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Dettaglio seduta n.16 del 30/10/90 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 9 ottobre 1990 si intendono approvati.
Prima dell'inizio della seduta odierna sono stati distribuiti ai Consiglieri i processi verbali delle adunanze consiliari del 16 ottobre 1990, che verranno posti in votazione nella prossima seduta consiliare.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute

Argomento:

Richiesta di inversione di punti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bosio. Ne ha facoltà.



BOSIO Marco

Signor Presidente, ai sensi dell'art. 51, secondo comma, del Regolamento del Consiglio regionale, a nome del Gruppo comunista, propongo l'inversione di punti all'o.d.g. e precisamente che il punto 5): "Esame proposta di deliberazione n. 54: 'Terzo stralcio attuativo del Piano decennale della viabilità di grande comunicazione (legge n. 531/82)'.
Indicazioni della Regione Piemonte", diventi il punto 3), nell'ordine di discussione. La richiesta nasce da una duplice considerazione.
1) La Giunta ha già inviato a Roma il benestare sulla base del pacchetto di proposte, mentre la Il Commissione ha modificato, almeno in una parte, quel benestare per quanto riguarda la tabella B. Ha infatti richiesto di fermare la discussione sulla tabella B per poter discutere più approfonditamente. Si tratta dunque di porre rimedio a una modifica rispetto al consenso che la Giunta ha espresso alla proposta globale per quanto riguarda la grande viabilità avanzata dai vari enti e dal Ministero.
2) Da parte della Giunta regionale occorre un minimo di rigore nei rapporti con le amministrazioni locali e con l'intera cittadinanza piemontese.
Alcuni Comuni del Novarese hanno ricevuto qualche settimana fa una lettera da parte dell'Assessorato competente che chiedeva entro termini stretti il giudizio e il benestare per quanto riguarda l'autostrada o la superstrada per la Malpensa, pena la perdita dei fondi. Molti Sindaci si sono fatti prendere la mano dall'urgenza e dal timore di perdere i soldi e hanno dato la risposta senza valutarla.
So che in Commissione l'Assessore ha detto che il piano è stato approvato da quasi tutti i Sindaci. Ma se la questione è così urgente e così drammatica e per la quale è stato chiesto alle Giunte comunali di pronunciarsi entro 48 ore, approvando il programma, pena la perdita di tutto, mi chiedo perchè questo punto sia stato iscritto all'o.d.g. e non si discuta oggi. E' una questione di serietà nei confronti della gente, dei Consiglieri comunali, delle Giunte, dei Sindaci dei Comuni interessati a quelle opere.
Si dirà che queste sono furbizie politiche. E' ora di non stare più a questi giochi e a questi meccanismi, perchè non servono alla collettività ma servono solo a fare brutte opere, in molti casi sbagliate, prive di quei pareri che possono anche apportare correttivi reali; servono solo a far sì che tra qualche anno si spendano altre decine di miliardi per correggere ciò che è stato fatto di sbagliato.



PRESIDENTE

Il Regolamento del Consiglio regionale stabilisce che "l'inversione di punti all'o.d.g. può essere proposta dal Presidente del Consiglio, dalla Giunta, dal rappresentante di un Gruppo consiliare o da tre Consiglieri.
Sulla proposta, se non viene accolta tacitamente dal Consiglio, pu chiedere di parlare dopo il proponente un solo Consigliere contrario e la votazione avviene per alzata di mano". Nessun Consigliere, a norma di Regolamento, intende prendere la parola per una posizione contraria? Chiede la parola il Consigliere Cavallera. Ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, ci richiamiamo a quanto è stato discusso nella Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari e al dibattito che si è svolto nella Il Commissione consiliare.
Per quanto riguarda l'inversione dei punti all'o.d.g. ricordo che la Conferenza dei Capigruppo ha esaminato le urgenze che stanno davanti al Consiglio regionale in questi ultimi giorni di ottobre. Sono stati valutati i dettati di legge in ordine alla necessità di deliberare le nuove tasse entro il 31/10/1990; si sono considerate le implicazioni che sono collegate all'assestamento del bilancio, si sono valutate le urgenze e l'iter procedurale dei programmi stralcio dell'ANAS. La Commissione al completo compresa la maggioranza e il nostro Gruppo consiliare, si è fatta carico di una richiesta che veniva portata avanti dai rappresentanti del Gruppo comunista di consentire, non dico il riesame complessivo del provvedimento (sulle priorità avremo modo di discuterne quando entreremo nel merito), ma una valutazione globale della grande viabilità; essendo anche all'inizio della tornata legislativa è opportuna nelle prossime settimane la discussione dei problemi posti dal piano decennale dell'ANAS e, ovviamente anche della sua attuazione.
Quindi, al di là dei fatti locali delle varie Province, al di là della programmazione dei lavori del Consiglio o delle Commissioni, al di là del fatto che questo o quel Consigliere può aver fatto questa o quella comunicazione, o che magari l'Assessore in un incontro abbia parlato di questioni attinenti a provvedimenti in itinere, penso che, tutto sommato dobbiamo richiamarci alle decisioni della Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari e, a meno che da venerdì ad oggi siano emerse situazioni tali da cambiare quelle decisioni, a mio avviso l'o.d.g. va lasciato così com'è. Le ragioni addotte dal Consigliere Bosio erano già emerse in Commissione, quindi erano presenti alla Conferenza dei Capigruppo quando hanno deciso un certo e determinato o.d.g. E' vero che i Gruppi consiliari o i Consiglieri hanno la facoltà di chiedere l'inversione dei punti all'o.d.g., ma, per quanto ci riguarda, non vediamo motivazioni valide, per cui ci opponiamo e voteremo contro a questa richiesta.



PRESIDENTE

L'art. 51 al terzo comma stabilisce che la proposta è approvata se ottiene il voto favorevole della maggioranza dei Consiglieri presenti.
Pongo pertanto in votazione la proposta del Consigliere Bosio di anticipare il punto 5) al punto 3).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La proposta è respinta con 19 voti favorevoli e 21 contrari.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vaglio. Ne ha facoltà.



VAGLIO Roberto

Signor Presidente, a nome del Gruppo Lega Nord Piemont chiedo un'inversione all'o.d.g. che ritengo doverosa essendo l'argomento da troppo rimandato. Chiediamo di anticipare il punto 11) relativo alla mozione sul tracciato dell'elettrodotto Moncenisio- Piossasco elaborato dall'ENEL al punto 3), in quanto quella mozione era stata presentata nel mese di luglio insieme ai colleghi Rivalta e Bresso, e aveva avuto da parte della Giunta la promessa che si sarebbe discussa dopo tre settimane. Sono passate ormai più di quattro settimane e l'elettrodotto sta diventando di immediata realizzazione. Poiché siamo certi che il punto 11) non verrà nuovamente discusso, chiediamo che tale argomento venga portato al punto 3) all'o.d.g., e quindi immediatamente discusso.



PRESIDENTE

Ci troviamo nella fattispecie precedente, quindi se il Consiglio non approva tacitamente questa richiesta può parlare un Consigliere contrario.
Chiede di parlare contro questa proposta il Consigliere Cavallera. Ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Anche in questo caso non aderiamo alla richiesta di inversione dei punti all'o.d.g. per le stesse ragioni dette in precedenza. E' stato deciso nella Conferenza dei Capigruppo un certo ordine dei lavori e noi vogliamo attenerci a questo. Quindi, diamo voto contrario.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la proposta del Consigliere Vaglio.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La proposta è respinta con 17 voti favorevoli e 23 contrari.
Ha chiesto la parola il Consigliere Zacchera. Ne ha facoltà.



ZACCHERA Marco

Signor Presidente, anch'io voglio proporre un'inversione dei punti all'o.d.g., che, combinazione, è originale perchè in questo modo entriamo nel merito della discussione principale di oggi. Mi riferisco ai punti 3) e 4) all'o.d.g.
Secondo me è molto più logico discutere prima il punto 4): "Assestamento al bilancio di previsione per l'anno 1990"rispetto al punto 3): "Provvedimenti in materia di tasse e concessioni regionali", perchè se noi riuscissimo a dimostrare che non c'è bisogno di procedere ai provvedimenti in materia di tasse e concessioni regionali, non sarebbe più logico passare alla discussione del punto 3). Prima dobbiamo determinare un assestamento di bilancio per stabilire quanti fondi sono necessari, e solo a quel punto, nel momento in cui voi, assumendovene la responsabilità avrete determinato la necessità di avere dei provvedimenti in materia di tasse e contributi regionali, dovremo eventualmente votare l'aumento. Se come noi riteniamo, con una diversa manovra di assestamento al bilancio di previsione per l'anno 1990, non ci sarà bisogno di procedere agli aumenti automaticamente il problema si potrebbe risolvere da sé. Quindi, la mia richiesta non mi sembra assolutamente strumentale, ma logica e anche consequenziale della variazione all'interno dell'o.d.g.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Cavallera. Ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Noi non accettiamo la richiesta di inversione dell'o.d.g. perchè, per le ragioni che abbiamo già avuto modo di esaminare nella Conferenza dei Capigruppo, si tratta di provvedimenti tutti finalizzati, ma completamente diversi: da una parte si tratta di assestare l'esercizio 1990, dall'altra si compie un primo atto che avrà delle ripercussioni sull'esercizio 1991.
Ci sono ragioni di urgenza legate alla scadenza del 31 ottobre 1990 per l'imposizione fiscale sulle tasse automobilistiche e sulle concessioni. Per questa ragione non possiamo aderire alla richiesta avanzata dal Consigliere Zacchera.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la proposta del Consigliere Zacchera di inversione dell'o.d.g.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La proposta è respinta con 18 voti favorevoli e 25 contrari.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bergoglio, Cerchio, Croso Farassino, Garino, Montabone, Picchioni e Segre.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, lei ha letto l'elenco dei progetti di legge con grande velocità e pertanto non ho potuto rendermi conto di quello che è stato esposto. In particolare un punto ha suscitato il mio interesse e questa richiesta di delucidazioni. Mi riferisco al progetto di legge n. 31 in merito alle tasse sulle concessioni regionali. Dato che il punto 3) all'o.d.g. concerne un argomento affine, vorrei sapere se c'è qualche attinenza tra il nuovo provvedimento della Giunta regionale e il punto 3) all'o.d.g., perchè, se così fosse, sarebbe meglio che la Giunta lo evidenziasse. Questo provvedimento potrebbe essere incorporato nel punto 3) all'o.d.g. per non dover svolgere una discussione in due momenti sulla stessa materia. Quindi, pregherei il Presidente del Consiglio o il Presidente della Giunta o l'Assessore competente di voler spiegare se ci sia attinenza tra questi due provvedimenti, anche perchè potrebbe trovarsi la soluzione di discutere tutto successivamente in occasione della venuta in Consiglio del nuovo provvedimento.



PRESIDENTE

Questo è soltanto un fatto formale; è esattamente il progetto di legge che è già posto al punto 3) dell'o.d.g. che abbiamo annunciato oggi, ma che era stato assegnato regolarmente.
Chiede la parola il Consigliere Rabellino.
Ne ha facoltà.



RABELLINO Renzo

Vorrei precisare che il progetto di legge sulle misure urgenti in materia di assegnazioni di alloggi di edilizia pubblica residenziale non è una proposta di legge al Parlamento, ma è una proposta di legge al Consiglio regionale per modificare la L.R n. 64/84.



PRESIDENTE

Prendo atto di questa precisazione da parte del Gruppo Lega Nord presentatore del progetto di legge.
Chiede la parola il Consigliere signora Sartoris. Ne ha facoltà.



SARTORIS Anna

Vorrei cambiare argomento. Ieri mattina il Consiglio provinciale di Vercelli ha votato all'unanimità un ordine del giorno nel quale si esprime preoccupazione per l'esclusione dal programma ANAS di alcune opere viarie aventi carattere di priorità per il territorio provinciale che si individuano nella tangenziale...



PRESIDENTE

Consigliere Sartoris, devo informarla che...



SARTORIS Anna

In questo momento sto parlando come Consigliere provinciale su un provvedimento assunto dalla Giunta provinciale.



PRESIDENTE

Consigliere, mi ascolti per favore così avremo modo di capirci. A questo punto dei lavori del Consiglio si interviene sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale; non mi sembra che nessuna delle cose che lei sta dicendo sia attinente a questo punto.



SARTORIS Anna

Desideravo comunicare al Consiglio regionale l'ingiustizia che si sta facendo in questo momento nei confronti della Provincia e del Comune di Vercelli da parte della Giunta regionale. Ritenevo logico e giusto fare presente in questa sede, come Consigliere provinciale di Vercelli, che ieri è stato votato all'unanimità un ordine del giorno in cui si chiedono informazioni su una decisione presa da voi.



PRESIDENTE

Consigliere Sartoris, mi permetto di sottoporre alla sua attenzione il fatto che questa comunicazione lei avrebbe dovuto farla in un altro momento.
Non ci sono altre richieste di parola sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame progetto di legge n. 31: "Provvedimenti in materia di tasse sulle concessioni regionali" Votazione pregiudiziali di merito e di legittimità costituzionale e presentazione ordini del giorno di non passaggio alla votazione del relativo articolato


PRESIDENTE

Passiamo al punto 3) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 31.
Ho ricevuto dal Presidente della I Commissione, Consigliere Zanoletti la seguente comunicazione: "Nella seduta, del 26 ottobre scorso, la I Commissione ha concluso l'esame, quindi ha approvato a maggioranza dei Consiglieri presenti il disegno di legge n. 31: 'Provvedimenti in materia, di tasse sulle concessioni regionali'.
La votazione, cui hanno partecipato tutti i Consiglieri presenti, ha avuto il seguente esito: favorevoli DC, PSI, PU, PRI e PSDI; contrari PCI Lega Nord, MSI-DN, nessun astenuto.
Relatore è stato nominato il Consigliere Ferraris".
Informo altresì il Consiglio che sono state presentate due relazioni di minoranza, una da parte del Consigliere Monticelli, l'altra da parte dei Consiglieri Majorino e Zacchera. Tutte e tre le relazioni possono essere illustrate.
La parola al Consigliere Ferraris per la relazione di maggioranza.



