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Dettaglio seduta n.156 del 02/06/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO

24001 Dibattito sulla situazione occupazionale in provincia di Torino, con particolare riferimento alla chiusura dello stabilimento Lancia di Chivasso Presentazione relativo ordine del giorno da parte del Gruppo Lega Nord.



(Seguito)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Riprende il dibattito sulla situazione occupazionale in provincia di Torino.
La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Nel mio intervento desidero rifarmi a quanto detto dal mio Capogruppo ed a quanto contenuto nell'ordine del giorno che abbiamo presentato.
La FIAT, in teoria e anche in pratica, si può considerare un'azienda privata; qualcuno però - i soliti maligni - sostiene che sia privata negli utili e pubblica nelle partecipazioni statali. Questo va contro ogni logica di mercato che ci viene caldamente raccomandata dagli "amici" europei, i quali ci minacciano il bando, quasi ci consigliassero di andare in Africa dal momento che è a due passi.
Non sono né un economista né un sociologo, ma per quanto riguarda l'operazione Melfi ricordo di aver letto sui giornali che se lo Stato intervenisse per il 70% (parliamo di contributi del nord: Piemonte Lombardia, ecc.) si profilerebbe una spesa enorme che, ripeto, andrebbe contro ogni logica di mercato. Come si possono depauperare Regioni che hanno una vocazione naturale all'industria per creare industrie dove la vocazione non è mai nata? Questo aspetto è molto importante.
Alcune Regioni hanno vocazione agricola, turistica, artistica folcloristica; altre, che sono caratterizzate da climi più freddi, sono maggiormente orientate verso una creatività prima artigianale e successivamente industriale. Dal momento, però, che a pagare è sempre "Pantalone" (e più precisamente Piemonte e Lombardia), tutto diventa perversamente possibile.
Cominciamo a dire che i sindacati di sinistra, il sindacato democristiano - dico di sinistra perché la DC tiene molto ad essere considerata di sinistra, soprattutto quando non è in epoca elettorale - e i sindacati socialista e marxista non hanno mai voluto sentir parlare, come invece accade in altri Paesi ed è abbastanza ovvio, del cosiddetto azionariato operaio e popolare. E' chiaro che se questa brava gente che viene licenziata avesse voce in capitolo come azionista, probabilmente certe cose si svolgerebbero in maniera diversa.
Distruggere un'industrializzazione quando già sussiste (e in Piemonte già esisteva) è errare; e perseverare in questo errore è diabolico.
I bersagli mi fanno pena, quindi non infierirei troppo con la Giunta perché immaginare che la Giunta regionale possa su questi argomenti fare qualcosa mi sembra estremamente contraddittorio: è come sperare che uno Stato centralista non sia più se stesso.
Il Presidente di una Giunta regionale è, nella migliore delle ipotesi un notaio (con tutto il rispetto per i notai) quanto un Prefetto. Il Presidente della Giunta regionale a Statuto speciale della Valle d'Aosta è anche Prefetto. Già' questa è una spiegazione di come lo Stato italiano centralista concepisce le autonomie speciali, immaginiamoci come concepisce quelle delle Regioni a Statuto ordinario.
Il Consiglio e la Giunta altro non sono che lo specchio della situazione: lo Stato dice alle Regioni: "Fate questo perché io non ho voglia di farlo, è una cosa che non conta niente quindi potete farlo voi".
Questa è la nostra autonomia. Ma perché è così? Bisogna tener presente che il nostro Stato centralista deriva dallo Stato centralista di tipo giacobino-napoleonico. I giacobini e poi Napoleone hanno centralizzato al massimo. Era il primo Stato chiamato moderno. Immaginiamoci che modernità! Questo Stato doveva per forza fare da modello al centralismo dei Savoia. Questo è un argomento importantissimo; purtroppo la storia insegnata nelle scuole elementari e medie non ne parla; solo i testi universitari cominciano prudentemente a far sapere qualcosa circa l'unificazione forzata e violenta della penisola. Perfino l'impero germanico del Kaiser era un impero federale, i principi preesistenti sono rimasti tutti, invece i Savoia li hanno fatti correre perché hanno detto: "E se poi fanno correre noi?".
Tutto questo non poteva che sfociare nel centralismo fascista e post fascista. Non è bastato dire di voler fare uno Stato democratico, perché la mentalità fascista è rimasta purtroppo anche nei costituenti i quali avevano una paura folle del federalismo. Le Regioni le hanno fatte soltanto ventidue anni dopo; erano nella Carta Costituzionale dell'1 gennaio 1948 ma sono state realizzate burocraticamente e formalmente nel 1970, mentre la Germania le ha fatte subito.
Con i governi di centro-sinistra, il centralismo si è accentuato perch era fondato sullo statalismo democristiano, socialista e marxista; oggi raccogliamo i frutti di tutto questo. Perciò tutte le forze politiche e i cittadini, disinformati da una propaganda socialoide assistenzialista di tipo terzomondista, devono prendere coscienza del fatto che solo uno Stato federale, come sono quelli della Svizzera, della Germania, dell'Austria e degli Stati Uniti, può impedire che il potere centralista, e le sue mafie possa saccheggiare, suicidare (dico suicidare perché lo fa con i nostri soldi, con la rapina fiscale) la più vitale parte geografica dello Stato quella di maggior maturità civile e politica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano.



GIULIANO Valter

E' sintomatico che mentre a Rio de Janeiro si apre la Conferenza mondiale sullo stato dell'ambiente noi ci si trovi qui a discutere una volta di più della crisi del nostro sistema, un sistema molto ben esemplificato dall'industria automobilistica, che interessa gran parte della nostra Regione.
La crisi della FIAT non è soltanto una crisi regionale dovuta a rilocalizzazioni nel sud del Paese oppure nell'est europeo; magari il problema si limitasse a questo! L'origine della crisi è ben più grave e radicata ed è da ricercarsi in quel titolo con cui significativamente vent'anni fa si apriva, guarda caso, proprio la prima Conferenza mondiale sull'ambiente "Stoccolma 1972"; quel titolo era: "I limiti della crescita" malamente tradotto in Italia: "I limiti dello sviluppo".
Ebbene, dopo aver ignorato quel grido di allarme, ci ritroviamo vent'anni dopo a dover fare i conti con quei limiti e, senza una radicale inversione di tendenza, a nostro giudizio, dovremo affrontare in maniera sempre più drammatica, a mano a mano che gli anni passeranno, questo stesso problema.
Si tratta di un problema epocale, sintomo di una malattia molto grave non possiamo più pensare di curarla con mezzi inadeguati o, peggio ancora con mezzi capaci solo di peggiorare lo stato di salute generale nel tentativo di curare una parte. La crisi dell'auto è crisi generale: colpisce gli Stati Uniti come il Giappone, che non a caso hanno bisogno di nuovi mercati.
Non serve continuare sciaguratamente a cementificare e asfaltare la nostra penisola per offrire nuovi spazi al trasporto privato su gomma o fare progetti per impilare le auto in parcheggi sotterranei o in silos come accade nelle nostre città che sono ormai soffocate dalle quattro ruote. Non basta fare questo perché l'industria automobilistica abbia quel minimo di ossigeno, vada in cura sotto una specie di tenda ad ossigeno che le consenta di sopravvivere.
Arretrato e provinciale è continuare oggi ad incentivare e a fornire stampelle a questo sistema di crescita; così facendo continueremo a fare ciò che negli ultimi anni è stato fatto e che si ripropone puntualmente vale a dire socializzare le perdite e privatizzare i profitti.
Ebbene, da Rio de Janeiro a Torino dovrebbe arrivare un monito e un invito alla riflessione su quelle scelte di sviluppo del nord industrializzato del mondo, anche perché è impensabile invadere la Cina o magari l'Africa con la nuova FIAT 500.
La riflessione è ancor più doverosa oggi davanti alla grave situazione che si verifica dopo gli annunci della FIAT e della Pininfarina, che presumibilmente innescheranno analoghe gravi decisioni in tutto l'indotto.
Si tratta di una caduta verticale dell'occupazione che paga lo scotto di una quasi totale monocultura industriale che è stata incapace di diversificare le sue attività produttive, e questo lo si vede e lo si registra molto bene proprio nella nostra Regione.
Oggi il modello industriale del secondo dopoguerra è alle corde, ed è inutile continuare a tentare di sorreggerlo; prima che sia troppo tardi occorre avere il coraggio di ripensare globalmente al nostro futuro abbandonando i principi cui si è rimasti fino ad oggi ancorati. Certo bisognerà governare l'esistente e quindi il periodo di inevitabile trasformazione verso la deindustrializzazione.
Il primo posto nella preoccupazione di ognuno è sicuramente quello legato all'occupazione, a quei quasi 2 milioni di persone che nella CEE sono addette direttamente al settore automobilistico e che diventano quasi 9 milioni se gli si aggiungono tutti i lavoratori del cosiddetto sistema auto.
Pur in presenza di un aumento della produzione, l'industria automobilistica ha registrato un progressivo calo di occupati per effetto di quelle tanto celebrate ristrutturazioni che hanno automatizzato gran parte delle mansioni produttive. Per contro, aumenta l'occupazione nei settori interessati invece a far circolare le auto esistenti: gli addetti alle riparazioni e alla manutenzione, ad esempio, hanno superato come numero di occupati quello della produzione di autovetture, e aumenta anche il settore della componentistica, in cui si lavora ormai per più del 50 nel produrre parti di ricambio.
Dunque occorre prendere coscienza che la difesa dell'occupazione oggi probabilmente non passa più attraverso il sostegno del mercato dell'auto ma attraverso un più moderno e anche - consentitemi - ecologico sistema che curi il parco auto circolanti.
Certo tutti gli ulteriori problemi sindacali che comporta il travaso di lavoratori dal settore produttivo a quello manutentivo diventano importanti, perché generalmente questa parte è affidata alle piccole aziende, che sono più difficili da controllare e soprattutto in cui è più difficile far valere la tutela sindacale. Comunque - e concludo - il problema principale cui dobbiamo guardare non è quello contingente, non è quello di questo periodo, ma è quello più generale cui mi richiamavo all'inizio dell'intervento e che ci si è presentato oggi così drammaticamente e che continuerà a presentarsi ai nostri occhi altrettanto drammaticamente o forse anche più, ogni qualvolta ci verranno annunciati nel prossimo futuro prepensionamenti, casse integrazioni, licenziamenti.



