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Dettaglio seduta n.160 del 16/06/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 6) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Dardanello, Gallarini, Panella.


Argomento: Controllo sugli atti degli enti locali

Esame progetto di legge n. 256: "Disposizioni in merito all'Organo regionale di controllo"


PRESIDENTE

In merito all'esame del progetto di legge n. 256, di cui al punto 8) dell'o.d.g., ha la parola il relatore, Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri il disegno di legge n. 256 è stato predisposto dalla Giunta in conseguenza degli effetti sull'attività dell'Organo regionale di controllo derivanti dall'entrata in vigore della legge 30.12.91, n. 412: "Disposizioni in materia di finanza pubblica".
Esaminandolo articolo per articolo, emergeranno sia gli aspetti più significativi sia l'intento complessivo che la Giunta si è proposta.
Con l'art. 1 si è ritenuto di avallare il comportamento che il Comitato regionale di controllo ha adottato, analogamente ad altre Regioni, in ordine all'esame degli atti delle UU.SS.SS.LL. e similari.
L'art. 2 riguarda gli atti delle assemblee delle Associazioni dei Comuni in materia socio-assistenziale. Stante la loro peculiarità, si è inteso individuare con esattezza i soggetti competenti al controllo di tali atti, ovvero le Sezioni decentrate competenti per territorio. Infatti, a seguito dell'entrata in vigore della legge finanziaria è venuta a crearsi una situazione di incertezza, che con la decorrenza retroattiva dell'articolo si intende superare.
Il secondo comma dell'articolo vuole essere norma di salvaguardia in ordine a provvedimenti di controllo eventualmente assunti, nelle more dell'entrata in vigore della legge, da altri consessi, quale il Comitato regionale, esercitante tale funzione di controllo fino all'entrata in vigore della legge n. 412/91.
E terzo comma si configura come norma di tutela rivolta ai soggetti coinvolti nel procedimento di controllo ed in particolare alle Assemblee delle Associazioni dei Comuni; viene sancito infatti che fino alla data di entrata in vigore della legge regionale non operino le ipotesi di decadenza, di cui all'art. 18 della legge regionale n. 30/91 nei confronti degli atti assunti dal 31.12.91.
Quanto sopra, considerata la situazione di incertezza creatasi, onde evitare per le Amministrazioni controllate l'onere della riadozione di provvedimenti decaduti per tardivo invio dei provvedimenti stessi al controllo.
L'art. 3 del disegno di legge sostituisce il sesto comma dell'art. 7 della legge regionale n. 30. La residua competenza in capo al Comitato regionale in ordine al controllo degli atti delle Province e dei Consorzi a partecipazione provinciale non giustifica più la maggiorazione prevista dal predetto articolo 7: in base alla relazione 1991 su un totale di 112.988 atti ricevuti dal Comitato ben 97.539 risultano infatti adottati dalle UU.SS.SS.LL..
A fronte della situazione determinatasi si è inteso comunque, con l'art. 4, ribadire il ruolo del Comitato regionale di controllo, ai fini della funzione di coordinamento dei Consessi. E' stata pertanto prevista ai commi 3 e 6 dell'articolo, la possibilità della convocazione della Conferenza dei Presidenti, ovvero dell'Assemblea generale, da parte del Comitato medesimo. Inoltre, il settimo comma prevede che tali riunioni possano essere presiedute, su delega del Presidente della Giunta regionale dal Presidente del Comitato regionale di controllo.
La drastica riduzione del numero degli atti controllati dal Comitato regionale di controllo, conseguente agli effetti della legge n. 142, ma soprattutto degli intervenuti disposti della legge n. 412/91, da un punto di vista organizzativo può giustificare, anche ai fini sperimentali della revisione dell'articolazione dell'Organo di controllo, di cui all'art. 34 della legge regionale 30/91, la previsione di una struttura unica a supporto del Comitato predetto e della Sezione di Torino. Con misure organizzative interne verrà assicurata l'adeguatezza funzionale e l'autonomia dei due Consessi, ai sensi dell'art. 44 della legge n. 142/90.
Con la modificazione, di cui all'art. 6, gli ambiti di riferimento istituzionale delle Sezioni di Biella, Novara, Verbania e Vercelli vengono fatti coincidere con quelli risultanti a seguito dei decreti legislativi di istituzione delle nuove Province di Biella e Verbania.
All'art. 7, in forza di quanto sopra, prevede la sospensione dei termini, di cui alla legge regionale n. 30/91, per gli atti soggetti a cambiamento di competenza, onde permetterne il trasferimento.
La clausola d'urgenza è stata introdotta, in particolare, in considerazione di quanto disposto all'art. 2, relativamente agli atti socio assistenziali.
Il disegno di legge di cui si tratta è stato preso in esame, in sede referente e congiunta, dalle Commissioni consiliari è "Adempimenti attuativi della legge n. 142/90", le quali, dopo aver in proposito consultatole Associazioni e gli Organismi rappresentativi degli Enti locali, le Organizzazioni sindacali, i Presidenti e i Segretari dei Co.Re.Co., hanno a lungo ed approfonditamente discusso il provvedimento apportando al testo presentato dalla Giunta alcuni emendamenti aggiuntivi proposti dalla Giunta stessa, al fine di far coincidere, nell'un caso, come si è detto ad illustrazione dell'art. 6, gli ambiti territoriali delle Sezioni di Biella, Novara, Verbania e Vercelli con quelli delle nuove Province di Biella e del Verbano-Cusio-Ossola di recente istituzione, e di sospendere, nell'altro (art. 7), i termini per gli atti da trasferire in conseguenza del cambio di competenza.
Al testo sono stati inoltre apportate anche alcune modificazioni eminentemente formali, volte ad adeguarlo alle disposizioni ministeriali in materia di formulazione tecnica degli atti legislativi.
Nella seduta del 4 giugno scorso le Commissione referenti hanno poi licenziato il disegno di legge, approvandolo a maggioranza.
In considerazione di quanto sopra esposto, se ne raccomanda l'approvazione anche da parte di questa Assemblea.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Il mio intervento, oltreché essere di espressione del parere del Gruppo, è anche sollecitazione nei confronti della maggioranza, in particolare dell'Assessore Nerviani. Siamo di fronte a quella che potremmo chiamare, senza alcun intento spregiativo, una leggina, che nasce da obblighi di adeguamento della normativa regionale a disposti nazionali, ad eventi che esulano dal nostro campo; ovvero la nuova normativa dei controlli sugli atti delle UU.SS.SS.LL. e la nascita delle due nuove Province in Piemonte: una leggina. C'è però un problema emerso con tutta evidenza nella consultazione, sul quale vorremmo attirare l'attenzione dei colleghi ed, in particolare, "riattivare", se posso, usare questo termine l'attenzione della Giunta sul problema di fondo che si ripropone tutte le volte che si parla di Comitati regionali di controllo. Stiamo ormai entrando in situazione per così dire "a regime" nel rapporto numerico quantitativo e qualitativo, degli atti che gli Enti soggetti a controllo inviano alle varie Sezioni dei Comitati di controllo. I primi dati emersi nei lavori della Commissione sono stati estremamente significativi. In sostanza, si è prodotto quanto si poteva immaginare e si era già visto, in parte, nei mesi scorsi: un crollo radicale del numero degli atti esaminati dai Comitati di controllo. Questo non avviene soltanto perché il controllo delle UU.SS.SS.LL. non fa più capo alla Sezione regionale del Comitato di controllo, ma direttamente alla Regione, ma avviene anche per gli atti dei Comuni, delle Province e di tutti gli Enti soggetti a controllo. Quindi, il problema non è soltanto di adeguamento, ma di adeguamento generale della struttura dei Comitati di controllo nella nostra Regione.
I colleghi ricorderanno che quando fu votata la legge che recepiva nella normativa regionale le indicazioni della legge n. 142, per quanto riguarda le nuove funzioni e la struttura dei Comitati di controllo, ci fu una discussione molto accesa e, sostanzialmente, due tesi diverse. Una tesi, quella prospettata allora dalla Giunta e sostenuta dalla maggioranza che sintetizzo in "perora non cambiamo nulla, però ci impegniamo entro due anni a verificare la situazione". L'altra, sostenuta in particolare dal mio Gruppo, faceva rilevare che già in quel momento c'erano gli estremi per decidere di cambiare radicalmente la struttura dei Comitati. In sostanza proponemmo di passare da una struttura di Comitati per territorio riproducente la vecchia struttura dei Comprensori, ad una struttura per materia: 3/4 Comitati in tutto il Piemonte, articolati per materie e non più per territorio; una posizione radicalmente diversa.
In Commissione ho ripreso i termini di quella discussione; ho dato atto all'Assessore ed alla Giunta della buona intenzione di partire con "i piedi per terra": quindi, piena legittimità di impostazione, avvio di una lenta trasformazione e due anni di traguardo per avviarla. Ora siamo al dunque.
In sostanza la questione che pongo non è relativa alla legge di oggi ma all'immediato futuro. Chiedo che la Giunta si pronunci oggi sull'impegno preso, all'atto della votazione della legge sui Co.Re.Co, di rivedere la legge dopo due anni (rivederla dopo due anni significherebbe, oggi rivederla fra un anno, quindi avere ancora davanti un anno con il funzionamento attuale). Chiedo oggi, invece, un pronunciamento della Giunta, che dica "noi ci impegniamo a rivedere subito la struttura dei Comitati di controllo", sapendo benissimo di essere in una situazione delicata, perché abbiamo attualmente ancora in prorogatio i Comitati di controllo di sette anni fa; infatti non sono stati ancora rinominati - se non un piccolissimo gruppo - la scorsa seduta.
C'è urgenza di rinominare i Comitati di controllo, di metterci in regola, da questo punto di vista, come Regione; c'è altrettanta urgenza di metterci in regola dal punto di vista della struttura dei controlli. Non è assolutamente ammissibile tenere in piedi una struttura che non ha più alcuna ragion d'essere e giustificazione per costi ed effetti prodotti. E parliamoci chiaro, effetti di scarsissima utilizzazione del personale regionale operante in queste strutture, di incertezza sull'unicità del diritto a livello regionale essendo una struttura articolata per territorio; effetti, anche, di impossibile qualificazione di coloro fanno parte di questi Comitati, essendo un numero molto alto di persone.
Sul voto ci pronunceremo in rapporto alle dichiarazioni della Giunta su un impegno chiaro a muoversi immediatamente per elaborare una nuova legge, una nuova impostazione, in modo da bruciare i tempi ed arrivare ad una nuova struttura dei Comitati di controllo prima dei due anni prospettati in un primo tempo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

E' stata fatta una richiesta specifica da parte del collega Monticelli peraltro anticipata negli ultimi confronti in Commissione. Di fatto di leggina si tratta, non desiderata ed imposta dagli eventi che hanno portato alla Giunta il controllo degli atti delle UU.SS.SS.LL. per la parte sanitaria. Personalmente avrei preferito rinviare riflessioni e modifiche della legge al compimento del biennio previsto dalla legge, e che abbiamo approvato come tempo di riflessione e verifica dell'esperienza che si andava facendo con il rinnovo dei Comitati regionali di controllo.
Dichiaro anche un po' di disagio nel dover intervenire su questa materia nel momento in cui non siamo ancora riusciti, per complessità della partita, a rinnovare i Comitati regionali di controllo presenti sul territorio. Ma quando si svolge attività legislativa bisogna provvedere anche a cose poco gradite, nelle quali non si crede appassionatamente.
Abbiamo assolto un compito e attuato piccolissimi atti di coraggio nell'assolvimento di questo compito: le due Segreterie riferite al Comitato di controllo della Sezione di Torino sono state fuse, malgrado qualche resistenza; il risparmio di personale è stato ovviamente modesto, ma significativo della volontà di andare a recuperare risorse laddove è possibile recuperarle, in linea con una situazione difficile che certamente interessa anche i Comitati regionali di controllo.
E' stato detto, nella relazione, che la situazione è sostanzialmente mutata; gli atti sono ridotti, l'impegno per i Comitati e per i funzionari è andato scemando di consistenza anche se ovviamente la qualità si è mantenuta al livello precedente, quindi buono, e qualche volta ha dovuto anche accentuarsi per la complessità degli atti nuovi e per le novità che la legge n.142 ha portato e comportato.
La legge è stata integrata in Commissione da un emendamento. Dopo l'approvazione del decreto del Presidente della Repubblica per l'istituzione delle nuove Province del Verbano-Cusio-Ossola e di Biella, le due province sono state istituite formalmente. Pertanto si ritiene necessario, per anticipare i tempi, che tutti i Comuni che fanno parte delle Province di Biella, Novara, Verbania e Vercelli facciano riferimento immediato ai relativi Comitati regionali di controllo (quelli che si trovano negli attuali capoluogo di Novara e Vercelli e nei futuri capoluoghi, Verbania e Biella).
Anche questo è un tentativo di riordino che forse anticipa l'organizzazione provinciale dei Comitati regionali di controllo.
Il tempo previsto - lo ricordavo all'inizio - per una verifica puntuale delle attività è di due anni. Siamo ormai a otto mesi dal compimento di tale periodo. Non nascondo qualche preoccupazione, qualche volontà di adeguarci ad una politica di diffusione capillare dei nostri servizi sul territorio, compreso questo dei Comitati regionali di controllo che, più che servizio, è esercizio del controllo sugli atti dei Comuni da parte delle Regioni.
Cionondimeno è intenzione mia personale di proporre alla Giunta una considerevole semplificazione della nostra presenza nelle Province in cui le sezioni dei Comitati di controllo sono presenti.
Alla domanda del Consigliere Monticelli rispondo che c'è, da parte mia la decisa volontà di risparmiare il massimo possibile, di semplificare il massimo possibile, di ridurre il massimo possibile. Il quantum non mi sento di dichiararlo ora perché significherebbe anticipare i risultati dell'indagine e soprattutto assumere impegni che poi, sul piano politico oppure sul piano della concreta operatività, non è possibile onorare e sinceramente, in tanti anni svolti in Consiglio regionale, una delle mie preoccupazioni è sempre stata quella di dire una cosa e poi di rispettarla conseguentemente.
Quindi, mentre assicuro un impegno immediato - i funzionari sono già in fase di ricerca - a ricercare e a verificare i dati alla semplificazione massima del nostro sistema, assicuro altresì che quanto potrà essere eliminato, perché improduttivo, lo sarà. Si terrà evidentemente conto delle situazioni, qualche volta delicate, che in alcune realtà si possono manifestare, però il massimo possibile sforzo per un'ulteriore semplificazione verrà fatto.
Ripeto: non posso dare certezze, non ne avrei neanche l'autorità, d garanzia di immediato e collegiale impegno di verifica dei dati e di un collegiale lavoro per trovare il modo di rendere un servizio puntuale e al tempo stesso il meno oneroso possibile per la nostra Regione.



PRESIDENTE

Passiamo ora alla votazione del relativo articolato.
ART. 1- Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 23 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 23 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 23 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 23 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 23 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 23 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 23 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 23 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Ha chiesto la parola il Consigliere Majorino per dichiarazione di voto.
Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dichiaro che il nostro Gruppo si asterrà, in coerenza con il comportamento tenuto in sede di votazione della legge che con quest'ultima viene modificata.
Già un anno fa, quando è stata varata questa legge, avevamo prospettato l'opportunità di un gesto rivoluzionario, nel senso di riformare attraverso una suddivisione per materia. Avevamo anche proposto un accentramento delle quattro/cinque Commissioni nella capitale Torino, non senza dimenticare che, visto che siamo nell'epoca in cui le telecomunicazioni si attuano a mezzo fax, non sarebbero sorti quegli inconvenienti prospettati da diverse parti, ai fini di accentrare in Torino i Comitati di controllo dopo la suddivisione per materie.
La ragione fondamentale e di sostanza che aveva suggerito di formulare tale proposta, che riteniamo tuttora valida e che confidiamo verrà ripresa sicuramente da noi, in ogni caso, in quella sede promessaci anche dall'Assessore e contenuta anche nella legge, era ed è quella secondo la quale una suddivisione per materie ed un accentramento avrebbe potuto condurre ad un'unità dell'indirizzo giurisprudenziale.
Non va dimenticato che i Co.Re.Co, sono e devono essere organi paragiurisdizionali che devono applicare la legge, verificando la legittimità degli atti. Quindi, prima una suddivisione e successivamente un accentramento dei Comitati avrebbe sicuramente garantito quello che nonostante le varie conferenze e i vari organismi che sono prospettati nella legge, non è ancora garantito.
Principalmente per questa ragione il nostro voto è di astensione, anche se ci rendiamo conto che alcune normative costituiscono atti dovuti.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 50 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 24 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento:

Rinvio argomenti prossima seduta


PRESIDENTE

Vengono rinviati alla prossima seduta i seguenti argomenti: L.R. "Interventi regionali in ambito attività COTRAO" (Legge rinviata dal Governo), iscritto al punto 9) dell'o.d.g.
Conclusione dibattito sul ruolo del Consiglio regionale e sul nuovo regionalismo, iscritto al punto 10) dell'o.d.g.
Esame progetto di legge n. 109 "Istituzione dell'Ente regionale di Sviluppo Agro-alimentare del Piemonte" (richiesta di iscrizione ai sensi dell'art. 34,4 comma del Regolamento interno), iscritto al punto 11) dell'o.d.g.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordini del giorno n. 344 presentato dai Consiglieri Rossa ed altri n. 358 presentato dai Consiglieri Rabellino, Bodrero e Vaglio; n. 403 presentato dai Consiglieri Calligaro, Maggiorotti, Foco e Dameri; n. 405 presentato dai Consiglieri Picchioni, Marchini, Rossa e Ferrara relativi alla chiusura del Reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale Mauriziano di Valenza


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 344, n. 358, n. 403 di cui al punto 16) all'o.d.g. La parola al Consigliere Rossa per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 344.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo confessare onestamente che non pensavo, in fondo, di arrivare a discutere l'ordine del giorno che insieme ad altri colleghi abbiamo firmato sulla questione del rinvio della chiusura del reparto di Ostetricia e Ginecologia di Valenza. Dico onestamente che, tutto sommato, anche nei contrasti delle posizioni, ho sempre creduto e continuo a credere che ci sia un momento di mediazione che spetta prevalentemente alla funzione e al ruolo politico delle forze politiche, di ciascuno di noi, per trovare una soluzione che possa andare incontro da una parte alle esigenze strategia di una politica e dall'altra ai problemi reali di una città, quali quelli che si configurano sempre più intorno all'Ospedale Mauriziano di Valenza e che si sono coagulati attorno alla difesa dei reparti di Ostetricia e Ginecologia.
Nonostante i ripetuti incontri, dibattiti e discussioni a livello di Enti nei rapporti tra le varie realtà locali e la Regione (ricordo la discussione fatta recentemente in quest'aula o, meglio, che non abbiamo fatto, e forse abbiamo commesso un errore accettando subito di concludere su quel documento che sospendeva gli atti in attesa di ulteriore incontro) alla gente della città, a cui stanno a cuore i problemi perché tutt'uno con la città di Valenza, queste cose non hanno portato a nulla.
Avevamo, Assessore Maccari e Presidente Brizio, presentato questa mozione non per assumere degli atteggiamenti pregiudiziali: insieme a tanti altri colleghi facciamo parte di quella maggioranza che ha sorretto sostiene e sosterrà la Giunta. Non intendo dare al voto di oggi (per il quale, ancora una volta, mi rivolgo ai colleghi perché vedano, in questo sforzo, uno sforzo comune e una buona volontà) alcun carattere di contrapposizione che, in qualche misura, possa aprire discorsi diversi e mettere in crisi, per intenderci, l'equilibrio politico di maggioranza.
Semmai, queste scelte attengono a valutazioni di carattere politico che ciascuno, all'interno dei propri partiti, farà alla luce della situazione politica. Diamo, quindi, alla discussione un carattere di confronto. La soluzione che la gente, le articolazioni istituzionali e sociali della città di Valenza e della USSL a cui appartiene la città ed il Mauriziano di Valenza, chiedono, signori del Consiglio, signor Presidente della Giunta e signor Assessore, è molto semplice: un rinvio. Non si chiede qualche cosa che duri per l'eternità, ma la sospensione degli atti che dovrebbero scadere il 30 giugno, in attesa del nuovo Piano socio-sanitario approvato alcuni anni fa, che è sulla dirittura di arrivo.
Siamo alla vigilia delle ferie. Alla ripresa dei lavori ci troveremo immediatamente di fronte la conclusione di atti della durata; della cogenza della legge, del Piano socio-sanitario; fino ad allora pensavamo e pensiamo si possa rinviare, sospendere la chiusura dei suddetti Piani. Queste sono le ragioni per le quali, interpretando l'affettuosa pressione da parte della gente - non dimentichiamo che è gente di questo Piemonte - abbiamo presentato questa mozione.
Desidero ringraziare i colleghi che hanno sostenuto e condiviso questo sforzo nel tentativo di evitare una votazione che ci vedrebbe su posizioni differenti. Se non ci saranno altre ipotesi ciascuno dovrà assumersi le proprie responsabilità e personalmente io, per la parte che mi spetta in qualità di Consigliere regionale, che ha doveri versoi suoi cittadini, pur non ignorando quelle che sono le questioni di governo. Però, attenzione: le questioni di governo debbono sempre tenere conto della realtà nella quale si va ad operare, se non si vuole governare contro la gente. Ma nessuno di noi intende governare contro la gente. Non si può legiferare sotto stati di necessità che dal centro vengono inviati in periferia; bisogna tenere conto che i Piani dureranno nel tempo e saranno realizzati nella misura in cui saranno l'espressione di una partecipazione generale dal basso, da parte della gente, da parte di una nuova programmazione in cui siano impegnate tutte le forze vive e avanzate della società. Questo è l'insegnamento che la Regione deve trarre: recuperare un nuovo modo di governare.
La cosa ci preme, ci sta a cuore perché, cari colleghi, questo fatto di Valenza, questa grande città, che ha una dimensione mondiale nel suo lavoro, è tuttavia legata in modo stretto ad una questione che sembra del tutto trascurabile e marginale, ma che è tanto più significativa perch legata a questioni di difesa e di rappresentazione delle realtà locali. In Europa andremo in modo tanto più sicuro quanto più riusciremo a rappresentare gli interessi, lo spaccato, le peculiarità locali. L'Europa non deve voler dire l'annullamento delle realtà locali; l'Europa vuol dire grande dimensione e valorizzazione.
E' questo il motivo, signor Presidente della Giunta, che ha mosso la gente, da mesi, dal Sindaco al Vicesindaco, dalle autorità locali alle varie rappresentanze istituzionali attraverso un'azione che è andata da incontri a manifestazioni silenziose e che è addirittura arrivata a far accendere la luce per capire dai dati ENEL quanta fosse la partecipazione attorno al problema; alla lotta generale, anche se non è stato proclamato uno sciopero generale, è seguita una grande partecipazione da parte della città. Certo, qualcuno di voi dirà: "Ma è successo a Valenza", ma è a Valenza che si manifesta questa particolarità e questa peculiarità, è a Valenza che si vive in modo diretto questo problema, che non pu assolutamente essere eluso.
Signor Presidente e signor Assessore, il problema non può essere eluso vi parlo col cuore in mano, ma anche con molto rammarico. Mi rivolgo con molto rammarico anche al collega Maccari, che conosco e con cui ho lavorato insieme per parecchi anni, da quando eravamo più giovani di adesso: la politica porta a momenti in cui in un Congresso di partito, gli stessi iscritti si schierano l'uno contro l'altro.
Le linee che dovrebbero andare avanti sono e devono essere sempre più linee di confronto indiretto, i risultati dovranno essere accettati; è la linea democratica dell'espressione: Tuttavia, non posso esimermi dal dire che c'è ancora la possibilità - se vogliamo- di rinviare la questione anche perché questa, fortunatamente, è la sede di un dibattito politico non della Corte Suprema degli Stati Uniti d'America! Rinviare vuol dire andare a vedere dopo, discutere tutti assieme, valutare a bocce ferme.
E' vero, convengo che la legge stabilisce dei parametri 01 75 dell'utilizzazione dei posti-letto o il numero di 120 posti letto, come è stabilito dal decreto, ma sono possibili, in itinere, eventuali modifiche come quando si tratterà l'accorpamento dell'USSL di Valenza ad altra USLL.
I parametri e la legge stabiliscono una serie di condizioni, ma non impediscono - signor Presidente della Giunta - alla Regione Piemonte, nella sua piena autonomia, di decidere che il reparto di Ostetricia per ora resti aperto.
Oggi, purtroppo, non è presente l'Assessore Gallarini; con lui verificheremo quanto da verificare, vedremo le economie, valuteremo con la città e con l'interland di Valenza tutto l'insieme dei costi. Tutto questo sarà positivo nella misura in cui abbandonerete il vostro atteggiamento rigoroso. C'è bisogno anche di un intervento di valutazione politica che a voi, Presidente e Assessori, chiedo di fare. Ecco il significato che vorrei dare al nostro intervento, al nostro dibattito. Non ho bisogno di mettere in rilievo altri aspetti che mi portano a sostenere questa richiesta chiedo un momento di riflessione che consenta alla gente che è qui di poter tornare a casa e dire che per il momento non si chiude il reparto di Ostetricia, che c'è stato un rinvio e che ci sarà un nuovo impegno da far rientrare nella nuova elaborazione del Piano socio-sanitario, alla luce di quella che sarà la sanità nel divenire; attenzione a non assumere sempre tutti i parametri secondo la logica della ragion di stato, perché la ragion di stato a volte cambia senza che noi ce ne accorgiamo.
Questo è il mio modo di pensare e di governare le cose. C'è sempre un qualcosa oltre la spiaggia; spiaggia che tutti insieme, dobbiamo aver presente, ma per la quale nessuno è obbligato a pensare che non ci siano altre possibilità. Ringrazio i colleghi, il Presidente, gli Assessori e, in particolare, l'Assessore Maccari per la loro attenzione; mi auguro che si trovi una soluzione di rinvio, altrimenti affideremo i nostri documenti alla" libera, espressione del voto che questa Assemblea darà e ne prenderemo atto.