FERRARIS Paolo, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, in data 17 ottobre u.s., la Giunta regionale ha presentato il progetto di legge n. 31 relativo a "Provvedimenti in materia, di tasse sulle concessioni regionali".
Tale proposta è stata assegnata all'esame in sede referente della I Commissione in data 18 ottobre e, convenientemente illustrata dall'Assessore al bilancio, è stata discussa in più sedute.
Il progetto di legge in esame prevede l'aumento delle tasse sulle concessioni regionali e di abilitazione all'esercizio professionale, nonch l'ammontare della tassa automobilistica regionale.
La facoltà concessa alle Regioni di disporre l'aumento delle tasse sulle concessioni regionali è prevista dalla legge 26 aprile 1983, n. 131 che consente di determinare annualmente aumenti nella misura massima del 20% degli importi relativi al periodo precedente.
L'ultimo aumento praticato sulle tasse per le concessioni regionali risale al 1986, in applicazione della L.R. 14 dicembre 1985, n. 69, che prevedeva analogo aumento anche per la tassa di abilitazione all'esercizio professionale di cui alla L.R. Il gennaio 1984, n, l.
Con il provvedimento in esame anche tale tassa verrà aumentata. Gli aumenti previsti corrispondono al massimo consentito dalla legislazione nazionale, che tra l'altro prevede all'art. 4, quinto comma, della legge 14/6/ 1990, n. 158, sia la misura massima dell'aumento confermata nel 20 sia il termine per l'adozione del relativo provvedimento regionale, fissato entro il 31 ottobre, con effetto dal 1 gennaio dell'anno successivo.
La necessità di provvedere all'adeguamento delle tariffe è conseguente alla posizione assunta dalle Regioni nell'ambito della Conferenza dei Presidenti, nella quale è stata più volte ribadita la richiesta di maggiore autonomia finanziaria anche attraverso una più ampia autonomia impositiva.
Richiesta che il Governo ha sostanzialmente accolto nell'ambito dei documenti di programmazione economico finanziaria, nel ribadire la tendenza a ridurre trasferimenti alle Regioni favorendo da parte delle stesse il recupero di fondi attraverso l'autonomia impositiva.
Con l'occasione si procede altresì alla riformulazione del numero d'ordine n. 6 della tariffa allegata alla legge 6 marzo 1980, n. 13, in linea con quanto già fatto da altre amministrazioni regionali, per esigenza di chiarezza e per porre fine a tutta una serie di difficoltà interpretative che hanno portato a comportamenti non omogenei tra i vari Comuni piemontesi al momento del rilascio delle autorizzazioni per esercizi alberghieri, di somministrazione di alimenti e di bevande.
Il provvedimento in esame prevede inoltre la rideterminazione della tassa automobilistica, fissandone l'ammontare nella misura massima del 110 dell'ammontare complessivo della corrispondente tassa erariale determinata dallo Stato per lo stesso anno.
L'adozione di tale provvedimento nella misura massima si rende necessaria per riequilibrare i minori trasferimenti regolati dalla legge n.
281/72.
La Giunta regionale ha comunicato in Commissione, tramite il Presidente e l'Assessore, che verrà compiuto ogni sforzo per non utilizzare gli altri aumenti previsti dalla legge, per la benzina, per evitare che l'esercizio dell'autonomia impositiva si manifesti con un brusco sacrificio per le famiglie piemontesi.
L'insieme delle disposizioni contenute nel progetto di legge in esame consentirebbe un incremento delle entrate stimato complessivamente in circa 55 miliardi, di cui 5 miliardi derivanti dall'aumento delle tasse sulle concessioni regionali e di quelle sull'abilitazione all'esercizio professionale, e 50 miliardi derivanti dall'applicazione dell'incremento sulla tassa automobilistica.
Il progetto di legge n. 31, dopo ampio dibattito, è stato licenziato a maggioranza dalla Commissione, che ne propone quindi l'approvazione a questo Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera per la relazione di minoranza presentata dal Gruppo MSI-DN.



ZACCHERA Marco, relatore

Signor Presidente, non userò tutto il tempo a mia disposizione, perchè avremo modo di riprendere l'argomento se non venisse approvato il nostro ordine del giorno pregiudiziale per il non passaggio all'esame dell'articolato.
Dobbiamo innanzitutto esprimere alcune note. Non ho mai sentito leggere una relazione ad una legge così impopolare (penso che nessuno, nemmeno i Consiglieri di maggioranza, siano contenti di doverla applicare) con una voce monocorde e - non me ne voglia il collega che mi ha preceduto - con assoluta insensibilità come in questo caso. In tutta la relazione non c'è neppure una frase in cui si dica "ci dispiace, siamo obbligati a dover applicare questo provvedimento". Esprimiamo quindi la nostra ferma protesta perchè la Giunta regionale - soggetto proponente di un impopolare disegno di legge come questo - ha preteso ed ha ottenuto di bruciare irritualmente, le tappe ed i tempi di procedura nella sede referente della I Commissione, ai fini di farlo approdare in aula e di sottoporlo al voto del Consiglio nella seduta del 30 ottobre 1990. Infatti, l'impopolare progetto di legge n. 31 porta la data del 17 ottobre 1990 e, senza neppure essere stato annunciato in Consiglio, con manifesta violazione dell'art.
75, secondo comma, del Regolamento del Consiglio regionale, il giorno 18 ottobre 1990 si è già venuto a trovare sul tavolo della Presidenza della I Commissione.
E, in guisa anche qui di protesta, ci duole che la Presidenza della I Commissione abbia "de plano" subìto le pressioni del Presidente della Giunta regionale, avviando, all'insegna della fretta, la procedura referente senza pretendere, come invece sarebbe stato doveroso, il compimento della previa formalità essenziale dell'annunzio in Consiglio, ai sensi del citato art. 75, secondo comma, del Regolamento.
Né ci si venga a dire, da parte del Presidente della Giunta, principale sponsorizzatore del progetto di legge n. 31, che si tratta di meri formalismi. Né ci si venga a raccontare da parte del Presidente della Giunta che si è proceduto nella suddetta abnorme maniera in quanto, ai fini di potere applicare i balzelli di cui al progetto di legge n. 31, la Giunta ha dovuto agire in stato di "quasi necessità" dato che, ai sensi dell'art.
5, legge 14/6/1990, n. 158, la facoltà per le Regioni a Statuto ordinario di determinare la tassa automobilistica regionale, e di aumentare le tasse di concessione, può essere esercitata, ma esclusivamente entro il termine perentorio del 31 ottobre. Questo appunto mi sembra particolarmente importante. E' dal 14 luglio 1990 che la Giunta regionale può applicare queste norme.
Ma allora, se la citata legge n. 158/90 prevede siffatto termine perentorio, la Giunta regionale "imputet sibi" si è ridotta a pensare di istituire gli impopolari balzelli di cui al progetto di legge n. 31 soltanto a ridosso del 31 ottobre 1990, ma è dal 25 luglio 1990 che è stata eletta questa Giunta esapartitica e da allora (tranne il mese di agosto) al 16 ottobre 1990, giorno del varo del progetto di legge n. 31, si sono tenute ben tredici sedute di Giunta! Vedo che la Giunta è completamente assente. Tra l'altro ubbidiscono molto poco a lei, signor Presidente, i componenti della Giunta regionale...



PRESIDENTE

Devono ubbidire al loro Presidente.



ZACCHERA Marco

...al Presidente della Giunta che se n'è andato anche lui dimostrando un'estrema attenzione nei riguardi del Consiglio regionale.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Possiamo anche uscire. Non siamo obbligati a stare qui ventiquattro ore su ventiquattro.



ZACCHERA Marco

Comunque questa Giunta non ha trovato il tempo di analizzare questo progetto di legge. E, visto che il Presidente del Consiglio regionale aveva detto di attenerci al Regolamento, in questo momento sono presenti tre Assessori per tutta la Giunta. Questa è una mancanza assoluta di rispetto nei riguardi di chi parla.



PRESIDENTE

La stiamo ascoltando.



ZACCHERA Marco

...anche perchè avrei voluto dire all'Assessore e soprattutto al Presidente della Giunta che siamo comunque fuori tempo massimo rispetto al termine, che si reputa perentorio, del 31 ottobre.
Seguitemi nel mio ragionamento. L'art. 4 della legge 14/6/1990, n. 158 prevede che gli aumenti delle tasse di concessione possono essere disposti entro il 31 ottobre; l'art. 5 prevede che la tassa automobilistica pu essere determinata entro il 31 ottobre. Tali espressioni "disposizione" e "determinazione" vanno necessariamente riferite alla legge regionale, la quale - per sua natura - viene ad esistere nell'ordinamento, ma soltanto "nel" e "dal" momento in cui vengono compiute le formalità essenziali della promulgazione e della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione (v. Statuto, art. 5).
La sola approvazione della legge da parte del Consiglio regionale costituisce una fase intermedia e interna al procedimento legislativo ed è priva di rilevanza esterna ed istituzionale; deve quindi ritenersi che allorquando con la legge n. 158/00 si è fissato alle Regioni il termine perentorio del 31 ottobre sia per "disporre" gli aumenti delle tasse di concessione sia per "determinare" le tasse automobilistiche - ci si intendeva riferire alla promulgazione della legge regionale (e sua successiva pubblicazione sul BUR), cioè a dire al momento in cui la legge regionale diventa viva e vitale, e viene a fare parte dell'ordinamento.
Ma, al punto in cui siamo, il termine del 31 ottobre non potrà evidentemente essere rispettato, perchè entro il 31 ottobre la legge (se e in quanto approvata) dovrà ancora passare al vaglio del Governo: e - se in tale sede avrà una buona stella - potrà venire promulgata, dati i tempi tecnici, soltanto a fine novembre.
La cosa migliore è quindi che la Giunta ritiri il progetto di legge n.
31: eviterà di incorrere nell'impopolarità e nel rischio di un infortunio legislativo. Da parte nostra, come Gruppo MSI-DN, preannunciamo tutti i ricorsi che dovranno essere effettuati, se sarà necessario, a tutti i gradi giuridici dello Stato, perchè, secondo il nostro punto di vista, la legge e lo sapete perfettamente - per il giorno 31 ottobre non avrà i crismi della sua ufficialità. Questa è l'introduzione alla parte normativa.
Passando al merito del provvedimento, lascia allibiti che una proposta legislativa di istituire balzelli impopolari sia accompagnata da una relazione di presentazione ed introduttiva di maggioranza di contenuto meramente burocratico, senza neppure indicare se l'incremento dei 50 miliardi, che Si presume di conseguire nel 1991 dalla tassa di circolazione, sia finalizzato alla politica dei trasporti, o a quale settore della politica dei trasporti, o a quale altro eventuale tipo di destinazione. I piemontesi se proprio dovranno subire il balzello hanno almeno il diritto di sapere a che cosa servirà il loro sacrificio e dove andrà a finire il danaro che sborseranno.
Né si venga a sostenere che l'aumento delle tasse di circolazione e delle concessioni sia, tutto sommato, un modesto sacrificio in termini economici, perchè non è vero. E' un sacrificio discriminante! Nel caso della tassa automobilistica, si colpiscono indiscriminatamente sia coloro che utilizzano il mezzo per necessità che per svago. Non è solo il bollo ad aumentare, in quanto tutto si inquadra nella dinamica dei prezzi petroliferi e dei lubrificanti, dei pedaggi e dei posteggi. Certo, chi ha l'auto di grossa cilindrata - e magari scarica la spesa sull'azienda o sull'attività di comodo - non è toccato da un aumento di qualche decina di migliaia di lire di bollo; ma la stessa somma la pagano centinaia di migliaia di lavoratori a reddito fisso, i quali - a causa dei disservizi pubblici - sono, di fatto, obbligati ad usare l'auto per recarsi al lavoro e per questa voce vengono a spendere una bella fetta dello stipendio.
Piuttosto, ci si poteva orientare a qualche formula nuova, come una tassazione più mirata a particolari tipi di veicoli che oggi rappresentano uno "status symbol" antitetico a quello che andrebbe incoraggiato.
Alludiamo ai fuoristrada, in grandissima parte assolutamente inutili per i rispettivi proprietari (e fortunatamente, altrimenti le strade alpine sarebbero ancor più oggetto di degrado) e per di più quasi sempre d'importazione, quindi gravanti pesantemente sulla bilancia commerciale.
Allora perchè non pensare a strategie in questo senso? Invece, non si è fatto assolutamente nulla. Aggiungo altre osservazioni nel merito.
Avremmo anche il diritto e il dovere - e starò nei limiti imposti dalla Presidenza - di discutere di queste proposte all'o.d.g., vedendo anche come era possibile non entrare nel merito di queste cose. Se fosse stato presente l'Assessore Maccari gli avrei ricordato le decine di occasioni in cui nella sanità regionale si poteva risparmiare, a partire dall'USSL n. 56 di Domodossola, il posto più lontano di questa Regione, in cui si stanno spendendo 15 miliardi per una piastra di servizi, che regolarmente non funzionano. E parlo di fronte ad una sedia vuota, perchè l'Assessore Maccari, quando si parla di queste cose, spesso e volentieri è assente, e sono già stato per questo richiamato dalla Presidenza. Gli avrei ricordato che quella USSL. che noi abbiamo chiesto di commissariare, è stata visitata dai NAS che hanno chiesto la sua chiusura per sporcizia, e l'USSL pagherà anche la multa in merito. Ebbene, avrei voluto sapere come mai l'appalto di quella USSL è affidato a trattativa privata ad un'impresa con sedici dipendenti (e evidentemente non funziona).
E andiamo avanti e fermiamoci all'USSL n. 55 di Verbania. Non sono certo un nostalgico se dico che nel 1926 l'allora ospedale del "Littorio" di Verbania-Intra fu costruito in due anni. L'ospedale di Verbania è in costruzione dal 1963, sono 27 anni. Nel frattempo è aumentato - pare - di 24 volte il suo costo originale. Per l'USSL n. 53 di Arona chiediamo da mesi di avere delle risposte nell'ordine di centinaia di milioni, risposte che non arrivano.
Avremmo voluto chiedere all'Assessore (che nel frattempo ha avuto la cortesia di arrivare) se, a proposito di sprechi di questa Regione, è a conoscenza di quelle brave persone che sono state recentemente denunciate e processate per gli sprechi e le incredibili situazioni che si sono venute a creare.
L'Assessore conoscerà il sig. Pasquale Valenti, di 43 anni, funzionario regionale con laurea falsa, che stava per diventare Ispettore capo di tutto il Piemonte per il controllo dei laboratori privati. C'è scritto sulla stampa, non lo dice il MSI, che era di area socialista.
Chi le ha aiutate queste persone a ricoprire determinate posizioni di potere? Queste sono le cose che devono essere denunciate nel momento in cui si va a chiedere alla gente 50 miliardi di bolli.
Qui non si è voluto intervenire. Questi casi sono denunciati al Consiglio regionale tutti i giorni. Sono in giacenza 127 interrogazioni in questo Consiglio regionale, di cui 28 del nostro Gruppo consiliare e in almeno 25 su 28 sono indicati i casi di spreco, in cui si può intervenire concretamente per risparmiare dei soldi.
Termino, nell'osservanza dei venti minuti regolamentari, l'esposizione della mia relazione di minoranza.
Ritengo che veramente c'era la possibilità, se ci fosse stata la volontà, di non entrare nel merito di questa legge, di non applicare il progetto di legge n. 31.
Richiamandomi all'apertura, cioè alle mozioni procedurali, ricordo al Presidente del Consiglio di annunciare che abbiamo presentato un ordine del giorno su una questione pregiudiziale per non passare all'esame dell'articolato. Vorrei anche avere una risposta fondata, dal punto di vista giuridico, su come possa essere applicata questa legge entro il 31 ottobre, ai sensi delle leggi che sono vigenti in questo Stato e in questa Regione. A meno che il Consiglio regionale non sia soltanto una palestra in cui delle persone vengono a parlare, con più o meno attenzione, ed è più o meno interessante quello che dicono, ma allora i giochi si sono fatti prima e conta la logica dei numeri ed è perfettamente inutile solo riempirsi la bocca di democrazia; è perfettamente inutile venire a fare degli esercizi più o meno validi dal punto di vista oratorio. I miei sicuramente non lo sono, ma andando avanti così converrà mandare per posta un'adesione o un voto contrario, perchè sembra che non serviamo assolutamente a nulla, e questo è un peccato.
Questo primo frutto del regionalismo, questa autonomia impositiva, così si ripercuote in un decreto di legge che veramente non funziona.
Termino con un invito al Presidente della Giunta. Sono stato informato che un deputato del MSI, l'on. Massano, presente tra il pubblico, vuol farle un omaggio di un'auto a pedali, che risulterà l'unico veicolo all'interno di questa Regione che non deve pagare la tassa regionale!



PRESIDENTE

Pregherei di togliere gli striscioni, a norma di Regolamento, e di assistere con garbo a questa seduta.



