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Dettaglio seduta n.152 del 22/05/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 24 settembre 1991, si intendono approvati.
Comunico inoltre che sono stati distribuiti i processi verbali delle adunanze consiliari dell'1 ottobre 1991 e che verranno posti in votazione nel corso della prossima seduta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi.


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bodrero, Brizio, Grosso, Nerviani Segre e Spagnuolo.


Argomento: Unita' locali dei servizi sociali ed assistenziali e dei servizi sanitari - Controllo sugli atti degli enti locali - Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame progetto di legge n. 255: "Disposizioni in merito alle modalità del controllo sugli atti delle UU.SS.SS.LL."


PRESIDENTE

Passiamo al punto 3) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 255.
La parola al relatore, Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio, relatore

Signori Consiglieri, il progetto di legge 6/ 2/1991 n. 35, convertito in legge con modificazioni dalla legge 4/4/1991 n. 111, recante norme sulla gestione transitoria delle UU.SS.SS.LL. ha, fra le altre cose, notevolmente valorizzato il ruolo della Regione nel sistema del Servizio Sanitario Nazionale.
Alle Regioni sono state infatti attribuite la nomina degli amministratori straordinari, il controllo delle attività degli stessi unitamente al potere sostitutivo e l'approvazione con specifico provvedimento di quelli che la legge ha ritenuto essere gli atti fondamentali dell'USSL.
La successiva legge 30/12/1991 n. 412, con la quale si è inteso anticipare taluni contenuti essenziali del disegno di legge di riordina mento del Servizio Sanitario Nazionale, ha ulteriormente coinvolto le Regioni nella gestione della spesa sanitaria, abolendo il controllo dei Comitati di controllo sugli atti delle UU.SS.SS.LL. e attribuendo direttamente alla Regione il controllo preventivo limitatamente ad alcuni atti, la cui tipologia è parzialmente diversa da quella contenuta nel citato decreto legge.
Il comma ottavo dell'art. 4 della legge n. 412/91 elenca gli atti e stabilisce il termine (40 giorni) entro il quale la Regione è tenuta a pronunciarsi, anche in forma di silenzio-assenso. In assenza di altre precise disposizioni sull'esercizio della funzione attribuita si rende pertanto necessario che la Regione, titolare della funzione stessa disciplini con propria normativa tale attività.
Si è pertanto predisposto il disegno di legge con il quale: 1) si è individuato nella Giunta regionale l'organo deputato al controllo 2) sono state definite le strutture organizzative preposte all'istruttoria degli atti dando tuttavia mandato alla stessa Giunta di adottare eventuali altre misure necessarie a garantire un corretto ed efficace espletamento della funzione di controllo 3) sono state precisate le procedure che le UU.SS.SS.LL. dovranno seguire per l'inoltro degli atti 4) sono stati definiti i provvedimenti che la Giunta regionale pu adottare nell'esercizio della funzione attribuitale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, volevo intervenire brevemente per dichiarare che il Gruppo Rifondazione comunista non parteciperà al voto su questo disegno di legge.
La motivazione è che sembra assurdo avallare un atto che si basa su nulla e, per quanto concerne il nulla, mi riferisco al fatto che ci risulta, ma risulta certamente anche all'Assessore, che le attività funzionariali da attivare per rendere praticabili gli impegni che si assumeranno con questa legge sono praticamente inesistenti.
Nella proposta di legge non si chiariscono, né l'Assessore lo ha mai chiarito con certezza, quelli che sono i tempi per rendere effettivamente attuabile questa proposta di legge in ordine alla necessità di avviare iniziative per l'implementazione degli organici dell'Assessorato alla sanità, per definire criteri precisi di integrazione fra i diversi livelli funzionariali che dovranno intervenire rispetto alle attività di controllo.
E' poi noto che il Commissario del Governo ha cassato una parte del dispositivo.laddove il Commissario stesso dichiara illegittima la parte che comprende, fra gli atti soggetti al controllo, i provvedimenti di approvazione di contratti e convenzioni, laddove appunto per contratti e convenzioni era stato interpretato in maniera eccessivamente dilatata dall'Assessore anche ciò che concerne tutti gli atti di convenzione o di contratto e non soltanto quelli, come era intenzione dichiarata della legge n. 412, riferiti alle convenzioni della medicina di base o i contratti di lavoro.
Si tratta quindi dell'impianto di una legge che non ci risulta essere sufficientemente chiara, assolutamente impraticabile per quanto riguardale risorse. Aggiungo che le UU.SS.SS.LL. in questo periodo si sono trovate nella condizione di non sapere come muoversi in relazione all'abrogazione di un atto riferito alla delibera di urgenza che avevamo assunto precedentemente sullo stesso tema in relazione alla cassazione da parte del Commissario del Governo di quel paragrafo che prima citavo. Da parte della Regione non è stata assunta alcuna decisione, non è stato inviato alcun chiarimento rispetto a questo tipo di problema, per cui illegittimamente io credo, le UU.SS.SS.LL. hanno continuato ad inviare alla Regione delibere che invece non avrebbero dovuto inviare.
Si tratta pertanto di una proposta di legge che andrebbe profondamente rivista all'interno del discorso più complessivo dell'assunzione da parte della Giunta di impegni precisi per implementare gli organici, ma soprattutto per ristrutturare complessivamente la macchina assessorile.
Per questi motivi noi non parteciperemo al voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Svolgo la dichiarazione di voto a nome del Gruppo PCI-PDS.
Il mio Gruppo non prenderà parte alla votazione di questo provvedimento per le ragioni che in parte sono già state richiamate dal Consigliere Maggiorotti. In particolare però vorrei ribadire che nel momento in cui abbiamo adottato un provvedimento urgente provvisorio avevamo espresso la necessità di utilizzare il periodo che ci separava dalla discussione e dall'approvazione di un disegno di legge più organico per valutare con quali risultati la Giunta regionale provvedeva ai controlli sugli atti delle UU.SS.SS.LL.
Le notizie che non ci sono state fornite qui dall'Assessore, ma che comunque abbiamo avuto in queste settimane, rendono certamente non credibile l'atto che ci viene proposto per l'efficacia che non ha e che non vediamo: la conferma di quanto stiamo dicendo è venuta anche dalle notizie se consentite, in parte ridicole, che abbiamo appreso dai giornali, che il personale laureato, quindi si presume con le competenze necessarie, che è stato messo a disposizione dell'Assessorato, è stato trovato inoperante non ci sono state smentite da questo punto di vista -, rinchiuso in un angusto ufficio, senza avere nulla da fare! Sono notizie che di per sé possono avere del ridicolo, ma che sono purtroppo estremamente preoccupanti e significative della situazione di questo Assessorato in ordine ai controlli che dovrebbe fare.
Noi ci siamo chiesti in queste settimane perché non è stato ad esempio utilizzato anche il personale che era impegnato nel Co.Re.Co. Sanità. Si tratta di personale che comunque ha acquisito nel corso degli anni conoscenze e professionalità e che poteva essere prezioso per l'avvio di un sistema di controllo nuovo da parte della Giunta regionale. Abbiamo invece smantellato un sistema di controllo non perfetto - noi lo abbiamo ribadito in questa sede - che doveva certamente essere rivisto, ma per un'alternativa che per ora è pressoché inesistente, con i risultati che abbiamo sotto gli occhi.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 Emendamento presentato dal Consigliere Cucco: al punto 1), si cancelli dalle parole, "che si avvale" fino alla parola "bilanci" e si sostituisca con le parole "L'istruttoria degli atti è condotta dal Settore Gestione risorse strumentali e finanziarie, che pu avvalersi anche della collaborazione di altri settori regionali".
La parola al Consigliere Cucco per l'illustrazione.



CUCCO Vincenzo

Non sono intervenuto nella discussione generale su questo provvedimento perché parte delle argomentazioni che sono state dette dagli altri Consiglieri sono anche mie; peraltro abbiamo già avuto modo di parlare di questa situazione in Consiglio regionale proprio per quanto riguarda il controllo degli atti.
Il primo emendamento all'art. 1 intende chiarire l'iter procedurale per la gestione dell'istruttoria del controllo degli atti delle UU.SS.SS.LL.
io non ritengo che la formulazione adottata dalla Giunta regionale nel suo disegno di legge sia sufficientemente chiara. Infatti, così come è stato scritto nell'articolo, la previsione dell'incrocio di controlli o di aiuti di verifiche da parte di settori della Giunta regionale così differenti secondo me non aiuta a verificare meglio, ma semplicemente tenta, in modo anche un po' imbarazzante per chi lo legge, di fornire alla Giunta regionale maggiori sicurezze sulla correttezza formale delle decisioni assunte dalla Giunta stessa.
Se si ritiene che il Settore Gestione risorse e finanziamenti dell'Assessorato alla sanità non sia in grado di gestire l'istruttoria, si dica decisamente che deve essere la Segreteria della Giunta regionale a fare questo lavoro; diversamente - così come io indico - si dica esplicitamente che è quel settore responsabile, il quale ovviamente - come avviene in tutti i settori nell'esplicitazione di funzioni di questo tipo e di questa rilevanza - può chiedere la collaborazione di tutto l'organigramma regionale senza indicare nella legge "questo settore sì quegli altri no".



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Indubbiamente è stato colto nei vari interventi un punto nevralgico dell'organizzazio-ne dell'attività di controllo. Negli ultimi anni le competenze dell'Assessorato alla sanità sono aumentate, ma non ci sono stati i necessari adeguamenti di personale. Ultimamente al settore che si occupa del controllo degli atti della gestione delle risorse finanziarie sono state inviate sei persone (quattro laureati in economia e legge, uno in storia dell'arte, uno in pedagogia). Si tratta di ragazzi capaci e di buona volontà, però partendo dall'inizio di un'attività hanno difficoltà ad andare ad esaminare con precisa capacità di controllo bilanci di miliardi di UU.SS.SS.LL., per cui le difficoltà del settore esistono e c'è un carico di lavoro notevolissimo affidato a pochissime persone; siamo sul livello di un paio di unità! Questi dipendenti - ricordava la collega Bortolin - sono stati trovati "ammassati" in un angusto ufficio, ma io purtroppo non ho la possibilità di dilatare o inventare spazi, stanze o muri. Come è noto la sede di Corso Regina Margherita attende da anni la sistemazione di un edificio che nel 1987, quando sono entrato in questo Assessorato, mi era stato detto che sarebbe stato pronto dopo sei mesi, ma le procedure burocratiche connesse ai finanziamenti sono defatiganti, per cui oggi c'è ancora questa difficoltà.
Questi sei laureati sono stati incaricati di seguire la procedura di controllo degli atti e naturalmente entrando in un sistema nuovo, in un settore molto delicato, per cui c'è necessità di alta professionalità hanno dovuto cominciare dall'inizio per conoscere tutta la procedura.
Vorrei ricordare che la Regione Lombardia sul problema dei controlli ha creato appositamente all'interno dell'Assessorato alla sanità un Settore Controlli dotato di quaranta unità. Io credo che questo settore vada decisamente potenziato all'interno della Regione, perché la Regione stessa nei prossimi anni sarà giudicata in prima istanza su quello che riuscirà a fare nella sanità, che coinvolge almeno il 65% del bilancio regionale.
Il Consigliere Maggiorotti ricordava che nell'indicazione della deliberazione noi avevamo ampliato, come Giunta regionale, la richiesta degli atti; oltre a quelli previsti dalla legge, l'avevamo ampliata a contratti e convenzioni. Questo l'abbiamo fatto prima che scoppiassero tutti i problemi che sono emersi in questo periodo.in alcune Regioni italiane; l'avevamo fatto proprio per poter cominciare, partendo dal controllo dei contratti, a fare una politica di controllo delle gare degli appalti e delle convenzioni, in modo da avere un quadro più generale naturalmente con le forze di cui disponiamo. La cosa è stata cassata e purtroppo, non possiamo che prenderne atto.
Sia nella deliberazione che in questa legge si è voluto coinvolgere nel processo di controllo degli atti non solo l'Assessorato alla sanità infatti, la politica regionale nei confronti della sanità sarà sempre più destinata ad essere una politica centrale di Giunta e sempre meno una politica di settore, perché sarà la politica di settore che impegnerà di più il bilancio regionale nella sua complessità.
Mi è parso quindi corretto chiedere alla Giunta di mettere a disposizione questa forma di controllo collegiale, perché poteva coinvolgere il bilancio generale della Regione; e mi è parso anche corretto sul rapporto interpersonale tra Assessori il richiedere una partecipazione all'attività di controllo della Segreteria di Giunta, come rappresentanza generale della Presidenza e del, bilancio, come Assessorato coinvolto direttamente, non domani, ma direttamente già oggi e già ieri, perché è già stato coinvolto nel 1991 e lo sarà ancora sulle decisioni del Ministero del Tesoro. Avere una partecipazione più ampia mi è parsa una linea corretta che ha trovato naturalmente la piena disponibilità della Giunta e ha trovato la sua sede prima nell'atto deliberativo e poi nel disegno di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Intervengo per dichiarazione di voto. Il nostro Gruppo non parteciperà alla votazione di questo emendamento per le ragioni espresse prima, pur condividendo lo spirito con il quale è stata proposta anche la semplificazione della formulazione dell'articolo, consentendo alla stessa Giunta di avvalersi senza limiti dei servizi e dei settori regionali.
L'intervento dell'Assessore, però, ha fatto sorgere una domanda ulteriore e, se possibile, vorremmo avere qualche chiarimento. L'Assessore ha detto che mancano gli spazi fisici, che attende un edificio da pochi mesi dopo la sua nomina ad Assessore alla sanità; sono trascorsi parecchi anni, forse è tramontata l'idea di avere un edificio a disposizione, ma è chiaro che non avremo tra breve degli spazi fisici per gli uffici da mettere a disposizione del personale addetto ai controlli.
Sarebbe interessante allora sapere non soltanto dove si collocherà questo servizio, perché se le notizie sono vere non c'è nemmeno un posto per quelle poche persone che sono state messe a disposizione; esistono certamente tutte le difficoltà evidenziate, ma comunque queste persone ci sono e andrebbero correttamente istruite affinché, nel giro di qualche mese, possano iniziare a svolgere adeguatamente il loro lavoro.
Sarebbe interessante, Assessore, sapere chi si occupa attualmente di questi controlli (quante persone, come si lavora, come si opera), perché da questo punto di vista abbiamo avuto solo una notizia un po' scandalistica altre informazioni non ne abbiamo avute, se non le difficoltà effettive di controllare gli atti delle UU.SS.SS.LL. che la Giunta ha.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Il controllo prosegue rigoroso, e lo dimostra l'attività svolta prosegue rigoroso e senza alcun ritardo, perché tutte le deliberazioni arrivano in Giunta nei tempi prestabiliti, con le indicazioni di sospensione, di approvazione o di bocciatura dopo un esame. E' un carico di lavoro spaventoso che grava sui pochi funzionari che esistono e che hanno altre competenze, che in questo momento hanno dovuto trascurare per dare precedenza a questa attività di controllo, che esige tempi minimi stabiliti per legge. Come sapete, il settore si occupa di gestione delle risorse finanziarie ed anche della parte di investimenti. Nel quadro delle priorità, si è data la priorità a questo e si è concentrato quanto possibile sull'attività di controllo, naturalmente, dando la precedenza ad un lavoro che non avevamo, l'attività generale del settore, e quindi dell'Assessorato.
Non è infatti semplice controllare 63 UU.SS.SS.LL., controllare 63 bilanci di UU.SS.SS.LL. (anche se erano fatti in schemi abbastanza preordinati dalla manovra finanziaria) e una serie di deliberazioni che oggi, se non sbaglio - non vorrei dire delle cose inesatte - sono sull'ordine di cinquanta deliberazioni per Giunta solo dell'attività di controllo; si tratta quindi di cinquanta deliberazioni settimanali. E' evidente che la carenza di personale fa soffrire il settore di attività della sanità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti per dichiarazione di voto.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Il nostro Gruppo non partecipa a questa votazione; tuttavia volevo proporre all'Assessore di utilizzare per questi funzionari i locali lasciati liberi dal Servizio Programmazione, che praticamente è inesistente, e dall'Ufficio di Educazione Sanitaria che è stato smantellato già a partire dal 1987.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli, 23 contrari e 2 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 11 Consiglieri).
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 1 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 votanti 29 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 4 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 12 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 votanti 29 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 4 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 12 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 Emendamento presentato dal Consigliere Cucco: al punto 3), si cancelli dalla parola "nonché" fino alla parola "Garanti" e si sostituisce con le parole "copia del provvedimento del Comitato dei Garanti".
La parola al Consigliere Cucco per l'illustrazione.



CUCCO Vincenzo

Desidero innanzitutto svolgere una brevissima considerazione. Ho sentito con molto piacere ed ho annotato - perché riprenderò questo concetto nella discussione di uno dei due ordini del giorno che ho presentato - l'affermazione dell'Assessore secondo la quale la politica sanitaria, soprattutto in materia di bilanci sanitari, sta diventando sempre di più politica della Giunta e non di settore. Condivido in , pieno tant'è che quando discuteremo degli ordini del giorno si vedrà come io penso di tradurre in pratica questo concetto.
Un'altra breve annotazione su quello che ha detto l'Assessore. A costo di essere crudo, Assessore, bisogna che agli atti rimanga una diversa interpretazione del suo concetto di collaborazione con gli altri settori regionali per l'istruttoria e l'esame degli atti della sanità.
Ad oggi, i settori della sanità non hanno le competenze sufficienti per esperire completamente in proprio le competenze che la legge nazionale assegna loro. Se questo è vero non ci aiuta il chiamare in corresponsabilità, nel modo con cui è stato fatto nel disegno di legge, gli altri settori della Giunta, perché il principio di buon governo sta nell'individuare un responsabile dell'istruttoria, in questo caso del settore. Non parliamo dell'applicazione della legge n. 141 con i responsabili personali, ma del fatto che è uno il settore che istruisce l'attività, il quale poi si avvale di tutti i settori della Giunta che per forza dovranno dare il loro contributo tecnico nelle materie per le quali verranno chiamati a collaborare. E' questo, non è la pillola indorata che lei ha voluto darci.
In terzo luogo - ed è solo una questione di stile - io, se fossi uno dei nuovi funzionari assunti dalla Giunta per lavorare nel suo settore e mi sentissi chiamato "ragazzo", mi arrabbierei. Ripeto, è una questione di stile: i nuovi arrivati non sono dei ragazzi, sono dei funzionari regionali esattamente come gli altri.
L'emendamento presentato all'art. 3, punto 3), vuole cambiare la dizione indicata nel disegno di legge che dice: "Gli atti dell'USSL inviati alla Regione per il controllo devono essere accompagnati dagli estremi dell'eventuale provvedimento del Comitato dei Garanti". Ho sempre pensato che il Comitato dei Garanti, nella sua individuazione e nomina, sia frutto della più becera versione della partitocrazia rinnovata alla De Lorenzo, ma poiché le funzioni e le competenze del Comitato dei Garanti dell'USSL non sono state cassate da nessuna legge (né regionale né nazionale) Assessore, mi corregga se sbaglio -, bisogna prevedere in modo preciso che il Comitato dei Garanti, se ritiene di esprimersi, lo deve fare nella pienezza delle sue competenze.
Di conseguenza, diventa obbligatorio da parte dell'USSL trasmettere il parere del Comitato dei Garanti sugli atti di competenza, laddove il Comitato dei Garanti ritiene di doverlo fare. Si cancella quindi dalla parola "nonché" fino alla fine del paragrafo e si aggiunge "copia del provvedimento del Comitato dei Garanti", essendo implicito "qualora il Comitato dei Garanti lo esprima".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Se mi è consentito, volevamo sottolineare l'importanza politica di questo emendamento. Nell'incontro con gli amministratori straordinari (presenti l'Assessore e molti Consiglieri), abbiamo assistito ad un attacco assai forte al ruolo dei Comitati dei Garanti; addirittura, il coordinatore regionale degli amministratori straordinari ne ha chiesto l'abolizione.
Conosciamo le critiche rivolte, nel momento in cui si è discussa la legge n. 111, all'istituto del Comitato che, a parte il discorso della lottizzazione, è previsto dalla legge senza competenza specifica, se non nel campo del controllo, della programmazione, ecc.
Sappiamo bene come, nella pratica, da parte degli amministratori straordinari e dei funzionari dirigenti delle UU.SS.SS.LL., che stanno diventando i veri padroni della sanità a livello locale, sia tenuto in considerazione il giudizio ed il parere espresso dal Comitato dei Garanti.
Sappiamo anche che la Regione ha approvato dei bilanci di previsione nel giro di pochi giorni, non accompagnati dal parere dei Comitati dei Garanti (il Presidente di una USSL. in specifico, ha riferito questa situazione).
Il prevedere in forma marginale, non obbligatoria, l'eventuale provvedimento del Comitato dei Garanti in un disegno di legge quale quello che stiamo discutendo, ha significato e valenza politica superiore a quella che, in effetti, può apparire perché è l'interpretazione, la volontà della Giunta e dell'Assessore nel considerare il ruolo degli amministratori pubblici, in questo caso rappresentanti dei Comuni, dei membri dei Comitati dei Garanti in specifico.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Non esiste alcun problema d'impostazione nell'accettare l'emendamento del Consigliere Cucco. Ve ne sono però in termini operativi; il che significa ritardare i tempi nell'aspettare il provvedimento. Questo è quanto di reale può accadere rispetto ai tempi operativi, e quindi l'unica motivazione in senso negativo. In ogni caso, la Giunta accetta l'emendamento, pur rendendosi conto che nella procedura si tradurrà in un'ulteriore zeppa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il Gruppo liberale si astiene sull'emendamento, perché, al di là delle ragioni di economia d'iter indicate dall'Assessore, è questione che approvata in aula ha il significato politico di tendere a ricostruire una collegialità amministrativa delle UU.SS.SS.LL. in capo al Comitato dei Garanti, che è contro la linea politica che il nostro partito persegue a livello nazionale.
Dobbiamo far sì che le UU.SS.SS.LL. tenda-no a trasformarsi in aziende e non in organi istituzionali politici. Non avrei sollevato tale questione se il contenuto dell'emendamento fosse pervenuto dal testo della Giunta, ma posto che verrà venduto pubblicamente - com'è giusto - come risultato politico l'aver ottenuto in Consiglio un riconoscimento di ruolo per il Comitato dei Garanti, desidero, come parte politica, dissociarmi dall'interpretazione che verrà data all'esterno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Non intendo e non ho inteso dare all'emendamento alcuna delle sfumature che il collega Marchini ha testè annunciato. Si tratta in realtà della semplice applicazione della legge esistente! Le funzioni del Comitato dei Garanti non le hanno inventate gli antiproibizionisti in Parlamento, ma se le è sognate la maggioranza di Governo che ha approvato la legge di riforma sanitaria, individuando il Comitato dei Garanti e le sue funzioni.
Cassare la trasmissione in Regione del parere del Comitato dei Garanti su atti di competenza stretta dello stesso, mi pare veramente "il massimo".
In ciò esiste realmente l'indicazione politica della cancellazione del Comitato: se la Giunta intende fare questo, lo faccia in modo esplicito dichiarando che il Comitato non serve e che non ci serve conoscere il suo parere sugli atti di propria competenza in concomitanza con l'esame del provvedimento dell'amministratore straordinario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Vista la rilevanza politica generale dell'emendamento e in particolare il modo con cui l'Assessore ha annunciato il parere favorevole della Giunta, che mi è sembrato perlomeno contraddittorio, e contemporaneamente la dichiarazione di voto del Gruppo liberale di astensione, il nostro Gruppo, in via straordinaria ed eccezionale, parteciperà alla votazione dell'emendamento per esprimere voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

L'emendamento mi pare non possa essere trascurato dal punto di vista della sua rilevanza politica. E' pur vero che i Comitati dei Garanti sono l'anticamera del futuro Consiglio di amministrazione, ai quali immagino verranno sempre più delegate funzioni di tecnica amministrativa piuttosto che funzioni politiche di interpretazione dei bisogni della gente.
Tuttavia mi pare sia questa la funzione più rilevante di chi è stato in quanto espressione di forza politica, individuato come componente di tali Comitati. A questi ultimi, in realtà, non si è data la facoltà né di fare politica né di fare e compiere atti amministrativi. L'emenda-mento alla cui approvazione parteciperemo, ci sembra possa andare nella direzione di restituire capacità politica a questo organo, ora assolutamente depauperato di competenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Grazie, Presidente. Al contrario dei colleghi, apprezzo la disponibilità dell'Assessore, e nonne vedo, assolutamente, le contraddizioni che si sono volute mettere in evidenza, nel momento in cui lei accetta questa proposta di emendamento presentata dal collega Cucco.
Personalmente, per motivi politici e quindi a nome del Gruppo socialista, ritengo sia stata invece un'ottima scelta, giustamente accolta dall'Assessore; mi sembra che il Comitato dei Garanti rappresenti nell'accezione del termine data dalla legge che ha istituito l'amministratore straordinario, il momento di garanzia democratica.
La scelta assunta da una parte con l'amministratore delegato e dall'altra con il Consiglio di amministrazione, mi pare abbia voluto recuperare un ruolo di decisione e di efficienza, senza danneggiare il carattere democratico che deve sovrintendere al controllo della sanità vista anche la dilatazione dal punto di vista generale e della consistenza finanziaria che la sanità sta assumendo.
Personalmente, do un segno politico a tale disponibilità, che mi sembra vada nel senso di recuperare il ruolo che il Comitato dei Garanti rappresentando i cittadini e gli utenti, deve svolgere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Esiste una procedura. La procedura è che la Regione si deve pronunciare entro 40 giorni dal momento in cui arriva l'atto in Regione. Con questo emendamento noi metteremmo i Comitati dei Garanti in grado di bloccare qualsiasi atto, perché dopo 40 giorni che l'atto è in Regione è bocciato se non ha l'integrazione. Quindi direi "copia del provvedimento del Comitato dei Garanti che deve essere espresso entro 10 giorni dalla trasmissione dell'atto da parte dell'amministratore" per non bloccare gli iter. Se i Garanti non si pronunciano entro 10 giorni va avanti l'iter normale degli atti. D'accordo?



PRESIDENTE

Il presentatore dell'emendamento accetta. L'emendamento viene pertanto integrato con le seguenti parole: "copia del provvedimento del Comitato dei Garanti che deve essere espresso entro 10 giorni dalla trasmissione dell'atto da parte dell'amministratore straordinario".
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Chiedo scusa in termini collaborativi, io conosco poco la materia, ma mi sembra di capire che il parere del Comitato dei Garanti non sia un atto obbligatorio, un atto dovuto. Può anche non esserci. Se la mettiamo in questi termini, diventa un atto obbligatorio con omissione d'atti d'ufficio. Se la norma procedurale introduce un obbligo, evidentemente significa che il Comitato dei Garanti non potrà più non esprimere il provvedimento e quindi introduciamo un obbligo del Comitato dei Garanti a pronunciarsi. Se in una legge c'è scritto che si deve fare una cosa, se non la si fa si compie omissione d'atti d'ufficio. Il problema è di legare temporalmente. Suggerirei "qualora espresso nel termine di 10 giorni", o "fatto salvo l'articolo che dà il senso non obbligatorio", in modo che si possa capire che questa è solo una norma procedurale e non una norma di merito. Il che vuol dire che entro 10 giorni deve pervenire il parere, ma se non perviene non succede niente. Questa è una norma a tutela del Comitato dei Garanti: è una norma di procedura ordinatoria, non è una norma di merito che rende obbligatoria la pronuncia. Se invece scriviamo che deve pronunciarsi è evidente che li obblighiamo a farlo.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

"Emettendo copia dell'eventuale provvedimento del Comitato dei Garanti che deve essere espresso...", cioè mantenendo la dizione iniziale del disegno di legge.



MARCHINI Sergio

Direi "qualora espresso entro 10 giorni".



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento così modificato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 39, Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 3 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 30 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 14 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 30 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 14 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 30 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 14 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 30 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 14 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
ART. 9 Emendamento presentato dal Consigliere Cucco: L'art. 9 è così sostituito: "1. La Giunta è autorizzata ad iscrivere su apposito capitolo di bilancio la somma di L. 50.000.000 a copertura delle spese previste sulla base dell'art. 8 della presente legge per l'anno in corso.
2. La Giunta è autorizzata a compiere le necessarie variazioni di bilancio. Detta cifra sarà aggiornata sulla base delle specifiche esigenze in sede di approvazione del bilancio di previsione".
La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Non è un emendamento sull'art. 9, ma, in realtà, l'inserimento di un nuovo articolo, così che l'art. 9 diventa art. 10.
Ogni provvedimento che prevede una spesa deve individuare da dove vengono "pescati" i soldi: intanto, quantificarli e poi individuare da dove questi soldi vengono presi. Mi sembra una norma palese.
L'art. 8 del disegno di legge introduce una novità: la possibilità di avvalersi di consulenze esterne per l'esame degli atti dell'USSL. questione sulla quale non ho pregiudiziali, anzi, credo che nell'attuale situazione dei nostri servizi possa essere un rimedio ad hoc molto utile. Quello che però non capisco è perché non si sia quantificata la cifra, anche perch nel dibattito che faremo tra poco la stessa Regione chiede all'USSL di quantificare e di diminuire la propria spesa per le consulenze. Mentre invece, quando parla delle sue consulenze proprio sulla sanità non individua un tetto di spesa. I 50 milioni che ho individuato sono per pura provocazione perché non ho idea di quanto possa essere la spesa per questo tipo di settore.
E' quindi un emendamento che, a mio avviso, serve alla Giunta perché si senta obbligata ad individuare un'indicazione di massima per la spesa che vuole sostenere per l'anno in corso ed i successivi anni su questa materia.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

La tendenza è di "tendere a zero", scusate il bisticcio di parole. La spesa in questo settore non è quantificabile. Comunque, rientra in un capitolo di bilancio della Regione che già esiste: capitolo che prevede la copertura delle spese di consulenza per tutti gli Assessorati e che vede una disgregazione preventiva fra i vari Assessorati. Se ben ricordo, c'è un piano delle consulenze che la legge prevede debba passare all'esame anche della Commissione consiliare competente. Pertanto, la copertura finanziaria esiste. L'emendamento non è quindi accolto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Probabilmente non ci si intende. Se così è deve essere indicato il capitolo, perché nella legge non si può indicare una spesa senza indicare il capitolo. Mi sembra di essere a scuola, all'ABC di come si fanno le leggi.
In secondo luogo, non mi sembra che questo sia il metodo migliore per individuare la spesa in questo settore perché trattasi di consulenze di particolare rilevanza, essendo consulenze che supportano, dal punto di vista tecnico-giuridico, l'attività di verifica e controllo della Giunta sulla materia sanitaria che è, di per sé, complicata e delicata. Proprio per questo, secondo me, non basta farla rientrare nel calderone, ma perlomeno, si individui un capitolo specifico.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Chiedo scusa se non mi sono chiarito a sufficienza. Non è tanto di una consulenza per un controllo di tipo tecnico-giuridico ciò di cui abbiamo bisogno in quanto, in linea di massima, abbiamo le professionalità all'interno del sistema regionale. Essendo cambiata la tipologia dei controlli, non essendo solo più un controllo di legittimità, ma essendo anche un controllo di merito, il cambiamento del controllo dal Comitato regionale di controllo (Co.Re.Co.) alla Regione è un indirizzo che giustamente, il Governo ha preso per dare il controllo a chi programma e a chi ha la responsabilità di usare le risorse affinché si possa determinare da oggi in poi, anche la copertura delle risorse, quindi si tratta anche di un controllo di merito.
In questa fase di controllo, anche di merito, dell'attività deliberativa delle UU.SS.SS.LL., avendo all'interno, in linea di massima le professionalità di tipo tecnico-giuridico, con l'Ufficio legale l'Ufficio legislativo - poi può presentarsi la necessità di una consulenza esterna, come succede generalmente in tutta l'attività regionale -, ciò di cui abbiamo più bisogno è la consulenza tecnica in merito alle valutazioni medico-scientifiche circa l'organizzazione ospedaliera. Per questo ci avvaliamo, generalmente, di personale, di medici, primari, direttori sanitari delle UU.SS.SS.LL. che abbiamo in convenzione o in comando, senza ulteriore carico economico perché la corresponsione che si dà all'USSL per l'uso di questo personale è la quantità monetaria di stipendio che lo stesso percepisce per le ore impegnate. Quindi, non è un'attività consulenziale in più, anche perché non potremmo pagarli in più, essendo già dipendenti pagati dal Servizio Sanitario Nazionale. Chiediamo la disponibilità per una o più ore all'USSL e rimborsiamo la parte corrispondente di stipendio all'USSL stessa.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 24 contrari e 1 astensione (non hanno partecipato alla votazione 13 Consiglieri).
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 9 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 30 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 14 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 48 votanti 35 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 4 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 13 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Iscrizione all'o.d.g. degli ordini del giorno n. 366 e n. 367 relativi alla sanità piemontese


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Monticelli. Ne ha facoltà.



MONTICELLI Antonio

Chiedo la parola per proporre l'iscrizione all'o.d.g. della seduta odierna del nostro Consiglio dell'ordine del giorno n. 366 presentato dal nostro Gruppo in data 14 maggio. E' l'ordine del giorno che affronta con alcune valutazioni le questioni poste riguardo la competenza della Regione dallo scandalo dell'inchiesta giudiziaria che ha preso le mosse nei giorni scorsi da alcuni fatti accertati dalle autorità della Magistratura all'USSL IV di Torino. Voglio, se mi si consente, cercare di motivare e di spiegare questa richiesta: l'urgenza, a giudizio mio e del mio Gruppo, di una discussione su questo particolare argomento e su argomenti che, in qualche modo, si connettono a questo. E' a tutti noto che la seduta di oggi del nostro Consiglio si è annunciata, anche grazie ai mezzi di informazione come una seduta particolarmente rilevante. Credo si possa tranquillamente dire che è una seduta particolarmente difficile, delicata ed impegnativa dal punto di vista politico. Questo, per alcune ragioni: innanzitutto perché c'è un argomento all'o.d.g. della seduta che è la deliberazione sui criteri perla stesura dei bilanci delle UU.SS.SS.LL., che poi è la deliberazione di criteri per un'operazione di contenimento della spesa sanitaria che non ha precedenti, non soltanto a livello della nostra Regione, ma a livello nazionale.
Credo che, in qualche modo, si possa ritenere la deliberazione che dovremo discutere oggi come l'atto di politica sanitaria più rilevante che forse sia mai stato preso dalla nostra Regione, anche se è solo una delibera e non una legge.
D'altra parte, in questi stessi giorni, ci sono stati fatti, in particolare mi riferisco all'inchiesta giudiziaria sull'USSL IV di Torino che pare però stia allargandosi anche ad altre UU.SS.SS.LL. della nostra Regione, e ci sono state delle prese di posizione politiche, comparse sui giornali, da parte del responsabile della sanità, per la Giunta regionale l'Assessore Maccari, che hanno creato un'emergenza politica.
E' una situazione che richiede, a nostro giudizio, un momento di discussione e di chiarimento in questo Consiglio.
Avevamo chiesto nei giorni scorsi, ancora l'altro ieri nella seduta dei Capigruppo, che la Giunta rendesse oggi in corso di Consiglio una propria comunicazione su questi aspetti di ordine politico attinenti l'inchiesta giudiziaria sull'USSL IV e le dichiarazioni che l'Assessore, a quel proposito e a proposito anche di altri aspetti della politica sanitaria aveva reso in questi giorni ai giornali, e che hanno suscitato un fatto politico, un momento di rilevanza politica. Avevamo fatto la richiesta di una comunicazione con una motivazione che non era legata - ci tengo a ribadirlo - soltanto alla giusta, legittima pretesa nostra di poter discutere di un argomento da noi sollecitato e da noi ritenuto importante ma anche ad un'altra considerazione che credo tocchi tutti noi: l'esigenza di poter discutere in modo giustamente distinto due questioni così importanti, l'una la questione della spesa sanitaria, l'altra la questione politica che attorno alla politica sanitaria è emersa, così da non confondere, in una discussione che avrebbe rischiato di essere molto aggrovigliata, contorta, forse non leggibile, queste questioni che sono certo connesse, ma vanno tenute distinte per una discussione razionale e comprensibile e anche, se mi è consentito, per un'esigenza che ha anche a che fare con quanto sta capitando in questi giorni sul piano più generale.
Credo ci sia la necessità di restituire alla politica una capacità di esprimere chiarezza, di esprimere un'immagine di verità, una immagine di semplicità e di discorso diretto, comprensibile, che è un'esigenza vitale in questo momento della nostra travagliata Repubblica democratica.
Per questa ragione avevo sollecitato la comunicazione. La Giunta ha dichiarato ancora l'altro ieri (non mi pare ci siano fatti nuovi purtroppo, da questo punto di vista, se ci fossero sarebbe un fatto positivo) di non ritenere necessaria questa comunicazione. Allora chiedo che comunque si possa discutere di questi argomenti (che ripeto sono distinti, anche se c'è una connessione politica evidente con la questione del bilancio delle UU.SS.SS.LL.) attraverso l'iscrizione all'o.d.g. del Consiglio di questa seduta del nostro ordine del giorno n. 366.
Questo consentirebbe al Consiglio di affrontare questi argomenti, di affrontarli nella chiarezza; ognuno poi dirà la sua, ognuno potrà dire se è d'accordo o se non è d'accordo con le nostre posizioni, immagino che non ci sarà l'accordo di molti Gruppi in particolare della maggioranza. Però credo sia un'esigenza comune di tutto il Consiglio quella di non ritrarsi di fronte a problemi di questa natura, di dimostrare che si ha la tranquillità, la serenità, il coraggio di verità per discutere di questi argomenti che ci sono, sono sul tappeto, non possiamo nasconderli, perch c'è l'inchiesta giudiziaria, perché c'è stato un fatto politico rappresentato da certe dichiarazioni dell'Assessore Maccari. Credo sia positivo per la nostra assemblea se questa discussione si potrà svolgere nella giornata di oggi; per cui chiedo l'iscrizione di questo nostro ordine del giorno: la Presidenza proporrà poi quando discuterlo, se subito o se dopo la discussione e la votazione sulla deliberazione attinente i bilanci delle UU.SS.SS.LL. Non c'è alcun problema da parte nostra in questa decisione, qualsiasi cosa i colleghi, gli altri Gruppi, la Presidenza del Consiglio decideranno da questo punto di vista ci troverà consenzienti; è per noi invece rilevante, ma credo possa essere considerato rilevante da tutti, dare questa dimostrazione di chiarezza e di coraggio nell'affrontare oggi questo tipo di problemi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, si pone una questione di metodo. Preliminarmente il nostro Gruppo cerca di interpretare anche la valutazione dei Gruppi di maggioranza, non ha obiezione alcuna all'iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 366. Rileva peraltro che, anche se non è previsto dal Regolamento, posto che l'ordine del giorno comporta argomenti sui quali è probabile un'esigenza quanto meno sul piano dell'informazione da parte della Giunta, a mio modo di vedere, il Presidente dovrebbe consentire alla Giunta di dichiarare la propria disponibilità in termini di informazione sull'argomento stesso per consentirci l'iscrizione all'o.d.g. che, come Gruppi, consideriamo proponibile, ma che ci sembra debba avere anche una valutazione della Giunta in termini di capacità e di informativa sufficiente da parte della stessa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

I1 Gruppo Rifondazione comunista ha presentato lunedì scorso un ordine del giorno sullo stesso tema, ordine del giorno che non mi risulta sia stato diffuso fra i Gruppi; non è numerato, e tuttavia era stato presentato. La questione che pongo è analoga.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno è qui a disposizione, lo distribuiamo adesso ai Capigruppo.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

A mio parere c'è un'esigenza di chiarezza rispetto alla gente che si pone degli interrogativi a fronte di notizie di stampa tra loro contraddittorie, che non hanno dato, per loro natura, elementi sufficienti di comprensione di quelli che sono i problemi che stanno dietro alle vicende che hanno soprattutto colpito l'USSL IV di Torino. Tant'è che noi in questo ordine del giorno chiediamo l'istituzione di una Sottocommissione di indagine all'interno della IV Commissione per fare maggiore chiarezza sulle questioni connesse con la malagestione di quella USSL. Questo anche per capire se le procedure illegittime adottate in quella USSL in realtà siano procedure diffuse a livello regionale. Si tratta di andare oltre la colpevolizzazione che comunque va fatta laddove ci siano fatti specifici nei confronti dei responsabili delle illegittimità perpetrate in quella USSL. Andare oltre significa capire se dietro a quelle illegittimità ci sia l'avallo, esplicito o implicito, degli organi regionali di chi ha gestito in questi anni l'Assessorato alla sanità.
Per questi motivi mi risulta urgente procedere alla discussione di questo ordine del giorno e ne chiedo l'iscrizione.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta, Bianca Vetrino.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

La Giunta, sciogliendo la posizione interlocutoria che aveva assunto nell'ambito delle Commissione consiliare nella quale si discusse l'eventuale iscrizione di questi ordini del giorno, dichiara la propria disponibilità à collocarsi su questi documenti, evidentemente nei tempi e nei modi che la Presidenza del Consiglio riterrà più opportuni sulla base dei lavori di questa giornata.



PRESIDENTE

Procediamo pertanto all'iscrizione dei due ordini del giorno presentati sulla stessa materia. Chi è favorevole all'iscrizione dell'ordine del giorno n. 366, presentato dal Gruppo PCIPDS, è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
Chi è favorevole all'iscrizione dell'ordine del giorno n. 367 presentato dal Gruppo Rifondazione Comunista, è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 401: "Ratifica, ai sensi dell'art.40 dello Statuto regionale e nel testo modificato risultante a seguito dell'approvazione degli emendamenti proposti dalla Giunta, della deliberazione della Giunta regionale n. 129-13713 del 23/3/1992, con la quale sono state approvate in via d'urgenza, con i poteri del Consiglio misure urgenti atte a garantire l'adozione del bilancio di previsione per l'anno 1992 da parte delle UU.SS.SS.LL. del Piemonte" - Votazione ordini del giorno n. 376, n. 377, n. 380, n. 382 e n. 383


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 401, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Vicepresidente della Giunta. Ne ha facoltà.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Chiedo al Presidente del Consiglio di sospendere la seduta per concedere alla Giunta la possibilità di fare una breve riunione prima di esaminare questo provvedimento.