PORCELLANA FRANCESCO



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Rossa. Le ricordo che siamo andati leggermente oltre i limiti di tempo a disposizione, ma lei era talmente in tensione che ci tornava difficile sospendere il suo dire.
La parola al Consigliere Rabellino per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 358.



RABELLINO Renzo

E' inutile chiedere al Presidente che faccia almeno rispettare i termini temporali; se parliamo tutti per mezz'ora si riproporrà la classica situazione in cui il Consiglio non riesce a lavorare. Al collega Rossa faccio una brevissima premessa; mi auguro che questa enfasi e questo parlare col cuore in mano costituiranno il suo atteggiamento anche quando si parlerà dell'ACNA. Il discorso, comunque, sarà fatto in seguito. Voglio ricordare perché ed in quale occasione abbiamo presentato un secondo ordine del giorno. Quando avevamo firmato il primo ordine del giorno avevamo assistito ad una farsa: la classica farsa che avviene in politica: si parlava di un ennesimo rinvio, non avendo concluso praticamente nulla.
Dunque, abbiamo deciso come Gruppo di presentare un ordine del giorno più incisivo e chiaro perché quello presentato dal collega Rossa ed altri chiedeva di arrivare ad un accordo per rinviare eventualmente la chiusura.
Noi vogliamo fare un discorso molto più chiaro: chiediamo di esprimersi in questa sede, fin d'ora, sulla chiusura o meno dell'Ospedale di Valenza. Non è rinviando quest'atto che si rivolgono i problemi. Occorre essere chiari ogni forza politica deve assumere la propria responsabilità e decidere la propria posizione.
Il nostro ordine del giorno è molto breve e sintetico. Chiede una decisione immediata sulla chiusura o meno del Reparto di Ginecologia dell'Ospedale di Valenza. Evito di fare lunghi discorsi sulle posizioni della Lega Nord in materia sanitaria, perché non mi pare questa la sede.
Riteniamo che avere piccoli centri funzionali sia importantissimo perch smantellare gli ospedali della Provincia (il problema non è solo di Valenza, come avevamo già detto la volta scorsa, ma è di Santhià, sarà quello di Avigliana: sono decine sul territorio piemontese gli ospedali che vengono smantellati, trasformati in case di riposo o case per lungodegenti) non è una politica che permette di mantenere la gente sul territorio.
Il servizio sanitario è essenziale, deve essere per forza mantenuto anche se rappresenta un costo per la collettività. Riteniamo che a livello di bilancio regionale si possano trovare fondi necessari per evitare tali atti. Gli sprechi della Regione, in tutti gli Assessorati, sono palesi; è inutile nascondercelo. Se andiamo a razionalizzare i costi ed a recuperare tutti quegli sprechi che il Consiglio e la Giunta eseguono quotidianamente sicuramente troveremo i fondi necessari affinché piccoli ospedali restino in vita e restino comunque un punto vitale per lo sviluppo ed il mantenimento della situazione, il mantenimento di uno status quo.
E' vero, Valenza ha ospedali vicini, non lo metto in dubbio, ma in un centro come Valenza occorre avere un ospedale funzionante e determinante.
Su questa base - faccio già la dichiarazione di voto per snellire i tempi - voteremo a favore dell'ordine del giorno presentato dai colleghi Rossa ed altri, ma chiediamo alle forze politiche presenti in Consiglio una chiara presa di posizione sulla chiusura o meno dell'ospedale. Con il nostro ordine del giorno facciamo sicuramente appello soprattutto a coloro che si intendono, non solo a parole, ma anche a fatti, vicini alla gente affinché si eviti un gravissimo atto nei confronti della città di Valenza.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Mi pare che il Consigliere Rabellino abbia centrato il problema. Credo che l'atto che il Consiglio regionale assume oggi debba rispondere alla domanda che, pur se non posta in termini chiari, è se chiudere o continuare a mantenere l'Ospedale di Valenza. Mi pare che l'obiettivo sia questo.
A tale proposito credo sia bene esaminare alcuni dati; è pur vero che il Consigliere Rossa non ha nulla contro di me: esistono però leggi dà rispettare, sia per il Consigliere sia per il sottoscritto, e in modo particolare per chi ha responsabilità operative di Giunta.
E' bene ricordare che è in vigore la legge finanziaria n. 412 del 1992 vorrei che ricordaste alcuni dati, magari sottolineandoli per facilitare il successivo ragionamento. La legge dice chiaramente che i posti-letto in ospedale devono essere utilizzati al 75% e che gli ospedali devono avere come minimo 120 posti-letto; diversamente, non vi è alcun pagamento da parte dello Stato. Ciò è detto in termini molto chiari all'art. 4, comma terzo, della legge: "Il finanziamento del livello assistenziale corrispondente terrà conto solo dei posti-letto e del tasso di utilizzazione prescritti". Lo Stato non paga sul Fondo sanitario nazionale e la spesa non viene riconosciuta. Si tratta di dati di fatto, fissati n dalla Giunta regionale né dal Consiglio. Sono indicazioni valide per tutto il Paese: utilizzazione al 75% dei posti-letto, 120 posti letto minimi.
Situazione ospedale di Valenza: 130 posti-letto, utilizzo 71% nel 1990 69,7 nel 1991.
Esaminiamo la composizione interna delle varie Divisioni: Medicina generale, 50 postiletto, utilizzo 85% - mediamente sempre assai alto in tutte le divisioni di medicina; Chirurgia, 45 posti-letto, utilizzo 75 (percentuali rientranti in quelle stabilite). Il totale è 95 posti-letto.
La divisione di Ginecologia-ostetricia ha 25 posti-letto con utilizzo del 45%; l'utilizzo dei 3 posti-letto del Centro neonatale è del 68%; i 4 posti letto del reparto rianimazione-terapia intensiva sono utilizzati al 15%.
Vorrei essere chiaro, in caso contrario vi prego di interrompermi: senza chiarezza diventa difficile ragionare. Di fronte ai dati suddetti e di fronte ad un decreto che definisce che il numero minimo dei parti nelle Divisioni di Ostetricia deve essere di 300, tendente a 600, salvo verifiche biennali, già più che attuate, dal 1988 al 1992, ci troviamo nell'obbligo e sarà l'amministratore a dover attuare tale operazione chirurgica - al fine di portare l'utilizzo dell'ospedale al 75%, a tagliare il numero dei posti-letto.
Teoricamente, abolendo 10/15 posti-letto nella Divisione di ostetricia per aumentarne l'utilizzo al 75% (non si tratterà più di Divisione, ma di letti aggregati) si scende al di sotto dei 120 posti-letto: l'ospedale di Valenza si chiude. Questo è il destino nella situazione attuale. Difenderla significa marciare verso la chiusura dell'ospedale, chiusura assolutamente non nelle intenzioni della Giunta regionale, determinata a mantenere aperto l'ospedale.
Vorrei nuovamente ricordare alcuni dati. I parti sono passati da 212 nell'anno 1990 a 215 dell'anno 1991; di questi 215, 87 sono stati di donne valenzane (che hanno partorito a Valenza), 128 sono stati di donne di riferimento interno ed esterno all'USSL; altre 50 donne valenzane, invece si sono recate a partorire altrove.
La determinazione della Giunta regionale è di mantenere aperto l'ospedale con tassi di utilizzo del 75% e con un numero di posti-letto non a rischio e quindi non inferiore ai 120. Il limite minimo di posti-letto vale per tutta l'Italia, non certo solo per il Piemonte o per la provincia di Alessandria, tant'è che in Emilia sono stati chiusi molti ospedali - il limite di 120 era già contenuto in una normativa precedente.
Cosa indica la Giunta regionale da tradurre immediatamente in realtà? Oltre alla chiusura del Reparto di Ostetricia, indica la trasformazione in "antenna" (come è avvenuto a Fossano, dove si è chiuso il reparto di Ostetricia, divenuto antenna di Savigliano: sta funzionando bene), quindi mantenendo una presenza giornaliera a Valenza di un medico per attività ginecologiche e ostetriche, per diagnostica, per pap-test, per screening di utero e mammella, per colposcopia, mammografia, ecografia, laboratorio e maternità, attività di Day Hospital con letti di appoggio su Medicina o su Chirurgia. Praticamente si andrebbe ad Alessandria solo per i pochi giorni del parto o per tipologie di intervento più difficoltose che richiedono un'attrezzatura più complessa, per le quali già oggi si rivolge ad Alessandria.
Nei primi sei mesi, nel momento di passaggio, è chiaro che su Valenza ruoterebbero poi tutti i ginecologi, non ci sarà il ginecologo di Valenza che va ad Alessandria da aggregato: tutta la Divisione di Alessandria ruota su Valenza. Quindi, la parte di attività ginecologica e ostetrica, tolto il parto, sarebbe mantenuta. Mancherebbe la fase-parto per cui si andrebbe ad Alessandria.
Un'operazione del genere, togliere immediatamente i medici metterebbe in difficoltà il mantenimento del "Pronto soccorso" di Valenza.
Ricordo che ieri in Assessorato c'è stata una riunione con i responsabili ospedalieri dell'USSL di Valenza, del Mauriziano, dell'USSL di Alessandria, e questo è già stato concordato, con l'approvazione - mi dicono - dei medici di Valenza.
Peri primi sei mesi rimarrebbero a Valenza una presenza medica di Ostetricia per permettere la turnazione e tenére aperto il Pronto soccorso.
Quando partirà la lungodegenza e la riabilitazione, questi medici saranno sostituiti da medici specializzati peri due nuovi reparti; le turnazioni avverranno ugualmente nel mantenimento del servizio esistente. Non ci sono interruzioni, non ci sono lacune e non ci sono vuoti.
Cosa si propone dopo questo momento di passaggio che parte già dal 1 luglio? La Giunta regionale propone di prevedere a Valenza intanto l'accorpamento della parte poliambulatoriale, oggi prevista all'esterno all'interno dell'ospedale, che diventerebbe veramente il centro motore unico delle attività sanitarie valenzane, anche con un certo risparmio di risorse nell'evitare doppioni, e prevederebbe una lungodegenza e una riabilitazione che - per le necessità esistenti su tutto il territorio particolarmente nella provincia di Alessandria, dove l'indice di età mi pare persino più alto di altre zone - garantirebbe l'esistenza dell'ospedale senza doverci ritrovare fra una, due anni o tre anni a ridiscutere l'esistenza o meno dell'ospe-dale di Valenza.
Credo che tutti siamo consci e responsabili del momento grave della situazione economico-finanziaria nazionale; il treno perso oggi non è detto che si possa ripresentare nel'95 o nel'96. Coi tempi che corrono, con la restrizione della spesa pubblica, con la minaccia che il piano decennale dei 30 mila miliardi sia bloccato per mancanza di risorse finanziarie, con la situazione finanziaria destinata a vedere sempre meno risorse nel settore della sanità, quello che è possibile fare oggi non è detto che lo sia nel futuro. Credo che nessun membro della Giunta regionale - e tanto meno il sottoscritto - sia in grado di garantire che la situazione che viene oggi rinviata sia attuabile fra tre o quattro anni: sarebbe un caso di irresponsabilità politica e amministrativa. Accanto a questa indicazione, la Giunta regionale ha già concordato di deliberare immediatamente - immediatamente vuol dire nel giro di una settimana, quindi prima del 30 giugno - la destinazione di un miliardo all'ospedale di Valenza per il processo di trasformazione e di adattamento della Fisiatria della lungodegenza e delle sale che saranno necessarie per poter partire nei tempi più rapidi possibili.
Questa è l'indicazione che la Giunta regionale dà. Voglio ancora ricordare che su queste cose c'è l'accordo fra le UU.SS.SS.LL. e la parte medica e che la Giunta regionale ritiene sia questa la via valida per mantenere con garanzia e sicurezza l'esistenza e la permanenza dell'ospedale di Valenza. Altre vie che oggi possono sembrare più di facile consenso che di contenuto sanitario rischiano nel breve tempo di danneggiare i valenzani, che potrebbero ritrovarsi un giorno senza presidio ospedaliero non per cattiva volontà di parte politica, ma perch la situazione economica del Paese non permetterà più di fare quello che oggi già in extremis riusciamo ancora a fare.
Mi pare questa una linea valida. Il volerla respingere in presenza di un atto di Consiglio regionale votato nel 1990, il Piano sociosanitario si scontrerebbe con una legge nazionale che non prevede questo. La modifica di una legge esistente deve avvenire attraverso un'altra legge e non pu essere un ordine del giorno. Questi sono principi elementari. Ma, al di là delle formalità giuridiche, a mio avviso bisogna prestare molta più attenzione al contenuto di validità non solo per Valenza, ma per tutta l'area che vi graviterà attorno nei prossimi anni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, cercherò di non ripetere cose già dette dai colleghi che mi hanno preceduto e anche di non fare la ripetizione dei dati oggettivi riportati dall'Assessore Maccari. Quando si è presentato questo documento al Consiglio eravamo nel mese di febbraio/marzo e vedevamo le cose in un determinato modo; sono passati alcuni mesi ma viviamo in epoche nelle quali il passaggio di qualche mese determina cambiamenti notevoli.
Confermo la validità, dal mio punto di vista, dell'impostazione di come veniva visto il problema nel momento in cui è stato sottoscritto il documento. Le ragioni che hanno indotto alcuni a sottoscrivere il documento sono, per buona parte, riconducibili ai presupposti dell'intervento dell'Assessore Maccari. In sostanza, c'è sempre il timore da parte dei cittadini che chiusure parziali sottendano in sostanza alla volontà di andare ad una chiusura totale.
Questa è la convinzione che ho colto negli interlocutori incontrati. E non si tratta di semplici cittadini, ma di amministratori e responsabili della città di Valenza, i quali venivano da un'esperienza sanitaria che è quella che è.
Non dimentichiamo che a Valenza abbiamo la presenza di un Ospedale Mauriziano, nell'ambito di una USSL che è destinata - almeno così si dice ad essere accorpata in altre direzioni - non si sa se ad Alessandria o a Casale. Ecco, quindi, che le preoccupazioni erano e sono giustificate, nel senso che il cittadino ha di fronte un ospedale che traballa per le ragioni che diceva l'Assessore, dopo aver preso cognizione profonda della legge n.
412. Queste leggi finanziarie omnibus, con le quali si vuole mettere a posto tutto, ma che comunque sono leggi e quindi vanno applicate, devono poi essere collegate a riforme che, come nel caso particolare, prevederà la sparizione della USSL di Valenza.
Quello che volevamo richiamare con il documento è la necessità di salvare comunque i servizi reali resi ai cittadini. Forse bisogna fare uno sforzo in questa sede, visto che abbiamo portato il problema in sede pubblica, per superare i nominalismi e per capirci.
Devo anche confessare ai colleghi che non sono ancora riuscito a convincere un interlocutore di come mai si debba arrivare, nella nostra realtà di Paese progredito, a chiudere un servizio che funziona, e che, in termini anche statistici, ha riportato un indice di gradimento notevole tant'è che si è passati, in pochi anni, da un numero di parti inferiori a 100, addirittura - l'anno scorso - a 215 parti (e, facendo delle proiezioni, nel '92 saremmo ad un andamento crescente).
Probabilmente se vivessimo in altre epoche e se si potessero fare altre sperimentazioni, al di là degli andamenti demografici che tutti ben conosciamo, la capacità di attrazione legata ai medici, al personale, al Primario del reparto avrebbe fatto arrivare ad un risultato che poteva essere contenuto nel Piano socio-sanitario.
Abbiamo sentito che i contenuti della legge n. 412 riguardano soprattutto la copertura dei posti-letto, e che bisogna avere un parametro di 120 posti letto complessivi per poter essere ancora considerati ospedale.
Ecco che l'imperativo cambia, che la prospettiva a cui dobbiamo riferirci cambia aspetto; da un lato abbiamo la situazione e il dato negativo di andare a chiudere un servizio perfettamente funzionante. Con tanti momenti negativi nell'ambito della sanità, non abbiamo mai colto e non è mai stato sottolineato da parte di alcuno un dato negativo, in termini di servizio reso all'utenza, in quel reparto. Questo va sottolineato.
Non so se il timore di essere, in qualche modo, eliminati o senz'altro, la volontà, l'attaccamento al dovere, l'impegno, la professionalità dei medici ha fatto sì di avere un Reparto della massima funzionalità ed efficienza.
Vorrei sottolineare l'importanza di dare priorità a tutte quelle azioni che puntano alla difesa dell'ospedale. L'ospedale nella realtà di Valenza così come diceva il Consigliere Rossa - è una realtà molto importante, in quanto vi affluiscono parecchie migliaia di lavoratori ogni giorno, vi è un forte movimento di operatori economici, per cui se è discutibile la sorte che deve avere questo o quel reparto non è certamente pensabile la scomparsa del servizio ospedaliero dalla città di Valenza, con tutto ci che comporta in difficoltà. Sappiamo che non è mai stata idilliaca la convivenza dell'ospedale Mauriziano con l'USSL e con tutti gli altri Enti che operano sul territorio.
Mi sembra di avere colto in queste ultime settimane, nelle quali ho avuto modo di seguire direttamente il problema, una disponibilità, che ritengo diversa dal passato, da parte di tutti i soggetti.
Comunque, vi sono necessità di bilancio, ma soprattutto di dare indicazioni precise dal punto di vista delle priorità e indicare delle soluzioni, ma con la garanzia che queste trovino applicazione pratica.
Vi è una richiesta prioritaria di sospensione di questo provvedimento e vi è una serie di subordinate, ma non le chiamerei neanche in questa maniera. Diciamo che vi è una contestualità necessaria, già colta dalla Giunta, e mi sembra altamente positivo che la stessa ponga, tra i suoi obiettivi in campo sanitario, la difesa e la riorganizzazione dell'ospedale di Valenza.
E' chiaro che il discorso dell'Ostetricia è nato soprattutto da alcuni settori della realtà valenzana che maggiormente hanno avuto relazioni con questo Reparto, ma vi è uno schieramento totale e generale di tutta la realtà valenzana a difesa dell'ospedale; una prima risposta positiva perlomeno in termini di enunciazione programmatica, viene portata dall'Assessore in questa sede.
Vi sono anche proposte concrete, annunciate nell'incontro di qualche giorno fa nella sede del Consiglio. Probabilmente la dinamica di quell'incontro, parallelamente ai lavori del Consiglio, non ha fatto sì che fossero approfonditi completamente tutti gli aspetti del problema e tutti gli impegni che la Giunta regionale andava ad assumersi. Ecco, quindi, la necessità che il collegamento tra la Giunta regionale e la città di Valenza, in qualche modo, possa avere ancora una seconda fase, dove possano essere messi a confronto gli amministratori responsabili dei tre Enti che hanno a che fare con la sanità (Regione, Mauriziano e USSL), per vedere di valutare atti e impegni - e parlo anche di impegni di spesa.
Non è che io non creda all'Assessore, perché quando la Giunta dichiara in Consiglio qualcosa, fino a prova contraria, quello è l'impegno che la Giunta assume, però mi consenta, l'Assessore, una raccomandazione anche in questo senso.
Il mio intervento che significato voleva avere? Voleva riportare, in questa sede, una critica abbastanza diffusa per un certo tipo di riformismo che, in sostanza, punta soprattutto ad eliminare servizi funzionanti con la promessa che si andrà ad una situazione migliore e a livelli di efficienza più accettabili e più moderni. In questo caso, se si accede all'impostazione dell'Assessore Maccari, bisogna avere molta fede non per gli impegni, ma per tutta l'organizzazione materno-infantile; bisogna abolire perché non ci sono i parametri; bisogna risparmiare e vedrete che l'antenna che viene garantita a Valenza avrà la sua funzionalità: è collegata all'Ospedale di Alessandria e c'è poca distanza da Alessandria a Valenza. Comunque, abbiamo già avuto degli episodi, non solo nel campo sanitario, di un certo tipo di impostazione riformistica che non si preoccupava prima di creare le alternative e poi chiudeva l'esistente. In sostanza, si dice: "Chiudiamo l'esistente perché dobbiamo reperire e risparmiare le risorse per andare ad un futuro che sarà migliore". Questo è un qualche cosa sul quale riflettiamo e rifletteremo anche prima della conclusione di questa seduta. D'altro canto, ribadisco l'importanza di rafforzare gli impegni per la salvaguardia dell'Ospedale con tutte quelle ulteriori intese e suggerimenti che, dalla realtà locale, sono venuti stanno venendo e possono ancora venire. Diciamo che vi è stata una crescita della cultura sanitaria nella città di Valenza nel senso che si sono susseguiti, in questo periodo, numerosi incontri, e che tutta la realtà cittadina, abituata a competere e a vivere nell'economico, quindi non nel parassitario o nell'assistito, si è interrogata a fondo. Penso che se daremo ascolto a questi suggerimenti faremo cosa utile per l'efficienza e la governabilità di questa Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Signor Presidente, signori Consiglieri, anch'io non ripeter argomentazioni portate dai colleghi che mi hanno preceduto. Però non vorrei che, nel fiume di parole, alcune cose passassero con poca chiarezza oppure corressimo il rischio, come abbiamo già purtroppo corso una volta che la gente, e al limite anche noi stessi, non riesca a capire a quali decisioni e a quali punti fermi siamo arrivati. A scanso di equivoci, nei confronti del Presidente della Giunta e dell'Assessore, non apparteniamo come Gruppo alla maggioranza che governa la sanità in questa Regione n come Gruppo, allora, votammo questo Piano, anzi, fummo contro questo Piano.
Il secondo elemento è che non vogliamo usare, strumentalmente, il problema reale, sentito, vero, della chiusura di un reparto funzionante a Valenza per fare una battaglia ed una lotta contro la Giunta e contro alla maggioranza.
In questa sede non ero sicuramente io che parlavo sui problemi della sanità e dall'assistenza; abbiamo utilizzato e provocato, abbiamo portato all'attenzione del Consiglio altri problemi e questo Consiglio si è fermato per ben tre sedute su problematiche riguardanti il mal governo della sanità nella nostra regione. Quindi, sgombriamo subito il terreno dal fatto che si voglia fare di tutta un'erba un fascio. Il problema di Valenza è un problema reale.
Sono profondamente deluso - per non usare una parola più forte dall'intervento dell'Assessore, perché mi pare che continui a ricalcare una falsariga che abbiamo già avuto occasione di sentire altre volte e in altre occasioni. Vorrei solo ricordare che, insieme ad altri compagni del Gruppo presentammo, non l'altro ieri, ma il 2 maggio 1991, un'interpellanza sulla chiusura del reparto di Ostetricia e Ginecologia e, grosso modo, le risposte scritte che ricevemmo allora, da parte dell'Assessore, vengono ribadite ogni volta che cerchiamo di richiamare l'attenzione su questo fatto, su questo caso che, per noi, è specifico.
Voglio ricordare l'incontro avuto con ,i rappresentanti del Comune di Valenza, il Sindaco, il Vicesindaco, il Presidente della Giunta e l'Assessore: anche allora sentimmo le stesse citazioni di leggi - per carità le leggi, sono dello Stato nazionale - e ci furono ripetute le cose che abbiamo sentito oggi. La stessa cosa avvenne anche il 5 maggio di quest'anno: Ho voluto citare queste date non per annoiarci reciprocamente o per tediare coloro che ci ascoltano, ma mi chiedo: se la Giunta aveva l'intenzione di salvare l'Ospedale di Valenza, di farne un Presidio sanitario più forte sul territorio, quali atti concreti; non parole, da più di un anno a questa parte poteva assumere prima del 30 giugno? Ritengo che l'Assessore poteva arrivare all'incontro di oggi, in Consiglio, non promettendo ancora una volta e dicendo: "Farò, poi, caso mai..., proviamo anche a cercare di capire meglio...", perché io ritengo addirittura che sia un passo indietro rispetto alle posizioni insoddisfacenti di 15 giorni fa.
Infatti non sono ancora riuscito a capire bene se quegli stanziamenti vanno nella direzione dell'USSL per un rafforzamento del poliambulatorio e quindi quali risorse vengono destinate; devono essere notevoli e l'Assessore le conosce: non è solo un miliardo. Se l'Assessore ricordasse, tra le cose che ha citato, il Piano socio-sanitario 1990/92 dell'USSL di Valenza che quantificava una serie di cifre per rendere operante, competitivo e all'altezza dei tempi l'Ospedale Mauriziano, sicuramente si renderebbe conto che le sue - mi permetta di dirlo - sono parole e promesse. In un caso, alcuni elementi diventano ostacolo insuperabile, in altri, essendo stato approvato il Piano socio-sanitario anche dalla Giunta, le operazioni che da quel momento in poi la Giunta doveva attuare, dovevano concretizzare effettivamente quella realtà che approvava, magari con stadi successivi con passi successivi: questo doveva essere l'obiettivo.
L'altro elemento. Sono uno di quei Consiglieri che ha creduto veramente nel documento del 5 maggio, quello che ha lasciato poi tutti insoddisfatti me compreso: non riesco ancora a capirlo adesso; non si è voluto farlo capire all'assemblea ed ai Consiglieri, alle persone presenti in aula perché conteneva dei punti a nostro parere estremamente importanti, nodi di riferimento precisi che le parole dell'Assessore, ancora oggi, non hanno.sciolto e che a quelle domande non hanno risposto.
Si diceva allora che veniva sospesa la data di chiusura della divisione di Ostetricia e Ginecologia - ho il testo scritto a mano, quindi non ci sono dubbi di autenticità - per addivenire entro il mese di maggio ad un incontro con l'USSL. il Mauriziano, il Comune e la Regione per definire l'assetto futuro della struttura ospedaliera, nel rispetto delle esigenze degli utenti. Questo incontro non è ancora avvenuto; c'è stato un primo incontro 15 giorni fa durante il quale l'Assessore, per l'ennesima volta ha ripetuto le sue cose; tutti, escluso forse il Mauriziano, se ne sono andati via scontenti. Diventa un punto fermo la chiusura del reparto.
Ecco che allora la motivazione della sospensione della data di chiusura mantiene, a mio parere, tutta la sua valenza, ed ecco perché oggi abbiamo voluto ridiscutere in questa sede .quell'ordine del giorno, non per un atto di furbizia, ma perché quegli atti che dovevano essere in contemporaneità atti, non parole, Assessore - con la sospensione della chiusura, non sono avvenuti. Da quello che risulta a noi, per le nostre scarse e magari non esatte informazioni - l'Assessore ci correggerà - sappiamo che appena da ieri, 15 giugno, è iniziata veramente la discussione e la verifica di cosa succederà dopo la chiusura del 30 giugno. Questo non è un modo corretto di procedere perché l'USSL n. 70 ha i suoi problemi - e mi pare che li abbia fatti per noi inaccettabile, della chiusura di una divisione che funziona rispetto al nulla come proposte. Quando dico nulla, intendo la mancanza di atti concreti e non di quel miliardo promesso che non si capisce ancora bene dove verrà preso, a scapito di quale realtà, e che comunque è una cifra insufficiente, non per quanto riportato nel pass dell'USSL di Valenza e per un rilancio del Mauriziano.
Non mettiamo in dubbio le parole dell'Assessore quando ci dice che non vuole chiudere l'ospedale, ma vuol fare tutto il possibile per rilanciarlo.
Benissimo, Assessore, provi a rileggere il pass fatto ed approvato dall'assemblea dell'USSL di Valenza e veda cosa veniva proposto in quella sede, quali cifre erano richieste per essere credibili di fronte alle cose che poi diciamo, altrimenti, a nostro parere, restano parole e la chiusura di quel reparto continua ad essere il primo passo per la smobilitazione del servizio sanitario su Valenza, quindi non un miglioramento, quindi non una razionalizzazione, ma l'inizio di uno smantellamento di un servizio.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferraris.