(Voci in aula)



PRESIDENTE

Prego di rispettare questo Consiglio regionale soprattutto da parte di un deputato della Repubblica.
Credo che questo Consiglio non abbia bisogno di questo tipo di performance.



(Vive proteste del Consigliere Zacchera)



PRESIDENTE

Ieri è stato presentato un ordine del giorno a firma Majorino e Zacchera che, al momento opportuno, verrà posto in discussione e quindi in votazione.
Ha la parola il Consigliere Monticelli per l'altra relazione di minoranza.



MONTICELLI Antonio, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il progetto di legge regionale n. 31 intitolato "Provvedimenti in materia di tasse sulle concessioni regionali" e presentato dalla Giunta regionale in data 17 ottobre 1990, pur essendo composto da soli quattro articoli comporta problemi di grande rilevanza per la comunità piemontese e per la Regione Piemonte. Ciò spiega credo - la tensione che serpeggia in quest'aula ed il fatto stesso che il nostro Gruppo, e prima di noi un altro Gruppo, abbia presentato relazioni di minoranza al progetto di legge, cosa non usuale nel nostro Consiglio.
Con questo provvedimento, se verrà approvato dal Consiglio regionale vengono aumentate del 20%, e cioè della misura massima consentita dall'art.
3 della legge 16 maggio 1970, n. 281, così come modificata dal decreto legge 28 febbraio 1983, n. 55, convertito con modificazioni nella legge 26 aprile 1983, n. 131,le tasse sulle concessioni regionali elencate al numero d'ordine 6 della tariffa allegata alla L.R. 6 marzo 1983 n. 13, di cui si sancisce contestualmente la riformulazione.
Si applica inoltre un analogo aumento del 20% anche alla tassa di abilitazione all'esercizio professionale, istituita e determinata nella L.R. 11 gennaio 1984 n. 1, e si dà infine applicazione all'art. 5 della legge 14 giugno 1990 n. 158 con la conseguenza di aumentare del 30,85 (anche in questo caso si tratta della misura massima consentita dalla legge) l'ammontare delle tasse automobilistiche regionali.
Tutti gli aumenti previsti decorrono dal 1 gennaio 1991 ed il presunto incremento delle entrate regionali, secondo quanto elencato nella relazione al disegno di legge della Giunta, è stimato in L. 5 miliardi per quel che riguarda le tasse sulle concessioni regionali e in L. 50 miliardi per quanto riguarda le tasse automobilistiche regionali. Un prelievo fiscale dunque di 55 miliardi, al quale potrebbe aggiungersi un ulteriore prelievo derivante dalle altre disposizioni della legge 14 giugno 1990 n. 158, e cioè possibili sovrattasse regionali sulla benzina, sul metano e sull'iscrizione al PRA, non ancora attivabili in carenza degli appositi decreti governativi, ai livelli massimi previsti dalla legge potrebbe ammontare ad altri ISO miliardi circa.
Non è davvero sufficiente e rassicurante l'impegno verbale della Giunta che è stato citato dal relatore di maggioranza poc'anzi. Questo Consiglio e la comunità piemontese non si possono accontentare di impegni verbali di questa natura. Per impegno verbale mi riferisco a quanto dichiarato dall'Assessore Gallarini in sede di I Commissione, sul fatto che la Giunta non intenderebbe comunque utilizzare la sovrattassa sulla benzina dichiarazione peraltro all'interno di un tam-tam di voci che ci provengono da fonti ministeriali secondo le quali, visto che l'andamento del prezzo della benzina è stato di forte entità nel corso degli ultimi mesi, il Governo non produrrà per quest'anno il decreto delegato, che consente un altro aumento, e la Giunta regionale, sapendo che ci si orienta in quel modo, già ora fa il bel gesto di dire "noi comunque la benzina non la aumenteremo".
A cosa dovrebbero servire questi soldi, colleghi Consiglieri? Nulla è detto nel disegno di legge della Giunta, né nella relazione che è stata portata all'esame della I Commissione. E quale valore può essere dato alle dichiarazioni rese per conto della Giunta in sede di I Commissione dall'Assessore al bilancio, secondo le quali queste entrate non verrebbero destinate a ripianare la quota del disavanzo della spesa sanitaria a carico della Regione, ma sarebbero utilizzate almeno in parte per investimenti? Un ben scarso valore, in mancanza di un atto che vincoli formalmente la Regione ad una determinata destinazione di queste risorse! D'altra parte, secondo quanto è stato dichiarato in Commissione dallo stesso Assessore al bilancio, nella migliore delle ipotesi, la Regione dovrà accollarsi una quota del disavanzo sanitario pari a 54 miliardi, il che comporterà una spesa per ratei di mutuo di 9 miliardi all'anno per 15 anni, un impegno che credo non possa essere definito indifferente vista l'esigua entità delle risorse regionali cosiddette libere. E ciò senza considerare quanto accadrà nel prossimo futuro in termini di ulteriore carico della spesa sanitaria sui bilanci regionali.
Le nuove tasse regionali pongono, a nostro giudizio, due questioni di ordine ancora più generale.
La prima è una questione di ordine sociale e di equità fiscale. Dopo la stangata del Governo, collegata alla legge finanziaria, e cioè l'aumento dei ticket sanitari, l'aumento dei biglietti ferroviari, la tassazione sulla casa, ecc., e dopo la stangata del Comune di Torino, l'aumento di tram e autobus, dell'acqua, di altre tariffe e rette di servizi, e di numerosi Comuni piemontesi, questo ulteriore prelievo fiscale derivante dalla legge regionale in oggetto, se approvata, si verrebbe a scaricare sempre sulle stesse persone e cioè sui lavoratori dipendenti, su particolari categorie di cittadini e sull'insieme dei contribuenti onesti.
Non è più ammissibile questo sommarsi l'uno sull'altro di balzelli nazionali, comunali, regionali, di sempre più dubbia costituzionalità sempre più unidirezionali per quanto riguarda le categorie colpite, sempre più iniqui socialmente, sempre più depressivi delle possibilità di spesa di certe fasce della popolazione e di determinati consumi.
La seconda questione è di ordine istituzionale, n Governo non può più giocare a scarica barile, riversando sugli enti locali le tasse più impopolari ed inique e togliendo contemporaneamente a Regione, Province e Comuni qualsiasi reale autonomia. E le Regioni, in particolare, non possono più continuare ad accettare supinamente, in nome di un malinteso e miope realismo, questa crescente e sempre più scoperta lesione alla loro autonomia. Una carenza di autonomia ormai anche soggettiva, se mi si passa il termine, testimoniata significativamente dal fatto che il progetto di legge regionale n. 31, presentato dalla Giunta regionale, non introduce alcuna differenziazione nell'applicazione degli aumenti, ma si limita denotando anche una ben scarsa fantasia normativa, ad applicare il massimo incremento consentito indistintamente a tutte le tasse previste, il che come primo atto di applicazione di una legge nazionale che avrebbe dovuto rappresentare l'avvio dell'autonomia impositiva delle Regioni, rappresenta un atteggiamento non certo autonomistico e costituisce un precedente assai grave, quanto mai grave e pericoloso, per il futuro della battaglia regionalista.
Queste considerazioni sottolineano l'urgenza di una vera riforma fiscale che faccia giustizia, facendo pagare meno chi oggi paga troppo e di più chi oggi, invece, paga troppo poco o nulla; una riforma fiscale che faccia leva contemporaneamente sull'autonomia e sulla responsabilità delle comunità locali, affidando ad esse il potere di decidere, di raccogliere e di spendere una quota rilevante del carico fiscale, senza che tutto ci significhi un maggior carico fiscale complessivo, ma invece una sua più giusta ripartizione sociale e territoriale.
In sintesi, è necessario redistribuire il carico fiscale più equamente fra redditi da lavoro, redditi finanziari e rendite da patrimoni e articolare il sistema impositivo fra imposte e aliquote nazionali finalizzate a finanziare le spese generali dello Stato e a garantire la giusta e necessaria perequazione fra le diverse aree regionali, e imposte e aliquote locali, regionali e comunali, autonomamente decise ed espressamente finalizzate ben al di là di quanto stabilito dalla cosiddetta legge per l'autonomia impositiva, la legge n. 158 del 1990, di cui si parla e a cui si fa riferimento in uno degli articoli della legge che stiamo esaminando, in particolare il punto sull'aumento della tassa di circolazione.
Una riforma fiscale così impostata consentirebbe ai cittadini di conoscere e controllare la destinazione delle loro tasse e di mettere a disposizione delle comunità risorse certe sulla base di decisioni assunte responsabilmente dalle istituzioni democratiche locali.
Il Consiglio regionale del Piemonte ha una sola via aperta di fronte a sé se vuole assumere un atteggiamento coerentemente autonomistico, se vuole mobilitare nella battaglia regionalista la comunità piemontese, se vuol far pesare tutto ciò con forza a livello nazionale, e cioè respingere la falsa autonomia impositiva della legge n. 158/90 rifiutandosi di applicare un'imposizione aggiuntiva che, oltre a rappresentare un'ulteriore vessazione fiscale non più accettabile, costituirebbe un grave avallo al centralismo dello Stato italiano ed una forma di vero e proprio autolesionismo per l'autonomia regionale.
Mi si permetta, signor Presidente e colleghi, di insistere su questo concetto, anche al di là di quanto è presente nel testo scritto della relazione, approfittando del fatto che ho ancora a disposizione sette minuti e qualche secondo.
Le Regioni italiane si sono atteggiate in queste settimane, a proposito dell'applicazione della legge n. 158 e della possibilità di aumento delle tasse di concessione governativa, in un modo singolarmente unitario. C'è stata - è vero - qualche differenziazione. Qualche Giunta regionale, a quanto mi risulta, ha avuto, rispetto alla Giunta regionale piemontese, una maggiore fantasia normativa, nel senso che ha predisposto disegni di legge che prevedono fasce diverse, aumenti di entità diversa a seconda delle situazioni e delle cilindrate per quanto riguarda il bollo automobilistico.
Ma, nel complesso, abbiamo assistito, purtroppo, ad un atteggiamento quasi univoco delle Regioni. Questo di per sé è un fatto grave che vorrei sottolineare all'attenzione della Giunta regionale e della maggioranza, n fatto che quasi tutte le Regioni italiane si siano precipitate ad utilizzare quasi al massimo possibile (qualche Regione non è giunta al massimo) le possibilità della legge n. 158, la dice lunga sullo stato delle finanze regionali. E la dice lunga sulla reale autonomia che questa legge consente alle Regioni italiane.
Quale sarebbe stato l'atteggiamento coerentemente autonomistico da parte delle Regioni italiane? Non quello di applicare la legge (c'era di fatto una costrizione all'applicazione di quella legge, quindi una lesione reale e concreta dell'autonomia delle Regioni), ma quello di rifiutarsi di applicarla, di porre, come in altre occasioni si pongono, problemi di contenzioso di fronte alla Corte Costituzionale, facendo battaglia a livello parlamentare, aprendo una grande questione di riforma fiscale per creare una vera autonomia impositiva e risolvere il nodo della finanza regionale.
Questo atteggiamento è mancato, è mancato anche a livello di altre Regioni, ma è particolarmente visibile la carenza di questo atteggiamento nel comportamento della Giunta regionale piemontese, proprio nel momento in cui ha presentato il disegno di legge. Il disegno di legge si limita a dire: visto che per le tasse di concessione regionale l'aumento massimo possibile è del 20%, ebbene, sia il 200/0 per tutti; visto che per le tasse automobilistiche l'aumento massimo possibile è del 30,85%, ebbene, sia il massimo per tutti. Questa è la dimostrazione, la confessione della mancanza reale di autonomia.
Per tutto quanto fin qui esposto, con questa relazione proponiamo al Consiglio regionale di respingere il disegno di legge regionale n. 31.



PRESIDENTE

Concluse le relazioni, è aperto il dibattito generale.
Ha la parola il Consigliere Grosso.



GROSSO Carlo Federico

Signor Presidente, abbiamo alcune questioni di carattere pregiudiziale che riteniamo debbano essere discusse prima dell'inizio del dibattito sulla legge, in quanto, se le stesse dovessero essere accolte, non si dovrebbe passare alla discussione della legge o quanto meno, in via subordinata, la discussione dovrebbe essere rinviata.
Nel corso di una delle relazioni di minoranza ho già sentito aleggiare e sollevare alcuni problemi di tipo strettamente interpretativo riguardo ai tempi e ai termini sui quali stiamo operando oggi in questo Consiglio regionale in ordine al disegno di legge iscritto al punto 3) dell'o.d.g.
Si tratta di un problema che indubbiamente non può essere eluso, e deve essere affrontato da questo Consiglio perchè, ove davvero questa legge dovesse rivelarsi illegittima, è chiaro che, se la maggioranza di questo Consiglio l'approvasse, si determinerebbe una situazione a fronte della quale essa potrebbe essere annullata.
La prima questione che vorrei porre al Consiglio, collegandomi a quanto ho già sentito, è la seguente. La legge statale del 14/6/1990 n. 158 agli artt. 4 e 5 prevede dei termini. L'art. 4 stabilisce che possono essere disposti dalla Regione determinati provvedimenti e l'art. 5 stabilisce che deve essere determinato l'ammontare della tassa secondo determinati ammontari. Il primo adempimento è quello di disporre e determinare con legge. Ebbene, è davvero sufficiente che il Consiglio regionale voti questa legge o non deve essere perfezionato l'iter complessivo della legge con la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale entro il termine stabilito dagli artt. 4 e 5? Già in Commissione avevamo sollevato il problema dei tempi entro i quali siamo obbligati a discutere questa legge; avremmo desiderato una o due settimane in più per poter entrare più nel merito della legge stessa, ma ci è stato detto che questo non era possibile, perchè la legge pone dei termini perentori. I termini perentori però oggi sono già saltati perchè non c'è più il tempo di pubblicare sul Bollettino Ufficiale la legge entro il termine stabilito. Se la Giunta dicesse però che non ci sono termini perentori, noi solleveremmo una questione subordinata, non chiederemmo più, come chiediamo sul presupposto che i termini siano perentori, che non si passi a votare questa legge in quanto sarebbe comunque legge illegittima, ma chiederemmo un rinvio della discussione quanto meno di una settimana, per consentirci di approfondire una serie di temi che non siamo riusciti ad approfondire adeguatamente.
A pag. 1 della relazione si precisa che l'aumento così disposto è in linea con le indicazioni fino ad ora emerse dal dibattito sull'ipotesi di riforma della finanza regionale e dal recupero dell'autonomia impositiva delle Regioni. Infatti, la richiesta delle Regioni di aumentare le aliquote dei tributi propri e di ampliare la sfera impositiva ha trovato una risposta positiva, ancorché articolata, da parte del Governo. Già, in punto a motivazione della decisione, ci si ricollega all'importante discorso di tipo interpretativo generale concernente l'autonomia dell'imposizione regionale. Tutti sappiamo che questo è un nodo rilevante, come ha già accennato il mio Capogruppo nella relazione di minoranza, che getta un velo di illegittimità costituzionale sull'intera partita delle leggi statali che oggi disciplinano la parte di imposizione autonoma delle Regioni.
Non riteniamo affatto che la legge del 14/6/1990 abbia modificato l'orientamento delle precedenti leggi finanziarie, in primo luogo di quella del 1970, con l'art. 6; su questo punto non intervengo approfonditamente in questa sede perchè mi riservo di intervenire nel corso del dibattito di merito ove la Giunta e la maggioranza di questo Consiglio respingessero le nostre due pregiudiziali, primaria e secondaria.
Mi limito a dire comunque che noi chiediamo di avere il tempo di approfondire anche questo problema di legittimità costituzionale della legge del 1990. Su questo punto motiviamo, quanto meno in via subordinata la richiesta di rinvio.
Facciamo ancora osservare che gli asseriti tempi strettissimi imposti (a dire della Giunta) dagli artt. 4 e 5 della legge statale del 1990 hanno fatto sì che non venissero comunque rispettati alcuni adempimenti che normalmente vengono rispettati, non foss'altro, ad esempio, la consultazione delle forze sindacali e non hanno consentito a noi di valutare, con sufficiente attenzione, la situazione e presentare tutti quegli emendamenti che avremmo potuto presentare ove avessimo avuto un maggiore tempo per discutere e per valutare.
Concludendo questo intervento chiediamo, come pregiudiziale principale che non si passi al voto, perchè in ogni caso non ci sono più i termini per esercitare la facoltà prevista dalla legge statale del 1990, sul cui fondamento è stato presentato il disegno di legge regionale oggi in discussione e, come pregiudiziale subordinata, ove la maggioranza del Consiglio respingesse la pregiudiziale principale, chiediamo che la discussione venga comunque rinviata a prossima seduta del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Consigliere Grosso, nel suo intervento lei ha posto due problemi, uno di merito e uno di legittimità costituzionale. A conclusione la informo che la richiesta di non passaggio al voto dovrebbe essere formalizzata con un ordine del giorno.
Ha ora la parola il Presidente della Giunta regionale che esprimerà le valutazioni dell'esecutivo su questa richiesta.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

