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Dettaglio seduta n.158 del 09/06/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Professioni e imprese turistiche (agenzie, guide turistiche alpine speleologiche, accompagnatori, maestri di sci, ecc. - Formazione professionale

Esame progetto di legge n. 202: "Interventi a sostegno e promozione della professione di guida alpina"


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Esaminiamo il progetto di legge n. 202 di cui al punto 10) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Marchini che ha pertanto la parola.
MARCHINI, relatore Egregio signor Presidente, signori Consiglieri, il "mestiere", oggi professione, di guida alpina nacque agli albori dell'alpinismo, alla fine del 1700 con la prima salita al Monte Bianco e si sviluppò con esso. I montanari più robusti e dotati di un certo spirito di avventura e di iniziativa divennero i naturali accompagnatori nelle ascensioni dei pionieri dell'alpinismo. Con il rapido diffondersi dell'alpinismo ed a seguito del sorgere dei vari Club Alpini presso le nazioni adiacenti l'arco alpino, anche il servizio delle Guide si trasformò in professione vera e propria. Si affermarono così i primi nuclei di Guide organizzate e riconosciute a Chamonix e Courmayeur e, successivamente, nei centri alpini più importanti. In Piemonte si ebbero le prime iniziative nelle Valli di Alagna, di Macugnaga, di Ceresole, di Crissolo e di Lanzo.
Nel 1872 nacque la Società Guide di Alagna e nel 1880 quella di Crissolo. Pertanto, il Club Alpino Italiano si preoccupò della organizzazione del Corpo delle Guide, ed alcuni consoci vollero promuovere tale iniziativa. Venne costituito tra le sezioni del Club Alpino Italiano di Aosta, Biella, Domodossola, Pinerolo, Varallo Sesia e Torino, un "Consorzio Intersezionale" allo scopo di favorire un arruolamento di guide e portatori nelle Alpi Occidentali, riconosciuti e posti sotto la sua sorveglianza, fissandone norme di governo, tariffe e quanto necessario per valorizzare e allo stesso tempo disciplinare l'eser-cizio della professione. La convenzione datata 11 novembre 1887 porta la firma degli accademici Martelli per Aosta, di Quintino Sella per Biella, di Guglielminazzi per Domodossola, di Camussi per Pinerolo, di Gianinetti per Varallo e di Gonella per Torino. A presidente del Consorzio fu eletto Gonella.
Nel 1889 le Guide del Consorzio erano 19, più 20 Portatori, distribuiti ad Alagna, Balme, Chiomonte, Crissolo e Usseglio.
Nel 1907 le Guide Alpine riconosciute erano quasi raddoppiate, come pure le località di residenza. Dopo la prima guerra mondiale il Consorzio Intersezionale riprese la sua attività; nel 1923 i centri alpini con Guide erano 25, le Guide 62 ed i Portatori 54. Il Consorzio Alpi Occidentali ebbe vita indipendente fino al gennaio 1931, anno in cui venne sciolto ed inquadrato nel "Consorzio Nazionale Guide e Portatori", creato dall'allora presidente del Centro Alpinistico Italiano (così si chiamava il CAI in quel periodo). Il Consorzio Piemontese divenne "Comitato Piemontese-Ligure Toscano" alle dipendenze del Comitato Nazionale, a sua volta alle dipendenze del Club Alpino Italiano. Da quel momento e per molti anni le Guide Alpine furono abbandonate in una specie di limbo dagli organi direttivi del CAI, i vertici del Consorzio erano imposti dallo stesso CAI e la maggior parte di essi erano dilettanti, estranei alla professione e di conseguenza alle sue problematiche. Così, mentre nelle nazioni limitrofe (Francia, Svizzera, Austria) ed in Italia nelle regioni Valle d'Aosta e Trentino Alto Adige questa categoria di professionisti veniva valorizzata dall'ente pubblico, legiferando in merito ed inserendoli nelle varie attività turistiche montane come componente trainante, le Guide Alpine abbandonate a se stesse toccarono il punto più basso sotto il profilo organizzativo e di conseguenza di immagine. Per contro, a livello individuale o di piccoli gruppi, presentavano elementi di spicco a livello internazionale.
Nel 1978, sotto la spinta di nuove generazioni, le Guide Alpine Italiane trasformarono il Comitato in una Associazione di categoria denominata AGAI, Associazione Guide Alpine Italiane; i Comitati regionali e, tra quelli, il piemontese, acquisirono una completa autonomia gestionale. Si diedero uno statuto ed un regolamento, provvidero alla democratica elezione dei quadri direttivi, preoccupandosi in particolare della formazione e della rivalutazione tecnica, morale e culturale della moderna Guida Alpina. I corsi-esame assunsero un alto livello tecnico allineandosi e collaborando con le Associazioni delle altre nazioni.
Dal 1981 PAGAI divenne una sezione nazionale del Club Alpino Italiano.
Mentre in Varie regioni venivano varate apposite leggi (oltre alle già citate Val d'Aosta e Trentino Alto Adige, Veneto, Lombardia, Abruzzo e Marche), in Piemonte non si riuscì a realizzarla.
Nel 1989 finalmente veniva varata una legge di Stato "Legge 2 gennaio 1989 n. 6 - Ordinamento della professione di guida alpina". La Regione Piemonte è stata la prima in Italia ad applicare tale legge e di conseguenza è stato istituito il Collegio regionale delle Guide Alpine Maestri di Alpinismo ed il relativo Albo Professionale durante l'assemblea convocata dal Presidente della Regione Piemonte il 30 gennaio 1990. Dal Direttivo del Collegio eletto in tale circostanza è emersa la volontà e la necessità di incrementare fattività professionale nel campo del turismo montano in generale e dell'escursionismo, dell'alpinismo e dello sci alpinismo in particolare e di diffondere l'immagine della Guida Alpina in un modo più moderno, direttamente collegata con una funzione anche di operatore turistico, quindi direttamente interessato alla promozione della propria zona: la Guida non solo per condurre una cordata, ma anche e soprattutto come tramite tra il turista e l'ambiente montano, in collaborazione con gli enti preposti al turismo, locali e regionali sviluppando programmi rivolti, non tanto a chi frequenta assiduamente la montagna, quanto piuttosto al turista che deve essere indirizzato a conoscere l'ambiente montano del Piemonte, non dimenticando il ruolo sempre più importante che la Guida Alpina riveste nell'ambito della Protezione Civile, nel soccorso tradizionale e particolarmente in quello organizzato (elisoccorso).
Quanto sopra esposto richiede, nell'ambito del collegio, una preparazione, un coordinamento ed una organizzazione per cui le sole forze delle Guide, attualmente iscritte all'Albo Professionale, non sono sufficienti. Questi obiettivi non possono che essere apprezzati e condivisi dalla Regione, nella consapevolezza che il loro perseguimento concorrerà alla realizzazione di una immagine diversa e più forte sul piano promozionale, ma anche di una serie di condizioni e di servizi di natura culturale e ambientale e di sicurezza che non potranno che rendere più appetibile il soggiorno turistico sulle nostre montagne, nel tentativo di superare il divario che su questo versante esiste con altre Regioni, che hanno fatto della Guida uno degli elementi-immagine portanti. Questa proposta di legge si propone quindi di sostenere il Collegio regionale delle Guide Alpine del Piemonte in questo suo impegno diretto a valorizzare e promuovere la professione di Guida Alpina con un contributo finanziario fissato nella cifra di lire 50.000.000 da incrementarsi con gli indici programmati di inflazione. L'articolato indica modalità e condizioni per l'accesso allo stesso contributo. Il provvedimento sottoposto all'attenzione dell'aula è stato approvato all'unanimità dalla III Commissione consiliare e se ne raccomanda l'approvazione da parte del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1- Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44 secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 29 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 29 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 29 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 29 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Ha ora la parola il Consigliere Marchini per dichiarazione di voto sull'intero testo della legge.
MARCHINI Ritengo doveroso utilizzare lo spazio della dichiarazione di voto per esprimere apprezzamento al fatto che l'Assessore Cantore, da me notiziato su un'ipotesi di questo genere, abbia ritenuto, tra le ipotesi che gli avevo suggerito, quella della presentazione di un disegno di legge della Giunta, più corretto ed opportuno che il pensatore fosse anche il proponente.
Mi pare questo un atteggiamento che rivela come la centralità del Consiglio, signor Presidente, si difende più che con la forma dei nostri regolamenti, con il rispetto che le persone ed i diversi ruoli che in Consiglio svolgiamo, hanno l'uno nei confronti degli altri.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere. La sua precisazione mi sembra opportuna; mette in evidenza un aspetto positivo del dialogo che c'è stato su questo testo.
Se non vi sono altri interventi, procediamo con la votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
La legge è approvata.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

Come concordato precedentemente, procediamo con le nomine relative ai Co.Re.Co.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marino. Ne ha facoltà.
MARINO E' una dichiarazione brevissima. Siccome normalmente partecipo alle votazioni sulle nomine, premesso il fatto che discuteremo presto delle questioni attinenti al ruolo del Consiglio regionale, volevo solo dichiarare che il modo in cui si procede a fare le nomine non è più accettabile nella forma in cui lo si è fatto finora e, in particolare, mi sembra inaccettabile il criterio con cui si stanno facendo nomine importanti come quelle del Co.Re.Co. Quindi, col presente intervento dichiaro la mia non partecipazione al voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre.
SEGRE Per motivazioni analoghe a quelle appena espresse dal Consigliere Marino, anche il Gruppo dei Verdi non partecipa alle nomine per il Co.Re.Co.



PRESIDENTE

Si distribuiscano pertanto le schede perle seguenti nomine.


Argomento: Nomine

- CO.RE.CO. (art. 42, legge 8 giugno 1990, n. 142 e L. R. n. 30/91). Sezione decentrata di Asti. Nomina di 4 esperti effettivi e di 2 esperti supplenti.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede.
Proclamo eletti esperti effettivi i signori Prosio Rodolfo, Caracciolo Marisa e Gambino Luigi, e membri esperti supplenti i signori Branda Renato e Dapino Giangiacomo.
Per quanto attiene alla designazione di 1 esperto effettivo di cui all'art. 42, comma 1, lettera a), numero 3) della legge n.142/90, non è possibile dichiarare un eletto in quanto nessuno dei candidati ha riportato la maggioranza richiesta dall'art. 3, comma 4, della L.R. n. 30/91. Si procederà alla nomina mancante per (integrazione dell'organo con successiva deliberazione.


Argomento: Nomine

- CO.RE.CO. (art. 42, legge 8 giugno 1990, n. 142 e L.R. n. 30/91). Sezione decentrata di Biella. Nomina di 4 esperti effettivi e di 2 esperti supplenti.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti esperti effettivi i signori Calvelli Pierfortunato, Ugliengo Gianmaria, Imboldi Rocco Emilio e Panozzo Elio, e membri esperti supplenti i signori Malanotte Piergiovanni e Prina Mello Celsino.


Argomento: Nomine

- CO.RE.CO. (art. 42, legge 8 giugno 1990, n. 142 e L.R. n. 30/91). Sezione decentrata di Mondovì. Nomina di 4 esperti effettivi e di 2 esperti supplenti.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti esperti effettivi i signori Cardone Giovanni, Ladon Filippo, Toso Michele e Martinetti Bartolomeo, e membri esperti supplenti i signori Manfredi Giuseppe e Launo Augusto.


Argomento: Nomine

- CO.RE.CO. (art. 42, legge 8 giugno 1990, n. 142 e L.R. n. 30/91). Sezione decentrata di Cuneo. Nomina di 4 esperti effettivi e di 2 esperti supplenti.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti esperti effettivi i signori Collidà Gianfranco, Giusta Giusto, Toto Mario e Armando Pierluigi, e membri esperti supplenti i signori Motta Achille e Sacco Erminio.


Argomento: Nomine

- CO.RE.CO. (art. 42, legge 8 giugno 1990, n. 142 e L.R. n. 30/91). Sezione decentrata di Torino. Nomina di 4 esperti effettivi e di 2 esperti supplenti.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti esperti effettivi i signori Aimetti Natale, Fiorito Giuseppe, Robella Alfredo e Calliano Oreste, e membri esperti supplenti i signori Pavia Aldo e Araldi Ferruccio.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Comunicazione dell'Assessore Maccari sulla situazione alla USSL n. 4 e sulla sanità in generale