FERRARIS Paolo

Ho firmato alcuni mesi fa la presentazione dell'ordine del giorno che si sta discutendo, nella convinzione che fosse un errore privare Valenza e la sua piccola USSL di un servizio efficiente, garantito da notevole professionalità e gradito all'utenza. Ero ancor più convinto che la chiusura dei reparti di Ostetricia e Ginecologia costituisse l'anticamera della chiusura dell'Ospedale che rimane, a mio avviso, una struttura civile essenziale per garantire a Valenza le caratteristiche di piccolo-medio centro urbano.
Ho partecipato, quindi, - con impegno ai numerosi approfondimenti tesi a trovare una soluzione adeguata a salvaguardare i diritti degli utenti che vuol dire innanzitutto la non chiusura dell'ospedale. Intendo sottolineare che l'impegno del Comitato dei cittadini e delle Istituzioni locali a volte caloroso ed appassionato, ma sempre dettato da oneste intenzioni, è stato decisivo per riaprire la riflessione ed a riportare l'attenzione sul problema essenziale perla comunità valenzana, che correva il grande rischio di essere sottovalutato. Devo dare atto altresì all'Assessore e alla Giunta di aver affrontato la discussione con la necessaria apertura e con adeguata disponibilità. I risultati ottenuti da questo confronto hanno modificato e migliorato le posizioni iniziali, anche se, a ragione, il Consigliere Foco l'ha ricordato poco fa, occorre in un nuovo e decisivo incontro concordare in modo definitivo cosa sarà dell'Ospedale di Valenza.
Ricordo comunque brevemente gli obiettivi sui quali si è iniziato a lavorare, e che condivido. Per quel che riguarda il reparto di Ostetricia e Ginecologia verrà, grazie all'istituzione della cosiddetta antenna garantito il livello attuale di assistenza, ad esclusione del parto, che viene con l'inserimento nella struttura di Alessandria, riportato in un ambiente ospedaliero di più complessiva sicurezza. Esperienze analoghe già provate in altre realtà dimostrano come la qualità e la sicurezza del servizio migliorino. Per quel che riguarda la struttura ospedaliera, che è insidiata dai parametri oggettivi fissati dalla legge n. 412/91, ritengo che il risultato ottenuto sia stato molto importante. Il rinvio della chiusura, senza modificare la struttura dei servizi, è una decisione micidiale, perché alla fine dell'anno porterà, ai sensi della legge n.
412/91, come ha documentato l'Assessore Maccari, non alla chiusura del reparto, ma alla possibile chiusura dell'Ospedale: la riduzione dei posti letto potrà infatti intaccare la soglia fatale di 120. In buona fede infatti si giunge ad una conclusione opposta a quella che ci si proponeva.
Gli impegni dell'Assessore e della Giunta, qui oggi ribaditi, prevedono una significativa ristrutturazione con l'introduzione di reparti di riabilitazione fisica e di lungodegenza, con l'istituzione del servizio di Day Hospital per Chirurgia, Medicina e Ostetricia, Ginecologia. Si tratta di una cospicua rivitalizzazione della struttura ospedaliera valenzana, che la sottrae ai rischi prima accennati e che la riconsegna agli utenti con nuovi e più estesi servizi. L'Assessore ha altresì assunto con la Giunta l'impegno di sostenere finanziariamente, con solleciti provvedimenti deliberativi, le necessarie opere di ristrutturazione edilizia e di impiantistica. Ritengo ancora necessario sottoporre all'Assessore l'opportunità, sulla quale chiedo impegni precisi, che nella ristrutturazione funzionale dell'Ospedale non si scenda al di sotto dei 130 posti letto, che paiono la dimensione congrua per Valenza; che si proceda ad una lieve riduzione dei posti letto di Chirurgia a vantaggio dei nuovi reparti del Day Hospital, e che si rivedano gli investimenti previsti per il Poliambulatorio dal costo stimato di 10 miliardi, che ha una disponibilità finanziaria attuale di circa 4 miliardi. Se non ci.sono risorse non si deve iniziare un'opera che non potrà mai essere conclusa. Il Poliambulatorio, che peraltro è indispensabile, potrà essere realizzato più ridotto ed integrato con la struttura ospedaliera, come mi pare abbia oggi ricordato l'Assessore Maccari, conseguendo con ciò una notevole sinergia sia funzionale che gestionale che economica. Vorrei infine sollecitare un'ultima assunzione di responsabilità da parte dell'Assessore e della Giunta: la chiusura di Ostetricia e Ginecologia porta al trasferimento di otto medici, cosa che mette in grave pregiudizio la funzionalità del Pronto Soccorso: Occorre prevedere, anche in deroga alla deliberazione n. 401, un urgentissimo reintegro di personale medico; che consenta; anche in collaborazione con altre UU.SS.SS.LL., il mantenimento di un servizio la cui rilevanza è inutile sottolineare. Essendosi quindi, a mio parere costruite le condizioni per rafforzare la struttura ospedaliera migliorando i servizi ai cittadini dell'USSL di Valenza come avevo in apertura dichiarato, ritengo siano superate le ragioni per l'approvazione dell'ordine del giorno. Invito quindi i colleghi, che tale ordine del giorno con me hanno presentato, a ritirarlo a fronte del notevole risultato, ottenuto che mai si sarebbe previsto solo qualche settimana fa.
Se ciò, per ragioni pur legittime che io non voglio ulteriormente discutere, non avvenisse, dichiaro, considerata la mia firma iniziale, che al momento del voto mi asterrò.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, l'Assessore ha ricordato i parametri nazionali: i reparti di Ostetricia e Ginecologia devono poter effettuare almeno 300 parti all'anno.
Un altro parametro riguardagli interventi di Ostetricia e Ginecologia.
All'Ospedale di Valenza Po nel. '91 sono stati effettuati 215 parti. Mi permetto di dubitare che la natalità sia in crescita: mi permetto di dubitarlo considerato l'andamento demografico. Un reparto di Ostetricia e Ginecologia che effettui 4 parti alla settimana: ne effettua pochi E' una casistica troppo bassa! Badate, dequalifica nel tempo, inevitabilmente, il reparto di Ostetricia e Ginecologia e le équipes stesse, indipendentemente dalle capacità professionali. Siccome le équipes sono due, può capitare che un'intera équipe non effettui neanche un parto in una settimana: la dequalificazione è un dato oggettivo in questa situazione. Diventano reparti inevitabilmente meno qualificati, dequalificati, se non a rischio.
Su questo dobbiamo riflettere tutti quanti. Non è solo un problema di costi elevatissimi: è un problema di qualificazione dell'équipe. Un'équipe che tratti una casistica bassa è portata inevitabilmente a perdere professionalità. Quindi le misure di razionalizzazione sono misure necessarie. Il Piano socio-sanitario regionale '90P92 ha recepito quest'impostazione. Si tratta di operazioni difficili, come ha detto l'Assessore nel precedente dibattito. Certo, queste operazioni sono difficili e complesse, ma non impossibili. Molto dipende dal modo di procedere dell'Assessore: se il metodo è burocratico ed autoritario si incontrano ostacoli che potrebbero essere anche insormontabili. Il metodo burocratico ed autoritario non aiuta a svolgere le necessarie operazioni di razionalizzazione, di riassetto dei servizi sanitari. Il Piano socio sanitario è stato approvato nel marzo '90, signor Assessore: all'inizio del '92, con un tratto di penna, si pretende di chiudere entro giugno il reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale di Valenza Po. Sono operazioni che vanno opportunamente preparate. I Consiglieri di maggioranza scoprono oggi il significato del Piano sociosanitario '90/'92, eppure l'hanno approvato. I Consiglieri di maggioranza scoprono oggi che c'è un problema spesa-sanitaria: poche settimane fa hanno approvato un taglio di 1.000 miliardi alla spesa corrente della sanità nella nostra Regione.. E oggi vengono a fare demagogia. Chiudere è sempre impopolare: sì, se si segue un metodo sbagliato, diventa forse impraticabile chiudere servizi e reparti sanitari. Il metodo sbagliato, tra l'altro, suscita una difesa acritica dell'esistente, suscita battaglie di retroguardia, di cui considero responsabile l'Assessore, non le popolazioni, non le comunità.
C'è un problema di autorevolezza, di credibilità, di capacità di stabilire proficui rapporti tra Regione e UU.SS.SS.LL. Impariamo dalle esperienze della comunità. Le misure di taglio scattano sempre immediatamente, hanno efficacia immediata. Le promesse, le contropartite, i riassetti, vengono sempre rinviati, quasi mai onorati. Mettiamoci nei panni dei cittadini: di fronte ad una classe dirigente di questo tipo, non resta che aggrapparsi al proprio servizio, non si sta a vedere se funziona bene o male, e si cerca di difenderlo. Chi costringe; allora, le comunità locali a battaglie di retroguardia? Non vi sono dubbi che la Regione ha perso credibilità e ci rende tutto più difficile. Posso anche dimostrarlo. Non ho dimenticato, il nostro Gruppo non ha dimenticato che nel 1989 la maggioranza portò in Consiglio, come un fulmine a ciel sereno, una delibera di razionalizzazione della rete ospedaliera, che prevedeva la chiusura di una trentina di presidi ospedalieri minori.
La cosa suscitò le ire delle popolazioni interessate e la Giunta fu costretta a fare marcia indietro.
Si teorizzò in quella delibera persino che lo standard minimo di un ospedale doveva essere di 400 posti letto. Davvero una esagerazione! Ci sono ospedali con 200-250 posti letto, opportunamente collocati e ben organizzati che svolgono un servizio eccellente. Certo, per le dimensioni che hanno, per le specialità di cui si dotati, vi sono specialità che sono di carattere regionale e non possono essere disseminate in tutti gli ospedali del Piemonte. Quindi, misure di razionalizzazione e di riassetto devono essere preparate adeguatamente in rapporto ai mutati fabbisogni sanitari.
Ne abbiamo discusso: le Divisioni di Pediatria, le Ginecologia, le Ostetricia hanno pochi pazienti; mentre quelle oculistiche, le urologie, le geriatrie, le oncologie, la cardiochirurgia sono terribilmente intasate, le liste d'attesa sono lunghissime. A me pare che il metodo più corretto signor Assessore, sia questo: non prendere di mira un servizio e avviare la discussione se tagliarlo o no, ma insieme alle comunità locali discutere del riassetto complessivo dei servizi sanitari in una visione inevitabilmente zonale, ma anche sovrazonale, anche multizonale. Non in tutte le zone sede di USSL possono essere collocati tutti i servizi sanitari. Questo è persino banale.
Allora, in rapporto al mutamento dei fabbisogni bisogna pensare a misure di razionalizzazione e di riassetto, per cui certi servizi dovranno essere alleggeriti perché sono sovradimensionati, altri dovranno essere potenziati, altri ancora dovranno essere collocati a livello multizonale di più UU.SS.SS.LL., altri ancora dovranno essere creati ex novo. Questo vale per tutti i Presidi ospedalieri, nessuno escluso.
Chiudere è sempre impopolare, ma se il confronto è serio sul riassetto complessivo dei servizi, sulla contestualità delle operazioni chiusura apertura, è possibile raggiungere un comune accordo. Non è impossibile, non può essere impossibile raggiungere un comune accordo: con la comunità interessata. Bisogna certo saper dimostrare che nel complesso il riassetto migliora i servizi complessivi.
Caso Valenza: il vero caso mi pare che sia rappresentato dal futuro dell'Ospedale più che dal reparto di Ostetricia e di Ginecologia, dalle prospettive di mantenimento del Presidio ospedaliero. 130 posti letto sono pochi, se si taglia un reparto si decapita l'ospedale, si scende al di sotto dei 120 e di conseguenza l'ospedale viene chiuso.
E' stato posto un interrogativo dai Consiglieri della Lega. Noi possiamo dire con la massima determinazione che siamo contrari alla chiusura del Presidio ospedaliero di Valenza Po. In assoluto siamo contrari. Ma diverso è il discorso: quali reparti devono essere mantenuti quali devono essere trasformati. Questo è un confronto obbligato.
Ostetricia e Ginecologia può essere trasformata a condizione che quell'"antenna" sia un day-hospital con letti di appoggio a Medicina o Chirurgia, che sia dotata di un organico medico adeguato, di un organico infermieristico adeguato, organici tali da potenziare l'attività ambulatoriale, riducendo così il ricorso agli studi privati e incrementando l'attività di prevenzione delle parti a rischio con un organico adeguato da collegarsi al Consultorio familiare. Va valutata anche la disponibilità funzionale del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale di Alessandria per vedere se si può effettuare l'integrazione e che cosa deve essere fatto perché l'integrazione possa avere luogo. Tra l'altro, bisogna pensare di potenziare il servizio di neonatologia di Alessandria. Non sono pochi i neonati con problemi che devono essere opportunamente trattati. Per questa via si riduce la mortalità perinatale.
Su un punto insisto: sulla contestualità delle chiusure e delle aperture di nuovi servizi. L'Assessore ha parlato di lungodegenza, di riabilitazione funzionale in modo tale da compensare i posti letto che si perdono a Ostetricia e Ginecologia, e di restare al di sopra dei 120 posti letto per garantire una prospettiva certa al Presidio ospedaliero di Valenza.
Noi non nutriamo fiducia nei confronti dell'Assessore, per questo chiediamo la contestualità: si apre e si chiude contestualmente.
Tra l'altro per aprire nuovi reparti non previsti dal Piano è necessaria una legge di modifica della legge di Piano. Tutti sappiamo che in questo Consiglio anche una leggina per essere realizzata, richiede mesi e mesi di lavoro. Allora pigliamoci tutto il tempo necessario per modificare la legge di Piano, in modo tale che le cose siano contestuali e non ci si riduca ai soliti inganni che seminano sfiducia generalizzata tra la comunità locale. Nel frattempo si lascino le cose come stanno: anzi, si lavori per creare le condizioni di una razionalizzazione e di un riassetto complessivo dell'USSL di Valenza Po.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Grazie Presidente. Il mio intervento è di ordine strettamente metodologico. Sono, a nome del Gruppo liberale - quindi anche impegnando il collega Fulcheri - uno dei firmatari del documento. Ho firmato il documento nella consapevolezza delle ragioni di preoccupazione e della loro fondatezza sia in sede di opinione pubblica sia in sede istituzionale sia in sede di Consiglio regionale, per quanto attiene i Consiglieri più presenti sul territorio.
Mi pare però che vada registrato un forte salto, in positivo, sulle ragioni e sulle preoccupazioni che avevamo espresso nel documento.
Ci sono stati incontri con l'Assessore, ci sono stati approfondimenti e in aula abbiamo preso atto di come sia avviabile una manovra che rimedi quanto meno alla preoccupazione fondamentale che questo non sia l'avvio di un processo di ripensamento sulla continuità dell'Ospedale di Valenza.
Ritengo che questa sia, signor Assessore, la questione centrale questione che bisognerà avere la capacità di fare capire alla collettività in tutte le azioni che successivamente andremo ad avviare. Perché sempre si immagina che l'avvio della chiusura di questo o quel servizio sia il presupposto del ripensamento della struttura ospedaliera nel suo complesso.
A fronte di questa novità e anche considerando che i processi politici qui si confrontano - lo diceva anche Calligaro - con i tempi tecnici e formali e non solo finanziari, chiedo alla cortesia del Presidente che alla chiusura di questa fase di dibattito, voglia disporre una breve sospensione del Consiglio per consentire ai firmatari dell'ordine del giorno di predisporre un documento che consideri l'arricchimento venuto dal dibattito e le posizioni diverse di tipo conoscitivo e di tipo politico sulle quali attestarci come firmatari, e quindi di farlo valutare alla Giunta.



PRESIDENTE

Mi sembra che la richiesta del Consigliere Marchini, diretta alla Presidenza del Consiglio, non possa non essere accolta.
La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