In merito alla prima pregiudiziale, relativa ai termini l'interpretazione della Regione Piemonte, ma che è l'interpretazione di altre Regioni, è che il termine sia perentorio e che non sia scaduto, nel senso che riguarda l'approvazione da parte del Consiglio regionale. Questa interpretazione è stata suffragata dall'atteggiamento generale delle Regioni e da una discussione in sede di Conferenza Stato-Regioni, non deliberante, nella quale si è parlato dei successivi provvedimenti attuativi che il Governo dovrebbe prendere sulle altre voci di cui alla legge n. 158, che quindi andrebbero oltre il 31 ottobre; in quella sede si è ritenuto che il termine del 31 ottobre permanga. Con questo rispondo anche alla seconda pregiudiziale.
Considerato che questa nostra interpretazione, che è quella generalmente accolta dalle altre Regioni, non è stata contestata in alcuna sede fino ad oggi, noi riteniamo che ci sia l'urgenza di procedere perchè il termine non è scaduto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Zacchera. Ne ha facoltà.



ZACCHERA Marco

Ritengo estremamente povera la giustificazione del Presidente della Giunta nel dire che siccome la questione non è stata contestata fino ad oggi, allora va bene. Nelle Regioni dove è in corso la discussione, questa questione è stata posta. La Giunta ha deciso d'imperio determinate cose, ma non è ancora iniziato l'iter legislativo per stabilire se sia giusta o sbagliata l'interpretazione del Presidente. La Giunta, in questo caso, si assume un'altra responsabilità: nel caso in cui si approvi oggi un provvedimento che in futuro, verrà a decadere avrà fatto un doppio errore, intanto perch sarebbe andata all'approvazione di un disegno di legge che personalmente non condivido, ma in secondo luogo, perchè avrebbe portato avanti delle proposte che rischierebbero un'ondata di ricorsi. E' troppo leggero dire che fino ad ora l'interpretazione delle Regioni non è stata contestata, se ne stiamo ancora discutendo in tutta Italia! Quindi, c'è un fondamento su questo punto e ne avremmo anche il modo per venirne fuori. Collegandoci all'art. 4, spostandoci sul bilancio 1990 (ecco perchè andava discusso prima), operando opportuni spostamenti, non avremmo più avuto la necessità di imporre questi 55 miliardi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

La pregiudiziale nasce anche dall'art. 4 della legge che stabilisce: "La presente legge è dichiarata urgente, ai sensi dell'art 45 dello Statuto regionale, ed entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte".
Supponendo che oggi questa legge venga approvata, verrà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte dopo il 31 ottobre. Su questo articolo il Gruppo della Lega Nord, e credo altri Gruppi di minoranza, si appelleranno per far sì che venga annullata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

A volte si devono assumere delle responsabilità di carattere impopolare.
Condivido quanto ha detto il Presidente della Giunta. In questi giorni abbiamo lavorato molto, anzi siamo andati addirittura più in là, abbiamo interessato tutte le Commissioni, abbiamo adempiuto a degli impegni che in parte non ci erano stati richiesti, come quello di coinvolgere le altre Commissioni, mentre la referente doveva essere la I Commissione. E lo abbiamo fatto in vista di questa scadenza. Ne abbiamo parlato anche nella riunione dei Capigruppo dove si è posto il problema se discutere prima oppure dopo di fronte alla richiesta di Majorino, presentata con grande fair play; abbiamo poi visto che nel sottofondo c'era tutta un'organizzazione, che mi è parsa piuttosto antipatica e che inficia anche il corretto rapporto che riteniamo sempre importante, al di là delle posizioni politiche che ciascuno andrà ad assumere.
Se dunque la scadenza è del 31 ottobre, mi pare che non ci siano molte alternative. Qualcuno ha detto che ricorrerà. Ci sono degli organismi a livello istituzionale e costituzionale che possono mettere in sofferenza una legge se non risponde alle procedure, vuol dire che da parte di chi lo riterrà opportuno, si adirà a questi organismi. Condivido la tesi esposta dal Presidente, perchè nelle riunioni a cui ho partecipato non è mai emersa una interpretazione che ponesse il problema in termini procedurali. E' emersa qui questa interpretazione e io credo che la risposta debba essere quella di procedere nel rispetto delle decisioni che verranno prese dagli organi preposti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prendo la parola un po' alato della discussione, nella quale - devo dire - non mi sono ancora calato interamente.
Mi ha disturbato l'intervento del collega Rabellino, il quale ha minacciato di adire a qualche via giurisdizionale in ordine al provvedimento che stiamo assumendo. Allora qui mi pare che sia il caso di sottolineare che questi nostri colleghi non solo vogliono smembrare lo Stato nazionale, ma vogliono smembrare lo Stato.
Quanto ha detto il collega mi offende profondamente, anche se a destra vedo il risolino di qualcuno che l'altro giorno, rispetto ad un intervento del genere, ha detto che metteva in discussione lo Stato di diritto proprio mentre lo difendeva: evidentemente questo collega dello Stato di diritto ha delle concezioni molto personali.
Quando un Parlamento come questo che è portatore della sovranità popolare ritiene che sia corretto subornare i colleghi anticipando che comunque, il lavoro di un'assemblea sovrana verrà sottoposto, ad istanza dello stesso portatore della sovranità popolare, cioè il deputato regionale, ad una sede giurisdizionale, mi domando se questo non significhi un attentato non allo Stato nazionale che viene praticato tutti i giorni ma al senso dello Stato nel suo complesso e soprattutto alla nostra dignità di rappresentanti della sovranità popolare.
Poi ci lamentiamo, qualcuno anche sulla propria pelle, delle interferenze di altri poteri sul nostro potere. Ognuno faccia la sua parte noi facciamo le leggi, assumiamo i provvedimenti amministrativi; qui discutiamo e ci confrontiamo. La democrazia dice, non solo lo Stato, che quando la maggioranza ha deciso, ha deciso per tutti. Nelle legislature in cui queste cose si sentivano di più perchè c'era chi sparava nelle strade ricordo che tra i complimenti che una forza politica ha ricevuto dal Gruppo comunista, c'era quello di avere difeso dall'opposizione le posizioni della maggioranza in sedi esterne.
Quindi, rinunciare a svolgere il proprio ruolo, non rispettare le decisioni della maggioranza e chiedere il supporto di altri elementi dello Stato, la giurisdizione che non è né il potere legislativo, né esecutivo significa vanificare non solo lo Stato di diritto, ma la democrazia.
Ritengo che su questo sia il caso di incominciare a parlare. Che le Leghe siano soltanto la risposta alle degenerazioni del sistema politico l'abbiamo sentito adesso. Le leghe sono qualcosa che non hanno alcuna idea dello Stato e di fronte a cose di questo genere, alla non accettazione della volontà della maggioranza, che diventa volontà di tutti e non di una maggioranza, incomincio a pensare che non solo non abbiano il senso dello Stato e non hanno niente da insegnarci sul piano del senso dello Stato, ma neanche sul piano della democrazia.
Quindi alla corte che facciamo loro nel dire: "hanno ragione", dico no non hanno ragione; sono l'espressione di un ritardo culturale e politico che deve essere denunciato, combattuto, con il quale dobbiamo confrontarci senza complessi. Di fronte a dichiarazioni di quel genere c'è la dimostrazione che, almeno sul piano del concetto di democrazia e di senso dello Stato, non abbiamo niente da imparare. Questo c'entra poco con i nostri discorsi, signor Presidente, me ne rendo conto. Però, se un'assemblea perde la sua sovranità e la sua capacità di governare e decidere per tutti, dopo che maggioranza e minoranza si sono confrontate allora mi chiedo se non sia il caso che ritorni dietro la mia macchina da scrivere con i codici, perchè sono sicuro che conterei di più facendo le memorie nei ricorsi presso il TAR o presso il Commissario del Governo che non con quello che posso dire in questa sede.



PRESIDENTE

Ha ora la parola il Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo non senza un profondo imbarazzo dopo l'intervento del Consigliere Marchini, che ha spostato il centro della discussione su un argomento di tutt'altra portata e rilevanza, sottoponendo questa assemblea ad un ulteriore stress che deriverà dall'intervento a ripetizione dei Gruppi su questioni che non attengono alla materia in discussione, ma su valutazioni del tutto politiche, non istituzionali, non sul contenuto della democrazia, non sullo svolgimento dell'attività democratica che il Consigliere Marchini ha voluto introdurre.
Sono restio ad accettare lezioni sulla democrazia e su come si esercita il diritto di ciascun Consigliere in quanto rappresentante eletto dal popolo in questa assemblea e al di fuori di questa assemblea. E lo dico non soltanto perchè bisogna difendere il diritto di tutti, anche di appellarsi al Commissario di Governo e a Roma, se è il caso, ma lo dico soprattutto perchè, secondo me, attaccando in questo modo i Gruppi di minoranza si dimostra una debolezza e una incapacità di affrontare l'opposizione in modo democratico. E' un comportamento assolutamente inaccettabile da parte della stessa opposizione.
Se volete fare muro contro muro, attaccando gli altri di essere antidemocratici e soffiando il venticello del terrorismo e delle posizioni assunte in altre epoche anche in questa assemblea, io sarò dalla parte della Lega Nord, pur essendo migliaia di chilometri lontano su dieci mila questioni che mi dividono dai colleghi che mi stanno a fianco.
Continuo a dire, Consigliere Marchini e Giunta regionale, non scendete a questo livello, perchè altrimenti il confronto si trasforma in uno scontro che non avrà fine e che non avrà più regole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Il Consigliere Marchini mi ha involontariamente coinvolto in una discussione nella quale non intendevo assolutamente entrare, ma, visto che ci sono stato trascinato per la barba, ne approfitterò, anche se questo farà perdere del tempo alla discussione generale sull'ordine del giorno.
Sono lieto che il collega Marchini abbia ricordato quello che avevo detto in occasione del Consiglio passato e di cui sono attualmente convinto. In quell'occasione stavamo discutendo della eleggibilità di alcuni Consiglieri. Mi ero appellato all'esistenza di norme dello Stato di diritto attaccando alcune affermazioni fatte dal Consigliere Rossa e dallo stesso Consigliere Marchini. Ribadisco quelle posizioni e sottolineo tuttavia al collega Marchini che potrebbe essere soddisfatto se non altro dal fatto che nella relazione stenografica della seduta scorsa la mia affermazione, che si riferiva alle sue citazioni, non è riportata. Non so bene a che cosa ufficialmente si rifaccia. Mi sono letto la relazione nei giorni passati e non ho visto, se non incompletamente, questa citazione.
Colgo appunto l'occasione per affermare che mi pare che le relazioni stenografiche siano a volte tagliate non so per quali motivi tecnici, ma tuttavia non sono certamente esaurienti.
Al Consigliere Marchini voglio dire che io rispetto tutte le opinioni nel senso che rispetto le persone con facoltà di parola, rispetto i Consiglieri. Ovviamente anche il Consigliere Marchini, anche se poco fa poteva aver colto un lieve sorriso sulla mia faccia; non era certo perchè non rispettassi le sue opinioni, ma perchè pensavo, per l'appunto, che se avesse letto la relazione stenografica poteva ritenersi tranquillo, non compariva il suo nome.
Quanto al merito della questione, visto che sono stato trascinato a parlarne, direi che sarebbe opportuno che la Giunta entrasse un pochino di più nel merito del perchè, sul piano giuridico, sul piano del diritto amministrativo forse (non sono un giurista, ma penso che sia quella la disciplina da applicarsi) ritiene che non ci sia praticamente luogo a procedere rispetto ai contenuti delle affermazioni fatte dal Consigliere Grosso. Ritengo che sia una sconfitta per la Giunta il fatto che non si voglia approfondire ulteriormente questa questione. Ovviamente mi dichiaro d'accordo con quanto affermato dal Consigliere Grosso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Anna

Signor Presidente, come al solito il Consigliere Marchini ha l'abilità di farmi saltare sulla sedia. Quando il collega Ferrara diceva che era meglio se si evitava l'intervento del collega Rossa, forse, oltre che evitarlo al collega Rossa avrebbe dovuto evitarlo anche al collega Marchini. Collega Marchini, il Consigliere Zacchera ha detto le stesse cose che ha detto il Consigliere della Lega Nord e a lei ha dato fastidio quando il collega della Lega Nord ha detto di voler ricorrere agli strumenti legali ed è saltato sulla sedia, ma quando questo l'ha detto il Consigliere Zacchera la cosa non l'ha disturbata. Chi odia ama, si dice.
Quello che con i colleghi dell'opposizione stiamo cercando di fare è di offrirvi la scusa per non prendere questa decisione. Cerchiamo in tutte le maniere possibili e immaginabili di offrirvi delle scuse per non arrivare a questa votazione, che è impopolare e fatta con grande leggerezza ascoltando supinamente, come al solito, quello che Roma vi chiede. Vi dicono di fare questo e voi vi incolonnate subito come un bel gregge di pecore verso le solite riforme.
Il collega diceva prima che tutte le Regioni hanno preso queste decisioni. Vorrei sapere, il giorno 2 novembre, giorno dei morti, quanti Consigli regionali avranno applicato questa legge. Secondo me, molti Consigli regionali, non dico di quali Regioni, sicuramente attraverso non so quali cavilli legali, non voteranno. Invece, i soliti bravi piemontesi obbedienti e ordinati, lo avranno fatto.
Consigliere Marchini, c'è anche un altro problema. Il collega della Lega Nord ha parlato di Commissario governativo. Mi farebbe piacere se finalmente Roma gli desse ragione e dicesse "non applicate questa legge". A me quello che interessa è che non venga applicata la legge. Quello che interessa a tutta l'opposizione è che questo provvedimento antipopolare non vada avanti. Sicuramente ci saranno Regioni che non lo applicheranno prendendo a pretesto l'ostruzionismo delle opposizioni. Sicuramente ci accorgeremo il giorno 2 novembre, giorno dei morti, che molte Regioni non lo avranno fatto e saranno sempre i soliti delle solite Regioni che pagheranno.



PRESIDENTE

Il Consigliere Vaglio chiede la parola per fatto personale.