PORCELLANA FRANCESCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Questa mattina è stato sottolineato come la FIAT, allo stabilimento della Lancia di Chivasso, abbia appena o da poco tempo ultimato la costruzione di una nuova catena di montaggio (lo ricordava il Consigliere Picchioni). Il fatto non può non richiamare alla mente quanto è avvenuto nel 1979: allora la FIAT assunse 2.000 nuovi dipendenti nello stabilimento di Rivalta; subito dopo aprì una durissima crisi nei rapporti sindacali minacciando il licenziamento di migliaia di lavoratori.
Sono segnali che si ripetono, che indicano una incapacità del gruppo dirigente FIAT a darsi delle prospettive e che in qualche misura indicano anche il cinismo con cui si opera.
Di fronte a questo quadro, che esprime un vero e proprio metodo di comportamento, io credo sia giusto - e non provinciale come qui è stato detto dal Consigliere Marchini - porsi ancora una volta e sempre di più il problema di un rapporto di tipo democratico fra la grande industria torinese, le istituzioni pubbliche e le organizzazioni sindacali.
Non credo possa essere accettabile un rapporto che nasconde i problemi le prospettive e non cerca di formulare e far conoscere gli orientamenti strategici della produzione; penso però che oggi non ci siano molti margini di recupero.
Nel 1979 una ristrutturazione sostenuta coni contributi pubblici pagata con la riduzione dell'occupazione, è stata possibile sia sul piano dell'organizzazione sistemica della produzione che su quello di un qualche recupero tecnologico nelle macchine, nei beni prodotti, ma oggi la situazione mi sembra molto più seria e molto più grave. Viene al nodo il ritardo della nostra industria in generale - in particolare quella automobilistica - che si presenta ormai da tempo come una tecnologia matura, relativamente debole rispetto ad altri produttori, con una bassa qualità dei prodotti. Il fatto che il mercato della FIAT sia essenzialmente interno lo sta a dimostrare e quindi sta esplodendo in forme anche nuove quella che è una crisi strutturale annunciata da tempo.
Voglio qui richiamare l'attenzione dell'Assessore Cerchio e dei colleghi che si interessano di questo problema sul fatto che prime indicazioni sulla debolezza di una tecnologia come quella dell'auto ci erano state date dalle ricerche dell'IRES, per esempio, nella seconda parte degli anni'80. Forse anticipate, ma certo già fin da allora si poneva il problema per l'economia piemontese, e torinese in particolare, della diversificazione e della ricerca di una trasformazione, un'evoluzione verso tecnologie più avanzate; cosa che non è avvenuta e mi pare che oggi, dopo un decennio o poco più di sopravvivenza dopo la crisi del 1979, emerga davvero il nodo della situazione strutturale di questa produzione e in particolare della FIAT. Quello che a tutt'oggi non viene ancora detto con chiarezza è proprio quello che la FIAT vuole perseguire; quello che appare chiaro è adeguare e trasferire tecnologie mature altrove, nel sud d'Italia.
La cosa, di per sé, se non fosse che grava pesantemente su un'economia come quella torinese, non è che ci dispiaccia; non abbiamo un problema di contrapposizione nord-sud sotto questo profilo, ma di fatto oggi questo trasferimento avviene perché nel sud la FIAT ha la possibilità di ottenere riduzioni di costi e contributi, sia dall'Italia che dalla CEE.
Trasferimento di produzioni all'est o nel terzo mondo avanzato; certo sono questioni che una tecnologia matura come quella dell'auto stanno proponendo. Di fronte a questo possibile orientamento non ci sono indicazioni da parte della FIAT verso nuove produzioni, tecnologicamente avanzate, rispondenti a nuove domande di qualità del sistema di vita delle nostre società ed in particolare per quanto riguarda, nello specifico, i sistemi di trasporto che sono oggi necessari. Oppure, ancor peggio rispetto ad un semplice trasferimento verso il sud o verso l'est - i paesi più avanzati del terzo mondo - sta per emergere una linea sempre più fondata per il gruppo FIAT sull'operazione finanziaria, cinica, fatta pagare in termini di occupazione, in termini di riduzione di capacità economica di interi territori. E' una FIAT che in queste operazioni finanziarie accompagna e ricorre alle speculazioni spregiudicate, come avviene per il recupero della possibilità di sfruttamento della rendita fondiaria.
Di fronte a tale questione, è davvero provinciale chiedersi di avere rapporti di chiarezza, di riuscire ad individuare delle linee di orientamento che valgano per tutta la comunità, per i sindacati, per gli enti pubblici da parte di questa azienda? Credo che questa richiesta di conoscenza e di valutazione dei problemi sia una posizione ragionevole politicamente forte e necessaria. Abbiamo parlato in un recente passato di democrazia industriale e credo che il nostro Paese, proprio per fare un salto qualitativo nel suo sistema economico, abbia anche bisogno di introdurre principi di democrazia industriale. Questa è una delle questioni che noi dobbiamo porre politicamente e costituzionalmente nella vita della nostra società, quindi mi sembra offensivo l'atteggiamento del Consigliere Marchini che, a difesa della privatezza operativa delle nostre industrie taccia di provincialismo la richiesta di conoscenza dei problemi e di discussione delle prospettive di sviluppo. Quindi credo che questa questione debba essere fortemente sollevata dalla Regione e posta come un punto cardine, un cambiamento di metodo di rapporto, perché non si ripetano le situazioni che si sono verificate nel 1979 e che si stanno verificando oggi.
Per quello che riguarda gli aspetti di recupero di uno sfruttamento della rendita fondiaria, un atteggiamento da economia davvero vecchia obsoleta, voglio ricordare che l'ente pubblico ha altre questioni da porre.
Le ha in primo luogo il Comune di Torino, ma le ha anche la Regione, e richiamo qui per brevità il fatto che in questa sede non si è voluta neanche consentire la discussione, ma il problema è aperto, del nuovo Piano regolatore del Comune di Torino. Questo Piano regolatore del Comune di Torino - a mio parere, ma dovrebbe essere oggetto di discussione - dispone in prospettiva d'uso di 3 milioni di metri quadri di aree industriali dismesse in gran parte dalla FIAT, per operazioni di insediamento che non miglioreranno l'organizzazione urbanistica territoriale della nostra città.
Questo è un nodo su cui abbiamo perso tempo e che è necessario affrontare per discutere della qualità dell'organizzazione urbanistica e territoriale della città di Torino, dell'area metropolitana e dell'intera nostra regione.
In questo stesso periodo si sta valutando in Regione la nuova variante l'ultima variante del Piano regolatore di Collegno: anche qui si deve decidere sulla destinazione di un'area FIAT di dimensioni più limitate, ma comunque dell'ordine di più di un milione di metri quadri. Il rischio è che la decisione non faccia che favorire il recupero speculativo dei valori di rendita che su quelle aree ci sono, senza una valutazione di merito qualitativo della destinazione che a quest'area viene assegnata, sapendo che è una delle ultime aree interne alla conurbazione che possono essere utilizzate per una sua riorganizzazione e non semplicemente per l'espansione di un insediamento residenziale, per la costruzione di un'altra fascia di periferia di città.
C'è il problema del Comune di Candiolo che, in qualche misura rappresenta un raggiro della FIAT alla Regione: si tratta di aree già destinate a diventare di proprietà della Regione per ampliare e garantire la tutela ambientale della zona che sta alle spalle del Castello di Stupinigi e che è integrata come valore ambientale. Anche la FIAT sta riproponendo un'operazione che, partendo da un obiettivo di grande merito qualitativo come quello della Ricerca sul cancro, rischia di riproporsi come punta avanzata, come cavallo di Troia di un'operazione di utilizzo dei terreni circostanti.
Il Centro di ricerche di Candiolo non potrà vivere isolato in quell'area; richiederà una serie di interventi collaterali che vanno da quelli dei servizi pubblici e privati fino alle residenze e, quindi, sarà un'altra operazione in un luogo urbanisticamente e territorialmente sbagliato.
Si ripeteranno operazioni tipo il Lingotto: la Regione sarà chiamata a sostenerle. Al Lingotto abbiamo sostenuto un'operazione sbagliata, dando alla FIAT l'illusione e la sensazione che le istituzioni siano "serve" uso la parola detta da Ferrara o da Marchini - per riconoscere già oggi per chi va a visitare le fiere al Lingotto, come abbiamo denunciato fin dall'inizio, che l'edificio è inadatto a quel tipo di funzione: quei mega pilastri a interassi ravvicinati si sono mostrati, nelle ultime manifestazioni, come degli impedimenti alla flessibilità e alla spaziosità richiesta oggi dalle nuove mostre.
Con la FIAT, quindi, abbiamo avuto nel recente passato, per quanto riguarda l'uso dei suoi suoli e dei suoi territori, un atteggiamento non autorevole, ma, in qualche modo, sottomesso.
Ci sono altri problemi importanti, come l'alta velocità e la metropolitana, rispetto ai quali non possiamo atteggiarci come puri committenti o puri fluidificatori di una procedura. Dobbiamo porre questa questione dentro quella più generale del rapporto della FIAT, della sua presenza produttiva a Torino e dei suoi orientamenti di rinnovamento tecnologico verso frontiere più avanzate.
Quando la FIAT dice, nei suoi opuscoli, che la prospettiva di soluzione del problema dei trasporti nelle nostre città sta nel mezzo pubblico, è una questione che va verificata fino in fondo. Su quel piano sono possibili avanzamenti tecnologici nuovi di prodotto e di sistema della vendita di beni strumentali di mobilità, ma anche di sistemi di mobilità che, nella misura in cui si pongono come risposta della situazione di vita delle nostre città, possono diventare davvero dei prodotti molto appetibili da tutte le comunità e da tutte le città.
Servi autorevoli: credo che l'autorevolezza la si acquisti nella misura in cui si sappia essere coraggiosi, ma certo propositori di orientamenti di questo tipo.
Ho molta stima per il Presidente della Giunta, Brizio, non ho un atteggiamento polemico sul piano personale, ma mi pare, con tutta la gentilezza dovuta nei riguardi di una persona come il Presidente Brizio, di dover sottolineare che se possiamo aver sbagliato tutti nel fare gli amministratori, quello che colgo, in questi ultimi anni, è una vera e propria debolezza e timidezza di risposta nei confronti della FIAT. Pensare che il fare possa comunque dare dei risultati positivi, non è così.
Intanto, non si fa, ma anche la scelta di cosa fare può diventare importante.
Credo che nel quadro di questo discorso che ho voluto introdurre ci sia anche un'altra importante questione: l'area metropolitana. Il collega Marchini auspica che non si faccia mai, ha certo fatto da ostacolo alla promozione e al rispetto di una legge dello Stato. Oggi siamo al secondo anno di proroga e il 13 giugno scadrà la proroga che la Regione ha avuto ma di area metropolitana non se ne parla. Auspico, invece, che prima del 13 giugno se ne parli in questo Consiglio regionale.
Credo che l'istituzione dell'area metropolitana sarebbe stato uno strumento istituzionale importante per consentire un giusto e corretto uso del territorio nelle varie operazioni infrastrutturali e nelle varie operazioni di localizzazione o di insediamenti di nuove attività di vario tipo, anche di quelle terziarie nella nostra città. Ma questo non è avvenuto. Rischiamo di divenire una regione senza agricoltura, perch stiamo continuando a distruggere i terreni fertili, non solo attorno a Torino, cosa gravissima, ma anche nel resto della regione. Non c'è una ristutturazione agricola che faccia diventare la nostra agricoltura un'agricoltura avanzata, pur avendo dei terreni, anche se non moltissimi con il massimo valore di fertilità in una comparazione mondiale.
Rischiamo di essere una regione senza industrie competitive: che fare? Lo dico per titoli: intanto, pianificare e programmare, cosa che non si fa più in questa nostra regione, neanche come intenzione. E' difficile pianificare e programmare, ma qualche segno va messo. Abbiamo cercato di farlo nel passato, ma nel merito non va bene. Sostengo che molte delle cose indicate in parte sono andate avanti e in parte vanno bene; è per necessario, se non vanno bene, un altro orientamento di merito della pianificazione e della programmazione delle infrastrutture dell'organizzazione del territorio per compararci ad altre realtà internazionali. Anche questo è un contenuto di base per una competitività generale di sistema. Non basta, collega Marchini, fare l'autostrada o l'alta velocità. Le autostrade e le alte velocità possono diventare dei canali per passare più velocemente senza fermarsi in un territorio.
Dobbiamo costruire una programmazione e una pianificazione territoriale che sia capace, per la sua qualità ed efficienza ad intervenire sull'ambiente di vita, fermando attività produttive, ricercatori, facendo nascere una cultura più generale che ci consenta di affrontare quello che abbiamo davanti.
Caro collega Marchini, i Savoia, in quel triangolo che va da Superga a Rivoli - tracciato anche sulle strade - o che dal Castello di Rivoli va al Castello di Moncalieri - tracciato anch'esso sulle strade, ormai non più rintracciabile attraverso il dedro delle altre che sono state costruite - e attraverso altri vari legami, hanno costruito un'area, uno scenario che esaltava la propria grandezza di monarchia, a partire dal '600, ma non ci hanno indicato la strada della Francia, da cui i Savoia si erano ritirati non cercando mai più di ritornare. Successivamente, sono finiti a Roma: caso mai, il segnale è andato in altra direzione. Hanno costruito la scenografia di un loro radicamento su quel territorio.
Credo che oggi ci dobbiamo porre lo stesso problema: radicare l'Europa nel nostro territorio e non pensare a fughe verso l Europa. Il radicamento è cosa ben diversa dalla fuga. Seconda questione. Occorre operare per lo sviluppo della capacità scientifica e delle tecnologie di avanguardia, per lo sviluppo di mezzi strumentali di elevata produttività, per lo sviluppo di nuovi beni ad alta qualità, come nel campo dei trasporti (ma ce ne sono molti altri); necessitano sistemi di trasporto adatti ad una realtà che vede gran parte della popolazione mondiale vivere in concentrazioni urbane che richiedono nuovi sistemi di trasporto, per sistemi di vita ambientalmente corretti. Non mi richiamo a quanto diceva Walter Giuliano e a quelli che saranno i problemi della Conferenza di Rio de Janeiro di domani.
Il settore pubblico è interamente interessato. Prendiamo la scuola media inferiore e superiore: non stiamo più valutando né discutendo il livello qualitativo delle scuole che frequentano i nostri figli.
Personalmente, credo sia un livello basso. Il tipo di formazione che si riceve alla scuola media inferiore e superiore è inadeguato per affrontare i livelli di cultura scientifica che, in una società come la nostra, si devono affrontare. Dico una cosa che può sembrare banale: pochissime classi liceali usano strumenti informatici. E poi, come si fa la ginnastica? Una o due ore alla settimana.
Com'è possibile dare una formazione al livello di quanto ci è chiesto oggi dallo sviluppo delle scienze, se i nostri giovani escono a 18/19 anni dal liceo senza aver mai visto un computer? Non possiamo continuare a discutere di istruzione e di cultura senza affrontare, al di là delle nostre competenze, come problema politico, una questione di questo genere e farci un esame di coscienza nella nostra realtà di qual è il livello scolastico.
Che dire dell'Università e del Politecnico? Rappresentano un problema di massa, di quantità, ma devono essere problemi di qualità; l'averli posti, come è stato fatto in questi ultimi anni, come puri problemi quantitativi è profondamente sbagliato, è la negazione di un problema che invece dovrebbe essere prioritario: quello della qualità.
E' necessario che la FIAT collabori, perché la politica è anche fatta di richieste di collaborazione che devono avvenire con grande dignità acquisendo autorevolezza cammin facendo, affinché si vada in questa direzione; gli egoismi, che anche nella FIAT esistono, di potere, di immagine, di rendite fondiarie, in qualche misura sono giudicati negativi e non sono sempre accettati come un modo d'essere inevitabile dell'industria privata.
La Regione deve essere soggetto di rapporti con la FIAT, con lo Stato italiano, con la CEE e la Regione deve sapere, deve conoscere, come la FIAT si sta muovendo: se non ha strategie, come vuole sopravvivere nei prossimi anni? Deve essere un rapporto chiaro, non ci possono essere misteri; sono questioni che riguardano la vita di una comunità storica come quella torinese, la vita e una comunità come quella piemontese.
La FIAT non può nascondersi, non può andarsene, ma deve partecipare al rinnovamento della ricchezza prodotta in tutti questi anni da chi ha lavorato nella FIAT, generazioni e generazioni, decine di migliaia di lavoratori per generazioni, da chi ha svolto funzioni tecniche direttive a chi ha messo i capitali. C'è un patrimonio radicato in questo territorio e in questa comunità che non può svanire nel nulla.
Sotto questo profilo sono, pur sapendo che sono uno strumento debole perché si arrivi a protocolli d'intesa. Ne abbiamo fatto uno nel passato ma in parte la FIAT, in quei raggiri di cui è capace, lo ha smentito e non realizzato. Credo sia la strada ancora da percorrere. Oggi li chiamiamo "accordi di programma".
Invito il Presidente Brizio e la sua Giunta a svolgere - non mi importa la partecipazione larga, collega Marchini - un'azione efficace ed autorevole in questa direzione. L'autorevolezza va conquistata sulla capacità di proposte nel rapporto politico con la FIAT.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Colleghi Consiglieri, quella di stamani è stata indubbiamente una comunicazione a caldo su un evento del settore automobilistico.
Comunicazione che ho reso in quanto Assessore al lavoro e all'occupazione e si fa per dire - ai servizi per l'industria, assumendomi competenze, in questa occasione come in altre, tipiche dell'Assessorato e delle deleghe concesse, che non vado a ricercare in termini di allargamento di responsabilità, in termini orizzontali, ma delle quali mi trovo molte volte caricato anche fuori dalle titolarità stesse come Assessore al lavoro.
Comunicazione che, tra l'altro, a poche ore dalla dichiarazione unilaterale della FIAT e dal discorso di stamani, si è giustamente allargata alimentata dalle indicazioni che avevo presentato per inquadrare la chiusura dello stabilimento Lancia di Chivasso in un discorso ovviamente più generale (inquadrato per quanto è dato conoscere e sapere all'interno di alcune ipotesi).
Il dibattito si è certamente allargato e non poteva non essere tale tanto da richiamare ripetutamente da Rio a Torino riferimenti che ho certamente apprezzato, ma che non si possono scindere dall'emergenza e dalla situazione contingente del disagio, certo anche dell'istituzione degli enti locali, di fronte ad alcuni atteggiamenti che l'azienda ha tenuto, contraddicendo alcune indicazioni, o per scarsità di programmazioni programmatiche o per modificazioni dalle comunicazioni di alcuni mesi or sono.
Certamente tutto è strategicamente collegato con tutto - non è un bisticcio di parole -; anche se non voleva essere una comunicazione su tutte le strategie FIAT, i fili delle varie aziende holding, a livello internazionale ed europeo, di settori nazionali e regionali e di uso del territorio nell'area metropolitana, sono collegati con il pregresso di tutti gli smobilizzi industriali avvenuti.
Non mi sono sottratto e non mi sottraggo, in qualità di Assessore e di rappresentante di questa Giunta, dal condannare e dal deplorare la FIAT o perché ha sbagliato previsioni o perché non ha detto la verità alle istituzioni o perché - lo richiamava il Capogruppo Picchioni questa mattina e lo ha testè ripreso il collega Rivalta - la Lancia di Chivasso ultimava una catena di montaggio e dopo 15 giorni annunciava che, dall'1 settembre si sarebbe chiuso lo stabilimento di Chivasso.
Devo dire che, al di là delle condanne, che pure in queste sedi istituzionali sono emerse abbondanti oggi come in altre occasioni, alcuni ragionamenti sono certamente apprezzabili. Al di là delle condanne, che le nostre assemblee elettive spesso pronunciano in ampia abbondanza, la prima domanda che mi pongo è questa: a che cosa servono queste condanne, se non spesso, solo per fare immagine? In queste brevi considerazioni, voglio riprendere, cercando di cogliere i suggerimenti emersi dal dibattito a seguito della comunicazione, ciò che mi è parso giusto indicare nella comunicazione: con la FIAT preferiamo seppure con grande fatica (e le indicazioni di disagio nostre oggi sono le indicazioni di disagio delle Organizzazioni sindacali, delle parti sociali e quindi di tutti i soggetti che sembrerebbero non avere autorevolezza quella stessa autorevolezza richiesta all'istituzione regionale, ma che loro, Organizzazioni sindacali e altre parti sociali non avrebbero) cercare di vedere come gestire la situazione che si è manifestata sapendo che i costi sociali comunque ci saranno e saranno certamente forti.
Chiediamo però - nella comunicazione, seppure improvvisata di stamani mi pare fosse chiaro - un disegno programmatorio. Le ultime considerazioni fatte dal collega Rivalta vanno nel senso di un confronto che sia non solo recitato o formale, ma - come dicevo stamani - di conoscenza e di codeterminazione per quanto è possibile tra FIAT, Regione e Governo (quando sarà operante) per cercare di evitare che il futuro ricalchi il passato oltre che per affrontare il presente. Questo per non rivedere come revival lo diceva molto bene il collega Marengo questa mattina - alcuni film prodotti e programmati magari negli anni '80 e ripetuti. Se già in quel periodo noi (noi Giunta attuale o buona parte di essa, noi Consiglio regionale) abbiamo rischiato fortemente di fare in questo film di nuovo la parte delle comparse, non vorremmo rischiare di farla anche oggi.
Mi sia consentito dire che vogliamo essere credibili in questa richiesta. Anche perché, dopo l'ultimo incontro Regione-FIAT, al di là delle speranze e degli ottimismi che il Presidente Brizio - come richiamato da qualche collega stamani ha espresso, guai a non avere l'ottimismo in queste posizioni, che non vuol dire asservimento alle dichiarazioni unilaterali dell'azienda! Certamente non si sono tranquillizzati n l'Assessore al lavoro né il Presidente Brizio in questi mesi così come giovedì scorso; in concomitanza delle prime accelerate avvisaglie espresse anche da parte sindacale, abbiamo espresso il nostro giudizio - per la verità sostanzialmente non ripreso - nel quale esprimevamo alcune considerazioni su fatti né inattesi né sorprendenti e rilevavamo come sarebbe un grave errore leggere tali iniziative, come hanno fatto alcuni come un semplice adeguamento della potenzialità impiantistica alle reali esigenze produttive.
Riprendo ora un concetto già espresso stamani nella comunicazione: a nostro avviso, questa operazione rappresenta una conseguenza del nuovo ciclo di internazionalizzazione del gruppo, già coneretizzatosi per la verità in molte altre iniziative come la recente acquisizione in Polonia della FSM.
A partire dal 1990 la Regione ha più volte affermato che gli accordi allora ancora in itinere con i giapponesi, la crisi del Mercato europeo e nazionale, i problemi di qualità a cui occorreva far fronte, avrebbero certamente indotto e anzi stavano già inducendo forti mutamenti nella struttura produttiva della FIAT Auto e della relativa componentistica.
Oggi registriamo questi cambiamenti intorno alla questione specifica della Lancia di Chivasso in tutta la loro profondità, ma si erano già avuti dei segnali prima con i numerosi riassetti dell'azienda della componentistica, facenti capo al Gruppo controllati FIAT, e poi con l'investimento Melfi, che ha indotto certamente un ridisegno complessivo del comparto automobilistico. In sostanza, mi pare che si possa dire che il problema Lancia rientri in questa fase di trasformazione e che, pur essendo inevitabilmente portatore di problemi sociali, pare ricollegarsi ad una tendenza ormai irreversibile per molti versi, al di là delle diverse valutazioni di merito che si possono fare. Vorrei cogliere le osservazioni criticamente propositive emerse stamani, soprattutto nell'ultimo intervento. E' bene che il dibattito e il confronto avvengano sulle migliori modalità dell'operazione in modo che, pur senza, ledere l'autonomia imprenditoriale, contestandola anche in molte attività e azioni di questi anni, nella negazione di programmazione in quella navigazione, a vista a cui abbiamo sempre fatto riferimento in questi ultimi tempi, vi sia nella comunità un sufficiente livello di conoscenza tale da permettere a tutti in quanto amministratori regionali e quindi alla Regione, organismo di programmazione e di legislazione, di concorrere per minimizzare l'impatto sociale della ridistribuzione delle funzioni produttive. Ritengo quindi che la Regione Piemonte debba operare - lo lanciavo questa mattina è stato ripreso dal collega Picchioni e ultimamente dal collega Rivalta per estendere quegli accordi di programma tra FIAT e Governo (poi chiamiamoli come vogliamo, ma ci siamo intesi), in modo da comprendere tutti gli aspetti della razionalizzazione produttiva senza limitarsi agli investimenti del sud.
Arrivare ad un incontro tra Gruppo FIAT e Regione significa poter iniziare a coinvolgere concretamente gli enti locali, che non devono più continuare ad essere chiamati solo a reggere gli effetti sociali di decisioni prese a monte. L'incontro di venerdì, concordato con la dirigenza FIAT, mira non solo a conoscere, ma a sforzare di codeterminare decisioni insieme, a stanare l'azienda, le cui dichiarazioni in questi mesi sono state latitanti. Inoltre, realizzare questo incontro, che non può non essere realizzato fra l'azienda, la Regione Piemonte, il nuovo Governo che andrà a costituirsi, significa evitare che la FIAT determini - riprendo il discorso degli accordi di programma - di chiudere uno stabilimento come la Lancia senza indicare sostanziali impegni di attività.
Non è possibile, come si sta facendo e come si è fatto in questi mesi per le realtà del Mezzogiorno e di Melfi, che si determini questo accordo di programma e che si abbia la libera unilaterale possibilità di chiudere uno stabilimento come quello della Lancia di Chivasso senza la volontà, da parte dell'azienda, di impegnare, se non altro, e utilizzare alcuni investimenti di recupero in vari settori, alcuni dei quali sono stati anche indicati. Faccio un esempio: nel momento in cui si ipotizza una mobilità a Rivalta - faccio veramente fantasia...



