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Dettaglio seduta n.162 del 23/06/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 8) all'o.d.g., che prevede la conclusione del dibattito sul ruolo del Consiglio regionale e sul nuovo regionalismo, si sono riuniti più volte i Capigruppo. E' stato loro consegnato un riepilogo formale di tutte le proposte avanzate nel dibattito in Consiglio regionale.
C'è stata una prima discussione, le proposte verranno consegnate a tutti coloro che intendessero averle, ma i Capigruppo le hanno comunque a disposizione.
Si è convenuto di dare un tempo di 15 giorni ai vari Gruppi per consegnare osservazioni, nuove proposte, chiarimenti ed approfondimenti di quanto emerso. Dopodiché il Presidente del Consiglio e i Presidenti delle varie Commissioni che sono chiamate ad approfondire le tematiche emerse daranno luogo agli iter, agli incontri e alle proposte discese dai contenuti del dibattito d'aula.


Argomento: Informazione - Problemi del lavoro e della occupazione

Esame mozione n. 348 e ordine del giorno n. 408 relativi alla chiusura di "Stampa Sera" e della "Gazzetta del Piemonte"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della mozione n. 348, presentata dal Consigliere Chiezzi, di cui al punto 12) all'o.d.g.
Questa mattina è pervenuto un ulteriore documento da parte dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti. Si era convenuto di collegarlo alla discussione che riguardale problematiche della "Gazzetta del Piemonte" pregherei quindi il Consigliere Chiezzi di voler illustrare entrambi i documenti.
CHIEZZI Giungiamo con tre mesi di ritardo a discutere il documento che avevo presentato quando si paventava la chiusura del quotidiano del pomeriggio "Stampa Sera". Era una chiusura che aveva allarmato il mondo dell'informazione piemontese e che era stata oggetto di grandi preoccupazioni sia da parte di esponenti istituzionali sia delle organizzazioni sindacali sia dal mondo sociale e culturale piemontese che avevano visto, nella chiusura di "Stampa Sera", non solo una secca perdita del settore dell'informazione quotidiana, ma anche una perdita di carattere più generale, qualcosa di Torino che moriva e che non sarebbe più tornato.
Tra le cause di questa crisi veniva messo in luce il fatto che il mercato, questo idolo, non consentirebbe la presenza economicamente attiva di un quotidiano del pomeriggio, e la chiusura di "Stampa Sera" era stata data per scontata.
A me parve che una reazione così modesta da parte delle istituzioni della Regione in particolare, fosse inadeguata alla gravità del problema.
Veder chiudere un giornale mi pare sia un fatto di fronte al quale la Regione Piemonte dovrebbe reagire con il massimo sforzo ed attenzione e la massima capacità propositiva. Ritengo che anche per la chiusura di "Stampa Sera" la Regione avrebbe dovuto immediatamente convocare le parti l'editrice, il Comitato di redazione; avrebbe dovuto sentire le proposte le valutazioni e le analisi delle parti in causa e avrebbe dovuto predisporre un programma di sostegno, di carattere generale all'editoria che poteva riverberarsi positivamente anche nei confronti di "Stampa Sera".
Avevo presentato questa mozione nella speranza di trovare un'eguale sensibilità nei colleghi del Consiglio. Ritengo che queste prese di posizione, se accompagnate da interventi concreti che dimostrino, nei fatti, che la Regione Piemonte tende a fare di tutto per sostenere il pluralismo dell'informazione, non siano atti inutili. Ma questa è acqua passata.
In quella mozione, eravamo nel marzo 1992, mettevo in luce il fatto che forse un altro giornale quotidiano stava versando in non buone acque. Non nominai la testata di questo quotidiano, preoccupato di non alimentare delle voci che potevano essere semplicemente allarmistiche e denigratorie ma dato che si trattava di voci, a mio parere fondate, avevo citato il fatto. Chiedevo un intervento della Regione Piemonte su "Stampa Sera" e ripeto - ricordavo le preoccupazioni concernenti un altro quotidiano torinese. Discutiamo questa mozione tre mesi dopo e lo facciamo nel momento in cui l'editrice della "Gazzetta del Piemonte" ha deciso di sospendere la pubblicazione di questo quotidiano. Allora colleghi, l'allarme che avevo lanciato era purtroppo fondato e le richieste che avevo formulato alla Giunta regionale e al Presidente del Consiglio regionale, di un intervento autorevole è immediato volto a scongiurare la chiusura del quotidiano e a rilanciare un programma regionale di sostegno dell'editoria, erano opportune. Ho aggiornato la mozione con il problema della chiusura della "Gazzetta del Piemonte". E' ben triste, colleghi, scrivere tre mesi dopo la stessa mozione con la quale si tentava di difendere un giornale quotidiano riscriverla con gli stessi concetti per tentare di evitare la chiusura di un secondo giornale quotidiano. E' veramente sconfortante.
In occasione della chiusura di "Stampa Sera" non abbiamo fatto nulla il Consiglio regionale ha taciuto, nonostante la presentazione della mozione. Non facciamo altrettanto nei confronti della "Gazzetta del Piemonte"! Ci troviamo nuovamente di fronte alla chiusura di un giornale.
La storia della "Gazzetta del Piemonte"è diversa da quella di "Stampa Sera"che era entrata nella cultura, nel modo d'essere e di vivere di tanta parte dei torinesi; era appoggiata da un'editrice di grandi possibilità. La vicenda della "Gazzetta del Piemonte" ha tutt'altra natura.
Se tornate con il pensiero ai comunicati che hanno fatto il Comitato di redazione e il giornalista Bruno Angelico, il giorno dopo aver conosciuto la loro sorte di professionisti dell'informazione, vi rendete conto che la vicenda della "Gazzetta del Piemonte" è la vicenda di un giornale nato dal nulla, una scommessa di fronte alla quale sono sempre state date, ai lavoratori interessati e al mondo dell'informazione, le più ampie assicurazioni. Bruno Angelico scriveva di essere stupefatto della convocazione del Comitato di redazione fatta dalla proprietà, tra la scelta di un titolo e l'altro. Proprietà che, fino a pochissimi giorni prima aveva assicurato che l'editrice avrebbe dato le pubblicazioni.
Il successore di Gian Mauro Borsano sarebbe stato il figlio, prossimo editore di questa testata. Bruno Angelico, visto il figlio ancora bambino presupponeva una lunga vita del giornale dato che il padre assicurava: "il prossimo editore sarà mio figlio". Bruno Angelico ha usato anche parole amare, perché ha sollevato il fatto che un giornale non si inventa e un'impresa editoriale non può pensare di avere il timer che finisce nei dintorni del 5 aprile dell'anno successivo. L'impresa editoriale deve mobilitare risorse potenti e solide, capaci di resistere il tempo necessario per formare le radici di un nuovo giornale, tra la gente, per farsi un nome, per essere riconosciuto come informazione meritevole di attenzione. Tutto questo non è stato e, in quattro e quattr'otto, i giornalisti si sono trovati senza il loro giornale.
I giornalisti hanno immediatamente convocato un'assemblea permanente.
Hanno dimostrato di aver creduto alle assicurazioni ricevute e di voler lottare per salvare il giornale, perché in questo anno di vita, leggendo sempre i comunicati dei giornalisti, si era creato un pool che funzionava che aveva costruito un'informazione, non sempre come avrebbero voluto, con qualche scivolone, ma complessivamente riconosciuta da decine di migliaia di lettori. Avevano costituito un gruppo di lavoro cui non intendevano rinunciare.
Le vendite della "Gazzette del Piemonte" erano ultimamente di diecimila copie al giorno e sono giunte, in qualche edizione, alle quindici diciottomila copie. Se pensiamo che il giornale "la Repubblica" vende poco più del doppio a Torino, si trattava di un numero di copie vendute non del tutto irrilevante.
Sottolineo, quindi, il fatto che questa chiusura è stata contrastata decisamente da chi vi lavorava. Per questo chiedo un intervento della Regione Piemonte che dimostri, concretamente, che si vuole sostenere questa battaglia.
Teniamo conto che, al momento della chiusura, e anche subito prima quando il proprietario dava assicurazioni a tutti, erano emerse alcune ipotesi di proprietari di testate giornalistiche, di testate televisive gli stessi giornalisti avevano detto che in breve tempo erano disponibili a costituirsi in cooperativa per salvare il giornale. Insomma, c'è stata un'azione di lotta decisa che ritengo la Regione debba sostenere. Non si deve assistere come ad un evento esterno al nostro interesse alla chiusura di un altro giornale, dopo "Stampa Sera", la "Gazzetta del Piemonte". In questo modo l'informazione quotidiana è nelle mani dell'editrice "La Stampa", che ormai domina il mercato. Sappiamo che quando c'è il dominio del mercato ci può essere l'arbitrio, ci possono essere tante brutte cose.
Abbiamo bisogno di avere, invece, un'editoria ricca e pluralista. Siamo in presenza di un Comitato di redazione e di lavoratori che impegnano le loro forze per salvare il giornale. Facciamo almeno altrettanto, colleghi! Dimostriamo che la Regione scende a sostegno di questa difesa non solo del posto di lavoro, ma del pluralismo dell'informazione, utilizzando tutte le capacità che ha.
La prima capacità, Presidente Brizio, è quella di prendere posizione di esistere e lanciare una voce di sostegno alla ripresa delle pubblicazioni. Chiedo - l'ordine del giorno che chiedo sia messo in votazione lo dice con chiarezza - quattro cose: 1) che la Giunta regionale incontri il Comitato di redazione della "Gazzetta", la proprietà e l'Associazione Stampa Subalpina, in modo da assumere tutte le informazioni in merito alla vicenda 2) che, nell'ambito di questa ricognizione, ricerchi, verificando le voci che sono anche state riportate in articoli di giornale, possibili soluzioni che permettano la prosecuzione dell'attività editoriale della "Gazzetta" 3) che si solleciti la proprietà a rispettare gli accordi. Chiedo all'Assessore Cerchio, che vedo che ascolta - almeno lui, quasi sempre che si rispettino gli accordi assunti con i dipendenti, in particolare per quanto riguarda le spettanze dei giornalisti 4) che si predisponga a questo punto, Presidente Brizio, un programma regionale di intervento a sostegno dell'informazione quotidiana stampata nell'ambito di un programma generale di rilancio dei rapporti tra la Regione e tutte le forme in cui si sviluppa l'informazione carta stampata televisioni e radio.
C'è bisogno che nel settore dell'informazione la Giunta regionale e il Consiglio regionale facciano sentire la propria voce e non assistano alla creazione di un regime di monopolio nella carta stampata quotidiana, che è pericoloso per la completezza e l'obiettività dell'informazione e che depaupera fortemente i punti di vista di questa nostra società che vengono a questo punto filtrati da un'unica voce. Questo penso e spero che il Presidente Brizio lo comprenda e condivida.



