittimità su una legge di una Regione non è atto che va contro la democrazia, ma è un atto che completa l'iter democratico, in quanto evidentemente i Consigli regionali non sono autorizzati a votare leggi illegittime.
Per quanto concerne l'ordine del giorno presentato dal Gruppo comunista il nostro voto sarà decisamente a favore. Questo ordine del giorno ha una motivazione specificamente di contenuto e di sostanza. Proponiamo e chiediamo che non si passi alla votazione di questa legge perché riteniamo che non sia corretta e giusta dal punto di vista sostanziale, e che per questo motivo debba essere bloccata prima ancora di passare al voto. Ancora da ultimo il Consigliere Monticelli ha chiarito molto bene un aspetto gravissimo di questa legge e cioè che essa non rappresenta altro che l'espressa attuazione, da parte della Regione, di una imposizione del nostro Governo. Sotto la parvenza del riconoscimento alle Regioni del principio di autonomia impositiva, in realtà il Governo ha imposto alle Regioni di introdurre dei balzelli per coprire dei disavanzi creati non certo a livello regionale, ma dallo stesso Governo centrale. Questo è un dato assolutamente intollerabile. Anche per questo, noi riteniamo che questo provvedimento dovrebbe essere ritirato dalla Giunta. La Giunta non sembra volere assumere questo atto di coraggio, non sembra volere seguirei nella richiesta di ritiro. Ebbene, con estrema forza chiediamo al Consiglio che imponga alla Giunta, con un voto di maggioranza, il ritiro della legge.
Il Gruppo comunista è schierato in questo senso e voterà a favore anche dell'ordine del giorno a firma dei Capigruppo di opposizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.
RABELLINO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo sul secondo ordine del giorno, cioè quello presentato a firma comune dal Partito comunista dalla Lega Nord Piemont, dagli Antiproibizionisti, dai Verdi e da Democrazia Proletaria.
Indubbiamente si tratta di un ordine del giorno politico che vuole chiaramente indicare la nostra posizione nei confronti della proposta di legge che va ulteriormente a dividere l'Italia. Si dice che siamo noi quelli che vogliono dividere l'Italia, mi pare invece siano i partiti che vogliono dividerla, facendo delle distinzioni tra certe Regioni ed altre.
Noi voteremo pertanto a favore di questo ordine del giorno.
Del documento presentato dal Movimento Sociale non possiamo che ammirare la meticolosità. Già nell'intervento di questa mattina avevamo sottolineato il fatto che siamo ormai fuori termine. Questo lo sottolinea ancora l'art. 4 del disegno di legge laddove si dice che "entrerà in vigore il giorno dopo la pubblicazione sul Bollettino ufficiale". Il Bollettino Ufficiale uscirà sicuramente nel mese di novembre, per cui largamente fuori tempo massimo.
Ho sentito dire dalla Giunta che è sicura che da Roma arriverà una proroga, allora non capisco la preoccupazione di dover arrivare per forza ad approvare il provvedimento entro il giorno 31. Se ci sarà la proroga potremo esaminare con attenzione gli emendamenti che abbiamo proposto vedere se ce ne sono di accettabili o se c'è la possibilità di inserire la finalizzazione dei maggiori introiti che derivano da questa legge, per cui sarà possibile fare un lavoro sicuramente più meticoloso.
L'invito che rivolgiamo alla Giunta è di ritirare il provvedimento visti questi presupposti. Noi comunque voteremo a favore sia dell'ordine del giorno presentato dal Movimento Sociale sia di quello presentato dagli altri Gruppi di minoranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.
CUCCO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, annuncio il voto favorevole ad entrambi gli ordini del giorno presentati. Non ripeto le argomentazioni che sono già state svolte dagli altri Consiglieri.
Voglio però, Presidente della Giunta e Assessore al bilancio risottolineare la proposta di sospensione dell'esame di questo provvedimento. E' una proposta fatta dal Gruppo comunista che mi trova del tutto d'accordo per una serie di motivazioni: non ultima una di tipo squisitamente politico-istituzionale. Sono le ore 20.25. Se le cose vanno secondo i disegni futuribili, ci stiamo avvicinando a una serata e a una nottata piuttosto pesanti, ma non mi spaventa il lavoro che si dovrebbe fare; secondo me è l'atmosfera dei rapporti fra maggioranza e opposizione che certamente cambierà dopo quanto accadrà in I Commissione e in quest'aula. Infatti la proposta di sospensione è per evitare che questo accada, anche perché essendo stato convocato il Consiglio regionale per domani pomeriggio si saprà se il Governo avrà provveduto alla proroga dei termini previsti. Se sarà così avremo tutto il tempo per presentare non solo un ordine del giorno di impegno generico di spesa, ma anche il bilancio di previsione. Se il Governo non avrà provveduto si procederà domani pomeriggio al voto di questo provvedimento, secondo le regole stabilite. Pertanto occorre aspettare quanto accadrà domani mattina, non è il caso adesso di prendere impegni. Mi sembra una misura di buon senso per la conduzione dei lavori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.
SARTORIS A nome del mio Gruppo preannuncio che voteremo a favore dei due ordini del giorno per le seguenti motivazioni. Al di là delle scappatoie tecniche che sono perfettamente giustificabili, con i due ordini del giorno, secondo me, si cerca, per l'ennesima volta in questa giornata, di chiedere che per lo meno venga temporaneamente sospesa questa "mannaia" che abbiamo sulla testa e che a tutti i costi volete approvare. Secondo me vi state tagliando la gola; per quel, poco di introito che avete, quanto ci perdete in immagine? Forse non avete occasione di girare per i mercati, in mezzo alla gente e quindi non vi rendete conto quanto queste cose siano impopolari, ma non per l'entità, collega Squillario, perché poi per il cittadino anche 50 lire sono 50 lire; il problema è l'ingiustizia, il continuo salassamento e il continuo logorio del chiedere sempre. Sembrate quasi dei questuanti ambulanti: chiedete sempre soldi! Il cittadino non ha più alcun rispetto! Ogni giorno c'è una gabella nuova e la fantasia sta nell'inventarne altre! A questo punto chi è più fantasioso ne inventa una migliore. In altre Regioni hanno talmente tanta fantasia che non le inventano neanche, perch sanno che, se vanno a chiedere soldi alla gente, quella spara loro dietro risolvendo subito il problema. Ad esempio a Napoli alla gente non viene chiesto nulla, ma si va a chiedere a Roma anzi, Roma glieli dà già prima! A parte questo, Assessore Gallarini, lei è quasi più ingenuo di me se viene a dire che noi dobbiamo fare i bravi ragazzi perché forse a Roma si accorgono che siamo bravi e ci permettono di continuare. Quando i valdostani hanno chiesto l'autonomia per la loro Regione non l'hanno fatto in punta di piedi! L'hanno chiesta facendo delle precise rivendicazioni. Sapete perch probabilmente domani mattina sospenderanno per trenta giorni questa ingiustizia? Perché - se vi informate ve ne renderete conto - la maggior parte dei Consigli regionali (Lombardia, Liguria, Veneto) non è esattamente nelle nostre condizioni: altri Consigli regionali non stanno approvando un simile provvedimento. Giù a Roma quindi hanno cominciato a preoccuparsi e a dire: "Adesso come facciamo?", perché forse sono state prese delle soluzioni dure che mettono alcuni amministratori davanti alle loro responsabilità. Se noi come al solito accettiamo di fare i bravi ragazzi di fare le pecorelle del gregge, continueranno a salassarci. Lei dice di voler cominciare bene, ma questo è cominciare male, perché se cominciamo ad accettare questa piccola pillola fra un po' di tempo cosa ci arriverà? Quanti litri di purga ci manderanno perché tanto noi dobbiamo sempre mandare giù? Questo non va a nostro danno...
ROSSA Questo è il Consiglio, non è il Gran Consiglio! SARTORIS Non so se è il gran Consiglio o se è il piccolo Consiglio, dico semplicemente che forse fra quindici giorni, un mese o sei mesi, quando ci saranno le elezioni anticipate, qualcuno pagherà quello che state facendo oggi con molti voti in meno! Noi, come autonomisti, non abbiamo alcuna paura, andiamo in mezzo alla gente tutti i giorni. Con le cose che state facendo date ragione a quello che diciamo noi, non abbiamo alcuna paura non abbiamo timore di dire alla gente che voi siete diventati dei gabellieri di Roma!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.
MIGLIO Vorrei motivare la nostra adesione agli ordini del giorno. Innanzitutto ritengo che ogni Consigliere abbia il diritto di avvalersi dei dispositivi del Regolamento e quindi, nello specifico, di quanto previsto dall'art. 79.
In secondo luogo, qualora venisse approvato il testo di legge, seppure con il recepimento successivo degli emendamenti presentati, i tempi tecnici per la sua stesura e la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale sarebbero comunque tali da andare al di fuori dei tempi limite previsti.
In terzo luogo, riteniamo utile non passare all'esame del disegno di legge proprio per le carenze implicite al testo stesso. Pertanto attendiamo una riconsiderazione da parte della maggioranza delle proprie scelte, e quindi la invitiamo a desistere dal portare avanti questa discussione e ad attendere la giornata di domani per verificare le scelte prese a livello nazionale dal nostro Governo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.
MARINO Signor Presidente, nei pochi minuti a disposizione vorrei ribadire le motivazioni per cui, essendo contrario alla proposta di legge indirettamente sono favorevole ad entrambi gli ordini del giorno presentati, che chiedono la non messa in votazione di questo provvedimento.
Ho già espresso nel mio intervento precedente le motivazioni di fondo desidero fare comunque una breve osservazione. Non so cosa avverrà nei prossimi giorni al Comune di Torino rispetto agli effetti non particolarmente positivi che può avere la gestione di una Giunta quando tende a costruire delle maggioranze, mettendo insieme più dei numeri che non delle proposte e degli argomenti politici difendibili. Ho l'impressione che sempre di più questa situazione mostri una progressiva debolezza. In Consiglio regionale i numeri perlomeno sono diversi, ma si sta comunque instaurando un metodo rispetto al quale propongo di cominciare a pensare come mantenere aperta la mensa del Consiglio regionale tutte le sere o perlomeno tutti i martedì sera, se questo è il metodo che vogliamo portare avanti nei prossimi mesi.
Al di là di questo, entrando nel merito, ritengo che la motivazione principale per cui invito, anch'io come altri, la maggioranza a ritirare il disegno di legge e rinunciare a un metodo, è la convinzione che si stia sprecando pericolosamente un'occasione per dare alla Regione Piemonte un ruolo diverso, comprensibile da parte della gente. Se i primi passi di un nuovo modo di essere, una nuova possibilità di autonomia da parte degli enti locali, si manifesta rispetto alla popolazione piemontese attraverso iniziative come queste, ho l'impressione che una parte delle possibilità che si aprono con le nuove leggi, riguardanti le autonomie locali, venga sprecata, peraltro senza che ne valga molto la pena. In altri termini, al di là delle cose dette dall'Assessore Gallarini, il costo politico della scelta che si sta facendo forse non vale la pena. Non so cosa deciderà il Governo domani, spero non faccia passare inutilmente a tutti noi una serata, e magari una parte della notte, per poi darci delle informazioni in base alle quali probabilmente abbiamo perso un'intera preziosa giornata di dibattito.
Concludo il mio intervento ribadendo il mio voto favorevole ad entrambe le proposte di ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.
MAGGIOROTTI Sono dell'idea che effettivamente sarebbe più saggio decidere la sospensione della discussione, date le premesse di cui siamo venuti a conoscenza. Visto che si deve decidere sui due ordini del giorno, non posso esimermi dal dichiarare che voterò a favore di entrambi. Riconosco la completezza e l'attendibilità delle motivazioni espresse dal collega Majorino per quanto riguarda l'ordine del giorno presentato dal Gruppo MSI.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno firmato da noi, direi che è necessario evitare l'approvazione di un testo di legge del quale, come ho detto nel mio precedente intervento, non sono precisate le finalità, se non pagare spese sulle quali il Consiglio non Si è ancora pronunciato e quindi si tratterebbe di firmare una cambiale in bianco in attesa che qualcuno la riempia e ci fornisca delle cifre.
E' poi contraddittorio il fatto che le Regioni denuncino l'incostituzionalità dell'art. 3, o minaccino di ricorrere alla Corte Costituzionale. Inoltre alcuni Consiglieri di maggioranza accusano di scorrettezza Consiglieri che intendono avvalersi delle prerogative garantiste previste dal nostro Regolamento.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola passiamo alla votazione degli ordini del giorno presentati.
Pongo in votazione il primo ordine del giorno che è stato presentato dal Gruppo MSIDN che chiede di non passare all'esame dell'articolato del progetto di legge n. 31, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte rilevato che il disegno di legge n. 31 vorrebbe trarre la sua legittimazione e il suo fondamento dagli artt. 4 e 5 della legge statale 14 giugno 1990 il. 158: laddove si prevede la facoltà per le Regioni di 'disporre' aumenti delle tasse di concessione e di 'determinare' aumenti della tassa automobilistica (con decorrenza 1 gennaio 1991) ma a condizione che detta facoltà venga esercitata entro il termine perentorio del 31 ottobre 1990; considerato che le predette espressioni 'disporre' e 'determinare' devono necessariamente essere riferite ad una legge 'promulgata' e pubblicata sul BUR. ex art. 45 dello Statuto: in quanto la mera 'approvazione' di un disegno di legge da parte del Consiglio regionale non ha rilevanza, essendo essa approvazione un atto interno del procedimento legislativo; considerato, quindi, che il predetto termine perentorio del 31 ottobre non può essere rispettato: dovendo il disegno di legge n. 31 (anche qualora venisse approvato) passare ancora al vaglio del Commissario di Governo, con la conseguenza che la sua promulgazione avverrà nella migliore delle ipotesi - soltanto a fine novembre p.v.; decide e delibera di non passare all'esame dell'articolato del disegno di legge n.
31: avendo oramai la Regione Piemonte perso la facoltà di legiferare (con riferimento all'anno 1991) nelle materie di cui agli arti. 4 e 5 legge 14 giugno 1990 n. 158".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 5 voti favorevoli e 28 contrari.
Pongo ora in votazione il secondo ordine del giorno che è stato sottoscritto dai Consiglieri Monticelli, Rabellino, Cucco, Miglio, Marino e Maggiorotti, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte delibera di non passare all'esame degli articoli del disegno di legge regionale n. 31 'Provvedimenti in materia di tasse sulle concessioni regionali'".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 14 voti favorevoli e 28 voti contrari.
Passiamo dunque all'esame dell'articolato al quale sono stati presentati numerosissimi emendamenti. Questi emendamenti sono stati esaminati dal Consiglio che è competente sotto il profilo della ricevibilità e ne è risultato che si tratta di emendamenti tutti ricevibili in quanto presentati nei termini e secondo le procedure previste dal Regolamento.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cavallera. Ne ha facoltà.
CAVALLERA Signor Presidente, mi riferisco a quanto è emerso nel corso della riunione dei Presidenti dei Gruppi consiliari. In quella sede era sorto qualche dubbio da parte di qualcuno circa l'ammissibilità di una parte di questi emendamenti. Quindi, propongo, così come avevamo anticipato in quella sede e mi sembrava che ci fosse anche un certo consenso sulla proposta, di convocare - è previsto anche in corso di seduta - la Commissione competente, che nel caso particolare è la I Commissione affinché (gli emendamenti sono molti, ma in sostanza si riconducono a pochissime fattispecie) possa riferire al Consiglio circa l'ammissibilità degli stessi. Di conseguenza, propongo di sospendere brevemente la seduta del Consiglio per poter dar modo ai Consiglieri membri della Commissione di poter partecipare alla Commissione stessa, rimettendomi, per il tempo di questa interruzione, alle decisioni della Presidenza.