VAGLIO Roberto

Signor Presidente, ho preferito far parlare prima tre miei colleghi e così mi sono dato una calmata. Il Consigliere Marchini, sapendo che noi montanari abbiamo le spalle abbastanza larghe come lui, si permette di esagerare. Per non far scadere il dibattito a livello di lite da ballatoio pregherei la Presidenza di intervenire più puntualmente quando qualche Consigliere - e mi scuso di dover fare riferimento all'intervento del Consigliere Marchini - trascende nei confronti di altre forze politiche.
Probabilmente, gli è scappato.



PRESIDENTE

Interverrà la Presidenza per dire se sono state dette cose per le quali si è trasceso, oppure opinioni magari spiacevoli.



VAGLIO Roberto

Il collega Marchini ha pensato bene di darci dei ritardati culturali.
Gli è scappato.



PRESIDENTE

E' un'opinione.



VAGLIO Roberto

E' un'opinione che uno potrebbe anche portare davanti a un Pretore.



PRESIDENTE

La cultura è un livello diverso.



VAGLIO Roberto

Il ritardo è sinonimo di handicap, quindi preferirei che Marchini si desse una regolatina quando si riferisce ai colleghi, anche perchè non è mai stato oggetto di trattamenti analoghi.



PRESIDENTE

La Presidenza ha seguito con attenzione questi interventi e ritiene che si tratti di opinioni personali. Altra cosa è trascendere e offendere. Le opinioni personali possono anche essere spiacevoli, si può essere profondamente divergenti.



MARCHINI Sergio

Non accetto che i miei discorsi siano considerati opinioni personali perchè, guarda caso, dietro di loro vi è una cultura di tre secoli.



PRESIDENTE

Mi spiegherà il senso del suo intervento. E' comunque una posizione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Squillario. Ne ha facoltà.



SQUILLARIO Luigi

Sarà perchè sono di nuova nomina, ma ho la sgradevole impressione che spesso le nostre discussioni sui punti all'o.d.g. siano, più che per una contrapposizione sul merito, quasi il tentativo di impedire che si arrivi a una decisione da parte del Consiglio. Questo del resto fa comprendere nella sua ingenuità e nello stesso tempo nel suo realismo, la collega Sartoris quando dice: "noi siamo qui per impedirvi di deliberare".
Credo che questo sia un atteggiamento contrario alla democrazia e sotto questo aspetto, il richiamo del Consigliere Marchini mi trova in larga parte consenziente. Quello di discutere è certo un provvedimento delicato e impopolare, ma sia la Giunta che la maggioranza del Consiglio ritengono che esso sia assolutamente necessario per contribuire a sanare il bilancio della Regione; il che dovrebbe interessarci più di tutto.
Anche il collega Zacchera afferma che bisogna rivedere molte cose e ricercare qualche risparmio; sono d'accordo, ma, proprio perchè riteniamo che il nostro bilancio vada rivisto e risanato, credo che dobbiamo esaminare il merito del provvedimento.
E' però contrario al sistema democratico il portare oltre un certo livello il confronto per quanto riguarda gli aspetti procedurali.
Il collega Grosso ha proposto una questione pregiudiziale e ha chiesto una decisione in proposito. La Giunta ha espresso il suo parere dicendo che il termine del 31 ottobre è perentorio e che si possa e si debba deliberare entro tale limite. Sono d'accordo con tale interpretazione perchè la parola "disporre" non vuol dire che la legge debba entrare in vigore da quel momento, n Presidente della Giunta, che non è un logorroico, ha esposto evidentemente suffragato da pareri degli esperti, i motivi dell'opinione della Giunta, e tanto basta. Dopodiché entreremo nel merito, sul quale ciascuno dirà quanto riterrà giusto. Infine si dovrà deliberare.
Decideranno poi gli elettori se questo provvedimento è nell'interesse generale della Regione o no. Giustamente dice il collega Marchini che i Consiglieri regionali debbono dire tutto quello che pensano in questa sede ma non possono qui preannunciare azioni di carattere diverso per bloccare la scelta: la Giunta ha diritto di procedere e di avere un voto anche sul merito, non solo sulla procedura.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Gissara. Ne ha facoltà.



GISSARA Margherita

Sono scandalizzata che su un provvedimento di tale importanza si stiano facendo casuali sul testo, sulla parola..., sono tutte cose che ci fanno perdere moltissimo tempo. Invece di trovare il modo migliore per portare avanti questo discorso, si sta attaccando un Consigliere, si sta perdendo di vista il tema principale di questo ordine del giorno, che dovrebbe essere trattato da uomini politici che devono essere capaci a portare parole qui e non solamente intenzioni su questo e su quell'altro. Dobbiamo andare avanti con il concetto del lavoro; mi sembra inutile parlare dei Consiglieri quando invece stiamo trattando un ordine del giorno importantissimo per il Piemonte. Sono turbata e scandalizzata di fronte a questo fatto.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Zacchera. Ne ha facoltà.



ZACCHERA Marco

Signor Presidente, quando avevo terminato il mio intervento c'era stata una pacifica dimostrazione. Sono stati sequestrati i cartellini e i documenti a determinate persone in sala; dopo due ore non sono ancora stati restituiti né i documenti, che sono all'ingresso, né i cartellini. In questo momento ci sono persone che non possono uscire dall'aula perchè sono senza documenti. Chiaramente stanno per essere schedate dalla polizia.
Chiedo al Presidente di questo consesso di intervenire affinché siano restituiti i documenti perchè mi sembra che nessuno dal pubblico stia facendo alcunché di men che lecito.



PRESIDENTE

il Consigliere questore è delegato a questo. Proceda.
Devo comunicare che i Consiglieri Monticelli, Rabellino, Cucco, Miglio Marino e Maggiorotti hanno presentato un ordine del giorno di non passaggio agli articoli, ai sensi dell'art. 79 del Regolamento.
Chiedo al primo dei firmatari, Consigliere Monticelli, se questo ordine del giorno supera l'insieme delle pregiudiziali poste dal Consigliere Grosso.



MONTICELLI Antonio

Si tratta di due oggetti diversi: il primo riguarda la pregiudiziale di cui all'art. 63, comma terzo; il secondo riguarda il non passaggio agli articoli, previsto dall'art. 79 del Regolamento, e va trattato prima dell'eventuale passaggio all'esame degli articoli.



PRESIDENTE

Quindi l'ordine del giorno va esaminato dopo il dibattito, insieme agli altri ordini del giorno pervenuti sullo stesso argomento.
La parola al Presidente della Giunta regionale, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Sarò molto sintetico, perchè mi pare che su questo argomento ci si debba comportare così.
L'argomento è stato esaminato in sede di Conferenza Stato-Regioni. Il presidente della Conferenza Stato-Regioni ha chiesto al Governo se era possibile prorogare la scadenza. Ci è stato detto esplicitamente che la scadenza del giorno 31 è per l'approvazione da parte dei Consigli regionali, e così si stanno muovendo tutti i Consigli regionali. Noi non possiamo che respingere sia la prima che la seconda pregiudiziale. Avendo la parola aggiungo che non abbiamo bisogno di essere aiutati a non commettere degli errori. Noi abbiamo il dovere di governare e, se abbiamo proposto questo disegno di legge, l'abbiamo fatto nella convinzione di compiere un adempimento, anche antipatico e doloroso, ma necessario.



(Nei banchi della tribuna un gruppo di manifestanti espone uno striscione di protesta contro l'aumento delle tasse)



PRESIDENTE

Cerchiamo di non trasformare questo Consiglio in logiche rissose.
Pregherei il pubblico di abbassare, senza tensioni, quello striscione.
Il Consiglio regionale non ha bisogno di questo livello.
Il Consigliere Grosso ha posto una pregiudiziale di merito e una pregiudiziale di legittimità costituzionale. L'art. 63 del Regolamento terzo comma, prevede che entrambe le pregiudiziali debbano essere poste ai voti con due votazioni separate.
Pongo pertanto in votazione la pregiudiziale di legittimità costituzionale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La pregiudiziale di legittimità costituzionale è respinta con 21 voti favorevoli e 25 contrari.
Pongo in votazione la pregiudiziale di merito.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La pregiudiziale di merito è respinta con 21 voti favorevoli e 26 contrari.
Passiamo pertanto al dibattito sul progetto di legge n. 31.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Marengo. Ne ha facoltà.



MARENGO Luciano

Signor Presidente, la nostra netta contrarietà ai provvedimenti che la Giunta ha proposto al Consiglio regionale era già molto chiara nella relazione di minoranza svolta dal Capogruppo comunista Monticelli. Vorrei ribadirla in questo, confortato anche dalle opinioni di diverse organizzazioni sociali, mi riferisco alle organizzazioni dei lavoratori e ad altre organizzazioni sociali. Sono stupito che la collega Gissara nel suo intervento abbia disprezzato chi ha portato qui opinioni ed intenzioni e non abbia invece parlato di coloro che ci confortano nel respingere questi provvedimenti, e cioè l'imponente manifestazione dei 500 mila pensionati di sabato a Roma che hanno manifestato proprio contro questi provvedimenti. Quindi, confortati dalle iniziative delle organizzazioni sociali e dei pensionati, noi ribadiamo la nostra netta contrarietà per diversi motivi.
Nel nostro Paese siamo ormai ad un livello di dissesto della finanza pubblica, che ha fatto arrivare lo Stato ad un punto pericoloso di collasso e che abbisogna di interventi di fondo se vuole essere risolto: ha bisogno di una riforma fiscale basata sull'equità del prelievo e della re distribuzione delle risorse e sulla lotta all'evasione: ha bisogno di intervenire sul funzionamento della pubblica amministrazione. In una seduta passata abbiamo discusso della FIAT e dei problemi della qualità. Credo sia un problema di qualità anche per quanto riguarda la pubblica amministrazione e il funzionamento dello Stato rispetto ai quali una assemblea istituzionale come quella della Regione deve intervenire. Abbiamo bisogno di eliminare gli sprechi. Alcune ricerche commissionate dal Ministero della Sanità su venti UU.SS.SS.LL. hanno stabilito che solo attraverso una diversa gestione dei bilanci sarebbe possibile risparmiare 5.000 miliardi. Questo è un esempio di come è possibile eliminare degli sprechi nella spesa pubblica. Dobbiamo modificare certi meccanismi perversi. Questo non lo diciamo soltanto noi. Circa due settimane fa il Direttore generale del Ministero del Tesoro, il dott. Sarcinelli, ha detto che se lo Stato volesse risolvere il deficit della finanza pubblica non dovrebbe più emettere i Buoni del Tesoro, sottolineando come la situazione della finanza pubblica abbisogni di interventi radicali e strutturali.
Scelte come quelle deliberate dal Governo con la legge n. 158 lasciano inalterata la situazione. E le Regioni sbagliano profondamente. Sbaglia la Giunta regionale piemontese ad accettare supinamente questo tipo di impostazione, non ponendosi invece i problemi di fondo che succintamente richiamavo prima.
Il secondo motivo della nostra contrarietà è che questi provvedimenti si collocano in un quadro generale confuso (la Finanziaria 1991 è ancora tutta da definire), mentre stiamo ancora subendo i riflessi deleteri della Finanziaria 1990 per quanto riguarda l'aumento delle tariffe. Questi rincari quindi si sommano a quelli già decisi a livello nazionale, che riguardano il sistema dei trasporti assunti a livello locale. Mi riferisco anche al fatto che i Comuni, dovendo approvare i loro bilanci, non conoscono ancora l'entità dei fondi a loro disposizione, proprio per la situazione confusa e l'incertezza della legge finanziaria 1991.
Terzo motivo. Proprio perchè non si interviene sulla finanza pubblica rischiamo, ma non è soltanto un rischio bensì una certezza, un aumento inflattivo, in una situazione già preoccupante in termini generali, ma che nella nostra Regione è più preoccupante a causa della crisi produttiva.
Tre settimane fa abbiamo discusso della richiesta di messa in cassa integrazione da parte della FIAT, a quel momento di 35.000 lavoratori, e adesso di 70.000 lavoratori. Questa è la dimostrazione di come non fosse assolutamente ideologico parlare di crisi strutturale, non solo di crisi congiunturale. La crisi produttiva si accentua sempre di più all'Olivetti nel settore laniero; c'è la richiesta di cassa integrazione di molte piccole e medie aziende dell'indotto auto, e non solo di questo. Quindi con provvedimenti di questo genere c'è il rischio di coniugare l'accelerazione dell'inflazione alla recessione. Si colpisce il potere d'acquisto soprattutto delle classi sociali a reddito fisso, quindi i lavoratori dipendenti, con un conseguente abbassamento della domanda di consumi, con una accelerazione ulteriore della crisi economica e produttiva.
Il quarto motivo è legato all'allargamento dell'autonomia impositiva delle Regioni. Ma questa non è autonomia impositiva, questa è imposizione aggiuntiva del Governo fatta propria dalla Giunta regionale. Noi siamo per una riforma Istituzionale che dia davvero potere alle Regioni, compresa quindi l'autonomia impositiva, non siamo per lo smembramento dello Stato.
Consigliere Marchini, se non tenessimo conto che ci sono poteri diversi compreso quello dei singoli Consiglieri di intervenire attraverso un altro potere, magari a correggere illegalità che potrebbero venire da Consigli come questo, con decisioni a maggioranza, se mettessimo in discussione in questo modo i poteri, davvero potremmo parlare di smembramento non solo dello Stato, ma anche della democrazia. Noi pensiamo ad una riforma istituzionale che dia vero potere alle Regioni, anche perchè siamo convinti che non possa esserci autonomia impositiva se non c'è possibilità di controllo e di decisione sulle risorse che entrano e sul loro utilizzo in termini di ridistribuzione, di investimenti e di rispondenza ai bisogni dei cittadini.
Il trasferimento delle risorse, come avviene oggi nel rapporto Stato Regioni, vede un meccanismo perverso che penalizza il risparmio, perchè si risparmia sulla sanità e sui trasporti, l'anno successivo si hanno minori fondi in dotazione. Questo meccanismo perverso va abbattuto e modificato.
Ci deve essere un decentramento forte di poteri, di possibilità di intervento sui servizi e sulle scelte di sviluppo. Abbiamo bisogno di un'autonomia impositiva basata sul fatto che le tasse regionali sono sostitutive di quelle nazionali, perchè con l'autonomia impositiva c'è un trasferimento di possibilità di intervento su settori e servizi. Adeguarsi alle scelte del Governo vuol dire andare nella direzione opposta, perchè si accetta la non sostituzione delle tasse, si accetta il fatto che non ci sia un decentramento reale. E' un 'ipotesi che va in direzione diametralmente opposta a quella di una riforma istituzionale basata sul regionalismo.
L'atteggiamento della Giunta di adeguarsi alle scelte del Governo ricade quindi unicamente sui cittadini e premia ulteriormente l'iniquità e gli sprechi. Questa è la dimostrazione palese della incapacità di gestire la cosa pubblica in modo razionale.



PRESIDENTE

Informo che, grazie all'intervento del Consigliere questore, il problema sollevato dal Consigliere Zacchera è stato risolto.
Ha ora la parola il Consigliere Grosso.