PORCELLANA FRANCESCO



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Chiezzi.
Ha ora la parola il Presidente della Giunta, Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Il giudizio sullo stato dell'informazione in Piemonte non può che essere preoccupato. A fronte di una relativa ripresa diffusionale del maggior quotidiano del mattino, che - dopo una flessione registrata negli ultimi due anni - nei mesi scorsi ha invertito la tendenza, altre due "voci", quella storica del pomeriggio, che esisteva dal 1939, e che ha rappresentato in certi periodi una quota consistente dell'informazione piemontese, e la recente iniziativa editoriale della "Gazzetta del Piemonte", hanno chiuso i battenti.
Se a fianco della contrazione dell'informazione sulla piazza torinese si aggiungono le pesanti difficoltà che stanno attraversando altre due recenti iniziative editoriali quotidiane, il "Quotidiano Nuovo" di Novara e la "Provincia" di Biella, Borgosesia e Vercelli, il panorama piemontese diventa decisamente nero. A presidio di un certo pluralismo informativo stampato rimangono saldamente i periodici locali (settimanali e bisettimanali in specie), il cui barometro segna generalmente bel tempo e per alcuni di essi, anche ottimo.
Ma il pianeta informazione non è solo la carta stampata; nel settore radiotelevisivo le condizioni sono in parte migliori: la perdurante incertezza riguardo alla concessione da parte del Ministero delle Poste delle autorizzazioni alle trasmissioni alle emittenti locali; il pesante ed ingiustificato ritardo nella definizione del piano delle frequenze radiofoniche; le storture sul mercato pubblicitario (peraltro in fase di contrazione, parallelamente alla crisi per deindustrializzazione che anche la nostra Regione sta attraversando), più volte polemicamente evidenziate anche dal Presidente degli editori, Giovannini, sono tutti fattori che concorrono a definire la situazione complessivamente preoccupante.
Per quanto riguarda poi l'occupazione di giornalisti e poligrafici delle due testate quotidiane torinesi, se la chiusura di "Stampa Sera" non ha prodotto traumi occupazionali, essendo stato salvaguardato l'assorbimento nell'editrice "La Stampa" del personale in carico alla testata del pomeriggio, la situazione dei lavoratori della "Gazzetta del Piemonte" è più preoccupante. Un accordo, siglato tra il Comitato di redazione dei,giornalisti, l'Associazione Stampa Subalpina e la GIMA edizioni, nella settimana successiva alla cessazione delle pubblicazioni (avvenuta senza preavviso il 30 maggio), è stato portato ufficialmente a conoscenza della Regione, all'Assessore al lavoro, Cerchio, che aveva già favorito, nell'aprile scorso, un altro incontro sindacale tra le parti per la regolarizzazione di una decina di posizioni di lavoro cosiddetto "abusivo". E debbo dire - l'Assessore Cerchio poi interverrà nello specifico - che ben quattro riunioni ha tenuto l'Assessore Cerchio a nome della Giunta con il Comitato, con l'Associazione Subalpina e con la proprietà per cercare una soluzione che per altro, fino ad ora, non è stata possibile vedere con certezza.
Nell'intesa (la prima settimana di giugno) le parti si accordavano per una sollecita richiesta della Cassa integrazione per i dipendenti giornalisti dell'editrice; analoga intesa avveniva per i poligrafici, e la Regione metteva a disposizione i propri uffici e la propria competenza ed esperienza per la corretta e più rapida possibile istruttoria della pratica di richiesta della Cassa integrazione stessa.
Nell'accordo, l'editore Borsano si impegnava anche a liquidare tutte le spettanze dovute ai giornalisti che intendevano dimettersi dall'editrice entro il 30 giugno.
Il termine ultimo di scadenza per onorare questi impegni, secondo i meccanismi previsti dal contratto giornalistico di lavoro, scade domani 24 giugno, ma a tutto ieri (22 giugno) non risultavano rispettati. Questa situazione accresce la tensione nel corpo redazionale che da quasi un mese mantiene una sorta di presidio del giornale, in attesa di vedere liquidate le proprie spettanze. Per un'altra parte del personale giornalistico, non ancora professionista, sarà l'ordine dei giornalisti a valutare caso per caso le diverse situazioni.
Tutti i giornalisti risultano comunque assistiti nella controversia da un avvocato messo a disposizione dall'Associazione Stampa Subalpina.
Indiscrezioni ipotizzano infine di contatti che sarebbero in atto tra l'editore Borsano ed eventuali nuovi acquirenti; contatti di cui le cronache cittadine hanno riportato echi e dichiarazioni. La Regione non pu che auspicare che le pubblicazioni della "Gazzetta del Piemonte" o di altra testata quotidiana torinese riprendano presto. Soprattutto auspica che un eventuale piano editoriale, che venga presentato da un nuovo editore, sia un piano credibile, finanziariamente sostenuto in modo congruo professionalmente gestito, per evitare che vadano a ripetersi le docce scozzesi degli entusiasmi imprenditoriali seguiti da quegli scivoloni che finiscono per indebolire un settore che ha invece assai bisogno di trasparenza, serietà, professionalità, per accrescere davvero e non solo a parole il pluralismo informativo del Piemonte.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.
MONTICELLI Credo che dobbiamo essere grati al collega Chiezzi per avere, con una certa testardaggine, proposto questo tema all'attenzione del Consiglio fino alla discussione di questi documenti, in particolare di quello presentato oggi stesso, specifico sulla "Gazzetta del Piemonte": Si tratta di un tema grosso, rilevante, e dico fin da ora che il nostro Gruppo voterà a favore di questo ordine del giorno. Quello che mi premeva dire, però, è che in questo ordine del giorno dobbiamo apprezzare, come stimolo alla riflessione di tutto il Consiglio e all'iniziativa della Giunta, l'ultimo punto, quello che indica la necessità, l'impegno, per la Regione, di predisporre un programma di intervento a sostegno dell'informazione quotidiana. Impegna la Giunta a porsi, perlomeno, il compito di ragionare sulle condizioni dello sviluppo, del pluralismo dell'informazione nella nostra Regione e cosa può fare la nostra Regione a questo scopo, sapendo che non esiste una competenza specifica della Regione, ma ci possono essere interventi di vario ordine, di ordine politico, di strutture per l'infor mazione atte a favorire questo obiettivo.
Dico questo perché, per altri aspetti, il documento proposto dal collega Chiezzi logicamente pone problemi di altro ordine, che sono problemi di sostegno di vicende sindacali sempre difficili, in questo caso la chiusura di un quotidiano. Pone soprattutto - e su questo, secondo me vale la pena di ragionare - il tema del pluralismo. In proposito voglio dire, con estrema franchezza e semplicità di linguaggio, che la questione del pluralismo dell'informazione, soprattutto quando si parla di informazione quotidiana in Piemonte, è davvero una questione aperta in condizioni molto difficili. Se noi ragioniamo anche sul recente passato io sono un po' del mestiere, sono giornalista professionista, l'ho fatto in passato, anni fa, quindi lungi da me l'idea di parlar male della mia categoria o del mondo a cui ho appartenuto per una certa parte della mia vita- è indubbio che difficilmente possiamo catalogare la vicenda di "Stampa Sera", specie nell'ultimo periodo, come parte di un discorso di pluralismo dell'informazione.
La vicenda di "Stampa Sera", specie nell'ultimo periodo, faceva parte di un discorso diverso: più che pluralismo dell'informazione era un momento di attività editoriale, di lavoro per delle persone, ma non rappresentava se vogliamo essere onesti e sinceri fino in fondo, un momento reale di pluralismo dell'informazione. Si trattava, infatti, di un'impresa editoriale, di una direzione giornalistica tutta interna ad un grande quotidiano già esistente, che continua tuttora ad esistere, in cui l'uscita di "Stampa Sera" non rappresentava di per sé un momento di articolazione vera, di dialettica vera; reale, del discorso informativo nella nostra realtà regionale. Da questo punto di vista - anche qui cerco di essere il più possibile chiaro ed onesto - anche la stessa "Gazzetta del Piemonte" presentava molti elementi critici dal punto di vista del pluralismo dell'informazione. E' stato un episodio di pluralismo dell'informazione "preelettorale". Ha avuto un po' queste caratteristiche, quella vicenda questo non vuole esprimere in alcun m'odo una critica, un demerito, per i colleghi giornalisti che vi hanno lavorato, i tipografi, i lavoratori che oggi sono impegnati in una vicenda sindacale dura, ai quali deve andare tutta la nostra solidarietà e l'impegno anche effettivo di solidarietà della Regione. Però, dal punto di vista dell'iniziativa editoriale anche quello era un pluralismo dell'informazione un po' particolare.
Io l'ho definito, con una battuta un po' maliziosa, un po' pre elettorale. Il problema reale che abbiamo in Piemonte, semi è consentito si colloca a livelli diversi rispetto a queste esperienze che purtroppo sono comunque finite (sia "Stampa Sera" che la "Gazzetta del Piemonte"). Si pone al livello di un contraddittorio reale dell'informazione regionale che oggi non esiste, perché sulla piazza fondamentale, che è poi quella di Torino, oggi continuiamo ad avere una situazione di reale monopolio dell'informazione e non un pluralismo, se non parzialmente per la presenza della cronaca di un giornale nazionale quale "la Repubblica". Non esiste però una testata completamente autonoma, indipendente ed all'altezza di rappresentare un contraddittorio reale rispetto al monopolio del giornale "La Stampa"; questo è il vero problema.
Mi rendo conto che la Regione ha strumenti, possibilità di intervento limitate ed in parte li usa. Forse varrebbe la pena di ragionare all'interno del nostro Consiglio, su come li sta usando per intervenire su un terreno "minore" del mondo dell'informazione, che è la stampa periodica che esiste in molte aree della nostra Regione, che sono i mezzi radiotelevisivi locali.
Mi rendo conto, quindi, che il tema di una stampa quotidiana che si ponga come contraddittorio reale rispetto a "La Stampa" è un tema che in gran parte esula dalle capacità di intervento operativo della Regione.
Questo però è il vero tempo politico del pluralismo in Piemonte. Non ce n'è altri. Il resto, se mi si consente, è, purtroppo, meno rilevante dal punto di vista del pluralismo, anche se è molto importante dal punto di vista della difesa di posti di lavoro, della difesa di professionalità, che vanno garantite e tutelate. Quindi, con questo spirito ho apprezzato l'iniziativa del collega Chiezzi e annuncio il voto favorevole del mio Gruppo all'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.
BODRERO Sono d'accordo sul fatto che il pluralismo c'entra poco. Io leggo parecchi giornali, leggevo "Stampa Sera", leggevo la "Gazzetta del 'Piemonte". Esiste la famosa o famigerata legge che ha istituito l'Ordine dei giornalisti, cosa che nei paesi di vecchia democrazia non esiste perché il giornalismo non è un mestiere come può essere quello del medico o dell'avvocato: il giornalista è quello che, anche se scrivesse nella maniera più sgrammaticata possibile, dice la verità; quando non dice la verità non è più giornalista. Quindi è un fatto morale, non è un mestiere con sindacalismi e corporativismi vari. Si formano gruppi di pressione. Noi abbiamo visto recentemente "la Repubblica" fare un'intervista in cui si parlava del nostro Consiglio denigrandolo - nessuno ha finora preteso da "la Repubblica" che smentisse - dove si diceva che i lavori si svolgono nell'aula vuota. Io mi domando come un giornale possa intitolare così un articolo, perché, fino a prova contraria, se l'aula è vuota non si svolge nessun lavoro: la logica non è un'opinione; non parliamo poi dell'arbitrarietà del premiare i beniamini citandoli come gli onnipresenti alle riunioni. Lì poi andiamo nel grottesco, nella farsa. Non so come sia possibile dire queste cose, soprattutto da parte di giovani; il vecchio incallito può anche incarognirsi un pochino, ma che il giovane cominci così presto a dire le cose che non sono, fa veramente cadere le braccia e amareggia moltissimo.
Come dicevo, ho letto questi giornali, ma effettivamente l'obiettività che è la cosa più importante di cui sto parlando - era molto manchevole.
Intanto del federalismo non se ne parlava o se se ne parlava era per attaccarlo. Quindi io dico che il giornalismo è giornalismo se effettivamente fa sentire tutte le campane, se crea il dibattito e non il monologo, non che uno dice la sua e se il direttore è di buona luna accetta anche la lettera contraria, altrimenti ne taglia una fetta oppure non pubblica niente degli avversari. Questo oggi è il sistema normale. E' difficile trovare fra i giornali che conosciamo, che abbiamo più sovente in mano, i più comuni, purtroppo più popolari, quelli che pubblichino lettere non sciocche, ma che dimostrino le gravi pecche del giornale in questione.
Quindi il popolo è diseducato. Questa è la prova che si tratta di un giornalismo con troppe virgolette. Ciò che deve fare la Regione, come Consiglio e come Giunta, è questo: controllare se l'informazione è attendibile e pretendere rettifiche. Tutti i giorni ci sono notizie - per usare un linguaggio magnanimo - sbagliate, erronee. Poiché c'è un Ufficio Stampa regionale, secondo me il compito principale di questo Ufficio è proprio quello di rettificare le bugie che si scrivono in giro. Non dico tutte insieme, perché tutte insieme farebbero un'enciclopedia! Però almeno faccia questo: il fare questo è meglio che cinquanta giornali a Torino.
L'importanza dell'informazione è tutta lì, altrimenti non li chiamerei giornalisti; mi accontenterei per ora di chiamarli cronisti, perché il vero giornalista è qualcosa di più elevato e non si abbassa a certe cose.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.
PICCHIONI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, le vicende del giornalismo piemontese sono legate più a sconfitte che a vittorie. Almeno dal punto di vista pluralistico, dal punto di vista del numero delle testate. E dobbiamo per questo ricordare non solamente le vicende di questi giorni, di queste ultime settimane, ma addirittura le incredibili vicende della "Gazzetta del Popolo", quando la "Gazzetta del Popolo", alcuni decenni fa - mi dispiace di parlare di decenni fa - con Ottone, che era il padre dell'attuale Ottone, con Gianni Granzotto, con altri giornalisti di vaglia, non solamente tallonava "La Stampa", ma riusciva anche a superarla. Non so per quale artificio, per quale cambiamento nella psicologia del popolo piemontese la "Gazzetta del Popolo" è finita come è finita, e "La Stampa" ha preso il sopravvènto che, dobbiamo riconoscere tutti, è un sopravvento quasi monopolistico.
Direi che "La Stampa", per i torinesi, è un po' come il quinto Vangelo.
Ricordo un articolo molto esilarante di Giorgio Bocca, nel quale si dimostrava come il torinese fosse effettivamente Stampa-dipendente: sia che fosse al mare, sia che fosse in città, sia che fosse ai monti, sia che fosse all'estero; per lui "La Stampa" era un punto di riferimento che dalla meteorologia fino allo sport diventava un fatto inossidabile e pertanto incontrovertibile. E' in questo quadro che si inserisce il discorso sul pluralismo informativo del Piemonte.
Certamente non spargo lacrime per "Stampa Sera". Un momento fa il Consigliere Monticelli ha detto che "Stampa Sera" era una parodia bruttissima delle notizie che "La Stampa" pub-blicava al mattino, era nient'altro che una rimasticatura, una ribollita; senza alcuna capacità di inventiva, senza alcuna capacità di articolare (se non per le ultime pagine a colori) un'informazione che non voleva essere alternativa - per carità! ma poteva essere complementare, vista l'ora di uscita.
Certamente il problema della "Gazzetta del Piemonte" ha portato un minimo di ossigeno a quella che poteva essere una voce troppo monocolore del nostro panorama piemontese. Ma la "Gazzetta del Piemonte" si è basata soprattutto su una formula che il suo editore credeva vincente e che invece poi è diventata una formula fallita, la formula cioè del lettore tifoso. Il grande numero di tifosi doveva essere trainante rispetto al lettore medio al lettore che poteva trovare una sua complementarità nello sport leggendo la "Gazzetta del Piemonte". Questa cosa non è vissuta più dello spazio di un mattino. Malgrado i risultati brillanti del Torino e della sua dirigenza, questa cosa ha avuto lo spazio puramente di un mattino elettorale. Il problema de "La Stampa" pone certamente delle valutazioni diverse e allora dobbiamo anche prenderne atto. In un momento in cui il mondo americano si vede sopraffatto, per non dire contraddetto, nella sua capacità di giocare gli equilibri politici, nel momento in cui - non solamente per la campagna elettorale in atto, ma per tutto quanto concerne il sistema esecutivo del Paese - si vede costretto a ricorrere alla cosiddetta videocrazia, dove un candidato sconosciuto mette in crisi non solamente il Pentagono, non solamente la Casa Bianca, ma tutto il sistema del potere americano, noi dobbiamo pensare o ripensare al problema della democrazia e del pluralismo in questi termini.
Noi, caro Pino, stiamo veramente cercando di accompagnare questa era tecnologica con il bastone della nonna, cioè con un carroattrezzi non più in uso, mentre il grosso problema non è il giornale (anche se qui c'è una grossissima querelle tra coloro che naturalmente supporta- , no la carta scritta - e pertanto anche la propaganda e la pubblicità - contro quello che è il sistema onnivoro della televisione, contro quello che viene chiamato il villaggio globale della televisione stessa).
Ma quando in questo Paese la campagna politica, 'opinione pubblica viene ad essere condizionata da "Samarcanda" o da "L'istruttoria" o dai suoi vicini o dai suoi parenti più prossimi, ecco il problema è questo: come ci possiamo interrogare, in quale modo, in un Paese dove endemicamente il libro e il giornale sono minoritari? In quale modo possiamo creare tali e tanti strumenti pluralistici di modo che alle "samarcande" e alle "istruttorie" si possano avere delle voci alternative se non complementari? Credo che questo sia un po' il nostro discorso. Credo che questo sia il discorso sul quale ci potremo anche confrontare. Credo che gli impegni di incontrare il Comitato, di ricercare nell'ambito di un maggiore pluralismo delle vittorie quotidiane, sollecitare la proprietà, siano stati assolti lodevolmente e puntualmente dall'Assessore Cerchio.
Quando il Consigliere Chiezzi dice: "Predisporre un programma regionale di intervento a sostegno dell'informazione quotidiana stampata nell'ambito di un generale e qualificato rilancio del rapporto Regione-mass media" sarei d'accordissimo con lui. Però bisogna anche dirci con molta chiarezza quali sono state le iniziative che questo Consiglio - non parlo della Giunta - ha predisposto oppure ha messo a fuoco. Noi abbiamo studiato un'ipotesi di "question time". Ci sono stati dei riscontri negativi dal punto di vista finanziario, ci sono state forse delle informazioni non sufficientemente calibrate, ma anche quella che poteva essere un'iniziativa per dare una voce al nostro consesso, al nostro Consiglio regionale, è naufragata, direi miserevolmente, di fronte ai primi ostacoli.
Allora, che cosa significa "predisporre un programma regionale di intervento a sostegno dell'informazione"? Passare il piattello? Dare un obolo? Creare delle condizioni infrastrutturali? Abbiamo discusso, nella Commissione ad hoc, come si poteva incentivare una produzione, ma allora era riferito solamente al mondo giornalistico televisivo, al mondo dell'informazione televisiva. Cosa si può dire, che cosa si può fare per predisporre un programma regionale di intervento a sostegno dell'informazione? Credo che queste cose debbano essere precisate, se non vogliamo solamente fare un atto di omaggio riverente a due caduti che non esistono più.
Mi auguro che la "Gazzetta del Piemonte" - per quanto so io, per quanto mi è stato detto anche stamani - possa riprendere voce, volto e forma direi tipografica, con delle sinergie piemontesi. Così è stato detto. Però, al di là di questo, che cosa possiamo fare, se non vogliamo noi stessi - non credo che queste siano le invenzioni del Consigliere Chiezzi - cercare degli interventi che possono essere di larvato o palese colonialismo o credo? Ritengo invece che il nostro compito sia quello di cercare di sostenere l'informazione pluralistica. Dobbiamo dire anche questo con molta chiarezza: "La Stampa" è diventato un bel giornale; "La Stampa" è uno dei giornali che si fa leggere in tutto il Paese. "La Stampa" è diventata una "opinion leader", è diventata, attraverso le sue articolate presenze attraverso le sue articolate collaborazioni, un giornale dove si può avere un certo microcosmo del Paese, non voglio dire integrale, ma certamente completamente diverso da quanto solamente pochi mesi fa, prima che venisse Mieli, "La Stampa" poteva presentare alla nostra opinione, alla nostra attenzione.
Non so cosa si possa fare. Sono disponibile, credo anche il nostro Gruppo, a votare questo ordine del giorno. Quello su "Stampa Sera" mi sembra abbastanza datato, per cui non lo prenderei in considerazione.
L'ordine del giorno dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti mi pare invece possa meritare la nostra meditazione, soprattutto il nostro voto favorevole. Però dobbiamo ancora domandarci quali sono gli strumenti, quali sono le possibilità reali, qual è la possibilità di incidenza del nostro Consiglio e della nostra Giunta affinché la presenza della stampa in Piemonte (la stampa in generale) possa avere quel respiro pluralistico che noi tutti desideriamo.
Prima il collega Monticelli ha detto: "C'è Repubblica". Però, qual è stata l'incidenza di "Repubblica"? Non so. Pochi lettori? Non lo so. Mi pare che non abbia avuto quel successo che avrebbe meritato; forse le sue notizie sono un po' troppo romanzate, non piacciono all'aplomb torinese e piemontese; forse una certa informazione è drogata, non lo so; forse non incontra la psicologia media di un lettore sufficientemente calibrato nel sapere scegliere e soprattutto avveduto nel sapere distinguere la notizia dal commento. Queste, però, sono tutte valutazioni che facciamo così, in un momento in cui il tuo documento ci porta a farle in modo sparso.
Credo che, al di là di questo impegno con cui dobbiamo legare la Giunta regionale ad un problema certamente importante, dobbiamo far sì che gli interventi che possiamo mettere in pista possano essere soprattutto quelli di uniformazione del nostro lavoro legislativo, del nostro lavoro d'aula e del nostro lavoro di assemblea, anche per quanto concerne gli interventi politici. Tante volte vedi amo che tutto quanto viene fatto o detto in questo Consiglio viene mortificato, perché non presenta in maniera sufficiente quel tanto, quello smalto, quella capacità di incuriosire il lettore, quella capacità di essere soprattutto notizia.
Noi siamo un organo di legislazione; al di là di alcuni interventi un pochettino problematici, la legislazione non trova in se stessa dei sostegni eccessivamente brillanti per essere sempre nelle prime pagine dei giornali. Dobbiamo dunque trovare degli strumenti affinché la nostra informazione, l'informazione del nostro Consiglio possa avere quel rispetto e soprattutto quell'amplificazione che essa merita.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.
ZACCHERA Direi che questo dibattito, che pur è così poco seguito anche dalla Tribuna Stampa - vedo che sono assenti la gran parte dei corrispondenti che normalmente seguono i lavori del Consiglio regionale - abbia invece una sua importanza; importanza che, senza ripetere cose già dette, mi obbliga subito a mettere dei "paletti", come si suol dire.
Io non accetto le dichiarazioni del collega della Lega Nord che poco fa, secondo me, ha anche un po' offeso tutti quelli che, come me, sono iscritti all'Ordine dei giornalisti. Non intendo che l'Ordine dei giornalisti sia una specie di corporazione, ma può anche essere un'autotutela. Non ci vedo nulla di male nell'esistenza di un Ordine, in quanto ci si può iscrivere e partecipare liberamente; penso che l'importante sia che i giornalisti abbiano e mantengano la propria indipendenza di pensiero, il che è tutta un'altra cose.
Ma il problema, colleghi, secondo me non è questo; il problema è un altro, e cioè che in Italia la stampa, l'editoria in questo caso, non vive in un regime di mercato normale, ma è in una situazione drogata, in una situazione esterna dove - come peraltro quasi in tutto il mondo - la stampa quotidiana risente pesantemente della concorrenza e dell'influenza del mezzo radiotelevisivo. In tantissime altre parti del mondo, soprattutto di più consolidata tradizione democratica, il giornale è un mezzo di comunicazione normale, stampato tra l'altro con tirature molto più alte che non le nostre; invece, purtroppo, relativamente pochi italiani leggono i giornali.
E cosa succede? Succede che alla fine qualunque giornale, per bene che sia fatto, per pluralistico che sia, perde, perde soldi, e viene salvato regolarmente dalla pubblicità. Ed è qui che c'è una droga che non funziona in Italia. Mafia è parola abusata, ma diciamo che c'è il business della pubblicità, con una ridistribuzione della pubblicità che non è proporzionale né ai meriti né alla qualità né alla tiratura del giornale ma è, per la gran parte delle volte, proporzionata al peso politico che il giornale ha, e quindi collegata alla funzione di quel giornale.
Vediamo quindi giornali praticamente non letti o di limitatissimo interesse editoriale, ma ben collocati in una certa area sia geografica che politica, che ottiene delle sponsorizzazioni eccessive; addirittura abbiamo l'assurdo - e mi risulta ciò avvenga solo in Italia - di un giornale quotidiano, "Il Giorno" di Milano, pagato dall'ente pubblico per fare in pratica pubblicità al pubblico, quindi un giornale di partito - o dei partiti - che però si stampa a spese del pubblico. Sono situazioni assolutamente insostenibili e che drogano il mercato, nel senso che la gente - che ovviamente quando compra il giornale se lo paga - non pu sapere se quel giornale è fatto in un certo modo, magari ridotto in pagine e in servizi, perché non ha i mezzi per andare avanti o se invece è un giornale che può permettersi di scialacquare, perché tanto ha qualche società pubblicitaria che copre il buco.
Quindi, cosa dobbiamo fare? Io penso che la Regione abbia semplicemente un ruolo (perché poi la Regione non ha cento ruoli): quello di porsi come garante per cercare di rendere più equilibrato il mercato. Come? Utilizzando, per esempio, la legge sull'editoria, che funziona secondo me molto limitatamente, permettendo, in determinate condizioni, alla stampa in generale di superare i momenti di difficoltà.
Però, attenzione: non dobbiamo avere la presunzione di essere così importanti o economicamente capaci o anche così istituzionalmente capaci di condizionare la stampa quotidiana, perché è al di là delle nostre possibilità. O meglio, non possiamo certo condizionare un giornale come "La Stampa"di Torino, un'impresa gestita in una certa maniera con determinati fili istituzionali che sono comunque rispettabili, perché una qualsiasi impresa di questo mondo è fatta, secondo me giustamente, per avere un utile o per lo meno una non perdita.
La nostra attenzione deve essere soprattutto su un altro piano, cioè sull'informazione, sulla politica, sui problemi a livello regionale e a livello locale. Il collega Picchioni, poco fa, parlava de "La Stampa" in termini positivi; confermo: secondo me "La Stampa" è un giornale molto cresciuto, ma sulle pagine nazionali, non sulle pagine locali. E se a Torino non ve ne accorgete - ribadisco una mia opinione che non vuole offendere nessuno - a livello di pagine provinciali "La Stampa" è in caduta libera come qualità, come freschezza, come taglio della notizia. Troppe volte - parlo per la provincia di Novara - vedo dei tagli dati alle notizie che sembrano proprio per non essere lette; eppure vengono vendute semplicemente perché, di fatto, sono l'unica possibilità di informazione.
E' qui che la Regione Piemonte può fare qualcosa di concreto potenziando, aiutando la stampa locale (non necessariamente quotidiana) per permettergli di essere maggiormente presente sui problemi della gente.
Portiamoci su un livello di problemi in cui possiamo operare, e operiamo non facciamo soltanto chiacchiere e non pretendiamo di risolvere delle cose che sono al di là delle nostre possibilità.
Quindi, in conclusione, dico che si può dare sicuramente un'espressione favorevole a questi ordini del giorno, perché secondo me sono volti ad un tema comune di recepimento, cioè di richiesta di una maggiore conoscenza e di un maggiore pluralismo dell'informazione. Però, attenzione: il pluralismo lo dobbiamo costruire anche tutti noi, per esempio rivalutando il ruolo del Consiglio regionale all'interno della stampa (sempre intesa in termini generali), ma anche puntando su quello che possiamo fare concretamente come istituzione.