PRESIDENTE

D'accordo.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11,40, riprende alle ore 12,05)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Passiamo dunque all'esame della proposta di deliberazione n. 401.
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

La Regione Piemonte nel 1991 ha dato alle UU.SS.SS.LL. 6.498 miliardi (arrotondo per facilità di comprensione a 6.500). Non abbiamo ancora i consuntivi definitivi, ma questa non è colpa dell'Assessorato, li stiamo raccogliendo man mano che le UU.SS.SS.LL. proce-dono a formularli.
Dei 6.500 miliardi che abbiamo speso, 6.058 ci erano stati assegnati all'inizio dell'anno da parte del Ministero; 440 aggiuntivi ci sono stati dati sempre dal Ministero a fine anno e fanno parte dei 5.600 miliardi che lo Stato aveva destinato a copertura delle richieste di tutte le Regioni italiane a fronte dei 10.800 miliardi che le Regioni stesse richiedevano a quadratura del 1991, quindi lo Stato non ha dato neanche i150% di quanto avevano.richiesto le Regioni. Pur avendo avuto questa disponibilità del 50 è presumibile dai preconsuntivi (ripeto che non abbiamo ancora il conto consuntivo definitivo) che noi avevamo chiesto alle UU.SS.SS.LL. che sia sufficiente la cifra totale messa a disposizione dallo Stato, ovvero i 6.058 miliardi iniziali più i 440 aggiuntivi. Questo vorrebbe dire che la manovra di controllo e contenimento della spesa che la Regione Piemonte aveva già iniziato nel 1991, se così andranno le cose, dovrebbe aver raggiunto un obiettivo non indifferente rispetto alle altre Regioni, che hanno ancora necessità di finanziamenti statali che non arriveranno più perché il decreto, così come è stato formulato, non prevede più fondi aggiuntivi ai 5.600 miliardi già stanziati. Ciò porrebbe quindi il Piemonte sul bilancio 1991 in una posizione di notevole controllo di spesa e probabilmente di minima necessita di incidere sul bilancio regionale, ma questo sempre che il Ministero del Tesoro non contesti alcune cifre spese nell'ambito del sistema sanitario sulla base di norme statali e di deliberazioni del Consiglio regionale. Pare che l'indirizzo del Ministero del Tesoro sia quello di contestare alcune cifre; in modo particolare - lo rammento come dato informativo - la contestazione è sull'applicazione del decreto Craxi del 1985, relativo all'assistenza agli anziani non autosufficienti, deliberazione votata in Consiglio, che carica sulla sanità per gli anziani non autosufficienti il 20% delle spese generali, il 60 delle spese alla persona e il 100% delle spese sanitarie. Naturalmente i dati che ho specificato sono dati a normativa e a interpretazione del momento che non potevano tenere conto di interpretazioni ed applicazioni diverse che possono essere dettate nelle valutazioni a consuntivo da parte del Ministero del Tesoro (non del Ministero della Sanità).
Rispetto alle cifre che vi ho dato (6.500 miliardi spesi nel 1991) quale sarebbe stata la necessità monetaria e la disponibilità del sistema piemontese? Era supponibile che una minima disponibilità finanziaria fosse determinata dai 6.500 miliardi spesi nel 1991, aumentata del cosiddetto tasso di inflazione programmato del 4,5%, e quindi si potesse avere, in aggiunta ai 6.500, circa 300-400 miliardi di tasso inflattivo e di avere quindi a disposizione per il 1992 un monte di 6.900 miliardi.
A fronte di questi 6.900 miliardi, che potevamo indicare come necessari, che indichiamo come necessari per mantenere costante il livello dei servizi prestati nel 1991, ci siamo trovati un cambiamento di indirizzo, non solo quantitativo, ma anche qualitativo dell'intervento dello Stato per là copertura della spesa sanitaria. Mi spiego. Fino al bilancio del 1991 compreso, la politica di intervento dello Stato è sempre stata di pagamento a pie' di lista di tutto quanto spendeva il sistema sanitario. Con la legge finanziaria del 1992 (legge n. 412) e con il cambiamento di strategia a livello nazionale non c'è più da parte dello Stato l'intervento di copertura a pie' di lista di tutto quanto si spende.
Lo Stato ha determinato l'intervento in 1.445.000 lire per abitante in tutto il Paese e in tutte le Regioni. Su questa cifra di 1.445.000 lire c'è un aggiustamento che è determinato dal peso della popolazione anziana rispetto al totale; sono scarti che incidono, ma non sono grandissimi, non possono far cambiare il ragionamento.
Di fronte all'offerta di 1.445.000 lire per abitante, che per il Piemonte determina un totale per il 1992 di 6.009 miliardi rispetto ai 6.900 prima calcolati (i 900 miliardi in meno di cui spesso si parla), le Regioni, compreso il Piemonte, hanno portato avanti un'azione nei confronti del Ministero sul tavolo Stato-Regioni, rilevando come, in base ai servizi esistenti e al livello di prestazione, la quota necessaria per tutte le Regioni non fosse di 1.445.000, ma di 1.712.000 lire pro capite. La differenza di circa 300.000 lire pro capite è, grosso modo, per il Piemonte la cifra mancante (900 miliardi) che, rapportata sul piano nazionale ammonta a 17.000 miliardi, quelli che mancano alla sanità; lo Stato offre se mi passate il termine - 80.000 miliardi per il 1992 (80.000 corrispondono ai nostri 6.900) rispetto ai 97.000 che le Regioni dicono necessari per mantenere i livelli, e che per il Piemonte corrisponderebbero ai 6.900 miliardi.
Si sono condotte trattative a livello Stato-Regioni; la legge stabilisce in termini molto chiari che il riparto del Fondo Sanitario Nazionale avviene d'intesa con le Regioni. La parola "intesa" messa nella legge è stata fortunatissima perché ha permesso alle Regioni di mantenere aperte le trattative e di non avere un'imposizione, per il momento, tant'è vero che tutte le Regioni erano disposte a rompere sul piano delle trattative con lo Stato se non si arrivava ad un chiarimento. Siamo nel mese di febbraio, inizio marzo 1992. Poco prima dello scioglimento del Parlamento si è raggiunto un compromesso, per non rompere le trattative su un tavolo istituzionale; tra l'altro sarebbe stata la prima volta nella storia del Paese che sarebbe avvenuta sul tavolo della Conferenza Stato Regioni una rottura.
Il compromesso fu raggiunto in questi termini: lo Stato dava un acconto parametrato sulla cifra che aveva indicato per il 1992 (80.000 miliardi a livello nazionale, 6.009 miliardi per la Regione Piemonte), acconto che ammontava a 3.004 miliardi (la metà di quanto previsto) per l'adozione del bilancio. E' chiamata assegnazione provvisoria e non riparto, non solo come dizione a paravento di una scelta, ma proprio perché si era raggiunta l'intesa, nell'ambito della Conferenza Stato-Regioni, che a luglio la stessa si ritrovava nuovamente per verificare insieme l'andamento della spesa dei primi sei mesi del 1992. Ciò anche alla luce dell'applicazione della normativa prevista dalla legge finanziaria 1992, n. 412, che fissava alcune norme di comportamento per le Regioni e per le UU.SS.SS.LL.; è stato inoltre chiarito, con circolare ministeriale, che per le Regioni la messa in moto di manovre finanziarie, di manovre indicate dalla legge n. 412 di contenimento della spesa erano la conditio sine qua non per cui una Regione si poteva o meno sedere al tavolo di luglio con lo Stato per verificare la spesa.
Da questo è derivata la necessità della Regione Piemonte di fare una manovra finanziaria di bilancio per il 1992, manovra che poteva prevedere solo l'uso degli strumenti e della normativa oggi a disposizione. Più volte e in diverse sedi abbiamo detto allo Stato che una manovra di rientro della spesa sanitaria non può che essere articolata sulla distanza di quattro cinque anni (e non di meno), perché è una spesa rigida che prevede iter procedurali lunghi per l'attuazione delle modificazioni, iter cioè che non possono essere attuati nel giro di un anno e tanto meno possono essere attuati da una finanziaria votata al 31 dicembre 1991, che non ha ancora visto per le Regioni la possibilità di disporre delle cose indispensabili previste dalla stessa. Ad esempio, all'art. 4 della finanziaria (che è il punto centrale di tutta la sanità), il Governo deve determinare, con effetto - dice la legge - dall'1 gennaio 1992, i livelli di assistenza sanitaria ed assicurare condizioni di uniformità sul territorio nazionale nonché gli standard organizzativi e di attività da utilizzare per il calcolo del parametro capitario di finanziamento di ciascun livello assistenziale per il 1992.
Credo che possiamo tranquillamente e pacificamente dire che, pur essendo al 22 maggio; nel processo delle decisioni è come se fossimo a luglio, perché non credo che un atto del genere possa essere varato prima di settembre (tenendo anche conto dell'agosto italico); tale atto, in base alla legge, ha valore dall'1 gennaio 1992 e riguarda cose che noi dovremmo attuare senza nemmeno conoscere o avere gli strumenti necessari.
La manovra non poteva tener conto solo delle possibilità esistenti decisamente scarne; allora quale impostazione si è data? Le Regioni che come il Piemonte, hanno fatto manovre e che quindi avranno il diritto di sedersi al tavolo di luglio hanno centrato alcuni grossi aggregati di spesa. I grossi aggregati di spesa sono: il personale (che varia dal 40 al 50% e qualche volta anche di più, a seconda delle Regioni, delle UU.SS.SS.LL., della consistenza), i beni e servizi e la convenzionata. La Regione Toscana ha deliberato un blocco totale delle assunzioni, blocco totale mascherato perché 'ha detto che non ci possono essere assunzioni se non con l'autorizzazione in deroga da parte della Giunta regionale. Noi abbiamo indicato l'intervento regionale di contenimento - ripeto, è una manovra annuale, non è una manovra sull'arco di più anni - per il 1992 dicendo: "Autorizziamo un 25% del turn-over", tenendo conto che da questo 25% è fuori tutto il settore degli infermieri professionali che, come è noto, è un settore carente, dove il turn-over rimane al 100%, non solo ma rimane libera l'assunzione di tutti gli infermieri professionali che escono dalle scuole piemontesi.
Praticamente l'operazione di contenimento sulla spesa del personale è limitata al settore medico e al settore degli ausiliari, dei tecnici, degli amministrativi. E' da questo settore, dal settore medico, che abbiamo indicato la precedenza e la copertura totale degli apicali (perché non ci può essere un settore senza un apicale), e abbiamo indicato alcuni settori (le anestesie, i dipartimenti di emergenza, ecc.) come prioritari in queste scelte.
Naturalmente il 25% non è per USSL; è fissato come tetto regionale, per cui una USSL dove ci sono urgenze maggiori e settori più importanti pu avere una copertura maggiore rispetto ad un'altra che, a seconda del personale carente o che va in pensione, può avere coperta una percentuale minore. In sostanza, il 25% è un tetto regionale e non è un tetto riferito ad ogni USSL; solo la Regione, che ha una visione molto ampia, pu determinare che sia più importante un posto di anestesista in una USSL fornita di ospedale, piuttosto che un posto di amministrativo in una USSL senza ospedale, ma che usufruisce di quella struttura ospedaliera peri suoi pazienti; si tratta quindi di un tetto che va a discrezione ed applicazione da parte della Giunta regionale.
Su questo non illudiamoci di poter risparmiare delle cifre grandissime anche perché - ripeto - è una manovra che comincia a 1992 avanzato. Non ho a disposizione dati precisi, ma solo dati indicativi e mi rendo conto che gli scarti possono far sembrare di avere di fronte un Assessore non sufficientemente documentato; il risparmio, comunque, può essere di 50-60 miliardi su 3.000 e più miliardi che si spendono per il personale in Piemonte e di 50-60 sui 900 miliardi che mancano, ma non pensiamo di creare disoccupazione, di disarticolare tutto; di sguarnire, di chiudere servizi utili o altre cose.
Il secondo settore su cui è stata impostata la manovra finanziaria è il settore dei beni e servizi. Settore molto ampio, dove "casca" tutto: dal gasolio alla luce elettrica, all'acqua potabile, alle valvole cardiache alle protesi messe in ospedale.
In cosa è consistita la manovra? Su questo settore non abbiamo tagliato, ma mantenuto la spesa del 1991, quella che, come ricorderete, da parte dello Stato era stata ammessa nel 22% di aumento rispetto al 1990 come indicazione siamo intervenuti in modo diversificato, anche se evidentemente si pongono le UU.SS.SS.LL. in difficoltà - me ne rendo conto e abbiamo stabilito un aumento della spesa per beni e servizi dallo 0% al 4,5% massimo per gli ospedali oltre i 700 posti letto, forniti di DEA, o le grosse UU.SS.SS.LL. con strutture ospedaliere di riferimento consistente.
L'indicazione è stata che dallo 0%, cifra fissata per le UU.SS.SS.LL.
che non comprendevano ospedale e quindi mantenevano la spesa del 1991- di per sé un contenimento - si passava al massimo del 4,5% d'aumento per le UU.SS.SS.LL. con grandi ospedali.
Nel rivedere il piano di riconvenzionamento dovremo usare forbici ben molate. Oltre alle indicazioni contenute nella manovra finanziaria, abbiamo iniziato altre attività di contenimento reale; ad esempio, abbiamo deliberato un diverso intervento della Regione nel settore della cosiddetta indiretta, togliendo una serie di prestazioni dalla possibilità di essere assistiti in modo indiretto, ad esempio, nel campo delle appendici, cui il settore pubblico può garantire tutte le prestazioni.
Abbiamo "messo in piedi" una serie di gruppi di lavoro misti Assessorato e personale qualificato di USSL. per accedere alla verifica e al controllo delle prestazioni in ambito ospedaliero e all'applicazione della norma prevista dalla legge n. 412 che, com'è noto, dice che "lo Stato pagherà solo più i reparti che prevedono l'utilizzo al 75% di occupazione dei posti letto"; tutto il resto lo pagherà la Regione. Dobbiamo quindi rivedere l'organizzazione interna degli ospedali, rapportarci ai parametri suddetti, organizzare le cosiddette aree di degenza omogenea laddove i reparti non raggiungeranno più il minimo della soglia prevista per i posti letto.
Credo che la Commissione prima e il Consiglio regionale poi saranno chiamati ad assumere atti notevoli; entro l'anno l'applicazione delle norme dettate dalla legge n. 412 - chiusura degli ospedali sotto i 120 posti letto, revisione della retta ospedaliera - comporterà la necessità da parte del Consiglio di esaminare un riadattamento del Piano socio-sanitario regionale votato nel marzo 1991.
L'ottica con la quale ci siamo mossi tende - e non vorrei sembrassero parole vuote, parole "da convegno"- a mantenere i livelli indispensabili e nella misura possibile, a controllare e far spendere meglio le risorse a disposizione. Abbiamo però troppi settori di spesa in cui non c'è possibilità di intervento regionale. Lo Stato, nell'indicare i 6.009 miliardi per la spesa farmaceutica - grossa componente, che ha inciso in Piemonte, nel 1991, per 1.047 miliardi - non ha fatto altro che abbassare l'intervento statale del 22%, dandoci 870 miliardi.
C'è stata la manovra-ticket della finanziaria, ma dai dati del rendiconto dei primi quattro mesi del 1992 risulta che ha già esaurito ogni effetto positivo, e la spesa piemontese di oggi in proiezione su tutto il 1992, in base ai dati consuntivi del primo quadrimestre, è prevedibile in 1.012 miliardi rispetto agli 870 che abbiamo a disposizione.
Purtroppo su questo settore la Regione non ha competenza d'intervento.
Abbiamo cercato come Regioni di organizzare un intervento dimostrativo e, a nome di tutti, la Toscana aveva predisposto una deliberazione per intervenire con un taglio nel prontuario dei medicinali. Lo Stato ha bocciato tale possibilità, poiché la competenza su tale prontuario è esclusivamente del Ministero della Sanità.
Siamo quindi in una situazione disperata: dobbiamo rispettare delle normative senza possibilità di controllo. E' problema da affrontare a livello nazionale, diversamente deve esserci l'indicazione di altri strumenti in dotazione alle Regioni.
In altri settori lo Stato con la legge n. 412 ha dato indicazione di voler dare strumenti alle Regioni: possibilità di un nuovo rapporto nel settore del convenzionamento e una nuova presenza e responsabilità massiccia delle Regioni nelle trattative per i contratti di lavoro. E' una normativa in evoluzione: non so se la parola può essere quella più indicata; stante la situazione finanziaria del Paese, con un deficit pubblico che aumenta di 20 miliardi all'ora - considerando la giornata di 24 ore nonché i sabati, le ferie, Pasqua e Natale! -, i problemi dei prossimi anni saranno di una difficoltà spaventosa. Ce ne rendiamo conto tutti.
Credo che la responsabilità di conduzioni generali da parte della Regione della politica sanitaria sarà il banco di prova che le Regioni italiane si troveranno ad affrontare per la loro sopravvivenza nei prossimi anni.
Un'ultima comunicazione: c'è un emendamento di Giunta che prevede l'aumento della quota per l'altra assistenza dal 50 al 70%.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

La delibera "Misure urgenti atte a garantire l'adozione del bilancio di previsione per l'anno 1992 da parte delle UU.SS.SS.LL. del Piemonte" approvata dalla Giunta regionale i1 23 marzo scorso, è stata assunta con i poteri del Consiglio; se ne discute dopo che le UU.SS.SS.LL. hanno definito i bilanci di previsione e la Giunta li ha approvati con apposite deliberazioni. Nel caso dell'USSL di Nichelino, la Giunta ha approvato il bilancio persino senza il parere di adottabilità del Comitato dei Garanti.
E' ora all'o.d.g. del Consiglio perla ratifica, a cose fatte e alla vigilia della scadenza. Il metodo seguito è scandaloso ed inaccettabile. Il fatto che la Giunta abbia invocato l'art. 40 dello Statuto è un atto di prevaricazione ed arroganza.
Il merito della manovra, imposta dal Governo e attuata dalla Giunta regionale, è altrettanto scandaloso ed inaccettabile. Si tratta della "classica manovra all'italiana", l'ennesima, di contenimento e di riduzione della spesa pubblica e del disavanzo dello Stato, a cui nessuno crede, a cominciare dallo stesso Governo. Una manovra destinata, come tutte le altre, al fallimento.
E' una manovra per un verso demagogica e inutile, per l'altro dannosa.
Demagogica e inutile: perché non taglia gli sprechi, gli interessi parassitari consolidati, l'affarismo dilagante; perché non colma le carenze ma le aggrava, non razionalizza le diffuse irrazionalità, non si propone di qualificare la spesa (introducendo gli indispensabili criteri di efficienza dei servizi e di efficacia delle prestazioni, la contabilità per centri di costo). Non controlla e non governa la spesa sanitaria, non opera tagli selettivi. Infatti i tagli non colpiscono i privilegi di cui godono gran parte dei produttori, dei fornitori di beni e servizi.
Dannosa: perché i tagli invece colpiscono la quantità e la qualità dei servizi e delle prestazioni, peggiorando immediatamente il livello dell'organizzazione sanitaria nel suo complesso. Colpiscono tutti i cittadini e maggiormente i più deboli e svantaggiati. A luglio, durante la verifica Stato-Regioni sulla spesa sanitaria, il Governo non farà mancare le risorse per soddisfare i potenti interessi privati e si scoprirà così che i tagli alla spesa per convenzionata esterna e alla spesa farmaceutica erano demagogici e finti.
D'altronde, le forze conservatrici si sono poste l'obiettivo di non far funzionare il Servizio Sanitario Nazionale fin dalla sua istituzione.
Perciò si è sempre proceduto all'insegna della provvisorietà e della precarietà: politiche inadeguate e contraddittorie, assenza di piani e programmi, sottostima sistematica della spesa sanitaria determinando un quadro di generale incertezza, rifiuto di affrontare il problema della qualità e dell'efficacia della spesa, del come spendere meglio per elevare la produttività sociale della sanità. Il vero problema non è la quantità della spesa (spediamo mediamente, rispetto al prodotto interno lordo, meno dei Paesi comunitari più avanzati); il problema è che le risorse assegnate vengono spese male (bassa produttività sociale) e che la loro crescita ha registrato negli ultimi anni tassi elevati. Il problema vero, quindi, è quello di spendere meglio e per questa via mettere sotto controllo e governare la spesa sanitaria. I Governi succedutisi, con le loro politiche hanno causato la destabilizzazione dell'organizzazione sanitaria e creato le premesse per una sua rapida destrutturazione: è ciò che vogliono i potenti interessi privati per potersi ritagliare una parte crescente del rilevantissimo giro d'affari dell'ordine di 140-150 mila miliardi di lire all'anno. Una privatizzazione selvaggia senza regole.né controlli. Su questa linea si muove il Governo con la manovra insensata ed irresponsabile dei tagli. L'obiettivo suggestivo per le forze conservatrici è il modello USA: i cittadini che potranno permetterselo pagheranno il servizio privato e i cittadini che non potranno pagare dovranno accontentarsi dei "resti" del servizio sanitario pubblico. L'obiettivo intermedio consiste nell'assistenza indiretta: il cittadino prima paga e poi dovrebbe essere rimborsato. Perciò noi parliamo di controriforma. Va rilevato che la stragrande maggioranza dei cittadini non potrà permettersi il lusso di pagare l'assistenza sanitaria privata. L'esperienza degli USA dimostra che la via privata alla salute è fallimentare, che costa di più e non garantisce l'uguaglianza dei cittadini nel momento in cui sono afflitti da gravi problemi di salute.
La manovra del Governo approvata prima delle elezioni eseguita acriticamente dalla Regione ed aggravata dalle inadempienze programmatiche della Giunta ed imposta alle UU.SS.SS.LL., ha suscitato molta preoccupazione tra gli "addetti ai lavori". Ma ciò non basta. Bisogna che le forze riformatrici rendano consapevoli i cittadini dei rischi che corrono se avanza la prospettiva inquietante della controriforma. Di più. I cittadini devono mobilitarsi per riorganizzare e far funzionare con criteri di efficienza e di efficacia il Servizio Sanitario Nazionale contro chi vuole ridurlo allo sfascio.
L'approccio puramente ragionieristico della manovra governativa va rovesciato. Bisogna partire dall'assunto di fondo: quale livello di tutela della salute dei cittadini si vuole garantire. E, come conseguenza, quali i livelli di assistenza sanitaria e gli standard organizzativi e di attività.
E in base alle risposte, definire la quantità delle risorse necessarie e la qualità del loro impiego. A livello regionale, bisogna chiedersi a quanto ammontano le risorse necessarie per attuare il PSSR 1990/1992, prossimo alla scadenza e del tutto inattuato. Con un taglio di 900 miliardi di lire alla spesa stimata per il 1992 riusciremo a fare ciò che non siamo riusciti a fare nel 1990/1991, quando lo Stato garantiva la copertura della spesa sanitaria quasi a piè di lista? La Regione oggi è chiamata dal Governo ad un duplice compito: sulla base di indirizzi nazionali sbagliati e non credibili deve procedere a reimpostare la spesa e accettare un taglio del 15%. E' un duplice compito oggettivamente insostenibile. Vale la pena di ricordare che finora i governi nazionali e quelli regionali non hanno mai affrontato il problema di qualificare la spesa sanitaria.
Le nostre proposte alternative muovono, innanzitutto, dal superamento della cultura dominante dell'emergenza. Essa impedisce un lavoro sistematico di lunga lena, pluriennale, guidato da una seria programmazione. Il Piano sanitario nazionale - sarebbe il primo dopo quindici anni di vana attesa - deve fare scelte chiare, definire gli indirizzi a breve e medio termine. Gli oneri sociali (la spesa sanitaria) vanno fiscalizzati. Deve essere garantita la certezza del finanziamento e di un riparto equo tra le Regioni. Alle Regioni devono essere assegnati tutti i poteri, fatto salvo quello di indirizzo generale, e le relative risorse. La parziale capacità impositiva assegnata all'istituto regionale deve essere sostitutiva rispetto alla capacità impositiva dello Stato, per non rappresentare un inganno. La scelta di fondo della politica sanitaria è l'educazione sanitaria e la prevenzione (primaria e secondaria), sostenuta da programmi e risorse adeguate. L'educazione e la prevenzione riducono le cause di malattia e di infortunio e la spesa per la cura e la riabilitazione, in generale, consentono una migliore qualità della vita dei cittadini. Il punto cruciale è, attuata un'efficace prevenzione, la selezione della domanda di prestazioni sanitarie e i relativi indirizzi di accesso ai vari tipi di servizi.
Attualmente, la domanda di prestazioni è filtrata in modo incongruo e ciò genera irrazionalità e strozzature, costi elevati nel funzionamento complessivo del servizio sanitario.
La domanda di prestazioni sanitarie deve essere congruamente filtrata rigorosamente selezionata ed opportunamente indirizzata. Il primo filtro è la guardia medica: l'aver assegnato questo delicatissimo compito a giovani medici - privi di esperienza e di preparazione - è stato un errore. La guardia medica deve disporre di medici, ovviamente giovani, ma preparati e con un sufficiente bagaglio di esperienza. Il secondo filtro è il medico di base, oggi considerata figura di secondo ordine. E che, invece, dovrebbe sommare alle competenze del vecchio medico di famiglia, quelle relative alle possibilità offerte dalla moderna medicina specialistica; per poter selezionare in modo ottimale la domanda di prestazioni, evitando così il sovraconsumo di farmaci, il ricorso facile alla diagnostica, l'invio inopportuno alla medicina specialistica e il ricovero ospedaliero improprio, che causa l'intasamento di poliambulatorii e ospedali. Una siffatta figura richiede studio ed impegno del medico e programmi di formazione del servizio sanitario. Una figura medica di base importante inserita nel primo livello del servizio sanitario, il distretto. I distretti socio-sanitari di base sono infatti lo strumento per garantire la tutela sanitaria e socio-assistenziale della popolazione; per attuare azioni di filtro nell'accesso ai servizi e presidi integrativi e costituire la cerniera di collegamento con i medesimi; per individuare i soggetti a rischio, per attuare le iniziative connesse ai progetti-obiettivo; per svolgere opera di educazione sanitaria; per partecipare ai programmi di ricerca e per svolgere le attività di primo livello nei campi dell'igiene e sanità pubblica, dell'assistenza sanitaria, dell'assistenza sociale dell'assistenza veterinaria e di quella farmaceutica. Al di là dei lodevoli intenti del programmatore di alcuni esempi significativi è ancora un obiettivo da realizzare e generalizzare quello del distretto. Anche i vantaggi della crescente specializzazione-parcellizzazione della professione medica rischiano di essere annullati dall'assenza di una conoscenza completa dello stato generale di salute del paziente, della sua storia, del suo ambiente familiare-lavorativo. Manca, inoltre, un coordinamento trai differenti punti di vista specialistici. La stessa ricerca applicata non può prescindere dalla necessità che gli operatori valutino tra loro il significato di procedure diagnostiche e di trattamenti terapeutici. Tra l'altro, è questa la pratica più efficace per effettuare contestualmente la ricerca applicata e la qualificazione degli operatori.
L'impegno professionale, la formazione, l'aggiornamento permanente richiedono tempo e sono perciò incompatibili con figure mediche che contemporaneamente, sono dipendenti dell'ospedale, consulenti di case di cura e titolari di studio privato. Tale incompatibilità di fatto richiede urgentemente l'attuazione piena delle norme sulla incompatibilità perlomeno, tra funzioni direttamente concorrenziali come l'appartenenza al Servizio Sanitario Nazionale in qualità di dipendente e lo svolgimento del la professione presso un servizio privati convenzionato.
La piena valorizzazione di tutti gli opera tori della sanità in termini di formazione aggiornamento, autonomia professionale, motivazione e gratificazione, adeguato riconosci mento remunerativo anche con cospicui incentivi, è, nel contempo, causa ed effetto di un efficiente riorganizzazione del SSN. E' condizione indispensabile per attuare una politica di riforma. Non più rinviabile appare, inoltre l'introduzione del contratto di diritto privato, cominciare dai manager e dai dirigenti. I manager, peraltro, non si inventano, ma si formano istituendo una scuola superiore di sanità.
L'organizzazione sanitaria deve acquisire flessibilità e adattabilità per corrispondere in tempo reale alle mutevoli esigenze sanitarie della popolazione. A questo proposito si impone urgentemente una razionalizzazione della reti e delle divisioni ospedaliere, liberando risorse mal impiegate o persino sprecate: ospedali sotto dimensionati e dequalificati; reparti a basso tasso di occupazione dei posti letto con un casistica annuale tale da non giustificarne l'esistenza e che, a lungo andare, causa una inevitabile dequalificazione delle prestazioni. Son noti i casi di divisioni di ostetricia e ginecologi con un numero di parti e di interventi di ostetricia assolutamente insufficienti. Lo stesso vale per talune pediatrie. Mentre sono altrettanto note le carenze delle specialità di cardiochirurgia, di urologia, di oculistica, di geriatria, di riabilitazione funzionale. Certo, razionalizzar, richiede un rapporto democratico con la comunità interessata. Un rapporto tale da determinare di comune accordo, il riassetto, il migliora mento complessivo dei servizi.
Una concezione burocratico-autoritaria del rapporto con le UU.SS.SS.LL.
inevitabilmente crea incomprensioni e la difesa ad oltranza dell'esistente induce a battaglie di retroguardia. Così la politica de due tempi: prima i tagli e la razionalizzazione poi le contropartite, i miglioramenti dei servizi. I cittadini, sistematicamente ingannati, sanno perfettamente che non esiste il secondo tempo Il decisionismo e l'autoritarismo non hanno mai risolto i problemi, tanto meno quelli difficili e complessi. Ad essi ricorrono gli amministratori privi di credibilità e di autorevolezza.
Un consistente risparmio nella spesa ospedaliera (oltre il 50% di quella complessiva) può essere ottenuto filtrando opportunamente i ricoveri (pronto soccorso o DEA), istituendo servizi propri dell'ospedale diurno organizzando il presidio ospedaliero su base dipartimentale, riducendola degenza media, ampliando i tempi di funzionamento dei servizi (dalla diagnostica alle sale operatorie). La sperimentazione dell'ospedalizzazione a domicilio, per determinare patologie, risulta più umana, più efficace e meno costosa.
La continua crescita della spesa farmaceutica dimostra che i ticket applicati sono inutili balzelli che non riducono il consumo di farmaci.
Evidentemente, è molto più efficace la pressione esercitata dai produttori di farmaci. Non a caso, l'attuale prontuario farmaceutico, è pieno di farmaci inutili e di doppioni. Il caso più clamoroso è quello dei trombolitici: ve ne sono di tre tipi di eguale efficacia, però vengono prescritti prevalentemente quelli più costosi, fino a cinquanta volte di più rispetto al prezzo del trombolitico che costa meno. Una rigorosa revisione del prontuario farmaceutico che elimini i farmaci che, a parità di efficacia, risultano più costosi, i farmaci inutili e i doppioni, pu consentire immediati e cospicui risparmi. Così pure va controllato il fenomeno dei facili e spesso immotivati ricorsi alle varie tecniche diagnostiche, ai numerosi esami ed analisi, taluni dei quali del tutto inutili. I problemi dei farmaci e della diagnostica strumentale si affrontano alla radice con un'adeguata formazione del medico di base e con l'introduzione generalizzata del controllo sanitario (quantità e tipologia) sulle prescrizioni di farmaci, sulle proposte di analisi e di esami. Si deve riorganizzare e anche tagliare, ma in modo mirato e selettivo, per liberare risorse ora sprecate e impiegarle in modo alternativo per migliorare i servizi carenti, dove i tempi d'attesa per il cittadino sono di mesi o di anni.
Nel 1987 il Gruppo comunista presentò in Consiglio uno studio sull'andamento della spesa sanitaria pro capite. Il confronto tra UU.SS.SS.LL. appartenenti a fasce omogenee mise in luce squilibri clamorosi e crescenti. UU.SS.SS.LL. che spendevano pro capite il doppio rispetto ad altre della stessa fascia e, generalmente, chi aveva la spesa pro capite più alta largheggiava anche nella spesa per il personale e per i beni e servizi. Lo studio fu sottovalutato dalla maggioranza e in particolare dall'Assessore.
Fa piacere, perlomeno dal punto di vista metodologico, che dopo cinque anni a livello nazionale si scopra e ci si avvalga, sia pure per una manovra sbagliata, della spesa pro capite per impostare indirizzi di spesa sanitaria. Resta tuttora inaccettabile, tra l'altro, il meccanismo perverso del riparto della spesa corrente tra le UU.SS.SS.LL., basato sulla spesa storica: per cui l'USSL che spende di più potrà disporre di maggiori risorse l'anno successivo ed è così che si allarga la forbice tra le UU.SS.SS.LL. che spendono di più e quelle che spendono dimeno. La manovra regionale, vagamente selettiva, non è tale da correggere in un modo minimamente apprezzabile questo meccanismo. Ma non c'è solo la manovra imposta dal Governo, ci sono le inadempienze della Giunta.
Il Piano socio-sanitario regionale 1990/ 1992 sta scadendo senza che sia stato attuato. Pochi esempi. Per la tutela della salute e la sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro nulla è stato fatto. Eppure alle tradizionali patologie provocate dagli ambienti di produzione dall'organizzazione del lavoro e dei servizi, si aggiungono nuove patologie legate alle nuove tecnologie e assistiamo ad una frequenza drammatica degli infortuni mortali sul lavoro.
I Servizi di igiene e sicurezza sul lavoro quasi mai entrano nelle fabbriche. Gli organici sono esigui, si dice. Ed è vero, ma le aziende godono di una sorta di diritto di extraterritorialità, come se non facessero parte della Repubblica italiana.
Per le strutture preposte alla prevenzione, i Laboratori di sanità pubblica, la rete era stata definita nel PSSR 1982/1984, confermata nel PSSR 1990/1992: siamo passati in dieci anni dalla definizione alla conferma, ma il risultato è che la rete regionale deve essere ancora ultimata e qualificata.
La seconda cardiochirurgia a Torino, prevista e programmata, non si fa e così si lascia spazio alle cliniche private. La riabilitazione funzionale è al 90% in mano ai privati, mancano le norme sui requisiti minimi e i controlli non si effettuano; l'obiettivo, che ci si propone da dieci anni di avere almeno un centro per ciascuna USSL. resta un sogno. La legge sulla psichiatria, a tre anni dall'approvazione, è del tutto inapplicata. Dei 50 miliardi che dovevano essere spesi nel primo triennio, solo 7 sono stati stanziati. Quando si realizzeranno i 25 centri di terapie psichiatriche (pari a 400 posti letto), le 25 comunità protette (pari a 500 posti letto) le 50 comunità alloggio? Vi siete dimenticati dei malati di mente, delle loro famiglie e persino della legge regionale che era destinata a risolvere tutti i problemi.
La razionalizzazione della rete ospedaliera tentata surrettiziamente nel 1989k clamorosamente fallita. Anzi il successivo PSSR ha persino aumentato il numero dei posti letto ospedalieri.
A causa dell'atteggiamento burocratico autoritario dell'Assessore neppure i reparti con un bassissimo tasso di occupazione di posti letto si riescono a trasformare. Per le patologie legate alle trasformazioni demografiche della popolazione, le relative specialità hanno tempi di attesa per le visite specialistiche di mesi e per gli interventi di anni.
Per l'introduzione di criteri di efficienza e di efficacia e della contabilità per centri di costo, siamo poco più che agli studi.
Il programma decennale e triennale di investimenti, ex art. 20 della legge finanziaria 11/3/1988, era stato adottato alla vigilia delle elezioni del 1990.
Prevede investimenti per ospedali, tecnologie sanitarie avanzate residenza anziani, residenza handicappati, dell'ordine di 640 miliardi di lire per il primo triennio 1988/1990 e di ben 1.826 miliardi complessivamente per il decennio. Se si aggiungono le risorse del Piano AIDS gli investimenti annuali previsti dal Fondo Sanitario Nazionale e i proventi da alienazioni, nel decennio le risorse ammontano a 3.121 miliardi. Tutti ricordate questa cifra. Proviamo a fare un bilancio, seppur sommario.
Dall'entrata in vigore delle legge sono trascorsi oltre quattro anni.
Il programma del primo triennio 1988/1990 si è concluso da un anno e mezzo.
Non una lira è stata trasferita dei 640 miliardi previsti. La colpa è solo dello stato centrale: il Governo ha indubbiamente gravissime responsabilità. Ma anche quelle della Regione sono pesanti.
Sono state presentate 84 proposte: esaminate 76 ed approvate 64 molte delle quali con prescrizioni. Quelle approvate: 44 relative alla residenza assistenziale per anziani e 20 riferite a ristrutturazione ospedaliera.
Il costo globale delle opere di cui sono stati approvati solo gli studi di fattibilità è di 966 miliardi. Siamo ben lontani dai 1.826 previsti per il Piemonte dal piano decennale. Perché abbiamo accumulato ritardi così clamorosi? Perché per la prevenzione collettiva, per i distretti e per i programmi di rilievo nazionale, non abbiamo saputo presentare un solo studio di fattibilità? Ad essere ottimisti si può dire che se le risorse non verranno dirottate, rischio quanto mai presente, considerata la situazione economica e finanziaria del Paese e se il privato non sarà intervenuto massicciamente a sostituire lo Stato, sempre con le risorse pubbliche ovviamente, forse a dieci anni dalla legge finanziaria potremo vedere i primi lavori in corso e a lavori ultimati nel 2003/2005 accorgerci che non abbiamo gli operatori per far funzionare le RSA.
Qual è l'iter da seguire ora lo sappiamo tutti: bisogna trasformare gli studi di fattibilità approvati in progetti esecutivi, che saranno a loro volta esaminati dal CIPE e dal nucleo di valutazione del Ministero della Sanità e, se approvati senza raccomandazioni, senza prescrizioni finanziati.
Così è per la spesa in conto capitale. Aspettiamo ancora la spesa in conto capitale del 1991 oltre che quella,del 1992. Così per i fondi FIO.
Quanto costa in termini di disagio e di sofferenza per la popolazione di risorse finanziarie per la comunità non avere attuato il Piano socio sanitario regionale, non avere razionalizzato la spesa ospedaliera? Quanto costa anche solo in termini di spreco finanziario spendere tre quattro,cinque, sei, sette, otto, dieci anni dopo, stanziamenti dell'ordine di 700/800 miliardi di lire? Proviamo a fare i conti. La manovra, si è detto, è articolata in due fasi, ma qui mi pare che si passi dal serio al faceto. La prima fase è quella dell'adozione dei bilanci di previsione sulla base delle risorse tagliate, tenendo conto delle indicazioni nazionali. I tagli colpiscono la spesa farmaceutica e per la convenzionata esterna colpiscono pesantemente il capitolo "Altre prestazioni di assistenza sanitaria", ho visto che siete corsi marginalmente ai ripari, colpiscono la spesa per il personale, il rinnovo del turn-over è ridotto del 75%.
Quindi, dopo avere inevitabilmente peggiorato i livelli di assistenza e gli standard di organizzazione e di attività, scatta la seconda fase, che consiste nell'assumere il dato peggioramento dei servizi e delle prestazioni come un dato base con il quale rideterminare il riparto del fondo sanitario.
Questa manovra nasconde un uso pesantissimo, a breve scadenza, della parziale capacità impositiva della Regione, dell'ordine di centinaia di miliardi di lire.
E' una logica perversa e ciò spiega perché il più pesante e dannoso provvedimento in materia di spesa sanitaria dall'istituzione del Servizio Sanitario ad oggi non sia stato discusso in tempo utile in questo Consiglio regionale.
Il taglio alla spesa farmaceutica è realistico? Disponiamo dei dati del CSI; nel primo trimestre di quest'anno la spesa è aumentata su base regionale mediamente del 2,2% rispetto al trimestre precedente. Quale taglio del 20%, allora? Al posto dei tagli improvvisati e demagogici ci vuole un controllo sanitario sulle prescrizioni in tutte le UU.SS.SS.LL.
modificando il meccanismo del riparto della spesa corrente, in modo tale che l'USSL che risparmia risorse, a parità di prestazioni, non venga penalizzata.
Il rinnovo del turn-over limitato al 25% su base regionale può essere persino aggravato dalla discrezionalità nelle scelte che l'Assessore si riserva di esercitare, ed è tale da peggiorare, se non paralizzare numerosi servizi.
L'audizione degli amministratori straordinari, dei garanti, delle Associazioni delle categorie, di pochi giorni fa, è stata istruttiva per tutti noi. Ha messo in luce conflitti, ruoli mortificanti, mancanza di autonomia (i bilanci fatti con lo stampino), preoccupazioni per l'inevitabile chiusura di certi servizi, per l'aumento (altro che diminuzione!) della spesa per convenzionata esterna, per la penalizzazione dei servizi territoriali. La politica sanitaria della Regione, in questi anni, si è caratterizzata per le sue inadempienze e per il suo immobilismo mascherata in modo maldestro da un sano pragmatismo e decisionismo. Si è proceduto alla giornata, all'insegna della massima discrezionalità dell'Assessore.
Così la programmazione risulta una finzione; le leggi approvate sono già state dimenticate, i tempi di realizzazione degli investimenti sono inconcepibili. In compenso, si è lasciata via libera ai privati, senza regole e controlli.
Questa è la sostanza della politica che spiega perfettamente il perch di una macchina assessorile destabilizzata ed umiliata. Una politica improvvisata, discrezionale, inadempiente rispetto agli impegni assunti immobilista; non sa che farsene di una macchina assessorile qualificata ed efficiente, preferisce i comandi degli esterni ed i consulenti. Si apre qui, però, una contraddizione lacerante ed insanabile; l'azienda regionale sanità (giro d'affari 6.5007.000 miliardi all'anno) non può essere all'altezza del compito senza organici adeguati, alta professionalità piena responsabilizzazione. C'è, inoltre, il problema della questione morale, dei soggetti, delle regole, della trasparenza nella gestione della cosa pubblica che è sempre la più efficace forma di controllo. Certo, si tratta di stroncare le ruberie, i sovracosti dovuti alle tangenti, e qui bisogna dare un taglio nettissimo, senza esitazione, liberando così risorse per rendere davvero efficiente il Servizio Sanitario Regionale.
Tutto ciò è essenziale, ma non esaustivo. Affrontando con la fermezza necessaria la questione morale, si affronta anche un problema istituzionale di primo ordine: il problema della credibilità e dell'autorevolezza degli amministratori, essenziali per fare una seria politica sanitaria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Non utilizzerò i 30 minuti, anche perché ne sono concessi soltanto 15 quindi il problema si pone solo nella misura del 50%. Partendo dai dati che ci ha riferito l'Assessore prima, abbiamo la necessità di tagliare 900 miliardi dei 6.900 che teoricamente sarebbero necessari. In altre parole si tratta di inventare una manovra che porti ad un risparmio del 15%.
Secondo me, la cosa non sarebbe impossibile; il 15% è, tanto per darci una chiave di lettura, la percentuale media del costo delle tangenti sulla situazione pubblica italiana (i dati sono stati riportati da tutti i giornali in questi mesi). Soltanto una migliore struttura della spesa pubblica nazionale potrebbe portare probabilmente ad un risparmio all'interno del quale risolvere il problema delle UU.SS.SS.LL., non solo del Piemonte, ma di tutta Italia. Poiché, però, questo avviene in tutti i settori, è una questione generalizzati.
Stiamo comunque nel concreto, non diamo spazio alla demagogia e veniamo ad alcuni fatti. Il primo discorso è di carattere politico, perlomeno introduttivo. Era logico assistere ad una specie di scaricabarile Stato Regioni, ed in questo non vedo responsabilità dell'Assessore regionale del Piemonte. Se è comprensibile la posizione dello Stato di voler ridurre la spesa sanitaria, ci sono, però, alcuni errori di fondo.
In primo luogo, non si può procedere ad una riduzione della spesa sanitaria di queste dimensioni senza dirlo prima, perché è sciocco e semplicemente demagogico, tipico di un Governo come quello che abbiamo, il non essere capace a gestire la Nazione per arrivare al mese di dicembre con delle regole sostanzialmente nuove e cercare di mettere i paletti alle spese delle UU.SS.SS.LL. Questo, quindi, è veramente un atteggiamento governativo risibile, oltre che criticabile. Non condivido, poi, il fatto che le Regioni siano comunque rimaste al tavolo della trattativa e sentendo dire che non c'è stata rottura, ma compromessi, dico che è un compromesso pre-elettorale perché era il momento in cui bisognava alzare maggiormente il tono e pretendere determinati spazi maggiori per le Regioni. D'altronde questo atteggiamento fa parte anche delle regole del gioco. La posizione finanziaria della Nazione è allo sbando e, mentre ci si trastulla sulle votazioni del Presidente della Repubblica, molto più grave è il fatto che siamo messi nuovamente in moratoria dallo Stato.
Comunque, veniamo al concreto. Si è detto che bisogna in qualche maniera coprire il 15% che manca. Abbiamo due strade: quella dell'aumento delle risorse, cioè cercare di avere più soldi dallo Stato, oppure la riduzione delle spese. Da sempre questo Gruppo consiliare, il collega avv.
Majorino ed io, punta sulla seconda ipotesi. Riteniamo che, pur essendo legittimo pretendere di più, la prima regola che dobbiamo usare è una riduzione draconiana di determinati tipi di spese.
Non condivido quello che diceva il collega precedentemente. Smettiamola di parlare di forze "conservatrici"; non sono le forze conservatrici a voler risparmiare sulle spese, sono le forze politiche, in cui è ben sistemato anche il PDS, che non vogliono ché si riducano determinate spese sanitarie. La lapidazione cui è stato oggetto un Ministro non del mio partito, ma che mi è simpatico, il Ministro De Lorenzo, ne è prova. E' stato volutamente dal Parlamento e dal sistema dei partiti decapitato ogni tentativo serio di responsabilizzare maggiormente la gestione della spesa sanitaria, prova ne sia che, l'anno scorso, è venuto fuori un aborto di riforma che peraltro è stato sotterrato del tutto in quest'aula.
Mi chiedo come possa il sistema dei partiti pretendere di cambiare qualcosa se, quando anche si dessero delle risposte di carattere tecnico pratico ed attuabile per cercare di responsabilizzare, quindi di razionalizzare la spesa, si fa di tutto per non farlo.
Cosa ha fatto però - e veniamo, ripeto, nel concreto - questa Regione per ridurre le spese? Secondo me, ha fatto troppo poco.
Domanda all'Assessore Maccari: "Quanto spende la Regione nel comparto della sanità per la razionalizzazione della spesa, cioè in investimenti tesi a migliorare l'efficienza del sistema in concreto?". Noi abbiamo presentato alcune interrogazioni sottolineando alcuni inghippi: centinaia di milioni spesi per progetti obiettivo che non hanno portato ad alcun effettivo miglioramento della spesa. Altre sono le spese che dovrebbero essere fatte per migliorarne la qualità; esiste una legge regionale che dà la possibilità di creare degli ispettori che controllino la gestione delle UU.SS.SS.LL. Perché, di fatto, non viene attuata? Perché l'Assessore non riesce ad intervenire con autorevolezza maggiore all'interno delle UU.SS.SS.LL.
Allora, non parliamo tanto di spesa rigida quanto di spesa incrostata e c'è una bella differenza. Infatti, l'unico sbaglio di fondo - voluto - è perpetuare anche a livello regionale la situazione che c'è a livello nazionale quando lo Stato pagava a pie' di lista. La Regione Piemonte deve smetterla - noi lo diciamo perlomeno da due anni, ma probabilmente lo dicevano anche prima - di pagare alle UU.SS.SS.LL. a pie' di lista. Bisogna cambiare questo concetto, bisogna rimborsare le UU.SS.SS.LL. o finanziare le UU.SS.SS.LL. in base a dei criteri di efficienza, di pagelle. Allora, se una USSL ha la sua pagella merita per quello che dà e la pagella non deve essere un solo voto di condotta generale, ma deve andare nello specifico delle varie materie. Allora dove c'è l'insufficienza bisogna contingentare le spese finché non si funziona meglio. Facciamo un esempio: si è parlato del 50% di spese al personale. Benissimo. Condivido quello che diceva l'Assessore Maccari nella famosa intervista su "Repubblica" che migliaia di sanitari fanno il tempo definito in ospedale e poi in pratica dedicano tempo e risorse al di fuori dell'ospedale. Cosa ha fatto la Regione per controllare questa situazione? Perché, tanto per cominciare, non si interviene con un elenco: nome, cognome ed incarichi? Anche perch salterebbero fuori delle cose incredibili e cioè che di fatto questi sanitari spesso gestiscono in concorrenza con le UU.SS.SS.LL. determinati servizi, ma poi utilizzano le stesse UU.SS.SS.LL. per far funzionare i propri servizi! Questo è un fatto.
Si è parlato del 25% di spesa a livello di costi di gestione, di costi ospedalieri: Ma insomma! Stavo per dire: onorevole Maccari, sarà un buon viatico per gli anni prossimi, è di buon auspicio per la giornata; è detto con il cuore. Di fatto, si è andati a controllare all'interno delle UU.SS.SS.LL. per vedere come vanno gli investimenti? Ho il caso della mia città. Nel 1926, passato regime, fu costruito l'ospedale di Intra: 380 posti letto, 2 camere operatorie (per quell'epoca erano tante) e determinati servizi. Iniziato nel 1926 fu finito nel 1928. L'ospedale di Verbania è iniziato nel 1963 ed è tuttora in costruzione. Ma quante volte è stato moltiplicato il costo di un ospedale iniziato nel 1963 e che dopo 29 anni ancora è in costruzione? Ma quanto hanno guadagnato i progettisti di quell'opera dal 1963 in parcelle suppletive per l'aumento dei costi? Alla fine perché determinate UU.SS.SS.LL., e adesso arriviamo sempre più nel dettaglio, sospendono i lavori per anni, ma poi di fatto si moltiplicano? Assessore Maccari, le abbiamo presentato, dal 1990 ad oggi, 61 interrogazioni ed interpellanze più gli esposti vari, di cui alcuni alla Magistratura, più altri ordini del giorno, mozioni, ecc. In 61 casi noi siamo venuti a parlarle di cose concrete. Siamo passati dal raddoppio delle competenze che si sono dati prima i Comitati di gestione, poi i garanti ecc. Abbiamo criticato, per esempio, la Commissione degli esperti per la nomina degli amministratori straordinari. Le abbiamo documentato come in alcuni ospedali si rifanno le cucine quando si sa già che nello stesso ospedale quella stessa ala deve essere abbattuta come è stato fatto l'anno dopo. Le avevamo chiesto di fare la task-force degli ispettori. Le abbiamo chiesto perché in una determinata USSL si facevano delle pressioni per eliminare a tutti i costi il coordinatore amministrativo, ché forse non firmava come doveva firmare. Le abbiamo detto che il plus-orario in determinate UU.SS.SS.LL. viene utilizzato l'anno dopo per pagare le vacanze a 100.000 lire all'ora. Le abbiamo documentato e non accetto determinate sue risposte, che mi ha mandato e a mia volta le ho già risposto ulteriormente, sull'Elisoccorso, una partita da un milardino al mese sulla, quale molto e molto c'è da dire. Le abbiamo portato dei casi concreti da Torino a Domodossola, a Moncalieri, ad Ivrea, ad Arona, a Nizza Monferrato e avanti di questo passo. Le abbiamo sottolineato come in determinate situazioni le UU.SS.SS.LL. sono delle repubbliche indipendenti che fanno quello che vogliono. No, dico io. L'Assessorato deve iniziare ad avere un criterio nei rapporti con le UU.SS.SS.LL. di "ricatto"- per favore, raccomando alla stenografa di mettere le virgolette - nel dire: "Se tu non mantieni i tempi negli investimenti, nelle cose che vuoi fare, io i soldi non te li passa più". Due anni fa in tempi di bilancio preventivo avevamo proposto di assegnare soltanto 1'80% alle UU.SS.SS.LL. e tenere di riserva il 20% dei soldi da versare alle UU.SS.SS.LL. per vedere a pie' di lista come erano stati utilizzati quegli altri. Assessore, come è lo stato di attuazione del Piano sanitario regionale? Perché qui si sono scaricate sulle comunità una quantità di non servizi nella sbagliata correlazione che "se tolgo un servizio risparmio"; ma non sempre togliendo un servizio risparmio, sovente togliendo un servizio risparmio il costo di quel servizio, ma non miglioro in efficienza, per cui alla fine quell'USSL mi costa, pur senza quel determinato servizio, vedi per esempio la mancanza in diversi punti della Regione, di Pronto soccorso, DEA, ecc., quindi servizi estremamente di urgenza, però alla fine quell'USSL non ha risparmiato dei soldi, perché poi ha speso gli stessi soldi per gestire delle altre strutture, ma non ha dato di più alla Regione. Ogni cittadino italiano deve avere a disposizione 1.445.000 lire, ma vi faccio presente che con 1.445.000 lire si fa una polizza di assicurazione privata vita natural durante in cui si hanno disponibilità di servizi migliori e maggiori di quelli dei servizi sanitari pubblici. E' un dato che dovrebbe fare un attimino meditare questa macro aggregazione per scala nazionale della spesa sanitaria. E allora? Allora venendo alle conclusioni riservandoci alcuni minuti in sede di replica ed altre cose, io penso che l'Assessore con forza dovrebbe essere più autorevole non soltanto con le dichiarazioni sui giornali o non nelle dichiarazioni sui giornali, ma nel concreto, cominciando con il recepire in un'altra maniera le segnalazioni che gli vengono fatte dall'opposizione, quando ci sono delle segnalazioni.
Assessore, le abbiamo fatto 61 segnalazioni, ne tolga 10 che potevano essere di carattere istituzionale o normativo, restano almeno 50 segnalazioni precise di spreco (me le ero segnate tutte, ma il tempo è contingentato) in cui bastava intervenire, ma intervenire sul serio per sradicare lo spreco. Ora molte volte non è intervenuto nessuno, altre volte si è intervenuti mesi dopo, altre volte ancora in pratica la Regione ha segnalato qualcosa alle UU.SS.SS.LL. e le UU.SS.SS.LL. hanno continuato a fare quello che vogliono. Secondo me, controllando i costi delle UU.SS.SS.LL., soprattutto i costi di investimento delle UU.SS.SS.LL., non è possibile che i tempi di realizzazione delle opere, siano esse ospedali servizi, sale operatorie, strutture, vengano sempre dilatati nel tempo e alla fine costino molto di più.
Abbiamo presentato una proposta di legge regionale dello schedario non soltanto degli appalti, ma di tutti quelli che ricevono contributi. Proprio l'altro giorno si parlava di schedario degli appalti: ma chi gestisce gli appalti delle UU.SS.SS.LL.? Come vengono gestiti? In che termini vengono gestiti? Quali sono le imprese che partecipano? Perché se si deve fare la cucina dell'ospedale tra soluzioni minimali e massimali si va sempre a prendere la scelta massimale? C'era un'interrogazione con i numeri concreti da questo punto di vista. Secondo me, ,è necessario un altro approccio al problema e cioè la riduzione drastica delle spese. Cominciamo a far mancare un po' di fiato alle UU.SS.SS.LL. Che siano le UU.SS.SS.LL. ad essere razionalizzate. Se ci penserà Maccari, avrà tutta la mia solidarietà se veramente avrà il coraggio di farlo.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Potete chiamarmi Solingen d'ora in poi.