GROSSO Carlo Federico

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei ricollegarmi, non in modo polemico ma perchè è stato posto il problema, all'intervento del Consigliere Marchini sul modulo della democrazia. Non credo che comunque in quest'aula noi siamo legittimati a votare per avventura dei provvedimenti che fossero illegittimi; la legittimità è comunque un limite del potere democratico delle assemblee elettive. Questo mi sembra un punto fondamentale e credo che il collega Marchini sia d'accordo su questo punto dal quale occorre muoversi. Quindi, anche gli interventi e le precisazioni che mettono in guardia le maggioranze in ordine a possibili effetti dirompenti delle loro decisioni e dei loro voti, esprimono un diritto e un dovere delle minoranze nell'ambito di una dialettica. In quest'ottica l'intervento del Consigliere Cucco mi è parso su quel tema preciso e puntuale.
Sulla legge che andiamo a votare il Consigliere Marengo ha già chiarito in modo preciso il nostro atteggiamento decisamente negativo e ha messo in luce alcuni aspetti di contenuto e di sostanza molto precisi, che sorgono nella nostra convinzione e nel nostro voto.
Credo che al di là degli aspetti di contenuto già evidenziati in quest'aula questo provvedimento debba essere valutato con molta perplessità e molti dubbi anche per quanto riguarda il suo significato politico giuridico. Innanzitutto sappiamo che, nell'ambito del sistema di tassazione nazionale, il sistema delle tasse, delle quali stiamo discutendo questa mattina, si pone in assoluta antitesi con il modello della tassazione proporzionale. Ed è molto grave che lo Stato, nel momento in cui ha ritenuto di attribuire alle Regioni una funzione impositiva autonoma, abbia scelto come terreno su cui le Regioni potevano intervenire proprio quello di questa tassazione, che è gravemente in contrasto con il principio della proporzionalità. Questo è già un motivo di preoccupazione.
Continua ad essere estremamente grave il fatto che lo Stato persegua questa linea ancora con la legge 14 giugno 1990, n. 158, dove all'art. 6 si prevedono ulteriori settori di imposizione autonoma delle Regioni, ma di nuovo si fa riferimento ad un sistema di tasse fisse che si discosta pertanto profondamente dalla linea portante del sistema di tassazione di una moderna Nazione ancorata sui principi della proporzionalità.
Questo ancora una volta vuol dire che lo Stato non prende in considerazione con la debita attenzione il nodo centrale della reale funzione impositiva autonoma delle Regioni nella nostra organizzazione complessiva.
Ma quello che mi sembra oltretutto grave nel provvedimento della Giunta è quanto già accennavo nel mio intervento in sede di pregiudiziale e cioè una delle specifiche motivazioni che si sono poste a fondamento di questa legge. Quando si dice espressamente che uno dei motivi per i quali si è previsto l'aumento nella misura indicata nella legge, è che questo aumento è in linea con l'indicazione sino ad ora emersa dal dibattito sull'ipotesi di riforma della finanza regionale e del recupero dell'autonomia impositiva delle Regioni.
Ebbene, il fatto che in questo testo di legge si faccia un riferimento specifico alle ragioni di un recupero di autonomia impositiva delle Regioni, ci fa ritenere che in punto di motivazioni ci sia una discrasia fra decisione presa e motivazione assunta. Probabilmente non ha una rilevanza giuridica specifica il contrasto fra motivazione e assunzione legislativa, certo che qui si tratta chiaramente di un'ipotesi che potremmo chiamare di eccesso di potere legislativo, che non può che essere censurato quanto meno sul terreno politico. Anzi, questo tipo di indicazione ci consente di sviluppare una serie di argomentazioni e di osservazioni che prendono spunto da questo provvedimento in ordine proprio all'esigenza di innestare, nel nostro sistema di organizzazione statuale, il principio della imposizione diretta delle Regioni in materia di tassazione. Questo è un principio fondamentale che è stato riconosciuto nella nostra Costituzione, che è stato ribadito quando le Regioni sono state fondate, ma che non è mai stato realizzato nel nostro Stato. Ed è stata una delle cause principali del mancato funzionamento dell'autonomia regionale. Sembra veramente strano che, nel momento in cui c'è, da parte di parecchie forze politiche nel Paese, la volontà di rilanciare l'autonomia regionale sul punto qualificante dell'autonomia impositiva, il Governo presenti, e la maggioranza parlamentare approvi, una ulteriore legge in cui il principio dell'autonomia impositiva venga profondamente vilipeso e annullato; perchè ancora una volta si riserva alle Regioni, come era già accaduto nel 1970 e come è stato ripetuto nel 1983 e successivamente ancora, esclusivamente un settore estremamente limitato di intervento autonomo sul terreno di sovrattasse fisse di tasse, la cui entità è stabilita dallo Stato. E' un modo e una forma di avvilire ancora una volta le Regioni.
Certo stupisce che una Giunta regionale, non appena gli perviene l'indicazione normativa della legge 14 giugno 1990, si affretti a determinare nei massimi gli aumenti consentiti da questa nuova legge, senza svolgere anche la più piccola riflessione sul significato politico generale che la legge e un supino adeguamento ai suoi contenuti, in ogni caso comportava.
La valutazione di questo atteggiamento della Giunta regionale certo non ci rende molto ottimisti su quello che sarà fra poco l'impegno concreto sul piano dell'attuazione della riforma degli enti locali, che dovrebbe essere uno degli oggetti principali del dibattito nelle prossime settimane o nei prossimi mesi e non ci rende molto ottimisti su quello che potrà essere l'atteggiamento della Giunta in ordine al nodo fondamentale della riforma dello Stato in senso regionale.
Siamo contrari al disegno di legge presentato dalla Giunta regionale per motivi di sostanza molto precisi già illustrati dai nostri Consiglieri e verranno illustrati successiva mente. Siamo peraltro stupiti del fatto che, da parte di una Giunta regionale, non ci sia stato nessun accenno a questo nodo politico fondamentale che emerge con evidenza dalla lettura della legge statale.
Questo è uno dei motivi per cui abbiamo assunto un atteggiamento estremamente negativo nei confronti del disegno di legge in questione ed è uno dei motivi per cui non possiamo che assumere un atteggiamento negativo ed una posizione di vivace critica nei confronti dell'atteggiamento complessivo della Giunta in ordine alla riforma dello stato regionale e su uno dei punti più importanti, quello dell'autonomia regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo per richiamare una delle motivazioni che mi spingono a dare voto contrario al provvedimento.
E' una questione che attiene all'equità dell'intervento proposto dalla Giunta regionale. La scuola liberale, alla quale mi richiamo, non soltanto dei maestri viventi come il prof. Ricossa, ma anche di quelli passati, ha sottolineato l'assoluta antidemocraticità e l'esteriorità a un sistema di tassazione effettivamente giusto di provvedimenti di questo tipo, che sono in realtà tasse aggiunte a quelle che già i cittadini pagano. Posso anche comprendere le motivazioni che portano la Giunta ad approvare di gran carriera un provvedimento di questo tipo, perchè mi rendo conto che queste sono le uniche entrate di libera disponibilità della Giunta da amministrare quest'anno. Rimane il fatto però che la Giunta, della quale fanno parte validissimi esponenti proprio di quelle forze politiche che si richiamano alla tradizione che ho citato, ricorre sempre agli stessi metodi antiliberali (non ho detto illiberali) e antidemocratici, lo intendo la democrazia come rapporto fra il cittadino e le istituzioni, fra la promessa che lo Stato mi fa, quando mi chiede i soldi delle tasse per spenderli in una certa direzione, e la sottoscrizione della promessa che io faccio. I soldi il cittadino li dà perchè devono essere spesi in un certo modo e li dà perchè gli devono essere chiesti in un certo modo. Credo che queste argomentazioni siano state completamente assenti dalla riflessione della Giunta regionale, che si avvia ad adottare un provvedimento la cui impopolarità mi sembra non sia nemmeno sostenuta da una presa di responsabilità da parte della Giunta stessa di quanto sta adottando; non soltanto dal punto di vista della riaffermazione del principio-dovere di governare, ma anche dal punto di vista del credere nelle cose che fa.
L'unico che ha parlato di responsabilità è stato il Consigliere Rossa e lo ringrazio per il richiamo che ha fatto alla necessità da parte della Giunta regionale di assumersi la responsabilità, non soltanto in ordine al diritto dovere di governare, ma anche nel merito del provvedimento stesso, lo spero che l'Assessore al bilancio, o qualche altro membro della Giunta intervenga nel merito del provvedimento, con riferimento all'utilizzo di questi fondi. E sottolineo la preoccupazione fortissima che questi fondi verranno utilizzati semplicemente per pagare i debiti delle UU.SS.SS.LL. e non per finanziare altre iniziative o interventi. Sollecito gli esponenti della maggioranza, al di fuori degli Assessori, di giustificare questa scelta con argomentazioni di merito coerenti e responsabili, non soltanto formali. Non credo in questo provvedimento, lo giudico inopportuno, quindi voterò contro ed invito tutti gli altri a fare altrettanto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non credo che questo dibattito possa essere fatto senza tenere conto del clima generale in cui viene dibattuta la politica economica e la politica finanziaria in Parlamento che sta assumendo una direzione di marcia sempre più precisa, sempre più decisa ad aggredire il deficit pubblico strutturale che menoma l'operatività del momento pubblico ai diversi livelli. Questa non è la sede per aprire questo tipo di dibattito, ma è una vecchia logica di procedere per tagli e per imposizioni aggiuntive, non lavorando invece sul raccordo tra spesa e programmi per aumentarne l'efficacia e l'efficienza. E' evidente che le ripercussioni a livello regionale ci sono, ci devono essere e chi governa deve assumere delle precise responsabilità, n collega Rossa lo ha già sottolineato nel suo intervento.
Tuttavia devo sottolineare che le risorse per operare non si recuperano solo con l'acquisizione di disponibilità fresche, ma anche con una ridefinizione dell'operatività tradizionale. A livello statale, per esempio, il finanziamento dei progetti FIO è già una chiave di lettura del modo con cui si approcciano i problemi dell'efficienza e dell'efficacia della spesa pubblica. Tuttavia, occorreva battersi più duramente - e le affermazioni dell'Assessore Gallarini e del Presidente Brizio sono andate in questa direzione - perchè ci fossero significative quote di trasferimenti, di spazi impositivi statali alle Regioni. Se non c'è questo elemento, noi ci strozziamo con le nostre mani, perchè qualsiasi impresa che debba tamponare proprie necessità di bilancio, indebitandosi per esempio per quindici esercizi futuri per operare su dei deficit presenti come tendenzialmente sono questi tipi di manovre finanziarie, è un'impresa votata al fallimento: l'anno successivo, per tamponare le falle correnti sarà costretta ad un'ulteriore imposizione fiscale aggiuntiva. E, per questa strada, la legittimazione, il ruolo della Regione sarebbe molto scarso.
In questo grande dibattito sul ruolo, sull'autonomia delle Regioni sulla crescita dell'autonomia impositiva aggiuntiva delle Regioni c'è un altro elemento, quello delle aree metropolitane, che, senza un contestuale rilancio della capacità di programmazione della Regione, segnerebbe la fine dell'operatività della Regione. Credo che attorno ad un provvedimento del genere valga la pena di sviluppare un dibattito forte, alto ed approfondito sul nostro ruolo e sulle nostre prospettive.
Dinnanzi alla progressiva menomazione dell'autonomia regionale, con i molti provvedimenti che vediamo sia perla legislazione d'emergenza sia per altri fatti, non troviamo mai dei trasferimenti significativi che comportino alleggerimento di compiti e di oneri.
Dobbiamo stare attenti, Assessore Gallarini, perchè probabilmente ci offriranno degli spazi di operatività sull'IVA, ma non sulla quota statale ma sull'incremento dell'IVA. Questa è un'altra trappola, sulla quale rischiamo di perdere in legittimazione e in capacità.
Non nego che le risorse, così faticosamente accumulate, siano utilizzate dalla Giunta nel modo più accorto. Però circola la voce (anche se questa mattina non è stata detta) che vadano a coprire la spesa corrente della formazione professionale per 33 miliardi, cioè l'incremento sulle retribuzioni dei docenti provocato dal contratto. Quindi, ci troviamo a fare un'operazione aggiuntiva su una spesa di fondo permanente della Regione, che ci costringerà ogni anno, se vogliamo avere una nuova frontiera di interventi, a trovare delle forme di incremento fiscale, se non ci sarà una forte redistribuzione dell'attuale meccanismo imponibile dello Stato. Le cifre del disavanzo sanitario che vengono scaricate alle Regioni, che ancora ieri non era certo se erano 12.000 miliardi o 16.000 miliardi, determinano interventi finanziari che stritolano le modalità di prelievo fiscale.
Inoltre verrebbe offerto alle Regioni uno spazio (anche questo da classico autogol per usare un termine calcistico) per operare prelievi aggiuntivi sulla benzina e sul metano. La Giunta opportunamente dice che sulla benzina non intende operare. Francamente, la tassa più iniqua ed ecologicamente più sbagliata è proprio quella dell'incremento sull'imposizione del metano, soprattutto su metano di uso domestico che colpisce la famiglia povera della Falchera come la famiglia benestante della Crocetta. Credo che non ci si possa incamminare su una strada di questo genere. Avrei anche problemi di coscienza dinnanzi alla mancanza di una precisa dichiarazione della Giunta su questi aspetti.
Noi dobbiamo ribadire solennemente al Governo centrale e al Parlamento che ciò che occorre non è un'imposizione aggiuntiva nemmeno sulle quote IVA, ma occorre una ridefinizione della base dell'attuale impianto fiscale dello Stato, occorre che lo Stato trasferisca alle Regioni segmenti precisi che comporteranno competenze e ovviamente riduzioni di disponibilità finanziarie per i singoli Ministeri. Vorrò poi vedere questa cosa.
Comunque, se l'ordine del giorno non ha da un lato questa precisa caratterizzazione, per cui parla dell'incremento del bollo, dinnanzi a una dura presa di posizione del Consiglio e del governo regionale, e se dall'altro lato non dice anche contestualmente che non ci vogliamo avventurare su una imposizione socialmente ingiusta ed ecologicamente discutibile come quella dell'imposizione sul metano, io non potrò aderire e mi asterrò dinnanzi al provvedimento presentato dal governo regionale. Non ce ne facciamo nulla dell'imposizione fiscale aggiuntiva. Dobbiamo vedere contestualmente trasferimenti di quote della base del prelievo fiscale dello Stato, anche per rendere credibile una politica di rilancio delle Regioni; dall'altro lato, come è stata data l'indicazione sulla non volontà di avventurarsi sulla tassazione aggiuntiva della benzina, occorre una pari dichiarazione da parte del governo regionale di non perseguire la strada della tassazione aggiuntiva del metano.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Buzio. Ne ha facoltà.