Dispiace quando chiudono i quotidiani, però mi dispiace un po' meno quando penso che certi quotidiani sembrano nascere ad hoc. E qui 'una critica, non più contro ma con il collega Bodrero, mi lascia incerto anche come modestissimo iscritto all'Albo dei giornalisti: non si possono far nascere i giornali in vista delle campagne elettorali e poi chiuderli. E' imbrogliare i colleghi che perdono il lavoro, ma è imbrogliare il lettore e imbrogliare determinate leggi che vengono fatte per lo sviluppo dell'editoria. Ed allora, dov'è il pluralismo d'informazione? E' soltanto un'informazione volta a determinate questioni pre-elettorali che poi, come i manifesti che si staccano quando piove dalle cantoriate, passata l'elezione, si può o viene considerato normale chiudere.
Queste cose non sono giuste; io penso che veramente, se non "alla fame", dei giornalisti seri dovrebbero imporsi per pretendere delle garanzie, iniziando soprattutto un'attività di quotidiani che sappiano andare al di là dei momenti post-elettorali, per proseguire veramente in un pluralismo informativo di cui tutti, chi più chi meno, chi meglio considerato chi peggio trattato, sentiamo la necessità, e secondo me è un segno vero di civiltà. Non so più quale autore importante diceva: "La civiltà di un paese la vedete da cosa legge la gente". Se guardiamo intorno a noi, purtroppo, vediamo che l'Italia sta retrocedendo a livello nazionale anche su questo piano, perché non so fino a che punto l'ascolto da parte di milioni di persone dei serial televisivi e il disinteresse davanti ai problemi della cronaca più vivace del Paese siano appunto un segno di civiltà o se invece non siano un segno, non dico di decadenza, ma sicuramente di poca attenzione. E il regime - ricordatevi ha bisogno sempre dal mio punto di vista, di molta poca attenzione per andare avanti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ritengo - devo dirlo con franchezza - che non sia stato un bel servizio né al Consiglio regionale n al giornale sul quale ragioniamo aver introdotto questo dibattito, perch se si chiede obiettività agli organi d'informazione dovremmo poterci permettere altrettanta obiettività nei giudizi. Però non ho alcuna voglia insieme al mio collega di Gruppo, di essere giudicato da qualche sinedrio che si chiama anche Comitato di redazione, che è intoccabile, inamovibile ed incensurabile.
Non entro quindi sulla questione della "Gazzetta", ma su altre questioni che qui sono state poste. Devo dire che dà un po' fastidio sentire luoghi comuni e ripetere concetti e appelli che abbiamo visto consumarsi in quest'aula. Interessa il pluralismo dell'informazione? Interessa che ci siano più soggetti non obiettivi e non professionali? Ci interessa questo? No, anzi, probabilmente il pluralismo è l'esasperazione della partigianeria; è un paradosso, ma è così.
Quello che, a mio modo di vedere, dobbiamo registrare è che giornali di grandissimo livello, come "la Repubblica" e "La Stampa", probabilmente non danno il risultato che ci aspettiamo rispetto al nostro lavoro. Ma il giornale non è scritto per i Consiglieri regionali e comunali! E' scritto per i lettori e soprattutto per gli sponsors; quindi, le lamentazioni e il ruolo della Regione nell'assicurare il pluralismo è del tutto velleitario e ritengo anche controproducente.
Qualche responsabilità il Consiglio ce l'ha a questo proposito. Ha detto bene il Consigliere Picchioni che "La Stampa" è un giornale perfetto.
Allora una cosa perfetta può essere bella, può essere brutta, può piacere e non piacere, ma è perfetta, nel senso che copre globalmente tutte le richieste che il lettore medio ha bisogno di soddisfare, lasciando aperta "La Stampa" all'interesse del lettore, all'informazione d'opinione sul livello nazionale, per cui il lettore compra il quotidiano,per comprare la prima pagina.
Tutti i tentativi di insidiare "La Stampa" nel suo retroterra, nel suo ricetto locale sono falliti, almeno dal punto di vista degli obiettivi che ci poniamo, perché non dobbiamo dimenticare che quanto è stato fatto nella nostra città e nella nostra Regione per occupare gli spazi di informazione che ci riguardano non ha dato risultati eclatanti. Questo perché? Bisogna fare qualche riflessione che attiene all'obiettività e alla professionalità. Il giornale non è più un organo d'informazione, su questo talvolta ci si sbaglia; non si usa più il passato remoto del tipo: "Venne il commendatore, inaugurò, celebrò". Non è più così, perché l'informazione la fa la televisione; i giornali sono diventati gli organi di approfondimento culturale, politico, della cronaca, cioè sono organi di riflessione. L'approfondimento e la riflessione richiedono una grande capacità culturale, intellettuale e professionale. Perché i nostri giornali non danno più notizie, a differenza di quelli dei Paesi stranieri? Perch noi siamo gli unici ad avere tre canali nazionali occupati da tre forze politiche, che quindi completano l'arco dell'informazione, non lasciano alcuno spazio al giornale dell'informazione e obbligano tutti i giornali a diventare giornali di riflessione. Quindi, è abbastanza normale che non ci sia l'informazione sul Consiglio regionale, sulla città di Torino, ma ci sia la riflessione sul lavoro del Consiglio regionale e comunale, rispetto al quale manca l'informazione. Non possiamo immaginare che un giovane professionista della carta stampata, che spera di arrivare in prima pagina non cerchi di adeguarsi al modello professionale a cui fa riferimento la prima pagina, che è quello della riflessione. Quindi è evidente che, anche sui lavori del Consiglio regionale, il giovane professionista, che lavora alle nostre spalle, ha copiato questo modello comportamentale e professionale, che è quello della riflessione, mancando l'informazione.
Qui non dobbiamo lamentarci - poi ognuno esprime i giudizi che crede rispetto a quello che i giornali dicono, perché i giornali riflettono approfondiscono in modo discutibile e censurabile; ognuno è libero di esprimere i giudizi. La cosa curiosa è che i giornali possono liberamente giudicare i politici; i politici, non possono giudicare i giornali anche perché non hanno gli strumenti di diffusione dei loro giudizi.
Dobbiamo rilevare come un documento, che mi è costato una giornata di fatica sul ruolo che il nostro Gruppo ritiene di dover svolgere in questo Consiglio regionale in competizione con il PRI, è diventato un gioco di poltrone. Vorrei sapere che cosa direbbe l'ufficio di redazione dello stesso giornale se una questione interna, di normale competizione tra colleghi, venisse trattata in questo modo.
Quindi, Presidente e colleghi Consiglieri, non inseguiamo i topi nelle cantine; questo è un fenomeno non rimediabile, non governabile e non è neanche immaginabile che noi possiamo fare i bollettini. Niente di peggio che immaginare di stampare i bollettini nei quali sta scritto: "intervenne il Consigliere Marchini, seguì il brillante intervento del Consigliere Cavallera. Quindi, tra gli applausi generali, concluse il Presidente". Non è così, sono finiti questi tempi. Cosa potrà succedere? Potrà succedere che se la politica tornerà ad essere cosa seria, e noi ce lo auguriamo, se il monopolio dell'informazione da parte dello Stato cesserà di esistere, le televisioni non daranno 25 minuti gratis alle facce dei politici. Nel momento in cui ci sarà meno informazione o pseudoinformazione televisiva attraverso il canale di Stato, più spazio ci sarà per l'informazione del giornale, perché sicuramente saremo tutti interessati a sapere cosa è successo al Consiglio di Ministri o come è andata una certa legge e sapere com'è andato il dibattito parlamentare; questo però dovrà tornare ad essere parte dei giornali, che dovranno tornare ad essere - liberati dal monopolio TV - organi di informazione e di approfondimento.
A questo punto c'è da augurarsi che i professionisti giovani, che lavorano sui nostri banchi, si abituino a fare l'approfondimento, ma anche a svolgere questo servizio di pubblico interesse che è l'informazione, che non si fa più, si fa l'approfondimento. I cittadini torinesi non sanno niente della metropolitana, non sanno dove passa, quanto è alta, come funziona. Sanno che c'è una grana grossa tra Pizzetti e Porcellana, tra i liberali e i repubblicani, tra socialisti e comunisti sulla metropolitana.
Quindi, si fa l'approfondimento sulla metropolitana e la si sotterra ancora di più, ma l'informazione non si dà. Questo è fisiologico, è un passaggio attraverso il quale ci stiamo muovendo.
Signor Presidente, mi rivolgo proprio a lei: continuo a constatare che mentre bisogna fare uno sforzo per indurre i collaboratori della carta stampata a fare informazione, noi continuiamo ad agevolarli nel fare solo approfondimento, e uso un eufemismo. L'ufficio Stampa della Regione non deve dare niente ai colleghi esterni, perché altrimenti fanno solo la riflessione. I colleghi della carta stampata, che vogliono dare informazioni sul Consiglio regionale, devono venire qui a sedersi (se poi sono antipatico mi sposto). Altrimenti fanno solo la riflessione, perch l'informazione in teoria l'hanno già fatta i nostri collaboratori interni.
Questo è un passaggio delicato; probabilmente questa voglia di copiare quello che scrive Bocca in prima pagina ce l'hanno anche i giovani colleghi, e noi ci auguriamo che diventino tutti bravi come Bocca; quindi è più una voglia di riflettere su quello che ha detto il Consigliere Marchini e approfondire, che non comunicare ed informare.
Se perlomeno li mettessimo nelle condizioni di ascoltare cosa dice il Presidente Spagnuolo, probabilmente verrebbe loro voglia di comunicare cosa ha detto il Presidente. Invece noi diamo loro la possibilità di starsene tranquillamente a casa e di ricevere un fax; è vero che l'era dell'informatica ci porterà a questo, ma allora me lo dite e posso stare a casa anch'io. Non dobbiamo, a mio modo di vedere, incentivare questo tipo di malvezzo, che io considero conseguente non alla non professionalità e non capacità dei professionisti, ma a professionisti che sono all'interno di un sistema dove l'informazione è monopolizzata dallo Stato, il quale ha interesse a far sapere tutto è a tutti della propria classe dirigente, così come si faceva una volta, quando si andava per le piazze con il banditore.
Abbiamo fatto le somme dei telegiornali nazionali che dobbiamo subirci con le facce dei politici; è normale che i giornali non ci informino più sui politici e su cosa fanno, ma riflettano su cosa fanno.
A livello locale non abbiamo l'informazione locale, ma abbiamo la riflessione locale, quindi troviamo qualche difficoltà a capire come si ragioni e si approfondisca solo su cose che la gente non conosce: questo è il nostro problema e il nostro disagio. E non è facilmente rimediabile.
Il Presidente ed alcuni colleghi che erano presenti all'incontro che abbiamo avuto con l'azienda RAI hanno potuto notare che l'unico punto al quale non hanno assolutamente risposto - a me spiace che non si sia ribadito su questo - è quando da parte mia è stato chiesto che venisse dato più spazio al TG3 per l'informazione regionale. Una regione di 5 mila abitanti, a mio parere, dovrebbe avere, attraverso un'informazione pubblica, un ennesimo, cioè un decimo dello spazio che lo Stato ha attraverso i canali nazionali propri. Gelo e silenzio generale. Presidente lei mi sarà testimone che è l'unica questione sulla quale quelle cortesissime perso-ne che sono venute qui, probabilmente più adatte a fare gli ambasciatori nella Spagna del '600 che noni managers nell'Italia del 2000, non si sono pronunciate. Questa è la vera vicenda: che l'informazione, in questo Paese, tornerà ad essere informazione - com'è su tutti i giornali di questo mondo in cui c'è l'informazione e la riflessione, non solo la riflessione - quando lo Stato cesserà d'essere il banditore, la coscienza e l'intelligenza di tutti.
Non mi sembra, anche sé faremo qualche tentativo, che sia perseguibile la strada degli incentivi, perché poi il paradosso è che questa malattia si ripercuote anche sui giornali locali. I giornali locali, che una volta vivevano sulle nascite, sulle morti, sui matrimoni e sulle lauree, adesso si sono messi anche loro non a dire che uno si è laureato, ma a polemizzare sul fatto che uno si è laureato e, quindi, le nostre nonne incominciano ad immaginare che l'unico e vero strumento di informazione sia rimasto il "Chiaravalle". Mi auguro che tutti i colleghi sappiano cosa sia: se qualcuno non lo sa, suggerirei alla Presidenza del Consiglio, oltre all'Agenda, di regalare a Natale il "Chiaravalle" a tutti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore regionale Signor Presidente e colleghi Consiglieri, in una pluralità di problematiche e di emergenze di questa realtà regionale piemontese circa i livelli occupazionali (non solo nel settore industriale, ma anche nel terziario, e non solo nel terziario tradizionale, quello del commercio, dei servizi e dei trasporti, ma anche in quello indicato, cioè nel settore editoriale e della carta stampata), non mi sono sottratto e né mi sottraggo, come Assessore al lavoro, dal realizzare incontri e ad operare pur in mezzo a difficoltà sempre maggiori, un intervento, nei limiti del legittimo e del possibile, volto a creare condizioni per "difendere"e "tutelare" posti di lavoro. Ciò anche se - mi si consenta di dire - tali posti di lavoro, con ogni probabilità, non solo per le cose dette oggi in questo dibattito, ma anche per le evidenze realizzate sul territorio, sono stati artificiosamente creati per altre motivazioni e non per motivi strettamente legati all'informazione; ciò nonostante in questi ultimi nove dieci mesi è stato prodotto un organo di informazione di una certa tiratura.
In ordine all'ordine del giorno qui presentato sul problema della "Gazzetta del Piemonte", dico che, in fondo, non siamo editori. Negli anni passati, quando abbiamo tentato di svolgere un ruolo che non ci era congeniale, cioè quello di diventare editori, siamo stati o meglio la Regione - forse non era presente negli esecutivi colui che parla adesso - è stata oggetto di contestazioni e di critiche, giacché compito della Regione non è quello di fare l'editore né quello di produrre, in senso più generale, cultura. La Regione non è un soggetto culturale, ma è un soggetto che deve creare le condizioni affinché ciascuno, orizzontalmente, possa produrre occasioni di cultura. Non siamo quindi un soggetto che, in qualche modo, ha la titolarità o la capacità di svolgere quanto - ancorché non sia spiegato più dettagliatamente - si legge letteralmente nel quarto punto dell'ordine del giorno; diventa difficile pensare di predisporre programmi di intervento a sostegno dell'informazione quotidiana, giacché - ripeto noi non siamo deputati, come soggetto istituzionale, a creare condizioni di informazione quotidiana.
Questa considerazione, che non è contraddittoria rispetto alle cose dette dall'ordine del giorno, permette di comprendere soprattutto il concetto per cui dobbiamo essere, nei limiti del possibile, chiamati ad offrire tutte le opportunità e le condizioni, ma non a sostituirci a soggetti che hanno per competenza e titolarità compiti, che sono diversi dai nostri. Non siamo dunque un soggetto culturale e abbiamo criticato almeno come regola generale, il fatto che per molti anni anche le Regioni abbiano fatto un mestiere che non era proprio, quello dell'editore o del soggetto culturale in senso più lato, perché questo non spetta a noi.
Ciò detto, a me pare che, indipendentemente dal fatto che in questa realtà anomala piemontese si siano determinate negli anni (non solo in questo ultimo anno) occasioni di informazioni differenti che, in qualche misura, hanno cercato di eliminare e di togliere quello che è stata per anni, e lo è tuttora, la monoinformazione a livello di informazione quotidiana, abbiamo cercato e cercheremo di offrire quei "paracadute" usiamo questo termine non manzoniano - quelle occasioni di difesa di soggetti che, nonostante tutto, per un fatto contingente e pro tempore erano in condizioni di difficoltà a livello occupazionale. Questo lo sapevamo anche prima che nascesse questa occasione di informazione; pur non conoscendo con esattezza la scadenza (6 o 7 aprile), sapevamo che ci saremmo ritrovati con alcune decine di giornalisti, di soggetti che scrivono in un giornale e di poligrafici dipendenti (nella fattispecie della società GIMA) in difficoltà.
Come Regione; nell'affrontare questo problema, cerco e cerchiamo di essere realisti. Lo dico senza voler polemizzare con alcuni colleghi che in ordine ad un problema di spessore non indifferente (quello della crisi dell'auto), qualche settimana or sono, simpaticamente, hanno detto: "Risolviamo il problema della difficoltà dell'auto e della FIAT in Piemonte, in Italia e nel mondo, comprando tutti noi piemontesi l'auto" sarebbe come dire: "Compriamo tutti la 'Gazzetta del Piemonte"' (quella che adesso non c'è più e che non potremmo più comprare), ma prenotiamoci a comprare il nuovo prodotto del quale si sta annunciando una possibile ripresa, con la speranza che possa garantire la pluralità di informazione condizione culturale essenziale in una Regione che ha sempre avuto una monocultura non solo industriale, ma anche dell'informazione, qual è quella che si è realizzata nel nostro Piemonte.
Questo dibattito, seppur non eccessivo sul piano del tempo, mi pare intelligente, e riappropria il Consiglio regionale di alcune tematiche, tra le quali il problema del pluralismo delle informazioni. Problema al quale in questi anni, non abbiamo mai avuto la possibilità di offrire grandi possibilità di soluzione; in effetti, come ha detto il Consigliere Monticelli e ripreso il Consigliere Picchioni, seppure rammaricati per la loro chiusura, bisogna dire che sia "Stampa Sera" che la "Gazzetta del Piemonte" non erano occasioni di reale pluralismo di informazione, per le cose già dette che non ripeto.
Il problema richiede dunque qualche messaggio ulteriore; poi entrer nel merito della vicenda della "Gazzetta del Piemonte"; perché ci sono problemi di difesa dei livelli occupazionali, non solo sul piano dei giornalisti, ma anche dei dipendenti e dei poligrafici. Ritengo necessario rilanciare con particolare attenzione un discorso che sento di dover fare non tanto come Assessore al lavoro o all'occupazione (o alla disoccupazione in questo periodo), ma come uno che, in tempi non sospetti, anche quando sedeva in banchi diversi da questo, aveva proposto la prima iniziativa di legge a favore dell'editoria minore, con una possibilità di intervento che poi si è allargata ai settimanali, ai bisettimanali nonché agli organi di informazione della carta stampata, della televisione e delle radio. Ciò per porre una serie di attenzioni su questi problemi, per aiutare, nel limite delle nostre titolarità e delle nostre capacità, le opportunità orizzontali, affinché ciascuno potesse esprimere il proprio motivo di pluralismo di informazione.
Sappiamo come il Piemonte abbia una situazione particolarmente diversa nel rapporto comparato con le altre Regioni. In Piemonte, a differenza di qualsiasi altra area territoriale anche più ristretta e numericamente meno "popolosa" - e quindi con meno potenzialità tradizionali di utenti o di lettori - ci troviamo con una situazione di molte decine di organi di informazione settimanali e bisettimanali che sono una - non la condizione ma una delle condizioni per cui, in realtà, non esiste un vero quotidiano alternativo a "La Stampa" che possa avere una qualche sicurezza di utenza potenziale. Tanto che in questi anni, al di là del caso emblematico della "Gazzetta del Piemonte" - e non possiamo andare nemmeno tanto lontano nella storia, quindi in questo ultimo decennio - abbiamo visto la chiusura anche di alcune unità di redazioni, cioè di giornali nazionali che avevano redazione piemontese; cito la redazione de "L'Unità'; "L'Italia", ora "Avvenire", quotidiano diocesano. Anche la nascita di "Repubblica", con incidenza immaginabile o auspicabile della redazione piemontese, nonostante una buona tiratura, non è informazione alternativa al quotidiano "La Stampa".
In questo panorama, stanno vivendo momenti di pionierismo e di grande difficoltà due quotidiani sorti in questi mesi, il "Quotidiano Nuovo" di' Novara e "La Provincia" dell'area Vercelli-Biella, con grandi problemi di ricaduta sul territorio; come è noto, le vendite in edicola sono il termometro di quanto incide un quotidiano, e attualmente sono grossolanamente, nella dimensione di poco superiore alle mille copie per l'uno e per l'altro giornale. Questo Assessorato, nelle settimane addietro ha avuto già una prima richiesta di sollecito da parte dell'Associazione Stampa Subalpina e il sindacato di questa categoria, in ordine a problemi di continuità produttiva e di sicurezza del "Quotidiano Nuovo" di Novara che pare vivere momenti di grande difficoltà anche economica.
Di fronte a questo quadro, fermo restando che su "Stampa Sera" non avevamo certo pluralità di informazione, il problema, almeno in termini occupazionali, è stato risolto in quanto il personale è stato assorbito dalla redazione de "La Stampa" del mattino. Bisogna dire che anche in questo caso non è che ci fosse reale pluralismo d'informazione, perché non era un altro giornale: si trattava semplicemente di un'informazione scritta e stampata in modo diverso, ma era - lo dico in senso non polemico l'edizione pomeridiana di un quotidiano che usciva al mattino, con il ruolo che hanno tutti i giornali che vengono pubblicati nel pomeriggio e quindi con ricadute ed utenza diverse.
Il vero problema rimane la "Gazzetta del Piemonte". Devo dire che, otto mesi prima che uscisse la "Gazzetta del Piemonte", su sollecitazione preoccupata e legittima dell'Associazione Stampa Subalpina,' ho realizzato due incontri nella sede regionale con la proprietà; tali incontri non erano per fini di promozione o di marketing, ma si trattava di riunioni operative tra l'Associazione Stampa Subalpina, la Regione, da me rappresentata, e la proprietà nella presenza, allora e non più ripetuta successivamente, del dott. Borsano e dello staff del direttore in allora, Lanza. Era inoltre presente uno staff di collaboratori per avere elementi il più possibile di certezza in ordine al progetto redatoriale, al programma di assorbimento dei lavoratori, perché era già immaginabile qualche rischio di prospettiva su questo e il sindacato era preoccupato di avere, nei limiti del possibile, elementi di garanzia.
In corso d'opera - se così posso dire - e prima di giungere alla chiusura, prima annunciata e poi realizzata, di questa testata che è durata nove mesi, la Regione ha realizzato, come diceva il Presidente della Giunta regionale, ben quattro incontri, riunendo attorno ad un tavolo la proprietà, l'Associazione Stampa Subalpina e i rappresentanti del CDR (Comitato di redazione), per affrontare una serie di problemi, prima che venisse il rischio di chiusura del giornale, ancorché fosse ormai sempre più paventato questo punto interrogativo. Il problema era giustamente posto a difesa di una serie di lavoratori, a partire dai giornalisti (nella fattispecie dieci), che lavoravano come giornalisti senza essere n retribuiti né inquadrati come tali. Per cui vi sono state quattro riunioni successive, defatiganti, con il continuo cambiamento della rappresentanza della proprietà, invitata nella persona del citato soggetto - che non citato per non fare pubblicità elettorale - ma che non si è mai presentata nelle successive occasioni e ha inviato una volta l'allora nuovo direttore del giornale e il cosiddetto direttore manager generale alle riunioni successive. Si è cercato di strappare un accordo in vista della possibile immaginabile e poi realizzata chiusura di questa testata, anche perch diversamente, quelle dieci persone, che di fatto svolgevano la professione di giornalista, non avrebbero nemmeno potuto usufruire degli strumenti attivati in questi giorni, quali cassa integrazione e altri ammortizzatori.
In tre riunioni successive abbiamo concordato che alcuni di questi lavoratori fossero inquadrati - per contratto ex art. 1, ex art. 2 - a scalare nell'arco di alcuni mesi, in modo che, se si fosse deprecabilmente verificata una situazione negativa, cioè una non più uscita del giornale almeno questi fossero salvaguardati. Purtroppo l'eventualità della chiusura della testata si è verificata, ed almeno siamo riusciti ad ottenere questo con il ringraziamento, anche formale, delle organizzazioni sindacali.
Ancora prima che si chiudesse la testata o comunque a scavalco di questa data, la Regione, avendo partecipato con l'Assessore alla sigla di questi impegni e di questi accordi, è stata chiamata dal Pretore del lavoro in una causa attivata da parte dei legali dell'Associazione Stampa Subalpina; è stata chiamata come testimone a garanzia di quell'accordo perché una di quelle dieci figure professionali che lavoravano come giornalisti e che eravamo riusciti a far riconoscere come tali, nel frattempo, era stata licenziata dal Direttore del giornale. Quindi siamo stati giustamente chiamati a garantire l'accordo indicato.
L'ultimo aggiornamento è che tre giorni fa siamo stati coinvolti dal Consiglio di redazione del giornale in ordine ad un impegno, sottoscritto anche in Regione, sulle spettanze dei giornalisti. La proprietà aveva ipotizzato ai giornalisti stessi un pagamento rateizzato delle loro spettanze in quattro tranches nel corso del 1992; i giornalisti non hanno ritenuto di accogliere la proposta della proprietà, per cui la Regione è di nuovo intervenuta, giungendo ad un accordo tra il Consiglio di redazione e la proprietà che prevede il pagamento di questi arretrati non più in quattro, ma in due rate, di cui la prima dovrebbe scadere (dico dovrebbe perché siamo di fronte ad impegni sempre annunciati e quasi mai mantenuti) il 10 luglio ed il successivo 50% in autunno. Insieme ai lavoratori abbiamo anche partecipato ad alcuni incontri presso l'Ufficio regionale del lavoro per stimolare in qualche modo l'azienda ad indirizzare domande specifiche suggerendo il percorso da seguire per la richiesta di cassa integrazione dei dipendenti.
Questo è il percorso ad oggi, mentre la proprietà attuale sta ancora trattando un'ipotesi di ripresa di una nuova testata che, a detta dell'amministratore delegato della società che ha chiuso il giornale appare possibile entro il prossimo mese, con una nuova proprietà. Leggendo i giornali delle scorse settimane, il soggetto è quello citato dal giornale con un assorbimento di buona parte dei giornalisti. Non è comunque un problema che ci riguarda direttamente: è una soluzione che abbiamo realizzato a tutela della garanzia occupazionale degli ammortizzatori che abbiamo cercato di attivare, soprattutto per offrire reali occasioni di pluralismo di informazione, anche se, su questo piano, la stessa esperienza della "Gazzetta del Piemonte" non credo abbia dato grande dimostrazione di autentico pluralismo di informazione.
Concordo sulla sostanza dell'ordine del giorno; i primi tre punti sono stati tutti attivati da parte della Regione, ma nulla osta alla Regione di essere confermata nell'impegno. Abbiamo ripetutamente incontrato il Comitato di redazione insieme all'Associazione Stampa Subalpina e continueremo ad incontrarlo, quindi nulla osta a ricercare, nell'ambito del pluralismo dell'editoria quotidiana, possibili soluzioni che permettano la prosecuzione dell'attività, in questo caso la ripresa con nuova titolarità della "Gazzetta del Piemonte" (che ovviamente non si chiamerà più così). E non più tardi di tre giorni fa abbiamo modificato con la proprietà la proposta di rateizzazione del pagamento delle spettanze dei giornalisti (non più in quattro, ma in due rate).
A riguardo del quarto punto, non posso che dire che noi siamo disponibili a predisporre ogni occasione di aiuto, ma non di supporto all'informazione quotidiana, perché non possiamo essere né editori, n possiamo sostituirci ad altri in certe professioni. Negli anni scorsi abbiamo attivato alcune iniziative di legge a favore dell'editoria minore e quindi di ruolo della pubblicità secondo la legge dell'editoria, come l'indirizzo nazionale prevede nei confronti della stampa e dei quotidiani e dei giornali di informazione. Questa è la strada sulla quale la Giunta regionale è disponibile ad attivarsi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI A seguito del dibattito, ritiro la mozione n. 348 su "Stampa Sera" e lascio in votazione l'ordine del giorno che riprende quei temi, ma riferiti all'ultima vicenda della "Gazzetta del Piemonte".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero per dichiarazione di voto.
BODRERO La faccio sotto forma di domanda all'Assessore. Non ritiene che far passare per giornalisti quelli che non sono tali, anche se per il fine pietoso di fargli avere la cassa integrazione, sia reato?