CALLIGARO Germano

Solo tu ci credi!



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Guai a non avere delle utopie davanti! Se qualche decennio fa alcuni padri storici di una grande utopia che era l'Europa, ancora oggi difficilmente realizzabile, non avessero avuto delle utopie, non avrebbero raggiunto alcun risultato.
E' questo il discorso sul quale, in qualche modo, vogliamo avere un confronto serrato con l'azienda. Se la FIAT intende creare le condizioni affinché, ad esempio, alcune centinaia o migliaia di lavoratori di Rivalta vadano in mobilità, partecipi in termini strutturali ai problemi di comunicazione, di viabilità e di trasporti, e crei le condizioni sottoscrivendo degli accordi, per raggiungere tali risultati. Questo discorso non contraddice, anzi conferma alcune delle osservazioni emerse all'interno del dibattito.
Infine voglio proporre, seppure sinteticamente, il discorso già introdotto in questa sede relativamente ai processi di reindustrializzazione, problema che poniamo da tempo, pur nella nostra scarsità di titolarità in tema di politiche industriali e di politiche legate a questi aspetti come regioni, e nella fattispecie come Regione Piemonte.
Con grande difficoltà in questi ultimi semestri ci siamo attivati soprattutto per l'applicazione di alcuni regolamenti comunitari sforzandoci di utilizzarli nel modo più funzionale possibile.
Ne abbiamo già parlato, ne stiamo parlando e nei prossimi mesi realizzeremo il piano operativo relativo alla seconda edizione del Regolamento comunitario n. 2052; è chiaro che nell'indirizzarsi su questa strada non si può non tenere conto della scarsità delle nostre titolarità e dei nostri strumenti. Ad esempio, alcuni giorni fa - la collega Bortolin era presente - abbiamo iniziato un ragionamento sull'applica-zione di un altro Regolamento comunitario che avrà scarse ricadute sostanziali; tutto ciò, comunque, volto ad un completo utilizzo di questi strumenti nel settore tessile per l'avvio di alcuni processi di qualificazione del settore per renderlo competitivo, laddove può rimanere, o per dargli occasioni di riconversione.
Per quello che riguarda la nostra titolarità e la nostra competenza siamo certamente d'accordo con chi dice che il Gruppo FIAT, nel suo complesso, deve partecipare ai processi di reindustrializzazione e al rilancio economico, ma non solo con dichiarazioni verbali. L'incontro di venerdì vorrà quindi essere anche cortesemente provocatorio per stanare l'azienda su alcuni di questi ragionamenti.
Il Consigliere Ferrara può aver ragione, anzi penso abbia ragione quando dice che il "sistema Piemonte" - lo diceva stamani - è destinato a mutare; aggiungo però che non può evolversi se il contributo della sua più grande forza economica produttiva è costantemente in perdita.
La FIAT deve e può dare, nonostante questi momenti, dei segnali, delle occasioni di contributo alla modernizzazione dell'area metropolitana creando - anche se in questo momento può sembrare contraddittorio ulteriori occasioni di occupazione o di diffusione delle tecnologie per controbilanciare in altri settori quel calo a cui assistiamo nel settore automobilistico; e questo può essere fatto attraverso accordi, confronti che noi intendiamo realizzare a partire dall'incontro di venerdì.
La Regione non può modellare l'impiego delle sue risorse sulle necessità derivanti dalla scelta FIAT in modo subalterno; a questo proposito, stamani è stato fatto, ad esempio, un certo ragionamento (giusto) sulla formazione professionale. Non vorremmo essere sempre noi a fare, in qualche misura, da ammortizzatori in alcuni settori, compreso quello proposto più volte dalla FIAT, anche perché questo significherebbe non lavorare per lo sviluppo.
Dico quindi ai colleghi, con tutta umiltà ma con tanta buona volontà che non c'è incapacità della Giunta regionale in questa fase e in questi giorni, dove si registra una dichiarazione unilaterale dell'azienda, così come non c'è incapacità - lo dicevo prima - delle Organizzazioni sindacali o di altre parti sociali. Vi è certamente il disagio di una posizione poco chiara e poco lungimirante dell'azienda; terremo comunque costantemente informata questa assemblea legislativa e non rinunceremo a svolgere il nostro mestiere, pur difficile e duro.
Ai critici dico che potremmo certo uniformarci a condannare la FIAT, ma siamo invece a chiedere i suggerimenti e gli strumenti che stamani, in alcuni interventi ed anche questo pomeriggio, sono stati proposti. In termini interlocutori, venerdì, con il Presidente e con i colleghi della Giunta, faremo questa verifica; la faremo non in termini passivi e saremo ovviamente a disposizione per informare, nei giorni che verranno, degli ulteriori sviluppi della vicenda, nell'ottica del percorso al quale ho fatto riferimento, seppure in estrema sintesi, stamani e in questa breve replica.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Desidero aggiungere alla replica del collega Cerchio alcune considerazioni, anche perché dalla comunicazione iniziale la discussione si è fortemente allargata. Abbiamo toccato i temi del caso FIAT, ma anche più ampiamente i problemi dello sviluppo del Piemonte, delle difficoltà che attraversa la nostra economia, delle prospettive che sono di fronte a noi della politica che la Regione può attuare per un nuovo sviluppo e per l'uscita dalla crisi. Il tema si è allargato e credo che alcune considerazioni siano necessarie.
Rapporto FIAT-Amministrazione, rapporto FIAT-città, rapporto FIAT Regione: è sempre stato un rapporto difficile, un rapporto assorbente, un rapporto economicamente forte e, in qualche misura, un rapporto di amore odio, durato per anni, di identificazione voluta e non accettata, e quindi un rapporto complesso, anche in funzione del peso economico che la FIAT ha avuto.
E' stato un rapporto molto dialettico; ma facciamo un excursus storico sullo stabilimento di Rivalta. La Pubblica Amministrazione non voleva lo stabilimento di Rivalta; lo stabilimento di Rivalta è stato, in sostanza una forzatura nel momento dello sviluppo.
All'epoca si chiedeva di fare gli investimenti al sud; l'azienda ha fatto gli investimenti al nord, caricando un complesso di immigrazioni, i cui costi sociali sono ricaduti sulla collettività. Peraltro, c'è stato uno sviluppo della città e della Regione che successivamente ha, in qualche modo, pesato e si è inserito nella nostra realtà. In sostanza, la FIAT ha condizionato fortemente lo sviluppo del Piemonte e c'è stato quel discorso di monocultura sul quale ci siamo più volte intrattenuti.
La diversificazione che oggi si va a realizzare era una richiesta politica di vent'anni fa (lo dicevo stamani con il Consigliere Rivalta) perché si rilevava l'eccessivo peso dell'industria dell'auto e già allora si ipotizzava una caduta della domanda dell'automobile. In allora, per era comodo non cavalcare questo cavallo da parte dell'azienda, e l'azienda ha continuato la sua azione senza tener conto dell'importanza di questa richiesta politica.
Poi sono successi eventi di carattere diverso: la crisi degli anni'70 ha condizionato pesantemente lo sviluppo del Piemonte e quindi c'è statala necessità da parte dell'azienda di aggiustare un po' il tiro, di modificare la sua linea. Gli anni'80 hanno fatto dimenticare questi problemi perch sono stati anni di sviluppo, anni di rilancio dell'auto, anni di forti utili, anni indubbiamente di grande importanza per l'azien-da e di grande sviluppo per parte sua. Si è quindi determinata una situazione complessa difficile, alla quale occorre dare oggi alcune risposte. Cosa vuole la FIAT a Chivasso? Vuole un ridimensionamento, vuole chiudere, ma non è che non abbia le idee chiare. Vuole utilizzare la struttura di Chivasso analogamente a come ha utilizzato il Lingotto, ma in una chiave diversa, in una chiave industriale, ravvisando la necessità di avere delle aree attrezzate e ponendosi sulla linea di utilizzarle.
Credo che avremo un confronto molto difficile e molto duro, perché non è che ci siamo mossi nei confronti della FIAT con debolezza od incertezza ci siamo mossi con determinazione, chiedendo alla FIAT in questi due anni e questo lo voglio sostenere con particolare forza - di sapere qual era l'ammontare degli investimenti in Piemonte. Siamo riusciti a portare la FIAT al tavolo, su questo argomento. E' la prima volta che ricordo un rapporto con la FIAT che ci ha portato a dire: "Abbiamo tanti investimenti complessivi, tanti investimenti avvengono in Piemonte e queste sono le prospettive per il Piemonte". Solo che ci siamo trovati dopo alcuni mesi ad avere dei risultati diversi da quelli che erario stati ipotizzati.
Sto parlando con molta pacatezza e sto dicendo anche che ci sono state fornite alcuni mesi fa, esattamente nello scorso febbraio, delle informazioni su Chivasso che non sono corrispondenti a quanto oggi sta avvenendo. Questo l'ho già detto venerdì in occasione del precolloquio che ho avuto, nel quale ci è stata data questa informativa degli eventi. Le motivazioni sono quelle che ho più volte illustrato. Improvvisamente, il mercato è crollato, i conti non tornano; abbiamo dovuto portare davanti agli azionisti un bilancio che taglia il dividendo, abbiamo bisogno di fare del "cash flow" per mantenere questo livello di investimenti e quindi non possiamo permetterci di sostenere spese improduttive.
Abbiamo queste esigenze, quindi dobbiamo compiere un gesto che non avevamo previsto e dare un'accelerata ad un piano che si prevedeva di effettuare tra alcuni anni. E' troppo poco, a due mesi di distanza modificare così radicalmente una previsione. Non possiamo non considerare questo aspetto molto grave, molto negativo e lo diremo anche nell'incontro di venerdì, che non vuole essere un incontro notarile di presa d'atto, ma di discussione serena e calma, nel quale porre con forzale esigenze della comunità, che sono relative ad un sostegno occupazionale forte della nostra Regione, anche in questo momento difficile.
Se pensiamo che rimangano i livelli industriali - qui si parla di deindustrializzazione - dobbiamo prendere coscienza che è in atto una grande trasformazione e che il Piemonte non sarà in grado di mantenere il livello di occupazione nell'industria raggiunto negli anni scorsi. Ci sarà comunque, una trasformazione della produzione e dell'economia piemontese.
Dobbiamo guidarla, in qualche modo, favorirla e cercare le condizioni perché si muova, ma non possiamo, pensare che la FIAT non vada a produrre laddove costa meno.