In questa fase del dibattito già molto è stato detto e le ragioni sono state esplicitate. Volevo semplicemente ricordare come un insufficiente e modesto numero di parti condizioni, anzi determini, un basso utilizzo del personale medico, e quindi una concreta dequalificazione professionale.
La dequalificazione professionale di per sé è un grave fattore di rischio per la salute, specie nelle situazioni di parti a rischio e di neonati che necessitano di cure intensive.
D'altra parte è fondamentale la presenza di un Reparto di neonatologia con letti e cure intensive; il garantire la presenza di un reparto di tale elevata specializzazione comporta investimenti notevoli di risorse, ma è fondamentale laddove ci sono divisioni di Ostetricia e Ginecologia. A maggior ragione, quindi, è necessario razionalizzare la spesa sanitaria concentrando in strutture ospedaliere di più elevata qualificazione, in cui più numerose siano le specialità, la presenza di reparti di tale costo e di tale investimento professionale.
Volevo rammentare che in altri Paesi europei (in particolare in Francia), che hanno un tasso di natalità decrescente - caratteristica anche della nostra Regione, in particolare delle zone a sud - si è proceduto in due direzioni complementari. Da una parte si è provveduto alla chiusura di reparti con basso indice di utilizzo e con un numero di parti inferiori a 500, accorpando successivamente le risorse professionali e strumentali presso poli di riferimento dotati di più servizi in particolare presso Presidi ospedalieri dotati di efficaci reparti di neonatologia e di pediatria.
Si sono contestualmente potenziate le attività di sostegno al parto domiciliare, garantendo precocemente l'individuazione di situazioni a rischio per la gestante e per il bambino. In questi casi va comunque garantita una risposta degenziale.
Si è garantito il monitoraggio della gravidanza per far sì che le situazioni a rischio siano precocemente individuate, indirizzate all'ospedale e non alla procedura del parto a domicilio. Per chi sceglie il parto domiciliare è comunque garantita assistenza medica per le situazioni di emergenza.
Sia nella discussione avviata nella seduta che si è tenuta il mese scorso su questa questione, sia oggi nel corso di questa seduta, non sono stati forniti ai Consiglieri elementi sufficienti di valutazione. Sono stati forniti dati di utilizzo, ma non altri dati, comunque importanti come ad esempio i dati di mobilità, di mortalità nella USSL n. 71 di Valenza e i dati di natalità e di fecondità. Questi, invece, ci consentirebbero di valutare, con maggiore ragionevolezza, le decisioni di contenuto così rilevante per le popolazioni.
Non si voluta prendere in considerazione, e d'altra parte qualcuno l'aveva anche richiesta, l'opportunità di un confronto in una sede più adeguata, dove è più facile il confronto e il lavoro di programmazione.
Questa è la sede della Commissione consiliare. Quella della Commissione poteva essere la sede ideale per assumere informazioni e per confrontarsi anche con i rappresentanti dei cittadini. D'altra parte, l'Amministrazione regionale avrebbe potuto riferire sull'attuazione di quella parte di Piano che si riferisce alla tutela materno-infantile, cosa che finora non è stata fatta.
Avrebbe potuto anche riferire sui rapporti con l'Ordine Mauriziano, che gestisce quattro Presidi ospedalieri convenzionati nella nostra Regione, e che tende sempre di più a gestire questi Presidi come case di cura private convenzionate.
In questo senso si potrebbe spiegare l'affermazione fatta da alcuni circa il miglioramento della qualità dei servizi all'interno dell'ospedale per quanto riguarda la Ginecologia. La qualità certamente migliora quando il rapporto tra il personale infermieristico e il personale di assistenza e i degenti è più favorevole. E' chiaro che con un tasso di utilizzo dei letti del 47% il personale è sovradimensionato, la gente è più assistita.
Altro discorso e altre affermazioni si farebbero se non ci fosse un tale rapporto.
L'Ospedale Mauriziano tende a raccogliere gestanti provenienti da altre UU.SS.SS.LL.; ha migliorato le sue prestazioni e questo attira persone da fuori, ma per l'appunto si pone in questo senso come un Presidio che offre servizi di più elevata qualità a fronte del bisogno di razionalizzare la rete degli stessi servizi, razionalizzazione che è indispensabile. In questo caso si favorirebbe una manovra che va tutta a favore di un Presidio convenzionato e a scapito dei servizi a diretta gestione pubblica: Credo che se si fosse discusso di più in IV Commissione su queste questioni, avremmo potuto domandarci il motivo per cui solo in questi mesi si discute di questa questione, quando la stessa era nota agli stessi amministratori comunali già dal marzo '90. Sono trascorsi due anni inutilmente e non si è parlato di progetto materno-infantile, non si è parlato delle possibili integrazioni tra gli interventi specialistici di base e gli interventi intermedi comunque da sviluppare, come quelli del day hospital e gli interventi in regime di degenza.
Si sarebbe potuto ragionare sulla concreta possibilità d'integrare quella che viene definita un'antenna dell'USSL n. 71, per quanto riguarda l'Ostetricia e la Ginecologia, con le attività specialistiche ospedaliere presenti presso l'ospedale di riferimento di Alessandria.
La nostra impressione è che si sia, da parte di molti, giocato sulla pelle della popolazione, si sia fatto un gioco perverso: da una parte non si sia volutamente informata, in maniera tempestiva, la gente del previsto ridimensionamento della divisione di Ostetricia. Si è voluto far credere che fosse tutto l'ospedale in forse e non si è descritto quello che era il percorso che avrebbe potuto portare, invece, una garanzia ed una risposta in questo campo, salvaguardando la funzionalità dell'ospedale, che ovviamente, deve adeguarsi, nelle sue proposte di servizio, allo stato diverso di una popolazione che non è certo in crescita, ad un aumento delle cronicità degli anziani e delle persone disabili. In questo senso, l'ordine del giorno presentato da molti Consiglieri, non è da noi assolutamente condiviso nella sua parte descrittiva - la prima parte - che ci pare assolutamente inattendibile e disinformante. Per quanto concerne la seconda parte, relativa alla predisposizione di atti necessari a disporre la sospensione della chiusura del Reparto Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale Mauriziano di Valenza, non ci dice tutto ciò che l'Assessore stesso, in questa sede, molto tardivamente, ci ha detto rispetto al 'passaggio al dunque". Resta quindi l'esigenza, per quanto credo, di soprassedere alla sospensione. Questa parte, quindi, va approvata, e a mio parere ritengo che il non dare dei tempi sia assolutamente fuori da ogni logica programmatoria. Credo che si possa e si debba, pertanto, approvare la richiesta di sospensione della chiusura, ma tutto ciò in attesa che la Giunta ci fornisca, con documenti, e non solo con parole, un programma di ridefinizione dell'utilizzo delle risorse attualmente esistenti, un programma di riqualificazione dell'Ospedale Mauriziano di Valenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Credo non sfugga ad alcuno il fatto che questo Consiglio regionale riuscirà a discutere tre questioni: quella dei parchi, questa di Valenza e quella della Valle Bormida. Tre discussioni che avranno esiti dubbi rispetto a loro positive conseguenze, ma una cosa è certa, tutte e tre scontenteranno notevolmente qualcuno: le Province, nel caso dei parchi, le popolazioni di Valenza, nel caso che stiamo discutendo e, forse, la Valle Bormida e le persone presenti qui oggi. E' dato sul quale ognuno di noi pu fare proprie riflessioni. Quella che faccio io è che, probabilmente, la Regione non dovrebbe andare così avanti. Detto questo, mi sembra che lo scenario della discussione sia apparentemente semplice: da un parte l'Assessore che ha presentato dei dati, ha citato delle leggi, ha fatto un discorso di razionalità rispetto alla scelta attuata, citando gli obiettivi del Piano socio-sanitario, la legge n. 412, ecc.; dall'altra, alcuni Consiglieri si sono fatti promotori di rivendicazioni che hanno sapore di localismo e di campanile. Questo è l'apparente scenario. Se così fosse non avrei dubbi su come pronunciarmi; il problema nasce quando leggiamo anche i giornali, dai quali apprendiamo chela situazione della sanità in Piemonte non è delle migliori.
Il Presidente della Giunta, non più tardi di una settimana fa, ha dichiarato - mi pare in quest'aula - che la Giunta regionale non è in grado, o ha comunque delle difficoltà, a verificare il bilancio delle UU.SS.SS.LL. - parlo di bilanci dell'ordine di 150 miliardi l'anno. Poi leggiamo sui giornali che il Presidente di un Comitato di gestione di una USSL - il quale, credo, dieci giorni fa abbiamo ascoltato in Commissione è stato recentemente arrestato. Lo scenario non è così semplice come si vorrebbe, nel senso che per fare scelte difficili la Regione, e in questo caso l'Assessore, deve ricostruire una credibilità complessiva dell'Ente e dell'Assessorato. Altrimenti, sappiamo che, inevitabilmente il risultato sarà di mettersi contro qualche altra parte della popolazione piemontese.
L'Assessore ha citato dei dati: le nascite a Valenza nel '90/91. Cito tutte quelle che conosco: n. 167 parti nel 1989; n. 212 parti nel 1990; n.
215 parti nel 1991. Debbo citare, se nessuno smentisce la correttezza del dato, che alla data di ieri, nel 1992 a Valenza sono nati 125 bambini; in proiezione, sarebbero all'incirca n. 260 nel corso dell'anno. I motivi di questa crescita non li conosco, anche se qualche valutazione l'avrei, ma tralascio.
Cosa vuol dire chiudere il reparto Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale Mauriziano di Valenza? Vuol dire far partorire le donne di Valenza o, comunque, quelle che lì partorivano, ad Alessandria, a Casale dove, peraltro, i parti sono in diminuzione, o nelle tre cliniche private della zona: la Salus, la Città di Alessandria - due cliniche private di Alessandria - e la Sant'Anna di Casale. Cliniche piccole e, per quanto mi risulta dalle informazioni, con minore affidabilità.
Detto questo devo dire che se l'ordine del giorno e le posizioni restano quelle fino ad ora espresse, voterò a favore del documento, in particolare del dispositivo finale, che parla chiaramente di predisporre gli atti per la sospensione della chiusura, fino all'approvazione del Piano socio-sanitario regionale.
In altre parole, credo che i discorsi di razionalità e di responsabilità vadano pronunciati avendone la credibilità. Non sono sicuro in questo momento, su quali forme di razionalità e di risparmio la chiusura del Reparto di Ostetricia comporterebbe.
A mio parere, l'Assessore questi dati non ce li ha forniti, masi è appellato ad una legge e, soprattutto - non voglio ripetere cose dette molto meglio dal collega Calligaro - non ci sono, nella situazione attuale se non delle parole che, in aula, si dicono con grande facilità, atti concreti di impegno di rilanciare altri reparti che garantiscano l'operatività dell'ospedale.
Personalmente ritengo che se nonostante la sospensione, non si troveranno possibilità che con chiarezza prefigurino il futuro dell'Ospedale di Valenza, non sarà accettabile appellarsi a discorsi di razionalità, di risparmio e di responsabilità. Siamo in una situazione cui si parla di miliardi rubati, di tangenti o, meglio di decine di persone inquisite o in carcere che hanno responsabilità di decine di miliardi. Se lo stile di questa situazione permane anche in questo dibattito, ritengo non si possa fare appello alla responsabilità di alcuno.



PRESIDENTE

E' stato chiesto un momento di confronto tra i firmatari del documento.
Mi permetterei però, considerato il fatto che oggi abbiamo da discutere non solo la questione di Valenza, ma anche la questione della Valle Bormida abbiamo amministratori e dei cittadini della valle presenti in aula da questa mattina -, di soprassedere su questo argomento; intanto i firmatari si riuniscono per le loro eventuali valutazioni - e di procedere con il punto 19) all'o.d.g. "monitoraggio ambientale in Val Bormida".
La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Alla richiesta di incontro del collega Marchini solo non mi oppongo, ma aderisco, anche se con una posizione di partenza, chiara; scriviamo pure tutto quello che vogliamo, ma il punto che deve restare fermo è che comunque bisogna sospendere gli atti di chiusura al 30 giugno. Qualunque altra cosa, anche una montagna di marenghi d'oro su un piatto d'argento (visto che ad Alessandria ieri è stato celebrato il centonovantaduesimo anno della battaglia di Marengo) per me è inaccettabile. Da una parte ci deve essere questa disposizione e, dall'altra, il rinvio di sei mesi almeno; altrimenti vuol dire che non ci siamo ancora capiti.



PRESIDENTE

La parola alla collega Dameri.



DAMERI Silvana

Presidente, mi appello a lei. Siccome non è la prima volta che la questione relativa alla vicenda di Valenza è in discussione in questo Consiglio e poiché verifico il fatto che uno dei firmatari dell'ordine del giorno chiede un momento di riflessione, chiedo che comunque entro la giornata di oggi (noi auspichiamo nella direzione da noi richiesta) il Consiglio regionale si pronunci. Chiedo quindi alla Presidente di regolare i tempi in modo che questo possa avvenire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Per dire che quanto ha richiesto il Consigliere Marchini non è questione dilatoria, visto chele riflessioni del collega Calligaro, tutte da verificare dal punto di vista tecnico, sulla contestualità temporale di chiusura ed apertura, possono meritare almeno fra di noi una riflessione ed una puntualizzazione, con l'apporto dell'Assessore. Se il problema si ponesse in questi termini, a mio avviso un po' semplicistici, ma sempre da verificare, certamente il grosso problema verrebbe ad essere ridimensionato.
Sul problema di credibilità dei tempi, siccome si è fatto anche un discorso sulla credibilità complessiva, credo che la puntualizzazione che possiamo fare congiuntamente meriti una verifica. Per questo sono d'accordo con quanto ha detto il collega Marchini; ci possiamo ripromettere, in un quarto d'ora, di verificare la situazione per trovare un accordo comune.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Picchioni. Possiamo dunque procedere, con l'impegno di discutere e concludere, rispetto a Valenza, la parte che è consentibile oggi.
Comunico al Consiglio che domani, a seguito della riunione dei Capigruppo, verrà convocata la Commissione Nomine.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame ordini del giorno n. 386 del Consigliere Sartoris, n. 388 dei Consiglieri Segre, Riba, Cucco, Chiezzi, Rabellino, Zanoletti, Goglio ed altri e n. 402 dei Consiglieri Fiumara, Marchini, Picchioni e Ferrara sul monitoraggio ambientale in Valle Bormida


PRESIDENTE

Passiamo all'esame degli ordini del giorno n. 386, n. 388, n. 402 sul monitoraggio ambientale in Valle Bormida, di cui al punto 19) all'o.d.g.
La parola alla collega Sartoris per l'illustrazione del proprio ordine del giorno.



SARTORIS Anna

L'ordine del giorno è nato da un'esigenza concreta, venuta perché il giorno precedente c'era stata una riunione a Cortemilia, dove alcuni amministratori ed una parte del Comitato presente aveva chiesto un intervento preciso ed aveva fatto una domanda perché noi la estendessimo al Consiglio e quindi all'Assessore, chiedendo una cosa precisa, cioè una cosa che non presuppone molti giri di parole, non presuppone molte chiacchiere chiacchiere inutili soprattutto: o sì o no. Sappiamo che si sta cercando di non entrare nel merito della questione, si sta cercando di coprire una non scelta con questioni di procedura e io dico che a questi discorsi non ci staremo. Questo ordine del giorno non lo ritiro, lo porterò in votazione dispostissima a votarlo da sola, questo non mi spaventa assolutamente perché credo in questo momento di avere in quattro parole fatto una domanda precisa a questa Regione: ho chiesto un impegno effettivo che presuppone una risposta da parte dell'Assessore ed è una risposta precisa: sì o no.
Non si può deviare, non si può chiedere, non si può fare. Crediamo che a questo punto questo piccolo impegno che chiede la gente della Valle Bormida sia un impegno piccolo dal punto di vista finanziario, ma un grosso impegno dal punto di vista politico e di questo ce ne rendiamo perfettamente conto.
Noi sappiamo perfettamente che il fatto di dare un minimo di contributo non permetterà poi che in quest'aula ci si dica che quello è un documento che non fa parte del Consiglio. E' comunque qualcosa che deve fare parte e sul quale bisognerà ragionare, non come qualcosa di esterno, ma come qualcosa al quale noi come Regione abbiamo contribuito. Sappiamo benissimo che questo è il problema e nessun altro, perché l'impegno, finanziario è talmente piccolo! La parte di denaro che vi chiedono, perché oltretutto non si chiede neanche il contributo intero, ma addirittura una parte, e oltretutto sappiamo che, per esempio, la Provincia di Cuneo si è espressa dando una pregiudiziale, cioè dicendo "se partecipa anche la Regione" e questo ci spaventa, perché il "no" della Regione vorrebbe dire che forse alcuni Enti potrebbero tirarsi indietro, che forse una piccola partenza che però è una grossa cosa, , potrebbe andare persa.
Noi crediamo che finalmente è il momento di andare a ricercare se la diossina esiste, se la diossina c'è in Valle Bormida; sappiamo che alcuni Consiglieri hanno timore che il risultato di queste analisi possa spaventare la gente della Valle Bormida, però crediamo che qualsiasi verità per dura, difficile e brutta che sia è comunque meglio delle bugie, del rimandare, del non parlarsi, del non dire, del dire "forse lo faremo".
Sappiamo che il monitoraggio che ha previsto la Regione è insufficiente questo potrebbe essere un completamento, potrebbe essere un qualche cosa che serve se non altro per sapere finalmente che cosa c'è nella Valle Bormida. Noi chiediamo all'Assessore che si dica sì o no a questa cosa e che si dica finalmente a questa gente in che ambiente vive; non solo alla gente, ma anche agli amministratori, perché sappiamo che per esempio ci sono amministratori che in questo momento pur essendo Sindaci, pur dovendosi prendere per legge la responsabilità della salute pubblica, non sanno in che condizioni mandano la gente a lavorare, in che condizioni hanno la popolazione che gli è sottoposta. Vorremmo semplicemente delle risposte chiare e precise dall'Assessore. Non crediamo che questa sia una grande cosa dal punto di vista economica, è una grande cosa dal punto di vista politico. Potrebbe essere finalmente una svolta di questa Regione che finalmente comincia a fare delle scelte piccole e concrete piuttosto che tante chiacchiere che poi, tutto sommato, non servono a niente.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Segre, prima firmataria dell'ordine'del giorno n. 388.