PRESIDENTE

L'Assessore si riserverà di rispondere.
Il nostro problema non è tanto se l'Ufficio Stampa debba consentire gli approfondimenti o se debba direttamente avere i giornalisti in aula; il problema è quello della qualità della nostra produzione. Se la qualità della nostra produzione è di un certo interesse, probabilmente non avrebbe importanza avere i giornalisti in aula oppure far passare le notizie attraverso l'Ufficio Stampa. Per cui direi che dobbiamo porci un problema di sostanza e non tanto di procedure.
Ritirata la mozione n. 348, passerei alla votazione dell'ordine del giorno n. 408 presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, vista la decisione della GIMA Edizioni s.r.l. di cessare la pubblicazione della "Gazzetta del Piemonte" preso atto che questa decisione impoverisce ulteriormente il panorama editoriale piemontese, in particolare per quanto riguarda i quotidiani preso atto che il Comitato di redazione della 'Gazzetta' denuncia che la proprietà non sta rispettando gli accordi firmati, in particolare per quanto concerne il pagamento delle spettanze dei giornalisti impegna la Giunta regionale a incontrare il Comitato di redazione della 'Gazzetta del Piemonte ' la proprietà e l'Associazione Stampa Subalpina al fine di assumere tutte le informazioni in merito ricercare, nell'ambito di un maggiore pluralismo nell'editoria quotidiana piemontese, possibili soluzioni che permettano la prosecuzione dell'attività editoriale della 'Gazzetta del Piemonte sollecitare la proprietà a rispettare gli accordi assunti con i dipendenti, in particolare per quanto riguarda le spettanze dei giornalisti predisporre un programma regionale di intervento a sostegno dell'informazione quotidiana stampata nell'ambito di un generale e qualificato rilancio del rapporto Regione-mass media".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 31 voti favorevoli è 1 astensione.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 368 sulla sospensione dello scatto di contingenza di maggio


PRESIDENTE

Passiamo al punto 13) all'o: d, g, che prevede l'esame dell'ordine del giorno n. 368, presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.
Invito tutti i Consiglieri a rispettare i tempi.
CHIEZZI Presidente, colleghe e colleghi. Sarei anche brevissimo: basterebbe pagare il punto di contingenza ai dipendenti regionali. Se la Giunta e la maggioranza dichiarano di votare questo ordine del giorno, il discorso è immediatamente chiuso. Temo che non sia così. Allora sarò breve, ma un'illustrazione è d'obbligo. Innanzitutto c'è una considerazione da fare sul pagamento del punto, di scala mobile ed è quello della possibilità di prendere questa decisione.
La decisione, caro Presidente Brizio, è possibile assumerla perch sulla legittimità di questo pagamento, come sempre, ci sono opinioni discordi, attendibili sui vari fronti: si tratta di scegliere su quale attendibilità appoggiare le nostre decisioni.
Rifondazione Comunista richiede in tutti gli enti locali il pagamento di questo punto, perché ci sembra che questo meccanismo automatico di rivalutazione degli stipendi, che consente lo stesso potere di acquisto al procedere dell'inflazione, è una delle sole garanzie in mano ai lavoratori dipendenti per non arretrare nelle condizioni di vita.
E' un automatismo che ritengo un valore fondamentale di una società. Mi rendo conto che ci addentriamo nella contestazione del pagamento del punto di scala mobile in questioni fondamentali di assetto economico e sociale.
Mi rendo conto che affermare il diritto dei lavoratori, raggiunto un certo livello di contrattazione salariale, di non perdere potere d'acquisto, è una scelta di campo fondamentale a favore dei lavoratori dipendenti. E' uno di quegli elementi di valore attorno ai quali si può costruire un tipo di società o un altro tipo di società.
Mi rendo conto che ci troviamo in tutt'altra situazione, perché la situazione verso cui evolve la società italiana è una situazione in cui non vengono più privilegiati i diritti dei lavoratori dipendenti in ordine ad alcuni valori e servizi e si fa ruotare l'economia, la produzione di beni di servizi e di ricchezza attorno a questi diritti.
Siamo in una situazione che ha scelto esattamente la linea opposta quella di contestare radicalmente questi valori e questi diritti e di scaricare sui lavoratori il peso della crisi economica. Il non pagare i punti di scala mobile fa il paio con il pagamento dei ticket, con le pensioni da fame, con la riduzione dei servizi. Servizi sociali che hanno caratterizzato per un certo periodo la nostra organizzazione sociale: servizi alla persona, servizi scolastici, servizi per gli anziani, per i non autosufficienti, sanitari, così via. Un'organizzazione sociale, un mondo che si intende cambiare con l'obiettivo di comprimere i tenori di vita delle classi lavoratrici dipendenti, drenando questa ricchezza per fare altre cose. Le altre cose le discuteremo, e sono tante: l'Alta Velocità, il metrò, ecc. Intanto la gente sta peggio.
IL punto della scala mobile rientra dunque all'interno della logica di dire ai lavoratori: "Adesso starete peggio, perché in questo modo riteniamo di riavviare il meccanismo dell'accumulazione capitalistica in concorrenza con l'Europa".
Noi comunisti a questo non ci stiamo, perché l'accumulazione capitalistica non è il nostro orizzonte e perché riteniamo di lottare per una società nella quale i lavoratori tendenzialmente stiano sempre meglio anche come retribuzione, e quindi tendiamo a creare delle rigidità, per quanto ne siamo capaci con la nostra forza, tese a garantire la difesa dei diritti dei lavoratori su questi punti fondamentali.
Tenete presente, colleghi, che non pagare i punti di scala mobile a tasso di inflazione del 4/6% (quindi non eccessivo nella previsione) vuol dire che in quindici anni dalle tasche di ciascun lavoratore usciranno 100 milioni, che finiranno nelle tasche dei proprietari dei mezzi di produzione industriale, dei mezzi di intermediazione finanziaria e così via. C'è dell'altro; in quali condizioni, se questa linea passa, i redditi dei lavoratori negli anni 1993 / 1994 / 1995 potrebbero recuperare, in termini contrattuali, la perdita del pagamento del punto di scala mobile? Abbiamo fatto dei conti: nei prossimi contratti noi dovremmo, solo per recuperare il mancato pagamento dei punti di scala mobile, avere 90.000 lire in più in busta paga nel 1993, 150.000 lire nel 1994 e 210.000 nel 1995. Ma pensiamo che queste cifre siano raggiungibili solo per compensare la perdita secca dei punti di scala mobile ed aggiungere a questi altri miglioramenti contrattuali? La risposta è scontata: non è possibile.
Rifondazione Comunista chiede quindi che ciascuno faccia la propria parte e si assuma le proprie responsabilità. Ai lavoratori si parla con una voce sola, non si può giocare su tanti tavoli. Pagare subito il punto di scala mobile vuol dire schierarsi da una certa parte del campo in lotta vuol dire non ritenere che questa linea di comportamento sia quella attraverso la quale si possa uscire dalla crisi. Ci sono economisti che sostengono che questa sia la via giusta, ma ci sono anche economisti che pensano che, comprimendo le possibilità e i redditi, i guadagni delle famiglie, non si esca dalla crisi e che sia più semplice semmai mantenere il tenore di vitae riavviare sulla capacità di spesa delle famiglie il famoso meccanismo di sviluppo.
La trattativa è in corso. Ahimè, le Organizzazioni sindacali, il Governo, la Confindustria il 10 dicembre dell'anno scorso hanno decretato la fine della scala mobile, ma i comunisti non si arrendono. A Milano domenica, c'è stata una manifestazione di 50.000 persone e "La Stampa" giornale - a detta del collega Marchini - perfetto, non ne ha dato neppure notizia (dove sta questa perfezione?).
Noi diamo quindi battaglia in ogni luogo e chiediamo che la Giunta regionale paghi i punti di scala mobile, così come ha fatto, ad esempio, il Comune di Grugliasco, di cui ho copia della deliberazione. Lo chiediamo perché questo è un modo di contrastare nei fatti e non con le lamentele o le prese di posizione generiche questo attacco condotto soprattutto dai grandi gruppi industriali dominanti e che il Governo nazionale e, non so quanto, anche le Organizzazioni sindacali, con l'accordo del dicembre dell'anno scorso, a mio parere hanno subìto.
Chiedo ai colleghi di pronunciarsi su questo ordine del giorno consegno al Presidente della Giunta regionale copia della deliberazione di pagamento dei punti di scala mobile affinché non si dica a tutti, in quest'aula e anche ai dipendenti, ai lavoratori che non era possibile prendere un provvedimento di questo genere. Le battaglie si fanno.fuori e dentro quest'aula, anche con provvedimenti che forse esigono battaglie per essere sostenuti.
Il problema è decidere da che parte si sta: se si sta con il lavoratori, il principio che lo stipendio non deve essere mangiato dall'inflazione è un principio riconoscibilissimo, è una scelta di campo precisa. Questo diritto dei lavoratori non si tocca; verifichiamo la crisi econo-mica e le soluzioni, ma a partire da questa presa di posizione.
Questo è quello che noi proponiamo faccia la Giunta regionale nei confronti dei propri dipendenti.



PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi, la parola al Presidente della Giunta Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Le ragioni esposte dal Consigliere Chiezzi a difesa del salario e dell'indicizzazione sono certamente suggestive e hanno anche un fondamento nella realtà sociale. Però, checche ne dica il Consigliere Chiezzi dobbiamo essere realisti; sul costo del lavoro è aperta, ed è in pieno svolgimento, una trattativa nazionale e dobbiamo tener conto anche delle posizioni che hanno portato le aziende e gli enti pubblici a non pagare la contingenza che è stata disdetta. Non penso che la Regione Piemonte possa corretta- mente, assumere una decisione che, oltretutto, sarebbe unica tra le Regioni.
Io non so se la deliberazione del Comune di Grugliasco sia stata approvata, se sia esecutiva o se il pagamento effettuato sia corrispondente. Ritengo che un pagamento che ecceda le nostre competenze possa oltretutto essere impugnato davanti alla Corte dei Conti, e io non mi assumo certamente, come Giunta, la responsabilità di pagare un punto di contingenza che non è certo e non è sicuro come diritto ad oggi maturato dai nostri dipendenti.
La deliberazione di Grugliasco sarà anche importante, tra l'altro è una deliberazione di Giunta del 9/6/1992, non so che esecutività possa avere non so se sia stata approvata dagli Organi di controllo e se diventerà esecutiva a giugno; è certamente la manifestazione di una volontà. Noi per non riteniamo che si possa accedere, allo stato attuale, alla richiesta del Consigliere Chiezzi, pur con tutta l'attenzione da porre alla difesa del salario, alla difesa degli stipendi dei lavoratori e dei nostri dipendenti in particolare, che peraltro abbiamo sempre cercato, sia sotto il profilo del trattamento economico, sia sotto il profilo degli avanzamenti di carriera, di trattare con la massima disponibilità e la massima attenzione.
Quindi mi duole ma, come Giunta, non riteniamo possibile caricarci l'impegno di pagare, sic et simpliciter, un punto di contingenza.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 368, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto della volontà delle Associazioni padronali e del Governo di non pagare lo scatto di contingenza di maggio preso atto delle prese di posizione assunte dalle Associazioni ANCI URPER - UNCEM e CISPEL dell'Emilia Romagna (favorevoli al pagamento dello scatto di contingenza di maggio); consapevole del grave danno economico che i lavoratori dipendenti subirebbero nel caso in cui il blocco della scala mobile divenisse effettivo; consapevole che il sostegno del reddito dei lavoratori dipendenti è una delle strade attraverso cui ottenere un rilancio dell'economia; consapevole che il differenziale del costo del lavoro italiano, in rapporto agli altri Paesi europei, non è causato dai salari, ma dall'entità dei contributi assicurativi impegna la Giunta a predisporre tutti gli atti al fine di pagare regolarmente lo scatto di contingenza del mese di maggio a tutti i dipendenti regionali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 18 voti favorevoli e 23 astensioni.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Esame mozione n. 336 richiamata in aula dai Consiglieri Majorino e Zacchera, ai sensi dell'art. 91, comma secondo, del Regolamento interno inerente l'affidamento della campagna pubblicitaria regionale a favore del trasporto pubblico in Piemonte


PRESIDENTE

Passiamo al punto 14) all'o.d.g. riguardante la mozione n. 336 richiamata in aula dai Consiglieri Majorino e Zacchera, ai sensi dell'art.
91, comma secondo, del Regolamento interno.
La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Su questa mozione, signor Presidente, richiamata in aula ai sensi del Regolamento, siamo noi stessi purtroppo a dover chiedere il rinvio della discussione, in quanto si è verificato un inadempimento da parte della Giunta in questa materia, e mi spiego meglio.
Questa mozione è stata presentata il 25 febbraio ed è stata la conseguenza immediata e diretta della nostra all'epoca motivata insoddisfazione rispetto alla risposta data all'interpellanza presentata sul maxi sperpero di L. 1.236 milioni, in ordine alla pubblicità del trasporto pubblico in Piemonte.
In sintesi, come si ricorderà, avevamo rilevato che quella deliberazione aveva violato il principio del contenimento della spesa pubblica da un canto e, dall'altro aveva dato luogo ad un sospetto sperpero, in quanto l'affidataria dell'attuazione della deliberazione, la società "Res Publica", aveva praticato dei prezzi sproporzionati rispetto a quelli correnti. Avevamo anche contestualmente richiesto una Commissione d'inchiesta, la quale facesse luce su questa materia; la Giunta e la maggioranza ritennero di non dar corso alla Commissione d'inchiesta, per alla stessa si arrivò in maniera surrettizia. Infatti, con apposita deliberazione di Giunta, si incaricò una triade di esperti - e queste erano persone di fiducia della Giunta - di accertare se ci fossero stati degli sperperi in sede di esecuzione ed attuazione della deliberazione sui trasporti.
Gli esperti avevano 60 giorni di tempo, ormai abbondantemente scaduti peraltro, ci risulta che la relazione degli esperti sia già stata, da almeno 20 giorni, consegnata alla Giunta. Ecco perché, all'inizio del mio intervento, parlavo di inadempienza, per non aver consegnato non solo a noi che eravamo stati i promotori firmatari dell'interpellanza e della mozione ma di non aver consegnato ai Consiglieri il documento elaborato dalla Commissione di esperti. Questo ai fini di vedere la risposta, il responso visto che fra l'altro ci risulta che ci sia stata una laboriosa istruttoria sul punto.
Poiché la domanda, posta con una deliberazione di Giunta agli esperti era ed è strettamente connessa con la nostra mozione, riteniamo che sarebbe stato doveroso, immediatamente dopo averla ricevuta - visto che avrebbe dovuto dire e sicuramente ha detto se ci sono stati o meno degli sperperi da parte di fiduciari della Giunta - renderla pubblica ai Consiglieri.
Siamo costretti a chiedere il rinvio del voto su questa mozione, ma nello stesso tempo dobbiamo lamentare che non ci è stato dato questo documento, che è sicuramente di grosso rilievo ed importanza, ai fini di consentire al Consiglio di decidere e al fine di consentire ai Consiglieri di collocare il proprio voto. E' chiaro infatti che se gli esperti fiduciari della Giunta si sono espressi - per adesso il responso degli esperti è un oggetto misterioso - rilevando sperperi o sciupio di denaro o comunque, valutando la non opportunità dell'iniziativa, ciò consentirà al Consiglio di prenderne atto e di assumersi le proprie responsabilità nell'esprimere il voto.
La nostra richiesta è sì di rinviare il voto ma, nello stesso tempo preghiamo il Presidente del Consiglio di farsi tramite presso la Giunta affinché sia fornito ai Consiglieri questo documento che ci risulta - non ne conosciamo il contenuto - essere stato depositato a mani del Presidente della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.
BODRERO Volevo solo dire che la Commissione d'inchiesta partitica è sempre partitica, quindi essere imparziali e di partito è difficile. Non è impossibile, ma è difficile. Comunque, c'è sempre la via maestra, cioè il ricorso attraverso esposti alla magistratura, tanto più che la magistratura adesso pare che abbia perso certi complessi di inferiorità e, quindi, la cosa sarebbe più fattibile. Sono poi contrarissimo alla politica degli incentivi: non riusciamo a fare le cose essenziali, chiudiamo gli ospedali e poi diamo gli incentivi, non ai trasporti, ma alla pubblicità per i trasporti - immaginiamo, quindi, che lungimiranza - oppure per i giornali poco pluralisti e più o meno legati a partiti tradizionali. Questa non è la maniera di usare i quattrini, e lo Stato ne prende molti in Piemonte e ne dà pochi indietro. Almeno adoperiamo bene quei pochi.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Solo per dire che la Giunta aveva deliberato - come ha ricordato il Consigliere Majorino - non la costituzione di una Commissione d'indagine ma la nomina di tre esperti per la valutazione dell'iter della deliberazione e del suo contenuto. Tre esperti che hanno lavorato, ma non hanno ancora completato, ad oggi, questo lavoro, perché le domande non hanno avuto piena risposta ed è stata chiesta quindi un'integrazione dei documenti che sono stati presentati.
Ritengo sia questione di giorni; quando avremo la risposta completa ed esaustiva alle nostre domande, la Giunta farà una valutazione del complesso della risposta dei tre esperti e, avuta questa risposta, sarà in grado di trarre le determinazioni del caso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.
ZACCHERA Ringrazio il Presidente per la risposta, però intanto sono passati quattro mesi e bisogna stare attenti ai tempi, perché si fa presto a farli scivolare. Colleghi, abbiamo potuto portare questa discussione in aula solo perché erano trascorsi 60 giorni dal deposito del documento per finalmente, discuterla. Ricordiamo che la Giunta aveva deciso di non mettere in discussione il documento quando lo avevamo chiesto, cioè subito anche questo detto per un quadro di insieme. Però, a questo punto, la risposta del Presidente mi preoccupa. Presidente Spagnuolo, mi scusi: il Presidente Brizio ci ha detto che la risposta non è stata esaustiva, quindi una risposta allora c'è stata? Evidentemente la risposta non è chiara e si vogliono maggiori dettagli, però non ha risposto ai Consiglieri del Movimento Sociale che, probabilmente, si sono inventati tutto, perch altrimenti la risposta sarebbe stata un "no" chiaro ed esaustivo.
Per cui vorremmo avere innanzitutto gli atti da poter visionare, perch vorremmo sapere a cosa - i tre esperti - non hanno risposto in modo esaustivo e quale sia stata la risposta della Giunta. Presidente, forse le è sfuggito, ma lei, involontariamente, ha detto una cosa inesatta, perch ha detto che avete chiesto ai tre tecnici di dare un parere su tutto l'iter della faccenda. Stando a quello che ci risulta, avete chiesto soltanto una congruità sui prezzi ed è una cosa ben diversa. Non vorrei che gli esperti avessero risposto o rispondessero: 'Non entriamo nel merito se era giusto o sbagliato spendere, se era meglio il canale A o il canale B, se era meglio la televisione C o la televisione F; ci limitiamo soltanto a dire che c'è un prezzario e che i prezzi variano da 10 a 100: poiché voi avete pagate 100, il costo rientra nel prezzario e siamo a posto". Non è questo il succo del discorso e della domanda! Noi vogliamo sapere se una normale campagna pubblicitaria, portata avanti da professionisti lautamente pagati con centinaia di milioni, poteva dare migliori risultati di quanto ha dato in termini di numero di spots, di orari di spots, di contenuto degli spots.
Per cui io dico che siamo disposti a rimandare a martedì prossimo questa discussione, però vogliamo, da parte del Presidente, le copie dell'intercorsa corrispondenza ed un suo impegno a sollecitare affinch per martedì, ci sia una risposta esaustiva, da parte di queste persone perché altrimenti stiamo veramente a perdere tempo.
Faccio anche presente che c'è un impegno da parte degli esperti, anzi una richiesta da parte della Giunta, a dare delle risposte entro 60 giorni.
Poiché ne sono trascorsi ben di più, a questo punto potremmo avere legittimamente il "diritto" di avere una qualche risposta. Si tratta di 1 miliardo e 238 milioni: mi piacerebbe sapere come e perché sono stati spesi.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Ribadisco che si tratta di una richiesta che la Giunta ha fatto con suo atto deliberativo, nominando tre esperti che gli devono fornire una documentazione.
La Giunta, aspettando una risposta ed un chiarimento da parte di questi esperti, un'integrazione che ha ritenuto di richiedere, valuterà il documento e riferirà al Consiglio, quando avrà tratto anche le sue conclusioni. Non credo di poter fissare il termine di martedì; potrebbe essere il martedì successivo, perché non ho visto la documentazione finale.



(Interruzione da parte del Consigliere Zacchera)



PRESIDENTE

BRIZIO, Presidente della Giunta regionale



PRESIDENTE

E' un provvedimento che la Giunta ha assunto nella sua autonomia; lo metterà a sua disposizione quando avrà ultimato l'iter di esame del documento; non devo far vedere tutti gli avanzamenti che ci sono stati.
Credo che gli esperti abbiano compiuto il loro dovere, anche al di là di un compito specifico perché pur non avendo una funzione di Commissione d'inchiesta, a quanto mi consta hanno avuto dai Consiglieri la richiesta di conferire; avendoli anche sentiti, mi pare abbiate potuto ascoltare la loro opinione. Attendete quindi la fine dell'iter che stiamo compiendo: quando avremo terminato questo iter, ne riferiremo certamente.



PRESIDENTE

ZACCHERA



PRESIDENTE

Le chiedo soltanto: io, come Consigliere regionale, ho il diritto teoricamente domani mattina, di venire nell'ufficio preposto e dire che voglio vedere l'intercorsa corrispondenza tra la Giunta e gli esperti, o non ce l'ho? Se ce l'ho, domani mattina mi presenterò, perché voglio leggerla..



PRESIDENTE

BRIZIO, Presidente della Giunta regionale



PRESIDENTE

La legge è molto chiara e dice che gli atti gravati da riservatezza possono essere...



PRESIDENTE

ZACCHERA



PRESIDENTE

Perché questa è gravata da riservatezza?.



PRESIDENTE

BRIZIO, Presidente della Giunta regionale



PRESIDENTE

Secondo me, in questa fase è gravata da riservatezza. Se vogliamo fare dei formalismi, allora ci deve essere una richiesta scritta.


Argomento: Trasporti su ferro

Esame ordine del giorno n. 404 sulle carenze della linea ferroviaria Chivasso-Ivrea-Valle d'Aosta


PRESIDENTE

Considerata esaurita la discussione sulla mozione n. 336, passiamo ora all'esame dell'ordine del giorno n. 404, di cui al punto 11) all'o.d.g.
relativo alle carenze della linea ferroviaria Chivasso - Ivrea - Valle d'Aosta. L'Assessore Panella mi informa, e ha già anche avuto i contatti che è in corso una serie di incontri ed approfondimenti sulla questione per cui richiederebbe il rinvio della discussione alla prossima settimana.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.
CHIEZZI Ho firmato questo ordine del giorno e, per quanto mi riguarda, sarei favorevole a discuterlo e votarlo perché, se l'Assessore sta procedendo con le parti interessate per acquisire elementi, informazioni e poi formulare proposte, l'ordine del giorno aiuta l'Assessore in questo suo lavoro: non è antitetico. E' un ordine del giorno nel quale vi è un promemoria dei fatti accaduti. Parte dal lontano Convegno del febbraio 1989 e giunge sino all'ultima drammatica vicenda del disastro ferroviario; impegna la Giunta ad assumere opportune iniziative perché sia dato seguito a quell'impegno e siano ottenuti risultati significativi sul potenziamento strutturale della linea Chivasso - Ivrea - Valle d'Aosta.
Riterrei opportuno votare oggi questo ordine del giorno, perché impegna l'Assessore a fare quello che egli dice di aver già iniziato a fare, quindi dà forza all'azione dell'Assessorato. La prossima volta, l'Assessore verrà con altri provvedimenti che richiederanno pronunciamenti di altro tipo.
Direi che questo ordine del giorno è importante votarlo oggi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Panella.



PRESIDENTE

PANELLA, Assessore regionale



PRESIDENTE

Abbiamo avuto una serie di incontri con la Regione Valle d'Aosta Compartimento di Torino, e questa settimana ci sarà un altro incontro. Non ho nulla in contrario, anzi mi associo a questo ordine del giorno. Anch'io l'ho giudicato di supporto a fare un incontro poi con il Genio Ferrovieri ecc.



PRESIDENTE

CHIEZZI



PRESIDENTE

Con l'impegno dell'Assessore a fare una comunicazione in aula sui risultati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano.
GIULIANO Vorrei solo chiarire che ho presentato due ordini del giorno che sono per la gran parte, simili, ma di fatto sono diversi. Entrambi sono presentati anche da me, sennonché uno è a firma nostra, come Gruppo Verdi più Rifondazione Comunista, e l'altro vede come firmatari i colleghi del Consiglio regionale di tutti i Gruppi. Quindi, le questioni sono un po' diverse per entrambi. Se si apre la discussione, vorrei almeno illustrarli.



PRESIDENTE

No, Consigliere Giuliano, perché questo è un documento iscritto all'o.d.g., sul quale si sarebbe trovata una linea di mediazione, cioè che lo si voti senza discussione; dopodiché gli altri che lei ha presentato, e che mi consegnano adesso, non sono iscritti all'o.d.g. ed eventualmente potrebbero essere iscritti nella prossima seduta.
GIULIANO Mi stupisce questo fatto perché, se non sbaglio, il primo ad essere stato presentato è proprio quello che pone soltanto le firme Giuliano Segre, Miglio e Chiezzi - se non erro - e non l'altro.



PRESIDENTE

Nessuno ha chiesto di mettere all'o.d.g. questo documento; può darsi che sia semplicemente legato al fatto che, nel momento in cui si è fatta la Conferenza dei Capigruppo, non ci fosse la collega Segre, che quindi non ha chiesto che venisse messo all'o.d.g. Se lo volete aggregare a questo voto di carattere generale, lo si può fare e lo si discuterà la prossima volta.
GIULIANO Su mia richiesta agli uffici, mi è stato detto che si era trattato di un errore materiale e che entrambi sarebbero stati iscritti.



PRESIDENTE

A me questo non risulta, comunque la sostanza non cambia, perché lo si può aggregare nella votazione di massima adesso e la prossima volta verrà iscritto per una discussione di merito. Pongo dunque in votazione l'ordine del giorno n. 404, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che il grave incidente dell'11 giugno scorso, con il suo drammatico tributo in vite umane, ha evidenziato le gravi carenze della linea ferroviaria Chivasso-Ivrea - Valle d'Aosta e l'urgente necessità di intervenire per migliorarne sia l'esercizio sia la sicurezza nel febbraio 1989 si svolgeva a Ivrea un Convegno sulle 'Prospettive di potenziamento della direttrice ferroviaria Chivasso-Ivrea-Aosta ' promosso dalle Regioni Piemonte e Valle d'Aosta, dalla Provincia di Torino e dai Comuni di Chivasso, Ivrea ed Aosta al termine di tale Convegno veniva approvato un ordine del giorno che ribadiva 'il ruolo centrale che il trasporto ferroviario ha nel sistema delle relazioni nazionali ed internazionali ' e considerava 'il potenziamento della direttrice ferroviaria Chivasso-Ivrea-Aosta di grande importanza nel sistema dei trasporti e delle vie di comunicazione delle Regioni Piemonte e Valle d'Aosta' sia in occasione del Convegno, sia in successive elaborazioni, le proposte di potenziamento riguardavano: a) l'elettrificazione dell'intera tratta b) il raddoppio dei binari almeno nella tratta Chivasso-Ivrea, con rettifica dell'immissione sulla linea Torino-Milano c) la dislocazione del Genio Ferrovieri su altra linea di interesse effettivamente locale e non interregionale nello stesso ordine del giorno gli enti promotori si impegnavano a: a) costituire un Comitato permanente composto dagli enti promotori b) proporre all'amministrazione delle FS la formazione di una Commissione mista per l'esame delle proposte c) riconvocare il Convegno in rapporto ai progressi conseguiti.
Considerato che convogliare sul trasporto su rotaia quote significative di traffico sia passeggeri che merci, diventa una necessità sempre più urgente alla luce dei dati di inquinamento atmosferico e acustico sia degli agglomerati metropolitani, sia dei territori attraversati dalla viabilità automobilistica di grande comunicazione (vedasi lo studio commissionato dalla Comunità montana Dora Baltea Canavesana relativo all'autostrada Torino Aosta) solo un'iniziativa forte e non episodica da parte degli enti locali può ottenere l'inserimento della tratta Chivasso-Pre St. Didier nei Piani di investimento dell'Ente FS dopo il citato Convegno di Ivrea è sorto un Comitato tra gli utenti della linea Chivasso-Pre St. Didier, che esso ha ottenuto dal Compartimento di Torino un aumento delle corse, e che ciò sta portando al limite delle capacità strutturali il traffico sulla linea i Consigli comunali di Ivrea, Mercenasco, Montanaro, Borgofranco Strambino, Caluso, Chivasso, Candia e della Comunità montana Dora Baltea Canavesana si sono espressi all'unanimità per il raddoppio l'elettrificazione e la smilitarizzazione della linea impegna la Giunta regionale ad assumere le opportune iniziative affinché sia effettivamente dato seguito agli impegni assunti dagli enti locali promotori del Convegno del 1989 e possano di conseguenza essere ottenuti primi risultati significativi di potenziamento strutturale della direttrice Chivasso - Ivrea - Valle d'Aosta, eventualmente con la convocazione di un secondo Convegno".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame mozione n. 384 sulla pena di morte