PRESIDENTE

Il Consigliere Cavallera mi ha anticipato, perché in effetti la valutazione inerente l'ammissibilità degli emendamenti era stata affrontata anche in sede di Conferenza dei Capigruppo. La Presidenza ha il compito di decidere della ricevibilità, mentre la decisione sull'ammissibilità degli emendamenti spetta alla Commissione. Pertanto, raccogliendo queste osservazioni, propongo di sospendere i lavori e di convocare la I Commissione, presieduta dal Presidente Zanoletti.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 20.45 riprende alle ore 22.20)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola al Presidente della I Commissione, Consigliere Zanoletti.
ZANOLETTI Signor Presidente, la I Commissione si è riunita per esaminare il problema dell'ammissibilità o meno degli emendamenti proposti o di una parte di essi: ha sentito una breve relazione dei funzionari che hanno condotto un'istruttoria sugli emendamenti medesimi. La I Commissione non ha registrato univocità di interpretazione sulle norme del Regolamento consiliare: ha invece convenuto sulla non opportunità di aprire in sede di Commissione una lunga discussione sulla questione generale dell'ammissibilità e neppure di entrare nel merito di ciascun emendamento.
Pertanto ha ritenuto conveniente discutere direttamente in aula su ogni questione.



PRESIDENTE

Il Presidente del Consiglio che non ha potere diverso da quello di decidere sulla ricevibilità degli emendamenti, prende atto di quanto espresso dal Presidente della I Commissione. Passiamo quindi all'esame dell'articolato. Sono stati distribuiti circa 300 emendamenti; sono in numero tale da farmi supporre che non esauriremo nella serata l'esame degli stessi, che pertanto si proseguirà nella seduta di domani pomeriggio.
La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Per prassi costantissima, gli emendamenti, prima di essere illustrati dal proponente, e sui quali chi ne ha interesse può intervenire, sono sempre (io sono in quest'aula dal 1979) stati distribuiti, quantomeno un emendamento per Gruppo, non chiedo di moltiplicarli per 60. E' comunque necessario averli sott'occhio.



PRESIDENTE

Consigliere Majorino, lei ha perfettamente ragione, resta il fatto per che, trattandosi di vicenda che riterrei eccezionale alla prassi, non ci si può tanto appellare, perché non ho notizia che ci fossero 600 emendamenti normalmente all'esame del Consiglio regionale del Piemonte. Mi risulta che sulla legge sulla caccia ci fu un precedente. Chiederei al Consiglio di cominciare fidandosi della lettura del Presidente, essendo i primi emendamenti, circa un centinaio, di tale semplicità, trattandosi prevalentemente di emendamenti soppressivi, per cui non c'è tanto bisogno di cogliere il testo, che si può facilmente lavorare.
La parola al Consigliere Bresso.



PRESIDENTE

BRESSO



PRESIDENTE

Anch'io vorrei leggere gli emendamenti, ma preferisco salvare qualche albero, anche tenuto conto del fatto che si continua a fotocopiare su carta bianca e non riciclata, ma anche se si usasse carta riciclata sarebbe pur sempre un costo ambientale molto elevato. Caso mai, collega Majorino andiamo a leggere gli emendamenti al tavolo della Presidenza qualora non si comprendessero.