PRESIDENTE

La Giunta si è dichiarata disponibile a rendere una comunicazione, la cui delicatezza non sfugge a nessuno dei componenti dell'assemblea, sui provvedimenti amministrativi assunti e proposti dalla Giunta stessa in materia di sanità e con particolare riguardo alle problematiche della USSL n. 4.
Richiamo all'attenzione e alla sensibilità dei Consiglieri, il fatto che il nostro Regolamento, qualora si tratti dell'operato di persone prevede che si proceda in seduta segreta. Si è scelta la seduta pubblica pertanto prego i Consiglieri che interverranno di aver cura di astenersi dal valutare l'operato di persone.
La parola all'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore regionale Innanzitutto vorrei ricordare che nel maggio 1989, anche in seguito ad interpellanze e interrogazioni che erano state discusse in quest'aula, in relazione alla scarsa funzionalità degli organi di gestione della USSL n.
4, in seguito anche alla constatazione della gravità delle carenze e dei disservizi da tempo rilevati nel funzionamento delle strutture ospedaliere che facevano capo alla medesima con particolare riferimento all'Ospedale Amedeo di Savoia, sul quale l'allora Consigliere Pezzana era più volte intervenuto in aula con diversi atti, venne disposta un'ispezione per accertare la funzionalità e l'organizzazione del presidio.
Gli accertamenti effettuati dalla Commissione Ispettiva, composta da dirigenti amministrativi e dirigenti sanitari, avevano evidenziato: una irrazionale organizzazione nei reparti di cure del presidio ospedaliero una utilizzazione assolutamente inadeguata delle apparecchiature a disposizione, soprattutto apparecchiature diagnostiche disfunzioni e ritardi nel servizio svolto dalle autoambulanze una gestione del personale al di fuori di ogni controllo, specie per quanto concerne il fenomeno dell'assenteismo bassi tassi di produttività, lungaggini nelle procedure di concorso alcune irregolarità amministrative contabili che hanno tra l'altro determinato l'invio di una segnalazione all'autorità giudiziaria nel 1989.
La stessa relazione aveva inoltre rilevato confusione di ruoli tra gli organi di governo e quelli amministrativi.
Il Prefetto di Torino, a seguito della trasmissione in data 17/7/89 della relazione, dispose la sospensione del Comitato di gestione successivamente sciolto con decreto del Presidente della Repubblica.
La gestione della USSL venne affidata, con provvedimento del 29 luglio ad un Commissario che è stato, in un primo tempo, l'arch. Bonifetto, poi deceduto, e successivamente al dott. Vipitone, Viceprefetto. Ricordo che nella legislazione precedente e con l'esistenza dei Comitati di gestione il compito di nominare il Commissario era assegnato al Prefetto; oggi invece, con la Legge n. 111, il compito di nominare il Commissario in sostituzione dell'Ammi-nistratore straordinario è della Giunta regionale.
Il 22 gennaio 1990 il Consiglio comunale di Torino provvedeva alla elezione del nuovo Comitato di gestione nelle persone dei componenti del precedente Comitato, fatta eccezione per il Presidente dimissionario.
Dopo circa un anno la situazione era quindi ripristinata con gli stessi amministratori e con la stessa dirigenza amministrativa e sanitaria.
Con la Legge n. 111 è stato nominato Amministratore straordinario l'ing. Fassio, che aveva gli stessi poteri e doveva usare le stesse norme che vigevano prima. Il cambiamento nel governo delle UU.SS.SS.LL. è avvenuto a livello di normativa in ordine alla dirigenza politica, ma in realtà gli strumenti non sono cambiati, sono rimastigli stessi; le leggi che governavano le UU.SS.SS.LL. sono quelle precedenti.
Com'è noto, in questo periodo l'USSL n. 4 ha avuto dei grossi problemi infatti, lunedì 11 maggio l'ing. Fassio era venuto a parlarmi chiedendomi un "soccorso" regionale di personale che la Regione non poteva mettere a disposizione perché non ha questo tipo di personale. In questo incontro io consigliai all'ing. Fassio di verificare a livello di tutte le UU.SS.SS.LL.
la possibilità che ci fosse un gruppo di dirigenti disposti ad andare alla USSL n. 4 in un rapporto di consulenza che nei vari settori potessero costituire una forza di intervento (se vogliamo così chiamarla) per rimettere in sesto (USSL.
L'ing. Fassio non riusciva a trovare le persone anche perché chi vi era andato - storicamente è dimostrabile dagli avvenimenti - dopo un po' di tempo se ne scappava perché il problema della USSL n. 4 era di incidere nell'apparato organizzativo incominciando dalla dirigenza.
Il 20 maggio mi rivolgevo ancora a Fassio dicendogli: "Ti rammento che nell'incontro di lunedì 11 maggio nel mio ufficio, eravamo rimasti intesi che avresti creato una équipe di funzionari chiedendoli in consulenza da altre UU.SS.SS.LL. Mi ero dichiarato disponibile ad autorizzarti la spesa appena tu mi avessi trasmesso il provvedimento relativo all'incarico di consulenza". Questo perché, nelle normative relative ai bilanci del 1992 noi come Assessorato nei controlli tagliamo tutto quello che è possibile nelle consulenze, perché è una spesa di parecchi miliardi che tentiamo di ricondurre nell'ambito del normale orario di lavoro. Continuavo dicendo: "Non avendo ancora ricevuto nulla fino ad oggi, ti prego di assolvere urgentemente all'impegno che ti eri assunto. Ti riconfermo la disponibilità all'immediato esame ed approvazione dell'atto." CHIEZZI Scusi Assessore, la lettera in che data l'ha scritta? MACCARI, Assessore regionale In data 20 maggio. L'11 maggio l'ing. Fassio è venuto da me; fra 1'11 e il 20 maggio (non so dire in quale giorno) l'ing. Fassio è andato dal Prefetto chiedendogli di far pressione sulla Regione perché mandasse un intervento straordinario, ed io gli scrivevo che questo intervento straordinario di personale non era possibile perché non era a disposizione.
L'ing. Fassio, in risposta a questa lettera, mi scriveva: "In risposta alla nota del 20 maggio debbo fare presente la più grave situazione in cui è venuta a trovare l'USSL n. 4 alla data odierna. I tentativi avviati per ottenere consulenze esterne sono falliti. Infatti il geom. Varrese, già responsabile del Servizio tecnico dell'Ospedale Mauriziano, ha rinunciato alla proposta di incarico. Il dott. Corrarello ha rassegnato le dimissioni dall'incarico di consulenza che gli era stato precedentemente affidato. Il dott. Anselmo, vicedirettore amministrativo presso l'USSL 32, non ha ottenuto il nullaosta al trasferimento presso questa USSL. Inoltre, nel frattempo, sono stati sospesi dal servizio, per le note vicende giudiziarie, il direttore amministrativo del Servizio Provveditorato Economato, un assistente amministrativo presso l'Ufficio tecnico, un assistente tecnico presso l'Ufficio tecnico". Fassio continua: "Come si rileva, la situazione precedentemente rappresentata si è andata appesantendo ed essendo tuttora in corso le conseguenti indagini tecnico amministrative che comportano impegno di personale dell'USSL a ciò adibito si è venuta a creare la pressoché totale stasi dei Servizi tecnici e provveditoriali, alimentatori istituzionali dell'attività amministrativa e sanitaria dell'Ente. Si notano evidenti e già preoccupanti fenomeni di stasi e allarmate sollecitazioni da parte del Corpo sanitario.
Non è stato inoltre possibile operare la riassunzione in servizio del dott. Alberto De Giovannini, direttore amministrativo caposervizio Provveditorato economo con funzioni di coordinamento, e del dott. Salvatore Dell'Arte, direttore amministrativo caposervizio, in quanto disposizioni legislative hanno imposto tale determinazione. In data odierna, infine l'ing. Gnieddu, cui era stata affidata la responsabilità del coordinamento del Servizio tecnico, ha formalmente rinunciato all'incarico affidatogli.
La situazione, rappresentata per la sua gravità, necessita di scelte coraggiose, immediate e impegnative. Per tentare di ripristinare in tempi sufficientemente brevi le attività essenziali al funzionamento dell'USSL.
occorre a mio parere individuare tre ipotesi di soluzione: 1) l'affidamento completo della gestione dei servizi tecnici e amministrativi ad altra USSL 2) il ricorso a società di servizi se non fosse attuabile la prima ipotesi 3) soluzione da attuarsi all'interno dell'USSL TO IV attraverso il comando immediato di personale regionale per non meno di 20 unità da individuarsi tra il personale in possesso di diploma di scuola media superiore o del diploma di laurea, nonché di 5 laureati con esperienza nel settore sanitario tutti a tempo pieno e per almeno sei mesi.
Per quanto sopra, ove non venga data immediata attuazione alle ipotesi sopra menzionate, mi vedo mio malgrado costretto a rassegnare alla Giunta regionale l'incarico di Amministratore straordinario non essendo in grado di garantire una sia pur minima funzionalità dell'USSL TO IV".
Questa lettera è datata 26 maggio 1992. In data 29 maggio rispondevo all'Amministratore Fassio con la seguente lettera: "Con riferimento alla nota del 26 maggio si comunica che le proposte dalla S. V, formulate non possono trovare realizzazione nei termini che richiederebbe la gravità della situazione della USSL n. 4. Non pare infatti possibile gravare l'attività tecnica ed amministrativa di altre UU.SS.SS.LL. con la gestione completa anche della USSL n. 4, in quanto alcune funzioni sono già attualmente svolte dagli uffici della USSL TO IV a livello sovrazonale per la USSL TO V". Quindi caricandola ad un'altra USSL sarebbe successo che una sola USSL avrebbe governato per alcuni servizi tre UU.SS.SS.LL.
contemporaneamente, non avendo naturalmente l'organico necessario.
I servizi tecnici amministrativi delle UU.SS.SS.LL. sub-comunali torinesi sono già oberati di adempimenti connessi al funzionamento delle stesse. I servizi delle altre UU.SS.SS.LL. sono dimensionati in relazione alle esigenze organizzative delle medesime e non sono in grado di affrontare la gestione totale della USSL n. 4.
Questa era la prima ipotesi che aveva prospettato l'ing. Fassio.
La seconda ipotesi era quella di affidamento ad una società esterna.
Nella lettera, a proposito di questa ipotesi dico: "Non risulta inoltre perseguibile la seconda proposta, sia perché, come noto, non ci sono società di servizi in grado di garantire nell'immediato, senza un graduale approfondimento dei complessi meccanismi che regolano il funzionamento dell'USSL. la prosecuzione dei servizi sanitari comprendenti fra l'altro due presidi ospedalieri di grande rilievo, sia perché non pochi adempimenti sono per legge demandati alla struttura dirigenziale dell'USSL che non è surrogabile con soggetti privati". Una società di consulenza può fare uno studio, dare delle indicazioni, ma poi non può sostituirsi nell'attuazione, al personale, e tanto meno può firmare gli atti deliberativi come funzionario responsabile.
Rimaneva la terza ipotesi, quella dei venti diplomati o laureati, più i cinque laureati super specializzati, regionali. Magari li avessi in Assessorato, vivrei anche meglio. In proposito così rispondevo: "Non è infine attivabile il comando di personale regionale in possesso dei requisiti indicati essendo noto anche alla S. V, il tipo di attività svolta dalla Regione ed in particolare dall'Assessorato alla sanità, comprendente funzioni di programmazione e di indirizzo, e non di gestione, quale è invece l'attività tipica della USSL". Sono funzioni diverse, sono preparazioni diverse, sono professionalità diverse.
"Richiamando le indicazioni fornite sia nell'incontro dell'11 maggio sia nella nota del 20 maggio, miranti a dotare codesta USSL di professionalità specifiche, si prende atto che i tentativi posti in essere dalla S.V, non hanno avuto esito favorevole. Evidentemente esistono problemi organizzativi connessi all'attuale situazione del quadro dirigenziale dell'USSL". Così terminava la mia lettera.
In seguito a questa lettera del 29 maggio così rispondeva in data 1 giugno l'Amministratore straordinario: "Anche a seguito dei colloqui e della corrispondenza degli ultimi giorni con l'Assessore alla sanità scriveva al Presidente della Giunta e a me - sono giunto alla determinazione di presentare le mie irrevocabili dimissioni dall'incarico di Amministratore straordinario della USSL TO IV. Ritengo infatti che siano venute meno le condizioni per svolgere le funzioni, che il mio mandato mi impone, di assicurare alla comunità degli utenti i servizi e le prestazioni sanitarie. La maggior parte degli uffici sono decapitati dall'inchiesta giudiziaria in corso, né si prevedono in tempi brevi iniziative per sostituire con idoneo personale i dipendenti sospesi dal servizio perch colpiti da mandato di custodia in carcere o da altre misure cautelaci.
La circostanza che alcuni dei dipendenti, con i quali avevo stretti e quotidiani rapporti di lavoro; siano venuti meno ai loro fondamentali doveri di fedeltà e lealtà, ha poi fatto venire meno quei rapporti di fiducia essenziali per poter svolgere le mie funzioni in un'atmosfera di reciproca stima e collaborazione. La decisione di rinunciare al mandato si basa, quindi, anche su ragioni di dignità e di coerenza personale che sono certo verranno interpretate come un tentativo di difendere insieme alla mia persona l'immagine dell'ente pubblico da me rappresentato.
Nel ringraziare per la fiducia a suo tempo accordatami, mi auguro, con questo mio atto, di riuscire a contribuire alla soluzione dei gravissimi problemi amministrativi e gestionali che travagliano il funzionamento di questa USSL". A seguito di questo atto di dimissioni si metteva in moto il meccanismo del commissariamento. Il commissariamento ai sensi della L. 111 generalmente dura poco tempo (15 giorni, al massimo un mese) in attesa che il Comitato dei Garanti comunichi la nuova terna su cui scegliere il nuovo Amministratore. Visto che la situazione dell'Ospedale Maria Vittoria non è solo un problema di sostituzione di Amministratore, ma di organizzazione di tutta la macchina dirigenziale della USSL n. 4, dopo averne parlato a livello di Giunta, in modo particolare con il Presidente, mi sono recato dal Prefetto per verificare la possibilità di un commissariamento che anziché un'unica persona considerasse un Commissario più due sub-Commissari e fosse visto in funzione di un'attività prolungata, per permettere di rimettere le cose in quadro all'USSL n. 4. Si è pensato a questo commissariamento atipico nell'attuale situazione del governo delle UU.SS.SS.LL. per-ché si rilevava la necessità, all'interno della macchina organizzativa dell'USSL 4, di avere una figura di tipo sanitario che sovrintendesse a tutto l'andamento e che in quel momento non poteva che essere quella di un sub-Commissario.
Si è andati quindi all'identificazione del Commissario nella persona del dott. Grondo, coordinatore di Borgomanero, e di due sub Commissari, il dott. Brusa, Direttore sanitario dell'Ospedale di Novara, e il dott. Giunta dell'USSL TO I. Il dott. Giunta è specializzato nel Settore economato quindi dovrebbe avere quel compito specifico.
Con un commissariamento del genere, che dovrebbe essere un commissariamento forte, dovrebbe essere possibile, con questa garanzia di governo, poter far venire da altre UU.SS.SS.LL. in condizioni di part-time in consulenza o in altre forme previste dal contratto nazionale di lavoro della sanità, persone che possano lavorare all'interno della USSL facendo crescere le professionalità interne e mettendo ordine. Questa è la motivazione per cui si è agito in questo modo.
Prima di fare questa operazione, che abbiamo deliberato martedì scorso sabato avevo parlato con il Prefetto per sentire se la cosa era possibile sul piano dell'approvazione del Commissario di Governo e lunedì avevo illustrato al dott. Corsi la procedura che avremmo usato, la metodologia ed il perché veniva fatto questo commissariamento con tre persone. Il Commissario si è insediato mercoledì mattina ed ha cominciato a lavorare.
Credo che stia cercando possibilità di collaborazioni nelle altre UU.SS.SS.LL. ed io mi auguro che da una parte il lavoro del Magistrato e dall'altra il lavoro del commissariamento, abbiano successo entrambi, in modo che all'USSL n. 4 possa rinascere una serenità di lavoro, che si traduce poi in garanzia dell'utente e del cittadino, portando sicurezza maggiore al posto dell'incertezza che governa oggi questo settore.
Ieri la Giunta regionale ha affrontato il problema di due amministratori che hanno ricevuto un avviso di garanzia; si tratta del dott. Coccia di Orbassano e dell'ing. Fabbri di Pinerolo. Oggi il Presidente ha convocato questi due amministratori ed ha avuto un colloquio con loro; si è valutata l'opportunità di una forma di dimissioni, che è stata accettata, e sia il dott. Coccia che l'ing. Fabbri hanno presentato le dimissioni.
A Pinerolo è già stata nominata, in qualità di Commissario, la dott.sa Grillo; per quanto riguarda Orbassano, in una riunione di Giunta che si è tenuta prima dell'inizio di questa seduta di Consiglio, è stato nominato il rag. Martinetti, della USSL di Valenza, andato in pensione di recente. Il rag. Martinotti è persona valida ed ha collaborato anche con la Regione Piemonte su problemi generali riguardanti la parte amministrativa della sanità.
Contemporaneamente mettiamo in moto il meccanismo di richiesta ai due Comitati dei Garanti della terna di candidati tra i quali scegliere il nuovo amministratore.
Approfitto dell'occasione per comunicare che non abbiamo ancora avuto nessun chiarimento, nessun indirizzo ma neanche nessuna ipotesi da Roma su quello che potrà accadere dopo il 30 giugno che, come sapete, è la data di scadenza degli amministratori; ciò ci mette in notevole difficoltà, perch più ci avviciniamo al 30 giugno, più difficile sarà mettere in moto dei meccanismi di verifica.
Voglio inoltre ricordare che la Giunta, attraverso l'Assessorato alla sanità, ha già chiesto a tutti i Comitati dei Garanti di mandare entro il 15 giugno una relazione di valutazione sull'attività svolta dall'amministratore in questo anno di carica. Appena avremo questa documentazione, credo che potrà trovare sede opportuna di discussione, di integrazione con altri elementi o altre modalità, nella IV Commissione consiliare.



