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Dettaglio seduta n.159 del 16/06/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Parchi e riserve - Cave e torbiere

Interrogazione n. 983 del Consigliere Marino inerente a progetto società UNICAL di attività di escavazione nella zona di salvaguardia del Parco del Bosco della Partecipanza


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 983.
Risponde l'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore regionale Con l'interrogazione in oggetto il Consigliere Marino chiede di conoscere i contenuti del progetto presentato dalla UNICAL s.r.l, relativo ad un impianto estrattivo nel Comune di Trino, all'interno della Zona di salvaguardia del Parco naturale del Bosco della Partecipanza e le valutazioni della Giunta in merito all'opportunità di autorizzare tali escavazioni.
Per quanto concerne le competenze dell'Assessorato, fermo restando che l'autorizzazione in materia di cave segue le procedure di cui alla L.R. n.
69/78, si sottolinea il fatto che il progetto tende ad utilizzare materiale di interesse estrattivo attraverso l'abbassamento del piano di campagna per una profondità media di 10 metri: è evidente che tale intervento provoca una modificazione del contesto territoriale che potrebbe contrastare con le finalità di cui all'art. 3, comma 2, della legge regionale 19 agosto 1991 n. 38, laddove si stabilisce che scopo della zona di salvaguardia del Parco della Partecipanza è quello di "raccordare paesaggisticamente e funzionalmente il territorio del Parco naturale con il territorio circostante". La valutazione che deve essere pertanto formulata è di carattere paesaggistico in conformità con il dettato della legge 8 agosto 1985, n. 431, per la quale peraltro pare doversi affermare che il progetto presentato può modificare significativamente i lineamenti paesistici dei luoghi. Assicuro che nessuna autorizzazione è stata finora rilasciata e che è previsto un approfondito sopralluogo nei prossimi giorni.
Fuori dalla lettura formale del testo, voglio dire al collega Marino che è nostra intenzione esaminare il problema con la massima attenzione e con il massimo rigore.
Per onestà, non avendo ancora effettuato un sopralluogo diretto, devo dire che personalmente non mi sento in questo momento di dare alla risposta un'interpretazione pregiudizialmente negativa e tanto meno un'interpretazione di possibilità di autorizzazione di un intervento di questo tipo. Informerò puntualmente dei passaggi il collega Marino che vedo, insieme ad altri, particolarmente attento alla vicenda.
Voglio ancora ricordare che la zona dovrebbe essere interessata da interventi finanziati con fondi derivanti dalla convenzione della Regione con Trino; fondi certamente non sufficienti a recuperare alcuni dei monumenti assolutamente eccezionali della zona, destinati a rapida rovina se non vi saranno le disponibilità per un opportuno intervento.
Vi è anche necessità di recupero di una vasta zona progressivamente abbandonata e che si presenta in modo tale da deturpare l'ambiente circostante.
Nelle zone limitrofe è in funzione da tempo una cava autorizzata: anche questo elemento non sfuggirà al momento della ponderata valutazione finale sull'argomento.
Ribadisco al collega Marino l'attenzione al problema, da parte mia molto viva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino per la replica.



PRESIDENTE

MARINO



PRESIDENTE

Ringrazio l'Assessore anche se la risposta è, per ovvi motivi, monca.
Credo non sfugga ad alcuno il particolare significato negativo dell'eventuale o possibile iniziativa di cava a ridosso del Bosco della Partecipanza che, come tutti sanno, da poco tempo ed attraverso un tortuoso percorso è diventato Parco regionale.
In attesa degli sviluppi della situazione ribadisco, per quanto mi riguarda, la totale contrarietà a iniziative del genere; inoltre associazioni ambientaliste quali la Lega Ambiente della zona ed altre hanno raccolto centinaia di firme e promosso parecchi momenti di mobilitazione. Sulla questione credo che la Regione, ed in particolare la II Commissione, saranno sentite dai promotori dell'iniziativa, i quali fra non molto depositeranno le firme raccolte.
In attesa di eventuali ulteriori avvenimenti ringrazio l'Assessore per la risposta.


Argomento:

Risposta scritta ad interrogazione


PRESIDENTE

Comunico che all'interrogazione n. 947 presentata dalla collega Bresso inerente la distribuzione di telefoni portatili, a causa della temporanea assenza della Consigliera, verrà fornita risposta scritta.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti

Interpellanza n. 956 del Consigliere Riba inerente l'accertamento delle qualità del latte


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 956 presentata dal Consigliere Riba, cui risponde l'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore regionale La normativa relativa alla disciplina della produzione di latte alimentare, emanata recentemente dal Ministero della sanità di concerto con il Ministero dell'agricoltura, innova profondamente le modalità di promozione e controllo della qualità del prodotto.
La direttiva CEE, che è stata così recepita, prevede infatti l'estensione a tutto il comparto della produzione di latte per il consumo diretto del pagamento differenziato secondo qualità, demandando la definizione dei criteri ad accordi interprofessionali.
Inoltre, sono state stabilite caratteristiche di composizione prescrizioni sanitarie e condizioni di produzione zootecnica minime, senza le quali il latte non può essere destinato alla produzione di latte alimentare. I controlli per l'autorizzazione all'immissione al consumo, a differenza di quelli relativi all'applicazione del pagamento differenziato devono essere eseguiti dai Servizi Veterinari delle UU.SS.SS.LL.: in questo caso i campioni devono essere esaminati presso un laboratorio del Servizio Sanitario Nazionale, individuato generalmente nell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale.
In Piemonte l'Istituto Zooprofilattico non dispone attualmente di un proprio laboratorio attrezzato, ma ospita nei propri locali e sotto la propria Direzione il Centro Latte dell'Associazione regionale allevatori le cui attrezzature sono state acquistate con finanziamento dell'Assessorato regionale all'agricoltura.
Per l'Assessorato regionale alla sanità, nulla osta all'ipotesi di demandare anche i controlli per l'attuazione dell'accordo interprofessionale all'Istituto Zooprofilattico Sperimentale, destinando le attrezzature disponibili all'Ente ed evitando il ricorso ad ulteriori spese per la costituzione di laboratori ufficiali altrimenti necessari a Torino e Cuneo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.
RIBA La risposta dimostra conoscenza della materia. Nelle premesse della richiesta avevo affermato ciò che mi è stato risposto, cioè che è importante l'accertamento della qualità del latte, sia ai fini del pagamento - partita di ordine commerciale - sia dal punto di vista sanitario.
Inoltre, a fronte di tutto il movimento dei diversi milioni di quintali di latte, esistono soltanto due Centri di raccolta nessuno dei quali di natura pubblica. Infatti, il Centro gestito dalle associazioni, cioè dai privati produttori di latte presso l'Istituto Zooprofilattico di Torino, è in realtà soltanto ospitato nella struttura fisica - vero, Assessore? dove svolge un lavoro limitato e sotto egida privata. (Perlomeno così ci risulta: e le lamentele sono dei produttori e non di igienisti o soggetti esterni).
A Cuneo, primaria grande area di produzione del latte, anzi direi che è la prima area di produzione, funziona invece un Centro di industriali privati (Biraghi, Locatelli, ecc.) finanziato anch'esso in parte dalla Regione.
Non ho i dati in questo momento, ma non è possibile che nessuno dei produttori abbia la possibilità di rivolgersi, nei numerosissimi casi di controversie, ad un Istituto pubblico che accerti oggettivamente la qualità del latte, rilasciandone eventualmente una certificazione. Ciò ha comportato moltissimi problemi: innanzitutto, una grande quantità di produttori riscontra pesanti difficoltà nel veder riconosciuto l'accertamento della qualità del latte.
Conosco dei dati dai quali traspaiono, per una stessa stalla, valori di carica batterica incredibilmente diversi da un giorno all'altro: da 280 a 25.000! Variazioni del genere in un periodo di tempo tanto breve sono assolutamente escluse; nel caso, perdurerebbero nel tempo. Evidentemente, i controlli non sono all'altezza "della bisogna".
Contemporaneamente, (informazioni provenienti vengono dall'Istituto Zooprofilattico), vi sono macchinari di analisi, acquistati dall'Assessorato all'agricoltura, giacenti imballati presso l'Istituto Zooprofilattico che non vengono messi a disposizione. Naturalmente l'Istituto Zooprofilattico è l'unico centro che ha la cultura e la definizione giuridica per esercitare un controllo di tipo adeguato. La richiesta sarebbe che l'Istituto Zooprofilattico sia messo in condizione nell'ambito della sua funzione non soltanto di servizio tecnico di accertamento, ma di servizio pubblico di garanzia, di esercitare i controlli e rilasciare attestati di esattezza e circostanze reali. Questo era il senso della domanda.
Non dico di essere o meno soddisfatto; c'è un dialogo su questo punto la questione è stata sollevata da molti produttori; chiederei all'Assessore di procedere oltre all'accertamento fatto per arrivare a definire un quadro in cui su tutta l'area piemontese sia possibile la lavorazione locale del prodotto (non si può portare il latte a Torino per farlo analizzare e centrifugare; in questo modo va avanti e indietro e quando ritorna è ormai un prodotto chimicamente modificato).
Occorre dunque creare questa condizione, anche gradualmente, e poi assegnare un ruolo specifico all'Istituto Zooprofilattico che gode di prestigio, di professionalità ed è rassicurante nei confronti degli allevatori.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Interrogazioni nn. 977, 981, 999 del Consigliere Cucco inerenti: l'ennesimo tentativo di suicidio in carcere; terzo suicidio in 3 mesi nel carcere di Biella; presunte violenze verificatesi nel carcere di Cuneo


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare congiuntamente le interrogazioni nn. 977, 981 e 999 presentate dal Consigliere Cucco.
Ha la parola il Presidente della Giunta regionale, Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Inizio rispondendo congiuntamente alle interrogazioni n. 977 e n. 981 risponderò in seguito alla successiva.
Pur condividendo il senso di profonda preoccupazione derivante da fenomeni gravi come suicidi e atti di autolesionismo in carcere evidenziati dalle due interrogazioni cui si risponde, si precisa - e il Consigliere Cucco lo sa - che la Regione non ha alcuna competenza specifica per intervenire in tali casi in modo diretto.
Al fine però di rendere più vivibile, e quindi meno alienante e disumana, la permanenza in carcere di quanti hanno commesso reati, la Giunta regionale è concretamente impegnata a fornire, all'interno delle strutture penitenziarie piemontesi, tutta una serie di occasioni culturali ricreative, sportive, di formazione professionale e di avvio al lavoro, sia a favore di detenuti tossicodipendenti sia a favore dell'intera popolazione detenuta. Detti interventi sono mirati, come ovvio, per quanto possibile non solo a risolvere almeno alcuni dei problemi concernenti la fase della detenzione, ma anche a favorire un futuro reinserimento socio-lavorativo dei detenuti interessati, fornendo occasioni e strumenti di recupero delle capacità e delle potenzialità di ognuno.
E' da rilevare inoltre che il problema del sovraffollamento e della scarsa idoneità di alcune strutture rende - com'è ben evidente - oltremodo difficoltoso ogni tipo di intervento volto al recupero delle persone detenute, vanificando ogni interesse ed ogni sforzo messo in atto dalla Regione e dagli Enti locali per la realizzazione di iniziative di vario genere (culturali, ricreative, scolastico-formative, lavorative) in carcere. L'aumento della popolazione detenuta in questi ultimi mesi, a causa sia dell'entrata in vigore della nuova legge sulla droga sia di una recrudescenza della criminalità comune, non ha di certo migliorato la situazione.
Inoltre, la scarsa preparazione di buona parte del personale di polizia penitenziaria maschile e femminile non facilita certo le cose.
Fortunatamente, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha avviato di recente, chiedendo anche la collaborazione delle Regioni, cicli formativi a tema per tutto il personale, ben rendendosi conto che - a fronte dei gravosi problemi che si devono affrontare quotidianamente in carcere - solo con un personale adeguatamente preparato e motivato si pu pensare di incidere in modo proficuo.
Da ultimo, la proposta avanzata dal Consigliere Cucco di una delegazione di Consiglieri regionali che visiti le varie carceri e relazioni poi al Consiglio, non solo pare auspicabile, ma è anzi una proposta che la Conferenza dei Capigruppo potrebbe fare propria, così da dare un segno tangibile dell'impegno politico ché la Regione Piemonte ha assunto, circa 10 anni fa, con l'approvazione in Consiglio della deliberazione-quadro con cui si fissavano le "linee programma-tiche di intervento su disadattamento, devianza, criminalità" (deliberazione C.R. n.
245/10280 del 21/12/1981) per il territorio piemontese.
Per quanto riguarda l'interrogazione n. 999, i quesiti posti dal Consigliere Cucco sono essenzialmente due: 1) se i fatti riportati dagli organi di stampa su una presunta aggressione messa in atto nei confronti di due agenti di polizia penitenziaria da parte di alcuni detenuti siano effettivamente avvenuti 2) se sia vero che nel carcere di Cuneo, e più in generale negli Istituti penitenziari del Piemonte, siano state attivate apposite sezioni per soggetti tossicodipendenti e per soggetti malati di AIDS.
In merito al primo quesito, va subito ricordato che nessuna competenza specifica ha la Regione nel campo dell'ordine e della sicurezza interna agli istituti penitenziari cui si può in qualche modo riportare il fatto riferito tempo fa dagli organi di stampa e citato dal Consigliere Cucco.
Interpellati comunque in merito gli uffici del Provveditorato regionale per gli Istituti di pena del Piemonte, competente in materia, si è acquisita la notizia che è stata disposta al riguardo - così come sempre per casi analoghi - un'apposita indagine.
Quanto invece al secondo quesito, va ricordato che l'art. 95 del Testo Unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti (D.P.R.
309/90) prevede che con un decreto del Ministero di grazia e giustizia si provveda all'acquisizione di Case mandamentali ed alla loro destinazione per tossicodipendenti condannati con sentenza anche non definitiva, mentre il successivo art. 96, al IV comma, stabilisce che "il Ministro di grazia e giustizia organizza, con proprio decreto, su basi territoriali, reparti carcerari opportunamente attrezzati, provvedendo d'intesa con le competenti autorità regionali e con i centri di cui all'art. 115".
Il Ministro Martelli, pertanto, con decreto del 10 maggio 1991 ha provveduto ad istituire apposite sezioni di istituti penitenziari da destinare alla detenzione di detenuti tossicodipendenti al fine di consentire lo svolgimento di programmi terapeutici e socio-riabilitativi nonché ad acquisire - sempre al medesimo fine - alcune Case mandamentali.
Nella nostra Regione, nello specifico, a parte le opportune sezioni previste in tutte le case circondariali (art. 2 D.M, citato), sono istituite apposite sezioni di reclusione presso gli Istituti di Alessandria, Fossano e Torino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.
CUCCO Ringrazio il Presidente per aver risposto alle tre interrogazioni anche se, ormai, assai datate (febbraio). Sarò molto breve nella replica per un motivo semplice: effettivamente una parte delle questioni sollevate non sono di stretta competenza della Giunta e nemmeno della Regione in quanto tale.
Voglio però rimarcare il fatto che quanto accade nelle carceri, in particolare nelle carceri piemontesi - che in questo periodo, per esplicita ammissione del Direttore generale Amato e non soltanto della nostra parte politica, versano in una situazione di particolare gravità, dovuta al sovraffollamento di detenuti e al numero troppo basso di agenti di polizia penitenziaria ad essi adibiti - è e deve essere al centro dell'attenzione della Regione. In quale modo? Le faccio un caso specifico.
La scorsa settimana sono stato a visitare il carcere di Alessandria che dovrebbe essere un carcere nuovo, un carcere modello. Invece, tutte le carceri nuove aperte in Piemonte hanno semplicemente moltiplicato la fatica a carico degli agenti di custodia, tant'è che la percentuale di assenteismo di questo personale è una delle più alte nel settore pubblico Ad esempio, nell'Istituto di Alessandria ci sono, ad oggi, più di 40 persone in malattia su un totale di 150 agenti di polizia penitenziaria addetti al servizio; 40 su 150: è un numero che deve far riflettere.
Altro esempio: in quella struttura - ed è cosa che riguarda direttamente la Regione - da circa un mese e mezzo medicine e terapie non sono disponibili. In particolare, non sono disponibili terapie profilattiche per persone sieropositive perché la sezione delle malattie infettive dell'ospedale di Alessandria si rifiuta di ricevere detenuti con la scorta all'interno della struttura; inoltre, non sono disponibili medicine considerate "salvavita"(come l'AZT), senza le quali le persone malate non possono continuare a vivere, semplicemente perché l'Istituto non ha rinnovato la gara d'appalto con le ditte produttrici.
Queste, Presidente, sono cose che non fanno scandalo, perché non riescono nemmeno ad essere pubblicate sui giornali, ma sono cose che provocano la morte accelerata di persone che, disgraziatamente, sono già malate. Qualsiasi medico di sua conoscenza potrà dirle che non fornire alle persone sieropositive una medicina come l'AZT significa annunciargli la morte nel giro di pochi mesi, perché è l'unica sostanza oggi disponibile sul mercato che, in qualche modo, decelera il processo di impoverimento del sistema immunitario.
E' possibile che un Istituto di detenzione come quello di Alessandria non sia in grado di avere scorte di medicinali per evitare queste cose? Io parlo delle persone sieropositive, ma ci sono altre persone, per esempio malate di cancro, che non ricevono antidolorifici semplicemente perch anche in questo caso, non c'è contratto d'appalto. E come è possibile, per esempio, consentire al primario delle malattie infettive di Alessandria di rifiutarsi di sottoporre a terapia persone che arrivano dentro l'ospedale solo perché hanno la scorta? La scorta darà fastidio alla struttura ospedaliera, ma rimane il fatto che queste persone necessitano di terapia.
Continuerò a fare questo tipo di visite e questo tipo di attività; glielo annuncio, Presidente. Continuerò a presentare interrogazioni sulla materia perché a mio avviso la Regione può, in modo indiretto, intervenire su queste questioni.
Voglio ancora sollevare due tipi di questioni, che la Regione dovrebbe affrontare. L'anno scorso, come Consiglio regionale, abbiamo fatto una visita alle carceri torinesi. A mio avviso, se un gruppo di Consiglieri, non necessariamente formalizzato (non deve essere necessariamente una Commissione d'indagine) lavora sull'argomento, facendo il giro delle maggiori carceri piemontesi per rendersi conto della situazione, se ne potrebbe trarre un ottimo studio anche per la stessa Giunta. In secondo luogo, Presidente, presenterò un'interpellanza di richiesta del motivo per cui non è stata ancora firmata la convenzione con il Ministero di grazia e giustizia, che credo aspetti da due anni di essere rinnovata; senza la convenzione tutte le attività della Regione negli Istituti carcerari vengono in parte bloccate.
La seconda questione è la seguente: ieri c'è stata una manifestazione regionale a Cuneo, davanti alla Prefettura, dell'intero Corpo degli agenti di polizia penitenziaria per protestare contro la carenza di personale.
Carenza tale per cui la nuova struttura di Saluzzo non verrà aperta rimarrà invece aperta la vecchia struttura che sta in quel castello del XIII secolo che è la Castiglia, dove tutto si può fare tranne un Istituto carcerario.
Allo stesso modo si possono enumerare moltissime altre situazioni piemontesi; basta guardare quanto sta accadendo a Torino, dove gli agenti non ricevono turni di riposo da almeno tre mesi. La situazione sta diventando esplosiva, anche perché i detenuti sono in continuo aumento anche per effetto delle ultime norme sulla criminalità. L'estate è da sempre il periodo di massima crisi degli istituti carcerari. Se il Presidente volesse intervenire nei confronti del Ministero e della Direzione generale per sollecitare un esame della situazione piemontese anche da questo punto di vista, sentendo magari le ragioni dei sindacati degli agenti penitenziari, potrebbe essere un aiuto concreto.