BUZIO Alberto

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, un dibattito di questa importanza non può che sollecitare tutti noi. Non solo l'eco è uscita da quest'aula, come abbiamo verificato questa mattina venendo a Torino per la presenza delle organizzazioni sindacali, ma vivissimo è l'interesse in tutto il Piemonte per il provvedimento che dovrà assumere la Regione in ordine ad una partita così conosciuta alla gente, così mal sopportata, in un momento in cui il quadro politico generale registra già notevoli elementi di malcontento e di sfiducia nelle istituzioni. Quindi, credo che nell'analisi di un provvedimento, seppure settoriale, ma che ha una grande implicazione sociale, dovremo tenere presente il quadro generale. D'altra parte registriamo che lo Stato centralizza le risorse, che la spesa pubblica è sempre più incomprensibile alla gente, che lo Stato da un lato esautora gli enti locali e i momenti di decentramento istituzionali, e dall'altro, a fronte di un prelievo sempre più massiccio che si abbatte sulla popolazione, restringe i servizi e li rende sempre più inadeguati.
Allora, prima di assumere questi provvedimenti si deve tener conto di questi fattori. Si può anche comprendere il distacco sempre crescente del cittadino dalle istituzioni, e i Consiglieri spesso registrano decisioni prese al di fuori di un dibattito, di un confronto serio e approfondito sulle questioni. Pensiamo alla legge n. 142 che vorrebbe inserire i cittadini in una partecipazione e in una gestione della cosa pubblica sempre più trasparente. E' importante che i cittadini seguano tutte le fasi che riguardano l'uso delle risorse pubbliche, ma spesso verifichiamo, a livello di Regioni e di Province, una mortificazione delle istanze della base, la quale non ha nessun potere serio e reale di intervento.
Pensiamo che 1'87% delle risorse regionali sono risorse a destinazione vincolata dello Stato, pensiamo ai Comuni che non hanno alcuna possibilità di accendere mutui, pensiamo alla situazione generalizzata di paralisi e a come l'atteggiamento generale dello Stato centrale penalizzi la partecipazione democratica. Un riferimento al quadro generale dobbiamo porcelo per capire quanto questo provvedimento sia iniquo ed odioso alla cittadinanza, e richieda una riflessione molto attenta.
L'intervento del collega Tapparo pone dei quesiti degni di considerazione. Alcune questioni emergono chiaramente. La prima questione è l'autonomia impositiva. Ho letto il testo della legge n. 158 e mi trovo lontano mille miglia dal mio concetto e da quello del mio Gruppo, che ha una sensibilità democratica progressiva, soprattutto per quello che è maturato dal dibattito negli enti locali per quanto riguarda il decentramento e l'autonomia vera degli enti. Non riesco a capire come nella relazione si possa dire che "l'aumento così disposto è in linea con le indicazioni sin ora emerse dal dibattito" - non so quale dibattito "sull'ipotesi di riforma della finanza regionale e dal recupero dell'autonomia impositiva delle Regioni". Non condivido questo aspetto della relazione, mi pare invece che il dibattito vada in tutt'altra direzione, ma non solo il dibattito all'interno delle forze della sinistra perchè è sempre più diffusa la consapevolezza che bisogna cambiare strada quindi anche la legge n. 158 è del tutto inadeguata rispetto alle richieste più generali, quelle secondo cui Regioni, Province e Comuni e l'assetto istituzionale dello Stato devono produrre quell'autonomia che tutti vogliamo perseguire, mettere in condizione la gente di poter decidere delle proprie risorse, corresponsabilizzare coloro che rappresentano le nostre popolazioni. Mi pare che lo stato del dibattito sia di livello largamente superiore a quello di oggi. Certamente, questo modo di prevedere addizionali, balzelli aggiuntivi su balzelli esistenti, rivela una finanza generale sempre più caotica, che comprime sempre più il cittadino sia dal punto di vista della pressione diretta che di quella indiretta. La stessa riforma del 1970 è stata un momento di centralizzazione; doveva essere un momento di razionalizzazione, che però è stato disatteso, perchè era in contraddizione con l'avvento delle Regioni; era una riforma fiscale che centralizzava nel momento in cui le Regioni avevano invece l'esigenza di avere poteri reali propri. Era un momento di razionalizzazione, adesso assistiamo invece al fallimento totale di quella riforma.
La pressione fiscale sul cittadino è già elevata, questa tassazione si aggiunge ad una miriade di altri balzelli intollerabili. E' urgente quindi una vera riforma fiscale all'interno della quale si inserisca il riordino e la disciplina della finanza regionale e locale.
Vi è poi una seconda questione di metodo. Questo provvedimento non si è sottratto ad una valutazione generale sul modo di lavorare delle Commissioni, che direi che è estremamente sotto tono rispetto al confronto e all'informazione. Troppo spesso certi provvedimenti sono urgenti, poi si verifica che non sono così urgenti, che c'è invece la possibilità reale di un approfondimento. Anche sul piano del metodo occorre cambiare registro.
Non solo potevano essere sentite meglio le Commissioni, ma poteva esserci un'audizione più generale delle categorie economico-sociali interessate a provvedimenti di così rilevante mole. Quindi, anche sotto questo aspetto si poteva fare di più e meglio rispetto ad un coinvolgimento generale sul dibattito.
Per entrare nel merito, come diceva giustamente il collega Tapparo nulla si è detto relativamente alla finalizzazione. La prima domanda che si pone il cittadino è: "Per quale motivo si tassa?". Nessuno ha avuto la decenza di dirlo. In Commissione si poteva dire qualcosa, sia pure magari in termini critici e poi si poteva discutere. Nella relazione si parla genericamente di "esigenze di bilancio dovute al minor trasferimento previsto dallo Stato", "è l'unico strumento di recupero", "grosse difficoltà", tutte cose abbastanza generiche. Si è dato un minimo di credibilità a questa finalizzazione quando si è detto che dei 55 miliardi 30-35 andavano a colmare il buco della formazione professionale, 12 miliardi e mezzo dovevano servire all'accensione di mutui, per un totale di 72 miliardi che servivano al Piano di sviluppo regionale, e 5 miliardi per l'informatizzazione dell'Ente.
Non entro nel merito delle singole voci, perchè il nostro Gruppo ha espresso un parere molto critico rispetto alla gestione della formazione professionale e rispetto all'informatizzazione. Vediamo non solo in Regione, ma nelle Province, nei Comuni e nelle UU.SS.SS.LL., scatoloni imballati con calcolatori che circolano da una parte all'altra. Condivido il parere del collega che mi ha preceduto quando ha detto che non emerge chiaramente una definizione certa. Nessuno di noi può dare una delega in bianco alla Giunta su una materia di così vasta importanza. Se si dice che si vuole fare qualcosa nell'ambito del Piano di sviluppo, bisogna dire in quale direzione si vogliono spendere i soldi.
Occorre riflettere maggiormente su queste cose, non si può pensare semplicemente al versante dell'entrata, ma occorre pensare di più al versante della spesa, ai risparmi che si possono realizzare, ai controlli di gestione su massicci fondi di derivazione statale, come la spesa sanitaria, anche per capire se è lo Stato o sono le Regioni ad individuare correttamente i plafond di spesa.
Mi sembra che emerga soprattutto la preoccupazione di avere delle risorse libere per fare comunque qualcosa. Non voglio fare il processo alle intenzioni, ma ritengo che la genericità della finalizzazione, più che sanare il bilancio, voglia poter disporre di risorse libere. Quindi, anche sotto questo aspetto, il provvedimento è negativo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Monticelli. Ne ha facoltà.



MONTICELLI Antonio

Se ricordo bene, nella Conferenza dei Capigruppo si era posto il problema se affrontare questo argomento al mattino oppure al pomeriggio. La Giunta ha insistito perchè si cominciasse la discussione questa mattina tralasciando le interrogazioni e le interpellanze. Si era detto che, in ragione di questo, si sarebbe fatto un regolare intervallo tra la seduta antimeridiana e quella pomeridiana, n Consigliere Marchini, in particolare su questo punto si era impegnato.



PRESIDENTE

Ricorderà anche, Consigliere Monticelli, che io avevo comunque fatto questo tipo di valutazione.
Considerata quindi la richiesta del Consiglio, possiamo procedere, come abbiamo fatto altre volte, fino alle ore 13,30, dopodiché verranno interrotti i lavori.
Ha ora la parola il Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il progetto di legge regionale n. 31: "Provvedimenti in materia di tasse sulle concessioni regionali" così come è formulato trova il mio Gruppo profondamente contrario per diversi ordini di motivi.
La legge 14/6/1990, n. 158, era già stata pubblicata il 22 giugno, ma stranamente è rimasta lettera morta fino alla metà circa del mese di settembre quando le misure per il finanziamento della maggior spesa sanitaria, che venivano riportate nel "decretone" del 13/ 9/1990, da un lato permettevano alle Regioni di elevare proteste vibrate e di annunciare l'avvio di un contenzioso mediante il ricorso alla Corte Costituzionale ricordo l'ordine del giorno che aveva presentato la Giunta e che il Consiglio aveva approvato a larghissima maggioranza - dall'altro lato fornivano l'occasione per applicare questo provvedimento impopolare motivandolo con la necessità di ripianare il deficit pur scaricando la responsabilità di questa scelta sulla imprevidenza della programmazione statale. Questo era quanto veniva riportato all'epoca e ancora tutt'oggi dagli organi di stampa.
Nella seduta del Consiglio regionale del 18 settembre - come prima ricordavo - il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato a larga maggioranza l'ordine del giorno proposto dalla Giunta avverso al decreto legge; al punto 4) veniva evidenziata l'impraticabilità di assicurare il finanziamento delle predette situazioni, cioè il deficit della sanità attraverso il ricorso ad operazioni di indebitamento regionale collegate con le maggiori entrate che potrebbero derivare dall'applicazione dell'art.
6 della legge 158/90.
Pochi giorni dopo i giornali riportavano invece l'intenzione delle Giunte di varie Regioni, compresa la Regione Piemonte, di applicare la legge n. 158 per far fronte agli oneri dei mutui che sarebbero stati accesi per ripianare il deficit sanitario. L'Assessore Gallarini il 23 ottobre ha dichiarato in I Commissione che le maggiori entrate, dovute limitatamente alla sovrattassa sul bollo auto, avrebbero trovato impieghi diversi da quelli dichiarati dagli organi di stampa, cioè non sarebbero andati a ripianamenti del deficit sanitario. E' altrettanto vero che, mancando nel progetto di legge n. 311 a destinazione delle maggiori entrate ed in assenza della necessaria informazione, ancora oggi l'opinione pubblica è convinta che questi 55 miliardi saranno impiegati in campo sanitario non essendo al corrente circa diverse destinazioni.
La Lega Nord-Piemont è contraria a questo provvedimento perchè a nostro avviso è mancata chiarezza nelle intenzioni, chiarezza che tra l'altro dovrebbe essere linea guida di un metodo di governo, e soprattutto perchè la nebulosità dell'informazione, in questo caso specifico ma anche più in generale, spesso sottintende la volontà - mi si passi il termine - di ingannare il contribuente.
Il progetto di legge n. 31 non fa cenno alcuno, a differenza di quelli presentati da altre Regioni, alla destinazione. Quindi dobbiamo attenerci a quanto dichiarato dall'Assessore Gallarini in I Commissione e cioè che l'intenzione della Giunta sarebbe quella di investire il 70010 dei 55 miliardi a copertura dei maggiori oneri dovuti a rinnovi contrattuali sotto la voce formazione professionale e il 25% in nuovi mutui, quindi nuovi debiti al 13%,per piani di sviluppo che comunque non sono stati meglio precisati; mentre per i rimanenti 4/5 miliardi si è parlato di un reimpiego per una più ampia applicazione dell'informatica nella macchina regionale.
Questo è quanto ho annotato nel corso della riunione della I Commissione del 23 ottobre.
Con tutto il rispetto che ho per l'Assessore Gallarini, devo comunque affermare che la destinazione dichiarata verbalmente di 55 miliardi ci lascia perplessi, perchè le cifre e le percentuali precedute dai "circa" hanno la proprietà di dimezzarsi o raddoppiarsi con molta facilità proprietà che non è riconosciuta ovviamente da nessuna legge matematica, ma abbiamo purtroppo constatato da molto tempo che è diventata consuetudine in talune sedi di discussione politica.
L'idea di non finalizzare le maggiori entrate del progetto di legge per evitare le bocciature da parte del Commissario di Governo rientra sicuramente nel novero delle buone intenzioni, ma secondo noi non chiarisce le scelte politiche. In definitiva riteniamo che snaturi l'intera manovra nel suo peso piuttosto grande per il contribuente.
Per venire ora alla portata degli aumenti, in particolare quello del bollo auto, è stato detto che si è scelta la percentuale più elevata della fascia prevista dalla legge n. 158 per evitare di applicare il sovrapprezzo di 30 lire al litro sulla benzina, sovrapprezzo che dovrebbe partire con la seconda parte della manovra. Però ad una domanda venuta da più parti nessuno si è sbilanciato sul possibile aumento delle famose 50 lire a metro cubo sul gas metano per riscaldamento e non per uso industriale.
A questo punto abbiamo tutti i termini per ritenere che nel 1991 la Regione Piemonte, oltre all'aumento del 20% delle tasse di concessione e all'aumento del 20,85% del bollo dell'auto, andrà a colpire indiscriminatamente i contribuenti anche con la soprattassa sul riscaldamento, che detto per inciso, non è un genere di lusso ma una prima necessità e in Piemonte, per motivi climatici non se ne può fare a meno, e tanto meno gli anziani e le altre fasce deboli.
Mentre abbiamo rilevato che gli impieghi del bollo sono stati dichiaratamente assunti per evitare di gravare sugli automobilisti con la tassa di 30 lire al litro sulla benzina, ci preoccupa il fatto che non si assume nessuna decisione o perlomeno non si dice quali siano le intenzioni della Giunta su quell'aumento che riteniamo estremamente più penalizzante per le fasce deboli, ma anche per l'economia in generale della Regione che non le 30 lire di aumento sulla benzina.
Non siamo assolutamente d'accordo sul fatto che l'art. 4 chiuda la legge dicendo che il provvedimento è urgente e che bisogna approvarlo il più rapidamente possibile. L'art. 4 doveva specificare punto per punto come è stato fatto d'altra parte in altre Regioni, gli utilizzi delle maggiori entrate. Capisco che sarebbe stata una grave presa di posizione da parte della Giunta che avrebbe dovuto giustificarsi con coloro che vengono sottoposti alla nuova gabella a fronte di investimenti mirati. Questo era un atto dovuto, ma purtroppo è mancato.
In ultimo pervenire ad un argomento che sta diventando di moda in questi ultimi tempi, dobbiamo esprimere il nostro parere su questo tipo di tassazione che qualcuno ha definito autonomia impositiva.
Le leggi dello Stato che decretano la possibilità per la Regione di applicare una tassa sulla tassa, che concedono cioè alla Regione di rendersi immeritatamente impopolare come ente surtassatore, o se preferite come tartassatore del contribuente, vincolando l'impiego delle maggiori entrate per onorare gli impegni assunti dallo Stato, non creano sicuramente l'autonomia impositiva, ma solo la formazione di una classe più diffusa di gabellieri autorizzati.
Il centralismo ha dimostrato, proprio in questa fase, di non essere più capace di elaborare nuovi progetti forse per un difetto di fantasia.
Questa che stiamo per discutere, e mi auguro non venga approvata, mi sembra l'edizione riveduta e corretta di quella famosa imposta sulle attività professionali che, circa due anni fa, ci hanno gabellato come la panacea universale per consentire ai Comuni di sostenere le maggiori uscite (che poi erano maggiori uscite per gli stipendi dei dipendenti e per cercare disperatamente di mantenere in vita il maggior numero possibile di servizi a domanda individuale); quindi questa imposta dovrà far fronte alla riduzione dei contributi ai Comuni stessi da parte dello Stato e delle Regioni.
Accettare questa deformazione del sistema fiscale, questa informazione a dei canoni, che sono tranquillamente definibili medioevali nell'applicazione impositiva, equivale a rinunciare ad una fetta sempre più consistente della già scarsa autodeterminazione dell'Ente Regione e a scivolare verso le funzioni di un mero esecutore delle direttive centraliste. E' l'esatto contrario di quanto enuncerebbero quelli che oggi propongono questo tipo di autonomia impositiva.
Non è un mistero che la Regione abbia disposto nel quinquennio '85/'90 di 300 miliardi l'anno di spesa libera; francamente è una goccia nel mare che non consente neanche l'autonomia di programmazione, che sarebbe l'ultima funzione che la riforma degli enti locali avrebbe riservato al nostro ente.
E' per questi motivi che riteniamo la legge n. 158 un vero e proprio attentato all'istituzione stessa delle Regioni, e quindi al dettato costituzionale che le prevede. Siamo profondamente contrari allo spirito e alla norma di questo progetto di legge, e nei limiti del consentito, ci adopreremo per evitare che possa diventare legge regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Riba. Ne ha facoltà.