PRESIDENTE

Passiamo al punto 15) all'o, d, g, che prevede l'esame della mozione n.
384, presentata dai Consiglieri Cucco, Miglio, Bortolin, Ferraris, Marino Rossa, Chiezzi ed altri.
La parola al Consigliere Cucco.
CUCCO Intervengo brevemente, perché credo che la firma apposta da numerosissimi Consiglieri, praticamente di tutti i Gruppi, sia più che sufficiente per dare il senso della convergenza sul testo di questo ordine del giorno, che richiama in ampissima parte un documento già approvato dal Parlamento europeo. Voglio sottolineare un aspetto: questo ordine del giorno, se diamo retta alle indagini di mercato che oggi si fanno, è in ampio contrasto con quanto la maggioranza della popolazione italiana e piemontese pensa sulla pena di morte, sulla giustizia e sull'applicazione di questa nel nostro Paese.
Credo ci siano delle motivazioni precise su questo argomento, in particolare di carenza di informazione su questo specifico aspetto. E' per questo motivo che in questo ordine del giorno voglio sottolineare l'impegno, da parte dell'Ufficio di Presidenza, di avviare una campagna straordinaria di sensibilizzazione della popolazione piemontese, in particolare di quella di età scolare, sul tema della difesa dei diritti umani e civili e sul tema della pena di morte nel mondo. E' un impegno che l'Ufficio di Presidenza credo si possa tranquillamente assumere, anche perché ogni anno, attraverso le attività del Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza, o credo altre organizzazioni simili, si fanno dei concorsi all'interno delle scuole o comunque si fanno delle attività dirette alle scuole. Mi sembra che questo possa essere un impegno da non sottovalutare per il prossimo anno per fattività sponsorizzata da questa Regione nelle scuole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.
BODRERO Non conosco esattamente la mozione, quindi potrei anche astenermi, per ho l'impressione che sulla questione io la pensi un po' diversamente, forse come la maggioranza dei piemontesi. Non si può dire che la pena di morte per principio sia ingiusta. E' ingiusta se inflitta ingiustamente: anche cinque minuti di galera ad un innocente sono una cosa ingiusta. Però se noi, a filo di logica, approviamo, anzi incoraggiamo, l'omicidio del tiranno, che può chiamarsi Hitler, Stalin, Saddam Hussein o uno dei troppi tiranni che i prevalgono numericamente all'ONU e purtroppo sono causa di infinite guerre e massacri nel Terzo Mondo, in Africa, ecc., se non solo è lecito ma è doveroso uccidere il tiranno, non vedo perché la pena di morte in casi analoghi, quindi eccezionali, non debba essere altrettanto giusta.
Questa è la mia opinione, opinabile, ma è la mia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.
ZACCHERA Chiedo scusa se qualche volta faccio perdere tempo al Consiglio, per sulla questione della pena di morte, poiché il mio partito ha una posizione diversa dalla mia personale, e poiché sarebbe stato estremamente facile non prendere la parola o far finta di non votare, oppure uscire, oppure trovare altre soluzioni, volevo dire che come cittadino, indipendentemente da questo specifico ordine del giorno sul quale mi asterrò, personalmente sono contrario alla pena di morte; mi spiace che invece questa raccolga, pare il consenso della maggioranza dei cittadini italiani. In ciò, non in linea con quelle che sono le posizioni del mio partito.
Per cui, indipendentemente dal voto su questo ordine del giorno, sul quale si potrebbe aprire un lungo discorso, perché la pena di morte in caso di guerra è intesa diversamente rispetto ai tempi di pace, concettualmente non condivido la pena di morte come deterrente contro i maggiori reati pertanto, non votando a favore di questo ordine del giorno, mi pongo su posizioni personali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.
BRESSO Anch'io naturalmente non sto a fare una dichiarazione di voto a favore di questo ordine del giorno che abbiamo firmato. E' vero che queste cose le votiamo tardi e che poiché c'è una stragrande maggioranza di voti a favore si ritiene che non sia il caso di discuterne, però io ritengo che sarebbe sbagliato lasciare agli atti di questa discussione una sorta di convinzione del Consiglio, senza ribatterla.
Che in Italia ci sia una maggioranza di cittadini favorevoli alla pena di morte non è in nessun modo dimostrato, però noi, che siamo di vecchia storia referendaria, sappiamo che i referendum, che sono un'espressione di opinione diretta popolare (cosa che non sono i sondaggi di opinione), sono proprio una cosa diversa, perché consentono a tutte le parti in causa e a tutte le posizioni di esprimersi compiutamente e di avere la possibilità di spiegare ai cittadini qual è la posta in gioco. Ed io sono convinta che i cittadini italiani, di fronte ad un referendum che comporterebbe evidentemente il diritto-dovere, per i partiti politici e per i movimenti di opinione, di andare a dibattere sulla questione, sarebbero invece dalla parte di chi è contro la pena di morte.
Mi pareva opportuno dirlo; non sono convinta che gli italiani siano per la pena di morte.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 384, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte visti: gli artt.3 e 4 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo la Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo e l'art. 1 del VI Protocollo aggiuntivo adottato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite entrato in vigore nel giugno 1991, dopo la decima ratifica l'art. 4 della Convenzione Americana sui diritti dell'Uomo la Convenzione Europea di estradizione del 1957 le risoluzioni ONU sulla pena di morte n. 32 l 61 dell'8 dicembre 1977, n. 35/172 del 15 dicem-bre 1980, n.1984 /50 del 2 maggio 1984 e n. 39 118 del 14 dicembre 1984 l'art. 27 della Costituzione italiana la risoluzione del Parlamento Europeo A30062 / 92 del 12 marzo 1992 rilevato che la pena di morte è oggi ancora prevista negli ordinamenti giudiziari di 132 Stati della Comunità internazionale su 181 (in 116 per reati ordinari e in 16 per reati eccezionali) e che è ancora applicata in 96 Paesi, ivi inclusi alcuni di democrazia politica numerosi Paesi anche a ordinamento democratico, applicano la pena di morte in circostanze escluse da convenzioni internazionali sui diritti umani (ad esempio, minore età o malattie mentali) nei Paesi non democratici la pena di morte è ancora molto spesso utilizzata per limitare alcune libertà fondamentali quali la libertà politica, religiosa, sessuale, di parola odi associazione, e quindi quale strumento repressivo di dissidenti o minoranze in alcuni Paesi la pena di morte viene comminata in assenza di garanzie giuridiche e processuali; ritiene che l'impegno ad operare per l'abolizione della pena di morte ovunque essa sia prevista e praticata, possa configurarsi come dovere legittimo chiede al Governo italiano di operare per ottenere in sede ONU una delibera vincolante di moratoria generalizzata sulla pena di morte di impostare la propria politica estera ed in particolare la politica di accordi e cooperazione economica considerando il pieno rispetto dei diritti umani e l'abolizione della pena di morte come condizioni fondamentali di cui tenere conto impegna la Giunta regionale ad operare in sede di relazioni internazionali proprie affinché il rispetto dei diritti umani e l'abolizione della pena di morte siano condizioni fondamentali per l'avvio di relazioni e scambi; - a sviluppare rapporti di scambio culturali con gli Stati extracomunitari con i quali la Regione ha relazioni, che diffondano la conoscenza e la difesa dei diritti umani universalmente garantiti; impegna l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale ad avviare una campagna straordinaria di sensibilizzazione della popolazione piemontese, in particolare quella in età scolare, sul tema della difesa dei diritti umani e civili e contro la pena di morte invia la presente mozione al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Presidente del Parlamento Europeo, al Segretario Generale delle Nazioni Unite, ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La mozione è approvata con 42 voti favorevoli e 3 astensioni.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 397 in merito all'istituzione della Commissione speciale di indagine conoscitiva sul funzionamento delle UU.SS.SS.LL.