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 1056 del Consigliere Chiezzi inerente all'istituzione del Consiglio regionale dell'Economia e del Lavoro


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 1056 del Consigliere Chiezzi.
La parola all'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore regionale Si tratta di un'interpellanza di un certo rilievo, anche perché il Consigliere Chiezzi pone alcuni quesiti in ordine all'annunciata eventuale istituzione di un Consiglio regionale dell'Economia e del Lavoro, ipotesi tutta da formalizzare ed ancora da presentare come disegno di legge della Giunta. Il nostro è quindi un predibattito - se così lo posso definire. Si tratta di un'interpellanza importante: attraverso l'eventuale iniziativa del C.R.E.L. si cerca di riunire attorno ad un tavolo soggetti e parti sociali in un momento di grande difficoltà economica per la nostra realtà regionale; penso quindi che l'argomento dovrebbe interessare l'intera rumorosa, assemblea consiliare e non solamente il Consigliere Chiezzi...
Non riscontrando attenzione da parte di alcuno, continuo a parlare all'attento Consigliere Chiezzi.
L'opportunità di creare una sede di discussione, non nuova ma in qualche modo istituzionalizzata, per un confronto sistematico e continuativo sui problemi dell'occupazione e dell'economia in Piemonte, era per la verità emersa fin dall'autunno scorso, in relazione all'aggravarsi della situazione produttiva della Regione ed è stata ripetutamente sollecitata da alcune parti sociali ed in particolare dalle Organizzazioni sindacali. A seguito dell'incontro fra le parti sociali avvenuto nel settembre '91, l'Assessorato al lavoro della Regione, d'intesa ed in collaborazione con la Presidenza della Giunta regionale, ha elaborato una prima bozza di schema di disegno di legge da sottoporre all'attenzione delle parti sociali, per coinvolgere i soggetti interessati. Ciò è avvenuto, tra l'altro, in una riunione del marzo scorso, in cui, tuttavia l'Unione industriale - componente determinante fra le parti sociali - ha assunto una posizione problematica; una positiva valutazione di massima è stata invece espressa da tutte le altre Organizzazioni sindacali e padronali e da altre parti sociali, che si sono dette disponibili ad un percorso che mirasse alla creazione di una sorta di C.R.E.L. piemontese per arrivare ad un tavolo di verifica, di analisi e di ricaduta di interventi.
La creazione di un nuovo organismo richiede attenzione e prudenza, per evitare rischi di sovrapposizione e di frammentazione, evidenziati anche dallo stesso interpellante. Per ridurre al minimo questi rischi si è cercato di fissare nello schema di disegno di legge, in modo preciso posizione e attribuzioni previste per l'eventuale nuovo organismo. Una sintesi delle politiche del lavoro e delle politiche economiche a livello regionale, la cui necessità viene evidenziata dall'interpellante, sarebbe comunque garantita dagli organi istituzionali Giunta e Consiglio.
Il nuovo organismo, in quanto sede di confronto, di valutazione e di proposta per le varie parti sociali, dovrebbe rendere la sintesi finale degli organi istituzionali più efficace, e io mi auguro più corrispondente alle aspettative del mondo economico-sociale.
Circa il rapporto fra C.R.E.L. e Osservatorio regionale del mercato del lavoro, va precisato che si tratta obiettivamente di organismi aventi posizioni, natura e funzioni diverse. L'Osservatorio regionale del mercato del lavoro è una struttura interna all'ente con funzioni di raccolta elaborazione e analisi dei dati sul mercato del lavoro.
Il C.R.E.L., viceversa, anche se strettamente collegato, sarebbe un organismo esterno all'Ente - aspetto che nella bozza di ipotesi è tutto da discutere, da approfondire, da decidere - e dalla composizione mista che vede la partecipazione delle parti sociali.
Il C.R.E.L. interverrebbe sulle problematiche generali di carattere economico-sociale e quindi con funzioni assai più ampie. Esistono dei punti di collegamento: il C.R.E.L. dovrebbe avvalersi dell'Osservatorio regionale per approfondire le problematiche sul mercato del lavoro, che peraltro rappresentano solo una parte degli interessi conoscitivi del C.R.E.L.
Il problema del rapporto fra C.R.E.L. e Commissione regionale per l'impiego, viceversa, esiste in quanto in parte opererebbero su campi analoghi.
Si può rilevare tuttavia che la Commissione regionale per l'impiego ha attribuzioni più specifiche e specialistiche in quanto si pone come organismo di consolidamento, e soprattutto di coordinamento, delle politiche del lavoro nel territorio della Regione, ricercando una applicazione della normativa in materia e favorendo un'azione degli uffici il più possibile aderente alle esigenze che si manifestano in questo campo in ambito regionale.
La costituzione del nuovo organismo comunque non comporterebbe un ridimensionamento del ruolo e della presenza della Regione nella Commissione regionale per l'impiego, che deve mantenersi su livelli elevati di impegno. Questa presenza non è alternativa rispetto all'impegno nel C.R.E.L.. Devo dire che una qualificata presenza della Regione in entrambi gli organismi sarebbe intanto la migliore garanzia del coordinamento e dell'univoca finalizzazione della loro attività.
L'ipotesi, prospettata dall'interpellante, di attivare un sistema di rapporti permanenti con le parti sociali è certamente un'alternativa possibile, ma le stesse OO.SS, hanno evidenziato l'opportunità di creare qualcosa di più e di diverso che un semplice rapporto periodico della Giunta con le parti sociali su temi specifici, peraltro necessario (che nei limiti del possibile, si è sempre ricercato).
La complessità dei problemi posti dalla profonda trasformazione in atto del sistema economico e del sistema sociale della Regione, destinata ad incidere per lungo periodo, suggerisce la necessità di un sistema di rapporti dal carattere sistematico e - vorrei dire - organico, e che quindi abbia una certa istituzionalizzazione, anche se si conviene sull'opportunità di ridurre al minimo ogni appesantimento di tipo burocratico, poiché gli oneri che una istituzionalizzazione comporta sono evidenti.
In altre parole, si ritiene che con la creazione eventuale di questo organismo - il confronto fra le parti sociali e le istituzioni è in una prospettiva che per il Piemonte si presenta complessa e difficile - possa essere attivata una sede permanente e organizzata in cui ogni componente della comunità piemontese può esprimere le proprie proposte, può effettuare le proprie valutazioni sulle diverse iniziative assunte, soprattutto in un confronto da cui le istituzioni possono trarre importanti indicazioni per la organizzazione dei propri interventi in campo economico ed in campo sociale.
A tale riguardo devo anche richiamare che in questi primi giorni di giugno le organizzazioni sindacali CGIL. CISL e UIL hanno risollecitato formalmente al Presidente della Giunta regionale e a tutti gli Assessori regionali il decollo di questa proposta. Proposta che la Giunta regionale in specifico l'Assessore al lavoro, ha avanzato trovando ampia coesione fra tutte le parti sociali, con l'unica eccezione dell'Unione Industriale che nel settembre scorso aveva dichiarato la propria disponibilità, ma che nel marzo di quest'anno ha viceversa corretto parzialmente. L'iniziativa (certamente nuova da parte di una Regione) ne ha vista sorgere, proprio in questi giorni, una analoga: su "Il Sole 24 Ore" del 23 maggio u.s, si dice che sarà costituito a Milano un Comitato per l'Economia e per il Lavoro composto dalla Regione Lombardia, dalle Associazioni imprenditoriali Assolombarda e Sindacati, e dalle Segreterie regionali sindacali, CGIL.
CISL e UIL. Inoltre, si dice che il Comitato ha lo scopo di delineare le strategie per il rilancio dell'occupazione - in questo caso - della Regione Lombardia. La stessa Federazione lombarda degli imprenditori si è riservata di aderire alla iniziativa.
In ordine all'ultimo quesito posto dal Consigliere Chiezzi (se esiste una posizione contrapposta o contraddittoria fra le dichiarazioni emerse dagli organi di informazione da parte dell'Assessore che vi parla e/o del Presidente della Giunta con altro Assessore regionale), devo dire che non esiste alcun confronto in contraddizione, ma posizioni non ancora verificate in sede di Giunta proprio perché il disegno di legge non solo non è stato ancora esaminato, ma non lo ha ancora nemmeno predisposto con atto formale di approvazione.
Nella dinamica delle situazioni questa stessa posizione - che ha registrato nel confronto di marzo valutazioni differenti, anche se la stragrande maggioranza, per non dire la quasi totalità, delle parti sociali, si è espressa positivamente - sarà oggetto di approfondimento da parte della Giunta quando il disegno di legge decollerà. Decollo che, sulla base delle cose dette, mi auguro possa essere punto di riferimento non solo di analisi e di mappa della situazione, ma anche di approfondimento delle politiche attive del lavoro che, in un momento di grande difficoltà e debolezza congiunturale e strutturale della nostra realtà regionale piemontese, devono vedere le parti sociali fare uno sforzo comune.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie Presidente. Il fatto che la Giunta regionale disponga di ampi poteri di intervento nel settore legislativo mi ha indotto - non appena venuto a conoscenza, attraverso notizie stampa, dell'intenzione di predisporre un disegno di legge per l'istituzione del Consiglio regionale dell'economia e del lavoro (C.R.E.L.) - a richiedere, con lo strumento a disposizione del Consigliere, un'interpellanza, che venisse resa una comunicazione in quest'aula. Le interpellanze - mi rivolgo soprattutto ai colleghi del Consiglio - sono uno strumento fondamentale nel rapporto tra Giunta e Consiglio, non sono assolutamente da sottovalutare, ma devono essere utilizzate tempestivamente, altrimenti la Giunta procede per proprio conto, ha rapporti con i giornali ma il Consiglio viene limitato nella sua possibilità d'influire sulla politica della Giunta in modo preventivo.
Avevo espresso nell'interpellanza perplessità e preoccupazioni sull'istituzione del nuovo organismo. E' un organismo sul quale qualche preoccupazione c'era e c'è, perché pericoli di sovrapposizione ad altri organismi esistenti - soprattutto la Commissione regionale per l'impiego sono stati ripresi dall'Assessore e forse diverse posizioni - almeno così era apparso sui giornali - esistevano all'interno della Giunta.
Ma non è questo che mi preoccupa. Mi preoccupa la logica secondo la quale, in occasione di problematiche così importanti come quelle dell'occupazione, si fa discendere la possibilità di risolvere e affrontare questi problemi dall'istituzione di nuovi organismi. Ho il dubbio che questa sia la strada giusta da seguire e temo che, a fronte d'insufficienze di governo e insufficienze di ruolo da parte di ciascuna delle parti sociali, si cerchi una scorciatoia che dovrebbe permettere a tutti di risolvere il problema. Non penso sia così.
Penso che problemi giganteschi, come quello dell'occupazione, vadano affrontati in modo che a ciascuno spetti le proprie responsabilità. Chiedo alla Giunta regionale se ritiene, nel settore dell'economia e del lavoro di aver fatto fronte a tutte le proprie responsabilità. Dall'opposizione segnalo alcune gravi carenze che caratterizzano l'azione della Giunta. Il piano regionale di sviluppo che manca insieme, altri elementi di programmazione territoriali e di settore, ad esempio il piano dei trasporti che non viene predisposto. E' una Giunta che non svolge i propri compiti.
L'Assessore ci dice: "attenzione, questa è una richiesta fatta dalle organizzazioni sindacali". Ma anche sulle organizzazioni sindacali il discorso può non essere univoco. Ritengo che in una situazione di questa difficoltà le parti sociali dovrebbero avviare una dialettica tra loro facendo fronte ai propri compiti in modo chiaro e preciso. Viceversa lo scomparire di una dialettica sociale, favorito anche da questi tavoli d'incontro e - ahimè di cogestione? - dei problemi ritengo sia nocivo sia per l'economia sia per la democrazia.
La cogestione del sistema capitalistico, il venir meno di attori autonomi di uno scontro sociale è una grave perdita per tutti. Il C.R.E.L.
così com'è stato delineato può diventare il tavolo in cui tutte le parti sociali cogestiscono insieme la crisi del sistema capitalistico. Non mi trova d'accordo tale impostazione e se le organizzazioni sindacali sono favorevoli a questa strada non condivido tale scelta. Ritengo che la Giunta debba innanzitutto fare fronte ai propri problemi di indirizzo e di governo e non lo fa, che le organizzazioni sindacali debbano prima di tutto difendere gli interessi dei lavoratori, e che gli imprenditori debbano fare il loro mestiere, se ne sono capaci.
Tavoli di questo genere, Assessore Cerchio, in cui tutti insieme ci si fa carico l'uno dei problemi dell'altro - e proprio forse per quello senza far fronte ai propri problemi e dare una risposta, ritengo siano una strada scivolosa e non produttrice né di superamento della crisi economica e del problema di produzione della ricchezza, né di costruzione di una democrazia più ricca, che dalla dialettica delle parti sociali sappia trarre un impulso per crescere nei rapporti democratici, ma anche per crescere anche a livello economico.
Credo ancora nell'utilità del conflitto sociale, quello che per anni si chiamava conflitto di classe e che, a mio parere" è un conflitto che esiste ancora. All'interno di tale conflitto di classe si mantengano i ruoli, i compiti e le prospettive e non si costruiscano degli organismi, all'interno dei quali tutti dovrebbero essere d'accordo sul da farsi. E' un'ipotesi di stampo non democratico in cui probabilmente la leva economica, e cioè i limiti e i condizionamenti dell'economia, che sono quelli più forti portati dalle imprese, saranno quelli vincenti. Le parti sociali, sia il sindacato sia la Giunta regionale temo si troveranno a rimorchio di questi interessi senza avere più la possibilità di fare le cose per cui sono nate.
La Giunta regionale governi la programmazione, i sindacati, difendano i lavoratori, gli imprenditori individuino le possibilità di sviluppo delle proprie imprese. Impasticciare tutto attorno a questo tipo di tavolo mi sembra un pericolo, senza contare il fatto che è un tavolo che probabilmente esiste già. Un tavolo aggiuntivo crea delle sovrapposizioni sulle quali l'Assessore mi sembra che qualche attenzione l'abbia avuta.
Questi sono i motivi per i quali ho apprezzato la risposta dell'Assessore. Forse siamo, non dico i soli, ma tra i pochi in quest'aula in questo momento, ad impegnarsi su questo tema importante. L'apprezzamento per l'Assessore è quello di aver risposto ad una interpellanza prima di fare la legge. Ci rivedremo, Assessore, visto che altri colleghi non hanno presentato interpellanze su questo tema, quando presenterete il disegno di legge, momento nel quale riproporrò tali considerazioni e verificherò se la sovrapposizione e l'utilità dell'organismo in questione sia in effetti l'una evitata e l'altra confermato dal disegno di legge.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 986 dei Consiglieri Rabellino, Vaglio, Bodrero inerente le discariche nell'area casalese


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 986 dei Consiglieri Rabellino, Vaglio Bodrero.
La parola al Consigliere Rabellino.
RABELLINO L'Assessore Garino ci ha inviato risposta scritta. Non siamo soddisfatti della risposta, ma non entriamo nel merito della questione anche se non riteniamo completa la risposta. Comunque ci accontentiamo della risposta scritta.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 1187 del Consigliere Marino inerente la costruzione discarica per rifiuti assimilabili agli urbani in località Ceresole d'Alba (CN) ad opera della ditta Servizi Ecologici; interrogazione n. 1194 dei Consiglieri Rabellino e Vaglio sullo stesso argomento


