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Dettaglio seduta n.157 del 09/06/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 1055 del Consigliere Chiezzi inerente l'ipotizzata vendita di centrali elettriche da parte della Manifattura di Cuorgn


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni e interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 1055. Se il Consigliere Chiezzi non intende illustrarla, ha la parola l'Assessore Cerchio per la risposta.
CERCHIO, Assessore regionale Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo rilevare che la Manifattura di Cuorgné fa parte di una serie di situazioni aziendali fra le tante che vivono momenti di grande difficoltà e si riferisce a uno dei tre settori più a rischio in questo periodo nella realtà regionale piemontese vale a dire il settore tessile.
La Manifattura di Cuorgné S.p.A, ha sede legale e stabilimento in Cuorgné ed esercita l'attività di filatura del cotone e delle fibre assimilate. Occupa circa 130 dipendenti, in maggioranza donne.
Le ragioni delle difficoltà denunciate dall'azienda, che appartiene al Gruppo CGF (Compagnia Generale Finanziaria), risiedono principalmente nella congiuntura negativa che attraversa il settore della filatura del cotone nella forte concorrenza nazionale ed internazionale, nel deciso calo del fatturato in questi ultimi anni, nell'incremento dell'indebitamento e nell'accentuazione delle difficoltà finanziarie della società.
Dopo un previsto incontro, annullato su richiesta dell'azienda a causa di una grave indisposizione fisica del legale rappresentante della Società un nuovo incontro presso la Regione veniva concordato con i responsabili dell'azienda per l'1l maggio u.s. Tuttavia l'azienda non si presentava alla riunione facendo sapere, attraverso l'Unione Industriale di Torino, di non avere sostanziali novità da comunicare in quanto in attesa di definire il rapporto con alcuni istituti finanziari1130 dipendenti della Manifattura che in queste settimane si sono riuniti in assemblea permanente, ad oggi hanno percepito unicamente una parte dello stipendio di ottobre.
La domanda dì cassa integrazione ordinaria presentata per il periodo novembre/dicembre 1991, quindi sette settimane, incontra notevoli problemi di accoglimento e la domanda di cassa integrazione straordinaria per il periodo gennaio/dicembre 1992 è stata da poco inviata al Ministero del Lavoro. La gravità della situazione ha indotto i lavoratori e le OO.SS, a presentare istanza di fallimento dell'Azienda, istanza che è stata discussa il 29 maggio u.s, presso il Tribunale di Ivrea. Il Tribunale al momento non si è ancora pronunciato e l'Azienda ha predisposto al riguardo una relazione, contenente indicazioni sulla consistenza delle possibilità di ripresa produttiva, che il Tribunale si è riservato di valutare.
Circa il problema della vendita delle centrali elettriche, è opportuno precisare che queste appartengono alla Società CEE (Compagnia Europea Elettricità) che è una società partecipata dalla Manifattura di Cuorgné.
L'incontro convocato in Regione avrebbe anche dovuto consentire di conoscere la logica in cui si colloca tale alienazione che al momento non risulta ancora effettuata. Purtroppo non essendo avvenuto l'incontro non è stato possibile sapere a qual fine l'Azienda intenda alienare un bene così qualificato e che può ancora essere, con un possibile potenziamento ulteriormente rivalutato.
Considerata la grave situazione economica in cui si trovano le maestranze e al fine di verificare seriamente le reali possibilità di ripresa produttiva, con la salvaguardia dei posti di lavoro, auspico che la decisione del Tribunale venga assunta nel più breve tempo possibile.
Ribadendo la disponibilità del tavolo regionale - e per questo stiamo verificando con le parti sociali la possibilità di un nuovo incontro ancorché nelle ultime settimane l'Azienda abbia rinviato ripetutamente la data - mantengo altresì i contatti con il Prefetto di Torino in merito agli sviluppi della situazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Signora Presidente, colleghe e colleghi. La Manifattura di Cuorgné è sita in una zona nella quale la crisi dell'occupazione si manifesta con particolare evidenza. La crisi in questo caso investe la manodopera femminile, quella che più sta subendo la crisi industriale. La Manifattura di Cuorgné è un edificio di grande rilievo ambientale, culturale e architettonico ed è gestito da una società che ormai da tempo evita confronti sia con le OO.SS, sia con la Regione Piemonte. Pare sia interessata, più che alla ripresa produttiva dello stabilimento, a speculazioni edilizie che, attraverso la valorizzazione del terreno e dei fabbricati della Manifattura, permettano di lucrare tutto il possibile.
Assessore, della Manifattura di Cuorgné si parla da anni. Ho partecipato due anni fa ad un convegno nella città di Cuorgné, nella quale le OO. SS.
il Consiglio di fabbrica, l'Amministrazione comunale, volevano difendere questa attività produttiva ed individuare un ruolo per questo grande complesso, in sintonia con le esigenze dei lavoratori e della popolazione.
Già allora la proprietà appariva latitante; Assessore, bisogna far capire con chiarezza ai lavoratori che si è disponibili a lottare insieme a loro per difendere i posti di lavoro. E se ci troviamo di fronte ad un'azienda che non si presenta a un tavolo di confronto e di trattativa, bisogna dire con chiarezza ai lavoratori che i comportamenti della Regione Piemonte a seguito di questa non curanza della proprietà saranno adeguatamente denunciati. Quello che penso sia necessario, Assessore, è di rendere pubblici, con maggiore evidenza di quanto si faccia, questi elementi. Non sto a riprendere la polemica sulla pubblicità che alcuni Assessori riescono a farsi nei momenti più impensati e con grande risultato di immagine.
Utilizzate - soprattutto lei, Assessore Cerchio - questa vostra inventiva invece che nel far apparire vostre immagini qua e là su qualche libercolo nel far apparire questi comportamenti, non consentiti, della proprietà! In questo modo ritengo che la Regione Piemonte si avvicina ai problemi reali della gente che lavora. La Regione Piemonte così non rischia di apparire una sponda che assorbe le sollecitazioni che vengono dal mondo del lavoro e in qualche modo le gestisce fino a farle morire.
La Regione Piemonte deve essere viceversa una sponda molto elastica che rimanda a chi di dovere le sollecitazioni che provengono dal mondo del lavoro - in questo caso le rimanda alla proprietà - e se la proprietà non si presenta al tavolo di discussione informa l'opinione pubblica e crea attorno a questo problema conoscenze ed informazione, dando modo alle lavoratrici in lotta di non sentirsi sole e di avere una sponda nella società intera.
Tutto questo non è stato fatto. Chiedo che l'Assessore se ne faccia carico. Intanto richieda immediatamente un nuovo incontro, incalzi l'azienda, che non è possibile non si presenti alla Regione Piemonte. Se non lo fa si investano i mezzi pubblici di comunicazione, le testate giornalistiche locali, le testate nazionali, si investa la RAI, si parli di questo problema, si incalzi la proprietà, non la si lasci lavorare secondo i propri interessi particolari. In altre parole, Assessore, si scelga da che parte si sta e quando si sta da una parte, se state dalla parte dei lavoratori, si sta fino in fondo, utilizzando tutte le leve possibili. So che la Regione Piemonte e l'Assessore non possono far riaprire un'azienda che chiude, ma la Regione Piemonte può fare molto di più di cosa fa ora per stare con i lavoratori tutelando al massimo i loro interessi. Quindi questo tavolo regionale, Assessore, lo riproponga con forza, faccia leva su tutte le possibilità che lei ha di relazioni pubbliche e di colloquio con i mezzi di informazione per sostenere un'azione che è particolarmente necessaria. Le lavoratrici della Manifattura Tabacchi avranno così un sostegno concreto nell'ambito del possibile, ma qualcosa di più è possibile fare, Assessore, per la loro lotta in difesa del posto di lavoro.
In aggiunta, solleciterei l'Assessore a prendere contatto con i colleghi di Giunta e con il Presidente per impedire, per quanto riguarda la responsabilità regionale, ogni ipotesi di speculazione edilizia su questo fabbricato. Badi, Assessore, questa è la vera intenzione della proprietà: fare una grossa speculazione immobiliare e mandare a casa le 130 lavoratrici.
La invito a informare gli Assessori competenti in modo che si muovano anch'essi per evitare questa ipotesi.
CERCHIO, Assessore regionale Assicuro il Collega di aver fatto e di continuare a fare ogni possibile iniziativa nei confronti della Manifattura di Courgné; tale ditta è stata convocata ripetutamente e il sottoscritto l'ha apertamente indicata come inadempiente e scorretta anche da un punto di vista istituzionale. Non mancherò di allargare questa informazione anche a tutti gli altri colleghi Assessori, così come - lo dico pubblicamente - prego gli Assessori competenti di prendere nota che le Organizzazioni Sindacali ci hanno comunicato che entro 15 giorni le Acciaierie Ferrero chiuderanno se non si sbloccherà il problema noto, che non dipende solo da me.
VETRINO, Vicepresidente della Giunta regionale Certo, da tutta la Giunta.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 1098 dei Consiglieri Segre, Giuliano e Miglio inerente l'attuazione della L. 125/91 per azioni positive per la realizzazione di pari opportunità di lavoro fra uomini e donne


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare l'interrogazione n.1098, presentata agli Assessori Cerchio e Bergoglio.
La parola all'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore regionale In merito all'interrogazione presentata dai colleghi del Gruppo Verde per la quale chiedo anche la collaborazione della collega Bergoglio relativamente all'attuazione della legge nazionale n. 125/91 per la realizzazione delle pari opportunità di lavoro fra uomini e donne, comunico che: la Giunta regionale, in data 9 dicembre 1991, ha predisposto il disegno di legge su "Informazio-ne, promozione, divulgazione di azioni positive per la realizzazione della parità uomo-donna" in data 7 maggio arriva da parte del Consiglio regionale del Piemonte, in III Commissione, la convocazione per il giorno 13 maggio 1992 per l'esame del disegno di legge n. 220 predisposto dalla Giunta e del progetto di legge n. 167 sempre relativo all'attuazione della L. 125/91 un'ulteriore riunione è fissata per il giorno 17 giugno 1992, come da comunicazione della Commissione competente, riunione che dovrebbe essere conclusiva dell'iter e, mi auguro, della fusione di questi due testi di legge.
Quindi, oggi vi è sostanzialmente una competenza del legislativo avendo predisposto per tempo l'attuazione regionale in applicazione della L. 125/91.
Alla promozione di un'analisi conoscitiva fra tutti gli enti locali e gli enti pubblici territoriali non economici sullo stato di attuazione di detta legge si può procedere - come i colleghi sanno - solo dopo l'approvazione della legge regionale in attuazione della L. 125/91; quindi io mi auguro che con la riunione del 17 giugno si possa licenziare e portare in Consiglio regionale il testo definitivo.
Per quanto riguarda l'adozione di un piano di azioni positive nell'ente regionale - lascerò poi la parola alla collega Bergoglio - si rende noto che tale competenza è già stata attuata. Infatti, nel frattempo - come potrà confermare la collega - dal Settore Personale e Organizzazione sono state predisposte le schede, come previsto dal Ministero del Lavoro relative alle informazioni che le aziende debbono fornire in ottemperanza all'art. 9 della L. 125/91 sulle azioni positive. Anche se la Pubblica Amministrazione non rientra fra i soggetti previsti dall'articolo, la Regione Piemonte si è comunque attivata e attenuta a queste disposizioni dimostrando quindi attenzione nei confronti di questa problematica.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bergoglio.
BERGOGLIO, Assessore regionale Aggiungo qualche considerazione direttamente collegata al lavoro dell'Ente Regione su questa materia. La Commissione regionale per le pari opportunità, prevista dal contratto di lavoro e dalla legge, è al lavoro da qualche mese e si sta attivando per favorire iniziative su alcuni fronti che erano già stati enunciati nel programma della stessa Commissione.
Ad esempio, si sta lavorando per avere dati di conoscenza rispetto alla situazione esistente nell'ambito della Regione; come ho già avuto modo di ricordare, attualmente abbiamo un numero di dipendenti donne leggermente superiore a quello dei dipendenti uomini.
Inoltre, si sta lavorando all'analisi dello sviluppo di carriera, in particolare delle carriere direttamente collegate ad un percorso professionale interno alla Regione; si è cioè considerato unicamente il personale assunto direttamente dalla Regione e che ha sviluppato la sua carriera nell'ambito delle normali procedure, escludendo quindi il personale a suo tempo trasferito dagli Enti che avevano cessato le loro funzioni, che erano prevalentemente a professionalità maschile (Motorizzazione, Ispettorati agricoli, Medici provinciali, Geni civili, per fare degli esempi).
All'interno della progressione di carriera nell'Amministrazione regionale assistiamo ad un sostanziale equilibrio tra uomini e donne facendo evidentemente astrazione da coloro che sono stati trasferiti da altri enti; vi è una prevalenza dei livelli apicali trai dipendenti più anziani dell'ente, che sono quelli che hanno avuto maggiori possibilità di sviluppo di carriera.
Per quanto si riferisce alle azioni positive, voglio anticipare e ricordare il lavoro che in questo momento sta svolgendo la Commissione per definire, ad esempio, il profilo di segreteria, in modo che questa non sia solo una mansione aggiuntiva o interna al livello di competenza, ma diventi un vero e proprio percorso di carriera, dal quale si possa anche accedere direttamente ai livelli superiori.
Una quindicina di giorni fa c'è stato a Milano un convegno a cui hanno partecipato tutte le Regioni d'Italia sulla questione delle Commissioni delle pari opportunità interne agli enti. La Regione Piemonte, nel confronto con le altre Regioni, è apparsa, a detta delle stesse partecipanti delegate dalla Regione a questa iniziativa, una delle più avanzate e che ha realizzato di più in questa materia. Fornisco questa informazione al Consiglio con una certa soddisfazione, soprattutto per il lavoro che la Commissione sta facendo, quindi non attribuendomi meriti di tipo personale, ma semmai riconoscendoli alla Commissione che in questi mesi ha lavorato.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Segre.
SEGRE Ringrazio gli Assessori per la risposta congiunta che hanno voluto dare a questa interrogazione che, in effetti, era stata presentata prima che iniziasse in Commissione l'iter di esame dei due testi di legge.
Facendo parte del gruppo di lavoro che si è insediato al fine di rendere omogenei i due testi di legge, sono al corrente della situazione.
Una parte dell'interrogazione aveva proprio lo scopo di sveltire le procedure affinché questo progetto di legge sia approvato definitivamente.
Mi sembra che si sia imboccata la strada giusta.
Per quanto riguarda il primo punto della mia interrogazione, mi ritengo sufficientemente soddisfatta delle risposte degli Assessori, in quanto evidentemente, la Regione Piemonte si sta attivando perché le pari opportunità, all'interno dell'Ente, vengano raggiunte. Mi sembra che dalle risposte date dall'Assessore Bergoglio, si stia andando in questa direzione e che quindi le pari opportunità in Regione siano prese in particolare considerazione. Non resta che invitare gli Assessori a non perdere di vista questo importante argomento.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO


Argomento:

Interpellanza n. 1126 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerente il sospetto comportamento antisindacale Soc. Autostradale Torino-Milano


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 1126 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti.
La parola all'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore regionale Nel rispondere all'interpellanza suddetta è bene evidenziare come le parti (Società Autostrada Torino-Milano S.p.A, e le OO.SS. UIL Trasporti FILT CGIL) abbiano sottoscritto in data 29/10/85 un protocollo contenente norme sull'autoregolamentazione del diritto di sciopero nel settore viario autostradale, attualmente in vigore, che prevede tra l'altro un termine di preavviso all'Azienda di almeno 10 giorni prima dell'effettuazione dello sciopero stesso, ciò allo scopo di garantire adeguata tutela ai servizi pubblici essenziali e tali sono le reti autostradali.
Orbene, all'Azienda Autostrada Torino-Milano non è mai giunta, da parte delle OO.SS., una comunicazione contenente i termini di preavviso di cui al citato protocollo, mentre il comunicato a firma Segreteria Regionale e RSA CGIL-UIL del 12/03/1992, proclamava 4 ore di sciopero, dalle ore 18,00 alle ore 22,00, per il giorno 15/03/1992.
Ci troviamo di fronte ad un accordo sottoscritto con l'indicazione di un preavviso stabilito di 10 giorni per garantire adeguata tutela ai servizi pubblici essenziali e questa fattispecie che non avrebbe avuto questo preavviso.
A questo punto, l'Azienda, con telegramma del 13/03/1992 indirizzato al Gabinetto Ufficio Affari Sindacali del Ministero dei Trasporti, UIL Trasporti, UIL-Trasporti e FILT CGIL di Torino e di Roma, Ausitra diffidava le citate OO.SS, ad attuare lo sciopero, richiedendo il rispetto delle procedure concordate tra le parti e riservandosi il diritto di adire in sede giurisdizionale ove l'astensione non venisse sospesa.
Questi sono i fatti accertati dalla Regione, mentre non siamo a conoscenza, per ora, della presenza di atti intimidatori nei confronti dei quali, eventualmente, prenderemo adeguate iniziative.
Per quanto attiene all'esame sullo stato di avanzamento della trattativa sindacale, l'Azienda non ha fornito spiegazioni in merito ribadendo l'esclusiva competenza dell'Azienda e delle OO.SS, interessate alla questione. E' chiaro che nel momento in cui dovessimo essere coinvolti potremmo offrire un tavolo di mediazione regionale, attualmente però la fase della trattativa sindacale legittimamente è svolta fra l'Azienda e le OO.SS, interessate.