PRESIDENTE

Sulla comunicazione dell'Assessore Maccari è aperto il dibattito.
Ha chiesto la parola il Consigliere Zacchera; ne ha facoltà.
ZACCHERA Ringrazio l'Assessore per la relazione di carattere tecnico e temporale da lui fornita. Non è proprio il caso di fare dell'ironia, anche se mentre parlava mi venivano in mente molte battute, una delle quali potrebbe essere che forse il Governo sta cercando innanzitutto di capire quanti sono gli amministratori che "finiscono dentro", per sapere alla fine come regolarsi questa potrebbe essere una prospettiva, visto il numero, che si sta moltiplicando, non solo in Piemonte, ma in tutta Italia.
Ne approfitto, tra l'altro, per informarla che stamani, nel corso di una trasmissione radiofonica di "Radio anch'io", è stata levata una pesantissima accusa al suo Assessorato da parte del Ministro De Lorenzo sarebbe opportuno andare a risentire la trasmissione - questo non c'entra nulla con quanto volevo dire - anche perché secondo me era sbagliata. Un ascoltatore ha chiesto come mai in Piemonte non c'era ancora la vaccinazione per l'epatite B, che invece mi risulta esserci.
MACCARI, Assessore regionale Ma se l'abbiamo addirittura anticipata rispetto alla normativa nazionale! ZACCHERA Infatti; io però non potevo fermare la macchina per andare a telefonare, visto che non dispongo di un telefono cellulare. La risposta del Ministro De Lorenzo è stata pesantissima nei confronti della Regione ha detto che le Regioni non funzionano (segnalando il Piemonte). Mi sembra che non sia giusta, quindi segnalo questo fatto a voi interessati.
Chiusa questa parentesi, vengo al concreto. Io accetto la relazione dell'Assessore che, a un certo punto, ci viene a dire le cose che ha fatto grosso modo dall'inizio di maggio in poi, su questo problema. Trovo per che questa relazione sia gravemente carente in un altro aspetto, e cioè i rapporti che ci sono stati tra Assessorato e Amministratore straordinario ing. Fassio, nel periodo precedente.
E' un po' come se - visto che parliamo di sanità - ci fosse una persona in coma che muore per una complicazione; certo, muore a causa della complicazione, ma sarebbe opportuno andare a verificare le cause del coma.
Diversamente, queste sono soltanto delle relazioni su dei fatti immediati senza andare a guardare che cosa è successo precedentemente.
Il Presidente del Consiglio, prima di avviare il dibattito, ha pregato i Consiglieri di non fare nomi, onde evitare sedute segrete; alcune cose pero devono essere dette con calma e precisione. Un fatto politicamente gravissimo è che l'Assessore non abbia detto quali siano stati i rapporti intercorrenti tra l'ing. Fassio e gli attuali inquisiti, alla luce delle conoscenze dell'Assessorato. L'ing. Fassio, alla fine della sua lettera, ha detto che questi cattivi soggetti lo hanno sostanzialmente tradito, ma dice anche che aveva contatti quotidiani con loro; resta quindi un mistero capire come poteva un amministratore straordinario, valido come doveva essere l'ing. Fassio (altrimenti non l'avreste nominato), avere rapporti tutti i giorni, con queste persone e non accorgersi di cosa stava succedendo all'interno dell'USSL n. 4. I problemi di questa struttura peraltro, non erano nascosti, in quanto, se nello specifico non si era a conoscenza degli atti "malavitosi"(o supposti tali, ovviamente, stante le indagini in corso), è altrettanto vero che sulla USSL n. 4 c'era una giornaliera grandinata di interrogazioni, di interpellanze, di articoli di giornali, di proteste di utenti, di lettere ai giornali, e così via.
Insomma, che qualcosa non funzionasse all'interno di quella struttura appariva evidente anche ai ciechi.
E allora: quali sono i rapporti della Giunta con l'ing. Fassio? Qui ci vorrebbe una risposta. Vedremo cosa farà il Magistrato, ma come ne uscirà l'ing. Fassio? Chiede, per esempio, di ritornare alla struttura regionale? Ritorna ai vertici di un altro Assessorato, andandosi ad occupare di tutt'altre cose come aveva fatto prima? Viene sospeso, non viene accettato il suo trasferimento? Perché era stato messo all'USSL n. 4? Queste, in sostanza, sono le domande che si pongono.
E quali rapporti ci sono all'interno della Giunta? C'è un'autocritica all'interno della Giunta sui metodi di scelta degli amministratori straordinari? Queste, secondo me, sono le cose che vanno chiarite.
Ecco il motivo di questo ordine del giorno, firmato da buona parte dei Consiglieri regionali, con la richiesta di fare tra di noi un'inchiesta su quanto sta accadendo nella sanità. Non possiamo trincerarci dietro le giustificazioni degli amministratori straordinari, secondo le quali se l'USSL non funziona è colpa dei Carabinieri perché hanno arrestato i funzionari! Ci sarà pure un motivo perché quei funzionari sono andati sotto processo: la colpa non certo è dei Carabinieri o del Magistrato! Questa giustificazione ci è sembrata davvero un po' forzata.
Inoltre, faccio presente che, nelle lettere che ci sono state lette, si accenna molto spesso a colloqui intercorsi tra l'amministratore e l'Assessore Maccari: quali sono i contenuti, in sintesi, di questi colloqui? L'amministratore straordinario era stato "messo in mora" da parte dell'Assessore sulle note vicende giudiziarie o era soltanto una corrispondenza di lettere del tipo "La S. V. Illustrissima qua e la S.V.
Illustrissima là"? Queste sono le cose che, secondo me, la gente o perlomeno i Consiglieri regionali vorrebbero capire, senza fare, come si suol dire, "di ogni erba un fascio". Nello stesso tempo è necessario fare chiarezza, perché è assurdo prendersela con degli episodi abbastanza limitati e pensare che non ci siano, partendo da questi episodi, anche delle radici in determinate strutture sulle quali bisogna intervenire.
Detto questo, prendo atto del commissariamento dell'USSL n. 4 attraverso il dott. Grando, che conosco bene, nel senso che anche sul dott.
Grando avevo presentato numerose interrogazioni. Vorrei solo sapere se il dott. Grando, che era riuscito a stare in più UU.SS.SS.LL., anche questa volta riesce a stare sia a Borgomanero, sia alla USSL n.1 e cosa ne succede del suo stipendio. Anche questo era oggetto di una delle numerose interrogazioni fatte all'Assessore (non ricordo se sono arrivate le risposte); comunque, la scelta è dell'Assessore il quale si assume le sue responsabilità. Il dott. Grando è molto esperto a cavarsela in tante situazioni difficili e auguriamogli di farlo anche in questa occasione.
Penso che l'ordine del giorno si commenti da sé, è pienamente condivisibile e mi auguro che, per una volta, da parte della maggioranza ci sia un'assunzione di responsabilità, non soltanto una difesa di bandiera ma il coraggio di iniziare a voler vedere più chiaramente nei meccanismi nelle persone, nelle strutture e nei criteri con cui vogliamo gestire la sanità nella nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.
CUCCO Grazie Presidente. Ringrazio anche l'Assessore per la comunicazione che ha voluto rendere al Consiglio.
La prima questione è in merito alla nomina del Commissario alla USSL n.
4. Da quello che lei ha detto e dalla cronistoria che ha fatto sulle richieste arrivate da quella USSL e dalle sue risposte, credo sia praticamente impossibile che questi Commissari riescano a lavorare, stante la situazione di impossibilità a trovare personale in quella USSL in una qualsiasi forma che i contratti e la normativa concedono a ricoprire quei posti o scoperti o vaganti o, comunque, coperti da persone inquisite o altre situazioni ancora.
Se è vero quello che lei ha detto e ha scritto (e io credo sia vero) cioè quanto vi siete detto e scritto con l'amministratore, e in tante altre situazioni si è sentito, circa l'indisponibilità da parte del personale di tutte le altre UU.SS.SS.LL. piemotesi a lavorare alla USSL n. 4, non capisco cosa possa succedere con i nuovi tre Commissari, anche perché non credo che si dovesse e si debba aspettare la Magistratura per ripulire una USSL. perché se così fosse saremmo veramente in una brutta situazione, non solo difficile.
Non credo nemmeno che tutte le difficoltà inerenti l'attività ordinaria della USSL n. 4 derivino dalla presenza di mele marce all'interno della struttura. Ci sono problemi che si sono sedimentati nel corso degli anni che non hanno a che fare con illeciti giudiziari, ma con l'organizzazione stessa del lavoro, dove ci vogliono delle persone che siano in grado di decidere anche contro interessi corporativi o di parte che si sono creati in quella USSL. Voglio esprimere qui tutti i miei dubbi sull'operato effettivo di questi tre Commissari, salvo che non servissero tre nomi per questo periodo di passaggio al prossimo Amministratore straordinario.
La seconda questione riguarda la mia preoccupazione che l'Assessore e la Giunta procedano, in merito alle altre due UU.SS.SS.LL. che sono state commissariate o che verranno commissariate tra breve, aspettando i tre nomi da parte dei Comitati dei Garanti e nominarne un altro, in questa situazione in cui non si sa assolutamente come si andrà avanti. Fermate le cose così come sono e lasciate i Commissari dove sono: non chiedete al Comitato dei Garanti, parlo soprattutto delle altre due UU.SS.SS.LL., di nominare un'altra terna, per nominare un amministratore che potrà durare un mese, sei mesi, quando poi tutta la questione dovrà essere ripresa in mano.
Non entro nel merito della questione, voglio soltanto sollevarla pubblicamente e ufficialmente, chiedendo alla Presidenza del Consiglio di inserire nel prossimo o.d.g. del Consiglio la discussione dell'ordine del giorno che insieme ai colleghi Verdi abbiamo presentato e che aveva a che fare con questa materia. Mi riferisco a quell'ordine del giorno che non fu discusso durante la prima comunicazione della Giunta perché l'argomento era un altro. L'argomento era altro, ma è ugualmente urgentissimo perché sono in scadenza queste nomine; in quell'ordine del giorno c'erano delle prese di posizione da assumere, a nostro avviso, da parte della Regione prima della scadenza del 30 giugno. Vorrei che questa materia potesse essere discussa in aula prima della scadenza e prima che la Giunta assuma decisioni che ha tutto il diritto di fare, ma che noi abbiamo tutto il diritto di verificare in aula.
L'ultima questione è relativa al fatto che sarei molto attento ai suoi rapporti - Assessore - con altri organismi istituzionali tipo la Prefettura e la Magistratura, forse per un pregiudizio di stampo liberale - lo chiami come vuole, ma mi sembra che un Assessore che vada a chiedere o informare il Magistrato piuttosto che il Prefetto su quello che sta per fare ha un sapore un pochino stridente.
Mi limito a fare un'affermazione di questo tipo. Non mi piacciono gli Assessori decisionisti contro tutto e contro tutti, ma non mi piacciono nemmeno gli amministratori pubblici che hanno bisogno della "copertura" di altri organismi che non hanno niente a che fare con questo tipo di materia: il Magistrato fa il Magistrato, il Prefetto fa il Prefetto - spero che lo faccia ancora per poco, perché non credo nella figura del Prefetto, non in lui che è un'ottima persona, ma nel ruolo dei Prefetti - l'Assessore fa l'Assessore e si assume le responsabilità dei suoi atti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.
CALLIGARO Ringrazio l'Assessore per l'informazione che ha fornito al Consiglio.
Devo però dire che è un'informazione svolta in modo burocratico: non individua i problemi politici dietro allo scandalo che investe non una USSL. ma più UU.SS.SS.LL., del nostro Servizio sanitario regionale.
Esistono, sono ben evidenti, e riguardano il modo con cui si è proceduto alla nomina degli amministratori straordinari e riguardano questioni politiche ancora più profonde. C'è, per esempio, da chiedersi se gli strumenti legislativi, amministrativi e ispettivi di cui è dotata la Regione Piemonte siano all'altezza di un compito molto difficile e complesso, se sono strumenti tali da prevenire degenerazioni e cosa bisogna fare perché questi siano strumenti efficaci per prevenire, nella misura del possibile, degenerazioni nell'amministrazione e nella gestione della sanità. Non siamo di fronte a un problema di ordinaria amministrazione perché lo scandalo è grave ed esteso ed è emerso grazie all'indagine della Magistratura, che riguarda appalti truccati, pagamento di tangenti in cambio di appalti per forniture, lavori di ristrutturazione, installazione di impianti; e non ha colpito solo l'USSL n. 4, ma anche l'USSL di Nichelino, di Orbassano, di Pinerolo e forse qualche altra USSL subcomunale.
Ho letto in questi giorni che la Magistratura indaga anche sull'inceneritore dell'Ospedale Molinette, e quella è l'USSL n. 8. Non è un problema di ordinaria amministrazione, perché siamo ormai a 9 arrestati, 44 inquisiti e non vorrei, quindi, che l'Assessore Maccari facesse il De Lorenzo della situazione. Quando parla, il Ministro della Sanità, ha una diabolica capacità di scaricare sulle Regioni, naturalmente, tutte le responsabilità. Non vorrei che qui si dicesse che la colpa è tutta delle UU.SS.SS.LL.; spetta anche all'Assessore alla sanità, alla Giunta, a questo Consiglio regionale, sottoporre a profonda verifica tutta la strumentazione con la quale dobbiamo governare la sanità.