ZACCHERA Marco

Ma con chi parlerà, Assessore? Parlerà con gli amministratori straordinari delle UU.SS.SS.LL. che sono manager? Quale sarà la parte con la quale si dovrà discutere? Gli amministratori straordinari? Sono quelli che non sono in libertà vigilata, sto parlando di quelli normali. Ebbene queste persone saranno competenti? Sono competenti? Sono capaci? Sono dei manager? Assolutamente no! Perché in quest'aula volutamente si è privato di avere dei manager a capo delle UU.SS.SS.LL. e si è proceduto alla più sporca lottizzazione che si voleva e la si è portata avanti al di là di ogni logica e di ogni decenza. I risultati li avete sotto gli occhi. Se in gran parte dei casi le UU.SS.SS.LL. sono gestite da non tecnici, queste non saranno in grado di rispondere alle sollecitazioni dell'Assessore. Ecco allora che introduciamo i Comitati dei Garanti, che non servono assolutamente a niente, e mi sembra che in questi giorni ne avete avuto anche una chiara dimostrazione. Potremmo allora cominciare ad eliminare o comunque a sfrondare, perché sono costi partitocratici e clientelari che non servono, ma il problema, a mio avviso, è che ai vertici delle UU.SS.SS.LL. non ci sono perso-, ne, in molti casi, capaci di affrontare il problema. Signori, chi è causa del suo mal pianga se stesso: chi li ha voluti? Chi li ha eletti? Chi non ha raccolto le segnalazioni di chi diceva di considerare la meritocrazia? Chi era arrivato addirittura a lottizzare gli esperti che dovevano stabilire se gli amministratori straordinari delle UU.SS.SS.LL. avessero o meno i titoli per poter partecipare ai concorsi? Questa è la realtà.
Bisogna avere il coraggio di tagliare, ma l'Assessore deve essere più autorevole: per farlo deve avere qualcuno dall'altra parte che capisca e sia in grado di recepire. Alla fine, però, non devono essere gli utenti a pagare. Bisogna ammettere, al di là di ogni questione di parte, che le principali e più grandi responsabilità di questa situazione sono del potere politico che ha gestito la sanità a livello nazionale e a livello regionale in questi anni. Se la sanità fosse stata gestita bene non ci saremmo trovati in questa situazione.
In conclusione, lo dico con spirito non partitico, ma costruttivo, o si cambia il sistema altrimenti non si può pretendere che le cose possano cambiare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, un'operazione di questa portata sulla sanità caratterizza la politica di una Regione e probabilmente quella di tutte le Regioni, così come le direttive di Maastricht a seconda di come si attuano, o alla Carli o in altra forma caratterizzano chi deve pagare i costi del rientro del nostro Paese. Come si configura nel rapporto con la parte più debole della società, anche la strutturazione della sanità in forme adeguate può far condizionare i comportamenti e le scelte della Regione.
Da un lato riscontriamo che la spesa nazionale per la sanità in rapporto al prodotto interno lordo non è anomala, in termini quantitativi e non qualitativi della prestazione, rispetto alla spesa media di altri Paesi e oggi si considera questo un terreno di prioritario intervento per la compressione della spesa e non per la sua razionalizzazione, per l'aumento dell'efficienza e per l'incremento della produttività, perché nell'ambito di quest'ultimo si può anche operare dal lato quantitativo. In altri campi invece, soprattutto dove ci sono grandi opere pubbliche (non voglio con ci andare contro le infrastrutture, ma solo per dire che a volte ce n'è una ridondanza, proprio oggi sui quotidiani si parla di metropolitane), vediamo la ricchezza di richieste da parte delle varie realtà locali e la grande sensibilità di attenzione del livello centrale. Ci troviamo quindi in anomali rapporti rispetto a quelle che devono essere le grandi azioni di contenimento della spesa pubblica.
Se sommiamo a questo la crescente accentuazione dei vincoli di destinazione siamo al paradosso: stiamo parlando da anni di regionalismo abbiamo prodotto documenti ed altre iniziative, ma noi riscontriamo ancora in questo passaggio - l'Assessore ne è ben consapevole - un'ulteriore accentuazione dei vincoli di destinazione. E' vero che a livello locale sia il sistema economico sia alcuni settori politici privilegiano e preferiscono questo tipo di logica, ma dobbiamo essere coraggiosi: per questo tipo di gestione non è necessario un organismo rappresentativo un'assemblea elettiva, bastano apparati amministrativi periferici adeguati.
Non è necessario se viene sottrattala capacità di rapportarsi con i bisogni della comunità e quindi verificare quantità di spesa e modalità di utilizzo.
Paradossale è poi la questione del prontuario farmaceutico, lo ha denunciato anche l'Assessore. E' inutile che si dia un'indicazione di manovra quando il manovratore più importante non è disponibile ad agire.
Anche sulla convenzionata troviamo altri aspetti.
Un buon livello di autonomia regionale richiede qualche spazio sulle scelte, gli obiettivi e i fini, che invece si riducono costantemente. E' chiaro che l'Assessore indicai punti d'attacco della sua manovra e manifesta l'impossibilità - un altro regalo del livello nazionale - di poter lavorare senza fare dei tagli grezzi che pregiudicano la qualità dei servizi: ecco quindi che il problema di fare un'operazione di rientro in alcuni anni è molto importante.
Il collega del Gruppo MSI parlava di pagelle. E' evidente che è necessario un impegno teso alla ricerca di un miglioramento della produttività. Vivaddio, la voce "beni e servizi" è cresciuta in modo esponenziale negli ultimi tre anni ed un'azienda che acquista beni e servizi dall'esterno non li divora, ma le sono necessari per far aumentare la sua produttività. In questo modo può ridurre la spesa o migliorare ulteriormente il servizio, che è un altro effetto dell'aumento della produttività. Ma noi sappiamo anche - è emerso dall'incontro con gli amministratori straordinari delle UU.SS.SS.LL. - che sui vari punti in cui è articolata l'azione della sanità ci sono atteggiamenti e rapporti diversi da USSL a USSL. Dobbiamo, in modo empirico, riuscire a fare un'azione che punti a quello che è l'aspetto di equilibrio di queste pagelle. Sono obiettivi interni, raggiungibili, che non "scassano" la qualità dei servizi, ma che probabilmente impongono alle singole UU.SS.SS.LL. una migliore razionalizzazione del funzionamento.
Detto tutto questo - l'Assessore lo ha detto in modo compiuto e molto ampio - dov'è il punto di caduta di questa vicenda? Dove approdiamo con questa manovra? O approdiamo ad un punto limitato rispetto a quello che è l'obiettivo che ci pone il Governo centrale e apriamo una vertenza con il Governo nazionale, secca, dura, oppure - caro Maccari - siamo costretti a saccheggiare quel poco che tiriamo fuori dalle sovrattasse sul metano e via dicendo.
Dinnanzi ad un punto di caduta che certamente non permette di arrivare a completare la necessità di spesa noi abbiamo due strade. La prima è l'azione di razionalizzazione indicata dall'Assessore, che però è limitata.
L'Assessore non ha parlato di cifre precise a proposito della voce "beni e servizi" e della voce "convenzionata", mentre è stato più preciso per quanto riguarda il personale, ma alla fine se facessimo una somma approssimata saremmo molto lontani dall'esigenza.
L'altra strada è quella di incidere sulle spese libere, andando a prendere quel poco o tanto che deriva dalla tassazione aggiuntiva che ci è stata regalata "graziosamente" dal Governo e dal Parlamento, un altro colpo duro al regionalismo e un altro modo di intendere il rapporto tra spesa e possibilità di ricavare risorse. La nostra Regione, per ragioni storiche ha spese libere molto limitate che sono quelle che le permettono di intervenire in modo qualificato su alcuni punti in cui le competenze della Regione sono piene. Ecco, se ci togliamo anche dal regionalismo, la nostra diventa una Regione monotematica: sanità e qualcosa attorno, salvo le spese indirizzate direttamente dal Governo.
Noi non siamo come la Regione Lombardia che, per una serie di ragioni dispone di 450 miliardi di spese libere e può destinarne 300 (è una supposizione). Non so poi come farà dal momento che spende 180 milioni per la formazione professionale.
Non possiamo trattare in modo settoriale questo tema; se scegliamo un'altra strada. E' chiaro che, dopo che quest'aula ha detto che il diritto allo studio universitario è un fatto strategico, che siamo in ritardo rispetto alle altre Regioni, che stanziamo poco e che occorre stanziare di più, dobbiamo tagliare questa spesa. Se interveniamo sull'artigianato, che è uno dei settori di competenza, e diciamo che la FIAT, l'Olivetti, il Gruppo Finanziario Tessile riducono e quindi dobbiamo alimentare il sistema dell'impresa minore e dell'artigianato, lo colpiremo; se riteniamo che alcune politiche (i parchi e altro) sono qualificanti, anche se possono essere in qualche modo non espanse in questa fase, anche lì le colpiamo.
Dobbiamo evidentemente capire qual è il punto di caduta.
Dobbiamo anche colpire quella cultura dell'investimento sul costo di gestione, per cui abbiamo avuto una forte spinta non solo nella sanità, ma anche in altri campi e abbiamo visto delle realizzazioni che non tenevano conto dei costi di gestione.
Ma interroghiamoci un attimo sugli amministratori straordinari che erano qui l'altro giorno; abbiamo visto che molti di questi probabilmente si candideranno alle prossime elezioni: come può un amministratore straordinario, a capo di una USSL. magari futuro candidato alla Regione alla Provincia o al Comune, potersi ritenere capace di un comportamento manageriale che deve essere un po' neutro per poter interagire con la Regione in modo secco e non influenzato? Ho collegato la cultura dell'investimento sui costi di gestione perch questo è un elemento che preme. Ma c'è un altro aspetto: perché siamo fermi a 6.500 miliardi? Siamo in una situazione di allarme della spesa pubblica (l'allarme è suonato nel 1986/1987 e si è sempre parlato di incremento di spesa in base al tasso programmato di inflazione), ma qui leggo che per beni e servizi nel 1989 sono stati spesi 1.150 miliardi e nel 1990 1.335 miliardi: c'è stata quindi una notevole impennata.
Non ritengo che questo andamento sia negativo; voglio solo capire che effetti ha prodotto. Se è stato semplicemente un gonfiamento di spesa è chiaro che oggi ci pesa, ci carica e ci induce ad avere un aumento fittizio; se dal 1988 avessimo "viaggiato" secondo il tasso di inflazione programmato probabilmente da quei 1.100 miliardi saremmo a 1.200 e non invece attestati, come oggi, molto più in alto.
Assessore; lei giustamente diceva che sul problema dei farmaci non c'è possibilità di incidere. Solo come dato vediamo che da 789 miliardi nel 1989 siamo passati a 1.034 miliardi nel 1991; se fossero stati controllati in un processo di lungo periodo, come l'Assessore indicava, probabilmente oggi partiremmo da un'esigenza più bassa, senza pregiudicare l'efficienza e l'efficacia della Regione.
Ci troviamo dinnanzi ad un passaggio in cui non possiamo non disconoscere che l'azione e il provvedimento della Giunta sono necessari e che sono quelli i percorsi da seguire; dobbiamo però poter dire che con questa operazione il rientro sarà fortemente al di sotto del fabbisogno.
Politicamente la Giunta dovrà decidere se aprire una vertenza con il Governo, oppure se guardarsi attorno e pensare di saccheggiare le risorse libere della Regione. Su questo secondo percorso credo che molti, anche della maggioranza, non siano d'accordo.
Certo, ci sono anche problemi legati al governo di questa macchina così complessa. Non per fare polemica, ma abbiamo visto, Assessore, le difficoltà a controllare alcune voci; per esempio, il fatto che non si conosca il numero dei piemontesi che vanno a farsi curare fuori del Piemonte credo sia da porre sul tavolo nazionale, visto che è il Governo centrale a gestire questi dati. Noi dovremmo sapere quanti sono coloro che da tutta Italia arrivano in Piemonte per farsi curare e quanti dal Piemonte vanno nelle altre Regioni per lo stesso motivo. E' un dato che noi, come Regione Piemonte, non conosciamo; io penso che si tratti di un dato che un'azienda qualunque, dalla piccola alla grande, dovrebbe conoscere.
Ovviamente questa non è una responsabilità dell'Assessore, perché è legata ad un meccanismo che converge al centro. Credo però che quel famoso sistema informativo che permette il controllo di gestione e dei centri di costo sia un importante elemento di conoscenza; non possiamo pensare solo più di evocarlo perché ritengo che, seppure in modo più grossolano, lo si possa impostare, e forse in termini macro e non micro. Incominciamo ad individuare in ogni USSL il tipo di spesa; analizziamo gli scostamenti esistenti secondo gli otto-dieci filoni canonici in cui è distribuita la spesa; chiediamo perché una USSL ha una spesa, per esempio in - beni e servizi, omogenea rispetto ad un'altra, con uno scostamento rilevantissimo.
E' vero, in questi casi entra in gioco l'obsolescenza di certi prodotti però cerchiamo almeno di capire a fondo questi aspetti.
Credo che per dimostrare una volontà piena di governo con urgenza dobbiamo riuscire a fare queste pagelle; è necessario. Negli anni '701e macro aziende si sono scorporate, formando delle holding per poter misurare la loro efficienza e la loro efficacia, in piccole e medie unità; noi, che abbiamo queste piccole e medie unità della grande holding sanitaria, le UU.SS.SS.LL., dovremmo in qualche modo riuscire ad entrare dentro.
Quindi il provvedimento è di per sé uno strumento corretto e va nel senso giusto, anche se nasce da un'impostazione statale a mio parere discutibilissima. Il problema però è quello di capire lo sbocco; lo sbocco colleghi, è un passaggio delicato perché interagisce con le politiche della Regione. In questo il governo regionale deve assumere un'impostazione e deve indicarla con estrema chiarezza, in tempi relativamente rapidi.
Personalmente ritengo che le Regioni debbano aprire una dura vertenza con il Governo, perché ne hanno i titoli e le possibilità; non si possono tirare fuori risorse da una realtà di questo tipo. Forse ci sono degli errori passati, forse non c'è stato nel momento iniziale un controllo forte della spesa, ma per non piangere sul latte versato lo stato attuale dell'arte esige una scelta politica delicata.
E' una scelta politica che deve essere fatta con coraggio e determinazione; se la facciamo in una certa direzione mettiamo una pietra tombale sul regionalismo, perché evidentemente rendiamo facile per il Governo centrale scaricare sulle Regioni contraddizioni anche di politica nazionale. Allora non serve più un'assemblea elettiva, serve un organismo burocratico di gestione ed attuazione; le Regioni non sono più un'assemblea elettiva, un ente di governo, ma un terminale stupido della gestione dello Stato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Sarò breve. Prima dell'intervento del collega Tapparo avevo pensato di risolvere il mio in un paio di battute sarcastiche su una manovra, quella in discussione, che non è una manovra. Devo congratularmi con il collega Tapparo, che ha elevato il livello della discussione; riprendo in particolare la questione sollevata sulla possibilità di reperire le risorse dove? - che comunque si dovranno rintracciare per parare l'immancabile "buco"che si creerà a dispetto della manovra. La questione è stata posta dal Consigliere Tapparo in modo corretto: occorre una decisione di carattere politico, e ragionieristico-contabile, assunta in quest'aula sulla base di un confronto tra le forze politiche.
La manovra - come ben sa l'Assessore - non esiste: se andrà bene consentirà alla Regione di risparmiare il 15/20% di quanto si vorrebbe preventivare, tenendo presente che il risparmio sul personale è incalcolabile. Con i meccanismi attivati per salvaguardare la non chiusura dei servizi, intervenendo però sul turn-over in modo incisivo, non sappiamo ad oggi quanti medici effettivamente entreranno grazie al turnover nei servizi piemontesi e quanti non entreranno per esubero del 25%.
Allo stesso modo, la ragionevole - se reale - clausola del garantirsi una valutazione a livello regionale di un plafond del 25%, e quindi un abbassamento a livello locale sulla base di una valutazione fatta dell'Assessorato, può diventare un meccanismo perverso di contrattazione politica fra partiti, fra amministratori straordinari, che invece di abbassare le spese, consolida il sistema di interessi contrapposti e concomitanti, esistenti fra le parti che gestiscono la sanità.
Non si tratta soltanto di problema di principio: le discussioni di principio in quest'aula non si fanno non perché sono noiose, ma perché non si hanno mai risposte dalle quali possano derivare soluzioni politiche concrete. Le questioni di principio sulla sanità - ripeta - non sono noccioline, prevedono scelte concrete.
Non capisco per quale motivo una persona debba essere obbligata a curarsi in un servizio invece che in un altro o debba essere obbligata a farsi operare da un chirurgo invece che da un altro. E questo anche perch coloro che cascano nelle maglie di questo stupido ed ottuso statalismo, che non garantisce nessuno, sono i poveracci, non certo coloro che possono permettersi la clinica superlusso all'estero.
Tagliare sul capitolo di spesa che consente ad una persona di esercitare il proprio diritto di farsi, curare da chi crede e non dal primo medico che capita, significa ledere un diritto per un risparmio sulla spesa pressoché inesistente. L'Assessore sa meglio di me che in quella direzione non si taglia niente. Di queste cose non si parla; quando si parla della convenzionata esterna si scatenano le ire della sinistra, ma in realtà viviamo ormai in un sistema commisto di interessi l'uno sopra l'altro, in cui il limite fra pubblico e privato non si intravede più.
Più dell'80% degli appalti dell'USSL IX sono attuati in trattativa privata con i meccanismi che conosciamo, ovvero abbassando il tetto dell'appalto al di sotto di una certa cifra: cos'è questo se non un esercizio di attività privatissima in struttura pubblica che consente e garantisce la copertura di tutti i disavanzi? Inoltre non si risolve, perché non lo si affronta, il problema di principio, prima che di tecnica ragionieristica, rispetto al fatto che il nostro sistema è al punto in cui è: come mai siamo arrivati a questo punto? Il nostro sistema sanitario non è né peggio né meglio di altri in Europa ma ha la peculiarità di non riuscire a trovare soluzioni per uscire dal fango nel quale si trova; all'estero provano delle strade, noi no.
La manovra fallirà perché non avremo alcun interlocutore di governo che sarà in grado di fare delle scelte prima di settembre/ottobre: questa è la realtà. Scelte che avrebbero dovuto incidere dall'1 gennaio 1992, se va bene le avremo alla fine dell'anno. Questo è quanto non consente al nostro sistema di andare avanti.
Come se ne esce? Non certo con i controlli. Il sistema dei controlli delle gerarchie controllate, dei cavilli da magistratura di quart'ordine per controllare chi sta "fregando", non serve; aumentando i controlli si aumenta la burocrazia e non si migliora l'efficacia dell'azione pubblica mai! Non è dimostrato nei fatti. Deve essere invece instaurato un sistema di responsabilità, laddove queste ultime sono responsabilità dirette. In questo sistema non abbiamo responsabilità dirette; sono stati fatti alcuni passi, ma le poche responsabilità dirette che potevano nascere con l'introduzione dell'amministratore straordinario sono state affossate dai partiti! I vostri, perché il nostro partito non partecipa a queste cose. E' la partitocrazia che ha affossato la sanità: una spartizione, numero per numero, all'interno dei partiti! Faccio un'annotazione al Vicepresidente Vetrino che ci ha detto alla Conferenza dei Presidenti che era indelicato in questo momento parlare della situazione dell'USSL IV perché la Magistratura sta indagando, quando l'Assessore alla sanità dice tutto quello che vuole sui giornali; adesso grazie a Dio, ci hanno ripensato e predisporranno una relazione.
Le responsabilità sono quelle che sono: Dell'Arte, chi l'ha votato? Alla gente bisognerà raccontare i fatti; non si potrà soltanto, Assessore Maccari, finire su "Repubblica" in continuazione, con una campagna stampa a suo favore francamente incredibile, dove l'Assessore passa per essere quello che per impossibilità oggettiva non può essere: il salvatore della sanità piemontese! E non parlo di competenze o di capacità, ma di impossibilità oggettiva; in questo sistema non si può risparmiare un "fico secco", se non le briciole che si riusciranno a raccogliere con questa manovra.
E' per questi motivi che non ho presentato emendamenti, tranne uno peraltro immediatamente superato dall'atteggiamento della Giunta.
Effettivamente, dopo un esame veloce della manovra economica chi cascava nelle maglie dei tagli - prima dell'annuncio della Giunta - era soltanto tutta quella fetta di servizi che rientrano nella divisione di bilancio in altri servizi sanitari che dovrebbero garantire prestazioni a favore delle persone anziane disabili, dei malati di AIDS, di tossicodipendenti: servizi deboli dal punto di vista del potere economico all'interno della sanità che rientravano in quella voce da tagliare al 50%, mettendo le UU.SS.SS.LL.
in condizione, fra giugno ed agosto, di bloccare i servizi.
Ho predisposto un emendamento, la Giunta ne ha già presentato uno proprio che va nella, stessa direzione; rompiamo la finzione e garantiamo perlomeno a questo settore la possibilità di andare avanti un po' di più di quanto non sia stato annunciato in quest'aula dalle Amministrazioni straordinarie. Per cui invece che sul 50%, facciamo fare i bilanci alle UU.SS.SS.LL. sul 70% di quello che è il consuntivo, sempre che ci sia ancora, o delle previsioni del consuntivo del 1991 in quel settore.
Inoltre, ho presentato due ordini del giorno che vogliono affrontare argomenti di diverso respiro. Uno è legato a questa vicenda, ma se passa l'emendamento della Giunta credo che perda molto di significato; l'altro invece, affronta il tema della riorganizzazione dell'Assessorato e di una sua divisione in due parti, e io spero che l'assemblea vorrà discuterlo con pacatezza senza farsi prendere da superficialità o da divisioni di parti.
L'ho detto più volte: l'Assessorato alla sanità, in questa come in tutte le Regioni italiane, sta diventando un pachiderma ingestibile, che dà alla persona dell'Assessore un potere incontrollabile dal punto di vista della pressione politica. L'Assessore alla sanità, nella prospettiva nella quale ci stiamo muovendo con queste riforme di legge - quindi di maggiore autonomia di controllo da parte della Regione sulla spesa - avrà sempre più potere politico effettivo, sbilanciando gli equilibri che esistono in una Giunta come quella piemontese, e magari dando anche più organizzazione, più forza, più struttura a quella parte dell'Assessorato che dovrebbe compiere quei controlli che peraltro, almeno da qui alla fine di quest'anno, non verranno fatti.
Per quanto riguarda il mio atteggiamento nei confronti della votazione non parteciperò al voto della deliberazione e spero di sentire il vostro parere sugli ordini del giorno; a proposito dell'emendamento, non ho capito bene se la proposta è del 70 o del 75%, comunque si potrà ragionare sul da farsi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi, l'Assessore ci ha presentato il suo documento di straordinaria importanza, mettendoci di fronte una serie di dati statistico-quantitativi e scelte politiche nazionali che lasciano, in qualche modo, congelata tutta una serie di situazioni che si sono venute determinando in questi anni. Il bilancio e la manovra finanziaria nazionale hanno conseguenze immediate sulla manovra finanziaria regionale, e quindi dobbiamo prendere atto che un provvedimento di questo genere era sostanzialmente necessitato, un provvedimento che non poteva che essere di queste dimensioni.
Io credo però che si debba andare oltre, cercando di cogliere le cose che possono e devono esserci, cercando di capire perché si è determinata una situazione così grave, e non soltanto in Piemonte. Dobbiamo infatti prendere coscienza che la gravissima situazione della sanità è generalizzata in tutto il Paese.
Il confronto con il Governo deve essere quindi molto serrato; pur essendo coscienti dei problemi finanziari che ha oggi il Governo, occorre far presente che un regionalismo serio deve comunque confrontarsi avendo e riconoscendogli responsabilità di iniziativa politica, quindi maggior autonomia. Occorre, in sostanza, modificare qualche cosa in questo Paese qui non possiamo più, tutte le volte che parliamo di sanità, trovare un Assessore o una Giunta che ci dice: "lo non posso fare nient'altro" e tutti gli altri prendere atto che ciò è sbagliato e che non si può fare nient'altro.
Sui conti presentati dall'Assessore non possiamo dire nulla perché sono dati oggettivi; però a me pare che manchi una cosa. Quando mi trovo a verificare presso un'azienda - in fondo la sanità è un po' un'azienda conti di questo genere, in cui si fanno delle previsioni, si preparano i budget e si dice "le spese aumenteranno di tanto", prendo in considerazione anche un elemento che qui non compare, cioè il recupero di produttività nel settore pubblico diremmo di efficienza. Continuiamo a dire che le spese aumentano, ma in base al tasso di inflazione programmato l'aumento non è sufficiente e ci mancano 900 miliardi. Questo elemento manca forse perch io non so indicare quali siano gli elementi di inefficienza esistenti all'interno del sistema sanitario, così come noi l'abbiamo creato in questi anni, non ci sono le competenze e le professionalità necessarie per individuare i momenti di inefficienza e porvi quindi rimedio. Alcune delle manovre più importanti che si possono fare sul campo della sanità non dipendono certamente da noi, dal livello regionale, ne hanno già parlato in molti. La stessa politica del personale, in qualche misura, non è una politica libera della Regione. Inoltre, il problema del prontuario farmaceutico è una delle cose più gravi e che lasciano più perplessi. Io trovo che sia veramente inconcepibile che tutti gli anni si dica - lo sento da quando mi occupo di queste cose - che c'è un problema di prontuario farmaceutico e regolarmente non si riesce a modificare questo stato di cose. Io credo che una forte pressione delle Regioni rispetto al Governo perché questo venga modificato sarebbe utile, se veramente - come tutti dicono - questo è un elemento di grande risparmio; se il Governo ci obbliga a risparmiare, chiediamo al Governo di metterci in condizioni di risparmiare, togliendo quelle inefficienze che derivano da Roma: Dobbiamo però riconoscere che ci sono delle situazioni che dipendono da noi, che governiamo e controlliamo, e che devono essere attuate nei modi migliori.
Io credo si debba dare atto a questa Giunta e all'Assessore Maccari di aver fatto determinate cose. Credo che l'aver affidato ad un istituto come il CRESA uno studio che andasse ad individuare indici di produttività per reparto, per ospedali, sia stata una scelta importante ed utile.
Occorre però muoversi coerentemente con le scelte che ci vengono indicate. Io non credo sia possibile, rispetto a scelte che vengono fatte su base scientifica, ritrovarsi ad assistere a scene come quelle a cui abbiamo assistito in quest'aula quindici-venti giorni fa rispetto alla chiusura di un reparto in un ospedale.
Sappiamo bene che per affrontare il problema della finanza nazionale e quindi della finanza regionale non ci si può muovere con il consenso di tutti. Occorre dunque avere un'assunzione seria di responsabilità, cosa che forse non abbiamo avuto in quella circostanza. Questa è un'autocritica, non è una critica all'Assessore che forse aveva voglia di mantenere ferme alcune sue posizioni; però, occorre avere maggiore rigore anche rispetto alla spesa storica che il collega Calligaro, in qualche misura, ha criticato sostenendo che è troppo poco.
E' certamente un'inversione di tendenza, un qualcosa di nuovo. Io credo che ci si debba muovere; è folle pensare di riuscire a modificare la situazione della sanità nel giro di un anno o due. Occorre una programmazione che noi forse non abbiamo, ma che certamente il Governo non ci ha dato. E' un confronto da fare seriamente, però c'è anche tutta una serie di nostre responsabilità che devono essere rimosse. Non possiamo dimenticare che comunque sono vent'anni che amministriamo la sanità nella Regione. Non possiamo dimenticare che alcune scelte che oggi pesano fortemente sulla Regione Piemonte sono scelte che hanno fatto le forze politiche in Piemonte.
La scelta di dividere il territorio regionale e della città di Torino in quel numero di UU.SS.SS.LL. è stata dettata esclusivamente da esigenze politiche, da pressioni politiche partitiche e non ha un minimo di coerenza. Ricordo che in quest'aula con l'Assessore Olivieri avevamo avuto un lungo dibattito perché la suddivisione di dieci UU.SS.SS.LL. nella città di Torino è una suddivisione che gli esperti all'interno del sistema sanitario giudicano sbagliata. E' più costosa ed è sbagliata! Mi sono fatto fare uno studio, di cui purtroppo non ho ancora tutti i dati, ma forse l'Assessore mi saprà rispondere, su quale è stato l'incremento di costo, di spesa, nel passaggio dall'USSL 1/23 alle dieci UU.SS.SS.LL. di Torino. Mi dicono che sia stato un incremento di spesa rilevante per creare inefficienze ulteriori, per creare disorganizzazione maggiore, per creare qualcosa che è meno funzionale rispetto alle esigenze e alle aspettative dei cittadini.
Noi dobbiamo correttamente farci carico di quelle che sono le nostre competenze e muoverci. Ci sono delle responsabilità, prossime e antiche.
Quelle antiche sono l'assetto delle UU.SS.SS.LL., l'accorpamento, la mancanza di controlli. Credo che i controlli siano stati veramente scarsi Assessore. Ho visto che in un'interrogazione si fa riferimento a sue dichiarazioni su certe stupidaggini e follie criminali di certe UU.SS.SS.LL. che acquistano delle ambulanze che poi non possono mantenere perché hanno un costo gestionale troppo alto. Lei ha detto che queste sono follie: io credo che siano follie, se me lo dice lei, ma mi chiedo perch l'Assessorato le abbia autorizzate. A me risulta che tutte le spese di investimento delle UU.SS.SS.LL. ven-gano autorizzate prima dalla Regione.
Quindi, forse, più che giudicare, a posteriori, folli e pazze queste cose è bene svolgere un'attività di controllo precedente per evitare che queste follie si facciano.
Quando sento dire che il personale è psicologicamente part-time Assessore Maccari, devo dirle che forse è vero ed è apprezzabile che lei lo dica cercando di rimuovere questa situazione, ma certamente se questo si è determinato è perché in tanti anni c'è stato un lassismo clamoroso all'interno del sistema, dovuto alla sindacalizzazione, partiticizzazione straordinaria che le UU.SS.SS.LL. hanno avuto nell'interesse di qualcuno di qualche forza politica, di qualche personaggio politico. Credo che questi errori che noi abbiamo commesso in passato, in un passato antico che oggi ci ritroviamo tutti quanti di fronte, si sommino agli errori recenti.
L'hanno già detto molti, ma la nomina dei Commissari straordinari è stato un grosso errore che non so se lei ha provocato o subìto, ma che certamente si ritorce contro di lei. Oggi avere degli amministratori straordinari capaci ed autorevoli sarebbe un grosso supporto per l'amministrazione e per la Giunta, per poter affrontare le necessità finanziarie che si presentano.
Avere degli amministratori straordinari sostanzialmente non managers sostanzialmente non capaci, sostanzialmente lì per meriti partitici (il Consigliere Cucco ha detto che molte di queste persone si presenteranno alle prossime elezioni; lui li conosce, io non li conosco neppure, ma prendo atto di questo fatto), evidentemente non è un elemento di ausilio. A giugno scadrà il mandato di questi amministratori. Io spero non siano rinnovati e nemmeno prorogati, Assessore, e che si faccia finalmente, dopo un anno di errori, un piccolo anno sabbatico in questo senso: facciamo una scelta concreta, cerchiamo di individuare delle professionalità vere perché solo così lei può ricevere un aiuto da queste persone.
Nella riunione che si è tenuta qui l'altro giorno con gli amministratori e i garanti è stato denunciato un altro errore. C'è stato sostanzialmente - così è stato dichiarato da tutti - uno svuotamento del Comitato dei Garanti con l'ingresso degli amministratori straordinari.
Credo sia un errore. Qui si parla sempre molto male dei politici, forse anch'io qualche volta parlo male dei politici, però in questo caso, una volta che abbiamo tolto la gestione al Comitato dei Garanti, credo che il ruolo dei politici debba essere esaltato. Si deve chiedere a quelle persone, se sono capaci, di dare degli indirizzi, dare indicazioni programmatorie, dare dei pareri, svolgere il proprio ruolo. Oggi il ruolo del politico deve essere nuovamente valorizzato, ora che ha un ruolo solamente più politico e di indicazione, non deve essere accantonato.
Mi pare che non esistano più controlli però. Noi abbiamo approvato una legge questa mattina, una legge che di fatto riporta il controllo alla Regione, ma che chiude completamente il cerchio. Mi pare di capire che la Regione nomini i Commissari, vincoli in qualche modo il bilancio, autorizzi gli investimenti e poi eserciti il controllo, quindi di fatto il controllo non c'è più. Tutto il potere viene di fatto concentrato nella Regione Piemonte. Credo sia una situazione un po' anomala, che può determinare situazioni pericolose e non certamente condivisibili.
Il collega Calligaro ha fatto un accenno alle questioni di correttezza e trasparenza, credo che ne parleremo dopo, quindi non mi addentro in questi problemi, anche se devo dire che le affermazioni di Calligaro, che io peraltro condivido, sembrano nuovamente sparare a zero nel mazzo, ma forse questo rientra nella cultura del sospetto, che io non condivido anche se a volte sospetto. Non vorrei però che abbracciassimo in modo definitivo la cultura della complicità rispetto a certe situazioni.
Preferisco essere sospettoso, ma non complice rispetto a certe situazioni.
Assessore, avendo ormai raggiunto il tempo che mi è stato contingentato, avendo ancora occasione di parlare oggi sui problemi della sanità, credo occorra fare una valutazione politica di grossa rilevanza.
Dai dati che lei ha comunicato, pare di capire, che non ci siano dei grandi spazi di manovra e che si tenda a fare delle scelte assorbenti delle risorse libere e disponibili della Regione per la sanità. Credo che questo non debba avvenire. Il Gruppo repubblicano ritiene questa scelta non condivisibile. Certamente la sanità è importante, certamente occorre trovare il modo per far quadrare questo cerchio difficile della sanità, ma noi non possiamo trasformare la Regione in un ente erogatore di sanità e basta.
Credo che la Regione debba utilizzare tutte le risorse disponibili per ricreare condizioni di crescita della Regione Piemonte, sviluppando quelle competenze che le sono proprie, che la Costituzione attribuisce o delega.
1200 miliardi di risorse disponibili della Regione Piemonte a mio giudizio devono essere indirizzati in questo senso. Non possono e non devono essere indirizzati a coprire ulteriori disavanzi, ulteriori buchi della sanità.
Dobbiamo avere un confronto serio con il Governa. Il Governo deve sapere che siamo disposti, dovremmo esserlo, a creare efficienza, a trovare le soluzioni necessarie, però in questa fase di transizione rispetto a questa efficienza, che non si crea in un giorno, le Regioni devono essere messe in condizioni di continuare a svolgere il proprio ruolo, le proprie competenze istituzionali, ricordate dal collega Tapparo e da altri Consiglieri, che non possono e non devono certamente venir meno.
Su questo punto e con questa raccomandazione, signor Assessore, il Gruppo repubblicano voterà la deliberazione presentata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