(Interruzione del Consigliere Calligaro)



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Sto dicendo delle cose corrette. Dovremo difendere tutti i posti di lavoro così come li abbiamo sempre difesi, ma dobbiamo anche essere consapevoli che c'è una trasformazione in atto; non si può pensare che la FIAT non vada a fare delle produzioni all'est, dove costa meno, che non segua una politica di internazionalizzazione e che resti esclusivamente in Piemonte, cosa che non volevamo neanche quando è stato fatto lo stabilimento di Rivalta. Questo non lo accetto.
Chiediamo un complesso di investimenti alternativi, un sostegno della Regione, una serie di investimenti in Piemonte che siano di aiuto all'attività produttiva, ma non soltanto ad essa. La FIAT ha delle risorse e quando abbiamo parlato con i suoi responsabili abbiamo chiesto loro cosa si intende fare nel settore terziario, cosa si intende fare nelle attività sostitutive. Tra l'altro, c'è un impegno - che emergerà durante la riunione di venerdì - che si riconnette proprio al trasporto pubblico cui faceva riferimento il Consigliere Rivalta.
Teniamo conto che, dopo avere ipotizzate la cessione di Savigliano Savigliano rimane alla FIAT, come mossa evidentemente indiriz-zata alla produzione di mezzi pubblici in viste dei progetti che si riconnettono ai temi molto importanti dell'alta velocità e del trasporto pubblico. E questo è un dato di fatto; c'è, da parte della FIAT, una potenza finanziaria che deve essere spesa e noi chiediamo che sia spesa anche in Piemonte. La FIAT ha già costituito la società SIM con il S. Paolo; c'è quindi la possibilità di interventi significativi nel terziario e nella ricerca.
Se pensiamo ad uno sviluppo del Piemonte non lo possiamo connettere al mantenimento della sola attività manifatturiera nei settori tecnologicamente non avanzati. Il successo, la prospettiva del Piemonte per quanto riguarda la produzione, è l'innovazione e la qualità. Il fatto che tutti gli investimenti che si fanno a livello di ricerca avvengano in gran parte in Piemonte è un fatto importante, se saremo in grado di muoverci perché rimanga una produzione di base sufficiente a garantire che ciò avvenga.
Ma mi domando: tra le due ipotesi che avevamo davanti, quella di dieci quindici anni fa della fuga del cervello dal Piemonte - se n'è discusso in quest'aula più di una volta - e del mantenimento dell'attività manifatturiera (che tenderà fatalmente nel prosieguo di tempo ad andare verso il terzo mondo) e quella del mantenimento in Piemonte del cervello e di una più ridotta attività manifatturiera più qualificata, qual è la stratega migliore per il Piemonte? Questo dobbiamo chiederci e, detto questo, dobbiamo muoverci con coerenza. Abbiamo bisogno di potenziare l'Università, come diceva giustamente il Consigliere Rivalta; abbiamo bisogno di potenziare il Politecnico, dobbiamo agire con forza nei centri delle infrastrutture scientifiche e, quindi, nel centro del supercalcolo dell'agenzia dell'innovazione - che per noi è importantissima - Tecnorete i poli tecnologici.
Questa è la strada su cui dobbiamo muoverci, perché la produzione del Piemonte assuma quel carattere di qualità che è l'unico mezzo in grado di far uscire la nostra regione dalla crisi in atto nel settore industriale e nel settore produttivo.
Non c'è soltanto il settore della tecnologia, ma c'è il problema delle infrastrutture. Ho partecipato ieri, in Portogallo, ad una riunione sul tema "infrastrutture", nella quale si è discusso a fondo del problema dello sviluppo delle infrastrutture in tutta Europa e della connessione delle reti infrastrutturali: Su questo terreno il Piemonte ha da giocare una grande carta strategica e la sua posizione geografica centrale può essere utile ed importante, ma non solo per farne un couloir, un corridoio. C'è sempre questo rischio, Consigliere Rivalta, ma dipende da che cosa ci mettiamo dentro: può diventare un corridoio, ma può anche diventare una grande fermata; certamente l'essere chiusi credo non ci dia alcuna possibilità di sviluppo. L'essere chiusi in un vicolo cieco contro le Alpi senza connessioni non credo sia la via che ci può garantire lo sviluppo e la presenza di forze scientifiche, per noi vitali.
Io credo che questa debba essere la strategia del Piemonte. Certamente una Regione può fare molto sotto il profilo della promozione dell'identificazione dei problemi, dell'analisi; non può fare molto sotto il profilo deltazione in un quadro in cui i poteri regionali sono estremamente limitati per quello che riguarda la politica industriale e anche per quello che riguarda direttamente gli interventi che la Regione può compiere nel campo dei trasporti, delle infrastrutture fisiche e delle infrastrutture scientifiche. Lo sforzo da compiere è su questo terreno.
Nei rapporti con l'azienda noi non abbiamo alcuna sudditanza. Su questi banchi sono stato per anni Capogruppo della DC, all'opposizione e in maggioranza, ma tutti i miei interventi sul tema FIAT sono sempre stati estremamente lineari e mai incentrati ad una sudditanza nei confronti dell'azienda. Questa sudditanza non c'è certo oggi che presiedo questa Giunta, non c'è in me, non c'è nei colleghi. C'è la ricerca di un rapporto chiaro, che credo sia essenziale perché si superi questa posizione dialettica per cui da una parte si dice che tutto quello che fa la FIAT va male, e dall'altra che va bene. Ci vuole invece un discorso chiaro, di rapporti chiari; noi abbiamo cercato di innestare questo tipo di rapporti senza debolezze.
Quello di oggi non è un consuntivo brillante - me ne rendo perfettamente conto - né posso dire: "Siamo felici di aver impostato questa strada e dei risultati conseguiti". Tuttavia riteniamo sia ancora questa la linea da seguire, cioè parlare con estrema chiarezza all'azienda. Lo faremo nell'incontro di venerdì, dove porremo con chiarezza le nostre condizioni e riprenderemo il tema della FIAT in Piemonte; ripeto, non soltanto della



FIAT Auto, ma del complesso della FIAT in Piemonte. Riteniamo sia un tema

vitale e fondamentale per il nostro sviluppo, ma non un tema di identificazione della Regione con il gruppo; c'è infatti l'esigenza politica ed anche economica che il peso del gruppo sia minore nella nostra Regione, non per una caduta degli impegni da parte dell'azienda, ma per la capacità di diversificazione dell'economia piemontese, che certamente dipende anche dalla nostra capacità di muoverci nei confronti del Governo centrale.
Nei confronti del Governo noi non abbiamo mai assunto posizioni "codine" o di mero allineamento; nella Conferenza Stato-Regioni abbiamo assunto delle posizioni di estrema durezza, e nelle discussioni con i colleghi Ministri abbiamo posto più volte il problema con forza. Solo recentemente, durante l'elezione del Presidente della Repubblica, abbiamo indetto una riunione di tutti i parlamentari piemontesi per coinvolgerci sul caso della Torino-Savona, che speriamo di sbloccare rapidamente perch veramente rappresenta un caso di gravità dei trasporti e di pericolosità estremamente pesante. A Roma ci siamo mossi a tutti i livelli per aumentare la credibilità del Piemonte.
Nel programma iniziale di questa Giunta ci eravamo posti l'obiettivo di far contare di più il Piemonte. Non so se ci siamo riusciti, ma posso dire che in questo momento l'immagine del Piemonte come istituzione non è un'immagine negativa, come non lo è neanche come società civile. Noi naturalmente vediamo le nostre difficoltà, giustamente le analizziamo e qualche volta le enfatizziamo a tal punto che all'esterno possono apparire difficoltà eccessive. Le difficoltà ci sono, dobbiamo portarle avanti e farle presenti.
Qualcuno mi ha tacciato di eccessivo ottimismo, ma io credo che non si fa politica e non si governa se non si crede di poter migliorare le cose se non c'è questa ambizione, questa volontà, questa determinazione. Ho già detto altre volte che il giorno in cui fossi convinto che il nostro impegno non può fornire risultati di miglioramento né essere utile ad una crescita della nostra Regione, non avrei più motivo di continuare a svolgere questo compito e di continuare in un impegno che - io personalmente, ma credo anche tutti i colleghi della Giunta - svolgiamo con la determinazione di dare un contributo allo sviluppo del Piemonte, al funzionamento dei suoi servizi, alla ripresa della nostra Regione in una fase difficile.
Non si tratta di essere ottimisti o pessimisti; si tratta di vedere la situazione con realismo e di cogliere tutte le difficoltà che sono ben presenti, cercando di dare tutto il nostro contributo possibile al superamento delle difficoltà che abbiamo davanti.
Il rapporto con Roma non è stato e non sarà per parte nostra un rapporto di debolezza e di incertezza, ma sarà un rapporto di forte dialettica. Il problema di fondo, com'è stato rilevato da più parti, è: apriamo un caso Piemonte o non apriamo un caso Piemonte? Su questo tema mi ero già espresso due mesi fa: aprivamo un caso Piemonte in un senso, non in un'impostazione meramente assistenzialistica che non sarebbe credibile possiamo aprire un caso Piemonte soltanto mettendo in evidenza la specificità della nostra Regione, l'importanza che la nostra Regione ha nella strategia europea per il nostro Paese, per far comprendere che quello che si fa per il Piemonte è nell'interesse non soltanto della nostra Regione, ma dell'intero Paese. In questo senso si può aprire un caso Piemonte e si possono condurre una battaglia e una ricerca di un accordo di programma di vasto respiro che potranno essere certamente utili.
Con il Governo che andrà a formarsi avremo l'intenzione, l'obiettivo l'ambizione di portare avanti questo discorso, ma in questi termini chiari e delimitati che sono i termini possibili e anche credibili da parte di una Regione che ha comunque la sua forza e che è ancora forte nel piano economico del nostro Paese.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito appunto 6) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bresso, Chiezzi, Fiumara, Fulcheri Marengo, Nerviani, Riba e Vetrino.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza incorso.