L'Assessore è partito dal famoso intervento del Servizio ispettivo all'Amedeo di Savoia. Noi vogliamo precisare le nostre posizioni che le abbiamo ripetutamente documentato in quest'aula. L'ispezione fu fatta solo all'Amedeo di Savoia e perché non anche al Maria Vittoria? Perché nello stesso giorno, il 29 luglio 1990, l'Assessore inviò tre lettere: una al Prefetto per chiedere il commissariamento, una al Sindaco di Torino per dire di sostituire il Presidente dimissionario e una al facente funzioni di Presidente per intimargli di mettersi a posto? Sarebbe bastato mandare una lettera sola al Prefetto e avvisare Sindaco e Presidente facente funzioni che aveva chiesto il commissariamento. Vediamo, comunque, che quel commissariamento è servito a poco. E io non dimentico che in quel periodo le chiavi della USSL n. A furono consegnate ad una nota società di progettazione e direi che va indagato meglio, allora, il centro di malaffare USSL n. 4.
Veniamo alle questioni più immediate; l'USSL è stata commissariata, si parla di commissariamento forte, un Commissario e due sub-Commissari. Mi permetto di dissentire; non si possono affrontare problemi così complessi come quelli dell'USSL n. 4, dove il malaffare è radicato da parecchi anni forse più di un decennio, con un Commissario e due sub-Commissari a scavalco ed una USSL tra le più importanti della Regione Piemonte (ha un fatturato di 150 miliardi di lire). E poi, il Commissario lo ricordiamo alla prova all'USSL di Nichelino, prova non positiva perché inviò il bilancio senza il parere di adottabilità persino del Comitato dei Garanti.
Comunque, lo aspettiamo alla prova, ci auguriamo che sappia fare la sua parte, che questo non sia un commissariamento finto come quello precedente.
Ma il Commissario è arrivato e in questi giorni informa l'opinione pubblica, tramite gli organi di informazione, dicendo: "Ho trovato il caos generale"; si chiede come si sia potuti arrivare sino a questo punto, dice che bisogna portare variazioni profonde se non si vuole arrivare alla paralisi dell'USSL n. 4, scopre che nel bilancio di previsione approvato dalla Giunta regionale in queste settimane c'è un innalzamento del 20 rispetto ai costi standard delle strutture ospedaliere, tant'è vero che oggi su "La Stampa" si legge, signor Presidente e signor Assessore: "La Regione è chiamata a spiegare come mai è stato approvato quel bilancio del Maria Vittoria"- dell'USSL n. 4, naturalmente - "che il nuovo Commissario critica perché i costi dei servizi superano di molto la media degli altri ospedali".
"Siete stati perlomeno disattenti!": questo dice il Commissario appena arrivato. C'è da chiedersi poi, dopo che la Magistratura ha falcidiato dirigenti, funzionari, tecnici, se è davvero ingestibile e perché è ingestibile l'USSL n. 4. Se è davvero ingovernabile, perché? Di chi sono le responsabilità? Certo, se la situazione è così degenerata, va radicalmente riorganizzata con dirigenti e funzionari nuovi, allora non con qualche funzionario o dirigente a scavalco! Lì, probabilmente, è radicato un malaffare di vario tipo che non sempre ha a che fare soltanto con la giustizia, ma che probabilmente è quello delle corporazioni, quello di situazioni consolidate, di inerzia ed immobilismo.
A questo proposito, insieme ad altri Gruppi di opposizione, abbiamo presentato un ordine del giorno che mi permetto brevemente di illustrare e vorrei tanto che venisse preso in considerazione dalla maggioranza. Non necessariamente si deve votare oggi. Qui solleviamo una serie di questioni di non poco conto che sono gli aspetti politici dello scandalo. Auspichiamo che l'azione della Magistratura faccia piena chiarezza sui fatti e le responsabilità. A noi compete un altro compito. Per esempio, a noi non pu non competere il compito di sottoporre a verifica complessiva il funzionamento degli strumenti legislativi, amministrativi ed ispettivi di competenza della Regione Piemonte per vedere se vi sono disfunzioni incongruenze, carenze, con lo scopo chiarissimo di volerle eliminare, di prevenire fenomeni di degenerazione, di assicurare piena trasparenza nella gestione della sanità.
Provo a fare degli esempi. A noi pare che debba esservi un'indagine nei riguardi di tutte le UU.SS.SS.LL. del Servizio sanitario regionale, in ordine a tre problemi: 1) la spesa per investimenti in edilizia ospedaliera e sanitaria e l'acquisto delle apparecchiature 2) la spesa corrente per beni e servizi 3) la spesa per convenzionata esterna.
Sono i tre punti più delicati, dove il malaffare, se esiste, ha buon gioco. Per esempio, capire se le UU.SS.SS.LL. sono dotate o no degli uffici tecnici, cosa fanno questi uffici tecnici; capire a chi vengono dati gli incarichi ingegneristici, le consulenze, quali sono le imprese che lavorano nel campo della sanità; gli acquisti delle apparecchiature, le varie procedure di appalto, i tempi di realizzazione delle opere e, per la spesa corrente, soprattutto riguardante il capitolo "Beni e servizi", i fornitori e le procedure d'appalto.
Sulla spesa convenzionata esterna è bene prendere in considerazione le autorizzazioni, le convenzioni, i requisiti minimi richiesti alle strutture private, i problemi dei controlli sul livello delle prestazioni. Non dimentico che la legge sui requisiti minimi per i laboratori di analisi cliniche consentì di mettere un certo ordine tra i laboratori di analisi cliniche. Non dimentico, per esempio, che una volta richiesti i requisiti e stabilito un tempo entro il quale i laboratori privati dovevano dimostrare di possederli, circa una trentina di laboratori rinunciarono a dotarsi dei requisiti minimi necessari, in quanto trovarono la cosa particolarmente costosa. Questo sta a dimostrare che lavoravano senza avere i requisiti minimi.
Le regole vanno stabilite, altrimenti non è possibile nemmeno effettuare i controlli; inoltre le regole devono essere chiare soprattutto per chi intraprende iniziative private e rischia risorse proprie; non pu trovarsi nel corso della propria attività ad avere a che fare con nuove regole. Le regole non possono mutare nel corso del gioco.
Mi pare che questi tre punti siano i punti caldi, dove in effetti la corruzione può avere luogo. E' per questo che ci permettiamo di chiedere all'Ufficio di Presidenza di predisporre una deliberazione di istituzione di una Commissione speciale di indagine del Consiglio regionale incaricata di esperire indagini conoscitive e di riferirne al Consiglio; tutto questo in base all'art. 19 dello Statuto, ma anche rispettando l'ordine del giorno approvato recentemente in Consiglio regionale, presentata approvato dalla maggioranza, ma comunque fatto proprio dal Consiglio regionale, che recita: "fare luce sui rapporti privilegiati, di decine di UU.SS.SS.LL. con la società Protecne; fornire al Consiglio in tempi stretti tutti i dati e le notizie inerenti fornitori, progettisti e imprese, istituire finalmente la banca dati informatizzata sugli appalti e l'albo fornitori e rendere pubblico tutto questo tramite un bollettino".
Solo in questo modo a noi pare che il Consiglio regionale faccia la propria parte; a ciascuno la sua, auspichiamo che quella della Magistratura sia celere ed efficace, ma anche a noi compete qualche compito e non è di poco conto: sottoporre a verifica, anche alla luce degli avvenimenti di queste settimane per molti versi drammatici, tutta la strumentazione legislativa, amministrativa ed ispettiva della Regione Piemonte.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.
MAGGIOROTTI Innanzitutto vorrei dire che non ho da ringraziare particolarmente l'Assessore, in quanto ritengo abbia fatto il suo dovere nel riferire al Consiglio in maniera stringata, forse fin troppo, su quelle che sono state e sono le sue iniziative in relazione ai problemi di gestione dell'USSL n.
4.
Mi pare che dalle cose dette dall'Assessore, il primo tentativo di privatizzare la sanità, di dare la sanità in mano ai cosiddetti "manager" stia clamorosamente fallendo. Mi si dirà: "Si, perché c'è stata la scelta politica dei manager". Ma di quali manager in realtà dispone la sanità? La sanità a livello nazionale non dispone di manager, cioè di capacità professionali atte a gestire in maniera razionale, efficiente e produttiva le risorse che vengono messe in campo - parlo anche di risorse professionali e non solo finanziarie - e che, a mio parere, non vengono utilizzate al meglio.
E' un fallimento anche perché lo stesso disegno di legge del Ministro De Lorenzo dispone di dare la sanità in mano ai medici, ai funzionari che si riteneva nel passato fossero stati impropriamente depauperati di potere e che ora, in base al suo disegno, dovrebbero riprendersi - mi riferisco in particolare gli apicali - quel potere decisionale, che sarebbe stato loro estorto.
In realtà, ci ritroviamo con dirigenti che spesso provengono da esperienze assolutamente negative, che provenivano dall'attività mutualistica e l'osservazione che faccio è che il fallimento delle Mutue sta diventando, forse anche per merito di molti di questi dirigenti incapaci, il fallimento della sanità.
Il problema è anche un altro: dei manager, ammesso che esistano, si fa un uso assolutamente di parte. E' stato denunciato più volte come non sempre dalle triadi individuate dai Comitati dei Garanti si fosse scelto al meglio. Colgo l'occasione per rammentare che solo alla fine di aprile il Presidente della Giunta è stato eletto come amministratore straordinario dell'USSL n. 33, in sostituzione del chiacchierato dott. Dell'Arte, il dott. Sebastiano Cocuzza, che hai meriti professionali come nipiologo e come viaggiatore, perché ha partecipato a uno straordinario elenco di convegni per lo più fuori Torino e in località amene, ma come amministratore ben poco ha di competenza, salvo forse l'essere stato responsabile dei turni di guardia dell'organico dell'Istituto di Puericultura.
Mi chiedo se questa è la strada che l'Assessore intende seguire nel futuro, nell'individuazione di coloro che dovranno sostituire gli amministratori decaduti per motivi diversi; se questo è l'intendimento, la strada e le risorse di cui dispone, ben poco c'è da stare allegri.
Dico questo per dire che l'USSL n. 4 ha bisogno di ben altro; non ha bisogno di un Commissario a scavalco, che dovrebbe continuare ad operare a Borgomanero con le responsabilità specifiche di coordinatore amministrativo e di due sub-Commissari di cui uno di Novara, mi domando perché Novara e non Torino, probabilmente non c'era nessuno disposto a farlo.
Quindi l'interrogativo che pongo è: quali criteri sono stati individuati per scegliere il dott. Brusa? E' una degnissima persona, ma so che ha anche problemi di salute e non so come potrà reggere il peso della gestione, della riorganizzazione degli aspetti sanitari di questo grosso marchingegno bloccato, che è l'USSL n. 4.
E' stato scelto anche il dott. Paolo Giunta, al quale faccio molti auguri, proviene dall'USSL n. 1 dove era Capo Servizio. Temo che dovrà lavorare 20 ore al giorno, perché affermava che nella USSL n. 1 ne lavora 10.
Se questo è il commissariamento forte che dovrà proseguire nel tempo come è stato detto, credo che non porterà a risultati adeguati, se non ci si affretterà ad individuare quelle risorse professionali necessarie a gestire i servizi. Rammento, perché l'Assessore non l'ha fatto, che tutti i servizi amministrativi sono scoperti, che su 4 servizi sanitari, 2 sono privi di Capo Servizio, e pertanto non so assolutamente come si possa pensare in maniera ottimistica o prevedere con ottimismo la soluzione di problemi di questa USSL. quando le soluzioni sono così rabberciate. Mi domando quindi perché ci si sia rivolti agli organi di governo decentrato e non, ad esempio, al Consiglio comunale di Torino, al Sindaco di Torino, che comunque ha competenza in materia sanitaria, perché intervenisse rispetto a quella struttura, che è il Comitato dei Garanti, che dovrebbe garantire, se non altro, l'individuazione delle strutture amministrative Che dovrebbero essere deputate al governo di questa USSL.
Mi domando anche - pongo l'interrogativo - quali saranno i costi aggiuntivi per il Servizio sanitario, nel senso che questi Commissari percepiranno - immagino - uno stipendio legato alla loro funzione. Chi pagherà, posto che non mi risulta siano stati sospesi gli stipendi degli amministratori, dei Capi Servizio attualmente inquisiti? Mi auguro che si possa procedere successivamente a un recupero di questi stipendi non opportunamente percepiti da questi Capi Servizio inquisiti e sospesi. Questo perché ritengo che non ci si possa lamentare della sanità in crisi economica quando poi di fatto si procede secondo strade che evidentemente non portano a soluzione, ma per l'appunto forse danno risposta al bisogno di protagonismo di Capi Servizio che, per quanto posso capire io, sono assolutamente incauti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Con l'intervento del Consigliere Maggiorotti si esaurisce il dibattito sulla comunicazione dell'Assessore Maccari.