RIBA Lido

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, uno degli impegni che aveva assunto il Presidente Brizio nel discorso programmatico, che noi non condividemmo allora e oggi troviamo conferma al nostro scetticismo, era quello di rialzare il valore di riferimento dell'ente Regione relativamente alla sua autonomia, partendo dai criteri dell'autonomia fiscale e dal riordino dei livelli di autonomia e delle gerarchie di indipendenza tra i vari livelli di organizzazione dello Stato.
Oggi, se il Presidente Brizio mantiene la sua accettazione della operazione varata a livello nazionale, siamo di fronte ad una ulteriore umiliazione delle intenzioni personali, che certamente erano auspicate da noi dell'opposizione e certamente erano nel bisogno della Regione.
Giustamente la materia fiscale è sottratta a qualsiasi forma di referendum perchè deve realizzare degli elementi di compenetrazione tra la funzione autonoma e sovrana dello Stato e delle istituzioni e gli interessi contrapposti dei cittadini tra di loro. Ne deriva una situazione di particolare delicatezza e configurazione politica della materia che va richiamata a questo proposito. Non so se il Consigliere Marchini e quanti qui sono di scuola liberale (penso molti) abbiano consultato Sergio Ricossa sul merito di questo progetto di imposizione; se lo avessero fatto credo che li avrebbe sicuramente sconsigliati dall'utilizzare un meccanismo di questo genere che non trova nessun ancoraggio né nella scuola classica, n nella scuola di sinistra; se vuole trovare un elemento di convalida lo trova soltanto in quella che potrebbe essere definita una sovrapposizione "incasinata" e alla giornata, con cui si gestisce la materia finanziaria.
Apprezzo molto spesso il Consigliere Marchini per la completezza del suo ragionamento politico, e voglio dirgli che neanch'io voglio regalare niente alle Leghe, il cui lavoro peraltro rispetto, ma per certi versi non hanno bisogno del mio rispetto perchè hanno quello della gente. Il Consigliere Marchini sostiene che lo Stato parte da un diritto che si configura come autorità sovrana indiscutibile, che abbia o non abbia ragione, che trovi o non trovi, come in questo caso, riscontro con la più banale scuola scientifica. Ebbene, che cosa ottiene? Quello che diceva Bertold Brecht (chiedo scusa per questo riferimento) e cioè che di fronte all'autorità delle istituzioni ripetutamente imposta ai cittadini si ha la configurazione del fatto che ogni giorno il governo scioglie il popolo perchè il popolo queste cose non le vuole e non si può nemmeno difendere con il ricorso al referendum, perchè questa materia è sottratta ai referendum.
Mi rivolgo alla Giunta. Questo atto ha una sua configurazione di legittimità? Non basta dire che siamo di fronte all'emergenza. Che cosa facciamo dei 55 miliardi? Non se ne fa niente. E' già stato tutto detto da questo punto di vista.
Il collega Ferraris nella sua scarna relazione, dice che il Governo ha accolto la richiesta di autonomia impositiva nell'ambito dei documenti di programmazione economico-finanziaria, nel ribadire la tendenza a ridurre i trasferimenti alla Regione - su questo sono totalmente d'accordo "favorendo da parte delle stesse il recupero di fondi attraverso l'autonomia impositiva".
A questo proposito richiamo e sottoscrivo l'intervento di Tapparo, che mi pare abbia anche una certa dignità scientifica, perchè se l'autonomia impositiva è un fatto originale allora ne possiamo discutere con tutte le scuole di pensiero, magari facendo perdere quella comunista e facendo vincere quella liberale, che ha una sua dignità. Ma se il discorso dell'autonomia si fa soltanto aggiungendo alle imposte indirette degli elementi di integrazione noi squalifichiamo qualsiasi tipo sia di progressione sia di valore oggettivo e sia di dignità morale. Ecco dove il Governo scioglie il popolo continuamente sopraffacendolo.
Chi difende il popolo, se non noi, in questo momento? Non è scritto da nessuna parte, Assessore Gallarini, che la giustizia di un'imposta, ammesso che sia esatta quando viene applicata in prima sede a livello nazionale possa mantenere la sua equità gravata di elementi di integrazione. Tant'è vero che fu introdotta a suo tempo, solo per la pro Calabria, e adesso si generalizza.
La Regione perde sotto il profilo dell'immagine, sotto il profilo dell'autorità, sotto il profilo del credito, sotto il profilo della rappresentanza. Questo è il fatto, n collega Rossa dice "dobbiamo approvare? Ebbene, approviamo".
Tu mi devi spiegare su quale principio. Tu dici: "perchè l'ha detto lo Stato" ma lo sai quanto consenso ha lo Stato su questo? Non l'ha nemmeno da parte della maggioranza! Allora era o non era questa l'occasione per ribadire la nostra autonomia proponendo qualcosa di diverso? Cosa vuol dire: o lo fai entro il 30 ottobre o non lo fai più? Siamo di fronte a dei termini ordinativi di questa natura, ci si dà anche dei termini dell'ora e del quarto d'ora? O non era possibile fare un altro discorso? Apprezzo il lavoro che ha fatto l'Assessore Gallarini, come apprezzo quello del Presidente, ma dovete sapere che siamo in una situazione nella quale il fatto di avere scambiato delle opinioni e riconosciuto dei diritti non ha alcun valore politico se non si traduce in fatti reali, in fatti sui quali si possa decidere e si possa votare. Qualcuno per caso difende l'equità di questa imposta? Voglio sapere se nel merito è difendibile. Sul fatto di avere bisogno di cambiare sistema sono totalmente d'accordo. Ha ragione il collega Tapparo quando dice che poi ci metteranno a disposizione anche l'IVA e altre quote e noi che cosa avremo a disposizione? La possibilità di incrementarle. Siamo al colmo delle aberrazioni scientifiche che aumentano la progressione del carico personale in misura antitetica rispetto al reddito. E' vero o mi sbaglio, collega Marchini? Ma questo non è scritto da nessuna parte, né Einaudi, né Smith, né Ricossa e non citiamo gli economisti della sinistra che, per carità! potrebbero avere poca titolarità in quest'aula.
Che cosa si fa in favore dei cittadini? I Consiglieri regionali che sono venuti qui per ristabilire il prestigio della Regione dovranno dire che non potevamo fare diversamente. E vengo solo al merito di due punti che mi sembrano centrali. Uno riguarda il settore delle concessioni regionali.
Mi pare che non sfugga che si prende di mira la tassazione degli esercizi che riconducono la loro attività alla mobilità delle persone sul territorio e alla permanenza delle medesime nei territori del Piemonte. Ricordo le posizioni del collega Dardanello, che cito perchè è Presidente di un'associazione di commercianti e albergatori (e mi pare che anche il collega Zacchera lo sia da un'altra parte). Voglio capire. Questi 5 miliardi sono una insignificante questione rispetto a quello che il compagno Monticelli diceva nella sua relazione, rispetto a quello che dovrebbe essere il recupero all'interno di un risanamento dello Stato, ma che hanno l'effetto psicologico di deprimere ulteriormente lo sviluppo di quella poca iniziativa alberghiera e turistica che esiste in montagna, nei piccoli centri.
Anticipo che noi proporremo un emendamento con il quale chiediamo di esentare almeno i territori di montagna ed i Comuni al di sotto di 5.000 abitanti (tolti gli alberghi a cinque stelle). Ma questo non basta. Voglio capire se questa manovra è inserita in un progetto di sviluppo o se è inserita in un progetto che vuole prendere in modo raffazzonato, spillando prelevando, sottraendo, confiscando in modo indiscriminato perchè l'ha detto il Governo. Quanto tempo resisterà? Per quanto ripeterà questa sua politica di emergenza? L'altra parte invece riguarda le imposte del bollo auto (50 miliardi).
Ci ritorneremo in sede di proposta di emendamenti, voglio ora solo osservare il costo di una pratica di trasferimento di una automobile che attualmente si aggira sulle 300.000 lire, di cui soltanto 30.000 vanno all'agenzia, tutto il resto sono imposte. Un ulteriore aumento dell'imposta di trascrizione porterebbe ad un costo finale dell'operazione di 350/400.000. E voi sapete che è già annunciato l'aumento dell'imposta di trascrizione a carico dello Stato, n Piemonte è una delle Regioni che esporta il maggior numero di macchine usate (le nostre, per esempio, sono migliori di quelle della Liguria perchè non hanno la salsedine), quindi c'è un discreto mercato di questo prodotto che consente un minimo di economia.
Avendo la Regione svolto una discussione sulla crisi dell'auto e sulla FIAT, qualche ragione di merito su questo punto la dovrà pure affermare ma, al di là di questo, a causa del differenziale di applicazione della tassa rispetto al sud, già si registra un crollo di questo mercato. Mi risulta che i concessionari delle auto preferiscano fare uno sconto alto che ritirare l'usato, così noi registreremo un ulteriore crollo di questo mercato che si ripercuoterà su quello nuovo.
Ecco allora che non abbiamo dato nessun incremento né alla bonifica del sistema fiscale, né al rilancio o alla difesa dei settori economici qui presi in considerazione, e abbiamo fatto una operazione che in conclusione sottolinea soltanto l'impotenza, ma direi anche una pericolosa volontà di impotenza, da parte di questa Regione di fronte alla fatalità - chiamiamola così - una fatalità che ha nomi, cognomi e responsabilità politiche e personali precise, che sta colpendo il regime pubblico, all'interno del quale - torno a citare il Consigliere Marchini, perchè apprezzo i suoi interventi - la nostra reazione non deve essere quella di sciogliere il popolo, "concutendone" continuamente le aspirazioni a un sistema di equità.
Lì è legittimata la nostra funzione, ancorché sulla materia fiscale essendo sottratta ai referendum, i nostri atti possono essere del tutto definitivi e completi.



PRESIDENTE

Devo anticipare che ho ricevuto una richiesta di diversa organizzazione dei lavori da parte di alcuni Capigruppo, per cui alle ore 13,30 concluso il prossimo intervento, convocherò i Capigruppo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Staglianò. Ne ha facoltà.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, molte cose sono state già dette, molte sono condivise anche dal Gruppo dei Verdi.
Noi siamo contrari al progetto di legge n. 31 presentato dalla Giunta perchè ci troviamo di fronte ad un caso grave di trascinamento nella crisi verticale, che attraversa lo Stato italiano, anche di quelle istanze, come le Regioni, che potrebbero svolgere un ruolo di riequilibrio nella crisi che ha allontanato progressivamente le istituzioni dal popolo, come si dice con un'espressione retorica: dalla gran massa dei cittadini che non capiscono più come e perchè gli atti compiuti dalle istituzioni possano essere finalizzati al miglioramento della propria condizione.
Ci troviamo di fronte ad una vera e propria mistificazione del principio di responsabilità, ad esempio, nell'erogazione della spesa.
Occorre che la spesa sia effettuata da parte di tutte le amministrazioni con maggiore responsabilità di quanto finora non sia stato fatto da compagini governative ai vari livelli che non si sono distinte per il buon governo - avrebbe detto Einaudi. Ci troviamo di fronte ad una mistificazione, nel caso specifico di questo principio, e anche di fronte alla mistificazione del principio dell'autonomia impositiva, come è stato osservato già da altri colleghi, che non c'entra niente con la moltiplicazione dei balzelli in un quadro di confusione e di ulteriore appesantimento della pressione fiscale sempre sui medesimi strati sociali.
L'autonomia, ad esempio, potrebbe avvenire attraverso uno spostamento effettivo di quote consistenti di prelievo fiscale e non attraverso l'aggiunta di provvedimenti particolarmente odiosi e inaccettabili, come hanno già rilevato ad esempio, a proposito della tassa sul metano, il collega Tapparo, ma anche il collega Monticelli nella relazione di minoranza ed altri.
Nel merito della manovra proposta avevamo già detto nel mese di settembre che tutto sarebbe stato un briciolino più credibile se il Consiglio,la comunità piemontese, fossero stati messi di fronte a scelte di effettivo risparmio nell'amministrazione della spesa regionale, ad esempio sugli sprechi del settore sanitario. Lo abbiamo detto a settembre e qui lo ripetiamo. Tutto sarebbe stato un briciolino più credibile se le nuove tasse fossero state finalizzate a qualche servizio aggiuntivo per la nostra comunità. In altri termini, non sono queste proposte prospettate, nemmeno quelle imposte di scopo - così venivano definite - di cui le Regioni a partire dall'inizio del decennio scorso hanno discusso a più riprese.
E qui torna utile per la nostra riflessione quanto diceva, ad esempio l'ex Presidente della Regione Lombardia, Guzzetti, all'inizio degli anni '80 in uno dei tanti convegni delle autonomie locali, dell'ANCI nella fattispecie, dedicati a questo problema. "L'obiettivo strategico da perseguire - diceva Guzzetti - è quello di dare capacità impositiva alle Regioni perchè forniscano certi servizi in più oltre ad un livello uniformemente garantito dallo Stato. Questi servizi hanno un costo, i cittadini della singola Regione sono chiamati a pagarlo attraverso imposte di scopo e con la possibilità. In funzione della dimensione locale, di verificare se la spesa avviene con criteri economici in questo modo si supera l'uniformità fiscale, si combatte la deresponsabilizzazione dell'amministrazione che ha generato sperperi e disfunzione".
Non ci troviamo nemmeno di fronte a questo. Allora, dobbiamo cercare di connettere i vari livelli della nostra discussione perchè la vita della gente, la vita delle istituzioni, la vita politica non è per compartimenti stagni. In altre circostanze, di recente, abbiamo discusso, e ci ritorneremo ancora nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, su come rilanciare le Regioni a proposito della legge n. 142. Ci troviamo in altri termini in un contesto che prefigura una fase di ridisegno costituzionale e le Regioni saranno credibili se non si lasceranno trascinare dentro una crisi verticale che avvolge ormai il triste crepuscolo di questa prima Repubblica.
Noi Verdi siamo per un federalismo, anche nella fiscalità, che appunto significhi autogoverno effettivo delle nostre comunità responsabilizzazione nelle scelte e non invece nell'appesantimento nell'infierire iniquamente sempre sugli stessi strati sociali garantendo peraltro che gli sprechi si moltiplichino. Federalismo fiscale significa un intervento per ottenere, non soltanto una ripartizione diversa sulla qualità delle imposte e sui limiti quantitativi precostituiti nelle imposte, ma significa un diverso meccanismo decisionale sulla ripartizione delle risorse generali fra i diversi livelli di governo per definire un piano coerente di governo in cui vengano rese coerenti le scelte fondamentali che riguardano la vita del Paese ai suoi vari livelli istituzionali.
Mi rivolgo al Presidente Brizio, che però in questo momento è assente il banco del governo è ampiamente vacante. Penso che atti di responsabilità nella gestione amministrativa debbano essere compiuti, ma non sono quelli prospettati ed imposti dal Governo e recepiti passivamente da questa Giunta.
Sono stati annunciati numerosi emendamenti, noi daremo battaglia per ottenere che la Regione Piemonte non si incammini su una strada sbagliata per ottenere quel ridisegno complessivo delle nostre funzioni che pu riavvicinarci credibilmente alla gente. I Verdi non vogliono essere corresponsabili di questo trascinamento verso il baratro della credibilità che avvolge gran parte delle istituzioni di questo Paese.



PRESIDENTE

I lavori riprenderanno oggi pomeriggio.
Convoco immediatamente i Capigruppo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,35)



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