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 406: "Legge 91811986, n. 467 - 'Norme sul calendario scolastico '"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 7) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 406. Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 26 voti favorevoli e 1 astensione.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n. 8) non vengono computati per fissare il numero legale.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16,45, riprende alle ore 17,05)


Argomento: Nomine

Esame proposta di deliberazione n. 419: "Ratifica, ai sensi dell'art. 40 dello Statuto, della DGR n. 203-15010: 'Costituzione del Comitato regionale per le Opere Pubbliche - Sezione Opere Edili e Sezione Infrastrutture ' (art. 26, L.R. 211311984, n.18). Adozione con i poteri del Consiglio regionale ex art. 40 dello Statuto"


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 419, di cui al punto 9) all'o.d.g.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 19 voti favorevoli e 8 astensioni.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n. 8) non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 372: "Modifiche ed integrazioni al 'Regolamento per l'attuazione degli interventi finanziati con i fondi della legge 51811978, n. 457, approvato con DCR n. 727-4119 del 24131 1988 e successive modificazioni"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 10) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 372. Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 21 voti favorevoli e 10 astensioni.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche) - Spettacoli: teatro, musica, cinema, danza

Esame proposta di deliberazione n. 388: "Individuazione di criteri quadro concernenti l'organizzazione ed il riconoscimento dei corsi per gli agenti d'affari in mediazione, ai sensi della legge 31211989, n. 39 ed agli effetti del decreto attuativo 21/2/1990, n. 300 e del decreto attuativo 21/12/1990, n. 452"


PRESIDENTE

Il punto 11) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n.388.
La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Confesso che avrei preferito che su questa deliberazione ci fosse un intervento da parte dell'Assessore. Già una volta in Commissione con i funzionari abbiamo rivolto alcune osservazioni che non si riferivano ovviamente, ad aspetti tecnici, anche se è difficile dividere il tecnico dal politico; avevamo posto precise domande nel senso che, a nostro parere ritenevamo che una parte della deliberazione, in modo particolare quella inerente aduna serie di criteri che venivano dichiarati, avesse bisogno di una più precisa definizione. Ci chiedevamo - alla pagina 2, laddove tali soggetti sono i protagonisti a cui vengono delegati questi corsi, alla lettera d): "assegnare incarichi di coordinamento dei corsi di insegnamento a persone in possesso di requisiti professionali e didattici adeguati" - in che termini e in che modi la Giunta e l'Assessore ritenessero di porre il parametro adeguato; cosa voleva significare? Mi pare che, nell'ambito della discussione in Commissione, proprio per la novità di questi corsi, e mi permetto di dire anche per l'importanza, avevamo ritenuto che in questa deliberazione l'indivi-duazione di criteri quadro dovesse essere delimitata nel loro valore per quanto riguardava un anno formativo. Vorremmo, al riguardo, sentire delle risposte.
Ci pare di aver dimostrato una nostra disponibilità per dare corso ad elementi di attuazione di precise disposizioni nazionali che arrivano con un notevole ritardo (ritardo con il quale delibera la nostra Amministrazione attorno ai due anni). Vorremmo e chiediamo che, in sede di Consiglio, ci siano risposte ed impegni al riguardo. Ci rendiamo conto che se non si dà attuazione a questa deliberazione, si ferma una professionalità e, quindi, si impedisce la possibilità di espletare una professione. Questo non vuol dire però che nella fretta e nella furia di un Consiglio si debba, su una serie di osservazioni, sorvolare o far finta che non siano state poste, e quindi noi qui le ribadiamo.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Ci sono due possibilità: o passiamo alla votazione della deliberazione con l'impegno di far dare dall'Assessore una nota che risponda a queste domande, oppure rinviamo di una settimana la deliberazione. Chiedo un parere al Consigliere Foco.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Non mi permetto di dare pareri. In Commissione abbiamo ragionato e discusso con il funzionario che ha lavorato, a nostro giudizio, in modo encomiabile, però non vorremmo che il dialogo e la discussione su certe problematiche - anche perché torno a ripetere che erano stati posti impegni in Commissione - restassero tra Consiglieri e funzionari. Ci vogliono degli impegni precisi proprio per la rilevanza che, ritengo, debbano avere questi impegni e per la rilevanza che ha l'argomento in discussione.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Assessore Cerchio, il Consigliere Foco ha chiesto chiarimenti sul punto d): "assegnare incarichi di coordinamento dei corsi di insegnamento a persone in possesso di requisiti professionali didattici adeguati". Non c'è chiarezza su questo termine di adeguatezza.
L'Assessore Cerchio darà la risposta a questi punti.



FOCO Andrea

Presidente, mi permetta di dire che avevo in , modo emblematico preso il punto d), ma potrei prendere i punti a), b), c) e d): "disporre di locali idonei secondo le norme previste per l'agibilità delle aule, essere in possesso delle certificazioni previste per legge, ecc.".
Avevamo incentrato la discussione in Commissione sulla notevole differenza che esiste tra una normativa abbastanza precisa- mi permetto di dire, ci mancherebbe ancora - per quanto riguarda i corsi di formazione consolidata e le dizioni che hanno tutto il significato del buon senso, nel senso che la Regione ha sicuramente dei rapporti o deleghe in base alla legge; però vorremmo avere, da parte dell'Assessore, maggiori delucidazioni su questi criteri. Altrimenti - mi scuso se l'esempio non regge - ci ritroviamo in una discussione analoga a quella sui corsi di formazione professionale in agricoltura. Poiché non ci pare la stessa cosa, anche perché l'entità in questo caso è molto limitata, abbiamo sottolineato l'esigenza di dover avviare questo tipo di corsi, in quanto da due anni queste figure rischiano di essere bloccate senza poter svolgere la loro professionalità.
Prese in considerazione tutte queste cose, chiediamo che ci sia un confronto politico di impegni e di investimento di risorse in questa direzione, senza dare per scontato nulla. Vorremmo anche capire questo ritardo, quali sono state le difficoltà nell'attuazione, nel portare avanti questa deliberazione, perché un comparto commerciale è stato bloccato per un lungo periodo di tempo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Posso solo dire che il rapporto che viene instaurato e realizzato attraverso il collegamento con le Camere di Commercio dà garanzie di utilizzo degli strumenti - passatemi il termine - immobiliari, cioè di strutture che saranno certamente garantite in termini di dotazione di sicurezza, ecc.
La deliberazione è stata filtrata e confrontata con tutti i soggetti e le parti interessate, le quali ovviamente, come diceva il collega Foco sono da tempo in attesa che le singole Regioni diano attuazione alla normativa nazionale che ha posto questa fattispecie e questa competenza regionale in merito. Dicevo, la deliberazione è stata confrontata con tutte le parti sociali, le quali hanno convenuto su questo percorso e su questi elementi di garanzia. Se ci sono dei quesiti specifici in termini di ulteriori approfondimenti, non sono in grado di dare delle risposte, non essendoci il funzionario che ha seguito la redazione tecnica di questo percorso, che peraltro ha avuto il giudizio favorevole di tutti i soggetti e di tutte le parti interessate, delle associazioni degli amministratori degli stabili, nelle varie loro sigle ed articolazioni.
Se il collega ha necessità di spiegazioni tecniche, più di tanto non sono in grado di dargli; il problema non è solo regionale, piemontese, ma riguarda tutte le realtà territoriali, quindi tutte le Regioni. Devo anche comunicare che, in realtà, la Regione Piemonte è una delle prime Regioni che dà corpo ed attuazione, attraverso questo atto deliberativo, alla legge nazionale, quindi, se vogliamo attendere una settimana per dare ulteriori informazioni più specifiche, non ho alcuna difficoltà.
L'attesa è non debole, anche perché poi si formalizzeranno tutti i corsi; potremmo dare corso alla deliberazione sapendo che c'è questa garanzia in termini partecipati, insieme alle Camere di Commercio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Mi spiace aver dovuto chiedere ancora una volta la parola, ma temo che non ci capiamo. Assessore, nel senso che in Commissione abbiamo discusso a lungo sugli aspetti tecnici. Su tali aspetti ci permettiamo di dire che non abbiamo problemi, in quanto laddove c'erano difficoltà per causa nostra a non capire, siamo riusciti a capire insieme ai tecnici. Ci sono però, a mio parere, alcuni nodi ed impegni che non possono essere assunti e presi dai tecnici. Sono convinto che, una volta risoltala parte tecnica su alcuni argomenti, sia necessaria una direzione politica e di indirizzo complessivo. Questo vale per tutti i settori e non solo per l'organizzazione dei corsi degli agenti d'affare in mediazione. Che siano corsi sperimentali, che sia la prima volta che vengono fatti - non so se siamo veramente i primi a livello nazionale - mi va bene. Comunque, c'è sicuramente la possibilità di riuscire sempre a fare meglio, dato che la legge che disciplina questo comparto risale al 1989. Quindi, con ogni probabilità, visto che si tratta di un comparto commerciale operativo, che ha bisogno di interventi, forse si potevano fare scelte di ulteriore priorità. Ma il nodo consiste nella possibilità, e quindi nell'impegno politico da parte della Giunta e dell'Assessore, di arrivare in Consiglio con degli impegni precisi.
Sono corsi sperimentali, le edizioni - e mi pare che dall'intervento dell'Assessore questo non sia emerso - sono abbastanza generiche, fanno affidamento sull'aspetto di controllo delle Camere di Commercio, sulla serietà delle organizzazioni - sulle quali non ho alcun dubbio - che organizzano questi corsi. L'impegno che vorremmo che qui venisse assunto è che, essendo corsi sperimentali, si provi quest'anno, dopodiché, alla fine dei corsi, si faccia una verifica seria su come sono andati, su cosa si è fatto, quali materie sono state trattate, anche se sono stabilite per legge, comunque, su come è stato l'insieme dei corsi, che tipo di approfondimento c'è stato. Su questo, l'Assessorato imposterà la deliberazione successiva. Non lasciamo trascorrere troppo tempo perché i corsi vengono già riconosciuti e una delle chiavi per poter adire ad essi è il fatto di avere già operato per due anni, quindi hanno avuto tempo ad avere la chiave di accesso, con ogni probabilità, molte persone.
Questo era il dubbio che avevamo perché, guarda caso, sono trascorsi più di due anni dalla legge. Dette tutte queste cose, non vogliamo fermare niente; vogliamo semplicemente che in questa sede venga assunto un impegno e che, alla fine di quell'impegno, non come succede per tante di quelle cose che diciamo, ci sia una verifica complessiva. E' tutto qui, Assessore.
'Quindi, nessun dubbio sulla lettera o sul tal deliberato o decreto ministeriale. Se c'è l'impegno, su questa deliberazione ci asteniamo benevolmente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Chiedo scusa al collega, ma in effetti, dopo una giornata di lavoro alla FIAT, ho inteso, nell'intervento, la richiesta specifica. Assumer certamente questo impegno, ma vorrei solo dire che la legge e, sì, del 1989, ma le materie e le modalità dell'esame sono stabilite con decreto del 21/2/1990, n. 300. Le stesse materie e modalità sono, quindi, previste da due decreti, l'uno del febbraio 1990, l'altro del dicembre 1990; di conseguenza non avremmo potuto che attendere il 21/12/1990 e siamo in realtà ad un anno e pochi mesi dall'emissione dei decreti che hanno indicato le materie e le modalità.
La Regione, osservando le indicazioni di legge previste dal legislatore, ha inteso programmare e svolgere questi corsi in Piemonte riconoscendo prioritariamente le Camere di Commercio e, qualora le stesse non potessero gestire questi corsi per ragioni organizzative, gli enti e i soggetti di cui alla legge n. 845. Comprendo le ragioni di questa fase che è certamente in prima applicazione, è sperimentale, quindi esprimo, anche per le motivazioni espresse dal collega, questo impegno politico che dovrà effettuare, all'atto della prima applicazione, dopo questo primo anno, una verifica e una dettagliata illustrazione anche delle metodologie, così come richieste dal collega Consigliere.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 22 voti favorevoli, 3 contrari e 6 astensioni.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Edilizia e norme tecnico-costruttive

Esame proposta di deliberazione n. 392: "Programmi edilizi ed urbanistici integrati (PEDI). Localizzazione dei fondi relativi ai programmi pilota. Legge n. 457178 biennio 198811989. Modifica della DCR n. 118715032 del 3011111989"


PRESIDENTE

Il punto 12) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 392.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 21 voti favorevoli, 7 contrari e 3 astensioni.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame proposta di deliberazione n. 399: "Recepimento del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per i lavoratori addetti ad attività di sistemazione idraulico-forestale e idraulico-agraria siglato in data 131611991 e del Contratto Integrativo Regionale Armonizzato siglato in data 281 111992"


PRESIDENTE

Il punto 13) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 399.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 28 Consiglieri presenti.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n. 8) non vengono computati per fissare il numero legale. Esame proposta di deliberazione n. 411: "Secondo prelievo dal fondo di riserva di cassa, di cui al capitolo n.15970 dello stato di previsione della spesa del bilancio 1992, della somma di L. 949.495.353 per consentire pagamenti relativi alla gestione dei residui. Approvazione della proposta formulata dalla Giunta regionale con deliberazione n. 38-14595 del 271411992"



PRESIDENTE

Passiamo al punto 19) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 411.
L'Assessore Gallarini ha presentato i seguenti emendamenti: 1) l'allegato citato al punto 1) del dispositivo della deliberazione è sostituito dall'allegato proposto con il presente emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 19 voti favorevoli e 10 astensioni.
2) Il secondo comma del dispositivo della deliberazione proposta è sostituito dal seguente: "2) La riduzione complessiva del fondo di riserva di cassa, di cui al capitolo 15970 del bilancio della Regione per l'anno 1992, è di L. 6.423.408.036".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 19 voti favorevoli e 10 astensioni.
Pongo in votazione la deliberazione così emendata, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 19 voti favorevoli e 10 contrari.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n. 8) non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento:

Rinvio argomenti prossima seduta


PRESIDENTE

Vengono rinviati ad altra seduta i seguenti argomenti: proposta di deliberazione n. 412: "Diritto allo studio nell'ambito universitario. Definizione per A.A. 1992 / 1993 dell'ammontare delle borse di studio e di altri servizi a prezzi differenziati delle fasce di reddito nonché dei requisiti di merito richiesti", di cui al punto 14) all'o.d.g.
proposta di deliberazione n. 334: "Approvazione del Piano naturalistico del Parco naturale dei Lagoni di Mercurago", di cui al punto 15) all'o.d.g.
progetto di legge n. 218: "Sanzioni relative alle normative contenute nel Piano naturalistico del Parco naturale dei Lagoni di Mercurago", di cui al punto 16) all'o.d.g.
proposta di deliberazione n. 350: "Variante al Piano naturalistico del Parco naturale della Val Troncea, approvato con deliberazione del Consiglio regionale n. 878-11123 del 27/07/1988", di cui al punto 17) all'o.d.g.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame progetto di legge n. 177: "Ordinamento professionale del Naturopata" (richiesta di iscrizione ai sensi dell'art. 34, comma quarto, del Regolamento interno) - (Rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Il punto 21) all'o.d.g. prevede l'esame del progetto di legge n. 177.
La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, eventualmente noi chiederemmo il rinvio in Commissione di questo progetto di legge, però vorremmo prima sentire le intenzioni del Presidente della Commissione. Visto che sono progetti di legge richiamati, perché presentati già da tempo, vorrei sapere se il Presidente della Commissione intende insabbiare ulteriormente il disegno, come è stato fatto fino adesso, oppure se intende metterlo in discussione in tempi ragionevoli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Leo.



LEO Giampiero

Vorrei dire una cosa ai colleghi della Lega Nord, ma ne approfitto per dirla a tutto il Consiglio anche se non pensavo di parlare di questo. Voi avete un Consigliere che fa parte della nostra Commissione, che è il Consigliere Bodrero. Quando abbiamo calendarizzato, fra immense difficoltà tutti i lavori - poiché sono un Presidente non autorevole, non autoritario ma sicuramente democratico - lo abbiamo fatto decidendo tutti insieme. Il Presidente Leo non ha insabbiato niente. Anzi, essendo contro le "insabbiature", ho chiesto a tutta la Commissione cosa voleva fare, abbiamo deciso insieme le priorità, e io mi sono rimesso alle decisioni della Commissione. Qui ci sono Consiglieri che considero preziosi per il lavoro della Commissione e che possono testimoniare che tutti insieme abbiamo deciso la scaletta.
Io ho anche proposto di triplicare le sedute della Commissione, ma non c'è stato un consenso unanime ed entusiasta su questa proposta, anche perché i Consiglieri sono abbastanza impegnati. Devo dire che alcuni Consiglieri sono sempre presenti, altri un po' meno, e abbiamo anche dovuto mettere a verbale che sovente il numero legale è garantito da un Gruppo di opposizione; io di più non posso fare.
Ad ogni modo, l'ordine di lavori viene sempre concordato unitariamente dalla Commissione: se lo si vuole cambiare, si dica cosa mettere prima e cosa mettere dopo, caro Presidente!