Argomento: Parchi e riserve

Esame proposta di deliberazione n. 334: "Approvazione del Piano naturalistico del Parco naturale dei Lagoni di Mercurago"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 11) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 334.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marino. Ne ha facoltà.
MARINO Svolgo un intervento brevissimo che riguarda più la questione del Piano naturalistico che le sanzioni che sono poi uno strumento attuativo di questa questione.
Credo che l'approvazione del Piano naturalistico dei Lagoni di Mercurago sia un evento sicuramente limitato rispetto all'insieme di problematiche che hanno i parchi piemontesi. Va comunque segnalato perch non solo è uno strumento utile e necessario, oltre che previsto dalle leggi istitutive dei parchi, ma anche un piccolo episodio culturale. Da quel che mi risulta, è un'elaborazione molto vecchia, nel senso che credo sia una decina di anni che la questione del Piano naturalistico di Mercurago viene posta; ci ha lavorato l'IPLA, in particolare, e gli aggiornamenti più recenti sono stati fatti, credo, dal direttore del Parco.
Segnalo questo episodio piccolo ma importante di oggi, anche per il fatto che il Piano naturalistico stesso contiene una proposta di allargamento degli attuali confini del Parco, proposta condivisibile e in qualche modo anche urgente, tant'è che alcuni Consiglieri regionali hanno presentato, ricalcando quella iniziale, una proposta di legge di modifica dei confini del Parco; primo firmatario di tale proposta e il Consigliere Walter Giuliano, al quale si sono aggiunti parecchi altri.
Si potrebbero comunque fare alcune osservazioni sia su questo Piano naturalistico che sul modo di affrontare la questione delle sanzioni. Non pongo qui tali questioni perché ritengo siano argomento di una discussione generale sulla questione dei parchi che probabilmente è più utile fare nel momento in cui, non so se oggi o la prossima volta, affronteremo l'altra proposta dell'Assessore Nerviani, quella che adegua la legislazione dei parchi alla legge quadro nazionale oltre che alla L. 142/90.
Con questo mio breve intervento, esprimo e ovviamente il mio voto favorevole al Piano e naturalistico.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale della adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 218: "Sanzioni relative alle normative contenute nel Piano naturalistico del Parco naturale dei Lagoni di Mercurago"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il relativo progetto di legge n. 218, di cui al punto 12) all'o.d.g. Relatore è il Consigliere Marino, che ha pertanto facoltà di intervenire.
MARINO, relatore Do per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Il presente disegno di legge accompagna per l'approvazione da parte del Consiglio regionale il Piano naturalistico del Parco naturale dei Lagoni di Mercurago: questo provvedimento si rende infatti necessario al fine di rendere efficaci, attraverso la previsione di apposite sanzioni di tipo amministrativo, le norme contenute nel Piano, che viene contestualmente esaminato e approvato con deliberazione del Consiglio regionale, e di ottemperare a quanto stabilito dalla legge 24 novembre 1981, n. 689 e dall'art. 8 della L.R. 4 settembre 1979, n. 57e successive modificazioni, che prevedono che le sanzioni possano essere imposte soltanto in forza di un provvedimento legislativo.
In particolare, sono previste sanzioni relative ai divieti di: aprire e coltivare cave; esercitare l'attività venatoria; effettuare scavi per ricerche archeologiche; alterare e modificare le condizioni di vita degli animali; introdurre specie animali e vegetali non autoctone; danneggiare e distruggere i vegetali di ogni specie e tipo; circolare con qualsiasi mezzo motorizzato con deroga per i proprietari dei terreni e delle abitazioni costruire nuove strade ed ampliare le esistenti, se non ai fini agroforestali o della fruibilità pubblica del parco; effettuare interventi sugli immobili o di costruzione di nuovi edifici che possano deteriorare le caratteristiche storico-ambientali dei luoghi; circolare con qualsiasi mezzo motorizzato, percorrere le acque dei Lagoni con qualsiasi tipo di natante ad esclusione di quelli per servizio o vigilanza; di sorvolare l'area parco con velivoli a motore, ed altri divieti, peraltro previsti dalla legge regionale 16 maggio 1980, n. 48 che istituisce il Parco.
Alfine di rendere più chiaro e comprensibile il contenuto del presente disegno di legge, si è provveduto ad accompagnare ogni sanzione prevista al richiamo esplicito ed integrale della relativa norma contenuta nel Piano naturalistico. Attraverso questo semplice meccanismo risulta pertanto più agevole, sia per gli agenti di vigilanza, sia per i fruitori del Parco, la lettura del testo di legge e più comprensibili le interconnessioni tra sanzioni e violazioni.
La Commissione ha esaminato puntualmente il disegno di legge approvandolo all'unanimità contestualmente al Piano naturalistico e ne auspica quindi un'analoga approvazione da parte del Consiglio regionale".