In queste settimane abbiamo visto l'Assessore, sempre più gongolante apparire sulle pagine dei quotidiani cittadini. In effetti, si è trattato a mio parere, di una campagna di immagine autopromossa, riattizzata a più riprese attraverso la penna di alcuni giornalisti allo scopo di rompere l'isolamento, sempre più evidente, in cui l'Assessore si trova. Avremmo voluto trovare dichiarazioni di solidarietà da parte degli altri componenti della Giunta, ma a me sinceramente non è stato dato di leggere queste dichiarazioni. L'Assessore è una preda difficile da afferrare, sfugge ad ogni verifica sui fatti concreti e avviene che ributti sugli avversari ogni osservazione sui suoi comportamenti. Sicché, quelli che esprimono critiche circostanziate sui ruoli politici tenuti in occasioni presenti e passate diventano, come ha detto, "orfani di processi staliniani". Non si rende conto che, in realtà, non si tratta di processare la sua moralità personale, quanto esprimere valutazioni sulla sua attività politica, il suo modo di essere amministratore della sanità e non solo ragioniere della sanità piemontese, del modo in cui ha gestito le risorse esistenti delle priorità che, nei fatti, concretamente si è dato del suo essere più o meno succube alle indicazioni del Governo centrale che poi sono quelle che, in modo sempre più esplicito, mirano ad affossare la sanità pubblica ed introdurre in maniera surrettizia, cioè non costruita attraverso il confronto con il Parlamento e le assemblee locali, un sistema sanitario sempre più mercificato, ben più di quanto lo sia ora. Questa trasformazione passa attraverso la compressione delle risposte ai bisogni sociali che non siano produttive di reddito e di profitto. Questa è la manovra voluta dal Governo e, a queste direttive, l'Assessore, a nostro parere, si è velocemente e molto diligentemente adeguato ed è su questa questione l'aziendalizzazione, che occorrerebbe - non è questa la sede per discuterne, non c'è spazio - confrontarsi. Penso che la sanità non potrà mai essere aziendalizzata, non fosse altro perché non può esercitare alcuna forma di controllo efficace sui fattori di malattia e sulle cause di morte che esistono e continueranno ad esistere.
Pertanto, è inevitabile pensare, a mio parere, che la struttura aziendale nella sanità sarà comunque soggetta a pesanti forme di passività laddove ci sia il massimo di efficienza. Tutto ciò è condizionato da fattori non sempre - o quasi mai facilmente - controllabili soprattutto in una realtà in cui si parla poco, si fa poca programmazione, si fa poca ricerca epidemiologica e quella poca che si fa non viene utilizzata. La manovra governativa "maccariana" è quella di trasformare le UU.SS.SS.LL e i maggiori ospedali in aziende da gestire secondo criteri economicistici piuttosto che secondo indicatori di salute-malattia, come invece si dovrebbe intervenire sul benessere complessivo della gente. Se non è più quello lo si dica esplicitamente. Tutto cioè dimostrato anche dal fatto che l'obiettivo è quello di trasformare l'azienda-salute in ospedali e trasformare gli ospedali in strutture d'alta specializzazione in concorrenza tra di loro. Questo sarà, di per sé, fonte di lauti guadagni per quanti continueranno ad occuparsi di edificazione di presidi, di fornire le attrezzature, di fare manutenzione. Ai medici, in particolare ai big della medicina che hanno più mercato, sarà concesso esercitare la professione privata all'interno dell'ospedale, ospedali che verranno cogestiti tramite un Consiglio dei sanitari che rappresenterà solo i medici con l'obiettivo di difendere l'estendersi della libera professione e concorrenza all'interno degli stessi ospedali.
L'obiettivo del Governo è quello di introdurre l'assistenza indiretta per le prestazioni più facilmente mercificabile dai brokers assicurativi privati. Si è addirittura parlato di passare all'indiretta per la medicina generale.
Altro obiettivo è quello di comprimere le risposte alle situazioni di disagio sociale che non siano facilmente mercificabili, sanitarizzabili in questo senso. Queste verrebbero affidate al buon cuore e alle casse esangui dei Comuni, che continueranno a fare assistenza, ed al privato sociale.
Quali saranno queste fasce sociali? Saranno le fasce di emarginarietà quali gli immigrati, i disabili a più basso reddito, gli anziani a basso reddito e non autosufficienti, le fasce sociali giovanili a rischio, i minori in stato di abbandono. Questo comporterà, nei fatti, una marginalizzazione di quelle attività territoriali che, con questi provvedimenti e con quello in discussione oggi, già di fatto si sta provvedendo a rendere insufficienti ed inefficienti. Verranno depotenziati i servizi di prevenzione, in particolare i servizi di igiene e sicurezza del lavoro, perché di fatto la gestione sarà affidata a convenzioni con medici privati, i cosiddetti medici competenti in materia, non più soggetti al governo da parte di servizi di igiene pubblica. Altro obiettivo è quello di esercitare un controllo surrettizio, cioè falso, sostanzialmente, sui farmaci attraverso l'affidamento del controllo delle fustelle a ditte paravento che sono espressione delle farmacie private, delle associazioni proprietari di farmacie. D'altra parte, sui medici che sono i principali ordinatori di spesa si continuerà a non esercitare alcun controllo efficace. Mentre si continueranno ad applicare tickets solo per poter affermare ché si fa tutto quel che si può in questo campo, ma in realtà poco si fa rispetto ad un serio controllo sulla spesa.
Altro obiettivo è rendere impraticabile gli investimenti nel campo della ricerca, della formazione professionale, dell'educazione della salute, riducendo drasticamente le possibilità di spesa da parte del servizio sanitario in questo campo e aprendo, nello stesso tempo, vasti spazi al privato speculativo. D'altra parte, l'interesse di depotenziate queste iniziative è coerente con quello rivolto prevalentemente allo sviluppo di attività di cura che si è visto fonte di ben più cospicuo guadagno piuttosto che alla prevenzione che è, come tutti sappiamo eliminazione di fattori di rischio. La prevenzione è mirata più alla tutela della salute quindi alla riduzione del ricovero, con tutto quello che ci comporta.
Sappiamo che la legge di riforma sanitaria è stata boicottata perch non si è mai introdotta la tassazione progressiva dei redditi per il finanziamento, del Servizio Sanitario Nazionale, laddove, nel pozzo spesso asciutto - della finanza sanitaria, hanno attinto abbondantemente soprattutto quelle professioni sanitarie, quali, ad esempio, i medici anche attraverso le incentivazioni mai controllate nel raggiungimento degli obiettivi; medici che, da soli, hanno ottenuto nello scorso contratto della sanità i due terzi dei finanziamenti previsti.
Non ci si è mai opposti alla commistione tra pubblico e privato, tra politica e funzione tecnico-amministrativa, neppure con questa legge recente che ha istituito la figura dell'amministratore straordinario e quindi si è consentito che gruppi economici, legati ai partiti che maggioritariamente sono presenti nei Comitati di gestione, realizzassero grossi affari attraverso il controllo sugli appalti sulla concessione di consulenze.
Tuttavia, continuiamo a sostenere che il diritto alla salute è un diritto costituzionalmente tutelato. Se il processo di privatizzazione non lo tutelasse, il diritto perderebbe il suo attributo di universalità, il servizio sarebbe accessibile prevalentemente da chi ha maggiori disponibilità: un servizio privatizzato sarebbe più facilmente accessibile a chi ha maggiori disponibilità economiche, come è stato dimostrato da studi epidemiologici.
Questo passaggio dal pubblico al privato coinciderebbe, di fatto, con l'uscita dalla Costituzione, perché il diritto è tale se è esigibile ugualmente da tutti. Vediamo come si profilano sempre più risposte insufficienti, inefficaci ai bisogni della gente, quindi un'ulteriore difficoltà d'accesso alle prestazioni a livello regionale; si manifesteranno in maniera sempre più evidente le disuguaglianze che sono già manifeste tra i gruppi sociali, tra i più garantiti e i non garantiti.
Ad esempio, se il problema dei farmaci, che è uno tra i fattori di maggiore spesa all'interno del budget della sanità, può essere analizzato ed affrontato secondo un'ottica esclusivamente economicistica (io dico ragionieristica, ma non me ne vogliano i ragionieri), cioè valutare l'efficacia dell'intervento, solo sulla base dei maggiori o minori risparmi realizzati, ritengo che invece debbano essere tenuti presenti prioritariamente gli interessi dei cittadini che hanno diritto alla prestazione e vada sottolineata e condotta una corretta analisi dell'efficacia dei prodotti rapportata al loro costo.
E' un punto ormai noto e ribadito più volte; si tratta di bonificare il prontuario farmaceutico, di sollecitare lo Stato a reggere il confronto con le lobby di chi fa registrare i farmaci, ma anche delle necessità di esercitare i controlli sugli ordinatori di spesa. Si possono fare le stesse osservazioni sulla questione delle attività diagnostiche e specialistiche.
Non è il ticket su questo tipo di prestazioni a determinare il risparmio piuttosto è una forma di colpevoliz-zazione della vittima che determinerà conseguenze negative sulla disponibilità dei settori più esposti e marginali della popolazione ad utilizzare indispensabili opportunità diagnostiche. Ci sarà la conseguenza perversa, come ci è stato dimostrato dell'aumento delle richieste di ricovero e quindi della spesa sanitaria.
Istituzionalizzazione indotta anche dalla progressiva indisponibilità di servizi territoriali, a fronte dell'aumento prevedibile degli stati di non autosufficienza. Lo sviluppo dei servizi territoriali è correlato strettamente alla disponibilità di servizi di assistenza alla persona adeguati e capillarmente diffusi sul territorio; il blocco del turnover degli operatori anche infermieristici dei servizi distrettuali impedirà, di fatto, l'attivazione e la prosecuzione delle iniziative già avviate.
Depotenziare i servizi territoriali comporta anche il fatto che a pagarne le conseguenze pesanti saranno i bambini, specie quelli appartenenti alle fasce a rischio della popolazione.
A Torino stanno chiudendo, per impossibilità di rinnovare le convenzioni con i medici specialisti e per difficoltà ad assumere personale infermieristico, i consultori pediatrici che sono l'unica risorsa reale per la prevenzione nei primi sei anni di vita, stante l'indisponibilità dei pediatri di famiglia a farsi carico degli, interventi preventivi di informazione sanitaria e di puericultura. Va aggiunto che a Torino i consultori pediatrici sono l'unica risorsa disponibile per i bambini figli di immigrati non iscritti, per motivi diversi, al Servizio Sanitario Nazionale. Il depotenziamento dei consultori familiari avrà come ricaduta l'aumento degli aborti clandestini, specie tra le donne extracomunitarie che a Torino rappresentano già un quinto della popolazione femminile frequentante questo servizio di base.
Il mancato sviluppo dei servizi di medicina scolastica e delle attività di neuropsichiatria infantile avrà come ricaduta negativa il rallentamento delle iniziative avviate per l'integrazione dei bambini handicappati nella scuola dell'infanzia e dell'obbligo e per l'appoggio specialistico alle attività di affidamento ed adozione. Ridurrà le possibilità di integrazione di questi servizi con quelli che intervengono nel campo della prevenzione dell'emarginazione nell'infanzia e nell'adolescenza e diverrà problematica la possibilità d'integrazione con le, attività dei SERT per iniziative di educazione alla salute nelle scuole, finalizzata alla prevenzione delle dipendenze e dell'AIDS. Non sarà, inoltre, possibile potenziare le attività specialistiche di base territoriali ed ospedaliere, e mi riferisco in particolare alla necessità di ampliare le prestazioni specialistiche di base quali quelle riabilitative, di oculistica, di geriatria, di odontostomatologia, di cardiologia e di ginecologia-ostetricia. Si arresteranno le esperienze di prevenzione e diagnosi precoce dei tumori sviluppate, non solo a Torino, attraverso l'integrazione delle risorse specialistiche ospedaliere con quelle territoriali in particolare dei consultori familiari. I servizi di igiene pubblica, di igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro, i servizi veterinari, continueranno à vivacchiare o peggio, ridurranno prestazioni fondamentali previste da leggi dello Stato e della Regione, mai applicati compiutamente e per lo più disapplicate - e qui cito le attività di prevenzione e profilassi delle malattie infettive delle malattie orofecali, delle zoonosi, dei controlli di salubrità dell'aria, delle acque, del suolo e dell'abitato, dei controlli e degli interventi di bonifica nei luoghi di lavoro.
L'Assessore Maccari si domanderà: "Cosa c'entro io in tutto questo? Ho già dimostrato che occorre rivolgersi al Ministro del Tesoro e a quello della Sanità". Ma io credo che sia troppo facile scaricare sempre su altri responsabilità che, invece, sono proprie. Innanzitutto, c'è l'adesione morale e politica alle scelte del Governo, non basta dire che ci vogliono più soldi; il problema è di come si usano quelli che ci sono, di come si sono usati, di quali priorità ci si dà per quelli che ci sono e, d'altra parte, non siamo disponibili ad unirci al coro a più voci di coloro che chiedono più soldi quando ciò che arriverà verrà utilizzato per finanziare politiche incoerenti e dannose rispetto all'obiettivo di assicurare servizi sanitari gratuiti per tutti.
L'Assessore Maccari, dunque, c'entra perché non può muovere la programmazione degli interventi finalizzati all'attuazione degli obiettivi di piano; ci parla di quattrini, ma non di salute e malattia e questo è il suo compito. Disattende, quindi, le sue stesse precedenti indicazioni quelle che davano alle UU.SS.SS.LL. indicazioni procedurali per l'attuazione dei piani di attività e di spesa che sono diventati e che diventeranno sempre più carta straccia; smantella le sue stesse strutture funzionariali; ha cancellato di fatto il Settore Programmazione, forse per essere più libero di muoversi nell'assegnazione di fondi e fa politiche clientelari.
Ricordo che 14 Servizi e 21 Unità operative del suo Assessorato sono prive di responsabili. Cito ancora l'Ufficio di educazione sanitaria che è stato smantellato a partire dal momento in cui l'Assessore è arrivato a guidare la sanità piemontese. Da allora non si sono più attivate iniziative di formazione per gli operatori e per i riferenti di educazione alla salute. Sempre rispetto alla questione delle politiche clientelari vale la pena ricordare in particolare la vicenda dell'emergenza sanitaria, dove si vede comparire, nella realtà e nell'ipotesi di convenzionamenti, sempre costantemente la sigla dell'ANPAS che gestisce il Servizio di urgenza psichiatrica, gestisce l'emergenza radiologica e d'altra parte la stessa ANPAS è presente nella Commissione per il 118 recentemente attivata.
Cito la vicenda del Co.Re.Sa. che Maccari vuole espropriare da ogni potere decisionale affidandone le competenze ad una pattuglia di fedelissimi, tutt'al più lottizzati con altre forze politiche.
Cito l'individuazione degli amministratori straordinari di cui si è già parlato, amministratori straordinari che manager non sono, ma amministratori fedeli sì della politica dell'Assessorato.
Cito la questione della cardiochirurgia che vede Maccari convinto sostenitore del convenzionamento con il privato speculativo.
Maccari ha proposto la deliberazione di oggi e non si rende conto che questa è...



PRESIDENTE

Rammento il rispetto dei tempi, quindi invito il Consigliere ad avviarsi verso le conclusioni. Grazie.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

...una deliberazione patogenetica e antisociale, nel senso che determinerà sofferenze e malattia e ciò per le seguenti considerazioni.
Si parla, a pag. 2 dell'allegato 1) documento di criteri, del potenziamento della prevenzione. In realtà si tratta di sviluppare una rilevazione campionaria delle attuali spese quasi che questo non fosse un compito di un amministratore e non lo sia sempre stato e nient'altro e intanto si toglie la possibilità di assumere infermieri per i servizi territoriali.
Si parla della necessità di fare una ricognizione sull'andamento delle spese da effettuarsi al termine del primo semestre e si invitano le UU.SS.SS.LL. a predisporre il consuntivo entro il 30 aprile 1992.
Domandiamo se la scadenza sia stata rispettata. Si impone il blocco dei concorsi per posti vacanti con possibili richieste di deroghe. Ma chi deciderà su queste deroghe? Certamente l'Assessore. Secondo quali criteri? Si riduce al 25% le possibilità di copertura dei posti vacanti per il turn over 1992, salvo per gli infermieri ospedalieri. Questo è un nodo centrale della manovra, quello che porterà allo sfascio definitivo della sanità piemontese. Le piante organiche sono già assolutamente depauperate rispetto alle indicazioni del CIPE del 1985 e del decreto Donat Cattin del 13 settembre 1989. Verranno ulteriormente depotenziate di personale medico laureato e professionale. Dico che però è soprattutto l'impossibilità ad assumere personale infermieristico per i servizi territoriali ciò che darà la botta definitiva alle già carenti attività distrettuali. Il distretto che doveva essere la novità assoluta di questa inattuata riforma sanitaria esisterà sempre e solo più sulla carta.
Sempre in questo documento allegato si afferma che verranno concessi gli incentivi secondo le indicazioni di legge. Molto bene. Ma, allora quali controlli continueranno a non esserci sul reale perseguimento degli obiettivi? Si sollecita - dico ironicamente - a sviluppare attività ambulatoriali e territoriali, a pag. 10, laddove i posti letto ospedalieri siano utilizzati al di sopra del 75%, ma si blocca di fatto l'assistenza domiciliare integrata avendo bloccato il turnover del personale infermieristico territoriale e limitato l'ampliamento del convenzionamento per la medicina dei servizi.
Sempre nello stesso documento "Beni e servizi" si indica un taglio che in realtà, se si va a ben vedere, è proporzionalmente più pesante per le UU.SS.SS.LL. senza ospedale che sono quelle che attuano prevalentemente attività a livello territoriale.
Sempre nel capitolo "Beni e servizi" sono finanziabili le attività di formazione professio-nale e di educazione sanitaria che sono comprese in questo settore. Ci è noto che sono ben poche le UU.SS.SS.LL. che hanno previsto finanziamenti specifici al capitolo di bilancio per l'educazione sanitaria che è all'interno di questo settore di spesa.
Non è previsto in maniera esplicita alcun intervento promosso dall'Assessorato alla sanità per l'avvio nelle UU.SS.SS.LL., in modo integrato, di iniziative di formazione e aggiornamento obbligatorio dirette ai medici di famiglia per la corretta prescrizione dei farmaci. Si parla di questa necessità, ma non si dice chi se ne dovrà occupare, né si prendono impegni da parte dell'Assessorato per promuovere queste iniziative.
Si è parlato della compressione del settore "Altra spesa" che è quello che in modo più lampante evidenzia il carattere antisociale di questa manovra. L'Assessore, gli Assessori, la Giunta, attraverso un compromesso interno, ci hanno fatto il regalo del 70%; io, con un emendamento presentato, avevo richiesto, prima della presentazione di quest'altro emendamento della Giunta, l'80% e, rispetto ad un preventivo del 1991, che doveva essere adeguato all'indice ISTAT di inflazione. Terrò fermo il nostro emendamento. Ora credo che occorra domandarsi se valga la pena di realizzare una manovra così pesantemente: antisociale a fronte della missione che non darà risultati di risparmio sufficiente. Allora, credo che l'obiettivo che Maccari vuole raggiungere sia un altro: ridistribuire il potere, sperimentare modelli di aziendalizzazione e gestirli direttamente.
Questo ci è sempre più chiaro, ed è soprattutto per questo che noi ci opponiamo drasticamente a questa manovra di cosiddetto risparmio sulle spese che invece si tradurrà in un aumento di sofferenza per la popolazione piemontese.



