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Dettaglio seduta n.167 del 14/07/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bergoglio, Croso, Dameri, Majorino Peano, Rabellino, Tapparo, Vaglio e Zacchera. Il numero legale sarà pertanto 26.


Argomento: Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione n. 442: "Programma annuale dei corsi di formazione professionale normali, speciali e per invalidi civili. Anno formativo 1992/1993".


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 442 di cui al punto 4) all'o.d.g. La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

L'argomento oggetto di valutazione, discussione e votazione oggi è certamente importante, tenuto conto che la materia della formazione professionale è stata trasferita dallo Stato alle Regioni, per la quale quest'ultima ha titolo, compito e dovere di attrezzarsi nel modo migliore e con l'attenzione più puntuale.
E' un campo che non crea direttamente occupazione, ma opportunità e occasioni per favorire il massimo di attenzione, soprattutto in questa stagione dalle forti difficoltà congiunturali e strutturali, nelle quali la formazione professionale viene sempre più ad assumere un ruolo e una valenza significativa.
In questo quadro il piano di formazione professionale 92/93, che viene presentato all'attenzione dei Consiglieri e che è stato oggetto di confronto e di disamina in sede di Commissione consiliare, è ovviamente la conseguenza di una serie di rapporti e di confronti, in termini anche istituzionali, con le Amministrazioni provinciali e con tutte le realtà che s'interessano di formazione professionale a partire dagli enti.
Il piano e la circolare, emessa nel gennaio '92 che indica criteri e percorsi, sono stati anche oggetto di confronto e di disamina nonch approvazione nell'apposita Commissione consiliare prevista dalla legge regionale, come partecipazione non solo rituale, ma di confronto su questi temi.
Nel doppio volume delle attività programmate, a mani dei Consiglieri vi è l'indicazione specifica dei corsi, delle ragioni e della filosofia che sottende al piano corsi. Il volume di attività programmato per il prossimo anno prevede per la precisione 849 corsi rivolti a circa 18.000 allievi per un costo complessivo di 112 miliardi di lire.
Questi dati, seppure aridamente indicati, rappresentano il quantum in termini numerici e di ricaduta del piano stesso; in questo quadro, indicato per grandi cifre, sta anche un'attenzione particolare e una rispondenza, in un percorso sempre più difficile quale quello che ci circonda, per creare condizioni affinché i corsi predisposti siano il più possibile articolati nel limite delle capacità di una situazione che deve vederci sempre più disponibili, aperti e flessibili di fronte ad una società che cambia con ritmi sempre maggiori, una società sempre più competitiva.
In questo quadro è evidente che i corsi sono rivolti ad una serie di tipologie di utenti che partono dai giovani in uscita dalla scuola media inferiore, ai giovani diplomati o qualificati, agli stessi occupati, alle donne adulte - è una fattispecie che, con grande richiesta, nuovamente ripropone l'attenzione sul versante della formazione professionale - così come a quelle categorie che, in qualche misura, possono essere considerate le più deboli in una società sempre più competitiva. Mi riferisco ai disoccupati, agli extracomunitari, ai soggetti portatori di handicap, tanto per indicare alcune delle fasce di utenti ai quali il piano corsi si rivolge.
Il programma in sostanza segue i messaggi e le indicazioni che già la circolare dell'anno precedente aveva fornito. In quella circolare, in quegli indirizzi, la Regione aveva fatto un richiamo ai cambiamenti importanti verificatisi negli ultimi tempi, alla necessità di guardare al mutamento e quindi all'ingresso consistente del nostro Ente nella formazione post-diploma, alla considerazione che il sistema formativo regionale sarà sempre più chiamato ad un ulteriore sforzo di ridefinizione dei propri assetti.
In questo senso, già l'anno precedente dicevamo che era prevedibile una riduzione del bacino di utenza dei corsi biennali di prima qualificazione.
Emergevano con forza nuove esigenze, nuove problematiche; la stessa creazione, nel 1993, del Mercato unico europeo - dicevamo e riconfermiamo sollecita una maggiore competitività delle aziende e quindi anche l'esigenza di una formazione proveniente dalle aziende, affiancata ad una richiesta sempre più imperante da parte degli stessi lavoratori. Ci sono poi i soggetti che ho richiamato prima: le donne che si riaffacciano sul mondo del lavoro, magari verso i 35-40 anni, e i giovani fra i 20 e i 30 anni, spesso drop-out della secondaria.
Queste considerazioni, soprattutto quest'anno, sono sempre più valide anzi, direi che l'aggravarsi del quadro industriale ed economico regionale in questi ultimi mesi - stamane parlavamo di una fattispecie, di uno spezzone significativo di un tassello nuovo che si è determinato - rende queste considerazioni sempre più di attualità.
Il programma intende quindi proseguire una linea graduale di trasformazione del sistema formativo regionale, da alcuni anni impegnato con difficoltà ma con dei risultati e con delle sperimentazioni nuove a cui farò riferimento brevemente, nello sforzo di rispondere efficacemente ai cambiamenti e soprattutto alle ristrutturazioni che si sono imposte nel mondo economico e occupazionale della Regione.
Uno degli obiettivi principali di questo impegno è un maggior coinvolgimento di tipologie diverse di utenti rispetto ai giovani in uscita dalla scuola media inferiore; in particolare, in questa breve illustrazione voglio richiamare il fatto che si è inteso soprattutto incrementare l'offerta formativa verso alcune fattispecie. Mi riferisco ai giovani che hanno abbandonato la scuola secondaria superiore prima del conseguimento del diploma; agli adulti occupati con esigenze di riqualificazione o di riconversione; agli adulti in cassa integrazione o in mobilità; mi riferisco alle donne adulte che intendono rientrare nel mercato del lavoro agli extracomunitari; ai giovani in possesso di diploma o di qualifica, ai quali sono stati offerti maggiori spazi formativi nei comparti economicamente trainanti dell'automazione industriale, dell'informatico telematico ed elettromeccanico.
Inoltre è importante segnalare, soprattutto per quanto riguarda quest'ultima tipologia, un accordo raggiunto quest'anno; e qui stanno soprattutto la novità, le sperimentazioni, le ricerche in qualche modo di rispondere non in termini burocratici e freddi ma attenti a questi cambiamenti, a queste nuove opportunità, per cui il giovane o il meno giovane possa essere in grado di spendersi meglio all'interno del mercato del lavoro. Si tratta dell'accordo raggiunto proprio quest'anno fra la Regione Piemonte e la Direzione generale degli Istituti professionali, che ha permesso di programmare 16 corsi integrati tra la formazione professionale e l'istruzione statale rivolti a chi frequenta gli ultimi due anni degli Istituti professionali di Stato.
Un altro passo significativo all'interno di queste "novità", verso una collaborazione fra il sistema della formazione professionale e il Ministero della Pubblica Istruzione è rappresentato dai corsi tenuti in integrazione con gli Istituti tecnici rivolti ad adulti rientranti in formazione.
Nei prossimi giorni - mi pare giusto richiamarlo anche in questa occasione - la Regione Piemonte firmerà con il Ministero un protocollo d'intesa che estenderà a livello regionale il progetto e coinvolgerà anche i lavoratori occupati. Inoltre, diversificazione e flessibilità guidano alcune altre iniziative, la cui attuazione ha richiesto la definizione di apposite convenzioni. Tali progetti consentono soprattutto di applicare modalità didattiche innovative, quali la strutturazione modulare dei percorsi di formazione; il riconoscimento, sempre più da realizzare come abbiamo cercato di attivare in questi ultimi tempi, dei cosiddetti crediti formativi; la compresenza, ai fini della formazione continua, di disoccupati ed occupati. Tutte queste cose rappresentano attività sperimentali anche dal punto di vista amministrativo.
E' inoltre importante l'attenzione rivolta ai futuri sbocchi, ai futuri sviluppi europei, sia in campo economico che culturale, di quest'ultimo tipo di corsi. Sono infatti previsti forti collegamenti con alcuni Paesi della Comunità europea o sotto forma di stages di studi all'estero o come cooperazione nello svolgimento stesso dell'attività formativa. Il momento di crisi che sta colpendo - come ho richiamato prima - l'apparato produttivo della nostra realtà regionale piemontese impone al sistema della formazione professionale uno sforzo sempre più consistente per rispondere ai nuovi problemi in modo concreto e aderente alla realtà.
Il programma dei corsi '92/93 si propone quindi di dare alcune di queste risposte, nella consapevolezza che il ruolo più autentico della formazione professionale è quello di fungere sempre più da collegamento con il mercato del lavoro. Colleghi Consiglieri, in questo quadro, seppur tracciato a grandi titoli e a grandi indici, potete immaginare quale possa essere stato e quale sarà, in corso d'opera, lo sforzo per rispondere con maggiore attenzione, puntualità e flessibilità agli impegni, alla ricerca di sperimentazioni, ma non per fare pure e semplici sperimentazioni, bensì per legare sempre più il passaggio dal momento didattico a quello degli stage, all'aggancio con il mercato del lavoro. E' dunque un discorso di flessibilità,'considerando soprattutto le novità per rispondere con la massima attenzione ad un quadro in rapida e profonda trasformazione.
E' su questa non facile strada che, con umiltà, fantasia e coraggio abbiamo cercato di tradurre un piano corsi che non fosse la recitazione rigida di quanto in realtà tradizionalmente si è portati a consolidare soprattutto abbiamo ricercato nuove occasioni per rispondere con il massimo di puntualità e di urgenza.
La documentazione a mani dei Consiglieri e il confronto che abbiamo realizzato, seppur sempre con le corse e i tempi che la struttura organizzativa assembleare ci impone, mi pare possano permettere un approfondimento e un'articolazione affinché questo piano corsi, così come si è impostato e così come si è agganciato ad alcuni segnali che già il precedente piano corsi 1991/92 aveva indicato negli indirizzi e nelle impostazioni, possa essere considerato non nella rigidità dei ruoli, che pur esistono, tra maggioranza e opposizione, ma con l'attenzione che questo strumento pone nella società piemontese, sempre più in rapido movimento e cambiamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Sicuramente non è la prima volta che il dibattito sulla formazione professionale avviene dopo un dibattito sulla situazione occupazionale nella nostra Regione. Ancora una volta, al di là delle parole con le quali possiamo cercare di mascherare le carenze o le difficoltà, ritengo che il piano corsi 1992/93 sia inadeguato come prima risposta o quella che potrebbe essere la prima risposta reale e concreta che la nostra Regione può dare alla crisi e alle difficoltà occupazionali che attraversa la realtà piemontese. Basta guardare alcuni settori e comparti di questi corsi. Mi riferisco in modo particolare, ai corsi rivolti agli occupati nella formazione professionale.
Nella stessa relazione che presenta i corsi viene detto che vi è un lieve incremento di ore; i corsi complessivamente previsti sono 61. Il lieve aumento è di circa 2.000 ore rispetto al monte ore complessivo di circa 900.000 ore. Già questo dato potrebbe - se fosse possibile o necessario - far suonare il campanello d'allarme sull'inadeguatezza della proposta che viene fatta. Eppure tutti concordiamo, anche l'Assessore nella sua introduzione ripete che il sistema della formazione professionale rimane un punto essenziale per lo sviluppo economico e sociale ed è uno strumento strategico per lo sviluppo del sistema produttivo nel suo insieme.
Altre volte abbiamo detto che il comparto della formazione professionale può svolgere un ruolo importante di volano; certamente non è diciamolo una volta per tutte - un creatore, cioè la formazione professionale non crea occupazione, ma sicuramente è un volano che permette di adattarsi più facilmente alla realtà che sta cambiando.
Noi rischiamo di trovarci un piano corsi da un lato e una realtà piemontese che viaggia in tutt'altra direzione; rischiamo una profonda dicotomia tra una realtà in veloce movimento e una formazione professionale che, salvo timidi e lievi cambiamenti - che sicuramente riconosciamo siano avvenuti dall'anno scorso a quest'anno - mantiene il suo assetto consolidato e rigido, senza volgere a quella flessibilità che sarebbe necessaria per poter rispondere alle esigenze del momento. Su queste cose concorda, non da oggi mi pare, la stessa struttura regionale della formazione professionale.
Chi ha potuto rileggersi l'analisi svolta in questi giorni sulla ricaduta occupazionale dei corsi 1987/88, i quali tenevano in conto il precedente quadriennio, ritrova delle analisi a mio parere estremamente corrette, che penso vengano effettuate dagli uffici studio e programmazione dello stesso Assessorato. Ma in quello stesso documento viene detto che già il piano triennale 1984/87 - potrei citare le stesse parole - ha trovato scarsa applicazione; viene anche detto che manca (e lo possiamo constatare) un piano successivo: in sostanza, a pag. 9 di quel documento, ci troviamo di fronte a un vuoto di indirizzi. E non servono, a nostro parere, le circolari annuali (quella dell'anno scorso, quella di quest'anno), anche se ben fatte, a coprire questo complessivo vuoto di indirizzi.
Se andiamo a una lettura più attenta di quei documenti, vediamo che gli stessi estensori richiamano là nostra attenzione a una cautela che mi pare l'Assessore non abbia avuto né precedentemente né in Commissione, quando ricordava - ed è vero - che il 75/77% (in alcuni punti il 79%) di coloro che avevano frequentato corsi di formazione professionale avevano trovato occupazione. In quella stessa sede venne detto di stare attenti perch l'analisi si riferiva a un periodo abbastanza felice, dove vi era un rilancio dell'occupazione (dal 1984 al 1988).
Diverso invece è il discorso sul distacco tra fasce di qualifiche e successiva occupazione: la differenza che c'era già allora per cui non tutti trovavano occupazione nella qualifica per la quale si erano preparati, avevano studiato, va aumentando e aumenta ancora di più in un periodo in cui ci troviamo di fronte à una grande mobilità ed è quindi necessaria un'azione in questa direzione.
E' pertanto giusto a mio parere richiamare l'attenzione anche sul nuovo ruolo che deve avere la formazione professionale, per cui negli anni'90 o negli anni che vanno verso il Duemila la formazione professionale deve avere una sua identità: non può continuare a svolgere un ruolo assistenziale per quanto riguarda il primo livello, cioè per coloro che non hanno frequentato la scuola dell'obbligo, oppure per quanto riguarda la fascia di secondo livello per coloro che non riescono a frequentare la scuola secondaria. Noi abbiamo bisogno che la formazione professionale svolga il suo ruolo e la sua funzione, quindi non sia né una scuola di serie B né una scuola di serie C. Per fare questo è necessario effettivamente cambiare gli indirizzi, la struttura e la concezione stessa sulla quale si è vissuto in questi anni.
Il piano corsi 1992/93 non va in questa direzione: si limita a richiamare il discorso della formazione continua o il discorso della formazione per adulti che è sicuramente uno dei nodi centrali per quanto riguarda la formazione professionale e - per restare nel campo che ci interessa e che fa seguito alla discussione che in queste settimane ha impegnato la Regione, questo Consiglio, ma che è anche all'attenzione di tutte le forze sociali e imprenditoriali - deve potersi rivolgere a lavoratori interessati a processi di ristrutturazione. Che tipo di proposte ci sono al riguardo nel piano corsi 1992/93? Diversamente, deve rivolgersi ai lavoratori coinvolti in processi di mobilità: quali proposte ci sono nel piano corsi 1992/93? Oppure - e questo dev'essere un filone continuo - la formazione, l'aggiorna-mento, deve essere rivolto ai lavoratori che intendono incrementare o diversificare la propria professionalità.
E' inutile ripetere per l'ennesima volta che ci troviamo in una società in continuo movimento per cui non è più un merito com'era una volta restare quarant'anni a svolgere sempre la medesima professione, anzi direi che il merito dell'operaio altamente qualificato è quello, nell'arco della sua vita, di sapere velocemente anche cambiare, modificare, aggiornare la propria professionalità e la propria capacità.
Al riguardo mi chiedo quali strumenti sono stati messi in opera dall'Assessorato: come funziona, se esiste, l'osservatorio e in quali tempi e modi possiamo dare una risposta? La parte di corsi che oggi deliberiamo comporta una spesa di circa 100 milioni, si tratta quindi di una cifra ragguardevole e consistente per quanto riguarda l'aspetto dell'investimento, ma è ancora inadeguata rispetto alle esigenze o alle necessità di far seguire, anche solo minimamente, alcune delle enunciazioni che lo stesso Assessore ha fatto o comunque alla realtà in corso e per la funzione che dovremmo far svolgere alla formazione professionale.
Per, quanto riguarda i dati devo dire che i "malloppi" che ci sono stati forniti, mi permetta Assessore, dove è possibile attingere notizie sono sicuramente abbondanti, ma di non facile lettura e non è possibile fare tutte le interconnessioni necessarie a meno che ognuno di noi non disponga di un piccolissimo ufficio studi per poter verificare non soloi vari aspetti del piano corsi, ma tutta l'altra parte di formazione professionale che viene svolta a convenzione, che è sicuramente un settore estremamente interessante.
Anch'io concordo che la logica o il futuro della formazione professionale deve essere in quella direzione, cioè non più legata a standard consolidati, ma a spese a budget per esempio, per vedere anche il tipo di ricaduta, sebbene taluni costi di questi corsi avrebbero bisogno di alcune riflessioni e di verifiche più attente, o comunque di una documentazione fornita a noi Consiglieri più leggibile, tale da permetterci di fare osservazioni nel merito.
Termino sul ruolo e sulla funzione che dovrebbero svolgere i centri di formazione professionale gestiti direttamente dalla Regione.
Se c'è un punto carente, a mio parere negativo o più negativo del resto, sono sicuramente i centri di formazione professionale della Regione.
Essi non svolgono e non vengono quindi indirizzati a svolgere - ecco il discorso della programmazione, della mancanza degli indirizzi - la loro funzione di agenzia, di terminale della Regione sul territorio per poter dare risposte più immediate, più conseguenti. Anzi, se c'è un comparto rigido è proprio questo dei centri di formazione professionale regionale la cui struttura è governata da un meccanismo di indipendenza, corretto sotto l'aspetto formale, ma nella sostanza senza precisi indirizzi, senza un ruolo, una funzione di aggiornamento e di preparazione del personale di quei centri. Rischiano quindi di diventare delle realtà ingovernabili, dove il responsabile del centro è un po' come il capitano sulla nave che fa quello che vuole anche sotto l'aspetto delle assunzioni o delle non assunzioni che avvengono in quelle realtà.
Per riuscire a modernizzare minimamente il comparto della formazione professionale regionale abbiamo bisogno almeno di tre condizioni che diventano determinanti: 1) il collegamento stretto con le esigenze terri-toriali di sviluppo e contemporaneamente la conseguenza nella programmazione delle attività di formazione 2) un più stretto coinvolgimento e la collaborazione delle organizzazioni sindacali e del mondo dell'imprenditorialità (sappiamo che ci sono stati timidi tentativi in questa direzione, ma non tutti i settori si muovono in quella direzione) 3) la revisione dell'organizzazione istituzionale e gestionale delle attività di formazione professionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Come dichiarazione di voto: astensione. Pare che la Regione Piemonte spenda più di altre per la formazione professionale e questo potrebbe essere un merito. Purtroppo, però, come ha fatto temeré l'Assessore in altra occasione, se la grande industria tipo FIAT smantella per esempio Mirafiori e Rivalta, la piccola e media impresa va dietro alla grande industria e la nostra formazione professionale rischia di perdere ancora validità.
Poi, naturalmente c'è il solito problema dei controlli (che ci sono già stati, con qualche frutto) sull'attività o rendimento - come si diceva una volta - dei dipendenti, di quelli che hanno il compito di formare; comunque i controlli non sono mai abbastanza, più ce ne sono e meglio è, restano come un supplemento di coscienza. In ogni caso finché non abbiamo lo Stato federale, anche con quei poteri che ci vengono, dalla volontà popolare piemontese, della Nazione Piemontese, a evitare questo smantellamento voluto dal centralismo, tutti questi provvedimenti pur meritevoli finiscono per essere un palliativo, un qualcosa che alla fine ci costa e non ha quella produttività, quell'efficacia che dovrebbe avere.
Quindi, con grande rincrescimento, finché non si arriva a questa risoluta volontà federalista di parlare chiaro con Roma, con i centri più o meno segreti o manifesti del potere, questi sacrifici della Regione non ottengono il risultato desiderato e che si deve richiedere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Leo.