PRESIDENTE

Sono d'accordo con lei.
Prima di procedere all'esame dei singoli emendamenti do lettura dell'art. 80 del Regolamento che al primo comma recita: "Gli emendamenti devono essere presentati alla Presidenza del Consiglio regionale almeno 24 ore prima della seduta indetta per la discussione degli articoli ai quali si riferiscono. Essi sono di regola distribuiti all'inizio della seduta".
Informo che prima di questa seduta sono stati presentati 189 emendamenti dalla Lega Nord e sono a disposizione del Consiglio; gli altri sono pervenuti dopo, ma avremo modo di informarci nel corso della serata.
ART. l - Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Bortolin Buzio, Bosio e Foco: l'art. 1 è soppresso.
A norma di Regolamento un proponente può illustrare l'emendamento per cinque minuti.
La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, perché proponiamo di sopprimere il primo articolo? Alcuni motivi generali sono stati detti, per c'è anche un motivo particolare ed è quello che quando in Commissione siamo entrati nel merito delle conseguenze di questa legge, abbiamo chiesto alcune informazioni ed in particolare, proprio per quanto riguarda questo articolo, sul fatto che in base a questa modifica la Regione introita gettiti maggiori dalle strutture ricettive alberghiere e dagli esercizi per la somministrazione di aumenti. In base alla legge c'è anche una modificazione della tabella che regola la classificazione di questi esercizi. Avevamo chiesto in Commissione se era possibile conoscere i gettiti, categoria per categoria, che oggi la Regione introita da queste concessioni ed i gettiti, categoria per categoria, che la Regione avrebbe introitato successivamente. La domanda non tendeva ad una conoscenza astratta, bensì a capire innanzitutto in quale misura le varie categorie contribuiscano oggi al gettito ed in quale misura vi avrebbero contribuito in base al nuovo gettito.
Inoltre avevo fatto una domanda specifica all'Assessore, ma la risposta anche in questo caso non è venuta, relativa alla parte n. 3 dell'allegato n. l, numero d'ordine 6. La parte n. 3 prevede la classificazione degli esercizi per la somministrazione di bevande nei Comuni con popolazione: superiore a 500.000 abitanti, tassa di rilascio 101.000, tassa annuale 101.000 superiore a 100.000 abitanti: tassa di rilascio 76.000, tassa annuale 76.000 superiori a 50.000 abitanti: tassa di rilascio 39.000, tassa annuale 39.000 superiori a 10.000 abitanti: tassa di rilascio 26.000, tassa annuale 26.000: non superiori a 10.000 abitanti, tassa di rilascio 14.000, tassa annuale 14.000.
Pertanto negli esercizi per la somministrazione di bevande l'unica differenza tra esercizio ed esercizio sta nel fatto se questi siano collocati in Comuni con popolazione variabile da x a y. La cosa mi aveva stupito, perché le altre due categorie, la categoria 1 (Strutture ricettive alberghiere ed altre strutture ricettive) e la categoria 2 (Esercizi per la somministrazione di alimenti), prevedono sì la suddivisione dei vari esercizi a seconda che siano in Comuni con più o meno di 500.000 o 100.000 abitanti, ma aggiungevano anche (e secondo me giustamente) la fascia: cinque stelle lusso, quattro stelle, tre stelle, due stelle e via dicendo.
Allora la domanda era stata: come mai non avete proposto, anche per gli esercizi per la somministrazione di bevande nei Comuni, una classificazione in base alle categorie che mi pare esistano negli esercizi di somministrazione di bevande? Quando andiamo nei bar mi sembra di vedere sempre affissa questa tabella dalla quale risulta la categoria (I, Il, III IV). Quindi la domanda era tesa a conoscere il perché di una decisione, ma non ho avuto risposta. Anche per questo motivo quindi, cioè di critica al metodo scarsamente informativo usato nei confronti della minoranza, oltre che per tutte le ragioni sopraddette, si propone questo emendamento soppressivo. In realtà si potrebbe ovviare a questa richiesta se la Giunta ci spiegasse come mai non si differenzia tra esercizio ed esercizio in funzione della categoria. Sembrerebbe quasi che un bar paga di più solo se è in un Comune superiore a 500.000 abitanti, e paga dieci volte di più (anche se è nell'estrema periferia, se è un piccolo bar e se ha pochi servizi) dello stesso bar sito magari nella periferia del Comune viciniore di 10.000 abitanti. Faccio l'esempio di una strada che divide due Comuni: uno sta a sinistra, l'altro a destra, uno paga una miseria e l'altro paga dieci volte di più. Ribadisco la domanda e chiedo all'Assessore se è in grado, almeno adesso, di dare una risposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, consumerò meno dei cinque minuti a disposizione, però devo dichiarare che il nostro Gruppo è favorevole all'emendamento proposto perché effettivamente è mancata l'informativa in Commissione. Penso però, voglio essere benevolo, che non è che la Giunta non abbia voluto dare questa informazione, è che i tempi sono stati così stretti, tutto è stato fatto all'insegna della fretta che non ha potuto darci questa informativa. Questa carenza sarebbe di per sé la sola sufficiente per suggerirci di dichiararci favorevoli all'emendamento, ma c'è di più. Noi siamo necessariamente favorevoli all'emendamento perch riteniamo e continuiamo a essere convinti, anzi sempre più convinti, che la Regione ha già perso il potere di legiferare in materia, in quanto il termine del 31 ottobre non potrà essere rispettato, perché entro il 31 ottobre la legge non potrà essere promulgata. Siccome con grande convinzione ho sostenuto insieme al collega Zacchera questa tesi, questo è il solo motivo che ci consente di schierarci per l'abrogazione, o soppressione che dir si voglia, di questa norma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.
RABELLINO Il nostro Gruppo è favorevole all'emendamento per i seguenti motivi.
Questo è uno degli articoli chiave della legge, per cui, essendo contrari alla legge, siamo automaticamente contrari all'applicazione di questo articolo.
Siamo anche contrari perché comunque in questo articolo si parla del massimo dell'aumento consentito dalla legge. Siccome non ci è stato ancora spiegato perché solo la Regione Piemonte fra tutte le Regioni italiane applica il massimo consentito dalla legge nazionale, siamo ulteriormente contrari.
In terzo luogo siamo contrari perché riteniamo anche noi che i termini utili per legiferare la Regione non li abbia più, e facilmente non li avrà comunque, per cui annunciamo il voto favorevole a questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.
MARCHINI Si dissocia forse dal Gruppo? ZACCHERA Intervengo sull'emendamento, poi è prevista l'eventuale dissociazione dal Gruppo in sede di dichiarazione di voto. Sugli emendamenti tutti i Consiglieri possono intervenire. Siccome stiamo facendo il gioco delle parti, noi stiamo a questo gioco. Al termine della discussione sull'emendamento ci saranno le dichiarazioni di voto e quindi eventuali Consiglieri dissenzienti.