PRESIDENTE

La parola ai Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie Presidente. Tra la Società Autostrada Torino-Milano e le OO.SS non sono intercorsi, ultimamente, dei rapporti improntati a buone relazioni. Forse, là Società Autostrada Torino-Milano non era avvezza ad iniziative sindacali mirate a puntuali risoluzioni di problemi. Di fronte ad una organizzazione dei lavoratori che sollevava alcuni di questi problemi, ha infatti reagito con tentativi di scoraggiamento ed intimidazione dei lavoratori. Mi risulta che ci siano state delle minacce di denuncia alla Magistratura per rivelazioni di segreti d'ufficio, per quanto riguarda la sicurezza ai caselli, quando i lavoratori hanno segnalato il fatto che nessun provvedimento di sicurezza veniva messo in atto durante l'attraversamento dell'autostrada da casello a casello, contro il pericolo di subire rapine durante il percorso. Siamo, quindi, giunti a momenti di tensione estrema e di vera e propria minaccia nei confronti delle OO.SS.
Successivamente, forse anche per l'interessamento che su questa vicenda è nato, mi risulta che a questi episodi sia stato dato un taglio e che per quanto riguarda le minacce di denunce penali a carico dei lavoratori, la Società Autostrada Torino-Milano le abbia ritirate. Speriamo che non ci riprovi più.
Rimane, da parte del Gruppo Rifondazione comunista, la segnalazione all'Assessore di questa situazione, sulla quale preghiamo di continuare ad avere attenzione per evitare che la società non debba più mettere in atto decisioni di questo genere.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 988 del Consigliere Marino inerente l'attività sperimentale non autorizzata di incenerimento RSU a Verbania (Ex Colonia Motta); interrogazione n. 1012 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti, e n. 1060 dei Consiglieri Miglio, Segre e Giuliano, inerenti la verifica del progetto Thermoselect per trattamento rifiuti zona di Verbania


PRESIDENTE

Esaminiamo ora congiuntamente l'interpellanza n. 988 del Consigliere Marino e le interrogazioni nn. 1012 e 1060, rispettivamente dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti, e dei Consiglieri Miglio, Segre e Giuliano.
Ha la parola l'Assessore Garino.
GARINO, Assessore regionale La ditta Thermoselect, in data 26.10.90, ha presentato richiesta per ottenere il parere del Comitato Tecnico Regionale, di cui al punto 8 della circolare del Presidente della Giunta regionale del 7.12.89 n. 25/ECO per attività di trattamento rifiuti solidi urbani effettuati in via sperimentale.
Nella seduta del 13.12.90 il Comitato Tecnico Regionale, dopo avere esaminato la richiesta, ha ritenuto che la documentazione prodotta fosse insufficiente per poter esprimere un parere ed ha fornito un elenco dei punti che dovevano essere chiariti.
In data 20.2.91 la ditta ha trasmesso una documentazione integrativa secondo quanto richiesto dal Comitato Tecnico.
Il Comitato Tecnico Regionale nella seduta del 19.3.91 ha espresso il proprio parere favorevole all'impianto sperimentale pur con una serie di prescrizioni. In particolare, la sperimentazione deve permettere la redazione di precisi bilanci di materia e di energia per i diversi materiali trattati; dovranno inoltre essere accuratamente analizzati tutti i prodotti solidi, liquidi e gassosi derivanti dal processo di trasformazione, con una particolare attenzione alle emissioni atmosferiche con una frequenza almeno mensile.
L'accesso all'impianto dovrà essere consentito, oltre ai tecnici dell'USSL di competenza e della Provincia di Novara addetti ai normali controlli ambientali, anche a funzionari regionali eventualmente incaricati di seguire l'attività sperimentale.
Si precisa inoltre che, secondo quanto prescritto al punto 8 della citata circolare 25/ ECO, non è richiesto uno specifico provvedimento autorizzativo della Giunta regionale, ai sensi del DPR 10.9.82 n. 915. Allo stesso modo non sono soggetti alla procedura autorizzativa di cui al DPR 24.5.88 n. 203 gli impianti pilota per prove, ricerche, sperimentazioni individuazione di prototipi secondo quanto previsto dall'art. 1 del DPR 25.7.91 che completa il punto 3 del DPCM 21.7.89.
In data 20.5.92 la ditta Thermoselect portava a conoscenza della Regione e degli Enti preposti al controllo (Provincia di Novara ed USSL n.
55 di Verbania, oltre che al Sindaco di Verbania), che a partire da quella data cominciavano le operazioni di messa a punto dell'impianto e che si prevedeva di dare inizio nell'arco di 10-15 giorni al periodo sperimentale vero e proprio.
A questo proposito, in data 27.5.92 ho provveduto a comunicare alla ditta Thermoselect che non ritenevo possibile operare una distinzione tra le due fasi, poiché il periodo di messa a punto non era stato espressamente previsto nella richiesta iniziale e pertanto neanche nel parere rilasciato dal Comitato Tecnico Regionale. Per cui, a far tempo dalla data del 20 maggio 1992 sono da ritenersi iniziati i sei mesi concessi per le prove sperimentali.
Ritengo che in generale le attività di sperimentazione debbano continuare ad essere tutelate, in quanto, seppure in modo indiretto svolgono una funzione utile alla collettività. La soluzione dei gravi problemi derivanti dalla massa dei rifiuti urbani ed industriali attualmente prodotti dipenderà anche dalla messa a punto di nuove tecnologie di trattamento e smaltimento; ed è evidente che il progresso scientifico e tecnico non può fare a meno di attività di sperimentazione.
Non è escludibile a priori che anche una tecnologia già sperimentata nel passato, quale la decomposizione pirolitica, possa, grazie ad opportuni accorgimenti, rivelarsi innovativa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.
MARINO La questione della Thermoselect è decisamente interessante perché è una delle dimostrazioni più evidenti di un modo gravemente sbagliato di affrontare nel presente, e soprattutto per il futuro, la questione dei rifiuti. Questa storia che viene da lontano, e che sembra voglia andare lontano, si può riassumere in questi termini: un signore proveniente dalla Svizzera comincia, negli ultimi due, tre anni, a girare per varie zone della provincia di Novara per trovare il posto in cui costruire un impianto che dovrebbe, con un metodo che, come citava l'Assessore, viene chiamato normalmente pirolisi, affrontare in un modo diverso da quello dei tradizionali inceneritori presenti in vari Paesi la questione dello smaltimento dei rifiuti attraverso incenerimento.
Il sistema della pirolisi è un sistema vecchissimo, credo abbia, non dico decine, ma centinaia di anni, da certi punti di vista, di esperienza ed è sostanzialmente stato abbandonato in tutti i Paesi in cui, con una qualche serietà, si è voluto affrontare la questione dei rifiuti attraverso l'incenerimento. Il problema è che questo signore, le cui attività peraltro sono particolarmente discusse e criticate, anche rispetto ad altri episodi trova qualche varco in una legislazione regionale e in particolare nella circolare 25/ECO che citava l'Assessore, con la quale si può costruire un impianto di incenerimento superato dall'esperienza di altri Paesi, impianto che personalmente non ho mai visto, anche se molti me ne hanno parlato, ma che ho visto in numerose fotografie. Si tratta di un impianto dell'altezza di 15-20 metri, quindi è un impianto industriale consistente, molto grande che smaltisce una notevole quantità di rifiuti urbani che vengono forniti dal consorzio della zona, ovviamente a pagamento, e attraverso i varchi lasciati aperti da questa discutibile circolare 25/ECO, tutto ciò viene chiamato sperimentazione, impianto sperimentale. Con ciò si aggira tranquillamente non solo la solita Conferenza tecnica regionale sui rifiuti, quella che si svolge molto frequentemente presso l'Assessorato di Garino, ma addirittura, seppure le dimensioni sarebbero diverse, si aggira qualunque valutazione di impatto ambientale di un impianto che è di fatto un inceneritore, seppure di tecnologia particolarmente obsoleta e superata.
Questa è la situazione, Assessore, non ci sono altre interpretazioni di questa situazione.
Credo che sia grave che l'Assessore e la Giunta lascino aperti varchi per speculazioni e per invenzioni tecnologiche già sperimentate e superate in altri Paesi e che, fra l'altro, possono comportare anche eventi ed incidenti di particolare gravità.
Se per caso questo impianto che sta entrando in funzione dovesse avere un incidente, che sappiamo quale potrebbe essere, perché le miscele di gas possono portare ad esplosioni in impianti di questo tipo (nella letteratura è valutata la possibilità che quel tipo di processi portino a miscele di tipo esplosivo), mi chiedo quale figura farebbero la Regione e l'Assessore.
Ovviamente mi auguro che ciò non avvenga, ma mi chiedo come farebbe questa Giunta regionale e questo Assessore a spiegare di aver dato l'autorizzazione in via sperimentale a costruire un impianto che è un impianto industriale, delle dimensioni che ho detto, senza passare minimamente attraverso alcuna seria valutazione del progetto, della tecnologia che si usa, dell'affidabilità delle persone che lo promuovono.
Questa è la situazione! Se la Giunta regionale vuole sperimentare sistemi d'incenerimento di rifiuti può mandare - come in parte è stato fatto - i propri funzionari in giro per il mondo, dagli Stati Uniti alla Francia e in vari altri Paesi che hanno affrontato, secondo le loro scelte politiche, la questione dei rifiuti attraverso l'incenerimento, che è una soluzione gravemente sbagliata sul piano dei bilanci di materia e di energia che citava l'Assessore, ma è una soluzione che alcuni Paesi praticano e che, anche nella nostra Regione e in generale in tutto il nostro Paese, ha un certo numero di difensori ed assertori.
Dare spazio ad invenzioni come quelle dell'impianto Thermoselect è come rinunciare non solo a qualunque ruolo della Regione, ma anche a qualunque razionalità nelle cose che si permettono in questa Regione.
Credo che questo impianto vada immediatamente chiuso, questo signore vada rimandato in Svizzera, la circolare 25/ECO e le altre che permettono il varco a speculazioni di questo tipo debbano essere ritirate e modificate, perché non si può chiamare sperimentale un impianto di quelle dimensioni! Ho lavorato per vent'anni in impianti pilota e so qual è la dimensione in qualunque tipo di tecnologia, di un impianto pilota rispetto ad un impianto industriale; è una dimensione sempre di un rapporto almeno uno a cento. Non si può pensare che un impianto della dimensione di 15-20 metri che incenerisce la quantità enorme di rifiuti urbani possa essere considerato sperimentale. Vi chiedo quale tipo di logica possa portare a conclusioni di questo genere. Non so chi abbia scritto la circolare ECO/25 e se esattamente da quella circolare si possano dedurre cose del genere, ma la Regione e l'Assessore, tollerando operazioni speculative di questo tipo si espongono ad una situazione di gravissima responsabilità personale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.
MIGLIO Mi dichiaro totalmente insoddisfatto della risposta data dall'Assessore, troppo breve e non esaustiva rispetto alle questioni da noi sollevate che richiamo qui, ancora una volta.
Con l'interrogazione si avanzavano dubbi rispetto ai metodi di depurazione dei fumi, sul sistema di recupero termico, sul destino dei solidi, sulla possibilità di ottenere il filo dalla massa fusa. Abbiamo sollevato preoccupazioni in merito alle temperature elevate che rendono pericoloso l'impianto soprattutto per i rischi di esplosione. Richiedevamo delle delucidazioni: sulle scelte che avevano portato l'Assessore e la Giunta a ritenere questo impianto sperimentale; su quali garanzie erano state fornite dalla ditta Thermoselect, alla luce anche di quanto era successo precedentemente, come richiamato nella premessa della nostra interrogazione; sulle valutazioni svolte dal Comitato Tecnico della Regione per classificare tale impianto come sperimentale; su quali motivi avevano portato la ditta Thermoselect a non comunicare, come previsto dalla circolare 25/ECO dell'89, nei tempi prestabiliti, l'esistenza dell'impianto, alla Provincia.
Si richiedeva se era stato coinvolto l'ISPE-SL per dare i pareri di merito, soprattutto per quanto attiene alle pressioni relative al trattamento di pseudo-pirolisi. Si chiedeva se il Comune e la Provincia intendevano attivare la vigilanza e in quale modo.
Si chiedeva se la Giunta non riteneva opportuno effettuare un sopralluogo tramite il Comitato Tecnico regionale, come previsto dal DPR del 1988 in materia d'inquinamento atmosferico.
Nella risposta data dall'Assessore non ho sentito alcunché che riprendesse le questioni da noi sollevate, e mancano anche le condizioni ideali per poter svolgere un confronto serio sul piano tecnico-scientifico.
Nel contenuto della risposta dell'Assessore non ho rintracciato alcun richiamo a valutazioni tecniche per convalidare il fatto che l'impianto pu essere inquadrato tra quelli sperimentali.
Vorrei sollevare un altro problema, non posto, forse, in termini molto chiari con la nostra interrogazione. Le due circolari 25 ECO/89 e 14 ECO/91 chiarificano il concetto espresso dalla legislazione nazionale, laddove si precisa che gli impianti sperimentali non sono assoggettati a procedure di valutazione e, quindi, al rilascio della necessaria autorizzazione ai sensi della legislazione sull'inquinamento atmosferico dell'88 o ai sensi del precedente DPR 915/82 in materia di trattamento dei rifiuti.
La questione che solleviamo è di questo tipo: questo meccanismo non permette a noi Consiglieri regionali, così come alla collettività piemontese, di sapere quanti sono gli impianti sperimentali che iniziano la loro attività, in diverso modo, sul territorio regionale, nel senso che non esiste alcun documento ufficiale al quale fare riferimento per essere informati sulle decisioni che vengono assunte, implicitamente, non espressamente dalla Giunta regionale.
Ci chiediamo: è possibile mantenere uno stato di questo tipo oppure non è più coerente che la Giunta regionale assuma un provvedimento col quale dichiari di aver ritenuto l'impianto, proposto da privati o da soggetti pubblici, sperimentale, e quindi di fare riferimento a quanto previsto dalla legislazione in materia e dalle due circolari del Presidente della Giunta, che consentono di non attivare la procedura che prevede il rilascio dell'autorizzazione specifica? La seconda questione che ritengo essere ugualmente preoccupante è che, con la prima circolare dell'89, si diceva che tra gli impianti non soggetti alle procedure normali di verifica del trattamento proposto, non rientravano quelli destinati al trattamento in condizioni di regime. Con la circolare del 91, invece, si cambia la posizione e si precisa che le attività sperimentali di cui trattasi possono svolgersi anche in impianti destinati al trattamento in condizioni di regime.
Viene da chiedersi quale sia la differenza reale tra un impianto sperimentale e uno a regime; nel caso della Thermoselect, di fatto, la distinzione non sussiste, perché se è vero che per sei mesi viene classificato come impianto sperimentale, la Thermoselect stessa non esclude la possibilità che, finiti questi sei mesi, l'impianto possa essere venduto, chiavi in mano, ad altri soggetti che lo possono rilevare facendolo automaticamente diventare non più impianto sperimentale, ma impianto a regime e continuare l'attività, previo rilascio dell'autorizzazione.
Le contraddizioni le abbiamo sollevate, ma la risposta data dall'Assessore non è stata soddisfacente. Provvederemo, quindi, ad altri strumenti, come previsto dal Regolamento, a riportare all'attenzione della Giunta la questione della legittimità delle due circolari ECO in cui ravvediamo un eccesso di potere perché viene impedito alla collettività regionale di esercitare il controllo necessario e, perché dall'altra parte con questo meccanismo, non si capisce più quale distinzione sussista fra impianti sperimentali e impianti a regime.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie Presidente. Colleghe e colleghi, la vicenda della Thermoselect come hanno riferito prima i colleghi, è emblematica di un modo di procedere che, anche a mio avviso, non corrisponde alle regole del buon governo.
Quella circolare, in base alla quale un impianto di questo genere pu essere autorizzato, libero dai tipi di controllo necessari per inserire impianti di questa natura in un ambiente naturale e urbanizzato, è un modo di procedere che non può essere accettato. Con procedure di questo genere si consente a chicchessia di iniziare lavorazioni perle quali non si conoscono adeguatamente i rischi. Questo è un primo elemento di malgoverno.
Ma ve ne è uno successivo, forse ancora più grave: in questo modo noi concediamo dei diritti reali, una sorta di prelazione per trasformare un'ipotesi di sperimentazione in un impianto definitivo, senza avere fatto tutte le verifiche e i controlli obbligatori per un impianto di questo genere.
Assessore, lei sa benissimo che sull'incenerimento dei rifiuti per decomposizione pirolitica se ne sa poco o nulla, che la pirolisi è ancora un procedimento sul quale i controlli delle rese di materiale di vario genere sono estremamente difficili e non sono assolutamente definitivi e definiti. Sono quei procedimenti che, più che di avanguardia, forse sono di frontiera, una frontiera molto pericolosa per quanto riguarda l'ambiente naturale e le persone.
Certo, controllare le emissioni di gas che derivano dal bruciare un materiale estremamente eterogeneo, è un fatto di fantastica difficoltà.
Quando in un motore diesel varia leggermente la composizione aria-gasolio vediamo uscire dai tubi di scappamento delle automobili delle nuvole di fumo nero. Questo succede bruciando due componenti a composizione costante: l'aria e il gasolio, ma basta che una piccola percentuale tra i pesi dei due componenti superi il rapporto ottimale perché dal tubo di scappamento esca un disastro di fumi.
Come è possibile controllare le emissioni dei fumi, quando la composizione del materiale da bruciare varia istante per istante e nell'intera giornata? Diventa ben difficile mettere a regola un impianto che viene alimentato senza alcuna regola. Di qui la nocività e la pericolosità di questi impianti. E di qui dovrebbe derivare l'attenzione dell'Assessore a evitare in ogni modo che impianti di questo genere, con la scappatoia della sperimentazione, si installino sul nostro territorio. Invito anch'io l'Assessore a revocare ogni provvedimento, in particolare questo alla Thermoselect, che permetta insediamenti di questo tipo e ad agire affinch questo stesso impianto non debba in alcun modo essere avviato né in termini provvisori, né in termini definitivi.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 1005 del Consigliere Chiezzi inerente lo scarico di materiali di rifiuto nella cava ditta Fiora del Comune di Candelo


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza n. 1005 del Consigliere Chiezzi, alla quale risponde l'Assessore Garino.
GARINO, Assessore regionale A seguito di quanto segnalato dal Consigliere interpellante, ho immediatamente provveduto ad inviare una comunicazione all'Assessorato all'ambiente della Provincia di Vercelli, all'USSL n. 47 di Biella, ai Sindaci dei Comuni di Candelo e Voghera, alla Procura della Repubblica presso Biella, in cui si richiedeva a ciascuno degli enti sopraccitati, per quanto di rispettiva competenza, di accertare quantità e qualità dei rifiuti in esame, loro effettiva destinazione, autorizzazioni esistenti situazione del sito ove gli stessi risultano smaltiti.
Per quanto attiene a possibili ipotesi di danno ambientale l'Amministrazione regionale si riserva fin d'ora di agire in giudizio nei confronti di Enti pubblici e privati in relazione al danno patito o da patirsi.
Sarà mia cura informare il Consigliere interpellante degli ulteriori sviluppi della vicenda allorquando saranno da me conosciuti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie Presidente. Sono per ora soddisfatto della risposta dell'Assessore il quale mi pare abbia conseguentemente agito in relazione a notizie fornite dall'interpellanza.
Chiederei di disporre della risposta dell'Assessore e attendo, in tempi brevi, ulteriori notizie sull'indagine che l'Assessore ha promesso di svolgere.