PORCELLANA FRANCESCO



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Marengo, ricordo di rispettare i tempi anche per un accordo che si è convenuto.
Ha facoltà di intervenire il Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Il mio intervento sarà abbastanza breve anche perché le motivazioni generali della nostra contrarietà alla manovra qui proposta dalla Giunta e dall'Assessore alla sanità le ha già illustrate il collega Calligaro. Io le condivido, voglio solo risottolineare quello che mi pare un dato presente non solo nelle motivazioni date da Calligaro, ma anche da parte di altri interventi. L'intervento stesso di Ferrara, che pure fa parte di un partito della maggioranza, mi pare abbia sostanzialmente sottolineato come siamo di fronte a misure che saranno oltre che sbagliate, anche inefficaci perch affrontano i problemi della sanità al di fuori di una qualsiasi capacità di programmazione e soprattutto al di fuori di una qualsiasi capacità di intervento di carattere strutturale per affrontare i problemi dello sfascio della sanità e dentro questo credo che sarebbe possibile, come poi cercher di evidenziare anche se affrontando una questione abbastanza parziale affrontare anche i problemi della riduzione della spesa.
E' inaccettabile che l'Assessorato regionale alla sanità, l'Assessore e la Giunta assumano come ineluttabili le misure ordinate da parte del Governo nazionale senza rilevare che, proprio perché queste misure porteranno ulteriore sfascio nel servizio pubblico sanitario anche a livello della nostra Regione, non ci sarà neanche un risparmio e una riduzione della spesa.
E' possibile che nei prossimi mesi lo stesso Governo, di fronte allo sfascio, ci ripensi e sia disponibile a dare dei soldi che sicuramente andranno non verso le strutture pubbliche, ma verso quelle private, che dovranno sopperire all'ulteriore carenza di servizi che con queste misure verranno a determinarsi anche nella nostra Regione.
Credo invece che i problemi della riduzione della spesa siano innanzitutto: razionalizzazione dei servizi e delle strutture interventi radicali per eliminare gli sprechi, a cominciare dal prontuario farmaceutico.
E' vero che la Regione non ha competenze rispetto alla modifica del prontuario farmaceutico, ma può avere competenze nel concorso con le UU.SS.SS.LL. per indicare quei farmaci che vadano in direzione della riduzione della spesa farmaceutica, così come credo sia possibile intervenire rispetto ad un altro degli sprechi che è quello della convenzione esterna, innanzitutto facendo funzionare meglio la struttura sanitaria pubblica.
Voglio cioè dire che o si programma per incidere sulle cause strutturali che generano le moltiplicazioni nella spesa e che possono essere risolte o altrimenti solo con i tagli indiscriminati - così è nei fatti - non si risolve nessuno dei problemi.
Detto questo, voglio intervenire sulla questione della manovra che riguarda la riduzione del personale attraverso il turn-over al 25%. Prima però di entrare nel merito della delibera e della manovra, voglio ricordare le dichiarazioni che l'Assessore Maccari ha rilasciato circa una quindicina di giorni fa agli organi di informazione, affermando che ci sarebbe un'inefficienza generale da parte del personale che opera nell'Assessorato e nelle strutture sanitarie.
Io giudico queste dichiarazioni un tentativo maldestro per scaricare responsabilità su altri. Con questo non intendo escludere che ci siano delle sacche di lassismo anche fra il personale medico, infermieristico ed amministrativo, il problema però è di domandarsi - ecco perché parlo di tentativo maldestro di scaricare su altri le responsabilità e perché dico che ci sono queste sacche di lassismo - se esse non sono forse il frutto (l'Assessore regionale alla sanità dovrebbe saperlo meglio di me) delle lottizzazioni politiche. Non sono forse il frutto delle protezioni politiche ottenute in cambio del consenso elettorale e del consenso ad una politica sanitaria che ha fatto dell'ospedalizzazione il centro della politica sanitaria? Sono sacche certamente limitate, ma che stanno dentro un sistema che è da modificare, un sistema di cui - non so se responsabilmente o irresponsabilmente, ma la sostanza non cambia - l'Assessore regionale alla sanità, per la funzione che svolge, è sicuramente il massimo responsabile.
Queste sacche però non possono nascondere i problemi reali che ci sono. Io mi sarei aspettato che oggi nella sua esposizione l'Assessore affrontasse queste questioni, ma non l'ha fatto. I problemi reali sono le condizioni in cui opera il personale: la carenza di organici qualificati e un'organizzazione del lavoro delle strutture sanitarie in generale non adeguata ad un servizio efficace ed efficiente.
Per affrontare questi problemi, la Giunta regionale, nel rapporto anche con le UU.SS.SS.LL., deve in primo luogo responsabilizzare i dirigenti e ciò significa cambiare radicalmente il modo di concepire il rapporto politico con le direzioni delle UU.SS.SS.LL., innanzitutto vuol dire dare davvero autonomia ai dirigenti nella gestione e quindi anche nella responsabilità;, nella verifica e nei controlli della gestione, e in questo credo che la privatizzazione del rapporto di lavoro richiesta dalle organizzazioni sindacali confederali nel pubblico impiego sia un punto indispensabile se si vuole affrontare questo problema, ma anche di questa questione non ho sentito menzione nella relazione che ha svolto l'Assessore regionale alla sanità.
L'intervento di blocco del turn-over al 25%, al di là della inaccettabilità perché senza altre misure di riorganizzazione e razionalizzazione peggiorerà ulteriormente la situazione, non tocca gli infermieri professionali. Questo è evidente perché non ci sono gli infermieri professionali e quindi ci mancherebbe che si bloccasse il tura over di quello che è un personale che non si trova, mentre blocca invece il turnover di tutto il resto del personale. Ma al di là della inaccettabilità per i motivi che dicevo prima, voglio porre una domanda molto precisa: poiché il 25% è a base regionale, come si realizzerà concretamente nelle UU.SS.SS.LL.? Quali sono i criteri con i quali questa misura si realizzerà concretamente a livello decentrato? E questi criteri chi li decide? L'Assessore? L'Assessorato regionale? Io credo che questi criteri, se si intende davvero responsabilizzare e riuscire in qualche modo a definire ,anche un'organizzazione del lavoro partecipata, non possano che essere decisi in un confronto con le organizzazioni sindacali confederali e con tutte le associazioni di categoria del personale che opera all'interno delle UU.SS.SS.LL.
La questione che voglio porre con forza è che in una situazione di sfascio della sanità come questa sono necessari interventi innovativi sia per risolvere problemi di efficacia e di efficienza del sistema sia per l'obiettivo di riduzione della spesa sanitaria. Razionalizzare per dare più efficienza, non per ridurre ulteriormente l'efficacia, altrimenti non è neanche un processo di razionalizzazione quello che si realizza.
Poiché tutti sappiamo che uno degli elementi maggiori di costo, non solo economico, ma più complessivo per la società e per le famiglie, è quello della degenza ospedaliera, o si interviene con misure che siano in grado di ridurre la degenza all'interno degli ospedali o altrimenti è una politica iniqua da un punto di vista sociale ed inefficace anche dal punto di vista economico quella che viene proposta. E qui i modi per intervenire a ridurre la degenza sono due: primo, la prevenzione (non mi soffermo su questo punto perché ne hanno già parlato altri colleghi, in primo luogo il compagno Calligaro, ma lo ricordava ancora Maggiorotti adesso); l'altro punto di intervento riguarda l'organizzazione dei presidi ospedalieri e dei presidi territoriali, attraverso un intervento radicale di modifica dell'organizzazione del lavoro e del sistema degli orari. Utilizzare al meglio le potenzialità dei presidi ambulatoriali e del personale è possibile. Queste due questioni rappresentano una sfida anche nei confronti delle organizzazioni sindacali. Se l'Assessore regionale affrontasse davvero una dinamica diversa degli orari che permetta un utilizzo degli ambulatori, dei laboratori delle analisi e delle sale operatorie 'in termini diversi, si potrebbe andare in direzione di una riduzione della degenza e di un utilizzo razionale, al meglio, dei presidi e del personale.
E' una sfida innovativa e razionalizzante e dico all'Assessore che merita davvero la pena di andare a fondo di una sfida come questa per affrontare i problemi e attraverso questa strada, allora, prendere in considerazione la stessa questione della riduzione della spesa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Assessore Maccari, ho ascoltato la sua relazione sulla deliberazione che il Consiglio oggi è chiamato a ratificare e con la quale ha introdotto tutti i meccanismi che lei, e di conseguenza la Giunta, hanno ritenuto per consentire alle UU.SS.SS.LL. della nostra Regione di predisporre il bilancio per il 1992, con un rientro quantificabile - almeno lei lo ha annunciato- al bilancio regionale di circa 800-900 miliardi.
Noi pensiamo che sia definitivamente chiusa l'epoca del pagamento a pie' di lista - lei lo ha anche accennato ieri ed oggi - da parte dello Stato; soprattutto è definitivamente chiuso quel principio che ha consentito a molti di pensare che non esistessero limiti alla spesa pubblica. Mi riferisco al principio della spesa storica, che politicamente veniva richiamato come punto di riferimento ed in continua ascesa negli anni scorsi.
Per quanto riguarda la spesa storica - ricordava qualcuno oggi qualche partito aveva sostenuto che non fosse pensabile continuare su questa strada; io ricordo anche che nel 1978, durante i lavori preparatori della legge n. 833, il nostro partito propose di vincolare il Fondo Sanitario Nazionale al 6% annuo per controllare, spesa, proponendo soltanto delle caratterizzazioni con leggi speciali per ulteriori interventi in strutture e servizi (ad esempio, le RSA, le tossicodipendenze, l'handicap ecc.).
Ma forse la spesa storica è stata una scelta politica influenzata da alcune Regioni ancora oggi ritenute Regioni di forte spesa (che si attestano, cioè, su percentuali di spesa molto forti), come ad esempio le Regioni Friuli-Venezia Giulia, Toscana ed Emilia Romagna.
Oggi lei, Assessore, ci fa presente che mancano i fondi e che la spesa pubblica ha raggiunto limiti invalicabili, almeno per alcuni settori. Credo che in ogni bilancio dello Stato, e anche nel nostro, sarebbe necessario pensare a scelte e priorità proprio quando le risorse scarseggiano: andiamo a tagliare sulla sanità.
Senza far demagogia, penso ad altre spese. Tutti noi potremmo fare lunghi elenchi di tagli di spese (non voglio accennare alle spese militari ma posso accennare alle spese per interessi sui BOT e CCT, alle spese effettuate in questi anni per gli stadi, per le Colombiadi). La sanità ha comunque raggiunto - dobbiamo ammetterlo - un suo tetto massimo, dove oltre è difficile pensare; va razionalizzata, va rivista, bisogna pensare a porre in atto tutti i correttivi necessari. Bisogna fare i conti con la media nazionale: il Piemonte è superiore alla media nazionale di alcuni punti anche se ci sono Regioni del nord a spesa molto più alta e Regioni del sud ancora con la sanità povera.
"Per noi il 1991 dovrebbe essere interamente coperto", dice l'Assessore, mentre per quest'anno la quota concessa dalla manovra nazionale è di 80.000 miliardi contro i 97.000 richiesti dalle Regioni. La legge finanziaria n. 412 stabilisce che l'importo deve essere d'intesa fra lo Stato e le Regioni. Mancando l'intesa, lo Stato ha ritenuto di corrispondere un'assegnazione provvisoria del 50% per i primi sei mesi; a luglio ci sarà forse la verifica, ma - come dice l'Assessore - le Regioni per riprendere la Conferenza, per sedersi ancora al tavolo, dovranno aver innestato meccanismi di controllo e una manovra finanziaria contenitiva.
Quindi è giusta la deliberazione che prevede ed attua la manovra in due fasi: una per l'attuazione dei bilanci di previsione sulla base delle risorse attualmente a disposizione, tenendo conto della manovra disposta a livello nazionale, e una seconda di riparto del fondo sanitario regionale rideterminato sulla base dei livelli assistenziali degli standard di organizzazione e di attività.
Devo dire però, Assessore, che dopo avere assunto la deliberazione in tutta correttezza e in accordo con la Giunta, ho visto iniziare anche lei la strada del piccone. Sta diventando forse un'arte in questi tempi, ma credo, Assessore, che a lei non si addica. Io credo che una deliberazione come questa, che riguarda un bilancio di 7.000 miliardi, sia una deliberazione architrave del nostro bilancio regionale: bisogna supportarla al massimo e trovare il consenso.
Una persona autorevole, che è in questo Consiglio, mi ricordava come in questi giorni la politica del consenso sia importante e indispensabile.
Forse alcune nazioni al mondo, ma anche alcune europee, attuano veramente la politica del consenso, ed è indispensabile che una tale manovra, che non è solo di ordine economico ma politico e tocca la salute della nostra gente, non passi inosservata; non siamo riusciti a procurarci il consenso necessario.
Questo per dirle che il nostro impegno deve essere rivolto a tutte le azioni, ma in particolare a quelle di questa portata, che devono essere momento di confronto.
La prima regola per acquisire il consenso è anticipare. Mercoledì (due giorni fa), su richiesta dei Capigruppo, per un momento democratico di confronto, si è avuto un primo incontro aperto con gli amministratori straordinari e i garanti; incontro avvenuto in quest'aula, dove sono emerse molte indicazioni. Ne ho raccolte due in modo particolare perché sono di carattere politico: gli amministratori richiedono una maggiore discrezionalità (si sentono meno organizzatori, si sono ritrovati con questa manovra ad essere soltanto dei ragionieri) e una maggiore elasticità per poter gestire il bilancio.
Solo in parte sono d'accordo su questo e credo che le linee e i programmi siano di competenza sua, Assessore, di competenza regionale; le UU.SS.SS.LL. non possono decidere in proprio tutto da sole, il rischio è di creare servizi diversificati, di serie diverse.
Un'altra indicazione emersa da quell'incontro è il rapporto con il Comitato dei Garanti. Ho sentito che alcuni Comitati dei Garanti non hanno espresso parere favorevole all'approvazione dei bilanci delle loro UU.SS.SS.LL. Penso che con i garanti dovremmo aprire e mantenere un confronto perché essi rimangano ancora il collegamento politico con il territorio, e che questo sia molto importante.
Il mio Gruppo esprimerà parere favorevole; io mi rimetterò sicuramente alle decisioni di questo, ma mi sia consentito fare alcune osservazioni tutte personali. Pur partendo dall'assoluta necessità di dover adottare l'atto nei termini proposti, se non si troverà da parte della Giunta una garanzia sulla copertura della spesa socio-assistenziale a valenza sanitaria che vede in questa deliberazione la riduzione al 50%, mi dissocerò.
Ma volevo aggiungere ancora alcune cose, Assessore. Il Piano socio sanitario regionale fissava obiettivi e norme di finanziamento, lasciando il momento operativo a deliberazioni attuative per raggiungere scopi quali la razionalizzazione della rete ospedaliera, l'equilibrata distribuzione della rete stessa, la gradualità degli interventi, la priorità degli stessi, l'incremento di efficienza, l'unitarietà e la globalità degli interventi. Putroppo abbiamo attuato soltanto due deliberazioni, la n. 332 e la n. 333 del 2/8/1991, sulle residenze sanitarie assistenziali per anziani e per disabili; sono state adottate, ma risultano ancora in sostanziale verifica.
Il piano che è ormai teoricamente in scadenza (dovremo certamente riprendere la discussione su questo) ha visto la rete dei servizi solo abbozzata, non ha portato ad una sua razionalizzazione; la rete dei servizi è rimasta cioè a livello di obiettivi, per cui i servizi sanitari, sia quelli di base che quelli specialistici ed ospedalieri, non si sono sviluppati secondo una rete razionale. Io mi chiedo che fine hanno fatto alcuni progetti obiettivi sulla salute mentale, sulle stesse RSA; le tossicodipendenze (c'è una legge quadro) oggi hanno finalmente una loro partenza di impegno. Sulle RSA, per esempio, in modo particolare, il primo e il secondo piano triennale, che fine faranno? E' pur vero che non è da ritenersi colpevole questa nostra Regione; i progetti sono a Roma, e ora il Ministero del Tesoro vuole stabilire l'importo dei progetti stessi, e porre uno stop a questi interventi. Ma di fronte - mi chiedo - alle attese della nostra gente, ci sentiremo dire "ma voi dove eravate?". Dove eravamo noi in questi anni? I piani sono ormai superscaduti da anni, anni di attesa. In alcune città questi interventi sono stati iniziati; in alcune UU.SS.SS.LL. sono già iniziati gli interventi con fondi propri; ma se arriveranno i fondi saremo in grado di poterle gestire con i fondi che abbiamo a disposizione? L'assistenza domiciliare, l'ospedalizzazione domiciliare che tanto ci spaventano, e sulle quali non osiamo sperare come possibili indicatori di modifica e di ritorno della spesa, erano indicate sul piano: sono forse investimenti? Non potremmo tentare delle sperimentazioni per verificare se sono percorsi possibili in qualche USSL? I problemi del personale. La manovra recupererà soltanto lo 0,46% e salvo gli infermieri, è indiscriminata per tutto il resto del personale; mi chiedo: se in alcune UU.SS.SS.LL., in alcuni ospedali, più medici di un reparto dovessero lasciare il posto di lavoro per motivi diversi, come copriremo il turn-over, come copriremo i servizi in questi ospedali? Capisco che la manovra è a livello regionale, però forse dovremmo capire meglio. Risultano, in conto capitale, 111 miliardi fermi, non distribuiti: è vero, questo? Vorremmo saperne qualcosa di più.
La linea sull'emergenza prevista dal decreto del marzo 1992: come ci prepariamo all'attuazione? Esistono in questa deliberazione i motivi per la razionalizzazione della spesa. E' necessario stabilire parametri chiari sulla media comparata fra le UU.SS.SS.LL. e i servizi.
E' necessario indagare e controllare la differenza notevole di spesa per giornate di degenza fra i diversi ospedali. Sui quadri di raffronto allegati ho verificato personalmente delle notevoli diversità fra le diverse UU.SS.SS.LL.: si va da 120.000 a 360.000 lire giornaliere; vorrei che fosse possibile verificare questa spesa.
La spesa farmaceutica. Si continua a dire che il prontuario è di competenza nazionale, del Ministero: benissimo. Pare che i farmaci siano 20 mila a fronte di 4/5 mila inseriti nei prontuari di farmacia di altri Paesi: è competenza del Ministero, lo accettiamo. Ma mi chiedo ancora: la Conferenza Stato-Regioni rappresenta soltanto momenti di manovra finanziaria o è anche un momento politico per discutere queste cose, per poter dare indicazioni, attuare questi programmi politici? Sulla spesa nazionale dovremmo avere un recupero del 22%, ma questo è pur sempre impossibile da controllare, in quanto gli ordinatori della spesa sono i medici di base. Va bene, ma allora parliamone con i medici di base! Proviamo ad attuare con loro un discorso, un programma di responsabilità! Parliamo a livello nazionale con le ditte farmaceutiche, proponendo; ad esempio, delle confezioni ridotte, visto che conosciamo tutti lo spreco che si verifica sulle confezioni giganti.
Sul capitolo delle altre prestazioni sanitarie. L'ho accennato all'inizio. Su questo fattore produttivo gravano le quote sanitarie delle RSA per anziani, per non autosufficienti, per disabili, ed è stato attuato un taglio del 50%, in via provvisoria, tenendo conto delle diversificazioni locali. Questo cosa comporta? Se non diamo delle sicurezze, delle garanzie la capacità gestionale delle UU.SS.SS.LL. arriverà soltanto fino al 30 giugno.
La spesa poi su chi graverà? Sugli utenti? Si interromperanno i servizi? E' più probabile. Oppure a luglio saremo ancora in grado di garantire e inscrivere a bilancio il 100% della spesa che manca? Le strutture sovradimensionate; avremo il coraggio e la fermezza di chiudere i reparti ospedalieri dove i posti letto superano le quote previste dalla legge finanziaria? Queste sono alcune delle mie preoccupazioni e ce ne sarebbero molte altre che emergono dalla deliberazione e fanno rilevare che il problema non è soltanto un fatto di bilancio e di numeri, ma è anche e soprattutto di risorse, del loro reperimento e della capacità politica di indicare delle linee di programmazione.
E' necessario continuare un confronto con gli amministratori straordinari e con i Comitati dei Garanti, per sentirli amici e non contrapposti.
Infine faccio una proposta che lascio alla vostra riflessione, una proposta tutta mia con la quale non voglio coinvolgere né la maggioranza n il mio Gruppo. L'art. 19 del nostro Statuto consente di disporre di Commissioni tecniche, Commissioni per esperire indagini conoscitive e per esaminare e riferire su argomenti ritenuti necessari.
Io credo che un bilancio di questa portata induca tutte le forze politiche a potersi esprimere nel migliore dei modi. Non so se l'Assessorato e i funzionari oggi sono in grado di poter condurre una verifica e un controllo sul bilancio attuale; quindi mi chiedo: perché non predisporre una Commissione agile con il compito di analisi e con risposte e proposte a passi intermedi per decisioni istantanee? Questo potrebbe essere l'avvio di un discorso serio, attraverso il quale, ad esempio, verificare i problemi del personale dando risposte immediate, e così anche per i problemi della farmaceutica, dei medici di base, delle sovrastrutture, ecc., magari con comparazioni tra le UU.SS.SS.LL. all'interno della nostra Regione e con quelle di altre Regioni, e sulla base dei parametri nazionali. Questo come primo tempo.
In un secondo tempo, dovremo preparare veramente il nuovo piano. Ormai siamo in finale di questo ed è quindi necessario aprire il dibattito: non chiudiamo oggi il dibattito sulla sanità, ma teniamolo aperto nei prossimi mesi. Prepariamoci per la riforma sanitaria: si attuerà quella oggi in discussione in Parlamento o non si attuerà? Un aspetto importante è poi razionalizzare. Incominciamo a discutere del possibile accorpamento delle UU.SS.SS.LL.; non lasciamolo come aspetto legato solo alla possibile riforma. Forse razionalizzare la spesa vuol dire aprire il dibattito su questo.
Credo che dovremmo veramente mantenere aperto il dibattito sulla nostra sanità regionale; è un discorso che può essere lungo, ma un bilancio di questa portata deve poter essere l'espressione dell'apporto che tutti possono dare. Non so se la prospettiva di una Commissione può essere un percorso possibile, ma lascio questa proposta al funzionario - che ho visto molto attento - e all'Assessore come un'indicazione che, su risposte immediate, con interventi di studio precisi, potrebbe riuscire a dare risposte veloci agli specifici argomenti sottoposti dal Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Colleghi Consiglieri, la deliberazione che stiamo discutendo offre oggi a tutti noi lo spunto per esaminare ampiamente i problemi della sanità.
Credo che, per tutti noi che seguiamo questa questione, sia un'opportunità attesa, desiderata, e quindi un'occasione che ci vede davvero impegnati ad approfondire l'argomento.
Ritengo che la discussione avvenga in una situazione abbastanza drammatica, e resa drammatica - mi permetto di dire - in minima parte a causa della manovra di contenimento della spesa che stiamo discutendo e che qui ci è stata proposta.
Il forte malcontento che molti colleghi Consiglieri e l'Assessore hanno potuto registrare in quest'aula mercoledì scorso da parte degli amministratori, ma anche dei rappresentanti dei Comuni, è una minima parte del malcontento che ormai pervade molti operatori sanitari e larga parte della popolazione. E' un malcontento così ingiustificato? Credo che possiamo rispondere proprio di no e per più motivi. Prima di tutto perché dopo anni di tentativi di attuare una legge di riforma sanitaria, frutto peraltro di oltre un decennio di rinvii e di discussioni in Parlamento, è cominciato, subito dopo l'approvazione di questa legge, un attacco politico teso non tanto a cambiare ciò che non andava e che non va nel nostro Paese per quanto riguarda la tutela della salute e la cura della persona, ma soprattutto teso a rendere inoperante e à vanificare un chiaro indirizzo riformatore che per essere reale doveva vedere il compiersi di scelte anche coraggiose. Pertanto, l'utilizzo delle risorse messe a disposizione - e non sono poche - per l'avvio di una politica di prevenzione reale, con l'obiettivo di togliere le cause principali di malattia, quali i pericoli che derivano dall'inquinamento dell'ambiente, la medicina sociale, l'igiene pubblica, le iniziative di prevenzione alle nuove patologie, doveva consentirci un'efficiente rete di servizi pubblici sul territorio di presidi sanitari, doveva consentire una lotta a fondo allo spreco ed all'abuso dei farmaci, fonte non solo di danno economico vorrei sottolinearlo - ma anche causa non secondaria di perdita di salute.
Alla base doveva esserci una programmazione diffusa, che partendo dalla conoscenza della realtà del territorio si dimostrasse capace di incidere sulle politiche sanitarie ed assistenziali indirizzandole correttamente.
Alla base di tutto il miglioramento dello stato di salute dei cittadini, da realizzarsi attraverso un efficiente servizio di prevenzione e di cura.
Personalmente, ritengo ancora di assoluta attualità questi obiettivi.
Sono ben lontani dall'essere realizzati, ma questo non significa che devono essere abbandonati; vuol dire che con più forza vanno contrastati i malintesi interessi, i pregiudizi, le forze che si oppongono, al risanamento che dobbiamo volere, credo, in tanti, e a cominciare dal porre fine ad un regime eterno di provvisorietà legislativa.
Credo sia ora di dire basta ai provvedimenti che inventano soluzioni gestionali pasticciate, come la legge n. 111, che cancellando i Comitati di gestione ed inventando amministratori manager per la sanità, figure inesistenti sul piano professionale, ha trovato attraverso la consunta formula dell'appartenenza partitica, per non dire della lottizzazione - e ce l'hanno detto e dimostrato chiaramente gli amministratori che abbiamo sentito - la non soluzione di problemi di gestione reali ed urgenti.
Gli amministratori scadranno il 30 giugno: già si parla di una proroga perché la fase transitoria che si voleva avviare con l'approvazione di questo provvedimento non ha concluso alcun iter di riforma della legge n.
833 e quindi ci si troverà di fronte, obiettivamente, alla necessità di andare ad una proroga che non vede certamente da vicino là scadenza.
Nessuna verifica, però, nel fare questa proroga, della capacità effettiva di questi manager, e sappiamo quanto ve ne sarebbe bisogno.
Nessuna iniziativa per riprendere il valore e l'importanza della presenza istituzionale, ma anzi il perseguire l'umiliazione di questa presenza, che è poi quella dei Comuni, che qualcuno chiede di cancellare, abolendo i Comitati dei Garanti, dimenticando che il titolare della salute dei cittadini nel nostro Paese resta l'autorità comunale, il Sindaco. Ritengo che lo scontro politico, la discussione anche forte che si svolge in quest'aula, faticosa, certo, è necessaria al fine di pervenire ad un chiarimento. Chi governa, anche a livello regionale, deve dire cosa vuole fare del servizio sanitario pubblico, e se la strada della privatizzazione è l'obiettivo lo si dica chiaro, e se ne paghino le conseguenza; ognuno, lo ribadiamo ancora una volta, si deve assumere le proprie responsabilità in relazione alle decisioni che assume. E super la maggioranza della Regione Piemonte questa è la scelta, la strada su cui si è incamminata è allora quella giusta, non solo per gli ultimi provvedimenti che discutiamo, ma prima di tutto per il risultato che presenta di attuazione della legge di Piano socio-sanitario regionale.
Ho cercato di esaminare con attenzione la relazione sullo stato di attuazione del Piano socio-sanitario, che dovrebbe essere peraltro nel pieno, al culmine dell'attuazione. E devo dire che ho trovato un po' penoso valutare il risultato che ci viene presentato. A iniziare, da quanto si dice sui distretti socio-sanitari - voglio solo fare alcuni esempi, per essere breve - si dice che questi siano i moduli organizzativi delle UU.SS.SS.LL., ed è corretto, ma solo in dodici è stato individuato il coordinatore, formalmente. Ma io chiedo se si sappia come riesca ad operare questo coordinatore, che per lo più risulta sulla carta. Esiste solo qualche figura infermieristica e consultoriale, ma quale rappresentante di quale consultorio, forse di quello prematrimoniale? E allora ci si dovrebbe chiedere quale attività di prevenzione in questo ambito compie sul territorio, quale politica riesce ad esprimere.
Non esistono specialisti che operano a livello territoriale, e per descrivere lo stato dei distretti si usano eufemismi - mi si consenta tipo "attività territoriali che stentano a svilupparsi". Non ci sono Assessore! E lo sappiamo. "Difficoltà ad attivare nuove attività preventive e curative": ma non sono solo queste le difficoltà, è che stiamo vivendo le difficoltà che ciò che di vecchio esisteva susta smantellando. E mi riferisco a ciò che esisteva sul territorio.
I presidi socio-assistenziali; argomento di attualità, qui è stato molto ripreso. Nella relazione presentata si conclude che si può dedurre che la risposta residenziale destinata agli anziani è per il 92,79% dei casi di tipo istituzionale. Credo che questo valga sia per le strutture a gestione diretta pubblica che per le strutture e i presidi convenzionati.
Ciò significa che solo il 7,21% degli anziani residenti nella nostra Regione, se ha bisogno, può trovare risposte adeguate a domicilio.
Solo a sette anziani su cento offriamo la possibilità di vivere nelle loro abitazioni: ciò significa che per gli autosufficienti non c'è un adeguato servizio domiciliare, significa che per i non autosufficienti non c'è assistenza domiciliare integrata, non c'è ospedalizzazione a domicilio avviata e non sono stati spesi i miliardi che a livello nazionale sono stati destinati alla nostra Regione almeno per l'attività di assistenza domiciliare integrata.
Nella proposta di deliberazione si dice che tali servizi vanno potenziati perché contribuiscono a ridurre la spesa. Certo, le cure, il ricovero ospedaliero è costoso per la Regione Piemonte, ma complessivamente, per il nostro Paese. Ma non vi è alternativa; le famiglie non hanno alcun tipo di supporto, e ciò vale non solo per gli anziani anche peri minori si presenta l'analoga situazione di istituzionalizzazione. Ricordo che per il socio-assistenziale la relazione di attuazione del nostro piano afferma che esiste una disomogeneità della spesa nella nostra Regione, esistono forti differenze tra UU.SS.SS.LL. e all'interno delle stesse UU.SS.SS.LL. Viviamo, nel 1992, ancora con cittadini di serie A, fortunati che vivono in UU.SS.SS.LL. che in questa direzione hanno operato, ma molti, tanti, troppi cittadini di serie B vivono in situazioni dove nulla è loro offerto se non l'istituto. Tra l'altro, su questo capitolo si abbatte la scure dei tagli, più o meno grave, che riguarda la quota sanitaria a carico del bilancio della sanità per queste strutture, credo con conseguenze che qui sono certamente poco prevedibili, ma che possiamo definire di ulteriore sofferenza per gli anziani, i minori e le famiglie che vivono questi drammi. Ancora un breve accenno alla questione della tutela della salute mentale, altro progetto obiettivo importante per la nostra Regione. Si dice nella relazione che non ci sono comunità terapeutiche, che sono pochissimi i posti letto negli ospedali generali, che esiste una situazione preoccupante, che si definisce stabile, ferma al 1984 con la differenza che gli ospedali psichiatrici non sono stati riconvertiti. Vuol dire manicomi ancora funzionanti, vuol dire malati ancora ricoverati in strutture estremamente inadeguate e incapaci di offrire assistenza. E' chiaro che è difficile fare un bilancio della gestione di leggi importanti, come può essere la 180, o altre iniziative ed impegni assunti che ricordava poc'anzi il collega Peano. I problemi ci sono e sono gravi; i cittadini in alcune parti della nostra Regione si attivano con il servizio di volontariato per alleviare le sofferenze più gravi, ma è chiaro che senza una struttura pubblica funzionante, in grado di rispondere anche e soprattutto a questi bisogni che non sono emergenza ma sono quotidianità, diventa difficile operare.
Si parla di ridurre la spesa per le convenzioni esterne. Voglio ricordare all'Assessore, ma anche ai Consiglieri, che soprattutto per quanto riguarda la psichiatria, non essendoci posti nelle strutture ospedaliere pubbliche, il ricorso è alla convenzionata esterna, alle case di cura convenzionate. Si tratta di miliardi; sarebbe interessante Assessore, fare due righe di conto di quanto risparmieremmo attivando i reparti ospedalieri e ponendo fine a questo scandalo delle convenzioni con le case di cura per i malati psichici. Davvero potremmo allora discutere anche per questo contributo di contenimento della spesa. Peraltro offriamo dei servizi che dal punto di vista qualitativo sono indescrivibili, non esistono prestazioni sanitarie vere e proprie in queste case di cura. Parlo di convenzioni stipulate tra l'altro non dalle UU.SS.SS.LL., ma dalla Regione che le UU.SS.SS.LL. hanno ereditato. Non esistono rapporti con le UU.SS.SS.LL. di territorio, i cittadini devono portarsi le medicine, non hanno alcun tipo di assistenza sanitaria, le condizioni igieniche complessive generali sono precarie. Potremmo continuare con il problema della specialistica ambulatoriale, con i tempi di attesa: mancano i dati tra l'altro. Io sono rimasta fortemente impressionata dall'elenco di UU.SS.SS.LL. che non hanno fornito i dati necessari per stilare una relazione credibile. Cari colleghi Consiglieri, quando si legge nella premessa della delibera che il Consiglio deve ritenere condivisibili i provvedimenti contenuti nella deliberazione n. 412 per la necessità di non pregiudicare l'erogazione dei servizi sanitari e assolutamente non si fa cenno alle carenze di questi servizi, a ciò che significa la riduzione di spesa in alcuni settori per quanto riguarda complessivamente i servizi che eroghiamo, davvero non possiamo nemmeno trovare terreno di confronto su una pochezza di argomentazione che non consente di compiere scelte successive che consentano di affrontare i problemi veri che abbiamo di fronte. Si dice che dobbiamo discutere un provvedimento provvisorio, perché siamo di fronte ad una provvisorietà dello stanziamento nazionale. Aggiungo, e lo ha già detto il collega Calligaro questa mattina, che è una posizione estremamente falsa del Governo nazionale, ma che è accettata anche dal governo regionale, perché è una provvisorietà fittizia perseguita da anni con la sottostima del bilancio della sanità, poi sempre ripianato a pie' di lista per la spesa farmaceutica, in modo particolare per la convenzionata esterna ed altre spese che vanno ad intervenire non tanto nella qualità dei servizi offerti ai cittadini, ma negli interessi, per lo più molte volte privati presenti nel campo della sanità. Mercoledì gli amministratori ci hanno qui ripetuto - dico ripetuto perché davvero è stato un coro pressoché unanime che l'aumento del ricorso ai servizi convenzionati sarà una conseguenza diretta inevitabile della diminuzione del personale, perché il blocco di per sé non porta a riorganizzare ed utilizzare in modo migliore il personale che abbiamo occupato nel servizio pubblico. Per fare questa operazione occorre una politica forte in tale direzione, che non c'è, che non sentiamo e che non è certo quella dell'accusa generica nei confronti delle categorie professionali che operano nell'ambito della sanità.
Sappiamo che per quanto riguarda i farmaci dovremmo recuperare la spesa perché non sarà possibile contenerla nel modo previsto e che l'unica manovra possibile è davvero la riduzione del personale e che l'unico effetto che possiamo prevedere con certezza è lo scadimento dei servizi, se ancora possono questi scadere.
E' una politica sommersa che si porta avanti anche con questa delibera ma evidentemente ineluttabile, che deriva da una scelta politica di grave peggioramento del servizio pubblico, che si ripercuote su chi non pu pagare - ed è già stato detto - e che potenzia di fatto solo i servizi privati.
Al Consiglio regionale tocca ora pronunciarsi; ma perché alla Commissione ed al Consiglio non sono mai stati forniti elementi per discutere e decidere misure serie in tempi opportuni di contenimento della spesa, preparata con il tempo necessario indispensabile? Perché non sono mai stati resi chiari gli elementi che formavano le scelte di bilancio, le priorità di intervento per gli investimenti, il quadro di conoscenza della situazione delle UU.SS.SS.LL., le esperienze positive e le sacche di negatività e di spreco che pure si registrano nella nostra Regione? Perch non abbiamo potuto discutere del quadro dei presidi ospedalieri e dell'applicazione della legge di piano che prevede la soppressione di alcuni reparti di alcuni ospedali, ma il Consiglio viene interessato solo attraverso fatti eclatanti che umiliano il Consiglio ed i singoli Consiglieri, come quelli che abbiamo vissuto con l'episodio di Valenza? Perché le cose devono degenerare per affrontarle? Ed è questo un rilievo serio, forte, che vogliamo fare all'Assessore e alla Giunta.
Noi riteniamo che anche questo sia cattivo costume politico, non trasparenza di atti e di processi che portano ad assumere decisioni. A che serve inveire contro tutti se non a non intervenire contro chi approfitta di questa situazione, e lo sa bene l'Assessore che esiste una rivolta diffusa, soprattutto dei medici di base, mal sopita da anni da contentini economici rispetto allo svuotamento della loro professionalità, che si è ridotta aduna mera potenzialità burocratica di prescrizione e di certificazione per conto delle UU.SS.SS.LL. E' questa la responsabilizzazione del medico di base che volevamo? Crediamo di no. E' sommergerei medici di base di circolari ministeriali a cui si sovrappongono le decisioni delle UU.SS.SS.LL.? Non è con questo metodo che riusciamo ad ottenere risultati per il miglioramento della cura e della riduzione della spesa farmaceutica, e non è sostituendo vecchi disagi a nuovi disagi che riusciremo a risolvere i problemi della nostra sanità. Non si tratta di difendere lo stato sociale che qualcuno vorrebbe "morto e sepolto", ma il servizio sanitario per il quale il cittadino paga con i versamenti trattenuti dallo stipendio, con la tassa per la salute, con i ticket, paga Assessore - per essere assistito quando è ricoverato in ospedale spendendo centinaia di miliardi per l'assistenza aggiuntiva anche in questa Regione. Si paga con i disservizi che si subiscono e ci si trova, qualche volta, umiliati da gestioni malsane e corrotte da cui traggono profitto singole persone. Tutto questo si è dimostrato, purtroppo, esistere anche nella nostra Regione: un Governo, d'altra parte, non può chiedere sacrifici ai cittadini se non è capace, se non è in grado di affrontare le sacche di malcostume, le inefficienze e le disfunzioni che esistono soprattutto in un settore come quello sanitario.
Abbiamo chiesto alla Giunta, con un atto di coraggio, di scegliere una politica capace di cambiare rotta: ha dimostrato di non volerlo fare, di non volere dare un taglio netto alle cose che non vanno, di non voler cambiare in modo significativo le politiche e le persone che le devono attuare; non si vuole assumere la responsabilità necessaria per un settore che pesa per il 65% sul bilancio regionale. E' una manovra di contenimento della spesa fittizia certa-, mente non per scegliere una politica diversa non per sciogliere un nodo politico attraverso la definizione di obiettivi chiari e condivisibili. Il consenso lo si ottiene solo se viene fatta giustizia e se si porta avanti una politica di rigore. La proposta che stiamo esaminando è ben lontana da questa impostazione. Per questa ragione l'abbiamo più volte ripetuto, siamo fortemente contrari.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Goglio.



GOGLIO Giuseppe

Presidente e colleghi, prima di tutto dirò che il nostro Gruppo voterà la deliberazione presentata. Ho sentito in quest'aula molti argomenti tecnici di sanità più che argomenti di gestione amministrativa alla quale si riferiva questa deliberazione. Penso che la prima cosa da fare sarebbe quella di rivolgere una vivace protesta del Consiglio verso il Governo centrale sul sistema di ripartizione dei fondi. Il sistema di ripartizione dei fondi avviene dal Governo ancora con il sistema dei costi storici: è un sistema errato, è un sistema che continua a penalizzare le UU.SS.SS.LL. e le aziende che meglio si amministrano. Purtroppo, in questo senso, si continua ad andare avanti.
I bilanci di previsione delle UU.SS.SS.LL., così come richiesti dalla legge, non rispecchiano la realtà gestionale dell'"azienda" USSL. La chiamo azienda perché, secondo me, le UU.SS.SS.LL. sono aziende che producono servizi di sanità delicati, ma sempre servizi sono. Pertanto, come aziende di servizio vanno gestite.
Questi bilanci normalmente vengono redatti in base ai dati dell'ultimo bilancio consolidato: l'ultimo bilancio consolidato non è mai quello dell'anno precedente, ma quello di due anni prima, quindi con dati inattendibili. Non so come facciano questi amministratori ad amministrare aziende di 200/250 miliardi di bilanciò su una traccia falsa.
Quando ho amministrato per tre anni una USSL mi sono sempre premurato di fare un bilancio di previsione reale, perché con i bilanci di previsione richiesti dalla legge è impossibile farlo, penso che l'Assessore lo possa sapere. Inviavo alla Regione, al Comune, agli Assessorati alla sanità il bilancio richiesto per legge, il bilancio reale. Naturalmente, mi sono sentito dire dall'Assessore Bracco che era "il mondo dei sogni". Non era il mondo dei sogni, ma la reale necessità dell'azienda che non doveva essere giocoforza soddisfatta, però quelle erano le necessità.
A quasi tutte le aziende è stata chiesta una riduzione, un contenimento di costi che varia dal 12 al 13% che, sommato ai punti di contingenza, alla svalutazione e ai costi fissi (gasolio, luce), arriva circa al 20%. Sono convinto che se alcune UU.SS.SS.LL. potranno arrivare a questo traguardo molte altre non lo potranno fare. Sono sempre stato un sostenitore che fra le UU.SS.SS.LL. di Torino ,e quelle della provincia, fra le UU.SS.SS.LL.
con ospedali e quelle senza ospedali, vi è un divario troppo forte. So che l'Assessore ha differenziato queste richieste, ma le ritengo ancora insufficienti, perché gli ospedali specialistici non possono essere considerati come altri ospedali. Gli ospedali specialistici come il Regina Margherita o il CTO, nel quale convergono non solo dal Piemonte, ma da tutta Italia, devono avere dei servizi di efficienza molto superiore ai reparti specialistici di provincia.
E' necessario stabilire con quali criteri si procede al contenimento della spesa che, certamente, non può essere uguale per tutte le UU.SS.SS.LL. - so che l'Assessore lo ha fatto, ma non è sufficiente -. In questo senso la Regione dovrà fare delle scelte politiche possibilmente coinvolgendo i Comitati di gestione. Dico questo perché i Comitati di gestione sono i rappresentanti politici dell'elettorato e nella gestione delle varie UU.SS.SS.LL. devono esprimere almeno il loro parere di indirizzo. Le competenze che vengono riservate ai Comitati di gestione sono misere, ma questa gli è di competenza. Si deve cercare di qualificare o riqualificare i servizi e razionalizzare le spese perché è la prima cosa da fare in un'azienda.
Immagino che a questo punto sia necessario per la Regione quantificare con esattezza quale sarà l'importo di esubero di spesa rispetto alle restrizioni statali previste, perché in questo bilancio di previsione dei primi sei mesi si sono aggiustati tutti, le sorprese le avremo nei secondi sei mesi, dove le variazioni di bilancio ci riportano 200/300 milioni in varie voci e l'Assessore si ritrova con un disavanzo di 400/500/600 miliardi che vanno coperti. E' necessario che si sappia qual è il reale disavanzo al quale andremo incontro.
Dalla relazione dell'Assessore ho sentito dove le UU.SS.SS.LL. faranno i tagli delle spese e sono d'accordo con l'Assessore. Pochissimi riusciranno a contenere le spese sul personale perché sul personale c'è poco da giocare. D'altra parte, quando dicono che nella sanità manca il personale non è vero, perché nella sanità non manca il personale, mancano gli infermieri. Penso quindi che il blocco che è stato fatto sia opportuno.
La farmaceutica è una voce sulla quale bisognerebbe vedere a fondo la situazione; solamente con un impegno drastico dell'Assessorato si potrebbe risolvere qualcosa perché, USSL per USSL. difficilmente arriveranno. I beni e i servizi raccolgono tutto; tutti cercheranno di riesaminare la situazione sui beni e i servizi, ma nei beni e servizi è compresa la benzina, il gasolio, le protesi, i ferri chirurgici, ecc. La convenzionata esterna è una voce sulla quale si potrebbe agire subito dopo aver verificato che i servizi interni pubblici funzionano a dovere perch abbiamo dei laboratori che funzionano benissimo ed altri che funzionano a scartamento ridotto. -Faccio un esempio: sono andato a visitare un laboratorio identico ad uno dei nostri, ma che faceva una produzione tre volte superiore con lo stesso personale. Ho fatto notare la cosa al primario che era con me e lui mi ha risposto: "Ma noi siamo un ente pubblico". Non è accettabile una cosa di questo genere; un ente pubblico può avere uno scarto del 10/15%, ma non di tre volte superiore. Quindi penso che una delle cose da fare sia proprio quella della verifica dei servizi.
E' necessario poi sapere con quali modalità e con quali fondi passeremo al ripristino dello sfondamento oltre i 6 mila miliardi; questi fondi verranno assegnati con interventi sulla spesa corrente o con la contrazione di mutui interamente a carico della Regione? Verso la fine dell'anno ci si potrà trovare anche in questa situazione, quindi sarà meglio prevederla. Si era pensato di poter attingere dai fondi sulle sovrattasse che la Regione aveva imposto sul gas metano, ed eravamo tutti d'accordo, però, poiché le cifre continuano ad aumentare, è opportuno prevedere che non sarà sempre possibile attingere tutte le risorse da queste sovrattasse sul gas metano perché la sanità è una delle risorse principali della Regione, ma è un diritto importante dei cittadini e non mi sembra che la Regione Piemonte non possa dedicare 1'80% di tutto quello che viene mandato da Roma, più tutte le sovrattasse, alla sanità.
Prego di rivedere la questione, quindi prego l'Assessore di accertare al più presto quale potrà essere il disavanzo di fine anno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Premetto che una proposta di deliberazione che venga a privare di 800 miliardi circa il sistema della sanità regionale è sicuramente un argomento di difficile approccio, particolarmente per una forza di opposizione come la nostra, che non ammette formule di consociativismo, ma i motivi per cui esprimiamo forte contrarietà a questa deliberazione non sono dettati da meri motivi di opposizione "muro contro muro". Il senso di questa opposizione è nella inutilità, nella frustrazione che questa proposta di deliberazione viene a proporre al nostro quadro sanitario.
Riteniamo che non sia assolutamente logico o proponibile un metodo che basandosi sulla spesa storica delle singole UU.SS.SS.LL., vada apportando dei tagli proporzionali che non tengono conto delle singole realtà locali.
Non riteniamo rientri in alcuna logica il praticare delle misure restrittive, senza prendere in esame la spesa e riformarla in modo drastico. I colleghi che mi hanno preceduto hanno ricordato i vari guasti del nostro sistema sanitario. Riteniamo che al di sopra di questi guasti, a monte degli effetti disastrosi sull'utenza che il servizio sanitario piemontese ha abbondantemente dimostrato, esista un'organizzazione, una struttura che non è commisurata ai tempi e alle reali necessità, ma soprattutto non è in grado di erogare quanto richiesto dalla comunità.
Cercherò di essere molto chiaro. Riteniamo che la sanità italiana (in generale) e piemontese (nel caso specifico) non possa, con il criterio con cui è cresciuta, assicurare alcun tipo di servizio moderno.
La sanità nel Paese è cresciuta basandosi su concetti di clientelismo di assistenzialismo che assolutamente fanno a pugni con la managerialità con l'economia del sistema. Quindi, ritengo che l'Assessore abbia avuto per le mani un problema di estrema difficoltà: l'impossibilità di garantire un servizio, di utilizzare i finanziamenti necessari a far sì che questa macchina, per quanto improduttiva ed antieconomica, possa continuare ad erogare; e i guasti sono venuti subito a galla.
Dal quadro che è stato fatto dai singoli amministratori e dalle singole USSL emerge la preoccupazione di non riuscire, con i tagli proposti dalla deliberazione n. 401, ad erogare i servizi al di là del mese di giugno, di luglio o, nella migliore delle ipotesi, di settembre. Evidentemente, il sistema non è in grado di sopportare dei tagli. Ma un sistema che non sia in grado di operare delle economie non è un sistema sano, non è un sistema in grado di autoriformarsi.
Noi denunciamo la grave sproporzione tra la burocrazia che pesa sul sistema sanitario e le pochissime forze in prima linea. Abbiamo presentato un ordine del giorno, che mi auguro i colleghi vogliano ritenere di competenza di questa discussione, quindi di automatica iscrizione, in cui richiediamo che la formula del turnover al 25%, che è stata fatta ricadere con la deliberazione della Giunta di marzo sul personale medico e veterinario, venga discussa e quindi che questa clausola, che non trova alcun riscontro, alcuna giustificazione nella normativa nazionale, venga ritirata.
Non è sicuramente con la clausola del turn-over sul personale medico limitata al 25% che risolveremo i problemi della sanità, soprattutto non è con questa clausola che riusciremo ad esercitare quelle economie che il momento, economicamente difficile, impone. Noi chiediamo una riforma seria sicuramente molto diversa da quella proposta dai colleghi del PDS. Noi riteniamo che il passaggio al privato sia obbligato e necessario, riteniamo che il pubblico debba progressivamente ritirarsi, ma soprattutto che i criteri che informano la gestione del pubblico debbano essere definitivamente cancellati. Noi pensiamo che con l'assistenzialismo, con la lottizzazione dei posti di lavoro all'interno della sanità si sia generato forse involontariamente ma sicuramente con responsabilità, l'attuale dramma della sanità piemontese e nazionale. Quindi ben vengano i risparmi, ben venga un taglio ragionato, ma a monte dei tagli ragionati venga una riforma seria della sanità nazionale e della sanità nella nostra Regione.
Noi abbiamo presentato una serie di emendamenti che vogliono andare a sottolineare una situazione drammatica che è stata fra l'altro evidenziata anche dagli amministratori delle singole UU.SS.SS.LL. che è quella dell'assistenza. Vorrei sottolineare che sta particolarmente a cuore della mia forza politica l'assistenza domiciliare nelle zone disagiate di montagna e di campagna.
Su questi emendamenti e sulle loro motivazioni si diffonderà maggiormente il mio Capogruppo.
Vorrei concludere richiamando tutti i colleghi alla natura e alle motivazioni che hanno dato vita a questo ordine del giorno che abbiamo presentato. Esiste la necessità impellente di una riforma, esiste una necessità impellente che la sanità regionale faccia fronte alle entrate proprie della nostra Regione, a quanto è dato dal contributo dei residenti nella nostra Regione, e quindi in funzione di un gettito certo faccia fronte a certe esigenze dell'utenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Tenterò di sviluppare il discorso mettendo in luce tre questioni che noi riteniamo essere significative, spaziando non solo a quelle che sono le competenze della Regione, ma riferendomi anche a quelle dello Stato, che in questo caso riteniamo essere parte determinante nella definizione dello strumento di riduzione delle spese socio-sanitarie che viene proposto all'attenzione del Consiglio in questo momento. Per noi il bilancio non è solo un atto meramente tecnico mediante il quale ci si deve proporre il raggiungimento del risultato di un tornaconto positivo con un rientro diverso delle spese ristrutturando quello che è il servizio sanitario e operando verso la riduzione del deficit complessivo a livello nazionale. Il bilancio non è solo questo, è un momento cardine nella vita di uno Stato così come nella vita della Regione proprio perché su di esso vanno a convergere le scelte strategiche rispetto all'uso che si vuole fare delle risorse che, come sappiamo, sono elemento indispensabile tramite il quale si possono attivare percorsi diversi favorendo o meno l'innescarsi di processi che producono, rispetto alla collettività, l'approntamento di servizi particolari.
Rispetto a questa riflessione quello che si può notare, andando a verificare i bilanci proposti dai vari governi che si sono succeduti, è una tendenza progressiva a ridurre le risorse destinate agli interventi che attengono al campo sociale, mentre viceversa alcuni settori non subiscono un sostanziale mutamento di indirizzo. Che cosa intendiamo dire? Che, per esempio, lo sperpero in interventi nel settore dei lavori pubblici, così come l'aumento consistente che si è prodotto dopo gli effetti della Guerra del Golfo nel bilancio della Difesa, contrastano invece con i tagli progressivi operati sul settore dei servizi sociali, così come sul settore culturale, così come sul settore dell'istruzione, così come sul settore della difesa dell'ambiente.
Questo sta a significare il fatto che già a livello nazionale non c'è una particolare attenzione su quelli che devono essere i campi di intervento che necessitano una maggiore attenzione e quindi anche una modifica della suddivisione all'interno del bilancio dello Stato delle economie disponibili.
Gli esempi sono anche recenti e se da una parte ci troviamo adesso a fare i conti con una riduzione consistente perché comunque ha delle ricadute significative e negative su quella che è la possibilità di offrire servizi soprattutto a strati della società che di fatto risultano essere più svantaggiati per diverse ragioni, dall'altra parte invece interventi finalizzati unicamente a mantenere in vita una logica di interessi personalistici a favorire il mantenimento in vita di chi si occupa della cementificazione del territorio rimangono, vengono confermati e trovano anche un ulteriore ampliamento.
Il riferimento è chiaro ed è stato richiamato anche, da chi mi ha preceduto o da un altro Gruppo consiliare (mi riferisco al Consigliere Peano): può essere quello delle Colombiane, dove ingenti risorse vengono sprecate in opere del tutto inutili.
Questa è la prima riflessione che secondo noi deve essere fatta. Se non si modifica questo atteggiamento a livello di governo delle risorse su scala nazionale è impensabile che si possano sviluppare poi a livello regionale, anche nel settore socio-assistenziale, indirizzi diversi che propongano un contenimento delle spese andando a modificare l'attuale uso che viene fatto delle risorse riducendo gli sprechi, ma che non possono scaturire in una riduzione a termini aprioristici dei servizi offerti.
La seconda questione che vogliamo sollevare è quella dei tempi attraverso i quali si è avviato il confronto fra le varie parti, la Giunta e la Commissione consiliare competente, in ordine al provvedimento. Tutto è stato fatto all'insegna dell'urgenza e questo non ha permesso, a nostro avviso, di sviluppare un ragionamento più articolato. Anche gli indirizzi che vengono proposti per una diversa programmazione da parte della Regione in materia sociosanitaria ed assistenziale vengono ricondotti all'interno di questo dibattito, quando sappiamo che ben difficilmente può essere recepito quanto emerge in termini di proposte.
La deliberazione della Giunta regionale è stata assunta a fine marzo, è arrivata in Commissione all'inizio di aprile, ma solo alla fine del mese per non dire all'inizio di quello successivo, è stata portata seriamente all'attenzione della Commissione consiliare competente anticipando la consultazione con i soggetti interessati, mi riferisco agli amministratori straordinari delle UU.SS.SS.LL. e ai Comitati dei Garanti, dopo la presentazione da parte dei funzionari competenti, in termini temporali troppo ristretti per poter aprire una seria discussione all'interno della Commissione consiliare competente e comunque a posteriori del recepimento da parte delle UU.SS.SS.LL. delle indicazioni formulate per tramite della delibera della Giunta regionale adottata con i poteri del Consiglio e quindi con la quasi impossibilità da parte dei Consiglieri di riformulare i contenuti della deliberazione stessa, stante il recepimento già effettuato all'interno dei bilanci provvisori delle UU.SS.SS.LL.
D'altra parte ci preme sottolineare che nel confronto che abbiamo avuto in sede di consultazione con questi soggetti emergeva il disappunto soprattutto da parte dei Comitati dei Garanti, che non si sono sentiti parte in causa nel senso che non sono stati dovutamente coinvolti, e questo secondo noi svilisce ancor più il ruolo di chi invece dovrebbe anche a quel livello rapportarsi con chi ha competenze esecutive, come appunto gli amministratori straordinari, per ridefinire le linee strategiche anche rispetto ai tagli possibili da introdurre nei bilanci delle singole UU.SS.SS.LL. in riferimento ai servizi che comunque devono essere garantiti alla collettività.
Non si può aprioristicamente, come peraltro anche la relazione dell'Assessore Maccari faceva presente; riferirsi unicamente alla popolazione insediata, bisogna introdurre altri parametri che non possono essere solo quelli dell'anzianità della popolazione, ci sono altri fattori che incidono rispetto ai problemi socio-assistenziali. Uno può essere quello dell'inquinamento che fa scaturire, come è dimostrato, particolari malattie che quindi incidono significativamente sui costi derivanti dall'offerta di servizi. Riferirsi, come è stato fatto a livello nazionale a parametri che non tengono conto di altri elementi che incidono complessivamente sulla spesa socio-sanitaria, e non fare una più puntuale analisi delle strutture esistenti all'interno delle singole UU.SS.SS.LL.
così come nei problemi presenti sul territorio, vuol dire ricondurre tutto ad un modello che però non ha un riferimento diretto con la realtà all'interno della quale ci si trova ad operare.
Ritornando al confronto sul provvedimento proposto dalla Giunta, a nostro modo di vedere la linea adottata all'insegna dell'emergenza, che sta diventando in questo periodo non più un'eccezione, ma una prassi ormai consolidata, così come le deroghe e altri meccanismi di questo tipo conferma quello scavalcamento del coinvolgimento degli altri soggetti e quindi l'impossibilità per i Consiglieri regionali, così come per i componenti dei Comitati dei Garanti, di esercitare il loro potere e il loro diritto di suggerire altre iniziative da mettere in atto e non di recepire passivamente, con la riconduzione ad una sola possibilità di espressione in termini negativi, decisioni che sono assunte in altre sedi e che vengono presentate troppo tardi, quando i giochi ormai si sono conclusi ed è quindi ben difficile poter intervenire.
L'ultima questione sulla quale intendiamo avviare un ragionamento è quella dei contenuti di questa delibera. Già altri Consiglieri hanno messo in luce come sostanzialmente ci si trovi di fronte ad una indiscriminata riduzione dei servizi, non sono chiare quali saranno le ricadute reali rispetto alla possibilità di garantire prestazioni significative soprattutto ai soggetti tradizionalmente deboli come gli anziani, gli handicappati, i tossicodipendenti e i malati di AIDS. Ci fa piacere che la proposta avanzata dal Consigliere Cucco abbia trovato una disponibilità da parte dell'Assessore e quindi con una modifica della percentuale inizialmente considerata si può in qualche modo tamponare, questo deficit rispetto alla possibilità di garantire a questi soggetti un ausilio, un possibile riferimento. Mancano comunque delle valutazioni più approfondite sugli effetti derivanti da questa manovra economica.
L'impressione complessiva è che perseguendo questa strada si vada ad avvalorare quell'ipotesi che vuole una rinuncia del ruolo del soggetto pubblico a fronte invece di uno sviluppo della privatizzazione da una parte o viceversa, più drasticamente, di un abbandono di questo ruolo a favore dell'instaurarsi da parte del privato di strutture per tramite delle quali garantire quello che il pubblico non vuole o non intende più mettere a disposizione.
Questo contrasta chiaramente con il principio costituzionale che ribadisce che lo Stato ha il dovere di garantire la salute dei cittadini ci sembra che questa considerazione, per noi fondamentale, che dovrebbe come altre essere messa al centro di ogni attività di pianificazione delle risorse e di intervento delle varie amministrazioni, non trovi una risposta che sia all'altezza e viceversa si portano avanti operazioni, che lasciano il tempo che trovano, che sono dettate più dall'urgenza che non da una sistematica programmazione e che quindi difficilmente riusciranno ad avere dei risultati positivi. Risultati anche in termini di reale riduzione delle spese perché c'è il rischio, più volte ribadito anche in quest'aula, che a conti fatti la prevista riduzione complessiva non si verrà a determinare ci sarà uno sforamento e quindi si riproporrà di nuovo il problema di come recuperare le risorse, mentre dall'altra parte non si saranno ridotti quegli sprechi sui quali invece si voleva intervenire.
Questo è quanto. L'atteggiamento del nostro Gruppo in merito alla proposta di deliberazione non può che essere negativo; auspichiamo, anche se è difficile crederlo, che i rapporti fra l'esecutivo e il Consiglio possano cambiare e non si arrivi più a discutere di provvedimenti così significativi quando ormai il percorso è molto avanzato ed è quindi difficile poter incidere significativamente proponendo modifiche sostanziali del quadro di riferimento che è stato adottato e in base al quale si sono portate avanti le scelte conseguenti.