SEGRE Anna

Dopo la lunga attesa, non solo di oggi, ma di alcuni anni, nel presentare il documento sottoscritto da grande quantità di Consiglieri regionali, vorrei ricordare alcune cose che dovrebbero servire sostanzialmente, a far capire perché si è presentato questo documento.
Credo che in questo momento la Regione Piemonte abbia bisogno, sulla questione della Valle Bormida, di fare chiarezza. Si sono spesi anni per votare ordini del giorno che poi sono stati in parte disattesi. Credo che sia nella coscienza dei Consiglieri regionali, che da sempre si battono per la questione della Valle Bormida, ma anche perla Regione Piemonte stessa arrivare aduna conclusione definitiva che riguarda da una parte la chiusura dello stabilimento dell'ACNA, problema che affronteremo con la discussione della legge regionale e dall'altra la constatazione di quello che c'è nel Bormida e nei terreni circostanti. Non solo la Regione Piemonte ha il dovere di dire una parola definitiva, ma soprattutto la popolazione della Valle Bormida, dopo tanti anni, ha il diritto di sapere. Quindi la prima motivazione che ha spinto i Consiglieri regionali a formulare questo ordine del giorno, oltre a quello già ricordato dalla collega Sartoris, è che c'era stata una riunione ad hoc nel Comune di Cortemilia, in cui ci era stato illustrato il progetto di monitoraggio supplementare rispetto a quello già attuato dalla Regione Piemonte.
La prima motivazione fondamentale è che la popolazione della Valle Bormida deve sapere, oltre a tante altre cose, una cosa fondamentale: se nell'acqua e nel terreno vicino allo stabilimento ACNA c'è diossina o non c'è diossina. Credo che il problema fondamentale sia questo.
Questo è tutt'altro che un problema nuovo. E' un problema che è già stato affrontato in Regione, è un problema che è già stato affrontato nel Parlamento italiano nel lontano 1989, quando alcuni deputati denunciavano che nei prelievi fatti dalle UU.SS.SS.LL nelle acque di scarico di Acqui, e inviati già allora all'Università del Missouri per le analisi, risultava la presenza di diossina. Già in tale occasione il prof. Janders della Columbia University del Missouri - che aveva effettuato le analisi sui prelievi disse che nei punti dove erano stati fatti i prelievi c'era più diossina che a Seveso.
Lo stesso Ministro Ruffolo non aveva affatto contraddetto questa affermazione in quanto non poteva mettersi contro uno dei maggiori esperti di diossina in campo internazionale e disse, al contrario, che avrebbe invitato il prof. Janders a far parte di una Commissione internazionale in cui sarebbe stato esaminato il problema della- diossina nel Bormida.
Ovviamente, la Commissione non fu istituita e l'incarico fu dato ad altro Ente, cioè all'Istituto Superiore di Sanità. Per due anni più nessuno ha detto nulla e la popolazione della Valle Bormida ovviamente ha voluto continuare a sapere, non sapendo niente.
Questo fino a quando si è saputo: che i tecnici dell'Istituto Superiore di Sanità, nel corso di un convegno internazionale nel Nord Carolina, hanno illustrato i dati molto pericolosi sulla presenza di diossina nello stabilimento dell'ACNA di Cengio.
Ciò avveniva negli Stati Uniti, non in Val Bormida; negli Stati Uniti di queste cose se ne può parlare, nella Regione Piemonte no e in Valle Bormida ancora meno.
Qualcosa poi si riesce ancora a sapere da un documento inviato il 3 dicembre 1991 all'attenzione di un Sindaco della Valle Bormida, il Sindaco di Bistagno, che l'aveva richiesto. Un documento dell'Istituto Superiore di Sanità. Non può che stupirci lo strano iter burocratico di un documento che avrebbe dovuto imboccare subito altre vie. Oltretutto, dalla lettera di accompagnamento si appurava che il responsabile scientifico dell'Istituto Superiore di Sanità, dott. Di Domenico, aveva inoltrato il rapporto al Ministro Ruffolo in data 8 luglio: eravamo a dicembre. Quindi, il Ministro Ruffolo sapeva, e lo sapeva da tempo, che su 43 campioni sottoposti ad analisi per il rilevamento di diossine e furani, alcune risultavano superiori ai valori minimi.
E, dopo il Ministro Ruffolo, anche la Regione Piemonte ha saputo perch del famoso documento si è parlato in Consiglio regionale.
In questi giorni ho voluto vedere tutti gli ordini del giorno approvati in questa Regione durante questa legislatura. Anche a questo proposito si è approvato un ordine del giorno firmato da tutti, unanime, in cui, tra gli altri, vi era un impegno preciso a richiedere al Ministro dell'ambiente che, per estrema sicurezza, le indagini venissero estese anche all'esterno del sito ACNA, ed inoltre che venissero coinvolti e voglio sottolineare questa frase - anche laboratori ed esperti designati dalla Regione Piemonte e dal Comitato dei Sindaci della Valle Bormida. Sottolineo questa frase perché questo è il problema di oggi.
Questo è di un ordine del giorno firmato e votato all'unanimità sei o sette mesi fa (non ho segnato la data).
Inoltre, in molti altri documenti è stata sempre ribaditala volontà, da parte della Regione Piemonte e - cito tra virgolette - "di continuare a tutelare i diritti egli interessi della popolazione della Valle Bormida".
Faccio riferimento all'ordine del giorno n. 240 del 23 luglio 1991.
A queste cose dobbiamo rispondere in modo definitivo. O meglio: alcuni Consiglieri regionali vogliono rispondere in modo definitivo se possono, altrimenti debbono prendere atto che la Giunta della Regione Piemonte non vuole rispondere in modo chiaro.
Arriviamo sinteticamente al problema di oggi. Oggi siamo di fronte ad un ordine del giorno che chiede monitoraggio del Bormida, curato da parte del prof. Janders, il maggiore esperto internazionale in fatto di diossina.
Nei discorsi di questi ultimi giorni, l'Assessore ci ha più volte detto che questo tipo di monitoraggio viene già fatto dalla Regione Piemonte e che non sarebbe il caso di sponsorizzarne uno ulteriore, che tra l'altro richiederebbe un impegno di spesa da parte della Regione Piemonte di 240 milioni se si volesse coprire tutta la spesa o, altrimenti, anche solo di una parte a fronte del miliardo e 700 milioni che la Regione Piemonte ha stanziato per il monitoraggio ambientale che non soddisfa la popolazione della Valle Bormida.
Credo che non ci sia referente ormai più competente della popolazione che vive sulla propria pelle da anni i danni di questo inquinamento, a essere interlocutore primo di questo progetto. Non sono una tecnica comunque esaminando i due progetti riesco comunque a vedervi delle differenze. Uno non è la duplicazione dell'altro, ci sono differenze che possono essere importanti: per esempio, dei campionamenti sugli alimenti o sulle acque sotterranee, cosa che nel monitoraggio della Regione Piemonte non viene fatta.
Per concludere, credo che anche dal punto di vista della ricerca scientifica in generale, fare un confronto fra due metodi di analisi, tra prelevamenti fatti in certe date, tra l'altro sempre preannunciate (e questo è certamente un difetto del monitoraggio fatto dalla Regione Piemonte) ed altri in date non annunciate, come sarebbe nel caso del progetto seguito dal prof. Janders, offra grandi vantaggi.
Vantaggi che, ripeto, sono quelli che devono rispondere al diritto di sapere della popolazione della Valle Bormida e al dovere della Regione Piemonte di porre a un certo punto la parola "fine" dicendo in modo serio e definitivo, che cosa c'è nell'acqua del Bormida e nel terreno intorno all'ACNA.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Il Comitato di crisi dei Sindaci della Valle Bormida ha approvato un progetto di fattibilità, proposto dalla S.M.T., per uri primo livello di monitoraggio da effettuarsi in una zona pilota in Valle Bormida. L'intento dichiarato dal Comitato è quello di integrare le indagini già svolte dalla Regione Piemonte.
Da un'analisi della scheda tecnica del progetto, che ho fatto effettuare dai tecnici dell'Assessorato, tuttavia, non è chiaramente deducibile in quali punti questo vada ad integrare il monitoraggio già previsto. Infatti, gli obiettivi strategici dichiarati sono ampiamente compresi nel progetto di monitoraggio predisposto da questo Assessorato.
Per quanto riguarda l'esame della scheda tecnica dello studio di fattibilità della S.M.T., riferirò quanto debbo dire al punto 2) dell'allegato b): "Informazioni preliminari".
Per quanto riguarda il reperimento di informazioni preliminari debbo sottolineare che è già esistente la seguente documentazione: n. 5 rapporti della Regione Piemonte sulle proprie attività di monitoraggio, dal febbraio '90 al marzo '91 n. 5 rapporti quadrimestrali congiunti con la regione Liguria e l'Istituto superiore di sanità sulla situazione dell'inquinamento sul Bormida di Millesimo e allo scarico ACNA n. 6 rapporti sintetici dell'Assessorato ambiente della regione Piemonte, dall'ottobre '90 al settembre '91 identificazione delle discariche presenti di cui alcuni già in corso di bonifica (Pian Rocchetta e Castellazzo Bormida) identificazione delle fonti di inquinamento di origine civile industriale potenzialmente a rischio oltre l'ACNA, indagine del Politecnico di Torino e IPRA in monitoraggio regione Piemonte '90 studio dell'Università di Genova sulla propagazione dell'inquinamento atmosferico studio idrogeologico attualmente in atto sia su acque superficiali sia sullo scambio superficie falda idrodata con consulenza dell'Istituto per la prevenzione del rischio idrogeologico del Comitato nazionale delle ricerche l'indagine epidemiologica sullo stato di salute dei lavoratori dell'ACNA di Cengio (Assessorato alla sanità) situazione socio-economica che viene esaurientemente trattata nel rapporto IRES dell'89 "Inquinamento e marginalità - scenario socioeconomico della Val Bormida Piemontese" nota sintetica aggiornata al marzo '92 sulla situazione ambientale della Valle Bormida. Inoltre, è in fase di attuazione, per conto del Magistrato per il Po, ultimazione prevista per l'ottobre '92, il Piano di bacino del fiume Tanaro che comprende il bacino del Bormida con indagine a livello comunale piemontese-ligure. Tale studio prende in esame aspetti idrogeologici e socio-economici.
Una consultazione della documentazione esistente avrebbe rivelato alla S.M.T., resistenza di un approfondito studio di carattere geologico idrogeologico e chimico sulla localizzazione ottimale dell'ambiente pilota e, all'interno di esso, delle previste stazioni fisse di rilevamento dati.
Sempre facendo ricorso alla documentazione esistente, ad esempio al rapporto n. 5 del marzo '91, sarebbe stato possibile alla S.M.T, verificare che esiste già un complesso di dati ben più importanti di quello che la S.M.T, si propone di raccogliere (vedi punto 5.2 della proposta).
Considerando la zona dell'ambiente pilota, Saliceto-Camerana, cioè una zona che si estende fino a circa 8 km, dallo scarico dell'ACNA, nel '90 anno in cui sono state compiute le indagini preliminari, sono già state eseguite: n.142 analisi di campione di acque superficiali e sotterranee n. 56 analisi su acque di sorgente n. 18 campioni di sedimenti e suolo di cui alcuni provenienti da perforazioni per lo scavo di pozzi peziometrici che hanno consentito il rilevamento dei dati chimici a varie profondità.
Sono state eseguite campagne per valutare la qualità dell'aria e indagini preliminari sulle caratteristiche delle precipitazioni. Il numero dei campioni analizzati, sempre nel 1990 e solo per il ramo di Millesimo aumenta notevolmente se si considera anche il monitoraggio coordinato dall'Istituto Superiore di Sanità.
Nell'ambito dell'ambiente-pilota si è inoltre provveduto, sempre nel 1990, alla messa a punto degli impianti fissi di rilevamento quali la stazione metereologica, la stazione di rilevamento dei dati geologici e chimici, opere che, per la loro dimensione, non possono sfuggire a chi compie una sia pur frettolosa ricognizione sul territorio.
Punto 3 dell'allegato b) -Obiettivi strategici. Si ricorda che il programma monitoraggio Bormida della Regione Piemonte è un progetto generale di rilevamento della contaminazione ambientale finalizzato a produrre controlli sulla qualità del territorio, ad integrare le conoscenze e le informazioni esistenti, ad impostare il Piano di risanamento previsto dalla dichiarazione di altra crisi ambientale e, successivamente, a valutare il conseguimento degli obiettivi proposti nel Piano di risanamento stesso. L'attuazione avviene per lotti successivi subordinatamente ai finanziamenti statali. Ne consegue che le finalità perseguite dal programma regionale comprendono ampiamente quelle dichiarate al punto 3 dell'allegato b) del progetto presentato dalla S.M.T.
Punto 4 dell'allegato b) - Approccio sperimentale.
L'approccio deve essere articolato in almeno due fasi: a) l'individuazione del grado di contaminazione e danno ambientale estesa a tutta l'area a rischio; b) ricerca dei parametri tipici di lavorazioni inquinanti presenti in valle; si dice, ad esempio, quelle provocate dalle industrie chimiche-organiche, ma non si cita l'ACNA.
La fase a) viene esplicata nel monitoraggio regionale prendendo come riferimento l'elenco di parametri chimico-fisici previsti dal DPR n. 525/82 relativo alle acque superficiali da sottoporre alla potabilizzazione nonché le informazioni provenienti dallo studio di parametri biologici secondo indici basati su macroinvertebrati e pesci.
Per quanto concerne la fase b) risulta evidente che la S.M.T, ha ignorato completamente tutto quanto è stato proposto, realizzato e programmato in tempi precedenti al suo progetto.
I composti da determinare per caratterizzare gli effetti di inquinamento dovuti all'ACNA sono stati dedotti dal lavoro svolto dal Comitato tecnico scientifico e dai risultati di analisi pregresse. L'elenco delle sostanze considerate come indicatrici è compreso nel protocollo del monitoraggio coordinato dall'Istituto superiore di sanità e già pubblicato sia nella sua versione originale sia nelle successive modifiche. Si ricorda che nello stabilire tale protocollo hanno collaborato l'Istituto superiore di sanità, l'Università di Genova, l'Università di Torino, i laboratori delle UU.SS.SS.LL. di Savona, Asti, Alessandria e Cuneo tenendo conto sia dei cicli di lavorazione ACNA sia della conoscenza della composizione delle sostanze stoccate all'interno dello stabilimento. Nella selezione sono stati applicati criteri chimico-analitici e tossicologici.
Per quanto riguarda le policloro di benzodiossine, policloro di benzofurani e policloro di finili, il Comitato tecnico-scientifico ha predisposto ed approvato due piani di lavoro riguardanti rispettivamente il suolo dello stabilimento ACNA ed il territorio a valle dello stabilimento.
La responsabilità del coordinamento e dell'esecuzione di questi piani è stata affidata all'Istituto superiore di sanità. Credo che sia ben noto che l'Istituto superiore di sanità ha pubblicato i risultati preliminari riguardanti il suolo dell'ACNA. E' anche evidente che un programma di questo tipo si deve sviluppare tenendo conto della necessità; anche in questo caso, di stabilire con assoluta certezza le relazioni tra causa ed effetto. Il piano della S.M.T, non fornisce alcuna indicazione su questo punto, da considerarsi fondamentale.
Come protocollo di analisi, oltre a frasi generiche come "scientificamente accreditati, ecc." a cui non segue un'illustrazione adeguata per verificare la veridicità di quanto affermato, pare si faccia riferimento a protocollo IPEI o CEE di cui però non vengono fornite le relative sigle di identificazione. Sarebbe infatti interessante verificare se questi protocolli consentono, senza modifiche nel procedimento analitico, la determinazione delle sostanze indicate come indicatrici di inquinamento nel caso particolare oppure no. E' pure possibile chela determinazione di alcune sostanze di particolare significato non siano contemplate nei protocolli a cui si fa un vago riferimento.
Se la S.M.T, se ne fosse preoccupata avrebbe avuto notizia che nel protocollo di analisi dell'Istituto superiore di sanità è riportato il metodo analitico seguito per sostanze indicatrici ampiamente collaudate sul campo.
Per gli altri composti, quali le policlorodiossine il problema è discusso in notevole dettaglio nella relazione riguardante i risultati preliminari delle indagini sul suolo ACNA.
La S.M.T, nel presentare il suo progetto avrebbe dovuto partire da questi presupposti ed effettuare una disamina dei metodi mettendo in evidenza le caratteristiche delle proprie procedure.
Si fa osservare, inoltre, che nel proporre un piano del genere non si può citare la riservatezza delle proprie tecnologie, ma si deve documentare la validità delle stesse.
Un altro punto conseguente ai protocolli analitici indispensabili per la valutazione tecnica della validità del progetto, sarebbe la sommaria descrizione delle apparecchiature che si intendono mettere a disposizione.
Infatti, mentre risulta chiaro il compite che s'intende affidare al centro di Ispra - controllo di qualità, non è altrettanto chiaro se le analisi verranno eseguite dall'Università del Missouri, dalla S.M.T, o da Envirop.
Nel primo caso, si può dare atto, per notorietà, che si abbiano a disposizione le attrezzature necessarie, anche se sarebbe opportuno spiegare perché s'intenda far eseguire analisi negli Stati Uniti, con fondi dello Stato italiano, quando esistono le competenze sul territorio nazionale. Negli altri casi, non si dispone di notizie adeguate.
Altrettanto indeterminato è il metodo di conservazione dei campioni tenuto conto che è possibile che essi siano inviati negli Stati Uniti ed il problema può risultare di non indifferente importanza per alcuni tipi di campione ambientale. Punto 5, dell'allegato b), primo step su zona pilota.
Si osserva che la futura zona pilota di cui non viene fissata l'estensione sarà presumibilmente localizzata in un'area ricompresa nell'ambiente pilota regionale denominato Saliceto-Camerana, attivato dai primi mesi del 1990, anch'esso situato a valle del confine fra Piemonte e Liguria.
La definizione di dettaglio dell'area compresa nell'ambiente pilota e in particolare l'ubicazione delle stazioni fisse all'interno dell'area stessa, sono avvenute in seguito ad ovvie considerazioni di posizionamento della principale fonte di inquinamento, l'ACNA, rispetto all'ambito territoriale Piemonte, e soprattutto sulla base del citato studio idrogeologico di dettaglio che ha permesso di: definire il miglior posizionamento della stazione fluviale fissa ubicata in un'area all'interno della quale tutta la corrente idrica superficiale e sotterranea, ed il carico inquinante veicolato, defluisce attraverso una sezione valliva ristretta e ben definita e pertanto ben controllabile individuare le sorgenti di controllo tali per cui all'interno dell'area di ricarico della sorgente stessa non esiste alcuna forma potenzialmente inquinante, e pertanto i segni d'inquinamento riscontrati derivano unicamente da ricadute atmosferiche di origine industriale depositatesi sulla stessa area di ricarica, filtrate solo parzialmente dal terreno e convogliate nell'acqua sorgiva.
I campioni che dovranno essere raccolti all'interno del territorio individuato appartengono inoltre a comparti ambientali già indagati nel progetto regionale, il cui studio sarà ulteriormente potenziato attraverso i finanziamenti previsti per il secondo lotto funzionale della Valle Bormida, cui si è data attuazione a partire dal maggio 1992 (ma il progetto è del 1988).
Il budget richiesto di 198 milioni più IVA per un totale di 235 milioni 620 mila è da destinarsi all'esecuzione di analisi su 65 campioni al costo medio unitario di 3 milioni più IVA. Di questi, quelli finalizzati all'analisi di sedimenti, acque superficiali e sotterranee, 25 campioni rappresentano un numero irrisorio, quindi inutile rispetto a quelli già effettuati, che si continuerà ad effettuare come monitoraggio regionale.
Alcune considerazioni possono applicarsi alle cinque determinazioni su suolo agricolo, perle quali non si comprende cosa possono aggiungere a quelle già previste dallo specifico programma di caratterizzazione di suolo e sottosuolo previsto dall'Istituto superiore di sanità.
Per quanto riguarda animali e vegetali il problema risulta molto più complesso di quanto non sia stato considerato dalla SMT, che propone un limitato numero di analisi senza ulteriori spiegazioni sulla metodologia complessiva che s'intende attuare per ottenere dati utili all'indagine.
La complessità del problema è stata sperimentalmente evidenziata anche mediante alcune indagini preliminari. E' infatti ben chiaro che per ottenere dati rappresentativi della situazione è necessario: una corretta valutazione dei valori di concentrazione media degli inquinanti nell'ambiente da cui vengono prelevati i campioni animali e vegetali tenere presente che nel processo di assunzione di sostanze di qualsiasi tipo da parte di organismi animali e vegetali sono prevedibili effetti di trasformazione metabolica delle sostanze originali la necessità di dimostrare in modo convincente la relazione univoca tra causa ed effetto.
Occorre rammentare infatti che già più volte, in passato, simili determinazioni non avevano avuto positivo riscontro in sede di processi giudiziari intentati contro l'ACNA, per difetto della metodologia applicata per la determinazione del contenuto di inquinanti nei prodotti agricoli.
Acquisite alcune informazioni fondamentali sui punti a) e b) il programma di monitoraggio delle Regione Piemonte per il 1992 comprende un'indagine di questo tipo sulla fauna ittica, eseguita in condizioni che si ritengono sufficientemente controllate a completamento del rilevamento dei parametri biologici che viene sistematicamente effettuato e non considerato nel progetto della S.M.T. Si fa ancora presente che a seguito della formulazione di criteri e di indagine a cura del Ministero della sanità, l'Assessorato all'agricoltura si è impegnato a condurre specifiche sperimentazioni sulla possibile contaminazione delle colture irrigate con acqua del Bormida.
Ulteriori valutazioni sulla fattibilità e l'opportunità di tali determinazioni non competono a questo Assessorato, rientrando nel campo delle indagini igienico-sanitarie e tossicologiche.
Per quanto riguarda le competenze dei soggetti operativi, queste dovrebbero essere illustrate in modo adeguato, almeno per quanto riguarda la S.M.T. Si osserva infatti che il progetto richiede l'esecuzione di analisi chimiche e probabilmente biologiche come pure l'intervento di competenze nel campo della geologia.
Tutte queste attività rientrano nelle competenze di professioni protette e quindi con obbligo di iscrizione all'Albo professionale ed è necessario per chiarezza, e trattandosi di un progetto che dovrebbe essere finanziato da un Ente pubblico, che vengano fornite notizie sul curriculum degli esecutori, proprio ai fini di un adeguato controllo di qualità delle procedure e di una corretta pratica di laboratorio.
Per quanto riguarda la S.M.T, in generale, risulta che tale società tale ditta, è intervenuta in passato nel problema della Valle Bormida come autrice del commento di alcune analisi sul campione di terreno adiacente allo stabilimento ACNA.
Una Commissione ministeriale, costituita dal Comitato tecnico per la Valle Bormida allargato ad esperti nazionali ed internazionali e presieduto dallo stesso Ministro, ha espresso un ben preciso giudizio, non proprio positivo, su questo commento. Giudizio che non può essere ignorato in sede di valutazione di questo progetto di monitoraggio perché si riferisce ad uno dei soggetti che vi sono coinvolti e che si pone inoltre come proponente.
In conclusione, a prescindere dagli ambiziosi obiettivi strategici il Progetto Marconi prevede concretamente l'esecuzione di determinazioni analitiche su 65 campioni per i quali non vengono indicate neppure per categorie i parametri ricercati da prelevarsi in una non ancora definita zona pilota, posta in un ambito territoriale già studiato dall'ambiente pilota di Saliceto-Camerana.
Quanto appena detto costituisce infatti la sola attività per cui viene richiesto un corrispettivo economico. Ciò lascia presumere che non verrà effettuata alcuna indagine preliminare per la localizzazione dei punti di prelievo né alcuna successiva elaborazione e interpretazione dei risultati.
Nel progetto è contenuto un elemento positivo, costituito dalla proposta di coinvolgimento nel monitoraggio, in particolare delle diossine della sezione del Centro di Ispra, diretto dal prof. Facchetti.
Tale proposta è già stata indicativamente presa in considerazione dal Ministero dell'am-biente, che ha formulato la proposta di una Commissione di garanti internazionali, coordinata dall'Istituto superiore di sanità.
Penso che non vi siano dubbi che il coordinamento dell'Istituto superiore di sanità offra ben altre garanzie che non il coordinamento di una società privata.
Si ritiene infine doveroso fare alcune puntualizzazioni rispetto alle affermazioni contenute nella lettera di richiesta di finanziamento redatta dal Comitato di crisi della Val Bormida. Si dice: "Il progetto della S.M.T non duplica ma integra quello in corso dalla Regione". Se questo era l'intento sarebbe stato auspicabile, contrariamente a ciò che è avvenuto una presa di contatto della S.M.T., con questo Assessorato, al fine di conoscere i dettagli dell'attività in corso o quanto meno la citazione di tutta la documentazione esistente.
Nella nota 75/92, prot. 3444, si dava informazione sugli ulteriori sviluppi del monitoraggio regionale a seguito dell'ulteriore finanziamento ottenuto dallo Stato, fermo restando la prosecuzione delle attività già avviate e ampiamente documentate in numerosi precedenti rapporti; 3) il finanziamento erogato dallo Stato è finalizzato e vincolato all'esecuzione di un ben preciso programma di indagine ambientale. Il progetto S.M.T., per quanto concerne le indagini ambientali, rappresenta un sottoinsieme del programma regionale, mentre eventuali programmi con diversa finalità esulano dagli scopi del monitoraggio finanziato dalla Regione Piemonte e pertanto, non possono trovare in questo copertura finanziaria.
Infine, a prescindere dalle precedenti considerazioni, rimane non comprensibile il fatto che l'iniziativa venga interamente condotta attraverso strutture private o comunque non istituzionalmente preposte a questo tipo di indagine. Non essendo precisati i tipi di parametri da determinare e metodiche analitiche da applicare, non è presumibile ipotizzare a priori un'inadeguatezza delle strutture pubbliche. Questo approccio comporta, in caso di eventuale esito positivo delle indagini condotte, la produzione di referti da considerarsi perizia di parte, di pari dignità e valore legale di quelle prodotte dall'Istituto Donegani per conto dell'ACNA.
Prima di avviarmi al termine, vorrei confutare un'affermazione della Consigliera Sartoris, la quale probabilmente non è stata correttamente informata; mi pare che la Consigliera Sartoris abbia dichiarato che l'Amministrazione provinciale di Cuneo avrebbe aderito, laddove la Regione avesse aderito, a questo esborso di denaro. Non è così, collega; leggo testualmente la lettera del prof. Quaglia, Presidente della Provincia di Cuneo, inviata al Presidente della Provincia di Asti che l'aveva convocato: "Facendo seguito alla precorsa corrispondenza relativa all'oggetto e con riferimento alla nota di codesta spettabile consorella, questa Amministrazione intende con la presente ribadire le proprie perplessità già formulate in data 16.3.92 in ordine alla prospettata contribuzione da parte delle Province nella spesa necessaria per il monitoraggio ambientale della Valle Bormida, sulla base del progetto da redigersi dalla SIMAR CONI Tecnologies. Si reputa infatti doveroso rammentare in via pregiudiziale che, in sede di Comitato Stato-Regioni, si è stabilito di affidare il monitoraggio del sito ACNA ed aree limitrofe comprensivo di una serie di campionamenti in vallata all'Istituto Superiore di Sanità cui è stata demandata la conduzione tecnico-operativa degli accertamenti analitici. Si propone pertanto, prima di assumere ulteriori determinazioni in merito, di far rinvio alle decisioni che verranno assunte in proposito dalla Commissione internazionale di garanti, per il coordinamento dei controlli sulla diossina, sulla cui costituzione si è del resto concordato, proprio nell'ultima seduta del Comitato Stato-Regioni, tenutasi a Savona, in data 19.3.92.
Quanto sopra, anche al fine di evitare duplicati di intervento che potrebbero comportare ingiustificati quanto ingenti esborsi di denaro da parte di Enti pubblici. Firmato Quaglia".
Si è espresso anche il Comune di Alessandria che, pur partecipando a tale riunioni, non ha aderito alla convenzione, attribuendo al Comitato un valore non istituzionale. Nota del Prefetto, inviata ai Ministeri e per conoscenza anche a noi. Conclusioni. Credo che in queste condizioni non sia possibile aderire alla richiesta così.come formulata. Laddove invece si ritenga che il monitoraggio attualmente in atto e quello a cui si dà attuazione con finanziamenti del Ministero dell'ambiente non siano esaustivi, o comunque sia utile un approfondimento di alcuni aspetti o un ampliamento dell'indagine ad altri parametri, la strada maestra è quella di un confronto con l'Assessorato all'ambiente, con i suoi tecnici ed esperti al fine di valutare l'opportunità ed utilità di eventuali integrazioni. A questo confronto l'Assessorato è ben disponibile, coinvolgendo anche, se richiesto, la competente Commissione consiliare, così come credo che la Giunta regionale potrà utilmente valutare in allora le proposte che datale impegno potranno scaturire.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Zanoletti. Ne ha facoltà.



ZANOLETTI Tomaso

Presidente e colleghi, le indagini sono un aspetto cruciale in questa lunga vicenda della Valle Bormida, dell'ACNA, dell'inquinamento che ben conosciamo. Aspetto che ci deve permettere una valutazione esatta della situazione, soprattutto dei rimedi che dobbiamo prendere con tempestività per rimediare allo stato dei fatti che sappiamo inaccettabile.
Non ho difficoltà a riconoscere che in questi ultimi tempi l'Assessorato all'ambiente ha prodotto una serie di indagini utili, ampie che forniscono già gran parte di questi elementi di valutazione e di giudizio. E l'illustrazione, l'elenco che ne ha fatto l'Assessore oggi ben lo documenta. Penso anche, però, che la situazione sia complessa, che ci si trova di fronte ad un problema assai delicato (se citiamo la diossina sintetizziamo tutto) che ci sono tensioni storiche sul problema della Valle Bormida, che c'è necessità di una parola chiara e definitiva perle popolazioni sullo stato dell'inquinamento, della salute. Dunque, sul lato delle indagini, non si fa mai troppo! Esse devono essere tante, serie complesse e fatte con professionalità. Penso che sia importante, non secondario, il coinvolgimento delle Amministrazioni locali e, attraverso esse, anche popolazioni in un discorso che le tocca così da vicino, che le ha viste coinvolte da decenni e che le preoccupa oggi forse più che in passato perché si è acquisita maggiore consapevolezza, perché si è entrati con la conoscenza nel vivo dei termini drammatici del problema.
Penso che l'iniziativa nata dal Comitato di coordinamento della Valle Bormida non debba nascere in contrapposizione alle iniziative delle altre istituzioni e tanto meno in contrapposizione alle iniziative ed indagini svolte dalla Regione Piemonte. Sarebbe inaccettabile, illogico e goffo.
Penso anche, però, che l'iniziativa non, debba essere lasciata cadere, per i motivi che dicevo prima. Dunque, bisogna trovare un modo e un luogo di collaborazione, un modo ed un luogo dove si possano verificare gli obiettivi e le metodologie, dove si cerchi di evitare doppioni, ma si trovino i modi per giungere ad un'indagine esauriente della situazione, ad un discorso di collaborazione e di chiarezza a mio parere essenziale per avere credibilità sui risultati raggiunti. Infatti è importante non solo raggiungere risultati veri, cioè corrispondenti alla realtà delle cose, ma è importante che si raggiungano in un modo così chiaro e serio da essere credibili, da non essere messi in discussione da alcuno, qualunque essi siano.
Dunque, la proposta che faccio, raccogliendo in parte l'apertura che ho sentito al fondo del discorso piuttosto rigido dell'Assessore Garino, è di stabilire un incontro in tempi ravvicinati, in cui i tecnici dell'Assessorato e coloro che hanno già svolto queste indagini si confrontino sugli obiettivi e sulla metodologia insieme a coloro che sono stati indicati dal Comitato di coordinamento, eventualmente con l'ausilio della Commissione consiliare in modo che il Consiglio possa essere informato appieno del problema. Auspico che si trovi in quella sede il modo per procedere nelle indagini, affinché non siano doppioni ma integrazioni esaurienti, tranquillizzanti e portino a verità certa e definitiva.
Credo che la Regione in questa direzione debba dimostrare ulteriore attenzione e ulteriore disponibilità. Credo che non si tratti poi di una grande spesa! Il risultato che si può raggiungere può essere non solo di maggior verità, ma anche di maggior fiducia, per cui, ripeto, occorre anche uno sforzo finanziario ulteriore da parte della Regione Piemonte. E' quello che auspico avvenga.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Come Gruppo della Lega Nord ci aspettavamo la risposta data dall'Assessore Garino. A questo punto ci pare opportuno chiarire alcune questioni sulla vicenda e sul perché si è arrivati ad appoggiare la proposta del Comitato. Nel maggio '92 l'Assessorato all'ambiente della Regione Piemonte ha elaborato il secondo lotto funzionale del progetto di monitoraggio ambientale della Valle Bormida piemontese, zona dichiarata fin dall'ormai lontano novembre '87 ad alto rischio di crisi ambientale. Questa dichiarazione non è evidentemente di mero principio, che è scaturita da una generica indicazione di inquinamento ambientale. La Valle Bormida, insomma non è ad alto rischio per grazia ricevuta o perché i suoi abitanti siano più inquinatori della media nazionale o perché sulle sue rive sono insediate decine di industrie ad alto potenziale inquinante. L'inquinamento della Valle Bormida piemontese da più di cent'anni è targato ACNA: è quanto da anni dimostrano gli abitanti, che hanno scoperto il percolato nel fiume che hanno presidiato notti intere lo scarico. Già nel febbraio '90 soli sei campioni, di cui uno di terreno agricolo prelevato a Saliceto ed uno di sedimento fluviale prelevato a Pian Rocchetta, hanno accertato attraverso il laboratorio dell'Università del Missouri, diretto dal Prof. Janders, una lista impressionante di inquinanti chimici, tra cui troneggiano in bella mostra, tra gli altri, migliaia di parti per bilione di triclorobenzene noto precursore di diossina, di chiara matrice ACNA.
Di tutto questo non sembra si siano curati gli esperti del nostro Assessorato all'ambiente, che nell'ambito del primo lotto del progetto avviato fin dalla lontana primavera del '90, con l'incredibile spesa di 2 miliardi 350 milioni, hanno assurdamente censito tutte le emissioni inquinanti di origine civile e si sono limitati ad effettuare una serie di analisi dell'acqua del fiume, su calendario prestabilito, e ad installare una centralina Gabutti. Ora, con il secondo lotto, continuano a rimestare la stessa acqua, aggiungendo sulla spinta della volontà di valle alcuni esami sui sedimenti, peraltro non specificati, all'altrettanto incredibile costo di ulteriori 1 miliardo 700 milioni e con la strana intenzione di creare tre aree pilota di cui una a Cassine, a più di 70 km di distanza dallo scarico ACNA; la seconda in quel di Spigno, sull'altro ramo del fiume e dunque sull'altra Bormida, ancora più lontano dall'ACNA. Si tratterà insomma di 130 campioni complessivi di cui solo 56, poco più di un terzo prelevati in prossimità dello scarico ACNA (ed effettuati secondo un calendario noto, il che equivale a dire all'ACNA l'ora ed il giorno del controllo). In questo apprezziamo la lungimiranza dell'Assessorato. Il tutto, lo ripetiamo, al costo esorbitante di un miliardo e 700 milioni, al costo unitario per analisi di circa 13 milioni. Il Dott. Di Domenico, alla Conferenza Stato-Regioni tenutasi a Roma il 10 febbraio scorso, ricordava che per quanto riguarda la zona Bormida piemontese, l'Istituto superiore di sanità non disponeva - a quella data - neppure di dati preliminari; alla riunione dello stesso Comitato, tenutasi a Savona, presente il Prof.
Janders, lo stesso Di Domenico ammetteva che all'interno dell'ACNA c'è diossina ed anche in quantità preoccupanti. Non stupisca allora se gli abitanti della Valle Bormida piemontese con i loro Sindaci hanno deciso di rivolgersi direttamente al laboratorio dell'Università del Missouri diretto dal Prof. Janders, e al Centro Euratom della CEE diretto dal Prof.
Facchetti, per un progetto che prevede 65 campioni prelevati sulle diverse matrici ambientali: acque superficiali, acque sotterranee, sedimenti alimenti, terreno agricolo; analisi focalizzate sull'area immediatamente a valle dello scarico ACNA, in territorio piemontese, da analizzarsi in termini di presenze di inquinanti organici, di diossina e suoi principali precursori. Il tutto per 240 milioni IVA compresa, da effettuarsi in un arco di tempo tra i 4 ed i 6 mesi, applicando protocolli analitici accreditati a livello internazionale. Ma l'Assessorato all'ambiente della Regione non pare proprio lasciarsi impressionare; ha gi à analizzato tutti i colibatteri della valle a suon di migliaia di milioni ed ora si accinge a spenderne quasi altrettanti, avendo cura di destinarne circa due terzi a decine di km lontane dall'ACNA. Sinceramente stupiscono la tracotanza e la presupponenza con cui l'Assessore all'ambiente disdegna un progetto di modica spesa redatto da esperti internazionali impietositi dalla situazione spaventosa in cui sono costretti a vivere gli abitanti della Valle Bormida ed incuriositi, sul piano scientifico, dalla singolarità del caso: quegli stessi esperti di recente convocati sul problema dallo stesso Ministro Ruffolo. Il progetto prevede, non a caso, uno stretto coordinamento con i cittadini inquinati per l'identificazione delle zone di priorità da analizzare. A questo progetto l'Assessore ne contrappone uno suo, compilato di gran fretta, senza consultare i Comuni e senza avvertire l'esasperazione della gente, che vede ancora una volta un fiume di denaro pubblico incanalarsi verso oscuri corsi carsici per poi riemergere, chissà quando sotto forma di oscure tabelle tranquillizzanti. Forse, chissà, fra un anno avremo la certezza matematica che la Bormida di Spigno non è inquinata dall'ACNA! E' vero, il Ministro all'ambiente ha stanziato solo il 18 aprile scorso ulteriori 1 miliardo 600 milioni per proseguire nel monitoraggio (e senza manifestare alcuna intenzione di rimuovere la causa di inquinamento della valle). Forse anche lui vuole dare il contributo italiano al problema della biodiversità genetica attraverso una ben pilotata attività mutagenetica in Valle Bormida. Avere ricevuto solo due mesi fa 1 miliardo 600 milioni non significa che il denaro pubblico debba essere speso sulla testa della gente, prendendo in giro le loro attese, come è accaduto finora. La vicenda del primo lotto del monitoraggio è eloquente, l'impiego dei fondi si è perso tra Enti e società varie e forte e diffusa è la convinzione che questi fondi abbiano ingrassato incapaci, sovvenzionato inefficienza e sprechi di carrozzoni pubblici, semipubblici e privati. Per poi spiegarci che il fiume corre verso valle aumentando progressivamente la sua portata e diluendo progressivamente l'inquinamento che, come per incanto, riacquista vigore a Spinetta Marengo.
La difesa della gente della Valle Bormida deve essere la preoccupazione principe di questo Consiglio regionale.
E' per questo che la Lega Nord condivide il monitoraggio proposto dai Sindaci ed è per questo che non capisce e non condivide la contrapposizione e la chiusura preconcetta dell'Assessore. Se infatti là ricerca della qualità e della tipologia dell'inquinamento prodotto dall'ACNA in Valle Bormida è l'obiettivo sano ed onesto che anima l'Assessore Garino, non si vede perché la Regione Piemonte non possa adottare un progetto di grande prestigio internazionale e di garanzia per le popolazioni coinvolte.
Né si comprende come 240 milioni possano non trovare copertura finanziaria proprio in quel miliardo e 600 milioni stanziati di recente dal Ministro, stralciando alcune delle assurdità inserite nel progetto regionale per fare cifra - esempio: situazione fluviale di Spigno - per inserire in blocco quello da realizzarsi da parte di Janders e Facchetti.
Quale migliore occasione per la Regione? Certo, se non si vuole fare chiarezza, se si hanno interessi di parte da coltivare, posizioni da proteggere, prebende da distribuire, anche 1a più piccola deviazione dirottato provoca ostilità, crea panico, innesca manovre di sbarramento, fa scattare insomma il meccanismo dell'opposizione a tutti i costi.
Ma la Valle Bormida con i suoi cittadini non può certo essere vittima di collusioni, di latitanze e di mistificazioni. Ed è per proteggere il loro diritto di conoscere l'entità dell'inquinamento che minaccia la loro salute, degrada il loro ambiente e li condanna al sottosviluppo, che intendiamo presentare al Procuratore della Repubblica di Torino un esposto denuncia affinché accerti la congruità delle spese sostenute per il primo lotto...