PRESIDENTE

Esaminiamo ora congiuntamente l'interrogazione n. 1187 presentata dal Consigliere Marino e l'interrogazione n. 1194 presentata dai Consiglieri Rabellino e Vaglio.
La parola all'Assessore Garino.
GARINO, Assessore regionale Con provvedimento n. 2223 del 17/12/87 la Giunta Provinciale di Cuneo (in virtù della delega conferita alle Province della Regione Piemonte ex art. 7 L.R. n. 18/86) aveva approvato il progetto, elaborato dalla ditta Servizi Ecologici S.p.A, per la realizzazione dei lotti 1 e 2 di una discarica di prima categoria in località Peschiere di Palermo nel Comune di Ceresole d'Alba, rilasciando nel contempo alla ditta suddetta l'autorizzazione, valida sino al 31112/91, per l'attivazione e la gestione di tale discarica.
Tale impianto, di fatto, nonostante siano trascorsi 4 anni dal rilascio del provvedimento autorizzativo, non è mai stato realizzato a causa dei ricorsi in proposito presentati dallo stesso Comune di Ceresole d'Alba, dal Centro Sportivo Ceresolese e da un gruppo di privati proprietari di fondi limitrofi, davanti al TAR Piemonte che, a suo tempo, li accolse emanando apposita sentenza di annullamento per incompetenza, dell'autorizzazione rilasciata dall'Amministrazione provinciale.
Di recente la Servizi Ecologici ha presentato (sempre all'Amministrazione provinciale) istanza di rinnovo per altri 4 anni dell'autorizzazione di cui trattasi, in quanto il Consiglio di Stato pronunciandosi sul ricorso in appello proposto dalla ditta, con le sentenze n. 837 e n. 838 del 16/10/91, ha annullato la sentenza del TAR.
riconoscendo l'assoluta legittimità del provvedimento provinciale.
Per quanto riguarda le valutazioni dell'Assessorato regionale all'ambiente, non posso che confermare quanto contenuto nel Piano regionale per l'organizzazione dei servizi di smaltimento: essendo l'impianto consortile di Alba già avviato, la realizzazione di una ulteriore discarica di prima categoria non risponde alle indicazioni programmatiche regionali.
E' ben noto però che tale discarica fu autorizzata prima dell'entrata in vigore del Piano.
Come si può vedere da quanto sopra esposto, la decisione in merito alla realizzazione della discarica è già da anni interamente passata nelle mani della Magistratura, per cui anche la proroga dell'autorizzazione si configura come atto dovuto nei confronti della ditta Servizi Ecologici, che non ha potuto procedere ai lavori a causa di esposti risultati poi non fondati.
Comunque, in data 30/12/91, il Presidente Quaglia e l'intera Giunta provinciale hanno accolto l'istanza della Servizi Ecologici (con DGR n.
3292) e concesso una proroga di 2 anni per la realizzazione della discarica. In tale deliberazione, dovendosi adeguare una vecchia autorizzazione che parlava genericamente di discarica di I categoria con le successive classificazioni tipologiche dei rifiuti e con le indicazioni del Piano regionale in materia di smaltimento RSU, si è stabilito di limitare l'autorizzazione allo stoccaggio dei rifiuti speciali assimilabili provenienti dalle industrie artigiane della Provincia di Cuneo.
Quanto agli interventi di cui si è avuta notizia da organi di stampa valutazioni ed eventuali determinazioni spettano alla Magistratura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.
MARINO La questione di questo ennesimo caso di discarica a prescindere da qualunque logica programmatoria ha un aspetto particolarmente grave per gli avvenimenti accaduti alcune settimane fa. Da questo punto di vista ringrazio l'Assessore per aver risposto non alcuni mesi dopo, ma solo alcune settimane dopo la presentazione dell'interrogazione.
I fatti avvenuti attorno alla discarica in costruzione, che personalmente avevo visitato il giorno prima che gli stessi avvenissero sono particolarmente gravi e rispetto ad essi non si può semplicemente rimandare alla Magistratura. Credo che dalle stesse parole dell'Assessore di poco fa, arrivi l'ennesima conferma che la questione dei rifiuti è oggi in una situazione di totale anarchia, nella quale prevalgono i soggetti privati che hanno più forza di pressione, più risorse economiche, più contatti politici ed anche più intraprendenza.
L'episodio di Ceresole è un episodio di intraprendenza: i lavoranti se così possiamo dire - alla discarica hanno ritenuto utile per accelerare i lavori, nonostante l'opposizione degli agricoltori che abitano a circa 200/300 metri dalla buca che si sta scavando, utilizzare una gru e "dare il giro" a due, tre automobili e un trattore, dando in questo modo una lezione agli agricoltori stessi. Non credo che questa sia questione soltanto di competenza della Magistratura; non credo che la Servizi Ecologici abbia avviato un'iniziativa del genere senza consultare qualcuno "più in su". Non si tratta di fungo nato dal nulla, ma di società assai intraprendente e nota nella realtà piemontese; non è accettabile, a mio parere, avere a che fare con soggetti privati che permettono l'utilizzo di metodi di tal genere.
Non è questione di competenza esclusiva della Magistratura, ma anche di autorità e autorevolezza politica della Regione: un soggetto che permette episodi di questo genere va in qualche modo messo da parte. Cosa aspettiamo? Che tra qualche giorno, di fronte all'ennesimo scontro, "ci scappi"qualcosa di più grave di due auto e un trattore capovolti? Aspettiamo questo per capire che la questione sta diventando sempre più pesante? Da questo punto di vista ritengo che l'Assessore dovrebbe prendere una qualche iniziativa rispetto ai responsabili della Servizi Ecologici che tutti ben conosciamo.
C'è poi la questione di merito: sono rimasto perplesso da ciò che ha detto l'Assessore: ad oggi, è probabile che quel tipo di discarica non serva più, però, siccome è stata autorizzata almeno quattro anni fa dalla Provincia di Cuneo, si fa - non essendo ancora vigente il Piano regionale dei rifiuti erano le Province a decidere in materia. Non ho parole. Ritengo che questo confermi quanto ho detto all'inizio dell'intervento: rispetto ai rifiuti, siamo in una situazione di totale anarchia; non voglio usare parole più pesanti, quali quelle che compaiono quotidianamente sui giornali, sui quali, aprendo le pagine dedicate alla cronaca del Piemonte e della Lombardia, si legge di tutto.
Credo che la Giunta debba riprendere in mano la questione dei rifiuti portando in Consiglio un nuovo Piano regionale dei rifiuti e riaprendo la discussione, in Commissione ed in aula, sulla programmazione della questione. Gli interessi dei privati devono essere subalterni all'attività di programmazione della Regione.
Quello in discussione è uno dei casi più gravi, dove la tracotanza di privati che aspirano soltanto a difendere i propri interessi economici ha a mio parere, raggiunto e superato il segno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.
VAGLIO Grazie, Presidente. Solo una piccolissima annotazione, premettendo che quanto detto dal collega Marino mi trova perfettamente d'accordo ed in sintonia. L'Assessore conosce sicuramente molto bene la situazione, a nostro parere estremamente grave.
Non voglio entrare nel merito del comportamento della Moncalieri Scavi per conto della Servizi Ecologici, più che censurabile e da portare direttamente alla Magistratura. Vorrei, però, far rilevare che con buona probabilità parte delle responsabilità su questa discarica sono del nostro Ente, perché credo che la Provincia avrebbe sicuramente receduto e non avrebbe deliberato, nel dicembre dell'anno passato, a favore di questa discarica se l'atteggiamento della Regione fosse stato fermo nell'avocare a sé la competenza unica ed esclusiva, indipendentemente dal fatto che la licenza fosse stata concessa in data anteriore all'entrata in vigore della legge attuale. Un fermo atteggiamento di questa Amministrazione avrebbe comportato sicuramente una marcia indietro da parte dell'Amministrazione provinciale di Cuneo.
Per questi motivi ritengo che, dei fatti che stanno avvenendo, in parte dobbiamo farcene carico. Invito l'Assessore, dovessero capitare situazioni analoghe (non credo, ma dovessero capitare), a non assumere assolutamente più un comportamento del genere perché di responsabilità ne abbiamo già molte, se non altro a livello morale, nei confronti della raccolta e smaltimento dei rifiuti nella nostra regione e uno in più, soprattutto di questa gravità, non rende sicuramente meriti al nostro Ente che sta già attraversando un momento molto oscuro.



PRESIDENTE

Ha chiesto nuovamente la parola l'Assessore Garino. Ne ha facoltà.
GARINO, Assessore regionale Vorrei semplicemente far notare che la Regione Piemonte non ha mai detto all'Amministrazione provinciale di Cuneo che l'autorizzazione fosse un atto dovuto; è stato il Consiglio di Stato, con sue sentenze, che ha ritenuto che l'autorizzazione andasse rilasciata.
Per quanto riguarda l'Assessorato, la frase che ho usato qui, e cioè che la discarica non risponde a requisiti di programmazione regionale, è la stessa che l'Assessorato ha inviato con fax - che potrò far avere in copia al Consigliere Vaglio - all'Amministrazione provinciale di Cuneo nel momento in cui si trattava di rinnovare o meno l'autorizzazione. La Regione nulla può fare su un'autorizzazione che, ripeto, è precedente ai compiti assegnati alle Regioni.
Per quanto riguarda il nuovo Piano regionale dei rifiuti, c'è l'impegno dell'Assessorato a portarlo alla discussione in Consiglio regionale entro breve periodo.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 6) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cattaneo, Dardanello, Gallarini Grosso e Panella


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Problemi energetici

Interpellanza n. 581 richiamata in aula dal Consigliere Bortolin ai sensi dell'art. 89, comma 9 del Regolamento consiliare, relativa alla pericolosità di una valvola tipo "Cerberus" prodotta dall'Olivetti


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 581, di cui al punto 3) dell'o.d.g.
La parola all'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore regionale Questa è la storia della valvola di una radio; chi ha già i capelli grigi come i miei, ricorderà che tutte le radio funzionavano con valvole.
Se ben ricordo, collega Bortolin, questo signore, che si chiama Alberto Lacchia, ha comperato una valvola da un rigattiere come oggetto di antiquariato; successivamente gli hanno detto trattarsi di valvola radioattiva e pericolosa, quindi da smaltire. Di qui nasce l'interpellanza che interessa giustamente l'intero Consiglio regionale del Piemonte tenendo conto che la valvola in sé non è pericolosa né radioattiva; è radioattiva solo se si rompe. E' la valvola di una radio, quelle che tutti avevamo in casa; allora, chi aveva una radio a sei valvole era un grosso proprietario! Ci troviamo, dunque, nel 1992 a dibattere il problema della valvola che questo signore non sa come smaltire; nasce un caso nazionale per il quale si è anche interpellata, in Svizzera, la ditta che l'aveva prodotta.
Secondo i dati forniti dai Servizi di igiene e sanità pubblica delle UU.SS.SS.LL. n. 47 di Biella e n. 45 di Vercelli, nonché dagli operatori della Sezione fisico-impiantistica del laboratorio di sanità pubblica dell'USSL n. 40 di Ivrea (che, come è noto è l'Unità Sanitaria a livello regionale alla quale facciamo riferimento per questo tipo di problemi), si precisa che: le caratteristiche della valvola in questione - ricordo che si tratta di valvola per apparecchi radio di vecchia fabbricazione, contenente una sorgente ionizzante, sono tali da prevedere l'applicazione del DPR 185/64 in materia di smaltimento di rifiuti radioattivi come già indicato all'interessato, sig. Alberto Lacchia, (con nota della USSL n. 47) lo smaltimento della valvola deve essere eseguito avvalendosi di ditta specializzata ed autorizzata nel settore di cui trattasi, suggerendo di contattare il centro ENEA.
Ovviamente il costo per lo smaltimento è a carico del detentore della valvola che ne è venuto in possesso 25 anni fa, in seguito ad acquisto il proprietario della valvola in oggetto può rivolgersi, per eventuali rivalse, alla ditta produttrice ovvero la ditta Cerberus Ltd (con sede a Mannendorf in Svizzera) l'Assessorato alla sanità, attraverso il competente Settore sanità pubblica, ha provveduto ad avviare indagine sia presso la ditta produttrice sia presso le UU.SS.SS.LL. per verificare e controllare la presenza di altre valvole a rischio (lavoro pressoché impossibile, anche perché oggi ad esempio, è di moda avere in casa vecchie radio come oggetto di antiquariato).
Tale evenienza, secondo quanto affermano i tecnici del Servizio di igiene e sanità pubblica di Biella, non si può escludere, ma naturalmente appare difficilmente accertabile.
Comunque, il costo dello smaltimento non è a carico né della Provincia né della Regione né dell'USSL. ma del privato proprietario di questa valvola.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.
BORTOLIN Vorrei illustrare l'interpellanza, la mia collega poi potrà replicare.
Certamente ha ragione l'Assessore nel dire che è una questione un po' particolare e che, portata in Consiglio regionale, assurge ad un'importanza che forse, di per sé, non ha. Tale questione ha però due significati, e per questa ragione ritengo sia stato giusto sottoporla al Consiglio e agli Assessori competenti: oltre a quello alla sanità anche quello all'ambiente.
Veniamo ai fatti: un cittadino, peraltro ingegnere, quindi uno che se ne intende, appassionato e per alcuni aspetti anche uno studioso di apparecchiature antiche (comprese le radio) ha acquistato, in un magazzino aperto a tutti, una valvola che successivamente ha scoperto essere radioattiva.
MACCARI, Assessore regionale L'ha comprata venticinque anni fa...
BORTOLIN Certo, però l'aveva in casa. Credo che a tutti i colleghi Consiglieri sarà capitato di vedere nelle discariche pubbliche o vicino ai cassonetti dell'immondizia o anche nelle discariche abusive, vecchie radio smaltite malamente, abbandonate.
Questo cittadino voleva disfarsi di questo prodotto, ma ha scoperto che era radioattivo; nelle indagini fatte, in particolare dall'USSL 47 l'Assessore ha la relativa documentazione perché l'abbiamo allegata all'interpellanza - questa valvola viene infatti indicata come prodotto fabbricato con materiale classificato tra i nuclidi a radiotossicità molto elevata. Questo cittadino ha voluto evitare di buttarla nel cassonetto dell'immondizia, cosa che fanno molti altri perché non esiste altra indicazione; a parole tutti vogliamo fare lo smaltimento dei rifiuti differenziato per recuperare, per evitare inquinamento, ecc., ma poi si consente - perché non c'è alcuna regola - che si smaltisca in questo modo una valvola o altro materiale radioattivo.
Questo cittadino ha però avuto la sventura , di essere un cittadino responsabile - mi consentano il Presidente e l'Assessore di sottolineare questo aspetto - e ha cercato di smaltire la valvola non nel cassonetto dell'immondizia, evitando di danneggiare la salute pubblica, ma cercando un'altra forma. Per questo motivo, si vede costretto, dopo due anni di peregrinare - peraltro l'interpellanza data 30 maggio 1991, quindi il ritardo della nostra risposta si aggiunge a quello di questi anni - a pagare il costo dello smaltimento, che ormai sarà superiore al milione, per recapitare questa valvola ad una ditta specializzata di Roma; questo, per aver voluto essere responsabile. A questo punto, direi che ha l'autorizzazione di essere irresponsabile e buttare questa valvola, come hanno fatto tanti altri, nel cassonetto dell'immondizia, in modo da chiudere l'incidente.
Gli sforzi che si compiono a tutela dell'ambiente e per educare i cittadini sono inutili, molte volte fittizi; sono solo facciate, perch nella sostanza, quando si tratta di agire concretamente, la dimostrazione e questa ne è una prova ed è il motivo per cui personalmente ho ritenuto di fare l'interpellanza - è che la responsabilità penalizza.
Questo cittadino è doppiamente penalizzato, perché se smaltisce normalmente la valvola nell'immondizia, essendo consapevole di quel fa si rende complice di un reato contro la salute pubblica; se vuole smaltirla correttamente, deve pagare circa un milione e mezzo (viste anche le spese di trasporto).
Questa è una delle tante piccole storie all'italiana che fanno sì che per recuperare un ambiente degradato e per curare le malattie che ne derivano - qui parliamo di radiotossicità, quindi non di una cosa di poco conto - bisogna spendere denaro, fatica e tante belle parole.
La sostanza, a questo punto, è che è meglio - passatemi il termine "fregarsene" della salute pubblica e agire nel modo più scorretto possibile.
La risposta data dall'Assessore non fa che confermare questa teoria; in effetti, non mi pare neanche di competenza dell'Assessore alla sanità indicare una soluzione. Per la verità, speravo in una risposta congiunta in collaborazione con altri Assessorati, perché questa è sì una questione di salute, ma soprattutto di smaltimento di rifiuti altamente tossici.
La risolviamo in questo modo: ne prendiamo atto - ne eravamo già al corrente - con profondo dispiacere.
L'Assessore ha sottolineato che si tratta di un prodotto molto vecchio il cittadino che qui è stato citato ha però reperito altre valvole analoghe in circolazione, quindi vecchio sì ma prodotto ancora presente sul nostro territorio, con i rischi ripetuti da me e dall'Assessore prima, e anche documentati con quanto si è allegato all'interpellanza.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore regionale Anzi, è un prodotto ricercato e pagato ad altissimo prezzo perch considerato antiquariato. La sanità c'entra in parte; però, andando alla sostanza - non so se sia legale o meno o se può essere considerato un atto di peculato - si potrebbe risolvere il problema aggiungendo la valvola al contenitore di uno degli ospedali che hanno una qualche forma di smaltimento di materiale radioattivo. Credo che questo non rovinerebbe l'Amministrazione pubblica e potrebbe risolvere il singolo problema.
Esiste però il problema, non di mia competenza, di comunicazione e informazione della popolazione su cos'è una valvola e su cosa bisogna fare per smaltirla; ma - ripeto - non è più problema strettamente di competenza del mio Assessorato.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.
BRESSO Sul merito della questione è già intervenuta la collega Bortolin desidero però intervenire brevissimamente sulla risposta dell'Assessore.
Come abbiamo visto in questa discussione - mi scuso di essere arrivata tardi metà e quindi di aver sentito solo parte dell'intervento dell'Assessore - la questione non è limitata ad un singolo caso.
Esisterebbe un certo numero di questo tipo di valvole in circolazione e probabilmente altri casi di materiale correntemente utilizzato in passato ma contenente sostanze tossiche, magari meno pericolose. Mi riferisco, ad esempio, ai prodotti che contengono mercurio, che possono creare tossicità.
Credo che l'Assessore - non è di sua competenza per l'aspetto smaltimento - dovrebbe trasmettere la questione all'Assessore Garino (noi eventualmente, risolleveremo la questione indirizzandola a lui); sarebbe opportuno che la Regione, con proprio atto, individuasse un punto di smaltimento, pubblicizzasse la casistica nota sia presso le autorità municipali competenti sia attraverso diffusione via stampa delle informazioni e rendesse noto un numero telefonico a cui il cittadino che ha un problema di smaltimento piccolo, ma rischioso, possa rivolgersi. Come l'Assessore, sono anch'io dell'avviso che siccome è previsto lo smaltimento dei rifiuti radioattivi dovuti ai materiali necessari per le radiografie probabilmente per piccole quantità di vecchie sostanze domestiche che ci lasciano queste eredità, si potrebbero utilizzare gli stessi cassonetti senza fare peculati, ma dando disposizioni specifiche dell'Assessorato, che a quel punto renderebbero legale la questione. Lo stesso discorso vale per tutte le sostanze di questa natura. L'Assessore dica se pensa di poter agire in questo senso come Giunta, altrimenti se dobbiamo risollevare la questione, noi interpelliamo il Presidente della Giunta, al quale spetta definire la competenza. Comunque, la Giunta stessa, essendo un organismo collegiale, può al suo interno decidere di rispondere a questa stessa interpellanza in un momento diverso. Noi riporremo la questione in termini generali, rivolgendoci all'Assessore. Veda però l'Assessore se può, per vie collegiali interne, porre questo problema, che ormai tocca molti cittadini che si trovano nella difficoltà di dover smaltire piccole quantità di sostanze, che peraltro hanno una tipologia di smaltimento ardua da definire.