LEO Giampiero

Un intervento breve anche perché la relazione dell'Assessore Cerchio e le conclusioni sono più che sufficienti, per dire innanzitutto che vogliamo, come Gruppo, ma non solo, dare atto all'Assessore Cerchio del grande sforzo fatto. E' un settore delicato, complicato e difficile. Credo che l'Assessorato si sia sforzato seriamente di tener conto - pur con i tempi di programmazione, perché la realtà muta in ogni istante e non è facile da seguire - di bisogni e necessità, perlomeno nei limiti del possibile. In particolare, possiamo dire che il programma dei corsi di formazione professionale per il 1992/93 si colloca nel solco delle attività delineate a partire dal 1991, quindi c'è una logica conseguenza pur con questa attenzione alla novità.
Non citerò, ovviamente, tutto quello che è stato detto in Commissione (la Commissione ha discusso due volte su questo argomento con grande attenzione) ma alcune cose che mi sembrano particolarmente significative e positive. Per esempio, che si siano avviati i corsi rivolti a donne adulte ai cittadini extracomunitari (rispondendo così ad un'esigenza reale d'integrazione di solidarietà che non si può fare soltanto con carità o assistenzialismo, ma anche con interventi di questo tipo), agli ultrasedicenni che hanno abbandonato la scuola superiore statale (anche questo è un problema concreto, vero e serio, quello dell'abbandono scolastico a metà del corso che non consente un inserimento né altro quindi è importantissima questa formazione), ai disoccupati di lunga durata e ai cassaintegrati.
Sono state avviate sperimentazioni interessanti, coraggiose, oltre all'introduzione di nuove tipologie corsuali, si sono avviate o sono in via di predisposizione alcune attività sperimentali di particolare interesse in quanto esplorano strade che, se proficue, potranno nel prossimo futuro essere estese. I versanti su cui si collocano sono: l'integrazione e la collaborazione con la scuola statale (cosa molto importante, anche in vista delle future riforme questo dialogo-integrazione con la scuola statale è sicuramente significativo) e l'innovazione delle metodologie didattiche.
Un altro settore che mi pare meritevole di segnalazione per lo sforzo intelligente e opportuno fatto, è la formazione per i portatori di handicap, che tante volte in questo Consiglio diversi colleghi (penso a tutte le sollecitazioni del collega Maggiorotti, ma non solo), diverse associazioni hanno sottoposto alla nostra attenzione. Oggi possiamo dire con soddisfazione che si tratta di un capitolo rilevante del programma di attività. Complessivamente saranno inseriti 688 soggetti; 323 nei corsi ordinari e 365 in corsi specifici, con un investimento stimato di dieci miliardi e mezzo, pari al 9,3% delle risorse complessive. C'è quindi stato un incremento nell'inserimento di questi soggetti. E' inoltre in corso una rilevazione su tutti i portatori di handicap usciti dalla formazione professionale nel giugno 1990, per verificare quanti di essi siano inseriti al lavoro e, più ingenerale, quale sia la loro attuale collocazione. Mi permetto di sottolineare che questa indagine è molto importante perché la verifica puntuale di quello che avviene aiuta a migliorare il tiro, a comprendere, a renderci conto, ad essere più concreti.
Ancora, la formazione per adulti occupati e non, l'insieme dei corsi che rientrano nella cosiddetta formazione continua, interventi rivolti ad occupati e disoccupati di lunga durata, cassaintegrati e lavoratori in mobilità, cresce di 3885 ore, e gli utenti previsti sono 1342. Qui ci permettiamo di dire che, pur essendo un dato notevole, sono volumi ancora insufficienti, data la situazione economica generale e data l'emergenza, ma apprezziamo molto lo sforzò. Comunque questo è anche un problema di legislazione nazionale; è nota in Italia (assenza di una legislazione di sostegno allo sviluppo della formazione continua.
Infine, l'orientamento professionale degli utenti; il metodo che l'Assessorato ci pare perseguire è quello del coinvolgimento attivo degli attori del sistema: enti locali, forze sociali, enti di formazione. A questo proposito mi permetto di dire che nelle bozze di proposta di legge sulle politiche giovanili ci sono anche alcuni elementi di contorno che possono portare ad una collaborazione, ad un'integrazione, un sostegno a questa importante politica svolta dall'Assessorato alla formazione professionale. Molti dei più attenti a questo, nella società, (tipo la G.I.O.C, gioventù operaia cattolica, e altri) richiamano l'attenzione.
E' indubbio che una delle condizioni di successo nel campo della formazione continua è la flessibilità e la tempestività degli interventi.
Mi pare di poter dire, in conclusione, che l'Assessorato e l'Assessore in condizioni difficili come queste, hanno operato in maniera encomiabile e sicuramente con grande impegno. Per queste ragioni il nostro voto è sicuramente positivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente e colleghi, voglio dare atto del lavoro che è stato fatto sulle proposte presentate ed illustrate poc'anzi dall'Assessore Cerchio, sulle quali c'è stato l'approfondimento della Commissione competente alla quale partecipiamo attivamente. La formazione professionale è sicuramente una componente importante di un discorso che abbiamo ben presente alla luce della situazione che sta attraversando l'azienda Piemonte.
Voglio dare atto di questo sforzo che è stato compiuto e che corrisponde in linea generale anche agli impegni che; come Gruppo socialista stiamo portando avanti intorno alla questione della formazione.
Credo che la formazione sia un campo di prioritario interesse del mondo del lavoro nel suo insieme e lo debba essere sempre di più anche dell'economia piemontese.
Come Gruppo abbiamo recentemente organizzato un convegno che si è tenuto in questo palazzo nella sala Viglione. Ancora l'altro giorno abbiamo discusso, in sede di Conferenza regionale programmatica, delle varie questioni aperte di fronte al Piemonte: è emerso che una delle questioni importanti è proprio quella della formazione.
D'altro canto, la delega nel settore della formazione è una delega piena, quindi la Regione ha una competenza diretta di governo vero e proprio.
Vi è in questa direzione l'esigenza di andare più a fondo: oltre ai programmi e a quanto si sta definendo sul piano dei corsi, c'è sicuramente da compiere un grande esame generale per vedere se la formazione nel suo insieme di primo, secondo e terzo livello risponde alle nuove proposte, ai nuovi orientamenti, oppure è il momento della transizione tra un Piemonte che ha guidato un certo tipo di sviluppo industriale e che oggi si trova di fronte all'interrogativo: "Quale sarà e quale dovrà essere il futuro di questo sviluppo?". Sviluppo che dovrà sicuramente compiere un salto di qualità: la formazione professionale non è soltanto un settore incentrato sullo sviluppo industriale, ma va raccordato a tutta l'economia, quindi al settore del terziario, all'agricoltura, all'informazione.
E' chiaro che si tratta di andare a vedere qual è la rispondenza attuale della formazione, del suo impianto, delle cose che sono nate, che hanno risposto ad un periodo storico che è stato appunto quello dello sviluppo economico, così come è stato in questi anni, e che hanno fornito dei contributi in termini di nuove professionalità, in termini di energia e forza lavoro pronta ad essere impiegata nelle varie attività economiche.
La domanda che come Gruppo socialista poniamo al governo regionale, e alla quale intendiamo dare una risposta ciascuno sforzandosi di andare a ricercare le risposte, è appunto quella di vedere la rispondenza della formazione, un settore così importante per il quale gestiamo una delega che ha una consistenza di circa 100/120 miliardi di investimento: investimenti in termini di professionalità, di preparazione di mano d'opera e di strutture.
I centri di formazione sono diffusi e sono dotati di strutture di rilevante importanza ed interesse. Dobbiamo quindi fare in modo che la formazione non sia una specie di parcheggio nel quale viene indirizzata la gente che non ha una prospettiva immediata di lavoro e quindi si cerca di parcheggiarla, di garantirla in attesa che poi si presentino nuove opportunità. Bisogna fare attenzione a questo, altrimenti si rischia di fare un tipo di lavoro assistenziale, che assolutamente dobbiamo evitare! Dobbiamo evitare questo per preparare invece dei quadri che siano in grado di rispondere alla domanda del mercato; evitare questo per evitare di mortificare anche il personale docente il quale in definitiva non verrebbe ad essere gratificato per ciò che può fare. Dobbiamo evitare di seguire una tendenza che non è rispondente a quelle che sono le nuove frontiere, i nuovi orientamenti, le nuove esigenze che emergono da una società che si va interrogando.
Il Piemonte si sta interrogando sul suo futuro, su ciò che può dare specialmente nel momento in cui si va in Europa. Ci stiamo misurando dal punto di vista di ciò che portiamo in Europa, dalla preparazione dei nostri quadri, così come ci misureremo, per la preparazione dei docenti universitari, con le Università e le scuole europee rispetto alle quali con il diploma di laurea breve, stiamo cercando di guadagnare i ritardi che abbiamo registrato. Ci andremo a misurare anche sul piano della professionalità e delle nuove figure. Il futuro sarà sicuramente appannaggio di quelle nazioni e di quelle regioni che saranno state in grado di individuare queste nuove figure, di capire il trend della società così come essa si sta muovendo.
Quindi, da una parte vogliamo esprimere, come Gruppo, la nostra adesione e la nostra disponibilità, come abbiamo sempre ribadito in tutte le occasioni, per l'ottimo lavoro svolto sia dall'Assessorato che dalla Commissione; dall'altra, vogliamo esprimere anche questo incoraggiamento a capire qual è il risultato del prodotto finito. Sono sempre più convinto che la scuola, e in questo caso la formazione professionale, possa precedere, accompagnare o seguire, però è una componente fondamentale di quello che è lo sforzo che come Piemonte siamo chiamati a compiere in questa direzione. E' un settore nel quale non possiamo addebitare ad altri delle difficoltà o delle responsabilità di condizionamenti nella politica della formazione. E' un settore dove la Regione ha una delega piena e quindi una responsabilità di gestione della materia. Mi pare che sia venuto il momento di impiegare bene i mezzi e le risorse-che non sono sempre adeguati - sia dal punto di vista verticale nella preparazione delle figure professionali, sia dal punto di vista territoriale, quindi orizzontale.
Questo è quanto ci tenevo a sottolineare nel momento in cui andiamo all'approvazione delle proposte che sono state illustrate dall'Assessore Cerchio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Quest'anno discutiamo il programma annuale dei corsi di formazione professionale 1992/ 93 in un quadro economico, produttivo, industriale a dir poco allarmante.
E' in atto un processo pesante di deindustrializzazione. Vi è un calo del peso specifico a causa della perdita di competitività internazionale delle grandi imprese, ma in generale tutte le imprese sono esposte alla concorrenza internazionale e soffrono del calo del loro peso specifico.
Sono in atto processi di delocalizzazione delle attività produttive, di decentramento delle attività al Sud, nei Paesi del terzo mondo, nei Paesi ex socialisti: si sta spostando il baricentro delle produzioni. Tutti sentiamo - se ne è discusso stamane e nel Consiglio precedente - l'esigenza di una nuova industrializzazione della nostra Regione, che non potrà che essere opera di imprese minori di dimensioni minori, ma non di minore importanza. Le grandi imprese non potranno essere artefici e protagoniste di questa nuova industrializzazione. Potranno svolgere un ruolo importante ma decisivo sarà quello delle imprese di minori dimensioni.
Quindi c'è una forte esigenza di formazione professionale, di riqualificazione e di aggiornamento professionale; c'è una fortissima esigenza, Presidente Brizio, di uno strumento formativo flessibile e aderente a trasformazioni che sono sconvolgenti.
Le grandi imprese riescono a fare formazione professionale per conto loro, e naturalmente con le risorse pubbliche. Chi si trova estremamente in difficoltà è l'impresa artigiana, cioè le micro aziende e la piccola-media impresa.
Tra l'altro le grandi imprese beneficiano di risorse pubbliche comunitarie, statali e regionali. Fanno formazione professionale su misura per le proprie esigenze, senza un controllo della Regione su tali attività.
Sarei curioso di sapere e di vedere come ingenti risorse vengono spese e quante vengono spese effettivamente per la formazione professionale.
E' fortissima l'esigenza di uno strumento formativo flessibile e aderente a sconvolgenti trasformazioni, uno strumento attento ai caratteri mutevoli del mercato del lavoro e di tutte le sue segmentazioni e che tenti di mettere in relazione quantità e qualità della domanda di lavoro e quantità e qualità dell'offerta di lavoro.
Invece noi oggi discutiamo un programma di formazione professionale di ordinaria amministrazione. Questo non 'è il modo migliore per "entrare" in Europa, come ha detto poco fa il Consigliere Rossa. Questo è il modo peggiore per entrare in Europa da parte del nostro Paese. Vorrei richiamare l'attenzione del Consiglio su una questione che mi pare molto importante: finché siamo chiamati ad indagare i mali, a fare una diagnosi, ce la caviamo; quando siamo chiamati a prescrivere le terapie, e concretamente prendiamo in mano gli strumenti per porle in essere, lo scarto è semplicemente spaventoso.
Nel precedente Consiglio e ancora stamane si è discusso delle formidabili esigenze presenti in una situazione come quella piemontese, ma quando siamo chiamati ad utilizzare concretamente gli strumenti di una politica regionale, ci accorgiamo di balbettare programmi stanchi, che si ripropongono anno dopo anno come se nulla si stesse trasformando.
Capisco che vi sono serie difficoltà, non voglio semplificare. Uno strumento flessibile e aderente significa spezzare uno strumento molto rigido, renderlo flessibile, capace di aderire a trasformazioni rapide.
Capisco anche che senza bussola non si possono fare grandi cose. Non c'è un piano socio-economico regionale; a livello nazionale mancano le politiche industriali; manca la riforma della scuola media superiore; siamo senza uno straccio di idea sulla nuova industrializzazione; non abbiamo strumenti che osservino le trasformazioni che intervengono nei profili professionali anche in virtù delle nuove tecnologie introdotte, e che quindi orientino lo strumento formativo, che corre il rischio di muoversi alla cieca.
Spendiamo più di 100 miliardi di lire: sono pochi o tanti? Sono pochi rispetto alle esigenze di stare al passo con le trasformazioni; sono tanti se si continua a spendere con scarsa efficacia. L'80% delle risorse va alla formazione di primo livello. Ci è stato ricordato ripetutamente in quest'aula che lo sbocco occupazionale è stato elevato. Noi sosteniamo che è cambiato tutto e che non ci si può riferire ad un periodo in cui era comunque necessario, dopo tanti anni di blocco, rinnovare il 'turn-over e ringiovanire la forza lavoro.
A nostro parere questo primo livello ha un carattere prevalentemente assistenziale, e allora diciamo che va qualificato, non diciamo che va abolito, ma certamente qualificato. Anche il primo livello deve essere formazione professionale a tutti gli effetti. Quello che è importante è non lasciare deperire il secondo e il terzo livello di formazione, elevare la percentuale di risorse per un autentico aggiornamento professionale.
Nutriamo seri dubbi sugli enti privati di formazione, in quanto questi non sempre hanno i requisiti minimi. Spesso sono legati aduna formazione tradizionale, potrebbero essere una palla al piede aduna politica di trasformazione, che ormai si impone per la formazione professionale.
In molti casi - e questo vale anche per i centri pubblici - bisogna formare gli operatori di formazione professionale, che sono legati alla formazione di vecchi profili professionali. A noi pare che manchi un controllo sulla qualità della formazione negli enti privati. Certo qui c'è un elemento molto delicato, è difficile non vederlo. Qui si esplica la politica discrezionale e clientelare dell'Assessorato e della Giunta, e tutti sappiamo che il campo della formazione professionale è un campo molto delicato. Non a caso in altre Regioni è stato fonte di scandali clamorosi ma quello che più conta è la rigidità dello strumento che deve essere modificato. Bisogna avere politiche industriali nazionali, sapere cosa intende fare la Regione Piemonte, che continua a trastullarsi con vecchi indirizzi di piano socioeconomico regionale. Bisogna avere un osservatorio sul mercato del lavoro e la Regione Piemonte ce l'ha, ma spesso abbiamo convenuto tutti insieme che era il caso di qualificarlo, dì ampliarne le competenze. Per esempio, come ho già detto prima, bisognerebbe acquisire competenze anche sulle trasformazioni che intervengono nei profili professionali. Bisogna cominciare ad avere qualche idea sulla nuova industrializzazione e bisogna fare assolutamente aderire lo strumento formativo a realtà molto articolate e diversificate, che vanno dai disoccupati, agli occupati, ai lavoratori posti in mobilità, ai lavoratori delle imprese di dimensioni minori. Le esigenze quindi sono enormi e tutti ne conveniamo, ma quando concretamente dobbiamo porre mano alle politiche ci accorgiamo che queste vengono riproposte stancamente.
Così è per il programma annuale di formazione (che è di ordinaria amministrazione) e per una formazione professionale che corre il rischio di essere sempre meno efficace, anche se - ammetto - mantiene una sua efficacia dal punto di vista clientelare. Ma non credo che la Giunta regionale possa percorrere questa strada per un lungo periodo di tempo.
Netto mi pare allora il giudizio: la Regione rinuncia ad un ruolo importante nel campo della formazione del capitale umano, che è essenziale soprattutto in una fase di introduzione delle nuove tecnologie.
E badate: se si rinuncia a svolgere pienamente un ruolo nel campo della formazione professionale, avranno buon gioco le politiche neocentralistiche di coloro che pensano di centralizzare la politica di formazione professionale. Se ciò accadrà, bisognerà ammettere che sarà anche per la pessima prova fornita dalle Regioni, e non solo dalle Regioni del Mezzogiorno d'Italia.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Colleghe e colleghi, intervengo per esprimere le perplessità, di Rifondazione Comunista in ordine a questo provvedimento.
Assessore, 99 miliardi non sono una piccola cifra. Se guardiamo alle esigenze della formazione professionale, queste risorse non sono certamente in grado di risolvere tutti i problemi; occorre però dire che con 99 miliardi qualcosa si può fare nel campo della formazione.
Con altrettanta chiarezza, mi sembra che si possa anche affermare che non tutto quanto potrebbe essere fatto viene fatto in ordine alla resa di questa formazione professionale. Resa non in termini di ammortizzatore sociale, di sussidio, perché questa resa viene garantita, nel senso di essere una delle leve capaci di favorire uno sviluppo economico e sociale di nuova qualità rispetto a quello sin qui attuato che ha mostrato, con la crisi industriale il suo limite.