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1- Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44 secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Si proceda infine alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri.
La legge è approvata.


Argomento: Parchi e riserve

Esame proposta di deliberazione n. 350: "Variante al Piano naturalistico del Parco naturale della Val Troncea, approvato con deliberazione del Consiglio regionale n. 878-11123 del 27 luglio 1988"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 350, di cui al punto 13) all'o.d.g.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale della adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 165: "Adeguamento delle norme regionali in materia di aree protette alla legge 8 giugno 1990, n. 142 ed alla legge 6 dicembre 1991, n. 394"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il progetto di legge n. 165, di cui al punto 14) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Cavallera.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marino; ne ha facoltà.
MARINO Chiedo di rinviare questa discussione perché, a parte l'assenza di alcuni Consiglieri che hanno dato il loro contribuito in Commissione ritengo che il dibattito potrebbe non essere brevissimo e potrebbe porre alcuni problemi. Se invece si ritiene di iniziare la discussione, io sono d'accordo; si tenga però presente che sono stati presentati degli emendamenti da parte mia, ma credo anche da parte di altri Consiglieri, e che quindi il dibattito non sarà breve.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore regionale Chiederei alla cortesia del Consigliere Marino di ritirare questa richiesta di sospensiva, perché è esattamente un anno che stiamo lavorando su questa legge, con una pazienza, da parte di tutti, infinita.
Il progetto è stato esaminato in tutte le Commissioni; nella Commissione per gli adempimenti della L. 142/90; in II Commissione; è ritornato in quest'aula; e tutte le volte che entriamo nel discorso propriamente del Consiglio, cioè quello legislativo, verifichiamo qualche intoppo.
Comincerei almeno la discussione; poi, se ci saranno difficoltà, il Presidente del Consiglio e i colleghi Consiglieri decideranno per il meglio, ma chiederei proprio di dare le prime risposte all'applicazione della L. 142/90. Sono ormai tanti i provvedimenti che abbiamo in Commissione e in Consiglio; chiedo che almeno quelli che sono stati opportunamente elaborati, perfezionati e che hanno soltanto degli aspetti marginali di dibattito vengano portati avanti.
Questa è la raccomandazione della Giunta.



PRESIDENTE

La Giunta intende procedere.
Ha pertanto la parola il relatore, Consigliere Cavallera.
CAVALLERA, relatore Con il presente disegno di legge si provvede all'adeguamento delle normative regionali in materia di aree protette alle leggi nazionali 8 giugno 1990, n.142, e 6 dicembre 1991, n. 394. Stante la complessità del processo di adeguamento alle leggi sopra richiamate, la presente relazione vuole evidenziare i passaggi logici che hanno portato alla predisposizione del testo di legge.
Va innanzitutto sottolineato che il quadro giuridico della Regione Piemonte, in materia di aree protette, estremamente articolato, non si discosta sensibilmente dai principi generali e dagli indirizzi contenuti nella nuova legge quadro sulle aree protette n. 394/91.
Deve, peraltro, essere considerato come la legge n. 142/90 "Ordinamento delle autonomie locali" preveda in capo alle Province competenze in materia di parchi e riserve naturali del tutto innovative rispetto al passato.
Questa innovazione costituisce l'elemento di maggiore difformità tra le normative regionali e le disposizioni legislative dello Stato. Su questo punto la legge n. 394/91, nel fornire indicazioni e principi generali, non offre elementi interpretativi certi per quanto riguarda la partecipazione delle Province al processo di istituzione e gestione delle aree protette.
Valga, a titolo esemplificativo, la classificazione delle aree naturali protette prevista dall'art. 2 della legge 394/91, laddove si prevedono esclusivamente parchi nazionali e regionali e riserve naturali statali o regionali, escludendo, di fatto, parchi o riserve naturali provinciali (cfr, commi 1, 2 e 3), mentre lo stesso articolo, al comma 8, richiama parchi e riserve naturali "d'interesse regionale e locale" non specificando il significato e la portata del termine "locale"; ancora, l'art. 22 della legge n. 394/91 fa salva "l'attribuzione delle funzioni amministrative alle Province" senza individuare le effettive competenze gestionali.
Più chiaro, invece, è lo stesso art. 22 laddove si esplicita chiaramente la partecipazione delle Province, delle Comunità Montane E dei Comuni al procedimento di istituzione attraverso l'istituto delle conferenze.
Partendo da questi presupposti e ritenendo di applicare correttamente le prescrizioni nazionali, l'art. 1 della presente legge stabilisce che il Piano regionale delle aree protette, che costituisce lo strumento di individuazione di tutte le zone che si ritiene opportuno sottoporre a tutela, sia predisposto, attraverso la diretta partecipazione delle Province, delle Città Metropolitane, delle Comunità Montane e dei Comuni al processo di formazione.
Lo stesso art. 1, in ottemperanza alla norma generale di cui all'art. 6 della legge 394/ 91, fa salve le disposizioni transitorie dell'art. 3 della legge regionale 22 marzo 1990, n. 12, in quanto coerenti con il complesso delle misure di salvaguardia di cui al citato art. 6.
Per fornire un'interpretazione al comma 8 dell'art. 2 della legge 394/91, precedentemente richiamato, l'art. 2 della presente legge stabilisce che le aree protette sono, comunque, regionali in quanto istituite secondo le previsioni dell'art. 6 della legge regionale 22 marzo 1990, n.12, ma possono avere un "interesse provincia-le, metropolitano o locale", con ciò pertanto attribuendo al termine locale anche la valenza propria della legge n. 142/90.
In merito alla gestione, peraltro, lo stesso art. 2 della presente legge conferma la decisione regionale di attribuire ad appositi enti strumentali di diritto pubblico i relativi compiti (e ciò in pieno accordo con la legge n. 394/91, che non stabilisce forme gestionali predeterminate lasciando alla Regione il compito di individuare la forma ritenuta più idonea), garantendo alle Province ed alla Città Metropolitana una prevalenza di partecipazione laddove l'interesse dell'area protetta sia provinciale, metropolitana o locale.
Comunque, l'art. 6 della presente legge prevede la partecipazione di rappresentanti provinciali nella gestione delle aree protette regionali all'interno degli Enti di gestione già esistenti.
Come ulteriore garanzia di partecipazione delle Province e della Città Metropolitana alla politica delle aree protette, l'art. 3 della presente legge prevede anche un coinvolgimento delle stesse attraverso un diretto rapporto con la Regione Piemonte.
Gli adeguamenti di cui agli artt. 4 e 5 della presente legge, che consistono in modifiche dell'articolato della legge regionale 22 marzo 1990, n. 12, accolgono quelle normative non ancora previste nella legislazione regionale e che, necessariamente, debbono essere aggiornate.
I citati artt. 4 e 5 sono riferiti alla costituzione del Collegio dei revisori dei conti, che si ritiene opportuno sia unico per tutti gli Enti di gestione stante il numero degli Enti digestione e la dovuta partecipazione di un rappresentante del Ministero del Tesoro, ed alla Comunità del Parco.
L'art. 7 tratta gli strumenti di attuazione della politica delle aree protette e costituisce il tema di maggior complessità di adeguamento dell'intero testo di legge: infatti, le leggi regionali in materia di parchi e riserve naturali attualmente vigenti prevedono una strumentazione estremamente articolata e, comunque, coordinata ed interconnessa la cui adozione spetta direttamente alla Regione, che provvede all'intero iter procedurale fino all'approvazione degli strumenti stessi.
La legge n. 394/91 individua invece, puntualmente, quali strumenti di attuazione delle finalità il Piano per il parco ed il Piano pluriennale economico e sociale per la promozione delle attività compatibili, la cui adozione è rimandata agli Enti di gestione mentre l'approvazione compete come ora, alla Regione.
L'art. 7, pertanto, introduce tali strumenti di attuazione nelle norme generali regionali adeguandosi, nel contempo, alla procedura prevista dalla legge quadro.
Peraltro, al fine di garantire il coordinamento generale della Regione rispetto al sistema delle aree protette regionali e la partecipazione di tutti gli enti territorialmente interessati, la predisposizione degli strumenti di pianificazione territoriale avviene attraverso l'istituto della conferenza estesa ai rappresentanti di tutti i livelli istituzionali.
L'adeguamento alle norme della legge n. 394/91 si completa con il dettato degli artt.13 e 14 della presente legge, rispettivamente relativi all'attività di controllo faunistico (e ciò anche in conformità a quanto previsto dall'art. 21 della legge 11 febbraio 1992, n. 157 "Norme per la protezione della fauna selvatica") ed alle attività di sorveglianza.
Non sono previste nella presente legge altre modificazioni in quanto sia la legge regionale n.12/90, sia l'intero corpo giuridico relativo alle aree protette regionali piemontesi, che oggi consta di più di 80 leggi è per il resto, rispondente ai principi fondamentali ed alle norme puntuali della legge n. 394/91.
Non si è ritenuto necessario procedere all'adeguamento della normativa regionale per quanto riguarda quelle norme di carattere generale, contenute nella legge 394/91 che, comunque, non incidono direttamente sul corpo legislativo regionale. Valga ad esempio la previsione di cui all'art. 32 che demanda alle Regioni il compito di definire, d'interesse con l'organismo di gestione dell'area protetta, i confini delle aree contigue.
I restanti articoli della presente legge provvedono a rendere omogenee, con le disposizioni della legge n. 142/90, alcune normative regionali di carattere generale relative al controllo sugli atti degli Enti di gestione e loro bilanci, alle forme di commissariamento ed alle responsabilità degli amministratori, dei dipendenti e dei tesorieri.
In particolare, per quanto concerne i bilanci degli Enti di gestione al fine di rendere la loro attività più snella ed efficace, si prevede espressamente, in conformità con il dettato del primo comma dell'art. 11 della legge 19 marzo 1976, n. 335 "Principi fondamentali enorme di coordinamento in materia di bilancio e di contabilità delle Regioni", che i documenti di bilancio siano approvati con atto amministrativo dai Consigli Direttivi degli Enti di gestione e sottoposti al controllo dell'Organo regionale di controllo, che provvede nei termini di cui al comma 8 dell'art. 46 della legge 8 giugno 1990, n. 142: l'approvazione dei documenti è, comunque, subordinata alla verifica di compatibilità con i corrispondenti documenti di bilancio regionali.
L'ultimo articolo provvede ad abrogare le disposizioni normative delle leggi regionali in materia di aree protette difformi rispetto alle norme adeguate.
Va ancora rilevato che la scelta di procedere all'adeguamento alle leggi n. 394/91 e n.142/ 90 attraverso un provvedimento di legge a se stante, anziché intervenire sui singoli provvedimenti di legge vigenti in materia, è motivata dalla citata complessità del corpo giuridico e legislativo della Regione Piemonte. Agendo in tal modo, si è potuto pertanto, con una sola legge, procedere all'operazione di adeguamento complessiva.
Si ritiene, in conclusione, che la presente legge risponda pienamente agli indirizzi ed ai principi fissati dalle leggi n.142/90 e n. 394/91, in particolare con riferimento alla partecipazione di tutti i livelli istituzionali ad una politica, quale quella dei parchi e delle riserve naturali, che nella Regione Piemonte ha assunto, per le sue dimensioni e per il grado di funzionamento, le connotazioni di un vero e proprio sistema territoriale regionale.
La II Commissione ha attentamente esaminato il disegno di legge sottoponendolo ad un'ampia consultazione con i rappresentanti degli Enti locali, delle forze economiche e sociali, delle Associazioni ambientaliste del Comitato tecnico-scientifico parchi naturali e degli Enti di gestione delle aree protette, che hanno dato un valido contributo con proposte ed osservazioni per una stesura più puntuale ed attenta ai dettati della nuova normativa nazionale in materia di aree protette ed in raccordo con i principi contenuti nella legge n. 142/90.
La Commissione stessa per gli adempimenti istituzionali attuativi della legge n.142/ 90 si è altresì pronunciata favorevolmente per l'approvazione del testo di legge.
E' da rilevare che il testo così perfezionato è stato ulteriormente sottoposto ad un successivo confronto con le Province ed in particolare con l'Unione regionale delle Province piemontesi. Ciò ha consentito un affinamento nella stesura finale in particolare per quanto concerne il ruolo istituzionale delle Province stesse.
La Commissione ha approvato a larga maggioranza il testo oggi sottoposto all'esame dell'Aula e ne raccomanda una sollecita ed unanime approvazione.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Cavallera è aperta la discussione.
La parola al Consigliere Marino.
MARINO Questa proposta di legge è la seconda, dopo quella che riguarda le Comunità montane, con la quale le Regioni fanno i conti con i contenuti della legge n. 142/90, perché così è nata questa proposta dell'Assessore cioè come risposta ai punti che la legge n. 142/90 rimetteva in discussione rispetto alle competenze dei diversi Enti locali per quanto riguarda le aree protette. Come poi si sa e come è stato accennato anche dal relatore Cavallera, successivamente alla legge n. 142/90 si è aggiunta la nuova e da tempo auspicata legge-quadro nazionale sui parchi, per cui progressivamente la legge in itinere si è modificata rispondendo anche ad alcune questioni che poneva la legge n. 394/91.
C'è stato un contenzioso con le Province, che ho l'impressione sia ancora aperto, che pone a tutti noi l'esigenza di un'attenzione particolare. Le Province, sostanzialmente, hanno rivendicato, appellandosi ad alcuni pezzi della legge n. 142/90, una modifica dei ruoli della Regione a favore delle Province, non solo nel coinvolgimento per la definizione dei Piani per i parchi, ma di trasferimento reale di elementi di gestione di parchi o, perlomeno, di una parte di parchi.
Non so se l'Assessore, la Giunta, le forze politiche, che in Regione come in Provincia sono le stesse, hanno poi risolto il contenzioso, ma questo fatto pone una riflessione molto più di fondo che riguarda la legge n.142/90. E' notizia di pochi giorni fa che il Consiglio dei Ministri ha spostato al 31 dicembre 1992 i termini per l'identificazione della delimitazione del territorio delle aree metropolitane. E' una risposta non solo a ritardi delle Regioni nell'indicare questi territori, ma anche ad una constatazione che va fatta e cioè che la legge n. 142/90 è una legge di riforma delle Autonomie Locali sostanzialmente sbagliata, è una legge che è stata costruita per riformare le Autonomie locali senza coinvolgere le Autonomie locali; è stata costruita in Parlamento a Roma senza particolare coinvolgimento né delle Regioni né degli altri Enti locali e progressivamente si sta dimostrando più fallimentare di quello che inizialmente si poteva pensare, perché si crea una grande confusione di ruoli fra Enti diversi. Infatti, è una legge di riforma delle Autonomie locali che non prevede significativi passaggi di ruoli reali, di competenze reali, di risorse reali, di gestione diretta di risorse reali dallo Stato alle Regioni e la conseguenza è quella che stiamo cominciando a vedere cioè un caos legislativo. In alcuni casi si tratta di enunciazioni sostanzialmente inapplicabili perché quando si elabora una legge che prevede che alcuni Enti assumano nuovi ruoli (il che presuppone nuove competenze, nuovo personale, nuove risorse) e poi non c'è alcun provvedimento conseguente che garantisca delle risorse, si fa una riforma delle Autonomie Locali sulla carta che nella pratica comporta soltanto elementi di difficoltà di caos legislativo e quasi sempre chi poi ne paga le conseguenze sono i cittadini. Da questo punto di vista quindi l'Assessore Nerviani e la Giunta regionale stanno svolgendo, con grande solerzia rispetto ad altre Regioni, il ruolo di predisporre delle leggi di adeguamento alla legge n.142/90 in particolare, che sostanzialmente secondo me - cercano di fare il meno male possibile, in presenza di una legge 142/90, che è da rivedere, da modificare completamente.
Da qui nasce la mia valutazione di carattere generale sulla proposta dell'Assessore, che mi pare risolva, in qualche modo, una parte della richiesta delle Province di essere coinvolte innanzitutto nella programmazione delle nuove aree protette, e successivamente nei momenti sia di carattere generale (Regione più Province), sia di carattere più specifico (la Regione con le singole Province) che in qualche modo garantiscono la presenza di questi soggetti.
La questione di fondo è che, in questo modo, non si risponde fino in fondo alle richieste delle Province, che sono molto più chiare. Le Province chiedono di gestire direttamente le aree protette. Su questo punto, che ritengo per nulla irrilevante politicamente, dico con grande tranquillità che sono favorevole all'impostazione data dall'Assessore, in quanto è una forzatura ai limiti di quello che le leggi n. 142/90 e n. 394/91 dicono.
E' evidente che ci sono alcune parti della legge n.142/90, in particolare alcune frasi, non chiare nella pratica. La legge n. 142/90 dice: "Fatta salva l'attribuzione delle funzioni amministrative alle Province". Da questo punto di vista ritengo che la legge contenga i possibili danni che la legge n. 142/90 porterebbe a fare e che probabilmente in altre Regioni porterà a fare.
Non ho affatto la convinzione che tutte le proposte e le rivendicazioni che le Province o singoli rappresentanti dell'URPP avanzano, siano tranquille e trasparenti, nel senso che, comunque, la politica dei parchi della Regione - se non i riesce a distruggere anche questa - è una delle poche cose sulle quali la Regione Piemonte ha qualche ruolo propulsivo nella realtà nazionale.
Non sempre tutto quello che è autonomia locale, e ulteriore rimando alle autonomie locali più piccole, diventa un effetto propulsivo rispetto a questioni come quella dello sviluppo delle aree protette. Quindi, ritengo prudente che nell'immediato futuro la politica dei parchi resti in mano alla Regione Piemonte, fino a quando almeno non sia chiaro che ci sono interessi, competenze, voglia e risorse, anche per permettere ulteriori elementi di decentramento.
Ritengo che, anche su questa questione come su altre, ci sia una riflessione di fondo da fare per capire che non tutte le forme di autonomia moltiplicata all'infinito sono positive. Per ogni questione, a mio parere deve restare saldo il fatto che c'è un livello di autonomia locale, che detiene le competenze e le risorse in modo prevalente e che ha la responsabilità e risponde del tipo di politica attuata. Quando su una stessa questione si diluiscono le competenze, i ruoli, le responsabilità ad un certo punto se le cose vanno bene o vanno male non si capisce più di chi sia la colpa. Il dibattito sulla sanità ha dimostrato anche queste cose.
Non entro nel merito dei singoli emendamenti presentati da me. Uno di questi riguarda il penultimo articolo della legge - quello che permette ai cacciatori di andare a sparare dentro i parchi - che ritengo una forzatura.
Non ritengo che questo aspetto sia necessariamente omogeneo all'insieme della legge, che è di adeguamento alla L. n. 394/9.1 e alla L. n. 142/90.
Mi sembra una forzatura con la quale si cerca di rispondere ad altre esigenze ed interessi. Ho quindi presentato un emendamento soppressivo di questa parte.
Per il resto, gli emendamenti che ho proposto tendono prevalentemente a fare chiarezza rispetto al rischio di moltiplicazione di momenti di gestione riguardanti i parchi.
Oltre a tutti quelli esistenti, la legge dell'Assessore Nerviani ci propone altri due-tre livelli di discussione, in particolare quelli che genericamente vengono all'art. 1 e all'art. 3 chiamate "conferenze" e che però non sono assolutamente la stessa cosa.
Le conferenze di cui all'art. 1 riguardano le indicazioni da costruire perla programmazione di nuovi parchi; le conferenze di cui all'art. 3 sono tutt'altra cosa e sono di due tipi diversi. Ho proposto dei termini più precisi per capire che "conferenze" è una parola che accomuna delle cose molto diverse tra loro. Non ho avuto molta fantasia e tempo, ma se alle conferenze di cui all'art. 1 si desse un altro nome, ad esempio "consulta" a mio parere sarebbe un'operazione di trasparenza nei confronti dei cittadini.
Ho l'impressione che chi legge questa legge non capisca niente, che cosa sono queste conferenze, chi ne fa parte, che cosa fanno. Ormai c'è una moltiplicazione impressionante di soggetti che si occupano di parchi, così come la legge n. 94/91 ci impone questa nuovo adempimento, che si chiama 'piano del parco", che in realtà è il piano d'area. Se si tratta del piano d'area, propongo che venga chiamato così, oppure che si cambi nella legislazione regionale la parola, perché altrimenti c'è una moltiplicazione impressionante di enti, mentre i parchi sono sempre gli stessi.
Mi riservo su alcuni emendamenti di intervenire ancora brevemente.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore regionale Sull'art 1, al primo comma, riterrei di apportare un emendamento ulteriore, per il quale chiedo una breve sospensione.