Argomento: Trasporti su ferro

Interpellanza n. 1003 richiamata in aula dal Gruppo di Rifondazione comunista ai sensi dell'art. 89, comma 9, del Regolamento consiliare relativa all'Alta Velocità (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 4) all'o.d.g. relativa all'interpellanza n. 1003.
Consigliere Chiezzi, il Presidente della Giunta mi informa che sull'argomento vi sarà prossimamente una comunicazione.
CHIEZZI Prossimamente, nel corso della giornata?



PRESIDENTE

No, prossimamente nel mese di giugno. La parola al Presidente della Giunta.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Svolgeremo la comunicazione nel corso della prossima seduta; in settimana, infatti, avremo un incontro di grande rilievo con i rappresentanti delle Ferrovie, qui a Torino.
CHIEZZI Nella riunione dei Capigruppo si era deciso che ne avremmo parlato oggi.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Si era deciso che avremmo potuto o rispondere alle interrogazioni o procedere alla comunicazione. La comunicazione la stiamo predisponendo per il prossimo Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA Confido che alla comunicazione sull'Alta velocità si proceda davvero fra una settimana, e che la stessa raccolga anche la nostra ultima interpellanza, presentata qualche giorno fa proprio sulla materia.
Volevo però richiamare al Presidente del Consiglio ed al Presidente della Giunta che in questi ultimi tempi è invalsa una sorta di modifica dei comportamenti rispetto alle interrogazioni ed alle interpellanze, che rappresentano il livello primario del colloquio, del confronto, tra Consiglieri e Giunta. Questa procedura è che non basta più fare un'interpellanza od un'interrogazione; passano i mesi e non si risponde tant'è che per avere una risposta bisogna richiamarle in aula. E' ormai sistematico che tutti i martedì in cui si riunisce il Consiglio ci siano iscritte delle interpellanze e delle interrogazioni che dopo essere state sei mesi, un anno, nei cassetti della Giunta, vengono richiamate in aula.
Non vorrei che diventasse una modifica dei comportamenti. Se è un fatto eccezionale è criticabile politicamente, ma accettabile; se diventa una norma bisogna che la Presidenza del Consiglio prenda in considerazione che nella prassi sta avvenendo una modifica delle norme statutarie.



PRESIDENTE

La questione posta dal Consigliere Rivalta è questione di carattere generale nei confronti della quale vi è già l'attenzione della Presidenza del Consiglio. Per quello che riguarda, invece, il punto specifico, il Presidente ha chiesto di intervenire per decidere se svilupparlo oggi o nella prossima seduta.
La parola al Presidente della Giunta, Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Sul tema specifico del richiamo alla Giunta sui ritardi delle interpellanze stiamo compiendo un grosso sforzo per rispondere celermente.
Se consultate i dati, vedrete che in questa legislatura le risposte alle interpellanze sono state date il doppio rispetto alle legislature precedenti. La richiesta del richiamo in aula è un fatto nuovo, legato alla nuova regolamentazione approvata alla fine della passata legislatura. Il richiamo in aula è strumento di sollecito nei confronti della Giunta che cerchiamo di evitare, però di fronte al numero di interpellanze che abbiamo tutte le settimane mettiamo a disposizione venti, trenta risposte. Credo che sia il massimo possibile consentito per lo svolgimento dei lavori.
Voglio assicurare il Consigliere Rivalta che non c'è da parte nostra alcuna volontà di disattenzione nei confronti del Consiglio, ma, semmai, la volontà opposta; speriamo di dimostrarla nei comportamenti.


Argomento: Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 868 del Gruppo LNP sulla diffusione dell'accattonaggio nel Comune di Torino


PRESIDENTE

Passiamo al punto 5) dell'o.d.g. relativo alle interrogazioni richiamate in aula dal Gruppo Lega Nord Piemont ai sensi dell'art. 89 comma 9, del Regolamento consiliare. Esaminiamo l'interrogazione n. 868.
La parola al Presidente della Giunta regionale, Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Premetto che il problema non riguarda assolutamente, come competenza la Giunta regionale.
Tuttavia, per rispondere agli interroganti, sono state richieste al Comune di Torino e alla Polizia municipale di Torino delle valutazioni in ordine alla questione. Abbiamo ottenuto questa risposta: "Il fenomeno dell'accattonaggio, praticato soprattutto da minori nomadi, lasciati nei fatti di norma soli nelle vie del centro della città, non è stato sottovalutato dal Comune e dal Comando dei Vigili, che già nel settembre 1990 aveva emanato disposizioni di carattere operativo con circolare allegato n.1- circolare n. 173, che potrò consegnare - impegnando particolarmente per la repressione il Nucleo Nomadi soprattutto per gli accertamenti delle responsabilità penali ricadenti sui familiari del minore, di difficile individuazione in relazione alla sempre problematica loro reperibilità. Tale Nucleo, addetto alla vigilanza dei campi nomadi svolge la propria attività in stretto raccordo con l'Ufficio stranieri del Comune e dell'Ufficio stranieri della Questura per gli aspetti di maggiore rilevanza sotto il profilo della polizia giudiziaria. Si trasmette in allegato anche la relazione del citato Nucleo che riferisce in particolare sull'attività di tale settore con le relative considerazioni". Mi riservo di consegnare agli interroganti sia la copia di questa lettera sia i due allegati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.
RABELLINO Molto brevemente. Sarebbe interessante valutare una serie di altre questioni. Il Comune di Torino in particolare (ma lo stesso accade soprattutto nei capoluoghi di Provincia) ha speso negli anni scorsi alcuni miliardi per istituire dei campi nomadi. Campi nomadi che dovevano servire proprio per cercare di regolamentare una situazione di notevole disagio.
Sarebbe interessante verificare quale beneficio ha avuto la società da questi campi nomadi. O meglio: non dimentichiamoci che avevamo presentato questa interrogazione in occasione del decesso - per mal funzionamento di uno di questi campi nomadi - di un giovane nomade; decesso per il quale peraltro, stiamo ancora aspettando l'esito della verifica delle responsabilità. Infatti, se ben ricordo, l'incidente che causò il successivo decesso del giovane, era avvenuto proprio a causa di alcune disfunzioni delle strutture antincendio del campo nomadi. Strutture antincendio peraltro pagate dalla collettività.
Bisognerebbe verificare se anche sui campi nomadi si è creata una situazione di tutela di interessi privati, magari proprio di chi ha costituito i campi o di chi li ha ideati; in realtà, coloro che non ne hanno beneficiato sono proprio i nomadi che avrebbero dovuto usufruire di questo servizio. Non solo. Ribadisco il concetto che questi campi nomadi avrebbero dovuto servire in primo luogo a regolamentare e soprattutto a censire un fenomeno. La realtà è che il raggiungimento di questo obiettivo è al momento totalmente fallimentare.
Noi non siamo né soddisfatti né insoddisfatti della risposta, anche perché la Regione non ha grosse competenze. Rivolgo un invito alla Giunta: se la Giunta, magari nella figura dell'Assessorato all'assistenza iniziasse a discutere eventuali progetti o proposte per regolamentare l'istituzione di questi campi nomadi, secondo me sarebbe cosa opportuna e logica.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 860 del Gruppo LNP sull'elisoccorso in Piemonte