Assessore Cerchio, durante la discussione svoltasi martedì scorso sulla chiusura della Lancia, il tema della formazione professionale, se lei ricorda, è stato citato come decisivo da più interventi, e non in termini strumentali: la potenza di questa leva ove fosse utilizzata al meglio ed anche la difficoltà di fare questo. L'on. Garesio in quell'occasione ha ricordato come sia difficile cambiare certe abitudini, come sia difficile togliere finanziamenti ad attività poco produttive per spostarli ad attività più finalizzate a progetti di rinnovamento economico e produttivo della nostra Regione.
E' un modo cortese, diplomatico, "di maggioranza" per dire le cose che dalla minoranza ha detto il collega Calligaro poco fa, parlando di prassi che hanno molto di clientelare, troppo.
Assessore, 100 miliardi non sono pochi. Pensavamo e speravamo che con questo programma annuale venissero già alla luce fattori nuovi; questi non ci sono, e dobbiamo sperare che non si continui così. La speranza può avere qualche pezza d'appoggio. Il dibattito che abbiamo avuto sul tema dell'economia in Piemonte può essere servito a qualcosa.
Ho letto le proposte che la Democrazia Cristiana ha fatto in un suo documento, che ha perlomeno il pregio di svolgere analisi che la Giunta regionale non ha sin qui condotto in materia di politica di bilancio. In questo documento si fa un cenno preciso alla necessità che la formazione professionale, anche quella universitaria, abbia uno scatto in avanti.
Si chiede un'Università d'eccellenza, colleghi, ma altrettanto bisognerebbe chiedere sulla formazione professionale. Questo è il motivo per il quale il Gruppo Rifondazione Comunista voterà contro questa deliberazione, non cessando di richiedere, al di là di questo provvedimento, alla Giunta di regolare la propria attività, in modo tale da non dover svolgere, nello stesso identico modo, queste critiche il prossimo anno.
Cambiate pagina; tagliate i filoni puramente clientelari; fate un esame serio, perché spostare risorse oggi, creando anche qualche attrito di carattere clientelare, potrebbe far diventare la formazione professionale uno degli elementi - in sinergia con altri, anche questi, ahimè, tutti da venire - in grado di contribuire a dare una possibilità di sviluppo, una fiducia nelle capacità produttive e professionali di questa Regione elemento oggi mancante in questo quadro di crisi così preoccupante.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Non ho altri iscritti a parlare; do quindi la parola all'Assessore Cerchio per la replica.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Signor Presidente, ringrazio per i contributi positivi che sono stati introdotti, per le critiche migliorative su una materia nei confronti della quale c'è sempre da migliorare. Peccato che alcune considerazioni, alcune battute e alcune critiche siano - come cercherò di spiegare, non per me non per la Giunta, ma per il ruolo della formazione professionale nella Regione Piemonte - più di schieramento che di contributo, e quindi di lettura attenta non tanto del piano corsi della formazione professionale quanto della sua ricaduta.
E queste critiche, queste punzecchiature - che permettono anche, al di là del ruolo critico, di trovare giudizi discordi all'interno di stessi Gruppi consiliari, discordi fra di loro a livello di interpretazione, di analisi e di contenuti - mi danno l'occasione per approfondire alcuni passaggi, certamente illustrati in termini celeri nella comunicazione iniziale.
A me pare però che non sia sufficiente dare un semplice giudizio, cioè dichiarare in sostanza che questa formazione professionale sarebbe l'espressione di un'ordinaria amministrazione o che questa proposta di piano corsi della formazione professionale è l'espressione di attività o di atteggiamenti clientelari. Sono slogan che certamente fanno effetto, ma per essere supportati realmente e concretamente dovrebbero essere tradotti con degli esempi, e gli esempi non basta semplicemente tradurli dichiarando che sostanzialmente si tratta di attività assistenziale.
Spiegherò allora, punto per punto, come a modo di vedere del governo regionale del Piemonte non si tratti di ordinaria amministrazione, non si tratti di attività clientelare o assistenziale, ma di un programma vero e proprio. Programma che, con tutti i limiti della situazione esistente cambia radicalmente di mese in mese, cambia a tal punto che, a fine gennaio 1992, quando approvavamo la circolare del piano corsi, non potevamo certo immaginare ciò che tre mesi dopo il signor Annibaldi avrebbe detto sulla Lancia di Chivasso! Certe cose io le dicevo da due anni e potrei aggiungerne altre magari su alcune prospettive esistenti a Mirafiori e Rivalta, ma siccome porto male, non mi pronuncio.
Noi possiamo dire che, pur con tutte le possibili modificazioni nella realizzazione di un piano corsi, l'indicare queste considerazioni purtroppo rischia di essere più una giusta recitazione di collocazioni di schieramento piuttosto che un ingresso negli elementi di contenuto.
Nei titoli della mia comunicazione iniziale ho detto che già a partire dal 1991/92 sono state introdotte nuove tipologie corsuali, diverse da quelle tradizionalmente realizzate negli anni passati. Questo proprio nella direzione di rendere più articolata l'offerta formativa, aprendola a nuove categorie di utenti. E' un dato di fatto obiettivo, non è staticità, non è rigidità, non è fossilità dei piani corsi fatti in fotocopia come negli anni precedenti! Ho richiamato come si sono attivati corsi rivolti a donne adulte, a cittadini extracomunitari, ad ultrasedicenni che hanno abbandonato la scuola statale, a disoccupati di lunga durata e a cassintegrati, che sono stati proposti come prima occasione dell'anno scorso e sono stati significativamente allargati in questo piano corsi. Le risorse necessarie sono state reperite riducendo il numero dei corsi biennali rivolti ai giovani in uscita dalla media inferiore.
Tale processo, iniziato nel 1991/92, continua significativamente oggi e continuerà, perché questo è il processo di novità e di aggiornamento nonché di adattabilità di nuove domande alle quali dobbiamo dare risposta.
Con riferimento al biennio - cerco di fare non degli slogan, ma di dare delle cifre - la riduzione è pari a 41 corsi, corrispondenti a circa 50.000 ore e, in termini monetari, sulla base dei parametri 1992/93, si tratta di 5 miliardi e 700 milioni di spesa riconvertibili verso nuove attività. Se questo non è un segno di cambiamento, non so dove lo si possa trovare! Si tratta della classica "maja Bernarda", per cui, a seconda che la si giri da una parte o dall'altra, viene detto che siamo fossilizzati di fronte alla rigidità o, viceversa, la si porta come prova dell'introduzione di elementi di cambiamento.
Ho detto che è stata avviata la trasformazione dei corsi biennali di primo livello, e su questa strada si proseguirà ancora nei prossimi anni.
Tale mutamento, però - lo dico a me stesso, riprendendo un concetto che qualche collega ha posto già in sede di Commissione - non potrà che essere graduale e dovrà raccordarsi con l'elevamento dell'obbligo a 16 anni, con la riforma della secondaria superiore. Bisogna infatti evitare di disperdere il patrimonio di professionalità presente nel sistema regionale di formazione professionale e bisogna in qualche modo offrire un'opportunità formativa ai giovani che dopo la scuola media non scelgono il corso lungo della superiore statale.
D'altronde i riscontri occupazionali - richiamati nella ricerca che il Consigliere Foco ha citato con uno stralcio e richiamati ancora dal Consigliere Calligaro a proposito dei qualificati - non sono, lo confermo negativi, e se è vero che a 24 mesi dalla qualifica oltre il 74% di soggetti qualificati lavora e il 6% continua gli studi, questo dimostra in termini evidenti (e non in termini di slogan) che siamo in presenza di un intervento non assistenziale, ma di un intervento che ha la sua ricaduta concreta. Quindi i documenti e le ricerche come quelle che abbiamo fatto negli anni 1987/88 devono essere utilizzati per indicare che cosa in realtà serve, non solo per una dichiarazione estrapolata, ma anche per una ricaduta concreta.
E dirò di più: negli ultimi anni si è operato per rinnovare i contenuti di tali corsi. Faccio un esempio: nel settore amministrativo, in questi ultimi tempi è ormai consuetudine ed è generalizzata l'introduzione dell'office automation; nel settore industriale le macchine utensili a controllo numerico sono ormai presenti nella quasi totalità dei centri di formazione professionale.
Questi esempi indicano un'attività di non modifica o di carattere assistenziale oppure un adattamento alla realtà, pur in mezzo alle grandi difficoltà di strumentazione e quindi di inve-stimenti? Sono o non sono uno sforzo di capacità inventiva e di attività, di introduzione di meccanismi anche nei settori amministrativi o tradizionali quali quello metalmeccanico? E non è forse vero che, nonostante tutte queste considerazioni, persiste comunque, anche in un momento di grande debolezza congiunturale e strutturale quale quello che oggi viviamo, una forte richiesta di attrezzisti, tornitori e fresatori da parte delle imprese? Ecco, a me pare che in generale una buona preparazione sulle macchine utensili tradizionali, per non abbandonare ciò che comunque il mercato chiede ed al tempo stesso non essere alibi per non introdurre tutte le novità, sia necessaria all'interno di un piano corsi e di una strutturazione che mi è parso doveroso, seppure in una replica, indicare per non recitare degli slogan che si collocano solo nello schieramento della maggioranza o dell'opposizione. Bisogna andare all'interno dei singoli problemi.
Sperimentazioni. Qui qualcuno ha giustamente introdotto questo come elemento caratteristico, oltre che di necessità e novità. Devo dire che oltre all'introduzione di nuove tipologie corsuali, si sono avviate - e sono in fase di predisposizione - alcune attività sperimentali, da me richiamate nell'introduzione, presenti soprattutto in precise convenzioni (questo al di là dei cortesi, compiacenti, bilaterali scambi di sorriso o di battuta fra il Luigi e l'Andrea di turno che continuano a commentare questo intervento!).
Voglio dire che per la prima volta alcune convenzioni realizzate fra la Regione Piemonte e il Ministero della Pubblica Istruzione hanno (esempio della unicità proprio qui in Piemonte, con il riferimento alla doppia spendibilità di opportunità; nelle scuole, infatti, possono essere attivate non solo la qualifica ma anche l'integrazione tra la formazione professionale regionale e gli istituti professionali di Stato secondo una serie di convenzioni che stanno per essere firmate in queste ore e che rappresentano il massimo di sperimentazione che anche il Ministero, al di là della sua tradizionale anchilosata presa di posizione, ha registrato come primi esempi a livello regionale di un esperimento che si è determinato in Piemonte. Non è novità questo, è fantasia o assistenzialismo? Vuol dire creare opportunità maggiori affinché il soggetto, il giovane, quando esce da questo percorso, abbia una doppia possibilità di spendersi all'interno del mercato del lavoro.
Su questi esempi potrei introdurre delle considerazioni non indifferenti, così come non posso non richiamare l'elemento della flessibilità dei percorsi di formazione che abbiamo introdotto: gli strumenti sono costituiti proprio dalla struttura di corsi in più moduli e soprattutto nel riconoscimento, attraverso forme di "crediti" formativi, di precedenti esperienze scolastiche o di precedenti esperienze lavorative che sono una novità e una sperimentazione tipica della Regione Piemonte.
Ringrazio il Consigliere Leo perché, riprendendo un concetto che abbiamo tra l'altro approfondito con il collega Maggiorotti in sede di Commissione, ha introdotto una novità all'interno delle novità e un miglioramento all'interno di ciò che già avevamo segnato l'anno scorso con il piano corsi 1991/92. Mi riferisco alla formazione dei portatori di handicap che altri non hanno citato. Ha già fatto il collega Leo alcune considerazioni sulla complessità degli interventi e della crescita di questo piano corsi rispetto al piano precedente, ma dirò di più: partirà in autunno proprio su questo versante, quindi nei confronti dei soggetti più deboli che sono i portatori di handicap, un progetto finalizzato tramite il progetto della CEE "Horizont" che prevede la realizzazione di banche dati territoriali delle aziende disponibili ad accogliere i soggetti portatori di handicap in tirocinio con il concorso attivo degli Enti locali e delle forze sociali.
Si tratta, in sostanza, non solo di dichiarare la disponibilità a proporre l'aumento nel piano corsi di ore e di attenzioni, ma di creare le condizioni affinché la possibilità di offrire ai soggetti portatori di handicap nuove opportunità sia realizzabile ed abbia una ricaduta sul territorio attraverso il progetto che in autunno verrà attivato.
L'obiettivo di fondo è un migliore coordinamento degli interventi di formazione con gli strumenti disponibili per favorire proprio nei confronti di questi soggetti (inserimento lavorativo.
Una delle osservazioni più attente che sono state poste dai colleghi Foco e Calligaro è stata sulla formazione degli adulti, occupati o non occupati. L'insieme dei corsi che rientrano nella cosiddetta "formazione continua" sono interventi rivolti ad occupati e a disoccupati di lunga durata; qualcuno ha richiamato le cifre: 4.000 ore con 1.350 utenti circa.
Questa è una proposta che è già in lieve aumento nei confronti dell'anno precedente; certo, sono io il primo a dire che si tratta di volumi insufficienti di fronte alla emergenza che proprio in questi mesi registriamo, ma sappiamo che questo è un problema - lo ha richiamato molto opportunamente il Consigliere Leo - di valenza nazionale ed è noto che in Italia l'assenza di una legislazione di sostegno allo sviluppo della formazione continua è un dato di fatto. Nonostante tutto questo noi abbiamo ritenuto, seppure con dei segnali minimali, di introdurre in carenza di una legislazione nazionale su questo piano degli interventi di miglioramento già nei confronti del rapporto comparato col piano corsi dell'anno precedente ed è questo un terreno che va ulteriormente stimolato e sul quale l'Assessorato che dirigo e questa Giunta intende impegnarsi ulteriormente nel prosieguo degli anni.
Mi pare di dovere correttamente richiamare ciò che in realtà di diverso e di nuovo - non per fare qualcosa di nuovo, ma per rispondere alle emergenze - noi abbiamo cercato di "inventare" in questo piano. Riprendo uri concetto che io penso fosse stato capito in sede di Commissione, ma che forse per scenografia di Consiglio regionale qualcuno ha voluto nuovamente introdurre. Voglio richiamare ciò che in queste ore mi auguro possa diventare concreta applicazione. Avevo detto in Commissione, non l'ho detto nella relazione introduttiva, ma ritengo di doverlo ribadire se qualcuno non l'avesse registrato, che sono stati presentati dall'Assessorato regionale alla formazione professionale al Ministero del Lavoro una serie di progetti in riferimento alla legge nazionale n. 492, che prevede il finanziamento di piani di innovazione dei sistemi formativi regionali.
Avevo annunciato in Commissione che eravamo solo più in attesa del decreto del Ministero del Tesoro, ma ho avuto la notizia telefonica che tale decreto dovrebbe essere stato firmato e quindi è in viaggio verso la Regione Piemonte. Sono stati approvati solo i progetti di 6 Regioni italiane che li hanno presentati ai sensi della legge n. 492 sui piani di innovazione nei sistemi formativi.
Il primo progetto della Regione Piemonte concerne la ricerca su un campione di 3.000 imprese a livello regionale finalizzata a rilevare l'evoluzione dei fabbisogni formativi aziendali, come qualcuno ha oggi proposto; il secondo progetto è relativo alla creazione di laboratori ed aule attrezzate per la formazione multimediale e a distanza.
Consentitemi di dire che se questi progetti sono stati presentati e approvati, se solo sei progetti a livello nazionale sono stati resi per così dire "eleggibili" dal Comitato di valutazione tecnica, non sarà per l'imbecillità di questa Giunta che "fa sempre assistenza, clientela e attività subordinata"! E terzo progetto approvato è relativo all'adeguamento delle attrezzature dei centri di formazione professionale operanti nell'automazione industriale, nell'elettromeccanico, nell'informatica e nella telematica. E per rispondere a Calligaro il quarto progetto approvato, in fase di arrivo in queste ore, è relativo alla formazione dei direttori, dei coordinatori e dei docenti dei centri! Leggo testualmente il titolo: "Metodologia di progettazione didattica e creazione della rete informatizzata di supporto alla progettazione stessa." L'ultimo progetto approvato è sull'orientamento professionale degli utenti.
Si è insistito giustamente, per dare il maggiore sforzo in un percorso così difficile e in evoluzione, sulla flessibilità e sulla tempestività degli interventi. Ho cercato di dire nella sintesi operativa che mi era possibile - non con indicazioni vuote, ma con dati di riferimento - che con questo piano abbiamo dato una risposta, nei limiti delle nostre capacità il più possibile aderente a questa trasformazione.
A gennaio 1992, quando è stata emanata la circolare sui corsi, nessuno di noi poteva prevedere i fatti eclatanti che sono poi successi in primavera nella nostra realtà regionale. Non posso non concordare con quanto hanno detto alcuni colleghi, che bisogna accompagnare il piano corsi con progetti specifici, utilizzando i diversi canali finanziari disponibili, le risorse regionali, i fondi comunitari, i fondi nazionali ed è su questa strada che noi ci siamo mossi con il massimo di attenzione non rinunciando a svolgere un ruolo, ma cercando di farlo, inserendoci a pieno titolo.
Consentitemi poi di dire che l'Assessore che parla, con buona pace dell'organo collegiale della Giunta, non svolge alcun ruolo notarile, ma si butta fino in fondo, anche con qualche problema di compatibilità, per far sì che anche sulla formazione professionale non si registri un dato di fatto fatalistico, ma si realizzi il massimo di novità.
Tra l'altro, questa Regione che avrebbe fatto o farebbe, secondo quanto alcuni hanno detto, attività di carattere clientelare o assistenziale è lo dice qualcuno che non è Assessore della Regione Piemonte, l'ha detto l'ISFOL nella sua conferenza la scorsa settimana a Roma - certamente una delle migliori Regioni nel rapporto comparato con le altre in termini di ricaduta di formazione professionale.
Questo non deve essere un applauso o un alibi per non rinnovare e non aggiornare, ma è certamente uno stimolo perché tutti insieme, maggioranza e opposizione, riusciamo a rendere il più possibile applicativo uno strumento e una capacità, come diceva il collega Rossa, che è tipicamente nostra, la formazione professionale, per renderla il più adatta possibile a - questa società che si trasforma forse più di quanto ancora noi non riusciamo a vedere quotidianamente e diurnamente.