PRESIDENTE

Credo che il Consigliere Rabellino non sia soddisfatto; prego.



RABELLINO Renzo

Indubbiamente non sono soddisfatto; rinviamo pure la questione in Commissione, ma tenete presente che, a norma di Regolamento, al sessantesimo giorno noi la richiameremo di nuovo in aula. Se vogliamo, fra tutti potrebbe esserci l'impegno a discuterla.
Per quanto riguarda, i lavori delle Commissioni (questo è un discorso generale) - e di questo vorrei far carico l'Ufficio di Presidenza - sarebbe interessante avere un dato statistico su quanti disegni di legge delle opposizioni, cioè delle minoranze sono stati discussi; credo quasi nessuno.
Casualmente, per questi progetti di legge non c'è mai lo spazio, perché le Commissioni sono sature; però, se si tratta di far passare i disegni della Giunta, allora non ci sono problemi, si trova anche il tempo, cinque minuti prima del Consiglio, per riunire le Commissioni e far passare tutto. Questo per rispondere all'intervento del Consigliere Leo.
Posso capire che le Commissioni siano intasate; molto probabilmente convocandole in modo più sollecito e razionalizzandone i lavori, oppure, a questo punto, rivedendo le Commissioni e magari creandone qualcuna in più per non concentrare tutto sugli stessi Consiglieri, riusciremmo a snellire i lavori del Consiglio.
Comunque, per questo disegno di legge chiediamo il rinvio in Commissione, tenendo presente il termine dei 60 giorni.



PRESIDENTE

Pongo dunque in votazione il rinvio in Commissione del progetto di legge n. 177.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 33 voti favorevoli e 1 astensione (non ha partecipato alla votazione un Consigliere).


Argomento: Province

Esame progetti di legge n. 227: "Istituzione della Provincia di Ivrea" e n. 228: "Istituzione della Provincia di Alba-Acqui" (Richieste di iscrizione ai sensi dell'art. 34, comma quarto, del Regolamento interno) - (Rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Passiamo ai punti 22) e 23) all'o.d.g. che prevedono l'esame dei progetti di legge n. 227 e n. 228.
La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Il discorso è molto semplice. Anche in questo caso siamo disponibili ma anche qui vorrei sentire il Presidente della Commissione - al rinvio in Commissione. Mi pare che non ci siano grossi problemi; si tratta semplicemente di capire se c'è la volontà politica di portare avanti i due disegni di legge o no. Non penso che la Commissione sia così oberata da non poter discutere di queste cose; ripeto, il discorso è solo quello di dire sì o no.
Sulle delimitazioni delle due Province noi avevamo già dichiarato - e mi pare ci sia anche nella relazione - un'ampissima disponibilità a discutere i confini, i limiti, ovviamente nell'ambito della legge n. 142 che prevede i 200.000 abitanti. Noi abbiamo la piena e totale disponibilità sulla delimitazione; se c'è un impegno da parte della Commissione di affrontare il discorso in tempi brevi, non credo ci siano grosse difficoltà.
Con il rinvio in Commissione, anche in questo caso ricorreremo al Regolamento e li richiameremo in aula entro 60 giorni. Non ci sono problemi di articolati, gli articoli sono due, per cui non penso ci siano grossi problemi anche per la discussione in aula.



PRESIDENTE

Rispondo io, perché in parte è interessata la Commissione sugli adempimenti della legge n.142 e in parte la I Commissione. Con l'Assessore Nerviani ci si è impegnati ad avviare quanto prima una discussione approfondita su questi temi, sia sotto il profilo politico che sotto il profilo giuridico-istituzionale.
L'Assessore Nerviani doveva portare un documento che è ancora in fase di elaborazione, per cui quella può essere la sede nella quale discutere tutto questo pacchetto, cioè sia il disegno di legge n. 227 che il n. 228.
La parola al Presidente della I Commissione, Zanoletti.



ZANOLETTI Tomaso

Concordo con quanto lei ha detto, però mi permetto di aggiungere che disegni di legge di quel tipo non sono proponibili: bisogna seguire un'altra strada.



PRESIDENTE

Infatti c'è un profilo di ordine politico e uno di ordine giuridico: li affrontiamo in Commissione.
Pongo dunque in votazione il rinvio in Commissione dei progetti di legge n. 227 e n. 228.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 33 voti favorevoli (non ha partecipato alla votazione un Consigliere).


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 210: "Regolamento per i servizi da eseguire in economia da parte degli uffici regionali" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 24) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 210.
La parola all'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore regionale

Aspetto l'input dall'Assessore Lombardi, che non mi è ancora arrivato.
Quindi, propongo di togliere la proposta di deliberazione dall'o, d.g.



PRESIDENTE

Per il momento rinviamo la discussione; in sede di riunione dei Capigruppo decideremo come procedere; eventualmente, la Giunta la ritirerà.


Argomento:

Rinvio argomenti prossima seduta (seguito)


PRESIDENTE

Vengono rinviati ad altra seduta i seguenti argomenti: proposta di deliberazione n. 354: "Legge n. 513/77, art. 29.
Autorizzazione allo IACP di Vercelli al trasferimento in proprietà agli assegnatari di n. 31 alloggi di edilizia residenziale pubblica", di cui al punto 25) all'o.d.g.
proposta di deliberazione n. 359: "Legge n. 513/77, art. 29.
Deliberazione CR n.1060-8418 in data 22/06/1989. Assestamento confermativo del Piano di cessione, da parte dello IACP della Provincia di Torino, di n.
3.403 alloggi di edilizia residenziale pubblica", di cui al punto 26) all'o.d.g.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 372 sull'accesso ai prepensionamenti ex lege n. 237191 presentato da industrie piemontesi


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 372, di cui al punto 27) all'o.d.g., presentato dai Consiglieri Picchioni, Rossa, Goglio, Marchini Ferrara, Marengo e Porcellana.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte riunito in data 19 maggio 1992 "appreso che il Governo dovrà decidere, tra le aziende che hanno presentato istanza quali potranno accedere ai prepensionamenti ex lege n. 237/91, art. 3 appreso altresì che le istanze delle imprese piemontesi riguardano un totale di 4.600 unità circa su oltre 40.000 lavoratori interessati a livello nazionale mentre il peso, sia in termini occupazionali che di proporzione di ricchezza, dell'industria piemontese è ben superiore ad un decimo del relativo ammontare nazionale che lo scorso anno parecchie istanze di aziende piemontesi, pur possedendo i requisiti di legge ed operando in settori strategici, non sono state ammesse, penalizzando fortemente la nostra Regione. Esemplare in questo senso è il caso della DEA dà mandato alla Giunta regionale di richiedere al Governo e al CIPE l'accoglimento di tutte le istanze piemontesi, purché in regola con i requisiti di legge, procedendo in ogni caso secondo le priorità settoriali e territoriali già verificate dalla Giunta con le Associazioni imprenditoriali e sindacali del Piemonte e che riguardano aziende appartenenti a settori in ristrutturazione, quali.
a) trasporti, veicolistica e relativa componentistica e indotti, tra cui FIAT, IVECO, Altissimo, Way Assauto, ecc.
b) chimica, gomma, plastica c) abbigliamento.
Il Consiglio regionale del Piemonte dà inoltre mandato alla Giunta di far rilevare al Governo: come le priorità di rilevanza sociale, indicate nella delibera attuativa del CIPE, debbano tener conto delle reali differenze esistenti nel territorio piemontese dove sono riconosciute zone di forte deindustrializzazione anche ai fini del Regolamento CEE n. 2052 come vadano considerate assolutamente prioritarie le aziende appartenenti a settori in ristrutturazione e collocate in aree di crisi, a partire da quelle che lo scorso anno non hanno ottenuto l'accoglimento delle loro istanze, riproposte per il 1992.
Il Consiglio regionale invita pertanto la Giunta a richiedere, anche a nome dell'intero Consiglio, un incontro con il Governo e con i Ministri membri del CIPE, per illustrare le richieste contenute nel presente ordine del giorno e compiere con il Governo stesso una riflessione organica sullo stato dell'industria piemontese, con particolare attenzione ai settori ed alle aree critiche".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Questioni internazionali

Esame mozione n. 373 e ordine del giorno n. 385 sulla situazione in Bosnia Erzegovina


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la mozione n. 373, presentata dai Consiglieri Cucco, Vaglio, Segre, Majorino, Marino, Rabellino, Fiumara, Zacchera Picchioni, Miglio, Giuliano e Porcellana, e l'ordine del giorno n. 385 presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti, di cui al punto 28) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Le cose si stanno evolvendo con una velocità impressionante e drammatica. Secondo me, la cosa più importante dell'ordine del giorno è il dispositivo, che dà un colpo alla Giunta e all'Ufficio di Presidenza per organizzarsi in vista dell'eventuale accoglimento dei profughi in Piemonte qualora ci saranno.
Si sta già parlando da molto tempo di questa cosa; la scorsa settimana c'è stata la Consulta europea e doveva anche esserci il Comitato di solidarietà, che poi è slittato.
Il valore dell'ordine del giorno sta soprattutto nella seconda parte la parte politica è già superata in parte dalle stesse Nazioni Unite, che hanno fatto quello che chiedevamo già un mese fa. Proporrei comunque di procedere alla votazione, in quanto la rilevanza politica sta anche nel prendere delle posizioni e non soltanto nel dire delle cose nuove sulla materia.



PRESIDENTE

Sulla mozione n. 373 il Consigliere Cucco ha presentato i seguenti emendamenti: 1) secondo paragrafo, prima pagina, si cancellino le parole "come complice degli aggressori e dei razzisti e militaristi" 2) secondo foglio, dopo la parola "Croazia" si aggiungano le parole: "in particolare si impegna affinché gli aiuti siano inviati nelle regioni dove oggi sono raccolti i rifugiati, evitando il più possibile la dispersione di centinaia di migliaia di profughi in tutta Europa.
Nel caso in cui si arrivasse comunque all'accoglimento di profughi in Piemonte, la Regione si impegna a coordinare i Comuni affinché siano immediatamente disponibili i servizi di assistenza ed accoglienza per coloro che saranno ospitati dai Comuni stessi, con particolare riferimento alle specifiche esigenze di donne e bambini; con apposito provvedimento l'Ufficio di Presidenza del Consiglio e la Giunta regionale stanzieranno una quota di finanziamento per la realizzazione dei progetti di assistenza ai profughi" 3) dopo il paragrafo intitolato "impegna" si aggiunga il seguente nuovo paragrafo: "rinvia alla Consulta regionale europea lo studio di specifiche iniziative sul tema della garanzia dei diritti delle minoranze etnico religiose con riferimento all'assetto politico istituzionale comunitario e di specifiche iniziative di collaborazione e scambio con le regioni e gli Stati di quella parte dell'Europa".
La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Ho accolto una richiesta del Gruppo socialista per togliere una frase che non cambia il valore politico del documento e che è di condanna della politica europea attuata. Propongo quindi di togliere la parola "complice" che poteva sembrare troppo forte, e questo lo avevano chiesto i colleghi Fiumara e Rossa che avevano firmato il documento. Inoltre c'è un'aggiunta che specifica maggiormente le condizioni per operare sui profughi.
Il riferimento alle specifiche esigenze di donne e bambini non è casuale, perché la maggior parte dei profughi che arrivano dalla Bosnia sono donne e bambini, che hanno lasciato i propri uomini a combattere o a farsi uccidere dai serbi in quelle zone. Per cui ospitare donne e bambini non è come avere ospitato gli albanesi; ci sono delle situazioni più particolari da affrontare.
L'ultimo paragrafo che chiedo di inserire è relativo ad un argomento discusso in Consulta regionale, ed è uno dei temi che sottendono la questione serbo-croata dell'ex Jugoslavia, sollevata in parte nella Consulta europea. Chiediamo che la Consulta si esprima e proponga delle iniziative in tal senso.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Questo emendamento ci impegna sul piano dei Comuni. Una cosa è dare un apporto organizzativo, ma che noi possiamo sostituire i Comuni...