Argomento: Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Interrogazione n. 1034 del Consigliere Marino inerente il rilascio della licenza di attingimento acqua dal Torrente Curone al Consorzio Miglioramento Fondiario di Montemarzino


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n.1034 del Consigliere Marino, alla quale risponde ancora l'Assessore Garino.
GARINO, Assessore regionale Il Servizio Uso delle Acque pubbliche, incaricato di effettuare le verifiche necessarie al fine di appurare se sia stata rilasciata la licenza di attingimento cui fa riferimento l'interrogazione in oggetto, dopo aver sentito il Servizio OO.PP, e Difesa del Suolo di Alessandria, mi ha comunicato quanto segue.
Non risulta che sia stata rilasciata alcuna licenza di attingimento dal Torrente Curone a favore del Consorzio di Miglioramento Fondiario tenuta Baracchino di Montemarzino da parte del Servizio OO.PP, di Alessandria, che peraltro non ha mai ricevuto alcuna domanda in tal senso.
Si rileva tuttavia che è in corso d'istruttoria una istanza di rinnovo della concessione di derivazione di 10 litri al secondo di acqua dal Torrente Curone in località Montemarzino, presentata dalla ditta AFIM in data 29/2/1988. Il relativo procedimento amministrativo, giunto alla soglia del provvedimento finale, è stato temporaneamente sospeso in attesa che il Magistrato per il Po risponda ad un quesito posto da questo Assessorato in merito ad una presunta autorizzazione alla costruzione di una briglia sul torrente Curone proprio nella località in cui è ubicata la derivazione d'acqua; autorizzazione che, ai sensi del R.D, n. 523/1904, se effettivamente richiesta spetterebbe al Magistrato per il Po rilasciare.
Questo Assessorato intende accertare in che misura la traversa, cui si è fatto cenno sopra, qualora fosse realmente autorizzata e costruita potrebbe incidere sull'esercizio della concessione di derivazione d'acqua che si sta per rilasciare al fine di trarne le dovute conseguenze, a termini di legge.
Per quanto concerne il secondo quesito posto dall'interrogante e cioè le modalità di pubblicizzazione delle domande di attingimento, si informa che il Servizio OO.PP, e Difesa del Suolo di Alessandria, per prassi, da anni trasmette copia di tali domande, ai fini della pubblicazione all'Albo Pretorio, non solo al Comune nel quale è ubicato il punto di prelievo come prescrive la legge, ma anche ad almeno altri due Comuni rivieraschi che si trovano immediatamente a valle, ciò quantomeno nei casi in cui la portata massima richiesta rappresenta una percentuale significativa della portata media annua del corso d'acqua.
L'introduzione di eventuali varianti al procedimento amministrativo nel senso suggerito dall'interrogante ai fini di una maggiore pubblicizzazione della domanda (si noti, domanda e non già provvedimento finale!), seppure auspicabile, non si dovrebbe però limitare al solo aspetto della modalità di pubblicizzazione ma, anche alla luce del riesame critico dei procedimenti amministrativi, avviato ai sensi della legge 241/90, dovrebbe riguardare l'intero iter procedurale al fine di garantire l'efficienza e l'efficacia dell'azione amministrativa, evitando ad esempio inutili duplicazioni di pareri da parte di soggetti diversi della medesima amministrazione, come avviene in questo momento e comunque senza aggravare in modo ingiustificato o non sufficientemente motivato, un procedimento per sua natura complesso ed in parte immodificabile a causa di taluni vincoli posti dalla legislazione statale, risalente al 1933. Questo Assessorato dichiara tuttavia la propria disponibilità, entro tempi brevi, ad attivarsi per quanto di competenza fornendo istruzioni ai Servizi periferici affinché in presenza di istanze di concessione di derivazione d'acqua o di richiesta di attingimenti informino ufficialmente i Comuni rivieraschi ubicati immediatamente a valle di quello nel cui territorio è prevista l'esecuzione delle opere di captazione e la Comunità montana laddove essa esista.
La decisione di imporre, eventualmente, anche la pubblicazione delle domande suddette negli albi pretori delle amministrazioni innanzi citate si ritiene invece opportuno rinviarla ad una fase successiva e cioè al momento nel quale si provvederà ad un riordino di tutte le attività in cui si articola il procedimento amministrativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.
MARINO Mi dichiaro soddisfatto della risposta data dall'Assessore.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 1072 del Consigliere Chiezzi; interrogazione n. 1078 del Consigliere Marino


PRESIDENTE

interrogazione n. 1184 del Consigliere Miglio inerenti la costruzione di un depuratore consortile ad Oleggio Castello



PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame congiunto dell'interpellanza n. 1072 del Consigliere Chiezzi e delle interrogazioni nn. 1078 e 1184 rispettivamente dei Consiglieri Marino e Miglio.
La parola all'Assessore Garino.
GARINO, Assessore regionale Le interrogazioni in discussione riguardavo il costruendo impianto di Oleggio Castello. Già nel 1988, al momento in cui si scelse di realizzare tale impianto di depurazione, vi furono diverse prese di posizioni contrarie a tale decisione, fra cui un esposto della Lega per l'Ambiente.
L'Assessorato valutò le argomentazioni portate a sostegno di tali posizioni contrarie ed invitò l'Ente proponente (ossia il Consorzio pubblico dei Comuni di Oleggio Castello, Paruzzaro ed Invorio) ad esprimere le proprie considerazioni in merito alle soluzioni alternative proposte, la principale delle quali prevedeva il collegamento degli scarichi fognari all'esistente impianto del Consorzio di Arona.
A queste sollecitazioni, formalizzate con nota dell'Assessorato del 15/4/1988 prot. 20855, il Consorzio rispondeva con propria nota del 5 7/1988 prot. 72, ribadendo la validità della soluzione adottata, sulla base anche di una relazione predisposta dall'ing. Rogora di Arona e realizzante un'analisi descrittiva di comparizione dei costi di realizzazione e di gestione dell'impianto.
Il progetto esecutivo.venne quindi approvato con prescrizioni migliorative dall'apposito Comitato Regionale OO.PP. (vedi nota del 17/1 1989 prot.1087). Valutazioni tecniche ed economiche confermavano infatti la validità della soluzione proposta dall'Ente e che non poteva essere modificata d'imperio dall'Amministrazione regionale.
Su tale configurazione del progetto esecutivo la Regione ha concesso contributi in conto capitale (ai sensi della LR 18/84) nella misura dell'80% sulla spesa (secondo il disposto della LR 23/75), per il I e Il lotto, di L.1.000.000.000 così suddivisi: anno 1990: contributo regionale di 500 milioni al Consorzio, che interveniva con la quota a suo carico di 125 milioni anno 1991: contributo regionale di 300 milioni al Comune di Oleggio che interveniva con la quota a suo carico di 75 milioni e destinava il tutto al Consorzio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.
MARINO Non sono in grado di fare una stima di ordine economico sul fatto se sia più conveniente portare gli scarichi dei Comuni di Oleggio Castello Paruzzaro ed Invorio ad un depuratore già esistente (credo a meno di 3 chilometri di distanza) o se sia più economico costruirne uno nuovo. Il buon senso direbbe che è economicamente più conveniente la prima soluzione però può darsi che qualcuno riesca a dimostrare il contrario. Quello che so è che i depuratori sono una cosa che si costruisce facilmente e che si fa funzionare difficilmente.
Credo proprio che non si inventino con così grande facilità nuove competenze, nuovo personale, per far funzionare un depuratore quando a 3 chilometri di distanza ce n'è uno che funziona da tempo e fra l'altro credo sia addirittura sovrastimato in questo momento rispetto alle possibilità.
In altre parole, è un depuratore che ha le dimensioni sufficienti per smaltire anche gli scarichi di questi tre Comuni.
In una serie di articolate osservazioni che "Arona Nostra" ha fatto già da quattro anni, si metteva in discussione non solo l'opportunità sul piano economico di costruire un depuratore a tre chilometri di distanza da un altro esistente, ma si ponevano anche alcune altre questioni: il depuratore sarebbe costruito praticamente a ridosso del Parco dei lagoni di Mercurago gli scarichi andrebbero nel torrente Rese, che poi va a finire nel Lago Maggiore e quindi si porrebbe anche un problema di vincolo paesistico rispetto al Parco e rispetto alla legge 431.
Esprimo la mia perplessità per la risposta dell'Assessore citando le osservazioni fatte dall'Assessore precedente all'ambiente, con la nota 20855 dell'aprile'88, con la quale questo Assessorato "suggeriva la necessità di motivare una scelta progettuale basata su uno studio di fattibilità che contemperi i vari obiettivi di sostituzione tecnico economica, la più vantaggiosa; nello specifico, non va sottovalutata la possibilità di collegare gli scarichi fognali dei tre Comuni all'impianto consortile di Arona".
Adesso l'Assessore ci dice che qualcuno ha presentato una nota tecnica che sostiene che economicamente sarebbe più conveniente costruire un altro depuratore. Esprimo le mie più grandi perplessità sul fatto che questa soluzione sia la più razionale.
Approfitto dell'occasione per porre comunque il problema più generale dei destini del trattamento delle acque; preannuncio inoltre che sto presentando un'interrogazione sull'altro depuratore, quello già esistente.
Con questa interrogazione desidero porre l'accento sui noti problemi di smaltimento di scarichi industriali che hanno mandato in tilt quel depuratore e su una politica che si sta facendo spazio nel campo dei consorzi che ci occupano del trattamento delle acque, cioè quella politica che porta, in base ad un utilizzo probabilmente non dei più felici della legge 142, a trasformare i consorzi in S.p.A. In altre parole, tale politica porta, in qualche modo, a sganciare progressivamente questo tipo di servizi dal controllo pubblico, perché tale è il passaggio dei consorzi a S.p.A., è una possibilità che viene data dalla L.142, molto discutibile come in generale l'intera legge.
Il depuratore funzionante e quello che sta entrando in funzione sicuramente hanno a che fare con questo problema, perché - come ci dice l'Assessore - comunque la Regione dà poi dei miliardi per far funzionare questi depuratori. Quindi non vorrei che, alla fine, i depuratori esistenti e quelli che a tutti i costi si vogliono costruire rispondano ad una perversa logica per cui si confondono sempre di più i ruoli fra pubblico e privato, tranne il fatto che sono poi gli enti pubblici a fornire i soldi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.
MIGLIO La nostra interrogazione si divide in due parti con un primo richiamo alla questione sollevata anche dalle altre interrogazioni dei colleghi Chiezzi e Marino ed una aggiunta che si rifà alla questione del depuratore del Lago di Mergozzo. L'interrogazione può dunque considerarsi esaurita per quanto attiene alla prima parte; per la seconda, ritengo necessaria un'integrazione successiva. Aspetto quindi di avere la risposta dall'Assessore in merito alle questioni da noi sollevate sul depuratore del Lago di Mergozzo e, più in generale, sui criteri seguiti dall'Assessorato all'ambiente per la ripartizione dei fondi si fini del completamento del piano per il trattamento delle acque reflue che è stato anche pubblicizzato con un volume edito dalla Regione (mi pare l'anno scorso), in cui vi sono delle bellissime tavole a colori. Ripeto, attendo la risposta dall'Assessore per comprendere al meglio qual è la politica che viene portata avanti per la ripartizione dei fondi e la realizzazione degli impianti, con auspicabili criteri di priorità e non di finanziamento a pioggia.
Per quanto riguarda invece la questione del depuratore di Oleggio Castello, non siamo soddisfatti. Secondo noi è stata sopravalutata l'efficacia di questo impianto e viceversa sottovalutata la possibilità di allacciarsi all'impianto già esistente, quello del Consorzio dei Comuni di Arona ed altri; inoltre, c'è stata una sottovalutazione dei costi. Questi se non ricordo male, erano inizialmente computati in 500 milioni; adesso si prevede una somma superiore di 4-5 volte, mentre, dall'altra parte - ma rimando tale questione a quando l'Assessore darà risposta - l'impianto di Mergozzo non può essere completato, nel senso che manca e mancherà l'allacciamento con la rete fognaria degli altri Comuni appartenenti al Consorzio, proprio per la carenza di fondi.
Secondo noi non si può avviare la realizzazione di nuovi impianti di depurazione quando non si è riusciti neanche ad ultimare quelli esistenti non rispondendo alle giuste sollecitazioni sollevate dagli Enti locali ed anche dalle popolazioni interessate, che continuano a pagare un servizio di cui non usufruiscono.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Ritengo insoddisfacente la risposta dell'Assessore, dalla quale emerge che, ancora una volta, gli ambientalisti, nelle loro valutazioni, hanno torto e ha ragione invece un tecnico, in base alla cui perizia risulterebbe che sia anche economica mente utile costruire due depuratori a meno di tre chilometri di distanza l'uno dall'altro.
Alle ragioni delle associazioni, tra cui "Aro, na Nostra", si danno le risposte di sempre, e cioè quelle che dietro una presupposta neutralità della scienza convenga (guarda caso!) compier le scelte a favore di giganteschi investimenti costruendo nuove opere. Non si trovano ancora tecnici che invece riescano a far emergere h propria voce in base alla quale un uso più oculato delle risorse, sia degli investimenti pubblici che delle risorse esistenti, sia il modo migliore per rispondere a questi problemi.
Mi dichiaro perciò insoddisfatto. Spero, a questo punto, che abbia ragione l'Assessore, lo spero perché in tal modo si eviterebbe uno spreco di denaro pubblico. Temo, viceversa, che abbiano ragione le associazioni ambientaliste e che questa vicenda del nuovo depuratore di Oleggio Castello faccia il paio con tutte le vicende di depuratori costruiti e pagati dai contribuenti e che poi si sono rivelati di difficile gestione, di cattiva gestione o peggio ancora, in decine e decine di casi di nessuna gestione.
Sono infatti decine e decine i depuratori in Italia che sono stati costruiti e che poi non sono stati messi in funzione perla difficoltà della gestione rispetto all'imponenza dei problemi.