PRESIDENTE

Il dibattito di carattere generale è concluso. Passiamo ora alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto la parola il Consigliere Foco. Ne ha facoltà.
Chiedo ai Consiglieri che interverranno di rispettare il termine di cinque minuti previsto dal Regolamento.



FOCO Andrea

Sì, sì, Presidente. L'Assessore ne ha usati 21, ma è giusto così.



PRESIDENTE

Lei ne ha usati 17 prima.



FOCO Andrea

Presidente, non ci sono problemi. Non ho la presunzione, come mi pare ma d'altronde è legittima - abbia l'Assessore di voler convincere tutti gli altri.
Noi abbiamo ritenuto in questa sede di svolgere delle osservazioni che nascevano da alcune nostre riflessioni sul piano corsi 1992/ 93. Anche per formazione culturale, noi non abbiamo mai fatto parte di filodrammatiche o cose del genere e quindi non amiamo usare il, Consiglio regionale per recite o come sede diversa da quello che è! Però riteniamo che in questa sede alcune osservazioni debbano essere fatte e che riteniamo non possano e non debbano essere strumentalizzate. E soprattutto non ci si sforzi di farci di dire quello che non abbiamo detto! Noi non abbiamo detto che tutta la formazione professionale di questa Regione e tutto il piano corsi è un piano corsi assistenziale.
Abbiamo detto - e lo ripetiamo - che all'interno del piano corsi per quanto concerne i corsi di formazione di primo livello c'è ancora troppa parte di assistenza. Viene ancora svolto troppo questo ruolo che non può n deve essere della formazione professionale! E nel fare questo abbiamo usato come sostegno, guarda caso, le relazioni degli stessi uffici dell'Assessorato, o abbiamo ritenuto di dovere fare riferimento alla nota di sintesi sulle osservazioni alla circolare regionale fatta dal Nucleo della Provincia di Torino che è formato dall'API, dall'Unione Industriale CGIL, CISL, UIL, ACE, ENAIP, IAL, Comune di Torino, Provincia di Torino.
Riteniamo di avere poi aggiunto - spero che l'Assessore ce lo conceda alcune riflessioni nostre a queste osservazioni.
Quindi, noi riteniamo che sicuramente alcune linee si siano mosse, ma le riteniamo troppo timide. Allora, il movimento che c'è tra i corsi di primo livello e quelli di secondo livello è ancora insufficiente. Noi diamo questo giudizio ed è gravemente insufficiente nel momento in cui ci troviamo in una situazione della nostra Regione così difficile.
Questo non vuol dire che nulla si sia mosso o si sia modificato, per quando diciamo che non ci si muove con indirizzi, non.vogliamo dire che le linee strategiche di movimento devono cambiare di minuto in minuto. Ma già la circolare del gennaio preventivava che ci sarebbero state grosse difficoltà e che comunque una linea di tendenza di crisi di questa Regione ci sarebbe stata. Non veniva detto Lancia di Chivasso, ma si diceva che ci sarebbero state grosse difficoltà, anche per una lettura corretta dei documenti dell'IRES che vengono prodotti, quindi non vogliamo fare torto all'intelligenza dei Consiglieri ripetendo o rintronando le, loro orecchie con cose che possono avere letto o sulle quali possono avere riflettuto.
Noi diciamo che la risposta del piano corsi è inadeguata a questa situazione. Questo non vuol dire che non ci siano delle linee sperimentali per esempio per quanto riguarda la secondaria, ma non riteniamo che questo aspetto di sperimentazione debba essere solo limitato agli istituti professionali di Stato. E' un elemento nuovo che portiamo adesso in dichiarazione di voto. Perché non viene affrontato anche per altri settori e ci si limita soltanto ai professionali di Stato? Non è vero che il discorso della possibilità di spendibilità dei crediti formativi possa essere solo fatto con i professionali di Stato. Il fondo del nostro ragionamento è che uno strumento forte in cui la Regione può effettivamente svolgere un suo ruolo, ed è compito suo svolgere ruoli in quella direzione, non viene utilizzato, a nostro sommesso parere, sino in fondo come potrebbe essere utilizzato. E non ci pare casuale questo fatto, perché il piano triennale 1984/87 si è lasciato cadere, veniva detto dagli stessi uffici che non tutti gli obiettivi, e solo scarsa parte degli obiettivi, erano stati raggiunti e non è stato fatto nemmeno un altro piano. Quindi, vuol dire che navighiamo da circolare a circolare navighiamo quasi giorno per giorno! Torno a ripetere: è inutile replicare su alcune cose, noi abbiamo fatto le nostre osservazioni, riteniamo di averle fatte sicuramente in modo tendenzioso, come sempre e come tutti! Io temo sempre coloro che sono obiettivi nei loro giudizi. Sono le persone più pericolose che ci sono, perché ritengo che la tendenziosità o comunque il nostro ragionamento ci porti forse più vicino agli aspetti di verità avendo la consapevolezza che è un nostro tipo di ragionamento.
Mi si permetta di fare ancora tre osservazioni.
Assessore, non è una rivoluzione l'avere spostato il 5%, perché quei 5 miliardi sono il 5%! Allora, in un'operazione complessiva - e non vorrei di nuovo ricitarli, perché è già da un po' di tempo che li ho appuntati in pagine, ma sarebbe anche qui noioso dirlo -, quando diciamo che il fatto del cambiamento della struttura dei corsi ha fatto sì che in quel settore il 16% in più degli occupati sia dovuto al cambio che è avvenuto nella struttura didattica dei corsi, vuol dire che laddove vengono fatti significativi cambiamenti i risultati ci sono e laddove invece bisogna essere cauti nello strombazzare i risultati, bisogna conseguentemente essere cauti.
Ecco allora che torno a ripetere: cerchiamo di usare un giusto equilibrio nelle cose. Due ultime osservazioni.
Non sono ancora riuscito a procurarmi la delibera che la Giunta ha approvato il 6 luglio, riguardante i corsi del comparto speciale, quelli fuori Piano, per un numero considerevole di milioni. Allora non vorrei che ci trovassimo, come già ci siamo trovati per i corsi nel comparto agricolo in una situazione in cui il Consiglio regionale ragiona e discute di corsi (e siccome io sono cattivo, malizioso e tendenzioso, penso che me ne possa essere sfuggito qualche altro) e intanto la Giunta va avanti tranquillamente, senza attendere l'approvazione del Piano corsi. E' vero o no, questo, Assessore? La seconda cosa che le chiediamo è la seguente: in Commissione abbiamo ragionato e discusso su una strana deliberazione, a nostro parere, con la quale si cercava di andare a correggere errori o non esatte tenute di conti relativi ad anni precedenti ed era un ammontare, se ben ricordiamo, attorno ai 700-800 milioni. Non abbiamo, dopo quella discussione in Commissione più visto quella deliberazione; anche qui chiederemmo come mai la si è portata e poi si è ritenuto di non doverla più ripresentare, se effettivamente esisteva la materia per correggerla.
Terminiamo con richieste precise, per evitare ogni volta di dover arrivare in Commissione e cercare di fare l'elenco delle cose che ci debbono essere fornite per poter esprimere correttamente, anche nei dovuti termini, le nostre valutazioni. Ai fini di una più completa valutazione degli interventi formativi regionali di cui al piano annuale presentato richiediamo un quadro riepilogativo delle attività formative oggetto di interventi diretti regionali e/o finanziati con Fondo Sociale Europeo. Oggi non abbiamo discusso molto dei fondi CEE in che modo vengono utilizzati come vengono mal utilizzati, distinti per tipologia di utenza e di soggetti realizzatori. Chiediamo quadri di raffronto fra gli interventi approvati e quelli effettivamente realizzati con gli scostamenti, sia in termini di ore sia in termini di presenze, distinti fra piani regionali e progetti finanziati dalla CEE, evidenziando all'interno dei piani regionali le attività eventualmente ricomprese nei finanziamenti comunitari. Chiediamo la serie storica dei dati finanziari almeno degli ultimi 4 anni disponibili, da cui risulti l'andamento della spesa delle attività formative, sia in termini di costo sia in termini di copertura finanziaria e vorremmo conoscere lo scostamento dei costi stimati dai costi rendicontati - vedi deliberazione citata - per la stessa serie di corsi.
In conclusione, dichiariamo il nostro voto contrario a questa deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il nostro Gruppo non ha partecipato al dibattito perché in effetti era convinto di correre il rischio di riproporre per memoria posizioni già espresse in altre occasioni. I liberali solidarizzano con l'Assessore, ma non sono entusiasti del sistema di formazione della nostra Regione. Non dimenticano, però, che il sistema di formazione della nostra Regione non nasce dalla Regione, bensì dal sistema dello Stato e non nasce da questa maggioranza, ma da un'altra! Quindi, quando si esprimono giudizi bisognerebbe anche, ú mio modo di vedere, cercare di capire cos'è all'interno delle possibilità di governo e cosa è nel consolidato e, per certi versi, nella resistenza che il sistema ha alla realizzazione di obiettivi politici sui quali riteniamo che si debba lavorare.
Qualche riflessione va fatta sul fatto che siamo, se non la Regione che spende di più, certamente una tra quelle che spendono di più in formazione professionale e allora è certo che se tra le risorse libere...