FOCO ANDREA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il Gruppo liberale ritiene di dover esprimere un giudizio totalmente positivo alla deliberazione predisposta dall'Assessore e approvata dalla Giunta, in quanto la considera una manovra coerente con gli obiettivi che il Governo ci chiede di perseguire (non che noi decidiamo di perseguire). A noi pare infatti che la manovra sia armonica, organica, decorosa e tale da consentire alla nostra Regione di sedersi al tavolo con il Governo nazionale in termini di credibilità per avviare quell'azione tendente a graduare nel tempo il processo di rientro.
Mi pare che noi dobbiamo giudicare questa deliberazione in termini non soltanto immediati, ma interlocutori, cioè vedere il risultato che producono rispetto al processo complessivo; quindi anche sui numeri tutto andrà letto a seguito delle determinazioni finali del Governo. Questa deliberazione avrebbe dovuto avere solo questo tipo di giudizio; invece tutti insieme ci siamo lasciati andare ad avviare da una parte un dibattito sulla sanità dal punto di vista tecnico, e dall'altra un dibattito sulla politica e sui valori della politica.
Sul dibattito di ordine tecnico desidero non entrare, perché vorrei sapere se tutti i Consiglieri che sono intervenuti sulla farmaceutica sanno cos'è il prontuario nazionale, con che criterio viene elaborato; io non lo so, quindi non mi addentro. Devo però dire che qui sono state riportate molte questioni politiche che sanno di consociativismo e di socialismo reale, e su queste questioni bisogna che ci intendiamo perché noi siamo il parlamento di una regione più ampia della Svizzera e non possiamo non sapere che i processi culturali e politici e le responsabilità che abbiamo sono di questo momento, non si possono ricondurre alla politica del "ballatoio". Non uso questo termine casualmente, e cercherò poi di spiegarne il perché.
Dico subito che mi auguro che il Governo riesca a mandare in porto, sia pure con le modalità temporali e funzionariali che saranno opportune questa manovra. Certo che gli eredi del socialismo reale e i consociativisti rifiutano questo; guarda caso, sono gli stessi che rifiutano un certo approccio al Presidente della Repubblica. L'ha detto ieri l'ori. Occhetto: "Nel Paese c'è uno scontro forte, sotterraneo, non sui nomi e non sulla legge sanitaria, tra due culture politiche che non possono più coesistere, ma devono uscire in campo aperto e scontrarsi. O noi andiamo alla democrazia moderna, o rimaniamo una democrazia di tipo levantino".
Oggi noi a cosa assistiamo? Agli ultimi spasmi degli ultimi ectoplasmi della solidarietà nazionale, che è la riforma sanitaria, la quale si basava su due valori che sono l'esatto contrario di un paese moderno: la demagogia e l'irresponsabilità; irresponsabilità perché prevedeva che si pagasse sempre e comunque. Allora, in politica chiedo di capire quale meccanismo di razionalizzazione, di modernizzazione, di risparmio ci sia quando viene tolto il metro della responsabilità.
Il politico, che tra le altre cose deve percepire il consenso, aveva mani libere nel distribuire risorse finalizzate al consenso. E su questo la legge sanitaria era viziata. Quando l'Assessore ci dice che fino a ieri, a quattordici anni dalla legge istitutiva, si pagava a pie' di lista, io mi chiedo quale tipo di sistema moderno può essere efficiente quando non ha la verifica non solo del mercato, ma neanche del costo; qualunque cosa i politici dessero all'utenza, andava bene (qualcuno pagava).
Veniva meno il criterio della responsabilità e contestualmente si portava dietro la crisi della democrazia, perché la democrazia, caro Rossa ha all'interno il termine "crazia" che vuol dire "governo". La democrazia non è demagogia; il popolo fa governo quando sceglie, non quando si autoalimenta o quando il politico alimenta il popolo contro di lui (i greci ce l'hanno insegnato).
E' evidente che una legge che consentiva su un versante così delicato come questo la totale irresponsabilità portava evidentemente alla demagogia. Noi cosa dobbiamo recuperare in termini culturali? La responsabilità che il Governo ci obbliga e quindi la democrazia, non la democrazia del Comitato dei Garanti, o delle UU.SS.SS.LL., mala democrazia di chi governa e di chi seleziona, non di chi è sempre disponibile ad amplificare in queste sedi e in altre qualunque richiesta da qualunque ballatoio venga; questo è il salto che noi dobbiamo fare e che alcuni partiti, non soltanto il mio, intendono fare.
La democrazia è questo: è governo, il più difficile, perché non è basato sul settarismo, ma comunque ha l'esigenza di pervenire a mantenere un consenso maggioritario nel Paese. Ma non è il governo di tutti la democrazia, e non è il governo per tutti; questa è la demagogia. Queste sono le questioni sulle quali ci dobbiamo confrontare; i sorrisini potranno piacere, ma queste sono le questioni. Questo Paese non può più pensare di scaricare sulle generazioni future il costo della qualità della vita di cui beneficia.



CALLIGARO Germano

E' il tuo Ministro che pagava a pie' di lista!



MARCHINI Sergio

Ma soprattutto un Paese non può continuare ad essere classista, nel senso che fa pagare a due classi, quelli che lavorano e quelli che devono far lavorare, a favore del ceto parassitario (al ceto medio parassitario magari appartengo anch'io, cioè ai titolari dei BOT) il mancato sviluppo del Paese.
Il debito pubblico in cosa si concretizza? Dov'è il debito pubblico? Il debito pubblico sono risorse che i risparmiatori danno allo Stato e non mettono nel sistema produttivo, con perdita di capacità di quest'ultimo e riduzione dei posti di lavoro; queste sono le questioni cui siamo di fronte. Maastricht non è altro che l'occasione storica rispetto alla quale ci dobbiamo confrontare.
A me pare, amici, che non possiamo, se siamo d'accordo che quanto abbiamo davanti è una scelta che sicuramente ci vedrà divisi, non chiarire io ho grandissima stima per alcuni colleghi con i quali ho interloquito, ma bisogna chiarire. L'on. Occhetto ha una concezione della politica che è molto simile a qualcuno della Democrazia Cristiana; i liberali hanno una concezione politica molto diversa da Occhetto e molto diversa da alcuni democristiani: questo Paese deve decidersi. Dopodiché, paradossalmente, è meglio che vada avanti un modello che io non condivido rispetto ad un altro che sta a metà tra quello che io condivido e quello che non condivido.
Perché queste questioni sono attuali e ci riguardano, cari amici? Qui sono state introdotte alcune questioni, quali il Comitato dei Garanti, il numero delle UU.SS.SS.LL., ecc. Guarda caso, sono tutte soluzioni di retroguardia. Si vuole rilanciare il Comitato dei Garanti; ma, amici, il Comitato dei Garanti rappresenta ciò che non si è riusciti a togliere della vecchia logica consociativa e demagogica, e gli amministratori unici sono la dimostrazione di quanto non si è ancora potuto fare nel senso contrario.
Noi dobbiamo lavorare per rendere più capaci e più efficienti gli amministratori e per riportare il Comitato dei Garanti ad una capacità di assistenza, ma non certamente per riproporre il modello al quale il Comitato dei Garanti vuole tornare, che è quello della distribuzione perfetta del potere sul territorio; su questo bisogna che siamo molto chiari. Non possiamo ridurre la questione all'aspetto della lottizzazione o meno.
A parte che, per giustizia di tutti, bisognerebbe ricordare che i nostri amministratori sicuramente non saranno ottimi, ma forse sono i migliori tra quelli che la legge nazionale ci consentiva di nominare. La legge nazionale ha messo dei paletti all'interno dei quali si dovevano fare le nomine; i paletti erano molto alti, cioè difficili da saltare, ma per un percorso molto stretto, per un corrispettivo mensile senza certezze e tale per cui nessuno correva dei rischi, quindi i margini qualitativi erano abbastanza bassi. Che poi all'interno di margini qualitativi abbastanza bassi ci sia stato anche qualche orientamento di altra natura, questo pu anche essere vero, ma la qualità è oggettivamente medio-bassa per le esigenze che ne derivano, ma anche per una forma di ipocrisia con cui tutti continuiamo ad immaginare che si possa far funzionare tutto tenendo delle persone di livello medio-basso (e quindi, quando si parla di soldi, si deve sempre dire che bisogna dargli meno di qualcuno).
L'USSL 1-23 di che cos'è dimostrazione? E' dimostrazione dell'incapacità della nostra classe politica di governare i processi di una società moderna e avanzata. E' per quello che parlo della politica del ballatoio; perché mi fa ritornare in mente la polemica - parliamo dell'anno 1984, se non vado errato - tra una pattuglia rampante socialista e il Sindaco Novelli, polemica fatta su queste cose.
E l'USSL 1-23, che è diventata l'USSL 110, è esattamente la proiezione che ci coinvolge tutti, di quella cultura torinese che faceva sì che i nostri politici - sbagliavano alcuni socialisti ad attribuirla solo ai comunisti - avessero paura a passeggiare sotto i grattacieli.
Noti siamo rimasti una classe politica che ha paura di camminare sotto i grattacieli, e quindi ci ritiriamo, cerchiamo di incanalare la nostra azione politica all'interno di ambiti ristretti rifiutando il nostro ruolo.
E' così; se vogliamo andare alla razionalizzazione della sanità bisogna ridisegnare le UU.SS.SS.LL., riportare la sanità al modello piemontese, non al modello "sommatoria delle UU.SS.SS.LL.". Ma un modello piemontese lo si realizza se si recupera la centralità di governo regionale; ma non la recupera l'Assessore, la recuperiamo tutti noi come cultura, ancora prima che come atteggiamenti e come modo d'essere rispetto alle questioni.
Allora; amici - Presidente e colleghi Consiglieri - come potete immaginare che si possano fermare, con il tipo di pressione e di interessi che ci sono dietro, gli appetiti dei nostri amministratori ad avere opere di regime in termini sanitari, quando non riusciamo a fermare una stessa nostra legge, quella sui parchi, che produce, in venti dipendenti, un laureato esperto in tecnica giuridica ed amministrativa? Di esperti in tecnica amministrativa e giuridica, per tutti i parchi regionali, ne basterebbe uno solo! E come possiamo immaginare di riuscire a governare questa logica perversa sul territorio, parcellizzata, se non incominciamo dalle cose nostre? E' quindi un problema culturale che dobbiamo prima di tutto acquisire, avere l'orgoglio di essere classi dirigenti di una Regione, non di questo o quel paesello o di questa o di quella città, e quindi si debbono tutelare i parchi - non parlo della sanità - così come sono, perch i nostri elettori ci dicono di lasciarli così come sono! Il che fa sì che al Parco Orsiera Rocciavrè, con neanche venti dipendenti, avremo un esperto nominato di VII livello che si occupa delle questioni giuridiche ed amministrative di dieci persone! Queste cose le abbiamo fatte noi, non ce le ha portate il Ministro! Io sono quindi convinto che è bene che questa vicenda arrivi e non possiamo rimuoverla. Anche perché la cosa curiosa è che questo Paese si rifà sempre a Churchill, il quale predicava "lacrime e sangue".
Ma forse sarà bene ricordare che Churchill predicava lacrime e sangue non per i tedeschi, ma per gli inglesi, cioè erano gli inglesi che avrebbero dovuto sanguinare e piangere, non i tedeschi. Anche perch Churchill ai tedeschi augurava un'altra cosa, facendo questo gesto, che non è, come dicono gli ipocriti italiani, "vittoria"; nel linguaggio anglosassone è l'equivalente del muovere l'avambraccio nei Paesi latini.
Quindi, questa è la vera occasione in cui la nostra gente deve capire che è finito un tempo e ne sta cominciando uno nuovo, e questa nostra gente deve avere una classe politica che assume i rischi di dire queste cose e se sarà il caso, se lo vorranno gli elettori, pagare in termini di lacrime e di sangue.
Non si possono ripetere questioni - e questo mi ha per certi versi scandalizzato - quali quella della riduzione dei ruoli degli amministratori attraverso la colpevolizzazione per essere espressioni di forze politiche quasi che i Comitati dei Garanti fossero espressioni dei Rotary; ma questi improvvisamente, sono diventati bravi, perché non sono più nell'occhio del ciclone.
Concludo - in tempi che per me sono miracolosi- dicendo soltanto ancora due cose. Si sono di nuovo fatti ragionamenti sulla convenzionata esterna cioè sul rapporto con il privato. Sia chiaro: in una società moderna, il pubblico e il privato si confrontano in una gara di qualità, e non in una gara di rifiuto e di rinuncia, perché noi dobbiamo riconoscere un ruolo al privato conché lo sappiamo indirizzare e qualificare e considerare nelle sue giustezze.
Non sono certo io a scaricare sul pubblico i servizi non remunerativi lasciando ai privati quelli remunerativi; per fare questo però devo anche essere nelle condizioni di investire sul territorio, nelle nostre strutture, in tecnologie avanzate, in tempi tali da vincere la gara con il privato. Se il privato è nelle condizioni di investire e rischiare per dare ai nostri cittadini certezze di alcuni metodi, soprattutto di alta tecnologia, mi sembra difficile immaginare che il sistema pubblico possa rifiutare questo tipo di rapporto, che deve però essere visto in termini laici, senza pregiudiziali, in termini manageriali nel senso più stretto del termine.
Un'ultima questione.



CALLIGARO Germano

Sì, ma senza "ombrelli" e senza copertura del servizio sanitario.



MARCHINI Sergio

Certo; mi pare che su questo, anni fa, in un documento ci fossimo trovati d'accordo, nel senso che il privato ha oggettivamente la funzione che gli viene riconosciuta di essere un elemento di stimoli e di confronto con il pubblico, e non quella di essere la parte del sistema che lucra sull'inefficienza del pubblico.
Non è la stessa cosa; competizione non vuol dire lucrare dell'inefficienza dell'altra, ma, creare l'inefficienza dell'altra per la propria capacità di innovarsi, modernizzarsi ed essere competitivi.
Esiste un'altra questione di ordine politico, che non si pone ancora totalmente oggi; qualche messaggio però comincia a dover essere dato.
L'Assessore non ci ha detto che la nostra Regione non è tra quelle che hanno più problemi, ma non ci ha neanche detto che la nostra Regione è probabilmente quella che meno investirà in termini di bilancio ordinario su questa materia: queste sono le vere questioni politiche.
Noi riteniamo che non ci siano disponibilità nel bilancio ordinario per sostenere la manovra sanitaria; oggettivamente perché non ci sono politicamente perché non è opportuno. Se la manovra nazionale tende a recuperare su questo versante sarebbe un atteggiamento assolutamente scorretto immaginare di mascherare - e sostanzialmente in odo gattopardesco l'operazione di rientro, distogliendo altre risorse, perché il giorno dopo ci troveremmo a dover rifare la manovra da un'altra parte.
Un'ultima questione. Io non prendo posizione fin quando non mi verrà illustrato l'emendamento predisposto dalla Giunta. Devo però dire fin d'ora, Assessore, che prima della qualità della vita c'è la vita. Quindi le risorse sulla sanità devono prima garantire la vita e contestualmente, per quanto possibile, la qualità del servizio, l'efficienza, le intelligenze le tecnologie (la grande sanità, per intenderci); probabilmente, per dobbiamo porci il problema di scegliere tra uno che vive male e uno che muore.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Vorrei esprimere l'adesione, non ho bisogno di aggiungere l'approvazione, del Gruppo socialista alla deliberazione illustrata stamani dall'Assessore Maccari. Lo ringrazio anche per il modo con cui egli l'ha illustrata, perché, tutto sommato, forse era opportuna una partenza che fosse sul versante più dell'aridità della manovra che del contesto politico nel quale la manovra si colloca.
Vorrei inoltre esprimere apprezzamento anche per il dibattito che si è sviluppato fin qui e che giudico di alto livello, di estremo interesse. Lo giudico molto importante, anche se, alla fine, questo dibattito è stato seguito da molti emendamenti, certamente inevitabili; ho l'impressione che abbiamo, in qualche misura, appannato lo sforzo compiuto nella discussione sforzo che è stato compiuto complessivamente. Nella giornata di oggi sulla questione sanità mi è sembrato di sentire un dibattito "vero"; molte altre volte, invece, abbiamo fatto dibattiti dai quali non traspariva alcuna veridicità della situazione. Quello di oggi è invece un dibattito che si colloca fuori da settorialismi e particolarismi, in un respiro politico che ci viene da più parti sollecitato. Le considerazioni di stamani dell'Assessore Maccari partivano da un dato certo: il Ministero mette a disposizione della sanità italiana 80 mila miliardi, ma ne occorrerebbero 97 mila. Dobbiamo ragionare in questa dimensione: la sola Regione Piemonte ha bisogno di 6.900 miliardi. Di fronte all'entità di una tale cifra, e rispetto alla quale siamo chiamati a dare una valutazione, il nostro confronto non poteva che avvertire la consapevolezza dell'importanza della discussione.
Ha ragione l'Assessore Maccari: avevamo bisogno di più tempo a disposizione; siamo invece di fronte ad una manovra che ci costringe a passare per un imbuto molto stretto; è questa la mia prima e amara considerazione, sia di uomo che appartiene alla maggioranza sia di cittadino che valuta la politica del nostro Paese in modo positivo, ma con valutazioni critiche. C'è un qualcosa che deve richiamarci a scelte diverse, a scelte che aprano la stagione della ricostruzione di tutto l'assetto politico, istituzionale ed economico. Ce lo segnala la gente con le forme della democrazia, e la stessa CEE. Abbiamo di fronte tempi in cui non possiamo più dare spazio alla demagogia, che diventa sempre meno credibile da qualunque parte derivi. Il dibattito di oggi ha teso a lasciar fuori questo aspetto, al di là delle posizioni di maggioranza o di opposizione; mi pare però di cogliere, nel suo insieme, un dibattito che ha preso atto che siamo di fronte a grossi problemi.
Stiamo avvertendo - pur dovendo, come forza politica, ognuno svolgere il proprio ruolo - che i tempi del denaro facile, che correva a fiumi, del denaro a gogò sono finiti. Tempi in cui il denaro veniva sborsato a pie' di lista - fino all'anno scorso - rispondendo alla logica di un processo diretto a vedere come gestire democraticamente la sanità, facendo in modo che essa rispondesse ad esigenze di funzionalità ed efficienza.
Complessivamente abbiamo dato una risposta, e credo si debba dare atto alle tante preparate persone che lavorano nella sanità di aver messo a disposizione il proprio lavoro, la propria cultura, la propria intelligenza per andare in questa direzione.
Mi pare di poter dire che la sanità italiana non è collocabile come fanalino di coda, nel mondo. Non pretendo di dire che siamo all'avanguardia, ma ascoltando coloro che hanno avuto la sventura di essere ricoverati in giro per il mondo - e anche per l'Europa - si rileva che sicuramente la nostra sanità, pur con molti difetti, ha molti pregi.
Tuttavia, siamo di fronte ad una manovra che, per la verità, fa tremare i polsi e le vene. Non è facile operare una manovra che permetta di rientrare di 900 miliardi, né è facile risolvere il problema con un emendamento: lo dico all'opposizione che ne ha presentati molti. Non voglio addentrarmi in una materia della quale non sono un esperto, anche se mista appassionando.
Siamo in tempi di austerità: Maastricht ed altri fatti ce lo ricordano e quindi non possiamo tergiversare. Abbiamo il problema di contenere la spesa e nello stesso tempo di salvare i servizi di cui usufruisce la gente attraverso le addizionali saremo in grado di accendere mutui: certamente però, siamo di fronte ad una specie di imbuto. Ho apprezzato molto il collega Marengo quando parlava di razionalizzare e programmare.
Personalmente sono convinto che fino ad ora le cose le abbiamo dette genericamente, forse però è venuto il momento di addivenire ad una programmazione seria, che coinvolga scelte da farsi nel rispetto dell'autonomia delle UU.SS.SS.LL.
Spazi per un riesame dell'intera questione ce ne sono sicuramente riesame complessivo che non può tradursi soltanto nell'applicazione di parametri.
In questo senso, caro Assessore, nel momento in cui do questa valutazione auspicherei che noi fossimo in grado di sospendere anche 1a questione del Piano socio-sanitario regionale. Mi voglio proprio riallacciare alle ragioni per le quali in quest'aula non l'abbiamo ancora fatto, perché abbiamo forse commesso l'errore di non dare un po' di spazio alla discussione intorno all'Ostetricia di Valenza. Come è emerso il problema dell'assistenza sanitaria, emergono anche altri problemi e mi augurerei che ci fosse un momento di riflessione, visto che qualcuno ha detto che il piano non è stato attuato e ormai siamo alla conclusione occorre affrontare i problemi nella loro globalità, partendo da un rapporto nuovo che investa anche la forma istituzionale sulla quale - mi consenta il collega Marchini - già questa mattina avevo detto: "Il ruolo dell'amministratore straordinario mi sembra debba essere giudicato positivamente per il lavoro che è stato fatto e per il rispetto degli equilibri che questa Giunta e questa maggioranza hanno fatto, è un ruolo che deve essere in sintonia con la rappresentanza democratica. Se il Presidente è nominato direttamente non è autorizzato a governare da solo ma deve presen-tarsi davanti ad un Parlamento; se il Sindaco è nominato direttamente non può governare da solo, ma deve rispondere ad - un Parlamento. Così deve rispondere anche al Comitato dei Garanti". Il collega Tapparo questa mattina parlava di sbocco; diceva "provvedimento corretto" ed io faccio eco a quanto diceva, però è chiaro che la Regione deve pensare di volare alto, deve fare un'azione che possa aprire nei confronti del Governo un confronto che consenta di collocare il discorso della sanità dentro uno Stato moderno fondato su un'idea di regionalismo nuovo. Bisogna che noi arriviamo in questa direzione, perché in questo modo possiamo anche chiedere ai cittadini piemontesi dei sacrifici, sapendo che le risorse che vengono dai sacrifici saranno destinate. Ed allora emerge una nuova idea anche di regionalismo e non l'esecuzione a cascata a seguito dei provvedimenti. Siamo in una fase in cui è abbastanza aperto questo discorso; se è aperto il discorso della ricerca delle maggiori economie da fare, questo deve coincidere con le forme di assistenza che sono in grado di dare sicurezza alla gente, a prescindere dal ruolo che ciascuno pu ritagliarsi. Il privato ritiene di fare la sua parte e là faccia; noi abbiamo il dovere di fare la parte del pubblico. Non vorrei che ci facessimo prendere dalla smania che adesso il pubblico non funziona e bisogna passare tutto al privato. Ci sono delle cose che passano al privato ed è giusto che passino; ci sono delle cose fondamentali che hanno presieduto e dovranno presiedere alla scelta del pubblico. In questo quadro è aperto il discorso: l'accorpamento delle UU.SS.SS.LL., come far quadrare il bilancio, come impostare un nuovo rapporto in modo che la sanità sia il presidio che garantisce la sicurezza della gente. Soprattutto è aperto il discorso di una nuova forma di sanità che sia sviluppata sul territorio: di qui la programmazione, di qui il modo di lanciare alla gente, agli amministratori, alla vita pubblica, alle forze sociali e politiche un messaggio capace di graduare, capace di dire che per l'Unità spinale è necessario fare ogni sforzo. E' chiaro; Assessore, che se l'Unità spinale ha soltanto 18/20 posti letto e ne ha invece bisogno di 60, bisogna fare gli sforzi necessari per dare 60 letti all'Unità spinale e se non troviamo i mezzi nell'ambito dell'economia della sanità, vediamo di trovarli da qualche altra parte, perché anche qui c'è una graduazione da dare. Ci sono delle spese che possono anche essere ridotte, l'importante è che siano ridotte nell'effimero e che non si faccia una facile azione in cui si dice "ci mancano queste cose, le prendiamo da un'altra parte". Noi siamo un governo e dobbiamo comportarci come tale, dobbiamo far fronte a tutta una serie di settori nell'economia di questo Piemonte; però dobbiamo stabilire delle priorità. Avrei voluto aggiungere qualcosa di più, per spiegarmi anche di fronte all'Assessore e spiegare la posizione che insieme ad altri colleghi abbiamo portato avanti, che non è la posizione di chi si è attaccato in modo termopilista all'ultima barriera dell'Ostetricia di Valenza, ma è un discorso serio. Caro Presidente, io ci credo, sono convinto che anche se i parametri ci vengono dai grandi luminari le soluzioni non possono essere date secondo dei parametri, perché questo avveniva nel socialismo reale. Ecco la ragione per cui ci sono delle posizioni che non considero di retroguardia. Vorrei che fossimo in grado di partire da questa esigenza di riflessione per dire che il Piemonte dà un segnale, sia sul versante della sanità, sia sul resto. Questo dibattito ha da avviarsi, non da concludersi, per far venir fuori le questioni vere e separare quelle che ci inducono in errore. Queste sono le ragioni per cui voglio esprimere a nome del Gruppo socialista l'apprezzamento e la comprensione per la manovra che l'Assessore Maccari deve fare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Dopo l'intervento del collega Rossa mi pare ci siano diverse cose da puntualizzare. Dire che in Piemonte, o comunque in Italia, la sanità non funziona così male, insomma, o il collega Rossa non è mai stato all'estero o se lo è stato, probabilmente è stato in Burundi o in Paesi di questo tipo; rispetto a questi Paesi, la sanità italiana funziona leggermente meglio, ma se andiamo a vedere nei Paesi civili europei sicuramente la sanità funziona bene, basta vedere l'esempio della Francia, la funzionalità degli ospedali, basta vedere l'Alta Valle Susa dove i cittadini tendono, se possibile, a farsi ricoverare all'ospedale di Briançon, piuttosto che in quello di Susa, definito ormai un'ottima macelleria. Di fronte ad uno spettacolo di questo tipo, mi pare che dobbiamo riflettere anche sul bilancio di previsione. Sicuramente non tutta la responsabilità della situazione di difficoltà finanziaria è dell'Assessore alla sanità. C'è sicuramente un sistema che deve essere riveduto. Questo Parlamento andrà verso una riforma istituzionale, ci auguriamo che fra queste riforme ci sia la possibilità di incamerare la fiscalizzazione sanitaria da parte della Regione. Dopodiché, penso che questi problemi finanziari andrebbero automaticamente risolti. Resta comunque il fatto, Assessore, che se vogliamo razionalizzare i costi, cioè ridurre i costi - questo dato di fatto ce lo impone l'Europa - non soltanto a livello sanitario, se vogliamo fare una manovra di risanamento della finanza pubblica per quanto riguarda la Regione, sarebbe opportuno, invece di toccare la sanità, andare a verificare le voci di spesa e gli sprechi di certi Assessorati che sono una vergogna per questa amministrazione. Sicuramente nel momento delle vacche grasse tutto andava bene, le contribuzioni per iniziative, abbiamo delle interrogazioni alle quali aspettiamo ancora risposta sospese dall'Assessorato alla cultura, ma ora penso che queste spese si possano ridurre e si possa andare ad individuare in questi capitoli di spesa quei fondi necessari per far sì che la sanità in Piemonte funzioni un po' meglio. Direi che occorrerà, visto il seguito a quanto sta accadendo in Lombardia, fare dei controlli finalizzati sulle UU.SS.SS.LL., il caso della USSL IV di Torino è emerso in tutta la sua gravità, ma indubbiamente ci sono altri casi. Sarebbe interessante valutare una manovra per andare a ridurre quel sistema clientelare che si è creato all'interno delle UU.SS.SS.LL. e di questo però non abbiamo ancora parlato. Vediamo se possiamo intervenire in questo senso e andiamo a verificare tutti quegli sprechi effettuati negli scorsi anni a livello sanitario, di strutture create, pensiamo all'ospedale fantasma dell'USSL X di Torino che è lì che grida vergogna, andiamo a vedere gli sprechi che hanno fatto le UU.SS.SS.LL. tramite la Regione Piemonte. Andiamo a verificare questi costi, vediamo se in questo senso riusciamo a recuperare dei fondi. E' sicuramente preoccupante che si vadano a tagliare i fondi dei servizi servizi che riteniamo , decisamente importanti. Non solo, caro Assessore stiamo ancora aspettando adesso una risposta sulla questione dell'Elisoccorso, ma aspettiamo la risposta su una vicenda che sicuramente non è del tutto chiara. Chiedo quanto dovremo ancora aspettare per avere un chiarimento relativo ad una proposta fatta a suo tempo per andare a recuperare dei fondi. Il costo di un intervento dell'Elisoccorso, in Piemonte, è superiore del 30% rispetto al costo di un intervento in Svizzera e in Germania. Spiegateci come mai; ritengo non sia solo per un costo di carburante. Basta andare a vedere come è stato dato l'affidamento dell'Elisoccorso per capire come si è andati a finire a certi costi. Anche questo deve farci riflettere, per cui non possiamo essere d'accordo su una manovra di questo tipo. Non solo, non siamo d'accordo sull'atteggiamento che la Regione Piemonte sta tenendo nei confronti del Governo centralista perché queste proteste velleitarie non hanno mai avuto un risultato pratico, vengono fatte ogni tanto nei confronti di Roma che non ci dà i soldi, ci sembrano delle scuse per giustificare, nei confronti della gente il servizio che non c'è e i fondi che mancano.
Penso che una, Regione forte, anzi, una Giunta forte, possa tranquillamente imporsi nei confronti di un Governo centrale in questa materia e debbano essere altre le richieste da fare. Penso che la Regione debba alzare di più la voce. Questo è un discorso che già in più occasioni abbiamo ripreso: in occasione della questione ACNA avevamo chiesto che la Regione si facesse un po' più forza e desse un altro tono alle richieste fatte nei confronti del Ministero dell'Ambiente. L'abbiamo richiesto a suo tempo,, sulla questione delle tasse della concessione di tassazione a livello regionale e anche lì la Regione ha dimostrato la propria latitanza.
Lo richiediamo di nuovo ora, in un momento in cui il problema sanitario è veramente grave ed importante per la società piemontese ed italiana in generale.
Sicuramente se tutte le Regioni del nord iniziassero ad imporsi e a far sentire la propria autorevolezza nei confronti del Governo centrale, non solo la ripartizione, ma la suddivisione dei fondi sanitari si avvierebbe con un processo che porterebbe inevitabilmente ad un altro principio di gestione della sanità sia di entrate che di spese. Fin quando non andiamo a toccare questo meccanismo, ci ritroveremo qui a ridiscutere sui tagli che dovremmo effettuare alla sanità.
Il dibattito di oggi è molto importante perché ci permette di focalizzare un punto e una svolta. Avevamo chiesto a suo tempo la soppressione del Ministero della Sanità e ribadiamo come Gruppo questa ipotesi. E' chiaro che siamo favorevoli non soltanto alla soppressione di questi Ministeri, ma alla soppressione del Governo centrale. Eravamo rimasti al fatto che non dovrebbe esserci più questo Ministero, però non si capiva bene in che modo veniva sostituito. Mi pare che oggi, a conclusione di questo dibattito, dovremmo arrivare con la possibilità di effettuare delle proposte a questo parlamento che, indipendentemente dallo squallido spettacolo che ci sta dando in questi giorni, dovrà dare delle risposte all'elettorato, alla cittadinanza, agli italiani in senso di trasformazione delle istituzioni. Per questo, per non aver parlato a vuoto per l'ennesima giornata, visto che già martedì ci siamo "divertiti" a sparlare su questioni che non erano assolutamente pratiche, dovremmo uscire con una proposta concreta che permetta di presentarci nei confronti di questo parlamento, eventualmente riproponendolo ad altre Regioni, con un qualcosa di costruttivo, andando ad integrare la nostra proposta di soppressione del Ministero della Sanità.
Se riusciamo ad arrivare ad un documento di questo tipo, avremo sicuramente impegnato il nostro tempo in modo costruttivo. Non è andando ad approvare dei bilanci o andando a prendere atto che si devono fare dei tagli, che urge la necessità di una revisione del sistema sanitario, che risolveremo il problema; mi pare veramente molto poco se alla fine della giornata otterremo soltanto questo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Non posso condividere l'ottimismo del col lega Rossa perché, al di là di alcune evocazioni di principio che sono rimbalzate da una parte all'altra della sala, ho visto una certa corsa a pregiudizio politico. Il pregiudizio politico è sempre la negazione dell'intelligenza; credo che i problema sanità presenti una sua consistenza drammatica oggettiva, ma credo che nelle sue infinite corsie non esista solamente la patologia stessa del sistema o dei malati, quanto la patologia di tutti i soggetti sociali che operano nell'ambito di tale sistema.
C'è una responsabilità: è la responsabilità di chi piccona oggi e di chi viene rimproverato di non aver picconato ieri; è la responsabilità di chi grida a chi grida e non di chi grida al fatto chi esiste. E' la responsabilità di un Assessore - me lo permetta l'amico Maccari - che ha voluto sempre essere molto solo e che se si fosse fatto accompagnare avrebbe evitato quella mancanza di comunicativa che gli si rimprovera. E' la responsabilità dei sindacati, è la responsabilità dei medici. L'altra mattina chi ha assistito all'audizione dei vari rappresentanti delle categorie mediche è rimasto allibito dalla pochezza dal grigiore corporativo, dalla mancanza di una preoccupazione minimamente politica che andasse al di là della lunghezza del proprio naso il problema sanità è un problema che ci coinvolge tutti, al di là dell'ottimismo che non pu esistere.
Ho sentito questa mattina - non voglio entrare nel merito dei fatti specifici - dal collega Calligaro al collega Tapparo, alla collega Bortolin, degli accenti estremamente preoccupati su quali è difficile dare una risposta compiuta calzante. E' l'oggetto stesso della delibera Assessore - che è problematico perché nel mo mento in cui in questa si definiscono alcune scelte, la loro definizione significa già un limite e il limite non unisce ma divide. Dobbiamo ora partire da alcuni atti molto precisi: le spese per il servizio sanitario nazionale sono, tranne la Germania, pari a quelle degli altri Paesi della CEE (6,1% del PIL) e noi abbiamo un deficit pubblico che è infinitamente più gravoso di quello di tanti altri Paesi della CEE, a parte forse la Grecia. Per contro, abbiamo una qualità di servizio nettamente inferiore. Per quanta concerne, invece la Regione Piemonte - sono alcuni dati -1a produttività del servizio pare sia erogata per il 90% dai servizi pubblici. Non so se questo è stato sottolineato, ma mi pare un data di tutto spessore. Che poi questi servizi pubblici vengano fatti in un modo piuttosto che in un altro, è un altro discorso. E' un funzionamento migliore nelle strutture medie, insufficiente nelle grandi strutture. E qui si pone un problema politico: noi discutiamo sul merito delle scelte oppure sul metodo? Se così è, il metodo diventa un fatto politico, come del resto anche il merito. Perché il merito non è tanto il pericolo di un rientro che sia inferiore al fabbisogno di 800 miliardi; certo, è anche questo, ma l'Assessore non ha alcuna possibilità di divinazione. Del resto, i riferimenti numerici a cui si fa capo non sono così sufficientemente asseverativi; spesso i provvedimenti - come è stato detto da qualcuno, mi pare dal collega Calligaro - sono velleitari insufficienti; il Consigliere Tapparo diceva che non si può nemmeno attingere alle risorse libere Perché altrimenti si vengono a prosciugare quei poveri rigagnoli da cui dobbiamo attingere per altri settori della nostra Regione.
Nell'audizione dell'altro giorno ho sentito una richiesta di autonomia una richiesta di deregulation, di liberalizzazione. Non so se i ;garanti siano espressione della società civile o solo della società politica, non so se gli amministratori che abbiamo delegato siano i migliori che si potessero trovare sul mercato, non è questo il problema; il problema è quello di uno sforzo di fantasia che superi il trend inerziale, la spesa storica, le nostre storiche abitudini.
Il mio Gruppo (non voglio citare le singole persone Perché potrei dimenticarne altre) ha fatto presente che forse occorre un salto nel campo della sanità cercando di arrivare ad una vera autonomia delle UU.SS.SS.LL.
attraverso l'indicazione di un budget formato da alcuni indicatori storici che possono essere il territorio, la popolazione, la fascia di età, le classi di età, le strutture ospedaliere, le strutture extraospedaliere, le prestazioni, ecc., e che possono essere quantificate in un budget. In questo budget noi dobbiamo assicurare alle UU.SS.SS.LL. l'autonomia finanziaria, è un fatto di liberalità. E' il trend verso la privatizzazione che c'è oggi nel Paese. Fatte salve alcune linee portanti della politica sanitaria piemontese, queste UU.SS.SS.LL. devono avere la capacità decisionale di gestire le risorse con un'assoluta responsabilità: la responsabilità politica e la responsabilità amministrativa, ma per le quali loro solo e solo loro possono rispondere di fronte non solamente a lei Assessore, ma di fronte anche alla comunità civile.
Questa è un'ipotesi che dobbiamo considerare, caro Rossa. Nell'ambito della futura programmazione questo è un tema che noi, come partito porremo. Privatizzare le UU.SS.SS.LL. significa che esse rimangono proprietà pubblica, con rapporti di lavoro privatistico, senza la soggezione alla contabilità dello Stato alla quale le UU.SS.SS.LL. sono vincolate.
Sono alcuni elementi che mi sono venuti fuori da alcune valutazioni che ho fatto l'altro giorno e che abbiamo fatto anche nell'ambito del Gruppo e che il Gruppo mi ha autorizzato a rifare in questa sede. Perché non è nemmeno giusto come fatto di politica perequativa che si debba pagare 120.000 lire come spese di degenza in un ospedale e 320.000 lire in un altro, che si debba pagare 143.000 lire nell'USSL di Caluso per iniezione indipendentemente dal costo del farmaco. Allora bisogna, all'interno di una USSL. omogeneizzare le spese affinché dal Fondo sanitario regionale non si debbano compensare storditezze finanziarie degli uni con economia degli altri. Credo che questo debba essere una possibilità che noi dobbiamo esaminare per razionalizzare servizi e strutture, per eliminare degli sprechi, per far sì che ci sia una responsabilizzazione periferica che non può essere più allocata in maniera centralistica.
Noi come DC votiamo il provvedimento dell'Assessore Maccari e lo votiamo anche per quel coraggio che ha dimostrato. Non sappiamo se gli obiettivi, saranno raggiunti, sappiamo che ci sono degli obiettivi finanziari, ma anche che non esistono degli strumenti coattivi sufficientemente da garantire questi obiettivi finanziari. Tutto per costituisce un fatto di coraggio, un'inversione di tendenza. Il pie' di lista rimane così nel panorama storico della dissennata politica finanziaria pubblica che non è nata con l'Assessorato o con il Ministero della Sanità: è nato con il decreto Stammati, tempo della solidarietà nazionale, quando i Comuni, sull'altare di tale mito, dovevano essere assolutamente sanati.
Mi auguro che questi obiettivi siano conseguiti soprattutto per la salute mentale, per le RSA, per le materno-infantili, per la socio assistenza sul versante sanitario per il quale il nostro Gruppo, caro Miglio, non da questa mattina e non da poche ore, ma da parecchi giorni, ha portato avanti presso l'Assessorato un'istanza per la quale ringraziamo l'Assessore, ringraziamo l'Assessore Vetrino e tutti i colleghi di Giunta di averla potuta recepire. Però crediamo che, al di là di questo dibattito che certamente è stato significativo per gli apporti che ci sono stati valga la pena di uno scatto di fantasia e valga la pena di individuare quali possibili alternative al sistema vigente ci possono essere nell'ambito del settore sanità.
Noi crediamo che alla fine dell'anno, quando sarà terminato il periodo del programma sanitario regionale 1990/1992, ci sia l'occasione, non voglio dire storica ma certamente politica, perché le idee che abbiamo espresso in maniera molto sommaria possano essere riprese e possano essere valutate per quel tanto di fattibilità che esse rappresentano.