PRESIDENTE

Il Regolamento lo spiega il Presidente.Consigliere Zacchera proceda.
ZACCHERA Volevo riprendere la questione sollevata dal collega del Gruppo comunista per sottolineare un'altra incongruenza notevole presente nell'allegato 1), che potrebbe portare ad essere d'accordo, tout court sulla abrogazione dell'articolo. Consideriamo gli alberghi a una stella: albergo in località con popolazione non superiore ai 10.000 abitanti: lire 26.000; superiore a 10.000 abitanti: lire 64.000; superiore a 50.000 abitanti: lire 101.000; superiore a 100.000 abitanti: lire 125.000 superiore a 500.000 abitanti: lire 188.000. Mi si deve spiegare perché un albergo del Sestriere, nota località di villeggiatura che ha meno di 10.000 abitanti, debba pagare 26.000 lire e un albergo a una stella (con meno di una stella non sono più alberghi) che può ospitare terzomondiali con momentanee difficoltà nel reperimento di alloggi, nel Comune di Torino invece debba pagare 188.000 lire di licenza. E' una chiarissima assurdità: secondo me si sarebbe potuto intervenire, in questo caso, con una parametrazione in base alla quale (come per gli alberghi con struttura a cinque stelle e lusso, a quattro stelle, a tre, a due, e anche ad una stella) fosse stabilito un semplice importo con una cifra inferiore o media, ma comunque facendo la stessa valutazione. Non ha alcun senso ragionevole che ci sia, a seconda della popolazione di un determinato Comune, una tariffa che è quasi dieci volte maggiore di un altro. Non vedo un ragionamento logico e per questo chiedo all'Assessore di voler cortesemente chiarire il perché e, se del caso, se non può apportare una minima variazione a questa tabella in modo da renderla più equa che, al di là del gioco delle parti, è anche una cosa logica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.
MAGGIOROTTI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo per dichiarare che sono favorevole a questo emendamento soppressivo. E' chiaro il perché se si ricorda quanto ho affermato nel corso della discussione precedente. Questo aumento è sicuramente iniquo, soprattutto perché, come è già stato affermato da altri, non è progressivo e non tiene conto della diversa rilevanza degli esercizi ricettivi. Non è ben chiaro - proprio perché non mi intendo di questioni alberghiere - il punto f), in cui si parla di affittacamere alberghi diurni. Vorrei che mi si chiarisse che cosa si intende per alberghi diurni. Sono forse gli alberghi a ore? Non lo so vorrei capire meglio. Non tutti i Consiglieri hanno questa competenza e quindi, non essendo stata possibile la discussione in I Commissione, sembra chiaro che in questa sede dovrebbe essere fornita la massima informazione al Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.
RIBA Credo che ci siano diversi punti di incongruenza che giustificano un riesame completo delle classificazioni. Se si prescinde dal merito si fa una discussione su tutto, poi si vota la manovra: ma allora non ha senso vedere il merito e l'applicazione di questo o quell'argomento. Non vorrei che si pensasse che tutto è fatto soltanto per prendere o perdere eventualmente tempo, perché qualche ragionamento di merito su queste questioni deve essere fatto e io mi esprimo partendo dall'esperienza di una Provincia che, per qualche anno, ha condotto delle battaglie per problemi veri che sorgevano per i piccoli esercizi, per gli esercizi di montagna e per gli esercizi dei centri minori. Ricordo che il Presidente della Camera di Commercio di Cuneo e la stessa Provincia di Cuneo promossero a suo tempo una serie di iniziative e di proposte, credo esaminate anche a livello regionale, quando si era trattato della introduzione dei registratori di cassa per i piccoli centri e per i centri di montagna, affinché ne fosse esentata dall'uso una parte di esercizi. Questo perché si trattava di situazioni al di sotto della garanzia di un reddito minimo, per cui la introduzione di qualsiasi elemento di orpello, che ne alterava ulteriormente e ne aumentava le difficoltà, avrebbe praticamente significato un elemento di disincentivazione finale per il funzionamento di questi esercizi.
La domanda che rivolgo (non so se all'Assessore al bilancio o agli Assessori specificatamente competenti per la materia, cioè al turismo o al commercio) è la seguente: perché si è adottato questo scaglionamento delle tariffe? Sulla base di quali parametri logici di differenziazione dei costi o dei vantaggi? Quello che diceva il compagno Consigliere Chiezzi poco fa è estremamente significativo e cioè potrebbe non essere un dato ultimativo lo si potrebbe recepire se anche l'esercizio da una parte della strada cade nella classificazione di Comune con più di 500.000 abitanti e dall'altra con meno di 10.000; è comunque un elemento di incongruenza. Ma al di là di questo, quali ragioni consigliano la differenziazione delle tariffe? Il collega Zacchera portava l'esempio dell'albergo del Sestriere. Ho un'opinione diversa sotto questo profilo: privilegerei ugualmente l'albergo del Sestriere, che magari è proprio il caso limite, ma come quello del Sestriere privilegerei quello di Limone, di Bardonecchia, dei centri minori, perché so che esiste in quei centri l'affollamento per tre mesi all'anno, ma poi l'albergo o l'esercizio rimane chiuso per lunghi periodi mentre invece a Torino o in un città grande l'attuale situazione alberghiera è di un intasamento tale al punto da non poter garantire adeguatamente il servizio.
Non consideriamo gli esercizi di lusso per i quali, in verità, la cifra può sembrare mal scaglionata, in quanto non c'è proporzione tra un albergo di lusso e un albergo a quattro stelle: l'albergo di lusso ha una tariffa più che doppia rispetto all'albergo a quattro stelle, poi ha tutta una serie di altre condizioni. Vediamo invece gli altri: perché dire 623.000 poi 312.000, poi 225.000? Credo che queste cifre siano state scritte in modo casuale e pertanto debbano essere ridocumentate se devono essere ulteriormente sostenute. Inoltre, proprio a seguito dei discorsi che abbiamo fatto più volte sulla necessità di sostenere l'attività turistica alberghiera e ricettiva nei territori di montagna, si sarebbero dovute prevedere delle specifiche differenziazioni per quei tipi di territorio.
Non è un pretesto, tant'è che tale questione ritornerà in altri emendamenti dove si potrà entrare più specificatamente nel merito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buzio.
BUZIO Ho condiviso con il collega Chiezzi questo emendamento, perché ritenevo fosse quanto mai opportuno non solo intervenire in merito all'art. 1 del provvedimento in materia di tasse sulle concessioni regionali, e quindi del disegno di legge proposto dalla Giunta, ma più in generale relativamente alla legge n. 158, art. 4, punto 5), in cui si recita: "Con legge regionale possono essere disposti entro il 31 ottobre di ciascun anno aumenti della tariffa anche con riferimento solo ad alcune voci con effetto dall'1 gennaio dell'anno successivo in misura non superiore al 20% degli importi determinati per il periodo precedente ovvero in misura non eccedente la maggiore percentuale di incremento disposta dallo Stato per le tasse sulle concessioni governative".
Verifico come non ci sia stato da parte della Giunta alcun tentativo di entrare nel merito e di differenziare, all'interno delle varie voci, le tasse anche in relazione alle diverse fattispecie, così come hanno argomentato altri, ma più in generale lo stesso art. 4, punto 5), non consente sostanzialmente una valutazione più generale relativa, per esempio, alla conformazione del territorio, ad altre fasce che possono essere prese in considerazione anche per eventuali altre graduazioni, non semplicemente limitate al 20% su cui si può intervenire con la graduazione.
Quindi, anche per questa rigidità eccessiva che non permette grandi possibilità discrezionali e per il fatto che il proponente non è intervenuto nel merito con alcune proposte di differenziazione all'interno delle varie voci, ci è parso opportuno non entrare nel merito. Occorre anche dire che in I Commissione non abbiamo nemmeno avuto un parere consultivo su cui poter fare una valutazione. A mio parere, è estremamente grave nel senso che la I Commissione, alla fine delle consultazioni generali delle altre Commissioni in merito alle altre materie, avrebbe dovuto svolgere un lavoro di raccordo e quindi dare una valutazione di carattere finanziario più generale, ma anche avere l'opportunità di considerare gli approfondimenti fatti dalle varie Commissioni. Ci risulta invece che, per i soliti motivi di urgenza, ciò non sia stato fatto e quindi non è stato possibile entrare all'interno di questa normativa che consente spazi di discrezionalità che invece non si sono potuti utilizzare.
Per questo motivo abbiamo presentato l'emendamento di soppressione dell'art. 1.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' Signor Presidente, devo dire che alla fine della discussione su questo articolo avevo una serie di dubbi circa l'opportunità di votare a favore di un emendamento così drastico quale quello proposto dal collega Chiezzi. Gli argomenti che sono stati portati mi stanno mettendo in crisi e mi convinco che forse faranno prima i Verdi ad unirsi che non la Giunta ad approvare questo disegno di legge a cui tiene così tanto.
Ciò detto, vorrei formulare una domanda alla Giunta: questo arrotondamento alle mille lire, previsto al comma secondo dell'art. 1, è un modo per infierire nei confronti dei poveri contribuenti, oppure c'è qualche ragione particolare per i conteggi che la ragioneria dell'Assessorato al bilancio avrà da fare? Mi permetto di formulare questa domanda all'Assessore per sapere se non ritenga più conveniente fare un arrotondamento, per esempio, a dieci lire oppure, se proprio insiste, a cento lire, ma fare un piccolo sconto a questo contribuente piemontese, che si vede applicato al massimo della pena il disposto della legge pensata in quel di Roma, anche per evitare che poi ci siano degli spiacevoli interventi d'autorità per graziare qualcuno di questi sottoposti a vessazioni. Assessore, la ringrazio se vorrà darmi una risposta di merito in modo che io possa alla fine valutare se votare, come propone il collega Chiezzi, per l'abrogazione dell'intero articolo, oppure se chiedere la votazione per parti separate.
Concludo, visto che la serata si annuncia lunga, gradirei però che l'Assessore Gallarini desse una risposta alla domanda: perché arrotondato a mille lire e non a novecentonovantanove?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.
BRESSO Intervengo sul primo comma laddove si dice che "gli importi delle tasse, soprattasse e contributi, sono aumentati del 2006 e nella stessa misura è aumentata la tassa di abilitazione all'esercizio professionale".
Se capisco bene, perché è una legge assai complessa, la tabella che troviamo all'allegato 1) riporta il computo di questi incrementi del 20.
Sono obbligata a fare una digressione raccontandovi un episodio significativo e pertinente all'argomento che voglio successivamente sviluppare.