FOCO Andrea

Non è vero, non siamo tra le Regioni che spendono di più.



MARCHINI Sergio

Controlleremo.
Dato il monte di risorse che utilizziamo, riteniamo comunque di dover giudicare il piano sottopostoci dalla Giunta utilizzando sostanzialmente anziché la terminologia usuale, altri approcci che sono, ad esempio, la presa d'atto che non può non esserci, in conseguenza della già richiamata dall'Assessore, carenza della formazione di introduzione alla vita da parte dello Stato, sia in termini temporali che qualitativi, una funzione di formazione che potremmo chiamare di base, cosiddetta di primo livello. Ci rendiamo anche conto che una realtà come la nostra, percorsa e destinata a vedersi percorsa anche nel futuro da fenomeni di assestamento del sistema produttivo - che poi la si voglia chiamare crisi congiunturale o strutturale lascio ad altri la soluzione di questo problema - deve evidentemente avere all'interno degli elementi di forte agilità. I liberali ritengono e chiedono all'Assessore di porre quanto più potrà nel futuro attenzione a questo terzo versante, quello che se tutti condividiamo quanto abbiamo detto questa mattina, che il nostro sistema produttivo, anche culturalmente, sta perdendo quella capacità d'innovazione e di anticipazione rispetto ai processi, ecco che forse la formazione professionale, per qualche parte, per il più possibile riteniamo noi, deve essere finalizzata a fare sì che la nostra Regione conosca quadri professionali avanzati. E qui devo dire più avanzati di quanto non li possa formare lo stesso sistema produttivo, perché è evidente che il sistema produttivo forma degli operatori funzionali al processo consolidato e fatto proprio dal sistema produttivo, mentre è probabile che ci voglia, con l'ausilio della Regione, la messa in discussione dello stesso sistema produttivo da parte delle capacità professionali (ovviamente mi riferisco ai laureati), preparate in modo avanzato e fuori dal conformismo e dai ritardi, che dobbiamo immaginare che anche lo stesso sistema produttivo mangiato, come tutti i sistemi e tutte le istituzioni, dal cancro della conservazione - tenda a produrre.
I liberali sono soliti giudicare i programmi che vengono sottoposti loro con serenità all'interno di questa (mi spiace che l'Assessore non ci fosse, mi vedo costretto a ripetermi) pregiudiziale storica rispetto alla formazione professionale nella nostra Regione, che sicuramente ha ereditato degli elementi di rigidità che pesano e dei quali siamo tutti corresponsabili (istituzioni, partiti e soggetti), e che quindi rendono per certi versi poco comprensibili, sé non gli argomenti politici svolti da alcuni partiti di opposizione, certamente il tono.
Quindi, votiamo la deliberazione e apprezziamo che questi tre approcci che diamo al problema sono presenti in questo Piano. Ci auguriamo che la storia della Regione sia sempre di più la messa a disposizione di risorse che sostengono la professionalità. Ricordiamoci cos'è una professione: una professione forma la società, non la segue, ma l'anticipa, quindi la formazione professionale per sua natura è un elemento di messa in discussione dei sistemi e degli equilibri. Ci auguriamo che le successive deliberazioni dell'Assessorato siano coerenti con questa impostazione e per quanto possibile, privilegino questo terzo elemento.
Infine, un giudizio positivo anche sul piano personale, un elemento di solidarietà per la partecipazione personale che porta a quel tanto di orgoglio, che ad un politico non nuoce più di tanto, nel richiamare non solo sempre se stesso, ma anche i colleghi ai termini reali e non solo a quelli del dibattito politico.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 26 voti favorevoli, 12 contrari e 3 astenuti.
Pongo ora in votazione l'immediata esecutività.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'immediata esecutività è approvata con 38 voti favorevoli e 1 astenuto.


Argomento: Trasporti su gomma

Ordini del giorno relativi l'Alta Velocità (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 5) all'o.d.g. riguardante l'Alta Velocità.
La parola al Presidente Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Non ho difficoltà a procedere, solo che sono arrivati, oltre a quelli già presentati, altri due ordini del giorno, che evidentemente necessitano di essere valutati.



PRESIDENTE

Effettivamente c'è un numero elevato di ordini del giorno. Mi permetto di dire che ciò richiederebbe una riflessione in quanto mi pare che questa discussione sia estremamente sfrangiata. Penso quindi che i Capigruppo dovrebbero tentare, magari nella riunione di domani, di omogeneizzare tali ordini del giorno riducendone considerevolmente il numero, quanto meno con l'intesa di arrivare almeno a due posizioni.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interpellanza n. 566 dei Consiglieri Rivalta, Bresso, Monticelli e Marengo relativa alla salvaguardia dei terreni di zona Ca' bianca situati nel territorio dei Comuni di Borgaro, Settimo e Torino di proprietà della fallita Società Immobiliare; n. 567 del Consigliere Chiezzi relativa alla soc. Borsetto; n. 929 dei Consiglieri Bresso, Rivalta e Segre, relativa ai problemi ambientali e di deindustrializzazione della Valle di Susa


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame delle interpellanze nn. 566 e 929 (richiamate in Aula ai sensi dell'art. 89, comma 9 del Regolamento consiliare), la n. 567 del Consigliere Chiezzi, di cui al punto 6) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Rivalta per l'illustrazione dell'interpellanza n. 566.



RIVALTA Luigi

Ho presentato l'interpellanza n. 566 nel maggio '91, quindi più di un anno fa, quando casualmente venni a conoscenza che, avendo la società immobiliare fatto fallimento, ed essendo la stessa proprietaria di tre milioni di metri quadri di terreno nella zona Cabianca, il curatore aveva messo in vendita i terreni. Per dare un riferimento a chi non conosce la zona posso dire che è l'area immediatamente a contatto con la Falchera nuova, a cavallo dei Comuni di Borgaro, Settimo e in parte anche di Torino lungo l'autostrada Torino-Milano.
Quando ebbi l'informazione si era giunti già alla terza asta, essendo andate deserte le prime due, cosa molto strana per un terreno di questa localizzazione.
Ho presentato l'interpellanza per due ragioni. Mi spiace che l'Assessore Gallarini non sia a conoscenza degli antefatti, perch quest'area fu oggetto di' una discussione e di un confronto politico molto aspro, con aspetti degenerativi del tipo di quelli che sono adesso apparsi palesemente nell'area di Milano, fin dai primi anni '60.
E' un'area per la quale ci fu una discussione in Consiglio regionale nel corso della I legislatura, una discussione avvenuta dopo contrasti politici tra le stesse forze politiche presenti in Consiglio regionale; gli atti sono buona testimonianza di quella discussione, di quegli interessi e anche delle relazioni spurie che il sistema politico già allora aveva stabilito con la società immobiliare.
Quella discussione si concluse con un impegno dato dal Consiglio regionale alla Giunta a non approvare gli strumenti urbanistici che per quell'area prevedevano l'edificazione. Nella primitiva ipotesi si trattava di un insediamento per 100.000 abitanti, poi ridotto a circa la metà essendosi nel frattempo sottratto a questa iniziativa il Comune di Settimo.
Nella II legislatura, i Comuni interessati modificarono le prospettive dei piani regolatori ipotizzate e ridiedero a quei terreni la destinazione agricola. Questi terreni furono anche coltivati; ebbero ancora una continuazione di attività agricole, essendo in gran parte molto fertili irrigati (sono terreni di prima categoria). Il fallimento dell'immobiliare li ha rimessi in campo.
Gli antefatti costituirono una delle prime ragioni della mia interpellanza, ma la seconda ragione è la seguente: questi terreni, come ho detto, confinano con l'ultimo insediamento abitativo di Torino, la Falchera; sono in prossimità dell'autostrada e della ferrovia TO-MI, sono cioè su quel corridoio trasversale che collega la zona ovest di Torino o se vogliamo, la stessa Valle di Susa con la direttrice di Milano; sono quindi aree di grande interesse.
La battaglia per impedire che fossero occupati da un'espansione periferica di Torino fu giusta, ma oggi, nell'ulteriore esigenza di organizzazione dell'area metropolitana, rappresentano certamente un'area di grande interesse. Credo che una parte dovrebbe rimanere agricola proprio per le sue peculiarità; un'altra parte potrebbe essere di grande ausilio per la riorganizzazione dell'area metropolitana di Torino.
Su queste aree si sono giocati interessi e credo se ne giocheranno ancora in futuro. Peraltro, per certi versi costituiscono un prolungamento di aree disponibili lungo l'attraversamento ferroviario di Torino: ai 3 milioni di metri quadri dell'attraversamento ferroviario di Torino, che si liberano per le aree industriali dismesse, si aggiungono polarmente in una zona periferica questi altri 3 milioni di metri quadri.
Il gioco degli interessi sarà grande, perché le ristrutturazioni dell'area metropolitana di Torino non sostengono una possibile trasformazione di 6 milioni di metri quadri né io la auspico; sono quindi un polo di attenzione per tutte le operazioni: riorganizzazione dell'area metropolitana, ma anche processi speculativi, con tutto quello che ci significa.
Nella mia interpellanza ponevo il problema, non avendo io fatto indagini né avendo i mezzi per poterle fare, perla Regione Piemonte, la Provincia di Torino, il Comune di Torino e altri Comuni della cintura - e io avevo sollecitato, attraverso i miei compagni di partito, interrogazioni e interpellanze nei vari Enti - della partecipazione degli Enti pubblici a quest'asta per poter acquisire queste aree e poter finalmente giocare sulla ristrutturazione dell'area metropolitana un ruolo importante non solo come programmatori, come pianificatori territoriali - peraltro compito ché né la Regione né il Comune di Torino stanno svolgendo- ma anche come proprietari di queste aree, in modo da poter finalmente svolgere un ruolo di programmatori avendo a disposizione delle aree.
Questa mia interpellanza non ha trovato né una sollecita risposta n forse io ero ben informato in quel momento di come stavano le cose; a settembre, con una lettera, il Presidente Brizio mi assicurava che la Regione stava informandosi e avrebbe poi risposto, ma è passato ormai un anno e mezzo e credo che oggi la risposta dell'Assessore Gallarini sarà assai deludente: ci dirà che la questione è chiusa da tempo e che gli Enti pubblici non possono più intervenire.
Ho sentito dire che è intervenuta una società che si chiama Borsetto in onore dei Comuni di Borgaro, Settimo e Torino, la quale, se proprietaria come mi risulta da alcune voci - diventerà anche un soggetto importante sulle decisioni che verranno assunte; e forse non solo importante, perch questa società potrebbe diventare un elemento di pressione spuria sulle scelte.
Sotto questo profilo, processi di questo genere potrebbero ancora una volta venire a negare un'autonomia dell'Ente pubblico nelle decisioni autonomia che l'Ente pubblico avrebbe avuto se, oltre ad essere il soggetto programmatore e pianificatore, fosse stato anche proprietario delle aree.
Con ritardo e immaginando che la risposta dell'Assessore sarà negativa rispetto a quanto da me auspicato, sono comunque interessato a capire come mai gli Enti pubblici, a partire dalla Regione, non si sono mossi; eppure discutevano del piano regolatore di Torino, eppure si ponevano nel solco di una urbanistica contrattata come è quella di Torino nei confronti delle aree disposte lungo la ferrovia e dismesse dalle attività industriali.
Ritengo assai grave l'indifferenza degli Enti pubblici torinesi e della Regione stessa rispetto a questo tipo di problematiche. Starò ad ascoltare con interesse la risposta dell'Assessore Gallarini, almeno per capire qual è l'atteggiamento della Regione, che non fa la politica territoriale, che non controlla la gestione urbanistica di un'area così importante e che in qualche modo si è anche disinteressata, forse neppure informata, della possibilità di acquisizione da parte degli Enti pubblici di questo territorio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore regionale