PRESIDENTE

D'accordo, la seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 18.15 riprende alle ore 18.30)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La seduta riprende.
L'Assessore Nerviani ha presentato il seguente emendamento all'art. 1: il secondo comma è così sostituito: "2. Le indicazioni delle Province, della Città Metropolitana, delle Comunità Montane e dei Comuni di cui all'art. 2, comma 3, della legge regionale 22 marzo 1990, n. 12, sono acquisite attraverso conferenze finalizzate alla redazione di documenti di indirizzo relativi all'analisi territoriale delle aree da destinarsi a protezione".
La parola all'Assessore Nerviani per l'illustrazione.
NERVIANI, Assessore regionale Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la legge, come è stato ricordato dal collega Marino, è in parecchi passaggi puntigliosamente rispettosa soprattutto delle leggi a cui si adegua, legge 142/90 e legge 394/91, la nuova legge nazionale sui parchi.
Debbo confessare che alcune affermazioni fatte in Commissione dal collega Rivalta mi hanno sinceramente preoccupato: non tanto per i nostri particolari destini, quanto per i destini di altre Regioni che non hanno un piano regionale dei parchi e dovranno farlo partendo da ora.
In effetti, la formulazione della legge 3941 91 in ordine alla redazione del piano dei parchi è estremamente complessa e comporta, almeno a leggerla letteralmente, una adesione completa di molte parti che noi sappiamo non facilmente ci trovano concordi.
Dice la legge quadro nazionale all'art. 22: "La partecipazione delle Province e delle Comunità montane e dei Comuni al procedimento di istituzione dell'area protetta, fatta salva l'attribuzione delle funzioni amministrative alle Province, ai sensi dell'art. 14 della legge 8 giugno 1990 n. 142, si realizza tenuto conto dell'ari. 3 della stessa legge attraverso conferenze per la redazione di un documento di indirizzo relativo all'analisi territoriale dell'area da destinare a protezione, alla perimetrazione provvisoria, alla individuazione degli obiettivi da perseguire, alla valutazione degli effetti dell'istituzione dell'area protetta sul territorio".
E' stato trasposto questo articolo, e in particolare il comma a), nel punto 2 dell'art. 1. Credo che si debba fare una modesta forzatura che rispetti la nostra storia e l'azione che soprattutto i colleghi che mi hanno preceduto hanno rivolto a favore della tutela delle aree di particolare pregio e che occorra fare uno sforzo per rendere coerente il comma 2 con il comma 1 dell'art. 1, laddove si fa riferimento al piano regionale delle aree protette così come previsto dall'art. 2 della legge regionale 22 marzo 1990 n. 12.
Allora, mantenendo ferma questa nostra legge e lo spirito che l'ha animata anche in materia di previsione e di organizzazione del piano dei parchi, si dice, anziché quanto è scritto al comma 2, che "le indicazioni delle Province, della Città Metropolitana, delle Comunità montane e dei Comuni, di cui all'art. 2, comma 3, della legge regionale 22 marzo 1990 n.
12, sono acquisite attraverso conferenze finalizzate alla redazione di documenti di indirizzo relativi all'analisi territoriale delle aree da destinarsi a protezione". Implicitamente si conferma che rimane comunque piena per noi l'autorevolezza regionale di procedere alla definizione del piano regionale delle aree protette, indipendentemente dalle posizioni che possono essere espresse dalle Province e dagli altri soggetti nelle conferenze che saranno indette.
Questo è lo spirito che anima la modificazione del comma 2 dell'art. 1 sottolineando ancora quanto detto dal Consigliere Marino che il nostro obiettivo è di mantenere il sistema regionale dei parchi in termini molto forti e che finora riteniamo abbia dato dei risultati che ci sono ampiamente, pur fra molte contraddizioni, riconosciuti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rivalta; ne ha facoltà.
RIVALTA Avevo intenzione di non intervenire su questa legge perché la considero il risultato di una complicazione legislativa del nostro Paese, incoerente e confusa.
Pur riconoscendo all'Assessore Nerviani un grande impegno per mantenere alla Regione un ruolo, come in effetti ha avuto nel passato in assenza di leggi nazionali, nella politica dei parchi regionali, credo che con questa legge si complicherà di molto la capacità di promuovere, di attuare e gestire i parchi.
Ho chiesto di intervenire sull'emendamento presentato dall'Assessore Nerviani perché ad una prima lettura, forse un po' superficiale, non l'ho capito bene e quindi ero preoccupato che si aggiungessero complicazioni ad una legge già complicata per i tanti vincoli legislativi nazionali che si sono dovuti introdurre.
Nell'emendamento si dice che "le indicazioni delle Province, della Città Metropolitana, delle Comunità Montane e dei Comuni di cui all'art. 2 comma 3, della legge regionale 22 marzo 1990, n. 12, sono acquisite attraverso conferenze finalizzate alla redazione di documenti di indirizzo relativi all'analisi territoriale delle aree da destinarsi a protezione".
Francamente non capisco che cosa si deve acquisire. Mi sembra più un'indicazione quella che è contenuta in questo emendamento di carattere metodologico che di contenuto perché è finalizzato alla redazione di un documento di indirizzo relativo all'analisi, cioè sembra che queste conferenze definiscano una metodologia di analisi. Questa cosa non mi è chiara, non credo che ci servano conferenze per discutere della metodologia di analisi del territorio. La Regione ha dell'esperienza, in questi quindici anni ha acquisito una buona esperienza, gode della possibilità dell'utilizzo di strumenti, in particolare quello dell'IPLA che ci ha dato un grande contributo di analisi. Non capisco cosa vogliono aggiungere queste conferenze; mi sembra un comma che aggiunge incertezze e non formulazioni determinate.
Chiedo quindi all'Assessore Nerviani di riflettere ancora un momento su questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore regionale E' un tentativo - torno a ribadirlo - di coniugare la nostra legge esistente con il testo della legge quadro nazionale.
"Le conferenze sono finalizzate alla redazione di documenti di indirizzo che - dice la legge nazionale - dovrebbero mirare a perfezionare l'analisi territoriale dell'area da destinare a protezione alla perimetrazione provvisoria, all'individuazione degli obiettivi da perseguire, alla valutazione degli effetti dell'istituzione dell'area protetta sul territorio".
Noi abbiamo semplificato questa espressione, anche perché il fatto di andare in queste conferenze a dettagliare documenti su queste parti mi preoccupa molto, e credo che la complicazione aumenterebbe considerevolmente. Mi sembra opportuno che la Regione predisponga il proprio piano e lo porti in queste conferenze; in queste conferenze si dia il parere sostanziale e delle indicazioni dalle quali far scaturire un documento di indirizzo, sulla base di un'analisi territoriale delle aree da destinarsi a protezione. Io credo che la conferenza debba soltanto esprimere un giudizio, partendo però da una conoscenza, che si è andata approfondendo nella conferenza stessa, dei territori; la Regione - o chi altro intende farlo - parta da queste proposte e le approfondisca per conoscerne i contenuti, le definizioni e le caratteristiche.
Questi sono i documenti; se dovessi rimanere strettamente legato alla legge nazionale, ho l'impressione che passi in avanti per l'istituzione di aree protette ne faremmo ben pochi. Questo è il tentativo di distaccarci il più possibile da un vincolo della legge nazionale che mi pare molto molto pressante.
So che siamo ai limiti della lucidità della proposta legislativa, ma in questo modo penso e cerco di coniugare la nostra esigenza di avere un piano forte con l'esigenza che deriva dalla L. 394/91 di indire queste conferenze; in queste conferenze tutti dovrebbero essere coinvolti, tutti dovrebbero formulare un documento, anche se non si capisce bene se debba poi essere approvato a maggioranza oppure no. Senza tale documento la proposta della Regione non andrebbe avanti.
Lo spirito è: proposta forte della Regione e richiesta di indicazione l'indicazione avviene in conferenza attraverso un'analisi territoriale che poi si manifesta con un documento, non impegnativo per la Regione, che tiene però conto delle rilevazioni territoriali eventualmente fatte in quella sede.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'emendamento testè discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 21 voti favorevoli e 12 astensioni.
Pongo pertanto in votazione per alzata di mano l'art. 1, così emendato, a norma dell'art. 44, secondo comma dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 23 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 Emendamento presentato dall'Assessore Nerviani: l'intero art. 3 è così sostituito: "1.Il Presidente della Giunta regionale o l'Assessore delegato in materia di Parchi convoca periodicamente i Presidenti delle Province ed il Sindaco della Città Metropolitana o loro delegati al fine di garantire forme di coordinamento delle politiche per le aree protette".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 25 voti favorevoli e 9 astensioni.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Gli emendamenti presentati dal Consigliere Marino all'art. 3 sono pertanto da considerarsi decaduti.
Si proceda dunque alla votazione per alzata di mano dell'art. 3, così emendato, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 22 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
ART. 4 Emendamento presentato dall'Assessore Nerviani: al comma 2, dopo le parole "Consiglieri regionali" è aggiunto quanto segue: "L'indennità è corrisposta dai singoli Enti di gestione sulla base di riparto effettuato con deliberazione della Giunta regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 23 voti favorevoli e 8 astensioni.
Si proceda dunque alla votazione per alzata di mano dell'art. 4, così emendato, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 23 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 23 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
ART. 6 Emendamento presentato dal Consigliere Marino: al comma 3, la lettera i): "Ente digestione delle aree protette della collina torinese" è tolta e inserita al comma '4 come lettera o).
La parola al Consigliere Marino per l'illustrazione.
MARINO Nell'art. 6 si elenca la partecipazione di rappresentanti delle Province ed anche della città Metropolitana agli Enti dei parchi e, in particolare, c'è una classificazione dei parchi in alcuni dei quali i rappresentanti sono uno e, in altri, sono tre, con la rappresentanza della minoranza.
Mi pare di capire, guardando i nomi dei parchi, che la classificazione sia, grosso modo, data dall'estensione dei singoli parchi. Fra i parchi cosiddetti meno estesi o meno importanti troviamo, alla lettera i), l'Ente di gestione delle aree protette della collina torinese, il parco nato da meno di un anno, accorpando il Parco di Superga e il Bosco del Vaj. Sul piano delle dimensioni quest'area protetta credo sia di 7501 800 ettari quindi relativamente ridotta e da questo punto di vista mi pare di capire che sia messo fra quelli nei quali non è prevista una rappresentanza delle minoranze della delegazione delle Province.
L'area protetta della collina torinese è oggi un elemento di discussione quotidiana fra moltissimi cittadini perché è un parco che di fatto, direttamente o indirettamente, coinvolge tutta quella serie di scelte, che prima o poi discuteremo, legate al Piano regolatore della città di Torino.
Al di là della dimensione, ritengo che quest'area protetta sia di particolare importanza (mi auguro che venga rapidamente estesa) e sarebbe a mio parere, una limitazione di espressione di opinioni politiche il fatto che non sia prevista la rappresentanza della minoranza della Provincia di Torino. Da questo tipo di valutazione è nato l'emendamento che stralcia la collina torinese da quelle dove c'è un solo rappresentante della Provincia e lo inserisce nell'elenco successivo, dove ci sono tre rappresentanti di cui uno delle minoranze.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore regionale Vi è un rapporto fra Consiglio e rappresentanze dell'esecutivo pertanto è indispensabile che in questo caso ci sia un solo rappresentante della Provincia. Laddove vi è una consistenza maggiore, la presenza è di due o tre unità. La modifica si potrà fare subito dopo l'estensione del territorio del parco. Adesso bisognerebbe andare a modificare il numero di riferimento per quelli indicati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Esprimo qualche perplessità sulla strada che si è scelta nella pluralità dei rappresentanti degli enti, perché i rappresentanti degli enti rappresentano gli enti, non rappresentano le componenti degli enti e non devono riproporre, negli enti parco e negli enti delle aree protette, la dialettica interna all'ente del quale sono espressione.
Paradossalmente, se avessi dovuto presentare un emendamento avrei proposto che la Provincia indicasse sempre un solo rappresentante altrimenti si dovrebbe immaginare che tutti i Comuni presenti sono presenti attraverso minoranza e maggioranza. Rappresentanza di un ente significa che si porta in un altro ente la volontà compiuta e maturata dell'ente delegante; il delegato rappresenta l'ente in base a una delega o un disegno, che non è rimesso in discussione nella sede in cui si è delegati ma è una concezione sulla quale, se avessi dovuto prendere una posizione avrei preso una posizione diversa dal collega Marino, proprio per il principio del senso d'essere di un ente all'interno di un altro ente. Non si rappresenta più la propria parte politica o il proprio ruolo di maggioranza o di opposizione, ma si rappresenta il disegno che l'ente delegante intende realizzare all'interno del disegno delegato. Questo ruolo lo deve svolgere il rappresentante indicato, sia che esprima la forza di maggioranza sia che esprima la forza di minoranza.
La cultura delle istituzioni parte anche da questo presupposto: si pensa ad un certo punto di saldare come rappresentante delle istituzioni come risultato di un percorso, e non come componente di chi costruisce un percorso.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento testè discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli e 30 astensioni.
Pongo quindi in votazione per alzata di mano l'art. 6, nel testo originario, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 23 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
ART. 7 Emendamenti presentati dal Consigliere Marino: 1) all'art. 7, comma 5, l'art. 23, comma 2, della L.R. 22 marzo 1990 n. 12 è così sostituito: "2. I Piani di Area sono predisposti nell'ambito delle Conferenze Regione-Provincia o Regione-Città Metropolitana allargate ai rappresentanti dei Comuni e delle Comunità Montane territorialmente interessati designati dagli stessi, uno per Comune o Comunità Montana" 2) all'art. 7, comma 6, l'art. 23, comma 3, della L.R. 22 marzo 1990 n. 12 è così modificato: sostituire alla riga 7 "che" con "la quale" e alla riga 11 "è sottoposta" con "lo sottopone".
La parola al Consigliere Marino per l'illustrazione.
MARINO Per quanto riguarda l'emendamento n. 2 si tratta di capire se è una questione di grammatica o meno. A me non sembra sia così. In effetti, la frase non scorre molto bene così come è scritta. Il problema è quindi di capire, leggendo la frase, se il soggetto è la Giunta regionale o il Piano di area definitivo che, sentita la Commissione tecnica urbanistica, lo sottopone o è sottoposto al Consiglio regionale per l'approvazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore regionale Il soggetto è il Piano che viene sottoposto al Consiglio regionale per l'approvazione. Ci si confonde con l'ablativo assoluto "sentita la Commissione tecnica urbanistica". In effetti, il concetto non è espresso in modo chiaro.
MARINO Scritto così sembra che sia il Piano che si sottopone, da solo, alla Commissione. Se è solo una questione di grammatica, ritiro l'emendamento però a me sembra che sia la Giunta che elabora il Piano dopo aver ricevuto il parere della Commissione tecnica urbanistica e della Commissione regionale per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali ed ambientali e lo sottopone successivamente al Consiglio regionale per l'approvazione. Il soggetto è quindi la Giunta.
NERVIANI, Assessore regionale Se i colleghi sono d'accordo, possiamo modificare il testo dell'emendamento in questo modo: "Piano di area definitivo. Sentite la Commissione tecnica urbanistica e la Commissione per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali ed, ambientali, la Giunta sottopone il Piano al Consiglio regionale per l'approvazione".