PRESIDENTE

Consigliere Cucco, non credo che l'argomento possa essere affrontato in questa maniera.
La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Io invece ritengo che sia giunto il momento di trattarlo, perché con la storia del rinvio si vuole far passare una posizione politica che è di tutt'altro tipo sulla Croazia.
L'emendamento si può anche variare, magari aggiungendo una parola che indichi le funzioni di coordinamento piuttosto che l'impegno diretto.
Rimane il fatto, però, che a forza di rinviare non si è ancora trattato l'argomento.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Se si tratta di coordinamento, possiamo accettarlo come emendamento.
Parlo per quello che impegna la Giunta; non posso sostituirmi ai Gruppi per quello che riguarda le altre questioni relative all'atteggiamento dei Gruppi. Come Giunta, qualora ci siano degli immigrati a svolgere il coordinamento delle competenze comunali, possiamo assumerne l'onere, ma non oneri diretti che non potremmo assolvere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Una questione preliminare: invito i colleghi firmatari, in particolare il collega Cuccò, ad esaminare intanto la possibilità di stralciare dal documento complessivo la parte relativa agli aiuti e al ruolo che la Regione dovrebbe avere in tal senso. E' un argomento specifico che ha una sua dignità e una sua autonomia.
In secondo luogo, faccio presente che il documento, che noi non abbiamo sottoscritto, contiene alcuni punti a nostro giudizio molto delicati e credo anche discutibili, per cui non è svolgibile una discussione su due piedi.
Per questo motivo ritengo che ci sia una questione di grande urgenza che è quella di predisporre tutto quello che riguarda gli aiuti. Quindi propongo lo stralcio dal documento del punto sugli aiuti. Se poi si va alla discussione della parte politica del documento, è chiaro che si andrà ad un dibattito politico in cui ognuno esprimerà la propria opinione, e quindi questo richiederà un tempo più lungo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Vorrei essere molto chiaro su questo argomento. Se volessi portare a casa un risultato di tipo umanitario; stralcerei la parte che impegna la Giunta e lascerei da parte la discussione politica. Siccome sulla materia bisogna chiarire la parte politica che precede l'impegno umanitario, perch questo è il punto fondamentale, io non ritengo di stralciare nulla. Si vada alla discussione e ognuno assuma le proprie posizioni sul documento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Sono perfettamente d'accordo con quanto ha detto il collega Cucco.
Avevamo già assistito a questa farsa dei rinvii in occasione prima della questione croata e successivamente di quella slovena, dove guarda caso gli avvenimenti avevano dato ragione a coloro che avevano presentato certi documenti, con i quali si chiedeva un impegno del Consiglio ad attivarsi presso il Governo per riconoscere immediatamente Slovenia e Croazia.
Molto probabilmente anche quella volta la Regione aveva perso l'occasione di anticipare gli avvenimenti, cioè quella di vedere non il futuro, ma la realtà. Ancora una volta dobbiamo prendere atto di una situazione.
Mi pare ci sia anche un giudizio politico da dare; posso immaginare quali siano i punti discutibili da parte del Gruppo PCI-PDS: Indubbiamente se si intende discutere un giudizio nei confronti del regime comunista vetero comunista-serbo, noi non siamo disponibili. Noi siamo disponibili a dare immediatamente un giudizio, che è sotto gli occhi di tutti. Per cui non ritengo sia il caso di stralciare nulla, ma vedere e votare il documento; ognuno si prenda le responsabilità sul documento nel modo integrale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Avevo presentato un altro ordine del giorno, ma lo illustrer successivamente. Sul documento presentato da un ampio arco di forze politiche, ritengo sia una forzatura il pretendere che, insieme all'obiettivo - palesato anche da parte dei presentatori - di garantire una risposta, anche istituzionale in termini umanitari, ai problemi causati da questo conflitto interetnico, passi un giudizio complessivo, che è politico, e che andrebbe approfondito: insomma un "percorso" che io non mi sento di condividere in questa sede proprio perché viene utilizzato strumentalmente.
Pertanto, rispetto a questo ordine del giorno ritengo di non partecipare alla votazione, e chiedo che quello presentato da me e dal collega Chiezzi sia preso in considerazione dalle forze presenti in questo Consiglio, poiché siamo disponibili a raccogliere altre firme fra quanti lo ritengono un ordine del giorno condivisibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente e colleghi, ho l'impressio-ne che noi non cogliamo la tragicità della situazione: mentre stiamo qui a discutere su un aggettivo quel Paese è martoriato e ha montagne di morti. Non mi sembra che le distanze siano tali da impedire la votazione di un documento. Ho parlato con il collega Monticelli per capire quali erano gli aspetti; per quanto riguarda la prima parte, mi sembra non vi sia alcun dubbio sulla gravissima e pesante responsabilità dell'esercito ex federale jugoslavo, che si presenta ancora come serbo-montenegrino. Non ci sono dubbi, eccetto quelli su coloro che stanno conducendo questa macabra danza della morte un po' dappertutto; non è che tutti gli altri siano degli stinchi di santo, per la verità è che chi rappresenta il nucleo centrale forte della distruzione della balcanizzazione, della montagna di morti e dei fiumi di sangue prima di tutto è, questo esercito.
Nel documento c'è un punto dove si dice: "Il Governo si faccia promotore di denunciare e processare". Io suggerisco di togliere la parola processare, ma denunciamo pure alla comunità internazionale quello che accade; d'altro canto, l'embargo deciso dall'ONU (con l'astensione di due sole nazioni) è la conferma che c'è una valutazione che accomuna il mondo intero nei confronti della responsabilità delle forze armate e dei dirigenti politici di Belgrado.
Quindi io faccio un appello a che il documento, che tra l'altro noi abbiamo sottoscritto, depurato della parola "processare", che effettivamente è un po' forte e forse politicamente non ci compete, possa essere votato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

La proposta di mozione da me predisposta ricalca in forma addolcita una proposta di mozione che è oggi all'o.d.g. della Camera dei Deputati, che credo verrà discussa la prossima settimana, firmata da più di 370 deputati il primo firmatario è Marco Pannella, il secondo è Formigoni e poi ci sono i rappresentanti di tutti i partiti ai massimi livelli (il Capogruppo del PSI, il Capogruppo del PCI-PDS, ecc.), tranne Rifondazione Comunista.
Sono veramente un po' stupito da questo tipo di alchimie sui termini.
Se è vero che la Serbia è il responsabile di quanto è accaduto, non si capisce come mai non si debba riconoscerlo a livello internazionale e chiedere anche questo tipo di cose. Dopodiché personalmente non ne faccio una questione di principio, anche perché a mio avviso la parte prioritaria oltre alla denuncia politica contenuta nella prima parte e che non si toglie (secondo me è molto chiara), la parte che più ci compete è quella della Giunta, che è contenuta nell'emendamento.
Non ne faccio quindi una questione di principio; voglio soltanto sottolineare che su questa vicenda, proprio perché si tratta di una questione di principio, si arriva di nuovo frammentati chiedendo lo smorzamento di un documento che invece è, a mio avviso, molto blando rispetto alla drammatica situazione che si vive alle nostre porte.
All'ONU stanno decidendo se entrare in guerra contro la Serbia, mentre noi stiamo qui a decidere se dobbiamo chiedere la denuncia o il processo dei responsabili del regime serbo; del regime serbo, non della popolazione serba. Così come ho detto altre volte, la dimostrazione di un atteggiamento forte nei confronti del regime di Milosevich dà spazio, dà voce agli oppositori interni della Serbia, così com'e stato, perché dopo le dichiarazioni di Bush e dopo le dichiarazioni del Consiglio delle Nazioni Unite, gli oppositori di Milosevich hanno finalmente potuto trovare voce e cercare di fermare questo dittatore.
A questo servono queste prese di posizione, e anche la nostra, volendo in piccola parte può contribuire in questa direzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Mi rendo cento di andare un po' contro corrente; adesso apprendo dal collega Cucco che sto andando contro corrente anche rispetto ad esponenti nazionali del mio stesso partito. Però ho la cocciutaggine di dare importanza alle parole e ai concetti e anche di cercare di capire, perch altrimenti non capisco cosa ci stiamo a fare qui.
Collega Cucco, noi non stiamo facendo un volantino di battaglia; siamo un'assemblea elettiva, e se interveniamo su questioni di questa drammaticità dobbiamo farlo con quel senso della responsabilità e della misura che è corretto avere in un'assemblea elettiva.
La questione di processare i responsabili del regime serbo, caro Cucco è questione che proprio nella storia recente s'è fatta solo a Norimberga.



CUCCO Vincenzo

Appunto!



MONTICELLI Antonio

Appunto! Ma io, prima di dire che siamo arrivati a Norimberga, rispetto alla vicenda jugoslava, se permetti ci penso!



CUCCO Vincenzo

Nel frattempo lì si ammazza!



MONTICELLI Antonio

Non accetto di sposare così acriticamente una lettura della realtà questa è violenza ideologica, se mi è consentito! Dire che nella tragedia jugoslava le responsabilità sono solo da una parte è violenza ideologica.
Non è vero. E' sacra santamente vero che oggi c'è una responsabilità gravissima del governo serbo e l'ONU l'ha riconosciuto e ha stabilito le sanzioni. Ma la storia di quella tragedia non può essere letta così, se vogliamo essere seri, perché non è vero che è così, perché c'è una responsabilità spaventosa della destra sciovinista croata. La spartizione della Bosnia fra chi è stata 'fatta? Non solo dai serbi! Allora pretendo di avere il diritto di ragionare e di dare importanza alle parole, visto che siamo un'assemblea elettiva. Per questo ho proposto lo stralcio del punto sugli aiuti. Se questa cosa non viene mantenuta, a nome del mio Gruppo, al limite a nome personale, su questo testo mi astengo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Sottoscrivendo il documento, avevo proposto di togliere la parte del processo, perché voglio far rilevare che effettivamente una differenza tra Norimberga e Belgrado c'è. C'è un qualcosa di diverso, a meno che non scopriamo che anche lì ci sono stati Mathausen e Auschwitz, può anche darsi.. C'è uno stato di guerra: noi dobbiamo fermare lo stato di guerra fare quello che ha fatto l'ONU, denunciare la pesante e grave responsabilità dei serbi.
D'altro canto, non è una cosa che scopriamo oggi. L'aspirazione della grande Serbia è nota nella storia: il colpo di rivoltella di Sarajevo sessant'anni fa, fu il detonatore della prima guerra mondiale.
Voto il documento, proponendo di togliere la parola "processare", che non mi pare rispondente alla denuncia politica ed alla presa di posizione che per ora deve essere tenuta strettamente sul piano della posizione politica.



PRESIDENTE

Riepilogo brevemente. E' stata presentata la mozione n. 373 dei Consiglieri Cucco, Vaglio, Segre, Majorino, Marino, Rabellino, Fiumara Zacchera, Picchioni, Miglio, Giuliano e Porcellana. Il Consigliere Cucco ha presentato un emendamento, che verrà inserito all'interno del corpo della mozione qualora gli altri firmatari lo accolgano.
Pongo in votazione la mozione nel testo originale: "Il Consiglio regionale del Piemonte, considerato che: la politica di guerra e razzista condotta dal regime di Belgrado che ieri in Croazia, oggi in Bosnia-Erzegovina, massacra popolazioni costringendo oltre un milione di persone alla condizione di profughi opprime due milioni di albanesi del Kossovo, distrugge sistematicamente città e monumenti che appartengono alla civiltà umana, semina odio razziale erigendolo a moralità politica e di Stato la politica della comunità internazionale, in primo luogo della Comunità europea, è concausa dell'attuale tragedia, come complice degli aggressori e dei razzisti e militaristi e che serve una urgentissima ed energica presa di posizione con adeguate misure e sanzioni, per togliere ogni tipo di appoggio o considerazione internazionale del regime serbo chiede che nessun riconoscimento sia conferito in sede internazionale comunitaria europea ed italiana alla nuova entità denominata Repubblica federale di Jugoslavia che immediatamente sia negato ogni rapporto con i rappresentanti dell'ex Repubblica Jugoslava, rifiutando il principio della continuità fra questa e quella, senza riserve e senza ritardi che si ritiri quindi immediatamente ogni rappresentante presso l'ex Repubblica Jugoslava e che tutti i suoi pretesi rappresentanti non siano riconosciuti come tali né come rappresentanti della nuova entità, non riconosciuta e non riconoscibile allo stato degli atti chiede che il Governo italiano escluda fin d'ora qualsiasi riconoscimento nelle future trattative di pace alla situazione di fatto di 'ridistribuzione etnica ' perseguita ed imposta con la guerra, il massacro ed il terrore che il Governo italiano chieda immediatamente al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di decretare l'embargo totale nei confronti delle Repubbliche di Serbia e Montenegro, l'interdizione dello spazio aereo e marittimo della ex Jugoslavia a qualsiasi velivolo o nave militare finché l'esercito non si sia ritirato dalla Bosnia-Erzegovina e dalla Croazia ed il Governo abbia liberato tutti i prigionieri che il Governo italiano si faccia portavoce a livello internazionale della richiesta di denunciare e processare i responsabili del regime serbo di crimini di guerra e comuni impegna la Giunta regionale piemontese e l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale ad intraprendere tutte le misure possibili di aiuto per i profughi ed i rifugiati della Bosnia-Erzegovina e della Croazia invia il presente ordine del giorno al Presidente del Parlamento europeo, al Presidente di turno del Consiglio dei Ministri della Comunità europea, al Presidente della Commissione delle Comunità europee, al Presidente della Repubblica italiana, al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Presidenti della Camera dei Deputati e dei Senatori".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La mozione è approvata con 25 voti favorevoli e 2 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
Pongo ora in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Cucco annunciato precedentemente.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 26 voti favorevoli e 4 astensioni.
Tale emendamento verrà quindi inserito nel documento.
La parola al Consigliere Maggiorotti per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 385.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

L'ordine del giorno sottolinea un punto fondamentale, cioè il fatto che si provveda ad un immediato e totale embargo delle forniture di armi leggere e pesanti e che il piano per i profughi sia internazionalizzato avendo come obiettivo quello di mantenere gli stessi cittadini il più vicino possibile, se non all'interno del paese, garantendone una vita dignitosa e non soltanto una sopravvivenza. Sottolineo in particolare l'obiettivo di garantire la permanenza delle minoranze all'interno degli attuali confini nei diversi paesi in cui si è frammentata l'ex Jugoslavia rammentando l'importanza del garantire che questi paesi continuino a realizzarsi come società multietniche, come nel passato si sono realizzate.



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, pongo in votazione l'ordine del giorno n.
385, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, considerato che il tentativo di spartizione della Bosnia-Erzegovina (tra Serbia e Croazia) costituisce una palese violazione dei principi di Helsinki che sancisco no l'intangibilità delle frontiere fra stati indi pendenti tale spartizione, lungi dal conseguire la pace, è tesa sia ad una 'ripulitura' del territorio sic alla ridistribuzione delle popolazioni su base etnica, in un anacronistico tentativo di dividere persone che hanno convissuto insieme per secoli dando vita a radicate forme di integrazione multietnica ribadisce il principio dell'intangibilità delle frontiere e la necessità di garantire la convivenza multietnica attraverso equilibri istituzionali e la tutela delle minoranze richiede con forza l'immediato ritiro dal territorio della Repubblica di Bosnia-Erzegovina dei reparti serbi e croati, regolari ed irregolari, la sospensione immediata delle incursioni dell'aviazione serba, accompagnando tale processo con l'avvio di un disarmo controllato ed equilibrato di tutte le milizie di parte (serbo-bosniaca, croato-bosniaca, musulmana) e composte da residenti autoctoni di promuovere in sede europea e ONU un immediato e totale embargo di tutte le forniture di armi leggere e pesanti con relativi munizionamenti alle parti in guerra, da attuarsi tramite severe sanzioni nei confronti degli eventuali paesi trasgressori di tale embargo di attivare, a livello CSCE, un tavolo negoziale per la ricerca di soluzioni dei problemi pendenti tra le Repubbliche dell'ex Jugoslavia di promuovere un piano internazionale per i profughi, senza alcuna distinzione di etnia, consentendo ai Paesi vicini (Slovenia, Croazia Serbia, Montenegro) di garantire condizioni di vita decenti ai profughi stessi, impedendo la loro strumentalizzazione politica o militare. A questi Paesi bisogna assicurare un'adeguata assistenza economica, affinché possano far fronte alle condizioni igieniche, sanitarie e generali dei profughi, i cui campi devono essere sottoposti alla giurisdizione dell'Alto Commissariato per i Profughi e i Rifugiati di garantire l'asilo politico e l'assistenza economico-sociale fino alla fine delle ostilità ai migliaia di giovani obiettori di coscienza che si sono rifiutati o si rifiuteranno di continuare a combattere una guerra spietata e fratricida".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 3 voti favorevoli e 26 astensioni (non ha partecipato alla votazione un Consigliere).