In anni lontani, ma non troppo, sono andata a lavorare in un istituto di ricerca della Regione Lombardia e tra i primi compiti che vengono affidati ai giovani ricercatori ci sono in genere quelli di sistemare i dati per rapporti congiunturali ed annuali (era un istituto di ricerca della Camera di Commercio, quindi non sviluppava progetti di gran livello culturale, ma "smazzava" molti dati). Ricordo una discussione con il mio direttore perché in un rapporto nel quale era stato descritto l'andamento dei dati che avevamo avuto l'incarico di analizzare, avevo notato come il tasso di crescita del prodotto interno lordo di alcune Regioni meridionali o forse dell'insieme delle Regioni meridionali, era stato superiore a quello delle Regioni settentrionali e, in particolare, della Lombardia.
Avevo annotato quindi che questo dato significava un recupero da parte delle Regioni meridionali sulle Regioni settentrionali. Il mio direttore mi disse però che non era vero perché un tasso di aumento ad esempio del 20 su una cifra più bassa è diverso da un tasso analogo di incremento su una cifra in assoluto più alta, quindi di fatto la differenza in assoluto di reddito fra Regioni meridionali e Regioni settentrionali è in realtà aumentata e non diminuita, e su questo avemmo una lunghissima discussione di cui, data la scarsità di tempo, vi farò grazia. Però riflettendoci bene mi resi conto che in realtà il mio direttore aveva ragione: naturalmente se si fosse andati avanti all'infinito con un tasso di incremento di pochissimo superiore, alla fine forse si sarebbe anche raggiunta la parità tra i livelli di reddito, ma nella realtà era necessario un tasso di incremento molto superiore per consentire di superare quelle differenze.
Torno all'articolato della legge. In realtà porre un tasso di incremento del 20% uguale per tutti è diverso tra coloro che partono da una tassa di concessione o soprattassa o contributo vario, di valore basso, e coloro che partono da valori maggiori. E' evidente che chi per esempio oggi deve pagare 14.000 lire con un incremento del 20010 ha un aumento in assoluto piuttosto piccolo, mentre chi deve pagare ad esempio 1. 121.000 lire, con un incremento del 20, ha un aumento in termini assoluti sostanzioso: c'è quindi un aumento molto rilevante del divario tra chi deve pagare la tassa più bassa e chi invece quella più alta, un aumento molto maggiore di quanto si pensasse di volere probabilmente applicare. Quindi pongo la questione, essendo molto elevato il divario assoluto fra queste tasse di concessione, se sia opportuno utilizzare un tasso di incremento del 20%, quindi un tasso fisso uguale per tutti, o non invece prevedere tassi di incremento differenziati che tengano conto anche dei valori assoluti e non solo di quelli relativi. Proseguiremo la discussione dato che resteremo a lungo su questo articolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bortolin.
BORTOLIN Vorrei porre in riferimento all'art. 1 due riflessioni e due domande all'Assessore.
La prima riflessione riguarda la differenziazione che si fa rispetto ai Comuni e agli abitanti. Al di là del ruolo che stiamo svolgendo, la considerazione di merito che mi interessa fare è che per gli alberghi con una stella, e quindi di bassa categoria, può apparire una equità, ma in realtà assistiamo in questi ultimi anni ad una localizzazione di alberghi ma soprattutto di ristoranti e di luoghi nei quali si somministrano le bevande, locali che hanno aperture anche notturne, fino ad ore avanzate esercizi anche di lusso, in Comuni con poca popolazione. Questo lusso è camuffato nel senso che possono apparire esercizi modesti, ma in realtà praticano un servizio a prezzi che potrebbero essere paragonabili alle categorie superiori. Una differenziazione di questo tipo non consente di essere equi a livello di applicazione delle tasse di concessione, ma in realtà finisce per favorire sempre coloro che, attraverso forme sommerse si localizzano nei piccoli Comuni e traggono vantaggi da questa localizzazione.
La seconda riflessione è che noi dobbiamo sostenere l'attività turistica, la vita nei piccoli Comuni, soprattutto quelli montani, e dovremmo non solo non applicare delle tasse, ma dare dei contributi di incentivazione. Quindi, anche da questo punto di vista, il provvedimento che ci viene sottoposto ci lascia perplessi anche se l'entità è di scarso rilievo.
La prima domanda che voglio fare è la seguente. Poich l'autorizzazione occorre anche per le dipendenze staccate "dall'esercizio principale dell'albergo, costituendo queste esercizi a se stanti", se un esercizio pubblico, ma soprattutto un albergo, non è localizzato in un unico edificio, ma in stabili diversi, vicini, e quindi fornisce un tipo di servizio alberghiero alternativo alla grande struttura, lo si penalizza applicando forse la stessa tassa per ogni dipendenza? Ho inteso, così leggendo questo provvedimento.
La seconda domanda che rivolgo all'Assessore è la seguente. Perché, per quanto riguarda le categorie dalla Il alla V, non c'è differenziazione rispetto alla categoria di Comuni per abitante? C'è una ragione specifica? Un Comune che ha 10.001 abitanti non è diverso da un Comune che ne ha 9.999: non si fa alcuna distinzione, a parte la categoria alberghi con una stella, e si applica la stessa tassa sia che si tratti di un piccolo Comune sia che si tratti di un grande Comune con possibilità di reddito che varia notevolmente, perché il piccolo Comune ha sicuramente meno possibilità di poter quotidianamente avere la totalità della ricettività, e quindi si attua una iniquità anche da questo punto di vista.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.
VAGLIO Vorrei esprimere la mia completa adesione all'emendamento del Consigliere Chiezzi al primo articolo. Effettivamente è particolarmente interessante eliminare in toto l'articolo, perché mette mano alla L.R. n.
13 del 6/3/1980, i cui capitoli vanno ad incidere su diversi titoli, non solo, come alcuni colleghi hanno citato poc'anzi, sulle concessioni di esercizi pubblici (ristorazione, alberghi, ecc.), ma anche sul settore igiene e sanità, sul settore caccia e pesca, turismo e industria alberghiera, fiere e mercati, agricoltura, acque minerali, tramvie e assimilati, artigianato.
Nella legge del 1980 ogni singola voce viene riportata con una delle numerosissime leggi, leggine, decreti, testi unici, che impongono tasse gabelle, sovrattasse; è perfino citato qui: tasse, sovrattasse, contributi mancano le gabelle, e forse sarebbe stato un emendamento utile quello di aggiungere dopo "contributi" la parola "gabelle".
E' quindi opportuno eliminare completamente questo articolo, perch andiamo a rifarei a regolamenti che risalgono addirittura al 1936 per stabilire le classi per il pagamento delle varie tasse. Ecco perch collega Bortolin, ci sono dei problemi su quella famosa tabella: è riferita ad una legge riportata sul Testo Unico del 16 giugno 1936. Quindi applicare sovrattasse su una legge del 1936, che non ha mai avuto l'onore di essere rivista se non in minima parte da un decreto del 1972, diventa estremamente difficile da proporsi.
Analogamente dicasi per quanto riguarda il turismo e l'industria alberghiera. Questa volta ci rifacciamo ad una legge del gennaio 1937 modificata a dicembre dello stesso anno, quindi si tratta di una legge che aveva già trovato a suo tempo dei problemi di applicazione.
Le alternative sono due: o prendere in esame il contesto totale delle tabelle di cui alla L.R. n. 13 del 12/3/1980 per aggiornarle, sfidando decreti e decretini dello Stato, o non affrontare assolutamente il problema, e quindi, come giustamente è proposto dall'emendamento del Consigliere Chiezzi, eliminare in toto l'articolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.
SARTORIS Vista la proposta di legge dal punto di vista del merito, mi sono posta il problema tecnico dell'arrotondamento: nel momento in cui il contribuente paga il bollo, comprensivo dell'aumento della tassa, che fine fa l'arrotondamento? O si fanno due versamenti distinti oppure questo arrotondamento a chi va? Allo Stato o alla Regione? Mi riferisco in particolare alle piccole cilindrate che subiscono aumenti di 14-15 mila lire, dove le 1.000 lire hanno la loro incidenza.
Inoltre come facciamo ad essere sicuri (sapendo che quando il denaro va a Roma poi non torna indietro) che ci venga dato effettivamente quello che ci spetta? Come fate ad essere sicuri? Voi non siete in grado di dirlo.
Secondo me l'unica certezza che abbiamo è quella di essere qui in questo momento, poi tutto il resto è un'ipotesi. E' un problema tecnico che vorrei chiarire: l'arrotondamento a chi va? Allo Stato o alla Regione? E' un problema tecnico che non vi siete posti. Quindi, secondo me, dovreste attraverso una proposta di emendamento, indicare il destinatario dell'arrotondamento, perché fino ad ora l'arrotondamento del bollo è previsto alle 100 lire e non alle 1.000.
A parte l'ilarità generale che c'è questa sera, penso che sarebbe un problema che dovreste cominciare a porvi, o se non altro prevedere che si facciano due versamenti distinti, uno della tassa che rimane alla Regione e l'altro di quella che invece va allo Stato, perché se va a Roma poi non la vediamo più. Questo è il mio parere personale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.
CALLIGARO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non mi soffermo sulla griglia di suddivisione degli esercizi quali soggetti a tassa di rilascio e a tassa annuale. Mi pare una cosa del tutto secondaria, per molti versi irrisoria e ridicola: c'entrano le varie categorie d'alberghi, la popolazione dei Comuni dove ha sede l'esercizio che è soggetto al pagamento della tassa di rilascio o della tassa annuale. Ricordo che la riforma fiscale tese a semplificare le contribuzioni in modo tale da combattere l'evasione.
Nonostante la riforma, che non è stata attuata come è noto a tutti sopravvivono nel nostro Paese oltre 50 tasse, balzelli ed imposte, una selva di contribuzioni che non esiste in altri Paesi. Contribuzioni asfissianti per le scadenze burocratiche che impongono.
Il problema non è forse un altro, quello di tassare equamente tutti rispetto alla loro capacità contributiva effettiva? Davvero il nostro Paese può continuare con oltre 50 tasse, balzelli ed imposte, quando registriamo tutti che gli introiti da parte dello Stato, ahimè, sono sempre inferiori ad una spesa che ormai è impazzita, e non è impazzita a caso? Il problema allora è di tassare equamente tutti i soggetti, di colpire l'evasione che è diffusissima. Nel nostro Paese l'evasione ammonta a 40 mila miliardi l'anno.
Occorre colpire l'erosione del reddito imponibile: molti contribuenti si fanno sostanziosi sconti sul reddito imponibile.
Occorre colpire l'elusione: siamo ad una situazione a dir poco ridicola. Molti cittadini italiani eludono letteralmente il fisco, sono ignoti al fisco, non pagano le tasse, né poche né tante, semplicemente non le pagano. A me pare che questa imbardatura, questa selva di contribuzioni copra in qualche modo un'evasione di carattere strutturale diffusissima un'erosione del reddito imponibile considerevole, un'elusione in base alla quale centinaia di migliaia di cittadini italiani sono ignoti al fisco. Tra l'altro si tratta di categorie di lavoro autonomo. Si tratta di categorie quelle di cui stiamo parlando, di albergatori, gestori di ristoranti, di bar; categorie che rientrano nel lavoro autonomo. Sappiamo che il lavoro autonomo non ha una trattenuta alla fonte ed è particolarmente indotto ad evadere possibilmente, ad erodere la base imponibile, quando non riesce ad eludere persino il fisco.