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 860 sull'elisoccorso in Piemonte richiamata in aula dal Gruppo LNP ai sensi dell'art. 89, comma 9 del Regolamento consiliare.
Risponde l'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore regionale E' importante chiarire alcuni fondamentali concetti circa la natura e le finalità di un servizio di elisoccorso, nonché la sua collocazione nel panorama nazionale e internazionale.
Sin dall'inizio degli anni'70, è stato scientificamente provato che un adeguato intervento rianimatorio, prestato sul luogo stesso dell'emergenza (incidenti, gravi malori, aggravamenti di patologie presso strutture sanitarie periferiche non dotate di rianimazione ecc.) nei primi minuti dall'insorgere dell'emergenza stessa, nel 15-20% dei casi può essere determinante per salvare una vita umana o per scongiurare le conseguenze spesso gravissime ed irreversibili, di traumi o di altre patologie ad alto rischio.
E' stato altresì dimostrato che il precoce ed efficace trattamento rianimatorio riduce in misura notevole il numero dei ricoveri e la durata delle degenze, con conseguente ulteriore risparmio di costi sociali.
Inoltre, la disponibilità di sistemi di trasporto di emergenza veloci crea le condizioni per una razionale organizzazione sanitaria avente come principale finalità la possibilità di ridurre sensibilmente la spesa sanitaria attraverso la concentrazione e il migliore utilizzo di attrezzature e specialità che hanno un altissimo costo di investimento (ad esempio Cardiochirurgia, Neurochirurgia, Centro per grandi ustionati Risonanza magnetica nucleare, TAC, ecc.).
Sulla base di tali esperienze e sulla scorta di lusinghieri e positivi risultati anche nella nostra Regione, già da anni sono stati attivati servizi di elisoccorso in altre Regioni italiane (Lombardia, Valle d'Aosta Trentino Alto Adige, Veneto, Marche, Lazio, Campania e Basilicata) con la conseguente localizzazione di basi civili di eliambulanza ad Aosta, Milano Como, Brescia, Sondrio, Bolzano, Treviso, Trento, Pieve di Cadore, Verona Parma, Ravenna, Bologna, Roma, Napoli, Potenza, Catania, Palermo Caltanisetta e altre che sono in allestimento.
Attualmente esistono nel mondo non meno di 400 servizi di elisoccorso operanti con gli stessi criteri adottati per il Piemonte e specificatamente in Germania, Svizzera, Austria, Stati Uniti, Belgio, Francia, Canada e Norvegia. L'ipotesi di dotare il Piemonte di un servizio di elisoccorso risale all'inizio del 1985, quando l'allora Assessore Bajardi, con la deliberazione n. 57-4551 del 24 gennaio 1985 affidò all'ACI-Servizio Soccorso Stradale S.p.A, l'incarico della realizzazione di un progetto per l'utilizzo degli elicotteri nell'emergenza sanitaria. Successivamente, in data 26 marzo 1985 con la deliberazione della Giunta regionale n. 13-42602 l'Assessore Bajardi incaricò l'ACI Servizio Soccorso Stradale S.p.A, di predisporre lo studio sulle condizioni localizzative e di atterrabilità degli elicotteri sanitari presso i DEA di primo livello presenti sul territorio regionale. Lo studio, predisposto in collaborazione tra ACI e gli Assessorati alla sanità e ai trasporti, fu illustrato dalla competente Commissione consiliare nella seduta del 5 novembre 1985. Per un ulteriore più approfondito esame dello stesso, la Giunta regionale, con la deliberazione n. 82-3332 dell'11 febbraio 1986, costituì una Commissione tecnico-consultiva composta da tecnici esperti nel campo della rianimazione e dell'emergenza, al fine della stesura di un progetto operativo attuabile in tempi brevi, da integrare nella normale rete dei servizi di soccorso urgente già operanti nella Regione. La Commissione tecnica-consultiva relazionò in data 9 maggio 1986 alla Commissione consiliare circa gli esiti delle necessità operative e tecniche per la realizzazione di un servizio di elisoccorso indicando alcuni punti fondamentali: - utilizzo di un numero unico telefonico sull'intero territorio regionale utilizzo di un sistema di comunicazioni radiotelefonico regionale attivazione di una centrale operativa regionale. La Commissione tecnico-consultiva durante i suoi lavori procedette a: verificare la disponibilità di soggetti pubblici alla realizzazione del servizio di elisoccorso; in particolare era stato interessato il Comando dei VV.FF., i quali dichiararono la loro momentanea indisponibilità a coprire tale servizio con l'unico elicottero in loro dotazione; i Carabinieri dichiararono la loro disponibilità a collaborare, ma non a farsi carico del servizio stesso analizzare la differenza tra i servizi di elisoccorso che potevano essere resi da piccole compagnie ed un servizio di elisoccorso reso da un unico ente.
La Commissione tecnico-consultiva indicò infine l'ACI quale soggetto che aveva i mezzi tecnici in grado di soddisfare i punti suesposti e precisamente: era ed è tuttora proprietario di un numero telefonico unico, il 116 disponeva di un sistema radio-telefonico idoneo, attivato per il soccorso stradale, dell'intero territorio regionale. Infatti la nostra è l'unica Regione che aveva su tutto il territorio un numero a 3 cifre disponeva di una centrale operativa, per il soccorso stradale, a copertura regionale.
La Commissione consiliare, nella seduta del 15 luglio 1986, formulò un giudizio positivo sui lavori della Commissione tecnico-consultiva. Con deliberazione n. 89-102116 del 19/12/ 86, la Giunta regionale, su proposta dell'allora Assessore Olivieri, istituì l'attivazione di un sistema operativo sperimentale per l'emergenza sanitaria a mezzo di eliambulanze affidando all'ACI l'organizzazione e la gestione operativa dell'elitra sporto e dei sistemi di comunicazione relativi, e la conseguente autorizzazione al trasporto.
Con tale deliberazione si attivavano in Piemonte due basi di eliambulanze ubicate presso il CTO di Torino e presso l'Ospedale Maggiore di Novara.
Successivamente, con la DGR n. 369-22987 del 2/8/88, veniva approvata l'estensione del servizio anche alle località montane con la collaborazione del Soccorso Alpino.
Infine, visti gli esiti positivi della sperimentazione, il servizio venne definitivamente attivato così com'è oggi, con la deliberazione n. 314 33904 del 19/12/89, la quale prevede, oltre alle due basi citate, anche l'istituzione delle basi situate a Borgosesia e a Savigliano.
Da questa cronistoria si evince che l'individuazione e l'affidamento del servizio di elisoccorso all'ACI e per esso all'ACI-Servizio Soccorso Stradale S.p.A, fu motivata dal fatto che era ed è l'unico ente titolare di un numero telefonico a tre cifre - il 116 - che consente ai cittadini una chiamata immediata, con un gettone, da qualunque località del territorio regionale, elemento fondamentale nei casi di urgenza.
E' opportuno precisare che l'ACI non è ente morale, ma un ente pubblico non economico. La convenzione stipulata prevede la fornitura di un servizio onnicomprensivo e che non corrisponde alla semplice messa a disposizione degli aeromobili, ma comprende l'organizzazione e la gestione globale dell'elisoccorso (personale sanitario, centrale operativa, rapporto con Croce Rossa, Croce Verde e Soccorso Alpino, manutenzione degli aeromobili assistenza in volo, piloti, ecc.).
Non è pertanto esatto parlare di forniture di ora di volo, ma piuttosto di fornitura di ora di servizio di emergenza con elicotteri, in quanto in tale ora sono compresi i costi di: organizzazione e gestione del servizio per rapporti con i vari enti preposti all'emergenza disponibilità di un equipaggio composto da pilota, personale sanitario, soccorso alpino (tecnici e unità cinofile) disponibilità di una centrale operativa 24 ore su 24, con personale formato e costantemente aggiornato disponibilità su ogni base operativa di officine aeronautiche per piccole manutenzioni alle eliambulanze disponibilità di un sistema radio-regionale e di collegamenti diretti tra le centrali operative, le Forze dell'ordine, i maggiori ospedali della Regione collegamento e coordinamento istituzionale ed operativo con tutti gli enti e associazioni di volontariato preposti all'emergenza sul territorio in quanto tutti facenti parte del Consorzio (Croce Rossa, Croce Verde Soccorso Alpino).
Nel servizio sono compresi tutti i costi di cui ai punti sopraesposti.
E' altresì necessario precisare che un servizio di così alta professionalità, affinché sia veramente efficiente e funzionale deve essere gestito secondo rigidi criteri organizzativi gestionali, oltreché in osservanza alle normative vigenti.
Nel momento in cui il binomio tempestività-qualità non è più valido, un servizio di elisoccorso non ha senso di esistere.
Il Consorzio ACI-Elisoccorso è stato costituito del 1988, avente come finalità l'organizzazione e la gestione del servizio elisoccorso; dello stesso fanno parte soggetti di natura pubblica e privata di provata competenza nei rispettivi settori. Del Consorzio fanno parte l'Associazione nazionale di pubblica assistenza, l'Associazione nazionale delle misericordie d'Italia, il Corpo nazionale di Soccorso Alpino e Speleologico, l'Elitos, la Croce Alata, l'Elialpi, l'Elisud, l'Air Tecnologies; tutto questo allo scopo di aggregare e sinergizzare operativamente, a livello nazionale, tutte le molteplici e diverse professionalità necessarie all'organizzazione di un servizio complesso multidisciplinare e ad alto contenuto sociale, professionale e tecnologico com'è l'Elisoccorso.
Dopo 18 mesi di sperimentazione, l'ACI, come già attivato in altre Regioni italiane (Emilia), ha messo a disposizione una struttura qualitativamente più avanzata - il Consorzio ACI-Elisoccorso - per effettuare il servizio elisoccorso in Piemonte.
La Regione Piemonte ha stipulato una convenzione per la gestione del servizio di elisoccorso con l'ACI e per esso con il Consorzio ACI Elisoccorso. Come tale la Regione e l'Assessorato alla sanità non ha alcun rapporto con l'Elialpi, in quanto nessun atto deliberativo lo prevede o ne fa menzione.
Per quanto attiene ai costi del servizio, tenuto conto di quanto ci ha detto circa la fornitura di un servizio onnicomprensivo, e non solo degli aeromobili, ritengo opportuno precisare - e pregherei il Consigliere Rabellino di prendere nella documentazione il foglio con le cifre totali così sarò più chiaro - che: 1 miliardo 146 milioni sono i costi di organizzazione e gestione assicurativi 802 milioni è il costo della centrale operativa e di comunicazione del sistema radio il costo totale è di lire 10 miliardi 277 milioni di cui il 64% (6 miliardi 578 milioni) relativi a costi aeronautici.
Per quanto attiene alla valutazione dei costi aeronautici, il Consorzio ha proceduto a fornire alla Regione un parere di congruità sui costi di gestione per l'eliambulanza, fornito dal Registro Aeronautico Italiano (RAI) con nota n, prot. 3420-DG del 18/9/89 (in allegato).
In Italia non esistono altri punti di riferimento: nel campo automobilistico abbiamo le tariffe ACI che dettano una normativa di comportamento per tutti; nel settore degli elicotteri - ho cercato di informarmi - ho scritto a ditte di elisoccorso di altre Nazioni per avere dei parametri.
Tale parere afferma che sono congrui i seguenti costi, riferiti ad eliambulanza del tipo A 109 MK2, e precisamente: costo ora di volo L. 1.054.000 costo ciclo operativo L. 330.000 costo fisso mensile L. 135.000.000.
Tali costi sono quelli fissati dalla convenzione con la variante del costo fisso mensile che, invece di L. 135.000.000, è di L. 128.250.000 avendo il Consorzio riconosciuto uno sconto del 5% sui costi fissi.
Per quanto attiene ai costi degli elicotteri del tipo Alouette 3, non avendo una certificazione da parte del RAI, si considera l'analisi comparata tra costi dell'elisoccorso in Piemonte ed i costi di altre Regioni per servizi sia di emergenza sanitaria sia di antincendio: Piemonte: servizio di elisoccorso elicottero Alouette 3 - costo per minuto di volo L. 30.289; Toscana: servizio antincendio elicottero Lama costo per minuti di volo anno 1991 L. 29.079 - anno 1992 L. 30.823 Bolzano: Croce Bianca-Servizio elisoccorso elicottero Alouette 3 costo al minuto di volo L. 37.127; (in allegato copia dei materiali relativi ai costi in Toscana e in Trentino).
Ulteriore confronto di analisi e valutazione può essere fatto tra il costo dell'elisoccorso piemontese con l'elisoccorso svizzero (Rega) ed alcune Compagnie ad esso collegate, e precisamente: Rega, elicottero Alouette 3, costo al minuto di volo L. 54.846 Air Zermatt, elicottero Alouette 3, costo al minuto di volo L.
33.240 Air Glacier, elicottero Alouette 3, costo al minuto di volo L.
33.240 ricordo che il costo dell'elisoccorso piemontese è di L. 30.289 al minuto (in allegato si forniscono fatture delle Compagnie di volo dalle quali dove sono stati ricavati i dati su esposti).
Da quanto sopra emerge una congruità generale sui costi che la nostra Regione sostiene per il servizio di elisoccorso.
Ritengo inoltre di aggiungere che i costi di utilizzo delle eliambulanze non possono essere paragonati a quelli degli elicotteri dei servizi antincendi boschivi, in quanto: il tipo di elicottero utilizzato per l'emergenza sanitaria (sia esso PA 109 MK2, sia esso l'Alouette 3) è di classe superiore a quello utilizzato per lo spegnimento dei boschi (Lama); il costo di acquisto di un A 109 con il kit sanitario non è lontanamente paragonabile a quello di un Lama; - i piloti utilizzati nel servizio sanitario di emergenza hanno qualificazioni superiori a quelle dei piloti impegnati nel servizio antincendio in quanto trasportano passeggeri (equipè sanitaria più paziente). In particolare, essi devono avere il brevetto per il trasporto pubblico di persone (TPP) ed il IFR (Instrumental Fly Regulation) ovvero l'autorizzazione al volo strumentale, nonché un numero di ore di volo non inferiore a 1500 nel servizio antincendio l'equipaggio è formato da un solo pilota mentre nel servizio di eliambulanze l'equipaggio è formato da quattro persone (il pilota, il medico specialista in rianimazione e due infermieri professionali) il servizio di elisoccorso di emergenza sanitaria richiede inoltre come già detto, l'attivazione di una centrale di ascolto e di organizzazione del soccorso; durante la fase di soccorso vera e propria la centrale svolge, grazie ai collegamenti radio-telefonici di cui è dotata la funzione di torre di controllo indispensabile sia al pilota sia al medico di bordo l'affiatamento operativo del personale appartenente a diverse discipline ed amministrazioni si ottiene solo con continui addestramenti non solo degli equipaggi, ma soprattutto delle strutture operative a terra ciò postula continui incontri e simulazioni di interventi con le diverse Forze dell'ordine, con le organizzazioni delle diverse Croci e del volontariato, nonché l'attivazione di campagne di informazione per rendere edotta la popolazione sulle procedure nei casi di emergenza l'elisoccorso necessita di basi operative aeronautiche autonome all'interno delle strutture ospedaliere dotate di officina per piccole avarie e manutenzione ordinarie altro dato importante da rilevare è che il servizio fornito in convenzione prevede, oltre alle quattro basi di Torino, Novara, Savigliano e Borgosesia, un quinto elicottero in stand-by per l'intervento in caso di guasto o di manutenzione delle altre eliambulanze.
In merito all'affermazione, contenuta nell'interpellanza, circa la non copertura capillare del territorio piemontese, si specifica che: le quattro basi del servizio elisoccorso in Piemonte sono state strategicamente dislocate al fine di assicurare la migliore copertura possibile del territorio.
In merito, dalla Commissione tecnico-consultiva citata sono state effettuate approfondite analisi che hanno tenuto conto di alcuni dati ed aspetti fondamentali, quali ad esempio numero dei mezzi disponibili, la peculiare orografia del territorio, i flussi turistici, le particolari esigenze di Soccorso Alpino, ecc. (in allegato studio realizzato) in ogni caso la copertura che assicura il servizio è perfettamente in linea con gli standards interna-zionali, così come i tempi medi di intervento: le eliambulanze si alzano in volo dopo non più di tre minuti dall'arrivo della chiamata di soccorso.
Il servizio di elisoccorso è sottoposto a controllo secondo le modalità fissate dall'art. 7 della convenzione stipulata. Tale articolo specifica che le fatture di pagamento devono essere vistate, per la liquidazione, dal responsabile del Settore gestione risorse strumentali e finanziarie, dopo parere tecnico espresso da un'apposita Commissione composta da quattro funzionari medici apicali del Servizio sanitario nazionale.
Con la DGR del 27/3/90, n. 128/36522, è stata costituita tale commissione e che risulta composta dai seguenti signori: dr.ssa Angela Marzullo, responsabile servizio medicina legale USSL 27 di Ciriè dr. Paolo Musto, Primario Servizio di anestesia e rianimazione USSL 61 di Savigliano dr. Giuseppe Oberto, responsabile servizio medicina legale USSL TO I (attualmente in pensione, ma allora responsabile del servizio) dr. Luigi Previtera, Primario servizio anestesia e rianimazione USSL TO VIII.
Inoltre, all'Assessorato, il consorzio provvede periodicamente a fornire relazione sull'attività svolta sia in termini numerici sia sulla casistica del tipo di interventi (copia relazione allegata).
Per ultimo, faccio presente che l'ACI - Consorzio elisoccorso - è titolare della convenzione fino a tutto il 1992; tale convenzione sarà disdetta con atto formale della Giunta nella seduta del 16.6.92 (oggi) a far data dal l gennaio 1993; nello stesso atto deliberativo si prenderà atto della modifica della denominazione e della sede dell'ACI - Consorzio elisoccorso - con sede in Roma, via Solferino 32, in Consorzio nazionale per l'emergenza e l'elisoccorso, con sede in Roma, via Lamarro 15.
Ovviamente, con l'attivazione del nuovo numero per l'emergenza sanitaria - il n. 118 - l'affidamento del servizio non potrà più avvenire con la procedura utilizzata nel passato, ovvero con il ricorso alla trattativa privata, ai sensi dell'art. 31 della L.R. 23.1.84, n. 8.
A tal fine stiamo già lavorando per il bando di gara che sarà aperto a tutti e mi auguro che le ditte piemontesi interessate possano partecipare ed essere all'altezza per fare il servizio.
A tale proposito si informano gli interpellanti che gli uffici regionali stanno procedendo alla predisposizione di uno specifico capitolato di appalto, per cui tutti i soggetti pubblici e privati aventi i requisiti potranno partecipare alla gara per l'affidamento del servizio di elisoccorso.
La validità di tale servizio al di fuori di qualsiasi dato meramente numerico già di per se stesso sufficiente a dimostrarne la validità risulta ancora più evidente a seguito del drammatico incidente ferroviario avvenuto pochi giorni or sono. Se avete letto su "La stampa" il giornalista Angelo Conti diceva che è la prima volta che nella storia del Piemonte entra in funzione una centrale di emergenza. Questo è un dato di fatto e tutto sommato credo possa far piacere ai Consiglieri di aver messo in piedi un sistema che in questa occasione ha anticipato l'istituzione del numero 118, proprio perché c'era un punto di riferimento unico, e mi pare ci sia allegata anche una documentazione. Risulterebbe difficile calcolare quelli che sarebbero stati i danni già così drammatici che si sarebbero aggiunti se la nostra regione non fosse stata dotata di tale servizio che ha consentito, non solo di coordinare tutta l'operazione da un punto di vista sanitario, ma soprattutto ha trasportato in loco medici, infermieri e attrezzature tali da poter garantire sul luogo dell'incidente una serie di interventi curativi e stabilizzanti che solo un ospedale altamente specialistico sarebbe in grado di prestare.
Dall'allegata schematica documentazione dei tempi di intervento che è stata consegnata, il Consigliere Rabellino potrà vedere in quale brevissimo lasso di tempo la struttura di emergenza sanitaria si è mossa e potrà notare anche la sua professionalità. Sarebbe quindi motivo di orgoglio da parte della Regione Piemonte poter dire che anni fa si studiò questa struttura dell'elisoccorso che si è realizzata e che funziona in modo corretto ed adeguato con costi contenuti rispetto alla sua efficienza. E pertanto mi sento di esprimere ancora una volta i sensi della più viva gratitudine a tutti coloro che sino ad oggi hanno operato con grande professionalità e abnegazione in questo servizio. Come sapete, il personale medico ed infermieristico a bordo proviene dai quadri del Servizio Sanitario Nazionale pur essendo pagato a parte, come risulta dalla tabella che vi è stata allegata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.
RABELLINO Ringraziamo l'Assessore per la risposta. Prendiamo atto che per la stessa siamo stati costretti al richiamo in aula ai sensi del Regolamento infatti, l'interpellanza era stata presentata il 13 novembre scorso.
Prendiamo atto che proprio in data di oggi la Giunta attiva quanto avevamo richiesto nell'interpellanza: una regolare gara d'appalto, visto che i costi del servizio erano molto esosi.
Con questo non abbiamo mai messo in discussione l'eliservizio riteniamo sia fondamentale ed importantissimo, e prendiamo atto che nel caso dell'incidente di Caluso il servizio ha funzionato. Non abbiamo mai messo in discussione l'eliservizio in quanto tale, ma abbiamo messo in discussione come esso si è sviluppato e l'affidamento della gestione senza alcuna trattativa privata all'ACI che, peraltro, non l'ha mai gestito in prima persona - di questo bisogna prendere atto - con la giustificazione che questo ente non ha scopo di lucro. Mi pare abbastanza strana una giustificazione di questo tipo per l'affidamento di un servizio che ammonta ad alcune decine di miliardi annui. Per cui ben venga l'eliservizio; mi pare sia giusto che tutti possano concorrere, poi ci sarà chi è in grado di offrire certi servizi e chi non lo è.
Nel novembre scorso era uscita la questione "Elialpi", che fa parte di questo Consorzio, sede in Valle d'Aosta e che gode dei benefici che la Regione autonoma gli permette, cioè carburante a tasso agevolato, ecc. Non solo, abbiamo assistito, in Piemonte in particolare, ad una situazione veramente fastidiosa da parte di altre piccole aziende di volo; l'Elialpi grazie all'elisoccorso, arrivava in certe zone, vi impiantava proprie basi (finanziata ovviamente dalla Regione perché chiaramente si finanziano anche le centrali operative e le basi necessarie per l'elisoccorso) che sfruttava per altri servizi, a prezzi ultraconcorrenziali.
Questa è la realtà; peraltro, l'Elitos è costituito a maggioranza dall'Elialpi (per cui sicuramente facente parte del gruppo).
Sui costi, chiaramente, non andiamo a sindacare; nel momento in cui si andrà ad un appalto vero e proprio, con una certa concorrenza, emergeranno quelli che ritengo siano costi reali.
Mi permetta, Assessore, un accenno alle fatture che ci ha presentato delle Compagnie svizzere. Non possiamo fare paragoni in franchi svizzeri perché il costo della vita in Svizzera è sicuramente più alto di quello italiano, e le differenze, lo abbiamo visto, sono minime; non solo, teniamo presente che queste fatture, sono quasi al netto, nel senso che di costi fissi non ce ne sono quasi più. C'è una minima tariffa fissa decisamente bassa rispetto all'intervento. Dobbiamo invece valutare che sul costo dell'elisoccorso, per il 64%, incidono le ore di volo (i minuti di volo in questo caso), ma dall'altra parte, abbiamo un altro dato (quasi il 40%) di spese fisse. Dalle fatture da noi presentate emerge che il 40 dell'ammontare della fattura non è costituito da spesa fissa; bisogna verificare qual è il rapporto. E' chiaro che se facciamo un prezzo più alto dell'ora di volo e non applichiamo, in teoria, una tariffa fissa, va tutto a conglobarsi in questa cifra (questo è un banale conto tecnico).
La Regione, peraltro, non ha mai sollecitato - almeno, non è emerso dalla risposta ed è uno dei punti da noi sollevati nell'interrogazione - n favorito la creazione di un Consorzio locale. Si è parlato di un Consorzio nel quale, ad esempio, c'è la "Croce Alata" o organizzazioni analoghe; la "Croce Alata" ha sede a Bologna e ha interessi anche da altre parti (peraltro sappiamo bene che vi sono delle figure che gravitano intorno e che hanno interessi interni dell'organizzazione).
Noi avevamo chiesto se la Regione intendeva farsi promotrice della creazione di un Consorzio regionale, visto che comunque queste aziende esistono ed operano già sul territorio regionale; alcune peraltro con convenzione regionale, ad esempio per quanto riguarda l'antincendio boschivo. Non vogliamo paragonare questo Consorzio all'antincendio boschivo, ma comunque queste sono basi già operanti sul territorio piemontese, per cui i costi si potrebbero tranquillamente abbattere senza andare a creare ulteriori basi esclusivamente per l'elisoccorso.
MACCARI, Assessore regionale Ma le basi sono presso gli ospedali.
RABELLINO Sì, però non vedo la necessità di partenza dell'elisoccorso da un ospedale.
MACCARI, Assessore regionale E' quasi dappertutto così.
RABELLINO Il problema dell'arrivo è ovvio, ma non ritengo che debba per forza partire da un ospedale. Comunque, ci possono essere diverse opinioni personalmente, penso che non sia strettamente necessario, anzi, per una questione di maggiore rapidità di intervento, è preferibile avere una maggiore capillarizzazione delle basi di partenza. Non vedo la necessità di avere solo quattro basi di partenza; ciò, secondo me, è necessario qualora si continui a fare un discorso di Consorzio nazionale, ma nel momento in cui favoriamo un Consorzio di Compagnie locali, che hanno già proprie basi di dislocazione, il servizio potrebbe sicuramente essere migliorato, così come i tempi di intervento.
Questo discorso potrebbe essere valido, soprattutto in zone particolarmente disagiate o comunque lontane, tanto più che la Regione Piemonte è abbastanza estesa. Quattro basi possono quindi rientrare negli standard, non lo metto in dubbio (non ho dati europei per cui non so quali siano gli standard), ma se riuscissimo ad ampliare lo standard, penso sarebbe utile per la collettività.
Per il resto, come Gruppo prendiamo atto della documentazione e verificheremo con soddisfazione l'attivazione di un vero e proprio appalto per la gestione del servizio. Ripeto, poiché sappiamo benissimo che dietro queste società (potremmo elencarle una per una: l'Elitos, Elialpi, Croce Alata, eco.) ci sono figure politiche, alcune delle quali inquisite per altre questioni, mi auguro che questo servizio - io non voglio esprimermi sulla situazione all'interno dell'elisoccorso - visto che è un servizio per la collettività, si mantenga pulito.