Argomento: Parchi e riserve - Cave e torbiere

Interrogazione n. 1132 dei Consiglieri Segre, Miglio e Giuliano, inerente la costruzione di una cava di ghiaia nel Parco fluviale del Po in zona Preparco del Comune di Verolengo


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione n. 1132 dei Consiglieri Segre, Miglio e Giuliano cu risponde ancora l'Assessore Garino.
GARINO, Assessore regionale A seguito delle informazioni telefoniche avute dal Segretario comunale di Verolengo, si è appreso il reale significato delle due deliberazioni del Consiglio comunale e della Giunta di Verolengo.
In particolare, con la deliberazione n. 88 del 30/11/91, il Consiglio comunale ha individuato un'area con potenziale vocazione estrattiva e con la deliberazione n.130 del 4/4/92 la Giunta comunale ha approvato il capitolato di appalto e le modalità di gara, non per l'esecuzione della cava, come riportato nell'interrogazione, ma per l'aggiudicazione della disponibilità dell'area.
Pertanto, le due deliberazioni non conferiscono alcuna autorizzazione all'esercizio della cava, ma costituiscono parte della documentazione richiesta dall'art. 5 ex LR 69/78.
In altri termini, la ditta che si aggiudicherà l'appalto dovrà innanzitutto, acquisire la deliberazione della Giunta regionale, ai sensi della Legge n. 431/85, con la quale si dovrà verificare la compatibilità dell'intervento con le caratteristiche ambientali dell'area.
Successivamente, l'ulteriore istanza ex LR 69/78, considerate la valutazione dell'atto unico ex LR 45/ 89, nel caso in cui il sito di cava sia sottoposto a vincolo per scopi idrogeologici, sarà valutata in base all'importanza dell'intervento nell'economia regionale e alle altre considerazioni previste dalla specifica legge regionale di settore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre.
SEGRE Mi sembra che la risposta dell'Assessore Garino sia di tipo interlocutorio, nel senso che la situazione che si è venuta a creare nel Comune di Verolengo posso ritenere sia sotto osservazione da parte dell'Assessore all'ambiente. Prego l'Assessore di ripetere la frase in cui si parla dell'appalto, perché non ero riuscita a seguire.
GARINO, Assessore regionale A me risulta che la ditta che si aggiudicherà l'appalto dovrà innanzitutto acquisire la deliberazione della Giunta regionale, ai sensi della Legge n. 431, con la quale si dovrà verificare la compatibilità e successivamente l'istanza, cioè la domanda ai sensi della legge regionale n. 69/78 che occorrerà valutare se ricade nel vincolo idrogeologico, quindi ai sensi della legge regionale n. 45/89.
SEGRE Tutto questo va bene. Quello che chiedo ancora agli Assessori nell'ultimo punto della mia interrogazione, è, quale decisione intendono assumere per bloccare l'intervento in oggetto, dato che i lavori, a quanto risulta, stanno già svolgendosi. Probabilmente è necessario fare un sopralluogo nella zona per vedere se effettivamente i lavori di cava sono già iniziati, a dispetto di tutta la procedura che deve ancora seguire. Se è successo questo, bisogna intervenire.
GARINO, Assessore regionale Avevo interpretato l'ultima frase dell'interrogazione, laddove si chiedeva all'Assessore competente: "Quali decisioni intende assumere per bloccare l'intervento in oggetto", nel senso di sapere se la Regione Piemonte avesse una qualche intenzione di considerare la possibilità di bloccare l'eventuale iniziativa.
Mi pare di capire invece dalle parole del Consigliere Segre che sarebbe in atto un intervento che, a questo punto, se fosse in quella località sarebbe certamente illegittimo.
SEGRE Ci sono altre interrogazioni di altri Gruppi, che evidentemente non le sono ancora giunte, sullo stesso argomento.
GARINO, Assessore regionale Posso assicurare il Consigliere Segre che, stando così le cose, entro questa mattina farò in modo che il mio ufficio disponga un sopralluogo e ne comunicherò successivamente i risultati. Questo però, dall'interrogazione non appariva.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interrogazione n. 1143 dei Consiglieri Riba, Bresso e Monticelli, inerente lo smaltimento rifiuti istanza autorizzazione alla gestione di discarica nel sito "Fornace Manna" di Costigliole


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 1143 dei Consiglieri Riba, Bresso e Monticelli.
La parola all'Assessore Garino.
GARINO, Assessore regionale La Giunta regionale, in data 25/5/1992, ha deliberato di non accogliere la domanda presentata dalla Società SERECO S.r.l, intesa ad ottenere l'autorizzazione per l'allestimento e l'esercizio di una discarica di I categoria per rifiuti assimilabili agli urbani da ubicarsi in località "Fornace Manna" nel Comune di Costigliole Saluzzo.
Fra le motivazioni che hanno portato al diniego, sono da evidenziare l'estrema vicinanza all'impianto di alcuni insediamenti abitativi civili l'inidoneità della viabilità esistente e numerose carenze progettuali relativamente alla captazione del biogas e al trattamento dei percolati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.
MONTICELLI Ringrazio l'Assessore e prendo atto di una giusta decisione.


Argomento:

Risposte scritte ad interrogazioni


PRESIDENTE

Comunico che verrà data risposta scritta alle seguenti interrogazioni: n. 941 del Consigliere Maggiorotti, inerente il finanziamento iniziativa "Utopia Americana"; - n. 1080 del Consigliere Maggiorotti inerente l'attuazione DM sull'emergenza sanitaria.
Comunico altresì che il Consigliere Maggiorotti ha chiesto risposta scritta all'interpellanza n. 166 e all'interrogazione n. 645 dallo stesso presentate e richiamate in Aula ai sensi dell'art. 89, comma 9, del Regolamento consiliare, di cui al punto 3) all'o.d.g.


Argomento:

Interpellanza n. 1003 richiamata in Aula dal Gruppo di Rifondazione comunista ai sensi dell'art. 89, comma 9, del Regolamento consiliare (rinvio); interrogazione n. 868 richiamata in Aula dal Gruppo di Lega Nord Piemont ai sensi dell'art. 89, comma 9, del Regolamento consiliare (rinvio)


PRESIDENTE

L'interpellanza n. 1003 del Gruppo Rifondazione comunista e l'interrogazione n. 868 del Gruppo Lega Nord, di cui ai punti 5) e 6) all'o.d.g., vengono rinviate alla prossima seduta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 7) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bresso, Cantore, Cucco, Dardanello Ferrara, Fiumara e Gallarini.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazione del Presidente della Giunta sulla situazione alla Lancia di Chivasso ed esame relativi ordini del giorno


PRESIDENTE

Ha ora la parola il Presidente della Giunta regionale, Brizio, per una comunicazione relativa agli incontri che si sono svolti questa settimana sulla spinosa questione della Lancia di Chivasso.
Prego gli ospiti del Consiglio di voler seguire con attenzione e in silenzio questa comunicazione.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Come avevamo annunciato nel corso del dibattito di martedì scorso abbiamo avuto venerdì pomeriggio un incontro con la FIAT, nel quale erano presenti, per la Giunta, il Presidente, la Vicepresidente Vetrino l'Assessore Cerchio e altri Assessori tra i quali ricordo la presenza di Cantore e di Gallarini. La delegazione della FIAT era costituita, fra gli altri, dal dott. Anibaldi, dal dott. Magnabosco e dal dott. Pane.
L'incontro, che si è svolto come noi avevamo preannunciato, non ha avuto un tono notarile di presa d'atto delle comunicazioni. Abbiamo discusso con molta fermezza ed abbiamo avuto una serie di informazioni dando anche delle chiare indicazioni di quelle che sono le nostre richieste ed il pensiero della Giunta regionale.
Abbiamo toccato alcuni punti: innanzitutto, quello che riguarda la chiarezza dei rapporti e la credibilità delle reciproche comunicazioni perché abbiamo ricordato fin dall'inizio che ci era stata data una comunicazione sugli investimenti, apprezzabile per la compiutezza e la ricchezza dei dati forniti, comunicazione data all'inizio dell'anno comunicazione ribadita nel mese di febbraio, che prevedeva una serie di investimenti in Piemonte nei settori manifatturieri oltreché nella ricerca di tutti gli stabilimenti in ordine ai quali ci era stato assicurato che sino al 1995 non si sarebbe posto alcun problema di modifica per quanto riguardava lo stabilimento di Chivasso.
In quella riunione è stato ribadito con chiarezza da parte dell'Assessore Cerchio che erano state assunte queste posizioni molto precise per Chivasso, anche su una domanda specifica che era stata effettuata nel corso degli incontri dello scorso febbraio. L'Azienda ha ribadito che, nel momento in cui è avvenuta la comunicazione, non era prevista questa operazione su Chivasso, che si riteneva di poter continuare a portare avanti la produzione a Chivasso, ma che sono sorti fatti nuovi riguardanti l'andamento del conto economico dell'azienda, la pesantezza dei ricavi (anche di fronte a una certa tenuta del mercato dovuta al fatto che i ricavi sono falcidiati da questa politica della sostituzione che comporta degli oneri di due milioni per macchina, quindi il ritiro delle macchine da rottamare falcidia i ricavi) e difficoltà di vario genere, per cui l'azienda ha ritenuto di prendere una decisione che si dice successiva e non ipotizzata al momento in cui ci sono stati i precedenti incontri.
Ci siamo permessi di esprimere delle riserve e perplessità; l'Azienda ha comunque voluto ribadire che c'è la piena disponibilità ad un rapporto chiaro e che, dal punto di vista proprio, la decisione è stata successiva.
Chiaramente, su questo aspetto le posizioni sono rimaste, come pare evidente, divergenti, ma non potevano essere posizioni tali da precludere il successivo andamento dell'incontro che ha toccato il merito delle proposte di Chivasso.
Per quanto riguarda la prospettiva di Chivasso nel medio termine l'Azienda ha ribadito - come è già stato reso noto - che non ci saranno licenziamenti di alcun genere; i 3.700 lavoratori di Chivasso non saranno licenziati, ma posti in cassa integrazione; per gli operai è previsto un rientro graduale e non un rientro a fine termine, a seconda delle necessità per la copertura del turn over degli altri stabilimenti di Mirafiori e Rivalta. In proposito è stato anche evidenziato che 1000 di quei lavoratori vivono a Torino, quindi dovrebbero avere meno problematica possibilità di trasferirsi negli stabilimenti FIAT. E' stato comunque confermato, di fronte a precisa richiesta, che ci sarà l'impegno ad una ripresa graduale dei lavoratori, soprattutto degli operai.
Per quanto riguarda lo svolgimento dell'immediato di Chivasso, ci sarebbe l'avvio della produzione della nuova spider. La Fiat tende ad andare nei prossimi anni ad una serie di nuovi modelli, tra cui la sostituzione del modello Uno nel 1993 e la sostituzione delle altre vetture gradualmente entro il 1995; l'avvio di un ritorno delle macchine sportive che erano state abbandonate, fra cui la costruzione di una spider che avverrebbe a Chivasso in un consorzio con un carrozziere che è Maggiora che occuperebbe inizialmente 500 unità lavorative.
Per quanto riguarda l'iter procedurale, ci è stato annunciato l'incontro con i Sindacati, che mi pare sia stato avviato ieri; è stato assicurato anche per quanto riguarda gli impiegati che non ci saranno forme di licenziamento, anche se si è voluto calcare la mano, e questo è stato un altro aspetto dialettico che abbiamo avuto, su una presunta, dichiarata dall'azienda maggiore, possibilità di mobilità da parte degli impiegati perché esisterebbe un mercato che dovrebbe consentire anche delle possibilità di spostamento e mobilità che sono tutte da verificare e da dimostrare.
Per quanto riguarda, quindi, lo svolgimento della trattativa, avverrà a livello torinese e probabilmente romano. Abbiamo fatto presente che non abbiamo intenzione, di fronte alla trattativa, di essere scavalcati come è avvenuto nella vertenza Olivetti, in cui ci siamo trovati di fronte a dei provvedimenti di carattere nazionale che si sono scaricati sull'economia piemontese, anche sulla stessa Regione, come tutti quelli della formazione professionale, senza avere una voce in capitolo ed una partecipazione alle decisioni che dovevano essere assunte, sempre per quello che attiene alla vertenza e alle sue conseguenze a livello nazionale.
Avevo già parlato, prima della riunione, direttamente con i Ministri Bodrato e Marini, richiedendo in modo perentorio la nostra partecipazione agli incontri romani che ci saranno. Già questa settimana ci sarà un incontro; ho avuto conferma che saremo tempestivamente avvisati in modo che la Regione Piemonte possa parteciparvi a pieno titolo per seguire le conseguenze che possono essere gravi a livello nazionale. Questo mi pare sia un altro punto di rilievo della nostra posizione.
Per quanto riguarda il futuro di Chivasso, questo tema è stato affrontato anche se, come ha detto giustamente nell'intervento la Vicepresidente Vetrino, sono aspetti connessi, ma anche separati perché c'è un aspetto di pianificazione territoriale, di carico industriale su una zona, che deve essere attentamente valutato. Abbiamo un grosso interesse come Regione, a che la zona di Chivasso mantenga la sua vitalità industriale, la sua possibilità produttiva e, sotto questo profilo l'azienda ha dichiarato di essere fortemente interessata all'utilizzo come area attrezzata per una serie di trasferimenti e di investimenti, dell'area dello stabilimento di Chivasso.
C'è stato anche un momento dialettico, perché l'azienda ha fatto riferimento alla sua volontà, in passato, di realizzare una zona industriale a Chivasso, che era stata respinta sotto il profilo della programmazione in anni lontani, quando si parlava del pericolo della eccessiva industrializzazione a Chivasso, ma questo è un aspetto del tutto marginale.
Si è affrontato il tema del futuro a Chivasso; l'azienda ha dichiarato la propria disponibilità e il proprio impegno alla ricerca di una serie di trasferimenti anche di società che lavorano all'estero, e potrebbe essere una compensazione dell'azione che viene svolta in altri territori per richiedere che le aziende vengano portate via.
Come voi sapete - nella discussione è emerso anche questo aspetto - il costo delle aree per l'insediamento in Piemonte non è inferiore a 400-500 mila lire al metro quadro, urbanizzati e messi in funzione. Mentre i costi sono inferiori in zone di sviluppo francesi, che sono zone da sviluppare perché aree depresse, dove ci sono condizioni migliori.
Sotto questo profilo, c'è la disponibilità a predisporre, a fare delle proposte che ci siamo riservati di vedere e valutare in un discorso più ampio e complessivo per futuri interventi su Chivasso.
Abbiamo espresso delle riserve, abbiamo detto che non volevamo che si ripetesse un'operazione tipo quella del Lingotto, che ha una natura del tutto particolare; qui rimarrebbe un discorso solo industriale con proposte di trasferimento. Abbiamo fatto presente che interessano iniziative nuove più che trasferimenti nell'ambito piemontese che creerebbero dei problemi nelle zone dalle quali il trasferimento dovesse avvenire.
Tutto il discorso è connesso aduna politica anche nuova che la Fiat sta conducendo, a quanto ci ha comunicato, nella politica dell'indotto: una politica nuova che consiste nella ricerca di fornitori che abbiano una certa sostanza; quindi, fornitori unici, non più fornitori divisi e che a loro volta potranno avere subforniture. Su questi fornitori si tende a trasferire l'onere dell'attrezzatura, che prima era di proprietà dell'azienda. Si tratta quindi anche di un'operazione di trasformazione industriale e finanziaria che non ha mancanza di rilievo, perché sposta degli investimenti o la necessità d'investimenti a livello di certe industrie dell'indotto, che devono quindi avere o crearsi un'ossatura diversa.
Fin atto una trasformazione industriale importante e significativa, che crea dei notevoli problemi sotto il profilo produttivo alla nostra Regione e questo è un fatto noto.
Rimane, da parte dell'azienda, una dichiarazione di sostanziale ottimismo, che dovrà essere attentamente valutato nel prosieguo delle trattative che saranno portate avanti.
Credo che abbiamo agito sostanzialmente con molta fermezza come Giunta regionale nella richiesta di continuità d'informazioni che ci è stata assicurata, nella richiesta di avere la garanzia che non ci siano riduzioni di posti di lavoro o licenziamenti di alcun genere neanche nei confronti degli impiegati, cosa che ci è stata assicurata.
E' stato anche chiesto che lo svolgimento della trattativa, se toccherà il livello nazionale come sta avvenendo, non ci scavalchi in alcun modo, ma ci veda anzi partecipi e presenti. Ulteriori incontri sono previsti nelle prossime settimane; per quanto riguarda la vertenza precisa, l'Assessore Cerchio seguirà il tutto con grande attenzione.
Per quanto riguarda eventuali connesse possibilità d'investimenti a Chivasso, che certamente c'interessano, le seguiremo con attenzione nel quadro della programmazione regionale, e abbiamo chiesto anche su questo terreno di essere costantemente informati in un rapporto di estrema chiarezza e lealtà.
Naturalmente il discorso rimane aperto; il tema della credibilità, che è stato toccato dal non mantenimento nei fatti delle informazioni date, è stato ribadito con forza e ci è stato assicurato che non dovrebbero verificarsi altri colpi a sorpresa come quello qui avuto.
Siamo impegnati nel riprendere e nel portare avanti il rapporto abbiamo detto con molta chiarezza, e credo anche dimostrato, che la Regione Piemonte non sarà estranea alle decisioni; la Regione vuole partecipare e dare il proprio contributo.
Per quello che riguarda il problema più ampio dell'azione del Gruppo Fiat, ci siamo riservati di avere un futuro nuovo incontro più complessivo sul quadro degli investimenti che verranno effettuati dal gruppo Fiat in altri settori. Credo che sotto questo aspetto ci saranno notizie sia per quello che riguarda la Fiat di Savigliano, che dovrebbe essere potenziata sia per quello che riguarda lo sviluppo della Sori, ma questi sono temi successivi di più ampio respiro.
Credo di aver detto tutto circa l'incontro che si è svolto. Se dai Gruppi dovesse venire qualche domanda saremo in grado di dare tutti i chiarimenti necessari, visto che sono presenti con me l'Assessore Cerchio per quanto riguarda la vertenza, e la Vicepresidente Vetrino.
Voglio ribadire che già questa settimana all'incontro romano che si svolgerà noi saremo certamente presenti.