Risponde l'Assessore al patrimonio, il quale, ovviamente, ha raccolto all'interno della Giunta le espressioni delle varie competenze, soprattutto del collega Carletto per quanto riguarda l'urbanistica e del collega Nerviani per quanto riguarda il piano territoriale.
Consigliere Rivalta, la ragione fondamentale per la quale la Regione non si è potuta avvicinare all'asta, relativamente a questi 3 milioni di metri quadri, è che siamo impossibilitati e non siamo all'altezza economico finanziaria di acquisire neppure quanto dovremmo acquisire per strettissima funzionalità dell'Ente. In queste condizioni, oggi come sei mesi fa, non siamo in grado di avvicinarci a queste aree.
Io non so a quanto possano essere alienati 3 milioni di metri quadri ma sicuramente a cifre di alcuni miliardi; riteniamo dunque che si debbano responsabilmente - poi ognuno ha un proprio giudizio sulle responsabilità politiche o, in questo caso, amministrative - stabilire delle priorità. Noi riteniamo che non sia fra le priorità del patrimonio regionale quella di andare ad impegnare, ammesso che ci fossero, quattrini - e tanti - in una direzione ancora gravata da molti punti interrogativi: l'area metropolitana. Certo, ma dove, quando e come la si farà? Quando abbiamo problemi impellenti - nel senso che risalgono a ieri e agli anni scorsi non siamo in grado di affrontarli.
Venendo invece alla questione, ho colto una frase del discorso del Consigliere Rivalta che, dal punto di vista politico, mi sembra molto interessante, cioè quella di porre l'attenzione su queste aree che rappresentano un patrimonio considerevole, che non vorremmo - e penso che questa debba essere la preoccupazione condivisibile - fossero in qualche modo pregiudicate da interessi più o meno spuri. Sul fatto che siano puri o spuri ognuno può esprimere dei giudizi, sempre nell'ambito della legalità fra pubblico e privato, però abbiamo visto all'interno della Giunta qual è la situazione attuale di queste aree. Sono aree destinate interamente a verde agricolo; l'Assessore Carletto ha fatto delle ricerche presso il proprio Assessorato e non risultano proposizioni di documenti urbanistici che intendano modificare lo stato urbanistico di quei terreni. Da parte della Giunta - lo posso dire perché ne ho parlato nei giorni scorsi con l'Assessore Carletto, il quale ha preso questo impegno, che penso possa essere generale della Giunta - v'è l'impegno a vigilare, dal punto di vista politico, affinché queste aree possano essere salvaguardate.
Al di là di questo, non penso chela Regione potesse o volesse, né penso sia compito dell'Ente Regione, intervenire perché la società A o la società B ha partecipato all'asta e ha rilevato, a prezzo più o meno conveniente (tutto è relativo), quei 3 milioni di metri quadri; penso che la Giunta si possa realisticamente, politicamente e seriamente impegnare sulla vigilanza per quanto riguarda quelle aree. Questo impegno la Giunta può assumerlo.
Per quanto riguarda le altre questioni, io non ero a conoscenza della storia di quest'area, non sapevo assolutamente che avesse tutto questo retroterra, quindi mi ha fatto piacere ascoltarla dal Consigliere Rivalta in ogni caso, le ragioni per cui non ci siamo avvicinati sono quelle.
Alcune priorità che un Ente pubblico individua possono essere condivise o meno, ma riteniamo che in questo momento, così come l'anno scorso e due anni fa, non sia prioritario l'investimento di un certo capitale in un'area, a fronte di molti punti interrogativi che ancora gravano sulla L.
n. 142, per quanto concerne l'area metropolitana e l'eventuale partecipazione della Regione alla sua costruzione, al di là di quello che è l'iter amministrativo e legale su cui il collega Nerviani sta facendo.
Questa è la motivazione.
Per quanto riguarda il resto, in particolare sul fatto di porre l'attenzione su questo problema, la Giunta recepisce questa richiesta, la fa propria e quindi si impegna a vigilare affinché non vi siano stravolgimenti che vadano a pregiudicare un eventuale futuro utilizzo di quell'area.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Sono del tutto insoddisfatto della relazione dell'Assessore e dell'andamento del dibattito. Non è la prima volta che in quest'aula si sentono dire molte meno cose di quelle che si sanno; si sentono dire cose prive di interesse rispetto allo stato della materia noto appena usciti fuori di quest'aula.
L'Assessore ha spiegato perché, a suo avviso, la Regione non poteva concorrere all'asta per l'acquisto dell'area poi comperata dalla Società Borsetto. Tutto quel che ha detto è discutibile; soldi ce n'è: si poteva comperare, si poteva non comperare.
Oggi, però, il problema non è questo, il problema di cui non si è parlato è il seguente. La società Borsetto sta agendo per riuscire a valorizzare questi terreni, o no? E' una illazione questa frase?



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Tutti i proprietari cercano di valorizzare.



CHIEZZI Giuseppe

Certo, sta agendo per valorizzare la propria area, e agisce - mi risulta - non nelle oscurità di qualche caverna, ma mi sembra abbastanza alla luce del sole.
Il Comune di Borgaro ha avuto delle proposte dalla società Borsetto, o no? Nessuno ne sa niente. A me risulta che abbia avuto delle proposte; mi risulta che la Giunta di Borgaro abbia questo problema sul tavolo di lavoro, o no? L'Assessore Carletto mi dice che sul suo tavolo non ha nulla.



CARLETTO Mario, Assessore regionale

L'opposizione di Borgaro è venuta a chiedere a me; io non ho niente sul mio tavolo; non si riesce a capire.



CHIEZZI Giuseppe

Ci sono state delle assemblee. Cari Assessori, non vi viene, almeno dal punto di vista umano, un po' di curiosità di conoscere cosa ci sia dietro questa vicenda, se siano vere le cose che il Consigliere Chiezzi oggi vi dice? E poi ancora, non vi interessa sapere come è formata questa società Borsetto? E' vero che di questa società fa parte l'operatore immobiliare Ligresti, o non è vero? Si sa che l'operatore immobiliare Ligresti è attivissimo nella zona di Milano, e penso che per coerenza personale lo sarà altrettanto nella zona di Torino; le operazioni che Ligresti ha promosso sono operazioni di valorizzazione immobiliare.



PICCHIONI Rolando

Cosa vuol dire coerenza personale?



CHIEZZI Giuseppe

Vuol dire che fa il suo mestiere e, dovendo operare attraverso delle speculazioni edilizie, come specula a Milano speculerà a Torino.
Non dico queste cose in senso astratto, ma perché la Giunta mi dice: "Verde è, verde rimarrà".



GALLARINI Pier Luigi, Assessore regionale

Non abbiamo detto questo.



CHIEZZI Giuseppe

No? Avevo capito diversamente. Leggo che "la Giunta, la Regione vigilerà perché siano salvaguardate"; sono aree agricole, Assessore Gallarini.
Allora, sapete che esiste la Borsetto? Sì o no? Sapete da chi è composta? Non si dice nulla. Vi dico: guardate che dentro c'è Ligresti Ligresti è capace a trasformare le aree, ne ha trasformate tante.
E' vero o non è vero che nella società Borsetto ci sono rappresentanti della cooperazione,' o no? Della Lega delle cooperative, o no? A me risulta sia vero, però qui non se ne dice nulla.
Questo pool immobiliare, è vero o no che dispone di una certa forza economica e di certi rapporti politici? Io penserei di sì, ma in quest'aula non se ne parla.
E ancora - e questa è pura curiosità del Consigliere Chiezzi - non sarà mica che nella società Borsetto o nei suoi dintorni ci siano persone con doppi incarichi? Che alla fine scopriamo che qualche persona ha anche degli incarichi istituzionali, magari gestiti nel modo migliore, come ad esempio fa il Presidente Brizio nell'Associazione Alta Velocità e come Presidente della Giunta regionale (tutt'altro tipo di critica)? Non sarà che poi troviamo anche questo? Allora, dato che di questo non si è parlato e questo è il problema, ce la farà la società Borsetto a trasformare questi terreni, almeno in parte in terreni edificabili? A questo problema, se fosse stato posto, mi sarebbe piaciuto cimentarmi con qualche risposta, perché questi terreni sono o non sono, Presidente Brizio, dei terreni che potrebbero ospitare la stazione dell'alta velocità? Può darsi che lo siano, può darsi di no, ma il fatto che questi terreni siano lungo la striscia verde che dall'autostrada Torino-Milano va all'imbocco della Valle di Susa ne fa una delle ipotesi fondate per realizzare la stazione Alta Velocità che se li verrà ubicata sarà più facile per la società Borsetto, che avrà in tal caso avuto la vista lunga e la mente agile, ottenere un cambio di destinazione d'uso di questi terreni.
State attenti, colleghi, perché i cambi di destinazione d'uso dei terreni sono fatti molto delicati. Questi - l'ho scritto nell'interpellanza sono terreni che a mio avviso dovrebbero essere mantenuti come un grande polo verde per il tempo libero attrezzato a servizio dell'intera conurbazione, ma mi risulta che ci siano pressioni sotto forma di proposte per trasformare questi terreni in qualcos'altro.
Adesso riceverò le accuse di Marchini che ho la cultura del sospetto che sono veterocomunista; Picchioni mi dirà che torniamo alla Terza Internazionale, qualcun altro aggiungerà che Chiezzi non ha diritto di dire questo, io però continuo a fare le mie considerazioni, ad avere i miei diritti e a dirvi: "Ma non è possibile in quest'aula parlarsi in questi termini chiari?" Ho posto la questione così come la conosco, non la conosco moltissimo però queste poche cose le sapevo. Sostengo che quest'area deve diventare un parco, Marchini invece dirà che deve diventare un polo di sviluppo di chi sa guardare avanti e non indietro, ma almeno affrontiamo la questione! Facciamo chiarezza su questa società Borsetto: da chi è composta, che interessi ha? Sollecitiamo il Comune di Borgaro, convochiamolo in Commissione, dato che prima o poi - Assessore Carletto - sul suo tavolo qualcosa arriverà. Vediamo se le cose che avete sentito qui sono solo delle storielle che Chiezzi ha riportato, fraintendendo chissà quante cose oppure se c'è qualcosa di vero! Facciamo chiarezza con il Comune di Borgaro, dove c'è una maggioranza che governa e una minoranza - forse siete voi - che non governa. I ruoli sono invertiti rispetto a questo Consiglio, ma non mi interessa far politica attraverso fatti strumentali e quindi non ho alcuna difficoltà a dire che a Borgaro il Gruppo Rifondazione comunista è in maggioranza e la Democrazia cristiana è in minoranza e che nella società Borsetto c'è la Lega delle cooperative che sta insieme a Ligresti. Non mi interessa giocare strumentalmente, mi interessa capire le trasformazioni territoriali quali logiche seguono: se seguono la logica delle pressioni immobiliari o se seguono la logica dell'interesse collettivo che individua un'area di trasformazione nel quadro di un disegno complessivo che consegue un interesse collettivo deciso dalle Istituzioni e non dalle società immobiliari.
Questo, signor Presidente, era il motivo della mia insoddisfazione, che può immediatamente cambiare se a seguito di questo mio intervento altre voci si leveranno per chiedere qualcosa di più a questo dibattito.



PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa. Il Consigliere Rivalta intende ancora intervenire?



RIVALTA Luigi

Sì, su una questione di così grande rilevanza è bene che ci si esprima anche in replica ed io prego di stare ad ascoltare, nel senso che queste questioni saranno a verbale, a futura memoria di quello che avverrà.
Voglio prima di tutto dire che sono insoddisfatto della risposta dell'Assessore Gallarini e non solo perché sono evidentemente cadute le aspettative, che un anno e più fa avevo, di vedere l'ente pubblico diventare proprietario di un'area importante sotto il profilo ambientale sotto il profilo produttivo agricolo ed anche sotto il profilo strategico della ristrutturazione e riorganizzazione dell'area metropolitana. Avrei davvero sperato che finalmente in un caso l'ente pubblico avesse potuto diventare proprietario di aree su cui giocare un ruolo importante nella riorganizzazione e nell'espansione di quest'area metropolitana, ma la Giunta dopo più di un anno viene a dirci che non ha pensato di acquisire dopo più di un anno e solo a seguito del richiamo in aula, a sensi del regolamento, della risposta a questa interpellanza! - quest'area perché non aveva i soldi. E non ci sa dire come sono andate le cose: come è andata l'asta, quanto è stata pagata quest'area e chi l'ha comprata e - come diceva Chiezzi - non sappiamo ancora bene chi l'ha comprata! Chiezzi dice le cose che ho sentito anch'io: che l'ha comprata questa società Borsetto che sarebbe costituita almeno da tre partner, forse un quarto. Il primo partner, per un terzo, è Ligresti, non si sa se come società autostradale Torino-Milano, di cui lui e Bonsignore credo siano proprietari, o personalmente Ligresti come imprenditore.
Il secondo partner, per circa un terzo, è una cooperativa della Lega delle cooperative: non mi riguarda il problema di che colore sono le cooperative, mi interessa dal punto di vista dei ruoli che l'ente pubblico deve giocare sia nel senso di controllare sia nel senso di darsi strumenti anche la proprietà dei terreni, per fare una politica territoriale corretta.
Il terzo partner mi è stato detto si chiama Ferrero e pare sia il Ferrero delle fonderie della Valle Susa; c'è poi, forse, un quarto partner che è costituito da una rappresentanza del collegio dei costruttori.
Io speravo che la Giunta in questo anno e più si fosse interessata dopo l'interpellanza, che avesse percepito il rilievo e l'importanza di questa questione e che non da oggi sapesse di che cosa si tratta e chi ha acquisito l'area. Credevo che almeno dall'anno scorso fosse a conoscenza dei fatti.
Mi è stato detto anche, e devo dire che è difficile raccogliere queste informazioni perché gli interessati non parlano, io poi non li conosco, ma mi è stato detto che l'asta si è conclusa ad un prezzo di circa 25 miliardi. Quindi, 25 miliardi divisi per 3 milioni di metri quadri fa 8.000 lire al metro quadro! Ciò vuol dire che a Falchera i terreni sono stati ceduti a 8.000 lire al metro quadro quando qualsiasi terreno attorno a Torino vale 50-60.000 lire al metro quadro, e se è già edificabile a cubature non superiori a 1,5-2 metri cubi, ma anche solo un metro, vale 200.000 lire al metro quadro, se non addirittura 250.000!



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Questo non è edificabile!



RIVALTA Luigi

Ma appunto per questo! Sono sorpreso che i colleghi Consiglieri che fanno parte della Giunta, soprattutto quelli di Torino (Brizio che è di Ciriè sa benissimo dov'è quest'area perché ci passa vicino tutte le sere quanto torna a casa), non percepiscano il rilievo, l'importanza, il significato e il peso che ha questa operazione! Voi vi rendete ben conto di cosa significhi quest'operazione: io non credo che Ligresti comperi un'azienda agricola. Se Penasso con i coltivatori diretti l'avesse comprata sarei rassicurato, perché sarei nello stato d'animo di sostenere una politica di acquisizione di queste aree da parte dei coltivatori diretti.



PENASSO Alfredo

Bisogna prima avere i miliardi!