PRESIDENTE

Avendo esaurito gli interventi, ha la parola l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Sono estremamente soddisfatto del dibattito di oggi perché testimonia anche in quest'aula (cosa che sta avvenendo in tutto il Paese a livello di responsabilità regionali) una maggiore presa di coscienza dei problemi della sanità.
Finora il pagamento a pie' di lista ha deresponsabilizzato non solo le UU.SS.SS.LL., ma anche le Regioni nelle loro varie articolazioni, compresi gli Assessori. Tanto è vero che quando il sottoscritto - alcuni anni or sono - predicava nel vuoto dicendo che bisognava controllare la spesa ed innescare i meccanismi si sentiva continuamente dire che una politica di controllo delle risorse avrebbe recato un danno al Piemonte, perché con il criterio della spesa storica si sarebbe ricevuto di meno. Questa era la triste realtà. Mi auguro che oggi sia finalmente scomparso questo criterio di spesa storica, anche perché dà non solo un contenuto alla parola autonomia regionale, ma anche una responsabilizzazione. Il processo di responsabilizzazione nella sanità, come negli altri settori di gestione della macchina pubblica, non incomincia dalla spesa (ma questo vale anche per l'operatore famiglia e per l'operatore azienda), bensì nel momento in cui si pensa come coprire le spese e come fare affluire le entrate. Quindi un processo di responsabilità totale regionale inizia dal modo in cui si coprono le spese. E' naturalmente questo un discorso più vasto che impone una revisione del sistema contributivo dei canali di afflusso delle contribuzioni delle varie forme di tassa della salute. Finora, a proposito del problema spesa, molte cose si dicevano nell'indifferenza generale: si prestava molta attenzione alla cosiddetta fase programmatoria, che spesso era una fase vuota, ma il problema spesa e relativa copertura pareva non interessare molto. Siamo giunti ormai ad un cambiamento definitivo dell'impostazione della politica sanitaria. Il Consigliere Maggiorotti ha ricordato che il sottoscritto avrebbe distrutto il Settore Programmazione all'interno del proprio Assessorato. Bisogna intendersi su cosa vuol dire la parola "programmazione", perché quella che usavamo negli anni '60, '70 e'80, non ha più senso di esistere. La netta distinzione che abbiamo sempre fatto era dovuta ad una cultura politica sbagliata e non aderente ad una cultura politica occidentale; abbiamo sempre fatto una netta distinzione tra momento di programmazione e momento di gestione, che oggi è culturalmente superato. Oggi esiste la necessità di attivare un processo di gestione programmata nel settore particolare delle UU.SS.SS.LL. in cui la distinzione del ruolo tra Regione e UU.SS.SS.LL. sia di scala quali quantitativa degli obiettivi che si intende perseguire, con una forte capacità di dialogo per la definizione degli obiettivi e per il loro perseguimento.
La Regione deve sentire le proposte delle UU.SS.SS.LL. non solo in modo ascendente, ma ci deve essere una linea altrettanto discendente che dalla Regione vada alle UU.SS.SS.LL. nella valutazione delle modalità per mettere in piedi le iniziative, nella valutazione dei costi e dei risultati, degli obiettivi e degli investimenti.
E' chiaro che in un passaggio alla gestione programmata, il nuovo rapporto fra Regione e UU.SS.SS.LL. comporta un nuovo modo di operare della Regione, nuovo modo che è culturalmente diverso rispetto agli anni già vissuti in cui abbiamo riempito libri di sogni programmatici, compreso l'ultimo Piano socio-sanitario, perché, come è noto a questa assemblea nella parte che era presente nella scorsa legislatura, l'intenzione dell'Assessore alla sanità era quella di predisporre un piano da non approvare con legge perché non ha senso approvare le programmazioni con legge. La cultura nazionale ci ha portato all'inizio della fase della programmazione a votare con leggi in Parlamento il tasso di aumento e di sviluppo dell'economia dei Paese. L'Assessore intendeva programmare le cose che si potevano fare nell'arco del triennio e dare delle indicazioni di tendenza a lungo periodo che non rientravano nelle cose da fare.
Il metodo di accontentare tutti ha fatto cancellare la norma della tendenza, per cui tutto è stato messo nel Piano 1990/1992 sapendo già che non sarebbe stato attuato tutto perché le risorse economiche e finanziarie non lo permettevano.
Il Consigliere Picchioni ha parlato in termini molto chiari a proposito della richiesta di autonomia. Il Consiglio regionale non può evidentemente andare al di là delle linee che la futura legge di riforma definirà, ma credo che il collega Picchioni abbia colto un problema che non abbiamo ancora sciolto e sul quale siamo estremamente confusi e che è oggetto di dibattito nazionale, cioè se la sanità debba essere articolata su due livelli di responsabilità, nazionale è regionale, o se debba essere articolata, come è stato finora, creando confusione, contenziosi e connivenze (connivenze in senso buono, di tipo politico, organizzativo consociativismi vari a livello di enti) su tre livelli: statale, regionale e degli enti locali. Nel discorso delle autonomie bisogna decidere perlomeno una cosa che è stabilita in tutto il mondo occidentale e cioè che chi è responsabile delle decisioni paga. Non possiamo proseguire con una sanità organizzata con le modalità degli anni '80, dove i processi di responsabilità e di copertura finanziaria erano lasciati allo Stato attraverso la Regione e la modalità di spesa era invece governata dagli enti locali che però erano irresponsabili nella copertura della spesa.
Quindi ben venga un livello di autonomia e di responsabilità diverso: sia esso regionale o degli enti locali, va benissimo, l'importante è che il livello di responsabilità decisionale, programmatorio, di indicazione abbia anche la responsabilità di coprire le spese. Diventerebbe difficile ripristinare situazioni anni '80 che determinerebbero uno sfascio ancora peggiore. Dobbiamo tener conto del fatto che le UU.SS.SS.LL., diventando aziende - perlomeno così dovrebbero essere -, dovranno essere a rischio di risorse. Potrà essere un discorso antipatico, però un'azienda è tale solo se è a rischio di risorse; avere la copertura finanziaria assicurata, come è stato finora, a pie' di lista, a fine anno, di tutto, non vuol dire essere aziende e non fa crescere la cultura interna all'azienda per comportarsi in modo tale.
Questo dibattito potremmo avviarlo già adesso a partire dalla revisione del Piano 1990/ 1992, nella revisione dei confini delle UU.SS.SS.LL., in una dimensione geografica diversa, nelle competenze, nella revisione dell'organizzazione dell'assetto ospedaliero. Credo che potremmo introdurre anche questa responsabilità, che il Consiglio potrà identificare nella forma e nella dimensione che riterrà più opportuna, nei margini che ci lascerà la legge nazionale. Ritengo fondamentale il processo di responsabilizzazione che chi decide paga. D'altronde è l'impostazione nuova che lo Stato ha dato dall'1 gennaio con 1.445.000 lire a testa responsabilizzando le Regioni per le quote di finanziamento mancante percorrendo una strada che non potrà che avere quello sbocco di UU.SS.SS.LL.-aziende; sbocco verso il quale deve tendere l'assetto sanitario del Paese.
E' una strada che noi in Piemonte abbiamo cominciato a percorrere in termini soft, per quanto era possibile; abbiamo cominciato con la normativa di responsabilizzare le UU.SS.SS.LL. sull'autorizzazione alla convenzionata.
Voi sapete che le UU.SS.SS.LL. che non hanno ospedali o che non hanno determinati servizi, ma gravitano su un'altra USSL. non hanno le spese dei loro cittadini, che vengono pagate dall'altra USSL: è un processo di responsabilizzazione. Invece, mettendo il bollo di autorizzazione e pagando poi la prestazione, incominciavano a responsabilizzarsi; purtroppo l'associazione dei laboratori privati ha ricorso al TAR e il TAR ci ha bloccato la deliberazione.
Da molte parti è stata rilevata l'inadeguatezza di un apparato, e di Assessorato e di UU.SS.SS.LL., ma direi anche di una cultura nel mondo politico degli enti locali e anche dei funzionari delle UU.SS.SS.LL., che coglie tutti impreparati ad affrontare i nuovi indirizzi che tendono all'azienda i controlli di gestione, i centri di costo, le valutazioni di rapporto costo/ benefici. Ma non si tratta solo di un problema nostro, è un problema di tutte le Regioni, tant'è vero che il collega Covolo, Assessore della Regione Veneto, ricorda che la ripartizione del Fondo regionale sanitario tra le UU.SS.SS.LL. è sempre stata complessa, problematica, fante di conflittualità con le stesse UU.SS.SS.LL. Infatti le UU.SS.SS.LL. hanno sempre operato per vedere riconosciuto l'intero finanziamento della propria spesa storica attestandolo quale livello irriducibile e irrinunciabile salvo contestare quello delle altre UU.SS.SS.LL. in quanto sperequato: Questo è quello che succede nelle Regioni Veneto, Piemonte e in tutte le altre Regioni; quindi la difficoltà del processo di responsabilizzazione investe tutti.
Com'è stato giustamente detto in molti interventi, oggi la verifica dei tagli da eseguire e il controllo della qualità delle prestazioni sono i meccanismi che si intendono attuare e che si stanno mettendo in piedi con mille difficoltà e con molta tendenza a non avere controlli. Il Consigliere Picchioni ricordava il caso di Caluso, dove è stato chiuso un Pronto soccorso; le prestazioni erano indicate in 8.000, quindi era un atto criminale da parte di un Assessore chiudere un Pronto soccorso con un tale passaggio, ma alla verifica qualitativa dei passaggi abbiamo rilevato che un'iniezione intermuscolo costava L. 45.000. Allora è da verificare l'analisi qualitativa delle prestazioni, come è da verificare, ad esempio cosa si porta in sala operatoria per appurare se molte prestazioni in ospedali naturalmente di non grandi dimensioni (perché i grandi hanno grossi problemi di code d'attesa) non riempiano l'attività della sala operatoria con altre che potrebbero essere fatte ambulatorialmente; quindi una verifica continua con mille difficoltà.
Controlli che devono essere fatti non sul piano sanzionatorio: non ci poniamo sul piano sanzionatorio, ci poniamo sul piano della verifica dell'uso di risorse finanziarie collettive che devono essere naturalmente usate meglio. Per fare questi controlli di tipo ispettivo abbiamo una disponibilità limitata. Voglio ricordare che nel 1986 è stata fatta una legge sui controlli, che è stata poi modificata nel 1989 su indicazione del sottoscritto, poiché era una legge che andava a verificare solo l'attività più strettamente amministrativa e contabile, mentre con la modifica che il sottoscritto aveva presentato e che il Consiglio aveva approvato l'attività di ispezione era stata ampliata anche alla parte medica, alla parte professionale, alla parte di organizzazione degli ospedali; parte che, come dicevo già questa mattina, non è facile organizzare come Regione perché sul mercato mancano le professionalità delle consulenze, intese come consulenze con società che vanno a rivedere e riorganizzare l'azienda. Per l'attività ospedaliera queste cose non esistono; generalmente ci si avvale di personale specializzato del mondo sanitario.
E' in questa attività che credo vada posto il controllo. Il Consigliere Zacchera suggeriva di pagare le UU.SS.SS.LL. in base a quello che fanno andando avanti, credo che lo sbocco finale diventerà la USSL-azienda con un pagamento da parte della Regione a tariffario. Come voi sapete, nel pubblico i costi vengono sempre considerati solo nei costi di gestione vivi e non vengono mai considerati i costi generali, gli ammortamenti degli investimenti; non si considera mai che il posto letto costa 250-300 milioni, non si considera mai il costo reale, ma solo il costo vivo e quindi non si conta il costo di ammortamento degli impianti e si fanno anche dei paragoni molto sbagliati.
Per questo credo che l'indicazione di rimborso a tariffario, con UU.SS.SS.LL. aziende a rischio, sia il destino degli anni '90, se vogliamo avere una sanità efficiente che possa - se mi si passa il termine - entrare in concorrenza fra le varie UU.SS.SS.LL.; naturalmente con un'autonomia diversa nel reperimento del personale o delle équipe mediche e non con gli schemi rigidi di oggi, che impediscono anche un'elasticità maggiore e un'organizzazione aziendale. \E' in questo quadro che ci si può avviare verso una politica che il collega Ferrara chiamava di recupero di produttività e la ricordava come mancanza di voce all'interno delle indicazioni di bilancio che noi avevamo dato. E' un processo da costruire che ha questo obiettivo, naturalmente con l'intento di non assorbire le finanze regionali libere; le finanze regionali libere non saranno assorbite nella misura in cui si potranno governare in modo diverso le risorse che vengono raccolte per il sistema sanitario.
Se il Piemonte avesse a disposizione le risorse che si raccolgono sul territorio piemontese per la sanità potrebbe fare un ragionamento diverso o agire come manovra sugli introiti relativi alla sanità senza toccare le risorse libere destinate ad altri settori della Regione. La Regione non pu diventare l'INAM degli anni '90, ed è questo il rischio che, nell'attuale struttura, le Regioni stanno correndo, con tutte le conseguenze negative che ci sono state per l'INAM.
In questo ragionamento non posso condividere le cose che diceva il Consigliere Maggiorotti, che sono completamente al di fuori di ogni ragionamento di USSL-azienda, ma anche al di fuori di ogni ragionamento economico che si muove in tutta l'area occidentale.
Non è vero che la sanità non potrà mai essere aziendalizzata; questo è un ragionamento che poteva andare bene qualche anno fa in altre parti del mondo. L'azienda non può essere fatta- diceva il Consigliere Maggiorotti perché non può controllare le cause di malattia e di morte. Ma il problema non è quello di controllare le cause di malattia e di morte, è quello dell'organizzazione razionale ed economica che fa lo Stato o la Regione per curare o prevenire le cause di malattia o di morte.
Per quanta prevenzione si faccia, non si deve avere l'illusione che con la prevenzione si chiudano gli ospedali; anzi, in linea di massima, con la prevenzione, fortunatamente, gli ospedali lavorano di più, lavorano prima e lavorano forse con costi sociali che diventeranno minori nel tempo.
Certo, l'Assessore alla sanità vorrebbe gestire le UU.SS.SS.LL.
azienda in base a criteri economici, ma non gestisce le UU.SS.SS.LL. in base a indicatori di malattia, perché questo non ha senso. Le UU.SS.SS.LL.
si gestiscono in base a criteri economici che hanno come obiettivo la soluzione delle malattie i cui indicatori sono alti oche esistono nelle UU.SS.SS.LL. rispettive. Sono stati fatti degli sforzi ed anche alcune cose che non sono state giustamente ricordate, suppongo per una non sufficiente informazione.
Il Consigliere Maggiorotti, in termini molto pesanti, ha parlato di sfascio della cardiochirurgia in Piemonte e di un'indicazione di privilegio. Mi spiace doverlo smentire con i fatti, ma le prestazioni in cardiochirurgia sono notevolmente aumentate e se oggi abbiamo dei colli di bottiglia paghiamo purtroppo dei ritardi dovuti agli anni '80 e non a questi anni.
E' stato ricordato un documento in cui io avrei detta che facevo il "tombarolo"; l'ho detto, perché sono andato a scoprire alle Molinette una parte di edificio che aveva i muri tamponati a mattoni da quindici anni (quindi tutti i miei predecessori dal 1977 avevano questa possibilità di constatazione reale visiva). Non appena me ne sono reso conto, ho fatto l'accordo con l'Università per fare le altre sale di cardiochirurgia alle Molinette.
Gli interventi alle Molinette in questi anni sono aumentati notevolmente, e visto che qualcuno scuote la testa leggo alcuni dati. Da.
649 interventi nel 1990 si è passati a 728 nel 1991, di cui 20 trapianti cardiaci; da questi dati sono esclusi i pace-maker.
In tutto il Piemonte gli interventi privati sono stati 700-800 (e non le molte migliaia a cui si fa riferimento); per quanto riguarda le autorizzazioni all'estero - i centri di riferimento sono Torino e Novara sono pervenute 107 domande alla Circoscrizione Torino VIII, delle quali 53 sono state autorizzate e 54 negate. A Novara, su 29 domande, 13 sono state accettate e 16 hanno avuto esito negativo, quindi sono stati 66 in tutto il Piemonte gli interventi autorizzati all'estero.
La seconda Cardiochirurgia a Torino è prevista all'Ospedale S. Giovanni Bosco, nel quadro dell'art. 20, ed è già stata autorizzata la Cardiochirurgia, con i concorsi relativi, all'Unità Sanitaria di Alessandria. Poi partirà anche Valenza; quindi, collega Rossa, qualcosa di muove.
Per gli interventi in cardiochirurgia in circuito extra-corporeo il Piemonte dà un massimo di 20 milioni; l'Emilia Romagna 25 milioni; la Campania paga il totale della spesa sostenuta; la Basilicata dà il 90% del costo dell'intervento, che è sempre più dei 20 milioni che diamo noi come massimo; la Toscana dà al massimo 28 milioni; la Liguria interviene dall'80 al 100% a seconda del reddito della persona interessata, ma fa sempre più dei nostri 20 milioni; l'Umbria dà il 100% con un massimo di 30 milioni e il Friuli-Venezia Giulia dà il 90%.
Indubbiamente i tagli rappresentano l'operazione più difficile che un ente pubblico possa fare, ed è un'operazione ancor più difficile se riguarda la sanità. E' difficile attuare dei tagli con il consenso della popolazione, credo non sia mai avvenuto. Avremo tutti molte difficoltà nella politica dei tagli e nella riqualificazione della spesa.
In questo quadro è augurabile a tempi brevi che ci sia un chiarimento sugli amministratori straordinari; non si può pretendere di avere amministratori straordinari a livello di manager qualificati di industria dando loro una possibilità di soli sei o dodici mesi.
Due questioni. La prima: a breve scadenza, una qualificazione chiara sugli amministratori o sulle indicazioni di colui che potrà essere il direttore generale, quale previsto dalla riforma: Seconda questione: non possiamo proseguire nel quadro di incertezza che dura da troppi anni; il dibattito parlamentare sulla riforma sanitaria iniziato nel 1978 e che oggi compie cinque anni o viene avviato nel 1992 in modo da poter partire nel nuovo anno con qualcosa di più certo, diversamente il processo confusionale in cui versa la sanità non potrà essere modificato nemmeno da una grande ed alta volontà politica del Consiglio regionale del Piemonte.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame del dispositivo della deliberazione.
Sono stati presentati alcuni emendamenti.
1) Emendamento presentato dai Consiglieri Rabellino e Vaglio: alla DGR n. 129-13713 si sostituiscono alle parole "di approvare" sino a "dello Statuto" le parole "di non approvare, ai sensi dell'art. 40 dello Statuto con i poteri del Consiglio regionale, per le motivazioni e le finalità indicate in premessa, il riparto provvisorio della somma di L.
6.009.930 miliardi, quale Fondo sanitario regionale 1992 di parte corrente".
La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Direi che dovremmo stabilire dei criteri per la prosecuzione dei lavori. Cosa facciamo? Interveniamo sugli emendamenti più significativi? Facciamo una sola dichiarazione una tantum? Aspettiamo un commento dell'Assessore?



PRESIDENTE

L'emendamento presentato dai Consiglieri Rabellino e Vaglio è un po' sui generis; per quelli successivi proporrei dei raggruppamenti di merito sui quali i Consiglieri potranno intervenire.
Pongo in votazione l'emendamento n. 1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 28 voti contrari e 4 astensioni.
2) Emendamento presentato dal Consigliere Cucco: alla lettera a), punto 4.8, dell'allegato "Documento di criteri per l'impostazione della manovra regionale per i bilanci di previsione delle UU.SS.SS.LL., anno 1992, nonché vincoli per la predisposizione del bilancio stesso", la cifra indicata del 50% è sostituita con la cifra del 75%. La Giunta regionale è autorizzata ad effettuare le conseguenti modifiche alle tabelle allegate alla deliberazione in oggetto.
3) Emendamento presentato dai Consiglieri Majorino e Zacchera: alla lettera a), punto 4.8, dell'allegato "Documento di criteri per l'impostazione della manovra regionale per i bilanci di previsione delle UU.SS.SS.LL., anno 1992, nonché vincoli per la predisposizione del bilancio stesso", la cifra indicata del 50% è sostituita con 1a cifra 80%. Con ci la Giunta regionale è autorizzata ad effettuare le conseguenti modifiche alle tabelle allegate alla deliberazione in oggetto.
sub 3) Emendamento presentato dai Consiglieri Majorino e Zacchera:.
in caso di non accoglimento del predetto emendamento, ne viene presentato uno ulteriore che indica nel 70% la percentuale di cui alla lettera a) del punto 4.8 dell'allegato "Documento di criteri per l'impostazione della manovra regionale per i bilanci di previsione delle UU.SS.SS.LL., anno 1992, nonché vincoli per la predisposizione del bilancio stesso".
La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

E' sul punto in discussione che la Giunta ha presentato una modifica perlomeno verbale. Se la Giunta intende illustrare la modifica che intende apportare, per quanto mi riguarda ritiro il mio emendamento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Nel 1991 la spesa per l'assistenza era di 320 miliardi; l'indicazione era di prevederne provvisoriamente il 50%, con l'impegno a rispettare la deliberazione del Consiglio, in termini pieni, relativa all'applicazione del decreto Craxi.
L'ipotesi contenuta nell'emendamento della Giunta è invece di portare là percentuale dal 50 al 70%, cioè di passare da 160 a circa 220 miliardi (il 70% di 320) tenendo fermo l'impegno della copertura di priorità, già prevista e contenuta nella deliberazione, per il decreto Craxi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Personalmente non ho problemi di primogenitura (l'emendamento da me presentato prevedeva una percentuale del 75%). Si tratta soltanto di permettere al tipo di servizi in discussione di proseguire per un tempo sufficientemente lungo rispetto ai tempi politici di decisioni sul riparto dei fondi mancanti. Aumentando la percentuale di spesa 1991 al 70% si arriverà, se va bene, ai mesi di settembre/ottobre, quando dovremmo conoscere le decisioni a livello nazionale di ripartizione.
Per quanto mi riguarda annuncio che ritirerò l'ordine del giorno allegato al mio emendamento, il quale potenziava gli argomenti politici sulla base dei quali, secondo me, occorreva sostenere anche in campo nazionale che la voce di bilancio in discussione non venisse abbassata.
Ritiro quindi l'emendamento e il relativo ordine del giorno allegato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Avevo presentato uh emendamento simile in cui avevo scritto, ahimè 80%. Lo ritiro, non perché sia d'accordo con l'emendamento presentato dall'Assessore, ma perché mi accorgo che in realtà avrei fatto meglio a scrivere 100%. Pertanto non partecipo alla votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Noi invece manteniamo il nostro emendamento, perché a questo punto diventa quello della Giunta. Sembra di fare un appalto, su chi indovina la media mediata. Anche noi eravamo favorevoli a rimanere sul 100%. Ma allora pongo questa domanda all'Assessore: posto che se mettiamo la cifra dell'80 anziché del 70% dovremmo stare comunque all'interno delle disponibilità che avremo alla fine dell'anno, sarebbe meglio mettere una cifra un po' superiore al 70%, tenendo conto dell'estate, in modo da stare, tranquilli fino all'autunno. Visti i tempi tecnici politici italiani, è difficile che il Governo impostato riesca a sistemarsi per settembre. Quindi, per evitare che si fermi tutto, conviene mettere 1'80% in modo da stare comunque dentro alle disponibilità e garantire una copertura leggermente superiore nel tempo. Però se si ritiene che questo tecnicamente non sia possibile, c'è il nostro sub-emendamento che parlava del 70%.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Non partecipiamo al voto perché questo emendamento riguarda il capitolo "Altre spese sanitarie". Abbiamo sentito in questa sede, pochi giorni fa gli amministratori straordinari, i garanti, dirci che con il mese di luglio si sarebbero chiusi i servizi legati a questo capitolo di spesa. In questo modo si chiudono ad ottobre e il problema resta sempre aperto. Preferiamo non partecipare alla votazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

A luglio vi sarà un tavolo di trattative con lo Stato per verificare tutta la spesa. Non c'è solo il problema del 70 o dell'80% di questa voce del costo servizi del mantenimento settembre/ottobre; è un problema che è relativo a tutti i vari capitoli di intervento delle UU.SS.SS.LL., vale peri beni e servizi, vale per l'assistenza ospedaliera, vale per tutto vale perla farmaceutica. E' dopo luglio che potremo fare un ragionamento di contenuto molto maggiore e molto più approfondito. Per ora manteniamo il 70% che abbiamo indicato.



PRESIDENTE

L'emendamento n. 2) è pertanto ritirato dal proponente.
Pongo in votazione l'emendamento n. 3).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 27 contrari e 1 astensione (non hanno partecipato alla votazione 9 Consiglieri).
Pongo in votazione l'emendamento sub 3).



ZACCHERA Marco

Adesso è la Giunta che deve dire di sì.



PRESIDENTE

E' questione di lessico, è steso in modo diverso da quello della Giunta.



ZACCHERA Marco

Allora adesso ci dite cosa c'è scritto in quello della Giunta. Noi abbiamo applicato esattamente quello che la Giunta ha scritto e quindi lo fate apposta per poter dire che non va bene il nostro emendamento.



PRESIDENTE

Leggo l'emendamento presentato dall'Assessore Maccari: 4) il punto a) del paragrafo 4.8 "Altra assistenza sanitaria" dell'allegato "Documento di criteri di impostazione della manovra regionale 1992" viene così sostituito: "a) trattandosi di spesa molto differenziata sul territorio regionale in via di verifica attraverso l'esame dei conti consuntivi delle UU.SS.SS.LL., si prevede un acconto da iscrivere in bilancio pari al 70 della spesa sostenuta da ciascuna USSL nell'anno 1991".
Pongo in votazione l'emendamento sub 3).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli e 25 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 11 Consiglieri).
La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Presidente, forse c'è un limite a tutto, anche sui giochi di parole. E' veramente il colmo che la Giunta, per far passare un suo emendamento, non ne abbia accettato, nella sostanza, uno identico: quello dell'MSI. Quindi non partecipo al voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Non partecipiamo al voto per il semplice fatto che, al fine di consentire che passasse l'emendamento della Giunta e non il nostro l'emendamento presentato dalla Giunta ha un qualcosa in più, che è la motivazione, cioè un qualcosa che non aveva diritto di cittadinanza all'interno del testo perché sarebbe stato sufficiente, per variare il testo, cambiare la percentuale del 70%, ai fini di poter dire, è una questione lessicale, un qualcosa di diverso, che si è inserita nel testo la motivazione.



CUCCO Vincenzo

E' questo l'incredibile: avete ripetuto l'emendamento ripetendo la deliberazione!



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 4).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 29 voti favorevoli (non hanno partecipato alla votazione 17 Consiglieri).
5) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti: alla pagina 7, paragrafo a), allegato 1, eliminare la dizione "e di quelli trasformati di tutti i ruoli".
La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Si tratta di un emendamento che si riferisce al fattore produttivo relativo al personale. Al punto a), in fondo alla pagina eliminare la dizione "e di quelli trasformati di tutti i ruoli". Il senso è quello di recuperare la - possibilità di venire incontro a quelle UU.SS.SS.LL. che hanno proceduto all'interno della loro programmazione e del Piano di attività e di spesa alla trasformazione di posti non occupabili perché non più utilizzabili e coprirli con ruoli, figure professionali che rispondono agli obiettivi fissati dal Piano di attività e di spesa. E' questa la condizione in cui si trovano molte UU. SS. SS. LL. che hanno utilizzato questo strumento per adeguare agli obiettivi del Piano le loro risorse di personale, soprattutto di personale di più elevato livello professionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Mi sento abbastanza scocciato dall'atteggiamento della Giunta. A questo punto, siccome è una provocazione, rispondiamo con una provocazione: perdiamo mezz'ora. Chiedo che la votazione avvenga non per alzata di mano ma per appello nominale su tutti gli unici emendamenti presentati dal collega Maggiorotti. E' una risposta distinta ad un atteggiamento non distinto da parte della Giunta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

La Giunta respinge l'emendamento perché le trasformazioni sono possibili se non comportano aumenti di spesa, se hanno la copertura finanziaria e il blocco è presunto perché limitato solo al 1992 ed è soggetto ad autorizzazione specifica da parte della Regione.



PRESIDENTE

Come da richiesta del Consigliere Zacchera, alla quale si associano i Consiglieri Cucco e Rabellino, si proceda alla votazione pèr appello nominale dell'emendamento n. 5).
L'esito della votazione è il seguente: presenti 49 votanti 48 hanno risposto SI 15 Consiglieri hanno risposto NO 28 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'emendamento è respinto.
6) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti: alla pagina 8, paragrafo b), eliminare tutta la prima parte del paragrafo fino alle parole "divisioni ospedaliere".
7) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti: alla pagina 8, paragrafo b), eliminare la dizione "nella misura del 25% dei posti" e sostituirla con "75% dei posti".
8) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti: alla pagina 8, paragrafo b), aggiungere all'ultima riga "ai servizi distrettuali, ai servizi di Igiene e Sanità Pubblica e Veterinaria".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

La Giunta respinge gli emendamenti. Si tratta di un punto fondamentale su cui è basata la manovra e poi è opportuno ricordare che non è un blocco del 75% perché in realtà sono fuori gli infermieri professionali, che sono assunti al 100%, anche tutti quelli che si diplomano, e sono autorizzati i concorsi già espletati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Per quanto ci compete il Consigliere Majorino ed io ritiriamo la richiesta della votazione per appello nominale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Volevo fare notare come non si è fatta chiarezza da parte dell'Assessore sul fatto che non è vero che sono esclusi dal limite gli infermieri, sono esclusi gli infermieri appartenenti agli organici dei servizi divisione ospedaliera.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

E' così.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Quindi, non i servizi territoriali. Volevo che fosse chiarito questo.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Gli infermieri territoriali non sono esclusi, rientrano nel 25% dei posti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Come si pronuncia la Giunta sull'emendamento n. 8)?



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Anche l'emendamento n. 8) è respinto perché attiene al contenuto della manovra e perché sono considerate prioritarie le situazioni ospedaliere:



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 6).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 24 contrari e 2 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Pongo in votazione (emendamento n. 7).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 24 contrari e 2 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Pongo in votazione l'emendamento n. 8).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. E' respinto con 15 voti favorevoli, 24 contrari e 2 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
9) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti: alla pagina 9, allegato 1, punto c), eliminare dalle parole "ogni altra autorizzazione" alle parole "alle procedure sopraindicate".
10) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti: alla pagina 9, allegato 1, eliminare il punto d).
11) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti: alla pagina 9, allegato 1, aggiungere all'ultima riga il seguente punto e): "e) la definizione ed il perseguimento degli obiettivi definiti nei progetti approvati verranno valutati secondo metodologia campionaria da un'apposita Commissione tecnica istituita presso il Servizio Programmazione dell'Assessorato alla sanità".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

La Giunta respinge l'emendamento n. 9). Il problema è già stato abbondantemente superato con la circolare n. 2024 dell'1/4/1992, inviata alle UU.SS.SS.LL. La circolare dice: "Concorsi per assunzione di personale ruolo sanitario. Dal momento che in precedenza la copertura di tali posti non era soggetta ad autorizzazioni in deroga, in caso di concorsi banditi e già avviati con l'ammissione dei candidati, l'USSL dovrà richiedere la deroga in via di urgenza comunicando altresì, oltre ai dati sopra richiesti, se trattasi di posti da coprire per turn-over o se sono posti in nuova istituzione. In caso di copertura di turn-over la richiesta esula dal limite del 25%' per l'anno in corso, fermo restando che i criteri di autorizzazione sono anche in tal caso quelli indicati al punto 1) del documento. Le deroghe autorizzate con delibera di Giunta regionale il 16/12/1991 decorrono dalla data di adozione del provvedimento stesso.
Pertanto i posti risultanti già coperti a tale data non sono assoggettati ai limiti previsti della deliberazione medesima compatibilmente con il rispetto della misura percentuale prevista".



PRESIDENTE

L'emendamento n. 9) viene ritirato dai proponenti.
In merito all'emendamento n.10) come si pronuncia la Giunta?



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Non lo accetta perché vanifica la manovra.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n.10).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 24 contrari e 2 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
In merito all'emendamento n.11) la parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

La Giunta non lo accetta perché è già stato istituito un apposito gruppo di lavoro per l'attuazione della legge n. 412.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Non capisco cosa c'entri con la legge n. 412. Comunque non lo ritiro chiedo di votarlo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n.11).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 24 contrari e 2 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
12) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti: alla pagina 10, allegato 1, aggiungere alla fine del secondo comma dopo il punto e): "Le indicazioni previste al precedente comma, relative alle incentivazioni economiche previste ex DPR n. 384/90, si applicano altresì ai progetti locali predisposti da unità operative distrettuali".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

La Giunta non accetta l'emendamento in quanto sono già stati individuati undici progetti regionali, parte per il personale ospedaliero e parte per il personale sul territorio: assistenza domiciliare integrata ospedalizzazione a domicilio, tossicodipendenze, AIDS, alcoldipendenze.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Un chiarimento. Cosa ci sta a fare questa dizione nell'allegato alla proposta di delibera che stiamo approvando? Non ho capito perché queste indicazioni non siano state inserite nell'allegato se il mio emendamento che era aggiuntivo è superato da questo fatto di cui ha parlato adesso l'Assessore.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Perché sono successive e rientrano negli accordi con le Organizzazioni sindacali, non possiamo metterle d'autorità, le abbiamo concordate con loro.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n.12).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 24 contrari e 2 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
13) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti: al punto a.1), modificare: - "2,5%" in "3,5%" "1,5%" in "2,5%" "oltre il 20% spesa pari a quella 1991" in "oltre il 20%: + 1,5%".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

La Giunta non accetta perché questa indicazione rientra nel calcolo della manovra, quindi viene scambiata tutta la manovra.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n.13).
Chi è favorevole è' pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 24 contrari e 2 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
14) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti: al punto a.2 modificare: "3,5%" in "4%" "2,5%" in "3%" "oltre il 20% spesa pari a quella 1991" in "oltre il 20%: + 1,5%".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 24 contrari e 2 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
15) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti: alla pagina 15, dopo il punto b), abrogare da "nell'anno in corso" a "DPR n. 41191".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

La Giunta non accoglie questo emendamento perché l'obiettivo che si persegue è quello di condurre l'attività presso gli ospedali così da ridurre la convenzionata esterna.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n.15 ).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 24 contrari e 2 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
16) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti: alla pagina 16, dopo le parole "revisione di qualità", aggiungere le parole "A tal fine, l'Assessorato alla sanità, con il supporto dei Servizi Programmazione, Formazione professionale,; Assistenza sanitaria e farmaceutica, promuoveranno le necessarie iniziative di aggiornamento professionale obbligatorio dei medici, da assumersi dalle UU.SS.SS.LL.
nell'ambito di specifico programma regionale da avviare entro 30 giorni dall'approvazione di questa deliberazione".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

La Giunta non accoglie questo emendamento perché tali attività di aggiornamento sono previste dal Contratto nazionale collettivo di lavoro (CNCL) a cui le UU.SS.SS.LL. devono attenersi.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n.16).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 24 contrari e 2 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
17) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti: alla pagina 20, punto 4.8, paragrafo a), modificare "si prevede una determinazione provvisoria pari al 50% della spesa 1991" in "si prevede una determinazione provvisoria pari all'80% della spesa 1991, implementata del tasso annuale ISTAT".
Tale emendamento viene ritirato dai proponenti.
Passiamo ora agli emendamenti relativi alle singole UU.SS.SS.LL., tutti uguali nel contenuto, presentati dai Consiglieri Rabellino e Vaglio: 18/80) Schede riepilogo per il calcolo della quota anno 1992 per le singole USSL. UU.SS.SS.LL. (da "11 Torino I" a "76 Casale Monferrato") determinazione di spesa anno 1992. L'importo previsto per l'anno 1992 alla voce "Altre prestazioni assistenza sanitaria" è pari alla spesa netta sostenuta nel 1991. Si apportano pertanto alla tabella le conseguenti modifiche.
La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

A seguito degli interventi svolti in sede di discussione generale avevamo presentato questa serie di emendamenti che riguardano quasi tutte le UU.SS.SS.LL. del Piemonte per cercare di reintegrare quel taglio che noi riteniamo assolutamente ingiustificato e pericolosissimo nei confronti del servizio che ne può derivare all'utenza. Riproponiamo le stesse cifre erogate nell'anno precedente. Parzialmente la Giunta è venuta incontro con lo spostamento al 70% dell'erogazione della cifra.
Noi ribadiamo comunque il concetto che questo tipo di gestione dei tagli non può essere condiviso. Questi emendamenti tendono ad affrontare in modo diverso il problema dei tagli della sanità che noi riteniamo non debbano esserci, perché possiamo effettuare tagli su altre voci del bilancio della Regione e poter fare quindi in modo che certi ospedali sedi di Pronto soccorso continuino ad esistere, perché il servizio è la cosa principale. Questa situazione rischia di provocare alla società piemontese dei danni gravissimi che io ritengo addirittura irreversibili, perché sarà molto difficile, nel momento in cui noi andremo a chiudere dei servizi decentrati negli anni, recuperare la fiducia dei cittadini e soprattutto sarà molto difficile recuperare quei servizi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Già prima abbiamo discusso del passaggio dal 50 al 70%. Ribadisco pertanto che la Giunta non accoglie questi emendamenti che sono tra l'altro tutti di uguale contenuto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il complesso degli emendamenti.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono respinti con 5 voti favorevoli, 26 contrari e 14 astensioni.
L'esame degli emendamenti è pertanto concluso.
Prima di procedere alla votazione dell'intero testo della deliberazione passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Monticelli. Ne ha facoltà.
Rammento che il tempo a disposizione è di cinque minuti.



MONTICELLI Antonio

Vorrei soffermarmi, nei cinque minuti assegnati per la dichiarazione di voto, soltanto su due questioni.
La prima attiene al riflesso della questione della spesa sanitaria sul bilancio della Regione Piemonte. Ho avuto occasione con altri colleghi di partecipare ieri, in I Commissione, ad un utile confronto con l'Assessore Gallarini che molto correttamente ha portato a conoscenza la Commissione di quella che lui ha chiamato un'ipotesi di lavoro relativa al problema dell'applicazione delle addizionali sul metano (oltre il 10% già introdotto mesi fa) e sulla benzina. In quella occasione si è anche ragionato sul rapporto fra queste addizionali e l'assestamento di bilancio e, anche se molto brevemente ieri, sui riflessi per quel che riguarda il rapporto con la spesa sanitaria. Già altri colleghi nella discussione generale hanno toccato questo punto del rapporto fra bilancio regionale complessivo e spesa sanitaria.
La previsione massima di applicazione dell'addizionale è per ora allo stato di ipotesi di lavoro da parte dell'Assessorato, non è una proposta formale della Giunta, non è stata ancora esaminata in Giunta. Se, comunque si applicassero al massimo le addizionali, se cioè si portasse quella sul metano a uso domestico a 50 lire (40 lire in più rispetto alle 10 già inserite) e si portasse al massimo consentito l'addizionale sulla benzina quindi più 30 lire, tutto ciò comporterebbe risorse disponibili per l'esercizio 1992 (questa era l'ipotesi di partenza dell'Assessore) di circa 70 miliardi.
Ho già avuto modo di dire ieri che questa ipotesi non mi sembrava realistica, per il semplice fatto che questa previsione era fondata sul presupposto di riuscire a rendere esecutiva la legge sull'addizionale a partire dall'1 luglio di quest'anno. Ciò mi sembra non realistico; dati i tempi (anche politici) necessari per una decisione così grave e seria, mi pare più realistico ipotizzare che possa scattare dall'1 settembre.
Questo comporterebbe quindi una riduzione: rispetto ai 70 miliardi si arriverebbe all'incirca a 50 miliardi. Questo è il fondo a cui pu attingere la Regione Piemonte nel 1992 per ridare al proprio bilancio una veste che non sia quella dell'emergenza del bilancio tecnico, per affrontare in particolare la questione del recupero del 20% di taglio sulle voci di spesa libera ed eventualmente per affrontare investimenti e altre questioni.
Ho fatto questo richiamo perché noi dobbiamo tener presente, com'è emerso dalla discussione, che è abbastanza realistico prevedere che a fine 1992 la Regione si trovi con un problema che oscilla attorno ai 500 miliardi circa di fabbisogno sanitario non coperto. Questo nell'ipotesi che a luglio, quando ci sarà la verifica con il Governo, quest'ultimo non sganci una lira, che è un'ipotesi realistica, dati i tempi; oppure che risolva il problema dicendo: "Aggiustatevi voi con le addizionali"; o addirittura introducendo altri meccanismi di questo tipo.
Noi comunque ci confrontiamo con un'ipotesi di 500 miliardi, perché 500 miliardi, colleghi, è la spesa dell'anno scorso, senza tener conto del tasso d'inflazione, quindi già prevedendo in qualche modo un contenimento io non dico che la manovra sulla spesa sanitaria produrrà zero, qualcosa forse produrrà, ma probabilmente ci troveremo con 500 miliardi da aggiustare.
C'è una norma contenuta nella legge n. 412/91 (legge sul contenimento alla spesa pubblica, di accompagnamento alla legge finanziaria), art. 4 comma quinto, che dice esplicitamente che le Regioni sono tenute a ricorrere alle addizionali nel caso siano chiamate a coprire maggiori spese sanitarie non coperte dal Fondo sanitario nazionale. Ciò vuol dire colleghi, che, stante questa situazione, è molto facile e realistico prevedere che le Regioni saranno costrette ad autorizzare le addizionali per coprire il fabbisogno sanitario non coperto. E ciò significa che una parte dei discorsi fatti qui forse non ha tenuto conto del reale, il che vuol dire che la sanità si sta "mangiando" il bilancio della Regione.
Pensiamo a cosa potrà voler dire questa cosa sul 1993, perché si scaricherà probabilmente solo in parte nel 1992 e in gran parte nel 1993.
Si potrebbe quasi dire che oggi stiamo facendo l'assestamento. Il mitico assestamento della Regione, invece di farlo a luglio, lo stiamo facendo oggi varando una deliberazione che in realtà, peri limiti dell'impostazione nazionale e anche per le cose dette dai miei colleghi sui limiti regionali non risolve il problema del contenimento della spesa sanitaria, anche perché è mancata da parte delle Regioni - in ispecie da parte del Piemonte la capacità di cambiare il meccanismo complessivo.
Nel dibattito, che ho cercato di seguire il più possibile, ho colto una domanda forte, che non è venuta soltanto dal mio Gruppo ma anche da altri colleghi di opposizione e anche da molti colleghi della maggioranza, di un nuovo modo di impostare la questione del governo della sanità su scala regionale, un nuovo merito e un nuovo metodo - come diceva il collega Picchioni -; un metodo nuovo molto impegnativo e, difficile, che richiede fantasia, capacità di stabilire un rapporto con la domanda di salute, di intervento sanitario con i soggetti che operano nel campo della sanità siano essi Comuni od operatori, che deve probabilmente portare a forme nuove di autonomia,'di decentramento, di autonomia e di responsabilizzazione dei centri di spesa.
Colleghi, per brevità, e quindi mi scuso della rozzezza con cui dico questa cosa, credo che se noi fossimo tutti convinti - e mi pare che stia crescendo questa convinzione - che questo nuovo metodo è obbligatorio dovremmo anche essere tutti convinti che l'Assessore Maccari non è l'uomo giusto per gestire questo nuovo metodo. E' un Assessore, come è stato giustamente sottolineato non da colleghi del mio Gruppo, ma di altri Gruppi, anche di maggioranza, a cui piace restare solo, che ha fatto di tutto per restare solo; forse non è la persona giusta per avere quella fantasia, quel rapporto e quel metodo nuovo che si impongono per gestire la sanità dei prossimi anni.
Questa è una riflessione politica che credo valesse la pena di fare in dichiarazione di voto; evidentemente il nostro Gruppo voterà contro questa deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Intervengo per svolgere una brevissima dichiarazione di voto. Noi voteremo contro questa deliberazione; ribadisco il concetto che noi siamo contrari a questo tipo di tagli.
Su questa deliberazione chiedo fin d'ora la votazione per appello nominale perché penso che ogni Consigliere debba rendersi responsabile singolarmente, e non soltanto come Gruppo, di questa scelta ben precisa. Si tratta di una svolta nella gestione della sanità, per cui io chiedo l'appello nominale: dovrà restare agli atti chi ha scelto questa strada.