E' questo sistema farraginoso di 50 e più tasse e soprattasse contributi, balzelli vari, che induce il contribuente ad essere meno fedele, quando è possibile essere meno fedeli, quando non è colpito da trattenuta alla fonte. Tra l'altro questi fenomeni sono diffusi anche perché nel nostro Paese è garantita l'impunità: si può evadere, eludere erodere la base imponibile e si ha quasi la certezza di restare impuniti.
Pare un peccato pagare le tasse, le paga solo chi è costretto.
Nonostante questo sistema farraginoso sappiamo che le entrate non tengono il passo con le uscite; è necessario dunque mettere sotto controllo le uscite, ma non vi sono dubbi che bisogna incrementare le entrate. Non venite poi a gabellarci questo provvedimento per autonomia impositiva! Siamo al ridicolo a questo punto: se verranno caricate sulle spalle della Regione risorse per 200 miliardi del disavanzo della sanità tutte le entrate di cui stiamo parlando saranno sufficienti a malapena a pagare i ratei del mutuo. Quindi considero assolutamente inutile questo provvedimento; semmai lo Stato distribuisca equamente le risorse introitate.
Sono quindi pienamente d'accordo con l'emendamento soppressivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Coppo.
COPPO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il disegno di legge regionale n. 31 "Provvedimenti in materia di tasse sulle concessioni regionali" è stato presentato dalla Giunta regionale per la nostra valutazione in data 17 ottobre 1990. Questo dice anche i limiti che sono stati posti al libero esercizio della nostra attività di indirizzo e di controllo effettivo della forzatura che l'attività delle Commissioni competenti ad esprimere il loro parere hanno dovuto subire, e anche della difficoltà di confronto che si è registrata in quest'aula. Ebbene, il disegno di legge regionale, che è stato presentato in questa maniera, al limite della possibilità di legiferare del Consiglio regionale, ha un articolato che può apparire a prima vista semplice: quattro articoli e un solo allegato. Tuttavia riteniamo comporti problemi di grande rilevanza per la comunità piemontese e per la Regione Piemonte se questo provvedimento verrà approvato dal Consiglio regionale. Dico "se" perché il confronto che si è sviluppato lungo questa difficile giornata ha espresso forti argomenti a favore di una riconsiderazione del provvedimento stesso. Peraltro il tentativo di integrazione fatto dai Presidenti dei Gruppi di maggioranza attraverso un ordine del giorno si è rivelato inconsistente. Le notizie preoccupanti che si sono diffuse attorno alla questione dell'esatta dimensione del deficit sanitario, e quindi della quota ricadente sulla Regione, hanno svuotato di contenuto effettivo quell'ordine del giorno e la finalizzazione stessa del provvedimento può apparire di tono propagandistico.
Se nonostante questo ed anche lo sforzo che noi facciamo, il Consiglio regionale a maggioranza riterrà di approvare questo provvedimento verranno aumentate del 20% (cioè la misura massima consentita dall'art. 3 della legge 16 maggio 1970 n. 281, così come modificata dal decreto legge 28 febbraio 1983 n. 55 convertito con modificazioni nella legge 26 aprile 1983 n. 131) le tasse sulle concessioni regionali elencate al numero d'ordine 6 della tariffa allegata alla legge regionale 6 marzo 1983 n. 13. Con quale introito prevedibile per la Regione Piemonte? La relazione della Giunta dice che tutti gli aumenti previsti, quindi non solo quelli che in questo momento stiamo discutendo, decorrono dall'1 gennaio 1991 e che il presunto incremento delle entrate regionali è stimato in L. 5 miliardi per quel che riguarda le tasse sulle concessioni regionali e in L. 50 miliardi per quanto riguarda le tasse automobilistiche regionali. Può apparire dunque che l'articolo specifico che stiamo discutendo sia meno rilevante, ma io credo coinvolga le stesse ragioni generali di principio che motivano la nostra opposizione generale al disegno di legge e l'appoggio all'emendamento soppressivo così ben illustrato dal collega Chiezzi.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.
MARENGO Sono completamente d'accordo con l'emendamento che ha presentato il Consigliere Chiezzi. Non sempre sono d'accordo con lui, ma questa volta lo sono completamente.
A differenza di quanto ha sostenuto prima il collega Coppo, e cioè che questo articolo forse è meno rilevante degli altri, devo dire invece che io lo considero più rilevante dal punto di vista dei problemi di principio generale. Infatti, nella dizione dell'articolo "Gli importi delle tasse sovrattasse e contributi stabiliti nella tariffa allegata alla legge regionale 6/3/1988 n. 13 e successive modificazioni ed integrazioni, sono aumentati del 20% e nella stessa misura è aumentata la tassa di abilitazione all'esercizio professionale prevista dall'art l della legge 11/l/1984 n. 1", mi pare ci siano delle questioni di principio estremamente preoccupanti ed indicative di quanto è stato detto questa mattina durante la discussione generale sulla legge.
La prima questione è la seguente: con l'aumento del 20 c'è il pericolo che un processo inflattivo venga davvero accelerato. E' sicuro infatti che questi aumenti delle tasse e delle sovrattasse verranno ad essere scaricati sui costi, e quindi sui fruitori in un settore che è già di per s estremamente delicato. Pur non essendo in una situazione di contrazione della domanda, in quanto anche nella nostra regione è un settore che tira il rischio è quello che si crei una contrazione della domanda unita al problema dei costi, per cui avremmo un ulteriore settore in difficoltà insieme a quelli industriali.
La seconda questione è l'iniquità. Questa differenziazione tra abitanti è fatta in modo assolutamente arbitrario, lo hanno già sottolineato altri colleghi. Ma come si può pensare che ci siano delle differenze tra un Comune che ha 10.000 abitanti ed uno che invece ne ha 9.999 o tra 100.000 e 50.000 abitanti? Inoltre, andando a rileggere i chiarimenti, sono rimasto particolarmente stupito e preoccupato del fatto che rientrano fra gli esercizi per la somministrazione di alimenti i ristoranti, le trattorie, le osterie con cucina, le pizzerie, le tavole calde, i cibi cotti e le mense aziendali. Ed è proprio sulle mense aziendali che voglio soffermarmi. Siamo di fronte a gravi difficoltà per i lavoratori all'interno delle aziende che sono già colpiti da cassa integrazione, lavoratori senza rinnovo contrattuale che si vedranno probabilmente, anzi quasi sicuramente attribuire ulteriori costi perché questi costi o li paga l'impresa appaltatrice della mensa e li scaricherà sui lavoratori, oppure li paga l'impresa alla mensa con un conseguente aumento del costo del lavoro e magari con una ulteriore rigidità rispetto ai problemi di rinnovo contrattuale, ad esempio per i lavoratori metalmeccanici, ma questo discorso tra qualche mese sarà valido anche per altri settori, dal tessile all'edile e via di seguito.
Questo aumento indiscriminato di costi, infine, pone la nostra Regione in termini diversi dalle scelte che hanno fatto altre Regioni. Si corre quindi il rischio di portare anche sul settore turistico-ricettivo e della ristorazione gli stessi problemi che questa mattina il Consigliere Riba aveva illustrato a proposito delle auto usate dell'Italia del sud, cioè il rischio che ci sia una contrazione della domanda a fronte del fatto che nella nostra Regione i costi aumentano più che in altre.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.
DAMERI La proposta di soppressione dell'articolo, primo emendamento presentato dal nostro Gruppo, ha un valore specifico per quelli che sono gli elementi contenuti nei tre commi che compongono questo articolo, ma chiaramente ha un intento ed un valore di carattere più generale: in tutte le leggi il primo articolo ne definisce la filosofia di intervento. In questo caso l'aumento del 20% delle tasse, sovrattasse e contributi stabiliti sulle concessioni regionali, come risulta dalla formulazione tabellare allegata alla legge, presenta elementi che non aiutano a capire, in particolare nel settore turistico, l'incidenza reale sugli effettivi redditi e anche sulla creazione di attività economiche e di sviluppo che le attività collegate al turismo determinano nella nostra regione.
Abbiamo più volte ragionato in Consiglio regionale, in modo particolare a proposito della legge di definizione che ha recepito la legge quadro nazionale sul turismo, di una serie di questioni tese ad individuare la necessità che la Regione fosse capace di intervenire incentivando, in modo particolare nelle aree più difficili e nello stesso tempo anche più significative dal punto di vista di un turismo diverso, l'attività alberghiera e di chi in questo settore si impegna.
La proposta del nostro Gruppo di sopprimere questo articolo, e quindi di dare dal punto di vista dell'impostazione di carattere generale della legge un segno che deve essere impostato in modo diverso, deve tenere conto (lo ha evidenziato la collega Bortolin) della capacità di intervenire nel merito considerando che la realtà del Piemonte presenta specificità diverse, zona per zona, realtà per realtà, in quanto c'è bisogno di un parametro non, come qui viene proposto, meramente collegato all'ampiezza dei Comuni, bensì alle differenze di aree geografiche e di aree socio economiche diverse.
Ebbene, questo modo di intervenire, dal punto di vista di principio, è inaccettabile perché interviene in modo livellatorio rispetto ad una realtà che invece presenta delle caratteristiche rispetto alle quali l'azione non solo legislativa, ma anche programmatoria, quindi promozionale, da parte della Regione, dovrebbe prevedere un intervento molto più modulato sulle diverse realtà della nostra Regione.
Le osservazioni che si potrebbero fare da questo punto di vista sono molte. Pensare ad una realtà del territorio piemontese che non parta da queste specificità, in modo particolare per quanto riguarda l'attività turistica, denota una cultura notarile dell'intervento di applicazione del dispositivo nazionale. Mi stupisce che, per esempio, il Consiglio regionale, che è stato così sollecito ad occuparsi (non vorrei introdurre un argomento spinoso per qualche Consigliere, in particolare della maggioranza) della questione caccia, oggi non rivolga la benché minima considerazione, per lo meno di riflessione critica, da parte dei Consiglieri che si sono strenuamente battuti in quest'aula in merito alla legge sulla caccia, perché nella legge in discussione oggi si penalizza con l'aumento delle tasse di concessione, l'esercizio venatorio.
Evidentemente non sempre si risponde a criteri di merito, bensì di convenienza di maggioranza.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.
CUCCO Signor Presidente, vorrei rammentarle il terzo comma dell'art. 54 del Regolamento che prevede che il Presidente conceda la parola ai Consiglieri nell'ordine di iscrizione tuttavia modificabile per favorire il confronto delle tesi. Mi pare che il Consigliere Rossa, Presidente di un Gruppo consiliare della maggioranza, abbia chiesto la parola e siccome ho sentito a iosa le argomentazioni delle opposizioni, chiedo al Presidente di farsi carico della facoltà che gli è concessa dal Regolamento iscrivendo il Consigliere Rossa.