PRESIDENTE

Passiamo al punto 16) all'o.d.g. che prevede l'esame dell'ordine del giorno n. 397 presentato dai Consiglieri Monticelli, Marino, Miglio Majorino, Vaglio, Chiezzi ed altri.
La parola al Consigliere Calligaro.
CALLIGARO E' nota a tutti noi la gravità e l'estensione dello scandalo che investe la sanità in Torino e provincia, il numero degli amministratori dei funzionari e degli imprenditori implicati e sono note le accuse che vengono loro rivolte. Naturalmente devono essere dimostrate, ma sono di per sé assai gravi.
Noi, per parte nostra, chiediamo che la Magistratura faccia piena chiarezza su fatti e responsabilità, ma al tempo stesso chiediamo di istituire una Commissione speciale di indagine della Regione Piemonte per valutare attentamente l'efficacia degli strumenti legislativi amministrativi ed ispettivi di cui la Regione dispone, o le eventuali carenze; la mancanza di strumenti che potrebbero, opportunamente utilizzati, prevenire il malaffare; le degenerazioni e garantire piena trasparenza nella gestione della sanità pubblica. Noi indichiamo anche una strada da percorrere, che naturalmente si può discutere, anzi si deve discutere.
Tre sono i punti a nostro parere particolarmente delicati: la spesa per investimenti, gli incarichi ingegneristici, gli studi di fattibilità, le progettazioni, le imprese, i tempi di realizzazione delle opere, i costi finali, le manutenzioni; il secondo capitolo riguarda la spesa corrente per beni e servizi, per cui occorre davvero istituire l'albo dei fornitori infine la spesa per convenzionata esterna, prendendo in considerazione le autorizzazioni, i requisiti minimi richiesti alle strutture private in modo tale da poter esercitare gli opportuni controlli.
Noi l'abbiamo detto ripetutamente: ci pare che il mercato della sanità sia un mercato protetto, riservato a certi studi di progettazione, a certe imprese, a certi fornitori. Chiediamo che il Consiglio istituisca questa Commissione speciale di indagine riferita agli strumenti di cui dispone o non dispone la Regione, quindi è un campo del tutto diverso da quello che non è nostro, che è quello percorso dalla Magistratura, alla quale auguriamo di fare rapidamente chiarezza su fatti e responsabilità. Mi pare sia difficile respingere questa nostra richiesta, perché è atta a prevenire fenomeni di malaffare, di degenerazione nell'ambito della gestione della sanità pubblica.
Pensiamo che si possa trovare un'ampia maggioranza, se non l'unanimità nel momento in cui avanziamo questa richiesta. E' il minimo che possa fare oggi la Regione Piemonte, il minimo che è richiesto all'istituzione che ha appunto il compito difficile e oneroso di governare la sanità pubblica.
La richiesta è molto semplice: sottoporre a verifica gli strumenti di cui disponiamo ed eventualmente individuare carenze di strumenti, in modo tale da rendere più agevole l'esercizio del governo della sanità e delle necessarie opere di controllo, prevenendo fenomeni di malaffare e di degenerazione. A noi interessa il risultato, non le polemiche, né in questa sede né in sede di Commissione. Ci interessa un impegno politico in questa sede, dopodiché si può discutere attentamente e approfonditamente anche in sede di Commissione, ci interessa però il risultato. Vogliamo che il Consiglio regionale del Piemonte, di fronte allo scandalo, percorra una propria strada, individui le cause, cerchi la possibilità di migliorare i propri strumenti o di dotarsi di strumenti nuovi di carattere legislativo amministrativo ed ispettivo, in modo tale da rendere trasparente il governo della sanità in Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.
CUCCO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, voglio subito sgombrare il campo dalla questione dell'ordine del giorno. Non sono pregiudizialmente contrario all'istituto della Commissione di indagine: sono totalmente privo di fiducia in questi strumenti.
La storia delle nostre Commissioni di indagine o di inchiesta è una storia piena di lutti. Che fine ha fatto la vicenda del Cartografico e della Commissione che fu fatta sul Cartografico? Che fine ha fatto la Commissione della scorsa legislatura sui laboratori di analisi, se non quella di fornire le stesse cifre e gli stessi argomenti alle due o alle tre parti che si contendevano nei dibattiti consiliari, per fare in modo che le stesse parti continuassero a contendere sugli stessi argomenti senza arrivare a capo di nulla? Perché credo che ci sia qualcosa di errato nel meccanismo mentale del legislatore, che ha dato la possibilità al Consiglio regionale di istituire Commissioni di indagini su cose sulle quali non pu indagare? Perché se si vuole indagare sugli scandali c'è la Magistratura.
Ho tutte le mie riserve (e il mio partito le ha espresse in periodo di referendum sulla giustizia e ancora adesso) sulla presunta indipendenza della Magistratura. Dico presunta, ma con questo non voglio togliere niente ai vari Di Pietro e agli altri che stanno facendo egregiamente il loro lavoro. Non ho mai riposto tutta la mia fiducia nella Magistratura; ritengo però che ognuno debba fare il proprio mestiere.
Quello che questa Commissione invece potrebbe fare (ma si trasforma necessariamente in un'altra cosa) è capire esattamente nello specifico i meccanismi amministrativi e legislativi che consentono al malaffare chiamiamolo così - di introdursi nell'amministrazione pubblica, sempre che sia possibile fare questo. Credo che un lavoro di questo tipo possa essere fatto e sia necessario fare. Ho l'impressione che la struttura regionale non sia in grado di farlo, perché non ha tempo o perché ha altre cose da fare; però una Commissione di Consiglieri - che sia gruppo di studio o che sia Commissione, non mi formalizzerei su questo argomento- potrebbe effettivamente produrre un ottimo lavoro in questa direzione.
Personalmente su questo ordine del giorno mi asterrò con gli argomenti che ho detto: completa sfiducia in uno strumento regolamentare che non ha mai prodotto nulla di interessante per chicchessia; tuttavia, comprendendo e sottoscrivendo gli argomenti del Gruppo che ha predisposto questa mozione e degli altri Gruppi che l'hanno sottoscritta, chiedo loro se si pu ragionare su quest'altra ipotesi di lavoro. Questo non per coprire qualcuno, non voglio fornire coperture a nessuno, Assessori o Consiglieri o personaggi coinvolti in questa storia, non mi importa nulla; anzi, ho fatto dei passi in altre direzioni su questa materia.
Però su questo argomento voglio richiamare per l'ennesima volta, con una puntigliosità che forse può dare fastidio - e lo riprenderò tutte le volte che si discuterà di sanità in quest'aula - un ordine del giorno che ho firmato insieme ai Consiglieri Miglio, Segre e Giuliano, dove si impegnava la Giunta a riferire in aula prima della scadenza del 30 giugno sui propri intendimenti in merito al rinnovo degli amministratori straordinari.
Succedono le cose più strane: a Biella l'amministratore straordinario dopo una serie furiosa di polemiche che lo hanno visto al centro dell'attenzione in questi ultimi due o tre mesi.si è dimesso, dicendo che si dimetteva per protesta. In realtà ha fatto ridere i polli, in quanto si doveva dimettere per forza, perché il 30 giugno era in scadenza.
Presidente, l'ordine del giorno sottoscritto dagli altri Consiglieri prevede anche altre cose, prevede anche una presa di posizione esplicita della Giunta in merito alle procedure per il rinnovo degli amministratori straordinari. Le ricordo che la maggioranza di governo che la sostiene ha votato un ordine del giorno simile in una parte e ben peggio in un'altra.
Tant'è vero che io, ogni lunedì di tutte le settimane, da qui fino a quando quell'ordine del giorno non verrà applicato, presenterò un'interrogazione che richiamerà il vostro ordine del giorno. Siamo già alla terza settimana: tutte le settimane vi presenterò un'interrogazione dove vi chiederò conto dell'ordine del giorno che vi siete approvati, dove dite che ci fornirete l'elenco dei fornitori, degli appalti, ecc., cose che, in realtà, tutti chiedono, ma fino adesso non si è visto nulla.
Ripeto: a parte le interrogazioni presentate, se la Regione vuole giocare un ruolo sulla vera questione di nostra competenza, cioè quella delle procedure che portano alla nomina di amministratori straordinari piuttosto che sulle vicende giudiziarie sulle quali non possiamo intervenire, perché non abbiamo prove in merito (e se le avessimo dovremmo correre alla Magistratura e non farne oggetto di dibattito consiliare), io le chiedo che il Consiglio sia messo in grado di poter discutere ed esprimere posizioni prima che il Ministero o il Governo prendano le loro decisioni. Non si tratta di anticipare nulla: è semplicemente far sì che noi si possa prendere una decisione e chiedere al Governo che si comporti in un certo modo; dopodiché il Governo deciderà e prenderà posizione in merito.
Mi sono quindi permesso di usare il tempo a mia disposizione anche su questo argomento; l'ho già detto: finche la Giunta non ci farà parlare su questi famosi criteri, richiamerò in continuazione questo nostro ordine del giorno. Sull'ordine del giorno presentato dagli altri colleghi, ho già detto come mi comporterò. Vorrei però richiamare l'attenzione dei colleghi che hanno firmato quel documento a ripensare alla diversa formulazione da me proposta, se ritengono possa effettivamente servire; diversamente, si andrà al voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.
MAGGIOROTTI L'ordine del giorno che ho firmato con altri Consiglieri si pone l'obiettivo di verificare, come ha già detto il collega Calligaro (lo ribadisco), non tanto eventuali atti penalmente perseguibili da parte di chicchessia funzionario della Regione o delle UU.SS.SS.LL. del Piemonte quanto di acquisire atti di conoscenza che consentano di descrivere complessivamente il funzionamento di quegli strumenti amministrativi ed anche ispettivi che la Regione si è data per valutare la legittimità, la congruenza e la razionalità di quelle che sono funzioni proprie degli enti su cui la Regione ha compiti e doveri di programmazione, di ispezione e di verifica. Quindi, questo è lo scopo: valutare se gli strumenti che abbiamo sono opportunamente utilizzati e applicati o se si ritiene invece di doverli applicare, utilizzare o modificare in maniera diversa.
Ora si individuano alcuni nodi fondamentali rispetto ai quali occorre fare chiarezza; tali nodi sono poi anche quelli che hanno causato dei problemi ed hanno portato agli atti giudiziari di cui siamo a conoscenza.
Il nodo principale è la spesa di investimento, rispetto alla quale si sono sollevati numerosi dubbi da parte di diverse forze politiche nel Consiglio.
Questi dubbi non sono stati assolutamente sciolti, perché si è risposto, quando si è risposto, in termini assai evasivi alle domande che più volte abbiamo posto sul perché una certa società fosse quella che - ed è oggettivamente affermabile - ha prodotto più progetti ed assunto più incarichi di edilizia fra le UU.SS.SS.LL. del Piemonte, e se ciò risultasse all'Assessorato. A questo interrogativo, che tuttavia ci sembra abbia invece sollevato interesse da parte della Magistratura, non è stata data un'esauriente, comprensibile risposta. Questo vale per molte altre questioni, e io credo sia diritto del Consiglio non delegare funzioni ispettive alla Magistratura quando queste funzioni sono sue proprie.
Il collega Cucco ha sollevato un problema sull'utilità di alcune passate Commissioni ispettive, in particolare quella sui laboratori d'analisi. Io mi permetto di dissentire, nel senso che, in realtà, quella Commissione ha quanto meno portato - mi risulta - all'individuazione di norme riferite a requisiti minimi a cui devono attenersi i laboratori privati per convenzionarsi; e questo ha pressoché bloccato la proliferazione delle attività private che ambivano al convenzionamento che c'era stata negli anni passati. Se analoga normativa si pensasse rispetto ad esempio, alla questione della riabilitazione funzionale (in maggioranza gestita da privati), probabilmente ci sarebbe un analogo risultato, e le strutture pubbliche sarebbero più stimolate ad attivare i servizi e a gestirli direttamente.
Ritengo quindi che non sia strumento inutile quello di una Commissione che può lavorare individuando con chiarezza determinati obiettivi, dandosi delle precise scadenze che abbiano poi una ricaduta anche sulla programmazione. Non dimentichiamo che il Piano socio-sanitario è in scadenza, e credo che questo possa essere anche uno strumento per consentire all'Amministrazione di programmare in maniera più idonea la sua attività futura.
In questo senso, confermo l'adesione del nostro Gruppo a questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore regionale La Giunta crede che un lavoro di approfondimento e di coinvolgimento maggiore del Consiglio su queste tematiche sia estremamente positivo, anche perché ci troviamo in un momento di passaggio abbastanza traumatizzante per la velocità con cui sta avvenendo e l'attuale carenza di strumenti legislativi nuovi. Quindi credo che, al di là dell'auspicio di tutti che l'azione della Magistratura faccia piena chiarezza sui fatti e sulle responsabilità, un lavoro di approfondimento, di verifica complessiva sul funzionamento degli strumenti legislativi, degli strumenti operativi, e anche degli strumenti mancanti che dobbiamo mettere in piedi sia estremamente urgente.
Con la nuova dimensione regionale della sanità, non solo le competenze ma anche le responsabilità del Consiglio, quindi naturalmente della Giunta come esecutivo, saranno estremamente più pesanti e implicheranno dei processi di responsabilizzazione e di decisione in prima istanza sul piano finanziario, che costringeranno tutti all'interno del sistema sanitario a ragionare con un'ottica molto più attenta. Mi pare che il momento sia estremamente opportuno per fare questo tipo di verifica, non solo su quello che si è fatto negli anni passati, ma rappresenti anche un'indicazione su quello che si vuole fare negli anni futuri. Credo che l'indicazione che dava il Consigliere Calligaro di investire la Commissione competente per poter esaminare in termini più approfonditi nel contenuto, nelle metodologie da affrontare, sia estremamente positiva. La Giunta è d'accordo ad affrontare il problema nei termini indicati.
Per quanto riguarda il problema degli amministratori straordinari siamo ancora in totale assenza di indicazioni da parte dello Stato. Oggi abbiamo avuto la comunicazione che il Governo non ha ancora deciso, ma indica tre linee sulle quali operare e di queste bisogna sceglierne uria.
La prima possibilità è un rinnovo di 60 giorni per tutti, quindi una prorogatio di 60 giorni fino al 31 agosto. A mio avviso, non è una possibilità seriamente percorribile, in quanto significherebbe andare ad una nuova reiterazione del decreto in agosto ed iniziare un'avventura, che abbiamo già vissuto con le reiterazioni dei decreti che avevano fissato gli amministratori straordinari all'inizio.
La seconda e la terza ipotesi sono abbastanza equivalenti, salvo un cambiamento minimo; la seconda ipotesi è una proroga fino al 30 giugno 1993, ad eccezione delle sostituzioni che si vogliono operare.
Con la terza ipotesi si propone una nomina nuova di tutti fino al 30 giugno 1993. Quindi, tra la seconda e la terza ipotesi, c'è solo una differenza di metodologia e di procedura. Reputo che non si possa andare avanti di due mesi in due mesi; concordiamo tutti che, in questa situazione governativa e parlamentare, non è supponibile con le norme di buon senso che, nel giro di.pochi mesi, il Parlamento possa affrontare, approfondire e votare una riforma sanitaria che è in discussione da cinque anni.
Abbiamo incominciato a discutere del primo disegno di legge di riforma nel settembre 1987. Mi pare che l'indicazione di arrivare al 30 giugno 1993 sia l'ipotesi più cavalcabile, anche perché in un mondo operativo che deve gestire un settore di tali dimensioni, l'incertezza è una cosa terrificante.
Sulla valutazione degli amministratori abbiamo richiesto ai Comitati dei garanti una documentazione, una relazione di valutazione su questo anno di attività, che abbiamo già fatto pervenire alla Presidenza del Consiglio man mano che ci arriveranno, completeremo la documentazione, affinché la Commissione e i Consiglieri abbiano la possibilità di valutare direttamente le singole posizioni, tenendo conto che in queste relazioni vanno soppesate anche soluzioni che si possono determinare all'interno delle UU.SS.SS.LL.
tra Comitato dei garanti ed amministratori. Bisogna valutare le soluzioni con una conoscenza della realtà, altrimenti i problemi personali rischiano di condizionare eccessivamente valutazioni di politica generale.
La situazione delle UU.SS.SS.LL. pie-montesi oggi vede Orbassano commissariata con Martinotti, ex dirigente, in pensione da poco, dell'USSL di Valenza. L'USSL n. 4 è commissariata con commissariamento atipico di: tre persone, con Commissario Grando; l'USSL n. 7 di Torino commissariata con il coordinatore amministrativo di Asti, Fabbricatore. L'USSL di Carmagnola ha visto le dimissioni, anche se paiono ritirate dell'amministratore; l'USSL di Biella ha le dimissioni di Petterino e non so se verranno ritirate in caso di prorogatio; nell'USSL di Omegna l'amministratore ha dato le dimissioni, salvo la possibilità di continuare a restare in carica se ci fosse la proroga di un mese. La situazione oggi è questa.
Mi auguro che la scelta del Governo sia quella di un anno e di una nuova nomina per tutti, onde evitare di creare buoni e cattivi, che ci creerebbe delle difficoltà sul piano umano per mille motivi (credo di non dire delle cose ovvie, anche se rientrano nelle verità private). Forse la scelta migliore sarebbe un decreto che prevede la nomina per un anno, con la rinomina di tutti, che dà una valutazione di partenza libera per tutti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.
FERRARA Sarebbe utile capire se dopo la risposta dell'Assessore cambia qualcosa rispetto al mantenimento o meno dell'ordine del giorno o eventuali ipotesi che possono determinarsi. Mi pare di capire che l'Assessore abbia espresso una qualche disponibilità a raggiungere gli obiettivi che l'ordine del giorno si prefiggeva.
Credo che la valutazione dell'Assessore sia condivisibile; mi pare che effettivamente non si possa non essere d'accordo, nella situazione in cui ci troviamo e viste le cose quotidiane, sulle finalità che l'ordine del giorno si proponeva. E' un documento che, pur prendendo atto di tutta una serie di situazioni, non va ad alimentare la cultura del sospetto, ma va a creare una situazione capace, in qualche modo, di prevenire situazioni non corrette che si sono manifestate nella nostra Regione.
Sono molto d'accordo con l'intervento del Consigliere Cucco; anch'io nutro molta sfiducia rispetto alla capacità di raggiungere questi obiettivi. Il passato ci ha dimostrato che spesso non riusciamo a raggiungere questi obiettivi, forse molte volte sono troppo ambiziosi, e quindi restano degli studi lunghi, dispersivi che non danno alcun risultato preciso, anche se - ed è l'unica cosa che non concordo con il Consigliere Cucco - credo sia compito specifico della Regione e non della Magistratura fare queste indagini, andare ad individuare comportamenti scorretti, se ci sono, e comunque andare a creare le condizioni perché quanto meno ci siano difficoltà a raggiungere questi comportamenti scorretti.
Condivido, visto che gran parte della replica dell'Assessore era finalizzata non tanto all'ordine del giorno quanto alle affermazioni del Consigliere Cucco, il problema degli amministratori straordinari. Non so se sia giusto prorogarli tutti di un anno, tutti insieme, senza alcun giudizio. Mi pare che giudizi se ne possano dare e non soltanto su quelli che sono stati commissariati; forse c'è anche qualcos'altro. So che l'Assessore ha predisposto alcuni parametri di contabilità analitica, quasi per rilevare certe efficienze od inefficienze determinatesi nel corso della gestione. E' più difficile e certamente più imbarazzante, ma credo sia anche più giusto, che si esprimano dei giudizi e non lasciare che questi giudizi li esprimano altri. La mia opinione è che, se la Regione riuscisse prima del Governo ad esprimere una sua valutazione in ordine a quella che dovrebbe essere una scelta, sarebbe un fatto meritorio per questa Regione senza aspettare soltanto una scelta che arriva molto vicino ad una scadenza, che quindi viene ad essere una scelta pressoché necessitata, una scelta-non scelta, una necessità di non prendere decisioni di più ampio respiro. Una valutazione che, in qualche modo, costringa, a breve scadenza anche per questi ruoli così importanti per l'efficienza e la correttezza della sanità nella nostra regione, ad individuare comportamenti tali che garantiscano questa efficienza, soprattutto oggi, quando tutto il controllo parte ed arriva nel sistema politico. Non c'è più nulla che esce dal sistema politico, tutto quanto è all'interno di esso, quindi, se si riesce in qualche modo ad individuare dei comportamenti capaci di svolgere maggiori controlli, credo sia un aspetto positivo.
Questa Commissione, dunque, che si chiama d'indagine, che mi pare sia conoscitiva, che vede l'assenso sia pur con delle maggiori puntualizzazioni e precisazioni da parte dell'Assessore, è una strada da percorrere; se c'è l'intendimento di giungere ad una sua definizione più puntuale, sarebbe forse opportuno non procedere questa sera alla votazione, ma cercare di trovare un'intesa comune, perché i risultati che questo ordine del giorno si pone vengano raggiunti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Presidente e colleghi, desidero anzitutto ringraziare l'Assessore Maccari per la disponibilità istituzionale che egli ha espresso di fronte alla proposta di istituire una Commissione che nella terminologia, secondo lo Statuto, è di "indagine conoscitiva". Lo ringrazio, perché egli sta dimostrando un comportamento estremamente corretto e coerente del governo regionale rispetto ad un problema che naturalmente richiede, per alcuni fatti che sono insorti, un'attenzione particolare.
Sia come Gruppo che personalmente, ritengo di aderire a questa proposta, che d'altro canto è stata evidenziata dagli interventi che mi hanno preceduto. Sono anch'io d'accordo sul fatto che occorra individuare una sede nella quale approfondire gli ambiti, le forme, gli strumenti, la terminologia stessa. Credo di avere detto già in altre occasioni - non ricordo più bene se era un dibattito in aula oppure in Commissione - che l'indicazione di istituire una Commissione d'indagine (anche se a termine di Statuto), come mi faceva rilevare il collega Monticelli, in questa situazione non risponde al principio, al concetto iniziale introdotto dai padri dello Statuto. Oggi, infatti, in relazione alla materia in esame cioè quella della sanità, la Commissione d'indagine conoscitiva assume un significato negativo; già allora avevo detto che, a fronte di alcuni individui che si sono comportati scorrettamente, ci sono decine e decine di amministratori che stanno comportandosi molto correttamente, appartenenti a tutti i partiti, quindi appartenenti alla società. Ci sono centinaia di rappresentanti dei Comitati dei Garanti appartenenti alle varie forze politiche che si comportano correttamente. Volevo evitare che la Commissione assumesse un significato quasi di penalizzazione, di presunta condanna di tutta una classe dirigente che si è assunta una grande e pesante responsabilità, quella di far funzionare la sanità.
Allora, il problema è questo. Se possiamo individuare una sede nella quale poter definire i termini precisi, ribadisco ancora (pur, tenendo conto di quanto recita lo Statuto) che sarebbe molto meglio che una Commissione mirata alla sanità fosse una Commissione conoscitiva del funzionamento, come d'altro canto hanno anche evidenziato i vari interventi, a cominciare da quello del collega Calligaro, a quello del collega Maggiorotti ed altri intervenuti successivamente. Quindi, toglierei il carattere di indagine, perché voi sapete che nel linguaggio corrente oggi si usa dire "Angelo Rossa (così non tocco nessun altro) è stato indagato o è indagato". Indagato non è una cosa di normale routine, assume un certo significato. Mio caro, in politica si gioca con le parole, ma queste, dietro, hanno una grande sostanza.
E' bene dunque che cerchiamo di metterci d'accordo. Aderisco alla proposta, perché voglio lanciare un messaggio a quelle centinaia di amministratori che hanno operato e operano correttamente; non voglio assolutamente fare di tutte le erbe un fascio: sono perché si discuta nella sede opportuna e si istituisca quel tipo di Commissione che deve servire alla Regione per conoscere. Cerchiamo di fare in modo che l'accento sia sulla conoscenza piuttosto che sull'indagine, perché - ripeto - l'indagine in genere, nell'uso corrente (non sono un avvocato, non conosco e non tratto la giurisprudenza), ha sempre un significato che è in partenza già pregiudizievole rispetto ad un lavoro di conoscenza, che è del tutto tranquillo.
MAJORINO Non si chiede la Commissione d'inchiesta! ROSSA D'inchiesta no, ma di indagine in ogni caso. Ma poiché siamo in un ambiente nel quale le forze politiche fanno anche politica, ciascuno darà la sua interpretazione. Non vorrei che venisse data un'interpretazione di particolare significato, che assuma aspetti che non sono e non devono assolutamente essere nelle intenzioni di questo Consiglio. Ecco la ragione per cui sono favorevole a che si affrontino e si discutano le problematiche esistenti senza però andare oltre le questioni di pertinenza di altro corpo e rappresentanza dello Stato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.
BODRERO La questione è un'altra. Certo che fin quando l'indagato non è dichiarato colpevole non è da considerare tale. Semmai il Consigliere Rossa ha ragione in questo senso: quando si finisce l'indagine bisogna dirlo alto e forte se l'indagato è completamente pulito. Purtroppo questo non si fa sempre ed è quello che un po' di tempo fa aveva rilevato anche il collega Marchini.
Però c'è un'altra questione: bisogna vedere se lo Statuto dice "Commissione d'indagine"e non semplicemente "Commissione conoscitiva": Non voglio essere troppo formalista, però se lo Statuto c'è, qualcuno lo ha approvato e forse lo ha approvato anche il Consigliere Rossa. Certamente bisogna essere molto cauti in queste cose; tra l'altro ho sempre detto che ho poca fiducia nelle Commissioni, però in un caso grave come questo, in cui si tratta di abusi a danno di malati, farei quasi un'eccezione, sempre che queste famose Commissioni, si chiamino come si vuole, alla fine all'unanimità o senza unanimità, facessero un esposto sia positivo che negativo, secondo i casi naturalmente, alla Magistratura. Così la Regione fa la sua parte e la Magistratura fa la sua.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho l'impressione che siamo ad un passaggio molto equivoco, per non dire subdolo, dei rapporti fra maggioranza e minoranza, Consiglio e Giunta. Un passaggio che non mi piace assolutamente. Leggo i giornali e sapevo che c'era un'offensiva del PDS che attribuiva una serie di responsabilità all'Assessore Maccari e ne chiedeva le dimissioni. Discutibile o meno, era un percorso comprensibile, perché si richiamava a responsabilità politica chi ha la responsabilità di questa materia. Qualcuno ritiene che la sua attività sia inadeguata e ne chiede le dimissioni, qualcun'altro ritiene che la sua attività sia adeguata, assume la, responsabilità di solidarizzare con lo stesso Assessore, di sostenerlo e dividerne le responsabilità. Questo è il gioco politico.
Questo documento è subdolo, improprio e non fa onore a chi l'ha presentato, a mio modo di vedere, dal punto di vista della chiarezza dei comportamenti politici. Qui di tutto si parla, meno che delle responsabilità politiche, che è l'unica cosa che interessa il Consiglio regionale, perché le questioni tecniche sono presupposti del confronto politico; le questioni che qui si individuano sono di nuovo questioni tecniche e si cerca di contrabbandarle per questioni politiche, cioè la capacità del funzionamento degli strumenti.
Qui si dà già per scontato che non c'è alcuna responsabilità dell'Assessore. Assessore: "guardati dai greci, anche quando fanno doni"! Qui ti danno doni: ti stanno facendo il pacchetto. Nessuno adombra il fatto che tutto questo succeda, che gli strumenti siano buoni, ma che non si sappia usarli. Si dice che sono gli strumenti che non funzionano e si assolve l'Assessore. Il Consiglio regionale di tutto si occupa, meno che di verificare la capacità della Giunta: la cosa mi lascia molto perplesso.
Dopodiché si introducono due argomenti del tutto disaggregati l'uno rispetto all'altro, non riconducibili ad un'unica sede. Se si dice che gli strumenti legislativi, amministrativi ed ispettivi (che hanno quindi a monte atti consiliari, deliberazioni o leggi) vanno modificati, allora modifichiamo le leggi e modifichiamo anche le deliberazioni.
Ma per arrivare a questa constatazione, noi dobbiamo raccogliere dei dati che ci consentano di dire che sono gli strumenti che non funzionano.
Per carità, nessuno se la prende con l'Assessore, non siamo nati ieri! Se la Regione funziona, non capisco perché la raccolta dei dati non sia un mandato che il Consiglio dà alla Giunta, impegnando la Giunta in tempi certi e stretti, utilizzando le strutture regionali, se del caso avvalendosi di professionisti esperti, di portare sotto la sua responsabilità di esecutivo, che quindi ha alle proprie dipendenze 3.000 persone, la somma di notizie che fanno parte dell'ultimo paragrafo della prima pagina. I dati vanno raccolti dall'istituzione, non abborracciati non sappiamo bene da chi! Il paradosso è che questa Commissione, che è meno della Giunta, dovrebbe avere più possibilità operative della Giunta.
Qualcuno deve farmi capire come è possibile che una Commissione consiliare possa raccogliere dati più in fretta e meglio di quanto possa fare la Giunta. Se non c'è il pacchetto all'Assessore, Presidente, le notizie debbono essere fornite da chi questi dati può e deve raccogliere.
Noi abbiamo la competenza per andare nelle UU.SS.SS.LL. a chiedere questi dati? Benissimo, noi incarichiamo la Giunta di raccogliere quanto richiesto; dopodiché chiediamo all'Assessore di risponderci, perché questi dati rappresentano una realtà che evidentemente l'Assessore, negli elementi di anomalia, non è in grado di governare. A questo punto sarà l'Assessore a dirci che non è in grado di governarli per inadeguatezza degli strumenti legislativi di controllo amministrativo e lui stesso dovrà proporne la modifica o lasciarla al Consiglio.
E' però difficile immaginare che una Commissione parta dal presupposto che non c'è responsabilità politica, presupposto proposto dall'opposizione la quale ha chiesto prima le dimissioni dell'Assessore - non so bene che fine abbia fatto quell'ordine del giorno - per poi dire che la Giunta non conosce i dati e allora si offre di raccoglierli. Povera Giunta: ha delle leggi e dei regolamenti che non funzionano e allora bisogna cambiarli! Ma questo è un dibattito politico? In un confronto politico le responsabilità devono emergere, le responsabilità degli amministratori, le responsabilità delle persone non corrette anche penalmente, le responsabilità politiche della Giunta e dell'Assessore, se ci sono, e le responsabilità della Regione nel suo complesso, se ha un sistema di normative legislative ed amministrative di controllo inadeguate. Ma sono soglie e questioni che hanno uno specifico referente ed una specifica allocazione in termini di responsabilità: non si può ricondurre tutto ad un calderone.
Ritengo che un approfondimento su questo sia opportuno. Ho difficoltà a capire, senza un'assunzione di responsabilità della Giunta su una di queste questioni, come possa avviarsi un'opera di approfondimento da parte del Consiglio. Non lo capisco proprio, perché queste sono tutte questioni che il Consiglio ha il diritto ed il dovere di chiedere alla Giunta di rappresentare in aula e di assumersene la responsabilità: se i dati sono anomali, dirci perché sono anomali, per propria incapacità oppure per meccanismi legislativi che non funzionano, per i quali imputeremo noi alla Giunta di non aver chiesto lei stessa la modifica in tempo reale. Il ritardo della Giunta nel chiedere la modifica di un meccanismo di controllo che ha constatato aver prodotto guasti è un debito che va attribuito alla Giunta, dalla quale io non l'assolvo in partenza.
Caro Rossa, questo documento non mi piace. E' un documento che parla di tutto meno che di politica, è un documento subdolo. Io darò il mio contributo nel formulare l'oggetto di un'indagine che il Consiglio dovrà esprimere: primo, quando si sarà verificato che è un'indagine su materia rispetto alla quale noi abbiamo competenza; secondo, che è un'indagine che mi si dovrà spiegare che può fare meglio il Consiglio di quanto possa fare la,Giunta. Me lo dovete spiegare in termini di risorse, in termini di strumenti, in termini di procedure, in termini di competenze. Altrimenti mi sentirò coinvolto in un'ennesima operazione subdola, in cui tutti vogliono occuparsi di tutto per non occuparsi di niente. Lo dico brutalmente, anche se io lo sostengo con grande lealtà.
Accettare questo tipo di soluzione da parte della Giunta è sostanzialmente un defilarsi rispetto alle proprie responsabilità; questo è già avvenuto con una Commissione che ho il piacere di presiedere e nella quale cerchiamo di lavorare al meglio anche con i membri dei partiti non di maggioranza, quella del riequilibrio in termini ambientali del sistema produttivo piemontese. Questi sono ruoli della Giunta. Nel momento in cui la Giunta dice che queste cose sono necessarie, prende atto di una sua insufficienza politica nella proposta. Non può registrare con soddisfazione che va avanti una certa cosa: prende atto che non ha avuto la capacità di anticipare una forza di opposizione, come è stato in quel caso e come avviene oggi. Quando in Consiglio non si imputano più le responsabilità e non si dà modo a chi viene imputato di una responsabilità di chiarire che non si ritiene responsabile, ho l'impressione che si stia avviando un percorso di criminalizzazione impropria, per cui - come diceva Rossa - si dà per scontato che c'è una Commissione di indagine.
Non si è avuto il coraggio di dire che l'Assessore ha sbagliato e gli si chiedono le dimissioni. Si dice che qualcosa non funziona, non abbiamo capito che cosa. Non l'Assessore: l'Assessore va benissimo. Perché qui non c'è scritto: "verificare se la Giunta ha sbagliato"; c'è scritto: "se sono sbagliatigli strumenti e se non conosciamo i dati". Ma la non conoscenza dei dati è un fatto politico di cui la Giunta deve rispondere. Assessore io la prego, come sostenitore modesto e marginale di questa maggioranza, di fare qualche riflessione insieme ai colleghi di Giunta di come la Giunta si dovrà collocare in proprio nella stesura dell'oggetto di questa Commissione, perché non c'è niente di peggio di una Giunta che si defila delle sue responsabilità delegandole al Consiglio.
Il Consiglio deve svolgere la sua funzione, che è quella di tipo ispettivo nei confronti della Giunta. Invece di andare ad ispezionare l'USSL n. 32, dove probabilmente non abbiamo neanche il diritto di accesso dovremmo ispezionare la Giunta per capire se ha fatto bene il suo dovere.
E, guarda caso, l'opposizione questo non lo vuole fare. Lo fa sui giornali perché fa notizia! E perché non lo vuole fare nel concreto? Andiamo a fondo di questa questione. Cerchiamo di capire perché non si contesta la latitanza della Giunta e contestualmente si latita come forza di opposizione non avendo il coraggio di imputare delle questioni che qui invece si adombrano.
Responsabilità politica: non viene individuata; responsabilità degli strumenti, che sono un patrimonio della Regione, di cui tutti siamo responsabili, ma in primo luogo ne è responsabile la Giunta. E, se c'è una legge che non funziona, un meccanismo di controllo che non funziona, una deliberazione che non funziona, essa, che lo verifica in tempo reale, deve chiedere una proposta. La raccolta dati, se è possibile, è una cosa che deve esserci negli uffici della Giunta. Se non c'è o è perché non lo possiamo fare o perché è responsabilità della Giunta o perché non abbiamo gli strumenti e non abbiamo il personale, non abbiamo le tecnologie. Mi chiedo come faccia il Consiglio ad avere più tecnologie, più personale, più strumenti di quanti ne abbia la Giunta. Mi sembra veramente una cosa non bella, per usare il piemontese. Il mio vecchio professore Allara aveva detto tre parole: "am pias nen". E i veri piemontesi capiscono cosa vuol dire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.
MONTICELLI Grazie, Presidente. Sono costretto a collocarmi rispetto all'ultimo intervento del collega Marchini, ma non perché sono stato accusato essendo, purtroppo, il primo firmatario di questa proposta - di essere subdolo o di avere fatto una proposta subdola. Non mi interessa questo aspetto.
Credo che noi dobbiamo fare tutti assieme, se ci riusciamo, lo sforzo di distinguerei due piani di un discorso. Uno è il piano del discorso delle responsabilità politiche. Su questo noi non torniamo indietro di un centimetro da quello che abbiamo detto, da quello che abbiamo proposto, da quello che continueremo a dire e proporre in Consiglio.
Noi siamo stati autori di un ordine del giorno che è stato portato all'esame di questo Consiglio qualche settimana fa, che si concludeva con una formula - quella sì era un po' subdola - in cui in sostanza, senza dirlo perché non lo si poteva dire, chiedevamo le dimissioni dell'Assessore Maccari.
Quell'ordine del giorno partiva dallo scandalo della sanità che fa da sfondo anche a questa questione. Ripeto: noi non torniamo indietro,di un centimetro da quel nostro giudizio sul piano delle responsabilità politiche. D'altra parte, sempre restando alle responsabilità politiche noi siamo stati, insieme ad altri colleghi dell'opposizione particolarmente critici, duri con la Giunta nel suo complesso, ma in particolare con l'Assessore, quando si è parlato della deliberazione sulla nuova impostazione dei bilanci, diciamo sulla politica sanitaria in generale, quindi non soltanto sulla vicenda dello scandalo. C'è chiaramente una visione diversa, un giudizio, una posizione politica che noi abbiamo avuto, continuiamo ad avere e continueremo ad avere.
La cosa che evidentemente non ha colto il collega Marchini è che c'è una differenza fra il piano delle responsabilità politiche e il piano delle responsabilità istituzionali. Come istituzione Regione, non come maggioranza ed opposizione, non come Giunta e Consiglio, ma come istituzione Regione nel suo complesso, siamo chiamati a dare una risposta ad una questione che, bene o male, lo scandalo della sanità pone. C'è qualcosa, dietro allo scandalo della sanità, che ha a che fare con un malfunzionamento dell'istituzione regionale? C'è qualcosa che non funziona nelle leggi regionali? C'è qualcosa che non funziona negli strumenti operativi della Regione? Questa è una questione, colleghi, che riguarda tutti. Non regalo questa responsabilità alla Giunta, collega Marchini. Perché questa è responsabilità anche mia, è responsabilità di tutti noi Consiglieri.
Collega Marchini, fino a prova contraria - so che a volte tu sostieni anche il contrario - abbiamo, ad esempio, il potere di iniziativa legislativa. Se c'è qualcosa che non va nella legislazione della Regione noi saremo tenuti ad identificarlo e a comportarci di conseguenza, facendo delle proposte di legge. Di qui l'indicazione di uno strumento, che è lo strumento previsto dal nostro Statuto, che è la Commissione speciale di indagine conoscitiva, che è cosa diversa dalla Commissione di inchiesta. La Commissione di inchiesta, per come è definita nello Statuto, è una Commissione di inchiesta su fatti e persone; la Commissione di indagine conoscitiva è Commissione di indagine per conoscere problemi di questa natura, che sono problemi attinenti alla coerenza, correttezza e congruità degli strumenti legislativi che ha la Regione Piemonte di fronte al problema del governo della sanità.
Vorrei anche dire - ne parlavo prima con l'Assessore Maccari e questa non è una novità, non è un'invenzione mia, ma credo che dobbiamo prenderne coscienza - che il problema di fare una Commissione speciale di indagine sulla sanità si poneva probabilmente anche indipendentemente dallo scandalo dell'USSL IV, perché c'è chiaramente qualcosa che non gira. Cos'è che non gira? Siamo passati molto rapidamente da un sistema basato su un grado di autonomia dell'USSL molto alto in cui il ruolo della Regione era di ordinamento legislativo e di indirizzo programmatico, ma non così pregnante dal punto di vista delle funzioni di controllo anche sul bilancio sull'amministrazione immediata, come è oggi, con responsabilità grandissime come la nomina dell'amministratore straordinario, ad esempio. Stiamo passando da una fase in cui le Regioni avevano una potestà derivata, un potere derivato nel campo della sanità, ad una fase che si sta preparando per i prossimi tempi, e credo ormai sia dietro l'angolo, in cui le Regioni avranno prima i debiti della sanità, ma poi anche i poteri, della sanità, e sarà una fase durissima da gestire.
C'è, quindi, un problema enorme di rivisitazione della legislazione regionale ed anche della strumentazione operativa della Regione, problema indipendente anche dalla vicenda dello scandalo. C'è poi lo specifico della vicenda dello scandalo, che ha a che fare con un tema molto grosso su cui si è già dibattuto, ad esempio, quando abbiamo parlato dei bilanci delle UU.SS.SS.LL.: il sistema dei rapporti fra Regione e UU.SS.SS.LL., che attiene al momento dell'indirizzo, della programmazione, ma anche al momento dell'ispezione, del controllo, di quali sono gli strumenti, i mezzi, i modi con cui attuare queste funzioni che sono proprie della Regione.
Questo era il senso della nostra proposta; non è una proposta subdola caro Marchini, non è un tentativo di spostare il discorso: è proprio un discorso diverso. Sul piano delle responsabilità politiche, lo prometto all'Assessore Maccari e alla Giunta, la nostra battaglia continuerà ad essere dura esattamente come prima; sul piano di una questione che, a nostro giudizio (a mio giudizio, modestamente), è di taglio, di tipo diverso, di responsabilità istituzionali che coinvolgono la Regione nel suo insieme, c'è bisogno di uno sforzo particolare di analisi, di verifica della strumentazione regionale.
Questo giustifica l'istituzione di una Commissione speciale di indagine conoscitiva. Purtroppo, caro Rossa, nello Statuto si chiama così, non si possono istituire Commissioni non previste. Le Commissioni sono o quelle permanenti, le solite (la I, la II, la III, ecc.) o quelle di inchiesta che non è la questione che si pone adesso - o hanno questo nome. Credo che il senso sia molto chiaro.
Termino, Presidente, ponendo una questione che a questo punto è di ordine politico. Il collega Calligaro, nel suo intervento iniziale, ha già avanzato l'ipotesi che la discussione si potesse non chiudere oggi con il voto sull'ordine del giorno, trovando un momento di approfondimento in Commissione, e questa ipotesi è stata richiamata da altri colleghi.
La questione di ordine politico è però quella della volontà politica; è chiaro che questo metodo, questo tipo di conclusione del dibattito sta in piedi - mi si scusi un po' il modo rozzo - se c'è una dichiarazione di volontà politica chiara. Io ho sentito dall'Assessore un'indicazione chiara; ho sentito dal Capogruppo del PSI un'indica" zinne un po' meno chiara; non ho sentito - non è una prevaricazione all'intervento - alcuna posizione da parte del maggiore Gruppo presente nel nostro Consiglio: forse sarebbe opportuna un'indicazione di orientamento politico su questo punto.
Se fosse chiaro che c'è l'orientamento a lavorare su questa base, noi saremmo d'accordissimo a non porre il problema della votazione oggi per rimandare l'argomento alla Commissione competente (credo sia la IV); in questo caso, evidentemente, con il mandato di elaborare più chiaramente evitando gli equivoci che ci possono essere nel testo qui formulato, il campo di, indagine conoscitiva, cioè gli obiettivi, il campo, i metodi. A questo proposito rispondo al collega Marchini, il quale diceva: "Ma chi raccoglie i dati?". Nella parte finale del nostro ordine del giorno abbiamo chiaramente ricordato che questo Consiglio, la maggioranza anzi, ha votato non tanto tempo fa, un ordine del giorno che impegnava la Giunta a raccogliere e a fornire tutta una serie di dati.
MACCARI, Assessore regionale Li stiamo raccogliendo.
MONTICELLI La prima base conoscitiva per il,lavoro della Commissione di indagine che noi proponiamo sarà certamente quel materiale, quei dati che fornirà la Giunta, stando, all'interno di questo impegno su quella questione. Termino: il problema, ripeto, è di avere appunto chiarezza, e chiarezza è anche quella di esprimere la volontà politica del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.
MARINO Svolgo un intervento brevissimo che non volevo fare, ma dopo aver sentito alcune cose sono stato spinto a farlo. Come in altri momenti di discussione su quanto avviene nella sanità ho sempre l'impressione che una parte dei membri di questo Consiglio regionale non legga i giornali. Credo che, in questo momento, le persone inquisite siano quasi un centinaio, fra Assessori regionali, comunali, ecc., funzionari, imprenditori. Certo prevalentemente lombarde, non piemontesi (non so se dire per fortuna o purtroppo); diciamo che è così soltanto perché, in questo momento, la situazione piemontese non è ancora esplosa come altre.
In ordine a tali vicende, questo Consiglio regionale, fino ad oggi per quella parte di questioni che competeva alla Regione (alla Giunta e in particolare al settore della sanità e quindi all'Assessore), per quanto mi risulta, ma soprattutto per quanto risulta ai cittadini, al massimo ammesso che ne siano a conoscenza, ha votato un ordine del giorno. Io non conosco altri atti se non quelli del commissariamento di alcune UU.SS.SS.LL., che sono in una situazione tale per cui il commissariamento è quasi scontato e doveroso; non è un segnale di volontà politica: è un atto doveroso in situazioni come quelle che conosciamo, in particolare dell'USSL IV o di alcune altre.
In una situazione di questo genere, in base ad un ordine del giorno che fa una proposta di tipo strettamente istituzionale, perché prende a riferimento una possibilità di iniziativa indicata dallo Statuto, si vuole costituire una Commissione di indagine. Io ho firmato questo ordine del giorno, e lo voterò, perché ho fatto un ragionamento molto semplice, senza alcuna intenzione di sposare tesi o manovre subdole che non comprenderei.
Il ragionamento è che in numerose UU.SS.SS.LL. - perché così sembrerebbe è stato possibile sottrarre del denaro pubblico, delle risorse a scapito quasi sempre di settori fra i più deboli, fra i più esposti di questa realtà piemontese, attraverso delle azioni che la Magistratura sta oggi valutando.
Allora io non posso dimenticare che in quel particolare settore (la sanità) noi viviamo una continua pressione da parte di enti, associazioni comitati, gruppi di base, ecc., che ci chiedono esattamente di spremere tutte le più piccole risorse rimaste di questa Regione per risolvere delle questioni che, a volte,°sono tragiche per i soggetti che direttamente le devono affrontare. Stamani, davanti a questo Consiglio regionale, a nome di decine o forse centinaia di associazioni di questo tipo, è stato distribuito un volantino, è stato chiesto, per l'ennesima volta, un incontro all'Assessore, alla Giunta e ai Capigruppo su questioni che sono vitali per parti tra le più deboli della popolazione.
Ebbene, in questo settore sono invece in corso delle iniziative che tendono ad accertare se delle persone hanno sostanzialmente rubato dei soldi.
MARCHINI Ma qui non c'è scritto questo.
MARINO Infatti, qui non c'è scritto, ma sui giornali sì, collega Marchini. E non c'è nemmeno scritto che si deve fare il processo a qualcuno. Però c'è scritto che questo Consiglio regionale si prende il diritto - oltre che il dovere, secondo me - di attivare un meccanismo di approfondimento del modo di funzionare di alcune strutture che hanno permesso queste cose. E non è assolutamente vero e io non posso accettare queste interpretazioni peraltro discutibili, sui rapporti tra Consiglio e Giunta, come se il nostro ruolo fosse quello di venire qui a passare il tempo a saltellare e a ballare attorno ad una Giunta che, nel frattempo, fa tutto quello che vuole, e noi la controlliamo con dei pezzi di carta.
Qui sono successe cose di particolare gravità, rispetto alle quali il Consiglio regionale deve intervenire, non la Giunta, perché se la Giunta avesse avuto gli strumenti per impedire queste cose, le avrebbe impedite.
Avrà sbagliato, ci saranno state delle complicità, ci saranno state sottovalutazioni; sta di fatto che queste cose sono avvenute e il Consiglio regionale, che è formato da 60 Consiglieri, quindi né da 29 né da 31, credo abbia il diritto e il dovere, rispetto ai cittadini, di lanciare dei messaggi minimi con i quali si faccia sapere che, oltre ad aspettare il risultato dei magistrati, il Consiglio regionale stesso si pone anche il problema di trovare dei modi per chiudere con questa storia. Credo sarebbe veramente grave non portare avanti una proposta come questa attraverso giri di parole, perché tali sono.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.
PEANO Intervengo molto brevemente per dire che abbiamo compreso, anche dall'intervento dell'Assessore, che ulteriori indagini potrebbero essere in qualche modo, aperte attraverso una Commissione d'indagine, così com'è prevista dallo Statuto, per accertare quanto avviene oggi nella sanità torinese.
Il problema, per quanto si evince dai giornali, dai mass media e dalle denunce in corso, riguarda in particolare UU.SS.SS.LL. torinesi e alcune UU.SS.SS.LL. intorno a Torino.
Siamo arrivati ad un momento particolare della sanità nostra e crediamo si debba aprire un po' di più il coperchio del bilancio della sanità, un bilancio che è di tanti miliardi e per i quali dovremmo fare qualche verifica di più, controllare qualche cosa di più. Tanto è grande il problema e tanto è grande il bilancio della sanità, ma tanto sono grandi anche le difficoltà, le insoddisfazioni e le incertezze, che in questo momento emergono sotto tanti aspetti.
A lato del bilancio c'è poi un'ulteriore difficoltà, che emerge da tutti quanti noi, e che riguarda soprattutto quella parte del bilancio della sanità che va a coprire le spese socio-assistenziali. Peraltro, nella seduta di approvazione del bilancio stesso, cioè di quella deliberazione sui criteri, abbiamo cercato di portare al 50-70% quella parte di taglio sulle spese socio-assistenziali a valenza sanitaria.
Crediamo veramente che, in quella fase, dovremmo dare più attenzione soprattutto ai ceti deboli; per queste categorie dovremmo fare uno sforzo maggiore, quindi andare a verificare nel bilancio della sanità dove possono essere effettuati altri tagli, per evitare di andare ad incidere maggiormente. Ripeto: i problemi di questi tempi sono tanto grandi e riguardano soprattutto i ceti e le fasce sociali più deboli, i centri per handicappati, i centri di assistenza.
Credo veramente che dovremmo consentire a tutti di andare a verificare attraverso una Commissione, che possa indagare e possa essere di aiuto all'Assessore e che potrebbe essere espressa così come lo prevede l'art. 19 del nostro Statuto. Nessuno vuole dare sfiducia alla Giunta e tanto meno all'operato dell'Assessore stesso, ma andare a controllare e fare un'ulteriore verifica e dare un supporto, da parte di tutti quanti noi, al lavoro fatto fino ad oggi potrebbe essere di estrema importanza.
Credo sia anche un atto di maturità da parte dell'Assessore stesso l'aver capito che questo possa essere iniziato con oggi. Quanto viene chiesto dall'ordine del giorno travalica un po'; nessuno di noi vuole almeno da parte del mio Gruppo, né scomunicare né dare sfiducia all'Assessore, però credo veramente che potremmo lavorare insieme, andare a verificare e controllare il bilancio della sanità per cercare di capirne tutti i meccanismi e approfondirli maggiormente. Si potrebbe effettuare un controllo maggiore, effettuare dei tagli, controllare là dove si pu operare con maggiore discernimento.
Sono tutte verifiche indispensabili e sostanziali; quindi, se nascerà la proposta di una Commissione, saremo favorevoli.