PRESIDENTE

A termini di Regolamento, ciò è possibile quando siano almeno tre Consiglieri a chiederlo.



(Dai propri banchi, altri Consiglieri formulano la stessa richiesta)



PRESIDENTE

Va bene.
Chiede la parola il Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Il Gruppo Rifondazione comunista voterà contro questa deliberazione per i motivi esposti dal Consigliere Maggiorotti. Il provvedimento di taglio delle spese sanitarie produrrà conseguenze in due direzioni.
Prima direzione: con questo provvedimento ci sarà meno servizio sanitario per tutti. Seconda direzione: ci sarà più sanità privata per tanti. Sono due corni di uno stesso problema. Si taglia - lo ricordava il Consigliere Picchioni - la struttura sanitaria esistente, che al 80% è un servizio sanitario pubblico. E' un taglio che produce una destrutturazione prima finanziaria e poi organizzativa, della sanità pubblica. Dato che le esigenze di cura donne e uomini continueranno ad averle, questo aprirà spazi di intervento alla sanità privata che, come si sa, lavora per il profitto.
Forse darete per scontato che sul tema della sanità i comunisti abbiano idee che tendono a riconoscere il diritto alla salute come uno dei diritti prioritari delle persone, come il diritto all'istruzione. I comunisti individuano in un efficiente e ben strutturato sistema sanitario nazionale l'impegno che lo Stato deve esercitare nei confronti del settore sanitario con risorse miranti a questo obiettivo, ferma rimanendo la libertà per ciascuno di farsi curare come crede in strutture private; ma le risorse pubbliche vanno gestite in modo oculato all'interno del sistema sanitario pubblico.
Per fare questo bisogna uscire dall'attuale quadro politico che è la gabbia nella quale l'Assessore invece si trova benissimo. Se non si esce da questo quadro politico dominante, probabilmente tutti i discorsi che fanno di necessità virtù hanno un proprio fondamento. Si spendono tante risorse ma vengono spese male. Elevo un invito all'Assessore. Chiedo se, in tutti questi tagli, egli non riesca - sempre che sia individuabile e possibile ad operare un taglio alle tangenti (se ci sono); perché se le tangenti come si legge sui giornali - sono dell'ordine del 10%,136 miliardi li troviamo subito, e non sono poca cosa.
Per quanto riguarda invece la struttura delle UU.SS.SS.LL., a mio parere l'attuale struttura, amministratore unico e garanti, non funziona e non so più chi l'ha detto - contiene degli elementi di confusione e di consociazione che vanno eliminati.
Forse non sarà facile tradurre in realtà gli sforzi di fantasia, ma ritengo che questi vadano fatti nella direzione di garantire, all'interno della gestione della sanità, oltre alle tante cose che sono state dette una chiara divisione dei compiti tra chi sceglie e amministra e chi controlla quelle scelte. Nella sanità attuale non è così. Non so se per giungere a questo siano necessarie elezioni dirette degli organi. Può darsi di sì, ma ritengo che questo debba essere il primo obiettivo per gestire bene ed eliminare fenomeni di malcostume e di malgoverno.
All'interno di tutto questo, occorrerebbe anche avere un'idea diversa della sanità. Non sono convinto che l'Assessore Maccari abbia questa eccezionale capacità luciferina di bruciare la sanità; per carità, non è certamente lui l'origine e la causa di tutti questi mali. Probabilmente l'Assessore è semplicemente un Assessore molto solo, che lavora un po' con la mentalità del "fai da te" all'interno di un settore che, viceversa richiederebbe maggiori capacità di gestione manageriale.
Detto questo, però, ritengo necessario un tentativo di ristrutturare la sanità, rafforzando settori che viceversa- come ha detto il collega Maggiorotti - l'Assessore ha depotenziato; mi riferisco al settore dell'educazione sanitaria e a quello della prevenzione. Questo sarebbe un modo per far risparmiare soldi ed utilizzare meglio i soldi esistenti dal punto di vista della cura delle persone.
Per i motivi sinteticamente esposti, il Gruppo Rifondazione Comunista voterà contro questa deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Brevemente, anche per non continuare un po' nella fiera dell'ovvio vorrei partire, nei tre minuti a disposizione, facendo fare ai colleghi alcune constatazioni.
Siamo partiti martedì da un dibattito che doveva essere aulico perch finalmente c'era il collega Ferrara che aveva tante cose da dirci; poi come un mortaretto che non parte, accesa la miccia, questa ha sfrigolato un po' e si è spenta. Oggi si doveva parlare di sanità e se n'è parlato, con qualche spunto anche apprezzabile; però, di fatto, l'Assessore, con estrema ... nostro Assessore alla sanità - è riuscito a dribblare gli incagli lungo la strada (poi, magari, ci incagliano un attimino intorno agli ordini del giorno).
Alla fine, arriviamo alle conclusioni e, stancamente ma indubbiamente con i numeri, la maggioranza porta a casa questa deliberazione, senza che sia venuta fuori dal dibattito una chiara linea di tendenza da parte del Consiglio regionale su che cosa si vuol fare di qui in avanti nella sanità.
Da questo punto di vista non mi aspettavo molto dal dibattito, ma oggettivamente mi aspettavo qualcosa di più.
Per quanto mi compete - facile a dirsi il nostro voto sfavorevole - la constatazione che mi limito a posteriori a far sottolineare a lor signori è che noi abbiamo posto alcune contestazioni all'Assessore alla sanità, sulle quali - io sono stato attento a tutto il suo intervento - ha glissato.
Noi avevamo sottolineato dei casi concreti di tagli della spesa, e l'Assessore non ci ha detto nulla; gli avevamo chiesto di prendersi degli impegni, anche prendendo spunto da cose che negli scorsi mesi avevamo portato come esempio di sprechi, e non abbiamo sentito niente.
In definitiva, tutto il discorso è precipitato su due linee. La prima linea è stata quella di dire che "è con lo Stato che si faranno i conti" quindi il solito discorso è quello di avere più risorse e non quello di risparmiare; la seconda è che "se bisogna proprio tagliare...", va bene prendiamo atto che anziché al 50% si riduce solo al 70% di quella specifica voce di bilancio (ma in definitiva sempre di tagli si tratta).
In definitiva, cosa è saltato fuori nel discorso? Che l'Assessore Maccari, una volta di più, ci viene a riproporre l'idea della USSL-azienda idea valida, idea che condivido, idea che va appoggiata, ma alla quale non credo più, perché nulla in questa maggioranza, nulla in questa Giunta nulla in questo sistema politico mi dà la possibilità di credere che sia una cosa realizzabile.
Un anno fa, proprio di questi tempi perché era il mese di maggio, ci venivate a dire che quegli amministratori straordinari sarebbero stati i manager- non lo sono stati. E allora, mi dite come è possibile gestire un domani delle UU.SS.SS.LL. aziende, nome che piace, che è bello, che è simpatico? Con chi? Queste sono tutte cose che, ormai, hanno fatto il loro tempo, non perché non siano giuste, ma perché già sappiamo che saranno manager, o presunti tali - molto presunti manager e poco manager - debitamente lottizzati.
Di qui, al di là del voto, una profonda delusione per la situazione in cui restiamo. -Il nostro Paese è allo sfascio, notizie contestuali da Montecitorio parlano di duecento franchi tiratori all'interno di una maggioranza. Qui non ci sono mai stati franchi tiratori perché sono talmente pochi i votanti che verrebbero immediatamente individuati, ma io mi chiedo se veramente, anche all'interno dei Consiglieri di maggioranza si ritenga che si possa continuare su questa rotta senza prendere delle nette, decise, concrete inversioni di tendenza.
Mi riservo di ritornare sullo specifico degli ordini del giorno - che abbiamo promesso di esaminare questa sera - anche con degli altri casi concreti.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale della deliberazione, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 50 votanti 49 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 19 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere La deliberazione è approvata.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n. 6) non vengono computati per fissare il numero legale.
Abbiamo ora una serie di ordini del giorno più o meno, attinenti la deliberazione appena votata.
Ve li elenco in ordine di presentazione: ordine del giorno n. 376 a firma del Consigliere Cucco ordine del giorno n. 377 a firma dei Consiglieri Rabellino e Vaglio ordine del giorno n. 382 a firma dei Consiglieri Rabellino, Ferrara Fiumara, Marino, Picchioni, Rossa, Goglio, Zacchera, Majorino e Cavallera ordine del giorno n. 380 a firma dei Consiglieri Majorino e Zacchera ordine del giorno n. 383 a firma del Consigliere Marchini.
La parola al Consigliere Cucco per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 376.



CUCCO Vincenzo

L'ordine del giorno che ho presentato riassume tre delle questioni di carattere generale che sono state sollevate durante il dibattito. Era stato presentato prima dell'inizio del dibattito, perché sono questioni che io sento come prioritarie sull'argomento della sanità.
La prima è quella di un'effettiva autonomia gestionale e decisionale da parte delle UU.SS.SS.LL. del bilancio sanitario. Se n'è parlato in quest'aula da parte di più Consiglieri. A mio avviso, bisogna andare in quella direzione, se è vero che è necessario responsabilizzare le UU.SS.SS.LL. stesse e quindi dare loro la possibilità di gestire il bilancio sulla base di un budget, sulla base di altri metodi, comunque di gestirlo direttamente.
La seconda questione che sollevo con questo ordine del giorno è un'ipotesi di riorganizzazione della struttura assessorile, in particolare di quella dell'Assessorato alla sanità, per scorporare la parte che più direttamente si dovrebbe occupare di controlli di programmazione sanitaria facendone un Assessorato a parte, togliendo da questo Assessorato queste competenze e lasciando a questo Assessorato tutte le competenze di assistenza, unendole all'assistenza sociale e facendo finalmente un Assessorato che si occupa dell'assistenza sanitaria e sociale ed un Assessorato che si occupa con più precisione del controllo e della programmazione sanitaria.
La terza questione è quella sui metodi di analisi qualitativa dei servizi sanitari. Chiedo alla Giunta di predisporre entro 60 giorni un progetto su come procedere ad una verifica della qualità dei servizi sanitari, perché soltanto attraverso l'utilizzo di questi criteri di valutazione noi possiamo arrivare a giudicare meglio come funziona il sistema della sanità piemontese.
Queste sono le tre questioni poste nell'ordine del giorno. Se ci fossero delle difficoltà a votarne una invece che un'altra, io sono anche disponibile a votare per parti separate.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Come competenza assessorile mi pronuncio sul primo dispositivo dell'ordine del giorno. Ho già accennato nella replica che il problema sta nel decidere se vogliamo una sanità su due o su tre livelli. A mio avviso deve essere su due livelli, perché coincide con la linea nazionale e quindi l'autonomia di gestione la si dà se gli enti locali coprono le spese che vanno ad impegnare. Quindi su questa prima parte sono contrario.
La seconda parte è di competenza generale di organizzazione degli uffici degli Assessorati e risponde il Vicepresidente della Giunta.
Sulla terza parte "in Consiglio regionale entro 60 giorni per l'avvio del controllo di qualità dei servizi sanitari" sono d'accordo.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Bianca Vetrino.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Il secondo punto dell'ordine del giorno tocca un problema più generale di organizzazione della competenza regionale. Devo dire che è un problema che hanno anche le Regioni a livello interregionale, nel senso che c'è l'esigenza, probabilmente, di omogeneizzare di più le competenze.
Esistevano all'attenzione del Consiglio nella passata legislatura dei disegni di legge per regolamentare attraverso legge le attribuzioni e definire una volta per tutte quelle che debbono essere le competenze per cui non si verifichino cose strane, che sono successe peraltro nel passato per cui al bilancio, per esempio, era stata aggregata la competenza della caccia. Questo è un problema più generale, però evidentemente non lo si pu risolvere attraverso un ordine del giorno, ma soprattutto non lo si pu risolvere nei 45 giorni che sono stati individuati dal Consigliere Cucco per portare all'attenzione un progetto di fattibilità. Ritengo che sia un problema importante, ma di ordine più generale. Nello specifico della sanità e dell'assistenza bisognerebbe risalire ad un dibattito antico che c'è stato attorno a questo tema, e cioè di come queste due competenze dovessero o non dovessero essere associate e come molte volte l'esigenza di averle associate abbia costretto l'assistenza a fare un po' la parte della Cenerentola nell'ambito della sanità. Quindi il problema è molto grande ed è giusto che sia stato sottolineato, però ritengo che in questa momento non possiamo impegnarci a risolverlo attraverso la soluzione che il Consigliere Cucco propone.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Una brevissima dichiarazione per chiedere la votazione per parti separate su ciascuno dei tre punti del dispositivo. Vorrei solo sottolineare al Vicepresidente Vetrino che ho scelto una formulazione molto attenuata, perché ho chiesto un progetto di fattibilità. Stava alla Giunta rispondermi che ha verificato la non fattibilità di questa suddivisione.
Risottolineo questa richiesta. Non c'è intenzione punitiva nei confronti di nessuno, c'è la richiesta di una diversa organizzazione della struttura assessorile che, a mio avviso, diventa urgente per il fatto che maggiori competenze di controllo sulla sanità già le abbiamo. Comunque la discussione è stata fatta, il Vicepresidente ha detto quello che riteneva di dover affermare; chiedo la votazione per parti separate su ciascuno dei tre punti.



PRESIDENTE

Procediamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 376 per parti separate, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte con riferimento ai principi di riforma del sistema sanitario nazionale contenuti nella legge 3011211991,n.412 preso atto che la direzione nella quale si muove il Parlamento e il Governo è quella di una maggiore autonomia regionale sulla spesa sanitaria attuata per il momento soprattutto sul piano del controllo e del contenimento della spesa stessa considerato che le sempre nuove e maggiori competenze regionali in questo settore devono prevedere una riforma della stessa organizzazione regionale, che consenta un effettivo esercizio del controllo sulla spesa e sulla programmazione sanitaria considerato infine che ogni controllo della spesa non può prescindere da considerazioni sulla qualità dei servizi forniti e non solo su parametri economici impegna la Giunta regionale adoperare in sede nazionale affinché il principio dell'autonomia della gestione della spesa sanitaria sia effettivo e concreto, con particolare riferimento alla necessità di garantire alle stesse UU.SS.SS.LL. il massimo di autonomia gestionale e decisionale, sulla base degli obiettivi individuati dalla programmazione regionale e nazionale a presentare al Consiglio regionale, entro 45 giorni dall'approvazione del presente ordine del giorno, un progetto di fattibilità di riorganizzazione delle strutture assessorili che preveda lo scorporo dell'Assessorato alla sanità dei Settori Affari istituzionali supporto e verifica SSN, Programmazione sanitaria e Gestione risorse strumentali e i finanziarie, potenziandone l'organico e i mezzi a disposizione per poter operare quell'azione di programmazione e verifica della spesa sanitaria necessaria.
I rimanenti settori oggi afferenti all'Assessorato alla sanità, insieme al Settore Programmazione, verifica ed interventi socio-assistenziali oggi afferente all'Assessorato all'assistenza, possono costituire una nuova struttura assessorile denominata Assistenza sociale e sanitaria a presentare al Consiglio regionale, entro 60 giorni dall'approvazione del presente ordine del giorno, un progetto per l'avvio del controllo di qualità dei servizi sanitari e l'individuazione di criteri che, insieme a quelli economici, contribuiscano ad una maggiore comprensione del funzionamento dei servizi e dell'efficacia degli interventi di contenimento della spesa".
Pongo in votazione la prima parte dell'ordine del giorno dall'inizio fino alle parole "regionale e nazionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La prima parte dell'ordine del giorno è approvata con 38 voti favorevoli, 2 contrari e 1 astensione.
Pongo in votazione la seconda parte dell'ordine del giorno dalle parole "a presentare al Consiglio regionale entro 45 giorni" alle parole "Assistenza sociale e sanitaria".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La seconda parte dell'ordine del giorno è respinta con 2 voti favorevoli, 28 contrari e 14 astensioni.
In merito alla terza parte dell'ordine del giorno, la parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Vetrino.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Per quanto riguarda il terzo punto, la Giunta accoglie questa richiesta, impegnandosi a presentare al Consiglio regionale, entro 60 giorni dall'approvazione del presente ordine del giorno, un progetto per l'avvio del controllo di qualità che, peraltro, come lo stesso Consigliere Cucco ha ricordato, è già nelle intenzioni e nel, progetto dell'Assessorato. Devo dire che il controllo di qualità dovrebbe essere connaturato ad ogni attività. Siamo di fronte ad un momento particolare l'Assessore ha dà tempo avviato questi procedimenti, per cui la nostra disponibilità esiste e ci comporteremo di conseguenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Votiamo favorevolmente quest'ultima parte. Siamo rimasti estremamente sorpresi, se i Consiglieri hanno letto questo ordine del giorno, del voto favorevole sulla prima parte che è in antitesi con quello che adesso si va ad approvare. Mi volete spiegare quali possono essere i criteri per individuare meglio il funzionamento del servizio e la spesa, se nella prima parte bisogna dare alle UU.SS.SS.LL. il massimo dell'autonomia gestionale e decisionale? Questo non l'abbiamo capito. Eravamo contrari alla prima parte e siamo, invece, favorevoli a questa perché è esattamente il contrario di quello che c'è scritto nel primo pezzo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la terza parte dell'ordine del giorno dalle parole "a presentare al Consiglio regionale entro 60 giorni" fino alla fine.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La terza parte dell'ordine del giorno è approvata all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
Passiamo all'ordine del giorno n. 377 presentato dai Consiglieri Rabellino e Vaglio, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, rilevato che in data 23/3/1992 la Giunta regionale approvava con i poteri del Consiglio, ai sensi dell'art. 40 dello Statuto, la deliberazione n. 129 13713 avente per oggetto 'Misure urgenti atte a garantire l'adozione del bilancio di previsione per l'anno 1992 da parte delle UU.SS.SS.LL. del Piemonte ',- che la deliberazione riportava come allegati costituenti parte integrante tre documenti, il primo dei quali a titolo 'Documento di criteri per l'impostazione della manovra regionale per i bilanci di previsione 1992 nonché i vincoli per la predisposizione del bilancio stesso '- che detto documento al capitolo IV, paragrafo b), citava: 'i posti che si rendono vacanti nel corso dell'anno (turo-over) sono proponibili per ottenere l'autorizzazione alla copertura al 25% dei posti stessi resisi vacanti nell'anno precedente dietro apposita dichiarazione dell'amministratore straordinario; sono esclusi da detto limite gli infermieri appartenenti agli organici dei servizi e divisioni ospedaliere viste le leggi n. 412191, art. 5, n. 407190, art. 1, n. 554188, art. 1 che dispongono il turn-over nella misura del 25% limitatamente al personale non sanitario ritenendo che medici appartenenti agli organici dei servizi e delle divisioni ospedaliere nonché i veterinari dipendenti dalle UU.SS.SS.LL.
appartengono alla categoria esclusa per legge dall'applicazione del turn over del 25% e non risultano, salvo casi eccezionali, in esubero rispetto alle necessità dell'utenza impegna la Giunta ad emendare il capitolo IV, paragrafo 4.1, punto b), in modo tale da ovviare all'incongruenza introdotta dalla deliberazione in oggetto che non trova giustificazione nella vigente normativa nazionale".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

E' un contenuto che abbiamo già respinto in altri emendamenti, quindi non è accolto.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 377.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 27 contrari e 9 astensioni.
Passiamo all'ordine del giorno n. 382, al quale è stato presentato un emendamento da parte del Consigliere Rabellino, che ha pertanto facoltà di illustrarlo.



RABELLINO Renzo

Più che presentare l'emendamento, lo leggo perché è stato presentato all'ultimo momento. Si intende aggiungere all'ordine del giorno un emendamento che cita: "e invita il Parlamento, nell'affrontare le riforme istituzionali, a valutare la possibilità di concedere a tutte le Regioni il potere di incamerare direttamente il gettito fiscale sanitario per poter far fronte alle necessità del sistema sanitario piemontese sempre più lontano dalla media dei servizi erogati negli altri Paesi civili europei".
Questo emendamento è in netta contrae posizione con l'emendamento sostitutivo del collega Marengo perché riteniamo che è assurdo oggi, in un sistema fiscale già al limite, andare a proporre un'aliquota IVA per coprire delle spese che possono essere tranquillamente coperte con quanto il cittadino già paga come tassa sanitaria sotto forma di contributi INPS.
Penso che la strada che si dovrà percorrere inevitabilmente sarà quella indicata da questo emendamento aggiuntivo; inevitabilmente si andrà, per risolvere il problema sanitario nazionale, a regionalizzare gli introiti perché arriviamo di nuovo al punto di partenza dove, se vogliamo risolvere il buco della sanità, le Regioni non devono avere soltanto la facoltà di spesa, ma devono avere soprattutto la facoltà di entrata diretta del gettito fiscale. Su questo emendamento aggiuntivo gradirei un'espressione da parte dell'Assessore.



PRESIDENTE

Sugli ordini del giorno è il Consiglio che c'entra. Non diamo dei compiti all'Assessore che non ha. Ci sono dei presentatori di un ordine del giorno; c'è un emendamento aggiuntivo; sono i presentatori dell'ordine del giorno che devono dire cosa ne pensano. L'Assessore avrà tempo per dirlo.
La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Mentre non mi meraviglio che il collega Rabellino dica che è assolutamente contrario all'emendamento presentato dal sottoscritto; mi meraviglia un po' di più che lo dicano i partiti che compongono la maggioranza, nel senso che l'emendamento che ho presentato è la posizione delle Organizzazioni sindacali e confederali nazionali rispetto ai problemi che riguardano, da un lato, il problema del costo del lavoro e, dall'altro la questione che riguarda l'autonomia impositiva delle Regioni.
L'emendamento che ho presentato, cioè, affronta due problemi: in primo luogo, la questione del costo del lavoro, nel senso che in questo Paese c'è un problema che si chiama costo del lavoro sul quale è in corso - anzi, non è in corso - una trattativa fra le parti sociali, ma non voglio farla lunga su questo.
Il problema della diminuzione del costo del lavoro è un problema che si pone ed è riconosciuto da tutte le forze politiche, oltre che da tutte le forze sociali. Un modo per intervenire è quello di fiscalizzare gli oneri sanitari in modo che le imprese e i lavoratori non paghino più gli oneri sanitari attraverso la fiscalizzazione. E' evidente che c'è un problema- ed è posto qui, la manovra che ha proposto l'Assessore Maccari automaticamente, sulla base delle imposizioni del Governo, pone un problema di spesa sanitaria - e c'è un'alternativa a questo, cioè l'introduzione di una aliquota sul prodotto al consumo il cui gettito venga acquisito completamente dalle Regioni e quindi di fatto dando la regionalizzazione di tutti i contributi che riguardano il Servizio sanitario. Questi sono gli obiettivi che si propone questo emendamento. Quindi, non mi meraviglia la demagogia di Rabellino, mi meraviglia invece un po' di più la posizione dei partiti di maggioranza.



PRESIDENTE

Sull'emendamento del Consigliere Rabellino, come si pronunciano i presentatori dell'ordine del giorno? La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Per quanto ci riguarda non accogliamo la proposta di integrazione dell'ordine del giorno avanzata dal sottoscrittore Rabellino perché viene a porre dei problemi che potrebbero, da un certo punto di vista, essere ritenuti non pertinenti o andare al di là di quello che è lo spirito della nostra discussione, ma comunque va certamente al di là di quello che è l'ordine del giorno e la sostanza e la finalità dell'ordine del giorno stesso che abbiamo concorso a sottoscrivere. Se possiamo fare un breve accenno all'emendamento proposto in precedenza dal PCI-PDS si tende a fare delle proposte che scardinano quello che è l'ordinamento; noi invece intendevamo, anche se la proposta può sembrare singolare sotto certi punti di vista, fare una proposta che tutto sommato può essere praticabile, cioè dare, nel momento in cui tutti insieme definiamo la necessità di porre dei limiti alla spesa sanitaria, nel momento in cui tutti definiamo la necessità di cambiare il sistema di suddivisione tra le Regioni delle risorse finanziarie, delle indicazioni che nascono ovviamente anche da una forte convinzione di essere una Regione che concorre in modo massiccio al gettito contributivo fiscale nazionale. Quindi, anche se un tantino forse eccedente certi schemi, la proposta ha comunque una sua logicità così come è stata formulata da tutti i sottoscrittori; con questa aggiunta, secondo noi, non è più accettabile e comprensibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

I presentatori valutano in modo diverso la proposta dell'emendamento aggiuntivo. Noi riteniamo, proprio partendo dall'esigenza di gestire anche l'introito per poter stabilire un rapporto diretto a livello di comunità piemontese, che la proposta possa essere accolta. Parallelamente aggiungo che invece non possiamo accogliere la proposta del collega benché nella sostanza dica la stessa cosa. Non la possiamo , accogliere perché definisce in anticipo il meccanismo sul quale naturalmente è aperta tutta la discussione. Se poi sarà possibile scegliere, io sono anche per snellire la dichiarazione dei redditi e trovare delle soluzioni che consentano di risolvere il problema della contribuzione, però non posso stabilire quale potrà essere la forma.



PRESIDENTE

Essendoci una non uniformità di intenti rispetto all'emendamento aggiuntivo, si potrebbe proporre di votare l'ordine del giorno così come è stato presentato e successivamente l'emendamento aggiuntivo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Il nostro Gruppo si astiene su questo ordine del giorno e lo considera un ordine del giorno sul quale riflettere e non poco.
Vorrei capire soprattutto se la maggioranza, almeno il quadripartito prende atto che la manovra di riduzione delle spese sanitarie, al di là dei percorsi che probabilmente richiederanno degli ammortizzatori, va fatta.
Il Piemonte non si può permettere a regi.me di spendere più di 6.009 miliardi per la sanità perché le altre risorse saranno destinate ad altri compiti, altrimenti se noi la mettiamo di nuovo in un costo pubblico il deficit pubblico oggettivo funzionale, al di là del nominale, resta, e così pure resta la nostra incapacità di modernizzare il sistema produttivo.
Dalle dichiarazioni che ho sentito ho l'impressione che si vogliano inventare manovre e meccanismi con cui, fermò restando che lo Stato dà a regime soltanto 6.009 miliardi, la Regione metterà gli altri 1.000: non è così, ci potranno essere degli aggiustamenti marginali in ordine a particolarissime questioni che con lo smagrimento nazionale dovremo soffrire, e allora si valuterà se questo intervento minimale andrà a settori meno protetti o andrà ad interventi di qualificazione forte del sistema sanitario. Su questo potremo ancora discutere tra di noi, ma tutti insieme dobbiamo renderci realisticamente conto che non possiamo andare contro una manovra nazionale di politica finanziaria a livello europeo.
Questo deve essere detto con chiarezza. Inoltre questo documento che è stato scritto, amici, io non lo posso votare e mi astengo in primo luogo perché farebbe riferimento all'abolizione del Ministero della Sanità, che mi vede contrario; in secondo luogo perché non posso, come liberale, come liberale vero come ha detto qualcuno, sottoscrivere un documento che immagina che le risorse sanitarie a disposizione dei cittadini siano in proporzione al loro reddito e che quindi le Regioni ricche devono avere di più e le Regioni povere devono avere di meno! Semmai è esattamente il contrario! Questo lo dice un liberale e mi stupisco che dei colleghi progressisti e i democristiani sottoscrivano un documento che sostanzialmente dice: "Ci auguriamo una riforma che faccia sì che la spesa sanitaria venga finanziata in termini proporzionali al contributo fiscale delle Regioni". Io mi astengo, il percorso che noi dobbiamo seguire è diverso. Noi dobbiamo chiedere più risorse dal punto di vista della spesa produttiva, della spesa di investimento, non della spesa di servizio, ma questo attiene all'illustrazione dell'ordine del giorno che farò dopo; devo dire veramente che posso capire l'esigenza di chiudere il discorso e quindi di convenire con la Lega su un documento che ha consentito di accorciare i tempi della- discussione, ma esistono dei valori sui quali non si pu deflettere. Per il principio solidaristico, che deve essere alla, base di qualunque ipotesi di ripensamento della nostra società anche federalista il nostro Stato dovrà garantire a tutti il livello che, in una certa epoca storica, si considera minimale per tutti. Rispetto a questo i più fortunati e i più capaci costruiranno e faranno di meglio. Però uno Stato che rinuncia garantire l'eguaglianza nel diritto alla salute per tutti i cittadini, questa - consentitemi - è un'accezione che non mi vede d'accordo, ma vi dico che mi crea un forte disagio di comprensione di come un documento del genere possa essere sottoscritto dai cattolici e dai progressisti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Noi, invece, votiamo questo ordine del giorno, anche perché bisogna leggerlo: qui non c'è scritto che si è d'accordo con l'abolizione del Ministero della Sanità; qui si ricorda un'iniziativa regionale. Vi è questa premessa: "Rivendica la revisione dei criteri di soddisfazione dei finanziamenti statali, ecc.", ma qui non si dice come devono essere rivisti. Il fatto che debbano essere rivisti non ci sembra che sia contrario ad una struttura generale dello Stato, anche dal punto di vista di equità.
Insomma, che alcune gestioni regionali siano gestite male è una realtà non capisco perché bisogna far finta di non conoscerla. Se tutti noi proponiamo, come noi abbiamo inteso questo ordine del giorno, il concetto del rendimento della spesa rapportato a quanto costa, penso che non sia la dissoluzione dello Stato che si chiede, ma invece un'equità da parte del rapporto tra contribuenti che in una certa misura devono anche avere un ritorno in termini di servizi. Per cui ci sembra che la logica vada contro le dichiarazioni di principio, ma che restano tali, del collega che mi ha preceduto.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Ferrara. Ne ha facoltà.



FERRARA Franco

Signor Presidente, intendo svolgere una dichiarazione di voto che sarà un po' curiosa, ma mi pare veramente ragionevole. Qui sono stati presentati degli ordini del giorno, apparentemente collegati al dibattito, che vanno ad investire una politica finanziaria nazionale di una complessità tale che mi pare sia poco serio affrontare con ordini, del giorno che la gente forse non conosce nemmeno, che abbiamo sentito can emendamenti volanti o cose di questo genere.
Mi sembra opportuno non procedere alla votazione di tutti questi ordini del giorno su argomenti così importanti, senza che ci sia stata la necessaria riflessione da parte di tutti.
Per quanto mi riguarda, credo sia opportuno chiedere alla. Presidenza di rinviare il confronto a quando eventualmente parleremo dell'assestamento del bilancio e quindi potremo, con calma, serenità e con il dovuto approfondimento, valutare le cose; altrimenti, per quanto riguarda il Gruppo repubblicano, non partecipiamo alla votazione.



PRESIDENTE

Chiede di intervenire il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Il Gruppo Rifondazione Comunista non partecipa alla votazione..



PRESIDENTE

Secondo me ha fatto bene il Consigliere Ferrara a dire che la sua dichiarazione di voto era abbastanza singolare, perché questo ordine del giorno porta anche la sua firma. Io sono anche disponibile; mi sembra per assurdo, una volta portato in discussione, non metterlo in votazione.
Se non ci sono altri interventi, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 382 nel testo originale: "Il Consiglio regionale del Piemonte, preso atto delle dichiarazioni dell'Assessore alla sanità sullo stato finanziario del settore e sulla manovra per i bilanci delle UU.SS.SS.LL. relativi all'anno 1992 ricordata l'iniziativa regionale per l'abolizione del Ministero della Sanità ed il conseguente nuovo ruolo di governo nel comparto sanitario rivendicato dalle Regioni italiane richiamata la rilevante partecipazione del Piemonte al gettito contributivo e fiscale nazionale, rivendica la revisione dei criteri di suddivisione dei finanziamenti statali, con riferimento al gettito contributivo-fiscale di ogni Regione, allo scopo di superare i trasferimenti a pie' di lista ed abbattere le sperequazioni in atto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 24 voti favorevoli, 10 contrari e 2 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri).
L'emendamento del Consigliere Marengo non viene preso in considerazione perché non accettato dai presentatori unanimemente.
Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Rabellino.
Chi è favorevole è pregato, di alzare la mano.
E' respinto con 8 voti favorevoli, 18 contrari e 3 astensioni.
Passiamo all'ordine del giorno n. 380 presentato dai Consiglieri Majorino e Zacchera.
Chiede la parola il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, intendo porre una questione in via preliminare di natura pregiudiziale di improcedibilità di questo ordine del giorno, così come formulato. Sostanzialmente, l'ultimo comma si concretizza in una mozione di sfiducia nei confronti dell'Assessore, fattispecie non prevista anzi vietata dal nostro Statuto, il quale prevede che le mozioni si possono fare solo nei confronti della Giunta.
Quindi credo di dover dichiarare alla Presidenza la improcedibilità del documento, a meno che i presentatori dichiarino la loro disponibilità ad emendarlo nell'ultimo capoverso.



ROSSA Angelo

Ci associamo.



PRESIDENTE

I presentatori?



ZACCHERA Marco

Dato per scontato che la Giunta vuol difendere a tutti i costi l'Assessore, capisco poco (o capisco bene) certi interventi del Consigliere Marchini così puntuali su queste cose procedurali, che però non vanno a toccare la sostanza di questo ordine del giorno.
Disposti quindi ad emendare le ultime due righe, permettetemi almeno di esplicitare il contenuto di questo ordine del giorno. Ci siamo qui riuniti per discutere, è vero, l'approvazione del bilancio delle UU.SS.SS.LL., ma anche e soprattutto in via pregiudiziale si doveva parlare dell'USSL IV e delle cose che vi succedono. Ce ne siamo dimenticati in tutta questa giornata? Comincerebbe adesso il Consiglio regionale!



PRESIDENTE

Se lei lo illustra in questi termini, io lo considero non inerente alla discussione precedente e ritengo di non doverlo mettere in votazione.



ZACCHERA Marco

Oggi abbiamo parlato tutto il giorno di sanità.



PRESIDENTE

C'è stato un ordine del giorno presentato dal Gruppo PCI-PDS e da Rifondazione Comunista, inerente l'USSL IV, sul quale abbiamo votato l'iscrizione. Se lei ritiene che il suo ordine del giorno sia relativo a quella discussione, io lo ritiro e verrà iscritto una prossima volta; se invece lei ritiene che abbia delle caratteristiche relative alla discussione di oggi, lo portiamo in votazione.



ZACCHERA Marco

Sarebbe facile, con una scorciatoia, dire che attiene al discorso di oggi; certo attiene alla sanità, però è più corretto dire che si riferisce specificatamente, non tanto all'USSL IV, quanto alla gestione dell'Assessorato alla sanità. Io non mi sento di dire...; oggettivamente è sicuramente relativo alla sanità, non è relativo all'approvazione del bilancio delle UU.SS.SS.LL.: questo per correttezza.



PRESIDENTE

Ringrazio per la correttezza; allora lo ritiro dalla discussione.



ZACCHERA Marco

Però chiediamo che sia posto all'o.d.g. del prossimo Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Allora, possiamo iscriverlo all'o.d.g. così come abbiamo fatto per l'altro documento.
Chi è favorevole all'iscrizione è pregato di alzare la mano.



ZACCHERA Marco

Se avete deciso di sì per l'altro, non vedo perché dovete dire di no a questo che dice 1a stessa cosa.
Uniremo la discussione a quello del Gruppo PCI-PDS.



PICCHIONI Rolando

Presidente, questo non è relativo all'USSL IV!



PRESIDENTE

Il Consigliere Zacchera ha dichiarato di sì; ha dichiarato che con questo ordine del giorno vuole fare la discussione sull'USSL IV.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Ho chiesto ufficialmente al Consigliere Zacchera se riteneva attraverso questo ordine del giorno, parlare dell'USSL IV; lui mi ha risposto correttamente di sì; allora è materia inerente ad un'altra discussione.



PICCHIONI Rolando

Adesso non prendiamoci in giro; io non faccio mai questioni procedurali, ma qui non è formalizzata alcuna attinenza all'USSL IV. Lei Presidente, deve leggere le cose e non attenersi a quello che dice il Consigliere Zacchera, perché le cose sono completamente diverse.



PRESIDENTE

Scusate, nella prima parte c'è un riferimento ai procedimenti penali.



(Commenti in aula)



ZACCHERA Marco

Scusi, signor Presidente, non prendiamoci in giro. Io ho voluto essere corretto, ho posto io stesso la questione al Presidente. Poiché nella sanità piemontese le vicende penali ormai non sono più solo dell'USSL IV ma anche dell'USSL n. 44 e di altre, a questo punto la faccenda diventa generale. Vista la piega che stanno prendendo le cose, diciamo che è inerente alla discussione di oggi, discutiamone oggi.



PRESIDENTE

Questa questione verrà rimessa alla Conferenza dei Capigruppo per l'eventuale iscrizione o meno dell'ordine del giorno, che comunque si riferisce ad una discussione diversa da quella che abbiamo fatto finora.
L'ordine del giorno è ritirato dalla discussione.
Passiamo infine all'esame dell'ordine del giorno n. 383, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, considerato che nel corso dell'odierno dibattito in materia sanitaria è emersa ancora una volta la forte e penalizzante forbice tra il gettito fiscale di alcune Regioni, e tra queste il Piemonte, ed il ritorno sul loro territorio di risorse da parte dello Stato; ritenuto che il perdurare di questa situazione pregiudica la continuità delle stesse Regioni, e del Piemonte in particolare, nel ruolo di aree produttive di ricchezza nell'interesse del Paese complessivamente inteso invita il Parlamento nazionale ed il Governo ad avviare una politica di trasferimento delle risorse rispettosa del contributo che il Piemonte offre all'intero Paese e che assicuri al Piemonte stesso risorse che gli consentano di sostenere il suo sviluppo a sostegno del sistema produttivo che deve poter contare su di un forte supporto e soprattutto sulla realizzazione di un 'sistema' fatto di servizi avanzati in grado di competere con i 'sistemi' forti a livello europeo".
La parola al Consigliere Marchini per l'illustrazione.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questo è sostanzialmente un ordine del giorno per certi versi interpretativo del mio voto di astensione precedente. A me sembra che l'azione che le Regioni devono svolgere è di lasciare allo Stato la garanzia dei servizi minimali e poi chiedere risorse libere da gestirsi in proprio per il governo del proprio sviluppo nelle proprie specificità.
Mi pare che la specificità del Piemonte sia il suo momento di debolezza e di emergenza rappresentate dalla tutela dello sviluppo del sistema produttivo. Se vogliamo fare un'azione di modifica del sistema fiscale nazionale del nostro Paese in termini di ritorno delle risorse, dobbiamo chiedere risorse libere per lo sviluppo del sistema nella sua specificità di sistema produttivo, senza intervenire nella messa in discussione dell'eguaglianza dei cittadini rispetto ad alcune soglie minimali che devono essere garantite dallo Stato.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 383.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 28 voti favorevoli e 9 astensioni.


Argomento:

Esame proposta di deliberazione n. 401: "Ratifica, ai sensi dell'art.40 dello Statuto regionale e nel testo modificato risultante a seguito dell'approvazione degli emendamenti proposti dalla Giunta, della deliberazione della Giunta regionale n. 129-13713 del 23/3/1992, con la quale sono state approvate in via d'urgenza, con i poteri del Consiglio misure urgenti atte a garantire l'adozione del bilancio di previsione per l'anno 1992 da parte delle UU.SS.SS.LL. del Piemonte" - Votazione ordini del giorno n. 376, n. 377, n. 380, n. 382 e n. 383

Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rivalta. Ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Chiedo al Presidente di mettere in votazione l'iscrizione dei due ordini del giorno che sono stati presentati riguardanti l'elezione del Presidente della Repubblica. Li ha a sue mani da questa mattina.



PRESIDENTE

Ci sono tre ordini del giorno riguardanti l'elezione del Presidente della Repubblica; si chiede solo la loro iscrizione all'o.d.g.
Vorrei far presente che prima del prossimo Consiglio, per cercare di ordinare i lavori della prossima seduta, dovremmo fare una riunione dei Capigruppo.
Chiedo l'iscrizione di questi ordini del giorno.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Gli ordini del giorno non sono iscritti poiché i Consiglieri presenti sono in numero di 37.



RIVALTA Luigi

Mi spiace moltissimo; è un segno di insensibilità di questo Consiglio su un problema serio che il nostro Paese sta vivendo.



PRESIDENTE

Lo so, ma noi eravamo qui. E' inutile che lei, Consigliere, si rivolga a quelli che erano qui: dovrebbe rivolgersi a quelli che non ci sono.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,50)



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