(Applausi da parte del pubblico)



RABELLINO Renzo

...rapportandola alla qualità ed alla quantità di elementi analitici ottenuti, dopo due anni, con 2 miliardi e 350 milioni.
Chiederemo altresì alla Procura che accerti la reale necessità di acquistare apparecchiature delicate, nonché l'esistenza di eventuali sprechi, manipolazioni scientifiche, incapacità tecniche tali che non consentono oggi l'adozione di provvedimenti di protezione civile e di prevenzione sanitaria a favore della popolazione inquinata.
L'adozione del Piano di monitoraggio, sostenuto dalla gente di Valle e garantito a livello internazionale dalla competenza dei massimi esperti nel settore, comporterebbe senza dubbio una riduzione delle responsabilità in sede civile e penale per l'Assessore e i suoi tecnici.
Non si riesce a capire insomma come possa essere preferito un progetto che è già costato svariate migliaia di milioni producendo risultati trascurabili ad uno che ne costa soltanto 240 e potrebbe essere risolutivo.
Confidiamo dunque nella speranza che certe capacità di compressione dei meccanismi, che sfuggono alle persone comuni, siano precipue della Magistratura alla quale reputiamo doveroso rivolgerci per ottenere spiegazioni.
In conclusione volevo anche rispondere all'intervento del Consigliere Zanoletti. Demandare la decisione a livello di Commissione mi pare un'abile mossa per insabbiare tutta l'operazione Valle Bormida. Mi pare che l'Assessorato non sia venuto a conoscenza del progetto oggi. E' da quindici giorni che questo ordine del giorno è stato sottoscritto da quasi tutti i Gruppi, parimenti il progetto è all'attenzione dell'Assessore. Noi riteniamo che quella che si deve fare è una scelta politica. Non si tratta di andare a discutere ulteriormente in Commissione, non si sa quando. Tra l'altro mi, pare strano che questa proposta venga dal Consigliere Zanoletti, Presidente di una Commissione abilissima nell'accantonare i progetti e le iniziative delle forze di opposizione.



(Interruzione del Consigliere Zanoletti)



RABELLINO Renzo

Comunque non si arriva mai a discuterne in Commissione, per cui la mia preoccupazione è che anche questo progetto vada ad 'essere insabbiato nell'attesa di sprecare quel miliardo e 700 milioni che la Regione sta stanziando.



(Applausi da parte del pubblico)



PRESIDENTE

Qui non siamo allo stadio. Se c'è qualcuno che si autoesclude e si manda via da solo lo faccia pure. Lasciamola libertà di parola a tutti.
Capisco anche che a una certa ora si possa essere stanchi.
Lei la smetta per cortesia.



(Dal pubblico: "Mi mandi fuori")



PRESIDENTE

No. Se ne vada da solo.
La parola alla Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Neanche dire che abbiamo fatto aspettare la gente fino alle 19,40. E' sempre il solito problema dei tempi di questo Consiglio.
La comunicazione dell'Assessore Garino ha prestato, senza dubbio, il fianco anche alle accuse dure venute da alcuni colleghi. E' stata, nel merito e nella forma, una comunicazione totalmente inaccettabile.
In sostanza, cosa ci ha detto l'Assessore? L'Assessore ci ha detto che il suo progetto di monitoraggio, quello che è stato in precedenza finanziato e che ha attualmente rifinanziato con i soldi del Ministero dell'ambiente più una quota della Regione, è perfetto, il meglio possibile.
Proprio questo diceva: che il progetto della Giunta comprende sostanzialmente tutto quello che la popolazione, della Valle Bormida, nel proprio progetto alternativo, chiede di sapere; il progetto presentato dalle popolazioni della Valle Bormida, quindi, è già compreso in quello della Giunta. Ma non solo, è anche screditato sul piano scientifico per le ragioni che l'Assessore ha esposto.
Chiedo all'Assessore e alla Giunta e poi a tutti noi, quale sia il senso di una situazione di totale e aperto conflitto con le popolazioni che questo progetto di monitoraggio dovrebbe contribuire a rendere coscienti della situazione e a tranquillizzare, non dico sul piano della realtà, che come tutti sappiamo non è tranquillizzante, ma sul piano della conoscenza dei rischi che corrono.
La questione della diossina si trascina ormai da parecchio tempo e non è stata mai totalmente risolta perché non è mai stata approfonditamente indagata.
Ma se il risultato di una operazione di monitoraggio deve essere quello di avere la totale sfiducia della popolazione interessata, mi chiedo davvero perché buttare via i soldi. In questo ha ragione il Consigliere Rabellino: se l'obiettivo è quello di far conoscere e otteniamo come risultato quello di avere totalmente contrari coloro direttamente interessati a questa conoscenza, c'è qualcosa che non va.
Credo che un po' di umiltà nel chiederci cosa non va la dovremmo avere compresa l'umiltà di effettuare sul serio un confronto fra il progetto della Giunta e il progetto alternativo (chiamiamolo così, per intenderci).
I confronti non possono essere fatti fra un progetto che ha una sua storia, che sta andando avanti, che è nella mente almeno di coloro che lo stanno portando avanti, e un documento, che è un progetto di ricerca fatto da ricercatori con i quali non sono stati presi i necessari contatti e le necessarie verifiche sulle metodiche e sulle modalità di rilevamento.
Credo che questa sia la prima cosa dovuta, almeno alle popolazioni della Valle Bormida, cioè un confronto non fra tutta una storia e un documento, ma un confronto che coinvolgesse la società italiana e i ricercatori stranieri proposti nel loro progetto.
Qui si può dire quello che si vuole, ma la Regione deve scegliere se andare avanti in un percorso nel quale non si trova un rapporto di fiducia con le popolazioni, oppure se operiamo per costruire questo rapporto di fiducia. Il rapporto di fiducia si deve costruire attraverso la discussione e la comprensione reciproca delle ragioni di ognuno.
Da sempre questa assemblea si è trovata a dover fare da tramite fra una Giunta, che pretendeva di decidere tutto a Torino nel proprio ufficio, e le popolazioni, che venivano a protestare in sede di Consiglio. Qui c'è un problema; oltre tutto l'Assessore, in questo caso, proviene anche dalla Provincia maggiormente interessata da questo fatto, e quindi dovrebbe essere direttamente preoccupato ed interessato da questa situazione; eppure continua a persistere in questa sua non volontà di andare sul serio al confronto e alla comprensione di quali siano le cose che la gente vuole e di quali siano le persone di cui si fida.
Avevamo 1600 miliardi del Governo e una possibilità d'integrazione regionale. Che cosa costava, con le limitate dimensioni economiche di questo progetto, andare al confronto serio con i ricercatori di fiducia delle popolazioni, per vedere come poteva essere integrata questa parte e realizzata separatamente, ma integran-do nel progetto i ricercatori che le popolazioni indicano come ricercatori di propria fiducia? Non c'è niente di male ad accogliere le richieste di chi è stato per tanti anni maltrattato.
Perché la Regione non lo fa? Perché la Regione deve individuare solo ricercatori di propria fiducia e non accettare che venga anche dalla valle dalle popolazioni e dai Sindaci interessati - non da qualcuno per caso una indicazione? Questa è totalmente incomprensibile; è un comportamento del tutto analogo a quello che noi continuamente critichiamo nel rapporto tra la Regione e il Governo nazionale, cioè quello di pretendere sempre di detenere la verità e gli esperti migliori.
Vorremmo capirne di più, ma la Commissione di garanzia non è la stessa cosa che ricercatori di fiducia, che effettuano le rilevazioni sul campo che effettuano le elaborazioni. La Commissione di garanzia è ancora un'altra cosa, perché riguarda le metodiche dell'indagine. La Commissione di garanzia non va a fare le rilevazioni, e quindi è cosa diversa. Non quanto viene richiesto.
Quello che la nostra mozione pone come problema è di costruire un rapporto di fiducia non nel solito modo spocchioso, con il quale qui si pretende di imporre un rapporto di fiducia. La fiducia o c'è o non c'è.
Allora pretendiamo che la Regione si comporti in modo da guadagnare la fiducia della gente, non respingendo continuamente richieste del tutto legittime, perché si tratta di soggetti autorevoli, riconosciuti autorevoli dallo stesso Ministero dell'ambiente e quindi non c'è truffa, non c'è inganno.
Il fatto che siano stranieri - a parte che Ispra e Facchetti non sono stranieri, caso mai il problema riguarda una sola persona - non vedo come possa impedire alla Regione Piemonte di avvalersi della loro competenza.
Tanti ricercatori italiani hanno vinto e guadagnato premi Nobel, lavorando all'estero su mandato e finanziamenti di governi stranieri. Non si capisce perché noi non possiamo fare altrettanto; la scienza, a livello internazionale, è libera di circolare, le competenze chiunque è libero di procurarsele dove meglio ritiene, anche come opportuno confronto di metodiche.
Questo ricercatore ha individuato della diossina in campioni fattigli pervenire, e l'ha rilevata in quantità rilevanti, come confermato anche dall'Istituto superiore di sanità.
Noi tutti, e non solo le popolazioni della Valle Bormida, vogliamo che questa persona, l'unica che per il momento l'ha individuata, sia messa a confronto con i nostri ricercatori, che continuano a dire che non c'è.
Vogliamo che sia messa a confronto non in un convegno scientifico, ma sul campo, nella elaborazione, nella raccolta dei dati e nella loro analisi.
Dopodiché, certamente, siccome si tratta di persone e di ricercatori seri, le cose verranno chiarite, altrimenti non saranno chiarite diversamente noi e la popolazione della Valle Bormida continueremo sempre a restare nel dubbio. Al di là degli aspetti da "tangentopoli"che molti hanno fatto balenare, su cui nessuno ha degli elementi, e sui quali non voglio neanche entrare, ritengo che i soldi sarebbero comunque sprecati se fossero serviti a produrre risultati ai quali nessuno crede. 1 soldi si sprecano così, facendo cose inutili, perché nessuno ci crede.
Bisogna produrre risultati che, per il modo in cui sono stati predisposti i progetti di ricerca e per il modo in cui sono stati scelti i ricercatori, godano la fiducia di tutte le parti in causa; le parti in causa in questa partita, Assessore, non sono solo la Regione Piemonte e il Ministero dell'ambiente, sono anche le popolazioni della Valle e i loro rappresentanti.
Da questo non si può sfuggire e fino a che non sarà così, sarà inutile un monitoraggio nella valle, che è cosa fatta per loro e non per me, perch né lei, Assessore, né io, abitiamo in Valle Bormida, e quindi non è per noi e per i nostri figli o per la sicurezza delle nostre attività produttive.
E' fatta per garantire le popolazioni che lì abitano. Allora che senso ha che lei si mette muro contro muro contro coloro che sono i più diretti interessati? Questo è, secondo me, il problema.
Le soluzioni ci potrebbero essere e credo che potrebbe essere quella di una garanzia formale, in questa sede, questa sera, in modo che si arrivi ad un confronto, che può essere la sede della Commissione fra gli esperti. Non un confronto fra noi e l'Assessore, o magari anche rappresentanti dei Sindaci, ma con gli esperti del progetto finanziato dalla Giunta e gli esperti richiesti dalle popolazioni, in modo che si verifichino le modalità e le divergenze che a tutti sembra esistano dal confronto formale fra i due progetti. E ciò si può capire solo attraverso un confronto diretto fra ricercatori che si scambiano opinioni sul modo in cui intendono procedere nella ricerca. Occorre garantire la partecipazione di questi ricercatori e il finanziamento delle parti integrative del progetto in più o diverse da quelle della Regione.
Ricordo che non si tratta solo di cose "in più" che possono essere fatte; metodiche di analisi e di ricerca diverse possono produrre risultati diversi. Che la scienza non sia cosa assolutamente certa, in particolare in questo campo analitico in cui moltissimo dipende da come si ricerca e da quali metodi si utilizzano, lo sappiamo tutti. Allora, tutti noi abbiamo il diritto di avere le idee più chiare della questione.
Riteniamo, quindi, che non si possa rinviare il confronto; bisogna decidere di accogliere la richiesta della Valle Bormida di indicare propri metodi e proprie persone per l'analisi. Anche la Regione ha diritto di indicare propri metodi e proprie persone; troviamo pure un modo di confronto, ma garantiamo la disponibilità a far sì che il progetto di monitoraggio trovi il consenso delle popolazioni della Valle; altrimenti, è del tutto inutile e sarei del parere che sarebbe meglio cancellare i 1700 milioni, con i quali si potrebbe fare qualcosa di meglio che produrre odio nei confronti della Regione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Vorrei precisare, prima di dare la parola al Consigliere Chiezzi, agli amici che sono qui convenuti per assistere al dibattito che non è consentito in aula fare riprese cinematografiche o fotografie. Lo dico perché così potrete comprendere anche il senso di questa mia sottolineatura.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie Presidente, colleghe e colleghi, Assessore Garino. Sarebbero veramente da indagare in modo attento le ragioni in base alle quali lei ha scelto, con la posizione che ha illustrato, di sfilacciare, se non recidere, il rapporto tra la Regione Piemonte e le popolazioni della Valle Bormida che dopo anni di lotte aveva portato queste popolazioni a riconoscere nella Regione Piemonte, non un'istituzione nemica o assente o disattenta, ma un'istituzione che sia pure a fatica e con gravi ritardi, ha espresso la volontà di lavorare per la chiusura dell'ACNA. E' stato un processo lungo e faticoso; c'è chi in quest'aula si è schierato sin dall'inizio per la chiusura dell'ACNA, c'è chi l'ha fatto successivamente ma ritengo che il valore del legame così faticosamente costruito tra la popolazione della Valle Bormida e la Regione Piemonte avrebbe dovuto essere salvaguardato nelle azioni della Regione stessa.
Assessore Garino, se lei si mette sulla strada che ha indicato, questo legame torna a rompersi. Ora, la domanda che facevo inizialmente è: perch un Assessore si irrigidisce e rischia di far tornare l'istituzione Regione in Valle Bormida come una delle istituzioni ostili agli interessi della gente? Ci sarà una lobby dell'ACNA? Forse, sì. Forse ci sono degli interessi talmente forti, consolidati e ramificati nell'apparato dello Stato che portano a fare questa stupidaggine. Assessore Garino, si renda conto che le vicende di questi anni, qualcuno dice di questi cent'anni hanno portato ad una situazione di non corrispondenza tra le attese della gente della Valle Bormida e le risposte delle autorità politiche e amministrative. Questo è il dato di fatto che ritenevo in parte superato almeno per quanto riguarda la Regione Piemonte, con la legge di chiusura dell'ACNA. La popolazione della Valle Bormida ha vissuto per anni questo distacco dalla Regione e non solo.
Questo distacco, Assessore; si è molto ramificato. La sfiducia che la popolazione ha e che investe le istituzioni, ha interessato progressivamente anche altri settori. E' parso in certe occasioni che il potere politico, il Ministero all'Ambiente, il Ministro Ruffolo, avessero effettuato una sorta di controllo politico delle istituzioni scientifiche.
In una certa fase è parso manifesto un certo controllo dei dati .per cui certe cose l'apparato scientifico dello Stato o non le cercava o, se le cercava, non venivano rese note, creando una situazione di sfiducia da parte della popolazione.
Ora, nel rapporto n. 6 dell'Assessorato, una delle differenze rispetto alla proposta di monitoraggio presentata dalle popolazioni sta in una parola, Assessore; nel rapporto n. 6 non si nomina la parola diossina neppure una volta, mentre nello studio proposto dalla Valle Bormida si parla di diossina. Questo è un elemento qualitativo di grandissimo significato perché il problema della diossina non può essere né occultato né non nominato. Il problema diossina è nella testa di tutti ed è nel suolo, pare, di questo paese.
Allora lei capisce, Assessore, che è necessario andare fino in fondo e dare le massime garanzie e studiare il più possibile e dovrebbe rendersi conto che il superiore interesse della collettività regionale, non dell'ACNA, o anche solo della popolazione della Valle Bormida, ma della collettività regionale, dovrebbe essere quello di integrare il monitoraggio che state facendo con gli elementi forniti nel documento che ho letto con attenzione ed è stato poi ripetuto in passi pari pari dal collega Rabellino e quindi non ci ritorno perché il documento che abbiamo tutti in mano illustra chiaramente che non si tratta di duplicazioni di indagini. E' un'indagine documentata scientificamente, non sarà tutto documentato, ma mi sembra che le riserve fatte dall'Assessore Garino siano riserve risolvibilissime, purché lo si voglia.
Allora, chiedo ché l'Assessore Garino superi anche un certo scontro tra scuole tecniche; sappiamo che la spocchia dei tecnici è proverbiale in certi casi. Non vorrei che l'autorità politica si appiattisse sull'apparato tecnico, anche perché gli apparati tecnici a volte sono gli uni contro gli altri con argomenti che possono essere parimeriti sostenuti. Chiedo che si metta al di sopra, e non sposi come ha fatto, una delle tesi scientifiche contraddicendo l'altra. Si metta al di sopra e riconosca l'utilità politica di approfondire, secondo il progetto presentato dalle popolazioni, il monitoraggio della Valle Bormida. Anch'io ritengo che il primo punto del monitoraggio della Valle Bormida sia l'ACNA, farà anche bene l'Assessore e il Ministero ad estendere a tutte le "Bormide" il monitoraggio, ma se non parte dal sito dell'ACNA in termini prioritari forse è anche una scappatoia per non guardare troppo l'ACNA! Estendendo eccessivamente il campo di indagine si manda alle calende greche quello che si può sapere subito.
Riterrei, che il monitoraggio completo va fatto, cominciando a monitorare per bene il sito dell'ACNA: il secondo progetto propone proprio questo.
Certo che questi monitoraggi dovrebbero avere due sbocchi e non quello di pubblicare una relazione. Gli sbocchi dovrebbero essere 1) la denuncia alla Magistratura tutte le volte che si superano i limiti di legge, 2) giungere alla chiusura dell'ACNA Chiusura dell'ACNA che è sempre lì sospesa. ACNA in cui la costruzione del Re-Sol non so quanto sia ferma o quanto continui Allora Assessore, riannodi questo filo, non perda questa occasione. Lei si assumerebbe una ben grave responsabilità, quella di riaprire un contenzioso tra la gente della Valle Bormida con la Regione Piemonte, perché tutte le volte che la Valle Bormida chiede qualcosa ci mette cent'an-ni per ottenerla. Adesso sulla base di una richiesta di maggior completezza del monitoraggio ci rimettiamo a fare muro contro muro? A separare di nuovo l'istituzione regionale dalle proposte sostenute con conforto scientifico dalla Valle Bormida? Ma a che pro? Nell'interesse di chi? Ma cosa pu condur-re una Giunta regionale ed un Assessore a rifiutare di consolidare il rapporto con le popolazioni e reciderlo su una spesa del tutto limitata sensata scientificamente? Quanto può essere sensato il monitoraggio che lei sta svolgendo? Il Gruppo Rifondazione Comunista non ritira la firma da questo ordine del giorno, noi richiediamo che il Consiglio regionale si pronunci per l'assenso a questo progetto della Valle Bormida. Gli altri compromessi che potete inventare sono compromessi vostri; rimane quindi la richiesta di decidere adesso, senza rimandare alcunché, di avviare accanto al monitoraggio previsto dalla Giunta regionale quello proposto dalle popolazioni della Valle Bormida.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fiumara.



FIUMARA Francesco

Signor Presidente, non so se l'ultima versione dell'ordine del giorno firmato dal sotto- , scritto e dal collega Picchioni è giunta anche a lei e non so quante firme contenga. Ordine del giorno che riassume, in sostanza, le varie posizioni emerse in Consiglio regionale e che cerca di dare uno sbocco alla situazione. La collega Segre diceva che sull'ACNA bisogna fare chiarezza. Personalmente, non so quanta chiarezza bisogna ancora fare sull'ACNA; ho l'impressione che questa telenovela non finirà mai. Ci stiamo dividendo sui particolari, mentre siamo uniti nelle questioni di fondo. La posizione del PSI, più volte esposta in quest'aula sull'intera questione dell'ACNA, è nota a tutti. Noi sosteniamo il progetto per la chiusura definitiva dell'ACNA e siamo contrari alla costruzione del Re-Sol in quel sito. Questi sono i problemi ai quali teniamo. Tutto questo ci consente di dissentire dall'ipotesi avanzata di alcuni colleghi, di finanziare a scatola chiusa uno studio privato. Abbiamo delle riserve non solo di principio, ma anche per le convincenti argomentazioni dell'Assessore. Noi crediamo che sarebbe stato meglio che il coordinamento che la Regione ha voluto, avesse cercato degli incontri con la struttura dell'Assessorato all'ambiente per una verifica degli studi fino ad oggi approntati, per avanzare suggerimenti o proposte. Siamo convinti che se dovesse passare l'ordine del giorno dei colleghi, la Regione non avrebbe più un ruolo da svolgere. A questo punto crediamo che lo studio regionale non abbia più ragione di esistere, Assessore Garino. Se non è credibile lo studio che lei ha illustrato poc'anzi ed è uno studio che costa qualche miliardo, chiedo come mai noi manteniamo in vita ancora questo studio...