PRESIDENTE

Sulla comunicazione del Presidente Brizio è aperto il dibattito.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vaglio; ne ha facoltà.
VAGLIO Credo che la comunicazione del Presidente Brizio abbia avuto il merito di tranquillizzarci dal punto di vista della mera sopravvivenza dei 3700 dipendenti di Chivasso.
Vorrei però cercare di capire quale sarà la nostra funzione al tavolo delle trattative romane tra FIAT, Sindacati e Governo, perché ritengo che per il Piemonte debba essere considerato finito il periodo in cui ci accontentavamo della mera sopravvivenza della concessione per periodi più o meno lunghi di cassa integrazione e di vaghe assicurazioni di rientro tramite turn-over.
Abbiamo visto che questi rientri spesso e volentieri non ci sono stati e che comunque rappresentavano pur sempre una diminuzione dell'occupazione di tante unità quante erano riassorbite dalla cassa integrazione attraverso il turn-over. E' con un certo allarme che sento le proposte di reintroduzione di nuove attività sull'area chivassese; allarme per la natura di queste attività. Solo questa mattina "Il Sole-24 Ore" riportava un nuovo pesante calo delle vendite di autovetture in Europa. Non riteniamo pertanto che la soluzione possa arrivare dall'indotto automobilistico.
Riteniamo piuttosto che il Piemonte, con coraggio, debba cercare di sganciarsi dall'indotto automobilistico per cercare nuove strade. Per fare questo bisogna avere delle idee, bisogna consentire le condizioni per l'inserimento sulle nostre aree deindustrializzate di aziende che, come ha detto il Presidente Brizio, dovrebbero provenire anche dall'estero. Ma se vogliamo che le industrie nazionali ed estere trovino vantaggioso il reinserimento sulle nostre aree industriali dismesse, ci vuole un progetto tipo Maurienne (Francia) indirizzato al Chivassese, all'Ossolano, alla Provincia di Torino in generale e in particolare nelle Prealpi e nelle vallate. Un progetto che tenga sicuramente conto dei costi delle aree, ma anche del costo della manodopera; un progetto che tenga conto della possibilità di concedere in queste nostre aree una fiscalizzazione sufficiente degli oneri sociali, che tenga conto della necessità di riassorbire questo personale che una cattiva politica industriale della FIAT ha mandato in esubero.
Ricordo che il progetto Maurienne, in Savoia, i Francesi l'hanno fatto solo ed esclusivamente per riassorbire quel personale che il 1993 avrebbe messo in libertà. Personale che lavorava nell'ambito delle dogane e degli autoporti, e che in un modo o in un altro doveva essere riassorbito non con una cassa integrazione molto lunga, che non avrebbe portato niente di buono, ma con una nuova industrializzazione della zona. Se il Piemonte sarà presente, come deve essere, al tavolo delle trattative romano dovrà esserlo con un progetto forte e serio di reindustrializzazione e non di pura e semplice difesa dell'occupazione tramite cassa integrazione e turn-over.
Oltre a questo credo sia indispensabile che la nostra Regione prenda una posizione meno soffice nei confronti del Gruppo FIAT. In particolare dobbiamo prendere le distanze dalle iniziative che il Gruppo FIAT intende intraprendere a queste condizioni. Il pacchetto deve essere ritrattato completamente. Se la FIAT vuole avere iniziative comuni con il nostro Ente le abbia, noi siamo ben lieti di portare avanti con l'industria privata delle nuove iniziative, ma per contro vogliamo sapere in anticipo per poter programmare - perché questo è il nostro compito - quali sono le intenzioni dell'industria automobilistica sul territorio piemontese. Credo che con questi due grossi interrogativi che dovranno essere risolti, la Giunta si potrà presentare forte dell'appoggio di tutto il Consiglio al tavolo delle trattative romane.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi fa piacere riscontrare una nota ottimistica da parte del Presidente Brizio. Io, nel mio contributo probabilmente avrò dei toni più pessimistici, ma credo che il lavoro attorno a questo grande filone, che rappresenta la FIAT per lo sviluppo del Piemonte, necessiti diverse sfaccettature.
Il tono ottimistico ha un senso - evidentemente penso che sia così da parte del Presidente della Giunta - se c'è la volontà, l'orgoglio di mettere in campo tutto il peso di questa Regione, del suo governo, per essere degli interlocutori forti (anche delle controparti quando è necessario) nei confronti della FIAT.
Dobbiamo però fare, Presidente, alcune riflessioni. In pochi mesi la FIAT ha realizzato alcuni accordi fondamentali in Polonia e in Spagna, dove ha acquistato l'ENASA (l'industria di automobili che produce il Pegaso) con l'impegno nei confronti del Governo spagnolo (perché il Governo spagnolo ha ceduto la sua più importante industria, che era quella delle Partecipazioni statali spagnole, al Gruppo FIAT) di un incremento dei livelli occupazionali.
L'effetto è che via via all'IVECO, qui a Torino, stanno cadendo i livelli occupazionali: si producono i motori, si fa un po' di montaggio, ma quel cuore centrale, che erano i veicoli industriali rappresentato dall'IVECO di Torino, viene a perdersi.
Di Melfi sappiamo tutto. Quando è stato progettato questo stabilimento sul mercato automobilistico internazionale c'era una restrizione strutturale, nella FIAT era prevedibile per una serie di modelli. Se ragionassimo in termini calcistici e considerassimo i modelli come i risultati, potremmo dire che la FIAT le ha buscate a lungo per due a zero uno a zero, tre a zero, con i modelli, senza conseguenza alcuna per l'allenatore. E' in genere abbastanza originale: in Italia gli allenatori pagano tutte le disgrazie delle squadre che perdono, però qui siamo in un mondo diverso e quindi valgono altre regole.
Melfi è il significato di costruire un'azienda corta, con stock zero in cui viene coinvolto l'indotto strutturalmente. L'indotto che è a Torino (indotto non FIAT, indotto di privati) deve correre a Melfi per costruire pezzi di apparato industriale proprio, il che significa rimuovere pezzi di occupazione da Torino. Questo è il pericolo. Ma siamo proprio contenti del fatto che gli ammortizzatori sociali non creano disoccupazione? Il saldo è negativo in termini di posti di lavoro, di reddito, di prodotto interno lordo.
Il fatto che i lavoratori Lancia verranno ripresi poco per volta quelli che saranno in cassa integrazione per sostituire coloro che usciranno per il turn-over, significa comunque che 3.000 posti di lavoro in Piemonte, senza contare l'indotto, vengono persi. Certo che non c'è la sofferenza sociale per questi lavoratori, ma non basta. Credo che sia una strada pericolosa in cui alcuni settori del Sindacato si sono impantanati che è riduttiva e limitata. A forza di andare avanti così tra dieci anni ci troveremo metà della base occupazionale. Certamente con gli ammortizzatori sociali non ci saranno state tensioni sociali, però vi sarà metà della base occupazionale! E lei sa, Presidente, che siamo la Regione, dopo la Liguria che perde più popolazione di tutte le altre. Questo è un indicatore, un campanello d'allarme molto alto. Il preoccupante, ma non lo dico perché non sia positivo il tentativo di lavorare sullo stabilimento di Chivasso, è che a questi lavoratori si dà l'impressione che si sia già saltati sul dopo e il loro cartello "Non siamo rassegnati" non vale niente. Saltare sul dopo riunirsi già per dire cosa si farà, vuol dire che magari la Finpiemonte va a mettere ancora dei quattrini su quello stabilimento. Quindi, un pezzo di apparato industriale piemontese si trasferisce al sud, quasi gratis per la FIAT, e su quell'area probabilmente ci sono degli investimenti della Regione, necessari; però è un paradosso. Noi abbiamo bisogno di investimenti che abbiano un ritorno rapidissimo in termini occupazionali; i nostri impegni sull'innovazione tecnologica, il supercalcolatore, l'agenzia per l'innovazione, sono cose importanti, che vanno fatte, ma che non hanno un ritorno in termini occupazionali tangibile ed immediato. I ritorni sono quelli concreti delle imprese smantellando 3.000 posti, in termini di saldo globale, non si recuperano rapidamente, non s scorgono sostanzialmente.
Un suggerimento (non l'ho sentito nell'intervento del Presidente Brizio, ma ci sarà stato certamente nel rapporto con la FIAT): la globalità del rapporto con il Gruppo FIAT. Il Gruppo FIAT non è un gruppo automobilistico, è un gruppo polivalente, poliedrico, caleidoscopico, e bisogna affrontarlo con questa globalità. Presidente, è necessario altrimenti pezzo per pezzo diventiamo più deboli e ci porteranno evidentemente sul loro terreno. Il momento pubblico nelle diverse articolazioni ha fatto degli sforzi, credo che sia necessario avere un riconoscimento da parte della FIAT.
Una nota fuori dal rapporto con la FIAT: visto che il Presidente ha parlato con il Ministro dell'Industria ed il Ministro del Lavoro opportunamente quasi congiunti, perché il rapporto svincolato di questi due Ministeri è stato la tomba dei livelli occupazionali in molte realtà del Piemonte, dobbiamo contestare una modalità della politica per il Mezzogiorno e la mancanza di una politica industriale per le zone di vecchia industrializzazione. Persino la CEE, scegliendo la Provincia di Torino e l'Alto Novarese con il Regolamento n. 2052, si è data una politica in qualche modo industriale e sociale sulle aree di vecchia industrializzazione del Piemonte e di altre zone d'Europa, mentre il nostro Paese non ha una politica industriale per le zone di vecchia industrializzazione. A stento riusciamo con il Ministero del Lavoro, che fa molte difficoltà a far riconoscere la zona di Rivoli e Torino, che sono zone in cui i livelli disoccupazionali sono più alti della media nazionale a far scattare tutti quei benefici sui contratti di formazione lavoro.
Credo che occorra parallelamente, per questo parlo di globalità intervenire sulla politica industriale, intervenire pesantemente raccordandola alla politica occupazionale.
E' giusto questo ottimismo, altrimenti sarebbe come mettersi in un angolo e piangere. E' giusta questa volontà nel rapporto con la FIAT Presidente Brizio, di stare in campo; però modestamente mi permetto di suggerire che occorre dare un taglio più globale e comunque chiedere alla FIAT con chiarezza (domani ci riuniremo per l'Iveco e ci sarà ancora la solita ° storia degli edifici vuoti, ne terranno 1.000, bisogna fare il recupero) di dare un segno ai lavoratori che non si è chiusa questa vicenda della Lancia di Chivasso, che c'è ancora la volontà di ragionarci sopra altrimenti andiamo nelle assemblee, troviamo migliaia di lavoratori, si fanno discorsi di lotta e di iniziativa e poi si torna nelle stanze ovattate dei Consigli e tutto viene mediato in modo riduttivo.
Sono convinto che questo governo ed il Presidente della Giunta sapranno interpretare una volontà forte, sapendo che si ha a che fare con interessi forti, che sanno ben manovrare a livello nazionale ed internazionale.
Quindi globalità e capacità di smuovere il Governo nazionale a una politica industriale che cambi il segno di quella per il Mezzogiorno, non trasferimenti dal Nord al Sud "pagati", ma nuove iniziative nel Mezzogiorno. C'è anche il problema della Valle d'Aosta, che ci tocca nella zona di Ivrea in questo senso. E' necessaria anche una politica industriale per le vecchie aree di deindustrializzazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.
MARENGO Signor Presidente e colleghi, credo sia importante che questo Consiglio prenda delle decisioni concrete, poiché ritengo che per essere interlocutori credibili nei confronti del Gruppo FIAT, sia importante che si assumano delle decisioni che vadano in questa direzione. Per cui approfitto dell'intervento per illustrare un ordine del giorno finalizzato a ciò che dicevo prima, che insieme ad altri colleghi di Gruppi sia di maggioranza che di opposizione abbiamo presentato. Un ordine del giorno che ribadisce la volontà di respingere la decisione unilaterale assunta dalla FIAT di chiudere lo stabilimento Lancia di Chivasso dal primo settembre '92. Questo è il primo punto, perché in assenza di questo non esiste n trattativa sindacale né la possibilità da parte delle istituzioni locali e del Governo di intervenire rispetto ad obiettivi che i cittadini di Chivasso ed i lavoratori della Lancia hanno già espresso in termini molto precisi con la giornata di lotta ed il Consiglio comunale aperto di mercoledì scorso e che ribadiranno ulteriormente con lo sciopero generale della città, venerdì prossimo.
Poiché credo che sia importante questa mobilitazione che vede partecipi non solo i lavoratori della Lancia, ma l'insieme della città, è necessario che sia respinta la decisione unilaterale della FIAT, altrimenti la trattativa non può iniziare, le parti sociali non sono alla pari quando uno ha già deciso che cosa farà. Quindi non è neanche possibile pensare ad una trattativa di carattere sindacale. Renderebbe ancora più difficile l'intervento delle istituzioni.
L'ordine del giorno affronta cinque punti: io sono molto meno fiducioso del Consigliere Vaglio rispetto al piano presentato dalla FIAT e sull'unica garanzia che darebbe la FIAT, cioè il mantenimento dei 3.700 (4.200 in realtà) lavoratori dello Stabilimento di Chivasso. Il piano della FIAT non è credibile perché sono previsti processi di mobilità, ad esempio a Mirafiori, di alcuni lavoratori dello stabilimento di Chivasso a partire dal primo settembre '93, quando entrerà in produzione la Tipo B, quella stessa che dal'94 entrerà in produzione a Melfi. A Mirafiori, dove già oggi sono denunciati esuberi del 25-30%! A me pare che ci troviamo di fronte ad un piano che come sempre la FIAT propone per tranquillizzare i suoi interlocutori, rispetto a quello che potrebbe diventare l'aspetto sociale più acuto in questa fase immediata o comunque a settembre di quest'anno.
Perché il piano della FIAT sia minimamente credibile, bisogna innanzitutto chiedere al Governo - il quale ha tutte le possibilità di fare questo perché deve concedere l'altra tranche di finanziamenti pubblici per lo stabilimento di Melfi e per altre cose - di subordinare la concessione dei finanziamenti pubblici alla FIAT ad un preciso impegno in termini molto chiari e trasparenti, sulle politiche industriali e sugli investimenti produttivi nelle aree forti del Paese.
Senza gli investimenti produttivi e senza una chiarezza delle politiche industriali da parte del Gruppo FIAT - e credo che nei confronti del Governo debba essere fatto - rispetto alle aree forti del Paese (e in questo caso mi riferisco innanzitutto all'area torinese e piemontese), non esisterà neanche Melfi.
Credo sia visibile a tutti che se non c'è una base produttiva in grado di sostenere dei prodotti qualitativamente alti nelle aree forti del Paese non esisterà neanche possibilità di industrializzazione di altre aree del Paese, soprattutto delle aree più deboli. Credo anche che di una questione dell'importanza di questa il Parlamento debba discutere; credo che la Camera dei Deputati e del Senato, sollecitati ovviamente dalla risposta da parte del Governo alle interrogazioni presentate da tutti i parlamentari piemontesi dei diversi Gruppi, debbano affrontare la questione del Gruppo FIAT; la sua crisi e le sue prospettive.
Il Presidente Brizio - e questo è il punto centrale che riguarda la Regione Piemonte - diceva: "Noi parteciperemo alla trattativa". Qui non si tratta solo di partecipare! La Regione Piemonte deve chiedere al Governo, a fronte del primo punto che dicevo, l'apertura di una sede reale di confronto che veda la partecipazione del Governo, della Regione, della FIAT, del Comune di Chivasso, dell'Associazione degli industriali e delle Organizzazioni Sindacali, per definire un accordo di programma che preveda e verifichi l'impegno della FIAT rispetto alla reindustrializzazione dell'area torinese e piemontese.
Senza questo, il piano della FIAT, anche rispetto ai problemi occupazionali, non è assolutamente credibile, e soprattutto non è credibile che si possa - lo sottolineava già il collega Tapparo nel suo intervento ma lo voglio riprendere perché credo sia un punto decisivo rispetto alla politiche industriali e alle politiche di sviluppo e al modo e ai contenuti con i quali vogliamo affrontare le politiche di sviluppo - continuare una politica di difesa dell'occupazione unicamente sulla base degli ammortizzatori sociali, dalla cassa integrazione ai prepensionamenti. Tra l'altro, questi sono un grande sperpero di risorse, non solo economiche ma anche umane, come avviene all'Olivetti nel Canavese e via di seguito.
Ma soprattutto credo che non si possa reggere una politica di questo genere, dal momento che c'è troppa contraddizione tra le prediche che il Governo continua a fare rispetto al risanamento dell'economia pubblica in questo Paese e il fatto che per difendere l'occupazione vengano usati unicamente gli ammortizzatori sociali (prepensionamenti e cassa integrazione).
Per questo credo - ed è un altro punto dell'ordine del giorno - che sia importante affrontare tali questioni in un Consiglio regionale aperto che veda la partecipazione dei parlamentari, dei Sindaci interessati, nel quale discutere a fondo delle politiche industriali della FIAT, di cosa la politica FIAT ha comportato e comporta rispetto all'economia e allo sviluppo del Piemonte, al fine di avere quella globalità di confronto necessaria con un grande Gruppo come la FIAT, che come è già stato detto non fa solo auto, ma interviene in diverse direzioni.
Infine, credo sia importante - e il Consiglio Comunale di Chivasso lo ha già deliberato all'unanimità - che la Giunta regionale si impegni a far sì che, attraverso gli strumenti urbanistici, non venga concesso alla FIAT di fare operazioni che non siano quelle di un rilancio produttivo ed occupazionale nell'area dove attualmente sorgono i suoi stabilimenti.
Io credo che sulla base di queste indicazioni concrete sia davvero possibile costruire e dare risposte concrete alla lotta e all'angoscia delle lavoratrici e dei lavoratori della Lancia di Chivasso, ma più in generale all'insieme dell'area chivassese e canavesana.