PRESIDENTE

L'Assessore Maccari vuole ancora intervenire; ne ha facoltà.
MACCARI, Assessore regionale Voglio precisare solo due cose. La prima, per confermare che nel 1985 l'ACI era stata contattata proprio per la disponibilità del numero, il 116.
Con l'avvio del 118 (che verrà attivato dal 1° gennaio 1993) cade completamente questa condizione per cui - l'ho già detto - si procederà alla disdetta.
Potremmo aprire un bando solo per la parte aeronautica, naturalmente sulla base dei canoni necessari per un servizio di eliambulanza (mi pare lapalissiano). In questo quadro, ben venga un Consorzio piemontese; non è però compito della Regione favorire e mettere in piedi un Consorzio: non possiamo aprire un bando e promuovere un Consorzio: il giorno dopo giustamente, il Magistrato ci convocherebbe.
Credo che l'imprenditoria piemontese sia sufficientemente matura sul piano elicotteristico per mettersi insieme e garantire un sistema che è già collaudato dappertutto.
Secondo punto da chiarire: in tutto il mondo le eliambulanze hanno la loro base presso gli ospedali, perché devono esserci l'anestesista e gli infermieri immediatamente pronti ad intervenire; c'è anche un problema di cultura medica. Così avviene in tutto il mondo, seppure con alcuni problemi che comunque tutti hanno; ad esempio, c'è il problema del rumore dell'elicottero che atterra e parte dall'ospedale. Questo problema l'abbiamo visto, esiste in Germania, esiste in Svizzera e anche da noi particolarmente al CTO e a Novara; al CTO abbiamo quell'alto muro che fa da barriera, mentre a Novara l'elicottero atterra al centro.
In alcuni Paesi esistono soluzioni più elastiche; ad esempio, a Monaco di Baviera, l'elicottero è vicino all'ospedale, ma a 200 metri di distanza.
L'anestesista svolge attività normale in ospedale ed è vestito con la tuta per cui tutti sanno che lui è l'anestesista di turno che può partire da un momento all'altro con l'elicottero; quando è chiamato, prende la bicicletta, percorre i duecento metri, arriva all'elicottero e parte. E' un modo molto semplice per risolvere il problema del rumore e inoltre permette di non avere - come abbiamo noi - delle persone ferme ad aspettare le chiamate dell'elicottero.
Questo è possibile perché in quei Paesi le norme sono più elastiche anche per quanto riguarda il mansionario e l'uso del personale. In Svizzera, ad esempio, hanno studiato un seggiolino particolare per l'elicottero, per cui, all'andata, l'infermiere fa l'aiuto pilota; al ritorno, il seggiolino si gira e l'infermiere assiste l'ammalato risparmiando così una persona. Però - ripeto - hanno altre norme che regolano i rapporti di lavoro, che poi si traducono in forme di risparmio.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 165: "Adeguamento delle norme regionali in materia di aree protette alla L. n. 142/90, ed alla L. n. 394/91" (seguito)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 165, di cui al punto 7) all'o.d.g.
La volta scorsa ci eravamo fermati con la discussione dell'emendamento n. 8 all'art. 13, che doveva essere posto in votazione. L'Assessore Nerviani ritira il vecchio emendamento e presenta il seguente: L'art. 13 è così sostituito: "Art. 13 - (Attività di controllo faunistico) 1. Gli abbattimenti selettivi necessari per ricom-porre squilibri ecologici, previsti dall'art. 22, sesto comma, della legge 6 dicembre 1991 n. 394, e dalla legge regionale 8giugno 1989, n. 36, avvengono in conformità ai principi di tali leggi ed in applicazione dei regolamenti degli Enti di gestione dei Parchi naturali, delle Riserve naturali o delle Aree attrezzate.
2. In attuazione del disposto di cui all'art. 22, sesto comma, della legge 6 dicembre 1991, n. 394, al quarto comma dell'art. 4 della legge regionale 8giugno 1989, n. 36, dopo la lettera b) è aggiunta la seguente lettera c): c) da persone all'uopo autorizzate con deliberazione del Consiglio Direttivo dell'Ente digestione dando priorità ai residenti nei Comuni dell'area naturale protetta. Tali soggetti intervengono sotto il diretto controllo dell'Ente e possono effettuare gli abbattimenti soltanto in presenza del personale di vigilanza delle Aree protette o di personale di vigilanza delle Amministrazioni provinciali interessate".
La parola all'Assessore Nerviani che chiede di intervenire per ulteriori valutazioni da sottoporre all'esame dell'aula; ne ha facoltà.
NERVIANI, Assessore regionale Come avevo detto l'ultima volta che si è discusso di questa legge, e dell'art 13 in particolare, è indispensabile, su questi passaggi riflettere molto e tentare il massimo possibile di convergenze.
Con questa finalità ho tentato di assorbire, almeno parzialmente, le raccomandazioni e le preoccupazioni espresse attraverso l'emendamento che è stato presentato e distribuito, su due commi. Il primo comma richiama i riferimenti a leggi già esistenti e quindi indica il percorso da seguire attraverso norme già fissate e non contestate; il secondo comma, invece assorbe di fatto l'emendamento Marino che sembrava avere sufficiente consenso in aula, al quale viene aggiunto, tuttavia, un periodo che richiama il diritto-dovere di intervenire per gli abbattimenti da parte delle Amministrazioni provinciali interessate, ovviamente attraverso il personale preposto allo scopo ed eventualmente ad attività di abbattimento previste da regolamenti e norme. Non so se questo emendamento potrà trovare il consenso generale; è certamente l'espressione della volontà di avvicinare il più possibile le posizioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.
MARINO Approfitto dell'occasione per chiedere al Presidente di ripristinare l'abitudine che gli emendamenti dei Consiglieri o dell'Assessore vengano distribuiti appena possibile. Uno ha bisogno di avere un attimo di tempo per riflettere sulle cose che legge. Personalmente ritengo positivo lo sforzo compiuto dall'Assessore, che di fatto risolve la questione rimandando a leggi e Regolamenti vigenti. Il problema è che alcune delle leggi e dei Regolamenti vigenti, o dei regolamenti dei parchi che si possono sempre modificare, permettono ai cacciatori di entrare nei parchi per i cosiddetti abbattimenti (questione sulla quale già l'altra volta io ed altri colleghi ci eravamo dichiarati contrari). L'obiezione di fondo era che quando dietro un'eventuale necessità di ordine biologico, ammesso che sia accettabile questo tipo di impostazione, si lascia aperto il varco e si solleticano interessi venatori, alla fine i conti non tornano, perché è evidente che a quel punto l'interesse agli abbattimenti poco ha a che fare con gli eventuali equilibri biologici di un ambiente naturale. Non ripeto cose già dette per esempio dal Consigliere Giuliano su un approccio più corretto alla questione; ritengo il mio emendamento soppressivo della parte più sgradevole presentata inizialmente dall'Assessore, in qualche modo superata. Lo ritiro e sulla successiva formulazione, che rimanda ai limiti delle leggi vigenti, dichiaro il mio voto di astensione. Mi riservo di intervenire per la dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.
CAVALLERA Ritengo chela formulazione dell'emendamento migliori il testo annunciato dall'Assessore nella seduta della settimana scorsa. Si fa riferimento letterale alle disposizioni delle leggi vigenti e in questo senso ovviamente tutti i Consiglieri possono essere d'accordo, perché il Consiglio regionale non può andare contro quello che le leggi quadro nazionali prevedono in materia di abbattimenti selettivi nelle aree protette. Oltretutto vi è anche una considerazione politica: avendo ascoltato, nelle consultazioni, le osservazioni degli Enti gestori delle aree protette, non diamo un'autorizzazione generalizzata e indiscriminata ma responsabilizziamo coloro che queste aree protette gestiscono. Per cui in sostanza, devono poi essere loro ad assumersi qualsiasi responsabilità.
Vi è poi il secondo comma che in qualche modo recupera tutte le osservazioni pervenute in aula e in Commissione. Non possiamo che essere soddisfatti della risposta, che seppure non troverà consenso unanime, avrà apprezzabile e positiva astensione annunciata dal collega Marino in precedenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.
BRESSO Tornata giusto in tempo. Mi si dice che si è lasciato aperto l'articolo anche per consentirmi di intervenire, e intervengo volentieri eventualmente, in dichiarazione di voto interverrò sulla legge nel suo complesso. Ho visto il testo dell'emendamento presentato dall'Assessore Nerviani, che in maniera molto parziale migliora l'art.13. Voglio per ribadire le ragioni espresse in Commissione e che ci avevano portato, su questo articolo, ad esprimerci non con un'astensione, ma con voto contrario. Motivi che non ci paiono rimosse dalla nuova formulazione, che pure ha qualche elemento di miglioramento.
Parto da una considerazione: l'argomento è di grande rilievo; ci troviamo a discutere nel contesto della legge sui parchi in modo un po' laterale, poiché il problema riguarda tutte le politiche di controllo faunistico. Esistono problemi di difficoltà nella gestione faunistica del territorio, in Piemonte come nel resto d'Italia, problemi che non possono essere ascritti alla politica di gestione delle aree protette o ad una normativa sulla caccia, considerata - a torto, a mio avviso - restrittiva sono problemi che derivano da squilibri prodotti dall'uomo sul territorio in particolare prodotti proprio dall'attività venatoria, la quale, in epoche diverse e successive, ha prodotto grossi squilibri, oltre naturalmente agli squilibri prodotti dalle modalità con cui si sviluppano le attività agricole sul territorio.
Sulle attività agricole non torno a parlare. Ma l'attività venatoria nel caso specifico della Mandria, ha introdotto animali che non erano adeguati a quel tipo di area di bosco di pianura; la Mandria era una riserva di caccia; lo stesso vale per la questione nota dei cinghiali: anch'essi in buona parte introdotti dai cacciatori e poi sfuggiti di mano alla stessa attività venatoria.
Questo vale in moltissimi casi ed è quindi il prodotto di una cattiva gestione delle leggi sulla caccia. Cattiva gestione attuata, a proposito delle leggi sulla caccia, proprio da coloro che, sotto forma di Assessori provinciali alla caccia, di responsabili delle associazioni venatorie oppure di responsabili delle associazioni agricole, vengono poi a protestare perché ci sono problemi di squilibrio. Squilibri che sono da loro provocati e spesso anche volontariamente, per i quali, comunque dimostrano rara incapacità di gestione vera del fenomeno venatorio. Il che spiega anche perché continuiamo ad essere contrari alla caccia; attività che non solo non regola la fauna sul territorio, ma oltre che distruggere sregola la pressione venatoria sul territorio.
Non c'è dubbio che la legge nazionale e la legge regionale sulle aree protette hanno tra i propri scopi fondatori anche quello della tutela della fauna, anche se ormai sembra che lo scopo delle aree protette sia solo quello della tutela del territorio e della relativa copertura vegetale. Ma non è così: c'è anche la tutela della fauna. L'obiettivo di questi Enti parco, che vengono continuamente a chiedere di fare abbattimenti, deve essere quello della tutela della fauna, con una certa regolazione, ma solo nell'ambito dell'obiettivo di tutela. La regolazione deve avere come unico obiettivo quello della tutela della fauna, che se troppo presente su un territorio creano problemi per la stessa fauna e non solo per la copertura vegetale. L'Assessore deve preoccuparsi, nell'ambito dei suoi compiti di indirizzo delle attività dei parchi, anche di questa questione. Non è detto che l'unico modo di preoccuparsene sia necessariamente solo quello di autorizzare abbattimenti selettivi: può essere anche quello di ragionare sulla possibilità di spostamento della fauna da aree protette nelle quali si concentra in maniera eccessiva (con l'eccezione naturalmente dei cervi della Mandria, di cui sappiamo che non possono essere spostati per ragioni sanitarie; ma in tutti gli altri casi questo problema non esiste, quindi non è detto che il controllo faunistico debba necessariamente consistere nell'abbattimento sul posto).
Il controllo faunistico dei parchi è dovere dell'Assessorato e noi vorremmo una relazione chiara, che ci permetta di capire quali sono i problemi reali e quali, invece, i problemi sovradimensionati o semplicemente derivanti da cattiva regolazione.
Continuiamo a ritenere che il controllo faunistico debba attuarsi senza che diventi un'attività lucrativa per gli Enti. Sappiamo benissimo che gli Enti hanno problemi di finanziamento, ma possono trovare molte altre modalità, dandosi un po' da fare. Il controllo faunistico deve essere consono alle finalità istitutive della legge, tra le quali non vi è certamente quella che i Parchi diventino luoghi di caccia privilegiata per persone ricche che si procurano trofei artatamente, attraverso la politica di controllo faunistico.
Riteniamo che la vendita dei trofei, obiettivo finale di questa politica di controllo faunistico a pagamento, sia una pratica ignobile: la pratica dell'esposizione dei trofei degli animali uccisi assomiglia, in maniera clamorosa e disgustosa, alle pratiche degli indiani di America di tagliare gli scalpi degli esseri umani e di appenderli alla cintura. Per carità, gli esseri umani sono più importanti degli animali! Ma ciò non toglie che il rispetto della dignità degli esseri viventi non sia garantito da questa moda di esposizione di teste, di corna e che, anche sul, piano educativo, non deve essere consentita all'interno dei Parchi. La politica di controllo faunistico deve essere attuata in termini gratuiti, sotto il controllo rigoroso dei guardiaparco e senza che questo possa costituire un incentivo commerciale per i Parchi stessi.
Ribadisco che l'unica cosa a cui ci eravamo dichiarati disponibili - e ho visto che è stata in parte recepita nell'emendamento dell'Assessore era quella di riconoscere, negli interventi di controllo, una priorità sempre a titolo gratuito, per i residenti dei Comuni dell'area su cui il parco insiste.
Questo non per una ragione di riconoscimento o di privilegio che in qualche modo paghi il vincolo che su quell'area è stato posto (il vincolo in un'area è un privilegio e deve essere vissuto come tale dalle popolazioni locali: esso serve a conservare il territorio e a conservarlo prima di tutto per coloro che vi abitano): non credo che debba in alcun modo essere pagato.
La ragione per cui ritenevamo utile che si assicurasse una priorità ai residenti locali è la seguente: l'unica modalità di caccia a nostro avviso accettabile è proprio quella praticata da coloro che conoscono e amano il territorio e la fauna, i quali non possono che essere coloro che vivono in quell'area. Mentre non amiamo in alcun modo - ed è per questo che li avversiamo - altri tipi di caccia da parte di cittadini che rappresentano un prelievo che assomiglia sempre di più al furto di patrimonio naturale anche delle popolazioni ivi residenti - mai pagato, perché ritenuto proprietà collettiva e quindi privatizzabile da parte di chiunque sia munito di fucile.
La ragione per cui riteniamo si possano associare in questa attività gratuita, sempre sotto il controllo delle Guardie del parco, i residenti locali, è proprio per una loro migliore conoscenza di un territorio che speriamo esista ancora per tanto tempo. Ovviamente, anche in questo caso senza che ciò costituisca in alcun modo un'attività commerciale.
Sull'articolo ribadisco il nostro assolutamente fermo voto contrario e invito l'Assessore a ripensarci: anche se può apparire una piccola cosa, in realtà si tratta di una grave lesione dei principi fondamentali per i quali gli stessi Parchi vengono istituiti, lesione che rappresenta una fessura attraverso cui possono passare molte altre cose gravi.