Argomento:

Rinvio argomenti prossima seduta (seguito)


PRESIDENTE

Vengono rinviati ad altra seduta i seguenti argomenti mozione n. 348 del Consigliere Chiezzi relativa alla chiusura di "Stampa Sera", di cui al punto 29) all'o.d.g.
ordine del giorno n. 368 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti sulla sospensione scatto contingenza di maggio, di cui al punto 30) all'o.d.g.
mozione n. 317 dei Consiglieri Foco, Cavallera, Rossa, Bresso, Coppo Dameri, Ferraris e Rivalta e ordine del giorno n. 355 dei Consiglieri Miglio, Giuliano e Segre sulla costruzione di un impianto di smaltimento rifiuti RSAU nel Comune di Borgoratto (AL), di cui al punto 31) all'o.d.g.
ordini del giorno n. 344 dei Consiglieri Rossa ed altri e n. 358 dei Consiglieri Rabellino, Bodrero e Vaglio relativi alla chiusura del reparto di Ostetrica e Ginecologia dell'Ospedale Mauriziano di Valenza, di cui al punto 32) all'o.d.g.; - mozione n. 336, richiamata in aula dai Consiglieri Majorino e Zacchera ai sensi dell'art. 91, comma secondo, del Regolamento interno, su affidamento campagna pubblicitaria regionale a favore del trasporto pubblico in Piemonte, di cui al punto 33) all'o.d.g.
L'opportunità di mantenere all'o.d.g. l'ordine del giorno presentato dal Gruppo Verdi sulle comunicazioni della Giunta regionale in ordine alle dichiarazioni giornalistiche del Consigliere Ferrara, di cui al punto 34) all'o.d.g., è rinviata alla decisione della Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari.


Argomento: Variazioni di bilancio

Esame progetto di legge n. 265: "Prima variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1992"


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. il progetto di legge n. 265.



(Commenti da parte dell'Assessore Gallarini)



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'iscrizione all'o.d.g. del progetto di legge n.
265.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 31 voti favorevoli e 6 astensioni.
Passiamo pertanto all'esame di tale progetto di legge.
Relatore è il Consigliere Ferraris, che ha quindi la parola.



FERRARIS Paolo, relatore

Do per lettala relazione il cui testo, a mani dei Consiglieri, recita: "Illustre Presidente, signori Consiglieri, le variazioni, proposte dalla Giunta regionale con il disegno di legge n. 265: 'Prima variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1992', trovano giustificazione in quattro ordini di problemi.
Il primo risale ai lavori consiliari relativi all'adozione del bilancio di previsione per il 1992. Tali lavori si protrassero a lungo e pertanto si dovettero presentare quattro note di variazione, l'ultima delle quali, non esaminata, venne trasformata nella prima versione del disegno di legge, di cui si tratta.
Un secondo ordine di problemi va ricercato nella necessità di iscrivere assegnazioni statali vincolate, le cui 'dimensioni' finanziarie non erano a conoscenza della Regione durante la preparazione del bilancio di previsione (si vedano, come esempio, le iscrizioni relative al fondo per il ripianamento dei disavanzi delle aziende di trasporto, le iscrizioni relative all'adeguamento dei capitoli della formazione professionale dell'edilizia ed in generale di altre iscrizioni statali).
Un terzo ordine di problemi attiene ad una anticipazione di variazioni normalmente effettuate in assestamento, che riguardano un numero limitato di capitoli sui quali vengono iscritte le economie verificate sui capitoli di assegnazioni statali vincolate (sono soprattutto le iscrizioni proposte per l'Assessorato all'industria, per una somma complessiva di circa '4 miliardi e mezzo). La variazione di bilancio proposta con il disegno di legge n. 265 pone complessivamente in movimento poco più di 170 miliardi di lire. In realtà le risorse regionali impiegate ammontano a circa 14 miliardi di lire che vengono reperiti in due modi: mediante una riduzione di circa 2, miliardi del capitolo relativo al fondo di riserva per le spese obbligatorie e mediante un aumento delle somme iscritte sul capitolo nel quale vengono introitate le somme, di spettanza della Regione, relative all'addizionale all'imposta di consumo sul gas metano. Tale iscrizione è comunque possibile, in quanto il capitolo competente è attualmente sottostimato a causa dell'incertezza di comportamento dell'Amministrazione centrale dello Stato sull'addizionale industriale, che pare essersi risolta solo recentemente. La Regione dovrebbe introitare, in più rispetto a quanto iscritto, circa 50 miliardi di lire.
La I Commissione consiliare ha preso in esame il disegno di legge presentato dalla Giunta e, dopo un'approfondita valutazione e discussione lo ha approvato a maggioranza nella seduta del 28 maggio scorso.
In considerazione di quanto sopra esposto, se ne raccomanda l'approvazione anche da parte di questo Consiglio".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buzio.



BUZIO Alberto

Penso valga la pena fare un brevissimo intervento su questa variazione di bilancio per l'anno finanziario 1992. Se è vero che la manovra non è di grande consistenza sul piano delle risorse libere regionali, tuttavia qualche riflessione va fatta più in generale, soprattutto sullo spostamento relativo ai fondi vincolati dello Stato. Sul versante dell'entrata delle 10 lire al metro cubo per il gas metano, dopo alcuni provvedimenti legislativi contrastanti, l'aumento viene finalmente esteso all'industria, con decorrenza ai primi di febbraio.
Questa legge di variazione suggerisce comunque un'osservazione, e cioè come la Giunta regionale intenda affrontare, ai primi di giugno, la manovra finanziaria più in generale.
Il nostro Gruppo aveva chiesto, in sede di dibattito sul bilancio 1992 (e pareva fosse un fatto pacifico), che prima di discutere riassestamento di bilancio si desse priorità politica al Piano di sviluppo e quindi si facesse precedere la discussione dell'aggiornamento del Piano di sviluppo con le relative necessità di spesa annuale e pluriennale. Il tutto, in un processo di coinvolgimento democratico, attraverso le consultazioni, così come prevedono lo Statuto e la L.R. n. 16, con la piena partecipazione al sistema delle autonomie - e, al punto attuale, stante la grave crisi occupazionale che attanaglia il Piemonte - delle organizzazioni degli imprenditori, dei lavoratori e di tutte le categorie economiche e sociali.
Queste erano le richieste e mi pareva che ci fosse l'impegno delle forze politiche. Tuttavia, in sede di Commissione, ci è parso che non fosse proprio esattamente così. Tra l'altro, se non fosse stato così, non si capisce come si poteva affermare, solennemente, che il bilancio 1992 approvato era solamente un bilancio tecnico, mentre il bilancio politico vero doveva essere l'assestamento di bilancio. Anche oggi questo assestamento di bilancio si prefigurerebbe come il fatto fondamentale e più significativo. Se si voleva che questo assestamento di bilancio fosse il bilancio vero, non si capisce quando si farà quel processo di consultazione, cosa che richiede un certo tempo. Se si vuole far precedere questo all'aggiornamento del Piano di sviluppo, non si vede come si possa prima della pausa estiva, approvare l'assestamento, dopo che la Giunta ha approvato il consuntivo.
A prescindere da questo fatto, ci si chiede se sarà possibile o come intende la Giunta presentare la complessiva manovra finanziaria: se si intendono applicare, in questa situazione di grave crisi, le addizionali e se sì, in quale misura. In effetti, anche a livello di Commissione l'orientamento pareva fosse quello di applicare al massimo le addizionali che, tra l'altro, nel nostro caso significherebbe abbattere sui cittadini sui lavoratori, un ulteriore pesante onere, che si aggiungerebbe agli oneri fiscali già gravi.
Nei giorni scorsi abbiamo appreso che il buco nella sanità è una voragine: più di 900 miliardi; di conseguenza, le addizionali servirebbero a malapena, se fossero adottate, a coprire la spesa sanitaria, ammesso che riescano a farlo e come del resto prevede la legge n. 412.
Stante la situazione, l'assestamento rischia di essere un fatto meramente tecnico, e non quel bilancio vero su cui oggi si ragionava e che doveva prefigurare linee politiche di intervento sul versante dell'occupazione in risposta alla grave crisi economica. Il provvedimento di oggi e questa variazione rischiano quindi di essere l'unica manovra finanziaria dopo il bilancio approvato. Oppure, questo ragionamento non vale e si lavora per un contenimento della spesa sanitaria; però dobbiamo cercare di essere realisti. Non mi pare che si lavori in questa direzione d'altra parte, cosa ha fatto la Regione per contenere la spesa pubblica sempre ai sensi della legge n. 412, ribadita ancora dagli interventi del Governo? Il discorso è aperto non solo per la spesa sanitaria, ma anche per i trasporti. Il Governa copre solo il 65% del deficit, riconosciuto all'80%: vogliamo scaricare sugli enti locali anche i deficit delle municipalizzate? Quale sarà il criterio con cui verranno considerati i deficit dei privati e delle municipalizzate? Quali priorità si adotteranno? Per inciso, ci si pu domandare quando sarà presentato il piano dei trasporti, che dove, va essere presentato entro la fine dell'anno. In sede di dibattito sul bilancio 1992, abbiamo letto a chiare lettere che la L.R. n. 18/84 non è utilizzabile per finanziare opere pubbliche senza aver precedentemente approvato il piano pluriennale delle opere dei lavo: pubblici. Anche qui rimaniamo in attesa d: qualche risposta, come del resto per il controllo di gestione del progetto Arianna d: cui si è parlato.
Tra le varie deliberazioni di Giunta ne abbiamo spulciata una del 13 aprile, in cui s parla della determinazione del trattamento eco nemico della dipendente Cascioli Wilma, nomi nata responsabile del progetto "Studio di une metodologia ed applicazione della stessa a casi specifici propedeutico all'impostazione di un sistema di controllo di gestione nell'ambito del settore di gestione dell'Assessorato bilancio, finanza patrimonio, economato ed enti locali". Mi pare che gli enti locali facciano parte di un altro Assessorato. Se occorre questo studio di una metodologia di applicazione propedeutica, cioè preparatoria e, quindi, preliminare all'impostazione in un sistema di controllo, quando materialmente si arriverà al controllo di gestione? Credo che i tempi per avere un barlume di controllo di gestione (che in fondo è la fase di passaggio essenziale se si vuole mettere sotto controllo la spesa pubblica in generale, se si vuole fare una politica di razionalizzazione, di efficienza ed efficacia della spesa pubblica) saranno lunghissimi.
Mi dispiace ripetere cose su cui siamo già intervenuti, ma mi pare importante ribadirlo, proprio perché non vedo un'inversione di tendenza o la volontà di andare decisamente in un'altra direzione. L'assestamento di bilancio sarà un altro fatto tecnico. Queste considerazioni mi fanno dire che sarebbe stato certamente meglio accogliere l'impostazione da noi proposta, di finalizzare già in sede di bilancio alcune risorse secondo una strategia che individuasse priorità essenziali. Allora ne individuammo alcune e non fummo certamente profeti: è facile essere profeti in una situazione di emergenza come quella delineata oggi e della quale tutti abbiamo preso atto: le questioni dello sviluppo e dell'occupazione, i problemi dell'ambiente e del territorio, l'assistenza e la sanità.
Il nostro giudizio, quindi, viste queste premesse e vista anche l'impossibilità di fare un approfondimento più critico su questa legge di variazione, non può che essere, allo stato attuale, un giudizio che ripete la nostra valutazione sul bilancio 1992, cioè negativo, anche perché le nostre risposte rischiano di essere "lettera morta".



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore regionale

Per quanto riguarda gli emendamenti, si tratta di una variazione tecnica. Uno dei due emendamenti si riferisce all'Assessorato al lavoro e se possibile, è più tecnico di altri, nel senso che è relativo al Regolamento CEE n. 2052: si tratta semplicemente di una variazione di 2 miliardi e 350 milioni. Basti ricordare che su 172 miliardi, cifra complessivamente presa in esame da questa legge di variazione, solo 14 sono fondi regionali che vengono spostati; per il resto sono fondi a destinazione vincolata.
Per quanto riguarda l'altro emendamento, si tratta di spostare 150 milioni da un capitolo all'altro, e lo spostamento avviene per cifre relative alla protezione civile.



PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi, pregherei i Consiglieri di entrare in aula. Ricordo che stiamo trattando un provvedimento di una certa rilevanza: la prima variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1992.
Procediamo pertanto con l'esame dell'articolato.
ART. 1 Emendamento presentato dall'Assessore Gallarini: nella tabella A, allegata al progetto di legge n. 265, sono inserite le seguenti variazioni di competenza e di cassa: capitolo di spesa 10740 150.000.000 capitolo di spesa 10970 150.000.000: Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 22 voti favorevoli e 7 astensioni.
Emendamento presentato dagli Assessori Cerchio e Gallarini: nella tabella A, allegata al progetto di legge n. 265, sono inserite le seguenti variazioni di competenza e di cassa: capitolo di entrata 2475 2.350.000.000 capitolo di spesa 26810 2.350.000.000.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 22 voti favorevoli e 7 astensioni.
Emendamento presentato dall'Assessore Gallarini: nella tabella A, allegata al progetto di legge n. 265, sono inserite anche le variazioni indicate nella terza nota di variazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 22 voti favorevoli e 7 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 1 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 6 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 23 Consiglieri .
hanno risposto NO 6 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 6 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Università

Esame proposta di deliberazione n. 412: "Diritto allo studio nell'ambito universitario. Definizione per A.A. 1992/1993 dell'ammontare delle borse di studio e di altri


PRESIDENTE

servizi a prezzi differenziati, delle fasce di reddito, nonché dei requisiti di merito richiesti"



PRESIDENTE

In merito al punto 14) all'o.d.g., che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 412, vi è una richiesta urgente da parte del Consigliere Leo, il quale pare avere concordato la discussione di tale deliberazione. L'approvazione di questo provvedimento consente un adempimento.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bortolin. Ne ha facoltà.



BORTOLIN Silvana

Una breve dichiarazione di voto. Ne abbiamo discusso in Commissione, ma è giusto ribadire qui che il voto del Gruppo PCI-PDS sarà un voto di astensione, non perché non condivide complessivamente (seppure alcune osservazioni sono state fatte e non voglio ripeterle) l'impianto generale del provvedimento, ma perché ribadiamo ancora una volta il non sufficiente finanziamento e l'impossibilità di rispondere a pieno ai reali bisogni della popolazione universitaria della nostra regione, in particolare per quanto riguarda il bisogno di residenze e di altri provvedimenti.
Per queste ragioni volevo ribadire che il voto del nostro Gruppo è un voto di astensione.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri interventi, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 23 voti favorevoli e 7 astensioni.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n. 8) non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore, 18,40)



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