PRESIDENTE

Il Consigliere Marino ritira gli emendamenti presentati.
Pongo pertanto in votazione per alzata di mano l'art. 7, nel testo originario, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 23 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
ART. 8 Emendamento presentato dall'Assessore Nerviani: dopo il comma 8 è aggiunto il seguente comma 9: "9. Il controllo digestione e di funzionalità di cui al comma 8 si esercita e si esplicita attraverso il coordinamento da parte della Giunta regionale delle iniziative e delle attività gestionali degli Enti di gestione delle aree protette".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 23 voti favorevoli e 6 astensioni.
Pongo quindi in votazione per alzata di mano l'art. 8, così emendato, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 23 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 23 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 23 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
ART. 11- Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 23 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 23 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
ART. 13 Emendamento presentato dall'Assessore Nerviani: L'art. 13 è così sostituito: "ART. 13 - Attività di controllo faunistico 1. In attuazione del disposto di cui all'art. 22, comma 6, della legge 6 dicembre 1991, n. 394, al comma 4 dell'art. 4 della legge regionale 8 giugno 1989, n. 36, dopo la lettera b) è aggiunta la seguente lettera c): c) da persone all'uopo autorizzate con deliberazione del Consiglio Direttivo dell'Ente digestione, dando priorità ai residenti nei Comuni dell'area naturale protetta. Tali soggetti intervengono sotto il diretto controllo dell'Ente e possono effettuare gli abbattimenti soltanto in presenza del personale di vigilanza delle Aree protette o di personale di vigilanza delle Amministrazioni provinciali interessate. Le persone di cui alla presente lettera, in deroga a quanto previsto dal successivo comma 5 sono tenute al pagamento degli oneri relativi alle operazioni di abbattimento secondo le tariffe i state nella deliberazione autorizzativa del Consiglio Direttivo".
La parola all'Assessore Nerviani per l'illustrazione.
NERVIANI, Assessore regionale Mi pare che con questo emendamento, almeno formalmente, siano state recepite alcune preoccupazioni manifestate in Commissione. L'emendamento riguarda l'abbattimento di capi durante le operazioni di selezione degli stessi; dice che questo abbattimento può essere fatto da persone all'uopo autorizzate con deliberazione del Consiglio Direttivo dell'Ente di gestione, dando priorità ai residenti (ovviamente è scontato nell'ambito di Piani di abbattimento selettivi) nei Comuni dell'area naturale protetta.
Queste preoccupazioni erano alla base della formulazione della legge nazionale che sono state espresse anche in Commissione.
Tali soggetti intervengono sotto il diretto controllo dell'Ente e possono effettuare gli abbattimenti soltanto in presenza del personale di vigilanza delle aree protette o di personale di vigilanza delle Amministrazioni provinciali interessate. Si tratta quindi di operazioni molto controllate che evitano i danni che si verificano quando questi abbattimenti vengono svolti in modo libero ed incontrollato. "Le persone di cui alla presente lettera, in deroga a quanto è previsto dal successivo comma 5 dell'art. 4 della L.R. 36189, sono tenute al pagamento degli oneri relativi alle operazioni di abbattimento secondo le tariffe fissate nella deliberazione autorizzativa del Consiglio Direttivo".
Ricordo ai colleghi che in Commissione era emersa la posizione espressa dalla collega Bresso che indicava come opportuna, anzi per lei era indispensabile, la totale gratuità di queste operazioni. Queste operazioni che comunque debbono avvenire (e sottolineo "comunque") in un modo così controllato, hanno nel tempo passato portato considerevoli risorse ai parchi entro i quali le operazioni si potevano svolgere. A noi sembra proprio inopportuno, con tutti gli scrupoli che ciascuno di noi può avere privare i parchi di proventi di un'operazione comunque obbligatoria e da farsi. La lettura per esempio di una cultura animalistica è molto più rigida di quella che non possiamo dare noi. A noi sembra che la lettura che si dà al problema sia per un verso rispettosa e per l'altro molto realistica. Questo è l'emendamento che proponiamo, correttivo anche nella forma dell'articolo che è stato proposto in Commissione e che ha dato motivo di un ampio dibattito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano.
GIULIANO Noi rimaniamo contrari alla strada che la Giunta regionale ha imboccato rispetto al controllo della fauna all'interno di un parco. E' un fatto che ci preoccupa molto. Anche in questo emendamento vediamo, di fatto l'apertura dell'attività venatoria all'interno delle aree protette. Ci sembra che aprire anche i parchi alla caccia sia un fatto molto pericoloso che per principio non possiamo accettare e che costituisce un pericoloso precedente anche a livello regionale.
Riteniamo, proprio perché abbiamo una concezione del parco più ampia che altre debbano essere le linee guida di un'area protetta per una politica di controllo della fauna selvatica all'interno di un parco.
Ricordiamo che, per definizione, un Parco deve essere anche in grado di svolgere attività scientifica e di porsi dunque come un'area di sperimentazione anche rispetto al controllo di quella che è l'abbondanza faunistica per talune specie che proliferano con facilità. Dunque, credo che il Parco, se non vuole diventare soltanto un'area di richiamo turistico e, peggio ancora, un'area per poi richiamare ai suoi confini attività speculative come già è successo, debba anche svolgere in primis questa funzione scientifica in cui sono i predatori naturali a dover svolgere il controllo di una popolazione faunistica.
Non dimentichiamo, poi, che le aree a parco non sono degli zoo con dei confini o dei recinti per cui le temute abbondanze di fauna hanno facilità d'irradiarsi nelle zone circostanti, dove la caccia invece è consentita, e portare quindi la caccia all'interno di un parco ci sembra non condivisibile.
Sono invece, come dicevo prima, i predatori naturali che devono eventualmente svolgere questa funzione e proprio per questo il Parco deve proporsi come ente di ricerca e sperimentazione, reintroducendo magari questi predatori all'interno delle aree protette, affidando loro quello che invece, con troppa semplicità e rinunciando a questo ruolo scientifico, si intende con questo emendamento e con l'articolo cui fa riferimento. Per questo, siamo assolutamente contrari a questo emendamento e siamo contrari anche all'articolo. Questa questione per noi è pregiudiziale anche rispetto al giudizio conclusivo sull'intera legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.
MARINO Condivido in gran parte le osservazioni fatte dal Consigliere Giuliano e ritengo che, malgrado alcune modifiche proposte dall'Assessore, in particolare aggiungendo quelle parole dove si dà priorità ai residenti; la sostanza è che si apre un varco ad un ruolo dei cacciatori che nei parchi non ci devono stare neanche di passaggio.
Questa è la questione di fondo che è inutile aggirare perché sappiamo che un trofeo può essere venduto a 100.000 lire e rivenduto a 4 milioni (adesso, magari, sto esagerando), quindi l'esigenza degli abbattimenti per riequilibrare riceve delle spinte maggiori dal fatto che magari un trofeo può valere 4 milioni. Abbiamo qualche esperienza in proposito non molto lontana dalla città di Torino, quindi i cacciatori devono stare lontani dai parchi.
Sono dunque contrarissimo a questa ipotesi contenuta nell'art. 13, per cui ripropongo l'emendamento che avevo presentato in Commissione soppressivo della seconda parte dell'art. 13 il quale dovrebbe fermarsi al punto in cui enuncia: "soltanto in presenza di personale di vigilanza delle aree protette".
In ogni caso, anche se questo emendamento venisse accolto, mi asterrei sull'articolo. Se l'Assessore è convinto di introdurre questa legge con una forzatura, io dico che non è necessario; si tratta di una questione a parte che non ha niente a che vedere con la legge n. 394/91 e neanche con la legge n. 142/90.
La legge n. 394/91 all'art. 22 - come ben conosce l'Assessore sostanzialmente si ferma alla prima parte di quanto è scritto nell'art. 13.
Quindi, la seconda parte risponde ad altri tipi di interessi ai quali personalmente, mi dichiaro contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Mi dichiaro concorde con le argomentazioni svolte dai due rappresentanti dei Verdi, al di là dell'elemento letterale che ho qualche difficoltà a leggere non avendo il testo della legge regionale rispetto alla quale questa si pone come aggiunta.
Anche per quanto riguarda il settore attinente alla fauna, mi pare oggettivamente molto rischioso che vada avanti la cultura - che purtroppo è drammaticamente cresciuta e che l'entrata delle Province farà esplodere delle aree protette, come aree non di protezione, ma di fruizione. Questo è quello che si sta diffondendo. I parchi vengono istituiti perché vengano usati? No, i parchi vengono realizzati affinché la gente non ci metta piede! E' nostra intenzione difendere una natura che aveva rara presenza umana oggettivamente e forzatamente disciplinata, direi parca. Qualunque altra presenza di fruizione è devastante, quindi un'area di tutela si trasforma in un'area di svago, il che è molto diverso.
E' evidente e drammatico che questo Consiglio non capisca quale scempio rappresenti per i giovani l'essere trasformati in visitatori e non in fruitori, e quindi portare le scolaresche in fila per mano. Questo significa distruggere un immaginario e un pezzo dell'esistenza, se poi si consente il degenerare delle cooperative che imperversano nei parchi avendo il monopolio dell'uso di quel territorio. Bisogna sanzionare che un certo numero di cavalli diventa dannoso. Vadano a cavalcare a Vinovo, ma cosa vanno a cavalcare i cavalli sulle montagne! Non si è mai vista una cosa simile! Ci ha provato Annibale e ci ha lasciatole penne. Queste sono buffonate e quindi sono giustificate certe scritte che si vedono sui muri.
Se le signore le vogliono leggere sono anche interessanti.
Qualcuno mi ha detto che sono un uomo fortunato perché abito in aree particolarmente belle, quindi sono viziato e non sono disponibile ad negli ambienti belli. Fin lì posso accettarlo, ma che il parco cominci ad essere oggetto di pressione da parte dei cacciatori per un'attività di fruizione mi pare un passaggio molto rischioso, anche se - e sono d'accordo con il collega dei Verdi - il parco deve avere al proprio interno una propria cultura e la propria capacità scientifica tali per cui l'intervento selettivo non ci deve più essere.
Un bosco non si pota, ma lo si lascia evolvere con la sua fisiologia non mi risulta che si potino gli alberi. Bisogna però sapere coltivare il bosco in modo tale che cresca equilibrato, e quindi anche la fauna deve crescere equilibrata. Il disequilibrio c'è perché c'è la mancanza di cultura e di approccio, non è colpa degli animali, è colpa di chi opera sul territorio. Non vorrei che l'ignoranza che c'è all'origine e la poca attenzione scientifica ai problemi dei singoli parchi si alleassero all'interesse spicciolo, localistico, tipicamente italiano.
Voi sapete che un italiano pagherebbe il doppio del prezzo d'ingresso in una qualunque manifestazione per avere l'omaggio. C'è un mercato di omaggio, perché l'omaggio è un "symbol", per cui viene pagato il doppio del biglietto, perché il biglietto è una cosa che si paga, non è uno "status symbol", vuol solo dire che si danno diecimila lire; se invece si esce con degli omaggi, questo sta ad indicare che si fa parte di un'élite, di una parte ristretta.
Quindi, sui parchi partirebbe anche questo tipo di politica; l'abbiamo fatto sui comparti alpini questo ragionamento. Non intendo interferire più di tanto nelle valutazioni che la Giunta, come autorità di governo, ha il dovere di fare nella concretezza delle cose e non nelle utopie o nelle fantasticherie.
Chiedo che la Giunta memorizzi la preoccupazione espressa, attivando un proprio programma d'interpretazione di tali fenomeni, per fare in modo che la Regione riesca ad intervenire in modo che non si ripetano. Quindi, è necessario impedire, per quanto possibile, che si realizzino le condizioni per cui si deve procedere agli abbattimenti. Forse questa è la strada per intervenire nell'immediato. Ma tornando, ancora una volta, a quello che dicevano i colleghi Verdi, bisogna investire in intelligenza e in cultura in modo tale che questi fenomeni fisiologicamente si ridimensionino.
Chiedo scusa se perdo un po' di tempo, ma faccio anche una dichiarazione che riguarda la questione generale, che è il precipitato storico del consociativismo e della demagogia. Noi stessi, in queste aule abbiamo richiesto che la legge n. 142/90 venisse approvata nella legislatura passata, tutti insieme appassionatamente intorno a tavoli rotondi.
Siamo in un percorso difficile per la Regione, apprezzo molto la proposta della Giunta, perché vuole essere un'interpretazione restrittiva della legge n.142/90 finalizzata alla continuità e alla centralità del ruolo della Regione. Quindi, al di là delle questioni di dettaglio che possono essere difficilmente opinate, dobbiamo augurarci che il tentativo della Giunta, e in particolare dell'Assessore Nerviani e dei suoi funzionari, non trovi il blocco del Commissario di Governo, perché questo significherebbe - sia pure in presenza di una legge disastrante - di essere riusciti a costruire una diga di governo. Per questo problema specifico mi rimetterò alla valutazione dell'Assessore, quindi voterò coerentemente. Mi pare comunque un problema delicatissimo, perché rischia, se non viene governato, al di là della disciplina di legge, di essere un ulteriore elemento che tende a far leggere la cultura dell'area protetta e del parco non come un'occasione di tutela vera, ma di apertura alla fruizione banale disastrante del nostro sistema naturale e ambientale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA Finora ci siamo astenuti, perché non giudichiamo positiva questa legge.
Abbiamo evitato di votare contro per il fatto che molti aspetti di questa legge sono costretti,dalla legislazione nazionale e perché abbiamo rispetto dell'impegno e del lavoro che svolge l'Assessore Nerviani che cerca, per così dire, di salvare il salvabile. Quindi, abbiamo assunto questo atteggiamento che in genere non ci piace (quello dell'astensione), ma di forzata, anche per noi, messa in un canto delle nostre aspettative sapendo che le leggi nazionali non consentirebbero di accoglierle.
Su questa questione dell'art. 13 invece voteremo contro e voteremo a favore dell'emendamento del Consigliere Marino perché anche noi consideriamo molto negativo che nelle aree a parco si consenta di andare a caccia, e poi - è un particolare in più - di andare a caccia a pagamento.
L'abbattimento di necessità di cui parlava l'Assessore Nerviani (il quale dice che essendo di necessità crea l'opportunità di far pagare, di ricavare denaro) potrebbe ribaltarsi: l'abbattimento di necessità potrebbe essere l'offerta perché la gestione dei parchi può tendere ad accorgimenti di gestione faunistica che facciano crescere il numero degli animali proprio per poter fare poi gli abbattimenti ed avere introiti. Quindi, si può ribaltare facilmente lo spirito di opportunità che l'Assessore esprimeva e farlo diventare uno spirito mercantile di gestione della fauna.
Crediamo anche noi, come diceva il Consigliere Giuliano prima, che i parchi debbano essere anche un luogo di sperimentazione della gestione faunistica che tenda a muoversi nelle direzioni a cui si richiamava il collega Marchini idealmente, perché in realtà quella situazione naturalistica non esiste più da nessuna parte nel nostro territorio.
Per tutte queste ragioni rompiamo in questo caso il nostro atteggiamento di osservazione critica e di messa a tacere delle aspirazioni che avremmo voluto fossero parte di questa legge, per cui votiamo contro l'art. 13 e a favore dell'emendamento Marino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Svolgo una breve dichiarazione di voto.
Anche a me sembra importante, su questo emendamento e sull'intero art.
13, avere un pronunciamento esplicito contro questa possibilità di consentire la caccia all'interno delle aree protette.
La caccia va vietata per tutti i motivi che hanno detto i colleghi rimarco quello relativo allo stravolgimento che ne può derivare sulla politica dell'area protetta da questa possibilità. La natura dell'area protetta può venir deformata da finalità di abbattimento della selvaggina presente. Sottolineo anche dei dubbi sulla priorità data ai residenti nei Comuni nell'area protetta, non ne capisco francamente la ragione. Aggiungo che, tra i tanti motivi per cui in un'area protetta non deve essere consentita la caccia, ve n'è uno di carattere generale: i cacciatori fanno rumore e in un'area protetta i rumori non dovrebbero essere consentiti perché turbano l'equilibrio della vita delle specie presenti anche se non direttamente cacciate. Per questo motivo voterò a favore dell'emendamento del Consigliere Marino e contro questo articolo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore regionale Dichiaro con assoluta tranquillità che in questo momento non mi dispiacerebbe svolgere un ruolo di opposizione. Non ho alcuna propensione alle attività venatorie, non sono seguace di Diana. Devo soltanto, per realisticamente applicare le leggi, interpretarle prima e poi applicarle, e tentare, come penso sia sempre compito del governo, di realizzare le opportune mediazioni. Se queste dovessero manifestarsi sbagliate, o nella fattispecie troppo cruenti, io sono intellettualmente sempre disponibile a dichiarare l'errore e iniziare una battaglia avverso non già alla legge regionale, ma alla legge nazionale. L'art. 21 della legge 157: "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma per il prelievo venatorio" (in buona sostanza la nuova legge sulla caccia) dice: "Nei parchi naturali regionali, costituiti anteriormente alla data di entrata in vigore della legge n. 394191 (la legge nazionale sui parchi), le Regioni adeguano la propria legislazione al disposto dell'art. 22, comma sesto, della predetta legge".
Il disposto dell'art. 22, comma sesto, della predetta legge dice: "Nei parchi naturali e nelle riserve naturali regionali l'attività venatoria è vietata, salvo eventuali prelievi faunistici ed abbattimenti selettivi necessari per ricomporre squilibri ecologici. Detti prelievi ed abbattimenti devono avvenire in conformità al regolamento del parco (che può essere più estensivo o restrittivo) o, qualora non esista (ma i parchi si guarderanno bene dal non farlo), alle direttive regionali per iniziativa e sotto la diretta responsabilità e sorveglianza dell'organismo di gestione del parco e devono essere attuati dal personale da esso dipendente o da persone da esso autorizzate": L'art. 32 della stessa legge nazionale recupera il concetto che noi abbiamo inserito nella nostra normativa per l'attività all'interno dei parchi; mi pare fosse proprio il collega Rivalta che ricordava come diverso è l'atteggiamento di chi opera e vive nel parco e quello di chi invece viene, colonizzatore, da fuori. La nostra normativa recupera comunque questo concetto e dice: "Soltanto nella forma della caccia controllata perle aree contigue ai parchi nazionali riservata ai soli residenti dei Comuni dell'area naturale protetta". La legge nazionale non parla di che cosa deve avvenire all'interno del parco nazionale; si preoccupa delle aree contigue e dice che "debbono andare a cacciare coloro che sono residenti e non gli altri".
Tutto questo "combinato disposto", che noi abbiamo cercato di ricostruire, porta ad una proposta che - lo ammetto - faccio con qualche resistenza; ma devo anche dire che il nodo è se i Parchi possono o non possono far pagare questi abbattimenti. Anche questo è un problema di coscienza che qualcuno sente di più e qualcuno sente di meno; avendo sentito quasi tutti i nostri Parchi che hanno fatto esperienze di questo tipo, ci è sembrato che il preminente comune sentire al riguardo lasciasse spazio a questa possibilità di recuperare risorse attraverso il pagamento di questi abbattimenti fatti da persone estranee, piuttosto che avere selvaggina da dare (non so bene a chi) o comunque da sistemare.
Quindi, il nostro è un atteggiamento probabilmente criticabile da sensibilità molto accentuate di rispetto nei confronti degli animali, ma ci sembra realistico e rispettoso per quanto il comune sentire ci raccomanda.
Questa è la ragione per cui non possiamo accogliere gli emendamenti e invece proponiamo con forza il nostro, sperando di interpretare correttamente il pensiero preminente della nostra società regionale.



PRESIDENTE

Dunque la Giunta mantiene l'emenda-mento. Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marino; ne ha facoltà.
MARINO Faccio notare che proprio l'articolo che citava l'Assessore, in ogni caso, dice: "Nella forma della caccia controllata, riservata arsoli residenti dei Comuni dell'area naturale protetta e dell'area contigua" mentre qui si dice - e non è la stessa cosa - "dando priorità ai residenti dei Comuni dell'area naturale protetta".
Ciò vuol dire che se i residenti non ci sono o non vengono cercati, lo sportivo cacciatore della Lombardia può andare a fare gli abbattimenti alla Mandria (perché così è).
Tale iniziativa di fatto apre la strada alla caccia dentro ai parchi fa sì che pezzi di parchi possano diventare delle riserve di caccia. Non si capisce infatti perché le cose non potrebbero indirizzarsi cose in questo modo. A mio parere è uno stravolgimento di alcune cose che erano acquisite.
Resta comunque il fatto che l'idea che il parco possa offrire a qualcuno - perché così è - di andare a fare degli abbattimenti per i quali paga poi una certa cifra (si prende la carne e i trofei) secondo ma è una cosa che non può essere confusa con l'esigenza di trovare qualcuno disponibile a fare gli abbattimenti: Sappiamo benissimo che di persone disponibili a fare gli abbattimenti se ne trovano a iosa, perché fino ad oggi sono stati in buona parte tenuti fuori dai parchi e con questa legge invece si apre il varco a chiunque.
Ribadisco il fatto che, a mio parere, i cacciatori nei parchi ci devono entrare posando il fucile e prendendo eventualmente la macchina fotografica, se vogliono. Non si può contrabbandare questa normativa come un'imposizione delle leggi nazionali esistenti.



PRESIDENTE

Riepilogando, la Giunta ha mantenuto le proprie posizioni sul suo emendamento all'articolo 13, e così pure il Consigliere Marino, presentatore di un successivo emendamento soppressivo. A questo punto, però, informo il Consiglio che non siamo in grado di procedere alle votazioni perché abbiamo accertato che manca il numero legale (per un solo Consigliere). Dunque ci fermiamo qui, con l'impegno di riprendere l'esame di questo progetto di legge come primo punto all'o.d.g. della prossima seduta con la votazione dei due emendamenti all'art. 13.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,40)



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