(Applausi dal pubblico)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.
PICCHIONI Nel suo intervento ad una seduta pubblica domenica scorsa, mi pare che il Presidente Brizio riassunse il problema FIAT nella sua globalità in tre termini: credibilità, gestione e prospettiva.
Credo che la credibilità sia il grosso problema politico, una credibilità che potrebbe essere riconosciuta all'ingrosso dato che una lettera del dott. Annibaldi del 25 gennaio alla Giunta regionale piemontese afferma (e conferma) i 20.000 miliardi per la ricerca in Piemonte su 47.000 miliardi complessivi per il periodo'92'96, ed aggiunge che "da tutto ciò si trae conferma che nel Piemonte permane il cuore dell'attività di ricerca e di innovazione, come dimostrato dagli importi della ricerca e sviluppo, e che anche le attività produttive che hanno riflessi più significativi sul piano occupazionale sono oggetto di grande impegno e di interesse da parte dell'azienda".
I termini sono certamente sfumati, e tutta la problematicità del mantenimento del livello occupazionale risulta tra le righe nella frase finale: "sono oggetto di grande impegno e di interesse da parte dell'azienda"; per cui, il problema di una mancata coerenza fra quanto detto allora e quanto si vede oggi mi pare non esista. Non esiste se non si scende al dettaglio, se non fosse che altre dichiarazioni, quasi una serie di dichiarazioni a raffica, abbiano via via affermato presso l'opinione pubblica che Melfi ha un significato di investimento aggiuntivo, non sostitutivo, che la "qualità totale" non porterà assolutamente nessuna mortificazione all'occupazione, nessuna limitazione all'occupazione stessa e via dicendo.
Ma oggi ci troviamo di fronte ad un problema che è come gestire la crisi. Domenica mattina a Chivasso - qui ci sono alcuni lavoratori presenti alla riunione - si è detto che, praticamente, la mobilità da Chivasso a Rivalta e Mirafiori è una forma coatta di rilocalizzazione o una forma surrettizia di deportazione coatta.
L'Assessore Cerchio ha detto che i momenti di tale processo sono assistenza, selezione e licenziamento; per forza di cose, per lo stesso congegno un po' crudele della mobilità stessa, al di là del problema del turn-over, ci sarà un condizionamento tale per cui i lavoratori, che si spostano da Chivasso a Rivalta, saranno senz'altro costretti ad autolicenziarsi.
Il problema è grave. Proprio per questo problema specifico abbiamo suggerito al sindaco di Chivasso e alle organizzazioni sindacali di stendere un elenco delle priorità umane, sociali, familiari più gravi, in modo che la FIAT le prenda in considerazione.
La terza questione, dopo la mobilità e la gestione, ci porta al problema delle prospettive: "Chivasso non si vende", è stato detto anche dal Presidente della Giunta, Brizio. C'è un'area attrezzata di 1 milione e mezzo di metri quadrati, ci possono essere nuovi investimenti, ma l'Assessore Cambursano ha ripetuto una frase espressa dai dirigenti FIAT: "Chivasso potrebbe essere nient'altro che una polmonatura, una polmonatura di riserva per gli altri stabilimenti dell'area torinese". Polmonatura significa riserva, un magazzino, certamente qualche cosa di statico, di non dinamico. Per cui, da una situazione di crisi oggi, ci potrebbe essere un'occasione speculativa domani: cioè un'operazione analoga a quella del Lingotto di ieri. Con ciò voglio dire che la grande area di Chivasso, di proprietà della Lancia, può essere un incubatore di nuove imprese, salvo sempre che queste imprese non provengano da altre aree del Piemonte, oppure una semplice operazione immobiliaristica. L'incubatore della Lancia, per non può essere in rotta di collisione con altre aree pubbliche del territorio chivassese.
Il Comune è padrone e proprietario di oltre 300.000 metri quadrati inseriti nelle coordinate del traffico, da Chivasso ad Aosta, da Torino a Milano. Pertanto, tutto il problema dell'area non deve essere solamente un problema circoscritto alla proprietà FIAT-Lancia, ma deve essere un problema che riguardi l'intero territorio di Chivasso.
Non so se il Presidente abbia dato un accenno a quanto rivendichiamo come Gruppo, a quell'accordo di programma per cui le autorità dello Stato lo Stato ed i Ministri non possono più essere latitanti per la situazione torinese. E chiamiamo in causa il Ministro dell'Industria, il Ministro del Lavoro, come pure il Ministro della Ricerca Scientifica: esistono circa 2.000 miliardi che possono essere utilizzati nell'area del Piemonte per la ricerca, ma al di là di questa chiamata in causa, di questo stare sulla pista, occorre che per il 15 luglio - se questo è un termine - i soggetti istituzionali, pubblici e privati, presentino un master-plan di quest'area di modo che non ci sia il solito giro di tavolo dove i "bla-bla" rimandano a momenti successivi.
Crediamo che il governo piemontese debba aprire una vertenza piemontese con il Governo nazionale; non ci possono essere più alcune latitanze ed alcune elusioni.
Credo che la città di Torino non sia assolutamente consapevole della crisi che l'assedia, presa dalle sue distrazioni, dalla sua miope quotidianità. La Lancia, come è stato riportato da tutti, è la punta di un iceberg di una crisi che oggi tocca solamente Chivasso e i suoi dintorni ma domani potrà toccare drammaticamente la nostra città.
Su questo problema bisogna però chiedersi - non voglio ripetermi sulle commesse, cadute del 18%, e sulla crisi dell'internazionalizzazione dell'auto - perché gli istituti bancari torinesi non si interessano ai processi produttivi dell'area torinese; perché si sentono estranei, perch non si sentono chiamati in causa dall'emergenza in atto. Adesso c'è solamente la Finpiemonte, ma se domani la stessa Finpiemonte concorresse a dare delle agevolazioni creditizie come gli altri istituti bancari per gli insediamenti produttivi, quest'area chivassese probabilmente avrebbe qualche concorrenzialità.
Credo che qui ognuno pensa al "proprio particulare" e non alla collettività; è un problema, invece, che toccherà anche la collettività perché c'è un indotto che toccherà gli investimenti, i risparmi, i consumi.
Si pone quindi il problema delle sinergie economiche, sociali e politiche che investono la Regione di una rappresentanza complessiva in grado di farne un soggetto politicamente forte e, pertanto, contrattualmente credibile nei confronti dell'azienda.
Quando l'Assessore Gallarini - riprendo un discorso da "la Repubblica" ricorda che su 100 lire che arrivano a Roma dal Piemonte ne tornano per le spese pubbliche solo 70, mentre in Calabria per ogni 100 lire versate ne tornano 260, in Sardegna 185, ci ricorda che anche questo è un termine della vertenza Piemonte.
Non vorrei dire altro, però credo che - come hanno detto il Presidente della Giunta Brizio e l'Assessore Cerchio - la Regione non possa essere soltanto un soggetto istituzionale in quanto Regione, ma perché ha delle funzioni specifiche, perché le compete la pianificazione territoriale, la formazione professionale, perché nella Regione si condensano tutti gli umori, le speranze e i problemi della realtà piemontese.
Pertanto, crediamo che sulla sollecitazione di questo Consiglio, sugli ordini del giorno unitari che abbiamo firmato con il PDS, con il PSDI, con il PSI, con i Verdi e con Rifondazione Comunista, ci possa essere un viatico sufficientemente eloquente e forte, perché la Regione faccia di questo il problema prioritario di questo scorcio d'anno.
Il collega Tapparo ha ragione quando parla di globalità del discorso FIAT. Non possiamo essere così dissociati da altri fronti tipo l'Expo e subire solo la ricaduta di tutte le crisi e di tutti gli errori dovuti a crisi di gestione altrui. Anche quello della globalità è un problema che deve essere affrontato con la consapevolezza di non essere dalla parte del torto, con la consapevolezza di essere sempre stati attenti alle dinamiche emergenti in Piemonte e con la consapevolezza che dietro alla Giunta c'è il grande consenso di tutto il Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Goglio.
GOGLIO Ho ascoltato con attenzione la relazione del nostro Presidente: ci troviamo a parlare della chiusura della Lancia di Chivasso. Non posso dimenticare che, oltre ad essere amministratore politico, sono anche un imprenditore, quindi vivo più da vicino la situazione.
Ho sentito da più parti le ragioni per le quali la FIAT chiude lo stabilimento di Chivasso e apre lo stabilimento di Melfi, e sono tutte esatte. Nel Meridione gli ordini sociali sono ridotti, i finanziamenti sono agevolati e sono dati con maggior facilità, il costo del lavoro è inferiore. La FIAT, pertanto, deve cercare di raggiungere i suoi obiettivi con tutti i mezzi.
Abbiamo già altre volte valutato la situazione del Piemonte e avevo richiamato l'intervento dei nostri parlamentari perché ritengo che siano loro, a Roma, che si debbono fare carico di quello che avviene in Piemonte.
Sono loro i rappresentanti del Piemonte al Governo.
Lo abbiamo visto per quanto concerneva la RAI e l'ACNA, lo rivediamo adesso per quanto concerne la Lancia di Chivasso.
Ritengo però opportuno che sia meglio analizzare la situazione più globalmente, quindi su tutta la crisi occupazionale piemontese. Abbiamo centinaia di lavoratori in mobilità o cassa integrazione alla Lancia, con possibile espulsione dal mondo del lavoro, un settembre che si preannuncia preoccupante per l'occupazione alla FIAT Mirafiori ed in altri stabilimenti. Altre centinaia di persone delle piccole e medie industrie possono contare su un futuro non certo.
Questo è lo scenario che abbiamo davanti agli occhi e che dobbiamo attenderci di gestire nei prossimi mesi. Inutile far finta di niente o perderci in tante parole o in numerosi programmi; l'imprenditoria privata è in crisi, il sistema pubblico non è in grado di mettere in atto manovre di compensazione se non facendo appello ai soliti ammortizzatori sociali la cui efficacia, però, si è notevolmente ridotta. Stanno venendo al pettine per di più in un quadro politico quanto mai incerto - i nodi del passato o se vogliamo, le piccole e grandi follie che negli ultimi due decenni hanno appesantito la spesa pubblica ed il costo del lavoro.
L'industria privata perde di competitività; il sistema pubblico è gravato da debiti sempre più rilevanti; conciliare una manovra che rilanci l'una e riduca il deficit pare impossibile se non si passa attraverso un periodo più o meno lungo di sacrifici collettivi. D'altra parte, la relazione del Governatore Ciampi, accolta favorevolmente da tutte le parti sociali, non offre alternative. Quello che accade non è casuale né frutto di un capriccio momentaneo dell'economia perché l'economia si regge su leggi semplici e ferree.
La FIAT denuncia forti esuberi occupazionali, ma il fenomeno non è solo torinese o italiano; tagli ben più pesanti sono annunciati da tutte le aziende automobilistiche del mondo. A questo proposito, ho letto (non ve lo leggo, ma è stato pubblicato su tutti i giornali) il listino della crisi delle case automobilistiche mondiali; la FIAT è solo al sesto posto davanti ci sono la General Motors, la Ford, la Mercedes, la Volkswagen ecc. Purtroppo è una situazione generalizzata. Tagli ben più pesanti sono annunciati da tutte le aziende automobilistiche del mondo perché il mercato mondiale soffre di anemia a tutti i livelli di consumo. Ben più grave è la crisi degli Stati Uniti, mentre Giappone e Germania, con economia interna ben più salda della nostra, denunciano tensioni allarmanti.
Nessuno ha la ricetta o possiede la bacchetta magica per uscire da un tunnel che si presenta quanto mai oscuro, ma se vogliamo restare sul terreno della concretezza dobbiamo prendere atto che se ne uscirà soltanto con un governo capace di promuovere alcune sostanziali modifiche nel sistema.
Quello che personalmente condivido sono le cose enunciate nel programma del Governatore della Banca d'Italia che più di altri ha il polso della situazione italiana. Non saranno sacrifici inutili quelli proposti da Ciampi, anche perché nella globalità del sistema economico non mancano alcuni segnali di speranza. Li desumo dall'ultima informativa della Confindustria piemontese, nella quale si legge che, a parte le specifiche situazioni di Torino e Ivrea, una buona parte del tessuto delle aziende ritiene di non dover far ricorso alla cassa integrazione, mentre denuncia una situazione occupazionale stabile. Cresce anche il portafoglio degli ordini, specialmente nel comparto del tessile e delle aziende che non dipendono esclusivamente dal settore metalmeccanico.
Sono segnali da cogliere, ma con molta cautela. Mi preoccupa invece la diffusa e non esaudita richiesta di manodopera specializzata. Qui la domanda supera di gran lunga l'offerta e mette in gioco la capacità degli Enti locali, della Regione, di giocare quella carta che più volte in questa sede ho richiamato; la carta, cioè, della formazione professionale collegata alle vere esigenze di mercato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie, Presidente. Mi dispiace dirlo, ma è giusto che lo dica: ritengo che il Presidente Brizio abbia reso una dichiarazione inadeguata rispetto all'incontro avuto con la FIAT. L'ottimismo che si è udito tra le parole che egli ha espresso pecca, a mio avviso, di ingenuità e di una certa credulità di fronte alle opinioni espresse dalla FIAT.
Presidente Brizio, se fosse vero quanto la FIAT ha detto, e lei ha riferito in quest'aula, penso che il gruppo dirigente della FIAT dovrebbe "togliere il disturbo" dall'azienda per incapacità e faciloneria. Come è possibile - lo ricordava prima il collega Picchioni - che il 25 gennaio i massimi dirigenti della FIAT informino la Regione Piemonte di piani ottimistici e poche settimane dopo giungano inaspettatamente ad una decisione di chiusura della ditta di Chivasso? Cosa si deve chiedere Presidente Brizio, alla FIAT, una riunione ogni settimana? Perché la FIAT sta regolando le proprie prospettive aziendali con l'unità di misura rappresentata dalle settimane! La Regione Piemonte dovrebbe chiedere ogni settimana un incontro perch nel giro di pochi giorni la FIAT apre o chiude degli stabilimenti; è credibile questo? Non è credibile. Quindi è vero, presumibilmente, che la FIAT, se non ha in spregio il ruolo delle istituzioni, senz'altro considera le istituzioni meno di un notaio. Infatti, per compiere un atto perfetto si va da un notaio. La Regione è considerata, dalla FIAT, meno di un notaio. La Fiat ha annunciato le chiusure degli stabilimenti senza nemmeno informare e discutere. Altro che funzione notarile, non siamo nemmeno l'assistente di un notaio! Quindi, la situazione della credibilità FIAT andava posta con maggiore nettezza.
C'è anche un altro aspetto, Presidente Brizio. Se è vero questo, pu essere anche vero che non si vuol capire quanto si sente, che non si vuole estrarre dalle cose che dice la FIAT tutto quello che si potrebbe, in termini di intelligenza e lungimiranza? Perché quella lettera della Fiat che lei ha ricevuto il 25 gennaio 1992, che io non conoscevo, ma che la cortesia del collega Picchioni ha reso nota in quest'aula, poteva anche permettere di individuare che al di là delle frasi generiche si denunciava un pericolo. Allora, forse c'è anche una Regione Piemonte che quando tratta con la FIAT sente, ma non capisce tutto, non approfondisce le ambiguità espresse dalla FIAT.
Non mi sogno, Presidente, di dire alla FIAT quello che la FIAT deve fare per superare la crisi; non me lo sogno proprio e penso che nessuno in quest'aula debba sognarsi di fare questo, anche Perché siamo degli irresponsabili rispetto all'attività aziendale della FIAT. Ci sono altri che hanno le responsabilità e se le assumano! Quindi, non ho nessuna lezione da fare alla FIAT; facciano il loro mestiere. Quello che posso dire è che pare che lo stiano facendo male. Non so dare consigli alla FIAT, ma posso, come cittadino e Consigliere regionale, esaminare i fatti.
Esaminando i fatti, da cittadino, verifico che la FIAT vende meno perde quote di mercato, è in ritardo di prodotti (vende meno anche Perch le sue auto sono meno competitive sulla qualità del prodotto); verifico che la FIAT prende tanti soldi dai contribuenti, che aumenta lo sfruttamento in fabbrica; verifico che la fabbrica integrata, per le notizie portate da chi vi lavora, significa innanzitutto tagli dei tempi del 18,4% e aumento dello sfruttamento. Verifico che la FIAT in questa situazione mette in atto delle procedure di allontanamento del lavoro. Questi sono i dati di fatto e mi sembra quindi che le cose non vadano bene e che la FIAT non sia ben diretta.
Il rapporto con questo gruppo industriale! Caro Presidente, di fronte a un colosso di questo genere, si tratta e si conta per quel che si è contato. Quando si tratta con un gruppo di questo genere si conta se si è contato nell'esercizio delle proprie responsabilità, altro che prendersi responsabilità in casa d'altri, dire cosa devono fare altri, Governo nazionale compreso. Ognuno cominci a giocare in casa propria esercitando le proprie responsabilità.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Il Governo avrà questa settimana l'informativa che abbiamo avuto noi.
CHIEZZI Certo, ma quello che voglio dire è che ognuno conti in casa propria faccia prima l'esame delle proprie responsabilità, si ottemperi alle responsabilità che si hanno, poi con gli altri si riuscirà a contare.
Quando, collega Picchioni, si chiede il "master-plan" si cominci a pensare ai nostri "masterplan", che dovremmo fare e che non abbiamo fatto.
Perché ritengo che altrimenti giungiamo a unanimismi un po' pietosi, la "pietas", verso chi sta male, gli sfruttati, chi perderà il posto di lavoro, ma non giungiamo ad un confronto che assuma la dialettica dei soggetti sociali, istituzionali ed economici come elemento di realizzazione del rapporto sociale e di crescita della società nel suo complesso. Guardo dentro quest'aula e non vado a trattare con la Fiat per dirgli cosa deve fare. Quando vado a trattare devo poter dire alla FIAT che sto offrendo un quadro di governo per lei e per l'economia piemontese che favorisce la ripresa produttiva. Da questo punto di vista devo dire, caro Presidente e cari colleghi, che la Regione non ha contato per quel che poteva, e che la Regione spesse volte ha contato poco e tante volte ha contato niente Perché sulla politica fieristica la Regione ha contato nulla, zero, ha contato la FIAT con le sue scelte.
Il piano regionale di sviluppo, che è il quadro di riferimento che la Regione può offrire agli industriali, FIAT compresa, non esiste e non è stato aggiornato. Il Piano dei trasporti, che è una leva potente l'Assessore lo tiene in qualche cassetto e non è ancora giunto alla luce.
La politica sugli enti strumentali, perla quale è da un anno che chiediamo di decidere, che può essere una leva nei confronti dell'impresa, non è stata neppure discussa e così via per altri temi: lo smaltimento dei rifiuti, che si basa su un piano che non è un piano e sappiamo che lo smaltimento dei rifiuti, ad esempio industriali, è uno dei problemi che le aziende hanno per quanto riguarda i costi e la produttività.
Affermo che dovremmo fare innanzitutto, per poter parlare agli altri le cose che non sono state fatte di cui abbiamo responsabilità. Ritengo che questo sia uno degli elementi di debolezza quando ci si siede al tavolo con altri, con i quali non si può fare la voce grossa, magari dicendo che non sono lungimiranti, quando chi parla non è stato lungimirante e non ha assunto le proprie responsabilità.
L'ordine del giorno lo voteremo, ma abbiamo aggiunto altri elementi sui quali chiediamo il consenso dei colleghi, e comunque esprimiamo il nostro. Primo: Chivasso non si chiude, perché il fattore produttivo deve rimanere in Piemonte. Lo diceva il Consigliere Tapparo prima ed è un discorso che ha proposto più volte e che condivido. Una società non va avanti con i prepensionamenti e gli ammortizzatori sociali; una società va avanti se produce la ricchezza e questa si produce nelle manifatture. Se le manifatture se ne vanno e rimangono solo altre cose, c'è un problema occupazionale fortissimo e di ruolo della Regione Piemonte.
Chivasso non deve chiudere, la forza con cui viene chiesto questo fatto è espressa da un ordine del giorno in cui il Gruppo di Rifondazione comunista propone che sino a che non ritira questa decisione, i soldi dei contribuenti, che lo Stato dà alla Fiat a scatola chiusa, non vengano più erogati.
Secondo ordine del giorno: vogliamo sapere, perché chi paga deve sapere. Quando la FIAT paga, si fa rispettare; lo Stato quando paga, si faccia rispettare. Si verifichi in modo preciso di quali finanziamenti la FIAT abbia beneficiato, quanti soldi dei contribuenti lo Stato abbia dato alla FIAT, venga reso noto questo, la Regione lo chieda, i Ministeri lo dicano.
Il terzo ordine del giorno è sulla cassa integrazione. La cassa integrazione per gli impiegati sarà un disastro economico, perché i loro stipendi sono indicizzati sulla cassa integrazione solo in parte. L'ordine del giorno propone che ci sia non la cassa integrazione a zero ore, ma una riduzione di orario per tutti.
Questi sono i tre ordini del giorni aggiuntivi che chiediamo siano votati in quest'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio il Presidente della Giunta perché con la sua comunicazione ha dato il senso suo e della Giunta e in particolare dei colleghi Vetrino e Cerchio, di costruire una dimensione autorevole della Regione, e mi pare che questa sia una questione sulla quale sia opportuno soffermarsi. L'autorevolezza si costruisce con la serietà, la credibilità e la disponibilità, e non con il velleitarismo.
In questo dibattito abbiamo, infatti, ascoltato molte cose che curiosamente non abbiamo sentito sulla Olivetti; ho l'impressione di capire finalmente a cosa si riferisca il Presidente Craxi - vale per il passato e spero anche per il futuro - quando parla del partito trasversale. E' evidente che quando la cultura di questo Paese è condizionata da una certa cultura giornalistica non si discute solo dell'Olivetti, perché tutto va bene, non si fanno striscioni, tutto diventa morbido, la mano pubblica si prende 4000 persone, che vanno ad aggiungersi a quella cultura che io considero nefasta dell'ingresso nella Pubblica Amministrazione attraverso il collocamento e non attraverso i concorsi. Voglio vedere come sarà questa Regione quando fra 15 anni avrà sicuramente tre livelli coperti da personale non adeguatamente qualificato.
Sulla Olivetti si sono fatte molte discussioni in meno, perché, guarda caso, là c'è un management molto più capace, c'è un titolare molto più praticabile sul piano estetico, e molto meno padrone di quanto non sia invece la tradizione torinese.
Si dicono molte cose assolutamente non condivisibili, ma che sono anche pericolose. Si dice che a Torino resta la testa. No, a Torino resta la FIAT, Presidente Brizio. Un'azienda matura, una produzione matura è un corpo, non è una testa con piccole gambe. Non siamo alla Selenia, siamo alla produzione di un prodotto di sistema industriale avanzato, per certi versi anche maturi. Dobbiamo impegnarci perché a Torino resti il corpo della FIAT.
Questa cosa della testa, che dà per scontato che la FIAT a Torino sarà un palazzo di vetro con dentro un management e dei ricercatori, è un'impostazione che, secondo me, tende a dare per scontato delle cose rispetto alle quali, invece, dobbiamo fare politica vera.
Altra questione: mi sembra che si ponga troppo l'accento sull'impegno internazionale della FIAT, dobbiamo invece apprezzare che riesca a competere con gli altri gruppi internazionali nell'aggiudicarsi gli scenari del futuro, com'è nella tradizione FIAT. Qui ci si scandalizzava per l'esperienza spagnola, ma dobbiamo ricordarci che la Seat è nata come azienda a prevalente partecipazione FIAT. Molti di noi hanno viaggiato su autovetture targate FIAT costruite integralmente in Brasile. La Simca era un'azienda FIAT, tant'è che c'era la FIAT France che era il soggetto che operava localmente, presieduta dai fratelli Agnelli. Quindi, siamo di fronte alla continuità di un percorso e di una tradizione che ritengo di alta e illuminata imprenditoria di cui noi torinesi dobbiamo essere orgogliosi.
Mi rendo conto che un amministratore è un politico e non può non essere attento al dramma umano e personale dei lavoratori di Chivasso e al problema gravissimo di un'area che viene coinvolta da un processo drammatico perché quello che avviene a Chivasso sarebbe l'equivalente se a Torino chiudesse Mirafiori e tutto il sistema FIAT dell'indotto. Quindi è una situazione drammatica.
Ma dal punto di vista politico, se noi vogliamo costruire un ruolo credibile per la nostra Regione e quindi decisivo e non soltanto di scenario, devo dire una cosa - Presidente Brizio - che spero venga compresa per quello che è: la nostra preoccupazione non devono essere i disoccupati o i cassaintegrati, la nostra preoccupazione deve essere la FIAT. Noi verremo giudicati come classe dirigente di questa Regione non su come avremo risolto o concorso a risolve-re il problema dell'effetto, perché il disoccupato, il cassaintegrato, il riassorbito è un effetto di un processo di crisi rispetto al quale noi dobbiamo fare la nostra parte.
Presidente Brizio, io ho qualche difficoltà a immaginare che la Giunta possa essere soddisfatta di questo documento perché in questo documento non si chiede l'intervento della Regione per costruire - come, a Dio piacendo hanno voluto dire anche Picchioni e Tapparo - condizioni di rilancio, di difesa e di pari dignità dell'impresa torinese rispetto ad altre imprese.
Guarda caso, noi dobbiamo diventare soggetto interlocutore per far sì che alla FIAT qualcosa costi di più che a qualcun altro. Posso capire che si dica che l'intervento del Sud non deve lasciare scoperta la questione piemontese, ma sono questioni diverse che non si possono mettere insieme perché le condizioni che hanno indotto la FIAT a scegliere Melfi sullo scenario internazionale per il suo insediamento...