(Interruzioni dai banchi del PDS)



FIUMARA Francesco

Dobbiamo discutere anche di questo; diversamente facciamo solo interventi per avere l'applauso temporaneo del pubblico, e faremmo poca cosa. Questo il problema a monte.
Chiedo, come il collega Chiezzi, perché per andare fino in fondo bisogna fare affidamento a strumenti estranei alla Regione Piemonte? Sono interrogativi che pongo a quest'aula, anche se siamo convinti dell'utilità del confronto con le comunità locali. Da quanto ho sentito non so se questa proposta si contrappone, si integra o modifica il lavoro dell'Assessorato.
Trovo anche strano che con soli 240 milioni si possano chiarire tutti i misteri della Valle Bormida. Tuttavia, Assessore Garino, siamo favorevoli non siamo in via pregiudiziale contrari ai contributi del Comitato di coordinamento. Vogliamo solamente subordinare il recepimento del documento proposto dal Coordinamento alla verifica da parte delle strutture tecniche dell'Assessorato. Diciamo questo perché siamo convinti che solo di concerto, sottolineo di concerto, con la posizione della Regione Piemonte e le comunità locali, si possano ottenere risultati migliori. Un confronto in II Commissione crediamo possa essere utile solo se scevro da pregiudiziali di ogni natura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che dopo la relazione che ci ha fatto l'Assessore chi è ignorante, come sono io, abbia serie difficoltà a entrare nel merito problemi e esprimere giudizi e dare pareri non richiesti. Sensazione, questa, che peraltro ho avuto molte volte nel parlare di ACNA; sentendomi in difficoltà rispetto ad altri che invece conoscevano numeri, indici, ecc.
Quindi, ho preso atto delle dichiarazioni dell'Assessore. Mi pare per che al di là di queste valutazioni ci sia un'esigenza che tutte le parti sentono e condividono: l'esigenza che si faccia un serio monitoraggio nell'area del Bormida in modo che la situazione precaria e difficile che ha caratterizzato questi anni venga superata.
Ma, per fare questo, bisogna raccogliere le diverse posizioni emerse.
Non possiamo non ricordare come troppe volte affermazioni apparentemente scientifiche di una parte fossero smentite da affermazioni apparentemente scientifiche di un'altra.
Questo stato di fatto ha determinato oggettivamente nelle popolazioni e in tutti noi uno stato di disagio e di incertezza, e in qualcun altro certezze contrarie a quanto veniva detto. Credo quindi che dovremmo fare un passo avanti e cercare di mettere finalmente a confronto ipotesi, ricerche professionalità e competenze scientifiche, affinché in un confronto serio ci dicano qual è la situazione dell'ACNA.
Credo - e non lo dico da oggi - che per poter fare questo (e non certamente per sminuire il ruolo della Regione o di altri istituti o Enti statali ai quali ho sempre riconosciuto e riconosco assoluta autorevolezza ed imparzialità) sia opportuno andare a ricercare istituzioni scientifiche lontane dalle popolazioni, lontane da noi, lontane dal problema fisico e che per questo, essendo più distaccate, possono meglio garantire.
Nelle linee programmatiche proposte dal-, la Giunta al momento del suo insediamento, proprio là dove si parlava di ACNA, si premettevano alcune condizioni che oggi credo debbano essere confermate in modo esplicito.
Si diceva che la Regione doveva farsi garante, che i controlli dovevano essere eseguiti in modo corretto e che la Regione doveva ricreare un rapporto di fiducia tra popolazione e istituzione. Ebbene, questo forse è il momento, l'occasione per creare questo.
Ho presentato insieme ad altri colleghi un ordine del giorno che tende a ricreare questa situazione di collaborazione e fiducia, senza peraltro spostare in avanti, sine die, scelte urgenti che devono essere assunte con urgenza. L'ordine del giorno contiene un dato politico importante, e cioè questo richiamo alle linee programmatiche della Regione Piemonte laddove appunto si diceva che "la Regione deve farsi garante dell'obiettivo di rigenerare il rapporto di fiducia verso le istituzioni...", ma impegna anche la Giunta su alcune cose puntuali, precise e non dilatorie: "Si impegna la Giunta entro quindici giorni:..". Mi pare un termine che non consente le affermazioni di poco fa: si sono fatte qua: "Si affossano le proposte, si insabbia...", ecc. Quindici giorni sono un termine molto breve. "Di intesa con la II Commissione - quindi d'intesa con il Consiglio in modo pubblico, aperto, con il confronto della maggioranza e della opposizione".
Quindi, d'intesa con il Consiglio, si deve andare ad individuare la possibilità dell'integrazione dei due progetti, quello della Giunta e quello proposto dal Comitato di coordinamento, con opportune audizioni e approfondimenti. Questo vuol dire portando in Commissione quelle professionalità e quelle competenze che possono essere utili al fine di definire e apprezzare i vari sforzi per addivenire a una integrazione del progetto di monitoraggio promosso dall'Assessorato.
Credo che un ordine del giorno del genere colga le legittime aspettative della popolazione e consenta alla Regione di proseguire nell'opera .iniziata. E mi pare veramente poco corretto e certamente non condivisibile, disprezzare, come qualcuno in modo non sempre elegante questa sera ha fatto.



(Applausi da parte del pubblico)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano.



GIULIANO Valter

Signor Presidente, colleghe e colleghi, cercherò di essere breve e di concludere velocemente questo intervento.
Ho avuto modo per la prima volta di incontrare il problema della Valle Bormida nei primissimi anni ottanta nella drammatica occasione di un processo per morti in fabbrica all'ACNA di Cengio. Come ambientalisti allora non ottenemmo nemmeno l'ammissione come parte civile nel processo.
Un'ammissione che chiedevamo per dare al problema tutta quella dimensione di gravità che negli anni seguenti sarebbe - ahimè - stata confermata dagli eventi.
Un'ammissione che voleva inoltre portare in primo piano i legami tra ciò che accadeva all'interno dell'ACNA di Cengio e ciò che si andava in quei tempi verificando nel territorio dell'intera vallata, in gran parte in silenzio.
Avevamo cominciato,in quell'occasione a discutere in piena sintonia con l'Associazione locale e qualche anno dopo facemmo come Pro-Natura un convegno sui problemi della Valle Bormida, sull'inquinamento della Valle.
Sono passati tanti anni. Abbiamo assistito in questi anni a molti ritardi a molti rinvii, a molti palleggiamenti di responsabilità. Abbiamo assistito ad una difesa a oltranza di una fabbrica ormai dichiaratamente e chiaramente assai nociva per l'ambiente e per la salute collettiva di tutta la Valle.
In ultimo abbiamo registrato la volontà di acuire ulteriormente l'impatto ambientale in Valle Bormida con il progetto e l'inizio dei lavori di realizzazione di quell'inceneritore Re-Sol, la cui utilizzazione va ben oltre le esigenze dell'ACNA.



(Applausi da parte del pubblico)



GIULIANO Valter

Anziché lavorare al Piano per la rinascita della Valle si stanno piano piano introducendo quindi ulteriori elementi che quella rinascita necessaria e indilazionabile, l'allontanano sempre più.
E intanto la gente attende. Ma, a differenza di altre zone del Paese come si vede dalla partecipazione di oggi, la gente non attende passiva. Da anni è mobilitata, combatte, si espone, vuole conoscere, vuole sapere ci che sulla sua pelle si sta facendo o non si sta facendo. Dopo anni di tentennamenti e di rinvii, giustamente non si fida più di chi la governa chiede di avere dati scientifici certi.
Siccome questi dati tardano ad arrivare (nonostante sia trascorso tanto tempo), chiede giustamente di diventare essa stessa soggetto propositivo: ha messo insieme competenze di cui si fida, dalle quali chiede di essere informata. Credo che la gente della comunità della Valle Bormida abbia diritto a proporre un monitoraggio della sua valle, fosse anche in alternativa ai dati che le perverranno dal governo regionale. Perché non dovremmo accettare la possibilità di una perizia di parte? Sappiamo bene come anche la scienza non sia affatto obiettiva; avere la possibilità di confrontare dei dati provenienti da fonti diverse crediamo sia non solo legittimo, ma in questo caso anche dovuto.
Pensiamo, quindi, che il Governo regionale debba favorire questa operazione, consentendo che sulla Valle Bormida si mettano in azione tutte le forze e tutte le intelligenze disponibili. Ripeto, anche - e non è così nel caso in cui, Assessore, le due campagne di monitoraggio fossero analoghe.
Il Gruppo dei Verdi mantiene quindi il suo ordine del giorno. L'impegno di spesa ci sembra sopportabile e ci stupiamo che ci si stupisca, in un Paese in cui costi della spesa pubblica sono spesso gravati da cifre ingenti di questo basso costo. Invitiamo, pertanto, il Consiglio ad esprimere il proprio parere favorevole sul nostro ordine del giorno. Il popolo inquinato, il popolo della Valle Bormida chiede risposte e le chiede presto; non possiamo farlo aspettare ancora e soprattutto riteniamo che non dobbiamo confidare oltre nella sua pazienza.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Da come vanno le cose, credo di prendere il posto del Consigliere Ferrara nel non ricevere applausi.
Vorrei fa rilevare al Consigliere Rabellino alcune delle corbellerie che sono state dette. La prima: si dice che il secondo lotto del progetto di monitoraggio ambientale della Regione Piemonte è stato redatto nel maggio'92. Sarà bene che questo Consiglio sappia che il progetto generale è del 1988 e che il secondo lotto ha iniziato ad avere attuazione nel maggio del 1992, quando è arrivato il finanziamento ministeriale (non è che il progetto sia stato redatto nel maggio del 1992).
Seconda cosa che è bene si sappia: si dice che, a differenza del progetto presentato dalla Sea Marconi Technologies, il monitoraggio ambientale della Regione Piemonte è calibrato con date prestabilite. Questo non è vero. Esistono tre tipi di monitoraggio e tre tipi di analisi: quello prestabilito, perché riguarda più soggetti, cioè i Laboratori di sanità pubblica di Savona, di Cuneo, di Alessandria e di Asti insieme all'Università di Torino, riguarda controlli ambientali su varie componenti, senza alcun prodotto fiscale: sono campagne di rilevamento ambientale. Allorché si va ad incidere direttamente sullo scarico ACNA, le analisi non sono mai prestabilite, ma vengono attuate all'improvviso e sono queste che hanno carattere fiscale nei confronti dell'ACNA, ed ogni qualvolta che è stato stabilito da questi controlli che c'erano degli "stabellamenti", l'Assessorato ha proceduto alla denuncia alla Procura della Repubblica.
In più c'è il monitoraggio continuo. Se qualcuno non è convinto sarà meglio che vada a vederselo; noi stiamo controllando il ramo di Millesimo minuto per minuto in modo automatico...



(Vivaci proteste da parte del pubblico)



GARINO Marcello, Assessore regionale

Non può essere accettato che non si sappia, dopo tutto quanto abbiamo scritto, che monitoriamo il ramo di Millesimo in modo continuo e automatico; anche in questi casi, quando abbiamo rilevato degli stabilimenti, siamo ricorsi alla Procura della Repubblica. E non solo: oltre a questi tre tipi di controllo siamo intervenuti su richiesta del Comitato dei sindaci, dell'Associazione "Rinascita", del Sindaco di Saliceto, del Sindaco di Camerana, del Sindaco di Perleto. Su loro segnalazione sono intervenuti anche controlli non automatici.
Questa spiega, caro Consigliere Rabellino, la differenza tra l'avere un costo di 240 milioni per fare alcune analisi e un costo di 1 miliardo e 600 milioni per creare le strutture, per monitorare in modo continuo anche nel futuro, non solo oggi. E poi mi si chiede perché andiamo anche a controllare a decine di chilometri dall'ACNA, Spigno e Bormida unito! Credo che si dovrebbe sapere che l'area a rischio non è soltanto il ramo di Millesimo, ma che il monitoraggio riguarda l'intera area a rischio e quindi anche il ramo di Spigno e il Bormida unito.
Quanto alle affermazioni gravi fatte qui dal Consigliere Rabellino secondo il quale ci sarebbero sprechi o quant'altro, lo invito a rivolgersi immediatamente alla Magistratura.
La Lega Nord ha già portato recentemente accuse contro un esperto della Giunta regionale e la Magistratura ha deciso che la denuncia non serviva a nulla, in quanto totalmente infondata. Se questa è la strada che credete possa portare ad un qualche chiarimento, credo che sbagliate. So di avere la coscienza a posto e credo di poter parlare anche per gli esperti, dei quali ho fiducia, e dei funzionari della Regione, i quali stanno facendo il loro dovere.
Comunque, invito il Consigliere Rabellino ad andare immediatamente uscendo di qui, alla Magistratura per vedere se le accuse che lei ha lanciato nei confronti di chi non si sa, abbiano un qualche valore.
Piuttosto c'è un reato che lei vorrebbe io facessi, ma che io non farò.
Lei ha proposto di stralciare dal miliardo e 600 milioni una quota per destinarla ad altro. Questo, e mi rivolgo agli avvocati, si chiamava una volta 'peculato per distrazione", cosa che io non farò.



(Applausi dal pubblico)



GARINO Marcello, Assessore regionale

Per quanto riguarda invece le argomentazioni molto più serie che sono state fatte da altri Consiglieri, dovrei semplicemente dire questo: esistono due progetti di monitoraggio, l'uno è quello che attua la Regione e che riguarda tutte le componenti ambientali di cui ho parlato.
L'altro è quello relativo alla diossina, che è altra cosa; nel Comitato Stato-Regioni del 19 marzo del 1992 a Savona, all'unanimità, si è deciso di affidare il monitoraggio del sito ACNA al Coordinamento dell'Istituto Superiore di Sanità, con la presenza di una Commissione internazionale di garanti: A questo Comitato era presente il prof. Janders, il quale ha dichiarato di essere assolutamente d'accordo con la procedura d'infittire le maglie di queste analisi, e che avrebbe fatto parte di questa Commissione di garanti. Quindi, non c'è da parte di nessuno un atteggiamento contro il prof. Janders anzi, ben venga la sua professionalità.
Il Consigliere Chiezzi parla di sfiducia, ed ha ragione: la sfiducia esiste. Mi chiedo se, di fronte a quelli che io considero dei doppioni, a quello che io considero uno spreco così come è stato proposto, o di fronte alla molta demagogia che si sta facendo da altre parti, non certo da parte sua Consigliere Chiezzi - io non abbia il dovere di dire di "no", invece di essere aperto totalmente alla trasparenza. Allora mi chiedo oltre a quello che dicevo prima: perché non proporre che il gruppo di esperti individuati dal Comitato dei Sindaci partecipi al rilevamento ed al controllo delle analisi e stabilisca con noi quando, come e dove attuarlo, partecipando a proporre le metodiche stesse, come veniva detto dalla Consigliera Bresso affinché controlli quanto la Regione, insieme all'Università, fa? Non è questa una garanzia che si può offrire? Se di questo si tratta, sono totalmente disponibile. Se dobbiamo fare un'integrazione al progetto nostro o a quello dell'Istituto superiore di sanità sulle diossine da concordarsi insieme, sono disponibile. Non sono invece disponibile ad ammettere sic et simpliciter proposte che considero doppioni e spreco.
Termino dicendo che la proposta dei Consiglieri Ferrara, Fiumara e Marchini mi trova totalmente consenziente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris per dichiarazione di voto sull'ordine del giorno n. 386.



SARTORIS Anna

E' chiaro che voterò l'ordine del giorno e, visto che il mio è stato il primo intervento, voglio anche rispondere prima della replica dell'Assessore. Vorrei ricordare all'Assessore che non mi stupisce affatto che abbia prodotto una lettera del Presidente della Provincia, Quaglia, o che privatamente abbia detto alcune cose. Noi sappiamo che in Consiglio provinciale ha risposto ad un'interrogazione dove diceva ben altro. Ciò non ci stupisce affatto perché sappiamo benissimo quanto anguillosi siano alcuni democristiani che sicuramente si trovano in imbarazzo a dover prendere certe posizioni e a dover poi andare in mezzo alla gente a doverne rendere conto.
Il vero problema, ritornando al nocciolo, è che si può parlare e fare degli interventi di decine o ventine di pagine, dire tutto quello che si vuole, ma in realtà si poteva riassumere tutto in un sì o in un no. Vede collega Fiumara, lei non ha capito che la gente ormai ai tecnicipolitici non crede più; la fiducia o c'è o non c'è. I cittadini della Valle Bormida hanno detto di non avere fiducia in questa Regione, quindi l'unica soluzione veramente concreta sarebbe quella di accettare finalmente quello che vi hanno chiesto, cioè che venissero fatte delle analisi, che dallo schema prodotto - che credo ognuno di noi abbia - risulta non sia un doppione, perché in molti casi il progetto della Regione dice: "non specificato", quindi, se dovessimo proprio entrare a vedere i parametri forse il "non specificato" compare molto più in quello che è il progetto B della Regione che non in quella che era l'ipotesi proposta.
Questo è il motivo per cui non siamo affatto d'accordo sull'ordine del giorno proposto dalla maggioranza, perché gli ordini del giorno che io, la collega Segre ed altri avevamo presentato erano datati 26 maggio e prima di farli avere a noi, come Capigruppo, molte di queste ipotesi erano state trasmesse all'Assessorato, quindi gli Assessori e, penso, i funzionari conoscono perfettamente, a memoria il problema reale. In realtà, è semplicemente un voler rinviare il problema di 15 giorni, ammesso che siano 15 giorni, perché abbiamo visto tutti quali sono i tempi della Regione (vengono le ferie, ci si saluta, si ritorna alla fine di settembre, poi ci si accorge che i professori sicuramente non sono a nostra disposizione, ma hanno magari di meglio da fare, quindi decidono di fare altro e si è persa l'occasione).
I cittadini della Valle Bormida vi hanno chiesto questo progetto, non vi hanno chiesto alcuna compensazione. Vi hanno detto: "Noi ci sentiamo garantiti e rassicurati, sicuri di queste analisi". Se sono dei doppioni e poi vengono fuori gli stessi risultati, tanto meglio. A quel punto sarete voi, come Assessorato, noi come Regione, ad avere riconquistato la fiducia di gente che da 100 anni non ce l'ha più. E' una cosa talmente banale talmente semplice, facile da capire che stupisce che non si voglia o si continui a far finta di non capire. Sappiamo tutti cosa vuol dire rimandare tutto in Commissione: primo, vuol dire annacquare; secondo, vuol dire insabbiare; terzo, vuol dire confrontare i dati; quarto, vuol dire non farlo e creare ancora sempre più contrapposizione tra la Regione, il politico e la gente che tutti i giorni deve subire queste cose.
In realtà, la collega Bresso, diceva che tutto sommato molti di noi anzi la gran parte, non abita nella Valle Bormida, quindi che ci sia la diossina o che non ci sia ci importa relativamente...



PRESIDENTE

Consigliere, le ricordo che siamo in dichiarazione di voto.



SARTORIS Anna

Sì, ma non sono trascorsi nemmeno cinque minuti. Mi pare che oggi ci sia stata gente che ha parlato per 28 minuti, quindi anche se parlo mezzo secondo in più non credo di dare tutto questo fastidio, anche se comprendo benissimo di dire delle cose per le quali, proprio perché sono semplici e facili da capire, sia poi difficile creare delle obiezioni e saper dire di no.
Quello che avremmo voluto dall'Assessore è che ci dicesse "no"; che avesse il coraggio di dire a questa gente di no: è facilissimo dire di no è altrettanto facile come dire di sì, e non nascondersi dietro cinquantamila chiacchiere. Se avesse avuto il coraggio di dire di no, tutti ne avremmo preso atto. Così è il solito compromesso, è il solito mettere la testa sotto la sabbia, è il solito mandare avanti le cose alla "va là che vai bene".
A questo punto, la fiducia delle persone, della gente non ce l'abbiamo più, non ce l'avete più...



MARCHINI Sergio

Parla per te!



SARTORIS Anna

Consigliere Marchini, non ce l'abbiamo più perché se loro scelgono di trovare delle persone, di fare dei rilevamenti in contrapposizione con quelli della Regione, è perché non hanno nessuna fiducia, tassandosi addirittura in prima persona per pagarlo. E' perché la fiducia in queste cose non ce l'hanno più. Ora, o prendiamo atto di questo e accettiamo quella che è la loro volontà, oppure fate qualsiasi pataracchio, ma sicuramente avrete dato un motivo in più a queste persone per essere scontente. Sicuramente avranno sempre più dubbi nei confronti della Giunta e della Regione.



(Applausi da parte del pubblico)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini



MARCHINI Sergio

Mi asterrò. Intervengo soltanto per dire che questo Consiglio regionale sulla vicenda della Bormida sicuramente può non avere ottemperato in tutto quanto qualcuno si aspettava, ma ritengo abbia meritato la fiducia della popolazione della Valle Bormida, poiché, avendo assistito ai dibattiti in questa sede, sa benissimo le prese di posizioni assunte a tutti i livelli nel loro interesse. Se anche su una questione specifica è in posizione diversa da quella che noi proponiamo oggi, non significa che non ci sia un rapporto di fiducia e di rispetto reciproco (che ritengo il Consiglio in questi anni abbia costruito).
Comunque si chiuderà questa discussione; a mio modo di vedere non significa assolutamente che possa essere accettato il fatto che non ci sia da parte della popolazione della Valle Bormida fiducia in questa istituzione. IL fatto stesso che sia pervenuta questo tipo di istanza sta a dimostrare che il Consiglio regionale è considerato un interlocutore serio. Per carità, con le persone serie si può disputare, si può non essere d'accordo, ma il rispetto reciproco rimane quando si perde il rispet-to nell'altra persona normalmente se ne è perso prima il suo: cosa che non è nel nostro caso.
'



PRESIDENTE

Il Consigliere Segre, assieme ai Consiglieri Chiezzi e Sartoris, chiede che gli ordini del giorno vengano votati per appello nominale.
Pongo in votazione per appello nominale l'ordine del giorno n. 386 presentato dalla Consigliera Sartoris, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, atteso che da alcune settimane i Sindaci ed i Comitati di rinascita hanno chiesto l'avvio per la Valle Bormida di un approfondito monitoraggio ambientale al fine di verificare l'effettiva situazione di inquinamento della zona, considerato il valore dell'iniziativa che compendia e integra quanto già in fase di realizzazione da parte della nostra Regione tenendo conto che una disponibilità di massima all'iniziativa sarebbe già stata manifestata da parte delle Province interessate; verificato come il costo ditale studio non supererebbe la somma di lire 240 milioni, parte già disponibile grazie aduna pubblica sottoscrizione popolare e alla manifestata disponibilità delle amministrazioni locali, a condizione che la Regione intervenga per una parte soddisfacente IMPEGNA L'Assessore all'ambiente della Regione a stanziare una somma sufficiente a coprire le necessità effettive del monitoraggio ambientale in Valle Bormida, nelle forme ipotizzate dalle numerose lettere inviategli dal Comitato Rinascita Valle Bormida e rimaste finora senza risposta": L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 20 hanno risposto NO 23 si è astenuto 1 Consigliere L'ordine del giorno è respinto.
Pongo in votazione per appello nominale l'ordine del giorno n. 388, il cui testo recita: "In relazione all'obiettivo di giungere ad un definitivo chiarimento sulla situazione di inquinamento delle acque del fiume Bormida (ramo principale e di Spigno) prendendo atto che il Comitato di Coordinamento Enti locali aveva approvato in linea di massima il progetto redatto dalla SEA Marconi Technologies per il monitoraggio ambientale della Valle Bormida (I Step Campagna di screening in zona pilota) considerando che il progetto prevede di esaminare il suolo, sottosuolo acque sotterranee, animali e vegetali e che non si sovrappone, perciò, a quello, attualmente in corso, della Regione Piemonte, anzi lo integra considerando, altresì, la modestia rispetto agli obiettivi che si prefigge, dell'onere previsto di lire 240.000.000,.
IMPEGNA la Giunta regionale ad assumere il progetto di monitoraggio in oggetto ed a sostenere la relativa spesa".
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 21 hanno risposto NO 20 si sono astenuti 2 Consiglieri L'ordine del giorno è respinto.
Il Consigliere Rabellino chiede di intervenire.



RABELLINO Renzo

Voglio far presente che un Consigliere che ha sottoscritto il documento, non l'ha votato. Mi pare un atto di incongruenza.



PRESIDENTE

L'appello nominale è stato chiesto per mettere in evidenza le volontà di ognuno. Passiamo ora all'ordine del giorno n. 402 presentato dai Consiglieri Fiumara, Marchini, Picchioni e Ferrara.



BRESSO Mercedes

Abbiamo consegnato alla Presidenza un emendamento...