PRESIDENTE

Non mi risulta che il Consigliere Rossa avesse chiesto la parola, se però desidera intervenire ne ha facoltà.
ROSSA Non ho problemi ad intervenire, anzi, sono stato preso fortemente dalla tentazione di intervenire ancora prima che la collega Dameri ricordasse la lotta sulla questione caccia. Pertanto prendo la parola per dire che sono contrario alla richiesta del collega Chiezzi di sopprimere l'art. 1, perch ritengo che il discorso non possa essere fatto soltanto su uno spezzone di articolo, ma che la legge debba essere vista nel suo insieme. La legge tende a reperire 55 miliardi, per cui una ricaduta da qualche parte ci deve pur essere.
Ho preso la parola perché non volevo che prima della risposta dell'Assessore Gallarini, dopo una marea di voti contrari, si potesse dire che la richiesta del Consigliere Chiezzi poteva anche avere una ragione. La questione invece si pone in altri termini. Forse ha l'aria della battuta in termini di spirito, però il discorso va fatto nel suo insieme e quindi occorre assumere le responsabilità di una politica finanziaria che mi auguro possa svilupparsi ed avere anche dei ritorni. Per esempio, se prendiamo in esame lo sviluppo del turismo e le leggi che la Regione Piemonte ha emanato per favorire l'attività turistico-ricettiva attraverso contributi a fondo perduto e in conto interessi per incentivare lo sviluppo, attraverso l'ammodernamento sia di opere murarie, sia di arredi voi capite che se ci fermiamo solo ad una angolazione e non vediamo tutti gli aspetti del problema, sembra davvero che siamo diventati di professione "gabellieri" (termine dispregiativo, che io respingo) quando invece abbiamo il compito, nell'amministrare, di operare una manovra che ha anche l'obiettivo del rilancio e dello sviluppo della attività turistica. Colloco le cose in questa direzione perché quando diamo contributi (l'Assessore Cantore conosce bene l'impegno in questa direzione) per aiutare lo sviluppo dell'attività turistico-ricettiva alberghiera vuol dire che aiutiamo non solo gli albergatori e il sistema della ristorazione che si modernizzano ma anche il cittadino che ha diritto di trascorrere serenamente il proprio tempo libero.
Lo stesso dicasi per le tasse sulla caccia. Mi auguro che la questione della caccia non sia assolutamente chiusa e che anzi si apra, perché anche la caccia è legata ad una attività di sviluppo turistico. Ritengo però che si possa chiedere qualche sacrificio ad alcuni settori nella misura in cui si diano anche delle risposte positive in termini di attività turistico venatoria e in termini di attività di sviluppo nel suo insieme.
Per arrivare a questo punto abbiamo impiegato un'ora e un quarto dovremmo forse cominciare a ragionare sul da fare o sul che fare di qui a domani. Sono dell'avviso che bisogna ragionare per vedere se non sia il caso di darei reciprocamente atto di posizioni che sono ferme, ma credo sia possibile raggiungere una soluzione politica "negoziata": come mi auguro sia possibile anche per quanto riguarda il pericolo di guerra nel Medio Oriente, in modo particolare in Iraq con il resto del mondo.



PRESIDENTE

Questa è una tipica situazione nella quale forse la notte potrebbe portare consiglio. Faccio pertanto una proposta seria: sono iscritti a parlare ancora i Consiglieri Rivalta, Monticelli, Miglio e Cucco: propongo di sentire queste posizioni e quella della Giunta, successivamente di votare l'emendamento, dopodiché di concludere questa seduta. La notte ci porterà consiglio e domani pomeriggio alle ore 15 riprenderemo i lavori intanto vedremo che cosa scaturirà in queste ore a livello locale e a livello nazionale. Se viene accolta la mia proposta di concludere i lavori odierni con l'esame di questo emendamento probabilmente anche le dichiarazioni di voto all'emendamento potrebbero essere conseguenti alla proposta, cioè esserci oppure no.
Ha ora la parola il Consigliere Rivalta.
RIVALTA In un Parlamento come è il nostro quando non c'è un accordo per discutere, quindi per interloquire tra due parti, si corrono dei rischi di comportamento e una parte è costretta a parlare molto più di quello che vorrebbe, non tanto nella speranza, stante le chiusure, di essere sentita quanto per essere ingombrante. Sotto questo profilo sono d'accordo con il Consigliere Rossa: mi sorprende che la maggioranza non abbia fatto dei conti prima e che non sia giunta a quello che è naturale in una sede parlamentare, cioè a degli accordi di carattere politico.
Detto questo, desidero richiamare alcuni appunti che ho annotato su questo articolo dal quale ad una prima lettura non avevo tratto alcuna sollecitazione, ma gli interventi degli amici e dei colleghi, mi hanno in realtà posto alcuni problemi che qui voglio evidenziare. Chiamerò questo articolo l'articolo del paradosso dell'equità di questa Giunta, la quale applicando il 20% su tutte le tariffe che vengono aumentate crede di aver assunto un atteggiamento equo. Non rifaccio qui la spiegazione analitica e scientifica che ha tentato la collega Bresso, anche se probabilmente per questo uditorio stanco alla fine della giornata sarebbe stata necessaria una lavagna. Specifico solo che le cose che ha detto il Consigliere Mercedes Bresso le abbiamo vissute tutti, per esempio dopo le elezioni quando si fanno i conti e scopriamo che il PRI ha guadagnato il 20% e magari il PCI ha perso il 20%. Delle differenze ci sono perché in termini assoluti quel 20% per il PRI non significa granché, mentre la perdita del 20% sui propri voti del PCI significa tre volte il PRI. Il paradosso dell'equità quindi emerge da queste cose; il collega Luciano Marengo potrebbe portare in questo campo molti esempi per quanto riguarda le trattative sindacali e gli aumenti salariali nelle varie categorie. Dico questo perché mi è parso, leggendo il provvedimento, che davvero l'iniquità sia presente, perché ad esempio l'aumento del 20 su una tassa annuale di 14.000 lire corrisponde a 2.800 lire, che mi sembra una cosa davvero insignificante, ma tanto insignificante poi da non essere neppure efficace.
Vale la pena cominciare un iter burocratico per riscuotere e magari esercitare un'azione di controllo per 14.000 lire? Se questo controllo lo dovesse fare il dottor Lesca, qui presente, che dirige gli affari del bilancio regionale, credo che un quarto d'ora del suo lavoro costerebbe molto di più, quindi è evidente l'inefficacia di questa operazione, per cui mi chiedo davvero se non varrebbe la pena escludere l'aumento sulle tasse annuali di minor peso.
Per quanto riguarda invece le situazioni di maggiore peso, ad esempio gli alberghi con 5 stelle lusso, la tassa di 1.121.000 viene incrementata con l'aumento del 20% di 224 mila lire: ritengo sia troppo poca questa crescita per quel tipo di alberghi. Facciamo un banale conteggio: un albergo di questo tipo con 50 letti e 200 presenze per letto all'anno, ha almeno 10.000 presenze, per cui 224 mila lire all'anno di aumento significano l'aumento di 22 lire per persona; quindi tutto questo davvero diventa iniquo. Nelle fasce basse è ingiusto, perché sono le situazioni di difficoltà, e persino inefficace, perché il riscuotere e controllare la riscossione di queste tasse diventa assolutamente improduttivo. Nelle fasce a maggior livello invece questi aumenti sono troppo bassi, insignificanti.
Quindi, sono d'accordo con il collega Chiezzi che ha chiesto la soppressione dell'articolo, però proporrei che si facesse una revisione nel merito di queste cose, con l'eliminazione delle tasse per le parti più basse o comunque non l'aumento, perché non significa assolutamente nulla ed invece la crescita per le fasce più alte, che credo paghino troppo poco per questo tipo di tasse annuali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.
MIGLIO Ci sono alcune cose relative al disposto dell'art. 1 che obiettivamente non ci convincono. Da una parte, come è già stato rilevato dal Consigliere Staglianò, il discorso dell'arrotondamento: non si riesce a capire quali motivi abbiano spinto la Giunta a introdurre la clausola dell'arrotondamento alle 1000 lire superiori e non viceversa alle 1000 lire inferiori. Tanto più che da due calcoli fatti precedentemente con alcuni colleghi, applicando i criteri delle percentuali alle tasse della trebbiatura, si arriverebbe ad una quota di 7200 lire circa, per cui l'arrotondamento assumerebbe, rispetto alla quota complessiva da versare una cifra percentualmente significativa, pari a 800 lire cioè circa il 15 della cifra da dover versare. Mi sembra quindi esagerato nell'insieme del versamento l'incremento dovuto all'arrotondamento alle 1000 lire superiori.
L'altra questione, più complessiva, riguarda il punto 1 dell'art. 1 laddove si applica il massimo tetto disponibile, quindi l'aumento totale messo a disposizione della legge pari al 20%. Ci chiediamo per quali scelte e per quali motivi la Giunta abbia ritenuto opportuno applicare il massimo consentito e non viceversa, come pare, per altri versi, di leggere nello stesso disegno di legge, venire incontro alle aspettative della collettività e quindi non infierire eccessivamente applicando tasse di questo tipo.
Altra questione da chiarire è riferita ai criteri della definizione delle tasse relative al rilascio delle tasse annuali. Mi pare che i riferimenti presi in considerazione, cioè la correlazione fra quote e presenza abitativa delle zone in riferimento agli alberghi affittacamere alberghi diurni, agli esercizi con la somministrazione di alimenti, agli esercizi con la somministrazione di bevande, non prende, come già in parte è stato rilevato, in considerazione l'effettivo reddito, il quale, come sappiamo tutti, dipende dalla collocazione territoriale di questi esercizi e quindi c'è un chiaro riferimento fra il bacino di utenza, la presenza turistica e gli andamenti stagionali. Queste considerazioni non sono state fatte; si è applicato invece un criterio che non riesco assolutamente a comprendere.
Accolgo l'invito rivolto dal Presidente, viceversa non accolgo quello fatto precedentemente dal Consigliere Rossa, il quale sosteneva la necessità di rianalizzare il disegno di legge nel suo insieme. Questo non è possibile, perché trattandosi di un emendamento specifico all'art. 1, mi pare contraddittorio riaprire il discorso in quanto ritorneremmo alla fase precedente. Visto però l'atteggiamento della Presidenza che vuole arrivare ad una conclusione dei lavori odierni, mi riservo di non accogliere l'invito fatto dal Consigliere Rossa, per cui non affronterò ancora l'argomento nella sua globalità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.
CUCCO Il mio intervento vale come dichiarazione di voto favorevole all'emendamento soppressivo dell'art. 1 presentato dal Consigliere Chiezzi.
Desidero però rappresentare anche una preoccupazione. Intanto una piccola preoccupazione sulle dichiarazioni del Consigliere Rossa, che se sono foriere di prossime battaglie, devo dire che sulla caccia altro che tasse regionali! Probabilmente, se andiamo avanti così, dovremo davvero, come dice il Consigliere Staglianò, preparare i lettini. Sono particolarmente grato alla Presidenza del Consiglio per la proposta di chiudere la seduta e anche grato al Governo. Forse sarei stato ancora più grato se avesse accolto in parte le sollecitazioni pervenute.