(Interruzione del Consigliere Calligaro)



PRESIDENTE

MARCHINI



PRESIDENTE

La condizione che la FIAT ha trovato...



(Interruzione del Consigliere Calligaro)



PRESIDENTE

MARCHINI



PRESIDENTE

Per favore, lasciami finire. E' la prima grande impresa europea che si muove alla grande sul proprio territorio nazionale, questo cominciamo anche a registrarlo. Le condizioni che la FIAT si è vista offrire sono condizioni che non si possono ricontrattare, si debbono contrattare altre condizioni.
Questo è il problema, questa è politica industriale, queste sono relazioni industriali avanzate, il mercato significa che le condizioni non si cambiano, io non conosco quali sono le condizioni...



(Interruzioni dei Consiglieri Calligaro e Marengo)



PRESIDENTE

MARCHINI



PRESIDENTE

Mi rendo conto che la ragione intesa come metodo è una bestia difficile da domare e quindi fa alzare la voce a chi ha difficoltà a domarla.
Non conosco le condizioni che hanno presupposto l'iniziativa ovviamente con l'intervento pubblico, della FIAT a Melfi. Dico però che queste condizioni non devono essere rimesse in discussione, devono essere contrattate altre condizioni a favore del sistema piemontese. Questo significa, Presidente della Giunta, cercare di costruire credibilità. Come istituzioni noi dobbiamo svolgere, prima di tutto, il ruolo della Regione che, per la sua natura anche di programmazione e di legislazione, non è quella di occupare gli spazi che i Sindacati stanno lasciando. Ho sentito ieri sera alla televisione l'intervento di Del Turco nei confronti di Maina e Bosco. Del Turco ha del tutto riconosciuto la validità e la correttezza dell'impostazione dell'operazione FIAT dal punto di vista imprenditoriale ha soltanto lamentato che c'era stata - se così vogliamo dire - una mancanza di stile nei rapporti con il Sindacato; peraltro immediatamente Del Turco ha riconosciuto che ciò poteva essere anche la conseguenza di un periodo sindacale che non rimpiangeva.
Ho l'impressione che la Regione debba porsi il problema FIAT: ma non contro la FIAT, non a vantaggio della FIAT. Obiettivamente! Obiettivamente! Ma in questo documento che voi avete scritto c'è di nuovo il velleitarismo del "no" e del "contro qualcuno". Noi dobbiamo essere a favore di Chivasso della sua area, impegnarci, chiedere, lavorare perché quest'area torni ad essere un'area che produce occupazione e ricchezza. Noi dobbiamo essere vicini ai lavoratori perché trovino la migliore delle soluzioni ai loro problemi, ma noi dobbiamo essere vicini anche alla FIAT perché si faccia il massimo a livello nazionale e a livello CEE affinché non venga penalizzata o non vengano costruite le condizioni che sottostanno a un sistema industriale avanzato così come negli altri Paesi. Non solo la FIAT (perch qui non si tratta di questa o quell'azienda), ma il sistema imprenditoriale piemontese deve trovare un interlocutore nei confronti dei propri problemi non nei confronti dei problemi degli altri, altrimenti ci riduciamo ad un ruolo di sindacato politicizzato.
Guarda caso, questo documento poco dice di questo, ripropone la vecchia filosofia con cui quando una ditta è in crisi bisogna impegnare quella impresa. Quella impresa se è in crisi ha obiettivamente dei problemi che vanno risolti, ma non si risolvono i problemi aggravando i costi o rimettendo in discussione i patti che sono il presupposto della situazione sullo scacchiere nazionale e internazionale! Prego i verbalizzanti di prendere nota che non sarò presente alla votazione di questo documento. Mi pare che i documenti, per una loro forza debbano essere votati all'unanimità. Non posso però non registrare - lo dico ai colleghi Picchioni e Tapparo - che quegli elementi che ho apprezzato nei loro interventi, dove si chiedeva un forte impegno a carattere nazionale ed internazionale a favore dell'imprenditoria piemontese, qui non ci sono. Questo è il vero problema: il lavoro politico a sostegno del nostro sistema imprenditoriale, perché immaginare, come si fa in questo documento, di subordinare i finanziamenti, ridiscutere i finanziamenti, ridiscutere le strategie (il che significa maggiori costi sicuramente) non è un meccanismo che agevola la soluzione dei problemi del sistema imprenditoriale piemontese. Probabilmente dal punto di vista moralistico, nel senso ampio del termine, o dell'egoismo o del protagonismo di soggetti potrà essere uno scenario più interessante, ma oggettivamente non cambieremo di una virgola la situazione.
In questo senso - ripeto - non sarò presente alla votazione consentendo quindi, almeno per quello che mi compete, che il documento possa essere approvato all'unanimità del Consiglio. Rilevo peraltro questo approccio in cui curiosamente in questo Consiglio regionale abbiamo sentito accenni politici che neanche più il Sindacato si sente di sostenere perché sono superati e i risultati delle elezioni di ieri dimostrano chiaramente quali sono le voci che sono ancora legittimate ad interpretare la loro base e quali siano le voci non più legittimate a rappresentare quella base che non hanno più e che qui continuano a difendere come fantasmi ormai superati.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Zacchera. Ne ha facoltà.
ZACCHERA Penso che il risultato del voto di ieri abbia legittimato ulteriormente il Movimento Sociale Italiano, quindi non mi sento certo in quella schiera.
Dissento però in una parte dal collega che mi ha preceduto. In un gioco ciascuno ha il suo ruolo e delle partite da giocare. La FIAT deve scegliere. Non può la FIAT, non può il sistema imprenditoriale pretendere da una parte, di essere aiutata e quindi di chiedere al pubblico un necessario supporto per poter meglio competere in Europa, e dall'altra di scaricare sul pubblico certi oneri (vedi tutte le formule legislative di stato sociale che appesantiscono il pubblico), altrimenti la gestione operativa della FIAT non riesce ad essere concorrenziale.
In altre parole, qui bisogna scegliere: o si sta in un campo di libero mercato e allora si deve pretendere che non intervenga il pubblico né nel bene né nel male; se si è invece in una situazione mista, come quella italiana in cui il pubblico è presente, si devono rispettare le regole e cioè di stabilire bene i lati del quadro nel quale inserirsi. Non può la FIAT pretendere di far pagare alla collettività tutta la parte dei costi e ritenere invece al suo interno gli utili di gestione o comunque i vantaggi che lo stesso sistema pubblico dà.
Non sono intervenuto la settimana scorsa e lo faccio solo in chiusura oggi perché ritengo che sostanzialmente questo dibattito qui dentro serva abbastanza a poco: rischiamo di essere ridondanti, di ripetere le stesse cose, di interpretarle anche con una notevole dose di ipocrisia. Secondo me la realtà è che la FIAT passa oltre il Consiglio regionale e molto spesso passa anche sopra agli organismi centrali di Governo e allo stesso Parlamento con una logica di grossa potenza industriale nel bene e nel male, con i risvolti positivi e negativi che ci sono, ma sicuramente gioca da posizione dominante.
La Regione non è in posizione dominante, la posizione della Regione è poco più di un passacarte. Io dico che la cosa più importante che potrebbe fare la nostra Regione è pretendere per lo meno di giocare bene le poche carte che ha. Quando la Regione Piemonte si incontra con la FIAT per discutere di aree, di tecnologia, di alta velocità, è un'interlocutrice ideale, anzi riceviamo moltissimi sorrisi; quando invece si va a protestare per i tagli occupazionali non è più l'interlocutore ideale.
Allora io dico: la Regione Piemonte metta in un unico mazzo, in un'unica situazione, le diverse partite che ci sono sul tavolo e con la FIAT cerchi di avere una posizione contrattualmente più forte. In questo senso, secondo me, deve esserci un'adesione di massima ai vari ordini del giorno, anche da parte nostra, sebbene qua e là ci siano delle frasi che non funzionano.
Il rapporto con la FIAT deve essere portato su piani di maggiore trasparenza. In queste settimane di Tangentopoli assistiamo ad operazioni in cui anche la FIAT dimostra di non essere del tutto trasparente e notiamo come la stessa FIAT abbia immediatamente spedito a Milano il suo avvocato di fiducia a tutelare determinati dirigenti che sono in odore, o perlomeno inquisiti, di atti non del tutto leciti. Perché questo? Perché si scopre anche un aspetto del condizionamento che di fatto il potere industriale, il potere finanziario, esercita in modo notevole sul potere politico con proposte che noi non riteniamo accettabili. Il rapporto con la FIAT sia portato su posizioni di correttezza reciproca, perché la FIAT non pu continuare a fare quello che crede, anche se ha i diritti, in parte di poterlo fare, derivanti dai numeri. Il potere pubblico sia in grado di comportarsi con la FIAT con lungimiranza, ma senza lasciarsi scavalcare superare, corrompere, come qualche volta a singole persone capita. Massima attenzione ovunque nei rapporti con questo colosso industriale, dal quale comunque dipende il futuro della nostra Regione, nel bene e nel male perché ovviamente il campo non è soltanto occupazionale, ma ha dei ritorni da tutti i punti di vista.
Adesione in linea di massima a questo ordine del giorno, con una sola sottolineatura: Presidente, non illudiamoci troppo, perché ogni volta che la FIAT è stata al tavolo della discussione ha fatto determinate promesse ogni volta - o quasi sempre - davanti alle necessità contingenti, davanti alle affermate nuove situazioni internazionali, i patti sono stati regolarmente travisati e sono stati interpretati come la FIAT ha ritenuto maggiormente opportuno. Non illudiamoci troppo che determinate promesse determinate sottolineature, determinati impegni, siano mantenuti.
L'esperienza insegna che raramente vengono mantenuti gli impegni con un interlocutore debole. Siccome la Regione non è un interlocutore forte, temo che da questo punto di vista nei prossimi mesi, nei prossimi anni, non avremo delle buone soddisfazioni, non solo, ma nemmeno delle buone notizie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre.
SEGRE Vorremmo inserirci in questo dibattito, che sentiamo in tutta la sua importanza, con il nostro approccio. Con un approccio che vorrebbe vedere la Regione Piemonte, prima ancora però la FIAT, fare dei ragionamenti che partano dai problemi della produzione, e quindi dell'occupazione, senza porsi il problema dei prodotti, cioè di quale prodotto viene costruito.
Vorremmo cercare, in questo dibattito, di ragionare sulla crisi che adesso si sta sviluppando per lo stabilimento di Chivasso: è una crisi inevitabile non solo per la FIAT, ma per il prodotto auto, nel senso che non possiamo aspettarci (noi Regione Piemonte e noi osservatori attenti della dinamica economica e dei processi economici) che il mercato dell'auto in Italia, così come in Europa e in tutto il mondo, sia un mercato che possa essere continuamente in espansione. Evidentemente così non è più quindi questa crisi per la FIAT non è senz'altro congiunturale, come non lo è per altre case automobilistiche, ma è una crisi strutturale. D'altronde non possiamo pensare che il prodotto auto sia un prodotto che aumenti a dismisura la sua diffusione anche a livello mondiale, nel senso che dal punto di vista economico, dal punto di vista di quello che normalmente chiamiamo il ciclo di vita di un prodotto, ha certamente raggiunto la sua maturità e probabilmente è all'inizio del declino. Sono molti i motivi del declino: è cambiata la situazione delle nostre città, che non possono più recepire al loro interno tutte le auto che sono attualmente in circolazione; le strade stesse non possono più sopportare questa enorme capacità di carico rappresentata dalle auto e quindi l'auto è di fatto un prodotto in crisi. Occorre ragionare su questo.
I problemi dell'occupazione senz'altro vanno risolti per la nostra Regione, però non dobbiamo continuare a contarcela, fra di noi, come se non ci fosse il problema del prodotto, cioè come se noi tutti dessimo per scontato che l'industria dell'auto è un'industria che è destinata, dal punto di vista economico, a crescere indefinitivamente. Così non è. Se qualcuno di noi lo pensa sbaglia, perché il mercato mostra chiaramente che siamo in una tendenza negativa di diminuzione. Il problema comunque è da risolvere. Penso che la FIAT, ad esempio, abbia dimostrato nel discorso "qualità totale": di fatto la FIAT si è trovata in una situazione di arretratezza e di rincorsa verso quelle industrie straniere che tale progetto avevano già realizzato e in questo momento si trova (su questo vorrei attirare l'attenzione per iniziare un ragionamento che a me parrebbe proponibile anche nel caso che oggi stiamo discutendo) in ritardo per quanto riguarda il discorso di ciclo totale dell'auto.
Le industrie europee dell'automobile, invece, oltre ad averlo già iniziato, si trovano in uno stadio di avanzata realizzazione. Il problema è che nel_ momento in cui l'automobile non viene più utilizzata, perch troppo vecchia ed usata, automaticamente viene trasformata in rifiuto, ma rifiuto non è. Ragionando su questo punto potremmo analizzare i progetti che le case produttrici straniere come la BMW, la General Motors e tante altre imprese a livello europeo realizzano. Per esempio, un progetto completo sul ciclo totale dell'auto si sta già realizzando.
Quindi, alla fine del suo funzionamento, l'auto non deve essere considerata un rifiuto, ma qualcosa che possa essere riciclato in tutte le sue parti che risultano marchiate in qualche maniera: le plastiche in un certo modo, i vetri in un altro e così via. Quindi sorge la necessità di fabbriche di "smontaggio".
Potrei ancora tediarvi con calcoli economici sull'occupazione che questo tipo di attività induce e su cui la FIAT è in grave ritardo nei confronti dei concorrenti stranieri.
Noi, come chi su questi problemi ha difficoltà a confrontarsi, pensiamo che un'iniziativa relativa ad uno stabilimento di smontaggio delle auto, se la FIAT volesse assumersela, potrebbe trovare spazio a Chivasso. Ci piacerebbe che questo argomento potesse essere dibattuto anche con la FIAT nelle occasioni di incontro già previste, ma pensiamo che per portare avanti il dibattito occorre pensare al prodotto, quindi ragionare sulla maturità del prodotto e sulle possibilità di cambiamento dello stesso ovviamente tutelando l'occupazione, che in questo caso sarebbe probabilmente tutelata per tutti i lavoratori.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire brevemente il Consigliere Bodrero; ne ha facoltà.
BODRERO Sono pienamente d'accordo su quanto detto dal collega Vaglio.
In ogni caso desidererei avanzare un'osservazione appoggiando l'opinione del Consigliere Marchini quando ha notato che, per quanto riguarda l'Olivetti, si è usato un linguaggio più "soffice", probabilmente per ragioni non della massima obiettività. D'altre parte, però, sappiamo perfettamente che il grande capitale privato, semi-privato, semi-pubblico italiano ha sempre "flirtato" con il marxismo, leninismo, stalinismo.
Dobbiamo scandalizzarci, ma non meravigliarci su queste cose.
L'altro giorno ho letto sui giornali che l'Avvocato, riferendosi a Lama, pare abbia detto che avrebbe votato per lui, ma che si era già impegnato con Spadolini; e questo conferma ciò che ho detto.
Per la questione del Brasile, non penso sia il caso che venga citata dal momento che non si tratta di una democrazia modello dove gli investimenti sì, possono rendere, ma la manodopera probabilmente è anche poco pagata.
Per quanto riguarda l'operazione Melfi, ribadisco quanto già detto; se dobbiamo avere un'economia di mercato, dal momento che pare la meno peggio poiché qui si investe nei soliti baracconi, praticamente cattedrali nel deserto, e pare che laggiù paghino poche tasse, non possiamo parlare certamente di economia di mercato.
Se fossi il responsabile della Regione Piemonte porrei il veto sull'operazione Melfi, uno degli investimenti assurdi, antieuropei e direi africani, tanto più che qualcuno ha detto che non se ne conoscono le condizioni. Immaginiamoci? La questione del veto, per quanto mi riguarda, è la più importante. Per questo motivo dovremmo avere il coraggio di porre il veto quando si presentano ingiustizie così evidenti per i nostri "poveri" soldi.
Siamo allo stremo e manteniamo queste cosiddette "cattedrali", anche se tale termine, rappresenta una profanazione in questo caso; è entrato di moda, però. Perché si continua a investire laggiù, dal momento che alle spalle abbiamo esperienze quasi tutte fallimentari, negative, che invece hanno reso potentissima la mafia? Perché dobbiamo fare finta di niente? Poniamo il veto optando così per la soluzione federale che mi pare l'unica ragionevole.