PRESIDENTE

La Giunta non deve aggiungere nient'altro. Non mi sembra che oggi si possa procedere alla votazione. Il dibattito a questo punto mi sembra concluso.
La parola al Consigliere Cucco.
CUCCO Se il dibattito è concluso su questo argomento, non è affatto concluso sull'altra parte, cioè quella sulla nomina degli amministratori straordinari delle UU.SS.SS.LL..
L'Assessore ha surrettiziamente fatto un pezzo di comunicazione discutendo di questo argomento, quando in realtà noi avevamo chiesto - e ripeto tale richiesta - l'iscrizione del nostro ordine del giorno all'o.d.g. e di dedicare un pezzo di una prossima seduta del Consiglio regionale, prima del 30 giugno, su questo argomento, prima che il Governo decida.



PRESIDENTE

A me tocca l'obbligo di riepilogare quello che ai Capigruppo sull'argomento toccato dal Consigliere Cucco, è stato detto. Consigliere Cucco, quando lei ha affrontato in riunione di Capigruppo questa questione il Presidente della Giunta si era riservato di valutare con la Giunta anche in vista di ciò che il Governo avrebbe deciso in materia, come procedere. Pertanto non si era più iscritto il suo documento all'o.d.g., in attesa di queste riflessioni da un lato e conoscenze di decisioni nazionali dall'altro. Pertanto riassumendo ancora una volta quanto lei qui dice, lo porteremo alla prossima conferenza dei Capigruppo che è convocata per giovedì.
La parola al Consigliere Monticelli.
MONTICELLI Solo per concludere in modo più chiaro. Non mettendo in votazione l'ordine del giorno oggi, chiediamo formalmente alla Presidenza del Consiglio la trasmissione dell'ordine del giorno alla Commissione con il mandato di approfondire l'argomento.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,30)



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