PRESIDENTE

Quella è una vittoria.
CUCCO No, perché la vittoria sarebbe il non passaggio del provvedimento.
Accogliendo in parte le sollecitazioni dei Gruppi di minoranza che chiedevano la sospensione del provvedimento - e in questo senso parlo al di là dello stile che si assume in queste situazioni -, la vera preoccupazione che voglio rappresentare è sul rapporto fra opposizioni e maggioranza soprattutto sulla scelta compiuta dal Governo in questa occasione di contrapporre i muscoli ai muscoli. Avrei preferito che il Governo ci contrapponesse il cervello, l'intelligenza, la capacità di ragionamento, la velocità nel preparare provvedimenti di bilancio preventivo, un diverso approccio alla materia delle tasse e al bilancio in generale, magari qualche idea di risanamento delle spese, ma tutto questo non c'è stato! Avete scelto la strada di mostrare i muscoli, ma questa sera i muscoli li mettiamo a dormire. Spero che domani, con i muscoli rilassati ed il cervello rinfrescato, si riesca a riprendere un rapporto veramente dialettico fra opposizioni e maggioranza (maggioranze, forse).



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.
MONTICELLI A me pare che la discussione di oggi sia stata qualcosa di ben più ricco e tutto sommato produttivo rispetto ad una semplice occupazione di tempo, così come qualche collega, magari anche della minoranza, poteva temere. La discussione sugli emendamenti, appena iniziata peraltro, perch siamo soltanto al primo emendamento all'art, 1 della legge, ha dimostrato che le discussioni non sempre sono inutili, perché alcuni degli argomenti portati dai colleghi che mi hanno preceduto sono argomenti di merito, sui quali forse varrebbe la pena di riflettere e di ragionare, se ci fosse il tempo e anche se ci fossero delle condizioni di discussione possibili.
Questo per dire che nel mio intervento, se non fossi stato preceduto dal Presidente del Consiglio, avrei proposto qualcosa di molto simile a quello che lei ha imposto, annunciandoci la sua intenzione di chiudere la seduta di questa sera dopo la votazione sul primo emendamento. Avrei fatto questa proposta in uno spirito che mi sembra abbastanza simile a quello che traspariva dalle parole del Consigliere Cucco, cioè di vedere se è possibile trovare non dico delle soluzioni di compromesso, ma di ritrovare una possibilità reale di dialogo e di confronto che vada al merito delle questioni. Questa legge pone dei problemi di principio, come abbiamo detto ripetutamente nel corso della discussione oggi, ma pone anche alcune questioni di merito non secondarie. Alcune delle osservazioni che faceva poc'anzi il collega Rivalta e che hanno fatto altri colleghi prima, sono cose serie: l'iniquità fiscale è fatta anche di tante piccole cose. Il fatto che il bar della periferia di Torino sia costretto a pagare di più del bar della periferia di Moncalieri o di Nichelino è una piccola iniquità fiscale, ma l'Italia purtroppo è un sommarsi di tante piccole iniquità non solo fiscali, ma anche di altra natura, che fanno parte di quei problemi di rapporto fra cittadino e Stato dei quali molto spesso ci lamentiamo. Il modo con cui tutta la vicenda si è sviluppata finora ha impedito di misurarci anche con queste piccole cose, che poi sono molto spesso la sostanza del rapporto di ognuno di noi con questa specie di moloch che è lo Stato, che è l'amministrazione, che è la cosa pubblica in Italia, mentre invece varrebbe la pena di poterle affrontare più tranquillamente e più serenamente nell'ambito di un confronto costruttivo. Mi auguro che la notte porti consiglio, come ha detto il Presidente, e mi auguro che domani ci si trovi in condizioni tali da poter affrontare un esame di questo tipo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini.
GALLARINI, Assessore al bilancio Rilevo innanzitutto che le osservazioni relative alle tabelle sono state interessanti, ma devo dire che non sono di competenza della Regione perché quelle cifre sono inserite in tabelle predisposte dal Ministero delle finanze e sono inserite in un decreto del 1961 contro il quale ha fatto ricorso la Regione Umbria, ma la Corte Costituzionale un anno fa ha rigettato quel ricorso. Do comunicazione di una notizia arrivata ora dalla Regione Toscana: "A conclusione del dibattito, a Consiglio della Toscana ha approvato con i voti favorevoli della maggioranza {PCI, PSI, PSDI),l'astensione dei Consiglieri del Gruppo Verde e della Sinistra Arcobaleno, ed a voto contrario di DC, MSI, PRI, PLI".
Sostanzialmente il 20% ed il 110% cioè i limiti sui quali da questa mattina stiamo discutendo. L'ultima frase recita "le due leggi istitutive dei nuovi tributi regionali sono esecutive della legge nazionale n. 158 che fissava nel 31 ottobre a termine ultimo utile per poter adottare provvedimenti regionali".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto.
CHIEZZI Innanzitutto ringrazio i colleghi del MSI, della Lega Nord, e del Gruppo Verde per gli argomenti con i quali hanno sostenuto l'emendamento da me proposto.
Desidero aggiungere però una cosa alla riflessione dell'Assessore e rilevare un altro elemento di merito. Nella relazione della legge è scritto che si vuole riformulare il numero d'ordine 6 della tabella per renderlo più chiaro.
Assessore Gallarini, ma che cosa avete scritto per renderlo più chiaro? E' veramente curioso, lo leggo ai colleghi: "Chiarimento: Rientrano fra gli esercizi per la somministrazione di alimenti..." e si citano ristoranti trattorie, ecc., cioè le strutture fisiche che contengono gli esercizi. Tra l'altro si fa riferimento all'accatastamento, tutto giusto. Proseguendo sempre tra gli esercizi per la somministrazione di alimenti, si legge: "cibi cotti". Ma i "cibi cotti" sono un esercizio per la somministrazione degli alimenti? Abbiamo detto le pizzerie, non le pizze. Si vuole accatastare i cibi cotti? Credo che crei confusione, il cibo cotto ha una struttura anch'esso, ma è limitata ad una pentola e la pentola non è un esercizio commerciale! Ma ci sono anche altre cose, ad esempio: esercizi per la somministrazione di bevande sono anche le tavole fredde. Cosa significa? Che si beve solo alla tavola fredda? E perché la tavola fredda deve essere trattata diversamente dalla tavola calda? Ci sono alcune cose Assessore, che anziché chiarire, peggiorano la situazione, lo invito l'Assessore, se può, di rivedere il testo.
Ribadisco in conclusione che voteremo ovviamente a favore dell'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris per dichiarazione di voto.
SARTORIS In verità, stavo per andarmene, però sono stata tirata per i capelli ad intervenire dopo aver sentito un telegramma del genere. A parte il fatto Presidente Brizio, che quello è il telegramma di una Regione che non risolve i nostri problemi, perché si tratta semplicemente di una Regione che si è comportata in un certo modo, ma noi non sappiamo gli sviluppi cioè se tale provvedimento sarà così definitivo come è stato lapidario quel telegramma.
Quanto ha detto l'Assessore Gallarini è una conferma di quello che noi vi abbiamo detto, cioè che i partiti sono tutti uguali, dipende da chi sta dietro al banco e chi sta da questa parte. Sicuramente chi sta da quella parte è costretto a fare certe cose. E' tutto il giorno che dico che siete costretti a farlo, noi vi diamo la scusa per non farlo! Voi volete farlo a tutti i costi. La dimostrazione è che ognuno, come si è detto oggi, sta facendo il suo gioco. Noi stiamo facendo il nostro dovere di opposizione perché noi crediamo che l'interesse del contribuente piemontese è soprattutto quello di non pagare questo aumento del 20%, che sicuramente diventerà qualcosa di più con i vari arrotondamenti. La nostra prima preoccupazione era che non venisse applicata questa gabella. Voi avete per fatto la scelta politica di assecondare il Governo di Roma, ve ne prendete tutte le responsabilità! Ho insistito tutto il giorno su questo fatto: il danno di immagine che riceverete da questa gabella è tale che non valeva la pena; l'introito che si ricaverà è molto basso rispetto a quello che pagherete. Noi non siamo un movimento che cerca "il tanto peggio, tanto meglio"; abbiamo cercato di fare in maniera che voi non attuaste questa gabella. La volete fare, pazienza! Spero solo che Roma non vi dia una mano per imbrogliare le carte, come al solito.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto, si proceda alla votazione per appello nominale dell'emendamento, come è stato richiesto a norma di Regolamento.
L'esito della votazione è il seguente: favorevoli 24 Consiglieri contrari 27 Consiglieri.
L'emendamento è respinto.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 00.20 del 31 ottobre)



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