RIVALTA Luigi

Su questo non c'è neppure da scherzare perché il Comune di Borgaro non più di due o tre anni fa ha messo in atto quella procedura, mai messa in atto in questa Regione - non so quali effetti avrebbe potuto avere - di recupero di aree non coltivate, perché ultimamente non venivano più coltivate, per l'assegnazione ai contadini della zona che si erano già riuniti e avevano iniziato le pratiche: è una legge regionale che in relazione alle disposizioni CEE consente questa possibilità. Io sarei stato davvero felice se persone come Penasso avessero comprato queste aree, ma le ha comprate Ligresti e non sto qui a fare del moralismo. Certo che bisognerà stare attenti a cosa avviene quando c'è di mezzo una persona come Ligresti che, stando a quanto si legge sui giornali, si è trovato in operazioni spurie, almeno trovato, parecchie volte! Non credo neppure che un operatore del settore metallurgico comperi terreni insieme a Ligresti per tenerli lì o non coltivaci o per fare agricoltura e tanto meno penso che la Lega delle cooperative - attribuisco la piena buona fede a tutti - abbia partecipato all'acquisto di questi terreni per fare dell'agricoltura! E se c'è di mezzo anche il Collegio costruttori, almeno una rappresentanza, a maggior ragione! Cari colleghi, voglio dirvi che da questa operazione, l'unica cosa che si può immaginare - Chiezzi faceva già riferimento a pressioni fatte a Borgaro - è che questi operatori incomincino, prima o poi, una operazione di pressione per la trasformazione della destinazione urbanistica di queste aree.
Questa diventa una cosa assai complicata, assai difficile da affrontare.
Credo che, dopo la discussione che stiamo facendo qui, diventi difficilissimo anche per la Regione approvare modifiche di destinazione urbanistica. Credo che bisognerà stare molto attenti su questioni delicate come queste. Ma io vi dico: questa trasformazione potrebbe avere dei fondamenti oggettivi su cui cavalcano poi operazioni soggettive di grande speculazione, portate avanti da soggetti come questi, che certo non fanno beneficenza. Forse hanno pagato tangenti da qualche parte, ma beneficenza non ne fanno, beneficenza a nome del buon Dio non ne fanno! Le cose che ha richiamato Chiezzi sono le cose che da un po' di tempo penso anche io. Perché questa gente va a comprare le aree li? Intanto perché Ligresti, essendo socio azionario, forse di maggioranza, della Torino-Milano, avendo degli interessi su uno dei poli di accesso dell'autostrada, quelle aree vorrà giocarsele bene proprio in relazione alla localizzazione, alla facilità di accesso da un'area vasta e anche da Torino che è immediatamente vicina a queste aree.
Ricorderete bene che qualche anno fa è stato presentato il progetto dell'alta velocità sulla Torino-Milano. Per primo da chi? E' stato presentato su iniziativa di Ligresti e Bonsignore. L'alta velocità in quel progetto partiva da Stura, che confina con queste aree e andava a Rho, e doveva marciare in parallelo con l'autostrada. Vedete quanto importante diventa quest'area? Non sto facendo delle malizie, sto dicendo che oggettivamente quell'area sta diventando l'area di maggiore attenzione per il futuro della trasformazione dell'area metropolitana.
L'alta velocità, quando sbuca dalla Valle di Susa a Collegno, vi siete chiesti dove riesce a passare se vuole essere alta velocità? Sono convinto che in Italia è sbagliato parlare di alta velocità. Si può parlare di una velocità efficiente, ma il sistema morfologico, il sistema urbano italiano non consente di pensare a un'alta, velocità simile a quella tra Lione-Parigi.
Ma comunque, se è alta velocità, vi siete chiesti dove passa? Da Collegno a Venaria non c'è più lo spazio per far passare una infrastruttura. Andatela a vedere. Tra gli ultimi quartieri che sono stati urbanisticamente approvati sia da Collegno che da Grugliasco alla zona di Savonera tra l'ex manicomio, tra il carcere e lo stadio, non c'è più la possibilità di passare e io non credo che possa passare l'alta velocità ce lo siamo detti - sul quadruplicamento ferroviario che entra in Torino soprattutto se deve essere, per reggere economicamente, un'alta velocità che porta merci. Ma allora quelle aree chiamate di Borgaro, ma che in realtà sono di Torino-Stura, diventano importanti per molte cose: per la stazione dell'alta velocità, per centri intermodali, per centri di stoccaggio, per servizi terziari divario genere, ricettivi, diventano importanti per il Centro Fiere nuovo, visto che il Lingotto prima o poi segnerà il passo perché non è pensabile che quella struttura sia adatta per fare un Centro Fiere, persino sulle mostre c'è una difficoltà di agibilità e di funzionamento. Ormai è detto dai critici che esaminano nel merito le bellezze delle mostre che sono state fatte, ma le disfunzioni che in quei locali si presentano.
E' questo che mi lascia deluso: che la Giunta regionale non abbia avvertito che li si possono giocare grandi interessi, ma questo mi interessa meno. Lascio all'onestà di tutti quelli che sono qui presenti dell'Assessore Gallarini che ha parlato, di Brizio, di Carletto, per avere un comportamento oggettivo e vigile per il futuro. Mi interessa invece il problema che la Giunta regionale non ha percepito: che li c'è un'area su cui in futuro conservando le aree agricole, conservando anche aree a verde ci sono le possibilità oggettive per utilizzare una parte di queste aree al fine di una riorganizzazione dell'area metropolitana in termini efficienti quello che voi dite "entrare in Europa", perché non è dentro Torino che si entra in Europa ormai,' dentro Torino si entra in Europa con una operazione di qualificazione urbana, ma dobbiamo uscire da questa concentrazione e densità di funzioni che esistono dentro Torino.
Questo mi lascia deluso, Brizio, ma lo dico davvero con tutta buon'anima, non ho secondi fini e malizie nel dire questo. Mi lascia deluso che non si sia avvertito che l'ente pubblico poteva giocare un grande ruolo. Certo io non sono per la monarchia, sono per la democrazia, ma si poteva giocare un ruolo veramente "da monarca da Cinquecento e Seicento" quando il monarca ha potuto decidere con un proprio disegno lo sviluppo di Torino.
Consentitemi ancora una cosa. Non abbiamo potuto parlare qui del piano regolatore di Torino. Carletto ha detto: "Non ne possiamo parlare perch non è in relazione alle procedure che noi ne parliamo". E non ne abbiamo parlato, ma non voglio qui discutere e polemizzare su questo.
Ma il Comune di Torino, a cui pure è stata fatta una interrogazione e interpellanza di questo stesso tipo da me sollecitata, non ha sentito il bisogno di riunirsi con la Regione, con la Provincia, con altri Comuni per trovare tutti insieme 25 miliardi. Non sono una grande cifra se sei o sette enti pubblici, assemblee elettive, istituzioni, si riuniscono. Si tratta di qualche miliardo per ente pubblico. Questa Regione, questo Comune quest'area metropolitana avrebbe la proprietà di un'area strategica. Non l'ha fatto il Comune di Torino. Nel momento in cui invece - vi ricorderete le discussioni qui - Galasso ci veniva a spiegare la distribuzione della cubatura nel Comune di Torino, a me pare assai grave che un Comune abbia discusso della distribuzione delle cubature nel Comune di Torino destinandone a privati, gran parte alle aree FIAT, togliendo alla città la possibilità di una vera riconversione qualitativa fondata su spazi molto aperti, liberi e anche su molti spazi verdi, disponendo cubature persino sulle strade, sulle piazze, sui parchi pubblici, sui binari dei treni e dei tram, da vendere.
Questa è moneta falsa che il Comune di Torino sta battendo! E' moneta falsa, è un tributo surrettizio che viene introdotto dal Comune di Torino e che potrebbe ripetere fra due anni, quando ha venduto quella cubatura da andare a costruire nelle aree di ricaduta. Questo vuol dire battere moneta falsa e mentre si dava la cubatura sulle proprie proprietà non ha pensato che poteva diventare, Comune di Torino insieme alle altre istituzioni proprietario di un'area strategica per tutelarla - come dice Gallarini - e anche per utilizzarla, magari solo marginalmente, ai fini di una politica urbanistica e territoriale davvero illuminata disponendo di proprietà in un luogo strategico dello sviluppo della città.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Che quella sia un'area strategica, possiamo pensarlo tutti. Non è da oggi, Rivalta, che quell'area è importante, e che già 15 anni fa voleva essere oggetto di un grande insediamento.



RIVALTA Luigi

E' stata fermata per 30 anni. E' passato tanto tempo e non ce ne siamo accorti!



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Comunque, è rimasta area agricola. E' stata proprietaria già allora una grossa immobiliare che aveva un certo peso; peso che è stato giocato tutto e mi pare che siamo ancora ad un'area agricola. Quindi, quando diciamo che non riteniamo di poter andare a comperare le aree agricole per difendere l'ambiente o per considerarle strategiche, credo, diciamo una cosa ovvia.
Un ente pubblico, se deve comperare un'area per tutelarla, realizza veramente la rinuncia completa a svolgere il proprio compito di controllo.
Consigliere Rivalta, se avessimo i miliardi, ci sarebbe da comprare anche l'altra parte de La Mandria, che considero importante più di quella, ai fini della tutela dell'ambiente.



RIVALTA Luigi

Ugualmente importante!



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Certo, ma se ci fosse la possibilità, se ci fossero i soldi, la comprerei e completerei La Mandria. Questa è la verità. Trovare 25 miliardi per comprare una zona agricola e fermare una possibile, teorica speculazione mi pare una richiesta eccessiva.



RIVALTA Luigi

Non mi sono fatto capire, prima. Anche con le banche torinesi si poteva fare...



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Le banche torinesi; non farmi dire tutto sulle banche torinesi e sul sistema bancario! Adesso c'è anche la Banca d'Italia che limita gli interventi, le banche torinesi possono fare solo determinati interventi.
Sta cambiando tutto, Rivalta. Il discorso di fondo è un altro; dobbiamo prendere coscienza di questa situazione: investimenti a fondo perduto in un'ottica di attesa. Si possono trovare questi privati che giochino su un'ottica di attesa e pensino di usare il loro peso politico, oppure giochino, se ci sono delle esigenze oggettive, in una rendita di posizione di attesa...



RIVALTA Luigi

Ma avresti partecipato tu, Presidente della Giunta, nella società.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Io non sono in una società, vorrei fosse ben chiaro, sono in un Comitato, come Presidente della Giunta, sì, ma se fossi stato proprietario di quell'area. Non sappiamo quale sarà il progetto; oggi quella è un'area agricola. Abbiamo la possibilità, come diceva l'Assessore Carletto, di vigilare, controllare e vedere cosa succederà, e questo lo faremo senz'altro. La volontà politica che c'è stata fino a ieri di controllare questa situazione c'è e permane, è forte, l'abbiamo qui dichiarata in modo preciso. Mi pare che abbiamo detto tutto. Che si debba comperare mi pare un'idea, ma non è per questo che debba essere l'idea di tutti e, a mio avviso, è un discorso anche di cedimento la necessità di comperare per difendere un'area o perché quest'area è strategica. Non c'è solo quell'area strategica, Rivalta, perché se l'Alta Velocità ha difficoltà a passare in quella zona, allora facciano anche un mea culpa le Amministrazioni della zona Ovest che hanno lasciato intasare tutto all'insegna del grande uso corretto del territorio; lì non passa più niente perché si è costruito in un modo osceno! In questa zona, gestita da altre Amministrazioni, si è tutelato l'ambiente molto meglio.



RIVALTA Luigi

Abbiamo eletto un Sindaco come Bertotti per uscire fuori da un clima speculativo che Torino aveva...



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Ma siccome tu mi hai detto che passo tutte le sere in una zona che è stata tutelata e difesa con grande impegno e che è la zona di sviluppo...
Ho preso tutte le lezioni possibili e immaginabili, prendine anche tu qualcuna, con un po' di umiltà! Bertotti avrà lavorato, ma se non passa niente lì è perché il terreno è stato intasato da una gestione del territorio oscena. Questa è la verità! Adesso cerchiamo di non fare una gestione oscena, cerchiamo di controllarla e riteniamo che, per controllarla, non sia necessario acquistare.



PRESIDENTE

In merito all'interpellanza n. 929 presentata dai Consiglieri Bresso Segre e Rivalta, ha chiesto di parlare il Consigliere Rivalta. Ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Voglio dire subito che questa interpellanza urgente è stata presentata a metà gennaio, riguardo un argomento molto rilevante come quello della Valle di Susa e non solo per l'Alta Velocità. Si fa riferimento anche alla velocità, ma per questo abbiamo dovuto fare un'interpellanza specifica che non si è ancora conclusati mi è stato chiesto dai funzionari della Presidenza del Consiglio se consideravo chiusa l'interpellanza con la risposta scritta dell'Assessore Nerviani. Prendo atto dello sforzo dell'Assessore, fatto con i suoi uffici, di darci una risposta scritta, ma la questione è così rilevante, è uno dei nodi del territorio piemontese su cui è necessario prestare attenzione, per cui mi sembra giusto e necessario che se ne parli e mi sembra giusto e necessario che gli interpellanti possano spiegarla.
Detto questo, proprio con spirito del tutto sereno, dico che se vogliamo su questa questione rispondere martedì prossimo, sono perfettamente disponibile a farlo.



PRESIDENTE

L'Assessore Nerviani, però mi informa che non ci potrà essere martedì prossimo, quindi sarà affrontato nella seduta successiva.



RIVALTA Luigi

Va bene. La questione, spiego alla Presidente del Consiglio e anche all'Assessore Nerviani, è di poter discutere questa questione e non di fare delle polemiche, per cui se riteniamo utile rinviarla di quindici giorni va bene.


Argomento:

Rinvio argomenti prossima seduta


PRESIDENTE

Vengono rinviati alla prossima seduta i seguenti argomenti: L.R. "Interventi regionali in ambito attività COTRAO" (Legge rinviata dal Governo), iscritto al punto 7) dell'o.d.g.
Esame progetto di legge n. 154 "Disciplina di servizio di trasporto infermi da parte di Istituti, Organizzazioni ed Associazioni private" iscritto al punto 8) dell'o.d.g.
Esame proposta di deliberazione n. 439 "Ratifica DGR n.17-15480 CONSUSA soc. Consortile per azioni. Nomina in sanatoria con i poteri del Consiglio regionale, ex art. 40 dello Statuto, dei rappresentanti della Regione nel Collegio Sindacale", iscritto al punto 9) dell'o.d.g.
Esame ordine del giorno n. 399 dei Consiglieri Giuliano, Segre Miglio "Trasporto su rotaia di persone e merci. Attuazione assunti nel convegno di Ivrea del 1989 su Prospettive di potenziamento direttrice ferroviaria Chivasso-Ivrea-Aosta", iscritto al punto 10) dell'o.d.g.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 409 presentato dai Consiglieri Spagnuolo, Rossa Picchioni, Segre, Marchini, Marino, Grosso, Chiezzi, Rabellino, Monticelli Ferrara e Majorino sul convegno neo-nazista tenutosi il 13/6 a Roma in cui è stata negata l'esistenza dell'Olocausto


PRESIDENTE

Passiamo al punto 11) all'o.d.g.: esame ordine del giorno n. 409. Si tratta di un ordine del giorno chiarissimo.
La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

L'ordine del giorno contiene una cosa che non posso condividere proprio perché condivido appieno lo spirito e i principi contenuti nell'ordine del giorno stesso, che sono alla base dell'iniziativa.
Penso che proprio nei confronti di coloro che più beceramente negano la realtà così com'è stata, come il signor Irving, lautamente pagato anche da giornali inglesi, bisogna non scendere a queste forme di censura che, in realtà, sono forme di pubblicizzazione di un modo di pensare e di negare la realtà.
Questo è il motivo per il quale non parteciperò al voto sull'ordine del giorno, non perché sono contrario, ma perché considero inadeguata la richiesta in esso contenuta. Queste cose si devono condannare, ma non si deve chiedere l'interruzione o il non svolgimento di manifestazioni di questo tipo, perché questo è un metodo affinché queste iniziative e questi movimenti abbiano sempre più risalto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Tra i firmatari dell'ordine del giorno c'è anche il mio Capogruppo, ma la mia posizione è solo in parte diversa dalla sua. Vietare significa additare il frutto proibito e molti possono pensare: "Forse è vietato (Irving) perché dice la verità". Questo è l'errore del divieto in uno Stato "semilibero" come il nostro.
Quindi, avrei lasciato entrare in Italia il professore Irving, gli avrei lasciato tenere la riunione dei nazisti, però con dei contraddittori li avrei addirittura fatti andare in televisione, dove ci fossero dei professori di storia preparati - e qualcuno, nonostante tutto, pare ci sia ancora - che avrebbero potuto dimostrare con estrema facilità e chiarezza che l'Olocausto è avvenuto. Il proibire va bene per Hitler, per Stalin e per i grandi tiranni, gli infami tiranni. Proibire è un errore gravissimo da parte di un regime che, nonostante tutte le mafie, si può ancora considerare semilibero. Proibire sì, ma anche altre cose, perché non ci sono solo i nazisti che si riuniscono, ci sono molte altre forze che esprimono opinioni negative e nefaste, e le esprimono perché sanno di poterlo fare senza bisogno di chiedere permessi, però non sentono mai la campana contraria. Ecco la vera libertà: poter sentire l'errore, ma anche la confutazione dell'errore.
Quindi, l'errore gravissimo è stato questo: "Noi ti invitiamo alla televisione e invitiamo quelli che ci credono a vedere lo spettacolo, ma invitiamo anche un dotto, un vero storico a dimostrare che la negazione dell'Olocausto, più che un'infamia, è un errore dei più banali, è un errore della propaganda". E' molto facile, per propaganda, dire il contrario della verità.
Quindi, la firma del nostro Capogruppo era giusta, purtroppo è mancato questo codicillo. Parliamoci chiaro, qui da noi esiste il monologo in tutti i campi, ma il dialogo è una cosa estremamente difficile. Invece cominciamo a prendere l'abitudine del dialogo, del dibattito, della dialettica. Allora sì che creeremo una vera civiltà.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola pongo in votazione l'ordine del giorno il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, constatato che sabato 13 giugno si è tenuto all'Hotel Parco dei Principi di Roma un convegno neonazista durante il quale centinaia di giovani naziskins hanno negato l'esistenza dell'Olocausto; valutato che purtroppo non è la prima volta che il nostro Paese assiste a così grandi violazioni della dignità e della memoria, tra l'altro regolarmente autorizzate dalle autorità competenti ritiene che di fronte a questi episodi e all'aggravarsi di fenomeni che offendono le coscienze civili e che dimostrano l'esistenza di sentimenti mal sopiti di razzismo, xenofobia, antisemitismo, è indispensabile conservare la memoria storica di quanto avvenuto e non dimenticare gli orrori del nazismo chiede che non vengano più autorizzate manifestazioni che offendono la coscienza civile del nostro Paese e si impegna a rafforzare le proprie iniziative storico-culturali rivolte ai giovani, per informarli correttamente su cosa è stato il nazismo e per costruire le basi culturali e democratiche per opporsi ai nuovi fenomeni di razzismo e xenofobia." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 31 voti favorevoli, 1 astensione (2 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione).