PRESIDENTE

La discussione di carattere generale è chiusa, non mi sembra di poter accettare un emendamento. Siamo in votazione.



(Proteste dai banchi del PDS)



PRESIDENTE

La discussione è chiusa. Ripeto che siamo in votazione. La Presidenza non ritiene di accogliere l'emendamento.



(Reiterate proteste dai banchi del PDS)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Interverrò per dichiarazione di voto, ponendo una questione di sostanza; lei, Presidente del Consiglio, ne verificherà la forma.
Sono stati presentati tre ordini del giorno. L'emendamento presentato da alcuni colleghi a quello di maggioranza, era, come suol dirsi, in subordine, nel caso non passassero gli altri due ordine del giorno. E' chiaro che la modifica non poteva essere presentata precedentemente.
Faccio inoltre presente che l'emendamento ad un ordine del giorno non è oggetto di votazione: si chiede ai presentatori dello stesso se sono d'accordo.
Mi permetto quindi di suggerire che si guardi alla sostanza, come d'altronde si è fatto più di una volta in questo Consiglio, ed un po' meno alla forma, e si chieda ai presentatori dell'ordine del giorno se condividono o meno l'emendamento. In caso di non condivisione l'emendamento sparisce di per sé.



PRESIDENTE

Personalmente, sono sempre disponibile ad affrontare le varie questioni, affinché le soluzioni siano di sostanza. E' indubitabile, per che siamo in sede di dichiarazione di voto; gli emendamenti dovevano essere comunque presentati precedentemente. Se i proponenti dell'ordine del giorno chiedono di conoscere la natura dell'emendamento posso anche leggerlo: non ritengo, tuttavia, che questo sia un opportuno momento di presentazione dell'emendamento. Questo a prescindere da questioni sia di sostanza sia di procedura.
So bene che l'emendamento non deve essere posto in votazione, ma soltanto accolto o meno dai proponenti.
Essendo in fase di dichiarazione di voto, e visto che nessuno dei presentatori chiede di conoscere il documento, ritengo si debba passare alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Anna

Ho richiesto di intervenire per dichiarazione di voto, perché, come giustamente rilevato dai colleghi, vorrei ribadire che la discussione in corso è iniziata alle 19.00 e non alle 18.00, per cui sono passate due ore e mezza e non così tante come si vuol far credere. Inoltre, vorrei ricordare che ,è stato presentato un ordine del giorno poi ritirato, poi nuovamente riproposto: c'è stato un vero tira e molla. I primi due ordini del giorno sono stati presentati da tre settimane; ciascuno di noi, come Consigliere, ha potuto meditarli e verificarne l'argomento. Alcune cose non le abbiamo capite; ad esempio, i due ordini del giorno che chiedono la stessa cosa presuppongono il fatto che alcuni su un certo ordine del giorno abbiano votato contro e su un altro si siano astenuti o abbiano votato in modo diverso. Abbiamo compreso l'atteggiamento del Consigliere Porcellana che ha detto di votare a favore dell'ordine del giorno in quanto firmatario; non abbiamo capito altri cui dava forse fastidio firmare un ordine del giorno proposto da Piemont. Questo è il sospetto, anche se, per carità, ognuno è libero e padrone di fare le scelte che preferisce.
Vorrei leggere l'ordine del giorno, brevissimo, che probabilmente molti non conoscono.



PRESIDENTE

Consigliere, l'ordine del giorno è stato distribuito a tutti.



SARTORIS Anna

Sì, ma essendo stato distribuito neanche un'ora fa, i passaggi in cui diciamo che la volontà di insabbiare e di non dare una risposta è sotto gli occhi di tutti, forse da alcuni non stati rilevati. .
Ad esempio, dire "raccogliendo le in formazioni e le sollecitazioni che provengono da queste allo scopo di rigenerare il rapporto di fiducia verso le istituzioni" costituisce solo chiacchiera. Si dice inoltre: ".., la Giunta d'intesa con la II Commissione del Consiglio a definire entro 15 gg anche in seguito ai necessari approfondimenti e audizioni, l'opportuna integrazione del progetto di monitoraggio promosso dall'Assessorato": in realtà non è stato chiesto questo! La gente della Valle Bormida non vuole integrazioni ma che voi diciate loro "sì" o "no" su quanto vi hanno chiesto: vi hanno fatto una domanda precisa. Non si può dire "Roma" per "toma". Non si può rispondere una cosa per un'altra, e pensare che questo possa rigenerare il rapporto di fiducia verso le istituzioni: come si può pensare una cosa di questo tipo? Affinch la gente ritorni ad avere fiducia nelle istituzioni bisogna rispondere in modo preciso a quanto richiesto. Se una persona vi chiede una cosa, non potete rispondergliene un'altra: vi hanno chiesto un sì o un no, non di reintegrare. Dei vostri monitoraggi non si fidano; non si fidano di quanto andate a dir loro! O date loro quanto vi è stato richiesto o vi assumete la responsabilità di aver creato un altro strappo nei confronti della gente.
Vorrò vedere, fra 15 giorni cosa risponderete alla gente che ritornerà ed è giusto che ritorni - per la centesima volta a farvi le stesse domande. E' giusto che queste persone stiano ai vostri desideri: fra 15 giorni ritorneranno, perderanno un'altra giornata di lavoro e saranno contenti di essere rimandati, nuovamente con tante belle chiacchiere, a casa propria. Voteremo no all'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Vorrei ribadire che a mia memoria è successo moltissime volte che si siano variati ordini del giorno, sia pure in modo concordato, attraverso degli emendamenti ben dopo la conclusione della discussione generale e prima di votarli. E' successo moltissime volte in particolare sulle vicende ACNA, su cui sempre, cercando un compromesso finale che consentisse di rispondere alle esigenze della popolazione, si è raggiunta una faticosa intesa in aula, e quindi dopo la fine delle discussioni generali.
In sede di dichiarazione di voto volevo però leggere la mia proposta di emendamento, che potrebbe essere autonomamente accolta dai presentatori e in quanto tale rappresentare una loro autonoma modifica.
Si tratta di una proposta di emendamento integrativa; ovvero, a mio avviso e a quello degli altri colleghi presentatori, di un chiarimento e una precisazione di questioni che, almeno in maniera non troppo chiara l'Assessore aveva detto di essere disponibile ad accettare: un modo per rendere più chiaro alle popolazioni qui convenute l'articolato dell'ordine del giorno.
La proposta era la seguente: nell'ultimo capoverso dopo "impegna", e quindi nel dispositivo d'impegno, invece della frase che avete tutti sotto gli occhi sostituire con "impegna la Giunta d'intesa con la II Commissione del Consiglio a realizzare entro 15 giorni, anche in seguito ai necessari approfondimenti e audizioni, un raccordo fra le due indagini ad individuare le parti integrative (sul piano informativo o metodologico) nel progetto proposto dal Comitato di coordinamento ed a finanziarle".
Questo permetterebbe di chiarire che la Giunta e la II Commissione fatte le opportune audizioni, di cui si è in vario modo parlato, cioè sentendo gli esperti dei due gruppi di ricerca proposti uno dalla Regione e uno dal Comitato di coordinamento, verificate le differenze tra le due indagini, deve procedere ad un loro raccordo in modo che siano concorrenti al fine di fare chiarezza sulla situazione in Valle Bormida ed individuare quali parti siano, metodologicamente o nel merito, cioè nel tipo d'indagine, integrative del progetto della Giunta, e finanziarle.
Credo siano tutte cose per le quali l'Assessore aveva dato la propria disponibilità, ma che in una migliore formulazione risulterebbero chiare dalla formulazione proposta dalla Giunta non sono chiare.
Ribadisco ancora che, a mio avviso, sarebbe ancora, oggi, possibile modificare l'ordine del giorno se ci fosse l'accordo dei proponenti. Se non viene accettata questa modifica, o non gli viene consentita la proposta, il nostro voto sarà contrario, anzi valuteremo se partecipare al voto o uscire dall'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

La mia è una dichiarazione sul prossimo ordine del giorno, per il quale mi asterrò. Ho votato a favore dei due precedenti, quello a firma della Consigliera Sartoris e quello presentato dai mio Gruppo.
Ci tengo a dire che è giusto che ci sia una voce diversa dell'opposizione, la cui proposta è stata firmata da parecchi, è stata votata da un numero rilevante, è giusto perché in questo modo si afferma il gioco democratico, anzi la logica e la idealità democratica.
Una cosa che assolutamente non tollero - e insisterei proprio con chi di dovere per essere molto severo - è lo squadrismo di estrema destra e di estrema sinistra, perché è l'anticamera della tirannide. Quindi, che una parte del pubblico disturbi, sia con dissensi che con consensi, per me, è la cosa più antidemocratica, che dimostra che non siamo europei, ma africani.



(Contestazioni da parte del pubblico)



BODRERO Antonio

Gli eletti del popolo siamo noi, non loro; quindi, loro devono avere il massimo rispetto del Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

Alla Consigliera Bresso assicuro che mi rammarico anch'io del fatto che, pur avendo richiesto ai propositori dell'ordine del giorno se intendevano sentire il contenuto dell'emendamento, non c'è stata alcuna richiesta.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

La proposta di impegnare la Giunta per un atto chiaro ed esplicito di affidamento di monitoraggio alternativo è stata respinta dalla maggioranza del Consiglio. La stessa maggioranza propone un documento che, con qualche buona parola di circostanza all'inizio, impegna la Giunta a fare molto di meno di quanto chiedeva l'ordine del giorno che ho votato, e che la maggioranza ha respinto.
Propone un annacquamento della scelta di affidare ad un nuovo monitoraggio la garanzia di avere dati tecnici i più approfonditi possibile. Parla in modo generico di opportune integrazioni a seguito di necessari approfondimenti, insomma la tira per le lunghe. Forse qualcosa da fare c'è, anche a giudizio della Giunta, ma presentata in questo modo la proposta appare di dubbia realizzazione.
Per questo motivo la maggioranza si assuma le responsabilità di governo che deve. Il mio gruppo si dissocia da questa linea poco chiara e probabilmente priva di risultati, e pertanto non partecipa alla votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il mio Gruppo voterà a favore del documento, ma la mia dichiarazione di voto vuole anche sottolineare alla collega Bresso, di cui il nostro Gruppo e sicuramente tutto il Consiglio apprezza la passione e, in qualche misura, anche la cultura con cui segue queste questioni, che probabilmente le esigenze di natura procedurale non hanno consentito di approfondire gli elementi che lei ha sottoposto alla nostra attenzione.
Devo però fare osservare alla collega che il documento, nel suo dato impegnativo, è così aperto e generico, che le cose che suggeriva nell'emendamento possono probabilmente - conché ci sia la volontà - essere recuperate nelle modalità che andremo ad individuare in II Commissione insieme con la Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Sarò brevissimo per dire che anch'io non parteciperò al voto. Ritengo un errore non aver accolto, al di là delle procedure, la proposta di emendamento aggiuntivo. Non partecipo al voto perle ragioni che altri dicevano: di documenti generici, che rimandano le questioni, ne abbiamo votati ormai troppi.
Ricordo che in questo impegno, che non è nostro ma della Giunta, si dice che in 15 giorni si devono.fare parecchie cose, tra le quali "la Giunta, d'intesa con la II Commissione, dovrà definire, anche in seguito a necessari approfondimenti e audizioni, le opportune integrazioni". Vuol dire che domani mattina la Giunta, con questo documento, s'impegna, per esempio, a fare le audizioni; immagino che questo voglia dire convocare i Sindaci della zona, o comunque i proponenti della proposta.
Non parteciperò al voto, ma ritengo un grave errore quanto state facendo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Segre.



SEGRE Anna

Un minuto per dire che oggi, secondo me, si è persa una grande occasione per inaugurare una nuova stagione di responsabilizzazione verso il problema dell'ACNA e della Valle Bormida; continuiamo così come abbiamo fatto in questi due anni e negli anni precedenti. Il Gruppo dei Verdi quindi, non parteciperà alla votazione di questo documento; penso sia l'ora di separare le responsabilità; la Giunta, approvando il documento della maggioranza, si assumerà la propria responsabilità; in questo modo saranno chiare le posizioni che da alcuni mesi non lo erano più.



PRESIDENTE

Se non vi sono altre dichiarazioni di voto, passiamo alla votazione per alzata di mano dell'ordine del giorno n. 402, il cui testo recita: "In relazione all'obiettivo di raggiungere ad un definitivo chiarimento sulla situazione di inquinamento delle acque del fiume Bormida (ramo principale e di Spigno) tenuto presente che l'Assessorato all'ambiente sta svolgendo un'indagine sull'inquinamento delle acque del fiume prendendo atto che il Comitato di Coordinamento Enti locali aveva approvato in linea di massima il progetto della SEA Marconi Technologies per il monitoraggio ambientale della Valle Bormida (I Step Campagna di screening in zona pilota); considerato quanto affermato nelle linee programmatiche della Giunta in ordine al problema dell'ACNA e in particolare 'al dovere della Regione di farsi garante presso le popolazioni raccogliendo le informazioni e le sollecitazioni che provengono da queste allo scopo di rigenerare il rapporto di fiducia verso le istituzioni IMPEGNA la Giunta, d'intesa con la II Commissione del Consiglio, a definire entro 15 giorni, anche in seguito ai necessari approfondimenti e audizioni l'opportuna integrazione del progetto di monitoraggio promosso dall'Assessorato anche avvalendosi delle strutture e professionalità proposte dal Comitato stesso".
L'ordine del giorno n. 402 è approvato con 24 voti favorevoli, 11 contrari e 1 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri).



(Voci di protesta dal pubblico)



PRESIDENTE

Prego i Consiglieri di accomodarsi in aula e magari di rinviare il colloquio con il pubblico tra qualche secondo. Invito nuovamente il pubblico ad uscire!


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordini del giorno n. 344, n. 358, 403, 405 (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame dei documenti relativi alla chiusura del Reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale Mauriziano di Valenza, di cui al punto 16) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cavallera. Ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Per quanto mi riguarda il documento è superato da quello che abbiamo presentato come Gruppo, di maggioranza e quindi formalmente ritirato.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno n. 344 è pertanto ritirato.
La parola al Consigliere Coppo per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 405.



COPPO Ettore

Vorrei chiarire subito la nostra posizione sul nuovo ordine del giorno presentato dai Gruppi di maggioranza. Molto brevemente, perché credo si debba giungere ad una definizione dell'orientamento del Consiglio. Penso che nella vicenda dell'Ospedale di Valenza la Giunta regionale e l'Assessorato regionale alla sanità abbiano dato un notevole contributo al logoramento del ruolo e della credibilità della Regione, sia per il modo in cui hanno affrontato ripetutamente la questione sia per l'incapacità o la non volontà che hanno dimostrato nel mantenere un corretto rapporto con l'espressione della comunità locale: Amministrazione comunale e organi di governo della locale USSL. Innanzitutto vi è stato un atteggiamento di attuazione delle previsioni di Piano, per quanto riguardava l'Ospedale di Valenza, del tutto burocratico, senza l'intelligenza politica di aprire un confronto vero, contando appunto sulla forza d'inerzia degli atti burocratici. E' inutile prendersela con i localismi quando si opera per creare diffidenza nelle comunità locali e per incentivarla. Quale era il primo orientamento che la Giunta regionale ha manifestato? Quello di prendere atto delle difficoltà di funzionamento a regime e secondo standard fissati dal reparto di Ginecologia e Ostetricia e di procedere alla sua chiusura, puramente e semplicemente. La gente ha inteso molto bene che questo significava ridurre i posti-letto impegnati in quella struttura ospedaliera da 130 a 105, con un vago e comunque limitato impegno di personale nel cosiddetto Presidio ambulatoriale o "antenna" (che si diceva sarebbe stato mantenuto) e la gente ha capito benissimo che, se non avesse reagito, la chiusura del Reparto di Ostetricia e Ginecologia preparava la chiusura dello stesso Presidio ospedaliero. Di fronte alla reazione dell'Amministrazione comunale, della popolazione, dei cittadini di Valenza si è reagito nello stesso modo, con la stessa incapacità politica di aprire un confronto ed una trattativa. Ci si è fatti trascinare in un confronto a poche settimane dalla data prevista di chiusura del Reparto; si sono presentate, senza un vero confronto, una serie di ipotesi, puramente verbali di, trasformazione di Reparto, di revisione degli stessi atti di programmazione accolti nel PSSR della locale USSL e senza che fosse possibile un'interlocuzione con l'Amministrazione locale e con la locale USSL e si è tentato di contrabbandare la conferma dell'atto di chiusura come via per una nuova ripresa del Presidio ospedaliero. Non si sono chiarite le alternative reali; non si è ricostruito un quadro complessivo dei servizi di quella città e di quella zona; non si è chiarito dove si sarebbero reperite le risorse, in che tempi, con quali atti amministrativi.
Si sono previste iniziative estranee alle previsioni del PSSR e non si è chiarito come sarebbero diventate praticabili. Si è solo detto "ciò che non può variare è la chiusura di quel Reparto", senza garanzie. La reazione non poteva che essere di diffidenza e di resistenza ad una soluzione in cui l'unica cosa certa era appunto l'atto di chiusura di un servizio. Temo che il nuovo ordine del giorno presentato dai Gruppi di maggioranza risponda alla stessa logica, cioè inserire qualche elemento di compensazione verbale senza risolvere nei fatti il problema di un rilancio di quell'Ospedale e senza dare nei fatti le garanzie necessarie per affrontare con la comunità locale, in un clima che non sia di scontro istituzionale, un problema così complesso. Nell'ordine del giorno presentato dai Gruppi di maggioranza si dichiara che si attuerà una sospensione della chiusura del Reparto fino all'adozione degli atti amministrativi necessari a realizzare le attività sostitutive. Qualsiasi amministratore locale sa che i cassetti della Regione sono pieni di atti amministrativi che non hanno dato luogo a fatti e la verità è che per organizzare delle alternative bisogna definire con chiarezza come verranno modificate - le previsioni di Piano della locale USSL per quanto riguarda, per esempio, la realizzazione del Poliambulatorio; bisogna prevedere delle trasformazioni di pianta organica e mettere a concorso i posti che così si rendono disponibili; bisogna realizzare un progetto di ristrutturazione immobiliare dell'ospedale bisogna appaltare i lavori. Tutti sanno che l'insieme di queste misure non può che prevedere almeno due anni di attività, se anche si partisse domani mattina. Di fronte a questo, ciò che rimane è una chiusura certa di fronte ad una vicenda amministrativa che si inizia e di cui non si può sapere la conclusione. Credo che questo non possa che accentuare la sfiducia nei confronti della Regione e diminuirne ulteriormente la credibilità. Pensiamo che sarebbe stato necessario - ed è per questo che abbiamo presentato l'ordine del giorno - fissare la posizione del Consiglio regionale attorno a tre punti. Il primo: sospendere la prevista chiusura del Reparto di Ostetricia e Ginecologia, poiché non ci sono né le condizioni né i tempi affinché questa chiusura possa essere parte di un progetto credibile. Il secondo: la sospensione deve servire a definire un Piano di riassetto generale dei servizi sanitari della zona, recuperando un rapporto con l'Amministrazione locale di Valenza e con l'USSL. Il terzo: concordare il Piano con questi rappresentanti istituzionali della comunità locale ed infine definire un percorso in cui vi siano due punti irrinunciabili e fermi: la garanzia della continuità dell'attività e dello sviluppo del Presidio ospedaliero e che ogni intervento di trasformazione e di attività di Reparto in quello stesso Presidio venga realizzato contestualmente.
Solo così possiamo evitare di dare in chiusura, questa sera, alla comunità di Valenza una risposta che non sia provocatoria: la chiusura certa, seppure mascherata da qualche atto amministrativo che, in fretta e furia, sarà messo in piedi di fronte a un esito assai incerto del rilancio dell'ospedale. Occorre dare una prospettiva credibile, in cui anche le trasformazioni di Reparto che si rendessero necessarie possano essere comprese e gestite dalla locale Amministrazione comunale.



PRESIDENTE

Il Consigliere Coppo ha illustrato l'ordine del giorno della minoranza.
Consigliere Bodrero, lei chiede di intervenire, ma il vostro documento non era già stato illustrato in apertura?



BODRERO Antonio

Intervengo solo per dichiarazione di voto.
Naturalmente mi astengo su questo e sull'altro, perché abbiamo già votato gli altri due, di cui sta parlando lei.
Volevo fare notare una cosa importante. Si è detto ché c'è una legge dello Stato che obbliga a chiudere in parte l'ospedale, minaccia di chiuderne altri, qualche ospedale è stato chiuso in Piemonte.
Per favore, collega, stia zitto, altrimenti facciamo come faceva il pubblico. Ma se non siamo educati noi, anche gli altri non lo sono e se noi chiacchieriamo sempre quando gli altri parlano gli altri faranno la stessa cosa, quindi la colpa è di chi chiacchiera sempre quando c'è un altro che deve parlare.
Sarebbe molto più interessante se la Giunta potesse far conoscere se questo rigoroso rispetto della legge, imposto da esigenze economiche di risparmio in seguito all'enorme debito dello Stato di un milione e cinquecentomila miliardi, vale solo per il Piemonte e se questo principio di economia è fatto valere nelle solite Regioni privilegiate nonostante che non siano nemmeno a Statuto speciale, che non sono famose per il rispetto verso le leggi. Si desidera sapere se la legge è uguale per tutti, la famosa uguaglianza.
Ecco che qui ridiventa sempre più imperiosa e inevitabile l'esigenza di una riforma dello Stato in senso federale. Ogni Regione finanzierà i propri ospedali secondo le proprie possibilità. Grazie.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 358, presentato dai Consiglieri Rabellino, Bodrero e Vaglio, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, preso atto dell'intenzione della Giunta regionale di sopprimere il reparto 'Ostetricia- Ginecologia' dell'Ospedale di Valenza constatato l'atteggiamento dell'Assessore alla sanità impegna la Giunta a mantenere aperto il reparto in oggetto senza termine alcuno".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 23 contrari, 12 astensioni (2 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione).
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 403 presentato dai Consiglieri Calligaro, Maggiorotti, Foco, Coppo e Dameri, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, vista la situazione dell'Ospedale Mauriziano di Valenza Po e le previsioni di soppressione del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale locale impegna la Giunta regionale a sospendere la chiusura del reparto di Ostetricia prevista per il 30/6/92, fino alla predisposizione di un piano di riassetto generale dei servizi sanitari dell'USSL 71, da concordarsi con l'Amministrazione comunale egli organi dell'USSL. Il suddetto piano deve prevedere la garanzia della continuità del presidio ospedaliero di Valenza, e le eventuali trasformazioni di reparti che, a questo scopo, si rendessero necessarie dovranno essere realizzate contestualmente".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 14 voti favorevoli e 24 astensioni.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 405 presentato dai Consiglieri Picchioni, Marchini, Rossa e Ferrara, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte; esaminata la situazione del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale Mauriziano di Valenza che deve essere chiuso al 30/6/1992 in attuazione del Piano socio-sanitario regionale approvato nel marzo 1990 per il triennio 1990/1992 perché non raggiunge i parametri minimi fissati nel Piano e dalla legge accertato che le preoccupazioni della Città di Valenza derivano dal timore che la chiusura dell'Ostetricia preluda ad una progressiva disattivazione del presidio ospedaliero in una città che, per il suo ruolo economico e per i flussi di lavoratori e di operatori, aspira l'ammodernamento ed il potenziamento dei Servizi Sanitari; preso atto dei risultati dell'incontro tra l'Assessore Maccari, l'Ordine Mauriziano l'USSL n. 71 ed i rappresentanti della Città di Valenza nel corso del quale sono state indicate possibilità alternative tali da garantire un volume di attività che rispetti i parametri previsti dalla legge n. 412191 con finanziamento regionale per le opere di sistemazione dell'Ospedale constatato che il PSSR prevede il mantenimento dei servizi ginecologici come attività ambulatoriale collegata con l'USSL di Alessandria che si auspica venga svolta facendosi carico il più possibile delle esigenze di una particolare utenza femminile di lavoratrici dipendenti ed autonome proprio per le caratteristiche della realtà locale valenzana udite le dichiarazioni dell'Assessore Maccari e gli impegni operativi proposti impegna la Giunta regionale 1) a sospendere la chiusura del reparto di Ostetricia-Ginecologia dell'Ospedale Mauriziano di Valenza prevista per il 30/6/1992 fino all'approvazione degli atti amministrativi necessari a promuovere gli interventi sostitutivi ed alternativi tali da assicurare la piena continuità operativa del Presidio ospedaliero di Valenza 2) a mantenere il collegamento con la Città di Valenza per la definizione degli atti amministrativi che tengano conto delle proposte che sono state avanzate in sede locale 3) ad assicurare il massimo di coordinamento e di integrazione tra l'Ordine Mauriziano e l'USSL n. 71 che, istituzionalmente, sono preposti ai servizi sanitari nella zona di Valenza".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 23 voti favorevoli, 13 contrari e 7 astensioni.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 22,00)



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