PRESIDENTE

Il Consigliere Marino ritira il proprio emendamento all'art. 13, che proponeva di abrogare tutto il resto dell'art.13 dopo le parole "...possa effettuare gli abbattimenti soltanto in presenza del personale di vigilanza delle aree protette".
Pongo in votazione l'emendamento presentato dall'Assessore Nerviani.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 26 voti favorevoli, 11 voti contrari e 1 astenuto.
La parola al Consigliere Marino.
MARINO Preannunciamo il voto di astensione sulla legge. Ritengo superato l'emendamento da me presentato; ho capito che era inutile porlo in votazione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'art. 13 per alzata di mano, a norma dell'art. 44 secondo comma dello Statuto regionale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 13 è approvato.
ART. 14 Emendamento presentato dall'Assessore Nerviani: Dopo il secondo comma è aggiunto il seguente terzo comma: "3.1 singoli Enti di gestione possono stipulare convenzioni per l'utilizzo delle guardie ecologiche volontarie di cui all'art. 37 della legge regionale 2 novembre 1982, n. 32".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 28 voti favorevoli e 4 astensioni.
Pongo in votazione l'art. 14 per alzata di mano, a norma dell'art. 44 secondo comma dello Statuto regionale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma dello Statuto regionale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 25 hanno risposto SI 25 Consiglieri.
L'art. 15 è approvato.
L'Assessore Nerviani presenta la seguente modifica di coordinamento: All'art. 1, secondo comma, il testo del comma risulta come segue: "2. Le indicazioni delle Province, della Città Metropolitana, delle Comunità montane e dei Comuni di cui all'art. 2, terzo comma, della legge regionale 22 marzo 1990, n. 12, sono acquisite attraverso conferenze finalizzate, altresì, alla redazione di documenti di indirizzo fondati sull'analisi territoriale delle aree da destinarsi a protezione".
Il Consiglio regionale ne prende atto e l'approva.
La parola al Consigliere Marino per dichiarazione di voto.
MARINO Ho votato a favore di tutti gli articoli tranne dell'art. 13 di cui si parlava prima. Mi asterrò sull'intera legge sostanzialmente per due motivazioni, in buona parte già illustrate nel dibattito della volta precedente.
La prima motivazione è legata all'art.13. Già la scorsa volta ho sostenuto che non necessariamente l'adeguamento delle norme regionali a questa legge (di fatto un adeguamento della L.R. n. 12 alla legge n. 142 sulla riforma delle autonomie locali e in particolare alla legge-quadro nazionale sui Parchi, la n. 394), doveva portare alla formulazione dell'art. 13. Anche con le modifiche apportate dall'Assessore, non si chiudono le possibilità di abbattimenti e comunque di usare malamente la questione per interessi di altro genere.
Al di là di questo l'estensione è motivata anche da una riflessione più generale: questa legge regionale forse non è dannosa, ma sicuramente non migliora la situazione rispetto ai limiti delle due leggi di riferimento nazionale, la n. 394, ma in particolare la n. 142.
Ho detto l'altra volta che la legge n. 142, man mano che nella pratica la si affronta - e noi l'abbiamo affrontata a diversi livelli per quanto riguarda le Comunità montane, l'area metropolitana e adesso l'adeguamento delle norme sulle aree protette - si dimostra nei suoi tentativi di applicazione a livello regionale come una legge sostanzialmente sbagliata.
Sbagliata perché non riordina in modo corretto le autonomie locali, secondo criteri di responsabilità differenziate, chiare e precise fra i vari Enti ciò è quanto abbiamo avuto occasione di verificare nel dibattito sulle Comunità montane e in quella parte di discussione che, fino a oggi, si è svolta sulla questione delle aree metropolitane. Tant'è che nella maggior parte delle Regioni le conseguenze della legge n. 142 non hanno portato a leggi regionali di adeguamento particolarmente significative (a partire da quella nota sulle aree metropolitane, che è ritornata in Parlamento).
La motivazione di fondo dei limiti della legge n.142 credo sia un peccato di centralismo; in altre parole, i soggetti che hanno promosso la legge di riforma delle autonomie locali sono soggetti probabilmente troppo poco a conoscenza delle potenziali, reali, esistenti e crescenti contraddizioni tra i diversi soggetti che esercitano le autonomie locali: è una legge che pecca di centralismo.
Nel dibattito che faremo sul cosiddetto nuovo regionalismo, la questione del modo in cui le autonomie locali contribuiscono alla formazione di leggi, che poi regolano la vita e i rapporti fra i diversi Enti locali, credo debba essere ritenuta questione di grande importanza.
Finisco invitando l'Assessore ad essere consapevole - ammesso che non lo sia già - dell'importanza che in alcune questioni regionali sta assumendo il problema dei Parchi. Ci sono fermenti crescenti, non tutti positivi, che portano a tentativi, alcuni aperti e manifesti, altri meno di interruzione di una politica di gestione e di sviluppo delle aree protette. Cito alcuni dei casi che, nei prossimi mesi, accentueranno la nostra attenzione: la collina di Torino e le aree verdi limitrofe alla fascia fluviale del Po e della Stura. Sono questioni di rilevante importanza sulle quali la coerenza della politica della Regione Piemonte sulle aree protette verrà pesantemente messa alla prova. Non cito il caso Ticino-AGIP visto che numerosi Consiglieri da pochi giorni sono tornati da una visita al Parco del Ticino e potranno chiarire i termini della questione.
Si dovrebbe con più decisione rilanciare il ruolo della Regione; ad esempio, sulla questione del Parco della confluenza della Stura, su quella dell'eventuale espansione edilizia in collina, sul Piano regolatore di cui tutti discutono tranne, ovviamente, questo Consiglio regionale e; quindi al di là di una puntuale presenza della Regione nell'adeguare le proprie leggi a quanto accennato dal Governo e dal Parlamento, credo utile una riflessine di carattere generale di rilancio della questione delle aree protette.
Non conosco esattamente i tempi, ma credo che diventi sempre più urgente rifare il punto della situazione e riproporre un protagonismo della Regione rispetto alla questione. Da troppe parti pervengono interventi pesanti che tendono a ridimensionare le cose. Non so se questa legge risolverà tutti i problemi: sicuramente ne risolve uno e cioè la richiesta delle Province di essere presenti, in modo diverso dal passato, nella formulazione dei programmi e nelle scelte riguardanti le aree protette. Mi auguro che non ci siano ulteriori tentativi di bloccare la soluzione del problema. Per quanto mi riguarda, mi asterrò a partire dalle valutazioni fatte prima.
Credo, però, non sia pensabile che su alcune questioni riguardanti la tutela del territorio, la Regione, ed in particolare il nostro dibattito in aula, sia sempre di rimando rispetto a questioni poste dall'esterno.
Oggi, su "Repubblica", è apparso un articolo relativo al Parco della Mandria; ciò ha qualche cosa a che fare con i contenuti dell'art. 13 di cui discutevamo prima. Non è pensabile che diventi di fatto un vivaio per produrre qualche centinaia o migliaia di fagiani o di altri animali allevati di fatto dentro al parco e poi rilasciati per stimolare quello che non è più abbattimento, ma semplice divertimento della caccia.
Seppure non collegato alla discussione generale di questa legge approfitterò dell'occasione per dire che se l'Assessore desse una svolta alla malsana gestione della Mandria, probabilmente si farebbe un po' di chiarezza sul ruolo di un Parco regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.
BRESSO Il nostro voto sarà un voto di astensione sofferto perché, in realtà abbiamo la voglia di votare contro: forse, qualche collega lo farà per le ragioni che esporrò. La ragione per cui abbiamo scelto il voto di astensione è perché dobbiamo dare atto all'Assessore di avere, in questo disegno di legge di adeguamento delle norme regionali alle due leggi nazionali (la n. 142 e la n. 394) assunto una posizione abbastanza coraggiosa nel rapportò con le Province. Abbastanza coraggiosa nel senso di difesa della politica regionale dei Parchi e del diritto, in base ad interpretazioni contrastate delle due norme di cui parlavo prima, della Regione a mantenere questo ruolo preminente a livello locale, a livello della nostra Regione, nel campo della politica dei parchi e nell'indirizzo delle aree protette regionali già istituite. Questo, certamente, è un atto di coraggio: l'interpretazione della norma della legge n. 142 relativa ai Parchi poteva incitare ad un trasferimento puro e semplice di tutte le competenze gestionali alle Province.
Il nostro; però, non può tradursi in voto favorevole perché, a nostro avviso, c'è stata, da parte della maggioranza attuale (che era anche maggioranza del precedente Consiglio regionale pur essendo cambiata la persona che, concretamente, gestisce questa competenza) nel lungo periodo di gestazione della legge n. 394 e della stessa legge n. 142 (anche se naturalmente la legge n. 142 ha solo un riferimento molto sintetico ai parchi). Una mancanza di un ruolo di forte intervento da parte della Regione che aveva il dovere di essere capofila e leader di un atteggiamento diverso da parte delle Regioni nella fase di gestione ed elaborazione di queste leggi.
Credo che la Regione Piemonte, insieme alle altre regioni che hanno una consistente politica dei Parchi, ad esempio la Lombardia, in parte minore la Toscana ed altre regioni, avrebbe dovuto essere e diventare parte attiva di una rivolta contro la concezione sempre più antiregionalista che ha coinvolto in particolare anche questa vicenda ed ha informato il modo con cui la legge nazionale è uscita. Devo rilevare, lo dico non come Consigliere del PDS, ma come Presidente dell'Associazione ambiente e lavoro, che per fortuna anche altri si sono mossi per salvare le competenze regionali, perché la legge nazionale stava per essere emanata senza alcun riferimento ai parchi regionali, ma avocando per quella via in maniera indiretta tutte le competenze rilevanti in questa materia allo Stato mettendo in discussione addirittura il diritto all'istituzione di Parchi regionali e negando tutti i finanziamenti relativi ai Parchi regionali.
Su questo le Regioni si mossero poco e male, tant'è vero che in extremis riuscimmo a salvare il ruolo delle Regioni che non era riconosciuto nella prima stesura della legge n. 394. Purtroppo, sulla legge n.142, dato che era una legge di per sé non tipicamente ambientalista, il risultato è stato che nessuno, e neanche la Regione che doveva interessarsi di questa questione, si è accorto di quella norma o nessuno ha avuto il coraggio di intervenirvi contro.
Questa legge certamente è vincolata dal testo della legge n. 142 e della legge n. 394, ma è anche vincolata perché non si è saputo intervenire in difesa dei poteri dell'autonomia delle Regioni in un campo in cui almeno la Regione Piemonte ed alcune altre Regioni hanno dimostrato di saper agire ben meglio dello Stato.
Una seconda questione per cui il nostro voto è di astensione e non ci trova favorevoli è il fatto che la legge comporta un ulteriore appesantimento della politica di gestione dei Parchi, in particolare attraverso l'istituzione delle Conferenze e della Comunità del Parco.
Sappiamo che la comunità del Parco sono atto dovuto alla legge nazionale ma, a nostro avviso, questo avrebbe dovuto comportare una modifica della nostra legge tale da ridurre invece il peso, per dimensione, per esempio degli Enti nostri di gestione, per cui si potevano togliere dagli Enti di gestione i Comuni già interessati. Si poteva benissimo modificare la nostra norma riducendo le dimensioni degli Enti di gestione, che abbiamo visto essere troppo numerosi, presentare grossi problemi per riunirli, nominarli ecc., e, approfittando del fatto che la Comunità del Parco è un atto dovuto, si poteva modificare la composizione degli Enti di gestione rendendola più snella.
C'è spesso la tendenza a rinviare tutto ad un'altra volta; questa era l'occasione giusta perché le leggi non si devono cambiare tante volte, ma quando si cambiano vanno cambiate in modo da tener conto di quanto di nuovo è emerso e delle modifiche che si vanno facendo in quel contesto. Adesso ci troviamo con Enti spropositati come dimensione e che erano giustificati in assenza di un coinvolgimento in altra sede e in luogo degli Enti locali, ma essendo gli Enti locali coinvolti nella comunità del Parco, non c'è più ragione di coinvolgerli anche negli organismi di gestione; differentemente si vengono ad avere organismi identici, in difformità anche rispetto allo spirito della legge nazionale che infatti prevede organismi di gestione più snelli, essendoci la Comunità del Parco. In particolare, minori rappresentanze degli Enti locali e delle Province.
Inoltre, come dicevo prima, poi, siamo totalmente contrari alla norma sul controllo faunistico, tant'è vero che abbiamo a lungo esitato prima di limitarci all'astensione, proprio a causa di questa norma su cui non torno avendone già parlato, ma che riteniamo gravemente lesiva dello spirito con cui sono stati istituiti i Parchi regionali e non giustificata da alcuna ragione impellente.
Concordo con quanto diceva il collega Marino, cioè che è del tutto sbagliato il modo con cui viene indirizzata la politica degli Enti Parco cui si permette di svolgere attività e assumere comportamenti di fatto lesivi delle finalità istitutive dei Parchi. La norma sul controllo faunistico, a mio avviso, quando approvata, sarà lesiva delle finalità istituite dagli Enti che la utilizzeranno (ed anche i comportamenti concreti che si avranno al Parco della Mandria in particolare continueranno ad essere totalmente in contrasto con le finalità istitutive del Parco).
Ultima ragione della nostra astensione è una generale diversa gestione delle norme e della politica regionale dei Parchi che, a nostro avviso, sta facendo arretrare la Regione Piemonte dalla posizione di primo piano in campo nazionale ed anche internazionale. I Parchi si sentono scricchiolare dappertutto, non solo per le continue modifiche che riducono l'importanza delle norme di protezione, ma anche perché non viene di fatto utilizzata la legge n. 12 per gli scopi cui era stata modificata, ovvero per le finalità di rilancio delle economie delle aree interessate dai Parchi e di rilancio di tutte le attività connesse agli stessi.
Questo fa sì che ci siano sempre maggiori resistenze nelle Comunità locali nei confronti dei Parchi e che non ci sia, da parte della Regione la capacità di gestire una politica di forte rilancio, che torni a creare consenso nella collettività nel suo complesso e soprattutto nelle Comunità locali. La dimostrazione del fatto che si può creare consenso nelle Comunità locali viene dalla felice gestione di alcuni Parchi nazionali (nonché regionali). Il problema è che non si può contare solo sul fatto che l'ente di gestione, autonomamente, riesca a sfruttare le capacità che la legge gli offre per creare consenso; bisogna trovare condizioni affinché o l'ente di gestione è obbligato a sfruttare queste possibilità, oppure è la Regione che al suo posto, svolge quella politica di coordinamento e di impulso di promozione che invece non svolge.
La Regione totalmente è assente nella politica di promozione, presso la collettività regionale ma anche nazionale e internazionale, della vita dei parchi piemontesi. Come in tutte le cose, chi non va avanti, torna indietro; non sta fermo: torna indietro.
A nostro avviso, quello che sta avvenendo nella politica dei parchi è un regresso; e mentre qualche anno fa si assisteva ad un rovesciamento dell'atteggiamento nei confronti dei Parchi e delle Comunità locali, oggi stiamo di nuovo tornando ad atteggiamenti di forti ostilità che si giustificano anche per l'assenza di una forte politica di promozione e di impulso di tutte le attività che intorno ai Parchi potrebbero sorgere.
C'è della correttezza rispetto alle norme che ormai esistono (e sono leggi dello Stato) da parte della Regione Piemonte. Correttezza passiva non caratterizzata da una gestione attiva del ruolo che le Regioni avrebbero dovuto avere nell'elaborazione delle leggi. La politica dei Parchi non ci pare corrispondere alle esigenze che un impianto così complesso come quello dei parchi piemontesi richiederebbe. Ci asterremo riservandoci di presentare in un prossimo futuro ulteriori proposte per rispondere a esigenze secondo noi ormai imprescindibili per ricominciare ad andare avanti e non continuare ad andare indietro, come a nostro avviso ormai da troppi anni in questa materia si sta facendo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano.
GIULIANO Signora Presidente, colleghe e colleghi, come è mio costume sar abbastanza sintetico, quindi credo di poter recuperare parte del tempo che la collega Bresso ha occupato, anche perché non vorrei entrare nel merito e riprendere questioni sulle quali concordo e che sono già state oggetto delle dichiarazioni di voto del collega Marino e della collega Bresso.
Per quanto riguarda il Gruppo consiliare dei Verdi siamo sostanzialmente favorevoli all'impianto di questa nuova legge sui Parchi che mantiene un ruolo programmatorio della Regione nella politica del settore; anche perché dopo la grossa fatica che dalla metà degli anni '70 in poi la nostra Regione ha espresso rispetto alla politica delle aree protette, ci sembra giusto venga riconfermato questo ruolo, anche se la nuova legge allarga il coinvolgimento e l'assunzione di responsabilità ad altri Enti locali che peraltro in tutto questo tempo non si sono dimostrati altrettanto solleciti e non si sono mai distinti nella programmazione di politiche ambientali o di politiche di tutela del territorio. Ci preoccupa invece, ma la legge regionale è a ciò obbligata da quelle che sono le determinazioni dei recenti provvedimenti nazionali, quella che ci sembra essere l'introduzione di ulteriori iter burocratici assai farraginosi, che rischiano di penalizzare fortemente l'istituzione e la gestione delle aree protette. Dopo anni di silenzio in materia di politica dei Parchi, il contemporaneo approdo della legge n. 142 e della nuova legge-quadro sui parchi di fatto è stato dall'origine dell'emergere di alcune non tanto facilmente risolvibili contraddizioni che temiamo possano essere di impiccio e complicare ulteriormente la politica delle aree protette e la loro efficacia. Questo ci preoccupa doppiamente, perché le vicende purtroppo tutt'altro che felici dei parchi nazionali ce lo hanno in questi anni dimostrato. In determinati casi, quando non ci sono le volontà politiche di tutelare il territorio, si sa che queste possibilità di allungamento degli iter burocratici, di complicazioni legislative diventano di fatto delle occasioni per bloccare, per ingessare le politiche delle aree protette e quindi aprire sostanzialmente degli spazi a chi invece continua a pensare che il parco non sia altro che una zona museo.