PRESIDENTE

Il dibattito è così concluso.
Sono stati presentati i seguenti documenti: ordine del giorno n. 393 presentato dai Consiglieri Rabellino e Vaglio ordini del giorno nn. 394, 395, 396 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Maggiorotti e Marengo ordine del giorno n. 398 presentato dai Consiglieri Tapparo, Segre Picchioni, Chiezzi, Majorino, Marengo e Goglio.
Passiamo all'ordine del giorno n. 393 della Lega Nord.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rabellino; ne ha facoltà.
RABELLINO Sentito il dibattito e visto che non è emerso da parte della Giunta nulla di propositivo per il futuro se non le solite parole di auspicio e di augurio, riteniamo estremamente attuale questo ordine del giorno - parlo dell'ordine del giorno emendato - e ne chiediamo la votazione per parti separate, perché posso capire che, essendoci dei grossi interessi da parte di alcune forze politiche, certe questioni potrebbero non essere recepite.



PRESIDENTE

In quali parti, Consigliere? RABELLINO In pratica nelle due proposte da noi fatte. La prima è quella tesa a far sì che la Giunta inviti la popolazione del Piemonte a privilegiare in materia automobilistica l'acquisto delle vetture prodotte negli stabilimenti della nostra Regione a scapito di quelle prodotte altrove.
La seconda parte riguarda invece l'impegno che chiediamo da parte della Giunta di sospendere ogni rapporto di collaborazione con il Gruppo Fiat ed in particolare per quanto riguarda Expo 2000 e il Lingotto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.
CHIEZZI La richiesta che le faccio è quella di considerare questa prima parte dell'ordine del giorno della Lega Nord come irricevibile. Quanto proposto dalla Lega Nord contrasta con la Costituzione della Repubblica, che prevede che nessun vincolo ci sia alla circolazione di persone e cose sul territorio nazionale.
GARINO, Assessore regionale Non solo nazionale, europeo.
CHIEZZI Non parliamo dell'Europa, rimaniamo in Italia. Non si può, come istituzione, dire a dei cittadini italiani di non comperare prodotti costruiti in altre Regioni. E' una proposta irricevibile, non è un'indicazione che un'istituzione può dare; può darla un partito, se crede.
Ripeto: questo ordine del giorno non può essere ricevuto, perché contrasta con la lettera della Costituzione italiana.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, io non ho alcuna norma che mi consenta di procedere in questa direzione, per cui pongo in votazione la prima parte dell'ordine del giorno n. 393 dei Consiglieri Rabellino e Vaglio, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, preso atto delle comunicazioni dell'Assessore al lavoro in merito alla chiusura dello stabilimento Lancia di Chivasso e della volontà unilaterale del Gruppo Fiat di chiusura dello stesso, rilevato che questo è l'ultimo 'attentato' all'occu-pazione e alla tradizione industriale della nostra Regione da parte del sistema politico economico, che per anni ha favorito la deindustrializzazione del Nord con il sistematico trasferimento di risorse verso il Sud, con massicci contributi prelevati dal gettito fiscale del Nord considerata la necessità di difendere la produttività dell'industria Piemontese e conseguentemente i livelli occupazionali, non più tutelati, n dal governo romano, né dal potere economico CONDANNA l'atteggiamento arrogante della Fiat, la quale ha, da sempre, attinto alle casse dello Stato per risanare situazioni spesso derivanti da errate scelte commerciali INVITA tutta la popolazione del nostro Piemonte a privilegiare in materia di automobilistica, l'acquisto delle vetture prodotte negli stabilimenti della nostra Regione a scapito di quelle prodotte altrove;" Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 3 voti favorevoli, 36 contrari e 1 astensione (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Pongo ora in votazione la seconda parte dell'ordine del giorno n. 393 il cui testo recita: "E IMPEGNA la Giunta a sospendere ogni rapporto di collaborazione con il gruppo Fiat ed in particolare per quanto riguarda EXPO 2000 ed il Lingotto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 3 voti favorevoli, 39 contrari e 1 astensione (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 394 dei Consiglieri Chiezzi, Maggiorotti e Marengo, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, vista l'importanza che il gruppo Fiat riveste all'interno del tessuto economico piemontese; vista la grande attenzione dedicata in questi anni al tema del finanziamento pubblico delle imprese, vista la difficoltà ad avere una documentazione esauriente su questo tema, dato il gran numero di Enti e Ministeri interessati al finanziamento delle imprese DA MANDATO



ALLA GIUNTA REGIONALE

DI FORNIRE AL CONSIGLIO REGIONALE: entro un mese l'elenco completo dei finanziamenti, dei trasferimenti e delle agevolazioni attuate dalla Regione Piemonte, a vario titolo, nei confronti della Fiat e delle aziende da lei controllate entro tre mesi l'elenco completo dei finanziamenti, dei trasferimenti e delle agevolazioni attuate, a vario titolo, da parte dello Stato italiano nei confronti della Fiat e delle aziende da lei controllate".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 18 voti favorevoli e 21 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri).
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 395 dei Consiglieri Chiezzi, Maggiorotti, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, vista l'importanza che il gruppo Fiat riveste all'interno del tessuto economico e produttivo piemontese vista la volontà della Fiat di chiudere la Lancia di Chivasso convinto della necessità di far recedere la Fiat dai suoi propositi viste le gravissime conseguenze occupazionali che produrrebbero DA MANDATO



ALLA GIUNTA REGIONALE DI

sospendere qualsiasi finanziamento, trasferimento di risorse o agevolazione concessa alla Fiat, o ad aziende da essa controllate, sino a quando la Fiat non avrà ritirato la decisione sopra riportata adoperarsi presso il Governo nazionale affinché sospenda, a sua volta, ogni tipo di finanziamento alla Fiat o ad aziende da lei controllate, sino a quando la Fiat non abbia ritirato la decisione di chiudere la Lancia di Chivasso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole e 38 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri).
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 396 dei Consiglieri Chiezzi, Maggiorotti, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, preso atto della grave crisi occupazionale in cui versa la nostra Regione preso atto della diminuita capacità di penetrazione della Fiat Auto nel mercato europeo ed italiano in particolare preso atto che tale situazione è destinata a peggiorare nei prossimi anni, con l'ingresso massiccio delle industrie nipponiche sul mercato europeo ed italiano in particolare preso atto che i vincoli ambientali rendono impraticabile qualsiasi proposta di aumento della produzione di auto, ma anzi reclamano un rilancio del trasporto collettivo, in particolare per quanto riguarda le aree urbane preso atto che l'innovazione tecnologica attuata dalla Fiat nel processo di costruzione delle auto ha diminuito fortemente ed informa strutturale le ore di lavoro necessarie alla costruzione di ogni singola autovettura preso atto della decisione della Fiat di chiudere lo stabilimento della Lancia di Chivasso per diminuire la capacità produttiva complessiva della Fiat Auto preso atto che la prossima apertura dello stabilimento di Melfi, con la produzione preventiva di oltre mezzo milione di auto all'anno, provocherà prevedibilmente una ulteriore significativa contrazione della produzione di auto nell'area torinese; ribadendo la propria convinzione che uno sviluppo industriale sia utile al fine di ottenere un più generale sviluppo economico, sociale e culturale del Mezzogiorno d'Italia e quindi, non opponendosi in alcun modo alla costruzione dello stabilimento di Melfi ritiene che la difesa dell'occupazione nel settore auto non possa che prevedere una consistente riduzione dell'orario di lavoro (in sintonia con gli orientamenti sindacali a livello europeo) e la parziale riconversione degli apparati produttivi, anche nella direzione della produzione di mezzi di trasporto collettivi ESPRIME la propria contrarietà alla chiusura della Lancia di Chivasso e all'utilizzo della cassa integrazione a zero ore e si impegna pertanto a sostenere le lotte che il movimento sindacale e i lavoratori riterranno opportuno di mettere in atto DA MANDATO



ALLA GIUNTA REGIONALE

affinché si faccia interprete presso il Ministero del Lavoro e la Fiat stessa della contrarietà del Consiglio regionale all'utilizzo della cassa integrazione a zero ore proponendo un utilizzo della cassa integrazione finalizzato alla riduzione d'orario per tutti i lavoratori del Gruppo Fiat Auto DA MANDATO



ALLA GIUNTA REGIONALE

di verificare, di concerto con il Ministero dell'Industria e con la Fiat stessa, quali produzioni sostitutive potrebbero essere posizionate a Chivasso per ottenere un graduale passaggio dalla produzione di autovetture alla produzione di altre merci".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 17 voti favorevoli e 22 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri).
Pongo infine in votazione l'ordine del giorno n. 398 dei Consiglieri Tapparo, Segre, Picchioni, Chiezzi, Majorino, Marengo e Goglio, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte di fronte alla comunicazione della Fiat di procedere alla chiusura dello stabilimento Lancia di Chivasso, con il conseguente passaggio alla cassa integrazione a zero ore di 4.200 dipendenti; preoccupato dell'ulteriore restringimento dell'attività industriale in un'area già gravemente colpita nei livelli produttivi ed occupazionali; constatato che la decisione della Fiat delinea un quadro sempre più preoccupante di deindustrializzazione dell'area torinese e piemontese, rilevato che la Fiat ha usufruito di cospicui finanziamenti pubblici diretti ed indiretti a sostegno dell'attività industriale e non può quindi sottrarsi ai suoi doveri verso Torino e il Piemonte; ritenuto necessario respingere la decisione unilaterale della Fiat di chiudere lo stabilimento Lancia di Chivasso dal 1/09/1992



IMPEGNA LA GIUNTA REGIONALE

1) a chiedere al Governo di subordinare la concessione di finanziamenti pubblici alla Fiat ad un preciso impegno dell'Azienda a confrontarsi sulle politiche industriali e sugli investimenti produttivi nelle aree forti del Paese 2) a chiedere alla Camera dei Deputati ed al Senato l'immediata discussione sulla crisi e la prospettiva del Gruppo Fiat 3) a chiedere al Governo l'apertura di una sede di confronto tra: Governo, Regione Piemonte, Fiat, Comune di Chivasso, associazioni industriali, organizzazioni sindacali, per una definizione di un accordo di programma nel quale sia concretamente impegnata la Fiat per un processo di reindustrializzazione dell'area torinese e piemontese 4) ad affrontare in un Consiglio regionale aperto i riflessi che la progressiva riduzione dell'occupazione in Fiat (di cui la chiusura della Lancia appare essere una tappa) determina nel sistema economico-sociale del Piemonte e la politica complessiva della Regione Piemonte nei confronti del Gruppo Fiat 5) ad adottare ogni misura relativa agli strumenti urbanistici affinch la Fiat non possa utilizzare l'area attualmente occupata dalla Lancia se non nel quadro di un accordo programmatico che garantisca la ripresa produttiva e l'occupazione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 40 voti favorevoli (non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri). Con questa discussione vengono assorbite tutte le interrogazioni ed interpellanze presentate in proposito.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,40)



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