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordine del giorno n. 370 presentato dai Consiglieri Marino, Chiezzi Vaglio, Cucco, Miglio, Rivalta, Bresso e Tapparo sulla montagna sacra degli Apache


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare l'ordine del giorno n. 370 di cui al punto 12) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Siccome è stata in più occasioni, non ultima questa mattina dal Consigliere Fiumara, citata un po' a sproposito questa questione, mi permetto di far perdere al Consiglio qualche minuto su una questione che ritengo rilevante dal punto di vista culturale prima che politico.
I fatti sono abbastanza noti, perché in modi seppure discutibili i giornali ne hanno parlato. Non sono fatti molto diversi da quelli che abbiamo discusso nell'ultima ora.
Quello che si chiede al Consiglio regionale è di esprimere di fatto la propria attenzione ad avvenimenti che avvengono, apparentemente, lontano da noi, ma che in realtà fanno parte di quel modo sbagliato di affrontare il rapporto con il territorio che, in questo caso, coinvolge direttamente il nostro Paese. In particolare, coinvolge le risorse disponibili nel nostro Paese, perché quello di cui poco si è parlato, rispetto alla questione degli Apache, è il fatto che lo Stato italiano, attraverso il Ministero della Ricerca Scientifica, impegnerà almeno 30 miliardi in un progetto di costruzione di un osservatorio in Arizona, rispetto al quale per diverse ragioni - non solo quelle legate ai problemi posti dalle tribù Apache quasi tutti i soggetti che inizialmente erano coinvolti, in particolare numerose Università americane e alcune di Paesi europei, si sono ritirati.
Quindi, si tratta non soltanto di discutere di qualcosa che qualcuno ha confuso con i fumetti di Tex Willer, ma si tratta di discutere di un modo sbagliato con il quale, attraverso pressioni del tutto discutibili, si impegnano risorse preziose per progetti privi, per il nostro Paese, di qualunque pratico riscontro di tipo scientifico.
La cosa ha avuto anche qualche divertente scampolo locale, perché, come una parte dei presenti sanno, anche il direttore dell'Osservatorio Astronomico di Torino, come tutta la comunità scientifica degli astronomi è stato coinvolto a livello internazionale in questo progetto che coinvolge tutti, dalla Specula Vaticana all'Istituto Max Plank tedesco. Il direttore dell'Osservatorio, avendo letto sui giornali che questo Consiglio regionale, invece di discutere di cose serie, discuteva dei problemi degli Apache, ha avuto questo impeto di coerenza scientifica, per cui ha chiesto un incontro ai Capigruppo, incontro che c'è stato e nel quale lui ha espresso, ovviamente con un po' più di banalità (a mio parere), tutta quella serie di osservazioni banali con le quali si è cercato di far decollare questo progetto negli Stati Uniti, così come nei vari Ministeri compreso quello italiano. Sono banalità le cui origini probabilmente nascono da questa società, da questa lobby, molto più diffusa negli Stati Uniti che da noi, che per lanciare questo progetto dell'Osservatorio astronomico ha speso un milione di dollari: solo per lanciarlo, cioè per fare la campagna pubblicitaria! Io non mi dilungo perché forse non è l'ora per dilungarsi, anche se la questione sarebbe sicuramente interessante almeno quanto le due precedenti di cui si è cercato di discutere. Quello che chiediamo attraverso l'ordine del giorno è che questo Consiglio regionale lanci un segnale di attenzione e non di indifferenza alle questioni poste dalle tribù Apache San Carlos che hanno girato tutta l'Europa, che hanno girato il nostro Paese, per esporre il loro problema. Alcuni rappresentanti sono stati ricevuti, ad esempio, dall'on. Scalfaro nella fase in cui era provvisoriamente Presidente del Consiglio prima di diventare Presidente della Repubblica Scalfaro in persona si è impegnato a riaffrontare la questione, per quanto riguarda il ruolo del Ministero della Ricerca Scientifica Italiana e il suo ruolo personale di quel momento, per fare chiarezza.
Nel frattempo molte cose sono successe; ulteriori soggetti si sono ritirati da questo progetto; restano quindi in gioco soltanto la Specula Vaticana e la Comunità astronomica attraverso l'impegno di spesa del Ministero della Ricerca Scientifica Italiana. Bisogna anche dire che le motivazioni - che io qui non posso riportare per ragioni di tempo estremamente particolari e significative che gli Apache hanno posto, hanno avuto un varco di sensibilità in molti Paesi europei, e anche in Italia tutto ciò ha portato ad organizzare, nel giro di qualche tempo (credo nelle prossime settimane), una visita di alcuni di questi Apache, i quali sono stati comprati (questa è forse la parola più appropriata) per spiegare a quella parte di Comunità scientifica, di cittadini rimasti sensibili a queste questioni, che non tutti gli Apache ritenevano così importante, dal punto di vista della sacralità dei luoghi, quella montagna. Per cui era accettabile sostenere la devastazione, in particolare della parte alta di Monte Gram, dove sono presenti i sepolcri delle vecchie tribù indiane, ed era altrettanto accettabile la distruzione ambientale del territorio per costruire questi potenti osservatori.
Finisco dicendo - è una parziale curiosità - che la necessità di osservatori astronomici di dimensioni sempre più grandi, in particolare con lenti sempre più potenti, è dovuta al fatto che la diffusione di luminosità, in particolare delle città, è diventata talmente irrazionale che è sempre più difficile trovare dei luoghi dove costruire osservatori astronomici. In altre parole, si costruiscono sistemi di illuminazione delle città che hanno un totale spreco di luminosità e che comportano poi ammesso che questo, nell'era dei veicoli spaziali, abbia ancora una consistente rilevanza- la costruzione di osservatori che non siano disturbati dalla luminosità.
E' un segnale di attenzione a cose apparentemente lontane, da una parte, ma è anche un segnale, a mio parere, di coerenza nel modo di usare le risorse che, da quello che leggiamo sui giornali, sembrano essere scarse, nel nostro Paese; invece, in questo momento, almeno 3035 miliardi verrebbero spesi dall'Italia per contribuire a questo progetto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Il mio intervento è probabilmente considerato fuori posto; è comunque inatteso; tuttavia, mi sento in dovere di farlo a titolo assolutamente personale, manifestando anche il mio dispiacere per aver ritardato la decisione a tal punto da non giungere in tempo a sottoscrivere l'ordine del giorno presentato, ordine del giorno che avrei firmato e sul quale mi ritrovo.
Debbo dire che mi preoccupa assai poco in questo momento la questione "lobbistica" della costruzione di un osservatorio astronomico; non vorrei neppure che i colleghi fossero, da alcune informazioni, distolti dall'obiettivo vero che dovrebbe avere questo documento. Mi preoccupa sufficientemente la questione ambientale per sintonia con persone che in altre parti hanno ruoli identici a quelli che temporaneamente e modestamente io svolgo; questa preoccupazione, però, non è, ripeto, la più rilevante.
La più consistente è invece la presunta - io credo agli elementi che mi sono stati forniti - violenza che viene esercitata nei confronti di un popolo che ha antico radicamento nelle terre nelle quali si vorrebbe, in modo violento, ripeto, intervenire, tradendo la storia, tradendo le sensibilità culturali, non rispettando l'anima più antica e genuina della gente locale. Credo che il rispetto delle popolazioni locali sia un fatto dovuto, anche se non sempre ce ne ricordiamo sufficientemente.
Quest'anno si celebra il quinto centenario della scoperta dell'America io credo che Colombo sia stato un grande uomo e un grande navigatore tuttavia non ho mai avuto grande simpatie per le imprese che sono state da lui compiute e, in ogni posto in cui mi sono trovato a parlarne, ho manifestato con franchezza le riserve - ovviamente anche trasferendo il fatto a tempi lontani da noi e dalla nostra cultura - né ho mai taciuto le riserve in ordine ai comportamenti che i Conquistadores hanno avuto in quelle terre, comportamenti che spesse volte poco avevano della civiltà cristiana di cui volevano essere testimoni.
Io sono, almeno nominalmente, Preside del Liceo classico Pietro D'Anghiera di Arona. Pietro D'Anghiera fu il primo storiografo di Cristoforo Colombo, e smise la sua attività con una profonda amarezza anche se taciuta nella maniera più opportuna per quei tempi, per la constatazione di alcune violenze che i nostri uomini "latini" avevano fatto sulle popolazioni locali dell'America. Ebbene, ho riflettuto spesse volte su quanto Pietro D'Anghiera aveva detto e aveva taciuto; aveva, in un certo senso, dissentito nel limite massimo che ad un uomo di corte era allora permesso...
Firmando questo ordine del giorno e avendo anche una tribuna così importante per poter manifestare la mia posizione voglio contribuire al risarcimento "morale" nei confronti di quelle popolazioni; risarcimento morale che credo tutta la gente del nostro Paese, tutta la gente della nostra Europa dovrebbe almeno parzialmente fare, considerando la storia davvero sofferta, imposta in maniera violenta alle popolazioni locali delle Americhe.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Il mio Gruppo ha aderito all'ordine del giorno, difatti uno di noi ne è stato firmatario e, se l'avessi saputo, avrei firmato anch'io.
Le ragioni già portate dai due Consiglieri precedenti sono accettabili qui, tra l'altro, bisogna tener presente anche il fatto della religiosità.
In mezzo c'è un osservatorio, e di osservatori ce ne sono già tanti; penso che l'unica cosa che possiamo scoprire nel cielo è se qualche asteroide non stia per battere contro la terra, in modo da poterlo controbattere con qualche bomba atomica. L'utilità dell'astronomia, a ben guardare, penso si riduca tutta lì.
A parte questa opinione opinabile, penso sia da valorizzare il fatto della sacralità, della sacertà, quindi il fatto religioso. Qui siamo di fronte a una vera religiosità, cioè a una religione che impone il rispetto della natura. Da noi, prima del cristianesimo (naturalmente io sono cristiano, ma questo è un fatto personale e privato), c'erano i boschi sacri, e questa sacertà dei boschi, della natura, delle montagne faceva sì che la gente li rispettasse; noi che siamo tanto "progrediti" bruciamo i boschi, addirittura abbiamo delle persone pagate per farlo, forse per diventare guardia forestale, non lo so, comunque sono cose che capitano specialmente, ma non soltanto, in Italia.
Voto favorevole, per motivo soprattutto di tolleranza religiosa verso un popolo, che ha la sua montagna sacra, come potremmo averla noi nel Calvario, nel Sinai, ed è giusto che sia rispettata. Però, attenzione: le religioni vanno rispettate, tollerate, anche amate, magari senza condividerle come opinione, finché queste religioni, come probabilmente è il caso degli Apache, rispettano i diritti umani, i diritti degli animali.
La cosa è molto diversa quando si parla dell'Islam, per esempio. Noi sappiamo che l'Islam tollera ancor oggi la schiavitù (si parla di 100 milioni di schiavi) e quelli che vengono in Italia, magari anche clandestini favoriti da leggi della maggioranza, credono fermamente che siano giuste queste ingiustizie, che la donna sia schiava; queste cose da essi sono considerate normali; addirittura mi hanno detto - non so se sia vero - che a Torino è stato concesso il permesso per un macello islamico.
Mi hanno detto - per fortuna io non ho assistito allo spettacolo-che come viene macellato l'animale secondo il rito islamico (non ammette l'uso della pistola forse perché al tempo di Maometto non c'era ancora), l'animale soffre enormemente.



MIGLIO Mario

Nei nostri macellini, invece!



BODRERO Antonio

Nei nostri macelli non lo so, comunque se i nostri macelli sono crudeli bisogna controllare anche quelli! Però non deve valere il pregiudizio l'errore pseudo-religioso che la crudeltà verso gli animali sia giusta perché è scritto in un certo libro piuttosto che in un altro; questo è il discorso. E se vale per gli animali, vale anche per gli esseri umani. Non possiamo quindi ammettere persone che dicono: "Se voi parlate male di Maometto, vi ammazziamo", non vogliamo nuovi nazisti in Italia. La maggioranza dovrebbe capire che in questo campo la legge Martelli (votata dalla maggioranza e non solo da essa) è una legge infame.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, colleghe e colleghi, a Torino arrivano due Apache raccontano di un intervento dell'uomo bianco. Il primo Apache lamenta che l'intervento violi una montagna che considera sacra; il secondo Apache dice di non ritenere che tale intervento violi un luogo sacro.
Difendo il punto di vista del primo Apache: voterò l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, venuto a conoscenza che l'Università di Arizona, in collaborazione con altri enti fra i quali l'Osservatorio di Arcetri (Toscana) e il Vaticano, ha presentato un progetto di costruzione di un complesso astrofisico che prevede l'istituzione di un Osservatorio Internazionale sul Monte Graham, la Montanga sacra sede spirituale del popolo indiano Apache che da sempre la considera il principale simbolo della propria identità e patria considerato che il Consiglio Tribale, organo unitario di rappresentanza politica degli Apache ha intrapreso varie iniziative per raccogliere forme di solidarietà internazionale al fine di ottenere la rinuncia al progetto che distruggerebbe l'integrità territoriale e l'uso spirituale di Monte Graham da parte del popolo Apache; venuto a conoscenza che in seguito a tale iniziativa già due degli enti interessati (lo "Smithiso-nian Institute' e l'Università dell'Ohio) si sono ritirati e che anche in Italia è presente una delegazione Apache (ricevuta anche dal Presidente della Camera Scalfaro) che chiede che l'Osservatorio di Arcetri e il Vaticano si ritirino dal progetto esprime il sostegno del Consiglio regionale nei confronti del diritto delle popolazioni Apache a mantenere l'uso e l'integrità della 'Mount Graham' impegna il Presidente della Giunta regionale a informare il Governo Italiano, i Presidenti delle Camere, l'Osservatorio di Arcetri e il Vaticano della solidarietà espressa al popolo Apache dai rappresentanti della popolazione piemontese invitandoli a prendere decisioni atte a far recedere i promotori principali del progetto dal portarlo avanti anche verificando la possibilità di ricercare siti alternativi." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 19 voti favorevoli, 4 astenuti, 3 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.
(La seduta ha termine alle ore 18,45)



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