Sappiamo che purtroppo, e lo abbiamo anche riscontrato nelle consultazioni avvenute in Commissione consiliare, questa opinione è ancora molto diffusa negli interlocutori che vengono a discutere con noi dell'istituzione di ulteriori aree protette. I soggetti, dispiace dirlo, sono sempre gli stessi. In parte i cacciatori, purtroppo, anche gli agricoltori e questo sicuramente evidenzia il fatto che richiamava prima la collega Bresso, di come sia necessario da parte dell'ente Regione raddoppiare gli sforzi che già si stanno facendo per l'informazione e la corretta pubblicità di ci che deve essere un parco. Ciò che ci preoccupa di più - e lo abbiamo già evidenziato nella scorsa seduta con l'intervento sull'art. 13 - è il fatto che purtroppo si sono aperte le aree protette agli interventi venatori, non sappiamo quanto di vera selezione. Sappiamo invece come la possibilità di usare una norma di questo genere lasci aperti spazi e presti il fianco ad interventi che non sono di attenzione rispetto alla gestione faunistica quanto invece di abuso di meccanismi perversi che di fatto aprono la caccia all'interno dei parchi. Questo, l'abbiamo richiamato la volta scorsa, è un fatto che ci sembra particolarmente grave; per principio non lo possiamo assolutamente accettare. Costituisce un pericoloso precedente per la gestione delle nostre aree protette regionali. Riteniamo che debbano essere altre le linee guida per una politica di controllo della fauna all'interno di un parco e abbiamo sottolineato come un parco, siccome è area anche di sperimentazione scientifica, proprio in questo campo dovrebbe attivarsi perché siano i predatori naturali e non il più grande e dannoso predatore della terra, vale a dire l'uomo, a svolgere funzioni che invece con questa legge e con questo articolo vengono di fatto pericolosamente affidate alle doppiette. Praticamente viene lasciata la possibilità agli stessi cacciatori di controllare la fauna. L'avere sostanzialmente mantenuto anche dopo l'emendamento dell'Assessore Nerviani questa determinazione, e in particolare l'avere esteso di fatto il controllo degli abbattimenti selettivi oltre che al personale di vigilanza dei parchi anche la personale delle province, che sappiamo nell'attuale organizzazione di questo servizio fanno in gran parte riferimento alle organizzazioni venatorie, non ci consente di esprimere il nostro parere favorevole su questa legge e quindi annunciamo l'astensione del gruppo dei Verdi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie Presidente, colleghe e colleghi. La correttezza con la quale l'Assessore Nerviani intrattiene i rapporti con il Consiglio gli fa ben meritare una risposta agli argomenti con i quali ha sostenuto questo testo di legge. E' un testo di legge che il gruppo Rifondazione Comunista non voterà, soprattutto per quanto riguarda le conseguenze dell'art. 13, quello relativo alla conferma della attività di abbattimento della fauna all'interno del Parco. Assessore, sappiamo che le finalità dichiarate in questa legge e nelle leggi nazionali a cui si riferisce, sono quelle di selezione della fauna relativa al mantenimento della specie. A me pare, in sintonia con alcuni che mi hanno preceduto, che la violenza dell'uomo esercitata all'interno del parco al fine di effettuare una regolazione della fauna presente, sia da rifiutare e sia possibile evitarla.
E' un problema di fondo, Assessore: permettere l'esercizio della violenza all'interno dei parchi è inaccettabile! Ci sono molti metodi e mi consenta Assessore - scelte politiche di gestione di questo problema che potrebbero ben evitare il macello. Viceversa esistono politiche e scelte che rendono forse preferibile, anche economicamente, l'utilizzo dell'abbattimento selettivo negli interessi di un meccanismo economico che genera profitti scegliendo l'abbattimento della fauna.
Questo è il motivo sostanziale del mio voto contrario.
Assessore, lei merita anche un'altra risposta su un tema che lei propone in quest'aula spesso e volentieri. La risposta, in questo caso, è una risposta critica. Talvolta, per sostenere la bontà del suo disegno di legge, e non solo di questo, lei si rifà agli obblighi derivanti da leggi nazionali.
La risposta che do a questo atteggiamento è la seguente: certo l'Assessore deve sempre seguire le leggi nazionali, però l'Assessore, nella sua vita amministrativa di cinque anni, sceglie anche a quali leggi nazionali dare risposta e a quali leggi non darla.
Assessore, le ricordo che lei non ottempera ad altre leggi nazionali mentre ottempera puntigliosamente agli adempimenti della legge 142. Quindi lei non può sottrarsi alle scelte politiche che sta compiendo e che la distolgono, a mio parere, dall'applicazione di altre leggi più importanti.
Tutto è dovuto, ma c'è un prima e un dopo. Lei non ottempera a una legge che prevedeva venissero redatti i Piani territoriali con valenza paesistica entro il 31 dicembre 1986. La Regione Piemonte non ottempera a questo obbligo da sei anni e lei non ottempera a questo obbligo da due.
Forse mi ha letto nel pensiero: sul mio tavolo oggi, dopo due anni, è comparso un documento che è la sua risposta a quell'obbligo di legge. Ed è una risposta che, a due anni dalla sua responsabilità, consegna ai Consiglieri regionali un programma metodologico da considerare come primo punto di riferimento per l'ottemperanza alla legge le cui scadenze ho detto prima. Un po' pochino.
Le ho detto questo, Assessore, per dovere e per correttezza, ma anche per segnalare che non tutto è scontato e che i suoi comportamenti, almeno dal mio punto di vista, possono ben essere esposti alla critica che le scelte, che lasciano l'impronta del suo governo, hanno privilegiato altre strade. Ad esempio, lei ha dato la priorità agli adempimenti della legge n.
142, mentre altri adempimenti ben più importanti rimangono inattuati. Lei dal cassetto ha tirato fuori qualcosa, ma invece di portare in Consiglio regionale l'approvazione dei piani territoriali, che rimangono nel cassetto, riapre la vicenda con un primo documento che non so quando partorirà quegli atti dovuti per legge che la Regione,, e anche lei Assessore, continua a non ottemperare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho votato con altri colleghi il "no" all'art. 13. Già di per sé questo articolo potrebbe motivare il voto negativo sull'intera legge, in modo specifico per le modalità che lascia aperte nell'esercizio degli abbattimenti.
Ho i miei dubbi che nei Parchi ci sia la generale esigenza di abbattimenti. La gran parte delle specie faunistiche sono presenti in misura così ridotta da non far prevedere che si debba fare campagna di abbattimento. Ci sono - è ben vero - alcune specie (cinghiali, cervi) che in qualche Parco pongono il problema. Ma sia per queste specie, che in generale, anche in relazione al dibattito qui svolto, mi sono radicato nella convinzione che in questa società, dove lo spirito mercenario e mercantile oramai impera di fronte ad ogni cosa, si ingeneri il rischio che i Parchi o molti di essi tendano a diventare arbitrariamente una sorte di riserve di caccia. Ma non è questa la motivazione puntuale del mio "no" alla legge.
Motivazione legata al fatto che il testo di legge determina un quadro di iniziativa e responsabilità nei confronti della politica dei Parchi alquanto confuso.
In sintesi, e quindi con il carattere emblematico di una dichiarazione di questo tipo (certo la situazione è più complessa), voglio dire che l'esperienza dei primi anni di formazione, di avvio e di attuazione della politica dei Parchi, mi fa pensare che con una legge di questo tipo non avremmo realizzato alcun Parco. Non riduco e non diminuisco - anzi ribadisco l'apprezzamento all'Assessore la volta scorsa, che è stato qui ribadito dalla collega Bresso per il mio Gruppo - l'impegno che l'Assessore Nerviani mette nel cercare di portare avanti e di sostenere una politica dei parchi.
Quindi il mio "no" non è un no all'Assessore: è un "no" al meccanismo di rapporto legislativo esistente nel nostro Paese, che rende praticamente impossibile ad una Regione essere organo di governo.
La Regione Piemonte, quando del 1975 sul finire della prima legislatura, e poi successivamente nell'applicazione e nell'attuazione della legge che ha avviato la politica dei Parchi, ha fatto un'azione di governo sotto un profilo di sovranità, in mancanza di una legge regionale.
Avrei auspicato che il legislatore nazionale, quando con molto ritardo 15 anni dopo, è intervenuto a promuovere una legge nazionale, tenesse conto delle esperienze positive a livello regionale. Il legislatore nazionale si è invece dimenticato, quasi fino all'ultimo, della presenza delle Regioni.
Il soggetto "Regione", nella legge quadro-nazionale è stato introdotto negli ultimi momenti di elaborazione e di discussione per iniziativa di singoli deputati e senatori cui dobbiamo essere grati.
L'inserimento è stato meccanico, attuato burocraticamente, di controvoglia; ne è venuta fuori una legge che non indica la responsabilità di competenza della Regione come una responsabilità sovrana nel proprio territorio, che distribuisce a tutti gli Enti compiti analoghi.
Riconosco lo sforzo che l'Assessore Nerviani ha fatto per trattenere un principio di sovranità di governo da parte della Regione. Spero che il tentativo dell'Assessore non sia mortificato dal Governo nazionale, perch c'è anche questo rischio. Spero davvero che non sia mortificato, ma voglio dire che il mio è un "no" che esprime una contrarietà non espressa a sufficienza dalla Regione Piemonte e dalle altre Regioni contro il modo di legiferare del Governo centrale.
Il Governo centrale continua ad avere una visione centralistica, e anche quando con proprie leggi richiama in causa la struttura delle istituzioni sottonazionali, lo fa con una confusione e con un riparto sovrapposto di competenze che sembra proprio voler rendere difficile una politica di governo subnazionale, pur di mantenere la propria funzione centralizzatrice.
Questo vale per la legge quadro-nazionale, in qualche misura per la legge di riforma n. 142 e per la stessa legge sulla caccia, che oltre a non riconoscere le competenze regionali addirittura si presenta con carattere mistificatorio di legge per la tutela delle faune, mentre è legge per regolare l'uccisione della fauna.
Come atto di sottolineatura dell'esigenza delle Regioni di reagire al modo di fare del Parlamento, se vogliamo davvero rinnovare la politica e fare affermare i principi regionalistici che da più parti vengono diffusamente pronunciati ma non si esplicano in concrete situazioni attuative, esprimo il mio no alla legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini MARCHINI Ci sarà il voto favorevole del Gruppo liberale, un voto convinto e soprattutto grato alla capacità che l'Assessore ha avuto, insieme alla Giunta e al complesso del Consiglio, di contenere, in termini accettabili dal Governo nazionale, i guasti che la legge n. 142, anche su questa materia, ha comportato.
Non possiamo non registrare che viene compromessa e misconosciuta l'originalità dell'esperienza piemontese, che doveva essere un punto di partenza; in tal modo, invece, è costretta a fare, sul piano medotologico e politico, un arretramento dal quale ci auguriamo di poter ripartire senza avere maturato un handicap troppo significativo.
Dico però che tale ulteriore occasione dovrebbe abituarci, mi riferisco soprattutto al Presidente del Consiglio, che la politica è come la guerra si devono combattere le battaglie e non fare grandi manovre.
Siamo bravissimi, come segmento della politica, a fare convegni sulla centralità della Regione, a stilare degli ordini del giorno, però non mi sembra che le Regioni siano così puntuali nell'impugnare le leggi dello Stato che mettono in discussione il ruolo della Regione a favore degli Enti locali: questo è il vero problema che abbiamo da sempre. Continuiamo a cercare di conciliare la nostra esigenza di essere non un Ente locale, ma un'istituzione, una Regione che dovrà diventare sempre di più un pezzo del sistema federale, continuiamo a cercare di costruire il nostro potere sul consenso conseguente alla parte di nostre competenze che cediamo ad altri Enti locali.
La legge n. 142 non l'abbiamo combattuta, anzi l'abbiamo agevolata essendo una legge voluta dai Comuni, sperando di avere su questo, in una qualche misura, l'apprezzamento degli stessi. Invece paghiamo noi, perch lo Stato non paga mai funzioni e prospettive a favore degli Enti locali.
Quindi, ci auguriamo, come il gruppo del PDS, che il provvedimento non trovi ostacolo dal Commissario di Governo, e che soprattutto non veda gli Enti locali, in particolare le Province, perseguire le vie del contenzioso costituzionale sulla materia.
Seconda questione: abbiamo avuto - e non siamo i soli - forti perplessità sull'art. 13, in ordine alla possibilità dell'intervento venatorio nei Parchi. Ci sembra una contraddizione in termini culturali, e ci rendiamo peraltro conto che esistono situazioni per le quali bisogna riconoscere che l'anomalia in natura è solo conseguenza dell'intervento dell'uomo. Tutto quello che c'è in natura, per il fatto che c'è, ha una sua ragione di essere; la natura ha un equilibrio dinamico, non ha un equilibrio statico, è giusto che vengano le frane, perché se non ci fossero le frane probabilmente non ci sarebbe neanche il giardino, ma un mammellone alto 4.400 metri. Quindi, è bene ci siano le frane, perché sono conseguenza dell'equilibrio dinamico della natura.
Sicuramente dove bisogna predisporre un intervento è perch l'intervento dell'uomo ha rotto degli equilibri. Quindi, bisogna avere il coraggio, Assessore, di rimediare non a errori, ma a scelte sbagliate, che si sono fatte per alterare l'habitat di alcune aree, rispetto alle quali abbiamo creato, noi amministratori regionali, i presupposti dell'esigenza di intervenire con i Piani selettivi. Tali Piani non solo ambientalmente ma culturalmente e anche sentimentalmente, sono inaccettabili una logica di Parco. Gli animali sono dei sensitivi, e quindi avvertono se c'è o meno la caccia in un'area.
C'è un ultimo aspetto che mi disturba molto: la legge n. 142 ha accentuato molto l'aspetto burocratico, presenza di Tizio, di Caio, di Sempronio, controllo, incontro, Consiglio, Giunta, Presidente Sottopresidenti. Se qualcuno dei colleghi volesse farsi un'esperienza, pu andare in Francia al Parco della Vanoise dove scoprirebbe, nei rifugi di tale Parco, l'esistente di una cassetta all'interno della quale si possono trovare i moduli d'iscrizione al Parco Nazionale della Vanoise. Quindi, non c'è bisogno di fare richieste o di essere raccomandati; si prende questa busta e si compila il modulo. Dopodiché si riceve la rivista e si scopre di essere diventati gestori del Parco, perché il Parco Nazionale della Vanoise, che non ha niente da invidiare del punto di vista ambientale, ma sicuramente qualche cosa di più dal punto di vista culturale dei nostri grandi parchi, è gestito dall'Associazione nazionale degli amici del Parco della Vanoise, i quali si riuniscono in un prato una volta l'anno e per la loro assemblea. Hanno però la fortuna, non so se ce l'hanno ancora, di avere come Presidente non un raccomandato di ferro, ma Sanivel che è stato un'autorità in materia. Di fronte a questa esperienza ci troviamo con la legge n. 142 che ci impone di infarcire dei Consigli di amministrazione che sono già il precipitato di tutte le ambizioni frustrate.
Nel sottolineare questo aspetto desidererei, nei confronti di tutti i colleghi, svolgere un argomento che ho svolto in via separata con l'Assessore. Non capisco perché ci debbano nominare quando un'istituzione ha diritto di essere presente in una sede con più rappresentanti.
L'istituzione è presente in un ente, nella specie nel parco, attraverso rappresentanti delle istituzioni, quindi, un rappresentante. La pluralità dei rappresentanti, colleghi Consiglieri, comporta, evidentemente, che non è più presente l'istituzione, ma segmenti dell'istituzione. Ci saranno quindi, i rappresentanti di due partiti di maggioranza e di un partito di minoranza: mancherà la presenza dell'istituzione, quando, in tutto il Paese, si è aperto il dibattito sul recupero del ruolo delle istituzioni rispetto alla politica partitica - prego il Vice Presidente della Giunta di voler memorizzare, per quanto possibile, questo suggerimento - e si immagini, su questo, una svolta radicale. Quando chiediamo a qualcuno di essere presente in qualche soggetto, è evidente che si tratta dell'istituzione, attraverso un suo rappresentante. Nel parco della Mandria, se la Provincia di Torino ne ha il titolo, ci deve essere un rappresentante della Provincia che parla a nome della Provincia, non tre persone di cui uno parla a nome dei democristiani, non si capisce bene di quale livello, dei liberali o del PDSI. In questo modo si può immaginare di chiedere al nostro rappresentante o al rappresentante di altro ente istituzionale di produzione regionale, la responsabilità politica di quanto va dicendo di rispondere politicamente del mandato che gli è stato dato.
Suggerisco, per quanto è possibile, quando non sia negato da specifiche disposizioni di legge, che si tenda, in presenza di istituzione, a ricondurle a una sola persona affinché si riproponga, in tutta la sua comprensibilità, il rapporto di delega e di delegato; abbiamo, invece, dei delegati.
Quando sono più di uno, il cui delegante non è più l'istituzione ma.segmenti delle istituzioni, si tratta dei Partiti.
Piccoli accorgimenti con i quali, probabilmente, possiamo avviare un rimedio ad una situazione disastrosa. Nella nostra cultura, intendo dire quella liberale, ovvero quella della tolleranza e della mediazione, quella del secondo '800 e non della fine del '700 (cultura radicale) siamo convinti che anche i grandi fenomeni si affrontino attraverso piccoli interventi quotidiani. La grande riforma che riconduce i Partiti alla normalità non si fa con una legge, ma con una serie di comportamenti giorno per giorno.
Se fossi stato più attento, cosa che non sono, e avessi presentato un emendamento chiedendo che in tutti i Parchi la Provincia avesse un solo rappresentante, l'Assessore ai parchi della Provincia avrebbe avuto la responsabilità politica dell'atteggiamento della stessa all'interno della politica dei Parchi regionali. Con questo meccanismo, peraltro tradizionale, la Provincia, proprio dove ha più rappresentanti, viene svuotata delle proprie funzioni istituzionali: nei parchi più grandi la Provincia avrà tre rappresentanti, ma la Provincia-istituzione e l'Assessore provinciale alla caccia non conteranno più niente perch torneranno a contare i Gruppi consiliari dei partiti.
Ringrazio dell'attenzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.
BODRERO Il nostro Gruppo è astensionista e la mia è una semplice dichiarazione di voto. Si parlava di abbattimenti di animali: l'abbattimento può essere necessario, per esempio, in caso di malattia. Il cacciatore paga, il guardiacaccia non paga, quindi i soldi non entrano a favore del parco.
Questo è vero, però ricordiamoci che oggi la caccia è un residuo di tempi diversi. La caccia è nata come legittima difesa dagli animali feroci nei tempi più antichi; è nata anche come rimedio contro la fame in fase pre agricola quando non si conoscevano ancora tutte le risorse dell'agricoltura. La caccia oggi - scusate, è un'opinione personale, ma è la mia e devo riferirla - è un vizio; praticamente si risolve, se andiamo ben a fondo, nel divertimento, il piacere di uccidere. Ora, siccome, siamo in una fase estremamente grave e pericolosa della storia umana, nella quale la violenza rappresenta un pericolo enorme perché siamo nella fase nucleare cosa che dimentichiamo facilmente - penso che se vogliamo guadagnare quattrini dal cacciatore, il quale ha questo vizio come c'è quello che ha il vizio di fumare, bere, ecc., si faccia come facevano gli antichi cacciatori della storia i quali chiedevano perdono alla vittima. Per loro l'animale era un essere divino, sacro: "Siamo esseri divini e sacri noi perché non può esserlo lui?". Notate che questo avveniva ancora quando c'era il carnefice a Torino, l'ultimo boia di Torino, Pantoni, il quale chiedeva perdono alla vittima: nonostante che non potesse niente perché era il giudice che glielo aveva imposto. Quindi, facciamoli pagare, ma facciamoli anche confessare, che è un vizio quello di andare a caccia che oggi, non ha più alcun senso, specialmente in una età pericolosa come la nostra.
Trattandosi poi di una legge regionale, sia pure molto blanda, è già leggermente anticentralista. Siamo in questa posizione di astensione proprio perché c'è il pro e il contro. La confessione pubblica anti-caccia sarebbe giustissima e molto educativa per tutti. Questo è il motivo principale per il quale io mi asterrei.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,15)



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